DELLA SARDEGNA
Volume 2
Bonihominis - Cima
pag. 1
Volume 2: Bonihominis-Cima
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` essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, eletvolume puo
tronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio e televisione,
` perseguita a termini di legge.
senza autorizzazione scritta dellEditore. Ogni violazione sara
pag. 2
ENCICLOPEDIA
DELLA SARDEGNA
a cura di
Francesco Floris
pag. 3
Testi inediti: Mario Argiolas, Piero Bartoloni, Marcella Bonello Lai, Aldo Borghesi, Maria Immacolata Brigaglia, Manlio Brigaglia, Antonio Budruni, Paolo Cabras, Gerolama Carta Mantiglia,
Rita Cecaro, Ercole Contu, Fabrizio Delussu, Roberto Dessanti, Giovanni Dore, Piergiorgio Floris,
Federico Francioni, Piero Frau, Sergio Frau, Franco Fresi, Elisabetta Garau, Alberto Gavini, Giovanni Gelsomino, Michele Guirguis, Antonio Ibba, Marcello Madau, Giovanni Marginesu, Attilio
Mastino, Antonello Mattone, Lucia Mattone, Gianluca Medas, Francesco Melis, Paolo Melis, Giuseppe Meloni, Vico Mossa, Luciana Mulas, Anna Maria Nieddu, Francesca Nonis, Francesco
Obinu, Pietro Pala, Giampiero Pianu, Tomasino Pinna, Enrico Piras, Giuseppe Piras, Natalino
`, Paolo Pulina, Marco Rendeli, Paola
Piras, Giuseppe Podda, Valentina Porcheddu, Franco Porra
Ruggeri, Sandro Ruju, Antonello Sanna, Barbara Sanna, Piero Sanna, Pietro Sassu, Tiziana Sassu,
Simone Sechi, Giuseppe Serri, Francesco Soddu, Piergiorgio Spanu, Antonio Tavera, Alessandro
Teatini, Marco Tedde, Eugenia Tognotti, Francesca Tola, Giovanni Tola, Salvatore Tola, Dolores
Tomei, Raimondo Turtas, Esmeralda Ughi, Luisanna Usai, Adriano Vargiu, Massimiliano Vidili,
Bepi Vigna, Gianna Zazzara, Raimondo Zucca
Si ringraziano per la collaborazione tutti gli artisti, gli archivi fotografici e gli enti di conserva` a dispozione che hanno dato permesso di riproduzione. LEditoriale La Nuova Sardegna S.p.A. e
sizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche e testuali non individuate.
pag. 4
Guida alla
consultazione
Ordine alfabetico
` stata
La sequenza alfabetica dei lemmi e
fissata trascurando i caratteri non alfabetici. Quando il lemma contiene una
virgola come avviene nei nomi propri
di persona tra cognome e nome lordinamento considera solo la parte del
lemma che precede la virgola, passando
alla parte successiva solo in caso di omografia:
Voci dedicate ai santi. Subito dopo lattacco del lemma e, se presente, il nome
al secolo, vengono indicate le varianti
sarde del nome che differiscono dallitaliano:
Lorenzo da Brindisi, san (Giulio Cesare
Russo; in sardo, Santu Lorenzu, Santu Lorentu, Santu Larentu, Santu Laurentu) ...
San Benedetto
San Carlo
Sanchez
Sanchez de Calatayud, Pietro
Sanchez Martinez, Manuel
Andrea, santo
...
In Sardegna Patrono di Birori, Giave, Gonnesa, Modolo, SantAndrea Frius, Sedini,
Sennariolo, Tortol`, Ula Tirso e Villanova
` il nome al mese di novemTruschedu. Da
bre, SantAndria. Patrono dei pescatori e
dei pescivendoli, invocato contro i tuoni e
per guarire gli animali dal mal di ventre. I
proverbi: Po SantAndria si toccat sa pibizia (Per SantAndrea si spilla, si assaggia,
il vino nuovo); Seu cumenti sa perda de
SantAndria, beni stemmu e mellu stau
(Sono come la pietra di SantAndrea, bene
stavo e meglio sto): persona che si adatta a
tutto.
Festa Si festeggia il 30 novembre; il 24
maggio a SantAndrea Frius. Sagre estive
e in altre date durante lanno.
Voci dedicate ai comuni. Vengono forniti alcuni dati essenziali come popolazione, superficie, posizione geografica,
suddivisioni amministrative e storiche
di appartenenza, seguiti dai paragrafi:
TERRITORIO, STORIA, ECONOMIA, DATI
STATISTICI, PATRIMONIO ARCHEOLOGICO (solo se rilevante), PATRIMONIO
ARTISTICO E CULTURALE (e AMBIENTALE, solo se rilevante), FESTE E TRADIZIONI POPOLARI.
pag. 5
fici delle specie citate e una classificazione sistematica generale. Nel caso in
cui il lemma faccia riferimento a spe` essere presente un
cie diverse puo
` semelenco interno per rendere piu
plice la consultazione. I nomi sardi, se
presenti, sono dati in corsivo e con leventuale specificazione del dialetto
tra parentesi:
Cicerchia Genere di piante erbacee perenni
della famiglia delle Leguminose, rappresentato in Sardegna da diverse specie, caratterizzate da fusti lunghi, spesso rampicanti: 1. la c. a foglie larghe (Lathyrus latifolius L.) ... 2. la c. porporina (Lathyrus articulatus L.) ... Nomi sardi: cherigu (logudorese); lettera (Sardegna centrale); piseddu,
pisu de coloru (campidanese); pisu de coloru (Sardegna meridionale).
VI
pag. 6
Bonito
` nuragica; Tomba di giganti di ThoEta
` romana; Materiali
mes, materiali di Eta
` romana dal nuraghe Mannu Dordi Eta
` romana nel
gali; Testimonianze di Eta
territorio di Dorgali, tutti in Dorgali. Documenti archeologici, 1980. Alcuni studi
sono dedicati allarcheologia di Porto
Torres: Turris Libisonis, colonia Julia
(con Marcel Le Glay e Attilio Mastino),
1984; LAntiquarium Turritano. Breve
storia delle ricerche su Turris Lybisonis,
in LAfrica romana. Atti del II Convegno
`
di studi, 1985; Turris Libisonis. La citta
romana, in Il Museo Sanna in Sassari,
Sassari 1986; Sorso (Sassari), in Atti del
VI congresso nazionale di archeologia
cristiana, 1986; La necropoli nella storia
degli scavi, in Turris Libisonis. La necropoli meridionale di S. Gavino, 1987. Altri
articoli degli anni Ottanta-Novanta: Per
una riedizione della tavola di Esterzili,
Quaderni bolotanesi XIV, 1988; Torralba. La sezione punico romana; Torralba. Materiali da altri insediamenti e
miliari; Nuoro (con Fulvia Lo Schiavo e
Maria Ausilia Fadda); La sezione romana e altomedioevale; Nuoro. La sezione romana e altomedioevale, tutti e
cinque in LAntiquarium arborense e i civici musei archeologici della Sardegna,
` romana nel
1988; Testimonianze di Eta
territorio di Torralba, in Il nuraghe di S.
Antine nel Logudoro-Meilogu, 1988; La
pesca nella Sardegna archeologica, in
Museo della Tonnara: il ricordo della
Tonnara, 1994; Il Museo della valle dei
Nuraghi, in Guida ai musei e alle collezioni della Sardegna, 1997.
pag. 7
Bonnanaro
presenza sua, del giudice e degli altri
vescovi, fu costretto a reintegrare i Vittorini.
pag. 8
Bonnanaro
` si estinse nel 1479; suscendenza pero
bito dopo, la sua vedova Rosa Gambella
` di entrarne in possesso ma il
(=) tento
fisco, che considerava devoluto il
` . Attrafeudo, le si oppose e lo confisco
verso una serie di vicende romanzesche
la Gambella, che aveva ceduto allinte Xime
n Pe
rez e
ressata corte del vicere
lo aveva sposato in seconde nozze, con` la lite col fisco. Probabilmente le
tinuo
pressioni del nuovo marito le consentirono di avere nel 1480 parziale soddi` a rimanere
sfazione, ma B. continuo
nelle mani dellamministrazione reale.
Ben presto la sconsiderata si rese conto
che il secondo marito in effetti voleva
sottrarle lintero patrimonio, ma era
troppo tardi; e quando poco dopo mor`
molti dissero che era stata fatta avvelenare proprio dal Perez, che in seguito
` a premere per entrare in poscontinuo
`. Nel 1482 il re sequesesso delleredita
` il feudo e lo dono
` a Enrico Henristro
quez, le cui figlie lo vendettero nel 1506
ad Alfonso Carrello. I nuovi feudatari
nel corso del secolo XVI introdussero
` pealcuni nuovi tributi che resero piu
sante la condizione dei vassalli; si estin` allora ai
sero nel 1630. Il feudo passo
Comprat che lo fecero amministrare da
un regidor e riorganizzarono lamministrazione elevando ulteriormente il ca` provoco
` uno stato di
rico fiscale; cio
tensione tra i vassalli soprattutto per il regidor fin` per avocare a se
la
che
scelta del majore, esautorando comple` del villaggio.
tamente la comunita
` per
Estinti i Comprat nel 1672, B. passo
` a una famiglia, i Miranda, che
eredita
risiedeva in Spagna, e quindi fece amministrare il feudo da un podatario che
fin` per accentuare lo stato di tensione
con la popolazione. Nel corso del secolo
` nelle mani di diXVIII il villaggio passo
versi feudatari che dovettero lottare col
fisco che ne cercava la confisca; il disa` e nel
gio della popolazione aumento
1795 esplose nei moti antifeudali durante i quali gli insorti distrussero il palazzo sede dellamministrazione baronale. Nel 1821 B. fu incluso nella provincia di Alghero e nel 1838 fu riscattato
` la
ai De Queralt. Di questo periodo e
testimonianza di Vittorio Angius: Le
abitazioni sono circa 300, tra le quali
nessuna fabbrica rimarchevole, avve quelle dei benestanti siano asgnache
sai comode, e pulite. Eravi per laddietro degno di qualche considerazione il
palazzo del feudatario, ma nelle sedizioni che avvennero nel 95 del secolo
scorso fu atterrato. Le principali professioni qui pure sono lagraria e la pastorale. Lavorano le donne per le proprie famiglie e tele e panni in 250 telai.
La scuola normale (anno 1833) contava
fanciulli 25. Le terre sono attissime ai
cerali. Lannuale seminagione suol essere di starelli di grano 500, dorzo 250,
di granone 16, che si ottuplica se non
` la
sian contrarie le stagioni. Ottima e
` dei legumi, e se ne da
` ai solchi
qualita
circa 120 starelli. In vicinanza del paese
hannosi degli orti, dove si coltivano di` di cavoli, rape, ravanelli,
verse varieta
lattuche, cipolle, e se ne vende ai vicini.
` di lino.
Raccogliesi non poca quantita
Nelle pendici e prominenze alle falde
del Pelao vegeta prosperamente la vigna, dove distinguonsi circa dodici va` duve; abbonda il mosto, nel generieta
` , se ne vende ai vilrale di buona qualita
laggi limitrofi, e traessene pure acquavite. Le piante fruttifere si possono
comprendere in 30 specie con un totale
` individui di 4000. Delle varie
di non piu
specie del bestiame, che allevasi, erano
questi i numeri nel 1833. Pecore 6000,
vacche 400, cavalle tra domite e rudi
60, cavalli domiti 30, giumenti 50, buoi
per lagricoltura 200. I formaggi sono di
` , e si smerciano in Sasqualche bonta
sari. Mancano le fiere, son troppe le
` gran copia di volavolpi e le lepri, e vi e
pag. 9
Bonnanaro
tili delle solite specie, sono numerosissime le pernici, i colombi, gli stornelli
` a essere
ecc.. In seguito B. continuo
compreso nella provincia di Alghero,
nella quale rimase fino al 1848. Abolita
` a far parte della divila provincia, entro
sione amministrativa di Sassari e nel
1859 fu incluso nella provincia di Sas` delsari. Nel corso della seconda meta
lOttocento la sua economia sembrava
essersi risollevata, ma con la crisi di
fine secolo ebbe un nuovo tracollo, legato alla chiusura delle frontiere con la
Francia, e molti dei suoi abitanti dovettero emigrare. Nel corso dei primi decenni del Novecento leconomia si riprese grazie allo sviluppo della viticoltura e della cerealicoltura, la popolazione prese nuovamente ad aumentare
` di 1800 unita
`;
arrivando a contare piu
` inesorabile una
dopo il 1961 inizio
nuova ondata di emigrazione: molti dei
suoi abitanti andarono alla ricerca di
` sicure e il paese
condizioni di vita piu
perse un terzo della popolazione.
& ECONOMIA Il villaggio ha uneconomia basata soprattutto sullagricoltura,
in particolare la produzione di cereali e
di ortaggi; rinomati anche le ciliegie e il
vino, che fino a qualche tempo fa veniva
prodotto nella locale Cantina sociale, in
` sviluppato anche il
seguito chiusa; vi e
commercio e vi ha sede unorganizzazione di turismo equestre. Artigianato.
Perdutasi ormai lantica tradizione di
tessitura del lino e della lana da parte
delle donne, si possono annoverare soltanto alcuni piccoli laboratori artigiani
` edilizie. Servizi. Il
collegati alle attivita
` collegato agli altri della procentro e
vincia mediante autolinee; dista da
Sassari 34 km. Dispone di medico, farmacia, scuola dellobbligo, sportello
bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1149 unita
di cui stranieri 2; maschi 534; femmine
615; famiglie 428. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 11 e nati
7; cancellati dallanagrafe 28; nuovi
iscritti 19. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 13 071 in migliaia di lire; versamenti ICI 761;
aziende agricole 320; imprese commerciali 59; esercizi pubblici 8; esercizi al
dettaglio 19; ambulanti 4. Tra gli indicatori sociali: occupati 282; disoccupati
21; inoccupati 109; laureati 19; diplomati 138; con licenza media 272; con licenza elementare 402; analfabeti 34;
automezzi circolanti 447; abbonamenti
TV 377.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ricco di domus de janas (Coterritorio e
rona Moltana, Pertusoe, Sas Turres) che
vanno considerate lelemento portante
della omonima Cultura risalente al` del Bronzo antico. Ha inizio inlEta
torno al 1800 a.C. e viene considerata la
` importante culfase iniziale della piu
tura della Sardegna preistorica, quella
nuragica: si inizia infatti a erigere in
tutta lisola le ben note costruzioni troncoconiche che venivano utilizzate sia
come fortezza che come santuario, e
fungevano allo stesso tempo da centro
di raccolta della popolazione. Ne saranno elementi costitutivi caratteristici anche le grandi sepolture collettive note come Tombe di giganti, i pozzi
sacri, legati a un diffuso culto delle acque, e i bronzetti, statuette votive di raf` espressiva. Di particolare
finata abilita
` lipogeo
interesse a questo proposito e
di Corona Moltana, scavato nella roccia
` a poca distanza
nella omonima localita
`
dallabitato. Fu scoperto nel 1889 ed e
` di ogni altro ha permesso
quello che piu
di individuare i tratti costitutivi della
cultura di B. Era rimasto inviolato per sigillato in epoca antica da una
che
, allatto della sua scofrana cosicche
perta, ha restituito la sepoltura di due
pag. 10
Bonnanaro
` interna
persone giacenti nella parte piu
e un corredo formato da 18 vasi e da un
anellino in bronzo. Numerosi nel territorio di B. i nuraghi: Cultu, De Luca,
Sassu, Elies, Frades Cordas, Giorgittu,
Mallis, Maria De Riu, Murunis, Nieddu,
Pabaris, Pentuma, Pischennero, SIsteri, Santu Pedru, Taeddas, Toncanis,
Ziu Marras.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha una struttura lineare complessa, sulle sue strade in genere larghe si affacciano le case a palattu in pietra con qualche pretesa di
`
eleganza. Ledificio di maggior pregio e
la chiesa di San Giorgio, costruita nel
1530 al centro del paese in forme tardogotiche, che divenne la parrocchiale e
assunse grande importanza. Col tempo
` decadde per cui fu ricostruita nel
pero
corso del secolo XIX. Attualmente ha
forme neoclassiche molto eleganti. Il
territorio comprende anche alcune al` antica delle quali e
`
tre chiese, la piu
quella di Santa Maria, situata ai piedi
del monte Pelau che fu costruita nel
` attualmente in rovina; poco
1600 ed e
` la chiesa di San Basilio, alle
distante e
falde del monte Pelao; edificata nel Medioevo, era la chiesa parrocchiale del
villaggio di Nigor. Col tempo ledificio
` deteriorandosi e nel 1735 crollo
`;
ando
` del sefu ricostruita nella seconda meta
` nuovamente
colo ma per incuria ando
` semidirovinando e attualmente e
strutta. Sul colle che domina labitato
` la chiesa di Nostra Signora di
inoltre e
monte Arana, costruita nel Settecento e
successivamente spesso modificata. Ha
una sola navata e la copertura in legno.
Allesterno ha una facciata con due in` abbellita da un camgressi ogivali ed e
paniletto a vela.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
` affimemoria delle antiche tradizioni e
`
data ad alcune feste popolari; la piu
` la sagra
nota si svolge a giugno ed e
pag. 11
Bono
dimensione aperta a traffici con altre
popolazioni affacciate lungo le rive del
Tirreno. In questo contesto la c. di B.
` anche essere considerata come la
puo
fase iniziale del prenuragico: infatti, gli
uomini della c. di B. furono i costruttori
dei cosiddetti nuraghi a corridoio, imponenti costruzioni attraversate da corridoi e sistemate in posizioni strategiche, di cui si conservano circa 180
esempi di forma differente.
pag. 12
Bono
dovesse cadere nelle mani del visconte
di Narbona. Negli anni seguenti fu teatro di una continua guerriglia della
` Bartolo Manno per inquale approfitto
vadere e devastare tutto il Goceano.
la situazione non era controllaPoiche
bile da parte del marchese dOristano,
` dovesse entrare a far
nel 1421 sembro
parte del grande feudo concesso a Bernardo Centelles; nel 1422 Leonardo Cubello invase il territorio, sconfisse Bar` il Gotolo Manno e finalmente occupo
ceano. Cos` B. dopo anni di tribolazioni
rimase in possesso dei marchesi dOristano che si adoperarono anche a costruirvi la parrocchiale dedicata a San
Michele. Dopo la ribellione di Leonardo Alagon, alla quale i suoi abitanti
aderirono entusiasticamente, il villaggio fu punito dai vincitori con estrema
`. Infatti molti dei suoi abitanti
severita
furono deportati e venduti come schiavi
`
a Majorca; il villaggio tuttavia supero
questo terribile evento e prese a essere
amministrato direttamente da funzionari reali; nel 1493 fu definitivamente
incluso nel patrimonio reale: era ri` di 400 abitanti.
dotto ad avere poco piu
Dipendeva dal governatore del Goceano che si serviva di funzionari per
espletare i propri compiti. Il rapporto
tra i funzionari reali e la popolazione
` non fu mai tranquillo, anche perpero
fu lentamente modificato il sistema
che
di individuazione del majore che fin`
per essere scelto dal governatore. Altro
` era lemotivo della crescente ostilita
` del carico
gato alla eccessiva gravosita
fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Nel secolo XVII la
` a crescere, alla
popolazione comincio
`
fine del secolo contava quasi 1000 unita
` si impegno
` nel migliorae la comunita
mento dellassetto del paese, oramai
consapevole che B. era il capoluogo dellintero territorio. Nel secolo XVIII la
` notevolmente,
popolazione aumento
entro la fine superava ormai i 1800 abitanti. Il villaggio nel corso del secolo assunse progressivamente laspetto di
` , vi fu aperta una
una piccola citta
scuola di latino, divenne sede di impor` amministrative e giuditanti autorita
ziarie, cominciarono a risiedervi funzionari, medici e avvocati, vi si cominciarono ad aprire farmacie e altri eser` anche a
cizi commerciali. Comincio
sperimentare il Consiglio comunitativo
e il Monte granatico che contribuirono
a vivacizzare la sua vita politica. Giunge
opportuna la puntuale testimonianza di
Vittorio Angius: Siede in una risega
del Monteraso, domina la valle, e gode
dun pittoresco ed ameno orizzonte,
chiuso al terzo e quarto quadrante dalla
catena del Goceano. Componesi di 655
abitazioni. Le strade sono irregolari e
nella direzione e nella larghezza. La popolazjone nellanno 1833 componevasi
danime 2540, in famiglie 655. Nascono
90, muojono 50, si celebrano 18 matrimoni. Vivesi oltre il sessantesimo. Le
malattie dominanti sono infiammazioni
e febbri persistenti e periodiche. I bonesi sono coraggiosi, industriosi, di
` morali e intellettuali.
buone qualita
Era di questa terra il cavaliere D. Gionmaria Angioi. Le arti meccaniche di
` sono esercitate da picprima necessita
col numero di persone. Le donne si occupano della tessitura, e fabbricano
`
panni lani ruvidi, e lini di varia qualita
in quanto basta al bisogno delle famiglie. I telai sono circa 150. La scuola nor` frequentata da 25 fanciulli. Vi
male e
sono istituite ancora le scuole di lingua
latina e belle lettere, che potranno numerare unegual copia di giovani. Havvi
un ufficio di posta. Risiede in Bono il
medico distrettuale con un chirurgo, e
vi sono due spezierie. I bonesi fanno seminagione non solo dentro la circoscrizione del loro agro, ma anche nelle tenute proprie incluse nelle giurisdizioni
pag. 13
Bono
di Anela, Bottidda, Burgos, Esporlatu.
Impiegano 150 gioghi, ognuno dei quali
lavora ordinariamente per starelli 12 di
grano, 5 dorzo, escluso il lino, il canape,
le civaje [legumi], onde si ha che il totale del grano seminato sia di starelli
` deli1800, dellorzo 750. Il vigneto e
zioso: le uve vi sono svariatissime, ed i
vini sono molto pregiati. Coltivansi
circa 300 orti, che sono irrigati da quattro ruscelli. Si ha quindi una gran copia
di erbaggi, e assai se ne somministra ai
vicini. Abbondasi pure di legumi, e se
ne fa vendita. Le piante fruttifere sono
in gran numero, e di molte specie. Vi
prosperano a meraviglia gli agrumi. Si
` opera da alcuni a propagar gli olida
veti, e si introducono i gelsi. La pastori` esercitata a preferenza dellagrizia e
` s`
coltura, con poca intelligenza pero
questa che quella. Mentre si annoverano agricoltori 368, i pastori non sono
meno di 568. Si educano (anno 1833)
circa 15 000 pecore, 2000 vacche, 2500
capre, 450 cavalle, 6500 porci. Il lucro
che ricavano dalla vendita dei formaggi, che sono molto stimati, e dei
` del
porci, in anno di molta fertilita
ghiandifero, persuadono ai bonesi desser piuttosto pastori, che agricoli. E ve` estesa agricoltura non
ramente una piu
sarebbe per essi ugualmente fruttuosa,
`
stanti come stanno le cose. Il porto piu
` distante circa ore 15, e cio
` che e
`
vicino e
peggio le strade sono difficilissime.
` scarsa la cacciagione dei daini,
Non e
cinghiali, lepri, volpi, e anche delle
martore. Vi si trovano quasi tutte le specie dei volatili stazionarii o passeggieri,
e sono numerosissime. Sin dal 1821 B.
era stato incluso nella provincia di
Nuoro come capitale di mandamento:
ne fece parte fino al 1848, anno in cui la
provincia fu trasformata in divisione
amministrativa. Abolita nel 1859 la divisione, fu incluso nella provincia di Sas` dellOttocento
sari. Nella seconda meta
pag. 14
Bono
di cui stranieri 18; maschi 1872; femmine 2032; famiglie 1211. La tendenza
complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per
anno 43 e nati 43; cancellati dallanagrafe 72; nuovi iscritti 54. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 37 in
miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 14 966 in migliaia di lire; versamenti ICI 1440; aziende agricole 315;
imprese commerciali 187; esercizi pubblici 29; esercizi allingrosso 2; esercizi
al dettaglio 92; ambulanti 5. Tra gli indicatori sociali: occupati 1016; disoccupati 186; inoccupati 252; laureati 56; diplomati 358; con licenza media 1373;
con licenza elementare 1170; analfabeti
137; automezzi circolanti 1299; abbonamenti TV 971.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
territorio conserva numerosi nuraghi
(Arisani, Badde Cerchi, Badde e Soriana, Biloto, Calitennero, Cannedu,
Coronaieri, Culilughe, Ferulas, Juanne
Ru, Muselighes, Pedra Crapida, Restiddi, Rupisarcu, SArza Perozzi, Sas
Coas, Sas Doppias, Seddei, Temuile) e
le domus de janas di Sos Furrighesos. Il
` interessante e
` proprio
complesso piu
quello di Sos Furrighesos: si tratta di
un certo numero di tombe scavate nella
trachite, alcune hanno una cella, altre
due celle comunicanti tra loro. Dei nu` interessante e
`
merosi nuraghi il piu
quello di Badde Cerchi: si tratta di un
complesso polilobato del quale sono individuabili alcune torri e ampi cortili
recintati da bastioni.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico
` sviluppato in modo raziodel villaggio e
nale attorno alla strada principale e a
` arricchito da aldue ariose piazze ed e
cune belle fontane e da alcuni pretenziosi palazzi ottocenteschi che denunciano la sua aspirazione a divenire pic` . Tra gli edifici piu
` significacola citta
pag. 15
Bono
` , realizzata interadi grande semplicita
mente in cotto. San Nicola di Bari fu costruita tra il secolo XV e il XVII con im`
pianto a una sola navata; allesterno e
interamente intonacata di bianco, colore che contrasta con il celeste degli
` sormontata da un
infissi; la facciata e
campanile a vela e sul lato sinistro si
aprono alcune cumbess`as. Anche SantAmbrogio risale al secolo XV: ha impianto a una navata completato dal presbiterio e facciata molto semplice.
Santa Barbara fu costruita sulle rovine
di un nuraghe e risale al secolo XV; anche questa chiesa ha un impianto a
`
ununica navata, mentre la facciata e
sormontata da un campanile a vela.
Santa Restituta, lultima delle chiese
del Campo, risale al secolo XV; ha un
impianto a una navata completato dal
presbiterio; allinterno custodisce un
altare ligneo del secolo XVII. Ledificio
maggiormente legato alla storia mo` la chiesa di San Raiderna del paese e
mondo, che sorge poco distante dalla
chiesa di San Gavino; posta su un colle
che guarda il monte Rasu, testimonia
del suo passato glorioso ospitando tutti
gli anni la festa della zucca. Tra le molte
bellezze naturali del territorio vanno
annoverate le vaste foreste demaniali
ricche di specie botaniche rare. Magni` la localita
` di Sos Nibeddos che
fico sito e
` estesa concentrazione
conserva la piu
di alberi di tasso esistente in Italia.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Momento significativo che si riallaccia alle
tradizioni del recente glorioso passato
` la festa della zucca che si svolge il 31
e
agosto in onore di San Raimondo Non` legata al rinato. La celebrazione e
cordo della vittoria riportata dagli abitanti di B. nel 1796 sulle truppe del re
durante i moti antifeudali. Il suo nome
deriva dalla zucca di grandi proporzioni che viene posta su un carro trainato da buoi e portata in processione
10
pag. 16
Bonorva
ha intrapreso la carriera universitaria.
` professore di Storia e
Attualmente e
`
istituzioni dellAfrica presso la Facolta
` di
di Scienze politiche dellUniversita
Perugia. Ha dedicato un articolo a Lincursione dei corsari tunisini a Carloforte
e il riscatto degli schiavi carolini 17981803, Africa, 5, 1960.
11
pag. 17
Bonorva
i loro possedimenti in Sardegna. I Malaspina li amministravano congiuntamente servendosi come punti di riferimento di Bosa e del castello di Osilo, e
avevano un buon rapporto con i vassalli
` continuarono a conserle cui comunita
`
vare le loro magistrature. Nel 1308 pero
Franceschino e Corrado Malaspina di
Villafranca cedettero in pegno ai giudici dArborea il Costavall e cos` B. si
` inserito in una nuova realta
` . In setrovo
guito essi, dopo essersi dichiarati vassalli del re dAragona per i territori che
possedevano in Sardegna, tentarono
inutilmente di riavere il territorio, che
ovviamente il giudice dArborea non
aveva nessuna intenzione di rendere.
Quando nel 1325 essi si schierarono
con i Doria che si erano ribellati, le
loro speranze di recuperare B. e il Costavall tramontarono definitivamente e
nel 1328 il re ne invest` il giudice dArborea suo alleato. Cos` B. e il Costavall
entrarono a far parte del giudicato dArborea; scoppiata la guerra tra Arborea e
Aragona, il villaggio soffr` notevoli
` di investirne
danni e nel 1378 il re tento
il traditore Valore de Ligia, ma senza
le popolazioni contisuccesso perche
nuarono a rimanere legate al giudicato
dArborea. Dopo la battaglia di Sanluri
` nelle mani del viil territorio passo
sconte di Narbona che lo tenne fino al
` formalmente a
1420, anno in cui entro
far parte del Regnum Sardiniae. Il vil` nel 1421 fu compreso nel
laggio pero
grande feudo concesso a Bernardo Centelles; nella prima fase del regime feu` a mantenere alcuni
dale B. continuo
privilegi tra cui quello di eleggere il
majore nellassemblea dei capifamiglia; nel 1439 i Centelles lo inclusero
nella parte dei territori che furono ceduti a Salvatore Cubello, loro cognato,
come indennizzo per la mancata corresponsione della dote della moglie. Questultimo, una volta divenuto marchese
Nel 1506 gli eredi dellHenriquez vendettero il feudo ad Alfonso Carrillo che
lo un` a quanto possedeva nel Meilogu. I
suoi discendenti introdussero nel corso
del secolo XVI alcuni nuovi tributi che
` pesante la condizione dei
resero piu
` , per far fronte al
vassalli; nel 1578, pero
pagamento dei loro debiti nei confronti
del fisco, staccarono nuovamente B. e il
Costavall dal Meilogu e vendettero il
`. I nuovi feuterritorio a Gerolamo Leda
datari abolirono i privilegi di cui go` controllando direttadeva la comunita
mente lindividuazione del majore e aumentarono ulteriormente il carico fiscale. Nel 1630 ottennero il titolo di
conti di B. e avviarono la trasformazione del paese in un piccolo capo` nel 1658. La sucluogo: si estinsero pero
cessione nel feudo fu disputata tra due
cugine dellultimo conte, Giovanna
Manca moglie di Giovanni Battista Tola
e Maria Manca moglie di Salvatore Ay-
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Bonorva
merich. Dopo lungo contendere il vil` ai Tola che ne fecero la
laggio passo
sede di governo anche del feudo di Pozzomaggiore da loro posseduto; cos`
` del secolo XVII a B.
nella seconda meta
ebbe sede anche il tribunale baronale e
la sua importanza crebbe unitamente
` a conalla sua popolazione che arrivo
` di 1500 abitanti entro la fine del
tare piu
secolo. A B. finirono per risiedere anche tutti gli altri funzionari baronali e
molti membri di famiglie di nobili rurali proprietarie di grandi estensioni
di terra e di numerose greggi; spesso
` nel corso del secolo la tranquillita
`
pero
` fu turbata dalle liti per
della comunita
il controllo dei pascoli, alcune delle
quali sfociavano in terribili vendette
che costavano la morte di molte persone e luccisione di centinaia di capi.
Estinti i Tola nel 1701, il feudo fu ereditato dagli Amat del ramo di Villarios. Il
` con i nuovi
rapporto della comunita
` pacifico: la popofeudatari non fu pero
`
lazione nel corso del secolo XVIII tento
ripetutamente di non pagare i tributi
` nei neocostituiti Consifeudali e trovo
glio comunitativo e Monte granatico gli
strumenti per condizionare in modo
crescente il potere del feudatario.
Cos`, quando nel 1795 scoppiarono i
moti antifeudali, anche gli abitanti di
B. insorsero distruggendo alcuni edifici
dellamministrazione baronale. Il villaggio nel 1821 fu incluso nella provincia di Alghero come capoluogo di mandamento. Per questo periodo abbiamo
la puntuale testimonianza di Vittorio
Angius: Estendesi labitato da levante
a ponente passi 500, con una larghezza
di 250. Nella parte superiore le strade
sono piuttosto regolari e larghe. La si` alle falde del suddetto
tuazione e
monte, che lo protegge dai venti au` distante dalla strada
strali e siroccali. E
centrale due quarti di miglio. Non si sa
la linea della medesima
capire perche
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Bonorva
e numerose le specie de volatili, principalmente pernici, colombi, tordi, beccacce, piche, falchetti, avvoltoi, anitre
` cana
ecc. Sono nel campo presso la la
` di
(confine) delle acque stagnanti, pero
poca considerazione, dove oltre la suddetta sono altre specie di acquatici. Alcuni vivono della caccia come mestiere.
` molti cani, e vha taluno
Nutrono percio
` di dodici.
che ne guida e governa piu
`, e
Sono questi animali di molta abilita
possono ancora attaccare e fermare tori
indomiti, e cavalli eziandio, addentandoli nelle narici. In gran numero sono le
sorgenti di questo territorio, molte abbondantissime, la maggior parte perenni, e alcune mancanti. Vi sono acque
termali, e come pare anco minerali, le
quali trovansi nel campo scoppianti da
` parti in molta vicinanza le une dalle
piu
altre. Sono assai disgustose a beversi, e
di varia temperatura dal freddo a un
gran calore. Dicesi siano state analizzate in Cagliari, ma non si sa di certo il
risultamento. I paesani le denominano
sa funtana sansa. Dopo il riscatto dei
` a essere incluso nella
feudi B. continuo
provincia di Alghero fino allabolizione
delle province. Cos` nel 1848 fu compreso nella divisione amministrativa
di Sassari e dal 1859 nella provincia di
` a
Sassari. La sua economia continuo
prosperare e nel corso del secolo alle
` se ne aggiunsero altradizionali attivita
cune altre dal carattere marcatamente
imprenditoriale; nel 1875 il villaggio di
Rebeccu le fu aggregato come frazione.
`
Alla fine dellOttocento il paese supero
` la crisi economica
con molta facilita
che aveva investito la Sardegna e la sua
` a crescere arripopolazione continuo
vando nel 1951 ai 7500 abitanti. In se` anche B. soffr` del fenomeno
guito pero
` dei
dellemigrazione e quasi la meta
` il villaggio alla risuoi abitanti lascio
` sicure.
cerca di condizioni di vita piu
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
14
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Bonorva
`
menti che documentano la continuita
` nudellinsediamento umano dalleta
ragica al Medioevo. Vi si trovano infatti
un complesso di otto recinti (muras), i
` noti dei quali sono Baddadolzu, SIpiu
ligheddu, Mura Cariasa Tilipera e
Aeddo. Essi sono costituiti da poderose
muraglie, alte mediamente 2 m e spesse
2,5, hanno un circuito a forma tondeggiante o trapezoidale cui si accede da
un ingresso strombato di sezione rettangolare. I recinti sono poco distanti
tra loro e strategicamente collegati;
sono ormai attribuiti allEneolitico
(2300-2100 a.C.) e non al periodo nuragico. Essi sono dominati dai ruderi del
nuraghe polilobato di Su Monte. Secondo una tradizione non documentata
i recinti sarebbero stati teatro dellultimo episodio della resistenza dei Sardi
ai Cartaginesi. Poco distante, ai bordi
del pianoro, sorge la fortezza punica di
San Simeone, costruita nel secolo Va.C.
con funzioni di difesa dalle incursioni
delle popolazioni vicine; la fortezza fu
utilizzata anche in epoca romana. Ne
restano solo due torri e pochi resti di
muraglie e di altri locali. Accanto alle
muras sono infine i resti del villaggio
medioevale di Sanctus Simeon (=) e
della chiesa dedicata al santo che probabilmente ne fu la parrocchiale. Ledi` parzialficio aveva una sola navata ed e
mente in rovina. Spettacolare e bellis` poi il complesso di SantAndrea
simo e
Priu, costituito da circa 20 domus de janas prenuragiche e attribuibili al periodo neo-eneolitico tra il 3000 e il 1800
a.C., e situato nella piana non distante
dalla chiesa di Santa Lucia. Si tratta di
ambienti scavati nella roccia; ciascun
` ambienti collegati
ipogeo consta di piu
tra loro secondo schemi differenti. Tra
` quella denominata
` belle domus e
le piu
tomba del Capo, costituita da ben 18
ambienti tra cui un atrio semicircolare
e due vani con pilastri, tutti collegati tra
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Bonorva
` decorato con dipinti e
loro. Lipogeo e
graffiti e fu utilizzato continuativamente per millenni. Lo stesso com` paleocristiana fu utilizzato
plesso in eta
come chiesa rupestre e decorato con affreschi le cui tracce si notano ancora. In
seguito il complesso sarebbe stato abitato da monaci benedettini che entro il
secolo X avrebbero scavato unabside
dando alla chiesa un carattere organico. Lantico ipogeo trasformato in
complesso monastico rupestre (Su cunventu) sarebbe stato utilizzato fino al secolo XIII.
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Bonorzuli
del familiare fino a quando la stessa
non cadeva lacera.
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Bonorzuli
` sposa a BerenManrique quando ando
gario Bertran Carroz. Cos` il villaggio fu
compreso nella contea di Quirra. I
nuovi feudatari lo trascurarono e B. co` a spopolarsi. Le cose non cammincio
biarono quando nel 1511, con la morte
della contessa Violante II, i Bertran
Carroz si estinsero e Quirra fu ereditata
dai Centelles. Oltre al disinteresse dei
nuovi feudatari, B. per tutta la prima
parte del secolo XVI e in particolare
nel 1527 fu devastato a causa delle frequenti incursioni di corsari barbareschi che tormentarono la regione. Il villaggio decadde e i suoi abitanti cominciarono a trasferirsi a Mogoro. Entro il
` completamente.
1584 si spopolo
` in pensione.
fino al 1947, quando ando
` di problemi archeologici e
Si interesso
filologici. Tra i suoi scritti: Notizie filologiche su i fenici in Sardegna, 1909; Battaglia di Imera, 1909; Briciole. Saggi critici, 1909; Per la consacrazione di mons.
Emanuele Virgilio a vescovo dOgliastra,
1910; Sotto il cielo dOriente. Viaggio in
Terra santa, 1934; Nellisola dei nuraghi,
1942; Nel vortice delluragano a Cagliari
durante e dopo i bombardamenti aerei
1940-45, 1946; Un grande vescovo di
Ogliastra mons. Virgilio, 1948; Foglie
dautunno, 1948; Titolo commemorativo
di Tharros, Studi sardi, XII-XIII,
1955; Grazia Deledda nella sua opera,
Leco del regionale, XI, 7-8, 1959.
18
pag. 24
Bonuighinu
su Arborea di Oristano sono uscite le
Notizie su: Abbasanta, 1952; Allai,
1952; Ardauli, 1952; Aritzo, 1952 e 1953;
Assolo, 1953; Asuni, 1953; Atzara, 1953;
Austis, 1953; Arborea, 1953; Baratili,
1953; Barumini, 1953 e 1954; Bauladu,
1954; Belv`, 1954; Bidon`, 1954 e 1955; Bonarcado, 1955; Busachi, 1955; Cabras,
1955 e 1956; Desulo, 1956; Donigala Fenughedu, 1956; Fordongianus, 1956; Gadoni, 1957; Genoni, 1957; Gesturi, 1957;
` contiGhilarza, 1957 e 1958. La serie e
nuata a partire dal 1963 in Vita nostra: Massama, 1963; Tiana, 1964; Seneghe, 1967; Bonarcado, 1967; Zerfaliu,
1968. Numerosi altri articoli sono dedicati a biografie di personaggi della storia sarda: Alberto della Marmora, 1953;
Mons. Damiano Filia, 1956; Francesco
Antonio Brocu da Gadoni, 1957; Antonio
Casula Muntanaru, 1957; Piero Cao,
1959; Salvatorangelo De Castro, 1960;
LArcivescovo Raimondo Antonio Tore,
1960; Lo scultore Giuseppe Zanda da Desulo, 1960; Il prof. Antioco Polla da Gadoni, 1960; Lorenzo Mossa, 1960; Monsignor Giuseppe Figurelli, 1960; Michelina
Puligheddu, 1960; Eleonora dArborea,
1961; SantEfisio, 1961; Un letterato
sardo: Salvatore Cambosu, 1962; Il prof.
Salvatore Baldino, 1964; Mons. Giovanni
Melis Fois, vescovo di Tempio, 1964; Domenico Lovisato, 1966; Il poeta Salvator
Ruju, 1966; Ricordo centenario di Giuseppe Manno, 1968; Ricordo di Antonio
Bonu, 1969; Ricordo di due eroi popolari:
Raimondo Scintu, Pietro Are, 1969; Giuseppe Cogoni arcivescovo, 1970; Vincenzo
Sulis, 1972; Mons. Giuseppe Littarru,
` impor1972. Ma le sue due opere piu
tanti sono Scrittori sardi nati nel XIX secolo con notizie storiche e letterarie dellepoca, 1961, e Scrittori sardi nati nel
XVIII secolo, notizie storiche e letterarie
dellepoca, 1972. Ricchi di informazioni
` convincente
e date, sono il ritratto piu
dun grande erudito di provincia, che fu
Bonuighinu Antico villaggio del giudicato di Torres, compreso nella curato` nel seria del Cabudabbas. Si sviluppo
colo XI attorno al castello di Bonveh`
pochi chilometri a nord dellattuale
abitato di Mara. Estinta la dinastia giudicale, B., unitamente al castello, cadde
in mano ai Doria, che lo inclusero nella
curatoria del Monteleone e nel piccolo
stato che avevano formato nella parte
nord-occidentale del disciolto giudicato. Per la posizione strategica il suo
possesso era ambito anche dai giudici
dArborea, ma i Doria seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti
del villaggio, che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia e vissero un
periodo di pace fino alla conquista aragonese. Quando i Doria, nel 1323, si dichiararono vassalli del re dAragona, il
villaggio e il castello entrarono a far
parte del Regnum Sardiniae. Nel 1325
essi si ribellarono, e cos` il villaggio e il
castello divennero teatro della loro resistenza agli Aragonesi, che avrebbero
voluto distruggere il castello. Dal canto
loro gli Arborea, che non avevano dimenticato le antiche rivendicazioni e
in quel momento erano alleati degli
Aragonesi, tentarono di conquistarli.
` continuo
` a rimanere in possesso
B. pero
dei Doria, ma per le continue tensioni
` a decadere.
cui era sottoposto comincio
Scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, le truppe giudicali
lo investirono nuovamente e, nonostante la disperata resistenza di Brancaleone Doria, nel 1364 fu occupato
dalle truppe del giudice dArborea.
Dopo il matrimonio di Eleonora dArborea con Brancaleone il castello e il villaggio tornarono in possesso dei Doria.
Anche dopo la caduta del giudicato
` a rimanere in
dArborea B. continuo
` Doria, ma quando
possesso di Nicolo
19
pag. 25
Bonuighinu
nel 1436 egli fu cacciato dal castello di
Monteleone il villaggio e il vicino castello furono conquistati e distrutti.
cise. Questa ceramica aveva una notevole ricchezza di forme a seconda degli
` di contadini ne
usi che questa societa
faceva. Il ritrovamento delle macine di
arenaria accanto alle capanne dimostra che lagricoltura aveva raggiunto
un discreto livello. Lassenza di opere
di difesa induce a pensare che la vita vi
si svolgesse tranquilla e pacifica al riparo da pericoli provenienti da popolazioni straniere. Informazioni sulla reli` della c. di B. e
` possibile averne
giosita
dal ritrovamento delle statuette della
Dea Madre, legate probabilmente al
` ; la scoperta delle seculto della fertilita
polture, alcune delle quali in grotticelle
scavate, primo esempio di domus de janas, consentono di comprendere anche
i caratteri del culto dei morti praticato
da queste popolazioni. Ma il pacifico e
statico mondo di B. alla fine del IV mil` in crisi e scomparve, tralennio entro
` evovolto dalla comparsa di altre e piu
lute culture.
Bonuighinu, santuario Antico luogo sacro che sorge non distante dalle rovine
` dedicato
del castello di Bonveh` ed e
alla Madonna Addolorata. Ledificio fu
completamente ristrutturato nel 1797
unitamente alle prospicienti cumbess`as e a due palazzotti che ospitavano i
pellegrini durante la festa annuale. La
chiesa, il cui caratteristico prospetto fa
pensare a forme di architettura pie` preceduta da una piazzetta
montese, e
bastionata a cui si accede da due sceno`
grafiche rampe di scale. Attualmente e
in completo abbandono.
20
pag. 26
Borghero
Estinti i De Ferraria nel 1606, il feudo fu
ereditato dai Cervellon, che, a loro
volta, si estinsero nel 1718, lasciando la
baronia di Bonveh` ai Manca Guiso, che
continuarono a possederla fino al 1788,
quando si estinsero con un Raffaele. Il
fisco allora, considerando il feudo devoluto, se ne impadron` nonostante
lopposizione della sorella del defunto,
Maria Maddalena, che era sposata
` cos` al ramo
Amat. La baronia passo
Amat di San Filippo, al quale fu riscattata con sentenza del 26 luglio 1839.
res. Dopo lestinzione dei giudici di Torres, essi inclusero il villaggio nello stato
feudale che avevano formato; instaurarono un buon rapporto con gli abitanti
di B., che mantennero i loro privilegi e
la loro autonomia e vissero un periodo
di pace fino alla conquista aragonese.
Quando i Doria, nel 1323, si dichiararono vassalli del re dAragona, il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro
niae. Nel 1325 essi si ribellarono e il villaggio divenne teatro della guerra; nel
1330 fu occupato dalle truppe aragonesi
guidate da Raimondo Cardona e devastato. In seguito sub` gravi danni durante la ribellione del 1347 e per la pe`.
ste del 1348 e si spopolo
pag. 27
Borghesi
gliere regionale (Carloforte 1899-Cagliari 1972). Tipografo artigiano,
iscritto al Partito Comunista dal 1921,
con lavvento del regime fu costretto a
emigrare in Francia. Crollato il regime
` politica in Sarfascista riprese lattivita
` durante le prime lotte
degna; si segnalo
operaie nel Sulcis e fu nominato consultore regionale dal 1944 al 1948. Nello
stesso periodo fu eletto consigliere e assessore comunale a Cagliari; nel 1949 fu
eletto nella I legislatura del Consiglio
regionale per il collegio di Cagliari e
tra il 1952 e il 1956 fu sindaco di Carloforte. Fu anche tra i promotori del movimento per la Rinascita. Tra i suoi
scritti: Bisogna agire, Il Lavoratore,
1944, e Difendere il popolo dalla fame e
dalla miseria, Il Lavoratore, 1947.
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Borgia
23
pag. 29
Borgia
Ignazia, moglie di Antonio Francesco
Pimentel duca di Benavente.
capacita
di Sardegna nel 1610. Nellesercizio
delle sue funzioni fu molto attivo:
` alcuni provvedimenti per sosteadotto
nere leconomia dellisola e si preoc` della difesa delle sue coste. Nel
cupo
` il Parlamento che si chiuse
1613 celebro
nel 1614; nello stesso anno ebbe rinnovato il suo mandato che fece protrarre
la sua permanenza fino al 1617. In tutto
` lamminiquesto periodo non trascuro
strazione del grande feudo di Oliva che
la sua famiglia possedeva in Sardegna.
Tornato in Spagna gli furono conferiti
altri incarichi importanti.
Borgia, Diego Vescovo di Ales e Terralba (sec. XVI-1615). Minore osser duca di
vante, fratellastro del vicere
Ganda, fu nominato vescovo nel 1613
dopo aver ricevuto la dispensa per ille` . Resse la diocesi per pochisgittimita
`
simo tempo: infatti nel 1615 era gia
morto. [MASSIMILIANO VIDILI]
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Borio
ampio saggio ai poeti della corte giudicale: I poeti italiani dei codici di Arborea,
Studi di Erudizione e dArte, II, 1878.
25
pag. 31
Borio
`
Arthaud nel 1957: qualche anno piu
tardi ne fu curata una traduzione italiana, edita dal sassarese Gallizzi su iniziativa dellEPT (Ente provinciale per il
turismo), di cui era stato a lungo presidente.
26
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Boroneddu
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pag. 33
Boroneddu
il Torresani ottenne nel 1566 il titolo di
conte di Sedilo. La grande contea nel
1595, alla morte di Marchesia Torre` ai Cervellon; i nuovi feudasani, passo
tari riorganizzarono lamministrazione
che affidarono a un official residente a
Sedilo. B. vide cos` accentuata la sua
posizione di dipendenza; i Cervellon si
estinsero nel 1681 aprendo lennesima
`
crisi per la successione. La crisi duro
decenni, B. e il Canales furono staccati
dal Parte Barigadu e nel 1725 tornarono
al fisco. Furono anni di forti tensioni e
` concretizzando lipotesi che il
si ando
vincolo feudale potesse cessare definitivamente. Fu una breve illusione, e infatti nel 1737 B. fu venduto dal fisco, con
tutto il Canales, al canonico Francesco
Solinas che ebbe titolo di marchese di
Sedilo; dopo lennesima lite ereditaria
` ai Delitala di
il feudo nel 1786 passo
Chiaramonti. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Oristano e nel
1839 fu riscattato agli ultimi feudatari.
` la puntuale testimoDi questi anni e
nianza di Vittorio Angius: La scuola
normale conta 6 fanciulli. Si sogliono
celebrare allanno uno o due matrimoni, nascono 6, muojono 8, in guisa
che il numero va riducendosi a zero. Le
malattie frequenti sono febbri intermittenti semplici e perniciose, e infiammazioni. Vi sono circa 40 famiglie, e 295
` molto
anime (anno 1833). La terra e
adatta ai cereali, e alle civaje [legumi].
Quelli possono fruttificare il 10, questi
il 6 o l8. Si suol seminare allanno da
400 starelli tra grano, orzo e fave. I ceci
sono coltivati a preferenza degli altri
legumi. Le vigne vi prosperano, ma non
` bianin maggior numero di 30. Il vino e
` facilmente
chiccio e di buon gusto, pero
inacidisce nella estate. Vendesi quindi
porzione del mosto ai ghilarzesi, dai
quali si compra acquavite, rosolii ecc.
Vi si semina un po di lino con qualche
profitto. Pochi alberi fruttiferi si colti-
28
pag. 34
Borore
in migliaia di lire; versamenti ICI 73;
aziende agricole 63; imprese commerciali 8; esercizi pubblici 1; esercizi al
dettaglio 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 50; disoccupati 16; inoccupati 13;
laureati 4; diplomati 11; con licenza media 67; con licenza elementare 88; analfabeti 4; automezzi circolanti 91; abbonamenti TV 58.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva domus de janas in regione San Michele e alcuni nuraghi:
Spinosu, Su Montigu, Trubeli. Senza
` il sito di
dubbio di grande interesse e
San Michele che prende il nome dalla
omonima chiesetta rupestre; qui in due
distinte pareti di trachite sono due
gruppi di domus de janas scavate nella
roccia; si tratta di sepolture con una
sola camera che comunica direttamente con la porta aperta verso lesterno.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE La struttura urbanistica del
paese ha conservato le caratteristiche
tradizionali con le sue vie strette disposte ad anfiteatro sul costone della collina, sulle quali si affacciano le case in
pietra, generalmente a corte chiusa da
` signifiun grande portale. Ledificio piu
` la chiesa parrocchiale di San
cativo e
Lorenzo, costruita probabilmente nel
secolo XVII in forme molto semplici e
con un interno spartano. Poco lontano
dal paese, quasi sul lago Omodeo, sorge
la chiesa campestre di San Salvatore,
costruita nel secolo XVI come parrocchia del villaggio di Orene ora scomparso. Ha limpianto a una navata e la
copertura in legno a capriate.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La fe` importante e
` quella di San Salsta piu
vatore, che si svolge nella seconda domenica di settembre presso lomonima
chiesa; si tratta anche di unoccasione
per lesibizione di balli tradizionali e di
` importante
canti. In passato la festa piu
29
pag. 35
Borore
per essere occupato da truppe arborensi e annesso al giudicato dArborea.
Gli anni che seguirono furono per B.
` . Scoppiata la guerra
anni di tranquillita
tra Aragona e Arborea, nel 1378, mentre
` acuta del conera in corso la fase piu
flitto, il villaggio fu incluso nei territori
che il re dAragona concesse al traditore Valore de Ligia che si era schierato
` a rimanere in
con lui. In effetti continuo
possesso del giudice dArborea fino alla
battaglia di Sanluri, subito dopo cadde
in mano al visconte di Narbona che con` a tenerlo fino al 1420, anno in cui,
tinuo
dopo la rinuncia del feudatario ai pro` a far parte del Regnum
pri diritti, entro
Sardiniae. Nel 1421 il villaggio fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles; i Centelles nel 1439 lo
cedettero a Salvatore Cubello come indennizzo per il mancato pagamento
della dote di sua sorella. Divenuto marchese dOristano, Salvatore nel 1463 incluse B. nel suo feudo; il villaggio fu poi
ereditato da Leonardo Alagon al quale
fu confiscato nel 1477. Dopo qualche
mese di confusione, e dopo la battaglia
` a far parte del feudo
di Macomer, torno
di Oliva; i Centelles, che risiedevano in
Spagna, fecero amministrare il vasto
feudo da una burocrazia alle loro dipendenze, cos` B. fu fatto dipendere
amministrativamente da un funzionario che risiedeva a Macomer. Estinti i
Centelles nel 1569, il villaggio, dopo
`
una lunga lite conclusa nel 1591, passo
ai Borgia che innovarono profondamente il suo sistema di amministra`
zione. Nel corso del Seicento si verifico
infatti un aumento del potere del feuda` a controllare direttatario che arrivo
mente lelezione del majore, esauto`
rando cos` completamente la comunita
e appoggiandosi ai rappresentanti di alcune famiglie di notabili locali che gestirono il potere in modo clientelare e
` era stato possibile perche
,
ingiusto. Cio
30
pag. 36
Borore
destate intermittenti, dinverno catar` tanto atta
rali, e le pleuritidi. La terra e
alla agricoltura, quanto alla pastura. Si
sogliono seminare 2000 starelli tra
grano ed orzo, e si miete il settuplo. Si
` di fave. Non si cusemina poca quantita
rano molto gli orti, che si hanno alle
sponde del rio Kerbos, e non vi si coltiva
altro che zucche, granone e pomidoro.
Il lino suol dare circa 1000 decine. Le
vigne vegetano bene, ma i vini sono ordinarii, e degenerano. Vi sono alcuni
oliveti, e poche specie e piccol numero
di piante fruttifere. Tre quinti del territorio sono occupati dai chiusi e dalle
tanche, le quali sono destinate alternativamente a pastura e ad agricoltura. Il
`
bestiame appartenente ai bororesi e
delle seguenti specie, e nel 1833 era nei
numeri notati per ciascuna: pecore
12 000, numero minore del solito, e cos`
ridotto dalla epizoozia dellanno antecedente; buoi da lavoro 400; vacche
900; porci 1000; giumenti 250; cavalli e
cavalle 360. In B. educavasi prima una
bella razza di cavalli, da cui si sceglievano i migliori destrieri che figuravano
nelle solenni corse dei Campidani.
Pare che qualcuno voglia ripigliar queste cure. Abolite le province, nel 1848
B. fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro, nella quale rimase
` a far
fino al 1859, momento in cui entro
parte della provincia di Sassari rimanendovi fino al 1927, anno in cui fu ricostituita la provincia di Nuoro. Nel 1928
si vide aggregare come frazioni i villaggi di Dualchi e di Noragugume che
solo nel 1939 ne furono staccati. Dopo il
1960 anche B. ha visto diminuire la sua
popolazione in conseguenza del fenomeno dellemigrazione alla ricerca di
` sicure.
condizioni di vita piu
& ECONOMIA La principale fonte di so` lallevamento, che puo
`
stentamento e
contare su un patrimonio zootecnico
piuttosto consistente, soprattutto per
31
pag. 37
Borore
tighe, Interenas, Ludrau, Magassula,
Mura de Figu, Oschera, Pischedda, Porcarzos, SInfurcadu, Suerzu, Toscono,
Tres Nuraghes, Ugore), alcuni dei quali
` interessanti della
considerati tra i piu
Sardegna, come quello di Oschera ai
confini col territorio di Macomer, del
tipo monotorre, molto ben conservato;
o quello detto Duos Nuraghes in prossi` dellabitato, imponente esempio
mita
di nuraghe polilobato con le torri colle` molto
gate da bastioni, purtroppo pero
danneggiato.
` pero
` ImIl sito di maggiore interesse e
bertighe, una Tomba di giganti situata a
poca distanza dallabitato, vicino alla
chiesa campestre di San Gavino. Lim` classico, consta
pianto della struttura e
infatti di unesedra da cui si accede alla
camera sepolcrale. Di particolare inte` la stele nella quale si apre la
resse e
porta attraverso la quale si accede dal-
` alta
lesedra allinterno del sepolcro: e
` considerata tra la piu
` significa4 m ed e
tive dellisola. A poca distanza dalla
chiesetta di San Gavino sorge il nuraghe Porcarzos, che ha una pianta complessa caratterizzata da un mastio centrale circondato da un bastione a quattro torri, oltre il quale si trova unulteriore cinta di mura esterne. La monumentale fortezza attende di essere convenientemente studiata.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato in parte
lassetto urbanistico tradizionale, articolato in strade larghe sulle quali si af` piani,
facciano le case in pietra a piu
talvolta precedute da una corte chiusa
da un grande portale tipica di queste
regioni centrali. Ledificio di maggior
` la chiesa della Vergine del Carspicco e
melo, parrocchiale costruita nel secolo
XVII in forme molto semplici; altro edi` la chiesa di San Lussorio, coficio e
struita nel secolo XVIII alla periferia
` Turru, anchessa
del paese in localita
di forme essenziali e spoglia di qualsiasi ornamento.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In occasione delle feste popolari si conserva
` antiche usanze della
memoria delle piu
` ; tra queste e
` la festa di San
comunita
Lussorio che si svolge il 21 agosto; le celebrazioni si aprono con un magnifico
corteo di cavalieri in costume che scortano il simulacro del santo alla chiesa
della Beata Vergine del Carmelo; nel
pomeriggio attorno alla chiesa si svolge
una spericolata corsa di cavalli, detta
` rdia, della quale si ha memoria fin da
a
tempi molto remoti. In passato altro mo` era la festa
mento di grande intensita
del Carnevale che culminava con uno
spericolato palio durante il quale i cavalieri dovevano colpire alla testa una
gallina appesa. Di questa usanza, resa
impopolare anche dalle leggi a prote` persa memoria,
zione degli animali, si e
32
pag. 38
Borras
` persa la memoria dellattitidu
come si e
o compianto recitato per le persone defunte e ancora in auge fino alla fine dellOttocento.
33
pag. 39
Borras
dove un Pasquale divenne nel 1784 comandante della Marina borbonica.
` sec.
ritano (Cagliari, seconda meta
` sec. XVIII).
XVII-Napoli?, prima meta
Scoppiata la guerra di successione spa` tra i partigiani degli
gnola si schiero
Asburgo e fu tra i protagonisti dei moti
galluresi del 1707, che facilitarono larrivo nellisola alla nuova dinastia. Nel
1720, passata la Sardegna ai Savoia,
prefer` lasciare la Sardegna e trasferirsi nel regno di Napoli.
Borro1 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria
del Sigerro. Sorgeva non lontano dal castello di Acquafredda. Finita lesistenza
del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 il villaggio fu compreso
nel terzo toccato ai Della Gherardesca,
che per insanabili contrasti tra i due
rami della famiglia, poco tempo dopo,
procedettero a unaltra divisione tra
loro. B. cos` fu attribuito al ramo del
conte Ugolino e prese a essere amministrato dai funzionari dei nuovi signori
con precisione fiscale. La sua struttura
sociale fu conservata, i suoi abitanti
continuarono a eleggere annualmente
il majore e, nel complesso, condussero
una vita tranquilla. In seguito il conte
Ugolino, che si era impadronito del potere a Pisa, fu assassinato, probabilmente col concorso dei cugini dellaltro
ramo, per cui nel 1289 i figli dichiararono guerra al Comune. Il villaggio fu
investito dalle operazioni, sub` dei
danni e quando i Della Gherardesca fu` sotto il
rono sconfitti, dal 1295 passo
controllo diretto di Pisa che lo fece amministrare da suoi funzionari. Con larrivo degli Aragonesi, nel 1324, fu dato in
amministrazione al castellano di Acquafredda. Negli anni successivi fu duramente provato dalla peste e dalle vi-
34
pag. 40
Borro
cune famiglie dellaristocrazia; nel
1695 ottenne il privilegio del cavalie` e nel
rato ereditario e della nobilta
1698 fu ammesso allo Stamento militare. I suoi figli, impegnati nel processo
di trasformazione da borghesi in gentiluomini, non trascurarono la tipografia
che nei primi decenni del secolo XVIII
si avvalse anche dellopera dello stampatore Gaspare Garimberti; tre di essi,
Demetrio, Pietro Giovanni e Giovanni
Battista furono personaggi di assoluto
rilievo. Durante la guerra di successione spagnola si schierarono nel partito filoasburgico. Passata lisola agli
Asburgo, nel 1712 la famiglia ebbe in
feudo il territorio di Marrubiu e Zura` perse nel
dili in libero allodio, che pero
1717 in seguito alla spedizione dellAlberoni. Trasferita lisola ai Savoia, i B.
non riuscirono a instaurare un buon
rapporto con la nuova amministrazione, per cui in pochi anni furono costretti a chiudere la tipografia, ma soprattutto non riuscirono a recuperare il
territorio che avevano perduto. In par` la tipoticolare Pietro Giovanni eredito
grafia e fu il protagonista dellultimo
periodo della sua storia fino alla chiusura. Aveva sposato una Aymerich: la
loro discendenza si estinse nel 1790. I
`,
personaggi di maggiore rilievo, pero
furono il canonico Demetrio, avversa sabaudo Pallavicino di
rio del vicere
my, e soprattutto il dottor GioSaint-Re
vanni Battista che, come abbiamo visto,
` essere considerato il capostipite
puo
del ramo feudale della famiglia. Fu
` suo figlio Giacomo a recuperare il
pero
feudo nel 1752, con un compromesso in
` in posbase al quale la famiglia torno
sesso del territorio di Marrubiu e Zuradili e fu insignita del titolo marchionale
col predicato di San Carlo. La sua discendenza si estinse nel 1794 con Francesco.
pag. 41
Borro
(Cagliari 1676-ivi 1715). Figlio di Giacomo, conseguita la laurea in Legge intraprese la carriera amministrativa;
scoppiata la guerra di successione spa` nel partito filoasburgnola, si schiero
gico del quale divenne uno dei maggiori
esponenti. Dopo il passaggio della Sardegna agli Asburgo, nel 1712 ebbe in libero allodio i territori spopolati di Marrubiu e Zuradili.
36
pag. 42
Bortigali
conosciuto al giudice dArborea e nel
1339 il re dAragona concesse a Mariano
IV il titolo di conte del Goceano. Limportanza di B., che nel 1348 soffr` per
lepidemia di peste, venne meno
` Burgos, ma
quando il giudice fondo
` a essere un centro di una qualcontinuo
che importanza. Scoppiata la guerra tra
Mariano IV e Pietro IV divenne uno dei
centri della resistenza giudicale e nel
1378, negli anni in cui il conflitto si fece
` acuto, il re dAragona provocatoriapiu
mente incluse B. nei territori che aveva
concesso in feudo al traditore Valore de
` il villaggio continuo
`a
Ligia. In realta
rimanere in possesso arborense fino
alla caduta del giudicato, e dopo il 1409
fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio non era ancora pacificato. Infatti sembrava dovesse cadere nelle mani del visconte di
Narbona e negli anni seguenti fu teatro
di una continua guerriglia della quale
` Bartolo Manno per invadere
approfitto
la
e devastare tutto il Goceano. Poiche
situazione sembrava non potesse essere controllata dal marchese dOristano, nel 1421 fu sul punto di entrare a
far parte del grande feudo concesso a
Bernardo Centelles; nel 1422 Leonardo
Cubello invase il territorio, sconfisse
` il
Bartolo Manno e finalmente occupo
Goceano. Cos` B., che ormai era ridotto
a un villaggio di modeste proporzioni,
dopo anni di tribolazioni pervenne ai
marchesi dOristano. Dopo la ribellione
di Leonardo Alagon, a partire dal 1478,
venne amministrato direttamente da
funzionari reali. Nei secoli successivi
il villaggio decadde ulteriormente e
` spopolandosi. I suoi abitanti fuando
rono costretti a pagare pesanti tributi e
persero progressivamente la loro autonomia. Dopo il 1677 gli abitanti cominciarono a trasferirsi a Esporlatu; dopo
il 1725 il villaggio contava 30 abitanti ed
&
37
pag. 43
Bortigali
nus dallaltro, ma ha a brevissima distanza sia il nuovo tracciato della statale che la superstrada Cagliari-Sassari; alla periferia si trova anche la stazione lungo la ferrovia a scartamento
ridotto Macomer-Nuoro.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
romana. In epoca medioevale apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Marghine; fu
donato allabbazia di San Nicola di
Trullas. Divenne in quel tempo un rinomato centro di allevamento di cavalli.
Dopo lestinzione della famiglia giudicale fu conteso tra i Doria e gli Arborea
e fin` per essere occupato da truppe arborensi. Gli anni che seguirono furono
per B. relativamente tranquilli, e la co` continuo
` a godere della propria
munita
tradizionale autonomia. Scoppiata la
guerra tra Aragona e Arborea nel 1378,
` acuta del
mentre era in atto la fase piu
conflitto, il villaggio fu incluso nei territori che il re dAragona concesse provocatoriamente al traditore Valore de Ligia che si era schierato con lui. In effetti
` a rimanere in posil villaggio continuo
sesso del giudice dArborea fino alla
battaglia di Sanluri, subito dopo cadde
nelle mani del visconte di Narbona che
` a tenerlo fino al 1420, anno in
continuo
cui, dopo che questultimo ebbe rinun` a far parte
ciato ai propri diritti, entro
del Regnum Sardiniae. Nel 1421 fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles; i Centelles nel 1439 lo
cedettero a Salvatore Cubello come indennizzo per il mancato pagamento
della dote di sua sorella. Divenuto marchese dOristano, nel 1463 Salvatore incluse B. nel suo feudo; il villaggio fu poi
ereditato da Leonardo Alagon al quale
fu confiscato nel 1477. Dopo qualche
mese di confusione, dopo la battaglia
` a far parte del feudo
di Macomer, torno
di Oliva. I Centelles, che risiedevano in
Spagna, fecero amministrare il loro
feudo da una burocrazia alle loro dipendenze, e B. fu fatto dipendere amministrativamente da un funzionario che
risiedeva a Macomer.
38
pag. 44
Bortigali
` a Maria
chesato del Marghine che tocco
Giuseppa Pimentel, erede dei Borgia e
moglie di Pietro Tellez Giron. Come
molti altri dei villaggi del Marghine
non ebbe un rapporto facile con i nuovi
feudatari che dalla Spagna facevano
amministrare il feudo a funzionari
senza scrupoli, cos` tra il 1774 e il 1785
` apertamente di pagare i trisi rifiuto
buti e nel 1795 prese parte ai moti antifeudali. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cuglieri, nel 1843 sciolse il
poco felice rapporto con gli ultimi feudatari. Di questi anni la puntuale testimonianza di Vittorio Angius: Componesi di 520 case, le strade sono niente
regolari, e poco pulite anche destate.
` . La
Il clima patisce dalquanta umidita
neve vi persiste talvolta anche 20 giorni,
` una disgrazia fatale per il beil che e
stiame. La vicinanza del monte, uno
` alti della catena del Marghine,
dei piu
attrae spesso le tempeste. La scuola
normale frequentasi da 40 fanciulli. Il
numero dei matrimoni suol essere di
25 allanno, mentre le nascite si computano 95, le morti 40. Lordinario corso
` ai 70. Le malattie piu
` fredella vita e
quenti sono infiammazioni di petto e
febbri periodiche. Il numero delle famiglie arriva a 515, delle anime a 2920 nel
1833, le quali nel 1829 assommavano a
3000. La terra prestasi a tutte le voglie
del contadino. Specialmente riconoscesi atta ai grani ed orzi, che ordinariamente fruttificano il ventuplo. Coltivansi molte specie di erbaggi e legumi.
Le patate forniscono il nutrimento alle
famiglie povere, quando fall` la messe.
La vite vi prospera mediocremente, e la
` dei vini non dispiace. Le piante
qualita
fruttifere sono varie nella specie, copiose nel numero, grate nei frutti. Le
grandi e piccole chiudende occupano
` gran parte dellestensione terrila piu
toriale, e servono principalmente al pascolo delle vacche, e bestiame destinato
39
pag. 45
Bortigali
cia, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale, sportello per i servizi bancari.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1606 unita
di cui stranieri 2; maschi 780; femmine
826; famiglie 639. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 19 e nati
9; cancellati dallanagrafe 20; nuovi
iscritti 11. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 13 764; versamenti ICI 618; aziende agricole 157; imprese commerciali 79; esercizi pubblici
13; esercizi allingrosso 2; esercizi al
dettaglio 26; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 484; disoccupati
82; inoccupati 63; laureati 31; diplomati
195; con licenza media 417; con licenza
elementare 699; analfabeti 12; automezzi circolanti 532; abbonamenti TV
537.
40
pag. 46
Bortigali
una sola navata su cui si affacciano alcune cappelle laterali e il presbiterio,
con copertura a volte a crociera. La fac` in conci di trachite rossa di
ciata e
grande effetto; poco distante dalla
chiesa sorge il campanile con la cuspide ornata da tipici gattelli di gusto
gotico-aragonese; nelle strade attorno
alla chiesa si possono individuare diverse case che conservano finestre e
portali di tipo aragonese molto sugge scolpiti con vari motivi da
stivi, perche
abili scalpellini. A monte di questo nucleo primitivo e attorno alla strada
` sviluppata la parte piu
`
principale si e
recente dellabitato che conserva diversi palazzotti ottocenteschi con qualche pretesa e una rete di stradine nelle
quali si affacciano le classiche case in
pietra tipiche del territorio. Dal paese
ha origine una strada che, salendo sul
fianco della montagna, conduce alla
frazione di Mulargia (=) inserita in un
piacevole ambiente ricco di boschi particolarmente suggestivi.
41
pag. 47
Bortigiadas
antichissimo simulacro, oggi conservato nella parrocchia, cui si attribuiva
` di influire sulla situazione atla virtu
mosferica, e per questo ci si rivolgeva
ad esso soprattutto durante i periodi di
`.
siccita
lizzato a pascolo. Qualche tratto di pianura adatto alle coltivazioni si trova soltanto nella parte meridionale, dove
scorre il Coghinas e si trova la frazione
`nnari, la piu
` popolosa di quelle
di Tisie
che fanno capo a questo comune. Il
paese si trova a soli 3 km dalla S.S. 127
` collegata
Sassari-Tempio, alla quale e
con un raccordo che poi continua per
` servito anche dalla ferrovia
Viddalba. E
a scartamento ridotto Sassari-Tempio,
utilizzata oggi prevalentemente a scopi
turistici.
& STORIA Sulle origini del villaggio
poco si sa, anche se le numerose testimonianze romane ritrovate nelle campagne fanno pensare a un centro romano posto lungo la strada che da Gemellae portava a Olbia. Nel Medioevo
apparteneva al giudicato di Gallura,
era compreso nella curatoria di Gemini
` popoloso e sviluppato del
ed era il piu
distretto detto Gemini basso; estinta la
`
famiglia giudicale nella seconda meta
del secolo XIII prese a essere amministrato direttamente da funzionari pi`
sani. Dopo la conquista aragonese entro
a far parte del Regnum Sardiniae ma la
` a tenere un
sua popolazione continuo
atteggiamento ostile nei confronti degli
invasori. Nel 1324 una parte del territo` nel
rio fu concessa ai Catoni che pero
1325 furono cacciati da Sassari per cui
` degli abitanti di B. nei conlostilita
fronti degli Aragonesi non venne meno.
Il territorio fu definitivamente conquistato da Raimondo Cardona solo nel
` a far parte di un
1330 e il villaggio entro
feudo concesso a Guglielmo Pujalt, che
comprendeva quasi tutto il Gemini. La
` sembrava non voler
popolazione pero
accettare la situazione e mal tollerava
il vincolo feudale, cos` che, quando
` la guerra tra Doria e Aragona,
scoppio
` a combattere gli Aragonesi.
continuo
Pujalt mor` senza figli e nel 1347 il re
` di dare il villaggio e lintera curapenso
42
pag. 48
Bortigiadas
toria in pegno a Giovanni dArborea
nellintento di pacificare la popolazione. Dopo che questultimo fu arrestato da suo fratello Mariano, il territorio fu abbandonato a se stesso, sub` i
danni della guerra tra Aragona e Arbo`
rea e nel 1376 quelli della peste. B. pero
` come alcuni altri villaggi
non si spopolo
`
vicini: si calcola che avesse ancora piu
di 200 abitanti. Terminata la guerra,
cadde in mano al visconte di Narbona
che lo tenne fino al 1420, anno in cui
` a far parte del Regnum Sardirientro
niae. Cos` B. venne in possesso dei Carroz, eredi di Giovanni dArborea; essi lo
unirono al loro grande feudo di Terranova e lo fecero amministrare da loro
` e la pofiduciari. Lestrema perifericita
sizione del villaggio, sperduto tra i
monti, sebbene fosse non lontano da
Tempio, furono i fattori che permisero
a B. di conservare una relativa autonomia. I Carroz lo possedettero fino alla
` del secolo XV quando,
seconda meta
per il matrimonio di Beatrice con Pie`a
tro Maza de Lic
ana, il villaggio passo
questa famiglia. A loro volta i Maza si
estinsero nel 1546 e per la successione
` una lunga lite tra i diversi
scoppio
eredi. La contesa si concluse nel 1571
` B. ai Porcon una divisione che assegno
tugal, famiglia coinvolta nella lite per il
patrimonio dei Maza. Da questi ultimi il
territorio nel 1584, per il matrimonio di
Anna Portugal con Rodrigo De Silva,
` a questa famiglia. Nel 1617 tutto
passo
il territorio fu unito anche amministrativamente al marchesato di Orani; da
quel momento B. fu amministrato da
un regidor e da una burocrazia che risiedevano in quel paese lontano. La sua
posizione periferica fu pertanto mantenuta come lo spirito di indipendenza
dei suoi abitanti che nel corso del se` . Il
colo XVII raggiunsero le 600 unita
` non fu ferapporto con i feudatari pero
` notevollice, il carico fiscale aumento
43
pag. 49
Bortigiadas
degli individui non sorpassa il migliajo.
` delle uve, tenue il
Poche sono le qualita
ricolto, e si dee supplire con molto comprato da Tempio, e da Luras. Siccome in
` sassoso e bomassima parte il terreno e
` appena si puo
` seminare
schivo, pero
starelli di grano 250, 100 dorzo, 50 di
` andare
fave. La fruttificazione ne puo
al settuplo. Di lino se ne raccoglie tanto
quanto esigano i propri bisogni. Le antiche o grandi chiudende occupano brevissima estensione del territorio. Vi si
` sovente vi si tiene il besemina, ma piu
stiame manso a pastura. Le selve sono
variate di quercie, lecci, soveri, roveri,
lentischi, corbezzoli, ontani. Il bestiame che educasi si rappresenta dalle
seguenti somme secondo le specie. Pecore 2000, capre 1500, vacche 300, porci
200. Al riscatto dei feudi e una volta
abolite le province, B. fu compreso
nella divisione amministrativa di Sassari e quindi, dopo il 1859, nella provincia di Sassari. La sua popolazione viveva prevalentemente sparsa nel vastissimo territorio in quattro cussorge.
Il processo di concentrazione nellattuale centro abitato risale alla fine dellOttocento; nel 1975 le frazioni di Giagazzu e Giuncana furono aggregate al
neocostituito comune di Viddalba.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
fondamentalmente sullallevamento ed
esiste un discreto patrimonio zootec` che da
nico, costituito da bovini piu
` favorevole
ovini. In qualche tratto piu
del territorio si pratica anche lagricoltura, in particolare lorticoltura, e qualche provento deriva anche dalla coltivazione dei ciliegi e dallestrazione periodica del sughero. Vi operano anche
un albergo con 20 posti letto e due agriturismi con 8 posti letto. Artigianato. In
passato le donne tessevano il lino e la
lana producendo manufatti di discreta
fattura ma solo per uso domestico. Ser` collegato mediante
vizi. Il villaggio e
autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di medico, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale, sportello di
servizi bancari.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 919 unita
di cui stranieri 3; maschi 458; femmine
461; famiglie 354. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 13 e nati
4; cancellati dallanagrafe 14; nuovi
iscritti 5. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 13 614 in migliaia di lire; versamenti ICI 289;
aziende agricole 190; imprese commerciali 38; esercizi pubblici 7; esercizi al
dettaglio 14; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 266; disoccupati
60; inoccupati 35; laureati 12; diplomati
100; con licenza media 255; con licenza
elementare 349; analfabeti 71; automezzi circolanti 441; abbonamenti TV
300.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` ricco di nuraghi (Cantareddu,
torio e
Middina, Punta Capraia, Punta Nuraga,
Puppia, San Pancrazio, Santu Russugliu, Traicatu), di domus de janas (Con` nnari) e conchedda di La Fata, Tisie
serva ruderi romani a Sa Menta e allo
Spirito Santo. Di un certo interesse anche le grotte di Conca Manna e Conca di
` importante
Martinu. Il monumento piu
` quello di Tisie
`nnari: una necropoli di
e
domus de janas ipogeiche situata a
qualche chilometro dallabitato. In alcuni di questi ipogei le pareti sono decorate con protomi taurine e figure di
esseri umani rappresentati con motivi
geometrici di grande effetto.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il villaggio ha mantenuto il tradizionale impianto dei centri
galluresi con strade larghe sulle quali si
affacciano le tipiche case in granito, a
due piani sulla via principale, a un solo
` impiano nelle traverse. Ledificio piu
44
pag. 50
Bortigiadas
` la chiesa di San Nicola di
portante e
Bari, parrocchiale costruita tra il secolo XVI e il XVII; ha una sola navata
sulla quale si affacciano il presbiterio e
alcune cappelle laterali; la copertura
originariamente era in legno. Nel corso
del secolo XVII la chiesa fu ristrutturata, la copertura in legno venne sostituita con una volta a botte e una cappella laterale venne demolita per lasciar posto al campanile. Linterno custodisce un dipinto del secolo XVII e ha
`
alle pareti vetrate decorate; ledificio e
stato restaurato completamente nel
1939. A poca distanza sorge la chiesa di
Santa Croce, la cui costruzione risale al
secolo XVIII. Ha una sola navata a
forma rettangolare e la facciata costruita con i tipici conci in granito. Era
sede della Confraternita della Santa
` stata piu
`
Croce, nel corso dei secoli e
volte restaurata e in molti periodi
chiusa al culto. Infine nelledificio del
` ospitato il Museo MineraloComune e
gico, uninteressante raccolta inaugurata nel 1983 nella quale sono esposti
` di 1000 campioni di minerali riconpiu
` di 260 specie diverse;
ducibili a piu
completo il panorama delle
pressoche
` presenti in Sardegna. Di grande
varieta
interesse storico e culturale, oltre che
ovviamente religioso, sono anche le numerose chiesette campestri distribuite
`
nelle bellissime campagne; in localita
Scala Ruia, presso le sponde del Coghinas nella frazione di Tisiennari, sorge
quella di San Rocco, patrono dei viandanti, posta in una posizione strategica
per il transito tra Anglona e Gallura. Fu
costruita nel secolo XVIII probabil` antica;
mente sui resti di una chiesa piu
ha una sola navata di forma rettango` abbellita da un
lare, la sua facciata e
` stata comcampanile a vela. Nel 1966 e
pletamente restaurata. A poca distanza
dallabitato, lungo la strada per Viddalba, sorge infine il santuario di San
45
pag. 51
Borutta
completato da unaltra gonna (lu suncurinu o valletta), usata come un manto
che copre la testa e le braccia. Labbigliamento maschile comprende la camicia plissettata, guarnita da un ricco
pizzo; i calzoni di tela grezza; sopra la
camicia si indossa un corpetto di velluto rosso a doppio petto con due file di
bottoni chiuso in vita da una fascia di
` colori; sopra i callana (limbogia) a piu
zoni si indossano il gonnellino di panno
nero orlato di velluto rosso e le ghette
dello stesso tessuto, anchesse orlate di
` completato
rosso; labbigliamento e
dalla berretta rossa (nera durante i periodi di lutto). Attualmente una pallida
memoria delle antiche usanze si conserva ancora nelle feste campestri, la
` importante delle quali e
` ancora
piu
quella di San Rocco. La prima domenica di giugno si tiene una sagra delle
Ciliegie, e il 12 maggio e lultima domenica di settembre si fa festa per San
Pancrazio. A queste celebrazioni, risa` aggiunta
lenti tutte alla tradizione, si e
ultimamente una festa della Birra, che
si svolge durante lestate per attirare i
villeggianti dalla costa.
STORIA Il villaggio ha probabili origini altomedioevali legate alla scom` di Sorres di cui dovette esparsa citta
sere unappendice. Crebbe di importanza con la progressiva scomparsa dellantico nucleo, e per un certo periodo
dovette essere anche residenza episcopale. Faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del
Meilogu. Dopo la morte della giudicessa Adelasia, unitamente allintera
` in mano ai Doria che lo
curatoria passo
inclusero nel piccolo stato feudale che
avevano formato. Essi seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti
del villaggio che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia vivendo sostanzialmente in pace fino alla conquista aragonese. Allora i Doria si dichia-
&
46
pag. 52
Borutta
rarono vassalli del re dAragona, cos` B.
` a far parte del Regnum
nel 1323 entro
` nel 1325 i Doria
Sardiniae. Quando pero
si ribellarono e ne fecero una delle basi
della loro organizzazione militare, il
villaggio fu teatro della guerra e nel
1330 fu devastato e occupato per un
breve periodo dalle truppe aragonesi
guidate da Raimondo Cardona. Poco
` in possesso dei Doria e sub`
dopo torno
altri gravi danni; durante la ribellione
del 1347 e dopo lepidemia di peste del
` quasi completamente.
1348 si spopolo
In seguito i Doria si avvicinarono al re
`
dAragona ma quando nel 1365 scoppio
la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV B. fu occupato dalle truppe arborensi, dopo un disperato tentativo di resistenza di Brancaleone Doria. Quando
` questultimo sposo
` Eleonora dArpero
borea, la situazione del villaggio cam` , pur continuando a essere amminibio
strato come se fosse possesso giudicale
fino alla caduta di Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri cadde nelle mani del
visconte di Narbona che lo tenne fino al
` a far parte
1420; nello stesso anno torno
del Regnum Sardiniae e fu amministrato da funzionari reali. Nel 1445 fu
concesso in feudo ad Angelo Marongio,
` si estinse nel
la cui discendenza pero
1479; subito dopo la sua vedova Rosa
` di entrarne in posGambella (=) tento
sesso ma il fisco, che considerava devo`.
luto il feudo, le si oppose e lo confisco
Al termine di una serie di vicende romanzesche la Gambella, che aveva ce Xiduto allinteressata corte del vicere
n Pe
rez e lo aveva sposato in seconde
me
` la lite col fisco. Probanozze, continuo
bilmente le pressioni del nuovo marito
le consentirono di avere nel 1480 parziale soddisfazione e le fecero acquisire
` , ma con lescluuna parte delleredita
` a rimanere
sione di B., che continuo
nelle mani dellamministrazione reale.
Ben presto la sconsiderata si rese conto
`
Estintisi i Comprat nel 1672, B. passo
` a una famiglia, i Miranda,
per eredita
che risiedeva in Spagna e che fece amministrare il feudo da un podatario, accentuando ulteriormente lo stato di tensione tra la popolazione. Nel corso del
` nelle
secolo XVIII il villaggio passo
mani di diversi feudatari che dovettero
lottare col fisco che ne tentava la confi-
47
pag. 53
Borutta
sca. Il disagio della popolazione au` e nel 1795 esplose nei moti antimento
feudali durante i quali gli insorti distrussero il palazzo dellamministrazione baronale. Nel 1821 il villaggio fu
incluso nella provincia di Alghero e nel
1838 fu riscattato ai De Queralt. In questo lasso di tempo si colloca la testimo` situato
nianza di Vittorio Angius: E
sulla costa del Pelao. Componesi di
circa 100 case. In sole 25 case si lavora
al telajo. La scuola normale non conta
` di 5 fanciulli. Dal censispesso piu
mento parrocchiale (anno 1833) apparve il numero delle anime di 482 in
famiglie 99. Si celebrano allanno uno o
due matrimoni, nascono 10, muojono 7.
` riIl territorio assegnato ai boruttesi e
stretto, e forse non capisce mille starelli
di semenza. Quindi essi devon passare
in altre giurisdizioni, e prendere in affitto delle terre, in cui possano esercitar lagricoltura. Questi lavori si fanno
con 40 gioghi, che solcano per starelli di
grano 300, dorzo 150, di fave altrettanto, di lino 100, di granone 5. La quan` della messe suol essere ottupla
tita
della seminazione. I vini di B. sono
` . Il grano si
bianchi, e di qualche bonta
vende ai florinesi, ed ai sassaresi. Qual`
che volta vendesi vino ai torralbesi, piu
` se ne compra dai tiesini. Le
spesso pero
` moltiplicate delle piante
specie piu
fruttifere sono susini, peri, noci, peschi,
meligranati, cotogni ecc. Il bestiame si
riduce alla sola specie pecorina distribuita in 5 branchi di 350 capi cadauno. I
formaggi non sono molto stimati, e vendonsi ai sassaresi. Volpi, lepri, gatti selvatici sono le sole specie che si trovano
nel territorio, Le pernici, i merli, i colombacci sono in molto numero, e in
grandi stormi. Quando, nel 1848, fu
abolita la provincia di Alghero, B. fu incluso nella divisione amministrativa di
Sassari e in questa rimase fino al 1859,
quando fu incluso nella omonima pro-
`
vincia. Nel corso della seconda meta
dellOttocento la sua economia, che
` a
sembrava essersi risollevata, inizio
regredire, e con la crisi di fine secolo
ebbe un grande tracollo e molti dei
suoi abitanti emigrarono. Nel corso dei
primi decenni del Novecento si riprese
grazie allo sviluppo della viticoltura e
della cerealicoltura, la popolazione
prese nuovamente ad aumentare arrivando a oltre 650 abitanti, ma dopo il
` inesorabile una nuova on1961 inizio
data di emigrazione.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sulla pastorizia, specie lallevamento
` luogo alla produzione
degli ovini che da
di lana e di formaggio, e in minima
parte sullagricoltura, in particolare la
cerealicoltura e la coltivazione di legumi. Artigianato. Resta soltanto qualche debole memoria di un artigianato
` avuto seguito.
tessile che non ha pero
Molto importante oggi il laboratorio di
restauro del libro antico (e talvolta anche di altri oggetti) tenuto dai monaci
del convento di Sorres. Servizi. Il villag` collegato mediante autolinee agli
gio e
altri centri della provincia; dista da
` dotato di scuola delSassari 36 km. E
lobbligo e di uno sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`:
2001 la popolazione contava 323 unita
maschi 149; femmine 174; famiglie 132.
La tendenza complessiva rivelava una
diminuzione della popolazione, con
morti per anno 6 e nati 0; cancellati dallanagrafe 2; nuovi iscritti 0. Tra gli indicatori economici: imponibile medio
IRPEF 13 993 in migliaia di lire; versamenti ICI 194; aziende agricole 58; imprese commerciali 20; esercizi pubblici
3; esercizi al dettaglio 4; ambulanti 1.
Tra gli indicatori sociali: occupati 110;
disoccupati 5; inoccupati 27; diplomati
44; con licenza media 104; con licenza
elementare 142; analfabeti 11; auto-
48
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Borutta
mezzi circolanti 143; abbonamenti TV
109.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` archeologicamente
torio del villaggio e
importante per alcune grotte poste su
una parete che sovrasta labitato e conosciute come Bau Grutta: hanno restituito testimonianze ascrivibili al Mesolitico e alla cultura di Ozieri; in particolare vi sono stati trovati dei bracciali in
pietra verde che avevano una funzione
magica. Il territorio possiede anche alcune domus de janas e un nuraghe
molto danneggiato.
49
pag. 55
Borzacheri
festa solenne che richiamava attorno
allantica basilica una grande moltitudine anche da altri paesi vicini, ed era
anche occasione per lo svolgimento di
una fiera. Attualmente il momento culminante ha un carattere prettamente
religioso e consiste nel giro penitenziale che i pellegrini fanno attorno al
santuario prima di lasciarlo.
Borzacheri Antico villaggio del giudicato dArborea, compreso nella curatoria del Parte Ocier. Nel corso del secolo
XIV soffr` gravi danni a causa della peste del 1376, e allatto della pace del
1388 era completamente spopolato.
` del Temo e`
Bosa Il panorama della citta
dominato dal castello di Serravalle, costruito
dai Malaspina agli inizi del secolo XII.
& STORIA Probabilmente la citta
`e
` di
origini fenicie, sorgeva sulla riva sinistra del Temo a 2 km dalla foce nella
vallata di Messerchimbe; successiva` in epoca punica e romente si sviluppo
mana. Era conosciuta col nome di B. vetus: da questa si sarebbe sviluppata Cal` nelmedia che decadde e si spopolo
lAlto Medioevo a causa delle continue
incursioni degli Arabi. Agli inizi del secolo XI il territorio, che apparteneva al
giudicato di Torres e faceva parte della
` in
curatoria della Planargia, passo
mano ai Malaspina. Essi sulla riva destra del fiume costruirono il castello di
Salvaterra, attorno al quale dopo il 1112
` la B. attuale; allestinzione
si formo
della famiglia giudicale di Torres essi
formarono con i loro domini sardi un
piccolo stato feudale che aveva i suoi
punti di forza nei castelli di Salvaterra
` e il territorio venie di Osilo. La citta
vano, secondo luso dei Malaspina, governati congiuntamente; in particolare
`, che nel corso dei secoli era dila citta
venuta un fiorente centro commerciale,
50
pag. 56
Bosa
veniva governata sulla base di uno statuto a imitazione dei comuni italiani
(Breve) di cui possediamo alcuni fram` erano frequenmenti. I Malaspina pero
temente in lite tra loro; questa situazione li indusse agli inizi del Trecento
a sbarazzarsi del loro patrimonio. La
` nel 1308 con una sedecisione maturo
quenza di fatti poco chiara: infatti sembra che essi in un primo momento ab` e la Planargia in
biano ceduto la citta
`
pegno ai giudici dArborea e che pero
si siano dichiarati vassalli del re dAragona per lintero patrimonio sardo. Gli
Arborea subito dopo fecero del castello
una delle loro residenze e a seguito
della conquista, per quanto i Malaspina
avessero tentato di ritornarne in possesso, rifiutarono di rendere il tutto e
anzi, formalmente, nel 1324 cedettero
` e castello al re. Cos` B. entro
` a far
citta
parte del Regnum Sardiniae; di fatto
` rimase in possesso degli Arborea
pero
che nel 1328 ne furono infeudati. Negli
anni successivi, morto nel 1335 Ugone
II, Giovanni dArborea fu creato signore
di B. e a partire dal 1338 prese a risie` ed estese tutti i
dervi. Egli confermo
` godeva e, poiche
51
pag. 57
Bosa
Nella prima parte del secolo XV, per
quanto nel 1430 il castello fosse stato
concesso, con tutto il territorio della
Planargia, a Guglielmo Raimondo Mon` scorrettamente
cada (che si comporto
provocando lintervento del governa` ),
tore del Logudoro in favore della citta
B. riusc` a mantenere la propria autonomia e il privilegio di utilizzare i pro` la citta
`
pri antichi statuti. Nel 1468 pero
e la Planargia furono infeudate a Gio` si venne a trovanni Vilamar` e la citta
vare in una imbarazzante situazione
nuova che paradossalmente si tradusse
a suo vantaggio. Infatti i nuovi feudatari
` e promiprestarono omaggio alla citta
sero di rispettarne i privilegi. Cos` B.,
` a proprotetta dai suoi baroni, continuo
sperare; nel 1493 i Vilamar` ottennero il
riconoscimento del privilegio del libero
commercio e della pesca per il porto di
B. e definirono cos` a suo favore le annose controversie con Oristano e con Al` , iniziato
ghero. Sembrava che la citta
un costruttivo rapporto con i suoi feudatari, fosse destinata a un ulteriore
sviluppo quando pervenne allultima
dei Vilamar`, la principessa di Salerno,
` estenche seppe con grande abilita
` nel
derne i privilegi. Frattanto pero
1528 i suoi cittadini, per impedire leventuale sbarco francese, ostruirono la
foce del Temo determinando cos` le
condizioni per la successiva decadenza
`.
del porto e delle sue fiorenti attivita
Nel 1556 Isabella Vilamar`, ultima signora di B., consent` che gli abitanti
` riscattassero la loro dipendella citta
denza feudale e acquistassero lo status
` reale; mor` di l` a poco e, poiche
di citta
la successione si mostrava intricata, il
feudo fu confiscato. Cos` B., incorporata
nuovamente nel patrimonio reale, ri` regia; i suoi antiprese lo status di citta
chi statuti furono tradotti in catalano.
` di ot` nei secoli successivi tento
La citta
tenere linvestitura della Planargia,
52
pag. 58
Bosa
stre. Artigianato. Tradizionali e ancora
` delle donne
sviluppate sono le attivita
che producono il filet di B., caratteristico ricamo a figure di grande ele` artigianali molto riganza; altre attivita
nomate sono quelle della lavorazione
della filigrana doro e del corallo. Caratteristica la produzione di nasse da
parte dei pescatori. In passato era tradizionale lartigianato del cuoio che,
sfruttando la grande produzione di materia prima, dava luogo a prodotti di
`. Servizi. La citta
`, che ha a breve
qualita
` coldistanza la frazione di B. Marina, e
legata con il territorio regionale da autolinee e dalla ferrovia secondaria, e dispone di un piccolo porto che viene utilizzato da pescatori e diportisti. Dispone di ospedale, guardia medica, medico, farmacie, scuola dellobbligo e
scuola secondaria superiore, Biblioteca comunale e due sportelli bancari.
&
53
pag. 59
Bosa
cheologo dilettante, vi condusse diversi
scavi raccogliendo una discreta collezione andata in seguito dispersa. Nel
` stata individuata attorno alla catsito e
tedrale parte di una necropoli romana
che ha restituito suppellettili di diverso
` stata antipo. Alla fine dellOttocento e
che individuata uniscrizione punica.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Lo sviluppo dellimpianto urba` , disposta in una conca
nistico della citta
sulla riva destra del Temo, permette di
capire levoluzione storica del piccolo
centro che si presenta lambito dal
fiume con caratteristiche che lo ren`
dono unico in Sardegna. La parte piu
antica digrada dal colle dominato dal
` conosciuta come quartiere
castello: e
di Sa Costa e rappresenta il primo nucleo dellabitato sorto a ridosso del castello quando questo fu fondato; dal
` accedere al castello dalla
rione si puo
caratteristica Siscala e Sa Rosa, una
scalinata in trachite che fiancheggia i
`. Il
resti della cinta muraria della citta
` costituito da un insieme di case
rione e
disposte lungo vicoli acciottolati disposti per curve di livello lungo il pendio
del colle e legati tra loro da un sistema
di scalette in trachite rosa di grande
suggestione ed eleganza, e alternati a
scenografiche piccole piazzette. Le
case sono disposte verticalmente con
una camera per piano e sfruttano la
pendenza del colle per cui spesso
hanno due porte dingresso a livelli diversi, le facciate sono talvolta decorate
con cornici, frontalini, finestroni in trachite di gusto goticheggiante, opera secentesca dei picaparders locali. Era
questo un tempo il tipico quartiere
` artigiadove si svolgevano le attivita
nali; attualmente molte delle case sono
state acquistate da villeggianti di tutta
Italia per un turismo residenziale di
` detto il rione e
` delimiclasse. Come si e
` alta dal castello
tato nella sua parte piu
54
pag. 60
Bosa
finiti dopo il 1810 dallo stesso Are. Attualmente ha forme che ricordano il barocco piemontese; ha una sola navata
molto ampia, sulla quale si affacciano
le cappelle laterali completata da un
vano absidato e cupolato; la copertura
` a botte; linterno e
` ricco di marmi poe
licromi, eleganti stucchi e dorature e
custodisce una scultura policroma del
` completato dal
secolo XVI; lesterno e
campanile piuttosto tozzo. Poco distante dalla cattedrale si sviluppa il
corso Vittorio Emanuele II lungo il
quale si trova il Fontanone: si tratta del
` e rapvero e proprio centro della citta
presenta un interessante complesso urbanistico sviluppatosi tra la fine del
` dellOttoSettecento e la prima meta
cento lungo il corso Vittorio dalla caratteristica pavimentazione in ciottoli e lastre di basalto e fiancheggiato da eleganti palazzi appartenuti alle grandi fa` . Il complesso e
` commiglie della citta
pletato dalla piazza Costituzione dove
sorge il Fontanone, fontana monumentale costruita tra il 1881 e il 1882 per ricordare il primo acquedotto di B. alimentato dalla fonte di Luzanas nel Montiferru. Poco distante sorge in una via
laterale la chiesa di Santa Croce, costruita nel secolo XVI e successiva` riprese; attualmente restaurata a piu
sormente ha forme barocche. Poiche
geva accanto allantico ospedale, nel
1644 fu affidata ai Fatebenefratelli che
lo avevano in gestione; ledificio ha una
navata sulla quale si affacciano il presbiterio coperto con una cupola e alcune cappelle laterali con copertura a
botte. Alla sinistra del Corso, nellomonima via si trovano la chiesa e il convento del Carmine, complesso costruito
nel 1779 dai Carmelitani su unarea che
fu loro concessa nel 1606, quando lasciarono la chiesa di SantAntonio
lungo le rive del Temo. Per far posto allattuale imponente struttura essi fe-
55
pag. 61
Bosa
che risalgono a un rifacimento databile
al secolo XVI. Ha una sola navata scandita in campate poggianti su pilastri
` completata dal
molto robusti; laula e
presbiterio con la volta a crociera. La
` in conci di trachite rossa ricfacciata e
camente decorata e abbellita da un ro` custodita unancona
sone. Allinterno e
in legno intagliata e riccamente dorata,
risalente al secolo XVII. Sempre sulla
riva sinistra, a circa 2 km dallattuale
abitato, si trova lantica cattedrale di
San Pietro extra muros che fino al secolo XV fu la cattedrale di B. Fu costruita in forme romaniche tra il 1062 e
il 1073, ha un impianto a tre navate, la
centrale ha la copertura in legno, quelle
laterali a volta a crociera. La facciata fu
ricostruita nel tardo Duecento su progetto di Anselmo da Como. Di notevole
interesse anche la torre Argentina, uno
degli edifici militari che facevano parte
in epoca spagnola del sistema difensivo
verso il mare istituito nella costa tra B. e
Alghero: la sua costruzione si colloca
tra Cinquecento e Seicento; si trova po`
chi chilometri a nord dellabitato ed e
facilmente raggiungibile. Percorsi poco
` di 6 km in direzione di Alghero si
piu
trova sulla sinistra lingresso alla zona
gestita nel periodo estivo dalla cooperativa turistica Costa Blu; ci si inoltra
in una strada a fondo naturale che, procedendo in una zona a macchia dolcemente digradante verso il mare, conduce in qualche centinaio di metri alla
` basso ma non sabcosta; il litorale e
bioso e i bagnanti rimediano sistemandosi su tratti di roccia qui tutta calcarea che lerosione marina ha reso
piatti e lisci. La stradella piega a sinistra e conduce in breve alla base del rilievo roccioso sul quale domina la torre.
La salita porta ad appena 33 m di altitudine sul livello del mare; ma il territo` sgombro da altri rilievi, nelle imrio e
`
mediate vicinanze, e lo sguardo puo
56
pag. 62
Bosa
e al cui culmine dallalto vedevamo ergersi i ruderi del castello: un po di
` quasi lammura e una torre; il fiume giu
biva le case, per poi prendere, con
unultima pronunciata ansa, lucido, la
via del mare: che adesso era liscio, solo
vibrante del suo chiarore. Gli elementi
che caratterizzano B. non sono soltanto
` costruita su
insoliti per la Sardegna e
` riuscita a sopravun fiume navigabile; e
vivere in passato pur essendo vicina al
mare ma anche molteplici e opposti:
qui si lavora la campagna e si pesca;
sono numerose le chiese, non manca il
sentimento religioso, eppure si celebra
` trasgressivi; si
uno dei carnevali piu
`
cerca (a fatica) di tenere vive le attivita
economiche che avevano dato benes` forte lattacsere nei secoli scorsi, ed e
` tradizione,
camento a tutto quanto e
` artigiane, dalla
dalle feste alle attivita
lingua ai monumenti alla gastronomia.
Quanti sono giunti qui in visita si sono
sforzati di rendere al meglio le impressioni che provavano; cos` Vittorio An` del secolo
gius, impegnato alla meta
scorso nel dare il profilo di tutti i centri
della Sardegna, trovava il modo di soffermarsi con qualche tocco letterario
` bagnata dal
sulla parte della citta
Temo, veramente deliziosa per la prospettiva che godesi della fiumana, e
delle amenissime terre allaltra parte.
` dalla primavera allautunno laBello e
` per le
spetto di questa fronte della citta
molte pergole che ombreggiano le finestre; tanto entusiasta da spingersi a difendere i bosinchi, accusati ingiustamente, a suo parere, per la poca net`. Si riferiva probatezza della loro citta
bilmente ai versi di Melchiorre Murenu
(=), il cantore cieco di Macomer (18031854): si racconta che un giorno, spintosi fino a B. in compagnia di un ragazzo
che gli faceva da guida, chiese di potersi riposare, ma si senti rispondere
che i sedili e le soglie delle case erano
57
pag. 63
Bosa
`
coltivate delle colline. Ma la visita avra
` a cosuccesso soltanto se si riuscira
`, quel
gliere il fascino sottile della citta
misto di mediterraneo, di antico e di
esotico che induceva gli antichi poeti
popolari a immaginarvi persino la presenza pacifica dei mori: In su caminu
de Osa / best donna Caderina / chest a
caddu a unu moro [Sulla strada di Bosa
` donna Caterina che va a cavallo sul
ce
moro]; In su paris de Osa / bi passiza
su moro / umpare cun sol tios [Nella
piana di B. passeggia il moro insieme
agli anziani].
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra le
` tipiche degli abitanti di B.
usanze piu
dei secoli passati era quella del canto,
nel quale eccellevano. Cos` le donne
avevano la consuetudine di cantare
pubblicamente il rosario, affacciate sul
far della sera ai balconi di casa; in genere era una di loro a intonare il canto,
che veniva poi seguita dalle altre. Altra
occasione per manifestare questa loro
` era data dalla festraordinaria abilita
sta di SantAnna che solitamente era lennere o sepolcro.
gata allusanza del ne
nLa festa iniziava allalba quando il ne
nere, che era stato montato a forma di
cono (forse riferimento ad antichissimi
riti fallici), veniva adornato con nastri e
monili ed esposto al centro di un tavolo
sistemato vicino a una finestra; subito
dopo si radunavano moltissimi giovani
che al suono delle launeddas intonavano il canto che durava praticamente
per tutta la giornata; si soleva cantare
in ottava e la riunione era presieduta da
una bella fanciulla considerata la regina della festa. Di prammatica il canto
e le danze venivano interrotti per il
pranzo, a un cenno della regina della
festa, e riprendevano poco dopo proseguendo fino al pomeriggio quando venivano nuovamente interrotti per la mennere, sporenda. A questo punto il ne
gliato dei suoi ornamenti, veniva get-
58
pag. 64
Bosa
sta e si conclude di fronte alla chiesa
allinterno del castello. Da pochi de` stata
cenni, e precisamente nel 1983, e
ripristinata la festa di San Giorgio che
si svolge il 23 aprile nellomonima chiesetta fatta costruire nel secolo XVIII
dallabate Simon, e che si crede propiziatrice insieme al santo di buoni rac` il Carnevale la manifestacolti. Ma e
zione che forse meglio esprime le antiche tradizioni di B.; le sue fasi sono essenzialmente due, la prima si svolge il
Gioved` grasso (gioja laldaggiolu),
` e
` invasa da maschere
quando la citta
che cantano e danzano e vanno alla ricerca di una ricompensa (sa paite can`e
`
tare); in questa prima fase tutta la citta
` la partecipacoinvolta e larghissima e
` quella
zione popolare; la seconda fase e
del Marted` grasso con le cerimonie del
compianto (attitidu) per la morte del re
del Carnevale, Giolzi, che si svolge nella
tarda mattinata, e poi nella sua ricerca,
che impegna le maschere, vestite di
bianco e che portano piccoli lumi.
1073. 2. Pietro, reggeva la diocesi nellaprile del 1112. 3. Marino, in carica nellottobre del 1112. 4. Giovanni, attestato
nel 1138. 5. Pietro Spanu, reggeva la diocesi dopo il 1139. 6. Goffredo, reggeva la
diocesi nel 1170. 7. Vescovo anonimo in
carica nel 1176: forse si tratta di Dionigi, attestato al 1186. 8. Vescovo anonimo cui scrive papa Gregorio IX nel
1233. 9. Vescovo anonimo cui scrive
papa Gregorio IX nel 1235. 10. Vescovo
anonimo testimone, nel 1236, dellaccordo tra i giudici di Arborea e di Torres. 11. Vescovo anonimo, reggeva la
diocesi nel 1237. 12. Gunnario, reggeva
la diocesi nel 1239; nel 1255 la sede pro` vacante. 13. Tommaso, in
babilmente e
carica tra il 1259 e il 1262. 14. Mazuclo,
reggeva la diocesi nel 1263. 15. Giacomo,
attestato nel 1268. 16. Vescovo anonimo
attestato nel 1278. 17. Michele Sola, reggeva la diocesi nel 1286 ca. 18. Francesco, in carica nel 1289. 19. Pietro, reggeva la diocesi prima del 1304. 20. Nicola de Vare, resse la diocesi tra il 1304
e il 1312. 21. Giovanni de Clavaro, carmelitano, resse la diocesi tra il 1327 e il
1340; dovette lottare con Baldeto de
Vare che era stato eletto come suo antagonista dal capitolo e consacrato dallarcivescovo di Torres. 22. Nicola, resse
la diocesi tra il 1342 e il 1344. 23. Raimondo de Gauzens (Gosenchis), in carica prima del 1349. 24. Pietro, benedettino e dottore in Decretali, era priore di
San Marziale di Cahors; resse la diocesi
dal 1349 alla fine del 1350. 25. Aimerico,
vescovo di Forl`, nel 1351 fu trasferito a
Bosa e resse la diocesi fino al 1356; par` ai lavori del Parlamento celetecipo
brato a Cagliari nel 1355. 26. Andrea,
carmelitano, era arcivescovo di Naxos
e di Paros (Grecia) quando nel 1356 fu
trasferito a Bosa; resse la diocesi fino al
1360. 27. Ruggero Piazza, minore e maestro in Teologia, fu nominato vescovo
nel 1360 e fu trasferito a Mazara nel
59
pag. 65
Bosa
1363. 28. Rainerio di Filippono, canonico di Bosa, fu nominato vescovo nel
1363 e scomparve prima del febbraio
1391. 29. Antonio, vescovo di Antivari,
fu trasferito a Bosa da papa Bonifacio
IX; resse la diocesi tra il 1391 e il 1402.
30. Antonio de Ligios, arciprete di Bosa,
fu nominato vescovo da papa Bonifacio
IX; resse la diocesi tra il 1402 e il 1406.
31. Benedetto, benedettino e abate di
Santa Eufemia, fu nominato vescovo da
papa Innocenzo VII nel 1406; lanno successivo fu nominato il suo successore.
32. Antonio Sangualo, nominato da
papa Gregorio XII, resse la diocesi tra
il 1407 e il 1413. 33. Bartolomeo, resse la
diocesi tra il 1413 e il 1414. 34. Vescovo
anonimo in carica nel 1414. 35. Vescovo
anonimo in carica nel 1415. 36. Antonio
de Podio, minore, nominato vescovo nel
1410 dallantipapa Benedetto XIII;
resse la diocesi fino al 1418, anno in cui
fu trasferito a Strongoli. 37. Antonio
Stamingo, minore, vescovo di Tricarico,
nel 1413 fu trasferito a Bosa dallantipapa Giovanni XXIII e nel 1418 a Martirano. 38. Ludovico Gervas, domenicano
e maestro di Teologia, fu nominato da
papa Martino V; resse la diocesi tra il
1418 e il 1422. 39. Giovanni de Casanova,
domenicano, resse la diocesi tra il 1424
e il 1425, anno in cui fu trasferito a Elna.
40. Giuliano, vescovo titolare di Laodicea, trasferito a Bosa nel 1435; resse la
diocesi fino al 1445. 41. Tommaso de Rubeo, domenicano e maestro di Teologia;
resse la diocesi tra il 1445 e il 1449. 42.
Francesco Meloni, resse la diocesi tra il
1449 e il 1450. 43. Giovanni Cosso, domenicano e maestro di Teologia; resse la
diocesi tra il 1450 e il 1460. 44. Bernardo
Roig, canonico di Cagliari, reggeva la
diocesi nel 1460. 45. Vescovo anonimo
cui scrive papa Pio II nel 1463. 46. Vescovo anonimo cui scrive papa Pio II nel
1464. 47. Giovanni de Salinis aureis, vescovo di Ottana dal 1454, nel 1471 fu tra-
60
pag. 66
Bosa
1612 fu nominato vescovo di Bosa e nel
1613 fu trasferito a Solsona. 66. Giovanni Battista de Aquena, sassarese,
dottore in utroque; resse la diocesi tra
il 1613 e il 1614. 67. Vincenzo Bacallar,
cagliaritano, dottore in utroque a Pisa,
decano del capitolo di Cagliari; nel 1615
fu nominato vescovo di Bosa e resse la
diocesi fino al 1625. 68. Giovanni Atzori,
cagliaritano, dottore in Filosofia e Teologia a Roma, era cancelliere regioapostolico quando nel 1625 fu nominato
vescovo di Bosa; resse la diocesi fino al
1627. 69. Sebastiano Carta, di Sorgono,
vescovo titolare di Madaura e decano
del capitolo di Cagliari; nel 1627 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al 1631. 70. Melchiorre Pirella,
di Nuoro, resse la diocesi tra il 1631 e il
1635, anno in cui fu trasferito ad Ales e
Terralba. 71. Giovanni Maria Olmo, di
Cargeghe, dottore in Teologia a Pisa;
resse la diocesi tra il 1635 e il 1639. 72.
Vincenzo Agostino Claveria, vescovo titolare di Petra e coadiutore del vescovo
di Valencia; nel 1639 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al
1644, anno in cui fu trasferito ad Alghero. 73. Gaspare Litago, cagliaritano,
vila; resse la
dottore in Teologia ad A
diocesi tra il 1645 e il 1652, anno in cui
fu trasferito ad Ampurias e Civita. 74.
Francesco Camps y Moles, di Solsona,
canonico di Tarragona e inquisitore
per la Sardegna; nel 1654 fu nominato
vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al
1656. 75. Giacomo Capay y Castagner, cagliaritano, dottore in utroque; resse la
diocesi tra il 1658 e il 1663. 76. Gavino
Cattayna, sassarese, carmelitano; resse
la diocesi tra il 1663 e il 1671, anno in cui
divenne arcivescovo di Sassari. 77.
Francesco Lopez de Urraca, di Saragozza, eremitano di SantAgostino e
provinciale in diverse province; resse
la diocesi tra il 1672 e il 1677, anno in
cui fu trasferito ad Alghero. 78. Serafino
Esquirro, cagliaritano, dottore in Teologia a Bologna, vicario capitolare e generale di Cagliari; nel 1677 fu nominato
vescovo di Bosa e nel 1680 fu trasferito
ad Ales e Terralba. 79. Giorgio Soggia,
sassarese, servita, teologo del duca di
Firenze; nel 1682 fu nominato vescovo
di Bosa e mor` a Sassari nel 1701. 80.
Gavino de Aquena, nato a Cagliari nel
1665, dottore in utroque a Roma e ret` di Cagliari, giudice
tore dellUniversita
di appellazioni; nel 1703 fu nominato
vescovo di Bosa e mor` nel 1723. 81. Nicola Cani, nato a Iglesias nel 1670, domenicano e provinciale della Sardegna,
maestro in Teologia; fu nominato vescovo nel 1727 e resse la diocesi fino al
1737. 82. Giovanni Leonardo Sanna,
nato a Cuglieri nel 1680, vescovo di Ampurias e Civita dal 1736; nel 1737 fu trasferito a Bosa e resse la diocesi fino al
1741. 83. Francesco Bernardo de Cespedes, nato ad Alghero nel 1693, dottore in
utroque e in Teologia a Sassari, vicario
generale e capitolare di Alghero; nel
1742 fu nominato vescovo di Bosa e
scomparve ne1 746. 84. Antonio Amat,
nato a Sassari nel 1693, decano del capitolo della cattedrale di Sassari; nel 1746
fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel
1748. 85. Giovanni Battista Machin
Espiga, nato a Cagliari nel 1699, dottore
in utroque a Roma, vicario generale e
capitolare di Iglesias; nel 1748 fu nominato vescovo e mor` nel 1749. 86. Raimondo Quesada, sassarese, dottore in
utroque, canonico di Sassari; nel 1750
fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel
1758. 87. Giuseppe Stanislao Concas,
nato a Sinnai nel 1717, parroco ad
Aritzo; nel 1759 fu nominato vescovo di
Bosa e resse la diocesi fino al 1763. 88.
Giovanni Antonio Borro, nato a Cagliari
nel 1697, dottore in utroque a Cagliari,
cancelliere regio-apostolico; nel 1763
fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel
1767. 89. Giovanni Battista Quasina,
61
pag. 67
Bosa Marina
nato a Sassari nel 1721, dottore in Teologia e in utroque a Sassari, parroco di
San Sisto a Sassari; nel 1768 fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel 1785
` natale. 90. Giovanni Annella sua citta
tonio Cossu, nato a Cuglieri nel 1725,
servita e vicario generale in Sardegna,
maestro in Teologia e professore di Teologia a Cagliari; nel 1785 fu nominato
vescovo di Bosa e mor` nel 1796. 91. Gavino Murru, nato a Sassari nel 1739, dottore in utroque, parroco di San Sisto a
Sassari; nel 1800 fu nominato vescovo di
Bosa e resse la diocesi fino al 1819, anno
in cui divenne arcivescovo di Sassari.
92. Francesco Tola, nato a Bosa nel
1758, dottore in Teologia a Sassari; vicario generale, vicario capitolare e teologo della cattedrale di Bosa, 1823 fu
nominato vescovo e mor` nel 1843. 93.
Antonio Uda, nato a Milis nel 1775, dottore in Teologia a Cagliari, parroco, vicario generale e vicario capitolare dellarchidiocesi di Oristano; nel 1845 fu
nominato vescovo di Bosa e mor` pochi
mesi dopo. 94. Eugenio Cano, nato a
Gergei nel 1829, dottore in Teologia a
Cagliari, canonico a Cagliari, teologo
del vescovo di Ales e Terralba al concilio Vaticano I; nel 1871 fu nominato ve` nel 1905. 95.
scovo di Bosa e rinuncio
Giovanni Battista Vinati, nato a Piacenza nel 1847, dottore in Teologia e in
diritto canonico; arcidiacono, vicario
generale e capitolare di Piacenza; nel
1906 fu nominato vescovo di Bosa e
resse la diocesi fino al 1916, anno in cui
` e divenne vescovo titolare di
rinuncio
Mocisso (Turchia). 96. Angelico Zannetti, nato nel 1864 nella diocesi di Sansepolcro, minore osservante e provinciale per la Sardegna; nel 1916 fu nominato vescovo di Bosa e scomparve nel
1926. 97. Filippo Maria Mantini, di Matelica (Macerata), del Pontificio Seminario romano per le missioni estere,
dottore in utroque al Laterano (Roma);
Bosa Marina Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Bosa (da
cui dista 2 km), con circa 500 abitanti,
posto a 2 m sul livello del mare, alla
foce del fiume Temo. Regione storica:
Planargia. Diocesi di Alghero-Bosa.
62
pag. 68
Bosa Marina
` portuale della citta
` cesso
`
lattivita
quasi completamente e il territorio rimase deserto per secoli, dominato dalla
`
torre costiera. Lattuale villaggio si e
sviluppato nel corso dellOttocento
come centro di aggregazione dei pescatori e dei barcaioli che sfruttavano la
` del fiume. Di questo penavigabilita
` , come sempre, la puntuale e
riodo e
completa descrizione che ci ha lasciato
Vittorio Angius nel Dizionario degli
Stati sardi del Casalis: Le acque del
`
fiume sono dolci quando la stagione e
piovosa, senton del sale quando, come
`
avviene nellestate, la corrente non puo
respingere le onde del mare. Dopo gran
piovitura suole riboccare, ed il diluvio
` navigabile per piu
` di
copre la valle: e
due miglia da battelli di circa 80 t, e lo
`
sarebbe anche a legni di una portata piu
del doppio, se non proibisse lentrata
lostruzione della foce eseguita con improvvido consiglio dai bosinchi. Il porto
` a questimboccatura, e la stazione
e
viene difesa dallopposizione duna iso` in esso stabilito un officio di doletta. E
` di
gana dipendente dalla principalita
` percevere dalle imporOristano. Si puo
tazioni circa lire nuove 20 mila, dalle`. Nel prossportazioni intorno alla meta
simo golfo si fa ogni anno la pesca delle
sardelle e del corallo da feluche straniere. Queste concorrono in numero
` o meno di cento. Nei giorni fepoco piu
stivi e nei tempi fortunosi si ricoverano
entro il fiume. Solo tredici barche appartengono ai bosinchi, delle quali otto
pescareccie che usano nel fiume o nel
mare con 55 persone, e cinque di piccolo cabotaggio con 40 marinai. Il littorale di Bosa comincia dal capo Columbargiu. In questo trovasi una calanca in
forma di grotta, dove vanno a sollazzarsi
le foche. Segue il piccol seno dellAla,
poi trapassate le coste del Corallo e Pietra dura e la spiaggia arenosa di Turas
si arriva alla foce del Temo. A chi en-
63
pag. 69
Bosa romana
& ECONOMIA La principale fonte di
reddito degli abitanti di questa appen` oggi
dice sul mare della vecchia Bosa e
il turismo, sia per la presenza della
grande spiaggia sia per le escursioni
che si possono compiere sulle vicine alture rocciose; ma rimane sempre latti` tradizionale della pesca che oggi
vita
viene esercitata con numerose e mo` da lungo
derne imbarcazioni. Invece e
` delle
tempo cessata lantica attivita
concerie, di cui rimangono le caratteristiche strutture. Vi sono anche numerosi alberghi e ristoranti, molto attivi
nella stagione estiva. I collegamenti
con Bosa avvengono mediante autolinee urbane; inoltre B.M. dispone di un
approdo turistico con 100 posti barca.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Unico
` quello di Monteforru
sito interessante e
alla foce del Temo dove si trovano i resti
di un nuraghe monotorre posto chiaramente a guardia dellestuario che era
anche porto naturale. Nel territorio vi
sono numerose domus de janas ben conservate, scavate nella trachite.
` interne della
menziona Bosa fra le citta
Sardinia, pur collocandola correttamente a breve distanza dalle foci del
fiume Temos. Le indicazioni tolemaiche
non servirebbero a localizzare con precisione il centro antico se non si tenesse
conto dellimponente interrimento delloriginario estuario del fiume causato
dagli apporti alluvionali dello stesso
Temo e del rio Piras. In sostanza, nel` e nel Medioevo il Temo sboclantichita
cava a mare con un largo estuario situato a circa 2 km a est dellIsola Rossa,
`
mentre attualmente questa distanza e
ridotta a 300 m. La localizzazione del
centro antico di B. su un sistema di ter-
64
pag. 70
Bosa romana
razze digradanti sulla sponda sinistra
` assicurata dalla documendel fiume e
tazione archeologica e dalla letteratura
storica a partire dal secolo XVI. Il rinvenimento ottocentesco, nellarea del
centro romano, di un frammento di
iscrizione fenicia, incisa su un supporto
di trachite locale, ha fatto postulare
unorigine arcaica per B. Non deve
escludersi tuttavia lesistenza di uno
stanziamento emporico, cui connettere
lepigrafe, divenuto centro urbano solo
tardivamente, nel quadro di un controllo cartaginese del nord-ovest della
Sardegna, nel secolo IV a.C. Abbiamo
ora numerose informazioni sulle caratteristiche della presenza punica lungo
la vallata del Temo e in particolare i
dati sulle direzioni dei commerci forniti dagli scavi di Sa Tanca e Sa Mura
di Villanova, che attestano luso dellal`
fabeto punico nel secolo II a.C.: B. e
stata in questo caso il polo di diffusione
`
della scrittura verso linterno. La citta
romana conservava la localizzazione
del centro punico, su unansa del fiume
Temo, sede del porto fluviale. Lasse
viario principale era costituito, secondo lItinerario Antoniniano, dalla
via a Tibulas Sulcis che collegava direttamente B. con Carbia, presso Alghero,
a nord, con un percorso di 25 miglia, e
con Cornus, a sud, con una percorrenza
di 18 miglia. LAnonimo Ravennate e
Guidone confermano con la menzione
` nella viabilita
`
di Bosa il ruolo della citta
occidentale tra Corni e Turris Lybisonis.
` romana e
` quasi
La topografia della citta
del tutto sconosciuta: unico elemento
` costituito da una necropoli
positivo e
romana e altomedioevale che si
estende dalla cattedrale medioevale di
` di MesserSan Pietro alla localita
chimbe, evidenziando il carattere suburbano di questo settore rispetto al
centro abitato, riconoscibile dallestensione delle strutture e dal materiale ar-
65
pag. 71
Boscani
frammento di tabula patronatus rinvenuta a Cupra Maritima nel Picenum che
menziona il patronus []nus Larg[us]
cooptato dall[ordo populus]que Bosanu[s]. Lambasceria per la consegna
della tabula al patronus fu costituita da
` superstite il
vari legati bosani, di cui e
solo [-] Detelius A[]. Da questi scarni
elementi ricaviamo lipotesi di una
`, con un culto imperiale ben svilupcitta
` antonina, dotata di
pato almeno da eta
nesun ordo e di un populus. Benche
suno di questi elementi sia decisivo
per postulare uno statuto municipale,
appare plausibile la costituzione muni` ampio e
` il quadro delle
cipale di B. Piu
nostre conoscenze sulla necropoli di
San Pietro. Gli scavi archeologici dello
scorcio del secolo XX hanno messo in
luce unarea funeraria metata, con
muro di cinta, dei secoli II-VI d.C., utilizzata per deposizioni a fossa, alla cap`s.
puccina, in sarcofago e a enchytrismo
Da questa area di San Pietro provengono le iscrizioni funerarie databili tra
il secolo II d.C. e il III d.C. incise su lastre e cippi di trachite locale, realizzate
in una officina lapidaria bosana. Mancano testi cristiani sicuri: fra le falsae
`
del Corpus Inscriptionum Latinarum e
annoverata anche lepigrafe funeraria
di un na(u)clerus, Deogratias, che parrebbe genuina, utile a definire limpor` tardoantica, dellattanza, anche in eta
` navale di B., documentata ad
tivita
` imperiale dal ritrovaesempio per leta
mento nel golfo di Turas di unancora
del navicularius L(ucius) Fulvius Euti(chianus), apparentemente collegato
con gli Eutychiani del territorio di Cuglieri. [RAIMONDO ZUCCA]
` del
prima personale, Tanka Re Nudu, e
1997, a Sassari. Tra le altre, Balla Laika
a Su Palatu e sas Iscolas di Villanova
Monteleone; nel 2004 Dissidenti, a Sassari.
66
pag. 72
Boscolo
oppose a Primo de Rivera e fece parte
del governo autonomo catalano. Nel
1939, alla fine della guerra civile spagnola, fu costretto a fuggire in Messico,
` la sua attivita
` di studove continuo
dioso. Ha studiato la preistoria sarda
su cui ha scritto un saggio, I rapporti fra
` mediterranee nella fine dellEta
`
le citta
del bronzo, in Convegno archeologico in
Sardegna 1926. Atti, 1929.
Bosco, Luigi Musicista (Cagliari 1833ivi 1924). Eccellente suonatore di fa` per quasi ventanni nellorgotto, suono
chestra del Teatro Comunale e nella
` con
cappella del Duomo. Si impegno
successo anche nella composizione di
ballabili, di romanze per pianoforte e
di pezzi per orchestra che gli diedero
` . Insegno
` per anni
discreta notorieta
nella scuola comunale di musica.
evale di cui fu a lungo direttore e valo` una schiera di allievi, dando vita a
rizzo
una scuola molto attiva e apprezzata.
Nel 1970 fu eletto rettore dellUniver` , ufficio che tenne fino al 1974,
sita
` Cagliari per trasferirsi
quando lascio
` di Milano e successivaallUniversita
mente in quella di Roma. Nel 1981 fu
nominato vicepresidente del Comitato
per le ricerche storiche del CNR e si
` per aprire a Cagliari un centro
adopero
`;
di ricerca collegato ad altre Universita
dal 1982 divenne membro della commissione italiana presso lUNESCO.
Per i suoi studi ebbe numerosi riconoscimenti a livello internazionale, tra
cui la laurea honoris causa dallUniver` di Barcellona e la chiamata a far
sita
parte del Consejo nacional de Ciencias
di Spagna. Integratosi negli anni nellambiente degli storici medioevali catalani, costitu` attraverso i suoi studi un
vero e proprio ponte fra la Sardegna e la
Catalogna. Attraverso la frequentazione degli archivi spagnoli, e in particolare dellArchivio della Corona dA` le coragona di Barcellona, moltiplico
noscenze della storia medioevale dellisola, mostrando la fitta rete di rapporti
che essa aveva con altri centri del Mediterraneo. Mor` quasi improvvisamente
` . Autore di
nel pieno della sua attivita
numerosi saggi, ha lasciato, tra i suoi
scritti: Sugli emigrati lombardo-veneti
in Sardegna nel 1850, Studi sardi,
VIII, 1948; I moti del 1906 in Sardegna,
Studi sardi, VIII, 1948; Dalla caduta
`
dei gremi alla formazione delle societa
operaie, Sardegna nuova, 1949; La fi` di
gura di re Enzo, Annali della Facolta
` di
Lettere e di Filosofia dellUniversita
Cagliari, XVIII, 1950; Michele Zanche
nella storia e nella leggenda, Studi
sardi, X-XI, 1951; Su alcuni cavalieri di
re Enzo e su Guglielmo di Capraia giudice dArborea, Studi sardi, X-XI,
1951; Lettere della regina Maria di Casti-
67
pag. 73
Boscolo
glia relative alla Sardegna, Studi
` piemonsardi, X-XI, 1951; Unattivita
tese in Sardegna nel 700. La fabbricazione della seta, Bollettino economico
della Camera di Commercio di Cagliari, V, 1953; I parlamenti di Alfonso
il Magnanimo, 1953; Isole mediterranee,
Chiesa e Aragona durante lo Scisma
dOccidente (1378-1429), in Atti del V
Convegno internazionale di Studi sardi,
Cagliari, 1954; Gli ebrei in Sardegna durante la dominazione aragonese da Alfonso III a Ferdinando il Cattolico, in
Atti del V Congresso di storia della Corona dAragona, 1954; Due documenti
inediti sulle guerre tra Arborea e lAragona allepoca di Martino il Vecchio, Archivio storico sardo, XXIV, 1954; Una
nota su Guglielmo I di Massa giudice di
Cagliari e sulla compagnia di Gamurra,
Archivio storico sardo, XXIV, 1954; La
politica italiana di Ferdinando I dAragona, 1954; Documenti inediti sullimpresa di Martino il Giovane in Sardegna,
Nuovo Bollettino bibliografico sardo,
I, 3, 1955; Dizionario della Sardegna (con
Mario Pintor e Giuseppe Loi Puddu),
1955; Documenti inediti sulla Sardegna
bizantina e giudicale, Ichnusa, IV, 2,
` di Ca1956; Profilo storico della citta
gliari, Cagliari economica, 5, 1957;
Orientamenti bibliografici per una storia
economica e sociale della Sardegna nel` moderna (con Lorenzo Del Piano),
lEta
Ichnusa, V, 16, 1957; Libellus judicum
turritanor um (con Antonio Sanna),
1957; Medioevo aragonese, 1958; Il braccio reale dei Parlamenti sardi del periodo
tudes presente
s a
` la Comaragonese, in E
mission Internationale pour lhistoire
es dEtats. X Congre
`s interdes Assemble
national des Sciences historiques Roma
1955, 1958; Labbazia di San Vittore, Pisa
e la Sardegna, 1958; Amministrazione e
difesa della Sardegna aragonese allepoca di Ferdinando I dAragona, in Atti
del VI Congresso di storia della Corona
68
pag. 74
Boscolo
stoire des Assemblees dEtats, 1968; La
prima politica mediterranea di Ferdinando I dAragona, in Atti del Congresso
` aragointernazionale di studi sullEta
nese, 1968; Le istituzioni barcellonesi a
Cagliari nel 1327, in Villes de lEurope
diterrane
enne et lEurope occidentale
me
du Moyen Age au XIX sie`cle. Atti del Colloquio di Nizza 1969, Annales de la fa des Lettres et Sciences humaines
culte
de Nice, 9-10, 1969; I cronisti catalanoaragonesi e la storia italiana del Basso
Medioevo, in Nuove questioni di storia
medioevale, 1969; Una societat comercial
a Sardenya catalana, in Estudis de Historia medioeval, II, 1970; Documenti
` in Sardegna
sulleconomia e sulla societa
allepoca di Alfonso il Benigno, 1973; Prospettive di ricerche economico-sociali sul
Mediterraneo nel Basso Medioevo, in Atti
del I Congresso internazionale di Storia
mediterranea, 1973; Problemi mediterranei allepoca di Pietro il Cerimonioso
1353-1387, in Atti dellVIII Congresso di
storia della Corona dAragona, III, 1973;
Le strutture sociali dei paesi della Corona
` in Sicilia, SardedAragona: la feudalita
gna e Napoletano, in Atti del IX Congresso di storia della Corona dAragona,
I, 1973; La Sardegna contemporanea
(con Manlio Brigaglia e Lorenzo Del
` in Sicilia, in
Piano), 1974; La feudalita
Sardegna e nel Napoletano nel Basso Medioevo, in Medioevo. Saggi e Rassegne, I, 1975; Le navi bizantine nel Mediterraneo nei secoli IX-X, Medioevo.
Saggi e Rassegne, 2, 1976; Gli scavi di
Piscina Nuxedda in Sardegna, in Atti del
Colloquio internazionale di Archeologia
medioevale, Palermo 1974, 1976; La politica mediterranea dei sovrani dAragona, in Medioevo. Saggi e Rassegne,
III, 1977; Mercanti e traffici in Sicilia e in
Sardegna allepoca di Ferdinando I dAragona, in Studi in onore di Federico Melis, 3, 1978; Cagliari fra genovesi e pisani
nella crociata di Luigi IX (1270), in Studi
69
pag. 75
Boscolo
` capitali degli Stati preucento, in Le citta
nitari. Atti del LIII Congresso di storia del
Risorgimento italiano, 1988.
Boscu, Luigi Musicista (Cagliari 1833ivi 1924). Eccellente suonatore di fa` per quasi ventanni nellorgotto, suono
chestra del Teatro Comunale e della
` con
cappella del Duomo. Si impegno
successo anche nella composizione di
ballabili, di romanze per pianoforte e
di pezzi per orchestra che gli diedero
` ; insegno
` per anni
discreta notorieta
nella scuola comunale di musica.
Bosinco Famiglia di Nulvi (secc. XVIIXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII. Possedeva un vistoso patri` la guerra di sucmonio; quando scoppio
` nel partito
cessione spagnola si schiero
filoasburgico, per cui nel 1715 ottenne il
` con
cavalierato ereditario e la nobilta
` non riusc` a otun Giuseppe. Egli pero
tenere lexequatur a causa della spedizione dellAlberoni e del successivo
passaggio della Sardegna ai Savoia.
Solo i suoi nipoti, Raffaele, subdelegato
patrimoniale, e Vincenzo, nel 1748, ottennero la conferma dei privilegi; nel
corso dei decenni successivi si trasferirono in altri centri.
Bossalino, Mario Atleta (Sassari 1910Roma 1990). Gareggia per la SEF Torres, mettendosi in luce alla fine degli
anni Venti nelle gare di giavellotto regionali, in cui rivaleggia anche con il
fratello gemello Gigi, buon ostacolista.
Si presenta con ottime credenziali ai
campionati italiani di Bologna del 1932
e vince con la misura di 57,88 m, che
` imbattuta
come record sardo rimarra
per circa quarantanni. Prima dello
scoppio della guerra diviene comandante della Scuola di Educazione Fisica della Farnesina a Roma e, nel do-
70
pag. 76
Boter
poguerra, dopo aver insegnato in varie
scuole del Lazio, diviene coordinatore
per lEducazione fisica di tutta la regione. Infine torna alla Farnesina. [GIOVANNI TOLA]
71
pag. 77
Boter
Bottarga = Buttariga
Bottazzi, Gianfranco Economista (n.
Giuseppe Bottai Lex ministro
dellEducazione nazionale al suo rientro
in Italia dopo lamnistia del 1946.
Bottai, Giuseppe Uomo politico, giornalista (Roma 1895-ivi 1959). Combattente e decorato durante la prima
guerra mondiale, al suo termine si lau` e divenne giornalista; redattore de
reo
Il popolo dItalia, fin` per aderire al
fascismo. Nel 1921 fu eletto deputato e
` che si
prese parte alla convulsa attivita
72
pag. 78
Bottidda
gio dal sottosviluppo allo sviluppo in Sardegna (con G. Bolacchi e Tullio Usai),
` profondo. Divario ci1985; Il Sud, come
vile, sociale ed altro, Ichnusa, VIII, 16,
1989; Mercato del lavoro e sviluppo economico in Sardegna, La Programmazione in Sardegna, XXVI, 11, 1992; Le
cas de la Sardaigne (con G.P. Loy), in Emvelopment en Europe du Sud,
ploi et de
1997; Eppur si muove. Saggio sulla pecu` del processo di modernizzazione
liarita
della Sardegna, 1999.
delle scuole italiane di Alessandria dEgitto. Nella nuova sede riprese gli amati
studi di archeologia e, dopo lunghe trattative, riusc` a fondare nel 1892 e a dirigere il Museo greco-romano di Alessandria.
73
pag. 79
Bottidda
nord-ovest a sud-est e confina a nord e a
est con Bono, a sud con Orotelli, a ovest
con Illorai, Esporlatu e Burgos. Una
lunga fascia che comprende, come avviene per altri di questi paesi confinanti, sia una parte della vallata del
Tirso, sia un tratto del pendio montano,
`
per arrivare ad alcune tra le cime piu
alte della catena: Sa Palae Sa Trae e
Campone, entrambe oltre i 1100 m. Su
di un suolo misto di parti granitiche,
calcaree e basaltiche, si alternano le
aree utilizzate per lagricoltura, quelle
lasciate a pascolo e quelle ricoperte sia
di boschi spontanei che di quelli ottenuti con gli interventi di forestazione
` atin questi ultimi decenni. Il paese e
traversato dalla vecchia e tortuosa statale 128 bis, dalla quale si distaccano in
questo punto due traverse, una che a
sud-est va a congiungersi con la Macomer-Nuoro, laltra che si inerpica fino a
Burgos ed Esporlatu e, suddividendosi,
` del retroterra
continua verso le localita
montano. Nei pressi del fiume si al` al molunga la direttissima che pero
mento non giunge, come nel progetto
originario, sino a Olbia.
74
pag. 80
Bottidda
`. Cos` B.
Manno e finalmente lo occupo
dopo anni di tribolazioni rimase in possesso dei marchesi dOristano. Dopo la
ribellione di Leonardo Alagon il villaggio prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel 1493 fu
definitivamente incluso nel patrimonio
` di
reale: era ridotto ad avere poco piu
250 abitanti. Dipendeva dal governatore del Goceano che per espletare i
propri compiti si serviva di funzionari.
Il rapporto tra i funzionari reali e la popolazione non fu mai tranquillo, anche
a B., come negli altri centri del
perche
feudo, fu lentamente modificato il sistema di individuazione del majore,
che fin` per essere scelto dal governatore. Altro motivo della crescente osti` era legato alla eccessiva gravosita
`
lita
del carico fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Nel secolo
` a creXVII la popolazione comincio
`
scere, alla fine del secolo contava piu
` ma in quel periodo ebbero
di 400 unita
inizio alcune terribili faide tra gruppi
di famiglie per il controllo del territorio. Nel secolo XVIII la popolazione au` ancora, entro la fine del secolo
mento
`
superava i 600 abitanti e B. comincio
anche a sperimentare il Consiglio comunitativo e il Monte granatico che
contribuirono a vivacizzare la sua vita
sociale e amministrativa. Nel 1821 fu
compreso nella provincia di Nuoro e al
momento dellabolizione dei feudi riscattato. In questa fase si colloca la puntuale testimonianza di Vittorio Angius:
Componesi questabitato di 158 case in
` lunga, che
unarea competente piu
larga. Le strade sono storte, e spesso immonde; le uscite del paese sporchissime per il letame che vi si ammucchia.
La popolazione, nel 1833, era di anime
670 in famiglie 152. La vita va di pochi
` dei 60. Lindustria e
` ridotta
anni al di la
alla sola tessitura. Si impiegano circa
100 telai, e quanto di panno e di tela so-
75
pag. 81
Bottidda
Nuoro; quando questa, nel 1859, fu abolita, fu incluso nella provincia di Sas` dellOttocento
sari. Nella seconda meta
` una fiorente attivita
` vitivi si sviluppo
vinicola che rese famosa la produzione
` che purtroppo
dei suoi vini, attivita
` un brusco arresto a causa della
trovo
` di distruggere
fillossera che minaccio
totalmente i suoi vigneti. Il villaggio co` a decadere nel primo Novemincio
cento e, terminata la prima guerra mondiale, tra le vivaci proteste dei suoi abitanti nel 1928 fu aggregato come frazione a Bono. Nel 1933 riusc` tuttavia a
riconquistare lautonomia; nel secondo
dopoguerra il tessuto socio-economico
` ulteriormente modifidel villaggio si e
`
cato e anche limpianto urbanistico e
stato investito da una profonda azione
di rinnovamento; dopo il 1960 la popolazione ha ripreso a diminuire e un
` emigrato.
buon numero degli abitanti e
& ECONOMIA La base della sua econo` la pastorizia, rinomata la produmia e
zione di latticini; vi si pratica anche lagricoltura, in particolare la cerealicol` stata negli ultura e la frutticoltura; ce
timi decenni anche una ripresa della
viticoltura, dai cui frutti si ottengono
buoni vini. Artigianato. Un tempo era
abbastanza attiva la tessitura della tela
`
di lino con manufatti di discreta qualita
che in gran parte erano destinati alluso
domestico. Attualmente il comparto ar` rappresentato da alcune pictigianale e
cole imprese edili e da altre ad esse col` collelegate. Servizi. Il centro abitato e
gato mediante autolinee agli altri centri
della provincia; dista da Sassari 74 km.
Dispone di medico, farmacia, scuola
dellobbligo e sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`:
2001 la popolazione contava 818 unita
maschi 412; femmine 406; famiglie 305.
La tendenza complessiva rivelava una
lieve diminuzione della popolazione,
con morti per anno 12 e nati 11; cancel-
76
pag. 82
Bottiglioni
struita nel 1860 sulle rovine dellantica
chiesa dellImmacolata. Ha un impianto a tre navate sulle quali si affacciano cinque cappelle laterali. La fac` ornata da una doppio timpano
ciata e
` abbellita da cornici che le conferied e
scono un aspetto rinascimentale. Allinterno sono conservati un magnifico
coro intagliato e un crocifisso di grande
` espressiva: risalgono enintensita
trambi al secolo XVI e sono stati salvati
dallantica chiesa scomparsa. Poco
fuori dallabitato sorge la chiesa della
Madonna degli Angeli accanto alla
quale nel 1640 fu costruito un convento
francescano, dal quale dipendeva laltro convento di monte Rasu e di cui non
` traccia alcuna. La chiesa risale
si ha piu
` di piccole dimenal secolo XVI ed e
sioni, ha limpianto a una sola navata e
la copertura in legno a capriate; nel
` stata ripetutamente
corso dei secoli e
ristrutturata. Il convento di monte
Rasu si trova in territorio di Bono (=),
allinterno di una tenuta conosciuta
come Fattoria Ginnasi: si tratta di quel
che resta del primo convento francescano in Sardegna, fondato prima del
1233, probabilmente da Giovanni Parenti discepolo di San Francesco, e rimasto in funzione fino al 1769. In seguito, dopo lo scioglimento degli ordini
religiosi, le strutture del convento e
lintero territorio furono ceduti al conte
` nel 1898 lo ceBeltrame, la cui societa
dette appunto a Innocenzo Ginnasi, un
emiliano che vi si stabil` con tutta la fa` la foresta e riadatto
`
miglia, rivitalizzo
` che rimaneva del convento trasforcio
` comandolo in abitazione privata; salvo
munque la chiesetta di San Francesco,
` sepolto. Anche B. dispone
nella quale e
di distese boschive che si prestano per
lescursionismo, mentre dalle sue cime
si godono vedute molto ampie sul Goceano, il Nuorese e il Sassarese.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In
77
pag. 83
Botto
` di Cagliari, ma nel
tere dellUniversita
`
1930 si trasfer` a Pavia, dove insegno
fino al 1937, quando fu chiamato dal` di Bologna a insegnare
lUniversita
Glottologia, cattedra che tenne fino al
` legato alla reda1957. Il suo nome e
zione dellAtlante linguistico-etnografico della Corsica, promosso dallUni` di Cagliari, cos` anche nella
versita
sua bibliografia (in specie quella riguardante la Sardegna) gli scritti di
linguistica si alternano con le ricerche
sulle tradizioni popolari: Saggio di fonetica sarda. Gli esiti di L (R.S) + cons e
di j nei dialetti di Sassari e della Gallura, di Nuoro e del Logudoro, 1919;
Leggende e tradizioni di Sardegna,
1922; Vita Sarda. Note di folklore, canti
e leggende, 1925 (ristampata nella se` del Novecento, a cura di
conda meta
Mario Atzori); Osservazioni etimologiche e lessicali, Athenaeum, IV, 1926;
La Sicilia, la Sardegna e la Corsica nel` dei popoli tirreni, Mediterralunita
nea, I, 1, 1927; Studi sardi, 1927; I
nomi del muflone e i riflessi indo-europei della radice m
u, muggito, ron` di Lettere
zio, Annali della Facolta
` di Cagliari, I,
della R. Universita
` lin1928; La romanizzazione nellunita
guistica sardo-corsa, in Sardegna romana, I, 1940; Il folklore sardo nei riferimenti e nelle analisi degli studiosi,
Lares, XXII, 1956.
Bouchier, Edmund Spencer Viaggiatore inglese (n. sec. XX). Agli inizi del
Novecento fece un viaggio in Sardegna
` per qualche tempo. Tore vi soggiorno
nato in patria scrisse un libro sullisola,
` in gran parte nozioni
utilizzando pero
attinte dallo Spano e dal Lamarmora:
Sardinia in ancient times, 1917.
78
pag. 84
Bovet
nonno materno, il marchese Cristoforo
Crespi di Valldaura, vicecancelliere
dAragona. I loro discendenti assunsero quindi il cognome di Bou Crespi,
a cominciare dal loro figlio Cristoforo
` dalla madre i marche nel 1730 eredito
chesati di Villacidro e di Palmas e le
baronie di Acquafredda, Nuraminis e
Monastir, un immenso complesso territoriale che comprendeva buona
parte della Sardegna centro-meridio` continuo
` a risiedere in
nale. Egli pero
Spagna e fece amministrare i feudi da
podatari. I suoi discendenti nel corso
del secolo sostennero costose liti col
fisco che avrebbe voluto sequestrare i
feudi; burrascosi furono anche i rapporti dei B.C. con i vassalli che non volevano pagare i tributi feudali. Ma a
conclusione di una delle loro numerose divergenze col fisco nel 1785 ottennero anche il marchesato di Musei;
continuarono a sfruttare il patrimonio
fino al 1838, quando la procedura del
riscatto fu finalmente conclusa. La famiglia sussiste tuttora in Spagna.
Bourgade, Franc
ois Semitista (prima
` sec. XIX-seconda meta
` sec. XIX).
meta
Aveva in carico la cappella imperiale
di San Luigi a Cartagine. Subito dopo
gli scavi compiuti dallo Spano a Thar` limportanza del
ros nel 1850, segnalo
ritrovamento di uniscrizione fenicia e
ne diede uninterpretazione, accolta
dallo Spano nel suo Bullettino Archeologico sardo. In seguito i due rimasero in corrispondenza e quando
` a Tunisi, dinel 1856 lo Spano si reco
vennero amici. I due articoli di B. sono
Lapide fenicia sarda e Nuova interpretazione della lapide fenicia di Tharros,
pubblicati nel Bullettino Archeologico sardo, rispettivamente nel I e
nel II, 1855 e 1856.
79
pag. 85
Boy
suoi studi sui sulfamidici, gli antistaminici e il curaro sintetico.
80
pag. 86
Braga
della Sardegna (Catalogna, fine sec.
XIII-Barcellona 1348). Gentiluomo catalano, prese parte alla spedizione in
Sardegna dellinfante Alfonso e alle
successive operazioni fino al 1326,
anno in cui fu nominato governatore generale della Sardegna. Dopo pochi
mesi fu richiamato a corte e nel 1331
nominato tesoriere reale. Nel 1340
prese parte alla conquista del Regno di
Majorca.
` e insegno
` in
Francesco Boyl Algherese, studio
Spagna, fu popolare predicatore a Madrid e poi
vescovo di Alghero nel 1653. Disegno di P. Ayres
per il Dizionario biografico degli uomini
illustri di Sardegna di Pasquale Tola
(1837-1838).
mica (n. sec. XX). Insegna presso lUni` Bocconi di Milano; negli anni
versita
Ottanta ha collaborato con Massimo
Guidetti alla stesura della Storia dei
Sardi e della Sardegna. Il suo saggio riguardava La forza della tradizione e i segni del cambiamento: la storia economica 1820-1940, in La storia dei Sardi e
della Sardegna, IV, 1990.
81
pag. 87
Bragaglia
volta a realizzare il suo progetto, tro`, delle nuove difficolta
`.
vando, pero
consigliere regionale (Sassari 1926-Cagliari 1973). Di formazione sardista, subito dopo la caduta del fascismo, tra il
1943 e il 1944, ader` alle posizioni separatiste di cui si faceva portatrice unala
del partito. Terminata la guerra si
` con i sardisti di Lussu e nel
schiero
1948 ader` al PSdAz Socialista e in seguito al PSI. Frattanto, conseguita la
laurea in Giurisprudenza, si era dedicato alla professione di avvocato, ma
senza trascurare limpegno politico e
sociale: sul finire degli anni Quaranta
prese parte alle lotte per loccupazione
delle terre nel Guspinese e nel marzo
1950 fu arrestato a Sa Zeppara. Fu eletto
` volte consigliere comunale di Capiu
gliari fino al 1965, quando divenne anche consigliere regionale per il suo partito. Nel 1967 fu assessore comunale
nella prima giunta De Magistris; poco
dopo si dimise per candidarsi alla Camera, ma non venne eletto. Fu invece
rieletto consigliere regionale per la VI
legislatura (1969-1974) e nel 1973 divenne assessore ai Trasporti, ma mor`
poco dopo, per unimprovvisa crisi cardiaca, nel 1973. Tra i suoi scritti principali: oltre ad articoli giornalistici (Monopolio, Il Solco, 1946; Il referendum
popolare. Una conquista dellautonomia, in LUnione sarda, 1957) da segnalare il saggio su I portuali di Cagliari.
Una pagina di storia del movimento operaio sardo, 1955.
82
pag. 88
Brancaccio
naia di pubblicazioni, alcune delle
quali conosciute e stimate a livello europeo, condirettore della prestigiosa rivista Foro Italiano, nel 1959 fu nominato giudice costituzionale. Fu anche
presidente della Corte dal 1969 al 1971.
Branca, Remo Artista e scrittore (Sassari 1897-Roma 1988). Per quanto nel
1921 si fosse laureato in Legge, i suoi
interessi si indirizzarono verso larte,
` di possedere non
campo in cui mostro
comuni doti. Contemporaneamente si
` in politica e nel giornalismo:
impegno
cattolico, fermo su posizioni antifasciste, nel 1923 assunse la direzione di Li`, il periodico della diocesi di Sasberta
sari. In seguito a una serie di sequestri
del giornale fu costretto a lasciare Sassari e a rifugiarsi a Iglesias; nella nuova
` allinsegnamento,
residenza si dedico
istitu` una Scuola darte decorativa e
` il Bollettino Bibliografico. Nel
fondo
1926 si trasfer` a Oristano, dove conti` a impegnarsi in seno alle organizzanuo
zioni cattoliche, ma nel 1931, nel corso
della crisi tra Vaticano e governo fascista, fu nuovamente assalito e picchiato
`e
dai fascisti. Tra il 1933 e il 1937 fondo
diresse la rivista La Lampada. Nel
1940 diresse lIstituto magistrale di
Nuoro, quindi quello di Novara. Di qui
si trasfer` a Roma, dove ader` al CLN,
sfuggendo a stento alle SS. Dopo la ca`,
duta del fascismo riprese le sue attivita
stabilendosi a Roma. Fu tra i primi a
intuire limportanza didattica del cinema e ne sostenne lutilizzazione nelle
`
scuole: ai problemi del cinema dedico
la Rivista del passo ridotto. Nel 1968
` la rivista Frontiera, a Cagliari
fondo
presso leditore Fossataro, attraverso la
` ad animare la vita cultuquale continuo
rale della Sardegna. Tra i suoi scritti:
Decentramento amministrativo, 1921;
Unanima di apostolo, 1923; Francesco
dAssisi, 1923; Due parroci scrittori, Pietro Casu e Giovanni Antonio Mura, Gio-
pag. 89
Brancaleone da Romana
Branci Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Cagliari, compreso nella curatoria del
` di VillaSigerro. Sorgeva in prossimita
massargia. Quando il giudicato di Ca` di esistere, nella divisione
gliari cesso
del 1258 il villaggio fu compreso nel
terzo assegnato ai Della Gherardesca,
che per insanabili contrasti familiari
poco tempo dopo procedettero a unaltra divisione. B. cos` fu compreso nella
parte toccata al ramo del conte Ugolino;
fu amministrato dai funzionari dei
nuovi signori con precisione fiscale,
ma la sua struttura sociale fu conservata e i suoi abitanti continuarono a
eleggere annualmente il majore e, nel
complesso, furono coinvolti nel processo di sviluppo di Iglesias. Il conte
Ugolino, che si era impadronito del potere a Pisa, fu assassinato, probabilmente col concorso dei cugini dellaltro
ramo, per cui nel 1289 i figli dichiararono guerra al Comune. La guerra fu
combattuta nei territori iglesienti e B.
fu investito dalle operazioni, sub` dei
danni e, dopo che i Della Gherardesca
` sotto il
furono sconfitti, dal 1295 passo
controllo diretto di Pisa, che lo fece amministrare da suoi funzionari. Con larrivo degli Aragonesi, nel 1323, il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro
`a
niae. Nel giro di pochi anni comincio
decadere e subito dopo la conquista
aragonese fu abbandonato dalla popolazione.
84
pag. 90
Brea
Considerazioni geografiche sulla descrizione della Sardegna di Strabone, Archivio storico sardo di Sassari, V, 1979;
La geografia della Sardegna in una carta
anonima seicentesca, in Atti del III Convegno internazionale di Studi colombiani, 1979; La fotografia aerea per la cartografia tematica e la geografia della Sardegna, 1980; I fattori geografici della distribuzione dei nuraghi nella Sardegna
nord-occidentale, in Atti della XXII Riunione scientifica dellIstituto italiano di
Preistoria e Protostoria nella Sardegna
centro-settentrionale, 1980; Il centro storico di Alghero. Un patrimonio artistico
da conservare (con Marina Sechi), Archivio storico sardo di Sassari, VIII,
1982; Le risorse idriche ci sono, bisogna
saperle utilizzare in Sardegna, in
Luomo e la pianura (a cura di Angela
Terrosu Asole), 1984; Sulle caratteristiche formali e tecniche di una carta anonima seicentesca della Sardegna in
Imago et censura mundi, 1985.
Brassetti, Margherita Serva di Dio (Cagliari 1877-Triora 1927). Figlia di un magistrato genovese, battezzata nella cattedrale di Cagliari con i nomi di Luigia,
Giuseppa, Teresa e Bonaria, prima comunione a Torino (1887) amministratale da don Bosco, studi magistrali. Ri` su consiglio dellarcivescovo di
nuncio
Genova al monastero, scegliendo di servire in case di privati. Visse evangelicamente, dedita al sociale e alla preghiera, sopportando umiliazioni e sofferenze.
Brassey, Thomas Lord inglese, imprenditore minerario (?, sec. XIX-Londra 1919). Nipote del fondatore delle
fortune della famiglia, imprenditore
` le quote del
minerario, nel 1893 rilevo
gruppo Henfrey che la Pertusola aveva
in Sardegna, e alcuni anni dopo anche
te
Anonyme de plomb
quelle della Socie
`re de Gennemari et Ingurtosu.
argentife
`e
Diede notevole impulso alle attivita
` a Ingurtosu la grande
nel 1900 inauguro
laveria che porta il suo nome.
Bray, M. Warwick Archeologo americano (n. sec. XX). Negli anni Sessanta
` interessato della cultura di Ozieri e
si e
del Neolitico recente in Sardegna, collaborando con David Trump. Tra i suoi
scritti: The Ozieri culture of Sardinia,
Rivista di Scienze preistoriche,
XVIII, 1-4, 1963; Sardinian Beakers, in
Proceedings of the Prehistoric society for
1964, XXX, 1964; Ozieri (con D.H.
Trump), voce in Dizionario di Archeologia, 1973.
85
pag. 91
Breglia Pulci Doria, Laura Numisma` alla ritica (n. Napoli 1912). Si dedico
cerca e allinsegnamento universitario.
Dal 1962 divenne presidente dellIstituto Italiano di Numismatica e, dal
1968 al 1982, professore ordinario di
Numismatica antica presso lUniver` di Roma. Si e
` imposta come stusita
diosa della monetazione della Magna
Grecia e dellImpero romano. Tra i
suoi scritti: Spunti di politica monetaria
romana in Sicilia e in Sardegna, Rendiconti dellAccademia di Napoli, XXIVXXV, 1952-54; La Sardegna arcaica tra
tradizioni euboiche ed attiche, in Nou` le
tude de la societe
velle contribution a
ennes, 1981.
et de la colonisation eube
Brenti e sanguni (campidanese stomaco di sangue) Piatto tipico. Si rial` antiche tradizioni del
laccia alle piu
mondo dei pastori. Molto simile a su
zurrette della Sardegna centrale, lo si
ottiene utilizzando lo stomaco di una
capra o di una pecora giovane. Dopo essere stato accuratamente lavato e ripulito viene riempito del sangue dellanimale non coagulato e di un soffritto di
cipolle, favette, pane sbriciolato, mentuccia e tre tipi di formaggio. Chiuso
` tigu) e lacon uno stecco di erica (su sta
sciato bollire in acqua salata per unora,
viene servito freddo tagliato a fette.
86
pag. 92
87
pag. 93
Briais
pisano. Il documento, originariamente
` un vero e proprio coscritto in latino, e
dice che sancisce diritti e doveri, individua le procedure con le quali regolare i rapporti tra le persone che lavorano nel porto e le operazioni relative a
` portuali. Fu tradotto in
tutte le attivita
italiano nel 1319 e successivamente in
sardo.
Briais Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria di Figulinas. Sorgeva non lontano da Ossi in
` Santu Miali. Agli inizi del selocalita
colo XIII, in seguito a un matrimonio,
` in possesso dei Malaspina.
passo
Quando si estinse la famiglia dei giudici
di Torres, essi lo inclusero nel loro piccolo stato mantenendo un buon rapporto con i vassalli, che conservarono
la loro autonomia. Con larrivo degli
Aragonesi nel 1323 i Malaspina prestarono omaggio feudale allinfante Al` a far parte del Refonso e cos` B. entro
gnum Sardiniae. La nuova situazione fu
di breve durata: infatti nel 1325 essi si
schierarono a fianco dei Doria che si
erano ribellati e presero a combattere
contro gli Aragonesi; nel 1330 il villaggio fu assalito dalle truppe di Raimondo Cardona e sub` gravi danni. Ne` a decagli anni che seguirono comincio
dere e a spopolarsi, ma rimase in possesso dei Malaspina fino al 1342, anno
in cui il marchese Giovanni, morendo
` in eredita
` con
senza eredi, lo lascio
tutto quanto possedeva a Pietro IV dAragona. I fratelli del defunto, irritati,
tentarono di resistere con le armi al re
e il villaggio cadde nel caos. Dopo alterne vicende B. fu sequestrato definitivamente ai Malaspina nel 1353; la sua
popolazione era ridotta a poche decine
di abitanti e nel corso dei decenni successivi, scoppiata la seconda guerra tra
Mariano IV e Pietro IV, divenne teatro
88
pag. 94
Brigaglia
Storia contemporanea presso la Fa` di Lettere dellUniversita
` di Sascolta
sari. Nel 1980 ha fondato con un gruppo
di colleghi i prestigiosi Quaderni sardi
di Storia, usciti sino al 1985. Ha diretto
il comitato scientifico che ha creato il
Museo della Brigata Sassari a Sassari.
89
pag. 95
Brigaglia
Sassari da Giolitti a Mussolini, 1979;
Emilio Lussu. Lettere a Carlo Rosselli e
` , 1979;
altri scritti di Giustizia e Liberta
Pastori e contadini di Sardegna di Maurice Le Lannou (tradotto e curato da M.
Brigaglia), 1979; La Brigata, il suo mito,
la sua storia, introduzione a Gli intrepidi
sardi della Brigata Sassari, di Leonardo
Motzo, 1980; La Brigata Sassari come
problema storiografico, in Storia della
Brigata Sassari, di Giuseppina Fois,
1981; Alcuni aspetti della storia mediterranea della Sardegna, in La Sardegna
nel mondo mediterraneo. Atti del primo
Convegno di studi geografico-storici,
1981; Il carattere di Tempio, in Tempio
` dellOttocento, di Manella seconda meta
rilena Bruschi Brandano, 1982; Il paesaggio agrario, in Le opere e i giorni. Contadini e pastori nella Sardegna tradizionale (a cura di Giulio Angioni e Francesco Manconi), 1982; Stato attuale della
ricerca sulla Sardegna dal primo dopoguerra allautonomia, in La ricerca storica sulla Sardegna, Archivio storico
sardo, XXXIII, 1983; Nuovi documenti
per una biografia asproniana (con Raimondo Turtas), in Atti del Convegno nazionale di studi su Giorgio Asproni,
Nuoro 1979, 1983; Quando si dice banditismo sardo, in Fenomenologia dei sequestri in Sardegna: ricerca svolta dallo United Nations Social Defense Research Institute. Rapporto storico-antropologico
ed economico-culturale, Quaderni
della giustizia, III, 23-24, 1983; Alghero:
la Catalogna come madre e come mito, in
I Catalani in Sardegna (a cura di Jordi
Carbonell e Francesco Manconi), 1984; I
giornali in Sardegna tra la fine dellOttocento e la prima guerra mondiale, in Amministrazioni locali e stampa in Emilia
Romagna 1889-1943, Convegno di Studi
Ferrara 1982, 1984; Paolo Dettori, voce in
Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, III, 1984; La Sardegna e i suoi tristi tropici, in La ragione
90
pag. 96
Brigaglia
il Novecento. Atti del Convegno di Studi
per il centenario dellistituzione del Ginnasio statale G.M. Dettori, 1989; Nuova
` e antico malessere, Ichcriminalita
nusa, 24, 1989; Tutti i libri della Sardegna, 1989; Per una storia dellacqua in
Sardegna, in La Sardegna nel mondo
mediterraneo. Atti del III Convegno di
studi geografico-storici Sassari 1985, VI,
1990; Lo sguardo straniero. Ricercatori
in Sardegna negli anni della rinascita,
Quaderni bolotanesi, XVI, 1990; Alberto Lamarmora e la Sardegna, in Intel` in Sardegna tra restaulettuali e societa
` dItalia, I, 1991; Sassari
razione e lunita
e la sua memoria, in Sassari e la sua memoria: quali interventi nel centro storico?, 1990; Unisola di nome Sardegna
(con Salvatore Pirisinu), 1991; La storia
vista da lontano, in Diario del 43, di Aldo
Cesaraccio, 1992; Sassari figlia di Torres,
in Lo stemma del Comune di Sassari,
1992; G.M. Lei Spano e la questione
sarda, postfazione alla ristampa di La
questione sarda. Con dati originali,
1992; Libri e linotypes, in Cento anni di
Gallizzi: una tipografia sassarese tra due
secoli 1892-1992, 1992; Per una storia
della bonifica della Nurra. Le Carte
Ascione 1918-1948 (con Guido Melis), in
Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo.
` e di una minoranza
Storia di una citta
catalana in Italia (XV-XX sec.) (a cura di
Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994;
Emilio Lussu e il sardismo dellesilio, in
Emilio Lussu e il sardismo. Atti del Convegno di Cagliari 1991, 1994; Antonio Pigliaru e la sua rivista, in Gli anni di Ichnusa: la rivista di Antonio Pigliaru nella
Sardegna della Rinascita, di Salvatore
Tola, 1994; Gli Americani e le zanzare, in
Americani, comunisti e zanzare: il piano
di eradicazione della malaria in Sardegna tra scienza e politica negli anni della
guerra fredda (1946-1950), di Eugenia
Tognotti, 1995; La lezione di Giovanni
Lilliu, presentazione di Cultura e cul-
ture, di Giovanni Lilliu, 1995; Il problema dei poteri della Regione, in Uno
statuto per la Sardegna: atti del Convegno di studi (a cura di M. Brigaglia),
1995; La perdita del regno. Intellettuali e
` sarda tra Ottocostruzione dellidentita
cento e Novecento (con Luciano Marrocu), 1995; Storia della Sardegna (di autori vari, a cura di M. Brigaglia), 1995;
` negli anni del SardofaCultura e societa
scismo, in Il Sardofascismo tra politica,
cultura e economia, 1995; Tempio e il suo
volto (con Franco Fresi), 1996; Premessa
a Le inchieste parlamentari sulla Sardegna dellOttocento, 2 (a cura di M. Brigaglia), 1996; Un pezzo di storia della Sardegna autonomistica, in Li chiamavano i
Giovani Turchi, di Francesco Obinu,
1996; Le carte dArborea come romanzo
storico, in Le carte dArborea. Falsi e falsari nella Sardegna del XIX secolo (a
cura di Luciano Marrocu), 1997; La Sardegna tra Ottocento e Novecento, in In` in Italia tra
fanzia, educazione e societa
Ottocento e Novecento, 1997; Memorie del
confino in Sardegna, in I confinati antifascisti in Sardegna: 1926-1943, di Salvatore Pirastu, 1997; Banditi sardi e letteratura, in Banditi di Sardegna, di
`
Franco Fresi, 1998; La Sardegna dalleta
giolittiana al fascismo, in Le regioni dItalia. La Sardegna (a cura di Luigi Berlinguer e Antonello Mattone), 1998; La
` civile a Tempio in eta
` contemposocieta
ranea, in Salvatore Vico nel contesto sociale e religioso del Novecento Sardo (a
cura di Tonino Cabizzosu e Francesco
`,
Atzeni), 1998; Il ceto politico, in Le citta
` della
II vol. della collana Paesi e citta
Sardegna, 1999; La rivoluzione sulle
Bocche. Francesco Cilocco e Francesco
Sanna Corda giacobini in Gallura
(1802) (con Luciano Carta), 2003; Radio
brada, in Radio brada. 8 settembre 1943:
dalla Sardegna la prima voce dellItalia
libera (a cura di Romano Cannas), 2004;
Cronologia sarda 1894-2005 (a cura di
91
pag. 97
Brigaglia
Salvatore Tola, 2 voll. a continuazione
dellEffemeride sarda 238 a.C.-1893 di
Pietro Meloni Satta, 2 voll., edita dalla
Nuova Sardegna nel 2006); Dizionario
storico-geografico della Sardegna (con S.
Tola), I, 2006. Nel 1999 un gruppo di
amici ha pubblicato Manlio Brigaglia.
Cinquantanni di scrittura, bibliografia
a cura di Elisabetta Pilia.
` nel
nella 25 Divisione, si acquartiero
Veneto e nel luglio del 1915, entrata a
far parte dellXI Corpo darmata, fu
mandata al fronte sul Carso dove prese
parte alle prime battaglie dellIsonzo,
coprendosi di gloria al Bosco Cappuccio (estate 1915). Ben presto la fama del
valore dei sardi si diffuse e il corpo fu
impiegato nelle successive battaglie
alla Trincea dei Razzi e alla Trincea
delle Frasche (novembre 1915), la cui
conquista fu citata nel Bollettino del
Comando supremo come impresa degli
Intrepidi Sardi. Subito dopo una cir` chiunque
colare del comando autorizzo
militasse in altre formazioni di fanteria
a chiedere di essere trasferito alla B.S.
Nel marzo del 1916 la brigata ebbe una
prima pausa: la sua fama oramai era indiscussa e i suoi soldati presero allora a
essere individuati come i diavoli
rossi. Dal giugno del 1916 fu trasferita
sullaltipiano di Asiago e impegnata in
estenuanti, micidiali assalti alle trincee austriache fino al luglio del 1917
` con
quando il re motu proprio la decoro
la prima medaglia doro (alle terribili
` ispirato Un
esperienze di quei mesi e
anno sullAltipiano di Emilio Lussu).
Nellagosto del 1917 fu mandata sullaltipiano della Bainsizza fino allottobre.
Quando gli austriaci sfondarono a Caporetto, la brigata, impegnata in opera casa
zioni di contenimento, combatte
per casa a Codroipo e protesse la riti` il
rata delle altre truppe. Infine passo
Piave alla Nervesa. Nel gennaio 1918,
sempre sullaltipiano dei Sette Comuni,
la battaglia detta dei Tre
combatte
Monti (Col di Rosso, Col dEchele, Val` uno dei primi ritorni
bella), che segno
alla vittoria dellesercito italiano. Suc` sul Piave, impecessivamente si attesto
gnata in aspri scontri, e da quelle rive
fece il balzo finale a Vittorio Veneto. Subito dopo ricevette una seconda medaglia doro alle bandiere. Lesperienza
92
pag. 98
Brigida
della trincea serv` a far superare le
`
chiusure campanilistiche, le rivalita
` degli stessi
tradizionali e la diversita
dialetti facendo emergere i caratteri
comuni del popolo sardo e un forte
senso di appartenenza. Fu dalla condivisione dei comuni sacrifici e dallintenso rapporto tra gli ufficiali (specie
dei gradi inferiori, in genere giovani di
` o di paese avviati alle professioni
citta
liberali, non di rado fortemente politicizzati) e i soldati che nacque una sorta
di pedagogia di massa, che aveva al
centro i problemi della Sardegna e soprattutto la forte differenza fra le condizioni dellisola e quelle di altre regioni
dItalia, che i soldati avevano avuto
modo di vedere nel loro viaggio verso il
fronte e il soggiorno in zone progredite
come il Veneto. Nella B.S. militarono
circa 20 000 dei quasi 100 000 sardi chiamati alle armi, e quasi uguale propor` nel conto finale di caduti e fezione ce
riti. Ma lesperienza di chi era stato
nella B.S. fu comunicata per varie vie
non solo agli altri soldati ma anche alle
` di provenienza: nacque da
comunita
qui la grande rivendicaione regionalista che avrebbe preso corpo, a partire
dal 1920-21, nel Partito Sardo dAzione
(del quale non a caso il capitano Emilio Lussu, eroe leggendario della B.S.,
sarebbe stato il leader). La Brigata fu
citata quattro volte nel Bollettino del
Comando Supremo: il 15 novembre
1915 dopo la conquista della Trincea
delle Frasche e di quella dei Razzi; il
16 settembre 1917 dopo la battaglia sullaltipiano della Bainsizza; il 30 gennaio
1918 dopo la cosiddetta battaglia dei
` a fissare al 28
Tre Monti (che porto
gennaio la festa della B.S.); il 21 giugno
1918 dopo la battaglia di Losson, sulle
rive del Piave. Le motivazioni delle
due medaglie doro alla bandiera dei
due reggimenti dicono: Conquistando,
sul Carso, salde posizioni nemiche e for-
tissimi trinceramenti, detti delle Frasche e dei Razzi, che sotto nutrito fuoco
` a difesa; riconquistando, sulrafforzo
laltipiano dei Sette Comuni, posizioni
dalle nostri armi perdute a Monte Castelgomberto, a Monte Fior e Casera Zebio, sempre noncurante delle ingenti
perdite, diede ripetute prove di sublime audacia e di eroica fermezza (25
luglio-15 novembre 1915); Espressione
` della intrepurissima delle forti virtu
`
pida gente di Sardegna, diede il piu
largo tributo deroismo alla gloria dellesercito e alla causa della Patria, dovunque vi furono sacrifici da compiere
e sangue da versare.
93
pag. 99
Brionia
son; ebbe otto figli, fra i quali Santa Karin, per gli italiani Santa Caterina di
Svezia. Terziaria francescana, si pro` instancabilmente per i malati deldigo
lOspedale da lei fondato. Morto il marito (1344), il quale al ritorno da un pellegrinaggio a Santiago de Compostela si
era ritirato nellabbazia cistercense di
Alvastra, condusse una vita austera e
contemplativa, favorita da rivelazioni e
` lordine del Santo
doni mistici. Fondo
Salvatore (1363) con sessanta monache,
le brigidine, e venticinque uomini tra
preti, diaconi e suddiaconi, per un totale di ottantacinque persone: dodici
`
apostoli, settantadue discepoli, piu
Paolo. Fu badessa dei suoi monasteri
` da un monastero
doppi, formati cioe
femminile e da uno maschile. Rimpro` Clemente VI per lo stato di abbanvero
dono in cui versava Roma, mentregli
contro la
stava ad Avignone. Si batte
corruzione dei nobili, del clero e dei religiosi in generale. Mor` il 23 luglio 1373
rientrando da un pellegrinaggio a Gerusalemme. Traslata (1374) nel monastero
di Vadstena in Svezia. Canonizzata da
Bonifacio IX (1391). [ADRIANO VARGIU]
94
pag. 100
Brondo
che vissero operosamente e dei quali
` possibile ricostruire i legami genon e
nealogici. Nel corso del secolo XVI le
condizioni economiche della famiglia
migliorarono gradualmente e i B. raggiunsero una posizione economica di
` citdiscreto livello in seno alla societa
tadina. Alcuni di loro, come il padre
Agostino e Antonio, ricco mercante, furono personaggi di assoluto rilievo. Uno
di essi, Girolamo, fu eletto consigliere
di Cagliari nel 1578 e nel 1584 ottenne il
cavalierato ereditario; nel 1594 invest`
una parte dei suoi considerevoli capitali nellacquisto del feudo di Villacidro. Suo figlio Tommaso, che era riuscito a combinare un brillante matrimonio con Caterina Ruecas figlia del tesoriere generale del regno, nel 1604 ot`;
tenne il riconoscimento della nobilta
` con Anlascesa della famiglia continuo
tonio, figlio di Tommaso. Egli fu creato
conte di Serramanna nel 1613 e sposata
Elena Gualbes, erede del vastissimo patrimonio degli Aragall Bellit, acquis` il
marchesato di Palmas, le baronie di Acquafredda, Gioiosaguardia, Monastir e
Nuraminis, che un` al suo grande feudo
di Villacidro; nel 1627 ottenne il titolo
di marchese di Villacidro. Nel 1629, in` la signoria della Planarfine, acquisto
gia; al culmine della potenza, la famiglia ebbe un tracollo politico quando fu
coinvolta nelle vicende legate alla con Camarassa, cui si
giura contro il vicere
aggiunsero le vicende connesse allinfelice matrimonio del marchese Felice
con Giovanna Crespi di Valldaura, che
fin` in una clamorosa separazione. La
famiglia si estinse nel 1679 con un Ago` erede del grande patristino, che lascio
monio sua nipote Maria Ludovica.
` in Teologia presso
lia, dove si laureo
` di Pisa. Tornato in SardelUniversita
gna divenne commissario generale del` con impegno agli
lordine e si dedico
` due opere sulla storia
studi. Pubblico
dellordine dei Mercedari e sul convento di Bonaria: Historia y milagros de
N. Sen
ora de Buenayre de la Ciudad de
Caller, de la isla de Cerden
a, de la Orden
de Nuestra Sen
ora de la Merced, redempcion de captivos christianos, Cagliari,
1595; e Recopilaciones de las indulgencias, gracias, perdones e staciones, remissiones de pecados y thesoros celestiales
que los summos pontifices concedieron a
todos los cofradres de la cofadria de Nuestra Sen
ora de la Merced, Cagliari, 1604.
95
pag. 101
Brondo
suo padre il feudo di famiglia che gli fu
` per svimolto caro. Infatti si adopero
lupparvi lagricoltura, introducendovi
lagrumicoltura; inoltre vi costitu` un
convento di Mercedari. Nel 1613 ebbe
il titolo di conte di Serramanna e,
avendo sposato Elena Gualbes dalla
quale aveva avuto anche limmenso patrimonio degli Aragall Bellit, nel 1627
ottenne il titolo di marchese di Villacidro. La sua sete di feudi non sembrava
aver limiti, e nel 1629 ottenne in allodio
anche la signoria della Planargia, della
` dietro pagaquale il governo si libero
mento di una ingente somma. Per dare
` alla posizione raggiunta, avvio
`
visibilita
la ristrutturazione del palazzo dove abitava, situato allinizio di via dei Genovesi e contiguo al complesso costituito
dalla porta e dalla torre dellAquila (attualmente con ingresso in Piazzetta Lamarmora, dietro il Palazzo Boyl). Si avvalse dellopera di valenti artigiani, ma
` al solo
per mancanza di fondi si fermo
portone, che abbell` con colonne e un
fastigio che racchiude lo stemma dei
B.; labbellimento contrasta col resto
della costruzione, schematico e di una
` quasi povera a tal punto che
semplicita
la fantasia popolare ancor oggi lo definisce portone senza palazzo.
` , si lascio
`
sua nipote. Poco dopo, pero
` alcoinvolgere nella congiura che porto
Camarassa, ritelassassinio del vicere
nuto responsabile delluccisione di
Agostino Castelv`. Fu bandito e condannato a morte; dovette fuggire con gli altri congiurati, ma nel 1671 convinto a
rientrare in Sardegna appena sbarcato allIsola Rossa fu ucciso a tradimento da Giacomo Alivesi.
96
pag. 102
Bronzetti nuragici
` svilupnato del bronzo in una societa
pata economicamente e socialmente.
I b.n. sono stati trovati in tutto il territorio della Sardegna, con una maggiore
concentrazione nelle attuali province
` dimostredi Nuoro e dellOgliastra: cio
rebbe lesistenza di numerose botteghe
di produzione, sorrette da una forte domanda di queste statuette che servivano come ex voto nei pozzi sacri, nei
templi e nelle caverne; venivano anche
utilizzati sempre con valenza sacra
in nuraghi o edifici civili; e alcuni, infine, sono stati ritrovati in Tombe di giganti. Per la loro fabbricazione le botteghe utilizzavano tecniche fusorie di alto
livello, che documentano la notevole
evoluzione della metallurgia nuragica;
` ottela maggior parte delle statuine e
nuta a getto con la tecnica della fusione
a cera persa; ogni pezzo denota origi` e grande creativita
` . Nella loro vanalita
` i soggetti ci permettono di indivirieta
duare una ricca gamma di temi figurativi che funzionano anche come indizi
dellorganizzazione sociale e dello svol-
97
pag. 103
Brook Lindsay
` lipotesi che i b.n. fosBissing avanzo
sero databili in un arco di tempo che va
dal 1500 al 600 a.C., polemizzando con
lAlbizzati che invece li ascriveva al secolo VI a.C. Negli anni successivi il dibattito sulla cronologia dei b.n. prosegu`, arricchendosi del tema della loro
grande valenza estetica (primo ad affermarla fu Raffaello Delogu nel 1932). Di
fondamentale importanza per la loro
datazione e per la loro interpretazione
estetica furono gli studi di Giovanni Lil` , con Gennaro Peliu, che nel 1949 curo
sce, la mostra dei b.n. sardi a Venezia, in
occasione della quale propose la classificazione delle statuette secondo criteri
estetici in una prospettiva di arte anticlassica che confermava la loro origina` . I b.n. furono in seguito studiati da
lita
Christian Zervos; ancora Giovanni Lil` nel 1966 il suo Sculture
liu pubblico
` essere
della Sardegna nuragica, che puo
considerato la summa dellargomento.
98
pag. 104
Brown
M.M. Costa); Genealogia degli Empuries
(con M.M. Costa); Genealogie dei Torroja,
Palau e Rocabert` (con M.M. Costa); Genealogia dei Narbona giudici dArborea
(con Anna Maria Oliva); Genealogia dei
Tinieres (con A.M. Oliva); Genealogie
della casa di Hohenstaufen (con A.M.
Oliva).
Brotzu, Giuseppe Scienziato, uomo politico (Cagliari 1895-ivi 1976). Consigliere regionale, presidente della Regione sarda. Dopo la laurea in Medicina, nel 1925 consegu` la libera docenza in Igiene e nel 1928 quella in microbiologia. Dal 1932 divenne professore di Microbiologia presso lUniver` di Cagliari, della quale fu rettore
sita
dal 1936 al 1944, contribuendo allistitu` di Magistero e di Inzione delle Facolta
gegneria mineraria. Durante la guerra
` le Facolta
` salvandone lattrezdecentro
zatura scientifica. Nel 1945 scopr` la cefalosporina, una grande famiglia di antibiotici dotata di un ampio spettro dazione, e a partire dal 1946 fece parte
dello staff medico che diresse la grande
campagna per leradicazione della malaria (=) in Sardegna (1946-1950). In` politica alla ritensa fu la sua attivita
presa della vita democratica: dal 1945
al 1949 fece parte della Consulta regionale come consultore tecnico; eletto
consigliere regionale fu assessore allI-
giene dal 1949 al 1954 nella giunta Crespellani e dal 1954 al 1955 nella giunta
di Alfredo Corrias; nello stesso anno divenne presidente della Regione; tenne
lincarico fino al 1958. Fu sindaco di Cagliari dal 1961 al 1967. Tra i suoi scritti:
La malaria nel comune di Cagliari, 1922;
Osservazioni e ricerche sullendemia tipica in Cagliari, Igiene moderna,
1923; La malaria nella storia della Sardegna, LUnione sarda, 1933; La Sardegna, 1954; Otto anni di autonomia: concrete conquiste, LUnione sarda, 1957.
Brown, Peter John Antropologo medico (n. Santa Monica 1951). Ha inse` di Parigi,
gnato presso le Universita
New York e Berkeley. Nel 1976 giunse
in Sardegna per condurvi una ricerca
sulla malaria e si stabil` a Bosa. Durante il suo soggiorno isolano non si li` a studiare la malaria, ma estese il
mito
suo interesse anche ad altre malattie
storiche della Sardegna. Attual` direttore del dipartimento di
mente e
Antropologia presso la Emory University di Atlanta. Tra i suoi scritti: Cultural adaptations to endemic malaria in
Sardinia, Medical Anthropology,
1981; New consideration on Distribution
of Malaria, Thalassemia and Glucose 6
Phosphate Deydrogenase Deficiency in
99
pag. 105
Brown
Sardinia, Human Biology, 53, 1981;
Demographic and socioeconomic effects
of Disease Control. The case of Malaria
Eradication in Sardinia, Medical Anthropology, 7, 1983; Malaria in Nuragic,
Punic and Roman Sardinia: some hypotheses, in Studies in Sardinian Archaeology, I, 1984; Malaria, miseria e antropologia medica, Quaderni bolotanesi,
XVI, 1990.
100
pag. 106
Brunelli
tradizioni sarde, 1869; Lalcaide di Longone, racconto storico, 1870; Cagliari
antica e Cagliari moderna, 1871; La
nave impietrita in Ricordo dellesposizione di Cagliari del febbraio 1871, 1871;
La rotta di Macomer, racconto, 1872;
Adelasia di Torres, racconto, 1872; Il fantasma bianco; Serafino Caput; In procinto di pigliar moglie, macchietta, tutti
e tre inRivista Sarda, II, 1875; Bozzetti
storici intorno allepoca romana in Sardegna, 1875; Picco Balistreri, racconto,
1875; Una congiura in Cagliari, racconto, 1876; Olimpia, 1876; Il castello dellAcquafredda. Gli Aragonesi e i Doria al
Vasco del Tordo. Villacidro. A zonzo per la
campagna, 1878; Marino e Nerino, 1878;
Il primo dei giudici racconto, 1880; Daniele, racconto, 1881; Commemorazione
del senatore Giovanni Siotto Pintor, 1882;
Lucrezia Montanina, racconto, 1882; Natalia scene della vita del contado, 1884;
Fra le spire di un serpente scene della
vita cittadina, 1884; Tocchi in penna,
1884; La fine di un romanzo, 1885; Santa
Barbara, 1885; Le nozze di Vitaliana,
1885; Il monumento ai Sardi caduti combattendo pel Risorgimento italiano, 1886;
Di palo in frasca, 1887; Ricordi storici di
Gaetano Cadeddu e dei suoi tempi, 1887;
Primo maggio, LUnione sarda, 1890;
Ricordi di Enrico Lai, 1892; Introduzione
allo studio della Sardegna dal 1720 al
1848, Vita sarda, 1892; Il romanzo
duna montanina, 1893.
101
pag. 107
Brunengo
3, 1920; Giovanni Barcels e Giovanni Figuera, LArte, XXIII, 6, 1920; Note
sarde. Liscrizione di Saccargia. Una tavola sarda nella Pinacoteca di Torino,
Bollettino dArte, XXVII, 1933; Vicende artistiche della Sardegna medioevale e moderna, LUnione sarda,
1936.
102
pag. 108
Bruno
103
pag. 109
Bruno
gna poetica, I, 13, 1947; Alliris di Gennaio, Sardegna poetica, III, 6, 1949.
104
pag. 110
Brusco Onnis
zioni sul porto di Torres, pubblicato a
Sassari nel 1875.
105
pag. 111
BSE
` con Maurizio Quanianesimo, e lavoro
` itadrio nella redazione de LUnita
liana di cui nel 1861 divenne condirettore. Prese parte alla spedizione dei
Mille, ma a un certo punto non volle
` seguire Garibaldi: ne nacque una
piu
` dal Gelunga polemica che lo allontano
nerale. Rimase legato alle concezioni
di lotta politica rivoluzionaria anche
dopo la morte del Mazzini (anche lui
aveva avuto momenti difficili per il suo
radicalismo antimonarchico) e del Quadrio. Tra i suoi scritti: Fiori di maggio,
versi, 1845; Risorgimento, canto, 1847;
Lisola di Cuba e la Sardegna, Gazzetta
popolare, V, 1854; Il libro speciale del
parlamento, Gazzetta popolare, V,
1854; Le autonomie locali, LOsservatore, 1857; La Sardegna e il conte di Cavour, I popoli uniti, 1860; Un processo
al governo, I popoli uniti, 1860; Storia
della casa gesuita di San Michele in Cagliari, Il Nazionale. Un processo al Go` una appasverno, pubblicato nel 1860, e
sionata recensione de Il Governo e i Comuni di G.B. Tuveri.
106
pag. 112
Bubastis
riccamente di suppellettili e libri. Nel
1831 seppe fronteggiare unimminente
carestia acquistando il grano giunto
dal continente e rivendendolo a prezzo
di costo. Interessato anche alla crescita
sociale dei suoi amministrati, si preoc` di promuovere una serie di opere
cupo
pubbliche che creassero occasioni di
lavoro, come la grande strada che collega Oristano a Torregrande. Promosse
` di Nuoro, Tempio e
lelevazione a citta
` della Chiesa
Ozieri e difese le immunita
dopo labolizione dei feudi. Nel 1836 ri` il trasferimento a Cagliari. Tra i
fiuto
suoi scritti, le Lettere pastorali al clero
ed al popolo delle diocesi dOristano e di
Nuoro, 1828-1839. [MASSIMILIANO VIDILI]
miglia dei giudici di Torres, essi lo inclusero nel loro piccolo stato, intrattenendo un buon rapporto con i propri
vassalli che conservarono la loro autonomia. Con larrivo degli Aragonesi nel
1323 i nuovi signori prestarono omaggio
feudale allinfante Alfonso e cos` B. en` a far parte del Regnum Sardiniae. La
tro
` , fu di breve durata; infatti,
cosa, pero
seguendo i Doria ribelli, nel 1325 si
schierarono al loro fianco e combatterono contro gli Aragonesi. Il villaggio
divenne una delle sedi della loro resistenza; nel 1330 fu assalito dalle truppe
di Raimondo Cardona e sub` gravi
danni. Negli anni che seguirono comin` a decadere e a spopolarsi, ma ricio
mase in possesso dei Malaspina fino al
1342, anno in cui il marchese Giovanni,
` in eremorendo senza eredi, lo lascio
` con tutto quanto possedeva a Pietro
dita
IV dAragona. I fratelli del defunto, irritati, tentarono di resistere con le armi
al re e il villaggio cadde nel caos. Dopo
alterne vicende B. fu sequestrato definitivamente ai Malaspina nel 1353; la
sua popolazione era ridotta a poche decine di abitanti e nel corso dei decenni
successivi, scoppiata la seconda guerra
tra Mariano IV e Pietro IV, B., divenuta
` comteatro delle operazioni, si spopolo
pletamente e scomparve.
Bualis Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria di
Montes. Sorgeva nelle campagne di
` Bainzolu. Agli inizi del
Osilo in localita
secolo XIII, in conseguenza di un fortunato matrimonio, il villaggio fu inserito
fra i territori che passarono in possesso
dei Malaspina. Quando si estinse la fa-
` egizia
Romani chiamavano la divinita
Bastet, dallomonimo centro del culto
della dea che sorgeva nel medio delta
` del panorientale del Nilo. Divinita
theon isiaco, era la protettrice delle
partorienti. Era rappresentata con le
sembianze di gatta oppure con il corpo
di donna e la testa felina. Il suo culto in
` testimoniato da unara ciSardegna e
lindrica in marmo bianco (datata al 35
d.C. dalliscrizione che presenta la coppia consolare in carica) rinvenuta a
Turris Lybisonis che riporta il nome di
C(aius) Cuspius Felix, indicato come sa-
107
pag. 113
Bucarelli
cerdote della dea. Il ricco apparato decorativo dellara richiama anche Iside
e il fratello-sposo Osiride tramite due
oggetti utilizzati nelle loro cerimonie
pubbliche, il sistro (strumento musicale
costituito da unimpugnatura sulla
quale si innesta un telaio curvato a U
capovolta e attraversato da tre o quattro
sbarrette scorrevoli) e la s`tula (secchio
metallico con fondo solitamente emisferico usato per contenere lacqua lustrale o il latte); limpianto ornamen` completato da una ghirtale dellara e
landa divisa in quattro festoni da due
`i e da due fiaccole. La difserpenti ure
` in generale
fusione del culto di B. e piu
` rodei culti egizi in Sardegna in eta
` stata messa in relazione con larmana e
rivo nellisola di soldati egizi fedeli ad
Antonio e Cleopatra sconfitti durante la
battaglia di Azio nel 31 a.C. [ALBERTO GA-
VINI]
Bucarelli, Paola Studiosa di storia dellarte (n. Napoli 1938). Sorella di Alessandro, laureata a Cagliari nel 1963, ha
insegnato per molti anni storia dellarte
in diversi istituti di istruzione seconda-
108
pag. 114
Budduso`
`
Lerno, nei pressi di Pattada. Il paese e
attraversato dalla statale 389, che collega Ozieri con Monti, e che in questo
punto si dirama con un altro braccio
che, piegando verso sud, raggiunge
Bitti e quindi Nuoro.
& STORIA Il centro attuale e
` di origine
medioevale, apparteneva al giudicato
di Torres ed era incluso nella curatoria
di Montacuto. Dopo lestinzione della
famiglia giudicale di Torres, B. e tutto
il Montacuto furono contesi tra i Doria,
gli Arborea e i Visconti; alla fine del secolo XIII il territorio era presidiato da
truppe arborensi che, avendo conquistato il castello di Montacuto, sembrava
dovessero arrivare a controllare lin`
tera curatoria. La situazione muto
quando i Doria, sfruttando il bisogno
che Giacomo II dAragona aveva di trovare alleati per limminente conquista
della Sardegna, nel 1308 si dichiararono vassalli del re e ne ottennero linvestitura. Gli Arborea, anche loro alleati del re, presero atto della nuova situazione ma non rinunciarono alle pro` nel
prie rivendicazioni. Quando pero
1325 i Doria si ribellarono ai loro alleati, il giudice dArborea fece nuovamente occupare il villaggio dalle sue
truppe e lo fece annettere formalmente
al Regno di Sardegna. Negli anni che
seguirono lesercito giudicale e quello
dei Doria continuarono a combattersi
aspramente nellintento di avere il sopravvento luno sullaltro e nel 1339 il
villaggio fu compreso nei territori che
il re dAragona concesse in feudo a Giovanni dArborea, suo fedele alleato e
considerato persona capace di porre
fine al conflitto. Ma Mariano IV, una
volta divenuto giudice, pretese che il
fratello gli prestasse lobbedienza feu` , avendo ottenuto il
dale; Giovanni pero
` e fu per queMontacuto dal re, si rifiuto
sto fatto arrestare. Negli anni che seguirono, scoppiata la guerra tra Mariano
IV e Pietro IV, B. sub` continue devasta` spopolandosi e fu oczioni per cui ando
cupato dalle truppe arborensi, che vi
stanziarono fino alla fine della guerra.
Nel 1410 il villaggio, per quanto semispopolato, cadde in mano del visconte
` ai
di Narbona che solo nel 1420 rinuncio
propri diritti. Nel 1421 fu incluso con
tutto il Montacuto nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Il rapporto
con i nuovi signori non fu dei migliori: i
suoi abitanti nel 1458 si ribellarono per esasperati dal peso dei tributi ma
che
non riuscirono a modificare la loro si` del setuazione. Nella seconda meta
colo i Centelles inclusero B. nellincontrada del Montacuto e il villaggio fu amministrato da un regidor residente a
Ozieri e coadiuvato da una burocrazia
di funzionari baronali. I Centelles si
estinsero nel 1569 e, dopo una lite ere` fino al 1591, il villaggio
ditaria che duro
` ai Borgia; negli anni nei quali
passo
pendette la lite il feudo fu sequestrato
e per alcuni anni fu amministrato da
funzionari reali. Con i Borgia le condi` non mutarono e,
zioni della comunita
`
anzi, nel corso del Seicento si verifico
un aumento del potere del feudatario
` a controllare direttamente
che arrivo
lelezione del majore esautorando com` e nellamminipletamente la comunita
` ai rappresentanti
strazione si appoggio
di alcune famiglie di notabili locali che
gestivano il potere in modo sostanzial` era
mente clientelare e ingiusto. Cio
nel corso del sestato possibile perche
colo erano state create per lesazione
dei tributi le liste feudali dei contribuenti, calcolate in base al loro reddito;
la gestione di queste liste comportava
non solo la determinazione del carico
fiscale per ciascuno ma anche lindividuazione delle categorie degli esenti.
In genere gli esenti erano proprio i notabili locali che finirono per formare
delle elite vassallatiche legate al feuda-
109
pag. 115
Budduso`
tario. Quando, nel 1740, i Borgia si estinsero, il villaggio aveva 1300 abitanti ed
esprimeva un profondo bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. La sua
struttura sociale si andava modifi` produttive
cando, le crescenti attivita
ne aumentavano notevolmente il benessere e i suoi abitanti avevano iniziato a sfruttare il vasto altipiano compreso nel territorio comunale impiantandovi fiorenti aziende per lallevamento del bestiame. Dopo una lunga serie di vicende ereditarie, nel 1767 il villaggio fu incluso nel ducato del Monta` a Maria Giuseppa Picuto che tocco
mentel erede dei Borgia e moglie di
Pietro Tellez Giron. B. non ebbe, come
molti altri villaggi del Montacuto, un
rapporto facile con i nuovi feudatari
che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a funzionari senza scru` aperpoli, cos` tra il 1774 e il 1785 rifiuto
tamente di pagare i tributi e nel 1795
prese parte ai moti antifeudali. Nel
1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Ozieri e nel 1843 chiuse il tempestoso rapporto con i suoi feudatari. Per
questo periodo abbiamo la testimo` situato in
nianza di Vittorio Angius: E
un altipiano, che verso mezzod` termina in scoscesi dirupi di granito,
quindi in esposizione a tutti i venti. Il
` di 460, divise da
numero delle case e
varie strade irregolari. Si esercitano da
pochi le arti necessarie. Le donne sono
attive nel tessere panno forese [orbace]
e tele. Provveduto ai proprii bisogni
vendono il restante. I telai sono circa
400. Convengono alla scuola normale
40 fanciulli. Si celebrano allanno matrimonii 20, nascono 75, muojono 60. Il
numero delle anime (anno 1833) era di
` fred2200, delle famiglie 450. Il clima e
duccio per la molta elevazione del territorio. Sentesi nellabitato alquanta
` per la sua situazione alle falde
umidita
di una estesa collina. Vi piove con qual-
110
pag. 116
Budduso`
Lerno, e nelle balze dei salti de Giossu.
Abolite nel 1848 le province fu incluso
nella divisione amministrativa di Sassari, allinterno della quale rimase fino
` a far parte della
al 1859, quando entro
omonima provincia; nei decenni successivi i suoi interessi hanno iniziato a
gravitare sulla rinascente Olbia e la sua
agricoltura; hanno avuto grosso incre` connesse
mento soprattutto le attivita
alla raccolta del sughero e allestrazione del granito. Contemporanea` cremente anche la sua popolazione e
sciuta: agli inizi del Novecento sfiorava
`. Nel secondo dopoguerra
le 5000 unita
` aumentata ancora arla popolazione e
` ; nel
rivando a superare le 7000 unita
1958 una parte del suo vastissimo territorio comunale fu staccata e compresa
in quello di Olbia. Negli anni successivi
` anche B. ha visto diminuire rapipero
damente la popolazione a causa del fenomeno dellemigrazione.
& ECONOMIA B. ha uneconomia basata
soprattutto sullallevamento, che qualche anno fa annoverava un patrimonio
di circa 40 000 capi ovini, 5000 bovini e
oltre 3000 caprini. Negli ultimi decenni
ha avuto un incremento imponente lo
sfruttamento delle cave di granito, con
esportazione in tutte le parti del
` un settore che sta conoscendo
mondo; e
ultimamente un periodo di crisi ma rimane fondamentale per leconomia locale. A questo si collega il commercio
della legna da ardere, che i camion destinati allesportazione del granito trasportano Palla penisola anche per non
fare il viaggio di ritorno a vuoto: da B.
partono poi altri mezzi minori che la distribuiscono in tutta lisola. Alcune
quote di reddito vengono dalla raccolta
del sughero. Il paese ha anche una vocazione turistica, che sta coltivando
grazie alla presenza di un albergo con
50 posti letto e 2 agriturismi con 28 posti
letto. Artigianato. In passato era molto
` Il granito ha rappresentato
Budduso
soprattutto nel corso del Novecento una
notevole risorsa economica.
&
111
pag. 117
Budduso`
esercizi pubblici 55; esercizi allingrosso 6; esercizi al dettaglio 139; ambulanti 218. Tra gli indicatori sociali: occupati 1733; disoccupati 256; inoccupati 260; laureati 77; diplomati 453; con
licenza media 1738; con licenza elementare 2286; analfabeti 211; automezzi circolanti 2651; abbonamenti TV 2057.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` particolarterritorio, molto esteso, e
mente ricco di nuraghi (Curtu, Domighedda, Domo e Porcos, Eligannele,
Errere, Isarita, Iselle, La Corona,
Loelle, Lorica, Ludurru, Lu Nuraghe,
Monte Ladu, Nullu, Ololvica, Ozastru,
Pedrosu, Selcia, Punta Su Nuraghe,
Ruju, SAbila, Sa Ena, Sa Menta, Santu
Tomeu, Sauccu, Seau, Solteni, Sos Li, Ziu Caralu), di dozos, Teltoro, Torroile
mus de janas (Checche, Iselle, Ludurru,
Molino, Nullu, Ozastru), di Tombe di gi` , Ianna de su Saccu, Iselle,
ganti (Biralo
Loelle). Vi sono inoltre la grotta di Contracalpida, la fonte nuragica di Sos Muros, i dolmen di Stiddi e Sos Monumen` romana distribuiti in
tos e ruderi di eta
` . Di particolare impordiverse localita
tanza archeologica sono alcuni siti posti
sullaltipiano, primo fra tutti il complesso di Loelle. Situato a qualche chi` costituito da un
lometro dallabitato, e
` piani la cui
nuraghe polilobato a piu
` in buono stato di
struttura imponente e
conservazione; la torre centrale conserva un grande ambiente interno e
una scala che porta ai piani superiori.
` circondato da un villaggio
Il nuraghe e
nuragico costituito da capanne circolari, ancora inesplorato, da alcune
Tombe di giganti molto danneggiate poste a circa 200 m di distanza e, accanto a
queste ultime, da un dolmen. Sempre
sullaltipiano, lungo la strada per Bitti,
` il complesso di Teltoro, costituito da
e
un nuraghe molto danneggiato nei cui
`
pressi affiorano resti consistenti di eta
romana, in particolare quelli di una
112
pag. 118
Budduso`
in granito, vi si affacciano le tipiche
case in granito a vista e qualche pretenzioso palazzotto ottocentesco di una
certa eleganza. Nel centro storico sorge
la chiesa di SantAnastasia, parrocchiale di impianto molto antico che nel
` degradando. Per
corso dei secoli ando
porre rimedio alla situazione, a partire
` dellOttocento e
`
dalla seconda meta
stata radicalmente ristrutturata e attualmente presenta un impianto a
croce latina di una qualche eleganza.
` costruita in conci di graLa facciata e
nito, coronata da un timpano e da una
grande croce; nellinterno sono conservati alcuni quadri di Gerolamo Ruffino,
pittore napoletano del Settecento, dipinti nel 1754. Poco distante sorge il
campanile a canna quadrata coronato
da una cuspide. Altre chiese del centro
storico sono quella di San Quirico, costruita nel 1651 da un sacerdote di Alghero in adempimento di un voto fatto
per essere scampato a una tempesta.
Ledificio ha una navata completata
dallabside semicircolare e coperta da
una cupola, da una serie di cappelle laterali e da una cantoria dalla struttura
` stato spesso rimain legno. Ledificio e
neggiato nel corso dei secoli e custodisce un altare ligneo policromo, riccamente intagliato e dotato di nicchie risalente al secolo XVIII, un pulpito in
legno con un confessionale risalente
allo stesso periodo, statue lignee e alcune tele attribuite a Gerolamo Ruffino. La chiesa di SantAmbrogio, costruita in conci di granito nel secolo
` situata oggi alla periferia delXVIII, e
labitato. Ha un impianto a una sola navata e nel corso dei secoli ha sub`to al`
cune ristrutturazioni. La facciata e
completata da un campaniletto a vela e
i muri perimetrali sono accompagnati
`
da contrafforti. Lungo la strada per Ala
dei Sardi sorge la chiesa campestre di
Santa Reparata, edificio risalente alla
113
pag. 119
Budelli
altri capi di bestiame se pastore); la
donna doveva invece provvedere allarredamento della casa. In caso di matrimonio tra persone facoltose il padre
dello sposo era tenuto a corrispondere
un capitale o un certo numero di capi di
bestiame, il padre della sposa a garantire il vitto ai due giovani coniugi per
`
tre anni. Di tutte queste usanze si e
persa memoria. Attualmente alcune
tradizioni vengono conservate nelle feste popolari, in particolare quella di
Santa Reparata che si svolge la prima
domenica di settembre e il successivo
luned` presso lomonima chiesetta;
` allestita da quattro subrastantes
essa e
che hanno il compito di raccogliere i
fondi necessari per organizzare la festa
e il grande banchetto finale da offrire a
` a base di
tutti i partecipanti. Il pasto e
carne di vacca con minestra cucinata in
`
enormi calderoni. Lorganizzazione e
piuttosto grandiosa: possono partecipare al banchetto fino a tre-quattromila
persone.
Budoni Comune della provincia di Olbia-Tempio, compreso nella X Comu` montana, con 4310 abitanti (al
nita
2004), posto a 16 m sul livello del mare,
collocato in un una sottile fascia pianeggiante occupata in parte da stagni
114
pag. 120
Budoni
che si trova tra le colline della costa
orientale, nella zona tra Posada e San
Teodoro, e il mar Tirreno. Regione storica: Posada. Diocesi di Nuoro.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 55,90 km 2 : ha la forma
grosso modo trapezoidale e confina a
nord con San Teodoro, a est col mare, a
`. La
sud con Posada, a ovest con Torpe
regione, per lungo tempo disabitata, si
` andata lentamente popolando per
e
`
lafflusso di pastori venuti da Budduso
e dalla Gallura per sfruttare i pascoli
del retroterra collinare, i quali hanno
dato vita a un tipo di insediamento
` costituito ancora oggi da
sparso che e
una miriade di frazioni; solo in seguito
` apparso evidente che le maggiori pose
` di sviluppo potevano venire
sibilita
dalla fascia costiera, caratterizzata da
alcune spiagge alternate a tratti di sco` affascinante
gliera e resa ancora piu
dagli stagni formati dal rio B. nel suo
tratto terminale. La principale via di
` costituita dalla veccomunicazione e
chia statale 125 Orientale sarda, cui si
` aggiunta di recente la superstrada Abe
basanta-Nuoro-Olbia; una serie di vie
minori e interne assicurano il collega`
mento con le frazioni e con le localita
del litorale.
& STORIA Lattuale centro ha origini
` costituito a cavallo
molto recenti: si e
tra Ottocento e Novecento, a mano a
mano che veniva popolato da pastori
provenienti dalle zone interne alla ricerca di pascoli. Essi costituirono in un
primo tempo degli insediamenti sparsi,
sul tipo dello stazzo gallurese, che poi in
molti casi sono cresciuti sino a divenire
le attuali frazioni, alcune delle quali
collocate a nord del paese (Agrustos,
Berruiles, Straulas, Strugas), altre
nella parte meridionale del territorio
` , San Pie(Brunella, Limpiddu, Solita
` , Tamarispa, Tanaunella).
tro, Talava
Sino a qualche decennio fa il centro
&
115
pag. 121
Budroni
di cui stranieri 146; maschi 2092; femmine 2025; famiglie 1489. La tendenza
complessiva rivelava un aumento della
popolazione, con morti per anno 35 e
nati 48; cancellati dallanagrafe 99;
nuovi iscritti 117. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
12 582 in migliaia di lire; versamenti
ICI 3649; aziende agricole 321; imprese
commerciali 351; esercizi pubblici 61;
esercizi al dettaglio 125; ambulanti 7.
Tra gli indicatori sociali: occupati
1016; disoccupati 273; inoccupati 131;
laureati 41; diplomati 332; con licenza
media 1201; con licenza elementare
1065; analfabeti 156; automezzi circolanti 1333; abbonamenti TV 795.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel
suo territorio sono tracce di un approdo
` augustea
romano sviluppatosi in eta
lungo la strada che da Carales portava
a Olbia. La traccia dellantico insediamento rimane nellattuale nome di
Agrustos.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` sviluppato
RALE Il tessuto urbano si e
attorno a piccoli nuclei, derivanti da
stazzi, in cui sono ancora conservate alcune case del tipo gallurese in granito.
Gli edifici di maggiore interesse sono la
chiesa di San Giovanni Battista, tuttora
parrocchiale del centro maggiore, e alcune altre chiese o piccole cappelle
erette nelle frazioni: San Lorenzo, San
Sebastiano, SantAntonio da Padova,
SantAnna, Santa Maria, San Gavino. A
volte si tratta di chiesette in origine isolate in mezzo alla campagna, utilizzate
dai pastori, cos` come avveniva in Gallura, come luogo di aggregazione e per
la sepoltura dei defunti.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Que` luogo di incontro di poposta regione e
lazioni di diversa lingua e cultura, cos`
che vi si sente parlare sia il logudorese
che il gallurese; un tempo le differenze
si avvertivano maggiormente, persino
nellalimentazione e nel modo di confezionare il pane ecc.; la componente gallurese aveva ad esempio la consuetu`dine di organizzare un pranzo, la multa
sgia, per rifocillare parenti e conoscenti che si riunivano per un funerale;
mentre la richiesta di una ragazza in
sposa avveniva secondo il poetico rito
della pricunta, la domanda, organizzato come una piccola rappresentazione. Oggi i costumi si stanno omologando, e le due parti della popolazione,
ormai fuse luna con laltra, si incontrano per le feste che vengono organizzate nella buona stagione nel capoluogo
e nelle frazioni, in parte anche con lintento di intrattenere turisti e villeg` tipica rimane quella di
gianti. La piu
SantAntonio Abate, che si svolge il 16 e
`
17 gennaio e culmina in un grande falo
ottenuto bruciando cataste di cisto alte
fino a dieci metri.
116
pag. 122
Buffa
Sardegna. Enciclopedia, III, 1988; Splendori e miserie. Alghero nelle cronache dei
viaggiatori dellOttocento (con Yvette
Gagliano), 1991; Aspetti di vita sociale in
` spagnola, in AlAlghero durante lEta
ghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Sto` e di una minoranza cataria di una citta
lana in Italia (XV-XX sec.) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.
Buffa, Edoardo Pittore (Cagliari 1878ivi 1961). Fece i suoi studi presso la
Scuola darte di Roma. Combattente
nella prima guerra mondiale, nel dopoguerra si stabil` a Treviso, dove apr` il
` come
suo studio acquistando notorieta
`a
acquerellista. Dopo alcuni anni torno
Cagliari e vi si stabil`; eccelleva come
bozzettista e caricaturista dei personaggi tipici della Cagliari popolare,
che coglieva nei luoghi caratteristici
` e rappresentava con mano
della citta
felice. Fu anche ritrattista di notevole
efficacia.
Buffa, Giancarlo Pittore e poeta (n. Cagliari 1944). Dopo aver completato i suoi
` dedicato allinsegnamento del
studi si e
disegno e della storia dellarte nelle
scuole secondarie. Dotato di notevoli
` , si e
` dedicato alla pittura. Ecqualita
celle soprattutto nella caricatura, in
cui riesce a cogliere in modo ironico gli
` significativi dei personaggi
aspetti piu
` anche autore di versi deliche ritrae. E
cati e profondi, fra i quali La bimba e il
mago nellisola del fuoco, 1984; La foresta
pietrificata, 1989.
117
pag. 123
Buffa
1994 ha studiato gli scheletri rinvenuti
nella Grotta di Santa Caterina di Pittinuri, di cui ha dato conto nellarticolo
Primo resoconto sul materiale scheletrico
umano proveniente dalla grotticella ipogeica di Santa Caterina di Pittinuri, Notiziario di Archeoantropologia, 1, 1995.
Finita la seconda guerra mondiale si ci` con alcuni film davventura (Il
mento
brigante Musolino, 1950) e nellinterpretazione di drammi come Catene (1949) e
I figli di nessuno (1951) che gli diedero
un successo enorme. In Le notti di Cabiria, di Federico Fellini (1957), inter` se stesso non senza una punta di
preto
autoironia.
118
pag. 124
Buggerru
la sua coltivazione: viene quindi largamente utilizzata per siepi, muri e pergolati, che si ricoprono delle vistose fioriture monocromatiche o spesso, nelle as` , multicosociazioni di diverse varieta
lori. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
concesso alla compagnia del conte Bel` le foreste ridutrame che ne devasto
cendole in carbone. Per la posizione in
cui si trova il canalone nel quale poi
sorse il villaggio era stato scelto sin dal
1850 dai boscaioli e dai carbonai per
impiantarvi le loro rudimentali capanne.
Lopera dei carbonai fu ben presto accompagnata da quella dei primi ricercatori di minerali che a partire dal
` Pranu Santu avviarono
1854 in localita
scavi sistematici; ben presto limpianto
crebbe e nel 1856 contava molti addetti,
ma nel breve volgere di qualche anno i
risultati non parvero sufficienti e venne
chiuso. Il demanio cedette allora lintero salto di Gessa al conte Ciarella di
Cagliari e a un suo socio, il signor Millo,
i quali nel 1862 cedettero a loro volta il
complesso alla famiglia Modigliani (=)
di Livorno. La cessione riguardava solo
il possesso della superficie del territo`
rio: il diritto minerario, che si ando
evolvendo in quegli anni, non esclu` che sullo
deva infatti la possibilita
stesso terreno potessero essere date a
terzi concessioni per lo sfruttamento di
filoni minerari. In effetti cos` fu e
quando nel 1864 fu concesso, negli
stessi terreni dei Modigliani, il permesso di ricerca di calamina allingegnere Giovanni Eyquem per unarea di
119
pag. 125
Buggerru
1500 ha, si crearono le condizioni per un
aspro conflitto giudiziario dal quale i
Modigliani uscirono perdenti. Il successo di Eyquem, che in vista dello
sfruttamento della concessione aveva
` delle Miniere di
costituito la societa
` la nascita della
Malfidano, segno
grande miniera e di B. Il villaggio
` in pochi
crebbe rapidamente, arrivo
anni ad avere 500 abitanti; era formato
da case disposte a schiera sul fianco del
canalone, ma gli operai vivevano in condizioni disumane. Ben presto sulla
spiaggia sottostante venne costruito un
porticciolo da cui i minerali estratti
partivano, una volta sistemati su barconi diretti a Carloforte. Con lo svi` minerarie la popoluppo delle attivita
lazione di B. crebbe vertiginosamente
fino a toccare nel 1900 i 6000 abitanti,
dei quali 3000 minatori. Il paese, che
era frazione di Fluminimaggiore, non
` di servizi adeguati, e le
disponeva pero
condizioni di vita che la Malfidano garantiva ai suoi operai erano di livello
inferiore rispetto a quelle che avevano
gli operai di villaggi vicini; i rapporti
tra operai e direzione della miniera si
` tesi e nel 1904 sfociafecero sempre piu
rono nello sciopero la cui repressione
` alcuni morti tra gli operai.
costo
Levento segna una data di importanza
storica per la vicenda mineraria e sindacale della Sardegna e dellItalia (da
` celebrato il centesimo anpoco se ne e
da quellepiniversario) anche perche
sodio (e altri contemporanei) ebbe origine il primo sciopero generale nazio`
nale. Nei decenni successivi lattivita
` lentamente esaudella miniera ando
rendosi; il villaggio nel 1961 ottenne finalmente lautonomia da Fluminimaggiore ma la sua popolazione si era ora` di 1700 unita
`. Atmai ridotta a poco piu
tualmente B. ha avuto un certo rilancio
` della pegrazie al turismo e alle attivita
` stato ricostruito e adatsca. Il porto e
120
pag. 126
Buggerru
tura in legno poggiata su una base in
muratura; sul costone del canalone sul
quale si sviluppa il villaggio una suggestiva strada a picco sul mare costruita
per consentire il trasporto su rotaia dei
materiali estratti nella zona di Pranu
Santu porta a una quota di 50 m fino
allimbocco della suggestiva Galleria
Henry che prosegue in sotterraneo per
` di 1 km e giunge al mare tra frepiu
quenti affacci e termina su uno spiazzo
(Il Piazzaletto) nel quale si trovano altre strutture industriali quali una officina e un forno. A qualche chilometro
` che rimane
dal centro urbano sorge cio
degli impianti della grande miniera di
Malfidano che fu la ragione principale
della nascita e dello sviluppo del villaggio.
121
pag. 127
Buglia
le armi iniziarono a sparare: due minatori morirono subito, un terzo dopo alcuni giorni di agonia, numerosi altri rimasero feriti. Una giornata rimasta memorabile per questo suo tragico esito
, una volta che la notima anche perche
zia si diffuse in tutta Italia, le organizzazioni dei lavoratori diedero vita al
primo sciopero generale della loro storia.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Costi`
tuito da lavoratori provenienti dalle piu
`, B. non ha ovviamente
diverse localita
una lingua locale uniforme e tanto
meno un suo costume tradizionale. La
popolazione si riunisce tuttavia per alcune ricorrenze festive che hanno
preso piede nei pochi decenni della
sua vita: il 29 giugno per la festa di San
Pietro, considerato il protettore dei pescatori; il 4 dicembre per quella di
Santa Barbara, protettrice dei minatori. Si organizzano manifestazioni carnevalesche, con tanto di rogo finale. Per
` stato da poco
incentivare il turismo e
ideato il Ferragosto buggerraio, con
spettacoli e gare.
Buistiri Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria di
Sols. Probabilmente incluso nei grandi
latifondi appartenenti ai De Ac
en, parenti della dinastia giudicale. Quando
lesistenza del giudicato di Cagliari
ebbe termine, essi ne furono privati e
nella divisione del 1258 il villaggio fu
compreso nel terzo toccato ai Della Gherardesca che, per fronteggiare insanabili contrasti tra i due rami della famiglia, poco tempo dopo dovettero procedere a unaltra divisione tra loro. B. cos`
fu attribuito ai membri del ramo del
`
conte Gherardo; sotto di loro conservo
la sua struttura sociale: gli abitanti continuarono a eleggere annualmente il
majore e, nel complesso, condussero
una vita tranquilla. Con larrivo degli
` a far parte
Aragonesi, nel 1324 entro
del Regnum Sardiniae; ma i Della Gherardesca ne furono spossessati e il villaggio rimase in mano al fisco. Nei decenni successivi B. fu acquisito da Alibrando de Ac
en, che lo un` agli altri suoi
122
pag. 128
Bullegas
feudi; i suoi rapporti con gli abitanti del
villaggio, per quanto egli fosse sardo, si
fecero tesi. Nel 1348 la popolazione fu
decimata dalla peste; il feudatario ne
perse temporaneamente la disponibi` nel corso della prima guerra tra Malita
riano IV e Pietro IV; poi, scoppiata la
seconda guerra tra il giudice e il re, il
villaggio fu occupato dalle truppe arbo` a spopolarsi.
rensi e comincio
123
pag. 129
Bullettino Archeologico sardo Periodico di archeologia (1855-1864). Pubblicato mensilmente a Cagliari dal gen` diretto dal
naio 1855 al dicembre 1864, e
canonico Giovanni Spano, archeologo,
` direttore della Biblioteca
erudito, gia
Universitaria cittadina, futuro senatore del Regno. Tra i temi trattati dalla
rivista, cui collaborano tra gli altri
Carlo Baudi di Vesme, Alberto Ferrero
in, Pietro
della Marmora, Leon Gou
Martini, Ignazio Pillito, ritrovamenti
archeologici e studi di epigrafia, numismatica, storia e linguistica. Ogni fasci` corredato da tavole illustrate.
colo e
Dopo la cessazione delle pubblicazioni,
riappare nel 1884 per un anno, sotto la
direzione di Ettore Pais, direttore del
Museo cagliaritano. [RITA CECARO]
124
pag. 130
Bultei
con Benetutti, a sud con Bono, a ovest
con Anela. Posta in posizione centrale
nellisola, la regione comprende sia la
parte valliva che quella del versante
quella piu
` elevata,
montuoso, nonche
caratterizzata in parte da un altipiano
dove si trova la zona a foresta di Sa Fraigada e da alcune vette intorno ai 1000 m.
` agricola e
Hanno cos` spazio lattivita
lallevamento, mentre parte della mon` coperta da pregiate foreste. Il
tagna e
` attraversato dalla tortuosa stapaese e
tale 128 bis, dalla quale si distaccano da
un lato la traversa che, dividendosi in
due, conduce a Ozieri e a Pattada, dallaltro quella che porta a Benetutti e
Nule. Nella vallata si trova un lungo
tratto di una nuova direttissima che secondo il progetto originario dovrebbe
condurre sino a Olbia.
coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Gli
Arborea fecero buon viso a cattivo
gioco: alleatisi anchessi con gli Aragonesi, negli anni che precedettero la conquista mostrarono di accettare la nuova
situazione. Ma quando nel 1325 i Doria
si ribellarono, il villaggio fu investito
nuovamente dalle loro truppe, conquistato e formalmente annesso al Regno
di Sardegna. Il suo possesso, con quello
di tutto il Goceano, fu definitivamente
riconosciuto al giudice dArborea e nel
1339 il re dAragona concesse al futuro
Mariano IV il titolo di conte del Goceano. Scoppiata la guerra tra Mariano
IV e Pietro IV, nel 1378, proprio quando
` acuto, il re dArail conflitto si fece piu
gona provocatoriamente incluse B. nei
territori che aveva concesso in feudo al
` il viltraditore Valore de Ligia. In realta
` a rimanere possesso arlaggio continuo
borense fino alla caduta del giudicato, e
dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio
non era ancora pacificato, infatti sembrava dovesse cadere nelle mani del visconte di Narbona e negli anni seguenti
fu teatro di una continua guerriglia
` Bartolo Manno
della quale approfitto
per invadere e devastare tutto il Go la situazione appariva
ceano. Poiche
non controllabile dal marchese dOri` che il territorio
stano, nel 1421 sembro
potesse entrare a far parte del grande
feudo concesso a Bernardo Centelles;
` Leonardo Cubello lo innel 1422 pero
vase, sconfisse Bartolo Manno e final`. Cos` B. dopo anni di
mente lo occupo
tribolazioni giunse in possesso dei marchesi dOristano; dopo la ribellione di
Leonardo Alagon il villaggio prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel 1493 fu definitivamente incluso nel patrimonio reale:
` di 250 abiera allora ridotto a poco piu
125
pag. 131
Bultei
tanti. Dipendeva dal governatore del
Goceano che per espletare i propri
compiti si serviva di funzionari. Il rapporto tra i funzionari reali e la popolazione non fu mai tranquillo, anche per fu lentamente modificato il sistema
che
per lindividuazione del majore, che
fin` per essere scelto dal governatore.
`
Altro motivo della crescente ostilita
` del
era legato alla eccessiva gravosita
carico fiscale che rischiava di frenare
la ripresa del villaggio. Nel secolo XVII
` a crescere e
la popolazione comincio
alla fine del secolo contava quasi 500
` ; nel secolo XVIII la popolazione
unita
` ancora, entro la fine del secolo
aumento
toccava quasi i 700 abitanti, e B. comin` anche a sperimentare il Consiglio
cio
comunitativo e il Monte granatico che
contribuirono a vivacizzare la sua vita
sociale ed economica. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Nuoro. Negli
anni immediatamente successivi si colloca limportante testimonianza di Vit` temperato pur
torio Angius: Il clima e
nellinverno. Soffresi spesso della nebbia, e talvolta se ne sperimenta nocu` pure danneggiante lumidita
`
mento. E
che viene s` dal ruscello accennato,
come dalle acque che spargonsi dalla
` del paese
fonte pubblica per lestremita
` sempre salua occidente. Laria non e
` da notarsi
bre. Non altra manifattura e
che la solita delle tele e dei panni lani
per li bisogni proprii. Si lavora in circa
50 telai. La scuola normale frequentasi
da 12 fanciulli. Il censimento parrocchiale portava pel 1833 anime 785, in
famiglie 208. La media per un decennio
` i seguenti nudi nati, morti e sposati da
meri 35, 26, 8. Lordinaria meta al corso
` intorno al sessantesimo. Le
della vita e
` frequenti malattie sono le pleuripiu
tidi, le periodiche e perniciose. Larea
della possessione dei Bulterini si computa di circa 35 miglia quadrate. La
` suscettibile di varii generi di colterra e
` ordinaria della
tivazione. La quantita
` in
seminagione del grano e dellorzo e
totale di starelli 1500, che adeguando i
numeri di dieci anni, moltiplica al 6. Di
lino, canape e legumi si coltiva solo
` traquanto faccia alle famiglie. Non e
scurata la cultura di alcune erbe o
piante ortensi. Le uve sono di molte va` , e soglion dare circa 700 cariche
rieta
` di qualche
(litri 5040) di mosto. Il vino e
` , quando i grappoli giungono a
bonta
se ne brucia,
perfetta maturazione. Ne
se ne vende, anzi non bastando se ne
ne
compra da altri paesi, e si vanno piantando altre vigne. Le specie degli alberi
fruttiferi che si allevano nei poderi non
` bens` pochissimo il nusono poche; e
mero degli individui in ciascuna, da
che la loro addizione resta in qua dei
2000. Le chiudende non contengono di
questo territorio che quanto potesse ricevere cento starelli di semenza. Quelle
che appellansi tanche sono lasciate incolte a pastura del bestiame manso. Si
ha un ghiandifero esteso, cos` che forse
` uno spazio eguale al coltivato
occupera
e coltivabile. Le specie sono lecci, quercie e soveri. Gli animali che si educavano erano nella loro specie numerati
come segue: (an. 1833) pecore 4000,
porci 1000, capre 1000, vacche 500, buoi
per lagricoltura 120, cavalle 200, cavalli 50, giumenti 40. I formaggi sono as` dei
sai pregiati, solo per lottima qualita
pascoli. Se ne vende porzione ai nego`
zianti che vi passano, i quali oltrecio
tolgonsi le pelli, e quanto di lana non si
` manifatturare dalle donne del
puo
paese. Le specie selvatiche sono assai
` dei daini sono numoltiplicate, ma piu
merosi i cinghiali e le volpi. Spesso i
cacciatori usano in questi monti, i quali
quando si dilettino dei volatili ne trovano frequentissimi, e di quasi tutte le
specie, che si conoscono nellisola.
Dopo labolizione dei feudi B. nel 1848
` a far parte della divisione ammientro
126
pag. 132
Bultei
nistrativa di Nuoro che nel 1859 fu abolita, e subito dopo il suo territorio fu incluso nella provincia di Sassari. Nella
` dellOttocento vi si sviseconda meta
` agricole che eblupparono le attivita
bero purtroppo un brusco arresto con
la crisi di fine secolo. Il villaggio tutta` dando
via seppe superare le difficolta
` tradizionali delimpulso alle attivita
lallevamento e dellagricoltura. Nei
primi decenni del Novecento entrarono
in funzione due caseifici. Nel secondo
dopoguerra la crisi ha avuto una forte
ripresa, dopo il 1960 la sua popolazione
ha iniziato a diminuire e un buon nu` emigrato.
mero dei suoi abitanti e
& ECONOMIA La sua economia si basa
`
soprattutto sullallevamento, che puo
contare su un consistente patrimonio
zootecnico: oltre 10 000 ovini, 2000 bovini e qualche centinaio di caprini. Rinomata la produzione del formaggio pecorino fiore sardo. Lagricoltura si pratica in qualche appezzamento della vallata, ma un maggior numero di posti di
lavoro sono dati dalla forestazione e
dalla protezione antincendio del patrimonio forestale. Artigianato. In passato
vi era sviluppata la tessitura della lana
nei telai domestici e qualche modesta
` di artigianato del cuoio. Servizi.
attivita
` collegato mediante autolinee
Il paese e
agli altri centri della provincia; dista da
Sassari 77 km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale, sportello
bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1238 unita
di cui stranieri 11; maschi 601; femmine
637; famiglie 483. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 21 e nati
6; cancellati dallanagrafe 19; nuovi
iscritti 7. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 14 935, in migliaia di lire; versamenti ICI 565;
aziende agricole 265; imprese commerciali 70; esercizi pubblici 14; esercizi al
dettaglio 33. Tra gli indicatori sociali:
occupati 356; disoccupati 36; inoccupati 76; laureati 31; diplomati 135; con
licenza media 322; con licenza elementare 571; analfabeti 29; automezzi circolanti 608; abbonamenti TV 384.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ricco di nuraghi (Badu e
territorio e
` , Bortilacca,
Mela, Battile, Boniro
Curzu, Fraschiosu, Giuanna Onida,
Giuanni Antoni Etzu, Mandra Ingannu,
Nurchidda, Pedru Adde, Su Nuraghe,
Tilariga) e conta anche una Tomba di
giganti, in regione Pedras Ladas. Il sito
` interessante e
` il
archeologicamente piu
`riga, situato a 1000 m sul
nuraghe di Tila
livello del mare in mezzo ai boschi; si
tratta di un nuraghe trilobato perfettamente conservato; dalla porta si accede
attraverso un lungo andito alla camera
centrale sormontata dalla tipica volta a
tholos.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
` disposto ad
E AMBIENTALE Il paese e
anfiteatro sul versante della montagna
e ha conservato il tessuto urbanistico
originario con strade strette di grande
suggestione sulle quali si affacciano
grandi case in pietra tipiche del Go` rappresentativo e
`
ceano. Ledificio piu
la chiesa di Santa Margherita, parrocchiale costruita nel 1590 in forme gotico-catalane. Nel corso dei secoli suc` progressivamente rovicessivi ando
` stata ricostruita totalnando; nel 1980 e
mente; custodisce una bella statua lignea del Settecento. Altra chiesa che
` quella di San Sebasorge nellabitato e
stiano: costruita nel secolo XVII in
forme tardogotiche, ha limpianto a
una navata e la copertura con volte a
botte. Allesterno, sul muro perimetrale
di sinistra, un bassorilievo molto antico
raffigura San Sebastiano. Nella foresta
` invece la chiesa
a 1000 m di quota e
127
pag. 133
Bulterine
della Madonna dellAltura, costruita
nel secolo XVIII in forme baroccheggianti e presto rovinata. Nella seconda
` del secolo XIX era quasi complemeta
` stata totalmente
tamente diroccata; e
ricostruita nel 1970; nelle vicinanze si
scorgono resti di murature probabilmente nuragiche. Dal punto di vista ambientale e naturalistico sono da ricor` di Su Labiolaiu, dove si
dare la localita
trova la Fons Salutis legata a molte leg` tegende e famosa per le sue proprieta
` avanti la localita
` di Fiorapeutiche, piu
` stata
rentini, dove a 1000 m di quota e
ricostruita la cappella di Nostra Si` possibile
gnora dellAltura, e da dove e
ammirare un magnifico panorama; in` di Tilariga
fine la spettacolare localita
in un suggestivo ambiente caratterizzato dalla foresta.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le
grandi feste religiose conservano in
parte il patrimonio di usanze del villaggio e sono ancora disposte in modo che
le loro ricorrenze scandiscano i tempi
`
dellannata agricola e pastorale. La piu
` senza dubbio quella in
importante e
onore della Madonna dellAltura che si
svolge il 22 agosto presso la chiesa omo` Cresiedda; dura tre
nima in localita
giorni e prevede momenti religiosi alternati a manifestazioni di danza e
canto tradizionali.
Bulterine Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato
di Torres, compreso nella curatoria del
Goceano. Sorgeva non lontano da
Anela. Dopo lestinzione della famiglia
giudicale di Torres, fu lungamente conteso tra i Doria e gli Arborea; dopo il
` che questi ultimi avessero
1290 sembro
la meglio, ma nel 1297 i Doria, sfruttando abilmente il bisogno che Giacomo
II dAragona aveva di alleati da coinvolgere nella conquista della Sardegna
che andava progettando, se ne fecero
riconoscere il possesso e ne ottennero
128
pag. 134
Bulzi
calate da piccole valli e tratti di pianura. Vi si trovano trachiti e conglomerati silicei, ma predomina il terreno argilloso e calcareo, adatto, come nei
paesi dei dintorni, per la cerealicoltura, che ha qui unantichissima tradizione. Si contano alcune sorgenti ma i
corsi dacqua sono di scarsa consistenza. Anche nei dintorni di B. si trovano tracce della foresta pietrificata
` presente a PerfudellAnglona (ben piu
gas e Martis): fenomeno dovuto in epoca
antica alla formazione di un lago dalle
acque ricche di silice, composto che
` il legno dei tronchi rimasti
pietrifico
` attraversato dalla
sommersi. Il paese e
statale 124 che congiunge, passando anche per la vicina Sedini, Castelsardo
con Laerru; si tratta di un percorso tortuoso e piuttosto antiquato e per questo
` mosi sta studiando un tracciato piu
derno che possa aiutare questi paesi a
uscire dallisolamento, e soprattutto a
collegarsi meglio con i flussi turistici
che interessano la fascia costiera nel
periodo estivo.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale, apparteneva al giudicato
di Torres ed era incluso nella curatoria
dellAnglona; sorse nel secolo XI in
` di un monastero benedetprossimita
tino annesso alla chiesa di San Pietro.
A partire dal secolo XII venne in possesso dei Doria, in seguito a uno dei matrimoni che fecero con principesse
della famiglia giudicale di Torres.
Dopo lestinzione della dinastia, essi inclusero B. nel piccolo stato feudale che
avevano formato riunendo tutti i territori in loro possesso. I Doria seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti del villaggio, che mantennero i
loro privilegi e la loro autonomia e vissero sostanzialmente in pace fino alla
conquista aragonese. Nel 1323, i Doria
si dichiararono vassalli del re dAra` a far parte del Regnum
gona e B. entro
129
pag. 135
Bulzi
` fino al 1591, B. passo
` ai Borgia; neduro
gli anni nei quali si era svolta la lite il
feudo era stato sequestrato e il villaggio
amministrato da funzionari reali. Con i
`
Borgia le condizioni della comunita
non mutarono e, anzi, nel corso del Sei` un aumento del potere
cento si verifico
` a controllare
del feudatario che arrivo
direttamente lelezione del majore,
esautorando completamente la comu` ; per lamministrazione si appognita
giava ai rappresentanti di alcune famiglie di notabili locali che gestirono il
potere in modo sostanzialmente clien` era stato possibile
telare e ingiusto. Cio
, nel corso del secolo, per lesaperche
zione dei tributi feudali erano state
create le liste feudali dei contribuenti, calcolate in base al loro reddito.
La gestione di queste liste comportava
quindi non solo la determinazione del
carico fiscale per ciascuno ma anche
lindividuazione delle categorie degli
esenti. In genere gli esenti erano proprio i notabili locali, che finirono per
formare delle elite vassallatiche legate
al feudatario; quando i Borgia si estinsero nel 1740, il villaggio contava 350
abitanti, i quali avvertivano un profondo bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo una lunga serie di
vicende ereditarie, nel 1767 il villaggio
fu incluso nel principato dellAnglona
` a Maria Giuseppa Pimentel
che tocco
erede dei Borgia e moglie di Pietro Tellez Giron. B., come molti altri villaggi
dellAnglona, non ebbe un rapporto facile con i nuovi feudatari, che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a
funzionari senza scrupoli, cos` tra il
` apertamente di
1774 e il 1785 si rifiuto
pagare i tributi e nel 1795 prese parte ai
moti antifeudali. Nel 1821 il villaggio fu
incluso nella provincia di Sassari; il suo
tempestoso rapporto con i feudatari si
chiuse nel 1843, quando il feudo fu riscattato; da questo momento in poi il
130
pag. 136
Bulzi
menza. Allevano i bulzesi vacche 200,
buoi da lavoro 140, capre 150, pecore
600, porci 40, cavalle rudi 70, cavalli
mansi 50, giumenti 50. I cacciatori ricercherebbero invano in questo territorio
alcuna selvaggina grossa, vi troverebbero invece volpi, lepri e martore, e in
gran copia pernici, colombi, quaglie,
merli, tordi, anitre, ecc.. Nella se` dellOttocento leconomia
conda meta
` svilupparsi e la popoladi B. sembro
`
zione crebbe; alla fine del secolo pero
la semidistruzione dei vigneti a causa
della fillossera e la crisi economica che
fu conseguenza della guerra doganale con la Francia compromisero gra` supevemente il paese. La crisi sembro
rata nel Novecento ma nel secondo dopoguerra anche B. fu progressivamente
abbandonato dalla popolazione che
emigrava alla ricerca di condizioni di
vita migliori.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sullagricoltura, che conta un centinaio
di aziende impegnate a coltivare oltre
1200 ha. Si coltivano, continuando lantica tradizione che faceva anche dellAnglona un granaio di Roma, i cereali;
` venuta accrein questi ultimi anni si e
scendo la superficie coltivata a vite. Artigianato. In passato le donne pratica` di tessivano una modestissima attivita
tura i cui prodotti erano destinati esclusivamente a uso domestico. Servizi. Il
` collegato mediante autolinee
paese e
agli altri centri della provincia; dista
da Sassari 50 km. Dispone di medico,
scuola dellobbligo, sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 646 unita
di cui stranieri 2; maschi 327; femmine
319; famiglie 224. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione
della popolazione, con morti per anno
5 e nati 1; cancellati dallanagrafe 1;
nuovi iscritti 7. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 284
131
pag. 137
Bunnari
dallabitato, nella valle del rio Silanis;
fu costruita dai Benedettini nel secolo
XII in forme romaniche e modificata
nel secolo XVI. Di dimensioni modeste,
ha una sola navata; la facciata, sulla
` abquale si apre un piccolo portale, e
bellita da un timpano su pedicoli fitomorfi. Custodiva una statua lignea del
santo risalente al secolo XVI. Il secondo
monumento sorge in una suggestiva val`
letta, posta oltre il rio Silanis in localita
` conosciuto come chiesa
Simbranis, ed e
di San Pietro delle Immagini. Costruito
` del secolo XI e modinella prima meta
`
ficato nel corso del XIII, ledificio, che e
` importante del terriconsiderato il piu
` a croce latina in forme romanitorio, e
che col tetto in legno e la facciata a due
colori ottenuti alternando la pietra calcarea a quella basaltica. Prende il
nome da un bassorilievo romanico che
raffigura un abate mitrato e due monaci, posto sulla facciata (le immagini). Altro sito interessante per la sto` il colle su cui sorgeva
ria del villaggio e
un castello; si trova a pochi chilometri
dallabitato, lungo la strada per Laerru.
Costruito agli inizi del secolo XII dai
` del monte
Malaspina sulla sommita
Malu a difesa dellabitato, dopo lestinzione della famiglia dei giudici di Tor` sotto il controllo dei Doria che
res passo
in seguito, al tempo della conquista aragonese, ne fecero uno dei perni della
loro resistenza. Dopo la battaglia di
Sanluri, in data non precisabile, fu distrutto, attualmente ne sono visibili pochi ruderi.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Un
tempo la festa di maggior richiamo si
svolgeva il 15 agosto presso la chiesa di
San Pietro delle Immagini in onore
della Vergine Assunta. Era un evento
solenne alla cui organizzazione concorrevano anche le confraternite di Laerru
e di Martis e attirava un grandissimo
numero di persone da tutto il circonda-
132
pag. 138
Bupleuro
`
Ugo Spirito una tesi su G. Gentile, si e
dedicata allinsegnamento nel Liceo
Azuni di Sassari. Qui, con alcuni
alunni, ha condotto una inchiesta sociologica, usufruendo dei suggerimenti
metodologici di Marcello Lelli e Arturo
Parisi: nel 1976 i risultati sono stati pubblicati nel volume Un Liceo di provincia
(con Susy Lella, Vannalisa Manca, Valentino Manconi, Mariella Sale), in cui
ha scritto il saggio finale, Riflessioni su
unesperienza di gruppo. Nel 1977 ha
dato vita con Antonio Delogu alla rivista
Quaderni sardi di filosofia e scienze
umane, in cui ha pubblicato il saggio
Fondamenti politici di una teoria della
valutazione scolastica. Dal 1977 ha diretto il servizio di Sperimentazione e
Orientamento del Provveditorato agli
Studi. Ha rappresentato lo stesso Provveditorato nei gruppi di studio di tre di` di
versi progetti educativi (Universita
` di Porto, UniManchester, Universita
` di Valencia) sponsorizzati dalla
versita
CEE e dallUnione Europea.
Buonavoglia = Dolia
Bupleuro Genere di piante spontanee
della famiglia delle Mirtacee. In Sardegna cresce il b. cespuglioso (Bupleurum
fruticosum L.), arbusto sempreverde
133
pag. 139
Buragna
` raggiungere i 2 m di altezza. Ha
che puo
foglie coriacee, larghe, di un bel verde
lucido; le infiorescenze, ombrelle allapice dei rami, sono formate da numerosi e piccoli fiori giallo scuro, che fioriscono dalla primavera alla fine dellestate. Preferisce i substrati calcarei,
rocciosi e sassosi di alta collina, ai margini dei boschi. Cresce, quasi endemico,
in Sardegna e in Corsica, con rarissime
presenze in Liguria, Puglia e Sicilia.
Contiene un olio aromatico usato come
antireumatico. Nomi sardi: laru krabnu (Sarcidano); lau crapnu (logudorese); linna niedda (nuorese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Buragna, Carlo Poeta (Cagliari 1632Napoli 1679). Figlio di Giovanni Battista, dopo aver iniziato i suoi studi a Cagliari li dovette abbandonare quando il
padre nel 1645 fu costretto a fuggire
dalla Sardegna. In seguito lo raggiunse
nel Regno di Napoli e visse con lui a
`i
Catanzaro e a Cosenza, dove completo
suoi studi, interessandosi soprattutto di
filosofia e di matematica ma dedicandosi anche alla poesia. Tornato a Napoli nel 1667, si inser` negli ambienti
` e fu ammesso alculturali della citta
lAccademia degli Investigati. Nel 1670
` al servizio del principe Carafa,
entro
ma nel 1673 il suo amico e protettore
Scattini cadde in disgrazia. Per soprav` allinsegnamento. Lavivere si dedico
` molti manoscritti di argomento fiscio
losofico, andati quasi tutti perduti. La
raccolta dei suoi versi fu pubblicata postuma a Napoli, Poesie con la vita del
medesimo scritta da Carlo Susanna,
1683.
134
pag. 140
Burcei
per lallevamento e solo nelle valli per
lagricoltura, mentre alcuni tratti sono
stati interessati negli ultimi anni da
nuova forestazione. I corsi dacqua che
scorrono nelle valli si gettano tutti nel
rio Picocca, che va a sfociare sulla costa
orientale. Il paese, che si trova in posizione isolata, si collega alla 125 Orientale sarda con una traversa di 7 km che
non trova poi altro sbocco, se non in alcune strade di penetrazione agraria,
una delle quali raggiunge la vetta del
Serpedd`, utilizzata per i ripetitori telefonici e radiotelevisivi.
135
pag. 141
Burcei
giero, e facilmente inacidisce. Consumasi tutto nel paese. Gli alberi fruttiferi
sommeranno a 3000 individui. Le specie sono peri, fichi, pomi, ciriegi di al` . I castagni ed i noci vi allicune varieta
` non pergnano mirabilmente, e cio
suade ad accrescerne la piantagione.
Sonosi formate alcune chiudende per
seminarvi, ed in anni di riposo a tenervi
il bestiame a pastura. Alcune piccole
selve ghiandifere sono in varie regioni,
le quali riunite non coprirebbero un mi`
glio quadrato. Il bestiame che allevasi e
nelle rispettive specie dei numeri seguenti (anno 1833). Buoi per lagricoltura 170, vacche manse 12, cavalli 30,
giumenti 45, capre 2000, pecore 1000,
porci 200. I formaggi vendonsi nella capitale con molta riputazione. La monta` popolata di mufloni, cervi, e cingna e
ghiali, oltre le comuni specie delle volpi
e lepri. I pastori cussorgiali [che restano
in una determinata regione] soli fanno
la caccia. Potrebbesi insidiare con gran
fortuna ai merli, tordi e colombi selvatici, dei quali sono stormi immensi. La
` da tempo prosperava autonocomunita
mamente, cominciarono a esservi sfruttate le miniere dargento e di fluorite
attualmente abbandonate, a esservi sviluppata la coltura delle ciliegie. Labitato si accrebbe dei caratteristici edifici a due piani e nel 1886 della bella
parrocchiale costruita su progetto del
Cima. Nei primi decenni del Novecento
le speranze di uno sviluppo minerario
del territorio tramontarono: dapprima
cessarono di produrre le piccole miniere dargento impiantate nelle valli
in direzione di Villasalto, successivamente quelle di fluorite poste nella
zona di Campuomu.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
`
ancora oggi sullallevamento, che puo
contare su un discreto patrimonio zootecnico, costituito, nellordine, da capre, pecore, bovini e maiali, anche que-
136
pag. 142
Burgos
Tra gli indicatori sociali: occupati 688;
disoccupati 183; inoccupati 218; laureati 5; diplomati 94; con licenza media
1000; con licenza elementare 817; analfabeti 258; automezzi circolanti 922; abbonamenti TV 696.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel
suo territorio si trovano alcuni nuraghi
(Nanni Cocco, Sa Serra de Antoni Si, Su
Nuraxi) e nella campagna ai confini con
`
Sinnai rimangono tracce delle attivita
minerarie del secolo XIX.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico
` quello caratteristico dei
del paese e
` posto su un cricentri di montagna: e
nale e si sviluppa con strade strette e
tortuose sulle quali si affacciano case
` piani posti talvolta a
in pietra a piu
quote sfalsate. Ledificio di maggior
` la chiesa di Santa Maria di
pregio e
Monserrato, parrocchiale costruita nel
secolo XVIII e radicalmente modificata
tra il 1880 e il 1902. La chiesa, che fu
trasformata su un progetto del Cima,
ha pianta ottagonale e la facciata in
` riccastile neoclassico; allinterno e
mente decorata con marmi e conserva
alcune belle statue. Situato nel comprensorio dei Sette Fratelli, che si leva
` particolarmente
oltre la statale 125, B. e
` sugricco di bellezze naturali; tra le piu
` la punta di Serpedd` che sovragestive e
sta il paese, dalla quale si gode un panorama magnifico, con la vista che spazia
sulle alture circostanti e arriva sino alla
pianura campidanese e al mare del
golfo di Cagliari.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
memoria delle antiche tradizioni del
` conservata nella festa della
villaggio e
Madonna di Monserrato che si svolge l8
settembre, richiama gran numero di visitatori e culmina nei fuochi dartificio.
Burgos Comune della provincia di Sas` monsari, compreso nella VII Comunita
tana, con 1024 abitanti (al 2004), posto a
137
pag. 143
Burgos
` di origine meSTORIA Il villaggio e
`
dioevale, probabilmente si sviluppo
dopo il 1129, negli stessi anni nei quali
Gonario di Torres faceva costruire in
cima a un colle il castello. Protetto dalla
fortezza, labitato, che allora si chia` gradualmava Goceano, si sviluppo
mente e fu testimone delle lotte tra Arborea e Torres per il controllo del territorio. Estinta la famiglia dei giudici di
Torres fu conteso tra i Doria e gli Arbo` che questi ulrea. Dopo il 1290, sembro
timi avessero la meglio, ma nel 1297 i
Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II dAragona aveva di alleati da
coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Gli
Arborea fecero buon viso a cattivo
gioco; alleatisi a loro volta con gli Aragonesi, negli anni che precedettero la
conquista mostrarono di accettare la
nuova situazione; ma quando, nel 1325,
i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle loro truppe,
conquistato e formalmente annesso al
Regno di Sardegna. Il suo possesso, con
quello di tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice dArborea e nel 1339 il re dAragona concesse
al futuro Mariano IV il titolo di conte del
Goceano. Cos` il villaggio fu compreso
nella contea del Goceano. Nello stesso
anno, grazie al giudice, il territorio
adiacente fu testimone di un evento decisivo per la storia della Sardegna: il sovrano con una carta di franchigia asse` a 25 famiglie di contadini provegno
nienti in gran parte dai territori dei Doria, una consistente superficie territoriale e permise loro di costruire sulla
` esconcessione le loro case. Questo puo
sere considerato latto di nascita del B.
` anche latto col quale uffiattuale, ma e
cialmente il sovrano sanc` la fine della
condizione servile nel suo regno. Scoppiata la guerra tra Mariano IV e Pietro
&
138
pag. 144
Burgos
` aumento
` costansua popolazione pero
temente ed entro la fine del secolo toc`
cava quasi i 400 abitanti. B. comincio
anche a sperimentare il Consiglio comunitativo e il Monte granatico che
contribuirono a vivacizzare la sua vita
sociale. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Nuoro. Pochi anni dopo si colloca la preziosa testimonianza di Vittorio Angius, che cos` scriveva nel Dizio` alnario di Goffredo Casalis: Il clima e
quanto freddo, onde le nevate sono frequenti. Spesso risentesi in orride ma` , e funiere lo squilibrio della elettricita
riose tempeste distruggono le fatiche e
le speranze dei contadini. La nebbia
ben di rado vi si addensa. Abitano in
questo borgo (anno 1833) 100 famiglie,
che danno anime 520: la vita perviene
in molti ai 60, in alcuni oltre agli 80. Si
celebrano ordinariamente matrimoni
6, nascono 20, muojono 10. Le malattie
dominanti e fatali sono le intermittenti,
le perniciose, le pleuritidi. La scuola
normale conta circa 12 fanciulli. Le
donne attendono al telajo, gli uomini
` alla pastoriparte allagricoltura, i piu
zia. Sono questi nel generale industriosi, e inclinati alla fatica; e gli stessi
pastori, quando non sono alla custodia
del bestiame, non ricusano di lavorar
con la zappa alle loro vigne, orti o chiudende. Il tenimento del borgo non si potrebbe computare maggiore di 7 miglia
`
quadrate, di cui la parte maggiore e
montuosa e ghiandifera; laltra, che dicesi il Campo, distendesi dalle falde del
monte alla sponda del Tirso. Lordina` di starelli di grano
ria seminagione e
circa 100, dorzo altrettanto, 10 di granone, e circa 50 tra fave, civaje [legumi]
e canape. Fruttifica il grano allottuplo,
lorzo al ventuplo, il granone al decuplo,
` le fave, i fagiuoli al trentuplo,
poco piu
il canape rende libbre 200 per starello.
` atta a qualunque altra produLa terra e
zione se intervenga la dotta mano dun
139
pag. 145
Burgos
con 17 posti letto. Artigianato. In passato vi si praticava una modesta forma
di artigianato tessile a livello dome` artigianali sono
stico; oggi le attivita
` edilizia. Serquelle legate allattivita
` collegato mediante autovizi. Il paese e
linee agli altri centri della provincia;
dista da Sassari 71 km. Dispone di medico, scuola dellobbligo e sportello di
servizi bancari.
140
pag. 146
Burruni
sua salvaguardia e valorizzazione turi` stato istituito un picstica; nel paese e
colo museo che ha il compito di documentare i modi di vivere e di combattere che vi si collegavano. Le campagne
attorno alla frazione di Foresta Burgos
sono bellissime e ricche di boschi che si
prestano allo sviluppo del turismo.
feudo la signoria di Baratuli Santu Sadorru nella curatoria di Dolia; nel 1333
ebbe anche lattigua montagna di Baratuli e si fece carico di ricostruirvi lomonimo castello. Infine fu investito anche
del villaggio di Sibiola; mor` poco dopo,
ma suo figlio Giovanni non fu in grado
di trasferirsi in Sardegna per ricevere
`, che percio
` fu confiscata.
leredita
Burmann, Peter Filologo (Utrecht 1668Leyda 1771). Discendente da una famiglia di grandi tradizioni intellettuali,
divenne professore di Latino presso
` di Utrecht e successivalUniversita
mente fu chiamato a far parte dellAccademia di Leyda, dove mor` lasciando
un famoso Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae, Neapolis, Siciliae, Sardiniae, pubblicato ad Amsterdam nel
1704.
141
pag. 147
Busachi
successivo conquista la medaglia doro
ai Giochi del Mediterraneo di Barcellona e qualche mese dopo, a Kaiserslautern, diventa campione mondiale militare, sempre nella categoria dei pesi
mosca, bissando il successo nel 1956.
142
pag. 148
Busachi
fortificato che i Romani avevano edificato. Dopo la conquista bizantina dellisola la posizione del territorio dove oggi
sorge B. assunse una importanza crescente. Situato infatti a poca distanza
dal tracciato dellantica strada, dominava una delle vie daccesso alla pianura in comunicazione diretta con Forum Traiani (Fordongianus). In seguito
` a far parte del giudicato dArboentro
rea e fu compreso nella curatoria del
Parte Barigadu. Nel corso del secolo
XIV, essendo ormai decaduto Fordongianus, divenne per un certo periodo
capoluogo della curatoria, e tale rimase
fino alla caduta del giudicato nel 1409;
` allora
il territorio del Barigadu passo
sotto lamministrazione diretta del re
` ridAragona. Le sue popolazioni pero
masero idealmente legate allArborea e
in particolare gli abitanti di B. mantennero un atteggiamento ostile nei confronti degli Aragonesi. Dopo alcuni
lamanni di tensione, nel 1412, poiche
ministrazione reale aveva bisogno di
`
denaro, il marchese di Oristano presto
al re una forte somma di denaro e ottenne in pegno il Barigadu avviando
cos` la pacificazione della popolazione.
Negli anni successivi il rapporto tra gli
abitanti di B. e Leonardo Cubello fu
buono; B, in questi anni rimase saldamente in mano al marchese che con una
buona amministrazione riusc` a garan` ; il villaggio contitirne la tranquillita
` ad assolvere la sua funzione di cennuo
tro di riferimento per lintero territorio
` mantenne gli antichi prie la comunita
vilegi a cominciare dal majore eletto annualmente dallassemblea dei capifamiglia. Quando nel 1427 Leonardo Cubello mor`, B. e il Barigadu furono in` al suo
clusi nella parte che egli lascio
secondogenito Salvatore. I rapporti del
villaggio con Salvatore Cubello furono
presumibilmente ottimi; il centro era
infatti il naturale riferimento per lam-
143
pag. 149
Busachi
` Torresani e ai suoi discendenti si
colo
deve anche lavvio della costruzione
della chiesa di San Domenico e, nella
` del Cinquecento, di un
seconda meta
nuovo convento per i Domenicani.
Fece anche costruire nella parte alta
dellabitato il convento e la chiesa di
Nostra Signora delle Grazie donandola
ne facessero la sede di
ai Gesuiti perche
un collegio. Nel 1586 gli abitanti di B.
fecero con i Minori osservanti una convenzione in base alla quale i Francescani si impegnavano a istituire nel
paese un convento e a provvedere allistruzione degli abitanti. Estinti i Torresani, il villaggio fu ereditato dai Cervellon che nel 1599 ottennero formalmente
linvestitura. Ebbe cos` inizio per B. un
periodo non felice della sua storia; i
nuovi feudatari, infatti, nel corso del secolo imposero un sistema di tributi
piuttosto pesante, rendendo difficile la
vita degli abitanti. Trasformarono i sistemi di amministrazione del feudo affidandolo a una famelica e spesso inadeguata burocrazia e aumentarono il
carico fiscale; pretesero infatti da tutti
i vassalli, divisi in sei classi, il pagamento dei tributi, creando cos` notevole
malcontento. In questi anni la pesantezza dei tributi feudali e lincuria dei
feudatari portarono la crisi a B., che risent` profondamente del mutato clima.
Distratti dai loro problemi, i Cervellon
presero a considerare il feudo come un
bene patrimoniale da sfruttare e lo cedettero in amministrazione a terzi che,
accentuando a loro vantaggio lesazione
dei tributi, esasperarono i rapporti con
la popolazione. B. divenne sede di una
numerosa e inefficiente burocrazia baronale e residenza di alcune famiglie di
cavalieri (Marras, Madau e altri) che
`
contribuirono ad articolare la societa
del villaggio. Estinti i Cervellon si apr`
una lunga lite tra i pretendenti e i caratteri della crisi si accentuarono, il si-
144
pag. 150
Busachi
` unillusione destinata a durare
pero
poco; nel 1791, infatti, la trattativa tra il
fisco e Teresa Deliperi si concluse e il
Barigadu Jossu divenne il marchesato
di Busachi. Cos` il villaggio, divenuto
capoluogo del nuovo feudo, subito soffr`
a causa delle incertezze sullammontare dei tributi feudali dovuti e della
` della marchesa. Necrescente voracita
gli anni seguenti le pretese della Deli`,
peri, sostenuta dal marito Stefano Leda
` insopportabili ansi fecero sempre piu
che per le prepotenze dellamministratore feudale Antioco Mattares, cui era
stato affidata la conduzione del feudo.
Influenzati dalla situazione generale
che si era determinata nel resto della
Sardegna, nel 1793 gli abitanti di B. si
rifiutarono di pagare i tributi e si ribellarono apertamente. A farli giungere a
tanto avevano contribuito lindiffe , cui il Consiglio comurenza del vicere
nitativo si era rivolto, e le crescenti prepotenze del Mattares, di suo genero, il
dottor Mura, che ricopriva lincarico di
ufficiale di Giustizia, e dellaltro delegato baronale, un certo Madau. I tre tentarono di salvare la loro posizione con
ogni mezzo, ricorrendo a ingiuste accuse nei confronti dei componenti del
Consiglio comunitativo, minacciando
persone innocenti, danneggiando beni
di privati e persino perseguitando alcune persone tramite un gruppo di ribaldi alle loro dipendenze. Lira popolare fu ben presto incontrollabile, an a B. e negli altri villaggi
che perche
giungeva leco dei moti angioiani. Agli
inizi del 1796 il Mattares e i suoi complici furono costretti a fuggire e i busachesi, stretti al loro Consiglio comunitativo, continuarono a rifiutarsi di pagare
i tributi feudali almeno fino al 1797.
Frattanto le vicissitudini finanziarie
della marchesa furono in certa misura
risolte: per soddisfare il fisco, cui doveva una somma rilevante, la Deliperi
cedette una parte del feudo, conservando solo B. e il vicino Allai. Mor`
quando ancora i rapporti con i vassalli
non si erano normalizzati, lasciando
erede sua figlia Stefania, moglie di An` ai
drea Manca. Cos` nel 1800 B. passo
Manca di San Placido; la dipendenza
feudale divenne negli anni successivi
` intollerabile e il Consiglio
sempre piu
comunitativo fin` per divenire lespres` degli abisione della crescente volonta
tanti di rompere definitivamente la dipendenza. I rapporti tra il Consiglio comunitativo e i Manca furono regolamentati minutamente; dopo il 1805,
sulla base di un precedente capitolato
redatto nel 1801, furono definiti anche i
rapporti patrimoniali e il feudatario fu
costretto a rendere agli abitanti del villaggio luso di alcuni salti dei quali si
era impadronito indebitamente. Ormai
anche latteggiamento del governo nei
confronti del sistema feudale andava
modificandosi, i poteri dei feudatari
vennero progressivamente limitati e soprattutto la loro giurisdizione fu quasi
totalmente abolita con la riforma che
introdusse i mandamenti nel 1821.
Nello stesso anno B., grazie alla sua posizione e alla funzione di piccola capitale feudale che aveva sempre svolto,
divenne capoluogo di una provincia
che comprendeva ben 81 comuni e, pa` di Oriradossalmente, anche la citta
stano. Poco dopo la provincia di B. fu
abolita e prese il suo posto quella di Oristano, mentre il villaggio comunque diveniva capoluogo di mandamento. Nel
1834 i Frati minori abbandonarono il
villaggio e nel 1835 anche i Domenicani
lo lasciarono definitivamente. I suoi
abitanti nel 1836 salutarono con gioia
lavvio delle procedure per labolizione
del feudo. In questi anni si colloca la
puntuale testimonianza di Vittorio An` di 430, digius: Il numero delle case e
vise in due rioni, uno superiore, altro
145
pag. 151
Busachi
inferiore, con strade ampie e di qualche
` , sebbene ne
lastricate, ne
selregolarita
ciate. La moltitudine degli olmi che vigorosamente vi frondeggiano, rende il
paese ameno ed aggradevole agli occhi.
Vi abitano 426 famiglie (anno 1834),
nelle quali sono anime 1708. La longe` ordinaria si puo
` fissare a circa i 75.
vita
` vi sono stati non pochi che hanno
Pero
oltrepassato di molto questo termine, e
si sono pure veduti dei centenari in
istato vegeto. Le malattie sono rare, e
non ve ne ha alcuna che dirsi possa dominante. Nella maniera di vestire in
nulla distinguonsi i busachesi dagli uomini degli altri vicini dipartimenti.
` rimarchevole nelle donne la
Solo e
molta diligenza per la mondezza, ed
una squisita lindura. La scuola normale
` frequentata da piccol numero di fane
ciulli. La fruttificazione pel pessimo
metodo di coltura non va che di rado
` dellottuplo. Negli
nel generale al di la
orti si coltivano cavoli, zucche, lattuche, pomidoro ecc. La gran riputazione
dei lini di questo territorio, ha fatto che
gli agricoltori abbiano usata qualche diligenza verso i medesimi. Il raccolto
ascende annualmente a circa 500 cantara. Molto se ne adopera nel paese,
dove non vi sono meno di 400 telai; ma
per laddietro se ne adoperava assai di
` , che
era allora un gran traffico di
piu
tele ordinarie, che si compravano da
Gavoesi per rivenderle in altri paesi.
La vigna prospera mirabilmente: fassi
vino nero assai pregiato, che tutto si
consuma nel paese. Lacquavite comprasi dai vicini villaggi di Ortueri e di
` le, e di rado se ne distilla nel
Ardau
paese. Nutronsi in questi salti molte
greggie e armenti. I formaggi sono di
` . Quando vera commerqualche bonta
cio di questo articolo coi napoletani se
`. Il selne facea del bianco in quantita
` assai numeroso, e delle orvaggiume e
dinarie specie dellisola, eccettuato il
146
pag. 152
Busachi
problemi. A partire dal 1951 la sua po` a diminuire, i campolazione comincio
biamenti delleconomia della Sardegna
e purtroppo lemigrazione furono i fattori che determinarono questo vistosissimo e al momento irrecuperabile calo.
Nel 1974 fu ricostituita la provincia di
` a farne parte, riacOristano e B. torno
quistando i tradizionali punti di riferimento per la sua economia e la sua cultura; attualmente come capoluogo
` montana del Barigadu
della Comunita
ha ripreso ad assolvere lantica funzione di piccola capitale.
147
pag. 153
Busachi
` omonima non lontano dallabilocalita
` costituita da una serie di domus
tato: e
de janas scavate nella roccia e risalenti
` caal periodo della cultura di Ozieri. Piu
` la Tomba II che al
ratteristica tra tutte e
suo interno contiene delle figure stilizzate a motivi geometrici (strisce e riquadri realizzati in rosso) che rappresentano le corna e le orecchie del toro. Tra i
` quello
numerosi nuraghi interessante e
` omodi Sa Iacca situato nella localita
nima a poca distanza dallabitato; si
tratta di una costruzione singolare risa` antico della civilta
`
lente al periodo piu
nuragica, con due ingressi comunicanti
attraverso un vano corridoio molto complesso e contorto, e copertura ogivale.
148
pag. 154
Businco
da Siena, il 20 maggio, e quella campestre di Santa Susanna, l11 agosto: tutte
caratterizzate da processione e ballo in
costume. A Santa Susanna si tiene anche una corsa di cavalli. Di recente sono
state prese iniziative per la salvaguardia del patrimonio tradizionale, come
listituzione della sagra de Su Succu,
che si svolge la seconda settimana di
settembre per rilanciare una tipo particolare di pasta di origine antichissima,
e la costituzione di un presidio per la
salvaguardia e valorizzazione dei pani
tipici dellintera zona, il Barigadu.
Busdraghi, Marco Fotografo (n. Alghero). Esperto di immersione e fotografia subacquea, collabora con giornali e riviste specializzate per la realizzazione di servizi di tipo naturalistico o
` ricco di
di reportage. Il suo archivio e
` semisommerse ricorfoto di cavita
diamo la serie delle immagini della
Grotta dei Cervi da lui stesso scoperta
anche se non mancano quelle scattate
nel corso di viaggi in Libia, in Arabia
Saudita, in Egitto.
pag. 155
Businco
gliere regionale (n. Cagliari 1962). In
` ha praticato con successo lagioventu
tletica leggera; dopo la laurea in Giuri` entrato nellamministrasprudenza e
zione del Ministero dellInterno, percorrendo una rapida carriera. Attirato
dalla politica, inizialmente ha militato
` stato eletto
nelle file di AN e nel 1994 e
consigliere comunale di Cagliari; successivamente ha aderito al Nuovo Mo`
vimento di Nicola Grauso, e nel 1998 e
stato rieletto nel Consiglio comunale.
` divenuto consigliere regioNel 2001 e
nale subentrando al dimissionario
Grauso nel collegio di Cagliari; poco
dopo ha aderito allUDR e da questo
` confluito nellUDS. Ripremovimento e
sentatosi alle elezioni regionali nel
` stato rieletto.
2004, non e
` Giornalista, esattore
Businco, Nicolo
delle imposte (Torino 1856- Jerzu
1923). Da Torino si trasfer` per ragioni
di famiglia a Jerzu, dove divenne col` il
lettore delle imposte. Nel 1883 fondo
settimanale LOgliastra, che usc`
` a LUnione
per due anni, e collaboro
sarda. Amico di Francesco Cocco
150
pag. 156
Bussa
turato e infine impiccato a Padova il 17
agosto 1944.
` a risiedere a Cagliari,
uno continuo
laltro si trasfer` ad Alghero. Il ramo
cagliaritano si estinse nel corso del secolo XVI, quello residente ad Alghero
` lunga e
ebbe invece una storia piu
complessa. Fu iniziato da un Michele,
probabilmente nipote di un Raimondo
amministratore delle rendite reali
` con Vioagli inizi del secolo. Si sposo
` una notevole
lante Zatrillas e acquisto
` locale,
posizione in seno alla societa
ponendosi al centro di una complessa
rete di affari e ottenendo lautorizzazione a praticare la guerra di corsa
` . I suoi
con due galere di sua proprieta
figli Ponzio e Francesco diedero vita a
due nuovi rami, ma la discendenza di
Francesco, che fu ammesso allo Stamento militare durante il Parlamento
del 1528, si estinse poco dopo. Ponzio
` ad avere rapporti amichevoli
continuo
e legami di affari con gli Zatrillas, ma
agli inizi del secolo XVII i suoi nipoti si
trasferirono nuovamente a Cagliari,
dove un Gherardo nel 1626 ottenne il
` . La loro
riconoscimento della nobilta
discendenza si estinse alla fine del secolo XVIII.
gliere regionale (n. Cagliari 1941). Impegnata in politica, militante nel PCI,
ha ricoperto alcuni incarichi di par` stata
tito e ha in seguito aderito a DS. E
consigliere comunale di Quartu San`
tElena dal 1983 al 1997; nel 1994 e
stata eletta consigliere regionale per
il Partito Democratico della Sinistra
nel collegio di Cagliari per lXI legisla` stata ricontura, ma in seguito non e
fermata.
151
pag. 157
Bussalai
e ipotesi sul culto del santo, I, 1975; Accertamento delle prestazioni feudali a
Bolotana al momento del riscatto dei
feudi, II, 1976; Gli assestamenti del patrimonio fondiario pubblico di Bolotana
dal 1800 a oggi, II, 1976; Uso dei pascoli
e conflitto contadini-pastori nel marchesato del Marghine, III, 1977; Lindustria casearia sarda: storia, conseguenze e prospettive, III, 1978; Le chiudende. Il problema generale e lapplicazione delleditto del 1820 a Bolotana, V,
` a Bolo1979; Un secolo di cristianita
tana 1740-1846, VI, 1980; Ordinazioni
fatte dallavv. Francesco Cascara reggidore del marchesato del Marghine, VII,
1981; La relazione di Vicente Mameli de
Olmedilla sugli stati di Oliva 1769: la
parte generale e il marchesato del Marghine, X, 1984; La relazione di Vincenzo
Mameli de Olmedilla sugli stati dOliva:
il ducato di Montacuto, XI, 1985; La relazione di Vincenzo Mameli de Olmedilla sugli stati dOliva: il principato di
Anglona e la contea di Osilo e Coghinas,
XII, 1986; Le rendite feudali dello stato
di Oliva in Sardegna in una relazione di
Geronimo de Zabarayn (1701), XIII,
1987; La compagnia barracellare di Bolotana nel 1840-41, XV, 1989; Il volto demoniaco del potere. Lamministrazione
del feudo sardo di Oliva agli inizi del
600, XVI, 1990; Ordine pubblico, gestione finanziaria e ripopolamento negli stati sardi di Oliva, XVIII, 1992; I registri delle riscossioni di don Geronimo
Sossa reggidore degli stati sardi di Oliva
(1636-1659), XIX, 1993; Pratica della
vendetta e amministrazione feudale negli stati sardi di Oliva (1642), XX, 1994;
`
La Sardegna e i problemi della identita
culturale, XXI, 1995; Problemi giurisdizionali, incarichi e concessioni, allevamento di cavalli nello stato sardo di
Oliva (1625), XXII, 1996; Agli inizi del
gover no del reggidore Navar ro nel
feudo sardo di Oliva, XXIII, 1997; Il ren-
152
pag. 158
Buttariga
una assillante sorveglianza da parte
della polizia.
Bussi, Emilio Storico del diritto (Rovigo 1904-Modena 1997). Dedicatosi al` divenlinsegnamento universitario, e
tato professore ordinario di Storia del
Diritto italiano. Ha insegnato presso
` di Cagliari dal 1940 alla
lUniversita
`
fine degli anni Cinquanta quando si e
trasferito a Modena. Tra i suoi scritti:
Sardegna e barbareschi dal 1794 al
1815, Oriente moderno, XXI, 1941;
Relazioni della Spagna e della Sardegna con la reggenza della Barbaria negli anni 1778-1783, Oriente mo derno, XXII, 1942.
Bussu, Salvatore Sacerdote e scrittore (n. Ollolai 1928). Divenuto sacer` laureato in Teologia e in Giudote, si e
risprudenza e ha operato a lungo nella
`
diocesi di Nuoro, dove attualmente e
` stato cappellano del sucanonico. E
percarcere di Badde Carros e cancelliere della Curia per alcuni anni. Giornalista dal 1970, ha diretto per molti
anni il settimanale della diocesi,
LOrtobene. Attento ai problemi
` attuale, e
` autore di aldella societa
cuni volumi di denuncia sociale e di
forte richiamo etico politico, come Il
miracolo; Inquieti per Cristo; Un prete
e i terroristi, 1988; Il ventre della balena
bianca, 1993; La scuola e la Costituzione, 1995; Facciamo credito alla speranza. La Chiesa sarda e le sfide del
2000, 1998.
153
pag. 159
Butule
lora possono essere mangiate tagliate a
fettine bagnate con qualche goccia dolio, oppure grattugiate per essere usate
come aromatico condimento della pasta.
Butule Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria di
Montacuto. Sorgeva nel territorio di
Ozieri. Probabilmente dovette il suo svi` di
luppo alla presenza di una comunita
monaci Vittorini. Estinta la dinastia dei
giudici di Torres, il villaggio fu lungamente conteso tra i Doria, gli Arborea e i
giudici di Gallura; alla fine del secolo
XIII fu occupato dalle truppe arborensi
che sembrava dovessero arrivare a controllare lintero Montacuto. Poco dopo
` i Doria, sfruttando abilmente il bipero
sogno che Giacomo II dAragona aveva di
alleati per affrontare limminente conquista della Sardegna, capovolsero la situazione e nel 1308 ne ottennero linvestitura. Gli Arborea, anche loro alleati
del re, presero atto della nuova situazione ma non rinunciarono alle proprie
rivendicazioni, per cui quando nel 1325 i
Doria si ribellarono contro gli Aragonesi, il villaggio fu nuovamente occupato
dalle truppe del giudice dArborea e for-
154
pag. 160
Buzzi
` della signo1357 ebbe in feudo la meta
ria di Gesico nella curatoria di Siurgus
` perse quando nel 1363 scopche pero
` la seconda guerra tra il re e Mapio
riano IV. Mor` pochi anni dopo trasmettendo i suoi diritti allunica figlia
Isabella sposata con Antonio Pujalt.
155
pag. 161
pag. 162
C
Cabella, Cesare Avvocato, uomo politico (Genova 1807-ivi 1888). Deputato al
Parlamento, senatore del Regno. Acceso mazziniano, dopo i moti del 1831
` e nel
dovette fuggire dalla sua citta
` in Sicilia. Tornato in patria
1833 emigro
nel 1848, fu eletto ininterrottamente deputato fino al 1865. Noto per la sua abi` di avvocato, nel 1856 divenne prolita
fessore universitario di Diritto civile e
nel 1870 fu nominato senatore. Intervenendo in una causa che riguardava la
` a Genova, nel 1956,
Sardegna, pubblico
un Ragionamento del duca di Vallombrosa contro il duca di Pasqua sulla tonnara delle isole di Asinara e Piana.
Cabestany Fort, Joan F. Storico catalano (n. sec. XX). Fece parte della So` catalana di studi storici e per
cieta
anni fu direttore del Museo di Storia di
Barcellona. Autore di numerose pubbli` interessato
cazioni, in particolare si e
dei rapporti commerciali tra Cagliari e
` economica dels
la Catalogna: Situacio
Catalans a Caller en 1328, in Atti del VI
Congresso di storia della Corona dAragona, 1959; I mercanti catalani e la Sardegna, in I Catalani in Sardegna (a cura
di Jordi Carbonell e Francesco Manconi), 1984.
157
pag. 163
Cabiddu
dellOgliastra un secolo fa, LUnione
sarda, 1949; Gli ogliastrini ebbero una
costituzione ma pagarono 25 mila fiorini
doro, LUnione sarda, 1950; Come sorsero le torri litoranee dellOgliastra,
LUnione sarda, 1951; I difensori della
torre di San Giovanni di Tertenia,
LUnione sarda, 1951; Ci fu un tempo
in cui ad Orgosolo non esisteva un solo
bandito o delinquente, Il Giornale dIta` non e`
lia, 1955; Un campanile che pero
` allarresto dei capitani dOdoro porto
gliastra, Il Giornale dItalia, 1955; Sta
` di un rudere la
riducendosi a poco piu
gloriosa torre litoranea di S. Gimiliano
di Tortol`, Il Giornale dItalia, 1955;
Mandas, la perla della frumentaria Trexenta, Il Giornale dItalia, 1956; Tortol` fu per oltre un secolo sede degnissima
dellEpiscopato dOgliastra, Il Giornale
dItalia, 1956; La crudele contessa di
Quirra diede il nome al castello che ora
va in rovina a San Michele, LUnione
sarda, 1963; Il feudalesimo in Sardegna
non riusc` a imporre il diritto della prima
notte, Regione, V, 1965; Usi, costumi,
riti, tradizioni popolari della Trexenta,
1966; Viaggi di vicere nellisola. Sardegna 1770, Tribuna della Sardegna, II,
1967; La bella di Sanluri, LUnione
sarda, 1968; Un santo sardo, LUnione
sarda, 1969.
Cabiddu, Gonario Sacerdote e giornalista (Orune 1921-Sassari 1986). Divenuto sacerdote nel 1944, fu nominato
reggente nel 1952 e parroco nel 1955,
mantenendo la carica sino alla morte.
Dal 1960 al 1978 fu direttore dellOrtobene, il settimanale diocesano di
Nuoro. Tra le sue opere: Lettere di una
figlia scappata di casa, 1982.
158
pag. 164
Cabizzosu
gna. Rivolta contro la colonizzazione, un
opuscolo feltrinelliano in cui affrontava i problemi della liberazione della
Sardegna dalla dipendenza del sistema
capitalistico occidentale.
159
pag. 165
Caboni
Quinque libri (con Elisabetta Marongiu
e Carla Uras), 2003.
160
pag. 166
Cabras
` accesa qua e la
` da
semplice luminosita
lampi improvvisi di colore.
161
pag. 167
Cabras
raggiunge la frazione di San Giovanni
di Sinis e i resti dellantica Tharros.
Del comune fa parte anche laltra frazione di Solanas.
` abitato fin
STORIA In un territorio gia
` nuragica, nella penisola del Sidalleta
` fenicio-punica di Tharnis sorse la citta
` romana, che
ros, fiorente anche in eta
decadde nellAlto Medioevo a causa
dei continui attacchi dei pirati saraceni. In questo periodo il territorio si
` completamente anche se dispopolo
feso da alcune fortificazioni. Quando
nel secolo XI Tharros fu definitivamente abbandonata in favore della nascente Oristano, lattuale centro si svi` sotto la protezione del castello di
luppo
cui si notano i resti accanto alla chiesa
parrocchiale. Inserito nella curatoria
del Campidano Maggiore, ebbe una
certa importanza nel corso dei secoli
la famiglia giusuccessivi anche perche
dicale di Arborea risiedeva spesso nel
castello che nel frattempo era stato potenziato. Caduto il giudicato, nel 1410 C.
fu incluso nel nucleo originario del
marchesato dOristano; nei decenni
successivi il territorio fu ancora sottoposto a frequenti incursioni di corsari
&
162
pag. 168
Cabras
` cae sinistra danno adito ad una o piu
mere: con addietro un cortile per i polli,
per coltivarvi qualche erba ortense, e
per la legna. Le linee in cui sono dispo` stato
ste, il parallelismo che in alcune e
osservato, il competente spazio che intercludono, portano certa apparenza di
` , e conciliano qualche belregolarita
` state
lezza al totale. Non essendo pero
di ciottoli, ne
di lastre, nepcoperte ne
pure dispostosi il suolo ad un conve` nelle piovose
niente declivio, percio
stagioni sono non poche contrade per
la loia e mota mollissime, e in alcune
rimane il brago fino a che un forte sole
` nelle vie
le asciughi. Pari incomodi e
per cui vi si avvenga da altronde. In generale godesi una salute prospera dove
siasi felicemente trapassato lo spazio
` regge in molti
della puerizia: la vitalita
anche al settantesimo anno, e furono
non rari gli esempi di vecchi centenari.
Infrequenti e lievi storpiature nel popolo; invece ti si presenteranno belle
proporzioni, vivace colorito, e nelle
femmine tanta finezza di taglia, e s`
lieto lume di avvenenza, che le crederesti le bellissime donne dellisola, se non
ti soccorresse in altre regioni della medesima essere delle forme prestanti
` che
con la importante aggiunta di cio
ben si sente, e mal si significa con li vocaboli bel sangue e spirito. La fama
delle belle crabarisse sal` in maggior
visitando questi luoghi
onore, poiche
la Regina Maria Teresa dAustria videne molte, che a di lei giudizio, la
` intendevasi,
quale meglio daltri di cio
potevano in paragone contender della
` con le istesse giorgiane, e
superiorita
` sorte delle altre quella, cui in
con piu
atto di ammirazione compiacque maggiormente onorare baciandola in
fronte. Il numero delle famiglie, che fu
preso nella recensione parrocchiale
del 1834, era sulle 900, e in queste si
comprendevano anime 3556. La solita
163
pag. 169
Cabras
in somma non meno di 15 mila individui, non messi in calcolo gli ulivi. Queste piante tra grandi e piccole sommano
esse a non meno di 40 mila, e quando sia
una piena produzione e non offesa dalle
meteore si viene a raccogliere dal torcolo circa 8 mila barili, di cui sono serviti i valligiani dArborea, e fino la
stessa capitale. Possano questi agricoltori badare a quanto valgano i gelsi, e
cos` procurarsi un altro ramo di lucro,
` nella produzione sicuro, che non
e piu
` una vasta resono gli ulivi. Il Sinis e
gione chiusa da ostro a tramontana per
lo mare, a levante dal gran lago. In sua
maggior lunghezza potresti numerare
miglia 13, nella maggior larghezza 5,
nella sua superficie 32 quadrati incirca
delle medesime. Distinguesi in due
parti: la coltivata, dove insieme coi Crabarissi lavorano molti contadini di
` chi, Bara
` tili, Sola
` nas, s.
Riola, Nura
Vero Milis; lincolta, che ingombrasi
dai lentischi, corbezzoli, mirti, cistio, e
` una vera landa. Gli ardalle prunaie, e
menti e greggie del comune pascono tra
manqueste macchie e nei prati, finche
cando le sussistenze comandi lemigrazione ad altre giurisdizioni. Le specie
erano nel 1834 nei seguenti numeri. Pecore capi 7000, buoi 1500, vacche 1000,
capre 450, porci 6000, cavalle rudi 1300,
cavalli domiti 300, giumenti circa 800.
` dei formaggi non si hanno
Della bonta
certamente a dire molte parole di lode.
` men conosciuta delle altre.
Questarte e
Il selvaggiume comprendesi nelle specie dei daini, cinghiali, lepri e volpi.
Nel canale in cui concorrono i rivi sono
due peschiere, la principale tra la foce
e lo stagno nominata di Pontis, e laltra
quasi sussidiaria alla foce, che appel` rdini. Intramendue danno un
lasi Ma
prodotto considerabile, e per ordinario
le l.n. 60 mila. A destra di questo canale
lungo la spiaggia per le due miglia stendesi con varia larghezza il lago di Mi-
164
pag. 170
Cabras
luogo (da cui dista 7 km) che alla costa di
Santa Caterina e a Cuglieri verso nord.
Dispone di adeguati servizi sia sociali
di scuole dellobche medici, nonche
bligo sufficienti alla popolazione e di
essenziali servizi bancari. Possiede la
Biblioteca comunale, alcuni alberghi e
numerose aziende agrituristiche.
PATRIMONIO ARCHEOLOGICO La posizione di C. rispetto al mare e allo stagno ha reso questa zona ricchissima di
insediamenti umani a partire dalla
preistoria. A documentare questi insediamenti esiste un Museo archeologico.
Si tratta di un moderno edificio a due
corpi progettato dallarchitetto Magnani nel 1981: raccoglie i materiali degli scavi archeologici recenti effettuati
nel territorio del Comune; i reperti
sono esposti in una decina di sale il cui
` stato curato da Enrico
allestimento e
Acquaro e dal compianto Gianni Tore
con la collaborazione di altri. Con gli
` divenuto anche centro
anni il museo e
culturale e tiene vivaci contatti con
` suddi` italiane e straniere. E
Universita
viso in due sezioni: la prima ricostruisce le fasi dellinsediamento umano nel
` altomeSinis dalla preistoria alleta
dioevale; la seconda contiene reperti
archeologici prenuragici e fenicio-punici provenienti dagli scavi di Tharros
e Cuccuru Is Arrius. Di particolare in` questultima localita
` , posta
teresse e
sulla sponda meridionale dello stagno,
` stato individuato un villaggio ridove e
&
&
165
pag. 171
Cabras
salente al periodo della cultura di Bonuighinu e in seguito utilizzato nel periodo della cultura di Ozieri. Gli scavi
archeologici condotti nel sito hanno
evidenziato resti di capanne e tombe
ipogeiche singole scavate nellarena` stato troria. In una di queste tombe e
vato uno scheletro che stringeva nella
mano una statuetta in pietra raffigu` femminile obesa; inrante una divinita
teressanti sono anche alcuni reperti in
` stato trorame. Analogo insediamento e
` di Conca Illonis,
vato nella localita
sulla sponda occidentale dello stagno,
che ha restituito anche materiali del
Neolitico recente e un villaggio risalente alla cultura di Ozieri; altri siti risalenti al periodo prenuragico sono
` di Sa Pesada Manna e di
nelle localita
Serra e Siddu dove sono state indivi`
duate alcune tombe. Il territorio di C. e
ricco anche di nuraghi (31): Abba Chene
Sole, Angios Corruda, Antioco Crobis,
Boboe Cabitza, Barrisi, Cadaune, Cannevadosu, Combus, ConcAilloni, Crichidoneddu, Crichidoris, Figus de
Cara, Giovanni Nieddu, Leporada, Margini Grutzu, Molas, Muras, Ollastu, Paegrevas, Piscina Rubia, SArgara, Sa Carroccia, Sa Gora de Sa Scafa, Sa Ruda, Sa
Tiria, Sirau Mannu, Su Archeddu, Su
Procu, Su Noraxi, Suergiu, Zianeddu.
` il sito di
Di particolare interesse e
Monti Prama, complesso nuragico dellultimo periodo, costituito da un nuraghe polilobato, un tempio a pozzo, un
villaggio e trenta tombe individuali di
grande interesse. Le capanne sono circolari, costruite in conci di basalto e disposte attorno alla massa del nuraghe; a
poca distanza si trovano i resti del pozzo
sacro e delle tombe individuali. Queste
sono del tipo a pozzetto conico e sono
coperte da un lastrone di arenaria: contenevano le salme in posizione seduta
con un ricco corredo funerario. Larea
dove sono le tombe era ingombra di
166
pag. 172
Cabras
gliari. In seguito, sempre nei pressi
della chiesa, furono individuate e scavate a opera di privati altre tombe romane di diverso tipo. Tra il 1851 e il
1874 ne furono tratti numerosi reperti
che andarono ad arricchire le collezioni Chessa (oggi al Museo Sanna di
Sassari), Gou
in (al Museo di Cagliari) e
Pischedda (al Museo di Oristano).
167
pag. 173
Cabras
tale fu resecato e sostituito con labside,
quello occidentale fu demolito e al suo
posto sorse laula a tre navate con volta
` la chiesa di
a botte. Molto interessante e
San Salvatore che sorge nelle vicinanze
del promontorio di San Marco e che
conserva elementi romanici; dalla
chiesa, attraverso una scala stretta coperta da una volta a botte, si accede allipogeo costituito da un ambiente circolare illuminato dallalto da dove si
passa ad altri due ambienti absidati e
infine a un altro ambiente circolare. Il
complesso fu utilizzato in tempi molto
antichi e certamente in periodo paleocristiamo, come dimostrano le tracce di
affreschi alle pareti. Situate a poca distanza luna dallaltra, nelle vicinanze
di Tharros si trovano la torre Vecchia di
capo San Marco e la torre di San Giovanni di Sinis che furono costruite tra
il 1578 e il 1580. Quella di San Giovanni
` la piu
` antica: si tratta di una
di Sinis e
costruzione imponente alta 14 m, con
un diametro di pari misura, allepoca
potentemente armata con artiglierie.
Sorge su un promontorio e domina la
vicina chiesa di San Giovanni e le ro`. Gode di un panorama
vine della citta
splendido. La seconda, posta a guardia
dellistmo di capo San Marco, fu costruita nel 1580 per sorvegliare il tratto
di costa fino alla punta Maimoni. Si
tratta di una costruzione piccola, alta
` di 7 m, con un diametro della
poco piu
` di
stessa misura. Nel Settecento cesso
avere importanza militare e fu abban` defidonata. Un monumento che puo
` molto interesnirsi minore, ma che e
` uno dei tanti portali delle prosante, e
` del passato: si tratta del portale
prieta
detto di donna Annetta. Si trova lungo la
strada che da Cabras conduce a Sola` sopraelevato
russa, in un tratto che e
rispetto allantico tracciato. Il portale,
` costruito tutto
veramente imponente, e
in conci di arenaria: ha la facciata
168
pag. 174
Cabras
la fillirea e soprattutto la palma nana.
Altre indicazioni riguardano gli animali, lepri, volpi e donnole e i numerosi
insetti e volatili. Vicino si trovano la
torre, dalla quale si gode una vista bellissima, e un edificio che nella buona
stagione viene adibito a Centro visite.
Da qui partono dei sentieri che portano
a un bosco di pini di Aleppo e a una zona
di dune sabbiose, anche questa con un
` lo
particolare tipo di vegetazione. Ma e
stagno di Mare Pontis a rivestire una
grande importanza dal punto di vista
`
naturalistico oltre che da quello, piu
` unampia
noto, economico e storico. E
` di 20
distesa palustre estesa per piu
km2 a ovest dellattuale abitato e collegata al mare con un sistema di canali.
Lungo le sue coste si trovano tracce archeologiche di grande importanza
(Cuccuru SArriu) che dimostrano la
frequentazione continuativa delluomo
a partire dal Neolitico. Nel Medioevo i
giudici di Arborea vi impiantarono un
sistema di peschiere di grande rilievo
nel quale oltre al pesce (muggini), si
producevano le uova di pesce salate
(bottarga) che fin da allora ebbero
grande rinomanza. Nel corso dei secoli
la peschiera rimase in possesso dei giudici e, dopo la caduta del giudicato, en` nella concessione del feudo di Oritro
stano fatta a Leonardo Cubello. Dopo la
confisca del feudo, dal 1479 lo stagno e
la peschiera presero a essere amministrati da funzionari reali e sfruttati dagli abitanti di C. gelosi custodi dei loro
privilegi. Nel 1651 la Corona, trovan` finanziarie, cedette lo
dosi in difficolta
stagno (unitamente a quello di Santa
Giusta) ai Vivaldi Pasqua (=) in piena
` ; la concessione pose gli abiproprieta
tanti in una difficile situazione. Dopo
circa un secolo i Vivaldi Pasqua, per
far fronte ai loro debiti, cedettero in
amministrazione la peschiera al ricco
mercante di C. Damiano Nurra (=
`.
Nurra3 ) il quale nel 1750 lacquisto
Dai Nurra lo stagno e la peschiera passarono ai Flores e nel 1853 furono acquistati dai Carta di Oristano. Inutil`
mente nel periodo successivo si cerco
di liberare il complesso dal vincolo padronale e di restituirlo al demanio; i
proprietari nel periodo successivo organizzarono la produzione e il controllo
` della peschiera escludendelle attivita
done totalmente gli abitanti del villaggio. Questi avevano come unica possibi` quella di lavorare alle dipendenze
lita
del personale della peschiera in una
condizione di subordinazione feudale;
` e piu
` volte venla situazione li esaspero
`.
nero ai ferri corti con la proprieta
Dopo il 1922 con liscrizione dello stagno nel registro delle acque pubbliche
` possibile sbloccare la situasembro
zione, ma gli eredi dei Carta resistettero e con una lunga vertenza giudiziaria nel 1956 riuscirono addirittura a ottenerne la cancellazione dal registro.
` ulteLa vicenda in seguito si esaspero
riormente e si concluse solo nel 1982
con la cessione dello stagno alla Regione Sardegna. Altro importante sito
` la spiaggia di Is
di suggestiva bellezza e
` bella tra le numeAruttas, forse la piu
rose presenti in questo territorio.
`
Lunga qualche centinaio di metri, e
costituita
unica nel suo genere perche
da sabbia di quarzo a granuli perfetta`
mente tondeggianti. Recentemente e
stata dichiarata area di rilevante interesse naturalistico e quindi da proteggere.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tipico segno delle antiche tradizioni
del centro sono la barca (su fassoni),
con la quale fino a non molto tempo fa
i pescatori convivevano, e labbiglia` la
mento tradizionale. Su fassoni e
barca della quale i pescatori si servivano e che oggi viene usata per le regate durante la festa patronale e per
169
pag. 175
Cabras
scopi turistici; di origini molto anti` interamente costruita in fieno
che, e
palustre e giunco: ha il fondo piatto e
la prua stretta e rivolta verso lalto.
` lunga circa 4
Nella misura standard e
m e larga 90 cm. Attualmente nella pe` stata sostituita da imbarcazioni
sca e
di legno anche se rimane il mezzo
ideale per la pesca nello stagno, come
dimostrano imbarcazioni simili usate
nei laghi daltura dellAmerica Latina.
erano moltiplicate ma gli amministratori, quando si sono resi conto che venivano usate come seconde case per il
mare, ne hanno deciso la demolizione;
le poche rimaste appartengono veramente a pescatori. Nel passato gli abitanti di C. erano normalmente scalzi durante il lavoro e avevano un abbigliamento molto semplice. Oggi partecipano cos` alle sfilate e alle manifestazioni folcloristiche. Labbigliamento
femminile era costituito da una camicia (sa camisa) con il giro collo e la pettina ricamati; dalla gonna in cotonina
di qualsiasi colore; da un busto (simbustu) di raso (nei giorni festivi di broccato
doro) attillato e corto, allacciato sotto il
seno; da un grembiule dello stesso tessuto della gonna per i giorni feriali e di
rasatello nero per i giorni di festa; da un
fazzoletto di cotone sul capo. Labbigliamento era completato da una giacca (su
gipponi) di velluto o di raso che veniva
indossata dinverno. Labbigliamento
maschile (rosso per i pescatori e nero
per i contadini) era costituito da una camicia bianca a collo basso e manica ampia e calzoni di tela bianca lunghi fino
al ginocchio; sulla camicia venivano indossati un gilet (su cropettu) in orbace
nero o rosso, e una giacca (sa este e
pannu) degli stessi colori; sui pantaloni
andava un gonnellino (is crazzonis de arroda) degli stessi colori. Meritano di es`
sere ricordate le due feste popolari piu
antiche e caratteristiche. Una si svolge
il 24 maggio in onore dellAssunta. La
cerimonia solenne viene anticipata,
nel settembre dellanno precedente, da
una questua effettuata da Sa cricca
maggiori, una confraternita di giovani
in costume con un carro trainato da
buoi, su cui viene sistemata una barca
`
addobbata riccamente. Lo scopo e
quello di raccogliere le offerte necessarie allorganizzazione della festa. Nelloccasione della festa vera e propria si
170
pag. 176
Cabras
svolge la sagra del muggine, straordinario momento per promuovere la conoscenza del prelibato prodotto dello stagno. In particolare la sagra offre loccasione di gustare la bottariga e la merca
` degli addetti al
(=), frutto dellabilita
lavoro nelle peschiere.
171
pag. 177
172
pag. 178
Cabras
`; tra il 1920 e il 1940
dualmente notorieta
prese parte a molte mostre in Italia e
allestero e ottenne numerosi riconoscimenti; nel 1932 fu premiato alla Biennale di Venezia.
173
pag. 179
Cabras Brundo
` per bloccarne i progetti. Negli
adopero
` a Carlo Felice, che
anni seguenti si lego
` intendente e conservatore
lo nomino
nel 1799; nel 1803 fu nominato presi` Economica e
dente della Reale Societa
Agraria.
Cabreo Termine giuridico. Indica un registro che compare in Sardegna a partire dal secolo XV, sul quale veniva regi` la partistrata la capibreviazione, cioe
colare procedura di registrazione dei
titoli in base ai quali veniva posseduto
un bene immobile. In effetti la struttura
` paragonabile per certi versi a
del c. e
quella del condaghe: differisce da que` , per il fatto che e
` un atto pubsto, pero
blico cui i possessori a qualsiasi titolo
sono tenuti a sottostare.
174
pag. 180
Cabudabbas
; C. tento
` di evitare lo scontro col sose
vrano dArborea, ma la sua opera fu inutile. Poco dopo, infatti, il conflitto scop` e lammiraglio dovette lasciare la
pio
residenza di Alghero per accorrere in
soccorso di Cagliari, mentre le truppe
arborensi dilagavano in tutta la Sarde` e la sua determigna; con la sua abilita
nazione contribu` alla difesa di Cagliari
e alla vittoriosa battaglia di Quartu,
dopo la quale le truppe arborensi furono costrette a ritirarsi. Cessate le osti` , C. torno
` in patria e fu impegnato
lita
successivamente in molte altre im` in disgrazia e il re lo
prese; cadde pero
fece decapitare nel 1364.
175
pag. 181
Cabudanni
` politica. Cos` il
mente la propria unita
` finalmente a far parte del ReC. torno
gnum Sardiniae. Il suo territorio fu diviso in alcuni feudi, che mantennero la
loro fisionomia fino al 1838.
Cabudanni Nome sardo del mese di settembre, caput anni, inizio dellanno
agrario nel calendario bizantino. Anche
lantica festa di Capodanno cadeva a
settembre e coincideva con linizio dellannata agraria e con la vendemmia.
Durante la festa nel Logudoro le fami` in vista
glie dei proprietari terrieri piu
bude, una focaccia
si scambiavano sa ca
di semola, simbolo di opulenza e augurio per lanno che iniziava.
` venatoria e` stata
Caccia Lattivita
regolamentata in ogni tempo con leggi
particolarmente severe, a cominciare dalla
Carta de Logu di fine Trecento.
176
pag. 182
Caccia
tori che coadiuvavano il cacciatore
come battitori e raccoglitori delle
` giuprede. Nei secoli successivi, in eta
` a essere
dicale, la caccia continuo
` praticata dai nobili. In geunattivita
nere una battuta era promossa dal giudice in persona o dai suoi familiari e
parenti, dai curatori e dai majores de
scolca; era vietato formalmente orga` venatorie a persone dinizzare attivita
verse da quelle elencate precedentemente. La popolazione del territorio
dove la battuta era stata organizzata
era comunque tenuta a parteciparvi e a
svolgervi funzioni ben precise. Questa
caccia grossa (silva) veniva praticata secondo un calendario venatorio che individuava quattro periodi nellarco dellanno; nel periodo prestabilito i partecipanti alla battuta, fossero i nobili cacciatori o i popolani che li coadiuvavano,
erano tenuti a trovarsi nel punto di raccolta (collectoriu): da l` la battuta prendeva lavvio. La caccia veniva praticata
in quattro modi diversi, tutti minutamente regolamentati: la caccia ad igitu,
che prevedeva luso di armi da getto; la
caccia a casside, che prevedeva luso
della martora e del furetto; la caccia a
cavallu, che prevedeva linseguimento
delle prede e luso di mute di cani addestrate a inseguire la selvaggina; la caccia col falcone (su stori). I Pisani introdussero altri sistemi di caccia; in particolare quella con le reti (velariu,
diaulu), che praticavano con grande divertimento, attirati soprattutto dalle
` di pernici, tordi e altri
grandi quantita
uccelli. I sistemi di caccia rimasero invariati con larrivo degli Aragonesi: il
divieto di caccia per il popolo fu mantenuto e anzi spesso accentuato dalla sua
introduzione negli ordinamenti feu` , non fu
dali. La nuova situazione, pero
in grado di impedire che la pratica
della caccia si diffondesse anche tra il
popolo, soprattutto nelle zone interne
177
pag. 183
Cacciatori
venatorio fu delegata alle amministrazioni locali che dovevano provvedere in
funzione delle diverse situazioni. Nel
1885 furono costituite le prime riserve
di caccia. Alla fine dellOttocento, con
lo sviluppo della caccia come sport
` alto-borghese italiana, la
nella societa
Sardegna divenne unarea particolarmente ricercata dai cacciatori, che in
quel paesaggio spesso deserto ed esotico trovavano la stessa ebrezza della
caccia nei paesi extra-europei. Annibale Grasselli Barni, giornalista e scrittore cremonese, ha lasciato un illuminante racconto di un suo viaggio venatorio nel libro A caccia in Sardegna,
` , poco
1905, la cui seconda edizione e
ecologicamente, dedicata a Grazia Deledda: attraversando lisola da Terra` pita di uccidere,
nova a Cagliari gli ca
nella prima settimana di caccia solitaria, 161 pernici. Nel Novecento il viaggio per la caccia in Sardegna divenne
unabitudine per i membri della famiglia reale: Villa Las Tronas ad Alghero
conserva le fotografie delle principesse
(in specie Giovanna) in tenuta da caccia. Nei decenni successivi e fino alla
costituzione della Regione autonoma
la disciplina della caccia rimase sempre ancorata alla emanazione del calendario venatorio, il cui rispetto era
affidato alle compagnie barracellari e
ai vari corpi forestali. Con la costituzione della Regione la competenza in
` passata alla Remateria di caccia e
gione; la legislazione recente tende a
` soprattutto in
regolamentare lattivita
funzione della conservazione del patrimonio, imponendo quindi restrizioni rigorose dei periodi di caccia, non senza
proteste da parte dei cacciatori, molto
numerosi nellisola (soprattutto nei
centri dellinterno, dove la caccia al
cinghiale conserva ancora molto della
sua forza di aggregazione comunitaria e
Cacciatori di Cagliari Piccolo corpo militare istituito nel 1805. Aveva un organico molto ridotto e il compito di sorve` . Quando pero
` nel 1808 Vitgliare la citta
` a riforma del
torio Emanuele I avvio
barracellato fu sciolto.
178
pag. 184
Caciano
fino al 1827 quando furono ricostituite
le compagnie barracellari.
pag. 185
Caciano
(sec. XIV). Figlio di Arnaldo, nato agli
inizi del secolo XIV. Nel 1333 si stabil`
in Sardegna, dove ebbe lufficio di doga` appartenuto a suo padre; nel
niere gia
` il patrimonio feudale, ma
1339 eredito
mor` pochi anni dopo senza figli, lasciando erede suo fratello Bernardo.
Fondata nel 1982 a Cagliari dallo scrittore e regista Giancarlo Biffi, ha operato fino al 1999 nella sua sede storica,
la vetreria di Pirri, che la compagnia ha
restaurato e reso funzionale al teatro. Il
C.d.T. ha assunto il carattere di compa`
gnia di teatro di ricerca e come tale e
stata riconosciuta dal Ministero dei
Beni culturali; in tutti questi anni la
` indirizzata
sua sperimentazione si e
verso la identificazione di nuovi linguaggi scenici, la cura per il lavoro dellattore, linteresse per la narrazione
orale e ha avuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.
180
pag. 186
Caddeo
prese attivamente parte anche alla vita
politica; fu eletto consigliere provinciale di Cagliari tra il 1860 e il 1863.
Scrisse in logudorese; letterato di
grande talento e assai prolifico, ha lasciato numerose composizioni di contenuto prevalentemente storico o morale.
Tra i suoi scritti: Fronde, versi, 1884;
Canzone sarda subra sas penas de su
Purgatoriu, 1888; Canzoni sarde in dialetto logudorese, 1888; Canzone di Eleonora dArborea sarda eroina, canzone logudorese, 1889; Inni sardi a Orotelli,
1904; Bosa, canzone, 1905; Fronde poetiche sarde dialettali, 1907; Sonetti acrostici e semplici dialettali, 1912; Poesie
sarde, 1913; Canzoni sarde bernesche,
1914; Purgatorio, 1916; LItalia vista
dalla Sardegna, sonetto, 1919; Canzone
sarda su Giuseppe Cherchi Caddeo di
Dualchi, 1920; Per limmatura morte di
Dercis Bachis Angela del fu Giovanni
Agostino, canzone, 1925. Sempre nel
1925 fu pubblicata la Raccolta delle canzoni sarde emendate dallautore, edita a
Oristano in 2 volumi.
` nella redazione de
Sassari, e qui entro
La Nuova Sardegna. Infine si trasfer`
` con molti pea Milano dove collaboro
riodici di livello nazionale, tra i quali
Il Corriere della sera e La Lombar` inoltre con Attilio Defdia. Collaboro
fenu alla redazione della sua rivista
` lassociaSardegna; nel 1914 fondo
zione Pro Sardegna e nello stesso anno
la casa editrice Risorgimento, che si se` per la pubblicazione di molte
gnalo
opere irredentiste e patriottiche. Alla
vigilia dellentrata in guerra dellItalia
` Il triestino, un libro sulla Venepubblico
zia Giulia e la Dalmazia, opera di un
fiorentino di discendenza inglese, Lancillotto Thompson. Il libro, che altri editori non avevano voluto pubblicare, fu
edito grazie a un finanziamento assicu` subito clanrato da amici di C. Circolo
destinamente (sotto falsa copertina)
nelle terre irredente suscitando grandi
entusiasmi. Nel dopoguerra i suoi interessi gradualmente mutarono ed egli
scrisse soprattutto opere a carattere
storico, collaborando con valenti spe` la
cialisti: Alessandro Levi gli affido
raccolta dellepistolario di Carlo Cattaneo, edito in 4 volumi fra il 1946 e il 1956,
e alla morte stava curando quello di G.
` euroMelzi dEril. Raggiunse notorieta
pea. Mor` ad Albosaggia, ora in provincia di Sondrio, mentre era occupato
nella correzione delle bozze della sua
` impegnativa (R. Bonu). Tra
opera piu
i suoi scritti: Cose dei nostri tempi, La
piccola Rivista, II, 6, 1900; Il ventidue
settembre 1901 al Gennargentu per la solenne inaugurazione della Casa rifugio
Alberto Lamarmora, 1901; Le adultere,
novelle, 1901; Nino Alberti, Barbagia,
1902; Lisola dei sardi (con Nicola Colajanni), 1903; Garibaldi e la Sardegna, Il
Secolo, 1913; Progresso economico e
leggi speciali, Sardegna, 3-4, 1914; La
tipografia elvetica di Capolago: uomini,
vicende, tempi, 1931; Lattentato Orsini.
181
pag. 187
Caddeo
1858, 1932; Giansenisti, giacobini e patrioti ticinesi dalla rivoluzione del 1779,
Archivio storico della Svizzera Italiana, 1936; I primi anni del risorgimento ticinese; 1938; De Gruenwald Costantin Metternich: luomo della Santa
Alleanza, 1942; La veridica storia della
travagliata genesi dellepistolario di
Carlo Cattaneo, 1950; Cernuschi e Cattaneo, il 29 maggio del 1848 nel fallito colpo
di stato di Milano, Il Risorgimento,
1953; I rapporti tra Mazzini e la Sardegna, Il Risorgimento, 1954; I grandi
eventi del 1859-1860 in lettere inedite di
Mazzini ai suoi amici di Sardegna, Il Risorgimento, 1954.
182
pag. 188
Cadeddu
per il suo valore la Legion donore.
Dopo la caduta di Napoleone fu perseguitato e costretto a fuggire dalla Corsica e a rifugiarsi a Marsiglia. Dopo
molte traversie nel 1820 si stabil` a
Pisa, dove, grazie alla protezione del
` in
professor Amedeo Vacca, si laureo
Medicina. Nel 1829 si trasfer` ad Algeri
` la profese poi a Tunisi, dove esercito
sione con crescente successo. Nel 1839
fu nominato console di Svezia a Sfax,
` torno
` a Tunisi facendosi
poco dopo pero
`
apprezzare dal bey per le sue qualita
professionali. Nel 1857 riusc` a rientrare per una breve visita a Cagliari;
mor` dopo essere tornato in Tunisia.
Cadeddu, Luigi Patriota (Cagliari 1776La Maddalena, dopo 1830). Figlio di Salvatore, laureato in Legge, si stabil` nel
quartiere della Marina con la moglie e i
figli; nel 1812 prese parte alla cosiddetta congiura di Palabanda. Scoperto
il moto, fu arrestato e condannato a ven-
183
pag. 189
Cadeddu
vanni, versi, 1855; Al Comandante del 1
battaglione della prima legione britannica, capitano Miuching, Lettera latina,
1860; In morte di Luigi Caboni, 1871;
Paullo Iosepho M. Sercio Oleastren ecclesiae gubernandae recens praeposito, Elegia, 1872.
184
pag. 190
Cadello
madre (= Prunas), Sebastiano, Salvatore e Giovanni Antonio, con discendenza.
Ramo di Sebastiano. Sebastiano, figlio
`
naturale, legittimato nel 1639, continuo
a risiedere in Ogliastra, dove i suoi discendenti ottennero il riconoscimento
del cavalierato ereditario e della no` nel 1692 con un Francesco e si
bilta
estinsero pochi decenni dopo.
Ramo di Salvatore. Salvatore ottenne il
cavalierato ereditario nel 1622 e, sposata una Dettori, trasfer` la residenza a
Pozzomaggiore. I suoi discendenti nel
1676 furono ammessi allo Stamento militare nel parlamento Las Navas e si
estinsero nel corso del secolo XVIII.
Ramo di Giovanni Antioco. Giovanni An` a rimanere legato ai martioco continuo
chesi di Quirra e, dopo essere stato nominato ufficiale della Marmilla, si stabil` a Jerzu; nel 1645 ottenne il cavalie` . I suoi figli si
rato ereditario e la nobilta
trasferirono a Cagliari assumendovi posizioni di rilievo e nel 1665 furono ammessi allo Stamento militare durante il
parlamento Camarassa. Due di essi, Antioco Saturnino e Diego, ebbero discendenza; la discendenza del primo, che
` in posnel corso del secolo XVIII entro
sesso del feudo di San Sperate, si
estinse nel 1772; quella del secondo si
estinse nel 1846, con un Efisio ultimo
marchese di San Sperate.
Cadello, Giuseppe Giureconsulto (Cagliari, inizi sec. XVIII-ivi 1772). Marchese di San Sperate, figlio di Antioco
` in
Saturnino, conseguita la laurea entro
magistratura e percorse una brillante
carriera giungendo al grado di giudice
`
della Reale Udienza. Nel 1742 acquisto
dal fisco la signoria di San Sperate e nel
1749 ottenne il titolo di marchese; mor`
senza figli, lasciando erede suo nipote
Saturnino.
185
pag. 191
Cadello
186
pag. 192
Cadoni
`
paesi, vol. I della collana Paesi e citta
della Sardegna, 1998.
187
pag. 193
Cadoni
Leni, luomo chiamato cigno, 1993; Se la
parola e` una pietra, 1995; Poesie da appendere, 1997; Fra i due millenni il paesaggio delluomo, 2000; Abbecedario
della cuoca amorosa. Versi da mangiare
e da bere, 2006.
Cadoni, Luigi Istitutore, consigliere regionale (n. Nuoro 1947). Su posizioni po` stato eletto
litiche di destra, nel 1989 e
consigliere regionale per il MSI nel collegio di Nuoro per la X legislatura; rieletto per AN nello stesso collegio per
` stato riconferlXI legislatura, non e
mato per la XII.
188
pag. 194
Cagliari
tonio Cabitza, fu pubblicata a Cagliari
tra il 1935 e il 1938. Usciva con cadenza
mensile e trattava argomenti di letteratura e di folclore sardo. Per quanto i
tempi e la cultura ufficiale lo consenti` di sviluppare un discorso
vano, tento
originale e fuori dal conformismo dominante.
189
pag. 195
Cagliari
gnata dal grande stagno di C., alimentato dal rio Mannu che giunge da nord.
Da C. hanno inizio la maggiore strada
dellisola, la statale 131 Carlo Felice,
che si conclude a Porto Torres, la maggiore linea ferroviaria, che si dirige
verso Sassari-Porto Torres e OlbiaGolfo Aranci, la strada ferrata per Iglesias e Carbonia e quella a scartamento
ridotto per Mandas, Sorgono e Arbatax,
le due strade che seguono la cononche
sta verso oriente e verso occidente, e le
varie altre che si dirigono verso linterno.
& STORIA La citta
` fu fondata dai Fenici
nel secolo IX a.C. e divenne un vivace
centro di scambi commerciali; con lavvento dei Punici nel secolo VII a.C. la` a svilupparsi in una
bitato comincio
zona prospiciente lo stagno di Santa
Gilla nellarea detta Campo Scipione.
` il suo carattere
Lagglomerato accentuo
di centro commerciale; la sede riservata agli affari gravitava attorno a una
grande piazza sede del mercato e labitato si estendeva a comprendere buona
parte degli attuali quartieri di Marina e
di Stampace. Sembra che avesse una
certa autonomia e che fosse governato
da una coppia di magistrati annuali
`
detti sufeti (=). Nella sua opera La citta
del sole (1984) Francesco Alziator segnala alcune tracce di questo periodo
che si possono individuare ancora oggi
` popolare dei cagliarinella mentalita
` forse piu
` appariscente
tani: Leredita
del mondo punico nella tradizione po` costituita dal muro a telaio e
polare e
dal gravitare delle case del Campidano
`
cagliaritano sul cortile interno. Non e
del tutto cessato, a C., luso della parola
kemu. Ad essa si riallaccia un sistema di
` che vamisura il kemu era ununita
riava da quattro a cinque del quale si
servivano, fino al primo dopoguerra,
specialmente le rivenditrici di fave ar` piuttosto sinorostite. Il vocabolo oggi e
190
pag. 196
Cagliari
` dal porto.
Cagliari Veduta della citta
191
pag. 197
Cagliari
` a partire
questa tendenza si accentuo
dalla fine del secolo VII con il manifestarsi delle prime incursioni arabe.
Dalle poche informazioni che allo stato
` possibile trarre da fonti arabe
attuale e
e dai recenti scavi archeologici che
hanno interessato larea sulla quale si
era sviluppata la Carales romana, sembrerebbe confermato che entro la
` del secolo VIII la citta
` fu
prima meta
investita da terribili devastazioni, conseguenza di almeno tre incursioni
arabe, e che il centro storico rimase
quasi completamente svuotato. La popolazione si sarebbe spostata in centri
piccoli accostati alle colline e fortificati
o in grotte che diedero luogo a piccoli
insediamenti rupestri. Uno di questi
piccoli centri, posto in zona protetta
dalla laguna e inaccessibile ai predoni
arabi, fu appunto Santa Igia. Col tempo
il borgo fortificato divenne la residenza
delle supreme magistrature, vi fu costruita la cattedrale e molti palazzi,
cos` che fin` per assumere il ruolo di
erede della Carales antica, della quale
peraltro gli abitanti non persero la memoria e soprattutto la coscienza. Nulla
` dato conoscere sulla vita di quella che
e
fu Carales nei secoli IX e X; sembra comunque probabile che la vita si sia concentrata soprattutto in Santa Igia e in
alcuni nuclei abitati costituiti da grotte;
probabilmente, come affermano le
` fu tenuta
fonti arabe, questa comunita
a pagare per un certo periodo la giziah.
` poco e nel
Lo stato di dipendenza duro
` fu probabilcorso del secolo IX la citta
mente sede delle trasformazioni che
portarono alla costituzione dei giudi` lasciate
cati. A proposito delle eredita
da questo tormentato periodo Francesco Alziator ha scritto nella sua opera
` del sole: Se assai breve fu locLa citta
cupazione vandalica, durata unottantina di anni, tra il secolo V e il VI, e
scarsa di reali contatti tra il popolo de-
192
pag. 198
Cagliari
` al sacerdote che dued altrove si da
rante il periodo pasquale va a benedire
`; e del pari sarebbero
le case: sangiamo
reminiscenze bizantine le strane parole
del primo verso di una strofetta: An`, kilisso
`, kifane`. Ad onta delle afgiamo
fermazioni di certa letteratura dilettantistica del secolo scorso, manca nel folclore cagliaritano lelemento arabo.
Per lo meno, manca una discendenza
quel
diretta da elementi arabi, perche
` di arabo e
` stato mupochissimo che ce
tuato attraverso la Spagna per via bar` stato diffuso attraverso le
baresca o e
jares che giunmaestranze arabe mude
sero in Sardegna dopo la Reconquista
ed in area cagliaritana lavorarono, mescolando le loro maniere con quelle romaniche, nella chiesa parrocchiale di
Villa San Pietro, in San Pietro di Quartu
ed in Santa Barbara di Capoterra.
GLI EBREI A CAGLIARI Lo stesso F. Alziator continua: Altro elemento, scarsamente indagato e dalla cui indagine si
potrebbe invece ottenere qualche inte` quello ebraico. La
ressante risultato, e
tradizione cittadina ha sempre accennato con insistenza alla discendenza
ebraica della gente del quartiere di Vil`
lanova e anche qualche autore si e
espresso in questi termini. La storia de` , in sostanza, quella degli
gli ebrei di C. e
ebrei in Sardegna e comincia con le deportazioni di cui si ha notizia in Tacito
ed in Flavio Giuseppe. La deportazione
riferita da Svetonio nella Vita di Clau` gli ebrei
diano non interessa invece piu
come tali, in quanto, questa volta, si
trattava di ebrei convertiti al Cristianesimo e in agitazione proprio per la loro
`
nuova fede. Lesistenza di una comunita
israelitica organizzata con una sua si` testimoniata da Gregorio Managoga e
gno sin dal VI secolo. I rappresentanti
` non esitarono a predi questa comunita
sentarsi proprio al grande pontefice
per lamentarsi presso di lui della fana-
193
pag. 199
Cagliari
quelli che di l` a poco sarebbero diventati i quartieri di Stampace, della Marina e di Villanova.
rato della antica Carales: da questo momento sarebbe stato il luogo proprio dei
rappresentanti dei dominatori esterni,
non solo di C. ma di tutta la Sardegna.
` radiSparita Santa Igia, la vita sembro
carsi nel Castrum e nella sottostante
Marina, il cui porto divenne il naturale
` , mentre
scalo commerciale della citta
le appendici di Stampace e di Villanova
venivano popolate rispettivamente da
artigiani e da contadini. Cos`, mentre il
` il caratCastrum assumeva sempre piu
tere di centro dellinsediamento, rinascevano gli antichi quartieri romani e la
` con i suoi palazzi, le sue
nuova citta
strade e le sue mura andava cancellando la memoria della Carales cantata
da Claudio Claudiano. Lassetto di C.
` nel secolo successivo,
non si modifico
anche quando, tra il 1323 e il 1326, fu
portata a termine la conquista catalano-aragonese; infatti quando, nel
1326, ebbero inizio le operazioni militari per fiaccare la resistenza del Ca` commerstrum e rovinarne le attivita
ciali, gli invasori costruirono sul colle
di Bonaria e su quello contiguo di Mon` cui concessero gli stessi
reale una citta
privilegi di Barcellona; questo nuovo
` vita breve: le ostilita
`
centro ebbe pero
tra Pisa e lAragona ebbero termine nel
1326, i Pisani furono cacciati e il Castrum fu popolato con aragonesi, catalani e valenzani. Questo importante
` la rapida fine della
evento determino
` sul colle di Bonaria e il definitivo
citta
spostamento della vita politica ed eco` in quelli che in breve
nomica della citta
sarebbero divenuti i quattro quartieri
storici di Castello, Marina, Stampace e
Villanova. C. ottenne ben presto gli
stessi privilegi amministrativi di Barcellona e fu governata da propri organismi elettivi che convissero perfettamente con lapparato del governo reale
che si occupava di tutta la Sardegna.
194
pag. 200
Cagliari
195
pag. 201
Cagliari
` pero
` spiegabile anche con lanfatto e
tico uso cristiano di partire dalla domenica, nel computo delle feriae, per cui il
luned` risultava la secunda feria e di
conseguenza il mercoled` era la quarta
feria. Tuttavia la sola testimonianza di
` offerta da
sicura origine giudaica ci e
` bara, nome cagliaritano del vecena
` anche di area regionale. Di
nerd`, che e
conseguenza, ci sembra che non vi
siano sufficienti elementi storici a sostenere lipotesi di una particolare discendenza giudaica degli abitanti del
quartiere di Villanova. Daltra parte,
laffiorare del solito antisemitismo verbale delle zone di influenza spagnola,
espresso in frasi offensive tuttora in
uso come facci de giudeu (faccia di giudeo), no du aressit fattu mancu unu
ebreu (non lo avrebbe fatto neppure un
ebreo) e la generica accusa di ebreu per
avaro non sono da sole sufficienti a
smentire o ad avvalorare le presunte discendenze ebraiche nel quartiere.
` sul
Cagliari Antichi stemmi della citta
paramento calcareo della torre dellElefante,
` pisana, opera dellarchitetto cagliaritano
deta
Capula.
UNA POTENTE PIAZZAFORTE Con lav` assunse lavento degli Asburgo la citta
spetto di una potente piazzaforte e nel
corso del secolo XVI, grazie allopera di
alcuni architetti militari, le sue mura
vennero ristrutturate e arricchite da
un sistema di bastioni in grado di sfi-
196
pag. 202
Cagliari
rapporto di C. con la burocrazia pie` felici e alla fine
montese non fu dei piu
del secolo le tensioni culminarono nei
moti del triennio 1793-1796, che ebbero
al loro centro larresto e la cacciata dei
Piemontesi (28 aprile 1794).
CON SANTEFISIO A proposito della tentata invasione francese del 1793 Antonio Romagnino ha scritto nel suo Nuove
passeggiate cagliaritane (2002): I fatti
di C. nel 1793 si svolsero per terra, per
mare e nellaria. Nei porti e nelle
spiagge cerano i miliziani e le truppe
piemontesi, nel golfo cera la flotta dellammiraglio Truguet impegnata in
bombardamenti micidiali, per il cielo
di C. volteggiava SantEfisio. Questul` cos` intimamente letima presenza e
gata alle vicende di quelle terribili gior` storia, anche la piu
`
nate che non ce
asciuttamente laica, che non dia un posto rilevante alla partecipazione del
grande patrono dellisola alle operazioni di guerra. Anche Giuseppe
Manno, restio ad occuparsi daltro che
non attenga alla sfera delle forze politiche e militari in campo, ha nella Storia
della Sardegna un palpito inconsueto riferendo la processione che, rinnovando
lantica devozione, prepara la mitologia
`
religioso-guerresca di cui si circondo
immediatamente lassedio dei francesi.
Gli eserciti rivoluzionari arrivarono
preceduti dalla fama sinistra di profa-
197
pag. 203
Cagliari
protezione della Vergine e di San Saturnino, che pure erano stati invocati con
lui. Per quellaiuto soprannaturale le
armi acquistavano una precisione ed
unefficacia superumane, respinte
dalle mani del santo le palle infuocate
ripercorrevano una traiettoria a ritroso
` alle navi che le avevano landalla citta
ciate. Di quella presenza miracolosa si
credette di vedere per ogni dove anche i
` ingenui. Larcivescovo Mesegni piu
` piu
` tardi che un canalano testimonio
rino era andato saltellando dalluno allaltro cannone della batteria che egli
` acceso si
aveva benedetto, quando piu
fece il calore dellattacco. La fama che
` in quei giorni
SantEfisio si guadagno
era ancora assai viva a molti decenni di
distanza. Pietro Martini, anche lui storico insigne poco propenso allagiogra` di
fia, ricordava ancora nel 1847, a piu
cinquantanni dallavventura corsa
dalla Sardegna, la molteplice protezione che il martire di Nora aveva eser` , le
citato sulle pesti, le mor`e, la siccita
discordie civili, le guerre dellisola, e lo
legava strettamente allamor di patria,
ai successi della nazione sarda, alle sue
` militari, concludendo che per lovirtu
pera sua C. fedele al trono sabaudo e
alla madre Italia trionfava della tremenda oste francese. Anche se la sto` sempre le
riografia francese minimizzo
operazioni, che fra il 1792 e il 1793 ebbero come teatro le isole di San Pietro e
di SantAntioco, C., Quartu ed infine La
Maddalena, ed anche se in quella italiana la resistenza isolana non ha avuto
il rilievo che meritava, pure intorno a
quei fatti matura presto il convincimento che la Sardegna avesse, salvando
se stessa, salvato il resto dItalia. Questa
credenza si diffuse subito rapidamente
negli ambienti religiosi. Il breve di Pio
VI ai Sardi del 31 agosto 1793, pieno di
` la piu
` illustre
lodi e di riconoscenza, e
testimonianza di questa corrente dopi-
` interessante e
` il
nione. Ma anche piu
carteggio che in quegli stessi anni intercorre fra larcivescovo di C., monsignor
Fr. Vittorio Melano dei Conti di Portula
di Cuneo, e un prelato recanatese, don
Pietro Rossi, che si esalta alle prove che
il santo guerriero aveva appena dato.
Chiede che gli sia mandata qualche reliquia, ma si sente rispondere che di
SantEfisio i cagliaritani non hanno
` nulla, da quando i Pisani se lo sono
piu
portato via nel 1088 insieme ai resti di
San Potito, che quindi si rivolgesse a
Pisa, e magari, e non si capisce proprio
, a Radicofani. Ma Melano, che si
perche
firmava Fr. Vittorio, insiste sulle vicende appena concluse (erano state da
poco sgombrate in aprile le isole di San
` un poPietro e di SantAntioco) e da
tente contributo alla credenza del salvataggio operato da SantEfisio. Erano
per lui soprattutto i fatti che lo provavano. Malgrado il valore dei combat` avrebbe dovuto cedere
tenti, la citta
` degli assedianti. Cera
alla superiorita
la mano del santo nelle tempeste che
puntualmente erano arrivate a sconvolgere ogni piano: in quella del 21 dicembre 1792 da cui la flotta francese fu dispersa e maltrattata, e sulle altre due, la
prima delle quali permette di rafforzare le batterie verso il mare, e la seconda indebolisce le truppe da sbarco.
Anche lultima tempesta del 12 febbraio
rimandava alla mano celeste: due navi
da trasporto furono trascinate sulla
spiaggia, insieme con un vascello da
guerra, che fu successivamente incendiato, e due fregate, disalberate, poterono solo faticosamente riprendere il
mare. Anche i resti della disfatta accendevano la fantasia, fosse quella del vescovo o quella del popolo: il golfo pullulava dappertutto di ancore e di gomene,
le truppe da sbarco in fuga precipitosa
abbandonavano cumuli di approvvigionamenti e di armi. Anche la durata dei
198
pag. 204
Cagliari
bombardamenti muoveva lanimo al
meraviglioso. Quello del 28 gennaio era
durato ben sei ore, quello del 26 febbraio esattamente il doppio, eppure la
` non aveva capitolato: le due cocitta
lonne che da Quartu si spingevano
verso SantElia furono fermate s` dal
coraggio di due capi ammirevoli, Antonio Pisano di Bar` e il leggendario Giro` credibile che
lamo Pitzolo, ma era piu
anche in quel frangente si fosse messo a
capo di quegli intemerati combattenti
SantEfisio. Infine la stessa resistenza
di 34 giorni aveva qualcosa di grande e
di prodigioso. Aveva ragione larcivescovo a supplicare il papa di estendere
lofficio di SantEfisio alla Chiesa universale, o almeno di diffonderlo negli
stati del Reame. La supplica non ebbe
successo, ma intanto SantEfisio si guadagnava con quella sua trasvolata del
1793 un ruolo di protagonista nella copiosa iconografia cagliaritana del
tempo: sedici pezzi tra dipinti e stampe,
di cui quattordici primamente censiti
da Luigi Piloni (un numero altissimo,
come ha osservato Ilario Principe nel
suo C., rispetto alle scarse rappresenta` nei secoli precedenti,
zioni della citta
che si muovono fra la ripetizione della
carta topografica dellArquer ed i disegni delle fortificazioni). Vi spicca lincisione in rame (1798) del cagliaritano
Gioacchino Corte che rappresenta
come se provenisse da una fotografia
scattata da un sicuro obiettivo al suo
primo apparire SantEfisio che da un
trono di nuvole guarda verso una croce
luminosa, mentre le navi francesi sono
schierate a battaglia nel golfo, con le
traiettorie dei proiettili, che non si ca` verosimilpisce se siano di andata o piu
mente di ritorno, come vuole il grande
protettore. Il tutto circondato da trofei
di bandiere, dagli stemmi di C. e della
Sardegna, e da riquadri con le rappresentazioni degli episodi principali
199
pag. 205
Cagliari
` di metri quadrati 884,912
principali e
risultanti dalle parziali 134,825 per lo
`
castello con 120,912 per larea di cio
che dicono cittadella: 137,387. 50 per la
Marina: 189,787. 50 per lo Stampace,
non compreso il borgo: 293,000 per la
Villanova. Il Castello ha contrade prin` piccole alle mura,
cipali 6 ed altre piu
` lunga e notraverse 4, isole 27. La piu
bile che pare andar media, secondo la
ordinaria corrispondenza delle cose
alle parole, con molte stortezze dicesi
` di metri 484,80. Su
dritta. Sua misura e
`e
` uno spazio,
questa quasi nella meta
` da poco
che dicono la piazzetta, ed e
` aperto un altro infine della
che se ne
medesima, e fu nominato la piazza di S.
` il ramparo di S.
Brancazio. Quindi e
Croce, ed il bastione di S. Remigio. Persistono ancora alcune case fabbricate
nei passati secoli. La circonferenza del` labitato e
` di 3,030. Vi sono
larea dove
aperte quattro porte; la porta Castello
alla Marina; la porticina dellElefante a
Stampace; lApremont alla porta avanzata per la Villanova; e la recente porta
Cristina a porta Reale sul colle di S. Lorenzo. La Marina, o Lapola, presenta la
figura dun trapezio. Sonovi strade maggiori per lerta 8 della lunghezza del
quartiere di circa 303 e altrettante in` bella e
` la
tersecanti, della quali la piu
` la linea di comunicacosta, per cui e
zione tra lo Stampace e la Villanova.
` spaziosa di tutte e
` la piazza or detta
Piu
di s. Francesco, e in addietro della Ma` sono le porte
rina, nelle cui estremita
della darsena e del molo. Si annoverano
isole 37, e da tutte le parti riunioni di
case alle spalle dei rampari. La darsena
` lunga miglia 234, larga 110, con apere
tura 56. Nel primo giorno del 1836 vi si
numerarono 56 navi di carico, e vi re` per legni minori.
stava ancora capacita
` ricaLa Marina ha 6 porte, come puo
` detto. Di queste e della alvarsi dal gia
` notate nel Castello due sole sono
tre gia
in buon disegno, Porta Cristina nel Castello e Porta Villanova nella Marina.
Sarebbe a notarsi la porta del Molo per
` troppo piccola.
la sua architettura, ma e
Fu ordinata ma sinora non eseguita
quella di Stampace secondo il disegno
del cavaliere De Albertis in architettura di forme adatte alla fortificazione,
di cui sarebbe parte. Quando si effettui
vedrassi tolta la discontinuazione della
strada Yenne con la costa cagionata dallorecchione del vicin baluardo. Stam` esser distinto in due parti;
pace puo
` circondata di mura,
quella che fu gia
delle quali nel secolo XVI era in gran
parte nudata; e la contrada Yenne con
sue appendici. Nella prima sono isole
` della faccia a
21, nellaltra 15. A pie
maestro del baluardo del Balice formavasi la piazza di s. Carlo, e vi si ergeva il
monumento del marchese di Yenne,
onde comincia la misura migliaria
delle grandi strade del regno fatte e da
` ampia e piu
` bella
fare. Diverrebbe piu
` concesso
tolte quelle casette, che si e
fabbricar nel fosso. S. Avendrace, borgo
di C., che dista metri 390 dal rione dellAnnunziata, nel quale spazio ornato di
due ordini di alberi a una e ad altra
parte della strada suol essere la passeggiata nei giorni sereni dinverno, componesi di 203 case, delle quali 190 a pian
terreno, disposte in due linee bruttamente spezzate a una e ad altra parte
` del colle dei
della grande strada a pie
sepolcri antichi. Alcune famiglie misere abitano entro quelle caverne. Vil`
lanuova ha due grandi contrade, la piu
lunga di s. Giovanni di metri 1212, lal`las, di 1090,80 che
tra detta de is argio
procede con una larghezza irregolare.
Si numerano altre minori 15, traverse
` . Presen11, isole 60. Prospetto della citta
tasi essa in bellaspetto da vari punti del
suo circondario, e dal mare, nel quale si
specchia. Approssimandosi al lido vedresti le batterie al pelo delle acque, e
200
pag. 206
Cagliari
la cortina distesa fra li due maggiori baluardi, siccome il podio di un anfiteatro: quindi su per lerta poco mite altre
opere di difesa, e tra essi in iscena piacevole le svariatissime forme degli edifizi di Lapola; i colossali baluardi che la
dominano con lintermedio muro da
una parte, dallaltra le rupi perpendicolarmente tagliate su lopere di difesa
` una belliscongiunte, ed esterne dove e
sima passeggiata lieta per molte piante,
le fabbriche che sorgono superbe, tra le
quali tinte di color rossigno le due bellissime torri, lElefante, e s. Brancazio
sovraeminente a ognaltro vertice che
a propugnacolo, ne
ad ergastolo semne
bra fatta, ma, come consente il cielo frequentemente sereno e purissimo, a una
bellissima specola astronomica. Sotto
questaereo castello vedrai giacenti i
due quartieri, quinci Stampace ed il
` lontano borgo tra lo stagno e il colle
piu
dei sepolcri; quindi Villanuova tra il
colle di Castello e Monreale, e nella
parte inferiore di questo gli edifizi di
Bonaria, e la non lontana cappelletta
` del 1656,
monumento della mortalita
nella falda il cenotafio contiguo a un bo` facile darti una ansco di palme. Non e
che oscura immagine della bella apparenza di C., principalmente ne bei
giorni s` dal mare che dai vari punti
` ben londintorno, e quel che dicesi e
tano dal merito del vero. Passeggiate.
Prima del 1820 non se ne aveva altra,
che nel bastione di s. Remigio, e fuor di
` nello stradone a Bonaria. Indi si
citta
formavano quella della polveriera, e
laltra di s. Lorenzo. La prima incominciata dal gen. Villamarina, e continuata
dal C. Roero terminavasi dal C. Boyl.
Mette in un giardinetto pubblico, dove
` una statua antica, che si dedicava alla
e
nobilissima sarda eroina Leonora di Arborea con in fondo una facciata di casino bella per larchitettura, e per al` coperto lo stacune statue, dalla quale e
201
pag. 207
Cagliari
lontani, le eminenze, le valli, le catene
dei monti di levante e di ponente con
variabilissime tinte, e con apparenze
ora oscure ora distinte, i lontani gioghi
dei monti della Barbagia dallottobre al
maggio da distinguere per lo candore
della veste invernale, il vasto golfo che
sembra inclinarsi da una gran lontananza alle sponde, la sporgenza del
colle di s. Elia a formar due gran seni,
` di
insomma una non definibile quantita
` mai la
oggetti, una scena che non e
stessa e che varia con le stagioni, ma
secondo che cangia lo stato dellatmosfera, e la posizione del sole.
che aveva assunto nei decenni precedenti. Durante il ventennio fascista furono forzatamente aggregati al suo territorio i centri di Pirri, Monserrato, Selargius, Quartucciu ed Elmas che persero la loro autonomia e furono trasformati in frazioni e posero le basi per una
serie di difficili relazioni culturali e politiche che hanno contribuito a segnare
` . Con la
profondamente la vita della citta
` fu
seconda guerra mondiale la citta
sconvolta dai bombardamenti aerei
che distrussero quasi il 70% del suo tessuto urbano e costrinsero la popolazione a sfollare in massa nei centri dellinterno. Finita la guerra, gli sfollati
tornarono e si resero protagonisti di
una rapida e impetuosa ricostruzione;
` , che frattanto era diventata cala citta
pitale della Regione autonoma, seppe
svilupparsi rapidamente grazie a una
massiccia immigrazione e in pochi
anni ha assunto i caratteri di una mo` mediterranea. La violenza
derna citta
` determinato
di questo processo ha pero
una insanabile frattura con quei centri
che il fascismo aveva forzosamente ridotto a rango di frazioni, facendo rina` una profonda
scere in queste comunita
coscienza autonomistica; il susse` e
guente loro distacco pone alla citta
alle sue esigenze di sviluppo seri problemi di prospettiva futura.
202
pag. 208
` molto
ECONOMIA La sua economia e
Cagliari
` basata su numerose
diversificata ed e
` industriali e imprenditoriali
attivita
che sono stimolate dalla presenza, nella
` e nellarea immediatamente circocitta
stante, di una concentrazione di popolazione che non ha uguali nellisola.
` tradizionali resta traccia
Delle attivita
in alcune produzioni orticole e viticole,
nella presenza di allevamenti e nella
produzione di formaggi e vini; hanno
`
preso invece grande impulso le attivita
commerciali e ovviamente quelle le` terziarie e ai servizi.
gate alle attivita
Si ha un totale di 12 700 imprese. Per
` produttive,
quanto riguarda le attivita
mentre rallentano alcune di quelle ormai consolidate nel territorio, come le
petrolchimiche e quella antichissima
del sale, nuove prospettive sembrano
essere offerte dal graduale sviluppo
dei traffici nel nuovo porto industriale.
&
203
pag. 209
Cagliari
4610 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 24 395 in migliaia di lire; versamenti ICI 67 698; aziende agricole
220; imprese commerciali 12 934; esercizi pubblici 1350; esercizi al dettaglio
3684; ambulanti 689. Tra gli indicatori
sociali: occupati 66 096; disoccupati
6237; inoccupati 15 832; laureati 16 111;
diplomati 49 116; con licenza media
62 321; con licenza elementare 45 735;
analfabeti 3158; automezzi circolanti
111 693; abbonamenti TV 46 614.
gica, come dimostrano i siti ancora reperibili nel territorio delle sue frazioni,
non se ne ha traccia nel territorio urbano. Numerose invece le testimonianze fenicio-puniche; tra queste certamente quella di maggiore importanza
` la necropoli di Tuvixeddu che e
` costie
tuita in gran parte da tombe a camera
ipogeica scavate nel calcare alle quali
` ansi accede attraverso un pozzo; le piu
tiche risalgono al secolo VI a.C. Numerosi e importanti i resti romani, come
lAnfiteatro che risale al secolo II d.C. e
che conserva ancora una parte notevole
delle gradinate scavate nella roccia, dei
sottopassaggi e della cavea; la cosid` in effetti
detta Villa di Tigellio, che e
un complesso di tre case patrizie (domus) risalenti al secolo I d.C. e utilizzate
almeno fino al IV; la Grotta della Vipera,
tomba fatta scavare da Cassio Filippo
per sua moglie Atilia Pomptilla, anchessa del secolo I d.C., sulle cui pareti
sono riportati versi damore e in lode
della donna, che pare avesse sacrificato
la vita per salvare quella del marito. A
questo bel monumento lo scrittore Antonio Romagnino ha dedicato un capitolo delle sue Passeggiate cagliaritane:
` la conQuando nel sec. XVII scoppio
troversia fra i vescovi di C. e di Sassari
per la primaz`a in Sardegna, e si scovarono nuovi santi martiri un po dappertutto per assegnarla a chi ne avesse con` , anche Atilia fu fatta santa e
tato di piu
` che fosse pagana e che la
non importo
sua storia fosse tutta terrena. Si dovette
aspettare il lucido secolo successivo
per conoscere la vera storia di Atilia
Pomptilla. Da Muratori a Le Bas, studiosi italiani e stranieri la lessero nelle
ampie pareti della tomba di viale San` di tutti Philippe Le
tAvendrace, e piu
` fin su, con la
Bas che vi si arrampico
fondamentale sua opera Restitution et
explication des inscriptions gre`ques et romaines de la Grotte de la vipera de C.,
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Cagliari
Paris, Crapolet 1840. Da allora, nessuno
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Cagliari
conservate e incantano per la loro possente eleganza dando un carattere singolare allantico quartiere.
lice, di Santa Croce. Gli interventi furono posti in atto a cominciare dal se Dusay opero
`
colo XV quando il vicere
presso la torre di San Pancrazio; nel
Cinquecento gli architetti Rocco Capellino e i due fratelli Paleario Fratino
adeguarono la cinta a sostenere lurto
delle moderne artiglierie; lopera fu
completata da alcuni interventi di architetti piemontesi nel secolo XVIII.
Possiamo ricavare una impressione
`
dal vivo del centro storico della citta
` citato
leggendo alcune pagine del gia
`
volume di A. Romagnino: Ora che e
quasi fatta la nuova pavimentazione di
via Corte dAppello in bella pietra gri`
gia, questa antica strada di Castello puo
` belle passegdiventare una delle piu
giate di C. Le vecchie case dovranno
darsi intonaci freschi e contribuire alla
` il
rinascita del quartiere. Questo e
senso dellimponenza dei lavori che ha
conosciuto negli ultimi tempi. Non ci
` scuse a colmare i vuoti prosaranno piu
vocati dai bombardamenti. Il monstre
del Teatro civico, che nellorrore delle
sue rovine custodisce gelosamente la
miopia delle passate amministrazioni
cittadine, deve conoscere una destinazione risolutiva. Il Palazzo Aymerich
` essere ricostruito e cos` il portico
dovra
Laconi, con la sua scalinata fra via La` essere
marmora e via Genovesi, dovra
` dovranno
riaperto. Altri vuoti qua e la
essere colmati. Rifatte le strade, ora si
`
deve passare alle case. Cos` solo sara
` di mezzo
cancellata la vergogna di piu
secolo, senza muovere un dito e spin` , con i ghetti di
gendo lontano la citta
SantElia, Barraca Manna e via Emilia.
Ora ledilizia ha lavori per cinquantanni, anche solo racconciando le facciate e introducendo i servizi nelle case
sette-ottocentesche. Appunto, anche di
via Corte dAppello che il nuovo manto
stradale restituisce al godimento delle
sue memorie e allo stupore del suo pae-
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Cagliari
saggio. Era lantica Ruga Leofantis, per metteva in comunicazione Castello
che
con la sua sentinella della torre dellElefante, fin dal secolo XIII, quando le
mura erano ancora pisane e la coprivano tutta. Ma quando arrivarono aragonesi e spagnoli il nome piacque e i
nuovi dominatori si limitarono solo a
tradurre lantico toponimo in Carrer de
` anche la Compagnia
Orifay. Poi arrivo
` , che apr` il suo collegio nel bel
di Gesu
palazzo con ampie corti e raffinati colonnati, dove poi ha operato la Corte
` stato codAppello (fino a quando non e
struito negli anni Trenta il palazzo di
` sistemato un
Giustizia) e dove ora si e
istituto universitario. Lunico che si sia
salvato dalla maniacale scelta di spin` lontano possibile il nostro
gere il piu
Ateneo, a piazza dArmi, a viale Fra
Ignazio, a Sa Duchessa, ed ora anche a
Monserrato. Con il risultato che C. ha
disperso la sua popolazione studente` cittadina
sca, ha privato la comunita
della sua presenza rinnovatrice. Quanti
palazzi in Castello avrebbero potuto
ospitare quegli istituti frammentati e
dispersi. Ma torniamo alla via Corte
dAppello, e allultima memoria, che
merita di essere rievocata. Qui ancora
sorge Sante Creu, Santa Croce, che fu
innalzata dove dimoravano gli ebrei
` nel
prima di essere espulsi dalla citta
1492, e che nel 1869 fu dichiarata basilica magistrale e concessa allordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro. Ma via
` solo memorie ed
Corte dAppello non e
invece rompe almeno due volte il suo
corso tra gli alti palazzi, che le concedono una luce blanda, fino al portico,
che nel suo fondo porta per le scalette
alla chiesetta di Santa Maria del Monte.
Appena allinizio e poi nella piazzetta
di Sante Creu, quei nobili baluardi si
interrompono e la luce piove imperiosa. Per quelle due grandi finestre,
via Corte dAppello diventa losservato-
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Cagliari
colo XX si presentava con una facciata
barocca che era stata portata a termine
nel 1702 e che era molto interessante
ma che malauguratamente fu fatta demolire nella speranza di recuperare
lantica facciata romanica; lopera` a risultati disastrosi, della
zione porto
` traccia e
facciata romanica non si trovo
nel 1937 fu costruita lattuale facciata a
opera dellarchitetto Gariazzo. Lin` a tre navate con transetto e preterno e
sbiterio; nel 1616 larcivescovo DEsquivel vi fece ricavare una cripta completata nel 1664 da maestranze siciliane
proprio nello stesso periodo in cui larchitetto Domenico Spotorno realizzava
una radicale trasformazione dellinterno facendogli assumere laspetto at` ricca di opere darte
tuale. La chiesa e
tra le quali il famoso ambone di Gu`
glielmo da Innsbruck del secolo XI, gia
nel Duomo di Pisa, e lo scenografico
mausoleo fatto costruire dopo il 1670
per ospitare le spoglie del re Martino il
Giovane; di grande interesse sono anche laula capitolare, i grandi dipinti
del Figari e il Museo darte diocesana.
Altri edifici che si affacciano nella
grande piazza sono la Chiesa della Spe` del
ranza che sorge in prossimita
Duomo. Fu costruita nel corso del secolo XV dalla famiglia Aymerich in
forme gotico-aragonesi. Ha una sola navata e alcune cappelle laterali; nel
corso dei secoli fu la sede di riunione
dello Stamento militare durante i parlamenti. A pochi metri sorge lantico Palazzo civico che fu sede dellammini` fino alla fine del
strazione della citta
secolo XIX quando fu costruito il nuovo
palazzo di via Roma. Altro monumento
` lantico Teatro civico, edidel Castello e
` della faficato in unarea di proprieta
miglia Zapata nel corso del secolo
XVIII. Nel 1831 fu ceduto dagli Zapata
al Comune e tra il 1835 e il 1838 fu ristrutturato a opera del Cominotti e del
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Cagliari
` interessanti
nellOttocento; tra i piu
vanno ricordati i palazzi Sanjust, Amat,
Cugia Nieddu e Alagon.
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Cagliari
forme gotiche delle quali rimangono le
volte a stella. Per il resto, dopo i restauri degli inizi del Novecento e quelli
` consistenti seguiti ai bombarmolto piu
` rimasto leggidamenti del 1943, poco e
bile delle strutture originarie. Da alcuni anni imponenti scavi archeologici
condotti sistematicamente sotto il livello della chiesa attuale, e ancora non
conclusi, hanno permesso di individuare e aprire al pubblico una parte
della Carales romana e altomedioevale.
` stato costituito il
Attiguo alla chiesa e
Museo del Tesoro di SantEulalia, che
ospita ricche collezioni di argenti, dipinti e paramenti dal secolo XV al XIX.
Non molto distante sorge la chiesa di
SantAgostino Nuovo costruita tra il
1573 e il 1578 per ordine di Filippo II
durante i lavori di ristrutturazione
delle fortificazioni della Marina dai
due fratelli Paleario Fratino. Ledificio
` consideha forme classicheggianti ed e
` compiuto dello stile
rato lesempio piu
Rinascimento in Sardegna. Ha una
pianta a croce greca imperfetta con
volte a botte e una cupola emisferica
` arricpriva di tamburo. Il suo interno e
chito da sobrie decorazioni floreali disposte a rosoni. Affacciata sulla strada
` la chiesa di
della Costa (via Manno) e
SantAntonio Abate, costruita nel 1723
su un antico edificio che era parte dellOspedale di SantAntonio. Ha un impianto in stile barocco, con unaula ottagonale sulla quale si affacciano sei cap` costituita da una
pelle; la copertura e
grande cupola. Allinterno sono sette altari in marmo policromo dello scultore
Giovanni Battista Troiani, una tela del
secolo XVI attribuita al Bonocore e alcune statue di buona fattura. Prospi` la chiesa di
ciente lantica battigia e
San Francesco da Paola (del Molo), co` del secolo
struita nella prima meta
XVII; ha un impianto a una navata com` una
pletata dallabside, la copertura e
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Cagliari
San Guglielmo, dello Sperone e dellAngelo; a meridione si appoggiava sul
complesso della torre dellElefante
presso la quale era un cortile darmi
che collegava Stampace e Castello. Al
suo interno si aprivano le strade e le
piazze, ricche di botteghe e di altre costruzioni dedicate alle principali atti` economiche e abitata da quelli che
vita
` antichi
si ritenevano gli eredi dei piu
abitanti di C. Lungo la rete delle sue
strade si trovano numerosi monumenti
di notevole interesse. La chiesa di San
Francesco di Stampace sorgeva tra il
corso Vittorio Emanuele e la via Mameli; fu costruita in forme gotiche alla
fine del secolo XIII dai Francescani.
Ledificio era a croce commissa con
transetto absidato e copertura a capriate in legno. Nel corso del secolo XV
furono aggiunte alcune cappelle laterali e fu ristrutturato il convento con
magnifico chiostro. La chiesa era riccamente adornata da retabli e da altre
opere darte che le nobili famiglie cagliaritane che vi avevano sepolcro e patronato avevano donato senza risparmio. Quando nel 1861 furono soppressi
gli ordini religiosi ledificio sub` un degrado e i suoi arredi cominciarono ad
andare dispersi; nel 1871 un fulmine
` il
colp` il campanile, nel 1875 crollo
tetto provocando il crollo dei muri perimetrali, successivamente lintera area
fu ceduta a privati che vi impiantarono
` commerciali utilizzando senza
attivita
riguardo alcuno le superstiti parti del
chiostro, della sacrestia e del convento.
Il portale centrale fu smontato e utilizzato per abbellire la facciata del santuario di Bonaria (=); il pulpito, dal quale
si dice abbia sentito messa Carlo V, fu
collocato nel portico della chiesa di
San Michele; molti dei retabli che ornavano la chiesa sono attualmente custoditi nella Pinacoteca Nazionale di C.. Alcuni anni fa fu costituito un comitato
che si adopera per salvare le parti delledificio ancora godibili e per resti` rispondente alla
tuirle a un uso piu
` a monte sorge la chiesa
loro natura. Piu
di San Michele, costruita dopo il 1674 in
forme barocche dai Gesuiti e annessa al
` oggi OspeNoviziato, il cui edificio e
dale militare. Ledificio fu costruito grazie al lascito di F.A. Dessy che vi fu se` riccamente decorato in
polto nel 1712; e
marmo, stucchi e dorature; fu consacrato nel 1738 ma i lavori vi proseguirono fino al 1764. Ledificio ha pianta
` sviluppato secondo i
ottagonale ed e
modelli dellarchitettura gesuitica
` locale. La sacrestia,
adattata alla realta
decorata splendidamente come linterno della chiesa, ospita magnifici mobili e una ricca quadreria. Interessan` anche lOspedale di San Giotissimo e
vanni di Dio, edificio costruito tra il
1844 e il 1850 su progetto di Gaetano
Cima, vincitore di un concorso per la
costruzione del nuovo ospedale bandito
nel 1841. Ha forme neoclassiche con la
facciata abbellita da un colonnato e con
i bracci disposti a raggiera e collegati
tra loro in modo da poter essere utilizzati con criteri razionali. Vanno ricordate ancora la chiesa di San Giorgio, costruita nel secolo XVII nel luogo dove
secondo la tradizione sarebbe nato San
Giorgio; ha una sola navata arricchita
da cappelle laterali e la volta a botte. Al
suo interno custodisce un frammento
del piviale del santo conservato in
unurna sormontata dalla sua statua in
abiti pontificali; laltare maggiore in le` arricchito da
gno policromo intagliato e
quattro tele del secolo XVII e due altri
quadri dello stesso periodo. La chiesa
viene custodita a partire dal secolo
XIX dalla confraternita degli angeli custodi. Va ricordata anche la chiesa di
SantEfisio; questo sito fu oggetto di venerazione a partire dal secolo IV e vi fu
costruita una chiesa che nel corso dei
211
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Cagliari
secoli sub` numerosi cambiamenti.
Dopo la conquista pisana del 1258 ledificio fu modificato in forme romaniche,
successivamente fu abbellito, specie
`
dopo la peste del 1652, quando la pieta
verso il santo fece nascere la sagra. In
` a essere considerato
seguito comincio
inadeguato e nel 1780 fu in parte demolito per lasciar posto allattuale chiesa
che si affaccia con le sue forme di elegante barocchetto sullomonima piazza
nel cuore del quartiere. Dalla chiesa,
attraverso una ripida scala, si accede
allambiente sotterraneo che secondo
la tradizione sarebbe stato il carcere
` il santo prima del suo trache ospito
sporto a Nora per il martirio. Poco lon` la chiesa di Santa Restituta: letana e
dificio fu costruito nel 1637 e ha ununica navata arricchita da alcune cappelle laterali e dal presbiterio rialzato;
` una volta a botte affrela copertura e
scata con scene del martirio della
Santa. La chiesa fu costruita sopra la
cripta della Santa, un santuario rupestre dei secoli X-XI utilizzato anche nei
secoli successivi dove nel 1620 furono
rinvenute le reliquie della santa. Durante i bombardamenti del 1943 il complesso sub` gravi danni ma dopo il 1950
fu completamente restaurato. Ci dice in
` citato
proposito A. Romagnino nel gia
volume: Santa Restituta, la martire
` piu
` nel Calendario
del IV secolo, non ce
` ritornato, invece, il
della Chiesa. Vi e
figlio SantEusebio, il vescovo sardo di
` forte conVercelli, la cui diocesi fu piu
tro larianesimo della stessa diocesi di
Milano. Se ne celebra il 2 agosto la festa.
Invece, della madre sopravvive solo la
` stata dedicata nel cuore
chiesa che le e
di Stampace. Un monumento modesto
` affascinante e
` lo speco sottostante,
(piu
dove la santa sarebbe stata martoriata),
appena ornato da qualche corona sul
frontone, e schiacciato dalla cupola e
dalla intera fabbrica di SantAnna vici-
212
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Cagliari
sone, tra essi due bambini, di due e
quattro anni. Non erano sardi di origine, si chiamavano Romagnani. Queste povere case, dalle ripidissime scale,
dove il legno dei portaletti la vince
quasi sempre sullo sgradevole allumi` si apre qualnio, e dove anche qua e la
che leggiadra persiana, si abbelliscono
con i gerani e i panni che piovono dai
balconi spesso esageratemente propendenti, o anche con qualche lesena superstite in stile Liberty. Solo in alto,
quando la via sta per sboccare nella
parte superiore della via Santa Marghe` imperita, le architetture si fanno piu
riose, fino al palazzo anche avvivato da
un caldo intonaco che lascia lontana la
` prodimessa schiera. Allora lascesa e
prio finita. La chiesa di Santa Chiara
fu costruita nel secolo XVII su un edificio precedente. Ha un impianto a una
sola navata completata da alcune cap` a volte a
pelle laterali, la copertura e
botte. Allinterno conserva raffinati
stucchi settecenteschi, la cantoria poggiante su un arco ribassato, laltare
maggiore di legno intagliato e dorato e
un organo settecentesco. La facciata baroccheggiante si affaccia su una suggestiva piazzetta che si raggiunge da una
scalinata. E infine la chiesa di SantAntonio dei Cappuccini (SantIgnazio), costruita nel 1591 dai Cappuccini e annessa al loro convento. Nel corso dei secoli successivi fu oggetto di numerosi
restauri e nellOttocento ne fu rifatta
completamente la facciata. Ha un impianto a una navata completata da un
presbiterio e da alcune cappelle laterali. Il convento, che fu teatro della vita
di SantIgnazio da Laconi (= Peis), nel
1850 fu soppresso e adibito a ricovero
per anziani; solo alla fine del secolo fu
reso ai Cappuccini. In occasione della
santificazione di Ignazio una cappella
con annessa la celletta del santo fu trasformata in santuario. Attualmente la
213
pag. 219
Cagliari
struita in forme gotico-aragonesi probabilmente nel sito in cui sorgeva una
` antica. Nel corso dei secoli
chiesa piu
sub` notevoli rimaneggiamenti; delle
strutture originarie si conserva buona
parte dellinterno a una navata su cui
si affacciano cappelle laterali con volte
a crociera e la torre campanaria quadrangolare. La facciata fu costruita nel
1838 in forme neoclassiche su progetto
` ricca di opere
del Cima. La chiesa e
darte tra cui un bellissimo crocifisso
ligneo; contigui alla chiesa sono due
Oratori settecenteschi sedi delle confraternite che danno vita ai riti della
Settimana santa. A poca distanza sorge
la chiesa di San Domenico, che fu costruita con annesso convento domenicano a partire dal 1254 sullantica
chiesa benedettina di SantAnna in Vil`
lanova. Ledificio ha forme gotiche ed e
integrato nel convento costruito nel secolo XIV; aveva una navata coperta da
tetto ligneo; nel Quattrocento venne
modificato in forme gotico-catalane.
Nel corso del secolo XVI fu ulteriormente modificato, la copertura di legno
fu sostituita con quella a volte a stella,
nel 1580 vi fu aggiunto il cappellone del
Rosario in forme classiche e cupolato;
nel 1598 fu costruito il chiostro. Linterno fu abbellito da numerose opere
pittoriche oggi disperse; il convento fu
sede dellInquisizione prima del suo
trasferimento a Sassari. Durante i bombardamenti del 1943 la chiesa fu distrutta quasi completamente e il convento danneggiato. Lopera di ricostruzione fu avviata subito dopo; la chiesa
attuale, progettata dallarchitetto Raffaello Fegno, sorse nel 1954 sopra i resti
di quella antica che, restaurati, sono
oggi diventati una cripta; anche il chiostro e il convento sono stati completamente restaurati. Altra tipica chiesa di
` quella di San Giovanni, di
Villanova e
cui si hanno notizie a partire dal secolo
` antico fu sostituito
XIII. Ledificio piu
nel 1415 con una chiesa costruita in
` ando
`
forme gotico-aragonesi che pero
in rovina. Ledificio attuale risale al
1639, ha unaula rettangolare arricchita
` a
da sei cappelle laterali, la volta e
` arricchita da un cambotte; la facciata e
panile a vela e da un grande portale architravato. Nellinterno particolar` laltare maggiore ricco di
mente bello e
decorazioni marmoree; degni di nota
sono anche alcune statue del secolo
XVIII e due quadri dello stesso periodo.
Dopo un incendio del 1752 la chiesa
venne restaurata e abbellita con un organo a canne e altri arredi. Vi opera
lArciconfraternita della Solitudine ed
` sede della piu
` antica istituzione di soe
` che si conosca in citta
`. Nel pelidarieta
riodo precedente ai riti della Settimana
santa vi si svolgono le prove dei cori che
animeranno le processioni. Lungo la
strada che dalla chiesa di San Giovanni
conduce al Campidano sorgono due
chiese. La prima, dedicata a San Cesello, fu costruita nel 1702 in forme ba` ubirocche e secondo la tradizione e
` della porta Capanna,
cata in prossimita
luogo del martirio del santo; ha limpianto a una navata completata dal presbiterio sopraelevato rispetto allaula,
` con volta botte; allinla copertura e
terno conserva un altare ligneo del secolo XVIII e unacquasantiera di
marmo dello stesso periodo. La seconda
` quella di San Mauro, che fu edificata
e
nel 1650 in occasione della fondazione
di un convento di Francescani cui fu annessa. Ha ununica navata completata
dal presbiterio e da alcune cappelle la` a volte a botte; la
terali; la copertura e
` arricchita da un timpano e da
facciata e
alcune grandi finestre. Allinterno conserva numerose decorazioni in marmo
policromo, alcune tele di buona mano e
un imponente coro in legno intagliato di
grande effetto scenografico. Tra il 1717
214
pag. 220
Cagliari
` la salma di San Salvatore
e il 1758 ospito
da Horta (=); nel 1855, con labolizione
degli ordini religiosi, fu requisita, per
essere restituita ai Francescani dopo il
1879.
215
pag. 221
Cagliari
mente le sue origini sono da cercare nel
periodo della C. paleocristiana quando
il vescovo Fulgenzio da Ruspe (=), esule
` una comunita
` monadallAfrica, fondo
` della chiesa di San
stica in prossimita
Saturnino. Lattuale costruzione risale
` alla fine del Seicento, quando i Dopero
menicani vi fondarono un collegio che
poi dovettero abbandonare nel 1717
dopo la spedizione del cardinale Alberoni. Nel corso del Settecento il collegio
` ai Francescani e infine fino al
passo
1803 ai Trinitari. Quando tra il 1803 e il
1890 la vicina chiesa di San Lucifero rimase chiusa al culto, il collegio fu utilizzato come ospizio. Larea di San Lucifero, che un tempo era la periferia
` ed ancora prima
estrema della citta
aveva vissuto fuori, anzi lontanissima,
` uno dei luoghi di C. piu
`
dalle mura, e
carichi di memorie, dice Antonio Ro` citato volume: A quei
magnino nel gia
tempi lontani non risalgono solo il tempio di San Saturno, la chiesa di San Lucifero, lantica fabbrica del mattatoio,
`, e gli spazi in cui
ora diventato lExma
` sportiva Karalis e le
fiorirono la societa
opere educative di mons. Giuseppe Co`
goni, ma anche lo stesso edificio, che e
stato fino ad ieri la sede dellIstituto industriale. In tempi, come i nostri, in cui
` messo sotto accusa,
lo stato sociale e
merita in particolare di essere rinfrescata la memoria dellIstituto Carlo Felice, la cui sede fu occupata dalla scuola
ricordata. Agli inizi del secolo XIX, lo
raccontano i cronisti del tempo, C. era
percorsa da cortei senza fine di affamati e diseredati: orfani, figli abbandonati, giovani ribelli e dediti al vizio. Fu
` di
sentita in altissimo loco la necessita
un ricovero pubblico. Che lo Stato si
prendesse carico di questi ragazzi
senza tetto, senza famiglia, senza lavoro. Il prezioso libretto intitolato Regolamento mandato osservarsi da S.M.
Carlo Alberto re di Sardegna nel Regio
216
pag. 222
Cagliari
State nel Regno di Sardegna e mancava
` dItalia.
mezzo secolo a fare lUnita
Nel 1890 infine, con lapertura dellIsti` la sua
tuto industriale, ledificio trovo
destinazione attuale; ad esso contigue
sono la chiesa e le catacombe di San Lucifero. La chiesa, situata di fronte a
quella paleocristiana di San Saturnino,
fu costruita tra il 1642 e il 1678, ha un
impianto a croce latina con la navata
completata dal presbiterio sopraelevato e da cappelle laterali; la copertura
` con volte a botte, il transetto ha una
e
imponente cupola ottagonale. Allinterno si conservano decorazioni in piastrelle policrome del secolo XVII di gusto spagnolo, alcune grandi tele di
buona mano risalenti allo stesso periodo, alcune statue lignee tra le quali
una opera del Lonis (=). Dalla chiesa
attraverso una ripida scalinata si accede alla cripta dove sono le catacombe
che erano sicuramente una propaggine
della vicina chiesa paleocristiana di
San Lucifero. Secondo la tradizione vi
fu sepolto San Lucifero e il luogo fu
`.
sempre meta di una intensa religiosita
` vani ad arcoIl complesso consta di piu
solio che in origine erano costruiti a livello del terreno e in seguito furono interrati. Il sito nel 1614 fu teatro degli
scavi collegati alla frenetica ricerca
delle reliquie dei santi in margine alla
controversia sul primato tra C. e Sassari.
SANTAVENDRACE Nel versante di
espansione opposto, a occidente, si
stende lantico quartiere di SantAvendrace, un tempo borgo di pescatori e di
` ; questo
contadini staccato dalla citta
quartiere conserva la chiesa di San Pietro dei Pescatori, probabilmente uno
` significativi di Santa Igia
dei resti piu
(=). Fu costruita in forme romaniche
nel secolo XI e donata ai Vittorini nel
1089. Alla fine del secolo XIII la facciata
fu rifatta in forme gotiche. Ha un im-
pianto a una navata completata dallabside. Ne parla anche Antonio Romagnino nella sue Passeggiate cagliaritane: I monumenti possono scomparire ed anzi, nella storia, sono scom` frequentemente di quanto si
parsi piu
` essere un incendio come
pensi. Puo
` alla biblioteca di Alessandria neltocco
lEgitto ellenistico. Possono essere gli
stessi uomini come i Barbari che saccheggiarono i monumenti dellAnti` classica. Anche i terremoti e i nuchita
bifragi hanno distrutto tante opere me` pero
` difficile
ritevoli di sopravvivere. E
o anche assurdo che, seppure senza modificarli, qualcuno riesca a farli scomparire dinanzi ai nostri occhi. A meno
che non si abbia la mano bizzarra del
` noto
bulgaro Christo Javacheff piu
come solo Christo, che ha impacchettato (provvisoriamente) il Reichstag
berlinese ricostruito. E invece tanta as`e
` riuscita proprio nella nostra
surdita
`. San Pietro e
` una delle piu
` antiche
citta
chiese cagliaritane, anzi tanto risalente
a tempi lontani, che neppure Giovanni
Spano ne sa molto e nella sua Guida se
la sbriga con poche parole. Ma ora se ne
` sicure, che conferhanno notizie piu
` piu
`
mano quella sua origine remota. E
antica della stessa cattedrale che fu innalzata nel secolo XIII. Se ne parla in
unantica carta come di pertinenza dei
` nel 1090, ma il primo imVittorini gia
` sicuramente anteriore e la fa
pianto e
contemporanea della non meno celebre
chiesa di SantEfisio. Documenta la vo` che in quecazione marinara della citta
sta chiesa accoglieva il gremio dei pescatori. L` festeggiavano (e l` festeggiano) assieme i due grandi apostoli ed
accanto a San Pietro sorgeva un tempo
anche San Paolo. Ma era tanto sul mare,
come ricorda Alziator, che aggiungevano al titolo principale lepiteto de
` si facevano
Portu. E il porto, quanto piu
minacciosi i pirati, era qui al riparo, al-
217
pag. 223
Cagliari
linterno della laguna. Un motto che
suona come una maledizione, alludendo alle disgrazie del mare e quasi
agli attuali infortuni balneari, lega an` il santo al nostro habitat natucor piu
rale: Santu Perdi indi oli dogni annu
unu o treis [San Pietro (di morti) ne
vuole uno o tre ogni anno]. Ma la profezia ha conosciuto uno stravagante ribal` ora San Pietro (e cioe
` la chiesa)
tone. E
senza usare le bende
lannegato, perche
` notevoli espodi Christo, uno dei piu
` proprio
nenti del Nouveau Realisme, e
sparito nel mare di case che la cir` fatto di piu
` : si e
` per tutta la
conda. Si e
parte di viale Trieste, cui si affacciava,
innalzato un ampio market. E come se
non bastasse, sulla sua fiancata destra
` innalzata, appoggiata totalmente
si e
alla chiesa, una palazzina. Officine e
un ampio parcheggio completano lannullamento dellantica chiesa. Molti pescatori hanno assistito allo sfascio stu non se ne vede quasi piu
`
pefatti. Poiche
nulla, accontentiamoci di contemplarla
con locchio di Raffaello Delogu che de` vetusta:
scriveva la parte absidale piu
` invece, certamente, labOriginale e
side che nelle stesse murature del semicilindro, a grandi cantoni forse di spoglio, e nella bassa e tozza calotta, ripete
alla lettura e forse anticipa la forma
delle absidi del San Saturno e del SantAntioco, costituendosi, di conseguenza, come termine di riferimento
cronologico, per il loro primo impianto. E infine la chiesa di SantAvendrace, che si vuole edificata sul
luogo del martirio del santo vescovo di
C. nel secolo I. Ledificio attuale sembra
risalire al Seicento e ha una sola navata
scandita da archi a sesto acuto; la fac` sormontata da un campanile a
ciata e
vela e arricchita da un portale e da una
finestra che illumina la navata; dallinterno si accede alla cripta, ambiente di
probabile origine punico-romana.
218
pag. 224
Cagliari
di grande interesse artistico: al suo interno lungo i viali si aprono cappelle
gentilizie e monumenti funebri che
sono come un museo a cielo aperto costituito da statue, dipinti, decorazioni
realizzati dai maggiori artisti che operarono a C. tra la fine dellOttocento e la
` del Novecento. Nel seprima meta
` si e
` ulteriorcondo dopoguerra la citta
mente sviluppata nei quartieri di San
Benedetto, nato da un primo tentativo
di sistemazione urbanistica riferibile
al periodo fascista, di Genneruxi, di La
Palma e di La Vega sorti prevalentemente nel secondo dopoguerra.
219
pag. 225
Cagliari
` Calamosca, sono visibili i ruderi
calita
della torre di Cala Fighera che probabilmente aveva le stesse caratteristiche
di quella dei Segnali; proseguendo, sul
colle di SantElia si trova la torre di SantElia, costruzione concepita per difesa
e segnali con caratteristiche simili a
quelle della torre del Lazzaretto. Si
trova, in buono stato di conservazione,
accanto allarea della base militare e
consente la visione completa del golfo
di C. Proseguendo ancora, situati proprio sul capo SantElia quasi a picco
sul mare si trovano i ruderi della torre
del Poetto, concepita anchessa come
torre di segnali con caratteristiche simili alle altre. Oltre il capo di SantElia,
lungo la spiaggia del Poetto si trova la
torre di Mezza Spiaggia, costruzione cilindrica della fine del secolo XVI conce` in buono
pita per le segnalazioni. E
` considerata
stato di conservazione ed e
lultima delle torri del sistema difensivo del litorale di C. La difesa del golfo
era completata dal forte di SantIgnazio, costruito nel corso del XVIII sul
colle di SantElia in posizione dominante. Era armato di artiglierie e servito da unadeguata guarnigione; svolse
un compito importante durante il tentativo di sbarco francese del 1793; attual` parzialmente in rovina.
mente e
LO STAGNO DEI FENICOTTERI Le maggiori risorse ambientali del territorio
cagliaritano sono allineate lungo il litorale, a volte alto e frastagliato come a
capo SantElia, a volte basso e sabbioso
come nella spiaggia del Poetto, tanto
cara ai cagliaritani, che ha continuazione nella lunghissima, e frequentata,
spiaggia di Quartu. Nel retroterra si
trova lo stagno di Molentargius che,
per quanto inserito in una zona ormai
intensamente antropizzata, serve ancora di rifugio per numerose colonie di
fenicotteri. Nelle sue Nuove passeggiate
cagliaritane (2002) Antonio Romagnino
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Cagliari
tuttaltro che disposto a facili entusia` fornito di una mentalita
` posismi e gia
tivista, si lascia andare a questo sfogo
lirico in Della Sardegna antica e mo` singolare
derna (1846): Ma lospite piu
` il flammante (Phoenicopterus ruber)
e
che a mezzo agosto giunge dallAfrica
in folte squadre triangolari che nel lontano azzurro sembrano tracce di fuoco,
e in maestosa spira discende, e su lo stagno di C. posa le ali porporine. Ancora
` di recente Antonio Baldini ha
piu
` piu
` scura sascritto: Dove la terra e
prono laghetti a riflettere il cielo, e con
le zampe in mollo i fenicotteri vi pe` Grazia
scano i pesci col becco. Ma e
` negli occhi e nelDeledda, che conservo
lanima le immagini degli stagni di C. e
dei voli scarlatti che ne rompevano le
distese dargento, a memoria del sog` prima di lasciare la
giorno nella citta
sua terra, a darne due palpitanti vi` nella lirica giovanile
sioni. La prima e
La pineta, dove si contempla C. dal belvedere di Monte Urpinu: In alto saprono i prati dasfodelo in fiore / e bianche rocce guardan sugli stagni / di madreperla, solcati dal lento / volo dei fenicotteri e sul mare / dargento fosco.
` nella prosa dei romanzi: Ah,
Laltra e
gli stagni! Parevano frantumi di uno
` . Intorno cespecchio buttati qua e la
rano tanti gigli violetti. E i fenicotteri
passavano in lunghe file sul cielo cos`
splendente che non si poteva guar` quasi un mistero
dare. Il fenicottero e
ecologico. Unanatra? Un cigno? Una
cicogna? Schiamazza come le oche,
gracchia come le anatre: se nuota, e lo
fa eccezionalmente, ha il remeggio
lento e sicuro dei cigni. Ma le nude e
lunghissime zampe ne fanno un trampoliere, lo imparentano con le cicogne
e gli aironi. Ali e zampe gli assicurano
due diversi destini: le lunghe emigrazioni e il pascolo su acque basse e fangose. Nessuna altra famiglia animale
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Cagliari
celli solo riserve di caccia, dove si annidano gli animali che costituiscono il
loro prezioso cibo, o le utili aree fangose dove essi realizzano i loro caratteristici nidi: un capolavoro di ingegneria
(per il materiale fragilissimo impiegato, per la struttura, per lambiente infimo che lo circonda) fatto solo di fango,
accumulato rastrellando con i piedi
nellacqua bassa, fino a formare un
monticello largo mezzo metro e alto tre
volte tanto, un tronco di cono incavato
al vertice, dove vengono deposte non
` di due uova biancastre, che il fenipiu
cottero, rivaleggiando con altri trampolieri che hanno gli stessi ardui problemi, cova, o raccogliendo faticosamente le lunghissime gambe sotto il
corpo, o tenendole penzoloni, a caval` che ha
cioni dellartificiale gibbosita
innalzato. Sono invece queste distese li`
bere e aperte da ogni parte anche le piu
adatte per assicurare visuali profonde
in tutte le direzioni e un avvistamento
preciso e tempestivo di ogni pericolo.
` ancora molto lontano
Quando questo e
i fenicotteri prendono prima a camminare, quindi a correre, fino a quando
non si levano in volo con un rombo possente e disegnando subito la caratteristica V delle loro tipiche formazioni. I
fenicotteri arrivano in Sardegna in agosto inoltrato e vi si trattengono fino allinizio della primavera. Da dove vengono? La loro patria dorigine sono le
coste del Mar Caspio e del Mar Nero,
da l` la popolazione mondiale dei fenicotteri, che pare raggiunga il mezzo mi` , si spande in Asia e partilione di unita
colarmente in India, raggiunge il lago
Baikal nel cuore dellEuropa, si diffonde nei litorali dellAfrica settentrionale e in molte delle terre che si affacciano sul Mediterraneo. Ma il fenicot` solamente sardo. E nelle lagune
tero e
sarde, ed in particolare in quelle di Molentargius e di Santa Gilla, esso rinnova
il suo mistero, che solo una fucilata riesce a violare. Il fenicottero, ucciso e impagliato o catturato e addomesticato in
` una creatura senza interesse,
uno zoo, e
` una bellezza impoverita o ane in piu
nullata. Solo una violenza inferta in
forme diverse ti mette davanti quello
che la sua schiva lontananza ha tenuto
nascosto: il massiccio grottesco becco,
che si piega bruscamente verso il basso,
` uno strumento vitale per frugare
ed e
nel fango del fondo e lasciare filtrare la
sabbia insieme allacqua, trattenendo
molluschi, vermi e gamberetti. Quella
`
mascella e quella mandibola, luna piu
grande dellaltra, che sembrano formare una sorta di tabacchiera, fanno dimenticare le agili gambe, il flessuoso
collo, il piumaggio di cigno, i colori
il fedaurora: sappiamo allora perche
nicottero danza lontano il suo raffinato
balletto. Quel becco, che il pulcino ha
invece diritto nei suoi primi mesi di
` la ragione della sua fuga senza
vita, e
tregua, quella bruttezza dellarcigno
` il
becco, senza la quale non vivrebbe, e
segreto della solitaria esistenza dei fenicotteri. Locchio delluomo rompe
lincanto, violenta impietoso quella
funzione della natura. Come reinventarla e restituirla alla sua magia consolante? Solo la poesia, che trasfigura e
` ricomporre
che ha fatto bella Saffo, puo
il mosaico brutalmente scompigliato.
Lo ha fatto Giuseppe Pau, andando a
contemplare i fenicotteri negli stagni
dellOristanese, del tutto simili ai cagliaritani di Santa Gilla e di Molentargius, e riversando in un poemetto, La
gente rossa (Oristano, 1982), le sue esperienze diverse eppure convergenti del
naturalista, dellarcheologo, del lette solo chi ha una grande dirato. Perche
` penetrarli
mestichezza con i luoghi puo
senza contaminarli, analizzarli senza
scomporli, indagarli senza violarli. E
soprattutto larcheologo ha dato una
222
pag. 228
Cagliari
solo il senso di
mano al poeta, perche
` alimentare
una terra antichissima puo
laltro e non opposto senso di una natura incontaminata. I fenicotteri del Sinis, di Sale Porcus, di Cabras e di Mistras, sono tuttuno con le rovine che
biancheggiano fra le macchie di efedra,
` una contitamarice e rosmarino. Ce
` fra larcheologo che si e
` adagiato
nuita
fra la sabbia quaternaria del Sinis per
` segreti e locchio
ascoltare i battiti piu
del poeta che ha accarezzato le movenze leggiadre delle danzatrici dei lucidi stagni. Nel viaggio lo ha accompagnato la melanconia di chi cammina, la
tristezza del partire, la gioia del ritorno
morsa da un oscuro indefinibile presagio. La danza che ha letto negli stagni di
madreperla non segue un tripudio di
note, non conosce i ritmi travolgenti di
un ditirambo, ma accenti tenui e come
`
spenti. I fenicotteri sono la vita che si e
avvizzita tutto attorno, sono la memoria
` superbe finite per
languida delle citta
sempre, sono lultima oasi nel deserto
` nel sinche ha avanzato inesorabile. E
` la voce vera dei fenicotghiozzo che e
`
teri che, se alzano un rombo, questo e
sempre un tuono di lamenti, che travolge le solitudini predilette, rompe il
silenzio dei ruderi.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Simbolo delle tradizioni e della storia della
` che si sente come un ponte tra il
citta
` la porta della Sardegna, e
mare, che e
le zone interne, custodi di una parte ri` il costume:
levante dellanima sarda e
nellabbigliamento vi era a C. una netta
distinzione tra i ceti elevati che vesti` secondo i canoni
vano a sa civili, cioe
della cultura dominante cui appartenevano, e i ceti popolari il cui abbigliamento era tradizionale. Peculiare della
` era la molteplicita
` dei costumi in
citta
` da ciascuno eserrelazione alle attivita
citata: la panattara (sa panettera), ossia
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Cagliari
aprile con la festa che ricorda larrivo
del miracoloso simulacro nel 1370. I festeggiamenti si svolgono con un concorso di popolo da tutta lisola e sono di
` religiosa.
grande intensita
Le feste in onore della Madonna di Bonaria si concludono nella prima domenica di luglio con una celebrazione istituita nel 1866 da un gruppo di reduci
della battaglia di Lissa per ringraziare
la Vergine. Essa culmina in una processione a mare nelle acque del golfo degli
Angeli, nel corso della quale vengono
lanciate in mare alcune corone. Altre
feste solenni in onore della Madonna si
svolgono il 2 febbraio in occasione della
Purificazione (Candelora) che culmina
nella benedizione dei ceri e nella benedizione delle gestanti (Nostra Signora
224
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Cagliari
candidati, ciascuno dei quali veniva
scritto su una piccola pergamena che
veniva inserita dentro una pallina di
cera da deporre in un sacco appositamente predisposto e dal quale, in una
data prevista, si estraeva il nome del
prescelto che annualmente avrebbe ricoperto lufficio. Con questo sistema il
finiva per sovrintendere alla
vicere
scelta preventiva dei nomi da insaccolare e quindi privava di ogni significato
` il
lantica autonomia che alla comunita
Ceterum aveva riconosciuto. Cos`, con
solenne cerimonia, il 30 novembre di
ogni anno venivano estratti i nomi dei
consiglieri e dei giurati. Nel 1621 fu affidato al giurista Bernardino Armanyach, in quellanno giurato capo, il
compito di riformare le costituzioni del
Comune; il lavoro fu compiuto con rapi` e le nuove Costituzioni vennero apdita
provate da Filippo IV nel novembre
dello stesso anno. Lapparato dellArmanyach rimase immutato nel periodo
successivo fino alla riforma degli ordinamenti voluta dal Bogino e attuata nel
1771. Il nuovo sistema fu promulgato da
Carlo Emanuele III e introdusse sostanziali innovazioni: furono aboliti i due
Consigli e il sistema dellinsaccolazione
e del sorteggio dei nomi. Lamministra` venne affidata a un
zione della citta
unico Consiglio ordinario composto da
9 membri appartenenti a tre classi sociali ben individuate (i cavalieri e i laureati, coloro che vivevano civilmente di
rendita, e i notai costituivano la prima
classe; i procuratori e i negozianti costituivano la seconda classe; i professionisti minori, i bottegai e gli artigiani agiati
costituivano la terza classe), ciascuna
delle quali esprimeva tre consiglieri
scelti entro una matricola formata da
quindici nomi. Il sistema, che fin` per
dare un eccessivo potere alle classi socialmente elevate, fu modificato con un
editto del 1809 col quale le classi tra cui
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pag. 231
Cagliari
Caldes (1500); Gregorio Baquer (1502);
Giovanni Martino Carbonell (1505); Arnaldo Vincenzo Roca (1515); Gaspare
`
Fortesa I (1516, 1535); Giovanni Nicolo
Aymerich (1524); Onofrio Fortesa
(1525); Michele Boter (1527); Bartolomeo Aleo (1528); Melchiorre Tornella
(1546, 1551); Antonio Fortesa (1547,
` (1548); Antonio
1552); Michele Barbara
` (1553,
Porcell (1549); Antonio Catala
1558, 1563, 1569, 1577); Giovanni Busquets (1554, 1559; era stato IV consigliere nel 1542); Pietro Fortesa I (1555,
1562, 1566, 1574); Cristoforo Aymerich
(1557); Giovanni Limona (1561, 1572);
Alonso de Ruecas (1570); Giovanni Giacomo Sarroc (1571, 1578, 1586); Gerolamo Tornella I (1581, 1587, 1591; era
stato II consigliere nel 1574); Pietro
Giovanni Arquer (1583); Pietro Selles I
(1585, 1589); Francesco Aleu (1588); Pietro Comellas (1594); Gaspare Fortesa II
(1603, 1611); Giovanni Stefano Meli
(1606); Melchiorre Garcet (1610, 1619);
Pietro Blancafort (1612, 1626); Antonio
Cani (1613); Pietro Giovanni Otger
(1614, 1623); Giovanni Battista Mallas
(1615); Bernardino Armanyach (1621);
Giovanni Dexart (1626); Leandro Sasso
(1627, 1632; era stato terzo consigliere
nel 1630); Giovanni Carnicer (1629; era
stato II consigliere nel 1613); Pietro Sel` (1633); Files II (1630); Andrea Orda
lippo Silvestre (1634); Francesco Ravaneda (1636, 1640, 1647); Giovanni Maria
Tanda (1637); Giacomo Dess` (1638);
Pietro Fortesa II (1639); Salvatore Marti
(1641); Gaspare Fortesa III (1642, 1650);
Gregorio Otger (1644, 1648, 1652, 1658,
1669); Giovanni Battista Masons (1645);
Antonio Soler (1646, 1653); Francesco
Carnicer (1649, 1654); Ignazio Tornella
(1651, 1656, 1663); Agostino Capay
(1659); Gerolamo Tornella II (1660,
1666); Domenico Pitzolo (1661); Domenico Carcassona (1662); Stefano Alemany (1664); Saturnino Vidal (1665); An-
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pag. 232
Cagliari
tano Frediani (1776, fu consigliere di I
classe nel 1774, 1776); Pietro Giovanni
Demelas (1777, 1785, fu consigliere di I
classe nel 1776, 1783, 1784, 1792, 1793);
Gavino Mulargia (1778, 1788, fu consigliere di I classe nel 1776, 1777, 1785);
Antonio Lepori (1779, 1795, fu consigliere di I classe nel 1778); Antonio Fenicio (1780, fu consigliere di I classe nel
1778, 1779); Giuseppe Corte (1781, 1782,
1791, fu consigliere di I classe nel 1787,
1788, 1789, 1790); Luigi Messina (1783, fu
consigliere di prima classe nel 1781,
1782); Giovanni Maria Tarena (1786, fu
consigliere di I classe nel 1784, 1785);
Giuseppe Maria Paradiso (1787, fu consigliere di I classe nel 1786); Salvatore
Cadeddu (1789, 1797, fu consigliere di I
classe nel 1788, 1795, 1796); Gioacchino
Mattana (1790, 1798, fu consigliere di I
classe nel 1788, 1789, 1796, 1797); Michele Umana (1796, fu consigliere di I
classe nel 1795); Pasquale Attori (1799,
1809, fu consigliere di I classe nel 1798,
1808, 1807); Salvatore Pala (1800, fu consigliere di I classe nel 1799); Carlo Carta
Sotgiu (1801, 1810, fu consigliere di I
classe nel 1799, 1800, 1808, 1809); Giovanni Maria Tarena (1803, fu consigliere di I classe nel 1801, 1802); Salvatore Lepori (1804, 1812, fu consigliere di
I classe nel 1802, 1803, 1810, 1811, 1817,
1818); Luigi Cao (1805, 1806, 1814, fu consigliere di I classe nel 1803, 1804, 1812,
1813); Giuseppe Melis Atzeni (1807,
1816, fu consigliere di I classe nel 1805,
1806, 1814, 1815); Michele Onnis (1808,
fu consigliere di I classe nel 1806,
1807); Alberto Manca dellAsinara
(1811, 1818, fu consigliere di I classe nel
1817); Gioacchino Vacca (1813, fu consigliere di I classe nel 1811, 1812); Gioacchino Grondona (1815, fu consigliere di
I classe nel 1813, 1814); Michele Carta
Farina (1817); Salvatore Sotgiu II
(1819); Raimondo Melis (1820, 1827, fu
consigliere di I classe nel 1818, 1819,
227
pag. 233
Cagliari
Baille (1860, 1861, 1862); Enrico Sanjust
di Neoneli (1876, fu assessore nel 1877,
1878, 1880, 1881, 1884, 1885, 1886); Giovanni Agostino Varsi (1877); Giovanni
Sini (1877, 1878, 1879, fu assessore nel
` (1880, 1882; 1889 fu
1876); Gaetano Orru
assessore nel 1879, 1884, 1885, 1886,
1887, 1888); Salvatore Marcello (1883);
Emanuele Ravot (1884, 1885, 1886, 1887,
1888), Ottone Bacaredda (sindaco 1890,
1891, 1892, 1893-1895, 1895-1899, 18991902, 1902-1904, 1905-1906, 1907-1910,
1911-1914, 1920-1922); Giuseppe Picinelli (1902-1904); Francesco Nobilioni
(1911); Gavino Dessy Deliperi (1922,
1944).
I PODESTA` Vittorio Tredici (1927-1928);
Enrico Endrich (1928-1934); Giovanni
Cao (1934-1935); Angelo Prunas (19351942).
I NUOVI SINDACI Cesare Pintus (19441946); Luigi Crespellani (1946-1949);
Pietro Leo (1949-1956); Mario Palomba
(1956-1960); Antonio Follese (1960); Giuseppe Peretti (1960); Giuseppe Brotzu
(1960-1967); Paolo De Magistris (19671970, 1984-1990); Angelo Lai (19701971); Eudoro Fanti (1971-1972); Franco
Murtas (1972-1975); Salvatore Ferrara
(1975-1979); Mario De Sotgiu (19791980); Bachisio Scarpa (1980-1981); Michele Di Martino 1981-1984); Paolo De
Magistris (1984-1990); Roberto Dal Cortivo (1990-1992); Gaetano Giua (19921994); Mariano Delogu (1994-2000); Emilio Floris, in carica dal 2001.
Cagliari, archidiocesi di Antica diocesi. Probabilmente la prima della Sardegna, certamente unica archidiocesi
` del secolo XI. Attualsino alla meta
` primate
mente il vescovo di Cagliari e
della Sardegna e porta i titoli di vessillifero di Santa Romana Chiesa e di barone di Suelli e di San Pantaleo. In
epoca medioevale la sua giurisdizione
si estendeva sui territori delle curatorias di Campidano, Colostrai, Decimo-
228
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Cagliari
` Gerrei dal 1503, San Priamo, San
Nicolo
Sperate, San Vito, Sanluri, Sanluri
Stato, Santa Igia, Santa Margherita di
Pula, Santa Maria de Claro, Santa Maria de Paradiso, Santu Venuci, SantAndrea Frius, Sarroch, Scolca di Orrea,
Sedanu, Segariu dal 1503, Segavenu,
Selargius, Selegas dal 1503, Seminis,
Sennoris, Senorb` dal 1503, Separassiu,
Sepullo (Cepola), Serdiana dal 1503,
Serramanna, Serrenti, Serri dal 1503,
Sestu, Settimo San Pietro, Seuni (dal
1503), Siarus, Simbilia, Siliqua, Silius
dal 1503, Sinnai, Sinnuri, Siponti, Sirigargiu, Sisali, Sisini dal 1503, Sisula, Situxini, Siurgus (dal 1503), Siurru, Siutas, Sogus, Solanas, Soleminis, Sorrui,
Suelli dal 1420, Susue, Torralba, Trona,
Ussana dal 1503, Uta, Vallermosa, Vestaris, Villa San Pietro, Villagreca, Villa
major de Pont, Villa Majori, Villamar,
Villanova de Castiades, Villanovatulo,
Villanova San Basilio, Villanova Sa
Pannuga, Villasalto, Villasimius, Villasor, Villaspeciosa.
VESCOVI DI CAGLIARI STORICAMENTE
CERTI
1. Quintasio, attestato nel 314. 2. Lucifero I teologo e santo (353 ca.-370 ca.).
ARCIVESCOVI DI CAGLIARI STORICAMENTE CERTI
1. Lucifero II, attestato nel 484. 2. Brumasio, (517 ca.-523 ca.). 3. Tommaso I,
prima del 591. 4. Gianuario, (591 ca.-603
ca.). 5. Vescovo anonimo, attestato nel
626. 6. Diodato, attestato nel 649. 7. Giustino, attestato nel 649. 8. Citonato, (680
ca.-686 ca.). 9. Vescovo anonimo attestato nel 692. 10. Tommaso II, attestato
nel 787. 11. Arsenio I, prima del 843. 12.
Giovanni, (847 ca.-855 ca.). 13. Arsenio
` secolo IX. 14. Alfredo,
II, seconda meta
prima del 1073. 15. Giacomo, (1073 ca.1081 ca.). 16. Lamberto, attestato nel
1089. 17. Ugo, (1089 ca.-1090 ca.). 18.
Gualfredo, attestato nel 1112. 19. Pietro,
attestato nel 1126. 20. Costantino, atte-
229
pag. 235
Cagliari
1467) trasferito a Majorca. 51. Ludovico
Fenollet, vescovo di Nicosia (14671468). 52. Antonio Baragues, domenicano, attestato nel 1471. 53. Gabriele
Serra, cistercense abate di Verola
(1472-1484). 54. Pietro Pilares, domenicano. vescovo di Dolia (1484-1514). 55.
Giovanni Pilares, vescovo di Iglesias
(1514-1521). 56. Gerolamo di Vilanova,
canonico di Oristano (1521-1534). 57. Domenico Pastorello, conventuale, vescovo di Alghero (1534-1547). 58. Baldassarre de Heredia, domenicano, vescovo
di Bosa (1548-1558). 59. Antonio Parragues de Castillejo, benedettino, vescovo
di Trieste (1558-1572). 60. Angelo, agostiniano, professore di Teologia a Saragozza, mor` prima di prendere possesso
della diocesi nel 1573. 61. Francesco Perez, canonico di Tarazona (1574-1577).
62. Gaspare Vincenzo Novella, dottore
in Teologia, vescovo di Ampurias (15781587). 63. Francesco del Vall, dottore in
Teologia, sacerdote a Toledo (1587 o, vescovo
1595). 64. Alonso Laso Seden
di Gaeta (1596-1604), trasferito a Majorca. 65. Francesco dEsquivel, dottore
in utroque, sacerdote a Calahorra (16041624). 66. Lorenzo Nieto, benedettino,
arcivescovo di Oristano, nominato nel
1625, mor` nel 1626 prima di giungere
nella sua nuova sede. 67. Ambrogio Machin, mercedario, da Alghero (16271640). 68. Bernardo de la Cabra, vescovo
di Barbastro (1642-1655). 69. Pietro Vico,
arcivescovo di Oristano (1657-1676). 70.
Diego Fernandez de Angulo, minore osservante, commissario generale dellor vila. 71.
dine (1676-1683), trasferito ad A
Antonio Vergara, domenicano, era arcivescovo di Sassari (1683-1685), trasferito a Zamora. 72. Ludovico Diez, mercedario, vescovo di Alghero (1686-1689).
73. Francesco Sobrecasas,, domenicano,
maestro di Teologia (1689-1698). 74. Ber ena, mercedario, dottore in
nardo Carin
Teologia (1699-1722). 75. Giovanni Giu-
230
pag. 236
Cagliari
2004). 95. Giuseppe Mani, ordinario militare (2004-).
231
pag. 237
Cagliari
sua figlia, la dipendenza del giudicato
` netta. Benedetta
da Pisa si fece piu
` al Comune dellArno il colle dove
dono
nel 1217 sorse il quartiere del Castello,
allinterno del quale i mercanti pisani
si diedero leggi proprie; il territorio fu
invaso da Ubaldo Visconti e la giudicessa tenuta prigioniera e costretta a
sposarsi con Lamberto Visconti. I margini di indipendenza del giudicato si restrinsero maggiormente con i successori di Benedetta, e quando il giudice
` di affrancarsi dalla dipenChiano tento
denza avvicinandosi a Genova fu la fine
del piccolo regno. Nel 1257 una spedizione voluta dai Pisani, alla quale presero parte anche i Capraia, i Visconti e i
` aveDella Gerardesca, famiglie che gia
vano interessi nellisola, assal` e distrusse Santa Igia, la capitale del giudicato, il cui territorio fu diviso tra i vincitori.
232
pag. 238
Cagliari
Gonnesa, Gonnosfanadiga, Guspini,
Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Pabillonis, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Santadi, SantAntioco,
Tratalias, Villacidro, Villamassargia,
Villarios), Isili (Isili, Armungia, Asuni,
Ballao, Baradili, Baressa, Barumini,
Escolca, Forru, Gadoni, Genoni, Genuri, Gergei, Gesturi, Gonnoscodina,
Laconi, Las Plassas, Lunamatrona, Mogoro, Nuragus, Nurallao, Nureci, Nurri,
Orroli, Ruinas, Sadali, SantAntonio,
Sardara, Senis, Serri, Setzu, Seui,
Seulo, Siddi, Sini, Siurgus, Tuili, Turri,
Ussaramanna, Ussassai, Villanovaforru, Villanovafranca, Villanovatulo,
` , AbVillasalto); Oristano (Oristano citta
basanta, Aidomaggiore, Ales, Allai, Ardauli, Aritzo, Assolo, Atzara, Austis, Banari, Baratili, Bauladu, Belv`, Bidon`,
Boroneddu, Busachi, Cabras, Curcuris,
Desulo, Domusnovas Canales, Donigala
Fenughedu, Escovedu, Figu, Fordon` , Marrubiu,
gianus, Ghilarza, Gonnosno
Massama, Masullas, Meana, Milis, Mogorella, Morgongiori, Narbolia, Neoneli, Norbello, Nughedu, Nurachi, Nuraxinieddu, Ollastra Simaxis, Ollastra
Usellus, Ortueri, Palmas, Pau, Paulilatino, Pompu, Riola, Samugheo, San Ni` Arcidano, Santa Giusta, San Vero
colo
Congius, San Vero Milis, Sedilo, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Sil`, Simala, Simaxis, Siris, Sodd`, Solanas, Solarussa, Sorgono, Sorradile, Tadasuni,
Terralba, Teti, Tiana, Tonara, Tramatza, Ula, Uras, Usellus, Villanova
Truschedu, Villaurbana, Zeddiani, Zeppara, Zerfaliu, Zuri).
DAL 1859 AL 1927 Nellottobre del 1859
sparirono le divisioni amministrative e
furono nuovamente costituite le province. La nuova provincia di Cagliari fu
divisa in 6 circondari: Cagliari, Iglesias,
Isili, Oristano (con i villaggi compresi
nella divisione amministrativa abolita),
Cuglieri (Cuglieri, Birori, Bonarcado,
233
pag. 239
Cagliari Calcio
Villanovaforru, Villanovafranca, Villaperuccio, Villaputzu, Villarios, Villasor,
Villaspeciosa, Vallermosa, Villasalto,
Villasor.
DAL 2004 Il recente dibattito sulle partizioni amministrative della Sardegna
` concluso con la costituzione di quatsi e
tro nuove province che ha determinato
alcune significative trasformazioni territoriali. Oggi la provincia di Cagliari
occupa la parte sud-orientale dellisola, con una punta che arriva a nord
sino alle falde del Gennargentu. Tra i
` popolosi quelli che si sono
centri piu
formati intorno al capoluogo: Quartu
SantElena, 68 000 abitanti; Selargius,
27 000; Assemini, 24 000; Capoterra,
21 000; Monserrato, 20 000. Resistono at` agricole tradizionali come la cetivita
realicoltura, allinterno del territorio,
mentre nelle parti pianeggianti irrigue
si sono sviluppate la frutticoltura e lorticultura. Nelle zone costiere oltre al turismo si sono sviluppate le industrie petrolchimiche, e consolidate quelle commerciali, che possono contare sul
grande porto di Cagliari. Cagliari, il capoluogo, conta 164 000 abitanti. Attualmente la provincia di Cagliari risulta
`,
composta dai centri di Cagliari citta
Arixi, Armungia, Assemini, Ballao, Barrali, Burcei, Capoterra, Carbonara, Collinas (Forru), Decimomannu, Decimoputzu, Dolianova, Domus de Maria, Donori, Elmas, Escolca, Esterzili, Furtei,
Genuri, Gergei, Gesturi, Gonnesa, Gonnosfanadiga, Isili, Mandas, Maracalagonis, Monastir, Monserrato, Muravera,
Nuraminis, Nurri, Orroli, Ortacesus,
Pabillonis, Pauli, Pauli Gerrei, Pimentel, Pirri, Pula, Quartu, Quartucciu, Samassi, Samatzai, San Basilio, San Pantaleo, San Pietro Pula, San Sperate, San
Vito, Sarroch, Selargius, Selegas, Segariu, Serdiana, Serramanna, Serrenti,
Sestu, Settimo, Setzu, Seuni, Sicci, Siliqua, Silius, Sinnai, Sisini, Siurgus Do-
nigala, Soleminis, Ussana e Uta, Villagreca, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca, Villaperuccio, Villaputzu,
Villarios, Villasor, Villaspeciosa, Vallermosa, Villasalto, Villasor.
234
pag. 240
Caglio ellittico
sarde, come lo stesso C.C., la Torres e la
neonata Carbosarda, disputano un cam` tapionato regionale: la Sardegna e
gliata fuori dal resto dellItalia fino a
tutto il 1946. Solo nel 1947 lUS Cagliari
viene ripescata in serie B, ma retrocede
lanno successivo classificandosi al 18
posto. Dopo un paio di campionati nellanonimato, finalmente nel 1952 i ros` vincono il girone C della serie C e
soblu
tornano tra i cadetti, sfiorando nel 1954
la promozione in serie A: perdono a
Roma lo spareggio con la Pro Patria di
Busto Arsizio. Nel 1959, dopo otto anni,
il C.C. retrocede in serie C e ritrova
lanno successivo il derby con i cugini
della Torres, provenienti dalla quarta
serie. Il primo derby si gioca a Sassari
il 22 gennaio 1961 davanti a 10 000 spet` (1-1) con gol di
tatori e finisce in parita
Saba (C.C.) e Bacci (Torres). Nel C.C.
gioca il sassarese Umberto Serradimi`
gni. Qualche mese dopo sono i rossoblu
del Capo di sotto ad aggiudicarsi la partita (2-1). Lanno successivo il C.C. ottiene la promozione in B e nel 1964,
sotto la guida di Silvestri, conquista finalmente la serie A. Ha inizio un cre` la squadra rossoblu
`,
scendo che portera
prima sotto la guida dello stesso Silvestri e poi del mitico Manlio Scopigno,
alla conquista dello scudetto di campione italiano nella stagione 1969-1970.
In quegli anni erano arrivati a Cagliari
campioni come Domenghini, il brasi` ), Alberliano Olindo de Carvalho (Nene
tosi, Boninsegna, ma soprattutto Gigi
Riva, grande ala sinistra il cui nome ri` legato per sempre a quello del
marra
C.C. Nel 1976, dopo dodici stagioni, il
C.C. retrocede in B, ritornandovi nel
1979; torna in B nel 1983 e, dopo quattro
anni, retrocedendo in serie C1, ritrova il derby con la Torres. Questo accade mentre lex giocatore del C.C. Pietro Paolo Virdis, di Sindia, vince con 17
gol la classifica cannonieri con la ma-
Cagliari Economica Mensile di carattere politico-economico della Camera di Commercio di Cagliari. Fon` a essere pubblidato nel 1954, continuo
cato fino al 1960. Si avvalse della colla` tra le
borazione di eminenti personalita
quali: Francesco Alziator, Enrico Baravelli, Giorgio Bardanzellu, Alberto Boscolo, Mauro Cabras, Giuseppe Della
Maria, Maria Freddi, Francesco Loddo
Canepa, Antonio Maxia, Mario Pintor,
Evandro Putzulu, Renato Salinas, Giancarlo Sorgia.
Cagliaritano, Il Rivista mensile di politica, cultura, economia e sport. Fondato nel 1973 da Giorgio Ariu, che an` avvalso della collabocora lo dirige. Si e
razione di esperti della cultura isolana.
235
pag. 241
Cagnetta
nomi sardi sono legati alla sua scabro` e capacita
` di impigliarsi negli indusita
menti e nel pelo degli animali: pigapiga, appodda-appodda, infatti, significano letteralmente prendi-prendi e
appiccica-appiccica. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
236
pag. 242
Cala Gonone
` divenuta un animato porticciolo turie
stico molto frequentato nella stagione
estiva.
probabili origini punico-romane. Sorgeva a poca distanza dallattuale abitato di Maracalagonis; ebbe grande
importanza anche in periodo bizan` a far parte
tino e nel Medioevo entro
del giudicato di Cagliari, compreso
nella curatoria del Campidano. Caduto il giudicato, nella divisione del
1258 fu compreso nella parte che fu
amministrata direttamente dal Comune di Pisa tramite propri funzionari. Dopo la conquista aragonese fu
concesso in feudo agli Oulomar e co` a decadere; i feudatari, infatti,
mincio
non seppero instaurare buoni rapporti
` di villaggio, che era
con la comunita
ancora vitale e conservava le sue antiche autonomie eleggendo annualmente il majore e i consiglieri. Cos`,
` la prima
quando nel 1353 scoppio
guera tra Mariano IV e Pietro IV, gli
abitanti si ribellarono e il villaggio fu
temporaneamente occupato dalle
truppe giudicali. Al termine del con` in possesso deflitto il villaggio torno
` nel 1363 lo cedetgli Oulomar, che pero
tero ai Carroz che lo unirono al loro
grande feudo; scoppiata la seconda
guerra tra Mariano IV e Pietro IV fu
occupato dalle truppe giudicali e solo
dopo la battaglia di Sanluri, nel 1409,
` in possesso dei Carroz. Alcuni
torno
anni dopo i suoi abitanti si trasferirono in massa a Mara e C. scomparve.
237
pag. 243
Cala Gonone
tanti, posto a 23 m sul livello del mare
sotto il monte Tuili, che lo divide dal
Comune. Regione storica: Barbagia.
Diocesi di Nuoro.
& TERRITORIO Il territorio, di ridotte
` rappresentato dalle
dimensioni, e
falde del monte Tuili che digradano
verso il mare, su una bellissima spiaggia e verso il porto peschereccio e turistico.
`
ECONOMIA La principale attivita
` il turismo,
economica del villaggio e
che da estivo si sta trasformando in residenziale e in grado di coprire larco
dellintero anno solare. Anche la pe` importante: nel porto stazionano
sca e
numerose barche attrezzate di vario
tonnellaggio. Servizi. Il centro abitato
` collegato con linee automobilistiche
e
a Dorgali (che si trova sulla S.S. 125
Orientale sarda) e agli altri centri
`
della provincia; nel periodo estivo e
sede di guardia medica e di farmacia.
Possiede un porto turistico con 120 posti barca, numerosi alberghi, un campeggio con 1100 posti letto e alcuni ristoranti. Intenso (soprattutto durante
lestate) il servizio di barche e navigli
che permette di raggiungere le straordinarie spiagge a sud del paese.
&
&
&
238
pag. 244
Cala Liberotto
sorge a qualche centinaio di metri. Si
tratta di un imponente nuraghe polilo` addossato un villaggio costibato cui e
tuito da capanne circolari e rettangolari.
` si e
` sviluppata nel secondo
La localita
dopoguerra quando vi fu impiantata la
` il punto di riferibella pineta che oggi e
mento dellintero comprensorio. A par` stata arrictire dagli anni Sessanta e
239
pag. 245
Cala Luna
chita da numerose ville di buona fattura architettonica. Nella parte settentrionale della pineta si apre il territorio
di Sa Curcurica, con lomonimo stagno
` collegato
un tempo pescoso. Lo stagno e
al mare da un canale scavato nel 1959 e
attualmente semi-intasato; tutto il ter` ricco di flora e fauna.
ritorio e
240
pag. 246
Calangianus
amministrato direttamente dal Comune di Pisa, mediante suoi funzionari, fino alla conquista aragonese.
` mantenne un atLa popolazione pero
teggiamento ostile nei confronti dei
nuovi venuti, soprattutto quando scop` la guerra tra Genova e Aragona: in
pio
` provo quella occasione si ribello
cando lintervento delle truppe di Rai` a
mondo Cardona che nel 1330 porto
termine la conquista. Allora C. e una
parte della curatoria furono riconosciute come feudo di Catonetto Doria,
` poco: inma questa sistemazione duro
fatti, quando nel 1347 gli stessi Doria si
ribellarono nuovamente, anche il villaggio fu in preda alla rivolta.
241
pag. 247
Calangianus
eredi di Giovanni dArborea, ne fossero stati riconosciuti legittimi feudatari. Dopo la battaglia di Sanluri C.
cadde in mano al visconte di Narbona
che lo tenne fino al 1420 quando rinun` definitivamente ai suoi diritti. Alcio
lora i Carroz riuscirono a entrarne in
possesso e lo tennero fino alla seconda
` del secolo XV quando, per il mameta
trimonio di Beatrice con Pietro Maza
de Lic
ana, divenne possesso di questultima famiglia, che lo tenne fino allestinzione. Scomparsi i Maza, per il
` si
possesso della loro enorme eredita
accese una lite che si concluse solo nel
1571, quando C. divenne feudo dei Portugal.
242
pag. 248
Calangianus
in grandissimo numero. Quando nel
1848 le province furono abolite, fu incluso nella divisione territoriale di
Sassari e nel 1859 nella ricostituita
omonima provincia. Nella seconda
` dellOttocento ebbe inizio una
meta
radicale trasformazione delleconomia di questo comune: vi si sviluppa` connesse alla larono fiorenti attivita
vorazione del sughero e del granito e
in breve C. divenne un centro industriale di rilevanza notevole. Nel No` modifivecento la situazione non si e
` procata, ma attualmente le attivita
duttive si sono molto diversificate anche grazie a giovani e dinamici imprenditori.
& ECONOMIA I calangianesi hanno un
` alti dItalia,
reddito pro capite tra i piu
grazie a una economia basata prevalentemente sulla raccolta e la lavorazione del sughero (oggi con laiuto di
moderne tecnologie) in alcuni stabilimenti anche a conduzione familiare.
` recenteUna di queste industrie si e
mente riconvertita e ha brevettato un
gioco di costruzioni con barre magnetiche ormai diffuso in tutto il mondo.
Ma C. rimane sempre la capitale del
sughero con la tradizionale produzione dei tappi per bottiglia, materiale
per coibentazione e varie altre appli per la presenza dellucazioni, nonche
nica scuola professionale del sughero
` del territorio,
dItalia. Altra attivita
` in crisi, e
` lestrazione e la
oggi pero
` inoltre
lavorazione del granito; vi e
sviluppata lagricoltura, in particolare la produzione di cereali, la viticoltura e la frutticoltura. Molto impor` anche lallevamento del betante e
stiame ovino, bovino e caprino, con
una rinomata produzione di latticini.
` e
`
Artigianato. Anche questa attivita
legata al sughero: eleganti e raffinati
manufatti vengono esportati in tutto il
mondo; tra questi loggettistica per la
243
pag. 249
Calangianus
versamenti ICI 1297; aziende agricole
333; imprese commerciali 353; esercizi pubblici 32; esercizi allingrosso
5; esercizi al dettaglio 85; ambulanti
15. Tra gli indicatori sociali: occupati
1627; disoccupati 111; inoccupati 130;
laureati 138; diplomati 627; con licenza media 1479; con licenza elementare 1397; analfabeti 89; automezzi circolanti 2155; abbonamenti TV 1266.
&
&
244
pag. 250
Cala Regina
`
e laltare, sempre di legno intagliato, e
del Settecento. Altro interessante mo` la
numento del centro abitato di C. e
chiesa di SantAnna costruita nel 1665
in forme baroccheggianti con un impianto a navata unica arricchita da
una cappella e la copertura con volta
a botte. Per ragioni di statica sub` diversi interventi di restauro fino al
1811, quando fu innalzato il campa`
nile. Successivamente la chiesa ando
`
in rovina e solo tra il 1985 e il 1987 e
stata oggetto di un restauro sufficiente. Allinterno conserva un altare
ligneo del Settecento. Va anche ricordato loratorio di Santa Maria degli
Angeli costruito nel 1705 e annesso al
convento dei Cappuccini dove, allepoca dellAngius, sogliono convivere
sacerdoti 5, e quando facciasi lettura
di filosofia o teologia cherici 10, in altro caso 4, laici 6, terzini 4. Allinterno conserva alcuni altari in legno
scolpito e dipinto, il coro e il tabernacolo pure in legno scolpito e due tele di
scuola romana del 1836. Fuori dallabitato va infine ricordata la chiesa di
San Sebastiano, situata lungo la strada
per Luras in mezzo a un suggestivo su` dellOttoghereto; fu costruita a meta
cento nel luogo dove sorgeva unaltra
chiesa dedicata al santo. Ha limpianto a una navata, la copertura in
` chiusa da alcuni delegno a capriate; e
cenni e ora minaccia di crollare. Il pa` di grande riletrimonio ambientale e
vanza per la presenza delle montagne
di numerosi
e dei folti boschi, nonche
piccoli corsi dacqua, tutti elementi
che favoriscono le escursioni verso le
alture granitiche dei monti, dai quali,
` visibile il mare (canin alcuni punti, e
` selvaggi
toniera di Larai). I tratti piu
del territorio, come la regione Campa` possibile visitare il nunadolzu, dove e
raghe La Pilea, oltre a possedere una
grande ricchezza di flora pregiata (so-
Cala Nido dAquila Localita` turistica situata lungo la costa meridionale dellisola di La Maddalena, contigua a Cala
` una ridente insenatura
Francese (=). E
cosparsa da scogli suggestivi e chiusa
dalle punte Nido dAquila e Tegge. Negli
` divenuta meta di una creultimi anni e
scente frequentazione di turisti durante la stagione balneare.
245
pag. 251
Calasetta
strada litoranea per Villasimius, a partire dagli anni Settanta del Novecento
` sede di una notevole attivita
` di sfrute
tamento turistico che ha minacciato di
alterarne irreparabilmente il contesto
ambientale.
246
pag. 252
Calasetta
sbarcato dalla flotta diretta a Cagliari,
che procedette a stanziarsi sullintera
isola. Una volta attestati, i francesi cercarono, sotto la guida di Filippo Buonarroti (=), di stabilire legami con la
popolazione e proclamarono la repubblica. Dopo il fallimento della spedizione su Cagliari, i francesi furono costretti a lasciare C. di l` a pochi mesi per
lintervento di una flotta spagnola. Tornato in mano ai Savoia, il villaggio ri` . Ma le difficili
prese la sua normalita
relazioni tra i due nuclei della popolazione si manifestarono nuovamente e
` di
nel 1799 una parte di loro progetto
trasferirsi in Corsica. Il progetto non
ebbe effetto e quindi nei primi decenni
dellOttocento, trovato un equilibrio, la
` prese a svilupparsi. Nel 1821
comunita
C. fu compreso nella provincia di Iglesias, poi, abolite le province, fu incluso
nella divisione amministrativa di Cagliari. Per quanto riguarda questo pe` utile ricordare la testimonianza
riodo e
che ci ha lasciato Vittorio Angius:
Sono due strade principali, e le case
circa 90. I calasetini non sono in maggior numero di 460; e si distribuiscono
in famiglie 78. Soglion lanno celebrarsi
matrimoni 6, nascere 25 e morir,
quando meno, 14. La vita raramente va
` de 55 anni. Le spesse rapide variala
zioni delle condizioni atmosferiche cagionano frequenti infiammazioni, onde
i dolori laterali, le angine, i reumi dogni genere ne sono funestissime conseguenze. Le giubbette di pelli sarebbero
un gran preservativo come nelle altre
parti della Sardegna, cos` in questa. Gli
uomini di C. sono agricoltori e pescatori, e vi ha chi pratica qualche arte
meccanica. Le donne si occupano in lavorare degli stroppi, che sono cordicelle di palmizi per le reti delle tonnare. La nettezza negli abiti, nelle case,
` lodevolissima, e sanelle masserizie e
rebbe desiderabile in altri paesi della
247
pag. 253
Calasetta
zona riservata alle imbarcazioni da diporto. Artigianato. Forse unica nel suo
` lattivita
` artigiana di estrarre
genere e
` grande molluuna specie di seta dal piu
sco bivalve del Mediterraneo, una volta
facile da trovare sui bassi fondali del
braccio di mare davanti a Calasetta: la
` cchera (pinna nobilis). Il prodotto
gna
` il bisso, che recenteche si ottiene e
` stato riscoperto grazie allattimente e
` di alcune donne del luogo. Vi e
` anvita
che lartigianato classico dei paesi di
mare, specialmente legato alla pesca e
` dotato di tutti i
ai souvenir. Servizi. C. e
` sede di guardia meservizi essenziali: e
dica, di farmacia, scuola dellobbligo e
di servizi bancari. Possiede la Biblioteca comunale, 5 alberghi con 281 posti
` colletto; 1 agriturismo e 8 ristoranti. E
legato da autolinee agli altri centri
della provincia e sede di partenza per i
` sede di guartraghetti per Carloforte; e
dia medica, di farmacia, scuola dellobbligo e di servizi bancari.
&
248
pag. 254
Calatayud
spiagge e tra queste quella della Salina
` colche si estende poco oltre la Torre; e
legata alla Spiaggia Grande e insieme
` lungo dellisola
formano larenile piu
di SantAntioco che, attraverso una
strada accidentata che corre sulla cresta di una falesia spettacolare, giunge a
Cala Lunga dove negli ultimi anni si
stanno sviluppando alcuni insediamenti turistici.
FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le` antiche tradizioni della cogata alle piu
`e
` la sagra del pesce. Si svolge in
munita
` stata istituita nel 1975 sopratluglio ed e
tutto per intrattenere i turisti. I festeggiamenti avvengono sul lungomare
dove i pescatori friggono in caratteristiche enormi padelle una notevole quan` di pesce che viene venduto a poco
tita
&
249
pag. 255
Calcargia
250
pag. 256
Calcio
scudetto (1970), mentre le altre due
` rappresentative saranno
squadre piu
la Torres e lOlbia in serie C con gli in` recenti di Tempio, SantElena
nesti piu
Quartu, Sorso, Carbonia (ex Carbosarda), Nuorese in C2. Attualmente il
c., assieme al neonato c. a cinque, ha
raggiunto una diffusione capillare in
tutta lisola, a tutti i livelli e alcuni giocatori sardi si sono messi in evidenza in
campo nazionale e internazionale. Anche il c. femminile ha raggiunto una discreta diffusione in Sardegna: le due
` isolane sono la Torres
massime realta
(ex Woman, detentrice di tre scudetti) e
lOristano, entrambe attualmente in serie A. [GIOVANNI TOLA]
& IL CALCIO SARDO PROVINCIA PER
PROVINCIA Le seguenti squadre sarde
erano iscritte ai campionati 2006-2007:
Provincia di Cagliari Cagliari Calcio
nel campionato nazionale di serie A;
Atletico Calcio nel campionato di serie
D; SantElena di Quartu nel campionato di Eccellenza; Selargius nel campionato di Eccellenza; Quartu 2000 nel
campionato di Eccellenza; Villasimius
nel campionato di Eccellenza; Gialeto
di Serramanna nel campionato di Promozione; Muravera nel campionato di
Promozione; Sarroch nel campionato
di Promozione; Decimomannu nel campionato di Promozione; Sinnai nel campionato di Promozione; Nuova Monreale nel campionato di Promozione;
Asseminese nel campionato di Promozione; Gemini P. nel campionato di Promozione; Pula nel campionato di Promozione; Villanova Tulo nel campionato di Promozione; Capoterra nel campionato di prima categoria; Ferrini Cagliari nel campionato di prima categoria; CMS SantElia nel campionato di
prima categoria; Elmas nel campionato
di prima categoria; Serramanna nel
campionato di prima categoria; Uta 90
nel campionato di prima categoria; Ju-
piter nel campionato di prima categoria; Siliqua nel campionato di prima categoria; Su Planu nel campionato di
prima categoria; La Palma Monte Urpino nel campionato di prima categoria; Orione 1996 nel campionato di
prima categoria; CUS Cagliari nel campionato di prima categoria; Fermassenti nel campionato di prima categoria; San Sperate nel campionato di
prima categoria; Mandas nel campionato di prima categoria; Monserrato
nel campionato di prima categoria; Isili
nel campionato di prima categoria; Orrolese nel campionato di prima categoria; Senorb` nel campionato di prima
categoria; Jupiter nel campionato di
prima categoria; 86 Villaputzu nel campionato di prima categoria; Villa San
Pietro nel campionato di prima categoria; Soleminis nel campionato di prima
categoria; Atletico Selargius nel campionato di seconda categoria; Assemini
1980 nel campionato di seconda categoria; Dolianova nel campionato di seconda categoria; Johannes nel campionato di seconda categoria; Settimo San
Pietro nel campionato di seconda categoria; S.C. Castiadas nel campionato di
seconda categoria; Giesse Assemini nel
campionato di seconda categoria; P. Capoterra nel campionato di seconda categoria; Capoterrese nel campionato di
seconda categoria; Decimoputzu nel
campionato di seconda categoria; N.
Nuraminis nel campionato di seconda
categoria; Samatzai 85 nel campionato
di seconda categoria; Villasor nel campionato di seconda categoria; Santa Lucia Barrali nel campionato di seconda
categoria; Ussana nel campionato di seconda categoria; Sestu nel campionato
di seconda categoria; Nurallao nel campionato di seconda categoria; SantAvendrace nel campionato di seconda
categoria; Nurri nel campionato di seconda categoria; P. Escolca nel campio-
251
pag. 257
Calcio
nato di seconda categoria; Vallermosa
nel campionato di seconda categoria;
Is Urigus nel campionato di seconda categoria; PGS San Paolo nel campionato
di seconda categoria; Maracalagonis
nel campionato si seconda categoria;
Ferrini Quartu nel campionato di seconda categoria; La Salle nel campionato di seconda categoria; Azzurra
Monserrato nel campionato di seconda
categoria; Quartu S.E. nel campionato
di seconda categoria; Pimentel nel
campionato di seconda categoria; Silius 85 nel campionato di seconda categoria; S.G. Flumini nel campionato di
seconda categoria; Ballao nel campionato di seconda categoria; Fulgor nel
campionato di seconda categoria; Andromeda nel campionato di seconda categoria; F. Bellu nel campionato di seconda categoria; Porto Corallo nel campionato di seconda categoria; Jasnagora nel campionato di seconda categoria.
Provincia di Sassari Torres di Sassari
nel campionato nazionale di C2; Alghero nel campionato di serie D; La
Palma Alghero nel campionato di Eccellenza; Castelsardo nel campionato
di Eccellenza; Latte Dolce nel campionato di Eccellenza; Ozierese nel campionato di Promozione; Usinese nel
campionato di Promozione; Ittiri nel
campionato di Promozione; Fertilia
nel campionato di Promozione; Olmedo
nel campionato di Promozione; Thiesi
nel campionato di prima categoria; Bonorva nel campionato di prima categoria; Porto Torres nel campionato di
prima categoria; Loretella sa Segada
nel campionato di prima categoria; Bultei nel campionato di prima categoria;
Malaspina Osilo nel campionato di
prima categoria; Stintino nel campionato di prima categoria; Sassari nel
campionato di prima categoria; Lanteri
Sassari nel campionato di prima cate-
252
pag. 258
Calcio
` nel campionato di PromoBudduso
zione; Porto Rotondo nel campionato
di Promozione; Lauras nel campionato
di Promozione; Golfo Aranci nel campionato di prima categoria; Telti nel
campionato di prima categoria; Santa
Teresa di Gallura nel campionato di
prima categoria; Palau nel campionato
di prima categoria; Berchidda nel campionato di prima categoria; Luogosanto
nel campionato di prima categoria; Cal` nel campionato di seconda
cio Budduso
categoria; Montina nel campionato di
seconda categoria; Oschirese nel campionato di seconda categoria; L.M. Pausania nel campionato di seconda categoria; Baja Sardinia nel campionato di
seconda categoria; Porto San Paolo nel
campionato di seconda categoria; S.P.
Badesi nel campionato di seconda categoria; Padru nel campionato di seconda
categoria; Azzan` nel campionato di seconda categoria; S. Antonio di Calangianus nel campionato di seconda cate nel campionato di segoria; Ovidde
conda categoria.
Provincia di Carbonia-Iglesias Carbonia nel campionato di Promozione;
Monteponi Iglesias nel campionato di
Promozione; Carloforte nel campionato
di Promozione; Sguotti Carbonia nel
campionato di prima categoria; SantAntioco nel campionato di prima categoria; Gonnesa nel campionato di
prima categoria; Arixi nel campionato
di prima categoria; Calcio Iglesias nel
campionato di prima categoria; Villaperuccio 96 nel campionato di seconda
categoria; Santadi nel campionato di
seconda categoria; Portoscuso nel campionato di seconda categoria; Buggerru
nel campionato di seconda categoria; C.
Iglesias nel campionato di seconda categoria; Tratalias nel campionato di seconda categoria.
Provincia di Oristano Tharros nel
campionato di Eccellenza; Ghilarza
253
pag. 259
Caldanzano
zione; Guspini nel campionato di Promozione; R. Villacidro nel campionato
di prima categoria; Sardara 83 nel
campionato di prima categoria; Gesturese nel campionato di seconda categoria; Libertas Barumini nel campionato di seconda categoria; Pabillonis
nel campionato di seconda categoria;
Pauli Arbarei nel campionato di seconda categoria; Furtei nel campionato di seconda categoria.
Provincia dellOgliastra Tortol` nel
campionato di Eccellenza; Baunese
nel campionato di Promozione; Cannonau Jerzu nel campionato di Promozione; Barisardo nel campionato di
Promozione; Lanusei nel campionato
di Promozione; Castor Tortol` nel campionato di prima categoria; Villagrande
nel campionato di prima categoria; Cardedu nel campionato di seconda categoria; Lotzorai nel campionato di seconda categoria; Perdasdefogu nel
campionato di seconda categoria; Triei
nel campionato di seconda categoria;
Tertenia nel campionato di seconda categoria; Seui Arc. nel campionato di seconda categoria; Lidori nel campionato
di seconda categoria; Ulassai nel campionato di seconda categoria; Ilbono
nel campionato di seconda categoria;
Johannes nel campionato di seconda
categoria.
Provincia di Nuoro Nuorese nel campionato di C2; Taloro Gavoi nel campionato di Eccellenza; Macomer nel
campionato di Promozione; Dorgalese
nel campionato di Promozione; Bittese nel campionato di prima categoria; Siniscola nel campionato di prima
categoria; Borore nel campionato di
prima categoria; Oniferese nel campionato di prima categoria; Fonni nel
campionato di prima categoria;
Ovodda nel campionato di prima categoria; Brunellese nel campionato di
prima categoria; Fanum Orosei nel
254
pag. 260
` Cittadino sassarese
Calderari, Nicolo
(sec. XIII). Di probabile origine genovese, quando, dopo lestinzione della di` si conastia giudicale di Torres, la citta
stitu` in Comune, fu nominato capitano.
` decisi sostenitori
Nel 1294 fu tra i piu
` di stipulare con Gedella opportunita
nova una convenzione in base alla
` con un patto di diquale Sassari si lego
` ligure.
pendenza alla citta
` di
Calendario della Regia Universita
Cagliari Pubblicazione annuale fatta
` di Cagliari
stampare dallUniversita
presso la tipografia Timon tra il 1850 e
il 1858; contiene notizie biografiche sugli insegnanti che operavano nellAte-
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pag. 261
Calendario Sardo
neo e sui corsi che essi tenevano annualmente.
256
pag. 262
Calledda
tornata da una estesa spiaggia sabbiosa.
Calia, Itria Studiosa di storia della Sardegna (Lula 1953-Parigi 2006). Dopo
aver conseguito la laurea in Lettere, ha
cole des Hautes
studiato presso lE
tudes a Parigi. Qui ha collaborato
E
con J. Day contribuendo alla realizzazione dellAtlas de la Sardaigne rural
` divenaux 17.e et 18.e sie`cle. Nel 1985 e
tata ricercatrice di Storia moderna
` di Scienze politiche
presso la Facolta
` di Sassari. Dimessasi
dellUniversita
`, e
` tornata a Parigi, dove
dallUniversita
` scomparsa a 53 anni. Tra i suoi scritti:
e
La questione sarda nella storiografia del
secondo dopoguerra, Storia contemporanea, XII, 13, 1981; I Francesi e la Sardegna. Limmagine della Sardegna nella
cultura francese dell800 e 900, Quaderni sardi di Storia, 2, 1981; La Sar`cle:
daigne rurale aux XVII-XVIII sie
etude cartographique (con S. Bonin, J.
Day e A. Jelinski), 1988; Francia e Sardegna nel Settecento. Economia, politica e
cultura, 1993; Atlas de la Sardaigne ru-
tri da Fertilia. Le rovine di un ponte romano a 24 arcate dimostrano la sua antica frequentazione come area tradizionalmente dedicata alla pesca. La superficie si sviluppa parallelamente alla co` separato dal mare da una strista ed e
scia sabbiosa; si tratta di uno specchio
` , nel
dacqua di modesta profondita
quale sfocia il rio Barca, rendendo possibile la commistione di acque salate e
di acque dolci. La situazione ha favorito
` di canlo sviluppo di una gran quantita
neti e di altre piante acquatiche (si dice
350 specie), e ha prodotto una discreta
` . La pesca vi e
` praticata con
pescosita
una caratteristica imbarcazione, un
chiattino conosciuto come ciu.
Calicotome = Ginestra
Caligaris, Maria Grazia Giornalista,
consigliere regionale (n. La Maddalena
1957). Dopo essersi laureata in Lettere
` dedicata allinsegnamento nelle
si e
scuole secondarie e al giornalismo (ha
al suo attivo un agile manuale di introduzione alla prova scritta del nuovo
` iscritta allalbo
` ). E
esame di maturita
` autrice di
dei profes