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ENCICLOPEDIA

DELLA SARDEGNA

Volume 2

Bonihominis - Cima

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 1

ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA

Volume 2: Bonihominis-Cima

Edizione speciale e aggiornata per La Nuova Sardegna


2007 Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A.
Via Porcellana 9 - 07100 Sassari
delledizione originale
La Grande Enciclopedia della Sardegna
a cura di Francesco Floris
2002 Newton & Compton Editori S.r.l.

Supplemento al numero odierno de La Nuova Sardegna


Direttore responsabile: Stefano Del Re
Amministratore delegato: Odoardo Rizzotti
Reg. Trib. di Sassari n 4 del 19/6/1948

I contenuti della presente edizione speciale sono stati rielaborati, aggiornati, arricchiti e completati da La Nuova Sardegna. Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo
` essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, eletvolume puo
tronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio e televisione,
` perseguita a termini di legge.
senza autorizzazione scritta dellEditore. Ogni violazione sara

Finito di stampare nel mese di ottobre 2007


presso ILTE S.p.A., Moncalieri (TO)

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 2

ENCICLOPEDIA
DELLA SARDEGNA
a cura di
Francesco Floris

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 3

Per ledizione speciale:


Opera a cura di Francesco Floris
Progetto e consulenza editoriale: Manlio Brigaglia
Coordinamento redazionale: Salvatore Tola
Progetto grafico e impaginazione: Edigeo s.r.l., Milano

Testi inediti: Mario Argiolas, Piero Bartoloni, Marcella Bonello Lai, Aldo Borghesi, Maria Immacolata Brigaglia, Manlio Brigaglia, Antonio Budruni, Paolo Cabras, Gerolama Carta Mantiglia,
Rita Cecaro, Ercole Contu, Fabrizio Delussu, Roberto Dessanti, Giovanni Dore, Piergiorgio Floris,
Federico Francioni, Piero Frau, Sergio Frau, Franco Fresi, Elisabetta Garau, Alberto Gavini, Giovanni Gelsomino, Michele Guirguis, Antonio Ibba, Marcello Madau, Giovanni Marginesu, Attilio
Mastino, Antonello Mattone, Lucia Mattone, Gianluca Medas, Francesco Melis, Paolo Melis, Giuseppe Meloni, Vico Mossa, Luciana Mulas, Anna Maria Nieddu, Francesca Nonis, Francesco
Obinu, Pietro Pala, Giampiero Pianu, Tomasino Pinna, Enrico Piras, Giuseppe Piras, Natalino
`, Paolo Pulina, Marco Rendeli, Paola
Piras, Giuseppe Podda, Valentina Porcheddu, Franco Porra
Ruggeri, Sandro Ruju, Antonello Sanna, Barbara Sanna, Piero Sanna, Pietro Sassu, Tiziana Sassu,
Simone Sechi, Giuseppe Serri, Francesco Soddu, Piergiorgio Spanu, Antonio Tavera, Alessandro
Teatini, Marco Tedde, Eugenia Tognotti, Francesca Tola, Giovanni Tola, Salvatore Tola, Dolores
Tomei, Raimondo Turtas, Esmeralda Ughi, Luisanna Usai, Adriano Vargiu, Massimiliano Vidili,
Bepi Vigna, Gianna Zazzara, Raimondo Zucca

Consulenza iconografica: Giancarlo Deidda


Referenze iconografiche:
pagg. 105, 557a: Archivio del Banco di Sardegna (Sassari)
pagg. 80, 86, 93, 151, 176, 265, 287, 295, 305, 310, 335b, 336, 415a, 430, 431, 433, 434, 443, 442, 438, 441,
444, 445a, 445b, 446, 529, 573, 622, 626: Archivio Edizioni Della Torre (Cagliari)
pagg. 142, 172, 346, 371, 411, 563: Archivio Nuova Sardegna (Sassari)
pagg. 107, 184, 186, 288, 289, 290, 293, 308, 350, 396a, 396b, 410, 454a, 472, 505, 515, 554, 559: Archivio
Sergio Serra (Cagliari)
pagg. 32, 33, 64, 62, 72, 82, 97, 98, 115, 118a, 118b, 128, 133, 155, 162, 164, 188, 189, 191, 197, 223, 219, 236,
239b, 239c, 249b, 256, 238, 270, 299, 302, 317, 321, 322b, 325b, 326b, 337, 382, 383, 385, 386, 384a, 374, 397,
406, 447, 508, 519, 518, 520, 521, 528, 530, 536, 538, 539, 540, 546b, 547, 548, 564, 569, 580, 584, 590, 624,
629, 630, 631a, 631b, 632, 633: De Agostini Picture Library (Novara)
pagg. 114, 132, 135, 237a, 237b, 239a, 240b, 248, 249a, 298a, 298b, 322a, 322c, 323a, 323b, 324c, 325a,
326a, 330b, 331, 470a, 484, 487, 546a, 581, 582, 583, 588a: Giancarlo Deidda (Cagliari)
pagg. 260, 278a, 571: Fondazione Logudoro Meilogu (Banari)
pagg. 2, 16, 17, 20, 37, 40, 42, 46, 49, 50, 53a, 59, 74, 108, 111, 121, 125, 137, 147, 149, 165b, 171, 204, 206,
210, 238a, 238b, 240a, 241a, 244a, 242, 246b, 271, 286, 322d, 330a, 368, 391, 387a, 387b, 389a, 389b, 390,
475, 481, 485, 488, 498, 577, 585, 588b: Salvatore Pirisinu (Sassari)
pagg. 66, 89, 278b, 361, 413, 418, 513: Tore Ligios
Foto di copertina: De Agostini Picture Library

Si ringraziano per la collaborazione tutti gli artisti, gli archivi fotografici e gli enti di conserva` a dispozione che hanno dato permesso di riproduzione. LEditoriale La Nuova Sardegna S.p.A. e
sizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche e testuali non individuate.

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 4

Guida alla
consultazione
Ordine alfabetico
` stata
La sequenza alfabetica dei lemmi e
fissata trascurando i caratteri non alfabetici. Quando il lemma contiene una
virgola come avviene nei nomi propri
di persona tra cognome e nome lordinamento considera solo la parte del
lemma che precede la virgola, passando
alla parte successiva solo in caso di omografia:

Voci dedicate ai santi. Subito dopo lattacco del lemma e, se presente, il nome
al secolo, vengono indicate le varianti
sarde del nome che differiscono dallitaliano:
Lorenzo da Brindisi, san (Giulio Cesare
Russo; in sardo, Santu Lorenzu, Santu Lorentu, Santu Larentu, Santu Laurentu) ...

San Benedetto
San Carlo
Sanchez
Sanchez de Calatayud, Pietro
Sanchez Martinez, Manuel

Dopo lesposizione generale della vita


e delle opere del santo sono spesso presenti i paragrafi In Sardegna, in cui si
` patrono e
citano i centri di cui egli e
dove possono essere descritti i suoi legami col mondo della storia o delle tradizioni sarde, e Festa, nel quale ven` che
gono elencate le date e le localita
hanno particolari ricorrenze dedicate
al suo culto:

Struttura delle voci


` evidenziato in carattere neIl lemma e
retto.
` alcuni lemmi di santi riPer comodita
mandano a quelli dedicati a un altro personaggio con cui i primi hanno avuto
rapporti e allinterno della cui voce
sono citati.
` possibile
Nei casi di lemmi complessi e
che sia presente una suddivisione in paragrafi. Per le voci di alcune categorie
`, generalmente,
specifiche la struttura e
la medesima.
*

Andrea, santo
...
In Sardegna Patrono di Birori, Giave, Gonnesa, Modolo, SantAndrea Frius, Sedini,
Sennariolo, Tortol`, Ula Tirso e Villanova
` il nome al mese di novemTruschedu. Da
bre, SantAndria. Patrono dei pescatori e
dei pescivendoli, invocato contro i tuoni e
per guarire gli animali dal mal di ventre. I
proverbi: Po SantAndria si toccat sa pibizia (Per SantAndrea si spilla, si assaggia,
il vino nuovo); Seu cumenti sa perda de
SantAndria, beni stemmu e mellu stau
(Sono come la pietra di SantAndrea, bene
stavo e meglio sto): persona che si adatta a
tutto.
Festa Si festeggia il 30 novembre; il 24
maggio a SantAndrea Frius. Sagre estive
e in altre date durante lanno.

Voci dedicate ai comuni. Vengono forniti alcuni dati essenziali come popolazione, superficie, posizione geografica,
suddivisioni amministrative e storiche
di appartenenza, seguiti dai paragrafi:
TERRITORIO, STORIA, ECONOMIA, DATI
STATISTICI, PATRIMONIO ARCHEOLOGICO (solo se rilevante), PATRIMONIO
ARTISTICO E CULTURALE (e AMBIENTALE, solo se rilevante), FESTE E TRADIZIONI POPOLARI.

Voci dedicate a botanica e zoologia. Vengono di norma indicati i nomi scienti-

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 5

` un formaggio a pasta ...


Bonassai. E
...
` dellinsediamento rurale
Precarieta
...
Villaggi abbandonati
GIUDICATO DARBOREA Nel giudicato
dArborea sono stati individuati i seguenti
villaggi abbandonati: 1. Abbagadda, villaggio che sorgeva ... 2. Almos, villaggio che
sorgeva ...
GIUDICATO DI GALLURA Nel giudicato
di Gallura sono stati individuati i seguenti
villaggi abbandonati: 1. Agiana ...
...
Villaggi i cui abitanti si trasferirono altrove ...
GIUDICATO DARBOREA ...
GIUDICATO DI GALLURA ...
...

fici delle specie citate e una classificazione sistematica generale. Nel caso in
cui il lemma faccia riferimento a spe` essere presente un
cie diverse puo
` semelenco interno per rendere piu
plice la consultazione. I nomi sardi, se
presenti, sono dati in corsivo e con leventuale specificazione del dialetto
tra parentesi:
Cicerchia Genere di piante erbacee perenni
della famiglia delle Leguminose, rappresentato in Sardegna da diverse specie, caratterizzate da fusti lunghi, spesso rampicanti: 1. la c. a foglie larghe (Lathyrus latifolius L.) ... 2. la c. porporina (Lathyrus articulatus L.) ... Nomi sardi: cherigu (logudorese); lettera (Sardegna centrale); piseddu,
pisu de coloru (campidanese); pisu de coloru (Sardegna meridionale).

Voci dedicate a elementi del patrimonio


storico e tradizionale sardo. Il testo
viene spesso ordinato secondo paragrafi, attinenti alla categoria degli elementi trattati, o in elenchi:

Voci dedicate alle famiglie storiche. Nel


caso in cui la famiglia si sia divisa in
` rami essi vengono solitamente
piu
elencati distintamente:

Formaggi della Sardegna


...
&

IL FORMAGGIO NELLA STORIA

` il centro della produFin dallantichita


zione ...
& TIPI DI FORMAGGIO Attualmente i tipi
` diffusi sono:
di formaggio sardo piu
` un formaggio ...
Biancospino. E

VI

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 6

Amat Illustre e antica famiglia ...


` la baronia di
Ramo di Pietro. Pietro eredito
Sorso ...
` la
Ramo di Francesco. Francesco continuo
linea dei marchesi di Villarios ...
Ramo di Francesco (San Filippo). Da Francesco, figlio cadetto del marchese Gavino
di Villarios, discende ...
Rami collaterali. Attualmente, oltre al
ramo marchionale primogenito ...

Bonito
` nuragica; Tomba di giganti di ThoEta
` romana; Materiali
mes, materiali di Eta
` romana dal nuraghe Mannu Dordi Eta
` romana nel
gali; Testimonianze di Eta
territorio di Dorgali, tutti in Dorgali. Documenti archeologici, 1980. Alcuni studi
sono dedicati allarcheologia di Porto
Torres: Turris Libisonis, colonia Julia
(con Marcel Le Glay e Attilio Mastino),
1984; LAntiquarium Turritano. Breve
storia delle ricerche su Turris Lybisonis,
in LAfrica romana. Atti del II Convegno
`
di studi, 1985; Turris Libisonis. La citta
romana, in Il Museo Sanna in Sassari,
Sassari 1986; Sorso (Sassari), in Atti del
VI congresso nazionale di archeologia
cristiana, 1986; La necropoli nella storia
degli scavi, in Turris Libisonis. La necropoli meridionale di S. Gavino, 1987. Altri
articoli degli anni Ottanta-Novanta: Per
una riedizione della tavola di Esterzili,
Quaderni bolotanesi XIV, 1988; Torralba. La sezione punico romana; Torralba. Materiali da altri insediamenti e
miliari; Nuoro (con Fulvia Lo Schiavo e
Maria Ausilia Fadda); La sezione romana e altomedioevale; Nuoro. La sezione romana e altomedioevale, tutti e
cinque in LAntiquarium arborense e i civici musei archeologici della Sardegna,
` romana nel
1988; Testimonianze di Eta
territorio di Torralba, in Il nuraghe di S.
Antine nel Logudoro-Meilogu, 1988; La
pesca nella Sardegna archeologica, in
Museo della Tonnara: il ricordo della
Tonnara, 1994; Il Museo della valle dei
Nuraghi, in Guida ai musei e alle collezioni della Sardegna, 1997.

Bonihominis, Gondisalvo Religioso


` sec. XIV-Ca(Catalogna, seconda meta
gliari 1340). Arcivescovo di Cagliari dal
1331 al 1340. Arcidiacono della diocesi
rida e cappellano pontificio, fu il
di Le
primo iberico a reggere larchidiocesi
cagliaritana; ebbe dei contrasti col governatore generale che voleva cacciarlo dal Palazzo episcopale e per risolvere la controversia dovette intervenire il re. Ebbe dei contrasti anche col
rettore di Bonaria.

Bonin, Serge Cartografo francese (n.


sec. XX). Nel 1988 ha lavorato con J.
Day e I. Calia alle ricerche sul mondo
rurale sardo, collaborando alle opere:
La Sardaigne rural aux XVII-XVIII sie`cles: etude cartographique (con D. Calia,
J. Day e A. Jelinski), 1988, e Atlas de la
Sardaigne rural aux 17 et 18 sie`cles (con
J. Day, I. Calia e A. Jelinski), 1993.

Boninu, Antonietta Archeologa (n. Sassari 1947). Dopo la laurea in Lettere ha


vinto il concorso per le Soprintendenze
archeologiche. Dal 1973 lavora presso
la Soprintendenza archeologica di Sassari, partecipando a campagne di scavo
` della provincia. Dal
in diverse localita
` divenuta responsabile delle ri1984 e
cerche a Turris Lybisonis e ha allestito
lAntiquarium Turritano (=), il museo
` stata nomidi Porto Torres. In seguito e
nata coordinatrice degli scavi di archeologia romana per la Sardegna centro-settentrionale. Tra i suoi scritti: Catalogo della ceramica sigillata chiara
africana del Museo di Cagliari, Studi
sardi, XXII, 1973; Il villaggio di Ruinas
`
nella valle di Lanaittu; Materiali di Eta
ellenistica e romana; Stele figurata da
Nurri; Saggio di scavo a S. Lucia di Siniscola, tutti in Sardegna centro-orientale
dal Neolitico al mondo antico, 1978. Seguono Documenti epigrafici della collezione Spano. Tavola bronzea di Esterzili,
in Contributi su G. Spano 1803-1878,
1979, e quattro contributi: Materiali di

Bonito Religioso (sec. XII). Arcivescovo


` del sedi Cagliari dalla seconda meta
colo XII a dopo 1163. Fu nominato pre` del
sumibilmente nella seconda meta
` alcuni beni appartesecolo, usurpo
nenti ai Vittorini di Marsiglia che protestarono presso papa Alessandro III. Il
pontefice invest` della cosa larcivescovo di Pisa, Villano, e nel 1163 alla

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 7

Bonnanaro
presenza sua, del giudice e degli altri
vescovi, fu costretto a reintegrare i Vittorini.

Bonnanaro Comune della provincia di


Sassari, incluso nel Comprensorio n. 5,
con 1101 abitanti (al 2004), posto a 405 m
sul livello del mare, tra le falde sudorientali del monte Pelao e la piana
che si estende tra Mores e Bonorva. Regione storica: Meilogu. Archidiocesi di
Sassari.

Bonnanaro Il piccolo centro del Meilogu era


famoso in passato per le sue vigne e per il suo
vino.

TERRITORIO Il territorio comunale si


estende per 21,78 km2: ha forma grosso
modo trapezoidale e confina a nord con
Siligo, a est con Mores, a sud con Torralba, a ovest con Borutta e Bessude. Il
paese ha una felice posizione, esposto a
mezzogiorno in una zona ricca di acque.
` costituito da una parte
Il territorio e
pianeggiante e da una composta, oltre
che dalle falde del Pelao, dalla vicina
` rana e dai contrafforti del
collina di A
monte Santo, caratteristico tronco di
cono con al culmine un altipiano bordato di rocce. Il suolo, misto di compo` utilizzato
nenti calcaree e vulcaniche, e
parte per lallevamento parte per lagricoltura. Posto a brevissima distanza
`
dalla superstrada Cagliari-Sassari, B. e
attraversato da una secondaria che si
dirige verso i vicini paesi di Borutta e
Thiesi; il vecchio tracciato della 131
crea un rapido collegamento con Tor&

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 8

` vicina stazione lungo la


ralba. La piu
` a Giave.
ferrovia Cagliari-Chilivani e
& STORIA Lattuale villaggio e
` di origini
medioevali, faceva parte del giudicato
di Torres ed era compreso nella curatoria del Meilogu. Era un centro importante e, dopo lestinzione della dinastia
` unitamente
giudicale di Torres, passo
allintera curatoria nelle mani dei Doria che lo inclusero nel piccolo stato
feudale che avevano formato. Essi seppero instaurare un buon rapporto con
gli abitanti del villaggio che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia
e vissero sostanzialmente in pace fino
alla conquista aragonese. Allora i Doria
si dichiararono vassalli del re dAra` a far parte
gona, cos` B. nel 1323 entro
` nel
del Regnum Sardiniae. Quando pero
1325 i Doria si ribellarono e ne fecero
una delle basi della loro organizzazione
militare, il villaggio fu teatro della
guerra e nel 1330 fu devastato e occupato per un breve periodo dalle truppe
aragonesi guidate da Raimondo Car` in possesso
dona. Poco dopo B. torno
dei Doria, sub` altri gravi danni durante
la ribellione del 1347 e dopo lepidemia
` quasi comdi peste del 1348 si spopolo
pletamente. In seguito i Doria si avvicinarono al re dAragona ma quando, nel
` la seconda guerra tra Ma1365, scoppio
riano IV e Pietro IV, B., dopo un disperato tentativo di resistenza di Brancaleone Doria, fu occupato dalle truppe
` Brancaleone
arborensi. Quando pero
` Eleonora dArborea la situazione
sposo
`, anche se continuo
`
del villaggio cambio
a essere amministrato come se fosse patrimonio giudicale fino alla caduta di
Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri
cadde nelle mani del visconte di Narbona che lo tenne fino al 1420; nello
` a far parte del Restesso anno torno
gnum Sardiniae e fu amministrato da
funzionari reali. Nel 1445 fu concesso
in feudo ad Angelo Marongio la cui di-

Bonnanaro
` si estinse nel 1479; suscendenza pero
bito dopo, la sua vedova Rosa Gambella
` di entrarne in possesso ma il
(=) tento
fisco, che considerava devoluto il
` . Attrafeudo, le si oppose e lo confisco
verso una serie di vicende romanzesche
la Gambella, che aveva ceduto allinte Xime
n Pe
rez e
ressata corte del vicere
lo aveva sposato in seconde nozze, con` la lite col fisco. Probabilmente le
tinuo
pressioni del nuovo marito le consentirono di avere nel 1480 parziale soddi` a rimanere
sfazione, ma B. continuo
nelle mani dellamministrazione reale.
Ben presto la sconsiderata si rese conto
che il secondo marito in effetti voleva
sottrarle lintero patrimonio, ma era
troppo tardi; e quando poco dopo mor`
molti dissero che era stata fatta avvelenare proprio dal Perez, che in seguito
` a premere per entrare in poscontinuo
`. Nel 1482 il re sequesesso delleredita
` il feudo e lo dono
` a Enrico Henristro
quez, le cui figlie lo vendettero nel 1506
ad Alfonso Carrello. I nuovi feudatari
nel corso del secolo XVI introdussero
` pealcuni nuovi tributi che resero piu
sante la condizione dei vassalli; si estin` allora ai
sero nel 1630. Il feudo passo
Comprat che lo fecero amministrare da
un regidor e riorganizzarono lamministrazione elevando ulteriormente il ca` provoco
` uno stato di
rico fiscale; cio
tensione tra i vassalli soprattutto per il regidor fin` per avocare a se
la
che
scelta del majore, esautorando comple` del villaggio.
tamente la comunita
` per
Estinti i Comprat nel 1672, B. passo
` a una famiglia, i Miranda, che
eredita
risiedeva in Spagna, e quindi fece amministrare il feudo da un podatario che
fin` per accentuare lo stato di tensione
con la popolazione. Nel corso del secolo
` nelle mani di diXVIII il villaggio passo
versi feudatari che dovettero lottare col
fisco che ne cercava la confisca; il disa` e nel
gio della popolazione aumento

1795 esplose nei moti antifeudali durante i quali gli insorti distrussero il palazzo sede dellamministrazione baronale. Nel 1821 B. fu incluso nella provincia di Alghero e nel 1838 fu riscattato
` la
ai De Queralt. Di questo periodo e
testimonianza di Vittorio Angius: Le
abitazioni sono circa 300, tra le quali
nessuna fabbrica rimarchevole, avve quelle dei benestanti siano asgnache
sai comode, e pulite. Eravi per laddietro degno di qualche considerazione il
palazzo del feudatario, ma nelle sedizioni che avvennero nel 95 del secolo
scorso fu atterrato. Le principali professioni qui pure sono lagraria e la pastorale. Lavorano le donne per le proprie famiglie e tele e panni in 250 telai.
La scuola normale (anno 1833) contava
fanciulli 25. Le terre sono attissime ai
cerali. Lannuale seminagione suol essere di starelli di grano 500, dorzo 250,
di granone 16, che si ottuplica se non
` la
sian contrarie le stagioni. Ottima e
` dei legumi, e se ne da
` ai solchi
qualita
circa 120 starelli. In vicinanza del paese
hannosi degli orti, dove si coltivano di` di cavoli, rape, ravanelli,
verse varieta
lattuche, cipolle, e se ne vende ai vicini.
` di lino.
Raccogliesi non poca quantita
Nelle pendici e prominenze alle falde
del Pelao vegeta prosperamente la vigna, dove distinguonsi circa dodici va` duve; abbonda il mosto, nel generieta
` , se ne vende ai vilrale di buona qualita
laggi limitrofi, e traessene pure acquavite. Le piante fruttifere si possono
comprendere in 30 specie con un totale
` individui di 4000. Delle varie
di non piu
specie del bestiame, che allevasi, erano
questi i numeri nel 1833. Pecore 6000,
vacche 400, cavalle tra domite e rudi
60, cavalli domiti 30, giumenti 50, buoi
per lagricoltura 200. I formaggi sono di
` , e si smerciano in Sasqualche bonta
sari. Mancano le fiere, son troppe le
` gran copia di volavolpi e le lepri, e vi e

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 9

Bonnanaro
tili delle solite specie, sono numerosissime le pernici, i colombi, gli stornelli
` a essere
ecc.. In seguito B. continuo
compreso nella provincia di Alghero,
nella quale rimase fino al 1848. Abolita
` a far parte della divila provincia, entro
sione amministrativa di Sassari e nel
1859 fu incluso nella provincia di Sas` delsari. Nel corso della seconda meta
lOttocento la sua economia sembrava
essersi risollevata, ma con la crisi di
fine secolo ebbe un nuovo tracollo, legato alla chiusura delle frontiere con la
Francia, e molti dei suoi abitanti dovettero emigrare. Nel corso dei primi decenni del Novecento leconomia si riprese grazie allo sviluppo della viticoltura e della cerealicoltura, la popolazione prese nuovamente ad aumentare
` di 1800 unita
`;
arrivando a contare piu
` inesorabile una
dopo il 1961 inizio
nuova ondata di emigrazione: molti dei
suoi abitanti andarono alla ricerca di
` sicure e il paese
condizioni di vita piu
perse un terzo della popolazione.
& ECONOMIA Il villaggio ha uneconomia basata soprattutto sullagricoltura,
in particolare la produzione di cereali e
di ortaggi; rinomati anche le ciliegie e il
vino, che fino a qualche tempo fa veniva
prodotto nella locale Cantina sociale, in
` sviluppato anche il
seguito chiusa; vi e
commercio e vi ha sede unorganizzazione di turismo equestre. Artigianato.
Perdutasi ormai lantica tradizione di
tessitura del lino e della lana da parte
delle donne, si possono annoverare soltanto alcuni piccoli laboratori artigiani
` edilizie. Servizi. Il
collegati alle attivita
` collegato agli altri della procentro e
vincia mediante autolinee; dista da
Sassari 34 km. Dispone di medico, farmacia, scuola dellobbligo, sportello
bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1149 unita
di cui stranieri 2; maschi 534; femmine

615; famiglie 428. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 11 e nati
7; cancellati dallanagrafe 28; nuovi
iscritti 19. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 13 071 in migliaia di lire; versamenti ICI 761;
aziende agricole 320; imprese commerciali 59; esercizi pubblici 8; esercizi al
dettaglio 19; ambulanti 4. Tra gli indicatori sociali: occupati 282; disoccupati
21; inoccupati 109; laureati 19; diplomati 138; con licenza media 272; con licenza elementare 402; analfabeti 34;
automezzi circolanti 447; abbonamenti
TV 377.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ricco di domus de janas (Coterritorio e
rona Moltana, Pertusoe, Sas Turres) che
vanno considerate lelemento portante
della omonima Cultura risalente al` del Bronzo antico. Ha inizio inlEta
torno al 1800 a.C. e viene considerata la
` importante culfase iniziale della piu
tura della Sardegna preistorica, quella
nuragica: si inizia infatti a erigere in
tutta lisola le ben note costruzioni troncoconiche che venivano utilizzate sia
come fortezza che come santuario, e
fungevano allo stesso tempo da centro
di raccolta della popolazione. Ne saranno elementi costitutivi caratteristici anche le grandi sepolture collettive note come Tombe di giganti, i pozzi
sacri, legati a un diffuso culto delle acque, e i bronzetti, statuette votive di raf` espressiva. Di particolare
finata abilita
` lipogeo
interesse a questo proposito e
di Corona Moltana, scavato nella roccia
` a poca distanza
nella omonima localita
`
dallabitato. Fu scoperto nel 1889 ed e
` di ogni altro ha permesso
quello che piu
di individuare i tratti costitutivi della
cultura di B. Era rimasto inviolato per sigillato in epoca antica da una
che
, allatto della sua scofrana cosicche
perta, ha restituito la sepoltura di due

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 10

Bonnanaro
` interna
persone giacenti nella parte piu
e un corredo formato da 18 vasi e da un
anellino in bronzo. Numerosi nel territorio di B. i nuraghi: Cultu, De Luca,
Sassu, Elies, Frades Cordas, Giorgittu,
Mallis, Maria De Riu, Murunis, Nieddu,
Pabaris, Pentuma, Pischennero, SIsteri, Santu Pedru, Taeddas, Toncanis,
Ziu Marras.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha una struttura lineare complessa, sulle sue strade in genere larghe si affacciano le case a palattu in pietra con qualche pretesa di
`
eleganza. Ledificio di maggior pregio e
la chiesa di San Giorgio, costruita nel
1530 al centro del paese in forme tardogotiche, che divenne la parrocchiale e
assunse grande importanza. Col tempo
` decadde per cui fu ricostruita nel
pero
corso del secolo XIX. Attualmente ha
forme neoclassiche molto eleganti. Il
territorio comprende anche alcune al` antica delle quali e
`
tre chiese, la piu
quella di Santa Maria, situata ai piedi
del monte Pelau che fu costruita nel
` attualmente in rovina; poco
1600 ed e
` la chiesa di San Basilio, alle
distante e
falde del monte Pelao; edificata nel Medioevo, era la chiesa parrocchiale del
villaggio di Nigor. Col tempo ledificio
` deteriorandosi e nel 1735 crollo
`;
ando
` del sefu ricostruita nella seconda meta
` nuovamente
colo ma per incuria ando
` semidirovinando e attualmente e
strutta. Sul colle che domina labitato
` la chiesa di Nostra Signora di
inoltre e
monte Arana, costruita nel Settecento e
successivamente spesso modificata. Ha
una sola navata e la copertura in legno.
Allesterno ha una facciata con due in` abbellita da un camgressi ogivali ed e
paniletto a vela.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
` affimemoria delle antiche tradizioni e
`
data ad alcune feste popolari; la piu
` la sagra
nota si svolge a giugno ed e

` stata istituita per


delle ciliegie, che e
far conoscere un prodotto che molti
considerano il migliore del Sassarese.
` quella che si svolge l8 setLaltra festa e
tembre in onore di Nostra Signora di
Arana e dura due giorni presso lomonima chiesetta. Vi si svolgono manifestazioni folcloristiche che attirano moltissime persone anche da altri paesi. Di
` il costume. Labbinotevole bellezza e
` costigliamento femminile di base e
tuito da una camicia di tela bianca e
dalla gonna in panno giallo o rosso; sopra la camicia si indossa il busto di
broccatello, sopra la gonna il grembiule
di vari colori, sul capo il fazzoletto. Lat` unevolutuale costume femminile e
` elaborato: la
zione di quello antico piu
camicia era ricamata, la gonna era di
orbace giallo e per le spose di panno
rosso; sopra la camicia si indossava il
busto di broccato bianco con fiori sfumati e chiuso sul davanti da un nastro;
la sposa indossava anche la giacca. Sopra la gonna il grembiule di panno nero,
sul capo il fazzoletto bianco e per le
spose il velo di tulle. Labbigliamento
maschile comprendeva una camicia
plissettata e dei pantaloni di tela
bianca. Sopra la camicia si indossavano
il gilet (su cosso) di velluto nero a doppio
petto chiuso con bottoni dargento, e la
giacca (su gabbanu) di orbace nero col
cappuccio; sopra i pantaloni andavano
il gonnellino (sas ragas) di orbace nero e
le ghette dello stesso tessuto; in capo sa
berritta di panno nero.

Bonnanaro, cultura di Cultura fiorita


in Sardegna tra il 1800 e il 1600 a.C.,
ascrivibile al Bronzo antico e inquadrabile come evoluzione delle precedenti
culture del Calcolitico. Essa fu uniformemente diffusa su tutto il territorio
` probabilmente
dellisola e si sviluppo
dalla fusione tra gli abitanti dellisola e
portatori della cultura del Vaso campaniforme, inserendo la Sardegna in una

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 11

Bono
dimensione aperta a traffici con altre
popolazioni affacciate lungo le rive del
Tirreno. In questo contesto la c. di B.
` anche essere considerata come la
puo
fase iniziale del prenuragico: infatti, gli
uomini della c. di B. furono i costruttori
dei cosiddetti nuraghi a corridoio, imponenti costruzioni attraversate da corridoi e sistemate in posizioni strategiche, di cui si conservano circa 180
esempi di forma differente.

Bono Comune della provincia di Sas` montana,


sari, sede della VII Comunita
con 3755 abitanti (al 2004), posto a 540 m
sul livello del mare, affacciato sulla media valle del Tirso dalle pendici orientali della Catena del Goceano. Regione
storica: Goceano. Diocesi di Ozieri.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 74,47 km2: ha forma grosso
modo di un rettangolo allungato da sudest a nord-ovest e confina a nord con
` , a est
Bonorva e Nughedu San Nicolo
con Anela, Bultei e Benetutti, a sud con
Orotelli, a ovest con Bottidda, Illorai e
Bonorva. Si tratta quindi di una lunga
fascia che va dalla vallata sino alle maggiori alture della zona, delle quali alcune nettamente oltre i 1000 m, come il
monte Rasu, la punta de Bobore Manchinu, Sa Rocca e Pedra e Corvu ecc.
Prevalentemente granitico, ma con regioni anche di natura basaltica e alluvionale, il suolo presenta parti adatte
sia alla coltivazione che al pascolo,
mentre sulle alture si conservano vaste
aree riservate al bosco spontaneo e a
quello dovuto agli impianti realizzati
` attraversato
negli ultimi decenni. B. e
dalla tortuosa statale 128 bis, sostituita
solo in parte dalla nuova direttissima di
` stata completata,
fondo valle, che non e
come progettato, sino a Olbia; altre
strade collegano B. con Nuoro e i paesi
dellaltro versante della valle e, dalla
parte opposta, col Logudoro e Sassari.
` stata smantellata la
Ormai da tempo e

ferrovia a scartamento ridotto che


univa Chilivani alla cantoniera del
Tirso, e che aveva rappresentato unimportante via di comunicazione per questi paesi del Goceano, tuttora ostacolati
` nelle comunida isolamento e difficolta
cazioni.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale, appartenne al giudicato di
Torres e fu incluso nella curatoria del
Goceano. Dovette essere un centro importante per il monastero che operava
poco lontano dallabitato fin dal secolo
` incluso nella
XII e che attualmente e
fattoria di Pellegrino Giannasi. Estinta
la famiglia giudicale di Torres, il villaggio fu lungamente conteso tra i Doria e
` che
gli Arborea; dopo il 1290 sembro
questi ultimi avessero la meglio, ma
nel 1297 i Doria, sfruttando il bisogno
che Giacomo II dAragona aveva di alleati da coinvolgere nella conquista
della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Dopo larrivo degli Aragonesi,
quando nel 1325 i Doria si ribellarono,
il villaggio fu investito nuovamente
dalle truppe del giudice dArborea, allora alleato dal re dAragona, conquistato e formalmente annesso al Regno
di Sardegna. Il suo possesso, con tutto il
Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice dArborea e nel 1339 il
re dAragona concesse a Mariano IV il
titolo di conte del Goceano. Scoppiata
la guerra tra Mariano IV e Pietro IV, B.
fu spesso teatro delle operazioni militari e nel 1378, proprio quando il con` acuto, il re dAragona
flitto si fece piu
provocatoriamente lo incluse nei territori che aveva concesso in feudo al tra` il villagditore Valore de Ligia. In realta
` a rimanere possesso arbogio continuo
rense fino alla caduta del giudicato, e
dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio
non era ancora pacificato e sembrava

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 12

Bono
dovesse cadere nelle mani del visconte
di Narbona. Negli anni seguenti fu teatro di una continua guerriglia della
` Bartolo Manno per inquale approfitto
vadere e devastare tutto il Goceano.
la situazione non era controllaPoiche
bile da parte del marchese dOristano,
` dovesse entrare a far
nel 1421 sembro
parte del grande feudo concesso a Bernardo Centelles; nel 1422 Leonardo Cubello invase il territorio, sconfisse Bar` il Gotolo Manno e finalmente occupo
ceano. Cos` B. dopo anni di tribolazioni
rimase in possesso dei marchesi dOristano che si adoperarono anche a costruirvi la parrocchiale dedicata a San
Michele. Dopo la ribellione di Leonardo Alagon, alla quale i suoi abitanti
aderirono entusiasticamente, il villaggio fu punito dai vincitori con estrema
`. Infatti molti dei suoi abitanti
severita
furono deportati e venduti come schiavi
`
a Majorca; il villaggio tuttavia supero
questo terribile evento e prese a essere
amministrato direttamente da funzionari reali; nel 1493 fu definitivamente
incluso nel patrimonio reale: era ri` di 400 abitanti.
dotto ad avere poco piu
Dipendeva dal governatore del Goceano che si serviva di funzionari per
espletare i propri compiti. Il rapporto
tra i funzionari reali e la popolazione
` non fu mai tranquillo, anche perpero
fu lentamente modificato il sistema
che
di individuazione del majore che fin`
per essere scelto dal governatore. Altro
` era lemotivo della crescente ostilita
` del carico
gato alla eccessiva gravosita
fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Nel secolo XVII la
` a crescere, alla
popolazione comincio
`
fine del secolo contava quasi 1000 unita
` si impegno
` nel migliorae la comunita
mento dellassetto del paese, oramai
consapevole che B. era il capoluogo dellintero territorio. Nel secolo XVIII la
` notevolmente,
popolazione aumento

entro la fine superava ormai i 1800 abitanti. Il villaggio nel corso del secolo assunse progressivamente laspetto di
` , vi fu aperta una
una piccola citta
scuola di latino, divenne sede di impor` amministrative e giuditanti autorita
ziarie, cominciarono a risiedervi funzionari, medici e avvocati, vi si cominciarono ad aprire farmacie e altri eser` anche a
cizi commerciali. Comincio
sperimentare il Consiglio comunitativo
e il Monte granatico che contribuirono
a vivacizzare la sua vita politica. Giunge
opportuna la puntuale testimonianza di
Vittorio Angius: Siede in una risega
del Monteraso, domina la valle, e gode
dun pittoresco ed ameno orizzonte,
chiuso al terzo e quarto quadrante dalla
catena del Goceano. Componesi di 655
abitazioni. Le strade sono irregolari e
nella direzione e nella larghezza. La popolazjone nellanno 1833 componevasi
danime 2540, in famiglie 655. Nascono
90, muojono 50, si celebrano 18 matrimoni. Vivesi oltre il sessantesimo. Le
malattie dominanti sono infiammazioni
e febbri persistenti e periodiche. I bonesi sono coraggiosi, industriosi, di
` morali e intellettuali.
buone qualita
Era di questa terra il cavaliere D. Gionmaria Angioi. Le arti meccaniche di
` sono esercitate da picprima necessita
col numero di persone. Le donne si occupano della tessitura, e fabbricano
`
panni lani ruvidi, e lini di varia qualita
in quanto basta al bisogno delle famiglie. I telai sono circa 150. La scuola nor` frequentata da 25 fanciulli. Vi
male e
sono istituite ancora le scuole di lingua
latina e belle lettere, che potranno numerare unegual copia di giovani. Havvi
un ufficio di posta. Risiede in Bono il
medico distrettuale con un chirurgo, e
vi sono due spezierie. I bonesi fanno seminagione non solo dentro la circoscrizione del loro agro, ma anche nelle tenute proprie incluse nelle giurisdizioni

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

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Bono
di Anela, Bottidda, Burgos, Esporlatu.
Impiegano 150 gioghi, ognuno dei quali
lavora ordinariamente per starelli 12 di
grano, 5 dorzo, escluso il lino, il canape,
le civaje [legumi], onde si ha che il totale del grano seminato sia di starelli
` deli1800, dellorzo 750. Il vigneto e
zioso: le uve vi sono svariatissime, ed i
vini sono molto pregiati. Coltivansi
circa 300 orti, che sono irrigati da quattro ruscelli. Si ha quindi una gran copia
di erbaggi, e assai se ne somministra ai
vicini. Abbondasi pure di legumi, e se
ne fa vendita. Le piante fruttifere sono
in gran numero, e di molte specie. Vi
prosperano a meraviglia gli agrumi. Si
` opera da alcuni a propagar gli olida
veti, e si introducono i gelsi. La pastori` esercitata a preferenza dellagrizia e
` s`
coltura, con poca intelligenza pero
questa che quella. Mentre si annoverano agricoltori 368, i pastori non sono
meno di 568. Si educano (anno 1833)
circa 15 000 pecore, 2000 vacche, 2500
capre, 450 cavalle, 6500 porci. Il lucro
che ricavano dalla vendita dei formaggi, che sono molto stimati, e dei
` del
porci, in anno di molta fertilita
ghiandifero, persuadono ai bonesi desser piuttosto pastori, che agricoli. E ve` estesa agricoltura non
ramente una piu
sarebbe per essi ugualmente fruttuosa,
`
stanti come stanno le cose. Il porto piu
` distante circa ore 15, e cio
` che e
`
vicino e
peggio le strade sono difficilissime.
` scarsa la cacciagione dei daini,
Non e
cinghiali, lepri, volpi, e anche delle
martore. Vi si trovano quasi tutte le specie dei volatili stazionarii o passeggieri,
e sono numerosissime. Sin dal 1821 B.
era stato incluso nella provincia di
Nuoro come capitale di mandamento:
ne fece parte fino al 1848, anno in cui la
provincia fu trasformata in divisione
amministrativa. Abolita nel 1859 la divisione, fu incluso nella provincia di Sas` dellOttocento
sari. Nella seconda meta

` , sorretta da una fiorente


la comunita
economia agricola e dalle prime inizia` a cretive imprenditoriali, continuo
` i 3200
scere e alla fine del secolo tocco
abitanti. Negli ultimi decenni del secolo risent` della grande crisi economica che colp` la Sardegna ma seppe
reagire. Agli inizi del Novecento la sua
popolazione riprese a crescere; nel
1928 ebbe aggregato come frazione il
` , per le vivillaggio di Bottidda che pero
vaci proteste dei suoi abitanti, riacqui` lautonomia nel 1933. Nel secondo
sto
dopoguerra il tessuto socio-economico
` ulteriormente modificato e andi B. si e
` stato inveche il tessuto urbanistico e
stito da una profonda azione di rinnova` la sua popolamento; dopo il 1960 pero
zione ha preso a diminuire e un buon
` emigrato.
numero dei suoi abitanti e
& ECONOMIA Leconomia e
` ancora fondata in parte, come era stato sempre in
passato, sullagricoltura e soprattutto
` venuto a mano
sullallevamento, che e
a mano crescendo; ma i bonesi vivono
` terziarie, sooggi anche delle attivita
prattutto a carattere commerciale, che
sono legate al ruolo di piccolo capoluogo che il paese riveste nei confronti
` in funzione
di tutti quelli circostanti. E
anche un albergo con 18 posti letto e ristorante. Artigianato. Sono ormai poche le tracce dellartigianato tessile un
` artempo molto diffuso; oggi le attivita
tigianali sono soprattutto quelle legate
` edilizia, cui si uniscono
allattivita
quelle legate alla manutenzione e riparazione dei mezzi agricoli e stradali.
` collegato meServizi. Il paese, che e
diante autolinee agli altri centri della
provincia, dista da Sassari 78 km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dellobbligo e scuola secondaria superiore, Biblioteca comunale e di 2 sportelli bancari.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 3904 unita

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 14

Bono
di cui stranieri 18; maschi 1872; femmine 2032; famiglie 1211. La tendenza
complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per
anno 43 e nati 43; cancellati dallanagrafe 72; nuovi iscritti 54. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 37 in
miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 14 966 in migliaia di lire; versamenti ICI 1440; aziende agricole 315;
imprese commerciali 187; esercizi pubblici 29; esercizi allingrosso 2; esercizi
al dettaglio 92; ambulanti 5. Tra gli indicatori sociali: occupati 1016; disoccupati 186; inoccupati 252; laureati 56; diplomati 358; con licenza media 1373;
con licenza elementare 1170; analfabeti
137; automezzi circolanti 1299; abbonamenti TV 971.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
territorio conserva numerosi nuraghi
(Arisani, Badde Cerchi, Badde e Soriana, Biloto, Calitennero, Cannedu,
Coronaieri, Culilughe, Ferulas, Juanne
Ru, Muselighes, Pedra Crapida, Restiddi, Rupisarcu, SArza Perozzi, Sas
Coas, Sas Doppias, Seddei, Temuile) e
le domus de janas di Sos Furrighesos. Il
` interessante e
` proprio
complesso piu
quello di Sos Furrighesos: si tratta di
un certo numero di tombe scavate nella
trachite, alcune hanno una cella, altre
due celle comunicanti tra loro. Dei nu` interessante e
`
merosi nuraghi il piu
quello di Badde Cerchi: si tratta di un
complesso polilobato del quale sono individuabili alcune torri e ampi cortili
recintati da bastioni.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico
` sviluppato in modo raziodel villaggio e
nale attorno alla strada principale e a
` arricchito da aldue ariose piazze ed e
cune belle fontane e da alcuni pretenziosi palazzi ottocenteschi che denunciano la sua aspirazione a divenire pic` . Tra gli edifici piu
` significacola citta

` la chiesa parrocchiale di San Mitivi e


chele Arcangelo: affacciata su una
bella piazza, fu edificata nel centro storico tra la fine del secolo XVI e gli inizi
del XVII in forme tardogotiche, romaniche e rinascimentali, un misto che risponde al gusto eclettico dellarchitettura religiosa del tempo. Ha ununica
navata sulla quale si affaccia una capilla mayor a forma quadrata con volte
a crociera. Successivamente, in corrispondenza delle campate della navata,
vennero aperte cappelle laterali con
` in conci di
volta a botte. La facciata e
` arricchita da un amtrachite rosata ed e
pio rosone con colonnine; allinterno
conserva un prezioso calice dargento
di periodo giudicale e una gigantesca
statua del santo titolare ritenuta molto
antica; altre suppellettili di valore purtroppo furono asportate dalle truppe
reali in occasione dei fatti del 1796.
Molto importante, alle falde del monte
Rasu, quel che resta del primo insediamento dei Francescani nellisola, fondato da un allievo del santo di Assisi,
` del
Giovanni Parenti, nella prima meta
Duecento. Oggi rimane la chiesa, inglobata negli edifici che si trovano al centro della tenuta fondata dallimprenditore emiliano Pellegrino Giannasi. Al`
tro complesso di grande suggestione e
costituito dalle cinque Chiese del
Campo; si tratta di un complesso di cinque chiese (San Nicola di Bari, SantAmbrogio, Santa Barbara, San Gavino
e Santa Restituta) che sorgono a poca
` Lordistanza luna dallaltra in localita
thia dove si suppone che nel Medioevo
fosse il villaggio omonimo, poi abbandonato dagli abitanti, che confluirono a
B. Quella di San Gavino fu costruita in
`
forme romaniche nella seconda meta
del secolo XII ed era la parrocchiale
dello scomparso villaggio; ha un impianto a una sola navata completata
`
dallabside semicircolare; la facciata e

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 15

Bono
` , realizzata interadi grande semplicita
mente in cotto. San Nicola di Bari fu costruita tra il secolo XV e il XVII con im`
pianto a una sola navata; allesterno e
interamente intonacata di bianco, colore che contrasta con il celeste degli
` sormontata da un
infissi; la facciata e
campanile a vela e sul lato sinistro si
aprono alcune cumbess`as. Anche SantAmbrogio risale al secolo XV: ha impianto a una navata completato dal presbiterio e facciata molto semplice.
Santa Barbara fu costruita sulle rovine
di un nuraghe e risale al secolo XV; anche questa chiesa ha un impianto a
`
ununica navata, mentre la facciata e
sormontata da un campanile a vela.
Santa Restituta, lultima delle chiese
del Campo, risale al secolo XV; ha un
impianto a una navata completato dal
presbiterio; allinterno custodisce un
altare ligneo del secolo XVII. Ledificio
maggiormente legato alla storia mo` la chiesa di San Raiderna del paese e
mondo, che sorge poco distante dalla
chiesa di San Gavino; posta su un colle
che guarda il monte Rasu, testimonia
del suo passato glorioso ospitando tutti
gli anni la festa della zucca. Tra le molte
bellezze naturali del territorio vanno
annoverate le vaste foreste demaniali
ricche di specie botaniche rare. Magni` la localita
` di Sos Nibeddos che
fico sito e
` estesa concentrazione
conserva la piu
di alberi di tasso esistente in Italia.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Momento significativo che si riallaccia alle
tradizioni del recente glorioso passato
` la festa della zucca che si svolge il 31
e
agosto in onore di San Raimondo Non` legata al rinato. La celebrazione e
cordo della vittoria riportata dagli abitanti di B. nel 1796 sulle truppe del re
durante i moti antifeudali. Il suo nome
deriva dalla zucca di grandi proporzioni che viene posta su un carro trainato da buoi e portata in processione

accompagnata da gruppi in costume e


suonatori di launeddas fino alla chiesa
parrocchiale. Subito dopo si svolge una
sfrenata corsa di cavalli e la zucca, data
` poi train premio allultimo arrivato, e
sportata alla chiesa di San Raimondo e
fatta rotolare dalla collina tra il divertimento degli astanti; al termine della
corsa la zucca si sfracella, e i suoi pezzi
stanno a ricordare la fine che fecero le
truppe reali vinte dai contadini in rivolta. Il villaggio conserva ancora memoria del suo prezioso costume. Labbigliamento femminile comprende la camicia di tela bianca scollata e guarnita
di pizzo; sotto la camicia viene indossato un corpetto di tela (sa camisolla)
arricchito da un pizzo che compare civettuolo dalla scollatura della camicia;
` plissettata, conla gonna (sa unnedda) e
fezionata con orbace o con panno nero,
e si conclude con una balza di seta viola
o rosso vino. Sopra la camicia viene indossato il busto (simbustu) double face:
` in broccato con bordo di
da una parte e
velluto e ricamo di filo doro, dallaltra
di velluto blu con ricami di filo doro e
bordo di seta viola; quindi la giacca di
panno rosso con le maniche di velluto di
seta ciliegia scuro rifinite di seta viola e
aperte per consentire la fuoruscita
della camicia. Sopra la gonna il grembiule (sa farditta) di raso viola o rosso
ricamato; sul capo il fazzoletto di seta
bianca. Labbigliamento maschile comprende la camicia di tela plissettata,
con collo e polsini ricamati; i calzoni di
tela molto larghi; sopra la camicia si indossano il gilet, in panno nero a doppio
petto con due file di bottoni, e la giacca
molto ampia dello stesso tessuto; sui
pantaloni il gonnellino di orbace o di
panno nero, e le ghette dello stesso tessuto; completa labbigliamento maschile sa berritta di panno nero.

Bono, Salvatore Storico (n. Tripoli


1932). Dopo aver conseguito la laurea

10

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 16

Bonorva
ha intrapreso la carriera universitaria.
` professore di Storia e
Attualmente e
`
istituzioni dellAfrica presso la Facolta
` di
di Scienze politiche dellUniversita
Perugia. Ha dedicato un articolo a Lincursione dei corsari tunisini a Carloforte
e il riscatto degli schiavi carolini 17981803, Africa, 5, 1960.

Bonocore, Ursino Pittore (Napoli, sec.


XVI-Cagliari 1612). Si stabil` a Cagliari
` con notevole sucnel 1568 e vi opero
` prestigio e consideracesso. Acquisto
zione, facendosi sempre pagare profumatamente. Nel 1611 fu arbitro di una
controversia tra Perez e Castagnola.

Bonorchis Antico villaggio di origine


medioevale che faceva parte del giudicato di Arborea, compreso nella curatoria del Barigadu. Dopo la caduta del
` a far parte
giudicato dArborea entro
del Regnum Sardiniae, ma la sua popolazione tenne un atteggiamento ostile
nei confronti dei vincitori fino a che
` a Leonardo Cubello.
nel 1412 B. passo
Ormai la popolazione era molto diminuita; fu abbandonato definitivamente
` del secolo.
nella prima meta

Bonorva Comune della provincia di


` monSassari, sede della V Comunita
tana, con 3976 abitanti (al 2004), posto a
508 m sul livello del mare, nel pendio
che separa laltipiano di Campeda dalle
colline del Logudoro. Regione storica:
Costavall. Archidiocesi di Sassari.
& TERRITORIO Il territorio comunale,
che si estende per 149,55 km2, ha forma
allungata da oriente a occidente e confina a nord con Giave, Torralba, Mores e
` , a est con Bono e
Nughedu San Nicolo
Illorai, a sud con Bolotana e Macomer, a
ovest con Semestene e Cossoine: unampia fascia di territorio che ha al meri` elevate (che non
dione le sue parti piu
` adatte allallevasuperano i 600 m), piu
mento del bestiame, mentre a settentrione si stende una regione di colline,
con al centro la piana di Santa Lucia,

che si prestano anche per lagricoltu` , come in tutta


ra.La natura del suolo e
questa regione, misto di terreni calcarei e di rocce di origine vulcanica (a
` legata la sorgente di acque miqueste e
nerali, sfruttata appunto nella piana di
Santa Lucia di cui porta il nome). B. si
trova a brevissima distanza dalla superstrada Cagliari-Sassari, alla quale si
collega con una breve traversa che continua poi verso linterno, stabilendo il
collegamento con Giave, Torralba e i
` anche uno dei
paesi del Goceano. B. e
pochissimi paesi del nord Sardegna ad
avere al suo interno una stazione della
linea ferroviaria Cagliari-Chilivani.

Bonorva SantAndrea Priu. Le tombe della


`
grande necropoli furono riutilizzate in eta
protocristiana.

STORIA Il villaggio ha origini antiche, in epoca romana labitato sorgeva


` della strada consolare; in
in prossimita
epoca del tardo Impero e altomedioevale la necropoli di domus de janas di
SantAndrea Priu venne riutilizzata
come luogo di culto cristiano, e infatti
nella tomba detta del Capo sono stati
trovati affreschi di carattere religioso.
Lattuale centro abitato faceva parte nel
Medioevo del giudicato di Torres ed era
compreso nella curatoria del Costavall i
cui territori da tempo immemorabile
appartenevano alla famiglia Malaspina. Dopo lestinzione della famiglia
giudicale essi lo compresero nello stato
feudale che formarono unificando tutti
&

11

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 17

Bonorva
i loro possedimenti in Sardegna. I Malaspina li amministravano congiuntamente servendosi come punti di riferimento di Bosa e del castello di Osilo, e
avevano un buon rapporto con i vassalli
` continuarono a conserle cui comunita
`
vare le loro magistrature. Nel 1308 pero
Franceschino e Corrado Malaspina di
Villafranca cedettero in pegno ai giudici dArborea il Costavall e cos` B. si
` inserito in una nuova realta
` . In setrovo
guito essi, dopo essersi dichiarati vassalli del re dAragona per i territori che
possedevano in Sardegna, tentarono
inutilmente di riavere il territorio, che
ovviamente il giudice dArborea non
aveva nessuna intenzione di rendere.
Quando nel 1325 essi si schierarono
con i Doria che si erano ribellati, le
loro speranze di recuperare B. e il Costavall tramontarono definitivamente e
nel 1328 il re ne invest` il giudice dArborea suo alleato. Cos` B. e il Costavall
entrarono a far parte del giudicato dArborea; scoppiata la guerra tra Arborea e
Aragona, il villaggio soffr` notevoli
` di investirne
danni e nel 1378 il re tento
il traditore Valore de Ligia, ma senza
le popolazioni contisuccesso perche
nuarono a rimanere legate al giudicato
dArborea. Dopo la battaglia di Sanluri
` nelle mani del viil territorio passo
sconte di Narbona che lo tenne fino al
` formalmente a
1420, anno in cui entro
far parte del Regnum Sardiniae. Il vil` nel 1421 fu compreso nel
laggio pero
grande feudo concesso a Bernardo Centelles; nella prima fase del regime feu` a mantenere alcuni
dale B. continuo
privilegi tra cui quello di eleggere il
majore nellassemblea dei capifamiglia; nel 1439 i Centelles lo inclusero
nella parte dei territori che furono ceduti a Salvatore Cubello, loro cognato,
come indennizzo per la mancata corresponsione della dote della moglie. Questultimo, una volta divenuto marchese

di Oristano, nel 1463 lo incluse nel mar` noto il grande feudo fu


chesato. Come e
confiscato al ribelle Leonardo Alagon
nel 1477, e B., insieme al vicino e decadente villaggio di Rebeccu, fu concesso
nel 1480 a Enrico Henriquez che un` i
due villaggi al suo feudo del Meilogu:
aveva allora una popolazione di circa
480 abitanti.

Bonorva Una necropoli preistorica a domus


de janas e` scavata nelle pareti calcaree fra cui
scorre il rio Mulino.

Nel 1506 gli eredi dellHenriquez vendettero il feudo ad Alfonso Carrillo che
lo un` a quanto possedeva nel Meilogu. I
suoi discendenti introdussero nel corso
del secolo XVI alcuni nuovi tributi che
` pesante la condizione dei
resero piu
` , per far fronte al
vassalli; nel 1578, pero
pagamento dei loro debiti nei confronti
del fisco, staccarono nuovamente B. e il
Costavall dal Meilogu e vendettero il
`. I nuovi feuterritorio a Gerolamo Leda
datari abolirono i privilegi di cui go` controllando direttadeva la comunita
mente lindividuazione del majore e aumentarono ulteriormente il carico fiscale. Nel 1630 ottennero il titolo di
conti di B. e avviarono la trasformazione del paese in un piccolo capo` nel 1658. La sucluogo: si estinsero pero
cessione nel feudo fu disputata tra due
cugine dellultimo conte, Giovanna
Manca moglie di Giovanni Battista Tola
e Maria Manca moglie di Salvatore Ay-

12

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 18

Bonorva
merich. Dopo lungo contendere il vil` ai Tola che ne fecero la
laggio passo
sede di governo anche del feudo di Pozzomaggiore da loro posseduto; cos`
` del secolo XVII a B.
nella seconda meta
ebbe sede anche il tribunale baronale e
la sua importanza crebbe unitamente
` a conalla sua popolazione che arrivo
` di 1500 abitanti entro la fine del
tare piu
secolo. A B. finirono per risiedere anche tutti gli altri funzionari baronali e
molti membri di famiglie di nobili rurali proprietarie di grandi estensioni
di terra e di numerose greggi; spesso
` nel corso del secolo la tranquillita
`
pero
` fu turbata dalle liti per
della comunita
il controllo dei pascoli, alcune delle
quali sfociavano in terribili vendette
che costavano la morte di molte persone e luccisione di centinaia di capi.
Estinti i Tola nel 1701, il feudo fu ereditato dagli Amat del ramo di Villarios. Il
` con i nuovi
rapporto della comunita
` pacifico: la popofeudatari non fu pero
`
lazione nel corso del secolo XVIII tento
ripetutamente di non pagare i tributi
` nei neocostituiti Consifeudali e trovo
glio comunitativo e Monte granatico gli
strumenti per condizionare in modo
crescente il potere del feudatario.
Cos`, quando nel 1795 scoppiarono i
moti antifeudali, anche gli abitanti di
B. insorsero distruggendo alcuni edifici
dellamministrazione baronale. Il villaggio nel 1821 fu incluso nella provincia di Alghero come capoluogo di mandamento. Per questo periodo abbiamo
la puntuale testimonianza di Vittorio
Angius: Estendesi labitato da levante
a ponente passi 500, con una larghezza
di 250. Nella parte superiore le strade
sono piuttosto regolari e larghe. La si` alle falde del suddetto
tuazione e
monte, che lo protegge dai venti au` distante dalla strada
strali e siroccali. E
centrale due quarti di miglio. Non si sa
la linea della medesima
capire perche

non siasi tirata su per lo paese in retta a


Torralba, col risparmio dun lavoro di
forse due miglia. Nessunarte, di quelle
che vi si esercitano, si potrebbe dir fiorente. Non pertanto devonsi i bonorvesi
` e industria. La
lodare di molta attivita
maggior parte sono applicati allagricoltura, ed alla pastorizia; i rimanenti
lavorano in qualche mestiere, e tra gli
` numerosi i ferrari, che
altri sono piu
portano in vendita le loro opere ad altri
paesi, e le espongono in tutte le fiere. Le
donne tessono tele e panni foresi [or` le piu
` belle
bace] di molta durata: pero
manifatture di tal genere sono le coperte da letto, ed i tappeti variamente
figurati. Dal censimento parrocchiale
(anno 1833) si conosce constare la popolazione di anime 5100, distribuite in
1225 famiglie. Lordinario numero dei
` di circa 25, le nascite giunmatrimoni e
gono a 160, le morti a 100, la vita si suol
` non sono rari
prolungare ai 65, pero
quelli che valicano il novantesimo. Le
` frequenti malattie sono la pleuripiu
tide, i dolori reumatici, e le terzane, le
` di benignisquali monstransi nei piu
` attiguo
simo carattere. Il cimitero e
` pero
` sono sealla parrocchiale; i piu
polti nelle casse sotto il pavimento
della chiesa. Laria sentesi spesse volte
infetta. Si suol seminare di grano starelli 6125, dorzo 2044, di granone 350,
di fave 1750, assai meno di veccia, di pi` se
selli, e fagiuoli bianchi, di ceci pero
ne sparge starelli 525. Non si gustano
ancora le patate. Il bestiame apparte` calnente a proprietari bonorvesi puo
colarsi in 37 mila capi, da classificarsi e
dividersi in circa 4000 cavalle rudi, in
250 cavalli e cavalle domite, in 2000
buoi daratro, in 2500 vacche rudi, in
100 vacche mannalite, o domestiche,
in 24 000 pecore, in 2350 capre, in 300
giumenti, in 3500 porci. Non si hanno
` la copia del selcapanne fisse. Molta e
vaggiume, cinghiali, daini, lepri. Varie

13

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 19

Bonorva
e numerose le specie de volatili, principalmente pernici, colombi, tordi, beccacce, piche, falchetti, avvoltoi, anitre
` cana
ecc. Sono nel campo presso la la
` di
(confine) delle acque stagnanti, pero
poca considerazione, dove oltre la suddetta sono altre specie di acquatici. Alcuni vivono della caccia come mestiere.
` molti cani, e vha taluno
Nutrono percio
` di dodici.
che ne guida e governa piu
`, e
Sono questi animali di molta abilita
possono ancora attaccare e fermare tori
indomiti, e cavalli eziandio, addentandoli nelle narici. In gran numero sono le
sorgenti di questo territorio, molte abbondantissime, la maggior parte perenni, e alcune mancanti. Vi sono acque
termali, e come pare anco minerali, le
quali trovansi nel campo scoppianti da
` parti in molta vicinanza le une dalle
piu
altre. Sono assai disgustose a beversi, e
di varia temperatura dal freddo a un
gran calore. Dicesi siano state analizzate in Cagliari, ma non si sa di certo il
risultamento. I paesani le denominano
sa funtana sansa. Dopo il riscatto dei
` a essere incluso nella
feudi B. continuo
provincia di Alghero fino allabolizione
delle province. Cos` nel 1848 fu compreso nella divisione amministrativa
di Sassari e dal 1859 nella provincia di
` a
Sassari. La sua economia continuo
prosperare e nel corso del secolo alle
` se ne aggiunsero altradizionali attivita
cune altre dal carattere marcatamente
imprenditoriale; nel 1875 il villaggio di
Rebeccu le fu aggregato come frazione.
`
Alla fine dellOttocento il paese supero
` la crisi economica
con molta facilita
che aveva investito la Sardegna e la sua
` a crescere arripopolazione continuo
vando nel 1951 ai 7500 abitanti. In se` anche B. soffr` del fenomeno
guito pero
` dei
dellemigrazione e quasi la meta
` il villaggio alla risuoi abitanti lascio
` sicure.
cerca di condizioni di vita piu
& ECONOMIA La sua economia e
` basata

sullagricoltura, in particolare la produzione di cereali e la viticoltura; vi


sono sviluppati anche lallevamento
dei bovini e la pastorizia ovina e caprina, rinomata la produzione dei formaggi della Latteria Sociale Cooperativa. Vi operano anche uno stabilimento
per la produzione delle acque minerali,
altri piccoli impianti manifatturieri e
` commerciale; un
una discreta attivita
agriturismo e un ristorante. Artigianato. Antica nel paese la tradizione dellartigianato del ferro: un tempo le
creazioni dei ferraioli bonorvesi erano
conosciute in tutto il territorio circo` di grande prestigio
stante; altra attivita
era la tessitura in particolare delle coperte e dei magnifici tappeti. Servizi. Il
` collegato mediante autolipaese, che e
nee agli altri centri della provincia e
alla rete ferroviaria regionale, dista da
Sassari 78 km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dellobbligo, scuola secondaria superiore, Biblioteca comunale e sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 4187 unita
di cui stranieri 1; maschi 2064; femmine
2123; famiglie 1602. La tendenza complessiva rivelava una netta diminuzione della popolazione, con morti per
anno 56 e nati 32; cancellati dallanagrafe 75; nuovi iscritti 29. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 46 in
miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 13 843 in migliaia di lire; versamenti ICI 2222; aziende agricole 318;
imprese commerciali 249; esercizi pubblici 31; esercizi allingrosso 1; esercizi
al dettaglio 81; ambulanti 9. Tra gli indicatori sociali: occupati 1310; disoccupati 145; inoccupati 332; laureati 78; diplomati 500; con licenza media 1260;
con licenza elementare 1420; analfabeti
211; automezzi circolanti 1628; abbonamenti TV 1313.

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 20

Bonorva

Bonorva La necropoli preistorica di


SantAndrea Priu: venti domus de janas,
` importante e` detta tomba del Capo.
la piu
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
territorio fu popolato continuativamente fin dalla preistoria, come dimostrano il recinto megalitico di Funtana
Sansa, le numerose domus de janas
(SantAndrea Priu, Santu Larentu, Zuffinu), la fonte sacra di Lumarzu, i numerosissimi nuraghi (Arvos, Arzolas, Bachis Lai, Badde Arghentu, Boltolu, Cagai, Coa Nuraghe, Contra Austinu,
Cuiaru, Erettu, Faraone, Frailes, Frusciosu, Funtana e Chercu, Giudeo, Ispinalva, Iuanne Oghene, Lezzeri, Mandra
Sa Giua, Marchiddu, Monte Ariadu,
Monte Caloia, Monte Cheia, Monte
Donna, Monte Giove, Monte Longu,
Mura e Piscamu, Mura Russu, Muru
, Oes,
Pizzinnu, Muschesus, Nurape
Oro, Pazza, Pedra Peana, Pischinalba,
Presone, Puttu de Inzas, SAbbasantera, Sa Costa e Sa Baiane, SEna e Leperes, Sa Sea, Sambinzu, SantElena,
Sidaro, Silichinus, Spadalzu, Suelgiu
Giobados, Su Fraile, Sulzu, Su Respisu,
Tanca e Su Monte, Tinnura, Tintinnos,
Traba Aiana, Tres Nuraghes), i recinti
megalitici (Alvanzales e Fonte Sanna) e
i numerosi reperti romani. Significa` il
tivo dal punto di vista archeologico e
complesso di San Simeone: situato sul
pianoro di Su Monte, a 650 m sul livello
del mare, comprende diversi monu-

`
menti che documentano la continuita
` nudellinsediamento umano dalleta
ragica al Medioevo. Vi si trovano infatti
un complesso di otto recinti (muras), i
` noti dei quali sono Baddadolzu, SIpiu
ligheddu, Mura Cariasa Tilipera e
Aeddo. Essi sono costituiti da poderose
muraglie, alte mediamente 2 m e spesse
2,5, hanno un circuito a forma tondeggiante o trapezoidale cui si accede da
un ingresso strombato di sezione rettangolare. I recinti sono poco distanti
tra loro e strategicamente collegati;
sono ormai attribuiti allEneolitico
(2300-2100 a.C.) e non al periodo nuragico. Essi sono dominati dai ruderi del
nuraghe polilobato di Su Monte. Secondo una tradizione non documentata
i recinti sarebbero stati teatro dellultimo episodio della resistenza dei Sardi
ai Cartaginesi. Poco distante, ai bordi
del pianoro, sorge la fortezza punica di
San Simeone, costruita nel secolo Va.C.
con funzioni di difesa dalle incursioni
delle popolazioni vicine; la fortezza fu
utilizzata anche in epoca romana. Ne
restano solo due torri e pochi resti di
muraglie e di altri locali. Accanto alle
muras sono infine i resti del villaggio
medioevale di Sanctus Simeon (=) e
della chiesa dedicata al santo che probabilmente ne fu la parrocchiale. Ledi` parzialficio aveva una sola navata ed e
mente in rovina. Spettacolare e bellis` poi il complesso di SantAndrea
simo e
Priu, costituito da circa 20 domus de janas prenuragiche e attribuibili al periodo neo-eneolitico tra il 3000 e il 1800
a.C., e situato nella piana non distante
dalla chiesa di Santa Lucia. Si tratta di
ambienti scavati nella roccia; ciascun
` ambienti collegati
ipogeo consta di piu
tra loro secondo schemi differenti. Tra
` quella denominata
` belle domus e
le piu
tomba del Capo, costituita da ben 18
ambienti tra cui un atrio semicircolare
e due vani con pilastri, tutti collegati tra

15

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 21

Bonorva
` decorato con dipinti e
loro. Lipogeo e
graffiti e fu utilizzato continuativamente per millenni. Lo stesso com` paleocristiana fu utilizzato
plesso in eta
come chiesa rupestre e decorato con affreschi le cui tracce si notano ancora. In
seguito il complesso sarebbe stato abitato da monaci benedettini che entro il
secolo X avrebbero scavato unabside
dando alla chiesa un carattere organico. Lantico ipogeo trasformato in
complesso monastico rupestre (Su cunventu) sarebbe stato utilizzato fino al secolo XIII.

Bonorva La grande roccia detta il toro:


gli archeologi discutono ancora se sia una
formazione naturale o opera delluomo.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro storico del villaggio conserva ancora lassetto tradizionale con
le antiche strade sulle quali si affacciano le case in pietra del tipo a palattu,
alcune delle quali di grande eleganza.
` la chiesa
Centro di questo complesso e
di Santa Maria Maggiore, parrocchiale
costruita da artigiani locali a partire
dal 1582 in forme miste che si richiamano al gotico e allo stile classico; ledificio fu completato nellarco di un tren` di Jacopo Pastennio grazie alla volonta
samar che allora era parroco e fu consacrato nel 1614. Ha una sola navata a
campate scandite da archi a sesto acuto
sorretti da alti pilastri; sulla navata si
aprono le cappelle laterali e labside

quadrata con ricca volta a crociera.


` riccamente ornato da forLinterno e
melle intagliate disposte a scacchiera;
` semplice ed elegante. A
la facciata e
breve distanza dalla chiesa sorge il
campanile in stile gotico e sulla stessa
piazzetta si affaccia un pretenzioso palazzotto che conserva alcuni elementi
goticheggianti. Il paese conserva anche
la chiesa di San Giovanni, costruita nel
secolo XVII addossata a una chiesetta
` antica che venne trasformata in sapiu
crestia. Ha linterno a una navata e custodisce un altare e il pulpito lignei del
secolo XVII, riccamente intagliati. Il
complesso della chiesa e convento di
SantAntonio, costruito nel secolo XVII
` di discreta suggestione; accanto nele
` stato ospiledificio dellex carcere e
tato il Museo civico archeologico che
contiene in unico percorso la documentazione archeologica della evoluzione
del territorio con reperti provenienti
` importanti; di particolare
dai siti piu
rilievo la collezione di miliari romani
rinvenuti nel vasto territorio. Altra in` quella di Santa Luteressante chiesa e
cia: situata a breve distanza dalla necropoli di SantAndrea Priu, fu costruita nel secolo XIII in forme romaniche e successivamente modificata con
lavori che ne hanno alterato la struttura. Ha limpianto a una sola navata.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Nulla
dellantico patrimonio di credenze e di
` rimasto se non nella memoria dei
usi e
` anziani della comunita
`.
membri piu
Fino agli inizi del Novecento era diffusa la pratica dellattitidu per i defunti
e lusanza di percuotersi per esprimere
il proprio dolore che spesso costringeva
le vedove a starsene per diversi giorni a
letto per smaltire le conseguenze di
questo comportamento; gli uomini invece spesso mantenevano la camicia
che indossavano nel giorno del decesso

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 22

Bonorzuli
del familiare fino a quando la stessa
non cadeva lacera.

vino e guarnito con perline dorate, la


giacca (su corittu) a bolero di velluto ricamato a fiori e guarnito di perline; sopra la gonna il grembiule (sa falditta) di
seta color crema ricamato a fiori; sul
capo il fazzoletto (su muncaloru) dello
stesso tessuto del grembiule. Labbigliamento maschile comprende la camicia
plissettata, guarnita da un ricco pizzo, e
i calzoni di tela grezza. Sopra la camicia
si indossa la giacca (sa zamarra) di
panno rosso rifinita di velluto nero o
blu, a doppio petto e chiusa da due file
di bottoni doro; sopra i calzoni il gonnellino (sas ragas) di orbace nero orlato
di panno rosso e le ghette dello stesso
tessuto, anchesse orlate di rosso. Sul
capo sa berretta di dimensioni minori
del solito, tanto che i bonorvesi sono
chiamati scherzosamente berritticultzos, dalla berretta corta.

Bonorva, contea di Feudo costituito


nel 1623 per la famiglia Tola. Oltre Bonorva, che ne divenne il capoluogo, il
feudo comprendeva i villaggi di Semestene e di Rebeccu. Allestinzione dei
Tola il feudo fu ereditato dagli Amat
del ramo di Villarios e alla loro estin` alla famiglia Patrizi.
zione passo

Bonorva La facciata della parrocchiale


` di Maria (1606) da
` vita
dedicata alla Nativita
a uno stile provinciale mescolando
romanico e gotico aragonese.

Bonorzuli Antico villaggio che sorgeva


Altre superstizioni e magie governavano nascite, matrimoni e altri momenti significativi della vita. Vi era poi
la credenza che alcune vecchiette si potessero spostare nella notte guidate dai
morti. Se questo mondo dominato dalla
` scommagia e dalla superstizione e
` conserva invece
parso, la comunita
luso del costume nelle occasioni festive. Labbigliamento femminile comprende una camicia di tela bianca dalla
pettina ricamata e rifinita col pizzo e la
gonna plissettata, di panno rosso arricchito da una balza di broccato di seta.
Sopra la camicia si indossano il busto
(simbustu) di broccato e seta bianca
con fiori di seta, bordato di velluto rosso

nelle campagne di Mogoro. Di origini


` svilupprobabilmente romane ando
` di Neapolis si
pandosi dopo che la citta
` a causa delle incursioni saraspopolo
cene; nel Medioevo era compreso nel
giudicato dArborea e dava il nome allomonima curatoria, della quale a partire dal secolo XI fu il capoluogo. Dopo
la caduta del giudicato dArborea nel
` a far parte del Regnum Sar1410 entro
diniae; con tutta la curatoria era conteso dai marchesi dOristano e dai Car`, non fidandosi
roz dArborea; il re, pero
` a farlo
di Leonardo Cubello continuo
amministrare da funzionari reali.
` a far parte dei
Prima del 1430 B. entro
territori che furono donati a Eleonora

17

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 23

Bonorzuli
` sposa a BerenManrique quando ando
gario Bertran Carroz. Cos` il villaggio fu
compreso nella contea di Quirra. I
nuovi feudatari lo trascurarono e B. co` a spopolarsi. Le cose non cammincio
biarono quando nel 1511, con la morte
della contessa Violante II, i Bertran
Carroz si estinsero e Quirra fu ereditata
dai Centelles. Oltre al disinteresse dei
nuovi feudatari, B. per tutta la prima
parte del secolo XVI e in particolare
nel 1527 fu devastato a causa delle frequenti incursioni di corsari barbareschi che tormentarono la regione. Il villaggio decadde e i suoi abitanti cominciarono a trasferirsi a Mogoro. Entro il
` completamente.
1584 si spopolo

` in pensione.
fino al 1947, quando ando
` di problemi archeologici e
Si interesso
filologici. Tra i suoi scritti: Notizie filologiche su i fenici in Sardegna, 1909; Battaglia di Imera, 1909; Briciole. Saggi critici, 1909; Per la consacrazione di mons.
Emanuele Virgilio a vescovo dOgliastra,
1910; Sotto il cielo dOriente. Viaggio in
Terra santa, 1934; Nellisola dei nuraghi,
1942; Nel vortice delluragano a Cagliari
durante e dopo i bombardamenti aerei
1940-45, 1946; Un grande vescovo di
Ogliastra mons. Virgilio, 1948; Foglie
dautunno, 1948; Titolo commemorativo
di Tharros, Studi sardi, XII-XIII,
1955; Grazia Deledda nella sua opera,
Leco del regionale, XI, 7-8, 1959.

Bonorzuli, curatoria di Antica curato-

Bonu, Raimondo Storico (Ortueri 1890-

ria del giudicato dArborea. Cuore della


disciolta diocesi di Terralba, si stendeva a sud del Campidano di Simaxis:
confinava col mare, il Parte Montis e il
Colostrai. Aveva una superficie di 279
km2 e comprendeva i villaggi di Arcidano, Bonorcili che ne era il capoluogo,
Terralba, posta sulle rive dello stagno di
Sassu e sede del vescovo, Uras e Zuradili. Territorio fertile e ben coltivato,
sub` i danni della guerra tra Arborea e
Aragona e successivamente delle frequenti incursioni dei corsari nordafri` spopolandosi e, come scrive
cani. Ando
il Fara nella sua Corographia, rimase
abbattuto al suolo, e ricoperto di erbe,
rovi e cespugli.

Oristano 1981). Fratello del precedente,


` i suoi studi a Cagliari dove fu
completo
ordinato sacerdote nel 1916. Nel 1917 si
` in Teologia e negli anni seguenti
laureo
fu parroco in alcuni paesi del Mandrolisai e della Barbagia; nel 1933 fu nominato parroco di Gadoni, dove rimase
fino al 1947, anno i cui si stabil` a Oristano per insegnare in Seminario. Ricoperse numerosi incarichi diocesani e fu
`
nominato canonico arborense. Dedico
buona parte del suo tempo ad accurate
ed erudite ricerche sui paesi della diocesi e sugli scrittori sardi, ricevendo
importanti riconoscimenti in Italia e allestero; nel 1970 ottenne la medaglia
doro dellAccademia delle Scienze di
Roma. I suoi articoli e i suoi saggi sono
numerosissimi (una delle bibliografie
` recenti ne ha ricordati 123).
sarde piu
` notevoli e
` la lunga
Una delle fatiche piu
serie di articoli dedicati a singoli paesi
della Sardegna, gran parte dei quali distesi in un arco temporale che va dal
1936 (un primo opuscolo su Tonara) al
1975, sotto il titolo Notizie di dati storici
sulla parrocchia di ciascun centro, pubblicati di volta in volta sui quotidiani o
sui periodici con cui collaborava. Cos`

Bonu, Antonio Sacerdote, scrittore (Ortueri 1876-ivi 1968). Fu allievo di Ettore


Pais; nel 1902 si fece sacerdote e nel
` in Lettere. Nello stesso
1907 si laureo
anno ottenne il magistero di Filologia
classica, e nel 1908 quello di Storia e
` a insegnare a Procida,
geografia. Inizio
continuando fino al 1914, poi si trasfer`
ad Arpino e successivamente in altre
, nel 1918, giunse a Cagliari
sedi finche
per insegnare presso il Liceo Dettori.
Fu un prestigioso insegnante del Liceo

18

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 24

Bonuighinu
su Arborea di Oristano sono uscite le
Notizie su: Abbasanta, 1952; Allai,
1952; Ardauli, 1952; Aritzo, 1952 e 1953;
Assolo, 1953; Asuni, 1953; Atzara, 1953;
Austis, 1953; Arborea, 1953; Baratili,
1953; Barumini, 1953 e 1954; Bauladu,
1954; Belv`, 1954; Bidon`, 1954 e 1955; Bonarcado, 1955; Busachi, 1955; Cabras,
1955 e 1956; Desulo, 1956; Donigala Fenughedu, 1956; Fordongianus, 1956; Gadoni, 1957; Genoni, 1957; Gesturi, 1957;
` contiGhilarza, 1957 e 1958. La serie e
nuata a partire dal 1963 in Vita nostra: Massama, 1963; Tiana, 1964; Seneghe, 1967; Bonarcado, 1967; Zerfaliu,
1968. Numerosi altri articoli sono dedicati a biografie di personaggi della storia sarda: Alberto della Marmora, 1953;
Mons. Damiano Filia, 1956; Francesco
Antonio Brocu da Gadoni, 1957; Antonio
Casula Muntanaru, 1957; Piero Cao,
1959; Salvatorangelo De Castro, 1960;
LArcivescovo Raimondo Antonio Tore,
1960; Lo scultore Giuseppe Zanda da Desulo, 1960; Il prof. Antioco Polla da Gadoni, 1960; Lorenzo Mossa, 1960; Monsignor Giuseppe Figurelli, 1960; Michelina
Puligheddu, 1960; Eleonora dArborea,
1961; SantEfisio, 1961; Un letterato
sardo: Salvatore Cambosu, 1962; Il prof.
Salvatore Baldino, 1964; Mons. Giovanni
Melis Fois, vescovo di Tempio, 1964; Domenico Lovisato, 1966; Il poeta Salvator
Ruju, 1966; Ricordo centenario di Giuseppe Manno, 1968; Ricordo di Antonio
Bonu, 1969; Ricordo di due eroi popolari:
Raimondo Scintu, Pietro Are, 1969; Giuseppe Cogoni arcivescovo, 1970; Vincenzo
Sulis, 1972; Mons. Giuseppe Littarru,
` impor1972. Ma le sue due opere piu
tanti sono Scrittori sardi nati nel XIX secolo con notizie storiche e letterarie dellepoca, 1961, e Scrittori sardi nati nel
XVIII secolo, notizie storiche e letterarie
dellepoca, 1972. Ricchi di informazioni
` convincente
e date, sono il ritratto piu
dun grande erudito di provincia, che fu

anche buon sacerdote e parroco molto


amato.

Bonuighinu Antico villaggio del giudicato di Torres, compreso nella curato` nel seria del Cabudabbas. Si sviluppo
colo XI attorno al castello di Bonveh`
pochi chilometri a nord dellattuale
abitato di Mara. Estinta la dinastia giudicale, B., unitamente al castello, cadde
in mano ai Doria, che lo inclusero nella
curatoria del Monteleone e nel piccolo
stato che avevano formato nella parte
nord-occidentale del disciolto giudicato. Per la posizione strategica il suo
possesso era ambito anche dai giudici
dArborea, ma i Doria seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti
del villaggio, che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia e vissero un
periodo di pace fino alla conquista aragonese. Quando i Doria, nel 1323, si dichiararono vassalli del re dAragona, il
villaggio e il castello entrarono a far
parte del Regnum Sardiniae. Nel 1325
essi si ribellarono, e cos` il villaggio e il
castello divennero teatro della loro resistenza agli Aragonesi, che avrebbero
voluto distruggere il castello. Dal canto
loro gli Arborea, che non avevano dimenticato le antiche rivendicazioni e
in quel momento erano alleati degli
Aragonesi, tentarono di conquistarli.
` continuo
` a rimanere in possesso
B. pero
dei Doria, ma per le continue tensioni
` a decadere.
cui era sottoposto comincio
Scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, le truppe giudicali
lo investirono nuovamente e, nonostante la disperata resistenza di Brancaleone Doria, nel 1364 fu occupato
dalle truppe del giudice dArborea.
Dopo il matrimonio di Eleonora dArborea con Brancaleone il castello e il villaggio tornarono in possesso dei Doria.
Anche dopo la caduta del giudicato
` a rimanere in
dArborea B. continuo
` Doria, ma quando
possesso di Nicolo

19

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 25

Bonuighinu
nel 1436 egli fu cacciato dal castello di
Monteleone il villaggio e il vicino castello furono conquistati e distrutti.

Bonuighinu Vicino ai ruderi del castello


svetta la facciata settecentesca della chiesa
di Nostra Signora.

Bonuighinu, cultura di Cultura fiorita


nel Neolitico medio (4000-3400 a.C.). Ci
` stata restituita inizialmente dagli
e
scavi di Sa Ucca e su Tintirriolu vicino
a Mara, in provincia di Sassari. In seguito furono scoperti altri siti in tutta
la Sardegna che dimostrano un livello
di civilizzazione molto evoluto, legato
probabilmente ad analoga situazione
` in
che nello stesso periodo si sviluppo
Corsica, come dimostrano i resti ossei
ritrovati, che ci permettono di affermare che si trattava di dolicocefali di
tipo europeo mediterraneo occidentale, robusti e di media statura. Inizialmente vissero in caverne e successivamente in villaggi, come dimostrano le
tracce di villaggi di capanne come
quelli di Conca Illonis e Cuccuru SArriu sulle sponde dello stagno di Cabras.
Gli scavi hanno dimostrato che gli uomini della c. di B. erano in grado di produrre utensili e suppellettili di vario genere, come manufatti di ossidiana che
venivano esportati e di ceramiche dalle
superfici ben levigate e lucide di color
cuoio o nerogrigiastro, spesso impreziosite da decorazioni impresse o in-

cise. Questa ceramica aveva una notevole ricchezza di forme a seconda degli
` di contadini ne
usi che questa societa
faceva. Il ritrovamento delle macine di
arenaria accanto alle capanne dimostra che lagricoltura aveva raggiunto
un discreto livello. Lassenza di opere
di difesa induce a pensare che la vita vi
si svolgesse tranquilla e pacifica al riparo da pericoli provenienti da popolazioni straniere. Informazioni sulla reli` della c. di B. e
` possibile averne
giosita
dal ritrovamento delle statuette della
Dea Madre, legate probabilmente al
` ; la scoperta delle seculto della fertilita
polture, alcune delle quali in grotticelle
scavate, primo esempio di domus de janas, consentono di comprendere anche
i caratteri del culto dei morti praticato
da queste popolazioni. Ma il pacifico e
statico mondo di B. alla fine del IV mil` in crisi e scomparve, tralennio entro
` evovolto dalla comparsa di altre e piu
lute culture.

Bonuighinu, santuario Antico luogo sacro che sorge non distante dalle rovine
` dedicato
del castello di Bonveh` ed e
alla Madonna Addolorata. Ledificio fu
completamente ristrutturato nel 1797
unitamente alle prospicienti cumbess`as e a due palazzotti che ospitavano i
pellegrini durante la festa annuale. La
chiesa, il cui caratteristico prospetto fa
pensare a forme di architettura pie` preceduta da una piazzetta
montese, e
bastionata a cui si accede da due sceno`
grafiche rampe di scale. Attualmente e
in completo abbandono.

Bonveh`, baronia di Feudo situato nel


Monteleone: comprendeva i villaggi di
Padria e Mara con i resti dellomonimo
castello. Fu costituito nel 1436, dopo la
caduta del castello di Monteleone, a favore di Pietro De Ferraria, che negli
anni seguenti vi incluse amche i territori appartenuti ai villaggi distrutti di
Curus, Nuni, Calamatara e Terriula.

20

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 26

Borghero
Estinti i De Ferraria nel 1606, il feudo fu
ereditato dai Cervellon, che, a loro
volta, si estinsero nel 1718, lasciando la
baronia di Bonveh` ai Manca Guiso, che
continuarono a possederla fino al 1788,
quando si estinsero con un Raffaele. Il
fisco allora, considerando il feudo devoluto, se ne impadron` nonostante
lopposizione della sorella del defunto,
Maria Maddalena, che era sposata
` cos` al ramo
Amat. La baronia passo
Amat di San Filippo, al quale fu riscattata con sentenza del 26 luglio 1839.

Bonveh`, castello di Castello situato


nel Monteleone, poco distante dalla abbazia di Bonuighinu su un colle calcareo lungo la strada tra Mara e Padria. Fu
fatto costruire dai Doria nel corso del
secolo XIII e divenne uno dei capisaldi
della loro resistenza agli Aragonesi nel
` del secolo XIV.
corso della prima meta
Dopo la caduta di Alghero il castello
` in mano a Mariano IV, che non
passo
volle restituirlo al re dAragona e lo uti` come base strategica per le sue imlizzo
prese nei territori del giudicato di Torres. Dopo il matrimonio di Brancaleone
` ai Doria e,
con Eleonora il castello torno
dopo la caduta del giudicato dArborea,
` Doria, figlio
fu uno dei rifugi di Nicolo
naturale di Brancaleone. Prima del
1436 fu assalito dalle truppe sardo-catalane e distrutto. Attualmente rimangono pochi resti e una torre cilindrica
in parte rovinata.

Borconani Antico villaggio che faceva


parte del giudicato di Torres, compreso
nella curatoria di Cabudabbas. Probabilmente era situato nelle vicinanze di
Giave. Di origini medioevali, nel secolo
` centro
XII comparve come domus, cioe
di produzione agricola. Nel corso dello
` divenendo una
stesso secolo si sviluppo
villa e venne in possesso dei Doria in
seguito a uno dei matrimoni che alcuni
dei suoi membri contrassero con principesse della famiglia giudicale di Tor-

res. Dopo lestinzione dei giudici di Torres, essi inclusero il villaggio nello stato
feudale che avevano formato; instaurarono un buon rapporto con gli abitanti
di B., che mantennero i loro privilegi e
la loro autonomia e vissero un periodo
di pace fino alla conquista aragonese.
Quando i Doria, nel 1323, si dichiararono vassalli del re dAragona, il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro
niae. Nel 1325 essi si ribellarono e il villaggio divenne teatro della guerra; nel
1330 fu occupato dalle truppe aragonesi
guidate da Raimondo Cardona e devastato. In seguito sub` gravi danni durante la ribellione del 1347 e per la pe`.
ste del 1348 e si spopolo

Bordach, Arnaldo Religioso (Catalo` sec. XIV-Sassari, prima


gna, prima meta
del 1360). Arcivescovo di Torres dal 1355
al 1360 ca. Apparteneva allordine dei
Cistercensi e professava nel monastero
delle Sante Croci, presso Barcellona,
quando fu nominato arcivescovo di Tor`
res da Innocenzo VI nel 1355. Governo
la diocesi nei difficili anni che precedettero la seconda guerra tra Aragona
e Arborea. Mor` presumibilmente a Sassari prima del marzo 1360. [MASSIMILIANO
VIDILI]

Borgatta, Gino Economista (Donnaz


1888-Valmadonna 1949). Dopo la laurea
` per alcuni anni negli istituti suinsegno
periori. Nel 1916 divenne professore di
`
Economia politica presso lUniversita
di Sassari. Qui fu amico del magistrato
` una introGio Maria Lei-Spano, e detto
duzione a La Sardegna economica di
guerra, di Lei-Spano, 1922. Alcuni anni
` a insegnare nellUniversita
`
dopo passo
di Pisa da dove successivamente si trasfer` in quella di Milano. Poco prima di
morire fu nominato socio dellAccade` in Sardegna
mia dei Lincei. Pubblico
Leconomia sarda durante la guerra,
edito a Sassari da Gallizzi nel 1919.

Borghero, Giuseppe Tipografo, consi21

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 27

Borghesi
gliere regionale (Carloforte 1899-Cagliari 1972). Tipografo artigiano,
iscritto al Partito Comunista dal 1921,
con lavvento del regime fu costretto a
emigrare in Francia. Crollato il regime
` politica in Sarfascista riprese lattivita
` durante le prime lotte
degna; si segnalo
operaie nel Sulcis e fu nominato consultore regionale dal 1944 al 1948. Nello
stesso periodo fu eletto consigliere e assessore comunale a Cagliari; nel 1949 fu
eletto nella I legislatura del Consiglio
regionale per il collegio di Cagliari e
tra il 1952 e il 1956 fu sindaco di Carloforte. Fu anche tra i promotori del movimento per la Rinascita. Tra i suoi
scritti: Bisogna agire, Il Lavoratore,
1944, e Difendere il popolo dalla fame e
dalla miseria, Il Lavoratore, 1947.

Borghesi, Aldo Studioso di storia dei


partiti politici (n. Livorno 1952). Conse` dedicato allinsegnaguita la laurea si e
mento. Collabora da diversi anni con la
sede sassarese dellISSRA (Istituto
Sardo per la Storia della Resistenza e
` occupato in partidellAutonomia). Si e
colare delle vicende del movimento re` di repubblicano in Sardegna e piu
cente dei deportati politici sardi in Germania durante la seconda guerra mondiale. Tra i suoi scritti: La stampa democratica in Sardegna: Il popolo di Sardegna, Archivio sardo del movimento
operaio contadino e autonomistico,
20/22, 1984; Il movimento repubblicano
in Sardegna dalla prima guerra mondiale al fascismo, in Studi in onore di Michele Saba, Archivio Trimestrale, XI,
1985; I repubblicani sardi fra interventismo, guerra, movimento dei combattenti
1914-1926, Bollettino bibliografico
della Sardegna, 11-12, 1989; Per una
biografia politica di Pietro Mastino, Bollettino bibliografico della Sardegna,
13, 1990; Cesare Pintus democratico e
mazziniano, Ichnusa, 21, 1990; Michele Saba: un mazziniano contro, per la

democrazia repubblicana, Il pensiero


mazziniano, XVIII, 2, 1992.

Borghetti, Giuseppina Archeologa (n.


sec. XX). Allieva della professoressa
Pani Ermini, dal 1978 prese parte ai
campi scuola di Cornus, studiando in
particolare i vetri romani. Tra i suoi
scritti: Mensae e riti funerari in Sardegna. La testimonianza di Cornus (con
A.M. Giuntella e D. Stiaffini), 1985; I vetri romani da Cornus conservati al Museo Nazionale di Cagliari, in Atti del
primo Convegno sullArcheologia romana e altomedioevale nellOristanese
1984, 1986; Le fabbriche del vetro e la produzione locale, in I vetri romani del Museo archeologico nazionale di Cagliari,
1994.

Borghetto, Franco Impiegato, uomo


politico (n. Bonorva 1953). Di idee socialiste, ha militato da sempre nel PSI.
Dopo essere stato per diversi anni consigliere e assessore comunale di Sassari e consigliere e assessore provin` stato sinciale, tra il il 1990 e il 1993 e
` attualmente uno dei
daco di Sassari. E
dirigenti della Federazione Democratica sarda e vicepresidente della Pro` autore di alcune invincia di Sassari. E
teressanti pubblicazioni di carattere
storico, tra cui Simone Manca, il primo
` dItalia,
sindaco di Sassari dopo lunita
1997.

Borghi, Carlo Antonio Studioso di beni


culturali (n. Cagliari 1949). Dopo aver
insegnato per alcuni anni storia dellarte negli istituti secondari, nel 1979
ha fondato e presieduto la Cooperativa
` Beni Artistici Sardi. CollaAntichita
bora con la Soprintendenza ai Beni ambientali, architettonici e artistici di Ca` divengliari. Con gli anni il rapporto e
tato stabile. Tra i suoi scritti: Cagliari,
Santa Maria Chiara. Tracce e resti di un
insediamento cistercense? (con Francesca Segni Pulvirenti), Rivista cistercense, V, 1, 1988.

22

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 28

Borgia

Borghi, Elisabetta Storica dellarte (n.


sec. XX). Dopo la laurea in Lettere con` di Cagliari,
seguita presso lUniversita
ha vinto il concorso per il Ministero dei
` funzionaBeni culturali. Attualmente e
rio presso la Soprintendenza di Ca` occupata del regliari. Dal 1992 si e
stauro degli affreschi della cattedrale
di San Pantaleo a Dolianova. Tra i suoi
scritti: Laffresco dellArbor vitae nellex
cattedrale di San Pantaleo in Dolianova
(con L. Siddi e M.C. Cannas), 1994; Dodici apostoli in unabside: santi in teoria
e... nella pratica?, in Gli affreschi absidali
della cattedrale di San Pantaleo in Dolianova, 1997; Immagini percorsi e storie.
Arte in Sardegna dalle origini al Millequattrocento (con M.C. Cannas e A.R.
Corda), 2003.

Borgia Illustre famiglia valenzana


(secc. XVI-XVIII). Discendente da Gof`
fredo de Lenzol, che nella prima meta
` Giovanna Borgia,
del secolo XV sposo
nipote prediletta di papa Callisto III.
Goffredo prese il nome e le armi dei B.
Dal matrimonio nacquero Pietro Luigi
e Rodrigo, che divennero i prediletti
dello zio pontefice il quale, chiamatili
a Roma, concesse loro numerosi benefici. Pietro Luigi fu nominato prefetto
di Roma; Rodrigo, che dei due era il
` abile, cardinale. La discendenza di
piu
Pietro Luigi si estinse presto; Rodrigo,
invece, fu paradossalmente il continuatore della famiglia. Intelligente e spregiudicato, dalle numerose amanti
aveva avuto alcuni figli naturali che
` di sistemare adeguatamente;
cerco
dopo la morte dello zio seppe mantenersi nel difficile ambiente romano e
fin` per riuscire a farsi eleggere a sua
volta papa assumendo il nome di Alessandro VI. Immediatamente pose in
atto una politica nepotistica a favore
dei figli, tra i quali vanno ricordati Cesare e Lucrezia, personaggi di assoluto
rilievo nella storia italiana. La famiglia,

` , fu continuata in Spagna da Giopero


vanni, che aveva ereditato da un fratello il ducato di Ganda. Fu suo nipote,
il duca Francesco, che, una volta diven` nellordine dei Getato vedovo, entro
suiti e ne divenne generale: per la sua
santa vita in seguito fu canonizzato. Dai
suoi molti figli discesero alcuni rami
della famiglia, uno dei quali, quello del
duca Carlo di Ganda, diede vita a una
discendenza per molte ragioni legata
alla storia feudale della Sardegna fin
` del secolo XVI. Nel
dalla seconda meta
1569 infatti Carlo, amico di Filippo II,
` vicere
del Portogallo,
che lo nomino
` di
sposando Maddalena Centelles tento
venire in possesso del feudo sardo di
Oliva, ma dovette impiantare una lite
con i Centelles, che si concluse nel 1591
a favore di suo figlio Francesco. Egli
cos` riusc` a prendere possesso del Marghine, del Montacuto, del Meilogu e
della contea di Osilo; un suo nipote, il
di Sardeduca Carlo, fu il famoso vicere
gna il cui figlio Francesco nel 1663 ebbe
da Gioacchino Centelles anche lere` del marchesato di Quirra. Egli
dita
` mor` prima di Gioacchino, il quale
pero
sopravvisse anche a suo figlio Francesco Carlo che mor` nel 1670; il vecchio
` erede
signore di Quirra allora nomino
Pasquale Francesco, nipote di France` in
sco. Questi nel 1674 finalmente entro
` , divepossesso della nuova eredita
` grande feudatario
nendo cos` il piu
` , per il posdella Sardegna. Egli, pero
sesso del marchesato di Quirra fu chia` che ne rivendimato in causa dai Catala
` . La vicenda giudiziaria
cavano leredita
non si concluse e i suoi discendenti continuarono la causa fino al 1726, quando
furono costretti a cedere il marchesato
` . La famiglia si estinse nel 1740
ai Catala
` due sorelle: Macon un Luigi che lascio
ria Anna, moglie di Giovanni Emanuele
iga duca di Mandas, e Maria
Lopez Zun

23

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 29

Borgia
Ignazia, moglie di Antonio Francesco
Pimentel duca di Benavente.

Borgia, Carlo I Duca di Ganda (Ganda,


` sec. XVI-Sardegna, seprima meta
` sec. XVI). Figlio del celebre
conda meta
Francesco, il santo della famiglia, vissuto nel secolo XVI, fu nominato dalla del Portogallo e
mico Filippo II vicere
fu liniziatore delle fortune feudali
` indella famiglia in Sardegna. Sposo
fatti Maddalena Centelles, erede del
grande feudo di Oliva, per cui, a partire
dal 1569, fu costretto a iniziare una
lunga causa per sostenere i diritti ere` mor`
ditari della moglie. Egli pero
prima che la vicenda fosse conclusa.

Borgia, Carlo II Vicere di Sardegna dal


1610 al 1617 (Ganda, Spagna, 1573-Spagna 1635). Duca di Ganda, figlio di
Francesco I, cresciuto negli ambienti
di corte, si mise in evidenza per le sue
` tanto che fu nominato vicere

capacita
di Sardegna nel 1610. Nellesercizio
delle sue funzioni fu molto attivo:
` alcuni provvedimenti per sosteadotto
nere leconomia dellisola e si preoc` della difesa delle sue coste. Nel
cupo
` il Parlamento che si chiuse
1613 celebro
nel 1614; nello stesso anno ebbe rinnovato il suo mandato che fece protrarre
la sua permanenza fino al 1617. In tutto
` lamminiquesto periodo non trascuro
strazione del grande feudo di Oliva che
la sua famiglia possedeva in Sardegna.
Tornato in Spagna gli furono conferiti
altri incarichi importanti.

Borgia, Diego Vescovo di Ales e Terralba (sec. XVI-1615). Minore osser duca di
vante, fratellastro del vicere
Ganda, fu nominato vescovo nel 1613
dopo aver ricevuto la dispensa per ille` . Resse la diocesi per pochisgittimita
`
simo tempo: infatti nel 1615 era gia
morto. [MASSIMILIANO VIDILI]

Borgia, Francesco I Duca di Ganda


` sec. XVI-inizi sec. XVII).
(seconda meta
Figlio di Carlo I, quando suo padre mor`

la causa con i Centelles per il possesso


del feudo di Oliva non era ancora conclusa; egli comunque sostenne i diritti
della madre e nel 1591, quando la lite si
chiuse, riusc` finalmente a entrare in
possesso del feudo, divenendo cos` uno
dei maggiori feudatari dellisola.

Borgia, Francesco II Duca di Ganda,


` sec. XVIIconte dOliva (prima meta
Carlo II. Nel
1664). Figlio del vicere
1663 Gioacchino Centelles marchese di
Quirra, sentendosi prossimo alla morte,
non aveva figli, lo istitu` erede
poiche
`
del grande marchesato sardo. Egli pero
malauguratamente mor` nel 1664.

Borgia, Francesco Carlo Duca di Gan` sec.


da, conte dOliva (prima meta
XVII-1670). Figlio di Francesco II.
Quando suo padre inaspettatamente
mor`, fu a sua volta prescelto da Gioacchino Centelles come erede del marchesato di Quirra, ma anche lui mor`
improvvisamente nel 1670 prima del
vecchissimo Gioacchino.

Borgia, Francesco Pasquale Duca di


`
Ganda, conte dOliva (seconda meta
sec. XVII-1716). Figlio di Francesco
Carlo, dopo la morte di suo padre anche
lui fu prescelto dallincrollabile Gioacchino Centelles come erede del marchesato di Quirra. Nel 1674, terminata
la lunghissima vita del suo benefattore,
` finalmente in possesso di Quirra,
entro
ma immediatamente fu chiamato in
causa da Giovanni Antonio Centelles e
` che ne rivendicavano
da Ogerio Catala
il possesso. La controversia non era ancora definita quando nel 1716 B. mor`.

Borgia, Maria Anna Sorella del duca


`
Luigi di Ganda (fine sec. XVII-meta
sec. XVIII). Moglie di Emanuele Lopez
iga. Nel 1740 fu riconosciuta erede
Zun
della contea dOliva comprendente le
curatorie dellAnglona, del Marghine,
del Montacuto e la contea di Osilo. Alla
` il feudo a suo figlio
sua morte lascio
iga.
Gioacchino Zun

24

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 30

Borio

Borgna, Giuseppe Giurista (Cagliari


1816-ivi 1893). Figlio di Giovanni, conseguita la laurea in Legge nel 1837 si de` alla carriera universitaria ed eserdico
` con successo la professione di avvocito
cato.

Borgna Bardi, Giovanni Giurista (Cagliari 1790-ivi 1867). Dopo la laurea,


che consegu` nel 1810, fin dal 1814 fu
chiamato a insegnare Diritto civile al` di Cagliari come docente
lUniversita
aggregato. Negli anni seguenti fece una
rapida carriera accademica: divenne
`
professore titolare nel 1831 e continuo
a insegnare fino alla morte, avvenuta
` di docente afnel 1867. Alla sua attivita
` quella di stimato funzionario e si
fianco
` anche allamministrazione
interesso
` : nel 1837 fu consigliere codella citta
munale e nel 1840 sindaco di seconda
classe; nel 1841 fu nominato giudice
della Reale Udienza. Fu autore di importanti studi, ma di lui restano solo alcuni scritti doccasione, fra cui Sonetto
pel funerale di re Carlo Felice, 1831; Quae
in funere Ludovici Baylle sodalis diligentissimi Regiae Societatis agrariae et economicae civitas kalaritana elogia incidi
mandabat, 1838; Indirizzo agli studenti
` , 1848.
della R. Universita

Borgognoni, Adolfo Critico letterario


(Carropoli 1840-Pavia 1893). Dopo aver
conseguito la laurea in Legge nel 1863,
` di letteratura. La profonda
si occupo
` ad approamicizia col Carducci lo porto
fondire la sua passione e a impegnarsi
` in diversi
nella lotta politica. Insegno
istituti superiori ma le sue idee repubblicane gli procurarono molti problemi,
nel 1874 decise di non occuparsi
finche
` di politica. Negli anni successivi ripiu
prese a insegnare e a pubblicare importanti studi; nel 1889 fu nominato profes`
sore di Letteratura presso lUniversita
di Pavia ma mor` improvvisamente nel
1893. Fu uno degli ingannati dai fal` un
sari delle Carte dArborea e dedico

ampio saggio ai poeti della corte giudicale: I poeti italiani dei codici di Arborea,
Studi di Erudizione e dArte, II, 1878.

Borgognoni Tarli, Silvana Antropologo


` dedicata allinse(n. Firenze 1940). Si e
` professore orgnamento; attualmente e
` di
dinario di Antropologia nella Facolta
`
Scienze matematiche dellUniversita
di Pisa. Alla Sardegna ha dedicato il
saggio The Copper Age Burial from
Santa Caterina di Pittinuri, in The
Workshops and Posters of the XIII International Congress of Prehistoric and Protohistoric Sciences, 1996.

Borio, Antonio Insegnante, uomo poli` sec. XX-?,


tico (Sassari, prima meta
1989). Nato a Sorso, fu professore di Storia e filosofia nei licei sassaresi. Antifascista, formatosi a Pisa dove aveva frequentato Guido Calogero e Aldo Capitini e gli ambienti liberalsocialisti,
` a
nella primavera del 1942 organizzo
Sassari, insieme con lavvocato Salvatore Cottoni e lo scrittore Giuseppe
Dess`, allora provveditore agli studi di
Sassari, un lancio notturno di manifestini contro Mussolini e contro la
`a
guerra. Subito dopo il 25 luglio fondo
Sassari, insieme con Giuseppe Dess`, la
sezione del PSI e fu tra i principali collaboratori di Riscossa, il primo settimanale democratico apparso in Sardegna dopo la caduta del fascismo: nel
1944 vi sostenne una dura polemica
contro alcuni esponenti separatisti del
` degli anni Cinquanta
PSdAz. Alla meta
si trasfer` a Parigi come insegnante nel
` tardi
Liceo italiano della capitale; piu
fu addetto allIstituto Italiano di Cultura. Fine acquerellista, espose i suoi
lavori in Sardegna una volta andato in
pensione. Tra i suoi scritti, oltre i ricordati Lorecchio di Dionigio. I separatisti,
Riscossa, 1944, e Separatismo e reazione, Sardegna socialista, 1945,
spicca il volume Sardaigne, pubblicato
a Parigi dalla prestigiosa casa editrice

25

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 31

Borio
`
Arthaud nel 1957: qualche anno piu
tardi ne fu curata una traduzione italiana, edita dal sassarese Gallizzi su iniziativa dellEPT (Ente provinciale per il
turismo), di cui era stato a lungo presidente.

Borio, Giuseppe Funzionario, consigliere regionale (Sorso 1924-Sardara


1977). Fratello di Antonio, militante socialista, funzionario pubblico, si inte` al dibattito politico. Nel 1974 fu
resso
eletto consigliere regionale per il PSI
nel collegio di Sassari per la VII legislatura, ma mor` in un incidente stradale
prima che la legislatura fosse conclusa.

Borlandi, Francesco Storico (Pavia


1903-?). Conseguita la laurea si specia` in Storia economica, dedicandosi
lizzo
presto alla carriera accademica. A partire da 1940 ha insegnato in alcune Uni` italiane. Al Regno di Sardegna
versita
ha dedicato un interessante saggio giovanile: Relazioni politiche ed economiche tra Inghilterra e Sardegna durante
la rivoluzione e limpero, Rivista storica
italiana, IV, 1/2, 1933.

Bornemann, Giorgio Paleontologo


(Germania, inizi sec. XIX-?, seconda
` sec. XIX). Si laureo
` in Ingegneria
meta
mineraria presso la Scuola mineraria
di Freiberg, acquistando presto grande
` proconsiderazione per le sue capacita
fessionali e per la sua preparazione.
Quando nel 1855 alcuni capitalisti fran te
civile des
cesi costituirono la Socie
mines de Ingurtosu e Gennamari lo
chiamarono a presiedere il consiglio di
amministrazione. Stabilitosi in Sarde` il lavoro nella miniera
gna, organizzo
di Ingurtosu avvalendosi della collaborazione di altri tecnici tedeschi e di
maestranze sarde. In poco tempo ne
fece un modello produttivo che colp` favorevolmente lo stesso Quintino Sella
quando nel 1869 giunse in Sardegna e
` le miniere per redigere (come
visito
poi puntualmente fece) la sua relazione

come membro della Commissione parlamentare dinchiesta sulla Sardegna


presieduta da Agostino Depretis. B., approfondendo i suoi studi sui filoni di In` alcune ricerche sulla
gurtosu, imposto
paleontologia della Sardegna che gli
` internazionale. Tra i
diedero notorieta
suoi scritti sardi, Mines de plomb ar`re de la Sardaigne, Bulletin de la
gentife
Geologique de France, X, 1851;
Societe
Les Eaux minerales et les filons metallife`res de lle de Sardaigne, 1857; Phenome`nes eruptifs de la Sardaigne, Comptesrendus de lAcademie des sciences,
XLIV, 1857; Lettera a Elia De Beaumont
sulle acque minerali della Sardegna,
Geologique de
Bulletin de la Societe
France, II, 1857; Lettres sur quelques
nes et de la Sardaigne, Bulmines de Ge
Geologique de
letin de la Societe
France, XIV, 1857; Classification des
formations stratifiees anciennes de lle
de Sardaigne. Atti del congresso internazionale di Geologia, Bologna, 1881; Trias
della parte meridionale dellisola di Sardegna, Bollettino della Commissione
geologica italiana, 1881; Paleontologisches aus dem Cambrischen Gebiete von
Canalgrande in Sardinien, Zeitschrifte
der Deutsches geologische Gesellen,
XXXV, 2, 1883; Die Versteinerrungen des
Cambrischen Scichtensystems der Insel
Sardinien, 1886.

Bornemann, V. Studioso di archeologia


` sec. XIX-prima meta
` sec.
(seconda meta
XX). Si trattenne per breve periodo in
Sardegna presso la miniera di Ingurtosu di cui era stato presidente lingegner Giorgio Bornemann, suo parente.
Specialista di numismatica antica,
scrisse articoli sulla monetazione
sardo-punica: Beitrage zur Kenntnis der
nzen, 1900; Karsardo-punischen Mu
thago oder Karalis?, 1900; Contributo
alla conoscenza delle monete sardo-puniche, Bullettino bibliografico sardo, I,
1901.

26

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 32

Boroneddu

Boroneddu Comune della provincia di


Oristano, incluso nel Comprensorio n.
15, con 183 abitanti (al 2004), posto a 216
m sul livello del mare, sul pendio che
separa laltipiano di Abbasanta dalla
vallata del Tirso, occupata in questa
zona dal grande lago Omodeo. Regione
storica: Parte Barigadu. Archidiocesi
di Oristano.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 4,65 km2: ha forma grosso
modo triangolare e confina a nord con
Ghilarza, a est con Tadasuni, a sud e a
ovest ancora con Ghilarza. Si tratta di
una vallata in leggero pendio verso il
lago, ricca di acqua e riparata dai venti
di ponente e ben esposta verso sud-est.
` suddivisa tra la
La superficie agraria e
vegetazione spontanea, che comprende
gruppi di querce e macchia a base di
mirto e lentisco, la parte coltivata a cereali, frutteto e vigna, e quella utilizzata
` adiacente alla
per il pascolo. Il paese e
strada che, proveniente da Ghilarza e
Abbasanta, scende ad attraversare il
lago per poi inoltrarsi verso Sorradile e
gli altri paesi del versante orientale
` vicina stazione ferdella vallata. La piu
` quella di Abbasanta, lungo la
roviaria e
linea Oristano-Macomer.
& STORIA Lattuale centro abitato e
` di
origine medioevale, apparteneva al
giudicato dArborea compreso nella curatoria del Guilcier (Parte Ocier) che si
stendeva a sinistra del Tirso. Nel corso
del secolo XIV il villaggio soffr` a causa
della peste del 1378. Quando il conflitto
` aspro,
tra Aragona e Arborea si fece piu
nonostante B. fosse saldamente in
mano del giudice, fu compreso nei territori che il re dAragona provocatoriamente concesse al traditore Valore de
Ligia. Dopo la caduta del giudicato, il
` formalmente a
villaggio nel 1410 entro
far parte del Regnum Sardiniae, ma i
suoi abitanti mantennero un atteggiamento ostile nei confronti degli Arago-

nesi. Nel 1412, nel tentativo di arrivare


a una pacificazione, la curatoria fu
` vasta, detta
smembrata e la parte piu
Parte Ocier reale, venne data in pegno
a Leonardo Cubello che aveva prestato
una forte somma alla Corona. B. e la restante parte denominata Canales rimasero sotto il controllo reale; quando
` il re, nel 1415, consent` con mossa
pero
infelice ai De Ligia di tornare in Sardegna per prendere possesso dei feudi
loro concessi, le popolazioni si ribellarono uccidendo quelli che consideravano indegni. Poco dopo, nel 1417, B. e
il Canales furono concessi in feudo a
` nel 1426 lo
Giovanni Corbera, che pero
vendette ad Antonio De Sena. Questi
mor` alcuni anni dopo lasciando il
feudo al cugino omonimo, il visconte di
Sanluri. Costui era carico di debiti, e
cos` nel 1450 B., unitamente a tutto lOcier, gli fu sequestrato dal fisco. Allora il
re consent` a Salvatore Cubello, che
aveva ereditato il Canales da suo padre,
di occupare anche lOcier e, nel 1463,
una volta divenuto marchese, di includerlo nel marchesato di Oristano. Dopo
la confisca del marchesato, avvenuta
nel 1485, il Canales fu concesso a Galcerando Requesens che mor` nel 1507
senza lasciare figli maschi; si apr` una
crisi ereditaria complessa, che il re risolse concedendo un terzo del feudo a
Raimonda Cardona, la sua vedova, e gli
altri due terzi alle sue due figlie Giovanna, maritata Cardona, e Isabella. A
questa spartizione si opposero altre
due figlie che il Requesens aveva avuto
da un precedente matrimonio, ma nel
1509 la questione si chiuse a favore di
` ai Cardona che
Giovanna. Cos` B. passo
nel 1537 vendettero il villaggio assieme
` Torresani e
allintera regione a Nicolo
Pietro Mora. Nel 1558 i Mora cedettero
` Torresani che un`
la loro parte a Nicolo
il Canales al Barigadu Jossu per cui B.
fu incluso in un grande feudo sul quale

27

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 33

Boroneddu
il Torresani ottenne nel 1566 il titolo di
conte di Sedilo. La grande contea nel
1595, alla morte di Marchesia Torre` ai Cervellon; i nuovi feudasani, passo
tari riorganizzarono lamministrazione
che affidarono a un official residente a
Sedilo. B. vide cos` accentuata la sua
posizione di dipendenza; i Cervellon si
estinsero nel 1681 aprendo lennesima
`
crisi per la successione. La crisi duro
decenni, B. e il Canales furono staccati
dal Parte Barigadu e nel 1725 tornarono
al fisco. Furono anni di forti tensioni e
` concretizzando lipotesi che il
si ando
vincolo feudale potesse cessare definitivamente. Fu una breve illusione, e infatti nel 1737 B. fu venduto dal fisco, con
tutto il Canales, al canonico Francesco
Solinas che ebbe titolo di marchese di
Sedilo; dopo lennesima lite ereditaria
` ai Delitala di
il feudo nel 1786 passo
Chiaramonti. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Oristano e nel
1839 fu riscattato agli ultimi feudatari.
` la puntuale testimoDi questi anni e
nianza di Vittorio Angius: La scuola
normale conta 6 fanciulli. Si sogliono
celebrare allanno uno o due matrimoni, nascono 6, muojono 8, in guisa
che il numero va riducendosi a zero. Le
malattie frequenti sono febbri intermittenti semplici e perniciose, e infiammazioni. Vi sono circa 40 famiglie, e 295
` molto
anime (anno 1833). La terra e
adatta ai cereali, e alle civaje [legumi].
Quelli possono fruttificare il 10, questi
il 6 o l8. Si suol seminare allanno da
400 starelli tra grano, orzo e fave. I ceci
sono coltivati a preferenza degli altri
legumi. Le vigne vi prosperano, ma non
` bianin maggior numero di 30. Il vino e
` facilmente
chiccio e di buon gusto, pero
inacidisce nella estate. Vendesi quindi
porzione del mosto ai ghilarzesi, dai
quali si compra acquavite, rosolii ecc.
Vi si semina un po di lino con qualche
profitto. Pochi alberi fruttiferi si colti-

` comuni sono pevano, e le specie piu


schi, prugni e fichi. Nella selva si possono annoverare circa quattro mila
` di
querce, le quali somministrano piu
quel che bisogni al bestiame porcino
del paese. Si computano in tutto il boronese, tra maggiori e minori, cento chiudende, che occuperanno un terzo della
superficie, alcune delle quali servono
alla pastura, altre alla pastura e insieme alla agricoltura. Si educano tre
soli branchi di pecore, ed ogni branco
` capi 50, tra buoi e vacche mannaavra
lite [domite] capi 80, porci 70, giumenti
20. Abolite le province nel 1848, B. fu
incluso nella divisione amministrativa
di Cagliari, nella quale rimase fino al
` a far parte dellomo1859, quando entro
nima provincia. Nel 1927 divenne frazione di Ghilarza e solo nel 1958 riac` la sua autonomia. Nel 1974 fu
quisto
nuovamente compreso nella ricostituita provincia di Oristano.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sullagricoltura, in particolare la viticoltura e la frutticoltura, e sulla pasto` la produzione del forrizia; discreta e
maggio. Come in tutti questi villaggi falcidiati dallemigrazione, una parte consistente dei redditi viene dalle pensioni
` e invalidita
`. Artigianato. In
di anzianita
passato era abbastanza sviluppata la
tessitura del lino fatta nei telai domestici con prodotti di discreta fattura.
` collegato meServizi. Il villaggio e
diante autolinee agli altri centri della
provincia; dista da Oristano 39 km. Dispone di scuola dellobbligo.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 182 unita
di cui stranieri 4; maschi 88; femmine
94; famiglie 73. La tendenza comples`
siva rivelava una sostanziale stabilita
della popolazione, con morti per anno
2 e nati 2; cancellati dallanagrafe 4;
nuovi iscritti 3. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 398

28

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 34

Borore
in migliaia di lire; versamenti ICI 73;
aziende agricole 63; imprese commerciali 8; esercizi pubblici 1; esercizi al
dettaglio 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 50; disoccupati 16; inoccupati 13;
laureati 4; diplomati 11; con licenza media 67; con licenza elementare 88; analfabeti 4; automezzi circolanti 91; abbonamenti TV 58.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva domus de janas in regione San Michele e alcuni nuraghi:
Spinosu, Su Montigu, Trubeli. Senza
` il sito di
dubbio di grande interesse e
San Michele che prende il nome dalla
omonima chiesetta rupestre; qui in due
distinte pareti di trachite sono due
gruppi di domus de janas scavate nella
roccia; si tratta di sepolture con una
sola camera che comunica direttamente con la porta aperta verso lesterno.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE La struttura urbanistica del
paese ha conservato le caratteristiche
tradizionali con le sue vie strette disposte ad anfiteatro sul costone della collina, sulle quali si affacciano le case in
pietra, generalmente a corte chiusa da
` signifiun grande portale. Ledificio piu
` la chiesa parrocchiale di San
cativo e
Lorenzo, costruita probabilmente nel
secolo XVII in forme molto semplici e
con un interno spartano. Poco lontano
dal paese, quasi sul lago Omodeo, sorge
la chiesa campestre di San Salvatore,
costruita nel secolo XVI come parrocchia del villaggio di Orene ora scomparso. Ha limpianto a una navata e la
copertura in legno a capriate.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La fe` importante e
` quella di San Salsta piu
vatore, che si svolge nella seconda domenica di settembre presso lomonima
chiesa; si tratta anche di unoccasione
per lesibizione di balli tradizionali e di
` importante
canti. In passato la festa piu

era quella di San Lorenzo che si svolge


ancora il 4 luglio con cerimonie civili e
religiose; solo religiose invece quelle
che vengono organizzate per Santa Cecilia, cui gli abitanti del paese sono
molto devoti.

Borore Comune della provincia di


`
Nuoro, compreso nellVIII Comunita
montana, con 2291 abitanti (al 2004), posto a 394 m sul livello del mare, nella
parte settentrionale dellaltipiano di
Abbasanta. Regione storica: Marghine.
Diocesi di Alghero-Bosa.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 42,74 km2: ha forma sinuosa
e allungata da oriente a occidente e
confina a nord con Macomer e Birori, a
est con Dualchi, a sud con Aidomaggiore, Norbello e Santu Lussurgiu, a
ovest con Scano di Montiferro. Buona
` costituita
parte di questo territorio e
da una porzione dellaltipiano di Abbasanta, con suolo di natura basaltica utilizzato prevalentemente per lallevamento brado, in minima misura per lagricoltura; nella parte occidentale si
inerpica invece alle pendici del monte
SantAntonio (808 m), ricoperte da un
bosco rigoglioso, del quelle fanno parte
` diffuse della flora medile specie piu
terranea. B. si trova a brevissima distanza dalla superstrada Cagliari-Sassari, alla quale si collega con una breve
traversa che continua poi verso linterno, toccando Dualchi e Noragugume
` anche
e continuando per Ottana. B. e
uno dei pochissimi paesi della parte
centro-nord della Sardegna ad avere al
suo interno una stazione della linea ferroviaria Cagliari-Macomer.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale ed era originariamente
chiamato Gorare, apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Marghine. Dopo lestinzione
della famiglia giudicale il Marghine fu
conteso tra i Doria e gli Arborea e fin`

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 35

Borore
per essere occupato da truppe arborensi e annesso al giudicato dArborea.
Gli anni che seguirono furono per B.
` . Scoppiata la guerra
anni di tranquillita
tra Aragona e Arborea, nel 1378, mentre
` acuta del conera in corso la fase piu
flitto, il villaggio fu incluso nei territori
che il re dAragona concesse al traditore Valore de Ligia che si era schierato
` a rimanere in
con lui. In effetti continuo
possesso del giudice dArborea fino alla
battaglia di Sanluri, subito dopo cadde
in mano al visconte di Narbona che con` a tenerlo fino al 1420, anno in cui,
tinuo
dopo la rinuncia del feudatario ai pro` a far parte del Regnum
pri diritti, entro
Sardiniae. Nel 1421 il villaggio fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles; i Centelles nel 1439 lo
cedettero a Salvatore Cubello come indennizzo per il mancato pagamento
della dote di sua sorella. Divenuto marchese dOristano, Salvatore nel 1463 incluse B. nel suo feudo; il villaggio fu poi
ereditato da Leonardo Alagon al quale
fu confiscato nel 1477. Dopo qualche
mese di confusione, e dopo la battaglia
` a far parte del feudo
di Macomer, torno
di Oliva; i Centelles, che risiedevano in
Spagna, fecero amministrare il vasto
feudo da una burocrazia alle loro dipendenze, cos` B. fu fatto dipendere
amministrativamente da un funzionario che risiedeva a Macomer. Estinti i
Centelles nel 1569, il villaggio, dopo
`
una lunga lite conclusa nel 1591, passo
ai Borgia che innovarono profondamente il suo sistema di amministra`
zione. Nel corso del Seicento si verifico
infatti un aumento del potere del feuda` a controllare direttatario che arrivo
mente lelezione del majore, esauto`
rando cos` completamente la comunita
e appoggiandosi ai rappresentanti di alcune famiglie di notabili locali che gestirono il potere in modo clientelare e
` era stato possibile perche
,
ingiusto. Cio

nel corso del secolo, per lesazione dei


tributi feudali erano state create le liste feudali dei contribuenti, calcolate
in base al loro reddito; la gestione di
queste liste comportava non solo la determinazione del carico fiscale per ciascuno ma anche lindividuazione delle
categorie degli esenti. In genere gli
esenti erano proprio i notabili locali
che finirono per formare delle elite vassallatiche legate al feudatario; quando i
Borgia si estinsero nel 1740, B. cominciava a manifestare il bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo
una lunga serie di vicende ereditarie,
nel 1767 il villaggio fu incluso nel mar` a Maria
chesato del Marghine che tocco
Giuseppa Pimentel erede dei Borgia e
moglie di Pietro Tellez Giron. B., come
molti altri dei villaggi del Marghine,
non ebbe un rapporto facile con i nuovi
feudatari che dalla Spagna facevano
amministrare il feudo a funzionari
senza scrupoli, cos` tra il 1774 e il 1785
` apertamente di pagare i trisi rifiuto
buti e nel 1795 prese parte ai moti antifeudali. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cuglieri; nel 1843 chiuse il
tempestoso rapporto con gli ultimi feu` la testimonianza
datari. Di questi anni e
` situato nel piadi Vittorio Angius: E
noro del Marghine, onde resta esposto
a tutti i venti. Componesi di circa 380
case, ognuna delle quali ha annesso un
orticello. Le strade sono larghe, ed alcune un po regolari. Non vi si esercita
alcunarte meccanica che meriti considerazione. Le donne lavorano in 240 telai. Vendono molto panno forese, e al`
cune pezze di tela. La scuola normale e
frequentata da circa 30 ragazzi. Dal censimento parrocchiale dellanno 1833, si
rileva il numero delle anime essere di
1820 in 375 famiglie. Nellanno si sogliono celebrare circa 17 matrimoni,
nascono 50, muojono 35. La vita di rado
si produce oltre i 60. Dominano le febbri

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 36

Borore
destate intermittenti, dinverno catar` tanto atta
rali, e le pleuritidi. La terra e
alla agricoltura, quanto alla pastura. Si
sogliono seminare 2000 starelli tra
grano ed orzo, e si miete il settuplo. Si
` di fave. Non si cusemina poca quantita
rano molto gli orti, che si hanno alle
sponde del rio Kerbos, e non vi si coltiva
altro che zucche, granone e pomidoro.
Il lino suol dare circa 1000 decine. Le
vigne vegetano bene, ma i vini sono ordinarii, e degenerano. Vi sono alcuni
oliveti, e poche specie e piccol numero
di piante fruttifere. Tre quinti del territorio sono occupati dai chiusi e dalle
tanche, le quali sono destinate alternativamente a pastura e ad agricoltura. Il
`
bestiame appartenente ai bororesi e
delle seguenti specie, e nel 1833 era nei
numeri notati per ciascuna: pecore
12 000, numero minore del solito, e cos`
ridotto dalla epizoozia dellanno antecedente; buoi da lavoro 400; vacche
900; porci 1000; giumenti 250; cavalli e
cavalle 360. In B. educavasi prima una
bella razza di cavalli, da cui si sceglievano i migliori destrieri che figuravano
nelle solenni corse dei Campidani.
Pare che qualcuno voglia ripigliar queste cure. Abolite le province, nel 1848
B. fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro, nella quale rimase
` a far
fino al 1859, momento in cui entro
parte della provincia di Sassari rimanendovi fino al 1927, anno in cui fu ricostituita la provincia di Nuoro. Nel 1928
si vide aggregare come frazioni i villaggi di Dualchi e di Noragugume che
solo nel 1939 ne furono staccati. Dopo il
1960 anche B. ha visto diminuire la sua
popolazione in conseguenza del fenomeno dellemigrazione alla ricerca di
` sicure.
condizioni di vita piu
& ECONOMIA La principale fonte di so` lallevamento, che puo
`
stentamento e
contare su un patrimonio zootecnico
piuttosto consistente, soprattutto per

quanto riguarda gli ovini. Rinomata la


produzione dei formaggi; per lagricol` da registrare un discreta produtura e
zione di vino e di olio di oliva. Discretamente sviluppato anche il commercio;
vi operano anche un albergo e un ristorante. Artigianato. In passato vi era la
tradizione della tessitura e venivano
prodotti lorbace e la tela di lino; attualmente si mantiene una discreta produzione di tappeti. Sono a carattere artigianale anche una produzione di mobili
` tra le quali una relae alcune attivita
tiva ai manufatti di cemento che si col`
legano alledilizia. Servizi. Il villaggio e
collegato mediante autolinee agli altri
` detto,
centri della provincia e, come si e
anche alla rete ferroviaria principale;
dista da Nuoro 52 km. Dispone di medico, farmacia, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale e sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 2408 unita
di cui stranieri 22; maschi 1182; femmine 1226; famiglie 864. La tendenza
complessiva rivelava una diminuzione
della popolazione, con morti per anno
21 e nati 13; cancellati dallanagrafe 56;
nuovi iscritti 26. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
15 752 in migliaia di lire; versamenti
ICI 840; aziende agricole 211; imprese
commerciali 133; esercizi pubblici 16;
esercizi allingrosso 2; esercizi al dettaglio 54; ambulanti 3. Tra gli indicatori
sociali: occupati 732; disoccupati 93;
inoccupati 115; laureati 54; diplomati
267; con licenza media 707; con licenza
elementare 851; analfabeti 64; automezzi circolanti 865; abbonamenti TV
708.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ricco di Tombe di giganti
territorio e
(Imbertighe, Santu Bainzu, Sa Perda
Longa e Figu) e di nuraghi (Arghentu,
Bighinzone, Busazzone, Casas, Cherbos, Cohimbos, Duos Nuraghes, Imber-

31

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 37

Borore
tighe, Interenas, Ludrau, Magassula,
Mura de Figu, Oschera, Pischedda, Porcarzos, SInfurcadu, Suerzu, Toscono,
Tres Nuraghes, Ugore), alcuni dei quali
` interessanti della
considerati tra i piu
Sardegna, come quello di Oschera ai
confini col territorio di Macomer, del
tipo monotorre, molto ben conservato;
o quello detto Duos Nuraghes in prossi` dellabitato, imponente esempio
mita
di nuraghe polilobato con le torri colle` molto
gate da bastioni, purtroppo pero
danneggiato.

Borore La Tomba di giganti di Santu Bainzu.

` pero
` ImIl sito di maggiore interesse e
bertighe, una Tomba di giganti situata a
poca distanza dallabitato, vicino alla
chiesa campestre di San Gavino. Lim` classico, consta
pianto della struttura e
infatti di unesedra da cui si accede alla
camera sepolcrale. Di particolare inte` la stele nella quale si apre la
resse e
porta attraverso la quale si accede dal-

` alta
lesedra allinterno del sepolcro: e
` considerata tra la piu
` significa4 m ed e
tive dellisola. A poca distanza dalla
chiesetta di San Gavino sorge il nuraghe Porcarzos, che ha una pianta complessa caratterizzata da un mastio centrale circondato da un bastione a quattro torri, oltre il quale si trova unulteriore cinta di mura esterne. La monumentale fortezza attende di essere convenientemente studiata.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato in parte
lassetto urbanistico tradizionale, articolato in strade larghe sulle quali si af` piani,
facciano le case in pietra a piu
talvolta precedute da una corte chiusa
da un grande portale tipica di queste
regioni centrali. Ledificio di maggior
` la chiesa della Vergine del Carspicco e
melo, parrocchiale costruita nel secolo
XVII in forme molto semplici; altro edi` la chiesa di San Lussorio, coficio e
struita nel secolo XVIII alla periferia
` Turru, anchessa
del paese in localita
di forme essenziali e spoglia di qualsiasi ornamento.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In occasione delle feste popolari si conserva
` antiche usanze della
memoria delle piu
` ; tra queste e
` la festa di San
comunita
Lussorio che si svolge il 21 agosto; le celebrazioni si aprono con un magnifico
corteo di cavalieri in costume che scortano il simulacro del santo alla chiesa
della Beata Vergine del Carmelo; nel
pomeriggio attorno alla chiesa si svolge
una spericolata corsa di cavalli, detta
` rdia, della quale si ha memoria fin da
a
tempi molto remoti. In passato altro mo` era la festa
mento di grande intensita
del Carnevale che culminava con uno
spericolato palio durante il quale i cavalieri dovevano colpire alla testa una
gallina appesa. Di questa usanza, resa
impopolare anche dalle leggi a prote` persa memoria,
zione degli animali, si e

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 38

Borras
` persa la memoria dellattitidu
come si e
o compianto recitato per le persone defunte e ancora in auge fino alla fine dellOttocento.

Borracina Pianta erbacea annuale


della famiglia delle Crassulacee (Sedum caeruleum L.). Fusti e foglie carnosi di colore rosso, che in primavera
si ricoprono di fiori bianco-celestini (b.
azzurra). Cresce sulle rocce e nel periodo della fioritura, da marzo a giugno,
crea un bellissimo contrasto cromatico
tra le foglie, i fiori e la roccia stessa.
` la b. cinerea (S. daUna specie simile e
syphyllum L.), con fusti e foglie, carnose
e arrotondate, di colore bruno-rossastro e fiori bianco-rosati; ha lo stesso
habitat della precedente. La b. di Nizza
(S. sediforme Pau) ha infiorescenze
gialle (maggio-giugno) su steli allungati,
in parte legnosi, e foglie verdi e allargate: cresce in suoli rocciosi nella Sardegna meridionale. Indifferentemente
dalla specie la b. viene chiamata in
ni (logudorese); ersardo erba de margia
dda grassa (campidanese); u
a macbixe
na (gallurese). [MARIA IMMACOLATA BRIcio
GAGLIA]

lunghe e picciolate, ovato-arrotondate;


i fiori viola, stellati, sono penduli e peduncolati. Fiorisce dalla primavera
sino alla fine dellestate. Cresce in primavera nei terreni sia coltivati che incolti e ai bordi delle strade. Le foglie e i
fiori sono usati in medicina tradizio` depurative,
nale per le loro proprieta
diuretiche ed emollienti. Conosciuta in
Marmilla con il nome dialettale chiu
chiu, viene considerata un elisir di
lunga vita. Con le foglie tenere e i fiori,
dal sapore piacevolmente acidulo, si
possono preparare insalate, frittate e
` molto
ripieni per agnolotti, ma non e
usata nella cucina sarda tradizionale.
Esiste una specie endemica della Sardegna, la Borago pygmaea(DC.) Charter
et Greuter, perenne, con fusti eretti, foglie lanceolate, fiori campanulati azzurro chiari, che vegeta nei luoghi
umidi e freschi. Nella proposta di L.R.
n. 184/2001 viene inserita nellelenco
delle piante da sottoporre a vincolo di
gia (Sarprotezione. Nomi sardi: burra
ch (Aldegna settentrionale); ciucciamo
`e (nuorese); limbo
ina
ghero); limba de bo
da (logudorese); pitza(Anglona); limbu
ga (campidanese); succiameli (galcarro
lurese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Borras Famiglia cagliaritana di origine

Borragine Pianta erbacea molto diffusa,


` officinali.
possiede proprieta

Borragine Pianta erbacea annuale


della famiglia delle Boraginacee (Borago officinalis L.). Ha fusto cavo, ricoperto, come tutta la pianta, di una fitta
peluria ispida e pungente, le foglie sono

valenzana (secc. XVII-XVIII). Si trasfer`


in Sardegna nel corso del secolo XVII
per conto dei Centelles marchesi di
Quirra, che impegnarono alcuni suoi
membri nellamministrazione del
feudo nei difficili anni della controversia con i Borgia; nel 1688 furono ammessi al parlamento del duca di Monteleone. Scoppiata la guerra di successione spagnola furono tra gli artefici
della sollevazione della Gallura a favore degli Asburgo e nel 1707 furono insigniti del cavalierato ereditario e della
` . Dopo lavvento dei Savoia la fanobilta
miglia si trasfer` nel regno di Napoli,

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 39

Borras
dove un Pasquale divenne nel 1784 comandante della Marina borbonica.

cende della guerra tra Aragona e Arbo`.


rea e si spopolo

Borras, Francesco Gentiluomo caglia-

Borro2 Antico villaggio di origine me-

` sec.
ritano (Cagliari, seconda meta
` sec. XVIII).
XVII-Napoli?, prima meta
Scoppiata la guerra di successione spa` tra i partigiani degli
gnola si schiero
Asburgo e fu tra i protagonisti dei moti
galluresi del 1707, che facilitarono larrivo nellisola alla nuova dinastia. Nel
1720, passata la Sardegna ai Savoia,
prefer` lasciare la Sardegna e trasferirsi nel regno di Napoli.

dioevale che faceva parte del giudicato


di Cagliari, compreso nella curatoria di
Nuraminis. Sorgeva a nord-est dellat`
tuale abitato di Serramanna in localita
Cuccuru Barrali. Dopo la caduta del
giudicato di Cagliari, nella divisione
del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai conti di Capraia, che lo trasmisero al giudice dArborea. Il giudice Mariano II, entro la fine del secolo XIII, lo
` al Comune di Pisa che lo fece amlascio
ministrare da suoi funzionari. Dopo la
`a
conquista aragonese, nel 1324 B. entro
far parte del Regnum Sardiniae e nel
1327 fu concesso in feudo a Pericono de
`; i suoi discendenti non ebbero un
Libia
buon rapporto con gli abitanti del villaggio, che nel 1348 perse buona parte
della popolazione a causa della peste.
Scoppiata la prima guerra tra Mariano
` ne persero il
IV e Pietro IV, i de Libia
controllo dopo il 1353, quando, resisi
conto dellimminenza di altri conflitti,
preferirono tornare in Catalogna. In seguito, scoppiata la seconda guerra tra
Mariano IV e Pietro IV, il villaggio fu
danneggiato dalle operazioni militari e
fu occupato dalle truppe arborensi; si
` completamente entro i primi
spopolo
anni del secolo XV.

Borro1 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria
del Sigerro. Sorgeva non lontano dal castello di Acquafredda. Finita lesistenza
del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 il villaggio fu compreso
nel terzo toccato ai Della Gherardesca,
che per insanabili contrasti tra i due
rami della famiglia, poco tempo dopo,
procedettero a unaltra divisione tra
loro. B. cos` fu attribuito al ramo del
conte Ugolino e prese a essere amministrato dai funzionari dei nuovi signori
con precisione fiscale. La sua struttura
sociale fu conservata, i suoi abitanti
continuarono a eleggere annualmente
il majore e, nel complesso, condussero
una vita tranquilla. In seguito il conte
Ugolino, che si era impadronito del potere a Pisa, fu assassinato, probabilmente col concorso dei cugini dellaltro
ramo, per cui nel 1289 i figli dichiararono guerra al Comune. Il villaggio fu
investito dalle operazioni, sub` dei
danni e quando i Della Gherardesca fu` sotto il
rono sconfitti, dal 1295 passo
controllo diretto di Pisa che lo fece amministrare da suoi funzionari. Con larrivo degli Aragonesi, nel 1324, fu dato in
amministrazione al castellano di Acquafredda. Negli anni successivi fu duramente provato dalla peste e dalle vi-

Borro3 Famiglia originaria di Alassio


(secc. XVII-XVIII). Si trasfer` in Sardegna nel corso del secolo XVII e si stabil`
a Cagliari, dove alla fine del secolo un
Nicola apr` una tipografia. In pochi
anni lazienda, anche grazie alle commesse dellamministrazione che Nicola
seppe ottenere, divenne importante.
non aveva figli, egli fece arriPoiche
vare da Alassio il nipote Giacomo che
` essere considerato il capostipite
puo
del ramo sardo della famiglia. Egli fece
un brillante matrimonio con Vittoria
Brondo, imparentandosi cos` con al-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 40

Borro
cune famiglie dellaristocrazia; nel
1695 ottenne il privilegio del cavalie` e nel
rato ereditario e della nobilta
1698 fu ammesso allo Stamento militare. I suoi figli, impegnati nel processo
di trasformazione da borghesi in gentiluomini, non trascurarono la tipografia
che nei primi decenni del secolo XVIII
si avvalse anche dellopera dello stampatore Gaspare Garimberti; tre di essi,
Demetrio, Pietro Giovanni e Giovanni
Battista furono personaggi di assoluto
rilievo. Durante la guerra di successione spagnola si schierarono nel partito filoasburgico. Passata lisola agli
Asburgo, nel 1712 la famiglia ebbe in
feudo il territorio di Marrubiu e Zura` perse nel
dili in libero allodio, che pero
1717 in seguito alla spedizione dellAlberoni. Trasferita lisola ai Savoia, i B.
non riuscirono a instaurare un buon
rapporto con la nuova amministrazione, per cui in pochi anni furono costretti a chiudere la tipografia, ma soprattutto non riuscirono a recuperare il
territorio che avevano perduto. In par` la tipoticolare Pietro Giovanni eredito
grafia e fu il protagonista dellultimo
periodo della sua storia fino alla chiusura. Aveva sposato una Aymerich: la
loro discendenza si estinse nel 1790. I
`,
personaggi di maggiore rilievo, pero
furono il canonico Demetrio, avversa sabaudo Pallavicino di
rio del vicere
my, e soprattutto il dottor GioSaint-Re
vanni Battista che, come abbiamo visto,
` essere considerato il capostipite
puo
del ramo feudale della famiglia. Fu
` suo figlio Giacomo a recuperare il
pero
feudo nel 1752, con un compromesso in
` in posbase al quale la famiglia torno
sesso del territorio di Marrubiu e Zuradili e fu insignita del titolo marchionale
col predicato di San Carlo. La sua discendenza si estinse nel 1794 con Francesco.

Borro, Francesco Marchese di San

Carlo (Cagliari 1732-ivi 1794). Figlio del


marchese Giacomo, benemerito della` senza successo di cologricoltura, tento
nizzare il salto di Zuradili; nel 1793 fu
tra i protagonisti della difesa di Cagliari
contro lo sbarco francese. Infatti gli fu
affidato il comando dei reparti di fanteria schierati lungo il litorale di Quartu e
prese parte alla battaglia decisiva contro gli invasori. Mor` senza figli nel 1794.

Borro, Giacomo Signore di Marrubiu e


Zuradili (Cagliari 1698-ivi 1752). Figlio
di Giovanni Battista, in conseguenza
della spedizione del cardinale Albe` del suo
roni perse la disponibilita
` ai Safeudo. Quando la Sardegna passo
` il possesso, ma dovette
voia ne recupero
sostenere una lunga lite con il fisco e
con lappaltatore dei diritti civili di Oristano. Entrambi si opponevano a che
esercitasse i suoi diritti feudali: il fisco
pretendeva che pagasse una tassa di
concessione, lappaltatore delle rendite civili riteneva che il territorio concesso facesse parte del Campidano di
Oristano e pertanto pretendeva il pagamento dei diritti feudali. G., comunque,
nel 1752 chiuse la questione con una
`
transazione in base alla quale rinuncio
a tutti i diritti riscossi dal fisco negli
anni precedenti e, pagati 4500 scudi, ottenne sul feudo il titolo di marchese di
San Carlo. Pochi mesi dopo mor`.

Borro, Giovanni Antonio Religioso


(Cagliari 1697-Bosa 1767). Vescovo di
Bosa dal 1763 al 1767. Fratello di Pietro
Giovanni e di Giacomo, nel 1723 fu ordinato sacerdote e divenne dottore in
utroque a Cagliari; per alcuni anni soffr`
per i contrasti che la sua famiglia aveva
con la dinastia sabauda. In seguito fu
nominato canonico della diocesi di Ca` ecclesiagliari, giudice per le immunita
stiche e cancelliere regio-apostolico;
nel 1763 fu nominato vescovo di Bosa e
qui mor` nel 1767.

Borro, Giovanni Battista Gentiluomo


35

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 41

Borro
(Cagliari 1676-ivi 1715). Figlio di Giacomo, conseguita la laurea in Legge intraprese la carriera amministrativa;
scoppiata la guerra di successione spa` nel partito filoasburgnola, si schiero
gico del quale divenne uno dei maggiori
esponenti. Dopo il passaggio della Sardegna agli Asburgo, nel 1712 ebbe in libero allodio i territori spopolati di Marrubiu e Zuradili.

Borro, Maria Imbenia Marchesa di San


` sec.
Carlo (Cagliari, seconda meta
` sec. XIX). Figlia
XVIII-ivi, prima meta
del marchese Francesco, nel 1794 ere` il feudo di famiglia. Era sposata ad
dito
Antonio Ignazio Paliacio e di suo marito
condivideva le convinzioni politiche e
lodio nei confronti dei partigiani dellAngioy, che i due ritenevano responsabili della morte violenta del marchese
della Planargia, padre di lui. Si ha ragione di credere che avesse contribuito,
con una rete di spie, a far catturare
molti dei protagonisti dei moti antifeudali. Alla sua morte nel 1832 il feudo di
` ai Paliacio.
San Carlo passo

Borromeo, Agostino Storico (n. Vimercate 1944). Discendente da una nobile


` dedifamiglia, conseguita la laurea si e
cato allinsegnamento universitario. At` di
tualmente lavora presso la Facolta
` La
Scienze politiche dellUniversita
Sapienza di Roma. Ha studiato la storia dellInquisizione e ne ha scritto in
alcuni saggi: Inquisizione spagnola e libri proibiti in Sicilia ed in Sardegna durante il XVI secolo, Annuario dellIsti` moderna e
tuto storico italiano per lEta
contemporanea, XXXV-XXXVI, 1985;
` sarda nelLinquisizione, in La societa
` spagnola (a cura di Francesco
lEta
Manconi), I, 1992; LInquisizione e i conversos nella Sardegna spagnola, in LInquisizione e gli ebrei in Italia, 1994.

Borsapastore Pianta erbacea annuale


o biennale della famiglia delle Rosacee
(Capsella bursapastoris L.). Alta sino a 50

cm, ha le foglie basali a rosetta, con lamina allargata di forma irregolare,


quelle superiori lanceolate e seghet` spiga
tate, fiori bianchi in racemo (cioe
con peduncoli corti e alternati) terminale. Fiorisce ad aprile-maggio. Il
` un achenio triangolare arrotonfrutto e
` nome alla pianta, per la sua
dato che da
forma che ricorda la sacca usata dai pastori. Cresce spontanea nei terreni incolti e nelle aiuole, anche nei centri urbani. In Sardegna viene usata nella medicina popolare con azione emostatica
e antiemorragica. Nomi sardi: bursa de
ne (Marghine); bursixedda, bu
ssa
matzo
mina
de pastori (campidanese); eiva de fe
nes (Monti(sassarese); isperracalzo
ferru). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Borticoro Antico villaggio che faceva


parte del giudicato di Torres, compreso
nella curatoria del Goceano. Sorgeva
nelle campagne di Esporlatu su un territorio frequentato dalluomo fin dai
tempi della preistoria. Data la posi` rozione rispetto alla rete di viabilita
mana, fu utilizzato come mansio anche
` tardoimperiale. Probabilmente il
in eta
` da due di queste
villaggio si sviluppo
antiche mansiones nel secolo XI. Dopo
lestinzione della famiglia giudicale di
Torres, fu lungamente conteso tra i Do`
ria e gli Arborea; dopo il 1290 sembro
che questi ultimi avessero la meglio,
ma nel 1297 i Doria, sfruttando abilmente il bisogno che Giacomo II dAragona aveva di alleati da coinvolgere
nella conquista della Sardegna che andava progettando, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Ma dopo larrivo degli Aragonesi, quando nel 1325 i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle truppe del giudice dArborea allora alleato dal re dAragona, conquistato e formalmente annesso al Regnum Sardiniae. Il suo possesso, con
tutto il Goceano, fu definitivamente ri-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 42

Bortigali
conosciuto al giudice dArborea e nel
1339 il re dAragona concesse a Mariano
IV il titolo di conte del Goceano. Limportanza di B., che nel 1348 soffr` per
lepidemia di peste, venne meno
` Burgos, ma
quando il giudice fondo
` a essere un centro di una qualcontinuo
che importanza. Scoppiata la guerra tra
Mariano IV e Pietro IV divenne uno dei
centri della resistenza giudicale e nel
1378, negli anni in cui il conflitto si fece
` acuto, il re dAragona provocatoriapiu
mente incluse B. nei territori che aveva
concesso in feudo al traditore Valore de
` il villaggio continuo
`a
Ligia. In realta
rimanere in possesso arborense fino
alla caduta del giudicato, e dopo il 1409
fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio non era ancora pacificato. Infatti sembrava dovesse cadere nelle mani del visconte di
Narbona e negli anni seguenti fu teatro
di una continua guerriglia della quale
` Bartolo Manno per invadere
approfitto
la
e devastare tutto il Goceano. Poiche
situazione sembrava non potesse essere controllata dal marchese dOristano, nel 1421 fu sul punto di entrare a
far parte del grande feudo concesso a
Bernardo Centelles; nel 1422 Leonardo
Cubello invase il territorio, sconfisse
` il
Bartolo Manno e finalmente occupo
Goceano. Cos` B., che ormai era ridotto
a un villaggio di modeste proporzioni,
dopo anni di tribolazioni pervenne ai
marchesi dOristano. Dopo la ribellione
di Leonardo Alagon, a partire dal 1478,
venne amministrato direttamente da
funzionari reali. Nei secoli successivi
il villaggio decadde ulteriormente e
` spopolandosi. I suoi abitanti fuando
rono costretti a pagare pesanti tributi e
persero progressivamente la loro autonomia. Dopo il 1677 gli abitanti cominciarono a trasferirsi a Esporlatu; dopo
il 1725 il villaggio contava 30 abitanti ed

entro il 1751 era completamente distrutto.

Bortigali Comune della provincia di


`
Nuoro, compreso nellVIII Comunita
montana, con 1507 abitanti (al 2004), posto a 505 m sul livello del mare, disposto
sul fianco di una collina addossata al
monte Santu Padre, che con i suoi 1026
` una delle cime maggiori della came
tena del Marghine. Regione storica:
Marghine. Diocesi di Alghero-Bosa.

Bortigali Qui nacque, nellottobre 1943, Radio


Sardegna, una delle prime emittenti dellItalia
liberata.

TERRITORIO Il territorio comunale si


estende per 67,46 km2: ha forma grosso
modo triangolare con una lunga punta
rivolta verso sud, e confina a nord con
Macomer, a est con Bolotana e Silanus,
a sud con Dualchi, a ovest con Birori e
Macomer. Di forma cos` allungata, si
estende dal lembo settentrionale dellaltipiano di Abbasanta verso le pendici della catena del Marghine, per continuare poi nellaltipiano di Campeda,
dove si trova tra laltro la piccola frazione di Mulargia. Si hanno quindi terreni adatti sia allagricoltura che allallevamento, oltre a tratti di bosco e zone
di grande suggestione paesaggistica e
ambientale. Il paese si trova in posizione appartata, lungo il vecchio tracciato della statale 129 Macomer-Nuoro,
attraverso la quale comunica direttamente con Macomer da un lato e Sila-

&

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 43

Bortigali
nus dallaltro, ma ha a brevissima distanza sia il nuovo tracciato della statale che la superstrada Cagliari-Sassari; alla periferia si trova anche la stazione lungo la ferrovia a scartamento
ridotto Macomer-Nuoro.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
romana. In epoca medioevale apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Marghine; fu
donato allabbazia di San Nicola di
Trullas. Divenne in quel tempo un rinomato centro di allevamento di cavalli.
Dopo lestinzione della famiglia giudicale fu conteso tra i Doria e gli Arborea
e fin` per essere occupato da truppe arborensi. Gli anni che seguirono furono
per B. relativamente tranquilli, e la co` continuo
` a godere della propria
munita
tradizionale autonomia. Scoppiata la
guerra tra Aragona e Arborea nel 1378,
` acuta del
mentre era in atto la fase piu
conflitto, il villaggio fu incluso nei territori che il re dAragona concesse provocatoriamente al traditore Valore de Ligia che si era schierato con lui. In effetti
` a rimanere in posil villaggio continuo
sesso del giudice dArborea fino alla
battaglia di Sanluri, subito dopo cadde
nelle mani del visconte di Narbona che
` a tenerlo fino al 1420, anno in
continuo
cui, dopo che questultimo ebbe rinun` a far parte
ciato ai propri diritti, entro
del Regnum Sardiniae. Nel 1421 fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles; i Centelles nel 1439 lo
cedettero a Salvatore Cubello come indennizzo per il mancato pagamento
della dote di sua sorella. Divenuto marchese dOristano, nel 1463 Salvatore incluse B. nel suo feudo; il villaggio fu poi
ereditato da Leonardo Alagon al quale
fu confiscato nel 1477. Dopo qualche
mese di confusione, dopo la battaglia
` a far parte del feudo
di Macomer, torno
di Oliva. I Centelles, che risiedevano in
Spagna, fecero amministrare il loro

feudo da una burocrazia alle loro dipendenze, e B. fu fatto dipendere amministrativamente da un funzionario che
risiedeva a Macomer.

Bortigali Pecore al pascolo nei dintorni del


paese.

Estinti i Centelles nel 1569, il villaggio,


dopo una lunga lite conclusasi nel 1591,
` ai Borgia che innovarono profonpasso
damente il suo sistema di amministrazione. Con i Borgia, infatti, nel corso del
` un aumento del poSeicento si verifico
` a controltere del feudatario che arrivo
lare direttamente lelezione del majore
esautorando completamente la comu` e appoggiandosi ai rappresentanti
nita
di alcune famiglie di notabili locali che
gestivano il potere in modo clientelare
` era stato possibile pere ingiusto. Cio
, nel corso del secolo, per lesazione
che
dei tributi feudali erano state create le
liste feudali dei contribuenti, compilate in base al loro reddito; la gestione
di queste liste comportava non solo la
determinazione del carico fiscale per
ciascuno ma anche lindividuazione
delle categorie degli esenti. In genere
gli esenti erano proprio i notabili locali
che finirono per formare delle elite vassallatiche legate al feudatario; quando
nel 1740 i Borgia si estinsero, B. cominciava a manifestare il bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo
una lunga serie di vicende ereditarie,
nel 1767 il villaggio fu incluso nel mar-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 44

Bortigali
` a Maria
chesato del Marghine che tocco
Giuseppa Pimentel, erede dei Borgia e
moglie di Pietro Tellez Giron. Come
molti altri dei villaggi del Marghine
non ebbe un rapporto facile con i nuovi
feudatari che dalla Spagna facevano
amministrare il feudo a funzionari
senza scrupoli, cos` tra il 1774 e il 1785
` apertamente di pagare i trisi rifiuto
buti e nel 1795 prese parte ai moti antifeudali. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cuglieri, nel 1843 sciolse il
poco felice rapporto con gli ultimi feudatari. Di questi anni la puntuale testimonianza di Vittorio Angius: Componesi di 520 case, le strade sono niente
regolari, e poco pulite anche destate.
` . La
Il clima patisce dalquanta umidita
neve vi persiste talvolta anche 20 giorni,
` una disgrazia fatale per il beil che e
stiame. La vicinanza del monte, uno
` alti della catena del Marghine,
dei piu
attrae spesso le tempeste. La scuola
normale frequentasi da 40 fanciulli. Il
numero dei matrimoni suol essere di
25 allanno, mentre le nascite si computano 95, le morti 40. Lordinario corso
` ai 70. Le malattie piu
` fredella vita e
quenti sono infiammazioni di petto e
febbri periodiche. Il numero delle famiglie arriva a 515, delle anime a 2920 nel
1833, le quali nel 1829 assommavano a
3000. La terra prestasi a tutte le voglie
del contadino. Specialmente riconoscesi atta ai grani ed orzi, che ordinariamente fruttificano il ventuplo. Coltivansi molte specie di erbaggi e legumi.
Le patate forniscono il nutrimento alle
famiglie povere, quando fall` la messe.
La vite vi prospera mediocremente, e la
` dei vini non dispiace. Le piante
qualita
fruttifere sono varie nella specie, copiose nel numero, grate nei frutti. Le
grandi e piccole chiudende occupano
` gran parte dellestensione terrila piu
toriale, e servono principalmente al pascolo delle vacche, e bestiame destinato

al lavoro. Le selve sono vaste, ed in esse


trovasi lelce, la quercia, il tasso, il ciliegio, il moro selvatico, e altre specie atte
a varie costruzioni. Si nutrono 300 cavalle, 2500 vacche, 20 000 pecore, 700
porci, 500 capre e gran numero di giumenti per la macinazione dei grani, e
trasporto della legna e formaggio al
paese. I prodotti della pastorizia si sogliono smerciare in Bosa. Sono assai
numerosi i cinghiali, i daini, le volpi, le
lepri e martore. Tutte le specie dei volatili, o stazionari o viaggiatori nellisola,
vi fanno nido. Quando nel 1848 furono
abolite le province, B. fu incluso nella
divisione amministrativa di Nuoro e vi
` a far
rimase fino al 1859, quando entro
parte della provincia di Sassari. Nello
stesso periodo fu costruita la parrocchiale dedicata alla Madonna degli An` a sviluppare le
geli e il paese continuo
` commerciali assumendo
sua attivita
unimportanza notevole; alla fine dellOttocento la sua popolazione oramai
superava i 3100 abitanti. Nel 1928 fu incluso nella provincia di Nuoro; nel se` econocondo dopoguerra le sue attivita
miche hanno subito una crisi notevole e
` notevolmente rila popolazione si e
dotta.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sulla pastorizia, particolarmente rino` la produzione dei formaggi nella
mata e
Latteria del Centro Sardegna (LACESA); si commercializzano vari tipi di
pecorino e i formaggi filati, tra i quali le
perette di caciocavallo. Vi si trovano
anche unorganizzazione per il turismo
` commerciali;
equestre e alcune attivita
molti lavoratori si recano quotidianamente nelle aziende della piana di Ottana e della zona industriale di Maco` collegato memer. Servizi. Il paese e
diante autolinee agli altri centri della
provincia; dista da Nuoro 48 km e 8 km
da Macomer. Dispone di medico, farma-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 45

Bortigali
cia, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale, sportello per i servizi bancari.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1606 unita
di cui stranieri 2; maschi 780; femmine
826; famiglie 639. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 19 e nati
9; cancellati dallanagrafe 20; nuovi
iscritti 11. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 13 764; versamenti ICI 618; aziende agricole 157; imprese commerciali 79; esercizi pubblici
13; esercizi allingrosso 2; esercizi al
dettaglio 26; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 484; disoccupati
82; inoccupati 63; laureati 31; diplomati
195; con licenza media 417; con licenza
elementare 699; analfabeti 12; automezzi circolanti 532; abbonamenti TV
537.

Bortigali Il nuraghe Orolo svetta sul crinale


delle colline che vanno dal paese verso
Macomer.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` molto ricco di nuraghi:
territorio e
Aidu Arbu, Aidu Entos, Aidu Ollastru,
Bena de Ludu, Berre, Borgusada, Coatos, Funtana Lada, Giaga Edra, Immandradorzu, Luzzanas, Meuddu, Mura de
Lughe, Oes, Orolo, Ottieni, Pranu e
Ruos, Sa Coa e Su Lauro, Sa Corte, Sa
Mandra e Sa Giua, Santu Martinu, Semestene, Seriale, Sparzanas, Susugias,
Tintirriolos, Trullio, Tuide, Tusari; vi si

trovano anche la Tomba di giganti di


San Giovanni e tracce di insediamenti
del periodo romano. Di particolare in` il nuraghe Orolo, affacciato
teresse e
sullaltipiano di Abbasanta da una magnifica posizione panoramica sulla catena del Marghine. A pianta complessa,
consta di un mastio centrale alto 14 m, a
due piani con camere a tholos perfettamente conservate, e di due torri addossate di notevoli dimensioni. Significativo anche quello di Tusari, del tipo pro` omotonuraghe, situato nella localita
nima a qualche chilometro dallabitato
e risalente al 1500-1300 a.C. Ha pianta
` di notevoli proporzioni:
ellittica ed e
dallingresso si accede a un corridoio
lungo circa 18 m che porta a una celletta
di piccole dimensioni; quindi attraverso una scala a chiocciola molto ripida si giunge al secondo piano delledificio e al terrazzo che aveva una fun` poi il
zione importante per la difesa. Ce
grande nuraghe di Meuddu che sorge
non lontano da Mulargia: un nuraghe
quadrilobato che nella torre centrale
conserva unampia camera a tholos di
particolare suggestione. Vicino a Mulargia si trova anche quello di Aidu Entos, quasi completamente distrutto, ma
che conserva nel masso posto ad architrave dellingresso uniscrizione che ha
attirato lattenzione degli studiosi. Pare
si tratti di unindicazione di confine tra
due diverse popolazioni, e si discute se
sia stata tracciata con caratteri latini o
con quelli di una presunta scrittura nuragica.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` posto ad anfiteatro
RALE Il villaggio e
su un pendio che sale dallaltipiano di
Abbasanta verso le cime della catena
` sviluppato da un nudel Marghine. Si e
` antico nel quale si trova la
cleo piu
chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli costruita nel secolo XV in
forme tardogotiche. Ha un impianto a

40

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 46

Bortigali
una sola navata su cui si affacciano alcune cappelle laterali e il presbiterio,
con copertura a volte a crociera. La fac` in conci di trachite rossa di
ciata e
grande effetto; poco distante dalla
chiesa sorge il campanile con la cuspide ornata da tipici gattelli di gusto
gotico-aragonese; nelle strade attorno
alla chiesa si possono individuare diverse case che conservano finestre e
portali di tipo aragonese molto sugge scolpiti con vari motivi da
stivi, perche
abili scalpellini. A monte di questo nucleo primitivo e attorno alla strada
` sviluppata la parte piu
`
principale si e
recente dellabitato che conserva diversi palazzotti ottocenteschi con qualche pretesa e una rete di stradine nelle
quali si affacciano le classiche case in
pietra tipiche del territorio. Dal paese
ha origine una strada che, salendo sul
fianco della montagna, conduce alla
frazione di Mulargia (=) inserita in un
piacevole ambiente ricco di boschi particolarmente suggestivi.

Bortigali Gli elementi architettonici di questa


finestra sono arricchiti dallo stemma della
famiglia Arras.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Il pa`e


`
trimonio di tradizioni della comunita
consegnato a due feste, in primo luogo
quella di Santa Maria di Sauccu. La ma` antica tranifestazione, tipica della piu
dizione del paese, fu istituita prima del
1614 in onore di un simulacro della Ver&

gine ritrovato allinterno di un sambuco


(sauccu). Ha inizio allalba del 7 settembre quando le donne del villaggio portano a piedi lungo una strada campestre che richiede tre ore di cammino
una piccola statua della Madonna fino
alla chiesetta campestre di Santa Maria
di Sauccu nella foresta di Badde Salighes, molto oltre il monte Santu Padre
e ben distante dal paese (in territorio di
Bolotana) che fu costruita agli inizi del
secolo XVI nei pressi di un monastero
di Barnabiti. Il pellegrinaggio si svolge
tra preghiere e canti a scioglimento di
un voto; a mezza mattina dello stesso
giorno dalla chiesa di Santa Croce i giovani del paese, vestiti di una cotta
bianca, preparano un simulacro della
Madonna di grandi proporzioni e, dopo
avergli fatto compiere tre giri attorno
alla chiesa, tra spari di fucili caricati a
salve, lo portano a passo svelto lungo un
sentiero di montagna alla chiesa campestre. Lungo il percorso il corteo viene
accompagnato da cavalieri armati e in
costume che compiono spericolate esibizioni. Allarrivo, tra un tripudio di fucilate, viene celebrata la messa cantata;
alla cerimonia segue un colossale ban` inizio al novenario, duchetto che da
rante il quale i fedeli trovano riparo in
alcune casette erette intorno alla
chiesa. Nei giorni successivi, che trascorrono tra preghiera e altri incontri
comunitari e conviviali, il piccolo villaggio rimane sempre molto animato;
al termine della novena, il 17 settembre,
la statua torna in gran corteggio a B. Il
villaggio torna nuovamente deserto e
` frequentato
secondo una leggenda sara
dai morti che vi svolgeranno una loro
`
novena. Laltra festa importante e
quella dellAssunta, che dura sei giorni
e culmina il 15 agosto con la processione alla quale partecipano gruppi in
costume, cavalieri e il coro locale. Fino
al 1945 veniva portato in processione un

41

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 47

Bortigiadas
antichissimo simulacro, oggi conservato nella parrocchia, cui si attribuiva
` di influire sulla situazione atla virtu
mosferica, e per questo ci si rivolgeva
ad esso soprattutto durante i periodi di
`.
siccita

Bortigiadas Comune della provincia di


Olbia-Tempio, compreso nella III Co` montana, con 859 abitanti (al
munita
2004), posto a 479 m sul livello del mare,
su un poggio panoramico che fa parte
dei rilievi granitici del Limbara. Regione storica: Gemini. Diocesi di Tempio-Ampurias.

Bortigiadas Panorama. Dalle ultime


propaggini delle montagne di Tempio e Aggius
il paese guarda verso il mare vicino del golfo
dellAsinara.

TERRITORIO Il territorio comunale si


estende per 76,76 km2: ha forma grosso
modo triangolare con una punta rivolta
verso occidente e confina a nord con
Viddalba e Aggius, a est con Tempio
Pausania, a sud ancora con Tempio e
con Perfugas, a ovest con Valledoria e
Santa Maria Coghinas. Si tratta di una
regione di alta collina, la cima maggiore
` la punta Saici, 911 m. Il suolo e
` in parte
e
rivestito di bosco e per tutto il resto uti&

lizzato a pascolo. Qualche tratto di pianura adatto alle coltivazioni si trova soltanto nella parte meridionale, dove
scorre il Coghinas e si trova la frazione
`nnari, la piu
` popolosa di quelle
di Tisie
che fanno capo a questo comune. Il
paese si trova a soli 3 km dalla S.S. 127
` collegata
Sassari-Tempio, alla quale e
con un raccordo che poi continua per
` servito anche dalla ferrovia
Viddalba. E
a scartamento ridotto Sassari-Tempio,
utilizzata oggi prevalentemente a scopi
turistici.
& STORIA Sulle origini del villaggio
poco si sa, anche se le numerose testimonianze romane ritrovate nelle campagne fanno pensare a un centro romano posto lungo la strada che da Gemellae portava a Olbia. Nel Medioevo
apparteneva al giudicato di Gallura,
era compreso nella curatoria di Gemini
` popoloso e sviluppato del
ed era il piu
distretto detto Gemini basso; estinta la
`
famiglia giudicale nella seconda meta
del secolo XIII prese a essere amministrato direttamente da funzionari pi`
sani. Dopo la conquista aragonese entro
a far parte del Regnum Sardiniae ma la
` a tenere un
sua popolazione continuo
atteggiamento ostile nei confronti degli
invasori. Nel 1324 una parte del territo` nel
rio fu concessa ai Catoni che pero
1325 furono cacciati da Sassari per cui
` degli abitanti di B. nei conlostilita
fronti degli Aragonesi non venne meno.
Il territorio fu definitivamente conquistato da Raimondo Cardona solo nel
` a far parte di un
1330 e il villaggio entro
feudo concesso a Guglielmo Pujalt, che
comprendeva quasi tutto il Gemini. La
` sembrava non voler
popolazione pero
accettare la situazione e mal tollerava
il vincolo feudale, cos` che, quando
` la guerra tra Doria e Aragona,
scoppio
` a combattere gli Aragonesi.
continuo
Pujalt mor` senza figli e nel 1347 il re
` di dare il villaggio e lintera curapenso

42

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 48

Bortigiadas
toria in pegno a Giovanni dArborea
nellintento di pacificare la popolazione. Dopo che questultimo fu arrestato da suo fratello Mariano, il territorio fu abbandonato a se stesso, sub` i
danni della guerra tra Aragona e Arbo`
rea e nel 1376 quelli della peste. B. pero
` come alcuni altri villaggi
non si spopolo
`
vicini: si calcola che avesse ancora piu
di 200 abitanti. Terminata la guerra,
cadde in mano al visconte di Narbona
che lo tenne fino al 1420, anno in cui
` a far parte del Regnum Sardirientro
niae. Cos` B. venne in possesso dei Carroz, eredi di Giovanni dArborea; essi lo
unirono al loro grande feudo di Terranova e lo fecero amministrare da loro
` e la pofiduciari. Lestrema perifericita
sizione del villaggio, sperduto tra i
monti, sebbene fosse non lontano da
Tempio, furono i fattori che permisero
a B. di conservare una relativa autonomia. I Carroz lo possedettero fino alla
` del secolo XV quando,
seconda meta
per il matrimonio di Beatrice con Pie`a
tro Maza de Lic
ana, il villaggio passo
questa famiglia. A loro volta i Maza si
estinsero nel 1546 e per la successione
` una lunga lite tra i diversi
scoppio
eredi. La contesa si concluse nel 1571
` B. ai Porcon una divisione che assegno
tugal, famiglia coinvolta nella lite per il
patrimonio dei Maza. Da questi ultimi il
territorio nel 1584, per il matrimonio di
Anna Portugal con Rodrigo De Silva,
` a questa famiglia. Nel 1617 tutto
passo
il territorio fu unito anche amministrativamente al marchesato di Orani; da
quel momento B. fu amministrato da
un regidor e da una burocrazia che risiedevano in quel paese lontano. La sua
posizione periferica fu pertanto mantenuta come lo spirito di indipendenza
dei suoi abitanti che nel corso del se` . Il
colo XVII raggiunsero le 600 unita
` non fu ferapporto con i feudatari pero
` notevollice, il carico fiscale aumento

` pamente colpendo proprio le attivita


storali e la produzione del formaggio;
soprattutto fu modificato il sistema di
individuazione del majore, che di fatto
veniva scelto dal regidor. Il territorio divenne teatro di faide tra gruppi di famiglie locali, in un clima di crescente violenza che la debole amministrazione
feudale non riusc` a modificare. Si ebbero anche numerose e audaci imprese
di briganti. Nel corso del secolo XVIII i
rapporti tra gli abitanti di B. e la famiglia feudale si guastarono ulteriormente; intanto la struttura della comu` andava modificandosi e lintrodunita
zione del Consiglio comunitativo e del
` laspirazione
Monte granatico rafforzo
allindipendenza degli abitanti del villaggio, che spesso resistettero allesazione dei tributi feudali. Nel 1821 il villaggio fu compreso nella provincia di
Ozieri e nel 1831 in quella di Tempio
`
`. E
Pausania ma la situazione non muto
di questo periodo linteressante e preziosa testimonianza di Vittorio Angius:
` situato nella china dun monte inE
contro a mezzogiorno, in esposizione
pure a levante e ponente. Consta di 250
case, divise per istrade irregolari. Poche arti meccaniche vi si professano.
Le donne sono sempre applicate alla
tessitura sopra 200 telai per panni lini
` spesso afe lani. La scuola normale e
fatto vuota, poco curandosi i padri della
istruzione ed educazione dei figli, e non
essendo da alcuno ammoniti del loro
dovere. Lordinario numero della popo` di 600 anime in 190
lazione sedentaria e
famiglie; altrettanti sono i pastori. Si
sogliono contrarre allanno circa 14 matrimoni, nascono 35, muojono 20. Lordi` ai 60. Le frenario corso della vita e
quenti malattie sono infiammazioni di
petto, e febbri periodiche. Il terreno
` coltivare e
` atto alle vigne, e
che si puo
ad altre piante fruttifere. Queste non
` che sei specie, e la somma
sono di piu

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 49

Bortigiadas
degli individui non sorpassa il migliajo.
` delle uve, tenue il
Poche sono le qualita
ricolto, e si dee supplire con molto comprato da Tempio, e da Luras. Siccome in
` sassoso e bomassima parte il terreno e
` appena si puo
` seminare
schivo, pero
starelli di grano 250, 100 dorzo, 50 di
` andare
fave. La fruttificazione ne puo
al settuplo. Di lino se ne raccoglie tanto
quanto esigano i propri bisogni. Le antiche o grandi chiudende occupano brevissima estensione del territorio. Vi si
` sovente vi si tiene il besemina, ma piu
stiame manso a pastura. Le selve sono
variate di quercie, lecci, soveri, roveri,
lentischi, corbezzoli, ontani. Il bestiame che educasi si rappresenta dalle
seguenti somme secondo le specie. Pecore 2000, capre 1500, vacche 300, porci
200. Al riscatto dei feudi e una volta
abolite le province, B. fu compreso
nella divisione amministrativa di Sassari e quindi, dopo il 1859, nella provincia di Sassari. La sua popolazione viveva prevalentemente sparsa nel vastissimo territorio in quattro cussorge.
Il processo di concentrazione nellattuale centro abitato risale alla fine dellOttocento; nel 1975 le frazioni di Giagazzu e Giuncana furono aggregate al
neocostituito comune di Viddalba.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
fondamentalmente sullallevamento ed
esiste un discreto patrimonio zootec` che da
nico, costituito da bovini piu
` favorevole
ovini. In qualche tratto piu
del territorio si pratica anche lagricoltura, in particolare lorticoltura, e qualche provento deriva anche dalla coltivazione dei ciliegi e dallestrazione periodica del sughero. Vi operano anche
un albergo con 20 posti letto e due agriturismi con 8 posti letto. Artigianato. In
passato le donne tessevano il lino e la
lana producendo manufatti di discreta
fattura ma solo per uso domestico. Ser` collegato mediante
vizi. Il villaggio e

autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di medico, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale, sportello di
servizi bancari.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 919 unita
di cui stranieri 3; maschi 458; femmine
461; famiglie 354. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 13 e nati
4; cancellati dallanagrafe 14; nuovi
iscritti 5. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 13 614 in migliaia di lire; versamenti ICI 289;
aziende agricole 190; imprese commerciali 38; esercizi pubblici 7; esercizi al
dettaglio 14; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 266; disoccupati
60; inoccupati 35; laureati 12; diplomati
100; con licenza media 255; con licenza
elementare 349; analfabeti 71; automezzi circolanti 441; abbonamenti TV
300.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` ricco di nuraghi (Cantareddu,
torio e
Middina, Punta Capraia, Punta Nuraga,
Puppia, San Pancrazio, Santu Russugliu, Traicatu), di domus de janas (Con` nnari) e conchedda di La Fata, Tisie
serva ruderi romani a Sa Menta e allo
Spirito Santo. Di un certo interesse anche le grotte di Conca Manna e Conca di
` importante
Martinu. Il monumento piu
` quello di Tisie
`nnari: una necropoli di
e
domus de janas ipogeiche situata a
qualche chilometro dallabitato. In alcuni di questi ipogei le pareti sono decorate con protomi taurine e figure di
esseri umani rappresentati con motivi
geometrici di grande effetto.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il villaggio ha mantenuto il tradizionale impianto dei centri
galluresi con strade larghe sulle quali si
affacciano le tipiche case in granito, a
due piani sulla via principale, a un solo
` impiano nelle traverse. Ledificio piu

44

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 50

Bortigiadas
` la chiesa di San Nicola di
portante e
Bari, parrocchiale costruita tra il secolo XVI e il XVII; ha una sola navata
sulla quale si affacciano il presbiterio e
alcune cappelle laterali; la copertura
originariamente era in legno. Nel corso
del secolo XVII la chiesa fu ristrutturata, la copertura in legno venne sostituita con una volta a botte e una cappella laterale venne demolita per lasciar posto al campanile. Linterno custodisce un dipinto del secolo XVII e ha
`
alle pareti vetrate decorate; ledificio e
stato restaurato completamente nel
1939. A poca distanza sorge la chiesa di
Santa Croce, la cui costruzione risale al
secolo XVIII. Ha una sola navata a
forma rettangolare e la facciata costruita con i tipici conci in granito. Era
sede della Confraternita della Santa
` stata piu
`
Croce, nel corso dei secoli e
volte restaurata e in molti periodi
chiusa al culto. Infine nelledificio del
` ospitato il Museo MineraloComune e
gico, uninteressante raccolta inaugurata nel 1983 nella quale sono esposti
` di 1000 campioni di minerali riconpiu
` di 260 specie diverse;
ducibili a piu
completo il panorama delle
pressoche
` presenti in Sardegna. Di grande
varieta
interesse storico e culturale, oltre che
ovviamente religioso, sono anche le numerose chiesette campestri distribuite
`
nelle bellissime campagne; in localita
Scala Ruia, presso le sponde del Coghinas nella frazione di Tisiennari, sorge
quella di San Rocco, patrono dei viandanti, posta in una posizione strategica
per il transito tra Anglona e Gallura. Fu
costruita nel secolo XVIII probabil` antica;
mente sui resti di una chiesa piu
ha una sola navata di forma rettango` abbellita da un
lare, la sua facciata e
` stata comcampanile a vela. Nel 1966 e
pletamente restaurata. A poca distanza
dallabitato, lungo la strada per Viddalba, sorge infine il santuario di San

Pancrazio che fu edificato nel secolo


`
XVI in forme tardogotiche. Linterno e
a una navata; nel corso dei secoli ha su` stato comb`to alcuni danni e nel 1970 e
pletamente restaurato. Tra le molte bel` , pregevoli sotto il punto
lissime localita
di vista paesaggistico e/o naturalistico,
` suggestiva e
` senza dubbio quella
la piu
caratterizzata da grandi roccioni e conosciuta come Cuccarusantu o Li Monti
Incantati, a brevissima distanza dallabitato. Le formazioni di granito sono ricoperte in parte da piante di edera di
grande bellezza che, incombendo sullabitato, fanno temere nei periodi
grande pioggia una loro rovinosa frana:
sensazione che ebbe un sindaco del villaggio di fine Ottocento il quale, dopo
` al preun grande nubifragio, telegrafo
fetto di Sassari per chiedere soccorso.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Si ha
memoria delle antiche usanze di questa
popolazione di pastori montanari
amanti del canto, della caccia e del
ballo, ma anche capaci di ire improvvise e di vendette terribili che vengono
ricordate in antichi racconti. Persino le
suggestive grotte di Conca Manna e di
Conca Martinu, che forse meriterebbero di essere studiate dallarcheologia, furono utilizzate come rifugio dai
banditi protagonisti delle fosche storie
del passato. Di particolare suggestione
` conservata
erano i costumi, di cui si e
memoria. Labbigliamento femminile
comprende una camicia di tela bianca
dalla pettina ricamata e rifinita col
pizzo; la gonna plissettata, di panno
`
(nelle grandi occasioni di seta), piu
corta rispetto a quella delle altre donne
galluresi. Sopra la camicia si indossano
`la) a
il busto di seta e la giacca (la camiso
bolero con le maniche chiuse e stretta
sotto il seno; sopra la gonna il grembiule di seta; sul capo si portano una
benda (la caviedda) e il velo bianco; per
`
le grandi occasioni labbigliamento e

45

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 51

Borutta
completato da unaltra gonna (lu suncurinu o valletta), usata come un manto
che copre la testa e le braccia. Labbigliamento maschile comprende la camicia plissettata, guarnita da un ricco
pizzo; i calzoni di tela grezza; sopra la
camicia si indossa un corpetto di velluto rosso a doppio petto con due file di
bottoni chiuso in vita da una fascia di
` colori; sopra i callana (limbogia) a piu
zoni si indossano il gonnellino di panno
nero orlato di velluto rosso e le ghette
dello stesso tessuto, anchesse orlate di
` completato
rosso; labbigliamento e
dalla berretta rossa (nera durante i periodi di lutto). Attualmente una pallida
memoria delle antiche usanze si conserva ancora nelle feste campestri, la
` importante delle quali e
` ancora
piu
quella di San Rocco. La prima domenica di giugno si tiene una sagra delle
Ciliegie, e il 12 maggio e lultima domenica di settembre si fa festa per San
Pancrazio. A queste celebrazioni, risa` aggiunta
lenti tutte alla tradizione, si e
ultimamente una festa della Birra, che
si svolge durante lestate per attirare i
villeggianti dalla costa.

Borutta Comune della provincia di Sassari, incluso nel Comprensorio n. 5, con


308 abitanti (al 2004), posto a 471 m sul
livello del mare, in una valletta tra la
falda meridionale del monte Pelao e lo
sperone sul quale si leva la celebre basilica di San Pietro di Sorres. Regione
storica: Meilogu. Archidiocesi di Sassari.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 4,76 km2: ha forma grosso
modo rettangolare allungata da nord a
sud e confina a nord con Bessude, a est
con Bonnanaro e Torralba, a sud con
Cheremule, a ovest con Thiesi. Si tratta
di una regione di colline dominate dal
Pelao, che raggiunge i 700 m. La natura
` mista, calcarea e vulcanica
del suolo e
(fatto che ha permesso ledificazione

della basilica alternando i colori dei


due diversi tipi di pietra) e, grazie an` di acqua,
che a una certa disponibilita
ha favorito in passato lagricoltura e
lorticoltura. Negli ultimi anni, col ge`
neralizzato abbandono delle attivita
agricole, ha preso anche qui il sopravvento lallevamento ovino. B. si trova a
breve distanza dalla superstrada Ca` collegato da una
gliari-Sassari, cui e
breve strada secondaria che attraversa
Bonnanaro e prosegue per Thiesi e
Cheremule.

Borutta Sullaltura calcarea che domina il


paese svetta la basilica romanica di San Pietro
di Sorres.

STORIA Il villaggio ha probabili origini altomedioevali legate alla scom` di Sorres di cui dovette esparsa citta
sere unappendice. Crebbe di importanza con la progressiva scomparsa dellantico nucleo, e per un certo periodo
dovette essere anche residenza episcopale. Faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del
Meilogu. Dopo la morte della giudicessa Adelasia, unitamente allintera
` in mano ai Doria che lo
curatoria passo
inclusero nel piccolo stato feudale che
avevano formato. Essi seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti
del villaggio che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia vivendo sostanzialmente in pace fino alla conquista aragonese. Allora i Doria si dichia-

&

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 52

Borutta
rarono vassalli del re dAragona, cos` B.
` a far parte del Regnum
nel 1323 entro
` nel 1325 i Doria
Sardiniae. Quando pero
si ribellarono e ne fecero una delle basi
della loro organizzazione militare, il
villaggio fu teatro della guerra e nel
1330 fu devastato e occupato per un
breve periodo dalle truppe aragonesi
guidate da Raimondo Cardona. Poco
` in possesso dei Doria e sub`
dopo torno
altri gravi danni; durante la ribellione
del 1347 e dopo lepidemia di peste del
` quasi completamente.
1348 si spopolo
In seguito i Doria si avvicinarono al re
`
dAragona ma quando nel 1365 scoppio
la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV B. fu occupato dalle truppe arborensi, dopo un disperato tentativo di resistenza di Brancaleone Doria. Quando
` questultimo sposo
` Eleonora dArpero
borea, la situazione del villaggio cam` , pur continuando a essere amminibio
strato come se fosse possesso giudicale
fino alla caduta di Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri cadde nelle mani del
visconte di Narbona che lo tenne fino al
` a far parte
1420; nello stesso anno torno
del Regnum Sardiniae e fu amministrato da funzionari reali. Nel 1445 fu
concesso in feudo ad Angelo Marongio,
` si estinse nel
la cui discendenza pero
1479; subito dopo la sua vedova Rosa
` di entrarne in posGambella (=) tento
sesso ma il fisco, che considerava devo`.
luto il feudo, le si oppose e lo confisco
Al termine di una serie di vicende romanzesche la Gambella, che aveva ce Xiduto allinteressata corte del vicere
n Pe
rez e lo aveva sposato in seconde
me
` la lite col fisco. Probanozze, continuo
bilmente le pressioni del nuovo marito
le consentirono di avere nel 1480 parziale soddisfazione e le fecero acquisire
` , ma con lescluuna parte delleredita
` a rimanere
sione di B., che continuo
nelle mani dellamministrazione reale.
Ben presto la sconsiderata si rese conto

che il secondo marito in effetti voleva


sottrarle lintero patrimonio, ma ormai
era troppo tardi: poco dopo mor` e molti
dissero che era stata fatta avvelenare
dal Perez, il quale continuava a premere per entrare in possesso dellere` . Nel 1482 il re sequestro
` leredita
`e
dita
` a Enrico Henriquez che poco
la dono
` tardi,
prima aveva avuto in dono B.; piu
e precisamente nel 1506, le sue figlie lo
vendettero ad Alfonso Carrillo. I nuovi
feudatari introdussero nel corso del secolo XVI alcuni nuovi tributi che resero
` pesante la condizione dei vassalli.
piu
` alSi estinsero nel 1630 e il feudo passo
lora ai Comprat che lo fecero amministrare da un regidor e ne riorganizzarono lamministrazione elevando ulte` provoco
`
riormente il carico fiscale; cio
uno stato di tensione tra i vassalli so il regidor fin` per avoprattutto perche
la scelta del majore esautocare a se
` del
rando completamente la comunita
villaggio.

Borutta I muretti a secco, figli delleditto


delle Chiudende, disegnano il reticolo delle
` contadine.
piccole e piccolissime proprieta

`
Estintisi i Comprat nel 1672, B. passo
` a una famiglia, i Miranda,
per eredita
che risiedeva in Spagna e che fece amministrare il feudo da un podatario, accentuando ulteriormente lo stato di tensione tra la popolazione. Nel corso del
` nelle
secolo XVIII il villaggio passo
mani di diversi feudatari che dovettero
lottare col fisco che ne tentava la confi-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 53

Borutta
sca. Il disagio della popolazione au` e nel 1795 esplose nei moti antimento
feudali durante i quali gli insorti distrussero il palazzo dellamministrazione baronale. Nel 1821 il villaggio fu
incluso nella provincia di Alghero e nel
1838 fu riscattato ai De Queralt. In questo lasso di tempo si colloca la testimo` situato
nianza di Vittorio Angius: E
sulla costa del Pelao. Componesi di
circa 100 case. In sole 25 case si lavora
al telajo. La scuola normale non conta
` di 5 fanciulli. Dal censispesso piu
mento parrocchiale (anno 1833) apparve il numero delle anime di 482 in
famiglie 99. Si celebrano allanno uno o
due matrimoni, nascono 10, muojono 7.
` riIl territorio assegnato ai boruttesi e
stretto, e forse non capisce mille starelli
di semenza. Quindi essi devon passare
in altre giurisdizioni, e prendere in affitto delle terre, in cui possano esercitar lagricoltura. Questi lavori si fanno
con 40 gioghi, che solcano per starelli di
grano 300, dorzo 150, di fave altrettanto, di lino 100, di granone 5. La quan` della messe suol essere ottupla
tita
della seminazione. I vini di B. sono
` . Il grano si
bianchi, e di qualche bonta
vende ai florinesi, ed ai sassaresi. Qual`
che volta vendesi vino ai torralbesi, piu
` se ne compra dai tiesini. Le
spesso pero
` moltiplicate delle piante
specie piu
fruttifere sono susini, peri, noci, peschi,
meligranati, cotogni ecc. Il bestiame si
riduce alla sola specie pecorina distribuita in 5 branchi di 350 capi cadauno. I
formaggi non sono molto stimati, e vendonsi ai sassaresi. Volpi, lepri, gatti selvatici sono le sole specie che si trovano
nel territorio, Le pernici, i merli, i colombacci sono in molto numero, e in
grandi stormi. Quando, nel 1848, fu
abolita la provincia di Alghero, B. fu incluso nella divisione amministrativa di
Sassari e in questa rimase fino al 1859,
quando fu incluso nella omonima pro-

`
vincia. Nel corso della seconda meta
dellOttocento la sua economia, che
` a
sembrava essersi risollevata, inizio
regredire, e con la crisi di fine secolo
ebbe un grande tracollo e molti dei
suoi abitanti emigrarono. Nel corso dei
primi decenni del Novecento si riprese
grazie allo sviluppo della viticoltura e
della cerealicoltura, la popolazione
prese nuovamente ad aumentare arrivando a oltre 650 abitanti, ma dopo il
` inesorabile una nuova on1961 inizio
data di emigrazione.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sulla pastorizia, specie lallevamento
` luogo alla produzione
degli ovini che da
di lana e di formaggio, e in minima
parte sullagricoltura, in particolare la
cerealicoltura e la coltivazione di legumi. Artigianato. Resta soltanto qualche debole memoria di un artigianato
` avuto seguito.
tessile che non ha pero
Molto importante oggi il laboratorio di
restauro del libro antico (e talvolta anche di altri oggetti) tenuto dai monaci
del convento di Sorres. Servizi. Il villag` collegato mediante autolinee agli
gio e
altri centri della provincia; dista da
` dotato di scuola delSassari 36 km. E
lobbligo e di uno sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`:
2001 la popolazione contava 323 unita
maschi 149; femmine 174; famiglie 132.
La tendenza complessiva rivelava una
diminuzione della popolazione, con
morti per anno 6 e nati 0; cancellati dallanagrafe 2; nuovi iscritti 0. Tra gli indicatori economici: imponibile medio
IRPEF 13 993 in migliaia di lire; versamenti ICI 194; aziende agricole 58; imprese commerciali 20; esercizi pubblici
3; esercizi al dettaglio 4; ambulanti 1.
Tra gli indicatori sociali: occupati 110;
disoccupati 5; inoccupati 27; diplomati
44; con licenza media 104; con licenza
elementare 142; analfabeti 11; auto-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 54

Borutta
mezzi circolanti 143; abbonamenti TV
109.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` archeologicamente
torio del villaggio e
importante per alcune grotte poste su
una parete che sovrasta labitato e conosciute come Bau Grutta: hanno restituito testimonianze ascrivibili al Mesolitico e alla cultura di Ozieri; in particolare vi sono stati trovati dei bracciali in
pietra verde che avevano una funzione
magica. Il territorio possiede anche alcune domus de janas e un nuraghe
molto danneggiato.

Borutta Questa pinnetta ha il tetto in scaglie


di pietra invece della copertura tradizionale di
frasche.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Limpianto urbanistico del villaggio ha conservato lassetto tradizionale;
` posto in una piccola valle e
labitato e
lungo le sue strade si affacciano le case
in pietra calcarea che tendono, non ap`, a dopena se ne presenta la possibilita
` sitarsi del piano rialzato. Ledificio piu
` la chiesa di Santa Maria
gnificativo e
Maddalena, parrocchiale costruita tra
il secolo XIV e il XV. Nei secoli successivi sub` numerosi rifacimenti che ne
alterarono definitivamente la fisionomia; laspetto attuale risale agli interventi posti in essere nellOttocento. Ha
una unica navata sulla quale si affacciano il presbiterio e alcune cappelle
laterali, vi si conserva una tela che rappresenta Maria Ausiliatrice. Poco lon-

` posta la chiesa di Santa Croce,


tano e
un tempo sede della omonima confraternita; fu costruita nel secolo XVII e
ha un impianto a una sola navata. Allinterno custodisce laltare maggiore e il
pulpito in legno, riccamente intagliato,
e una statua del Cristo morto anchessa
in legno, di grande bellezza. Il monu` bello, impormento di gran lunga piu
` la
tante e storicamente significativo e
basilica di San Pietro di Sorres che
sorge sul vicino colle e fu la sede della
diocesi di Sorres. La sua costruzione fu
iniziata presumibilmente nella se` del secolo XI e terminata
conda meta
agli inizi del XII, in forme romaniche,
da maestranze pisane e pistoiesi. Lin` scandito dalla
terno ha tre navate ed e
bicromia dei conci di calcare e di trachite in una scenografia maestosa, col
presbiterio sopraelevato e laltare maggiore ricco di marmi del secolo XIII. La
facciata, partita in tre settori scanditi
da archi e colonnine e caratterizzata
anchessa dallalternanza dei due tipi
` stata restaurata nel 1895
di pietra, e
con criteri arbitrari. Nel frattempo
parte del monastero, in seguito alla soppressione della diocesi del 1503, era an` stato
data in rovina. Nel 1953 ledificio e
riattato e affidato ai Benedettini, che
tuttora vi mantengono una loro comu` , unico esempio in Sardegna di un
nita
monastero medioevale che ha avuto
nuova vita ai giorni nostri. Oltre il culto
` del laboratorio di restauro
e lattivita
` detto, i monaci eserdel libro, di cui si e
` che riencitano una forma di ospitalita
tra in quello che viene chiamato oggi,
forse impropriamente, turismo religioso.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
memoria delle tradizioni popolari del
` ormai consegnata a
piccolo centro e
una delle feste popolari che si svolgono
annualmente, quella di San Pietro che
si tiene il 29 giugno. Un tempo era la

49

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 55

Borzacheri
festa solenne che richiamava attorno
allantica basilica una grande moltitudine anche da altri paesi vicini, ed era
anche occasione per lo svolgimento di
una fiera. Attualmente il momento culminante ha un carattere prettamente
religioso e consiste nel giro penitenziale che i pellegrini fanno attorno al
santuario prima di lasciarlo.

ferroviaria a scartamento ridotto, utilizzata oggi soltanto a fini turistici; a


nord con Alghero, con una strada tortuosa e molto panoramica realizzata
non molti anni fa; a sud con Cuglieri e
Oristano per mezzo della statale 292.

Borzacheri Antico villaggio del giudicato dArborea, compreso nella curatoria del Parte Ocier. Nel corso del secolo
XIV soffr` gravi danni a causa della peste del 1376, e allatto della pace del
1388 era completamente spopolato.

Bosa Comune della provincia di Ori`


stano, compreso nellVIII Comunita
montana, con 7941 abitanti (al 2004), posto a 2 m sul livello del mare, in bellissima posizione tra le pendici del colle
di Serravalle e la riva destra del fiume
` qui ormai prossimo allo
Temo, che e
sbocco in mare. Regione storica: Bosa
o Monteleone. Diocesi di Alghero-Bosa.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 135,67 km2: ha forma grosso
modo triangolare, con una punta che si
spinge verso sud, e confina a nord con
Villanova Monteleone e con Montresta
che si incunea al suo interno, a est con
Padria, Pozzomaggiore, Suni e Modolo,
a sud con Magomadas, a ovest col Mare
di Sardegna. Si tratta di una vasta regione dal carattere tormentato ed eterogeneo: dominano le colline, di non
grande altezza ma di conformazione
piuttosto aspra. Le punte maggiori
sono il monte Mannu, sulla costa nord,
` di 800 m, e il Pittada, leggerpoco piu
` allinterno, 788 m. A oriente
mente piu
si allunga la vallata alluvionale del
` navigabile nellultimo
Temo, che e
tratto; la linea di costa, lunga oltre 30
` per la maggior parte alta e frastakm, e
gliata, mista di tufi trachitici e andesiti.
B. comunica a oriente con Macomer attraverso la statale 129 bis e una linea

` del Temo e`
Bosa Il panorama della citta
dominato dal castello di Serravalle, costruito
dai Malaspina agli inizi del secolo XII.
& STORIA Probabilmente la citta
`e
` di
origini fenicie, sorgeva sulla riva sinistra del Temo a 2 km dalla foce nella
vallata di Messerchimbe; successiva` in epoca punica e romente si sviluppo
mana. Era conosciuta col nome di B. vetus: da questa si sarebbe sviluppata Cal` nelmedia che decadde e si spopolo
lAlto Medioevo a causa delle continue
incursioni degli Arabi. Agli inizi del secolo XI il territorio, che apparteneva al
giudicato di Torres e faceva parte della
` in
curatoria della Planargia, passo
mano ai Malaspina. Essi sulla riva destra del fiume costruirono il castello di
Salvaterra, attorno al quale dopo il 1112
` la B. attuale; allestinzione
si formo
della famiglia giudicale di Torres essi
formarono con i loro domini sardi un
piccolo stato feudale che aveva i suoi
punti di forza nei castelli di Salvaterra
` e il territorio venie di Osilo. La citta
vano, secondo luso dei Malaspina, governati congiuntamente; in particolare
`, che nel corso dei secoli era dila citta
venuta un fiorente centro commerciale,

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 56

Bosa
veniva governata sulla base di uno statuto a imitazione dei comuni italiani
(Breve) di cui possediamo alcuni fram` erano frequenmenti. I Malaspina pero
temente in lite tra loro; questa situazione li indusse agli inizi del Trecento
a sbarazzarsi del loro patrimonio. La
` nel 1308 con una sedecisione maturo
quenza di fatti poco chiara: infatti sembra che essi in un primo momento ab` e la Planargia in
biano ceduto la citta
`
pegno ai giudici dArborea e che pero
si siano dichiarati vassalli del re dAragona per lintero patrimonio sardo. Gli
Arborea subito dopo fecero del castello
una delle loro residenze e a seguito
della conquista, per quanto i Malaspina
avessero tentato di ritornarne in possesso, rifiutarono di rendere il tutto e
anzi, formalmente, nel 1324 cedettero
` e castello al re. Cos` B. entro
` a far
citta
parte del Regnum Sardiniae; di fatto
` rimase in possesso degli Arborea
pero
che nel 1328 ne furono infeudati. Negli
anni successivi, morto nel 1335 Ugone
II, Giovanni dArborea fu creato signore
di B. e a partire dal 1338 prese a risie` ed estese tutti i
dervi. Egli confermo
` godeva e, poiche

privilegi di cui la citta


era un fedele alleato del re dAragona,
ottenne lampliamento del suo territorio e il potenziamento del suo porto. Negli anni seguenti B. fu teatro dellinfelice contrasto tra Giovanni e Mariano
IV, concluso con larresto dello sfortunato principe; mentre Giovanni languiva in prigione andarono maturando
le ragioni per linsanabile conflitto tra
` divenne
Mariano IVe Pietro IVe la citta
ambito obiettivo dei due contendenti;
ma intanto la moglie dello sfortunato
Giovanni, Sibilla di Moncada, continuava a risiedere nel castello di Salvaterra cercando di conservare una qualche autonomia. Nel giugno del 1352
` Mariano IV se ne impadron` con
pero
la forza e in seguito B. divenne una

delle sue principali residenze dalle


quali condusse la lunga guerra contro
` rimase in questi
lAragona. La citta
anni in possesso del giudice dArborea,
anche se formalmente il re dAragona
` a riconoscerne linvestitura
continuo
ai discendenti di Giovanni dArborea.
B. mantenne la sua autonomia e di` di
venne sede di una fiorente comunita
mercanti sotto la protezione del giudice. Dopo la battaglia di Sanluri, nel
` fu assediata, quindi conqui1410 la citta
`
stata dalle truppe aragonesi ed entro
ufficialmente a far parte del patrimonio reale. Negli anni successivi fu riconosciuta a B. una sua autonomia ed
ebbe un regime giuridico simile a
` regie. Vi fu costiquello delle altre citta
tuito un Consiglio generale che esprimeva un esecutivo di 5 consiglieri guidati da un consigliere capo con funzioni
di sindaco; il castello di Serravalle veniva invece governato da un castellano
che dipendeva dal governatore del
` cittaCapo del Logudoro. La comunita
` in
dina, fiorente per i suoi traffici, entro
concorrenza con il marchese di Oristano e con Alghero, ed ebbe degli
screzi soprattutto con i castellani; in
ogni caso seppe difendere la propria
autonomia e il proprio diritto al libero
commercio nel suo porto.

Bosa Il Lungotemo, ornato di palme e di


`
edifici ottocenteschi, e` uno dei luoghi piu
caratteristici della cittadina.

51

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 57

Bosa
Nella prima parte del secolo XV, per
quanto nel 1430 il castello fosse stato
concesso, con tutto il territorio della
Planargia, a Guglielmo Raimondo Mon` scorrettamente
cada (che si comporto
provocando lintervento del governa` ),
tore del Logudoro in favore della citta
B. riusc` a mantenere la propria autonomia e il privilegio di utilizzare i pro` la citta
`
pri antichi statuti. Nel 1468 pero
e la Planargia furono infeudate a Gio` si venne a trovanni Vilamar` e la citta
vare in una imbarazzante situazione
nuova che paradossalmente si tradusse
a suo vantaggio. Infatti i nuovi feudatari
` e promiprestarono omaggio alla citta
sero di rispettarne i privilegi. Cos` B.,
` a proprotetta dai suoi baroni, continuo
sperare; nel 1493 i Vilamar` ottennero il
riconoscimento del privilegio del libero
commercio e della pesca per il porto di
B. e definirono cos` a suo favore le annose controversie con Oristano e con Al` , iniziato
ghero. Sembrava che la citta
un costruttivo rapporto con i suoi feudatari, fosse destinata a un ulteriore
sviluppo quando pervenne allultima
dei Vilamar`, la principessa di Salerno,
` estenche seppe con grande abilita
` nel
derne i privilegi. Frattanto pero
1528 i suoi cittadini, per impedire leventuale sbarco francese, ostruirono la
foce del Temo determinando cos` le
condizioni per la successiva decadenza
`.
del porto e delle sue fiorenti attivita
Nel 1556 Isabella Vilamar`, ultima signora di B., consent` che gli abitanti
` riscattassero la loro dipendella citta
denza feudale e acquistassero lo status
` reale; mor` di l` a poco e, poiche

di citta
la successione si mostrava intricata, il
feudo fu confiscato. Cos` B., incorporata
nuovamente nel patrimonio reale, ri` regia; i suoi antiprese lo status di citta
chi statuti furono tradotti in catalano.
` di ot` nei secoli successivi tento
La citta
tenere linvestitura della Planargia,

che era divenuta una plaga desolata e


semispopolata. Nel corso del secolo
XVII sub` una grave inondazione e nel
1663 un incendio di grandi proporzioni,
`a
tuttavia la sua popolazione continuo
` spazi per attivita
` concrescere e trovo
nesse allagricoltura e allallevamento
del bestiame; alla fine del Seicento contava 3400 abitanti. Passata la Sardegna
` del porto furono in
ai Savoia, le attivita
qualche misura rilanciate; fu cos` consentito che le barche coralline del Napoletano vi facessero la quarantena e
nel 1807 divenne capoluogo di provincia; nel 1821 fu inserita come capitale
mandamentale nella provincia di Cuglieri. Abolite le province nel 1848, B.
fu inclusa nella divisione amministrativa di Nuoro e vi rimase fino al 1859,
quando fu inserita nella provincia di
Cagliari. Nel corso del secolo XIX la
` continuo
` a crescere e la sua econocitta
` delle concerie,
mia, basata sullattivita
sullolivicoltura e su una crescente atti` portuale, si evolvette positivavita
` miglioro
` il proprio immente. La citta
pianto urbanistico con un nuovo acquedotto, una rete fognaria e il ponte sul
Temo. Nel secolo XX, quando nel 1927
fu ricostituita la provincia di Nuoro, en` a farne parte. Attualmente, entrate
tro
` tradizionali, tenta le
in crisi le attivita
vie di un nuovo sviluppo attraverso le
` turistiche. Negli ultimi anni gli
attivita
amministratori hanno preso parte al dibattito sulle creazione delle nuove province, e hanno infine optato per quella
di Oristano.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sullagricoltura, in particolare lolivicoltura e la viticoltura che eccelle nella
produzione della Malvasia; vi sono svi`
luppati anche il commercio, lattivita
` contare
della pesca e il turismo che puo
su 10 alberghi con 662 posti letto, 1 campeggio e 8 ristoranti; vi opera anche
unorganizzazione per il turismo eque-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 58

Bosa
stre. Artigianato. Tradizionali e ancora
` delle donne
sviluppate sono le attivita
che producono il filet di B., caratteristico ricamo a figure di grande ele` artigianali molto riganza; altre attivita
nomate sono quelle della lavorazione
della filigrana doro e del corallo. Caratteristica la produzione di nasse da
parte dei pescatori. In passato era tradizionale lartigianato del cuoio che,
sfruttando la grande produzione di materia prima, dava luogo a prodotti di
`. Servizi. La citta
`, che ha a breve
qualita
` coldistanza la frazione di B. Marina, e
legata con il territorio regionale da autolinee e dalla ferrovia secondaria, e dispone di un piccolo porto che viene utilizzato da pescatori e diportisti. Dispone di ospedale, guardia medica, medico, farmacie, scuola dellobbligo e
scuola secondaria superiore, Biblioteca comunale e due sportelli bancari.

in migliaia di lire; versamenti ICI 3010;


aziende agricole 236; imprese commerciali 369; esercizi pubblici 73; esercizi
al dettaglio 205; ambulanti 48. Tra gli
indicatori sociali: occupati 2317; disoccupati 367; inoccupati 704; laureati 234;
diplomati 946; con licenza media 2981;
con licenza elementare 2146; analfabeti
409; automezzi circolanti 2392; abbonamenti TV 2078.

Bosa La torre Argentina e` uno di quegli edifici


militari che in epoca spagnola facevano parte
del sistema difensivo della costa tra Bosa e
Alghero.

Bosa La cittadina sul Temo ha conosciuto


dopo la seconda guerra mondiale interessanti
progressi legati allo sviluppo del turismo.

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 7992 unita
di cui stranieri 26; maschi 3822; femmine 4170; famiglie 2912. La tendenza
complessiva rivelava un aumento della
popolazione, con morti per anno 81 e
nati 82; cancellati dallanagrafe 114;
nuovi iscritti 293. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 109 in miliardi
di lire; imponibile medio IRPEF 16 111

&

& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` conserva domus de jatorio della citta


nas a Ispiluncas e a Monteforru, accanto allunico omonimo nuraghe;
` punica e romolte testimonianze di eta
`
mana che dimostrano la continuita
della frequentazione umana sul territo` interessante e
` quello atrio. Il sito piu
torno allantica cattedrale di San Pietro
nella valle di Calamedia, a circa 2 km
dallabitato attuale, dove sorgeva la
` (la mitica Calmedia) di invecchia citta
dubbia origine punico-romana. La loca`e
` stata poco studiata; nellOttocento
lita
Battista Mocci, un collezionista e ar-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 59

Bosa
cheologo dilettante, vi condusse diversi
scavi raccogliendo una discreta collezione andata in seguito dispersa. Nel
` stata individuata attorno alla catsito e
tedrale parte di una necropoli romana
che ha restituito suppellettili di diverso
` stata antipo. Alla fine dellOttocento e
che individuata uniscrizione punica.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Lo sviluppo dellimpianto urba` , disposta in una conca
nistico della citta
sulla riva destra del Temo, permette di
capire levoluzione storica del piccolo
centro che si presenta lambito dal
fiume con caratteristiche che lo ren`
dono unico in Sardegna. La parte piu
antica digrada dal colle dominato dal
` conosciuta come quartiere
castello: e
di Sa Costa e rappresenta il primo nucleo dellabitato sorto a ridosso del castello quando questo fu fondato; dal
` accedere al castello dalla
rione si puo
caratteristica Siscala e Sa Rosa, una
scalinata in trachite che fiancheggia i
`. Il
resti della cinta muraria della citta
` costituito da un insieme di case
rione e
disposte lungo vicoli acciottolati disposti per curve di livello lungo il pendio
del colle e legati tra loro da un sistema
di scalette in trachite rosa di grande
suggestione ed eleganza, e alternati a
scenografiche piccole piazzette. Le
case sono disposte verticalmente con
una camera per piano e sfruttano la
pendenza del colle per cui spesso
hanno due porte dingresso a livelli diversi, le facciate sono talvolta decorate
con cornici, frontalini, finestroni in trachite di gusto goticheggiante, opera secentesca dei picaparders locali. Era
questo un tempo il tipico quartiere
` artigiadove si svolgevano le attivita
nali; attualmente molte delle case sono
state acquistate da villeggianti di tutta
Italia per un turismo residenziale di
` detto il rione e
` delimiclasse. Come si e
` alta dal castello
tato nella sua parte piu

feudale di Serravalle, fatto costruire


dai Malaspina a partire dagli inizi del
secolo XII e successivamente ristrutturato e ampliato in diversi momenti nei
secoli successivi. Inizialmente aveva
una forma rettangolare e copriva unarea di circa 2000 m2 delimitata da una
muraglia rafforzata da torri angolari e
da una torre maestra. In seguito, e precisamente agli inizi del Trecento, la
torre nord fu demolita e sostituita con
` di 14 m, molto simile a
unaltra, alta piu
quelle costruite da Giovanni Capula a
Cagliari; nello stesso periodo la cinta
muraria fu ampliata e rafforzata con al` piu
` tarda,
cune torri quadrate. In eta
` del secolo XV,
forse nella seconda meta
furono costruite una torre pentagonale
e un terrapieno ottagonale dal lato
mare arrivando cos` a coprire un peri` di 300 m. Allinterno della
metro di piu
cinta si trova la chiesa di Nostra Signora
di Regnos Altos, fatta costruire nel secolo XIVe restaurata tra il 1970 e il 1975,
` stato ritrovato nel 1972 un
nella quale e
grande ciclo di affreschi attribuito a
maestri di scuola aragonese, raffigu` e di alrante scene della vita di Gesu
cuni santi. Dal rione di sa Costa si svi` moluppa sulla destra del Temo la citta
derna che, in rapporto alle proporzioni
`, e
` ricca di monumenti e di
della citta
belle strade di grande effetto urbani` conosciuto come Santa
stico. Il rione e
` significaCadrina e tra i monumenti piu
tivi annovera la cattedrale dellImmacolata che ha assunto le forme attuali
dopo un radicale rifacimento; in effetti
la chiesa risale al secolo XII, quando
era intitolata a Santa Maria e aveva
forme romaniche; fu restaurata nel secolo XV quando vi fu traslata la sede
episcopale da San Pietro, e in seguito
decadde progressivamente tanto che
nel 1803 fu deciso il rifacimento. I lavori
furono iniziati dallarchitetto bosano
Are, continuati dal sassarese Ramelli e

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 60

Bosa
finiti dopo il 1810 dallo stesso Are. Attualmente ha forme che ricordano il barocco piemontese; ha una sola navata
molto ampia, sulla quale si affacciano
le cappelle laterali completata da un
vano absidato e cupolato; la copertura
` a botte; linterno e
` ricco di marmi poe
licromi, eleganti stucchi e dorature e
custodisce una scultura policroma del
` completato dal
secolo XVI; lesterno e
campanile piuttosto tozzo. Poco distante dalla cattedrale si sviluppa il
corso Vittorio Emanuele II lungo il
quale si trova il Fontanone: si tratta del
` e rapvero e proprio centro della citta
presenta un interessante complesso urbanistico sviluppatosi tra la fine del
` dellOttoSettecento e la prima meta
cento lungo il corso Vittorio dalla caratteristica pavimentazione in ciottoli e lastre di basalto e fiancheggiato da eleganti palazzi appartenuti alle grandi fa` . Il complesso e
` commiglie della citta
pletato dalla piazza Costituzione dove
sorge il Fontanone, fontana monumentale costruita tra il 1881 e il 1882 per ricordare il primo acquedotto di B. alimentato dalla fonte di Luzanas nel Montiferru. Poco distante sorge in una via
laterale la chiesa di Santa Croce, costruita nel secolo XVI e successiva` riprese; attualmente restaurata a piu
sormente ha forme barocche. Poiche
geva accanto allantico ospedale, nel
1644 fu affidata ai Fatebenefratelli che
lo avevano in gestione; ledificio ha una
navata sulla quale si affacciano il presbiterio coperto con una cupola e alcune cappelle laterali con copertura a
botte. Alla sinistra del Corso, nellomonima via si trovano la chiesa e il convento del Carmine, complesso costruito
nel 1779 dai Carmelitani su unarea che
fu loro concessa nel 1606, quando lasciarono la chiesa di SantAntonio
lungo le rive del Temo. Per far posto allattuale imponente struttura essi fe-

cero demolire la vecchia chiesa della


Madonna del Soccorso. La chiesa attuale risente dei modelli del barocco
piemontese, ha come la cattedrale una
sola navata sulla quale si affacciano le
` completata da un
cappelle laterali ed e
`
corpo absidato e cupolato; linterno e
abbellito da marmi policromi, da intagli, da un organo del Settecento. Ledifi` occucio del convento attualmente e
pato dagli uffici dellamministrazione
comunale. Oltre la chiesa del Carmine
si trova la chiesa di San Giambattista:
costruita nel 1522 in forme gotico-catalane e ampliata nel corso del secolo
XVII, ha una navata scandita da arcate
a sesto acuto e coperta in legno. La na` completata dal presbiterio retvata e
tangolare sopraelevato rispetto allaula
sulla quale si affacciano alcune cappelle laterali. Proseguendo oltre, su un
colle isolato si trova il convento dei padri Cappuccini del secolo XVII e la
bella chiesa della Madonna degli Angeli, costruita tra la fine del secolo XVI
e gli inizi del XVII in forme gotico-catalane. Ledificio fu unito al convento dei
Cappuccini, ha una sola navata sulla
quale si affacciano il presbiterio completato dallabside semicircolare, e al`
cune cappelle laterali. La copertura e
con volte a botte e in alcune delle cappelle laterali con volte a crociera. La
` modanata e vi si apre un porfacciata e
tale in stile rinascimentale. Infine sulla
riva sinistra del Temo lungo la strada
per B. Marina sono posti i grandi edifici
di Sas Conzas che nellOttocento erano
la sede della lavorazione del cuoio e dei
quali si progetta ora il restauro per adibirli ad altri usi. Poco oltre sorge la
chiesa di SantAntonio Abate, costruita
nel XII dai Camaldolesi fuori dal perimetro delle mura. Nel corso dei secoli
successivi sub` radicali modifiche e nel
1580 fu ceduta ai Carmelitani; conserva
attualmente forme gotico-aragonesi

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 61

Bosa
che risalgono a un rifacimento databile
al secolo XVI. Ha una sola navata scandita in campate poggianti su pilastri
` completata dal
molto robusti; laula e
presbiterio con la volta a crociera. La
` in conci di trachite rossa ricfacciata e
camente decorata e abbellita da un ro` custodita unancona
sone. Allinterno e
in legno intagliata e riccamente dorata,
risalente al secolo XVII. Sempre sulla
riva sinistra, a circa 2 km dallattuale
abitato, si trova lantica cattedrale di
San Pietro extra muros che fino al secolo XV fu la cattedrale di B. Fu costruita in forme romaniche tra il 1062 e
il 1073, ha un impianto a tre navate, la
centrale ha la copertura in legno, quelle
laterali a volta a crociera. La facciata fu
ricostruita nel tardo Duecento su progetto di Anselmo da Como. Di notevole
interesse anche la torre Argentina, uno
degli edifici militari che facevano parte
in epoca spagnola del sistema difensivo
verso il mare istituito nella costa tra B. e
Alghero: la sua costruzione si colloca
tra Cinquecento e Seicento; si trova po`
chi chilometri a nord dellabitato ed e
facilmente raggiungibile. Percorsi poco
` di 6 km in direzione di Alghero si
piu
trova sulla sinistra lingresso alla zona
gestita nel periodo estivo dalla cooperativa turistica Costa Blu; ci si inoltra
in una strada a fondo naturale che, procedendo in una zona a macchia dolcemente digradante verso il mare, conduce in qualche centinaio di metri alla
` basso ma non sabcosta; il litorale e
bioso e i bagnanti rimediano sistemandosi su tratti di roccia qui tutta calcarea che lerosione marina ha reso
piatti e lisci. La stradella piega a sinistra e conduce in breve alla base del rilievo roccioso sul quale domina la torre.
La salita porta ad appena 33 m di altitudine sul livello del mare; ma il territo` sgombro da altri rilievi, nelle imrio e
`
mediate vicinanze, e lo sguardo puo

spaziare su unarea costiera piuttosto


vasta. A nord si spinge fino alle pendici
dei rilievi di capo Cacciaiu, mentre a
sud si allunga seguendo la lieve insenatura nella quale ha termine il corso del
fiume Temo, fino al territorio di Tresnuraghes. Il sistema difensivo originario
prevedeva che la Torre Argentina potesse scambiare segnali con quella dellIsola Rossa, posta a guardia della foce,
e con quella di Colombargia, alta su un
promontorio roccioso nei pressi di
porto Alabe. Ci si deve accontentare
lingresso della
del panorama, perche
` costruita col materiale caltorre, che e
` a 3 m daltezza; sappiamo
careo locale, e
che vi si trova il solito camerone circolare, coperto da una volta sostenuta da
una colonna centrale, dal quale una
scala ricavata nella muratura come
nei nuraghi conduce alla terrazza su` questo insieme di fiume,
periore. E
mare, campagna, e al centro un insediamento molto antico e ricco di monu`
menti, che crea il fascino di B., una citta
importante ma che continua a vivere
circondata da una riservatezza e un silenzio che colpiscono e meravigliano.
Pesa evidentemente la posizione, lontana dalle maggiori vie di comunicazione stradale e ferroviaria; il porto,
che un tempo serviva per i collegamenti
con la terraferma, oggi viene utilizzato
quasi esclusivamente per la pesca locale e la navigazione da diporto; pesa
anche la collocazione, in quel tratto di
piana costiera scavato ai margini di
`
unarea di altipiani e colline. Eppure e
difficile che chi arriva in vista dellabitato e dei suoi dintorni rimanga insensibile al loro fascino, un fascino che si
manifesta sin da quando ci si trova,
come ha scritto Salvatore Mannuzzu
(=) nel suo primo romanzo (Procedura,
1988), sullorlo del grande imbuto: B.
` in fondo, digradante sulla picera la
cola collina (la Costa) cui si abbarbicava

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 62

Bosa
e al cui culmine dallalto vedevamo ergersi i ruderi del castello: un po di
` quasi lammura e una torre; il fiume giu
biva le case, per poi prendere, con
unultima pronunciata ansa, lucido, la
via del mare: che adesso era liscio, solo
vibrante del suo chiarore. Gli elementi
che caratterizzano B. non sono soltanto
` costruita su
insoliti per la Sardegna e
` riuscita a sopravun fiume navigabile; e
vivere in passato pur essendo vicina al
mare ma anche molteplici e opposti:
qui si lavora la campagna e si pesca;
sono numerose le chiese, non manca il
sentimento religioso, eppure si celebra
` trasgressivi; si
uno dei carnevali piu
`
cerca (a fatica) di tenere vive le attivita
economiche che avevano dato benes` forte lattacsere nei secoli scorsi, ed e
` tradizione,
camento a tutto quanto e
` artigiane, dalla
dalle feste alle attivita
lingua ai monumenti alla gastronomia.
Quanti sono giunti qui in visita si sono
sforzati di rendere al meglio le impressioni che provavano; cos` Vittorio An` del secolo
gius, impegnato alla meta
scorso nel dare il profilo di tutti i centri
della Sardegna, trovava il modo di soffermarsi con qualche tocco letterario
` bagnata dal
sulla parte della citta
Temo, veramente deliziosa per la prospettiva che godesi della fiumana, e
delle amenissime terre allaltra parte.
` dalla primavera allautunno laBello e
` per le
spetto di questa fronte della citta
molte pergole che ombreggiano le finestre; tanto entusiasta da spingersi a difendere i bosinchi, accusati ingiustamente, a suo parere, per la poca net`. Si riferiva probatezza della loro citta
bilmente ai versi di Melchiorre Murenu
(=), il cantore cieco di Macomer (18031854): si racconta che un giorno, spintosi fino a B. in compagnia di un ragazzo
che gli faceva da guida, chiese di potersi riposare, ma si senti rispondere
che i sedili e le soglie delle case erano

tutti ricoperti di sporcizia; il suo estro,


fondendo allora stanchezza, rabbia e
` il celebre pagusto della satira, gli detto
ragone: Cantu bhat in sinferru fogu e
famen / e dogni patimentu illimitadu, /
una mente distinta hat computadu / chin
`
Bosa bha fiagu e ledamen! Quanto ce
nellinferno di fuoco e fame e ogni sofferenza senza fine, una mente acuta ha
` di puzza di
fatto il computo che in B. ce
letame!. Pesava forse linvidia di un
uomo di un villaggio dellinterno per
gli abitanti di una cittadina allora opulenta e fortunata; e daltra parte gli
`
odori, come il poeta riconosceva piu
avanti, provenivano da conzas e conduttos e fundagos [conce, condotte e fon` delle
daci], erano conseguenza cioe
` produttive. In semolteplici attivita
guito le cose sono cambiate, purtroppo,
e i locali usati per conciare le pelli re inutilizzati, sulla riva
stano pressoche
del fiume opposta a quella abitata. Per
questo alle tante attrattive di B. si unisce un tono vagamente decadente,
` del tempo riucome se limmobilita
` che altrove a impedire al
scisse piu
nuovo di cancellare il vecchio, il cono` avere landasciuto. La visita a B. puo
mento di un qualsiasi percorso turistico, e deve comporsi di alcune tappe
` trascurare la
obbligatorie: non si potra
la pascattedrale dellImmacolata ne
seggiata per il corso Vittorio Emanuele
II, tutto a lastre di pietra e acciottolato;
` far visita a qualche produttore
si dovra
di Malvasia e conoscere i prodotti artigiani, filet e filigrane in primo luogo;
` fare a meno di raggiungere,
non si dovra
attraversando il quartiere medioevale
di Sa Costa, i resti del castello Malaspina, che nella chiesetta di Nostra Signora di Regnos Altos conservano un
pregevole ciclo di affreschi, e neppure
di spingersi alla chiesa di San Pietro,
lungo il fiume, o fino a B. Marina o ai
paesetti che fanno corona sulle pendici

57

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 63

Bosa
`
coltivate delle colline. Ma la visita avra
` a cosuccesso soltanto se si riuscira
`, quel
gliere il fascino sottile della citta
misto di mediterraneo, di antico e di
esotico che induceva gli antichi poeti
popolari a immaginarvi persino la presenza pacifica dei mori: In su caminu
de Osa / best donna Caderina / chest a
caddu a unu moro [Sulla strada di Bosa
` donna Caterina che va a cavallo sul
ce
moro]; In su paris de Osa / bi passiza
su moro / umpare cun sol tios [Nella
piana di B. passeggia il moro insieme
agli anziani].
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra le
` tipiche degli abitanti di B.
usanze piu
dei secoli passati era quella del canto,
nel quale eccellevano. Cos` le donne
avevano la consuetudine di cantare
pubblicamente il rosario, affacciate sul
far della sera ai balconi di casa; in genere era una di loro a intonare il canto,
che veniva poi seguita dalle altre. Altra
occasione per manifestare questa loro
` era data dalla festraordinaria abilita
sta di SantAnna che solitamente era lennere o sepolcro.
gata allusanza del ne
nLa festa iniziava allalba quando il ne
nere, che era stato montato a forma di
cono (forse riferimento ad antichissimi
riti fallici), veniva adornato con nastri e
monili ed esposto al centro di un tavolo
sistemato vicino a una finestra; subito
dopo si radunavano moltissimi giovani
che al suono delle launeddas intonavano il canto che durava praticamente
per tutta la giornata; si soleva cantare
in ottava e la riunione era presieduta da
una bella fanciulla considerata la regina della festa. Di prammatica il canto
e le danze venivano interrotti per il
pranzo, a un cenno della regina della
festa, e riprendevano poco dopo proseguendo fino al pomeriggio quando venivano nuovamente interrotti per la mennere, sporenda. A questo punto il ne
gliato dei suoi ornamenti, veniva get-

tato in un letamaio; poi il canto al cenno


della regina riprendeva e continuava
fino alla sera assumendo il carattere di
unimprovvisazione che i giovani dedicavano alle belle della festa. Altre occasioni per accoppiare il canto a momenti
di festa erano dati dalle nozze quando
venivano cantate dai parenti e dagli
amici degli sposi sas bodas. Vi erano
poi le veglie per lEpifania, per SantAntonio Abate e per San Sebastiano:
in queste occasioni gruppi di giovani
` cantando e sofferpercorrevano la citta
mandosi presso le porte sotto o le finestre e ricevendo in dono fichi e altre
frutta. Nel ricco patrimonio di tradizioni era anche quella de sas accabadoras, silenziose e discrete propinatrici
della pace della morte che procuravano
allagonizzante soffocandolo con un cuscino o percuotendolo sul capo con una
speciale mazza (sa mazzucca). Di questo
mondo fantastico, che ancora era almeno in parte vivo agli inizi del Nove` nulla; oggi lacento, non rimane piu
` si manifesta nelle
nimo della citta
` suggestiva
grandi feste popolari. La piu
` senza dubbio quella di Santa Maria del
e
Mare che si svolge nella prima domenica di agosto e ha come momento culminante una suggestiva processione a
mare e lungo il fiume che parte dalla
chiesetta di B. Marina. Il corteggio delle
barche risale il Temo e, giunto allaltezza del ponte cinquecentesco che
mette in collegamento le due rive del
fiume allaltezza della cattedrale, si
ferma consentendo il trasloco della statua; dopo la cerimonia in Duomo la statua viene nuovamente caricata in barca
e nel pomeriggio il corteggio riprende a
solcare il Temo in una fantastica girandola di luci. Altra festa molto parteci` quella di Santa Maria di Regnos
pata e
Altos che si svolge nella seconda domenica di settembre con una spettacolare
processione lungo le stradette di Sa Co-

58

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 64

Bosa
sta e si conclude di fronte alla chiesa
allinterno del castello. Da pochi de` stata
cenni, e precisamente nel 1983, e
ripristinata la festa di San Giorgio che
si svolge il 23 aprile nellomonima chiesetta fatta costruire nel secolo XVIII
dallabate Simon, e che si crede propiziatrice insieme al santo di buoni rac` il Carnevale la manifestacolti. Ma e
zione che forse meglio esprime le antiche tradizioni di B.; le sue fasi sono essenzialmente due, la prima si svolge il
Gioved` grasso (gioja laldaggiolu),
` e
` invasa da maschere
quando la citta
che cantano e danzano e vanno alla ricerca di una ricompensa (sa paite can`e
`
tare); in questa prima fase tutta la citta
` la partecipacoinvolta e larghissima e
` quella
zione popolare; la seconda fase e
del Marted` grasso con le cerimonie del
compianto (attitidu) per la morte del re
del Carnevale, Giolzi, che si svolge nella
tarda mattinata, e poi nella sua ricerca,
che impegna le maschere, vestite di
bianco e che portano piccoli lumi.

Bosa La festa di Nostra Signora di Regnos


Altos, la cui chiesa, nel castello di Serravalle,
` importante della cittadina.
e` la piu

Bosa, diocesi di Antica diocesi le cui


prime notizie risalgono al secolo XI,
` gia
` inserita nella provincia
quando e
ecclesiastica di Torres; nel 1972 fu unita
alla diocesi di Alghero.
VESCOVI DI BOSA
1. Costantino di Castra, attestato nel

1073. 2. Pietro, reggeva la diocesi nellaprile del 1112. 3. Marino, in carica nellottobre del 1112. 4. Giovanni, attestato
nel 1138. 5. Pietro Spanu, reggeva la diocesi dopo il 1139. 6. Goffredo, reggeva la
diocesi nel 1170. 7. Vescovo anonimo in
carica nel 1176: forse si tratta di Dionigi, attestato al 1186. 8. Vescovo anonimo cui scrive papa Gregorio IX nel
1233. 9. Vescovo anonimo cui scrive
papa Gregorio IX nel 1235. 10. Vescovo
anonimo testimone, nel 1236, dellaccordo tra i giudici di Arborea e di Torres. 11. Vescovo anonimo, reggeva la
diocesi nel 1237. 12. Gunnario, reggeva
la diocesi nel 1239; nel 1255 la sede pro` vacante. 13. Tommaso, in
babilmente e
carica tra il 1259 e il 1262. 14. Mazuclo,
reggeva la diocesi nel 1263. 15. Giacomo,
attestato nel 1268. 16. Vescovo anonimo
attestato nel 1278. 17. Michele Sola, reggeva la diocesi nel 1286 ca. 18. Francesco, in carica nel 1289. 19. Pietro, reggeva la diocesi prima del 1304. 20. Nicola de Vare, resse la diocesi tra il 1304
e il 1312. 21. Giovanni de Clavaro, carmelitano, resse la diocesi tra il 1327 e il
1340; dovette lottare con Baldeto de
Vare che era stato eletto come suo antagonista dal capitolo e consacrato dallarcivescovo di Torres. 22. Nicola, resse
la diocesi tra il 1342 e il 1344. 23. Raimondo de Gauzens (Gosenchis), in carica prima del 1349. 24. Pietro, benedettino e dottore in Decretali, era priore di
San Marziale di Cahors; resse la diocesi
dal 1349 alla fine del 1350. 25. Aimerico,
vescovo di Forl`, nel 1351 fu trasferito a
Bosa e resse la diocesi fino al 1356; par` ai lavori del Parlamento celetecipo
brato a Cagliari nel 1355. 26. Andrea,
carmelitano, era arcivescovo di Naxos
e di Paros (Grecia) quando nel 1356 fu
trasferito a Bosa; resse la diocesi fino al
1360. 27. Ruggero Piazza, minore e maestro in Teologia, fu nominato vescovo
nel 1360 e fu trasferito a Mazara nel

59

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 65

Bosa
1363. 28. Rainerio di Filippono, canonico di Bosa, fu nominato vescovo nel
1363 e scomparve prima del febbraio
1391. 29. Antonio, vescovo di Antivari,
fu trasferito a Bosa da papa Bonifacio
IX; resse la diocesi tra il 1391 e il 1402.
30. Antonio de Ligios, arciprete di Bosa,
fu nominato vescovo da papa Bonifacio
IX; resse la diocesi tra il 1402 e il 1406.
31. Benedetto, benedettino e abate di
Santa Eufemia, fu nominato vescovo da
papa Innocenzo VII nel 1406; lanno successivo fu nominato il suo successore.
32. Antonio Sangualo, nominato da
papa Gregorio XII, resse la diocesi tra
il 1407 e il 1413. 33. Bartolomeo, resse la
diocesi tra il 1413 e il 1414. 34. Vescovo
anonimo in carica nel 1414. 35. Vescovo
anonimo in carica nel 1415. 36. Antonio
de Podio, minore, nominato vescovo nel
1410 dallantipapa Benedetto XIII;
resse la diocesi fino al 1418, anno in cui
fu trasferito a Strongoli. 37. Antonio
Stamingo, minore, vescovo di Tricarico,
nel 1413 fu trasferito a Bosa dallantipapa Giovanni XXIII e nel 1418 a Martirano. 38. Ludovico Gervas, domenicano
e maestro di Teologia, fu nominato da
papa Martino V; resse la diocesi tra il
1418 e il 1422. 39. Giovanni de Casanova,
domenicano, resse la diocesi tra il 1424
e il 1425, anno in cui fu trasferito a Elna.
40. Giuliano, vescovo titolare di Laodicea, trasferito a Bosa nel 1435; resse la
diocesi fino al 1445. 41. Tommaso de Rubeo, domenicano e maestro di Teologia;
resse la diocesi tra il 1445 e il 1449. 42.
Francesco Meloni, resse la diocesi tra il
1449 e il 1450. 43. Giovanni Cosso, domenicano e maestro di Teologia; resse la
diocesi tra il 1450 e il 1460. 44. Bernardo
Roig, canonico di Cagliari, reggeva la
diocesi nel 1460. 45. Vescovo anonimo
cui scrive papa Pio II nel 1463. 46. Vescovo anonimo cui scrive papa Pio II nel
1464. 47. Giovanni de Salinis aureis, vescovo di Ottana dal 1454, nel 1471 fu tra-

sferito a Bosa e resse la diocesi fino al


1484. 48. Galcerando Galba, canonico di
Bosa, reggeva la diocesi nel 1484. 49.
Mattia, reggeva la diocesi nel 1488. 50.
Pietro di Sorra, in carica tra il 1495 e il
1516. 51. Giovanni di Sorra, reggeva la
diocesi nel 1516. 52. Bernardo Gentile,
domenicano e cappellano di Carlo V, nel
1532 fu nominato vescovo di Bosa; resse
la diocesi fino al 1537. 53. Nicola dAragona, uditore della Sacra Rota; resse la
diocesi tra il 1537 e il 1541. 54. Baldassarre de Heredia, domenicano e vescovo titolare di Cirene, nel 1541 fu nominato vescovo di Bosa; resse la diocesi
fino al 1548, anno in cui fu nominato arcivescovo di Cagliari. 55. Vincenzo de
Leone, di Catania, carmelitano; resse
la diocesi tra il 1548 e il 1556. 56. Antonio Pintor (Cavaro), cagliaritano, resse
la diocesi tra il 1556 e il 1572. 57. Giovanni Melis, cagliaritano, conventuale
e primo provinciale di Sardegna; nel
1572 fu nominato vescovo di Bosa e
resse la diocesi fino al 1575. 58. Giovanni Serra, di Valencia, eremitano di
SantAgostino; resse la diocesi tra il
1575 e il 1577. 59. Nicola Canyelles, cagliaritano, resse la diocesi tra il 1577 e il
1586. 60. Giuseppe Angles, di Valencia,
minore osservante; resse la diocesi tra
il 1586 e il 1588. 61. Gerolamo Garzia,
spagnolo, trinitario; fu nominato vescovo nel 1588 ma mor` in un naufragio
nel 1589 mentre raggiungeva la sede. 62.
Giovanni Francesco Fara, sassarese,
dottore in utroque a Pisa, arciprete di
Sassari; resse la diocesi nel 1591. 63.
Antonio Atzori, dottore in utroque, decano della cattedrale di Cagliari; nel
1591 fu eletto vescovo di Bosa e scomparve nel 1604. 64. Gavino Manca de Cedrelles, sassarese, dottore in Teologia;
resse la diocesi tra il 1606 e il 1612, anno
in cui fu trasferito ad Alghero. 65. Giovanni Alvarez, cistercense, dottore in
Teologia e abate presso Tarazona; nel

60

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 66

Bosa
1612 fu nominato vescovo di Bosa e nel
1613 fu trasferito a Solsona. 66. Giovanni Battista de Aquena, sassarese,
dottore in utroque; resse la diocesi tra
il 1613 e il 1614. 67. Vincenzo Bacallar,
cagliaritano, dottore in utroque a Pisa,
decano del capitolo di Cagliari; nel 1615
fu nominato vescovo di Bosa e resse la
diocesi fino al 1625. 68. Giovanni Atzori,
cagliaritano, dottore in Filosofia e Teologia a Roma, era cancelliere regioapostolico quando nel 1625 fu nominato
vescovo di Bosa; resse la diocesi fino al
1627. 69. Sebastiano Carta, di Sorgono,
vescovo titolare di Madaura e decano
del capitolo di Cagliari; nel 1627 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al 1631. 70. Melchiorre Pirella,
di Nuoro, resse la diocesi tra il 1631 e il
1635, anno in cui fu trasferito ad Ales e
Terralba. 71. Giovanni Maria Olmo, di
Cargeghe, dottore in Teologia a Pisa;
resse la diocesi tra il 1635 e il 1639. 72.
Vincenzo Agostino Claveria, vescovo titolare di Petra e coadiutore del vescovo
di Valencia; nel 1639 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al
1644, anno in cui fu trasferito ad Alghero. 73. Gaspare Litago, cagliaritano,
vila; resse la
dottore in Teologia ad A
diocesi tra il 1645 e il 1652, anno in cui
fu trasferito ad Ampurias e Civita. 74.
Francesco Camps y Moles, di Solsona,
canonico di Tarragona e inquisitore
per la Sardegna; nel 1654 fu nominato
vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al
1656. 75. Giacomo Capay y Castagner, cagliaritano, dottore in utroque; resse la
diocesi tra il 1658 e il 1663. 76. Gavino
Cattayna, sassarese, carmelitano; resse
la diocesi tra il 1663 e il 1671, anno in cui
divenne arcivescovo di Sassari. 77.
Francesco Lopez de Urraca, di Saragozza, eremitano di SantAgostino e
provinciale in diverse province; resse
la diocesi tra il 1672 e il 1677, anno in
cui fu trasferito ad Alghero. 78. Serafino

Esquirro, cagliaritano, dottore in Teologia a Bologna, vicario capitolare e generale di Cagliari; nel 1677 fu nominato
vescovo di Bosa e nel 1680 fu trasferito
ad Ales e Terralba. 79. Giorgio Soggia,
sassarese, servita, teologo del duca di
Firenze; nel 1682 fu nominato vescovo
di Bosa e mor` a Sassari nel 1701. 80.
Gavino de Aquena, nato a Cagliari nel
1665, dottore in utroque a Roma e ret` di Cagliari, giudice
tore dellUniversita
di appellazioni; nel 1703 fu nominato
vescovo di Bosa e mor` nel 1723. 81. Nicola Cani, nato a Iglesias nel 1670, domenicano e provinciale della Sardegna,
maestro in Teologia; fu nominato vescovo nel 1727 e resse la diocesi fino al
1737. 82. Giovanni Leonardo Sanna,
nato a Cuglieri nel 1680, vescovo di Ampurias e Civita dal 1736; nel 1737 fu trasferito a Bosa e resse la diocesi fino al
1741. 83. Francesco Bernardo de Cespedes, nato ad Alghero nel 1693, dottore in
utroque e in Teologia a Sassari, vicario
generale e capitolare di Alghero; nel
1742 fu nominato vescovo di Bosa e
scomparve ne1 746. 84. Antonio Amat,
nato a Sassari nel 1693, decano del capitolo della cattedrale di Sassari; nel 1746
fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel
1748. 85. Giovanni Battista Machin
Espiga, nato a Cagliari nel 1699, dottore
in utroque a Roma, vicario generale e
capitolare di Iglesias; nel 1748 fu nominato vescovo e mor` nel 1749. 86. Raimondo Quesada, sassarese, dottore in
utroque, canonico di Sassari; nel 1750
fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel
1758. 87. Giuseppe Stanislao Concas,
nato a Sinnai nel 1717, parroco ad
Aritzo; nel 1759 fu nominato vescovo di
Bosa e resse la diocesi fino al 1763. 88.
Giovanni Antonio Borro, nato a Cagliari
nel 1697, dottore in utroque a Cagliari,
cancelliere regio-apostolico; nel 1763
fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel
1767. 89. Giovanni Battista Quasina,

61

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 67

Bosa Marina
nato a Sassari nel 1721, dottore in Teologia e in utroque a Sassari, parroco di
San Sisto a Sassari; nel 1768 fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel 1785
` natale. 90. Giovanni Annella sua citta
tonio Cossu, nato a Cuglieri nel 1725,
servita e vicario generale in Sardegna,
maestro in Teologia e professore di Teologia a Cagliari; nel 1785 fu nominato
vescovo di Bosa e mor` nel 1796. 91. Gavino Murru, nato a Sassari nel 1739, dottore in utroque, parroco di San Sisto a
Sassari; nel 1800 fu nominato vescovo di
Bosa e resse la diocesi fino al 1819, anno
in cui divenne arcivescovo di Sassari.
92. Francesco Tola, nato a Bosa nel
1758, dottore in Teologia a Sassari; vicario generale, vicario capitolare e teologo della cattedrale di Bosa, 1823 fu
nominato vescovo e mor` nel 1843. 93.
Antonio Uda, nato a Milis nel 1775, dottore in Teologia a Cagliari, parroco, vicario generale e vicario capitolare dellarchidiocesi di Oristano; nel 1845 fu
nominato vescovo di Bosa e mor` pochi
mesi dopo. 94. Eugenio Cano, nato a
Gergei nel 1829, dottore in Teologia a
Cagliari, canonico a Cagliari, teologo
del vescovo di Ales e Terralba al concilio Vaticano I; nel 1871 fu nominato ve` nel 1905. 95.
scovo di Bosa e rinuncio
Giovanni Battista Vinati, nato a Piacenza nel 1847, dottore in Teologia e in
diritto canonico; arcidiacono, vicario
generale e capitolare di Piacenza; nel
1906 fu nominato vescovo di Bosa e
resse la diocesi fino al 1916, anno in cui
` e divenne vescovo titolare di
rinuncio
Mocisso (Turchia). 96. Angelico Zannetti, nato nel 1864 nella diocesi di Sansepolcro, minore osservante e provinciale per la Sardegna; nel 1916 fu nominato vescovo di Bosa e scomparve nel
1926. 97. Filippo Maria Mantini, di Matelica (Macerata), del Pontificio Seminario romano per le missioni estere,
dottore in utroque al Laterano (Roma);

nel 1926 fu nominato vescovo di Bosa e


nel 1931 fu trasferito a Cagli e Pergola.
` Frazioli, nato a Sassari nel
98. Nicolo
1880, arciprete e vicario generale dellarchidiocesi di Sassari; nel 1931 fu nominato vescovo di Bosa, mor` nel 1956.
99. Francesco Spanedda, nato a Ploaghe
nel 1910, canonico di Sassari, dottore in
Teologia presso la Gregoriana (Roma);
nel 1956 fu nominato vescovo di Bosa e
in seguito amministratore apostolico
della diocesi di Alghero; nel 1979 divenne arcivescovo di Oristano.
` lunione
Nel 1972 la Santa Sede decreto
personale delle diocesi di Alghero e
` dal 1979 la titolatura della
Bosa. Percio
` in Alghero e Bosa e, dal
diocesi cambio
1986, in Alghero-Bosa.

Bosa Marina Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Bosa (da
cui dista 2 km), con circa 500 abitanti,
posto a 2 m sul livello del mare, alla
foce del fiume Temo. Regione storica:
Planargia. Diocesi di Alghero-Bosa.

Bosa Marina Foce del fiume Temo.

TERRITORIO Il territorio si limita allagglomerato di case e alla bellissima


spiaggia di sabbia basaltica frequentatissima da turisti e locali anche per le
` curative. Ha il suo limite
sua qualita
settentrionale negli argini rinforzati
della foce-porto del Temo e quello meridionale nel territorio di Magomadas.
& STORIA Dopo che gli abitanti di Bosa
interrarono nel 1528 la foce del Temo,
&

62

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 68

Bosa Marina
` portuale della citta
` cesso
`
lattivita
quasi completamente e il territorio rimase deserto per secoli, dominato dalla
`
torre costiera. Lattuale villaggio si e
sviluppato nel corso dellOttocento
come centro di aggregazione dei pescatori e dei barcaioli che sfruttavano la
` del fiume. Di questo penavigabilita
` , come sempre, la puntuale e
riodo e
completa descrizione che ci ha lasciato
Vittorio Angius nel Dizionario degli
Stati sardi del Casalis: Le acque del
`
fiume sono dolci quando la stagione e
piovosa, senton del sale quando, come
`
avviene nellestate, la corrente non puo
respingere le onde del mare. Dopo gran
piovitura suole riboccare, ed il diluvio
` navigabile per piu
` di
copre la valle: e
due miglia da battelli di circa 80 t, e lo
`
sarebbe anche a legni di una portata piu
del doppio, se non proibisse lentrata
lostruzione della foce eseguita con improvvido consiglio dai bosinchi. Il porto
` a questimboccatura, e la stazione
e
viene difesa dallopposizione duna iso` in esso stabilito un officio di doletta. E
` di
gana dipendente dalla principalita
` percevere dalle imporOristano. Si puo
tazioni circa lire nuove 20 mila, dalle`. Nel prossportazioni intorno alla meta
simo golfo si fa ogni anno la pesca delle
sardelle e del corallo da feluche straniere. Queste concorrono in numero
` o meno di cento. Nei giorni fepoco piu
stivi e nei tempi fortunosi si ricoverano
entro il fiume. Solo tredici barche appartengono ai bosinchi, delle quali otto
pescareccie che usano nel fiume o nel
mare con 55 persone, e cinque di piccolo cabotaggio con 40 marinai. Il littorale di Bosa comincia dal capo Columbargiu. In questo trovasi una calanca in
forma di grotta, dove vanno a sollazzarsi
le foche. Segue il piccol seno dellAla,
poi trapassate le coste del Corallo e Pietra dura e la spiaggia arenosa di Turas
si arriva alla foce del Temo. A chi en-

travi sta a destra un piccol rialto, sopra


` la chiesa dedicata alla nostra
cui e
Donna intitolata al Mare, ed in certa
manica una peschiera. Assai volte vi si
ammucchia larena dal movimento
delle onde, e resta interdetta lentrata
quetato il mare la core luscita finche
rente riapra e slarghi il passaggio. In
distanza di mezzo miglio dal lido trovasi
la sunnotata isoletta di circa 225 passi
di circonferenza con spiaggia bassa e
arenosa e quattro caluccie. Nel mezzo
` fondata una torre
sopra piccola rupe e
fornita dalcuni pezzi dartiglieria. Seguendo il littorale trovasi ad un miglio
`
la calanca appellata dei Mori, percio
che ivi frequentemente in altri tempi
` un asilo
approdava cotal canaglia. Ora e
delle barche coralliere, delle quali po` capire un centinajo. Sporge quindi
tra
la punta Argentina o Gent`na, su la
` costrutta unaltra torre; indi si
quale e
visita la cala della tonnara vecchia, antico stabilimento abbandonato, e dopo
`ne, di Tanquesta le nominate di Bariso
` ne, dItiri alle falde derti monti, e il
go
` nago capace di brigantini. Proporto Ma
gredendo troverai altri tre seni sotto
rupi inaccessibili, e sono detti del Ba` so, del Finocchio, presso il quale si
vo
afferma riconosciuto un minerale argentifero, ed il terzo di Bernardo, nidi
antichi di corsari africani. Sulla vicina
punta di capo Marrargio era per laddietro la torre, che annodava le comunicazioni degli speculatori della costa
superiore e inferiore, e distava 5 miglia
dallanzidetta dellArgentina. Per tutte
le rupi del descritto littorale sono molte
` navigabile con
colombiere. Il mare vi e
sicurezza. Nel Novecento B.M. ha
avuto un lento, continuo sviluppo grazie
al turismo e attualmente si sta trasformando in un ridente centro balneare,
soprattutto per le seconde case degli
abitanti dei paesi dellinterno e di Macomer.

63

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 69

Bosa romana
& ECONOMIA La principale fonte di
reddito degli abitanti di questa appen` oggi
dice sul mare della vecchia Bosa e
il turismo, sia per la presenza della
grande spiaggia sia per le escursioni
che si possono compiere sulle vicine alture rocciose; ma rimane sempre latti` tradizionale della pesca che oggi
vita
viene esercitata con numerose e mo` da lungo
derne imbarcazioni. Invece e
` delle
tempo cessata lantica attivita
concerie, di cui rimangono le caratteristiche strutture. Vi sono anche numerosi alberghi e ristoranti, molto attivi
nella stagione estiva. I collegamenti
con Bosa avvengono mediante autolinee urbane; inoltre B.M. dispone di un
approdo turistico con 100 posti barca.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Unico
` quello di Monteforru
sito interessante e
alla foce del Temo dove si trovano i resti
di un nuraghe monotorre posto chiaramente a guardia dellestuario che era
anche porto naturale. Nel territorio vi
sono numerose domus de janas ben conservate, scavate nella trachite.

notevole monumento del piccolo centro


sono le torri costiere: un sistema difen` cosivo situato alla foce del Temo che e
stituito dalle torri di Marina di Bosa, in
posizione strategica per impedire laccesso al fiume, e da quella di Argentina,
` a nord con compiti di segnasituata piu
` un
lazione. La torre di Marina di Bosa e
imponente edificio con la base troncoconica, un diametro interno di quasi 14
m e una camera interna con volta a cu`
pola. Fu costruita nella seconda meta
del Cinquecento, potentemente armata
e servita da unadeguata guarnigione.
` in buono stato ed e
` sede
Attualmente e
` cultudi un piccolo museo e di attivita
rali di vario genere. Le bellezze naturali di questo angolo di Planargia sono
rappresentate dalla fauna avicola: questa zona infatti vede la presenza del
raro grifone e, sulle alture prospicienti
il mare, del falco pellegrino. Molto sug` il sito dellIsola Rossa, una picgestivo e
cola isola che chiude a nord larco della
` unita alla terra da un molo
spiaggia ed e
in trachite.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La fe` popolare e
` ormai per tradizione
sta piu
quella di Santa Maria del Mare di Bosa
(=).

Bosa romana Nel secolo II Tolomeo

Bosa Marina Litorale.


& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
` sviluppato
E AMBIENTALE Il borgo si e
soprattutto negli ultimi decenni con il
turismo attorno alla chiesa di Santa Maria del Mare, costruita nel corso del secolo XVII in forme molto semplici che
risentono di influssi gotici e barocchi
come era in uso in quellepoca. Altro

` interne della
menziona Bosa fra le citta
Sardinia, pur collocandola correttamente a breve distanza dalle foci del
fiume Temos. Le indicazioni tolemaiche
non servirebbero a localizzare con precisione il centro antico se non si tenesse
conto dellimponente interrimento delloriginario estuario del fiume causato
dagli apporti alluvionali dello stesso
Temo e del rio Piras. In sostanza, nel` e nel Medioevo il Temo sboclantichita
cava a mare con un largo estuario situato a circa 2 km a est dellIsola Rossa,
`
mentre attualmente questa distanza e
ridotta a 300 m. La localizzazione del
centro antico di B. su un sistema di ter-

64

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 70

Bosa romana
razze digradanti sulla sponda sinistra
` assicurata dalla documendel fiume e
tazione archeologica e dalla letteratura
storica a partire dal secolo XVI. Il rinvenimento ottocentesco, nellarea del
centro romano, di un frammento di
iscrizione fenicia, incisa su un supporto
di trachite locale, ha fatto postulare
unorigine arcaica per B. Non deve
escludersi tuttavia lesistenza di uno
stanziamento emporico, cui connettere
lepigrafe, divenuto centro urbano solo
tardivamente, nel quadro di un controllo cartaginese del nord-ovest della
Sardegna, nel secolo IV a.C. Abbiamo
ora numerose informazioni sulle caratteristiche della presenza punica lungo
la vallata del Temo e in particolare i
dati sulle direzioni dei commerci forniti dagli scavi di Sa Tanca e Sa Mura
di Villanova, che attestano luso dellal`
fabeto punico nel secolo II a.C.: B. e
stata in questo caso il polo di diffusione
`
della scrittura verso linterno. La citta
romana conservava la localizzazione
del centro punico, su unansa del fiume
Temo, sede del porto fluviale. Lasse
viario principale era costituito, secondo lItinerario Antoniniano, dalla
via a Tibulas Sulcis che collegava direttamente B. con Carbia, presso Alghero,
a nord, con un percorso di 25 miglia, e
con Cornus, a sud, con una percorrenza
di 18 miglia. LAnonimo Ravennate e
Guidone confermano con la menzione
` nella viabilita
`
di Bosa il ruolo della citta
occidentale tra Corni e Turris Lybisonis.
` romana e
` quasi
La topografia della citta
del tutto sconosciuta: unico elemento
` costituito da una necropoli
positivo e
romana e altomedioevale che si
estende dalla cattedrale medioevale di
` di MesserSan Pietro alla localita
chimbe, evidenziando il carattere suburbano di questo settore rispetto al
centro abitato, riconoscibile dallestensione delle strutture e dal materiale ar-

cheologico a sud e sud-est di San Pietro,


lungo il pendio terrazzato del monte
` seNieddu. Un vasto edificio termale e
gnalato per B., nellOttocento, da Giovanni Spano, senza indicazioni puntuali
del sito. Quanto alle strutture cultuali si
deve notare la mancanza di testimonianze dirette. Il rinvenimento di una
statuetta di bronzo di Hercules, la testina marmorea di un Dyonisos tauros,
` antonina di un modello
replica di eta
ellenistico, la testa calcarea di Zeus
Ammone potrebbero documentare anche per B. i culti ben diffusi in Sardinia
di Ercole, Bacco e Ammone. I materiali
in superficie attestano le correnti com` repubblicana
merciali attive in eta
` imperiale
dalla penisola italica e in eta
ancora da area italica, dallIberia, dalla
Gallia, dallAfrica proconsolare. Il cen` stato fitro monumentale di B. non e
nora individuato. Da esso provengono,
con certezza, le due iscrizioni pubbliche di B. Si tratta della targa marmorea
del 138-141 d.C., con la dedica di quattro
` indicato il
statuette dargento, di cui e
peso (rispettivamente 1047 g, 762 g, 408 g
e 399 g), di Antonino Pio, Faustina,
Marco Aurelio e Lucio Vero, posta da
un Q(uintus) Rutilius [], un personaggio altrimenti ignoto di B., forse un magistrato o un sacerdote del culto imperiale, per decreto dellordo decurionum
di B. La targa doveva essere immurata
sul bancone che sosteneva le quattro
statuette, nellAugusteum bosano. Lal` una dedica, di eta
` antotra iscrizione e
nina, a un [sacerd(os)] urbis Rom(ae) (et)
imp(eratoris) della prov(incia) Sard(inia), evidentemente originario di Bosa,
che uscito di carica e divenuto sacerdotalis venne ad[le]c[t]u[s] nello splendidiss(imus) [o]rd[o] Ka[ralit(anorum)],
nella sede del concilium provinciale.
`
Lordinamento cittadino di B. non e
esplicitamente documentato in alcuna
iscrizione, tuttavia possediamo un

65

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 71

Boscani
frammento di tabula patronatus rinvenuta a Cupra Maritima nel Picenum che
menziona il patronus []nus Larg[us]
cooptato dall[ordo populus]que Bosanu[s]. Lambasceria per la consegna
della tabula al patronus fu costituita da
` superstite il
vari legati bosani, di cui e
solo [-] Detelius A[]. Da questi scarni
elementi ricaviamo lipotesi di una
`, con un culto imperiale ben svilupcitta
` antonina, dotata di
pato almeno da eta
nesun ordo e di un populus. Benche
suno di questi elementi sia decisivo
per postulare uno statuto municipale,
appare plausibile la costituzione muni` ampio e
` il quadro delle
cipale di B. Piu
nostre conoscenze sulla necropoli di
San Pietro. Gli scavi archeologici dello
scorcio del secolo XX hanno messo in
luce unarea funeraria metata, con
muro di cinta, dei secoli II-VI d.C., utilizzata per deposizioni a fossa, alla cap`s.
puccina, in sarcofago e a enchytrismo
Da questa area di San Pietro provengono le iscrizioni funerarie databili tra
il secolo II d.C. e il III d.C. incise su lastre e cippi di trachite locale, realizzate
in una officina lapidaria bosana. Mancano testi cristiani sicuri: fra le falsae
`
del Corpus Inscriptionum Latinarum e
annoverata anche lepigrafe funeraria
di un na(u)clerus, Deogratias, che parrebbe genuina, utile a definire limpor` tardoantica, dellattanza, anche in eta
` navale di B., documentata ad
tivita
` imperiale dal ritrovaesempio per leta
mento nel golfo di Turas di unancora
del navicularius L(ucius) Fulvius Euti(chianus), apparentemente collegato
con gli Eutychiani del territorio di Cuglieri. [RAIMONDO ZUCCA]

Boscani, Leonardo Pittore (n. Sassari


1961). Vive e lavora a Sassari. Diplomato allAccademia di Belle Arti di Sassari, ha incentrato i suoi primi lavori
` stato scritto sul tema della morte,
e
delluomo e della sua esistenza. La

` del
prima personale, Tanka Re Nudu, e
1997, a Sassari. Tra le altre, Balla Laika
a Su Palatu e sas Iscolas di Villanova
Monteleone; nel 2004 Dissidenti, a Sassari.

Leonardo Boscani Lartista racconta il


disperato destino delluomo attraverso la
metafora del pollo spennato e decapitato.

Boscani, Marco Pittore (n. Sassari


1963). Studente dellAccademia di Belle
Arti di Sassari, prende parte alle mostre didattiche dal 1996 al 1998, ma contemporaneamente espone in numerose
collettive, segnalandosi presto come
` interessanti deluno degli artisti piu
lultima generazione. Un aspetto della
ricerca di B. hanno scritto Giuliana
Altea e Marco Magnani si colloca in
quel filone della performance in cui lazione cede il posto alla rappresentazione, in cui allambiguo intreccio fra
` che e
` vissuto e cio
` che e
` recitato sucio
bentra il gioco esplicito della finzione.

Bosch Gimpera, Pietro Storico (Bar`


cellona 1891-Messico, seconda meta
` alla
sec. XX). Dopo la laurea si dedico
ricerca e agli studi di archeologia. Nel
1916 fu nominato professore di Storia
` di Barcelantica presso lUniversita
lona. Convinto democratico, nel 1936 si

66

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 72

Boscolo
oppose a Primo de Rivera e fece parte
del governo autonomo catalano. Nel
1939, alla fine della guerra civile spagnola, fu costretto a fuggire in Messico,
` la sua attivita
` di studove continuo
dioso. Ha studiato la preistoria sarda
su cui ha scritto un saggio, I rapporti fra
` mediterranee nella fine dellEta
`
le citta
del bronzo, in Convegno archeologico in
Sardegna 1926. Atti, 1929.

Boscho, Pietro de Gentiluomo (fine


` sec. XIV). Apparsec. XIII-prima meta
tenente a una famiglia feudale catalana, si trasfer` in Sardegna nel 1323 al
seguito dellinfante Alfonso e fu nominato vice-tesoriere reale. Nel 1328 ebbe
in feudo Mogor de Liurus nella curatoria di Decimo e una miniera dargento a
` del
Iglesias. Mor` entro la prima meta
secolo senza figli e i feudi tornarono al
fisco.

Bosco, Luigi Musicista (Cagliari 1833ivi 1924). Eccellente suonatore di fa` per quasi ventanni nellorgotto, suono
chestra del Teatro Comunale e nella
` con
cappella del Duomo. Si impegno
successo anche nella composizione di
ballabili, di romanze per pianoforte e
di pezzi per orchestra che gli diedero
` . Insegno
` per anni
discreta notorieta
nella scuola comunale di musica.

Boscolo, Alberto Storico (Cagliari


1920-Roma 1987). Conseguita la laurea,
` in Storia medioevale comsi specializzo
piendo studi in Italia e allestero. En` di
trato come assistente nella Facolta
` di Cagliari, nel
Lettere dellUniversita
1955 ottenne la libera docenza e dal
1959 divenne professore ordinario di
Storia medioevale presso la stessa Uni` . Negli anni successivi lattivita
`
versita
di ricercatore lo spinse a occuparsi con
crescente impegno del periodo catalano-aragonese, ricostruendo i legami
storici dellisola con la Catalogna.
Diede inoltre un notevole impulso alle
` dellIstituto di Storia medioattivita

evale di cui fu a lungo direttore e valo` una schiera di allievi, dando vita a
rizzo
una scuola molto attiva e apprezzata.
Nel 1970 fu eletto rettore dellUniver` , ufficio che tenne fino al 1974,
sita
` Cagliari per trasferirsi
quando lascio
` di Milano e successivaallUniversita
mente in quella di Roma. Nel 1981 fu
nominato vicepresidente del Comitato
per le ricerche storiche del CNR e si
` per aprire a Cagliari un centro
adopero
`;
di ricerca collegato ad altre Universita
dal 1982 divenne membro della commissione italiana presso lUNESCO.
Per i suoi studi ebbe numerosi riconoscimenti a livello internazionale, tra
cui la laurea honoris causa dallUniver` di Barcellona e la chiamata a far
sita
parte del Consejo nacional de Ciencias
di Spagna. Integratosi negli anni nellambiente degli storici medioevali catalani, costitu` attraverso i suoi studi un
vero e proprio ponte fra la Sardegna e la
Catalogna. Attraverso la frequentazione degli archivi spagnoli, e in particolare dellArchivio della Corona dA` le coragona di Barcellona, moltiplico
noscenze della storia medioevale dellisola, mostrando la fitta rete di rapporti
che essa aveva con altri centri del Mediterraneo. Mor` quasi improvvisamente
` . Autore di
nel pieno della sua attivita
numerosi saggi, ha lasciato, tra i suoi
scritti: Sugli emigrati lombardo-veneti
in Sardegna nel 1850, Studi sardi,
VIII, 1948; I moti del 1906 in Sardegna,
Studi sardi, VIII, 1948; Dalla caduta
`
dei gremi alla formazione delle societa
operaie, Sardegna nuova, 1949; La fi` di
gura di re Enzo, Annali della Facolta
` di
Lettere e di Filosofia dellUniversita
Cagliari, XVIII, 1950; Michele Zanche
nella storia e nella leggenda, Studi
sardi, X-XI, 1951; Su alcuni cavalieri di
re Enzo e su Guglielmo di Capraia giudice dArborea, Studi sardi, X-XI,
1951; Lettere della regina Maria di Casti-

67

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 73

Boscolo
glia relative alla Sardegna, Studi
` piemonsardi, X-XI, 1951; Unattivita
tese in Sardegna nel 700. La fabbricazione della seta, Bollettino economico
della Camera di Commercio di Cagliari, V, 1953; I parlamenti di Alfonso
il Magnanimo, 1953; Isole mediterranee,
Chiesa e Aragona durante lo Scisma
dOccidente (1378-1429), in Atti del V
Convegno internazionale di Studi sardi,
Cagliari, 1954; Gli ebrei in Sardegna durante la dominazione aragonese da Alfonso III a Ferdinando il Cattolico, in
Atti del V Congresso di storia della Corona dAragona, 1954; Due documenti
inediti sulle guerre tra Arborea e lAragona allepoca di Martino il Vecchio, Archivio storico sardo, XXIV, 1954; Una
nota su Guglielmo I di Massa giudice di
Cagliari e sulla compagnia di Gamurra,
Archivio storico sardo, XXIV, 1954; La
politica italiana di Ferdinando I dAragona, 1954; Documenti inediti sullimpresa di Martino il Giovane in Sardegna,
Nuovo Bollettino bibliografico sardo,
I, 3, 1955; Dizionario della Sardegna (con
Mario Pintor e Giuseppe Loi Puddu),
1955; Documenti inediti sulla Sardegna
bizantina e giudicale, Ichnusa, IV, 2,
` di Ca1956; Profilo storico della citta
gliari, Cagliari economica, 5, 1957;
Orientamenti bibliografici per una storia
economica e sociale della Sardegna nel` moderna (con Lorenzo Del Piano),
lEta
Ichnusa, V, 16, 1957; Libellus judicum
turritanor um (con Antonio Sanna),
1957; Medioevo aragonese, 1958; Il braccio reale dei Parlamenti sardi del periodo
tudes presente
s a
` la Comaragonese, in E
mission Internationale pour lhistoire
es dEtats. X Congre
`s interdes Assemble
national des Sciences historiques Roma
1955, 1958; Labbazia di San Vittore, Pisa
e la Sardegna, 1958; Amministrazione e
difesa della Sardegna aragonese allepoca di Ferdinando I dAragona, in Atti
del VI Congresso di storia della Corona

dAragona, Palma di Majorca, I, 1959;


Rendite ecclesiastiche cagliaritane nel
primo periodo della dominazione aragonese, Archivio storico sardo, XXVII,
1959; una serie di voci nel Dizionario
biografico degli Italiani: Alagon Salvatore; Alagon Leonardo; Agnese di Massa;
Agalbursa di Bas; Adelasia di Torres,
tutte nel 1960; Su due fonti battesimali
protocristiani della Sardegna, Archivio
storico sardo, XXVII, 1960; Leyendas
sobre Martin el Joven, San Jorge, 46,
1962; Mart` el Jove a Sardenya, 1962; La
Sardegna nei primi anni di Martino il
Vecchio, in Studi storici in onore di F.
Martinez Ferrando, Archivio storico
sardo, XXVIII, 1962; La politica italiana di Martino il Vecchio re dAragona,
1962; Profilo storico-economico della
Sardegna dal Riformismo settecentesco
al Piano di rinascita (con Luigi Bulferetti, Gianfranco Sabattini e Lorenzo
Del Piano), 1962; Il priorato vittorino di
San Nicola di Guzule, in Studi sui Vittorini in Sardegna, 1963; Villa di Chiesa e il
suo Breve, in Studi storici e giuridici in
onore di Antonio Era, 1963; Nuove ricerche sulla storia della Sardegna, in Breve
storia della Sardegna, 1965; Cerden
a:
una larga historia para contar, in Histonium, XVI, 3/9, 1965; Recenti studi e ricerche sulla storia moderna e contemporanea della Sardegna, 1965; Aspetti della
vita curtense in Sardegna nel periodo
alto giudicale, in Fra il passato e lavvenire. Saggi storici sullagricoltura sarda
in onore di A. Segni, 1965; Las instituciones barcelonesas de Cagliari en 1327, in
Revista del Instituto de Ciencias sociales, 7, 1966; I conti di Capraia Pisa e
victorin de
la Sardegna, 1966; Le prieure
Saint Nicolas de Guzule, in Provence
historique, 65, 1966; Parlamento siciliano e parlamento sardo (motivi per
lange Antouna ricerca comune), in Me
tudes pre
sente
s a
` la
nio Marongiu. E
Commission internationale pour lhi-

68

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 74

Boscolo
stoire des Assemblees dEtats, 1968; La
prima politica mediterranea di Ferdinando I dAragona, in Atti del Congresso
` aragointernazionale di studi sullEta
nese, 1968; Le istituzioni barcellonesi a
Cagliari nel 1327, in Villes de lEurope
diterrane
enne et lEurope occidentale
me
du Moyen Age au XIX sie`cle. Atti del Colloquio di Nizza 1969, Annales de la fa des Lettres et Sciences humaines
culte
de Nice, 9-10, 1969; I cronisti catalanoaragonesi e la storia italiana del Basso
Medioevo, in Nuove questioni di storia
medioevale, 1969; Una societat comercial
a Sardenya catalana, in Estudis de Historia medioeval, II, 1970; Documenti
` in Sardegna
sulleconomia e sulla societa
allepoca di Alfonso il Benigno, 1973; Prospettive di ricerche economico-sociali sul
Mediterraneo nel Basso Medioevo, in Atti
del I Congresso internazionale di Storia
mediterranea, 1973; Problemi mediterranei allepoca di Pietro il Cerimonioso
1353-1387, in Atti dellVIII Congresso di
storia della Corona dAragona, III, 1973;
Le strutture sociali dei paesi della Corona
` in Sicilia, SardedAragona: la feudalita
gna e Napoletano, in Atti del IX Congresso di storia della Corona dAragona,
I, 1973; La Sardegna contemporanea
(con Manlio Brigaglia e Lorenzo Del
` in Sicilia, in
Piano), 1974; La feudalita
Sardegna e nel Napoletano nel Basso Medioevo, in Medioevo. Saggi e Rassegne, I, 1975; Le navi bizantine nel Mediterraneo nei secoli IX-X, Medioevo.
Saggi e Rassegne, 2, 1976; Gli scavi di
Piscina Nuxedda in Sardegna, in Atti del
Colloquio internazionale di Archeologia
medioevale, Palermo 1974, 1976; La politica mediterranea dei sovrani dAragona, in Medioevo. Saggi e Rassegne,
III, 1977; Mercanti e traffici in Sicilia e in
Sardegna allepoca di Ferdinando I dAragona, in Studi in onore di Federico Melis, 3, 1978; Cagliari fra genovesi e pisani
nella crociata di Luigi IX (1270), in Studi

in memoria di Paola Maria Arcari, 1978;


quattro contributi su Sardegna, Pisa e
Genova nel Medioevo, Collana Storica
di Fonti e Studi, 1978; Il Libellus judicum turritanorum e il suo autore, Un
giurista pisano: Ranieri Sampante, Le
istituzioni pisane e barcellonesi a Cagliari dopo il 1326, Aspetti delleconomia
della Sardegna dal periodo della supremazia pisana genovese al primo periodo
della dominazione aragonese, tutti in
Sardegna, Pisa e Genova nel Medioevo,
1978; La Sardegna bizantina e altogiudicale, 1978; La Sardegna dei giudicati,
1979; Aspetti delleconomia e della so` in Sardegna nel Medioevo, 1979; Le
cieta
incursioni arabe in Sardegna nel Medioevo, in Atti della Settimana internazionale di Studi mediterranei medioevali e
moderni Cagliari 1979, 1980; Genova,
Aragona e Sardegna nel Basso Medioevo,
in La Sardegna nel mondo mediterraneo,
Aspetti storici. Atti del primo Convegno
internazionale di Studi geografico-storici, 1981; La Sardegna ai tempi di Dante,
in Ricordi di Sardegna nella Divina Commedia, 1981; Saggi di storia mediterranea tra il XIV e il XVI secolo, Fonti e
Studi del Corpus membranarum italicarum, prima serie, XIX, 1981; Stato
attuale della ricerca sulla Sardegna bizantina e giudicale, in La ricerca storica
sulla Sardegna, Archivio storico
sardo, XXXIII, 1983; Lespansione catalana nel Mediterraneo, in I Catalani in
Sardegna (a cura di Jordi Carbonell e
Francesco Manconi), 1984; I Catalani
nel Mediterraneo nel Basso Medioevo:
aspetti e problemi, Archivio storico
sardo, XXXIV, II, 1984; Studi sulla Sardegna bizantina e giudicale, 1985; La
missione di Giovanni de Vallterra in Sardegna 1405-7, in Studi storici in memoria
di Giovanni Todde, Archivio storico
sardo, XXXV, 1986; Sepolture in Sardegna nellAlto Medioevo, Quaderni bolotanesi, XIII, 1987; Cagliari nellOtto-

69

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 75

Boscolo
` capitali degli Stati preucento, in Le citta
nitari. Atti del LIII Congresso di storia del
Risorgimento italiano, 1988.

Boscolo, Maria Giulia Pittrice, costumista e scenografa (n. Cagliari 1968).


Ha studiato presso il Liceo artistico di
Cagliari e lAccademia di Belle Arti di
Roma; opera tra la Sardegna e Roma e,
molto apprezzata come pittrice, il
` la scenografia:
campo in cui eccelle e
ha collaborato allallestimento delle
scene di alcuni spettacoli televisivi di
` quali I fatti vostri e
larga notorieta
Scommettiamo che; ha realizzato la sce`me per il Teatro lirico
nografia di Bohe
di Roma e quella per numerosi concerti
di importanti cantanti di musica leggera.

Boscu, Luigi Musicista (Cagliari 1833ivi 1924). Eccellente suonatore di fa` per quasi ventanni nellorgotto, suono
chestra del Teatro Comunale e della
` con
cappella del Duomo. Si impegno
successo anche nella composizione di
ballabili, di romanze per pianoforte e
di pezzi per orchestra che gli diedero
` ; insegno
` per anni
discreta notorieta
nella scuola comunale di musica.

Bosich, Giuseppe Pittore e scrittore (n.


Tempio Pausania 1945). Emigrato giovanissimo dalla Sardegna, ha fatto
` dIesperienze di lavoro in diverse citta
` avvicinato da autodidatta al
talia e si e
` rientrato in
mondo dellarte. Nel 1967 e
Sardegna stabilendosi a Ghilarza, e ha
cominciato a farsi conoscere come pittore e come scultore. Trasferitosi a Milano nel 1973 vi ha operato fino al 1988
collaborando con altri artisti. Nel 1988,
` stabilito defitornato in Sardegna, si e
nitivamente a Ghilarza. Sue opere sono
nei Musei di Melbourne e di Sidney e in
` in Italia e allestero.
altre citta

Bosinco Famiglia di Nulvi (secc. XVIIXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII. Possedeva un vistoso patri` la guerra di sucmonio; quando scoppio

` nel partito
cessione spagnola si schiero
filoasburgico, per cui nel 1715 ottenne il
` con
cavalierato ereditario e la nobilta
` non riusc` a otun Giuseppe. Egli pero
tenere lexequatur a causa della spedizione dellAlberoni e del successivo
passaggio della Sardegna ai Savoia.
Solo i suoi nipoti, Raffaele, subdelegato
patrimoniale, e Vincenzo, nel 1748, ottennero la conferma dei privilegi; nel
corso dei decenni successivi si trasferirono in altri centri.

Bosio, Ferdinando Insegnante, giornalista (Alba 1827-Roma 1881). Dopo la


` allinsegnalaurea in Legge si dedico
` giornalistica. Di
mento e allattivita
idee liberali e di discreta cultura, dopo
aver insegnato in diversi licei, nel 1866
fu nominato preside di Liceo a Genova.
Nel 1867 fu chiamato dal ministro Coppino, suo amico, a dirigere il suo gabinetto. Nel 1870 divenne provveditore
agli studi a Pisa e nel 1876, trasferitosi
a Roma, provveditore centrale presso il
Ministero. Nello stesso periodo colla` con il Coppino alla stesura del proboro
getto di riforma delle scuole elementari. Ha dedicato alla Sardegna due
opere: Reliquie dun naufragio: Studi
storici e letterari; Storia dei papi; Il marchese di Villamarina, pubblicata a Roma
nel 1873, e Il marchese Salvatore Pes di
Villamarina, 1877.

Bossalino, Mario Atleta (Sassari 1910Roma 1990). Gareggia per la SEF Torres, mettendosi in luce alla fine degli
anni Venti nelle gare di giavellotto regionali, in cui rivaleggia anche con il
fratello gemello Gigi, buon ostacolista.
Si presenta con ottime credenziali ai
campionati italiani di Bologna del 1932
e vince con la misura di 57,88 m, che
` imbattuta
come record sardo rimarra
per circa quarantanni. Prima dello
scoppio della guerra diviene comandante della Scuola di Educazione Fisica della Farnesina a Roma e, nel do-

70

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 76

Boter
poguerra, dopo aver insegnato in varie
scuole del Lazio, diviene coordinatore
per lEducazione fisica di tutta la regione. Infine torna alla Farnesina. [GIOVANNI TOLA]

Bossi, Pietro Pittore e decoratore piemontese (?, fine sec. XVIII-Sassari


1855). Fu chiamato in Sardegna prima
del 1830 per decorare il Teatro civico
di Sassari. Completati gli affreschi, si
`
stabil` a Sassari, dove entro il 1835 porto
a termine un ciclo di affreschi per il
Duomo e negli anni successivi divenne
uno dei protagonisti della vita artistica
` . Affresco
` anche le sale del
della citta
` Bossalino e nel 1854 del caffe
` Morcaffe
tara. Secondo Enrico Costa era anche
`a
un buon architetto. Nel 1851 fondo
` di Mutuo Soccorso,
Sassari la Societa
una delle prime in Italia, di cui fu anche
presidente. Mor` a Sassari durante la
grande epidemia di colera nel 1855.

Bosso delle Baleari (o bossolo) Pianta


arbustiva della famiglia delle Buxacee
(Buxus balearica Lam.). Arbusto alto
sino ai 4 m, ha corteccia bruno-grigiastra e foglie piccole ovate e allungate,
verde chiaro, lucide; i fiori sono unisessuali, senza picciolo quelli femminili,
peduncolati quelli maschili; i frutti
sono capsule tripartite con cornetti apicali. Fiorisce da febbraio ad aprile e
fruttifica in estate. Frequente, allo stato
spontaneo, nei paesi del Mediterraneo
sud-occidentale, in Sardegna cresce in
` del Sulcis, Barbusi: alununica localita
cuni individui, sparsi nella macchia,
` orientale
rappresentano lestremita
dellareale della specie. Nomi sardi:
` ssulu. [MARIA IMMACOLATA BRIGAbussu, bu
GLIA]

Bostare 1 Boetarca. Rappresentante


` punica in Sardegna, fu ucdellautorita
ciso, forse a Carales, con i suoi soldati
dai mercenari cartaginesi, i quali, allindomani della pace del 241 che pose
fine alla prima guerra punica, si erano

rivoltati contro Cartagine, sia in Africa


che in Sardegna, a causa del mancato
pagamento del soldo. [ESMERALDA UGHI]

Bostare2 Abitante di Nora. Ricordato


nellorazione Pro Scauro di Cicerone,
del suo omicidio fu accusato M. Emilio
Scauro, governatore della Sardegna
nellanno 55 a.C. Il giovane B., avendo
saputo che Scauro aveva ricevuto lin`
carico di governare la Sardegna, tento
di fuggire dallisola, ma rassicurato
` di cenare
dallo stesso Scauro accetto
con lui. Il governatore fu accusato di
averlo fatto avvelenare nel corso del
banchetto per appropriarsi del suo patrimonio. Cicerone nellarringa difen` che Scauro non avrebbe
siva obietto
avuto alcuna ragione di uccidere B.
che non era il suo erede e verso cui non
aveva nessun motivo di odio personale.
[ESMERALDA UGHI]

Boter Famiglia catalana di mercanti


(secc. XIV-XVII). Agli inizi del secolo
XIV si stabil` a Cagliari per curare i propri affari. Nel corso dei decenni successivi raggiunse una posizione di presti` noto di quegli
gio: il personaggio piu
anni fu Raimondo, che nel 1364 fu eletto
` e nel 1385
terzo consigliere della citta
divenne consigliere capo. Un suo di`,
scendente, il ricco mercante Nicolo
che nel 1413 era stato anche lui eletto
` la
terzo consigliere, nel 1421 acquisto
`
signoria di Assolo, il cui possesso pero
la sua vedova non riusc` a conservare.
`
Uno dei suoi figli, Raimondo, accumulo
un ingente patrimonio, fu creato cava` di acquiliere e tra il 1458 e il 1461 tento
stare alcuni feudi. Lascesa della fami` con suo figlio Gherardo
glia continuo
che divenne signore dellundecima
parte dei frutti dello stagno di Santa
` anche la signoGilla e nel 1490 acquisto
ria di San Sperate. I suoi discendenti si
` , la cui
estinsero nel 1590 con un Nicolo
unica figlia Teodora era sposata con Gaspare Porcella.

71

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 77

Boter

Boter, Michele Signore di San Sperate


` sec. XV-ivi
(Cagliari, seconda meta
1510). Figlio di Gherardo, uomo di
grande cultura, ottenne il permesso di
scavare nel territorio del suo feudo alla
ricerca di antichi reperti. Nel 1502
` una gran quantita
` di antiche motrovo
nete; mor` senza figli nel 1510.

Boter, Raimondo Mercante vissuto a


` un noteCagliari (sec. XV). Accumulo
vole patrimonio ed ebbe il cavalierato
` dai De
ereditario; nel 1458 acquisto
Sena il feudo di Ussana ma non riusc` a
, esconservarne il possesso perche
sendo parte della dote di una delle figlie del venditore, fu costretto a renderlo. Non meno sfortunata fu lopera` il
zione con la quale nel 1461 acquisto

Parte Ippis dai Ribelles: infatti, poiche


sul feudo i De Besora avevano il diritto
di riscatto, quando poco tempo dopo
Galcerando de Besora decise di esercitarlo, egli dovette rinunciare al suo acquisto.

concluse con la marcia su Roma. Nel


1926 fu nominato ministro delle Corporazioni, nel 1927 stese la Carta del La`a
voro. Fu in quegli anni che comincio
occuparsi della Sardegna, tentando di
dare uno sbocco alla crisi mineraria
` il ministero. Gosarda; nel 1934 lascio
vernatore di Roma nel 1935, dal 1936 fu
nominato ministro dellEducazione na` lelaborazione della
zionale e avvio
Carta della scuola. Negli stessi anni
` di legare al regime gli ambienti
cerco
intellettuali, sviluppando il sistema dei
Littoriali e, successivamente, aprendo
la sua rivista Primato alla collaborazione di intellettuali anche non schierati col regime. Fu cos` che nel 1937
` il ciclo delle Celebrazioni Sarde.
ispiro
Dopo il Gran Consiglio del 25 luglio
1943, riusc` a espatriare, arruolandosi
` in Italia
nella Legione Straniera. Torno
`
nel 1947, e diede vita, nella prima meta
degli anni Cinquanta, alla rivista abc,
orientata su una linea neo-corporativa.
La rivista ebbe dei collaboratori anche
in Sardegna, tra i quali Antonio Pigliaru
(che era stato uno dei primi a recensire
il libro di memorie del Sergente Battaglia, Legione `e il mio nome) e Manlio
Brigaglia. Nel volume che raccoglie gli
Atti delle Celebrazioni sarde 1937, pub` un sagblicato a Urbino nel 1938, dedico
gio a I Mameli.

Bottarga = Buttariga
Bottazzi, Gianfranco Economista (n.
Giuseppe Bottai Lex ministro
dellEducazione nazionale al suo rientro
in Italia dopo lamnistia del 1946.

Bottai, Giuseppe Uomo politico, giornalista (Roma 1895-ivi 1959). Combattente e decorato durante la prima
guerra mondiale, al suo termine si lau` e divenne giornalista; redattore de
reo
Il popolo dItalia, fin` per aderire al
fascismo. Nel 1921 fu eletto deputato e
` che si
prese parte alla convulsa attivita

Avezzano 1948). Dopo la laurea in Eco` dedicato allinsegnamento


nomia si e
` professore
universitario. Attualmente e
` di Econoordinario presso la Facolta
` di Cagliari
mia politica dellUniversita
` stato per alcuni anni predella quale e
side. Tra i suoi scritti: Problemi concernenti una campagna di promozione sociale di prevenzione contro gli incendi
(con Giulio Bolacchi), 1983; Zona di produzione franca (con G. Bolacchi), 1984;
Oligopoli e crescita economica. Il passag-

72

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 78

Bottidda
gio dal sottosviluppo allo sviluppo in Sardegna (con G. Bolacchi e Tullio Usai),
` profondo. Divario ci1985; Il Sud, come
vile, sociale ed altro, Ichnusa, VIII, 16,
1989; Mercato del lavoro e sviluppo economico in Sardegna, La Programmazione in Sardegna, XXVI, 11, 1992; Le
cas de la Sardaigne (con G.P. Loy), in Emvelopment en Europe du Sud,
ploi et de
1997; Eppur si muove. Saggio sulla pecu` del processo di modernizzazione
liarita
della Sardegna, 1999.

Botteri, Mauro Ingegnere triestino (n.


sec. XX). Trasferito per motivi di lavoro
in Sardegna alla fine degli anni Ses` alle chiese romanisanta, si interesso
che dellisola e tramite pazienti peregrinazioni riusc` a raccogliere una
` di materiale che sintegran quantita
` in un non dimenticato volume,
tizzo
Guida alle chiese medioevali di Sardegna, edito a Sassari nel 1979. Tra i suoi
scritti che riguardano la Sardegna: San
Nicola di Ottana, 1971; S. Antioco di Bisarcio, 1971; Santa Maria di Uta, 1973;
San Leonardo di Siete Fuentes, 1973;
San Simplicio di Olbia, 1973; San Michele e S. Antonio di Salvenero, 1974;
San Saturnino a Cagliari, 1974; Il tempio
di S. Giusta, 1974; San Pietro extramuros
in Bosa, 1974.

Botti, Giuseppe Egittologo (Modena


1853-Alessandria dEgitto 1903). Conse` alguita la laurea a Bologna, si dedico
linsegnamento nelle scuole secondarie. Nel 1883 fu nominato professore
nel Liceo Dettori di Cagliari. Rimase
in Sardegna fino al 1888, conducendo
approfonditi studi di archeologia punica e pubblicando il saggio Notizie su
alcuni monumenti egizi e di arte congenere, 1883: fu il primo a sostenere la ne` di condurre nuovi scavi a Tharcessita
ros, eseguiti razionalmente dopo le rapine e i disordini dellultimo mezzo secolo. Lasciata la Sardegna si trasfer` a
Spoleto e nel 1889 fu nominato direttore

delle scuole italiane di Alessandria dEgitto. Nella nuova sede riprese gli amati
studi di archeologia e, dopo lunghe trattative, riusc` a fondare nel 1892 e a dirigere il Museo greco-romano di Alessandria.

Botticini, Ivan Editore e giornalista (n.


Cagliari 1962). Figlio di Rinaldo, raffinato tecnico pubblicitario, dal 1980 ha
` di comulavorato in una grande societa
nicazione promuovendo numerose fortunate campagne pubblicitarie. Nel
1989 ha fondato la casa editrice Edi` imposta con pubzioni del Sole, che si e
blicazioni di carattere turistico e am` autore di Cobientale molto curate. E
lora la Sardegna. La Fauna, 2003; Colora
la Sardegna. La Flora, 2003; Colora la
Sardegna. Il Folclore, 2003; Colora la
Sardegna. LArcheologia, 2004.

Botticini, Rinaldo Letterato (Gottolengo 1937-Cagliari 1994). Giovanissimo


` in
si trasfer` in Sardegna, dove si laureo
` di Cagliari.
Lettere presso lUniversita
` allinsegnaDopo la laurea si dedico
mento nelle scuole secondarie e si de` con passione alla politica. Socialidico
sta, particolarmente attento ai problemi della cultura locale, fu eletto ripetutamente consigliere comunale e
assessore di Cagliari. Scrittore raffinato, ci ha lasciato alcuni interessanti
saggi e numerosi articoli pubblicati in
diversi quotidiani. Tra i suoi scritti: Cagliari amore e rabbia, 1975; Geo Sardegna, 1991; Ve lo dico in favola, 1993.

Bottidda Comune della provincia di


`
Sassari, compreso nella VII Comunita
montana, con 780 abitanti (al 2004), posto a 396 m sul livello del mare, affacciato sul versante destro del Medio
Tirso dal versante orientale della Catena del Goceano. Regione storica: Goceano. Diocesi di Ozieri.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 33,83 km2: ha la forma di
uno stretto rettangolo allungata da

73

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 79

Bottidda
nord-ovest a sud-est e confina a nord e a
est con Bono, a sud con Orotelli, a ovest
con Illorai, Esporlatu e Burgos. Una
lunga fascia che comprende, come avviene per altri di questi paesi confinanti, sia una parte della vallata del
Tirso, sia un tratto del pendio montano,
`
per arrivare ad alcune tra le cime piu
alte della catena: Sa Palae Sa Trae e
Campone, entrambe oltre i 1100 m. Su
di un suolo misto di parti granitiche,
calcaree e basaltiche, si alternano le
aree utilizzate per lagricoltura, quelle
lasciate a pascolo e quelle ricoperte sia
di boschi spontanei che di quelli ottenuti con gli interventi di forestazione
` atin questi ultimi decenni. Il paese e
traversato dalla vecchia e tortuosa statale 128 bis, dalla quale si distaccano in
questo punto due traverse, una che a
sud-est va a congiungersi con la Macomer-Nuoro, laltra che si inerpica fino a
Burgos ed Esporlatu e, suddividendosi,
` del retroterra
continua verso le localita
montano. Nei pressi del fiume si al` al molunga la direttissima che pero
mento non giunge, come nel progetto
originario, sino a Olbia.

Bottidda Sul monte Rasu si vedono i resti di


un convento che si dice fondato dal beato
Giovanni Parenti, discepolo di San Francesco
dAssisi.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale, appartenne al giudicato di

Torres e fu incluso nella curatoria del


Goceano. Dopo lestinzione della famiglia giudicale di Torres, il villaggio fu
lungamente conteso tra i Doria e gli Ar` che questi
borea e, dopo il 1290, sembro
ultimi avessero la meglio; ma nel 1297 i
Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II dAragona aveva di alleati da
coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Gli
Arborea fecero buon viso a cattivo gioco
e, alleatisi con gli Aragonesi, negli anni
che precedettero la conquista mostrarono di accettare la nuova situazione,
ma quando nel 1325 i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle loro truppe, conquistato e
formalmente annesso al Regno di Sardegna. Il suo possesso, con quello di
tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice dArborea e nel
1339 il re dAragona concesse al futuro
Mariano IV il titolo di conte del Goceano. Scoppiata nel 1378 la guerra tra
Mariano IV e Pietro IV, proprio quando
` acuto il re dArail conflitto si fece piu
gona provocatoriamente incluse B. nei
territori che aveva concesso in feudo al
` il viltraditore Valore de Ligia. In realta
` a rimanere possesso arlaggio continuo
borense fino alla caduta del giudicato, e
dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio
non era ancora pacificato: sembrava
che dovesse cadere nelle mani del visconte di Narbona e negli anni seguenti
fu teatro di una continua guerriglia
` Bartolo Manno
della quale approfitto
per invadere e devastare tutto il Go la situazione non appaceano. Poiche
riva controllabile da parte del mar` che
chese dOristano, nel 1421 sembro
il territorio potesse entrare a far parte
del grande feudo concesso a Bernardo
` Leonardo CuCentelles; nel 1422 pero
bello lo invase, sconfisse Bartolo

74

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 80

Bottidda
`. Cos` B.
Manno e finalmente lo occupo
dopo anni di tribolazioni rimase in possesso dei marchesi dOristano. Dopo la
ribellione di Leonardo Alagon il villaggio prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel 1493 fu
definitivamente incluso nel patrimonio
` di
reale: era ridotto ad avere poco piu
250 abitanti. Dipendeva dal governatore del Goceano che per espletare i
propri compiti si serviva di funzionari.
Il rapporto tra i funzionari reali e la popolazione non fu mai tranquillo, anche
a B., come negli altri centri del
perche
feudo, fu lentamente modificato il sistema di individuazione del majore,
che fin` per essere scelto dal governatore. Altro motivo della crescente osti` era legato alla eccessiva gravosita
`
lita
del carico fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Nel secolo
` a creXVII la popolazione comincio
`
scere, alla fine del secolo contava piu
` ma in quel periodo ebbero
di 400 unita
inizio alcune terribili faide tra gruppi
di famiglie per il controllo del territorio. Nel secolo XVIII la popolazione au` ancora, entro la fine del secolo
mento
`
superava i 600 abitanti e B. comincio
anche a sperimentare il Consiglio comunitativo e il Monte granatico che
contribuirono a vivacizzare la sua vita
sociale e amministrativa. Nel 1821 fu
compreso nella provincia di Nuoro e al
momento dellabolizione dei feudi riscattato. In questa fase si colloca la puntuale testimonianza di Vittorio Angius:
Componesi questabitato di 158 case in
` lunga, che
unarea competente piu
larga. Le strade sono storte, e spesso immonde; le uscite del paese sporchissime per il letame che vi si ammucchia.
La popolazione, nel 1833, era di anime
670 in famiglie 152. La vita va di pochi
` dei 60. Lindustria e
` ridotta
anni al di la
alla sola tessitura. Si impiegano circa
100 telai, e quanto di panno e di tela so-

pravanza ai proprii bisogni mettesi in


` stabicommercio. La scuola normale e
lita nel convento dei frati, e vi frequentano circa 15 fanciulli. Lestensione superficiale del territorio di B. saria sufficiente, se con maggior intelligenza e
studio si coltivasse, pure ad una tripla
sono le terre assai
popolazione, perche
feconde. Due terzi delle medesime sono
aperte e destinate alla pastura. I gioghi
dei quali servonsi gli agricoltori bottiddesi sono 76. Si semina di grano starelli
228, dorzo 150, di fave 40, di lino altrettanto, di canape 100, di civaje [legumi]
40. Possedendoci i Bonesi non pochi
campi, essi pure vi seminano almeno
con 20 gioghi starelli di grano 240,
dorzo 100. La produzione moltiplica
all8. Si coltiva con molto studio la vi` di
gna, e si ottiene una gran quantita
vino bianco, e nero, che si suol pareggiare ai vini del Campidano di Cagliari.
Lorticoltura fiorisce. Molte sono le spe` dei fruttiferi, principalcie e varieta
mente noci, mandorli, peri, pomi, fichi.
Dai frutti delle prime due specie si ha
` ristretto il numero dei
qualche lucro. E
capi che si educano. Nel 1833 era quello
dei buoi 152, delle vacche tra rudi e
manse 90, delle capre 250, delle pecore
2000, delle cavalle 40, dei cavalli 60, dei
porci 200, dei giumenti 45. Questi animali come in altre parti del Goceano (e
di tutta lisola), cos` in B. mancando i
molini idraulici servono alla macina` ricoperto di
zione del grano. Il monte e
quercie e lecci smisurati, e vi si possono
ingrassare 6000 capi porcini. La generazione dei selvatici, daini, cinghiali e
` assai moltiplicata. Molto e
` pure
volpi, e
luccellame, e tra laltre specie sono gli
storni in tanta copia, che consumereb` della meta
` della vendemmia,
bero piu
se non si tenessero delle persone a spaventarli. Dal 1848, una volta abolite le
` a far
province, il territorio di B. entro
parte della divisione amministrativa di

75

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 81

Bottidda
Nuoro; quando questa, nel 1859, fu abolita, fu incluso nella provincia di Sas` dellOttocento
sari. Nella seconda meta
` una fiorente attivita
` vitivi si sviluppo
vinicola che rese famosa la produzione
` che purtroppo
dei suoi vini, attivita
` un brusco arresto a causa della
trovo
` di distruggere
fillossera che minaccio
totalmente i suoi vigneti. Il villaggio co` a decadere nel primo Novemincio
cento e, terminata la prima guerra mondiale, tra le vivaci proteste dei suoi abitanti nel 1928 fu aggregato come frazione a Bono. Nel 1933 riusc` tuttavia a
riconquistare lautonomia; nel secondo
dopoguerra il tessuto socio-economico
` ulteriormente modifidel villaggio si e
`
cato e anche limpianto urbanistico e
stato investito da una profonda azione
di rinnovamento; dopo il 1960 la popolazione ha ripreso a diminuire e un
` emigrato.
buon numero degli abitanti e
& ECONOMIA La base della sua econo` la pastorizia, rinomata la produmia e
zione di latticini; vi si pratica anche lagricoltura, in particolare la cerealicol` stata negli ultura e la frutticoltura; ce
timi decenni anche una ripresa della
viticoltura, dai cui frutti si ottengono
buoni vini. Artigianato. Un tempo era
abbastanza attiva la tessitura della tela
`
di lino con manufatti di discreta qualita
che in gran parte erano destinati alluso
domestico. Attualmente il comparto ar` rappresentato da alcune pictigianale e
cole imprese edili e da altre ad esse col` collelegate. Servizi. Il centro abitato e
gato mediante autolinee agli altri centri
della provincia; dista da Sassari 74 km.
Dispone di medico, farmacia, scuola
dellobbligo e sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`:
2001 la popolazione contava 818 unita
maschi 412; femmine 406; famiglie 305.
La tendenza complessiva rivelava una
lieve diminuzione della popolazione,
con morti per anno 12 e nati 11; cancel-

lati dallanagrafe 13; nuovi iscritti 12.


Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 745 in migliaia di
lire; versamenti ICI 353; aziende agricole 183; imprese commerciali 34; esercizi pubblici 7; esercizi al dettaglio 15.
Tra gli indicatori sociali: occupati 181;
disoccupati 42; inoccupati 43; laureati
10; diplomati 68; con licenza media 253;
con licenza elementare 243; analfabeti
27; automezzi circolanti 284; abbonamenti TV 231.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ricco di nuraghi (Cherterritorio e
chizzu, Cugurutta, Larattu, Mastru
Porcu, Mola e Sa Serra, Ortivai, Oruscula, Sa Corona, Sa Pietade, Sas Chidas, SOsculana, Sos Nuraghes, Tanca
Noa, Toscana) e annovera anche una
Tomba di giganti, quella di Sa Corona.
` suggestivo e
`
Senza dubbio il sito piu
comproprio questultimo, perche
prende anche un nuraghe, del tipo monotorre, abbastanza ben conservato con
la volta interna a tholos, che domina lat` situata la
tuale abitato; poco distante e
Tomba di giganti omonima, purtroppo
molto danneggiata. Altro nuraghe inte` quello di Ortivai, anche queressante e
sto del tipo monotorre, praticamente intatto anche allinterno con una bella
tholos.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
` antico del
E AMBIENTALE Il nucleo piu
villaggio si sviluppa in senso longitudinale alle falde del monte Corona, con
strade a volte strette sulle quali si affac` piani, talvolta
ciano case in pietra a piu
` reprecedute dalla corte; la parte piu
` sviluppata nella zona pianegcente si e
giante del suo territorio e comprende
alcune belle piazze alberate e ben curate arricchite da edifici sulle cui pareti alcuni pittori sassaresi hanno dipinto murales di buona fattura. Ledifi` la chiesa della
cio di maggior rilievo e
Madonna del Rosario, parrocchiale co-

76

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 82

Bottiglioni
struita nel 1860 sulle rovine dellantica
chiesa dellImmacolata. Ha un impianto a tre navate sulle quali si affacciano cinque cappelle laterali. La fac` ornata da una doppio timpano
ciata e
` abbellita da cornici che le conferied e
scono un aspetto rinascimentale. Allinterno sono conservati un magnifico
coro intagliato e un crocifisso di grande
` espressiva: risalgono enintensita
trambi al secolo XVI e sono stati salvati
dallantica chiesa scomparsa. Poco
fuori dallabitato sorge la chiesa della
Madonna degli Angeli accanto alla
quale nel 1640 fu costruito un convento
francescano, dal quale dipendeva laltro convento di monte Rasu e di cui non
` traccia alcuna. La chiesa risale
si ha piu
` di piccole dimenal secolo XVI ed e
sioni, ha limpianto a una sola navata e
la copertura in legno a capriate; nel
` stata ripetutamente
corso dei secoli e
ristrutturata. Il convento di monte
Rasu si trova in territorio di Bono (=),
allinterno di una tenuta conosciuta
come Fattoria Ginnasi: si tratta di quel
che resta del primo convento francescano in Sardegna, fondato prima del
1233, probabilmente da Giovanni Parenti discepolo di San Francesco, e rimasto in funzione fino al 1769. In seguito, dopo lo scioglimento degli ordini
religiosi, le strutture del convento e
lintero territorio furono ceduti al conte
` nel 1898 lo ceBeltrame, la cui societa
dette appunto a Innocenzo Ginnasi, un
emiliano che vi si stabil` con tutta la fa` la foresta e riadatto
`
miglia, rivitalizzo
` che rimaneva del convento trasforcio
` comandolo in abitazione privata; salvo
munque la chiesetta di San Francesco,
` sepolto. Anche B. dispone
nella quale e
di distese boschive che si prestano per
lescursionismo, mentre dalle sue cime
si godono vedute molto ampie sul Goceano, il Nuorese e il Sassarese.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In

passato il paese era lacerato da terribili


faide tra gruppi di famiglie per il controllo dei pascoli; queste faide, perpetuate nel tempo da un accentuato spirito di vendetta che caratterizzava le relazioni pastorali, causarono numerosi
morti, tanto che spinsero lAngius ad affermare che avevano compromesso lo
sviluppo demografico del paese. Unaltra tradizione intimamente legata alla
` la particolare affestoria del paese e
zione al culto di San Francesco, al punto
` credenza diffusa a livello popoche e
lare che il santo abbia vissuto per un
certo tempo a B. A sostegno di questa
credenza vengono mostrati lungo la
strada per Bono unorma del piede di
San Francesco e un giaciglio di roccia
che conserverebbe la sagoma del corpo
del santo; infatti secondo la stessa leggenda il santo, adirato con gli abitanti
di B., avrebbe deciso di lasciare il paese
e di trasferirsi a Bono; ma poi, colto
dalla stanchezza, si sarebbe addormentato lungo la strada sdraiandosi sulla
roccia che miracolosamente avrebbe
assunto la forma del suo corpo. La memoria delle antiche tradizioni si con` consideserva anche nella festa che e
` antica, quella di SantAntorata la piu
nio che si svolge il 13 giugno con un intenso programma di manifestazioni. Un
tempo era occasione per lo svolgimento
di una piccola fiera e di manifestazioni
` preceduta
di canto e di danza. Tuttora e
dalla recita della novena, cui affluiscono anche abitanti dei paesi vicini.

Bottiglioni, Gino Glottologo (Carrara


` con il
1887-Bologna 1963). Si laureo
Merlo alla Normale di Pisa nel 1910 e
` allinsesuccessivamente si dedico
gnamento in diverse scuole secondarie; nel 1923 divenne preside del Liceo
di Cremona. Furono gli anni in cui maturarono i suoi interessi scientifici per
la glottologia e il folclore. Nel 1927 di` di Letvenne professore nella Facolta

77

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 83

Botto
` di Cagliari, ma nel
tere dellUniversita
`
1930 si trasfer` a Pavia, dove insegno
fino al 1937, quando fu chiamato dal` di Bologna a insegnare
lUniversita
Glottologia, cattedra che tenne fino al
` legato alla reda1957. Il suo nome e
zione dellAtlante linguistico-etnografico della Corsica, promosso dallUni` di Cagliari, cos` anche nella
versita
sua bibliografia (in specie quella riguardante la Sardegna) gli scritti di
linguistica si alternano con le ricerche
sulle tradizioni popolari: Saggio di fonetica sarda. Gli esiti di L (R.S) + cons e
di j nei dialetti di Sassari e della Gallura, di Nuoro e del Logudoro, 1919;
Leggende e tradizioni di Sardegna,
1922; Vita Sarda. Note di folklore, canti
e leggende, 1925 (ristampata nella se` del Novecento, a cura di
conda meta
Mario Atzori); Osservazioni etimologiche e lessicali, Athenaeum, IV, 1926;
La Sicilia, la Sardegna e la Corsica nel` dei popoli tirreni, Mediterralunita
nea, I, 1, 1927; Studi sardi, 1927; I
nomi del muflone e i riflessi indo-europei della radice m
u, muggito, ron` di Lettere
zio, Annali della Facolta
` di Cagliari, I,
della R. Universita
` lin1928; La romanizzazione nellunita
guistica sardo-corsa, in Sardegna romana, I, 1940; Il folklore sardo nei riferimenti e nelle analisi degli studiosi,
Lares, XXII, 1956.

Botto, Massimo Archeologo (n. sec.


XX). Ha fatto parte del gruppo di la` di Viterbo che tra
voro dellUniversita
il 1992 e il 1995 ha ripreso gli scavi a
Nora sotto la direzione di Sandro Filippo Bond`. Tra i suoi scritti: I commerci fenici e la Sardegna nella fase precoloniale, in Egitto Vicino Oriente,
IX, 1986; Nora II. Prospezione a Nora
1992 (con M. Rendeli), Quaderni della
Soprintendenza archeologica per le
province di Cagliari e Oristano, 10,
1994; Monte Sirai I (con P. Bartoloni e

A. Peserico), Rivista di Studi fenici,


XXII, 1994; Nora III. Prospezione a
Nora 1993 (con M. Rendeli), Quaderni
della Soprintendenza archeologica
per le province di Cagliari, 11, 1995;
Progetto Nora, campagne di prospezione 1992-1996 (con M. Rendeli), in
LAfrica romana. Atti del XII convegno
di studi, 1998; Nora VI. Prospezione a
Nora 1994-1996 (con S. Finocchi e M.
Rendeli), Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di
Cagliari e Oristano, 15, 1998.

Botto, Paolo Religioso (Valparaso,


Cile, 1896-Roma 1974). Arcivescovo di
Cagliari dal 1949 al 1969. Nato a Valparaso da famiglia ligure nel 1896, combattente e decorato nella prima guerra
mondiale, nel 1921 fu ordinato sacerdote. Laureato in utroque a Roma; nella
diocesi di Chiavari fu impegnato in di` per
versi incarichi di curia; insegno
lunghi anni e fu assistente diocesano di
Azione Cattolica; canonico della cattedrale, fu rettore del Seminario dal 1939
al 1949. In questi anni ricostru` il Seminario e fu nominato protonotaro apostolico. Nominato arcivescovo di Cagliari,
negli anni del suo magistero diede impulso alla costruzione di molte nuove
chiese e al nuovo Seminario.

Bouchier, Edmund Spencer Viaggiatore inglese (n. sec. XX). Agli inizi del
Novecento fece un viaggio in Sardegna
` per qualche tempo. Tore vi soggiorno
nato in patria scrisse un libro sullisola,
` in gran parte nozioni
utilizzando pero
attinte dallo Spano e dal Lamarmora:
Sardinia in ancient times, 1917.

Bou Crespi Famiglia feudale valenzana (secc. XVII-XIX). Le sue notizie


risalgono al secolo XIV; nel corso del
secolo XVII il conte Bou di Summacacer, appartenente a uno dei molti rami
` con Ludovica
della famiglia, si sposo
Brondo, erede dellimmenso patrimonio feudale dei Brondo e pupilla del

78

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 84

Bovet
nonno materno, il marchese Cristoforo
Crespi di Valldaura, vicecancelliere
dAragona. I loro discendenti assunsero quindi il cognome di Bou Crespi,
a cominciare dal loro figlio Cristoforo
` dalla madre i marche nel 1730 eredito
chesati di Villacidro e di Palmas e le
baronie di Acquafredda, Nuraminis e
Monastir, un immenso complesso territoriale che comprendeva buona
parte della Sardegna centro-meridio` continuo
` a risiedere in
nale. Egli pero
Spagna e fece amministrare i feudi da
podatari. I suoi discendenti nel corso
del secolo sostennero costose liti col
fisco che avrebbe voluto sequestrare i
feudi; burrascosi furono anche i rapporti dei B.C. con i vassalli che non volevano pagare i tributi feudali. Ma a
conclusione di una delle loro numerose divergenze col fisco nel 1785 ottennero anche il marchesato di Musei;
continuarono a sfruttare il patrimonio
fino al 1838, quando la procedura del
riscatto fu finalmente conclusa. La famiglia sussiste tuttora in Spagna.

Bouillier, Auguste Letterato e viaggiatore francese (Roane 1833-?, fine sec.


XIX). Era colto e di famiglia ricca, per
cui gli fu possibile passare gran parte
della sua vita in lunghi viaggi. Giunse
in Sardegna nel 1862. Conobbe Pietro
Martini e divenne amico del canonico
Spano e di altri esponenti della cultura
`
sarda. Durante il suo soggiorno studio
la storia e i costumi della Sardegna e
` accuratamente lisola, traenvisito
done felici osservazioni per i suoi
` le Carte dArborea e,
studi. Esamino
ritenendole false, una volta tornato a
` lattenzione del Meyer su
Parigi attiro
` importante,
di esse. La sua opera piu
` nelle Lettres a M.M les
annunciata gia
Membres de la Societe historique et ar` Lle de
cheologique de la Loire, 1862, e
Sardaigne, description, histoire, statistique, moeurs, etat social, pubblicata

a Parigi da Dentu nel 1865. Da essa furono tratte le traduzioni di alcune


parti, Il dialetto e le canzoni popolari
della Sardegna, pubblicato a Cagliari
nel 1866, e I canti popolari della Sardegna, tradotto da Raffa Garzia e pubblicato a Bologna nel 1916.

Bourgade, Franc
ois Semitista (prima
` sec. XIX-seconda meta
` sec. XIX).
meta
Aveva in carico la cappella imperiale
di San Luigi a Cartagine. Subito dopo
gli scavi compiuti dallo Spano a Thar` limportanza del
ros nel 1850, segnalo
ritrovamento di uniscrizione fenicia e
ne diede uninterpretazione, accolta
dallo Spano nel suo Bullettino Archeologico sardo. In seguito i due rimasero in corrispondenza e quando
` a Tunisi, dinel 1856 lo Spano si reco
vennero amici. I due articoli di B. sono
Lapide fenicia sarda e Nuova interpretazione della lapide fenicia di Tharros,
pubblicati nel Bullettino Archeologico sardo, rispettivamente nel I e
nel II, 1855 e 1856.

Bovale Vino sardo. Tratto da un vitigno


rosso che giunse nellisola nel periodo
aragonese. Nel corso dei secoli se ne in` : il Bovaleddu,
dividuarono due qualita
detto anche B. Sardo o Muristellu, diffuso in tutta la Sardegna, un tempo vinificato in abbondanza e usato anche per
la produzione della Malvasia; e il Bovali
Mannu o B. di Spagna, chiamato nellOristanese Nieddera, che viene vinificato
nei Campidani e usato anche per la formazione di altri rossi.

Bovet, Daniel Farmacologo, premio


tel
Nobel per la medicina (Neucha
1907-Roma 1992). Cittadino svizzero
naturalizzato italiano, dopo la seconda guerra mondiale venne in Italia
con la moglie Filomena Nitti. Negli
` per qualche
anni Sessanta insegno
` di Sassari dopo
tempo allUniversita
essere stato insignito, nel 1957, del
premio Nobel per la Medicina per i

79

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 85

Boy
suoi studi sui sulfamidici, gli antistaminici e il curaro sintetico.

seppe si trasferirono a Cagliari e a Oristano.

Boy, Gavino Scrittore (Sassari 1884Piacenza 1924). Epigono della Deledda,


scrisse soprattutto romanzi e novelle,
che furono pubblicati in periodici e riviste di livello nazionale. Da una di
esse, Lautomobile, fu tratto anche un
film; un altro dei suoi romanzi fu tra` famoso
dotto in francese, ma quello piu
` Malocchio, pubblicato a Parma; Vita
e
` il titolo di un romanzo ritormentosa e
masto inedito.

Boyl Famiglia feudale catalana (secc.

Daniel Bovet Premio Nobel per la medicina


nel 1957, fu per alcuni anni professore
` di Sassari (qui in un disegno
allUniversita
di Nani Tedeschi).

Boy Cognome cagliaritano (secc. XVI` riferito a diversi personaggi caXX). E


gliaritani che compaiono nei documenti a partire dal secolo XVI, dei quali
` non e
` possibile verificare evenpero
tuali legami genealogici: si trovano B.
` nel 1546, nel
consiglieri della citta
1552, nel 1648, nel 1656, nel 1660, nel
1723, nel 1732 e nel 1751. Con lo stesso
cognome figurano ambasciatori, prelati
` , e sebbene
e altri ufficiali della citta
non figuri alcun provvedimento di con` sono sempre trattati
cessione di nobilta
da nobili. Esisteva una famiglia B. di
Elmas, che nel 1813 ottenne il cavalie` con un Antorato ereditario e la nobilta
nio Angelo, i cui figli Salvatore e Giu-

XII-XVII). Le sue notizie risalgono alla


fine del secolo XII, con un Filippo, vivente nel 1190. Un suo pronipote, Ghe` Sancia dAragona e dai due
rardo, sposo
nacque Pietro, consigliere reale, signore di Manises; questi fece un altro
brillante matrimonio con Speranza
della Scala, da cui nacquero Raimondo
e Filippo, entrambi tra i maggiori protagonisti della spedizione dellinfante Alfonso in Sardegna nel 1323. Da Filippo
nacque Pietro che, dopo aver preso
parte alla conquista di Alghero nel
1353, vi si stabil` e nel 1364 ebbe in
`
feudo il salto di Putifigari con dignita
di barone. I suoi discendenti continuarono a risiedere ad Alghero e si imparentarono con le altre famiglie dellaristocrazia cittadina; riuscirono a conservare il feudo e nel corso del secolo XV
ne acquistarono alcuni altri di piccole
` , le
dimensioni. Nel secolo XVI, pero
condizioni economiche della famiglia
vennero meno a causa di continui conflitti col fisco; i B. furono costretti gradualmente a cedere tutti i loro feudi
fino a che, per avere i mezzi necessari a
costituire la dote di una loro sorella,
Francesco e Pietro furono costretti a
vendere anche Putifigari ad Agostino
Angelo Sussarello. Si estinsero nel 1656
con un altro Francesco, figlio di Pietro.

Boyl, Filippo Governatore generale

80

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 86

Braga
della Sardegna (Catalogna, fine sec.
XIII-Barcellona 1348). Gentiluomo catalano, prese parte alla spedizione in
Sardegna dellinfante Alfonso e alle
successive operazioni fino al 1326,
anno in cui fu nominato governatore generale della Sardegna. Dopo pochi
mesi fu richiamato a corte e nel 1331
nominato tesoriere reale. Nel 1340
prese parte alla conquista del Regno di
Majorca.

Boyl, Francesco Vescovo di Alghero dal


1653 al 1655 (Alghero 1595-ivi 1655). Figlio di Pietro, barone di Putifigari,
giunto a Cagliari per gli studi ed entrato
nellordine dei Mercedari, si trasfer` in
Spagna e fu nominato predicatore
reale. Tornato in Sardegna, nel 1653 fu
nominato vescovo di Alghero e qui mor`
nel 1655, ultimo della sua famiglia. Ha
lasciato diverse opere, tra le quali discorsi e opere morali. [MASSIMILIANO VIDILI]

Boyl, Giovanni Signore di Putifigari


(sec. XV). Nipote di Pietro, valoroso
` da Giuomo darmi, nel 1451 acquisto
sperto Ferret i salti di Ruda e di Monti
Majori e li un` a quello di Putifigari. Con
unaltra fortunata operazione nel 1457
` dai Ferraria anche il salto di
acquisto
Vaiquili, estendendo ulteriormente i
confini del suo feudo.

Boyl, Pietro Gentiluomo catalano (Cata` sec. XIV-?, dopo


logna, seconda meta
1410). Figlio di Filippo, si trasfer` in Sardegna con Ugo di Santa Pau e prese
parte alla conquista di Alghero nel
1353. Nel 1364 ebbe in feudo il grande
` di basalto di Putifigari, con la dignita
rone. A causa dello scoppio della seconda guerra tra Aragona e Arborea,
`, non riusc` a entrarne in possesso,
pero
il territorio era occupato dalle
perche
truppe arborensi. Dopo la stipulazione
`
della pace di Sanluri nel 1388 sembro
che potesse finalmente entrarne in pos` risesso, ma quando nel 1391 le ostilita
presero, il territorio fu nuovamente occupato dalle truppe arborensi fino al
1409 e in seguito da quelle del visconte
di Narbona.

BRADS Sigla del Bollettino del Repertorio e dellAtlante Demologico Sardo,


una rivista fondata a Cagliari e diretta
da Enrica Delitala a partire dal 1966. La
rivista, legata alla cattedra di Tradi` di Cazioni popolari dellUniversita
gliari, si avvale della collaborazione di
prestigiosi studiosi e ha raggiunto rinomanza nazionale.

Braga, Emilio Studioso di storia econo-

` e insegno
` in
Francesco Boyl Algherese, studio
Spagna, fu popolare predicatore a Madrid e poi
vescovo di Alghero nel 1653. Disegno di P. Ayres
per il Dizionario biografico degli uomini
illustri di Sardegna di Pasquale Tola
(1837-1838).

mica (n. sec. XX). Insegna presso lUni` Bocconi di Milano; negli anni
versita
Ottanta ha collaborato con Massimo
Guidetti alla stesura della Storia dei
Sardi e della Sardegna. Il suo saggio riguardava La forza della tradizione e i segni del cambiamento: la storia economica 1820-1940, in La storia dei Sardi e
della Sardegna, IV, 1990.

81

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 87

Bragaglia
volta a realizzare il suo progetto, tro`, delle nuove difficolta
`.
vando, pero

Branca, Anton Francesco Avvocato,

Anton Giulio Bragaglia Regista teatrale


e cinematografico, fu anche saggista e
giornalista.

Bragaglia, Anton Giulio Regista e


uomo di teatro (Frosinone 1890-Roma
1960). Dopo aver completato gli studi si
` di regia cinematografica e di
interesso
giornalismo teatrale. Nel 1918 con suo
` la Casa darte Bragafratello fondo
glia in via Condotti a Roma facendone
uno dei centri della vita culturale della
` . Grazie al suo impegno di spericitta
mentatore instancabile (che lo aveva
`a
fatto aderire al Futurismo), continuo
essere uno dei punti di riferimento
della vita teatrale in Italia e divenne
uno dei maggiori registi, operando un
profondo rinnovamento nel settore.
Particolarmente interessato alle pic` periferiche, fu legato alla
cole realta
` di dar
Sardegna, dove fin dal 1923 tento
vita a un teatro stabile a Cagliari. Limpresa non ebbe successo, ma i legami
con lisola non vennero mai meno e nel
` unaltra
secondo dopoguerra egli provo

consigliere regionale (Sassari 1926-Cagliari 1973). Di formazione sardista, subito dopo la caduta del fascismo, tra il
1943 e il 1944, ader` alle posizioni separatiste di cui si faceva portatrice unala
del partito. Terminata la guerra si
` con i sardisti di Lussu e nel
schiero
1948 ader` al PSdAz Socialista e in seguito al PSI. Frattanto, conseguita la
laurea in Giurisprudenza, si era dedicato alla professione di avvocato, ma
senza trascurare limpegno politico e
sociale: sul finire degli anni Quaranta
prese parte alle lotte per loccupazione
delle terre nel Guspinese e nel marzo
1950 fu arrestato a Sa Zeppara. Fu eletto
` volte consigliere comunale di Capiu
gliari fino al 1965, quando divenne anche consigliere regionale per il suo partito. Nel 1967 fu assessore comunale
nella prima giunta De Magistris; poco
dopo si dimise per candidarsi alla Camera, ma non venne eletto. Fu invece
rieletto consigliere regionale per la VI
legislatura (1969-1974) e nel 1973 divenne assessore ai Trasporti, ma mor`
poco dopo, per unimprovvisa crisi cardiaca, nel 1973. Tra i suoi scritti principali: oltre ad articoli giornalistici (Monopolio, Il Solco, 1946; Il referendum
popolare. Una conquista dellautonomia, in LUnione sarda, 1957) da segnalare il saggio su I portuali di Cagliari.
Una pagina di storia del movimento operaio sardo, 1955.

Branca, Giuseppe Giurista (La Maddalena 1907-Pesaro 1987). Dopo essersi


laureato, nel 1930 intraprese una brillante carriera universitaria; studioso
di Diritto romano, di Storia del Diritto
romano e di Diritto privato, ha inse` di
gnato dapprima presso lUniversita
Messina, in seguito a Trieste e a Bologna e dal 1955 a Roma. Autore di centi-

82

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 88

Brancaccio
naia di pubblicazioni, alcune delle
quali conosciute e stimate a livello europeo, condirettore della prestigiosa rivista Foro Italiano, nel 1959 fu nominato giudice costituzionale. Fu anche
presidente della Corte dal 1969 al 1971.

Branca, Remo Artista e scrittore (Sassari 1897-Roma 1988). Per quanto nel
1921 si fosse laureato in Legge, i suoi
interessi si indirizzarono verso larte,
` di possedere non
campo in cui mostro
comuni doti. Contemporaneamente si
` in politica e nel giornalismo:
impegno
cattolico, fermo su posizioni antifasciste, nel 1923 assunse la direzione di Li`, il periodico della diocesi di Sasberta
sari. In seguito a una serie di sequestri
del giornale fu costretto a lasciare Sassari e a rifugiarsi a Iglesias; nella nuova
` allinsegnamento,
residenza si dedico
istitu` una Scuola darte decorativa e
` il Bollettino Bibliografico. Nel
fondo
1926 si trasfer` a Oristano, dove conti` a impegnarsi in seno alle organizzanuo
zioni cattoliche, ma nel 1931, nel corso
della crisi tra Vaticano e governo fascista, fu nuovamente assalito e picchiato
`e
dai fascisti. Tra il 1933 e il 1937 fondo
diresse la rivista La Lampada. Nel
1940 diresse lIstituto magistrale di
Nuoro, quindi quello di Novara. Di qui
si trasfer` a Roma, dove ader` al CLN,
sfuggendo a stento alle SS. Dopo la ca`,
duta del fascismo riprese le sue attivita
stabilendosi a Roma. Fu tra i primi a
intuire limportanza didattica del cinema e ne sostenne lutilizzazione nelle
`
scuole: ai problemi del cinema dedico
la Rivista del passo ridotto. Nel 1968
` la rivista Frontiera, a Cagliari
fondo
presso leditore Fossataro, attraverso la
` ad animare la vita cultuquale continuo
rale della Sardegna. Tra i suoi scritti:
Decentramento amministrativo, 1921;
Unanima di apostolo, 1923; Francesco
dAssisi, 1923; Due parroci scrittori, Pietro Casu e Giovanni Antonio Mura, Gio-

` Italica, 1925; Origine e caratteri


ventu
dellarte rustica sarda, Il Nuraghe, III,
31-32, 1925; Larte rustica in Sardegna,
Il Nuraghe, V, nn. 10-11-12 1927; Fra
Ignazio da Laconi, 1927; La pittura
sarda, Pattuglia, I, 2, 1928; Ricami di
Sardiniae ars, Mediterranea, III,
1929; Della pittura sarda, Pattuglia, I,
4, 1929; Artisti sardi, 1932; Arte in Sardegna, 1933; Il crocifisso di Nicodemo, 1935;
La predella di Valverde, pittura del sec.
XVI in Sardegna, 1936; Bibliografia deleddiana, 1938; Che cose` la xilografia,
1939; Testimonianza a Grazia Deledda,
1940; Il cinema nella scuola, 1940; Il cinema nel messaggio cristiano, 1942; Fiori
rossi sullo scoglio, 1942; Polemica sul cinema, 1945; Il cinema nella scuola italiana, 1948; Raffaello, 1951; La scuola e
il film, 1952; Manzella, il santo che ho conosciuto, 1952; Questioni di cinema,
1952; Sardegna segreta, 1956; La xilografia in Sardegna, 1965; Medioevo a Orgosolo, 1966; Il crocifisso di Oristano, 1971;
Il segreto di Grazia Deledda, 1971; Maestri incisori di Sardegna, 1973; La vita e
larte di Francesco Ciusa, 1975; Sardegna segreta, 1976.

Branca, Sebastiano Poeta (Sassari


1738-Mores 1812). Fu avviato agli studi
` malvolendi diritto, ma li frequento
era attirato dal mondo
tieri, perche
delle lettere. Per il suo carattere impul` ripetutamente nei guai
sivo si caccio
per cui, per evitare spiacevoli conseguenze, fu costretto a lasciare la Sardegna per ben due volte. Stabilitosi a
` nella segreteria del cardiRoma, entro
nale Borghese e successivamente si trasfer` a Napoli. Tornato in Sardegna si
stabil` a Mores. Essendo in grandi ristrettezze, per vivere fu costretto a
dare lezioni di latino e a comporre orazioni sacre che vendeva ad altri. Ha la` di composisciato una grande quantita
zioni inedite.

Brancaccio, san = Pancrazio, san


83

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 89

Brancaleone da Romana

Brancaleone da Romana = Cugusi,


Brancaleone

Branci Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Cagliari, compreso nella curatoria del
` di VillaSigerro. Sorgeva in prossimita
massargia. Quando il giudicato di Ca` di esistere, nella divisione
gliari cesso
del 1258 il villaggio fu compreso nel
terzo assegnato ai Della Gherardesca,
che per insanabili contrasti familiari
poco tempo dopo procedettero a unaltra divisione. B. cos` fu compreso nella
parte toccata al ramo del conte Ugolino;
fu amministrato dai funzionari dei
nuovi signori con precisione fiscale,
ma la sua struttura sociale fu conservata e i suoi abitanti continuarono a
eleggere annualmente il majore e, nel
complesso, furono coinvolti nel processo di sviluppo di Iglesias. Il conte
Ugolino, che si era impadronito del potere a Pisa, fu assassinato, probabilmente col concorso dei cugini dellaltro
ramo, per cui nel 1289 i figli dichiararono guerra al Comune. La guerra fu
combattuta nei territori iglesienti e B.
fu investito dalle operazioni, sub` dei
danni e, dopo che i Della Gherardesca
` sotto il
furono sconfitti, dal 1295 passo
controllo diretto di Pisa, che lo fece amministrare da suoi funzionari. Con larrivo degli Aragonesi, nel 1323, il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro
`a
niae. Nel giro di pochi anni comincio
decadere e subito dopo la conquista
aragonese fu abbandonato dalla popolazione.

Brancoli, Isabella Archeologa (n. sec.


XX). Nel 1964 prese parte alla missione
` La Sapienza
di scavo dellUniversita
di Roma nellarea del tofet di Monte Sirai, scoprendo il cosiddetto villaggio
` a lavorare ancora
Bartoloni. Continuo
nel 1965. Alle sue ricerche sarde si riferisce larticolo La necropoli (con M.G.
Amadori Guzzo), in Monte Sirai II. Rap-

porto preliminare della missione archeo` di Roma e della Sologica dellUniversita


` di Cagliari,
printendenza alle antichita
Studi semitici, 14, 1965.

Brandileone, Francesco Storico del


diritto (Buonabitacolo 1858-Napoli
` in Germa1929). Laureato nel 1883 ando
nia a specializzarsi in Storia del Diritto.
Nel 1886 divenne professore di Storia
`
del Diritto italiano presso lUniversita
` fino al 1888.
di Sassari, dove insegno
Nel ventennio successivo, fino al 1906
` a Parma e poi a Bologna fino al
insegno
1921, anno in cui fu chiamato a Roma
` che settantenne.
dove mor` poco piu
Poco prima era stao chiamato allAcca` legato
demia dei Lincei. Il suo nome e
alla teoria secondo la quale i giudicati
sarebbero stati sviluppati da Goti provenienti dalla Spagna e stanziati in Sardegna nel secolo IX, come sostenne nel
saggio Note sullorigine di alcune istituzioni giuridiche in Sardegna durante il
Medioevo, Archivio storico italiano,
XXX, 1902.

Brandis, Pasquale Geografo (n. Cagliari 1932). Laureato in Geologia a


` dedicato allinsegnamento
Roma, si e
universitario. Ha insegnato presso lU` di Cagliari e successivamente
niversita
` divenuto
in quella di Sassari, dove e
` stato preside
professore ordinario ed e
` legato
negli anni Ottanta. Il suo nome e
a numerose pubblicazioni, tra cui un
importante studio geoidrologico della
Sardegna settentrionale, e ai convegni
internazionali di studi geografico-storici organizzati a Sassari, di cui sono apparsi 6 volumi di Atti. Tra i suoi scritti:
Studio geo-idrologico della Sardegna settentrionale (con Bruno Dettori e Antonio Pietracaprina), 1967; Il Goceano.
Notizie storiche, geografiche, demografiche ed economiche (con Arnaldo Satta
Branca e Francesco Giordo), 1971; Ricerche geografiche ed economiche sulle
sorgenti minerali di San Martino, 1973;

84

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 90

Brea
Considerazioni geografiche sulla descrizione della Sardegna di Strabone, Archivio storico sardo di Sassari, V, 1979;
La geografia della Sardegna in una carta
anonima seicentesca, in Atti del III Convegno internazionale di Studi colombiani, 1979; La fotografia aerea per la cartografia tematica e la geografia della Sardegna, 1980; I fattori geografici della distribuzione dei nuraghi nella Sardegna
nord-occidentale, in Atti della XXII Riunione scientifica dellIstituto italiano di
Preistoria e Protostoria nella Sardegna
centro-settentrionale, 1980; Il centro storico di Alghero. Un patrimonio artistico
da conservare (con Marina Sechi), Archivio storico sardo di Sassari, VIII,
1982; Le risorse idriche ci sono, bisogna
saperle utilizzare in Sardegna, in
Luomo e la pianura (a cura di Angela
Terrosu Asole), 1984; Sulle caratteristiche formali e tecniche di una carta anonima seicentesca della Sardegna in
Imago et censura mundi, 1985.

Brassetti, Margherita Serva di Dio (Cagliari 1877-Triora 1927). Figlia di un magistrato genovese, battezzata nella cattedrale di Cagliari con i nomi di Luigia,
Giuseppa, Teresa e Bonaria, prima comunione a Torino (1887) amministratale da don Bosco, studi magistrali. Ri` su consiglio dellarcivescovo di
nuncio
Genova al monastero, scegliendo di servire in case di privati. Visse evangelicamente, dedita al sociale e alla preghiera, sopportando umiliazioni e sofferenze.

Brassey Famiglia di imprenditori in`


glesi (secc. XIX-XX). Nella prima meta
dellOttocento i suoi membri avevano
fatto fortuna in mezzo mondo con un
Thomas, appaltatore di costruzioni ferroviarie. La famiglia, a partire dal 1880,
` delle miniere sarde costisi interesso
` Pertutuendo con G. Henfrey la societa
sola, che poteva disporre dellomonima
` avanzate
fonderia, allora una delle piu

in Europa. I B. arrivarono a controllare


le miniere di Ingurtosu e Gennemari;
cominciarono a disinteressarsi delle
miniere sarde dopo il 1919, con la morte
di un Thomas, nipote del primo Thomas.

Brassey, Thomas Lord inglese, imprenditore minerario (?, sec. XIX-Londra 1919). Nipote del fondatore delle
fortune della famiglia, imprenditore
` le quote del
minerario, nel 1893 rilevo
gruppo Henfrey che la Pertusola aveva
in Sardegna, e alcuni anni dopo anche
te
Anonyme de plomb
quelle della Socie
`re de Gennemari et Ingurtosu.
argentife
`e
Diede notevole impulso alle attivita
` a Ingurtosu la grande
nel 1900 inauguro
laveria che porta il suo nome.

Bray, M. Warwick Archeologo americano (n. sec. XX). Negli anni Sessanta
` interessato della cultura di Ozieri e
si e
del Neolitico recente in Sardegna, collaborando con David Trump. Tra i suoi
scritti: The Ozieri culture of Sardinia,
Rivista di Scienze preistoriche,
XVIII, 1-4, 1963; Sardinian Beakers, in
Proceedings of the Prehistoric society for
1964, XXX, 1964; Ozieri (con D.H.
Trump), voce in Dizionario di Archeologia, 1973.

Brea Famiglia ligure (secc. XVII-XVIII).


Originaria di Alassio, da qui si trasfer`
in Sardegna con un Tomaso che si stabil` a Sassari e nel 1613 ne ottenne la
` unattivita
`
cittadinanza. Egli impianto
commerciale raggiungendo una discreta posizione economica; i suoi discendenti la svilupparono ulteriormente nel corso del secolo XVII. Nel
1710 uno di essi, un Giovanni, ebbe il
` . La
cavalierato ereditario e la nobilta
` a mantenere una pofamiglia continuo
sizione di prestigio; alcuni dei suoi
membri divennero consigliere capo
` e ricopersero altre impordella citta
tanti magistrature. Si estinsero alla
fine del secolo XVIII.

85

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 91

Breglia Pulci Doria

Breglia Pulci Doria, Laura Numisma` alla ritica (n. Napoli 1912). Si dedico
cerca e allinsegnamento universitario.
Dal 1962 divenne presidente dellIstituto Italiano di Numismatica e, dal
1968 al 1982, professore ordinario di
Numismatica antica presso lUniver` di Roma. Si e
` imposta come stusita
diosa della monetazione della Magna
Grecia e dellImpero romano. Tra i
suoi scritti: Spunti di politica monetaria
romana in Sicilia e in Sardegna, Rendiconti dellAccademia di Napoli, XXIVXXV, 1952-54; La Sardegna arcaica tra
tradizioni euboiche ed attiche, in Nou` le
tude de la societe
velle contribution a
ennes, 1981.
et de la colonisation eube

` di fregli anni successivi si sposto


` italiane; a Genova
quente in altre citta
divenne confessore dei principi di Cari` a Roma e di l` a
gnano. Nel 1835 torno
` ambienti ultraModena dove frequento
montani arroccandosi su posizioni reazionarie. Gli anni successivi furono caratterizzati da un grande impegno lette` a scrivere romanzi
rario, che lo porto
storici fortemente antiromantici, con i
quali peraltro (in particolare Lebreo di
` una notevole popolaVerona) acquisto
` . Dalla sua posizione di scrittore
rita
reazionario e insieme populista Anto` la formula di niponio Gramsci derivo
tini di padre B., applicata a molti scrittori italiani del primo Novecento.

Brelich, Angelo Studioso di storia delle


religioni (Budapest 1913-Roma 1977).
` allo studio
Dopo la laurea si dedico
della storia delle religioni. Stabilitosi
` la materia
in Italia, dal 1959 insegno
` La Sapienza di
presso lUniversita
` dedicato un sagRoma. Alla Sardegna e
gio, Sardegna mitica, in Atti del Convegno di Studi religiosi sardi, 1963.

Brenti e sanguni (campidanese stomaco di sangue) Piatto tipico. Si rial` antiche tradizioni del
laccia alle piu
mondo dei pastori. Molto simile a su
zurrette della Sardegna centrale, lo si
ottiene utilizzando lo stomaco di una
capra o di una pecora giovane. Dopo essere stato accuratamente lavato e ripulito viene riempito del sangue dellanimale non coagulato e di un soffritto di
cipolle, favette, pane sbriciolato, mentuccia e tre tipi di formaggio. Chiuso
` tigu) e lacon uno stecco di erica (su sta
sciato bollire in acqua salata per unora,
viene servito freddo tagliato a fette.

Bresciani, Antonio Studioso di tradizioni popolari (Ala 1798-Roma 1862).


Entrato in Seminario fu consacrato nel
1821, e nel 1822 prese a insegnare retorica nel Liceo di Bressanone; nel 1824 a
` nellordine dei Gesuiti. NeRoma entro

Antonio Bresciani Gesuita, fondatore della


` Cattolica, venne in Sardegna alla
Civilta
` dellOttocento e scrisse un libro ricco di
meta
spunti originali.

Tra il 1843 e il 1846 fece quattro viaggi in


` presso lUniversita
`
Sardegna e insegno
di Sassari. Dal 1849, tornato a Roma da

86

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 92

Breve portus Kallaritani


dove era fuggito alla proclamazione
della repubblica, diede impulso alla
` Cattolica. Negli anni succesCivilta
` ad approfondire i suoi
sivi continuo
studi. Oltre a un primo reportage, Descrizione dellisola di Sardegna, pubbli` famoso e
`
cato nel 1847, il suo libro piu
Dei costumi dellisola di Sardegna comparati cogli antichissimi popoli orientali
voll. 2, pubblicati a Napoli dalla stessa
` frutto di
` Cattolica nel 1850. E
Civilta
un nuovo viaggio in Sardegna, compiuto
durante lesilio da Roma: la tesi della
somiglianza degli arcaici costumi dei
sardi con le usanze dei popoli orientali
` a forzaantichissimi lo porta qua e la
ture non giustificate, ma il libro contiene una messe di interessanti osservazioni dirette.

Breve (o statuto) Nel primo periodo della


vita dei Comuni il b. era una forma di
giuramento che i cittadini dei Comuni
adottavano in pubbliche assemblee, impegnandosi a osservare un insieme di
regole di comportamento che disciplinavano un settore della vita della comu` . Il giuramento era sancito in forma
nita
solenne e consentiva di dare forma e
valore giuridico a norme consuetudina` osserrie che i membri della comunita
vavano precedentemente o ai nuovi regolamenti che le magistrature comunali redigevano per regolarne la vita.
Linsieme delle materie che furono oggetto dei brevi col tempo finirono per
formare il corpus delle leggi fondamentali sulle quali si reggevano i Comuni: i
brevi contenevano le norme che i magistrati dovevano osservare nellesercizio delle loro funzioni (statuti). Questo
tipo di documento giuridico si trova anche in Sardegna nel periodo che va dal
secolo XIII al XIV, specialmente nei ter` immediata e diretta si
ritori dove piu
fece sentire linfluenza di Pisa e di Genova. I brevi e gli statuti sardi nella loro
elaborazione non passarono attraverso

la fase della sanzione assembleare, essi


contengono piuttosto la formalizzazione di un insieme di norme consuetudinarie generalmente elaborate da
` poliesperti su commissione dellentita
` dipendeva. I
tica da cui la comunita
` noti ancora esistenti
brevi o statuti piu
in tutto o in parte sono: 1. gli statuti del
Comune di Sassari; 2. il Breve di Villa di
Chiesa (=) 3. il Breve portus Kallaritani
(=); 4. gli statuti di Castelsardo; 5. il
Breve di Bosa (frammentario). Si ha notizia di altri documenti che sono invece
andati perduti: 1. il Breve del Vicario di
Gallura; 2. il Breve dei castellani di Cagliari; 3. il Breve del rettore di Domusno` di Terranova e
vas; 4. il Breve del podesta
di Orosei.

Breve di Villa di Chiesa Statuto della


` di Iglesias voluto dai Della Ghecitta
rardesca quando, dopo il 1257, ne divennero signori, e completamente riscritto
` passo
` sotto il
nel 1302 quando la citta
controllo diretto del Comune di Pisa. Il
testo originario, che era in latino, venne
tradotto in italiano; gli Aragonesi, dive` , nel 1327 ne rinuti padroni della citta
conobbero lefficacia, tanto che lo statuto rimase in vigore nei secoli succes` diviso in quattro libri: il
sivi. Il testo e
primo contiene i princ`pi fondamentali
che ispirano lordinamento; il secondo
contiene la normativa penale; il terzo
contiene le normative di diritto civile e
le procedure; il quarto disciplina latti` mineraria, la metallurgia e il funvita
` comzionamento della zecca. Il testo e
preso nel recente volume Codice diplomatico di Villa di Chiesa in Sardigna, ristampa del Codex diplomaticus ecclesiensis di Carlo Baudi di Vesme (1877),
con introduzione di Barbara Fois, curata dalle Edizioni Della Torre di Cagliari, 1997.

Breve portus Kallaritani Nome con cui


` chiamato lo statuto che disciplina le
e
` del porto di Cagliari in periodo
attivita

87

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 93

Briais
pisano. Il documento, originariamente
` un vero e proprio coscritto in latino, e
dice che sancisce diritti e doveri, individua le procedure con le quali regolare i rapporti tra le persone che lavorano nel porto e le operazioni relative a
` portuali. Fu tradotto in
tutte le attivita
italiano nel 1319 e successivamente in
sardo.

Briais Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria di Figulinas. Sorgeva non lontano da Ossi in
` Santu Miali. Agli inizi del selocalita
colo XIII, in seguito a un matrimonio,
` in possesso dei Malaspina.
passo
Quando si estinse la famiglia dei giudici
di Torres, essi lo inclusero nel loro piccolo stato mantenendo un buon rapporto con i vassalli, che conservarono
la loro autonomia. Con larrivo degli
Aragonesi nel 1323 i Malaspina prestarono omaggio feudale allinfante Al` a far parte del Refonso e cos` B. entro
gnum Sardiniae. La nuova situazione fu
di breve durata: infatti nel 1325 essi si
schierarono a fianco dei Doria che si
erano ribellati e presero a combattere
contro gli Aragonesi; nel 1330 il villaggio fu assalito dalle truppe di Raimondo Cardona e sub` gravi danni. Ne` a decagli anni che seguirono comincio
dere e a spopolarsi, ma rimase in possesso dei Malaspina fino al 1342, anno
in cui il marchese Giovanni, morendo
` in eredita
` con
senza eredi, lo lascio
tutto quanto possedeva a Pietro IV dAragona. I fratelli del defunto, irritati,
tentarono di resistere con le armi al re
e il villaggio cadde nel caos. Dopo alterne vicende B. fu sequestrato definitivamente ai Malaspina nel 1353; la sua
popolazione era ridotta a poche decine
di abitanti e nel corso dei decenni successivi, scoppiata la seconda guerra tra
Mariano IV e Pietro IV, divenne teatro

` completadelle operazioni, si spopolo


mente e scomparve.

Brigaglia, Aldo Pubblicitario, editore


(n. Sassari 1940). Fratello di Manlio, laureato in Giurisprudenza nel 1963, ha lavorato presso il Centro regionale di programmazione di cui ha diretto per anni
lUfficio Stampa. In quel periodo ha
ideato e diretto il periodico La programmazione in Sardegna. Lasciata
lamministrazione regionale, ha fondato lagenzia pubblicitaria Janus e nel
1989 il centro di servizi congressuali
Tema, imponendosi rapidamente nel
mercato della comunicazione. Intrapresa anche (sotto la sigla Tema) latti` editoriale, ha pubblicato diversi
vita
volumi. Ha tradotto dal francese i libri
sulla Sardegna di Claude Schmitt e
tutte le opere sarde di Edouard Vincent (=), e dallinglese Interludio di Sar zdova
. Ha cudegna di Amelie Posse Bra
rato Cronache darte (2004), La Pietra e il
muschio (2005) di Mario Ciusa Roma` Il pensiero pergna, e con Eugenio Orru
` del pensiero di Antomanente. Attualita
nio Gramsci (1999), dellIstituto Gramsci
di Cagliari. Con Giuseppe Podda ha
scritto In prima linea su Giaime Pintor.
` membro del direttivo nazionale della
E
TP, lassociazione italiana dei pubblicitari.

Brigaglia, Manlio Storico, scrittore (n.


Tempio Pausania 1929). Dopo la laurea
` di Cain Lettere presso lUniversita
gliari, conseguita nel 1948, ha insegnato
per molti anni al Liceo Azuni di Sassari e sotto la guida di Alberto Boscolo si
` dedicato a ricerche di storia conteme
poranea. Frutto di questo impegno sono
i numerosi volumi e articoli, la collaborazione editoriale a opere collettive, la
collaborazione a Ichnusa, dal 1956 al
1964, la condirezione di Autonomia
Cronache e di Quaderni Mediterra` diventato professore
nei. Nel 1980 e
associato e ha insegnato sino al 2002

88

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 94

Brigaglia
Storia contemporanea presso la Fa` di Lettere dellUniversita
` di Sascolta
sari. Nel 1980 ha fondato con un gruppo
di colleghi i prestigiosi Quaderni sardi
di Storia, usciti sino al 1985. Ha diretto
il comitato scientifico che ha creato il
Museo della Brigata Sassari a Sassari.

Manlio Brigaglia Tempiese, insegnante a


Sassari: trentanni al Liceo Azuni, oltre
` di Lettere.
ventanni alla Facolta

Nel 2003 ha ricevuto dal presidente


della Repubblica la medaglia doro di
benemerito della cultura e dellarte
`). Ha curato, con An(settore Universita
tonello Mattone e Guido Melis, La Sardegna. Enciclopedia in 3 volumi, con
saggi di 120 studiosi italiani e stranieri,
uscita in varie edizioni fra il 1982 e il
1994. Tra i suoi scritti, una serie di Lettere dalla Sardegna per la rivista
abc, diretta da Giuseppe Bottai: Il
` quotimito della Regione nella realta
diana, I, 3, 1953; Il problema della rinascita, I, 19, 1953; Lindustrialismo e la riforma agraria in Sardegna, I, 9, 1953;
Una ribellione a mezzobusto, III, 13,
` stato redat1955. Su Ichnusa, di cui e
tore capo, ha scritto: Note sulla funzione
della critica letteraria in Sardegna, 23,

1958; Il libro dei Sassaresi, 28, 1959; Il


momento culturale in Sardegna, 29,
1959; La giovane letteratura sarda, 36,
1960; I Catalani di Alghero, 36, 1960; Il
Bogino, una rivista per la rinascita, 37,
1961. Altre opere: Profilo storico della
` di Alghero, 1963; Breve storia della
citta
cultura in Sardegna, in Sardegna: un popolo una terra (a cura di Franco Maria
`
Stevani), 1963; Profilo storico della citta
di Sassari, 1963; 20 anni di politica in
Sardegna 1943-1963 (con lo pseudonimo
di Luciano Vinci), 1963; Dove va la Gallura, 1964; Dibattito sul banditismo e inchiesta parlamentare, Autonomia Cronache, 1, 1968; La poesia e i tempi di
Pompeo Calvia, introduzione alla nuova
edizione di Terra dei Nuraghes, Sassari
mannu, 1967; Appunti per un nuovo regionalismo, in Autonomia Cronache,
6, 1969; La Sardegna di Mazzini, Autonomia Cronache, 7, 1969; La Cagliari di
Stanis Dessy, in Stanis Dessy, catalogo
della mostra cagliaritana, 1970; La Sardegna nei primi cinquantanni dellOttocento, 1970; Sardegna, perche banditi,
` di stampa e diritto dinfor1971; Liberta
mazione in Sardegna, in LInformazione
in Sardegna (a cura di M. Brigaglia),
1973; Campus Nino, voce in Movimento
operaio italiano. Dizionario biografico, I,
1973; Introduzione a Riscossa, n. 3
della collana Stampa periodica in Sardegna 1943-49, 1974; La Sardegna contemporanea (con A. Boscolo e L. Del
Piano), 1974; Claudio Demartis, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, II, 1975; Il meglio della grande
poesia in lingua sarda (con Michelangelo Pira), 1975; Il mestiere della politica,
in Scritti politici e discorsi autonomistici
di Paolo Dettori (a cura di Pietro Soddu),
1976; Emilio Lussu, Per lItalia dallesilio (a cura di M. Brigaglia), 1976; Sardegna. La rivista di Attilio Deffenu 1914,
reprint, 1976; Emilio Lussu e Giustizia
` , 1976; La classe dirigente a
e Liberta

89

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 95

Brigaglia
Sassari da Giolitti a Mussolini, 1979;
Emilio Lussu. Lettere a Carlo Rosselli e
` , 1979;
altri scritti di Giustizia e Liberta
Pastori e contadini di Sardegna di Maurice Le Lannou (tradotto e curato da M.
Brigaglia), 1979; La Brigata, il suo mito,
la sua storia, introduzione a Gli intrepidi
sardi della Brigata Sassari, di Leonardo
Motzo, 1980; La Brigata Sassari come
problema storiografico, in Storia della
Brigata Sassari, di Giuseppina Fois,
1981; Alcuni aspetti della storia mediterranea della Sardegna, in La Sardegna
nel mondo mediterraneo. Atti del primo
Convegno di studi geografico-storici,
1981; Il carattere di Tempio, in Tempio
` dellOttocento, di Manella seconda meta
rilena Bruschi Brandano, 1982; Il paesaggio agrario, in Le opere e i giorni. Contadini e pastori nella Sardegna tradizionale (a cura di Giulio Angioni e Francesco Manconi), 1982; Stato attuale della
ricerca sulla Sardegna dal primo dopoguerra allautonomia, in La ricerca storica sulla Sardegna, Archivio storico
sardo, XXXIII, 1983; Nuovi documenti
per una biografia asproniana (con Raimondo Turtas), in Atti del Convegno nazionale di studi su Giorgio Asproni,
Nuoro 1979, 1983; Quando si dice banditismo sardo, in Fenomenologia dei sequestri in Sardegna: ricerca svolta dallo United Nations Social Defense Research Institute. Rapporto storico-antropologico
ed economico-culturale, Quaderni
della giustizia, III, 23-24, 1983; Alghero:
la Catalogna come madre e come mito, in
I Catalani in Sardegna (a cura di Jordi
Carbonell e Francesco Manconi), 1984; I
giornali in Sardegna tra la fine dellOttocento e la prima guerra mondiale, in Amministrazioni locali e stampa in Emilia
Romagna 1889-1943, Convegno di Studi
Ferrara 1982, 1984; Paolo Dettori, voce in
Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, III, 1984; La Sardegna e i suoi tristi tropici, in La ragione

dellutopia. Omaggio a Michelangelo


Pira, 1984; La cultura dei tempi di G.
Siotto Pintor, in G. Siotto Pintor e i suoi
` ), 1985; Le rivitempi (a cura di Tito Orru
ste sarde e la storia locale, in La memoria
lunga. Atti del Convegno di Cagliari 1984,
1985; Cronologia della Sardegna autonomistica 1948-1985 (con Simone Sechi),
1985; Tre episodi dellantifascismo repubblicano in Sardegna (1930-1936), Archivio Trimestrale, XI, 3, 1985; La
prima notte dei Giovani Turchi, in Cossiga, la vita, il mondo, i segreti, 1985; A
proposito di un libro di Girolamo Sotgiu.
Le radici antiche della questione sarda,
Nuova Rinascita sarda, I, 1, 1986;
Lantifascismo in Sardegna (con Francesco Manconi, Antonello Mattone e
Guido Melis), 1-2, 1986; Introduzione, in
Discorsi parlamentari di E. Lussu, I, 1-2,
1986; La geografia nella storia della Sardegna, in Storia dei Sardi e della Sardegna (a cura di Massimo Guidetti), I,
1987; alcune voci nella Enciclopedia dellantifascismo e della resistenza: Salvadori Lussu Joyce, Sardegna, Sassari,
1987; Orgosolo. Antropologia di una
` , Ichnusa, n.s., 12, 1987; Intertribu
vento su Gramsci, in La questione meridionale: atti del convegno di studi di Cagliari 1987, 1988; La montagna sarda
(con Lorenzo Idda) in Italia rurale (a
cura di Corrado Barberis), 1988; Unisola e la sua storia, in Carloforte: storia
di una colonizzazione, di Giuseppe Vallebella, 1988; Storia e memoria della
` del cuoio, in Via delle Conce: storia
citta
e memoria dellindustria del cuoio a Sassari (1850-1970), di Sandro Ruju, 1988;
Pigliaru e lorganizzazione della cultura
in Sardegna, Ichnusa, supplemento n.
` , in Ozieri:
23, 1989; Nascita di una citta
` (1836-1986), 1989; Larstoria di una citta
cipelago di Garibaldi. La Maddalena
(con Tito Stagno e G.M. Sfligiotti), 1989;
Vestivamo alla moschettiera, in Econo` in Gallura tra lOttocento e
mia e societa

90

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 96

Brigaglia
il Novecento. Atti del Convegno di Studi
per il centenario dellistituzione del Ginnasio statale G.M. Dettori, 1989; Nuova
` e antico malessere, Ichcriminalita
nusa, 24, 1989; Tutti i libri della Sardegna, 1989; Per una storia dellacqua in
Sardegna, in La Sardegna nel mondo
mediterraneo. Atti del III Convegno di
studi geografico-storici Sassari 1985, VI,
1990; Lo sguardo straniero. Ricercatori
in Sardegna negli anni della rinascita,
Quaderni bolotanesi, XVI, 1990; Alberto Lamarmora e la Sardegna, in Intel` in Sardegna tra restaulettuali e societa
` dItalia, I, 1991; Sassari
razione e lunita
e la sua memoria, in Sassari e la sua memoria: quali interventi nel centro storico?, 1990; Unisola di nome Sardegna
(con Salvatore Pirisinu), 1991; La storia
vista da lontano, in Diario del 43, di Aldo
Cesaraccio, 1992; Sassari figlia di Torres,
in Lo stemma del Comune di Sassari,
1992; G.M. Lei Spano e la questione
sarda, postfazione alla ristampa di La
questione sarda. Con dati originali,
1992; Libri e linotypes, in Cento anni di
Gallizzi: una tipografia sassarese tra due
secoli 1892-1992, 1992; Per una storia
della bonifica della Nurra. Le Carte
Ascione 1918-1948 (con Guido Melis), in
Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo.
` e di una minoranza
Storia di una citta
catalana in Italia (XV-XX sec.) (a cura di
Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994;
Emilio Lussu e il sardismo dellesilio, in
Emilio Lussu e il sardismo. Atti del Convegno di Cagliari 1991, 1994; Antonio Pigliaru e la sua rivista, in Gli anni di Ichnusa: la rivista di Antonio Pigliaru nella
Sardegna della Rinascita, di Salvatore
Tola, 1994; Gli Americani e le zanzare, in
Americani, comunisti e zanzare: il piano
di eradicazione della malaria in Sardegna tra scienza e politica negli anni della
guerra fredda (1946-1950), di Eugenia
Tognotti, 1995; La lezione di Giovanni
Lilliu, presentazione di Cultura e cul-

ture, di Giovanni Lilliu, 1995; Il problema dei poteri della Regione, in Uno
statuto per la Sardegna: atti del Convegno di studi (a cura di M. Brigaglia),
1995; La perdita del regno. Intellettuali e
` sarda tra Ottocostruzione dellidentita
cento e Novecento (con Luciano Marrocu), 1995; Storia della Sardegna (di autori vari, a cura di M. Brigaglia), 1995;
` negli anni del SardofaCultura e societa
scismo, in Il Sardofascismo tra politica,
cultura e economia, 1995; Tempio e il suo
volto (con Franco Fresi), 1996; Premessa
a Le inchieste parlamentari sulla Sardegna dellOttocento, 2 (a cura di M. Brigaglia), 1996; Un pezzo di storia della Sardegna autonomistica, in Li chiamavano i
Giovani Turchi, di Francesco Obinu,
1996; Le carte dArborea come romanzo
storico, in Le carte dArborea. Falsi e falsari nella Sardegna del XIX secolo (a
cura di Luciano Marrocu), 1997; La Sardegna tra Ottocento e Novecento, in In` in Italia tra
fanzia, educazione e societa
Ottocento e Novecento, 1997; Memorie del
confino in Sardegna, in I confinati antifascisti in Sardegna: 1926-1943, di Salvatore Pirastu, 1997; Banditi sardi e letteratura, in Banditi di Sardegna, di
`
Franco Fresi, 1998; La Sardegna dalleta
giolittiana al fascismo, in Le regioni dItalia. La Sardegna (a cura di Luigi Berlinguer e Antonello Mattone), 1998; La
` civile a Tempio in eta
` contemposocieta
ranea, in Salvatore Vico nel contesto sociale e religioso del Novecento Sardo (a
cura di Tonino Cabizzosu e Francesco
`,
Atzeni), 1998; Il ceto politico, in Le citta
` della
II vol. della collana Paesi e citta
Sardegna, 1999; La rivoluzione sulle
Bocche. Francesco Cilocco e Francesco
Sanna Corda giacobini in Gallura
(1802) (con Luciano Carta), 2003; Radio
brada, in Radio brada. 8 settembre 1943:
dalla Sardegna la prima voce dellItalia
libera (a cura di Romano Cannas), 2004;
Cronologia sarda 1894-2005 (a cura di

91

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 97

Brigaglia
Salvatore Tola, 2 voll. a continuazione
dellEffemeride sarda 238 a.C.-1893 di
Pietro Meloni Satta, 2 voll., edita dalla
Nuova Sardegna nel 2006); Dizionario
storico-geografico della Sardegna (con S.
Tola), I, 2006. Nel 1999 un gruppo di
amici ha pubblicato Manlio Brigaglia.
Cinquantanni di scrittura, bibliografia
a cura di Elisabetta Pilia.

Brigaglia, Pietrina Religiosa (Tempio


Pausania 1900-ivi 1970). Giovanissima
sent` la vocazione allimpegno verso il
` il sacerdote
prossimo. Nel 1922 affianco
Salvatore Vico nella fondazione di un
orfanotrofio e nel 1925 nella creazione
` la Congredi un istituto, che diventera
gazione missionaria delle Figlie di
` Crocifisso. Col nome di madre
Gesu
Maddalena ne fu superiora dalla fondazione fino alla morte (salvo il sessennio
1953-1959). La congregazione si diffon` in numerosi centri della Sardegna
dera
` missionarie in Africa e in Amee avra
rica Latina. Le lettere circolari della
Madre sono state raccolte in volume a
`
cura della congregazione, Spiritualita
di unanima, 1971.

Brigata Mussolinia Notiziario della


` Bonifiche Sarde. Veniva pubSocieta
blicato con cadenza mensile a Mussoli` a uscire
nia (attuale Arborea). Comincio
` nel maggio 1938.
nel gennaio 1935, cesso
Era diretto da G. Chiardola.

Brigata Sassari Corpo militare divenuto il simbolo della partecipazione dei


sardi alla prima guerra mondiale. Fu
costituita nel gennaio del 1915 con ufficiali e soldati in gran parte sardi della
Brigata Reggio, 45 e 46 Reggimento
Fanteria, di stanza nellisola. Fu quindi
un corpo strutturato su base prevalentemente regionale e articolato su due
reggimenti, il 151 costituito a Sinnai e
il 152 costituito a Tempio Pausania. La
B.S. ha un ruolo fondamentale nella storia contemporanea della Sardegna. La
brigata inizialmente fu inquadrata

` nel
nella 25 Divisione, si acquartiero
Veneto e nel luglio del 1915, entrata a
far parte dellXI Corpo darmata, fu
mandata al fronte sul Carso dove prese
parte alle prime battaglie dellIsonzo,
coprendosi di gloria al Bosco Cappuccio (estate 1915). Ben presto la fama del
valore dei sardi si diffuse e il corpo fu
impiegato nelle successive battaglie
alla Trincea dei Razzi e alla Trincea
delle Frasche (novembre 1915), la cui
conquista fu citata nel Bollettino del
Comando supremo come impresa degli
Intrepidi Sardi. Subito dopo una cir` chiunque
colare del comando autorizzo
militasse in altre formazioni di fanteria
a chiedere di essere trasferito alla B.S.
Nel marzo del 1916 la brigata ebbe una
prima pausa: la sua fama oramai era indiscussa e i suoi soldati presero allora a
essere individuati come i diavoli
rossi. Dal giugno del 1916 fu trasferita
sullaltipiano di Asiago e impegnata in
estenuanti, micidiali assalti alle trincee austriache fino al luglio del 1917
` con
quando il re motu proprio la decoro
la prima medaglia doro (alle terribili
` ispirato Un
esperienze di quei mesi e
anno sullAltipiano di Emilio Lussu).
Nellagosto del 1917 fu mandata sullaltipiano della Bainsizza fino allottobre.
Quando gli austriaci sfondarono a Caporetto, la brigata, impegnata in opera casa
zioni di contenimento, combatte
per casa a Codroipo e protesse la riti` il
rata delle altre truppe. Infine passo
Piave alla Nervesa. Nel gennaio 1918,
sempre sullaltipiano dei Sette Comuni,
la battaglia detta dei Tre
combatte
Monti (Col di Rosso, Col dEchele, Val` uno dei primi ritorni
bella), che segno
alla vittoria dellesercito italiano. Suc` sul Piave, impecessivamente si attesto
gnata in aspri scontri, e da quelle rive
fece il balzo finale a Vittorio Veneto. Subito dopo ricevette una seconda medaglia doro alle bandiere. Lesperienza

92

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 98

Brigida
della trincea serv` a far superare le
`
chiusure campanilistiche, le rivalita
` degli stessi
tradizionali e la diversita
dialetti facendo emergere i caratteri
comuni del popolo sardo e un forte
senso di appartenenza. Fu dalla condivisione dei comuni sacrifici e dallintenso rapporto tra gli ufficiali (specie
dei gradi inferiori, in genere giovani di
` o di paese avviati alle professioni
citta
liberali, non di rado fortemente politicizzati) e i soldati che nacque una sorta
di pedagogia di massa, che aveva al
centro i problemi della Sardegna e soprattutto la forte differenza fra le condizioni dellisola e quelle di altre regioni
dItalia, che i soldati avevano avuto
modo di vedere nel loro viaggio verso il
fronte e il soggiorno in zone progredite
come il Veneto. Nella B.S. militarono
circa 20 000 dei quasi 100 000 sardi chiamati alle armi, e quasi uguale propor` nel conto finale di caduti e fezione ce
riti. Ma lesperienza di chi era stato
nella B.S. fu comunicata per varie vie
non solo agli altri soldati ma anche alle
` di provenienza: nacque da
comunita
qui la grande rivendicaione regionalista che avrebbe preso corpo, a partire
dal 1920-21, nel Partito Sardo dAzione
(del quale non a caso il capitano Emilio Lussu, eroe leggendario della B.S.,
sarebbe stato il leader). La Brigata fu
citata quattro volte nel Bollettino del
Comando Supremo: il 15 novembre
1915 dopo la conquista della Trincea
delle Frasche e di quella dei Razzi; il
16 settembre 1917 dopo la battaglia sullaltipiano della Bainsizza; il 30 gennaio
1918 dopo la cosiddetta battaglia dei
` a fissare al 28
Tre Monti (che porto
gennaio la festa della B.S.); il 21 giugno
1918 dopo la battaglia di Losson, sulle
rive del Piave. Le motivazioni delle
due medaglie doro alla bandiera dei
due reggimenti dicono: Conquistando,
sul Carso, salde posizioni nemiche e for-

tissimi trinceramenti, detti delle Frasche e dei Razzi, che sotto nutrito fuoco
` a difesa; riconquistando, sulrafforzo
laltipiano dei Sette Comuni, posizioni
dalle nostri armi perdute a Monte Castelgomberto, a Monte Fior e Casera Zebio, sempre noncurante delle ingenti
perdite, diede ripetute prove di sublime audacia e di eroica fermezza (25
luglio-15 novembre 1915); Espressione
` della intrepurissima delle forti virtu
`
pida gente di Sardegna, diede il piu
largo tributo deroismo alla gloria dellesercito e alla causa della Patria, dovunque vi furono sacrifici da compiere
e sangue da versare.

Brigata Sassari Ogni bandiera dei due


reggimenti della Brigata, 151 e 152, ha due
medaglie doro al V.M. Unaltra e` stata
aggiunta per la missione in Iraq.

Brigida, santa (o Santa Brigitta) Santa


(Finstad, Svezia, 1302/1303-Roma 1373).
Nacque nei pressi di Uppsala, figlia di
` a
un principe e di una regina. Sposo
quattordici anni il nobile Ulf Gudmars-

93

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 99

Brionia
son; ebbe otto figli, fra i quali Santa Karin, per gli italiani Santa Caterina di
Svezia. Terziaria francescana, si pro` instancabilmente per i malati deldigo
lOspedale da lei fondato. Morto il marito (1344), il quale al ritorno da un pellegrinaggio a Santiago de Compostela si
era ritirato nellabbazia cistercense di
Alvastra, condusse una vita austera e
contemplativa, favorita da rivelazioni e
` lordine del Santo
doni mistici. Fondo
Salvatore (1363) con sessanta monache,
le brigidine, e venticinque uomini tra
preti, diaconi e suddiaconi, per un totale di ottantacinque persone: dodici
`
apostoli, settantadue discepoli, piu
Paolo. Fu badessa dei suoi monasteri
` da un monastero
doppi, formati cioe
femminile e da uno maschile. Rimpro` Clemente VI per lo stato di abbanvero
dono in cui versava Roma, mentregli
contro la
stava ad Avignone. Si batte
corruzione dei nobili, del clero e dei religiosi in generale. Mor` il 23 luglio 1373
rientrando da un pellegrinaggio a Gerusalemme. Traslata (1374) nel monastero
di Vadstena in Svezia. Canonizzata da
Bonifacio IX (1391). [ADRIANO VARGIU]

Brionia Pianta erbacea della famiglia


delle Cucurbitacee (Bryonia marmorata Petit.). Rampicante, si abbarbica
sui muri e sulle altre piante tramite
cirri: ha foglie triangolari, picciolate,
divise in 3-5 lobi appuntiti, con macchie
marmorizzate chiare e scure. I fiori, solitari, sono gialli striati di verde, i frutti
piccole bacche dal verde al rosso. Fiorisce dalla primavera allinizio dellestate. Endemismo sardo-corso (inserito
nellelenco delle piante da sottoporre a
vincolo di protezione nella proposta di
` poco diffusa in
L.R. n. 184/2001), la b. e
` trovare sporadicaSardegna: la si puo
mente nei campi, vicino ai muretti a
secco o alla macchia, con maggiore fre` utilizzata
quenza nel sud dellisola. E
nella medicina popolare, anche se con

cautela (contiene sostanze velenose):


con una poltiglia di bacche si fanno
massaggi lenitivi, con le foglie si curano
i foruncoli. Le foglie stilizzate sono
state utilizzate come decorazioni di ceramiche (secoli XIV-XV). Al Museo archeologico di Villasimius sono conservati piatti, scodelle e ciotole del secolo
XV, di fattura valenzana, ritrovati nel
relitto di una nave spagnola affondata
nei pressi dellisola dei Cavoli: molti
presentano la tipica decorazione a
bryonia, oltre che a rosas pintadas e a
fiamma. Nomi sardi: croccoriga aresti;
melamida burda (campidanese). [MARIA
IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Briselotto, Giovanni Arcivescovo di


Oristano dal 1517 al 1520 (Valencia, fine
sec. XV-Cambrai?, 1520). Apparteneva
allordine dei Carmelitani. Teologo di
gran nome e autore di numerosi trattati,
divenne confessore e consigliere di
` di benefici. Fu noCarlo V che lo colmo
minato vescovo titolare di Beirut ed
ebbe funzioni di suffraganeo del vescovo di Cambrai; nel 1517 fu nominato
arcivescovo di Oristano ma non venne
mai in Sardegna per motivi di salute e
prefer` far governare la diocesi da un
` e dopo
suo delegato. Nel 1520 rinuncio
pochi mesi mor`. [MASSIMILIANO VIDILI]

Brizzi, Giovanni Storico (n. Bologna


` dedicato al1945). Dopo la laurea si e
linsegnamento universitario, lavorando per un certo periodo presso lU` di Sassari. Attualmente e
` proniversita
fessore ordinario di Storia romana
` di Bologna; fa parte
presso lUniversita
del Consiglio dei Beni culturali. Tra i
suoi scritti: Nascita di una provincia:
Roma e la Sardegna, in Carcopino, Cartagine e altri scritti, 1989.

Brondo Famiglia originaria di Majorca


` a Cagliari
(secc. XV-XVII). Si trapianto
nel secolo XV per ragioni di commercio.
Si trattava di piccoli commercianti
compresi nella borghesia cittadina,

94

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 100

Brondo
che vissero operosamente e dei quali
` possibile ricostruire i legami genon e
nealogici. Nel corso del secolo XVI le
condizioni economiche della famiglia
migliorarono gradualmente e i B. raggiunsero una posizione economica di
` citdiscreto livello in seno alla societa
tadina. Alcuni di loro, come il padre
Agostino e Antonio, ricco mercante, furono personaggi di assoluto rilievo. Uno
di essi, Girolamo, fu eletto consigliere
di Cagliari nel 1578 e nel 1584 ottenne il
cavalierato ereditario; nel 1594 invest`
una parte dei suoi considerevoli capitali nellacquisto del feudo di Villacidro. Suo figlio Tommaso, che era riuscito a combinare un brillante matrimonio con Caterina Ruecas figlia del tesoriere generale del regno, nel 1604 ot`;
tenne il riconoscimento della nobilta
` con Anlascesa della famiglia continuo
tonio, figlio di Tommaso. Egli fu creato
conte di Serramanna nel 1613 e sposata
Elena Gualbes, erede del vastissimo patrimonio degli Aragall Bellit, acquis` il
marchesato di Palmas, le baronie di Acquafredda, Gioiosaguardia, Monastir e
Nuraminis, che un` al suo grande feudo
di Villacidro; nel 1627 ottenne il titolo
di marchese di Villacidro. Nel 1629, in` la signoria della Planarfine, acquisto
gia; al culmine della potenza, la famiglia ebbe un tracollo politico quando fu
coinvolta nelle vicende legate alla con Camarassa, cui si
giura contro il vicere
aggiunsero le vicende connesse allinfelice matrimonio del marchese Felice
con Giovanna Crespi di Valldaura, che
fin` in una clamorosa separazione. La
famiglia si estinse nel 1679 con un Ago` erede del grande patristino, che lascio
monio sua nipote Maria Ludovica.

Brondo, Antioco Teologo (Cagliari


1548-ivi 1628). Dopo avere studiato nel
convento di Bonaria, divenne frate mercedario; poco dopo si trasfer` per un
certo periodo in Spagna e da qui in Ita-

` in Teologia presso
lia, dove si laureo
` di Pisa. Tornato in SardelUniversita
gna divenne commissario generale del` con impegno agli
lordine e si dedico
` due opere sulla storia
studi. Pubblico
dellordine dei Mercedari e sul convento di Bonaria: Historia y milagros de
N. Sen
ora de Buenayre de la Ciudad de
Caller, de la isla de Cerden
a, de la Orden
de Nuestra Sen
ora de la Merced, redempcion de captivos christianos, Cagliari,
1595; e Recopilaciones de las indulgencias, gracias, perdones e staciones, remissiones de pecados y thesoros celestiales
que los summos pontifices concedieron a
todos los cofradres de la cofadria de Nuestra Sen
ora de la Merced, Cagliari, 1604.

Antioco Brondo Mercedario cagliaritano, fece


`
del convento di Bonaria un centro di religiosita
`.
popolare. Mor` nel 1628 in odore di santita
Disegno di P. Ayres per il Dizionario biografico
degli uomini illustri di Sardegna di Pasquale
Tola (1837-1838).

Brondo, Antonio1 Mercante (Cagliari,


` sec. XVI-ivi 1625). Nella
seconda meta
` un ingente patrimosua vita accumulo
` tutti i suoi beni
nio e quando mor` lascio
` della sua citta
` natale.
allUniversita

Brondo, Antonio2 Primo marchese di


` sec.
Villacidro (Cagliari, seconda meta
` sec. XVII). Figlio di
XVI-ivi, prima meta
` da
Tommaso, abile finanziere, eredito

95

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 101

Brondo
suo padre il feudo di famiglia che gli fu
` per svimolto caro. Infatti si adopero
lupparvi lagricoltura, introducendovi
lagrumicoltura; inoltre vi costitu` un
convento di Mercedari. Nel 1613 ebbe
il titolo di conte di Serramanna e,
avendo sposato Elena Gualbes dalla
quale aveva avuto anche limmenso patrimonio degli Aragall Bellit, nel 1627
ottenne il titolo di marchese di Villacidro. La sua sete di feudi non sembrava
aver limiti, e nel 1629 ottenne in allodio
anche la signoria della Planargia, della
` dietro pagaquale il governo si libero
mento di una ingente somma. Per dare
` alla posizione raggiunta, avvio
`
visibilita
la ristrutturazione del palazzo dove abitava, situato allinizio di via dei Genovesi e contiguo al complesso costituito
dalla porta e dalla torre dellAquila (attualmente con ingresso in Piazzetta Lamarmora, dietro il Palazzo Boyl). Si avvalse dellopera di valenti artigiani, ma
` al solo
per mancanza di fondi si fermo
portone, che abbell` con colonne e un
fastigio che racchiude lo stemma dei
B.; labbellimento contrasta col resto
della costruzione, schematico e di una
` quasi povera a tal punto che
semplicita
la fantasia popolare ancor oggi lo definisce portone senza palazzo.

Brondo, Antonio3 Secondo marchese di


Villacidro (Cagliari 1637-Isola Rossa
1671). Figlio di Francesco Lussorio, era
il cadetto della famiglia e sembrava destinato alla carriera militare; nel 1665
fu nominato generale delle Armi di Cagliari in un momento di grande tensione politica dovuta allarrivo del vi Camarassa e allapertura del Parcere
lamento. Era politicamente legato ai
Castelv`, la famiglia di sua madre, e per
quanto luccisione del marchese di Laconi sembrasse dover far esplodere la
situazione politica, quando nel 1667
mor` suo fratello Felice si impadron`
dei feudi di famiglia estromettendone

` , si lascio
`
sua nipote. Poco dopo, pero
` alcoinvolgere nella congiura che porto
Camarassa, ritelassassinio del vicere
nuto responsabile delluccisione di
Agostino Castelv`. Fu bandito e condannato a morte; dovette fuggire con gli altri congiurati, ma nel 1671 convinto a
rientrare in Sardegna appena sbarcato allIsola Rossa fu ucciso a tradimento da Giacomo Alivesi.

Brondo, Felice Marchese di Villacidro


(Cagliari 1636-ivi 1667). Figlio primoge` i
nito di Francesco Lussorio, eredito
feudi di famiglia quando era ancora
giovanissimo. Crebbe sotto linfluenza
della famiglia di sua madre e in particolare si sent` attratto dalla figura dello
zio Agostino Castelv`, del quale condivi` nel 1652
deva le idee politiche. Sposo
Giovanna Crespi, figlia del marchese
Cristoforo vicecancelliere dAragona,
ma i due decisero di separarsi dopo un
anno di convivenza.

Brondo, Maria Ludovica Marchesa di


Villacidro (Cagliari 1653-Spagna
1730). Figlia di Felice e di Giovanna
Crespi, quando suo padre mor` era ancora una bambina, per cui fu facilmente estromessa dalla successione
dallo zio Antonio. Divenuta adulta
` di far valere i propri diritti in
tento
` per le
via giudiziale, ma la causa ando
, dopo la tragica
lunghe anche perche
morte di Antonio, lo zio Agostino, terzo
` di estrofratello di suo padre, tento
metterla. Solo nel 1679 i suoi diritti furono riconosciuti dal Supremo Consiglio. Frattanto si era sposata col conte
Bou di Sumacarcer. Entrata in possesso del vastissimo patrimonio, non
` tornare in Sardegna e lo
volle pero
fece amministrare da podatari.

Bronzetti nuragici Nome attribuito a


circa quattrocento figurine che docu` nuragica
mentano lesistenza in eta
(1800-sec. V a.C.) di un fiorente artigia-

96

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 102

Bronzetti nuragici
` svilupnato del bronzo in una societa
pata economicamente e socialmente.

Bronzetti nuragici Madre con figlio,


statuetta proveniente da Urzulei (sec. VI a.C.).

I b.n. sono stati trovati in tutto il territorio della Sardegna, con una maggiore
concentrazione nelle attuali province
` dimostredi Nuoro e dellOgliastra: cio
rebbe lesistenza di numerose botteghe
di produzione, sorrette da una forte domanda di queste statuette che servivano come ex voto nei pozzi sacri, nei
templi e nelle caverne; venivano anche
utilizzati sempre con valenza sacra
in nuraghi o edifici civili; e alcuni, infine, sono stati ritrovati in Tombe di giganti. Per la loro fabbricazione le botteghe utilizzavano tecniche fusorie di alto
livello, che documentano la notevole
evoluzione della metallurgia nuragica;
` ottela maggior parte delle statuine e
nuta a getto con la tecnica della fusione
a cera persa; ogni pezzo denota origi` e grande creativita
` . Nella loro vanalita
` i soggetti ci permettono di indivirieta
duare una ricca gamma di temi figurativi che funzionano anche come indizi
dellorganizzazione sociale e dello svol-

gimento della vita quotidiana: essi ci


permettono di ricostruire anche lideologia che stava alla base dei riti funebri
e di quelli magici della religione nuragica. Si tratta di figure di re pastori ieratici e solenni, che nella loro raffigurazione restituiscono a pieno la natura
del loro ruolo, di donne di rango elevato, di uomini darmi (arcieri, opliti,
fanti), di uomini e donne di classi inferiori rappresentati nelle loro fatiche
dogni giorno con grande realismo, piccoli oggetti riproducenti quelli di uso
quotidiano, animali domestici, selvaggina, navi che nella loro ricchezza ci restituiscono unimmagine suggestiva
` nuragica. La prima notizia
della societa
storica di un bronzetto risale al 1737,
` uno nel Gabiquando il Gori ne noto
nter
netto di Firenze; solo nel 1823 il Mu
fece conoscere in Europa alcuni b.n.
esistenti nel Museo di Cagliari. Nel
1840 il Lamarmora nel suo secondo volume del Voyage en Sardaigne ne pre` ben 53, raffigurati in molte tavole
sento
(purtroppo alcune di queste statuine
appartenevano a una serie di falsi idoletti sardo-punici di cui abili contraffattori facevano in quegli anni commercio). Le conoscenze sui b.n. crebbero
negli anni successivi grazie alle scoperte di Uta nel 1849 e di Abini nel
1865, che consentirono allo Spano di cogliere e denunciare il loro carattere
profondamente originale e la loro importanza. Nel 1865 la collezione del Ti` tardi, nel 1878 e nel 1882,
mon e piu
quelle di Filippo Vivanet e di Leon
in, che si aggiunsero a quelle di
Gou
Abini nel Museo di Cagliari, consentirono al Ettore Pais e a Vincenzo Crespi
di proseguire lo studio dei b.n., aprendo
il dibattito sulla loro datazione, che essi
ritenevano non superiore ai secoli VIIVIII a.C. Agli inizi del Novecento furono
fatte altre scoperte grazie alla prodi` del Taramelli; nel 1928 il
giosa attivita

97

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 103

Brook Lindsay
` lipotesi che i b.n. fosBissing avanzo
sero databili in un arco di tempo che va
dal 1500 al 600 a.C., polemizzando con
lAlbizzati che invece li ascriveva al secolo VI a.C. Negli anni successivi il dibattito sulla cronologia dei b.n. prosegu`, arricchendosi del tema della loro
grande valenza estetica (primo ad affermarla fu Raffaello Delogu nel 1932). Di
fondamentale importanza per la loro
datazione e per la loro interpretazione
estetica furono gli studi di Giovanni Lil` , con Gennaro Peliu, che nel 1949 curo
sce, la mostra dei b.n. sardi a Venezia, in
occasione della quale propose la classificazione delle statuette secondo criteri
estetici in una prospettiva di arte anticlassica che confermava la loro origina` . I b.n. furono in seguito studiati da
lita
Christian Zervos; ancora Giovanni Lil` nel 1966 il suo Sculture
liu pubblico
` essere
della Sardegna nuragica, che puo
considerato la summa dellargomento.

Bronzetti nuragici Statuetta riproducente


un guerriero.

Brook Lindsay, Leonard Studioso di


araldica e di genealogia (n. sec. XX).

Membro della The Harleyan Society


di Londra, specializzata in studi di genealogia, nel 1980 ha dato vita con Francesco Cesare Casula al progetto di studi
che ha consentito di ricostruire le genealogie giudicali sarde, in collabora` e istituzione con alcune Universita
zioni italiane e straniere. Nel volume
dedicato alle Genealogie medioevali di
Sardegna (con F.C. Casula) ha dedicato
schede specifiche alle Genealogie dei
giudici sardo-indigeni dArborea; Genealogie dei giudici di Cagliari; Genealogie
dei giudici di Gallura; Genealogie dei giudici di Torres; Genealogie della famiglia
degli Athen; Genealogia della famiglia
degli Zori; Genealogia della famiglia di
Michele Zanche e correlazioni; Genealogia dei Capraia giudici di Arborea; Genealogia dei Donoratico della Gherardesca, 1-2-3 (con Marco Tangheroni); Genealogia dei Gherardesca di Bolgheri
(con M. Tangheroni); Genealogia dei
Gualandi, dei Cortevecchia (con M. Tangheroni); Genealogia dei Saraceno, dei
Caldera e degli Embriaci (con M. Tangheroni); Genealogia dei Visconti giudici di
Gallura (con M. Tangheroni); Genealogia degli Aleramici di Saluzzo (con R. Pavoni); Genealogia dei Doria, 1-2 (con R.
Pavoni); Genealogia dei Doria giudici
dArborea (con R. Pavoni); Genealogia
dei Malaspina di Mulazzo, 1-2 (con R. Pavoni); Genealogia dei Malaspina di Giovagallo (con R. Pavoni); Genealogia dei
Malaspina di Villafranca (con R. Pavoni); Genealogia degli Obertenghi di
Massa, Parodi e Gavi, 1-2 (con R. Pavoni);
Genealogia degli Obertenghi di Massa
giudici di Cagliari (con R. Pavoni); Genealogia degli Spinola (con R. Pavoni);
Genealogia degli Alagon marchesi di Oristano (con Maria Mercedes Costa); Genealogia dei Bas Cervera (con M.M. Costa); Genealogia dei Bas Serra giudici di
Arborea e marchesi di Oristano, 1-2 (con
M.M. Costa); Genealogia dei Carroz (con

98

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 104

Brown
M.M. Costa); Genealogia degli Empuries
(con M.M. Costa); Genealogie dei Torroja,
Palau e Rocabert` (con M.M. Costa); Genealogia dei Narbona giudici dArborea
(con Anna Maria Oliva); Genealogia dei
Tinieres (con A.M. Oliva); Genealogie
della casa di Hohenstaufen (con A.M.
Oliva).

Brottu di Paima = Scano, Barore


Brotzu, Giovanni Antonio Scultore
(Nuoro 1922-?, 1977). Ottenuta labilita` in diversi
zione magistrale, insegno
paesi della provincia di Nuoro e in par` alla scultura
ticolare a Borore; arrivo
da autodidatta, valorizzando le sue
spiccatissime doti naturali. Il suo materiale preferito era la trachite rosa di
Fordongianus, sulla quale operava con
grande maestria traendone forme di
` augrande suggestione, legate alla piu
tentica tradizione dellisola. Mor` improvvisamente nel 1977.

Brotzu, Giuseppe Scienziato, uomo politico (Cagliari 1895-ivi 1976). Consigliere regionale, presidente della Regione sarda. Dopo la laurea in Medicina, nel 1925 consegu` la libera docenza in Igiene e nel 1928 quella in microbiologia. Dal 1932 divenne professore di Microbiologia presso lUniver` di Cagliari, della quale fu rettore
sita
dal 1936 al 1944, contribuendo allistitu` di Magistero e di Inzione delle Facolta
gegneria mineraria. Durante la guerra
` le Facolta
` salvandone lattrezdecentro
zatura scientifica. Nel 1945 scopr` la cefalosporina, una grande famiglia di antibiotici dotata di un ampio spettro dazione, e a partire dal 1946 fece parte
dello staff medico che diresse la grande
campagna per leradicazione della malaria (=) in Sardegna (1946-1950). In` politica alla ritensa fu la sua attivita
presa della vita democratica: dal 1945
al 1949 fece parte della Consulta regionale come consultore tecnico; eletto
consigliere regionale fu assessore allI-

giene dal 1949 al 1954 nella giunta Crespellani e dal 1954 al 1955 nella giunta
di Alfredo Corrias; nello stesso anno divenne presidente della Regione; tenne
lincarico fino al 1958. Fu sindaco di Cagliari dal 1961 al 1967. Tra i suoi scritti:
La malaria nel comune di Cagliari, 1922;
Osservazioni e ricerche sullendemia tipica in Cagliari, Igiene moderna,
1923; La malaria nella storia della Sardegna, LUnione sarda, 1933; La Sardegna, 1954; Otto anni di autonomia: concrete conquiste, LUnione sarda, 1957.

Brotzu, Renato Fotografo (n. Nuoro,


sec. XX). Appassionato di fotografia da
` stato ed e
` docente di
quasi trentanni, e
tecniche fotografiche e comunicazione
visiva nellambito di vari corsi regionali
o tenutisi presso scuole ed enti pubblici
e privati. Ha esposto in due personali,
Sardegna Natura e Il Carnevale di
Venezia, e ha partecipato a varie collettive. Ha collaborato, con testi e immagini, a Frutti di bosco e di macchia,
per Hoepli, Sardegna da scoprire, La
`
macchia mediterranea, per Mursia. E
coautore del libro Il Monte Ortobene e
della Agenda Natura, per Il Maestrale
editore.

Brown, Peter John Antropologo medico (n. Santa Monica 1951). Ha inse` di Parigi,
gnato presso le Universita
New York e Berkeley. Nel 1976 giunse
in Sardegna per condurvi una ricerca
sulla malaria e si stabil` a Bosa. Durante il suo soggiorno isolano non si li` a studiare la malaria, ma estese il
mito
suo interesse anche ad altre malattie
storiche della Sardegna. Attual` direttore del dipartimento di
mente e
Antropologia presso la Emory University di Atlanta. Tra i suoi scritti: Cultural adaptations to endemic malaria in
Sardinia, Medical Anthropology,
1981; New consideration on Distribution
of Malaria, Thalassemia and Glucose 6
Phosphate Deydrogenase Deficiency in

99

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 105

Brown
Sardinia, Human Biology, 53, 1981;
Demographic and socioeconomic effects
of Disease Control. The case of Malaria
Eradication in Sardinia, Medical Anthropology, 7, 1983; Malaria in Nuragic,
Punic and Roman Sardinia: some hypotheses, in Studies in Sardinian Archaeology, I, 1984; Malaria, miseria e antropologia medica, Quaderni bolotanesi,
XVI, 1990.

Brown, Rosalind Storica (n. sec. XX).


Allieva di David Abulafia, ricercatrice
` di Cambridge. Si e
`
presso lUniversita
interessata del Medioevo italiano lavo` di Pisa per alrando presso lUniversita
`
cuni anni. Durante questo periodo si e
occupata di approfondire alcuni aspetti
dei rapporti tra Pisa e la Sardegna, che
ha condensato in scritti come: The Sardinian Condaghe of S. Michele di Salvenor in the Sixteenth Century, Papers of
the British School at Rome, LI, 1983;
Monastic decline in Sardinia. Don Leonardo de Bosue Sassari 1300-1401, Papers of British School at Rome, LIII,
1985; Social development and economic
dependence: Northern Sardinia 11001330, 1985; Lopera di S. Maria di Pisa e
la Sardegna nel primo Trecento, Bollettino storico pisano, LVII, 1989; Alghero
prima dei Catalani, in Alghero, la Cata`
logna, il Mediterraneo. Storia di una citta
e di una minoranza catalana in Italia
(XV-XX secc.) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.

Brugna, Marisa Scrittrice (n. Orsera,


Istria, 1942). Nel 1947, in seguito allapplicazione degli accordi di pace, fu costretta come tanti ad abbandonare la
terra dove era nata e dove viveva, che
passava sotto il controllo della Jugoslavia di Tito. Per oltre un decennio fu costretta a vivere con la famiglia nei Centri Raccolta Profughi, e soltanto nel
` a Fertilia, dove tuttora vive.
1959 arrivo
` stata per molti anni insegnante eleE
mentare. Di recente ha raccontato la

sua vicenda in Memoria negata. Crescere


in un Centro Raccolta Profughi per esuli
giuliani, 2002 e ha preso contatto con le
organizzazioni dei profughi della Venezia Giulia e della Dalmazia.

Bruguitta Famiglia della borghesia di


Iglesias (secc. XVI-XVII). Le sue notizie
risalgono al secolo XVI; i suoi membri
esercitavano tradizionalmente le professioni liberali, alcuni erano ecclesiastici. Agli inizi del secolo XVII uno dei
suoi membri, il dottor Giovanni, ammi` una Aymerich e
nistratore reale, sposo
nel 1624 fu ammesso allo Stamento militare nel parlamento Vivas. Contemporaneamente chiese il riconoscimento
` , che pero
` fu concessa solo
della nobilta
a suo figlio nel 1649. La famiglia si
estinse alla fine del secolo.

Brumasio Arcivescovo di Cagliari dal


517 ca. al 523 ca. (secc. V-VI). Arcivescovo di Cagliari durante gli anni in cui
`
Trasamondo, re vandalo ariano, esilio
in Sardegna Fulgenzio da Ruspe e altri
vescovi africani. Concesse allo stesso
Fulgenzio di costruire un monastero
presso la basilica del martire Saturno.

Brundo, Anna Scultrice e pittrice (n.


Cagliari 1919). Autodidatta, ha rag` e ottenuto riconoscigiunto notorieta
menti soprattutto con i busti che ritrag` della politica e della
gono personalita
cultura sarda, i cui caratteri lartista sa
cogliere con felice realismo. Molte sue
opere si trovano in gallerie e in edifici
pubblici.

Brundo, Carlo Avvocato e scrittore (Cagliari 1834-ivi 1904). Dopo la laurea in


` alla professione di avLegge si dedico
vocato. A partire dal 1869 ebbe inizio la
` di romanziere ispirato al
sua attivita
modello manzoniano. Oltre a numerosi
romanzi che gli diedero qualche noto` , da profondo conoscitore della storieta
ria di Cagliari scrisse alcuni saggi di
` inoltre la tipograstoria. Nel 1883 rilevo
fia Timon. Tra i suoi scritti: Raccolta di

100

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 106

Brunelli
tradizioni sarde, 1869; Lalcaide di Longone, racconto storico, 1870; Cagliari
antica e Cagliari moderna, 1871; La
nave impietrita in Ricordo dellesposizione di Cagliari del febbraio 1871, 1871;
La rotta di Macomer, racconto, 1872;
Adelasia di Torres, racconto, 1872; Il fantasma bianco; Serafino Caput; In procinto di pigliar moglie, macchietta, tutti
e tre inRivista Sarda, II, 1875; Bozzetti
storici intorno allepoca romana in Sardegna, 1875; Picco Balistreri, racconto,
1875; Una congiura in Cagliari, racconto, 1876; Olimpia, 1876; Il castello dellAcquafredda. Gli Aragonesi e i Doria al
Vasco del Tordo. Villacidro. A zonzo per la
campagna, 1878; Marino e Nerino, 1878;
Il primo dei giudici racconto, 1880; Daniele, racconto, 1881; Commemorazione
del senatore Giovanni Siotto Pintor, 1882;
Lucrezia Montanina, racconto, 1882; Natalia scene della vita del contado, 1884;
Fra le spire di un serpente scene della
vita cittadina, 1884; Tocchi in penna,
1884; La fine di un romanzo, 1885; Santa
Barbara, 1885; Le nozze di Vitaliana,
1885; Il monumento ai Sardi caduti combattendo pel Risorgimento italiano, 1886;
Di palo in frasca, 1887; Ricordi storici di
Gaetano Cadeddu e dei suoi tempi, 1887;
Primo maggio, LUnione sarda, 1890;
Ricordi di Enrico Lai, 1892; Introduzione
allo studio della Sardegna dal 1720 al
1848, Vita sarda, 1892; Il romanzo
duna montanina, 1893.

Brundu, Gaetano Pittore (n. Cagliari


1936). Dopo aver completato i suoi studi
` inserito nello stagnante ambiente
si e
` natale impeartistico della sua citta
gnandosi con grande coraggio ad
aprirlo alle correnti della pittura con` stato tra i fondatori del
temporanea. E
gruppo Studio 58 e del Gruppo di Iniziativa. Ha esordito alla fine degli anni
Cinquanta adottando il genere informale, che allora rappresentava una rottura con la tradizione realistica della

pittura sarda. Con gli anni la sua arte si


` posta come uno dei punti piu
` alti delle
e
ricerche innovative in atto nellambiente cagliaritano, passando in seguito anche attraverso altre notevoli
esperienze. Ma il vitalismo esplosivo
che caratterizza la sua pittura hanno
scritto Giuliana Altea e Marco Magnani,
1999 , e che sembra risentire di lon` ben lungi
tane ascendenze futuriste, e
dallessere spento, come attesta anche
il suo percorso successivo segnato dalladesione a momenti di lavoro collettivo quali lassociazione Plexus, interessata ai rapporti tra arte e scienza, e
` lema fondata da Luigi
la rivista The
Mazzarelli.

Brunelli, Enrico Storico dellarte (n.


sec. XX). Collaboratore di Lionello Venturi, profondo conoscitore della pittura
sarda medioevale e moderna, contribu`
con i suoi studi a chiarire problemi di
cronologia e di attribuzione derivati
dalle imprecisioni di alcuni studiosi
dellOttocento. Per queste sue conoscenze fu chiamato a collaborare alla
redazione della voce Sardegna (paragrafo Arte) nellEnciclopedia Treccani,
XXX, 1936. Tra i suoi scritti: Appunti
sulla storia dellarte in Sardegna: gli amboni del duomo di Cagliari, LArte, IV,
1-2, 1901; Un trittico di Gerard David sottratto al Vaticano nel 1527, LArte, IV,
1901; Il polittico della parrocchiale di Ottana, LArte, VI, 6, 1903; La Madonna
del grappolo duva nella Pinacoteca di
Sassari, LArte, IX, 1906; Appunti
sulla storia della pittura in Sardegna,
pittori spagnoli del Quattrocento in Sardegna, LArte, X, 1907; Opere darte decorativa nel tesoro del Duomo di Cagliari,
LArte, X, 1907; Calvi Pantaleone; Castagnola Bartolomeo; Cima Gaetano;
nstler LexiConti Domenico, voci nel Ku
kon, V, 1912; Un quadro sardo nella Galleria di Birmingham, LArte, XXII, 4-6,
1919; Lancona di Tuili, LArte, XXIII,

101

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 107

Brunengo
3, 1920; Giovanni Barcels e Giovanni Figuera, LArte, XXIII, 6, 1920; Note
sarde. Liscrizione di Saccargia. Una tavola sarda nella Pinacoteca di Torino,
Bollettino dArte, XXVII, 1933; Vicende artistiche della Sardegna medioevale e moderna, LUnione sarda,
1936.

Brunengo Famiglia ligure (secc. XVIIXVIII). Trapiantata in Sardegna nel se legata


colo XVII, probabilmente perche
` del
con i Vivaldi, che nella prima meta
secolo ebbero notevoli interessi nellisola. Due fratelli, Stefano e Domenico,
figli di un altro Stefano, si stabilirono a
Cagliari, dove uno di essi, il dottor Domenico, nel 1637 fu nominato reggente
della Real Tesoreria e divenne tra i

principali collaboratori del vicere


duca di Avellano. Nello stesso periodo
` a operare
suo fratello Stefano comincio
nel settore dei grandi appalti, investendo con intelligenza i capitali di cui
disponeva; i due trovarono un sostegno
in un altro personaggio della famiglia, il
canonico Giovanni, probabilmente fratello del loro genitore, che nel 1650 fu
nominato vescovo di Bosa. Stefano nel
` la tonnara di Porto Paglia
1651 acquisto
e ottenne il cavalierato ereditario e la
` , da sua moglie ebbe inoltre lanobilta
spettativa della contea di Monteleone;
` dovette
per entrarne in possesso pero
sostenere una lunga lite con il fisco, i
` di Bosa. Mor` prima
Rocamarti e la citta
della conclusione della lite e i suoi discendenti la continuarono con tenacia,
` le fiorenti attivita
`
non trascurando pero
di famiglia. Con gli anni essi furono anche protagonisti di importanti operazioni finanziarie e di compravendita di
feudi. Scoppiata la guerra di successione spagnola, si schierarono tra i partigiani di Carlo dAsburgo e finalmente
nel 1712 ottennero il titolo di conti di
Monteleone. Nel 1717 tentarono di opporsi al tentativo del cardinale Albe-

roni di impadronirsi nuovamente della


Sardegna. Quando nel 1720 la Sardegna
` ai Savoia giurarono fedelta
` alla
passo
nuova dinastia. La famiglia si estinse
nel 1775 con il conte Gavino Francesco,
` erede la nipote Giovanna
che lascio
Carcassona.

Brunengo, Domenico I Tesoriere reale


(?, inizi sec. XVII-Cagliari, dopo 1650).
` nella carDopo essersi laureato, entro
riera amministrativa ed ebbe modo di
` . Nel
porre in evidenza notevoli qualita
1637 fu nominato tesoriere reale e divenne uno dei principali collaboratori
dellAvellano nella fase preparatoria
del suo Parlamento. Dopo la celebrazione di questo, nel 1646 fu nominato
assessore della Procura reale, ufficio
` con grande zelo. Nel 1648
che esplico
fu incaricato di verificare la consistenza delle riserve di cereali per Iglesias e il suo distretto; infine nel 1650 fu
nominato giudice della Reale Udienza.

Brunengo, Domenico II Conte di Monteleone (Cagliari 1677-ivi 1754). Figlio


` da suo padre il
di Francesco, eredito
feudo di Cuglieri e laspettativa storica
sul feudo di Monteleone. Per sostenere
` impegnato in due
le sue ragioni si trovo
` difficile era quella
diverse liti: la piu
per il possesso del feudo di Cuglieri
con gli Zatrillas e i marchesi di Albis,
tanto che egli prefer` vendere il feudo
ai Genoves nel 1706; per Monteleone,
` la lite col fisco. Era
invece, continuo
` attivi partigiani degli Asburgo
tra i piu
e, nel 1712, approfittando della situazione, riusc` a risolvere vantaggiosa` al
mente la lite per Monteleone: pago
fisco 3000 reali e ottenne il feudo e il
titolo di conte di Monteleone. Nel 1717,
nominato comandante della cavalleria
` di opporsi allo sbarco
miliziana, tento
delle truppe del corpo di spedizione
spagnolo dellAlberoni, ma senza suc`
cesso. Passata lisola ai Savoia, giuro
`.
loro fedelta

102

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 108

Bruno

Brunengo, Francesco Uomo daffari


(Cagliari 1643-?, dopo 1670). Figlio di
Stefano, durante il parlamento Cama` col partito degli Alagon
rassa si schiero
e dopo il 1668 seppe sfruttare abilmente
la situazione per risolvere a suo favore
la contesa per la contea di Monteleone.
Egli infatti, approfittando della rovina
dei Roccamarti, che si erano schierati
nel partito dei Castelv`, si impadron` di
Monteleone, togliendo il feudo al cu` resigino Simone Roccamarti, che pero
` giudizialmente
stette e nel 1670 ribalto
la situazione. Infatti ottenne una sentenza in base alla quale i due terzi del
feudo tornarono in suo possesso e il restante terzo fu incamerato dal fisco.
Linarrestabile Francesco, inoltre,
dopo la confisca dei feudi di Francesca
` allasta, sempre nel
Zatrillas, acquisto
1670, Cuglieri e Scano; anche il nuovo
`, gli fu contestato dal maracquisto, pero
chese di Villaclara e dal marchese di
Albis, che pretendevano a vario titolo
la successione.

Brunengo, Giovanni Battista Religioso (Sassari, inizi sec. XVII-?, 1679).


Vescovo di Ales e Terralba dal 1663 al
1670. Divenne sacerdote dopo essersi
laureato in utroque a Pisa. Nel 1663 fu
nominato vescovo di Ales e Terralba;
` politica, duuomo di grande sensibilita
rante il parlamento Camarassa si
` nel partito dei Castelv`. Dopo
schiero
, sospettato di eslassassinio del vicere
sere connivente con i congiurati, fu
mandato in esilio per qualche anno.
[MASSIMILIANO VIDILI]

Brunetti, Rita Scienziata (Milano 1890Pavia 1942). Dopo aver conseguito la


` alla
laurea in Fisica nel 1913, si avvio
carriera universitaria divenendo assi` di Firenze.
stente presso lUniversita
` nel centro di Arcetri e comp` imOpero
portanti studi sui raggi X; nel 1921 consegu` la libera docenza, nel 1926 fu no`
minata professore presso lUniversita

di Ferrara, ma nello stesso anno si trasfer` a Cagliari dove dette un impulso


` di
decisivo allo sviluppo della Facolta
` alcuni giovani studiosi
Fisica. Formo
tra cui Giuseppe Frongia che le succedette nella direzione. Negli anni di per` anche alcune
manenza a Cagliari avvio
delle sue importanti ricerche di fisica
` in
nucleare, che le diedero notorieta
campo internazionale. Nel 1936 fu tra` di Pavia, dove presferita allUniversita
maturamente la colse la morte nel 1942.
Del suo soggiorno cagliaritano parla in
Le dinamo costruite a Cagliari da A. Pa` di
cinotti, in Rendiconti della Facolta
` di CaScienze della R. Universita
gliari, IV, 1934.

Brunn, Heinrich Archeologo (Worlitz


1822-Monaco di Baviera 1894). Profondo conoscitore dellarte greca, spe` una
cialista dei vasi sui quali pubblico
`
fondamentale opera nel 1871. Collaboro
per anni con Giovanni Spano. Scrisse
sui Vasi di vetro con iscrizioni trovati in
Sardegna, Bullettino Archeologico
sardo, X, 1864.

Bruno, Bianca Storica, poetessa (n.


sec. XX). Intellettuale e poetessa dai
molteplici interessi (primo fra tutti
quello per la storia), diresse la Biblioteca Universitaria di Cagliari dal 1932
al 1940, introducendo una radicale trasformazione dei locali e delle strutture, interrotta purtroppo a causa
della seconda guerra mondiale. Nel
1939 fu la prima studiosa a visitare
larchivio della famiglia Simon ad Alghero presso i discendenti Guillot. Tra
i suoi scritti: Condaghi sardi e Carta de
Logu, Archivio storico sardo, XX, 34, 1936; Unimportante documentazione di storia sarda dal 1792 al 1814,
Archivio storico sardo, XXI, 1-2,
1938; Manoscritti in una insigne biblioteca di Alghero, Archivio storico
sardo, XXII, 1939; Ritratto, Sarde-

103

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 109

Bruno
gna poetica, I, 13, 1947; Alliris di Gennaio, Sardegna poetica, III, 6, 1949.

Bruno, Mario Consigliere regionale (n.


` stato eletto
Alghero 1965). Nel 2004 e
consigliere regionale per la XIII legislatura nella lista del Progetto Sardegna nel collegio di Sassari.

Brunone, san (o San Bruno di Colonia )


Santo (Colonia, 1030/1035-La Torre,
oggi Serra San Bruno, 1101). Fondatore dei Certosini ed esegeta biblico.
Nelle chiese sarde in passato non
mancavano quadri e statue che lo rappresentavano. Nelle tele era raffigurato in una spelonca di un eremo in
Calabria mentre veniva scoperto dai
cani del conte Rogerio, che verso quel
sito attendeva alla caccia. [ADRIANO
VARGIU]

Bruschi, Domenico Pittore (Perugia


1840-Roma 1910). Fervente patriota, ancora diciannovenne prese parte nel
1859 alla rivolta di Perugia contro il
` come pittore di affrepapa. Si affermo
schi, decorando a Roma importanti edifici e chiese. Concorse per la decorazione del Palazzo della Provincia di
Sassari nel 1876, ma gli fu preferito il
siciliano Giuseppe Sciuti. Nel 1891 fu
chiamato a Cagliari per periziare gli affreschi del Bilancioni nella chiesa di
SantAntonio; subito dopo vinse il concorso per la decorazione del salone del
Palazzo della Provincia di Cagliari, prevalendo su altri quindici concorrenti
sottoposti al giudizio da una commissione di cui facevano parte prestigiosi
intellettuali-funzionari come Filippo
` il suo laVivanet e Dionigi Scano. Inizio
voro nel 1893 e lo concluse nel 1895. Di
particolare effetto i quattro grandi affreschi del Salone delle adunanze, dedicati a importanti eventi della storia
della Sardegna meridionale, o comunque della provincia di Cagliari, in una
qualche concorrenza con i dipinti che
Giuseppe Sciuti aveva eseguito a Sas-

sari per il Palazzo della Provincia. Essi


raccontavano infatti, secondo i titoli
che diede loro lo stesso B., La disperata
difesa degli Illesi dagli assalti dei soldati
romani che li inseguono su per i monti
aizzando contro di essi dei mastini; La difesa degli Antiochesi da un assalto dei
Barbareschi; Alfonso il Magnanimo convoca per la prima volta a Cagliari e presiede le Corti generali del Regno; Eleonora dArborea promulga la Carta de
Logu. Fanno parte della decorazione
della sala anche La Sardegna che custodisce lo scudo dei Savoia e Scienza dellAmministrazione e Scienza dellArchitettura.

Bruschi, Gian Paolo Fotografo (n.


Nuoro). Si divide tra gli studi paesaggistici sardi e quelli della Toscana. Attualmente risiede a Bologna. Specializzatosi con Franco Fontana, dalliniziale
studio del colore, delle geometrie e
della fotografia ha maturato negli ultimi anni un crescente interesse verso
la fotografia di paesaggio e, da ultimo,
quella di reportage. Ha pubblicato il volume Frammenti di terra, 2000, ampia
silloge delle immagini di paesaggio isolano.

Brusco, Antonio Magistrato (Cagliari


1778-ivi 1836). Conseguita la laurea en` nella carriera giudiziaria, in cui si
tro
fece apprezzare per le doti personali e
per la profonda cultura. Percorse una
brillante carriera arrivando a essere
nominato giudice della Reale Udienza;
in seguito fu nominato censore generale dei Monti di soccorso e infine reggente della Segreteria di Stato e di
Guerra.

Brusco, Diego Imprenditore sassarese


(sec. XIX). Nel 1888 costitu` a Sassari la
Banca Cooperativa fra commercianti
della quale fu eletto presidente. Rimase in carica fino al 1893. Ai problemi
`
delle comunicazioni con la penisola e
dedicato un suo opuscolo di Considera-

104

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 110

Brusco Onnis
zioni sul porto di Torres, pubblicato a
Sassari nel 1875.

Sebastiano Brusco Professore di Economia


` di Modena, e` stato alla fine
allUniversita
degli anni Novanta presidente del Banco di
Sardegna.

dustrializzazione nella Sardegna set` stato nominato


tentrionale, nel 1998 e
presidente del Banco di Sardegna, carica che ha tenuto sino alla sua morte
improvvisa nel maggio 2001. Tra i suoi
scritti: Sei domande sulla politica di rinascita, Ichnusa, XI, 56-57, 1964; Agricoltura ricca e classi sociali; Casa e progresso tecnico; Struttura e sviluppo di un
distretto industriale; La meccanica agricola a Reggio Emilia (con A. Baldassarre); Piccole imprese e distretti indu` e partecipazione:
striali; Competitivita
una proposta di politica del lavoro (con
G. Solinas), 1997; Per una storia dei distretti industriali italiani dal secondo dopoguerra agli anni Novanta (con Sergio
Paba), in Storia del capitalismo italiano
dal dopoguerra ad oggi, 1997.

Brusco Onnis, Vincenzo Avvocato e

Brusco, Sebastiano Economista (Sassari 1934-Modena 2001). Dopo la laurea


in Agraria ha mutato indirizzo di studi
specializzandosi a Cambridge tra il
1965 e il 1968 in Economia Politica. Ha
avuto i suoi primi incarichi presso lU` di Sassari, dove ha anche parniversita
tecipato al dibattito politico soprattutto
attraverso la collaborazione con Antonio Pigliaru. Dal 1980 ha avuto la catte` di Modena. Studra presso lUniversita
` stato autore di
dioso di grande rigore, e
numerosi volumi e di articoli in riviste
scientifiche che gli hanno dato noto` a livello europeo nel campo degli
rieta
studi di politica industriale, elaborando in particolare la metodologia
delle ricerche sui distretti industriali: su questo tema il suo insegnamento modenese ha dato vita a una vera
e propria scuola. Limpegno accade` staccato dal suo ammico non lo ha pero
biente dorigine; attento osservatore, a
suo tempo, delle problematiche della
rinascita e studioso dei processi di in-

giornalista (Cagliari 1822-Milano 1888).


Laureatosi in Legge prefer` darsi allat` letteraria, esordendo con Fiori di
tivita
maggio, una raccolta di versi pubblicata
` nel 1845. Di idee redalla Meteora gia
pubblicane, fu tra i principali promotori dei moti studenteschi cagliaritani
che nel 1847 precedettero la fusione.
Promulgato lo statuto diresse a Cagliari
Il Nazionale, primo periodico sardo
di ispirazione liberale. Per sfuggire
alla malaria, alla fine dellanno si trasfer` a Torino dove visse fino al 1854.
Tornato a Cagliari diresse La Gazzetta
popolare, un quotidiano sul quale condusse una battaglia antimonarchica,
fortemente improntata a idee autonomiste e antipiemontesi, al punto da vederla accusata di lebbra anti-sa` nuovamente la
voina; nel 1855 lascio
` in alcune citta
`. A
Sardegna e peregrino
` in rapporto con il gruppo
Torino entro
che faceva capo al filosofo Ausonio
` a una
Franchi, e con questo partecipo
intensa battaglia pubblicistica contro
la pena di morte. Si stabil` quindi a Genova dove ader` ufficialmente al mazzi-

105

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 111

BSE
` con Maurizio Quanianesimo, e lavoro
` itadrio nella redazione de LUnita
liana di cui nel 1861 divenne condirettore. Prese parte alla spedizione dei
Mille, ma a un certo punto non volle
` seguire Garibaldi: ne nacque una
piu
` dal Gelunga polemica che lo allontano
nerale. Rimase legato alle concezioni
di lotta politica rivoluzionaria anche
dopo la morte del Mazzini (anche lui
aveva avuto momenti difficili per il suo
radicalismo antimonarchico) e del Quadrio. Tra i suoi scritti: Fiori di maggio,
versi, 1845; Risorgimento, canto, 1847;
Lisola di Cuba e la Sardegna, Gazzetta
popolare, V, 1854; Il libro speciale del
parlamento, Gazzetta popolare, V,
1854; Le autonomie locali, LOsservatore, 1857; La Sardegna e il conte di Cavour, I popoli uniti, 1860; Un processo
al governo, I popoli uniti, 1860; Storia
della casa gesuita di San Michele in Cagliari, Il Nazionale. Un processo al Go` una appasverno, pubblicato nel 1860, e
sionata recensione de Il Governo e i Comuni di G.B. Tuveri.

BSE = Encefalopatia spongiforme bovina

Bua, Antonio Avvocato e politico


(Oschiri, fine sec. XIX-Sassari, seconda
` sec. XX). Presa la laurea entro
` in
meta
magistratura, ma nel 1932 si dimise per
non essere obbligato a iscriversi al partito fascista, dedicandosi allavvocatura. Culturalmente sardista, di idee federaliste, prese parte al dibattito politico sviluppatosi subito dopo la caduta
`
del fascismo. Teorico della sovranita
della Sardegna, nel 1944 ader` al programma separatista elaborato da Peppino Barranu, polemizzando su Riscossa con il repubblicano unitarista
` a
Michele Saba. In seguito continuo
prendere parte al dibattito politico con
interventi e articoli pubblicati in vari
periodici, contrassegnati dal suo stile
sempre estremamente polemico e bril-

lante. Tra i suoi scritti: Separatismo e


separatisti, Riscossa, 1944; Separatismo: quo vadis Chilone?, Riscossa,
1944; Separatismo: e` lui o non e` lui!, Riscossa, 1944; Autonomia e separatismo,
Riscossa, 1945; Riflessioni su un viaggio, Il Solco, 1945; Sardegna e Sicilia,
Riscossa, 1945; A tu per tu con la
` , Il Solco, 1946; Divagazioni su
realta
un disegno di legge, La Nuova Sardegna, 1950; Non il pelo ma il vizio si voleva cambiare, La Nuova Sardegna,
1950.

Bua, Giovanni (detto Giannetto) Giornalista (Ozieri 1898-Roma 1970). Ottenuta la


` al
laurea in Giurisprudenza si dedico
giornalismo. Esord` giovanissimo nel
1920 collaborando alledizione sarda
de Il giornale dItalia; in seguito divenne redattore capo de LIsola, il
quotidiano di Sassari che aveva sostituito La Nuova Sardegna, e successivamente de Lafricano, che si pubblicava a Tunisi. Dopo poco tempo si spo` ad Atene, dove lavoro
` ne Il giornale
sto
di Roma. Nel secondo dopoguerra
` in Italia e si stabil` a Roma, dove
torno
divenne capo dellUfficio Stampa dellAssicredito.

Bua, Giovanni Maria Religioso (Oschiri


1773-Nuoro 1840). Arcivescovo di Ori` in Teostano dal 1828 al 1840. Si laureo
logia a Sassari nel 1796 e fu ordinato
sacerdote nel 1798. Fu per trentanni
anni parroco del suo paese facendosi
` di organizzatore e
notare per le qualita
per essere riuscito con grande dolcezza
a comporre una lite che lo aveva insanguinato in passato. Nel 1828 fu nominato arcivescovo di Oristano e amministratore apostolico della diocesi di Gal` le due diocesi con
tell`-Nuoro. Governo
grande energia: a Nuoro promosse la
costruzione del Seminario tra il 1829 e
` la ricostruzione della catil 1831 e inizio
tedrale; a Oristano fece costruire un
`
nuovo braccio del Seminario e lo doto

106

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 112

Bubastis
riccamente di suppellettili e libri. Nel
1831 seppe fronteggiare unimminente
carestia acquistando il grano giunto
dal continente e rivendendolo a prezzo
di costo. Interessato anche alla crescita
sociale dei suoi amministrati, si preoc` di promuovere una serie di opere
cupo
pubbliche che creassero occasioni di
lavoro, come la grande strada che collega Oristano a Torregrande. Promosse
` di Nuoro, Tempio e
lelevazione a citta
` della Chiesa
Ozieri e difese le immunita
dopo labolizione dei feudi. Nel 1836 ri` il trasferimento a Cagliari. Tra i
fiuto
suoi scritti, le Lettere pastorali al clero
ed al popolo delle diocesi dOristano e di
Nuoro, 1828-1839. [MASSIMILIANO VIDILI]

miglia dei giudici di Torres, essi lo inclusero nel loro piccolo stato, intrattenendo un buon rapporto con i propri
vassalli che conservarono la loro autonomia. Con larrivo degli Aragonesi nel
1323 i nuovi signori prestarono omaggio
feudale allinfante Alfonso e cos` B. en` a far parte del Regnum Sardiniae. La
tro
` , fu di breve durata; infatti,
cosa, pero
seguendo i Doria ribelli, nel 1325 si
schierarono al loro fianco e combatterono contro gli Aragonesi. Il villaggio
divenne una delle sedi della loro resistenza; nel 1330 fu assalito dalle truppe
di Raimondo Cardona e sub` gravi
danni. Negli anni che seguirono comin` a decadere e a spopolarsi, ma ricio
mase in possesso dei Malaspina fino al
1342, anno in cui il marchese Giovanni,
` in eremorendo senza eredi, lo lascio
` con tutto quanto possedeva a Pietro
dita
IV dAragona. I fratelli del defunto, irritati, tentarono di resistere con le armi
al re e il villaggio cadde nel caos. Dopo
alterne vicende B. fu sequestrato definitivamente ai Malaspina nel 1353; la
sua popolazione era ridotta a poche decine di abitanti e nel corso dei decenni
successivi, scoppiata la seconda guerra
tra Mariano IV e Pietro IV, B., divenuta
` comteatro delle operazioni, si spopolo
pletamente e scomparve.

Bubastis Nome con il quale i Greci e i


Giovanni Maria Bua Arcivescovo di Oristano
` dellOttocento, promosse
nella prima meta
` di Ozieri, Nuoro e Tempio.
lelevazione a citta

Bualis Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria di
Montes. Sorgeva nelle campagne di
` Bainzolu. Agli inizi del
Osilo in localita
secolo XIII, in conseguenza di un fortunato matrimonio, il villaggio fu inserito
fra i territori che passarono in possesso
dei Malaspina. Quando si estinse la fa-

` egizia
Romani chiamavano la divinita
Bastet, dallomonimo centro del culto
della dea che sorgeva nel medio delta
` del panorientale del Nilo. Divinita
theon isiaco, era la protettrice delle
partorienti. Era rappresentata con le
sembianze di gatta oppure con il corpo
di donna e la testa felina. Il suo culto in
` testimoniato da unara ciSardegna e
lindrica in marmo bianco (datata al 35
d.C. dalliscrizione che presenta la coppia consolare in carica) rinvenuta a
Turris Lybisonis che riporta il nome di
C(aius) Cuspius Felix, indicato come sa-

107

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 113

Bucarelli
cerdote della dea. Il ricco apparato decorativo dellara richiama anche Iside
e il fratello-sposo Osiride tramite due
oggetti utilizzati nelle loro cerimonie
pubbliche, il sistro (strumento musicale
costituito da unimpugnatura sulla
quale si innesta un telaio curvato a U
capovolta e attraversato da tre o quattro
sbarrette scorrevoli) e la s`tula (secchio
metallico con fondo solitamente emisferico usato per contenere lacqua lustrale o il latte); limpianto ornamen` completato da una ghirtale dellara e
landa divisa in quattro festoni da due
`i e da due fiaccole. La difserpenti ure
` in generale
fusione del culto di B. e piu
` rodei culti egizi in Sardegna in eta
` stata messa in relazione con larmana e
rivo nellisola di soldati egizi fedeli ad
Antonio e Cleopatra sconfitti durante la
battaglia di Azio nel 31 a.C. [ALBERTO GA-

` occupata dellallestiria a Cagliari e si e


mento di alcune mostre. Ha al suo attivo
articoli di critica darte, fra cui Sardi
nellarte contemporanea, Sardegna,
1955.

` Il nuraghe Loelle e` il piu


` importante
Budduso
dei monumenti preistorici di unarea ricca di
tombe di giganti e dolmen.

` Comune della provincia di OlBudduso

VINI]

Bucarelli, Alessandro Docente di Medicina legale (Castelletto sopra Ticino


1944-Cagliari 2005). Conseguita la lau` dedicato alla rirea in Medicina si e
cerca e ha intrapreso la carriera universitaria. Attualmente insegna presso la
` di Medicina dellUniversita
` di
Facolta
Cagliari. Tra i suoi scritti: Contributo
causistico di paleopatologia in un complesso mascellare facente parte dei resti
cranici di cultura di Ozieri proveniente
da una grotta del Sinis, Rivista di
Scienze preistoriche, 16, I, 1979; I di` e giustizia,
ritti del minore tra sanita
` e giustizia nella Sarde1992; Criminalita
gna Sabauda, 1998; Eutanasia ante litteram in Sardegna (con C. Lubrano), 2003.
Nel 2004 vinse il concorso a cattedra
` di Sassari, ma mor` imnellUniversita
provvisamente a 61 anni.

Bucarelli, Paola Studiosa di storia dellarte (n. Napoli 1938). Sorella di Alessandro, laureata a Cagliari nel 1963, ha
insegnato per molti anni storia dellarte
in diversi istituti di istruzione seconda-

bia-Tempio, compreso nella VI Comu` montana, con 4097 abitanti (al


nita
2004), posto a 700 m sul livello del mare,
`a
collocato in un altipiano che poco piu
sud si eleva nelle punte di una piccola
catena. Regione storica: Montacuto.
Diocesi di Ozieri.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 190 km2 circa, ha la forma
grosso modo ovale e confina a nord con
unisola amministrativa di Olbia e con
Loiri Porto San Paolo, a est con San Teo` , a sud con Lode
` e Bitti, a
doro e Torpe
` dei Sardi. Si tratta di una
ovest con Ala
regione granitica, che conserva solo in
parte gli estesi boschi che la coprivano
un tempo; le parti che si sono rese libere sono utilizzate per la maggior
parte per lallevamento e solo in qualche piccola area per lagricoltura. Al
confine orientale del territorio si trovano, alla pendici della punta Ololvica
(892 m), le sorgenti del Tirso, il maggior
corso dacqua dellisola; mentre a ovest
scorrono alcuni corsi dacqua che
vanno a formare il lago artificiale del

108

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 114

Budduso`
`
Lerno, nei pressi di Pattada. Il paese e
attraversato dalla statale 389, che collega Ozieri con Monti, e che in questo
punto si dirama con un altro braccio
che, piegando verso sud, raggiunge
Bitti e quindi Nuoro.
& STORIA Il centro attuale e
` di origine
medioevale, apparteneva al giudicato
di Torres ed era incluso nella curatoria
di Montacuto. Dopo lestinzione della
famiglia giudicale di Torres, B. e tutto
il Montacuto furono contesi tra i Doria,
gli Arborea e i Visconti; alla fine del secolo XIII il territorio era presidiato da
truppe arborensi che, avendo conquistato il castello di Montacuto, sembrava
dovessero arrivare a controllare lin`
tera curatoria. La situazione muto
quando i Doria, sfruttando il bisogno
che Giacomo II dAragona aveva di trovare alleati per limminente conquista
della Sardegna, nel 1308 si dichiararono vassalli del re e ne ottennero linvestitura. Gli Arborea, anche loro alleati del re, presero atto della nuova situazione ma non rinunciarono alle pro` nel
prie rivendicazioni. Quando pero
1325 i Doria si ribellarono ai loro alleati, il giudice dArborea fece nuovamente occupare il villaggio dalle sue
truppe e lo fece annettere formalmente
al Regno di Sardegna. Negli anni che
seguirono lesercito giudicale e quello
dei Doria continuarono a combattersi
aspramente nellintento di avere il sopravvento luno sullaltro e nel 1339 il
villaggio fu compreso nei territori che
il re dAragona concesse in feudo a Giovanni dArborea, suo fedele alleato e
considerato persona capace di porre
fine al conflitto. Ma Mariano IV, una
volta divenuto giudice, pretese che il
fratello gli prestasse lobbedienza feu` , avendo ottenuto il
dale; Giovanni pero
` e fu per queMontacuto dal re, si rifiuto
sto fatto arrestare. Negli anni che seguirono, scoppiata la guerra tra Mariano

IV e Pietro IV, B. sub` continue devasta` spopolandosi e fu oczioni per cui ando
cupato dalle truppe arborensi, che vi
stanziarono fino alla fine della guerra.
Nel 1410 il villaggio, per quanto semispopolato, cadde in mano del visconte
` ai
di Narbona che solo nel 1420 rinuncio
propri diritti. Nel 1421 fu incluso con
tutto il Montacuto nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Il rapporto
con i nuovi signori non fu dei migliori: i
suoi abitanti nel 1458 si ribellarono per esasperati dal peso dei tributi ma
che
non riuscirono a modificare la loro si` del setuazione. Nella seconda meta
colo i Centelles inclusero B. nellincontrada del Montacuto e il villaggio fu amministrato da un regidor residente a
Ozieri e coadiuvato da una burocrazia
di funzionari baronali. I Centelles si
estinsero nel 1569 e, dopo una lite ere` fino al 1591, il villaggio
ditaria che duro
` ai Borgia; negli anni nei quali
passo
pendette la lite il feudo fu sequestrato
e per alcuni anni fu amministrato da
funzionari reali. Con i Borgia le condi` non mutarono e,
zioni della comunita
`
anzi, nel corso del Seicento si verifico
un aumento del potere del feudatario
` a controllare direttamente
che arrivo
lelezione del majore esautorando com` e nellamminipletamente la comunita
` ai rappresentanti
strazione si appoggio
di alcune famiglie di notabili locali che
gestivano il potere in modo sostanzial` era
mente clientelare e ingiusto. Cio
nel corso del sestato possibile perche
colo erano state create per lesazione
dei tributi le liste feudali dei contribuenti, calcolate in base al loro reddito;
la gestione di queste liste comportava
non solo la determinazione del carico
fiscale per ciascuno ma anche lindividuazione delle categorie degli esenti.
In genere gli esenti erano proprio i notabili locali che finirono per formare
delle elite vassallatiche legate al feuda-

109

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 115

Budduso`
tario. Quando, nel 1740, i Borgia si estinsero, il villaggio aveva 1300 abitanti ed
esprimeva un profondo bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. La sua
struttura sociale si andava modifi` produttive
cando, le crescenti attivita
ne aumentavano notevolmente il benessere e i suoi abitanti avevano iniziato a sfruttare il vasto altipiano compreso nel territorio comunale impiantandovi fiorenti aziende per lallevamento del bestiame. Dopo una lunga serie di vicende ereditarie, nel 1767 il villaggio fu incluso nel ducato del Monta` a Maria Giuseppa Picuto che tocco
mentel erede dei Borgia e moglie di
Pietro Tellez Giron. B. non ebbe, come
molti altri villaggi del Montacuto, un
rapporto facile con i nuovi feudatari
che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a funzionari senza scru` aperpoli, cos` tra il 1774 e il 1785 rifiuto
tamente di pagare i tributi e nel 1795
prese parte ai moti antifeudali. Nel
1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Ozieri e nel 1843 chiuse il tempestoso rapporto con i suoi feudatari. Per
questo periodo abbiamo la testimo` situato in
nianza di Vittorio Angius: E
un altipiano, che verso mezzod` termina in scoscesi dirupi di granito,
quindi in esposizione a tutti i venti. Il
` di 460, divise da
numero delle case e
varie strade irregolari. Si esercitano da
pochi le arti necessarie. Le donne sono
attive nel tessere panno forese [orbace]
e tele. Provveduto ai proprii bisogni
vendono il restante. I telai sono circa
400. Convengono alla scuola normale
40 fanciulli. Si celebrano allanno matrimonii 20, nascono 75, muojono 60. Il
numero delle anime (anno 1833) era di
` fred2200, delle famiglie 450. Il clima e
duccio per la molta elevazione del territorio. Sentesi nellabitato alquanta
` per la sua situazione alle falde
umidita
di una estesa collina. Vi piove con qual-

che abbondanza, e pendente linverno


cade molta neve. La nebbia copre
spesso la sottoposta larga vallata, a
dove concorrono in varii ruscelli le acque della vicina montagna di Lerno. Le
malattie che dominano tra questi popolani sono infiammazioni di petto, reumatismi, artritidi, gastro-enteritidi e
febbri periodiche. Nel territorio circondario sono circa due centinaja di
quelle chiudende che volgarmente si
` sono di molta
appellano tanche. Le piu
`. In alquante si avvicenda la secapacita
mentazione del grano e dellorzo, e poscia si introduce il bestiame: nelle altre
sono inchiuse a pastura le vacche ed i
giovenchi destinati allagricoltura od al
macello. Dentro le mura di esse tanche
sono molti alberi ghiandiferi, e numerosissimi se ne trovano nelle terre
`, e piu
` che in altre
aperte, e di comunita
regioni nella elevata montagna di
Lerno. Pascono in questo territorio vacche circa 6000, capre 7000, pecore 8200,
porci 3000. Quanto dei prodotti sopravanza il consumo della popolazione
`i e Sassari,
vendesi in Terranova, Orose
dove si trasporta di formaggi, tra affumicati e bianchi, non meno di 300 cantara allanno. Le montagne sono popolatissime di cervi, daini e cinghiali.
Sulle giogaje del Lerno abitano una
gran famiglia di mufloni, e incorrono
nelle balestriere [punti dagguato dei
cacciatori] perseguitati dai bracchi e
` pure
` capi. E
mastini in frotte di 30 e piu
ben moltiplicata la generazione delle
sono rare le marvolpi e delle lepri, ne
` caccia per la preziosa
tore, cui si da
pelle. Chi si diletta della caccia dei vo` ferir quante voglia pernici,
latili puo
quaglie, beccaccie, beccaccini, tordi,
anitre ecc. Sono essi ancora in buon numero gli uccelli di rapina, nibbi, falchi,
avoltoi, e tante altre specie, non esclusa
laquila, e laquilastro. I quali ultimi
fanno il nido nelle eccelse rupi del

110

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 116

Budduso`
Lerno, e nelle balze dei salti de Giossu.
Abolite nel 1848 le province fu incluso
nella divisione amministrativa di Sassari, allinterno della quale rimase fino
` a far parte della
al 1859, quando entro
omonima provincia; nei decenni successivi i suoi interessi hanno iniziato a
gravitare sulla rinascente Olbia e la sua
agricoltura; hanno avuto grosso incre` connesse
mento soprattutto le attivita
alla raccolta del sughero e allestrazione del granito. Contemporanea` cremente anche la sua popolazione e
sciuta: agli inizi del Novecento sfiorava
`. Nel secondo dopoguerra
le 5000 unita
` aumentata ancora arla popolazione e
` ; nel
rivando a superare le 7000 unita
1958 una parte del suo vastissimo territorio comunale fu staccata e compresa
in quello di Olbia. Negli anni successivi
` anche B. ha visto diminuire rapipero
damente la popolazione a causa del fenomeno dellemigrazione.
& ECONOMIA B. ha uneconomia basata
soprattutto sullallevamento, che qualche anno fa annoverava un patrimonio
di circa 40 000 capi ovini, 5000 bovini e
oltre 3000 caprini. Negli ultimi decenni
ha avuto un incremento imponente lo
sfruttamento delle cave di granito, con
esportazione in tutte le parti del
` un settore che sta conoscendo
mondo; e
ultimamente un periodo di crisi ma rimane fondamentale per leconomia locale. A questo si collega il commercio
della legna da ardere, che i camion destinati allesportazione del granito trasportano Palla penisola anche per non
fare il viaggio di ritorno a vuoto: da B.
partono poi altri mezzi minori che la distribuiscono in tutta lisola. Alcune
quote di reddito vengono dalla raccolta
del sughero. Il paese ha anche una vocazione turistica, che sta coltivando
grazie alla presenza di un albergo con
50 posti letto e 2 agriturismi con 28 posti
letto. Artigianato. In passato era molto

sviluppato lartigianato tessile, vi si


producevano manufatti di lino e dorbace che avevano anche una discreta
`
commercializzazione. Oggi il paese e
conosciuto per la presenza di laboratori
`
di intaglio del legno. Servizi. Il paese e
collegato mediante autolinee agli altri
centri della provincia. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola
dellobbligo, scuola secondaria superiore, una ricca e animata Biblioteca
comunale, sportello bancario.

` Il granito ha rappresentato
Budduso
soprattutto nel corso del Novecento una
notevole risorsa economica.

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 4209 unita
di cui stranieri 44; maschi 2115; femmine 2089. La tendenza complessiva ri` della
velava una sostanziale stabilita
popolazione, con morti per anno 45 e
nati 44; cancellati dallanagrafe 39;
nuovi iscritti 38. Tra gli indicatori economici; depositi bancari 69 in miliardi
di lire; imponibile medio IRPEF 15 471
in migliaia di lire; ICI 2134; aziende
agricole 542; imprese commerciali 445;

&

111

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 117

Budduso`
esercizi pubblici 55; esercizi allingrosso 6; esercizi al dettaglio 139; ambulanti 218. Tra gli indicatori sociali: occupati 1733; disoccupati 256; inoccupati 260; laureati 77; diplomati 453; con
licenza media 1738; con licenza elementare 2286; analfabeti 211; automezzi circolanti 2651; abbonamenti TV 2057.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` particolarterritorio, molto esteso, e
mente ricco di nuraghi (Curtu, Domighedda, Domo e Porcos, Eligannele,
Errere, Isarita, Iselle, La Corona,
Loelle, Lorica, Ludurru, Lu Nuraghe,
Monte Ladu, Nullu, Ololvica, Ozastru,
Pedrosu, Selcia, Punta Su Nuraghe,
Ruju, SAbila, Sa Ena, Sa Menta, Santu
Tomeu, Sauccu, Seau, Solteni, Sos Li, Ziu Caralu), di dozos, Teltoro, Torroile
mus de janas (Checche, Iselle, Ludurru,
Molino, Nullu, Ozastru), di Tombe di gi` , Ianna de su Saccu, Iselle,
ganti (Biralo
Loelle). Vi sono inoltre la grotta di Contracalpida, la fonte nuragica di Sos Muros, i dolmen di Stiddi e Sos Monumen` romana distribuiti in
tos e ruderi di eta
` . Di particolare impordiverse localita
tanza archeologica sono alcuni siti posti
sullaltipiano, primo fra tutti il complesso di Loelle. Situato a qualche chi` costituito da un
lometro dallabitato, e
` piani la cui
nuraghe polilobato a piu
` in buono stato di
struttura imponente e
conservazione; la torre centrale conserva un grande ambiente interno e
una scala che porta ai piani superiori.
` circondato da un villaggio
Il nuraghe e
nuragico costituito da capanne circolari, ancora inesplorato, da alcune
Tombe di giganti molto danneggiate poste a circa 200 m di distanza e, accanto a
queste ultime, da un dolmen. Sempre
sullaltipiano, lungo la strada per Bitti,
` il complesso di Teltoro, costituito da
e
un nuraghe molto danneggiato nei cui
`
pressi affiorano resti consistenti di eta
romana, in particolare quelli di una

strada che doveva portare a Caput Tyrsi.


Sempre sulla via per Bitti si trova, accanto ad altri nuraghi, il complesso di
Chervinu dove, accanto a un nuraghe
monotorre che si erge sopra una rupe
granitica, si conservano notevoli resti
` romana. Altro sito
di costruzioni di eta
`
di grande importanza scientifica e
quello di Sos Monumentos, posto in un
` coterritorio vicino al corso del Tirso: e
stituito da un dolmen formato da quattro scheggioni rocciosi che sorreggono
un lastrone di 2,50 x 2,55 m attorno al
quale era un cerchio di pietre predisposto per contenere un cumulo di terra
che ricopriva il dolmen; a breve di` situata una Tomba di giganti,
stanza e
detta Ianna de su Saccu, con lesedra e
la porta di accesso parzialmente conservate e resti del corridoio sepolcrale.
Va infine ricordato il sito di Elcomis
dove si trova un dolmen formato da pietre infisse nel suolo che sostengono un
lastrone di 3 m per 2 circondato da un
recinto ellittico in pietra.

` Il centro, patria del granito sardo,


Budduso
ha ospitato per anni una importante rassegna
internazionale di scultura.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE


E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico di
` particolare: e
` costituito da un nuB. e
` svicleo centrale intorno al quale si e
luppata la parte restante dellabitato
con un sistema a scacchiera; le sue
strade sono prevalentemente lastricate
&

112

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 118

Budduso`
in granito, vi si affacciano le tipiche
case in granito a vista e qualche pretenzioso palazzotto ottocentesco di una
certa eleganza. Nel centro storico sorge
la chiesa di SantAnastasia, parrocchiale di impianto molto antico che nel
` degradando. Per
corso dei secoli ando
porre rimedio alla situazione, a partire
` dellOttocento e
`
dalla seconda meta
stata radicalmente ristrutturata e attualmente presenta un impianto a
croce latina di una qualche eleganza.
` costruita in conci di graLa facciata e
nito, coronata da un timpano e da una
grande croce; nellinterno sono conservati alcuni quadri di Gerolamo Ruffino,
pittore napoletano del Settecento, dipinti nel 1754. Poco distante sorge il
campanile a canna quadrata coronato
da una cuspide. Altre chiese del centro
storico sono quella di San Quirico, costruita nel 1651 da un sacerdote di Alghero in adempimento di un voto fatto
per essere scampato a una tempesta.
Ledificio ha una navata completata
dallabside semicircolare e coperta da
una cupola, da una serie di cappelle laterali e da una cantoria dalla struttura
` stato spesso rimain legno. Ledificio e
neggiato nel corso dei secoli e custodisce un altare ligneo policromo, riccamente intagliato e dotato di nicchie risalente al secolo XVIII, un pulpito in
legno con un confessionale risalente
allo stesso periodo, statue lignee e alcune tele attribuite a Gerolamo Ruffino. La chiesa di SantAmbrogio, costruita in conci di granito nel secolo
` situata oggi alla periferia delXVIII, e
labitato. Ha un impianto a una sola navata e nel corso dei secoli ha sub`to al`
cune ristrutturazioni. La facciata e
completata da un campaniletto a vela e
i muri perimetrali sono accompagnati
`
da contrafforti. Lungo la strada per Ala
dei Sardi sorge la chiesa campestre di
Santa Reparata, edificio risalente alla

fine del secolo XV, costruito in forme


gotico-catalane a una sola navata completata dal presbiterio. Nel corso dei
secoli successivi ha sub`to diverse ristrutturazioni e modifiche, radicale
quella del 1913 quando al suo impianto
originario fu aggiunta una seconda navata. Va infine ricordata la chiesa di San
Sebastiano costruita nel 1600 e divenuta
cappella del cimitero. Dal punto di vista
naturalistico il sito di maggiore inte` costituito dallaltipiano che
resse e
prende il nome dal paese. Si tratta di
una vasto territorio granitico coperto
in parte da immense sugherete che, anche se danneggiate da un incendio nel
1983, conservano un fascino notevole e
fanno da contorno ai molti siti archeo` gia
` detto. Nella sua
logici di cui si e
parte orientale tra Monte Logos e Sa
Janna Bassa, dove si trovano le sorgenti
` rotto da impodel Tirso, il paesaggio e
nenti massi granitici e da grandissime
sughere.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le
` caratteristiche tradizioni di B. ripiu
guardavano labitudine allattitidu o
compianto funebre, ancora praticato
nei primi decenni del Novecento, soprattutto per persone di elevata condizione sociale; i canti erano eseguiti da
donne che mettevano a frutto una loro
` di improvvisare. Altra
innata capacita
tradizione molto complessa e articolata, probabilmente legata al bisogno
di conservare nel tempo lassetto socioeconomico del villaggio, riguardava il
matrimonio: spesso vi si praticava lusanza di far sposare, per ragioni patrimoniali o per comporre antiche faide,
bambini e bambine ancora impuberi.
Anche il matrimonio tra due adulti era
minutamente regolato: allatto della cerimonia luomo doveva possedere i
mezzi per mandare avanti la propria at` (carro, buoi e strumenti se contativita
dino; un certo numero di pecore o di

113

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 119

Budelli
altri capi di bestiame se pastore); la
donna doveva invece provvedere allarredamento della casa. In caso di matrimonio tra persone facoltose il padre
dello sposo era tenuto a corrispondere
un capitale o un certo numero di capi di
bestiame, il padre della sposa a garantire il vitto ai due giovani coniugi per
`
tre anni. Di tutte queste usanze si e
persa memoria. Attualmente alcune
tradizioni vengono conservate nelle feste popolari, in particolare quella di
Santa Reparata che si svolge la prima
domenica di settembre e il successivo
luned` presso lomonima chiesetta;
` allestita da quattro subrastantes
essa e
che hanno il compito di raccogliere i
fondi necessari per organizzare la festa
e il grande banchetto finale da offrire a
` a base di
tutti i partecipanti. Il pasto e
carne di vacca con minestra cucinata in
`
enormi calderoni. Lorganizzazione e
piuttosto grandiosa: possono partecipare al banchetto fino a tre-quattromila
persone.

Guglielmo, medico di Bonifacio. Il complesso fu posto sotto la giurisdizione del


vescovo di Civita e nel 1243 aggregato
allordine benedettino; dovette essere
un centro di grande rinomanza; nello
stesso anno il priore di Santa Maria fu
autorizzato a liberare dalla scomunica
Adelasia di Torres che aveva sposato
Enzo di Hohenstaufen (detto Enzo re
`
di Sardegna). In seguito la comunita
` a prosperare, ma dopo la cocontinuo
stituzione del Regno di Sardegna, passata lisola sotto linfluenza politica de` lentamente a
gli Aragonesi, comincio
decadere. Fu distrutto nel corso del secolo XVI da unincursione di corsari
turchi.

Budelli Isola dellarcipelago della Mad` una delle piu


`
dalena. A nord di Spargi, e
vicine alla Corsica. Famosa per la sua
spiaggia rosa in cui Michelangelo An` una memorabile scena del
tonioni giro
` diventata una
suo film Deserto rosso, e
meta obbligata del turismo estivo. Leccessiva presenza di natanti e visitatori
ha consigliato (forse perfino tardivamente) una serie di vincoli imposti
` del parco nazionale deldalle autorita
larcipelago della Maddalena, istituito
` interessante anche per
nel 1996. B. e
un antico complesso religioso di origini
medioevali situato nellomonima isola
(Celsaria). Compreso nel giudicato di
Gallura, faceva parte della curatoria di
Unali. Era costituito da una chiesa e da
un convento che furono probabilmente
costruiti agli inizi del secolo XIII sopra
` non si
un antico eremitaggio di cui pero
` traccia, per la munificenza di un
ha piu

Budelli Arcipelago di La Maddalena. Lisola


e` famosa per la sua spiaggia rosa, dove
` alcune scene di
Michelangelo Antonioni giro
un suo film.

Budoni Comune della provincia di Olbia-Tempio, compreso nella X Comu` montana, con 4310 abitanti (al
nita
2004), posto a 16 m sul livello del mare,
collocato in un una sottile fascia pianeggiante occupata in parte da stagni

114

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 120

Budoni
che si trova tra le colline della costa
orientale, nella zona tra Posada e San
Teodoro, e il mar Tirreno. Regione storica: Posada. Diocesi di Nuoro.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 55,90 km 2 : ha la forma
grosso modo trapezoidale e confina a
nord con San Teodoro, a est col mare, a
`. La
sud con Posada, a ovest con Torpe
regione, per lungo tempo disabitata, si
` andata lentamente popolando per
e
`
lafflusso di pastori venuti da Budduso
e dalla Gallura per sfruttare i pascoli
del retroterra collinare, i quali hanno
dato vita a un tipo di insediamento
` costituito ancora oggi da
sparso che e
una miriade di frazioni; solo in seguito
` apparso evidente che le maggiori pose
` di sviluppo potevano venire
sibilita
dalla fascia costiera, caratterizzata da
alcune spiagge alternate a tratti di sco` affascinante
gliera e resa ancora piu
dagli stagni formati dal rio B. nel suo
tratto terminale. La principale via di
` costituita dalla veccomunicazione e
chia statale 125 Orientale sarda, cui si
` aggiunta di recente la superstrada Abe
basanta-Nuoro-Olbia; una serie di vie
minori e interne assicurano il collega`
mento con le frazioni e con le localita
del litorale.
& STORIA Lattuale centro ha origini
` costituito a cavallo
molto recenti: si e
tra Ottocento e Novecento, a mano a
mano che veniva popolato da pastori
provenienti dalle zone interne alla ricerca di pascoli. Essi costituirono in un
primo tempo degli insediamenti sparsi,
sul tipo dello stazzo gallurese, che poi in
molti casi sono cresciuti sino a divenire
le attuali frazioni, alcune delle quali
collocate a nord del paese (Agrustos,
Berruiles, Straulas, Strugas), altre
nella parte meridionale del territorio
` , San Pie(Brunella, Limpiddu, Solita
` , Tamarispa, Tanaunella).
tro, Talava
Sino a qualche decennio fa il centro

maggiore era costituito da alcune abitazioni, una cantoniera dellANAS, un


mulino e la chiesa di San Giovanni Battista, tutti allineati lungo la statale. Dal
punto di vista amministrativo il territorio faceva parte del comune di Posada e
` stata conquistata sollautonomia e
tanto nel 1959. Due anni dopo la popola` si raccozione, che per oltre la meta
glieva nelle frazioni, superava le 2200
` . Negli ultimi decenni ha avuto un
unita
ulteriore notevole sviluppo grazie al turismo che le sue bellissime spiagge e i
suoi stagni attirano.
& ECONOMIA La base della sua econo` data dallagricoltura, in particomia e
lare la viticoltura, e dalla pastorizia; di
particolare rilievo la produzione di formaggi ovini e caprini nel caseificio
della Cooperativa Gruppo Pastori. Di
` anche il comnotevole importanza e
mercio, ma da qualche tempo il settore
` diventato quello del turismo
trainante e
`
che ha dato grande impulso alle attivita
edilizie; al momento si avvale di 18 alberghi con 1931 posti letto, 3 aziende
agrituristiche con 36 posti letto, 23 ri` collegato
storanti. Servizi. Il paese e
mediante autolinee agli altri centri
della provincia. Dispone di medico, farmacia, scuola dellobbligo, Biblioteca
comunale e sportello bancario.

Budoni Panorama con il porto.

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 4117 unita

&

115

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 121

Budroni
di cui stranieri 146; maschi 2092; femmine 2025; famiglie 1489. La tendenza
complessiva rivelava un aumento della
popolazione, con morti per anno 35 e
nati 48; cancellati dallanagrafe 99;
nuovi iscritti 117. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
12 582 in migliaia di lire; versamenti
ICI 3649; aziende agricole 321; imprese
commerciali 351; esercizi pubblici 61;
esercizi al dettaglio 125; ambulanti 7.
Tra gli indicatori sociali: occupati
1016; disoccupati 273; inoccupati 131;
laureati 41; diplomati 332; con licenza
media 1201; con licenza elementare
1065; analfabeti 156; automezzi circolanti 1333; abbonamenti TV 795.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel
suo territorio sono tracce di un approdo
` augustea
romano sviluppatosi in eta
lungo la strada che da Carales portava
a Olbia. La traccia dellantico insediamento rimane nellattuale nome di
Agrustos.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` sviluppato
RALE Il tessuto urbano si e
attorno a piccoli nuclei, derivanti da
stazzi, in cui sono ancora conservate alcune case del tipo gallurese in granito.
Gli edifici di maggiore interesse sono la
chiesa di San Giovanni Battista, tuttora
parrocchiale del centro maggiore, e alcune altre chiese o piccole cappelle
erette nelle frazioni: San Lorenzo, San
Sebastiano, SantAntonio da Padova,
SantAnna, Santa Maria, San Gavino. A
volte si tratta di chiesette in origine isolate in mezzo alla campagna, utilizzate
dai pastori, cos` come avveniva in Gallura, come luogo di aggregazione e per
la sepoltura dei defunti.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Que` luogo di incontro di poposta regione e
lazioni di diversa lingua e cultura, cos`
che vi si sente parlare sia il logudorese
che il gallurese; un tempo le differenze
si avvertivano maggiormente, persino

nellalimentazione e nel modo di confezionare il pane ecc.; la componente gallurese aveva ad esempio la consuetu`dine di organizzare un pranzo, la multa
sgia, per rifocillare parenti e conoscenti che si riunivano per un funerale;
mentre la richiesta di una ragazza in
sposa avveniva secondo il poetico rito
della pricunta, la domanda, organizzato come una piccola rappresentazione. Oggi i costumi si stanno omologando, e le due parti della popolazione,
ormai fuse luna con laltra, si incontrano per le feste che vengono organizzate nella buona stagione nel capoluogo
e nelle frazioni, in parte anche con lintento di intrattenere turisti e villeg` tipica rimane quella di
gianti. La piu
SantAntonio Abate, che si svolge il 16 e
`
17 gennaio e culmina in un grande falo
ottenuto bruciando cataste di cisto alte
fino a dieci metri.

Budroni, Giovanni Battista Pittore


` nel Sassarese a par(sec. XVIII). Opero
` del secolo. Di
tire dalla seconda meta
lui rimangono diverse opere: di particolare importanza sono quelle conservate nella parrocchiale di Borutta.

Budruni, Antonio Insegnante, studioso


di storia (n. Alghero 1952). Conseguita la
` dedicato allinselaurea in Lettere si e
gnamento nelle scuole secondarie. Profondo conoscitore della storia di Alghero, ha lavorato anche presso lUni` di Sassari, dove ha collaborato
versita
con M. Brigaglia. Tra i suoi scritti: Breve
storia di Alghero, voll. 2, 1982; La Sardegna secondo gli storici catalani, Ichnusa, 8, 1985; Pestilenze e ripopola` spagnola 1582mento ad Alghero in eta
1652, Quaderni sardi di Storia, 5,
1986; I giorni del massacro, Ichnusa,
10, 1986 (sulla persecuzione e la strage
di lavoratori sardi a Itri, nel 1911, in cui
vennero uccisi 9 operai); Cronologia
della Sardegna contemporanea (con M.
Brigaglia, S. Sechi e R. Cecaro), in La

116

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 122

Buffa
Sardegna. Enciclopedia, III, 1988; Splendori e miserie. Alghero nelle cronache dei
viaggiatori dellOttocento (con Yvette
Gagliano), 1991; Aspetti di vita sociale in
` spagnola, in AlAlghero durante lEta
ghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Sto` e di una minoranza cataria di una citta
lana in Italia (XV-XX sec.) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.

Buduntini Abitanti della citta` di Butuntum (odierna Bitonto, in provincia di


Bari) nella Puglia romana. I B. sono citati in uniscrizione rinvenuta nella
zona del lago Baratz, nelle vicinanze di
Porto Ferro (Alghero), conservata nel
Museo G.A. Sanna di Sassari. Lepigrafe, incisa su una stele di arenaria, si
articola in tre linee di testo: Sodales /
Buduntini / fecerunt. Liscrizione testimonia quindi che persone provenienti
dal centro in questione avevano dato
origine in Sardegna a una sodalitas,
vale a dire a unassociazione avente
probabilmente scopi funerari. Lepi` datare, sulla base della
grafe si puo
forma delle lettere, al secolo I a.C.
Liscrizione costituisce non solo una testimonianza preziosa del fenomeno associativo nellisola, complessivamente
poco attestato nella documentazione
epigrafica sarda, ma anche dei rapporti
commerciali della Sardegna con la Puglia romana, ulteriormente confermati
dal ritrovamento di anfore brindisine
come quella rinvenuta a Cagliari con il
bollo [AN]DRONICI. [FRANCO PORRA`]

Buerba, Pietro Religioso (Oristano,


inizi sec. XVI-ivi 1574). Arcivescovo di
Oristano dal 1572 al 1574. Canonico regolare di SantAgostino e uomo di
grande cultura, era dottore in Decretali. Recatosi in Spagna, fu introdotto
nella corte di Filippo II che fin` per ap`. Nel 1572, su
prezzarne le grandi qualita
indicazione del sovrano, fu nominato
arcivescovo di Oristano da papa Gregorio XIII; tornato a Oristano, resse la dio-

cesi per soli due anni. [MASSIMILIANO VIDILI]

Buesca, Pasquale Pittore (n. Orgosolo


1947). Autodidatta, ha cominciato a dipingere negli stessi anni in cui, a partire dal 1968 e sugli stimoli offerti da
Francesco Del Casino, insegnante in
quelle scuole medie, il Circolo culturale di Orgosolo inventava il movimento dei murales di protesta, che si sarebbe esteso a molti centri della Sardegna. Anche B. dipinse allinizio, usando
dapprima la tecnica dellacquerello,
temi della condizione sociale di Orgosolo e dei suoi difficili rapporti con lo
Stato (le perquisizioni di massa) e la Regione (la protesta dei pastori a Cagliari).

Buffa, Edoardo Pittore (Cagliari 1878ivi 1961). Fece i suoi studi presso la
Scuola darte di Roma. Combattente
nella prima guerra mondiale, nel dopoguerra si stabil` a Treviso, dove apr` il
` come
suo studio acquistando notorieta
`a
acquerellista. Dopo alcuni anni torno
Cagliari e vi si stabil`; eccelleva come
bozzettista e caricaturista dei personaggi tipici della Cagliari popolare,
che coglieva nei luoghi caratteristici
` e rappresentava con mano
della citta
felice. Fu anche ritrattista di notevole
efficacia.

Buffa, Giancarlo Pittore e poeta (n. Cagliari 1944). Dopo aver completato i suoi
` dedicato allinsegnamento del
studi si e
disegno e della storia dellarte nelle
scuole secondarie. Dotato di notevoli
` , si e
` dedicato alla pittura. Ecqualita
celle soprattutto nella caricatura, in
cui riesce a cogliere in modo ironico gli
` significativi dei personaggi
aspetti piu
` anche autore di versi deliche ritrae. E
cati e profondi, fra i quali La bimba e il
mago nellisola del fuoco, 1984; La foresta
pietrificata, 1989.

Buffa, Roberto Antropologo (n. sec.


XX). Ha fatto parte del gruppo che nel

117

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 123

Buffa
1994 ha studiato gli scheletri rinvenuti
nella Grotta di Santa Caterina di Pittinuri, di cui ha dato conto nellarticolo
Primo resoconto sul materiale scheletrico
umano proveniente dalla grotticella ipogeica di Santa Caterina di Pittinuri, Notiziario di Archeoantropologia, 1, 1995.

Finita la seconda guerra mondiale si ci` con alcuni film davventura (Il
mento
brigante Musolino, 1950) e nellinterpretazione di drammi come Catene (1949) e
I figli di nessuno (1951) che gli diedero
un successo enorme. In Le notti di Cabiria, di Federico Fellini (1957), inter` se stesso non senza una punta di
preto
autoironia.

Buganvillea Le appariscenti brattee


racchiudono il fiore vero e proprio.
Salvatore Amedeo Buffa Lattore di Pirri
divenne celebre con lo pseudonimo di Amedeo
Nazzari.

Buffa, Salvatore Amedeo (noto con il


nome darte di Amedeo Nazzari) Attore cinematografico (Pirri 1907-Roma 1979).
Amedeo Nazzari (Nazzari era il cognome della madre), esord` come attore
di teatro lavorando nelle migliori compagnie, tra cui quella di Pirandello, e
` al cinema. Interdopo il 1935 approdo
` personaggi di eroe romantico in
preto
`,
film che gli diedero grande notorieta
tra i quali Cavalleria (1936) e Luciano
Serra pilota (1938), tutti e due di Goffredo Alessandrini. Divenne popolarissimo con La cena delle beffe, di Alessan` podro Blasetti (1941), tratto da un gia
polare dramma storico di Sem Benelli.

Buganvillea Genere di piante appartenenti alla famiglia delle Nictaginacee,


a cui appartengono oltre venti specie.
Arbusti rampicanti con fusti legnosi, ramosissimi, intricati e spinosi, che possono crescere sino a 10 m; le foglie, glabre, sono verde tenero, e i fiori, piccoli e
tubulari, gialli, avvolti da vistose brat` foglie trasformate) di consitee (cioe
stenza cartacea, considerate a torto i
veri fiori, che possono essere di diversi
` (bianco,
colori a seconda della qualita
arancio, rosa, rosso, viola) e spesso persistono sulla pianta per tutta la primavera e lestate. In inverno la b. si spoglia
delle foglie. Originaria del Brasile, la b.
fu portata in Europa nella seconda
` del Settecento. In Sardegna le
meta
condizioni climatiche sono ideali per

118

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 124

Buggerru
la sua coltivazione: viene quindi largamente utilizzata per siepi, muri e pergolati, che si ricoprono delle vistose fioriture monocromatiche o spesso, nelle as` , multicosociazioni di diverse varieta
lori. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Buggerru Comune della provincia di


Carbonia-Iglesias, compreso nella XIX
` montana, con 1126 abitanti
Comunita
(al 2004), posto a 51 m sul livello del
mare, affacciato sul mare di Sardegna,
da un canalone scavato nelle montagne
dellIglesiente, nel punto in cui si apre
unampia insenatura tra il capo Pecora
e la bellissima spiaggia di Cala Domestica. Regione storica: Cixerri. Diocesi
di Iglesias.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 48,23 km2: ha forma grosso
modo triangolare e confina a nord e a
est con Fluminimaggiore, a sud con
Iglesias e a ovest con il mare. Si tratta
di una regione di rilievi piuttosto aspri,
`
anche se non molto alti; la superficie e
in genere arida e, scomparsa la vegetazione dalto fusto a causa del disbosca` ricoperta premento e degli incendi, e
valentemente di macchia mediterranea. Il maggiore interesse viene o, me` venuto nei decenni passati dalla
glio, e
natura del sottosuolo, ricco di minerali
` alta
quali lo zinco e il piombo. La costa e
nella parte meridionale del litorale,
mentre in quella settentrionale si apre
la lunga spiaggia di Portixeddu. Il paese
` collegato per mezzo di una strada see
condaria che ha inizio dalla statale 126
nei pressi di Fluminimaggiore, e prosegue poi verso sud, toccando le frazioni
di Iglesias Nebida e Masua e ricongiungendosi infine alla statale.
& STORIA Il villaggio si e
` sviluppato in
tempi recenti in un territorio compreso
nel salto di Gessa che si stende con i
suoi 12 000 ha a nord di Iglesias tra il
mare e il villaggio di Fluminimaggiore.
` dellOttocento il territorio fu
A meta

concesso alla compagnia del conte Bel` le foreste ridutrame che ne devasto
cendole in carbone. Per la posizione in
cui si trova il canalone nel quale poi
sorse il villaggio era stato scelto sin dal
1850 dai boscaioli e dai carbonai per
impiantarvi le loro rudimentali capanne.

Buggerru La vecchia minera. Leconomia


` mineraria.
del paese era basata sullattivita

Lopera dei carbonai fu ben presto accompagnata da quella dei primi ricercatori di minerali che a partire dal
` Pranu Santu avviarono
1854 in localita
scavi sistematici; ben presto limpianto
crebbe e nel 1856 contava molti addetti,
ma nel breve volgere di qualche anno i
risultati non parvero sufficienti e venne
chiuso. Il demanio cedette allora lintero salto di Gessa al conte Ciarella di
Cagliari e a un suo socio, il signor Millo,
i quali nel 1862 cedettero a loro volta il
complesso alla famiglia Modigliani (=)
di Livorno. La cessione riguardava solo
il possesso della superficie del territo`
rio: il diritto minerario, che si ando
evolvendo in quegli anni, non esclu` che sullo
deva infatti la possibilita
stesso terreno potessero essere date a
terzi concessioni per lo sfruttamento di
filoni minerari. In effetti cos` fu e
quando nel 1864 fu concesso, negli
stessi terreni dei Modigliani, il permesso di ricerca di calamina allingegnere Giovanni Eyquem per unarea di

119

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 125

Buggerru
1500 ha, si crearono le condizioni per un
aspro conflitto giudiziario dal quale i
Modigliani uscirono perdenti. Il successo di Eyquem, che in vista dello
sfruttamento della concessione aveva
` delle Miniere di
costituito la societa
` la nascita della
Malfidano, segno
grande miniera e di B. Il villaggio
` in pochi
crebbe rapidamente, arrivo
anni ad avere 500 abitanti; era formato
da case disposte a schiera sul fianco del
canalone, ma gli operai vivevano in condizioni disumane. Ben presto sulla
spiaggia sottostante venne costruito un
porticciolo da cui i minerali estratti
partivano, una volta sistemati su barconi diretti a Carloforte. Con lo svi` minerarie la popoluppo delle attivita
lazione di B. crebbe vertiginosamente
fino a toccare nel 1900 i 6000 abitanti,
dei quali 3000 minatori. Il paese, che
era frazione di Fluminimaggiore, non
` di servizi adeguati, e le
disponeva pero
condizioni di vita che la Malfidano garantiva ai suoi operai erano di livello
inferiore rispetto a quelle che avevano
gli operai di villaggi vicini; i rapporti
tra operai e direzione della miniera si
` tesi e nel 1904 sfociafecero sempre piu
rono nello sciopero la cui repressione
` alcuni morti tra gli operai.
costo
Levento segna una data di importanza
storica per la vicenda mineraria e sindacale della Sardegna e dellItalia (da
` celebrato il centesimo anpoco se ne e
da quellepiniversario) anche perche
sodio (e altri contemporanei) ebbe origine il primo sciopero generale nazio`
nale. Nei decenni successivi lattivita
` lentamente esaudella miniera ando
rendosi; il villaggio nel 1961 ottenne finalmente lautonomia da Fluminimaggiore ma la sua popolazione si era ora` di 1700 unita
`. Atmai ridotta a poco piu
tualmente B. ha avuto un certo rilancio
` della pegrazie al turismo e alle attivita
` stato ricostruito e adatsca. Il porto e

tato alle barche da diporto, e si attende


la valorizzazione di tutto questo tratto
di costa, rimasto sino ad ora fuori mano
` paenonostante le sue indubbie qualita
saggistiche e ambientali.
& ECONOMIA La sua economia era ba` mineraria; una volta
sata sullattivita
` stata interrotta si e
` puntato
che questa e
sulla pesca e soprattutto sulliniziativa
` contare
turistica, che al momento puo
su un campeggio, una azienda agrituristica e due ristoranti. Servizi. Il centro
` collegato mediante autolinee
abitato e
agli altri centri della provincia; dispone
a breve distanza di un porticciolo
adatto alle imbarcazioni da diporto e ai
pescherecci. Dispone di medico, farmacia, scuola dellobbligo e sportello di
servizi bancari.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1222 unita
di cui stranieri 4; maschi 587; femmine
635; famiglie 598. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione
della popolazione, con morti per anno
11 e nati 4; cancellati dallanagrafe 22;
nuovi iscritti 22. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
16 675 in migliaia di lire; versamenti
ICI 761; aziende agricole 74; imprese
commerciali 4; esercizi pubblici 10;
esercizi al dettaglio 24. Tra gli indicatori sociali: occupati 286; disoccupati
66; inoccupati 61; laureati 6; diplomati
89; con licenza media 386; con licenza
elementare 426; analfabeti 36; automezzi circolanti 414; abbonamenti TV
359.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ancora ricco di siti di arterritorio e
cheologia industriale di grande interesse; tra questi vanno ricordati alcuni
impianti che sorgono nello stesso villaggio. Si tratta degli edifici della laveria
che sorge sulla spiaggia e fu inaugurata
nel 1886; allinterno la grande laveria
` rimasta la strutMalfidano della quale e

120

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 126

Buggerru
tura in legno poggiata su una base in
muratura; sul costone del canalone sul
quale si sviluppa il villaggio una suggestiva strada a picco sul mare costruita
per consentire il trasporto su rotaia dei
materiali estratti nella zona di Pranu
Santu porta a una quota di 50 m fino
allimbocco della suggestiva Galleria
Henry che prosegue in sotterraneo per
` di 1 km e giunge al mare tra frepiu
quenti affacci e termina su uno spiazzo
(Il Piazzaletto) nel quale si trovano altre strutture industriali quali una officina e un forno. A qualche chilometro
` che rimane
dal centro urbano sorge cio
degli impianti della grande miniera di
Malfidano che fu la ragione principale
della nascita e dello sviluppo del villaggio.

Buggerru Monumento ai caduti della


protesta operaia del settembre 1904 (la
chiamarono la Domenica di sangue).
Sculture di Pinuccio Sciola.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
` disposto
E AMBIENTALE Il villaggio e
lungo il fondo di un largo canalone che
` diviso in due
digrada verso il mare ed e
sezioni: la prima, affacciata sullinse` che rimane denatura, comprende cio
` nel suo
gli impianti industriali ed e
complesso di grande interesse per larcheologia industriale; la seconda, sviluppata nel fondovalle, comprende gli
edifici residenziali che ospitavano il direttore, gli ingegneri e i tecnici in un
complesso di casette curatissime e di-

sposte secondo schemi razionali; oc` circondano dai


cupa un declivio che e
quartieri operai di Rosmarino e di
Monte Beccu nei quali vivevano, in con` , migliaia
dizioni di grande precarieta
di operai con le loro famiglie. Lungo la
strada di accesso, che dopo alcuni tornanti diviene via centrale e piazza, si
trovano, in direzione della spiaggia, i
resti delle strutture per lestrazione e il
trasporto della calamina. In un piccolo
prato giacciono, vicino a un carrello che
ricorda il loro lavoro, le statue in pietra
di tre minatori, a ricordo delle tre vittime delleccidio del 1904: Salvatore
` moglie e sei
Montixi, 49 anni, che lascio
figli, Felice Littera e Giovanni Pilloni.
Erano rispettivamente di Sardara, Ma`
sullas e Tramatza, a significare, come e
stato giustamente scritto, che i lavora` a se

tori di B. non erano una realta


stante ma comprendevano tutti i poveri
e i diseredati della Sardegna. Il monu` opera del noto scultore Pinucmento e
cio Sciola di San Sperate e risale al
1984, quando le solenni celebrazioni
per lottantesimo anniversario delleccidio culminarono in un convegno di
storici e in una manifestazione popolare; oggi rimane a ricordare quegli
anni, mentre il paese, ridotto da tempo
` di mille abitanti, e
` impea poco piu
gnato nella faticosa ricerca di una
nuova vocazione. Si conferma la neces` di non dimenticare il tempo delle
sita
rivendicazioni quando la vita in miniera era durissima: dai salari miseri
alla scarsa igiene del posto del lavoro e
delle abitazioni, dai lunghissimi orari
` degli spacci cui tutti erano
allesosita
costretti a rivolgersi per i generi di
` . Nel settembre del
prima necessita
1904 un plotone di militari, chiamati
` Malfidano,
dal direttore della societa
che voleva imporre una modifica allorario, arrivarono tra i lavoratori in agitazione; volarono delle sassate e subito

121

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 127

Buglia
le armi iniziarono a sparare: due minatori morirono subito, un terzo dopo alcuni giorni di agonia, numerosi altri rimasero feriti. Una giornata rimasta memorabile per questo suo tragico esito
, una volta che la notima anche perche
zia si diffuse in tutta Italia, le organizzazioni dei lavoratori diedero vita al
primo sciopero generale della loro storia.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Costi`
tuito da lavoratori provenienti dalle piu
`, B. non ha ovviamente
diverse localita
una lingua locale uniforme e tanto
meno un suo costume tradizionale. La
popolazione si riunisce tuttavia per alcune ricorrenze festive che hanno
preso piede nei pochi decenni della
sua vita: il 29 giugno per la festa di San
Pietro, considerato il protettore dei pescatori; il 4 dicembre per quella di
Santa Barbara, protettrice dei minatori. Si organizzano manifestazioni carnevalesche, con tanto di rogo finale. Per
` stato da poco
incentivare il turismo e
ideato il Ferragosto buggerraio, con
spettacoli e gare.

Buglia, Lorenzo Gentiluomo pisano


` sec. XIII-Cagliari?,
(Pisa, seconda meta
dopo 1325). Apparteneva a unantica famiglia legata ai Gualandi, che aveva
qualche interesse nel giudicato dArborea. Nel 1297 fu nominato ambasciatore
di Pisa presso il giudice Giovanni dArborea; una volta stabilitosi a Oristano
contribu` a orientare la politica di dipendenza del giudicato dal Comune
dellArno. Nel 1322 era capitano delle
terre che Pisa possedeva nel giudicato
di Cagliari; mor` dopo il 1325.

Buglossa Pianta perenne della famiglia delle Boraginacee (Anchusa italica


Retz.). Fusto erbaceo eretto, tomentoso
e ramificato; foglie basali lineari, superiori lanceolate, fiori azzurro intenso
riunite in infiorescenze apicali. Cresce
nei campi e in ambienti degradati. Fio-

risce in tarda primavera e inizio estate.


Esistono in Sardegna diverse specie affini, tutte endemiche: la b. sarda (A. crispa Viv.), biennale, caratterizzata dal
portamento prostrato e da piccoli fiori
azzurro chiaro tendente al violetto, che
cresce soltanto in ambienti sabbiosi co` insestieri del nord della Sardegna, e
rita nellelenco di piante di importanza
comunitaria (con due siti segnalati); lA.
littorea Moris, lA. marittima Valsecchi e
lA. undulata L. ssp. capellii (Moris) Valsecchi hanno areali ristrettissimi e
sono state inserite, in base alla proposta
di L.R. n. 184/2001, nellelenco di specie
botaniche da sottoporre a vincolo di
ccia aresti
protezione. Nomi sardi: borro
(campidanese); erba de porcus (Sardeis (logudogna meridionale); limba de o
`i (sassarese). [MARIA IMrese); linga di bo
MACOLATA BRIGAGLIA]

Buistiri Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria di
Sols. Probabilmente incluso nei grandi
latifondi appartenenti ai De Ac
en, parenti della dinastia giudicale. Quando
lesistenza del giudicato di Cagliari
ebbe termine, essi ne furono privati e
nella divisione del 1258 il villaggio fu
compreso nel terzo toccato ai Della Gherardesca che, per fronteggiare insanabili contrasti tra i due rami della famiglia, poco tempo dopo dovettero procedere a unaltra divisione tra loro. B. cos`
fu attribuito ai membri del ramo del
`
conte Gherardo; sotto di loro conservo
la sua struttura sociale: gli abitanti continuarono a eleggere annualmente il
majore e, nel complesso, condussero
una vita tranquilla. Con larrivo degli
` a far parte
Aragonesi, nel 1324 entro
del Regnum Sardiniae; ma i Della Gherardesca ne furono spossessati e il villaggio rimase in mano al fisco. Nei decenni successivi B. fu acquisito da Alibrando de Ac
en, che lo un` agli altri suoi

122

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 128

Bullegas
feudi; i suoi rapporti con gli abitanti del
villaggio, per quanto egli fosse sardo, si
fecero tesi. Nel 1348 la popolazione fu
decimata dalla peste; il feudatario ne
perse temporaneamente la disponibi` nel corso della prima guerra tra Malita
riano IV e Pietro IV; poi, scoppiata la
seconda guerra tra il giudice e il re, il
villaggio fu occupato dalle truppe arbo` a spopolarsi.
rensi e comincio

Bujakesos Componenti di un corpo mi` doculitare nella Sardegna giudicale. E


mentata la loro presenza nel giudicato
dArborea e nel giudicato di Torres. Comandati da un majore de ianna, avevano
il compito di vigilare e proteggere il giudice: montavano la guardia alle porte
del palazzo giudicale e quando il sovrano si spostava lo seguivano intervenendo spesso come testimoni negli atti
scritti che redigeva. Secondo una tradi` delzione non documentabile, in virtu
lantico passato militare di Busachi, i
componenti della chita de b. venivano
scelti tra gli abitanti del villaggio.

Bulferetti, Luigi Storico (Torino 1915Genova 1992). Dopo aver conseguito la


` dedicato allinsegnamento
laurea si e
universitario e alla ricerca. Dal 1951 ha
insegnato Storia moderna presso la Fa` di Lettere dellUniversita
` di Cacolta
gliari, dando un notevole impulso agli
studi sulla Sardegna del Settecento.
` trasferito allUniversita
` di
Nel 1954 si e
` passato a quella di
Pavia e nel 1958 e
` stato socio corrispondente
Genova. E
della Deputazione di Storia patria della
Sardegna. Negli anni di permanenza in
Sardegna ha dato un notevole impulso
agli studi sul Settecento sardo, pubblicando molti articoli e saggi. Anche nelle
altre sedi accademiche ha mantenuto i
legami con lisola. Tra i suoi scritti: Gli
orientamenti della politica demografica
in Sardegna durante il regno di Vittorio
Amedeo III, Archivio storico sardo,
XXIV, 1954; Un progetto di baratto della

Sardegna durante il regno di Vittorio


Amedeo III, Archivio storico sardo,
XXIV, 1954; Ricerche sistematiche di
fonti interessanti la storia moderna
sarda negli archivi stranieri, in Atti del
VI Congresso internazionale di Studi
sardi, 1957; La Sardegna nellArchivio
generale di Simancas; La Sardegna negli
archivi francesi e olandesi, tutti e due in
Archivio storico sardo, XXV, 1-2, 1957;
` del sec. XVIII,
Le miniere sarde alla meta
in Studi storici in onore di F. Loddo Canepa, I, 1959; Profilo storico-economico
della Sardegna dal riformismo settecentesco al piano di Rinascita (con A. Boscolo, G. Sabatini e L. Del Piano), 1962;
Progetti settecenteschi per il potenziamento del traffico marittimo della Sardegna, in La Sardegna nel Risorgimento,
1962; Vittorio Amedeo III e la Sardegna.
Le carte dellArchivio di Stato di Torino
sez. 1 (1773-1797) riguardanti la Sardegna, 1963; La Sardegna sotto i Savoia
sino ai moti angioini, 1965; Le riforme in
campo agricolo nel periodo sabaudo, in
Fra il passato e lavvenire. Saggi storici
sullagricoltura sarda in onore di A. Segni, 1965; Introduzione, in Il riformismo
settecentesco in Sardegna, voll. 2, 1966;
Brevi osservazioni e note di Girolamo
Sotgiu per una storia della Questione
sarda, Studi sardi, XXI, 1971; Lere` piemontese, in La Sardegna. Encidita
clopedia (a cura di Manlio Brigaglia),
III, 1988.

Bulgarelli, Mauro Senatore della Repubblica (n. Modena 1954). Esperto di


` eletto al
problemi dellambiente, gia
Senato nel 2001 in Emilia nella lista dei
` stato rieletto in Sardegna nella
Verdi, e
consultazione del 2006 nella lista Insieme con lUnione (Verdi, Comunisti
italiani, Lista Consumatori).

Bullegas, Sergio Storico del teatro (n.


`
Nuxis 1946). Dopo essersi laureato si e
dedicato alla ricerca e allinsegnamento universitario. Attualmente inse-

123

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 129

Bullettino Archeologico sardo


`
gna Storia del teatro presso lUniversita
di Cagliari. Ha condotto importanti ricerche sulle vicende del teatro in Sardegna, recuperando un notevole patrimonio di documenti e testi il cui com`
plesso contribuisce alla conoscenza piu
approfondita di alcuni aspetti della cul` autura sarda altrimenti trascurati. E
tore di numerosi pregevoli volumi e di
molti articoli apparsi su riviste scientifiche in Italia e allestero. Tra i suoi
scritti: La passione di Sigismondo Arquer tra autobiografia e drammaturgia,
in Studi sardi, XXIII, 1974; Teatro in
Sardegna tra Cinque e Seicento, 1976; La
vicenda degli spazi teatrali a Cagliari,
LUnione sarda, 1978; Sardegna 1700:
sulla scena compare il melodramma,
LUnione sarda, 1980; Breve storia del
teatro, in La Sardegna. Enciclopedia (a
cura di Manlio Brigaglia), I, 1982; Repertorio teatrale a Cagliari e a Sassari dal
` di
1852 al 1875, Annali della Facolta
` di
Lettere e Filosofia dellUniversita
Cagliari, V, n.s., 1986; Repertorio teatrale a Cagliari dal 1876 al 1894, Annali
` di Lettere e Filosofia deldella Facolta
` di Cagliari, VI, n.s., 1987;
lUniversita
Teatro nel Settecento in Sardegna. La
scena e la tecnica di Maurizio Carrus:
tradizione e traduzione nella passione,
Studi sardi, XXVIII, 1989; Le manife`
stazioni effimere barocche, in La societa
` spagnola (a cura di Francesarda in Eta
sco Manconi), I, 1992; La Spagna, il teatro, la Sardegna, 1992; Leffimero barocco. Festa e spettacolo nella Sardegna
del XVII secolo, 1996; Storia del teatro in
Sardegna, 1998; Sumanidadi e sinnocenzia de is umilis. Il teatro e la drammaturgia di Antonio Garau, 2001.

Bullettino Archeologico sardo Periodico di archeologia (1855-1864). Pubblicato mensilmente a Cagliari dal gen` diretto dal
naio 1855 al dicembre 1864, e
canonico Giovanni Spano, archeologo,
` direttore della Biblioteca
erudito, gia

Universitaria cittadina, futuro senatore del Regno. Tra i temi trattati dalla
rivista, cui collaborano tra gli altri
Carlo Baudi di Vesme, Alberto Ferrero
in, Pietro
della Marmora, Leon Gou
Martini, Ignazio Pillito, ritrovamenti
archeologici e studi di epigrafia, numismatica, storia e linguistica. Ogni fasci` corredato da tavole illustrate.
colo e
Dopo la cessazione delle pubblicazioni,
riappare nel 1884 per un anno, sotto la
direzione di Ettore Pais, direttore del
Museo cagliaritano. [RITA CECARO]

Bullitta, Paolo Pittore (n. Nughedu San


` 1933). Vive e lavora a Sassari.
Nicolo
Esordisce nel 1954, e nello stesso anno
` chiamato a insegnare nellIstituto
e
dArte di Sassari. Partecipa al movi`
mento delle avanguardie sassaresi ed e
con Mauro Manca e Aldo Contini tra i
promotori del Gruppo A. Nel 1981 si trasferisce a Trieste, dove insegna allIstituto dArte. Ha esposto in numerose
` recente nel 1999 a Saspersonali, la piu
sari.

Bullo, Silvia Archeologa (n. 1966). Nel


1992 ha fatto parte della missione di
` di Padova a Nora
scavo dellUniversita
e ha lavorato sotto la direzione di Sandro Filippo Bond`. Ha dato conto delle
sue ricerche sarde in Nora III. Lo scavo
Area D macellum (con C. Rossignoli e M.
Teresa Lachin), Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano, 11, 1995.

Bultei Comune della provincia di Sas` monsari, compreso nella VI Comunita


tana, con 1158 abitanti (al 2004), posto a
509 m sul livello del mare, affacciato
dalle pendici occidentali della catena
del Goceano sulla media valle del Tirso.
Regione storica: Goceano. Diocesi di
Ozieri.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 96,61 km2: ha forma grosso
modo trapezoidale e confina a nord con
` e Pattada, a est
Nughedu San Nicolo

124

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 130

Bultei
con Benetutti, a sud con Bono, a ovest
con Anela. Posta in posizione centrale
nellisola, la regione comprende sia la
parte valliva che quella del versante
quella piu
` elevata,
montuoso, nonche
caratterizzata in parte da un altipiano
dove si trova la zona a foresta di Sa Fraigada e da alcune vette intorno ai 1000 m.
` agricola e
Hanno cos` spazio lattivita
lallevamento, mentre parte della mon` coperta da pregiate foreste. Il
tagna e
` attraversato dalla tortuosa stapaese e
tale 128 bis, dalla quale si distaccano da
un lato la traversa che, dividendosi in
due, conduce a Ozieri e a Pattada, dallaltro quella che porta a Benetutti e
Nule. Nella vallata si trova un lungo
tratto di una nuova direttissima che secondo il progetto originario dovrebbe
condurre sino a Olbia.

Bultei La solitaria campagna di questa parte


del Goceano e` dominata dalle forme
romaniche della chiesetta di Nostra Signora
dellAltura.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale, appartenne al giudicato di
Torres e fu incluso nella curatoria del
Goceano. Dopo lestinzione della famiglia giudicale di Torres, il villaggio fu
lungamente conteso tra i Doria e gli Ar` che questi
borea; dopo il 1290 sembro
ultimi avessero la meglio, ma nel 1297 i
Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II dAragona aveva di alleati da

coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Gli
Arborea fecero buon viso a cattivo
gioco: alleatisi anchessi con gli Aragonesi, negli anni che precedettero la conquista mostrarono di accettare la nuova
situazione. Ma quando nel 1325 i Doria
si ribellarono, il villaggio fu investito
nuovamente dalle loro truppe, conquistato e formalmente annesso al Regno
di Sardegna. Il suo possesso, con quello
di tutto il Goceano, fu definitivamente
riconosciuto al giudice dArborea e nel
1339 il re dAragona concesse al futuro
Mariano IV il titolo di conte del Goceano. Scoppiata la guerra tra Mariano
IV e Pietro IV, nel 1378, proprio quando
` acuto, il re dArail conflitto si fece piu
gona provocatoriamente incluse B. nei
territori che aveva concesso in feudo al
` il viltraditore Valore de Ligia. In realta
` a rimanere possesso arlaggio continuo
borense fino alla caduta del giudicato, e
dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio
non era ancora pacificato, infatti sembrava dovesse cadere nelle mani del visconte di Narbona e negli anni seguenti
fu teatro di una continua guerriglia
` Bartolo Manno
della quale approfitto
per invadere e devastare tutto il Go la situazione appariva
ceano. Poiche
non controllabile dal marchese dOri` che il territorio
stano, nel 1421 sembro
potesse entrare a far parte del grande
feudo concesso a Bernardo Centelles;
` Leonardo Cubello lo innel 1422 pero
vase, sconfisse Bartolo Manno e final`. Cos` B. dopo anni di
mente lo occupo
tribolazioni giunse in possesso dei marchesi dOristano; dopo la ribellione di
Leonardo Alagon il villaggio prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel 1493 fu definitivamente incluso nel patrimonio reale:
` di 250 abiera allora ridotto a poco piu

125

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 131

Bultei
tanti. Dipendeva dal governatore del
Goceano che per espletare i propri
compiti si serviva di funzionari. Il rapporto tra i funzionari reali e la popolazione non fu mai tranquillo, anche per fu lentamente modificato il sistema
che
per lindividuazione del majore, che
fin` per essere scelto dal governatore.
`
Altro motivo della crescente ostilita
` del
era legato alla eccessiva gravosita
carico fiscale che rischiava di frenare
la ripresa del villaggio. Nel secolo XVII
` a crescere e
la popolazione comincio
alla fine del secolo contava quasi 500
` ; nel secolo XVIII la popolazione
unita
` ancora, entro la fine del secolo
aumento
toccava quasi i 700 abitanti, e B. comin` anche a sperimentare il Consiglio
cio
comunitativo e il Monte granatico che
contribuirono a vivacizzare la sua vita
sociale ed economica. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Nuoro. Negli
anni immediatamente successivi si colloca limportante testimonianza di Vit` temperato pur
torio Angius: Il clima e
nellinverno. Soffresi spesso della nebbia, e talvolta se ne sperimenta nocu` pure danneggiante lumidita
`
mento. E
che viene s` dal ruscello accennato,
come dalle acque che spargonsi dalla
` del paese
fonte pubblica per lestremita
` sempre salua occidente. Laria non e
` da notarsi
bre. Non altra manifattura e
che la solita delle tele e dei panni lani
per li bisogni proprii. Si lavora in circa
50 telai. La scuola normale frequentasi
da 12 fanciulli. Il censimento parrocchiale portava pel 1833 anime 785, in
famiglie 208. La media per un decennio
` i seguenti nudi nati, morti e sposati da
meri 35, 26, 8. Lordinaria meta al corso
` intorno al sessantesimo. Le
della vita e
` frequenti malattie sono le pleuripiu
tidi, le periodiche e perniciose. Larea
della possessione dei Bulterini si computa di circa 35 miglia quadrate. La
` suscettibile di varii generi di colterra e

` ordinaria della
tivazione. La quantita
` in
seminagione del grano e dellorzo e
totale di starelli 1500, che adeguando i
numeri di dieci anni, moltiplica al 6. Di
lino, canape e legumi si coltiva solo
` traquanto faccia alle famiglie. Non e
scurata la cultura di alcune erbe o
piante ortensi. Le uve sono di molte va` , e soglion dare circa 700 cariche
rieta
` di qualche
(litri 5040) di mosto. Il vino e
` , quando i grappoli giungono a
bonta
se ne brucia,
perfetta maturazione. Ne
se ne vende, anzi non bastando se ne
ne
compra da altri paesi, e si vanno piantando altre vigne. Le specie degli alberi
fruttiferi che si allevano nei poderi non
` bens` pochissimo il nusono poche; e
mero degli individui in ciascuna, da
che la loro addizione resta in qua dei
2000. Le chiudende non contengono di
questo territorio che quanto potesse ricevere cento starelli di semenza. Quelle
che appellansi tanche sono lasciate incolte a pastura del bestiame manso. Si
ha un ghiandifero esteso, cos` che forse
` uno spazio eguale al coltivato
occupera
e coltivabile. Le specie sono lecci, quercie e soveri. Gli animali che si educavano erano nella loro specie numerati
come segue: (an. 1833) pecore 4000,
porci 1000, capre 1000, vacche 500, buoi
per lagricoltura 120, cavalle 200, cavalli 50, giumenti 40. I formaggi sono as` dei
sai pregiati, solo per lottima qualita
pascoli. Se ne vende porzione ai nego`
zianti che vi passano, i quali oltrecio
tolgonsi le pelli, e quanto di lana non si
` manifatturare dalle donne del
puo
paese. Le specie selvatiche sono assai
` dei daini sono numoltiplicate, ma piu
merosi i cinghiali e le volpi. Spesso i
cacciatori usano in questi monti, i quali
quando si dilettino dei volatili ne trovano frequentissimi, e di quasi tutte le
specie, che si conoscono nellisola.
Dopo labolizione dei feudi B. nel 1848
` a far parte della divisione ammientro

126

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 132

Bultei
nistrativa di Nuoro che nel 1859 fu abolita, e subito dopo il suo territorio fu incluso nella provincia di Sassari. Nella
` dellOttocento vi si sviseconda meta
` agricole che eblupparono le attivita
bero purtroppo un brusco arresto con
la crisi di fine secolo. Il villaggio tutta` dando
via seppe superare le difficolta
` tradizionali delimpulso alle attivita
lallevamento e dellagricoltura. Nei
primi decenni del Novecento entrarono
in funzione due caseifici. Nel secondo
dopoguerra la crisi ha avuto una forte
ripresa, dopo il 1960 la sua popolazione
ha iniziato a diminuire e un buon nu` emigrato.
mero dei suoi abitanti e
& ECONOMIA La sua economia si basa
`
soprattutto sullallevamento, che puo
contare su un consistente patrimonio
zootecnico: oltre 10 000 ovini, 2000 bovini e qualche centinaio di caprini. Rinomata la produzione del formaggio pecorino fiore sardo. Lagricoltura si pratica in qualche appezzamento della vallata, ma un maggior numero di posti di
lavoro sono dati dalla forestazione e
dalla protezione antincendio del patrimonio forestale. Artigianato. In passato
vi era sviluppata la tessitura della lana
nei telai domestici e qualche modesta
` di artigianato del cuoio. Servizi.
attivita
` collegato mediante autolinee
Il paese e
agli altri centri della provincia; dista da
Sassari 77 km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale, sportello
bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1238 unita
di cui stranieri 11; maschi 601; femmine
637; famiglie 483. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 21 e nati
6; cancellati dallanagrafe 19; nuovi
iscritti 7. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 14 935, in migliaia di lire; versamenti ICI 565;

aziende agricole 265; imprese commerciali 70; esercizi pubblici 14; esercizi al
dettaglio 33. Tra gli indicatori sociali:
occupati 356; disoccupati 36; inoccupati 76; laureati 31; diplomati 135; con
licenza media 322; con licenza elementare 571; analfabeti 29; automezzi circolanti 608; abbonamenti TV 384.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ricco di nuraghi (Badu e
territorio e
` , Bortilacca,
Mela, Battile, Boniro
Curzu, Fraschiosu, Giuanna Onida,
Giuanni Antoni Etzu, Mandra Ingannu,
Nurchidda, Pedru Adde, Su Nuraghe,
Tilariga) e conta anche una Tomba di
giganti, in regione Pedras Ladas. Il sito
` interessante e
` il
archeologicamente piu
`riga, situato a 1000 m sul
nuraghe di Tila
livello del mare in mezzo ai boschi; si
tratta di un nuraghe trilobato perfettamente conservato; dalla porta si accede
attraverso un lungo andito alla camera
centrale sormontata dalla tipica volta a
tholos.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
` disposto ad
E AMBIENTALE Il paese e
anfiteatro sul versante della montagna
e ha conservato il tessuto urbanistico
originario con strade strette di grande
suggestione sulle quali si affacciano
grandi case in pietra tipiche del Go` rappresentativo e
`
ceano. Ledificio piu
la chiesa di Santa Margherita, parrocchiale costruita nel 1590 in forme gotico-catalane. Nel corso dei secoli suc` progressivamente rovicessivi ando
` stata ricostruita totalnando; nel 1980 e
mente; custodisce una bella statua lignea del Settecento. Altra chiesa che
` quella di San Sebasorge nellabitato e
stiano: costruita nel secolo XVII in
forme tardogotiche, ha limpianto a
una navata e la copertura con volte a
botte. Allesterno, sul muro perimetrale
di sinistra, un bassorilievo molto antico
raffigura San Sebastiano. Nella foresta
` invece la chiesa
a 1000 m di quota e

127

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 133

Bulterine
della Madonna dellAltura, costruita
nel secolo XVIII in forme baroccheggianti e presto rovinata. Nella seconda
` del secolo XIX era quasi complemeta
` stata totalmente
tamente diroccata; e
ricostruita nel 1970; nelle vicinanze si
scorgono resti di murature probabilmente nuragiche. Dal punto di vista ambientale e naturalistico sono da ricor` di Su Labiolaiu, dove si
dare la localita
trova la Fons Salutis legata a molte leg` tegende e famosa per le sue proprieta
` avanti la localita
` di Fiorapeutiche, piu
` stata
rentini, dove a 1000 m di quota e
ricostruita la cappella di Nostra Si` possibile
gnora dellAltura, e da dove e
ammirare un magnifico panorama; in` di Tilariga
fine la spettacolare localita
in un suggestivo ambiente caratterizzato dalla foresta.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le
grandi feste religiose conservano in
parte il patrimonio di usanze del villaggio e sono ancora disposte in modo che
le loro ricorrenze scandiscano i tempi
`
dellannata agricola e pastorale. La piu
` senza dubbio quella in
importante e
onore della Madonna dellAltura che si
svolge il 22 agosto presso la chiesa omo` Cresiedda; dura tre
nima in localita
giorni e prevede momenti religiosi alternati a manifestazioni di danza e
canto tradizionali.

Bulterine Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato
di Torres, compreso nella curatoria del
Goceano. Sorgeva non lontano da
Anela. Dopo lestinzione della famiglia
giudicale di Torres, fu lungamente conteso tra i Doria e gli Arborea; dopo il
` che questi ultimi avessero
1290 sembro
la meglio, ma nel 1297 i Doria, sfruttando abilmente il bisogno che Giacomo
II dAragona aveva di alleati da coinvolgere nella conquista della Sardegna
che andava progettando, se ne fecero
riconoscere il possesso e ne ottennero

linvestitura. Ma dopo larrivo degli


Aragonesi, quando nel 1325 i Doria si
ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle truppe del giudice dArborea, allora alleato del re dAragona,
conquistato e formalmente annesso al
Regnum Sardiniae. Il suo possesso, con
tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice dArborea e nel
1339 il re dAragona concesse a Mariano
IV il titolo di conte del Goceano. Nei de` a rimanere in
cenni successivi continuo
possesso del giudice, ma nel 1348 soffr`
per lepidemia di peste e, scoppiate le
guerre tra Aragona e Arborea, fu investito dalle operazioni militari. In pochi
anni i suoi abitanti si sarebbero trasferiti fondando Bultei.

Bulzi Chiesa di San Pietro delle Immagini.

Bulzi Comune della provincia di Sassari, incluso nel Comprensorio n. 2, con


621 abitanti (al 2004), posto a 201 m sul
livello del mare, collocato in una piccola valle al centro dei modesti rilievi
calcarei dellAnglona orientale. Regione storica: Anglona. Diocesi di Tempio-Ampurias.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 21,63 km2: ha forma grosso
modo circolare e confina a nord con Sedini e Valledoria, a est ancora con Valledoria, a sud con Perfugas e Laerru, a
ovest ancora con Sedini. Si tratta di regione di colline arrotondate che raramente superano i 300 m di altezza, inter-

128

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 134

Bulzi
calate da piccole valli e tratti di pianura. Vi si trovano trachiti e conglomerati silicei, ma predomina il terreno argilloso e calcareo, adatto, come nei
paesi dei dintorni, per la cerealicoltura, che ha qui unantichissima tradizione. Si contano alcune sorgenti ma i
corsi dacqua sono di scarsa consistenza. Anche nei dintorni di B. si trovano tracce della foresta pietrificata
` presente a PerfudellAnglona (ben piu
gas e Martis): fenomeno dovuto in epoca
antica alla formazione di un lago dalle
acque ricche di silice, composto che
` il legno dei tronchi rimasti
pietrifico
` attraversato dalla
sommersi. Il paese e
statale 124 che congiunge, passando anche per la vicina Sedini, Castelsardo
con Laerru; si tratta di un percorso tortuoso e piuttosto antiquato e per questo
` mosi sta studiando un tracciato piu
derno che possa aiutare questi paesi a
uscire dallisolamento, e soprattutto a
collegarsi meglio con i flussi turistici
che interessano la fascia costiera nel
periodo estivo.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale, apparteneva al giudicato
di Torres ed era incluso nella curatoria
dellAnglona; sorse nel secolo XI in
` di un monastero benedetprossimita
tino annesso alla chiesa di San Pietro.
A partire dal secolo XII venne in possesso dei Doria, in seguito a uno dei matrimoni che fecero con principesse
della famiglia giudicale di Torres.
Dopo lestinzione della dinastia, essi inclusero B. nel piccolo stato feudale che
avevano formato riunendo tutti i territori in loro possesso. I Doria seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti del villaggio, che mantennero i
loro privilegi e la loro autonomia e vissero sostanzialmente in pace fino alla
conquista aragonese. Nel 1323, i Doria
si dichiararono vassalli del re dAra` a far parte del Regnum
gona e B. entro

` nel 1325 i Doria


Sardiniae. Quando pero
si ribellarono, il villaggio divenne teatro della guerra e nel 1330 fu occupato
dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona, e devastato. Pur
avendo sub`to notevoli danni, il paese
` a sopravvivere, rimanendo
continuo
sempre nelle mani dei Doria. Negli
anni seguenti Pietro IV, per liberarsi
` di
della loro irrequieta presenza, tento
acquistare il piccolo stato ma non vi riusc`, ed essi nel 1347 si ribellarono nuovamente. Il villaggio sub` altri danni e
poco dopo fu invaso dalle truppe di Giovanni dArborea, fedele alleato del re.
Ma di l` a poco lo sfortunato principe fu
fatto arrestare dal fratello, il giudice
` ai DoMariano, e cos` B. nel 1350 torno
`
ria. La tribolazioni del villaggio pero
non ebbero fine: scoppiata la seconda
guerra tra Mariano IV e Pietro IV, nel
1366 fu occupato dalle truppe del giudice. Successivamente il territorio con` a essere teatro della guerra fino
tinuo
alla battaglia di Sanluri. Caduto il giudicato dArborea, i Doria tentarono di
conservarne il possesso ma nel 1412 furono sconfitti dal visconte di Narbona
che si impadron` del territorio; lo tenne
` formalfino al 1420, anno in cui B. entro
mente a far parte del Regnum Sardiniae. Nel 1421 il villaggio fu incluso nel
grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Il rapporto con i nuovi signori
non fu dei migliori: i suoi abitanti nel
esasperati
1458 si ribellarono perche
dal peso dei tributi, ma non riuscirono
a modificare la loro situazione. Nella
` del secolo i Centelles inseconda meta
clusero B. nellincontrada dellAnglona
e il villaggio fu affidato allamministrazione di un regidor che risiedeva a Nulvi
ed era coadiuvato da una burocrazia di
funzionari baronali che fecero assumere al piccolo territorio i caratteri di
uno stato. I Centelles si estinsero nel
1569 e, dopo una lite ereditaria che

129

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 135

Bulzi
` fino al 1591, B. passo
` ai Borgia; neduro
gli anni nei quali si era svolta la lite il
feudo era stato sequestrato e il villaggio
amministrato da funzionari reali. Con i
`
Borgia le condizioni della comunita
non mutarono e, anzi, nel corso del Sei` un aumento del potere
cento si verifico
` a controllare
del feudatario che arrivo
direttamente lelezione del majore,
esautorando completamente la comu` ; per lamministrazione si appognita
giava ai rappresentanti di alcune famiglie di notabili locali che gestirono il
potere in modo sostanzialmente clien` era stato possibile
telare e ingiusto. Cio
, nel corso del secolo, per lesaperche
zione dei tributi feudali erano state
create le liste feudali dei contribuenti, calcolate in base al loro reddito.
La gestione di queste liste comportava
quindi non solo la determinazione del
carico fiscale per ciascuno ma anche
lindividuazione delle categorie degli
esenti. In genere gli esenti erano proprio i notabili locali, che finirono per
formare delle elite vassallatiche legate
al feudatario; quando i Borgia si estinsero nel 1740, il villaggio contava 350
abitanti, i quali avvertivano un profondo bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo una lunga serie di
vicende ereditarie, nel 1767 il villaggio
fu incluso nel principato dellAnglona
` a Maria Giuseppa Pimentel
che tocco
erede dei Borgia e moglie di Pietro Tellez Giron. B., come molti altri villaggi
dellAnglona, non ebbe un rapporto facile con i nuovi feudatari, che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a
funzionari senza scrupoli, cos` tra il
` apertamente di
1774 e il 1785 si rifiuto
pagare i tributi e nel 1795 prese parte ai
moti antifeudali. Nel 1821 il villaggio fu
incluso nella provincia di Sassari; il suo
tempestoso rapporto con i feudatari si
chiuse nel 1843, quando il feudo fu riscattato; da questo momento in poi il

paese fu amministrativamente legato a


Sassari. Di B. in questo periodo abbiamo la puntuale e documentata testi` situato
monianza di Vittorio Angius: E
` del monte, e consta di case 160. Le
appie
strade sono irregolari e spesso fangose,
e si hanno a vedere a tutte le parti onde
` temsi esce dei grossi letamai. Il clima e
` impedita per
perato. La ventilazione e
`
quasi un quadrante dorizzonte. Non e
innocua. Laria e
` malrara la nebbia ne
sana. Pochissimi esercitano qualche
arte, non contandosi che alcuni muratori, e ferrari. Le donne lavorano in
circa 50 telai. Alla scuola normale non
` accorrono, che 15 fanciulli. Il censipiu
mento parrocchiale del 1833 riferiva
anime 590 in famiglie 150. Nascono ordinariamente 20, muojono 12, e si celebrano quattro matrimoni. Vivesi frugalmente, e si usa molto di erbe e legumi.
Vi dominano di preferenza le gastriti, le
febbri periodiche, le ostruzioni viscerali, e le idropi. Lestensione territo` maggiore di 6 miriale dei Bulzesi non e
` in gran parte sabbioso,
glia quadrate. E
` molte regioni sono fere paludoso, pero
tilissime, onde vi predomina la cultura
delle biade. Si semina ordinariamente
starelli di grano 750, dorzo 250, di lino
` si lucra il
50. Quando sia molta fertilita
decuplo del seminato. Le vigne tra
grandi e piccole sono 60. Quando le uve
maturano, il vino riesce di pregio. In
anni ubertosi si ottiene di mosto litri
circa 15,000. Gli alberi fruttiferi in complessione non superano il migliajo. Le
specie sono peri, fichi, pomi, e in maggior numero i mandorli. Dal lentisco
` va intorno a
traesi lolio, e la quantita
1500 litri. Mancasi di ghiandifero, e appena in tutto il territorio si potranno annoverare 200 quercie. Mancasi pure di
legna pel fuoco, e conviene che vadasi a
tagliar nel Sassu. Le chiudende non
` di 40, e la superficie compresa
sono piu
forse non riceverebbe 400 starelli di se-

130

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 136

Bulzi
menza. Allevano i bulzesi vacche 200,
buoi da lavoro 140, capre 150, pecore
600, porci 40, cavalle rudi 70, cavalli
mansi 50, giumenti 50. I cacciatori ricercherebbero invano in questo territorio
alcuna selvaggina grossa, vi troverebbero invece volpi, lepri e martore, e in
gran copia pernici, colombi, quaglie,
merli, tordi, anitre, ecc.. Nella se` dellOttocento leconomia
conda meta
` svilupparsi e la popoladi B. sembro
`
zione crebbe; alla fine del secolo pero
la semidistruzione dei vigneti a causa
della fillossera e la crisi economica che
fu conseguenza della guerra doganale con la Francia compromisero gra` supevemente il paese. La crisi sembro
rata nel Novecento ma nel secondo dopoguerra anche B. fu progressivamente
abbandonato dalla popolazione che
emigrava alla ricerca di condizioni di
vita migliori.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sullagricoltura, che conta un centinaio
di aziende impegnate a coltivare oltre
1200 ha. Si coltivano, continuando lantica tradizione che faceva anche dellAnglona un granaio di Roma, i cereali;
` venuta accrein questi ultimi anni si e
scendo la superficie coltivata a vite. Artigianato. In passato le donne pratica` di tessivano una modestissima attivita
tura i cui prodotti erano destinati esclusivamente a uso domestico. Servizi. Il
` collegato mediante autolinee
paese e
agli altri centri della provincia; dista
da Sassari 50 km. Dispone di medico,
scuola dellobbligo, sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 646 unita
di cui stranieri 2; maschi 327; femmine
319; famiglie 224. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione
della popolazione, con morti per anno
5 e nati 1; cancellati dallanagrafe 1;
nuovi iscritti 7. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 284

in migliaia di lire; versamenti ICI 269;


aziende agricole 103; imprese commerciali 30; esercizi pubblici 4; esercizi al
dettaglio 18; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 159; disoccupati
29; inoccupati 61; laureati 7; diplomati
67; con licenza media 193; con licenza
elementare 222; analfabeti 42; automezzi circolanti 245; abbonamenti TV
182.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` ricco di nuraghi (Bacca de Aratorio e
dos, Benosa, Bonaggiunta, Bonora, Bulzesu, Conte, Crabiles, Cultu, Figone, Fughiles, Malosa, Muros, Rodas, San Nicola, Sarula, Sas Ladas) e annovera la
Tomba di giganti di San Pietro. Di tutti
` interessante e
` il nuraghe Rodas
il piu
che si trova presso il rio Silanis a poca
distanza dalla chiesa di San Pietro; al
suo interno ha una singolare camera a
tholos con la pianta quadrata.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Labitato, disposto ad anfiteatro
in una conca, ha mantenuto il suo assetto tradizionale con strade strette e
tortuose sulle quali si affacciano le tipiche case unicellulari in pietra. Ledifi` la chiesa di San
cio di maggior pregio e
Sebastiano, parrocchiale costruita
` del secolo XVIII in
nella prima meta
forme definibili neoromaniche: per la
facciata furono usati materiali di riporto ricavati dal monastero di San Pietro delle Immagini; nel Novecento il
` stato modificato. Al suo insuo assetto e
terno sono custoditi alcuni arredi, alcuni altari laterali e il gruppo ligneo
della Deposizione, provenienti da San
Pietro delle Immagini. Il complesso
delle statue fu realizzato in legno di on` formato da 5
tano nel secolo XIII ed e
statue policrome a grandezza naturale.
Ma i monumenti di maggiore pregio sorgono nelle immediate vicinanze dellabitato. Tra questi la chiesa di San Nicola
di Concatile, situata a breve distanza

131

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 137

Bunnari
dallabitato, nella valle del rio Silanis;
fu costruita dai Benedettini nel secolo
XII in forme romaniche e modificata
nel secolo XVI. Di dimensioni modeste,
ha una sola navata; la facciata, sulla
` abquale si apre un piccolo portale, e
bellita da un timpano su pedicoli fitomorfi. Custodiva una statua lignea del
santo risalente al secolo XVI. Il secondo
monumento sorge in una suggestiva val`
letta, posta oltre il rio Silanis in localita
` conosciuto come chiesa
Simbranis, ed e
di San Pietro delle Immagini. Costruito
` del secolo XI e modinella prima meta
`
ficato nel corso del XIII, ledificio, che e
` importante del terriconsiderato il piu
` a croce latina in forme romanitorio, e
che col tetto in legno e la facciata a due
colori ottenuti alternando la pietra calcarea a quella basaltica. Prende il
nome da un bassorilievo romanico che
raffigura un abate mitrato e due monaci, posto sulla facciata (le immagini). Altro sito interessante per la sto` il colle su cui sorgeva
ria del villaggio e
un castello; si trova a pochi chilometri
dallabitato, lungo la strada per Laerru.
Costruito agli inizi del secolo XII dai
` del monte
Malaspina sulla sommita
Malu a difesa dellabitato, dopo lestinzione della famiglia dei giudici di Tor` sotto il controllo dei Doria che
res passo
in seguito, al tempo della conquista aragonese, ne fecero uno dei perni della
loro resistenza. Dopo la battaglia di
Sanluri, in data non precisabile, fu distrutto, attualmente ne sono visibili pochi ruderi.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Un
tempo la festa di maggior richiamo si
svolgeva il 15 agosto presso la chiesa di
San Pietro delle Immagini in onore
della Vergine Assunta. Era un evento
solenne alla cui organizzazione concorrevano anche le confraternite di Laerru
e di Martis e attirava un grandissimo
numero di persone da tutto il circonda-

rio. Il momento culminante era la corsa:


` rdia, gara rituale attorno
una sorta di a
alla chiesa. Attualmente si festeggia
San Sebastiano il 20 gennaio con un
` di fronte alla chiesa parrocgrande falo
chiale.

Bunnari Il laghetto di Bunnari, primo


serbatoio dellacquedotto ottocentesco di
Sassari, e` al centro di un bel parco verde.

Bunnari Localita` tra Sassari e Osilo.


Nella vallata, tra il 1874 e il 1879, mediante lerezione di una diga alta 26 m,
fu creato un lago artificiale della capa` di 500 000 m3 dacqua destinato ad
cita
alimentare Sassari, che fino a quel momento non disponeva di una rete idrica:
lapprovvigionamento era tutto affidato
agli acquaioli che distribuivano casa
per casa lacqua prelevata alla fonte di
` , a monte
Rosello. Nella stessa localita
del primo lago, nel 1932 fu costruita
`
una seconda diga, con la quale si formo
` di 1 200 000 m3, e
un lago della capacita
cos` fu costituito un vero e proprio sistema per lalimentazione idrica della
` . I due laghetti sono oggi invicina citta
seriti in un rigoglioso ambiente verde
ricco di una foresta di roverelle, che ha
dato vita a un bel parco, meta abbastanza frequentata di picnic.

Buonajuto, Marisa Studiosa di problemi delleducazione (n. Sassari 1932).


Allanagrafe Maria Angela Luisa. Dopo
avere conseguito la laurea in Filosofia
` di Roma discutendo con
allUniversita

132

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 138

Bupleuro
`
Ugo Spirito una tesi su G. Gentile, si e
dedicata allinsegnamento nel Liceo
Azuni di Sassari. Qui, con alcuni
alunni, ha condotto una inchiesta sociologica, usufruendo dei suggerimenti
metodologici di Marcello Lelli e Arturo
Parisi: nel 1976 i risultati sono stati pubblicati nel volume Un Liceo di provincia
(con Susy Lella, Vannalisa Manca, Valentino Manconi, Mariella Sale), in cui
ha scritto il saggio finale, Riflessioni su
unesperienza di gruppo. Nel 1977 ha
dato vita con Antonio Delogu alla rivista
Quaderni sardi di filosofia e scienze
umane, in cui ha pubblicato il saggio
Fondamenti politici di una teoria della
valutazione scolastica. Dal 1977 ha diretto il servizio di Sperimentazione e
Orientamento del Provveditorato agli
Studi. Ha rappresentato lo stesso Provveditorato nei gruppi di studio di tre di` di
versi progetti educativi (Universita
` di Porto, UniManchester, Universita
` di Valencia) sponsorizzati dalla
versita
CEE e dallUnione Europea.

provvide a redigere il testo di una costituzione per Carloforte e ad avviare gli


atti di governo; lesperienza del piccolo
stato, nonostante il fallimento della
` ancora alspedizione su Cagliari, duro
cuni mesi. Le due isole infatti furono
liberate solo nel maggio del 1793 da
truppe sbarcate dalla flotta spagnola
che fecero sparire la piccola repubblica. B. divenne allora cittadino fran` a propugnare le sue
cese e continuo
idee egualitarie e rivoluzionarie, alle
quali aveva aderito dapprima con la
congiura degli Eguali diretta da Babeuf
e, dopo la caduta di Napoleone, nella
Carboneria. Negli ultimi anni aveva ripreso la sua azione verso lItalia, dove
` segrete, in
aveva creato diverse societa
polemica con Mazzini.

Buonarroti, Filippo Rivoluzionario


(Pisa 1761-Parigi 1837). Appartenente
alla stessa famiglia di Michelangelo, di
profonda cultura illuministica, scoppiata la Rivoluzione francese ader` entusiasticamente alle sue idee, facendosene promulgatore in diverse pubblicazioni. Costretto a lasciare la Toscana, si
` in Corsica, dove collaboro
` al
rifugio
Giornale Patriottico di Corsica e si
` di diffece sostenitore della necessita
fondere le idee della Rivoluzione in
Sardegna. Nel 1792 prese parte alla spedizione del Truguet, e quando le navi
della flotta francese si presentarono
lungo le coste della Sardegna meridio` a Carnale, nel gennaio del 1793 sbarco
loforte. Portata a termine loccupazione
delle isole di San Pietro e di SantAntioco, contribu` a fondarvi una repubblica cui diede il nome di Repubblica
` . Subito dopo
dellIsola della Liberta

Filippo Buonarroti Il rivoluzionario toscano


` sulle isole di San Pietro e SantAntioco
fondo
`.
la Repubblica dellIsola della Liberta

Buonavoglia = Dolia
Bupleuro Genere di piante spontanee
della famiglia delle Mirtacee. In Sardegna cresce il b. cespuglioso (Bupleurum
fruticosum L.), arbusto sempreverde

133

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 139

Buragna
` raggiungere i 2 m di altezza. Ha
che puo
foglie coriacee, larghe, di un bel verde
lucido; le infiorescenze, ombrelle allapice dei rami, sono formate da numerosi e piccoli fiori giallo scuro, che fioriscono dalla primavera alla fine dellestate. Preferisce i substrati calcarei,
rocciosi e sassosi di alta collina, ai margini dei boschi. Cresce, quasi endemico,
in Sardegna e in Corsica, con rarissime
presenze in Liguria, Puglia e Sicilia.
Contiene un olio aromatico usato come
antireumatico. Nomi sardi: laru krabnu (Sarcidano); lau crapnu (logudorese); linna niedda (nuorese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Buragna, Carlo Poeta (Cagliari 1632Napoli 1679). Figlio di Giovanni Battista, dopo aver iniziato i suoi studi a Cagliari li dovette abbandonare quando il
padre nel 1645 fu costretto a fuggire
dalla Sardegna. In seguito lo raggiunse
nel Regno di Napoli e visse con lui a
`i
Catanzaro e a Cosenza, dove completo
suoi studi, interessandosi soprattutto di
filosofia e di matematica ma dedicandosi anche alla poesia. Tornato a Napoli nel 1667, si inser` negli ambienti
` e fu ammesso alculturali della citta
lAccademia degli Investigati. Nel 1670
` al servizio del principe Carafa,
entro
ma nel 1673 il suo amico e protettore
Scattini cadde in disgrazia. Per soprav` allinsegnamento. Lavivere si dedico
` molti manoscritti di argomento fiscio
losofico, andati quasi tutti perduti. La
raccolta dei suoi versi fu pubblicata postuma a Napoli, Poesie con la vita del
medesimo scritta da Carlo Susanna,
1683.

Buragna, Giovanni Battista Giurista


(Alghero, fine sec. XVI-Napoli 1670).
` i suoi studi a Cagliari, dove si
Completo
` . Per la sua preparastabil` e si sposo
` grande considerazione si guadagno
zione, tanto che dopo aver esercitato
con grande successo la professione di

avvocato, fu chiamato a insegnare allU`. Negli stessi anni fu anche noniversita


` di Caminato consigliere della citta
`,
gliari; al culmine del successo, pero
nel 1645 fu accusato di calunnia e malversazione e dovette lasciare la Sarde Mongna per sfuggire alle ire del vicere
talto. In un primo momento si stabil` a
Roma e successivamente nel Regno di
Napoli, dove grazie alle sue conoscenze
` nella carriera giudiziaria; fu
entro
mandato a svolgere il suo ufficio in Ca` si procuro
` altri guai e
labria, dove pero
fu arrestato. Riconosciuto innocente, fu
nominato giudice a Otranto. Nel 1667 si
stabil` a Napoli dedicandosi allinsegnamento del diritto. Delle sue opere
si ricordano alcune composizioni ispirate alla cultura spagnola del Siglo de
Oro: Batalla peregrina entre amor y fidelidad en la reducion de Naples, 1651; Ramillete espiritual, 1662; El ministro acrizolado, 1667.

Burcei Comune della provincia di Ca`


gliari, compreso nella XXIV Comunita
montana, con 2978 abitanti (al 2004), po` il piu
`
sto a 648 m sul livello del mare (e
elevato della provincia), collocato sul
pendio del colle Sa Serra, contrafforte
del monte Serpedd`, che con la punta
maggiore culmina oltre i 1000 m in agro
di Sinnai. Regione storica: Campidano
di Cagliari. Archidiocesi di Cagliari.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 94,97 km2: ha forma grosso
modo ovale allungata da settentrione a
meridione e confina a nord con Villasalto, a ovest con San Vito, a sud e a
ovest con Sinnai. Si tratta di una regione tutta di colline che hanno lal` di
tezza media intorno ai 550 m, ma piu
una punta va oltre i 700: Bruncu Bentosu, Monte Idda, Rocca Arricelli ecc.
Di natura prevalentemente granitica,
presenta un suolo povero, coperto dalla
macchia mediterranea e solo in parte
` utilizzato quindi
da tratti di bosco. E

134

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 140

Burcei
per lallevamento e solo nelle valli per
lagricoltura, mentre alcuni tratti sono
stati interessati negli ultimi anni da
nuova forestazione. I corsi dacqua che
scorrono nelle valli si gettano tutti nel
rio Picocca, che va a sfociare sulla costa
orientale. Il paese, che si trova in posizione isolata, si collega alla 125 Orientale sarda con una traversa di 7 km che
non trova poi altro sbocco, se non in alcune strade di penetrazione agraria,
una delle quali raggiunge la vetta del
Serpedd`, utilizzata per i ripetitori telefonici e radiotelevisivi.

Burcei Nella campagna del paese svetta


lantenna RAI di punta Serpedd`, una delle
` importanti della Sardegna.
piu
& STORIA Il villaggio sorse dopo il 1647,
vicino alla sorgente detta Mitza de Su
Salixi, in un territorio che il marchese
` dal suo feudo e vendi Quirra stacco
dette al mercante cagliaritano Benedetto Nater. A stabilirvisi fu una comu` di pastori provenienti dalla Barbanita
gia che, attirati dalla bellezza dei luoghi
` e relativa vicie dalla loro tranquillita
nanza ai pascoli del Campidano, vi si
stanziarono dedicandosi allallevamento. Alcuni anni dopo il Nater ven-

` fudette il territorio ai Martin che pero


rono costretti nel 1718, dopo un lungo
processo, a renderlo ai Borgia eredi
` a far parte
dei Centelles; cos` B. torno
del feudo di Quirra. La successione dei
` che,
Borgia fu contestata dai Catala
dopo una lunga lite, riuscirono a ve`
nirne in possesso nel 1746; dai Catala
` poi agli Osorio. Il villaggio nel
passo
1821 fu incluso nella provincia di Cagliari e nel 1840 riscattato agli ultimi
feudatari. Si collocano in questo periodo le puntuali notizie incluse da Vittorio Angius nel noto Dizionario di Goffredo Casalis: Le case sono 165, le
strade poco regolari. Vi abitano famiglie (anno 1833) 155, che danno anime
735. Si celebrano annualmente dieci o
dodici matrimoni, nascono 25, muojono
10. Alcuni prolungano la vita ai 90, e 100,
molti ai 70. Le ordinarie malattie mor
tali sono le pleurisie. Avvegnache
spesso nellinverno la temperatura sia
` bassa che nella gran valle (il Campipiu
` tenersi per una
dano), tuttavia non puo
pure in tal stagione.
regione fredda, ne
Quando dominano i levanti cadono copiose pioggie, in notti serene resta
umettata la terra da molta rugiada, e se
sia dinverno formasi il ghiaccio. Le
nevi sono allora frequenti, e dogni
tempo le nebbie, ma senza alcun nocumento. La grandine ed i fulmini sono
flagelli assai temuti, per cui spesso si
piange. Mancano affatto le arti, e lu` quella dei panni runica manifattura e
vidi di lana, di cui si fa qualche smercio
tra i Campidanesi. Essendo i terreni in
`
massima parte sabbiosi convengono piu
`
allorzo che al grano, e quello infatti e
solito rendere il 12, questo il 6. Il totale
` ascendere a stadella seminagione puo
` poco curata la coltura del
relli 900. E
granone, legumi e lino. Le viti vi prosperano, se non che sopraggiungendo la
`
stagione fredda prima della maturita
perfetta delle uve, il vino riesce leg-

135

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 141

Burcei
giero, e facilmente inacidisce. Consumasi tutto nel paese. Gli alberi fruttiferi
sommeranno a 3000 individui. Le specie sono peri, fichi, pomi, ciriegi di al` . I castagni ed i noci vi allicune varieta
` non pergnano mirabilmente, e cio
suade ad accrescerne la piantagione.
Sonosi formate alcune chiudende per
seminarvi, ed in anni di riposo a tenervi
il bestiame a pastura. Alcune piccole
selve ghiandifere sono in varie regioni,
le quali riunite non coprirebbero un mi`
glio quadrato. Il bestiame che allevasi e
nelle rispettive specie dei numeri seguenti (anno 1833). Buoi per lagricoltura 170, vacche manse 12, cavalli 30,
giumenti 45, capre 2000, pecore 1000,
porci 200. I formaggi vendonsi nella capitale con molta riputazione. La monta` popolata di mufloni, cervi, e cingna e
ghiali, oltre le comuni specie delle volpi
e lepri. I pastori cussorgiali [che restano
in una determinata regione] soli fanno
la caccia. Potrebbesi insidiare con gran
fortuna ai merli, tordi e colombi selvatici, dei quali sono stormi immensi. La
` da tempo prosperava autonocomunita
mamente, cominciarono a esservi sfruttate le miniere dargento e di fluorite
attualmente abbandonate, a esservi sviluppata la coltura delle ciliegie. Labitato si accrebbe dei caratteristici edifici a due piani e nel 1886 della bella
parrocchiale costruita su progetto del
Cima. Nei primi decenni del Novecento
le speranze di uno sviluppo minerario
del territorio tramontarono: dapprima
cessarono di produrre le piccole miniere dargento impiantate nelle valli
in direzione di Villasalto, successivamente quelle di fluorite poste nella
zona di Campuomu.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
`
ancora oggi sullallevamento, che puo
contare su un discreto patrimonio zootecnico, costituito, nellordine, da capre, pecore, bovini e maiali, anche que-

sti allevati come gli altri allo stato


brado. Lagricoltura si pratica soltanto
nelle parti vallive; la coltivazione della
` che altro alla provvista
vite serve piu
domestica, ma alcuni viticoltori conferiscono alla Cantina sociale di Quartu
` comunque rinoSantElena. Il paese e
mato soprattutto per la produzione
` : magdelle ciliegie di diverse qualita
gese, niedda, barracocca, carrofali ecc.
Qualche anno fa la produzione ha sub`to una contrazione a causa di una ma` in ripresa.
lattie delle piante, ma ora e
Numerosi i burceresi che lavorano nel
campo della forestazione e della prevenzione degli incendi boschivi. Negli
ultimi decenni vi si sono sviluppate an` commerciali e nel
che alcune attivita
paese opera un ristorante. Del tutto
` invece lattivita
` mineraria
chiusa e
che, con la scoperta di un filone argentifero, aveva avuto seguito per alcuni
decenni. Artigianato. In passato vi era
sviluppato un modesto artigianato dellorbace che veniva commerciato con
gli abitanti dei paesi del Campidano.
Oggi si contano alcune falegnamerie
che producono anche per altri centri
` collegato
della zona. Servizi. Il paese e
mediante autolinee agli altri centri
della provincia, dista da Cagliari 39
km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dellobbligo e
sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 2998 unita
di cui stranieri 2; maschi 1526; femmine
1472; famiglie 997. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione
della popolazione, con morti per anno
26 e nati 33; cancellati dallanagrafe 32;
nuovi iscritti 13. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
12 480 in migliaia di lire; versamenti
ICI 765; aziende agricole 309; imprese
commerciali 144; esercizi pubblici 9;
esercizi al dettaglio 53; ambulanti 12.

136

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 142

Burgos
Tra gli indicatori sociali: occupati 688;
disoccupati 183; inoccupati 218; laureati 5; diplomati 94; con licenza media
1000; con licenza elementare 817; analfabeti 258; automezzi circolanti 922; abbonamenti TV 696.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel
suo territorio si trovano alcuni nuraghi
(Nanni Cocco, Sa Serra de Antoni Si, Su
Nuraxi) e nella campagna ai confini con
`
Sinnai rimangono tracce delle attivita
minerarie del secolo XIX.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico
` quello caratteristico dei
del paese e
` posto su un cricentri di montagna: e
nale e si sviluppa con strade strette e
tortuose sulle quali si affacciano case
` piani posti talvolta a
in pietra a piu
quote sfalsate. Ledificio di maggior
` la chiesa di Santa Maria di
pregio e
Monserrato, parrocchiale costruita nel
secolo XVIII e radicalmente modificata
tra il 1880 e il 1902. La chiesa, che fu
trasformata su un progetto del Cima,
ha pianta ottagonale e la facciata in
` riccastile neoclassico; allinterno e
mente decorata con marmi e conserva
alcune belle statue. Situato nel comprensorio dei Sette Fratelli, che si leva
` particolarmente
oltre la statale 125, B. e
` sugricco di bellezze naturali; tra le piu
` la punta di Serpedd` che sovragestive e
sta il paese, dalla quale si gode un panorama magnifico, con la vista che spazia
sulle alture circostanti e arriva sino alla
pianura campidanese e al mare del
golfo di Cagliari.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
memoria delle antiche tradizioni del
` conservata nella festa della
villaggio e
Madonna di Monserrato che si svolge l8
settembre, richiama gran numero di visitatori e culmina nei fuochi dartificio.

Burgos Comune della provincia di Sas` monsari, compreso nella VII Comunita
tana, con 1024 abitanti (al 2004), posto a

561 m sul livello del mare sul versante


orientale della catena del Goceano che
si affaccia sulla media valle del Tirso.
Regione storica: Campidano di Cagliari. Diocesi di Ozieri.

Burgos Labitato del piccolo centro del


Goceano e` dominato dal castello in cui visse
i suoi ultimi giorni la giudicessa Adelasia
di Torres.

TERRITORIO Il territorio comunale si


estende per 18,25 km2: ha la forma di
una sottile striscia allungata da sud-est
a nord-ovest e confina a nord con Bono
e Bottidda, a est e a sud ancora con Bottidda, a ovest con Esporlatu e Illorai.
Anche se meno estesa in lunghezza rispetto a quelle dei maggiori comuni vi`
cini, questa area di pertinenza si puo
dividere come quelle in tre parti: una
che rientra nella vallata del Tirso intorno ai 200 di quota, una che fa parte
del versante della catena e una che si
stende nel culmine della stessa catena,
che in questa parte forma laltipiano di
Pranu Mannu con alcune cime anche
` nel
oltre i 1000 m. La natura del suolo e
primo tratto alluvionale, negli altri
parte granitica e parte basaltica. Alcuni
piccoli corsi dacqua scendono a get` interno rispetto agli
tarsi nel Tirso. Piu
` collegato alla
altri della zona, il paese e
tortuosa statale 128 bis da una strada
secondaria che si dirama poi per la frazione di Foresta Burgos e, con un altro
braccio, per Bolotana e la superstrada
Sassari-Cagliari.
&

137

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 143

Burgos
` di origine meSTORIA Il villaggio e
`
dioevale, probabilmente si sviluppo
dopo il 1129, negli stessi anni nei quali
Gonario di Torres faceva costruire in
cima a un colle il castello. Protetto dalla
fortezza, labitato, che allora si chia` gradualmava Goceano, si sviluppo
mente e fu testimone delle lotte tra Arborea e Torres per il controllo del territorio. Estinta la famiglia dei giudici di
Torres fu conteso tra i Doria e gli Arbo` che questi ulrea. Dopo il 1290, sembro
timi avessero la meglio, ma nel 1297 i
Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II dAragona aveva di alleati da
coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Gli
Arborea fecero buon viso a cattivo
gioco; alleatisi a loro volta con gli Aragonesi, negli anni che precedettero la
conquista mostrarono di accettare la
nuova situazione; ma quando, nel 1325,
i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle loro truppe,
conquistato e formalmente annesso al
Regno di Sardegna. Il suo possesso, con
quello di tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice dArborea e nel 1339 il re dAragona concesse
al futuro Mariano IV il titolo di conte del
Goceano. Cos` il villaggio fu compreso
nella contea del Goceano. Nello stesso
anno, grazie al giudice, il territorio
adiacente fu testimone di un evento decisivo per la storia della Sardegna: il sovrano con una carta di franchigia asse` a 25 famiglie di contadini provegno
nienti in gran parte dai territori dei Doria, una consistente superficie territoriale e permise loro di costruire sulla
` esconcessione le loro case. Questo puo
sere considerato latto di nascita del B.
` anche latto col quale uffiattuale, ma e
cialmente il sovrano sanc` la fine della
condizione servile nel suo regno. Scoppiata la guerra tra Mariano IV e Pietro
&

IV, nel 1378, proprio quando il conflitto


` acuto, il re dAragona prosi faceva piu
vocatoriamente incluse B. nei territori
che aveva concesso in feudo al traditore
` il villaggio
Valore de Ligia. In realta
` a rimanere possesso arbocontinuo
rense fino alla caduta del giudicato, e
dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio
non era ancora pacificato e sembrava
dovesse cadere nelle mani del visconte
di Narbona; negli anni seguenti fu teatro di una continua guerriglia della
` Bartolo Manno per inquale approfitto
vadere e devastare tutto il Goceano.
la situazione sembrava non conPoiche
trollabile dal marchese dOristano, nel
` che il territorio potesse
1421 si penso
entrare a far parte del grande feudo
concesso a Bernardo Centelles; nel
1422 Leonardo Cubello lo invase, sconfisse Bartolo Manno e finalmente lo oc`. Cos` B., dopo anni di tribolazioni,
cupo
rimase in possesso dei marchesi dOristano; dopo la ribellione di Leonardo
Alagon prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel
1493 fu definitivamente incluso nel patrimonio reale; era ridotto allora a
meno di 100 abitanti. Dipendeva dal governatore del Goceano che si serviva di
funzionari per espletare i propri compiti. Il rapporto tra i funzionari reali e
la popolazione non fu mai tranquillo,
, come negli altri paesi
anche perche
della zona, fu lentamente modificato il
sistema di individuazione del majore
che fin` per essere scelto dal governatore. Altro motivo della crescente osti` era legato alla eccessiva gravosita
`
lita
del carico fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Durante
lepidemia di peste del 1652 la sua popolazione fu decimata e il villaggio si
` quasi completamente, tanto
spopolo
che alla fine del secolo contava circa 80
abitanti. Nel corso del secolo XVIII la

138

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 144

Burgos
` aumento
` costansua popolazione pero
temente ed entro la fine del secolo toc`
cava quasi i 400 abitanti. B. comincio
anche a sperimentare il Consiglio comunitativo e il Monte granatico che
contribuirono a vivacizzare la sua vita
sociale. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Nuoro. Pochi anni dopo si colloca la preziosa testimonianza di Vittorio Angius, che cos` scriveva nel Dizio` alnario di Goffredo Casalis: Il clima e
quanto freddo, onde le nevate sono frequenti. Spesso risentesi in orride ma` , e funiere lo squilibrio della elettricita
riose tempeste distruggono le fatiche e
le speranze dei contadini. La nebbia
ben di rado vi si addensa. Abitano in
questo borgo (anno 1833) 100 famiglie,
che danno anime 520: la vita perviene
in molti ai 60, in alcuni oltre agli 80. Si
celebrano ordinariamente matrimoni
6, nascono 20, muojono 10. Le malattie
dominanti e fatali sono le intermittenti,
le perniciose, le pleuritidi. La scuola
normale conta circa 12 fanciulli. Le
donne attendono al telajo, gli uomini
` alla pastoriparte allagricoltura, i piu
zia. Sono questi nel generale industriosi, e inclinati alla fatica; e gli stessi
pastori, quando non sono alla custodia
del bestiame, non ricusano di lavorar
con la zappa alle loro vigne, orti o chiudende. Il tenimento del borgo non si potrebbe computare maggiore di 7 miglia
`
quadrate, di cui la parte maggiore e
montuosa e ghiandifera; laltra, che dicesi il Campo, distendesi dalle falde del
monte alla sponda del Tirso. Lordina` di starelli di grano
ria seminagione e
circa 100, dorzo altrettanto, 10 di granone, e circa 50 tra fave, civaje [legumi]
e canape. Fruttifica il grano allottuplo,
lorzo al ventuplo, il granone al decuplo,
` le fave, i fagiuoli al trentuplo,
poco piu
il canape rende libbre 200 per starello.
` atta a qualunque altra produLa terra e
zione se intervenga la dotta mano dun

agricoltore diligente. Le migliori va` delle uve vi sono coltivate con


rieta
buon successo, vi prosperano gli
agrumi, i ciriegi, gli albicocchi, i peri, i
susini, i fichi, i mandorli, i noci, i castagni, gli olivi, ed ogni specie di pomi, le
fragole dette meling`nas, le patate, i piselli, i carcioffi, e i cavoli fiori, qualcuno dei quali bilanciasi con le venticinque libbre. Il totale delle piante fruttifere non sorpassa i 3000 individui.
Gioverebbe assai a questi terrazzani
` si applicassero alla coltivache piu
zione, e rinunziassero alluso antico di
alternare la coltivazione ed il riposo
per bienni. Le molte ghiande che si
hanno, son prodotte dai lecci e dalle
quercie, e danno non piccol lucro. Nellanzidetto anno si allevavano pecore
3000, capre 900, porci 500, vacche rudi
300. Nel 1848 B. fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro e vi rimase fino al 1859; subito dopo fu incluso
nella provincia di Sassari. Nella se` dellOttocento le attivita
`
conda meta
agricole sembrarono proiettarlo in una
` ebbe
dimensione di benessere che pero
purtroppo un brusco arresto con la crisi
di fine secolo. Il villaggio tuttavia seppe
uscire dalla crisi dando impulso alle at` dellallevamento e nei primi detivita
cenni del Novecento entrarono in funzione due caseifici; nel 1928 gli fu aggregato come frazione il villaggio di Espor` la prolatu che solo nel 1946 riconquisto
pria autonomia. Nel secondo dopo` la crisi riprese, e dopo il
guerra pero
` diminuita e
1960 la sua popolazione e
` emiun buon numero dei suoi abitanti e
grato.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
` contare su un
sullallevamento, che puo
buon patrimonio zootecnico: oltre
`
10 000 ovini, un migliaio di bovini piu
suini ed equini. Si tenta anche qui di
`
incoraggiare i flussi turistici e sono gia
in funzione tre aziende agrituristiche

139

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 145

Burgos
con 17 posti letto. Artigianato. In passato vi si praticava una modesta forma
di artigianato tessile a livello dome` artigianali sono
stico; oggi le attivita
` edilizia. Serquelle legate allattivita
` collegato mediante autovizi. Il paese e
linee agli altri centri della provincia;
dista da Sassari 71 km. Dispone di medico, scuola dellobbligo e sportello di
servizi bancari.

Burgos Il piccolissimo centro di Foresta


` importante
Burgos nel Goceano e` stato la piu
stazione per lallevamento del cavallo angloarabo-sardo.

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 1095 unita
di cui stranieri 1; maschi 534; femmine
561; famiglie 380. La tendenza complessiva rivelava un lieve aumento della popolazione, con morti per anno 6 e nati
12; cancellati dallanagrafe 11; nuovi
iscritti 11. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 16 176 in migliaia di lire; versamenti ICI 341;
aziende agricole 148; imprese commerciali 58; esercizi pubblici 10; esercizi allingrosso 1; esercizi al dettaglio 22. Tra
gli indicatori sociali: occupati 251; disoccupati 51; inoccupati 132; laureati
14; diplomati 78; con licenza media
376; con licenza elementare 320; analfabeti 33; automezzi circolanti 407; abbonamenti TV 245.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
&

territorio conserva numerosi nuraghi:


Campu, Longu, Madalena, Pala e Ru` , Serra
ghe, SAbbaia, Sa Toa, Seddaco
e Su Dimine. I meglio conservati sono
quello di Madalena, del tipo monotorre
con una camera e la tholos perfettamente accessibili, e quello di Campu,
anchesso del tipo a tholos e in condizioni perfette.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il paese ha conservato il
suo assetto originario, la strada principale lo divide praticamente in due rioni
e sulle strade si affacciano case in pie` piani, tipiche del Goceano.
tra a piu
Ledificio di maggior pregio allinterno
` la chiesa di SantAntonio
dellabitato e
Abate, parrocchiale costruita nellOttocento; ha limpianto a una navata completata da cappelle laterali e dal presbiterio. Poco discosto dalledificio sorge
il campanile a canna quadrata costruito
in sostituzione del precedente. Labi` dominato dal castello del Goceano
tato e
costruito in cima a un picco che guarda
il monte Rasu e domina tutta la valle. Fu
fatto costruire nel 1129 da Gonario I di
Torres con funzioni di difesa del territorio da eventuali attacchi del giudice
dArborea. Col tempo venne abbellito
divenendo una delle residenze della famiglia giudicale fino alla morte della
` qui la
giudicessa Adelasia, che termino
`
sua esistenza. Successivamente passo
ai Doria e da questi ai giudici dArborea. Caduto il giudicato dArborea la
`
fortezza perse di importanza e comincio
ad andare in rovina; entro la fine del
` in parte e fu abbanCinquecento crollo
donata. Il castello era stato costruito in
` antica e
` costidiverse fasi, la parte piu
tuita dalla cinta e da alcuni ambienti
oggi crollati; solo nel secolo XIII era
stata edificata la grande torre maestra
a pianta quadrata alta 16 m, che ancora
oggi si conserva. In questi ultimi anni
sono stati compiuti diversi lavori per la

140

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 146

Burruni
sua salvaguardia e valorizzazione turi` stato istituito un picstica; nel paese e
colo museo che ha il compito di documentare i modi di vivere e di combattere che vi si collegavano. Le campagne
attorno alla frazione di Foresta Burgos
sono bellissime e ricche di boschi che si
prestano allo sviluppo del turismo.

feudo la signoria di Baratuli Santu Sadorru nella curatoria di Dolia; nel 1333
ebbe anche lattigua montagna di Baratuli e si fece carico di ricostruirvi lomonimo castello. Infine fu investito anche
del villaggio di Sibiola; mor` poco dopo,
ma suo figlio Giovanni non fu in grado
di trasferirsi in Sardegna per ricevere
`, che percio
` fu confiscata.
leredita

Burguesa Garcia, Lupo Gentiluomo


catalano (sec. XIV). Originario di Monn, quando Alghero fu conquistata
talba
da Pietro IV vi si stabil`, e nel 1370 fu
investito del feudo di Suni nella Planar` era compreso nei territori
gia, che pero
appartenenti al giudice dArborea per
cui non riusc` mai a entrarne in possesso. Mor` senza discendenti alcuni
anni dopo.
Burgos Gli spalti del castello guardano sulla
media valle del Tirso. Qui mor` verso il 1255
Adelasia, ultima giudicessa di Torres.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Una


`
tradizione molto radicata nel paese e
quella fondata sulla leggenda secondo
cui le rovine del castello conterrebbero
un forziere pieno doro, guardato dal
fantasma di don Blas dAragona che impedirebbe a chiunque di recuperarlo.
In ogni tempo questa fantasia ha spinto
audaci a tentare la ricerca: si racconta
che una volta un parroco, convinto di
possedere la formula magica per accedere al forziere, fu incenerito da don
` importante si celebra
Blas. La festa piu
il 6 novembre per San Leonardo, ma si
festeggia anche SantAntonio Abate, il
`
16 e 17 gennaio, e il centro della festa e
` propiziatorio.
un grande falo
&

Burgues Famiglia della grande borghe`


sia di Barcellona (sec. XIV). Finanzio
con un Giacomo limpresa dellinfante
Alfonso in Sardegna. Subito dopo la
conquista, si stabil` nellisola dove nel
1326 ottenne una casa nel castello di Cagliari. Nello stesso anno ricevette in

Burmann, Peter Filologo (Utrecht 1668Leyda 1771). Discendente da una famiglia di grandi tradizioni intellettuali,
divenne professore di Latino presso
` di Utrecht e successivalUniversita
mente fu chiamato a far parte dellAccademia di Leyda, dove mor` lasciando
un famoso Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae, Neapolis, Siciliae, Sardiniae, pubblicato ad Amsterdam nel
1704.

Burrida Piatto popolare di Cagliari. Di


` adantichissima tradizione, da molti e
dirittura creduto di origine fenicia. La
` il gattuccio di mare: il pesce
sua base e
viene tagliato a pezzi e lessato in acqua
salata; successivamente, scolato e fatto
freddare, si unisce a una salsa a base di
cipolla, fegatini di pesce, noci, aglio e
aceto. Il tutto, ricoperto di foglie dalloro, viene lasciato marinare per un
giorno prima di essere servito, in modo
che il gattuccio si insaporisca.

Burruni, Salvatore Pugile (Alghero


1933-ivi 2004). Si afferma fin da giovanissimo in ambito regionale e poi nazionale, conquistando nel 1954 il titolo italiano dilettanti nei pesi mosca. Lanno

141

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 147

Busachi
successivo conquista la medaglia doro
ai Giochi del Mediterraneo di Barcellona e qualche mese dopo, a Kaiserslautern, diventa campione mondiale militare, sempre nella categoria dei pesi
mosca, bissando il successo nel 1956.

Salvatore Burruni Lalgherese Tore


` grandi pugili
Burruni e` stato uno dei piu
italiani, campione del mondo dei pesi mosca.

Eliminato negli ottavi di finale alle


Olimpiadi di Melbourne, passa al professionismo e nel 1958 conquista il titolo italiano dei pesi mosca togliendolo
a un altro sardo, Giacomo Spano. La
lunga carriera di B. continua in crescendo e nel 1961 diventa campione
dEuropa battendo ad Alghero il finlandese Risto Luukkonen in quello che
viene definito il periodo doro del pugi`
lato sardo. Dotato di una grande agilita
e di uno stile impeccabile, B. diventa
campione del mondo nel 1965 battendo
a Roma il thailandese Pone Kingpetch.
` il primo pugile sardo che arriva al tiE
tolo mondiale. Ceduto il titolo iridato

nel 1966, riconquista quello europeo e


` avlo conserva fino al ritiro dallattivita
venuto nel 1969. [GIOVANNI TOLA]

Busachi Comune della provincia di Ori` monstano, sede della XV Comunita


tana, con 1582 abitanti (al 2004), posto a
379 m sul livello del mare, affacciato
dalle ultime propaggini occidentali del
Gennargentu sulla valle del Tirso, occupata qui dal grande lago Omodeo. Regione storica: Parte Barigadu. Archidiocesi di Oristano.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 59,30 km2: ha forma grosso
modo circolare e confina a nord con
Ghilarza e Ula Tirso, a est con Ortueri,
a sud con Samugheo e Allai, a ovest con
Fordongianus. Si tratta di una regione
accidentata, caratterizzata da rilievi
impervi e vallate profonde. La natura
` comunque adatta allagricoldel suolo e
tura, favorita anche dallabbondanza
delle acque, che scorrono ovviamente
verso la vallata maggiore, quella del
`
Tirso. Restano ancora, nelle parti piu
impervie, tratti di vegetazione spontanea, parte a bosco e parte a macchia
` attraversato
mediterranea. Il paese e
dalla statale 388 che, partita da Oristano, si trova qui nel tratto tra Fordongianus e Ortueri; se ne staccano in questo punto le secondarie che lo collegano
col vicinissimo Ula Tirso, con Abbasanta e Paulilatino a ovest, con Samugheo a est.
& STORIA Il villaggio e
` di probabili origini romane: un centro sorto lungo la
grande strada che da Carales (Cagliari)
conduceva a Turris Lybisonis (Porto Torres) e che da Abbasanta e Fordongianus
risaliva verso il nord lungo la riva sinistra del Tirso. Linsediamento assolveva a una duplice funzione: era il termine di riferimento per una fitta rete di
scambi tra la pianura sottostante e le
popolazioni delle zone interne e allo
stesso tempo un avamposto del sistema

142

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 148

Busachi
fortificato che i Romani avevano edificato. Dopo la conquista bizantina dellisola la posizione del territorio dove oggi
sorge B. assunse una importanza crescente. Situato infatti a poca distanza
dal tracciato dellantica strada, dominava una delle vie daccesso alla pianura in comunicazione diretta con Forum Traiani (Fordongianus). In seguito
` a far parte del giudicato dArboentro
rea e fu compreso nella curatoria del
Parte Barigadu. Nel corso del secolo
XIV, essendo ormai decaduto Fordongianus, divenne per un certo periodo
capoluogo della curatoria, e tale rimase
fino alla caduta del giudicato nel 1409;
` allora
il territorio del Barigadu passo
sotto lamministrazione diretta del re
` ridAragona. Le sue popolazioni pero
masero idealmente legate allArborea e
in particolare gli abitanti di B. mantennero un atteggiamento ostile nei confronti degli Aragonesi. Dopo alcuni
lamanni di tensione, nel 1412, poiche
ministrazione reale aveva bisogno di
`
denaro, il marchese di Oristano presto
al re una forte somma di denaro e ottenne in pegno il Barigadu avviando
cos` la pacificazione della popolazione.
Negli anni successivi il rapporto tra gli
abitanti di B. e Leonardo Cubello fu
buono; B, in questi anni rimase saldamente in mano al marchese che con una
buona amministrazione riusc` a garan` ; il villaggio contitirne la tranquillita
` ad assolvere la sua funzione di cennuo
tro di riferimento per lintero territorio
` mantenne gli antichi prie la comunita
vilegi a cominciare dal majore eletto annualmente dallassemblea dei capifamiglia. Quando nel 1427 Leonardo Cubello mor`, B. e il Barigadu furono in` al suo
clusi nella parte che egli lascio
secondogenito Salvatore. I rapporti del
villaggio con Salvatore Cubello furono
presumibilmente ottimi; il centro era
infatti il naturale riferimento per lam-

ministrazione e la difesa del Barigadu.


Probabilmente in questi anni il suo sviluppo urbanistico assunse le caratteristiche che in gran parte ancora oggi
conserva. Quando nel 1463 Salvatore divenne marchese di Oristano, B. fu finalmente riunito al grande feudo. Salvatore Cubello mor` a sua volta nel 1470
senza lasciare discendenti maschi e fu
suo erede Leonardo Alagon al quale il
villaggio nel 1477 fu confiscato; subito
dopo le popolazioni del Barigadu passarono alcuni anni di grande incer` a far
tezza; nel 1481 il territorio entro
parte del feudo concesso a Gaspare Fa` il vilbra. Il nuovo feudatario trasformo
laggio in sede dellamministrazione ba` attento ai problemi
ronale, si mostro
` a B. la
del feudo e probabilmente avvio
costruzione della chiesa parrocchiale;
` anche esigente nellimporre il
fu pero
pagamento dei tributi che la conces` lentamente lisione prevedeva, e ando
mitando gli antichi privilegi della co` del villaggio. Fabra mor` senza
munita
discendenza maschile lasciando il Barigadu alle figlie Isabella, Giovanna,
Caterina e Angela; Giovanna e Angela
morirono a loro volta pochi anni dopo e
le altre due, nel 1518, decisero di ven` Torresani e a
dere il feudo a Nicolo
Carlo Alagon. Nella divisione che i due
fecero tra loro nel 1520, B. fu incluso nel
` al Torresani;
Barigadu Jossu che tocco
con la divisione il Barigadu perse la
`. B. acquisto
`
propria secolare unitarieta
la posizione e i caratteri di capoluogo
` un felice
del nuovo feudo e attraverso
periodo; i nuovi feudatari erano consi` influenti di Caderati tra le famiglie piu
gliari e impiantarono nel villaggio la
nuova parrocchiale dedicata a SantAntonio; i rioni di Campumajore e di B.
Susu si fusero armonicamente in un
contesto urbanistico unitario mentre
` a valle si sviluppava il nuovo quarpiu
tiere di B. Jossu. Probabilmente a Ni-

143

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 149

Busachi
` Torresani e ai suoi discendenti si
colo
deve anche lavvio della costruzione
della chiesa di San Domenico e, nella
` del Cinquecento, di un
seconda meta
nuovo convento per i Domenicani.
Fece anche costruire nella parte alta
dellabitato il convento e la chiesa di
Nostra Signora delle Grazie donandola
ne facessero la sede di
ai Gesuiti perche
un collegio. Nel 1586 gli abitanti di B.
fecero con i Minori osservanti una convenzione in base alla quale i Francescani si impegnavano a istituire nel
paese un convento e a provvedere allistruzione degli abitanti. Estinti i Torresani, il villaggio fu ereditato dai Cervellon che nel 1599 ottennero formalmente
linvestitura. Ebbe cos` inizio per B. un
periodo non felice della sua storia; i
nuovi feudatari, infatti, nel corso del secolo imposero un sistema di tributi
piuttosto pesante, rendendo difficile la
vita degli abitanti. Trasformarono i sistemi di amministrazione del feudo affidandolo a una famelica e spesso inadeguata burocrazia e aumentarono il
carico fiscale; pretesero infatti da tutti
i vassalli, divisi in sei classi, il pagamento dei tributi, creando cos` notevole
malcontento. In questi anni la pesantezza dei tributi feudali e lincuria dei
feudatari portarono la crisi a B., che risent` profondamente del mutato clima.
Distratti dai loro problemi, i Cervellon
presero a considerare il feudo come un
bene patrimoniale da sfruttare e lo cedettero in amministrazione a terzi che,
accentuando a loro vantaggio lesazione
dei tributi, esasperarono i rapporti con
la popolazione. B. divenne sede di una
numerosa e inefficiente burocrazia baronale e residenza di alcune famiglie di
cavalieri (Marras, Madau e altri) che
`
contribuirono ad articolare la societa
del villaggio. Estinti i Cervellon si apr`
una lunga lite tra i pretendenti e i caratteri della crisi si accentuarono, il si-

stema di esazione dei tributi feudali di` caotico e le profonde


venne sempre piu
ingiustizie che ne derivarono rafforzarono negli abitanti di B. la coscienza di
` e il desideappartenere a una comunita
rio di porre fine alla dipendenza feudale. La controversia per la successione rimase pendente per lunghi anni
a causa della crisi che segu` allo scoppio della guerra di successione spagnola. In tutti questi anni il pagamento
dei tributi feudali fu sospeso e gli abitanti di B. cominciarono a credere realmente possibile la fine del regime di di` unillusione e inpendenza. Fu pero
fatti, quando sembrava che la Sardegna
fosse stata assegnata definitivamente
agli Asburgo, nel 1715 le parti in causa
trovarono un accordo tra loro e il patrimonio feudale fu finalmente distribuito
su nuove basi. La transazione, oltre che
reintrodurre il vecchio sistema dei tributi feudali aborrito dalla popolazione,
` gravi conseebbe per B. altre e piu
guenze. La spartizione del patrimonio,
` la separazione del Bariinfatti, provoco
gadu Jossu dal Canales, rompendo
` culturale ed economica che
quellunita
risaliva ai non dimenticati tempi di Ge` ancor di piu
` il
rolamo Torresani, e isolo
` ai Manca Guiso, che
territorio. B. passo
si avviarono allestinzione nella se` del secolo. Frattanto i loro
conda meta
rapporti con i vassalli andavano modificandosi e, quando nel 1771 fu approvata
listituzione dei Consigli comunitativi, i
loro poteri furono sensibilmente limitati. Con lestinzione della linea ma` che linschile dei Manca Guiso sembro
tero patrimonio feudale dovesse considerarsi devoluto e, quando gli eredi tentarono di impadronirsene, il commissario patrimoniale lo imped`; nel 1790 il
Barigadu Jossu fu riconosciuto definitivamente pertinente al patrimonio de`
maniale. Per gli abitanti di B. sembro
giunta la fine del secolare tormento; fu

144

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 150

Busachi
` unillusione destinata a durare
pero
poco; nel 1791, infatti, la trattativa tra il
fisco e Teresa Deliperi si concluse e il
Barigadu Jossu divenne il marchesato
di Busachi. Cos` il villaggio, divenuto
capoluogo del nuovo feudo, subito soffr`
a causa delle incertezze sullammontare dei tributi feudali dovuti e della
` della marchesa. Necrescente voracita
gli anni seguenti le pretese della Deli`,
peri, sostenuta dal marito Stefano Leda
` insopportabili ansi fecero sempre piu
che per le prepotenze dellamministratore feudale Antioco Mattares, cui era
stato affidata la conduzione del feudo.
Influenzati dalla situazione generale
che si era determinata nel resto della
Sardegna, nel 1793 gli abitanti di B. si
rifiutarono di pagare i tributi e si ribellarono apertamente. A farli giungere a
tanto avevano contribuito lindiffe , cui il Consiglio comurenza del vicere
nitativo si era rivolto, e le crescenti prepotenze del Mattares, di suo genero, il
dottor Mura, che ricopriva lincarico di
ufficiale di Giustizia, e dellaltro delegato baronale, un certo Madau. I tre tentarono di salvare la loro posizione con
ogni mezzo, ricorrendo a ingiuste accuse nei confronti dei componenti del
Consiglio comunitativo, minacciando
persone innocenti, danneggiando beni
di privati e persino perseguitando alcune persone tramite un gruppo di ribaldi alle loro dipendenze. Lira popolare fu ben presto incontrollabile, an a B. e negli altri villaggi
che perche
giungeva leco dei moti angioiani. Agli
inizi del 1796 il Mattares e i suoi complici furono costretti a fuggire e i busachesi, stretti al loro Consiglio comunitativo, continuarono a rifiutarsi di pagare
i tributi feudali almeno fino al 1797.
Frattanto le vicissitudini finanziarie
della marchesa furono in certa misura
risolte: per soddisfare il fisco, cui doveva una somma rilevante, la Deliperi

cedette una parte del feudo, conservando solo B. e il vicino Allai. Mor`
quando ancora i rapporti con i vassalli
non si erano normalizzati, lasciando
erede sua figlia Stefania, moglie di An` ai
drea Manca. Cos` nel 1800 B. passo
Manca di San Placido; la dipendenza
feudale divenne negli anni successivi
` intollerabile e il Consiglio
sempre piu
comunitativo fin` per divenire lespres` degli abisione della crescente volonta
tanti di rompere definitivamente la dipendenza. I rapporti tra il Consiglio comunitativo e i Manca furono regolamentati minutamente; dopo il 1805,
sulla base di un precedente capitolato
redatto nel 1801, furono definiti anche i
rapporti patrimoniali e il feudatario fu
costretto a rendere agli abitanti del villaggio luso di alcuni salti dei quali si
era impadronito indebitamente. Ormai
anche latteggiamento del governo nei
confronti del sistema feudale andava
modificandosi, i poteri dei feudatari
vennero progressivamente limitati e soprattutto la loro giurisdizione fu quasi
totalmente abolita con la riforma che
introdusse i mandamenti nel 1821.
Nello stesso anno B., grazie alla sua posizione e alla funzione di piccola capitale feudale che aveva sempre svolto,
divenne capoluogo di una provincia
che comprendeva ben 81 comuni e, pa` di Oriradossalmente, anche la citta
stano. Poco dopo la provincia di B. fu
abolita e prese il suo posto quella di Oristano, mentre il villaggio comunque diveniva capoluogo di mandamento. Nel
1834 i Frati minori abbandonarono il
villaggio e nel 1835 anche i Domenicani
lo lasciarono definitivamente. I suoi
abitanti nel 1836 salutarono con gioia
lavvio delle procedure per labolizione
del feudo. In questi anni si colloca la
puntuale testimonianza di Vittorio An` di 430, digius: Il numero delle case e
vise in due rioni, uno superiore, altro

145

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 151

Busachi
inferiore, con strade ampie e di qualche
` , sebbene ne
lastricate, ne
selregolarita
ciate. La moltitudine degli olmi che vigorosamente vi frondeggiano, rende il
paese ameno ed aggradevole agli occhi.
Vi abitano 426 famiglie (anno 1834),
nelle quali sono anime 1708. La longe` ordinaria si puo
` fissare a circa i 75.
vita
` vi sono stati non pochi che hanno
Pero
oltrepassato di molto questo termine, e
si sono pure veduti dei centenari in
istato vegeto. Le malattie sono rare, e
non ve ne ha alcuna che dirsi possa dominante. Nella maniera di vestire in
nulla distinguonsi i busachesi dagli uomini degli altri vicini dipartimenti.
` rimarchevole nelle donne la
Solo e
molta diligenza per la mondezza, ed
una squisita lindura. La scuola normale
` frequentata da piccol numero di fane
ciulli. La fruttificazione pel pessimo
metodo di coltura non va che di rado
` dellottuplo. Negli
nel generale al di la
orti si coltivano cavoli, zucche, lattuche, pomidoro ecc. La gran riputazione
dei lini di questo territorio, ha fatto che
gli agricoltori abbiano usata qualche diligenza verso i medesimi. Il raccolto
ascende annualmente a circa 500 cantara. Molto se ne adopera nel paese,
dove non vi sono meno di 400 telai; ma
per laddietro se ne adoperava assai di
` , che
era allora un gran traffico di
piu
tele ordinarie, che si compravano da
Gavoesi per rivenderle in altri paesi.
La vigna prospera mirabilmente: fassi
vino nero assai pregiato, che tutto si
consuma nel paese. Lacquavite comprasi dai vicini villaggi di Ortueri e di
` le, e di rado se ne distilla nel
Ardau
paese. Nutronsi in questi salti molte
greggie e armenti. I formaggi sono di
` . Quando vera commerqualche bonta
cio di questo articolo coi napoletani se
`. Il selne facea del bianco in quantita
` assai numeroso, e delle orvaggiume e
dinarie specie dellisola, eccettuato il

solo muflone. Lo stesso deve dirsi dei


volatili. In quegli anni anche a B. si fecero sentire le conseguenze dellabolizione del feudo; la gestione del demanio feudale e le operazioni di definizione del nuovo catasto e del nuovo regime fiscale provocarono notevoli tensioni. Dopo la fusione perfetta, nel
1848, la provincia di Oristano fu abolita,
` a far parte della divisione amB. entro
ministrativa di Cagliari e, quando nel
1859 furono ricostituite le province, fu
definitivamente assegnato alla provincia di Cagliari, continuando a rimanere
sede di mandamento. Nella seconda
` del secolo B. riprese la sua antica
meta
funzione di centro intermediario tra la
valle del Tirso e le zone interne, la sua
popolazione crebbe rapidamente e i
suoi abitanti coltivarono con orgoglio il
senso dellappartenenza alla loro co` . La sua economia, oltre che
munita
` dellagricoldalle tradizionali attivita
tura e della pastorizia, fu caratterizzata
` artigianali. Limdal fiorire di attivita
` propianto del lago Omodeo modifico
fondamente oltre che lambiente circostante anche lantico equilibrio che legava B. alla valle sottostante. Nel 1928 il
suo territorio fu accresciuto per laggregazione di Ula Tirso, che divenne sua
frazione, ma il villaggio assunse sempre
` il carattere di un centro isolato la
di piu
cui popolazione era alla ricerca di anti`.
chi legami di cui sentiva la necessita
Gli atti del Consiglio comunale di questi
anni pongono bene in evidenza tali tensioni e il lento progredire della comu` , il suo acquisire, probabilmente
nita
con i finanziamenti della cosiddetta
legge del Miliardo, servizi quali le fogne e lilluminazione elettrica. Dopo la
fine della seconda guerra mondiale la
difficile convivenza con Ula Tirso
` , infatti nel 1946 il vicino villaggio
cesso
` la propria autonomia e B. ririacquisto
prese a vivere animato dai suoi soliti

146

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 152

Busachi
problemi. A partire dal 1951 la sua po` a diminuire, i campolazione comincio
biamenti delleconomia della Sardegna
e purtroppo lemigrazione furono i fattori che determinarono questo vistosissimo e al momento irrecuperabile calo.
Nel 1974 fu ricostituita la provincia di
` a farne parte, riacOristano e B. torno
quistando i tradizionali punti di riferimento per la sua economia e la sua cultura; attualmente come capoluogo
` montana del Barigadu
della Comunita
ha ripreso ad assolvere lantica funzione di piccola capitale.

Busachi La facciata della chiesa di San


Bernardino, costruita ai primi del Settecento
nella parte detta Busachi de Josso (Busachi
di sotto).
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sullagricoltura, in particolare la frutticoltura e la viticoltura; vi si praticano
anche la pastorizia e il commercio. Ar` la traditigianato. Antica e radicata e
` anzione dellartigianato del lino che e
cora parzialmente praticato e in passato ha dato grande rinomanza a B. Ser` collegato mevizi. Il centro abitato e

diante autolinee agli altri centri della


provincia, dista da Oristano 39 km. Dispone di medico, farmacia, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale e sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1691 unita
di cui stranieri 1; maschi 798; femmine
893; famiglie 613. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 26 e nati
4; cancellati dallanagrafe 23; nuovi
iscritti 19. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 14 377 in migliaia di lire; versamenti ICI 631;
aziende agricole 350; imprese commerciali 66; esercizi pubblici 10; esercizi al
dettaglio 16; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 436; disoccupati
78; inoccupati 121; laureati 26; diplomati 123; con licenza media 532; con licenza elementare 576; analfabeti 122;
automezzi cirolanti 534; abbonamenti
TV 520.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` preistorica, postorio era abitato in eta
siede domus de janas (Campu Majore,
Manielle, Sa Contra, Sa Pardischedda) e
numerosi nuraghi (Bedusta, Bidanzole,
Costa, Fenughedu, Marapala, Monte Isa,
Ortu Furadu, Pranu Nurache, Sa Giacca,
Saolle, Sas Muras, Scala e Accas, Scala
e SAinu, Serras de Codas); vi si trovano
anche numerosi siti del periodo romano.
` interessante e
` quello di CampumaIl piu
jore, complesso di domus de janas che si
` dellabitato, ricondutrova in prossimita
cibile alla cultura di Ozieri (3200-2300
a.C.); tra le molte sepolture della necro` quella detta a padiglione, costipoli e
tuita da un atrio della superficie di circa
60 m2, rettangolare e con le pareti dipinte di rosso sul cui lato maggiore si
aprono tre cellette. In questo ambiente
` le cesi svolgevano con ogni probabilita
rimonie religiose. Altra interessante ne` quella di Grugos, posta nella
cropoli e

147

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 153

Busachi
` omonima non lontano dallabilocalita
` costituita da una serie di domus
tato: e
de janas scavate nella roccia e risalenti
` caal periodo della cultura di Ozieri. Piu
` la Tomba II che al
ratteristica tra tutte e
suo interno contiene delle figure stilizzate a motivi geometrici (strisce e riquadri realizzati in rosso) che rappresentano le corna e le orecchie del toro. Tra i
` quello
numerosi nuraghi interessante e
` omodi Sa Iacca situato nella localita
nima a poca distanza dallabitato; si
tratta di una costruzione singolare risa` antico della civilta
`
lente al periodo piu
nuragica, con due ingressi comunicanti
attraverso un vano corridoio molto complesso e contorto, e copertura ogivale.

Busachi La diga di Busachi fa parte del primo


sistema di sbarramenti sul fiume Tirso per
formare il lago artificiale Omodeo (1924).
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` disposto lungo un
RALE Il villaggio e
` svicrinale, il suo assetto urbanistico e

luppato su una rete di strade larghe e


ben disegnate sulle quali si affacciano
ancora molte grandi case tradizionali
` diviso in tre
` piani. E
in pietra a piu
rioni: Busachi de Susu, Campumajore
` importante e
`
e Busachi de Josso. Il piu
quello di Busachi de susu, dove passa la
strada principale e si trovano il Municipio e soprattutto la chiesa di San Domenico, che fu costruita nel secolo XVI in
forme gotico-aragonesi. Linterno ha
una navata completata dal presbiterio,
` abbellita da un grande rola facciata e
sone. Accanto alla chiesa sorge il campanile tozzo e a canna quadrata. Gli altri monumenti di B. sono la chiesa di
SantAntonio da Padova, costruita nel
secolo XV in forme catalano-aragonesi
e ristrutturata in forme barocche nel
` a tre
corso del secolo XVII. Linterno e
navate scandite da archi a sesto acuto e
custodisce numerosi arredi tra cui una
tela settecentesca attribuita a Gregorio
` la
Are. A pochi chilometri dal paese e
chiesetta di Santa Susanna che fu costruita nel secolo XIVe serv` da parrocchia dello scomparso villaggio di Moddaminis. Ledificio fu successivamente
rimaneggiato, ha una sola navata com`a
pletata dal presbiterio, la copertura e
volte a botte. Al suo interno si trova uno
spettacolare ciclo di affreschi settecenteschi attribuiti agli Are (=). La chiesa
` inserita in un complesso di cumbess`as
e
disposto in modo suggestivamente scenografico.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Paese
attaccato alle sue tradizioni, B. vanta un
uso ancora molto diffuso dei costumi
femminili: quello della sposa, con fazzoletto di tulle bianco ricamato, la
giacca di broccato fiorito e la gonna di
panno rosso pieghettato; quello da
lutto, con fazzoletto arancione, e quello
` semplice. Le fequotidiano, ancora piu
ste principali sono per SantAntonio da
Padova, 13 giugno, per San Bernardino

148

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 154

Businco
da Siena, il 20 maggio, e quella campestre di Santa Susanna, l11 agosto: tutte
caratterizzate da processione e ballo in
costume. A Santa Susanna si tiene anche una corsa di cavalli. Di recente sono
state prese iniziative per la salvaguardia del patrimonio tradizionale, come
listituzione della sagra de Su Succu,
che si svolge la seconda settimana di
settembre per rilanciare una tipo particolare di pasta di origine antichissima,
e la costituzione di un presidio per la
salvaguardia e valorizzazione dei pani
tipici dellintera zona, il Barigadu.

Busachi Il costume tradizionale di Busachi


` colorati.
e` uno dei piu

Busdraghi, Marco Fotografo (n. Alghero). Esperto di immersione e fotografia subacquea, collabora con giornali e riviste specializzate per la realizzazione di servizi di tipo naturalistico o
` ricco di
di reportage. Il suo archivio e
` semisommerse ricorfoto di cavita
diamo la serie delle immagini della
Grotta dei Cervi da lui stesso scoperta
anche se non mancano quelle scattate
nel corso di viaggi in Libia, in Arabia
Saudita, in Egitto.

Busia, Nino Giornalista, operatore televisivo (Bolotana 1920-Cagliari 1982).


` al giornaCompletati gli studi si dedico
lismo. Iscritto allelenco dei pubblicisti
` soprattutto per lindal 1962, si segnalo
` svolta a Radio Cagliari nei
tensa attivita
primi anni dellentrata in funzione del
` anche alla
servizio televisivo. Si dedico

ricostruzione della storia della radio


sarda, su cui scrisse diversi articoli (tra
gli altri, Radio Cagliari 1943-1973, Almanacco di Cagliari, 1975).

Businco, Armando Anatomo-patologo


(Ierzu 1886-Cagliari 1967). Dopo aver
conseguito la laurea in Medicina si de` alla carriera universitaria. Nel
dico
1922 ottenne la libera docenza e a partire dal 1927 fu professore di Anatomia
` di Perupatologica presso lUniversita
` a Cagina; tra il 1928 e il 1932 insegno
gliari, tra il 1932 e il 1935 a Palermo;
` a Cagliari dove continuo
`
nel 1935 torno
a insegnare fino al 1938. Nello stesso
anno ottenne la cattedra a Bologna,
` una scuola che si impose aldove creo
` scientilattenzione della comunita
` fino al 1956, e fu prefica. Qui insegno
` di Medicina tra il
side della Facolta
1946 e il 1948. Nel 1944, incarcerato
per antifascismo, fu liberato dai partigiani. I suoi lavori sulla lebbra, sulle
basi anatomiche dellalcoolismo, sullechinococcosi e sulla malaria gli die` internazionale. Tra i
dero notorieta
suoi scritti principali: I gas cosiddetti
asfissianti. Contributo anatomo-chimico e medico-sociale, Giornale di medicina militare, LXIX, 1921; Il sistema reticolo-endoteliale, Rivista di
Biologia, XI, 1929; La struttura del
polmone alla luce delle vecchie e nuove
ricerche, Rivista di Biologia, XV,
1933; Colesteatomia ponto-cerebellare e
ipotalamica con morbo di Flaiani-Base` rodow, Atti e memorie della societa
mana di chirurgia, II, 1940; Linfezione malarica: anatomia patologica,
1941; Anatomia patologica dellapparato digerente, 1944; Tecnica delle autopsie, 1944; Trattato di anatomia patologica speciale (con E. Pepere), 1945; I tumori del sistema reticolo endoteliale,
1949; Anatomia patologica umana,
1950.

Businco, Ettore Funzionario, consi149

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 155

Businco
gliere regionale (n. Cagliari 1962). In
` ha praticato con successo lagioventu
tletica leggera; dopo la laurea in Giuri` entrato nellamministrasprudenza e
zione del Ministero dellInterno, percorrendo una rapida carriera. Attirato
dalla politica, inizialmente ha militato
` stato eletto
nelle file di AN e nel 1994 e
consigliere comunale di Cagliari; successivamente ha aderito al Nuovo Mo`
vimento di Nicola Grauso, e nel 1998 e
stato rieletto nel Consiglio comunale.
` divenuto consigliere regioNel 2001 e
nale subentrando al dimissionario
Grauso nel collegio di Cagliari; poco
dopo ha aderito allUDR e da questo
` confluito nellUDS. Ripremovimento e
sentatosi alle elezioni regionali nel
` stato rieletto.
2004, non e

Businco, Lino Medico (n. Montecreto


1908). Laureato in Medicina a Cagliari
nel 1934, consegu` la libera docenza in
` alcuni
Allergologia a Roma; studio
aspetti dellantropologia della Sardegna e nel secondo dopoguerra fu ingiustamente accusato di razzismo. Uomo di
cultura poliedrica, fu anche autore di
musica leggera. Tra i suoi scritti: Gli antenati di Mameli, LUnione sarda,
1931; Ritrovamento di due ossari nuragici a Sardara e a Mogoro, Atti della So` fra i cultori delle scienze mediche
cieta
e naturali, 1932; Sardi nuragici e sardi
odierni, Le Colonne, 1933; I primi abitatori della Sardegna. Una pretesa razza
di giganti costr uttori dei nuraghi,
LUnione sarda, 1939; Le antiche popolazioni dItalia. I protosardi,
LUnione sarda, 1939.

` Giornalista, esattore
Businco, Nicolo
delle imposte (Torino 1856- Jerzu
1923). Da Torino si trasfer` per ragioni
di famiglia a Jerzu, dove divenne col` il
lettore delle imposte. Nel 1883 fondo
settimanale LOgliastra, che usc`
` a LUnione
per due anni, e collaboro
sarda. Amico di Francesco Cocco

` presto in politica e fu coinOrtu entro


volto nelle lotte locali come capo del
partito popolare che a Jerzu si contrapponeva a quello aristocratico,
che rappresentava gli interessi dei
maggiorenti. Coinvolto in una faida,
fu ingiustamente accusato di omicidio, e nel 1897 condannato allerga` in carcere fino al 1914. Tra
stolo; resto
i suoi scritti: Per le ferrovie complementari dellOgliastra, 1883; Paesaggi
sardi: Ulassai, LUnione sarda, 1893;
Jerzu, LUnione sarda, 1893; Perdasdefogu, LUnione sarda, 1893; La sagra di S. Antonio a Ulassai, LUnione
sarda, 1894; Tortol`. Perdaliana,
LUnione sarda, 1896.

Businco, Ottavio Radiologo (Jerzu


1896-Cagliari 1971). Fratello di Armando, conseguita la laurea in Medi` alla carriera universitacina si dedico
ria e con gli anni divenne direttore del`
lIstituto di Radiologia dellUniversita
di Cagliari. Socialista militante, particolarmente sensibile ai problemi sociali connessi alla medicina, fu il principale promotore della costruzione dellOspedale oncologico, che fu intitolato
a suo fratello. Autore di numerosissime
pubblicazioni di carattere scientifico,
` volte consigliere cofu anche eletto piu
munale e assessore del Comune di Cagliari.

Busonera, Flavio Medico, patriota


(Oristano 1894-Padova 1944). Medaglia
dargento al V.M. alla memoria. Nel
` sociali1921 si laurea in Medicina; gia
sta, nello stesso anno si iscrive al
PCdI. Perseguitato dai fascisti, si trasferisce come medico condotto in Veneto. Il 24 giugno 1944 viene arrestato
ha curato due agenti fascisti feperche
riti che gli si sono presentati come partigiani. Nella rappresaglia per luccisione del colonnello della RSI, Bartolomeo Fronteddu, viene arrestato, tor-

150

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 156

Bussa
turato e infine impiccato a Padova il 17
agosto 1944.

Flavio Busonera Medico, nato a Oristano, fu


arrestato a Cavarzere e impiccato a Padova dai
fascisti con laccusa di aver prestato soccorso
ad alcuni partigiani.

` a risiedere a Cagliari,
uno continuo
laltro si trasfer` ad Alghero. Il ramo
cagliaritano si estinse nel corso del secolo XVI, quello residente ad Alghero
` lunga e
ebbe invece una storia piu
complessa. Fu iniziato da un Michele,
probabilmente nipote di un Raimondo
amministratore delle rendite reali
` con Vioagli inizi del secolo. Si sposo
` una notevole
lante Zatrillas e acquisto
` locale,
posizione in seno alla societa
ponendosi al centro di una complessa
rete di affari e ottenendo lautorizzazione a praticare la guerra di corsa
` . I suoi
con due galere di sua proprieta
figli Ponzio e Francesco diedero vita a
due nuovi rami, ma la discendenza di
Francesco, che fu ammesso allo Stamento militare durante il Parlamento
del 1528, si estinse poco dopo. Ponzio
` ad avere rapporti amichevoli
continuo
e legami di affari con gli Zatrillas, ma
agli inizi del secolo XVII i suoi nipoti si
trasferirono nuovamente a Cagliari,
dove un Gherardo nel 1626 ottenne il
` . La loro
riconoscimento della nobilta
discendenza si estinse alla fine del secolo XVIII.

Busonera, Gabriella Medico, consi-

Bussa, Italo Funzionario, studioso di

gliere regionale (n. Cagliari 1941). Impegnata in politica, militante nel PCI,
ha ricoperto alcuni incarichi di par` stata
tito e ha in seguito aderito a DS. E
consigliere comunale di Quartu San`
tElena dal 1983 al 1997; nel 1994 e
stata eletta consigliere regionale per
il Partito Democratico della Sinistra
nel collegio di Cagliari per lXI legisla` stata ricontura, ma in seguito non e
fermata.

storia (n. Bolotana 1939). Dopo aver


conseguito la laurea in Giurispru` diventato funzionario regiodenza e
`
nale. Attento osservatore della realta
delle zone interne, e in particolare del
` autore di numesuo paese dorigine, e
rosi scritti di carattere storico di notevole interesse. Giornalista pubblicista
dal 1978, ha fondato la rivista di cultura Quaderni bolotanesi che dirige
` impordal 1974 facendone uno dei piu
tanti strumenti per la cultura sarda. I
suoi scritti principali sono quasi tutti
pubblicati sulla sua rivista: Profilo storico sulle origini e lo sviluppo di Bolotana, I, 1975; I cognomi di Bolotana in
un documento del 1738, I, 1975; La
chiesa di San Bachisio: notizie storiche

Busquets Famiglia catalana (secc.


XIV-XVIII). Trapiantati in Sardegna
` del secolo XIV,
nella seconda meta
dapprima i B. si stabilirono a Cagliari
e alcuni di loro ricoprirono importanti
` del Quattrouffici pubblici. Alla meta
cento la famiglia si divise in due rami:

151

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 157

Bussalai
e ipotesi sul culto del santo, I, 1975; Accertamento delle prestazioni feudali a
Bolotana al momento del riscatto dei
feudi, II, 1976; Gli assestamenti del patrimonio fondiario pubblico di Bolotana
dal 1800 a oggi, II, 1976; Uso dei pascoli
e conflitto contadini-pastori nel marchesato del Marghine, III, 1977; Lindustria casearia sarda: storia, conseguenze e prospettive, III, 1978; Le chiudende. Il problema generale e lapplicazione delleditto del 1820 a Bolotana, V,
` a Bolo1979; Un secolo di cristianita
tana 1740-1846, VI, 1980; Ordinazioni
fatte dallavv. Francesco Cascara reggidore del marchesato del Marghine, VII,
1981; La relazione di Vicente Mameli de
Olmedilla sugli stati di Oliva 1769: la
parte generale e il marchesato del Marghine, X, 1984; La relazione di Vincenzo
Mameli de Olmedilla sugli stati dOliva:
il ducato di Montacuto, XI, 1985; La relazione di Vincenzo Mameli de Olmedilla sugli stati dOliva: il principato di
Anglona e la contea di Osilo e Coghinas,
XII, 1986; Le rendite feudali dello stato
di Oliva in Sardegna in una relazione di
Geronimo de Zabarayn (1701), XIII,
1987; La compagnia barracellare di Bolotana nel 1840-41, XV, 1989; Il volto demoniaco del potere. Lamministrazione
del feudo sardo di Oliva agli inizi del
600, XVI, 1990; Ordine pubblico, gestione finanziaria e ripopolamento negli stati sardi di Oliva, XVIII, 1992; I registri delle riscossioni di don Geronimo
Sossa reggidore degli stati sardi di Oliva
(1636-1659), XIX, 1993; Pratica della
vendetta e amministrazione feudale negli stati sardi di Oliva (1642), XX, 1994;
`
La Sardegna e i problemi della identita
culturale, XXI, 1995; Problemi giurisdizionali, incarichi e concessioni, allevamento di cavalli nello stato sardo di
Oliva (1625), XXII, 1996; Agli inizi del
gover no del reggidore Navar ro nel
feudo sardo di Oliva, XXIII, 1997; Il ren-

diconto di Joan Carigua, ricevitore negli


stati sardi di Oliva (1502-1504), XXV,
1999; Aspetti di vita feudale nel Seicento. Nomina di reggitori e presa di
possesso dei villaggi negli stati sardi di
Oliva, XXVI, 2000; Istruzioni del feudatario al regidor Olomar per il governo
degli stati sardi di Oliva, XXVII, 2001;
La raccolta delle leggi e prammatiche
del regno di Sardegna di Francisco de
Vico (1633), XXVIII, 2002; Monache peccatrici nella Sardegna del 600, XXIX,
` nella vita quoti2003; Conflittualita
diana dei villaggi del feudo sardo di
Oliva nei primi decenni del 1500, XXX,
2004; Questione sarda e livelli di reddito, XXXI, 2005; La documentazione
sugli stati sardi di Oliva, XXXII, 2006.

Bussalai, Francesco Operaio, consigliere regionale (Nuoro 1912-ivi 1972).


Militante nei movimenti della Sinistra, durante il fascismo fu sorvegliato
speciale. Finita la guerra, ader` al PCI
e nel 1949 fu eletto consigliere regionale per il suo partito nel collegio di
Nuoro per la I legislatura. Successivamente non fu confermato.

Bussalai, Marianna Intellettuale e


poetessa (Orani 1904-ivi 1947). Autodidatta, fu autrice di delicate poesie e
traduttrice in italiano dellopera di
Montanaru (il poeta Antioco Casula
di Desulo) col quale ebbe lunga corrispondenza. Di lei rimangono Mutos,
poesie in italiano scritte nel 1920, la
raccolta Le belle di Cabras e numerosi
altri versi pubblicati nelle riviste Lu` anmen e Cordelia. Il suo nome e
che legato allimpegno politico culturale negli anni del fascismo; antifascista, di idee sardiste (era conosciuta col
simpatico appellativo di Marianedda
e sor Battor Moros), amica e corrispondente di Emilio Lussu e della famiglia
` e proGiacobbe, nella sua casa ospito
tesse numerosi antifascisti, subendo

152

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 158

Buttariga
una assillante sorveglianza da parte
della polizia.

Bussi, Emilio Storico del diritto (Rovigo 1904-Modena 1997). Dedicatosi al` divenlinsegnamento universitario, e
tato professore ordinario di Storia del
Diritto italiano. Ha insegnato presso
` di Cagliari dal 1940 alla
lUniversita
`
fine degli anni Cinquanta quando si e
trasferito a Modena. Tra i suoi scritti:
Sardegna e barbareschi dal 1794 al
1815, Oriente moderno, XXI, 1941;
Relazioni della Spagna e della Sardegna con la reggenza della Barbaria negli anni 1778-1783, Oriente mo derno, XXII, 1942.

Bussu, Franco Pittore (n. Ollolai


1943). Inizia le prime esperienze artistiche sotto la guida dello zio, Carmelo
Floris, e di Stanis Dessy. Nel 1962 si
diploma allIstituto dArte di Sassari.
Insegna per alcuni anni in Barbagia e
` di
a Oristano, dove esercita lattivita
pittore in sodalizio con Carlo Contini
e Antonio Corriga. Nel 1968 espone
` Pirino di
con Carlo Contini al Caffe
Sassari. Dopo una breve parentesi
americana, nel 1971 tiene una rappresentativa personale alla Sisti Gallerie di Buffalo (New York). Nel 1973
espone alla Galleria Padova 10 di
Padova. Soggiorna per alcuni anni a
Firenze e acquisisce, allAccademia
di Belle Arti, labilitazione allinsegnamento di decorazione pittorica negli Istituti artistici. Si trasferisce poi a
Cagliari e lavora con Giorgio Princivalle. Nel 1983 lascia linsegnamento
e si dedica completamente alla pittura. Al suo attivo ha trenta personali
e un centinaio di collettive in Italia e
allestero. Ha esposto ripetutamente a
Ro ma, Varese, Sassari, Bologna,
Nuoro, Oristano, Cagliari, Sondrio,
Montecarlo, Barcellona, Buffalo, New
York, Padova, Firenze, Montecatini
Terme, Verona.

Bussu, Salvatore Sacerdote e scrittore (n. Ollolai 1928). Divenuto sacer` laureato in Teologia e in Giudote, si e
risprudenza e ha operato a lungo nella
`
diocesi di Nuoro, dove attualmente e
` stato cappellano del sucanonico. E
percarcere di Badde Carros e cancelliere della Curia per alcuni anni. Giornalista dal 1970, ha diretto per molti
anni il settimanale della diocesi,
LOrtobene. Attento ai problemi
` attuale, e
` autore di aldella societa
cuni volumi di denuncia sociale e di
forte richiamo etico politico, come Il
miracolo; Inquieti per Cristo; Un prete
e i terroristi, 1988; Il ventre della balena
bianca, 1993; La scuola e la Costituzione, 1995; Facciamo credito alla speranza. La Chiesa sarda e le sfide del
2000, 1998.

Bustico, Guido Scrittore (Pavia 1876Torino 1942). Dopo la laurea in Lettere


` allinsegnamento fino al
si dedico
1907, quando divenne bibliotecario.
Negli anni successivi diresse alcune
`
prestigiose biblioteche in diverse citta
dItalia, dedicandosi a ricerche stori` dallo
che, che non lo distrassero pero
`
studio della pedagogia a cui continuo
` legato alla
a dedicarsi. Il suo nome e
scoperta di un manoscritto di Raffaele
Cadorna sulla Sardegna, Raffaele Cadorna in Sardegna, Regione, II,
1925.

Buttariga (o bottarga) Uova di tonno, ma


preferibilmente di muggine (pisce Ori` un piatto
stanis), salate ed essiccate. E
di antichissima tradizione, la cui inven` al pezione risale con ogni probabilita
riodo fenicio-punico, preparato dai pe` sviluppata la
scatori nelle zone in cui e
pesca palustre o di peschiera (come nellOristanese). Le uova vengono pulite, sa si disidratino e
late e compresse perche
poi essiccate; raggiungono la stagionatura ideale dopo un anno, quando hanno
acquistato il colore marrone scuro. Al-

153

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 159

Butule
lora possono essere mangiate tagliate a
fettine bagnate con qualche goccia dolio, oppure grattugiate per essere usate
come aromatico condimento della pasta.

Buttariga Lessicazione delle grandi uova di


tonno a Carloforte: serviranno a produrre la
buttariga, un delizioso alimento (laltra specie
e` prodotta dalle uova di muggine).

Butule Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria di
Montacuto. Sorgeva nel territorio di
Ozieri. Probabilmente dovette il suo svi` di
luppo alla presenza di una comunita
monaci Vittorini. Estinta la dinastia dei
giudici di Torres, il villaggio fu lungamente conteso tra i Doria, gli Arborea e i
giudici di Gallura; alla fine del secolo
XIII fu occupato dalle truppe arborensi
che sembrava dovessero arrivare a controllare lintero Montacuto. Poco dopo
` i Doria, sfruttando abilmente il bipero
sogno che Giacomo II dAragona aveva di
alleati per affrontare limminente conquista della Sardegna, capovolsero la situazione e nel 1308 ne ottennero linvestitura. Gli Arborea, anche loro alleati
del re, presero atto della nuova situazione ma non rinunciarono alle proprie
rivendicazioni, per cui quando nel 1325 i
Doria si ribellarono contro gli Aragonesi, il villaggio fu nuovamente occupato
dalle truppe del giudice dArborea e for-

malmente annesso al Regnum Sardiniae.


Da quel momento lesercito giudicale e
quello dei Doria si combatterono aspramente per il controllo del territorio e nel
1339 B. fu compreso nei territori che il re
dAragona concesse in feudo a Giovanni
dArborea. Mariano IV, quando divenne
giudice, pretese che il fratello gli prestasse lobbedienza feudale che Giovanni, avendo ottenuto il feudo dal re,
`; per questo Mariano lo fece argli rifiuto
restare. Negli anni che seguirono, scoppiata la guerra tra Mariano IVe Pietro IV,
il villaggio sub` continue devastazioni
` spopolandosi. Terminata
per cui ando
` a far parte del
la guerra, nel 1420 torno
Regnum Sardiniae e nel 1421 fu compreso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Il rapporto dei suoi abitanti con i feudatari aragonesi non fu felice: irritati per le continue angherie,
essi nel 1458 presero parte alla grande
` fu
ribellione del Montacuto, che pero
soffocata con lintervento diretto del vi. Nei decenni successivi lautonocere
mia di B. fu limitata e il villaggio venne
governato da un funzionario feudale che
risiedeva a Ozieri. Nel 1569 i Centelles si
estinsero. Dopo una lunga lite, nel 1591 il
` ai Borgia; i nuovi feudavillaggio passo
` , si mostrarono particolartari, pero
mente fiscali, caricando i vassalli di gravosi tributi e facendo amministrare il villaggio da persone senza scrupoli. Anche
per questo nel corso del secolo XVII gli
abitanti di B. cominciarono a fuggire,
preferendo trasferirsi a Ozieri. Entro il
1680 il villaggio era spopolato. Negli
` riprendersi ma
anni successivi sembro
fu una cosa temporanea: infatti, pressati
dalla malaria e dallinaridimento del
territorio, entro il 1768 gli abitanti di B.
si trasferirono definitivamente a Ozieri
e a Ittireddu.

Butzano Famiglia catalana (sec. XIV).


Con un Antonio si stabil` in Sardegna
al seguito di Pietro IV nel 1354. Nel

154

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 160

Buzzi
` della signo1357 ebbe in feudo la meta
ria di Gesico nella curatoria di Siurgus
` perse quando nel 1363 scopche pero
` la seconda guerra tra il re e Mapio
riano IV. Mor` pochi anni dopo trasmettendo i suoi diritti allunica figlia
Isabella sposata con Antonio Pujalt.

` con Filippo Tommaso Marismo, fondo


` con
netti la rivista Poesia; si dedico
successo anche al giornalismo e fu corrispondente brillante per diverse testate. Sulla Sardegna ha scritto il reportage Glorie dellAsinara, pubblicato su
LUnione sarda nel 1929.

Buzzanca, Paolo Insegnante, consigliere regionale (n. 1947). Conseguita


` dedicato allinla laurea in Lettere si e
segnamento e, trasferitosi in Sarde` al digna, ha preso parte con vivacita
battito politico. Di idee radicali, nel
` stato eletto consigliere regio1979 e
nale per il Partito Radicale sardo nel
collegio di Cagliari per lVIII legisla` riconfertura, ma in seguito non piu
mato. Di recente, uscito dalla scuola,
ha fondato la casa editrice Doramarkus, che ha operato prima a Palermo e
poi a Sassari.

Buzzi, Paolo Scrittore (Milano 1874-ivi


1956). Esponente di spicco del futuri-

Paolo Buzzi Lo scrittore milanese (quinto da


sinsitra) insieme ad altri artisti futuristi: Decio
Cinti, Luigi Russolo, Armando Mazza, Filippo
Tommaso Marinetti e Umberto Boccioni (1913).

155

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 161

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 162

C
Cabella, Cesare Avvocato, uomo politico (Genova 1807-ivi 1888). Deputato al
Parlamento, senatore del Regno. Acceso mazziniano, dopo i moti del 1831
` e nel
dovette fuggire dalla sua citta
` in Sicilia. Tornato in patria
1833 emigro
nel 1848, fu eletto ininterrottamente deputato fino al 1865. Noto per la sua abi` di avvocato, nel 1856 divenne prolita
fessore universitario di Diritto civile e
nel 1870 fu nominato senatore. Intervenendo in una causa che riguardava la
` a Genova, nel 1956,
Sardegna, pubblico
un Ragionamento del duca di Vallombrosa contro il duca di Pasqua sulla tonnara delle isole di Asinara e Piana.

Cabestany Fort, Joan F. Storico catalano (n. sec. XX). Fece parte della So` catalana di studi storici e per
cieta
anni fu direttore del Museo di Storia di
Barcellona. Autore di numerose pubbli` interessato
cazioni, in particolare si e
dei rapporti commerciali tra Cagliari e
` economica dels
la Catalogna: Situacio
Catalans a Caller en 1328, in Atti del VI
Congresso di storia della Corona dAragona, 1959; I mercanti catalani e la Sardegna, in I Catalani in Sardegna (a cura
di Jordi Carbonell e Francesco Manconi), 1984.

Cabiddu, Antonio Giornalista (prima


` sec. XX-1943). Corrispondente de
meta
LUnione sarda, era una promessa
del giornalismo sardo, in cui si era

messo in luce tra il 1940 e il 1942 negli


ultimi anni della direzione dei Raffaele
Contu, ma mor` in guerra ancor giov a n e . Tr a i s u o i s c r i t t i , t u t t i s u
LUnione sarda: I nuraghi, 1940; Incanto in Barbagia, 1941; Fedeli di Ortueri, 1941; Il castagno, 1941; Aspetti e
leggende in Sardegna. Fra due case cantoniere, 1941; I primi abitanti della Sardegna e le loro influenze orientali, 1942;
Ardara e la chiesa di Santa Maria del Regno, 1942; Sosta a Dolianova, 1942.

Cabiddu, Enrico Poeta (n. Iglesias


1929). Conseguita la laurea in Lettere si
` dedicato allinsegnamento nelle
e
` stato per molti
scuole secondarie. E
anni preside del Liceo scientifico di
` animatore di iniziative culIglesias. E
` autore di saggi, racconti e
turali ed e
poesie. Tra i suoi scritti principali, che
sono raccolte in versi o saggi letterari:
In corsia, 1982; Gente di casa, versi, 1993;
Antologia Tagoriana, s.d.; Gli esordi letterari di Luigi Piradello, s.d.; Racconti e
poesie, s.d.

Cabiddu, Gino Giornalista (n. sec. XX).


` con
Insegnante elementare, si dedico
passione allo studio della storia e delle
`
tradizioni dellOgliastra, dove lavoro
per diversi anni, e della Trexenta, da
cui traeva le origini. Tra i suoi scritti:
San Bachisio, 1946; Vecchi approdi sul
mare dOgliastra, LUnione sarda,
resto
` incompiuta la strada
1948; Perche

157

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 163

Cabiddu
dellOgliastra un secolo fa, LUnione
sarda, 1949; Gli ogliastrini ebbero una
costituzione ma pagarono 25 mila fiorini
doro, LUnione sarda, 1950; Come sorsero le torri litoranee dellOgliastra,
LUnione sarda, 1951; I difensori della
torre di San Giovanni di Tertenia,
LUnione sarda, 1951; Ci fu un tempo
in cui ad Orgosolo non esisteva un solo
bandito o delinquente, Il Giornale dIta` non e`
lia, 1955; Un campanile che pero
` allarresto dei capitani dOdoro porto
gliastra, Il Giornale dItalia, 1955; Sta
` di un rudere la
riducendosi a poco piu
gloriosa torre litoranea di S. Gimiliano
di Tortol`, Il Giornale dItalia, 1955;
Mandas, la perla della frumentaria Trexenta, Il Giornale dItalia, 1956; Tortol` fu per oltre un secolo sede degnissima
dellEpiscopato dOgliastra, Il Giornale
dItalia, 1956; La crudele contessa di
Quirra diede il nome al castello che ora
va in rovina a San Michele, LUnione
sarda, 1963; Il feudalesimo in Sardegna
non riusc` a imporre il diritto della prima
notte, Regione, V, 1965; Usi, costumi,
riti, tradizioni popolari della Trexenta,
1966; Viaggi di vicere nellisola. Sardegna 1770, Tribuna della Sardegna, II,
1967; La bella di Sanluri, LUnione
sarda, 1968; Un santo sardo, LUnione
sarda, 1969.

Cabiddu, Gonario Sacerdote e giornalista (Orune 1921-Sassari 1986). Divenuto sacerdote nel 1944, fu nominato
reggente nel 1952 e parroco nel 1955,
mantenendo la carica sino alla morte.
Dal 1960 al 1978 fu direttore dellOrtobene, il settimanale diocesano di
Nuoro. Tra le sue opere: Lettere di una
figlia scappata di casa, 1982.

Cabiddu, Myriam Studiosa di letteratura inglese (Nurri 1926-Cagliari 1989).


Dopo aver conseguito la laurea si de` allinsegnamento universitario, didico
venendo professore associato di In` di Cagliari.
glese presso lUniversita

Tema preferito dei suoi studi furono i


viaggiatori inglesi che visitarono la Sardegna a partire dal secolo XVII. Mor`
prematuramente nel 1989. Tra i suoi
scritti: Visita a Cagliari di Byron e dei
suoi amici, LUnione sarda, 1966; I
viaggiatori inglesi dell800 in Sardegna,
1980; La Sardegna vista dagli inglesi (i
viaggiatori dell800), 1982; La Sardegna
in appunti di viaggio di ufficiali inglesi
tra XVIII e XIX secolo, Annali della Fa` di Scienze politiche dellUnivercolta
` di Cagliari, VIII, 1983; I pellegrisita
naggi di H.D. Lawrence, Sea and Sardinia e i due romanzi esotici, Annali di
Scienze politiche, 1984. Interessante
una serie di articoli su Cagliari vista dagli inglesi: I primi dellOttocento, 1985;
Agli inizi dellOttocento, 1986; William
Henry Smith, 1987; John Warre Tyndale,
1988, tutti pubblicati sui numeri annuali dellAlmanacco di Cagliari.

Cabitza, Antonio Ortopedico e traumatologo (Gonnosfanadiga 1912-Cagliari


1988). Conseguita la laurea in Medicina
` col Delitala a
a Padova, si specializzo
` alla carriera uniBologna e si dedico
versitaria e alla ricerca. Tornato a Cagliari nel secondo dopoguerra, si impe` per la trasformazione dellOspegno
dale Marino in un grande centro medico; consegu` la libera docenza nel
1951. Divenuto professore ordinario
nel 1953, assunse la direzione dellOspedale Marino facendone un centro
prestigioso di studi di traumatologia.
Uomo dai molteplici interessi culturali,
fu autore di numerose opere specifiche
di notevole livello scientifico e per anni
diresse la rivista Rassegna medica
sarda. Fu anche autore di alcuni studi
di storia della medicina in Sardegna e
tra il 1935 e il 1938 diresse con V. Atzeni
linteressante rivista Cadossene.

Cabitza, Giuliano Pseudonimo che il


giornalista e politico Eliseo Spiga ha
utilizzato nel 1968 per firmare Sarde-

158

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 164

Cabizzosu
gna. Rivolta contro la colonizzazione, un
opuscolo feltrinelliano in cui affrontava i problemi della liberazione della
Sardegna dalla dipendenza del sistema
capitalistico occidentale.

Cabitza, Leonilde Rosina Religiosa


(Gonnosfanadiga 1908-Rosone 1959). Attirata dalla vita spirituale, dopo essersi
laureata in Lettere a Roma decise di
` un
dedicarsi alla vita monastica. Fondo
ordine di monache benedettine e si ri` nel monastero di Rosone, di cui ditiro
`.
venne badessa. Mor` in odor di santita

Cabizudo Famiglia di notai cagliaritani


(secc. XVI-XVII). Le sue notizie risalgono al secolo XVI. Verso il 1550 con un
Francesco acquistarono la signoria
della scrivania della zecca di Cagliari e
nel 1551 con un Antonio quella del contado del Goceano. Negli stessi anni alcuni membri della famiglia furono ripetutamente eletti consiglieri di Cagliari.
Nel corso del secolo XVII le condizioni
della famiglia si elevarono ulteriormente e nel 1646 i C. ottennero il cavalierato ereditario con un Gerolamo e
con suo figlio Lucifero. I due furono ammessi allo Stamento militare nel 1653
durante il parlamento Lemos; successivamente la famiglia prese parte agli altri parlamenti, ma si estinse alla fine
del Seicento.

Cabizzosu, Tonino Studioso di storia


della Chiesa (n. Illorai 1950). Sacerdote,
uomo di profonda cultura, laureato in
Lettere, da anni corrispondente del` direttore
lOsservatore Romano, e
del Bollettino Ecclesiastico della Sardegna, organo ufficiale dellepiscopato sardo. Insegna Storia della Chiesa
` teologica di Cagliari ed e
`
nella Facolta
direttore dellArchivio arcivescovile di
` autore di numerosi
quella diocesi. E
saggi sulla storia della Chiesa e della
` in Sardegna. Tra gli altri:
religiosita
Mons. Emanuele Virgilio, LOsserva`
tore Romano, 1985; Chiesa e societa

nella Sardegna centro-settentrionale


1850-1900, 1986; Virgilio Angioni, una
`
Chiesa per gli altri, 1995; Chiesa e societa
in Sardegna (1870-1897). Appunti per
` a Ozieri
una storia, 1987; Chiesa e societa
fra Ottocento e Novecento, in Ozieri. Sto` (1836-1986), 1989; Misria di una citta
sioni popolari dei Vincenziani in Sardegna dal 1900 al 1937, in Cattolici in Sardegna nel primo Novecento, 1989; Aspetti
` socio-religiosa sarda nellodella realta
`
pera di G.B. Manzella, in Chiesa e societa
sarde tra due concili regionali 1924-1990,
1990; Padre Manzella nella storia sociale
e religiosa della Sardegna, 1991; Istituti
di vita consacrata sorti in Sardegna negli
ultimi cento anni, in Vita e opere di Padre
Evaristo Madeddu, 1991; Alcune linee di
storia religiosa della chiesa di Sardegna,
in Ricerca storica e chiesa locale in Italia.
Risultati e prospettive, 1995; La pastora` di V.G. Berchialla arcivescovo di Calita
gliari dal 1881 al 1892, in Annali della
` Teologica della Sarpontificia Facolta
degna, VI, Cagliari 1997; Azione socioreligiosa di Giovanni M. Bua nel primo
Ottocento Sardo, Orientamenti sociali
sardi, 2, 1997; La Chiesa sarda nel
primo Novecento, in Salvatore Vico nel
contesto sociale e religioso del Novecento
` e santita
` sociale
sardo, 1998; Spiritualita
in Sardegna tra 800 e 900, in Studi storici in memoria di G. Sorgia, Archivio
storico sardo, XXXIX, 1998; Contemplazione ed azione in Sardegna tra 800 e
` . Scritti in onore di p.
900, in Fede e liberta
G. Martina, 1998; Ricerche socio-religiose
sulla Chiesa Sarda tra 800 e 900, 1999;
` , in
Salvatore da Horta, il santo e la citta
Atti del Convegno di Studi nel 60 anniversario della canonizzazione di San Salvatore da Horta, 1999; Duecento anni al
`
servizio del territorio (1803-2003), 2003 (e
la storia della diocesi di Ozieri); Studi in
onore del cardinale Mario Francesco
Pompedda (a cura di), 2002; Inventario

159

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 165

Caboni
Quinque libri (con Elisabetta Marongiu
e Carla Uras), 2003.

Caboni, Antioco Gentiluomo (sec.


XVII). Fu uno dei primi protagonisti
del movimento per il ripopolamento e
la colonizzazione delle campagne. Nel
1659, infatti, ottenne in feudo i vasti territori spopolati di Zuradili con il compito di popolarli e di bonificarli. Lottando contro un ambiente ostile, con
grandi sforzi riusc` a dare nuovo impulso al villaggio di Marrubiu, ma mor`
alcuni anni dopo senza lasciare eredi.

Caboni, Antonio 1 Pittore (Cagliari,


` sec. XIX-ivi 1865). Autodiprima meta
` al Marghinotti; tra il
datta, si ispiro
` alle decorazioni
1826 e il 1829 lavoro
del Palazzo regio a Cagliari; in seguito,
` con
cresciuta la sua fama, si disputo
lArui e altri pittori cagliaritani le
scarse committenze che lambiente of`
friva. Per avere maggiori possibilita

professionali nel 1840 segu` il vicere


Montiglio in Piemonte e si stabil` a Casale Monferrato. Nella nuova sede esegu` numerosi quadri, che si trovano
` e dei dintorni e
nelle chiese della citta
` fama di buon pittore. Nel
si guadagno
` a Cagliari, dove apr` uno stu1842 torno
dio. Consolidata la sua fama, esegu` numerose tele di grandi proporzioni per
alcune chiese, occupandosi anche del
restauro della basilica di Santa Croce.
Dipinse inoltre diversi paesaggi ed esegu` alcuni affreschi nel Duomo di Cagliari, ora perduti.

Caboni, Antonio2 Avvocato (Cagliari


` impegnata
1836-ivi 1904). Personalita
nel sociale, dopo la laurea in Legge conseguita nel 1856 si diede alla pratica forense ma contemporaneamente anche
allo studio dei problemi della previdenza e dellassistenza. Presidente di
alcuni operosi enti di assistenza, fu
` volte consigliere comunale
eletto piu
di Cagliari e dal 1888 divenne assessore
`
fino al 1889. Tra i suoi scritti, quelli piu

importanti riguardano appunto la sua


` di amministratore di enti di beattivita
neficenza o la storia di questi istituti
` : Relazione sullandanella sua citta
mento e sullamministrazione del regio
ospizio Carlo Felice di Cagliari dalla sua
origine al 1893, 1894; Le istituzioni di beneficenza di Cagliari nellesposizione nazionale di Torino, 1898; Cenni storici delle
istituzioni di previdenza, beneficenza,
istruzione ed educazione della provincia
di Cagliari, 1900.

Caboni, Giovanni Giurista (Cagliari


1783-ivi 1855). Fratello di Stanislao, con` per anni Digeseguita la laurea insegno
` di Cagliari. In sesto presso lUniversita
` in magistratura e vi perguito entro
corse una brillante carriera, giungendo
alla carica di giudice della Reale
Udienza.

Caboni, Giuseppe Funzionario, uomo


politico (n. Mogoro 1943). Conseguita la
` divenuto
laurea in Giurisprudenza e
funzionario del Consiglio regionale.
Esperto di diritto regionale e studioso
dei movimenti politici contemporanei,
` uno degli animatori dellIstituto
e
Sardo per la Storia della Resistenza e
dellAutonomia. Tra i suoi scritti: Storia
come autobiografia: dal sardismo alle
lotte sociali del secondo dopoguerra, in
Lotte sociali, antifascismo e autonomia,
1982.

Caboni, Maria Fotografa (n. Cagliari,


sec. XX). Diplomata al Liceo artistico
di Cagliari, poi al Corso di Fotografia
dellIstituto Europeo di Design diretto
` laureata in Letda Peter Portner, si e
tere con una tesi su Kandinsky. Perfeziona la sua educazione alla visione
frequentando, per oltre dieci anni, lo
studio della pittrice Rosanna Rossi e
mettendo a punto un suo particolarissimo modo di vedere le immagini
che, sia nelle opere pittoriche che nei
ritratti fotografici, esprime con una

160

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 166

Cabras
` accesa qua e la
` da
semplice luminosita
lampi improvvisi di colore.

Caboni, Stanislao Magistrato, letterato, deputato al Parlamento (Cagliari


1795-ivi 1880). Dopo la laurea in Legge
` di Cagliari entro
`
presso lUniversita
nella carriera giudiziaria, che percorse
` alti. Di vivace
giungendo ai gradi piu
` la vita culturale di
intelligenza, animo
Cagliari e della Sardegna; nel 1827
` Il giornale di Cagliari, la prima
fondo
rivista comparsa in Sardegna, che usc`
` col
fino al 1829. Nel 1832 a Sassari fondo
Marongiu Nurra lAccademia Filologica; tornato a Cagliari fu nominato se` Agraria ed
gretario della Reale Societa
Economica fino al 1835. Eletto deputato
` degli ademprivi e
nel 1848, si occupo
propose la conversione dei beni eccle` il
siastici; negli anni seguenti lascio
Parlamento e tra il 1852 e il 1857 fu
eletto consigliere divisionale nel colle` ancora in Parlagio di Iglesias. Torno
mento dal 1857 al 1860 e dal 1861 al
1865. I suoi molteplici interessi non lo
distolsero dalla carriera giudiziaria
nella quale raggiunse il grado di primo
presidente della Corte dAppello di Milano. Mor` dopo essere tornato a Cagliari. Tra i suoi scritti principali molti
sono dediche in versi o orazioni in occasione di particolari eventi della vita
pubblica: Collocandosi la prima pietra
migliare delle nuove vie della Sardegna
da S.E. il marchese dYenne il 6 aprile
1822, Ode, 1822; Nel faustissimo giorno
natalizio di S.R.M. Carlo Felice I di Savoia, 1823; Elogio accademico del senatore e consigliere Raimondo Garau detto
nellannua solenne apertura della Regia
` Agraria ed Economica di CaSocieta
gliari, 1824; Elogio funebre nelle solenni
esequie di S.M. Carlo Felice I di Savoia
ordinate dal magistrato sopra gli studi,
1831; Festeggiandosi la faustissima na`
scita di S.A.R. Umberto di Savoia la citta
di Cagliari in segno di vera, leale, suddi-

tizia esaltazione offriva le seguenti epigrafi, 1844; Lagricoltura, 1826. Altri


saggi, invece, sono legati alla sua atti` di promotore della cultura: Catechivita
smo agrario per fanciulli di campagna,
1828; Ritratti poetico-storici dillustri
` anche dei
sardi moderni, 1833. Lascio
manoscritti, conservati nella Biblioteca Universitaria di Cagliari: Elogio di
` , e Dissertaillustri sardi, collezione Orru
zione sulla Sardegna e specie sul Sulcis.

Cabra Famiglia del giudicato di Torres


(secc. XII-XV). Le sue notizie risalgono
al secolo XII, quando alcuni personaggi
di questo cognome, come Pietro, majore
de scolca, e Guantino, majore de bulbare,
vengono ripetutamente citati nei condaghes. Nei secoli successivi la famiglia
` una discreta posizione e si staconservo
bil` a Sassari. Nel 1439 ottenne il rico` con un Vanoscimento della generosita
lentino, segretario di Sassari.

Cabras1 Comune della provincia di Ori`


stano, compreso nella XVI Comunita
montana, con 8701 abitanti (al 2004), posto a 9 m sul livello del mare, nella pianura del Campidano di Oristano sulla
riva sinistra dello stagno omonimo. Regione storica: Campidano Maggiore. Archiocesi di Oristano.
& TERRITORIO Il territorio comunale,
dalla forma approssimativa di un triangolo isoscele con al centro il grande stagno che porta lo stesso nome, ha una superficie di 102,18 km2. Confina a nord
con i comuni di Riola Sardo e Nurachi;
a est con Oristano; a sud con la costa del
golfo di Oristano e a ovest con una articolazione costiera di 30 km che comprende la penisola del Sinis e le isolette
di Mal di Ventre e Catalano, interessanti dal punto di vista geologico e na` a est sono
turalistico. Nella parte piu
presenti coltivazioni di ortaggi, agrumi
` del suolo. Il
e vigneti grazie alla fertilita
paese si trova a 3 km dalla statale 292
Oristano-Cuglieri, su una strada che

161

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 167

Cabras
raggiunge la frazione di San Giovanni
di Sinis e i resti dellantica Tharros.
Del comune fa parte anche laltra frazione di Solanas.

Cabras Stagno di Cabras.

` abitato fin
STORIA In un territorio gia
` nuragica, nella penisola del Sidalleta
` fenicio-punica di Tharnis sorse la citta
` romana, che
ros, fiorente anche in eta
decadde nellAlto Medioevo a causa
dei continui attacchi dei pirati saraceni. In questo periodo il territorio si
` completamente anche se dispopolo
feso da alcune fortificazioni. Quando
nel secolo XI Tharros fu definitivamente abbandonata in favore della nascente Oristano, lattuale centro si svi` sotto la protezione del castello di
luppo
cui si notano i resti accanto alla chiesa
parrocchiale. Inserito nella curatoria
del Campidano Maggiore, ebbe una
certa importanza nel corso dei secoli
la famiglia giusuccessivi anche perche
dicale di Arborea risiedeva spesso nel
castello che nel frattempo era stato potenziato. Caduto il giudicato, nel 1410 C.
fu incluso nel nucleo originario del
marchesato dOristano; nei decenni
successivi il territorio fu ancora sottoposto a frequenti incursioni di corsari
&

nordafricani che ne compromisero leconomia basata sulla pesca. Quando il


marchesato fu confiscato a Leonardo
Alagon, dal 1479 il villaggio prese a essere amministrato direttamente dal re
e nel 1514 ottenne il privilegio di unesenzione decennale dal pagamento dei
tributi feudali per porre gli abitanti
nella condizione di trovare i fondi necessari alla difesa del territorio dai corsari. Nei secoli successivi il privilegio
` lunfu rinnovato anche per periodi piu
ghi e gli abitanti provvidero alla difesa
` adeguata. Nel
in maniera sempre piu
corso del secolo XVII riprese a svilup` della pesca nello stagno
parsi lattivita
grazie allimpegno di alcuni imprenditori che presero le peschiere in appalto.
` perdere i propri priNel 1712 C. sembro
` a far parte del feudo
vilegi: infatti entro
di Giovanni Antioco Atzori; gli abitanti
insorsero e nel 1714 riuscirono a riscat` non erano fitarsi. Le tribolazioni pero
nite: infatti nel 1767, con tutti gli altri
villaggi del Campidano di Oristano,
` suo malgrado sotto un feudatario,
torno
Damiano Nurra (= Nurra3 ), che ne assunse le rendite col titolo di marchese
dArcais. Da quel momento gli abitanti
di C. tentarono di liberarsi dal vincolo
feudale con ogni mezzo e il loro rapporto col feudatario fu duro e difficile,
nel 1796 giunsero a rifiutare il
finche
pagamento dei tributi feudali. Intanto
il feudo nel 1806 fu ereditato dai Flores
dArcais, ma riscattato nel 1838; subito
dopo il paese fu incluso nella provincia
di Oristano come capoluogo di manda` a far
mento fino al 1859, quando entro
parte della provincia di Cagliari. Come
` preziosa la testimonianza di
sempre e
Vittorio Angius: Le case sono circa
910, e coi loro interstizi occupano pres tre quarti quadrati dun miglio.
soche
Le stanze sono tutte al pian terreno, e
le solite divisioni sono in una sala dingresso, che in uno od ambo i lati a destra

162

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 168

Cabras
` cae sinistra danno adito ad una o piu
mere: con addietro un cortile per i polli,
per coltivarvi qualche erba ortense, e
per la legna. Le linee in cui sono dispo` stato
ste, il parallelismo che in alcune e
osservato, il competente spazio che intercludono, portano certa apparenza di
` , e conciliano qualche belregolarita
` state
lezza al totale. Non essendo pero
di ciottoli, ne
di lastre, nepcoperte ne
pure dispostosi il suolo ad un conve` nelle piovose
niente declivio, percio
stagioni sono non poche contrade per
la loia e mota mollissime, e in alcune
rimane il brago fino a che un forte sole
` nelle vie
le asciughi. Pari incomodi e
per cui vi si avvenga da altronde. In generale godesi una salute prospera dove
siasi felicemente trapassato lo spazio
` regge in molti
della puerizia: la vitalita
anche al settantesimo anno, e furono
non rari gli esempi di vecchi centenari.
Infrequenti e lievi storpiature nel popolo; invece ti si presenteranno belle
proporzioni, vivace colorito, e nelle
femmine tanta finezza di taglia, e s`
lieto lume di avvenenza, che le crederesti le bellissime donne dellisola, se non
ti soccorresse in altre regioni della medesima essere delle forme prestanti
` che
con la importante aggiunta di cio
ben si sente, e mal si significa con li vocaboli bel sangue e spirito. La fama
delle belle crabarisse sal` in maggior
visitando questi luoghi
onore, poiche
la Regina Maria Teresa dAustria videne molte, che a di lei giudizio, la
` intendevasi,
quale meglio daltri di cio
potevano in paragone contender della
` con le istesse giorgiane, e
superiorita
` sorte delle altre quella, cui in
con piu
atto di ammirazione compiacque maggiormente onorare baciandola in
fronte. Il numero delle famiglie, che fu
preso nella recensione parrocchiale
del 1834, era sulle 900, e in queste si
comprendevano anime 3556. La solita

proporzione dei nati alla popolazione


si calcola dun venticinquesimo, quella
dei morti ai nati di nove quattordicesimi. Nelle professioni meccaniche di
` si eserciteranno presprima necessita
150 persone. Dopo i contadini, il
soche
` dei pescatori. Imnumero maggiore e
piegansi nella tessitura non meno di
850 telai sardeschi; ma alle enormi imperfezioni della macchina supplendo la
diligenza del lavoro, oltre i panni da forese, sono fabbricate delle tele, coltri, e
tutte specie di lingerie, che hanno qualche merito. Il superficiale frullamento
delle terre, difetto comune degli arboresi, limperizia nelle operazioni sono
sempre, e meglio che altro, cagione del
` optenue frutto che percevesi. Il suolo e
portunissimo alle viti, onde vengono
` , e maturano i grapcon molta felicita
`
poli prima, che altrove, onde ne piu
anni santicipano nel giorno di s. Bartolomeo le allegrezze del Sanmartino; negli altri non si lascia andare la prima
domenica di settembre. Tanta accelera` da cio
`, che per la difettosiszione egli e
sima manipolazione del mosto i vini
sentendo il calore si esacerbano, e que` ancora si insto rinforzando ogni d` piu
` troppo punforzano sino ad una acidita
` il consumo di questo
gente. Grande e
prodotto, e quando accada che se ne
esponga in vendita di tal gusto che lusinghi, allora una moltitudine (e i pescatori sono sempre la massima parte
dei concorrenti) questi tra motteggi,
quelli tra discorsi con serio il tono vuotano in brevora una botte. I vini inaci`
diti si passano sul fuoco, e la quantita
` ragguagliarsi ad una ottava del mopuo
sto. Questo vigneto tiene una certa va` da cui sono quelle uve passe, che
rieta
si paragonano alle migliori del commer` numecio. Tra le specie fruttifere le piu
rose sono i fichi, peri, susini, meli, gli
` , i mandorli,
agrumi di molte varieta
gelsi, sorbi, e le palme, che darebbero

163

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 169

Cabras
in somma non meno di 15 mila individui, non messi in calcolo gli ulivi. Queste piante tra grandi e piccole sommano
esse a non meno di 40 mila, e quando sia
una piena produzione e non offesa dalle
meteore si viene a raccogliere dal torcolo circa 8 mila barili, di cui sono serviti i valligiani dArborea, e fino la
stessa capitale. Possano questi agricoltori badare a quanto valgano i gelsi, e
cos` procurarsi un altro ramo di lucro,
` nella produzione sicuro, che non
e piu
` una vasta resono gli ulivi. Il Sinis e
gione chiusa da ostro a tramontana per
lo mare, a levante dal gran lago. In sua
maggior lunghezza potresti numerare
miglia 13, nella maggior larghezza 5,
nella sua superficie 32 quadrati incirca
delle medesime. Distinguesi in due
parti: la coltivata, dove insieme coi Crabarissi lavorano molti contadini di
` chi, Bara
` tili, Sola
` nas, s.
Riola, Nura
Vero Milis; lincolta, che ingombrasi
dai lentischi, corbezzoli, mirti, cistio, e
` una vera landa. Gli ardalle prunaie, e
menti e greggie del comune pascono tra
manqueste macchie e nei prati, finche
cando le sussistenze comandi lemigrazione ad altre giurisdizioni. Le specie
erano nel 1834 nei seguenti numeri. Pecore capi 7000, buoi 1500, vacche 1000,
capre 450, porci 6000, cavalle rudi 1300,
cavalli domiti 300, giumenti circa 800.
` dei formaggi non si hanno
Della bonta
certamente a dire molte parole di lode.
` men conosciuta delle altre.
Questarte e
Il selvaggiume comprendesi nelle specie dei daini, cinghiali, lepri e volpi.
Nel canale in cui concorrono i rivi sono
due peschiere, la principale tra la foce
e lo stagno nominata di Pontis, e laltra
quasi sussidiaria alla foce, che appel` rdini. Intramendue danno un
lasi Ma
prodotto considerabile, e per ordinario
le l.n. 60 mila. A destra di questo canale
lungo la spiaggia per le due miglia stendesi con varia larghezza il lago di Mi-

` tenersi quasi unappenstras. Esso puo


dice dellanzidescritto. Nella foce, per
` una terza pecui comunica col mare, e
schiera. Dal 1928 C. ebbe come frazione il villaggio di Solanas, oggi co` a far parte della
mune; nel 1974 torno
provincia di Oristano, appena creata.

Cabras Torre nei pressi dello stagno di


Cabras.
& ECONOMIA Leconomia e
` basata soprattutto sulla pesca negli stagni che,
`
praticata da tempo immemorabile, da
luogo a una fiorente commercializzazione dei suoi prodotti. I pescatori, riuniti in cooperative, pescano soprattutto
muggini e utilizzano ancora unimbarcazione antichissima fatta di canne palustri, il fassoni (=). Altro importante
` di trasformafattore sono le attivita
zione dei prodotti ittici e alcune altre
` manifatturiere. Prodotto tipico
attivita
` la bottarga (uova di muggine salate ed
e
essiccate), che attualmente viene
esportata anche nel continente. Discreta la viticoltura con la produzione
della tradizionale Vernaccia (=), altro
prodotto tipico di questa parte del Cam` artigiapidano. Artigianato. Le attivita
nali di C. sono quelle comuni a tutti i
grossi paesi, si va dai prodotti per ledilizia a piccole imprese artigiane del le alle attivita
` legate alla cirgno nonche
colazione degli autoveicoli: officine e
` molto ben colcarrozzerie. Servizi. C. e
legato, attraverso la S.S. 292 sia al capo-

164

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 170

Cabras
luogo (da cui dista 7 km) che alla costa di
Santa Caterina e a Cuglieri verso nord.
Dispone di adeguati servizi sia sociali
di scuole dellobche medici, nonche
bligo sufficienti alla popolazione e di
essenziali servizi bancari. Possiede la
Biblioteca comunale, alcuni alberghi e
numerose aziende agrituristiche.

elementare 3074; analfabeti 339; automezzi circolanti 3263; abbonamenti TV


2339.

Cabras La peschiera di Mare Pontis `e


organizzata intorno a un complicato sistema
di paratie e corridoi che guidano i pesci verso la
rete finale.

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO La posizione di C. rispetto al mare e allo stagno ha reso questa zona ricchissima di
insediamenti umani a partire dalla
preistoria. A documentare questi insediamenti esiste un Museo archeologico.
Si tratta di un moderno edificio a due
corpi progettato dallarchitetto Magnani nel 1981: raccoglie i materiali degli scavi archeologici recenti effettuati
nel territorio del Comune; i reperti
sono esposti in una decina di sale il cui
` stato curato da Enrico
allestimento e
Acquaro e dal compianto Gianni Tore
con la collaborazione di altri. Con gli
` divenuto anche centro
anni il museo e
culturale e tiene vivaci contatti con
` suddi` italiane e straniere. E
Universita
viso in due sezioni: la prima ricostruisce le fasi dellinsediamento umano nel
` altomeSinis dalla preistoria alleta
dioevale; la seconda contiene reperti
archeologici prenuragici e fenicio-punici provenienti dagli scavi di Tharros
e Cuccuru Is Arrius. Di particolare in` questultima localita
` , posta
teresse e
sulla sponda meridionale dello stagno,
` stato individuato un villaggio ridove e
&

Cabras Peschiera di Mare Pontis. Gli stagni


di Cabras erano cos` ricchi di muggini che
questo pesce era conosciuto in tutta la
Sardegna come pesce di Oristano.

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 8938 unita
di cui stranieri 4; maschi 4499; femmine
4439; famiglie 2865. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione
della popolazione, con morti per anno
67 e nati 55; cancellati dallanagrafe
125; nuovi iscritti 109. Tra gli indicatori
economici: depositi bancari 107 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF
13 214 in migliaia di lire; versamenti ICI
3447; aziende agricole 532; imprese
commerciali 721; esercizi pubblici 63;
esercizi allingrosso 7; esercizi al dettaglio 137; ambulanti 73. Tra gli indicatori
sociali: occupati 2542; disoccupati 346;
inoccupati 640; laureati 100; diplomati
697; con licenza media 2695; con licenza

&

165

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 171

Cabras
salente al periodo della cultura di Bonuighinu e in seguito utilizzato nel periodo della cultura di Ozieri. Gli scavi
archeologici condotti nel sito hanno
evidenziato resti di capanne e tombe
ipogeiche singole scavate nellarena` stato troria. In una di queste tombe e
vato uno scheletro che stringeva nella
mano una statuetta in pietra raffigu` femminile obesa; inrante una divinita
teressanti sono anche alcuni reperti in
` stato trorame. Analogo insediamento e
` di Conca Illonis,
vato nella localita
sulla sponda occidentale dello stagno,
che ha restituito anche materiali del
Neolitico recente e un villaggio risalente alla cultura di Ozieri; altri siti risalenti al periodo prenuragico sono
` di Sa Pesada Manna e di
nelle localita
Serra e Siddu dove sono state indivi`
duate alcune tombe. Il territorio di C. e
ricco anche di nuraghi (31): Abba Chene
Sole, Angios Corruda, Antioco Crobis,
Boboe Cabitza, Barrisi, Cadaune, Cannevadosu, Combus, ConcAilloni, Crichidoneddu, Crichidoris, Figus de
Cara, Giovanni Nieddu, Leporada, Margini Grutzu, Molas, Muras, Ollastu, Paegrevas, Piscina Rubia, SArgara, Sa Carroccia, Sa Gora de Sa Scafa, Sa Ruda, Sa
Tiria, Sirau Mannu, Su Archeddu, Su
Procu, Su Noraxi, Suergiu, Zianeddu.
` il sito di
Di particolare interesse e
Monti Prama, complesso nuragico dellultimo periodo, costituito da un nuraghe polilobato, un tempio a pozzo, un
villaggio e trenta tombe individuali di
grande interesse. Le capanne sono circolari, costruite in conci di basalto e disposte attorno alla massa del nuraghe; a
poca distanza si trovano i resti del pozzo
sacro e delle tombe individuali. Queste
sono del tipo a pozzetto conico e sono
coperte da un lastrone di arenaria: contenevano le salme in posizione seduta
con un ricco corredo funerario. Larea
dove sono le tombe era ingombra di

cippi, betili, colonne capitellate e altre


decorazioni monumentali che fanno
pensare a una distruzione intenzionale
del sito.

Cabras La peschiera di Mare Pontis era


` in eta
` spagnola, quando veniva
famosa gia
` ricche del
considerata una delle piu
Mediterraneo.

Recenti scavi nellarea hanno restituito


alcune statue di grandi proporzioni
rappresentanti guerrieri e alcuni bronzetti probabilmente del secolo VIII a.C.
Le testimonianze risalenti al periodo
fenicio-punico sono di particolare importanza, soprattutto i reperti della necropoli di Tharros (=) e larea dove sor` punica. Molti i regeva la grande citta
` romana, in particolare i
perti di eta
`
complessi delle tombe in prossimita
della chiesa paleocristiana di San Giovanni di Sinis scoperte nel 1842 dal re
Carlo Alberto su indicazione di Alberto
Lamarmora. Queste tombe resero un
` al Muricco corredo che in parte ando
seo di Torino e in parte a quello di Ca-

166

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 172

Cabras
gliari. In seguito, sempre nei pressi
della chiesa, furono individuate e scavate a opera di privati altre tombe romane di diverso tipo. Tra il 1851 e il
1874 ne furono tratti numerosi reperti
che andarono ad arricchire le collezioni Chessa (oggi al Museo Sanna di
Sassari), Gou
in (al Museo di Cagliari) e
Pischedda (al Museo di Oristano).

Cabras La chiesa campestre di San Giovanni


` antica
di Sinis conserva i ricordi della piu
` popolare dellOristanese.
religiosita
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Lassetto del centro urbano di C. conserva limpianto delle ristrutturazioni che furono fatte nel Seicento attorno alla chiesa parrocchiale
di Santa Maria Assunta, costruita nel
secolo XVII in stile barocco e dedicata
alla patrona del villaggio. Accanto alla
chiesa si trovano i pochi resti del castello di Casa di Regno (o Mare Pontis)
fatto costruire dai giudici dArborea nel
secolo X a difesa delle popolazioni che
lasciavano la ormai poco sicura Thar-

ros. In seguito i giudici lo utilizzarono


saltuariamente come residenza. In questo edificio, dopo il fallimento dellinvasione del giudicato di Cagliari da
parte di Barisone I dArborea, il sovrano fu assediato dallesercito dei giudici di Torres e di Cagliari nel 1164.
Dopo la morte dellinfelice sovrano,
quando il giudicato fu retto in condominio da Pietro I e da Ugone di Bas Serra,
` la residenza e vi
questultimo vi fisso
tenne la corte; successivamente,
quando la dinastia dei Bas Serra si atte` definitivamente, il castello cesso
` di
sto
essere residenza della corte ma nei secoli successivi fu saltuariamente luogo
di soggiorno della famiglia giudicale. A
partire dal secolo XV il castello comin` ad andare in rovina. Altro interescio
` la chiesa dello Spirito
sante edificio e
Santo costruita nel 1601 in forme tardogotiche; ha ununica navata arricchita
da unabside semicircolare e scandita
da archi che scaricano su delle paraste
e da due cappelle laterali; la copertura
` con volta a botte. Al suo interno sono
e
conservati due altari del secolo XVII,
un Cristo ligneo utilizzato durante i riti
della Settimana santa e un pulpito in
legno policromo del secolo XVIII. Il vasto territorio del Comune di C., oltre allimportante area archeologica di Tharros (=), conserva limportante chiesa di
San Giovanni di Sinis che sorge lungo la
strada che porta alle rovine dellantica
` . Ledificio era originariamente
citta
una chiesa bizantina con pianta a croce
inscritta risalente ai secoli VI-VII e situata nel centro di Sinis di cui parla
Giorgio Ciprio, secondo il quale
avrebbe avuto funzioni di battistero.
Alla fine del secolo XI ledificio fu modificato e assunse le forme attuali con
elementi marcatamente proto-romanici: i bracci trasversali e il corpo cupolato delledificio bizantino furono conservati, il braccio longitudinale orien-

167

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 173

Cabras
tale fu resecato e sostituito con labside,
quello occidentale fu demolito e al suo
posto sorse laula a tre navate con volta
` la chiesa di
a botte. Molto interessante e
San Salvatore che sorge nelle vicinanze
del promontorio di San Marco e che
conserva elementi romanici; dalla
chiesa, attraverso una scala stretta coperta da una volta a botte, si accede allipogeo costituito da un ambiente circolare illuminato dallalto da dove si
passa ad altri due ambienti absidati e
infine a un altro ambiente circolare. Il
complesso fu utilizzato in tempi molto
antichi e certamente in periodo paleocristiamo, come dimostrano le tracce di
affreschi alle pareti. Situate a poca distanza luna dallaltra, nelle vicinanze
di Tharros si trovano la torre Vecchia di
capo San Marco e la torre di San Giovanni di Sinis che furono costruite tra
il 1578 e il 1580. Quella di San Giovanni
` la piu
` antica: si tratta di una
di Sinis e
costruzione imponente alta 14 m, con
un diametro di pari misura, allepoca
potentemente armata con artiglierie.
Sorge su un promontorio e domina la
vicina chiesa di San Giovanni e le ro`. Gode di un panorama
vine della citta
splendido. La seconda, posta a guardia
dellistmo di capo San Marco, fu costruita nel 1580 per sorvegliare il tratto
di costa fino alla punta Maimoni. Si
tratta di una costruzione piccola, alta
` di 7 m, con un diametro della
poco piu
` di
stessa misura. Nel Settecento cesso
avere importanza militare e fu abban` defidonata. Un monumento che puo
` molto interesnirsi minore, ma che e
` uno dei tanti portali delle prosante, e
` del passato: si tratta del portale
prieta
detto di donna Annetta. Si trova lungo la
strada che da Cabras conduce a Sola` sopraelevato
russa, in un tratto che e
rispetto allantico tracciato. Il portale,
` costruito tutto
veramente imponente, e
in conci di arenaria: ha la facciata

esterna ricca ed elaborata come quella


` ridi una chiesa; il passaggio centrale e
finito con una cornice a sbalzo e ha al
fianco due lunghe colonne con tanto di
plinti alla base e di capitelli al termine
superiore; gli angoli esterni sono segnati da paraste che si raccordano nella
` modaparte alta con una cornice a piu
nature che divide in due il prospetto nel
senso orizzontale; nella parte alta, che
termina con un duplice spiovente come
unabitazione, si aprono tre finestre rifinite coronate da un piccolo arco. Sono
` originale
queste che rivelano il dato piu
del monumento: non si tratta, come di
consueto in questi casi, di un semplice
prospetto ma di un edificio che comprende ambienti interni. Basta spostarsi sul lato posteriore per trovare
una porta che si apre a lato dellingresso ad arco; allinterno una cameretta con al centro una scala a chiocciola che conduce al piano superiore:
qui un lungo vano rettangolare ha da
un lato una parete buia, dallaltro le tre
finestre dalle quali gli incaricati di
donna Annetta potevano controllare
larrivo di forestieri, ospiti, estranei. Il
territorio di C., oltre a essere ricco di
archeologia e di monumenti, offre anche, a parte lo stagno, vere e proprie
oasi naturali. Nei pressi di San Giovanni di Sinis, infatti, una stradina che
parte dal bivio per Funtana Meiga porta
a una pista naturale, facilmente percorribile, che raggiunge subito il litorale
esterno della penisola. Si procede
quasi sulla riva e dopo 3 km si giunge
` il
alla torre detta Turre Seu che da
nome anche alla zona. Dopo un tratto
di rocce calcaree e depositi alluvionali,
un cartello indica linizio allarea pro` una distesa di mactetta. Tuttintorno e
chia mediterranea dalla conformazione detta a pulvino. Alcuni cartelli
indicano i nomi delle specie presenti:
lo smilace e il caprifoglio, lolivastro e

168

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 174

Cabras
la fillirea e soprattutto la palma nana.
Altre indicazioni riguardano gli animali, lepri, volpi e donnole e i numerosi
insetti e volatili. Vicino si trovano la
torre, dalla quale si gode una vista bellissima, e un edificio che nella buona
stagione viene adibito a Centro visite.
Da qui partono dei sentieri che portano
a un bosco di pini di Aleppo e a una zona
di dune sabbiose, anche questa con un
` lo
particolare tipo di vegetazione. Ma e
stagno di Mare Pontis a rivestire una
grande importanza dal punto di vista
`
naturalistico oltre che da quello, piu
` unampia
noto, economico e storico. E
` di 20
distesa palustre estesa per piu
km2 a ovest dellattuale abitato e collegata al mare con un sistema di canali.
Lungo le sue coste si trovano tracce archeologiche di grande importanza
(Cuccuru SArriu) che dimostrano la
frequentazione continuativa delluomo
a partire dal Neolitico. Nel Medioevo i
giudici di Arborea vi impiantarono un
sistema di peschiere di grande rilievo
nel quale oltre al pesce (muggini), si
producevano le uova di pesce salate
(bottarga) che fin da allora ebbero
grande rinomanza. Nel corso dei secoli
la peschiera rimase in possesso dei giudici e, dopo la caduta del giudicato, en` nella concessione del feudo di Oritro
stano fatta a Leonardo Cubello. Dopo la
confisca del feudo, dal 1479 lo stagno e
la peschiera presero a essere amministrati da funzionari reali e sfruttati dagli abitanti di C. gelosi custodi dei loro
privilegi. Nel 1651 la Corona, trovan` finanziarie, cedette lo
dosi in difficolta
stagno (unitamente a quello di Santa
Giusta) ai Vivaldi Pasqua (=) in piena
` ; la concessione pose gli abiproprieta
tanti in una difficile situazione. Dopo
circa un secolo i Vivaldi Pasqua, per
far fronte ai loro debiti, cedettero in
amministrazione la peschiera al ricco
mercante di C. Damiano Nurra (=

`.
Nurra3 ) il quale nel 1750 lacquisto
Dai Nurra lo stagno e la peschiera passarono ai Flores e nel 1853 furono acquistati dai Carta di Oristano. Inutil`
mente nel periodo successivo si cerco
di liberare il complesso dal vincolo padronale e di restituirlo al demanio; i
proprietari nel periodo successivo organizzarono la produzione e il controllo
` della peschiera escludendelle attivita
done totalmente gli abitanti del villaggio. Questi avevano come unica possibi` quella di lavorare alle dipendenze
lita
del personale della peschiera in una
condizione di subordinazione feudale;
` e piu
` volte venla situazione li esaspero
`.
nero ai ferri corti con la proprieta
Dopo il 1922 con liscrizione dello stagno nel registro delle acque pubbliche
` possibile sbloccare la situasembro
zione, ma gli eredi dei Carta resistettero e con una lunga vertenza giudiziaria nel 1956 riuscirono addirittura a ottenerne la cancellazione dal registro.
` ulteLa vicenda in seguito si esaspero
riormente e si concluse solo nel 1982
con la cessione dello stagno alla Regione Sardegna. Altro importante sito
` la spiaggia di Is
di suggestiva bellezza e
` bella tra le numeAruttas, forse la piu
rose presenti in questo territorio.
`
Lunga qualche centinaio di metri, e
costituita
unica nel suo genere perche
da sabbia di quarzo a granuli perfetta`
mente tondeggianti. Recentemente e
stata dichiarata area di rilevante interesse naturalistico e quindi da proteggere.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tipico segno delle antiche tradizioni
del centro sono la barca (su fassoni),
con la quale fino a non molto tempo fa
i pescatori convivevano, e labbiglia` la
mento tradizionale. Su fassoni e
barca della quale i pescatori si servivano e che oggi viene usata per le regate durante la festa patronale e per

169

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 175

Cabras
scopi turistici; di origini molto anti` interamente costruita in fieno
che, e
palustre e giunco: ha il fondo piatto e
la prua stretta e rivolta verso lalto.
` lunga circa 4
Nella misura standard e
m e larga 90 cm. Attualmente nella pe` stata sostituita da imbarcazioni
sca e
di legno anche se rimane il mezzo
ideale per la pesca nello stagno, come
dimostrano imbarcazioni simili usate
nei laghi daltura dellAmerica Latina.

Cabras Costume tradizionale. Le donne di


`
Cabras, le cabrarisse, erano famose gia
nellOttocento per la loro bellezza.

Un tempo i pescatori di C. usavano le


erbe palustri anche per costruire
presso gli approdi delle capanne, non
circolari come quelle che si vedono
nelle zone interne, ma quadrate o rettangolari, con la copertura a due acque
e di notevoli dimensioni. Per vederne
qualche esemplare bisogna spingersi
verso Capo San Marco, presso la chiesa
paleocristiana di San Giovanni e le rovine di Tharros. Qualche tempo fa si

erano moltiplicate ma gli amministratori, quando si sono resi conto che venivano usate come seconde case per il
mare, ne hanno deciso la demolizione;
le poche rimaste appartengono veramente a pescatori. Nel passato gli abitanti di C. erano normalmente scalzi durante il lavoro e avevano un abbigliamento molto semplice. Oggi partecipano cos` alle sfilate e alle manifestazioni folcloristiche. Labbigliamento
femminile era costituito da una camicia (sa camisa) con il giro collo e la pettina ricamati; dalla gonna in cotonina
di qualsiasi colore; da un busto (simbustu) di raso (nei giorni festivi di broccato
doro) attillato e corto, allacciato sotto il
seno; da un grembiule dello stesso tessuto della gonna per i giorni feriali e di
rasatello nero per i giorni di festa; da un
fazzoletto di cotone sul capo. Labbigliamento era completato da una giacca (su
gipponi) di velluto o di raso che veniva
indossata dinverno. Labbigliamento
maschile (rosso per i pescatori e nero
per i contadini) era costituito da una camicia bianca a collo basso e manica ampia e calzoni di tela bianca lunghi fino
al ginocchio; sulla camicia venivano indossati un gilet (su cropettu) in orbace
nero o rosso, e una giacca (sa este e
pannu) degli stessi colori; sui pantaloni
andava un gonnellino (is crazzonis de arroda) degli stessi colori. Meritano di es`
sere ricordate le due feste popolari piu
antiche e caratteristiche. Una si svolge
il 24 maggio in onore dellAssunta. La
cerimonia solenne viene anticipata,
nel settembre dellanno precedente, da
una questua effettuata da Sa cricca
maggiori, una confraternita di giovani
in costume con un carro trainato da
buoi, su cui viene sistemata una barca
`
addobbata riccamente. Lo scopo e
quello di raccogliere le offerte necessarie allorganizzazione della festa. Nelloccasione della festa vera e propria si

170

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 176

Cabras
svolge la sagra del muggine, straordinario momento per promuovere la conoscenza del prelibato prodotto dello stagno. In particolare la sagra offre loccasione di gustare la bottariga e la merca
` degli addetti al
(=), frutto dellabilita
lavoro nelle peschiere.

Cabras La corsa degli scalzi dallabitato


di Cabras al santuario di San Salvatore
` originali
di Sinis e` una delle manifestazioni piu
del folclore religioso sardo.

Infine va ricordato il grande evento che


annualmente caratterizza la prima domenica di settembre quando si svolge la
tradizionale festa di San Salvatore, legata ai fatti che videro protagonisti gli
abitanti del centro nei secoli passati,
quando fu affidata loro la difesa del territorio dalle frequenti incursioni dei
corsari barbareschi. La sagra viene
fatta risalire al 1619, ma la tradizione
` antica. Il
popolare la vuole ancora piu
simulacro del santo viene prelevato
nove giorni prima dalla parrocchia e
trasportato a piedi dalle donne in costume fino alla chiesa di Santa Maria.
Dopo il novenario la statua torna in parrocchia accompagnata da centinaia di
giovani a piedi nudi e vestiti di bianco
che procedono in una corsa sfrenata
lungo i circa 5 km del percorso, portando la statua su una lettiga. Questo
rito ogni anno ricorda il salvataggio del
simulacro ligneo del Santo Salvatore,
minacciato dalle mani sacrileghe de is

morus incalzanti dal mare. Il tragitto va


dalla pieve di Santa Maria di Cabras al
tempio ipogeico dedicato a San Salva` una strada sterrata sulla quale
tore ed e
i piedi nudi di questa moltitudine di
giovani provocano un cupo rimbombo.

Cabras2 Famiglia di Tempio Pausania


(secc. XVIII-XIX). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XVIII; era in
possesso di un notevole patrimonio fondiario e nel corso del secolo alcuni suoi
membri ricoprirono uffici pubblici, altri presero a esercitare professioni liberali. Nel 1793 Tomaso, noto avvocato
tempiese, si distinse nellorganizzazione della difesa delle coste galluresi
dai francesi sbarcati nellarcipelago
della Maddalena e nel 1796, come ricompensa, ebbe il cavalierato eredita`. I suoi discendenti ottenrio e la nobilta
nero il titolo di conte di San Felice e si
trasferirono a Roma, dove si estinsero
alla fine del secolo XIX.

Cabras, Antonello Ingegnere, uomo


politico (n. SantAntioco 1949). Consigliere regionale, presidente della Regione, deputato al Parlamento. Laureato in Ingegneria, militante nel PSI
`, e
` stato eletto molte
fin dalla gioventu
volte consigliere comunale della sua
` natale e dal 1984 sindaco. Nel 1987
citta
` divenuto consigliere regionale nel
e
corso della IX legislatura, subentrando
a Franco Rais, dimessosi per candidarsi
` dial Parlamento; nel settembre 1989 e
venuto assessore alla Programmazione
nella prima giunta di Mario Floris al
` subentrato
quale, nel dicembre 1991, e
come presidente. Dimessosi dal Consiglio regionale nellottobre 1992 in conseguenza della legge che sanciva lin` tra consigliere regionale
compatibilita
` stato riconfermato e ha
e assessore, e
governato fino a giugno 1994. Nello
stesso periodo, allo scioglimento del
` stato tra i protagonisti
suo partito, e
della costituzione della Federazione

171

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 177

Democratica e della sua unificazione


con il PDS. Nel 1994, pur non essendo
` consigliere regionale, ha guidato
piu
una giunta (il Governissimo), basata
su unamplissima maggioranza e costi`
tuita da assessori esterni al Consiglio. E
stato eletto senatore per la XIII legisla` stato sottotura, nel corso della quale e
segretario al Commercio estero nel go` stato
verno Prodi, tra il 1996 e il 1998; e
riconfermato sottosegretario anche nel
` stato eletto depugoverno dAlema. E
tato per la XIV legislatura e senatore
per la XV.

tudini politiche del suo tempo: dopo il


1792 fece parte di numerose delegazioni stamentarie e nel 1795 fu incaricato dagli Stamenti di stendere il Manifesto giustificativo dei moti del 1794.
Dopo il triennio rivoluzionario fu nominato canonico della cattedrale e protonotaro apostolico e accolse i Savoia al
loro arrivo in Sardegna. In seguito si de` esclusivamente agli studi: si ocdico
` in particolare di oratoria sacra e
cupo
raccolse unimponente biblioteca che
apr` ai giovani. Mor` durante lepidemia di vaiolo. Il suo scritto principale
resta proprio il Manifesto giustificativo
della emozione popolare accaduta a Cagliari il 28 aprile 1794, impresso a Cagliari dalla Stamperia Reale nel 1795.
Ha lasciato anche due volumi di Panegirici e discorsi sacri stampati a Cagliari
da Timon nel 1833.

Cabras, Antonio2 Medico, studioso di


storia (Tuili, fine sec. XIX-Cagliari
` in Medicina a Cagliari
1965). Si laureo
` per molti anni la profesed esercito
sione nel suo paese natale, circondato
da stima profonda. Per pura passione si
` alla ricerca storica pubblicando
dedico
alcuni pregevoli lavori. Tra i suoi
scritti: La data di nascita di Vincenzo Sulis, Studi sardi, VII, 1-3, 1947; La famiglia Cabras, 1949; Note sullantica famiglia Gessa, Studi sardi, IX, 1950; Il
feudo di Tuili, Archivio storico sardo,
XXIV, 1954; Il visconte di Flumini e gli
avvenimenti sardi dal 1793 al 1812, 1960.

Antonello Cabras Presidente della Regione


` volte
sarda negli anni Novanta, e` stato piu
sottosegretario di Stato.

Cabras, Antonio1 Giureconsulto (Ca-

Cabras, Cesare Pittore (Monserrato

gliari 1761-ivi 1816). Figlio di Vincenzo,


` in Diritto nel 1779, e sotto la
si laureo
` a esercitare
guida del padre comincio
la professione di avvocato e a insegnare
scienze legali nel Collegio reale di Cagliari. In seguito a una crisi spirituale
` in Seminario e nel 1790 fu ordientro
` nei suoi studi
nato sacerdote; continuo
e nel suo impegno culturale. Uomo di
` le inquiegrande equilibrio, interpreto

1886-Cagliari 1968). Compiuti gli studi


` la sua formazione
a Cagliari completo
nellAccademia inglese di Roma, dove
per tre anni fu allievo di Giuseppe
Conci e di Pietro Gaudenti. Dopo aver
tentato di inserirsi negli ambienti artistici romani ed essere passato attra` in Sardeverso molte peripezie, torno
gna stabilendosi a Cagliari. Da quel mo` gramento apr` uno studio e acquisto

172

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 178

Cabras
`; tra il 1920 e il 1940
dualmente notorieta
prese parte a molte mostre in Italia e
allestero e ottenne numerosi riconoscimenti; nel 1932 fu premiato alla Biennale di Venezia.

Cabras, Giuseppina Archeologa (n.


sec. XX). Dopo aver conseguito la lau` specializzata in Arrea in Lettere, si e
cheologia e ha preso parte a numerosi
scavi, specialmente in Ogliastra. Tra i
suoi scritti, quattro schede: Cardedu.
` Sa Perda e sObia; Ogliastra.
Localita
Bari Sardo; Ogliastra. Ilbono; Ogliastra.
Loceri, tutte in I reperti: ricognizione archeologica, in Ogliastra, Barbagia, Sarci` . SOrtali e
dano, 1990; Tortol`. Localita
su Monte. Il complesso nuragico, Bollettino di Archeologia, 13-15, 1995.

Cabras, Mauro Architetto (Cagliari


1913-ivi 1973). Dopo essersi laureato in
` allinsegnamento
Ingegneria si dedico
universitario e agli studi di storia dellarchitettura. Divenne professore di
Architettura tecnica presso lUniver` di Cagliari e fu autore di molti studi
sita
interessanti e di numerosi progetti di
restauro. Mor` purtroppo nella piena
` nel 1973. Tra i suoi scritti: San
maturita
Michele di Stampace, Cagliari economica, IX, 9, 1957; La chiesa di Santa
Barbara di Capoterra in Sardegna,
1958; Un altare del Viana nel Duomo di
Cagliari, Atti e Rassegna tecnica della
` Ingegneri e Architetti di ToSocieta
rino, XVII, 7, 1963; Varin de la Marche,
ingegnere sabaudo in Sardegna, Atti e
` IngeRassegna tecnica della Societa
gneri e Architetti di Torino, XVIII,
1964; Gli oratori del S. Cristo e delle
anime nel quartiere di Villanova a Cagliari, Bollettino tecnico del circolo
culturale Ingegneri e Architetti sardi,
XVII, 1966; Le opere di De Vincenti e dei
primi ingegneri militari piemontesi in
Sardegna nel periodo 1720-1745, in Atti
del XIII Congresso internazionale di storia dellArchitettura, Roma, I, 1966.

Cabras, Paolo Avvocato, consigliere regionale (Urzulei 1919-Lanusei 2001).


`
Profondo conoscitore della realta
sarda, dopo aver conseguito la laurea
` con sucin Giurisprudenza esercito
cesso la professione di avvocato e si im` nella vita politica. Uomo di sinipegno
stra, si iscrisse al PCI e fu per anni consigliere comunale a Lanusei; nel 1965 fu
eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Nuoro per la V legislatura, in seguito riconfermato per la
VI (1969-1974). Mor` dopo essersi ritirato a vita privata.

Cabras, Vincenzo Giureconsulto (Tonara 1732-Cagliari 1809). Giovanissimo


si stabil` a Cagliari dove, terminati gli
studi, intraprese la professione di avvocato con grande successo. Sostenuto dai
figli e dal genero, Efisio Pintor Sirigu, e
dal discepolo Vincenzo Sulis, fu uno dei
protagonisti della difesa di Cagliari dallattacco dei francesi nel 1793. Subito
` dello Stadopo prese parte allattivita
mento reale, divenendo uno dei sostenitori delle richieste di riforma avanzate al sovrano. Nellaprile del 1794 fu
come
arrestato per ordine del vicere
` soelemento sovversivo: questo suscito
prattutto nel suo quartiere di Stam`
pace lo sdegno popolare, che culmino
nella sollevazione del 28 aprile, nellespugnazione del castello e nella successiva cacciata dei Piemontesi. In seguito
` a manifestare posizioni che,
continuo
per la sua amicizia con G.M. Angioy,
sembravano inquadrabili entro lala
` avanzata del partito dei novatori. A
piu
` , prese le distanze
partire dal 1795, pero
dallamico e dal gruppo dei patrioti di
` favocui Angioy era il leader e si mostro
revole a soluzioni meno radicali, dando
vita a una aggregazione dei moderati.
Quando poi lAngioy intraprese il viag` ancora quando margio a Sassari, e piu
` su Cagliari nel maggio 1796, egli ne
cio
divenne tra i principali accusatori e si

173

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 179

Cabras Brundo
` per bloccarne i progetti. Negli
adopero
` a Carlo Felice, che
anni seguenti si lego
` intendente e conservatore
lo nomino
nel 1799; nel 1803 fu nominato presi` Economica e
dente della Reale Societa
Agraria.

Cabras Brundo, Anna Scultrice (n. Cagliari 1919). Autodidatta, ha esordito


giovanissima nel 1943, ma molte opere
di questo periodo sono andate perse durante i bombardamenti. Nel dopoguerra ha raggiunto una notevole efficacia espressiva soprattutto con la fusione di busti in bronzo; tra le sue opere
` significative i busti di Felice Melis
piu
Marini, di Marcello Serra, di Francesco
Alziator, di Luigi Pitzalis e di molti altri
personaggi della cultura e della politica
` autrice anche di
sarda del suo tempo. E
una Madonna di Bonaria con Bambino e
di una Via Crucis realizzata per il santuario di SantIgnazio a Cagliari.

Cabreo Termine giuridico. Indica un registro che compare in Sardegna a partire dal secolo XV, sul quale veniva regi` la partistrata la capibreviazione, cioe
colare procedura di registrazione dei
titoli in base ai quali veniva posseduto
un bene immobile. In effetti la struttura
` paragonabile per certi versi a
del c. e
quella del condaghe: differisce da que` , per il fatto che e
` un atto pubsto, pero
blico cui i possessori a qualsiasi titolo
sono tenuti a sottostare.

Cabrera Famiglia feudale catalana


(secc. XI-XVI). Le sue notizie risalgono
al secolo XI, quando viveva un Amat visconte di Gerona il cui figlio Gherardo,
sposata Ermesenda di Cabrera, nel 1038
divenne signore di Cabrera. Da loro discese in linea retta un Gherardo Ponzio
che nel 1180 fu il primo a prendere il
titolo di visconte di Cabrera. Suo nipote
Gherardo, allestinzione della famiglia
di sua madre Marchesia dUrgell, divenne conte dUrgell; mor` nel 1220 e i
suoi figli procedettero a una divisione

` . Ponzio ebbe la contea


delleredita
dUrgell e la sua discendenza si estinse
` la linel secolo XIV; Gerardo continuo
nea dei visconti di Cabrera, che seguirono i re dAragona nelle loro imprese
mediterranee. Suo nipote Bernardo,
morto nel 1332, fu uno dei personaggi
` in vista della corte di Giacomo II, fu
piu
padre di un altro Bernardo col quale la
` in contatto con la Sardefamiglia entro
gna. Questi, nel 1323, prese parte alla
spedizione dellinfante Alfonso e in seguito svolse funzioni di rilievo durante i
regni di Alfonso IV e di Pietro IV. Nel
1354 ebbe i feudi di Serrenti e di Pauli.
Suo figlio Bonanato nel 1364 vendette i
feudi a Berengario Carroz.

Cabrera, Bernardo Gentiluomo catalano (Catalogna 1298-ivi 1364). Visconte


di Cabrera e valoroso uomo di guerra
` complessa. Prese
dalla personalita
parte alla spedizione dellinfante Alfonso segnalandosi nella conquista dei
porti dellOgliastra; tornato in patria
` ad alcune altre imprese al
partecipo
servizio del re, ma nel 1342, quando ormai la sua fama e il suo prestigio erano
al culmine, decise di ritirarsi in con` , Pietro IV lo convento. Nel 1347, pero
` suo
vinse a tornare a corte e lo nomino
maggiordomo; nel 1353 fu nominato ammiraglio e gli fu affidato il comando
della squadra navale che venne inviata
in Sardegna alla conquista di Alghero.
Egli giunse nuovamente in Sardegna e
dopo aver fatto sbarcare un contingente
` subito inidi fanteria che si schiero
`, prese nuoziando lassedio della citta
vamente il mare per contrastare una
squadra genovese che veniva in soccorso degli assediati. Pochi giorni dopo
` i genovesi nella celebre
egli sbaraglio
battaglia di Porto Conte, che ebbe come
conseguenza la caduta di Alghero. Qui
` la sua residenza; ma la vittoria
C. fisso
` la reazione di Mariano IV dArprovoco
borea che avrebbe voluto Alghero per

174

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 180

Cabudabbas
; C. tento
` di evitare lo scontro col sose
vrano dArborea, ma la sua opera fu inutile. Poco dopo, infatti, il conflitto scop` e lammiraglio dovette lasciare la
pio
residenza di Alghero per accorrere in
soccorso di Cagliari, mentre le truppe
arborensi dilagavano in tutta la Sarde` e la sua determigna; con la sua abilita
nazione contribu` alla difesa di Cagliari
e alla vittoriosa battaglia di Quartu,
dopo la quale le truppe arborensi furono costrette a ritirarsi. Cessate le osti` , C. torno
` in patria e fu impegnato
lita
successivamente in molte altre im` in disgrazia e il re lo
prese; cadde pero
fece decapitare nel 1364.

Cabrera, Martino Vicere di Sardegna


` sec.
dal 1529 al 1532 (?, seconda meta
XV-Sassari 1532). Era consigliere reale
di
quando nel 1529 fu nominato vicere
Sardegna da Carlo V, al quale era molto
legato. Egli prefer` stabilirsi a Sassari
dove fece restaurare il castello; si pre` di rilanciare leconomia della
occupo
` che era stata compromessa dalla
citta
invasione francese dellanno prece` un Parlamento.
dente. Nel 1530 convoco

Cabrini, Angiolo Giornalista, deputato


al Parlamento (Codogno 1869-Roma
1937). Interessato ai problemi sociali di
` politicamente
fine secolo, si impegno
condividendo le posizioni del sindacalismo rivoluzionario. In seguito ader` al
PSI e fu eletto deputato fino al 1918.
Corrispondente de LAvanti, in que` in Sardegna dopo i
sta veste si reco
moti del 1906. Profondamente colpito
` lipotesi che
dalla situazione, avanzo
esistessero numerose questioni
sarde da risolvere. In seguito, rimasto
sempre attento ai problemi dellisola,
` alla rivista Sardegna di Atcollaboro
tilio Deffenu. Gli articoli pubblicati su
LAvanti in occasione del viaggio del
1906 furono poi raccolti in un volumetto, In Sardegna, stampato a Roma

dalla tipografia dellAvanti della domenica, nello stesso anno.

Cabudabbas Curatoria che faceva


parte del giudicato di Torres. Il suo territorio era piuttosto montuoso, fertile e
ricco di sorgenti; era posto a sud del
Meilogu e confinava col Monteleone e
con il Costavall. Aveva una superficie
di 200 km2 e comprendeva i villaggi di
Borconani, Bessude, Campuy, Cheremule, Cossoine, Giave, Ibilis, Mello, Modulis, Mogoro, Sultana, Thiesi. Approfittando della confusione seguita allestinzione della famiglia giudicale di
Torres, i Doria se ne impadronirono e
lo annetterono al Monteleone includendolo nel piccolo stato che essi avevano
costituito. I nuovi signori instaurarono
un buon rapporto con gli abitanti dei
diversi villaggi, che mantennero i loro
privilegi e la loro autonomia e vissero
un periodo di pace fino alla conquista
aragonese nel 1323. Allora i Doria si dichiararono vassalli del re dAragona, e
`a
cos` il territorio della curatoria entro
far parte del Regnum Sardiniae.
` nel 1325 essi si ribellaQuando pero
rono, il C. divenne teatro della guerra e
nel 1330 fu occupato dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona e
devastato. Rimase comunque in possesso dei Doria e in seguito sub` altri
gravi danni durante la seconda ribellione del 1347 e a seguito della peste
del 1348. Durante le guerre tra Aragona
e Arborea, a partire dal 1365 fu occupato dalle truppe giudicali e considerato di fatto come facente parte dellArborea. Dopo le nozze di Eleonora dAr` nuoborea con Brancalene Doria, torno
` dei Doria e
vamente nella disponibilita
dopo la battaglia di Sanluri fu possesso
` Doria fino al 1436. Quando poi
di Nicolo
questi fu costretto a lasciare il castello
` sotto
di Monteleone, il territorio passo
lamministrazione reale e fu diviso in
diversi feudi, perdendo definitiva-

175

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 181

Cabudanni
` politica. Cos` il
mente la propria unita
` finalmente a far parte del ReC. torno
gnum Sardiniae. Il suo territorio fu diviso in alcuni feudi, che mantennero la
loro fisionomia fino al 1838.

Cabudanni Nome sardo del mese di settembre, caput anni, inizio dellanno
agrario nel calendario bizantino. Anche
lantica festa di Capodanno cadeva a
settembre e coincideva con linizio dellannata agraria e con la vendemmia.
Durante la festa nel Logudoro le fami` in vista
glie dei proprietari terrieri piu
bude, una focaccia
si scambiavano sa ca
di semola, simbolo di opulenza e augurio per lanno che iniziava.

Cabula, Antonio Pittore e scultore (n.


Siliqua 1947). Autodidatta, dopo aver
` trasfeoperato nel suo paese natale, si e
rito a Cagliari dove abitualmente lavora. Come pittore appartiene al genere figurativo; come scultore utilizza
` tutti i materiali, ma
con grande abilita
preferisce le pietre. Ha partecipato a
numerose collettive e ha allestito mo` italiane e straniere.
stre in molte citta

` venatoria e` stata
Caccia Lattivita
regolamentata in ogni tempo con leggi
particolarmente severe, a cominciare dalla
Carta de Logu di fine Trecento.

Caccia La pratica della caccia, diffusa

` antiin tutta lisola, risale ai tempi piu


chi, quando, a parte ogni altra considerazione, era favorita dallesistenza di
` di selvaggina. In
una grande quantita
Sardegna da sempre furono praticati
` diffusi dei
diversi tipi di caccia, i piu
quali sono stati la caccia grossa al cin in tutta lighiale (diffuso pressoche
sola), al cervo (comune nella Sardegna
settentrionale nella catena che dai
monti di Tempio si allunga verso Pattada, nella zona di Nuoro, nel Sulcis e
nel Sarrabus), al daino (frequentissimo
nella Sardegna centrale), al muflone
(presente prevalentemente sul Limbara e sul Gennargentu). Molto praticata era anche la caccia agli animali da
pelliccia, soprattutto alla volpe e alla
martora, le cui pelli erano esportate in
numero considerevole. Altro tipo di
caccia comunemente praticato era
quello ai conigli e quello ai volatili
come le galline prataiole, le pernici, i
merli, e i tordi (per questi ultimi era
praticata, specie nella Sardegna sudoccidentale, luccellagione). Larcheologia permette di affermare che la cac` nucia era diffusa nellisola fin dalleta
`
ragica, e comunque sicuramente in eta
` romana. I Bizantini impunica e in eta
portarono in Sardegna la caccia con il
falcone e introdussero alcune regole
` venatoria in un
trasformando lattivita
passatempo per aristocratici dal quale,
almeno formalmente, fu escluso il po` dei monapolo. Nelle grandi proprieta
steri e in quelle dei grandi latifondisti
furono costituite riserve di caccia nelle
` furono regolate minutaquali le attivita
mente. In genere la caccia era praticata
dai proprietari della riserva: i servi che
gravavano sul latifondo vi erano coinvolti sia nella fase di preparazione che
in quella di esecuzione. Specialmente
la caccia al cinghiale, che veniva praticata con luso della lancia, richiedeva il
concorso di un certo numero di servi-

176

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 182

Caccia
tori che coadiuvavano il cacciatore
come battitori e raccoglitori delle
` giuprede. Nei secoli successivi, in eta
` a essere
dicale, la caccia continuo
` praticata dai nobili. In geunattivita
nere una battuta era promossa dal giudice in persona o dai suoi familiari e
parenti, dai curatori e dai majores de
scolca; era vietato formalmente orga` venatorie a persone dinizzare attivita
verse da quelle elencate precedentemente. La popolazione del territorio
dove la battuta era stata organizzata
era comunque tenuta a parteciparvi e a
svolgervi funzioni ben precise. Questa
caccia grossa (silva) veniva praticata secondo un calendario venatorio che individuava quattro periodi nellarco dellanno; nel periodo prestabilito i partecipanti alla battuta, fossero i nobili cacciatori o i popolani che li coadiuvavano,
erano tenuti a trovarsi nel punto di raccolta (collectoriu): da l` la battuta prendeva lavvio. La caccia veniva praticata
in quattro modi diversi, tutti minutamente regolamentati: la caccia ad igitu,
che prevedeva luso di armi da getto; la
caccia a casside, che prevedeva luso
della martora e del furetto; la caccia a
cavallu, che prevedeva linseguimento
delle prede e luso di mute di cani addestrate a inseguire la selvaggina; la caccia col falcone (su stori). I Pisani introdussero altri sistemi di caccia; in particolare quella con le reti (velariu,
diaulu), che praticavano con grande divertimento, attirati soprattutto dalle
` di pernici, tordi e altri
grandi quantita
uccelli. I sistemi di caccia rimasero invariati con larrivo degli Aragonesi: il
divieto di caccia per il popolo fu mantenuto e anzi spesso accentuato dalla sua
introduzione negli ordinamenti feu` , non fu
dali. La nuova situazione, pero
in grado di impedire che la pratica
della caccia si diffondesse anche tra il
popolo, soprattutto nelle zone interne

dove divenne un sistema di sostegno


dellalimentazione. Nel secolo XVI la
` ulteriormente e i
caccia si sviluppo
suoi metodi cambiarono con la diffusione delle armi da fuoco. Nel secolo
XVII il divieto di praticare la caccia
per i ceti popolari venne meno e, specialmente nei periodi di carestia, si ri` provvidenziale per le popolazioni
velo
affamate. Nel secolo XVIII la caccia
grossa era il passatempo preferito della
` , ma ormai veniva praticata annobilta
`,
che dal popolo con estrema facilita
data anche labbondanza della selvaggina. Degli antichi modi di praticare la
caccia si mantenne quello della caccia
a cavallo: questa forma sopravvisse fino
agli inizi dellOttocento e venne abbandonata col diffondersi del sistema della
caccia a poste fisse, favorita dalla crescente perfezione delle armi da fuoco.
La pratica della caccia minuta, invece,
` nelle
diffusa in tutta lisola, si sviluppo
tipiche forme della caccia alla pernice,
al coniglio e alla lepre, di quella al tordo
e di quella agli uccelli acquatici. Agli
inizi dellOttocento la pratica della caccia era considerata ancora un nobile
passatempo per le classi sociali elevate,
cui partecipavano cacciatori provenienti dalla terraferma e che spesso
portavano allorganizzazione di battute
in onore di principi e di personaggi im`
portanti. A partire dalla prima meta
dellOttocento si sent` il bisogno di re` venatoria nellingolamentare lattivita
tento di proteggere la selvaggina; il
primo regolamento fu emanato nel
1836 con una Regia Patente nella quale
si stabil` una prima forma di calendario
venatorio e il divieto di caccia al cervo,
al capriolo e al muflone. Il regolamento
` fu disatteso quasi totalmente, spepero
` che continuo
` a praticie dalla nobilta
care la caccia senza alcun limite. In seguito, con leggi del 1854 e del 1862, la
fissazione dei termini del calendario

177

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 183

Cacciatori
venatorio fu delegata alle amministrazioni locali che dovevano provvedere in
funzione delle diverse situazioni. Nel
1885 furono costituite le prime riserve
di caccia. Alla fine dellOttocento, con
lo sviluppo della caccia come sport
` alto-borghese italiana, la
nella societa
Sardegna divenne unarea particolarmente ricercata dai cacciatori, che in
quel paesaggio spesso deserto ed esotico trovavano la stessa ebrezza della
caccia nei paesi extra-europei. Annibale Grasselli Barni, giornalista e scrittore cremonese, ha lasciato un illuminante racconto di un suo viaggio venatorio nel libro A caccia in Sardegna,
` , poco
1905, la cui seconda edizione e
ecologicamente, dedicata a Grazia Deledda: attraversando lisola da Terra` pita di uccidere,
nova a Cagliari gli ca
nella prima settimana di caccia solitaria, 161 pernici. Nel Novecento il viaggio per la caccia in Sardegna divenne
unabitudine per i membri della famiglia reale: Villa Las Tronas ad Alghero
conserva le fotografie delle principesse
(in specie Giovanna) in tenuta da caccia. Nei decenni successivi e fino alla
costituzione della Regione autonoma
la disciplina della caccia rimase sempre ancorata alla emanazione del calendario venatorio, il cui rispetto era
affidato alle compagnie barracellari e
ai vari corpi forestali. Con la costituzione della Regione la competenza in
` passata alla Remateria di caccia e
gione; la legislazione recente tende a
` soprattutto in
regolamentare lattivita
funzione della conservazione del patrimonio, imponendo quindi restrizioni rigorose dei periodi di caccia, non senza
proteste da parte dei cacciatori, molto
numerosi nellisola (soprattutto nei
centri dellinterno, dove la caccia al
cinghiale conserva ancora molto della
sua forza di aggregazione comunitaria e

viene esercitata da gruppi di amici


detti compagnie).

Cacciatori Corpo militare. Fu costituito


nel 1793 a Cagliari, prevalentemente
con cittadini residenti nel quartiere di
` in funzione alcuni
Stampace; entro
mesi dopo il fallito tentativo di invasione francese e gli fu affidato il com` , che era dipito di controllare la citta
ventata sede di tensioni politiche e so` al comando di Vincenzo Suciali. Opero
lis, ma fu sciolto dal re nel 1799 dopo il
suo arrivo a Cagliari. I suoi membri furono incorporati in parte nel Reggimento nazionale e in parte nei Dragoni
leggeri, mentre il Sulis venne nominato
direttore delle saline.

Cacciatori di Cagliari Piccolo corpo militare istituito nel 1805. Aveva un organico molto ridotto e il compito di sorve` . Quando pero
` nel 1808 Vitgliare la citta
` a riforma del
torio Emanuele I avvio
barracellato fu sciolto.

Cacciatori Guardie Corpo militare. Fu


creato per difendere Cagliari e la famiglia reale quando nel 1799 il re dovette
rifugiarsi in Sardegna. Era costituito da
fanti armati alla leggera e nel 1816 fu
accorpato con il Reggimento di Sardegna, dando cos` vita al Reggimento Cacciatori Guardie, cui fu affidato lo stesso
compito. Per la funzione che svolgeva,
ebbe la precedenza sulle altre truppe
leggere. Nel 1830 il suo organico fu completato con un secondo battaglione, cui
nel 1833 ne fu aggiunto un terzo.

Cacciatori provinciali Corpo militare.


Fu creato con un pregone dellaprile
del 1821; aveva il compito di provvedere
alla difesa e alla custodia delle pro` pubbliche e private e poteva opeprieta
rare su tutto il territorio del regno. Di
fatto svolse le funzioni barracellari che
erano state affidate nel 1819 ai Caccia` non le avevano
tori Reali, che pero
`
svolte in maniera soddisfacente. Opero

178

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 184

Caciano
fino al 1827 quando furono ricostituite
le compagnie barracellari.

Cacciatori Reali di Sardegna Corpo


militare scelto. Fu costituito nel giugno
del 1819 con uomini provenienti dal
reggimento dei Cavalleggeri di Sardegna; comprendeva 630 uomini che avevano il compito di sorvegliare e custo` privata e quella pubdire la proprieta
blica. Nel 1823 il corpo fu unito ai Carabinieri Reali.

Cacherano di Bricherasio, Giovanni


Battista Vicere di Sardegna dal 1751
al 1755 (Bricherasio 1706-Torino 1781).
Nato da una vecchia famiglia dellaristocrazia piemontese, ufficiale di carriera, scoppiata la Guerra di successione polacca, quando il re Carlo Emanuele III si un` a Francia e Spagna per
`a
combattere contro gli austriaci, formo
sue spese il reggimento La regina e
da prode nellesercito reale
combatte
fino alla pace del 1735. Prese parte alla
Guerra di successione austriaca sempre al comando del suo reggimento: ferito in battaglia, nel 1746 fu promosso
generale. Nel 1747 usc` vittorioso nella
battaglia dellAssietta, nelle Alpi Cozie,
contro le truppe francesi comandate
dal conte Charles-Armande de Fouquet
de Belle-Isle, il 19 luglio 1747; la vittoria
` la conclusione della guerra, e
accelero
col trattato di Aquisgrana casa Savoia
` Vigevano, Voghera e lAlto Noacquisto
` al servizio civarese. Subito dopo passo
vile: nel 1750 fu nominato governatore
di
del duca di Chablais e nel 1751 vicere
Sardegna. Durante il suo soggiorno nel` per sviluppare lattilisola si adopero
` di colonizzazione e di ripopolavita
mento e per limitare le prepotenze e le
angherie dei feudatari nei confronti dei
` anche di potenvassalli. Si preoccupo
ziare il commercio del sale, progettando di costruire un canale che dalle
saline portasse alla darsena del porto di
` a termine il suo mandato
Cagliari. Porto

` alnel 1755. Tornato in patria, governo


` del Piemonte. Nel 1771
cune altre citta
fu nominato Grande Maestro dellArtiglieria ed ebbe il Collare dellAnnunziata.

Cachia, Carmelo Consigliere regionale


(n. Agrigento 1945). Esponente dellU` stato eletto consiDEUR, nel 2004 e
gliere regionale per la XIII legislatura
nel collegio della Gallura.

Caciano Famiglia di origine majorchina (secc. XIV-XV). Un suo ramo si


trasfer` in Sardegna al seguito dellinfante Alfonso con un Arnaldo tesoriere
reale. Fu nominato doganiere di Cagliari ed ebbe linvestitura di alcuni
feudi nelle curatorie di Dolia e di Nuraminis; i suoi discendenti infine ebbero
lappalto delle dogane di Cagliari. Nel
corso della prima guerra tra Pietro IV e
Mariano IV i loro feudi furono deva` la seconda
stati. Quando scoppio
guerra, i feudi appartenevano a un
bambino sotto tutela della madre, per
cui la famiglia prefer` fuggire un Spa` in Sardegna,
gna. I C. non tornarono piu
pur continuando a mantenere i diritti
sui loro feudi, il cui territorio peraltro
fin` per essere occupato dalle truppe
del giudice dArborea. Finite le guerre
essi tornarono in possesso del loro patrimonio, ma nel 1421 preferirono vendere i loro diritti su Monastir.

Caciano, Arnaldo Gentiluomo (Ma` sec. XIII-Catalogna


jorca, seconda meta
1339). Giunse in Sardegna nel 1323 con
` tesolinfante Alfonso che lo nomino
riere reale. Nel 1326 fu nominato anche
doganiere di Cagliari e fu investito dei

feudi di Monastir, Selargius e Segafe


nella curatoria di Dolia e di quelli di
Nuraghi de Fortei, Seduci e Postmont
in quella di Nuraminis. Nel 1331 fu nominato amministratore delle rendite
` in
reali in Sardegna, ma nel 1333 torno
Catalogna.

Caciano, Nicola Doganiere di Cagliari


179

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 185

Caciano
(sec. XIV). Figlio di Arnaldo, nato agli
inizi del secolo XIV. Nel 1333 si stabil`
in Sardegna, dove ebbe lufficio di doga` appartenuto a suo padre; nel
niere gia
` il patrimonio feudale, ma
1339 eredito
mor` pochi anni dopo senza figli, lasciando erede suo fratello Bernardo.

Caciano, Pietro Feudatario catalano


` sec. XIV-ivi 1350).
(Cagliari, prima meta
` il
Figlio di Bernardo, nel 1350 eredito
patrimonio feudale della famiglia, ma
` la prima
quando nel 1353 scoppio
guerra tra Pietro IV e Mariano IV, non
fu in grado di impedire che i feudi venissero devastati. Cessata la guerra, nel
1355, dopo la celebrazione del Parla` anche il feudo di
mento, egli acquisto
Nurgi nella curatoria di Dolia, ma mor`
improvvisamente nel 1362 lasciando
erede dellintero patrimonio suo figlio
Arnaldo, un bambino di pochi anni
sotto la tutela della sua vedova.

Cacosta, Guglielmo (o G. c aCosta )


Uomo darmi catalano (sec. XIV). Prese
parte alla spedizione dellinfante Alfonso e ottenne come ricompensa il
feudo di Villaputzu nella curatoria del
Sarrabus. La concessione lo obbligava a
rifornire il castello di Quirra e nel 1332,
dopo che Berengario Carroz ebbe lin` in
vestitura dellintero territorio, entro
conflitto con lui: poco dopo gli cedette il
` in Spagna.
suo feudo e torno

Cacosta, Tommaso (o T. caCosta) Uomo


darmi catalano (sec. XIV). Giunto in
Sardegna al seguito dellinfante Alfonso, conclusa la conquista, contribu`
a domare la prima ribellione di Sassari
e nel 1325 ottenne come ricompensa il
feudo di Gerito nella curatoria della
` in grado di resiRomangia. Non fu pero
stere allattacco dei Doria, che se ne impadronirono; nel 1330, dopo la spedi` in
zione di Raimondo Cardona, torno
possesso del villaggio, che nel 1331 vendette al Cardona.

Cada die Teatro Compagnia teatrale.

Fondata nel 1982 a Cagliari dallo scrittore e regista Giancarlo Biffi, ha operato fino al 1999 nella sua sede storica,
la vetreria di Pirri, che la compagnia ha
restaurato e reso funzionale al teatro. Il
C.d.T. ha assunto il carattere di compa`
gnia di teatro di ricerca e come tale e
stata riconosciuta dal Ministero dei
Beni culturali; in tutti questi anni la
` indirizzata
sua sperimentazione si e
verso la identificazione di nuovi linguaggi scenici, la cura per il lavoro dellattore, linteresse per la narrazione
orale e ha avuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.

Cadalanu, Giovanni Insegnante, gior`


nalista (Nuoro 1899-ivi, seconda meta
sec. XX). Conseguito il diploma magi` allinsegnamento e con
strale, si dedico
gli anni divenne uno degli animatori
della vita culturale nuorese negli anni
Sessanta del Novecento. Giornalista
pubblicista nel 1961, nel 1970, su inca` il volume Vecrico del Lions Club, curo
chia Nuoro, considerato la prima storia
` . Tra gli altri suoi scritti, tutti
della citta
pubblicati sul quotidiano sassarese La
Nuova Sardegna tra il 1956 e il 1970: Il
` ospitale della Sardegna vive
popolo piu
sotto i tre picchi di Guglia ad Oliena,
1956; Una piccola isola fuori dal tempo.
Orgosolo, il paese del silenzio e della solitudine, 1958; Ben poco e` rimasto ad Arzana dello splendore del tempo dei Giudicati, 1963; Accadde ad Ottana, un tempo
` , 1963; Proprio tutti hanno
fiorente citta
dimenticato un bel paesino chiamato
Baunei, 1964; Visita in Ogliastra ad un
paese barbaricino, 1964; Breve visita a
Desulo, 1964; La settimana santa a
Nuoro agli albori del secolo, 1969; Nuoro
nella storia antica e recente, 1970.

Caddeo, Celestino Notaio, poeta


` sec. XIX-?, dopo
(Dualchi, prima meta
1925). Conseguita la laurea in Legge si
` alla professione di notaio, ma
dedico

180

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 186

Caddeo
prese attivamente parte anche alla vita
politica; fu eletto consigliere provinciale di Cagliari tra il 1860 e il 1863.
Scrisse in logudorese; letterato di
grande talento e assai prolifico, ha lasciato numerose composizioni di contenuto prevalentemente storico o morale.
Tra i suoi scritti: Fronde, versi, 1884;
Canzone sarda subra sas penas de su
Purgatoriu, 1888; Canzoni sarde in dialetto logudorese, 1888; Canzone di Eleonora dArborea sarda eroina, canzone logudorese, 1889; Inni sardi a Orotelli,
1904; Bosa, canzone, 1905; Fronde poetiche sarde dialettali, 1907; Sonetti acrostici e semplici dialettali, 1912; Poesie
sarde, 1913; Canzoni sarde bernesche,
1914; Purgatorio, 1916; LItalia vista
dalla Sardegna, sonetto, 1919; Canzone
sarda su Giuseppe Cherchi Caddeo di
Dualchi, 1920; Per limmatura morte di
Dercis Bachis Angela del fu Giovanni
Agostino, canzone, 1925. Sempre nel
1925 fu pubblicata la Raccolta delle canzoni sarde emendate dallautore, edita a
Oristano in 2 volumi.

Caddeo, Ersilia Poetessa (Cagliari


1912-ivi 1952). Autrice di delicate liriche, tra il 1914 e il 1946 fece parte del
gruppo di intellettuali che ruotarono
attorno alla rivista Riscossa. Mor`
prematuramente nel 1952. Esord` nel
1947 con una raccolta di Liriche edite a
` su Riscossa una
Bologna; pubblico
breve serie di poesie: Madre mi sento,
1945; Il tuo profilo, 1946; I volti del giorno
che muore, 1946; La lotta `e finita, 1946.
Nel 1952, anno della sua morte, pub` a Milano unaltra raccolta, Cielo
blico
ignudo.

Caddeo, Rinaldo Giornalista e scrittore (San Gavino 1881-Albosaggia 1956).


Esord` collaborando con Ranieri Ugo
`
su La piccola Rivista; in seguito entro
nella redazione de LUnione sarda,
negli anni della direzione di Marcello
Vinelli. Dopo alcuni anni si trasfer` a

` nella redazione de
Sassari, e qui entro
La Nuova Sardegna. Infine si trasfer`
` con molti pea Milano dove collaboro
riodici di livello nazionale, tra i quali
Il Corriere della sera e La Lombar` inoltre con Attilio Defdia. Collaboro
fenu alla redazione della sua rivista
` lassociaSardegna; nel 1914 fondo
zione Pro Sardegna e nello stesso anno
la casa editrice Risorgimento, che si se` per la pubblicazione di molte
gnalo
opere irredentiste e patriottiche. Alla
vigilia dellentrata in guerra dellItalia
` Il triestino, un libro sulla Venepubblico
zia Giulia e la Dalmazia, opera di un
fiorentino di discendenza inglese, Lancillotto Thompson. Il libro, che altri editori non avevano voluto pubblicare, fu
edito grazie a un finanziamento assicu` subito clanrato da amici di C. Circolo
destinamente (sotto falsa copertina)
nelle terre irredente suscitando grandi
entusiasmi. Nel dopoguerra i suoi interessi gradualmente mutarono ed egli
scrisse soprattutto opere a carattere
storico, collaborando con valenti spe` la
cialisti: Alessandro Levi gli affido
raccolta dellepistolario di Carlo Cattaneo, edito in 4 volumi fra il 1946 e il 1956,
e alla morte stava curando quello di G.
` euroMelzi dEril. Raggiunse notorieta
pea. Mor` ad Albosaggia, ora in provincia di Sondrio, mentre era occupato
nella correzione delle bozze della sua
` impegnativa (R. Bonu). Tra
opera piu
i suoi scritti: Cose dei nostri tempi, La
piccola Rivista, II, 6, 1900; Il ventidue
settembre 1901 al Gennargentu per la solenne inaugurazione della Casa rifugio
Alberto Lamarmora, 1901; Le adultere,
novelle, 1901; Nino Alberti, Barbagia,
1902; Lisola dei sardi (con Nicola Colajanni), 1903; Garibaldi e la Sardegna, Il
Secolo, 1913; Progresso economico e
leggi speciali, Sardegna, 3-4, 1914; La
tipografia elvetica di Capolago: uomini,
vicende, tempi, 1931; Lattentato Orsini.

181

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 187

Caddeo
1858, 1932; Giansenisti, giacobini e patrioti ticinesi dalla rivoluzione del 1779,
Archivio storico della Svizzera Italiana, 1936; I primi anni del risorgimento ticinese; 1938; De Gruenwald Costantin Metternich: luomo della Santa
Alleanza, 1942; La veridica storia della
travagliata genesi dellepistolario di
Carlo Cattaneo, 1950; Cernuschi e Cattaneo, il 29 maggio del 1848 nel fallito colpo
di stato di Milano, Il Risorgimento,
1953; I rapporti tra Mazzini e la Sardegna, Il Risorgimento, 1954; I grandi
eventi del 1859-1860 in lettere inedite di
Mazzini ai suoi amici di Sardegna, Il Risorgimento, 1954.

Caddeo, Rossano Insegnante, senatore della Repubblica (n. Sardara


1949). Impegnato politicamente nel
PCI, dopo essersi laureato in Lettere si
` dedicato allinsegnamento nelle
e
` stato
scuole medie. Dal 1978 al 1991 e
ininterrottamente eletto consigliere comunale e sindaco del suo paese natale,
divenendo anche dirigente dellAssociazione Nazionale Comuni Italiani
(ANCI); successivamente ha aderito al
` candidato alla CaPDS e nel 1992 si e
` stato eletto. Nel 1994 e
`
mera, ma non e
stato eletto senatore per la XII legislatura repubblicana nel collegio di Oristano; riconfermato per la XIII legisla` stato
tura nel collegio unico regionale, e
segretario della V commissione del Senato.

Caddeo, Sebastiano Insegnante, consigliere regionale (n. Carloforte, sec.


XX). Cattolico militante, dopo essersi
` allinsegnamento
laureato si dedico
della Filosofia nelle scuole secondarie
superiori. Nel 1968 divenne consigliere
regionale per la DC nel corso della V
legislatura, subentrando nel collegio di
Cagliari ad Agostino Cerioni; portata a
` rietermine la legislatura non fu piu
letto.

Cadeddu, Alberto Studioso di malattie

tropicali (Cagliari 1871-ivi 1949). Dopo


aver frequentato la scuola di applicazione a Firenze, consegu` la laurea in
` nel corpo di Sanita
`
Medicina ed entro
dellesercito percorrendo una brillante
carriera. Nel 1900 fu mandato in Eritrea e nel 1902 in Cina, dove rimase per
tre anni; in seguito prese parte alla
guerra di Libia e alla prima guerra
mondiale, al termine della quale fu nominato direttore dellOspedale di Trieste. Nel 1923 divenne direttore sanitario di Bengasi, nel 1926 ottenne la libera
docenza in Malattie tropicali presso
` di Bologna. Trasferito a
lUniversita
Roma nel 1939, fu promosso generale;
collocato a riposo, mor` a Cagliari nel
1949. Tra i suoi scritti: il saggio Sui vibrioni degli stagni dacqua salmastra,
pubblicato a Roma nel 1895.

Cadeddu, Enrichetta (detta Henriette)


Insegnante (Cagliari 1871-ivi 1952).
` natale per i
Molto nota nella sua citta
lunghi anni di insegnamento di francese presso lIstituto tecnico Martini.
Profonda conoscitrice dei problemi
` didella letteratura francese, lascio
versi studi, tra i quali Un episode de la
vie de Charles Emanuel IV dans lexil,
Archivio storico sardo, I, 1905, e La
tragedie franc
aise au XVII sie`cle, edito a
Cagliari nel 1907.

Cadeddu, Gaetano Patriota (Cagliari


1782-Tunisi 1858). Figlio di Salvatore,
interrotti gli studi universitari a causa
di un precoce matrimonio, divenne delegato di giustizia in diversi villaggi, segnalandosi per il suo zelo e per il suo
senso di giustizia. Nel 1812 prese parte
allorganizzazione della cosiddetta congiura di Palabanda, e quando il moto fu
scoperto, scampato allarresto, fugg` da
Cagliari e si diede alla latitanza; dopo
alcuni mesi riusc` a rifugiarsi in Corsica grazie allaiuto di Napoleone. Nel
1814 lo raggiunse nellisola dElba e nel
1815 fu con lui a Waterloo, guadagnando

182

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 188

Cadeddu
per il suo valore la Legion donore.
Dopo la caduta di Napoleone fu perseguitato e costretto a fuggire dalla Corsica e a rifugiarsi a Marsiglia. Dopo
molte traversie nel 1820 si stabil` a
Pisa, dove, grazie alla protezione del
` in
professor Amedeo Vacca, si laureo
Medicina. Nel 1829 si trasfer` ad Algeri
` la profese poi a Tunisi, dove esercito
sione con crescente successo. Nel 1839
fu nominato console di Svezia a Sfax,
` torno
` a Tunisi facendosi
poco dopo pero
`
apprezzare dal bey per le sue qualita
professionali. Nel 1857 riusc` a rientrare per una breve visita a Cagliari;
mor` dopo essere tornato in Tunisia.

Cadeddu, Giovanni1 Patriota (Cagliari,


` sec. XVIII-La Maddalena
seconda meta
` in
1819). Fratello di Salvatore, si laureo
` alla carGiurisprudenza e si dedico
riera amministrativa. Divenuto teso` , raggiunse una poriere dellUniversita
sizione di prestigio nella vita cittadina.
Nel 1812 prese parte alla cosiddetta
congiura di Palabanda, di cui il fratello
era uno dei capi. Arrestato, fu condannato al carcere a vita; mor` in carcere
nella torre di Santo Stefano a La Maddalena nel 1819.

Cadeddu, Giovanni2 Funzionario, consigliere regionale (Cagliari 1917-ivi


1992). Cattolico impegnato, nel 1953 fu
eletto consigliere regionale della DC
nel collegio di Cagliari per la II legislatura e successivamente riconfermato
per la III e la IV legislatura fino al 1965.
Dal novembre del 1958 al giugno del
1961 fu assessore allAgricoltura nella
prima giunta Corrias. Mor` dopo essersi
ritirato a vita privata.

Cadeddu, Luigi Patriota (Cagliari 1776La Maddalena, dopo 1830). Figlio di Salvatore, laureato in Legge, si stabil` nel
quartiere della Marina con la moglie e i
figli; nel 1812 prese parte alla cosiddetta congiura di Palabanda. Scoperto
il moto, fu arrestato e condannato a ven-

tanni di carcere. Trascorse gli anni


della pena a la Maddalena, e solo nel
1830 ottenne la grazia dal re, ma gli fu
` il
vietato di lasciare lisola, dove passo
resto dei suoi giorni.

Cadeddu, Maria Eugenia Studiosa di


storia medioevale (n. sec. XX). Allieva
di Francesco Cesare Casula, dopo la
laurea in Lettere ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia medioevale. At` ricercatrice presso il Contualmente e
siglio Nazionale delle Ricerche di Cagliari. Tra i suoi scritti: Sanluri, una fortezza sempre in guerra, in Castelli, 1992;
Vicende di Brancaleone Doria negli anni
1383-1384, Medioevo. Saggi e rassegne, 18, 1993; Note in margine alledizione degli atti parlamentari in Sardegna, Saitab`. Revista de la Facultat
Geografia i Historia de la Universitat
de Valencia, XLIV, 1994; Giacomo II
dAragona e la conquista del regno di
Sardegna, Medioevo. Saggi e rassegne, 20, 1995; Neri Moseriffo console dei
catalani a Castel di Castro lanno 1320,
Annuario de Estudios Medievales, 29,
1999; Portoghesi in Sardegna, in Portogallo Mediterraneo, 2001; Portoghesi nel
Mediterraneo; studi e progetti di ricerca
in Sardegna, Medioevo. Saggi e rassegne, 25, 2002.

Cadeddu, Pasquale Insegnante, latinista (Cagliari 1809-ivi 1882). Una volta


` con pasconseguita la laurea si dedico
sione allinsegnamento nelle scuole su` natale. Fu poeta
periori della sua citta
` numerose
elegante e delicato e lascio
opere in latino. Tra i suoi scritti: Carolo
Alberto I Sardiniae regi aug., in Sardiniam advenienti, 1842; Deiparae Virgini,
ode saffica, in Meteora, I, 14, 1843; In
obitum Caroli Alberti I Sardiniae regis
carmen, 1849; Ad Antonio Bacaredda autore dei due drammi Marito e giudice e
Non aprite al sacrilego, 1851; Alla signora Battistina Assom-Musu, inconsolabile per la morte del suo figliuolo Gio-

183

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 189

Cadeddu
vanni, versi, 1855; Al Comandante del 1
battaglione della prima legione britannica, capitano Miuching, Lettera latina,
1860; In morte di Luigi Caboni, 1871;
Paullo Iosepho M. Sercio Oleastren ecclesiae gubernandae recens praeposito, Elegia, 1872.

1983; Olbia. Siniscola. Insediamenti


lungo le coste, 5, 1990.

Cadeddu, Salvatore Avvocato (Cagliari


1747-ivi, 1817 ca.). Laureato in Legge,
esercitava la professione di avvocato
nel quartiere di Stampace, dove risiedeva con la famiglia. Di idee liberali,
condivideva le posizioni di G.M. Angioy.
Come Contatore di Cagliari e procuratore di Alghero fu ammesso allo Stamento reale e prese attivamente parte
ai suoi lavori dopo il 1793. Protagonista
del triennio rivoluzionario, nel 1795 fu
eletto primo consigliere di Cagliari e
come tale divenne prima voce dello Stamento reale; quando il partito dei moderati prese il sopravvento isolando
lAngioy, pur continuando a condividere la visione politica dellAlternos,
prese da lui le distanze, riuscendo cos`
a evitare di essere coinvolto nella repressione che segu` la sua caduta. Negli
anni seguenti visse appartato pur non
discostandosi dalle sue idee liberali;
nel 1812 fu accusato di essere il capo
della congiura di Palabanda, cosiddetta
` dove i congiudal luogo di sua proprieta
rati si riunivano per preparare il moto.
Dopo che il progetto venne scoperto,
` di fuggire ma fu arrestato,
egli tento
processato, condannato a morte e, no` avanzata e la grande connostante leta
siderazione da cui era circondato, fu
impiccato poco tempo dopo.

Cadeddu Gramigna, Emilia Archeologa (n. sec. XX). Laureata in Lettere, si


occupa di archeologia conducendo interessanti ricerche a Bortigali e Siniscola, su cui ha scritto due articoli sulla
rivista Sardigna antiga: Necropoli punico-romana in territorio di Bortigali, 1,

Cadello Arma. Famiglia di origine catalana,


venne in Sardegna al seguito dei Centelles
conti di Quirra; nel 1622 anche i Cadello
divennero nobili.

Cadello Famiglia cagliaritana (secc.


XVI-XIX). Le sue notizie risalgono al secolo XVI. Sulle sue origini, sarde o cata` molto discusso; e
` verosimile
lane, si e
` che fosse di origine catalana,
pero
giunta in Sardegna al seguito dei Centelles conti di Quirra, per conto dei
quali alcuni dei suoi membri ricoprirono uffici nellamministrazione feudale. I primi personaggi conosciuti
sono un Giovanni, saliniere del giudicato dOgliastra, revocato dal contado
nel 1542 e sostituito con un Nicola. In
seguito i C. continuarono a rimanere legati ai conti di Quirra e a partire dalla
` possibile seguire
fine del secolo XVI e
con certezza la loro genealogia, a cominciare da un Giovanni Andrea che
` una Prunas ed ebbe quattro figli:
sposo
Antonio, che assunse il cognome della

184

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 190

Cadello
madre (= Prunas), Sebastiano, Salvatore e Giovanni Antonio, con discendenza.
Ramo di Sebastiano. Sebastiano, figlio
`
naturale, legittimato nel 1639, continuo
a risiedere in Ogliastra, dove i suoi discendenti ottennero il riconoscimento
del cavalierato ereditario e della no` nel 1692 con un Francesco e si
bilta
estinsero pochi decenni dopo.
Ramo di Salvatore. Salvatore ottenne il
cavalierato ereditario nel 1622 e, sposata una Dettori, trasfer` la residenza a
Pozzomaggiore. I suoi discendenti nel
1676 furono ammessi allo Stamento militare nel parlamento Las Navas e si
estinsero nel corso del secolo XVIII.
Ramo di Giovanni Antioco. Giovanni An` a rimanere legato ai martioco continuo
chesi di Quirra e, dopo essere stato nominato ufficiale della Marmilla, si stabil` a Jerzu; nel 1645 ottenne il cavalie` . I suoi figli si
rato ereditario e la nobilta
trasferirono a Cagliari assumendovi posizioni di rilievo e nel 1665 furono ammessi allo Stamento militare durante il
parlamento Camarassa. Due di essi, Antioco Saturnino e Diego, ebbero discendenza; la discendenza del primo, che
` in posnel corso del secolo XVIII entro
sesso del feudo di San Sperate, si
estinse nel 1772; quella del secondo si
estinse nel 1846, con un Efisio ultimo
marchese di San Sperate.

Cadello, Diego Gregorio Religioso


(Cagliari 1735-ivi 1807). Arcivescovo di
Cagliari dal 1798 al 1807. Dopo essersi
laureato in Legge si fece sacerdote, fu
nominato canonico capitolare e ricoperse numerosi e delicati incarichi. Divenuto arcivescovo il monsignor Melano, al quale era molto legato, ricopr`
lincarico di vicario generale della diocesi e, alla sua partenza dalla Sardegna,
nel 1798, fu nominato arcivescovo di Cagliari. Uomo attivo e abile, negli anni
del viceregno di Carlo Felice ne di-

venne amico e ne sostenne lazione; si


` anche per il riscatto dei carloadopero
fortini che erano stati condotti schiavi a
Tunisi poco tempo prima. Nel 1803 fu
nominato cardinale. Scritti principali:
Lettera pastorale per la morte di S.M. Vittorio Amedeo III, 1796; Lettera pastorale
per la tratta degli schiavi da Carloforte,
1798; Epistola pastoralis ad clerum et populum calaritanae et unitarum diocesium, 1798; Ordinazioni relative al regio
editto del 14 settembre 1799, 1799; Lettera
pastorale per la liberazione degli schiavi
carolini, 1803; Lettera pastorale per calmare con la preghiera lira di Dio contro
la peste, 1804.

Diego Gregorio Cadello Cagliaritano,


arcivescovo di Cagliari tra Settecento e
Ottocento, nel 1803 fu creato cardinale da Pio
VII.

Cadello, Giuseppe Giureconsulto (Cagliari, inizi sec. XVIII-ivi 1772). Marchese di San Sperate, figlio di Antioco
` in
Saturnino, conseguita la laurea entro
magistratura e percorse una brillante
carriera giungendo al grado di giudice
`
della Reale Udienza. Nel 1742 acquisto
dal fisco la signoria di San Sperate e nel
1749 ottenne il titolo di marchese; mor`
senza figli, lasciando erede suo nipote
Saturnino.

185

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 191

Cadello

Cadello, Ignazio Matematico (Seneghe


1733-Cagliari 1804). Entrato nellordine
dei Gesuiti, divenne sacerdote; a par` Matematica presso
tire dal 1772 insegno
` di Cagliari; di idee liberali,
lUniversita
`a
nel periodo rivoluzionario si avvicino
Giovanni Maria Angioy, del quale condivise in parte la visione politica.

1760 fu nominato reggente del Supremo


Consiglio di Sardegna. Tra i suoi scritti
giuridici, Discurso juridico por la illustre
D. Maria Catalina de Castelvy condesa de
Villamar en repulsa de D. Salvador de
Castelvy sobre la succesion de los lugares
de Samassy y Serrenti, 1715.

Cadello, Salvatorangelo Religioso


(Cagliari 1695-Castellaragonese 1764).
Vescovo di Ampurias dal 1741 al 1764.
Dopo essersi laureato in utroque fu ordinato sacerdote e prese a operare
nella sua diocesi. Fu parroco in diversi
villaggi, in seguito fu nominato canonico e giudice delle contenzioni, ricoprendo lufficio di cancelliere regio
apostolico; nel 1741 divenne vescovo di
Ampurias, resse la sua diocesi con
`.
grande umanita

Cadello, Saturnino Giurista (Cagliari


1733-ivi 1813). Marchese di San Sperate,
figlio di Francesco Ignazio, dopo la lau` Diritto civile
rea in Legge insegno
` di Cagliari, della
presso lUniversita
quale divenne anche censore degli
` dallo zio il marstudi. Nel 1772 eredito
chesato di San Sperate; particolarmente legato ai Savoia, nel 1798 asse` suo fratello Diego Gregorio nella
condo
politica tesa a favorire il trasferimento
dei Savoia in Sardegna. Mor` senza lasciare figli.

Cadello Rugiu, Francesco Ignazio


Giureconsulto (Cagliari 1702-ivi 1763).
Figlio di Diego, dopo aver conseguito
` in magistratura e dila laurea entro
Rivarolo,
venne il coadiutore del vicere
che sostenne nella sua politica di repressione del banditismo. Nel 1736 co` una spedizione contro i banditi
mando
di Ozieri; in seguito fu nominato proreggente della Reale Cancelleria e nel 1743
giudice civile della Reale Udienza. La
sua preparazione gli fece acquistare
negli anni ulteriore prestigio, per cui
al momento di andare in pensione nel

Francesco Ignazio Cadello Rugiu Giurista


cagliaritano, nel 1743 divenne giudice della
Reale Udienza e nel 1760 reggente del Supremo
Consiglio di Sardegna.

Cadinu, Antonello Studioso di urbanistica (n. sec. XX). Allievo di Antonello


Sanna, conseguita la laurea in Ingegne` dedicato alla ricerca e allinseria si e
gnamento universitario. Tra i suoi
scritti: Insediamento, abitazione, cultura urbana (con A. Sanna); Guasila: un
paese della Sardegna, 1984; I percorsi: la
strada e il sentiero e Il campo, il recinto, il
bosco (con A. Sanna), in Sardegna. Larchitettura popolare in Italia, 1988; I villaggi in La provincia di Oristano. Il territorio, la natura, luomo, 1989; La Marmilla (con G. Sistu), e la Trexenta, in I

186

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 192

Cadoni
`
paesi, vol. I della collana Paesi e citta
della Sardegna, 1998.

Cadinu, Marco Studioso di urbanistica


(n. sec. XX). Conseguita la laurea in In` dedicato alla ricerca e algegneria si e
linsegnamento universitario. Attual` di
mente insegna presso lUniversita
Cagliari. Tra i suoi scritti: Persistenze
centuriati nellagro cagliaritano, in
LAfrica Romana. Atti del XII congresso
di studi, 1996; Figura e simbolo nella Cagliari medievale, Storia dellUrbanistica. Annuario nazionale di storia
` e del territorio, 2, n.s., 1997;
della citta
Iniziative di pianificazione urbanistica
nella Cagliari ottocentesca, Storia dellUrbanistica. Annuario nazionale di
` e del territorio, 3,
storia delle citta
n.s., 1997; Ristrutturazioni urbanistiche
nel segno della croce delle Juharias della
Sardegna dopo il 1492, Storia dellUrbanistica. Annuario nazionale di storia
` e del territorio, 3, n.s., 1997;
della citta
Il Cagliaritano in I paesi, vol. I della col` della Sardegna,
lana Paesi e citta
` nella Sarde1998; Il progetto della citta
gna medievale e Iglesias, tutti e due in Le
` , II vol. della collana Paesi e citta
`
citta
della Sardegna, 1999.

Sardegna, 1865; Studi economici su la


Sardegna, Annuario statistico, 1867;
Il comune di Iglesias e il ministro Sella,
1872; Le mie idee. Lettera politica agli
elettori del collegio di Iglesias, 1874; Limposta in Sardegna, Rivista economica
della Sardegna, I,1, 1877; Economia rurale della Sardegna, Rivista economica
della Sardegna, I, 2, 1877; Riordinamento amministrativo dei Comuni, Rivista economica della Sardegna, I, 3,
1877; Terreni incolti in Sardegna, Rivista economica della Sardegna, I, 6-7,
1877; Svolgimento delle forze economiche
della Sardegna, Rivista economica
della Sardegna, I, 8-9, 1877; Ferrovie
sarde, Rivista economica della Sardegna, I, 10, 1877; Gli incendi nelle campagne di Sardegna, Rivista economica
della Sardegna, I, 18-19, 1877; Limposta fondiaria in Sardegna, Rivista economica della Sardegna, II, 9, 1878.

Cadoni, Bruno Insegnante, studioso di


storia (n. Quartu SantElena 1944). Da
molti anni insegna Lettere presso il Liceo Dettori di Cagliari. Tra i suoi
studi di storia sarda si segnala il volume
su Lemigrazione sarda dallOttocento a
oggi (con Leopoldo Ortu), 1983.

Cadoni, Antioco Avvocato, deputato al

Cadoni, Efisio Poeta e pittore (n. Villa-

Parlamento (Villacidro, inizi del sec.


XIX-?, dopo 1878). Conseguita la laurea
` con successo alla liin Legge, si dedico
` alcuni aspetti
bera professione e studio
delleconomia sarda. Fu eletto sindaco
di Villacidro e nel 1865 ader` ai Comizi
agrari, adoperandosi per il rinnovamento dellagricoltura nel suo paese.
Nel 1876 fu eletto deputato per la XII
legislatura, ma la sua elezione venne
confermata solo al termine della stessa.
` con Eugenio Marchese la RiviFondo
sta economica della Sardegna, che
usc` a Roma fino al 1878. Tra i suoi
scritti, dedicati quasi tutti ai problemi
`
del mondo agricolo isolano e allattivita
mineraria: Sulleconomia rurale della

cidro 1943). Pronipote di Antioco,


anima la vita culturale del suo paese
`.
natale con la sua multiforme attivita
Come pittore ha esordito negli anni Sessanta; ha preso parte a numerose collettive e allestito alcune personali; sue
opere sono presenti in musei italiani e
` la sua attivita
` di poeta e
stranieri. Ma e
di scrittore che lo ha segnalato come
` interessanti letterati sardi
uno dei piu
di questi anni. Ha esordito negli stessi
` autore di molanni come scultore ed e
tissime opere. Tra i suoi scritti: Eden e
oltre, poesie, 1965; Il Sapienziale, 1976;
Storia ipotetica di un santo illustre e sconosciuto, 1976; Lenipolis, 1985; A parole.
Storia di un paese dombre, 1988; Sisinio

187

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 193

Cadoni
Leni, luomo chiamato cigno, 1993; Se la
parola e` una pietra, 1995; Poesie da appendere, 1997; Fra i due millenni il paesaggio delluomo, 2000; Abbecedario
della cuoca amorosa. Versi da mangiare
e da bere, 2006.

Cadoni, Enzo Filologo (Orosei 1942Sassari 1995). Dopo aver conseguito la


` allo studio della Filololaurea si dedico
gia classica e allinsegnamento universitario. Studioso rigoroso e profondo, fu
inizialmente docente presso lUniver` di Genova e poi di Letteratura lasita
` alcuni
tina in quella di Sassari. Dedico
lavori allapprofondimento dei meccanismi di diffusione dello studio del latino in Sardegna nei secoli XVI e XVII.
A lui si deve ledizione critica dellopera omnia di Giovanni Francesco
Fara. Tra i suoi scritti: La tabula bronzea
di Esterzili, Quaderni bolotanesi, XIV,
1988; Umanisti e cultura classica nella
Sardegna del 500, Res pubblica litterarum Studies in the Classical tradition,
University of Kansas, XI, 1988; Umanisti sassaresi del 500. Le biblioteche di Giovanni Francesco Fara e Alessio Fontana
(con Raimondo Turtas), 1988; Libri e circolazione libraria nel 500 in Sardegna,
Seminari sassaresi, I, 1989; Umanisti
e cultura classica nella Sardegna del
` Canelles
500. Il libre de spoli di Nicolo
(con G.C. Contini), Quaderni di Sandalion, 5, 1989; Il Sardonios gelos: da
Omero a Giovanni Francesco Fara, in
Sardinia antiqua. Studi in onore di P. Meloni per il suo 70 compleanno, 1992;
Umanisti e cultura classica nella Sardegna del 500. Il libre de spoli del arquebis de Castillejo
sbe don Antonio Parrague
(con G. Contini), 1993; Lingua latina e
lingua sarda nella In Sardiniae Chorographiam di Giovanni Francesco Fara,
Seminari sassaresi, II, 1990; Linven` (con
tario dei libri di Monserrato Rossello
Maria Teresa Lupinu), in Umanisti e

cultura classica nella Sardegna del 500,


voll. 2, 1994.

Cadoni, Luigi Istitutore, consigliere regionale (n. Nuoro 1947). Su posizioni po` stato eletto
litiche di destra, nel 1989 e
consigliere regionale per il MSI nel collegio di Nuoro per la X legislatura; rieletto per AN nello stesso collegio per
` stato riconferlXI legislatura, non e
mato per la XII.

Raffaele Cadorna Il generale in una foto


depoca.

Cadorna, Raffaele Ufficiale di carriera


(Milano 1815-Torino 1897). Fratello di
Carlo, di famiglia di antiche tradizioni,
fu ministro della Pubblica Istruzione
nel primo ministero Gioberti (18481849). Di stanza a Cagliari come capitano degli Zappatori, nel 1848 prese
parte alla prima guerra di indipendenza e successivamente a tutte le altre
guerre fino al 1870, quando gli fu affidato il comando del corpo darmata inviato alla conquista di Roma. Sulla Sardegna aveva scritto un Quadro storico
dellisola di Sardegna, pubblicato postumo a Cagliari nel 1924.

Cadossene Rivista culturale cagliaritana. Diretta da Virgilio Atzeni e An-

188

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 194

Cagliari
tonio Cabitza, fu pubblicata a Cagliari
tra il 1935 e il 1938. Usciva con cadenza
mensile e trattava argomenti di letteratura e di folclore sardo. Per quanto i
tempi e la cultura ufficiale lo consenti` di sviluppare un discorso
vano, tento
originale e fuori dal conformismo dominante.

le monete fatte coniare da Carlo II e da


Carlo III. Gli ultimi furono coniati nella
zecca di Cagliari nel 1813 sotto il regno
di Vittorio Emanuele I.

Cagetti, Marino Chirurgo (n. Venezia


1934). Dopo la laurea a Roma nel 1959
` occupato della ricerca e dellinsesi e
gnamento universitario, dedicandosi
` stato asalla Clinica chirurgica, di cui e
sistente fin dallanno della laurea. Nel
` specializzato in Chirurgia e nel
1965 si e
1966 ha conseguito la libera docenza in
` traPatologia chirurgica; dal 1968 si e
` di Cagliari
sferito presso lUniversita
dove ha insegnato dapprima Patologia
chirurgica e successivamente Clinica
chirurgica, dando un notevole contributo allo sviluppo dei due insegna` autore di numerose pubblicamenti. E
zioni.

Caggiari, Lucia Scrittrice (Bortigali


1909-Nuoro 1992). Autodidatta, scrisse
alcune delicate raccolte di versi che la
fecero apprezzare fin dallesordio, avvenuto nel 1968, e alcuni lavori in prosa.
Mor` a Nuoro, dove si era stabilita da
anni. Tra i suoi scritti: Mutazioni e maree, versi, 1968; Trentanni dopo lisola
maledetta, romanzo, 1978; Polvere dei
giorni, versi, 1988.

Cagliarese Moneta fatta coniare da


Ferdinando il Cattolico nella zecca di
Cagliari. Sostitu` lalfonsino minuto.
La denominazione rimase in uso anche
nei secoli successivi, riferita alle altre
monete minute battute nella zecca di
Cagliari. In particolare fu utilizzato per
indicare le monete fatte coniare da
Carlo V, da Filippo II, che pose in circolazione pezzi da uno e da tre cagliaresi;
da Filippo III, che fece coniare pezzi da
tre cagliaresi; da Filippo IV, che introdusse i pezzi da sei cagliaresi, e infine

` dal monte Urpino.


Cagliari Veduta della citta

Cagliari Comune capoluogo della provincia omonima e dellintera Sardegna,


sede del Comprensorio n. 24 con 158 351
abitanti (al 2004), posto a 6 m sul livello
del mare, affacciato sul golfo omonimo,
nella parte meridionale dellisola, da
una zona ricca anche di acque interne.
Regione storica: Campidano di C. Sede
dellArchidiocesi omonima.
& TERRITORIO Il territorio comunale
(nel quale, dopo il distacco di varie altre
frazioni, si trova ancora quella di Pirri)
ha la forma poligonale e si sporge in
mare con il capo SantElia; si estende
per 80,57 km2 e, mentre nella parte me` bagnato dal mare, nel retroridionale e
` circondato dai territori di Capoterra e
terra, Assemini, Sestu, Selargius, Quartucciu, Monserrato, Maracalagonis e
Quartu SantElena. Per la maggior
` costituito da una pianura coparte e
stiera alluvionale, dalla quale si sollevano di tanto in tanto piccoli ed erti rilievi, come quelli sui quali sorgono rispettivamente il quartiere Castello e il
castello; non sono lontani, daltra parte,
i rilievi del Sulcis, a ovest, e quelli del
Sarrabus, a est, mentre a nord si stende
la piana campidanese che arriva a com`e
` baprendere Oristano. A est la citta

189

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 195

Cagliari
gnata dal grande stagno di C., alimentato dal rio Mannu che giunge da nord.
Da C. hanno inizio la maggiore strada
dellisola, la statale 131 Carlo Felice,
che si conclude a Porto Torres, la maggiore linea ferroviaria, che si dirige
verso Sassari-Porto Torres e OlbiaGolfo Aranci, la strada ferrata per Iglesias e Carbonia e quella a scartamento
ridotto per Mandas, Sorgono e Arbatax,
le due strade che seguono la cononche
sta verso oriente e verso occidente, e le
varie altre che si dirigono verso linterno.
& STORIA La citta
` fu fondata dai Fenici
nel secolo IX a.C. e divenne un vivace
centro di scambi commerciali; con lavvento dei Punici nel secolo VII a.C. la` a svilupparsi in una
bitato comincio
zona prospiciente lo stagno di Santa
Gilla nellarea detta Campo Scipione.
` il suo carattere
Lagglomerato accentuo
di centro commerciale; la sede riservata agli affari gravitava attorno a una
grande piazza sede del mercato e labitato si estendeva a comprendere buona
parte degli attuali quartieri di Marina e
di Stampace. Sembra che avesse una
certa autonomia e che fosse governato
da una coppia di magistrati annuali
`
detti sufeti (=). Nella sua opera La citta
del sole (1984) Francesco Alziator segnala alcune tracce di questo periodo
che si possono individuare ancora oggi
` popolare dei cagliarinella mentalita
` forse piu
` appariscente
tani: Leredita
del mondo punico nella tradizione po` costituita dal muro a telaio e
polare e
dal gravitare delle case del Campidano
`
cagliaritano sul cortile interno. Non e
del tutto cessato, a C., luso della parola
kemu. Ad essa si riallaccia un sistema di
` che vamisura il kemu era ununita
riava da quattro a cinque del quale si
servivano, fino al primo dopoguerra,
specialmente le rivenditrici di fave ar` piuttosto sinorostite. Il vocabolo oggi e

nimo di poco (per es., unu kemu de genti


significa poca gente). Di kemu M.L. Wagner ha riconfermato di recente, anche
dopo le osservazioni del Friedrich, le
` dellorigine punica. Fino al
possibilita
` a usare, come
secolo scorso si continuo
colorante dei tappeti prodotti dallartigianato domestico, una sostanza tratta
da su bucconi, il murice, ricavato dalla
pesca nel mare cagliaritano. Questa sostanza, in effetti, era una sorta di porpora. Lantica tecnica di origine fenicia
adoperava il murex trunculus e il murex
brandinus, la cui polpa, lasciata putrefare, secerneva un succo giallastro che,
disseccandosi sulla stoffa alla quale veniva applicato, la colorava in viola. Sostanzialmente simile era la tecnica
` probabile che un altro relitto
sarda. E
del mondo punico possa identificarsi
nel modo di dire cagliaritano pappa
pezza de fillu tuu (letter., mangia carne
` usata cerimodel figlio tuo). La frase e
niosamente quando colui al quale si
danno dolciumi o altro di mangereccio
ne offre, a sua volta, al donatore. Ricorderemo che il sacrificio umano faceva
parte della religione dei Punici, e che il
sacrificio rituale dei fanciulli avveniva
sul tofet. Questo deriva il suo nome dal
fatto che cos` si chiama, nella Bibbia, la
valle di Ben Hinnom presso Gerusalemme (la Geenna della Volgata), nella
quale il popolo di Israele praticava il
sacrificio umano prima che il re Giosia
lo vietasse. Anche il dio Moloch, al
quale si credeva che si sacrificassero i
` mai esistito ed e
` nato
fanciulli, non e
solo dalla cattiva interpretazione della
parola punica molk, che vuol dire sacrificio umano. La prova che anche in Sardegna i fanciulli venivano arsi vivi ritualmente lhanno data gli archeologi
con la scoperta, nel 1890, del tofet di
Nora ed ora, in maniera spettacolare,
con il tofet scoperto a SantAntioco.

190

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 196

Cagliari

` dal porto.
Cagliari Veduta della citta

Daltronde il ricordo del sacrificio dei


` a
fanciulli praticato dai Sardi duro
` ancora viva leco nel secolo
lungo e ne e
CaraV, nei versi di Draconzio. Poiche
` punica, era la piu
`
les, anche in eta
` sarda, e
` indubbio che essa
grande citta
dovesse avere un suo tofet. Ricollegando la frase pappa pezza de fillu tuu
alla tradizione sacrificale dei fanciulli,
essa deve esser intesa non certo nel
senso di unantropofagia rituale, ma in
senso piuttosto simbolico. Il sacerdote,
rendendo qualcosa della vittima al padre (forse le ceneri), intendeva, attraverso la frase simbolica, farlo partecipe
dei benefici dellofferta. A chi possa
sembrare arrischiato il risalire da un
modo di dire a tutto un fatto rituale, ricorderemo un esempio classico, quello
del Tylor che, osservando il gioco infantile del fiammifero acceso passato di
mano in mano ed accompagnato dalla
frase vivo, vivo te lo do, risal` allaccusa fatta ai manichei di passarsi di
mano in mano la vittima ferita a morte
e di considerare capo colui nelle cui
mani spirasse. Certo Cartagine molto
influ` sulla tradizione cittadina, anche
se solo scarse tracce sono oggi scientificamente individuabili. Come, daltronde, avrebbe potuto non influire la
` di un popolo, i cui monumenti
civilta
sono, dopo oltre venti secoli, ancora
presenti? Inoltre, a dimostrare lattaccamento dei Sardi tutti alla tradizione

punica basterebbe ricordare che essi


t (giudice) il console
chiamarono spophe
romano e nel ricordo del senso di quellantica parola, forse, chiamarono giudice il capo dello stato della Sardegna
medievale indipendente.
`
CARALES ROMANA Nel 238 a.C. la citta
` , insieme a tutta lisola, sotto il
passo
controllo dei Romani che ne fecero il
capoluogo della loro organizzazione civile e militare. Inizialmente il centro
della Carales romana rimase quello
` punica, attorno allattuale
della citta
piazza del Carmine dove sorsero il foro
` repubblie il capitolium. In tarda eta
` si venne ulteriormente svicana la citta
` spoluppando e il suo centro si ando
stando in un territorio compreso tra
lattuale via Malta e la via XX Settembre, e il suo perimetro fin` per includere altri piccoli nuclei intervallati da
vaste zone libere. Oltre che essere sede
delle magistrature principali dalle
quali dipendeva il governo dellisola,
` prese a esercitare una vera e
la citta
propria egemonia nei confronti degli
altri centri abitati dellisola. Nel secolo
V fu occupata dai Vandali, che conservarono sostanzialmente il suo assetto e
la sua funzione politica; nel secolo VI
`, in breve volgere di tempo, alsub` pero
cuni duri colpi: nel 552 fu assalita e occupata dagli Ostrogoti, nel 554 dai Bizantini e nel 599 dai Longobardi. Le distruzioni operate in queste circostanze
modificarono il suo assetto urbano, il
vecchio centro punico-romano comin` a spopolarsi e gli abitanti si rifugiacio
` comrono in parte nei piccoli nuclei gia
presi nel perimetro urbano, alcuni dei
` sicuri: tra questi il naquali ritenuti piu
scente borgo di Santa Igia situato in riva
alla laguna, nello stesso luogo dove era
sorto il primo insediamento fenicio-punico. Tra la fine del secolo VI e il secolo
` cos` il carattere policenVII si delineo
` mantenne da allora;
trico che la citta

191

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 197

Cagliari
` a partire
questa tendenza si accentuo
dalla fine del secolo VII con il manifestarsi delle prime incursioni arabe.
Dalle poche informazioni che allo stato
` possibile trarre da fonti arabe
attuale e
e dai recenti scavi archeologici che
hanno interessato larea sulla quale si
era sviluppata la Carales romana, sembrerebbe confermato che entro la
` del secolo VIII la citta
` fu
prima meta
investita da terribili devastazioni, conseguenza di almeno tre incursioni
arabe, e che il centro storico rimase
quasi completamente svuotato. La popolazione si sarebbe spostata in centri
piccoli accostati alle colline e fortificati
o in grotte che diedero luogo a piccoli
insediamenti rupestri. Uno di questi
piccoli centri, posto in zona protetta
dalla laguna e inaccessibile ai predoni
arabi, fu appunto Santa Igia. Col tempo
il borgo fortificato divenne la residenza
delle supreme magistrature, vi fu costruita la cattedrale e molti palazzi,
cos` che fin` per assumere il ruolo di
erede della Carales antica, della quale
peraltro gli abitanti non persero la memoria e soprattutto la coscienza. Nulla
` dato conoscere sulla vita di quella che
e
fu Carales nei secoli IX e X; sembra comunque probabile che la vita si sia concentrata soprattutto in Santa Igia e in
alcuni nuclei abitati costituiti da grotte;
probabilmente, come affermano le
` fu tenuta
fonti arabe, questa comunita
a pagare per un certo periodo la giziah.
` poco e nel
Lo stato di dipendenza duro
` fu probabilcorso del secolo IX la citta
mente sede delle trasformazioni che
portarono alla costituzione dei giudi` lasciate
cati. A proposito delle eredita
da questo tormentato periodo Francesco Alziator ha scritto nella sua opera
` del sole: Se assai breve fu locLa citta
cupazione vandalica, durata unottantina di anni, tra il secolo V e il VI, e
scarsa di reali contatti tra il popolo de-

gli invasori e quello cagliaritano perche


se ne possano trovare elementi nella
`
tradizione popolare, non cos` si puo
` bizantina, le cui tracce
dire per leta
` popolare sono notevoli
nella religiosita
soprattutto nellonomastica. Vasta e penetrante fu linfluenza bizantina sullintero patrimonio della demopsicologia
` rilevata dagli stusarda e in parte gia
diosi, sebbene lindagine non sia stata
ancora condotta nella misura che sa` possibile infatti
rebbe necessaria. E
che, alle origini di parecchie manifestazioni del folclore isolano, ci sia un fondo
` naturalmente tanto
bizantino. Il fatto e
` valido per larea cagliaritana nella
piu
quale la cultura ed il costume bizantino
dovettero istallarsi prima che altrove e
`
`. E
manifestarsi con maggiore intensita
probabile, per esempio, che lusanza
delle lunghe barbe dei Sardi risalga, ol , naturalmente, allantico fondo
treche
pastorale, anche ai Bizantini. Furono
essi infatti che, dopo il lungo periodo
` , nel quale lideale madella romanita
schile, orientato sui tipi dellarte classica, fu prevalentemente quello del
volto glabro, ritrovarono il gusto orien` costantetale della barba. Glabra e
mente la rappresentazione dei volti ma` nuragica,
schili nei piccoli bronzi deta
salvo una modesta barbetta a punta in
un esemplare proveniente da Villaci` possibile dedurre che la
dro, dal che e
fluente barba tra i Sardi delle aree urbane fu moda post-romana e non prero` interessante, in proposito, la
mana. E
presenza di pettini in un inventario ecclesiastico medioevale della chiesa cagliaritana di Santa Gilla. Questi pettini,
inventariati assieme a mitre, indussero
il Capra a ritenere che nel clero sardo
fosse sopravvissuta lusanza della lunga
barba. Un altro elemento della tradizione popolare cagliaritana che M.L.
Wagner si chiede se mai possa risalire
` il nome che a C.
al periodo bizantino e

192

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 198

Cagliari
` al sacerdote che dued altrove si da
rante il periodo pasquale va a benedire
`; e del pari sarebbero
le case: sangiamo
reminiscenze bizantine le strane parole
del primo verso di una strofetta: An`, kilisso
`, kifane`. Ad onta delle afgiamo
fermazioni di certa letteratura dilettantistica del secolo scorso, manca nel folclore cagliaritano lelemento arabo.
Per lo meno, manca una discendenza
quel
diretta da elementi arabi, perche
` di arabo e
` stato mupochissimo che ce
tuato attraverso la Spagna per via bar` stato diffuso attraverso le
baresca o e
jares che giunmaestranze arabe mude
sero in Sardegna dopo la Reconquista
ed in area cagliaritana lavorarono, mescolando le loro maniere con quelle romaniche, nella chiesa parrocchiale di
Villa San Pietro, in San Pietro di Quartu
ed in Santa Barbara di Capoterra.
GLI EBREI A CAGLIARI Lo stesso F. Alziator continua: Altro elemento, scarsamente indagato e dalla cui indagine si
potrebbe invece ottenere qualche inte` quello ebraico. La
ressante risultato, e
tradizione cittadina ha sempre accennato con insistenza alla discendenza
ebraica della gente del quartiere di Vil`
lanova e anche qualche autore si e
espresso in questi termini. La storia de` , in sostanza, quella degli
gli ebrei di C. e
ebrei in Sardegna e comincia con le deportazioni di cui si ha notizia in Tacito
ed in Flavio Giuseppe. La deportazione
riferita da Svetonio nella Vita di Clau` gli ebrei
diano non interessa invece piu
come tali, in quanto, questa volta, si
trattava di ebrei convertiti al Cristianesimo e in agitazione proprio per la loro
`
nuova fede. Lesistenza di una comunita
israelitica organizzata con una sua si` testimoniata da Gregorio Managoga e
gno sin dal VI secolo. I rappresentanti
` non esitarono a predi questa comunita
sentarsi proprio al grande pontefice
per lamentarsi presso di lui della fana-

tica occupazione della sinagoga fatta da


un ebreo convertito, a nome Pietro, e
` a riaffermare la liGregorio non esito
` di culto ai Giudei. Le recenti riberta
cerche di Cecilia Tasca ci hanno peraltro consegnato unimmagine documentata della presenza ebraica nella Cagliari medioevale. Allo stato attuale
` afferdelle nostre conoscenze si puo
mare che agli inizi del secolo XI Carales
era ormai definitivamente al riparo
dalle incursioni arabe e che il suo centro politico, amministrativo ed economico si trovava a Santa Igia e nel suo
comodo porto situato nella laguna. Nel
` si riapprocorso del secolo XI la citta
` del territorio che era stato la sede
prio
`
della Carales romana e delle sue attivita
economiche tradizionali, cos` il commercio del sale riprese attorno alle
grandi saline a oriente e a occidente
del nucleo abitato; soprattutto a
oriente, attorno alla chiesa di San Saturnino dove i Vittorini svilupparono
un loro grande complesso che divenne
centro religioso e commerciale insieme. Vi erano poi i mercanti pisani,
`
la cui presenza divenne sempre piu
massiccia nel corso del secolo XI e del
XII e che tese a trasformarsi in pre` da credere che essi absenza politica. E
biano sviluppato il loro centro nel territorio della Marina, in cui dovevano essere ancora numerose le rovine della
` romana. In questo territorio si svicitta
lupparono i centri di Lapola e di Santa
Maria di Porto delle Grotte, dove essi
` commerciali.
radicarono le loro attivita
` era frequentata anche da un nuLa citta
mero crescente di mercanti genovesi e
certamente i giudici ebbero a che fare
con loro. Dalle fonti a nostra disposi` concludere che nel corso
zione si puo
del secolo XI il carattere policentrico
` aveva assunto nei secoli preche la citta
cedenti si era accentuato e che la vita
aveva preso nuovamente a pulsare in

193

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 199

Cagliari
quelli che di l` a poco sarebbero diventati i quartieri di Stampace, della Marina e di Villanova.

Cagliari La chiesa di San Saturnino, il cui


` bizantina, e` una
primo impianto risale alleta
` antiche della citta
`.
delle piu

IL MEDIOEVO Fu nel corso del secolo


XIII che le scelte politiche della dinastia giudicale impressero a C. i caratteri
` conserva tuttora; nel 1217
che la citta
infatti la giudicessa Benedetta concesse
` dei mercanti pisani il
alla comunita
colle che dominava solitario gli antichi
quartieri nei quali la vita andava riorganizzandosi sulle rovine della Carales
romana. Questo colle forse era stato
sede di stanziamenti militari fin dal periodo punico-romano, ed era stato certamente utilizzato, assieme a quello di
San Michele, per difendere Santa Igia e
` dopo il secolo XI. Sul
la rinascente citta
colle i mercanti pisani, che si sentivano
mipoco sicuri a Lapola anche perche
nacciati dalle crescenti simpatie filogenovesi della dinastia giudicale, si stanziarono definitivamente dando vita al
Castrum Calaris che fortificarono potentemente facendone lantitesi di
Santa Igia, la capitale del giudicato.
` noto nel 1257 la politica del CoCome e
` la fine dellindipenmune di Pisa segno
denza politica del giudicato, Santa Igia
fu assalita e distrutta e il giudicato
smembrato; e cos` il Castrum Caralis,
dove i Pisani si erano radicati, divenne
il centro politico del vasto conglome-

rato della antica Carales: da questo momento sarebbe stato il luogo proprio dei
rappresentanti dei dominatori esterni,
non solo di C. ma di tutta la Sardegna.
` radiSparita Santa Igia, la vita sembro
carsi nel Castrum e nella sottostante
Marina, il cui porto divenne il naturale
` , mentre
scalo commerciale della citta
le appendici di Stampace e di Villanova
venivano popolate rispettivamente da
artigiani e da contadini. Cos`, mentre il
` il caratCastrum assumeva sempre piu
tere di centro dellinsediamento, rinascevano gli antichi quartieri romani e la
` con i suoi palazzi, le sue
nuova citta
strade e le sue mura andava cancellando la memoria della Carales cantata
da Claudio Claudiano. Lassetto di C.
` nel secolo successivo,
non si modifico
anche quando, tra il 1323 e il 1326, fu
portata a termine la conquista catalano-aragonese; infatti quando, nel
1326, ebbero inizio le operazioni militari per fiaccare la resistenza del Ca` commerstrum e rovinarne le attivita
ciali, gli invasori costruirono sul colle
di Bonaria e su quello contiguo di Mon` cui concessero gli stessi
reale una citta
privilegi di Barcellona; questo nuovo
` vita breve: le ostilita
`
centro ebbe pero
tra Pisa e lAragona ebbero termine nel
1326, i Pisani furono cacciati e il Castrum fu popolato con aragonesi, catalani e valenzani. Questo importante
` la rapida fine della
evento determino
` sul colle di Bonaria e il definitivo
citta
spostamento della vita politica ed eco` in quelli che in breve
nomica della citta
sarebbero divenuti i quattro quartieri
storici di Castello, Marina, Stampace e
Villanova. C. ottenne ben presto gli
stessi privilegi amministrativi di Barcellona e fu governata da propri organismi elettivi che convissero perfettamente con lapparato del governo reale
che si occupava di tutta la Sardegna.

194

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 200

Cagliari

Cagliari La torre dellElefante svetta con la


sua mole possente sui bastioni del castello.

Cessate le guerre con lArborea, data la


sua posizione geografica lungo la rotta
` del sedelle spezie, entro la prima meta
colo XV fu confermata, oltre che capitale del regno, fiorente centro commerciale. Labitato si abbell` di importanti
edifici civili e religiosi e il ceto bor` a consolidare la propria
ghese penso
` in citta
` gli
condizione; giungevano pero
echi di una crisi profonda che scuoteva
il regno dAragona e che minacciava di
far sparire i privilegi antichi; cos` le famiglie borghesi, preoccupate del proprio avvenire, presero a investire i propri capitali in una vorticosa compravendita di feudi. Alla fine del secolo la
` degli ebrei e lunificacciata dalla citta
cazione delle corone dei regni spagnoli
in ununica dinastia ne modificarono
` di essere
lassetto strategico: C. cesso
un centro commerciale lungo la rotta
` in una citta
`
delle spezie e si trasformo
periferica, capitale di un regno misconosciuto e avamposto militare nella rinnovata contesa con i musulmani del Me-

diterraneo. A questo periodo risalgono


secondo Alziator alcune credenze po` del
polari relative agli ebrei (La citta
sole): La presenza di norme relative
agli ebrei nella legislazione municipale
`
cagliaritana conferma che la comunita
esistette sempre fino al 1493, anno nel
quale Ferdinando il Cattolico, con la famosa lettera a Giovanni Dusay, luogotenente generale del Regno, estese alla
Sardegna leditto che ordinava il bando
degli ebrei dagli stati dellimpero spagnolo. Disciolta per forza di quel tre` e chiusa la
mendo editto la comunita
sinagoga, che in quel tempo sorgeva
` tardi fu edificata dai Gesuiti
dove piu
la chiesa di Santa Croce, cosa sopravvisse della vita giudaica cagliaritana?
` prospettata lipotesi che i cosidSi e
detti arregatteris derivino in qualche
` ebraica.
modo dalla vecchia comunita
Anche una espressione proverbiale sul
mercoled` parrebbe orientare verso
fonti giudaiche. Un proverbio dice: In
mesu in mesu comenti su mercuris (proprio nel mezzo come il mercoled`).
Lespressione non ha senso se considerata in funzione della settimana che, secondo luso attuale, comincia di luned`,
ma acquista tutto il suo valore in una
settimana che abbia inizio di domenica.
Avremmo cos` la successione: domenica, luned`, marted`, mercoled`, gioved`, venerd`, sabato, nella quale il mer` veramente il giorno che sta al
coled` e
centro della settimana. Una spiegazione possibile di questo modo di computare la settimana potrebbe ritrovarsi,
come si diceva, in origini ebraiche, facendolo risalire allusanza dei sabbatari e sabbatari dovevano essere i cristiano-giudei deportati in Sardegna in
forza delleditto di Claudio di considerare festivo il sabato e di far di conseguenza terminare con questo giorno il
computo settimanale che veniva cos`
ad essere ripreso con la domenica. Il

195

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 201

Cagliari
` pero
` spiegabile anche con lanfatto e
tico uso cristiano di partire dalla domenica, nel computo delle feriae, per cui il
luned` risultava la secunda feria e di
conseguenza il mercoled` era la quarta
feria. Tuttavia la sola testimonianza di
` offerta da
sicura origine giudaica ci e
` bara, nome cagliaritano del vecena
` anche di area regionale. Di
nerd`, che e
conseguenza, ci sembra che non vi
siano sufficienti elementi storici a sostenere lipotesi di una particolare discendenza giudaica degli abitanti del
quartiere di Villanova. Daltra parte,
laffiorare del solito antisemitismo verbale delle zone di influenza spagnola,
espresso in frasi offensive tuttora in
uso come facci de giudeu (faccia di giudeo), no du aressit fattu mancu unu
ebreu (non lo avrebbe fatto neppure un
ebreo) e la generica accusa di ebreu per
avaro non sono da sole sufficienti a
smentire o ad avvalorare le presunte discendenze ebraiche nel quartiere.

` sul
Cagliari Antichi stemmi della citta
paramento calcareo della torre dellElefante,
` pisana, opera dellarchitetto cagliaritano
deta
Capula.

UNA POTENTE PIAZZAFORTE Con lav` assunse lavento degli Asburgo la citta
spetto di una potente piazzaforte e nel
corso del secolo XVI, grazie allopera di
alcuni architetti militari, le sue mura
vennero ristrutturate e arricchite da
un sistema di bastioni in grado di sfi-

` potenti artiglierie. Intanto


dare le piu
` cittadina paslegemonia della societa
sava dai mercanti ai grandi funzionari
dellamministrazione reale e ai feuda` . Queste tratari che risiedevano in citta
sformazioni determinarono le forti tensioni che contraddistinsero la vita della
` nel corso del secolo XVI. Nel Seicitta
` cagliaricento i caratteri della societa
` assunse
tana si stabilizzarono, la citta
` la fisionomia di una piccola
sempre piu
capitale di un regno marginale nello
smisurato Impero spagnolo. Quindi C.,
`
la cui ispanizzazione era sempre piu
evidente, soffr` della crisi economica
` lestrema fase della
che caratterizzo
storia degli Asburgo di Spagna; fu questa probabilmente la ragione che fece
esplodere la delicata situazione e de` la crisi esplosa con lomicidio
termino
Camarassa. Tuttavia C. non perse lattitudine ad attirare allinterno delle sue
mura una forte corrente di persone provenienti dai centri interni dellisola e
` di liguri e di sicirilevanti comunita
liani che si stanziarono prevalente`
mente nella Marina. Nel 1720 la citta
` senza grandi sussulti alla dinastia
passo
` essere considei Savoia, evento che puo
derato come linizio dellultima fase
della sua multimillenaria esistenza. Il
` continuo
` cotessuto sociale della citta
munque a modificarsi nel corso del se` formandosi una vivace borcolo. Ando
ghesia commerciale le cui radici erano
molto varie, visto che vi si venivano sta` di piemontesi, lombilendo comunita
bardi, francesi, svizzeri, greci e inglesi
che contribuirono a sviluppare fiorenti
` commerciali e a modificare siattivita
`.
stemi di vita e abitudini della comunita
Il ceto intellettuale dei professionisti e
degli studenti che ruotavano attorno
` espresse la crealla rinata Universita
scente aspirazione a riforme di carattere istituzionale e una rinnovata coscienza nazionale. In questo contesto il

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 202

Cagliari
rapporto di C. con la burocrazia pie` felici e alla fine
montese non fu dei piu
del secolo le tensioni culminarono nei
moti del triennio 1793-1796, che ebbero
al loro centro larresto e la cacciata dei
Piemontesi (28 aprile 1794).

Cagliari Piazza Yenne.

CON SANTEFISIO A proposito della tentata invasione francese del 1793 Antonio Romagnino ha scritto nel suo Nuove
passeggiate cagliaritane (2002): I fatti
di C. nel 1793 si svolsero per terra, per
mare e nellaria. Nei porti e nelle
spiagge cerano i miliziani e le truppe
piemontesi, nel golfo cera la flotta dellammiraglio Truguet impegnata in
bombardamenti micidiali, per il cielo
di C. volteggiava SantEfisio. Questul` cos` intimamente letima presenza e
gata alle vicende di quelle terribili gior` storia, anche la piu
`
nate che non ce
asciuttamente laica, che non dia un posto rilevante alla partecipazione del
grande patrono dellisola alle operazioni di guerra. Anche Giuseppe
Manno, restio ad occuparsi daltro che
non attenga alla sfera delle forze politiche e militari in campo, ha nella Storia
della Sardegna un palpito inconsueto riferendo la processione che, rinnovando
lantica devozione, prepara la mitologia
`
religioso-guerresca di cui si circondo
immediatamente lassedio dei francesi.
Gli eserciti rivoluzionari arrivarono
preceduti dalla fama sinistra di profa-

natori di chiese e di conventi, unaura


irreligiosa ed atea avvolgeva le loro
bandiere. Fu facile in quei giorni fare
una causa sola del Principe e di Dio, e
persuadere i Sardi che non si trattava di
salvare solo la corona dei Savoia, ma
che anche il culto religioso era minacciato dalla licenza giacobina di vilipendio e di profanazione. In quella commistione di passione civile e di ragioni religiose, non era difficile che agli alacri
apprestamenti difensivi si aggiungessero le manifestazioni che attingevano
alle pie credenze. Il 22 gennaio 1793,
dopo che i primi sbarchi e scontri avevano avuto luogo alla fine dellanno appena trascorso, lardore religioso raggiunse un altissimo tono e una grande
plebiscitaria processione si mosse per
` . La guidava larcivele vie della citta
scovo Melano ed era diretta per benedirla alla batteria del Molo, che era
` alto peso deldestinata a subire il piu
` civili
lassedio. Cerano tutte le autorita
e militari, cerano tutti i corpi religiosi
` . Immensa era anche la folla
della citta
di popolo che li accompagnava. Ma soprattutto i miliziani, venuti da ogni
parte della Sardegna, esprimevano un
impeto di passione nazionale. Era bello
a vedersi, commenta il Manno, che procedessero a squadre serrate, tenendo in
un pugno il fucile e nellaltro il rosario,
` esse stesse die che dalle loro fila, gia
sciplinate, si levassero altissime le corali preghiere. La preghiera indivi` vista pietosa, conclude lo
duale e
stesso storico algherese, ma quella di
` anche spettacolo suun popolo intero e
blime. In questa tensione religiosa si
colloca la credenza che sia stato proprio SantEfisio ad aver ragione dei
francesi. Lo si era invocato fin dal 30
ottobre del 1792, quando la minaccia si
era rivelata imponente, e il suo intervento fu per tutta la durata della cam` decisivo della
pagna ritenuto anche piu

197

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 203

Cagliari
protezione della Vergine e di San Saturnino, che pure erano stati invocati con
lui. Per quellaiuto soprannaturale le
armi acquistavano una precisione ed
unefficacia superumane, respinte
dalle mani del santo le palle infuocate
ripercorrevano una traiettoria a ritroso
` alle navi che le avevano landalla citta
ciate. Di quella presenza miracolosa si
credette di vedere per ogni dove anche i
` ingenui. Larcivescovo Mesegni piu
` piu
` tardi che un canalano testimonio
rino era andato saltellando dalluno allaltro cannone della batteria che egli
` acceso si
aveva benedetto, quando piu
fece il calore dellattacco. La fama che
` in quei giorni
SantEfisio si guadagno
era ancora assai viva a molti decenni di
distanza. Pietro Martini, anche lui storico insigne poco propenso allagiogra` di
fia, ricordava ancora nel 1847, a piu
cinquantanni dallavventura corsa
dalla Sardegna, la molteplice protezione che il martire di Nora aveva eser` , le
citato sulle pesti, le mor`e, la siccita
discordie civili, le guerre dellisola, e lo
legava strettamente allamor di patria,
ai successi della nazione sarda, alle sue
` militari, concludendo che per lovirtu
pera sua C. fedele al trono sabaudo e
alla madre Italia trionfava della tremenda oste francese. Anche se la sto` sempre le
riografia francese minimizzo
operazioni, che fra il 1792 e il 1793 ebbero come teatro le isole di San Pietro e
di SantAntioco, C., Quartu ed infine La
Maddalena, ed anche se in quella italiana la resistenza isolana non ha avuto
il rilievo che meritava, pure intorno a
quei fatti matura presto il convincimento che la Sardegna avesse, salvando
se stessa, salvato il resto dItalia. Questa
credenza si diffuse subito rapidamente
negli ambienti religiosi. Il breve di Pio
VI ai Sardi del 31 agosto 1793, pieno di
` la piu
` illustre
lodi e di riconoscenza, e
testimonianza di questa corrente dopi-

` interessante e
` il
nione. Ma anche piu
carteggio che in quegli stessi anni intercorre fra larcivescovo di C., monsignor
Fr. Vittorio Melano dei Conti di Portula
di Cuneo, e un prelato recanatese, don
Pietro Rossi, che si esalta alle prove che
il santo guerriero aveva appena dato.
Chiede che gli sia mandata qualche reliquia, ma si sente rispondere che di
SantEfisio i cagliaritani non hanno
` nulla, da quando i Pisani se lo sono
piu
portato via nel 1088 insieme ai resti di
San Potito, che quindi si rivolgesse a
Pisa, e magari, e non si capisce proprio
, a Radicofani. Ma Melano, che si
perche
firmava Fr. Vittorio, insiste sulle vicende appena concluse (erano state da
poco sgombrate in aprile le isole di San
` un poPietro e di SantAntioco) e da
tente contributo alla credenza del salvataggio operato da SantEfisio. Erano
per lui soprattutto i fatti che lo provavano. Malgrado il valore dei combat` avrebbe dovuto cedere
tenti, la citta
` degli assedianti. Cera
alla superiorita
la mano del santo nelle tempeste che
puntualmente erano arrivate a sconvolgere ogni piano: in quella del 21 dicembre 1792 da cui la flotta francese fu dispersa e maltrattata, e sulle altre due, la
prima delle quali permette di rafforzare le batterie verso il mare, e la seconda indebolisce le truppe da sbarco.
Anche lultima tempesta del 12 febbraio
rimandava alla mano celeste: due navi
da trasporto furono trascinate sulla
spiaggia, insieme con un vascello da
guerra, che fu successivamente incendiato, e due fregate, disalberate, poterono solo faticosamente riprendere il
mare. Anche i resti della disfatta accendevano la fantasia, fosse quella del vescovo o quella del popolo: il golfo pullulava dappertutto di ancore e di gomene,
le truppe da sbarco in fuga precipitosa
abbandonavano cumuli di approvvigionamenti e di armi. Anche la durata dei

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 204

Cagliari
bombardamenti muoveva lanimo al
meraviglioso. Quello del 28 gennaio era
durato ben sei ore, quello del 26 febbraio esattamente il doppio, eppure la
` non aveva capitolato: le due cocitta
lonne che da Quartu si spingevano
verso SantElia furono fermate s` dal
coraggio di due capi ammirevoli, Antonio Pisano di Bar` e il leggendario Giro` credibile che
lamo Pitzolo, ma era piu
anche in quel frangente si fosse messo a
capo di quegli intemerati combattenti
SantEfisio. Infine la stessa resistenza
di 34 giorni aveva qualcosa di grande e
di prodigioso. Aveva ragione larcivescovo a supplicare il papa di estendere
lofficio di SantEfisio alla Chiesa universale, o almeno di diffonderlo negli
stati del Reame. La supplica non ebbe
successo, ma intanto SantEfisio si guadagnava con quella sua trasvolata del
1793 un ruolo di protagonista nella copiosa iconografia cagliaritana del
tempo: sedici pezzi tra dipinti e stampe,
di cui quattordici primamente censiti
da Luigi Piloni (un numero altissimo,
come ha osservato Ilario Principe nel
suo C., rispetto alle scarse rappresenta` nei secoli precedenti,
zioni della citta
che si muovono fra la ripetizione della
carta topografica dellArquer ed i disegni delle fortificazioni). Vi spicca lincisione in rame (1798) del cagliaritano
Gioacchino Corte che rappresenta
come se provenisse da una fotografia
scattata da un sicuro obiettivo al suo
primo apparire SantEfisio che da un
trono di nuvole guarda verso una croce
luminosa, mentre le navi francesi sono
schierate a battaglia nel golfo, con le
traiettorie dei proiettili, che non si ca` verosimilpisce se siano di andata o piu
mente di ritorno, come vuole il grande
protettore. Il tutto circondato da trofei
di bandiere, dagli stemmi di C. e della
Sardegna, e da riquadri con le rappresentazioni degli episodi principali

della vita del Santo e dei suoi molti miracoli.


NELLOTTOCENTO La fine del secolo
XVIII e il primo decennio del XIX furono caratterizzati da una breve ma intensa permanenza della famiglia reale
` che pero
` poco incise sui sistemi
in citta
` citdi vita e sui caratteri che la societa
tadina andava assumendo. Fu nel corso
` dellOttocento che si
della prima meta
verificarono gli eventi che modifica`;
rono ancora una volta la vita della citta
due i fatti di maggiore rilievo: lo svilupparsi di una florida borghesia, evoluzione di quella settecentesca, che diede
` di tipo imgradualmente vita ad attivita
prenditoriale, e la perdita del carattere
di piazzaforte militare; fattori che determinarono una notevole modifica` anche da un punto di
zione della citta
`
vista urbanistico. Cos` nel 1848 C. saluto
la fine delle istituzioni autonome e credette di vedere in quella che i sardi di
allora chiamarono fusione perfetta
linizio di una nuova fase della sua esistenza. In effetti questo passaggio fu
` una disillusione che una sodforse piu
` continuo
`
disfazione, tuttavia la citta
gradualmente a crescere e modificarsi.
Si colloca in questi anni la preziosa e
puntuale testimonianza di Vittorio An` , strade, edifici ecc.
gius: Parti della citta
Componesi C. di quattro distinte parti,
` appellate quartieri. Il Castello e
pero
la Marina contenuti entro le fortificazioni, e separati una da altro per la cortina dal Balice allo Sperone, stanno sul
colle che ha le falde al mare; quello
nella parte superiore sulla pendice a
ponente, questa nellinferiore sulla
pendice a libeccio. Lo Stampace alle
falde di ponente distendesi in projezione al maestro, seguito dal borgo di S.
` nnera): la VillaAvendrace (santa Te
nova alle falde di levante producesi sottilmente quasi da mezzod` a mezzanotte. La superficie delle quattro parti

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 205

Cagliari
` di metri quadrati 884,912
principali e
risultanti dalle parziali 134,825 per lo
`
castello con 120,912 per larea di cio
che dicono cittadella: 137,387. 50 per la
Marina: 189,787. 50 per lo Stampace,
non compreso il borgo: 293,000 per la
Villanova. Il Castello ha contrade prin` piccole alle mura,
cipali 6 ed altre piu
` lunga e notraverse 4, isole 27. La piu
bile che pare andar media, secondo la
ordinaria corrispondenza delle cose
alle parole, con molte stortezze dicesi
` di metri 484,80. Su
dritta. Sua misura e
`e
` uno spazio,
questa quasi nella meta
` da poco
che dicono la piazzetta, ed e
` aperto un altro infine della
che se ne
medesima, e fu nominato la piazza di S.
` il ramparo di S.
Brancazio. Quindi e
Croce, ed il bastione di S. Remigio. Persistono ancora alcune case fabbricate
nei passati secoli. La circonferenza del` labitato e
` di 3,030. Vi sono
larea dove
aperte quattro porte; la porta Castello
alla Marina; la porticina dellElefante a
Stampace; lApremont alla porta avanzata per la Villanova; e la recente porta
Cristina a porta Reale sul colle di S. Lorenzo. La Marina, o Lapola, presenta la
figura dun trapezio. Sonovi strade maggiori per lerta 8 della lunghezza del
quartiere di circa 303 e altrettante in` bella e
` la
tersecanti, della quali la piu
` la linea di comunicacosta, per cui e
zione tra lo Stampace e la Villanova.
` spaziosa di tutte e
` la piazza or detta
Piu
di s. Francesco, e in addietro della Ma` sono le porte
rina, nelle cui estremita
della darsena e del molo. Si annoverano
isole 37, e da tutte le parti riunioni di
case alle spalle dei rampari. La darsena
` lunga miglia 234, larga 110, con apere
tura 56. Nel primo giorno del 1836 vi si
numerarono 56 navi di carico, e vi re` per legni minori.
stava ancora capacita
` ricaLa Marina ha 6 porte, come puo
` detto. Di queste e della alvarsi dal gia
` notate nel Castello due sole sono
tre gia

in buon disegno, Porta Cristina nel Castello e Porta Villanova nella Marina.
Sarebbe a notarsi la porta del Molo per
` troppo piccola.
la sua architettura, ma e
Fu ordinata ma sinora non eseguita
quella di Stampace secondo il disegno
del cavaliere De Albertis in architettura di forme adatte alla fortificazione,
di cui sarebbe parte. Quando si effettui
vedrassi tolta la discontinuazione della
strada Yenne con la costa cagionata dallorecchione del vicin baluardo. Stam` esser distinto in due parti;
pace puo
` circondata di mura,
quella che fu gia
delle quali nel secolo XVI era in gran
parte nudata; e la contrada Yenne con
sue appendici. Nella prima sono isole
` della faccia a
21, nellaltra 15. A pie
maestro del baluardo del Balice formavasi la piazza di s. Carlo, e vi si ergeva il
monumento del marchese di Yenne,
onde comincia la misura migliaria
delle grandi strade del regno fatte e da
` ampia e piu
` bella
fare. Diverrebbe piu
` concesso
tolte quelle casette, che si e
fabbricar nel fosso. S. Avendrace, borgo
di C., che dista metri 390 dal rione dellAnnunziata, nel quale spazio ornato di
due ordini di alberi a una e ad altra
parte della strada suol essere la passeggiata nei giorni sereni dinverno, componesi di 203 case, delle quali 190 a pian
terreno, disposte in due linee bruttamente spezzate a una e ad altra parte
` del colle dei
della grande strada a pie
sepolcri antichi. Alcune famiglie misere abitano entro quelle caverne. Vil`
lanuova ha due grandi contrade, la piu
lunga di s. Giovanni di metri 1212, lal`las, di 1090,80 che
tra detta de is argio
procede con una larghezza irregolare.
Si numerano altre minori 15, traverse
` . Presen11, isole 60. Prospetto della citta
tasi essa in bellaspetto da vari punti del
suo circondario, e dal mare, nel quale si
specchia. Approssimandosi al lido vedresti le batterie al pelo delle acque, e

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 206

Cagliari
la cortina distesa fra li due maggiori baluardi, siccome il podio di un anfiteatro: quindi su per lerta poco mite altre
opere di difesa, e tra essi in iscena piacevole le svariatissime forme degli edifizi di Lapola; i colossali baluardi che la
dominano con lintermedio muro da
una parte, dallaltra le rupi perpendicolarmente tagliate su lopere di difesa
` una belliscongiunte, ed esterne dove e
sima passeggiata lieta per molte piante,
le fabbriche che sorgono superbe, tra le
quali tinte di color rossigno le due bellissime torri, lElefante, e s. Brancazio
sovraeminente a ognaltro vertice che
a propugnacolo, ne
ad ergastolo semne
bra fatta, ma, come consente il cielo frequentemente sereno e purissimo, a una
bellissima specola astronomica. Sotto
questaereo castello vedrai giacenti i
due quartieri, quinci Stampace ed il
` lontano borgo tra lo stagno e il colle
piu
dei sepolcri; quindi Villanuova tra il
colle di Castello e Monreale, e nella
parte inferiore di questo gli edifizi di
Bonaria, e la non lontana cappelletta
` del 1656,
monumento della mortalita
nella falda il cenotafio contiguo a un bo` facile darti una ansco di palme. Non e
che oscura immagine della bella apparenza di C., principalmente ne bei
giorni s` dal mare che dai vari punti
` ben londintorno, e quel che dicesi e
tano dal merito del vero. Passeggiate.
Prima del 1820 non se ne aveva altra,
che nel bastione di s. Remigio, e fuor di
` nello stradone a Bonaria. Indi si
citta
formavano quella della polveriera, e
laltra di s. Lorenzo. La prima incominciata dal gen. Villamarina, e continuata
dal C. Roero terminavasi dal C. Boyl.
Mette in un giardinetto pubblico, dove
` una statua antica, che si dedicava alla
e
nobilissima sarda eroina Leonora di Arborea con in fondo una facciata di casino bella per larchitettura, e per al` coperto lo stacune statue, dalla quale e

bilimento della fabbrica delle polveri.


La passeggiata di Buon Cammino, o di
s. Lorenzo dal rivellino di Porta reale al
ciglio della rupe sopra il gran fosso dei
Mirrioni, lunga metri 521,43 (quanta risultava una piccola base misuratavi nel
1835, a verificamento della Lirelliana,
per li cavalieri della Marmora, e De
inferiore per la forCandia), comecche
mazione alla predetta e ad altre, siccome angusta e spoglia dalberi, tutta` la piu
` salubre e gradita. La partivia e
` delle passeggiate del Castello
colarita
` il larghissimo prospetto dun pittogli e
resco orizzonte, il cui simile non pare
sia goduto da altro punto abitato del
odesi rammentato e lobel paese, ne
dato da quei pure che abbian visitate le
` belle regioni della rimanente Eupiu
ropa. Sono veri centri di stupendi panorami. Qui dappresso certe rupi, costruzioni militari di certa arditezza, e di un
aspetto tetro s` ma imponente, i vasti
scavamenti del colle con molte vestigie
` bassa, e laldi antica grandezza, la citta
` dintra sul dorso della eminenza, in la
torno le diverse coltivazioni, verzieri,
giardini, case e cappelle di campagna,
linee stradali fiancheggiate da siepi
moltiformi, circoscrizioni di poderi,
colline fortificate, il porto massime
quando frequentato, lo stagno di ponente con gran numero di barchette, la
gran striscia della Plaia coi suoi ponti,
lisoletta, le peschiere, le paludi e gli
stagni di levante quando in pienezza,
quando in diminuzione con in questi e
in quello a certi tempi immense schiere
di uccelli acquatici, e alle loro sponde i
vasi saliferi, e gli ammucchiati prodotti,
la vastissima pianura che producesi in
` della forza visiva verso maestro, i dila
versi manti della medesima per lo co` e vario stato
lore delle terre, diversita
delle coltivazioni, la verzura sempre vivace, quella dei seminati succedendo al
`
color del pampino, i villaggi vicini, i piu

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 207

Cagliari
lontani, le eminenze, le valli, le catene
dei monti di levante e di ponente con
variabilissime tinte, e con apparenze
ora oscure ora distinte, i lontani gioghi
dei monti della Barbagia dallottobre al
maggio da distinguere per lo candore
della veste invernale, il vasto golfo che
sembra inclinarsi da una gran lontananza alle sponde, la sporgenza del
colle di s. Elia a formar due gran seni,
` di
insomma una non definibile quantita
` mai la
oggetti, una scena che non e
stessa e che varia con le stagioni, ma
secondo che cangia lo stato dellatmosfera, e la posizione del sole.

Cagliari Saline. Il capoluogo e` stato per secoli,


` moderna, una delle piu
`
soprattutto nelleta
` del sale del Mediterraneo.
importanti citta

LA CITTA` BORGHESE Quando nel 1861 fu


proclamato il Regno dItalia, C. assunse
` decisamente il carattere di
ancora piu
` borghese, capoluogo di una procitta
` immemore della pasvincia sempre piu
sata e forte caratterizzazione autonomistica e alle prese con una ricorrente
` tuttavia
crisi economica.C. esercito
` un ruolo egemone nei consempre piu
fronti degli altri centri dellisola e, trascinata dalla borghesia imprendito` una radicale trasformariale, avvio
zione urbanistica abbattendo gran
parte delle mura e avvicinandosi gra` pordualmente al mare e alle attivita
tuali. Visse i grandi momenti della
prima guerra mondiale e dellavvento
del fascismo senza perdere i caratteri

che aveva assunto nei decenni precedenti. Durante il ventennio fascista furono forzatamente aggregati al suo territorio i centri di Pirri, Monserrato, Selargius, Quartucciu ed Elmas che persero la loro autonomia e furono trasformati in frazioni e posero le basi per una
serie di difficili relazioni culturali e politiche che hanno contribuito a segnare
` . Con la
profondamente la vita della citta
` fu
seconda guerra mondiale la citta
sconvolta dai bombardamenti aerei
che distrussero quasi il 70% del suo tessuto urbano e costrinsero la popolazione a sfollare in massa nei centri dellinterno. Finita la guerra, gli sfollati
tornarono e si resero protagonisti di
una rapida e impetuosa ricostruzione;
` , che frattanto era diventata cala citta
pitale della Regione autonoma, seppe
svilupparsi rapidamente grazie a una
massiccia immigrazione e in pochi
anni ha assunto i caratteri di una mo` mediterranea. La violenza
derna citta
` determinato
di questo processo ha pero
una insanabile frattura con quei centri
che il fascismo aveva forzosamente ridotto a rango di frazioni, facendo rina` una profonda
scere in queste comunita
coscienza autonomistica; il susse` e
guente loro distacco pone alla citta
alle sue esigenze di sviluppo seri problemi di prospettiva futura.

Cagliari Imbarcazioni allattracco nel porto.


&

202

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 208

` molto
ECONOMIA La sua economia e

Cagliari
` basata su numerose
diversificata ed e
` industriali e imprenditoriali
attivita
che sono stimolate dalla presenza, nella
` e nellarea immediatamente circocitta
stante, di una concentrazione di popolazione che non ha uguali nellisola.
` tradizionali resta traccia
Delle attivita
in alcune produzioni orticole e viticole,
nella presenza di allevamenti e nella
produzione di formaggi e vini; hanno
`
preso invece grande impulso le attivita
commerciali e ovviamente quelle le` terziarie e ai servizi.
gate alle attivita
Si ha un totale di 12 700 imprese. Per
` produttive,
quanto riguarda le attivita
mentre rallentano alcune di quelle ormai consolidate nel territorio, come le
petrolchimiche e quella antichissima
del sale, nuove prospettive sembrano
essere offerte dal graduale sviluppo
dei traffici nel nuovo porto industriale.

mano della Caralis-Turris. C. dispone di


` sede di ospedali,
porto e di aeroporto; e
cliniche private e cliniche universita`
rie, di farmacie, di guardia medica. E
`, di scuole di ogni orsede di Universita
dine e grado e di centri di formazione
` anche sede di servizi
professionale; e
bancari. Possiede la Biblioteca comunale, la Biblioteca provinciale, le Biblioteche universitarie; numerosi musei, il Teatro civico, lAuditorium, lo stadio, il palazzo dello sport, il Campo osta`
coli, lIppodromo, due Tennis Club. E

Cagliari Il porto-canale, destinato a ospitare


il traffico delle grandi navi-container, e` una
struttura fondamentale nello sviluppo della
`.
citta

Cagliari Nel golfo degli Angeli, a brevissima


` , gli stagni alimentano
distanza dalla citta
(quando sono al riparo dai pericoli
` di
dellinquinamento) una notevole attivita
pesca.

Artigianato. Tradizionali e un tempo


` orafe
molto sviluppate erano le attivita
sia nel campo dellargenteria sia nella
produzione di pregevoli lavori di gioiel` collegata
leria in filigrana. Servizi. C. e
da ferrovie e da autolinee a tutti gli altri
centri della regione. Da C. parte larte` importante della Sardegna, che
ria piu
raggiunge Sassari e Porto Torres ricalcando in parte il vecchio tracciato ro-

sede di Ente provinciale per il turismo


` dotata di 19 alberghi con 2212 posti
ed e
letto; 85 ristoranti, numerosi bed and
breakfast, un porto turistico con 290 po` sede di attivita
` di turismo
sti barca, e
ippico.

DATI STATISTICI Al censimento del


2001 la popolazione contava 165 926
` , di cui stranieri 1845; maschi
unita
77 915; femmine 85 011. La tendenza
complessiva rivelava una diminuzione
della popolazione, con morti per anno
1496 e nati 1079; cancellati dallanagrafe 4260; nuovi iscritti 3116. Tra gli indicatori economici: depositi bancari

&

203

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 209

Cagliari
4610 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 24 395 in migliaia di lire; versamenti ICI 67 698; aziende agricole
220; imprese commerciali 12 934; esercizi pubblici 1350; esercizi al dettaglio
3684; ambulanti 689. Tra gli indicatori
sociali: occupati 66 096; disoccupati
6237; inoccupati 15 832; laureati 16 111;
diplomati 49 116; con licenza media
62 321; con licenza elementare 45 735;
analfabeti 3158; automezzi circolanti
111 693; abbonamenti TV 46 614.

Cagliari La necropoli di Tuvixeddu e` una


` punica lungo
vasta sequenza di tombe deta
una parete di collina che ora si trova al centro
`.
della citta

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il pa` e


`
trimonio archeologico della citta
`
molto ricco e testimonia la continuita
`
dellinsediamento a partire dalla piu
` prenuragica. I piu
` antichi
remota eta
insediamenti sono stati individuati
nelle grotte di SantElia e in quella di
San Bartolomeo oggi scomparsa. Sono
state individuate anche tombe risalenti
alla cultura di Monte Claro in regione
`
Sa Duchessa e in via Basilicata, dove e
stata individuata anche una grotticella
con tre camerette disposte a trifoglio
alle quali si accede da un pozzetto qua` la
drangolare. Della stessa epoca e
grande stazione di Terramaini presso
`
Pirri. Anche se il territorio della citta
` nuradovette essere frequentato in eta
&

gica, come dimostrano i siti ancora reperibili nel territorio delle sue frazioni,
non se ne ha traccia nel territorio urbano. Numerose invece le testimonianze fenicio-puniche; tra queste certamente quella di maggiore importanza
` la necropoli di Tuvixeddu che e
` costie
tuita in gran parte da tombe a camera
ipogeica scavate nel calcare alle quali
` ansi accede attraverso un pozzo; le piu
tiche risalgono al secolo VI a.C. Numerosi e importanti i resti romani, come
lAnfiteatro che risale al secolo II d.C. e
che conserva ancora una parte notevole
delle gradinate scavate nella roccia, dei
sottopassaggi e della cavea; la cosid` in effetti
detta Villa di Tigellio, che e
un complesso di tre case patrizie (domus) risalenti al secolo I d.C. e utilizzate
almeno fino al IV; la Grotta della Vipera,
tomba fatta scavare da Cassio Filippo
per sua moglie Atilia Pomptilla, anchessa del secolo I d.C., sulle cui pareti
sono riportati versi damore e in lode
della donna, che pare avesse sacrificato
la vita per salvare quella del marito. A
questo bel monumento lo scrittore Antonio Romagnino ha dedicato un capitolo delle sue Passeggiate cagliaritane:
` la conQuando nel sec. XVII scoppio
troversia fra i vescovi di C. e di Sassari
per la primaz`a in Sardegna, e si scovarono nuovi santi martiri un po dappertutto per assegnarla a chi ne avesse con` , anche Atilia fu fatta santa e
tato di piu
` che fosse pagana e che la
non importo
sua storia fosse tutta terrena. Si dovette
aspettare il lucido secolo successivo
per conoscere la vera storia di Atilia
Pomptilla. Da Muratori a Le Bas, studiosi italiani e stranieri la lessero nelle
ampie pareti della tomba di viale San` di tutti Philippe Le
tAvendrace, e piu
` fin su, con la
Bas che vi si arrampico
fondamentale sua opera Restitution et
explication des inscriptions gre`ques et romaines de la Grotte de la vipera de C.,

204

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 210

Cagliari
Paris, Crapolet 1840. Da allora, nessuno

legge quelle poesie damore. Perche


nessuno le ha fatte scendere dalloscu` della roccia su cui sono incise, ririta
portandole tradotte su tavole leggibili e
illuminate a sufficienza per rompere le
tenebre di questi inferi eterni. E s` che
Atilia Pomptilla offr` la sua vita per la
luce del marito morente esiliato nellisola di Nerone, e gli Dei ascoltarono la
` un luogo
sua ardente preghiera. Se ce
che dovrebbe conoscere senza interru` proprio questo,
zioni la luce del giorno e
sa grutta e sa pibera o Grotta della Vipera. Invece una coltre di tenebre lo av` racvolge. Neppure il simbolo che e
` riuchiuso nel fregio dellarchitrave e
scito a spezzare quella lunga indifferenza. Il biscione in una delle religioni
` pensose dellaldila
` , come quella
piu
egiziana, configurava la metamorfosi
che luomo subisce nel passaggio da
questo mondo alla vita ultraterrena.
Nel paganesimo era il signore delle belle
` . Fu il Cridonne e il dio della fecondita
` del
stianesimo a ribaltare la positivita
serpente, a trasformarlo in un essere ripugnante, a farne, da simbolo della fe`, il simbolo della lussuria. E Macondita
`. Forse questi ultimi siria lo schiaccera
gnificati messi in crisi dallo spiritualismo cristiano sono nelle parole che Atilia Pomptilla rivolge al marito, quando
dice che gli ha dato gaudia multa. E i
gaudia non sono le generiche gioie, ma
anche nella poesia erotica dellepoca,
cui tutto questo monumento epigrafico
si riannoda, i piaceri amorosi. Quelli da
cui fu fatta gioiosa la lunga vita matri` di quarantanni di
moniale durata piu
` loro
Atilia e di Cassio Filippo. Fu cioe
amico il serpente, che inutilmente cerchiamo di schiacciare. Aveva ragione
Giovanni Spano che, quando nel secolo
scorso era investito dal puzzo orrendo
delle capre che vi avevano trovato asilo,
chiedeva ai cagliaritani di custodire

quel sepolcro con cancelli doro. Erano


allora passati quarantanni da quando,
nel 1822, Alberto Lamarmora laveva
salvato dalle mine con cui volevano
farlo saltare per la costruzione della
strada reale o Carlo Felice, da C. a Sassari. Importanti sono anche i monumenti depoca romana che sono stati
scavati e inglobati in altre costruzioni
come quelli dellarea archeologica di
SantEulalia, quello delle chiese del Sepolcro, di importanza determinante per
la ricostruzione della Carales romana
in un periodo collocabile tra il secolo I
quello di
a.C. e il secolo VI d.C.; nonche
San Lucifero e le numerose testimonianze emerse durante scavi effettuati
per la costruzione di edifici moderni.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il ricco patrimonio arti` essere facilmente
stico e culturale puo
collocato entro una prospettiva di quartiere; innanzitutto nei quattro storici
rioni.
CASTELLO Quello di Castello fu impiantato a partire dagli inizi del secolo
XIII dai pisani e successivamente modificato da aragonesi, spagnoli e piemontesi. Tradizionalmente oltre che
` stato
fortezza potentemente munita e
almeno fino alla fine del secolo XIX il
quartiere sede delle istituzioni civili e
religiose e labitazione di gran parte
` . Conserva ancora un asdella nobilta
setto di strade, piazze e scalinate che
sfruttano la natura del colle e ne utilizzano in modo mirabile larea disponibile. I principali monumenti di questo
quartiere sono il complesso di mura e
torri che formavano lantico castello di
Castro che originariamente aveva tre
porte e numerose torri intermedie; agli
inizi del secolo XIV in corrispondenza
delle tre porte furono costruite le torri
dellElefante, del Leone e di San Pancrazio, capolavori di arte militare, due
delle quali sono ancora perfettamente

205

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 211

Cagliari
conservate e incantano per la loro possente eleganza dando un carattere singolare allantico quartiere.

Cagliari Portale dingresso del Palazzo di


` a Castello. Soltanto alla fine
Citta
`
dellOttocento la sede della municipalita
cittadina fu spostata ai bordi del mare.

Il sistema primitivo di mura fu modificato e rafforzato nei secoli successivi


con il rifacimento del sistema della
torre di San Pancrazio e della cinta con
i bastioni di Emanuele e di San Filippo
tra i quali fu aperta la porta di Buoncammino; nellarea fu costruito anche
` stato riun Arsenale che di recente e
strutturato e trasformato in Cittadella
dei Musei, elegante struttura nella
quale antico e moderno si fondono nei
locali ricavati per ospitare il Museo archeologico, la Pinacoteca Nazionale, il
Museo Siamese e alcuni istituti universitari. Anche il resto della cinta del castello fu rafforzato con un sistema di ba, della Zecca, del Bastioni, detti Vicere

lice, di Santa Croce. Gli interventi furono posti in atto a cominciare dal se Dusay opero
`
colo XV quando il vicere
presso la torre di San Pancrazio; nel
Cinquecento gli architetti Rocco Capellino e i due fratelli Paleario Fratino
adeguarono la cinta a sostenere lurto
delle moderne artiglierie; lopera fu
completata da alcuni interventi di architetti piemontesi nel secolo XVIII.
Possiamo ricavare una impressione
`
dal vivo del centro storico della citta
` citato
leggendo alcune pagine del gia
`
volume di A. Romagnino: Ora che e
quasi fatta la nuova pavimentazione di
via Corte dAppello in bella pietra gri`
gia, questa antica strada di Castello puo
` belle passegdiventare una delle piu
giate di C. Le vecchie case dovranno
darsi intonaci freschi e contribuire alla
` il
rinascita del quartiere. Questo e
senso dellimponenza dei lavori che ha
conosciuto negli ultimi tempi. Non ci
` scuse a colmare i vuoti prosaranno piu
vocati dai bombardamenti. Il monstre
del Teatro civico, che nellorrore delle
sue rovine custodisce gelosamente la
miopia delle passate amministrazioni
cittadine, deve conoscere una destinazione risolutiva. Il Palazzo Aymerich
` essere ricostruito e cos` il portico
dovra
Laconi, con la sua scalinata fra via La` essere
marmora e via Genovesi, dovra
` dovranno
riaperto. Altri vuoti qua e la
essere colmati. Rifatte le strade, ora si
`
deve passare alle case. Cos` solo sara
` di mezzo
cancellata la vergogna di piu
secolo, senza muovere un dito e spin` , con i ghetti di
gendo lontano la citta
SantElia, Barraca Manna e via Emilia.
Ora ledilizia ha lavori per cinquantanni, anche solo racconciando le facciate e introducendo i servizi nelle case
sette-ottocentesche. Appunto, anche di
via Corte dAppello che il nuovo manto
stradale restituisce al godimento delle
sue memorie e allo stupore del suo pae-

206

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 212

Cagliari
saggio. Era lantica Ruga Leofantis, per metteva in comunicazione Castello
che
con la sua sentinella della torre dellElefante, fin dal secolo XIII, quando le
mura erano ancora pisane e la coprivano tutta. Ma quando arrivarono aragonesi e spagnoli il nome piacque e i
nuovi dominatori si limitarono solo a
tradurre lantico toponimo in Carrer de
` anche la Compagnia
Orifay. Poi arrivo
` , che apr` il suo collegio nel bel
di Gesu
palazzo con ampie corti e raffinati colonnati, dove poi ha operato la Corte
` stato codAppello (fino a quando non e
struito negli anni Trenta il palazzo di
` sistemato un
Giustizia) e dove ora si e
istituto universitario. Lunico che si sia
salvato dalla maniacale scelta di spin` lontano possibile il nostro
gere il piu
Ateneo, a piazza dArmi, a viale Fra
Ignazio, a Sa Duchessa, ed ora anche a
Monserrato. Con il risultato che C. ha
disperso la sua popolazione studente` cittadina
sca, ha privato la comunita
della sua presenza rinnovatrice. Quanti
palazzi in Castello avrebbero potuto
ospitare quegli istituti frammentati e
dispersi. Ma torniamo alla via Corte
dAppello, e allultima memoria, che
merita di essere rievocata. Qui ancora
sorge Sante Creu, Santa Croce, che fu
innalzata dove dimoravano gli ebrei
` nel
prima di essere espulsi dalla citta
1492, e che nel 1869 fu dichiarata basilica magistrale e concessa allordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro. Ma via
` solo memorie ed
Corte dAppello non e
invece rompe almeno due volte il suo
corso tra gli alti palazzi, che le concedono una luce blanda, fino al portico,
che nel suo fondo porta per le scalette
alla chiesetta di Santa Maria del Monte.
Appena allinizio e poi nella piazzetta
di Sante Creu, quei nobili baluardi si
interrompono e la luce piove imperiosa. Per quelle due grandi finestre,
via Corte dAppello diventa losservato-

` asrio della cinta del Golfo a ponente, e


salita dallargento di Santa Gilla, si
` lontano, fino alla cerspinge anche piu
chia azzurra di Capoterra.Allinterno
della cinta fortificata si sviluppa la
rete delle strade e delle piazze il cui
` costituito dalla grande piazza
cuore e
dove si affacciano il Palazzo Viceregio
poco distante dal Duomo. Ledificio esisteva fin dal tempo dei Pisani e nel 1337,
dopo la conquista aragonese, fu ampliato per la prima volta; dopo la celebrazione del Parlamento del 1355 divenne la dimora dapprima del governatore generale e a partire dal secolo XV
. Nel corso dei secoli, per rendel vicere
e
derlo adatto alle esigenze dei vicere
della loro amministrazione, fu ampliato
e ripetutamente restaurato. Con lavvento dei Savoia, nel corso del secolo
XVIII sub` radicali modificazioni: la
facciata assunse lattuale configurazione, furono rifatti il portone principale, latrio e lo scalone daccesso; furono inoltre eseguiti importanti lavori
di abbellimento allinterno. Tra il 1795 e
il 1814 fu residenza della famiglia reale
fuggita dalla penisola a causa delloccupazione francese degli Stati di terraferma. Nel corso del secolo XIX ledifi` al demanio che lo cedette alcio passo
lAmministrazione provinciale di C. Il
quartiere annovera anche il Palazzo
del Vescovo, massiccia costruzione che
` stata rimanegrisale al secolo XIV ed e
` volte nel corso dei secoli sucgiata piu
cessivi, attuale sede dellarcivescovo e
dei principali uffici della Curia. Conti` il Duomo,
guo al palazzo del vescovo e
chiesa dedicata a Santa Maria costruita
in stile romanico agli inizi del XIII dai
Pisani e modificata successivamente
con aggiunte gotiche; radicalmente ristrutturata tra la fine del XVI e gli inizi
del secolo XVII con aggiunte classiche e
barocche che finirono per modificarne
totalmente laspetto. Agli inizi del se-

207

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 213

Cagliari
colo XX si presentava con una facciata
barocca che era stata portata a termine
nel 1702 e che era molto interessante
ma che malauguratamente fu fatta demolire nella speranza di recuperare
lantica facciata romanica; lopera` a risultati disastrosi, della
zione porto
` traccia e
facciata romanica non si trovo
nel 1937 fu costruita lattuale facciata a
opera dellarchitetto Gariazzo. Lin` a tre navate con transetto e preterno e
sbiterio; nel 1616 larcivescovo DEsquivel vi fece ricavare una cripta completata nel 1664 da maestranze siciliane
proprio nello stesso periodo in cui larchitetto Domenico Spotorno realizzava
una radicale trasformazione dellinterno facendogli assumere laspetto at` ricca di opere darte
tuale. La chiesa e
tra le quali il famoso ambone di Gu`
glielmo da Innsbruck del secolo XI, gia
nel Duomo di Pisa, e lo scenografico
mausoleo fatto costruire dopo il 1670
per ospitare le spoglie del re Martino il
Giovane; di grande interesse sono anche laula capitolare, i grandi dipinti
del Figari e il Museo darte diocesana.
Altri edifici che si affacciano nella
grande piazza sono la Chiesa della Spe` del
ranza che sorge in prossimita
Duomo. Fu costruita nel corso del secolo XV dalla famiglia Aymerich in
forme gotico-aragonesi. Ha una sola navata e alcune cappelle laterali; nel
corso dei secoli fu la sede di riunione
dello Stamento militare durante i parlamenti. A pochi metri sorge lantico Palazzo civico che fu sede dellammini` fino alla fine del
strazione della citta
secolo XIX quando fu costruito il nuovo
palazzo di via Roma. Altro monumento
` lantico Teatro civico, edidel Castello e
` della faficato in unarea di proprieta
miglia Zapata nel corso del secolo
XVIII. Nel 1831 fu ceduto dagli Zapata
al Comune e tra il 1835 e il 1838 fu ristrutturato a opera del Cominotti e del

giovane Gaetano Cima (=) In seguito vi


pose mano anche il Melis (=). Ledificio
fu gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1943; nel dopoguerra si
apr` un dibattito, non ancora chiuso,
sullutilizzazione dei suoi resti, che ancora attendono di essere risanati. Con
lunghissima gestazione, nellarco di
`
qualche decennio, il Teatro civico e
stato ricostruito nel moderno quartiere
di San Benedetto, in forme eleganti e
attuali. In Castello si trova anche la
` inserita
Chiesa della Purissima che e
nel convento delle Clarisse fondato nel
1554 da Gerolama Ram. Ledificio ha
forme gotico-catalane, con una sola navata, una capilla mayor e alcune cappelle laterali; linterno, elegante e ricco
di sobrie decorazioni, contiene alcuni
monumenti funebri. Il Collegio di Santa
Croce dei Gesuiti venne costruito in Castello tra il 1565 e il 1569 dallarchitetto
Giandomenico da Verdiana e successivamente modificato e integrato tra il
1725 e il 1773. La vicina chiesa fu costruita nel 1661 in forme barocche da
Anna Brondo sul luogo dove prima del
1492 sorgeva la sinagoga. Elegante e
` in sericca di marmi e di stucchi, passo
guito dai Gesuiti allordine dei Santi
Maurizio e Lazzaro. La chiesa di San
Giuseppe fu costruita nel 1641 dagli
Scolopi accanto al loro collegio. Ha
ununica navata completata dal presbiterio cupolato; le volte sono a botte e la
facciata, arricchita da un timpano e
scandita da colonne, si apre su una sce` della
nografica scalinata in prossimita
torre dellElefante. Allinterno sono decorazioni in marmo, alcuni dipinti di
scuola romana e una tela della Sacra
Famiglia del Marghinotti. Lungo le
strade principali del quartiere si affac` apparteciano poi alcuni palazzi gia
nenti alle famiglie dellaristocrazia, generalmente molto antichi ma quasi tutti
rimaneggiati e trasformati dal Cima

208

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 214

Cagliari
` interessanti
nellOttocento; tra i piu
vanno ricordati i palazzi Sanjust, Amat,
Cugia Nieddu e Alagon.

Cagliari La torre di San Pancrazio, nel


` alti dellabitato.
castello, e` uno dei luoghi piu
` un suo punto
Il Lamarmora vi fisso
trigonometrico.

LA MARINA Il quartiere della Marina si


stende ai piedi del castello e rappre` tra la
senta storicamente la continuita
Carales romana e quella medioevale e
moderna. Dopo una lunga pausa seguita alle distruzioni provocate dagli
Arabi nel secolo VIII il quartiere riprese a fiorire a partire dai secoli X-XI.
Era circondato da due cortine turrite
che scendevano fino al mare e formavano un quadrilatero. Sulla cortina occidentale si aprivano due porte turrite
dette di Stampace e di SantAgostino,
mentre quella orientale aveva le porte

` e di Villanova. Il sistema fortidel Gesu


ficato della Marina era collegato al castello attraverso la porta del Leone che
si apriva mediante una posterla in un
cortile darmi delimitato da una contromuraglia nella quale si schiudeva la famosa Porta a mare. Le opere murarie
erano prospicienti la battigia su cui era
affacciato il pontile circondato da una
palizzata semicircolare che racchiudeva il braccio di mare del porto e al
quale si accedeva da una sola entrata
chiusa con catene. Anche il sistema
delle mura della Marina fu potentemente rafforzato e di fatto integrato
con quello del castello, in particolare
lungo la cortina occidentale con la costruzione dei bastioni di San Francesco
e di SantAgostino; ma lintervento di
maggiore respiro fu attuato lungo la
cortina orientale dove fu costruito il bastione di Monserrato, che fin` per inglobare la porta di Villanova, mentre le
mura vennero congiunte al bastione
dello Sperone e a quello del Gesus con
un sistema di potenti rivellini. Anche
lungo la battigia la cortina fu rafforzata
con la costruzione sul versante occidentale del bastione del Molo e sul lato
orientale del fortino di Castel Rodrigo,
per cui la porta del Molo fin` per essere
lunico accesso alla battigia dove fu
smantellata la palizzata e realizzata
una darsena con moli murati, perfettamente integrata al fortino. Allinterno
del quartiere si sviluppava la rete delle
strade e delle piazze dove ferveva latti` dei mercanti e dei pescatori e dove
vita
` cosmopolita. I
viveva una comunita
principali monumenti del quartiere
sono la chiesa di SantEulalia, parrocchiale costruita nel sito dove sorgevano
lantica torre della Marina e una chiesetta intitolata a Santa Maria del Porto.
Ledificio, documentato a partire dal
1371, fu intitolato alla santa patrona di
Barcellona. La chiesa fu costruita in

209

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 215

Cagliari
forme gotiche delle quali rimangono le
volte a stella. Per il resto, dopo i restauri degli inizi del Novecento e quelli
` consistenti seguiti ai bombarmolto piu
` rimasto leggidamenti del 1943, poco e
bile delle strutture originarie. Da alcuni anni imponenti scavi archeologici
condotti sistematicamente sotto il livello della chiesa attuale, e ancora non
conclusi, hanno permesso di individuare e aprire al pubblico una parte
della Carales romana e altomedioevale.
` stato costituito il
Attiguo alla chiesa e
Museo del Tesoro di SantEulalia, che
ospita ricche collezioni di argenti, dipinti e paramenti dal secolo XV al XIX.
Non molto distante sorge la chiesa di
SantAgostino Nuovo costruita tra il
1573 e il 1578 per ordine di Filippo II
durante i lavori di ristrutturazione
delle fortificazioni della Marina dai
due fratelli Paleario Fratino. Ledificio
` consideha forme classicheggianti ed e
` compiuto dello stile
rato lesempio piu
Rinascimento in Sardegna. Ha una
pianta a croce greca imperfetta con
volte a botte e una cupola emisferica
` arricpriva di tamburo. Il suo interno e
chito da sobrie decorazioni floreali disposte a rosoni. Affacciata sulla strada
` la chiesa di
della Costa (via Manno) e
SantAntonio Abate, costruita nel 1723
su un antico edificio che era parte dellOspedale di SantAntonio. Ha un impianto in stile barocco, con unaula ottagonale sulla quale si affacciano sei cap` costituita da una
pelle; la copertura e
grande cupola. Allinterno sono sette altari in marmo policromo dello scultore
Giovanni Battista Troiani, una tela del
secolo XVI attribuita al Bonocore e alcune statue di buona fattura. Prospi` la chiesa di
ciente lantica battigia e
San Francesco da Paola (del Molo), co` del secolo
struita nella prima meta
XVII; ha un impianto a una navata com` una
pletata dallabside, la copertura e

volta a botte; la facciata monumentale,


arricchita con semicolonne in stile io` stata realizzata in granico e corinzio, e
nito agli inizi del Novecento. Allinterno conserva una ricca decorazione
in marmi pregiati del Settecento; una
tela di Pantaleone Calvo (=) dello
`
stesso periodo; argenti e paramenti. E
di grande interesse anche lauditorium
di Santa Teresa, ricavato da una chiesa
costruita nel secolo XVIII in forme di
barocchetto piemontese e annessa al
collegio dei Gesuiti. Ha un impianto a
una navata completato da un presbite`a
rio absidato; la copertura della volta e
botte, completata da una cupola ottagonale. Dopo labolizione dellordine dei
Gesuiti la chiesa, entrata a far parte del
patrimonio del Comune di C., fu interdetta al culto e adibita a usi diversi. Nel
` stata per lunghi
primo dopoguerra e
anni la sede degli universitari fascisti;
` stata adibita
nel secondo dopoguerra e
ad auditorium e adeguatamente ristrutturata.

Cagliari La chiesa di SantAnna, nel


`
quartiere storico di Stampace, `e una delle piu
`.
importanti della citta

STAMPACE Tradizionalmente il quartiere degli artigiani, dei professionisti


e degli artisti, era circondato da una
cortina turrita che poggiava a settentrione sulle mura occidentali del castello e si sviluppava in un ampio quadrilatero su cui si aprivano le porte di

210

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 216

Cagliari
San Guglielmo, dello Sperone e dellAngelo; a meridione si appoggiava sul
complesso della torre dellElefante
presso la quale era un cortile darmi
che collegava Stampace e Castello. Al
suo interno si aprivano le strade e le
piazze, ricche di botteghe e di altre costruzioni dedicate alle principali atti` economiche e abitata da quelli che
vita
` antichi
si ritenevano gli eredi dei piu
abitanti di C. Lungo la rete delle sue
strade si trovano numerosi monumenti
di notevole interesse. La chiesa di San
Francesco di Stampace sorgeva tra il
corso Vittorio Emanuele e la via Mameli; fu costruita in forme gotiche alla
fine del secolo XIII dai Francescani.
Ledificio era a croce commissa con
transetto absidato e copertura a capriate in legno. Nel corso del secolo XV
furono aggiunte alcune cappelle laterali e fu ristrutturato il convento con
magnifico chiostro. La chiesa era riccamente adornata da retabli e da altre
opere darte che le nobili famiglie cagliaritane che vi avevano sepolcro e patronato avevano donato senza risparmio. Quando nel 1861 furono soppressi
gli ordini religiosi ledificio sub` un degrado e i suoi arredi cominciarono ad
andare dispersi; nel 1871 un fulmine
` il
colp` il campanile, nel 1875 crollo
tetto provocando il crollo dei muri perimetrali, successivamente lintera area
fu ceduta a privati che vi impiantarono
` commerciali utilizzando senza
attivita
riguardo alcuno le superstiti parti del
chiostro, della sacrestia e del convento.
Il portale centrale fu smontato e utilizzato per abbellire la facciata del santuario di Bonaria (=); il pulpito, dal quale
si dice abbia sentito messa Carlo V, fu
collocato nel portico della chiesa di
San Michele; molti dei retabli che ornavano la chiesa sono attualmente custoditi nella Pinacoteca Nazionale di C.. Alcuni anni fa fu costituito un comitato

che si adopera per salvare le parti delledificio ancora godibili e per resti` rispondente alla
tuirle a un uso piu
` a monte sorge la chiesa
loro natura. Piu
di San Michele, costruita dopo il 1674 in
forme barocche dai Gesuiti e annessa al
` oggi OspeNoviziato, il cui edificio e
dale militare. Ledificio fu costruito grazie al lascito di F.A. Dessy che vi fu se` riccamente decorato in
polto nel 1712; e
marmo, stucchi e dorature; fu consacrato nel 1738 ma i lavori vi proseguirono fino al 1764. Ledificio ha pianta
` sviluppato secondo i
ottagonale ed e
modelli dellarchitettura gesuitica
` locale. La sacrestia,
adattata alla realta
decorata splendidamente come linterno della chiesa, ospita magnifici mobili e una ricca quadreria. Interessan` anche lOspedale di San Giotissimo e
vanni di Dio, edificio costruito tra il
1844 e il 1850 su progetto di Gaetano
Cima, vincitore di un concorso per la
costruzione del nuovo ospedale bandito
nel 1841. Ha forme neoclassiche con la
facciata abbellita da un colonnato e con
i bracci disposti a raggiera e collegati
tra loro in modo da poter essere utilizzati con criteri razionali. Vanno ricordate ancora la chiesa di San Giorgio, costruita nel secolo XVII nel luogo dove
secondo la tradizione sarebbe nato San
Giorgio; ha una sola navata arricchita
da cappelle laterali e la volta a botte. Al
suo interno custodisce un frammento
del piviale del santo conservato in
unurna sormontata dalla sua statua in
abiti pontificali; laltare maggiore in le` arricchito da
gno policromo intagliato e
quattro tele del secolo XVII e due altri
quadri dello stesso periodo. La chiesa
viene custodita a partire dal secolo
XIX dalla confraternita degli angeli custodi. Va ricordata anche la chiesa di
SantEfisio; questo sito fu oggetto di venerazione a partire dal secolo IV e vi fu
costruita una chiesa che nel corso dei

211

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 217

Cagliari
secoli sub` numerosi cambiamenti.
Dopo la conquista pisana del 1258 ledificio fu modificato in forme romaniche,
successivamente fu abbellito, specie
`
dopo la peste del 1652, quando la pieta
verso il santo fece nascere la sagra. In
` a essere considerato
seguito comincio
inadeguato e nel 1780 fu in parte demolito per lasciar posto allattuale chiesa
che si affaccia con le sue forme di elegante barocchetto sullomonima piazza
nel cuore del quartiere. Dalla chiesa,
attraverso una ripida scala, si accede
allambiente sotterraneo che secondo
la tradizione sarebbe stato il carcere
` il santo prima del suo trache ospito
sporto a Nora per il martirio. Poco lon` la chiesa di Santa Restituta: letana e
dificio fu costruito nel 1637 e ha ununica navata arricchita da alcune cappelle laterali e dal presbiterio rialzato;
` una volta a botte affrela copertura e
scata con scene del martirio della
Santa. La chiesa fu costruita sopra la
cripta della Santa, un santuario rupestre dei secoli X-XI utilizzato anche nei
secoli successivi dove nel 1620 furono
rinvenute le reliquie della santa. Durante i bombardamenti del 1943 il complesso sub` gravi danni ma dopo il 1950
fu completamente restaurato. Ci dice in
` citato
proposito A. Romagnino nel gia
volume: Santa Restituta, la martire
` piu
` nel Calendario
del IV secolo, non ce
` ritornato, invece, il
della Chiesa. Vi e
figlio SantEusebio, il vescovo sardo di
` forte conVercelli, la cui diocesi fu piu
tro larianesimo della stessa diocesi di
Milano. Se ne celebra il 2 agosto la festa.
Invece, della madre sopravvive solo la
` stata dedicata nel cuore
chiesa che le e
di Stampace. Un monumento modesto
` affascinante e
` lo speco sottostante,
(piu
dove la santa sarebbe stata martoriata),
appena ornato da qualche corona sul
frontone, e schiacciato dalla cupola e
dalla intera fabbrica di SantAnna vici-

` un tempo popolanissima. Ma era pero


rissimo per la confraternita che ospitava, detta del Santo Spirito, che godeva
del privilegio di deporre, sotto limma` Cristo nel
gine del sepolcro di Gesu
Duomo, un biglietto con lindicazione
del nome di un condannato a morte. Il
lo avrebbe liberato nella sevicere
ziata, o pubblica seduta, che si teneva
tradizionalmente nel giorno della Pasqua di Resurrezione. Ora il tempio (antichissimo e riconosciuto tra le chiese
` importanti di C., visitato dallarcipiu
vescovo di Pisa Federigo Visconti nel
1263, in solenne processione per la
`) e
` silenzio, come la via che sfiora
citta
la piazzetta su cui Santa Restituta si affaccia, intitolate luna e laltra alla mar` nel
tire dimenticata. Popolarmente gia
secolo XIII la si chiamava dei Barbari forse abitata saltuariacini, perche
mente dai sardi dellinterno dellisola
` precisamente dagli aritzesi, che
e piu
venivano a C. a vendere legna, neve e
castagne. Per raggiungerla si sale per
la via Azuni, lantica via dellAbbevera` lieve di quanto factoio, che appare piu
cia immaginare la colorata immagine
della Corsa di San Michele, inserita nel
Voyage en Sardaigne (1839) di Alberto
Ferrero della Marmora. Il suo autore
ha esagerato il pendio, per esaltare di
` il coraggio di cavalli e cavalieri mapiu
scherati, che a rompicollo, durante il
` dalla
Carnevale, si precipitavano giu
chiesa di San Michele, fino a SantAnna
` rie alle scalette di Santa Chiara. Piu
` , invece, via Santa Restituta, che
pida e
si svolge in parallelo a via Ospedale, e
ne preannuncia laspra ascesa, procedendo tra edifici umili, ricostruiti alla
buona sulle macerie della guerra, incancellabile dalla memoria con i suoi
bombardamenti aerei. Qui particolar` atroce
mente feroci: in quello anche piu
di domenica 28 febbraio 1943, alle ore
12,40, mor` unintera famiglia di sei per-

212

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 218

Cagliari
sone, tra essi due bambini, di due e
quattro anni. Non erano sardi di origine, si chiamavano Romagnani. Queste povere case, dalle ripidissime scale,
dove il legno dei portaletti la vince
quasi sempre sullo sgradevole allumi` si apre qualnio, e dove anche qua e la
che leggiadra persiana, si abbelliscono
con i gerani e i panni che piovono dai
balconi spesso esageratemente propendenti, o anche con qualche lesena superstite in stile Liberty. Solo in alto,
quando la via sta per sboccare nella
parte superiore della via Santa Marghe` imperita, le architetture si fanno piu
riose, fino al palazzo anche avvivato da
un caldo intonaco che lascia lontana la
` prodimessa schiera. Allora lascesa e
prio finita. La chiesa di Santa Chiara
fu costruita nel secolo XVII su un edificio precedente. Ha un impianto a una
sola navata completata da alcune cap` a volte a
pelle laterali, la copertura e
botte. Allinterno conserva raffinati
stucchi settecenteschi, la cantoria poggiante su un arco ribassato, laltare
maggiore di legno intagliato e dorato e
un organo settecentesco. La facciata baroccheggiante si affaccia su una suggestiva piazzetta che si raggiunge da una
scalinata. E infine la chiesa di SantAntonio dei Cappuccini (SantIgnazio), costruita nel 1591 dai Cappuccini e annessa al loro convento. Nel corso dei secoli successivi fu oggetto di numerosi
restauri e nellOttocento ne fu rifatta
completamente la facciata. Ha un impianto a una navata completata da un
presbiterio e da alcune cappelle laterali. Il convento, che fu teatro della vita
di SantIgnazio da Laconi (= Peis), nel
1850 fu soppresso e adibito a ricovero
per anziani; solo alla fine del secolo fu
reso ai Cappuccini. In occasione della
santificazione di Ignazio una cappella
con annessa la celletta del santo fu trasformata in santuario. Attualmente la

chiesa conserva al suo interno un tabernacolo ligneo, alcune statue e dipinti di


scuola genovese del Seicento, mentre il
` adorno di marmi e di mosantuario e
saici.

Cagliari Miliziano. La rossa divisa


dellesercito territoriale `e diventata un
elemento di colore nelle manifestazioni
folcloristiche.

VILLANOVA Il quartiere di Villanova si


stende a oriente del castello in direzione del Campidano ed era abitato tradizionalmente dagli agricoltori e dai
piccoli commercianti; era anche il
quartiere degli inurbati che dalle zone
interne tentavano di inserirsi nella vita
cittadina. Aveva una cinta di mura appoggiata a quella del castello che si sviluppava in un semicerchio a cominciare dalla torre della Tedesquina e si
chiudeva allaltezza di quella di Fontanabona. Anche lungo la cinta delle
mura di Villanova si aprivano tre porte,
dette rispettivamente dei Calderai, di
Romero e delle Capanne; il sistema
delle mura di Villanova rimase immutato nei secoli successivi fino a quando
` nel 1861 cesso
` di essere considela citta
rata piazzaforte e successivamente esse
furono demolite o modificate. Allinterno di questa cinta si stendeva la rete
delle strade e delle piazze con alcuni
interessanti monumenti tra i quali la
chiesa di San Giacomo, parrocchiale
documentata a partire dal 1341; fu co-

213

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 219

Cagliari
struita in forme gotico-aragonesi probabilmente nel sito in cui sorgeva una
` antica. Nel corso dei secoli
chiesa piu
sub` notevoli rimaneggiamenti; delle
strutture originarie si conserva buona
parte dellinterno a una navata su cui
si affacciano cappelle laterali con volte
a crociera e la torre campanaria quadrangolare. La facciata fu costruita nel
1838 in forme neoclassiche su progetto
` ricca di opere
del Cima. La chiesa e
darte tra cui un bellissimo crocifisso
ligneo; contigui alla chiesa sono due
Oratori settecenteschi sedi delle confraternite che danno vita ai riti della
Settimana santa. A poca distanza sorge
la chiesa di San Domenico, che fu costruita con annesso convento domenicano a partire dal 1254 sullantica
chiesa benedettina di SantAnna in Vil`
lanova. Ledificio ha forme gotiche ed e
integrato nel convento costruito nel secolo XIV; aveva una navata coperta da
tetto ligneo; nel Quattrocento venne
modificato in forme gotico-catalane.
Nel corso del secolo XVI fu ulteriormente modificato, la copertura di legno
fu sostituita con quella a volte a stella,
nel 1580 vi fu aggiunto il cappellone del
Rosario in forme classiche e cupolato;
nel 1598 fu costruito il chiostro. Linterno fu abbellito da numerose opere
pittoriche oggi disperse; il convento fu
sede dellInquisizione prima del suo
trasferimento a Sassari. Durante i bombardamenti del 1943 la chiesa fu distrutta quasi completamente e il convento danneggiato. Lopera di ricostruzione fu avviata subito dopo; la chiesa
attuale, progettata dallarchitetto Raffaello Fegno, sorse nel 1954 sopra i resti
di quella antica che, restaurati, sono
oggi diventati una cripta; anche il chiostro e il convento sono stati completamente restaurati. Altra tipica chiesa di
` quella di San Giovanni, di
Villanova e
cui si hanno notizie a partire dal secolo

` antico fu sostituito
XIII. Ledificio piu
nel 1415 con una chiesa costruita in
` ando
`
forme gotico-aragonesi che pero
in rovina. Ledificio attuale risale al
1639, ha unaula rettangolare arricchita
` a
da sei cappelle laterali, la volta e
` arricchita da un cambotte; la facciata e
panile a vela e da un grande portale architravato. Nellinterno particolar` laltare maggiore ricco di
mente bello e
decorazioni marmoree; degni di nota
sono anche alcune statue del secolo
XVIII e due quadri dello stesso periodo.
Dopo un incendio del 1752 la chiesa
venne restaurata e abbellita con un organo a canne e altri arredi. Vi opera
lArciconfraternita della Solitudine ed
` sede della piu
` antica istituzione di soe
` che si conosca in citta
`. Nel pelidarieta
riodo precedente ai riti della Settimana
santa vi si svolgono le prove dei cori che
animeranno le processioni. Lungo la
strada che dalla chiesa di San Giovanni
conduce al Campidano sorgono due
chiese. La prima, dedicata a San Cesello, fu costruita nel 1702 in forme ba` ubirocche e secondo la tradizione e
` della porta Capanna,
cata in prossimita
luogo del martirio del santo; ha limpianto a una navata completata dal presbiterio sopraelevato rispetto allaula,
` con volta botte; allinla copertura e
terno conserva un altare ligneo del secolo XVIII e unacquasantiera di
marmo dello stesso periodo. La seconda
` quella di San Mauro, che fu edificata
e
nel 1650 in occasione della fondazione
di un convento di Francescani cui fu annessa. Ha ununica navata completata
dal presbiterio e da alcune cappelle la` a volte a botte; la
terali; la copertura e
` arricchita da un timpano e da
facciata e
alcune grandi finestre. Allinterno conserva numerose decorazioni in marmo
policromo, alcune tele di buona mano e
un imponente coro in legno intagliato di
grande effetto scenografico. Tra il 1717

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 220

Cagliari
` la salma di San Salvatore
e il 1758 ospito
da Horta (=); nel 1855, con labolizione
degli ordini religiosi, fu requisita, per
essere restituita ai Francescani dopo il
1879.

Cagliari Il nuovo stadio di SantElia e` stato


costruito sullonda dellentusiasmo per la
conquista dello scudetto nel campionato di
calcio 1969-1970.

LA CAGLIARI NUOVA Vanno inoltre ricordati i quartieri che si svilupparono nel


corso dei secoli attorno a questo nucleo,
anchessi ricchi di monumenti e di testimonianze della millenaria vita della
`. Nella vasta area contigua alle forcitta
tificazioni del castello, lungo il versante
che guarda a Villanova, agli inizi del
Novecento fu realizzato, soprattutto a
opera di Ubaldo Badas, il sistema detto
del Terrapieno, una suggestiva passeggiata che permette di seguire lo svi` che e
` rimasto delle mura
luppo di cio
orientali del castello e di spaziare sul
quartiere di Villanova, sul Campidano
e sugli altri quartieri che si sono sviluppati nella pianura circostante. Il Terra` stato completato dai Giardini
pieno e
Pubblici dove sorge la Palazzina della
Galleria Comunale dArte realizzata dal
Boyl e che ospita le mirabili collezioni
darte del Comune, tra le quali la Collezione Ingrao che comprende una raccolta dei maggiori pittori italiani del`
lOttocento e del Novecento tra le piu

importanti dItalia. Nel vasto quartiere


connesso a quello di Villanova, nella
grande area un tempo ricca di orti e di
giardini e oggi intensamente urbanizzata, sono individuabili alcune mirabili
testimonianze del grande passato della
`. In particolare la chiesa di San Sacitta
turnino, basilica edificata nellarea
della necropoli orientale della Carales
romana agli inizi del secolo VI. Nel 1089
` ai VittoCostantino Salusio II la dono
rini di Marsiglia che ne fecero sede del
priorato e la ristrutturarono in forme
romaniche sul modello del San Vittore
di Marsiglia servendosi di maestranze
iberiche. Dellantico impianto paleocristiano fu conservato il corpo centrale cupolato cui furono innestati labside e i bracci laterali; fu inoltre trasformata laula, ampliata con tre navate. Fu
riconsacrata nel 1119; durante lassedio
aragonese del 1323 fu compresa nel re`
cinto fortificato della nascente citta
edificata dai conquistatori a Bonaria e
sub` gravi danni. Nel 1363 fu concessa
allordine dei Cavalieri di Alfano ma la
` . Nel 1444 fu insua decadenza continuo
corporata nei beni della mensa arcivescovile di C. e tra il 1614 e il 1622 fu teatro della campagna di scavi voluta dallarcivescovo DEsquivel alla ricerca
dei corpi dei martiri cagliaritani allepoca della polemica con Sassari per il
primato. Nel 1714 la chiesa fu concessa
alla corporazione dei Medici e Speziali
e fu intitolata ai Santi Cosimo e Damiano. Agli inizi del secolo XX ebbero
avvio i restauri delledificio, che fu gravemente danneggiato durante i bombardamenti del 1943. Finita la guerra
fu restaurato e dopo alterne vicende di
` stato aperto nuovamente al
recente e
pubblico. Affacciato sulla stessa piazza
` il complesso cone ad esso contiguo e
ventuale di San Lucifero, attiguo alla
chiesa, attualmente sede dellIstituto
tecnico industriale Scano. Probabil-

215

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 221

Cagliari
mente le sue origini sono da cercare nel
periodo della C. paleocristiana quando
il vescovo Fulgenzio da Ruspe (=), esule
` una comunita
` monadallAfrica, fondo
` della chiesa di San
stica in prossimita
Saturnino. Lattuale costruzione risale
` alla fine del Seicento, quando i Dopero
menicani vi fondarono un collegio che
poi dovettero abbandonare nel 1717
dopo la spedizione del cardinale Alberoni. Nel corso del Settecento il collegio
` ai Francescani e infine fino al
passo
1803 ai Trinitari. Quando tra il 1803 e il
1890 la vicina chiesa di San Lucifero rimase chiusa al culto, il collegio fu utilizzato come ospizio. Larea di San Lucifero, che un tempo era la periferia
` ed ancora prima
estrema della citta
aveva vissuto fuori, anzi lontanissima,
` uno dei luoghi di C. piu
`
dalle mura, e
carichi di memorie, dice Antonio Ro` citato volume: A quei
magnino nel gia
tempi lontani non risalgono solo il tempio di San Saturno, la chiesa di San Lucifero, lantica fabbrica del mattatoio,
`, e gli spazi in cui
ora diventato lExma
` sportiva Karalis e le
fiorirono la societa
opere educative di mons. Giuseppe Co`
goni, ma anche lo stesso edificio, che e
stato fino ad ieri la sede dellIstituto industriale. In tempi, come i nostri, in cui
` messo sotto accusa,
lo stato sociale e
merita in particolare di essere rinfrescata la memoria dellIstituto Carlo Felice, la cui sede fu occupata dalla scuola
ricordata. Agli inizi del secolo XIX, lo
raccontano i cronisti del tempo, C. era
percorsa da cortei senza fine di affamati e diseredati: orfani, figli abbandonati, giovani ribelli e dediti al vizio. Fu
` di
sentita in altissimo loco la necessita
un ricovero pubblico. Che lo Stato si
prendesse carico di questi ragazzi
senza tetto, senza famiglia, senza lavoro. Il prezioso libretto intitolato Regolamento mandato osservarsi da S.M.
Carlo Alberto re di Sardegna nel Regio

Ospizio degli Orfanelli di San Lucifero


eretto e fondato dal fu Re Carlo Felice I,
pubblicato a C. nel 1832 dalla Tipografia di Paucheville, documenta lintervento pubblico in uniniziativa che
aveva, fino ad allora, navigato nellincertezza dellassistenza privata. Se ne
prendeva carico il re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme, pubblicando un
complesso di norme, che dovevano essere rigorosamente osservate. Ci sarebbero state ancora le piazze gratuite, ma
anche quelle a pagamento avrebbero
fruito delle offerte di qualche benefattore. Si sarebbero insegnate le arti meccaniche, secondo le vocazioni, ma tutti
sarebbero stati istruiti nella religione e
nellagricoltura. Era prevista anche
una mercede per quegli allievi che sarebbero stati impiegati in lavori utili
alla scuola. La popolazione scolastica
sarebbe stata divisa in squadre di dieci
allievi ciascuna, vigilate da un decurione. Sulle punizioni degli indisciplinati avrebbe deciso unicamente il direttore della scuola. Si era particolarmente severi a controllare le condizioni
sanitarie degli allievi e si poneva particolare attenzione a salvaguardarli da
malattie contagiose, come scrofole, tigna, tisichezza e simili. Le arti, come
si chiamavano i vari mestieri artigiani,
alla cui pratica la scuola intendeva formare, erano quelle dei tessitori, calzolai, falegnami, sarti, fettucciai, calzettai; il direttore veniva nominato da
S.M. il Re. Ed ogni giorno iniziava con
lorazione, che tornava nel pranzo, accompagnata dalla lettura del Vangelo,
Storia sacra, o doveri delluomo, e si
chiudeva con Orazione, cena, silenzio
e riposo. Il regolamento era stato steso
dal cugino del re, il marchese di Villa
Hermosa, e il re lo aveva letto e approvato, con la controfirma di De LEscarene, il primo segretario di Stato per
lInterno. Cos` viaggiava lo Welfare

216

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 222

Cagliari
State nel Regno di Sardegna e mancava
` dItalia.
mezzo secolo a fare lUnita
Nel 1890 infine, con lapertura dellIsti` la sua
tuto industriale, ledificio trovo
destinazione attuale; ad esso contigue
sono la chiesa e le catacombe di San Lucifero. La chiesa, situata di fronte a
quella paleocristiana di San Saturnino,
fu costruita tra il 1642 e il 1678, ha un
impianto a croce latina con la navata
completata dal presbiterio sopraelevato e da cappelle laterali; la copertura
` con volte a botte, il transetto ha una
e
imponente cupola ottagonale. Allinterno si conservano decorazioni in piastrelle policrome del secolo XVII di gusto spagnolo, alcune grandi tele di
buona mano risalenti allo stesso periodo, alcune statue lignee tra le quali
una opera del Lonis (=). Dalla chiesa
attraverso una ripida scalinata si accede alla cripta dove sono le catacombe
che erano sicuramente una propaggine
della vicina chiesa paleocristiana di
San Lucifero. Secondo la tradizione vi
fu sepolto San Lucifero e il luogo fu
`.
sempre meta di una intensa religiosita
` vani ad arcoIl complesso consta di piu
solio che in origine erano costruiti a livello del terreno e in seguito furono interrati. Il sito nel 1614 fu teatro degli
scavi collegati alla frenetica ricerca
delle reliquie dei santi in margine alla
controversia sul primato tra C. e Sassari.
SANTAVENDRACE Nel versante di
espansione opposto, a occidente, si
stende lantico quartiere di SantAvendrace, un tempo borgo di pescatori e di
` ; questo
contadini staccato dalla citta
quartiere conserva la chiesa di San Pietro dei Pescatori, probabilmente uno
` significativi di Santa Igia
dei resti piu
(=). Fu costruita in forme romaniche
nel secolo XI e donata ai Vittorini nel
1089. Alla fine del secolo XIII la facciata
fu rifatta in forme gotiche. Ha un im-

pianto a una navata completata dallabside. Ne parla anche Antonio Romagnino nella sue Passeggiate cagliaritane: I monumenti possono scomparire ed anzi, nella storia, sono scom` frequentemente di quanto si
parsi piu
` essere un incendio come
pensi. Puo
` alla biblioteca di Alessandria neltocco
lEgitto ellenistico. Possono essere gli
stessi uomini come i Barbari che saccheggiarono i monumenti dellAnti` classica. Anche i terremoti e i nuchita
bifragi hanno distrutto tante opere me` pero
` difficile
ritevoli di sopravvivere. E
o anche assurdo che, seppure senza modificarli, qualcuno riesca a farli scomparire dinanzi ai nostri occhi. A meno
che non si abbia la mano bizzarra del
` noto
bulgaro Christo Javacheff piu
come solo Christo, che ha impacchettato (provvisoriamente) il Reichstag
berlinese ricostruito. E invece tanta as`e
` riuscita proprio nella nostra
surdita
`. San Pietro e
` una delle piu
` antiche
citta
chiese cagliaritane, anzi tanto risalente
a tempi lontani, che neppure Giovanni
Spano ne sa molto e nella sua Guida se
la sbriga con poche parole. Ma ora se ne
` sicure, che conferhanno notizie piu
` piu
`
mano quella sua origine remota. E
antica della stessa cattedrale che fu innalzata nel secolo XIII. Se ne parla in
unantica carta come di pertinenza dei
` nel 1090, ma il primo imVittorini gia
` sicuramente anteriore e la fa
pianto e
contemporanea della non meno celebre
chiesa di SantEfisio. Documenta la vo` che in quecazione marinara della citta
sta chiesa accoglieva il gremio dei pescatori. L` festeggiavano (e l` festeggiano) assieme i due grandi apostoli ed
accanto a San Pietro sorgeva un tempo
anche San Paolo. Ma era tanto sul mare,
come ricorda Alziator, che aggiungevano al titolo principale lepiteto de
` si facevano
Portu. E il porto, quanto piu
minacciosi i pirati, era qui al riparo, al-

217

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 223

Cagliari
linterno della laguna. Un motto che
suona come una maledizione, alludendo alle disgrazie del mare e quasi
agli attuali infortuni balneari, lega an` il santo al nostro habitat natucor piu
rale: Santu Perdi indi oli dogni annu
unu o treis [San Pietro (di morti) ne
vuole uno o tre ogni anno]. Ma la profezia ha conosciuto uno stravagante ribal` ora San Pietro (e cioe
` la chiesa)
tone. E
senza usare le bende
lannegato, perche
` notevoli espodi Christo, uno dei piu
` proprio
nenti del Nouveau Realisme, e
sparito nel mare di case che la cir` fatto di piu
` : si e
` per tutta la
conda. Si e
parte di viale Trieste, cui si affacciava,
innalzato un ampio market. E come se
non bastasse, sulla sua fiancata destra
` innalzata, appoggiata totalmente
si e
alla chiesa, una palazzina. Officine e
un ampio parcheggio completano lannullamento dellantica chiesa. Molti pescatori hanno assistito allo sfascio stu non se ne vede quasi piu
`
pefatti. Poiche
nulla, accontentiamoci di contemplarla
con locchio di Raffaello Delogu che de` vetusta:
scriveva la parte absidale piu
` invece, certamente, labOriginale e
side che nelle stesse murature del semicilindro, a grandi cantoni forse di spoglio, e nella bassa e tozza calotta, ripete
alla lettura e forse anticipa la forma
delle absidi del San Saturno e del SantAntioco, costituendosi, di conseguenza, come termine di riferimento
cronologico, per il loro primo impianto. E infine la chiesa di SantAvendrace, che si vuole edificata sul
luogo del martirio del santo vescovo di
C. nel secolo I. Ledificio attuale sembra
risalire al Seicento e ha una sola navata
scandita da archi a sesto acuto; la fac` sormontata da un campanile a
ciata e
vela e arricchita da un portale e da una
finestra che illumina la navata; dallinterno si accede alla cripta, ambiente di
probabile origine punico-romana.

Cagliari La torre della Scaffa, in vista degli


stagni pescosi, controllava lentrata e luscita
`.
dei prodotti e delle merci dalla citta

DAL COLLE DI BONARIA Va poi ricordato


il quartiere che si sviluppa in direzione
del colle di Bonaria (=) e dei suoi monumenti; in questo moderno quartiere
sorgeva lantica chiesa di Santa Maria
de Portu Gruttae che sorgeva non lon`
tano dal colle di Bonaria in prossimita
di grandi grotte adibite a magazzino,
dove presumibilmente in epoca giudi` il quartiere portuale picale si sviluppo
sano di Bagnaria. Fu costruita nella
` del secolo XI in forme roprima meta
maniche, con una navata e la copertura
in legno. Nel 1094 fu ceduta ai Vittorini
che, a loro volta, nel 1214 la cedettero
allOpera di Santa Maria di Pisa, questa
` ai Minori conventuali
nel 1230 la affido
che nellultimo quarto del secolo XIII
ristrutturarono la facciata introducendovi alcuni elementi gotici. Nel 1558
` ai Trinitari che la tennero fino al
passo
1803; fu presumibilmente in questo periodo che fu chiamata chiesa di San
Bardilio. Dopo il 1803 ledificio purtroppo decadde e nel secolo XIX fu interdetto e adattato dapprima a caserma, successivamente a magazzino e
infine a ospedale per galeotti; ledificio
fu demolito nel 1909. Contiguo alla
chiesa, ai piedi del colle di Bonaria fu
realizzato nellOttocento il Cimitero
` utilizzato e
Monumentale, oggi non piu

218

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 224

Cagliari
di grande interesse artistico: al suo interno lungo i viali si aprono cappelle
gentilizie e monumenti funebri che
sono come un museo a cielo aperto costituito da statue, dipinti, decorazioni
realizzati dai maggiori artisti che operarono a C. tra la fine dellOttocento e la
` del Novecento. Nel seprima meta
` si e
` ulteriorcondo dopoguerra la citta
mente sviluppata nei quartieri di San
Benedetto, nato da un primo tentativo
di sistemazione urbanistica riferibile
al periodo fascista, di Genneruxi, di La
Palma e di La Vega sorti prevalentemente nel secondo dopoguerra.

Cagliari Golfo degli Angeli.

SAN MICHELE E LE TORRI COSTIERE La


` fortezza era completata da altre
citta
opere militari tra le quali va ricordato
il castello di San Michele. Posto su un
colle a guardia dello stagno di Santa
Gilla, controlla strategicamente laccesso a C. dal Campidano. Fu eretto dai
Pisani nel corso del secolo XIII su un
` bizantina. Fu
sito frequentato in eta
parzialmente restaurato dagli Aragonesi che lo chiamarono Bonveh` e lo
concessero ai Carroz. Per tutto il secolo
XIVe fino agli ultimi anni del secolo XV
fu residenza di questa potente famiglia
feudale. Nei secoli successivi, pur continuando a essere destinato a usi militari, decadde rapidamente. Recente` stato restaurato dalla Soprinmente e
tendenza ai Beni Ambientali e inserito

dal Comune di C. in un parco; al suo interno, ricco di suggestioni antiche e di


invenzioni architettoniche moderne,
ospita mostre darte e importanti manifestazioni culturali. Il sistema di difesa
costiero del golfo di C. era costituito da
numerose torri e da alcune fortezze che
nel complesso consentivano di proteg` dal mare in modo abbagere la citta
stanza efficace. Lungo le coste occiden` situata la torre della Scafa: detta
tali e
anche della Quarta Regia, in ottimo
stato di conservazione, fu costruita attorno al 1660 a forma cilindrica con il
` delle pecompito di vigilare le attivita
schiere impiantate nello stagno di
Santa Gilla. Divenne anche la sede per
la riscossione del tributo della quarta
regia dovuto da tutti i pescatori che
venivano ammessi nello stagno. Attual` sede degli uffici del cantiere
mente e
` inserita
regionale dello stagno ed e
nelle caratteristiche costruzioni del villaggio dei pescatori. In posizione strategica attorno ai promontori che delimi`e
` sitano il tessuto urbano della citta
tuata la torre del Lazzaretto: costruita
` situata oltre Borgo SantElia.
nel 1720, e
Si tratta di una costruzione in forma ci`
lindrica con funzioni di segnalazione, e
in discreto stato di conservazione e ha
al suo interno un locale con la copertura a cupola e una scala che conduce
alla terrazza da cui si gode un magnifico
` situata
panorama. La torre dei Segnali e
` Calamosca; si tratta
sul colle in localita
di una possente costruzione concepita
per la difesa pesante, in grado di dominare tutto il golfo e di proteggere il
porto; fu costruita nel secolo XVII in
forma troncoconica a due piani serviti
da locali con copertura a cupola e dotati
di postazioni per lartiglieria. Era potentemente armata e servita da unadeguata guarnigione. Alla torre attualmente sono stati annessi i nuovi impianti del faro. Poco oltre, sempre in lo-

219

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 225

Cagliari
` Calamosca, sono visibili i ruderi
calita
della torre di Cala Fighera che probabilmente aveva le stesse caratteristiche
di quella dei Segnali; proseguendo, sul
colle di SantElia si trova la torre di SantElia, costruzione concepita per difesa
e segnali con caratteristiche simili a
quelle della torre del Lazzaretto. Si
trova, in buono stato di conservazione,
accanto allarea della base militare e
consente la visione completa del golfo
di C. Proseguendo ancora, situati proprio sul capo SantElia quasi a picco
sul mare si trovano i ruderi della torre
del Poetto, concepita anchessa come
torre di segnali con caratteristiche simili alle altre. Oltre il capo di SantElia,
lungo la spiaggia del Poetto si trova la
torre di Mezza Spiaggia, costruzione cilindrica della fine del secolo XVI conce` in buono
pita per le segnalazioni. E
` considerata
stato di conservazione ed e
lultima delle torri del sistema difensivo del litorale di C. La difesa del golfo
era completata dal forte di SantIgnazio, costruito nel corso del XVIII sul
colle di SantElia in posizione dominante. Era armato di artiglierie e servito da unadeguata guarnigione; svolse
un compito importante durante il tentativo di sbarco francese del 1793; attual` parzialmente in rovina.
mente e
LO STAGNO DEI FENICOTTERI Le maggiori risorse ambientali del territorio
cagliaritano sono allineate lungo il litorale, a volte alto e frastagliato come a
capo SantElia, a volte basso e sabbioso
come nella spiaggia del Poetto, tanto
cara ai cagliaritani, che ha continuazione nella lunghissima, e frequentata,
spiaggia di Quartu. Nel retroterra si
trova lo stagno di Molentargius che,
per quanto inserito in una zona ormai
intensamente antropizzata, serve ancora di rifugio per numerose colonie di
fenicotteri. Nelle sue Nuove passeggiate
cagliaritane (2002) Antonio Romagnino

si sofferma sulle numerose tracce letterarie lasciate dalla frequentazione


delle zone umide cagliaritane da parte
di questi affascinanti volatili: Seneca
metteva le lingue dei fenicotteri tra le
` prelibate, e le accoppiava per
cose piu
squisitezza alluccellagione prove` lontane dAniente dalle contrade piu
frica e dAsia. Plinio il Vecchio, attingendo da Apicio, conferma che quella
` di ottimo sapore.
parte dellanimale e
La cucina romana risorge nel Rinascimento, e cos` accade di trovare nelle
` sontuose il fenicotmense papali piu
tero accanto ai pavoncini indiani e al
`
pappagallo. Lorenzo il Magnifico pero
non ne mangiava e si era fatto portare
alcuni esemplari del superbo animale
per tenerli nella sua uccelliera di Ponte
a Caiano. Il naturalista comasco Francesco Cetti, vissuto a Sassari nella se` del secolo XVIII, chiamaconda meta
tovi da Carlo Emanuele e dal ministro
Bogino per fondarvi gli studi scientifici
del tutto ignorati nellisola, nella Storia
naturale della Sardegna (1774-1777),
cos` descrive la popolazione dei fenicotteri, che si addensa nei cieli di C.,
fra marzo e agosto: Quando il mattino
si guarda da C. verso il mare e sembra
che questo sia chiuso da una diga di te`
gole rosse, o che una fantastica quantita
di foglie rosse galleggi su di esso, sono i
fenicotteri in folte schiere che con le
loro ali rosse producono questo strano
effetto. Lalba non si riveste di colori
mai furono cos`
tanto splendenti, ne
splendenti le rose dei giardini di Pesto,
` un
quanto sono le ali di questi uccelli. E
rosa vivissimo, un rosso di rosa appena
sbocciata. I Greci ne derivarono il nome
dal colore delle ali, i Romani conservarono la medesima denominazione, il
nome francese di flamant ha, evidentemente, la stessa origine. La fortuna let` tarda e
` attestata da uno
teraria piu
scrittore ottocentesco. Carlo Cattaneo,

220

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 226

Cagliari
tuttaltro che disposto a facili entusia` fornito di una mentalita
` posismi e gia
tivista, si lascia andare a questo sfogo
lirico in Della Sardegna antica e mo` singolare
derna (1846): Ma lospite piu
` il flammante (Phoenicopterus ruber)
e
che a mezzo agosto giunge dallAfrica
in folte squadre triangolari che nel lontano azzurro sembrano tracce di fuoco,
e in maestosa spira discende, e su lo stagno di C. posa le ali porporine. Ancora
` di recente Antonio Baldini ha
piu
` piu
` scura sascritto: Dove la terra e
prono laghetti a riflettere il cielo, e con
le zampe in mollo i fenicotteri vi pe` Grazia
scano i pesci col becco. Ma e
` negli occhi e nelDeledda, che conservo
lanima le immagini degli stagni di C. e
dei voli scarlatti che ne rompevano le
distese dargento, a memoria del sog` prima di lasciare la
giorno nella citta
sua terra, a darne due palpitanti vi` nella lirica giovanile
sioni. La prima e
La pineta, dove si contempla C. dal belvedere di Monte Urpinu: In alto saprono i prati dasfodelo in fiore / e bianche rocce guardan sugli stagni / di madreperla, solcati dal lento / volo dei fenicotteri e sul mare / dargento fosco.
` nella prosa dei romanzi: Ah,
Laltra e
gli stagni! Parevano frantumi di uno
` . Intorno cespecchio buttati qua e la
rano tanti gigli violetti. E i fenicotteri
passavano in lunghe file sul cielo cos`
splendente che non si poteva guar` quasi un mistero
dare. Il fenicottero e
ecologico. Unanatra? Un cigno? Una
cicogna? Schiamazza come le oche,
gracchia come le anatre: se nuota, e lo
fa eccezionalmente, ha il remeggio
lento e sicuro dei cigni. Ma le nude e
lunghissime zampe ne fanno un trampoliere, lo imparentano con le cicogne
e gli aironi. Ali e zampe gli assicurano
due diversi destini: le lunghe emigrazioni e il pascolo su acque basse e fangose. Nessuna altra famiglia animale

ha un altrettanto senso della vita tribale


o si concentra in schiere cos` numerose.
` guadagnarsi il
Nessun altro stuolo puo
titolo di gente, che presuppone la gerarchia, la comunione dei beni, lorganizzazione sociale. Questa convivenza antropologica ha fatto attribuire ai fenicotteri il nome di gente rossa o genti arrubia, che anche sottolinea una separatezza e unautonomia. I fenicotteri sono
fatti per essere visti solo da lontano. O
alti nellaria, col collo teso in avanti e
che quasi si prolunga, in nera linea
retta, nelle zampe protese allindietro.
O al centro delle lagune che hanno
scelto per i loro solitari ozi. Nessuno
` accarezzare da vicino il piumaggio
puo
bianco-rosa, le ali vermiglie e nere: il
` solo una nube, e come le
fenicottero e
nubi aborrisce lo sguardo che indaga
linterno gioco delle luci cangianti e
dei riflessi. Solo il fenicottero, odiosamente impagliato dagli uomini, ci fa distinguere il roseo tendente al rosso
delle ali, il nero delle penne remiganti.
Solo un binocolo indiscreto distingue il
collo molto lungo e flessuoso, il becco
grosso e piegato ad angolo verso il
basso, le gambe con le tibie in gran
parte nude e i piedi palmati. Alberto Lamarmora, che possedeva la scienza capace di compiere lorribile vivisezione
e che, armato di un cannocchiale da marina, li contemplava dal palazzo viceregio di C. durante i suoi lunghi soggiorni
nellisola, non osa spezzare limmagine
nero-rosa e la sua intima trama di nebulosa remota, e scrive che, a vederli da
lontano, sono come uno squadrone di
dragoni del re, che compiono le loro
perfette evoluzioni in una delle tante
piazze darmi di Torino sabauda. Quello
` il frutto,
che si sa delle sue abitudini e
dunque, di pazienti osservazioni, per nessun animale sembra piu
` timido
che
` prudente del fenicottero. Le die piu
stese lacustri non sono per questi uc-

221

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 227

Cagliari
celli solo riserve di caccia, dove si annidano gli animali che costituiscono il
loro prezioso cibo, o le utili aree fangose dove essi realizzano i loro caratteristici nidi: un capolavoro di ingegneria
(per il materiale fragilissimo impiegato, per la struttura, per lambiente infimo che lo circonda) fatto solo di fango,
accumulato rastrellando con i piedi
nellacqua bassa, fino a formare un
monticello largo mezzo metro e alto tre
volte tanto, un tronco di cono incavato
al vertice, dove vengono deposte non
` di due uova biancastre, che il fenipiu
cottero, rivaleggiando con altri trampolieri che hanno gli stessi ardui problemi, cova, o raccogliendo faticosamente le lunghissime gambe sotto il
corpo, o tenendole penzoloni, a caval` che ha
cioni dellartificiale gibbosita
innalzato. Sono invece queste distese li`
bere e aperte da ogni parte anche le piu
adatte per assicurare visuali profonde
in tutte le direzioni e un avvistamento
preciso e tempestivo di ogni pericolo.
` ancora molto lontano
Quando questo e
i fenicotteri prendono prima a camminare, quindi a correre, fino a quando
non si levano in volo con un rombo possente e disegnando subito la caratteristica V delle loro tipiche formazioni. I
fenicotteri arrivano in Sardegna in agosto inoltrato e vi si trattengono fino allinizio della primavera. Da dove vengono? La loro patria dorigine sono le
coste del Mar Caspio e del Mar Nero,
da l` la popolazione mondiale dei fenicotteri, che pare raggiunga il mezzo mi` , si spande in Asia e partilione di unita
colarmente in India, raggiunge il lago
Baikal nel cuore dellEuropa, si diffonde nei litorali dellAfrica settentrionale e in molte delle terre che si affacciano sul Mediterraneo. Ma il fenicot` solamente sardo. E nelle lagune
tero e
sarde, ed in particolare in quelle di Molentargius e di Santa Gilla, esso rinnova

il suo mistero, che solo una fucilata riesce a violare. Il fenicottero, ucciso e impagliato o catturato e addomesticato in
` una creatura senza interesse,
uno zoo, e
` una bellezza impoverita o ane in piu
nullata. Solo una violenza inferta in
forme diverse ti mette davanti quello
che la sua schiva lontananza ha tenuto
nascosto: il massiccio grottesco becco,
che si piega bruscamente verso il basso,
` uno strumento vitale per frugare
ed e
nel fango del fondo e lasciare filtrare la
sabbia insieme allacqua, trattenendo
molluschi, vermi e gamberetti. Quella
`
mascella e quella mandibola, luna piu
grande dellaltra, che sembrano formare una sorta di tabacchiera, fanno dimenticare le agili gambe, il flessuoso
collo, il piumaggio di cigno, i colori
il fedaurora: sappiamo allora perche
nicottero danza lontano il suo raffinato
balletto. Quel becco, che il pulcino ha
invece diritto nei suoi primi mesi di
` la ragione della sua fuga senza
vita, e
tregua, quella bruttezza dellarcigno
` il
becco, senza la quale non vivrebbe, e
segreto della solitaria esistenza dei fenicotteri. Locchio delluomo rompe
lincanto, violenta impietoso quella
funzione della natura. Come reinventarla e restituirla alla sua magia consolante? Solo la poesia, che trasfigura e
` ricomporre
che ha fatto bella Saffo, puo
il mosaico brutalmente scompigliato.
Lo ha fatto Giuseppe Pau, andando a
contemplare i fenicotteri negli stagni
dellOristanese, del tutto simili ai cagliaritani di Santa Gilla e di Molentargius, e riversando in un poemetto, La
gente rossa (Oristano, 1982), le sue esperienze diverse eppure convergenti del
naturalista, dellarcheologo, del lette solo chi ha una grande dirato. Perche
` penetrarli
mestichezza con i luoghi puo
senza contaminarli, analizzarli senza
scomporli, indagarli senza violarli. E
soprattutto larcheologo ha dato una

222

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 228

Cagliari
solo il senso di
mano al poeta, perche
` alimentare
una terra antichissima puo
laltro e non opposto senso di una natura incontaminata. I fenicotteri del Sinis, di Sale Porcus, di Cabras e di Mistras, sono tuttuno con le rovine che
biancheggiano fra le macchie di efedra,
` una contitamarice e rosmarino. Ce
` fra larcheologo che si e
` adagiato
nuita
fra la sabbia quaternaria del Sinis per
` segreti e locchio
ascoltare i battiti piu
del poeta che ha accarezzato le movenze leggiadre delle danzatrici dei lucidi stagni. Nel viaggio lo ha accompagnato la melanconia di chi cammina, la
tristezza del partire, la gioia del ritorno
morsa da un oscuro indefinibile presagio. La danza che ha letto negli stagni di
madreperla non segue un tripudio di
note, non conosce i ritmi travolgenti di
un ditirambo, ma accenti tenui e come
`
spenti. I fenicotteri sono la vita che si e
avvizzita tutto attorno, sono la memoria
` superbe finite per
languida delle citta
sempre, sono lultima oasi nel deserto
` nel sinche ha avanzato inesorabile. E
` la voce vera dei fenicotghiozzo che e
`
teri che, se alzano un rombo, questo e
sempre un tuono di lamenti, che travolge le solitudini predilette, rompe il
silenzio dei ruderi.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Simbolo delle tradizioni e della storia della
` che si sente come un ponte tra il
citta
` la porta della Sardegna, e
mare, che e
le zone interne, custodi di una parte ri` il costume:
levante dellanima sarda e
nellabbigliamento vi era a C. una netta
distinzione tra i ceti elevati che vesti` secondo i canoni
vano a sa civili, cioe
della cultura dominante cui appartenevano, e i ceti popolari il cui abbigliamento era tradizionale. Peculiare della
` era la molteplicita
` dei costumi in
citta
` da ciascuno eserrelazione alle attivita
citata: la panattara (sa panettera), ossia

la venditrice di pane, il macellaio, il rigattiere, il pescatore ecc.

Cagliari Capo SantElia, nei dintorni della


`.
citta

` il patrimonio di feste popoRicco poi e


lari e sagre; ricchissimo il calendario di
feste popolari che anima la vita della
` riallacciando gli abitanti alle tracitta
dizioni della sua storia multimillenaria. Le principali sono: il ciclo di feste
dedicate a SantEfisio che si aprono il
15 gennaio e hanno un momento significativo nella processione di Pasquetta
che fu istituita nel 1794 per ricordare il
miracolo compiuto dal santo in occasione del tentativo di sbarco francese
dellanno prima. La processione, organizzata dallArciconfraternita del Gonfalone, che per loccasione utilizza il costume di gala, comporta lo spostamento
del simulacro del santo dalla chiesetta
omonima alla cattedrale dove viene celebrata dallarcivescovo la messa so` grande signifilenne. Ma la festa di piu
` dedica al santo e
` la sacato che la citta
gra che si svolge dal 1 al 4 maggio. Vengono poi le feste dedicate a Nostra Signora di Bonaria che si aprono il 24

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 229

Cagliari
aprile con la festa che ricorda larrivo
del miracoloso simulacro nel 1370. I festeggiamenti si svolgono con un concorso di popolo da tutta lisola e sono di
` religiosa.
grande intensita

de is parteras). Il 16 luglio si svolge con


` la festa della Maparticolare solennita
donna del Carmine che ha luogo nella
` legata alla memochiesa omonima ed e
Caria del tragico assassinio del vicere
marassa. Il 15 agosto si tiene la suggestiva festa dellAssunta, in occasione
della quale viene esposto in Duomo il
simulacro della Vergine Dormiente,
statua del Seicento donata a C. dalla regina Maria Cristina nel 1807.

Cagliari, amministrazione civica Fin

nniri di San Giovanni, fatto di


Cagliari Il ne
steli di grano cresciuti al buio, richiamerebbe
antiche cerimonie pagane di primavera.

Le feste in onore della Madonna di Bonaria si concludono nella prima domenica di luglio con una celebrazione istituita nel 1866 da un gruppo di reduci
della battaglia di Lissa per ringraziare
la Vergine. Essa culmina in una processione a mare nelle acque del golfo degli
Angeli, nel corso della quale vengono
lanciate in mare alcune corone. Altre
feste solenni in onore della Madonna si
svolgono il 2 febbraio in occasione della
Purificazione (Candelora) che culmina
nella benedizione dei ceri e nella benedizione delle gestanti (Nostra Signora

dal periodo della dominazione pisana


Cagliari ebbe delle istituzioni auto` fu
nome; in un primo tempo la citta
retta da un Castellano nominato direttamente da Pisa, in un secondo tempo
da due Castellani assistiti da un consiglio maggiore. Dopo la conquista aragonese, nel 1327 Giacomo II concesse a Cagliari uno statuto municipale (Ceterum)
sulla falsariga di quello di Barcellona;
in base a questo lamministrazione era
affidata a cinque consiglieri eletti che
avevano una funzione corrispondente a
una moderna giunta. Ad essi era affiancato un consiglio di cinquanta giurati,
anchessi eletti, ed espressione delle
classi sociali che componevano la so` cittadina con lesclusione dei feucieta
datari. Lorganismo elettivo perseguiva
gli obiettivi che intendeva realizzare
mediante le delibere (Ordinazioni) per
la cui attuazione si serviva di un gruppo
` regia). Tra il 1479 e il
di funzionari (Citta
1500, non senza forti resistenze, la struttura del Consiglio civico e i suoi poteri
furono fortemente modificati conformemente allaffermarsi delle tendenze
accentratrici degli ultimi sovrani della
dinastia dei Trastamara. In base a queste modificazioni lindividuazione dei
consiglieri fin` per essere effettuata
mediante la
sotto il controllo del vicere
definizione di una nuova procedura
detta insaccolazione (=). Essa era basata sulla formazione di rose di nomi di

224

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 230

Cagliari
candidati, ciascuno dei quali veniva
scritto su una piccola pergamena che
veniva inserita dentro una pallina di
cera da deporre in un sacco appositamente predisposto e dal quale, in una
data prevista, si estraeva il nome del
prescelto che annualmente avrebbe ricoperto lufficio. Con questo sistema il
finiva per sovrintendere alla
vicere
scelta preventiva dei nomi da insaccolare e quindi privava di ogni significato
` il
lantica autonomia che alla comunita
Ceterum aveva riconosciuto. Cos`, con
solenne cerimonia, il 30 novembre di
ogni anno venivano estratti i nomi dei
consiglieri e dei giurati. Nel 1621 fu affidato al giurista Bernardino Armanyach, in quellanno giurato capo, il
compito di riformare le costituzioni del
Comune; il lavoro fu compiuto con rapi` e le nuove Costituzioni vennero apdita
provate da Filippo IV nel novembre
dello stesso anno. Lapparato dellArmanyach rimase immutato nel periodo
successivo fino alla riforma degli ordinamenti voluta dal Bogino e attuata nel
1771. Il nuovo sistema fu promulgato da
Carlo Emanuele III e introdusse sostanziali innovazioni: furono aboliti i due
Consigli e il sistema dellinsaccolazione
e del sorteggio dei nomi. Lamministra` venne affidata a un
zione della citta
unico Consiglio ordinario composto da
9 membri appartenenti a tre classi sociali ben individuate (i cavalieri e i laureati, coloro che vivevano civilmente di
rendita, e i notai costituivano la prima
classe; i procuratori e i negozianti costituivano la seconda classe; i professionisti minori, i bottegai e gli artigiani agiati
costituivano la terza classe), ciascuna
delle quali esprimeva tre consiglieri
scelti entro una matricola formata da
quindici nomi. Il sistema, che fin` per
dare un eccessivo potere alle classi socialmente elevate, fu modificato con un
editto del 1809 col quale le classi tra cui

scegliere i consiglieri furono ridotte a


due (nobili e laureati la prima classe;
persone di civile condizione i componenti la seconda classe). Con unulteriore riforma nel 1836 vennero reintrodotti il Consiglio generale e quello esecutivo e questo sistema rimase in funzione fino al 1848. Con la fusione perfetta, infatti, Cagliari perse la condi` regia e il Consiglio comuzione di citta
` a essere eletto secondo
nale comincio
la legge comunale.
I CONSIGLIERI CAPO Giacomo de Sala
(1326); Francesco Saint Clement I
(1333); Bernard de Rechs (1336), Francesco Resta (1338, 1349); Galcerando
Bellotti (1346); Bartolomeo de Podiatis
(1350); Bernardo Gueraldi (1360); Guglielmo Terrades (1364, 1368); Arnaldo
Gerona (1365); Francesco Saint Cle` Carbonell (1370;
ment II (1366); Nicolo
nel 1360 e 1361 era stato IV consigliere);
Michele c
a Rovira (1371); Berengario
Rigolf (1384, 1393; nel 1366 era stato II
consigliere); Raimondo Boter (1385; nel
1364 era stato III consigliere); Francesco Rigolf (1396); Guglielmo Canelles
(1397; nel 1385 era stato III consigliere);
Arnaldo Frigola (1401; nel 1397 era stato
II consigliere); Giacomo Bou (1404); Nicola Carbonell (1406); Pietro de Bachs
(1413, 1420, 1426); Simone Rubeo major
(1415, 1418, 1421); Raimondo Boter II
(1416, 1419, 1422, 1425); Giacomo Xarch
(1424, 1434; fu III consigliere nel 1444);
Raimondo Goba (1427); Pietro Janfridi
` Benapres (1433); France(1432); Nicolo
sco Carbonell (1436); Francesco Oliver
(1444, 1448); Pietro Baquer (1453); Antonio Perpiniano (1454); Bartolomeo Rocha (1455, 1463); Mattia Martin (1467);
Andrea Sunyer (1468, 1482); Galcerando
Marquet (1479); Pietro Aymerich (1480,
1484); Antonio Salzet (1481); Giacomo
Aymerich (1483); Michele Benapres
(1486, 1496); Antonio Vidal (1487); Ni` Aymerich (1497, 1501); Giacomo
colo

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 231

Cagliari
Caldes (1500); Gregorio Baquer (1502);
Giovanni Martino Carbonell (1505); Arnaldo Vincenzo Roca (1515); Gaspare
`
Fortesa I (1516, 1535); Giovanni Nicolo
Aymerich (1524); Onofrio Fortesa
(1525); Michele Boter (1527); Bartolomeo Aleo (1528); Melchiorre Tornella
(1546, 1551); Antonio Fortesa (1547,
` (1548); Antonio
1552); Michele Barbara
` (1553,
Porcell (1549); Antonio Catala
1558, 1563, 1569, 1577); Giovanni Busquets (1554, 1559; era stato IV consigliere nel 1542); Pietro Fortesa I (1555,
1562, 1566, 1574); Cristoforo Aymerich
(1557); Giovanni Limona (1561, 1572);
Alonso de Ruecas (1570); Giovanni Giacomo Sarroc (1571, 1578, 1586); Gerolamo Tornella I (1581, 1587, 1591; era
stato II consigliere nel 1574); Pietro
Giovanni Arquer (1583); Pietro Selles I
(1585, 1589); Francesco Aleu (1588); Pietro Comellas (1594); Gaspare Fortesa II
(1603, 1611); Giovanni Stefano Meli
(1606); Melchiorre Garcet (1610, 1619);
Pietro Blancafort (1612, 1626); Antonio
Cani (1613); Pietro Giovanni Otger
(1614, 1623); Giovanni Battista Mallas
(1615); Bernardino Armanyach (1621);
Giovanni Dexart (1626); Leandro Sasso
(1627, 1632; era stato terzo consigliere
nel 1630); Giovanni Carnicer (1629; era
stato II consigliere nel 1613); Pietro Sel` (1633); Files II (1630); Andrea Orda
lippo Silvestre (1634); Francesco Ravaneda (1636, 1640, 1647); Giovanni Maria
Tanda (1637); Giacomo Dess` (1638);
Pietro Fortesa II (1639); Salvatore Marti
(1641); Gaspare Fortesa III (1642, 1650);
Gregorio Otger (1644, 1648, 1652, 1658,
1669); Giovanni Battista Masons (1645);
Antonio Soler (1646, 1653); Francesco
Carnicer (1649, 1654); Ignazio Tornella
(1651, 1656, 1663); Agostino Capay
(1659); Gerolamo Tornella II (1660,
1666); Domenico Pitzolo (1661); Domenico Carcassona (1662); Stefano Alemany (1664); Saturnino Vidal (1665); An-

tioco Carcassona (1670); Giuseppe Nin


(1671); Giuseppe Carnicer (1672, 1677);
Giovanni Domenico Pitzolo (1673, 1678);
Pietro Antonio Pes (1674); Antonio
Murta Quensa (1675, 1679, 1684); Leandro Soler (1676); Giacomo Santus (1680);
Giuseppe Carta Marti (1681, 1687); Giovanni Battista Esgrechio (1682); Nicola
Torrellas (1683); Gaspare Valerio Alciator (1685; era stato II consigliere nel
1675); Francesco Muro Sahoni (1686);
Antonio Efisio Serra (1690, 1695); Giuseppe Otger (1691, 1701, 1705); Giovanni
Santos (1692); Antonio Nater Tornella
(1693, 1703, 1707); Francesco Otger
(1694, 1706, 1710, 1716); Francesco
Esgrechio (1696, 1708, 1721); Giovanni
Efisio Esquirro (1697, 1699, 1704, 1709,
1714, 1719); Antioco Nin (1702); Diego
Delmestre (1711); Antonio Murteo
(1712); Giovanni Maria Canelles (1713);
Efisio Soler Serra (1715, 1724); Giacomo
Sousa (1717, 1725, 1730); Alfonso Del
vecchio (1722, 1726); Antioco Nater
(1723, 1729); Pietro Frediani (1727,
1733, 1739, 1744); Giovanni Domenico
Martini (1740, 1746); Giovanni Battista
Mallas (1728).
ELENCO DEI GIURATI CAPO Antonio
Fadda (1732, 1736, 1742, 1749); Antonio
Nater (1731, 1738, 1745, 1750, 1756, 1760,
1764); Giovanni Battista Masones (1735,
1741); Giorgio Carta (1737); Giuseppe
Antonio Lay (1742, 1766, 1770, 1774, fu
consigliere di I classe nel 1772, 1773);
Giacomo Valdes (1747, 1755, 1762); Gavino Giuseppe Carta (1748, 1752); Salvatore Rodriguez (1751, 1761, 1769, 1773,
fu consigliere di I classe nel 1772); Giovanni Andrea Falqui (1753, 1757); Antioco Ignazio Serra (1754, 1758); Giuseppe Tarragona (1759, 1766); Salvatore
Duranti (1763, 1767, 1772); Tomaso
Sanna Cossu (1768); Salvatore Sotgiu I
(1771, 1776, 1784, 1792, 1793, 1802, fu
consigliere di I classe nel 1773, 1774,
1783, 1789, 1790, 1791, 1800, 1801); Gae-

226

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 232

Cagliari
tano Frediani (1776, fu consigliere di I
classe nel 1774, 1776); Pietro Giovanni
Demelas (1777, 1785, fu consigliere di I
classe nel 1776, 1783, 1784, 1792, 1793);
Gavino Mulargia (1778, 1788, fu consigliere di I classe nel 1776, 1777, 1785);
Antonio Lepori (1779, 1795, fu consigliere di I classe nel 1778); Antonio Fenicio (1780, fu consigliere di I classe nel
1778, 1779); Giuseppe Corte (1781, 1782,
1791, fu consigliere di I classe nel 1787,
1788, 1789, 1790); Luigi Messina (1783, fu
consigliere di prima classe nel 1781,
1782); Giovanni Maria Tarena (1786, fu
consigliere di I classe nel 1784, 1785);
Giuseppe Maria Paradiso (1787, fu consigliere di I classe nel 1786); Salvatore
Cadeddu (1789, 1797, fu consigliere di I
classe nel 1788, 1795, 1796); Gioacchino
Mattana (1790, 1798, fu consigliere di I
classe nel 1788, 1789, 1796, 1797); Michele Umana (1796, fu consigliere di I
classe nel 1795); Pasquale Attori (1799,
1809, fu consigliere di I classe nel 1798,
1808, 1807); Salvatore Pala (1800, fu consigliere di I classe nel 1799); Carlo Carta
Sotgiu (1801, 1810, fu consigliere di I
classe nel 1799, 1800, 1808, 1809); Giovanni Maria Tarena (1803, fu consigliere di I classe nel 1801, 1802); Salvatore Lepori (1804, 1812, fu consigliere di
I classe nel 1802, 1803, 1810, 1811, 1817,
1818); Luigi Cao (1805, 1806, 1814, fu consigliere di I classe nel 1803, 1804, 1812,
1813); Giuseppe Melis Atzeni (1807,
1816, fu consigliere di I classe nel 1805,
1806, 1814, 1815); Michele Onnis (1808,
fu consigliere di I classe nel 1806,
1807); Alberto Manca dellAsinara
(1811, 1818, fu consigliere di I classe nel
1817); Gioacchino Vacca (1813, fu consigliere di I classe nel 1811, 1812); Gioacchino Grondona (1815, fu consigliere di
I classe nel 1813, 1814); Michele Carta
Farina (1817); Salvatore Sotgiu II
(1819); Raimondo Melis (1820, 1827, fu
consigliere di I classe nel 1818, 1819,

1825, 1826); Emanuele Massa Schirru


(1821, fu consigliere di I classe nel 1819,
1820); Bardilio Fois (1822, 1829, fu consigliere di I classe nel 1820, 1821, 1827,
1828); Giovanni Maria Falqui Massidda
(1822, fu consigliere di I classe nel 1820,
1821); Selis Vincenzo (1824, 1831, fu consigliere di I classe nel 1822, 1823, 1830);
Coi Russi Basilio (1825, 1832, fu consigliere di I classe nel 1823, 1824, 1830,
1831); Antonio Doneddu (1826, 1835,
1837 sindaco di II classe, consigliere di
I classe nel 1824, 1825, 1833, 1834); Cristoforo Soggiu (1828, fu consigliere di I
classe nel 1827); Giuseppe Piras (1830,
fu consigliere di I classe nel 1828, 1829);
Federico Caboni (1833, fu consigliere di
I classe nel 1831,1832); Giovanni Uselli
(1834, fu consigliere di I classe nel 1832,
1833).
I SINDACI Francesco Flores Nurra (1837
sindaco di I classe); Efisio Cao di San
Marco (1838, 1841 sindaco di I classe);
Efisio Loi (1838 sindaco di II classe);
Efisio Manconi (1839, 1842 sindaco di I
classe); Luigi Unida (sindaco di II
classe); Pietro Nieddu di Santa Margherita (1840 sindaco di I classe); Giovanni
Borgna (sindaco di II classe); Antonio
Pintor Melis (1841 sindaco di II classe,
1860 assessore); Salvatore Rossi (1842
sindaco di II classe, consigliere delegato 1855, 1856); Carlo Pilo Boyl (18441845 sindaco di I classe, 1855, 1856, 1857,
1858, 1859 consigliere delegato); Fortunato Cossu Baylle (1844-1845 sindaco di
II classe, 1849 sindaco); Edmondo Roberti di San Tommaso (1846-1848 sindaco di I classe, 1853, 1854, 1855, 1856,
1863, 1864, 1865, 1866, 1867, 1868, 1869,
1870, 1871, 1872, 1873, 1875 sindaco,
1860, 1880, 1881 assessore); Tommaso
Marini Demuro (1846-1848 sindaco di II
classe, 1857, 1858, 1859 sindaco, 1853,
1855 fu consigliere delegato, 1861, 1864,
1865, 1866, 1867 assessore); Antioco
Loru (1851, 1852); Giovanni Meloni

227

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 233

Cagliari
Baille (1860, 1861, 1862); Enrico Sanjust
di Neoneli (1876, fu assessore nel 1877,
1878, 1880, 1881, 1884, 1885, 1886); Giovanni Agostino Varsi (1877); Giovanni
Sini (1877, 1878, 1879, fu assessore nel
` (1880, 1882; 1889 fu
1876); Gaetano Orru
assessore nel 1879, 1884, 1885, 1886,
1887, 1888); Salvatore Marcello (1883);
Emanuele Ravot (1884, 1885, 1886, 1887,
1888), Ottone Bacaredda (sindaco 1890,
1891, 1892, 1893-1895, 1895-1899, 18991902, 1902-1904, 1905-1906, 1907-1910,
1911-1914, 1920-1922); Giuseppe Picinelli (1902-1904); Francesco Nobilioni
(1911); Gavino Dessy Deliperi (1922,
1944).
I PODESTA` Vittorio Tredici (1927-1928);
Enrico Endrich (1928-1934); Giovanni
Cao (1934-1935); Angelo Prunas (19351942).
I NUOVI SINDACI Cesare Pintus (19441946); Luigi Crespellani (1946-1949);
Pietro Leo (1949-1956); Mario Palomba
(1956-1960); Antonio Follese (1960); Giuseppe Peretti (1960); Giuseppe Brotzu
(1960-1967); Paolo De Magistris (19671970, 1984-1990); Angelo Lai (19701971); Eudoro Fanti (1971-1972); Franco
Murtas (1972-1975); Salvatore Ferrara
(1975-1979); Mario De Sotgiu (19791980); Bachisio Scarpa (1980-1981); Michele Di Martino 1981-1984); Paolo De
Magistris (1984-1990); Roberto Dal Cortivo (1990-1992); Gaetano Giua (19921994); Mariano Delogu (1994-2000); Emilio Floris, in carica dal 2001.

Cagliari, archidiocesi di Antica diocesi. Probabilmente la prima della Sardegna, certamente unica archidiocesi
` del secolo XI. Attualsino alla meta
` primate
mente il vescovo di Cagliari e
della Sardegna e porta i titoli di vessillifero di Santa Romana Chiesa e di barone di Suelli e di San Pantaleo. In
epoca medioevale la sua giurisdizione
si estendeva sui territori delle curatorias di Campidano, Colostrai, Decimo-

mannu, Gippi, Nora, Nuraminis. Dal


1420 la sua giurisdizione si estese sulla
disciolta diocesi di Suelli, dal 1495 su
quella di Galtell`, dal 1503 su quella di
Dolia e dal 1506 su quella di Sulcis. Nei
secoli successivi alcune di queste diocesi ottennero nuovamente lautonomia: nel 1824 una parte della diocesi di
Suelli costitu` la diocesi di Ogliastra, la
diocesi di Sulci-Iglesias fu ricostituita
nel 1763; la diocesi di Galtell` fu ricostituita nel 1779. Larcivescovo di Cagliari
ha governato e governa sulle parrocchie dei seguenti centri: Anquesa, Arcedi, Archiepiscopu, Arcu, Arculentu,
Arixi dal 1503 (= Dolia), Armungia dal
1503 (= Dolia), Assemini, Ballao dal
1503, Baralla, Barrali dal 1503, Borro,
Burcei, Cagliari, Calagonis, Cancellus,
Capoterra, Carabione, Carbonara, Carruti, Castiadas, Chia, Corongiu, Cucho,
Decimomannu, Decimoputzu, Dolianova dal 1503, Domus de Maria, Donigala dal 1503 (= Siurgus Donigala), Donisellu, Donori dal 1503, Elmas, Escolca
dal 1503, Esterzili dal 1420, Fanari
Susu, Fanari Jossu, Flumini, Forcillas,
Frutti dOro, Furtei, Geremeas, Gergei
dal 1503, Gesico dal 1503, Getha de Sipollo, Gippi Jossu, Gippi Susu, Goni dal
1503, Gonidoy, Guamaggiore dal 1503,
Guasila dal 1503, Gurgu de Sipollo, Iglesias de Storponi, Ispidi, Leni, Mamussi,
Mairu, Mandas dal 1503, Maracalagonis, Masone, Mogor de Liurus, Monastir
dal 1503, Monpusi, Monserrato (Pauli),
Moracesus, Muravera, Murta, Nizas,
Nora, Nurache, Nuraci, Nuraminis,
Nuragi de Frotey, Nuraminis, Nuramineddu, Nurri dal 1503, Orroli dal 1503,
Ortacesus dal 1503, Orto de Cidro, Orto
Jacob, Palma, Palmas, Pau Josso, Pau
Susu, Perde Sali, Petrera, Pimentel,
Pirri, Poggio dei Pini, Pramont, Pula,
Quartu SantElena, Quartucciu (Quarto
Tocho), Saliu, Samassi, Samatzai, San
Basilio, Santa Maria Maddalena, San

228

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 234

Cagliari
` Gerrei dal 1503, San Priamo, San
Nicolo
Sperate, San Vito, Sanluri, Sanluri
Stato, Santa Igia, Santa Margherita di
Pula, Santa Maria de Claro, Santa Maria de Paradiso, Santu Venuci, SantAndrea Frius, Sarroch, Scolca di Orrea,
Sedanu, Segariu dal 1503, Segavenu,
Selargius, Selegas dal 1503, Seminis,
Sennoris, Senorb` dal 1503, Separassiu,
Sepullo (Cepola), Serdiana dal 1503,
Serramanna, Serrenti, Serri dal 1503,
Sestu, Settimo San Pietro, Seuni (dal
1503), Siarus, Simbilia, Siliqua, Silius
dal 1503, Sinnai, Sinnuri, Siponti, Sirigargiu, Sisali, Sisini dal 1503, Sisula, Situxini, Siurgus (dal 1503), Siurru, Siutas, Sogus, Solanas, Soleminis, Sorrui,
Suelli dal 1420, Susue, Torralba, Trona,
Ussana dal 1503, Uta, Vallermosa, Vestaris, Villa San Pietro, Villagreca, Villa
major de Pont, Villa Majori, Villamar,
Villanova de Castiades, Villanovatulo,
Villanova San Basilio, Villanova Sa
Pannuga, Villasalto, Villasimius, Villasor, Villaspeciosa.
VESCOVI DI CAGLIARI STORICAMENTE
CERTI
1. Quintasio, attestato nel 314. 2. Lucifero I teologo e santo (353 ca.-370 ca.).
ARCIVESCOVI DI CAGLIARI STORICAMENTE CERTI
1. Lucifero II, attestato nel 484. 2. Brumasio, (517 ca.-523 ca.). 3. Tommaso I,
prima del 591. 4. Gianuario, (591 ca.-603
ca.). 5. Vescovo anonimo, attestato nel
626. 6. Diodato, attestato nel 649. 7. Giustino, attestato nel 649. 8. Citonato, (680
ca.-686 ca.). 9. Vescovo anonimo attestato nel 692. 10. Tommaso II, attestato
nel 787. 11. Arsenio I, prima del 843. 12.
Giovanni, (847 ca.-855 ca.). 13. Arsenio
` secolo IX. 14. Alfredo,
II, seconda meta
prima del 1073. 15. Giacomo, (1073 ca.1081 ca.). 16. Lamberto, attestato nel
1089. 17. Ugo, (1089 ca.-1090 ca.). 18.
Gualfredo, attestato nel 1112. 19. Pietro,
attestato nel 1126. 20. Costantino, atte-

stato nel 1141. 21. Bonato, attestato nel


1163. 22. Ricco, (1183 ca.-1217 ca.). 23.
Mariano, da Sulci (1218 ca.-1226 ca.). 24.
Vescovo anonimo, attestato nel 1233. 25.
Vescovo anonimo, attestato nel 1235. 26.
Leonardo, di Roma (1237 ca.-1255 ca.).
27. Vescovo anonimo che nel 1257 intervenne alla fondazione di un ospedale a
Pisa. 28. Ugone, (1260 ca.-1276). 29. Pecci
Ranieri, domenicano di Pisa, designato
` contestualmente.
nel 1276 ma rinuncio
30. Gallo, canonico pisano (1276-1290).
31. Percivalle de Comitibus, vescovo di
Padova (1290-1295). 32. Giacomo dellAbate, canonico a Cagliari (1295-1298). 33.
Ranuccio, minore, vicario di Roma
(1299-1322). 34. Gioannello, (1322-1331).
35. Gondisalvo Bonihominis, arcidiacono a Lleida (1322-1341). 36. Guglielmo
I, di Poblet, cistercense, maestro di Teologia (1341-1342). 37. Sebastiano, parroco nella diocesi di Tortosa (13421344). 38. Guglielmo II, agostiniano, tesoriere della cattedrale di Tarragona
(1344-1348). 39. Pietro Cescomes,, cistercense abate di Benifazano (1348-1352).
40. Giovanni Graziani, canonico a Cagliari (1352-1354). 41. Giovanni dAragona, minore (1354-1369). 42. Bernardo,
arcidiacono a Mazara, dal 1361 al 1368
vescovo di Ploaghe, arcivescovo di Torres dal 1368 (1369-1398). 43. Diego, nominato da Benedetto XIII nel 1386. 44. Giovanni, nominato da Benedetto XIII, attestato nel 1400. 45. Antonio Dexart, dellordine dei Mercedari, vescovo di
Atene, nominato da Benedetto XIII
(1403-1413). 46. Pietro Spinola, dottore
in Decretali, vescovo di Ales, nominato
da Benedetto XIII (1414-1422), nel 1418
confermato da Martino V. 47. Giacomo
Massaguer, canonico di Cagliari attestato nel 1414. 48. Giovanni Fabri, baccelliere in Teologia, carmelitano (14231440). 49. Matteo Joffre, canonico decano di Cagliari (1440-1460). 50. Francesco de Ferrer, vescovo di Segorbe (1460-

229

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 235

Cagliari
1467) trasferito a Majorca. 51. Ludovico
Fenollet, vescovo di Nicosia (14671468). 52. Antonio Baragues, domenicano, attestato nel 1471. 53. Gabriele
Serra, cistercense abate di Verola
(1472-1484). 54. Pietro Pilares, domenicano. vescovo di Dolia (1484-1514). 55.
Giovanni Pilares, vescovo di Iglesias
(1514-1521). 56. Gerolamo di Vilanova,
canonico di Oristano (1521-1534). 57. Domenico Pastorello, conventuale, vescovo di Alghero (1534-1547). 58. Baldassarre de Heredia, domenicano, vescovo
di Bosa (1548-1558). 59. Antonio Parragues de Castillejo, benedettino, vescovo
di Trieste (1558-1572). 60. Angelo, agostiniano, professore di Teologia a Saragozza, mor` prima di prendere possesso
della diocesi nel 1573. 61. Francesco Perez, canonico di Tarazona (1574-1577).
62. Gaspare Vincenzo Novella, dottore
in Teologia, vescovo di Ampurias (15781587). 63. Francesco del Vall, dottore in
Teologia, sacerdote a Toledo (1587 o, vescovo
1595). 64. Alonso Laso Seden
di Gaeta (1596-1604), trasferito a Majorca. 65. Francesco dEsquivel, dottore
in utroque, sacerdote a Calahorra (16041624). 66. Lorenzo Nieto, benedettino,
arcivescovo di Oristano, nominato nel
1625, mor` nel 1626 prima di giungere
nella sua nuova sede. 67. Ambrogio Machin, mercedario, da Alghero (16271640). 68. Bernardo de la Cabra, vescovo
di Barbastro (1642-1655). 69. Pietro Vico,
arcivescovo di Oristano (1657-1676). 70.
Diego Fernandez de Angulo, minore osservante, commissario generale dellor vila. 71.
dine (1676-1683), trasferito ad A
Antonio Vergara, domenicano, era arcivescovo di Sassari (1683-1685), trasferito a Zamora. 72. Ludovico Diez, mercedario, vescovo di Alghero (1686-1689).
73. Francesco Sobrecasas,, domenicano,
maestro di Teologia (1689-1698). 74. Ber ena, mercedario, dottore in
nardo Carin
Teologia (1699-1722). 75. Giovanni Giu-

seppe Falletti di Barolo, dottore in utroque, vicario generale della diocesi di


Alba (1726-1748). 76. Giulio Cesare Gandolfi, rettore del collegio provinciale di
Torino (1748-1758). 77. Tommaso Ignazio
Natta, provinciale dei Domenicani, professore di Teologia (1759-1763), nel 1763
` . 78. Giuseppe Agostino Delrinuncio
becchi, dellordine degli Scolopi, vescovo di Alghero (1763-1777). 79. Vittorio
Filippo Melano di Portula, domenicano,
professore di Teologia (1778-1797), trasferito a Novara. 80. Diego Gregorio Cadello, dottore in utroque, canonico e vicario generale della diocesi (1798, cardinale dal 1803, resse la diocesi fino al
1807). 81. Nicola Navoni, vescovo di Iglesias (1819-1836). 82. Antonio Raimondo
Tore, vescovo di Ales (1837-1840). 83.
Giovanni Emanuele Marongiu Nurra,
dottore in utroque, vicario capitolare di
Sassari (1842-1850) esiliato a Roma,
` a Cagliari nel 1866 anno della sua
torno
morte. 84. Giovanni Antonio Balma, degli Oblati di Maria, vicario apostolico in
Birmania (1871-1881). 85. Vincenzo Gregorio Berchialla, degli Oblati di Maria,
dottore in Teologia (1881-1892). 86.
Paolo Maria Serci Serra, arcivescovo di
Oristano (1893-1900). 87. Pietro Balestra, minore conventuale, vescovo di
Aqui (1900-1912). 88. Francesco Rossi,
vicario generale e rettore del Seminario di Perugia (1913-1920), trasferito a
Ferrara. 89. Ernesto Maria Piovella, arcivescovo di Oristano (1920-1949). 90.
Paolo Botto, dottore in utroque, rettore
del Seminario di Chiavari (1949-1969),
` . 91. Sebastiano Bagnel 1969 rinuncio
gio, cardinale (1969-1973), trasferito
alla curia di Roma. 92. Giuseppe Bonfiglioli, dottore in Teologia, arcivescovo
di Siracusa (1973-1984). 93. Giovanni Canestri, (1984-1987), trasferito a Genova e
creato cardinale. 94. Ottorino Pietro Alberti, vescovo di Spoleto e Norcia (1987-

230

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 236

Cagliari
2004). 95. Giuseppe Mani, ordinario militare (2004-).

Cagliari, giudicato di (o giudicato di Plumi` esteso dei quattro giudicati


nos) Il piu
sardi. Il suo territorio era diviso in
quindici curatorie: 1. Campidano di Cagliari, con 806 km2 di superficie; 2. Decimomannu, con 333 km2 di superficie; 3.
Gippi, con 460 km2 di superficie; 4. Nuraminis, con 271 km2 di superficie; 5.
Dolia, con 253 km2 di superficie; 6. Trexenta, con 282 km2 di superficie; 7. Siurgus, con 493 km2 di superficie; 8. Gerrei,
con 427 km2 di superficie; 9. Nora, con
411 km2 di superficie; 10. Sulci, con 4511
km2 di superficie; 11. Sigerro, con 761
km2 di superficie; 12. Sarrabus, con 250
km2 di superficie; 13. Quirra, con 200
km2 di superficie; 14. Colostrai, con 320
km2 di superficie; 15. Ogliastra, con 850
km2 di superficie.
I primi giudici Le prime notizie che si
riferiscono a un giudice di Cagliari risalgono al secolo X: dapprima dovette
`
trattarsi di un magistrato la cui autorita
si estendeva probabilmente a tutta la
Sardegna; successivamente, alla fine
dello stesso secolo, il titolo era riferito
` ristretto, ria un ambito territoriale piu
spondente al territorio di cui abbiamo
detto. Il piccolo regno agli inizi del secolo XI fu attaccato dallemiro arabo di
hid e una parte del suo terDenia Muga
ritorio fu conquistata per un breve pe hid furono
riodo. Le intenzioni di Muga
` vanificate: infatti il territorio conpero
quistato fu successivamente liberato
con il concorso di una flotta composta
da navi pisane e genovesi.
I Lacon Gunale Da questo momento co` la stonosciamo con maggior continuita
ria del piccolo stato. Il potere era nelle
mani della dinastia dei Lacon Gunale
hid, rafche, dopo la cacciata di Muga
` la propria posizione riuscendo a
forzo
tramandarsi il trono ereditariamente.
` del secolo
A partire dalla seconda meta

i vari giudici che si succedettero sul


trono di Cagliari, accanto al loro nome
proprio, usarono in alternativa i nomi
dinastici di Salusio e Torchitorio; posero in atto una politica tesa a rafforzare il proprio potere e a limitare
quello della Chiesa locale. Per conseguire lobiettivo si adoperarono per
aprire il giudicato alla Chiesa di Roma,
favorendo anche la presenza dei grandi
ordini religiosi, cui fecero importanti
donazioni. Negli stessi anni essi favorirono anche la frequentazione commerciale di mercanti pisani e genovesi, cui
fu consentito possedere vasti territori e
godere di esenzioni e privilegi. Col passare degli anni il rapporto con la Chiesa
di Roma divenne politico: infatti il
papa, che si basava sulla cosiddetta
donazione costantiniana, pretese di
esercitare diritti di supremazia sul piccolo regno. Anche la presenza dei mercanti pisani, col trascorrere degli anni,
` ingombrante: dapprima essi
si fece piu
esercitarono una notevole influenza
culturale, che successivamente si tra` in presenza politica, divenuta
sformo
` decisa dopo lestinzione della dinapiu
stia dei Lacon Gunale nella seconda
` del secolo XII.
meta
I Lacon Massa Ai Lacon Gunale succedettero i Lacon Massa, un ramo degli
Obertenghi marchesi di Massa: era una
famiglia toscana imparentata con la
vecchia dinastia estinta, la cui ascesa
fu favorita da Pisa e osteggiata dal
papa e da Genova. La presenza a Cagliari dei marchesi di Massa apr` ancor
` il piccolo regno allinfluenza culdi piu
` le conditurale della Toscana e creo
zioni per una sua dipendenza politica
da Pisa. La nuova dinastia consent` la
presenza di un numero crescente di toscani che favorirono la trasformazione
` del giudicato. Dopo la
della societa
morte di Guglielmo I e durante il regno
della sfortunata giudicessa Benedetta,

231

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 237

Cagliari
sua figlia, la dipendenza del giudicato
` netta. Benedetta
da Pisa si fece piu
` al Comune dellArno il colle dove
dono
nel 1217 sorse il quartiere del Castello,
allinterno del quale i mercanti pisani
si diedero leggi proprie; il territorio fu
invaso da Ubaldo Visconti e la giudicessa tenuta prigioniera e costretta a
sposarsi con Lamberto Visconti. I margini di indipendenza del giudicato si restrinsero maggiormente con i successori di Benedetta, e quando il giudice
` di affrancarsi dalla dipenChiano tento
denza avvicinandosi a Genova fu la fine
del piccolo regno. Nel 1257 una spedizione voluta dai Pisani, alla quale presero parte anche i Capraia, i Visconti e i
` aveDella Gerardesca, famiglie che gia
vano interessi nellisola, assal` e distrusse Santa Igia, la capitale del giudicato, il cui territorio fu diviso tra i vincitori.

Cagliari, provincia di Circoscrizione


amministrativa che si estende per 4570
km2 e ospita 543 000 abitanti. Trova le
` remote origini come entita
` tersue piu
ritoriale istituita per scopi amministrativi nelleditto del maggio del 1807 col
quale fu cancellata la tradizionale divisione della Sardegna in Capi e furono
istituite le prefetture.
DAL 1807 AL 1821 La prefettura di Ca` comprendeva i vilgliari oltre alla citta
laggi di Assemini, Burcei, Capoterra,
Decimomannu, Decimoputzu, Domus
de Maria, Donori, Elmas, Furtei, Maracalagonis, Monastir, Nuraminis, Pauli,
Pirri, Pulas, Quartu, Quartucciu, Samassi, San Pietro Pula, San Pantaleo,
Sarroch, San Sperate, Selargius, Segariu, Serdiana, Serramanna, Serrenti,
Sestu, Settimo, Sicci, Sinnai, Soleminis,
Villagreca, Villamar, Villasor, Villaspeciosa, Ussana e Uta.
DAL 1821 AL 1848 Nel 1821 con la riforma introdotta da Carlo Felice la prefettura di Cagliari fu abolita e al suo po-

sto fu istituita la provincia di Cagliari


che comprendeva 9 mandamenti: Ca` ); Dogliari (comprendeva la sola citta
mus de Maria (Domus de Maria, Pula,
San Pietro Pula, Sarroch, Teulada);
Pauli (Pauli, Elmas, Pirri, Quartu, Quartucciu, Selargius, Sestu); Sanluri (Sanluri, Furtei, Pauli Arbarei, Samassi, San
Gavino, Segariu, Serrenti, Villamar);
Senorb` (Senorb`, Arixi, Guamaggiore,
Guasila, Ortacesus, Pauli Gerrei, San
Basilio, SantAndrea Frius, Seuni, Selegas, Sisini, Silius, Suelli); Serramanna
(Serramanna, Nuraminis, Pimentel, Samatzai, Villagreca, Villasor); Sinnai
(Sinnai, Burcei, Maracalagonis, Settimo San Pietro, Soleminis); Ussana
(Ussana, Assemini, Barrali, Decimomannu, Decimoputzu, Donori, Monastir, San Pantaleo, San Sperate, Serdiana, Sicci, Villaspeciosa).
DAL 1848 AL 1859 La provincia di Cagliari rimase in funzione fino al 1848,
anno in cui con la fusione perfetta le
province furono sostituite dalle divisioni amministrative. La divisione amministrativa di Cagliari comprendeva
quattro province: Cagliari (Cagliari
` , Arixi, Assemini, Barrali, Burcei,
citta
Capoterra, Carbonara, Decimomannu,
Decimoputzu, Domus de Maria, Donori,
Elmas, Furtei, Guasila, Guamaggiore,
Maracalagonis, Monastir, Nuraminis,
Ortacesus, Pauli, Pauli Arbarei, Pauli
Gerrei, Pimentel, Pirri, Pula, Quartu,
Quartucciu, Samassi, Samatzai, San Basilio, San Pantaleo, San Gavino, San
Pietro Pula, San Sperate, Sanluri, Sarroch, Selargius, Selegas, Segariu, Serdiana, Serramanna, Serrenti, Sestu,
Settimo, Seuni, Sicci, Siliqua, Silius,
Sinnai, Sisini, Soleminis, Teulada, Villagreca, Villamar, Villasor, Villaspeciosa, Ussana e Uta, Vallermosa, Villa` , Arbus, Calasor); Iglesias (Iglesias citta
setta, Carloforte, Domusnovas, Escalaplano, Esterzili, Fluminimaggiore,

232

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 238

Cagliari
Gonnesa, Gonnosfanadiga, Guspini,
Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Pabillonis, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Santadi, SantAntioco,
Tratalias, Villacidro, Villamassargia,
Villarios), Isili (Isili, Armungia, Asuni,
Ballao, Baradili, Baressa, Barumini,
Escolca, Forru, Gadoni, Genoni, Genuri, Gergei, Gesturi, Gonnoscodina,
Laconi, Las Plassas, Lunamatrona, Mogoro, Nuragus, Nurallao, Nureci, Nurri,
Orroli, Ruinas, Sadali, SantAntonio,
Sardara, Senis, Serri, Setzu, Seui,
Seulo, Siddi, Sini, Siurgus, Tuili, Turri,
Ussaramanna, Ussassai, Villanovaforru, Villanovafranca, Villanovatulo,
` , AbVillasalto); Oristano (Oristano citta
basanta, Aidomaggiore, Ales, Allai, Ardauli, Aritzo, Assolo, Atzara, Austis, Banari, Baratili, Bauladu, Belv`, Bidon`,
Boroneddu, Busachi, Cabras, Curcuris,
Desulo, Domusnovas Canales, Donigala
Fenughedu, Escovedu, Figu, Fordon` , Marrubiu,
gianus, Ghilarza, Gonnosno
Massama, Masullas, Meana, Milis, Mogorella, Morgongiori, Narbolia, Neoneli, Norbello, Nughedu, Nurachi, Nuraxinieddu, Ollastra Simaxis, Ollastra
Usellus, Ortueri, Palmas, Pau, Paulilatino, Pompu, Riola, Samugheo, San Ni` Arcidano, Santa Giusta, San Vero
colo
Congius, San Vero Milis, Sedilo, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Sil`, Simala, Simaxis, Siris, Sodd`, Solanas, Solarussa, Sorgono, Sorradile, Tadasuni,
Terralba, Teti, Tiana, Tonara, Tramatza, Ula, Uras, Usellus, Villanova
Truschedu, Villaurbana, Zeddiani, Zeppara, Zerfaliu, Zuri).
DAL 1859 AL 1927 Nellottobre del 1859
sparirono le divisioni amministrative e
furono nuovamente costituite le province. La nuova provincia di Cagliari fu
divisa in 6 circondari: Cagliari, Iglesias,
Isili, Oristano (con i villaggi compresi
nella divisione amministrativa abolita),
Cuglieri (Cuglieri, Birori, Bonarcado,

Borore, Bortigali, Bosa, Dualchi, Flussio, Lei, Macomer, Modolo, Magomadas,


Montresta, Mulargia, Noragugume, Sagama, Santu Lussurgiu, Scano di Montiferro, Seneghe, Sennariolo, Silanus,
Sindia, Suni, Tinnura, Tresnuraghes) e
Lanusei (Lanusei, Arzana, Bari Sardo,
Baunei, Elini, Gairo, Girasole, Ilbono,
Jerzu, Loceri, Lotzorai, Muravera,
Osini, Perdasdefogu, San Vito, Talana,
Tertenia, Tortol`, Triei, Ulassai, Urzulei, Villagrande Strisaili, Villanova Strisaili, Villaputzu).
NEL 1927 Nel 1927 con la costituzione
della provincia di Nuoro, la provincia
di Cagliari cedette i circondari di Isili,
Cuglieri e Lanusei.
DAL 1974 AL 2004 Quando nel 1974 fu costituita la provincia di Oristano cedette
anche il circondario di Oristano per cui
` costituita dai centri di Cagliari
risulto
`, Arbus, Arixi, Armungia, Assemini,
citta
Ballao, Barrali, Barumini, Burcei, Calasetta, Capoterra, Carbonara, Carloforte, Collinas (Forru), Decimomannu,
Decimoputzu, Domus de Maria, Domusnovas, Donori, Elmas, Furtei, Fluminimaggiore, Genuri, Gesturi, Gonnesa,
Gonnosfanadiga, Guasila, Guamaggiore, Guspini, Iglesias, Las Plassas, Lunamatrona, Maracalagonis, Masainas,
Monastir, Muravera, Musei, Narcao,
Nuraminis, Nuxis, Ortacesus, Pabillonis, Pauli, Pauli Arbarei, Pauli Gerrei,
Pimentel, Pirri, Piscinas, Portoscuso,
Pula, Quartu, Quartucciu, Samassi, Samatzai, San Basilio, San Gavino, San
Giovanni Suergiu, San Pantaleo, San
Pietro Pula, San Sperate, San Vito, Sanluri, SantAntioco, Santadi, Sardara,
Sarroch, Selargius, Selegas, Segariu,
Serdiana, Serramanna, Serrenti, Sestu,
Settimo, Setzu, Seuni, Sicci, Siddi, Siliqua, Silius, Sinnai, Sisini, Siurgus Donigala, Soleminis, Teulada, Tratalias,
Tuili, Turri, Ussana e Uta, Villacidro,
Villagreca, Villamar, Villamassargia,

233

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 239

Cagliari Calcio
Villanovaforru, Villanovafranca, Villaperuccio, Villaputzu, Villarios, Villasor,
Villaspeciosa, Vallermosa, Villasalto,
Villasor.
DAL 2004 Il recente dibattito sulle partizioni amministrative della Sardegna
` concluso con la costituzione di quatsi e
tro nuove province che ha determinato
alcune significative trasformazioni territoriali. Oggi la provincia di Cagliari
occupa la parte sud-orientale dellisola, con una punta che arriva a nord
sino alle falde del Gennargentu. Tra i
` popolosi quelli che si sono
centri piu
formati intorno al capoluogo: Quartu
SantElena, 68 000 abitanti; Selargius,
27 000; Assemini, 24 000; Capoterra,
21 000; Monserrato, 20 000. Resistono at` agricole tradizionali come la cetivita
realicoltura, allinterno del territorio,
mentre nelle parti pianeggianti irrigue
si sono sviluppate la frutticoltura e lorticultura. Nelle zone costiere oltre al turismo si sono sviluppate le industrie petrolchimiche, e consolidate quelle commerciali, che possono contare sul
grande porto di Cagliari. Cagliari, il capoluogo, conta 164 000 abitanti. Attualmente la provincia di Cagliari risulta
`,
composta dai centri di Cagliari citta
Arixi, Armungia, Assemini, Ballao, Barrali, Burcei, Capoterra, Carbonara, Collinas (Forru), Decimomannu, Decimoputzu, Dolianova, Domus de Maria, Donori, Elmas, Escolca, Esterzili, Furtei,
Genuri, Gergei, Gesturi, Gonnesa, Gonnosfanadiga, Isili, Mandas, Maracalagonis, Monastir, Monserrato, Muravera,
Nuraminis, Nurri, Orroli, Ortacesus,
Pabillonis, Pauli, Pauli Gerrei, Pimentel, Pirri, Pula, Quartu, Quartucciu, Samassi, Samatzai, San Basilio, San Pantaleo, San Pietro Pula, San Sperate, San
Vito, Sarroch, Selargius, Selegas, Segariu, Serdiana, Serramanna, Serrenti,
Sestu, Settimo, Setzu, Seuni, Sicci, Siliqua, Silius, Sinnai, Sisini, Siurgus Do-

nigala, Soleminis, Ussana e Uta, Villagreca, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca, Villaperuccio, Villaputzu,
Villarios, Villasor, Villaspeciosa, Vallermosa, Villasalto, Villasor.

Cagliari Calcio Il nuovo stadio di SantElia


sostitu` il vecchio, glorioso Amsicora, che a
sua volta aveva sostituito lo stadio di via Pola.

Cagliari Calcio Societa` sportiva. Nel


1920, con una partita contro i cugini
della SEF Torres, il Cagliari Foot-ball
Club, appena nato per iniziativa di un
gruppo di studenti, inaugura il campo
`e
` la prima
di viale Trieste. La societa
che pratichi esclusivamente il calcio.
Quattro anni dopo, dalla fusione con
lUnione Sportiva Italia, nasce il
Club Sportivo Cagliari che si iscrive
al campionato sardo di I divisione (dal
quale si accede ai campionati nazionali). In quegli anni il calcio organizzato sta muovendo i primi passi. Nel
1930 il C.C. partecipa al campionato di
I divisione nazionale classificandosi al
quinto posto e lanno successivo ottiene
la promozione in serie B. Nel 1934 il
Club Sportivo si scioglie e nasce una
` , lUnione Sportiva Canuova societa
gliari, che mantiene il suo posto nel
campionato di serie B fino al 1935,
quando, sotto la presidenza dellingegnere romano Aldo Pacca, retrocede in
serie C a causa della trasformazione del
campionato cadetto in girone unico.
Con lavvento della guerra le squadre

234

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 240

Caglio ellittico
sarde, come lo stesso C.C., la Torres e la
neonata Carbosarda, disputano un cam` tapionato regionale: la Sardegna e
gliata fuori dal resto dellItalia fino a
tutto il 1946. Solo nel 1947 lUS Cagliari
viene ripescata in serie B, ma retrocede
lanno successivo classificandosi al 18
posto. Dopo un paio di campionati nellanonimato, finalmente nel 1952 i ros` vincono il girone C della serie C e
soblu
tornano tra i cadetti, sfiorando nel 1954
la promozione in serie A: perdono a
Roma lo spareggio con la Pro Patria di
Busto Arsizio. Nel 1959, dopo otto anni,
il C.C. retrocede in serie C e ritrova
lanno successivo il derby con i cugini
della Torres, provenienti dalla quarta
serie. Il primo derby si gioca a Sassari
il 22 gennaio 1961 davanti a 10 000 spet` (1-1) con gol di
tatori e finisce in parita
Saba (C.C.) e Bacci (Torres). Nel C.C.
gioca il sassarese Umberto Serradimi`
gni. Qualche mese dopo sono i rossoblu
del Capo di sotto ad aggiudicarsi la partita (2-1). Lanno successivo il C.C. ottiene la promozione in B e nel 1964,
sotto la guida di Silvestri, conquista finalmente la serie A. Ha inizio un cre` la squadra rossoblu
`,
scendo che portera
prima sotto la guida dello stesso Silvestri e poi del mitico Manlio Scopigno,
alla conquista dello scudetto di campione italiano nella stagione 1969-1970.
In quegli anni erano arrivati a Cagliari
campioni come Domenghini, il brasi` ), Alberliano Olindo de Carvalho (Nene
tosi, Boninsegna, ma soprattutto Gigi
Riva, grande ala sinistra il cui nome ri` legato per sempre a quello del
marra
C.C. Nel 1976, dopo dodici stagioni, il
C.C. retrocede in B, ritornandovi nel
1979; torna in B nel 1983 e, dopo quattro
anni, retrocedendo in serie C1, ritrova il derby con la Torres. Questo accade mentre lex giocatore del C.C. Pietro Paolo Virdis, di Sindia, vince con 17
gol la classifica cannonieri con la ma-

glia del Milan. Il C.C. torna in serie A


nel 1990, guidato dallastro nascente
Claudio Ranieri. Nel 1992 assume la
presidenza Massimo Cellino e, sotto la
guida di Carlo Mazzone, la squadra accede a una storica semifinale di Coppa
` torUefa. Dopo alterne vicende, il C.C. e
nato in serie A e ha visto il ritorno in
Sardegna di un grande giocatore come
Gianfranco Zola, proveniente dal campionato inglese. Nellestate del 2005 il
presidente Cellino si dimette e Zola decide di ritirarsi dallagonismo attivo.
[GIOVANNI TOLA]

Cagliari Economica Mensile di carattere politico-economico della Camera di Commercio di Cagliari. Fon` a essere pubblidato nel 1954, continuo
cato fino al 1960. Si avvalse della colla` tra le
borazione di eminenti personalita
quali: Francesco Alziator, Enrico Baravelli, Giorgio Bardanzellu, Alberto Boscolo, Mauro Cabras, Giuseppe Della
Maria, Maria Freddi, Francesco Loddo
Canepa, Antonio Maxia, Mario Pintor,
Evandro Putzulu, Renato Salinas, Giancarlo Sorgia.

Cagliaritano, Il Rivista mensile di politica, cultura, economia e sport. Fondato nel 1973 da Giorgio Ariu, che an` avvalso della collabocora lo dirige. Si e
razione di esperti della cultura isolana.

Caglio ellittico Pianta erbacea perenne


della famiglia delle Rubiacee (Gallium
schmidii Arrigoni). Ha fusti lisci, foglie
` che si dipardisposte in verticilli (cioe
tono a raggiera) di 6-8 elementi con lamina lineare; i fiori, piccoli e bianchi,
riuniti in infiorescenze, fioriscono tra
giugno e luglio. Vive in ambienti roc` una specie endemica della
ciosi ed e
Sardegna. Insieme alle specie simili,
anchesse endemiche, G. corsicum e G.
glaucophyllum (caglio del monte Linas),
` inserita nellelenco delle piante da
e
sottoporre a vincolo di protezione, in
base alla proposta di L.R. n. 184/2001. I

235

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 241

Cagnetta
nomi sardi sono legati alla sua scabro` e capacita
` di impigliarsi negli indusita
menti e nel pelo degli animali: pigapiga, appodda-appodda, infatti, significano letteralmente prendi-prendi e
appiccica-appiccica. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Cagnetta, Franco Antropologo (Roma


1925-ivi 1999). Arrivato in Sardegna con
quipe che aveva il compito di reaune
lizzare un servizio sulle condizioni
delle zone interne dellisola, ne ha colto
i caratteri e le contraddizioni. Il risul` stato pubblicato sulla
tato del lavoro e
rivista Nuovi argomenti nel 1954 destando grande scandalo e contribuendo
` sarda.
a far conoscere meglio la realta
Tra i suoi scritti: La Barbagia e due biografie di barbaricini, Nuovi Argomenti, 1953; La disamistade di Orgo` , 3, 1953; Inchiesta su Orsolo, Societa
gosolo, Nuovi argomenti, 1954; queste
opere sono poi confluite nel volume
Banditi ad Orgosolo, pubblicato prima
in Francia nel 1963, quindi in Germania
nel 1964 e finalmente, soltanto nel 1975,
in Italia da Guaraldi.

Calabona Miniera di piombo e di zinco


sulla costa algherese. Fu impiantata nel
secolo XIX ed era gestita dalla Monteponi, che ne estraeva le piriti indispensabili per il funzionamento dellimpianto elettrolitico che era stato costruito per la miniera dellIglesiente.
` inattiva. Ne
Attualmente la miniera e
rimangono le rovine del fabbricato
della direzione e del villaggio dei minatori di suggestiva bellezza, inseriti in un
contesto paesaggistico dal quale si gode
un magnifico panorama su Porto Conte
e su Alghero.

Cala Domestica Veduta dalle alture che


circondano la cala.

Cagnulari Vitigno che probabilmente


aveva origini in Spagna. Tipico dei territori interni del Sassarese e sviluppato
soprattutto su terreni detti luzzanas a
` affine al Bopartire dal secolo XVII, e
` conosciuto anche in Gallura
vale ed e
col nome di Caldarello. Dopo il secolo
` stato riXVIII il vitigno fu trascurato: e
scoperto di recente e valorizzato negli
ultimi anni dalle ricerche degli enotecnici delle Cantine sociali e di alcuni
produttori privati.

Caio Ulpio Severo Funzionario romano


(fine sec. I-inizi sec. II). Fu governatore
della Sardegna con il titolo di Prefetto
della provincia della Sardegna negli
anni dellimperatore Traiano, quando
lisola fu nuovamente inclusa tra le province senatorie. Verosimilmente C.U.S.
apparteneva allordine senatorio.

Cala Domestica Insenatura a sud di


Buggerru, al termine di un fiordo di
suggestiva bellezza. Nella seconda
` dellOttocento, per la sua posimeta
zione al riparo dei venti, divenne un approdo comodo e sicuro per le imbarcazioni adibite al caricamento dei minerali che venivano scavati ad Acquaresi.
Alla fine del secolo vi venne costruita
una piccola ferrovia che fu tra le prime
a essere azionate dallenergia elettrica:
su di essa transitava un convoglio di sei
vagoni capace di trasportare fino a 2 t di
minerale a viaggio sino al punto dimbarco di La Caletta. Attorno al punto
dimbarco furono costruiti dei silos e
un piccolo villaggio, le cui rovine sono
ancora chiaramente identificabili.

236

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 242

Cala Gonone
` divenuta un animato porticciolo turie
stico molto frequentato nella stagione
estiva.

Cala Ginepro Localita` balneare posta a


qualche chilometro da Cala Liberotto.
Sviluppatasi in pochi decenni nella se` del secolo XX, e
` dotata di
conda meta
discreti impianti balneari molto frequentati.

Calagonis Villaggio medioevale di

Cala Fico A Carloforte, ai piedi della strada


che sale a Capo Sandalo si apre la lunga
insenatura di Cala Fico, con la spiaggia chiusa
da scogliere.

Cala Fico Suggestiva localita` dellisola


di San Pietro non lontana da capo San` raggiungibile da un sentiero scodalo. E
sceso che si stacca dalla strada per capo
Sandalo. Si tratta di una piccola insenatura con una spiaggia sassosa chiusa da
magnifiche scogliere; in passato fu comodo riparo di navi corsare che hanno
dato origine a leggende popolari.

Cala Francese Profonda insenatura


che si apre lungo le coste settentrionali
dellisola di La Maddalena in prossi` di grandi cave di granito, oggi commita
pletamente abbandonate, ma che furono abbondantemente sfruttate nei secoli passati.

Cala Gavetta Punto di approdo nel


` la localita
`
porto di La Maddalena. E
` del
presso la quale nella seconda meta
secolo XVIII si ebbero i primi insediamenti stanziali nellisola. Attualmente

probabili origini punico-romane. Sorgeva a poca distanza dallattuale abitato di Maracalagonis; ebbe grande
importanza anche in periodo bizan` a far parte
tino e nel Medioevo entro
del giudicato di Cagliari, compreso
nella curatoria del Campidano. Caduto il giudicato, nella divisione del
1258 fu compreso nella parte che fu
amministrata direttamente dal Comune di Pisa tramite propri funzionari. Dopo la conquista aragonese fu
concesso in feudo agli Oulomar e co` a decadere; i feudatari, infatti,
mincio
non seppero instaurare buoni rapporti
` di villaggio, che era
con la comunita
ancora vitale e conservava le sue antiche autonomie eleggendo annualmente il majore e i consiglieri. Cos`,
` la prima
quando nel 1353 scoppio
guera tra Mariano IV e Pietro IV, gli
abitanti si ribellarono e il villaggio fu
temporaneamente occupato dalle
truppe giudicali. Al termine del con` in possesso deflitto il villaggio torno
` nel 1363 lo cedetgli Oulomar, che pero
tero ai Carroz che lo unirono al loro
grande feudo; scoppiata la seconda
guerra tra Mariano IV e Pietro IV fu
occupato dalle truppe giudicali e solo
dopo la battaglia di Sanluri, nel 1409,
` in possesso dei Carroz. Alcuni
torno
anni dopo i suoi abitanti si trasferirono in massa a Mara e C. scomparve.

Cala Gonone Centro abitato della provincia di Nuoro, frazione di Dorgali


(da cui dista 7 km), con circa 700 abi-

237

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 243

Cala Gonone
tanti, posto a 23 m sul livello del mare
sotto il monte Tuili, che lo divide dal
Comune. Regione storica: Barbagia.
Diocesi di Nuoro.
& TERRITORIO Il territorio, di ridotte
` rappresentato dalle
dimensioni, e
falde del monte Tuili che digradano
verso il mare, su una bellissima spiaggia e verso il porto peschereccio e turistico.

`
ECONOMIA La principale attivita
` il turismo,
economica del villaggio e
che da estivo si sta trasformando in residenziale e in grado di coprire larco
dellintero anno solare. Anche la pe` importante: nel porto stazionano
sca e
numerose barche attrezzate di vario
tonnellaggio. Servizi. Il centro abitato
` collegato con linee automobilistiche
e
a Dorgali (che si trova sulla S.S. 125
Orientale sarda) e agli altri centri
`
della provincia; nel periodo estivo e
sede di guardia medica e di farmacia.
Possiede un porto turistico con 120 posti barca, numerosi alberghi, un campeggio con 1100 posti letto e alcuni ristoranti. Intenso (soprattutto durante
lestate) il servizio di barche e navigli
che permette di raggiungere le straordinarie spiagge a sud del paese.
&

Cala Gonone Cala Fuili. La costa tutta


intorno al borgo marino e` punteggiata di
splendide spiagge che e` facile trovare poco
popolate anche destate.

STORIA La sua formazione risale


` dellOttocento
alla seconda meta
quando nel suo territorio cominciarono a stabilirsi nuclei di pescatori di
origine ponzese. Negli ultimi decenni
del secolo, attirati dalla particolare
bellezza dei luoghi, vi costruirono le
loro ville alcuni ricchi nuoresi dando
cos` lavvio alla sua vocazione turistica, dopo aver superato con lapertura di una galleria (dal 2005 ulteriormente ampliata) il problema di oltrepassare la montagna che divide C.G.
da Dorgali. Nel corso del Novecento
le sue risorse turistiche vennero ulteriormente valorizzate e oggi il villag` una rinomata stazione balneare
gio e
ricca di tutte le infrastrutture necessarie e capace di attirare cospicue correnti di traffico turistico.

&

Cala Gonone Panorama del borgo, protetto


alle spalle da una robusta mole montana che
lo separa da Dorgali.

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Diverse e significative testimonianze


della frequentazione delluomo sono
presenti sul suo territorio, in particolare il Nuraghe Mannu e Su Nuragheddu, complesso nuragico situato in
` dellabitato. Il Nuraghe
prossimita
` del tipo monotorre, incombe
Mannu e
sullabitato e aveva una funzione di avvistamento, complementare rispetto
al complesso di Su Nuragheddu che

&

238

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 244

Cala Liberotto
sorge a qualche centinaio di metri. Si
tratta di un imponente nuraghe polilo` addossato un villaggio costibato cui e
tuito da capanne circolari e rettangolari.

una scena di danza in presenza di un


disco solare.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
` significativa manifestazione che
piu
si riallaccia alle tradizioni del piccolo
` la sagra del pesce che si svolge
centro e
lultima domenica di maggio, organizzata dai pescatori del paese. Per loccasione viene distribuita a tutti i pre` di pesenti una grandissima quantita
sce fritto in piazza per la gioia di residenti e turisti.

Cala Gonone Un tempo piccola appendice


marina di Dorgali, e` ora cresciuta sotto la
spinta del turismo.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE


` il suo
E AMBIENTALE Caratteristico e
assetto urbanistico che sfrutta il declivio a mare della collina dove tra la fine
` del NodellOttocento e la prima meta
vecento furono costruite numerose
ville per la residenza estiva di importanti famiglie nuoresi e dorgalesi. Ce` la Grotta del Bue
lelebre e bellissima e
Marino che si apre nellerta costa a sud
` conosciuta a livello
dellabitato ed e
` stata considerata
internazionale; e
come uno degli ultimi rifugi della foca
monaca, ormai estinta. Si apre lungo la
costa tra pareti candide di calcare
strapiombanti sul mare che creano ri`
flessi fantastici ed effetti suggestivi. E
raggiungibile esclusivamente in barca
e si inoltra nel cuore della montagna
con una serie di ambienti ricchi di stalattiti che creano incomparabili effetti
` anche imporscenografici. La grotta e
tante archeologicamente: infatti nella
parete di ingresso sono state rinvenute delle incisioni risalenti alla cultura di Ozieri (=) che rappresentano
&

Cala Liberotto Foto aerea del litorale.

Cala Liberotto Localita` balneare a


` caratterizzata da nunord di Orosei. E
merose e suggestive spiagge, meta di
un intenso turismo estivo.

Cala Liberotto La spiaggia.

` si e
` sviluppata nel secondo
La localita
dopoguerra quando vi fu impiantata la
` il punto di riferibella pineta che oggi e
mento dellintero comprensorio. A par` stata arrictire dagli anni Sessanta e

239

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 245

Cala Luna
chita da numerose ville di buona fattura architettonica. Nella parte settentrionale della pineta si apre il territorio
di Sa Curcurica, con lomonimo stagno
` collegato
un tempo pescoso. Lo stagno e
al mare da un canale scavato nel 1959 e
attualmente semi-intasato; tutto il ter` ricco di flora e fauna.
ritorio e

strada suggestiva che scorre ai margini della zona militare. Costituita da


una minuscola spiaggia incastonata
tra pareti di calcare, da qualche decennio ha preso a essere sfruttata per
il turismo balneare; negli ultimi anni
si va arricchendo di impianti turistici
di rilievo.

Cala Luna Magnifica spiaggia posta a


sud di Cala Gonone, raggiungibile solo
` una caletta ampia non piu
`
dal mare. E
di 500 m, che si apre tra lo stagno originato dallo sbocco del rio Codula e il
mare, decorata ai bordi da alte siepi
di oleandro e chiusa ai lati da una
grande scogliera di calcare. La sua
bellezza ne fa un richiamo turistico di
primaria importanza per il turismo
della Sardegna centro-orientale.
Cala Mosca La torre di Calamosca faceva
`
parte della cortina di torri costruite in eta
spagnola a difesa della capitale contro gli
attacchi dal mare.

Calanca, Barbara Fotografa (n. Roma

Cala Luna Lungo la costa orientale,


soprattutto nel golfo di Orosei e intorno ad esso,
si aprono magnifiche spiagge (solitarie fino a
qualche anno fa).

Cala Mogoro Insenatura dello stagno


` punica e romana
di Santa Gilla. In eta
vi sorgeva un approdo lagunare di
` a esgrande importanza che continuo
sere sfruttato per secoli e che fu abbandonato nellAlto Medioevo. La lo` attende di essere studiata sistecalita
maticamente dagli archeologi.

Cala Mosca Localita` ai piedi del colle


di SantElia allestrema periferia di
Cagliari, raggiungibile dal quartiere
di San Bartolomeo attraverso una

1954). Dal 1983 si occupa di tematiche


ambientali, aderendo ad associazioni
internazionali per la difesa dellambiente. Particolarmente interessata
alla salvaguardia dellhabitat marino,
ha fondato lassociazione Ecosub, pro` sportiva subacmuovendo lattivita
quea e leducazione ambientale, in
contatto con il WWF, con Legambiente
e con Marevivo. Ha pubblicato Il mare
`
nella tradizione maddalenina ed e
coautrice de Il libro delle isole.

Calandra = Zoologia della Sardegna


Calangianus Comune della provincia
di Olbia-Tempio, compreso nella III
` montana, con 4571 abitanti
Comunita
(al 2004), posto a 518 m sul livello del
mare, sulle colline digradanti a nord
del monte Limbara. Regione storica:
Gallura. Diocesi di Tempio-Ampurias.

240

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 246

Calangianus

Calangianus Tomba di giganti di


Pascaredda. La Gallura, che non ha molti
` monumenti
nuraghi, conserva pero
`.
importanti di quella eta
& TERRITORIO Il territorio si estende
per 126,5 km2 e confina a nord con Arzachena, a est con Olbia e Telti, a sud
con Berchidda e a ovest con Luras e
Tempio Pausania, da cui dista 8 km. Il
paese, dominato dal massiccio del
Limbara e in particolare dalle creste
granitiche del monte Biancu (1231 m) e
` cirdel monte Niiddhoni (1231 m), e
condato da colline ricche di pascoli,
di colture cerealicole, vigneti e boschi
` quello
di querce da sughero. Il clima e
caratteristico delle regioni sub-montane con inverni freddi ed estati calde
` collegato a Tempio e
ma ventilate. C. e
a Olbia, distante 30 km, da autolinee e
dalla ferrovia Sassari-Tempio-Palau
tramite una stazione che si trova tra il
paese e il vicino centro di Luras. La
linea ferroviaria viene usata prevalentemente per scopi turistici.
& STORIA Lattuale centro abitato e
` di
origine medioevale: la prima notizia
proviene dagli Archivi vaticani. Si
tratta di un documento del 1162 che
cita una cappella di Sancti Jacobi del
` solo allinizio del TreCalegnano, ma e
cento che alcuni documenti citano la
Villa Calanjanus come appartenente
alla curatoria di Gemini Josso del giudicato di Gallura. Estinta la dinastia
dei Visconti il villaggio prese a essere

amministrato direttamente dal Comune di Pisa, mediante suoi funzionari, fino alla conquista aragonese.
` mantenne un atLa popolazione pero
teggiamento ostile nei confronti dei
nuovi venuti, soprattutto quando scop` la guerra tra Genova e Aragona: in
pio
` provo quella occasione si ribello
cando lintervento delle truppe di Rai` a
mondo Cardona che nel 1330 porto
termine la conquista. Allora C. e una
parte della curatoria furono riconosciute come feudo di Catonetto Doria,
` poco: inma questa sistemazione duro
fatti, quando nel 1347 gli stessi Doria si
ribellarono nuovamente, anche il villaggio fu in preda alla rivolta.

Calangianus Intorno alla bella Tomba di


giganti di Pascaredda, scavata di recente, e`
stato realizzato un suggestivo parco.

Dopo il 1347, nel disperato tentativo di


pacificarlo, fu dato in pegno a Giovanni dArborea. Ma quando questultimo fu arrestato da suo fratello Mariano, C. fu abbandonato a se stesso e,
` la prima guerra tra
quando scoppio
Mariano IV e Pietro IV, sub` molti
` , almeno formaldanni ma continuo
mente, a rimanere possesso dello
sventurato principe. Scoppiata la seconda guerra tra Aragona e Arborea,
il paese fu occupato dalle truppe giudicali. Nel 1376 sub` gravi perdite durante lepidemia di peste ma non si
` e rimase in possesso delle
spopolo
truppe giudicali sebbene i Carroz,

241

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 247

Calangianus
eredi di Giovanni dArborea, ne fossero stati riconosciuti legittimi feudatari. Dopo la battaglia di Sanluri C.
cadde in mano al visconte di Narbona
che lo tenne fino al 1420 quando rinun` definitivamente ai suoi diritti. Alcio
lora i Carroz riuscirono a entrarne in
possesso e lo tennero fino alla seconda
` del secolo XV quando, per il mameta
trimonio di Beatrice con Pietro Maza
de Lic
ana, divenne possesso di questultima famiglia, che lo tenne fino allestinzione. Scomparsi i Maza, per il
` si
possesso della loro enorme eredita
accese una lite che si concluse solo nel
1571, quando C. divenne feudo dei Portugal.

Calangianus La chiesetta campestre di San


Sebastiano ha la tipica architettura gallurese
in conci di granito a vista.

` a far parte del


Successivamente entro
marchesato dOrani. Nel corso del secolo XVII il territorio di C. fu teatro di
faide tra gruppi di famiglie locali, in
un crescente clima di violenza che
lamministrazione feudale non riusc`
a mitigare fino al riscatto dei feudi.
` a far parte, come caNel 1821 C. entro
poluogo di mandamento, della provincia di Ozieri e nel 1831 di quella di
` di questo peTempio Pausania. Ed e
riodo la precisa e puntuale analisi
che fa del centro gallurese Vittorio

Angius, il quale ci lascia una preziosa


testimonianza: Della popolazione
` raccolta nel paese, laltra
una parte e
dispersa nelle varie cussorgie del
territorio. In quello si numerano
anime 1060 in famiglie 300; in questa
960 in famiglie 260. Si celebrano nellanno 15 matrimoni: nascono nel
paese, 40; nella campagna, 30: muojono in quello 25, in questa 12, e intendasi quando alla natura non coopera
nel furor delle inimicizie la vendetta.
Non pochi di questi popolani trava con poca arte, alla
gliano, comeche
fabbricazione di mattoni e tegoli. Le
altre persone meccaniche (falegnami,
muratori, fabbri ferrari e armaroli)
` di 30. Le donne lavorano
non sono in la
in circa 300 telai. Nella scuola di istruzione elementare concorrono 30 fanciulli. Un buon sacerdote legava una
frazion dellasse allo stipendio dun
maestro per la grammatica latina e
rettorica. Gli stazii [distretti frazionari delle cussorgie] sono a pareg` in tutti
giarsi alle famiglie. Non pero
hannosi greggie ed armenti; che restano alcuni per la sola abitazione, e
per praticarvi un po di agricoltura, i
cui frutti se siano insufficienti al biso`
gno, ei vi suppliscono o per la carita
altrui, o per propria mala industria. Il
totale delle bestie che si educano
` scendere a
nelle specie suddette puo
capi 16,000. Selvaggiume: vi comprendi cinghiali, lepri, volpi, martore
e istrici in grandissimo numero, e pure
a poca distanza dallabitato. Dove la
` del paese estendesi nel Limproprieta
bara sono dei mufloni e daini. Grande
` la copia dei volatili nelle specie pere
nici, colombi, beccaccie, merli, piche,
mancano le specie
corvi, avvoltoi. Ne
acquatiche. Negli alvei guizzano
molte anguille e trote, e se i lurasinchi
non vengono a tender reti, e altre insidie, la loro generazione si moltiplica

242

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 248

Calangianus
in grandissimo numero. Quando nel
1848 le province furono abolite, fu incluso nella divisione territoriale di
Sassari e nel 1859 nella ricostituita
omonima provincia. Nella seconda
` dellOttocento ebbe inizio una
meta
radicale trasformazione delleconomia di questo comune: vi si sviluppa` connesse alla larono fiorenti attivita
vorazione del sughero e del granito e
in breve C. divenne un centro industriale di rilevanza notevole. Nel No` modifivecento la situazione non si e
` procata, ma attualmente le attivita
duttive si sono molto diversificate anche grazie a giovani e dinamici imprenditori.
& ECONOMIA I calangianesi hanno un
` alti dItalia,
reddito pro capite tra i piu
grazie a una economia basata prevalentemente sulla raccolta e la lavorazione del sughero (oggi con laiuto di
moderne tecnologie) in alcuni stabilimenti anche a conduzione familiare.
` recenteUna di queste industrie si e
mente riconvertita e ha brevettato un
gioco di costruzioni con barre magnetiche ormai diffuso in tutto il mondo.
Ma C. rimane sempre la capitale del
sughero con la tradizionale produzione dei tappi per bottiglia, materiale
per coibentazione e varie altre appli per la presenza dellucazioni, nonche
nica scuola professionale del sughero
` del territorio,
dItalia. Altra attivita
` in crisi, e
` lestrazione e la
oggi pero
` inoltre
lavorazione del granito; vi e
sviluppata lagricoltura, in particolare la produzione di cereali, la viticoltura e la frutticoltura. Molto impor` anche lallevamento del betante e
stiame ovino, bovino e caprino, con
una rinomata produzione di latticini.
` e
`
Artigianato. Anche questa attivita
legata al sughero: eleganti e raffinati
manufatti vengono esportati in tutto il
mondo; tra questi loggettistica per la

` anche la tescasa e la carta. Diffusa e


` quasi persa lantica
situra, mentre si e
tradizione calangianese di fabbricare
tegole. Servizi. Vi ha sede la guardia
medica e dispone di farmacia. Sono
presenti scuole di ogni ordine e grado
` citato Istituto industriale per
e il gia
` FerlArtigianato, intitolato a Nicolo
racciu (=). Sono presenti anche servizi bancari essenziali. Possiede la Biblioteca comunale, un ristorante, un
piccolo albergo con 24 posti letto e,
nel territorio, varie aziende agrituristiche, alcune delle quali offrono un
servizio di bed and breakfast.

Calangianus Lattivissimo centro gallurese e`


stato definito capitale italiana del sughero.
& DATI STATISTICI Al censimento del
2001 la popolazione contava 4747
` , con stranieri 49; maschi 2323;
unita
femmine 2364; famiglie 1631. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti
per anno 42 e nati 36; cancellati dallanagrafe 75; nuovi iscritti 58. Tra gli indicatori economici: depositi bancari
51 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 14 941 in migliaia di lire;

243

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 249

Calangianus
versamenti ICI 1297; aziende agricole
333; imprese commerciali 353; esercizi pubblici 32; esercizi allingrosso
5; esercizi al dettaglio 85; ambulanti
15. Tra gli indicatori sociali: occupati
1627; disoccupati 111; inoccupati 130;
laureati 138; diplomati 627; con licenza media 1479; con licenza elementare 1397; analfabeti 89; automezzi circolanti 2155; abbonamenti TV 1266.

hanno ancora sufficienti elementi per


una sua collocazione cronologica nel` nuragica.
lambito della civilta

Calangianus La piccola chiesa di SantAnna,


di origini secentesche, e` stata oggetto di
restauro negli anni Ottanta e oggi sfrutta il
fascino del granito a vista.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE


E AMBIENTALE Il cuore del paese, che
conserva intatto il suo assetto tradi` certamente il complesso mozionale, e
numentale che comprende tre chiese
barocche che si affacciano sullunica,
suggestiva piazza al centro dellabitato. Innanzitutto la parrocchiale di
Santa Giusta, costruita nel secolo
XVII in forme barocche, con ununica
navata arricchita da tre cappelle, la
copertura a botte e la facciata di granito a vista rifatta nel Novecento; allinterno custodisce affreschi ottocenteschi di Antonio Dovera e lAssunzione di Andrea Lusso, una collezione
di argenti e di paramenti del Sei-Settecento; infine un organo a canne del
` quella
Seicento. La seconda chiesa e
di Santa Croce costruita nel 1646 sempre in stile barocco, con una sola navata scandita da arcate a tutto sesto e
la copertura con volta a botte; allinterno custodisce una pala daltare di
` quella della
Andrea Lusso. La terza e
Madonna del Rosario, costruita nella
` del secolo XVII nello
seconda meta
stesso stile delle altre due; conserva
un pulpito ligneo di pregevole fattura

&

Calangianus Il centro storico ha piazze e vie


ordinate.

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di nuraghi tra cui quelli


ritorio e
di Agnu, Budas, Casteddu, Deu e di La
Pilea. Molto interessante, a poca distanza dal nuraghe Budas e dalla fonte
nuragica di Li Paladini, sulla riva de` la Tomba di
stra del Riu Badu Mela, e
giganti di Pascaredda. Immersa in una
fitta vegetazione, ha una struttura costituita da un lungo corridoio e da una
esedra delimitata con lastroni a coltello e stele centrale. Il paramento murario della camera, con pareti legger` costruito con piemente aggettanti, e
tre rinzeppate da pietrame minuto. La
stele centrale, con orlo periferico in
risalto e portello alla base, manca
` stata
della parte superiore. La tomba e
recentemente oggetto di scavo e anche
di pulizia e sistemazione, ma non si

&

244

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 250

Cala Regina
`
e laltare, sempre di legno intagliato, e
del Settecento. Altro interessante mo` la
numento del centro abitato di C. e
chiesa di SantAnna costruita nel 1665
in forme baroccheggianti con un impianto a navata unica arricchita da
una cappella e la copertura con volta
a botte. Per ragioni di statica sub` diversi interventi di restauro fino al
1811, quando fu innalzato il campa`
nile. Successivamente la chiesa ando
`
in rovina e solo tra il 1985 e il 1987 e
stata oggetto di un restauro sufficiente. Allinterno conserva un altare
ligneo del Settecento. Va anche ricordato loratorio di Santa Maria degli
Angeli costruito nel 1705 e annesso al
convento dei Cappuccini dove, allepoca dellAngius, sogliono convivere
sacerdoti 5, e quando facciasi lettura
di filosofia o teologia cherici 10, in altro caso 4, laici 6, terzini 4. Allinterno conserva alcuni altari in legno
scolpito e dipinto, il coro e il tabernacolo pure in legno scolpito e due tele di
scuola romana del 1836. Fuori dallabitato va infine ricordata la chiesa di
San Sebastiano, situata lungo la strada
per Luras in mezzo a un suggestivo su` dellOttoghereto; fu costruita a meta
cento nel luogo dove sorgeva unaltra
chiesa dedicata al santo. Ha limpianto a una navata, la copertura in
` chiusa da alcuni delegno a capriate; e
cenni e ora minaccia di crollare. Il pa` di grande riletrimonio ambientale e
vanza per la presenza delle montagne
di numerosi
e dei folti boschi, nonche
piccoli corsi dacqua, tutti elementi
che favoriscono le escursioni verso le
alture granitiche dei monti, dai quali,
` visibile il mare (canin alcuni punti, e
` selvaggi
toniera di Larai). I tratti piu
del territorio, come la regione Campa` possibile visitare il nunadolzu, dove e
raghe La Pilea, oltre a possedere una
grande ricchezza di flora pregiata (so-

prattutto alberi dalto fusto e olivastri


secolari), sono abitati da numerosi
animali come cinghiali, lepri e volpi,
ma anche uccelli rapaci di grandi dimensioni, come falchi e poiane.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le
principali feste popolari si svolgono a
partire dalla terza domenica di settembre, in onore dei patroni SantIsidoro, San Lorenzo e San Francesco, a
ciascuno dei quali viene dedicata una
giornata intera di festeggiamenti con
spettacoli folcloristici che si alternano a momenti prettamente religiosi.
` quella di San
Altra festa importante e
Giovanni Battista che si celebra il 24
giugno con grande concorso di persone provenienti da tutta la Gallura.
` lusanza anCollegata a questa festa e
tichissima e oggi piuttosto in disuso,
praticata dalle ragazze del paese, che
chiedevano al cuculo il responso sul
loro futuro matrimoniale. Se il cuculo
alla loro richiesta avesse cantato, esse
avrebbero tratto elementi per stabilire il tempo delle nozze; il silenzio
del cuculo aveva invece un significato
negativo in relazione al tempo del matrimonio. Non bisogna dimenticare la
grande manifestazione che ogni anno
si tiene nel paese in relazione alle industrie locali: la Fiera internazionale
del Sughero, che si svolge dal 1978.

Cala Nido dAquila Localita` turistica situata lungo la costa meridionale dellisola di La Maddalena, contigua a Cala
` una ridente insenatura
Francese (=). E
cosparsa da scogli suggestivi e chiusa
dalle punte Nido dAquila e Tegge. Negli
` divenuta meta di una creultimi anni e
scente frequentazione di turisti durante la stagione balneare.

Cala Regina Piccola insenatura che si


apre lungo il versane orientale del
golfo degli Angeli dominata dallomon i m a t o r re , c o s t r u i t a n e l s e co lo
` , raggiungibile dalla
XVI.La localita

245

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 251

Calasetta
strada litoranea per Villasimius, a partire dagli anni Settanta del Novecento
` sede di una notevole attivita
` di sfrute
tamento turistico che ha minacciato di
alterarne irreparabilmente il contesto
ambientale.

est col comune di SantAntioco, a sud e


a ovest col mare Tirreno. La costa occidentale, corrosa dal mare sotto la` alta e frastagliata,
zione dei venti, e
composta di trachiti scure alternate a
tufi bianchi, mentre a nord e a est,
dove si trova la frazione di Cussorgia,
` bassa e sabbiosa. Dal porto di C. pare
tono i traghetti per Carloforte, mentre
la S.S. 126 collega questo comune al
capoluogo Carbonia (27 km).

Calasetta Panorama. Fondata da immigrati


piemontesi nel 1770, fu popolata anche da
pescatori liguri provenienti dalla tunisina
Tabarca.

` conoSTORIA In un territorio gia


` prenuragica,
sciuto dalluomo in eta
come dimostrano le domus de janas di
Tupei, il centro abitato attuale, voluto
dallordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
che aveva la signoria feudale dellisola
di SantAntioco, fu fondato nel 1770 da
una colonia di immigrati piemontesi. A
questi si aggiunse un secondo contingente di tabarchini (esuli dallisola di
Tabarca, sulle coste della Tunisia), di
origine ligure. Labitato fu progettato
dal Belly (=) secondo una pianta a scacchiera; nel 1763 la popolazione si accrebbe di un altro consistente gruppo
di coloni piemontesi. I rapporti tra le
` pero
` non furono molto felici
comunita
si amalgae ci vollero degli anni perche
massero tra loro; nel 1793 C. fu occupato
da un contingente di truppe francesi
&

Cala Regina Linsenatura e` dominata dalla


torre degli Angeli, costruita nel secolo XVI.

Calasetta Comune della provincia di


Carbonia-Iglesias, incluso nel Comprensorio n. 23, con 2745 abitanti (al
2004), posto a 29 m sul livello del mare
in uninsenatura dellestrema punta
settentrionale dellisola di SantAntioco, di fronte allisola di San Pietro.
Regione storica: Sulcis. Diocesi di Iglesias.
& TERRITORIO Il territorio comunale,
dalla forma approssimativa di un
triangolo isoscele col vertice posto a
sud, si estende per 30,98 km2, confina
a nord con la laguna posta tra lisola di
San Pietro e il territorio di Carbonia, a

246

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 252

Calasetta
sbarcato dalla flotta diretta a Cagliari,
che procedette a stanziarsi sullintera
isola. Una volta attestati, i francesi cercarono, sotto la guida di Filippo Buonarroti (=), di stabilire legami con la
popolazione e proclamarono la repubblica. Dopo il fallimento della spedizione su Cagliari, i francesi furono costretti a lasciare C. di l` a pochi mesi per
lintervento di una flotta spagnola. Tornato in mano ai Savoia, il villaggio ri` . Ma le difficili
prese la sua normalita
relazioni tra i due nuclei della popolazione si manifestarono nuovamente e
` di
nel 1799 una parte di loro progetto
trasferirsi in Corsica. Il progetto non
ebbe effetto e quindi nei primi decenni
dellOttocento, trovato un equilibrio, la
` prese a svilupparsi. Nel 1821
comunita
C. fu compreso nella provincia di Iglesias, poi, abolite le province, fu incluso
nella divisione amministrativa di Cagliari. Per quanto riguarda questo pe` utile ricordare la testimonianza
riodo e
che ci ha lasciato Vittorio Angius:
Sono due strade principali, e le case
circa 90. I calasetini non sono in maggior numero di 460; e si distribuiscono
in famiglie 78. Soglion lanno celebrarsi
matrimoni 6, nascere 25 e morir,
quando meno, 14. La vita raramente va
` de 55 anni. Le spesse rapide variala
zioni delle condizioni atmosferiche cagionano frequenti infiammazioni, onde
i dolori laterali, le angine, i reumi dogni genere ne sono funestissime conseguenze. Le giubbette di pelli sarebbero
un gran preservativo come nelle altre
parti della Sardegna, cos` in questa. Gli
uomini di C. sono agricoltori e pescatori, e vi ha chi pratica qualche arte
meccanica. Le donne si occupano in lavorare degli stroppi, che sono cordicelle di palmizi per le reti delle tonnare. La nettezza negli abiti, nelle case,
` lodevolissima, e sanelle masserizie e
rebbe desiderabile in altri paesi della

Sardegna. Alla educazione dei fanciulli


` la scuola elementare dove frequene
` . La sua superficie e
`
tano 15 e anche piu
unarea che potria ricevere starelli
la terra sia sabbiosa, le
3000. Comeche
biade producon non poco. I fichi vi prosperano meglio che altra specie. Le vigne sono 150, ed in esse sono piantate
1 500 000 viti, che allanno producono
quartieri 200 000, pari a litri 1 000 000 di
vino accellente. I zibibbi delicati e lacquavite spiritosa ottengonsi dalle uve
migliori di Spagna e di Francia, che si
hanno in gran copia. I vini gentili, moscatello, girone, monica, cannonao ecc.,
sostengonsi in paragone con li migliori
del Campidano. Moltissime specie di
pesci nuotano in queste acque, i tonni
anchessi mostransi in tutte le stagioni.
Quando il movimento tempestoso delle
onde nol vieti, i calasetini si procurano
` gentili a
non poca copia delle specie piu
ordinario alimento. Essi hanno un buon
numero di battelli, e se non sincurvino
con la vanga, sudano su i remi. Nella
` del secolo il piccolo censeconda meta
tro prese a svilupparsi rapidamente
grazie alla viticoltura e alla pesca. Oggi
`
C. ha laspetto pulito e ordinato che gia
gli riconosceva lAngius quasi due se` una cittadina attiva che fa
coli fa: e
della pesca e dellagricoltura le sue
fonti di sviluppo e, negli ultimi decenni,
anche del turismo, grazie ai suoi magnifici dintorni.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
` anche
sulla pesca; molto sviluppata e
lagricoltura, in particolare la viticoltura che fa capo a una Cantina sociale,
` antiche della Sardegna
una delle piu
`. In fase
con altre settantanni di attivita
` tudi notevole sviluppo sono le attivita
ristiche, specialmente quelle relative
alle vacanze estive e allo sfruttamento
` ecodelle notevoli risorse ambientali. E
nomicamente importante anche la presenza di un porto di IV classe con una

247

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 253

Calasetta
zona riservata alle imbarcazioni da diporto. Artigianato. Forse unica nel suo
` lattivita
` artigiana di estrarre
genere e
` grande molluuna specie di seta dal piu
sco bivalve del Mediterraneo, una volta
facile da trovare sui bassi fondali del
braccio di mare davanti a Calasetta: la
` cchera (pinna nobilis). Il prodotto
gna
` il bisso, che recenteche si ottiene e
` stato riscoperto grazie allattimente e
` di alcune donne del luogo. Vi e
` anvita
che lartigianato classico dei paesi di
mare, specialmente legato alla pesca e
` dotato di tutti i
ai souvenir. Servizi. C. e
` sede di guardia meservizi essenziali: e
dica, di farmacia, scuola dellobbligo e
di servizi bancari. Possiede la Biblioteca comunale, 5 alberghi con 281 posti
` colletto; 1 agriturismo e 8 ristoranti. E
legato da autolinee agli altri centri
della provincia e sede di partenza per i
` sede di guartraghetti per Carloforte; e
dia medica, di farmacia, scuola dellobbligo e di servizi bancari.

Calasetta Il fascino dun aspro paesaggio


marino lungo le coste che fronteggiano lisola
di San Pietro.

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 2788 unita
di cui stranieri 11; maschi 1388; femmine 1400; famiglie 1146. La tendenza
complessiva rivelava un aumento della
popolazione, con morti per anno 25 e
nati 21; cancellati dallanagrafe 75;
nuovi iscritti 123. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF

&

15 554 in migliaia di lire; versamenti


ICI 2162; aziende agricole 793; imprese
commerciali 169; esercizi pubblici 25;
esercizi allingrosso 1; esercizi al dettaglio 65; ambulanti 4. Tra gli indicatori
sociali: occupati 683; disoccupati 83;
inoccupati 157; laureati 38; diplomati
344; con licenza media 806; con licenza
elementare 921; analfabeti 66; automezzi circolanti 878; abbonamenti TV
762.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Oltre
` citate domus de janas di Tupei,
alle gia
il territorio di C. possiede tre nuraghi,
che qui assumono lappellativo di
bricco, termine ligure che significa
altura: sono il Bricco delle Piane, visitabile interamente, il Bricco Scarperino e il Bricco Sisineddu.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il centro di C. conserva
le tracce della pianta originaria a scacchiera che fu alla base del suo progetto
urbanistico settecentesco attorno alla
piazza del Municipio e alla chiesa parrocchiale di San Maurizio: fu edificata
in un periodo di tempo molto lungo e
completata solo nel 1838 su un progetto
attribuibile al Varin de la Marche rimaneggiato da Carlo Pilo Boyl. Ledificio
presenta forme neoclassiche e la fac` arricchita da due torrette lateciata e
rali. Altra caratteristica e importante
testimonianza della cultura e delle tra` la torre. Ledificio, alto 17
dizioni di C. e
m, con un diametro di 16 m, ha forma
troncoconica e domina labitato con la
sua massa imponente. La torre fu costruita tra il 1737 e il 1752 col compito
di vigilare la costa prospiciente e di difenderla da eventuali incursioni; era
dotata di artiglieria e di un congruo numero di soldati. A causa delle sue condizioni statiche fu ripetutamente restaurata fino a che, dopo il 1846, perse
la sua funzione difensiva. Di particolare interesse paesaggistico sono le

248

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 254

Calatayud
spiagge e tra queste quella della Salina
` colche si estende poco oltre la Torre; e
legata alla Spiaggia Grande e insieme
` lungo dellisola
formano larenile piu
di SantAntioco che, attraverso una
strada accidentata che corre sulla cresta di una falesia spettacolare, giunge a
Cala Lunga dove negli ultimi anni si
stanno sviluppando alcuni insediamenti turistici.

prezzo e accompagnato dalla distribuzione gratuita dellottimo vino locale.

Cala Sisine Localita` situata a sud di


` costituita da una magniCala Luna, e
fica spiaggia sabbiosa che si apre dove
sfocia in mare il rio Codula Sisine; negli
ultimi decenni la sua suggestiva e selvaggia bellezza ha attirato un numero
crescente di turisti durante la stagione
balneare.

Cala Sisine Foto aerea della costa.

Calatayud Famiglia aragonese (sec.


XIV). Un suo ramo si trasfer` in Sardegna nel corso del secolo XIV con un Alfonso, uomo darmi, al seguito di Pietro
IV; dopo il 1355 fu investito del feudo di
Chia al cui possesso, nel 1395, sua figlia
`.
Caterina rinuncio

Calatayud, Alfonso Uomo darmi araCalasetta Il piccolo borgo, popolato da


pescatori liguri fuggiti dalla Tunisia, e`
dominato da una possente torre di difesa.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le` antiche tradizioni della cogata alle piu
`e
` la sagra del pesce. Si svolge in
munita
` stata istituita nel 1975 sopratluglio ed e
tutto per intrattenere i turisti. I festeggiamenti avvengono sul lungomare
dove i pescatori friggono in caratteristiche enormi padelle una notevole quan` di pesce che viene venduto a poco
tita

&

gonese (sec. XIV). Si trasfer` in Sardegna al seguito di Pietro IV nel 1353 e


dopo la conclusione della prima guerra
tra il re e Mariano IV dArborea ottenne
il feudo di Chia nella curatoria di Nora.
` , ebbe dei forti contrasti
Poco dopo, pero
con Emanuele de Entenc
a, signore di
alcuni feudi nella stessa curatoria, che
pretendeva di esercitare poteri giurisdizionali anche sul suo feudo. Nel
1363 fu nominato governatore del Capo
di Cagliari, ma alcuni anni dopo, scoppiata la guerra tra Pietro IV e Mariano
IV, prese il controllo del feudo occupato
dalle truppe arborensi.

249

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 255

Calcargia

Calcargia Antico villaggio di origine


medioevale che faceva parte del giudicato di Arborea, compreso nella curatoria del Campidano di Milis. Sorgeva in
` Craccargia nelle campagne di
localita
Milis. Il villaggio probabilmente si svi` attorno a una domo che dipenluppo
deva dallabbazia di Bonarcado. La co` eleggeva annualmente il promunita
prio majore e i consiglieri, conducendo
sostanzialmente una vita tranquilla;
nel 1302 le rendite del villaggio furono
concesse dal giudice a Giovanni Mameli e nel corso del XIV, probabilmente
dopo lepidemia di peste del 1376, de`.
cadde e si spopolo

Calcatreppola Pianta erbacea perenne


della famiglia delle Ombrellifere
(Eryngium maritimum), detta anche
calcetreppola. Tutta la pianta ha un
particolare colore verde-grigio azzurrato, con foglie spinose larghe e simili
`
alle corna dei cervi (il nome sardo e
` un capolino
corra de screu). Il fiore e
globoso con fiori piccoli e verdastri.
`, a vivere in suoli
Alofita (adattata, cioe
con alta concentrazione salina), cresce
sulle spiagge e sulle dune. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Calcio Sport. La nascita in Sardegna


` conseguente alla nadello sport del c. e
` di ginnastica
scita delle prime societa
isolane. LAmsicora di Cagliari nasce
nel 1897; lEleonora dArborea, anchessa di Cagliari, nel 1900; poi quelle
sassaresi (1903), la Sef Torres e la S.G.
Josto. La prima partita vera e propria
viene giocata a Cagliari nellaprile
1902 tra due formazioni di studenti universitari. Lanno successivo la Josto organizza a Sassari in Piazza dArmi il suo
primo match (con i primi incidenti): e
poi via via a Ozieri, a Nuoro, a Oristano
` locali. Nel 1905 la
nascono altre societa
` Ilvarsenal, nata nel 1903, si
societa
iscrive per prima in Sardegna alla neonata Federazione nazionale di c. Nel

1905 nasce anche la S.G. Olbia, futura


` calcistica regionale. Nel
grande realta
1911 si svolge a Sassari, in Piazza
dArmi, il primo campionato sardo,
vinto dalla Torres; ma, in genere, le partite di foot-ball fanno da contorno alle
gare di ginnastica e di atletica. Dopo la
parentesi della Grande Guerra, nel
` la Federazione orga1920, quando gia
nizza campionati a vario livello, nasce
il Cagliari Foot-ball Club, che inaugura
` battendo la Torres 5-2 nel
lattivita
primo derby sardo della storia. Nel
1923 anche la Sardegna ha il suo primo
commissario regionale della Federazione, lavvocato Giorgio Mereu, co non
stretto a lasciare la carica perche
`i
gradito al PNF, che nomina dautorita
rappresentanti sardi di tutte le discipline. In questo periodo nascono anche
i primi stadi veri e propri: lAcquedotto a Sassari, il campo di via Pola a
Cagliari e nel 1926 il campo della Tharros a Oristano e il Quadrivio di
Nuoro. Ma il campionato regionale ancora non decolla, mentre nel 1928 viene
organizzato il primo corso per arbitri:
` il primo
Giuseppe Fois, sassarese, sara
(e lunico) ad arbitrare in serie A. Negli
anni Trenta il Cagliari e la Torres cominciano a imporsi in campo nazionale: la prima raggiunge la serie B nel
1931 e la Torres nel 1932 la manca per
` un periodo di grande popoun soffio. E
` per il c.: nascono societa
` in tutti i
larita
` grandi compresi quelli minecentri piu
rari, come la Carbosarda (di Carbonia),
lIglesias, il Guspini ecc. Dopo la
guerra, nel 1947, il Cagliari viene ripescato in B, la Carbosarda accede alla C e
la Torres assieme a Quartu, Tempio,
Nuoro, lAquila Cagliari, lIlva, il Macomer, lAlghero, il Bacu Abis, il Calangianus, il Montevecchio e il Carloforte di` la serie D. Il
sputa quella che diventera
Cagliari continua la sua crescita fino
alla conquista della serie A (1964) e allo

250

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 256

Calcio
scudetto (1970), mentre le altre due
` rappresentative saranno
squadre piu
la Torres e lOlbia in serie C con gli in` recenti di Tempio, SantElena
nesti piu
Quartu, Sorso, Carbonia (ex Carbosarda), Nuorese in C2. Attualmente il
c., assieme al neonato c. a cinque, ha
raggiunto una diffusione capillare in
tutta lisola, a tutti i livelli e alcuni giocatori sardi si sono messi in evidenza in
campo nazionale e internazionale. Anche il c. femminile ha raggiunto una discreta diffusione in Sardegna: le due
` isolane sono la Torres
massime realta
(ex Woman, detentrice di tre scudetti) e
lOristano, entrambe attualmente in serie A. [GIOVANNI TOLA]
& IL CALCIO SARDO PROVINCIA PER
PROVINCIA Le seguenti squadre sarde
erano iscritte ai campionati 2006-2007:
Provincia di Cagliari Cagliari Calcio
nel campionato nazionale di serie A;
Atletico Calcio nel campionato di serie
D; SantElena di Quartu nel campionato di Eccellenza; Selargius nel campionato di Eccellenza; Quartu 2000 nel
campionato di Eccellenza; Villasimius
nel campionato di Eccellenza; Gialeto
di Serramanna nel campionato di Promozione; Muravera nel campionato di
Promozione; Sarroch nel campionato
di Promozione; Decimomannu nel campionato di Promozione; Sinnai nel campionato di Promozione; Nuova Monreale nel campionato di Promozione;
Asseminese nel campionato di Promozione; Gemini P. nel campionato di Promozione; Pula nel campionato di Promozione; Villanova Tulo nel campionato di Promozione; Capoterra nel campionato di prima categoria; Ferrini Cagliari nel campionato di prima categoria; CMS SantElia nel campionato di
prima categoria; Elmas nel campionato
di prima categoria; Serramanna nel
campionato di prima categoria; Uta 90
nel campionato di prima categoria; Ju-

piter nel campionato di prima categoria; Siliqua nel campionato di prima categoria; Su Planu nel campionato di
prima categoria; La Palma Monte Urpino nel campionato di prima categoria; Orione 1996 nel campionato di
prima categoria; CUS Cagliari nel campionato di prima categoria; Fermassenti nel campionato di prima categoria; San Sperate nel campionato di
prima categoria; Mandas nel campionato di prima categoria; Monserrato
nel campionato di prima categoria; Isili
nel campionato di prima categoria; Orrolese nel campionato di prima categoria; Senorb` nel campionato di prima
categoria; Jupiter nel campionato di
prima categoria; 86 Villaputzu nel campionato di prima categoria; Villa San
Pietro nel campionato di prima categoria; Soleminis nel campionato di prima
categoria; Atletico Selargius nel campionato di seconda categoria; Assemini
1980 nel campionato di seconda categoria; Dolianova nel campionato di seconda categoria; Johannes nel campionato di seconda categoria; Settimo San
Pietro nel campionato di seconda categoria; S.C. Castiadas nel campionato di
seconda categoria; Giesse Assemini nel
campionato di seconda categoria; P. Capoterra nel campionato di seconda categoria; Capoterrese nel campionato di
seconda categoria; Decimoputzu nel
campionato di seconda categoria; N.
Nuraminis nel campionato di seconda
categoria; Samatzai 85 nel campionato
di seconda categoria; Villasor nel campionato di seconda categoria; Santa Lucia Barrali nel campionato di seconda
categoria; Ussana nel campionato di seconda categoria; Sestu nel campionato
di seconda categoria; Nurallao nel campionato di seconda categoria; SantAvendrace nel campionato di seconda
categoria; Nurri nel campionato di seconda categoria; P. Escolca nel campio-

251

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 257

Calcio
nato di seconda categoria; Vallermosa
nel campionato di seconda categoria;
Is Urigus nel campionato di seconda categoria; PGS San Paolo nel campionato
di seconda categoria; Maracalagonis
nel campionato si seconda categoria;
Ferrini Quartu nel campionato di seconda categoria; La Salle nel campionato di seconda categoria; Azzurra
Monserrato nel campionato di seconda
categoria; Quartu S.E. nel campionato
di seconda categoria; Pimentel nel
campionato di seconda categoria; Silius 85 nel campionato di seconda categoria; S.G. Flumini nel campionato di
seconda categoria; Ballao nel campionato di seconda categoria; Fulgor nel
campionato di seconda categoria; Andromeda nel campionato di seconda categoria; F. Bellu nel campionato di seconda categoria; Porto Corallo nel campionato di seconda categoria; Jasnagora nel campionato di seconda categoria.
Provincia di Sassari Torres di Sassari
nel campionato nazionale di C2; Alghero nel campionato di serie D; La
Palma Alghero nel campionato di Eccellenza; Castelsardo nel campionato
di Eccellenza; Latte Dolce nel campionato di Eccellenza; Ozierese nel campionato di Promozione; Usinese nel
campionato di Promozione; Ittiri nel
campionato di Promozione; Fertilia
nel campionato di Promozione; Olmedo
nel campionato di Promozione; Thiesi
nel campionato di prima categoria; Bonorva nel campionato di prima categoria; Porto Torres nel campionato di
prima categoria; Loretella sa Segada
nel campionato di prima categoria; Bultei nel campionato di prima categoria;
Malaspina Osilo nel campionato di
prima categoria; Stintino nel campionato di prima categoria; Sassari nel
campionato di prima categoria; Lanteri
Sassari nel campionato di prima cate-

goria; Sorso nel campionato di prima


categoria; Monte Alma nel campionato
di prima categoria; Ardara nel campionato di prima categoria; Pozzomaggiore
nel campionato di prima categoria; Valledoria nel campionato di prima categoria; Benetutti nel campionato di seconda categoria; Burgos nel campionato di seconda categoria; Gymnasium
S.C. nel campionato di seconda categoria; Palmadula nel campionato di seconda categoria; Viddalbese nel campionato di seconda categoria; Pattada
nel campionato di seconda categoria;
Bono nel campionato di seconda categoria; Lachesina Mores nel campionato
di seconda categoria; Audax Algherese
nel campionato di seconda categoria;
Tissi nel campionato di seconda categoria; San Giorgio di Perfugas nel campionato di seconda categoria; Fulgor Sassari nel campionato di seconda categoria; Atletico Uri nel campionato di seconda categoria; Robur Sennori nel
campionato di seconda categoria; Sennori nel campionato di seconda categoria; Ossese nel campionato di seconda
categoria; Pealu Thiesi nel campionato
di seconda categoria; Wilier nel campionato di seconda categoria; Romangia nel campionato di seconda categoria; CUS Sassari nel campionato di seconda categoria; Ozieri nel campionato
di seconda categoria; Robur Sennori
nel campionato di seconda categoria;
Laerru nel campionato di seconda categoria; Plubium nel campionato di seconda categoria.
Provincia di Olbia-Tempio Olbia nel
campionato di serie C2; Arzachena nel
campionato di serie D; Calangianus nel
campionato di serie D; Tempio nel campionato di serie D; Budoni nel campionato di Eccellenza; San Teodoro campionato di Eccellenza; Tavolara nel
campionato di Eccellenza; Ilvamaddalena nel campionato di Eccellenza;

252

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 258

Calcio
` nel campionato di PromoBudduso
zione; Porto Rotondo nel campionato
di Promozione; Lauras nel campionato
di Promozione; Golfo Aranci nel campionato di prima categoria; Telti nel
campionato di prima categoria; Santa
Teresa di Gallura nel campionato di
prima categoria; Palau nel campionato
di prima categoria; Berchidda nel campionato di prima categoria; Luogosanto
nel campionato di prima categoria; Cal` nel campionato di seconda
cio Budduso
categoria; Montina nel campionato di
seconda categoria; Oschirese nel campionato di seconda categoria; L.M. Pausania nel campionato di seconda categoria; Baja Sardinia nel campionato di
seconda categoria; Porto San Paolo nel
campionato di seconda categoria; S.P.
Badesi nel campionato di seconda categoria; Padru nel campionato di seconda
categoria; Azzan` nel campionato di seconda categoria; S. Antonio di Calangianus nel campionato di seconda cate nel campionato di segoria; Ovidde
conda categoria.
Provincia di Carbonia-Iglesias Carbonia nel campionato di Promozione;
Monteponi Iglesias nel campionato di
Promozione; Carloforte nel campionato
di Promozione; Sguotti Carbonia nel
campionato di prima categoria; SantAntioco nel campionato di prima categoria; Gonnesa nel campionato di
prima categoria; Arixi nel campionato
di prima categoria; Calcio Iglesias nel
campionato di prima categoria; Villaperuccio 96 nel campionato di seconda
categoria; Santadi nel campionato di
seconda categoria; Portoscuso nel campionato di seconda categoria; Buggerru
nel campionato di seconda categoria; C.
Iglesias nel campionato di seconda categoria; Tratalias nel campionato di seconda categoria.
Provincia di Oristano Tharros nel
campionato di Eccellenza; Ghilarza

nel campionato di Eccellenza; Abbasanta nel campionato di Promozione;


Terralba nel campionato di Promozione; Bosa nel campionato di prima
categoria; Folgore Mogoro nel campionato di prima categoria; Solarussa
nel campionato di prima categoria;
Santa Giusta nel campionato di seconda categoria; C.R. Arborea nel
campionato di seconda categoria;
Latte Arborea nel campionato di seconda categoria; Pauli Arbarei nel
campionato di seconda categoria;
Marrubiu nel campionato di seconda
categoria; Masullese nel campionato
di seconda categoria; Folgore Mogoro
nel campionato di seconda categoria;
Tanca Marchesa nel campionato di seconda categoria; Folgore Oristano nel
campionato di seconda categoria;
Paulese nel campionato di seconda categoria; Cuglieri nel campionato di seconda categoria; Oristanese nel campionato di seconda categoria; Virtus
Villaurbana nel campionato di seconda categoria; Calmedia Bosa nel
campionato di seconda categoria; Tadasuni nel campionato di seconda categoria; Norbello nel campionato di
seconda categoria; Ruinas 81 nel campionato di seconda categoria; Allai nel
campionato di seconda categoria; 4
mori nel campionato di seconda categoria; Narboliese nel campionato di
seconda categoria; Monterra nel campionato di seconda categoria; Gonnostramatza nel campionato di seconda
categoria; Arcidano nel campionato di
seconda categoria; Gonnos nel campionato di seconda categoria; Golapini nel campionato di seconda categoria.
Provincia del Medio Campidano Villacidrese nel campionato di serie D; Samassi nel campionato di Eccellenza;
Arbus nel campionato di Promozione;
Sanluri nel campionato di Promo-

253

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 259

Caldanzano
zione; Guspini nel campionato di Promozione; R. Villacidro nel campionato
di prima categoria; Sardara 83 nel
campionato di prima categoria; Gesturese nel campionato di seconda categoria; Libertas Barumini nel campionato di seconda categoria; Pabillonis
nel campionato di seconda categoria;
Pauli Arbarei nel campionato di seconda categoria; Furtei nel campionato di seconda categoria.
Provincia dellOgliastra Tortol` nel
campionato di Eccellenza; Baunese
nel campionato di Promozione; Cannonau Jerzu nel campionato di Promozione; Barisardo nel campionato di
Promozione; Lanusei nel campionato
di Promozione; Castor Tortol` nel campionato di prima categoria; Villagrande
nel campionato di prima categoria; Cardedu nel campionato di seconda categoria; Lotzorai nel campionato di seconda categoria; Perdasdefogu nel
campionato di seconda categoria; Triei
nel campionato di seconda categoria;
Tertenia nel campionato di seconda categoria; Seui Arc. nel campionato di seconda categoria; Lidori nel campionato
di seconda categoria; Ulassai nel campionato di seconda categoria; Ilbono
nel campionato di seconda categoria;
Johannes nel campionato di seconda
categoria.
Provincia di Nuoro Nuorese nel campionato di C2; Taloro Gavoi nel campionato di Eccellenza; Macomer nel
campionato di Promozione; Dorgalese
nel campionato di Promozione; Bittese nel campionato di prima categoria; Siniscola nel campionato di prima
categoria; Borore nel campionato di
prima categoria; Oniferese nel campionato di prima categoria; Fonni nel
campionato di prima categoria;
Ovodda nel campionato di prima categoria; Brunellese nel campionato di
prima categoria; Fanum Orosei nel

campionato di prima categoria;


Meana Sardo nel campionato di prima
categoria; Corrasi Junior nel campionato di prima categoria; Lulese nel
campionato di prima categoria; Macomerese nel campionato di prima categoria; Silanus nel campionato di
prima categoria; Orunese nel campionato di seconda categoria; Atletico
Nuoro nel campionato di seconda categoria; Orani nel campionato di seconda categoria; Montalbo nel campionato di seconda categoria; Irgolese
nel campionato di seconda categoria;
Tex. Aritzo nel campionato di seconda
categoria; Ollolai nel campionato di
seconda categoria; S.P. Siniscola nel
campionato di seconda categoria; Lodine nel campionato di seconda categoria; Olzai nel campionato di seconda categoria; Tuttavista nel campionato di seconda categoria; Idolo
nel campionato di seconda categoria.
A queste squadre vanno aggiunte quelle
giovanili che disputano numerosi campionati diffusi su tutto il territorio dellisola e quelle di calcio femminile
ugualmente numerose e che hanno
` volte camnella Torres di Sassari, piu
` prestipione dItalia, la compagine piu
giosa.

Caldanzano, Luigi Pittore (Cagliari


` negli anni in
1880-Genova 1928). Gia
cui studiava presso lIstituto tecnico
` natale venne attirato dal didella citta
segno e dalla pittura, favorito in questo dallanimato ambiente artistico
della Cagliari degli inizi del Novecento. Nel 1908 apr` uno studio a Cagliari ed ebbe modo di imporsi allattenzione del pubblico. Probabilmente
` la sua fornegli stessi anni completo
mazione con soggiorni a Parigi e in al` . Interessato alla grafica, nella
tre citta
quale ben presto ottenne significativi
` nel disegno di
risultati, si specializzo
cartelloni pubblicitari. Si trasfer` a

254

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 260

Calendario della Regia Universita` di Cagliari


Milano, dove divenne cartellonista
per la casa editrice musicale Ricordi
e per altre importanti case. Tormentato dalla nostalgia per la Sardegna,
` percorrendola tutta a piedi e
vi torno
a cavallo. Rientrato nella penisola,
` la sua attivita
` di disegnatore
continuo
pubblicitario con crescente successo.

Caldarella, Antonino Storico (n. sec.


XX). Docente universitario siciliano,
studioso del periodo aragonese in Sici` anche della Sardegna aplia, si occupo
profondendo la figura di Martino I nei
suoi scritti, La Sardegna dopo la morte
di Martino I, Studi sassaresi, XIII,
1935, e Limpresa di Martino I re di Sicilia
in Sardegna, 1936.

Caldarelli, Nazzareno (noto con il


nome darte Vincenzo Cardarelli) Poeta e
scrittore (Viterbo 1887-Roma 1959).
Trascorse uninfanzia difficile a causa
`
di un padre padrone che ne osteggio
limpegno intellettuale. Fece le sue
prime esperienze letterarie nel Marzocco e dal 1911 ne La Voce. Dopo la
` con
prima guerra mondiale collaboro
La Ronda, pubblicando importanti
raccolte di versi e celebri corrispondenze come inviato speciale. Nel 1930
` il
ottenne il premio Bagutta. Passo
resto della vita isolato e tormentato
da una condizione di salute precaria.
Alla Sardegna, dove era stato per un
` un articolo su
breve periodo, dedico
Vincenzo Sulis, pubblicato ne Lillustrazione sarda, 32-33, 1955.

` Cittadino sassarese
Calderari, Nicolo
(sec. XIII). Di probabile origine genovese, quando, dopo lestinzione della di` si conastia giudicale di Torres, la citta
stitu` in Comune, fu nominato capitano.
` decisi sostenitori
Nel 1294 fu tra i piu
` di stipulare con Gedella opportunita
nova una convenzione in base alla
` con un patto di diquale Sassari si lego
` ligure.
pendenza alla citta

Caleca, Antonino Museologo (n. Vi-

terbo 1943). Studioso dei problemi del


` dedicato allinsegnarestauro, si e
mento universitario. Attualmente insegna Museologia e critica artistica del
` di Lettere
restauro presso la Facolta
` di Pisa. Nel 1984 ha condellUniversita
corso alla realizzazione della mostra
sui retabli a San Domenico di Cagliari.
Tra gli scritti che riguardano la Sardegna: Pittura in Sardegna. Problemi mediterranei, in Cultura quattro-cinquecentesca in Sardegna. Retabli restaurati
e documenti, Catalogo, 1985; Pittura del
Duecento e del Trecento in Sardegna, in
La pittura in Italia: il Duecento e il Trecento, 1986.

Calegari, Giulio Archeologo (n. sec.


XX). Ha lavorato col Cornaggia Castiglioni allidentificazione del Paleolitico sardo. Nel 1978 ha preso parte alla
XXII Riunione scientifica dellIstituto
Italiano di Preistoria e Protostoria svoltasi a Sassari, presentando una relazione su I pendagli ad alamaro dellEneolitico sardo (con O. Cornaggia Castiglioni), in Atti della XXII Riunione scientifica dellIstituto italiano di Preistoria e
Protostoria nella Sardegna centrosettentrionale, 1980; Prima segnalazione del
Paleolitico in Sardegna (con O. Cornaggia Castiglioni), Natura, I-II, 70, 1979.

Calendari Pubblicazioni a stampa tipiche della Sardegna del secolo XVIII,


che con gli almanacchi sono da considerare le prime manifestazioni della
stampa periodica nellisola. Sono di
spesso contengrande interesse perche
gono articoli che contribuiscono a illu` sarda del
strare gli aspetti della realta
tempo.

` di
Calendario della Regia Universita
Cagliari Pubblicazione annuale fatta
` di Cagliari
stampare dallUniversita
presso la tipografia Timon tra il 1850 e
il 1858; contiene notizie biografiche sugli insegnanti che operavano nellAte-

255

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 261

Calendario Sardo
neo e sui corsi che essi tenevano annualmente.

Calendario Sardo Pubblicazione


fatta appositamente per usi politico` a essere
amministrativi, che comincio
stampata a partire dal 1774 nella
Stamperia Reale di Cagliari col titolo
Calendario generale del Regno di
` a essere pubbliSardegna e continuo
cata con cadenza annuale col titolo di
C.S. fino al 1836 e quindi, continuativamente, dal 1837 al 1851. Contiene i
e di tutte le autorita
`
nomi del vicere
civili e militari dellisola, i nomi dei
professionisti e dei docenti universitari; in qualche annata sono riportate
anche notizie sulla demografia e su altri aspetti della vita sarda. Le annate
conosciute del calendario sono: 1. Calendario generale del Regno di Sardegna, 1777; 2. Calendario generale del
Regno di Sardegna, 1778; 3. Calendario
generale del Regno di Sardegna, 1792;
4. Calendario sardo per lanno 1794,
1794; 5. Calendario sardo astrologico
per lanno 1798, diretto da L. De Prunner, 1798; 6. Calendario per le scienze ed
arti per lanno MDCCCVII (questo fu
pubblicato a Sassari, Stamperia privilegiata), 1807; 7. Calendario e lunario
sardo con aggiunte filologiche, 1808; 8.
Calendario filologico sardo del
MDCCCXIII, 1813; 9. Calendario e lunario sardo con aggiunte filologiche,
1818; 10. Calendario sardo per lanno
1821, 1821; 11. Calendario sardo per
lanno 1828, 1828; 12. Calendario sardo
per lanno 1832, 1832; 13. Calendario
sardo per lanno 1833, 1833; 14. Calendario generale del Regno di Sardegna,
pubblicazione annuale stampata a Cagliari presso Timon dal 1837 al 1851.

Calendula Pianta erbacea perenne


della famiglia delle Composite (C. officinalis L.). Ha fusto ramificato ricoperto di una fitta peluria. Le foglie
sono spesse, lanceolate, verdi-grigia-

stre, quelle inferiori disposte a rosetta. Le infiorescenze a capolino


sono di colore variabile dal giallo allarancio; i frutti sono acheni rugosi, arcuati, a volte dotati di uncini. Fiorisce
a fine primavera e a fine autunno.
Molto comune nei campi e nei luoghi
` consighiaiosi e assolati. Da sempre e
derata simbolo del Sole, di cui segue i
movimenti con lapertura e la chiusura dei fiori. Contiene molti princ`pi
attivi che vengono utilizzati in fitoterapia come antidolorifici e come emollienti e rinfrescanti per la pelle. Nella
medicina popolare le foglie si usano
contro porri e verruche. Nomi sardi:
Caraganzu (campidanese), Cacaranciu (gallurese), Frore de cada mese (logudorese), Erba de flore (Sardegna settentrionale). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Calendula Le tipiche infiorescenze a


capolino.

Caletta, La Localita` dellisola di San


Pietro posta a circa 10 km da Carlo` svilupforte; negli ultimi decenni si e
pata divenendo unimportante loca` turistica dotata di buone attrezzalita
` arricchito dalla bellisture. Il sito e
` consima Cala dello Spalmatore che e

256

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 262

Calledda
tornata da una estesa spiaggia sabbiosa.

ral aux 17.e et 18.e sie`cle (con J. Day, S.


Bonin e A. Jelinski), 1993; Economia rurale e strutture demografiche di Alghero
in alcune statistiche sei-settecentesche
(con J. Day), in Alghero, la Catalogna, il
Mediterraneo (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.

Calic Stagno salmastro a pochi chilome-

La Caletta Torre di San Giovanni. Ridente


appendice marina di Siniscola, La Caletta si e`
` turistica.
sviluppata soprattutto con lattivita

Calia, Itria Studiosa di storia della Sardegna (Lula 1953-Parigi 2006). Dopo
aver conseguito la laurea in Lettere, ha
cole des Hautes
studiato presso lE
tudes a Parigi. Qui ha collaborato
E
con J. Day contribuendo alla realizzazione dellAtlas de la Sardaigne rural
` divenaux 17.e et 18.e sie`cle. Nel 1985 e
tata ricercatrice di Storia moderna
` di Scienze politiche
presso la Facolta
` di Sassari. Dimessasi
dellUniversita
`, e
` tornata a Parigi, dove
dallUniversita
` scomparsa a 53 anni. Tra i suoi scritti:
e
La questione sarda nella storiografia del
secondo dopoguerra, Storia contemporanea, XII, 13, 1981; I Francesi e la Sardegna. Limmagine della Sardegna nella
cultura francese dell800 e 900, Quaderni sardi di Storia, 2, 1981; La Sar`cle:
daigne rurale aux XVII-XVIII sie
etude cartographique (con S. Bonin, J.
Day e A. Jelinski), 1988; Francia e Sardegna nel Settecento. Economia, politica e
cultura, 1993; Atlas de la Sardaigne ru-

tri da Fertilia. Le rovine di un ponte romano a 24 arcate dimostrano la sua antica frequentazione come area tradizionalmente dedicata alla pesca. La superficie si sviluppa parallelamente alla co` separato dal mare da una strista ed e
scia sabbiosa; si tratta di uno specchio
` , nel
dacqua di modesta profondita
quale sfocia il rio Barca, rendendo possibile la commistione di acque salate e
di acque dolci. La situazione ha favorito
` di canlo sviluppo di una gran quantita
neti e di altre piante acquatiche (si dice
350 specie), e ha prodotto una discreta
` . La pesca vi e
` praticata con
pescosita
una caratteristica imbarcazione, un
chiattino conosciuto come ciu.

Calicotome = Ginestra
Caligaris, Maria Grazia Giornalista,
consigliere regionale (n. La Maddalena
1957). Dopo essersi laureata in Lettere
` dedicata allinsegnamento nelle
si e
scuole secondarie e al giornalismo (ha
al suo attivo un agile manuale di introduzione alla prova scritta del nuovo
` iscritta allalbo
` ). E
esame di maturita
` autrice di
dei profes