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I fenomeni di stregoneria sono molto frequenti nella storia, specialmente nei periodo tra

il 400 e il 600, durante il quale si racconta di vere e proprie sette e riti magici a cui
streghe e stregoni si dedicavano. Sono questi gli elementi fondamentali che ricorrono
nella maggior parte delle descrizioni del sabba (sabbat), con le relative varianti locali
Secondo la tradizione, il sabba sarebbe un convegno di streghe in presenza del Demonio
durante il quale verrebbero compiute pratiche magiche, orge diaboliche e riti blasfemi.

Parte prima
I. Lebbrosi, ebrei, musulmani

Il 1300 e gli anni successivi costituiscono un periodo buio per lEuropa, non solo perch
ci troviamo in pieno medioevo ma anche e soprattutto per le numerose macchinazioni e
complotti regi ai danni delle numerose comunit ebraiche presenti in Francia.
Il problema si manifest in seguito ad unepidemia di lebbra: numerosi lebbrosi furono
accusati di aver tentato di avvelenare lacqua per far ammalare tutti, specialmente i
cristiani che evitavano gli ammalati con un malcelato disgusto. Ben presto vennero
accusati anche gli ebrei, colpevoli di aver supportato i lebbrosi nel piano di
avvelenamento delle acque.
La connessione tra ebrei e lebbrosi antica, pare infatti risalire al primo secolo, allo
scritto di Flavio Giuseppe Contro Apione, il quale parlava di un gruppo di lebbrosi
ebrei cacciati dallEgitto. Numerose furono le persecuzioni, i ghetti, i segni sugli abiti
per marcare i colpevoli e ugualmente alto fu il numero delle persone condannate al
rogo. Volendo far luce sulla questione, si apr un processo del quale il chierico Agassa fu
protagonista. Egli rivelo di aver preso parte allavvelenamento delle acque con grande
minuzia di particolari e successivamente venne condannato e murato vivo.
In realt dal processo, e dal successivo editto di Poitiers, non emerse alcuna
colpevolezza degli ebrei, nessuno di loro aveva partecipato alla vicenda, ma nonostante
questo, per chiari motivi economici, vennero create prove fittizie (due lettere) che
sottolineavano la loro colpevolezza.
Infine, grazie a numerosi appelli dei lebbrosi al Papa, essi vennero scagionati, le accuse
furono ritirate e le loro colpe si dissolsero, inchiodando come unici colpevoli le comunit
ebraiche.

II. Ebrei, eretici, streghe

Nello stesso periodo, delle navi provenienti da Genova, piene di topi portatori di peste,
avevano causato lo scoppio di unepidemia di peste in Sicilia, che dalla Sicilia si era poi
diffusa in tutta Europa. Anche in questo caso le prime accuse ricaddero sugli ebrei.
In realt le cause ipotizzate furono molteplici: congiunzioni negative di pianeti, entit
soprannaturali, e ovviamente le classiche polveri gi protagoniste dei numerosi casi di
lebbra di tutta la prima met del 1300.
Date le circostanze socio-politiche, se lo schema del complotto si ripeteva, cambiavano i
protagonisti: in seguito alla guerra dei centanni infatti, al posto dei malati cerano
adesso poveri e mendicanti inglesi. In seguito ad una bolla emanata dal Papa, venne
decretato che le cause dellepidemia non erano di natura umana ma divina, una
vendetta di dio sugli uomini; cos anche in questo caso, la povera gente fu scagionata
per concentrarsi sulle persecuzioni delle comunit ebraiche. In questelenco, molto
variegato, figurano capi daccusa noti e meno noti: credenze e pratiche di tipo magico,
tentativi di propaganda sotterranea a favore del giudaismo, tentativi di giustificare i
prestiti a interesse. Tra gli incunaboli della letteratura demonologica c un testo finora
pi citato che analizzato: il Formicarius, unopera in forma di dialogo in cui, alle
insistenti domande di un pigro, un teologo risponde tracciando un minuzioso parallelo,
nella tradizione dei bestiari medievali, tra le virt e i vizi degli uomini e i costumi delle
formiche. Il quinto libro dedicato per intero alle superstizioni, alla magia e alla
stregoneria. Per redigerlo Nider si servi, dei consigli dei teologi dellordine a cui
apparteneva. Come cera da aspettarsi, Nider insiste molto sulla diffusione dei malefizi
per cos dire tradizionali: da quelli volti a procurare la malattia o la morte, a quelli usati
per procacciare amore. Ma nelle sue pagine si affaccia anche limmagine ancora
sconosciuta di una setta di streghe e stregoni, ben distinta dalle figure isolate di
malefiche o di incantatori ricordati nella letteratura penitenziale o omiletica medievale.
unimmagine ancora in via di elaborazione: Nider ne trascrive gli elementi, in parte
incerti e contraddittori, in ordine sparso. In particolare, si parla di alcuni di questi
stregoni che avevano cucinato e mangiato i propri figli; inoltre si erano riuniti e avevano
evocato un demonio, apparso in forma di uomo. Altri stregoni che avevano divorato
tredici infanti: da uno di questi parricidi Nider aveva appreso che era loro costume
assalire i bambini, purch non ancora battezzati o non protetti da preghiere o da
crocifissi, nelle culle o nei letti a fianco dei genitori. I cadaveri dei bambini, uccisi con
cerimonie magiche, venivano sottratti dalle tombe in cui erano sepolti: gli stregoni li
mettevano in pentola a cuocere, finch la carne si spappolava staccandosi dalle ossa. La
parte pi solida veniva usata come unguento destinato alle pratiche magiche e alle
metamorfosi (nostris voluntatibus et artibus et transmutationibus); quella pi liquida
veniva versata in un fiasco o in un otre e data da bere, con laggiunta di alcune
cerimonie, a chi voleva diventare maestro della setta. Alcuni elementi essenziali di
quello che diventer lo stereotipo del sabba sono gi presenti: lomaggio al demonio,
labiura di Cristo e della fede, la profanazione della croce, lunguento magico, i bambini
divorati. Altri elementi non meno importanti invece mancano, o sono presenti in forma
solo embrionale: alle metamorfosi si accenna appena, senza precisare se si tratti di
metamorfosi in animali; il volo magico non menzionato affatto, cos come non sono
menzionati i raduni notturni, con il loro contorno di banchetti e di orgie sessuali. Ma il
passo decisivo in direzione del sabba era compiuto, con laffacciarsi della nozione di una
setta minacciosa di stregoni e di streghe.
In breve tempo le accuse mosse precedentemente ad ebrei e malati vennero attribuite a
queste nuove pericolosissime sette di streghe e stregoni che ben presto furono
identificati come eretici. Nel giro di pochi decenni Valdesi, Catari o pi
genericamente eretici diventarono sinonimi di partecipanti ai convegni diabolici
Questa ricostruzione diventa tanto pi malferma quanto pi si avvicina al fenomeno che
tenta di spiegare: il sabba. La continuit tra stereotipi antiereticali e stereotipi anti-
stregoneschi soltanto un elemento secondario di un fenomeno molto pi complesso.
Ci risulta anche dalla diversa fortuna delle imputazioni di promiscuit sessuale rispetto
a quelle imperniate sullomicidio rituale e lantropofagia. Mentre le prime vennero
riferite monotonamente a eretici dogni tipo, le seconde vennero dapprima modificate,
e poi per vari secoli dimenticate del tutto.
In conclusione, lemergere del sabba presuppone la crisi della societ europea nel 300,
e le carestie, la peste, la segregazione o espulsione dei gruppi marginali che
laccompagnarono.
Parte Seconda
I. Al seguito della dea

Nel diciannovesimo libro del Decretum, intitolato Corrector, troviamo un gruppo di


passi che rinviano esplicitamente o implicitamente a quello sulle seguaci di Diana, donne
che raccontavano di essere capaci di compiere atti soprannaturali.
Si credeva che tutte queste fossero solo fantasie diaboliche e infatti le punizioni previste
per le donne che condividevano tali illusioni erano relativamente blande: quaranta
giorni, un anno, due anni di penitenze. Ma nei primi decenni del 400 teologi e
inquisitori assunsero, di fronte alle confessioni dei seguaci della setta stregonesca, un
atteggiamento del tutto diverso: il sabba era un evento reale, un crimine punibile col
rogo. Nel 1390 linquisitore milanese fra Beltramino da Cernuscullo registr nei suoi
atti che due donne, Sibillia e Pierina, avevano confessato di recarsi periodicamente al
gioco di Diana e che le loro credenze pi profonde si basassero sullidea che alla
societ venisse ogni sorta di animali, almeno due per ogni specie, tranne gli asini perch
portano la croce; se ne fosse mancato uno, il mondo intero sarebbe andato distrutto.
Alla societ Pierina andava, da quando aveva sedici anni, ogni gioved notte.
Oriente, capo della societ, diceva che oltre agli asini, anche le volpi erano escluse da
questultima; gli impiccati e i decapitati ci andavano, ma vergognandosi, senza osar di
alzar la testa. Il racconto di Pierina prosegu: con la sua societ Oriente va in giro per le
case e le benedice, poi alle adepte insegna le virt delle erbe, rimedi per curare le
malattie, il modo di trovare le cose rubate e di sciogliere i malefizi. Ma su tutto elle
devono serbare il segreto. Pierina pensava che Oriente fosse la signora della societ,
cosi come Cristo signore del mondo.

Le tradizioni sullesercito furioso sono state interpretate come una configurazione


mitica e rituale coerente, in cui si esprimerebbe, attraverso il riferimento esplicito o
implicito alla figura di Wotan, una remota e persistente vocazione guerriera dei maschi
germanici. Invece, i processi contro Sibillia e Pierina, le due seguaci di Oriente, sono
stati intesi come testimonianza di unaspirazione femminile a un mondo separato,
composto di sole donne, governato da una dea materna e sapiente. Anche se il mondo
celtico e quello pagano sembrano estremamente distanti tra loro, da unindagine
letteraria e non, le due immagini sembrano essere equivalenti.
Nel corso del Medioevo questo nucleo mitico aliment anche una tradizione di tuttaltro
genere, non orale ma scritta (sia pure in volgare); non popolare ma cortese; legata a
unesperienza non estatica ma letteraria.
Si tratta dei romanzi del ciclo arturiano. In essi, come stato notato, Art appare
talvolta come un vero e proprio re dei morti; al fianco di Art anche nei cicli di altri eroi
compare il tema del regno dei morti (Lancelot, Perceval). In tutti questi cicli linfluenza
maggiore rilevata quella celtica: tra le fate che incontriamo nelle confessioni delle
streghe scozzesi del 500 e 600 e le fate che popolano i romanzi arturiani, la parentela
strettissima. Tutto ci conferma limportanza degli elementi di folklore celtico che,
mescolandosi a temi cristiani, confluirono nella matire de Bretagne.
A questa tradizione andr ricondotto il tema, che affiora a pi riprese nei romanzi
arturiani, del viaggio delleroe nel mondo dei morti.
Ma la contrapposizione mitica tra la corte di Art e luniverso circostante, popolato di
presenze magiche e ostili, si prestava anche a esprimere in forme atemporali una
situazione storica precisa: lirrigidirsi dei cavalieri in un ceto chiuso, di fronte a una
societ in rapida trasformazione.
II. Anomalie

Testimonianze provenienti da un capo allaltro dEuropa, in un arco di tempo pi che


millenario, hanno fatto emergere i tratti di una religione estatica prevalentemente
femminile, dominata da una dea notturna. Il maggiore centro di diffusione di queste
credenze la Sicilia. Fin dalla met del 400, un manuale per confessori accennava alle
donni di fori; nonostante latteggiamento ostile del clero, la credenza si mantenne a
lungo. Nel 1640 una donna di Palermo, Caterina Buni, dichiaratasi parte di questa
comunit, fu processata e condannata dal SantUffizio. difficile cercare di risalire alla
loro origine: c una presunta credenza che riconduce queste donne alla setta di
Oriente, o alle tradizioni celtiche, ma la teoria regge poco data la distanza dal nucleo di
diffusione celtico; eppure, si potrebbe aggirare lostacolo facendo riferimento alle fonti
letterarie, racconti leggendari, documentati in Sicilia, secondo cui Re Art, ferito in
battaglia, giaceva addormentato in una caverna dellEtna. Queste leggende sono state
ricondotte alla diffusione (non documentata ma plausibile) dei temi dellepopea
arturiana, che sarebbero stati portati in Sicilia alla fine del secolo XI da cavalieri
bretoni, sbarcati al seguito degli invasori normanni.

Il tentativo di spiegare la presenza in Sicilia delle donne di fuori ha imposto una lunga
digressione. Nel corso di essa abbiamo incontrato le Matrone celtiche strettamente
legate alle Madri trapiantate in Sicilia da Creta; i miti e culti cretesi legati a dee nutrici
dallaspetto orsino; infine Artio, raffigurata come orsa e come Matrona. Qui
improvvisamente il cerchio si chiude. Ritorniamo allambito da cui eravamo partiti.
Ritroviamo non solo le radici del culto estatico che stiamo ricostruendo, ma addirittura,
forse, le sue rielaborazioni letterarie.

III. Combattere in estasi

Tra le esperienze estatiche annoverabili, non si pu non far riferimento alla


trasformazione di uomini in lupi, della quale si parla anche nel Formicarius.
Si tratta della credenza che vede streghe e stregoni capaci di assumere forme animali,
forse con una certa tendenza diabolica, cos come si racconta nel Christlich Bedencken
und Erinnerung von Zauberey (Considerazione cristiana e memoria sulla magia)
dellautore Witekind, una sorta di filone maschile parallelo al culto estatico femminile
visto finora.
Il modus operandi del lupo simile in ogni racconto: in primo luogo, la trasformazione
sempre temporanea, anche se di durata variabile; nove anni in Arcadia, secondo
Pausania e Plinio; sette anni o per un determinato periodo ogni sette anni; dodici giorni
nei paesi germanici e baltici; Lunico elemento che accomuna tutti i componenti della
serie la capacit di cadere periodicamente in estasi.
In secondo luogo, essa preceduta da gesti di sapore rituale: il lupo mannaro si spoglia
e appende le vesti ai rami di una quercia oppure le depone in terra pisciandovi attorno;
poi traversa uno stagno oppure un fiume.
In questa traversata e nei gesti che la accompagnavano si visto un rito di passaggio,
pi precisamente una cerimonia iniziatica, oppure un equivalente della traversata del
fiume infernale che separava il mondo dei vivi da quello dei morti. Le due
interpretazioni non si contraddicono, posto che si riconosca da un lato, che la morte il
passaggio per eccellenza, dallaltro che ogni rito diniziazione simpernia su una morte
simbolica.
Lunico elemento che accomuna tutti i componenti della serie la capacit di cadere
periodicamente in estasi, uno stato che permette loro di combattere, come le leggende
dicono, in campi senzerba.
I filoni relativi a questi lupi, o altri animali in cui lo spirito si incarna durante lestasi,
sono diversi; uno dei pi famosi ambientato in Corsica: si dice che determinate
persone chiamate mazzeri, durante il sonno usano vagare in spirito, soli o in gruppi, per
le campagne, soprattutto in prossimit dei corsi dacqua, di cui per hanno paura.
Possono essere tanto uomini quanto donne; ma gli uomini hanno un potere maggiore.
Spinti da una forza irresistibile assaltano animali uccidendoli. Nellanimale ucciso i
mazzeri riconoscono per un attimo, voltandogli il muso, un volto umano - il volto di un
compaesano, talvolta addirittura di un familiare. Questi destinato a morire entro
breve tempo. I mazzeri (di solito si tratta di persone imperfettamente battezzate) sono
messaggeri di morte: innocenti strumenti del destino. In certe localit si crede che una
volta allanno, generalmente nella notte tra il 31 luglio e il 1 agosto, i mazzeri di
villaggi vicini combattono tra loro.

Parte terza
II. Ossa e pelli

(fiabe)
Affermare che esiste una somiglianza tra le fiabe di magia e le confessioni delle donne e
degli uomini accusati di essere streghe e stregoni sembra a prima vista unovviet.
Questipotesi, plausibile in alcuni casi, non regge quando le somiglianze si riferiscono a
un livello profondo.
Analizzando i miti o i riti legati allo strato folklorico poi confluito nel sabba, abbiamo
visto emergere una distinzione fondamentale tra una versione agonistica (battaglie
contro stregoni, morti e cos via) e una versione non agonistica (schiere di morti
vaganti). Unanaloga biforcazione stata individuata, allinterno di una struttura
comune, tra fiabe di magia che includono la funzione lotta con lantagonista e fiabe di
magia che la escludono.
Attribuire isomorfismi di questo genere a una contaminazione estemporanea e
superficiale sarebbe evidentemente insensato.
Tra la fiaba di magia e il nucleo folklorico del sabba stregonesco intravediamo
unaffinit pi profonda.
Nella versione europea pi nota, Cenerentola, la figliastra maltrattata, non pu recarsi
al ballo del principe perch la matrigna glie lha proibito (divieto); riceve il vestito, le
scarpette ecc. (dono degli strumenti magici da parte dellaiutante); si reca alla reggia
del principe (superamento del divieto); fugge, perdendo la scarpetta, che poi riesce, su
richiesta del principe, a calzare (compito difficile che porta al riconoscimento
delleroina), mentre le sorellastre si sforzano inutilmente di fare lo stesso (il falso eroe
avanza pretese infondate); smaschera le sorellastre antagoniste; sposa il principe.
Lintreccio, come si vede, ricalca lo schema che stato individuato nelle fiabe di magia.
Una delle sue funzioni - il marchio impresso sul corpo delleroe o delleroina -
facilmente riconoscibile nel particolare cruciale della scarpetta perduta. Il
monosandalismo di Cenerentola il contrassegno di chi si recato nel regno dei morti
(la reggia del principe).
Fin qui abbiamo considerato Cenerentola come ununit compatta, trascurando le
varianti, che sono numerosissime. Esaminiamo quelle che si riferiscono alla figura
dellaiutante magico, da cui leroina ottiene i doni che le permettono di recarsi alla
festa nella reggia. Nella versione di Perrault laiutante una fata, madrina di
Cenerentola. Pi spesso, le stesse funzioni sono svolte da una pianta, oppure da un
animale - una vacca, una pecora, una capra, un toro, un pesce - che leroina protegge.
Per questo motivo lanimale viene ucciso o fatto uccidere dalla matrigna. Prima di
morire esso affida alleroina le proprie ossa, pregandola di raccoglierle, di seppellirle e
di innaffiarle. In qualche caso le ossa si trasformano magicamente nei doni; in altri
leroina trova i doni sulla tomba, su cui talvolta cresciuto un albero. In tre versioni,
lanimale aiutante - una pecora o un agnello in Scozia, una vacca o un pesce in India -
risuscita dalle ossa e consegna alleroina i doni magici.
In generale, per limportanza attribuita alla dissoluzione del cadavere, questo complesso
di miti e di riti si riallaccia alla consuetudine della doppia sepoltura.
In maniera pi specifica, la raccolta delle ossa si lega al tema leggendario, soprattutto
eurasiatico, dellalbero magico che cresce sulla tomba.
Nella fiaba di Cenerentola, come si visto, i due elementi (ossa e albero magico) si
alternano. Versioni comprendenti la raccolta delle ossa sono documentate in Cina,
Vietnam, India, Russia, Bulgaria, Cipro, Serbia, Dalmazia, Sicilia, Sardegna, Provenza,
Bretagna, Lorena, Scozia, Finlandia.
Una distribuzione cos ampia e variegata porta a escludere leventualit che la presenza
del tema della raccolta delle ossa nellintreccio della fiaba sia il frutto di un innesto
occasionale. Si pu fare unipotesi ulteriore: e cio che la versione comprendente la
resurrezione dellanimale ucciso sia la pi completa, pur essendosi conservata in tre casi
soltanto.
Si tratta senza dubbio di una versione molto antica. Verso la met del 700, come
abbiamo gi detto, gli sciamani lapponi (noaidi) spiegarono ai missionari danesi che
bisognava raccogliere e ordinare con la massima cura possibile le ossa degli animali da
sacrificare: in questo modo Horagalles, il dio a cui il sacrificio era rivolto, li avrebbe
risuscitati anche pi robusti di prima. In Horagalles, come si ricorder, stato
identificato un corrispettivo lappone di Thor, il dio celtico-germanico che, in una famosa
pagina dellEdda, rid vita ad alcuni capri uccisi facendone raccogliere le ossa e
colpendole con il proprio martello magico. Ma uno dei capri (continua il racconto
dellEdda) zoppica da una zampa: Thor se ne accorge e rimprovera i contadini presenti,
accusandoli di aver spezzato sbadatamente losso della coscia dellanimale.
Ad essa si possono accostare, anche se in maniera pi indiretta, miti e riti documentati
in culture svariatissime, che descrivono gli espedienti usati per assicurare la
resurrezione pi o meno perfetta di animali e esseri umani.
In ambito semitico il divieto di spezzare le ossa dellagnello pasquale (Esodo 12 , 46),
riecheggiato a proposito del Cristo crocifisso (<Giovanni 19, 36), senza dubbio legato a
queste credenze.
L analogia con il capro di Thor evidente. Ma la variante celtica dellanimale
zoppicante sinserisce, come abbiamo visto, in un contesto mitico e rituale molto pi
ampio. Esso consente di generalizzare la credenza secondo cui il lupo mannaro a cui
veniva mozzata una zampa riprendeva subitamente spoglie umane.
Chi va o torna dallaltro mondo - animale, uomo, o un miscuglio di entrambi -
contrassegnato da unasimmetria deambulatoria.
La serie che abbiamo ricostruito ci permette di cogliere lequivalenza simbolica tra la
zoppaggine dellanimale resuscitato e la successiva perdita della scarpetta da parte di
Cenerentola. Tra chi d aiuto - animale, madrina-fata, o addirittura madre - e chi lo
riceve esiste unomologia nascosta.
Anche Cenerentola pu essere considerata (come Thor, san Germano,
Oriente) una reincarnazione della signora degli animali e per quanto riguarda
lesaltazione della piccolezza del piede femminile, su cui simpernia lintreccio di
Cenerentola, stata collegata alla consuetudine, praticata dalle classi elevate in Cina,
di fasciare strettamente fin dallinfanzia i piedi delle donne.

In Lapponia lestasi viene cercata percuotendo in maniera incessante il tamburo


sciamanico anzich, come in Islanda, ricorrendo a una concentrazione interiore. In altre
regioni artiche le due tecniche venivano combinate: il mago (lo sciamano) batteva con
un martello su un grosso tamburo simile a un setaccio, lanciando grida selvagge, col
volto interamente coperto da un panno adorno di ossa e di denti di animali; a un tratto
perse i sensi e rimase per qualche tempo immobile, come morto; poi si riscosse,
prescrisse il sacrificio e cominci a cantare.
Coprirsi il volto, cadere in letargo, compiere azioni ispirate: la stessa sequenza che
ritroviamo nelle saghe islandesi.
Coprire il viso ai morti sembra, e non e, un gesto naturale. Quello di
Socrate, di Pompeo, di Cesare che si velano il capo prima di morire e stato ricondotto
(forse un po semplicisticamente) al bisogno di separare simbolicamente il sacro dal
profano. Velati, perch assimilati ai morti, erano coloro che, secondo lantico costume
italico detto ver sacrum (primavera sacra), venivano mandati a fondare una colonia.
Nellantico diritto islandese chi non assolveva al dovere di coprire il volto di un morto
con un panno veniva colpito dal bando.
Nella mitologia greca come in quella germanica si parla di berretti di pelle o di pelo, di
elmi o mantelli che assicurano a chi li indossa - Hades, Perseo, Odin-Wotan linvisibilit
propria degli spiriti.
Non solo gli involucri animaleschi, dunque, ma, pi in generale, ci che avvolge,
racchiude, avviluppa, viene entro culture disparate in qualche modo legato alla morte.

Conclusione

Eravamo partiti da un evento: lemergere nelle Alpi occidentali, durante la seconda


meta del 300, dellimmagine del sabba. Il tentativo di decifrarne le componenti
folkloriche ci ha portati molto lontano, nello spazio e nel tempo.
Larrivo, a meta del 300, dei bacilli della peste - provenienti anchessi dalle steppe
dellAsia centrale - provoc una serie di reazioni a catena.
Ossessione del complotto, stereotipi antiereticali e tratti sciamanici si fusero facendo
emergere limmagine minacciosa della setta stregonesca.
Nellimmagine del sabba avevamo distinto due filoni culturali, di provenienza
eterogenea: da un lato, il tema, elaborato da inquisitori e giudici laici, del complotto
ordito da una setta o da un gruppo sociale ostile; dallaltro, elementi di provenienza
sciamanica ormai radicati nella cultura folklorica, come il volo magico e le metamorfosi
animalesche. Ma questa contrapposizione e troppo schematica. venuto il momento di
riconoscere che la fusione fu cosi solida e duratura perch tra i due filoni cera una
sostanziale, sotterranea affinit.
In moltissime culture presente lidea che determinati animali - colombe, gufi,
donnole, serpenti, lucertole, lepri e cos via - succhino il latte delle mucche o delle
capre (e occasionalmente delle donne). In Europa questi animali sono associati
generalmente alle streghe, o alle fate. Ma dietro il latte scopriamo il sangue; dietro le
streghe o le fate, i morti. Se ammettiamo che la sepoltura sia un rito anche contro i
morti, possiamo comprendere il valore di purificazione che venne attribuito ai roghi
delle streghe e degli stregoni.
Nella partecipazione al mondo dei vivi e a quello dei morti, alla sfera del visibile e a
quella dellinvisibile, abbiamo gi riconosciuto un tratto distintivo della specie umana.
Ci che si e cercato di analizzare qui non e un racconto tra i tanti ma la matrice di tutti
i racconti possibili.

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