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ENCICLOPEDIA

DELLA SARDEGNA

Volume 2

Bonihominis - Cima

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 1

ENCICLOPEDIA DELLA SARDEGNA

Volume 2: Bonihominis-Cima

Edizione speciale e aggiornata per La Nuova Sardegna


2007 Editoriale La Nuova Sardegna S.p.A.
Via Porcellana 9 - 07100 Sassari
delledizione originale
La Grande Enciclopedia della Sardegna
a cura di Francesco Floris
2002 Newton & Compton Editori S.r.l.

Supplemento al numero odierno de La Nuova Sardegna


Direttore responsabile: Stefano Del Re
Amministratore delegato: Odoardo Rizzotti
Reg. Trib. di Sassari n 4 del 19/6/1948

I contenuti della presente edizione speciale sono stati rielaborati, aggiornati, arricchiti e completati da La Nuova Sardegna. Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo
` essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, eletvolume puo
tronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio e televisione,
` perseguita a termini di legge.
senza autorizzazione scritta dellEditore. Ogni violazione sara

Finito di stampare nel mese di ottobre 2007


presso ILTE S.p.A., Moncalieri (TO)

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 2

ENCICLOPEDIA
DELLA SARDEGNA
a cura di
Francesco Floris

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 3

Per ledizione speciale:


Opera a cura di Francesco Floris
Progetto e consulenza editoriale: Manlio Brigaglia
Coordinamento redazionale: Salvatore Tola
Progetto grafico e impaginazione: Edigeo s.r.l., Milano

Testi inediti: Mario Argiolas, Piero Bartoloni, Marcella Bonello Lai, Aldo Borghesi, Maria Immacolata Brigaglia, Manlio Brigaglia, Antonio Budruni, Paolo Cabras, Gerolama Carta Mantiglia,
Rita Cecaro, Ercole Contu, Fabrizio Delussu, Roberto Dessanti, Giovanni Dore, Piergiorgio Floris,
Federico Francioni, Piero Frau, Sergio Frau, Franco Fresi, Elisabetta Garau, Alberto Gavini, Giovanni Gelsomino, Michele Guirguis, Antonio Ibba, Marcello Madau, Giovanni Marginesu, Attilio
Mastino, Antonello Mattone, Lucia Mattone, Gianluca Medas, Francesco Melis, Paolo Melis, Giuseppe Meloni, Vico Mossa, Luciana Mulas, Anna Maria Nieddu, Francesca Nonis, Francesco
Obinu, Pietro Pala, Giampiero Pianu, Tomasino Pinna, Enrico Piras, Giuseppe Piras, Natalino
`, Paolo Pulina, Marco Rendeli, Paola
Piras, Giuseppe Podda, Valentina Porcheddu, Franco Porra
Ruggeri, Sandro Ruju, Antonello Sanna, Barbara Sanna, Piero Sanna, Pietro Sassu, Tiziana Sassu,
Simone Sechi, Giuseppe Serri, Francesco Soddu, Piergiorgio Spanu, Antonio Tavera, Alessandro
Teatini, Marco Tedde, Eugenia Tognotti, Francesca Tola, Giovanni Tola, Salvatore Tola, Dolores
Tomei, Raimondo Turtas, Esmeralda Ughi, Luisanna Usai, Adriano Vargiu, Massimiliano Vidili,
Bepi Vigna, Gianna Zazzara, Raimondo Zucca

Consulenza iconografica: Giancarlo Deidda


Referenze iconografiche:
pagg. 105, 557a: Archivio del Banco di Sardegna (Sassari)
pagg. 80, 86, 93, 151, 176, 265, 287, 295, 305, 310, 335b, 336, 415a, 430, 431, 433, 434, 443, 442, 438, 441,
444, 445a, 445b, 446, 529, 573, 622, 626: Archivio Edizioni Della Torre (Cagliari)
pagg. 142, 172, 346, 371, 411, 563: Archivio Nuova Sardegna (Sassari)
pagg. 107, 184, 186, 288, 289, 290, 293, 308, 350, 396a, 396b, 410, 454a, 472, 505, 515, 554, 559: Archivio
Sergio Serra (Cagliari)
pagg. 32, 33, 64, 62, 72, 82, 97, 98, 115, 118a, 118b, 128, 133, 155, 162, 164, 188, 189, 191, 197, 223, 219, 236,
239b, 239c, 249b, 256, 238, 270, 299, 302, 317, 321, 322b, 325b, 326b, 337, 382, 383, 385, 386, 384a, 374, 397,
406, 447, 508, 519, 518, 520, 521, 528, 530, 536, 538, 539, 540, 546b, 547, 548, 564, 569, 580, 584, 590, 624,
629, 630, 631a, 631b, 632, 633: De Agostini Picture Library (Novara)
pagg. 114, 132, 135, 237a, 237b, 239a, 240b, 248, 249a, 298a, 298b, 322a, 322c, 323a, 323b, 324c, 325a,
326a, 330b, 331, 470a, 484, 487, 546a, 581, 582, 583, 588a: Giancarlo Deidda (Cagliari)
pagg. 260, 278a, 571: Fondazione Logudoro Meilogu (Banari)
pagg. 2, 16, 17, 20, 37, 40, 42, 46, 49, 50, 53a, 59, 74, 108, 111, 121, 125, 137, 147, 149, 165b, 171, 204, 206,
210, 238a, 238b, 240a, 241a, 244a, 242, 246b, 271, 286, 322d, 330a, 368, 391, 387a, 387b, 389a, 389b, 390,
475, 481, 485, 488, 498, 577, 585, 588b: Salvatore Pirisinu (Sassari)
pagg. 66, 89, 278b, 361, 413, 418, 513: Tore Ligios
Foto di copertina: De Agostini Picture Library

Si ringraziano per la collaborazione tutti gli artisti, gli archivi fotografici e gli enti di conserva` a dispozione che hanno dato permesso di riproduzione. LEditoriale La Nuova Sardegna S.p.A. e
sizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche e testuali non individuate.

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 4

Guida alla
consultazione
Ordine alfabetico
` stata
La sequenza alfabetica dei lemmi e
fissata trascurando i caratteri non alfabetici. Quando il lemma contiene una
virgola come avviene nei nomi propri
di persona tra cognome e nome lordinamento considera solo la parte del
lemma che precede la virgola, passando
alla parte successiva solo in caso di omografia:

Voci dedicate ai santi. Subito dopo lattacco del lemma e, se presente, il nome
al secolo, vengono indicate le varianti
sarde del nome che differiscono dallitaliano:
Lorenzo da Brindisi, san (Giulio Cesare
Russo; in sardo, Santu Lorenzu, Santu Lorentu, Santu Larentu, Santu Laurentu) ...

San Benedetto
San Carlo
Sanchez
Sanchez de Calatayud, Pietro
Sanchez Martinez, Manuel

Dopo lesposizione generale della vita


e delle opere del santo sono spesso presenti i paragrafi In Sardegna, in cui si
` patrono e
citano i centri di cui egli e
dove possono essere descritti i suoi legami col mondo della storia o delle tradizioni sarde, e Festa, nel quale ven` che
gono elencate le date e le localita
hanno particolari ricorrenze dedicate
al suo culto:

Struttura delle voci


` evidenziato in carattere neIl lemma e
retto.
` alcuni lemmi di santi riPer comodita
mandano a quelli dedicati a un altro personaggio con cui i primi hanno avuto
rapporti e allinterno della cui voce
sono citati.
` possibile
Nei casi di lemmi complessi e
che sia presente una suddivisione in paragrafi. Per le voci di alcune categorie
`, generalmente,
specifiche la struttura e
la medesima.
*

Andrea, santo
...
In Sardegna Patrono di Birori, Giave, Gonnesa, Modolo, SantAndrea Frius, Sedini,
Sennariolo, Tortol`, Ula Tirso e Villanova
` il nome al mese di novemTruschedu. Da
bre, SantAndria. Patrono dei pescatori e
dei pescivendoli, invocato contro i tuoni e
per guarire gli animali dal mal di ventre. I
proverbi: Po SantAndria si toccat sa pibizia (Per SantAndrea si spilla, si assaggia,
il vino nuovo); Seu cumenti sa perda de
SantAndria, beni stemmu e mellu stau
(Sono come la pietra di SantAndrea, bene
stavo e meglio sto): persona che si adatta a
tutto.
Festa Si festeggia il 30 novembre; il 24
maggio a SantAndrea Frius. Sagre estive
e in altre date durante lanno.

Voci dedicate ai comuni. Vengono forniti alcuni dati essenziali come popolazione, superficie, posizione geografica,
suddivisioni amministrative e storiche
di appartenenza, seguiti dai paragrafi:
TERRITORIO, STORIA, ECONOMIA, DATI
STATISTICI, PATRIMONIO ARCHEOLOGICO (solo se rilevante), PATRIMONIO
ARTISTICO E CULTURALE (e AMBIENTALE, solo se rilevante), FESTE E TRADIZIONI POPOLARI.

Voci dedicate a botanica e zoologia. Vengono di norma indicati i nomi scienti-

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 5

` un formaggio a pasta ...


Bonassai. E
...
` dellinsediamento rurale
Precarieta
...
Villaggi abbandonati
GIUDICATO DARBOREA Nel giudicato
dArborea sono stati individuati i seguenti
villaggi abbandonati: 1. Abbagadda, villaggio che sorgeva ... 2. Almos, villaggio che
sorgeva ...
GIUDICATO DI GALLURA Nel giudicato
di Gallura sono stati individuati i seguenti
villaggi abbandonati: 1. Agiana ...
...
Villaggi i cui abitanti si trasferirono altrove ...
GIUDICATO DARBOREA ...
GIUDICATO DI GALLURA ...
...

fici delle specie citate e una classificazione sistematica generale. Nel caso in
cui il lemma faccia riferimento a spe` essere presente un
cie diverse puo
` semelenco interno per rendere piu
plice la consultazione. I nomi sardi, se
presenti, sono dati in corsivo e con leventuale specificazione del dialetto
tra parentesi:
Cicerchia Genere di piante erbacee perenni
della famiglia delle Leguminose, rappresentato in Sardegna da diverse specie, caratterizzate da fusti lunghi, spesso rampicanti: 1. la c. a foglie larghe (Lathyrus latifolius L.) ... 2. la c. porporina (Lathyrus articulatus L.) ... Nomi sardi: cherigu (logudorese); lettera (Sardegna centrale); piseddu,
pisu de coloru (campidanese); pisu de coloru (Sardegna meridionale).

Voci dedicate a elementi del patrimonio


storico e tradizionale sardo. Il testo
viene spesso ordinato secondo paragrafi, attinenti alla categoria degli elementi trattati, o in elenchi:

Voci dedicate alle famiglie storiche. Nel


caso in cui la famiglia si sia divisa in
` rami essi vengono solitamente
piu
elencati distintamente:

Formaggi della Sardegna


...
&

IL FORMAGGIO NELLA STORIA

` il centro della produFin dallantichita


zione ...
& TIPI DI FORMAGGIO Attualmente i tipi
` diffusi sono:
di formaggio sardo piu
` un formaggio ...
Biancospino. E

VI

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 6

Amat Illustre e antica famiglia ...


` la baronia di
Ramo di Pietro. Pietro eredito
Sorso ...
` la
Ramo di Francesco. Francesco continuo
linea dei marchesi di Villarios ...
Ramo di Francesco (San Filippo). Da Francesco, figlio cadetto del marchese Gavino
di Villarios, discende ...
Rami collaterali. Attualmente, oltre al
ramo marchionale primogenito ...

Bonito
` nuragica; Tomba di giganti di ThoEta
` romana; Materiali
mes, materiali di Eta
` romana dal nuraghe Mannu Dordi Eta
` romana nel
gali; Testimonianze di Eta
territorio di Dorgali, tutti in Dorgali. Documenti archeologici, 1980. Alcuni studi
sono dedicati allarcheologia di Porto
Torres: Turris Libisonis, colonia Julia
(con Marcel Le Glay e Attilio Mastino),
1984; LAntiquarium Turritano. Breve
storia delle ricerche su Turris Lybisonis,
in LAfrica romana. Atti del II Convegno
`
di studi, 1985; Turris Libisonis. La citta
romana, in Il Museo Sanna in Sassari,
Sassari 1986; Sorso (Sassari), in Atti del
VI congresso nazionale di archeologia
cristiana, 1986; La necropoli nella storia
degli scavi, in Turris Libisonis. La necropoli meridionale di S. Gavino, 1987. Altri
articoli degli anni Ottanta-Novanta: Per
una riedizione della tavola di Esterzili,
Quaderni bolotanesi XIV, 1988; Torralba. La sezione punico romana; Torralba. Materiali da altri insediamenti e
miliari; Nuoro (con Fulvia Lo Schiavo e
Maria Ausilia Fadda); La sezione romana e altomedioevale; Nuoro. La sezione romana e altomedioevale, tutti e
cinque in LAntiquarium arborense e i civici musei archeologici della Sardegna,
` romana nel
1988; Testimonianze di Eta
territorio di Torralba, in Il nuraghe di S.
Antine nel Logudoro-Meilogu, 1988; La
pesca nella Sardegna archeologica, in
Museo della Tonnara: il ricordo della
Tonnara, 1994; Il Museo della valle dei
Nuraghi, in Guida ai musei e alle collezioni della Sardegna, 1997.

Bonihominis, Gondisalvo Religioso


` sec. XIV-Ca(Catalogna, seconda meta
gliari 1340). Arcivescovo di Cagliari dal
1331 al 1340. Arcidiacono della diocesi
rida e cappellano pontificio, fu il
di Le
primo iberico a reggere larchidiocesi
cagliaritana; ebbe dei contrasti col governatore generale che voleva cacciarlo dal Palazzo episcopale e per risolvere la controversia dovette intervenire il re. Ebbe dei contrasti anche col
rettore di Bonaria.

Bonin, Serge Cartografo francese (n.


sec. XX). Nel 1988 ha lavorato con J.
Day e I. Calia alle ricerche sul mondo
rurale sardo, collaborando alle opere:
La Sardaigne rural aux XVII-XVIII sie`cles: etude cartographique (con D. Calia,
J. Day e A. Jelinski), 1988, e Atlas de la
Sardaigne rural aux 17 et 18 sie`cles (con
J. Day, I. Calia e A. Jelinski), 1993.

Boninu, Antonietta Archeologa (n. Sassari 1947). Dopo la laurea in Lettere ha


vinto il concorso per le Soprintendenze
archeologiche. Dal 1973 lavora presso
la Soprintendenza archeologica di Sassari, partecipando a campagne di scavo
` della provincia. Dal
in diverse localita
` divenuta responsabile delle ri1984 e
cerche a Turris Lybisonis e ha allestito
lAntiquarium Turritano (=), il museo
` stata nomidi Porto Torres. In seguito e
nata coordinatrice degli scavi di archeologia romana per la Sardegna centro-settentrionale. Tra i suoi scritti: Catalogo della ceramica sigillata chiara
africana del Museo di Cagliari, Studi
sardi, XXII, 1973; Il villaggio di Ruinas
`
nella valle di Lanaittu; Materiali di Eta
ellenistica e romana; Stele figurata da
Nurri; Saggio di scavo a S. Lucia di Siniscola, tutti in Sardegna centro-orientale
dal Neolitico al mondo antico, 1978. Seguono Documenti epigrafici della collezione Spano. Tavola bronzea di Esterzili,
in Contributi su G. Spano 1803-1878,
1979, e quattro contributi: Materiali di

Bonito Religioso (sec. XII). Arcivescovo


` del sedi Cagliari dalla seconda meta
colo XII a dopo 1163. Fu nominato pre` del
sumibilmente nella seconda meta
` alcuni beni appartesecolo, usurpo
nenti ai Vittorini di Marsiglia che protestarono presso papa Alessandro III. Il
pontefice invest` della cosa larcivescovo di Pisa, Villano, e nel 1163 alla

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 7

Bonnanaro
presenza sua, del giudice e degli altri
vescovi, fu costretto a reintegrare i Vittorini.

Bonnanaro Comune della provincia di


Sassari, incluso nel Comprensorio n. 5,
con 1101 abitanti (al 2004), posto a 405 m
sul livello del mare, tra le falde sudorientali del monte Pelao e la piana
che si estende tra Mores e Bonorva. Regione storica: Meilogu. Archidiocesi di
Sassari.

Bonnanaro Il piccolo centro del Meilogu era


famoso in passato per le sue vigne e per il suo
vino.

TERRITORIO Il territorio comunale si


estende per 21,78 km2: ha forma grosso
modo trapezoidale e confina a nord con
Siligo, a est con Mores, a sud con Torralba, a ovest con Borutta e Bessude. Il
paese ha una felice posizione, esposto a
mezzogiorno in una zona ricca di acque.
` costituito da una parte
Il territorio e
pianeggiante e da una composta, oltre
che dalle falde del Pelao, dalla vicina
` rana e dai contrafforti del
collina di A
monte Santo, caratteristico tronco di
cono con al culmine un altipiano bordato di rocce. Il suolo, misto di compo` utilizzato
nenti calcaree e vulcaniche, e
parte per lallevamento parte per lagricoltura. Posto a brevissima distanza
`
dalla superstrada Cagliari-Sassari, B. e
attraversato da una secondaria che si
dirige verso i vicini paesi di Borutta e
Thiesi; il vecchio tracciato della 131
crea un rapido collegamento con Tor&

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 8

` vicina stazione lungo la


ralba. La piu
` a Giave.
ferrovia Cagliari-Chilivani e
& STORIA Lattuale villaggio e
` di origini
medioevali, faceva parte del giudicato
di Torres ed era compreso nella curatoria del Meilogu. Era un centro importante e, dopo lestinzione della dinastia
` unitamente
giudicale di Torres, passo
allintera curatoria nelle mani dei Doria che lo inclusero nel piccolo stato
feudale che avevano formato. Essi seppero instaurare un buon rapporto con
gli abitanti del villaggio che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia
e vissero sostanzialmente in pace fino
alla conquista aragonese. Allora i Doria
si dichiararono vassalli del re dAra` a far parte
gona, cos` B. nel 1323 entro
` nel
del Regnum Sardiniae. Quando pero
1325 i Doria si ribellarono e ne fecero
una delle basi della loro organizzazione
militare, il villaggio fu teatro della
guerra e nel 1330 fu devastato e occupato per un breve periodo dalle truppe
aragonesi guidate da Raimondo Car` in possesso
dona. Poco dopo B. torno
dei Doria, sub` altri gravi danni durante
la ribellione del 1347 e dopo lepidemia
` quasi comdi peste del 1348 si spopolo
pletamente. In seguito i Doria si avvicinarono al re dAragona ma quando, nel
` la seconda guerra tra Ma1365, scoppio
riano IV e Pietro IV, B., dopo un disperato tentativo di resistenza di Brancaleone Doria, fu occupato dalle truppe
` Brancaleone
arborensi. Quando pero
` Eleonora dArborea la situazione
sposo
`, anche se continuo
`
del villaggio cambio
a essere amministrato come se fosse patrimonio giudicale fino alla caduta di
Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri
cadde nelle mani del visconte di Narbona che lo tenne fino al 1420; nello
` a far parte del Restesso anno torno
gnum Sardiniae e fu amministrato da
funzionari reali. Nel 1445 fu concesso
in feudo ad Angelo Marongio la cui di-

Bonnanaro
` si estinse nel 1479; suscendenza pero
bito dopo, la sua vedova Rosa Gambella
` di entrarne in possesso ma il
(=) tento
fisco, che considerava devoluto il
` . Attrafeudo, le si oppose e lo confisco
verso una serie di vicende romanzesche
la Gambella, che aveva ceduto allinte Xime
n Pe
rez e
ressata corte del vicere
lo aveva sposato in seconde nozze, con` la lite col fisco. Probabilmente le
tinuo
pressioni del nuovo marito le consentirono di avere nel 1480 parziale soddi` a rimanere
sfazione, ma B. continuo
nelle mani dellamministrazione reale.
Ben presto la sconsiderata si rese conto
che il secondo marito in effetti voleva
sottrarle lintero patrimonio, ma era
troppo tardi; e quando poco dopo mor`
molti dissero che era stata fatta avvelenare proprio dal Perez, che in seguito
` a premere per entrare in poscontinuo
`. Nel 1482 il re sequesesso delleredita
` il feudo e lo dono
` a Enrico Henristro
quez, le cui figlie lo vendettero nel 1506
ad Alfonso Carrello. I nuovi feudatari
nel corso del secolo XVI introdussero
` pealcuni nuovi tributi che resero piu
sante la condizione dei vassalli; si estin` allora ai
sero nel 1630. Il feudo passo
Comprat che lo fecero amministrare da
un regidor e riorganizzarono lamministrazione elevando ulteriormente il ca` provoco
` uno stato di
rico fiscale; cio
tensione tra i vassalli soprattutto per il regidor fin` per avocare a se
la
che
scelta del majore, esautorando comple` del villaggio.
tamente la comunita
` per
Estinti i Comprat nel 1672, B. passo
` a una famiglia, i Miranda, che
eredita
risiedeva in Spagna, e quindi fece amministrare il feudo da un podatario che
fin` per accentuare lo stato di tensione
con la popolazione. Nel corso del secolo
` nelle mani di diXVIII il villaggio passo
versi feudatari che dovettero lottare col
fisco che ne cercava la confisca; il disa` e nel
gio della popolazione aumento

1795 esplose nei moti antifeudali durante i quali gli insorti distrussero il palazzo sede dellamministrazione baronale. Nel 1821 B. fu incluso nella provincia di Alghero e nel 1838 fu riscattato
` la
ai De Queralt. Di questo periodo e
testimonianza di Vittorio Angius: Le
abitazioni sono circa 300, tra le quali
nessuna fabbrica rimarchevole, avve quelle dei benestanti siano asgnache
sai comode, e pulite. Eravi per laddietro degno di qualche considerazione il
palazzo del feudatario, ma nelle sedizioni che avvennero nel 95 del secolo
scorso fu atterrato. Le principali professioni qui pure sono lagraria e la pastorale. Lavorano le donne per le proprie famiglie e tele e panni in 250 telai.
La scuola normale (anno 1833) contava
fanciulli 25. Le terre sono attissime ai
cerali. Lannuale seminagione suol essere di starelli di grano 500, dorzo 250,
di granone 16, che si ottuplica se non
` la
sian contrarie le stagioni. Ottima e
` dei legumi, e se ne da
` ai solchi
qualita
circa 120 starelli. In vicinanza del paese
hannosi degli orti, dove si coltivano di` di cavoli, rape, ravanelli,
verse varieta
lattuche, cipolle, e se ne vende ai vicini.
` di lino.
Raccogliesi non poca quantita
Nelle pendici e prominenze alle falde
del Pelao vegeta prosperamente la vigna, dove distinguonsi circa dodici va` duve; abbonda il mosto, nel generieta
` , se ne vende ai vilrale di buona qualita
laggi limitrofi, e traessene pure acquavite. Le piante fruttifere si possono
comprendere in 30 specie con un totale
` individui di 4000. Delle varie
di non piu
specie del bestiame, che allevasi, erano
questi i numeri nel 1833. Pecore 6000,
vacche 400, cavalle tra domite e rudi
60, cavalli domiti 30, giumenti 50, buoi
per lagricoltura 200. I formaggi sono di
` , e si smerciano in Sasqualche bonta
sari. Mancano le fiere, son troppe le
` gran copia di volavolpi e le lepri, e vi e

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 9

Bonnanaro
tili delle solite specie, sono numerosissime le pernici, i colombi, gli stornelli
` a essere
ecc.. In seguito B. continuo
compreso nella provincia di Alghero,
nella quale rimase fino al 1848. Abolita
` a far parte della divila provincia, entro
sione amministrativa di Sassari e nel
1859 fu incluso nella provincia di Sas` delsari. Nel corso della seconda meta
lOttocento la sua economia sembrava
essersi risollevata, ma con la crisi di
fine secolo ebbe un nuovo tracollo, legato alla chiusura delle frontiere con la
Francia, e molti dei suoi abitanti dovettero emigrare. Nel corso dei primi decenni del Novecento leconomia si riprese grazie allo sviluppo della viticoltura e della cerealicoltura, la popolazione prese nuovamente ad aumentare
` di 1800 unita
`;
arrivando a contare piu
` inesorabile una
dopo il 1961 inizio
nuova ondata di emigrazione: molti dei
suoi abitanti andarono alla ricerca di
` sicure e il paese
condizioni di vita piu
perse un terzo della popolazione.
& ECONOMIA Il villaggio ha uneconomia basata soprattutto sullagricoltura,
in particolare la produzione di cereali e
di ortaggi; rinomati anche le ciliegie e il
vino, che fino a qualche tempo fa veniva
prodotto nella locale Cantina sociale, in
` sviluppato anche il
seguito chiusa; vi e
commercio e vi ha sede unorganizzazione di turismo equestre. Artigianato.
Perdutasi ormai lantica tradizione di
tessitura del lino e della lana da parte
delle donne, si possono annoverare soltanto alcuni piccoli laboratori artigiani
` edilizie. Servizi. Il
collegati alle attivita
` collegato agli altri della procentro e
vincia mediante autolinee; dista da
Sassari 34 km. Dispone di medico, farmacia, scuola dellobbligo, sportello
bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1149 unita
di cui stranieri 2; maschi 534; femmine

615; famiglie 428. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 11 e nati
7; cancellati dallanagrafe 28; nuovi
iscritti 19. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 13 071 in migliaia di lire; versamenti ICI 761;
aziende agricole 320; imprese commerciali 59; esercizi pubblici 8; esercizi al
dettaglio 19; ambulanti 4. Tra gli indicatori sociali: occupati 282; disoccupati
21; inoccupati 109; laureati 19; diplomati 138; con licenza media 272; con licenza elementare 402; analfabeti 34;
automezzi circolanti 447; abbonamenti
TV 377.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ricco di domus de janas (Coterritorio e
rona Moltana, Pertusoe, Sas Turres) che
vanno considerate lelemento portante
della omonima Cultura risalente al` del Bronzo antico. Ha inizio inlEta
torno al 1800 a.C. e viene considerata la
` importante culfase iniziale della piu
tura della Sardegna preistorica, quella
nuragica: si inizia infatti a erigere in
tutta lisola le ben note costruzioni troncoconiche che venivano utilizzate sia
come fortezza che come santuario, e
fungevano allo stesso tempo da centro
di raccolta della popolazione. Ne saranno elementi costitutivi caratteristici anche le grandi sepolture collettive note come Tombe di giganti, i pozzi
sacri, legati a un diffuso culto delle acque, e i bronzetti, statuette votive di raf` espressiva. Di particolare
finata abilita
` lipogeo
interesse a questo proposito e
di Corona Moltana, scavato nella roccia
` a poca distanza
nella omonima localita
`
dallabitato. Fu scoperto nel 1889 ed e
` di ogni altro ha permesso
quello che piu
di individuare i tratti costitutivi della
cultura di B. Era rimasto inviolato per sigillato in epoca antica da una
che
, allatto della sua scofrana cosicche
perta, ha restituito la sepoltura di due

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 10

Bonnanaro
` interna
persone giacenti nella parte piu
e un corredo formato da 18 vasi e da un
anellino in bronzo. Numerosi nel territorio di B. i nuraghi: Cultu, De Luca,
Sassu, Elies, Frades Cordas, Giorgittu,
Mallis, Maria De Riu, Murunis, Nieddu,
Pabaris, Pentuma, Pischennero, SIsteri, Santu Pedru, Taeddas, Toncanis,
Ziu Marras.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha una struttura lineare complessa, sulle sue strade in genere larghe si affacciano le case a palattu in pietra con qualche pretesa di
`
eleganza. Ledificio di maggior pregio e
la chiesa di San Giorgio, costruita nel
1530 al centro del paese in forme tardogotiche, che divenne la parrocchiale e
assunse grande importanza. Col tempo
` decadde per cui fu ricostruita nel
pero
corso del secolo XIX. Attualmente ha
forme neoclassiche molto eleganti. Il
territorio comprende anche alcune al` antica delle quali e
`
tre chiese, la piu
quella di Santa Maria, situata ai piedi
del monte Pelau che fu costruita nel
` attualmente in rovina; poco
1600 ed e
` la chiesa di San Basilio, alle
distante e
falde del monte Pelao; edificata nel Medioevo, era la chiesa parrocchiale del
villaggio di Nigor. Col tempo ledificio
` deteriorandosi e nel 1735 crollo
`;
ando
` del sefu ricostruita nella seconda meta
` nuovamente
colo ma per incuria ando
` semidirovinando e attualmente e
strutta. Sul colle che domina labitato
` la chiesa di Nostra Signora di
inoltre e
monte Arana, costruita nel Settecento e
successivamente spesso modificata. Ha
una sola navata e la copertura in legno.
Allesterno ha una facciata con due in` abbellita da un camgressi ogivali ed e
paniletto a vela.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
` affimemoria delle antiche tradizioni e
`
data ad alcune feste popolari; la piu
` la sagra
nota si svolge a giugno ed e

` stata istituita per


delle ciliegie, che e
far conoscere un prodotto che molti
considerano il migliore del Sassarese.
` quella che si svolge l8 setLaltra festa e
tembre in onore di Nostra Signora di
Arana e dura due giorni presso lomonima chiesetta. Vi si svolgono manifestazioni folcloristiche che attirano moltissime persone anche da altri paesi. Di
` il costume. Labbinotevole bellezza e
` costigliamento femminile di base e
tuito da una camicia di tela bianca e
dalla gonna in panno giallo o rosso; sopra la camicia si indossa il busto di
broccatello, sopra la gonna il grembiule
di vari colori, sul capo il fazzoletto. Lat` unevolutuale costume femminile e
` elaborato: la
zione di quello antico piu
camicia era ricamata, la gonna era di
orbace giallo e per le spose di panno
rosso; sopra la camicia si indossava il
busto di broccato bianco con fiori sfumati e chiuso sul davanti da un nastro;
la sposa indossava anche la giacca. Sopra la gonna il grembiule di panno nero,
sul capo il fazzoletto bianco e per le
spose il velo di tulle. Labbigliamento
maschile comprendeva una camicia
plissettata e dei pantaloni di tela
bianca. Sopra la camicia si indossavano
il gilet (su cosso) di velluto nero a doppio
petto chiuso con bottoni dargento, e la
giacca (su gabbanu) di orbace nero col
cappuccio; sopra i pantaloni andavano
il gonnellino (sas ragas) di orbace nero e
le ghette dello stesso tessuto; in capo sa
berritta di panno nero.

Bonnanaro, cultura di Cultura fiorita


in Sardegna tra il 1800 e il 1600 a.C.,
ascrivibile al Bronzo antico e inquadrabile come evoluzione delle precedenti
culture del Calcolitico. Essa fu uniformemente diffusa su tutto il territorio
` probabilmente
dellisola e si sviluppo
dalla fusione tra gli abitanti dellisola e
portatori della cultura del Vaso campaniforme, inserendo la Sardegna in una

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 11

Bono
dimensione aperta a traffici con altre
popolazioni affacciate lungo le rive del
Tirreno. In questo contesto la c. di B.
` anche essere considerata come la
puo
fase iniziale del prenuragico: infatti, gli
uomini della c. di B. furono i costruttori
dei cosiddetti nuraghi a corridoio, imponenti costruzioni attraversate da corridoi e sistemate in posizioni strategiche, di cui si conservano circa 180
esempi di forma differente.

Bono Comune della provincia di Sas` montana,


sari, sede della VII Comunita
con 3755 abitanti (al 2004), posto a 540 m
sul livello del mare, affacciato sulla media valle del Tirso dalle pendici orientali della Catena del Goceano. Regione
storica: Goceano. Diocesi di Ozieri.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 74,47 km2: ha forma grosso
modo di un rettangolo allungato da sudest a nord-ovest e confina a nord con
` , a est
Bonorva e Nughedu San Nicolo
con Anela, Bultei e Benetutti, a sud con
Orotelli, a ovest con Bottidda, Illorai e
Bonorva. Si tratta quindi di una lunga
fascia che va dalla vallata sino alle maggiori alture della zona, delle quali alcune nettamente oltre i 1000 m, come il
monte Rasu, la punta de Bobore Manchinu, Sa Rocca e Pedra e Corvu ecc.
Prevalentemente granitico, ma con regioni anche di natura basaltica e alluvionale, il suolo presenta parti adatte
sia alla coltivazione che al pascolo,
mentre sulle alture si conservano vaste
aree riservate al bosco spontaneo e a
quello dovuto agli impianti realizzati
` attraversato
negli ultimi decenni. B. e
dalla tortuosa statale 128 bis, sostituita
solo in parte dalla nuova direttissima di
` stata completata,
fondo valle, che non e
come progettato, sino a Olbia; altre
strade collegano B. con Nuoro e i paesi
dellaltro versante della valle e, dalla
parte opposta, col Logudoro e Sassari.
` stata smantellata la
Ormai da tempo e

ferrovia a scartamento ridotto che


univa Chilivani alla cantoniera del
Tirso, e che aveva rappresentato unimportante via di comunicazione per questi paesi del Goceano, tuttora ostacolati
` nelle comunida isolamento e difficolta
cazioni.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale, appartenne al giudicato di
Torres e fu incluso nella curatoria del
Goceano. Dovette essere un centro importante per il monastero che operava
poco lontano dallabitato fin dal secolo
` incluso nella
XII e che attualmente e
fattoria di Pellegrino Giannasi. Estinta
la famiglia giudicale di Torres, il villaggio fu lungamente conteso tra i Doria e
` che
gli Arborea; dopo il 1290 sembro
questi ultimi avessero la meglio, ma
nel 1297 i Doria, sfruttando il bisogno
che Giacomo II dAragona aveva di alleati da coinvolgere nella conquista
della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Dopo larrivo degli Aragonesi,
quando nel 1325 i Doria si ribellarono,
il villaggio fu investito nuovamente
dalle truppe del giudice dArborea, allora alleato dal re dAragona, conquistato e formalmente annesso al Regno
di Sardegna. Il suo possesso, con tutto il
Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice dArborea e nel 1339 il
re dAragona concesse a Mariano IV il
titolo di conte del Goceano. Scoppiata
la guerra tra Mariano IV e Pietro IV, B.
fu spesso teatro delle operazioni militari e nel 1378, proprio quando il con` acuto, il re dAragona
flitto si fece piu
provocatoriamente lo incluse nei territori che aveva concesso in feudo al tra` il villagditore Valore de Ligia. In realta
` a rimanere possesso arbogio continuo
rense fino alla caduta del giudicato, e
dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio
non era ancora pacificato e sembrava

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 12

Bono
dovesse cadere nelle mani del visconte
di Narbona. Negli anni seguenti fu teatro di una continua guerriglia della
` Bartolo Manno per inquale approfitto
vadere e devastare tutto il Goceano.
la situazione non era controllaPoiche
bile da parte del marchese dOristano,
` dovesse entrare a far
nel 1421 sembro
parte del grande feudo concesso a Bernardo Centelles; nel 1422 Leonardo Cubello invase il territorio, sconfisse Bar` il Gotolo Manno e finalmente occupo
ceano. Cos` B. dopo anni di tribolazioni
rimase in possesso dei marchesi dOristano che si adoperarono anche a costruirvi la parrocchiale dedicata a San
Michele. Dopo la ribellione di Leonardo Alagon, alla quale i suoi abitanti
aderirono entusiasticamente, il villaggio fu punito dai vincitori con estrema
`. Infatti molti dei suoi abitanti
severita
furono deportati e venduti come schiavi
`
a Majorca; il villaggio tuttavia supero
questo terribile evento e prese a essere
amministrato direttamente da funzionari reali; nel 1493 fu definitivamente
incluso nel patrimonio reale: era ri` di 400 abitanti.
dotto ad avere poco piu
Dipendeva dal governatore del Goceano che si serviva di funzionari per
espletare i propri compiti. Il rapporto
tra i funzionari reali e la popolazione
` non fu mai tranquillo, anche perpero
fu lentamente modificato il sistema
che
di individuazione del majore che fin`
per essere scelto dal governatore. Altro
` era lemotivo della crescente ostilita
` del carico
gato alla eccessiva gravosita
fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Nel secolo XVII la
` a crescere, alla
popolazione comincio
`
fine del secolo contava quasi 1000 unita
` si impegno
` nel migliorae la comunita
mento dellassetto del paese, oramai
consapevole che B. era il capoluogo dellintero territorio. Nel secolo XVIII la
` notevolmente,
popolazione aumento

entro la fine superava ormai i 1800 abitanti. Il villaggio nel corso del secolo assunse progressivamente laspetto di
` , vi fu aperta una
una piccola citta
scuola di latino, divenne sede di impor` amministrative e giuditanti autorita
ziarie, cominciarono a risiedervi funzionari, medici e avvocati, vi si cominciarono ad aprire farmacie e altri eser` anche a
cizi commerciali. Comincio
sperimentare il Consiglio comunitativo
e il Monte granatico che contribuirono
a vivacizzare la sua vita politica. Giunge
opportuna la puntuale testimonianza di
Vittorio Angius: Siede in una risega
del Monteraso, domina la valle, e gode
dun pittoresco ed ameno orizzonte,
chiuso al terzo e quarto quadrante dalla
catena del Goceano. Componesi di 655
abitazioni. Le strade sono irregolari e
nella direzione e nella larghezza. La popolazjone nellanno 1833 componevasi
danime 2540, in famiglie 655. Nascono
90, muojono 50, si celebrano 18 matrimoni. Vivesi oltre il sessantesimo. Le
malattie dominanti sono infiammazioni
e febbri persistenti e periodiche. I bonesi sono coraggiosi, industriosi, di
` morali e intellettuali.
buone qualita
Era di questa terra il cavaliere D. Gionmaria Angioi. Le arti meccaniche di
` sono esercitate da picprima necessita
col numero di persone. Le donne si occupano della tessitura, e fabbricano
`
panni lani ruvidi, e lini di varia qualita
in quanto basta al bisogno delle famiglie. I telai sono circa 150. La scuola nor` frequentata da 25 fanciulli. Vi
male e
sono istituite ancora le scuole di lingua
latina e belle lettere, che potranno numerare unegual copia di giovani. Havvi
un ufficio di posta. Risiede in Bono il
medico distrettuale con un chirurgo, e
vi sono due spezierie. I bonesi fanno seminagione non solo dentro la circoscrizione del loro agro, ma anche nelle tenute proprie incluse nelle giurisdizioni

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

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Bono
di Anela, Bottidda, Burgos, Esporlatu.
Impiegano 150 gioghi, ognuno dei quali
lavora ordinariamente per starelli 12 di
grano, 5 dorzo, escluso il lino, il canape,
le civaje [legumi], onde si ha che il totale del grano seminato sia di starelli
` deli1800, dellorzo 750. Il vigneto e
zioso: le uve vi sono svariatissime, ed i
vini sono molto pregiati. Coltivansi
circa 300 orti, che sono irrigati da quattro ruscelli. Si ha quindi una gran copia
di erbaggi, e assai se ne somministra ai
vicini. Abbondasi pure di legumi, e se
ne fa vendita. Le piante fruttifere sono
in gran numero, e di molte specie. Vi
prosperano a meraviglia gli agrumi. Si
` opera da alcuni a propagar gli olida
veti, e si introducono i gelsi. La pastori` esercitata a preferenza dellagrizia e
` s`
coltura, con poca intelligenza pero
questa che quella. Mentre si annoverano agricoltori 368, i pastori non sono
meno di 568. Si educano (anno 1833)
circa 15 000 pecore, 2000 vacche, 2500
capre, 450 cavalle, 6500 porci. Il lucro
che ricavano dalla vendita dei formaggi, che sono molto stimati, e dei
` del
porci, in anno di molta fertilita
ghiandifero, persuadono ai bonesi desser piuttosto pastori, che agricoli. E ve` estesa agricoltura non
ramente una piu
sarebbe per essi ugualmente fruttuosa,
`
stanti come stanno le cose. Il porto piu
` distante circa ore 15, e cio
` che e
`
vicino e
peggio le strade sono difficilissime.
` scarsa la cacciagione dei daini,
Non e
cinghiali, lepri, volpi, e anche delle
martore. Vi si trovano quasi tutte le specie dei volatili stazionarii o passeggieri,
e sono numerosissime. Sin dal 1821 B.
era stato incluso nella provincia di
Nuoro come capitale di mandamento:
ne fece parte fino al 1848, anno in cui la
provincia fu trasformata in divisione
amministrativa. Abolita nel 1859 la divisione, fu incluso nella provincia di Sas` dellOttocento
sari. Nella seconda meta

` , sorretta da una fiorente


la comunita
economia agricola e dalle prime inizia` a cretive imprenditoriali, continuo
` i 3200
scere e alla fine del secolo tocco
abitanti. Negli ultimi decenni del secolo risent` della grande crisi economica che colp` la Sardegna ma seppe
reagire. Agli inizi del Novecento la sua
popolazione riprese a crescere; nel
1928 ebbe aggregato come frazione il
` , per le vivillaggio di Bottidda che pero
vaci proteste dei suoi abitanti, riacqui` lautonomia nel 1933. Nel secondo
sto
dopoguerra il tessuto socio-economico
` ulteriormente modificato e andi B. si e
` stato inveche il tessuto urbanistico e
stito da una profonda azione di rinnova` la sua popolamento; dopo il 1960 pero
zione ha preso a diminuire e un buon
` emigrato.
numero dei suoi abitanti e
& ECONOMIA Leconomia e
` ancora fondata in parte, come era stato sempre in
passato, sullagricoltura e soprattutto
` venuto a mano
sullallevamento, che e
a mano crescendo; ma i bonesi vivono
` terziarie, sooggi anche delle attivita
prattutto a carattere commerciale, che
sono legate al ruolo di piccolo capoluogo che il paese riveste nei confronti
` in funzione
di tutti quelli circostanti. E
anche un albergo con 18 posti letto e ristorante. Artigianato. Sono ormai poche le tracce dellartigianato tessile un
` artempo molto diffuso; oggi le attivita
tigianali sono soprattutto quelle legate
` edilizia, cui si uniscono
allattivita
quelle legate alla manutenzione e riparazione dei mezzi agricoli e stradali.
` collegato meServizi. Il paese, che e
diante autolinee agli altri centri della
provincia, dista da Sassari 78 km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dellobbligo e scuola secondaria superiore, Biblioteca comunale e di 2 sportelli bancari.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 3904 unita

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 14

Bono
di cui stranieri 18; maschi 1872; femmine 2032; famiglie 1211. La tendenza
complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per
anno 43 e nati 43; cancellati dallanagrafe 72; nuovi iscritti 54. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 37 in
miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 14 966 in migliaia di lire; versamenti ICI 1440; aziende agricole 315;
imprese commerciali 187; esercizi pubblici 29; esercizi allingrosso 2; esercizi
al dettaglio 92; ambulanti 5. Tra gli indicatori sociali: occupati 1016; disoccupati 186; inoccupati 252; laureati 56; diplomati 358; con licenza media 1373;
con licenza elementare 1170; analfabeti
137; automezzi circolanti 1299; abbonamenti TV 971.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
territorio conserva numerosi nuraghi
(Arisani, Badde Cerchi, Badde e Soriana, Biloto, Calitennero, Cannedu,
Coronaieri, Culilughe, Ferulas, Juanne
Ru, Muselighes, Pedra Crapida, Restiddi, Rupisarcu, SArza Perozzi, Sas
Coas, Sas Doppias, Seddei, Temuile) e
le domus de janas di Sos Furrighesos. Il
` interessante e
` proprio
complesso piu
quello di Sos Furrighesos: si tratta di
un certo numero di tombe scavate nella
trachite, alcune hanno una cella, altre
due celle comunicanti tra loro. Dei nu` interessante e
`
merosi nuraghi il piu
quello di Badde Cerchi: si tratta di un
complesso polilobato del quale sono individuabili alcune torri e ampi cortili
recintati da bastioni.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico
` sviluppato in modo raziodel villaggio e
nale attorno alla strada principale e a
` arricchito da aldue ariose piazze ed e
cune belle fontane e da alcuni pretenziosi palazzi ottocenteschi che denunciano la sua aspirazione a divenire pic` . Tra gli edifici piu
` significacola citta

` la chiesa parrocchiale di San Mitivi e


chele Arcangelo: affacciata su una
bella piazza, fu edificata nel centro storico tra la fine del secolo XVI e gli inizi
del XVII in forme tardogotiche, romaniche e rinascimentali, un misto che risponde al gusto eclettico dellarchitettura religiosa del tempo. Ha ununica
navata sulla quale si affaccia una capilla mayor a forma quadrata con volte
a crociera. Successivamente, in corrispondenza delle campate della navata,
vennero aperte cappelle laterali con
` in conci di
volta a botte. La facciata e
` arricchita da un amtrachite rosata ed e
pio rosone con colonnine; allinterno
conserva un prezioso calice dargento
di periodo giudicale e una gigantesca
statua del santo titolare ritenuta molto
antica; altre suppellettili di valore purtroppo furono asportate dalle truppe
reali in occasione dei fatti del 1796.
Molto importante, alle falde del monte
Rasu, quel che resta del primo insediamento dei Francescani nellisola, fondato da un allievo del santo di Assisi,
` del
Giovanni Parenti, nella prima meta
Duecento. Oggi rimane la chiesa, inglobata negli edifici che si trovano al centro della tenuta fondata dallimprenditore emiliano Pellegrino Giannasi. Al`
tro complesso di grande suggestione e
costituito dalle cinque Chiese del
Campo; si tratta di un complesso di cinque chiese (San Nicola di Bari, SantAmbrogio, Santa Barbara, San Gavino
e Santa Restituta) che sorgono a poca
` Lordistanza luna dallaltra in localita
thia dove si suppone che nel Medioevo
fosse il villaggio omonimo, poi abbandonato dagli abitanti, che confluirono a
B. Quella di San Gavino fu costruita in
`
forme romaniche nella seconda meta
del secolo XII ed era la parrocchiale
dello scomparso villaggio; ha un impianto a una sola navata completata
`
dallabside semicircolare; la facciata e

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 15

Bono
` , realizzata interadi grande semplicita
mente in cotto. San Nicola di Bari fu costruita tra il secolo XV e il XVII con im`
pianto a una sola navata; allesterno e
interamente intonacata di bianco, colore che contrasta con il celeste degli
` sormontata da un
infissi; la facciata e
campanile a vela e sul lato sinistro si
aprono alcune cumbess`as. Anche SantAmbrogio risale al secolo XV: ha impianto a una navata completato dal presbiterio e facciata molto semplice.
Santa Barbara fu costruita sulle rovine
di un nuraghe e risale al secolo XV; anche questa chiesa ha un impianto a
`
ununica navata, mentre la facciata e
sormontata da un campanile a vela.
Santa Restituta, lultima delle chiese
del Campo, risale al secolo XV; ha un
impianto a una navata completato dal
presbiterio; allinterno custodisce un
altare ligneo del secolo XVII. Ledificio
maggiormente legato alla storia mo` la chiesa di San Raiderna del paese e
mondo, che sorge poco distante dalla
chiesa di San Gavino; posta su un colle
che guarda il monte Rasu, testimonia
del suo passato glorioso ospitando tutti
gli anni la festa della zucca. Tra le molte
bellezze naturali del territorio vanno
annoverate le vaste foreste demaniali
ricche di specie botaniche rare. Magni` la localita
` di Sos Nibeddos che
fico sito e
` estesa concentrazione
conserva la piu
di alberi di tasso esistente in Italia.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Momento significativo che si riallaccia alle
tradizioni del recente glorioso passato
` la festa della zucca che si svolge il 31
e
agosto in onore di San Raimondo Non` legata al rinato. La celebrazione e
cordo della vittoria riportata dagli abitanti di B. nel 1796 sulle truppe del re
durante i moti antifeudali. Il suo nome
deriva dalla zucca di grandi proporzioni che viene posta su un carro trainato da buoi e portata in processione

accompagnata da gruppi in costume e


suonatori di launeddas fino alla chiesa
parrocchiale. Subito dopo si svolge una
sfrenata corsa di cavalli e la zucca, data
` poi train premio allultimo arrivato, e
sportata alla chiesa di San Raimondo e
fatta rotolare dalla collina tra il divertimento degli astanti; al termine della
corsa la zucca si sfracella, e i suoi pezzi
stanno a ricordare la fine che fecero le
truppe reali vinte dai contadini in rivolta. Il villaggio conserva ancora memoria del suo prezioso costume. Labbigliamento femminile comprende la camicia di tela bianca scollata e guarnita
di pizzo; sotto la camicia viene indossato un corpetto di tela (sa camisolla)
arricchito da un pizzo che compare civettuolo dalla scollatura della camicia;
` plissettata, conla gonna (sa unnedda) e
fezionata con orbace o con panno nero,
e si conclude con una balza di seta viola
o rosso vino. Sopra la camicia viene indossato il busto (simbustu) double face:
` in broccato con bordo di
da una parte e
velluto e ricamo di filo doro, dallaltra
di velluto blu con ricami di filo doro e
bordo di seta viola; quindi la giacca di
panno rosso con le maniche di velluto di
seta ciliegia scuro rifinite di seta viola e
aperte per consentire la fuoruscita
della camicia. Sopra la gonna il grembiule (sa farditta) di raso viola o rosso
ricamato; sul capo il fazzoletto di seta
bianca. Labbigliamento maschile comprende la camicia di tela plissettata,
con collo e polsini ricamati; i calzoni di
tela molto larghi; sopra la camicia si indossano il gilet, in panno nero a doppio
petto con due file di bottoni, e la giacca
molto ampia dello stesso tessuto; sui
pantaloni il gonnellino di orbace o di
panno nero, e le ghette dello stesso tessuto; completa labbigliamento maschile sa berritta di panno nero.

Bono, Salvatore Storico (n. Tripoli


1932). Dopo aver conseguito la laurea

10

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 16

Bonorva
ha intrapreso la carriera universitaria.
` professore di Storia e
Attualmente e
`
istituzioni dellAfrica presso la Facolta
` di
di Scienze politiche dellUniversita
Perugia. Ha dedicato un articolo a Lincursione dei corsari tunisini a Carloforte
e il riscatto degli schiavi carolini 17981803, Africa, 5, 1960.

Bonocore, Ursino Pittore (Napoli, sec.


XVI-Cagliari 1612). Si stabil` a Cagliari
` con notevole sucnel 1568 e vi opero
` prestigio e consideracesso. Acquisto
zione, facendosi sempre pagare profumatamente. Nel 1611 fu arbitro di una
controversia tra Perez e Castagnola.

Bonorchis Antico villaggio di origine


medioevale che faceva parte del giudicato di Arborea, compreso nella curatoria del Barigadu. Dopo la caduta del
` a far parte
giudicato dArborea entro
del Regnum Sardiniae, ma la sua popolazione tenne un atteggiamento ostile
nei confronti dei vincitori fino a che
` a Leonardo Cubello.
nel 1412 B. passo
Ormai la popolazione era molto diminuita; fu abbandonato definitivamente
` del secolo.
nella prima meta

Bonorva Comune della provincia di


` monSassari, sede della V Comunita
tana, con 3976 abitanti (al 2004), posto a
508 m sul livello del mare, nel pendio
che separa laltipiano di Campeda dalle
colline del Logudoro. Regione storica:
Costavall. Archidiocesi di Sassari.
& TERRITORIO Il territorio comunale,
che si estende per 149,55 km2, ha forma
allungata da oriente a occidente e confina a nord con Giave, Torralba, Mores e
` , a est con Bono e
Nughedu San Nicolo
Illorai, a sud con Bolotana e Macomer, a
ovest con Semestene e Cossoine: unampia fascia di territorio che ha al meri` elevate (che non
dione le sue parti piu
` adatte allallevasuperano i 600 m), piu
mento del bestiame, mentre a settentrione si stende una regione di colline,
con al centro la piana di Santa Lucia,

che si prestano anche per lagricoltu` , come in tutta


ra.La natura del suolo e
questa regione, misto di terreni calcarei e di rocce di origine vulcanica (a
` legata la sorgente di acque miqueste e
nerali, sfruttata appunto nella piana di
Santa Lucia di cui porta il nome). B. si
trova a brevissima distanza dalla superstrada Cagliari-Sassari, alla quale si
collega con una breve traversa che continua poi verso linterno, stabilendo il
collegamento con Giave, Torralba e i
` anche uno dei
paesi del Goceano. B. e
pochissimi paesi del nord Sardegna ad
avere al suo interno una stazione della
linea ferroviaria Cagliari-Chilivani.

Bonorva SantAndrea Priu. Le tombe della


`
grande necropoli furono riutilizzate in eta
protocristiana.

STORIA Il villaggio ha origini antiche, in epoca romana labitato sorgeva


` della strada consolare; in
in prossimita
epoca del tardo Impero e altomedioevale la necropoli di domus de janas di
SantAndrea Priu venne riutilizzata
come luogo di culto cristiano, e infatti
nella tomba detta del Capo sono stati
trovati affreschi di carattere religioso.
Lattuale centro abitato faceva parte nel
Medioevo del giudicato di Torres ed era
compreso nella curatoria del Costavall i
cui territori da tempo immemorabile
appartenevano alla famiglia Malaspina. Dopo lestinzione della famiglia
giudicale essi lo compresero nello stato
feudale che formarono unificando tutti
&

11

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 17

Bonorva
i loro possedimenti in Sardegna. I Malaspina li amministravano congiuntamente servendosi come punti di riferimento di Bosa e del castello di Osilo, e
avevano un buon rapporto con i vassalli
` continuarono a conserle cui comunita
`
vare le loro magistrature. Nel 1308 pero
Franceschino e Corrado Malaspina di
Villafranca cedettero in pegno ai giudici dArborea il Costavall e cos` B. si
` inserito in una nuova realta
` . In setrovo
guito essi, dopo essersi dichiarati vassalli del re dAragona per i territori che
possedevano in Sardegna, tentarono
inutilmente di riavere il territorio, che
ovviamente il giudice dArborea non
aveva nessuna intenzione di rendere.
Quando nel 1325 essi si schierarono
con i Doria che si erano ribellati, le
loro speranze di recuperare B. e il Costavall tramontarono definitivamente e
nel 1328 il re ne invest` il giudice dArborea suo alleato. Cos` B. e il Costavall
entrarono a far parte del giudicato dArborea; scoppiata la guerra tra Arborea e
Aragona, il villaggio soffr` notevoli
` di investirne
danni e nel 1378 il re tento
il traditore Valore de Ligia, ma senza
le popolazioni contisuccesso perche
nuarono a rimanere legate al giudicato
dArborea. Dopo la battaglia di Sanluri
` nelle mani del viil territorio passo
sconte di Narbona che lo tenne fino al
` formalmente a
1420, anno in cui entro
far parte del Regnum Sardiniae. Il vil` nel 1421 fu compreso nel
laggio pero
grande feudo concesso a Bernardo Centelles; nella prima fase del regime feu` a mantenere alcuni
dale B. continuo
privilegi tra cui quello di eleggere il
majore nellassemblea dei capifamiglia; nel 1439 i Centelles lo inclusero
nella parte dei territori che furono ceduti a Salvatore Cubello, loro cognato,
come indennizzo per la mancata corresponsione della dote della moglie. Questultimo, una volta divenuto marchese

di Oristano, nel 1463 lo incluse nel mar` noto il grande feudo fu


chesato. Come e
confiscato al ribelle Leonardo Alagon
nel 1477, e B., insieme al vicino e decadente villaggio di Rebeccu, fu concesso
nel 1480 a Enrico Henriquez che un` i
due villaggi al suo feudo del Meilogu:
aveva allora una popolazione di circa
480 abitanti.

Bonorva Una necropoli preistorica a domus


de janas e` scavata nelle pareti calcaree fra cui
scorre il rio Mulino.

Nel 1506 gli eredi dellHenriquez vendettero il feudo ad Alfonso Carrillo che
lo un` a quanto possedeva nel Meilogu. I
suoi discendenti introdussero nel corso
del secolo XVI alcuni nuovi tributi che
` pesante la condizione dei
resero piu
` , per far fronte al
vassalli; nel 1578, pero
pagamento dei loro debiti nei confronti
del fisco, staccarono nuovamente B. e il
Costavall dal Meilogu e vendettero il
`. I nuovi feuterritorio a Gerolamo Leda
datari abolirono i privilegi di cui go` controllando direttadeva la comunita
mente lindividuazione del majore e aumentarono ulteriormente il carico fiscale. Nel 1630 ottennero il titolo di
conti di B. e avviarono la trasformazione del paese in un piccolo capo` nel 1658. La sucluogo: si estinsero pero
cessione nel feudo fu disputata tra due
cugine dellultimo conte, Giovanna
Manca moglie di Giovanni Battista Tola
e Maria Manca moglie di Salvatore Ay-

12

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 18

Bonorva
merich. Dopo lungo contendere il vil` ai Tola che ne fecero la
laggio passo
sede di governo anche del feudo di Pozzomaggiore da loro posseduto; cos`
` del secolo XVII a B.
nella seconda meta
ebbe sede anche il tribunale baronale e
la sua importanza crebbe unitamente
` a conalla sua popolazione che arrivo
` di 1500 abitanti entro la fine del
tare piu
secolo. A B. finirono per risiedere anche tutti gli altri funzionari baronali e
molti membri di famiglie di nobili rurali proprietarie di grandi estensioni
di terra e di numerose greggi; spesso
` nel corso del secolo la tranquillita
`
pero
` fu turbata dalle liti per
della comunita
il controllo dei pascoli, alcune delle
quali sfociavano in terribili vendette
che costavano la morte di molte persone e luccisione di centinaia di capi.
Estinti i Tola nel 1701, il feudo fu ereditato dagli Amat del ramo di Villarios. Il
` con i nuovi
rapporto della comunita
` pacifico: la popofeudatari non fu pero
`
lazione nel corso del secolo XVIII tento
ripetutamente di non pagare i tributi
` nei neocostituiti Consifeudali e trovo
glio comunitativo e Monte granatico gli
strumenti per condizionare in modo
crescente il potere del feudatario.
Cos`, quando nel 1795 scoppiarono i
moti antifeudali, anche gli abitanti di
B. insorsero distruggendo alcuni edifici
dellamministrazione baronale. Il villaggio nel 1821 fu incluso nella provincia di Alghero come capoluogo di mandamento. Per questo periodo abbiamo
la puntuale testimonianza di Vittorio
Angius: Estendesi labitato da levante
a ponente passi 500, con una larghezza
di 250. Nella parte superiore le strade
sono piuttosto regolari e larghe. La si` alle falde del suddetto
tuazione e
monte, che lo protegge dai venti au` distante dalla strada
strali e siroccali. E
centrale due quarti di miglio. Non si sa
la linea della medesima
capire perche

non siasi tirata su per lo paese in retta a


Torralba, col risparmio dun lavoro di
forse due miglia. Nessunarte, di quelle
che vi si esercitano, si potrebbe dir fiorente. Non pertanto devonsi i bonorvesi
` e industria. La
lodare di molta attivita
maggior parte sono applicati allagricoltura, ed alla pastorizia; i rimanenti
lavorano in qualche mestiere, e tra gli
` numerosi i ferrari, che
altri sono piu
portano in vendita le loro opere ad altri
paesi, e le espongono in tutte le fiere. Le
donne tessono tele e panni foresi [or` le piu
` belle
bace] di molta durata: pero
manifatture di tal genere sono le coperte da letto, ed i tappeti variamente
figurati. Dal censimento parrocchiale
(anno 1833) si conosce constare la popolazione di anime 5100, distribuite in
1225 famiglie. Lordinario numero dei
` di circa 25, le nascite giunmatrimoni e
gono a 160, le morti a 100, la vita si suol
` non sono rari
prolungare ai 65, pero
quelli che valicano il novantesimo. Le
` frequenti malattie sono la pleuripiu
tide, i dolori reumatici, e le terzane, le
` di benignisquali monstransi nei piu
` attiguo
simo carattere. Il cimitero e
` pero
` sono sealla parrocchiale; i piu
polti nelle casse sotto il pavimento
della chiesa. Laria sentesi spesse volte
infetta. Si suol seminare di grano starelli 6125, dorzo 2044, di granone 350,
di fave 1750, assai meno di veccia, di pi` se
selli, e fagiuoli bianchi, di ceci pero
ne sparge starelli 525. Non si gustano
ancora le patate. Il bestiame apparte` calnente a proprietari bonorvesi puo
colarsi in 37 mila capi, da classificarsi e
dividersi in circa 4000 cavalle rudi, in
250 cavalli e cavalle domite, in 2000
buoi daratro, in 2500 vacche rudi, in
100 vacche mannalite, o domestiche,
in 24 000 pecore, in 2350 capre, in 300
giumenti, in 3500 porci. Non si hanno
` la copia del selcapanne fisse. Molta e
vaggiume, cinghiali, daini, lepri. Varie

13

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 19

Bonorva
e numerose le specie de volatili, principalmente pernici, colombi, tordi, beccacce, piche, falchetti, avvoltoi, anitre
` cana
ecc. Sono nel campo presso la la
` di
(confine) delle acque stagnanti, pero
poca considerazione, dove oltre la suddetta sono altre specie di acquatici. Alcuni vivono della caccia come mestiere.
` molti cani, e vha taluno
Nutrono percio
` di dodici.
che ne guida e governa piu
`, e
Sono questi animali di molta abilita
possono ancora attaccare e fermare tori
indomiti, e cavalli eziandio, addentandoli nelle narici. In gran numero sono le
sorgenti di questo territorio, molte abbondantissime, la maggior parte perenni, e alcune mancanti. Vi sono acque
termali, e come pare anco minerali, le
quali trovansi nel campo scoppianti da
` parti in molta vicinanza le une dalle
piu
altre. Sono assai disgustose a beversi, e
di varia temperatura dal freddo a un
gran calore. Dicesi siano state analizzate in Cagliari, ma non si sa di certo il
risultamento. I paesani le denominano
sa funtana sansa. Dopo il riscatto dei
` a essere incluso nella
feudi B. continuo
provincia di Alghero fino allabolizione
delle province. Cos` nel 1848 fu compreso nella divisione amministrativa
di Sassari e dal 1859 nella provincia di
` a
Sassari. La sua economia continuo
prosperare e nel corso del secolo alle
` se ne aggiunsero altradizionali attivita
cune altre dal carattere marcatamente
imprenditoriale; nel 1875 il villaggio di
Rebeccu le fu aggregato come frazione.
`
Alla fine dellOttocento il paese supero
` la crisi economica
con molta facilita
che aveva investito la Sardegna e la sua
` a crescere arripopolazione continuo
vando nel 1951 ai 7500 abitanti. In se` anche B. soffr` del fenomeno
guito pero
` dei
dellemigrazione e quasi la meta
` il villaggio alla risuoi abitanti lascio
` sicure.
cerca di condizioni di vita piu
& ECONOMIA La sua economia e
` basata

sullagricoltura, in particolare la produzione di cereali e la viticoltura; vi


sono sviluppati anche lallevamento
dei bovini e la pastorizia ovina e caprina, rinomata la produzione dei formaggi della Latteria Sociale Cooperativa. Vi operano anche uno stabilimento
per la produzione delle acque minerali,
altri piccoli impianti manifatturieri e
` commerciale; un
una discreta attivita
agriturismo e un ristorante. Artigianato. Antica nel paese la tradizione dellartigianato del ferro: un tempo le
creazioni dei ferraioli bonorvesi erano
conosciute in tutto il territorio circo` di grande prestigio
stante; altra attivita
era la tessitura in particolare delle coperte e dei magnifici tappeti. Servizi. Il
` collegato mediante autolipaese, che e
nee agli altri centri della provincia e
alla rete ferroviaria regionale, dista da
Sassari 78 km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dellobbligo, scuola secondaria superiore, Biblioteca comunale e sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 4187 unita
di cui stranieri 1; maschi 2064; femmine
2123; famiglie 1602. La tendenza complessiva rivelava una netta diminuzione della popolazione, con morti per
anno 56 e nati 32; cancellati dallanagrafe 75; nuovi iscritti 29. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 46 in
miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 13 843 in migliaia di lire; versamenti ICI 2222; aziende agricole 318;
imprese commerciali 249; esercizi pubblici 31; esercizi allingrosso 1; esercizi
al dettaglio 81; ambulanti 9. Tra gli indicatori sociali: occupati 1310; disoccupati 145; inoccupati 332; laureati 78; diplomati 500; con licenza media 1260;
con licenza elementare 1420; analfabeti
211; automezzi circolanti 1628; abbonamenti TV 1313.

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 20

Bonorva

Bonorva La necropoli preistorica di


SantAndrea Priu: venti domus de janas,
` importante e` detta tomba del Capo.
la piu
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
territorio fu popolato continuativamente fin dalla preistoria, come dimostrano il recinto megalitico di Funtana
Sansa, le numerose domus de janas
(SantAndrea Priu, Santu Larentu, Zuffinu), la fonte sacra di Lumarzu, i numerosissimi nuraghi (Arvos, Arzolas, Bachis Lai, Badde Arghentu, Boltolu, Cagai, Coa Nuraghe, Contra Austinu,
Cuiaru, Erettu, Faraone, Frailes, Frusciosu, Funtana e Chercu, Giudeo, Ispinalva, Iuanne Oghene, Lezzeri, Mandra
Sa Giua, Marchiddu, Monte Ariadu,
Monte Caloia, Monte Cheia, Monte
Donna, Monte Giove, Monte Longu,
Mura e Piscamu, Mura Russu, Muru
, Oes,
Pizzinnu, Muschesus, Nurape
Oro, Pazza, Pedra Peana, Pischinalba,
Presone, Puttu de Inzas, SAbbasantera, Sa Costa e Sa Baiane, SEna e Leperes, Sa Sea, Sambinzu, SantElena,
Sidaro, Silichinus, Spadalzu, Suelgiu
Giobados, Su Fraile, Sulzu, Su Respisu,
Tanca e Su Monte, Tinnura, Tintinnos,
Traba Aiana, Tres Nuraghes), i recinti
megalitici (Alvanzales e Fonte Sanna) e
i numerosi reperti romani. Significa` il
tivo dal punto di vista archeologico e
complesso di San Simeone: situato sul
pianoro di Su Monte, a 650 m sul livello
del mare, comprende diversi monu-

`
menti che documentano la continuita
` nudellinsediamento umano dalleta
ragica al Medioevo. Vi si trovano infatti
un complesso di otto recinti (muras), i
` noti dei quali sono Baddadolzu, SIpiu
ligheddu, Mura Cariasa Tilipera e
Aeddo. Essi sono costituiti da poderose
muraglie, alte mediamente 2 m e spesse
2,5, hanno un circuito a forma tondeggiante o trapezoidale cui si accede da
un ingresso strombato di sezione rettangolare. I recinti sono poco distanti
tra loro e strategicamente collegati;
sono ormai attribuiti allEneolitico
(2300-2100 a.C.) e non al periodo nuragico. Essi sono dominati dai ruderi del
nuraghe polilobato di Su Monte. Secondo una tradizione non documentata
i recinti sarebbero stati teatro dellultimo episodio della resistenza dei Sardi
ai Cartaginesi. Poco distante, ai bordi
del pianoro, sorge la fortezza punica di
San Simeone, costruita nel secolo Va.C.
con funzioni di difesa dalle incursioni
delle popolazioni vicine; la fortezza fu
utilizzata anche in epoca romana. Ne
restano solo due torri e pochi resti di
muraglie e di altri locali. Accanto alle
muras sono infine i resti del villaggio
medioevale di Sanctus Simeon (=) e
della chiesa dedicata al santo che probabilmente ne fu la parrocchiale. Ledi` parzialficio aveva una sola navata ed e
mente in rovina. Spettacolare e bellis` poi il complesso di SantAndrea
simo e
Priu, costituito da circa 20 domus de janas prenuragiche e attribuibili al periodo neo-eneolitico tra il 3000 e il 1800
a.C., e situato nella piana non distante
dalla chiesa di Santa Lucia. Si tratta di
ambienti scavati nella roccia; ciascun
` ambienti collegati
ipogeo consta di piu
tra loro secondo schemi differenti. Tra
` quella denominata
` belle domus e
le piu
tomba del Capo, costituita da ben 18
ambienti tra cui un atrio semicircolare
e due vani con pilastri, tutti collegati tra

15

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 21

Bonorva
` decorato con dipinti e
loro. Lipogeo e
graffiti e fu utilizzato continuativamente per millenni. Lo stesso com` paleocristiana fu utilizzato
plesso in eta
come chiesa rupestre e decorato con affreschi le cui tracce si notano ancora. In
seguito il complesso sarebbe stato abitato da monaci benedettini che entro il
secolo X avrebbero scavato unabside
dando alla chiesa un carattere organico. Lantico ipogeo trasformato in
complesso monastico rupestre (Su cunventu) sarebbe stato utilizzato fino al secolo XIII.

Bonorva La grande roccia detta il toro:


gli archeologi discutono ancora se sia una
formazione naturale o opera delluomo.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro storico del villaggio conserva ancora lassetto tradizionale con
le antiche strade sulle quali si affacciano le case in pietra del tipo a palattu,
alcune delle quali di grande eleganza.
` la chiesa
Centro di questo complesso e
di Santa Maria Maggiore, parrocchiale
costruita da artigiani locali a partire
dal 1582 in forme miste che si richiamano al gotico e allo stile classico; ledificio fu completato nellarco di un tren` di Jacopo Pastennio grazie alla volonta
samar che allora era parroco e fu consacrato nel 1614. Ha una sola navata a
campate scandite da archi a sesto acuto
sorretti da alti pilastri; sulla navata si
aprono le cappelle laterali e labside

quadrata con ricca volta a crociera.


` riccamente ornato da forLinterno e
melle intagliate disposte a scacchiera;
` semplice ed elegante. A
la facciata e
breve distanza dalla chiesa sorge il
campanile in stile gotico e sulla stessa
piazzetta si affaccia un pretenzioso palazzotto che conserva alcuni elementi
goticheggianti. Il paese conserva anche
la chiesa di San Giovanni, costruita nel
secolo XVII addossata a una chiesetta
` antica che venne trasformata in sapiu
crestia. Ha linterno a una navata e custodisce un altare e il pulpito lignei del
secolo XVII, riccamente intagliati. Il
complesso della chiesa e convento di
SantAntonio, costruito nel secolo XVII
` di discreta suggestione; accanto nele
` stato ospiledificio dellex carcere e
tato il Museo civico archeologico che
contiene in unico percorso la documentazione archeologica della evoluzione
del territorio con reperti provenienti
` importanti; di particolare
dai siti piu
rilievo la collezione di miliari romani
rinvenuti nel vasto territorio. Altra in` quella di Santa Luteressante chiesa e
cia: situata a breve distanza dalla necropoli di SantAndrea Priu, fu costruita nel secolo XIII in forme romaniche e successivamente modificata con
lavori che ne hanno alterato la struttura. Ha limpianto a una sola navata.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Nulla
dellantico patrimonio di credenze e di
` rimasto se non nella memoria dei
usi e
` anziani della comunita
`.
membri piu
Fino agli inizi del Novecento era diffusa la pratica dellattitidu per i defunti
e lusanza di percuotersi per esprimere
il proprio dolore che spesso costringeva
le vedove a starsene per diversi giorni a
letto per smaltire le conseguenze di
questo comportamento; gli uomini invece spesso mantenevano la camicia
che indossavano nel giorno del decesso

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 22

Bonorzuli
del familiare fino a quando la stessa
non cadeva lacera.

vino e guarnito con perline dorate, la


giacca (su corittu) a bolero di velluto ricamato a fiori e guarnito di perline; sopra la gonna il grembiule (sa falditta) di
seta color crema ricamato a fiori; sul
capo il fazzoletto (su muncaloru) dello
stesso tessuto del grembiule. Labbigliamento maschile comprende la camicia
plissettata, guarnita da un ricco pizzo, e
i calzoni di tela grezza. Sopra la camicia
si indossa la giacca (sa zamarra) di
panno rosso rifinita di velluto nero o
blu, a doppio petto e chiusa da due file
di bottoni doro; sopra i calzoni il gonnellino (sas ragas) di orbace nero orlato
di panno rosso e le ghette dello stesso
tessuto, anchesse orlate di rosso. Sul
capo sa berretta di dimensioni minori
del solito, tanto che i bonorvesi sono
chiamati scherzosamente berritticultzos, dalla berretta corta.

Bonorva, contea di Feudo costituito


nel 1623 per la famiglia Tola. Oltre Bonorva, che ne divenne il capoluogo, il
feudo comprendeva i villaggi di Semestene e di Rebeccu. Allestinzione dei
Tola il feudo fu ereditato dagli Amat
del ramo di Villarios e alla loro estin` alla famiglia Patrizi.
zione passo

Bonorva La facciata della parrocchiale


` di Maria (1606) da
` vita
dedicata alla Nativita
a uno stile provinciale mescolando
romanico e gotico aragonese.

Bonorzuli Antico villaggio che sorgeva


Altre superstizioni e magie governavano nascite, matrimoni e altri momenti significativi della vita. Vi era poi
la credenza che alcune vecchiette si potessero spostare nella notte guidate dai
morti. Se questo mondo dominato dalla
` scommagia e dalla superstizione e
` conserva invece
parso, la comunita
luso del costume nelle occasioni festive. Labbigliamento femminile comprende una camicia di tela bianca dalla
pettina ricamata e rifinita col pizzo e la
gonna plissettata, di panno rosso arricchito da una balza di broccato di seta.
Sopra la camicia si indossano il busto
(simbustu) di broccato e seta bianca
con fiori di seta, bordato di velluto rosso

nelle campagne di Mogoro. Di origini


` svilupprobabilmente romane ando
` di Neapolis si
pandosi dopo che la citta
` a causa delle incursioni saraspopolo
cene; nel Medioevo era compreso nel
giudicato dArborea e dava il nome allomonima curatoria, della quale a partire dal secolo XI fu il capoluogo. Dopo
la caduta del giudicato dArborea nel
` a far parte del Regnum Sar1410 entro
diniae; con tutta la curatoria era conteso dai marchesi dOristano e dai Car`, non fidandosi
roz dArborea; il re, pero
` a farlo
di Leonardo Cubello continuo
amministrare da funzionari reali.
` a far parte dei
Prima del 1430 B. entro
territori che furono donati a Eleonora

17

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 23

Bonorzuli
` sposa a BerenManrique quando ando
gario Bertran Carroz. Cos` il villaggio fu
compreso nella contea di Quirra. I
nuovi feudatari lo trascurarono e B. co` a spopolarsi. Le cose non cammincio
biarono quando nel 1511, con la morte
della contessa Violante II, i Bertran
Carroz si estinsero e Quirra fu ereditata
dai Centelles. Oltre al disinteresse dei
nuovi feudatari, B. per tutta la prima
parte del secolo XVI e in particolare
nel 1527 fu devastato a causa delle frequenti incursioni di corsari barbareschi che tormentarono la regione. Il villaggio decadde e i suoi abitanti cominciarono a trasferirsi a Mogoro. Entro il
` completamente.
1584 si spopolo

` in pensione.
fino al 1947, quando ando
` di problemi archeologici e
Si interesso
filologici. Tra i suoi scritti: Notizie filologiche su i fenici in Sardegna, 1909; Battaglia di Imera, 1909; Briciole. Saggi critici, 1909; Per la consacrazione di mons.
Emanuele Virgilio a vescovo dOgliastra,
1910; Sotto il cielo dOriente. Viaggio in
Terra santa, 1934; Nellisola dei nuraghi,
1942; Nel vortice delluragano a Cagliari
durante e dopo i bombardamenti aerei
1940-45, 1946; Un grande vescovo di
Ogliastra mons. Virgilio, 1948; Foglie
dautunno, 1948; Titolo commemorativo
di Tharros, Studi sardi, XII-XIII,
1955; Grazia Deledda nella sua opera,
Leco del regionale, XI, 7-8, 1959.

Bonorzuli, curatoria di Antica curato-

Bonu, Raimondo Storico (Ortueri 1890-

ria del giudicato dArborea. Cuore della


disciolta diocesi di Terralba, si stendeva a sud del Campidano di Simaxis:
confinava col mare, il Parte Montis e il
Colostrai. Aveva una superficie di 279
km2 e comprendeva i villaggi di Arcidano, Bonorcili che ne era il capoluogo,
Terralba, posta sulle rive dello stagno di
Sassu e sede del vescovo, Uras e Zuradili. Territorio fertile e ben coltivato,
sub` i danni della guerra tra Arborea e
Aragona e successivamente delle frequenti incursioni dei corsari nordafri` spopolandosi e, come scrive
cani. Ando
il Fara nella sua Corographia, rimase
abbattuto al suolo, e ricoperto di erbe,
rovi e cespugli.

Oristano 1981). Fratello del precedente,


` i suoi studi a Cagliari dove fu
completo
ordinato sacerdote nel 1916. Nel 1917 si
` in Teologia e negli anni seguenti
laureo
fu parroco in alcuni paesi del Mandrolisai e della Barbagia; nel 1933 fu nominato parroco di Gadoni, dove rimase
fino al 1947, anno i cui si stabil` a Oristano per insegnare in Seminario. Ricoperse numerosi incarichi diocesani e fu
`
nominato canonico arborense. Dedico
buona parte del suo tempo ad accurate
ed erudite ricerche sui paesi della diocesi e sugli scrittori sardi, ricevendo
importanti riconoscimenti in Italia e allestero; nel 1970 ottenne la medaglia
doro dellAccademia delle Scienze di
Roma. I suoi articoli e i suoi saggi sono
numerosissimi (una delle bibliografie
` recenti ne ha ricordati 123).
sarde piu
` notevoli e
` la lunga
Una delle fatiche piu
serie di articoli dedicati a singoli paesi
della Sardegna, gran parte dei quali distesi in un arco temporale che va dal
1936 (un primo opuscolo su Tonara) al
1975, sotto il titolo Notizie di dati storici
sulla parrocchia di ciascun centro, pubblicati di volta in volta sui quotidiani o
sui periodici con cui collaborava. Cos`

Bonu, Antonio Sacerdote, scrittore (Ortueri 1876-ivi 1968). Fu allievo di Ettore


Pais; nel 1902 si fece sacerdote e nel
` in Lettere. Nello stesso
1907 si laureo
anno ottenne il magistero di Filologia
classica, e nel 1908 quello di Storia e
` a insegnare a Procida,
geografia. Inizio
continuando fino al 1914, poi si trasfer`
ad Arpino e successivamente in altre
, nel 1918, giunse a Cagliari
sedi finche
per insegnare presso il Liceo Dettori.
Fu un prestigioso insegnante del Liceo

18

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 24

Bonuighinu
su Arborea di Oristano sono uscite le
Notizie su: Abbasanta, 1952; Allai,
1952; Ardauli, 1952; Aritzo, 1952 e 1953;
Assolo, 1953; Asuni, 1953; Atzara, 1953;
Austis, 1953; Arborea, 1953; Baratili,
1953; Barumini, 1953 e 1954; Bauladu,
1954; Belv`, 1954; Bidon`, 1954 e 1955; Bonarcado, 1955; Busachi, 1955; Cabras,
1955 e 1956; Desulo, 1956; Donigala Fenughedu, 1956; Fordongianus, 1956; Gadoni, 1957; Genoni, 1957; Gesturi, 1957;
` contiGhilarza, 1957 e 1958. La serie e
nuata a partire dal 1963 in Vita nostra: Massama, 1963; Tiana, 1964; Seneghe, 1967; Bonarcado, 1967; Zerfaliu,
1968. Numerosi altri articoli sono dedicati a biografie di personaggi della storia sarda: Alberto della Marmora, 1953;
Mons. Damiano Filia, 1956; Francesco
Antonio Brocu da Gadoni, 1957; Antonio
Casula Muntanaru, 1957; Piero Cao,
1959; Salvatorangelo De Castro, 1960;
LArcivescovo Raimondo Antonio Tore,
1960; Lo scultore Giuseppe Zanda da Desulo, 1960; Il prof. Antioco Polla da Gadoni, 1960; Lorenzo Mossa, 1960; Monsignor Giuseppe Figurelli, 1960; Michelina
Puligheddu, 1960; Eleonora dArborea,
1961; SantEfisio, 1961; Un letterato
sardo: Salvatore Cambosu, 1962; Il prof.
Salvatore Baldino, 1964; Mons. Giovanni
Melis Fois, vescovo di Tempio, 1964; Domenico Lovisato, 1966; Il poeta Salvator
Ruju, 1966; Ricordo centenario di Giuseppe Manno, 1968; Ricordo di Antonio
Bonu, 1969; Ricordo di due eroi popolari:
Raimondo Scintu, Pietro Are, 1969; Giuseppe Cogoni arcivescovo, 1970; Vincenzo
Sulis, 1972; Mons. Giuseppe Littarru,
` impor1972. Ma le sue due opere piu
tanti sono Scrittori sardi nati nel XIX secolo con notizie storiche e letterarie dellepoca, 1961, e Scrittori sardi nati nel
XVIII secolo, notizie storiche e letterarie
dellepoca, 1972. Ricchi di informazioni
` convincente
e date, sono il ritratto piu
dun grande erudito di provincia, che fu

anche buon sacerdote e parroco molto


amato.

Bonuighinu Antico villaggio del giudicato di Torres, compreso nella curato` nel seria del Cabudabbas. Si sviluppo
colo XI attorno al castello di Bonveh`
pochi chilometri a nord dellattuale
abitato di Mara. Estinta la dinastia giudicale, B., unitamente al castello, cadde
in mano ai Doria, che lo inclusero nella
curatoria del Monteleone e nel piccolo
stato che avevano formato nella parte
nord-occidentale del disciolto giudicato. Per la posizione strategica il suo
possesso era ambito anche dai giudici
dArborea, ma i Doria seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti
del villaggio, che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia e vissero un
periodo di pace fino alla conquista aragonese. Quando i Doria, nel 1323, si dichiararono vassalli del re dAragona, il
villaggio e il castello entrarono a far
parte del Regnum Sardiniae. Nel 1325
essi si ribellarono, e cos` il villaggio e il
castello divennero teatro della loro resistenza agli Aragonesi, che avrebbero
voluto distruggere il castello. Dal canto
loro gli Arborea, che non avevano dimenticato le antiche rivendicazioni e
in quel momento erano alleati degli
Aragonesi, tentarono di conquistarli.
` continuo
` a rimanere in possesso
B. pero
dei Doria, ma per le continue tensioni
` a decadere.
cui era sottoposto comincio
Scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, le truppe giudicali
lo investirono nuovamente e, nonostante la disperata resistenza di Brancaleone Doria, nel 1364 fu occupato
dalle truppe del giudice dArborea.
Dopo il matrimonio di Eleonora dArborea con Brancaleone il castello e il villaggio tornarono in possesso dei Doria.
Anche dopo la caduta del giudicato
` a rimanere in
dArborea B. continuo
` Doria, ma quando
possesso di Nicolo

19

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 25

Bonuighinu
nel 1436 egli fu cacciato dal castello di
Monteleone il villaggio e il vicino castello furono conquistati e distrutti.

Bonuighinu Vicino ai ruderi del castello


svetta la facciata settecentesca della chiesa
di Nostra Signora.

Bonuighinu, cultura di Cultura fiorita


nel Neolitico medio (4000-3400 a.C.). Ci
` stata restituita inizialmente dagli
e
scavi di Sa Ucca e su Tintirriolu vicino
a Mara, in provincia di Sassari. In seguito furono scoperti altri siti in tutta
la Sardegna che dimostrano un livello
di civilizzazione molto evoluto, legato
probabilmente ad analoga situazione
` in
che nello stesso periodo si sviluppo
Corsica, come dimostrano i resti ossei
ritrovati, che ci permettono di affermare che si trattava di dolicocefali di
tipo europeo mediterraneo occidentale, robusti e di media statura. Inizialmente vissero in caverne e successivamente in villaggi, come dimostrano le
tracce di villaggi di capanne come
quelli di Conca Illonis e Cuccuru SArriu sulle sponde dello stagno di Cabras.
Gli scavi hanno dimostrato che gli uomini della c. di B. erano in grado di produrre utensili e suppellettili di vario genere, come manufatti di ossidiana che
venivano esportati e di ceramiche dalle
superfici ben levigate e lucide di color
cuoio o nerogrigiastro, spesso impreziosite da decorazioni impresse o in-

cise. Questa ceramica aveva una notevole ricchezza di forme a seconda degli
` di contadini ne
usi che questa societa
faceva. Il ritrovamento delle macine di
arenaria accanto alle capanne dimostra che lagricoltura aveva raggiunto
un discreto livello. Lassenza di opere
di difesa induce a pensare che la vita vi
si svolgesse tranquilla e pacifica al riparo da pericoli provenienti da popolazioni straniere. Informazioni sulla reli` della c. di B. e
` possibile averne
giosita
dal ritrovamento delle statuette della
Dea Madre, legate probabilmente al
` ; la scoperta delle seculto della fertilita
polture, alcune delle quali in grotticelle
scavate, primo esempio di domus de janas, consentono di comprendere anche
i caratteri del culto dei morti praticato
da queste popolazioni. Ma il pacifico e
statico mondo di B. alla fine del IV mil` in crisi e scomparve, tralennio entro
` evovolto dalla comparsa di altre e piu
lute culture.

Bonuighinu, santuario Antico luogo sacro che sorge non distante dalle rovine
` dedicato
del castello di Bonveh` ed e
alla Madonna Addolorata. Ledificio fu
completamente ristrutturato nel 1797
unitamente alle prospicienti cumbess`as e a due palazzotti che ospitavano i
pellegrini durante la festa annuale. La
chiesa, il cui caratteristico prospetto fa
pensare a forme di architettura pie` preceduta da una piazzetta
montese, e
bastionata a cui si accede da due sceno`
grafiche rampe di scale. Attualmente e
in completo abbandono.

Bonveh`, baronia di Feudo situato nel


Monteleone: comprendeva i villaggi di
Padria e Mara con i resti dellomonimo
castello. Fu costituito nel 1436, dopo la
caduta del castello di Monteleone, a favore di Pietro De Ferraria, che negli
anni seguenti vi incluse amche i territori appartenuti ai villaggi distrutti di
Curus, Nuni, Calamatara e Terriula.

20

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 26

Borghero
Estinti i De Ferraria nel 1606, il feudo fu
ereditato dai Cervellon, che, a loro
volta, si estinsero nel 1718, lasciando la
baronia di Bonveh` ai Manca Guiso, che
continuarono a possederla fino al 1788,
quando si estinsero con un Raffaele. Il
fisco allora, considerando il feudo devoluto, se ne impadron` nonostante
lopposizione della sorella del defunto,
Maria Maddalena, che era sposata
` cos` al ramo
Amat. La baronia passo
Amat di San Filippo, al quale fu riscattata con sentenza del 26 luglio 1839.

Bonveh`, castello di Castello situato


nel Monteleone, poco distante dalla abbazia di Bonuighinu su un colle calcareo lungo la strada tra Mara e Padria. Fu
fatto costruire dai Doria nel corso del
secolo XIII e divenne uno dei capisaldi
della loro resistenza agli Aragonesi nel
` del secolo XIV.
corso della prima meta
Dopo la caduta di Alghero il castello
` in mano a Mariano IV, che non
passo
volle restituirlo al re dAragona e lo uti` come base strategica per le sue imlizzo
prese nei territori del giudicato di Torres. Dopo il matrimonio di Brancaleone
` ai Doria e,
con Eleonora il castello torno
dopo la caduta del giudicato dArborea,
` Doria, figlio
fu uno dei rifugi di Nicolo
naturale di Brancaleone. Prima del
1436 fu assalito dalle truppe sardo-catalane e distrutto. Attualmente rimangono pochi resti e una torre cilindrica
in parte rovinata.

Borconani Antico villaggio che faceva


parte del giudicato di Torres, compreso
nella curatoria di Cabudabbas. Probabilmente era situato nelle vicinanze di
Giave. Di origini medioevali, nel secolo
` centro
XII comparve come domus, cioe
di produzione agricola. Nel corso dello
` divenendo una
stesso secolo si sviluppo
villa e venne in possesso dei Doria in
seguito a uno dei matrimoni che alcuni
dei suoi membri contrassero con principesse della famiglia giudicale di Tor-

res. Dopo lestinzione dei giudici di Torres, essi inclusero il villaggio nello stato
feudale che avevano formato; instaurarono un buon rapporto con gli abitanti
di B., che mantennero i loro privilegi e
la loro autonomia e vissero un periodo
di pace fino alla conquista aragonese.
Quando i Doria, nel 1323, si dichiararono vassalli del re dAragona, il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro
niae. Nel 1325 essi si ribellarono e il villaggio divenne teatro della guerra; nel
1330 fu occupato dalle truppe aragonesi
guidate da Raimondo Cardona e devastato. In seguito sub` gravi danni durante la ribellione del 1347 e per la pe`.
ste del 1348 e si spopolo

Bordach, Arnaldo Religioso (Catalo` sec. XIV-Sassari, prima


gna, prima meta
del 1360). Arcivescovo di Torres dal 1355
al 1360 ca. Apparteneva allordine dei
Cistercensi e professava nel monastero
delle Sante Croci, presso Barcellona,
quando fu nominato arcivescovo di Tor`
res da Innocenzo VI nel 1355. Governo
la diocesi nei difficili anni che precedettero la seconda guerra tra Aragona
e Arborea. Mor` presumibilmente a Sassari prima del marzo 1360. [MASSIMILIANO
VIDILI]

Borgatta, Gino Economista (Donnaz


1888-Valmadonna 1949). Dopo la laurea
` per alcuni anni negli istituti suinsegno
periori. Nel 1916 divenne professore di
`
Economia politica presso lUniversita
di Sassari. Qui fu amico del magistrato
` una introGio Maria Lei-Spano, e detto
duzione a La Sardegna economica di
guerra, di Lei-Spano, 1922. Alcuni anni
` a insegnare nellUniversita
`
dopo passo
di Pisa da dove successivamente si trasfer` in quella di Milano. Poco prima di
morire fu nominato socio dellAccade` in Sardegna
mia dei Lincei. Pubblico
Leconomia sarda durante la guerra,
edito a Sassari da Gallizzi nel 1919.

Borghero, Giuseppe Tipografo, consi21

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 27

Borghesi
gliere regionale (Carloforte 1899-Cagliari 1972). Tipografo artigiano,
iscritto al Partito Comunista dal 1921,
con lavvento del regime fu costretto a
emigrare in Francia. Crollato il regime
` politica in Sarfascista riprese lattivita
` durante le prime lotte
degna; si segnalo
operaie nel Sulcis e fu nominato consultore regionale dal 1944 al 1948. Nello
stesso periodo fu eletto consigliere e assessore comunale a Cagliari; nel 1949 fu
eletto nella I legislatura del Consiglio
regionale per il collegio di Cagliari e
tra il 1952 e il 1956 fu sindaco di Carloforte. Fu anche tra i promotori del movimento per la Rinascita. Tra i suoi
scritti: Bisogna agire, Il Lavoratore,
1944, e Difendere il popolo dalla fame e
dalla miseria, Il Lavoratore, 1947.

Borghesi, Aldo Studioso di storia dei


partiti politici (n. Livorno 1952). Conse` dedicato allinsegnaguita la laurea si e
mento. Collabora da diversi anni con la
sede sassarese dellISSRA (Istituto
Sardo per la Storia della Resistenza e
` occupato in partidellAutonomia). Si e
colare delle vicende del movimento re` di repubblicano in Sardegna e piu
cente dei deportati politici sardi in Germania durante la seconda guerra mondiale. Tra i suoi scritti: La stampa democratica in Sardegna: Il popolo di Sardegna, Archivio sardo del movimento
operaio contadino e autonomistico,
20/22, 1984; Il movimento repubblicano
in Sardegna dalla prima guerra mondiale al fascismo, in Studi in onore di Michele Saba, Archivio Trimestrale, XI,
1985; I repubblicani sardi fra interventismo, guerra, movimento dei combattenti
1914-1926, Bollettino bibliografico
della Sardegna, 11-12, 1989; Per una
biografia politica di Pietro Mastino, Bollettino bibliografico della Sardegna,
13, 1990; Cesare Pintus democratico e
mazziniano, Ichnusa, 21, 1990; Michele Saba: un mazziniano contro, per la

democrazia repubblicana, Il pensiero


mazziniano, XVIII, 2, 1992.

Borghetti, Giuseppina Archeologa (n.


sec. XX). Allieva della professoressa
Pani Ermini, dal 1978 prese parte ai
campi scuola di Cornus, studiando in
particolare i vetri romani. Tra i suoi
scritti: Mensae e riti funerari in Sardegna. La testimonianza di Cornus (con
A.M. Giuntella e D. Stiaffini), 1985; I vetri romani da Cornus conservati al Museo Nazionale di Cagliari, in Atti del
primo Convegno sullArcheologia romana e altomedioevale nellOristanese
1984, 1986; Le fabbriche del vetro e la produzione locale, in I vetri romani del Museo archeologico nazionale di Cagliari,
1994.

Borghetto, Franco Impiegato, uomo


politico (n. Bonorva 1953). Di idee socialiste, ha militato da sempre nel PSI.
Dopo essere stato per diversi anni consigliere e assessore comunale di Sassari e consigliere e assessore provin` stato sinciale, tra il il 1990 e il 1993 e
` attualmente uno dei
daco di Sassari. E
dirigenti della Federazione Democratica sarda e vicepresidente della Pro` autore di alcune invincia di Sassari. E
teressanti pubblicazioni di carattere
storico, tra cui Simone Manca, il primo
` dItalia,
sindaco di Sassari dopo lunita
1997.

Borghi, Carlo Antonio Studioso di beni


culturali (n. Cagliari 1949). Dopo aver
insegnato per alcuni anni storia dellarte negli istituti secondari, nel 1979
ha fondato e presieduto la Cooperativa
` Beni Artistici Sardi. CollaAntichita
bora con la Soprintendenza ai Beni ambientali, architettonici e artistici di Ca` divengliari. Con gli anni il rapporto e
tato stabile. Tra i suoi scritti: Cagliari,
Santa Maria Chiara. Tracce e resti di un
insediamento cistercense? (con Francesca Segni Pulvirenti), Rivista cistercense, V, 1, 1988.

22

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 28

Borgia

Borghi, Elisabetta Storica dellarte (n.


sec. XX). Dopo la laurea in Lettere con` di Cagliari,
seguita presso lUniversita
ha vinto il concorso per il Ministero dei
` funzionaBeni culturali. Attualmente e
rio presso la Soprintendenza di Ca` occupata del regliari. Dal 1992 si e
stauro degli affreschi della cattedrale
di San Pantaleo a Dolianova. Tra i suoi
scritti: Laffresco dellArbor vitae nellex
cattedrale di San Pantaleo in Dolianova
(con L. Siddi e M.C. Cannas), 1994; Dodici apostoli in unabside: santi in teoria
e... nella pratica?, in Gli affreschi absidali
della cattedrale di San Pantaleo in Dolianova, 1997; Immagini percorsi e storie.
Arte in Sardegna dalle origini al Millequattrocento (con M.C. Cannas e A.R.
Corda), 2003.

Borgia Illustre famiglia valenzana


(secc. XVI-XVIII). Discendente da Gof`
fredo de Lenzol, che nella prima meta
` Giovanna Borgia,
del secolo XV sposo
nipote prediletta di papa Callisto III.
Goffredo prese il nome e le armi dei B.
Dal matrimonio nacquero Pietro Luigi
e Rodrigo, che divennero i prediletti
dello zio pontefice il quale, chiamatili
a Roma, concesse loro numerosi benefici. Pietro Luigi fu nominato prefetto
di Roma; Rodrigo, che dei due era il
` abile, cardinale. La discendenza di
piu
Pietro Luigi si estinse presto; Rodrigo,
invece, fu paradossalmente il continuatore della famiglia. Intelligente e spregiudicato, dalle numerose amanti
aveva avuto alcuni figli naturali che
` di sistemare adeguatamente;
cerco
dopo la morte dello zio seppe mantenersi nel difficile ambiente romano e
fin` per riuscire a farsi eleggere a sua
volta papa assumendo il nome di Alessandro VI. Immediatamente pose in
atto una politica nepotistica a favore
dei figli, tra i quali vanno ricordati Cesare e Lucrezia, personaggi di assoluto
rilievo nella storia italiana. La famiglia,

` , fu continuata in Spagna da Giopero


vanni, che aveva ereditato da un fratello il ducato di Ganda. Fu suo nipote,
il duca Francesco, che, una volta diven` nellordine dei Getato vedovo, entro
suiti e ne divenne generale: per la sua
santa vita in seguito fu canonizzato. Dai
suoi molti figli discesero alcuni rami
della famiglia, uno dei quali, quello del
duca Carlo di Ganda, diede vita a una
discendenza per molte ragioni legata
alla storia feudale della Sardegna fin
` del secolo XVI. Nel
dalla seconda meta
1569 infatti Carlo, amico di Filippo II,
` vicere
del Portogallo,
che lo nomino
` di
sposando Maddalena Centelles tento
venire in possesso del feudo sardo di
Oliva, ma dovette impiantare una lite
con i Centelles, che si concluse nel 1591
a favore di suo figlio Francesco. Egli
cos` riusc` a prendere possesso del Marghine, del Montacuto, del Meilogu e
della contea di Osilo; un suo nipote, il
di Sardeduca Carlo, fu il famoso vicere
gna il cui figlio Francesco nel 1663 ebbe
da Gioacchino Centelles anche lere` del marchesato di Quirra. Egli
dita
` mor` prima di Gioacchino, il quale
pero
sopravvisse anche a suo figlio Francesco Carlo che mor` nel 1670; il vecchio
` erede
signore di Quirra allora nomino
Pasquale Francesco, nipote di France` in
sco. Questi nel 1674 finalmente entro
` , divepossesso della nuova eredita
` grande feudatario
nendo cos` il piu
` , per il posdella Sardegna. Egli, pero
sesso del marchesato di Quirra fu chia` che ne rivendimato in causa dai Catala
` . La vicenda giudiziaria
cavano leredita
non si concluse e i suoi discendenti continuarono la causa fino al 1726, quando
furono costretti a cedere il marchesato
` . La famiglia si estinse nel 1740
ai Catala
` due sorelle: Macon un Luigi che lascio
ria Anna, moglie di Giovanni Emanuele
iga duca di Mandas, e Maria
Lopez Zun

23

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 29

Borgia
Ignazia, moglie di Antonio Francesco
Pimentel duca di Benavente.

Borgia, Carlo I Duca di Ganda (Ganda,


` sec. XVI-Sardegna, seprima meta
` sec. XVI). Figlio del celebre
conda meta
Francesco, il santo della famiglia, vissuto nel secolo XVI, fu nominato dalla del Portogallo e
mico Filippo II vicere
fu liniziatore delle fortune feudali
` indella famiglia in Sardegna. Sposo
fatti Maddalena Centelles, erede del
grande feudo di Oliva, per cui, a partire
dal 1569, fu costretto a iniziare una
lunga causa per sostenere i diritti ere` mor`
ditari della moglie. Egli pero
prima che la vicenda fosse conclusa.

Borgia, Carlo II Vicere di Sardegna dal


1610 al 1617 (Ganda, Spagna, 1573-Spagna 1635). Duca di Ganda, figlio di
Francesco I, cresciuto negli ambienti
di corte, si mise in evidenza per le sue
` tanto che fu nominato vicere

capacita
di Sardegna nel 1610. Nellesercizio
delle sue funzioni fu molto attivo:
` alcuni provvedimenti per sosteadotto
nere leconomia dellisola e si preoc` della difesa delle sue coste. Nel
cupo
` il Parlamento che si chiuse
1613 celebro
nel 1614; nello stesso anno ebbe rinnovato il suo mandato che fece protrarre
la sua permanenza fino al 1617. In tutto
` lamminiquesto periodo non trascuro
strazione del grande feudo di Oliva che
la sua famiglia possedeva in Sardegna.
Tornato in Spagna gli furono conferiti
altri incarichi importanti.

Borgia, Diego Vescovo di Ales e Terralba (sec. XVI-1615). Minore osser duca di
vante, fratellastro del vicere
Ganda, fu nominato vescovo nel 1613
dopo aver ricevuto la dispensa per ille` . Resse la diocesi per pochisgittimita
`
simo tempo: infatti nel 1615 era gia
morto. [MASSIMILIANO VIDILI]

Borgia, Francesco I Duca di Ganda


` sec. XVI-inizi sec. XVII).
(seconda meta
Figlio di Carlo I, quando suo padre mor`

la causa con i Centelles per il possesso


del feudo di Oliva non era ancora conclusa; egli comunque sostenne i diritti
della madre e nel 1591, quando la lite si
chiuse, riusc` finalmente a entrare in
possesso del feudo, divenendo cos` uno
dei maggiori feudatari dellisola.

Borgia, Francesco II Duca di Ganda,


` sec. XVIIconte dOliva (prima meta
Carlo II. Nel
1664). Figlio del vicere
1663 Gioacchino Centelles marchese di
Quirra, sentendosi prossimo alla morte,
non aveva figli, lo istitu` erede
poiche
`
del grande marchesato sardo. Egli pero
malauguratamente mor` nel 1664.

Borgia, Francesco Carlo Duca di Gan` sec.


da, conte dOliva (prima meta
XVII-1670). Figlio di Francesco II.
Quando suo padre inaspettatamente
mor`, fu a sua volta prescelto da Gioacchino Centelles come erede del marchesato di Quirra, ma anche lui mor`
improvvisamente nel 1670 prima del
vecchissimo Gioacchino.

Borgia, Francesco Pasquale Duca di


`
Ganda, conte dOliva (seconda meta
sec. XVII-1716). Figlio di Francesco
Carlo, dopo la morte di suo padre anche
lui fu prescelto dallincrollabile Gioacchino Centelles come erede del marchesato di Quirra. Nel 1674, terminata
la lunghissima vita del suo benefattore,
` finalmente in possesso di Quirra,
entro
ma immediatamente fu chiamato in
causa da Giovanni Antonio Centelles e
` che ne rivendicavano
da Ogerio Catala
il possesso. La controversia non era ancora definita quando nel 1716 B. mor`.

Borgia, Maria Anna Sorella del duca


`
Luigi di Ganda (fine sec. XVII-meta
sec. XVIII). Moglie di Emanuele Lopez
iga. Nel 1740 fu riconosciuta erede
Zun
della contea dOliva comprendente le
curatorie dellAnglona, del Marghine,
del Montacuto e la contea di Osilo. Alla
` il feudo a suo figlio
sua morte lascio
iga.
Gioacchino Zun

24

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 30

Borio

Borgna, Giuseppe Giurista (Cagliari


1816-ivi 1893). Figlio di Giovanni, conseguita la laurea in Legge nel 1837 si de` alla carriera universitaria ed eserdico
` con successo la professione di avvocito
cato.

Borgna Bardi, Giovanni Giurista (Cagliari 1790-ivi 1867). Dopo la laurea,


che consegu` nel 1810, fin dal 1814 fu
chiamato a insegnare Diritto civile al` di Cagliari come docente
lUniversita
aggregato. Negli anni seguenti fece una
rapida carriera accademica: divenne
`
professore titolare nel 1831 e continuo
a insegnare fino alla morte, avvenuta
` di docente afnel 1867. Alla sua attivita
` quella di stimato funzionario e si
fianco
` anche allamministrazione
interesso
` : nel 1837 fu consigliere codella citta
munale e nel 1840 sindaco di seconda
classe; nel 1841 fu nominato giudice
della Reale Udienza. Fu autore di importanti studi, ma di lui restano solo alcuni scritti doccasione, fra cui Sonetto
pel funerale di re Carlo Felice, 1831; Quae
in funere Ludovici Baylle sodalis diligentissimi Regiae Societatis agrariae et economicae civitas kalaritana elogia incidi
mandabat, 1838; Indirizzo agli studenti
` , 1848.
della R. Universita

Borgognoni, Adolfo Critico letterario


(Carropoli 1840-Pavia 1893). Dopo aver
conseguito la laurea in Legge nel 1863,
` di letteratura. La profonda
si occupo
` ad approamicizia col Carducci lo porto
fondire la sua passione e a impegnarsi
` in diversi
nella lotta politica. Insegno
istituti superiori ma le sue idee repubblicane gli procurarono molti problemi,
nel 1874 decise di non occuparsi
finche
` di politica. Negli anni successivi ripiu
prese a insegnare e a pubblicare importanti studi; nel 1889 fu nominato profes`
sore di Letteratura presso lUniversita
di Pavia ma mor` improvvisamente nel
1893. Fu uno degli ingannati dai fal` un
sari delle Carte dArborea e dedico

ampio saggio ai poeti della corte giudicale: I poeti italiani dei codici di Arborea,
Studi di Erudizione e dArte, II, 1878.

Borgognoni Tarli, Silvana Antropologo


` dedicata allinse(n. Firenze 1940). Si e
` professore orgnamento; attualmente e
` di
dinario di Antropologia nella Facolta
`
Scienze matematiche dellUniversita
di Pisa. Alla Sardegna ha dedicato il
saggio The Copper Age Burial from
Santa Caterina di Pittinuri, in The
Workshops and Posters of the XIII International Congress of Prehistoric and Protohistoric Sciences, 1996.

Borio, Antonio Insegnante, uomo poli` sec. XX-?,


tico (Sassari, prima meta
1989). Nato a Sorso, fu professore di Storia e filosofia nei licei sassaresi. Antifascista, formatosi a Pisa dove aveva frequentato Guido Calogero e Aldo Capitini e gli ambienti liberalsocialisti,
` a
nella primavera del 1942 organizzo
Sassari, insieme con lavvocato Salvatore Cottoni e lo scrittore Giuseppe
Dess`, allora provveditore agli studi di
Sassari, un lancio notturno di manifestini contro Mussolini e contro la
`a
guerra. Subito dopo il 25 luglio fondo
Sassari, insieme con Giuseppe Dess`, la
sezione del PSI e fu tra i principali collaboratori di Riscossa, il primo settimanale democratico apparso in Sardegna dopo la caduta del fascismo: nel
1944 vi sostenne una dura polemica
contro alcuni esponenti separatisti del
` degli anni Cinquanta
PSdAz. Alla meta
si trasfer` a Parigi come insegnante nel
` tardi
Liceo italiano della capitale; piu
fu addetto allIstituto Italiano di Cultura. Fine acquerellista, espose i suoi
lavori in Sardegna una volta andato in
pensione. Tra i suoi scritti, oltre i ricordati Lorecchio di Dionigio. I separatisti,
Riscossa, 1944, e Separatismo e reazione, Sardegna socialista, 1945,
spicca il volume Sardaigne, pubblicato
a Parigi dalla prestigiosa casa editrice

25

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 31

Borio
`
Arthaud nel 1957: qualche anno piu
tardi ne fu curata una traduzione italiana, edita dal sassarese Gallizzi su iniziativa dellEPT (Ente provinciale per il
turismo), di cui era stato a lungo presidente.

Borio, Giuseppe Funzionario, consigliere regionale (Sorso 1924-Sardara


1977). Fratello di Antonio, militante socialista, funzionario pubblico, si inte` al dibattito politico. Nel 1974 fu
resso
eletto consigliere regionale per il PSI
nel collegio di Sassari per la VII legislatura, ma mor` in un incidente stradale
prima che la legislatura fosse conclusa.

Borlandi, Francesco Storico (Pavia


1903-?). Conseguita la laurea si specia` in Storia economica, dedicandosi
lizzo
presto alla carriera accademica. A partire da 1940 ha insegnato in alcune Uni` italiane. Al Regno di Sardegna
versita
ha dedicato un interessante saggio giovanile: Relazioni politiche ed economiche tra Inghilterra e Sardegna durante
la rivoluzione e limpero, Rivista storica
italiana, IV, 1/2, 1933.

Bornemann, Giorgio Paleontologo


(Germania, inizi sec. XIX-?, seconda
` sec. XIX). Si laureo
` in Ingegneria
meta
mineraria presso la Scuola mineraria
di Freiberg, acquistando presto grande
` proconsiderazione per le sue capacita
fessionali e per la sua preparazione.
Quando nel 1855 alcuni capitalisti fran te
civile des
cesi costituirono la Socie
mines de Ingurtosu e Gennamari lo
chiamarono a presiedere il consiglio di
amministrazione. Stabilitosi in Sarde` il lavoro nella miniera
gna, organizzo
di Ingurtosu avvalendosi della collaborazione di altri tecnici tedeschi e di
maestranze sarde. In poco tempo ne
fece un modello produttivo che colp` favorevolmente lo stesso Quintino Sella
quando nel 1869 giunse in Sardegna e
` le miniere per redigere (come
visito
poi puntualmente fece) la sua relazione

come membro della Commissione parlamentare dinchiesta sulla Sardegna


presieduta da Agostino Depretis. B., approfondendo i suoi studi sui filoni di In` alcune ricerche sulla
gurtosu, imposto
paleontologia della Sardegna che gli
` internazionale. Tra i
diedero notorieta
suoi scritti sardi, Mines de plomb ar`re de la Sardaigne, Bulletin de la
gentife
Geologique de France, X, 1851;
Societe
Les Eaux minerales et les filons metallife`res de lle de Sardaigne, 1857; Phenome`nes eruptifs de la Sardaigne, Comptesrendus de lAcademie des sciences,
XLIV, 1857; Lettera a Elia De Beaumont
sulle acque minerali della Sardegna,
Geologique de
Bulletin de la Societe
France, II, 1857; Lettres sur quelques
nes et de la Sardaigne, Bulmines de Ge
Geologique de
letin de la Societe
France, XIV, 1857; Classification des
formations stratifiees anciennes de lle
de Sardaigne. Atti del congresso internazionale di Geologia, Bologna, 1881; Trias
della parte meridionale dellisola di Sardegna, Bollettino della Commissione
geologica italiana, 1881; Paleontologisches aus dem Cambrischen Gebiete von
Canalgrande in Sardinien, Zeitschrifte
der Deutsches geologische Gesellen,
XXXV, 2, 1883; Die Versteinerrungen des
Cambrischen Scichtensystems der Insel
Sardinien, 1886.

Bornemann, V. Studioso di archeologia


` sec. XIX-prima meta
` sec.
(seconda meta
XX). Si trattenne per breve periodo in
Sardegna presso la miniera di Ingurtosu di cui era stato presidente lingegner Giorgio Bornemann, suo parente.
Specialista di numismatica antica,
scrisse articoli sulla monetazione
sardo-punica: Beitrage zur Kenntnis der
nzen, 1900; Karsardo-punischen Mu
thago oder Karalis?, 1900; Contributo
alla conoscenza delle monete sardo-puniche, Bullettino bibliografico sardo, I,
1901.

26

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 32

Boroneddu

Boroneddu Comune della provincia di


Oristano, incluso nel Comprensorio n.
15, con 183 abitanti (al 2004), posto a 216
m sul livello del mare, sul pendio che
separa laltipiano di Abbasanta dalla
vallata del Tirso, occupata in questa
zona dal grande lago Omodeo. Regione
storica: Parte Barigadu. Archidiocesi
di Oristano.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 4,65 km2: ha forma grosso
modo triangolare e confina a nord con
Ghilarza, a est con Tadasuni, a sud e a
ovest ancora con Ghilarza. Si tratta di
una vallata in leggero pendio verso il
lago, ricca di acqua e riparata dai venti
di ponente e ben esposta verso sud-est.
` suddivisa tra la
La superficie agraria e
vegetazione spontanea, che comprende
gruppi di querce e macchia a base di
mirto e lentisco, la parte coltivata a cereali, frutteto e vigna, e quella utilizzata
` adiacente alla
per il pascolo. Il paese e
strada che, proveniente da Ghilarza e
Abbasanta, scende ad attraversare il
lago per poi inoltrarsi verso Sorradile e
gli altri paesi del versante orientale
` vicina stazione ferdella vallata. La piu
` quella di Abbasanta, lungo la
roviaria e
linea Oristano-Macomer.
& STORIA Lattuale centro abitato e
` di
origine medioevale, apparteneva al
giudicato dArborea compreso nella curatoria del Guilcier (Parte Ocier) che si
stendeva a sinistra del Tirso. Nel corso
del secolo XIV il villaggio soffr` a causa
della peste del 1378. Quando il conflitto
` aspro,
tra Aragona e Arborea si fece piu
nonostante B. fosse saldamente in
mano del giudice, fu compreso nei territori che il re dAragona provocatoriamente concesse al traditore Valore de
Ligia. Dopo la caduta del giudicato, il
` formalmente a
villaggio nel 1410 entro
far parte del Regnum Sardiniae, ma i
suoi abitanti mantennero un atteggiamento ostile nei confronti degli Arago-

nesi. Nel 1412, nel tentativo di arrivare


a una pacificazione, la curatoria fu
` vasta, detta
smembrata e la parte piu
Parte Ocier reale, venne data in pegno
a Leonardo Cubello che aveva prestato
una forte somma alla Corona. B. e la restante parte denominata Canales rimasero sotto il controllo reale; quando
` il re, nel 1415, consent` con mossa
pero
infelice ai De Ligia di tornare in Sardegna per prendere possesso dei feudi
loro concessi, le popolazioni si ribellarono uccidendo quelli che consideravano indegni. Poco dopo, nel 1417, B. e
il Canales furono concessi in feudo a
` nel 1426 lo
Giovanni Corbera, che pero
vendette ad Antonio De Sena. Questi
mor` alcuni anni dopo lasciando il
feudo al cugino omonimo, il visconte di
Sanluri. Costui era carico di debiti, e
cos` nel 1450 B., unitamente a tutto lOcier, gli fu sequestrato dal fisco. Allora il
re consent` a Salvatore Cubello, che
aveva ereditato il Canales da suo padre,
di occupare anche lOcier e, nel 1463,
una volta divenuto marchese, di includerlo nel marchesato di Oristano. Dopo
la confisca del marchesato, avvenuta
nel 1485, il Canales fu concesso a Galcerando Requesens che mor` nel 1507
senza lasciare figli maschi; si apr` una
crisi ereditaria complessa, che il re risolse concedendo un terzo del feudo a
Raimonda Cardona, la sua vedova, e gli
altri due terzi alle sue due figlie Giovanna, maritata Cardona, e Isabella. A
questa spartizione si opposero altre
due figlie che il Requesens aveva avuto
da un precedente matrimonio, ma nel
1509 la questione si chiuse a favore di
` ai Cardona che
Giovanna. Cos` B. passo
nel 1537 vendettero il villaggio assieme
` Torresani e
allintera regione a Nicolo
Pietro Mora. Nel 1558 i Mora cedettero
` Torresani che un`
la loro parte a Nicolo
il Canales al Barigadu Jossu per cui B.
fu incluso in un grande feudo sul quale

27

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 33

Boroneddu
il Torresani ottenne nel 1566 il titolo di
conte di Sedilo. La grande contea nel
1595, alla morte di Marchesia Torre` ai Cervellon; i nuovi feudasani, passo
tari riorganizzarono lamministrazione
che affidarono a un official residente a
Sedilo. B. vide cos` accentuata la sua
posizione di dipendenza; i Cervellon si
estinsero nel 1681 aprendo lennesima
`
crisi per la successione. La crisi duro
decenni, B. e il Canales furono staccati
dal Parte Barigadu e nel 1725 tornarono
al fisco. Furono anni di forti tensioni e
` concretizzando lipotesi che il
si ando
vincolo feudale potesse cessare definitivamente. Fu una breve illusione, e infatti nel 1737 B. fu venduto dal fisco, con
tutto il Canales, al canonico Francesco
Solinas che ebbe titolo di marchese di
Sedilo; dopo lennesima lite ereditaria
` ai Delitala di
il feudo nel 1786 passo
Chiaramonti. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Oristano e nel
1839 fu riscattato agli ultimi feudatari.
` la puntuale testimoDi questi anni e
nianza di Vittorio Angius: La scuola
normale conta 6 fanciulli. Si sogliono
celebrare allanno uno o due matrimoni, nascono 6, muojono 8, in guisa
che il numero va riducendosi a zero. Le
malattie frequenti sono febbri intermittenti semplici e perniciose, e infiammazioni. Vi sono circa 40 famiglie, e 295
` molto
anime (anno 1833). La terra e
adatta ai cereali, e alle civaje [legumi].
Quelli possono fruttificare il 10, questi
il 6 o l8. Si suol seminare allanno da
400 starelli tra grano, orzo e fave. I ceci
sono coltivati a preferenza degli altri
legumi. Le vigne vi prosperano, ma non
` bianin maggior numero di 30. Il vino e
` facilmente
chiccio e di buon gusto, pero
inacidisce nella estate. Vendesi quindi
porzione del mosto ai ghilarzesi, dai
quali si compra acquavite, rosolii ecc.
Vi si semina un po di lino con qualche
profitto. Pochi alberi fruttiferi si colti-

` comuni sono pevano, e le specie piu


schi, prugni e fichi. Nella selva si possono annoverare circa quattro mila
` di
querce, le quali somministrano piu
quel che bisogni al bestiame porcino
del paese. Si computano in tutto il boronese, tra maggiori e minori, cento chiudende, che occuperanno un terzo della
superficie, alcune delle quali servono
alla pastura, altre alla pastura e insieme alla agricoltura. Si educano tre
soli branchi di pecore, ed ogni branco
` capi 50, tra buoi e vacche mannaavra
lite [domite] capi 80, porci 70, giumenti
20. Abolite le province nel 1848, B. fu
incluso nella divisione amministrativa
di Cagliari, nella quale rimase fino al
` a far parte dellomo1859, quando entro
nima provincia. Nel 1927 divenne frazione di Ghilarza e solo nel 1958 riac` la sua autonomia. Nel 1974 fu
quisto
nuovamente compreso nella ricostituita provincia di Oristano.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sullagricoltura, in particolare la viticoltura e la frutticoltura, e sulla pasto` la produzione del forrizia; discreta e
maggio. Come in tutti questi villaggi falcidiati dallemigrazione, una parte consistente dei redditi viene dalle pensioni
` e invalidita
`. Artigianato. In
di anzianita
passato era abbastanza sviluppata la
tessitura del lino fatta nei telai domestici con prodotti di discreta fattura.
` collegato meServizi. Il villaggio e
diante autolinee agli altri centri della
provincia; dista da Oristano 39 km. Dispone di scuola dellobbligo.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 182 unita
di cui stranieri 4; maschi 88; femmine
94; famiglie 73. La tendenza comples`
siva rivelava una sostanziale stabilita
della popolazione, con morti per anno
2 e nati 2; cancellati dallanagrafe 4;
nuovi iscritti 3. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 12 398

28

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 34

Borore
in migliaia di lire; versamenti ICI 73;
aziende agricole 63; imprese commerciali 8; esercizi pubblici 1; esercizi al
dettaglio 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 50; disoccupati 16; inoccupati 13;
laureati 4; diplomati 11; con licenza media 67; con licenza elementare 88; analfabeti 4; automezzi circolanti 91; abbonamenti TV 58.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva domus de janas in regione San Michele e alcuni nuraghi:
Spinosu, Su Montigu, Trubeli. Senza
` il sito di
dubbio di grande interesse e
San Michele che prende il nome dalla
omonima chiesetta rupestre; qui in due
distinte pareti di trachite sono due
gruppi di domus de janas scavate nella
roccia; si tratta di sepolture con una
sola camera che comunica direttamente con la porta aperta verso lesterno.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE La struttura urbanistica del
paese ha conservato le caratteristiche
tradizionali con le sue vie strette disposte ad anfiteatro sul costone della collina, sulle quali si affacciano le case in
pietra, generalmente a corte chiusa da
` signifiun grande portale. Ledificio piu
` la chiesa parrocchiale di San
cativo e
Lorenzo, costruita probabilmente nel
secolo XVII in forme molto semplici e
con un interno spartano. Poco lontano
dal paese, quasi sul lago Omodeo, sorge
la chiesa campestre di San Salvatore,
costruita nel secolo XVI come parrocchia del villaggio di Orene ora scomparso. Ha limpianto a una navata e la
copertura in legno a capriate.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La fe` importante e
` quella di San Salsta piu
vatore, che si svolge nella seconda domenica di settembre presso lomonima
chiesa; si tratta anche di unoccasione
per lesibizione di balli tradizionali e di
` importante
canti. In passato la festa piu

era quella di San Lorenzo che si svolge


ancora il 4 luglio con cerimonie civili e
religiose; solo religiose invece quelle
che vengono organizzate per Santa Cecilia, cui gli abitanti del paese sono
molto devoti.

Borore Comune della provincia di


`
Nuoro, compreso nellVIII Comunita
montana, con 2291 abitanti (al 2004), posto a 394 m sul livello del mare, nella
parte settentrionale dellaltipiano di
Abbasanta. Regione storica: Marghine.
Diocesi di Alghero-Bosa.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 42,74 km2: ha forma sinuosa
e allungata da oriente a occidente e
confina a nord con Macomer e Birori, a
est con Dualchi, a sud con Aidomaggiore, Norbello e Santu Lussurgiu, a
ovest con Scano di Montiferro. Buona
` costituita
parte di questo territorio e
da una porzione dellaltipiano di Abbasanta, con suolo di natura basaltica utilizzato prevalentemente per lallevamento brado, in minima misura per lagricoltura; nella parte occidentale si
inerpica invece alle pendici del monte
SantAntonio (808 m), ricoperte da un
bosco rigoglioso, del quelle fanno parte
` diffuse della flora medile specie piu
terranea. B. si trova a brevissima distanza dalla superstrada Cagliari-Sassari, alla quale si collega con una breve
traversa che continua poi verso linterno, toccando Dualchi e Noragugume
` anche
e continuando per Ottana. B. e
uno dei pochissimi paesi della parte
centro-nord della Sardegna ad avere al
suo interno una stazione della linea ferroviaria Cagliari-Macomer.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale ed era originariamente
chiamato Gorare, apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Marghine. Dopo lestinzione
della famiglia giudicale il Marghine fu
conteso tra i Doria e gli Arborea e fin`

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 35

Borore
per essere occupato da truppe arborensi e annesso al giudicato dArborea.
Gli anni che seguirono furono per B.
` . Scoppiata la guerra
anni di tranquillita
tra Aragona e Arborea, nel 1378, mentre
` acuta del conera in corso la fase piu
flitto, il villaggio fu incluso nei territori
che il re dAragona concesse al traditore Valore de Ligia che si era schierato
` a rimanere in
con lui. In effetti continuo
possesso del giudice dArborea fino alla
battaglia di Sanluri, subito dopo cadde
in mano al visconte di Narbona che con` a tenerlo fino al 1420, anno in cui,
tinuo
dopo la rinuncia del feudatario ai pro` a far parte del Regnum
pri diritti, entro
Sardiniae. Nel 1421 il villaggio fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles; i Centelles nel 1439 lo
cedettero a Salvatore Cubello come indennizzo per il mancato pagamento
della dote di sua sorella. Divenuto marchese dOristano, Salvatore nel 1463 incluse B. nel suo feudo; il villaggio fu poi
ereditato da Leonardo Alagon al quale
fu confiscato nel 1477. Dopo qualche
mese di confusione, e dopo la battaglia
` a far parte del feudo
di Macomer, torno
di Oliva; i Centelles, che risiedevano in
Spagna, fecero amministrare il vasto
feudo da una burocrazia alle loro dipendenze, cos` B. fu fatto dipendere
amministrativamente da un funzionario che risiedeva a Macomer. Estinti i
Centelles nel 1569, il villaggio, dopo
`
una lunga lite conclusa nel 1591, passo
ai Borgia che innovarono profondamente il suo sistema di amministra`
zione. Nel corso del Seicento si verifico
infatti un aumento del potere del feuda` a controllare direttatario che arrivo
mente lelezione del majore, esauto`
rando cos` completamente la comunita
e appoggiandosi ai rappresentanti di alcune famiglie di notabili locali che gestirono il potere in modo clientelare e
` era stato possibile perche
,
ingiusto. Cio

nel corso del secolo, per lesazione dei


tributi feudali erano state create le liste feudali dei contribuenti, calcolate
in base al loro reddito; la gestione di
queste liste comportava non solo la determinazione del carico fiscale per ciascuno ma anche lindividuazione delle
categorie degli esenti. In genere gli
esenti erano proprio i notabili locali
che finirono per formare delle elite vassallatiche legate al feudatario; quando i
Borgia si estinsero nel 1740, B. cominciava a manifestare il bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo
una lunga serie di vicende ereditarie,
nel 1767 il villaggio fu incluso nel mar` a Maria
chesato del Marghine che tocco
Giuseppa Pimentel erede dei Borgia e
moglie di Pietro Tellez Giron. B., come
molti altri dei villaggi del Marghine,
non ebbe un rapporto facile con i nuovi
feudatari che dalla Spagna facevano
amministrare il feudo a funzionari
senza scrupoli, cos` tra il 1774 e il 1785
` apertamente di pagare i trisi rifiuto
buti e nel 1795 prese parte ai moti antifeudali. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cuglieri; nel 1843 chiuse il
tempestoso rapporto con gli ultimi feu` la testimonianza
datari. Di questi anni e
` situato nel piadi Vittorio Angius: E
noro del Marghine, onde resta esposto
a tutti i venti. Componesi di circa 380
case, ognuna delle quali ha annesso un
orticello. Le strade sono larghe, ed alcune un po regolari. Non vi si esercita
alcunarte meccanica che meriti considerazione. Le donne lavorano in 240 telai. Vendono molto panno forese, e al`
cune pezze di tela. La scuola normale e
frequentata da circa 30 ragazzi. Dal censimento parrocchiale dellanno 1833, si
rileva il numero delle anime essere di
1820 in 375 famiglie. Nellanno si sogliono celebrare circa 17 matrimoni,
nascono 50, muojono 35. La vita di rado
si produce oltre i 60. Dominano le febbri

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 36

Borore
destate intermittenti, dinverno catar` tanto atta
rali, e le pleuritidi. La terra e
alla agricoltura, quanto alla pastura. Si
sogliono seminare 2000 starelli tra
grano ed orzo, e si miete il settuplo. Si
` di fave. Non si cusemina poca quantita
rano molto gli orti, che si hanno alle
sponde del rio Kerbos, e non vi si coltiva
altro che zucche, granone e pomidoro.
Il lino suol dare circa 1000 decine. Le
vigne vegetano bene, ma i vini sono ordinarii, e degenerano. Vi sono alcuni
oliveti, e poche specie e piccol numero
di piante fruttifere. Tre quinti del territorio sono occupati dai chiusi e dalle
tanche, le quali sono destinate alternativamente a pastura e ad agricoltura. Il
`
bestiame appartenente ai bororesi e
delle seguenti specie, e nel 1833 era nei
numeri notati per ciascuna: pecore
12 000, numero minore del solito, e cos`
ridotto dalla epizoozia dellanno antecedente; buoi da lavoro 400; vacche
900; porci 1000; giumenti 250; cavalli e
cavalle 360. In B. educavasi prima una
bella razza di cavalli, da cui si sceglievano i migliori destrieri che figuravano
nelle solenni corse dei Campidani.
Pare che qualcuno voglia ripigliar queste cure. Abolite le province, nel 1848
B. fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro, nella quale rimase
` a far
fino al 1859, momento in cui entro
parte della provincia di Sassari rimanendovi fino al 1927, anno in cui fu ricostituita la provincia di Nuoro. Nel 1928
si vide aggregare come frazioni i villaggi di Dualchi e di Noragugume che
solo nel 1939 ne furono staccati. Dopo il
1960 anche B. ha visto diminuire la sua
popolazione in conseguenza del fenomeno dellemigrazione alla ricerca di
` sicure.
condizioni di vita piu
& ECONOMIA La principale fonte di so` lallevamento, che puo
`
stentamento e
contare su un patrimonio zootecnico
piuttosto consistente, soprattutto per

quanto riguarda gli ovini. Rinomata la


produzione dei formaggi; per lagricol` da registrare un discreta produtura e
zione di vino e di olio di oliva. Discretamente sviluppato anche il commercio;
vi operano anche un albergo e un ristorante. Artigianato. In passato vi era la
tradizione della tessitura e venivano
prodotti lorbace e la tela di lino; attualmente si mantiene una discreta produzione di tappeti. Sono a carattere artigianale anche una produzione di mobili
` tra le quali una relae alcune attivita
tiva ai manufatti di cemento che si col`
legano alledilizia. Servizi. Il villaggio e
collegato mediante autolinee agli altri
` detto,
centri della provincia e, come si e
anche alla rete ferroviaria principale;
dista da Nuoro 52 km. Dispone di medico, farmacia, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale e sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 2408 unita
di cui stranieri 22; maschi 1182; femmine 1226; famiglie 864. La tendenza
complessiva rivelava una diminuzione
della popolazione, con morti per anno
21 e nati 13; cancellati dallanagrafe 56;
nuovi iscritti 26. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
15 752 in migliaia di lire; versamenti
ICI 840; aziende agricole 211; imprese
commerciali 133; esercizi pubblici 16;
esercizi allingrosso 2; esercizi al dettaglio 54; ambulanti 3. Tra gli indicatori
sociali: occupati 732; disoccupati 93;
inoccupati 115; laureati 54; diplomati
267; con licenza media 707; con licenza
elementare 851; analfabeti 64; automezzi circolanti 865; abbonamenti TV
708.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ricco di Tombe di giganti
territorio e
(Imbertighe, Santu Bainzu, Sa Perda
Longa e Figu) e di nuraghi (Arghentu,
Bighinzone, Busazzone, Casas, Cherbos, Cohimbos, Duos Nuraghes, Imber-

31

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 37

Borore
tighe, Interenas, Ludrau, Magassula,
Mura de Figu, Oschera, Pischedda, Porcarzos, SInfurcadu, Suerzu, Toscono,
Tres Nuraghes, Ugore), alcuni dei quali
` interessanti della
considerati tra i piu
Sardegna, come quello di Oschera ai
confini col territorio di Macomer, del
tipo monotorre, molto ben conservato;
o quello detto Duos Nuraghes in prossi` dellabitato, imponente esempio
mita
di nuraghe polilobato con le torri colle` molto
gate da bastioni, purtroppo pero
danneggiato.

Borore La Tomba di giganti di Santu Bainzu.

` pero
` ImIl sito di maggiore interesse e
bertighe, una Tomba di giganti situata a
poca distanza dallabitato, vicino alla
chiesa campestre di San Gavino. Lim` classico, consta
pianto della struttura e
infatti di unesedra da cui si accede alla
camera sepolcrale. Di particolare inte` la stele nella quale si apre la
resse e
porta attraverso la quale si accede dal-

` alta
lesedra allinterno del sepolcro: e
` considerata tra la piu
` significa4 m ed e
tive dellisola. A poca distanza dalla
chiesetta di San Gavino sorge il nuraghe Porcarzos, che ha una pianta complessa caratterizzata da un mastio centrale circondato da un bastione a quattro torri, oltre il quale si trova unulteriore cinta di mura esterne. La monumentale fortezza attende di essere convenientemente studiata.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato in parte
lassetto urbanistico tradizionale, articolato in strade larghe sulle quali si af` piani,
facciano le case in pietra a piu
talvolta precedute da una corte chiusa
da un grande portale tipica di queste
regioni centrali. Ledificio di maggior
` la chiesa della Vergine del Carspicco e
melo, parrocchiale costruita nel secolo
XVII in forme molto semplici; altro edi` la chiesa di San Lussorio, coficio e
struita nel secolo XVIII alla periferia
` Turru, anchessa
del paese in localita
di forme essenziali e spoglia di qualsiasi ornamento.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In occasione delle feste popolari si conserva
` antiche usanze della
memoria delle piu
` ; tra queste e
` la festa di San
comunita
Lussorio che si svolge il 21 agosto; le celebrazioni si aprono con un magnifico
corteo di cavalieri in costume che scortano il simulacro del santo alla chiesa
della Beata Vergine del Carmelo; nel
pomeriggio attorno alla chiesa si svolge
una spericolata corsa di cavalli, detta
` rdia, della quale si ha memoria fin da
a
tempi molto remoti. In passato altro mo` era la festa
mento di grande intensita
del Carnevale che culminava con uno
spericolato palio durante il quale i cavalieri dovevano colpire alla testa una
gallina appesa. Di questa usanza, resa
impopolare anche dalle leggi a prote` persa memoria,
zione degli animali, si e

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 38

Borras
` persa la memoria dellattitidu
come si e
o compianto recitato per le persone defunte e ancora in auge fino alla fine dellOttocento.

Borracina Pianta erbacea annuale


della famiglia delle Crassulacee (Sedum caeruleum L.). Fusti e foglie carnosi di colore rosso, che in primavera
si ricoprono di fiori bianco-celestini (b.
azzurra). Cresce sulle rocce e nel periodo della fioritura, da marzo a giugno,
crea un bellissimo contrasto cromatico
tra le foglie, i fiori e la roccia stessa.
` la b. cinerea (S. daUna specie simile e
syphyllum L.), con fusti e foglie, carnose
e arrotondate, di colore bruno-rossastro e fiori bianco-rosati; ha lo stesso
habitat della precedente. La b. di Nizza
(S. sediforme Pau) ha infiorescenze
gialle (maggio-giugno) su steli allungati,
in parte legnosi, e foglie verdi e allargate: cresce in suoli rocciosi nella Sardegna meridionale. Indifferentemente
dalla specie la b. viene chiamata in
ni (logudorese); ersardo erba de margia
dda grassa (campidanese); u
a macbixe
na (gallurese). [MARIA IMMACOLATA BRIcio
GAGLIA]

lunghe e picciolate, ovato-arrotondate;


i fiori viola, stellati, sono penduli e peduncolati. Fiorisce dalla primavera
sino alla fine dellestate. Cresce in primavera nei terreni sia coltivati che incolti e ai bordi delle strade. Le foglie e i
fiori sono usati in medicina tradizio` depurative,
nale per le loro proprieta
diuretiche ed emollienti. Conosciuta in
Marmilla con il nome dialettale chiu
chiu, viene considerata un elisir di
lunga vita. Con le foglie tenere e i fiori,
dal sapore piacevolmente acidulo, si
possono preparare insalate, frittate e
` molto
ripieni per agnolotti, ma non e
usata nella cucina sarda tradizionale.
Esiste una specie endemica della Sardegna, la Borago pygmaea(DC.) Charter
et Greuter, perenne, con fusti eretti, foglie lanceolate, fiori campanulati azzurro chiari, che vegeta nei luoghi
umidi e freschi. Nella proposta di L.R.
n. 184/2001 viene inserita nellelenco
delle piante da sottoporre a vincolo di
gia (Sarprotezione. Nomi sardi: burra
ch (Aldegna settentrionale); ciucciamo
`e (nuorese); limbo
ina
ghero); limba de bo
da (logudorese); pitza(Anglona); limbu
ga (campidanese); succiameli (galcarro
lurese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Borras Famiglia cagliaritana di origine

Borragine Pianta erbacea molto diffusa,


` officinali.
possiede proprieta

Borragine Pianta erbacea annuale


della famiglia delle Boraginacee (Borago officinalis L.). Ha fusto cavo, ricoperto, come tutta la pianta, di una fitta
peluria ispida e pungente, le foglie sono

valenzana (secc. XVII-XVIII). Si trasfer`


in Sardegna nel corso del secolo XVII
per conto dei Centelles marchesi di
Quirra, che impegnarono alcuni suoi
membri nellamministrazione del
feudo nei difficili anni della controversia con i Borgia; nel 1688 furono ammessi al parlamento del duca di Monteleone. Scoppiata la guerra di successione spagnola furono tra gli artefici
della sollevazione della Gallura a favore degli Asburgo e nel 1707 furono insigniti del cavalierato ereditario e della
` . Dopo lavvento dei Savoia la fanobilta
miglia si trasfer` nel regno di Napoli,

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 39

Borras
dove un Pasquale divenne nel 1784 comandante della Marina borbonica.

cende della guerra tra Aragona e Arbo`.


rea e si spopolo

Borras, Francesco Gentiluomo caglia-

Borro2 Antico villaggio di origine me-

` sec.
ritano (Cagliari, seconda meta
` sec. XVIII).
XVII-Napoli?, prima meta
Scoppiata la guerra di successione spa` tra i partigiani degli
gnola si schiero
Asburgo e fu tra i protagonisti dei moti
galluresi del 1707, che facilitarono larrivo nellisola alla nuova dinastia. Nel
1720, passata la Sardegna ai Savoia,
prefer` lasciare la Sardegna e trasferirsi nel regno di Napoli.

dioevale che faceva parte del giudicato


di Cagliari, compreso nella curatoria di
Nuraminis. Sorgeva a nord-est dellat`
tuale abitato di Serramanna in localita
Cuccuru Barrali. Dopo la caduta del
giudicato di Cagliari, nella divisione
del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai conti di Capraia, che lo trasmisero al giudice dArborea. Il giudice Mariano II, entro la fine del secolo XIII, lo
` al Comune di Pisa che lo fece amlascio
ministrare da suoi funzionari. Dopo la
`a
conquista aragonese, nel 1324 B. entro
far parte del Regnum Sardiniae e nel
1327 fu concesso in feudo a Pericono de
`; i suoi discendenti non ebbero un
Libia
buon rapporto con gli abitanti del villaggio, che nel 1348 perse buona parte
della popolazione a causa della peste.
Scoppiata la prima guerra tra Mariano
` ne persero il
IV e Pietro IV, i de Libia
controllo dopo il 1353, quando, resisi
conto dellimminenza di altri conflitti,
preferirono tornare in Catalogna. In seguito, scoppiata la seconda guerra tra
Mariano IV e Pietro IV, il villaggio fu
danneggiato dalle operazioni militari e
fu occupato dalle truppe arborensi; si
` completamente entro i primi
spopolo
anni del secolo XV.

Borro1 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria
del Sigerro. Sorgeva non lontano dal castello di Acquafredda. Finita lesistenza
del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 il villaggio fu compreso
nel terzo toccato ai Della Gherardesca,
che per insanabili contrasti tra i due
rami della famiglia, poco tempo dopo,
procedettero a unaltra divisione tra
loro. B. cos` fu attribuito al ramo del
conte Ugolino e prese a essere amministrato dai funzionari dei nuovi signori
con precisione fiscale. La sua struttura
sociale fu conservata, i suoi abitanti
continuarono a eleggere annualmente
il majore e, nel complesso, condussero
una vita tranquilla. In seguito il conte
Ugolino, che si era impadronito del potere a Pisa, fu assassinato, probabilmente col concorso dei cugini dellaltro
ramo, per cui nel 1289 i figli dichiararono guerra al Comune. Il villaggio fu
investito dalle operazioni, sub` dei
danni e quando i Della Gherardesca fu` sotto il
rono sconfitti, dal 1295 passo
controllo diretto di Pisa che lo fece amministrare da suoi funzionari. Con larrivo degli Aragonesi, nel 1324, fu dato in
amministrazione al castellano di Acquafredda. Negli anni successivi fu duramente provato dalla peste e dalle vi-

Borro3 Famiglia originaria di Alassio


(secc. XVII-XVIII). Si trasfer` in Sardegna nel corso del secolo XVII e si stabil`
a Cagliari, dove alla fine del secolo un
Nicola apr` una tipografia. In pochi
anni lazienda, anche grazie alle commesse dellamministrazione che Nicola
seppe ottenere, divenne importante.
non aveva figli, egli fece arriPoiche
vare da Alassio il nipote Giacomo che
` essere considerato il capostipite
puo
del ramo sardo della famiglia. Egli fece
un brillante matrimonio con Vittoria
Brondo, imparentandosi cos` con al-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 40

Borro
cune famiglie dellaristocrazia; nel
1695 ottenne il privilegio del cavalie` e nel
rato ereditario e della nobilta
1698 fu ammesso allo Stamento militare. I suoi figli, impegnati nel processo
di trasformazione da borghesi in gentiluomini, non trascurarono la tipografia
che nei primi decenni del secolo XVIII
si avvalse anche dellopera dello stampatore Gaspare Garimberti; tre di essi,
Demetrio, Pietro Giovanni e Giovanni
Battista furono personaggi di assoluto
rilievo. Durante la guerra di successione spagnola si schierarono nel partito filoasburgico. Passata lisola agli
Asburgo, nel 1712 la famiglia ebbe in
feudo il territorio di Marrubiu e Zura` perse nel
dili in libero allodio, che pero
1717 in seguito alla spedizione dellAlberoni. Trasferita lisola ai Savoia, i B.
non riuscirono a instaurare un buon
rapporto con la nuova amministrazione, per cui in pochi anni furono costretti a chiudere la tipografia, ma soprattutto non riuscirono a recuperare il
territorio che avevano perduto. In par` la tipoticolare Pietro Giovanni eredito
grafia e fu il protagonista dellultimo
periodo della sua storia fino alla chiusura. Aveva sposato una Aymerich: la
loro discendenza si estinse nel 1790. I
`,
personaggi di maggiore rilievo, pero
furono il canonico Demetrio, avversa sabaudo Pallavicino di
rio del vicere
my, e soprattutto il dottor GioSaint-Re
vanni Battista che, come abbiamo visto,
` essere considerato il capostipite
puo
del ramo feudale della famiglia. Fu
` suo figlio Giacomo a recuperare il
pero
feudo nel 1752, con un compromesso in
` in posbase al quale la famiglia torno
sesso del territorio di Marrubiu e Zuradili e fu insignita del titolo marchionale
col predicato di San Carlo. La sua discendenza si estinse nel 1794 con Francesco.

Borro, Francesco Marchese di San

Carlo (Cagliari 1732-ivi 1794). Figlio del


marchese Giacomo, benemerito della` senza successo di cologricoltura, tento
nizzare il salto di Zuradili; nel 1793 fu
tra i protagonisti della difesa di Cagliari
contro lo sbarco francese. Infatti gli fu
affidato il comando dei reparti di fanteria schierati lungo il litorale di Quartu e
prese parte alla battaglia decisiva contro gli invasori. Mor` senza figli nel 1794.

Borro, Giacomo Signore di Marrubiu e


Zuradili (Cagliari 1698-ivi 1752). Figlio
di Giovanni Battista, in conseguenza
della spedizione del cardinale Albe` del suo
roni perse la disponibilita
` ai Safeudo. Quando la Sardegna passo
` il possesso, ma dovette
voia ne recupero
sostenere una lunga lite con il fisco e
con lappaltatore dei diritti civili di Oristano. Entrambi si opponevano a che
esercitasse i suoi diritti feudali: il fisco
pretendeva che pagasse una tassa di
concessione, lappaltatore delle rendite civili riteneva che il territorio concesso facesse parte del Campidano di
Oristano e pertanto pretendeva il pagamento dei diritti feudali. G., comunque,
nel 1752 chiuse la questione con una
`
transazione in base alla quale rinuncio
a tutti i diritti riscossi dal fisco negli
anni precedenti e, pagati 4500 scudi, ottenne sul feudo il titolo di marchese di
San Carlo. Pochi mesi dopo mor`.

Borro, Giovanni Antonio Religioso


(Cagliari 1697-Bosa 1767). Vescovo di
Bosa dal 1763 al 1767. Fratello di Pietro
Giovanni e di Giacomo, nel 1723 fu ordinato sacerdote e divenne dottore in
utroque a Cagliari; per alcuni anni soffr`
per i contrasti che la sua famiglia aveva
con la dinastia sabauda. In seguito fu
nominato canonico della diocesi di Ca` ecclesiagliari, giudice per le immunita
stiche e cancelliere regio-apostolico;
nel 1763 fu nominato vescovo di Bosa e
qui mor` nel 1767.

Borro, Giovanni Battista Gentiluomo


35

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 41

Borro
(Cagliari 1676-ivi 1715). Figlio di Giacomo, conseguita la laurea in Legge intraprese la carriera amministrativa;
scoppiata la guerra di successione spa` nel partito filoasburgnola, si schiero
gico del quale divenne uno dei maggiori
esponenti. Dopo il passaggio della Sardegna agli Asburgo, nel 1712 ebbe in libero allodio i territori spopolati di Marrubiu e Zuradili.

Borro, Maria Imbenia Marchesa di San


` sec.
Carlo (Cagliari, seconda meta
` sec. XIX). Figlia
XVIII-ivi, prima meta
del marchese Francesco, nel 1794 ere` il feudo di famiglia. Era sposata ad
dito
Antonio Ignazio Paliacio e di suo marito
condivideva le convinzioni politiche e
lodio nei confronti dei partigiani dellAngioy, che i due ritenevano responsabili della morte violenta del marchese
della Planargia, padre di lui. Si ha ragione di credere che avesse contribuito,
con una rete di spie, a far catturare
molti dei protagonisti dei moti antifeudali. Alla sua morte nel 1832 il feudo di
` ai Paliacio.
San Carlo passo

Borromeo, Agostino Storico (n. Vimercate 1944). Discendente da una nobile


` dedifamiglia, conseguita la laurea si e
cato allinsegnamento universitario. At` di
tualmente lavora presso la Facolta
` La
Scienze politiche dellUniversita
Sapienza di Roma. Ha studiato la storia dellInquisizione e ne ha scritto in
alcuni saggi: Inquisizione spagnola e libri proibiti in Sicilia ed in Sardegna durante il XVI secolo, Annuario dellIsti` moderna e
tuto storico italiano per lEta
contemporanea, XXXV-XXXVI, 1985;
` sarda nelLinquisizione, in La societa
` spagnola (a cura di Francesco
lEta
Manconi), I, 1992; LInquisizione e i conversos nella Sardegna spagnola, in LInquisizione e gli ebrei in Italia, 1994.

Borsapastore Pianta erbacea annuale


o biennale della famiglia delle Rosacee
(Capsella bursapastoris L.). Alta sino a 50

cm, ha le foglie basali a rosetta, con lamina allargata di forma irregolare,


quelle superiori lanceolate e seghet` spiga
tate, fiori bianchi in racemo (cioe
con peduncoli corti e alternati) terminale. Fiorisce ad aprile-maggio. Il
` un achenio triangolare arrotonfrutto e
` nome alla pianta, per la sua
dato che da
forma che ricorda la sacca usata dai pastori. Cresce spontanea nei terreni incolti e nelle aiuole, anche nei centri urbani. In Sardegna viene usata nella medicina popolare con azione emostatica
e antiemorragica. Nomi sardi: bursa de
ne (Marghine); bursixedda, bu
ssa
matzo
mina
de pastori (campidanese); eiva de fe
nes (Monti(sassarese); isperracalzo
ferru). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Borticoro Antico villaggio che faceva


parte del giudicato di Torres, compreso
nella curatoria del Goceano. Sorgeva
nelle campagne di Esporlatu su un territorio frequentato dalluomo fin dai
tempi della preistoria. Data la posi` rozione rispetto alla rete di viabilita
mana, fu utilizzato come mansio anche
` tardoimperiale. Probabilmente il
in eta
` da due di queste
villaggio si sviluppo
antiche mansiones nel secolo XI. Dopo
lestinzione della famiglia giudicale di
Torres, fu lungamente conteso tra i Do`
ria e gli Arborea; dopo il 1290 sembro
che questi ultimi avessero la meglio,
ma nel 1297 i Doria, sfruttando abilmente il bisogno che Giacomo II dAragona aveva di alleati da coinvolgere
nella conquista della Sardegna che andava progettando, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Ma dopo larrivo degli Aragonesi, quando nel 1325 i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle truppe del giudice dArborea allora alleato dal re dAragona, conquistato e formalmente annesso al Regnum Sardiniae. Il suo possesso, con
tutto il Goceano, fu definitivamente ri-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 42

Bortigali
conosciuto al giudice dArborea e nel
1339 il re dAragona concesse a Mariano
IV il titolo di conte del Goceano. Limportanza di B., che nel 1348 soffr` per
lepidemia di peste, venne meno
` Burgos, ma
quando il giudice fondo
` a essere un centro di una qualcontinuo
che importanza. Scoppiata la guerra tra
Mariano IV e Pietro IV divenne uno dei
centri della resistenza giudicale e nel
1378, negli anni in cui il conflitto si fece
` acuto, il re dAragona provocatoriapiu
mente incluse B. nei territori che aveva
concesso in feudo al traditore Valore de
` il villaggio continuo
`a
Ligia. In realta
rimanere in possesso arborense fino
alla caduta del giudicato, e dopo il 1409
fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio non era ancora pacificato. Infatti sembrava dovesse cadere nelle mani del visconte di
Narbona e negli anni seguenti fu teatro
di una continua guerriglia della quale
` Bartolo Manno per invadere
approfitto
la
e devastare tutto il Goceano. Poiche
situazione sembrava non potesse essere controllata dal marchese dOristano, nel 1421 fu sul punto di entrare a
far parte del grande feudo concesso a
Bernardo Centelles; nel 1422 Leonardo
Cubello invase il territorio, sconfisse
` il
Bartolo Manno e finalmente occupo
Goceano. Cos` B., che ormai era ridotto
a un villaggio di modeste proporzioni,
dopo anni di tribolazioni pervenne ai
marchesi dOristano. Dopo la ribellione
di Leonardo Alagon, a partire dal 1478,
venne amministrato direttamente da
funzionari reali. Nei secoli successivi
il villaggio decadde ulteriormente e
` spopolandosi. I suoi abitanti fuando
rono costretti a pagare pesanti tributi e
persero progressivamente la loro autonomia. Dopo il 1677 gli abitanti cominciarono a trasferirsi a Esporlatu; dopo
il 1725 il villaggio contava 30 abitanti ed

entro il 1751 era completamente distrutto.

Bortigali Comune della provincia di


`
Nuoro, compreso nellVIII Comunita
montana, con 1507 abitanti (al 2004), posto a 505 m sul livello del mare, disposto
sul fianco di una collina addossata al
monte Santu Padre, che con i suoi 1026
` una delle cime maggiori della came
tena del Marghine. Regione storica:
Marghine. Diocesi di Alghero-Bosa.

Bortigali Qui nacque, nellottobre 1943, Radio


Sardegna, una delle prime emittenti dellItalia
liberata.

TERRITORIO Il territorio comunale si


estende per 67,46 km2: ha forma grosso
modo triangolare con una lunga punta
rivolta verso sud, e confina a nord con
Macomer, a est con Bolotana e Silanus,
a sud con Dualchi, a ovest con Birori e
Macomer. Di forma cos` allungata, si
estende dal lembo settentrionale dellaltipiano di Abbasanta verso le pendici della catena del Marghine, per continuare poi nellaltipiano di Campeda,
dove si trova tra laltro la piccola frazione di Mulargia. Si hanno quindi terreni adatti sia allagricoltura che allallevamento, oltre a tratti di bosco e zone
di grande suggestione paesaggistica e
ambientale. Il paese si trova in posizione appartata, lungo il vecchio tracciato della statale 129 Macomer-Nuoro,
attraverso la quale comunica direttamente con Macomer da un lato e Sila-

&

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 43

Bortigali
nus dallaltro, ma ha a brevissima distanza sia il nuovo tracciato della statale che la superstrada Cagliari-Sassari; alla periferia si trova anche la stazione lungo la ferrovia a scartamento
ridotto Macomer-Nuoro.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
romana. In epoca medioevale apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Marghine; fu
donato allabbazia di San Nicola di
Trullas. Divenne in quel tempo un rinomato centro di allevamento di cavalli.
Dopo lestinzione della famiglia giudicale fu conteso tra i Doria e gli Arborea
e fin` per essere occupato da truppe arborensi. Gli anni che seguirono furono
per B. relativamente tranquilli, e la co` continuo
` a godere della propria
munita
tradizionale autonomia. Scoppiata la
guerra tra Aragona e Arborea nel 1378,
` acuta del
mentre era in atto la fase piu
conflitto, il villaggio fu incluso nei territori che il re dAragona concesse provocatoriamente al traditore Valore de Ligia che si era schierato con lui. In effetti
` a rimanere in posil villaggio continuo
sesso del giudice dArborea fino alla
battaglia di Sanluri, subito dopo cadde
nelle mani del visconte di Narbona che
` a tenerlo fino al 1420, anno in
continuo
cui, dopo che questultimo ebbe rinun` a far parte
ciato ai propri diritti, entro
del Regnum Sardiniae. Nel 1421 fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles; i Centelles nel 1439 lo
cedettero a Salvatore Cubello come indennizzo per il mancato pagamento
della dote di sua sorella. Divenuto marchese dOristano, nel 1463 Salvatore incluse B. nel suo feudo; il villaggio fu poi
ereditato da Leonardo Alagon al quale
fu confiscato nel 1477. Dopo qualche
mese di confusione, dopo la battaglia
` a far parte del feudo
di Macomer, torno
di Oliva. I Centelles, che risiedevano in
Spagna, fecero amministrare il loro

feudo da una burocrazia alle loro dipendenze, e B. fu fatto dipendere amministrativamente da un funzionario che
risiedeva a Macomer.

Bortigali Pecore al pascolo nei dintorni del


paese.

Estinti i Centelles nel 1569, il villaggio,


dopo una lunga lite conclusasi nel 1591,
` ai Borgia che innovarono profonpasso
damente il suo sistema di amministrazione. Con i Borgia, infatti, nel corso del
` un aumento del poSeicento si verifico
` a controltere del feudatario che arrivo
lare direttamente lelezione del majore
esautorando completamente la comu` e appoggiandosi ai rappresentanti
nita
di alcune famiglie di notabili locali che
gestivano il potere in modo clientelare
` era stato possibile pere ingiusto. Cio
, nel corso del secolo, per lesazione
che
dei tributi feudali erano state create le
liste feudali dei contribuenti, compilate in base al loro reddito; la gestione
di queste liste comportava non solo la
determinazione del carico fiscale per
ciascuno ma anche lindividuazione
delle categorie degli esenti. In genere
gli esenti erano proprio i notabili locali
che finirono per formare delle elite vassallatiche legate al feudatario; quando
nel 1740 i Borgia si estinsero, B. cominciava a manifestare il bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo
una lunga serie di vicende ereditarie,
nel 1767 il villaggio fu incluso nel mar-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 44

Bortigali
` a Maria
chesato del Marghine che tocco
Giuseppa Pimentel, erede dei Borgia e
moglie di Pietro Tellez Giron. Come
molti altri dei villaggi del Marghine
non ebbe un rapporto facile con i nuovi
feudatari che dalla Spagna facevano
amministrare il feudo a funzionari
senza scrupoli, cos` tra il 1774 e il 1785
` apertamente di pagare i trisi rifiuto
buti e nel 1795 prese parte ai moti antifeudali. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cuglieri, nel 1843 sciolse il
poco felice rapporto con gli ultimi feudatari. Di questi anni la puntuale testimonianza di Vittorio Angius: Componesi di 520 case, le strade sono niente
regolari, e poco pulite anche destate.
` . La
Il clima patisce dalquanta umidita
neve vi persiste talvolta anche 20 giorni,
` una disgrazia fatale per il beil che e
stiame. La vicinanza del monte, uno
` alti della catena del Marghine,
dei piu
attrae spesso le tempeste. La scuola
normale frequentasi da 40 fanciulli. Il
numero dei matrimoni suol essere di
25 allanno, mentre le nascite si computano 95, le morti 40. Lordinario corso
` ai 70. Le malattie piu
` fredella vita e
quenti sono infiammazioni di petto e
febbri periodiche. Il numero delle famiglie arriva a 515, delle anime a 2920 nel
1833, le quali nel 1829 assommavano a
3000. La terra prestasi a tutte le voglie
del contadino. Specialmente riconoscesi atta ai grani ed orzi, che ordinariamente fruttificano il ventuplo. Coltivansi molte specie di erbaggi e legumi.
Le patate forniscono il nutrimento alle
famiglie povere, quando fall` la messe.
La vite vi prospera mediocremente, e la
` dei vini non dispiace. Le piante
qualita
fruttifere sono varie nella specie, copiose nel numero, grate nei frutti. Le
grandi e piccole chiudende occupano
` gran parte dellestensione terrila piu
toriale, e servono principalmente al pascolo delle vacche, e bestiame destinato

al lavoro. Le selve sono vaste, ed in esse


trovasi lelce, la quercia, il tasso, il ciliegio, il moro selvatico, e altre specie atte
a varie costruzioni. Si nutrono 300 cavalle, 2500 vacche, 20 000 pecore, 700
porci, 500 capre e gran numero di giumenti per la macinazione dei grani, e
trasporto della legna e formaggio al
paese. I prodotti della pastorizia si sogliono smerciare in Bosa. Sono assai
numerosi i cinghiali, i daini, le volpi, le
lepri e martore. Tutte le specie dei volatili, o stazionari o viaggiatori nellisola,
vi fanno nido. Quando nel 1848 furono
abolite le province, B. fu incluso nella
divisione amministrativa di Nuoro e vi
` a far
rimase fino al 1859, quando entro
parte della provincia di Sassari. Nello
stesso periodo fu costruita la parrocchiale dedicata alla Madonna degli An` a sviluppare le
geli e il paese continuo
` commerciali assumendo
sua attivita
unimportanza notevole; alla fine dellOttocento la sua popolazione oramai
superava i 3100 abitanti. Nel 1928 fu incluso nella provincia di Nuoro; nel se` econocondo dopoguerra le sue attivita
miche hanno subito una crisi notevole e
` notevolmente rila popolazione si e
dotta.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sulla pastorizia, particolarmente rino` la produzione dei formaggi nella
mata e
Latteria del Centro Sardegna (LACESA); si commercializzano vari tipi di
pecorino e i formaggi filati, tra i quali le
perette di caciocavallo. Vi si trovano
anche unorganizzazione per il turismo
` commerciali;
equestre e alcune attivita
molti lavoratori si recano quotidianamente nelle aziende della piana di Ottana e della zona industriale di Maco` collegato memer. Servizi. Il paese e
diante autolinee agli altri centri della
provincia; dista da Nuoro 48 km e 8 km
da Macomer. Dispone di medico, farma-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 45

Bortigali
cia, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale, sportello per i servizi bancari.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1606 unita
di cui stranieri 2; maschi 780; femmine
826; famiglie 639. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 19 e nati
9; cancellati dallanagrafe 20; nuovi
iscritti 11. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 13 764; versamenti ICI 618; aziende agricole 157; imprese commerciali 79; esercizi pubblici
13; esercizi allingrosso 2; esercizi al
dettaglio 26; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 484; disoccupati
82; inoccupati 63; laureati 31; diplomati
195; con licenza media 417; con licenza
elementare 699; analfabeti 12; automezzi circolanti 532; abbonamenti TV
537.

Bortigali Il nuraghe Orolo svetta sul crinale


delle colline che vanno dal paese verso
Macomer.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` molto ricco di nuraghi:
territorio e
Aidu Arbu, Aidu Entos, Aidu Ollastru,
Bena de Ludu, Berre, Borgusada, Coatos, Funtana Lada, Giaga Edra, Immandradorzu, Luzzanas, Meuddu, Mura de
Lughe, Oes, Orolo, Ottieni, Pranu e
Ruos, Sa Coa e Su Lauro, Sa Corte, Sa
Mandra e Sa Giua, Santu Martinu, Semestene, Seriale, Sparzanas, Susugias,
Tintirriolos, Trullio, Tuide, Tusari; vi si

trovano anche la Tomba di giganti di


San Giovanni e tracce di insediamenti
del periodo romano. Di particolare in` il nuraghe Orolo, affacciato
teresse e
sullaltipiano di Abbasanta da una magnifica posizione panoramica sulla catena del Marghine. A pianta complessa,
consta di un mastio centrale alto 14 m, a
due piani con camere a tholos perfettamente conservate, e di due torri addossate di notevoli dimensioni. Significativo anche quello di Tusari, del tipo pro` omotonuraghe, situato nella localita
nima a qualche chilometro dallabitato
e risalente al 1500-1300 a.C. Ha pianta
` di notevoli proporzioni:
ellittica ed e
dallingresso si accede a un corridoio
lungo circa 18 m che porta a una celletta
di piccole dimensioni; quindi attraverso una scala a chiocciola molto ripida si giunge al secondo piano delledificio e al terrazzo che aveva una fun` poi il
zione importante per la difesa. Ce
grande nuraghe di Meuddu che sorge
non lontano da Mulargia: un nuraghe
quadrilobato che nella torre centrale
conserva unampia camera a tholos di
particolare suggestione. Vicino a Mulargia si trova anche quello di Aidu Entos, quasi completamente distrutto, ma
che conserva nel masso posto ad architrave dellingresso uniscrizione che ha
attirato lattenzione degli studiosi. Pare
si tratti di unindicazione di confine tra
due diverse popolazioni, e si discute se
sia stata tracciata con caratteri latini o
con quelli di una presunta scrittura nuragica.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` posto ad anfiteatro
RALE Il villaggio e
su un pendio che sale dallaltipiano di
Abbasanta verso le cime della catena
` sviluppato da un nudel Marghine. Si e
` antico nel quale si trova la
cleo piu
chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Angeli costruita nel secolo XV in
forme tardogotiche. Ha un impianto a

40

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 46

Bortigali
una sola navata su cui si affacciano alcune cappelle laterali e il presbiterio,
con copertura a volte a crociera. La fac` in conci di trachite rossa di
ciata e
grande effetto; poco distante dalla
chiesa sorge il campanile con la cuspide ornata da tipici gattelli di gusto
gotico-aragonese; nelle strade attorno
alla chiesa si possono individuare diverse case che conservano finestre e
portali di tipo aragonese molto sugge scolpiti con vari motivi da
stivi, perche
abili scalpellini. A monte di questo nucleo primitivo e attorno alla strada
` sviluppata la parte piu
`
principale si e
recente dellabitato che conserva diversi palazzotti ottocenteschi con qualche pretesa e una rete di stradine nelle
quali si affacciano le classiche case in
pietra tipiche del territorio. Dal paese
ha origine una strada che, salendo sul
fianco della montagna, conduce alla
frazione di Mulargia (=) inserita in un
piacevole ambiente ricco di boschi particolarmente suggestivi.

Bortigali Gli elementi architettonici di questa


finestra sono arricchiti dallo stemma della
famiglia Arras.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Il pa`e


`
trimonio di tradizioni della comunita
consegnato a due feste, in primo luogo
quella di Santa Maria di Sauccu. La ma` antica tranifestazione, tipica della piu
dizione del paese, fu istituita prima del
1614 in onore di un simulacro della Ver&

gine ritrovato allinterno di un sambuco


(sauccu). Ha inizio allalba del 7 settembre quando le donne del villaggio portano a piedi lungo una strada campestre che richiede tre ore di cammino
una piccola statua della Madonna fino
alla chiesetta campestre di Santa Maria
di Sauccu nella foresta di Badde Salighes, molto oltre il monte Santu Padre
e ben distante dal paese (in territorio di
Bolotana) che fu costruita agli inizi del
secolo XVI nei pressi di un monastero
di Barnabiti. Il pellegrinaggio si svolge
tra preghiere e canti a scioglimento di
un voto; a mezza mattina dello stesso
giorno dalla chiesa di Santa Croce i giovani del paese, vestiti di una cotta
bianca, preparano un simulacro della
Madonna di grandi proporzioni e, dopo
avergli fatto compiere tre giri attorno
alla chiesa, tra spari di fucili caricati a
salve, lo portano a passo svelto lungo un
sentiero di montagna alla chiesa campestre. Lungo il percorso il corteo viene
accompagnato da cavalieri armati e in
costume che compiono spericolate esibizioni. Allarrivo, tra un tripudio di fucilate, viene celebrata la messa cantata;
alla cerimonia segue un colossale ban` inizio al novenario, duchetto che da
rante il quale i fedeli trovano riparo in
alcune casette erette intorno alla
chiesa. Nei giorni successivi, che trascorrono tra preghiera e altri incontri
comunitari e conviviali, il piccolo villaggio rimane sempre molto animato;
al termine della novena, il 17 settembre,
la statua torna in gran corteggio a B. Il
villaggio torna nuovamente deserto e
` frequentato
secondo una leggenda sara
dai morti che vi svolgeranno una loro
`
novena. Laltra festa importante e
quella dellAssunta, che dura sei giorni
e culmina il 15 agosto con la processione alla quale partecipano gruppi in
costume, cavalieri e il coro locale. Fino
al 1945 veniva portato in processione un

41

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 47

Bortigiadas
antichissimo simulacro, oggi conservato nella parrocchia, cui si attribuiva
` di influire sulla situazione atla virtu
mosferica, e per questo ci si rivolgeva
ad esso soprattutto durante i periodi di
`.
siccita

Bortigiadas Comune della provincia di


Olbia-Tempio, compreso nella III Co` montana, con 859 abitanti (al
munita
2004), posto a 479 m sul livello del mare,
su un poggio panoramico che fa parte
dei rilievi granitici del Limbara. Regione storica: Gemini. Diocesi di Tempio-Ampurias.

Bortigiadas Panorama. Dalle ultime


propaggini delle montagne di Tempio e Aggius
il paese guarda verso il mare vicino del golfo
dellAsinara.

TERRITORIO Il territorio comunale si


estende per 76,76 km2: ha forma grosso
modo triangolare con una punta rivolta
verso occidente e confina a nord con
Viddalba e Aggius, a est con Tempio
Pausania, a sud ancora con Tempio e
con Perfugas, a ovest con Valledoria e
Santa Maria Coghinas. Si tratta di una
regione di alta collina, la cima maggiore
` la punta Saici, 911 m. Il suolo e
` in parte
e
rivestito di bosco e per tutto il resto uti&

lizzato a pascolo. Qualche tratto di pianura adatto alle coltivazioni si trova soltanto nella parte meridionale, dove
scorre il Coghinas e si trova la frazione
`nnari, la piu
` popolosa di quelle
di Tisie
che fanno capo a questo comune. Il
paese si trova a soli 3 km dalla S.S. 127
` collegata
Sassari-Tempio, alla quale e
con un raccordo che poi continua per
` servito anche dalla ferrovia
Viddalba. E
a scartamento ridotto Sassari-Tempio,
utilizzata oggi prevalentemente a scopi
turistici.
& STORIA Sulle origini del villaggio
poco si sa, anche se le numerose testimonianze romane ritrovate nelle campagne fanno pensare a un centro romano posto lungo la strada che da Gemellae portava a Olbia. Nel Medioevo
apparteneva al giudicato di Gallura,
era compreso nella curatoria di Gemini
` popoloso e sviluppato del
ed era il piu
distretto detto Gemini basso; estinta la
`
famiglia giudicale nella seconda meta
del secolo XIII prese a essere amministrato direttamente da funzionari pi`
sani. Dopo la conquista aragonese entro
a far parte del Regnum Sardiniae ma la
` a tenere un
sua popolazione continuo
atteggiamento ostile nei confronti degli
invasori. Nel 1324 una parte del territo` nel
rio fu concessa ai Catoni che pero
1325 furono cacciati da Sassari per cui
` degli abitanti di B. nei conlostilita
fronti degli Aragonesi non venne meno.
Il territorio fu definitivamente conquistato da Raimondo Cardona solo nel
` a far parte di un
1330 e il villaggio entro
feudo concesso a Guglielmo Pujalt, che
comprendeva quasi tutto il Gemini. La
` sembrava non voler
popolazione pero
accettare la situazione e mal tollerava
il vincolo feudale, cos` che, quando
` la guerra tra Doria e Aragona,
scoppio
` a combattere gli Aragonesi.
continuo
Pujalt mor` senza figli e nel 1347 il re
` di dare il villaggio e lintera curapenso

42

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 48

Bortigiadas
toria in pegno a Giovanni dArborea
nellintento di pacificare la popolazione. Dopo che questultimo fu arrestato da suo fratello Mariano, il territorio fu abbandonato a se stesso, sub` i
danni della guerra tra Aragona e Arbo`
rea e nel 1376 quelli della peste. B. pero
` come alcuni altri villaggi
non si spopolo
`
vicini: si calcola che avesse ancora piu
di 200 abitanti. Terminata la guerra,
cadde in mano al visconte di Narbona
che lo tenne fino al 1420, anno in cui
` a far parte del Regnum Sardirientro
niae. Cos` B. venne in possesso dei Carroz, eredi di Giovanni dArborea; essi lo
unirono al loro grande feudo di Terranova e lo fecero amministrare da loro
` e la pofiduciari. Lestrema perifericita
sizione del villaggio, sperduto tra i
monti, sebbene fosse non lontano da
Tempio, furono i fattori che permisero
a B. di conservare una relativa autonomia. I Carroz lo possedettero fino alla
` del secolo XV quando,
seconda meta
per il matrimonio di Beatrice con Pie`a
tro Maza de Lic
ana, il villaggio passo
questa famiglia. A loro volta i Maza si
estinsero nel 1546 e per la successione
` una lunga lite tra i diversi
scoppio
eredi. La contesa si concluse nel 1571
` B. ai Porcon una divisione che assegno
tugal, famiglia coinvolta nella lite per il
patrimonio dei Maza. Da questi ultimi il
territorio nel 1584, per il matrimonio di
Anna Portugal con Rodrigo De Silva,
` a questa famiglia. Nel 1617 tutto
passo
il territorio fu unito anche amministrativamente al marchesato di Orani; da
quel momento B. fu amministrato da
un regidor e da una burocrazia che risiedevano in quel paese lontano. La sua
posizione periferica fu pertanto mantenuta come lo spirito di indipendenza
dei suoi abitanti che nel corso del se` . Il
colo XVII raggiunsero le 600 unita
` non fu ferapporto con i feudatari pero
` notevollice, il carico fiscale aumento

` pamente colpendo proprio le attivita


storali e la produzione del formaggio;
soprattutto fu modificato il sistema di
individuazione del majore, che di fatto
veniva scelto dal regidor. Il territorio divenne teatro di faide tra gruppi di famiglie locali, in un clima di crescente violenza che la debole amministrazione
feudale non riusc` a modificare. Si ebbero anche numerose e audaci imprese
di briganti. Nel corso del secolo XVIII i
rapporti tra gli abitanti di B. e la famiglia feudale si guastarono ulteriormente; intanto la struttura della comu` andava modificandosi e lintrodunita
zione del Consiglio comunitativo e del
` laspirazione
Monte granatico rafforzo
allindipendenza degli abitanti del villaggio, che spesso resistettero allesazione dei tributi feudali. Nel 1821 il villaggio fu compreso nella provincia di
Ozieri e nel 1831 in quella di Tempio
`
`. E
Pausania ma la situazione non muto
di questo periodo linteressante e preziosa testimonianza di Vittorio Angius:
` situato nella china dun monte inE
contro a mezzogiorno, in esposizione
pure a levante e ponente. Consta di 250
case, divise per istrade irregolari. Poche arti meccaniche vi si professano.
Le donne sono sempre applicate alla
tessitura sopra 200 telai per panni lini
` spesso afe lani. La scuola normale e
fatto vuota, poco curandosi i padri della
istruzione ed educazione dei figli, e non
essendo da alcuno ammoniti del loro
dovere. Lordinario numero della popo` di 600 anime in 190
lazione sedentaria e
famiglie; altrettanti sono i pastori. Si
sogliono contrarre allanno circa 14 matrimoni, nascono 35, muojono 20. Lordi` ai 60. Le frenario corso della vita e
quenti malattie sono infiammazioni di
petto, e febbri periodiche. Il terreno
` coltivare e
` atto alle vigne, e
che si puo
ad altre piante fruttifere. Queste non
` che sei specie, e la somma
sono di piu

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 49

Bortigiadas
degli individui non sorpassa il migliajo.
` delle uve, tenue il
Poche sono le qualita
ricolto, e si dee supplire con molto comprato da Tempio, e da Luras. Siccome in
` sassoso e bomassima parte il terreno e
` appena si puo
` seminare
schivo, pero
starelli di grano 250, 100 dorzo, 50 di
` andare
fave. La fruttificazione ne puo
al settuplo. Di lino se ne raccoglie tanto
quanto esigano i propri bisogni. Le antiche o grandi chiudende occupano brevissima estensione del territorio. Vi si
` sovente vi si tiene il besemina, ma piu
stiame manso a pastura. Le selve sono
variate di quercie, lecci, soveri, roveri,
lentischi, corbezzoli, ontani. Il bestiame che educasi si rappresenta dalle
seguenti somme secondo le specie. Pecore 2000, capre 1500, vacche 300, porci
200. Al riscatto dei feudi e una volta
abolite le province, B. fu compreso
nella divisione amministrativa di Sassari e quindi, dopo il 1859, nella provincia di Sassari. La sua popolazione viveva prevalentemente sparsa nel vastissimo territorio in quattro cussorge.
Il processo di concentrazione nellattuale centro abitato risale alla fine dellOttocento; nel 1975 le frazioni di Giagazzu e Giuncana furono aggregate al
neocostituito comune di Viddalba.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
fondamentalmente sullallevamento ed
esiste un discreto patrimonio zootec` che da
nico, costituito da bovini piu
` favorevole
ovini. In qualche tratto piu
del territorio si pratica anche lagricoltura, in particolare lorticoltura, e qualche provento deriva anche dalla coltivazione dei ciliegi e dallestrazione periodica del sughero. Vi operano anche
un albergo con 20 posti letto e due agriturismi con 8 posti letto. Artigianato. In
passato le donne tessevano il lino e la
lana producendo manufatti di discreta
fattura ma solo per uso domestico. Ser` collegato mediante
vizi. Il villaggio e

autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di medico, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale, sportello di
servizi bancari.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 919 unita
di cui stranieri 3; maschi 458; femmine
461; famiglie 354. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 13 e nati
4; cancellati dallanagrafe 14; nuovi
iscritti 5. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 13 614 in migliaia di lire; versamenti ICI 289;
aziende agricole 190; imprese commerciali 38; esercizi pubblici 7; esercizi al
dettaglio 14; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 266; disoccupati
60; inoccupati 35; laureati 12; diplomati
100; con licenza media 255; con licenza
elementare 349; analfabeti 71; automezzi circolanti 441; abbonamenti TV
300.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` ricco di nuraghi (Cantareddu,
torio e
Middina, Punta Capraia, Punta Nuraga,
Puppia, San Pancrazio, Santu Russugliu, Traicatu), di domus de janas (Con` nnari) e conchedda di La Fata, Tisie
serva ruderi romani a Sa Menta e allo
Spirito Santo. Di un certo interesse anche le grotte di Conca Manna e Conca di
` importante
Martinu. Il monumento piu
` quello di Tisie
`nnari: una necropoli di
e
domus de janas ipogeiche situata a
qualche chilometro dallabitato. In alcuni di questi ipogei le pareti sono decorate con protomi taurine e figure di
esseri umani rappresentati con motivi
geometrici di grande effetto.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il villaggio ha mantenuto il tradizionale impianto dei centri
galluresi con strade larghe sulle quali si
affacciano le tipiche case in granito, a
due piani sulla via principale, a un solo
` impiano nelle traverse. Ledificio piu

44

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 50

Bortigiadas
` la chiesa di San Nicola di
portante e
Bari, parrocchiale costruita tra il secolo XVI e il XVII; ha una sola navata
sulla quale si affacciano il presbiterio e
alcune cappelle laterali; la copertura
originariamente era in legno. Nel corso
del secolo XVII la chiesa fu ristrutturata, la copertura in legno venne sostituita con una volta a botte e una cappella laterale venne demolita per lasciar posto al campanile. Linterno custodisce un dipinto del secolo XVII e ha
`
alle pareti vetrate decorate; ledificio e
stato restaurato completamente nel
1939. A poca distanza sorge la chiesa di
Santa Croce, la cui costruzione risale al
secolo XVIII. Ha una sola navata a
forma rettangolare e la facciata costruita con i tipici conci in granito. Era
sede della Confraternita della Santa
` stata piu
`
Croce, nel corso dei secoli e
volte restaurata e in molti periodi
chiusa al culto. Infine nelledificio del
` ospitato il Museo MineraloComune e
gico, uninteressante raccolta inaugurata nel 1983 nella quale sono esposti
` di 1000 campioni di minerali riconpiu
` di 260 specie diverse;
ducibili a piu
completo il panorama delle
pressoche
` presenti in Sardegna. Di grande
varieta
interesse storico e culturale, oltre che
ovviamente religioso, sono anche le numerose chiesette campestri distribuite
`
nelle bellissime campagne; in localita
Scala Ruia, presso le sponde del Coghinas nella frazione di Tisiennari, sorge
quella di San Rocco, patrono dei viandanti, posta in una posizione strategica
per il transito tra Anglona e Gallura. Fu
costruita nel secolo XVIII probabil` antica;
mente sui resti di una chiesa piu
ha una sola navata di forma rettango` abbellita da un
lare, la sua facciata e
` stata comcampanile a vela. Nel 1966 e
pletamente restaurata. A poca distanza
dallabitato, lungo la strada per Viddalba, sorge infine il santuario di San

Pancrazio che fu edificato nel secolo


`
XVI in forme tardogotiche. Linterno e
a una navata; nel corso dei secoli ha su` stato comb`to alcuni danni e nel 1970 e
pletamente restaurato. Tra le molte bel` , pregevoli sotto il punto
lissime localita
di vista paesaggistico e/o naturalistico,
` suggestiva e
` senza dubbio quella
la piu
caratterizzata da grandi roccioni e conosciuta come Cuccarusantu o Li Monti
Incantati, a brevissima distanza dallabitato. Le formazioni di granito sono ricoperte in parte da piante di edera di
grande bellezza che, incombendo sullabitato, fanno temere nei periodi
grande pioggia una loro rovinosa frana:
sensazione che ebbe un sindaco del villaggio di fine Ottocento il quale, dopo
` al preun grande nubifragio, telegrafo
fetto di Sassari per chiedere soccorso.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Si ha
memoria delle antiche usanze di questa
popolazione di pastori montanari
amanti del canto, della caccia e del
ballo, ma anche capaci di ire improvvise e di vendette terribili che vengono
ricordate in antichi racconti. Persino le
suggestive grotte di Conca Manna e di
Conca Martinu, che forse meriterebbero di essere studiate dallarcheologia, furono utilizzate come rifugio dai
banditi protagonisti delle fosche storie
del passato. Di particolare suggestione
` conservata
erano i costumi, di cui si e
memoria. Labbigliamento femminile
comprende una camicia di tela bianca
dalla pettina ricamata e rifinita col
pizzo; la gonna plissettata, di panno
`
(nelle grandi occasioni di seta), piu
corta rispetto a quella delle altre donne
galluresi. Sopra la camicia si indossano
`la) a
il busto di seta e la giacca (la camiso
bolero con le maniche chiuse e stretta
sotto il seno; sopra la gonna il grembiule di seta; sul capo si portano una
benda (la caviedda) e il velo bianco; per
`
le grandi occasioni labbigliamento e

45

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 51

Borutta
completato da unaltra gonna (lu suncurinu o valletta), usata come un manto
che copre la testa e le braccia. Labbigliamento maschile comprende la camicia plissettata, guarnita da un ricco
pizzo; i calzoni di tela grezza; sopra la
camicia si indossa un corpetto di velluto rosso a doppio petto con due file di
bottoni chiuso in vita da una fascia di
` colori; sopra i callana (limbogia) a piu
zoni si indossano il gonnellino di panno
nero orlato di velluto rosso e le ghette
dello stesso tessuto, anchesse orlate di
` completato
rosso; labbigliamento e
dalla berretta rossa (nera durante i periodi di lutto). Attualmente una pallida
memoria delle antiche usanze si conserva ancora nelle feste campestri, la
` importante delle quali e
` ancora
piu
quella di San Rocco. La prima domenica di giugno si tiene una sagra delle
Ciliegie, e il 12 maggio e lultima domenica di settembre si fa festa per San
Pancrazio. A queste celebrazioni, risa` aggiunta
lenti tutte alla tradizione, si e
ultimamente una festa della Birra, che
si svolge durante lestate per attirare i
villeggianti dalla costa.

Borutta Comune della provincia di Sassari, incluso nel Comprensorio n. 5, con


308 abitanti (al 2004), posto a 471 m sul
livello del mare, in una valletta tra la
falda meridionale del monte Pelao e lo
sperone sul quale si leva la celebre basilica di San Pietro di Sorres. Regione
storica: Meilogu. Archidiocesi di Sassari.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 4,76 km2: ha forma grosso
modo rettangolare allungata da nord a
sud e confina a nord con Bessude, a est
con Bonnanaro e Torralba, a sud con
Cheremule, a ovest con Thiesi. Si tratta
di una regione di colline dominate dal
Pelao, che raggiunge i 700 m. La natura
` mista, calcarea e vulcanica
del suolo e
(fatto che ha permesso ledificazione

della basilica alternando i colori dei


due diversi tipi di pietra) e, grazie an` di acqua,
che a una certa disponibilita
ha favorito in passato lagricoltura e
lorticoltura. Negli ultimi anni, col ge`
neralizzato abbandono delle attivita
agricole, ha preso anche qui il sopravvento lallevamento ovino. B. si trova a
breve distanza dalla superstrada Ca` collegato da una
gliari-Sassari, cui e
breve strada secondaria che attraversa
Bonnanaro e prosegue per Thiesi e
Cheremule.

Borutta Sullaltura calcarea che domina il


paese svetta la basilica romanica di San Pietro
di Sorres.

STORIA Il villaggio ha probabili origini altomedioevali legate alla scom` di Sorres di cui dovette esparsa citta
sere unappendice. Crebbe di importanza con la progressiva scomparsa dellantico nucleo, e per un certo periodo
dovette essere anche residenza episcopale. Faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del
Meilogu. Dopo la morte della giudicessa Adelasia, unitamente allintera
` in mano ai Doria che lo
curatoria passo
inclusero nel piccolo stato feudale che
avevano formato. Essi seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti
del villaggio che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia vivendo sostanzialmente in pace fino alla conquista aragonese. Allora i Doria si dichia-

&

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 52

Borutta
rarono vassalli del re dAragona, cos` B.
` a far parte del Regnum
nel 1323 entro
` nel 1325 i Doria
Sardiniae. Quando pero
si ribellarono e ne fecero una delle basi
della loro organizzazione militare, il
villaggio fu teatro della guerra e nel
1330 fu devastato e occupato per un
breve periodo dalle truppe aragonesi
guidate da Raimondo Cardona. Poco
` in possesso dei Doria e sub`
dopo torno
altri gravi danni; durante la ribellione
del 1347 e dopo lepidemia di peste del
` quasi completamente.
1348 si spopolo
In seguito i Doria si avvicinarono al re
`
dAragona ma quando nel 1365 scoppio
la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV B. fu occupato dalle truppe arborensi, dopo un disperato tentativo di resistenza di Brancaleone Doria. Quando
` questultimo sposo
` Eleonora dArpero
borea, la situazione del villaggio cam` , pur continuando a essere amminibio
strato come se fosse possesso giudicale
fino alla caduta di Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri cadde nelle mani del
visconte di Narbona che lo tenne fino al
` a far parte
1420; nello stesso anno torno
del Regnum Sardiniae e fu amministrato da funzionari reali. Nel 1445 fu
concesso in feudo ad Angelo Marongio,
` si estinse nel
la cui discendenza pero
1479; subito dopo la sua vedova Rosa
` di entrarne in posGambella (=) tento
sesso ma il fisco, che considerava devo`.
luto il feudo, le si oppose e lo confisco
Al termine di una serie di vicende romanzesche la Gambella, che aveva ce Xiduto allinteressata corte del vicere
n Pe
rez e lo aveva sposato in seconde
me
` la lite col fisco. Probanozze, continuo
bilmente le pressioni del nuovo marito
le consentirono di avere nel 1480 parziale soddisfazione e le fecero acquisire
` , ma con lescluuna parte delleredita
` a rimanere
sione di B., che continuo
nelle mani dellamministrazione reale.
Ben presto la sconsiderata si rese conto

che il secondo marito in effetti voleva


sottrarle lintero patrimonio, ma ormai
era troppo tardi: poco dopo mor` e molti
dissero che era stata fatta avvelenare
dal Perez, il quale continuava a premere per entrare in possesso dellere` . Nel 1482 il re sequestro
` leredita
`e
dita
` a Enrico Henriquez che poco
la dono
` tardi,
prima aveva avuto in dono B.; piu
e precisamente nel 1506, le sue figlie lo
vendettero ad Alfonso Carrillo. I nuovi
feudatari introdussero nel corso del secolo XVI alcuni nuovi tributi che resero
` pesante la condizione dei vassalli.
piu
` alSi estinsero nel 1630 e il feudo passo
lora ai Comprat che lo fecero amministrare da un regidor e ne riorganizzarono lamministrazione elevando ulte` provoco
`
riormente il carico fiscale; cio
uno stato di tensione tra i vassalli so il regidor fin` per avoprattutto perche
la scelta del majore esautocare a se
` del
rando completamente la comunita
villaggio.

Borutta I muretti a secco, figli delleditto


delle Chiudende, disegnano il reticolo delle
` contadine.
piccole e piccolissime proprieta

`
Estintisi i Comprat nel 1672, B. passo
` a una famiglia, i Miranda,
per eredita
che risiedeva in Spagna e che fece amministrare il feudo da un podatario, accentuando ulteriormente lo stato di tensione tra la popolazione. Nel corso del
` nelle
secolo XVIII il villaggio passo
mani di diversi feudatari che dovettero
lottare col fisco che ne tentava la confi-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 53

Borutta
sca. Il disagio della popolazione au` e nel 1795 esplose nei moti antimento
feudali durante i quali gli insorti distrussero il palazzo dellamministrazione baronale. Nel 1821 il villaggio fu
incluso nella provincia di Alghero e nel
1838 fu riscattato ai De Queralt. In questo lasso di tempo si colloca la testimo` situato
nianza di Vittorio Angius: E
sulla costa del Pelao. Componesi di
circa 100 case. In sole 25 case si lavora
al telajo. La scuola normale non conta
` di 5 fanciulli. Dal censispesso piu
mento parrocchiale (anno 1833) apparve il numero delle anime di 482 in
famiglie 99. Si celebrano allanno uno o
due matrimoni, nascono 10, muojono 7.
` riIl territorio assegnato ai boruttesi e
stretto, e forse non capisce mille starelli
di semenza. Quindi essi devon passare
in altre giurisdizioni, e prendere in affitto delle terre, in cui possano esercitar lagricoltura. Questi lavori si fanno
con 40 gioghi, che solcano per starelli di
grano 300, dorzo 150, di fave altrettanto, di lino 100, di granone 5. La quan` della messe suol essere ottupla
tita
della seminazione. I vini di B. sono
` . Il grano si
bianchi, e di qualche bonta
vende ai florinesi, ed ai sassaresi. Qual`
che volta vendesi vino ai torralbesi, piu
` se ne compra dai tiesini. Le
spesso pero
` moltiplicate delle piante
specie piu
fruttifere sono susini, peri, noci, peschi,
meligranati, cotogni ecc. Il bestiame si
riduce alla sola specie pecorina distribuita in 5 branchi di 350 capi cadauno. I
formaggi non sono molto stimati, e vendonsi ai sassaresi. Volpi, lepri, gatti selvatici sono le sole specie che si trovano
nel territorio, Le pernici, i merli, i colombacci sono in molto numero, e in
grandi stormi. Quando, nel 1848, fu
abolita la provincia di Alghero, B. fu incluso nella divisione amministrativa di
Sassari e in questa rimase fino al 1859,
quando fu incluso nella omonima pro-

`
vincia. Nel corso della seconda meta
dellOttocento la sua economia, che
` a
sembrava essersi risollevata, inizio
regredire, e con la crisi di fine secolo
ebbe un grande tracollo e molti dei
suoi abitanti emigrarono. Nel corso dei
primi decenni del Novecento si riprese
grazie allo sviluppo della viticoltura e
della cerealicoltura, la popolazione
prese nuovamente ad aumentare arrivando a oltre 650 abitanti, ma dopo il
` inesorabile una nuova on1961 inizio
data di emigrazione.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sulla pastorizia, specie lallevamento
` luogo alla produzione
degli ovini che da
di lana e di formaggio, e in minima
parte sullagricoltura, in particolare la
cerealicoltura e la coltivazione di legumi. Artigianato. Resta soltanto qualche debole memoria di un artigianato
` avuto seguito.
tessile che non ha pero
Molto importante oggi il laboratorio di
restauro del libro antico (e talvolta anche di altri oggetti) tenuto dai monaci
del convento di Sorres. Servizi. Il villag` collegato mediante autolinee agli
gio e
altri centri della provincia; dista da
` dotato di scuola delSassari 36 km. E
lobbligo e di uno sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`:
2001 la popolazione contava 323 unita
maschi 149; femmine 174; famiglie 132.
La tendenza complessiva rivelava una
diminuzione della popolazione, con
morti per anno 6 e nati 0; cancellati dallanagrafe 2; nuovi iscritti 0. Tra gli indicatori economici: imponibile medio
IRPEF 13 993 in migliaia di lire; versamenti ICI 194; aziende agricole 58; imprese commerciali 20; esercizi pubblici
3; esercizi al dettaglio 4; ambulanti 1.
Tra gli indicatori sociali: occupati 110;
disoccupati 5; inoccupati 27; diplomati
44; con licenza media 104; con licenza
elementare 142; analfabeti 11; auto-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 54

Borutta
mezzi circolanti 143; abbonamenti TV
109.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` archeologicamente
torio del villaggio e
importante per alcune grotte poste su
una parete che sovrasta labitato e conosciute come Bau Grutta: hanno restituito testimonianze ascrivibili al Mesolitico e alla cultura di Ozieri; in particolare vi sono stati trovati dei bracciali in
pietra verde che avevano una funzione
magica. Il territorio possiede anche alcune domus de janas e un nuraghe
molto danneggiato.

Borutta Questa pinnetta ha il tetto in scaglie


di pietra invece della copertura tradizionale di
frasche.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Limpianto urbanistico del villaggio ha conservato lassetto tradizionale;
` posto in una piccola valle e
labitato e
lungo le sue strade si affacciano le case
in pietra calcarea che tendono, non ap`, a dopena se ne presenta la possibilita
` sitarsi del piano rialzato. Ledificio piu
` la chiesa di Santa Maria
gnificativo e
Maddalena, parrocchiale costruita tra
il secolo XIV e il XV. Nei secoli successivi sub` numerosi rifacimenti che ne
alterarono definitivamente la fisionomia; laspetto attuale risale agli interventi posti in essere nellOttocento. Ha
una unica navata sulla quale si affacciano il presbiterio e alcune cappelle
laterali, vi si conserva una tela che rappresenta Maria Ausiliatrice. Poco lon-

` posta la chiesa di Santa Croce,


tano e
un tempo sede della omonima confraternita; fu costruita nel secolo XVII e
ha un impianto a una sola navata. Allinterno custodisce laltare maggiore e il
pulpito in legno, riccamente intagliato,
e una statua del Cristo morto anchessa
in legno, di grande bellezza. Il monu` bello, impormento di gran lunga piu
` la
tante e storicamente significativo e
basilica di San Pietro di Sorres che
sorge sul vicino colle e fu la sede della
diocesi di Sorres. La sua costruzione fu
iniziata presumibilmente nella se` del secolo XI e terminata
conda meta
agli inizi del XII, in forme romaniche,
da maestranze pisane e pistoiesi. Lin` scandito dalla
terno ha tre navate ed e
bicromia dei conci di calcare e di trachite in una scenografia maestosa, col
presbiterio sopraelevato e laltare maggiore ricco di marmi del secolo XIII. La
facciata, partita in tre settori scanditi
da archi e colonnine e caratterizzata
anchessa dallalternanza dei due tipi
` stata restaurata nel 1895
di pietra, e
con criteri arbitrari. Nel frattempo
parte del monastero, in seguito alla soppressione della diocesi del 1503, era an` stato
data in rovina. Nel 1953 ledificio e
riattato e affidato ai Benedettini, che
tuttora vi mantengono una loro comu` , unico esempio in Sardegna di un
nita
monastero medioevale che ha avuto
nuova vita ai giorni nostri. Oltre il culto
` del laboratorio di restauro
e lattivita
` detto, i monaci eserdel libro, di cui si e
` che riencitano una forma di ospitalita
tra in quello che viene chiamato oggi,
forse impropriamente, turismo religioso.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
memoria delle tradizioni popolari del
` ormai consegnata a
piccolo centro e
una delle feste popolari che si svolgono
annualmente, quella di San Pietro che
si tiene il 29 giugno. Un tempo era la

49

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 55

Borzacheri
festa solenne che richiamava attorno
allantica basilica una grande moltitudine anche da altri paesi vicini, ed era
anche occasione per lo svolgimento di
una fiera. Attualmente il momento culminante ha un carattere prettamente
religioso e consiste nel giro penitenziale che i pellegrini fanno attorno al
santuario prima di lasciarlo.

ferroviaria a scartamento ridotto, utilizzata oggi soltanto a fini turistici; a


nord con Alghero, con una strada tortuosa e molto panoramica realizzata
non molti anni fa; a sud con Cuglieri e
Oristano per mezzo della statale 292.

Borzacheri Antico villaggio del giudicato dArborea, compreso nella curatoria del Parte Ocier. Nel corso del secolo
XIV soffr` gravi danni a causa della peste del 1376, e allatto della pace del
1388 era completamente spopolato.

Bosa Comune della provincia di Ori`


stano, compreso nellVIII Comunita
montana, con 7941 abitanti (al 2004), posto a 2 m sul livello del mare, in bellissima posizione tra le pendici del colle
di Serravalle e la riva destra del fiume
` qui ormai prossimo allo
Temo, che e
sbocco in mare. Regione storica: Bosa
o Monteleone. Diocesi di Alghero-Bosa.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 135,67 km2: ha forma grosso
modo triangolare, con una punta che si
spinge verso sud, e confina a nord con
Villanova Monteleone e con Montresta
che si incunea al suo interno, a est con
Padria, Pozzomaggiore, Suni e Modolo,
a sud con Magomadas, a ovest col Mare
di Sardegna. Si tratta di una vasta regione dal carattere tormentato ed eterogeneo: dominano le colline, di non
grande altezza ma di conformazione
piuttosto aspra. Le punte maggiori
sono il monte Mannu, sulla costa nord,
` di 800 m, e il Pittada, leggerpoco piu
` allinterno, 788 m. A oriente
mente piu
si allunga la vallata alluvionale del
` navigabile nellultimo
Temo, che e
tratto; la linea di costa, lunga oltre 30
` per la maggior parte alta e frastakm, e
gliata, mista di tufi trachitici e andesiti.
B. comunica a oriente con Macomer attraverso la statale 129 bis e una linea

` del Temo e`
Bosa Il panorama della citta
dominato dal castello di Serravalle, costruito
dai Malaspina agli inizi del secolo XII.
& STORIA Probabilmente la citta
`e
` di
origini fenicie, sorgeva sulla riva sinistra del Temo a 2 km dalla foce nella
vallata di Messerchimbe; successiva` in epoca punica e romente si sviluppo
mana. Era conosciuta col nome di B. vetus: da questa si sarebbe sviluppata Cal` nelmedia che decadde e si spopolo
lAlto Medioevo a causa delle continue
incursioni degli Arabi. Agli inizi del secolo XI il territorio, che apparteneva al
giudicato di Torres e faceva parte della
` in
curatoria della Planargia, passo
mano ai Malaspina. Essi sulla riva destra del fiume costruirono il castello di
Salvaterra, attorno al quale dopo il 1112
` la B. attuale; allestinzione
si formo
della famiglia giudicale di Torres essi
formarono con i loro domini sardi un
piccolo stato feudale che aveva i suoi
punti di forza nei castelli di Salvaterra
` e il territorio venie di Osilo. La citta
vano, secondo luso dei Malaspina, governati congiuntamente; in particolare
`, che nel corso dei secoli era dila citta
venuta un fiorente centro commerciale,

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 56

Bosa
veniva governata sulla base di uno statuto a imitazione dei comuni italiani
(Breve) di cui possediamo alcuni fram` erano frequenmenti. I Malaspina pero
temente in lite tra loro; questa situazione li indusse agli inizi del Trecento
a sbarazzarsi del loro patrimonio. La
` nel 1308 con una sedecisione maturo
quenza di fatti poco chiara: infatti sembra che essi in un primo momento ab` e la Planargia in
biano ceduto la citta
`
pegno ai giudici dArborea e che pero
si siano dichiarati vassalli del re dAragona per lintero patrimonio sardo. Gli
Arborea subito dopo fecero del castello
una delle loro residenze e a seguito
della conquista, per quanto i Malaspina
avessero tentato di ritornarne in possesso, rifiutarono di rendere il tutto e
anzi, formalmente, nel 1324 cedettero
` e castello al re. Cos` B. entro
` a far
citta
parte del Regnum Sardiniae; di fatto
` rimase in possesso degli Arborea
pero
che nel 1328 ne furono infeudati. Negli
anni successivi, morto nel 1335 Ugone
II, Giovanni dArborea fu creato signore
di B. e a partire dal 1338 prese a risie` ed estese tutti i
dervi. Egli confermo
` godeva e, poiche

privilegi di cui la citta


era un fedele alleato del re dAragona,
ottenne lampliamento del suo territorio e il potenziamento del suo porto. Negli anni seguenti B. fu teatro dellinfelice contrasto tra Giovanni e Mariano
IV, concluso con larresto dello sfortunato principe; mentre Giovanni languiva in prigione andarono maturando
le ragioni per linsanabile conflitto tra
` divenne
Mariano IVe Pietro IVe la citta
ambito obiettivo dei due contendenti;
ma intanto la moglie dello sfortunato
Giovanni, Sibilla di Moncada, continuava a risiedere nel castello di Salvaterra cercando di conservare una qualche autonomia. Nel giugno del 1352
` Mariano IV se ne impadron` con
pero
la forza e in seguito B. divenne una

delle sue principali residenze dalle


quali condusse la lunga guerra contro
` rimase in questi
lAragona. La citta
anni in possesso del giudice dArborea,
anche se formalmente il re dAragona
` a riconoscerne linvestitura
continuo
ai discendenti di Giovanni dArborea.
B. mantenne la sua autonomia e di` di
venne sede di una fiorente comunita
mercanti sotto la protezione del giudice. Dopo la battaglia di Sanluri, nel
` fu assediata, quindi conqui1410 la citta
`
stata dalle truppe aragonesi ed entro
ufficialmente a far parte del patrimonio reale. Negli anni successivi fu riconosciuta a B. una sua autonomia ed
ebbe un regime giuridico simile a
` regie. Vi fu costiquello delle altre citta
tuito un Consiglio generale che esprimeva un esecutivo di 5 consiglieri guidati da un consigliere capo con funzioni
di sindaco; il castello di Serravalle veniva invece governato da un castellano
che dipendeva dal governatore del
` cittaCapo del Logudoro. La comunita
` in
dina, fiorente per i suoi traffici, entro
concorrenza con il marchese di Oristano e con Alghero, ed ebbe degli
screzi soprattutto con i castellani; in
ogni caso seppe difendere la propria
autonomia e il proprio diritto al libero
commercio nel suo porto.

Bosa Il Lungotemo, ornato di palme e di


`
edifici ottocenteschi, e` uno dei luoghi piu
caratteristici della cittadina.

51

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 57

Bosa
Nella prima parte del secolo XV, per
quanto nel 1430 il castello fosse stato
concesso, con tutto il territorio della
Planargia, a Guglielmo Raimondo Mon` scorrettamente
cada (che si comporto
provocando lintervento del governa` ),
tore del Logudoro in favore della citta
B. riusc` a mantenere la propria autonomia e il privilegio di utilizzare i pro` la citta
`
pri antichi statuti. Nel 1468 pero
e la Planargia furono infeudate a Gio` si venne a trovanni Vilamar` e la citta
vare in una imbarazzante situazione
nuova che paradossalmente si tradusse
a suo vantaggio. Infatti i nuovi feudatari
` e promiprestarono omaggio alla citta
sero di rispettarne i privilegi. Cos` B.,
` a proprotetta dai suoi baroni, continuo
sperare; nel 1493 i Vilamar` ottennero il
riconoscimento del privilegio del libero
commercio e della pesca per il porto di
B. e definirono cos` a suo favore le annose controversie con Oristano e con Al` , iniziato
ghero. Sembrava che la citta
un costruttivo rapporto con i suoi feudatari, fosse destinata a un ulteriore
sviluppo quando pervenne allultima
dei Vilamar`, la principessa di Salerno,
` estenche seppe con grande abilita
` nel
derne i privilegi. Frattanto pero
1528 i suoi cittadini, per impedire leventuale sbarco francese, ostruirono la
foce del Temo determinando cos` le
condizioni per la successiva decadenza
`.
del porto e delle sue fiorenti attivita
Nel 1556 Isabella Vilamar`, ultima signora di B., consent` che gli abitanti
` riscattassero la loro dipendella citta
denza feudale e acquistassero lo status
` reale; mor` di l` a poco e, poiche

di citta
la successione si mostrava intricata, il
feudo fu confiscato. Cos` B., incorporata
nuovamente nel patrimonio reale, ri` regia; i suoi antiprese lo status di citta
chi statuti furono tradotti in catalano.
` di ot` nei secoli successivi tento
La citta
tenere linvestitura della Planargia,

che era divenuta una plaga desolata e


semispopolata. Nel corso del secolo
XVII sub` una grave inondazione e nel
1663 un incendio di grandi proporzioni,
`a
tuttavia la sua popolazione continuo
` spazi per attivita
` concrescere e trovo
nesse allagricoltura e allallevamento
del bestiame; alla fine del Seicento contava 3400 abitanti. Passata la Sardegna
` del porto furono in
ai Savoia, le attivita
qualche misura rilanciate; fu cos` consentito che le barche coralline del Napoletano vi facessero la quarantena e
nel 1807 divenne capoluogo di provincia; nel 1821 fu inserita come capitale
mandamentale nella provincia di Cuglieri. Abolite le province nel 1848, B.
fu inclusa nella divisione amministrativa di Nuoro e vi rimase fino al 1859,
quando fu inserita nella provincia di
Cagliari. Nel corso del secolo XIX la
` continuo
` a crescere e la sua econocitta
` delle concerie,
mia, basata sullattivita
sullolivicoltura e su una crescente atti` portuale, si evolvette positivavita
` miglioro
` il proprio immente. La citta
pianto urbanistico con un nuovo acquedotto, una rete fognaria e il ponte sul
Temo. Nel secolo XX, quando nel 1927
fu ricostituita la provincia di Nuoro, en` a farne parte. Attualmente, entrate
tro
` tradizionali, tenta le
in crisi le attivita
vie di un nuovo sviluppo attraverso le
` turistiche. Negli ultimi anni gli
attivita
amministratori hanno preso parte al dibattito sulle creazione delle nuove province, e hanno infine optato per quella
di Oristano.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sullagricoltura, in particolare lolivicoltura e la viticoltura che eccelle nella
produzione della Malvasia; vi sono svi`
luppati anche il commercio, lattivita
` contare
della pesca e il turismo che puo
su 10 alberghi con 662 posti letto, 1 campeggio e 8 ristoranti; vi opera anche
unorganizzazione per il turismo eque-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 58

Bosa
stre. Artigianato. Tradizionali e ancora
` delle donne
sviluppate sono le attivita
che producono il filet di B., caratteristico ricamo a figure di grande ele` artigianali molto riganza; altre attivita
nomate sono quelle della lavorazione
della filigrana doro e del corallo. Caratteristica la produzione di nasse da
parte dei pescatori. In passato era tradizionale lartigianato del cuoio che,
sfruttando la grande produzione di materia prima, dava luogo a prodotti di
`. Servizi. La citta
`, che ha a breve
qualita
` coldistanza la frazione di B. Marina, e
legata con il territorio regionale da autolinee e dalla ferrovia secondaria, e dispone di un piccolo porto che viene utilizzato da pescatori e diportisti. Dispone di ospedale, guardia medica, medico, farmacie, scuola dellobbligo e
scuola secondaria superiore, Biblioteca comunale e due sportelli bancari.

in migliaia di lire; versamenti ICI 3010;


aziende agricole 236; imprese commerciali 369; esercizi pubblici 73; esercizi
al dettaglio 205; ambulanti 48. Tra gli
indicatori sociali: occupati 2317; disoccupati 367; inoccupati 704; laureati 234;
diplomati 946; con licenza media 2981;
con licenza elementare 2146; analfabeti
409; automezzi circolanti 2392; abbonamenti TV 2078.

Bosa La torre Argentina e` uno di quegli edifici


militari che in epoca spagnola facevano parte
del sistema difensivo della costa tra Bosa e
Alghero.

Bosa La cittadina sul Temo ha conosciuto


dopo la seconda guerra mondiale interessanti
progressi legati allo sviluppo del turismo.

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 7992 unita
di cui stranieri 26; maschi 3822; femmine 4170; famiglie 2912. La tendenza
complessiva rivelava un aumento della
popolazione, con morti per anno 81 e
nati 82; cancellati dallanagrafe 114;
nuovi iscritti 293. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 109 in miliardi
di lire; imponibile medio IRPEF 16 111

&

& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` conserva domus de jatorio della citta


nas a Ispiluncas e a Monteforru, accanto allunico omonimo nuraghe;
` punica e romolte testimonianze di eta
`
mana che dimostrano la continuita
della frequentazione umana sul territo` interessante e
` quello atrio. Il sito piu
torno allantica cattedrale di San Pietro
nella valle di Calamedia, a circa 2 km
dallabitato attuale, dove sorgeva la
` (la mitica Calmedia) di invecchia citta
dubbia origine punico-romana. La loca`e
` stata poco studiata; nellOttocento
lita
Battista Mocci, un collezionista e ar-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 59

Bosa
cheologo dilettante, vi condusse diversi
scavi raccogliendo una discreta collezione andata in seguito dispersa. Nel
` stata individuata attorno alla catsito e
tedrale parte di una necropoli romana
che ha restituito suppellettili di diverso
` stata antipo. Alla fine dellOttocento e
che individuata uniscrizione punica.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Lo sviluppo dellimpianto urba` , disposta in una conca
nistico della citta
sulla riva destra del Temo, permette di
capire levoluzione storica del piccolo
centro che si presenta lambito dal
fiume con caratteristiche che lo ren`
dono unico in Sardegna. La parte piu
antica digrada dal colle dominato dal
` conosciuta come quartiere
castello: e
di Sa Costa e rappresenta il primo nucleo dellabitato sorto a ridosso del castello quando questo fu fondato; dal
` accedere al castello dalla
rione si puo
caratteristica Siscala e Sa Rosa, una
scalinata in trachite che fiancheggia i
`. Il
resti della cinta muraria della citta
` costituito da un insieme di case
rione e
disposte lungo vicoli acciottolati disposti per curve di livello lungo il pendio
del colle e legati tra loro da un sistema
di scalette in trachite rosa di grande
suggestione ed eleganza, e alternati a
scenografiche piccole piazzette. Le
case sono disposte verticalmente con
una camera per piano e sfruttano la
pendenza del colle per cui spesso
hanno due porte dingresso a livelli diversi, le facciate sono talvolta decorate
con cornici, frontalini, finestroni in trachite di gusto goticheggiante, opera secentesca dei picaparders locali. Era
questo un tempo il tipico quartiere
` artigiadove si svolgevano le attivita
nali; attualmente molte delle case sono
state acquistate da villeggianti di tutta
Italia per un turismo residenziale di
` detto il rione e
` delimiclasse. Come si e
` alta dal castello
tato nella sua parte piu

feudale di Serravalle, fatto costruire


dai Malaspina a partire dagli inizi del
secolo XII e successivamente ristrutturato e ampliato in diversi momenti nei
secoli successivi. Inizialmente aveva
una forma rettangolare e copriva unarea di circa 2000 m2 delimitata da una
muraglia rafforzata da torri angolari e
da una torre maestra. In seguito, e precisamente agli inizi del Trecento, la
torre nord fu demolita e sostituita con
` di 14 m, molto simile a
unaltra, alta piu
quelle costruite da Giovanni Capula a
Cagliari; nello stesso periodo la cinta
muraria fu ampliata e rafforzata con al` piu
` tarda,
cune torri quadrate. In eta
` del secolo XV,
forse nella seconda meta
furono costruite una torre pentagonale
e un terrapieno ottagonale dal lato
mare arrivando cos` a coprire un peri` di 300 m. Allinterno della
metro di piu
cinta si trova la chiesa di Nostra Signora
di Regnos Altos, fatta costruire nel secolo XIVe restaurata tra il 1970 e il 1975,
` stato ritrovato nel 1972 un
nella quale e
grande ciclo di affreschi attribuito a
maestri di scuola aragonese, raffigu` e di alrante scene della vita di Gesu
cuni santi. Dal rione di sa Costa si svi` moluppa sulla destra del Temo la citta
derna che, in rapporto alle proporzioni
`, e
` ricca di monumenti e di
della citta
belle strade di grande effetto urbani` conosciuto come Santa
stico. Il rione e
` significaCadrina e tra i monumenti piu
tivi annovera la cattedrale dellImmacolata che ha assunto le forme attuali
dopo un radicale rifacimento; in effetti
la chiesa risale al secolo XII, quando
era intitolata a Santa Maria e aveva
forme romaniche; fu restaurata nel secolo XV quando vi fu traslata la sede
episcopale da San Pietro, e in seguito
decadde progressivamente tanto che
nel 1803 fu deciso il rifacimento. I lavori
furono iniziati dallarchitetto bosano
Are, continuati dal sassarese Ramelli e

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 60

Bosa
finiti dopo il 1810 dallo stesso Are. Attualmente ha forme che ricordano il barocco piemontese; ha una sola navata
molto ampia, sulla quale si affacciano
le cappelle laterali completata da un
vano absidato e cupolato; la copertura
` a botte; linterno e
` ricco di marmi poe
licromi, eleganti stucchi e dorature e
custodisce una scultura policroma del
` completato dal
secolo XVI; lesterno e
campanile piuttosto tozzo. Poco distante dalla cattedrale si sviluppa il
corso Vittorio Emanuele II lungo il
quale si trova il Fontanone: si tratta del
` e rapvero e proprio centro della citta
presenta un interessante complesso urbanistico sviluppatosi tra la fine del
` dellOttoSettecento e la prima meta
cento lungo il corso Vittorio dalla caratteristica pavimentazione in ciottoli e lastre di basalto e fiancheggiato da eleganti palazzi appartenuti alle grandi fa` . Il complesso e
` commiglie della citta
pletato dalla piazza Costituzione dove
sorge il Fontanone, fontana monumentale costruita tra il 1881 e il 1882 per ricordare il primo acquedotto di B. alimentato dalla fonte di Luzanas nel Montiferru. Poco distante sorge in una via
laterale la chiesa di Santa Croce, costruita nel secolo XVI e successiva` riprese; attualmente restaurata a piu
sormente ha forme barocche. Poiche
geva accanto allantico ospedale, nel
1644 fu affidata ai Fatebenefratelli che
lo avevano in gestione; ledificio ha una
navata sulla quale si affacciano il presbiterio coperto con una cupola e alcune cappelle laterali con copertura a
botte. Alla sinistra del Corso, nellomonima via si trovano la chiesa e il convento del Carmine, complesso costruito
nel 1779 dai Carmelitani su unarea che
fu loro concessa nel 1606, quando lasciarono la chiesa di SantAntonio
lungo le rive del Temo. Per far posto allattuale imponente struttura essi fe-

cero demolire la vecchia chiesa della


Madonna del Soccorso. La chiesa attuale risente dei modelli del barocco
piemontese, ha come la cattedrale una
sola navata sulla quale si affacciano le
` completata da un
cappelle laterali ed e
`
corpo absidato e cupolato; linterno e
abbellito da marmi policromi, da intagli, da un organo del Settecento. Ledifi` occucio del convento attualmente e
pato dagli uffici dellamministrazione
comunale. Oltre la chiesa del Carmine
si trova la chiesa di San Giambattista:
costruita nel 1522 in forme gotico-catalane e ampliata nel corso del secolo
XVII, ha una navata scandita da arcate
a sesto acuto e coperta in legno. La na` completata dal presbiterio retvata e
tangolare sopraelevato rispetto allaula
sulla quale si affacciano alcune cappelle laterali. Proseguendo oltre, su un
colle isolato si trova il convento dei padri Cappuccini del secolo XVII e la
bella chiesa della Madonna degli Angeli, costruita tra la fine del secolo XVI
e gli inizi del XVII in forme gotico-catalane. Ledificio fu unito al convento dei
Cappuccini, ha una sola navata sulla
quale si affacciano il presbiterio completato dallabside semicircolare, e al`
cune cappelle laterali. La copertura e
con volte a botte e in alcune delle cappelle laterali con volte a crociera. La
` modanata e vi si apre un porfacciata e
tale in stile rinascimentale. Infine sulla
riva sinistra del Temo lungo la strada
per B. Marina sono posti i grandi edifici
di Sas Conzas che nellOttocento erano
la sede della lavorazione del cuoio e dei
quali si progetta ora il restauro per adibirli ad altri usi. Poco oltre sorge la
chiesa di SantAntonio Abate, costruita
nel XII dai Camaldolesi fuori dal perimetro delle mura. Nel corso dei secoli
successivi sub` radicali modifiche e nel
1580 fu ceduta ai Carmelitani; conserva
attualmente forme gotico-aragonesi

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 61

Bosa
che risalgono a un rifacimento databile
al secolo XVI. Ha una sola navata scandita in campate poggianti su pilastri
` completata dal
molto robusti; laula e
presbiterio con la volta a crociera. La
` in conci di trachite rossa ricfacciata e
camente decorata e abbellita da un ro` custodita unancona
sone. Allinterno e
in legno intagliata e riccamente dorata,
risalente al secolo XVII. Sempre sulla
riva sinistra, a circa 2 km dallattuale
abitato, si trova lantica cattedrale di
San Pietro extra muros che fino al secolo XV fu la cattedrale di B. Fu costruita in forme romaniche tra il 1062 e
il 1073, ha un impianto a tre navate, la
centrale ha la copertura in legno, quelle
laterali a volta a crociera. La facciata fu
ricostruita nel tardo Duecento su progetto di Anselmo da Como. Di notevole
interesse anche la torre Argentina, uno
degli edifici militari che facevano parte
in epoca spagnola del sistema difensivo
verso il mare istituito nella costa tra B. e
Alghero: la sua costruzione si colloca
tra Cinquecento e Seicento; si trova po`
chi chilometri a nord dellabitato ed e
facilmente raggiungibile. Percorsi poco
` di 6 km in direzione di Alghero si
piu
trova sulla sinistra lingresso alla zona
gestita nel periodo estivo dalla cooperativa turistica Costa Blu; ci si inoltra
in una strada a fondo naturale che, procedendo in una zona a macchia dolcemente digradante verso il mare, conduce in qualche centinaio di metri alla
` basso ma non sabcosta; il litorale e
bioso e i bagnanti rimediano sistemandosi su tratti di roccia qui tutta calcarea che lerosione marina ha reso
piatti e lisci. La stradella piega a sinistra e conduce in breve alla base del rilievo roccioso sul quale domina la torre.
La salita porta ad appena 33 m di altitudine sul livello del mare; ma il territo` sgombro da altri rilievi, nelle imrio e
`
mediate vicinanze, e lo sguardo puo

spaziare su unarea costiera piuttosto


vasta. A nord si spinge fino alle pendici
dei rilievi di capo Cacciaiu, mentre a
sud si allunga seguendo la lieve insenatura nella quale ha termine il corso del
fiume Temo, fino al territorio di Tresnuraghes. Il sistema difensivo originario
prevedeva che la Torre Argentina potesse scambiare segnali con quella dellIsola Rossa, posta a guardia della foce,
e con quella di Colombargia, alta su un
promontorio roccioso nei pressi di
porto Alabe. Ci si deve accontentare
lingresso della
del panorama, perche
` costruita col materiale caltorre, che e
` a 3 m daltezza; sappiamo
careo locale, e
che vi si trova il solito camerone circolare, coperto da una volta sostenuta da
una colonna centrale, dal quale una
scala ricavata nella muratura come
nei nuraghi conduce alla terrazza su` questo insieme di fiume,
periore. E
mare, campagna, e al centro un insediamento molto antico e ricco di monu`
menti, che crea il fascino di B., una citta
importante ma che continua a vivere
circondata da una riservatezza e un silenzio che colpiscono e meravigliano.
Pesa evidentemente la posizione, lontana dalle maggiori vie di comunicazione stradale e ferroviaria; il porto,
che un tempo serviva per i collegamenti
con la terraferma, oggi viene utilizzato
quasi esclusivamente per la pesca locale e la navigazione da diporto; pesa
anche la collocazione, in quel tratto di
piana costiera scavato ai margini di
`
unarea di altipiani e colline. Eppure e
difficile che chi arriva in vista dellabitato e dei suoi dintorni rimanga insensibile al loro fascino, un fascino che si
manifesta sin da quando ci si trova,
come ha scritto Salvatore Mannuzzu
(=) nel suo primo romanzo (Procedura,
1988), sullorlo del grande imbuto: B.
` in fondo, digradante sulla picera la
cola collina (la Costa) cui si abbarbicava

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 62

Bosa
e al cui culmine dallalto vedevamo ergersi i ruderi del castello: un po di
` quasi lammura e una torre; il fiume giu
biva le case, per poi prendere, con
unultima pronunciata ansa, lucido, la
via del mare: che adesso era liscio, solo
vibrante del suo chiarore. Gli elementi
che caratterizzano B. non sono soltanto
` costruita su
insoliti per la Sardegna e
` riuscita a sopravun fiume navigabile; e
vivere in passato pur essendo vicina al
mare ma anche molteplici e opposti:
qui si lavora la campagna e si pesca;
sono numerose le chiese, non manca il
sentimento religioso, eppure si celebra
` trasgressivi; si
uno dei carnevali piu
`
cerca (a fatica) di tenere vive le attivita
economiche che avevano dato benes` forte lattacsere nei secoli scorsi, ed e
` tradizione,
camento a tutto quanto e
` artigiane, dalla
dalle feste alle attivita
lingua ai monumenti alla gastronomia.
Quanti sono giunti qui in visita si sono
sforzati di rendere al meglio le impressioni che provavano; cos` Vittorio An` del secolo
gius, impegnato alla meta
scorso nel dare il profilo di tutti i centri
della Sardegna, trovava il modo di soffermarsi con qualche tocco letterario
` bagnata dal
sulla parte della citta
Temo, veramente deliziosa per la prospettiva che godesi della fiumana, e
delle amenissime terre allaltra parte.
` dalla primavera allautunno laBello e
` per le
spetto di questa fronte della citta
molte pergole che ombreggiano le finestre; tanto entusiasta da spingersi a difendere i bosinchi, accusati ingiustamente, a suo parere, per la poca net`. Si riferiva probatezza della loro citta
bilmente ai versi di Melchiorre Murenu
(=), il cantore cieco di Macomer (18031854): si racconta che un giorno, spintosi fino a B. in compagnia di un ragazzo
che gli faceva da guida, chiese di potersi riposare, ma si senti rispondere
che i sedili e le soglie delle case erano

tutti ricoperti di sporcizia; il suo estro,


fondendo allora stanchezza, rabbia e
` il celebre pagusto della satira, gli detto
ragone: Cantu bhat in sinferru fogu e
famen / e dogni patimentu illimitadu, /
una mente distinta hat computadu / chin
`
Bosa bha fiagu e ledamen! Quanto ce
nellinferno di fuoco e fame e ogni sofferenza senza fine, una mente acuta ha
` di puzza di
fatto il computo che in B. ce
letame!. Pesava forse linvidia di un
uomo di un villaggio dellinterno per
gli abitanti di una cittadina allora opulenta e fortunata; e daltra parte gli
`
odori, come il poeta riconosceva piu
avanti, provenivano da conzas e conduttos e fundagos [conce, condotte e fon` delle
daci], erano conseguenza cioe
` produttive. In semolteplici attivita
guito le cose sono cambiate, purtroppo,
e i locali usati per conciare le pelli re inutilizzati, sulla riva
stano pressoche
del fiume opposta a quella abitata. Per
questo alle tante attrattive di B. si unisce un tono vagamente decadente,
` del tempo riucome se limmobilita
` che altrove a impedire al
scisse piu
nuovo di cancellare il vecchio, il cono` avere landasciuto. La visita a B. puo
mento di un qualsiasi percorso turistico, e deve comporsi di alcune tappe
` trascurare la
obbligatorie: non si potra
la pascattedrale dellImmacolata ne
seggiata per il corso Vittorio Emanuele
II, tutto a lastre di pietra e acciottolato;
` far visita a qualche produttore
si dovra
di Malvasia e conoscere i prodotti artigiani, filet e filigrane in primo luogo;
` fare a meno di raggiungere,
non si dovra
attraversando il quartiere medioevale
di Sa Costa, i resti del castello Malaspina, che nella chiesetta di Nostra Signora di Regnos Altos conservano un
pregevole ciclo di affreschi, e neppure
di spingersi alla chiesa di San Pietro,
lungo il fiume, o fino a B. Marina o ai
paesetti che fanno corona sulle pendici

57

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 63

Bosa
`
coltivate delle colline. Ma la visita avra
` a cosuccesso soltanto se si riuscira
`, quel
gliere il fascino sottile della citta
misto di mediterraneo, di antico e di
esotico che induceva gli antichi poeti
popolari a immaginarvi persino la presenza pacifica dei mori: In su caminu
de Osa / best donna Caderina / chest a
caddu a unu moro [Sulla strada di Bosa
` donna Caterina che va a cavallo sul
ce
moro]; In su paris de Osa / bi passiza
su moro / umpare cun sol tios [Nella
piana di B. passeggia il moro insieme
agli anziani].
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra le
` tipiche degli abitanti di B.
usanze piu
dei secoli passati era quella del canto,
nel quale eccellevano. Cos` le donne
avevano la consuetudine di cantare
pubblicamente il rosario, affacciate sul
far della sera ai balconi di casa; in genere era una di loro a intonare il canto,
che veniva poi seguita dalle altre. Altra
occasione per manifestare questa loro
` era data dalla festraordinaria abilita
sta di SantAnna che solitamente era lennere o sepolcro.
gata allusanza del ne
nLa festa iniziava allalba quando il ne
nere, che era stato montato a forma di
cono (forse riferimento ad antichissimi
riti fallici), veniva adornato con nastri e
monili ed esposto al centro di un tavolo
sistemato vicino a una finestra; subito
dopo si radunavano moltissimi giovani
che al suono delle launeddas intonavano il canto che durava praticamente
per tutta la giornata; si soleva cantare
in ottava e la riunione era presieduta da
una bella fanciulla considerata la regina della festa. Di prammatica il canto
e le danze venivano interrotti per il
pranzo, a un cenno della regina della
festa, e riprendevano poco dopo proseguendo fino al pomeriggio quando venivano nuovamente interrotti per la mennere, sporenda. A questo punto il ne
gliato dei suoi ornamenti, veniva get-

tato in un letamaio; poi il canto al cenno


della regina riprendeva e continuava
fino alla sera assumendo il carattere di
unimprovvisazione che i giovani dedicavano alle belle della festa. Altre occasioni per accoppiare il canto a momenti
di festa erano dati dalle nozze quando
venivano cantate dai parenti e dagli
amici degli sposi sas bodas. Vi erano
poi le veglie per lEpifania, per SantAntonio Abate e per San Sebastiano:
in queste occasioni gruppi di giovani
` cantando e sofferpercorrevano la citta
mandosi presso le porte sotto o le finestre e ricevendo in dono fichi e altre
frutta. Nel ricco patrimonio di tradizioni era anche quella de sas accabadoras, silenziose e discrete propinatrici
della pace della morte che procuravano
allagonizzante soffocandolo con un cuscino o percuotendolo sul capo con una
speciale mazza (sa mazzucca). Di questo
mondo fantastico, che ancora era almeno in parte vivo agli inizi del Nove` nulla; oggi lacento, non rimane piu
` si manifesta nelle
nimo della citta
` suggestiva
grandi feste popolari. La piu
` senza dubbio quella di Santa Maria del
e
Mare che si svolge nella prima domenica di agosto e ha come momento culminante una suggestiva processione a
mare e lungo il fiume che parte dalla
chiesetta di B. Marina. Il corteggio delle
barche risale il Temo e, giunto allaltezza del ponte cinquecentesco che
mette in collegamento le due rive del
fiume allaltezza della cattedrale, si
ferma consentendo il trasloco della statua; dopo la cerimonia in Duomo la statua viene nuovamente caricata in barca
e nel pomeriggio il corteggio riprende a
solcare il Temo in una fantastica girandola di luci. Altra festa molto parteci` quella di Santa Maria di Regnos
pata e
Altos che si svolge nella seconda domenica di settembre con una spettacolare
processione lungo le stradette di Sa Co-

58

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 64

Bosa
sta e si conclude di fronte alla chiesa
allinterno del castello. Da pochi de` stata
cenni, e precisamente nel 1983, e
ripristinata la festa di San Giorgio che
si svolge il 23 aprile nellomonima chiesetta fatta costruire nel secolo XVIII
dallabate Simon, e che si crede propiziatrice insieme al santo di buoni rac` il Carnevale la manifestacolti. Ma e
zione che forse meglio esprime le antiche tradizioni di B.; le sue fasi sono essenzialmente due, la prima si svolge il
Gioved` grasso (gioja laldaggiolu),
` e
` invasa da maschere
quando la citta
che cantano e danzano e vanno alla ricerca di una ricompensa (sa paite can`e
`
tare); in questa prima fase tutta la citta
` la partecipacoinvolta e larghissima e
` quella
zione popolare; la seconda fase e
del Marted` grasso con le cerimonie del
compianto (attitidu) per la morte del re
del Carnevale, Giolzi, che si svolge nella
tarda mattinata, e poi nella sua ricerca,
che impegna le maschere, vestite di
bianco e che portano piccoli lumi.

Bosa La festa di Nostra Signora di Regnos


Altos, la cui chiesa, nel castello di Serravalle,
` importante della cittadina.
e` la piu

Bosa, diocesi di Antica diocesi le cui


prime notizie risalgono al secolo XI,
` gia
` inserita nella provincia
quando e
ecclesiastica di Torres; nel 1972 fu unita
alla diocesi di Alghero.
VESCOVI DI BOSA
1. Costantino di Castra, attestato nel

1073. 2. Pietro, reggeva la diocesi nellaprile del 1112. 3. Marino, in carica nellottobre del 1112. 4. Giovanni, attestato
nel 1138. 5. Pietro Spanu, reggeva la diocesi dopo il 1139. 6. Goffredo, reggeva la
diocesi nel 1170. 7. Vescovo anonimo in
carica nel 1176: forse si tratta di Dionigi, attestato al 1186. 8. Vescovo anonimo cui scrive papa Gregorio IX nel
1233. 9. Vescovo anonimo cui scrive
papa Gregorio IX nel 1235. 10. Vescovo
anonimo testimone, nel 1236, dellaccordo tra i giudici di Arborea e di Torres. 11. Vescovo anonimo, reggeva la
diocesi nel 1237. 12. Gunnario, reggeva
la diocesi nel 1239; nel 1255 la sede pro` vacante. 13. Tommaso, in
babilmente e
carica tra il 1259 e il 1262. 14. Mazuclo,
reggeva la diocesi nel 1263. 15. Giacomo,
attestato nel 1268. 16. Vescovo anonimo
attestato nel 1278. 17. Michele Sola, reggeva la diocesi nel 1286 ca. 18. Francesco, in carica nel 1289. 19. Pietro, reggeva la diocesi prima del 1304. 20. Nicola de Vare, resse la diocesi tra il 1304
e il 1312. 21. Giovanni de Clavaro, carmelitano, resse la diocesi tra il 1327 e il
1340; dovette lottare con Baldeto de
Vare che era stato eletto come suo antagonista dal capitolo e consacrato dallarcivescovo di Torres. 22. Nicola, resse
la diocesi tra il 1342 e il 1344. 23. Raimondo de Gauzens (Gosenchis), in carica prima del 1349. 24. Pietro, benedettino e dottore in Decretali, era priore di
San Marziale di Cahors; resse la diocesi
dal 1349 alla fine del 1350. 25. Aimerico,
vescovo di Forl`, nel 1351 fu trasferito a
Bosa e resse la diocesi fino al 1356; par` ai lavori del Parlamento celetecipo
brato a Cagliari nel 1355. 26. Andrea,
carmelitano, era arcivescovo di Naxos
e di Paros (Grecia) quando nel 1356 fu
trasferito a Bosa; resse la diocesi fino al
1360. 27. Ruggero Piazza, minore e maestro in Teologia, fu nominato vescovo
nel 1360 e fu trasferito a Mazara nel

59

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 65

Bosa
1363. 28. Rainerio di Filippono, canonico di Bosa, fu nominato vescovo nel
1363 e scomparve prima del febbraio
1391. 29. Antonio, vescovo di Antivari,
fu trasferito a Bosa da papa Bonifacio
IX; resse la diocesi tra il 1391 e il 1402.
30. Antonio de Ligios, arciprete di Bosa,
fu nominato vescovo da papa Bonifacio
IX; resse la diocesi tra il 1402 e il 1406.
31. Benedetto, benedettino e abate di
Santa Eufemia, fu nominato vescovo da
papa Innocenzo VII nel 1406; lanno successivo fu nominato il suo successore.
32. Antonio Sangualo, nominato da
papa Gregorio XII, resse la diocesi tra
il 1407 e il 1413. 33. Bartolomeo, resse la
diocesi tra il 1413 e il 1414. 34. Vescovo
anonimo in carica nel 1414. 35. Vescovo
anonimo in carica nel 1415. 36. Antonio
de Podio, minore, nominato vescovo nel
1410 dallantipapa Benedetto XIII;
resse la diocesi fino al 1418, anno in cui
fu trasferito a Strongoli. 37. Antonio
Stamingo, minore, vescovo di Tricarico,
nel 1413 fu trasferito a Bosa dallantipapa Giovanni XXIII e nel 1418 a Martirano. 38. Ludovico Gervas, domenicano
e maestro di Teologia, fu nominato da
papa Martino V; resse la diocesi tra il
1418 e il 1422. 39. Giovanni de Casanova,
domenicano, resse la diocesi tra il 1424
e il 1425, anno in cui fu trasferito a Elna.
40. Giuliano, vescovo titolare di Laodicea, trasferito a Bosa nel 1435; resse la
diocesi fino al 1445. 41. Tommaso de Rubeo, domenicano e maestro di Teologia;
resse la diocesi tra il 1445 e il 1449. 42.
Francesco Meloni, resse la diocesi tra il
1449 e il 1450. 43. Giovanni Cosso, domenicano e maestro di Teologia; resse la
diocesi tra il 1450 e il 1460. 44. Bernardo
Roig, canonico di Cagliari, reggeva la
diocesi nel 1460. 45. Vescovo anonimo
cui scrive papa Pio II nel 1463. 46. Vescovo anonimo cui scrive papa Pio II nel
1464. 47. Giovanni de Salinis aureis, vescovo di Ottana dal 1454, nel 1471 fu tra-

sferito a Bosa e resse la diocesi fino al


1484. 48. Galcerando Galba, canonico di
Bosa, reggeva la diocesi nel 1484. 49.
Mattia, reggeva la diocesi nel 1488. 50.
Pietro di Sorra, in carica tra il 1495 e il
1516. 51. Giovanni di Sorra, reggeva la
diocesi nel 1516. 52. Bernardo Gentile,
domenicano e cappellano di Carlo V, nel
1532 fu nominato vescovo di Bosa; resse
la diocesi fino al 1537. 53. Nicola dAragona, uditore della Sacra Rota; resse la
diocesi tra il 1537 e il 1541. 54. Baldassarre de Heredia, domenicano e vescovo titolare di Cirene, nel 1541 fu nominato vescovo di Bosa; resse la diocesi
fino al 1548, anno in cui fu nominato arcivescovo di Cagliari. 55. Vincenzo de
Leone, di Catania, carmelitano; resse
la diocesi tra il 1548 e il 1556. 56. Antonio Pintor (Cavaro), cagliaritano, resse
la diocesi tra il 1556 e il 1572. 57. Giovanni Melis, cagliaritano, conventuale
e primo provinciale di Sardegna; nel
1572 fu nominato vescovo di Bosa e
resse la diocesi fino al 1575. 58. Giovanni Serra, di Valencia, eremitano di
SantAgostino; resse la diocesi tra il
1575 e il 1577. 59. Nicola Canyelles, cagliaritano, resse la diocesi tra il 1577 e il
1586. 60. Giuseppe Angles, di Valencia,
minore osservante; resse la diocesi tra
il 1586 e il 1588. 61. Gerolamo Garzia,
spagnolo, trinitario; fu nominato vescovo nel 1588 ma mor` in un naufragio
nel 1589 mentre raggiungeva la sede. 62.
Giovanni Francesco Fara, sassarese,
dottore in utroque a Pisa, arciprete di
Sassari; resse la diocesi nel 1591. 63.
Antonio Atzori, dottore in utroque, decano della cattedrale di Cagliari; nel
1591 fu eletto vescovo di Bosa e scomparve nel 1604. 64. Gavino Manca de Cedrelles, sassarese, dottore in Teologia;
resse la diocesi tra il 1606 e il 1612, anno
in cui fu trasferito ad Alghero. 65. Giovanni Alvarez, cistercense, dottore in
Teologia e abate presso Tarazona; nel

60

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 66

Bosa
1612 fu nominato vescovo di Bosa e nel
1613 fu trasferito a Solsona. 66. Giovanni Battista de Aquena, sassarese,
dottore in utroque; resse la diocesi tra
il 1613 e il 1614. 67. Vincenzo Bacallar,
cagliaritano, dottore in utroque a Pisa,
decano del capitolo di Cagliari; nel 1615
fu nominato vescovo di Bosa e resse la
diocesi fino al 1625. 68. Giovanni Atzori,
cagliaritano, dottore in Filosofia e Teologia a Roma, era cancelliere regioapostolico quando nel 1625 fu nominato
vescovo di Bosa; resse la diocesi fino al
1627. 69. Sebastiano Carta, di Sorgono,
vescovo titolare di Madaura e decano
del capitolo di Cagliari; nel 1627 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al 1631. 70. Melchiorre Pirella,
di Nuoro, resse la diocesi tra il 1631 e il
1635, anno in cui fu trasferito ad Ales e
Terralba. 71. Giovanni Maria Olmo, di
Cargeghe, dottore in Teologia a Pisa;
resse la diocesi tra il 1635 e il 1639. 72.
Vincenzo Agostino Claveria, vescovo titolare di Petra e coadiutore del vescovo
di Valencia; nel 1639 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al
1644, anno in cui fu trasferito ad Alghero. 73. Gaspare Litago, cagliaritano,
vila; resse la
dottore in Teologia ad A
diocesi tra il 1645 e il 1652, anno in cui
fu trasferito ad Ampurias e Civita. 74.
Francesco Camps y Moles, di Solsona,
canonico di Tarragona e inquisitore
per la Sardegna; nel 1654 fu nominato
vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al
1656. 75. Giacomo Capay y Castagner, cagliaritano, dottore in utroque; resse la
diocesi tra il 1658 e il 1663. 76. Gavino
Cattayna, sassarese, carmelitano; resse
la diocesi tra il 1663 e il 1671, anno in cui
divenne arcivescovo di Sassari. 77.
Francesco Lopez de Urraca, di Saragozza, eremitano di SantAgostino e
provinciale in diverse province; resse
la diocesi tra il 1672 e il 1677, anno in
cui fu trasferito ad Alghero. 78. Serafino

Esquirro, cagliaritano, dottore in Teologia a Bologna, vicario capitolare e generale di Cagliari; nel 1677 fu nominato
vescovo di Bosa e nel 1680 fu trasferito
ad Ales e Terralba. 79. Giorgio Soggia,
sassarese, servita, teologo del duca di
Firenze; nel 1682 fu nominato vescovo
di Bosa e mor` a Sassari nel 1701. 80.
Gavino de Aquena, nato a Cagliari nel
1665, dottore in utroque a Roma e ret` di Cagliari, giudice
tore dellUniversita
di appellazioni; nel 1703 fu nominato
vescovo di Bosa e mor` nel 1723. 81. Nicola Cani, nato a Iglesias nel 1670, domenicano e provinciale della Sardegna,
maestro in Teologia; fu nominato vescovo nel 1727 e resse la diocesi fino al
1737. 82. Giovanni Leonardo Sanna,
nato a Cuglieri nel 1680, vescovo di Ampurias e Civita dal 1736; nel 1737 fu trasferito a Bosa e resse la diocesi fino al
1741. 83. Francesco Bernardo de Cespedes, nato ad Alghero nel 1693, dottore in
utroque e in Teologia a Sassari, vicario
generale e capitolare di Alghero; nel
1742 fu nominato vescovo di Bosa e
scomparve ne1 746. 84. Antonio Amat,
nato a Sassari nel 1693, decano del capitolo della cattedrale di Sassari; nel 1746
fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel
1748. 85. Giovanni Battista Machin
Espiga, nato a Cagliari nel 1699, dottore
in utroque a Roma, vicario generale e
capitolare di Iglesias; nel 1748 fu nominato vescovo e mor` nel 1749. 86. Raimondo Quesada, sassarese, dottore in
utroque, canonico di Sassari; nel 1750
fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel
1758. 87. Giuseppe Stanislao Concas,
nato a Sinnai nel 1717, parroco ad
Aritzo; nel 1759 fu nominato vescovo di
Bosa e resse la diocesi fino al 1763. 88.
Giovanni Antonio Borro, nato a Cagliari
nel 1697, dottore in utroque a Cagliari,
cancelliere regio-apostolico; nel 1763
fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel
1767. 89. Giovanni Battista Quasina,

61

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 67

Bosa Marina
nato a Sassari nel 1721, dottore in Teologia e in utroque a Sassari, parroco di
San Sisto a Sassari; nel 1768 fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel 1785
` natale. 90. Giovanni Annella sua citta
tonio Cossu, nato a Cuglieri nel 1725,
servita e vicario generale in Sardegna,
maestro in Teologia e professore di Teologia a Cagliari; nel 1785 fu nominato
vescovo di Bosa e mor` nel 1796. 91. Gavino Murru, nato a Sassari nel 1739, dottore in utroque, parroco di San Sisto a
Sassari; nel 1800 fu nominato vescovo di
Bosa e resse la diocesi fino al 1819, anno
in cui divenne arcivescovo di Sassari.
92. Francesco Tola, nato a Bosa nel
1758, dottore in Teologia a Sassari; vicario generale, vicario capitolare e teologo della cattedrale di Bosa, 1823 fu
nominato vescovo e mor` nel 1843. 93.
Antonio Uda, nato a Milis nel 1775, dottore in Teologia a Cagliari, parroco, vicario generale e vicario capitolare dellarchidiocesi di Oristano; nel 1845 fu
nominato vescovo di Bosa e mor` pochi
mesi dopo. 94. Eugenio Cano, nato a
Gergei nel 1829, dottore in Teologia a
Cagliari, canonico a Cagliari, teologo
del vescovo di Ales e Terralba al concilio Vaticano I; nel 1871 fu nominato ve` nel 1905. 95.
scovo di Bosa e rinuncio
Giovanni Battista Vinati, nato a Piacenza nel 1847, dottore in Teologia e in
diritto canonico; arcidiacono, vicario
generale e capitolare di Piacenza; nel
1906 fu nominato vescovo di Bosa e
resse la diocesi fino al 1916, anno in cui
` e divenne vescovo titolare di
rinuncio
Mocisso (Turchia). 96. Angelico Zannetti, nato nel 1864 nella diocesi di Sansepolcro, minore osservante e provinciale per la Sardegna; nel 1916 fu nominato vescovo di Bosa e scomparve nel
1926. 97. Filippo Maria Mantini, di Matelica (Macerata), del Pontificio Seminario romano per le missioni estere,
dottore in utroque al Laterano (Roma);

nel 1926 fu nominato vescovo di Bosa e


nel 1931 fu trasferito a Cagli e Pergola.
` Frazioli, nato a Sassari nel
98. Nicolo
1880, arciprete e vicario generale dellarchidiocesi di Sassari; nel 1931 fu nominato vescovo di Bosa, mor` nel 1956.
99. Francesco Spanedda, nato a Ploaghe
nel 1910, canonico di Sassari, dottore in
Teologia presso la Gregoriana (Roma);
nel 1956 fu nominato vescovo di Bosa e
in seguito amministratore apostolico
della diocesi di Alghero; nel 1979 divenne arcivescovo di Oristano.
` lunione
Nel 1972 la Santa Sede decreto
personale delle diocesi di Alghero e
` dal 1979 la titolatura della
Bosa. Percio
` in Alghero e Bosa e, dal
diocesi cambio
1986, in Alghero-Bosa.

Bosa Marina Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Bosa (da
cui dista 2 km), con circa 500 abitanti,
posto a 2 m sul livello del mare, alla
foce del fiume Temo. Regione storica:
Planargia. Diocesi di Alghero-Bosa.

Bosa Marina Foce del fiume Temo.

TERRITORIO Il territorio si limita allagglomerato di case e alla bellissima


spiaggia di sabbia basaltica frequentatissima da turisti e locali anche per le
` curative. Ha il suo limite
sua qualita
settentrionale negli argini rinforzati
della foce-porto del Temo e quello meridionale nel territorio di Magomadas.
& STORIA Dopo che gli abitanti di Bosa
interrarono nel 1528 la foce del Temo,
&

62

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 68

Bosa Marina
` portuale della citta
` cesso
`
lattivita
quasi completamente e il territorio rimase deserto per secoli, dominato dalla
`
torre costiera. Lattuale villaggio si e
sviluppato nel corso dellOttocento
come centro di aggregazione dei pescatori e dei barcaioli che sfruttavano la
` del fiume. Di questo penavigabilita
` , come sempre, la puntuale e
riodo e
completa descrizione che ci ha lasciato
Vittorio Angius nel Dizionario degli
Stati sardi del Casalis: Le acque del
`
fiume sono dolci quando la stagione e
piovosa, senton del sale quando, come
`
avviene nellestate, la corrente non puo
respingere le onde del mare. Dopo gran
piovitura suole riboccare, ed il diluvio
` navigabile per piu
` di
copre la valle: e
due miglia da battelli di circa 80 t, e lo
`
sarebbe anche a legni di una portata piu
del doppio, se non proibisse lentrata
lostruzione della foce eseguita con improvvido consiglio dai bosinchi. Il porto
` a questimboccatura, e la stazione
e
viene difesa dallopposizione duna iso` in esso stabilito un officio di doletta. E
` di
gana dipendente dalla principalita
` percevere dalle imporOristano. Si puo
tazioni circa lire nuove 20 mila, dalle`. Nel prossportazioni intorno alla meta
simo golfo si fa ogni anno la pesca delle
sardelle e del corallo da feluche straniere. Queste concorrono in numero
` o meno di cento. Nei giorni fepoco piu
stivi e nei tempi fortunosi si ricoverano
entro il fiume. Solo tredici barche appartengono ai bosinchi, delle quali otto
pescareccie che usano nel fiume o nel
mare con 55 persone, e cinque di piccolo cabotaggio con 40 marinai. Il littorale di Bosa comincia dal capo Columbargiu. In questo trovasi una calanca in
forma di grotta, dove vanno a sollazzarsi
le foche. Segue il piccol seno dellAla,
poi trapassate le coste del Corallo e Pietra dura e la spiaggia arenosa di Turas
si arriva alla foce del Temo. A chi en-

travi sta a destra un piccol rialto, sopra


` la chiesa dedicata alla nostra
cui e
Donna intitolata al Mare, ed in certa
manica una peschiera. Assai volte vi si
ammucchia larena dal movimento
delle onde, e resta interdetta lentrata
quetato il mare la core luscita finche
rente riapra e slarghi il passaggio. In
distanza di mezzo miglio dal lido trovasi
la sunnotata isoletta di circa 225 passi
di circonferenza con spiaggia bassa e
arenosa e quattro caluccie. Nel mezzo
` fondata una torre
sopra piccola rupe e
fornita dalcuni pezzi dartiglieria. Seguendo il littorale trovasi ad un miglio
`
la calanca appellata dei Mori, percio
che ivi frequentemente in altri tempi
` un asilo
approdava cotal canaglia. Ora e
delle barche coralliere, delle quali po` capire un centinajo. Sporge quindi
tra
la punta Argentina o Gent`na, su la
` costrutta unaltra torre; indi si
quale e
visita la cala della tonnara vecchia, antico stabilimento abbandonato, e dopo
`ne, di Tanquesta le nominate di Bariso
` ne, dItiri alle falde derti monti, e il
go
` nago capace di brigantini. Proporto Ma
gredendo troverai altri tre seni sotto
rupi inaccessibili, e sono detti del Ba` so, del Finocchio, presso il quale si
vo
afferma riconosciuto un minerale argentifero, ed il terzo di Bernardo, nidi
antichi di corsari africani. Sulla vicina
punta di capo Marrargio era per laddietro la torre, che annodava le comunicazioni degli speculatori della costa
superiore e inferiore, e distava 5 miglia
dallanzidetta dellArgentina. Per tutte
le rupi del descritto littorale sono molte
` navigabile con
colombiere. Il mare vi e
sicurezza. Nel Novecento B.M. ha
avuto un lento, continuo sviluppo grazie
al turismo e attualmente si sta trasformando in un ridente centro balneare,
soprattutto per le seconde case degli
abitanti dei paesi dellinterno e di Macomer.

63

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 69

Bosa romana
& ECONOMIA La principale fonte di
reddito degli abitanti di questa appen` oggi
dice sul mare della vecchia Bosa e
il turismo, sia per la presenza della
grande spiaggia sia per le escursioni
che si possono compiere sulle vicine alture rocciose; ma rimane sempre latti` tradizionale della pesca che oggi
vita
viene esercitata con numerose e mo` da lungo
derne imbarcazioni. Invece e
` delle
tempo cessata lantica attivita
concerie, di cui rimangono le caratteristiche strutture. Vi sono anche numerosi alberghi e ristoranti, molto attivi
nella stagione estiva. I collegamenti
con Bosa avvengono mediante autolinee urbane; inoltre B.M. dispone di un
approdo turistico con 100 posti barca.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Unico
` quello di Monteforru
sito interessante e
alla foce del Temo dove si trovano i resti
di un nuraghe monotorre posto chiaramente a guardia dellestuario che era
anche porto naturale. Nel territorio vi
sono numerose domus de janas ben conservate, scavate nella trachite.

notevole monumento del piccolo centro


sono le torri costiere: un sistema difen` cosivo situato alla foce del Temo che e
stituito dalle torri di Marina di Bosa, in
posizione strategica per impedire laccesso al fiume, e da quella di Argentina,
` a nord con compiti di segnasituata piu
` un
lazione. La torre di Marina di Bosa e
imponente edificio con la base troncoconica, un diametro interno di quasi 14
m e una camera interna con volta a cu`
pola. Fu costruita nella seconda meta
del Cinquecento, potentemente armata
e servita da unadeguata guarnigione.
` in buono stato ed e
` sede
Attualmente e
` cultudi un piccolo museo e di attivita
rali di vario genere. Le bellezze naturali di questo angolo di Planargia sono
rappresentate dalla fauna avicola: questa zona infatti vede la presenza del
raro grifone e, sulle alture prospicienti
il mare, del falco pellegrino. Molto sug` il sito dellIsola Rossa, una picgestivo e
cola isola che chiude a nord larco della
` unita alla terra da un molo
spiaggia ed e
in trachite.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La fe` popolare e
` ormai per tradizione
sta piu
quella di Santa Maria del Mare di Bosa
(=).

Bosa romana Nel secolo II Tolomeo

Bosa Marina Litorale.


& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
` sviluppato
E AMBIENTALE Il borgo si e
soprattutto negli ultimi decenni con il
turismo attorno alla chiesa di Santa Maria del Mare, costruita nel corso del secolo XVII in forme molto semplici che
risentono di influssi gotici e barocchi
come era in uso in quellepoca. Altro

` interne della
menziona Bosa fra le citta
Sardinia, pur collocandola correttamente a breve distanza dalle foci del
fiume Temos. Le indicazioni tolemaiche
non servirebbero a localizzare con precisione il centro antico se non si tenesse
conto dellimponente interrimento delloriginario estuario del fiume causato
dagli apporti alluvionali dello stesso
Temo e del rio Piras. In sostanza, nel` e nel Medioevo il Temo sboclantichita
cava a mare con un largo estuario situato a circa 2 km a est dellIsola Rossa,
`
mentre attualmente questa distanza e
ridotta a 300 m. La localizzazione del
centro antico di B. su un sistema di ter-

64

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 70

Bosa romana
razze digradanti sulla sponda sinistra
` assicurata dalla documendel fiume e
tazione archeologica e dalla letteratura
storica a partire dal secolo XVI. Il rinvenimento ottocentesco, nellarea del
centro romano, di un frammento di
iscrizione fenicia, incisa su un supporto
di trachite locale, ha fatto postulare
unorigine arcaica per B. Non deve
escludersi tuttavia lesistenza di uno
stanziamento emporico, cui connettere
lepigrafe, divenuto centro urbano solo
tardivamente, nel quadro di un controllo cartaginese del nord-ovest della
Sardegna, nel secolo IV a.C. Abbiamo
ora numerose informazioni sulle caratteristiche della presenza punica lungo
la vallata del Temo e in particolare i
dati sulle direzioni dei commerci forniti dagli scavi di Sa Tanca e Sa Mura
di Villanova, che attestano luso dellal`
fabeto punico nel secolo II a.C.: B. e
stata in questo caso il polo di diffusione
`
della scrittura verso linterno. La citta
romana conservava la localizzazione
del centro punico, su unansa del fiume
Temo, sede del porto fluviale. Lasse
viario principale era costituito, secondo lItinerario Antoniniano, dalla
via a Tibulas Sulcis che collegava direttamente B. con Carbia, presso Alghero,
a nord, con un percorso di 25 miglia, e
con Cornus, a sud, con una percorrenza
di 18 miglia. LAnonimo Ravennate e
Guidone confermano con la menzione
` nella viabilita
`
di Bosa il ruolo della citta
occidentale tra Corni e Turris Lybisonis.
` romana e
` quasi
La topografia della citta
del tutto sconosciuta: unico elemento
` costituito da una necropoli
positivo e
romana e altomedioevale che si
estende dalla cattedrale medioevale di
` di MesserSan Pietro alla localita
chimbe, evidenziando il carattere suburbano di questo settore rispetto al
centro abitato, riconoscibile dallestensione delle strutture e dal materiale ar-

cheologico a sud e sud-est di San Pietro,


lungo il pendio terrazzato del monte
` seNieddu. Un vasto edificio termale e
gnalato per B., nellOttocento, da Giovanni Spano, senza indicazioni puntuali
del sito. Quanto alle strutture cultuali si
deve notare la mancanza di testimonianze dirette. Il rinvenimento di una
statuetta di bronzo di Hercules, la testina marmorea di un Dyonisos tauros,
` antonina di un modello
replica di eta
ellenistico, la testa calcarea di Zeus
Ammone potrebbero documentare anche per B. i culti ben diffusi in Sardinia
di Ercole, Bacco e Ammone. I materiali
in superficie attestano le correnti com` repubblicana
merciali attive in eta
` imperiale
dalla penisola italica e in eta
ancora da area italica, dallIberia, dalla
Gallia, dallAfrica proconsolare. Il cen` stato fitro monumentale di B. non e
nora individuato. Da esso provengono,
con certezza, le due iscrizioni pubbliche di B. Si tratta della targa marmorea
del 138-141 d.C., con la dedica di quattro
` indicato il
statuette dargento, di cui e
peso (rispettivamente 1047 g, 762 g, 408 g
e 399 g), di Antonino Pio, Faustina,
Marco Aurelio e Lucio Vero, posta da
un Q(uintus) Rutilius [], un personaggio altrimenti ignoto di B., forse un magistrato o un sacerdote del culto imperiale, per decreto dellordo decurionum
di B. La targa doveva essere immurata
sul bancone che sosteneva le quattro
statuette, nellAugusteum bosano. Lal` una dedica, di eta
` antotra iscrizione e
nina, a un [sacerd(os)] urbis Rom(ae) (et)
imp(eratoris) della prov(incia) Sard(inia), evidentemente originario di Bosa,
che uscito di carica e divenuto sacerdotalis venne ad[le]c[t]u[s] nello splendidiss(imus) [o]rd[o] Ka[ralit(anorum)],
nella sede del concilium provinciale.
`
Lordinamento cittadino di B. non e
esplicitamente documentato in alcuna
iscrizione, tuttavia possediamo un

65

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 71

Boscani
frammento di tabula patronatus rinvenuta a Cupra Maritima nel Picenum che
menziona il patronus []nus Larg[us]
cooptato dall[ordo populus]que Bosanu[s]. Lambasceria per la consegna
della tabula al patronus fu costituita da
` superstite il
vari legati bosani, di cui e
solo [-] Detelius A[]. Da questi scarni
elementi ricaviamo lipotesi di una
`, con un culto imperiale ben svilupcitta
` antonina, dotata di
pato almeno da eta
nesun ordo e di un populus. Benche
suno di questi elementi sia decisivo
per postulare uno statuto municipale,
appare plausibile la costituzione muni` ampio e
` il quadro delle
cipale di B. Piu
nostre conoscenze sulla necropoli di
San Pietro. Gli scavi archeologici dello
scorcio del secolo XX hanno messo in
luce unarea funeraria metata, con
muro di cinta, dei secoli II-VI d.C., utilizzata per deposizioni a fossa, alla cap`s.
puccina, in sarcofago e a enchytrismo
Da questa area di San Pietro provengono le iscrizioni funerarie databili tra
il secolo II d.C. e il III d.C. incise su lastre e cippi di trachite locale, realizzate
in una officina lapidaria bosana. Mancano testi cristiani sicuri: fra le falsae
`
del Corpus Inscriptionum Latinarum e
annoverata anche lepigrafe funeraria
di un na(u)clerus, Deogratias, che parrebbe genuina, utile a definire limpor` tardoantica, dellattanza, anche in eta
` navale di B., documentata ad
tivita
` imperiale dal ritrovaesempio per leta
mento nel golfo di Turas di unancora
del navicularius L(ucius) Fulvius Euti(chianus), apparentemente collegato
con gli Eutychiani del territorio di Cuglieri. [RAIMONDO ZUCCA]

Boscani, Leonardo Pittore (n. Sassari


1961). Vive e lavora a Sassari. Diplomato allAccademia di Belle Arti di Sassari, ha incentrato i suoi primi lavori
` stato scritto sul tema della morte,
e
delluomo e della sua esistenza. La

` del
prima personale, Tanka Re Nudu, e
1997, a Sassari. Tra le altre, Balla Laika
a Su Palatu e sas Iscolas di Villanova
Monteleone; nel 2004 Dissidenti, a Sassari.

Leonardo Boscani Lartista racconta il


disperato destino delluomo attraverso la
metafora del pollo spennato e decapitato.

Boscani, Marco Pittore (n. Sassari


1963). Studente dellAccademia di Belle
Arti di Sassari, prende parte alle mostre didattiche dal 1996 al 1998, ma contemporaneamente espone in numerose
collettive, segnalandosi presto come
` interessanti deluno degli artisti piu
lultima generazione. Un aspetto della
ricerca di B. hanno scritto Giuliana
Altea e Marco Magnani si colloca in
quel filone della performance in cui lazione cede il posto alla rappresentazione, in cui allambiguo intreccio fra
` che e
` vissuto e cio
` che e
` recitato sucio
bentra il gioco esplicito della finzione.

Bosch Gimpera, Pietro Storico (Bar`


cellona 1891-Messico, seconda meta
` alla
sec. XX). Dopo la laurea si dedico
ricerca e agli studi di archeologia. Nel
1916 fu nominato professore di Storia
` di Barcelantica presso lUniversita
lona. Convinto democratico, nel 1936 si

66

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 72

Boscolo
oppose a Primo de Rivera e fece parte
del governo autonomo catalano. Nel
1939, alla fine della guerra civile spagnola, fu costretto a fuggire in Messico,
` la sua attivita
` di studove continuo
dioso. Ha studiato la preistoria sarda
su cui ha scritto un saggio, I rapporti fra
` mediterranee nella fine dellEta
`
le citta
del bronzo, in Convegno archeologico in
Sardegna 1926. Atti, 1929.

Boscho, Pietro de Gentiluomo (fine


` sec. XIV). Apparsec. XIII-prima meta
tenente a una famiglia feudale catalana, si trasfer` in Sardegna nel 1323 al
seguito dellinfante Alfonso e fu nominato vice-tesoriere reale. Nel 1328 ebbe
in feudo Mogor de Liurus nella curatoria di Decimo e una miniera dargento a
` del
Iglesias. Mor` entro la prima meta
secolo senza figli e i feudi tornarono al
fisco.

Bosco, Luigi Musicista (Cagliari 1833ivi 1924). Eccellente suonatore di fa` per quasi ventanni nellorgotto, suono
chestra del Teatro Comunale e nella
` con
cappella del Duomo. Si impegno
successo anche nella composizione di
ballabili, di romanze per pianoforte e
di pezzi per orchestra che gli diedero
` . Insegno
` per anni
discreta notorieta
nella scuola comunale di musica.

Boscolo, Alberto Storico (Cagliari


1920-Roma 1987). Conseguita la laurea,
` in Storia medioevale comsi specializzo
piendo studi in Italia e allestero. En` di
trato come assistente nella Facolta
` di Cagliari, nel
Lettere dellUniversita
1955 ottenne la libera docenza e dal
1959 divenne professore ordinario di
Storia medioevale presso la stessa Uni` . Negli anni successivi lattivita
`
versita
di ricercatore lo spinse a occuparsi con
crescente impegno del periodo catalano-aragonese, ricostruendo i legami
storici dellisola con la Catalogna.
Diede inoltre un notevole impulso alle
` dellIstituto di Storia medioattivita

evale di cui fu a lungo direttore e valo` una schiera di allievi, dando vita a
rizzo
una scuola molto attiva e apprezzata.
Nel 1970 fu eletto rettore dellUniver` , ufficio che tenne fino al 1974,
sita
` Cagliari per trasferirsi
quando lascio
` di Milano e successivaallUniversita
mente in quella di Roma. Nel 1981 fu
nominato vicepresidente del Comitato
per le ricerche storiche del CNR e si
` per aprire a Cagliari un centro
adopero
`;
di ricerca collegato ad altre Universita
dal 1982 divenne membro della commissione italiana presso lUNESCO.
Per i suoi studi ebbe numerosi riconoscimenti a livello internazionale, tra
cui la laurea honoris causa dallUniver` di Barcellona e la chiamata a far
sita
parte del Consejo nacional de Ciencias
di Spagna. Integratosi negli anni nellambiente degli storici medioevali catalani, costitu` attraverso i suoi studi un
vero e proprio ponte fra la Sardegna e la
Catalogna. Attraverso la frequentazione degli archivi spagnoli, e in particolare dellArchivio della Corona dA` le coragona di Barcellona, moltiplico
noscenze della storia medioevale dellisola, mostrando la fitta rete di rapporti
che essa aveva con altri centri del Mediterraneo. Mor` quasi improvvisamente
` . Autore di
nel pieno della sua attivita
numerosi saggi, ha lasciato, tra i suoi
scritti: Sugli emigrati lombardo-veneti
in Sardegna nel 1850, Studi sardi,
VIII, 1948; I moti del 1906 in Sardegna,
Studi sardi, VIII, 1948; Dalla caduta
`
dei gremi alla formazione delle societa
operaie, Sardegna nuova, 1949; La fi` di
gura di re Enzo, Annali della Facolta
` di
Lettere e di Filosofia dellUniversita
Cagliari, XVIII, 1950; Michele Zanche
nella storia e nella leggenda, Studi
sardi, X-XI, 1951; Su alcuni cavalieri di
re Enzo e su Guglielmo di Capraia giudice dArborea, Studi sardi, X-XI,
1951; Lettere della regina Maria di Casti-

67

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 73

Boscolo
glia relative alla Sardegna, Studi
` piemonsardi, X-XI, 1951; Unattivita
tese in Sardegna nel 700. La fabbricazione della seta, Bollettino economico
della Camera di Commercio di Cagliari, V, 1953; I parlamenti di Alfonso
il Magnanimo, 1953; Isole mediterranee,
Chiesa e Aragona durante lo Scisma
dOccidente (1378-1429), in Atti del V
Convegno internazionale di Studi sardi,
Cagliari, 1954; Gli ebrei in Sardegna durante la dominazione aragonese da Alfonso III a Ferdinando il Cattolico, in
Atti del V Congresso di storia della Corona dAragona, 1954; Due documenti
inediti sulle guerre tra Arborea e lAragona allepoca di Martino il Vecchio, Archivio storico sardo, XXIV, 1954; Una
nota su Guglielmo I di Massa giudice di
Cagliari e sulla compagnia di Gamurra,
Archivio storico sardo, XXIV, 1954; La
politica italiana di Ferdinando I dAragona, 1954; Documenti inediti sullimpresa di Martino il Giovane in Sardegna,
Nuovo Bollettino bibliografico sardo,
I, 3, 1955; Dizionario della Sardegna (con
Mario Pintor e Giuseppe Loi Puddu),
1955; Documenti inediti sulla Sardegna
bizantina e giudicale, Ichnusa, IV, 2,
` di Ca1956; Profilo storico della citta
gliari, Cagliari economica, 5, 1957;
Orientamenti bibliografici per una storia
economica e sociale della Sardegna nel` moderna (con Lorenzo Del Piano),
lEta
Ichnusa, V, 16, 1957; Libellus judicum
turritanor um (con Antonio Sanna),
1957; Medioevo aragonese, 1958; Il braccio reale dei Parlamenti sardi del periodo
tudes presente
s a
` la Comaragonese, in E
mission Internationale pour lhistoire
es dEtats. X Congre
`s interdes Assemble
national des Sciences historiques Roma
1955, 1958; Labbazia di San Vittore, Pisa
e la Sardegna, 1958; Amministrazione e
difesa della Sardegna aragonese allepoca di Ferdinando I dAragona, in Atti
del VI Congresso di storia della Corona

dAragona, Palma di Majorca, I, 1959;


Rendite ecclesiastiche cagliaritane nel
primo periodo della dominazione aragonese, Archivio storico sardo, XXVII,
1959; una serie di voci nel Dizionario
biografico degli Italiani: Alagon Salvatore; Alagon Leonardo; Agnese di Massa;
Agalbursa di Bas; Adelasia di Torres,
tutte nel 1960; Su due fonti battesimali
protocristiani della Sardegna, Archivio
storico sardo, XXVII, 1960; Leyendas
sobre Martin el Joven, San Jorge, 46,
1962; Mart` el Jove a Sardenya, 1962; La
Sardegna nei primi anni di Martino il
Vecchio, in Studi storici in onore di F.
Martinez Ferrando, Archivio storico
sardo, XXVIII, 1962; La politica italiana di Martino il Vecchio re dAragona,
1962; Profilo storico-economico della
Sardegna dal Riformismo settecentesco
al Piano di rinascita (con Luigi Bulferetti, Gianfranco Sabattini e Lorenzo
Del Piano), 1962; Il priorato vittorino di
San Nicola di Guzule, in Studi sui Vittorini in Sardegna, 1963; Villa di Chiesa e il
suo Breve, in Studi storici e giuridici in
onore di Antonio Era, 1963; Nuove ricerche sulla storia della Sardegna, in Breve
storia della Sardegna, 1965; Cerden
a:
una larga historia para contar, in Histonium, XVI, 3/9, 1965; Recenti studi e ricerche sulla storia moderna e contemporanea della Sardegna, 1965; Aspetti della
vita curtense in Sardegna nel periodo
alto giudicale, in Fra il passato e lavvenire. Saggi storici sullagricoltura sarda
in onore di A. Segni, 1965; Las instituciones barcelonesas de Cagliari en 1327, in
Revista del Instituto de Ciencias sociales, 7, 1966; I conti di Capraia Pisa e
victorin de
la Sardegna, 1966; Le prieure
Saint Nicolas de Guzule, in Provence
historique, 65, 1966; Parlamento siciliano e parlamento sardo (motivi per
lange Antouna ricerca comune), in Me
tudes pre
sente
s a
` la
nio Marongiu. E
Commission internationale pour lhi-

68

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 74

Boscolo
stoire des Assemblees dEtats, 1968; La
prima politica mediterranea di Ferdinando I dAragona, in Atti del Congresso
` aragointernazionale di studi sullEta
nese, 1968; Le istituzioni barcellonesi a
Cagliari nel 1327, in Villes de lEurope
diterrane
enne et lEurope occidentale
me
du Moyen Age au XIX sie`cle. Atti del Colloquio di Nizza 1969, Annales de la fa des Lettres et Sciences humaines
culte
de Nice, 9-10, 1969; I cronisti catalanoaragonesi e la storia italiana del Basso
Medioevo, in Nuove questioni di storia
medioevale, 1969; Una societat comercial
a Sardenya catalana, in Estudis de Historia medioeval, II, 1970; Documenti
` in Sardegna
sulleconomia e sulla societa
allepoca di Alfonso il Benigno, 1973; Prospettive di ricerche economico-sociali sul
Mediterraneo nel Basso Medioevo, in Atti
del I Congresso internazionale di Storia
mediterranea, 1973; Problemi mediterranei allepoca di Pietro il Cerimonioso
1353-1387, in Atti dellVIII Congresso di
storia della Corona dAragona, III, 1973;
Le strutture sociali dei paesi della Corona
` in Sicilia, SardedAragona: la feudalita
gna e Napoletano, in Atti del IX Congresso di storia della Corona dAragona,
I, 1973; La Sardegna contemporanea
(con Manlio Brigaglia e Lorenzo Del
` in Sicilia, in
Piano), 1974; La feudalita
Sardegna e nel Napoletano nel Basso Medioevo, in Medioevo. Saggi e Rassegne, I, 1975; Le navi bizantine nel Mediterraneo nei secoli IX-X, Medioevo.
Saggi e Rassegne, 2, 1976; Gli scavi di
Piscina Nuxedda in Sardegna, in Atti del
Colloquio internazionale di Archeologia
medioevale, Palermo 1974, 1976; La politica mediterranea dei sovrani dAragona, in Medioevo. Saggi e Rassegne,
III, 1977; Mercanti e traffici in Sicilia e in
Sardegna allepoca di Ferdinando I dAragona, in Studi in onore di Federico Melis, 3, 1978; Cagliari fra genovesi e pisani
nella crociata di Luigi IX (1270), in Studi

in memoria di Paola Maria Arcari, 1978;


quattro contributi su Sardegna, Pisa e
Genova nel Medioevo, Collana Storica
di Fonti e Studi, 1978; Il Libellus judicum turritanorum e il suo autore, Un
giurista pisano: Ranieri Sampante, Le
istituzioni pisane e barcellonesi a Cagliari dopo il 1326, Aspetti delleconomia
della Sardegna dal periodo della supremazia pisana genovese al primo periodo
della dominazione aragonese, tutti in
Sardegna, Pisa e Genova nel Medioevo,
1978; La Sardegna bizantina e altogiudicale, 1978; La Sardegna dei giudicati,
1979; Aspetti delleconomia e della so` in Sardegna nel Medioevo, 1979; Le
cieta
incursioni arabe in Sardegna nel Medioevo, in Atti della Settimana internazionale di Studi mediterranei medioevali e
moderni Cagliari 1979, 1980; Genova,
Aragona e Sardegna nel Basso Medioevo,
in La Sardegna nel mondo mediterraneo,
Aspetti storici. Atti del primo Convegno
internazionale di Studi geografico-storici, 1981; La Sardegna ai tempi di Dante,
in Ricordi di Sardegna nella Divina Commedia, 1981; Saggi di storia mediterranea tra il XIV e il XVI secolo, Fonti e
Studi del Corpus membranarum italicarum, prima serie, XIX, 1981; Stato
attuale della ricerca sulla Sardegna bizantina e giudicale, in La ricerca storica
sulla Sardegna, Archivio storico
sardo, XXXIII, 1983; Lespansione catalana nel Mediterraneo, in I Catalani in
Sardegna (a cura di Jordi Carbonell e
Francesco Manconi), 1984; I Catalani
nel Mediterraneo nel Basso Medioevo:
aspetti e problemi, Archivio storico
sardo, XXXIV, II, 1984; Studi sulla Sardegna bizantina e giudicale, 1985; La
missione di Giovanni de Vallterra in Sardegna 1405-7, in Studi storici in memoria
di Giovanni Todde, Archivio storico
sardo, XXXV, 1986; Sepolture in Sardegna nellAlto Medioevo, Quaderni bolotanesi, XIII, 1987; Cagliari nellOtto-

69

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 75

Boscolo
` capitali degli Stati preucento, in Le citta
nitari. Atti del LIII Congresso di storia del
Risorgimento italiano, 1988.

Boscolo, Maria Giulia Pittrice, costumista e scenografa (n. Cagliari 1968).


Ha studiato presso il Liceo artistico di
Cagliari e lAccademia di Belle Arti di
Roma; opera tra la Sardegna e Roma e,
molto apprezzata come pittrice, il
` la scenografia:
campo in cui eccelle e
ha collaborato allallestimento delle
scene di alcuni spettacoli televisivi di
` quali I fatti vostri e
larga notorieta
Scommettiamo che; ha realizzato la sce`me per il Teatro lirico
nografia di Bohe
di Roma e quella per numerosi concerti
di importanti cantanti di musica leggera.

Boscu, Luigi Musicista (Cagliari 1833ivi 1924). Eccellente suonatore di fa` per quasi ventanni nellorgotto, suono
chestra del Teatro Comunale e della
` con
cappella del Duomo. Si impegno
successo anche nella composizione di
ballabili, di romanze per pianoforte e
di pezzi per orchestra che gli diedero
` ; insegno
` per anni
discreta notorieta
nella scuola comunale di musica.

Bosich, Giuseppe Pittore e scrittore (n.


Tempio Pausania 1945). Emigrato giovanissimo dalla Sardegna, ha fatto
` dIesperienze di lavoro in diverse citta
` avvicinato da autodidatta al
talia e si e
` rientrato in
mondo dellarte. Nel 1967 e
Sardegna stabilendosi a Ghilarza, e ha
cominciato a farsi conoscere come pittore e come scultore. Trasferitosi a Milano nel 1973 vi ha operato fino al 1988
collaborando con altri artisti. Nel 1988,
` stabilito defitornato in Sardegna, si e
nitivamente a Ghilarza. Sue opere sono
nei Musei di Melbourne e di Sidney e in
` in Italia e allestero.
altre citta

Bosinco Famiglia di Nulvi (secc. XVIIXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII. Possedeva un vistoso patri` la guerra di sucmonio; quando scoppio

` nel partito
cessione spagnola si schiero
filoasburgico, per cui nel 1715 ottenne il
` con
cavalierato ereditario e la nobilta
` non riusc` a otun Giuseppe. Egli pero
tenere lexequatur a causa della spedizione dellAlberoni e del successivo
passaggio della Sardegna ai Savoia.
Solo i suoi nipoti, Raffaele, subdelegato
patrimoniale, e Vincenzo, nel 1748, ottennero la conferma dei privilegi; nel
corso dei decenni successivi si trasferirono in altri centri.

Bosio, Ferdinando Insegnante, giornalista (Alba 1827-Roma 1881). Dopo la


` allinsegnalaurea in Legge si dedico
` giornalistica. Di
mento e allattivita
idee liberali e di discreta cultura, dopo
aver insegnato in diversi licei, nel 1866
fu nominato preside di Liceo a Genova.
Nel 1867 fu chiamato dal ministro Coppino, suo amico, a dirigere il suo gabinetto. Nel 1870 divenne provveditore
agli studi a Pisa e nel 1876, trasferitosi
a Roma, provveditore centrale presso il
Ministero. Nello stesso periodo colla` con il Coppino alla stesura del proboro
getto di riforma delle scuole elementari. Ha dedicato alla Sardegna due
opere: Reliquie dun naufragio: Studi
storici e letterari; Storia dei papi; Il marchese di Villamarina, pubblicata a Roma
nel 1873, e Il marchese Salvatore Pes di
Villamarina, 1877.

Bossalino, Mario Atleta (Sassari 1910Roma 1990). Gareggia per la SEF Torres, mettendosi in luce alla fine degli
anni Venti nelle gare di giavellotto regionali, in cui rivaleggia anche con il
fratello gemello Gigi, buon ostacolista.
Si presenta con ottime credenziali ai
campionati italiani di Bologna del 1932
e vince con la misura di 57,88 m, che
` imbattuta
come record sardo rimarra
per circa quarantanni. Prima dello
scoppio della guerra diviene comandante della Scuola di Educazione Fisica della Farnesina a Roma e, nel do-

70

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 76

Boter
poguerra, dopo aver insegnato in varie
scuole del Lazio, diviene coordinatore
per lEducazione fisica di tutta la regione. Infine torna alla Farnesina. [GIOVANNI TOLA]

Bossi, Pietro Pittore e decoratore piemontese (?, fine sec. XVIII-Sassari


1855). Fu chiamato in Sardegna prima
del 1830 per decorare il Teatro civico
di Sassari. Completati gli affreschi, si
`
stabil` a Sassari, dove entro il 1835 porto
a termine un ciclo di affreschi per il
Duomo e negli anni successivi divenne
uno dei protagonisti della vita artistica
` . Affresco
` anche le sale del
della citta
` Bossalino e nel 1854 del caffe
` Morcaffe
tara. Secondo Enrico Costa era anche
`a
un buon architetto. Nel 1851 fondo
` di Mutuo Soccorso,
Sassari la Societa
una delle prime in Italia, di cui fu anche
presidente. Mor` a Sassari durante la
grande epidemia di colera nel 1855.

Bosso delle Baleari (o bossolo) Pianta


arbustiva della famiglia delle Buxacee
(Buxus balearica Lam.). Arbusto alto
sino ai 4 m, ha corteccia bruno-grigiastra e foglie piccole ovate e allungate,
verde chiaro, lucide; i fiori sono unisessuali, senza picciolo quelli femminili,
peduncolati quelli maschili; i frutti
sono capsule tripartite con cornetti apicali. Fiorisce da febbraio ad aprile e
fruttifica in estate. Frequente, allo stato
spontaneo, nei paesi del Mediterraneo
sud-occidentale, in Sardegna cresce in
` del Sulcis, Barbusi: alununica localita
cuni individui, sparsi nella macchia,
` orientale
rappresentano lestremita
dellareale della specie. Nomi sardi:
` ssulu. [MARIA IMMACOLATA BRIGAbussu, bu
GLIA]

Bostare 1 Boetarca. Rappresentante


` punica in Sardegna, fu ucdellautorita
ciso, forse a Carales, con i suoi soldati
dai mercenari cartaginesi, i quali, allindomani della pace del 241 che pose
fine alla prima guerra punica, si erano

rivoltati contro Cartagine, sia in Africa


che in Sardegna, a causa del mancato
pagamento del soldo. [ESMERALDA UGHI]

Bostare2 Abitante di Nora. Ricordato


nellorazione Pro Scauro di Cicerone,
del suo omicidio fu accusato M. Emilio
Scauro, governatore della Sardegna
nellanno 55 a.C. Il giovane B., avendo
saputo che Scauro aveva ricevuto lin`
carico di governare la Sardegna, tento
di fuggire dallisola, ma rassicurato
` di cenare
dallo stesso Scauro accetto
con lui. Il governatore fu accusato di
averlo fatto avvelenare nel corso del
banchetto per appropriarsi del suo patrimonio. Cicerone nellarringa difen` che Scauro non avrebbe
siva obietto
avuto alcuna ragione di uccidere B.
che non era il suo erede e verso cui non
aveva nessun motivo di odio personale.
[ESMERALDA UGHI]

Boter Famiglia catalana di mercanti


(secc. XIV-XVII). Agli inizi del secolo
XIV si stabil` a Cagliari per curare i propri affari. Nel corso dei decenni successivi raggiunse una posizione di presti` noto di quegli
gio: il personaggio piu
anni fu Raimondo, che nel 1364 fu eletto
` e nel 1385
terzo consigliere della citta
divenne consigliere capo. Un suo di`,
scendente, il ricco mercante Nicolo
che nel 1413 era stato anche lui eletto
` la
terzo consigliere, nel 1421 acquisto
`
signoria di Assolo, il cui possesso pero
la sua vedova non riusc` a conservare.
`
Uno dei suoi figli, Raimondo, accumulo
un ingente patrimonio, fu creato cava` di acquiliere e tra il 1458 e il 1461 tento
stare alcuni feudi. Lascesa della fami` con suo figlio Gherardo
glia continuo
che divenne signore dellundecima
parte dei frutti dello stagno di Santa
` anche la signoGilla e nel 1490 acquisto
ria di San Sperate. I suoi discendenti si
` , la cui
estinsero nel 1590 con un Nicolo
unica figlia Teodora era sposata con Gaspare Porcella.

71

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 77

Boter

Boter, Michele Signore di San Sperate


` sec. XV-ivi
(Cagliari, seconda meta
1510). Figlio di Gherardo, uomo di
grande cultura, ottenne il permesso di
scavare nel territorio del suo feudo alla
ricerca di antichi reperti. Nel 1502
` una gran quantita
` di antiche motrovo
nete; mor` senza figli nel 1510.

Boter, Raimondo Mercante vissuto a


` un noteCagliari (sec. XV). Accumulo
vole patrimonio ed ebbe il cavalierato
` dai De
ereditario; nel 1458 acquisto
Sena il feudo di Ussana ma non riusc` a
, esconservarne il possesso perche
sendo parte della dote di una delle figlie del venditore, fu costretto a renderlo. Non meno sfortunata fu lopera` il
zione con la quale nel 1461 acquisto

Parte Ippis dai Ribelles: infatti, poiche


sul feudo i De Besora avevano il diritto
di riscatto, quando poco tempo dopo
Galcerando de Besora decise di esercitarlo, egli dovette rinunciare al suo acquisto.

concluse con la marcia su Roma. Nel


1926 fu nominato ministro delle Corporazioni, nel 1927 stese la Carta del La`a
voro. Fu in quegli anni che comincio
occuparsi della Sardegna, tentando di
dare uno sbocco alla crisi mineraria
` il ministero. Gosarda; nel 1934 lascio
vernatore di Roma nel 1935, dal 1936 fu
nominato ministro dellEducazione na` lelaborazione della
zionale e avvio
Carta della scuola. Negli stessi anni
` di legare al regime gli ambienti
cerco
intellettuali, sviluppando il sistema dei
Littoriali e, successivamente, aprendo
la sua rivista Primato alla collaborazione di intellettuali anche non schierati col regime. Fu cos` che nel 1937
` il ciclo delle Celebrazioni Sarde.
ispiro
Dopo il Gran Consiglio del 25 luglio
1943, riusc` a espatriare, arruolandosi
` in Italia
nella Legione Straniera. Torno
`
nel 1947, e diede vita, nella prima meta
degli anni Cinquanta, alla rivista abc,
orientata su una linea neo-corporativa.
La rivista ebbe dei collaboratori anche
in Sardegna, tra i quali Antonio Pigliaru
(che era stato uno dei primi a recensire
il libro di memorie del Sergente Battaglia, Legione `e il mio nome) e Manlio
Brigaglia. Nel volume che raccoglie gli
Atti delle Celebrazioni sarde 1937, pub` un sagblicato a Urbino nel 1938, dedico
gio a I Mameli.

Bottarga = Buttariga
Bottazzi, Gianfranco Economista (n.
Giuseppe Bottai Lex ministro
dellEducazione nazionale al suo rientro
in Italia dopo lamnistia del 1946.

Bottai, Giuseppe Uomo politico, giornalista (Roma 1895-ivi 1959). Combattente e decorato durante la prima
guerra mondiale, al suo termine si lau` e divenne giornalista; redattore de
reo
Il popolo dItalia, fin` per aderire al
fascismo. Nel 1921 fu eletto deputato e
` che si
prese parte alla convulsa attivita

Avezzano 1948). Dopo la laurea in Eco` dedicato allinsegnamento


nomia si e
` professore
universitario. Attualmente e
` di Econoordinario presso la Facolta
` di Cagliari
mia politica dellUniversita
` stato per alcuni anni predella quale e
side. Tra i suoi scritti: Problemi concernenti una campagna di promozione sociale di prevenzione contro gli incendi
(con Giulio Bolacchi), 1983; Zona di produzione franca (con G. Bolacchi), 1984;
Oligopoli e crescita economica. Il passag-

72

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 78

Bottidda
gio dal sottosviluppo allo sviluppo in Sardegna (con G. Bolacchi e Tullio Usai),
` profondo. Divario ci1985; Il Sud, come
vile, sociale ed altro, Ichnusa, VIII, 16,
1989; Mercato del lavoro e sviluppo economico in Sardegna, La Programmazione in Sardegna, XXVI, 11, 1992; Le
cas de la Sardaigne (con G.P. Loy), in Emvelopment en Europe du Sud,
ploi et de
1997; Eppur si muove. Saggio sulla pecu` del processo di modernizzazione
liarita
della Sardegna, 1999.

Botteri, Mauro Ingegnere triestino (n.


sec. XX). Trasferito per motivi di lavoro
in Sardegna alla fine degli anni Ses` alle chiese romanisanta, si interesso
che dellisola e tramite pazienti peregrinazioni riusc` a raccogliere una
` di materiale che sintegran quantita
` in un non dimenticato volume,
tizzo
Guida alle chiese medioevali di Sardegna, edito a Sassari nel 1979. Tra i suoi
scritti che riguardano la Sardegna: San
Nicola di Ottana, 1971; S. Antioco di Bisarcio, 1971; Santa Maria di Uta, 1973;
San Leonardo di Siete Fuentes, 1973;
San Simplicio di Olbia, 1973; San Michele e S. Antonio di Salvenero, 1974;
San Saturnino a Cagliari, 1974; Il tempio
di S. Giusta, 1974; San Pietro extramuros
in Bosa, 1974.

Botti, Giuseppe Egittologo (Modena


1853-Alessandria dEgitto 1903). Conse` alguita la laurea a Bologna, si dedico
linsegnamento nelle scuole secondarie. Nel 1883 fu nominato professore
nel Liceo Dettori di Cagliari. Rimase
in Sardegna fino al 1888, conducendo
approfonditi studi di archeologia punica e pubblicando il saggio Notizie su
alcuni monumenti egizi e di arte congenere, 1883: fu il primo a sostenere la ne` di condurre nuovi scavi a Tharcessita
ros, eseguiti razionalmente dopo le rapine e i disordini dellultimo mezzo secolo. Lasciata la Sardegna si trasfer` a
Spoleto e nel 1889 fu nominato direttore

delle scuole italiane di Alessandria dEgitto. Nella nuova sede riprese gli amati
studi di archeologia e, dopo lunghe trattative, riusc` a fondare nel 1892 e a dirigere il Museo greco-romano di Alessandria.

Botticini, Ivan Editore e giornalista (n.


Cagliari 1962). Figlio di Rinaldo, raffinato tecnico pubblicitario, dal 1980 ha
` di comulavorato in una grande societa
nicazione promuovendo numerose fortunate campagne pubblicitarie. Nel
1989 ha fondato la casa editrice Edi` imposta con pubzioni del Sole, che si e
blicazioni di carattere turistico e am` autore di Cobientale molto curate. E
lora la Sardegna. La Fauna, 2003; Colora
la Sardegna. La Flora, 2003; Colora la
Sardegna. Il Folclore, 2003; Colora la
Sardegna. LArcheologia, 2004.

Botticini, Rinaldo Letterato (Gottolengo 1937-Cagliari 1994). Giovanissimo


` in
si trasfer` in Sardegna, dove si laureo
` di Cagliari.
Lettere presso lUniversita
` allinsegnaDopo la laurea si dedico
mento nelle scuole secondarie e si de` con passione alla politica. Socialidico
sta, particolarmente attento ai problemi della cultura locale, fu eletto ripetutamente consigliere comunale e
assessore di Cagliari. Scrittore raffinato, ci ha lasciato alcuni interessanti
saggi e numerosi articoli pubblicati in
diversi quotidiani. Tra i suoi scritti: Cagliari amore e rabbia, 1975; Geo Sardegna, 1991; Ve lo dico in favola, 1993.

Bottidda Comune della provincia di


`
Sassari, compreso nella VII Comunita
montana, con 780 abitanti (al 2004), posto a 396 m sul livello del mare, affacciato sul versante destro del Medio
Tirso dal versante orientale della Catena del Goceano. Regione storica: Goceano. Diocesi di Ozieri.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 33,83 km2: ha la forma di
uno stretto rettangolo allungata da

73

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 79

Bottidda
nord-ovest a sud-est e confina a nord e a
est con Bono, a sud con Orotelli, a ovest
con Illorai, Esporlatu e Burgos. Una
lunga fascia che comprende, come avviene per altri di questi paesi confinanti, sia una parte della vallata del
Tirso, sia un tratto del pendio montano,
`
per arrivare ad alcune tra le cime piu
alte della catena: Sa Palae Sa Trae e
Campone, entrambe oltre i 1100 m. Su
di un suolo misto di parti granitiche,
calcaree e basaltiche, si alternano le
aree utilizzate per lagricoltura, quelle
lasciate a pascolo e quelle ricoperte sia
di boschi spontanei che di quelli ottenuti con gli interventi di forestazione
` atin questi ultimi decenni. Il paese e
traversato dalla vecchia e tortuosa statale 128 bis, dalla quale si distaccano in
questo punto due traverse, una che a
sud-est va a congiungersi con la Macomer-Nuoro, laltra che si inerpica fino a
Burgos ed Esporlatu e, suddividendosi,
` del retroterra
continua verso le localita
montano. Nei pressi del fiume si al` al molunga la direttissima che pero
mento non giunge, come nel progetto
originario, sino a Olbia.

Bottidda Sul monte Rasu si vedono i resti di


un convento che si dice fondato dal beato
Giovanni Parenti, discepolo di San Francesco
dAssisi.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale, appartenne al giudicato di

Torres e fu incluso nella curatoria del


Goceano. Dopo lestinzione della famiglia giudicale di Torres, il villaggio fu
lungamente conteso tra i Doria e gli Ar` che questi
borea e, dopo il 1290, sembro
ultimi avessero la meglio; ma nel 1297 i
Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II dAragona aveva di alleati da
coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Gli
Arborea fecero buon viso a cattivo gioco
e, alleatisi con gli Aragonesi, negli anni
che precedettero la conquista mostrarono di accettare la nuova situazione,
ma quando nel 1325 i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle loro truppe, conquistato e
formalmente annesso al Regno di Sardegna. Il suo possesso, con quello di
tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice dArborea e nel
1339 il re dAragona concesse al futuro
Mariano IV il titolo di conte del Goceano. Scoppiata nel 1378 la guerra tra
Mariano IV e Pietro IV, proprio quando
` acuto il re dArail conflitto si fece piu
gona provocatoriamente incluse B. nei
territori che aveva concesso in feudo al
` il viltraditore Valore de Ligia. In realta
` a rimanere possesso arlaggio continuo
borense fino alla caduta del giudicato, e
dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio
non era ancora pacificato: sembrava
che dovesse cadere nelle mani del visconte di Narbona e negli anni seguenti
fu teatro di una continua guerriglia
` Bartolo Manno
della quale approfitto
per invadere e devastare tutto il Go la situazione non appaceano. Poiche
riva controllabile da parte del mar` che
chese dOristano, nel 1421 sembro
il territorio potesse entrare a far parte
del grande feudo concesso a Bernardo
` Leonardo CuCentelles; nel 1422 pero
bello lo invase, sconfisse Bartolo

74

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 80

Bottidda
`. Cos` B.
Manno e finalmente lo occupo
dopo anni di tribolazioni rimase in possesso dei marchesi dOristano. Dopo la
ribellione di Leonardo Alagon il villaggio prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel 1493 fu
definitivamente incluso nel patrimonio
` di
reale: era ridotto ad avere poco piu
250 abitanti. Dipendeva dal governatore del Goceano che per espletare i
propri compiti si serviva di funzionari.
Il rapporto tra i funzionari reali e la popolazione non fu mai tranquillo, anche
a B., come negli altri centri del
perche
feudo, fu lentamente modificato il sistema di individuazione del majore,
che fin` per essere scelto dal governatore. Altro motivo della crescente osti` era legato alla eccessiva gravosita
`
lita
del carico fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Nel secolo
` a creXVII la popolazione comincio
`
scere, alla fine del secolo contava piu
` ma in quel periodo ebbero
di 400 unita
inizio alcune terribili faide tra gruppi
di famiglie per il controllo del territorio. Nel secolo XVIII la popolazione au` ancora, entro la fine del secolo
mento
`
superava i 600 abitanti e B. comincio
anche a sperimentare il Consiglio comunitativo e il Monte granatico che
contribuirono a vivacizzare la sua vita
sociale e amministrativa. Nel 1821 fu
compreso nella provincia di Nuoro e al
momento dellabolizione dei feudi riscattato. In questa fase si colloca la puntuale testimonianza di Vittorio Angius:
Componesi questabitato di 158 case in
` lunga, che
unarea competente piu
larga. Le strade sono storte, e spesso immonde; le uscite del paese sporchissime per il letame che vi si ammucchia.
La popolazione, nel 1833, era di anime
670 in famiglie 152. La vita va di pochi
` dei 60. Lindustria e
` ridotta
anni al di la
alla sola tessitura. Si impiegano circa
100 telai, e quanto di panno e di tela so-

pravanza ai proprii bisogni mettesi in


` stabicommercio. La scuola normale e
lita nel convento dei frati, e vi frequentano circa 15 fanciulli. Lestensione superficiale del territorio di B. saria sufficiente, se con maggior intelligenza e
studio si coltivasse, pure ad una tripla
sono le terre assai
popolazione, perche
feconde. Due terzi delle medesime sono
aperte e destinate alla pastura. I gioghi
dei quali servonsi gli agricoltori bottiddesi sono 76. Si semina di grano starelli
228, dorzo 150, di fave 40, di lino altrettanto, di canape 100, di civaje [legumi]
40. Possedendoci i Bonesi non pochi
campi, essi pure vi seminano almeno
con 20 gioghi starelli di grano 240,
dorzo 100. La produzione moltiplica
all8. Si coltiva con molto studio la vi` di
gna, e si ottiene una gran quantita
vino bianco, e nero, che si suol pareggiare ai vini del Campidano di Cagliari.
Lorticoltura fiorisce. Molte sono le spe` dei fruttiferi, principalcie e varieta
mente noci, mandorli, peri, pomi, fichi.
Dai frutti delle prime due specie si ha
` ristretto il numero dei
qualche lucro. E
capi che si educano. Nel 1833 era quello
dei buoi 152, delle vacche tra rudi e
manse 90, delle capre 250, delle pecore
2000, delle cavalle 40, dei cavalli 60, dei
porci 200, dei giumenti 45. Questi animali come in altre parti del Goceano (e
di tutta lisola), cos` in B. mancando i
molini idraulici servono alla macina` ricoperto di
zione del grano. Il monte e
quercie e lecci smisurati, e vi si possono
ingrassare 6000 capi porcini. La generazione dei selvatici, daini, cinghiali e
` assai moltiplicata. Molto e
` pure
volpi, e
luccellame, e tra laltre specie sono gli
storni in tanta copia, che consumereb` della meta
` della vendemmia,
bero piu
se non si tenessero delle persone a spaventarli. Dal 1848, una volta abolite le
` a far
province, il territorio di B. entro
parte della divisione amministrativa di

75

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 81

Bottidda
Nuoro; quando questa, nel 1859, fu abolita, fu incluso nella provincia di Sas` dellOttocento
sari. Nella seconda meta
` una fiorente attivita
` vitivi si sviluppo
vinicola che rese famosa la produzione
` che purtroppo
dei suoi vini, attivita
` un brusco arresto a causa della
trovo
` di distruggere
fillossera che minaccio
totalmente i suoi vigneti. Il villaggio co` a decadere nel primo Novemincio
cento e, terminata la prima guerra mondiale, tra le vivaci proteste dei suoi abitanti nel 1928 fu aggregato come frazione a Bono. Nel 1933 riusc` tuttavia a
riconquistare lautonomia; nel secondo
dopoguerra il tessuto socio-economico
` ulteriormente modifidel villaggio si e
`
cato e anche limpianto urbanistico e
stato investito da una profonda azione
di rinnovamento; dopo il 1960 la popolazione ha ripreso a diminuire e un
` emigrato.
buon numero degli abitanti e
& ECONOMIA La base della sua econo` la pastorizia, rinomata la produmia e
zione di latticini; vi si pratica anche lagricoltura, in particolare la cerealicol` stata negli ultura e la frutticoltura; ce
timi decenni anche una ripresa della
viticoltura, dai cui frutti si ottengono
buoni vini. Artigianato. Un tempo era
abbastanza attiva la tessitura della tela
`
di lino con manufatti di discreta qualita
che in gran parte erano destinati alluso
domestico. Attualmente il comparto ar` rappresentato da alcune pictigianale e
cole imprese edili e da altre ad esse col` collelegate. Servizi. Il centro abitato e
gato mediante autolinee agli altri centri
della provincia; dista da Sassari 74 km.
Dispone di medico, farmacia, scuola
dellobbligo e sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`:
2001 la popolazione contava 818 unita
maschi 412; femmine 406; famiglie 305.
La tendenza complessiva rivelava una
lieve diminuzione della popolazione,
con morti per anno 12 e nati 11; cancel-

lati dallanagrafe 13; nuovi iscritti 12.


Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 14 745 in migliaia di
lire; versamenti ICI 353; aziende agricole 183; imprese commerciali 34; esercizi pubblici 7; esercizi al dettaglio 15.
Tra gli indicatori sociali: occupati 181;
disoccupati 42; inoccupati 43; laureati
10; diplomati 68; con licenza media 253;
con licenza elementare 243; analfabeti
27; automezzi circolanti 284; abbonamenti TV 231.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ricco di nuraghi (Cherterritorio e
chizzu, Cugurutta, Larattu, Mastru
Porcu, Mola e Sa Serra, Ortivai, Oruscula, Sa Corona, Sa Pietade, Sas Chidas, SOsculana, Sos Nuraghes, Tanca
Noa, Toscana) e annovera anche una
Tomba di giganti, quella di Sa Corona.
` suggestivo e
`
Senza dubbio il sito piu
comproprio questultimo, perche
prende anche un nuraghe, del tipo monotorre, abbastanza ben conservato con
la volta interna a tholos, che domina lat` situata la
tuale abitato; poco distante e
Tomba di giganti omonima, purtroppo
molto danneggiata. Altro nuraghe inte` quello di Ortivai, anche queressante e
sto del tipo monotorre, praticamente intatto anche allinterno con una bella
tholos.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
` antico del
E AMBIENTALE Il nucleo piu
villaggio si sviluppa in senso longitudinale alle falde del monte Corona, con
strade a volte strette sulle quali si affac` piani, talvolta
ciano case in pietra a piu
` reprecedute dalla corte; la parte piu
` sviluppata nella zona pianegcente si e
giante del suo territorio e comprende
alcune belle piazze alberate e ben curate arricchite da edifici sulle cui pareti alcuni pittori sassaresi hanno dipinto murales di buona fattura. Ledifi` la chiesa della
cio di maggior rilievo e
Madonna del Rosario, parrocchiale co-

76

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 82

Bottiglioni
struita nel 1860 sulle rovine dellantica
chiesa dellImmacolata. Ha un impianto a tre navate sulle quali si affacciano cinque cappelle laterali. La fac` ornata da una doppio timpano
ciata e
` abbellita da cornici che le conferied e
scono un aspetto rinascimentale. Allinterno sono conservati un magnifico
coro intagliato e un crocifisso di grande
` espressiva: risalgono enintensita
trambi al secolo XVI e sono stati salvati
dallantica chiesa scomparsa. Poco
fuori dallabitato sorge la chiesa della
Madonna degli Angeli accanto alla
quale nel 1640 fu costruito un convento
francescano, dal quale dipendeva laltro convento di monte Rasu e di cui non
` traccia alcuna. La chiesa risale
si ha piu
` di piccole dimenal secolo XVI ed e
sioni, ha limpianto a una sola navata e
la copertura in legno a capriate; nel
` stata ripetutamente
corso dei secoli e
ristrutturata. Il convento di monte
Rasu si trova in territorio di Bono (=),
allinterno di una tenuta conosciuta
come Fattoria Ginnasi: si tratta di quel
che resta del primo convento francescano in Sardegna, fondato prima del
1233, probabilmente da Giovanni Parenti discepolo di San Francesco, e rimasto in funzione fino al 1769. In seguito, dopo lo scioglimento degli ordini
religiosi, le strutture del convento e
lintero territorio furono ceduti al conte
` nel 1898 lo ceBeltrame, la cui societa
dette appunto a Innocenzo Ginnasi, un
emiliano che vi si stabil` con tutta la fa` la foresta e riadatto
`
miglia, rivitalizzo
` che rimaneva del convento trasforcio
` comandolo in abitazione privata; salvo
munque la chiesetta di San Francesco,
` sepolto. Anche B. dispone
nella quale e
di distese boschive che si prestano per
lescursionismo, mentre dalle sue cime
si godono vedute molto ampie sul Goceano, il Nuorese e il Sassarese.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In

passato il paese era lacerato da terribili


faide tra gruppi di famiglie per il controllo dei pascoli; queste faide, perpetuate nel tempo da un accentuato spirito di vendetta che caratterizzava le relazioni pastorali, causarono numerosi
morti, tanto che spinsero lAngius ad affermare che avevano compromesso lo
sviluppo demografico del paese. Unaltra tradizione intimamente legata alla
` la particolare affestoria del paese e
zione al culto di San Francesco, al punto
` credenza diffusa a livello popoche e
lare che il santo abbia vissuto per un
certo tempo a B. A sostegno di questa
credenza vengono mostrati lungo la
strada per Bono unorma del piede di
San Francesco e un giaciglio di roccia
che conserverebbe la sagoma del corpo
del santo; infatti secondo la stessa leggenda il santo, adirato con gli abitanti
di B., avrebbe deciso di lasciare il paese
e di trasferirsi a Bono; ma poi, colto
dalla stanchezza, si sarebbe addormentato lungo la strada sdraiandosi sulla
roccia che miracolosamente avrebbe
assunto la forma del suo corpo. La memoria delle antiche tradizioni si con` consideserva anche nella festa che e
` antica, quella di SantAntorata la piu
nio che si svolge il 13 giugno con un intenso programma di manifestazioni. Un
tempo era occasione per lo svolgimento
di una piccola fiera e di manifestazioni
` preceduta
di canto e di danza. Tuttora e
dalla recita della novena, cui affluiscono anche abitanti dei paesi vicini.

Bottiglioni, Gino Glottologo (Carrara


` con il
1887-Bologna 1963). Si laureo
Merlo alla Normale di Pisa nel 1910 e
` allinsesuccessivamente si dedico
gnamento in diverse scuole secondarie; nel 1923 divenne preside del Liceo
di Cremona. Furono gli anni in cui maturarono i suoi interessi scientifici per
la glottologia e il folclore. Nel 1927 di` di Letvenne professore nella Facolta

77

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 83

Botto
` di Cagliari, ma nel
tere dellUniversita
`
1930 si trasfer` a Pavia, dove insegno
fino al 1937, quando fu chiamato dal` di Bologna a insegnare
lUniversita
Glottologia, cattedra che tenne fino al
` legato alla reda1957. Il suo nome e
zione dellAtlante linguistico-etnografico della Corsica, promosso dallUni` di Cagliari, cos` anche nella
versita
sua bibliografia (in specie quella riguardante la Sardegna) gli scritti di
linguistica si alternano con le ricerche
sulle tradizioni popolari: Saggio di fonetica sarda. Gli esiti di L (R.S) + cons e
di j nei dialetti di Sassari e della Gallura, di Nuoro e del Logudoro, 1919;
Leggende e tradizioni di Sardegna,
1922; Vita Sarda. Note di folklore, canti
e leggende, 1925 (ristampata nella se` del Novecento, a cura di
conda meta
Mario Atzori); Osservazioni etimologiche e lessicali, Athenaeum, IV, 1926;
La Sicilia, la Sardegna e la Corsica nel` dei popoli tirreni, Mediterralunita
nea, I, 1, 1927; Studi sardi, 1927; I
nomi del muflone e i riflessi indo-europei della radice m
u, muggito, ron` di Lettere
zio, Annali della Facolta
` di Cagliari, I,
della R. Universita
` lin1928; La romanizzazione nellunita
guistica sardo-corsa, in Sardegna romana, I, 1940; Il folklore sardo nei riferimenti e nelle analisi degli studiosi,
Lares, XXII, 1956.

Botto, Massimo Archeologo (n. sec.


XX). Ha fatto parte del gruppo di la` di Viterbo che tra
voro dellUniversita
il 1992 e il 1995 ha ripreso gli scavi a
Nora sotto la direzione di Sandro Filippo Bond`. Tra i suoi scritti: I commerci fenici e la Sardegna nella fase precoloniale, in Egitto Vicino Oriente,
IX, 1986; Nora II. Prospezione a Nora
1992 (con M. Rendeli), Quaderni della
Soprintendenza archeologica per le
province di Cagliari e Oristano, 10,
1994; Monte Sirai I (con P. Bartoloni e

A. Peserico), Rivista di Studi fenici,


XXII, 1994; Nora III. Prospezione a
Nora 1993 (con M. Rendeli), Quaderni
della Soprintendenza archeologica
per le province di Cagliari, 11, 1995;
Progetto Nora, campagne di prospezione 1992-1996 (con M. Rendeli), in
LAfrica romana. Atti del XII convegno
di studi, 1998; Nora VI. Prospezione a
Nora 1994-1996 (con S. Finocchi e M.
Rendeli), Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di
Cagliari e Oristano, 15, 1998.

Botto, Paolo Religioso (Valparaso,


Cile, 1896-Roma 1974). Arcivescovo di
Cagliari dal 1949 al 1969. Nato a Valparaso da famiglia ligure nel 1896, combattente e decorato nella prima guerra
mondiale, nel 1921 fu ordinato sacerdote. Laureato in utroque a Roma; nella
diocesi di Chiavari fu impegnato in di` per
versi incarichi di curia; insegno
lunghi anni e fu assistente diocesano di
Azione Cattolica; canonico della cattedrale, fu rettore del Seminario dal 1939
al 1949. In questi anni ricostru` il Seminario e fu nominato protonotaro apostolico. Nominato arcivescovo di Cagliari,
negli anni del suo magistero diede impulso alla costruzione di molte nuove
chiese e al nuovo Seminario.

Bouchier, Edmund Spencer Viaggiatore inglese (n. sec. XX). Agli inizi del
Novecento fece un viaggio in Sardegna
` per qualche tempo. Tore vi soggiorno
nato in patria scrisse un libro sullisola,
` in gran parte nozioni
utilizzando pero
attinte dallo Spano e dal Lamarmora:
Sardinia in ancient times, 1917.

Bou Crespi Famiglia feudale valenzana (secc. XVII-XIX). Le sue notizie


risalgono al secolo XIV; nel corso del
secolo XVII il conte Bou di Summacacer, appartenente a uno dei molti rami
` con Ludovica
della famiglia, si sposo
Brondo, erede dellimmenso patrimonio feudale dei Brondo e pupilla del

78

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 84

Bovet
nonno materno, il marchese Cristoforo
Crespi di Valldaura, vicecancelliere
dAragona. I loro discendenti assunsero quindi il cognome di Bou Crespi,
a cominciare dal loro figlio Cristoforo
` dalla madre i marche nel 1730 eredito
chesati di Villacidro e di Palmas e le
baronie di Acquafredda, Nuraminis e
Monastir, un immenso complesso territoriale che comprendeva buona
parte della Sardegna centro-meridio` continuo
` a risiedere in
nale. Egli pero
Spagna e fece amministrare i feudi da
podatari. I suoi discendenti nel corso
del secolo sostennero costose liti col
fisco che avrebbe voluto sequestrare i
feudi; burrascosi furono anche i rapporti dei B.C. con i vassalli che non volevano pagare i tributi feudali. Ma a
conclusione di una delle loro numerose divergenze col fisco nel 1785 ottennero anche il marchesato di Musei;
continuarono a sfruttare il patrimonio
fino al 1838, quando la procedura del
riscatto fu finalmente conclusa. La famiglia sussiste tuttora in Spagna.

Bouillier, Auguste Letterato e viaggiatore francese (Roane 1833-?, fine sec.


XIX). Era colto e di famiglia ricca, per
cui gli fu possibile passare gran parte
della sua vita in lunghi viaggi. Giunse
in Sardegna nel 1862. Conobbe Pietro
Martini e divenne amico del canonico
Spano e di altri esponenti della cultura
`
sarda. Durante il suo soggiorno studio
la storia e i costumi della Sardegna e
` accuratamente lisola, traenvisito
done felici osservazioni per i suoi
` le Carte dArborea e,
studi. Esamino
ritenendole false, una volta tornato a
` lattenzione del Meyer su
Parigi attiro
` importante,
di esse. La sua opera piu
` nelle Lettres a M.M les
annunciata gia
Membres de la Societe historique et ar` Lle de
cheologique de la Loire, 1862, e
Sardaigne, description, histoire, statistique, moeurs, etat social, pubblicata

a Parigi da Dentu nel 1865. Da essa furono tratte le traduzioni di alcune


parti, Il dialetto e le canzoni popolari
della Sardegna, pubblicato a Cagliari
nel 1866, e I canti popolari della Sardegna, tradotto da Raffa Garzia e pubblicato a Bologna nel 1916.

Bourgade, Franc
ois Semitista (prima
` sec. XIX-seconda meta
` sec. XIX).
meta
Aveva in carico la cappella imperiale
di San Luigi a Cartagine. Subito dopo
gli scavi compiuti dallo Spano a Thar` limportanza del
ros nel 1850, segnalo
ritrovamento di uniscrizione fenicia e
ne diede uninterpretazione, accolta
dallo Spano nel suo Bullettino Archeologico sardo. In seguito i due rimasero in corrispondenza e quando
` a Tunisi, dinel 1856 lo Spano si reco
vennero amici. I due articoli di B. sono
Lapide fenicia sarda e Nuova interpretazione della lapide fenicia di Tharros,
pubblicati nel Bullettino Archeologico sardo, rispettivamente nel I e
nel II, 1855 e 1856.

Bovale Vino sardo. Tratto da un vitigno


rosso che giunse nellisola nel periodo
aragonese. Nel corso dei secoli se ne in` : il Bovaleddu,
dividuarono due qualita
detto anche B. Sardo o Muristellu, diffuso in tutta la Sardegna, un tempo vinificato in abbondanza e usato anche per
la produzione della Malvasia; e il Bovali
Mannu o B. di Spagna, chiamato nellOristanese Nieddera, che viene vinificato
nei Campidani e usato anche per la formazione di altri rossi.

Bovet, Daniel Farmacologo, premio


tel
Nobel per la medicina (Neucha
1907-Roma 1992). Cittadino svizzero
naturalizzato italiano, dopo la seconda guerra mondiale venne in Italia
con la moglie Filomena Nitti. Negli
` per qualche
anni Sessanta insegno
` di Sassari dopo
tempo allUniversita
essere stato insignito, nel 1957, del
premio Nobel per la Medicina per i

79

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 85

Boy
suoi studi sui sulfamidici, gli antistaminici e il curaro sintetico.

seppe si trasferirono a Cagliari e a Oristano.

Boy, Gavino Scrittore (Sassari 1884Piacenza 1924). Epigono della Deledda,


scrisse soprattutto romanzi e novelle,
che furono pubblicati in periodici e riviste di livello nazionale. Da una di
esse, Lautomobile, fu tratto anche un
film; un altro dei suoi romanzi fu tra` famoso
dotto in francese, ma quello piu
` Malocchio, pubblicato a Parma; Vita
e
` il titolo di un romanzo ritormentosa e
masto inedito.

Boyl Famiglia feudale catalana (secc.

Daniel Bovet Premio Nobel per la medicina


nel 1957, fu per alcuni anni professore
` di Sassari (qui in un disegno
allUniversita
di Nani Tedeschi).

Boy Cognome cagliaritano (secc. XVI` riferito a diversi personaggi caXX). E


gliaritani che compaiono nei documenti a partire dal secolo XVI, dei quali
` non e
` possibile verificare evenpero
tuali legami genealogici: si trovano B.
` nel 1546, nel
consiglieri della citta
1552, nel 1648, nel 1656, nel 1660, nel
1723, nel 1732 e nel 1751. Con lo stesso
cognome figurano ambasciatori, prelati
` , e sebbene
e altri ufficiali della citta
non figuri alcun provvedimento di con` sono sempre trattati
cessione di nobilta
da nobili. Esisteva una famiglia B. di
Elmas, che nel 1813 ottenne il cavalie` con un Antorato ereditario e la nobilta
nio Angelo, i cui figli Salvatore e Giu-

XII-XVII). Le sue notizie risalgono alla


fine del secolo XII, con un Filippo, vivente nel 1190. Un suo pronipote, Ghe` Sancia dAragona e dai due
rardo, sposo
nacque Pietro, consigliere reale, signore di Manises; questi fece un altro
brillante matrimonio con Speranza
della Scala, da cui nacquero Raimondo
e Filippo, entrambi tra i maggiori protagonisti della spedizione dellinfante Alfonso in Sardegna nel 1323. Da Filippo
nacque Pietro che, dopo aver preso
parte alla conquista di Alghero nel
1353, vi si stabil` e nel 1364 ebbe in
`
feudo il salto di Putifigari con dignita
di barone. I suoi discendenti continuarono a risiedere ad Alghero e si imparentarono con le altre famiglie dellaristocrazia cittadina; riuscirono a conservare il feudo e nel corso del secolo XV
ne acquistarono alcuni altri di piccole
` , le
dimensioni. Nel secolo XVI, pero
condizioni economiche della famiglia
vennero meno a causa di continui conflitti col fisco; i B. furono costretti gradualmente a cedere tutti i loro feudi
fino a che, per avere i mezzi necessari a
costituire la dote di una loro sorella,
Francesco e Pietro furono costretti a
vendere anche Putifigari ad Agostino
Angelo Sussarello. Si estinsero nel 1656
con un altro Francesco, figlio di Pietro.

Boyl, Filippo Governatore generale

80

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 86

Braga
della Sardegna (Catalogna, fine sec.
XIII-Barcellona 1348). Gentiluomo catalano, prese parte alla spedizione in
Sardegna dellinfante Alfonso e alle
successive operazioni fino al 1326,
anno in cui fu nominato governatore generale della Sardegna. Dopo pochi
mesi fu richiamato a corte e nel 1331
nominato tesoriere reale. Nel 1340
prese parte alla conquista del Regno di
Majorca.

Boyl, Francesco Vescovo di Alghero dal


1653 al 1655 (Alghero 1595-ivi 1655). Figlio di Pietro, barone di Putifigari,
giunto a Cagliari per gli studi ed entrato
nellordine dei Mercedari, si trasfer` in
Spagna e fu nominato predicatore
reale. Tornato in Sardegna, nel 1653 fu
nominato vescovo di Alghero e qui mor`
nel 1655, ultimo della sua famiglia. Ha
lasciato diverse opere, tra le quali discorsi e opere morali. [MASSIMILIANO VIDILI]

Boyl, Giovanni Signore di Putifigari


(sec. XV). Nipote di Pietro, valoroso
` da Giuomo darmi, nel 1451 acquisto
sperto Ferret i salti di Ruda e di Monti
Majori e li un` a quello di Putifigari. Con
unaltra fortunata operazione nel 1457
` dai Ferraria anche il salto di
acquisto
Vaiquili, estendendo ulteriormente i
confini del suo feudo.

Boyl, Pietro Gentiluomo catalano (Cata` sec. XIV-?, dopo


logna, seconda meta
1410). Figlio di Filippo, si trasfer` in Sardegna con Ugo di Santa Pau e prese
parte alla conquista di Alghero nel
1353. Nel 1364 ebbe in feudo il grande
` di basalto di Putifigari, con la dignita
rone. A causa dello scoppio della seconda guerra tra Aragona e Arborea,
`, non riusc` a entrarne in possesso,
pero
il territorio era occupato dalle
perche
truppe arborensi. Dopo la stipulazione
`
della pace di Sanluri nel 1388 sembro
che potesse finalmente entrarne in pos` risesso, ma quando nel 1391 le ostilita
presero, il territorio fu nuovamente occupato dalle truppe arborensi fino al
1409 e in seguito da quelle del visconte
di Narbona.

BRADS Sigla del Bollettino del Repertorio e dellAtlante Demologico Sardo,


una rivista fondata a Cagliari e diretta
da Enrica Delitala a partire dal 1966. La
rivista, legata alla cattedra di Tradi` di Cazioni popolari dellUniversita
gliari, si avvale della collaborazione di
prestigiosi studiosi e ha raggiunto rinomanza nazionale.

Braga, Emilio Studioso di storia econo-

` e insegno
` in
Francesco Boyl Algherese, studio
Spagna, fu popolare predicatore a Madrid e poi
vescovo di Alghero nel 1653. Disegno di P. Ayres
per il Dizionario biografico degli uomini
illustri di Sardegna di Pasquale Tola
(1837-1838).

mica (n. sec. XX). Insegna presso lUni` Bocconi di Milano; negli anni
versita
Ottanta ha collaborato con Massimo
Guidetti alla stesura della Storia dei
Sardi e della Sardegna. Il suo saggio riguardava La forza della tradizione e i segni del cambiamento: la storia economica 1820-1940, in La storia dei Sardi e
della Sardegna, IV, 1990.

81

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 87

Bragaglia
volta a realizzare il suo progetto, tro`, delle nuove difficolta
`.
vando, pero

Branca, Anton Francesco Avvocato,

Anton Giulio Bragaglia Regista teatrale


e cinematografico, fu anche saggista e
giornalista.

Bragaglia, Anton Giulio Regista e


uomo di teatro (Frosinone 1890-Roma
1960). Dopo aver completato gli studi si
` di regia cinematografica e di
interesso
giornalismo teatrale. Nel 1918 con suo
` la Casa darte Bragafratello fondo
glia in via Condotti a Roma facendone
uno dei centri della vita culturale della
` . Grazie al suo impegno di spericitta
mentatore instancabile (che lo aveva
`a
fatto aderire al Futurismo), continuo
essere uno dei punti di riferimento
della vita teatrale in Italia e divenne
uno dei maggiori registi, operando un
profondo rinnovamento nel settore.
Particolarmente interessato alle pic` periferiche, fu legato alla
cole realta
` di dar
Sardegna, dove fin dal 1923 tento
vita a un teatro stabile a Cagliari. Limpresa non ebbe successo, ma i legami
con lisola non vennero mai meno e nel
` unaltra
secondo dopoguerra egli provo

consigliere regionale (Sassari 1926-Cagliari 1973). Di formazione sardista, subito dopo la caduta del fascismo, tra il
1943 e il 1944, ader` alle posizioni separatiste di cui si faceva portatrice unala
del partito. Terminata la guerra si
` con i sardisti di Lussu e nel
schiero
1948 ader` al PSdAz Socialista e in seguito al PSI. Frattanto, conseguita la
laurea in Giurisprudenza, si era dedicato alla professione di avvocato, ma
senza trascurare limpegno politico e
sociale: sul finire degli anni Quaranta
prese parte alle lotte per loccupazione
delle terre nel Guspinese e nel marzo
1950 fu arrestato a Sa Zeppara. Fu eletto
` volte consigliere comunale di Capiu
gliari fino al 1965, quando divenne anche consigliere regionale per il suo partito. Nel 1967 fu assessore comunale
nella prima giunta De Magistris; poco
dopo si dimise per candidarsi alla Camera, ma non venne eletto. Fu invece
rieletto consigliere regionale per la VI
legislatura (1969-1974) e nel 1973 divenne assessore ai Trasporti, ma mor`
poco dopo, per unimprovvisa crisi cardiaca, nel 1973. Tra i suoi scritti principali: oltre ad articoli giornalistici (Monopolio, Il Solco, 1946; Il referendum
popolare. Una conquista dellautonomia, in LUnione sarda, 1957) da segnalare il saggio su I portuali di Cagliari.
Una pagina di storia del movimento operaio sardo, 1955.

Branca, Giuseppe Giurista (La Maddalena 1907-Pesaro 1987). Dopo essersi


laureato, nel 1930 intraprese una brillante carriera universitaria; studioso
di Diritto romano, di Storia del Diritto
romano e di Diritto privato, ha inse` di
gnato dapprima presso lUniversita
Messina, in seguito a Trieste e a Bologna e dal 1955 a Roma. Autore di centi-

82

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 88

Brancaccio
naia di pubblicazioni, alcune delle
quali conosciute e stimate a livello europeo, condirettore della prestigiosa rivista Foro Italiano, nel 1959 fu nominato giudice costituzionale. Fu anche
presidente della Corte dal 1969 al 1971.

Branca, Remo Artista e scrittore (Sassari 1897-Roma 1988). Per quanto nel
1921 si fosse laureato in Legge, i suoi
interessi si indirizzarono verso larte,
` di possedere non
campo in cui mostro
comuni doti. Contemporaneamente si
` in politica e nel giornalismo:
impegno
cattolico, fermo su posizioni antifasciste, nel 1923 assunse la direzione di Li`, il periodico della diocesi di Sasberta
sari. In seguito a una serie di sequestri
del giornale fu costretto a lasciare Sassari e a rifugiarsi a Iglesias; nella nuova
` allinsegnamento,
residenza si dedico
istitu` una Scuola darte decorativa e
` il Bollettino Bibliografico. Nel
fondo
1926 si trasfer` a Oristano, dove conti` a impegnarsi in seno alle organizzanuo
zioni cattoliche, ma nel 1931, nel corso
della crisi tra Vaticano e governo fascista, fu nuovamente assalito e picchiato
`e
dai fascisti. Tra il 1933 e il 1937 fondo
diresse la rivista La Lampada. Nel
1940 diresse lIstituto magistrale di
Nuoro, quindi quello di Novara. Di qui
si trasfer` a Roma, dove ader` al CLN,
sfuggendo a stento alle SS. Dopo la ca`,
duta del fascismo riprese le sue attivita
stabilendosi a Roma. Fu tra i primi a
intuire limportanza didattica del cinema e ne sostenne lutilizzazione nelle
`
scuole: ai problemi del cinema dedico
la Rivista del passo ridotto. Nel 1968
` la rivista Frontiera, a Cagliari
fondo
presso leditore Fossataro, attraverso la
` ad animare la vita cultuquale continuo
rale della Sardegna. Tra i suoi scritti:
Decentramento amministrativo, 1921;
Unanima di apostolo, 1923; Francesco
dAssisi, 1923; Due parroci scrittori, Pietro Casu e Giovanni Antonio Mura, Gio-

` Italica, 1925; Origine e caratteri


ventu
dellarte rustica sarda, Il Nuraghe, III,
31-32, 1925; Larte rustica in Sardegna,
Il Nuraghe, V, nn. 10-11-12 1927; Fra
Ignazio da Laconi, 1927; La pittura
sarda, Pattuglia, I, 2, 1928; Ricami di
Sardiniae ars, Mediterranea, III,
1929; Della pittura sarda, Pattuglia, I,
4, 1929; Artisti sardi, 1932; Arte in Sardegna, 1933; Il crocifisso di Nicodemo, 1935;
La predella di Valverde, pittura del sec.
XVI in Sardegna, 1936; Bibliografia deleddiana, 1938; Che cose` la xilografia,
1939; Testimonianza a Grazia Deledda,
1940; Il cinema nella scuola, 1940; Il cinema nel messaggio cristiano, 1942; Fiori
rossi sullo scoglio, 1942; Polemica sul cinema, 1945; Il cinema nella scuola italiana, 1948; Raffaello, 1951; La scuola e
il film, 1952; Manzella, il santo che ho conosciuto, 1952; Questioni di cinema,
1952; Sardegna segreta, 1956; La xilografia in Sardegna, 1965; Medioevo a Orgosolo, 1966; Il crocifisso di Oristano, 1971;
Il segreto di Grazia Deledda, 1971; Maestri incisori di Sardegna, 1973; La vita e
larte di Francesco Ciusa, 1975; Sardegna segreta, 1976.

Branca, Sebastiano Poeta (Sassari


1738-Mores 1812). Fu avviato agli studi
` malvolendi diritto, ma li frequento
era attirato dal mondo
tieri, perche
delle lettere. Per il suo carattere impul` ripetutamente nei guai
sivo si caccio
per cui, per evitare spiacevoli conseguenze, fu costretto a lasciare la Sardegna per ben due volte. Stabilitosi a
` nella segreteria del cardiRoma, entro
nale Borghese e successivamente si trasfer` a Napoli. Tornato in Sardegna si
stabil` a Mores. Essendo in grandi ristrettezze, per vivere fu costretto a
dare lezioni di latino e a comporre orazioni sacre che vendeva ad altri. Ha la` di composisciato una grande quantita
zioni inedite.

Brancaccio, san = Pancrazio, san


83

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 89

Brancaleone da Romana

Brancaleone da Romana = Cugusi,


Brancaleone

Branci Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Cagliari, compreso nella curatoria del
` di VillaSigerro. Sorgeva in prossimita
massargia. Quando il giudicato di Ca` di esistere, nella divisione
gliari cesso
del 1258 il villaggio fu compreso nel
terzo assegnato ai Della Gherardesca,
che per insanabili contrasti familiari
poco tempo dopo procedettero a unaltra divisione. B. cos` fu compreso nella
parte toccata al ramo del conte Ugolino;
fu amministrato dai funzionari dei
nuovi signori con precisione fiscale,
ma la sua struttura sociale fu conservata e i suoi abitanti continuarono a
eleggere annualmente il majore e, nel
complesso, furono coinvolti nel processo di sviluppo di Iglesias. Il conte
Ugolino, che si era impadronito del potere a Pisa, fu assassinato, probabilmente col concorso dei cugini dellaltro
ramo, per cui nel 1289 i figli dichiararono guerra al Comune. La guerra fu
combattuta nei territori iglesienti e B.
fu investito dalle operazioni, sub` dei
danni e, dopo che i Della Gherardesca
` sotto il
furono sconfitti, dal 1295 passo
controllo diretto di Pisa, che lo fece amministrare da suoi funzionari. Con larrivo degli Aragonesi, nel 1323, il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro
`a
niae. Nel giro di pochi anni comincio
decadere e subito dopo la conquista
aragonese fu abbandonato dalla popolazione.

Brancoli, Isabella Archeologa (n. sec.


XX). Nel 1964 prese parte alla missione
` La Sapienza
di scavo dellUniversita
di Roma nellarea del tofet di Monte Sirai, scoprendo il cosiddetto villaggio
` a lavorare ancora
Bartoloni. Continuo
nel 1965. Alle sue ricerche sarde si riferisce larticolo La necropoli (con M.G.
Amadori Guzzo), in Monte Sirai II. Rap-

porto preliminare della missione archeo` di Roma e della Sologica dellUniversita


` di Cagliari,
printendenza alle antichita
Studi semitici, 14, 1965.

Brandileone, Francesco Storico del


diritto (Buonabitacolo 1858-Napoli
` in Germa1929). Laureato nel 1883 ando
nia a specializzarsi in Storia del Diritto.
Nel 1886 divenne professore di Storia
`
del Diritto italiano presso lUniversita
` fino al 1888.
di Sassari, dove insegno
Nel ventennio successivo, fino al 1906
` a Parma e poi a Bologna fino al
insegno
1921, anno in cui fu chiamato a Roma
` che settantenne.
dove mor` poco piu
Poco prima era stao chiamato allAcca` legato
demia dei Lincei. Il suo nome e
alla teoria secondo la quale i giudicati
sarebbero stati sviluppati da Goti provenienti dalla Spagna e stanziati in Sardegna nel secolo IX, come sostenne nel
saggio Note sullorigine di alcune istituzioni giuridiche in Sardegna durante il
Medioevo, Archivio storico italiano,
XXX, 1902.

Brandis, Pasquale Geografo (n. Cagliari 1932). Laureato in Geologia a


` dedicato allinsegnamento
Roma, si e
universitario. Ha insegnato presso lU` di Cagliari e successivamente
niversita
` divenuto
in quella di Sassari, dove e
` stato preside
professore ordinario ed e
` legato
negli anni Ottanta. Il suo nome e
a numerose pubblicazioni, tra cui un
importante studio geoidrologico della
Sardegna settentrionale, e ai convegni
internazionali di studi geografico-storici organizzati a Sassari, di cui sono apparsi 6 volumi di Atti. Tra i suoi scritti:
Studio geo-idrologico della Sardegna settentrionale (con Bruno Dettori e Antonio Pietracaprina), 1967; Il Goceano.
Notizie storiche, geografiche, demografiche ed economiche (con Arnaldo Satta
Branca e Francesco Giordo), 1971; Ricerche geografiche ed economiche sulle
sorgenti minerali di San Martino, 1973;

84

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 90

Brea
Considerazioni geografiche sulla descrizione della Sardegna di Strabone, Archivio storico sardo di Sassari, V, 1979;
La geografia della Sardegna in una carta
anonima seicentesca, in Atti del III Convegno internazionale di Studi colombiani, 1979; La fotografia aerea per la cartografia tematica e la geografia della Sardegna, 1980; I fattori geografici della distribuzione dei nuraghi nella Sardegna
nord-occidentale, in Atti della XXII Riunione scientifica dellIstituto italiano di
Preistoria e Protostoria nella Sardegna
centro-settentrionale, 1980; Il centro storico di Alghero. Un patrimonio artistico
da conservare (con Marina Sechi), Archivio storico sardo di Sassari, VIII,
1982; Le risorse idriche ci sono, bisogna
saperle utilizzare in Sardegna, in
Luomo e la pianura (a cura di Angela
Terrosu Asole), 1984; Sulle caratteristiche formali e tecniche di una carta anonima seicentesca della Sardegna in
Imago et censura mundi, 1985.

Brassetti, Margherita Serva di Dio (Cagliari 1877-Triora 1927). Figlia di un magistrato genovese, battezzata nella cattedrale di Cagliari con i nomi di Luigia,
Giuseppa, Teresa e Bonaria, prima comunione a Torino (1887) amministratale da don Bosco, studi magistrali. Ri` su consiglio dellarcivescovo di
nuncio
Genova al monastero, scegliendo di servire in case di privati. Visse evangelicamente, dedita al sociale e alla preghiera, sopportando umiliazioni e sofferenze.

Brassey Famiglia di imprenditori in`


glesi (secc. XIX-XX). Nella prima meta
dellOttocento i suoi membri avevano
fatto fortuna in mezzo mondo con un
Thomas, appaltatore di costruzioni ferroviarie. La famiglia, a partire dal 1880,
` delle miniere sarde costisi interesso
` Pertutuendo con G. Henfrey la societa
sola, che poteva disporre dellomonima
` avanzate
fonderia, allora una delle piu

in Europa. I B. arrivarono a controllare


le miniere di Ingurtosu e Gennemari;
cominciarono a disinteressarsi delle
miniere sarde dopo il 1919, con la morte
di un Thomas, nipote del primo Thomas.

Brassey, Thomas Lord inglese, imprenditore minerario (?, sec. XIX-Londra 1919). Nipote del fondatore delle
fortune della famiglia, imprenditore
` le quote del
minerario, nel 1893 rilevo
gruppo Henfrey che la Pertusola aveva
in Sardegna, e alcuni anni dopo anche
te
Anonyme de plomb
quelle della Socie
`re de Gennemari et Ingurtosu.
argentife
`e
Diede notevole impulso alle attivita
` a Ingurtosu la grande
nel 1900 inauguro
laveria che porta il suo nome.

Bray, M. Warwick Archeologo americano (n. sec. XX). Negli anni Sessanta
` interessato della cultura di Ozieri e
si e
del Neolitico recente in Sardegna, collaborando con David Trump. Tra i suoi
scritti: The Ozieri culture of Sardinia,
Rivista di Scienze preistoriche,
XVIII, 1-4, 1963; Sardinian Beakers, in
Proceedings of the Prehistoric society for
1964, XXX, 1964; Ozieri (con D.H.
Trump), voce in Dizionario di Archeologia, 1973.

Brea Famiglia ligure (secc. XVII-XVIII).


Originaria di Alassio, da qui si trasfer`
in Sardegna con un Tomaso che si stabil` a Sassari e nel 1613 ne ottenne la
` unattivita
`
cittadinanza. Egli impianto
commerciale raggiungendo una discreta posizione economica; i suoi discendenti la svilupparono ulteriormente nel corso del secolo XVII. Nel
1710 uno di essi, un Giovanni, ebbe il
` . La
cavalierato ereditario e la nobilta
` a mantenere una pofamiglia continuo
sizione di prestigio; alcuni dei suoi
membri divennero consigliere capo
` e ricopersero altre impordella citta
tanti magistrature. Si estinsero alla
fine del secolo XVIII.

85

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 91

Breglia Pulci Doria

Breglia Pulci Doria, Laura Numisma` alla ritica (n. Napoli 1912). Si dedico
cerca e allinsegnamento universitario.
Dal 1962 divenne presidente dellIstituto Italiano di Numismatica e, dal
1968 al 1982, professore ordinario di
Numismatica antica presso lUniver` di Roma. Si e
` imposta come stusita
diosa della monetazione della Magna
Grecia e dellImpero romano. Tra i
suoi scritti: Spunti di politica monetaria
romana in Sicilia e in Sardegna, Rendiconti dellAccademia di Napoli, XXIVXXV, 1952-54; La Sardegna arcaica tra
tradizioni euboiche ed attiche, in Nou` le
tude de la societe
velle contribution a
ennes, 1981.
et de la colonisation eube

` di fregli anni successivi si sposto


` italiane; a Genova
quente in altre citta
divenne confessore dei principi di Cari` a Roma e di l` a
gnano. Nel 1835 torno
` ambienti ultraModena dove frequento
montani arroccandosi su posizioni reazionarie. Gli anni successivi furono caratterizzati da un grande impegno lette` a scrivere romanzi
rario, che lo porto
storici fortemente antiromantici, con i
quali peraltro (in particolare Lebreo di
` una notevole popolaVerona) acquisto
` . Dalla sua posizione di scrittore
rita
reazionario e insieme populista Anto` la formula di niponio Gramsci derivo
tini di padre B., applicata a molti scrittori italiani del primo Novecento.

Brelich, Angelo Studioso di storia delle


religioni (Budapest 1913-Roma 1977).
` allo studio
Dopo la laurea si dedico
della storia delle religioni. Stabilitosi
` la materia
in Italia, dal 1959 insegno
` La Sapienza di
presso lUniversita
` dedicato un sagRoma. Alla Sardegna e
gio, Sardegna mitica, in Atti del Convegno di Studi religiosi sardi, 1963.

Brenti e sanguni (campidanese stomaco di sangue) Piatto tipico. Si rial` antiche tradizioni del
laccia alle piu
mondo dei pastori. Molto simile a su
zurrette della Sardegna centrale, lo si
ottiene utilizzando lo stomaco di una
capra o di una pecora giovane. Dopo essere stato accuratamente lavato e ripulito viene riempito del sangue dellanimale non coagulato e di un soffritto di
cipolle, favette, pane sbriciolato, mentuccia e tre tipi di formaggio. Chiuso
` tigu) e lacon uno stecco di erica (su sta
sciato bollire in acqua salata per unora,
viene servito freddo tagliato a fette.

Bresciani, Antonio Studioso di tradizioni popolari (Ala 1798-Roma 1862).


Entrato in Seminario fu consacrato nel
1821, e nel 1822 prese a insegnare retorica nel Liceo di Bressanone; nel 1824 a
` nellordine dei Gesuiti. NeRoma entro

Antonio Bresciani Gesuita, fondatore della


` Cattolica, venne in Sardegna alla
Civilta
` dellOttocento e scrisse un libro ricco di
meta
spunti originali.

Tra il 1843 e il 1846 fece quattro viaggi in


` presso lUniversita
`
Sardegna e insegno
di Sassari. Dal 1849, tornato a Roma da

86

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 92

Breve portus Kallaritani


dove era fuggito alla proclamazione
della repubblica, diede impulso alla
` Cattolica. Negli anni succesCivilta
` ad approfondire i suoi
sivi continuo
studi. Oltre a un primo reportage, Descrizione dellisola di Sardegna, pubbli` famoso e
`
cato nel 1847, il suo libro piu
Dei costumi dellisola di Sardegna comparati cogli antichissimi popoli orientali
voll. 2, pubblicati a Napoli dalla stessa
` frutto di
` Cattolica nel 1850. E
Civilta
un nuovo viaggio in Sardegna, compiuto
durante lesilio da Roma: la tesi della
somiglianza degli arcaici costumi dei
sardi con le usanze dei popoli orientali
` a forzaantichissimi lo porta qua e la
ture non giustificate, ma il libro contiene una messe di interessanti osservazioni dirette.

Breve (o statuto) Nel primo periodo della


vita dei Comuni il b. era una forma di
giuramento che i cittadini dei Comuni
adottavano in pubbliche assemblee, impegnandosi a osservare un insieme di
regole di comportamento che disciplinavano un settore della vita della comu` . Il giuramento era sancito in forma
nita
solenne e consentiva di dare forma e
valore giuridico a norme consuetudina` osserrie che i membri della comunita
vavano precedentemente o ai nuovi regolamenti che le magistrature comunali redigevano per regolarne la vita.
Linsieme delle materie che furono oggetto dei brevi col tempo finirono per
formare il corpus delle leggi fondamentali sulle quali si reggevano i Comuni: i
brevi contenevano le norme che i magistrati dovevano osservare nellesercizio delle loro funzioni (statuti). Questo
tipo di documento giuridico si trova anche in Sardegna nel periodo che va dal
secolo XIII al XIV, specialmente nei ter` immediata e diretta si
ritori dove piu
fece sentire linfluenza di Pisa e di Genova. I brevi e gli statuti sardi nella loro
elaborazione non passarono attraverso

la fase della sanzione assembleare, essi


contengono piuttosto la formalizzazione di un insieme di norme consuetudinarie generalmente elaborate da
` poliesperti su commissione dellentita
` dipendeva. I
tica da cui la comunita
` noti ancora esistenti
brevi o statuti piu
in tutto o in parte sono: 1. gli statuti del
Comune di Sassari; 2. il Breve di Villa di
Chiesa (=) 3. il Breve portus Kallaritani
(=); 4. gli statuti di Castelsardo; 5. il
Breve di Bosa (frammentario). Si ha notizia di altri documenti che sono invece
andati perduti: 1. il Breve del Vicario di
Gallura; 2. il Breve dei castellani di Cagliari; 3. il Breve del rettore di Domusno` di Terranova e
vas; 4. il Breve del podesta
di Orosei.

Breve di Villa di Chiesa Statuto della


` di Iglesias voluto dai Della Ghecitta
rardesca quando, dopo il 1257, ne divennero signori, e completamente riscritto
` passo
` sotto il
nel 1302 quando la citta
controllo diretto del Comune di Pisa. Il
testo originario, che era in latino, venne
tradotto in italiano; gli Aragonesi, dive` , nel 1327 ne rinuti padroni della citta
conobbero lefficacia, tanto che lo statuto rimase in vigore nei secoli succes` diviso in quattro libri: il
sivi. Il testo e
primo contiene i princ`pi fondamentali
che ispirano lordinamento; il secondo
contiene la normativa penale; il terzo
contiene le normative di diritto civile e
le procedure; il quarto disciplina latti` mineraria, la metallurgia e il funvita
` comzionamento della zecca. Il testo e
preso nel recente volume Codice diplomatico di Villa di Chiesa in Sardigna, ristampa del Codex diplomaticus ecclesiensis di Carlo Baudi di Vesme (1877),
con introduzione di Barbara Fois, curata dalle Edizioni Della Torre di Cagliari, 1997.

Breve portus Kallaritani Nome con cui


` chiamato lo statuto che disciplina le
e
` del porto di Cagliari in periodo
attivita

87

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 93

Briais
pisano. Il documento, originariamente
` un vero e proprio coscritto in latino, e
dice che sancisce diritti e doveri, individua le procedure con le quali regolare i rapporti tra le persone che lavorano nel porto e le operazioni relative a
` portuali. Fu tradotto in
tutte le attivita
italiano nel 1319 e successivamente in
sardo.

Briais Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria di Figulinas. Sorgeva non lontano da Ossi in
` Santu Miali. Agli inizi del selocalita
colo XIII, in seguito a un matrimonio,
` in possesso dei Malaspina.
passo
Quando si estinse la famiglia dei giudici
di Torres, essi lo inclusero nel loro piccolo stato mantenendo un buon rapporto con i vassalli, che conservarono
la loro autonomia. Con larrivo degli
Aragonesi nel 1323 i Malaspina prestarono omaggio feudale allinfante Al` a far parte del Refonso e cos` B. entro
gnum Sardiniae. La nuova situazione fu
di breve durata: infatti nel 1325 essi si
schierarono a fianco dei Doria che si
erano ribellati e presero a combattere
contro gli Aragonesi; nel 1330 il villaggio fu assalito dalle truppe di Raimondo Cardona e sub` gravi danni. Ne` a decagli anni che seguirono comincio
dere e a spopolarsi, ma rimase in possesso dei Malaspina fino al 1342, anno
in cui il marchese Giovanni, morendo
` in eredita
` con
senza eredi, lo lascio
tutto quanto possedeva a Pietro IV dAragona. I fratelli del defunto, irritati,
tentarono di resistere con le armi al re
e il villaggio cadde nel caos. Dopo alterne vicende B. fu sequestrato definitivamente ai Malaspina nel 1353; la sua
popolazione era ridotta a poche decine
di abitanti e nel corso dei decenni successivi, scoppiata la seconda guerra tra
Mariano IV e Pietro IV, divenne teatro

` completadelle operazioni, si spopolo


mente e scomparve.

Brigaglia, Aldo Pubblicitario, editore


(n. Sassari 1940). Fratello di Manlio, laureato in Giurisprudenza nel 1963, ha lavorato presso il Centro regionale di programmazione di cui ha diretto per anni
lUfficio Stampa. In quel periodo ha
ideato e diretto il periodico La programmazione in Sardegna. Lasciata
lamministrazione regionale, ha fondato lagenzia pubblicitaria Janus e nel
1989 il centro di servizi congressuali
Tema, imponendosi rapidamente nel
mercato della comunicazione. Intrapresa anche (sotto la sigla Tema) latti` editoriale, ha pubblicato diversi
vita
volumi. Ha tradotto dal francese i libri
sulla Sardegna di Claude Schmitt e
tutte le opere sarde di Edouard Vincent (=), e dallinglese Interludio di Sar zdova
. Ha cudegna di Amelie Posse Bra
rato Cronache darte (2004), La Pietra e il
muschio (2005) di Mario Ciusa Roma` Il pensiero pergna, e con Eugenio Orru
` del pensiero di Antomanente. Attualita
nio Gramsci (1999), dellIstituto Gramsci
di Cagliari. Con Giuseppe Podda ha
scritto In prima linea su Giaime Pintor.
` membro del direttivo nazionale della
E
TP, lassociazione italiana dei pubblicitari.

Brigaglia, Manlio Storico, scrittore (n.


Tempio Pausania 1929). Dopo la laurea
` di Cain Lettere presso lUniversita
gliari, conseguita nel 1948, ha insegnato
per molti anni al Liceo Azuni di Sassari e sotto la guida di Alberto Boscolo si
` dedicato a ricerche di storia conteme
poranea. Frutto di questo impegno sono
i numerosi volumi e articoli, la collaborazione editoriale a opere collettive, la
collaborazione a Ichnusa, dal 1956 al
1964, la condirezione di Autonomia
Cronache e di Quaderni Mediterra` diventato professore
nei. Nel 1980 e
associato e ha insegnato sino al 2002

88

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 94

Brigaglia
Storia contemporanea presso la Fa` di Lettere dellUniversita
` di Sascolta
sari. Nel 1980 ha fondato con un gruppo
di colleghi i prestigiosi Quaderni sardi
di Storia, usciti sino al 1985. Ha diretto
il comitato scientifico che ha creato il
Museo della Brigata Sassari a Sassari.

Manlio Brigaglia Tempiese, insegnante a


Sassari: trentanni al Liceo Azuni, oltre
` di Lettere.
ventanni alla Facolta

Nel 2003 ha ricevuto dal presidente


della Repubblica la medaglia doro di
benemerito della cultura e dellarte
`). Ha curato, con An(settore Universita
tonello Mattone e Guido Melis, La Sardegna. Enciclopedia in 3 volumi, con
saggi di 120 studiosi italiani e stranieri,
uscita in varie edizioni fra il 1982 e il
1994. Tra i suoi scritti, una serie di Lettere dalla Sardegna per la rivista
abc, diretta da Giuseppe Bottai: Il
` quotimito della Regione nella realta
diana, I, 3, 1953; Il problema della rinascita, I, 19, 1953; Lindustrialismo e la riforma agraria in Sardegna, I, 9, 1953;
Una ribellione a mezzobusto, III, 13,
` stato redat1955. Su Ichnusa, di cui e
tore capo, ha scritto: Note sulla funzione
della critica letteraria in Sardegna, 23,

1958; Il libro dei Sassaresi, 28, 1959; Il


momento culturale in Sardegna, 29,
1959; La giovane letteratura sarda, 36,
1960; I Catalani di Alghero, 36, 1960; Il
Bogino, una rivista per la rinascita, 37,
1961. Altre opere: Profilo storico della
` di Alghero, 1963; Breve storia della
citta
cultura in Sardegna, in Sardegna: un popolo una terra (a cura di Franco Maria
`
Stevani), 1963; Profilo storico della citta
di Sassari, 1963; 20 anni di politica in
Sardegna 1943-1963 (con lo pseudonimo
di Luciano Vinci), 1963; Dove va la Gallura, 1964; Dibattito sul banditismo e inchiesta parlamentare, Autonomia Cronache, 1, 1968; La poesia e i tempi di
Pompeo Calvia, introduzione alla nuova
edizione di Terra dei Nuraghes, Sassari
mannu, 1967; Appunti per un nuovo regionalismo, in Autonomia Cronache,
6, 1969; La Sardegna di Mazzini, Autonomia Cronache, 7, 1969; La Cagliari di
Stanis Dessy, in Stanis Dessy, catalogo
della mostra cagliaritana, 1970; La Sardegna nei primi cinquantanni dellOttocento, 1970; Sardegna, perche banditi,
` di stampa e diritto dinfor1971; Liberta
mazione in Sardegna, in LInformazione
in Sardegna (a cura di M. Brigaglia),
1973; Campus Nino, voce in Movimento
operaio italiano. Dizionario biografico, I,
1973; Introduzione a Riscossa, n. 3
della collana Stampa periodica in Sardegna 1943-49, 1974; La Sardegna contemporanea (con A. Boscolo e L. Del
Piano), 1974; Claudio Demartis, in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, II, 1975; Il meglio della grande
poesia in lingua sarda (con Michelangelo Pira), 1975; Il mestiere della politica,
in Scritti politici e discorsi autonomistici
di Paolo Dettori (a cura di Pietro Soddu),
1976; Emilio Lussu, Per lItalia dallesilio (a cura di M. Brigaglia), 1976; Sardegna. La rivista di Attilio Deffenu 1914,
reprint, 1976; Emilio Lussu e Giustizia
` , 1976; La classe dirigente a
e Liberta

89

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 95

Brigaglia
Sassari da Giolitti a Mussolini, 1979;
Emilio Lussu. Lettere a Carlo Rosselli e
` , 1979;
altri scritti di Giustizia e Liberta
Pastori e contadini di Sardegna di Maurice Le Lannou (tradotto e curato da M.
Brigaglia), 1979; La Brigata, il suo mito,
la sua storia, introduzione a Gli intrepidi
sardi della Brigata Sassari, di Leonardo
Motzo, 1980; La Brigata Sassari come
problema storiografico, in Storia della
Brigata Sassari, di Giuseppina Fois,
1981; Alcuni aspetti della storia mediterranea della Sardegna, in La Sardegna
nel mondo mediterraneo. Atti del primo
Convegno di studi geografico-storici,
1981; Il carattere di Tempio, in Tempio
` dellOttocento, di Manella seconda meta
rilena Bruschi Brandano, 1982; Il paesaggio agrario, in Le opere e i giorni. Contadini e pastori nella Sardegna tradizionale (a cura di Giulio Angioni e Francesco Manconi), 1982; Stato attuale della
ricerca sulla Sardegna dal primo dopoguerra allautonomia, in La ricerca storica sulla Sardegna, Archivio storico
sardo, XXXIII, 1983; Nuovi documenti
per una biografia asproniana (con Raimondo Turtas), in Atti del Convegno nazionale di studi su Giorgio Asproni,
Nuoro 1979, 1983; Quando si dice banditismo sardo, in Fenomenologia dei sequestri in Sardegna: ricerca svolta dallo United Nations Social Defense Research Institute. Rapporto storico-antropologico
ed economico-culturale, Quaderni
della giustizia, III, 23-24, 1983; Alghero:
la Catalogna come madre e come mito, in
I Catalani in Sardegna (a cura di Jordi
Carbonell e Francesco Manconi), 1984; I
giornali in Sardegna tra la fine dellOttocento e la prima guerra mondiale, in Amministrazioni locali e stampa in Emilia
Romagna 1889-1943, Convegno di Studi
Ferrara 1982, 1984; Paolo Dettori, voce in
Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, III, 1984; La Sardegna e i suoi tristi tropici, in La ragione

dellutopia. Omaggio a Michelangelo


Pira, 1984; La cultura dei tempi di G.
Siotto Pintor, in G. Siotto Pintor e i suoi
` ), 1985; Le rivitempi (a cura di Tito Orru
ste sarde e la storia locale, in La memoria
lunga. Atti del Convegno di Cagliari 1984,
1985; Cronologia della Sardegna autonomistica 1948-1985 (con Simone Sechi),
1985; Tre episodi dellantifascismo repubblicano in Sardegna (1930-1936), Archivio Trimestrale, XI, 3, 1985; La
prima notte dei Giovani Turchi, in Cossiga, la vita, il mondo, i segreti, 1985; A
proposito di un libro di Girolamo Sotgiu.
Le radici antiche della questione sarda,
Nuova Rinascita sarda, I, 1, 1986;
Lantifascismo in Sardegna (con Francesco Manconi, Antonello Mattone e
Guido Melis), 1-2, 1986; Introduzione, in
Discorsi parlamentari di E. Lussu, I, 1-2,
1986; La geografia nella storia della Sardegna, in Storia dei Sardi e della Sardegna (a cura di Massimo Guidetti), I,
1987; alcune voci nella Enciclopedia dellantifascismo e della resistenza: Salvadori Lussu Joyce, Sardegna, Sassari,
1987; Orgosolo. Antropologia di una
` , Ichnusa, n.s., 12, 1987; Intertribu
vento su Gramsci, in La questione meridionale: atti del convegno di studi di Cagliari 1987, 1988; La montagna sarda
(con Lorenzo Idda) in Italia rurale (a
cura di Corrado Barberis), 1988; Unisola e la sua storia, in Carloforte: storia
di una colonizzazione, di Giuseppe Vallebella, 1988; Storia e memoria della
` del cuoio, in Via delle Conce: storia
citta
e memoria dellindustria del cuoio a Sassari (1850-1970), di Sandro Ruju, 1988;
Pigliaru e lorganizzazione della cultura
in Sardegna, Ichnusa, supplemento n.
` , in Ozieri:
23, 1989; Nascita di una citta
` (1836-1986), 1989; Larstoria di una citta
cipelago di Garibaldi. La Maddalena
(con Tito Stagno e G.M. Sfligiotti), 1989;
Vestivamo alla moschettiera, in Econo` in Gallura tra lOttocento e
mia e societa

90

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 96

Brigaglia
il Novecento. Atti del Convegno di Studi
per il centenario dellistituzione del Ginnasio statale G.M. Dettori, 1989; Nuova
` e antico malessere, Ichcriminalita
nusa, 24, 1989; Tutti i libri della Sardegna, 1989; Per una storia dellacqua in
Sardegna, in La Sardegna nel mondo
mediterraneo. Atti del III Convegno di
studi geografico-storici Sassari 1985, VI,
1990; Lo sguardo straniero. Ricercatori
in Sardegna negli anni della rinascita,
Quaderni bolotanesi, XVI, 1990; Alberto Lamarmora e la Sardegna, in Intel` in Sardegna tra restaulettuali e societa
` dItalia, I, 1991; Sassari
razione e lunita
e la sua memoria, in Sassari e la sua memoria: quali interventi nel centro storico?, 1990; Unisola di nome Sardegna
(con Salvatore Pirisinu), 1991; La storia
vista da lontano, in Diario del 43, di Aldo
Cesaraccio, 1992; Sassari figlia di Torres,
in Lo stemma del Comune di Sassari,
1992; G.M. Lei Spano e la questione
sarda, postfazione alla ristampa di La
questione sarda. Con dati originali,
1992; Libri e linotypes, in Cento anni di
Gallizzi: una tipografia sassarese tra due
secoli 1892-1992, 1992; Per una storia
della bonifica della Nurra. Le Carte
Ascione 1918-1948 (con Guido Melis), in
Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo.
` e di una minoranza
Storia di una citta
catalana in Italia (XV-XX sec.) (a cura di
Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994;
Emilio Lussu e il sardismo dellesilio, in
Emilio Lussu e il sardismo. Atti del Convegno di Cagliari 1991, 1994; Antonio Pigliaru e la sua rivista, in Gli anni di Ichnusa: la rivista di Antonio Pigliaru nella
Sardegna della Rinascita, di Salvatore
Tola, 1994; Gli Americani e le zanzare, in
Americani, comunisti e zanzare: il piano
di eradicazione della malaria in Sardegna tra scienza e politica negli anni della
guerra fredda (1946-1950), di Eugenia
Tognotti, 1995; La lezione di Giovanni
Lilliu, presentazione di Cultura e cul-

ture, di Giovanni Lilliu, 1995; Il problema dei poteri della Regione, in Uno
statuto per la Sardegna: atti del Convegno di studi (a cura di M. Brigaglia),
1995; La perdita del regno. Intellettuali e
` sarda tra Ottocostruzione dellidentita
cento e Novecento (con Luciano Marrocu), 1995; Storia della Sardegna (di autori vari, a cura di M. Brigaglia), 1995;
` negli anni del SardofaCultura e societa
scismo, in Il Sardofascismo tra politica,
cultura e economia, 1995; Tempio e il suo
volto (con Franco Fresi), 1996; Premessa
a Le inchieste parlamentari sulla Sardegna dellOttocento, 2 (a cura di M. Brigaglia), 1996; Un pezzo di storia della Sardegna autonomistica, in Li chiamavano i
Giovani Turchi, di Francesco Obinu,
1996; Le carte dArborea come romanzo
storico, in Le carte dArborea. Falsi e falsari nella Sardegna del XIX secolo (a
cura di Luciano Marrocu), 1997; La Sardegna tra Ottocento e Novecento, in In` in Italia tra
fanzia, educazione e societa
Ottocento e Novecento, 1997; Memorie del
confino in Sardegna, in I confinati antifascisti in Sardegna: 1926-1943, di Salvatore Pirastu, 1997; Banditi sardi e letteratura, in Banditi di Sardegna, di
`
Franco Fresi, 1998; La Sardegna dalleta
giolittiana al fascismo, in Le regioni dItalia. La Sardegna (a cura di Luigi Berlinguer e Antonello Mattone), 1998; La
` civile a Tempio in eta
` contemposocieta
ranea, in Salvatore Vico nel contesto sociale e religioso del Novecento Sardo (a
cura di Tonino Cabizzosu e Francesco
`,
Atzeni), 1998; Il ceto politico, in Le citta
` della
II vol. della collana Paesi e citta
Sardegna, 1999; La rivoluzione sulle
Bocche. Francesco Cilocco e Francesco
Sanna Corda giacobini in Gallura
(1802) (con Luciano Carta), 2003; Radio
brada, in Radio brada. 8 settembre 1943:
dalla Sardegna la prima voce dellItalia
libera (a cura di Romano Cannas), 2004;
Cronologia sarda 1894-2005 (a cura di

91

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 97

Brigaglia
Salvatore Tola, 2 voll. a continuazione
dellEffemeride sarda 238 a.C.-1893 di
Pietro Meloni Satta, 2 voll., edita dalla
Nuova Sardegna nel 2006); Dizionario
storico-geografico della Sardegna (con S.
Tola), I, 2006. Nel 1999 un gruppo di
amici ha pubblicato Manlio Brigaglia.
Cinquantanni di scrittura, bibliografia
a cura di Elisabetta Pilia.

Brigaglia, Pietrina Religiosa (Tempio


Pausania 1900-ivi 1970). Giovanissima
sent` la vocazione allimpegno verso il
` il sacerdote
prossimo. Nel 1922 affianco
Salvatore Vico nella fondazione di un
orfanotrofio e nel 1925 nella creazione
` la Congredi un istituto, che diventera
gazione missionaria delle Figlie di
` Crocifisso. Col nome di madre
Gesu
Maddalena ne fu superiora dalla fondazione fino alla morte (salvo il sessennio
1953-1959). La congregazione si diffon` in numerosi centri della Sardegna
dera
` missionarie in Africa e in Amee avra
rica Latina. Le lettere circolari della
Madre sono state raccolte in volume a
`
cura della congregazione, Spiritualita
di unanima, 1971.

Brigata Mussolinia Notiziario della


` Bonifiche Sarde. Veniva pubSocieta
blicato con cadenza mensile a Mussoli` a uscire
nia (attuale Arborea). Comincio
` nel maggio 1938.
nel gennaio 1935, cesso
Era diretto da G. Chiardola.

Brigata Sassari Corpo militare divenuto il simbolo della partecipazione dei


sardi alla prima guerra mondiale. Fu
costituita nel gennaio del 1915 con ufficiali e soldati in gran parte sardi della
Brigata Reggio, 45 e 46 Reggimento
Fanteria, di stanza nellisola. Fu quindi
un corpo strutturato su base prevalentemente regionale e articolato su due
reggimenti, il 151 costituito a Sinnai e
il 152 costituito a Tempio Pausania. La
B.S. ha un ruolo fondamentale nella storia contemporanea della Sardegna. La
brigata inizialmente fu inquadrata

` nel
nella 25 Divisione, si acquartiero
Veneto e nel luglio del 1915, entrata a
far parte dellXI Corpo darmata, fu
mandata al fronte sul Carso dove prese
parte alle prime battaglie dellIsonzo,
coprendosi di gloria al Bosco Cappuccio (estate 1915). Ben presto la fama del
valore dei sardi si diffuse e il corpo fu
impiegato nelle successive battaglie
alla Trincea dei Razzi e alla Trincea
delle Frasche (novembre 1915), la cui
conquista fu citata nel Bollettino del
Comando supremo come impresa degli
Intrepidi Sardi. Subito dopo una cir` chiunque
colare del comando autorizzo
militasse in altre formazioni di fanteria
a chiedere di essere trasferito alla B.S.
Nel marzo del 1916 la brigata ebbe una
prima pausa: la sua fama oramai era indiscussa e i suoi soldati presero allora a
essere individuati come i diavoli
rossi. Dal giugno del 1916 fu trasferita
sullaltipiano di Asiago e impegnata in
estenuanti, micidiali assalti alle trincee austriache fino al luglio del 1917
` con
quando il re motu proprio la decoro
la prima medaglia doro (alle terribili
` ispirato Un
esperienze di quei mesi e
anno sullAltipiano di Emilio Lussu).
Nellagosto del 1917 fu mandata sullaltipiano della Bainsizza fino allottobre.
Quando gli austriaci sfondarono a Caporetto, la brigata, impegnata in opera casa
zioni di contenimento, combatte
per casa a Codroipo e protesse la riti` il
rata delle altre truppe. Infine passo
Piave alla Nervesa. Nel gennaio 1918,
sempre sullaltipiano dei Sette Comuni,
la battaglia detta dei Tre
combatte
Monti (Col di Rosso, Col dEchele, Val` uno dei primi ritorni
bella), che segno
alla vittoria dellesercito italiano. Suc` sul Piave, impecessivamente si attesto
gnata in aspri scontri, e da quelle rive
fece il balzo finale a Vittorio Veneto. Subito dopo ricevette una seconda medaglia doro alle bandiere. Lesperienza

92

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 98

Brigida
della trincea serv` a far superare le
`
chiusure campanilistiche, le rivalita
` degli stessi
tradizionali e la diversita
dialetti facendo emergere i caratteri
comuni del popolo sardo e un forte
senso di appartenenza. Fu dalla condivisione dei comuni sacrifici e dallintenso rapporto tra gli ufficiali (specie
dei gradi inferiori, in genere giovani di
` o di paese avviati alle professioni
citta
liberali, non di rado fortemente politicizzati) e i soldati che nacque una sorta
di pedagogia di massa, che aveva al
centro i problemi della Sardegna e soprattutto la forte differenza fra le condizioni dellisola e quelle di altre regioni
dItalia, che i soldati avevano avuto
modo di vedere nel loro viaggio verso il
fronte e il soggiorno in zone progredite
come il Veneto. Nella B.S. militarono
circa 20 000 dei quasi 100 000 sardi chiamati alle armi, e quasi uguale propor` nel conto finale di caduti e fezione ce
riti. Ma lesperienza di chi era stato
nella B.S. fu comunicata per varie vie
non solo agli altri soldati ma anche alle
` di provenienza: nacque da
comunita
qui la grande rivendicaione regionalista che avrebbe preso corpo, a partire
dal 1920-21, nel Partito Sardo dAzione
(del quale non a caso il capitano Emilio Lussu, eroe leggendario della B.S.,
sarebbe stato il leader). La Brigata fu
citata quattro volte nel Bollettino del
Comando Supremo: il 15 novembre
1915 dopo la conquista della Trincea
delle Frasche e di quella dei Razzi; il
16 settembre 1917 dopo la battaglia sullaltipiano della Bainsizza; il 30 gennaio
1918 dopo la cosiddetta battaglia dei
` a fissare al 28
Tre Monti (che porto
gennaio la festa della B.S.); il 21 giugno
1918 dopo la battaglia di Losson, sulle
rive del Piave. Le motivazioni delle
due medaglie doro alla bandiera dei
due reggimenti dicono: Conquistando,
sul Carso, salde posizioni nemiche e for-

tissimi trinceramenti, detti delle Frasche e dei Razzi, che sotto nutrito fuoco
` a difesa; riconquistando, sulrafforzo
laltipiano dei Sette Comuni, posizioni
dalle nostri armi perdute a Monte Castelgomberto, a Monte Fior e Casera Zebio, sempre noncurante delle ingenti
perdite, diede ripetute prove di sublime audacia e di eroica fermezza (25
luglio-15 novembre 1915); Espressione
` della intrepurissima delle forti virtu
`
pida gente di Sardegna, diede il piu
largo tributo deroismo alla gloria dellesercito e alla causa della Patria, dovunque vi furono sacrifici da compiere
e sangue da versare.

Brigata Sassari Ogni bandiera dei due


reggimenti della Brigata, 151 e 152, ha due
medaglie doro al V.M. Unaltra e` stata
aggiunta per la missione in Iraq.

Brigida, santa (o Santa Brigitta) Santa


(Finstad, Svezia, 1302/1303-Roma 1373).
Nacque nei pressi di Uppsala, figlia di
` a
un principe e di una regina. Sposo
quattordici anni il nobile Ulf Gudmars-

93

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 99

Brionia
son; ebbe otto figli, fra i quali Santa Karin, per gli italiani Santa Caterina di
Svezia. Terziaria francescana, si pro` instancabilmente per i malati deldigo
lOspedale da lei fondato. Morto il marito (1344), il quale al ritorno da un pellegrinaggio a Santiago de Compostela si
era ritirato nellabbazia cistercense di
Alvastra, condusse una vita austera e
contemplativa, favorita da rivelazioni e
` lordine del Santo
doni mistici. Fondo
Salvatore (1363) con sessanta monache,
le brigidine, e venticinque uomini tra
preti, diaconi e suddiaconi, per un totale di ottantacinque persone: dodici
`
apostoli, settantadue discepoli, piu
Paolo. Fu badessa dei suoi monasteri
` da un monastero
doppi, formati cioe
femminile e da uno maschile. Rimpro` Clemente VI per lo stato di abbanvero
dono in cui versava Roma, mentregli
contro la
stava ad Avignone. Si batte
corruzione dei nobili, del clero e dei religiosi in generale. Mor` il 23 luglio 1373
rientrando da un pellegrinaggio a Gerusalemme. Traslata (1374) nel monastero
di Vadstena in Svezia. Canonizzata da
Bonifacio IX (1391). [ADRIANO VARGIU]

Brionia Pianta erbacea della famiglia


delle Cucurbitacee (Bryonia marmorata Petit.). Rampicante, si abbarbica
sui muri e sulle altre piante tramite
cirri: ha foglie triangolari, picciolate,
divise in 3-5 lobi appuntiti, con macchie
marmorizzate chiare e scure. I fiori, solitari, sono gialli striati di verde, i frutti
piccole bacche dal verde al rosso. Fiorisce dalla primavera allinizio dellestate. Endemismo sardo-corso (inserito
nellelenco delle piante da sottoporre a
vincolo di protezione nella proposta di
` poco diffusa in
L.R. n. 184/2001), la b. e
` trovare sporadicaSardegna: la si puo
mente nei campi, vicino ai muretti a
secco o alla macchia, con maggiore fre` utilizzata
quenza nel sud dellisola. E
nella medicina popolare, anche se con

cautela (contiene sostanze velenose):


con una poltiglia di bacche si fanno
massaggi lenitivi, con le foglie si curano
i foruncoli. Le foglie stilizzate sono
state utilizzate come decorazioni di ceramiche (secoli XIV-XV). Al Museo archeologico di Villasimius sono conservati piatti, scodelle e ciotole del secolo
XV, di fattura valenzana, ritrovati nel
relitto di una nave spagnola affondata
nei pressi dellisola dei Cavoli: molti
presentano la tipica decorazione a
bryonia, oltre che a rosas pintadas e a
fiamma. Nomi sardi: croccoriga aresti;
melamida burda (campidanese). [MARIA
IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Briselotto, Giovanni Arcivescovo di


Oristano dal 1517 al 1520 (Valencia, fine
sec. XV-Cambrai?, 1520). Apparteneva
allordine dei Carmelitani. Teologo di
gran nome e autore di numerosi trattati,
divenne confessore e consigliere di
` di benefici. Fu noCarlo V che lo colmo
minato vescovo titolare di Beirut ed
ebbe funzioni di suffraganeo del vescovo di Cambrai; nel 1517 fu nominato
arcivescovo di Oristano ma non venne
mai in Sardegna per motivi di salute e
prefer` far governare la diocesi da un
` e dopo
suo delegato. Nel 1520 rinuncio
pochi mesi mor`. [MASSIMILIANO VIDILI]

Brizzi, Giovanni Storico (n. Bologna


` dedicato al1945). Dopo la laurea si e
linsegnamento universitario, lavorando per un certo periodo presso lU` di Sassari. Attualmente e
` proniversita
fessore ordinario di Storia romana
` di Bologna; fa parte
presso lUniversita
del Consiglio dei Beni culturali. Tra i
suoi scritti: Nascita di una provincia:
Roma e la Sardegna, in Carcopino, Cartagine e altri scritti, 1989.

Brondo Famiglia originaria di Majorca


` a Cagliari
(secc. XV-XVII). Si trapianto
nel secolo XV per ragioni di commercio.
Si trattava di piccoli commercianti
compresi nella borghesia cittadina,

94

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 100

Brondo
che vissero operosamente e dei quali
` possibile ricostruire i legami genon e
nealogici. Nel corso del secolo XVI le
condizioni economiche della famiglia
migliorarono gradualmente e i B. raggiunsero una posizione economica di
` citdiscreto livello in seno alla societa
tadina. Alcuni di loro, come il padre
Agostino e Antonio, ricco mercante, furono personaggi di assoluto rilievo. Uno
di essi, Girolamo, fu eletto consigliere
di Cagliari nel 1578 e nel 1584 ottenne il
cavalierato ereditario; nel 1594 invest`
una parte dei suoi considerevoli capitali nellacquisto del feudo di Villacidro. Suo figlio Tommaso, che era riuscito a combinare un brillante matrimonio con Caterina Ruecas figlia del tesoriere generale del regno, nel 1604 ot`;
tenne il riconoscimento della nobilta
` con Anlascesa della famiglia continuo
tonio, figlio di Tommaso. Egli fu creato
conte di Serramanna nel 1613 e sposata
Elena Gualbes, erede del vastissimo patrimonio degli Aragall Bellit, acquis` il
marchesato di Palmas, le baronie di Acquafredda, Gioiosaguardia, Monastir e
Nuraminis, che un` al suo grande feudo
di Villacidro; nel 1627 ottenne il titolo
di marchese di Villacidro. Nel 1629, in` la signoria della Planarfine, acquisto
gia; al culmine della potenza, la famiglia ebbe un tracollo politico quando fu
coinvolta nelle vicende legate alla con Camarassa, cui si
giura contro il vicere
aggiunsero le vicende connesse allinfelice matrimonio del marchese Felice
con Giovanna Crespi di Valldaura, che
fin` in una clamorosa separazione. La
famiglia si estinse nel 1679 con un Ago` erede del grande patristino, che lascio
monio sua nipote Maria Ludovica.

Brondo, Antioco Teologo (Cagliari


1548-ivi 1628). Dopo avere studiato nel
convento di Bonaria, divenne frate mercedario; poco dopo si trasfer` per un
certo periodo in Spagna e da qui in Ita-

` in Teologia presso
lia, dove si laureo
` di Pisa. Tornato in SardelUniversita
gna divenne commissario generale del` con impegno agli
lordine e si dedico
` due opere sulla storia
studi. Pubblico
dellordine dei Mercedari e sul convento di Bonaria: Historia y milagros de
N. Sen
ora de Buenayre de la Ciudad de
Caller, de la isla de Cerden
a, de la Orden
de Nuestra Sen
ora de la Merced, redempcion de captivos christianos, Cagliari,
1595; e Recopilaciones de las indulgencias, gracias, perdones e staciones, remissiones de pecados y thesoros celestiales
que los summos pontifices concedieron a
todos los cofradres de la cofadria de Nuestra Sen
ora de la Merced, Cagliari, 1604.

Antioco Brondo Mercedario cagliaritano, fece


`
del convento di Bonaria un centro di religiosita
`.
popolare. Mor` nel 1628 in odore di santita
Disegno di P. Ayres per il Dizionario biografico
degli uomini illustri di Sardegna di Pasquale
Tola (1837-1838).

Brondo, Antonio1 Mercante (Cagliari,


` sec. XVI-ivi 1625). Nella
seconda meta
` un ingente patrimosua vita accumulo
` tutti i suoi beni
nio e quando mor` lascio
` della sua citta
` natale.
allUniversita

Brondo, Antonio2 Primo marchese di


` sec.
Villacidro (Cagliari, seconda meta
` sec. XVII). Figlio di
XVI-ivi, prima meta
` da
Tommaso, abile finanziere, eredito

95

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 101

Brondo
suo padre il feudo di famiglia che gli fu
` per svimolto caro. Infatti si adopero
lupparvi lagricoltura, introducendovi
lagrumicoltura; inoltre vi costitu` un
convento di Mercedari. Nel 1613 ebbe
il titolo di conte di Serramanna e,
avendo sposato Elena Gualbes dalla
quale aveva avuto anche limmenso patrimonio degli Aragall Bellit, nel 1627
ottenne il titolo di marchese di Villacidro. La sua sete di feudi non sembrava
aver limiti, e nel 1629 ottenne in allodio
anche la signoria della Planargia, della
` dietro pagaquale il governo si libero
mento di una ingente somma. Per dare
` alla posizione raggiunta, avvio
`
visibilita
la ristrutturazione del palazzo dove abitava, situato allinizio di via dei Genovesi e contiguo al complesso costituito
dalla porta e dalla torre dellAquila (attualmente con ingresso in Piazzetta Lamarmora, dietro il Palazzo Boyl). Si avvalse dellopera di valenti artigiani, ma
` al solo
per mancanza di fondi si fermo
portone, che abbell` con colonne e un
fastigio che racchiude lo stemma dei
B.; labbellimento contrasta col resto
della costruzione, schematico e di una
` quasi povera a tal punto che
semplicita
la fantasia popolare ancor oggi lo definisce portone senza palazzo.

Brondo, Antonio3 Secondo marchese di


Villacidro (Cagliari 1637-Isola Rossa
1671). Figlio di Francesco Lussorio, era
il cadetto della famiglia e sembrava destinato alla carriera militare; nel 1665
fu nominato generale delle Armi di Cagliari in un momento di grande tensione politica dovuta allarrivo del vi Camarassa e allapertura del Parcere
lamento. Era politicamente legato ai
Castelv`, la famiglia di sua madre, e per
quanto luccisione del marchese di Laconi sembrasse dover far esplodere la
situazione politica, quando nel 1667
mor` suo fratello Felice si impadron`
dei feudi di famiglia estromettendone

` , si lascio
`
sua nipote. Poco dopo, pero
` alcoinvolgere nella congiura che porto
Camarassa, ritelassassinio del vicere
nuto responsabile delluccisione di
Agostino Castelv`. Fu bandito e condannato a morte; dovette fuggire con gli altri congiurati, ma nel 1671 convinto a
rientrare in Sardegna appena sbarcato allIsola Rossa fu ucciso a tradimento da Giacomo Alivesi.

Brondo, Felice Marchese di Villacidro


(Cagliari 1636-ivi 1667). Figlio primoge` i
nito di Francesco Lussorio, eredito
feudi di famiglia quando era ancora
giovanissimo. Crebbe sotto linfluenza
della famiglia di sua madre e in particolare si sent` attratto dalla figura dello
zio Agostino Castelv`, del quale condivi` nel 1652
deva le idee politiche. Sposo
Giovanna Crespi, figlia del marchese
Cristoforo vicecancelliere dAragona,
ma i due decisero di separarsi dopo un
anno di convivenza.

Brondo, Maria Ludovica Marchesa di


Villacidro (Cagliari 1653-Spagna
1730). Figlia di Felice e di Giovanna
Crespi, quando suo padre mor` era ancora una bambina, per cui fu facilmente estromessa dalla successione
dallo zio Antonio. Divenuta adulta
` di far valere i propri diritti in
tento
` per le
via giudiziale, ma la causa ando
, dopo la tragica
lunghe anche perche
morte di Antonio, lo zio Agostino, terzo
` di estrofratello di suo padre, tento
metterla. Solo nel 1679 i suoi diritti furono riconosciuti dal Supremo Consiglio. Frattanto si era sposata col conte
Bou di Sumacarcer. Entrata in possesso del vastissimo patrimonio, non
` tornare in Sardegna e lo
volle pero
fece amministrare da podatari.

Bronzetti nuragici Nome attribuito a


circa quattrocento figurine che docu` nuragica
mentano lesistenza in eta
(1800-sec. V a.C.) di un fiorente artigia-

96

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 102

Bronzetti nuragici
` svilupnato del bronzo in una societa
pata economicamente e socialmente.

Bronzetti nuragici Madre con figlio,


statuetta proveniente da Urzulei (sec. VI a.C.).

I b.n. sono stati trovati in tutto il territorio della Sardegna, con una maggiore
concentrazione nelle attuali province
` dimostredi Nuoro e dellOgliastra: cio
rebbe lesistenza di numerose botteghe
di produzione, sorrette da una forte domanda di queste statuette che servivano come ex voto nei pozzi sacri, nei
templi e nelle caverne; venivano anche
utilizzati sempre con valenza sacra
in nuraghi o edifici civili; e alcuni, infine, sono stati ritrovati in Tombe di giganti. Per la loro fabbricazione le botteghe utilizzavano tecniche fusorie di alto
livello, che documentano la notevole
evoluzione della metallurgia nuragica;
` ottela maggior parte delle statuine e
nuta a getto con la tecnica della fusione
a cera persa; ogni pezzo denota origi` e grande creativita
` . Nella loro vanalita
` i soggetti ci permettono di indivirieta
duare una ricca gamma di temi figurativi che funzionano anche come indizi
dellorganizzazione sociale e dello svol-

gimento della vita quotidiana: essi ci


permettono di ricostruire anche lideologia che stava alla base dei riti funebri
e di quelli magici della religione nuragica. Si tratta di figure di re pastori ieratici e solenni, che nella loro raffigurazione restituiscono a pieno la natura
del loro ruolo, di donne di rango elevato, di uomini darmi (arcieri, opliti,
fanti), di uomini e donne di classi inferiori rappresentati nelle loro fatiche
dogni giorno con grande realismo, piccoli oggetti riproducenti quelli di uso
quotidiano, animali domestici, selvaggina, navi che nella loro ricchezza ci restituiscono unimmagine suggestiva
` nuragica. La prima notizia
della societa
storica di un bronzetto risale al 1737,
` uno nel Gabiquando il Gori ne noto
nter
netto di Firenze; solo nel 1823 il Mu
fece conoscere in Europa alcuni b.n.
esistenti nel Museo di Cagliari. Nel
1840 il Lamarmora nel suo secondo volume del Voyage en Sardaigne ne pre` ben 53, raffigurati in molte tavole
sento
(purtroppo alcune di queste statuine
appartenevano a una serie di falsi idoletti sardo-punici di cui abili contraffattori facevano in quegli anni commercio). Le conoscenze sui b.n. crebbero
negli anni successivi grazie alle scoperte di Uta nel 1849 e di Abini nel
1865, che consentirono allo Spano di cogliere e denunciare il loro carattere
profondamente originale e la loro importanza. Nel 1865 la collezione del Ti` tardi, nel 1878 e nel 1882,
mon e piu
quelle di Filippo Vivanet e di Leon
in, che si aggiunsero a quelle di
Gou
Abini nel Museo di Cagliari, consentirono al Ettore Pais e a Vincenzo Crespi
di proseguire lo studio dei b.n., aprendo
il dibattito sulla loro datazione, che essi
ritenevano non superiore ai secoli VIIVIII a.C. Agli inizi del Novecento furono
fatte altre scoperte grazie alla prodi` del Taramelli; nel 1928 il
giosa attivita

97

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 103

Brook Lindsay
` lipotesi che i b.n. fosBissing avanzo
sero databili in un arco di tempo che va
dal 1500 al 600 a.C., polemizzando con
lAlbizzati che invece li ascriveva al secolo VI a.C. Negli anni successivi il dibattito sulla cronologia dei b.n. prosegu`, arricchendosi del tema della loro
grande valenza estetica (primo ad affermarla fu Raffaello Delogu nel 1932). Di
fondamentale importanza per la loro
datazione e per la loro interpretazione
estetica furono gli studi di Giovanni Lil` , con Gennaro Peliu, che nel 1949 curo
sce, la mostra dei b.n. sardi a Venezia, in
occasione della quale propose la classificazione delle statuette secondo criteri
estetici in una prospettiva di arte anticlassica che confermava la loro origina` . I b.n. furono in seguito studiati da
lita
Christian Zervos; ancora Giovanni Lil` nel 1966 il suo Sculture
liu pubblico
` essere
della Sardegna nuragica, che puo
considerato la summa dellargomento.

Bronzetti nuragici Statuetta riproducente


un guerriero.

Brook Lindsay, Leonard Studioso di


araldica e di genealogia (n. sec. XX).

Membro della The Harleyan Society


di Londra, specializzata in studi di genealogia, nel 1980 ha dato vita con Francesco Cesare Casula al progetto di studi
che ha consentito di ricostruire le genealogie giudicali sarde, in collabora` e istituzione con alcune Universita
zioni italiane e straniere. Nel volume
dedicato alle Genealogie medioevali di
Sardegna (con F.C. Casula) ha dedicato
schede specifiche alle Genealogie dei
giudici sardo-indigeni dArborea; Genealogie dei giudici di Cagliari; Genealogie
dei giudici di Gallura; Genealogie dei giudici di Torres; Genealogie della famiglia
degli Athen; Genealogia della famiglia
degli Zori; Genealogia della famiglia di
Michele Zanche e correlazioni; Genealogia dei Capraia giudici di Arborea; Genealogia dei Donoratico della Gherardesca, 1-2-3 (con Marco Tangheroni); Genealogia dei Gherardesca di Bolgheri
(con M. Tangheroni); Genealogia dei
Gualandi, dei Cortevecchia (con M. Tangheroni); Genealogia dei Saraceno, dei
Caldera e degli Embriaci (con M. Tangheroni); Genealogia dei Visconti giudici di
Gallura (con M. Tangheroni); Genealogia degli Aleramici di Saluzzo (con R. Pavoni); Genealogia dei Doria, 1-2 (con R.
Pavoni); Genealogia dei Doria giudici
dArborea (con R. Pavoni); Genealogia
dei Malaspina di Mulazzo, 1-2 (con R. Pavoni); Genealogia dei Malaspina di Giovagallo (con R. Pavoni); Genealogia dei
Malaspina di Villafranca (con R. Pavoni); Genealogia degli Obertenghi di
Massa, Parodi e Gavi, 1-2 (con R. Pavoni);
Genealogia degli Obertenghi di Massa
giudici di Cagliari (con R. Pavoni); Genealogia degli Spinola (con R. Pavoni);
Genealogia degli Alagon marchesi di Oristano (con Maria Mercedes Costa); Genealogia dei Bas Cervera (con M.M. Costa); Genealogia dei Bas Serra giudici di
Arborea e marchesi di Oristano, 1-2 (con
M.M. Costa); Genealogia dei Carroz (con

98

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 104

Brown
M.M. Costa); Genealogia degli Empuries
(con M.M. Costa); Genealogie dei Torroja,
Palau e Rocabert` (con M.M. Costa); Genealogia dei Narbona giudici dArborea
(con Anna Maria Oliva); Genealogia dei
Tinieres (con A.M. Oliva); Genealogie
della casa di Hohenstaufen (con A.M.
Oliva).

Brottu di Paima = Scano, Barore


Brotzu, Giovanni Antonio Scultore
(Nuoro 1922-?, 1977). Ottenuta labilita` in diversi
zione magistrale, insegno
paesi della provincia di Nuoro e in par` alla scultura
ticolare a Borore; arrivo
da autodidatta, valorizzando le sue
spiccatissime doti naturali. Il suo materiale preferito era la trachite rosa di
Fordongianus, sulla quale operava con
grande maestria traendone forme di
` augrande suggestione, legate alla piu
tentica tradizione dellisola. Mor` improvvisamente nel 1977.

Brotzu, Giuseppe Scienziato, uomo politico (Cagliari 1895-ivi 1976). Consigliere regionale, presidente della Regione sarda. Dopo la laurea in Medicina, nel 1925 consegu` la libera docenza in Igiene e nel 1928 quella in microbiologia. Dal 1932 divenne professore di Microbiologia presso lUniver` di Cagliari, della quale fu rettore
sita
dal 1936 al 1944, contribuendo allistitu` di Magistero e di Inzione delle Facolta
gegneria mineraria. Durante la guerra
` le Facolta
` salvandone lattrezdecentro
zatura scientifica. Nel 1945 scopr` la cefalosporina, una grande famiglia di antibiotici dotata di un ampio spettro dazione, e a partire dal 1946 fece parte
dello staff medico che diresse la grande
campagna per leradicazione della malaria (=) in Sardegna (1946-1950). In` politica alla ritensa fu la sua attivita
presa della vita democratica: dal 1945
al 1949 fece parte della Consulta regionale come consultore tecnico; eletto
consigliere regionale fu assessore allI-

giene dal 1949 al 1954 nella giunta Crespellani e dal 1954 al 1955 nella giunta
di Alfredo Corrias; nello stesso anno divenne presidente della Regione; tenne
lincarico fino al 1958. Fu sindaco di Cagliari dal 1961 al 1967. Tra i suoi scritti:
La malaria nel comune di Cagliari, 1922;
Osservazioni e ricerche sullendemia tipica in Cagliari, Igiene moderna,
1923; La malaria nella storia della Sardegna, LUnione sarda, 1933; La Sardegna, 1954; Otto anni di autonomia: concrete conquiste, LUnione sarda, 1957.

Brotzu, Renato Fotografo (n. Nuoro,


sec. XX). Appassionato di fotografia da
` stato ed e
` docente di
quasi trentanni, e
tecniche fotografiche e comunicazione
visiva nellambito di vari corsi regionali
o tenutisi presso scuole ed enti pubblici
e privati. Ha esposto in due personali,
Sardegna Natura e Il Carnevale di
Venezia, e ha partecipato a varie collettive. Ha collaborato, con testi e immagini, a Frutti di bosco e di macchia,
per Hoepli, Sardegna da scoprire, La
`
macchia mediterranea, per Mursia. E
coautore del libro Il Monte Ortobene e
della Agenda Natura, per Il Maestrale
editore.

Brown, Peter John Antropologo medico (n. Santa Monica 1951). Ha inse` di Parigi,
gnato presso le Universita
New York e Berkeley. Nel 1976 giunse
in Sardegna per condurvi una ricerca
sulla malaria e si stabil` a Bosa. Durante il suo soggiorno isolano non si li` a studiare la malaria, ma estese il
mito
suo interesse anche ad altre malattie
storiche della Sardegna. Attual` direttore del dipartimento di
mente e
Antropologia presso la Emory University di Atlanta. Tra i suoi scritti: Cultural adaptations to endemic malaria in
Sardinia, Medical Anthropology,
1981; New consideration on Distribution
of Malaria, Thalassemia and Glucose 6
Phosphate Deydrogenase Deficiency in

99

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 105

Brown
Sardinia, Human Biology, 53, 1981;
Demographic and socioeconomic effects
of Disease Control. The case of Malaria
Eradication in Sardinia, Medical Anthropology, 7, 1983; Malaria in Nuragic,
Punic and Roman Sardinia: some hypotheses, in Studies in Sardinian Archaeology, I, 1984; Malaria, miseria e antropologia medica, Quaderni bolotanesi,
XVI, 1990.

Brown, Rosalind Storica (n. sec. XX).


Allieva di David Abulafia, ricercatrice
` di Cambridge. Si e
`
presso lUniversita
interessata del Medioevo italiano lavo` di Pisa per alrando presso lUniversita
`
cuni anni. Durante questo periodo si e
occupata di approfondire alcuni aspetti
dei rapporti tra Pisa e la Sardegna, che
ha condensato in scritti come: The Sardinian Condaghe of S. Michele di Salvenor in the Sixteenth Century, Papers of
the British School at Rome, LI, 1983;
Monastic decline in Sardinia. Don Leonardo de Bosue Sassari 1300-1401, Papers of British School at Rome, LIII,
1985; Social development and economic
dependence: Northern Sardinia 11001330, 1985; Lopera di S. Maria di Pisa e
la Sardegna nel primo Trecento, Bollettino storico pisano, LVII, 1989; Alghero
prima dei Catalani, in Alghero, la Cata`
logna, il Mediterraneo. Storia di una citta
e di una minoranza catalana in Italia
(XV-XX secc.) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.

Brugna, Marisa Scrittrice (n. Orsera,


Istria, 1942). Nel 1947, in seguito allapplicazione degli accordi di pace, fu costretta come tanti ad abbandonare la
terra dove era nata e dove viveva, che
passava sotto il controllo della Jugoslavia di Tito. Per oltre un decennio fu costretta a vivere con la famiglia nei Centri Raccolta Profughi, e soltanto nel
` a Fertilia, dove tuttora vive.
1959 arrivo
` stata per molti anni insegnante eleE
mentare. Di recente ha raccontato la

sua vicenda in Memoria negata. Crescere


in un Centro Raccolta Profughi per esuli
giuliani, 2002 e ha preso contatto con le
organizzazioni dei profughi della Venezia Giulia e della Dalmazia.

Bruguitta Famiglia della borghesia di


Iglesias (secc. XVI-XVII). Le sue notizie
risalgono al secolo XVI; i suoi membri
esercitavano tradizionalmente le professioni liberali, alcuni erano ecclesiastici. Agli inizi del secolo XVII uno dei
suoi membri, il dottor Giovanni, ammi` una Aymerich e
nistratore reale, sposo
nel 1624 fu ammesso allo Stamento militare nel parlamento Vivas. Contemporaneamente chiese il riconoscimento
` , che pero
` fu concessa solo
della nobilta
a suo figlio nel 1649. La famiglia si
estinse alla fine del secolo.

Brumasio Arcivescovo di Cagliari dal


517 ca. al 523 ca. (secc. V-VI). Arcivescovo di Cagliari durante gli anni in cui
`
Trasamondo, re vandalo ariano, esilio
in Sardegna Fulgenzio da Ruspe e altri
vescovi africani. Concesse allo stesso
Fulgenzio di costruire un monastero
presso la basilica del martire Saturno.

Brundo, Anna Scultrice e pittrice (n.


Cagliari 1919). Autodidatta, ha rag` e ottenuto riconoscigiunto notorieta
menti soprattutto con i busti che ritrag` della politica e della
gono personalita
cultura sarda, i cui caratteri lartista sa
cogliere con felice realismo. Molte sue
opere si trovano in gallerie e in edifici
pubblici.

Brundo, Carlo Avvocato e scrittore (Cagliari 1834-ivi 1904). Dopo la laurea in


` alla professione di avLegge si dedico
vocato. A partire dal 1869 ebbe inizio la
` di romanziere ispirato al
sua attivita
modello manzoniano. Oltre a numerosi
romanzi che gli diedero qualche noto` , da profondo conoscitore della storieta
ria di Cagliari scrisse alcuni saggi di
` inoltre la tipograstoria. Nel 1883 rilevo
fia Timon. Tra i suoi scritti: Raccolta di

100

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 106

Brunelli
tradizioni sarde, 1869; Lalcaide di Longone, racconto storico, 1870; Cagliari
antica e Cagliari moderna, 1871; La
nave impietrita in Ricordo dellesposizione di Cagliari del febbraio 1871, 1871;
La rotta di Macomer, racconto, 1872;
Adelasia di Torres, racconto, 1872; Il fantasma bianco; Serafino Caput; In procinto di pigliar moglie, macchietta, tutti
e tre inRivista Sarda, II, 1875; Bozzetti
storici intorno allepoca romana in Sardegna, 1875; Picco Balistreri, racconto,
1875; Una congiura in Cagliari, racconto, 1876; Olimpia, 1876; Il castello dellAcquafredda. Gli Aragonesi e i Doria al
Vasco del Tordo. Villacidro. A zonzo per la
campagna, 1878; Marino e Nerino, 1878;
Il primo dei giudici racconto, 1880; Daniele, racconto, 1881; Commemorazione
del senatore Giovanni Siotto Pintor, 1882;
Lucrezia Montanina, racconto, 1882; Natalia scene della vita del contado, 1884;
Fra le spire di un serpente scene della
vita cittadina, 1884; Tocchi in penna,
1884; La fine di un romanzo, 1885; Santa
Barbara, 1885; Le nozze di Vitaliana,
1885; Il monumento ai Sardi caduti combattendo pel Risorgimento italiano, 1886;
Di palo in frasca, 1887; Ricordi storici di
Gaetano Cadeddu e dei suoi tempi, 1887;
Primo maggio, LUnione sarda, 1890;
Ricordi di Enrico Lai, 1892; Introduzione
allo studio della Sardegna dal 1720 al
1848, Vita sarda, 1892; Il romanzo
duna montanina, 1893.

Brundu, Gaetano Pittore (n. Cagliari


1936). Dopo aver completato i suoi studi
` inserito nello stagnante ambiente
si e
` natale impeartistico della sua citta
gnandosi con grande coraggio ad
aprirlo alle correnti della pittura con` stato tra i fondatori del
temporanea. E
gruppo Studio 58 e del Gruppo di Iniziativa. Ha esordito alla fine degli anni
Cinquanta adottando il genere informale, che allora rappresentava una rottura con la tradizione realistica della

pittura sarda. Con gli anni la sua arte si


` posta come uno dei punti piu
` alti delle
e
ricerche innovative in atto nellambiente cagliaritano, passando in seguito anche attraverso altre notevoli
esperienze. Ma il vitalismo esplosivo
che caratterizza la sua pittura hanno
scritto Giuliana Altea e Marco Magnani,
1999 , e che sembra risentire di lon` ben lungi
tane ascendenze futuriste, e
dallessere spento, come attesta anche
il suo percorso successivo segnato dalladesione a momenti di lavoro collettivo quali lassociazione Plexus, interessata ai rapporti tra arte e scienza, e
` lema fondata da Luigi
la rivista The
Mazzarelli.

Brunelli, Enrico Storico dellarte (n.


sec. XX). Collaboratore di Lionello Venturi, profondo conoscitore della pittura
sarda medioevale e moderna, contribu`
con i suoi studi a chiarire problemi di
cronologia e di attribuzione derivati
dalle imprecisioni di alcuni studiosi
dellOttocento. Per queste sue conoscenze fu chiamato a collaborare alla
redazione della voce Sardegna (paragrafo Arte) nellEnciclopedia Treccani,
XXX, 1936. Tra i suoi scritti: Appunti
sulla storia dellarte in Sardegna: gli amboni del duomo di Cagliari, LArte, IV,
1-2, 1901; Un trittico di Gerard David sottratto al Vaticano nel 1527, LArte, IV,
1901; Il polittico della parrocchiale di Ottana, LArte, VI, 6, 1903; La Madonna
del grappolo duva nella Pinacoteca di
Sassari, LArte, IX, 1906; Appunti
sulla storia della pittura in Sardegna,
pittori spagnoli del Quattrocento in Sardegna, LArte, X, 1907; Opere darte decorativa nel tesoro del Duomo di Cagliari,
LArte, X, 1907; Calvi Pantaleone; Castagnola Bartolomeo; Cima Gaetano;
nstler LexiConti Domenico, voci nel Ku
kon, V, 1912; Un quadro sardo nella Galleria di Birmingham, LArte, XXII, 4-6,
1919; Lancona di Tuili, LArte, XXIII,

101

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 107

Brunengo
3, 1920; Giovanni Barcels e Giovanni Figuera, LArte, XXIII, 6, 1920; Note
sarde. Liscrizione di Saccargia. Una tavola sarda nella Pinacoteca di Torino,
Bollettino dArte, XXVII, 1933; Vicende artistiche della Sardegna medioevale e moderna, LUnione sarda,
1936.

Brunengo Famiglia ligure (secc. XVIIXVIII). Trapiantata in Sardegna nel se legata


colo XVII, probabilmente perche
` del
con i Vivaldi, che nella prima meta
secolo ebbero notevoli interessi nellisola. Due fratelli, Stefano e Domenico,
figli di un altro Stefano, si stabilirono a
Cagliari, dove uno di essi, il dottor Domenico, nel 1637 fu nominato reggente
della Real Tesoreria e divenne tra i

principali collaboratori del vicere


duca di Avellano. Nello stesso periodo
` a operare
suo fratello Stefano comincio
nel settore dei grandi appalti, investendo con intelligenza i capitali di cui
disponeva; i due trovarono un sostegno
in un altro personaggio della famiglia, il
canonico Giovanni, probabilmente fratello del loro genitore, che nel 1650 fu
nominato vescovo di Bosa. Stefano nel
` la tonnara di Porto Paglia
1651 acquisto
e ottenne il cavalierato ereditario e la
` , da sua moglie ebbe inoltre lanobilta
spettativa della contea di Monteleone;
` dovette
per entrarne in possesso pero
sostenere una lunga lite con il fisco, i
` di Bosa. Mor` prima
Rocamarti e la citta
della conclusione della lite e i suoi discendenti la continuarono con tenacia,
` le fiorenti attivita
`
non trascurando pero
di famiglia. Con gli anni essi furono anche protagonisti di importanti operazioni finanziarie e di compravendita di
feudi. Scoppiata la guerra di successione spagnola, si schierarono tra i partigiani di Carlo dAsburgo e finalmente
nel 1712 ottennero il titolo di conti di
Monteleone. Nel 1717 tentarono di opporsi al tentativo del cardinale Albe-

roni di impadronirsi nuovamente della


Sardegna. Quando nel 1720 la Sardegna
` ai Savoia giurarono fedelta
` alla
passo
nuova dinastia. La famiglia si estinse
nel 1775 con il conte Gavino Francesco,
` erede la nipote Giovanna
che lascio
Carcassona.

Brunengo, Domenico I Tesoriere reale


(?, inizi sec. XVII-Cagliari, dopo 1650).
` nella carDopo essersi laureato, entro
riera amministrativa ed ebbe modo di
` . Nel
porre in evidenza notevoli qualita
1637 fu nominato tesoriere reale e divenne uno dei principali collaboratori
dellAvellano nella fase preparatoria
del suo Parlamento. Dopo la celebrazione di questo, nel 1646 fu nominato
assessore della Procura reale, ufficio
` con grande zelo. Nel 1648
che esplico
fu incaricato di verificare la consistenza delle riserve di cereali per Iglesias e il suo distretto; infine nel 1650 fu
nominato giudice della Reale Udienza.

Brunengo, Domenico II Conte di Monteleone (Cagliari 1677-ivi 1754). Figlio


` da suo padre il
di Francesco, eredito
feudo di Cuglieri e laspettativa storica
sul feudo di Monteleone. Per sostenere
` impegnato in due
le sue ragioni si trovo
` difficile era quella
diverse liti: la piu
per il possesso del feudo di Cuglieri
con gli Zatrillas e i marchesi di Albis,
tanto che egli prefer` vendere il feudo
ai Genoves nel 1706; per Monteleone,
` la lite col fisco. Era
invece, continuo
` attivi partigiani degli Asburgo
tra i piu
e, nel 1712, approfittando della situazione, riusc` a risolvere vantaggiosa` al
mente la lite per Monteleone: pago
fisco 3000 reali e ottenne il feudo e il
titolo di conte di Monteleone. Nel 1717,
nominato comandante della cavalleria
` di opporsi allo sbarco
miliziana, tento
delle truppe del corpo di spedizione
spagnolo dellAlberoni, ma senza suc`
cesso. Passata lisola ai Savoia, giuro
`.
loro fedelta

102

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 108

Bruno

Brunengo, Francesco Uomo daffari


(Cagliari 1643-?, dopo 1670). Figlio di
Stefano, durante il parlamento Cama` col partito degli Alagon
rassa si schiero
e dopo il 1668 seppe sfruttare abilmente
la situazione per risolvere a suo favore
la contesa per la contea di Monteleone.
Egli infatti, approfittando della rovina
dei Roccamarti, che si erano schierati
nel partito dei Castelv`, si impadron` di
Monteleone, togliendo il feudo al cu` resigino Simone Roccamarti, che pero
` giudizialmente
stette e nel 1670 ribalto
la situazione. Infatti ottenne una sentenza in base alla quale i due terzi del
feudo tornarono in suo possesso e il restante terzo fu incamerato dal fisco.
Linarrestabile Francesco, inoltre,
dopo la confisca dei feudi di Francesca
` allasta, sempre nel
Zatrillas, acquisto
1670, Cuglieri e Scano; anche il nuovo
`, gli fu contestato dal maracquisto, pero
chese di Villaclara e dal marchese di
Albis, che pretendevano a vario titolo
la successione.

Brunengo, Giovanni Battista Religioso (Sassari, inizi sec. XVII-?, 1679).


Vescovo di Ales e Terralba dal 1663 al
1670. Divenne sacerdote dopo essersi
laureato in utroque a Pisa. Nel 1663 fu
nominato vescovo di Ales e Terralba;
` politica, duuomo di grande sensibilita
rante il parlamento Camarassa si
` nel partito dei Castelv`. Dopo
schiero
, sospettato di eslassassinio del vicere
sere connivente con i congiurati, fu
mandato in esilio per qualche anno.
[MASSIMILIANO VIDILI]

Brunetti, Rita Scienziata (Milano 1890Pavia 1942). Dopo aver conseguito la


` alla
laurea in Fisica nel 1913, si avvio
carriera universitaria divenendo assi` di Firenze.
stente presso lUniversita
` nel centro di Arcetri e comp` imOpero
portanti studi sui raggi X; nel 1921 consegu` la libera docenza, nel 1926 fu no`
minata professore presso lUniversita

di Ferrara, ma nello stesso anno si trasfer` a Cagliari dove dette un impulso


` di
decisivo allo sviluppo della Facolta
` alcuni giovani studiosi
Fisica. Formo
tra cui Giuseppe Frongia che le succedette nella direzione. Negli anni di per` anche alcune
manenza a Cagliari avvio
delle sue importanti ricerche di fisica
` in
nucleare, che le diedero notorieta
campo internazionale. Nel 1936 fu tra` di Pavia, dove presferita allUniversita
maturamente la colse la morte nel 1942.
Del suo soggiorno cagliaritano parla in
Le dinamo costruite a Cagliari da A. Pa` di
cinotti, in Rendiconti della Facolta
` di CaScienze della R. Universita
gliari, IV, 1934.

Brunn, Heinrich Archeologo (Worlitz


1822-Monaco di Baviera 1894). Profondo conoscitore dellarte greca, spe` una
cialista dei vasi sui quali pubblico
`
fondamentale opera nel 1871. Collaboro
per anni con Giovanni Spano. Scrisse
sui Vasi di vetro con iscrizioni trovati in
Sardegna, Bullettino Archeologico
sardo, X, 1864.

Bruno, Bianca Storica, poetessa (n.


sec. XX). Intellettuale e poetessa dai
molteplici interessi (primo fra tutti
quello per la storia), diresse la Biblioteca Universitaria di Cagliari dal 1932
al 1940, introducendo una radicale trasformazione dei locali e delle strutture, interrotta purtroppo a causa
della seconda guerra mondiale. Nel
1939 fu la prima studiosa a visitare
larchivio della famiglia Simon ad Alghero presso i discendenti Guillot. Tra
i suoi scritti: Condaghi sardi e Carta de
Logu, Archivio storico sardo, XX, 34, 1936; Unimportante documentazione di storia sarda dal 1792 al 1814,
Archivio storico sardo, XXI, 1-2,
1938; Manoscritti in una insigne biblioteca di Alghero, Archivio storico
sardo, XXII, 1939; Ritratto, Sarde-

103

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 109

Bruno
gna poetica, I, 13, 1947; Alliris di Gennaio, Sardegna poetica, III, 6, 1949.

Bruno, Mario Consigliere regionale (n.


` stato eletto
Alghero 1965). Nel 2004 e
consigliere regionale per la XIII legislatura nella lista del Progetto Sardegna nel collegio di Sassari.

Brunone, san (o San Bruno di Colonia )


Santo (Colonia, 1030/1035-La Torre,
oggi Serra San Bruno, 1101). Fondatore dei Certosini ed esegeta biblico.
Nelle chiese sarde in passato non
mancavano quadri e statue che lo rappresentavano. Nelle tele era raffigurato in una spelonca di un eremo in
Calabria mentre veniva scoperto dai
cani del conte Rogerio, che verso quel
sito attendeva alla caccia. [ADRIANO
VARGIU]

Bruschi, Domenico Pittore (Perugia


1840-Roma 1910). Fervente patriota, ancora diciannovenne prese parte nel
1859 alla rivolta di Perugia contro il
` come pittore di affrepapa. Si affermo
schi, decorando a Roma importanti edifici e chiese. Concorse per la decorazione del Palazzo della Provincia di
Sassari nel 1876, ma gli fu preferito il
siciliano Giuseppe Sciuti. Nel 1891 fu
chiamato a Cagliari per periziare gli affreschi del Bilancioni nella chiesa di
SantAntonio; subito dopo vinse il concorso per la decorazione del salone del
Palazzo della Provincia di Cagliari, prevalendo su altri quindici concorrenti
sottoposti al giudizio da una commissione di cui facevano parte prestigiosi
intellettuali-funzionari come Filippo
` il suo laVivanet e Dionigi Scano. Inizio
voro nel 1893 e lo concluse nel 1895. Di
particolare effetto i quattro grandi affreschi del Salone delle adunanze, dedicati a importanti eventi della storia
della Sardegna meridionale, o comunque della provincia di Cagliari, in una
qualche concorrenza con i dipinti che
Giuseppe Sciuti aveva eseguito a Sas-

sari per il Palazzo della Provincia. Essi


raccontavano infatti, secondo i titoli
che diede loro lo stesso B., La disperata
difesa degli Illesi dagli assalti dei soldati
romani che li inseguono su per i monti
aizzando contro di essi dei mastini; La difesa degli Antiochesi da un assalto dei
Barbareschi; Alfonso il Magnanimo convoca per la prima volta a Cagliari e presiede le Corti generali del Regno; Eleonora dArborea promulga la Carta de
Logu. Fanno parte della decorazione
della sala anche La Sardegna che custodisce lo scudo dei Savoia e Scienza dellAmministrazione e Scienza dellArchitettura.

Bruschi, Gian Paolo Fotografo (n.


Nuoro). Si divide tra gli studi paesaggistici sardi e quelli della Toscana. Attualmente risiede a Bologna. Specializzatosi con Franco Fontana, dalliniziale
studio del colore, delle geometrie e
della fotografia ha maturato negli ultimi anni un crescente interesse verso
la fotografia di paesaggio e, da ultimo,
quella di reportage. Ha pubblicato il volume Frammenti di terra, 2000, ampia
silloge delle immagini di paesaggio isolano.

Brusco, Antonio Magistrato (Cagliari


1778-ivi 1836). Conseguita la laurea en` nella carriera giudiziaria, in cui si
tro
fece apprezzare per le doti personali e
per la profonda cultura. Percorse una
brillante carriera arrivando a essere
nominato giudice della Reale Udienza;
in seguito fu nominato censore generale dei Monti di soccorso e infine reggente della Segreteria di Stato e di
Guerra.

Brusco, Diego Imprenditore sassarese


(sec. XIX). Nel 1888 costitu` a Sassari la
Banca Cooperativa fra commercianti
della quale fu eletto presidente. Rimase in carica fino al 1893. Ai problemi
`
delle comunicazioni con la penisola e
dedicato un suo opuscolo di Considera-

104

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 110

Brusco Onnis
zioni sul porto di Torres, pubblicato a
Sassari nel 1875.

Sebastiano Brusco Professore di Economia


` di Modena, e` stato alla fine
allUniversita
degli anni Novanta presidente del Banco di
Sardegna.

dustrializzazione nella Sardegna set` stato nominato


tentrionale, nel 1998 e
presidente del Banco di Sardegna, carica che ha tenuto sino alla sua morte
improvvisa nel maggio 2001. Tra i suoi
scritti: Sei domande sulla politica di rinascita, Ichnusa, XI, 56-57, 1964; Agricoltura ricca e classi sociali; Casa e progresso tecnico; Struttura e sviluppo di un
distretto industriale; La meccanica agricola a Reggio Emilia (con A. Baldassarre); Piccole imprese e distretti indu` e partecipazione:
striali; Competitivita
una proposta di politica del lavoro (con
G. Solinas), 1997; Per una storia dei distretti industriali italiani dal secondo dopoguerra agli anni Novanta (con Sergio
Paba), in Storia del capitalismo italiano
dal dopoguerra ad oggi, 1997.

Brusco Onnis, Vincenzo Avvocato e

Brusco, Sebastiano Economista (Sassari 1934-Modena 2001). Dopo la laurea


in Agraria ha mutato indirizzo di studi
specializzandosi a Cambridge tra il
1965 e il 1968 in Economia Politica. Ha
avuto i suoi primi incarichi presso lU` di Sassari, dove ha anche parniversita
tecipato al dibattito politico soprattutto
attraverso la collaborazione con Antonio Pigliaru. Dal 1980 ha avuto la catte` di Modena. Studra presso lUniversita
` stato autore di
dioso di grande rigore, e
numerosi volumi e di articoli in riviste
scientifiche che gli hanno dato noto` a livello europeo nel campo degli
rieta
studi di politica industriale, elaborando in particolare la metodologia
delle ricerche sui distretti industriali: su questo tema il suo insegnamento modenese ha dato vita a una vera
e propria scuola. Limpegno accade` staccato dal suo ammico non lo ha pero
biente dorigine; attento osservatore, a
suo tempo, delle problematiche della
rinascita e studioso dei processi di in-

giornalista (Cagliari 1822-Milano 1888).


Laureatosi in Legge prefer` darsi allat` letteraria, esordendo con Fiori di
tivita
maggio, una raccolta di versi pubblicata
` nel 1845. Di idee redalla Meteora gia
pubblicane, fu tra i principali promotori dei moti studenteschi cagliaritani
che nel 1847 precedettero la fusione.
Promulgato lo statuto diresse a Cagliari
Il Nazionale, primo periodico sardo
di ispirazione liberale. Per sfuggire
alla malaria, alla fine dellanno si trasfer` a Torino dove visse fino al 1854.
Tornato a Cagliari diresse La Gazzetta
popolare, un quotidiano sul quale condusse una battaglia antimonarchica,
fortemente improntata a idee autonomiste e antipiemontesi, al punto da vederla accusata di lebbra anti-sa` nuovamente la
voina; nel 1855 lascio
` in alcune citta
`. A
Sardegna e peregrino
` in rapporto con il gruppo
Torino entro
che faceva capo al filosofo Ausonio
` a una
Franchi, e con questo partecipo
intensa battaglia pubblicistica contro
la pena di morte. Si stabil` quindi a Genova dove ader` ufficialmente al mazzi-

105

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 111

BSE
` con Maurizio Quanianesimo, e lavoro
` itadrio nella redazione de LUnita
liana di cui nel 1861 divenne condirettore. Prese parte alla spedizione dei
Mille, ma a un certo punto non volle
` seguire Garibaldi: ne nacque una
piu
` dal Gelunga polemica che lo allontano
nerale. Rimase legato alle concezioni
di lotta politica rivoluzionaria anche
dopo la morte del Mazzini (anche lui
aveva avuto momenti difficili per il suo
radicalismo antimonarchico) e del Quadrio. Tra i suoi scritti: Fiori di maggio,
versi, 1845; Risorgimento, canto, 1847;
Lisola di Cuba e la Sardegna, Gazzetta
popolare, V, 1854; Il libro speciale del
parlamento, Gazzetta popolare, V,
1854; Le autonomie locali, LOsservatore, 1857; La Sardegna e il conte di Cavour, I popoli uniti, 1860; Un processo
al governo, I popoli uniti, 1860; Storia
della casa gesuita di San Michele in Cagliari, Il Nazionale. Un processo al Go` una appasverno, pubblicato nel 1860, e
sionata recensione de Il Governo e i Comuni di G.B. Tuveri.

BSE = Encefalopatia spongiforme bovina

Bua, Antonio Avvocato e politico


(Oschiri, fine sec. XIX-Sassari, seconda
` sec. XX). Presa la laurea entro
` in
meta
magistratura, ma nel 1932 si dimise per
non essere obbligato a iscriversi al partito fascista, dedicandosi allavvocatura. Culturalmente sardista, di idee federaliste, prese parte al dibattito politico sviluppatosi subito dopo la caduta
`
del fascismo. Teorico della sovranita
della Sardegna, nel 1944 ader` al programma separatista elaborato da Peppino Barranu, polemizzando su Riscossa con il repubblicano unitarista
` a
Michele Saba. In seguito continuo
prendere parte al dibattito politico con
interventi e articoli pubblicati in vari
periodici, contrassegnati dal suo stile
sempre estremamente polemico e bril-

lante. Tra i suoi scritti: Separatismo e


separatisti, Riscossa, 1944; Separatismo: quo vadis Chilone?, Riscossa,
1944; Separatismo: e` lui o non e` lui!, Riscossa, 1944; Autonomia e separatismo,
Riscossa, 1945; Riflessioni su un viaggio, Il Solco, 1945; Sardegna e Sicilia,
Riscossa, 1945; A tu per tu con la
` , Il Solco, 1946; Divagazioni su
realta
un disegno di legge, La Nuova Sardegna, 1950; Non il pelo ma il vizio si voleva cambiare, La Nuova Sardegna,
1950.

Bua, Giovanni (detto Giannetto) Giornalista (Ozieri 1898-Roma 1970). Ottenuta la


` al
laurea in Giurisprudenza si dedico
giornalismo. Esord` giovanissimo nel
1920 collaborando alledizione sarda
de Il giornale dItalia; in seguito divenne redattore capo de LIsola, il
quotidiano di Sassari che aveva sostituito La Nuova Sardegna, e successivamente de Lafricano, che si pubblicava a Tunisi. Dopo poco tempo si spo` ad Atene, dove lavoro
` ne Il giornale
sto
di Roma. Nel secondo dopoguerra
` in Italia e si stabil` a Roma, dove
torno
divenne capo dellUfficio Stampa dellAssicredito.

Bua, Giovanni Maria Religioso (Oschiri


1773-Nuoro 1840). Arcivescovo di Ori` in Teostano dal 1828 al 1840. Si laureo
logia a Sassari nel 1796 e fu ordinato
sacerdote nel 1798. Fu per trentanni
anni parroco del suo paese facendosi
` di organizzatore e
notare per le qualita
per essere riuscito con grande dolcezza
a comporre una lite che lo aveva insanguinato in passato. Nel 1828 fu nominato arcivescovo di Oristano e amministratore apostolico della diocesi di Gal` le due diocesi con
tell`-Nuoro. Governo
grande energia: a Nuoro promosse la
costruzione del Seminario tra il 1829 e
` la ricostruzione della catil 1831 e inizio
tedrale; a Oristano fece costruire un
`
nuovo braccio del Seminario e lo doto

106

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 112

Bubastis
riccamente di suppellettili e libri. Nel
1831 seppe fronteggiare unimminente
carestia acquistando il grano giunto
dal continente e rivendendolo a prezzo
di costo. Interessato anche alla crescita
sociale dei suoi amministrati, si preoc` di promuovere una serie di opere
cupo
pubbliche che creassero occasioni di
lavoro, come la grande strada che collega Oristano a Torregrande. Promosse
` di Nuoro, Tempio e
lelevazione a citta
` della Chiesa
Ozieri e difese le immunita
dopo labolizione dei feudi. Nel 1836 ri` il trasferimento a Cagliari. Tra i
fiuto
suoi scritti, le Lettere pastorali al clero
ed al popolo delle diocesi dOristano e di
Nuoro, 1828-1839. [MASSIMILIANO VIDILI]

miglia dei giudici di Torres, essi lo inclusero nel loro piccolo stato, intrattenendo un buon rapporto con i propri
vassalli che conservarono la loro autonomia. Con larrivo degli Aragonesi nel
1323 i nuovi signori prestarono omaggio
feudale allinfante Alfonso e cos` B. en` a far parte del Regnum Sardiniae. La
tro
` , fu di breve durata; infatti,
cosa, pero
seguendo i Doria ribelli, nel 1325 si
schierarono al loro fianco e combatterono contro gli Aragonesi. Il villaggio
divenne una delle sedi della loro resistenza; nel 1330 fu assalito dalle truppe
di Raimondo Cardona e sub` gravi
danni. Negli anni che seguirono comin` a decadere e a spopolarsi, ma ricio
mase in possesso dei Malaspina fino al
1342, anno in cui il marchese Giovanni,
` in eremorendo senza eredi, lo lascio
` con tutto quanto possedeva a Pietro
dita
IV dAragona. I fratelli del defunto, irritati, tentarono di resistere con le armi
al re e il villaggio cadde nel caos. Dopo
alterne vicende B. fu sequestrato definitivamente ai Malaspina nel 1353; la
sua popolazione era ridotta a poche decine di abitanti e nel corso dei decenni
successivi, scoppiata la seconda guerra
tra Mariano IV e Pietro IV, B., divenuta
` comteatro delle operazioni, si spopolo
pletamente e scomparve.

Bubastis Nome con il quale i Greci e i


Giovanni Maria Bua Arcivescovo di Oristano
` dellOttocento, promosse
nella prima meta
` di Ozieri, Nuoro e Tempio.
lelevazione a citta

Bualis Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria di
Montes. Sorgeva nelle campagne di
` Bainzolu. Agli inizi del
Osilo in localita
secolo XIII, in conseguenza di un fortunato matrimonio, il villaggio fu inserito
fra i territori che passarono in possesso
dei Malaspina. Quando si estinse la fa-

` egizia
Romani chiamavano la divinita
Bastet, dallomonimo centro del culto
della dea che sorgeva nel medio delta
` del panorientale del Nilo. Divinita
theon isiaco, era la protettrice delle
partorienti. Era rappresentata con le
sembianze di gatta oppure con il corpo
di donna e la testa felina. Il suo culto in
` testimoniato da unara ciSardegna e
lindrica in marmo bianco (datata al 35
d.C. dalliscrizione che presenta la coppia consolare in carica) rinvenuta a
Turris Lybisonis che riporta il nome di
C(aius) Cuspius Felix, indicato come sa-

107

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 113

Bucarelli
cerdote della dea. Il ricco apparato decorativo dellara richiama anche Iside
e il fratello-sposo Osiride tramite due
oggetti utilizzati nelle loro cerimonie
pubbliche, il sistro (strumento musicale
costituito da unimpugnatura sulla
quale si innesta un telaio curvato a U
capovolta e attraversato da tre o quattro
sbarrette scorrevoli) e la s`tula (secchio
metallico con fondo solitamente emisferico usato per contenere lacqua lustrale o il latte); limpianto ornamen` completato da una ghirtale dellara e
landa divisa in quattro festoni da due
`i e da due fiaccole. La difserpenti ure
` in generale
fusione del culto di B. e piu
` rodei culti egizi in Sardegna in eta
` stata messa in relazione con larmana e
rivo nellisola di soldati egizi fedeli ad
Antonio e Cleopatra sconfitti durante la
battaglia di Azio nel 31 a.C. [ALBERTO GA-

` occupata dellallestiria a Cagliari e si e


mento di alcune mostre. Ha al suo attivo
articoli di critica darte, fra cui Sardi
nellarte contemporanea, Sardegna,
1955.

` Il nuraghe Loelle e` il piu


` importante
Budduso
dei monumenti preistorici di unarea ricca di
tombe di giganti e dolmen.

` Comune della provincia di OlBudduso

VINI]

Bucarelli, Alessandro Docente di Medicina legale (Castelletto sopra Ticino


1944-Cagliari 2005). Conseguita la lau` dedicato alla rirea in Medicina si e
cerca e ha intrapreso la carriera universitaria. Attualmente insegna presso la
` di Medicina dellUniversita
` di
Facolta
Cagliari. Tra i suoi scritti: Contributo
causistico di paleopatologia in un complesso mascellare facente parte dei resti
cranici di cultura di Ozieri proveniente
da una grotta del Sinis, Rivista di
Scienze preistoriche, 16, I, 1979; I di` e giustizia,
ritti del minore tra sanita
` e giustizia nella Sarde1992; Criminalita
gna Sabauda, 1998; Eutanasia ante litteram in Sardegna (con C. Lubrano), 2003.
Nel 2004 vinse il concorso a cattedra
` di Sassari, ma mor` imnellUniversita
provvisamente a 61 anni.

Bucarelli, Paola Studiosa di storia dellarte (n. Napoli 1938). Sorella di Alessandro, laureata a Cagliari nel 1963, ha
insegnato per molti anni storia dellarte
in diversi istituti di istruzione seconda-

bia-Tempio, compreso nella VI Comu` montana, con 4097 abitanti (al


nita
2004), posto a 700 m sul livello del mare,
`a
collocato in un altipiano che poco piu
sud si eleva nelle punte di una piccola
catena. Regione storica: Montacuto.
Diocesi di Ozieri.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 190 km2 circa, ha la forma
grosso modo ovale e confina a nord con
unisola amministrativa di Olbia e con
Loiri Porto San Paolo, a est con San Teo` , a sud con Lode
` e Bitti, a
doro e Torpe
` dei Sardi. Si tratta di una
ovest con Ala
regione granitica, che conserva solo in
parte gli estesi boschi che la coprivano
un tempo; le parti che si sono rese libere sono utilizzate per la maggior
parte per lallevamento e solo in qualche piccola area per lagricoltura. Al
confine orientale del territorio si trovano, alla pendici della punta Ololvica
(892 m), le sorgenti del Tirso, il maggior
corso dacqua dellisola; mentre a ovest
scorrono alcuni corsi dacqua che
vanno a formare il lago artificiale del

108

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 114

Budduso`
`
Lerno, nei pressi di Pattada. Il paese e
attraversato dalla statale 389, che collega Ozieri con Monti, e che in questo
punto si dirama con un altro braccio
che, piegando verso sud, raggiunge
Bitti e quindi Nuoro.
& STORIA Il centro attuale e
` di origine
medioevale, apparteneva al giudicato
di Torres ed era incluso nella curatoria
di Montacuto. Dopo lestinzione della
famiglia giudicale di Torres, B. e tutto
il Montacuto furono contesi tra i Doria,
gli Arborea e i Visconti; alla fine del secolo XIII il territorio era presidiato da
truppe arborensi che, avendo conquistato il castello di Montacuto, sembrava
dovessero arrivare a controllare lin`
tera curatoria. La situazione muto
quando i Doria, sfruttando il bisogno
che Giacomo II dAragona aveva di trovare alleati per limminente conquista
della Sardegna, nel 1308 si dichiararono vassalli del re e ne ottennero linvestitura. Gli Arborea, anche loro alleati del re, presero atto della nuova situazione ma non rinunciarono alle pro` nel
prie rivendicazioni. Quando pero
1325 i Doria si ribellarono ai loro alleati, il giudice dArborea fece nuovamente occupare il villaggio dalle sue
truppe e lo fece annettere formalmente
al Regno di Sardegna. Negli anni che
seguirono lesercito giudicale e quello
dei Doria continuarono a combattersi
aspramente nellintento di avere il sopravvento luno sullaltro e nel 1339 il
villaggio fu compreso nei territori che
il re dAragona concesse in feudo a Giovanni dArborea, suo fedele alleato e
considerato persona capace di porre
fine al conflitto. Ma Mariano IV, una
volta divenuto giudice, pretese che il
fratello gli prestasse lobbedienza feu` , avendo ottenuto il
dale; Giovanni pero
` e fu per queMontacuto dal re, si rifiuto
sto fatto arrestare. Negli anni che seguirono, scoppiata la guerra tra Mariano

IV e Pietro IV, B. sub` continue devasta` spopolandosi e fu oczioni per cui ando
cupato dalle truppe arborensi, che vi
stanziarono fino alla fine della guerra.
Nel 1410 il villaggio, per quanto semispopolato, cadde in mano del visconte
` ai
di Narbona che solo nel 1420 rinuncio
propri diritti. Nel 1421 fu incluso con
tutto il Montacuto nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Il rapporto
con i nuovi signori non fu dei migliori: i
suoi abitanti nel 1458 si ribellarono per esasperati dal peso dei tributi ma
che
non riuscirono a modificare la loro si` del setuazione. Nella seconda meta
colo i Centelles inclusero B. nellincontrada del Montacuto e il villaggio fu amministrato da un regidor residente a
Ozieri e coadiuvato da una burocrazia
di funzionari baronali. I Centelles si
estinsero nel 1569 e, dopo una lite ere` fino al 1591, il villaggio
ditaria che duro
` ai Borgia; negli anni nei quali
passo
pendette la lite il feudo fu sequestrato
e per alcuni anni fu amministrato da
funzionari reali. Con i Borgia le condi` non mutarono e,
zioni della comunita
`
anzi, nel corso del Seicento si verifico
un aumento del potere del feudatario
` a controllare direttamente
che arrivo
lelezione del majore esautorando com` e nellamminipletamente la comunita
` ai rappresentanti
strazione si appoggio
di alcune famiglie di notabili locali che
gestivano il potere in modo sostanzial` era
mente clientelare e ingiusto. Cio
nel corso del sestato possibile perche
colo erano state create per lesazione
dei tributi le liste feudali dei contribuenti, calcolate in base al loro reddito;
la gestione di queste liste comportava
non solo la determinazione del carico
fiscale per ciascuno ma anche lindividuazione delle categorie degli esenti.
In genere gli esenti erano proprio i notabili locali che finirono per formare
delle elite vassallatiche legate al feuda-

109

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 115

Budduso`
tario. Quando, nel 1740, i Borgia si estinsero, il villaggio aveva 1300 abitanti ed
esprimeva un profondo bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. La sua
struttura sociale si andava modifi` produttive
cando, le crescenti attivita
ne aumentavano notevolmente il benessere e i suoi abitanti avevano iniziato a sfruttare il vasto altipiano compreso nel territorio comunale impiantandovi fiorenti aziende per lallevamento del bestiame. Dopo una lunga serie di vicende ereditarie, nel 1767 il villaggio fu incluso nel ducato del Monta` a Maria Giuseppa Picuto che tocco
mentel erede dei Borgia e moglie di
Pietro Tellez Giron. B. non ebbe, come
molti altri villaggi del Montacuto, un
rapporto facile con i nuovi feudatari
che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a funzionari senza scru` aperpoli, cos` tra il 1774 e il 1785 rifiuto
tamente di pagare i tributi e nel 1795
prese parte ai moti antifeudali. Nel
1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Ozieri e nel 1843 chiuse il tempestoso rapporto con i suoi feudatari. Per
questo periodo abbiamo la testimo` situato in
nianza di Vittorio Angius: E
un altipiano, che verso mezzod` termina in scoscesi dirupi di granito,
quindi in esposizione a tutti i venti. Il
` di 460, divise da
numero delle case e
varie strade irregolari. Si esercitano da
pochi le arti necessarie. Le donne sono
attive nel tessere panno forese [orbace]
e tele. Provveduto ai proprii bisogni
vendono il restante. I telai sono circa
400. Convengono alla scuola normale
40 fanciulli. Si celebrano allanno matrimonii 20, nascono 75, muojono 60. Il
numero delle anime (anno 1833) era di
` fred2200, delle famiglie 450. Il clima e
duccio per la molta elevazione del territorio. Sentesi nellabitato alquanta
` per la sua situazione alle falde
umidita
di una estesa collina. Vi piove con qual-

che abbondanza, e pendente linverno


cade molta neve. La nebbia copre
spesso la sottoposta larga vallata, a
dove concorrono in varii ruscelli le acque della vicina montagna di Lerno. Le
malattie che dominano tra questi popolani sono infiammazioni di petto, reumatismi, artritidi, gastro-enteritidi e
febbri periodiche. Nel territorio circondario sono circa due centinaja di
quelle chiudende che volgarmente si
` sono di molta
appellano tanche. Le piu
`. In alquante si avvicenda la secapacita
mentazione del grano e dellorzo, e poscia si introduce il bestiame: nelle altre
sono inchiuse a pastura le vacche ed i
giovenchi destinati allagricoltura od al
macello. Dentro le mura di esse tanche
sono molti alberi ghiandiferi, e numerosissimi se ne trovano nelle terre
`, e piu
` che in altre
aperte, e di comunita
regioni nella elevata montagna di
Lerno. Pascono in questo territorio vacche circa 6000, capre 7000, pecore 8200,
porci 3000. Quanto dei prodotti sopravanza il consumo della popolazione
`i e Sassari,
vendesi in Terranova, Orose
dove si trasporta di formaggi, tra affumicati e bianchi, non meno di 300 cantara allanno. Le montagne sono popolatissime di cervi, daini e cinghiali.
Sulle giogaje del Lerno abitano una
gran famiglia di mufloni, e incorrono
nelle balestriere [punti dagguato dei
cacciatori] perseguitati dai bracchi e
` pure
` capi. E
mastini in frotte di 30 e piu
ben moltiplicata la generazione delle
sono rare le marvolpi e delle lepri, ne
` caccia per la preziosa
tore, cui si da
pelle. Chi si diletta della caccia dei vo` ferir quante voglia pernici,
latili puo
quaglie, beccaccie, beccaccini, tordi,
anitre ecc. Sono essi ancora in buon numero gli uccelli di rapina, nibbi, falchi,
avoltoi, e tante altre specie, non esclusa
laquila, e laquilastro. I quali ultimi
fanno il nido nelle eccelse rupi del

110

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 116

Budduso`
Lerno, e nelle balze dei salti de Giossu.
Abolite nel 1848 le province fu incluso
nella divisione amministrativa di Sassari, allinterno della quale rimase fino
` a far parte della
al 1859, quando entro
omonima provincia; nei decenni successivi i suoi interessi hanno iniziato a
gravitare sulla rinascente Olbia e la sua
agricoltura; hanno avuto grosso incre` connesse
mento soprattutto le attivita
alla raccolta del sughero e allestrazione del granito. Contemporanea` cremente anche la sua popolazione e
sciuta: agli inizi del Novecento sfiorava
`. Nel secondo dopoguerra
le 5000 unita
` aumentata ancora arla popolazione e
` ; nel
rivando a superare le 7000 unita
1958 una parte del suo vastissimo territorio comunale fu staccata e compresa
in quello di Olbia. Negli anni successivi
` anche B. ha visto diminuire rapipero
damente la popolazione a causa del fenomeno dellemigrazione.
& ECONOMIA B. ha uneconomia basata
soprattutto sullallevamento, che qualche anno fa annoverava un patrimonio
di circa 40 000 capi ovini, 5000 bovini e
oltre 3000 caprini. Negli ultimi decenni
ha avuto un incremento imponente lo
sfruttamento delle cave di granito, con
esportazione in tutte le parti del
` un settore che sta conoscendo
mondo; e
ultimamente un periodo di crisi ma rimane fondamentale per leconomia locale. A questo si collega il commercio
della legna da ardere, che i camion destinati allesportazione del granito trasportano Palla penisola anche per non
fare il viaggio di ritorno a vuoto: da B.
partono poi altri mezzi minori che la distribuiscono in tutta lisola. Alcune
quote di reddito vengono dalla raccolta
del sughero. Il paese ha anche una vocazione turistica, che sta coltivando
grazie alla presenza di un albergo con
50 posti letto e 2 agriturismi con 28 posti
letto. Artigianato. In passato era molto

sviluppato lartigianato tessile, vi si


producevano manufatti di lino e dorbace che avevano anche una discreta
`
commercializzazione. Oggi il paese e
conosciuto per la presenza di laboratori
`
di intaglio del legno. Servizi. Il paese e
collegato mediante autolinee agli altri
centri della provincia. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola
dellobbligo, scuola secondaria superiore, una ricca e animata Biblioteca
comunale, sportello bancario.

` Il granito ha rappresentato
Budduso
soprattutto nel corso del Novecento una
notevole risorsa economica.

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 4209 unita
di cui stranieri 44; maschi 2115; femmine 2089. La tendenza complessiva ri` della
velava una sostanziale stabilita
popolazione, con morti per anno 45 e
nati 44; cancellati dallanagrafe 39;
nuovi iscritti 38. Tra gli indicatori economici; depositi bancari 69 in miliardi
di lire; imponibile medio IRPEF 15 471
in migliaia di lire; ICI 2134; aziende
agricole 542; imprese commerciali 445;

&

111

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 117

Budduso`
esercizi pubblici 55; esercizi allingrosso 6; esercizi al dettaglio 139; ambulanti 218. Tra gli indicatori sociali: occupati 1733; disoccupati 256; inoccupati 260; laureati 77; diplomati 453; con
licenza media 1738; con licenza elementare 2286; analfabeti 211; automezzi circolanti 2651; abbonamenti TV 2057.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` particolarterritorio, molto esteso, e
mente ricco di nuraghi (Curtu, Domighedda, Domo e Porcos, Eligannele,
Errere, Isarita, Iselle, La Corona,
Loelle, Lorica, Ludurru, Lu Nuraghe,
Monte Ladu, Nullu, Ololvica, Ozastru,
Pedrosu, Selcia, Punta Su Nuraghe,
Ruju, SAbila, Sa Ena, Sa Menta, Santu
Tomeu, Sauccu, Seau, Solteni, Sos Li, Ziu Caralu), di dozos, Teltoro, Torroile
mus de janas (Checche, Iselle, Ludurru,
Molino, Nullu, Ozastru), di Tombe di gi` , Ianna de su Saccu, Iselle,
ganti (Biralo
Loelle). Vi sono inoltre la grotta di Contracalpida, la fonte nuragica di Sos Muros, i dolmen di Stiddi e Sos Monumen` romana distribuiti in
tos e ruderi di eta
` . Di particolare impordiverse localita
tanza archeologica sono alcuni siti posti
sullaltipiano, primo fra tutti il complesso di Loelle. Situato a qualche chi` costituito da un
lometro dallabitato, e
` piani la cui
nuraghe polilobato a piu
` in buono stato di
struttura imponente e
conservazione; la torre centrale conserva un grande ambiente interno e
una scala che porta ai piani superiori.
` circondato da un villaggio
Il nuraghe e
nuragico costituito da capanne circolari, ancora inesplorato, da alcune
Tombe di giganti molto danneggiate poste a circa 200 m di distanza e, accanto a
queste ultime, da un dolmen. Sempre
sullaltipiano, lungo la strada per Bitti,
` il complesso di Teltoro, costituito da
e
un nuraghe molto danneggiato nei cui
`
pressi affiorano resti consistenti di eta
romana, in particolare quelli di una

strada che doveva portare a Caput Tyrsi.


Sempre sulla via per Bitti si trova, accanto ad altri nuraghi, il complesso di
Chervinu dove, accanto a un nuraghe
monotorre che si erge sopra una rupe
granitica, si conservano notevoli resti
` romana. Altro sito
di costruzioni di eta
`
di grande importanza scientifica e
quello di Sos Monumentos, posto in un
` coterritorio vicino al corso del Tirso: e
stituito da un dolmen formato da quattro scheggioni rocciosi che sorreggono
un lastrone di 2,50 x 2,55 m attorno al
quale era un cerchio di pietre predisposto per contenere un cumulo di terra
che ricopriva il dolmen; a breve di` situata una Tomba di giganti,
stanza e
detta Ianna de su Saccu, con lesedra e
la porta di accesso parzialmente conservate e resti del corridoio sepolcrale.
Va infine ricordato il sito di Elcomis
dove si trova un dolmen formato da pietre infisse nel suolo che sostengono un
lastrone di 3 m per 2 circondato da un
recinto ellittico in pietra.

` Il centro, patria del granito sardo,


Budduso
ha ospitato per anni una importante rassegna
internazionale di scultura.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE


E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico di
` particolare: e
` costituito da un nuB. e
` svicleo centrale intorno al quale si e
luppata la parte restante dellabitato
con un sistema a scacchiera; le sue
strade sono prevalentemente lastricate
&

112

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 118

Budduso`
in granito, vi si affacciano le tipiche
case in granito a vista e qualche pretenzioso palazzotto ottocentesco di una
certa eleganza. Nel centro storico sorge
la chiesa di SantAnastasia, parrocchiale di impianto molto antico che nel
` degradando. Per
corso dei secoli ando
porre rimedio alla situazione, a partire
` dellOttocento e
`
dalla seconda meta
stata radicalmente ristrutturata e attualmente presenta un impianto a
croce latina di una qualche eleganza.
` costruita in conci di graLa facciata e
nito, coronata da un timpano e da una
grande croce; nellinterno sono conservati alcuni quadri di Gerolamo Ruffino,
pittore napoletano del Settecento, dipinti nel 1754. Poco distante sorge il
campanile a canna quadrata coronato
da una cuspide. Altre chiese del centro
storico sono quella di San Quirico, costruita nel 1651 da un sacerdote di Alghero in adempimento di un voto fatto
per essere scampato a una tempesta.
Ledificio ha una navata completata
dallabside semicircolare e coperta da
una cupola, da una serie di cappelle laterali e da una cantoria dalla struttura
` stato spesso rimain legno. Ledificio e
neggiato nel corso dei secoli e custodisce un altare ligneo policromo, riccamente intagliato e dotato di nicchie risalente al secolo XVIII, un pulpito in
legno con un confessionale risalente
allo stesso periodo, statue lignee e alcune tele attribuite a Gerolamo Ruffino. La chiesa di SantAmbrogio, costruita in conci di granito nel secolo
` situata oggi alla periferia delXVIII, e
labitato. Ha un impianto a una sola navata e nel corso dei secoli ha sub`to al`
cune ristrutturazioni. La facciata e
completata da un campaniletto a vela e
i muri perimetrali sono accompagnati
`
da contrafforti. Lungo la strada per Ala
dei Sardi sorge la chiesa campestre di
Santa Reparata, edificio risalente alla

fine del secolo XV, costruito in forme


gotico-catalane a una sola navata completata dal presbiterio. Nel corso dei
secoli successivi ha sub`to diverse ristrutturazioni e modifiche, radicale
quella del 1913 quando al suo impianto
originario fu aggiunta una seconda navata. Va infine ricordata la chiesa di San
Sebastiano costruita nel 1600 e divenuta
cappella del cimitero. Dal punto di vista
naturalistico il sito di maggiore inte` costituito dallaltipiano che
resse e
prende il nome dal paese. Si tratta di
una vasto territorio granitico coperto
in parte da immense sugherete che, anche se danneggiate da un incendio nel
1983, conservano un fascino notevole e
fanno da contorno ai molti siti archeo` gia
` detto. Nella sua
logici di cui si e
parte orientale tra Monte Logos e Sa
Janna Bassa, dove si trovano le sorgenti
` rotto da impodel Tirso, il paesaggio e
nenti massi granitici e da grandissime
sughere.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le
` caratteristiche tradizioni di B. ripiu
guardavano labitudine allattitidu o
compianto funebre, ancora praticato
nei primi decenni del Novecento, soprattutto per persone di elevata condizione sociale; i canti erano eseguiti da
donne che mettevano a frutto una loro
` di improvvisare. Altra
innata capacita
tradizione molto complessa e articolata, probabilmente legata al bisogno
di conservare nel tempo lassetto socioeconomico del villaggio, riguardava il
matrimonio: spesso vi si praticava lusanza di far sposare, per ragioni patrimoniali o per comporre antiche faide,
bambini e bambine ancora impuberi.
Anche il matrimonio tra due adulti era
minutamente regolato: allatto della cerimonia luomo doveva possedere i
mezzi per mandare avanti la propria at` (carro, buoi e strumenti se contativita
dino; un certo numero di pecore o di

113

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 119

Budelli
altri capi di bestiame se pastore); la
donna doveva invece provvedere allarredamento della casa. In caso di matrimonio tra persone facoltose il padre
dello sposo era tenuto a corrispondere
un capitale o un certo numero di capi di
bestiame, il padre della sposa a garantire il vitto ai due giovani coniugi per
`
tre anni. Di tutte queste usanze si e
persa memoria. Attualmente alcune
tradizioni vengono conservate nelle feste popolari, in particolare quella di
Santa Reparata che si svolge la prima
domenica di settembre e il successivo
luned` presso lomonima chiesetta;
` allestita da quattro subrastantes
essa e
che hanno il compito di raccogliere i
fondi necessari per organizzare la festa
e il grande banchetto finale da offrire a
` a base di
tutti i partecipanti. Il pasto e
carne di vacca con minestra cucinata in
`
enormi calderoni. Lorganizzazione e
piuttosto grandiosa: possono partecipare al banchetto fino a tre-quattromila
persone.

Guglielmo, medico di Bonifacio. Il complesso fu posto sotto la giurisdizione del


vescovo di Civita e nel 1243 aggregato
allordine benedettino; dovette essere
un centro di grande rinomanza; nello
stesso anno il priore di Santa Maria fu
autorizzato a liberare dalla scomunica
Adelasia di Torres che aveva sposato
Enzo di Hohenstaufen (detto Enzo re
`
di Sardegna). In seguito la comunita
` a prosperare, ma dopo la cocontinuo
stituzione del Regno di Sardegna, passata lisola sotto linfluenza politica de` lentamente a
gli Aragonesi, comincio
decadere. Fu distrutto nel corso del secolo XVI da unincursione di corsari
turchi.

Budelli Isola dellarcipelago della Mad` una delle piu


`
dalena. A nord di Spargi, e
vicine alla Corsica. Famosa per la sua
spiaggia rosa in cui Michelangelo An` una memorabile scena del
tonioni giro
` diventata una
suo film Deserto rosso, e
meta obbligata del turismo estivo. Leccessiva presenza di natanti e visitatori
ha consigliato (forse perfino tardivamente) una serie di vincoli imposti
` del parco nazionale deldalle autorita
larcipelago della Maddalena, istituito
` interessante anche per
nel 1996. B. e
un antico complesso religioso di origini
medioevali situato nellomonima isola
(Celsaria). Compreso nel giudicato di
Gallura, faceva parte della curatoria di
Unali. Era costituito da una chiesa e da
un convento che furono probabilmente
costruiti agli inizi del secolo XIII sopra
` non si
un antico eremitaggio di cui pero
` traccia, per la munificenza di un
ha piu

Budelli Arcipelago di La Maddalena. Lisola


e` famosa per la sua spiaggia rosa, dove
` alcune scene di
Michelangelo Antonioni giro
un suo film.

Budoni Comune della provincia di Olbia-Tempio, compreso nella X Comu` montana, con 4310 abitanti (al
nita
2004), posto a 16 m sul livello del mare,
collocato in un una sottile fascia pianeggiante occupata in parte da stagni

114

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 120

Budoni
che si trova tra le colline della costa
orientale, nella zona tra Posada e San
Teodoro, e il mar Tirreno. Regione storica: Posada. Diocesi di Nuoro.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 55,90 km 2 : ha la forma
grosso modo trapezoidale e confina a
nord con San Teodoro, a est col mare, a
`. La
sud con Posada, a ovest con Torpe
regione, per lungo tempo disabitata, si
` andata lentamente popolando per
e
`
lafflusso di pastori venuti da Budduso
e dalla Gallura per sfruttare i pascoli
del retroterra collinare, i quali hanno
dato vita a un tipo di insediamento
` costituito ancora oggi da
sparso che e
una miriade di frazioni; solo in seguito
` apparso evidente che le maggiori pose
` di sviluppo potevano venire
sibilita
dalla fascia costiera, caratterizzata da
alcune spiagge alternate a tratti di sco` affascinante
gliera e resa ancora piu
dagli stagni formati dal rio B. nel suo
tratto terminale. La principale via di
` costituita dalla veccomunicazione e
chia statale 125 Orientale sarda, cui si
` aggiunta di recente la superstrada Abe
basanta-Nuoro-Olbia; una serie di vie
minori e interne assicurano il collega`
mento con le frazioni e con le localita
del litorale.
& STORIA Lattuale centro ha origini
` costituito a cavallo
molto recenti: si e
tra Ottocento e Novecento, a mano a
mano che veniva popolato da pastori
provenienti dalle zone interne alla ricerca di pascoli. Essi costituirono in un
primo tempo degli insediamenti sparsi,
sul tipo dello stazzo gallurese, che poi in
molti casi sono cresciuti sino a divenire
le attuali frazioni, alcune delle quali
collocate a nord del paese (Agrustos,
Berruiles, Straulas, Strugas), altre
nella parte meridionale del territorio
` , San Pie(Brunella, Limpiddu, Solita
` , Tamarispa, Tanaunella).
tro, Talava
Sino a qualche decennio fa il centro

maggiore era costituito da alcune abitazioni, una cantoniera dellANAS, un


mulino e la chiesa di San Giovanni Battista, tutti allineati lungo la statale. Dal
punto di vista amministrativo il territorio faceva parte del comune di Posada e
` stata conquistata sollautonomia e
tanto nel 1959. Due anni dopo la popola` si raccozione, che per oltre la meta
glieva nelle frazioni, superava le 2200
` . Negli ultimi decenni ha avuto un
unita
ulteriore notevole sviluppo grazie al turismo che le sue bellissime spiagge e i
suoi stagni attirano.
& ECONOMIA La base della sua econo` data dallagricoltura, in particomia e
lare la viticoltura, e dalla pastorizia; di
particolare rilievo la produzione di formaggi ovini e caprini nel caseificio
della Cooperativa Gruppo Pastori. Di
` anche il comnotevole importanza e
mercio, ma da qualche tempo il settore
` diventato quello del turismo
trainante e
`
che ha dato grande impulso alle attivita
edilizie; al momento si avvale di 18 alberghi con 1931 posti letto, 3 aziende
agrituristiche con 36 posti letto, 23 ri` collegato
storanti. Servizi. Il paese e
mediante autolinee agli altri centri
della provincia. Dispone di medico, farmacia, scuola dellobbligo, Biblioteca
comunale e sportello bancario.

Budoni Panorama con il porto.

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 4117 unita

&

115

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 121

Budroni
di cui stranieri 146; maschi 2092; femmine 2025; famiglie 1489. La tendenza
complessiva rivelava un aumento della
popolazione, con morti per anno 35 e
nati 48; cancellati dallanagrafe 99;
nuovi iscritti 117. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
12 582 in migliaia di lire; versamenti
ICI 3649; aziende agricole 321; imprese
commerciali 351; esercizi pubblici 61;
esercizi al dettaglio 125; ambulanti 7.
Tra gli indicatori sociali: occupati
1016; disoccupati 273; inoccupati 131;
laureati 41; diplomati 332; con licenza
media 1201; con licenza elementare
1065; analfabeti 156; automezzi circolanti 1333; abbonamenti TV 795.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel
suo territorio sono tracce di un approdo
` augustea
romano sviluppatosi in eta
lungo la strada che da Carales portava
a Olbia. La traccia dellantico insediamento rimane nellattuale nome di
Agrustos.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` sviluppato
RALE Il tessuto urbano si e
attorno a piccoli nuclei, derivanti da
stazzi, in cui sono ancora conservate alcune case del tipo gallurese in granito.
Gli edifici di maggiore interesse sono la
chiesa di San Giovanni Battista, tuttora
parrocchiale del centro maggiore, e alcune altre chiese o piccole cappelle
erette nelle frazioni: San Lorenzo, San
Sebastiano, SantAntonio da Padova,
SantAnna, Santa Maria, San Gavino. A
volte si tratta di chiesette in origine isolate in mezzo alla campagna, utilizzate
dai pastori, cos` come avveniva in Gallura, come luogo di aggregazione e per
la sepoltura dei defunti.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Que` luogo di incontro di poposta regione e
lazioni di diversa lingua e cultura, cos`
che vi si sente parlare sia il logudorese
che il gallurese; un tempo le differenze
si avvertivano maggiormente, persino

nellalimentazione e nel modo di confezionare il pane ecc.; la componente gallurese aveva ad esempio la consuetu`dine di organizzare un pranzo, la multa
sgia, per rifocillare parenti e conoscenti che si riunivano per un funerale;
mentre la richiesta di una ragazza in
sposa avveniva secondo il poetico rito
della pricunta, la domanda, organizzato come una piccola rappresentazione. Oggi i costumi si stanno omologando, e le due parti della popolazione,
ormai fuse luna con laltra, si incontrano per le feste che vengono organizzate nella buona stagione nel capoluogo
e nelle frazioni, in parte anche con lintento di intrattenere turisti e villeg` tipica rimane quella di
gianti. La piu
SantAntonio Abate, che si svolge il 16 e
`
17 gennaio e culmina in un grande falo
ottenuto bruciando cataste di cisto alte
fino a dieci metri.

Budroni, Giovanni Battista Pittore


` nel Sassarese a par(sec. XVIII). Opero
` del secolo. Di
tire dalla seconda meta
lui rimangono diverse opere: di particolare importanza sono quelle conservate nella parrocchiale di Borutta.

Budruni, Antonio Insegnante, studioso


di storia (n. Alghero 1952). Conseguita la
` dedicato allinselaurea in Lettere si e
gnamento nelle scuole secondarie. Profondo conoscitore della storia di Alghero, ha lavorato anche presso lUni` di Sassari, dove ha collaborato
versita
con M. Brigaglia. Tra i suoi scritti: Breve
storia di Alghero, voll. 2, 1982; La Sardegna secondo gli storici catalani, Ichnusa, 8, 1985; Pestilenze e ripopola` spagnola 1582mento ad Alghero in eta
1652, Quaderni sardi di Storia, 5,
1986; I giorni del massacro, Ichnusa,
10, 1986 (sulla persecuzione e la strage
di lavoratori sardi a Itri, nel 1911, in cui
vennero uccisi 9 operai); Cronologia
della Sardegna contemporanea (con M.
Brigaglia, S. Sechi e R. Cecaro), in La

116

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 122

Buffa
Sardegna. Enciclopedia, III, 1988; Splendori e miserie. Alghero nelle cronache dei
viaggiatori dellOttocento (con Yvette
Gagliano), 1991; Aspetti di vita sociale in
` spagnola, in AlAlghero durante lEta
ghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Sto` e di una minoranza cataria di una citta
lana in Italia (XV-XX sec.) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.

Buduntini Abitanti della citta` di Butuntum (odierna Bitonto, in provincia di


Bari) nella Puglia romana. I B. sono citati in uniscrizione rinvenuta nella
zona del lago Baratz, nelle vicinanze di
Porto Ferro (Alghero), conservata nel
Museo G.A. Sanna di Sassari. Lepigrafe, incisa su una stele di arenaria, si
articola in tre linee di testo: Sodales /
Buduntini / fecerunt. Liscrizione testimonia quindi che persone provenienti
dal centro in questione avevano dato
origine in Sardegna a una sodalitas,
vale a dire a unassociazione avente
probabilmente scopi funerari. Lepi` datare, sulla base della
grafe si puo
forma delle lettere, al secolo I a.C.
Liscrizione costituisce non solo una testimonianza preziosa del fenomeno associativo nellisola, complessivamente
poco attestato nella documentazione
epigrafica sarda, ma anche dei rapporti
commerciali della Sardegna con la Puglia romana, ulteriormente confermati
dal ritrovamento di anfore brindisine
come quella rinvenuta a Cagliari con il
bollo [AN]DRONICI. [FRANCO PORRA`]

Buerba, Pietro Religioso (Oristano,


inizi sec. XVI-ivi 1574). Arcivescovo di
Oristano dal 1572 al 1574. Canonico regolare di SantAgostino e uomo di
grande cultura, era dottore in Decretali. Recatosi in Spagna, fu introdotto
nella corte di Filippo II che fin` per ap`. Nel 1572, su
prezzarne le grandi qualita
indicazione del sovrano, fu nominato
arcivescovo di Oristano da papa Gregorio XIII; tornato a Oristano, resse la dio-

cesi per soli due anni. [MASSIMILIANO VIDILI]

Buesca, Pasquale Pittore (n. Orgosolo


1947). Autodidatta, ha cominciato a dipingere negli stessi anni in cui, a partire dal 1968 e sugli stimoli offerti da
Francesco Del Casino, insegnante in
quelle scuole medie, il Circolo culturale di Orgosolo inventava il movimento dei murales di protesta, che si sarebbe esteso a molti centri della Sardegna. Anche B. dipinse allinizio, usando
dapprima la tecnica dellacquerello,
temi della condizione sociale di Orgosolo e dei suoi difficili rapporti con lo
Stato (le perquisizioni di massa) e la Regione (la protesta dei pastori a Cagliari).

Buffa, Edoardo Pittore (Cagliari 1878ivi 1961). Fece i suoi studi presso la
Scuola darte di Roma. Combattente
nella prima guerra mondiale, nel dopoguerra si stabil` a Treviso, dove apr` il
` come
suo studio acquistando notorieta
`a
acquerellista. Dopo alcuni anni torno
Cagliari e vi si stabil`; eccelleva come
bozzettista e caricaturista dei personaggi tipici della Cagliari popolare,
che coglieva nei luoghi caratteristici
` e rappresentava con mano
della citta
felice. Fu anche ritrattista di notevole
efficacia.

Buffa, Giancarlo Pittore e poeta (n. Cagliari 1944). Dopo aver completato i suoi
` dedicato allinsegnamento del
studi si e
disegno e della storia dellarte nelle
scuole secondarie. Dotato di notevoli
` , si e
` dedicato alla pittura. Ecqualita
celle soprattutto nella caricatura, in
cui riesce a cogliere in modo ironico gli
` significativi dei personaggi
aspetti piu
` anche autore di versi deliche ritrae. E
cati e profondi, fra i quali La bimba e il
mago nellisola del fuoco, 1984; La foresta
pietrificata, 1989.

Buffa, Roberto Antropologo (n. sec.


XX). Ha fatto parte del gruppo che nel

117

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 123

Buffa
1994 ha studiato gli scheletri rinvenuti
nella Grotta di Santa Caterina di Pittinuri, di cui ha dato conto nellarticolo
Primo resoconto sul materiale scheletrico
umano proveniente dalla grotticella ipogeica di Santa Caterina di Pittinuri, Notiziario di Archeoantropologia, 1, 1995.

Finita la seconda guerra mondiale si ci` con alcuni film davventura (Il
mento
brigante Musolino, 1950) e nellinterpretazione di drammi come Catene (1949) e
I figli di nessuno (1951) che gli diedero
un successo enorme. In Le notti di Cabiria, di Federico Fellini (1957), inter` se stesso non senza una punta di
preto
autoironia.

Buganvillea Le appariscenti brattee


racchiudono il fiore vero e proprio.
Salvatore Amedeo Buffa Lattore di Pirri
divenne celebre con lo pseudonimo di Amedeo
Nazzari.

Buffa, Salvatore Amedeo (noto con il


nome darte di Amedeo Nazzari) Attore cinematografico (Pirri 1907-Roma 1979).
Amedeo Nazzari (Nazzari era il cognome della madre), esord` come attore
di teatro lavorando nelle migliori compagnie, tra cui quella di Pirandello, e
` al cinema. Interdopo il 1935 approdo
` personaggi di eroe romantico in
preto
`,
film che gli diedero grande notorieta
tra i quali Cavalleria (1936) e Luciano
Serra pilota (1938), tutti e due di Goffredo Alessandrini. Divenne popolarissimo con La cena delle beffe, di Alessan` podro Blasetti (1941), tratto da un gia
polare dramma storico di Sem Benelli.

Buganvillea Genere di piante appartenenti alla famiglia delle Nictaginacee,


a cui appartengono oltre venti specie.
Arbusti rampicanti con fusti legnosi, ramosissimi, intricati e spinosi, che possono crescere sino a 10 m; le foglie, glabre, sono verde tenero, e i fiori, piccoli e
tubulari, gialli, avvolti da vistose brat` foglie trasformate) di consitee (cioe
stenza cartacea, considerate a torto i
veri fiori, che possono essere di diversi
` (bianco,
colori a seconda della qualita
arancio, rosa, rosso, viola) e spesso persistono sulla pianta per tutta la primavera e lestate. In inverno la b. si spoglia
delle foglie. Originaria del Brasile, la b.
fu portata in Europa nella seconda
` del Settecento. In Sardegna le
meta
condizioni climatiche sono ideali per

118

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 124

Buggerru
la sua coltivazione: viene quindi largamente utilizzata per siepi, muri e pergolati, che si ricoprono delle vistose fioriture monocromatiche o spesso, nelle as` , multicosociazioni di diverse varieta
lori. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Buggerru Comune della provincia di


Carbonia-Iglesias, compreso nella XIX
` montana, con 1126 abitanti
Comunita
(al 2004), posto a 51 m sul livello del
mare, affacciato sul mare di Sardegna,
da un canalone scavato nelle montagne
dellIglesiente, nel punto in cui si apre
unampia insenatura tra il capo Pecora
e la bellissima spiaggia di Cala Domestica. Regione storica: Cixerri. Diocesi
di Iglesias.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 48,23 km2: ha forma grosso
modo triangolare e confina a nord e a
est con Fluminimaggiore, a sud con
Iglesias e a ovest con il mare. Si tratta
di una regione di rilievi piuttosto aspri,
`
anche se non molto alti; la superficie e
in genere arida e, scomparsa la vegetazione dalto fusto a causa del disbosca` ricoperta premento e degli incendi, e
valentemente di macchia mediterranea. Il maggiore interesse viene o, me` venuto nei decenni passati dalla
glio, e
natura del sottosuolo, ricco di minerali
` alta
quali lo zinco e il piombo. La costa e
nella parte meridionale del litorale,
mentre in quella settentrionale si apre
la lunga spiaggia di Portixeddu. Il paese
` collegato per mezzo di una strada see
condaria che ha inizio dalla statale 126
nei pressi di Fluminimaggiore, e prosegue poi verso sud, toccando le frazioni
di Iglesias Nebida e Masua e ricongiungendosi infine alla statale.
& STORIA Il villaggio si e
` sviluppato in
tempi recenti in un territorio compreso
nel salto di Gessa che si stende con i
suoi 12 000 ha a nord di Iglesias tra il
mare e il villaggio di Fluminimaggiore.
` dellOttocento il territorio fu
A meta

concesso alla compagnia del conte Bel` le foreste ridutrame che ne devasto
cendole in carbone. Per la posizione in
cui si trova il canalone nel quale poi
sorse il villaggio era stato scelto sin dal
1850 dai boscaioli e dai carbonai per
impiantarvi le loro rudimentali capanne.

Buggerru La vecchia minera. Leconomia


` mineraria.
del paese era basata sullattivita

Lopera dei carbonai fu ben presto accompagnata da quella dei primi ricercatori di minerali che a partire dal
` Pranu Santu avviarono
1854 in localita
scavi sistematici; ben presto limpianto
crebbe e nel 1856 contava molti addetti,
ma nel breve volgere di qualche anno i
risultati non parvero sufficienti e venne
chiuso. Il demanio cedette allora lintero salto di Gessa al conte Ciarella di
Cagliari e a un suo socio, il signor Millo,
i quali nel 1862 cedettero a loro volta il
complesso alla famiglia Modigliani (=)
di Livorno. La cessione riguardava solo
il possesso della superficie del territo`
rio: il diritto minerario, che si ando
evolvendo in quegli anni, non esclu` che sullo
deva infatti la possibilita
stesso terreno potessero essere date a
terzi concessioni per lo sfruttamento di
filoni minerari. In effetti cos` fu e
quando nel 1864 fu concesso, negli
stessi terreni dei Modigliani, il permesso di ricerca di calamina allingegnere Giovanni Eyquem per unarea di

119

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 125

Buggerru
1500 ha, si crearono le condizioni per un
aspro conflitto giudiziario dal quale i
Modigliani uscirono perdenti. Il successo di Eyquem, che in vista dello
sfruttamento della concessione aveva
` delle Miniere di
costituito la societa
` la nascita della
Malfidano, segno
grande miniera e di B. Il villaggio
` in pochi
crebbe rapidamente, arrivo
anni ad avere 500 abitanti; era formato
da case disposte a schiera sul fianco del
canalone, ma gli operai vivevano in condizioni disumane. Ben presto sulla
spiaggia sottostante venne costruito un
porticciolo da cui i minerali estratti
partivano, una volta sistemati su barconi diretti a Carloforte. Con lo svi` minerarie la popoluppo delle attivita
lazione di B. crebbe vertiginosamente
fino a toccare nel 1900 i 6000 abitanti,
dei quali 3000 minatori. Il paese, che
era frazione di Fluminimaggiore, non
` di servizi adeguati, e le
disponeva pero
condizioni di vita che la Malfidano garantiva ai suoi operai erano di livello
inferiore rispetto a quelle che avevano
gli operai di villaggi vicini; i rapporti
tra operai e direzione della miniera si
` tesi e nel 1904 sfociafecero sempre piu
rono nello sciopero la cui repressione
` alcuni morti tra gli operai.
costo
Levento segna una data di importanza
storica per la vicenda mineraria e sindacale della Sardegna e dellItalia (da
` celebrato il centesimo anpoco se ne e
da quellepiniversario) anche perche
sodio (e altri contemporanei) ebbe origine il primo sciopero generale nazio`
nale. Nei decenni successivi lattivita
` lentamente esaudella miniera ando
rendosi; il villaggio nel 1961 ottenne finalmente lautonomia da Fluminimaggiore ma la sua popolazione si era ora` di 1700 unita
`. Atmai ridotta a poco piu
tualmente B. ha avuto un certo rilancio
` della pegrazie al turismo e alle attivita
` stato ricostruito e adatsca. Il porto e

tato alle barche da diporto, e si attende


la valorizzazione di tutto questo tratto
di costa, rimasto sino ad ora fuori mano
` paenonostante le sue indubbie qualita
saggistiche e ambientali.
& ECONOMIA La sua economia era ba` mineraria; una volta
sata sullattivita
` stata interrotta si e
` puntato
che questa e
sulla pesca e soprattutto sulliniziativa
` contare
turistica, che al momento puo
su un campeggio, una azienda agrituristica e due ristoranti. Servizi. Il centro
` collegato mediante autolinee
abitato e
agli altri centri della provincia; dispone
a breve distanza di un porticciolo
adatto alle imbarcazioni da diporto e ai
pescherecci. Dispone di medico, farmacia, scuola dellobbligo e sportello di
servizi bancari.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1222 unita
di cui stranieri 4; maschi 587; femmine
635; famiglie 598. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione
della popolazione, con morti per anno
11 e nati 4; cancellati dallanagrafe 22;
nuovi iscritti 22. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
16 675 in migliaia di lire; versamenti
ICI 761; aziende agricole 74; imprese
commerciali 4; esercizi pubblici 10;
esercizi al dettaglio 24. Tra gli indicatori sociali: occupati 286; disoccupati
66; inoccupati 61; laureati 6; diplomati
89; con licenza media 386; con licenza
elementare 426; analfabeti 36; automezzi circolanti 414; abbonamenti TV
359.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ancora ricco di siti di arterritorio e
cheologia industriale di grande interesse; tra questi vanno ricordati alcuni
impianti che sorgono nello stesso villaggio. Si tratta degli edifici della laveria
che sorge sulla spiaggia e fu inaugurata
nel 1886; allinterno la grande laveria
` rimasta la strutMalfidano della quale e

120

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 126

Buggerru
tura in legno poggiata su una base in
muratura; sul costone del canalone sul
quale si sviluppa il villaggio una suggestiva strada a picco sul mare costruita
per consentire il trasporto su rotaia dei
materiali estratti nella zona di Pranu
Santu porta a una quota di 50 m fino
allimbocco della suggestiva Galleria
Henry che prosegue in sotterraneo per
` di 1 km e giunge al mare tra frepiu
quenti affacci e termina su uno spiazzo
(Il Piazzaletto) nel quale si trovano altre strutture industriali quali una officina e un forno. A qualche chilometro
` che rimane
dal centro urbano sorge cio
degli impianti della grande miniera di
Malfidano che fu la ragione principale
della nascita e dello sviluppo del villaggio.

Buggerru Monumento ai caduti della


protesta operaia del settembre 1904 (la
chiamarono la Domenica di sangue).
Sculture di Pinuccio Sciola.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
` disposto
E AMBIENTALE Il villaggio e
lungo il fondo di un largo canalone che
` diviso in due
digrada verso il mare ed e
sezioni: la prima, affacciata sullinse` che rimane denatura, comprende cio
` nel suo
gli impianti industriali ed e
complesso di grande interesse per larcheologia industriale; la seconda, sviluppata nel fondovalle, comprende gli
edifici residenziali che ospitavano il direttore, gli ingegneri e i tecnici in un
complesso di casette curatissime e di-

sposte secondo schemi razionali; oc` circondano dai


cupa un declivio che e
quartieri operai di Rosmarino e di
Monte Beccu nei quali vivevano, in con` , migliaia
dizioni di grande precarieta
di operai con le loro famiglie. Lungo la
strada di accesso, che dopo alcuni tornanti diviene via centrale e piazza, si
trovano, in direzione della spiaggia, i
resti delle strutture per lestrazione e il
trasporto della calamina. In un piccolo
prato giacciono, vicino a un carrello che
ricorda il loro lavoro, le statue in pietra
di tre minatori, a ricordo delle tre vittime delleccidio del 1904: Salvatore
` moglie e sei
Montixi, 49 anni, che lascio
figli, Felice Littera e Giovanni Pilloni.
Erano rispettivamente di Sardara, Ma`
sullas e Tramatza, a significare, come e
stato giustamente scritto, che i lavora` a se

tori di B. non erano una realta


stante ma comprendevano tutti i poveri
e i diseredati della Sardegna. Il monu` opera del noto scultore Pinucmento e
cio Sciola di San Sperate e risale al
1984, quando le solenni celebrazioni
per lottantesimo anniversario delleccidio culminarono in un convegno di
storici e in una manifestazione popolare; oggi rimane a ricordare quegli
anni, mentre il paese, ridotto da tempo
` di mille abitanti, e
` impea poco piu
gnato nella faticosa ricerca di una
nuova vocazione. Si conferma la neces` di non dimenticare il tempo delle
sita
rivendicazioni quando la vita in miniera era durissima: dai salari miseri
alla scarsa igiene del posto del lavoro e
delle abitazioni, dai lunghissimi orari
` degli spacci cui tutti erano
allesosita
costretti a rivolgersi per i generi di
` . Nel settembre del
prima necessita
1904 un plotone di militari, chiamati
` Malfidano,
dal direttore della societa
che voleva imporre una modifica allorario, arrivarono tra i lavoratori in agitazione; volarono delle sassate e subito

121

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 127

Buglia
le armi iniziarono a sparare: due minatori morirono subito, un terzo dopo alcuni giorni di agonia, numerosi altri rimasero feriti. Una giornata rimasta memorabile per questo suo tragico esito
, una volta che la notima anche perche
zia si diffuse in tutta Italia, le organizzazioni dei lavoratori diedero vita al
primo sciopero generale della loro storia.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Costi`
tuito da lavoratori provenienti dalle piu
`, B. non ha ovviamente
diverse localita
una lingua locale uniforme e tanto
meno un suo costume tradizionale. La
popolazione si riunisce tuttavia per alcune ricorrenze festive che hanno
preso piede nei pochi decenni della
sua vita: il 29 giugno per la festa di San
Pietro, considerato il protettore dei pescatori; il 4 dicembre per quella di
Santa Barbara, protettrice dei minatori. Si organizzano manifestazioni carnevalesche, con tanto di rogo finale. Per
` stato da poco
incentivare il turismo e
ideato il Ferragosto buggerraio, con
spettacoli e gare.

Buglia, Lorenzo Gentiluomo pisano


` sec. XIII-Cagliari?,
(Pisa, seconda meta
dopo 1325). Apparteneva a unantica famiglia legata ai Gualandi, che aveva
qualche interesse nel giudicato dArborea. Nel 1297 fu nominato ambasciatore
di Pisa presso il giudice Giovanni dArborea; una volta stabilitosi a Oristano
contribu` a orientare la politica di dipendenza del giudicato dal Comune
dellArno. Nel 1322 era capitano delle
terre che Pisa possedeva nel giudicato
di Cagliari; mor` dopo il 1325.

Buglossa Pianta perenne della famiglia delle Boraginacee (Anchusa italica


Retz.). Fusto erbaceo eretto, tomentoso
e ramificato; foglie basali lineari, superiori lanceolate, fiori azzurro intenso
riunite in infiorescenze apicali. Cresce
nei campi e in ambienti degradati. Fio-

risce in tarda primavera e inizio estate.


Esistono in Sardegna diverse specie affini, tutte endemiche: la b. sarda (A. crispa Viv.), biennale, caratterizzata dal
portamento prostrato e da piccoli fiori
azzurro chiaro tendente al violetto, che
cresce soltanto in ambienti sabbiosi co` insestieri del nord della Sardegna, e
rita nellelenco di piante di importanza
comunitaria (con due siti segnalati); lA.
littorea Moris, lA. marittima Valsecchi e
lA. undulata L. ssp. capellii (Moris) Valsecchi hanno areali ristrettissimi e
sono state inserite, in base alla proposta
di L.R. n. 184/2001, nellelenco di specie
botaniche da sottoporre a vincolo di
ccia aresti
protezione. Nomi sardi: borro
(campidanese); erba de porcus (Sardeis (logudogna meridionale); limba de o
`i (sassarese). [MARIA IMrese); linga di bo
MACOLATA BRIGAGLIA]

Buistiri Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria di
Sols. Probabilmente incluso nei grandi
latifondi appartenenti ai De Ac
en, parenti della dinastia giudicale. Quando
lesistenza del giudicato di Cagliari
ebbe termine, essi ne furono privati e
nella divisione del 1258 il villaggio fu
compreso nel terzo toccato ai Della Gherardesca che, per fronteggiare insanabili contrasti tra i due rami della famiglia, poco tempo dopo dovettero procedere a unaltra divisione tra loro. B. cos`
fu attribuito ai membri del ramo del
`
conte Gherardo; sotto di loro conservo
la sua struttura sociale: gli abitanti continuarono a eleggere annualmente il
majore e, nel complesso, condussero
una vita tranquilla. Con larrivo degli
` a far parte
Aragonesi, nel 1324 entro
del Regnum Sardiniae; ma i Della Gherardesca ne furono spossessati e il villaggio rimase in mano al fisco. Nei decenni successivi B. fu acquisito da Alibrando de Ac
en, che lo un` agli altri suoi

122

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 128

Bullegas
feudi; i suoi rapporti con gli abitanti del
villaggio, per quanto egli fosse sardo, si
fecero tesi. Nel 1348 la popolazione fu
decimata dalla peste; il feudatario ne
perse temporaneamente la disponibi` nel corso della prima guerra tra Malita
riano IV e Pietro IV; poi, scoppiata la
seconda guerra tra il giudice e il re, il
villaggio fu occupato dalle truppe arbo` a spopolarsi.
rensi e comincio

Bujakesos Componenti di un corpo mi` doculitare nella Sardegna giudicale. E


mentata la loro presenza nel giudicato
dArborea e nel giudicato di Torres. Comandati da un majore de ianna, avevano
il compito di vigilare e proteggere il giudice: montavano la guardia alle porte
del palazzo giudicale e quando il sovrano si spostava lo seguivano intervenendo spesso come testimoni negli atti
scritti che redigeva. Secondo una tradi` delzione non documentabile, in virtu
lantico passato militare di Busachi, i
componenti della chita de b. venivano
scelti tra gli abitanti del villaggio.

Bulferetti, Luigi Storico (Torino 1915Genova 1992). Dopo aver conseguito la


` dedicato allinsegnamento
laurea si e
universitario e alla ricerca. Dal 1951 ha
insegnato Storia moderna presso la Fa` di Lettere dellUniversita
` di Cacolta
gliari, dando un notevole impulso agli
studi sulla Sardegna del Settecento.
` trasferito allUniversita
` di
Nel 1954 si e
` passato a quella di
Pavia e nel 1958 e
` stato socio corrispondente
Genova. E
della Deputazione di Storia patria della
Sardegna. Negli anni di permanenza in
Sardegna ha dato un notevole impulso
agli studi sul Settecento sardo, pubblicando molti articoli e saggi. Anche nelle
altre sedi accademiche ha mantenuto i
legami con lisola. Tra i suoi scritti: Gli
orientamenti della politica demografica
in Sardegna durante il regno di Vittorio
Amedeo III, Archivio storico sardo,
XXIV, 1954; Un progetto di baratto della

Sardegna durante il regno di Vittorio


Amedeo III, Archivio storico sardo,
XXIV, 1954; Ricerche sistematiche di
fonti interessanti la storia moderna
sarda negli archivi stranieri, in Atti del
VI Congresso internazionale di Studi
sardi, 1957; La Sardegna nellArchivio
generale di Simancas; La Sardegna negli
archivi francesi e olandesi, tutti e due in
Archivio storico sardo, XXV, 1-2, 1957;
` del sec. XVIII,
Le miniere sarde alla meta
in Studi storici in onore di F. Loddo Canepa, I, 1959; Profilo storico-economico
della Sardegna dal riformismo settecentesco al piano di Rinascita (con A. Boscolo, G. Sabatini e L. Del Piano), 1962;
Progetti settecenteschi per il potenziamento del traffico marittimo della Sardegna, in La Sardegna nel Risorgimento,
1962; Vittorio Amedeo III e la Sardegna.
Le carte dellArchivio di Stato di Torino
sez. 1 (1773-1797) riguardanti la Sardegna, 1963; La Sardegna sotto i Savoia
sino ai moti angioini, 1965; Le riforme in
campo agricolo nel periodo sabaudo, in
Fra il passato e lavvenire. Saggi storici
sullagricoltura sarda in onore di A. Segni, 1965; Introduzione, in Il riformismo
settecentesco in Sardegna, voll. 2, 1966;
Brevi osservazioni e note di Girolamo
Sotgiu per una storia della Questione
sarda, Studi sardi, XXI, 1971; Lere` piemontese, in La Sardegna. Encidita
clopedia (a cura di Manlio Brigaglia),
III, 1988.

Bulgarelli, Mauro Senatore della Repubblica (n. Modena 1954). Esperto di


` eletto al
problemi dellambiente, gia
Senato nel 2001 in Emilia nella lista dei
` stato rieletto in Sardegna nella
Verdi, e
consultazione del 2006 nella lista Insieme con lUnione (Verdi, Comunisti
italiani, Lista Consumatori).

Bullegas, Sergio Storico del teatro (n.


`
Nuxis 1946). Dopo essersi laureato si e
dedicato alla ricerca e allinsegnamento universitario. Attualmente inse-

123

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 129

Bullettino Archeologico sardo


`
gna Storia del teatro presso lUniversita
di Cagliari. Ha condotto importanti ricerche sulle vicende del teatro in Sardegna, recuperando un notevole patrimonio di documenti e testi il cui com`
plesso contribuisce alla conoscenza piu
approfondita di alcuni aspetti della cul` autura sarda altrimenti trascurati. E
tore di numerosi pregevoli volumi e di
molti articoli apparsi su riviste scientifiche in Italia e allestero. Tra i suoi
scritti: La passione di Sigismondo Arquer tra autobiografia e drammaturgia,
in Studi sardi, XXIII, 1974; Teatro in
Sardegna tra Cinque e Seicento, 1976; La
vicenda degli spazi teatrali a Cagliari,
LUnione sarda, 1978; Sardegna 1700:
sulla scena compare il melodramma,
LUnione sarda, 1980; Breve storia del
teatro, in La Sardegna. Enciclopedia (a
cura di Manlio Brigaglia), I, 1982; Repertorio teatrale a Cagliari e a Sassari dal
` di
1852 al 1875, Annali della Facolta
` di
Lettere e Filosofia dellUniversita
Cagliari, V, n.s., 1986; Repertorio teatrale a Cagliari dal 1876 al 1894, Annali
` di Lettere e Filosofia deldella Facolta
` di Cagliari, VI, n.s., 1987;
lUniversita
Teatro nel Settecento in Sardegna. La
scena e la tecnica di Maurizio Carrus:
tradizione e traduzione nella passione,
Studi sardi, XXVIII, 1989; Le manife`
stazioni effimere barocche, in La societa
` spagnola (a cura di Francesarda in Eta
sco Manconi), I, 1992; La Spagna, il teatro, la Sardegna, 1992; Leffimero barocco. Festa e spettacolo nella Sardegna
del XVII secolo, 1996; Storia del teatro in
Sardegna, 1998; Sumanidadi e sinnocenzia de is umilis. Il teatro e la drammaturgia di Antonio Garau, 2001.

Bullettino Archeologico sardo Periodico di archeologia (1855-1864). Pubblicato mensilmente a Cagliari dal gen` diretto dal
naio 1855 al dicembre 1864, e
canonico Giovanni Spano, archeologo,
` direttore della Biblioteca
erudito, gia

Universitaria cittadina, futuro senatore del Regno. Tra i temi trattati dalla
rivista, cui collaborano tra gli altri
Carlo Baudi di Vesme, Alberto Ferrero
in, Pietro
della Marmora, Leon Gou
Martini, Ignazio Pillito, ritrovamenti
archeologici e studi di epigrafia, numismatica, storia e linguistica. Ogni fasci` corredato da tavole illustrate.
colo e
Dopo la cessazione delle pubblicazioni,
riappare nel 1884 per un anno, sotto la
direzione di Ettore Pais, direttore del
Museo cagliaritano. [RITA CECARO]

Bullitta, Paolo Pittore (n. Nughedu San


` 1933). Vive e lavora a Sassari.
Nicolo
Esordisce nel 1954, e nello stesso anno
` chiamato a insegnare nellIstituto
e
dArte di Sassari. Partecipa al movi`
mento delle avanguardie sassaresi ed e
con Mauro Manca e Aldo Contini tra i
promotori del Gruppo A. Nel 1981 si trasferisce a Trieste, dove insegna allIstituto dArte. Ha esposto in numerose
` recente nel 1999 a Saspersonali, la piu
sari.

Bullo, Silvia Archeologa (n. 1966). Nel


1992 ha fatto parte della missione di
` di Padova a Nora
scavo dellUniversita
e ha lavorato sotto la direzione di Sandro Filippo Bond`. Ha dato conto delle
sue ricerche sarde in Nora III. Lo scavo
Area D macellum (con C. Rossignoli e M.
Teresa Lachin), Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano, 11, 1995.

Bultei Comune della provincia di Sas` monsari, compreso nella VI Comunita


tana, con 1158 abitanti (al 2004), posto a
509 m sul livello del mare, affacciato
dalle pendici occidentali della catena
del Goceano sulla media valle del Tirso.
Regione storica: Goceano. Diocesi di
Ozieri.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 96,61 km2: ha forma grosso
modo trapezoidale e confina a nord con
` e Pattada, a est
Nughedu San Nicolo

124

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 130

Bultei
con Benetutti, a sud con Bono, a ovest
con Anela. Posta in posizione centrale
nellisola, la regione comprende sia la
parte valliva che quella del versante
quella piu
` elevata,
montuoso, nonche
caratterizzata in parte da un altipiano
dove si trova la zona a foresta di Sa Fraigada e da alcune vette intorno ai 1000 m.
` agricola e
Hanno cos` spazio lattivita
lallevamento, mentre parte della mon` coperta da pregiate foreste. Il
tagna e
` attraversato dalla tortuosa stapaese e
tale 128 bis, dalla quale si distaccano da
un lato la traversa che, dividendosi in
due, conduce a Ozieri e a Pattada, dallaltro quella che porta a Benetutti e
Nule. Nella vallata si trova un lungo
tratto di una nuova direttissima che secondo il progetto originario dovrebbe
condurre sino a Olbia.

Bultei La solitaria campagna di questa parte


del Goceano e` dominata dalle forme
romaniche della chiesetta di Nostra Signora
dellAltura.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale, appartenne al giudicato di
Torres e fu incluso nella curatoria del
Goceano. Dopo lestinzione della famiglia giudicale di Torres, il villaggio fu
lungamente conteso tra i Doria e gli Ar` che questi
borea; dopo il 1290 sembro
ultimi avessero la meglio, ma nel 1297 i
Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II dAragona aveva di alleati da

coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Gli
Arborea fecero buon viso a cattivo
gioco: alleatisi anchessi con gli Aragonesi, negli anni che precedettero la conquista mostrarono di accettare la nuova
situazione. Ma quando nel 1325 i Doria
si ribellarono, il villaggio fu investito
nuovamente dalle loro truppe, conquistato e formalmente annesso al Regno
di Sardegna. Il suo possesso, con quello
di tutto il Goceano, fu definitivamente
riconosciuto al giudice dArborea e nel
1339 il re dAragona concesse al futuro
Mariano IV il titolo di conte del Goceano. Scoppiata la guerra tra Mariano
IV e Pietro IV, nel 1378, proprio quando
` acuto, il re dArail conflitto si fece piu
gona provocatoriamente incluse B. nei
territori che aveva concesso in feudo al
` il viltraditore Valore de Ligia. In realta
` a rimanere possesso arlaggio continuo
borense fino alla caduta del giudicato, e
dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio
non era ancora pacificato, infatti sembrava dovesse cadere nelle mani del visconte di Narbona e negli anni seguenti
fu teatro di una continua guerriglia
` Bartolo Manno
della quale approfitto
per invadere e devastare tutto il Go la situazione appariva
ceano. Poiche
non controllabile dal marchese dOri` che il territorio
stano, nel 1421 sembro
potesse entrare a far parte del grande
feudo concesso a Bernardo Centelles;
` Leonardo Cubello lo innel 1422 pero
vase, sconfisse Bartolo Manno e final`. Cos` B. dopo anni di
mente lo occupo
tribolazioni giunse in possesso dei marchesi dOristano; dopo la ribellione di
Leonardo Alagon il villaggio prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel 1493 fu definitivamente incluso nel patrimonio reale:
` di 250 abiera allora ridotto a poco piu

125

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 131

Bultei
tanti. Dipendeva dal governatore del
Goceano che per espletare i propri
compiti si serviva di funzionari. Il rapporto tra i funzionari reali e la popolazione non fu mai tranquillo, anche per fu lentamente modificato il sistema
che
per lindividuazione del majore, che
fin` per essere scelto dal governatore.
`
Altro motivo della crescente ostilita
` del
era legato alla eccessiva gravosita
carico fiscale che rischiava di frenare
la ripresa del villaggio. Nel secolo XVII
` a crescere e
la popolazione comincio
alla fine del secolo contava quasi 500
` ; nel secolo XVIII la popolazione
unita
` ancora, entro la fine del secolo
aumento
toccava quasi i 700 abitanti, e B. comin` anche a sperimentare il Consiglio
cio
comunitativo e il Monte granatico che
contribuirono a vivacizzare la sua vita
sociale ed economica. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Nuoro. Negli
anni immediatamente successivi si colloca limportante testimonianza di Vit` temperato pur
torio Angius: Il clima e
nellinverno. Soffresi spesso della nebbia, e talvolta se ne sperimenta nocu` pure danneggiante lumidita
`
mento. E
che viene s` dal ruscello accennato,
come dalle acque che spargonsi dalla
` del paese
fonte pubblica per lestremita
` sempre salua occidente. Laria non e
` da notarsi
bre. Non altra manifattura e
che la solita delle tele e dei panni lani
per li bisogni proprii. Si lavora in circa
50 telai. La scuola normale frequentasi
da 12 fanciulli. Il censimento parrocchiale portava pel 1833 anime 785, in
famiglie 208. La media per un decennio
` i seguenti nudi nati, morti e sposati da
meri 35, 26, 8. Lordinaria meta al corso
` intorno al sessantesimo. Le
della vita e
` frequenti malattie sono le pleuripiu
tidi, le periodiche e perniciose. Larea
della possessione dei Bulterini si computa di circa 35 miglia quadrate. La
` suscettibile di varii generi di colterra e

` ordinaria della
tivazione. La quantita
` in
seminagione del grano e dellorzo e
totale di starelli 1500, che adeguando i
numeri di dieci anni, moltiplica al 6. Di
lino, canape e legumi si coltiva solo
` traquanto faccia alle famiglie. Non e
scurata la cultura di alcune erbe o
piante ortensi. Le uve sono di molte va` , e soglion dare circa 700 cariche
rieta
` di qualche
(litri 5040) di mosto. Il vino e
` , quando i grappoli giungono a
bonta
se ne brucia,
perfetta maturazione. Ne
se ne vende, anzi non bastando se ne
ne
compra da altri paesi, e si vanno piantando altre vigne. Le specie degli alberi
fruttiferi che si allevano nei poderi non
` bens` pochissimo il nusono poche; e
mero degli individui in ciascuna, da
che la loro addizione resta in qua dei
2000. Le chiudende non contengono di
questo territorio che quanto potesse ricevere cento starelli di semenza. Quelle
che appellansi tanche sono lasciate incolte a pastura del bestiame manso. Si
ha un ghiandifero esteso, cos` che forse
` uno spazio eguale al coltivato
occupera
e coltivabile. Le specie sono lecci, quercie e soveri. Gli animali che si educavano erano nella loro specie numerati
come segue: (an. 1833) pecore 4000,
porci 1000, capre 1000, vacche 500, buoi
per lagricoltura 120, cavalle 200, cavalli 50, giumenti 40. I formaggi sono as` dei
sai pregiati, solo per lottima qualita
pascoli. Se ne vende porzione ai nego`
zianti che vi passano, i quali oltrecio
tolgonsi le pelli, e quanto di lana non si
` manifatturare dalle donne del
puo
paese. Le specie selvatiche sono assai
` dei daini sono numoltiplicate, ma piu
merosi i cinghiali e le volpi. Spesso i
cacciatori usano in questi monti, i quali
quando si dilettino dei volatili ne trovano frequentissimi, e di quasi tutte le
specie, che si conoscono nellisola.
Dopo labolizione dei feudi B. nel 1848
` a far parte della divisione ammientro

126

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 132

Bultei
nistrativa di Nuoro che nel 1859 fu abolita, e subito dopo il suo territorio fu incluso nella provincia di Sassari. Nella
` dellOttocento vi si sviseconda meta
` agricole che eblupparono le attivita
bero purtroppo un brusco arresto con
la crisi di fine secolo. Il villaggio tutta` dando
via seppe superare le difficolta
` tradizionali delimpulso alle attivita
lallevamento e dellagricoltura. Nei
primi decenni del Novecento entrarono
in funzione due caseifici. Nel secondo
dopoguerra la crisi ha avuto una forte
ripresa, dopo il 1960 la sua popolazione
ha iniziato a diminuire e un buon nu` emigrato.
mero dei suoi abitanti e
& ECONOMIA La sua economia si basa
`
soprattutto sullallevamento, che puo
contare su un consistente patrimonio
zootecnico: oltre 10 000 ovini, 2000 bovini e qualche centinaio di caprini. Rinomata la produzione del formaggio pecorino fiore sardo. Lagricoltura si pratica in qualche appezzamento della vallata, ma un maggior numero di posti di
lavoro sono dati dalla forestazione e
dalla protezione antincendio del patrimonio forestale. Artigianato. In passato
vi era sviluppata la tessitura della lana
nei telai domestici e qualche modesta
` di artigianato del cuoio. Servizi.
attivita
` collegato mediante autolinee
Il paese e
agli altri centri della provincia; dista da
Sassari 77 km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale, sportello
bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1238 unita
di cui stranieri 11; maschi 601; femmine
637; famiglie 483. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 21 e nati
6; cancellati dallanagrafe 19; nuovi
iscritti 7. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 14 935, in migliaia di lire; versamenti ICI 565;

aziende agricole 265; imprese commerciali 70; esercizi pubblici 14; esercizi al
dettaglio 33. Tra gli indicatori sociali:
occupati 356; disoccupati 36; inoccupati 76; laureati 31; diplomati 135; con
licenza media 322; con licenza elementare 571; analfabeti 29; automezzi circolanti 608; abbonamenti TV 384.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ricco di nuraghi (Badu e
territorio e
` , Bortilacca,
Mela, Battile, Boniro
Curzu, Fraschiosu, Giuanna Onida,
Giuanni Antoni Etzu, Mandra Ingannu,
Nurchidda, Pedru Adde, Su Nuraghe,
Tilariga) e conta anche una Tomba di
giganti, in regione Pedras Ladas. Il sito
` interessante e
` il
archeologicamente piu
`riga, situato a 1000 m sul
nuraghe di Tila
livello del mare in mezzo ai boschi; si
tratta di un nuraghe trilobato perfettamente conservato; dalla porta si accede
attraverso un lungo andito alla camera
centrale sormontata dalla tipica volta a
tholos.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
` disposto ad
E AMBIENTALE Il paese e
anfiteatro sul versante della montagna
e ha conservato il tessuto urbanistico
originario con strade strette di grande
suggestione sulle quali si affacciano
grandi case in pietra tipiche del Go` rappresentativo e
`
ceano. Ledificio piu
la chiesa di Santa Margherita, parrocchiale costruita nel 1590 in forme gotico-catalane. Nel corso dei secoli suc` progressivamente rovicessivi ando
` stata ricostruita totalnando; nel 1980 e
mente; custodisce una bella statua lignea del Settecento. Altra chiesa che
` quella di San Sebasorge nellabitato e
stiano: costruita nel secolo XVII in
forme tardogotiche, ha limpianto a
una navata e la copertura con volte a
botte. Allesterno, sul muro perimetrale
di sinistra, un bassorilievo molto antico
raffigura San Sebastiano. Nella foresta
` invece la chiesa
a 1000 m di quota e

127

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 133

Bulterine
della Madonna dellAltura, costruita
nel secolo XVIII in forme baroccheggianti e presto rovinata. Nella seconda
` del secolo XIX era quasi complemeta
` stata totalmente
tamente diroccata; e
ricostruita nel 1970; nelle vicinanze si
scorgono resti di murature probabilmente nuragiche. Dal punto di vista ambientale e naturalistico sono da ricor` di Su Labiolaiu, dove si
dare la localita
trova la Fons Salutis legata a molte leg` tegende e famosa per le sue proprieta
` avanti la localita
` di Fiorapeutiche, piu
` stata
rentini, dove a 1000 m di quota e
ricostruita la cappella di Nostra Si` possibile
gnora dellAltura, e da dove e
ammirare un magnifico panorama; in` di Tilariga
fine la spettacolare localita
in un suggestivo ambiente caratterizzato dalla foresta.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le
grandi feste religiose conservano in
parte il patrimonio di usanze del villaggio e sono ancora disposte in modo che
le loro ricorrenze scandiscano i tempi
`
dellannata agricola e pastorale. La piu
` senza dubbio quella in
importante e
onore della Madonna dellAltura che si
svolge il 22 agosto presso la chiesa omo` Cresiedda; dura tre
nima in localita
giorni e prevede momenti religiosi alternati a manifestazioni di danza e
canto tradizionali.

Bulterine Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato
di Torres, compreso nella curatoria del
Goceano. Sorgeva non lontano da
Anela. Dopo lestinzione della famiglia
giudicale di Torres, fu lungamente conteso tra i Doria e gli Arborea; dopo il
` che questi ultimi avessero
1290 sembro
la meglio, ma nel 1297 i Doria, sfruttando abilmente il bisogno che Giacomo
II dAragona aveva di alleati da coinvolgere nella conquista della Sardegna
che andava progettando, se ne fecero
riconoscere il possesso e ne ottennero

linvestitura. Ma dopo larrivo degli


Aragonesi, quando nel 1325 i Doria si
ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle truppe del giudice dArborea, allora alleato del re dAragona,
conquistato e formalmente annesso al
Regnum Sardiniae. Il suo possesso, con
tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice dArborea e nel
1339 il re dAragona concesse a Mariano
IV il titolo di conte del Goceano. Nei de` a rimanere in
cenni successivi continuo
possesso del giudice, ma nel 1348 soffr`
per lepidemia di peste e, scoppiate le
guerre tra Aragona e Arborea, fu investito dalle operazioni militari. In pochi
anni i suoi abitanti si sarebbero trasferiti fondando Bultei.

Bulzi Chiesa di San Pietro delle Immagini.

Bulzi Comune della provincia di Sassari, incluso nel Comprensorio n. 2, con


621 abitanti (al 2004), posto a 201 m sul
livello del mare, collocato in una piccola valle al centro dei modesti rilievi
calcarei dellAnglona orientale. Regione storica: Anglona. Diocesi di Tempio-Ampurias.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 21,63 km2: ha forma grosso
modo circolare e confina a nord con Sedini e Valledoria, a est ancora con Valledoria, a sud con Perfugas e Laerru, a
ovest ancora con Sedini. Si tratta di regione di colline arrotondate che raramente superano i 300 m di altezza, inter-

128

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 134

Bulzi
calate da piccole valli e tratti di pianura. Vi si trovano trachiti e conglomerati silicei, ma predomina il terreno argilloso e calcareo, adatto, come nei
paesi dei dintorni, per la cerealicoltura, che ha qui unantichissima tradizione. Si contano alcune sorgenti ma i
corsi dacqua sono di scarsa consistenza. Anche nei dintorni di B. si trovano tracce della foresta pietrificata
` presente a PerfudellAnglona (ben piu
gas e Martis): fenomeno dovuto in epoca
antica alla formazione di un lago dalle
acque ricche di silice, composto che
` il legno dei tronchi rimasti
pietrifico
` attraversato dalla
sommersi. Il paese e
statale 124 che congiunge, passando anche per la vicina Sedini, Castelsardo
con Laerru; si tratta di un percorso tortuoso e piuttosto antiquato e per questo
` mosi sta studiando un tracciato piu
derno che possa aiutare questi paesi a
uscire dallisolamento, e soprattutto a
collegarsi meglio con i flussi turistici
che interessano la fascia costiera nel
periodo estivo.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale, apparteneva al giudicato
di Torres ed era incluso nella curatoria
dellAnglona; sorse nel secolo XI in
` di un monastero benedetprossimita
tino annesso alla chiesa di San Pietro.
A partire dal secolo XII venne in possesso dei Doria, in seguito a uno dei matrimoni che fecero con principesse
della famiglia giudicale di Torres.
Dopo lestinzione della dinastia, essi inclusero B. nel piccolo stato feudale che
avevano formato riunendo tutti i territori in loro possesso. I Doria seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti del villaggio, che mantennero i
loro privilegi e la loro autonomia e vissero sostanzialmente in pace fino alla
conquista aragonese. Nel 1323, i Doria
si dichiararono vassalli del re dAra` a far parte del Regnum
gona e B. entro

` nel 1325 i Doria


Sardiniae. Quando pero
si ribellarono, il villaggio divenne teatro della guerra e nel 1330 fu occupato
dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona, e devastato. Pur
avendo sub`to notevoli danni, il paese
` a sopravvivere, rimanendo
continuo
sempre nelle mani dei Doria. Negli
anni seguenti Pietro IV, per liberarsi
` di
della loro irrequieta presenza, tento
acquistare il piccolo stato ma non vi riusc`, ed essi nel 1347 si ribellarono nuovamente. Il villaggio sub` altri danni e
poco dopo fu invaso dalle truppe di Giovanni dArborea, fedele alleato del re.
Ma di l` a poco lo sfortunato principe fu
fatto arrestare dal fratello, il giudice
` ai DoMariano, e cos` B. nel 1350 torno
`
ria. La tribolazioni del villaggio pero
non ebbero fine: scoppiata la seconda
guerra tra Mariano IV e Pietro IV, nel
1366 fu occupato dalle truppe del giudice. Successivamente il territorio con` a essere teatro della guerra fino
tinuo
alla battaglia di Sanluri. Caduto il giudicato dArborea, i Doria tentarono di
conservarne il possesso ma nel 1412 furono sconfitti dal visconte di Narbona
che si impadron` del territorio; lo tenne
` formalfino al 1420, anno in cui B. entro
mente a far parte del Regnum Sardiniae. Nel 1421 il villaggio fu incluso nel
grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Il rapporto con i nuovi signori
non fu dei migliori: i suoi abitanti nel
esasperati
1458 si ribellarono perche
dal peso dei tributi, ma non riuscirono
a modificare la loro situazione. Nella
` del secolo i Centelles inseconda meta
clusero B. nellincontrada dellAnglona
e il villaggio fu affidato allamministrazione di un regidor che risiedeva a Nulvi
ed era coadiuvato da una burocrazia di
funzionari baronali che fecero assumere al piccolo territorio i caratteri di
uno stato. I Centelles si estinsero nel
1569 e, dopo una lite ereditaria che

129

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 135

Bulzi
` fino al 1591, B. passo
` ai Borgia; neduro
gli anni nei quali si era svolta la lite il
feudo era stato sequestrato e il villaggio
amministrato da funzionari reali. Con i
`
Borgia le condizioni della comunita
non mutarono e, anzi, nel corso del Sei` un aumento del potere
cento si verifico
` a controllare
del feudatario che arrivo
direttamente lelezione del majore,
esautorando completamente la comu` ; per lamministrazione si appognita
giava ai rappresentanti di alcune famiglie di notabili locali che gestirono il
potere in modo sostanzialmente clien` era stato possibile
telare e ingiusto. Cio
, nel corso del secolo, per lesaperche
zione dei tributi feudali erano state
create le liste feudali dei contribuenti, calcolate in base al loro reddito.
La gestione di queste liste comportava
quindi non solo la determinazione del
carico fiscale per ciascuno ma anche
lindividuazione delle categorie degli
esenti. In genere gli esenti erano proprio i notabili locali, che finirono per
formare delle elite vassallatiche legate
al feudatario; quando i Borgia si estinsero nel 1740, il villaggio contava 350
abitanti, i quali avvertivano un profondo bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo una lunga serie di
vicende ereditarie, nel 1767 il villaggio
fu incluso nel principato dellAnglona
` a Maria Giuseppa Pimentel
che tocco
erede dei Borgia e moglie di Pietro Tellez Giron. B., come molti altri villaggi
dellAnglona, non ebbe un rapporto facile con i nuovi feudatari, che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a
funzionari senza scrupoli, cos` tra il
` apertamente di
1774 e il 1785 si rifiuto
pagare i tributi e nel 1795 prese parte ai
moti antifeudali. Nel 1821 il villaggio fu
incluso nella provincia di Sassari; il suo
tempestoso rapporto con i feudatari si
chiuse nel 1843, quando il feudo fu riscattato; da questo momento in poi il

paese fu amministrativamente legato a


Sassari. Di B. in questo periodo abbiamo la puntuale e documentata testi` situato
monianza di Vittorio Angius: E
` del monte, e consta di case 160. Le
appie
strade sono irregolari e spesso fangose,
e si hanno a vedere a tutte le parti onde
` temsi esce dei grossi letamai. Il clima e
` impedita per
perato. La ventilazione e
`
quasi un quadrante dorizzonte. Non e
innocua. Laria e
` malrara la nebbia ne
sana. Pochissimi esercitano qualche
arte, non contandosi che alcuni muratori, e ferrari. Le donne lavorano in
circa 50 telai. Alla scuola normale non
` accorrono, che 15 fanciulli. Il censipiu
mento parrocchiale del 1833 riferiva
anime 590 in famiglie 150. Nascono ordinariamente 20, muojono 12, e si celebrano quattro matrimoni. Vivesi frugalmente, e si usa molto di erbe e legumi.
Vi dominano di preferenza le gastriti, le
febbri periodiche, le ostruzioni viscerali, e le idropi. Lestensione territo` maggiore di 6 miriale dei Bulzesi non e
` in gran parte sabbioso,
glia quadrate. E
` molte regioni sono fere paludoso, pero
tilissime, onde vi predomina la cultura
delle biade. Si semina ordinariamente
starelli di grano 750, dorzo 250, di lino
` si lucra il
50. Quando sia molta fertilita
decuplo del seminato. Le vigne tra
grandi e piccole sono 60. Quando le uve
maturano, il vino riesce di pregio. In
anni ubertosi si ottiene di mosto litri
circa 15,000. Gli alberi fruttiferi in complessione non superano il migliajo. Le
specie sono peri, fichi, pomi, e in maggior numero i mandorli. Dal lentisco
` va intorno a
traesi lolio, e la quantita
1500 litri. Mancasi di ghiandifero, e appena in tutto il territorio si potranno annoverare 200 quercie. Mancasi pure di
legna pel fuoco, e conviene che vadasi a
tagliar nel Sassu. Le chiudende non
` di 40, e la superficie compresa
sono piu
forse non riceverebbe 400 starelli di se-

130

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 136

Bulzi
menza. Allevano i bulzesi vacche 200,
buoi da lavoro 140, capre 150, pecore
600, porci 40, cavalle rudi 70, cavalli
mansi 50, giumenti 50. I cacciatori ricercherebbero invano in questo territorio
alcuna selvaggina grossa, vi troverebbero invece volpi, lepri e martore, e in
gran copia pernici, colombi, quaglie,
merli, tordi, anitre, ecc.. Nella se` dellOttocento leconomia
conda meta
` svilupparsi e la popoladi B. sembro
`
zione crebbe; alla fine del secolo pero
la semidistruzione dei vigneti a causa
della fillossera e la crisi economica che
fu conseguenza della guerra doganale con la Francia compromisero gra` supevemente il paese. La crisi sembro
rata nel Novecento ma nel secondo dopoguerra anche B. fu progressivamente
abbandonato dalla popolazione che
emigrava alla ricerca di condizioni di
vita migliori.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sullagricoltura, che conta un centinaio
di aziende impegnate a coltivare oltre
1200 ha. Si coltivano, continuando lantica tradizione che faceva anche dellAnglona un granaio di Roma, i cereali;
` venuta accrein questi ultimi anni si e
scendo la superficie coltivata a vite. Artigianato. In passato le donne pratica` di tessivano una modestissima attivita
tura i cui prodotti erano destinati esclusivamente a uso domestico. Servizi. Il
` collegato mediante autolinee
paese e
agli altri centri della provincia; dista
da Sassari 50 km. Dispone di medico,
scuola dellobbligo, sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 646 unita
di cui stranieri 2; maschi 327; femmine
319; famiglie 224. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione
della popolazione, con morti per anno
5 e nati 1; cancellati dallanagrafe 1;
nuovi iscritti 7. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 284

in migliaia di lire; versamenti ICI 269;


aziende agricole 103; imprese commerciali 30; esercizi pubblici 4; esercizi al
dettaglio 18; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 159; disoccupati
29; inoccupati 61; laureati 7; diplomati
67; con licenza media 193; con licenza
elementare 222; analfabeti 42; automezzi circolanti 245; abbonamenti TV
182.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` ricco di nuraghi (Bacca de Aratorio e
dos, Benosa, Bonaggiunta, Bonora, Bulzesu, Conte, Crabiles, Cultu, Figone, Fughiles, Malosa, Muros, Rodas, San Nicola, Sarula, Sas Ladas) e annovera la
Tomba di giganti di San Pietro. Di tutti
` interessante e
` il nuraghe Rodas
il piu
che si trova presso il rio Silanis a poca
distanza dalla chiesa di San Pietro; al
suo interno ha una singolare camera a
tholos con la pianta quadrata.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Labitato, disposto ad anfiteatro
in una conca, ha mantenuto il suo assetto tradizionale con strade strette e
tortuose sulle quali si affacciano le tipiche case unicellulari in pietra. Ledifi` la chiesa di San
cio di maggior pregio e
Sebastiano, parrocchiale costruita
` del secolo XVIII in
nella prima meta
forme definibili neoromaniche: per la
facciata furono usati materiali di riporto ricavati dal monastero di San Pietro delle Immagini; nel Novecento il
` stato modificato. Al suo insuo assetto e
terno sono custoditi alcuni arredi, alcuni altari laterali e il gruppo ligneo
della Deposizione, provenienti da San
Pietro delle Immagini. Il complesso
delle statue fu realizzato in legno di on` formato da 5
tano nel secolo XIII ed e
statue policrome a grandezza naturale.
Ma i monumenti di maggiore pregio sorgono nelle immediate vicinanze dellabitato. Tra questi la chiesa di San Nicola
di Concatile, situata a breve distanza

131

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 137

Bunnari
dallabitato, nella valle del rio Silanis;
fu costruita dai Benedettini nel secolo
XII in forme romaniche e modificata
nel secolo XVI. Di dimensioni modeste,
ha una sola navata; la facciata, sulla
` abquale si apre un piccolo portale, e
bellita da un timpano su pedicoli fitomorfi. Custodiva una statua lignea del
santo risalente al secolo XVI. Il secondo
monumento sorge in una suggestiva val`
letta, posta oltre il rio Silanis in localita
` conosciuto come chiesa
Simbranis, ed e
di San Pietro delle Immagini. Costruito
` del secolo XI e modinella prima meta
`
ficato nel corso del XIII, ledificio, che e
` importante del terriconsiderato il piu
` a croce latina in forme romanitorio, e
che col tetto in legno e la facciata a due
colori ottenuti alternando la pietra calcarea a quella basaltica. Prende il
nome da un bassorilievo romanico che
raffigura un abate mitrato e due monaci, posto sulla facciata (le immagini). Altro sito interessante per la sto` il colle su cui sorgeva
ria del villaggio e
un castello; si trova a pochi chilometri
dallabitato, lungo la strada per Laerru.
Costruito agli inizi del secolo XII dai
` del monte
Malaspina sulla sommita
Malu a difesa dellabitato, dopo lestinzione della famiglia dei giudici di Tor` sotto il controllo dei Doria che
res passo
in seguito, al tempo della conquista aragonese, ne fecero uno dei perni della
loro resistenza. Dopo la battaglia di
Sanluri, in data non precisabile, fu distrutto, attualmente ne sono visibili pochi ruderi.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Un
tempo la festa di maggior richiamo si
svolgeva il 15 agosto presso la chiesa di
San Pietro delle Immagini in onore
della Vergine Assunta. Era un evento
solenne alla cui organizzazione concorrevano anche le confraternite di Laerru
e di Martis e attirava un grandissimo
numero di persone da tutto il circonda-

rio. Il momento culminante era la corsa:


` rdia, gara rituale attorno
una sorta di a
alla chiesa. Attualmente si festeggia
San Sebastiano il 20 gennaio con un
` di fronte alla chiesa parrocgrande falo
chiale.

Bunnari Il laghetto di Bunnari, primo


serbatoio dellacquedotto ottocentesco di
Sassari, e` al centro di un bel parco verde.

Bunnari Localita` tra Sassari e Osilo.


Nella vallata, tra il 1874 e il 1879, mediante lerezione di una diga alta 26 m,
fu creato un lago artificiale della capa` di 500 000 m3 dacqua destinato ad
cita
alimentare Sassari, che fino a quel momento non disponeva di una rete idrica:
lapprovvigionamento era tutto affidato
agli acquaioli che distribuivano casa
per casa lacqua prelevata alla fonte di
` , a monte
Rosello. Nella stessa localita
del primo lago, nel 1932 fu costruita
`
una seconda diga, con la quale si formo
` di 1 200 000 m3, e
un lago della capacita
cos` fu costituito un vero e proprio sistema per lalimentazione idrica della
` . I due laghetti sono oggi invicina citta
seriti in un rigoglioso ambiente verde
ricco di una foresta di roverelle, che ha
dato vita a un bel parco, meta abbastanza frequentata di picnic.

Buonajuto, Marisa Studiosa di problemi delleducazione (n. Sassari 1932).


Allanagrafe Maria Angela Luisa. Dopo
avere conseguito la laurea in Filosofia
` di Roma discutendo con
allUniversita

132

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 138

Bupleuro
`
Ugo Spirito una tesi su G. Gentile, si e
dedicata allinsegnamento nel Liceo
Azuni di Sassari. Qui, con alcuni
alunni, ha condotto una inchiesta sociologica, usufruendo dei suggerimenti
metodologici di Marcello Lelli e Arturo
Parisi: nel 1976 i risultati sono stati pubblicati nel volume Un Liceo di provincia
(con Susy Lella, Vannalisa Manca, Valentino Manconi, Mariella Sale), in cui
ha scritto il saggio finale, Riflessioni su
unesperienza di gruppo. Nel 1977 ha
dato vita con Antonio Delogu alla rivista
Quaderni sardi di filosofia e scienze
umane, in cui ha pubblicato il saggio
Fondamenti politici di una teoria della
valutazione scolastica. Dal 1977 ha diretto il servizio di Sperimentazione e
Orientamento del Provveditorato agli
Studi. Ha rappresentato lo stesso Provveditorato nei gruppi di studio di tre di` di
versi progetti educativi (Universita
` di Porto, UniManchester, Universita
` di Valencia) sponsorizzati dalla
versita
CEE e dallUnione Europea.

provvide a redigere il testo di una costituzione per Carloforte e ad avviare gli


atti di governo; lesperienza del piccolo
stato, nonostante il fallimento della
` ancora alspedizione su Cagliari, duro
cuni mesi. Le due isole infatti furono
liberate solo nel maggio del 1793 da
truppe sbarcate dalla flotta spagnola
che fecero sparire la piccola repubblica. B. divenne allora cittadino fran` a propugnare le sue
cese e continuo
idee egualitarie e rivoluzionarie, alle
quali aveva aderito dapprima con la
congiura degli Eguali diretta da Babeuf
e, dopo la caduta di Napoleone, nella
Carboneria. Negli ultimi anni aveva ripreso la sua azione verso lItalia, dove
` segrete, in
aveva creato diverse societa
polemica con Mazzini.

Buonarroti, Filippo Rivoluzionario


(Pisa 1761-Parigi 1837). Appartenente
alla stessa famiglia di Michelangelo, di
profonda cultura illuministica, scoppiata la Rivoluzione francese ader` entusiasticamente alle sue idee, facendosene promulgatore in diverse pubblicazioni. Costretto a lasciare la Toscana, si
` in Corsica, dove collaboro
` al
rifugio
Giornale Patriottico di Corsica e si
` di diffece sostenitore della necessita
fondere le idee della Rivoluzione in
Sardegna. Nel 1792 prese parte alla spedizione del Truguet, e quando le navi
della flotta francese si presentarono
lungo le coste della Sardegna meridio` a Carnale, nel gennaio del 1793 sbarco
loforte. Portata a termine loccupazione
delle isole di San Pietro e di SantAntioco, contribu` a fondarvi una repubblica cui diede il nome di Repubblica
` . Subito dopo
dellIsola della Liberta

Filippo Buonarroti Il rivoluzionario toscano


` sulle isole di San Pietro e SantAntioco
fondo
`.
la Repubblica dellIsola della Liberta

Buonavoglia = Dolia
Bupleuro Genere di piante spontanee
della famiglia delle Mirtacee. In Sardegna cresce il b. cespuglioso (Bupleurum
fruticosum L.), arbusto sempreverde

133

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 139

Buragna
` raggiungere i 2 m di altezza. Ha
che puo
foglie coriacee, larghe, di un bel verde
lucido; le infiorescenze, ombrelle allapice dei rami, sono formate da numerosi e piccoli fiori giallo scuro, che fioriscono dalla primavera alla fine dellestate. Preferisce i substrati calcarei,
rocciosi e sassosi di alta collina, ai margini dei boschi. Cresce, quasi endemico,
in Sardegna e in Corsica, con rarissime
presenze in Liguria, Puglia e Sicilia.
Contiene un olio aromatico usato come
antireumatico. Nomi sardi: laru krabnu (Sarcidano); lau crapnu (logudorese); linna niedda (nuorese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Buragna, Carlo Poeta (Cagliari 1632Napoli 1679). Figlio di Giovanni Battista, dopo aver iniziato i suoi studi a Cagliari li dovette abbandonare quando il
padre nel 1645 fu costretto a fuggire
dalla Sardegna. In seguito lo raggiunse
nel Regno di Napoli e visse con lui a
`i
Catanzaro e a Cosenza, dove completo
suoi studi, interessandosi soprattutto di
filosofia e di matematica ma dedicandosi anche alla poesia. Tornato a Napoli nel 1667, si inser` negli ambienti
` e fu ammesso alculturali della citta
lAccademia degli Investigati. Nel 1670
` al servizio del principe Carafa,
entro
ma nel 1673 il suo amico e protettore
Scattini cadde in disgrazia. Per soprav` allinsegnamento. Lavivere si dedico
` molti manoscritti di argomento fiscio
losofico, andati quasi tutti perduti. La
raccolta dei suoi versi fu pubblicata postuma a Napoli, Poesie con la vita del
medesimo scritta da Carlo Susanna,
1683.

Buragna, Giovanni Battista Giurista


(Alghero, fine sec. XVI-Napoli 1670).
` i suoi studi a Cagliari, dove si
Completo
` . Per la sua preparastabil` e si sposo
` grande considerazione si guadagno
zione, tanto che dopo aver esercitato
con grande successo la professione di

avvocato, fu chiamato a insegnare allU`. Negli stessi anni fu anche noniversita


` di Caminato consigliere della citta
`,
gliari; al culmine del successo, pero
nel 1645 fu accusato di calunnia e malversazione e dovette lasciare la Sarde Mongna per sfuggire alle ire del vicere
talto. In un primo momento si stabil` a
Roma e successivamente nel Regno di
Napoli, dove grazie alle sue conoscenze
` nella carriera giudiziaria; fu
entro
mandato a svolgere il suo ufficio in Ca` si procuro
` altri guai e
labria, dove pero
fu arrestato. Riconosciuto innocente, fu
nominato giudice a Otranto. Nel 1667 si
stabil` a Napoli dedicandosi allinsegnamento del diritto. Delle sue opere
si ricordano alcune composizioni ispirate alla cultura spagnola del Siglo de
Oro: Batalla peregrina entre amor y fidelidad en la reducion de Naples, 1651; Ramillete espiritual, 1662; El ministro acrizolado, 1667.

Burcei Comune della provincia di Ca`


gliari, compreso nella XXIV Comunita
montana, con 2978 abitanti (al 2004), po` il piu
`
sto a 648 m sul livello del mare (e
elevato della provincia), collocato sul
pendio del colle Sa Serra, contrafforte
del monte Serpedd`, che con la punta
maggiore culmina oltre i 1000 m in agro
di Sinnai. Regione storica: Campidano
di Cagliari. Archidiocesi di Cagliari.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 94,97 km2: ha forma grosso
modo ovale allungata da settentrione a
meridione e confina a nord con Villasalto, a ovest con San Vito, a sud e a
ovest con Sinnai. Si tratta di una regione tutta di colline che hanno lal` di
tezza media intorno ai 550 m, ma piu
una punta va oltre i 700: Bruncu Bentosu, Monte Idda, Rocca Arricelli ecc.
Di natura prevalentemente granitica,
presenta un suolo povero, coperto dalla
macchia mediterranea e solo in parte
` utilizzato quindi
da tratti di bosco. E

134

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 140

Burcei
per lallevamento e solo nelle valli per
lagricoltura, mentre alcuni tratti sono
stati interessati negli ultimi anni da
nuova forestazione. I corsi dacqua che
scorrono nelle valli si gettano tutti nel
rio Picocca, che va a sfociare sulla costa
orientale. Il paese, che si trova in posizione isolata, si collega alla 125 Orientale sarda con una traversa di 7 km che
non trova poi altro sbocco, se non in alcune strade di penetrazione agraria,
una delle quali raggiunge la vetta del
Serpedd`, utilizzata per i ripetitori telefonici e radiotelevisivi.

Burcei Nella campagna del paese svetta


lantenna RAI di punta Serpedd`, una delle
` importanti della Sardegna.
piu
& STORIA Il villaggio sorse dopo il 1647,
vicino alla sorgente detta Mitza de Su
Salixi, in un territorio che il marchese
` dal suo feudo e vendi Quirra stacco
dette al mercante cagliaritano Benedetto Nater. A stabilirvisi fu una comu` di pastori provenienti dalla Barbanita
gia che, attirati dalla bellezza dei luoghi
` e relativa vicie dalla loro tranquillita
nanza ai pascoli del Campidano, vi si
stanziarono dedicandosi allallevamento. Alcuni anni dopo il Nater ven-

` fudette il territorio ai Martin che pero


rono costretti nel 1718, dopo un lungo
processo, a renderlo ai Borgia eredi
` a far parte
dei Centelles; cos` B. torno
del feudo di Quirra. La successione dei
` che,
Borgia fu contestata dai Catala
dopo una lunga lite, riuscirono a ve`
nirne in possesso nel 1746; dai Catala
` poi agli Osorio. Il villaggio nel
passo
1821 fu incluso nella provincia di Cagliari e nel 1840 riscattato agli ultimi
feudatari. Si collocano in questo periodo le puntuali notizie incluse da Vittorio Angius nel noto Dizionario di Goffredo Casalis: Le case sono 165, le
strade poco regolari. Vi abitano famiglie (anno 1833) 155, che danno anime
735. Si celebrano annualmente dieci o
dodici matrimoni, nascono 25, muojono
10. Alcuni prolungano la vita ai 90, e 100,
molti ai 70. Le ordinarie malattie mor
tali sono le pleurisie. Avvegnache
spesso nellinverno la temperatura sia
` bassa che nella gran valle (il Campipiu
` tenersi per una
dano), tuttavia non puo
pure in tal stagione.
regione fredda, ne
Quando dominano i levanti cadono copiose pioggie, in notti serene resta
umettata la terra da molta rugiada, e se
sia dinverno formasi il ghiaccio. Le
nevi sono allora frequenti, e dogni
tempo le nebbie, ma senza alcun nocumento. La grandine ed i fulmini sono
flagelli assai temuti, per cui spesso si
piange. Mancano affatto le arti, e lu` quella dei panni runica manifattura e
vidi di lana, di cui si fa qualche smercio
tra i Campidanesi. Essendo i terreni in
`
massima parte sabbiosi convengono piu
`
allorzo che al grano, e quello infatti e
solito rendere il 12, questo il 6. Il totale
` ascendere a stadella seminagione puo
` poco curata la coltura del
relli 900. E
granone, legumi e lino. Le viti vi prosperano, se non che sopraggiungendo la
`
stagione fredda prima della maturita
perfetta delle uve, il vino riesce leg-

135

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 141

Burcei
giero, e facilmente inacidisce. Consumasi tutto nel paese. Gli alberi fruttiferi
sommeranno a 3000 individui. Le specie sono peri, fichi, pomi, ciriegi di al` . I castagni ed i noci vi allicune varieta
` non pergnano mirabilmente, e cio
suade ad accrescerne la piantagione.
Sonosi formate alcune chiudende per
seminarvi, ed in anni di riposo a tenervi
il bestiame a pastura. Alcune piccole
selve ghiandifere sono in varie regioni,
le quali riunite non coprirebbero un mi`
glio quadrato. Il bestiame che allevasi e
nelle rispettive specie dei numeri seguenti (anno 1833). Buoi per lagricoltura 170, vacche manse 12, cavalli 30,
giumenti 45, capre 2000, pecore 1000,
porci 200. I formaggi vendonsi nella capitale con molta riputazione. La monta` popolata di mufloni, cervi, e cingna e
ghiali, oltre le comuni specie delle volpi
e lepri. I pastori cussorgiali [che restano
in una determinata regione] soli fanno
la caccia. Potrebbesi insidiare con gran
fortuna ai merli, tordi e colombi selvatici, dei quali sono stormi immensi. La
` da tempo prosperava autonocomunita
mamente, cominciarono a esservi sfruttate le miniere dargento e di fluorite
attualmente abbandonate, a esservi sviluppata la coltura delle ciliegie. Labitato si accrebbe dei caratteristici edifici a due piani e nel 1886 della bella
parrocchiale costruita su progetto del
Cima. Nei primi decenni del Novecento
le speranze di uno sviluppo minerario
del territorio tramontarono: dapprima
cessarono di produrre le piccole miniere dargento impiantate nelle valli
in direzione di Villasalto, successivamente quelle di fluorite poste nella
zona di Campuomu.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
`
ancora oggi sullallevamento, che puo
contare su un discreto patrimonio zootecnico, costituito, nellordine, da capre, pecore, bovini e maiali, anche que-

sti allevati come gli altri allo stato


brado. Lagricoltura si pratica soltanto
nelle parti vallive; la coltivazione della
` che altro alla provvista
vite serve piu
domestica, ma alcuni viticoltori conferiscono alla Cantina sociale di Quartu
` comunque rinoSantElena. Il paese e
mato soprattutto per la produzione
` : magdelle ciliegie di diverse qualita
gese, niedda, barracocca, carrofali ecc.
Qualche anno fa la produzione ha sub`to una contrazione a causa di una ma` in ripresa.
lattie delle piante, ma ora e
Numerosi i burceresi che lavorano nel
campo della forestazione e della prevenzione degli incendi boschivi. Negli
ultimi decenni vi si sono sviluppate an` commerciali e nel
che alcune attivita
paese opera un ristorante. Del tutto
` invece lattivita
` mineraria
chiusa e
che, con la scoperta di un filone argentifero, aveva avuto seguito per alcuni
decenni. Artigianato. In passato vi era
sviluppato un modesto artigianato dellorbace che veniva commerciato con
gli abitanti dei paesi del Campidano.
Oggi si contano alcune falegnamerie
che producono anche per altri centri
` collegato
della zona. Servizi. Il paese e
mediante autolinee agli altri centri
della provincia, dista da Cagliari 39
km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dellobbligo e
sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 2998 unita
di cui stranieri 2; maschi 1526; femmine
1472; famiglie 997. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione
della popolazione, con morti per anno
26 e nati 33; cancellati dallanagrafe 32;
nuovi iscritti 13. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
12 480 in migliaia di lire; versamenti
ICI 765; aziende agricole 309; imprese
commerciali 144; esercizi pubblici 9;
esercizi al dettaglio 53; ambulanti 12.

136

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 142

Burgos
Tra gli indicatori sociali: occupati 688;
disoccupati 183; inoccupati 218; laureati 5; diplomati 94; con licenza media
1000; con licenza elementare 817; analfabeti 258; automezzi circolanti 922; abbonamenti TV 696.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel
suo territorio si trovano alcuni nuraghi
(Nanni Cocco, Sa Serra de Antoni Si, Su
Nuraxi) e nella campagna ai confini con
`
Sinnai rimangono tracce delle attivita
minerarie del secolo XIX.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico
` quello caratteristico dei
del paese e
` posto su un cricentri di montagna: e
nale e si sviluppa con strade strette e
tortuose sulle quali si affacciano case
` piani posti talvolta a
in pietra a piu
quote sfalsate. Ledificio di maggior
` la chiesa di Santa Maria di
pregio e
Monserrato, parrocchiale costruita nel
secolo XVIII e radicalmente modificata
tra il 1880 e il 1902. La chiesa, che fu
trasformata su un progetto del Cima,
ha pianta ottagonale e la facciata in
` riccastile neoclassico; allinterno e
mente decorata con marmi e conserva
alcune belle statue. Situato nel comprensorio dei Sette Fratelli, che si leva
` particolarmente
oltre la statale 125, B. e
` sugricco di bellezze naturali; tra le piu
` la punta di Serpedd` che sovragestive e
sta il paese, dalla quale si gode un panorama magnifico, con la vista che spazia
sulle alture circostanti e arriva sino alla
pianura campidanese e al mare del
golfo di Cagliari.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
memoria delle antiche tradizioni del
` conservata nella festa della
villaggio e
Madonna di Monserrato che si svolge l8
settembre, richiama gran numero di visitatori e culmina nei fuochi dartificio.

Burgos Comune della provincia di Sas` monsari, compreso nella VII Comunita
tana, con 1024 abitanti (al 2004), posto a

561 m sul livello del mare sul versante


orientale della catena del Goceano che
si affaccia sulla media valle del Tirso.
Regione storica: Campidano di Cagliari. Diocesi di Ozieri.

Burgos Labitato del piccolo centro del


Goceano e` dominato dal castello in cui visse
i suoi ultimi giorni la giudicessa Adelasia
di Torres.

TERRITORIO Il territorio comunale si


estende per 18,25 km2: ha la forma di
una sottile striscia allungata da sud-est
a nord-ovest e confina a nord con Bono
e Bottidda, a est e a sud ancora con Bottidda, a ovest con Esporlatu e Illorai.
Anche se meno estesa in lunghezza rispetto a quelle dei maggiori comuni vi`
cini, questa area di pertinenza si puo
dividere come quelle in tre parti: una
che rientra nella vallata del Tirso intorno ai 200 di quota, una che fa parte
del versante della catena e una che si
stende nel culmine della stessa catena,
che in questa parte forma laltipiano di
Pranu Mannu con alcune cime anche
` nel
oltre i 1000 m. La natura del suolo e
primo tratto alluvionale, negli altri
parte granitica e parte basaltica. Alcuni
piccoli corsi dacqua scendono a get` interno rispetto agli
tarsi nel Tirso. Piu
` collegato alla
altri della zona, il paese e
tortuosa statale 128 bis da una strada
secondaria che si dirama poi per la frazione di Foresta Burgos e, con un altro
braccio, per Bolotana e la superstrada
Sassari-Cagliari.
&

137

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 143

Burgos
` di origine meSTORIA Il villaggio e
`
dioevale, probabilmente si sviluppo
dopo il 1129, negli stessi anni nei quali
Gonario di Torres faceva costruire in
cima a un colle il castello. Protetto dalla
fortezza, labitato, che allora si chia` gradualmava Goceano, si sviluppo
mente e fu testimone delle lotte tra Arborea e Torres per il controllo del territorio. Estinta la famiglia dei giudici di
Torres fu conteso tra i Doria e gli Arbo` che questi ulrea. Dopo il 1290, sembro
timi avessero la meglio, ma nel 1297 i
Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II dAragona aveva di alleati da
coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Gli
Arborea fecero buon viso a cattivo
gioco; alleatisi a loro volta con gli Aragonesi, negli anni che precedettero la
conquista mostrarono di accettare la
nuova situazione; ma quando, nel 1325,
i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle loro truppe,
conquistato e formalmente annesso al
Regno di Sardegna. Il suo possesso, con
quello di tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice dArborea e nel 1339 il re dAragona concesse
al futuro Mariano IV il titolo di conte del
Goceano. Cos` il villaggio fu compreso
nella contea del Goceano. Nello stesso
anno, grazie al giudice, il territorio
adiacente fu testimone di un evento decisivo per la storia della Sardegna: il sovrano con una carta di franchigia asse` a 25 famiglie di contadini provegno
nienti in gran parte dai territori dei Doria, una consistente superficie territoriale e permise loro di costruire sulla
` esconcessione le loro case. Questo puo
sere considerato latto di nascita del B.
` anche latto col quale uffiattuale, ma e
cialmente il sovrano sanc` la fine della
condizione servile nel suo regno. Scoppiata la guerra tra Mariano IV e Pietro
&

IV, nel 1378, proprio quando il conflitto


` acuto, il re dAragona prosi faceva piu
vocatoriamente incluse B. nei territori
che aveva concesso in feudo al traditore
` il villaggio
Valore de Ligia. In realta
` a rimanere possesso arbocontinuo
rense fino alla caduta del giudicato, e
dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio
non era ancora pacificato e sembrava
dovesse cadere nelle mani del visconte
di Narbona; negli anni seguenti fu teatro di una continua guerriglia della
` Bartolo Manno per inquale approfitto
vadere e devastare tutto il Goceano.
la situazione sembrava non conPoiche
trollabile dal marchese dOristano, nel
` che il territorio potesse
1421 si penso
entrare a far parte del grande feudo
concesso a Bernardo Centelles; nel
1422 Leonardo Cubello lo invase, sconfisse Bartolo Manno e finalmente lo oc`. Cos` B., dopo anni di tribolazioni,
cupo
rimase in possesso dei marchesi dOristano; dopo la ribellione di Leonardo
Alagon prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel
1493 fu definitivamente incluso nel patrimonio reale; era ridotto allora a
meno di 100 abitanti. Dipendeva dal governatore del Goceano che si serviva di
funzionari per espletare i propri compiti. Il rapporto tra i funzionari reali e
la popolazione non fu mai tranquillo,
, come negli altri paesi
anche perche
della zona, fu lentamente modificato il
sistema di individuazione del majore
che fin` per essere scelto dal governatore. Altro motivo della crescente osti` era legato alla eccessiva gravosita
`
lita
del carico fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Durante
lepidemia di peste del 1652 la sua popolazione fu decimata e il villaggio si
` quasi completamente, tanto
spopolo
che alla fine del secolo contava circa 80
abitanti. Nel corso del secolo XVIII la

138

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 144

Burgos
` aumento
` costansua popolazione pero
temente ed entro la fine del secolo toc`
cava quasi i 400 abitanti. B. comincio
anche a sperimentare il Consiglio comunitativo e il Monte granatico che
contribuirono a vivacizzare la sua vita
sociale. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Nuoro. Pochi anni dopo si colloca la preziosa testimonianza di Vittorio Angius, che cos` scriveva nel Dizio` alnario di Goffredo Casalis: Il clima e
quanto freddo, onde le nevate sono frequenti. Spesso risentesi in orride ma` , e funiere lo squilibrio della elettricita
riose tempeste distruggono le fatiche e
le speranze dei contadini. La nebbia
ben di rado vi si addensa. Abitano in
questo borgo (anno 1833) 100 famiglie,
che danno anime 520: la vita perviene
in molti ai 60, in alcuni oltre agli 80. Si
celebrano ordinariamente matrimoni
6, nascono 20, muojono 10. Le malattie
dominanti e fatali sono le intermittenti,
le perniciose, le pleuritidi. La scuola
normale conta circa 12 fanciulli. Le
donne attendono al telajo, gli uomini
` alla pastoriparte allagricoltura, i piu
zia. Sono questi nel generale industriosi, e inclinati alla fatica; e gli stessi
pastori, quando non sono alla custodia
del bestiame, non ricusano di lavorar
con la zappa alle loro vigne, orti o chiudende. Il tenimento del borgo non si potrebbe computare maggiore di 7 miglia
`
quadrate, di cui la parte maggiore e
montuosa e ghiandifera; laltra, che dicesi il Campo, distendesi dalle falde del
monte alla sponda del Tirso. Lordina` di starelli di grano
ria seminagione e
circa 100, dorzo altrettanto, 10 di granone, e circa 50 tra fave, civaje [legumi]
e canape. Fruttifica il grano allottuplo,
lorzo al ventuplo, il granone al decuplo,
` le fave, i fagiuoli al trentuplo,
poco piu
il canape rende libbre 200 per starello.
` atta a qualunque altra produLa terra e
zione se intervenga la dotta mano dun

agricoltore diligente. Le migliori va` delle uve vi sono coltivate con


rieta
buon successo, vi prosperano gli
agrumi, i ciriegi, gli albicocchi, i peri, i
susini, i fichi, i mandorli, i noci, i castagni, gli olivi, ed ogni specie di pomi, le
fragole dette meling`nas, le patate, i piselli, i carcioffi, e i cavoli fiori, qualcuno dei quali bilanciasi con le venticinque libbre. Il totale delle piante fruttifere non sorpassa i 3000 individui.
Gioverebbe assai a questi terrazzani
` si applicassero alla coltivache piu
zione, e rinunziassero alluso antico di
alternare la coltivazione ed il riposo
per bienni. Le molte ghiande che si
hanno, son prodotte dai lecci e dalle
quercie, e danno non piccol lucro. Nellanzidetto anno si allevavano pecore
3000, capre 900, porci 500, vacche rudi
300. Nel 1848 B. fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro e vi rimase fino al 1859; subito dopo fu incluso
nella provincia di Sassari. Nella se` dellOttocento le attivita
`
conda meta
agricole sembrarono proiettarlo in una
` ebbe
dimensione di benessere che pero
purtroppo un brusco arresto con la crisi
di fine secolo. Il villaggio tuttavia seppe
uscire dalla crisi dando impulso alle at` dellallevamento e nei primi detivita
cenni del Novecento entrarono in funzione due caseifici; nel 1928 gli fu aggregato come frazione il villaggio di Espor` la prolatu che solo nel 1946 riconquisto
pria autonomia. Nel secondo dopo` la crisi riprese, e dopo il
guerra pero
` diminuita e
1960 la sua popolazione e
` emiun buon numero dei suoi abitanti e
grato.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
` contare su un
sullallevamento, che puo
buon patrimonio zootecnico: oltre
`
10 000 ovini, un migliaio di bovini piu
suini ed equini. Si tenta anche qui di
`
incoraggiare i flussi turistici e sono gia
in funzione tre aziende agrituristiche

139

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 145

Burgos
con 17 posti letto. Artigianato. In passato vi si praticava una modesta forma
di artigianato tessile a livello dome` artigianali sono
stico; oggi le attivita
` edilizia. Serquelle legate allattivita
` collegato mediante autovizi. Il paese e
linee agli altri centri della provincia;
dista da Sassari 71 km. Dispone di medico, scuola dellobbligo e sportello di
servizi bancari.

Burgos Il piccolissimo centro di Foresta


` importante
Burgos nel Goceano e` stato la piu
stazione per lallevamento del cavallo angloarabo-sardo.

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 1095 unita
di cui stranieri 1; maschi 534; femmine
561; famiglie 380. La tendenza complessiva rivelava un lieve aumento della popolazione, con morti per anno 6 e nati
12; cancellati dallanagrafe 11; nuovi
iscritti 11. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 16 176 in migliaia di lire; versamenti ICI 341;
aziende agricole 148; imprese commerciali 58; esercizi pubblici 10; esercizi allingrosso 1; esercizi al dettaglio 22. Tra
gli indicatori sociali: occupati 251; disoccupati 51; inoccupati 132; laureati
14; diplomati 78; con licenza media
376; con licenza elementare 320; analfabeti 33; automezzi circolanti 407; abbonamenti TV 245.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
&

territorio conserva numerosi nuraghi:


Campu, Longu, Madalena, Pala e Ru` , Serra
ghe, SAbbaia, Sa Toa, Seddaco
e Su Dimine. I meglio conservati sono
quello di Madalena, del tipo monotorre
con una camera e la tholos perfettamente accessibili, e quello di Campu,
anchesso del tipo a tholos e in condizioni perfette.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il paese ha conservato il
suo assetto originario, la strada principale lo divide praticamente in due rioni
e sulle strade si affacciano case in pie` piani, tipiche del Goceano.
tra a piu
Ledificio di maggior pregio allinterno
` la chiesa di SantAntonio
dellabitato e
Abate, parrocchiale costruita nellOttocento; ha limpianto a una navata completata da cappelle laterali e dal presbiterio. Poco discosto dalledificio sorge
il campanile a canna quadrata costruito
in sostituzione del precedente. Labi` dominato dal castello del Goceano
tato e
costruito in cima a un picco che guarda
il monte Rasu e domina tutta la valle. Fu
fatto costruire nel 1129 da Gonario I di
Torres con funzioni di difesa del territorio da eventuali attacchi del giudice
dArborea. Col tempo venne abbellito
divenendo una delle residenze della famiglia giudicale fino alla morte della
` qui la
giudicessa Adelasia, che termino
`
sua esistenza. Successivamente passo
ai Doria e da questi ai giudici dArborea. Caduto il giudicato dArborea la
`
fortezza perse di importanza e comincio
ad andare in rovina; entro la fine del
` in parte e fu abbanCinquecento crollo
donata. Il castello era stato costruito in
` antica e
` costidiverse fasi, la parte piu
tuita dalla cinta e da alcuni ambienti
oggi crollati; solo nel secolo XIII era
stata edificata la grande torre maestra
a pianta quadrata alta 16 m, che ancora
oggi si conserva. In questi ultimi anni
sono stati compiuti diversi lavori per la

140

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 146

Burruni
sua salvaguardia e valorizzazione turi` stato istituito un picstica; nel paese e
colo museo che ha il compito di documentare i modi di vivere e di combattere che vi si collegavano. Le campagne
attorno alla frazione di Foresta Burgos
sono bellissime e ricche di boschi che si
prestano allo sviluppo del turismo.

feudo la signoria di Baratuli Santu Sadorru nella curatoria di Dolia; nel 1333
ebbe anche lattigua montagna di Baratuli e si fece carico di ricostruirvi lomonimo castello. Infine fu investito anche
del villaggio di Sibiola; mor` poco dopo,
ma suo figlio Giovanni non fu in grado
di trasferirsi in Sardegna per ricevere
`, che percio
` fu confiscata.
leredita

Burguesa Garcia, Lupo Gentiluomo


catalano (sec. XIV). Originario di Monn, quando Alghero fu conquistata
talba
da Pietro IV vi si stabil`, e nel 1370 fu
investito del feudo di Suni nella Planar` era compreso nei territori
gia, che pero
appartenenti al giudice dArborea per
cui non riusc` mai a entrarne in possesso. Mor` senza discendenti alcuni
anni dopo.
Burgos Gli spalti del castello guardano sulla
media valle del Tirso. Qui mor` verso il 1255
Adelasia, ultima giudicessa di Torres.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Una


`
tradizione molto radicata nel paese e
quella fondata sulla leggenda secondo
cui le rovine del castello conterrebbero
un forziere pieno doro, guardato dal
fantasma di don Blas dAragona che impedirebbe a chiunque di recuperarlo.
In ogni tempo questa fantasia ha spinto
audaci a tentare la ricerca: si racconta
che una volta un parroco, convinto di
possedere la formula magica per accedere al forziere, fu incenerito da don
` importante si celebra
Blas. La festa piu
il 6 novembre per San Leonardo, ma si
festeggia anche SantAntonio Abate, il
`
16 e 17 gennaio, e il centro della festa e
` propiziatorio.
un grande falo
&

Burgues Famiglia della grande borghe`


sia di Barcellona (sec. XIV). Finanzio
con un Giacomo limpresa dellinfante
Alfonso in Sardegna. Subito dopo la
conquista, si stabil` nellisola dove nel
1326 ottenne una casa nel castello di Cagliari. Nello stesso anno ricevette in

Burmann, Peter Filologo (Utrecht 1668Leyda 1771). Discendente da una famiglia di grandi tradizioni intellettuali,
divenne professore di Latino presso
` di Utrecht e successivalUniversita
mente fu chiamato a far parte dellAccademia di Leyda, dove mor` lasciando
un famoso Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae, Neapolis, Siciliae, Sardiniae, pubblicato ad Amsterdam nel
1704.

Burrida Piatto popolare di Cagliari. Di


` adantichissima tradizione, da molti e
dirittura creduto di origine fenicia. La
` il gattuccio di mare: il pesce
sua base e
viene tagliato a pezzi e lessato in acqua
salata; successivamente, scolato e fatto
freddare, si unisce a una salsa a base di
cipolla, fegatini di pesce, noci, aglio e
aceto. Il tutto, ricoperto di foglie dalloro, viene lasciato marinare per un
giorno prima di essere servito, in modo
che il gattuccio si insaporisca.

Burruni, Salvatore Pugile (Alghero


1933-ivi 2004). Si afferma fin da giovanissimo in ambito regionale e poi nazionale, conquistando nel 1954 il titolo italiano dilettanti nei pesi mosca. Lanno

141

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 147

Busachi
successivo conquista la medaglia doro
ai Giochi del Mediterraneo di Barcellona e qualche mese dopo, a Kaiserslautern, diventa campione mondiale militare, sempre nella categoria dei pesi
mosca, bissando il successo nel 1956.

Salvatore Burruni Lalgherese Tore


` grandi pugili
Burruni e` stato uno dei piu
italiani, campione del mondo dei pesi mosca.

Eliminato negli ottavi di finale alle


Olimpiadi di Melbourne, passa al professionismo e nel 1958 conquista il titolo italiano dei pesi mosca togliendolo
a un altro sardo, Giacomo Spano. La
lunga carriera di B. continua in crescendo e nel 1961 diventa campione
dEuropa battendo ad Alghero il finlandese Risto Luukkonen in quello che
viene definito il periodo doro del pugi`
lato sardo. Dotato di una grande agilita
e di uno stile impeccabile, B. diventa
campione del mondo nel 1965 battendo
a Roma il thailandese Pone Kingpetch.
` il primo pugile sardo che arriva al tiE
tolo mondiale. Ceduto il titolo iridato

nel 1966, riconquista quello europeo e


` avlo conserva fino al ritiro dallattivita
venuto nel 1969. [GIOVANNI TOLA]

Busachi Comune della provincia di Ori` monstano, sede della XV Comunita


tana, con 1582 abitanti (al 2004), posto a
379 m sul livello del mare, affacciato
dalle ultime propaggini occidentali del
Gennargentu sulla valle del Tirso, occupata qui dal grande lago Omodeo. Regione storica: Parte Barigadu. Archidiocesi di Oristano.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 59,30 km2: ha forma grosso
modo circolare e confina a nord con
Ghilarza e Ula Tirso, a est con Ortueri,
a sud con Samugheo e Allai, a ovest con
Fordongianus. Si tratta di una regione
accidentata, caratterizzata da rilievi
impervi e vallate profonde. La natura
` comunque adatta allagricoldel suolo e
tura, favorita anche dallabbondanza
delle acque, che scorrono ovviamente
verso la vallata maggiore, quella del
`
Tirso. Restano ancora, nelle parti piu
impervie, tratti di vegetazione spontanea, parte a bosco e parte a macchia
` attraversato
mediterranea. Il paese e
dalla statale 388 che, partita da Oristano, si trova qui nel tratto tra Fordongianus e Ortueri; se ne staccano in questo punto le secondarie che lo collegano
col vicinissimo Ula Tirso, con Abbasanta e Paulilatino a ovest, con Samugheo a est.
& STORIA Il villaggio e
` di probabili origini romane: un centro sorto lungo la
grande strada che da Carales (Cagliari)
conduceva a Turris Lybisonis (Porto Torres) e che da Abbasanta e Fordongianus
risaliva verso il nord lungo la riva sinistra del Tirso. Linsediamento assolveva a una duplice funzione: era il termine di riferimento per una fitta rete di
scambi tra la pianura sottostante e le
popolazioni delle zone interne e allo
stesso tempo un avamposto del sistema

142

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 148

Busachi
fortificato che i Romani avevano edificato. Dopo la conquista bizantina dellisola la posizione del territorio dove oggi
sorge B. assunse una importanza crescente. Situato infatti a poca distanza
dal tracciato dellantica strada, dominava una delle vie daccesso alla pianura in comunicazione diretta con Forum Traiani (Fordongianus). In seguito
` a far parte del giudicato dArboentro
rea e fu compreso nella curatoria del
Parte Barigadu. Nel corso del secolo
XIV, essendo ormai decaduto Fordongianus, divenne per un certo periodo
capoluogo della curatoria, e tale rimase
fino alla caduta del giudicato nel 1409;
` allora
il territorio del Barigadu passo
sotto lamministrazione diretta del re
` ridAragona. Le sue popolazioni pero
masero idealmente legate allArborea e
in particolare gli abitanti di B. mantennero un atteggiamento ostile nei confronti degli Aragonesi. Dopo alcuni
lamanni di tensione, nel 1412, poiche
ministrazione reale aveva bisogno di
`
denaro, il marchese di Oristano presto
al re una forte somma di denaro e ottenne in pegno il Barigadu avviando
cos` la pacificazione della popolazione.
Negli anni successivi il rapporto tra gli
abitanti di B. e Leonardo Cubello fu
buono; B, in questi anni rimase saldamente in mano al marchese che con una
buona amministrazione riusc` a garan` ; il villaggio contitirne la tranquillita
` ad assolvere la sua funzione di cennuo
tro di riferimento per lintero territorio
` mantenne gli antichi prie la comunita
vilegi a cominciare dal majore eletto annualmente dallassemblea dei capifamiglia. Quando nel 1427 Leonardo Cubello mor`, B. e il Barigadu furono in` al suo
clusi nella parte che egli lascio
secondogenito Salvatore. I rapporti del
villaggio con Salvatore Cubello furono
presumibilmente ottimi; il centro era
infatti il naturale riferimento per lam-

ministrazione e la difesa del Barigadu.


Probabilmente in questi anni il suo sviluppo urbanistico assunse le caratteristiche che in gran parte ancora oggi
conserva. Quando nel 1463 Salvatore divenne marchese di Oristano, B. fu finalmente riunito al grande feudo. Salvatore Cubello mor` a sua volta nel 1470
senza lasciare discendenti maschi e fu
suo erede Leonardo Alagon al quale il
villaggio nel 1477 fu confiscato; subito
dopo le popolazioni del Barigadu passarono alcuni anni di grande incer` a far
tezza; nel 1481 il territorio entro
parte del feudo concesso a Gaspare Fa` il vilbra. Il nuovo feudatario trasformo
laggio in sede dellamministrazione ba` attento ai problemi
ronale, si mostro
` a B. la
del feudo e probabilmente avvio
costruzione della chiesa parrocchiale;
` anche esigente nellimporre il
fu pero
pagamento dei tributi che la conces` lentamente lisione prevedeva, e ando
mitando gli antichi privilegi della co` del villaggio. Fabra mor` senza
munita
discendenza maschile lasciando il Barigadu alle figlie Isabella, Giovanna,
Caterina e Angela; Giovanna e Angela
morirono a loro volta pochi anni dopo e
le altre due, nel 1518, decisero di ven` Torresani e a
dere il feudo a Nicolo
Carlo Alagon. Nella divisione che i due
fecero tra loro nel 1520, B. fu incluso nel
` al Torresani;
Barigadu Jossu che tocco
con la divisione il Barigadu perse la
`. B. acquisto
`
propria secolare unitarieta
la posizione e i caratteri di capoluogo
` un felice
del nuovo feudo e attraverso
periodo; i nuovi feudatari erano consi` influenti di Caderati tra le famiglie piu
gliari e impiantarono nel villaggio la
nuova parrocchiale dedicata a SantAntonio; i rioni di Campumajore e di B.
Susu si fusero armonicamente in un
contesto urbanistico unitario mentre
` a valle si sviluppava il nuovo quarpiu
tiere di B. Jossu. Probabilmente a Ni-

143

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 149

Busachi
` Torresani e ai suoi discendenti si
colo
deve anche lavvio della costruzione
della chiesa di San Domenico e, nella
` del Cinquecento, di un
seconda meta
nuovo convento per i Domenicani.
Fece anche costruire nella parte alta
dellabitato il convento e la chiesa di
Nostra Signora delle Grazie donandola
ne facessero la sede di
ai Gesuiti perche
un collegio. Nel 1586 gli abitanti di B.
fecero con i Minori osservanti una convenzione in base alla quale i Francescani si impegnavano a istituire nel
paese un convento e a provvedere allistruzione degli abitanti. Estinti i Torresani, il villaggio fu ereditato dai Cervellon che nel 1599 ottennero formalmente
linvestitura. Ebbe cos` inizio per B. un
periodo non felice della sua storia; i
nuovi feudatari, infatti, nel corso del secolo imposero un sistema di tributi
piuttosto pesante, rendendo difficile la
vita degli abitanti. Trasformarono i sistemi di amministrazione del feudo affidandolo a una famelica e spesso inadeguata burocrazia e aumentarono il
carico fiscale; pretesero infatti da tutti
i vassalli, divisi in sei classi, il pagamento dei tributi, creando cos` notevole
malcontento. In questi anni la pesantezza dei tributi feudali e lincuria dei
feudatari portarono la crisi a B., che risent` profondamente del mutato clima.
Distratti dai loro problemi, i Cervellon
presero a considerare il feudo come un
bene patrimoniale da sfruttare e lo cedettero in amministrazione a terzi che,
accentuando a loro vantaggio lesazione
dei tributi, esasperarono i rapporti con
la popolazione. B. divenne sede di una
numerosa e inefficiente burocrazia baronale e residenza di alcune famiglie di
cavalieri (Marras, Madau e altri) che
`
contribuirono ad articolare la societa
del villaggio. Estinti i Cervellon si apr`
una lunga lite tra i pretendenti e i caratteri della crisi si accentuarono, il si-

stema di esazione dei tributi feudali di` caotico e le profonde


venne sempre piu
ingiustizie che ne derivarono rafforzarono negli abitanti di B. la coscienza di
` e il desideappartenere a una comunita
rio di porre fine alla dipendenza feudale. La controversia per la successione rimase pendente per lunghi anni
a causa della crisi che segu` allo scoppio della guerra di successione spagnola. In tutti questi anni il pagamento
dei tributi feudali fu sospeso e gli abitanti di B. cominciarono a credere realmente possibile la fine del regime di di` unillusione e inpendenza. Fu pero
fatti, quando sembrava che la Sardegna
fosse stata assegnata definitivamente
agli Asburgo, nel 1715 le parti in causa
trovarono un accordo tra loro e il patrimonio feudale fu finalmente distribuito
su nuove basi. La transazione, oltre che
reintrodurre il vecchio sistema dei tributi feudali aborrito dalla popolazione,
` gravi conseebbe per B. altre e piu
guenze. La spartizione del patrimonio,
` la separazione del Bariinfatti, provoco
gadu Jossu dal Canales, rompendo
` culturale ed economica che
quellunita
risaliva ai non dimenticati tempi di Ge` ancor di piu
` il
rolamo Torresani, e isolo
` ai Manca Guiso, che
territorio. B. passo
si avviarono allestinzione nella se` del secolo. Frattanto i loro
conda meta
rapporti con i vassalli andavano modificandosi e, quando nel 1771 fu approvata
listituzione dei Consigli comunitativi, i
loro poteri furono sensibilmente limitati. Con lestinzione della linea ma` che linschile dei Manca Guiso sembro
tero patrimonio feudale dovesse considerarsi devoluto e, quando gli eredi tentarono di impadronirsene, il commissario patrimoniale lo imped`; nel 1790 il
Barigadu Jossu fu riconosciuto definitivamente pertinente al patrimonio de`
maniale. Per gli abitanti di B. sembro
giunta la fine del secolare tormento; fu

144

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 150

Busachi
` unillusione destinata a durare
pero
poco; nel 1791, infatti, la trattativa tra il
fisco e Teresa Deliperi si concluse e il
Barigadu Jossu divenne il marchesato
di Busachi. Cos` il villaggio, divenuto
capoluogo del nuovo feudo, subito soffr`
a causa delle incertezze sullammontare dei tributi feudali dovuti e della
` della marchesa. Necrescente voracita
gli anni seguenti le pretese della Deli`,
peri, sostenuta dal marito Stefano Leda
` insopportabili ansi fecero sempre piu
che per le prepotenze dellamministratore feudale Antioco Mattares, cui era
stato affidata la conduzione del feudo.
Influenzati dalla situazione generale
che si era determinata nel resto della
Sardegna, nel 1793 gli abitanti di B. si
rifiutarono di pagare i tributi e si ribellarono apertamente. A farli giungere a
tanto avevano contribuito lindiffe , cui il Consiglio comurenza del vicere
nitativo si era rivolto, e le crescenti prepotenze del Mattares, di suo genero, il
dottor Mura, che ricopriva lincarico di
ufficiale di Giustizia, e dellaltro delegato baronale, un certo Madau. I tre tentarono di salvare la loro posizione con
ogni mezzo, ricorrendo a ingiuste accuse nei confronti dei componenti del
Consiglio comunitativo, minacciando
persone innocenti, danneggiando beni
di privati e persino perseguitando alcune persone tramite un gruppo di ribaldi alle loro dipendenze. Lira popolare fu ben presto incontrollabile, an a B. e negli altri villaggi
che perche
giungeva leco dei moti angioiani. Agli
inizi del 1796 il Mattares e i suoi complici furono costretti a fuggire e i busachesi, stretti al loro Consiglio comunitativo, continuarono a rifiutarsi di pagare
i tributi feudali almeno fino al 1797.
Frattanto le vicissitudini finanziarie
della marchesa furono in certa misura
risolte: per soddisfare il fisco, cui doveva una somma rilevante, la Deliperi

cedette una parte del feudo, conservando solo B. e il vicino Allai. Mor`
quando ancora i rapporti con i vassalli
non si erano normalizzati, lasciando
erede sua figlia Stefania, moglie di An` ai
drea Manca. Cos` nel 1800 B. passo
Manca di San Placido; la dipendenza
feudale divenne negli anni successivi
` intollerabile e il Consiglio
sempre piu
comunitativo fin` per divenire lespres` degli abisione della crescente volonta
tanti di rompere definitivamente la dipendenza. I rapporti tra il Consiglio comunitativo e i Manca furono regolamentati minutamente; dopo il 1805,
sulla base di un precedente capitolato
redatto nel 1801, furono definiti anche i
rapporti patrimoniali e il feudatario fu
costretto a rendere agli abitanti del villaggio luso di alcuni salti dei quali si
era impadronito indebitamente. Ormai
anche latteggiamento del governo nei
confronti del sistema feudale andava
modificandosi, i poteri dei feudatari
vennero progressivamente limitati e soprattutto la loro giurisdizione fu quasi
totalmente abolita con la riforma che
introdusse i mandamenti nel 1821.
Nello stesso anno B., grazie alla sua posizione e alla funzione di piccola capitale feudale che aveva sempre svolto,
divenne capoluogo di una provincia
che comprendeva ben 81 comuni e, pa` di Oriradossalmente, anche la citta
stano. Poco dopo la provincia di B. fu
abolita e prese il suo posto quella di Oristano, mentre il villaggio comunque diveniva capoluogo di mandamento. Nel
1834 i Frati minori abbandonarono il
villaggio e nel 1835 anche i Domenicani
lo lasciarono definitivamente. I suoi
abitanti nel 1836 salutarono con gioia
lavvio delle procedure per labolizione
del feudo. In questi anni si colloca la
puntuale testimonianza di Vittorio An` di 430, digius: Il numero delle case e
vise in due rioni, uno superiore, altro

145

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 151

Busachi
inferiore, con strade ampie e di qualche
` , sebbene ne
lastricate, ne
selregolarita
ciate. La moltitudine degli olmi che vigorosamente vi frondeggiano, rende il
paese ameno ed aggradevole agli occhi.
Vi abitano 426 famiglie (anno 1834),
nelle quali sono anime 1708. La longe` ordinaria si puo
` fissare a circa i 75.
vita
` vi sono stati non pochi che hanno
Pero
oltrepassato di molto questo termine, e
si sono pure veduti dei centenari in
istato vegeto. Le malattie sono rare, e
non ve ne ha alcuna che dirsi possa dominante. Nella maniera di vestire in
nulla distinguonsi i busachesi dagli uomini degli altri vicini dipartimenti.
` rimarchevole nelle donne la
Solo e
molta diligenza per la mondezza, ed
una squisita lindura. La scuola normale
` frequentata da piccol numero di fane
ciulli. La fruttificazione pel pessimo
metodo di coltura non va che di rado
` dellottuplo. Negli
nel generale al di la
orti si coltivano cavoli, zucche, lattuche, pomidoro ecc. La gran riputazione
dei lini di questo territorio, ha fatto che
gli agricoltori abbiano usata qualche diligenza verso i medesimi. Il raccolto
ascende annualmente a circa 500 cantara. Molto se ne adopera nel paese,
dove non vi sono meno di 400 telai; ma
per laddietro se ne adoperava assai di
` , che
era allora un gran traffico di
piu
tele ordinarie, che si compravano da
Gavoesi per rivenderle in altri paesi.
La vigna prospera mirabilmente: fassi
vino nero assai pregiato, che tutto si
consuma nel paese. Lacquavite comprasi dai vicini villaggi di Ortueri e di
` le, e di rado se ne distilla nel
Ardau
paese. Nutronsi in questi salti molte
greggie e armenti. I formaggi sono di
` . Quando vera commerqualche bonta
cio di questo articolo coi napoletani se
`. Il selne facea del bianco in quantita
` assai numeroso, e delle orvaggiume e
dinarie specie dellisola, eccettuato il

solo muflone. Lo stesso deve dirsi dei


volatili. In quegli anni anche a B. si fecero sentire le conseguenze dellabolizione del feudo; la gestione del demanio feudale e le operazioni di definizione del nuovo catasto e del nuovo regime fiscale provocarono notevoli tensioni. Dopo la fusione perfetta, nel
1848, la provincia di Oristano fu abolita,
` a far parte della divisione amB. entro
ministrativa di Cagliari e, quando nel
1859 furono ricostituite le province, fu
definitivamente assegnato alla provincia di Cagliari, continuando a rimanere
sede di mandamento. Nella seconda
` del secolo B. riprese la sua antica
meta
funzione di centro intermediario tra la
valle del Tirso e le zone interne, la sua
popolazione crebbe rapidamente e i
suoi abitanti coltivarono con orgoglio il
senso dellappartenenza alla loro co` . La sua economia, oltre che
munita
` dellagricoldalle tradizionali attivita
tura e della pastorizia, fu caratterizzata
` artigianali. Limdal fiorire di attivita
` propianto del lago Omodeo modifico
fondamente oltre che lambiente circostante anche lantico equilibrio che legava B. alla valle sottostante. Nel 1928 il
suo territorio fu accresciuto per laggregazione di Ula Tirso, che divenne sua
frazione, ma il villaggio assunse sempre
` il carattere di un centro isolato la
di piu
cui popolazione era alla ricerca di anti`.
chi legami di cui sentiva la necessita
Gli atti del Consiglio comunale di questi
anni pongono bene in evidenza tali tensioni e il lento progredire della comu` , il suo acquisire, probabilmente
nita
con i finanziamenti della cosiddetta
legge del Miliardo, servizi quali le fogne e lilluminazione elettrica. Dopo la
fine della seconda guerra mondiale la
difficile convivenza con Ula Tirso
` , infatti nel 1946 il vicino villaggio
cesso
` la propria autonomia e B. ririacquisto
prese a vivere animato dai suoi soliti

146

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 152

Busachi
problemi. A partire dal 1951 la sua po` a diminuire, i campolazione comincio
biamenti delleconomia della Sardegna
e purtroppo lemigrazione furono i fattori che determinarono questo vistosissimo e al momento irrecuperabile calo.
Nel 1974 fu ricostituita la provincia di
` a farne parte, riacOristano e B. torno
quistando i tradizionali punti di riferimento per la sua economia e la sua cultura; attualmente come capoluogo
` montana del Barigadu
della Comunita
ha ripreso ad assolvere lantica funzione di piccola capitale.

Busachi La facciata della chiesa di San


Bernardino, costruita ai primi del Settecento
nella parte detta Busachi de Josso (Busachi
di sotto).
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sullagricoltura, in particolare la frutticoltura e la viticoltura; vi si praticano
anche la pastorizia e il commercio. Ar` la traditigianato. Antica e radicata e
` anzione dellartigianato del lino che e
cora parzialmente praticato e in passato ha dato grande rinomanza a B. Ser` collegato mevizi. Il centro abitato e

diante autolinee agli altri centri della


provincia, dista da Oristano 39 km. Dispone di medico, farmacia, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale e sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1691 unita
di cui stranieri 1; maschi 798; femmine
893; famiglie 613. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 26 e nati
4; cancellati dallanagrafe 23; nuovi
iscritti 19. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 14 377 in migliaia di lire; versamenti ICI 631;
aziende agricole 350; imprese commerciali 66; esercizi pubblici 10; esercizi al
dettaglio 16; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 436; disoccupati
78; inoccupati 121; laureati 26; diplomati 123; con licenza media 532; con licenza elementare 576; analfabeti 122;
automezzi cirolanti 534; abbonamenti
TV 520.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` preistorica, postorio era abitato in eta
siede domus de janas (Campu Majore,
Manielle, Sa Contra, Sa Pardischedda) e
numerosi nuraghi (Bedusta, Bidanzole,
Costa, Fenughedu, Marapala, Monte Isa,
Ortu Furadu, Pranu Nurache, Sa Giacca,
Saolle, Sas Muras, Scala e Accas, Scala
e SAinu, Serras de Codas); vi si trovano
anche numerosi siti del periodo romano.
` interessante e
` quello di CampumaIl piu
jore, complesso di domus de janas che si
` dellabitato, ricondutrova in prossimita
cibile alla cultura di Ozieri (3200-2300
a.C.); tra le molte sepolture della necro` quella detta a padiglione, costipoli e
tuita da un atrio della superficie di circa
60 m2, rettangolare e con le pareti dipinte di rosso sul cui lato maggiore si
aprono tre cellette. In questo ambiente
` le cesi svolgevano con ogni probabilita
rimonie religiose. Altra interessante ne` quella di Grugos, posta nella
cropoli e

147

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 153

Busachi
` omonima non lontano dallabilocalita
` costituita da una serie di domus
tato: e
de janas scavate nella roccia e risalenti
` caal periodo della cultura di Ozieri. Piu
` la Tomba II che al
ratteristica tra tutte e
suo interno contiene delle figure stilizzate a motivi geometrici (strisce e riquadri realizzati in rosso) che rappresentano le corna e le orecchie del toro. Tra i
` quello
numerosi nuraghi interessante e
` omodi Sa Iacca situato nella localita
nima a poca distanza dallabitato; si
tratta di una costruzione singolare risa` antico della civilta
`
lente al periodo piu
nuragica, con due ingressi comunicanti
attraverso un vano corridoio molto complesso e contorto, e copertura ogivale.

Busachi La diga di Busachi fa parte del primo


sistema di sbarramenti sul fiume Tirso per
formare il lago artificiale Omodeo (1924).
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` disposto lungo un
RALE Il villaggio e
` svicrinale, il suo assetto urbanistico e

luppato su una rete di strade larghe e


ben disegnate sulle quali si affacciano
ancora molte grandi case tradizionali
` diviso in tre
` piani. E
in pietra a piu
rioni: Busachi de Susu, Campumajore
` importante e
`
e Busachi de Josso. Il piu
quello di Busachi de susu, dove passa la
strada principale e si trovano il Municipio e soprattutto la chiesa di San Domenico, che fu costruita nel secolo XVI in
forme gotico-aragonesi. Linterno ha
una navata completata dal presbiterio,
` abbellita da un grande rola facciata e
sone. Accanto alla chiesa sorge il campanile tozzo e a canna quadrata. Gli altri monumenti di B. sono la chiesa di
SantAntonio da Padova, costruita nel
secolo XV in forme catalano-aragonesi
e ristrutturata in forme barocche nel
` a tre
corso del secolo XVII. Linterno e
navate scandite da archi a sesto acuto e
custodisce numerosi arredi tra cui una
tela settecentesca attribuita a Gregorio
` la
Are. A pochi chilometri dal paese e
chiesetta di Santa Susanna che fu costruita nel secolo XIVe serv` da parrocchia dello scomparso villaggio di Moddaminis. Ledificio fu successivamente
rimaneggiato, ha una sola navata com`a
pletata dal presbiterio, la copertura e
volte a botte. Al suo interno si trova uno
spettacolare ciclo di affreschi settecenteschi attribuiti agli Are (=). La chiesa
` inserita in un complesso di cumbess`as
e
disposto in modo suggestivamente scenografico.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Paese
attaccato alle sue tradizioni, B. vanta un
uso ancora molto diffuso dei costumi
femminili: quello della sposa, con fazzoletto di tulle bianco ricamato, la
giacca di broccato fiorito e la gonna di
panno rosso pieghettato; quello da
lutto, con fazzoletto arancione, e quello
` semplice. Le fequotidiano, ancora piu
ste principali sono per SantAntonio da
Padova, 13 giugno, per San Bernardino

148

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 154

Businco
da Siena, il 20 maggio, e quella campestre di Santa Susanna, l11 agosto: tutte
caratterizzate da processione e ballo in
costume. A Santa Susanna si tiene anche una corsa di cavalli. Di recente sono
state prese iniziative per la salvaguardia del patrimonio tradizionale, come
listituzione della sagra de Su Succu,
che si svolge la seconda settimana di
settembre per rilanciare una tipo particolare di pasta di origine antichissima,
e la costituzione di un presidio per la
salvaguardia e valorizzazione dei pani
tipici dellintera zona, il Barigadu.

Busachi Il costume tradizionale di Busachi


` colorati.
e` uno dei piu

Busdraghi, Marco Fotografo (n. Alghero). Esperto di immersione e fotografia subacquea, collabora con giornali e riviste specializzate per la realizzazione di servizi di tipo naturalistico o
` ricco di
di reportage. Il suo archivio e
` semisommerse ricorfoto di cavita
diamo la serie delle immagini della
Grotta dei Cervi da lui stesso scoperta
anche se non mancano quelle scattate
nel corso di viaggi in Libia, in Arabia
Saudita, in Egitto.

Busia, Nino Giornalista, operatore televisivo (Bolotana 1920-Cagliari 1982).


` al giornaCompletati gli studi si dedico
lismo. Iscritto allelenco dei pubblicisti
` soprattutto per lindal 1962, si segnalo
` svolta a Radio Cagliari nei
tensa attivita
primi anni dellentrata in funzione del
` anche alla
servizio televisivo. Si dedico

ricostruzione della storia della radio


sarda, su cui scrisse diversi articoli (tra
gli altri, Radio Cagliari 1943-1973, Almanacco di Cagliari, 1975).

Businco, Armando Anatomo-patologo


(Ierzu 1886-Cagliari 1967). Dopo aver
conseguito la laurea in Medicina si de` alla carriera universitaria. Nel
dico
1922 ottenne la libera docenza e a partire dal 1927 fu professore di Anatomia
` di Perupatologica presso lUniversita
` a Cagina; tra il 1928 e il 1932 insegno
gliari, tra il 1932 e il 1935 a Palermo;
` a Cagliari dove continuo
`
nel 1935 torno
a insegnare fino al 1938. Nello stesso
anno ottenne la cattedra a Bologna,
` una scuola che si impose aldove creo
` scientilattenzione della comunita
` fino al 1956, e fu prefica. Qui insegno
` di Medicina tra il
side della Facolta
1946 e il 1948. Nel 1944, incarcerato
per antifascismo, fu liberato dai partigiani. I suoi lavori sulla lebbra, sulle
basi anatomiche dellalcoolismo, sullechinococcosi e sulla malaria gli die` internazionale. Tra i
dero notorieta
suoi scritti principali: I gas cosiddetti
asfissianti. Contributo anatomo-chimico e medico-sociale, Giornale di medicina militare, LXIX, 1921; Il sistema reticolo-endoteliale, Rivista di
Biologia, XI, 1929; La struttura del
polmone alla luce delle vecchie e nuove
ricerche, Rivista di Biologia, XV,
1933; Colesteatomia ponto-cerebellare e
ipotalamica con morbo di Flaiani-Base` rodow, Atti e memorie della societa
mana di chirurgia, II, 1940; Linfezione malarica: anatomia patologica,
1941; Anatomia patologica dellapparato digerente, 1944; Tecnica delle autopsie, 1944; Trattato di anatomia patologica speciale (con E. Pepere), 1945; I tumori del sistema reticolo endoteliale,
1949; Anatomia patologica umana,
1950.

Businco, Ettore Funzionario, consi149

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 155

Businco
gliere regionale (n. Cagliari 1962). In
` ha praticato con successo lagioventu
tletica leggera; dopo la laurea in Giuri` entrato nellamministrasprudenza e
zione del Ministero dellInterno, percorrendo una rapida carriera. Attirato
dalla politica, inizialmente ha militato
` stato eletto
nelle file di AN e nel 1994 e
consigliere comunale di Cagliari; successivamente ha aderito al Nuovo Mo`
vimento di Nicola Grauso, e nel 1998 e
stato rieletto nel Consiglio comunale.
` divenuto consigliere regioNel 2001 e
nale subentrando al dimissionario
Grauso nel collegio di Cagliari; poco
dopo ha aderito allUDR e da questo
` confluito nellUDS. Ripremovimento e
sentatosi alle elezioni regionali nel
` stato rieletto.
2004, non e

Businco, Lino Medico (n. Montecreto


1908). Laureato in Medicina a Cagliari
nel 1934, consegu` la libera docenza in
` alcuni
Allergologia a Roma; studio
aspetti dellantropologia della Sardegna e nel secondo dopoguerra fu ingiustamente accusato di razzismo. Uomo di
cultura poliedrica, fu anche autore di
musica leggera. Tra i suoi scritti: Gli antenati di Mameli, LUnione sarda,
1931; Ritrovamento di due ossari nuragici a Sardara e a Mogoro, Atti della So` fra i cultori delle scienze mediche
cieta
e naturali, 1932; Sardi nuragici e sardi
odierni, Le Colonne, 1933; I primi abitatori della Sardegna. Una pretesa razza
di giganti costr uttori dei nuraghi,
LUnione sarda, 1939; Le antiche popolazioni dItalia. I protosardi,
LUnione sarda, 1939.

` Giornalista, esattore
Businco, Nicolo
delle imposte (Torino 1856- Jerzu
1923). Da Torino si trasfer` per ragioni
di famiglia a Jerzu, dove divenne col` il
lettore delle imposte. Nel 1883 fondo
settimanale LOgliastra, che usc`
` a LUnione
per due anni, e collaboro
sarda. Amico di Francesco Cocco

` presto in politica e fu coinOrtu entro


volto nelle lotte locali come capo del
partito popolare che a Jerzu si contrapponeva a quello aristocratico,
che rappresentava gli interessi dei
maggiorenti. Coinvolto in una faida,
fu ingiustamente accusato di omicidio, e nel 1897 condannato allerga` in carcere fino al 1914. Tra
stolo; resto
i suoi scritti: Per le ferrovie complementari dellOgliastra, 1883; Paesaggi
sardi: Ulassai, LUnione sarda, 1893;
Jerzu, LUnione sarda, 1893; Perdasdefogu, LUnione sarda, 1893; La sagra di S. Antonio a Ulassai, LUnione
sarda, 1894; Tortol`. Perdaliana,
LUnione sarda, 1896.

Businco, Ottavio Radiologo (Jerzu


1896-Cagliari 1971). Fratello di Armando, conseguita la laurea in Medi` alla carriera universitacina si dedico
ria e con gli anni divenne direttore del`
lIstituto di Radiologia dellUniversita
di Cagliari. Socialista militante, particolarmente sensibile ai problemi sociali connessi alla medicina, fu il principale promotore della costruzione dellOspedale oncologico, che fu intitolato
a suo fratello. Autore di numerosissime
pubblicazioni di carattere scientifico,
` volte consigliere cofu anche eletto piu
munale e assessore del Comune di Cagliari.

Busonera, Flavio Medico, patriota


(Oristano 1894-Padova 1944). Medaglia
dargento al V.M. alla memoria. Nel
` sociali1921 si laurea in Medicina; gia
sta, nello stesso anno si iscrive al
PCdI. Perseguitato dai fascisti, si trasferisce come medico condotto in Veneto. Il 24 giugno 1944 viene arrestato
ha curato due agenti fascisti feperche
riti che gli si sono presentati come partigiani. Nella rappresaglia per luccisione del colonnello della RSI, Bartolomeo Fronteddu, viene arrestato, tor-

150

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 156

Bussa
turato e infine impiccato a Padova il 17
agosto 1944.

Flavio Busonera Medico, nato a Oristano, fu


arrestato a Cavarzere e impiccato a Padova dai
fascisti con laccusa di aver prestato soccorso
ad alcuni partigiani.

` a risiedere a Cagliari,
uno continuo
laltro si trasfer` ad Alghero. Il ramo
cagliaritano si estinse nel corso del secolo XVI, quello residente ad Alghero
` lunga e
ebbe invece una storia piu
complessa. Fu iniziato da un Michele,
probabilmente nipote di un Raimondo
amministratore delle rendite reali
` con Vioagli inizi del secolo. Si sposo
` una notevole
lante Zatrillas e acquisto
` locale,
posizione in seno alla societa
ponendosi al centro di una complessa
rete di affari e ottenendo lautorizzazione a praticare la guerra di corsa
` . I suoi
con due galere di sua proprieta
figli Ponzio e Francesco diedero vita a
due nuovi rami, ma la discendenza di
Francesco, che fu ammesso allo Stamento militare durante il Parlamento
del 1528, si estinse poco dopo. Ponzio
` ad avere rapporti amichevoli
continuo
e legami di affari con gli Zatrillas, ma
agli inizi del secolo XVII i suoi nipoti si
trasferirono nuovamente a Cagliari,
dove un Gherardo nel 1626 ottenne il
` . La loro
riconoscimento della nobilta
discendenza si estinse alla fine del secolo XVIII.

Busonera, Gabriella Medico, consi-

Bussa, Italo Funzionario, studioso di

gliere regionale (n. Cagliari 1941). Impegnata in politica, militante nel PCI,
ha ricoperto alcuni incarichi di par` stata
tito e ha in seguito aderito a DS. E
consigliere comunale di Quartu San`
tElena dal 1983 al 1997; nel 1994 e
stata eletta consigliere regionale per
il Partito Democratico della Sinistra
nel collegio di Cagliari per lXI legisla` stata ricontura, ma in seguito non e
fermata.

storia (n. Bolotana 1939). Dopo aver


conseguito la laurea in Giurispru` diventato funzionario regiodenza e
`
nale. Attento osservatore della realta
delle zone interne, e in particolare del
` autore di numesuo paese dorigine, e
rosi scritti di carattere storico di notevole interesse. Giornalista pubblicista
dal 1978, ha fondato la rivista di cultura Quaderni bolotanesi che dirige
` impordal 1974 facendone uno dei piu
tanti strumenti per la cultura sarda. I
suoi scritti principali sono quasi tutti
pubblicati sulla sua rivista: Profilo storico sulle origini e lo sviluppo di Bolotana, I, 1975; I cognomi di Bolotana in
un documento del 1738, I, 1975; La
chiesa di San Bachisio: notizie storiche

Busquets Famiglia catalana (secc.


XIV-XVIII). Trapiantati in Sardegna
` del secolo XIV,
nella seconda meta
dapprima i B. si stabilirono a Cagliari
e alcuni di loro ricoprirono importanti
` del Quattrouffici pubblici. Alla meta
cento la famiglia si divise in due rami:

151

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 157

Bussalai
e ipotesi sul culto del santo, I, 1975; Accertamento delle prestazioni feudali a
Bolotana al momento del riscatto dei
feudi, II, 1976; Gli assestamenti del patrimonio fondiario pubblico di Bolotana
dal 1800 a oggi, II, 1976; Uso dei pascoli
e conflitto contadini-pastori nel marchesato del Marghine, III, 1977; Lindustria casearia sarda: storia, conseguenze e prospettive, III, 1978; Le chiudende. Il problema generale e lapplicazione delleditto del 1820 a Bolotana, V,
` a Bolo1979; Un secolo di cristianita
tana 1740-1846, VI, 1980; Ordinazioni
fatte dallavv. Francesco Cascara reggidore del marchesato del Marghine, VII,
1981; La relazione di Vicente Mameli de
Olmedilla sugli stati di Oliva 1769: la
parte generale e il marchesato del Marghine, X, 1984; La relazione di Vincenzo
Mameli de Olmedilla sugli stati dOliva:
il ducato di Montacuto, XI, 1985; La relazione di Vincenzo Mameli de Olmedilla sugli stati dOliva: il principato di
Anglona e la contea di Osilo e Coghinas,
XII, 1986; Le rendite feudali dello stato
di Oliva in Sardegna in una relazione di
Geronimo de Zabarayn (1701), XIII,
1987; La compagnia barracellare di Bolotana nel 1840-41, XV, 1989; Il volto demoniaco del potere. Lamministrazione
del feudo sardo di Oliva agli inizi del
600, XVI, 1990; Ordine pubblico, gestione finanziaria e ripopolamento negli stati sardi di Oliva, XVIII, 1992; I registri delle riscossioni di don Geronimo
Sossa reggidore degli stati sardi di Oliva
(1636-1659), XIX, 1993; Pratica della
vendetta e amministrazione feudale negli stati sardi di Oliva (1642), XX, 1994;
`
La Sardegna e i problemi della identita
culturale, XXI, 1995; Problemi giurisdizionali, incarichi e concessioni, allevamento di cavalli nello stato sardo di
Oliva (1625), XXII, 1996; Agli inizi del
gover no del reggidore Navar ro nel
feudo sardo di Oliva, XXIII, 1997; Il ren-

diconto di Joan Carigua, ricevitore negli


stati sardi di Oliva (1502-1504), XXV,
1999; Aspetti di vita feudale nel Seicento. Nomina di reggitori e presa di
possesso dei villaggi negli stati sardi di
Oliva, XXVI, 2000; Istruzioni del feudatario al regidor Olomar per il governo
degli stati sardi di Oliva, XXVII, 2001;
La raccolta delle leggi e prammatiche
del regno di Sardegna di Francisco de
Vico (1633), XXVIII, 2002; Monache peccatrici nella Sardegna del 600, XXIX,
` nella vita quoti2003; Conflittualita
diana dei villaggi del feudo sardo di
Oliva nei primi decenni del 1500, XXX,
2004; Questione sarda e livelli di reddito, XXXI, 2005; La documentazione
sugli stati sardi di Oliva, XXXII, 2006.

Bussalai, Francesco Operaio, consigliere regionale (Nuoro 1912-ivi 1972).


Militante nei movimenti della Sinistra, durante il fascismo fu sorvegliato
speciale. Finita la guerra, ader` al PCI
e nel 1949 fu eletto consigliere regionale per il suo partito nel collegio di
Nuoro per la I legislatura. Successivamente non fu confermato.

Bussalai, Marianna Intellettuale e


poetessa (Orani 1904-ivi 1947). Autodidatta, fu autrice di delicate poesie e
traduttrice in italiano dellopera di
Montanaru (il poeta Antioco Casula
di Desulo) col quale ebbe lunga corrispondenza. Di lei rimangono Mutos,
poesie in italiano scritte nel 1920, la
raccolta Le belle di Cabras e numerosi
altri versi pubblicati nelle riviste Lu` anmen e Cordelia. Il suo nome e
che legato allimpegno politico culturale negli anni del fascismo; antifascista, di idee sardiste (era conosciuta col
simpatico appellativo di Marianedda
e sor Battor Moros), amica e corrispondente di Emilio Lussu e della famiglia
` e proGiacobbe, nella sua casa ospito
tesse numerosi antifascisti, subendo

152

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 158

Buttariga
una assillante sorveglianza da parte
della polizia.

Bussi, Emilio Storico del diritto (Rovigo 1904-Modena 1997). Dedicatosi al` divenlinsegnamento universitario, e
tato professore ordinario di Storia del
Diritto italiano. Ha insegnato presso
` di Cagliari dal 1940 alla
lUniversita
`
fine degli anni Cinquanta quando si e
trasferito a Modena. Tra i suoi scritti:
Sardegna e barbareschi dal 1794 al
1815, Oriente moderno, XXI, 1941;
Relazioni della Spagna e della Sardegna con la reggenza della Barbaria negli anni 1778-1783, Oriente mo derno, XXII, 1942.

Bussu, Franco Pittore (n. Ollolai


1943). Inizia le prime esperienze artistiche sotto la guida dello zio, Carmelo
Floris, e di Stanis Dessy. Nel 1962 si
diploma allIstituto dArte di Sassari.
Insegna per alcuni anni in Barbagia e
` di
a Oristano, dove esercita lattivita
pittore in sodalizio con Carlo Contini
e Antonio Corriga. Nel 1968 espone
` Pirino di
con Carlo Contini al Caffe
Sassari. Dopo una breve parentesi
americana, nel 1971 tiene una rappresentativa personale alla Sisti Gallerie di Buffalo (New York). Nel 1973
espone alla Galleria Padova 10 di
Padova. Soggiorna per alcuni anni a
Firenze e acquisisce, allAccademia
di Belle Arti, labilitazione allinsegnamento di decorazione pittorica negli Istituti artistici. Si trasferisce poi a
Cagliari e lavora con Giorgio Princivalle. Nel 1983 lascia linsegnamento
e si dedica completamente alla pittura. Al suo attivo ha trenta personali
e un centinaio di collettive in Italia e
allestero. Ha esposto ripetutamente a
Ro ma, Varese, Sassari, Bologna,
Nuoro, Oristano, Cagliari, Sondrio,
Montecarlo, Barcellona, Buffalo, New
York, Padova, Firenze, Montecatini
Terme, Verona.

Bussu, Salvatore Sacerdote e scrittore (n. Ollolai 1928). Divenuto sacer` laureato in Teologia e in Giudote, si e
risprudenza e ha operato a lungo nella
`
diocesi di Nuoro, dove attualmente e
` stato cappellano del sucanonico. E
percarcere di Badde Carros e cancelliere della Curia per alcuni anni. Giornalista dal 1970, ha diretto per molti
anni il settimanale della diocesi,
LOrtobene. Attento ai problemi
` attuale, e
` autore di aldella societa
cuni volumi di denuncia sociale e di
forte richiamo etico politico, come Il
miracolo; Inquieti per Cristo; Un prete
e i terroristi, 1988; Il ventre della balena
bianca, 1993; La scuola e la Costituzione, 1995; Facciamo credito alla speranza. La Chiesa sarda e le sfide del
2000, 1998.

Bustico, Guido Scrittore (Pavia 1876Torino 1942). Dopo la laurea in Lettere


` allinsegnamento fino al
si dedico
1907, quando divenne bibliotecario.
Negli anni successivi diresse alcune
`
prestigiose biblioteche in diverse citta
dItalia, dedicandosi a ricerche stori` dallo
che, che non lo distrassero pero
`
studio della pedagogia a cui continuo
` legato alla
a dedicarsi. Il suo nome e
scoperta di un manoscritto di Raffaele
Cadorna sulla Sardegna, Raffaele Cadorna in Sardegna, Regione, II,
1925.

Buttariga (o bottarga) Uova di tonno, ma


preferibilmente di muggine (pisce Ori` un piatto
stanis), salate ed essiccate. E
di antichissima tradizione, la cui inven` al pezione risale con ogni probabilita
riodo fenicio-punico, preparato dai pe` sviluppata la
scatori nelle zone in cui e
pesca palustre o di peschiera (come nellOristanese). Le uova vengono pulite, sa si disidratino e
late e compresse perche
poi essiccate; raggiungono la stagionatura ideale dopo un anno, quando hanno
acquistato il colore marrone scuro. Al-

153

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 159

Butule
lora possono essere mangiate tagliate a
fettine bagnate con qualche goccia dolio, oppure grattugiate per essere usate
come aromatico condimento della pasta.

Buttariga Lessicazione delle grandi uova di


tonno a Carloforte: serviranno a produrre la
buttariga, un delizioso alimento (laltra specie
e` prodotta dalle uova di muggine).

Butule Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria di
Montacuto. Sorgeva nel territorio di
Ozieri. Probabilmente dovette il suo svi` di
luppo alla presenza di una comunita
monaci Vittorini. Estinta la dinastia dei
giudici di Torres, il villaggio fu lungamente conteso tra i Doria, gli Arborea e i
giudici di Gallura; alla fine del secolo
XIII fu occupato dalle truppe arborensi
che sembrava dovessero arrivare a controllare lintero Montacuto. Poco dopo
` i Doria, sfruttando abilmente il bipero
sogno che Giacomo II dAragona aveva di
alleati per affrontare limminente conquista della Sardegna, capovolsero la situazione e nel 1308 ne ottennero linvestitura. Gli Arborea, anche loro alleati
del re, presero atto della nuova situazione ma non rinunciarono alle proprie
rivendicazioni, per cui quando nel 1325 i
Doria si ribellarono contro gli Aragonesi, il villaggio fu nuovamente occupato
dalle truppe del giudice dArborea e for-

malmente annesso al Regnum Sardiniae.


Da quel momento lesercito giudicale e
quello dei Doria si combatterono aspramente per il controllo del territorio e nel
1339 B. fu compreso nei territori che il re
dAragona concesse in feudo a Giovanni
dArborea. Mariano IV, quando divenne
giudice, pretese che il fratello gli prestasse lobbedienza feudale che Giovanni, avendo ottenuto il feudo dal re,
`; per questo Mariano lo fece argli rifiuto
restare. Negli anni che seguirono, scoppiata la guerra tra Mariano IVe Pietro IV,
il villaggio sub` continue devastazioni
` spopolandosi. Terminata
per cui ando
` a far parte del
la guerra, nel 1420 torno
Regnum Sardiniae e nel 1421 fu compreso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Il rapporto dei suoi abitanti con i feudatari aragonesi non fu felice: irritati per le continue angherie,
essi nel 1458 presero parte alla grande
` fu
ribellione del Montacuto, che pero
soffocata con lintervento diretto del vi. Nei decenni successivi lautonocere
mia di B. fu limitata e il villaggio venne
governato da un funzionario feudale che
risiedeva a Ozieri. Nel 1569 i Centelles si
estinsero. Dopo una lunga lite, nel 1591 il
` ai Borgia; i nuovi feudavillaggio passo
` , si mostrarono particolartari, pero
mente fiscali, caricando i vassalli di gravosi tributi e facendo amministrare il villaggio da persone senza scrupoli. Anche
per questo nel corso del secolo XVII gli
abitanti di B. cominciarono a fuggire,
preferendo trasferirsi a Ozieri. Entro il
1680 il villaggio era spopolato. Negli
` riprendersi ma
anni successivi sembro
fu una cosa temporanea: infatti, pressati
dalla malaria e dallinaridimento del
territorio, entro il 1768 gli abitanti di B.
si trasferirono definitivamente a Ozieri
e a Ittireddu.

Butzano Famiglia catalana (sec. XIV).


Con un Antonio si stabil` in Sardegna
al seguito di Pietro IV nel 1354. Nel

154

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 160

Buzzi
` della signo1357 ebbe in feudo la meta
ria di Gesico nella curatoria di Siurgus
` perse quando nel 1363 scopche pero
` la seconda guerra tra il re e Mapio
riano IV. Mor` pochi anni dopo trasmettendo i suoi diritti allunica figlia
Isabella sposata con Antonio Pujalt.

` con Filippo Tommaso Marismo, fondo


` con
netti la rivista Poesia; si dedico
successo anche al giornalismo e fu corrispondente brillante per diverse testate. Sulla Sardegna ha scritto il reportage Glorie dellAsinara, pubblicato su
LUnione sarda nel 1929.

Buzzanca, Paolo Insegnante, consigliere regionale (n. 1947). Conseguita


` dedicato allinla laurea in Lettere si e
segnamento e, trasferitosi in Sarde` al digna, ha preso parte con vivacita
battito politico. Di idee radicali, nel
` stato eletto consigliere regio1979 e
nale per il Partito Radicale sardo nel
collegio di Cagliari per lVIII legisla` riconfertura, ma in seguito non piu
mato. Di recente, uscito dalla scuola,
ha fondato la casa editrice Doramarkus, che ha operato prima a Palermo e
poi a Sassari.

Buzzi, Paolo Scrittore (Milano 1874-ivi


1956). Esponente di spicco del futuri-

Paolo Buzzi Lo scrittore milanese (quinto da


sinsitra) insieme ad altri artisti futuristi: Decio
Cinti, Luigi Russolo, Armando Mazza, Filippo
Tommaso Marinetti e Umberto Boccioni (1913).

155

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 161

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 162

C
Cabella, Cesare Avvocato, uomo politico (Genova 1807-ivi 1888). Deputato al
Parlamento, senatore del Regno. Acceso mazziniano, dopo i moti del 1831
` e nel
dovette fuggire dalla sua citta
` in Sicilia. Tornato in patria
1833 emigro
nel 1848, fu eletto ininterrottamente deputato fino al 1865. Noto per la sua abi` di avvocato, nel 1856 divenne prolita
fessore universitario di Diritto civile e
nel 1870 fu nominato senatore. Intervenendo in una causa che riguardava la
` a Genova, nel 1956,
Sardegna, pubblico
un Ragionamento del duca di Vallombrosa contro il duca di Pasqua sulla tonnara delle isole di Asinara e Piana.

Cabestany Fort, Joan F. Storico catalano (n. sec. XX). Fece parte della So` catalana di studi storici e per
cieta
anni fu direttore del Museo di Storia di
Barcellona. Autore di numerose pubbli` interessato
cazioni, in particolare si e
dei rapporti commerciali tra Cagliari e
` economica dels
la Catalogna: Situacio
Catalans a Caller en 1328, in Atti del VI
Congresso di storia della Corona dAragona, 1959; I mercanti catalani e la Sardegna, in I Catalani in Sardegna (a cura
di Jordi Carbonell e Francesco Manconi), 1984.

Cabiddu, Antonio Giornalista (prima


` sec. XX-1943). Corrispondente de
meta
LUnione sarda, era una promessa
del giornalismo sardo, in cui si era

messo in luce tra il 1940 e il 1942 negli


ultimi anni della direzione dei Raffaele
Contu, ma mor` in guerra ancor giov a n e . Tr a i s u o i s c r i t t i , t u t t i s u
LUnione sarda: I nuraghi, 1940; Incanto in Barbagia, 1941; Fedeli di Ortueri, 1941; Il castagno, 1941; Aspetti e
leggende in Sardegna. Fra due case cantoniere, 1941; I primi abitanti della Sardegna e le loro influenze orientali, 1942;
Ardara e la chiesa di Santa Maria del Regno, 1942; Sosta a Dolianova, 1942.

Cabiddu, Enrico Poeta (n. Iglesias


1929). Conseguita la laurea in Lettere si
` dedicato allinsegnamento nelle
e
` stato per molti
scuole secondarie. E
anni preside del Liceo scientifico di
` animatore di iniziative culIglesias. E
` autore di saggi, racconti e
turali ed e
poesie. Tra i suoi scritti principali, che
sono raccolte in versi o saggi letterari:
In corsia, 1982; Gente di casa, versi, 1993;
Antologia Tagoriana, s.d.; Gli esordi letterari di Luigi Piradello, s.d.; Racconti e
poesie, s.d.

Cabiddu, Gino Giornalista (n. sec. XX).


` con
Insegnante elementare, si dedico
passione allo studio della storia e delle
`
tradizioni dellOgliastra, dove lavoro
per diversi anni, e della Trexenta, da
cui traeva le origini. Tra i suoi scritti:
San Bachisio, 1946; Vecchi approdi sul
mare dOgliastra, LUnione sarda,
resto
` incompiuta la strada
1948; Perche

157

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 163

Cabiddu
dellOgliastra un secolo fa, LUnione
sarda, 1949; Gli ogliastrini ebbero una
costituzione ma pagarono 25 mila fiorini
doro, LUnione sarda, 1950; Come sorsero le torri litoranee dellOgliastra,
LUnione sarda, 1951; I difensori della
torre di San Giovanni di Tertenia,
LUnione sarda, 1951; Ci fu un tempo
in cui ad Orgosolo non esisteva un solo
bandito o delinquente, Il Giornale dIta` non e`
lia, 1955; Un campanile che pero
` allarresto dei capitani dOdoro porto
gliastra, Il Giornale dItalia, 1955; Sta
` di un rudere la
riducendosi a poco piu
gloriosa torre litoranea di S. Gimiliano
di Tortol`, Il Giornale dItalia, 1955;
Mandas, la perla della frumentaria Trexenta, Il Giornale dItalia, 1956; Tortol` fu per oltre un secolo sede degnissima
dellEpiscopato dOgliastra, Il Giornale
dItalia, 1956; La crudele contessa di
Quirra diede il nome al castello che ora
va in rovina a San Michele, LUnione
sarda, 1963; Il feudalesimo in Sardegna
non riusc` a imporre il diritto della prima
notte, Regione, V, 1965; Usi, costumi,
riti, tradizioni popolari della Trexenta,
1966; Viaggi di vicere nellisola. Sardegna 1770, Tribuna della Sardegna, II,
1967; La bella di Sanluri, LUnione
sarda, 1968; Un santo sardo, LUnione
sarda, 1969.

Cabiddu, Gonario Sacerdote e giornalista (Orune 1921-Sassari 1986). Divenuto sacerdote nel 1944, fu nominato
reggente nel 1952 e parroco nel 1955,
mantenendo la carica sino alla morte.
Dal 1960 al 1978 fu direttore dellOrtobene, il settimanale diocesano di
Nuoro. Tra le sue opere: Lettere di una
figlia scappata di casa, 1982.

Cabiddu, Myriam Studiosa di letteratura inglese (Nurri 1926-Cagliari 1989).


Dopo aver conseguito la laurea si de` allinsegnamento universitario, didico
venendo professore associato di In` di Cagliari.
glese presso lUniversita

Tema preferito dei suoi studi furono i


viaggiatori inglesi che visitarono la Sardegna a partire dal secolo XVII. Mor`
prematuramente nel 1989. Tra i suoi
scritti: Visita a Cagliari di Byron e dei
suoi amici, LUnione sarda, 1966; I
viaggiatori inglesi dell800 in Sardegna,
1980; La Sardegna vista dagli inglesi (i
viaggiatori dell800), 1982; La Sardegna
in appunti di viaggio di ufficiali inglesi
tra XVIII e XIX secolo, Annali della Fa` di Scienze politiche dellUnivercolta
` di Cagliari, VIII, 1983; I pellegrisita
naggi di H.D. Lawrence, Sea and Sardinia e i due romanzi esotici, Annali di
Scienze politiche, 1984. Interessante
una serie di articoli su Cagliari vista dagli inglesi: I primi dellOttocento, 1985;
Agli inizi dellOttocento, 1986; William
Henry Smith, 1987; John Warre Tyndale,
1988, tutti pubblicati sui numeri annuali dellAlmanacco di Cagliari.

Cabitza, Antonio Ortopedico e traumatologo (Gonnosfanadiga 1912-Cagliari


1988). Conseguita la laurea in Medicina
` col Delitala a
a Padova, si specializzo
` alla carriera uniBologna e si dedico
versitaria e alla ricerca. Tornato a Cagliari nel secondo dopoguerra, si impe` per la trasformazione dellOspegno
dale Marino in un grande centro medico; consegu` la libera docenza nel
1951. Divenuto professore ordinario
nel 1953, assunse la direzione dellOspedale Marino facendone un centro
prestigioso di studi di traumatologia.
Uomo dai molteplici interessi culturali,
fu autore di numerose opere specifiche
di notevole livello scientifico e per anni
diresse la rivista Rassegna medica
sarda. Fu anche autore di alcuni studi
di storia della medicina in Sardegna e
tra il 1935 e il 1938 diresse con V. Atzeni
linteressante rivista Cadossene.

Cabitza, Giuliano Pseudonimo che il


giornalista e politico Eliseo Spiga ha
utilizzato nel 1968 per firmare Sarde-

158

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 164

Cabizzosu
gna. Rivolta contro la colonizzazione, un
opuscolo feltrinelliano in cui affrontava i problemi della liberazione della
Sardegna dalla dipendenza del sistema
capitalistico occidentale.

Cabitza, Leonilde Rosina Religiosa


(Gonnosfanadiga 1908-Rosone 1959). Attirata dalla vita spirituale, dopo essersi
laureata in Lettere a Roma decise di
` un
dedicarsi alla vita monastica. Fondo
ordine di monache benedettine e si ri` nel monastero di Rosone, di cui ditiro
`.
venne badessa. Mor` in odor di santita

Cabizudo Famiglia di notai cagliaritani


(secc. XVI-XVII). Le sue notizie risalgono al secolo XVI. Verso il 1550 con un
Francesco acquistarono la signoria
della scrivania della zecca di Cagliari e
nel 1551 con un Antonio quella del contado del Goceano. Negli stessi anni alcuni membri della famiglia furono ripetutamente eletti consiglieri di Cagliari.
Nel corso del secolo XVII le condizioni
della famiglia si elevarono ulteriormente e nel 1646 i C. ottennero il cavalierato ereditario con un Gerolamo e
con suo figlio Lucifero. I due furono ammessi allo Stamento militare nel 1653
durante il parlamento Lemos; successivamente la famiglia prese parte agli altri parlamenti, ma si estinse alla fine
del Seicento.

Cabizzosu, Tonino Studioso di storia


della Chiesa (n. Illorai 1950). Sacerdote,
uomo di profonda cultura, laureato in
Lettere, da anni corrispondente del` direttore
lOsservatore Romano, e
del Bollettino Ecclesiastico della Sardegna, organo ufficiale dellepiscopato sardo. Insegna Storia della Chiesa
` teologica di Cagliari ed e
`
nella Facolta
direttore dellArchivio arcivescovile di
` autore di numerosi
quella diocesi. E
saggi sulla storia della Chiesa e della
` in Sardegna. Tra gli altri:
religiosita
Mons. Emanuele Virgilio, LOsserva`
tore Romano, 1985; Chiesa e societa

nella Sardegna centro-settentrionale


1850-1900, 1986; Virgilio Angioni, una
`
Chiesa per gli altri, 1995; Chiesa e societa
in Sardegna (1870-1897). Appunti per
` a Ozieri
una storia, 1987; Chiesa e societa
fra Ottocento e Novecento, in Ozieri. Sto` (1836-1986), 1989; Misria di una citta
sioni popolari dei Vincenziani in Sardegna dal 1900 al 1937, in Cattolici in Sardegna nel primo Novecento, 1989; Aspetti
` socio-religiosa sarda nellodella realta
`
pera di G.B. Manzella, in Chiesa e societa
sarde tra due concili regionali 1924-1990,
1990; Padre Manzella nella storia sociale
e religiosa della Sardegna, 1991; Istituti
di vita consacrata sorti in Sardegna negli
ultimi cento anni, in Vita e opere di Padre
Evaristo Madeddu, 1991; Alcune linee di
storia religiosa della chiesa di Sardegna,
in Ricerca storica e chiesa locale in Italia.
Risultati e prospettive, 1995; La pastora` di V.G. Berchialla arcivescovo di Calita
gliari dal 1881 al 1892, in Annali della
` Teologica della Sarpontificia Facolta
degna, VI, Cagliari 1997; Azione socioreligiosa di Giovanni M. Bua nel primo
Ottocento Sardo, Orientamenti sociali
sardi, 2, 1997; La Chiesa sarda nel
primo Novecento, in Salvatore Vico nel
contesto sociale e religioso del Novecento
` e santita
` sociale
sardo, 1998; Spiritualita
in Sardegna tra 800 e 900, in Studi storici in memoria di G. Sorgia, Archivio
storico sardo, XXXIX, 1998; Contemplazione ed azione in Sardegna tra 800 e
` . Scritti in onore di p.
900, in Fede e liberta
G. Martina, 1998; Ricerche socio-religiose
sulla Chiesa Sarda tra 800 e 900, 1999;
` , in
Salvatore da Horta, il santo e la citta
Atti del Convegno di Studi nel 60 anniversario della canonizzazione di San Salvatore da Horta, 1999; Duecento anni al
`
servizio del territorio (1803-2003), 2003 (e
la storia della diocesi di Ozieri); Studi in
onore del cardinale Mario Francesco
Pompedda (a cura di), 2002; Inventario

159

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 165

Caboni
Quinque libri (con Elisabetta Marongiu
e Carla Uras), 2003.

Caboni, Antioco Gentiluomo (sec.


XVII). Fu uno dei primi protagonisti
del movimento per il ripopolamento e
la colonizzazione delle campagne. Nel
1659, infatti, ottenne in feudo i vasti territori spopolati di Zuradili con il compito di popolarli e di bonificarli. Lottando contro un ambiente ostile, con
grandi sforzi riusc` a dare nuovo impulso al villaggio di Marrubiu, ma mor`
alcuni anni dopo senza lasciare eredi.

Caboni, Antonio 1 Pittore (Cagliari,


` sec. XIX-ivi 1865). Autodiprima meta
` al Marghinotti; tra il
datta, si ispiro
` alle decorazioni
1826 e il 1829 lavoro
del Palazzo regio a Cagliari; in seguito,
` con
cresciuta la sua fama, si disputo
lArui e altri pittori cagliaritani le
scarse committenze che lambiente of`
friva. Per avere maggiori possibilita

professionali nel 1840 segu` il vicere


Montiglio in Piemonte e si stabil` a Casale Monferrato. Nella nuova sede esegu` numerosi quadri, che si trovano
` e dei dintorni e
nelle chiese della citta
` fama di buon pittore. Nel
si guadagno
` a Cagliari, dove apr` uno stu1842 torno
dio. Consolidata la sua fama, esegu` numerose tele di grandi proporzioni per
alcune chiese, occupandosi anche del
restauro della basilica di Santa Croce.
Dipinse inoltre diversi paesaggi ed esegu` alcuni affreschi nel Duomo di Cagliari, ora perduti.

Caboni, Antonio2 Avvocato (Cagliari


` impegnata
1836-ivi 1904). Personalita
nel sociale, dopo la laurea in Legge conseguita nel 1856 si diede alla pratica forense ma contemporaneamente anche
allo studio dei problemi della previdenza e dellassistenza. Presidente di
alcuni operosi enti di assistenza, fu
` volte consigliere comunale
eletto piu
di Cagliari e dal 1888 divenne assessore
`
fino al 1889. Tra i suoi scritti, quelli piu

importanti riguardano appunto la sua


` di amministratore di enti di beattivita
neficenza o la storia di questi istituti
` : Relazione sullandanella sua citta
mento e sullamministrazione del regio
ospizio Carlo Felice di Cagliari dalla sua
origine al 1893, 1894; Le istituzioni di beneficenza di Cagliari nellesposizione nazionale di Torino, 1898; Cenni storici delle
istituzioni di previdenza, beneficenza,
istruzione ed educazione della provincia
di Cagliari, 1900.

Caboni, Giovanni Giurista (Cagliari


1783-ivi 1855). Fratello di Stanislao, con` per anni Digeseguita la laurea insegno
` di Cagliari. In sesto presso lUniversita
` in magistratura e vi perguito entro
corse una brillante carriera, giungendo
alla carica di giudice della Reale
Udienza.

Caboni, Giuseppe Funzionario, uomo


politico (n. Mogoro 1943). Conseguita la
` divenuto
laurea in Giurisprudenza e
funzionario del Consiglio regionale.
Esperto di diritto regionale e studioso
dei movimenti politici contemporanei,
` uno degli animatori dellIstituto
e
Sardo per la Storia della Resistenza e
dellAutonomia. Tra i suoi scritti: Storia
come autobiografia: dal sardismo alle
lotte sociali del secondo dopoguerra, in
Lotte sociali, antifascismo e autonomia,
1982.

Caboni, Maria Fotografa (n. Cagliari,


sec. XX). Diplomata al Liceo artistico
di Cagliari, poi al Corso di Fotografia
dellIstituto Europeo di Design diretto
` laureata in Letda Peter Portner, si e
tere con una tesi su Kandinsky. Perfeziona la sua educazione alla visione
frequentando, per oltre dieci anni, lo
studio della pittrice Rosanna Rossi e
mettendo a punto un suo particolarissimo modo di vedere le immagini
che, sia nelle opere pittoriche che nei
ritratti fotografici, esprime con una

160

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 166

Cabras
` accesa qua e la
` da
semplice luminosita
lampi improvvisi di colore.

Caboni, Stanislao Magistrato, letterato, deputato al Parlamento (Cagliari


1795-ivi 1880). Dopo la laurea in Legge
` di Cagliari entro
`
presso lUniversita
nella carriera giudiziaria, che percorse
` alti. Di vivace
giungendo ai gradi piu
` la vita culturale di
intelligenza, animo
Cagliari e della Sardegna; nel 1827
` Il giornale di Cagliari, la prima
fondo
rivista comparsa in Sardegna, che usc`
` col
fino al 1829. Nel 1832 a Sassari fondo
Marongiu Nurra lAccademia Filologica; tornato a Cagliari fu nominato se` Agraria ed
gretario della Reale Societa
Economica fino al 1835. Eletto deputato
` degli ademprivi e
nel 1848, si occupo
propose la conversione dei beni eccle` il
siastici; negli anni seguenti lascio
Parlamento e tra il 1852 e il 1857 fu
eletto consigliere divisionale nel colle` ancora in Parlagio di Iglesias. Torno
mento dal 1857 al 1860 e dal 1861 al
1865. I suoi molteplici interessi non lo
distolsero dalla carriera giudiziaria
nella quale raggiunse il grado di primo
presidente della Corte dAppello di Milano. Mor` dopo essere tornato a Cagliari. Tra i suoi scritti principali molti
sono dediche in versi o orazioni in occasione di particolari eventi della vita
pubblica: Collocandosi la prima pietra
migliare delle nuove vie della Sardegna
da S.E. il marchese dYenne il 6 aprile
1822, Ode, 1822; Nel faustissimo giorno
natalizio di S.R.M. Carlo Felice I di Savoia, 1823; Elogio accademico del senatore e consigliere Raimondo Garau detto
nellannua solenne apertura della Regia
` Agraria ed Economica di CaSocieta
gliari, 1824; Elogio funebre nelle solenni
esequie di S.M. Carlo Felice I di Savoia
ordinate dal magistrato sopra gli studi,
1831; Festeggiandosi la faustissima na`
scita di S.A.R. Umberto di Savoia la citta
di Cagliari in segno di vera, leale, suddi-

tizia esaltazione offriva le seguenti epigrafi, 1844; Lagricoltura, 1826. Altri


saggi, invece, sono legati alla sua atti` di promotore della cultura: Catechivita
smo agrario per fanciulli di campagna,
1828; Ritratti poetico-storici dillustri
` anche dei
sardi moderni, 1833. Lascio
manoscritti, conservati nella Biblioteca Universitaria di Cagliari: Elogio di
` , e Dissertaillustri sardi, collezione Orru
zione sulla Sardegna e specie sul Sulcis.

Cabra Famiglia del giudicato di Torres


(secc. XII-XV). Le sue notizie risalgono
al secolo XII, quando alcuni personaggi
di questo cognome, come Pietro, majore
de scolca, e Guantino, majore de bulbare,
vengono ripetutamente citati nei condaghes. Nei secoli successivi la famiglia
` una discreta posizione e si staconservo
bil` a Sassari. Nel 1439 ottenne il rico` con un Vanoscimento della generosita
lentino, segretario di Sassari.

Cabras1 Comune della provincia di Ori`


stano, compreso nella XVI Comunita
montana, con 8701 abitanti (al 2004), posto a 9 m sul livello del mare, nella pianura del Campidano di Oristano sulla
riva sinistra dello stagno omonimo. Regione storica: Campidano Maggiore. Archiocesi di Oristano.
& TERRITORIO Il territorio comunale,
dalla forma approssimativa di un triangolo isoscele con al centro il grande stagno che porta lo stesso nome, ha una superficie di 102,18 km2. Confina a nord
con i comuni di Riola Sardo e Nurachi;
a est con Oristano; a sud con la costa del
golfo di Oristano e a ovest con una articolazione costiera di 30 km che comprende la penisola del Sinis e le isolette
di Mal di Ventre e Catalano, interessanti dal punto di vista geologico e na` a est sono
turalistico. Nella parte piu
presenti coltivazioni di ortaggi, agrumi
` del suolo. Il
e vigneti grazie alla fertilita
paese si trova a 3 km dalla statale 292
Oristano-Cuglieri, su una strada che

161

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 167

Cabras
raggiunge la frazione di San Giovanni
di Sinis e i resti dellantica Tharros.
Del comune fa parte anche laltra frazione di Solanas.

Cabras Stagno di Cabras.

` abitato fin
STORIA In un territorio gia
` nuragica, nella penisola del Sidalleta
` fenicio-punica di Tharnis sorse la citta
` romana, che
ros, fiorente anche in eta
decadde nellAlto Medioevo a causa
dei continui attacchi dei pirati saraceni. In questo periodo il territorio si
` completamente anche se dispopolo
feso da alcune fortificazioni. Quando
nel secolo XI Tharros fu definitivamente abbandonata in favore della nascente Oristano, lattuale centro si svi` sotto la protezione del castello di
luppo
cui si notano i resti accanto alla chiesa
parrocchiale. Inserito nella curatoria
del Campidano Maggiore, ebbe una
certa importanza nel corso dei secoli
la famiglia giusuccessivi anche perche
dicale di Arborea risiedeva spesso nel
castello che nel frattempo era stato potenziato. Caduto il giudicato, nel 1410 C.
fu incluso nel nucleo originario del
marchesato dOristano; nei decenni
successivi il territorio fu ancora sottoposto a frequenti incursioni di corsari
&

nordafricani che ne compromisero leconomia basata sulla pesca. Quando il


marchesato fu confiscato a Leonardo
Alagon, dal 1479 il villaggio prese a essere amministrato direttamente dal re
e nel 1514 ottenne il privilegio di unesenzione decennale dal pagamento dei
tributi feudali per porre gli abitanti
nella condizione di trovare i fondi necessari alla difesa del territorio dai corsari. Nei secoli successivi il privilegio
` lunfu rinnovato anche per periodi piu
ghi e gli abitanti provvidero alla difesa
` adeguata. Nel
in maniera sempre piu
corso del secolo XVII riprese a svilup` della pesca nello stagno
parsi lattivita
grazie allimpegno di alcuni imprenditori che presero le peschiere in appalto.
` perdere i propri priNel 1712 C. sembro
` a far parte del feudo
vilegi: infatti entro
di Giovanni Antioco Atzori; gli abitanti
insorsero e nel 1714 riuscirono a riscat` non erano fitarsi. Le tribolazioni pero
nite: infatti nel 1767, con tutti gli altri
villaggi del Campidano di Oristano,
` suo malgrado sotto un feudatario,
torno
Damiano Nurra (= Nurra3 ), che ne assunse le rendite col titolo di marchese
dArcais. Da quel momento gli abitanti
di C. tentarono di liberarsi dal vincolo
feudale con ogni mezzo e il loro rapporto col feudatario fu duro e difficile,
nel 1796 giunsero a rifiutare il
finche
pagamento dei tributi feudali. Intanto
il feudo nel 1806 fu ereditato dai Flores
dArcais, ma riscattato nel 1838; subito
dopo il paese fu incluso nella provincia
di Oristano come capoluogo di manda` a far
mento fino al 1859, quando entro
parte della provincia di Cagliari. Come
` preziosa la testimonianza di
sempre e
Vittorio Angius: Le case sono circa
910, e coi loro interstizi occupano pres tre quarti quadrati dun miglio.
soche
Le stanze sono tutte al pian terreno, e
le solite divisioni sono in una sala dingresso, che in uno od ambo i lati a destra

162

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 168

Cabras
` cae sinistra danno adito ad una o piu
mere: con addietro un cortile per i polli,
per coltivarvi qualche erba ortense, e
per la legna. Le linee in cui sono dispo` stato
ste, il parallelismo che in alcune e
osservato, il competente spazio che intercludono, portano certa apparenza di
` , e conciliano qualche belregolarita
` state
lezza al totale. Non essendo pero
di ciottoli, ne
di lastre, nepcoperte ne
pure dispostosi il suolo ad un conve` nelle piovose
niente declivio, percio
stagioni sono non poche contrade per
la loia e mota mollissime, e in alcune
rimane il brago fino a che un forte sole
` nelle vie
le asciughi. Pari incomodi e
per cui vi si avvenga da altronde. In generale godesi una salute prospera dove
siasi felicemente trapassato lo spazio
` regge in molti
della puerizia: la vitalita
anche al settantesimo anno, e furono
non rari gli esempi di vecchi centenari.
Infrequenti e lievi storpiature nel popolo; invece ti si presenteranno belle
proporzioni, vivace colorito, e nelle
femmine tanta finezza di taglia, e s`
lieto lume di avvenenza, che le crederesti le bellissime donne dellisola, se non
ti soccorresse in altre regioni della medesima essere delle forme prestanti
` che
con la importante aggiunta di cio
ben si sente, e mal si significa con li vocaboli bel sangue e spirito. La fama
delle belle crabarisse sal` in maggior
visitando questi luoghi
onore, poiche
la Regina Maria Teresa dAustria videne molte, che a di lei giudizio, la
` intendevasi,
quale meglio daltri di cio
potevano in paragone contender della
` con le istesse giorgiane, e
superiorita
` sorte delle altre quella, cui in
con piu
atto di ammirazione compiacque maggiormente onorare baciandola in
fronte. Il numero delle famiglie, che fu
preso nella recensione parrocchiale
del 1834, era sulle 900, e in queste si
comprendevano anime 3556. La solita

proporzione dei nati alla popolazione


si calcola dun venticinquesimo, quella
dei morti ai nati di nove quattordicesimi. Nelle professioni meccaniche di
` si eserciteranno presprima necessita
150 persone. Dopo i contadini, il
soche
` dei pescatori. Imnumero maggiore e
piegansi nella tessitura non meno di
850 telai sardeschi; ma alle enormi imperfezioni della macchina supplendo la
diligenza del lavoro, oltre i panni da forese, sono fabbricate delle tele, coltri, e
tutte specie di lingerie, che hanno qualche merito. Il superficiale frullamento
delle terre, difetto comune degli arboresi, limperizia nelle operazioni sono
sempre, e meglio che altro, cagione del
` optenue frutto che percevesi. Il suolo e
portunissimo alle viti, onde vengono
` , e maturano i grapcon molta felicita
`
poli prima, che altrove, onde ne piu
anni santicipano nel giorno di s. Bartolomeo le allegrezze del Sanmartino; negli altri non si lascia andare la prima
domenica di settembre. Tanta accelera` da cio
`, che per la difettosiszione egli e
sima manipolazione del mosto i vini
sentendo il calore si esacerbano, e que` ancora si insto rinforzando ogni d` piu
` troppo punforzano sino ad una acidita
` il consumo di questo
gente. Grande e
prodotto, e quando accada che se ne
esponga in vendita di tal gusto che lusinghi, allora una moltitudine (e i pescatori sono sempre la massima parte
dei concorrenti) questi tra motteggi,
quelli tra discorsi con serio il tono vuotano in brevora una botte. I vini inaci`
diti si passano sul fuoco, e la quantita
` ragguagliarsi ad una ottava del mopuo
sto. Questo vigneto tiene una certa va` da cui sono quelle uve passe, che
rieta
si paragonano alle migliori del commer` numecio. Tra le specie fruttifere le piu
rose sono i fichi, peri, susini, meli, gli
` , i mandorli,
agrumi di molte varieta
gelsi, sorbi, e le palme, che darebbero

163

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 169

Cabras
in somma non meno di 15 mila individui, non messi in calcolo gli ulivi. Queste piante tra grandi e piccole sommano
esse a non meno di 40 mila, e quando sia
una piena produzione e non offesa dalle
meteore si viene a raccogliere dal torcolo circa 8 mila barili, di cui sono serviti i valligiani dArborea, e fino la
stessa capitale. Possano questi agricoltori badare a quanto valgano i gelsi, e
cos` procurarsi un altro ramo di lucro,
` nella produzione sicuro, che non
e piu
` una vasta resono gli ulivi. Il Sinis e
gione chiusa da ostro a tramontana per
lo mare, a levante dal gran lago. In sua
maggior lunghezza potresti numerare
miglia 13, nella maggior larghezza 5,
nella sua superficie 32 quadrati incirca
delle medesime. Distinguesi in due
parti: la coltivata, dove insieme coi Crabarissi lavorano molti contadini di
` chi, Bara
` tili, Sola
` nas, s.
Riola, Nura
Vero Milis; lincolta, che ingombrasi
dai lentischi, corbezzoli, mirti, cistio, e
` una vera landa. Gli ardalle prunaie, e
menti e greggie del comune pascono tra
manqueste macchie e nei prati, finche
cando le sussistenze comandi lemigrazione ad altre giurisdizioni. Le specie
erano nel 1834 nei seguenti numeri. Pecore capi 7000, buoi 1500, vacche 1000,
capre 450, porci 6000, cavalle rudi 1300,
cavalli domiti 300, giumenti circa 800.
` dei formaggi non si hanno
Della bonta
certamente a dire molte parole di lode.
` men conosciuta delle altre.
Questarte e
Il selvaggiume comprendesi nelle specie dei daini, cinghiali, lepri e volpi.
Nel canale in cui concorrono i rivi sono
due peschiere, la principale tra la foce
e lo stagno nominata di Pontis, e laltra
quasi sussidiaria alla foce, che appel` rdini. Intramendue danno un
lasi Ma
prodotto considerabile, e per ordinario
le l.n. 60 mila. A destra di questo canale
lungo la spiaggia per le due miglia stendesi con varia larghezza il lago di Mi-

` tenersi quasi unappenstras. Esso puo


dice dellanzidescritto. Nella foce, per
` una terza pecui comunica col mare, e
schiera. Dal 1928 C. ebbe come frazione il villaggio di Solanas, oggi co` a far parte della
mune; nel 1974 torno
provincia di Oristano, appena creata.

Cabras Torre nei pressi dello stagno di


Cabras.
& ECONOMIA Leconomia e
` basata soprattutto sulla pesca negli stagni che,
`
praticata da tempo immemorabile, da
luogo a una fiorente commercializzazione dei suoi prodotti. I pescatori, riuniti in cooperative, pescano soprattutto
muggini e utilizzano ancora unimbarcazione antichissima fatta di canne palustri, il fassoni (=). Altro importante
` di trasformafattore sono le attivita
zione dei prodotti ittici e alcune altre
` manifatturiere. Prodotto tipico
attivita
` la bottarga (uova di muggine salate ed
e
essiccate), che attualmente viene
esportata anche nel continente. Discreta la viticoltura con la produzione
della tradizionale Vernaccia (=), altro
prodotto tipico di questa parte del Cam` artigiapidano. Artigianato. Le attivita
nali di C. sono quelle comuni a tutti i
grossi paesi, si va dai prodotti per ledilizia a piccole imprese artigiane del le alle attivita
` legate alla cirgno nonche
colazione degli autoveicoli: officine e
` molto ben colcarrozzerie. Servizi. C. e
legato, attraverso la S.S. 292 sia al capo-

164

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 170

Cabras
luogo (da cui dista 7 km) che alla costa di
Santa Caterina e a Cuglieri verso nord.
Dispone di adeguati servizi sia sociali
di scuole dellobche medici, nonche
bligo sufficienti alla popolazione e di
essenziali servizi bancari. Possiede la
Biblioteca comunale, alcuni alberghi e
numerose aziende agrituristiche.

elementare 3074; analfabeti 339; automezzi circolanti 3263; abbonamenti TV


2339.

Cabras La peschiera di Mare Pontis `e


organizzata intorno a un complicato sistema
di paratie e corridoi che guidano i pesci verso la
rete finale.

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO La posizione di C. rispetto al mare e allo stagno ha reso questa zona ricchissima di
insediamenti umani a partire dalla
preistoria. A documentare questi insediamenti esiste un Museo archeologico.
Si tratta di un moderno edificio a due
corpi progettato dallarchitetto Magnani nel 1981: raccoglie i materiali degli scavi archeologici recenti effettuati
nel territorio del Comune; i reperti
sono esposti in una decina di sale il cui
` stato curato da Enrico
allestimento e
Acquaro e dal compianto Gianni Tore
con la collaborazione di altri. Con gli
` divenuto anche centro
anni il museo e
culturale e tiene vivaci contatti con
` suddi` italiane e straniere. E
Universita
viso in due sezioni: la prima ricostruisce le fasi dellinsediamento umano nel
` altomeSinis dalla preistoria alleta
dioevale; la seconda contiene reperti
archeologici prenuragici e fenicio-punici provenienti dagli scavi di Tharros
e Cuccuru Is Arrius. Di particolare in` questultima localita
` , posta
teresse e
sulla sponda meridionale dello stagno,
` stato individuato un villaggio ridove e
&

Cabras Peschiera di Mare Pontis. Gli stagni


di Cabras erano cos` ricchi di muggini che
questo pesce era conosciuto in tutta la
Sardegna come pesce di Oristano.

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 8938 unita
di cui stranieri 4; maschi 4499; femmine
4439; famiglie 2865. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione
della popolazione, con morti per anno
67 e nati 55; cancellati dallanagrafe
125; nuovi iscritti 109. Tra gli indicatori
economici: depositi bancari 107 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF
13 214 in migliaia di lire; versamenti ICI
3447; aziende agricole 532; imprese
commerciali 721; esercizi pubblici 63;
esercizi allingrosso 7; esercizi al dettaglio 137; ambulanti 73. Tra gli indicatori
sociali: occupati 2542; disoccupati 346;
inoccupati 640; laureati 100; diplomati
697; con licenza media 2695; con licenza

&

165

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 171

Cabras
salente al periodo della cultura di Bonuighinu e in seguito utilizzato nel periodo della cultura di Ozieri. Gli scavi
archeologici condotti nel sito hanno
evidenziato resti di capanne e tombe
ipogeiche singole scavate nellarena` stato troria. In una di queste tombe e
vato uno scheletro che stringeva nella
mano una statuetta in pietra raffigu` femminile obesa; inrante una divinita
teressanti sono anche alcuni reperti in
` stato trorame. Analogo insediamento e
` di Conca Illonis,
vato nella localita
sulla sponda occidentale dello stagno,
che ha restituito anche materiali del
Neolitico recente e un villaggio risalente alla cultura di Ozieri; altri siti risalenti al periodo prenuragico sono
` di Sa Pesada Manna e di
nelle localita
Serra e Siddu dove sono state indivi`
duate alcune tombe. Il territorio di C. e
ricco anche di nuraghi (31): Abba Chene
Sole, Angios Corruda, Antioco Crobis,
Boboe Cabitza, Barrisi, Cadaune, Cannevadosu, Combus, ConcAilloni, Crichidoneddu, Crichidoris, Figus de
Cara, Giovanni Nieddu, Leporada, Margini Grutzu, Molas, Muras, Ollastu, Paegrevas, Piscina Rubia, SArgara, Sa Carroccia, Sa Gora de Sa Scafa, Sa Ruda, Sa
Tiria, Sirau Mannu, Su Archeddu, Su
Procu, Su Noraxi, Suergiu, Zianeddu.
` il sito di
Di particolare interesse e
Monti Prama, complesso nuragico dellultimo periodo, costituito da un nuraghe polilobato, un tempio a pozzo, un
villaggio e trenta tombe individuali di
grande interesse. Le capanne sono circolari, costruite in conci di basalto e disposte attorno alla massa del nuraghe; a
poca distanza si trovano i resti del pozzo
sacro e delle tombe individuali. Queste
sono del tipo a pozzetto conico e sono
coperte da un lastrone di arenaria: contenevano le salme in posizione seduta
con un ricco corredo funerario. Larea
dove sono le tombe era ingombra di

cippi, betili, colonne capitellate e altre


decorazioni monumentali che fanno
pensare a una distruzione intenzionale
del sito.

Cabras La peschiera di Mare Pontis era


` in eta
` spagnola, quando veniva
famosa gia
` ricche del
considerata una delle piu
Mediterraneo.

Recenti scavi nellarea hanno restituito


alcune statue di grandi proporzioni
rappresentanti guerrieri e alcuni bronzetti probabilmente del secolo VIII a.C.
Le testimonianze risalenti al periodo
fenicio-punico sono di particolare importanza, soprattutto i reperti della necropoli di Tharros (=) e larea dove sor` punica. Molti i regeva la grande citta
` romana, in particolare i
perti di eta
`
complessi delle tombe in prossimita
della chiesa paleocristiana di San Giovanni di Sinis scoperte nel 1842 dal re
Carlo Alberto su indicazione di Alberto
Lamarmora. Queste tombe resero un
` al Muricco corredo che in parte ando
seo di Torino e in parte a quello di Ca-

166

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 172

Cabras
gliari. In seguito, sempre nei pressi
della chiesa, furono individuate e scavate a opera di privati altre tombe romane di diverso tipo. Tra il 1851 e il
1874 ne furono tratti numerosi reperti
che andarono ad arricchire le collezioni Chessa (oggi al Museo Sanna di
Sassari), Gou
in (al Museo di Cagliari) e
Pischedda (al Museo di Oristano).

Cabras La chiesa campestre di San Giovanni


` antica
di Sinis conserva i ricordi della piu
` popolare dellOristanese.
religiosita
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Lassetto del centro urbano di C. conserva limpianto delle ristrutturazioni che furono fatte nel Seicento attorno alla chiesa parrocchiale
di Santa Maria Assunta, costruita nel
secolo XVII in stile barocco e dedicata
alla patrona del villaggio. Accanto alla
chiesa si trovano i pochi resti del castello di Casa di Regno (o Mare Pontis)
fatto costruire dai giudici dArborea nel
secolo X a difesa delle popolazioni che
lasciavano la ormai poco sicura Thar-

ros. In seguito i giudici lo utilizzarono


saltuariamente come residenza. In questo edificio, dopo il fallimento dellinvasione del giudicato di Cagliari da
parte di Barisone I dArborea, il sovrano fu assediato dallesercito dei giudici di Torres e di Cagliari nel 1164.
Dopo la morte dellinfelice sovrano,
quando il giudicato fu retto in condominio da Pietro I e da Ugone di Bas Serra,
` la residenza e vi
questultimo vi fisso
tenne la corte; successivamente,
quando la dinastia dei Bas Serra si atte` definitivamente, il castello cesso
` di
sto
essere residenza della corte ma nei secoli successivi fu saltuariamente luogo
di soggiorno della famiglia giudicale. A
partire dal secolo XV il castello comin` ad andare in rovina. Altro interescio
` la chiesa dello Spirito
sante edificio e
Santo costruita nel 1601 in forme tardogotiche; ha ununica navata arricchita
da unabside semicircolare e scandita
da archi che scaricano su delle paraste
e da due cappelle laterali; la copertura
` con volta a botte. Al suo interno sono
e
conservati due altari del secolo XVII,
un Cristo ligneo utilizzato durante i riti
della Settimana santa e un pulpito in
legno policromo del secolo XVIII. Il vasto territorio del Comune di C., oltre allimportante area archeologica di Tharros (=), conserva limportante chiesa di
San Giovanni di Sinis che sorge lungo la
strada che porta alle rovine dellantica
` . Ledificio era originariamente
citta
una chiesa bizantina con pianta a croce
inscritta risalente ai secoli VI-VII e situata nel centro di Sinis di cui parla
Giorgio Ciprio, secondo il quale
avrebbe avuto funzioni di battistero.
Alla fine del secolo XI ledificio fu modificato e assunse le forme attuali con
elementi marcatamente proto-romanici: i bracci trasversali e il corpo cupolato delledificio bizantino furono conservati, il braccio longitudinale orien-

167

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 173

Cabras
tale fu resecato e sostituito con labside,
quello occidentale fu demolito e al suo
posto sorse laula a tre navate con volta
` la chiesa di
a botte. Molto interessante e
San Salvatore che sorge nelle vicinanze
del promontorio di San Marco e che
conserva elementi romanici; dalla
chiesa, attraverso una scala stretta coperta da una volta a botte, si accede allipogeo costituito da un ambiente circolare illuminato dallalto da dove si
passa ad altri due ambienti absidati e
infine a un altro ambiente circolare. Il
complesso fu utilizzato in tempi molto
antichi e certamente in periodo paleocristiamo, come dimostrano le tracce di
affreschi alle pareti. Situate a poca distanza luna dallaltra, nelle vicinanze
di Tharros si trovano la torre Vecchia di
capo San Marco e la torre di San Giovanni di Sinis che furono costruite tra
il 1578 e il 1580. Quella di San Giovanni
` la piu
` antica: si tratta di una
di Sinis e
costruzione imponente alta 14 m, con
un diametro di pari misura, allepoca
potentemente armata con artiglierie.
Sorge su un promontorio e domina la
vicina chiesa di San Giovanni e le ro`. Gode di un panorama
vine della citta
splendido. La seconda, posta a guardia
dellistmo di capo San Marco, fu costruita nel 1580 per sorvegliare il tratto
di costa fino alla punta Maimoni. Si
tratta di una costruzione piccola, alta
` di 7 m, con un diametro della
poco piu
` di
stessa misura. Nel Settecento cesso
avere importanza militare e fu abban` defidonata. Un monumento che puo
` molto interesnirsi minore, ma che e
` uno dei tanti portali delle prosante, e
` del passato: si tratta del portale
prieta
detto di donna Annetta. Si trova lungo la
strada che da Cabras conduce a Sola` sopraelevato
russa, in un tratto che e
rispetto allantico tracciato. Il portale,
` costruito tutto
veramente imponente, e
in conci di arenaria: ha la facciata

esterna ricca ed elaborata come quella


` ridi una chiesa; il passaggio centrale e
finito con una cornice a sbalzo e ha al
fianco due lunghe colonne con tanto di
plinti alla base e di capitelli al termine
superiore; gli angoli esterni sono segnati da paraste che si raccordano nella
` modaparte alta con una cornice a piu
nature che divide in due il prospetto nel
senso orizzontale; nella parte alta, che
termina con un duplice spiovente come
unabitazione, si aprono tre finestre rifinite coronate da un piccolo arco. Sono
` originale
queste che rivelano il dato piu
del monumento: non si tratta, come di
consueto in questi casi, di un semplice
prospetto ma di un edificio che comprende ambienti interni. Basta spostarsi sul lato posteriore per trovare
una porta che si apre a lato dellingresso ad arco; allinterno una cameretta con al centro una scala a chiocciola che conduce al piano superiore:
qui un lungo vano rettangolare ha da
un lato una parete buia, dallaltro le tre
finestre dalle quali gli incaricati di
donna Annetta potevano controllare
larrivo di forestieri, ospiti, estranei. Il
territorio di C., oltre a essere ricco di
archeologia e di monumenti, offre anche, a parte lo stagno, vere e proprie
oasi naturali. Nei pressi di San Giovanni di Sinis, infatti, una stradina che
parte dal bivio per Funtana Meiga porta
a una pista naturale, facilmente percorribile, che raggiunge subito il litorale
esterno della penisola. Si procede
quasi sulla riva e dopo 3 km si giunge
` il
alla torre detta Turre Seu che da
nome anche alla zona. Dopo un tratto
di rocce calcaree e depositi alluvionali,
un cartello indica linizio allarea pro` una distesa di mactetta. Tuttintorno e
chia mediterranea dalla conformazione detta a pulvino. Alcuni cartelli
indicano i nomi delle specie presenti:
lo smilace e il caprifoglio, lolivastro e

168

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 174

Cabras
la fillirea e soprattutto la palma nana.
Altre indicazioni riguardano gli animali, lepri, volpi e donnole e i numerosi
insetti e volatili. Vicino si trovano la
torre, dalla quale si gode una vista bellissima, e un edificio che nella buona
stagione viene adibito a Centro visite.
Da qui partono dei sentieri che portano
a un bosco di pini di Aleppo e a una zona
di dune sabbiose, anche questa con un
` lo
particolare tipo di vegetazione. Ma e
stagno di Mare Pontis a rivestire una
grande importanza dal punto di vista
`
naturalistico oltre che da quello, piu
` unampia
noto, economico e storico. E
` di 20
distesa palustre estesa per piu
km2 a ovest dellattuale abitato e collegata al mare con un sistema di canali.
Lungo le sue coste si trovano tracce archeologiche di grande importanza
(Cuccuru SArriu) che dimostrano la
frequentazione continuativa delluomo
a partire dal Neolitico. Nel Medioevo i
giudici di Arborea vi impiantarono un
sistema di peschiere di grande rilievo
nel quale oltre al pesce (muggini), si
producevano le uova di pesce salate
(bottarga) che fin da allora ebbero
grande rinomanza. Nel corso dei secoli
la peschiera rimase in possesso dei giudici e, dopo la caduta del giudicato, en` nella concessione del feudo di Oritro
stano fatta a Leonardo Cubello. Dopo la
confisca del feudo, dal 1479 lo stagno e
la peschiera presero a essere amministrati da funzionari reali e sfruttati dagli abitanti di C. gelosi custodi dei loro
privilegi. Nel 1651 la Corona, trovan` finanziarie, cedette lo
dosi in difficolta
stagno (unitamente a quello di Santa
Giusta) ai Vivaldi Pasqua (=) in piena
` ; la concessione pose gli abiproprieta
tanti in una difficile situazione. Dopo
circa un secolo i Vivaldi Pasqua, per
far fronte ai loro debiti, cedettero in
amministrazione la peschiera al ricco
mercante di C. Damiano Nurra (=

`.
Nurra3 ) il quale nel 1750 lacquisto
Dai Nurra lo stagno e la peschiera passarono ai Flores e nel 1853 furono acquistati dai Carta di Oristano. Inutil`
mente nel periodo successivo si cerco
di liberare il complesso dal vincolo padronale e di restituirlo al demanio; i
proprietari nel periodo successivo organizzarono la produzione e il controllo
` della peschiera escludendelle attivita
done totalmente gli abitanti del villaggio. Questi avevano come unica possibi` quella di lavorare alle dipendenze
lita
del personale della peschiera in una
condizione di subordinazione feudale;
` e piu
` volte venla situazione li esaspero
`.
nero ai ferri corti con la proprieta
Dopo il 1922 con liscrizione dello stagno nel registro delle acque pubbliche
` possibile sbloccare la situasembro
zione, ma gli eredi dei Carta resistettero e con una lunga vertenza giudiziaria nel 1956 riuscirono addirittura a ottenerne la cancellazione dal registro.
` ulteLa vicenda in seguito si esaspero
riormente e si concluse solo nel 1982
con la cessione dello stagno alla Regione Sardegna. Altro importante sito
` la spiaggia di Is
di suggestiva bellezza e
` bella tra le numeAruttas, forse la piu
rose presenti in questo territorio.
`
Lunga qualche centinaio di metri, e
costituita
unica nel suo genere perche
da sabbia di quarzo a granuli perfetta`
mente tondeggianti. Recentemente e
stata dichiarata area di rilevante interesse naturalistico e quindi da proteggere.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tipico segno delle antiche tradizioni
del centro sono la barca (su fassoni),
con la quale fino a non molto tempo fa
i pescatori convivevano, e labbiglia` la
mento tradizionale. Su fassoni e
barca della quale i pescatori si servivano e che oggi viene usata per le regate durante la festa patronale e per

169

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 175

Cabras
scopi turistici; di origini molto anti` interamente costruita in fieno
che, e
palustre e giunco: ha il fondo piatto e
la prua stretta e rivolta verso lalto.
` lunga circa 4
Nella misura standard e
m e larga 90 cm. Attualmente nella pe` stata sostituita da imbarcazioni
sca e
di legno anche se rimane il mezzo
ideale per la pesca nello stagno, come
dimostrano imbarcazioni simili usate
nei laghi daltura dellAmerica Latina.

Cabras Costume tradizionale. Le donne di


`
Cabras, le cabrarisse, erano famose gia
nellOttocento per la loro bellezza.

Un tempo i pescatori di C. usavano le


erbe palustri anche per costruire
presso gli approdi delle capanne, non
circolari come quelle che si vedono
nelle zone interne, ma quadrate o rettangolari, con la copertura a due acque
e di notevoli dimensioni. Per vederne
qualche esemplare bisogna spingersi
verso Capo San Marco, presso la chiesa
paleocristiana di San Giovanni e le rovine di Tharros. Qualche tempo fa si

erano moltiplicate ma gli amministratori, quando si sono resi conto che venivano usate come seconde case per il
mare, ne hanno deciso la demolizione;
le poche rimaste appartengono veramente a pescatori. Nel passato gli abitanti di C. erano normalmente scalzi durante il lavoro e avevano un abbigliamento molto semplice. Oggi partecipano cos` alle sfilate e alle manifestazioni folcloristiche. Labbigliamento
femminile era costituito da una camicia (sa camisa) con il giro collo e la pettina ricamati; dalla gonna in cotonina
di qualsiasi colore; da un busto (simbustu) di raso (nei giorni festivi di broccato
doro) attillato e corto, allacciato sotto il
seno; da un grembiule dello stesso tessuto della gonna per i giorni feriali e di
rasatello nero per i giorni di festa; da un
fazzoletto di cotone sul capo. Labbigliamento era completato da una giacca (su
gipponi) di velluto o di raso che veniva
indossata dinverno. Labbigliamento
maschile (rosso per i pescatori e nero
per i contadini) era costituito da una camicia bianca a collo basso e manica ampia e calzoni di tela bianca lunghi fino
al ginocchio; sulla camicia venivano indossati un gilet (su cropettu) in orbace
nero o rosso, e una giacca (sa este e
pannu) degli stessi colori; sui pantaloni
andava un gonnellino (is crazzonis de arroda) degli stessi colori. Meritano di es`
sere ricordate le due feste popolari piu
antiche e caratteristiche. Una si svolge
il 24 maggio in onore dellAssunta. La
cerimonia solenne viene anticipata,
nel settembre dellanno precedente, da
una questua effettuata da Sa cricca
maggiori, una confraternita di giovani
in costume con un carro trainato da
buoi, su cui viene sistemata una barca
`
addobbata riccamente. Lo scopo e
quello di raccogliere le offerte necessarie allorganizzazione della festa. Nelloccasione della festa vera e propria si

170

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 176

Cabras
svolge la sagra del muggine, straordinario momento per promuovere la conoscenza del prelibato prodotto dello stagno. In particolare la sagra offre loccasione di gustare la bottariga e la merca
` degli addetti al
(=), frutto dellabilita
lavoro nelle peschiere.

Cabras La corsa degli scalzi dallabitato


di Cabras al santuario di San Salvatore
` originali
di Sinis e` una delle manifestazioni piu
del folclore religioso sardo.

Infine va ricordato il grande evento che


annualmente caratterizza la prima domenica di settembre quando si svolge la
tradizionale festa di San Salvatore, legata ai fatti che videro protagonisti gli
abitanti del centro nei secoli passati,
quando fu affidata loro la difesa del territorio dalle frequenti incursioni dei
corsari barbareschi. La sagra viene
fatta risalire al 1619, ma la tradizione
` antica. Il
popolare la vuole ancora piu
simulacro del santo viene prelevato
nove giorni prima dalla parrocchia e
trasportato a piedi dalle donne in costume fino alla chiesa di Santa Maria.
Dopo il novenario la statua torna in parrocchia accompagnata da centinaia di
giovani a piedi nudi e vestiti di bianco
che procedono in una corsa sfrenata
lungo i circa 5 km del percorso, portando la statua su una lettiga. Questo
rito ogni anno ricorda il salvataggio del
simulacro ligneo del Santo Salvatore,
minacciato dalle mani sacrileghe de is

morus incalzanti dal mare. Il tragitto va


dalla pieve di Santa Maria di Cabras al
tempio ipogeico dedicato a San Salva` una strada sterrata sulla quale
tore ed e
i piedi nudi di questa moltitudine di
giovani provocano un cupo rimbombo.

Cabras2 Famiglia di Tempio Pausania


(secc. XVIII-XIX). Le sue notizie risalgono agli inizi del secolo XVIII; era in
possesso di un notevole patrimonio fondiario e nel corso del secolo alcuni suoi
membri ricoprirono uffici pubblici, altri presero a esercitare professioni liberali. Nel 1793 Tomaso, noto avvocato
tempiese, si distinse nellorganizzazione della difesa delle coste galluresi
dai francesi sbarcati nellarcipelago
della Maddalena e nel 1796, come ricompensa, ebbe il cavalierato eredita`. I suoi discendenti ottenrio e la nobilta
nero il titolo di conte di San Felice e si
trasferirono a Roma, dove si estinsero
alla fine del secolo XIX.

Cabras, Antonello Ingegnere, uomo


politico (n. SantAntioco 1949). Consigliere regionale, presidente della Regione, deputato al Parlamento. Laureato in Ingegneria, militante nel PSI
`, e
` stato eletto molte
fin dalla gioventu
volte consigliere comunale della sua
` natale e dal 1984 sindaco. Nel 1987
citta
` divenuto consigliere regionale nel
e
corso della IX legislatura, subentrando
a Franco Rais, dimessosi per candidarsi
` dial Parlamento; nel settembre 1989 e
venuto assessore alla Programmazione
nella prima giunta di Mario Floris al
` subentrato
quale, nel dicembre 1991, e
come presidente. Dimessosi dal Consiglio regionale nellottobre 1992 in conseguenza della legge che sanciva lin` tra consigliere regionale
compatibilita
` stato riconfermato e ha
e assessore, e
governato fino a giugno 1994. Nello
stesso periodo, allo scioglimento del
` stato tra i protagonisti
suo partito, e
della costituzione della Federazione

171

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 177

Democratica e della sua unificazione


con il PDS. Nel 1994, pur non essendo
` consigliere regionale, ha guidato
piu
una giunta (il Governissimo), basata
su unamplissima maggioranza e costi`
tuita da assessori esterni al Consiglio. E
stato eletto senatore per la XIII legisla` stato sottotura, nel corso della quale e
segretario al Commercio estero nel go` stato
verno Prodi, tra il 1996 e il 1998; e
riconfermato sottosegretario anche nel
` stato eletto depugoverno dAlema. E
tato per la XIV legislatura e senatore
per la XV.

tudini politiche del suo tempo: dopo il


1792 fece parte di numerose delegazioni stamentarie e nel 1795 fu incaricato dagli Stamenti di stendere il Manifesto giustificativo dei moti del 1794.
Dopo il triennio rivoluzionario fu nominato canonico della cattedrale e protonotaro apostolico e accolse i Savoia al
loro arrivo in Sardegna. In seguito si de` esclusivamente agli studi: si ocdico
` in particolare di oratoria sacra e
cupo
raccolse unimponente biblioteca che
apr` ai giovani. Mor` durante lepidemia di vaiolo. Il suo scritto principale
resta proprio il Manifesto giustificativo
della emozione popolare accaduta a Cagliari il 28 aprile 1794, impresso a Cagliari dalla Stamperia Reale nel 1795.
Ha lasciato anche due volumi di Panegirici e discorsi sacri stampati a Cagliari
da Timon nel 1833.

Cabras, Antonio2 Medico, studioso di


storia (Tuili, fine sec. XIX-Cagliari
` in Medicina a Cagliari
1965). Si laureo
` per molti anni la profesed esercito
sione nel suo paese natale, circondato
da stima profonda. Per pura passione si
` alla ricerca storica pubblicando
dedico
alcuni pregevoli lavori. Tra i suoi
scritti: La data di nascita di Vincenzo Sulis, Studi sardi, VII, 1-3, 1947; La famiglia Cabras, 1949; Note sullantica famiglia Gessa, Studi sardi, IX, 1950; Il
feudo di Tuili, Archivio storico sardo,
XXIV, 1954; Il visconte di Flumini e gli
avvenimenti sardi dal 1793 al 1812, 1960.

Antonello Cabras Presidente della Regione


` volte
sarda negli anni Novanta, e` stato piu
sottosegretario di Stato.

Cabras, Antonio1 Giureconsulto (Ca-

Cabras, Cesare Pittore (Monserrato

gliari 1761-ivi 1816). Figlio di Vincenzo,


` in Diritto nel 1779, e sotto la
si laureo
` a esercitare
guida del padre comincio
la professione di avvocato e a insegnare
scienze legali nel Collegio reale di Cagliari. In seguito a una crisi spirituale
` in Seminario e nel 1790 fu ordientro
` nei suoi studi
nato sacerdote; continuo
e nel suo impegno culturale. Uomo di
` le inquiegrande equilibrio, interpreto

1886-Cagliari 1968). Compiuti gli studi


` la sua formazione
a Cagliari completo
nellAccademia inglese di Roma, dove
per tre anni fu allievo di Giuseppe
Conci e di Pietro Gaudenti. Dopo aver
tentato di inserirsi negli ambienti artistici romani ed essere passato attra` in Sardeverso molte peripezie, torno
gna stabilendosi a Cagliari. Da quel mo` gramento apr` uno studio e acquisto

172

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 178

Cabras
`; tra il 1920 e il 1940
dualmente notorieta
prese parte a molte mostre in Italia e
allestero e ottenne numerosi riconoscimenti; nel 1932 fu premiato alla Biennale di Venezia.

Cabras, Giuseppina Archeologa (n.


sec. XX). Dopo aver conseguito la lau` specializzata in Arrea in Lettere, si e
cheologia e ha preso parte a numerosi
scavi, specialmente in Ogliastra. Tra i
suoi scritti, quattro schede: Cardedu.
` Sa Perda e sObia; Ogliastra.
Localita
Bari Sardo; Ogliastra. Ilbono; Ogliastra.
Loceri, tutte in I reperti: ricognizione archeologica, in Ogliastra, Barbagia, Sarci` . SOrtali e
dano, 1990; Tortol`. Localita
su Monte. Il complesso nuragico, Bollettino di Archeologia, 13-15, 1995.

Cabras, Mauro Architetto (Cagliari


1913-ivi 1973). Dopo essersi laureato in
` allinsegnamento
Ingegneria si dedico
universitario e agli studi di storia dellarchitettura. Divenne professore di
Architettura tecnica presso lUniver` di Cagliari e fu autore di molti studi
sita
interessanti e di numerosi progetti di
restauro. Mor` purtroppo nella piena
` nel 1973. Tra i suoi scritti: San
maturita
Michele di Stampace, Cagliari economica, IX, 9, 1957; La chiesa di Santa
Barbara di Capoterra in Sardegna,
1958; Un altare del Viana nel Duomo di
Cagliari, Atti e Rassegna tecnica della
` Ingegneri e Architetti di ToSocieta
rino, XVII, 7, 1963; Varin de la Marche,
ingegnere sabaudo in Sardegna, Atti e
` IngeRassegna tecnica della Societa
gneri e Architetti di Torino, XVIII,
1964; Gli oratori del S. Cristo e delle
anime nel quartiere di Villanova a Cagliari, Bollettino tecnico del circolo
culturale Ingegneri e Architetti sardi,
XVII, 1966; Le opere di De Vincenti e dei
primi ingegneri militari piemontesi in
Sardegna nel periodo 1720-1745, in Atti
del XIII Congresso internazionale di storia dellArchitettura, Roma, I, 1966.

Cabras, Paolo Avvocato, consigliere regionale (Urzulei 1919-Lanusei 2001).


`
Profondo conoscitore della realta
sarda, dopo aver conseguito la laurea
` con sucin Giurisprudenza esercito
cesso la professione di avvocato e si im` nella vita politica. Uomo di sinipegno
stra, si iscrisse al PCI e fu per anni consigliere comunale a Lanusei; nel 1965 fu
eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Nuoro per la V legislatura, in seguito riconfermato per la
VI (1969-1974). Mor` dopo essersi ritirato a vita privata.

Cabras, Vincenzo Giureconsulto (Tonara 1732-Cagliari 1809). Giovanissimo


si stabil` a Cagliari dove, terminati gli
studi, intraprese la professione di avvocato con grande successo. Sostenuto dai
figli e dal genero, Efisio Pintor Sirigu, e
dal discepolo Vincenzo Sulis, fu uno dei
protagonisti della difesa di Cagliari dallattacco dei francesi nel 1793. Subito
` dello Stadopo prese parte allattivita
mento reale, divenendo uno dei sostenitori delle richieste di riforma avanzate al sovrano. Nellaprile del 1794 fu
come
arrestato per ordine del vicere
` soelemento sovversivo: questo suscito
prattutto nel suo quartiere di Stam`
pace lo sdegno popolare, che culmino
nella sollevazione del 28 aprile, nellespugnazione del castello e nella successiva cacciata dei Piemontesi. In seguito
` a manifestare posizioni che,
continuo
per la sua amicizia con G.M. Angioy,
sembravano inquadrabili entro lala
` avanzata del partito dei novatori. A
piu
` , prese le distanze
partire dal 1795, pero
dallamico e dal gruppo dei patrioti di
` favocui Angioy era il leader e si mostro
revole a soluzioni meno radicali, dando
vita a una aggregazione dei moderati.
Quando poi lAngioy intraprese il viag` ancora quando margio a Sassari, e piu
` su Cagliari nel maggio 1796, egli ne
cio
divenne tra i principali accusatori e si

173

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 179

Cabras Brundo
` per bloccarne i progetti. Negli
adopero
` a Carlo Felice, che
anni seguenti si lego
` intendente e conservatore
lo nomino
nel 1799; nel 1803 fu nominato presi` Economica e
dente della Reale Societa
Agraria.

Cabras Brundo, Anna Scultrice (n. Cagliari 1919). Autodidatta, ha esordito


giovanissima nel 1943, ma molte opere
di questo periodo sono andate perse durante i bombardamenti. Nel dopoguerra ha raggiunto una notevole efficacia espressiva soprattutto con la fusione di busti in bronzo; tra le sue opere
` significative i busti di Felice Melis
piu
Marini, di Marcello Serra, di Francesco
Alziator, di Luigi Pitzalis e di molti altri
personaggi della cultura e della politica
` autrice anche di
sarda del suo tempo. E
una Madonna di Bonaria con Bambino e
di una Via Crucis realizzata per il santuario di SantIgnazio a Cagliari.

Cabreo Termine giuridico. Indica un registro che compare in Sardegna a partire dal secolo XV, sul quale veniva regi` la partistrata la capibreviazione, cioe
colare procedura di registrazione dei
titoli in base ai quali veniva posseduto
un bene immobile. In effetti la struttura
` paragonabile per certi versi a
del c. e
quella del condaghe: differisce da que` , per il fatto che e
` un atto pubsto, pero
blico cui i possessori a qualsiasi titolo
sono tenuti a sottostare.

Cabrera Famiglia feudale catalana


(secc. XI-XVI). Le sue notizie risalgono
al secolo XI, quando viveva un Amat visconte di Gerona il cui figlio Gherardo,
sposata Ermesenda di Cabrera, nel 1038
divenne signore di Cabrera. Da loro discese in linea retta un Gherardo Ponzio
che nel 1180 fu il primo a prendere il
titolo di visconte di Cabrera. Suo nipote
Gherardo, allestinzione della famiglia
di sua madre Marchesia dUrgell, divenne conte dUrgell; mor` nel 1220 e i
suoi figli procedettero a una divisione

` . Ponzio ebbe la contea


delleredita
dUrgell e la sua discendenza si estinse
` la linel secolo XIV; Gerardo continuo
nea dei visconti di Cabrera, che seguirono i re dAragona nelle loro imprese
mediterranee. Suo nipote Bernardo,
morto nel 1332, fu uno dei personaggi
` in vista della corte di Giacomo II, fu
piu
padre di un altro Bernardo col quale la
` in contatto con la Sardefamiglia entro
gna. Questi, nel 1323, prese parte alla
spedizione dellinfante Alfonso e in seguito svolse funzioni di rilievo durante i
regni di Alfonso IV e di Pietro IV. Nel
1354 ebbe i feudi di Serrenti e di Pauli.
Suo figlio Bonanato nel 1364 vendette i
feudi a Berengario Carroz.

Cabrera, Bernardo Gentiluomo catalano (Catalogna 1298-ivi 1364). Visconte


di Cabrera e valoroso uomo di guerra
` complessa. Prese
dalla personalita
parte alla spedizione dellinfante Alfonso segnalandosi nella conquista dei
porti dellOgliastra; tornato in patria
` ad alcune altre imprese al
partecipo
servizio del re, ma nel 1342, quando ormai la sua fama e il suo prestigio erano
al culmine, decise di ritirarsi in con` , Pietro IV lo convento. Nel 1347, pero
` suo
vinse a tornare a corte e lo nomino
maggiordomo; nel 1353 fu nominato ammiraglio e gli fu affidato il comando
della squadra navale che venne inviata
in Sardegna alla conquista di Alghero.
Egli giunse nuovamente in Sardegna e
dopo aver fatto sbarcare un contingente
` subito inidi fanteria che si schiero
`, prese nuoziando lassedio della citta
vamente il mare per contrastare una
squadra genovese che veniva in soccorso degli assediati. Pochi giorni dopo
` i genovesi nella celebre
egli sbaraglio
battaglia di Porto Conte, che ebbe come
conseguenza la caduta di Alghero. Qui
` la sua residenza; ma la vittoria
C. fisso
` la reazione di Mariano IV dArprovoco
borea che avrebbe voluto Alghero per

174

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 180

Cabudabbas
; C. tento
` di evitare lo scontro col sose
vrano dArborea, ma la sua opera fu inutile. Poco dopo, infatti, il conflitto scop` e lammiraglio dovette lasciare la
pio
residenza di Alghero per accorrere in
soccorso di Cagliari, mentre le truppe
arborensi dilagavano in tutta la Sarde` e la sua determigna; con la sua abilita
nazione contribu` alla difesa di Cagliari
e alla vittoriosa battaglia di Quartu,
dopo la quale le truppe arborensi furono costrette a ritirarsi. Cessate le osti` , C. torno
` in patria e fu impegnato
lita
successivamente in molte altre im` in disgrazia e il re lo
prese; cadde pero
fece decapitare nel 1364.

Cabrera, Martino Vicere di Sardegna


` sec.
dal 1529 al 1532 (?, seconda meta
XV-Sassari 1532). Era consigliere reale
di
quando nel 1529 fu nominato vicere
Sardegna da Carlo V, al quale era molto
legato. Egli prefer` stabilirsi a Sassari
dove fece restaurare il castello; si pre` di rilanciare leconomia della
occupo
` che era stata compromessa dalla
citta
invasione francese dellanno prece` un Parlamento.
dente. Nel 1530 convoco

Cabrini, Angiolo Giornalista, deputato


al Parlamento (Codogno 1869-Roma
1937). Interessato ai problemi sociali di
` politicamente
fine secolo, si impegno
condividendo le posizioni del sindacalismo rivoluzionario. In seguito ader` al
PSI e fu eletto deputato fino al 1918.
Corrispondente de LAvanti, in que` in Sardegna dopo i
sta veste si reco
moti del 1906. Profondamente colpito
` lipotesi che
dalla situazione, avanzo
esistessero numerose questioni
sarde da risolvere. In seguito, rimasto
sempre attento ai problemi dellisola,
` alla rivista Sardegna di Atcollaboro
tilio Deffenu. Gli articoli pubblicati su
LAvanti in occasione del viaggio del
1906 furono poi raccolti in un volumetto, In Sardegna, stampato a Roma

dalla tipografia dellAvanti della domenica, nello stesso anno.

Cabudabbas Curatoria che faceva


parte del giudicato di Torres. Il suo territorio era piuttosto montuoso, fertile e
ricco di sorgenti; era posto a sud del
Meilogu e confinava col Monteleone e
con il Costavall. Aveva una superficie
di 200 km2 e comprendeva i villaggi di
Borconani, Bessude, Campuy, Cheremule, Cossoine, Giave, Ibilis, Mello, Modulis, Mogoro, Sultana, Thiesi. Approfittando della confusione seguita allestinzione della famiglia giudicale di
Torres, i Doria se ne impadronirono e
lo annetterono al Monteleone includendolo nel piccolo stato che essi avevano
costituito. I nuovi signori instaurarono
un buon rapporto con gli abitanti dei
diversi villaggi, che mantennero i loro
privilegi e la loro autonomia e vissero
un periodo di pace fino alla conquista
aragonese nel 1323. Allora i Doria si dichiararono vassalli del re dAragona, e
`a
cos` il territorio della curatoria entro
far parte del Regnum Sardiniae.
` nel 1325 essi si ribellaQuando pero
rono, il C. divenne teatro della guerra e
nel 1330 fu occupato dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona e
devastato. Rimase comunque in possesso dei Doria e in seguito sub` altri
gravi danni durante la seconda ribellione del 1347 e a seguito della peste
del 1348. Durante le guerre tra Aragona
e Arborea, a partire dal 1365 fu occupato dalle truppe giudicali e considerato di fatto come facente parte dellArborea. Dopo le nozze di Eleonora dAr` nuoborea con Brancalene Doria, torno
` dei Doria e
vamente nella disponibilita
dopo la battaglia di Sanluri fu possesso
` Doria fino al 1436. Quando poi
di Nicolo
questi fu costretto a lasciare il castello
` sotto
di Monteleone, il territorio passo
lamministrazione reale e fu diviso in
diversi feudi, perdendo definitiva-

175

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 181

Cabudanni
` politica. Cos` il
mente la propria unita
` finalmente a far parte del ReC. torno
gnum Sardiniae. Il suo territorio fu diviso in alcuni feudi, che mantennero la
loro fisionomia fino al 1838.

Cabudanni Nome sardo del mese di settembre, caput anni, inizio dellanno
agrario nel calendario bizantino. Anche
lantica festa di Capodanno cadeva a
settembre e coincideva con linizio dellannata agraria e con la vendemmia.
Durante la festa nel Logudoro le fami` in vista
glie dei proprietari terrieri piu
bude, una focaccia
si scambiavano sa ca
di semola, simbolo di opulenza e augurio per lanno che iniziava.

Cabula, Antonio Pittore e scultore (n.


Siliqua 1947). Autodidatta, dopo aver
` trasfeoperato nel suo paese natale, si e
rito a Cagliari dove abitualmente lavora. Come pittore appartiene al genere figurativo; come scultore utilizza
` tutti i materiali, ma
con grande abilita
preferisce le pietre. Ha partecipato a
numerose collettive e ha allestito mo` italiane e straniere.
stre in molte citta

` venatoria e` stata
Caccia Lattivita
regolamentata in ogni tempo con leggi
particolarmente severe, a cominciare dalla
Carta de Logu di fine Trecento.

Caccia La pratica della caccia, diffusa

` antiin tutta lisola, risale ai tempi piu


chi, quando, a parte ogni altra considerazione, era favorita dallesistenza di
` di selvaggina. In
una grande quantita
Sardegna da sempre furono praticati
` diffusi dei
diversi tipi di caccia, i piu
quali sono stati la caccia grossa al cin in tutta lighiale (diffuso pressoche
sola), al cervo (comune nella Sardegna
settentrionale nella catena che dai
monti di Tempio si allunga verso Pattada, nella zona di Nuoro, nel Sulcis e
nel Sarrabus), al daino (frequentissimo
nella Sardegna centrale), al muflone
(presente prevalentemente sul Limbara e sul Gennargentu). Molto praticata era anche la caccia agli animali da
pelliccia, soprattutto alla volpe e alla
martora, le cui pelli erano esportate in
numero considerevole. Altro tipo di
caccia comunemente praticato era
quello ai conigli e quello ai volatili
come le galline prataiole, le pernici, i
merli, e i tordi (per questi ultimi era
praticata, specie nella Sardegna sudoccidentale, luccellagione). Larcheologia permette di affermare che la cac` nucia era diffusa nellisola fin dalleta
`
ragica, e comunque sicuramente in eta
` romana. I Bizantini impunica e in eta
portarono in Sardegna la caccia con il
falcone e introdussero alcune regole
` venatoria in un
trasformando lattivita
passatempo per aristocratici dal quale,
almeno formalmente, fu escluso il po` dei monapolo. Nelle grandi proprieta
steri e in quelle dei grandi latifondisti
furono costituite riserve di caccia nelle
` furono regolate minutaquali le attivita
mente. In genere la caccia era praticata
dai proprietari della riserva: i servi che
gravavano sul latifondo vi erano coinvolti sia nella fase di preparazione che
in quella di esecuzione. Specialmente
la caccia al cinghiale, che veniva praticata con luso della lancia, richiedeva il
concorso di un certo numero di servi-

176

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 182

Caccia
tori che coadiuvavano il cacciatore
come battitori e raccoglitori delle
` giuprede. Nei secoli successivi, in eta
` a essere
dicale, la caccia continuo
` praticata dai nobili. In geunattivita
nere una battuta era promossa dal giudice in persona o dai suoi familiari e
parenti, dai curatori e dai majores de
scolca; era vietato formalmente orga` venatorie a persone dinizzare attivita
verse da quelle elencate precedentemente. La popolazione del territorio
dove la battuta era stata organizzata
era comunque tenuta a parteciparvi e a
svolgervi funzioni ben precise. Questa
caccia grossa (silva) veniva praticata secondo un calendario venatorio che individuava quattro periodi nellarco dellanno; nel periodo prestabilito i partecipanti alla battuta, fossero i nobili cacciatori o i popolani che li coadiuvavano,
erano tenuti a trovarsi nel punto di raccolta (collectoriu): da l` la battuta prendeva lavvio. La caccia veniva praticata
in quattro modi diversi, tutti minutamente regolamentati: la caccia ad igitu,
che prevedeva luso di armi da getto; la
caccia a casside, che prevedeva luso
della martora e del furetto; la caccia a
cavallu, che prevedeva linseguimento
delle prede e luso di mute di cani addestrate a inseguire la selvaggina; la caccia col falcone (su stori). I Pisani introdussero altri sistemi di caccia; in particolare quella con le reti (velariu,
diaulu), che praticavano con grande divertimento, attirati soprattutto dalle
` di pernici, tordi e altri
grandi quantita
uccelli. I sistemi di caccia rimasero invariati con larrivo degli Aragonesi: il
divieto di caccia per il popolo fu mantenuto e anzi spesso accentuato dalla sua
introduzione negli ordinamenti feu` , non fu
dali. La nuova situazione, pero
in grado di impedire che la pratica
della caccia si diffondesse anche tra il
popolo, soprattutto nelle zone interne

dove divenne un sistema di sostegno


dellalimentazione. Nel secolo XVI la
` ulteriormente e i
caccia si sviluppo
suoi metodi cambiarono con la diffusione delle armi da fuoco. Nel secolo
XVII il divieto di praticare la caccia
per i ceti popolari venne meno e, specialmente nei periodi di carestia, si ri` provvidenziale per le popolazioni
velo
affamate. Nel secolo XVIII la caccia
grossa era il passatempo preferito della
` , ma ormai veniva praticata annobilta
`,
che dal popolo con estrema facilita
data anche labbondanza della selvaggina. Degli antichi modi di praticare la
caccia si mantenne quello della caccia
a cavallo: questa forma sopravvisse fino
agli inizi dellOttocento e venne abbandonata col diffondersi del sistema della
caccia a poste fisse, favorita dalla crescente perfezione delle armi da fuoco.
La pratica della caccia minuta, invece,
` nelle
diffusa in tutta lisola, si sviluppo
tipiche forme della caccia alla pernice,
al coniglio e alla lepre, di quella al tordo
e di quella agli uccelli acquatici. Agli
inizi dellOttocento la pratica della caccia era considerata ancora un nobile
passatempo per le classi sociali elevate,
cui partecipavano cacciatori provenienti dalla terraferma e che spesso
portavano allorganizzazione di battute
in onore di principi e di personaggi im`
portanti. A partire dalla prima meta
dellOttocento si sent` il bisogno di re` venatoria nellingolamentare lattivita
tento di proteggere la selvaggina; il
primo regolamento fu emanato nel
1836 con una Regia Patente nella quale
si stabil` una prima forma di calendario
venatorio e il divieto di caccia al cervo,
al capriolo e al muflone. Il regolamento
` fu disatteso quasi totalmente, spepero
` che continuo
` a praticie dalla nobilta
care la caccia senza alcun limite. In seguito, con leggi del 1854 e del 1862, la
fissazione dei termini del calendario

177

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 183

Cacciatori
venatorio fu delegata alle amministrazioni locali che dovevano provvedere in
funzione delle diverse situazioni. Nel
1885 furono costituite le prime riserve
di caccia. Alla fine dellOttocento, con
lo sviluppo della caccia come sport
` alto-borghese italiana, la
nella societa
Sardegna divenne unarea particolarmente ricercata dai cacciatori, che in
quel paesaggio spesso deserto ed esotico trovavano la stessa ebrezza della
caccia nei paesi extra-europei. Annibale Grasselli Barni, giornalista e scrittore cremonese, ha lasciato un illuminante racconto di un suo viaggio venatorio nel libro A caccia in Sardegna,
` , poco
1905, la cui seconda edizione e
ecologicamente, dedicata a Grazia Deledda: attraversando lisola da Terra` pita di uccidere,
nova a Cagliari gli ca
nella prima settimana di caccia solitaria, 161 pernici. Nel Novecento il viaggio per la caccia in Sardegna divenne
unabitudine per i membri della famiglia reale: Villa Las Tronas ad Alghero
conserva le fotografie delle principesse
(in specie Giovanna) in tenuta da caccia. Nei decenni successivi e fino alla
costituzione della Regione autonoma
la disciplina della caccia rimase sempre ancorata alla emanazione del calendario venatorio, il cui rispetto era
affidato alle compagnie barracellari e
ai vari corpi forestali. Con la costituzione della Regione la competenza in
` passata alla Remateria di caccia e
gione; la legislazione recente tende a
` soprattutto in
regolamentare lattivita
funzione della conservazione del patrimonio, imponendo quindi restrizioni rigorose dei periodi di caccia, non senza
proteste da parte dei cacciatori, molto
numerosi nellisola (soprattutto nei
centri dellinterno, dove la caccia al
cinghiale conserva ancora molto della
sua forza di aggregazione comunitaria e

viene esercitata da gruppi di amici


detti compagnie).

Cacciatori Corpo militare. Fu costituito


nel 1793 a Cagliari, prevalentemente
con cittadini residenti nel quartiere di
` in funzione alcuni
Stampace; entro
mesi dopo il fallito tentativo di invasione francese e gli fu affidato il com` , che era dipito di controllare la citta
ventata sede di tensioni politiche e so` al comando di Vincenzo Suciali. Opero
lis, ma fu sciolto dal re nel 1799 dopo il
suo arrivo a Cagliari. I suoi membri furono incorporati in parte nel Reggimento nazionale e in parte nei Dragoni
leggeri, mentre il Sulis venne nominato
direttore delle saline.

Cacciatori di Cagliari Piccolo corpo militare istituito nel 1805. Aveva un organico molto ridotto e il compito di sorve` . Quando pero
` nel 1808 Vitgliare la citta
` a riforma del
torio Emanuele I avvio
barracellato fu sciolto.

Cacciatori Guardie Corpo militare. Fu


creato per difendere Cagliari e la famiglia reale quando nel 1799 il re dovette
rifugiarsi in Sardegna. Era costituito da
fanti armati alla leggera e nel 1816 fu
accorpato con il Reggimento di Sardegna, dando cos` vita al Reggimento Cacciatori Guardie, cui fu affidato lo stesso
compito. Per la funzione che svolgeva,
ebbe la precedenza sulle altre truppe
leggere. Nel 1830 il suo organico fu completato con un secondo battaglione, cui
nel 1833 ne fu aggiunto un terzo.

Cacciatori provinciali Corpo militare.


Fu creato con un pregone dellaprile
del 1821; aveva il compito di provvedere
alla difesa e alla custodia delle pro` pubbliche e private e poteva opeprieta
rare su tutto il territorio del regno. Di
fatto svolse le funzioni barracellari che
erano state affidate nel 1819 ai Caccia` non le avevano
tori Reali, che pero
`
svolte in maniera soddisfacente. Opero

178

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 184

Caciano
fino al 1827 quando furono ricostituite
le compagnie barracellari.

Cacciatori Reali di Sardegna Corpo


militare scelto. Fu costituito nel giugno
del 1819 con uomini provenienti dal
reggimento dei Cavalleggeri di Sardegna; comprendeva 630 uomini che avevano il compito di sorvegliare e custo` privata e quella pubdire la proprieta
blica. Nel 1823 il corpo fu unito ai Carabinieri Reali.

Cacherano di Bricherasio, Giovanni


Battista Vicere di Sardegna dal 1751
al 1755 (Bricherasio 1706-Torino 1781).
Nato da una vecchia famiglia dellaristocrazia piemontese, ufficiale di carriera, scoppiata la Guerra di successione polacca, quando il re Carlo Emanuele III si un` a Francia e Spagna per
`a
combattere contro gli austriaci, formo
sue spese il reggimento La regina e
da prode nellesercito reale
combatte
fino alla pace del 1735. Prese parte alla
Guerra di successione austriaca sempre al comando del suo reggimento: ferito in battaglia, nel 1746 fu promosso
generale. Nel 1747 usc` vittorioso nella
battaglia dellAssietta, nelle Alpi Cozie,
contro le truppe francesi comandate
dal conte Charles-Armande de Fouquet
de Belle-Isle, il 19 luglio 1747; la vittoria
` la conclusione della guerra, e
accelero
col trattato di Aquisgrana casa Savoia
` Vigevano, Voghera e lAlto Noacquisto
` al servizio civarese. Subito dopo passo
vile: nel 1750 fu nominato governatore
di
del duca di Chablais e nel 1751 vicere
Sardegna. Durante il suo soggiorno nel` per sviluppare lattilisola si adopero
` di colonizzazione e di ripopolavita
mento e per limitare le prepotenze e le
angherie dei feudatari nei confronti dei
` anche di potenvassalli. Si preoccupo
ziare il commercio del sale, progettando di costruire un canale che dalle
saline portasse alla darsena del porto di
` a termine il suo mandato
Cagliari. Porto

` alnel 1755. Tornato in patria, governo


` del Piemonte. Nel 1771
cune altre citta
fu nominato Grande Maestro dellArtiglieria ed ebbe il Collare dellAnnunziata.

Cachia, Carmelo Consigliere regionale


(n. Agrigento 1945). Esponente dellU` stato eletto consiDEUR, nel 2004 e
gliere regionale per la XIII legislatura
nel collegio della Gallura.

Caciano Famiglia di origine majorchina (secc. XIV-XV). Un suo ramo si


trasfer` in Sardegna al seguito dellinfante Alfonso con un Arnaldo tesoriere
reale. Fu nominato doganiere di Cagliari ed ebbe linvestitura di alcuni
feudi nelle curatorie di Dolia e di Nuraminis; i suoi discendenti infine ebbero
lappalto delle dogane di Cagliari. Nel
corso della prima guerra tra Pietro IV e
Mariano IV i loro feudi furono deva` la seconda
stati. Quando scoppio
guerra, i feudi appartenevano a un
bambino sotto tutela della madre, per
cui la famiglia prefer` fuggire un Spa` in Sardegna,
gna. I C. non tornarono piu
pur continuando a mantenere i diritti
sui loro feudi, il cui territorio peraltro
fin` per essere occupato dalle truppe
del giudice dArborea. Finite le guerre
essi tornarono in possesso del loro patrimonio, ma nel 1421 preferirono vendere i loro diritti su Monastir.

Caciano, Arnaldo Gentiluomo (Ma` sec. XIII-Catalogna


jorca, seconda meta
1339). Giunse in Sardegna nel 1323 con
` tesolinfante Alfonso che lo nomino
riere reale. Nel 1326 fu nominato anche
doganiere di Cagliari e fu investito dei

feudi di Monastir, Selargius e Segafe


nella curatoria di Dolia e di quelli di
Nuraghi de Fortei, Seduci e Postmont
in quella di Nuraminis. Nel 1331 fu nominato amministratore delle rendite
` in
reali in Sardegna, ma nel 1333 torno
Catalogna.

Caciano, Nicola Doganiere di Cagliari


179

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 185

Caciano
(sec. XIV). Figlio di Arnaldo, nato agli
inizi del secolo XIV. Nel 1333 si stabil`
in Sardegna, dove ebbe lufficio di doga` appartenuto a suo padre; nel
niere gia
` il patrimonio feudale, ma
1339 eredito
mor` pochi anni dopo senza figli, lasciando erede suo fratello Bernardo.

Caciano, Pietro Feudatario catalano


` sec. XIV-ivi 1350).
(Cagliari, prima meta
` il
Figlio di Bernardo, nel 1350 eredito
patrimonio feudale della famiglia, ma
` la prima
quando nel 1353 scoppio
guerra tra Pietro IV e Mariano IV, non
fu in grado di impedire che i feudi venissero devastati. Cessata la guerra, nel
1355, dopo la celebrazione del Parla` anche il feudo di
mento, egli acquisto
Nurgi nella curatoria di Dolia, ma mor`
improvvisamente nel 1362 lasciando
erede dellintero patrimonio suo figlio
Arnaldo, un bambino di pochi anni
sotto la tutela della sua vedova.

Cacosta, Guglielmo (o G. c aCosta )


Uomo darmi catalano (sec. XIV). Prese
parte alla spedizione dellinfante Alfonso e ottenne come ricompensa il
feudo di Villaputzu nella curatoria del
Sarrabus. La concessione lo obbligava a
rifornire il castello di Quirra e nel 1332,
dopo che Berengario Carroz ebbe lin` in
vestitura dellintero territorio, entro
conflitto con lui: poco dopo gli cedette il
` in Spagna.
suo feudo e torno

Cacosta, Tommaso (o T. caCosta) Uomo


darmi catalano (sec. XIV). Giunto in
Sardegna al seguito dellinfante Alfonso, conclusa la conquista, contribu`
a domare la prima ribellione di Sassari
e nel 1325 ottenne come ricompensa il
feudo di Gerito nella curatoria della
` in grado di resiRomangia. Non fu pero
stere allattacco dei Doria, che se ne impadronirono; nel 1330, dopo la spedi` in
zione di Raimondo Cardona, torno
possesso del villaggio, che nel 1331 vendette al Cardona.

Cada die Teatro Compagnia teatrale.

Fondata nel 1982 a Cagliari dallo scrittore e regista Giancarlo Biffi, ha operato fino al 1999 nella sua sede storica,
la vetreria di Pirri, che la compagnia ha
restaurato e reso funzionale al teatro. Il
C.d.T. ha assunto il carattere di compa`
gnia di teatro di ricerca e come tale e
stata riconosciuta dal Ministero dei
Beni culturali; in tutti questi anni la
` indirizzata
sua sperimentazione si e
verso la identificazione di nuovi linguaggi scenici, la cura per il lavoro dellattore, linteresse per la narrazione
orale e ha avuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.

Cadalanu, Giovanni Insegnante, gior`


nalista (Nuoro 1899-ivi, seconda meta
sec. XX). Conseguito il diploma magi` allinsegnamento e con
strale, si dedico
gli anni divenne uno degli animatori
della vita culturale nuorese negli anni
Sessanta del Novecento. Giornalista
pubblicista nel 1961, nel 1970, su inca` il volume Vecrico del Lions Club, curo
chia Nuoro, considerato la prima storia
` . Tra gli altri suoi scritti, tutti
della citta
pubblicati sul quotidiano sassarese La
Nuova Sardegna tra il 1956 e il 1970: Il
` ospitale della Sardegna vive
popolo piu
sotto i tre picchi di Guglia ad Oliena,
1956; Una piccola isola fuori dal tempo.
Orgosolo, il paese del silenzio e della solitudine, 1958; Ben poco e` rimasto ad Arzana dello splendore del tempo dei Giudicati, 1963; Accadde ad Ottana, un tempo
` , 1963; Proprio tutti hanno
fiorente citta
dimenticato un bel paesino chiamato
Baunei, 1964; Visita in Ogliastra ad un
paese barbaricino, 1964; Breve visita a
Desulo, 1964; La settimana santa a
Nuoro agli albori del secolo, 1969; Nuoro
nella storia antica e recente, 1970.

Caddeo, Celestino Notaio, poeta


` sec. XIX-?, dopo
(Dualchi, prima meta
1925). Conseguita la laurea in Legge si
` alla professione di notaio, ma
dedico

180

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 186

Caddeo
prese attivamente parte anche alla vita
politica; fu eletto consigliere provinciale di Cagliari tra il 1860 e il 1863.
Scrisse in logudorese; letterato di
grande talento e assai prolifico, ha lasciato numerose composizioni di contenuto prevalentemente storico o morale.
Tra i suoi scritti: Fronde, versi, 1884;
Canzone sarda subra sas penas de su
Purgatoriu, 1888; Canzoni sarde in dialetto logudorese, 1888; Canzone di Eleonora dArborea sarda eroina, canzone logudorese, 1889; Inni sardi a Orotelli,
1904; Bosa, canzone, 1905; Fronde poetiche sarde dialettali, 1907; Sonetti acrostici e semplici dialettali, 1912; Poesie
sarde, 1913; Canzoni sarde bernesche,
1914; Purgatorio, 1916; LItalia vista
dalla Sardegna, sonetto, 1919; Canzone
sarda su Giuseppe Cherchi Caddeo di
Dualchi, 1920; Per limmatura morte di
Dercis Bachis Angela del fu Giovanni
Agostino, canzone, 1925. Sempre nel
1925 fu pubblicata la Raccolta delle canzoni sarde emendate dallautore, edita a
Oristano in 2 volumi.

Caddeo, Ersilia Poetessa (Cagliari


1912-ivi 1952). Autrice di delicate liriche, tra il 1914 e il 1946 fece parte del
gruppo di intellettuali che ruotarono
attorno alla rivista Riscossa. Mor`
prematuramente nel 1952. Esord` nel
1947 con una raccolta di Liriche edite a
` su Riscossa una
Bologna; pubblico
breve serie di poesie: Madre mi sento,
1945; Il tuo profilo, 1946; I volti del giorno
che muore, 1946; La lotta `e finita, 1946.
Nel 1952, anno della sua morte, pub` a Milano unaltra raccolta, Cielo
blico
ignudo.

Caddeo, Rinaldo Giornalista e scrittore (San Gavino 1881-Albosaggia 1956).


Esord` collaborando con Ranieri Ugo
`
su La piccola Rivista; in seguito entro
nella redazione de LUnione sarda,
negli anni della direzione di Marcello
Vinelli. Dopo alcuni anni si trasfer` a

` nella redazione de
Sassari, e qui entro
La Nuova Sardegna. Infine si trasfer`
` con molti pea Milano dove collaboro
riodici di livello nazionale, tra i quali
Il Corriere della sera e La Lombar` inoltre con Attilio Defdia. Collaboro
fenu alla redazione della sua rivista
` lassociaSardegna; nel 1914 fondo
zione Pro Sardegna e nello stesso anno
la casa editrice Risorgimento, che si se` per la pubblicazione di molte
gnalo
opere irredentiste e patriottiche. Alla
vigilia dellentrata in guerra dellItalia
` Il triestino, un libro sulla Venepubblico
zia Giulia e la Dalmazia, opera di un
fiorentino di discendenza inglese, Lancillotto Thompson. Il libro, che altri editori non avevano voluto pubblicare, fu
edito grazie a un finanziamento assicu` subito clanrato da amici di C. Circolo
destinamente (sotto falsa copertina)
nelle terre irredente suscitando grandi
entusiasmi. Nel dopoguerra i suoi interessi gradualmente mutarono ed egli
scrisse soprattutto opere a carattere
storico, collaborando con valenti spe` la
cialisti: Alessandro Levi gli affido
raccolta dellepistolario di Carlo Cattaneo, edito in 4 volumi fra il 1946 e il 1956,
e alla morte stava curando quello di G.
` euroMelzi dEril. Raggiunse notorieta
pea. Mor` ad Albosaggia, ora in provincia di Sondrio, mentre era occupato
nella correzione delle bozze della sua
` impegnativa (R. Bonu). Tra
opera piu
i suoi scritti: Cose dei nostri tempi, La
piccola Rivista, II, 6, 1900; Il ventidue
settembre 1901 al Gennargentu per la solenne inaugurazione della Casa rifugio
Alberto Lamarmora, 1901; Le adultere,
novelle, 1901; Nino Alberti, Barbagia,
1902; Lisola dei sardi (con Nicola Colajanni), 1903; Garibaldi e la Sardegna, Il
Secolo, 1913; Progresso economico e
leggi speciali, Sardegna, 3-4, 1914; La
tipografia elvetica di Capolago: uomini,
vicende, tempi, 1931; Lattentato Orsini.

181

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 187

Caddeo
1858, 1932; Giansenisti, giacobini e patrioti ticinesi dalla rivoluzione del 1779,
Archivio storico della Svizzera Italiana, 1936; I primi anni del risorgimento ticinese; 1938; De Gruenwald Costantin Metternich: luomo della Santa
Alleanza, 1942; La veridica storia della
travagliata genesi dellepistolario di
Carlo Cattaneo, 1950; Cernuschi e Cattaneo, il 29 maggio del 1848 nel fallito colpo
di stato di Milano, Il Risorgimento,
1953; I rapporti tra Mazzini e la Sardegna, Il Risorgimento, 1954; I grandi
eventi del 1859-1860 in lettere inedite di
Mazzini ai suoi amici di Sardegna, Il Risorgimento, 1954.

Caddeo, Rossano Insegnante, senatore della Repubblica (n. Sardara


1949). Impegnato politicamente nel
PCI, dopo essersi laureato in Lettere si
` dedicato allinsegnamento nelle
e
` stato
scuole medie. Dal 1978 al 1991 e
ininterrottamente eletto consigliere comunale e sindaco del suo paese natale,
divenendo anche dirigente dellAssociazione Nazionale Comuni Italiani
(ANCI); successivamente ha aderito al
` candidato alla CaPDS e nel 1992 si e
` stato eletto. Nel 1994 e
`
mera, ma non e
stato eletto senatore per la XII legislatura repubblicana nel collegio di Oristano; riconfermato per la XIII legisla` stato
tura nel collegio unico regionale, e
segretario della V commissione del Senato.

Caddeo, Sebastiano Insegnante, consigliere regionale (n. Carloforte, sec.


XX). Cattolico militante, dopo essersi
` allinsegnamento
laureato si dedico
della Filosofia nelle scuole secondarie
superiori. Nel 1968 divenne consigliere
regionale per la DC nel corso della V
legislatura, subentrando nel collegio di
Cagliari ad Agostino Cerioni; portata a
` rietermine la legislatura non fu piu
letto.

Cadeddu, Alberto Studioso di malattie

tropicali (Cagliari 1871-ivi 1949). Dopo


aver frequentato la scuola di applicazione a Firenze, consegu` la laurea in
` nel corpo di Sanita
`
Medicina ed entro
dellesercito percorrendo una brillante
carriera. Nel 1900 fu mandato in Eritrea e nel 1902 in Cina, dove rimase per
tre anni; in seguito prese parte alla
guerra di Libia e alla prima guerra
mondiale, al termine della quale fu nominato direttore dellOspedale di Trieste. Nel 1923 divenne direttore sanitario di Bengasi, nel 1926 ottenne la libera
docenza in Malattie tropicali presso
` di Bologna. Trasferito a
lUniversita
Roma nel 1939, fu promosso generale;
collocato a riposo, mor` a Cagliari nel
1949. Tra i suoi scritti: il saggio Sui vibrioni degli stagni dacqua salmastra,
pubblicato a Roma nel 1895.

Cadeddu, Enrichetta (detta Henriette)


Insegnante (Cagliari 1871-ivi 1952).
` natale per i
Molto nota nella sua citta
lunghi anni di insegnamento di francese presso lIstituto tecnico Martini.
Profonda conoscitrice dei problemi
` didella letteratura francese, lascio
versi studi, tra i quali Un episode de la
vie de Charles Emanuel IV dans lexil,
Archivio storico sardo, I, 1905, e La
tragedie franc
aise au XVII sie`cle, edito a
Cagliari nel 1907.

Cadeddu, Gaetano Patriota (Cagliari


1782-Tunisi 1858). Figlio di Salvatore,
interrotti gli studi universitari a causa
di un precoce matrimonio, divenne delegato di giustizia in diversi villaggi, segnalandosi per il suo zelo e per il suo
senso di giustizia. Nel 1812 prese parte
allorganizzazione della cosiddetta congiura di Palabanda, e quando il moto fu
scoperto, scampato allarresto, fugg` da
Cagliari e si diede alla latitanza; dopo
alcuni mesi riusc` a rifugiarsi in Corsica grazie allaiuto di Napoleone. Nel
1814 lo raggiunse nellisola dElba e nel
1815 fu con lui a Waterloo, guadagnando

182

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 188

Cadeddu
per il suo valore la Legion donore.
Dopo la caduta di Napoleone fu perseguitato e costretto a fuggire dalla Corsica e a rifugiarsi a Marsiglia. Dopo
molte traversie nel 1820 si stabil` a
Pisa, dove, grazie alla protezione del
` in
professor Amedeo Vacca, si laureo
Medicina. Nel 1829 si trasfer` ad Algeri
` la profese poi a Tunisi, dove esercito
sione con crescente successo. Nel 1839
fu nominato console di Svezia a Sfax,
` torno
` a Tunisi facendosi
poco dopo pero
`
apprezzare dal bey per le sue qualita
professionali. Nel 1857 riusc` a rientrare per una breve visita a Cagliari;
mor` dopo essere tornato in Tunisia.

Cadeddu, Giovanni1 Patriota (Cagliari,


` sec. XVIII-La Maddalena
seconda meta
` in
1819). Fratello di Salvatore, si laureo
` alla carGiurisprudenza e si dedico
riera amministrativa. Divenuto teso` , raggiunse una poriere dellUniversita
sizione di prestigio nella vita cittadina.
Nel 1812 prese parte alla cosiddetta
congiura di Palabanda, di cui il fratello
era uno dei capi. Arrestato, fu condannato al carcere a vita; mor` in carcere
nella torre di Santo Stefano a La Maddalena nel 1819.

Cadeddu, Giovanni2 Funzionario, consigliere regionale (Cagliari 1917-ivi


1992). Cattolico impegnato, nel 1953 fu
eletto consigliere regionale della DC
nel collegio di Cagliari per la II legislatura e successivamente riconfermato
per la III e la IV legislatura fino al 1965.
Dal novembre del 1958 al giugno del
1961 fu assessore allAgricoltura nella
prima giunta Corrias. Mor` dopo essersi
ritirato a vita privata.

Cadeddu, Luigi Patriota (Cagliari 1776La Maddalena, dopo 1830). Figlio di Salvatore, laureato in Legge, si stabil` nel
quartiere della Marina con la moglie e i
figli; nel 1812 prese parte alla cosiddetta congiura di Palabanda. Scoperto
il moto, fu arrestato e condannato a ven-

tanni di carcere. Trascorse gli anni


della pena a la Maddalena, e solo nel
1830 ottenne la grazia dal re, ma gli fu
` il
vietato di lasciare lisola, dove passo
resto dei suoi giorni.

Cadeddu, Maria Eugenia Studiosa di


storia medioevale (n. sec. XX). Allieva
di Francesco Cesare Casula, dopo la
laurea in Lettere ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia medioevale. At` ricercatrice presso il Contualmente e
siglio Nazionale delle Ricerche di Cagliari. Tra i suoi scritti: Sanluri, una fortezza sempre in guerra, in Castelli, 1992;
Vicende di Brancaleone Doria negli anni
1383-1384, Medioevo. Saggi e rassegne, 18, 1993; Note in margine alledizione degli atti parlamentari in Sardegna, Saitab`. Revista de la Facultat
Geografia i Historia de la Universitat
de Valencia, XLIV, 1994; Giacomo II
dAragona e la conquista del regno di
Sardegna, Medioevo. Saggi e rassegne, 20, 1995; Neri Moseriffo console dei
catalani a Castel di Castro lanno 1320,
Annuario de Estudios Medievales, 29,
1999; Portoghesi in Sardegna, in Portogallo Mediterraneo, 2001; Portoghesi nel
Mediterraneo; studi e progetti di ricerca
in Sardegna, Medioevo. Saggi e rassegne, 25, 2002.

Cadeddu, Pasquale Insegnante, latinista (Cagliari 1809-ivi 1882). Una volta


` con pasconseguita la laurea si dedico
sione allinsegnamento nelle scuole su` natale. Fu poeta
periori della sua citta
` numerose
elegante e delicato e lascio
opere in latino. Tra i suoi scritti: Carolo
Alberto I Sardiniae regi aug., in Sardiniam advenienti, 1842; Deiparae Virgini,
ode saffica, in Meteora, I, 14, 1843; In
obitum Caroli Alberti I Sardiniae regis
carmen, 1849; Ad Antonio Bacaredda autore dei due drammi Marito e giudice e
Non aprite al sacrilego, 1851; Alla signora Battistina Assom-Musu, inconsolabile per la morte del suo figliuolo Gio-

183

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 189

Cadeddu
vanni, versi, 1855; Al Comandante del 1
battaglione della prima legione britannica, capitano Miuching, Lettera latina,
1860; In morte di Luigi Caboni, 1871;
Paullo Iosepho M. Sercio Oleastren ecclesiae gubernandae recens praeposito, Elegia, 1872.

1983; Olbia. Siniscola. Insediamenti


lungo le coste, 5, 1990.

Cadeddu, Salvatore Avvocato (Cagliari


1747-ivi, 1817 ca.). Laureato in Legge,
esercitava la professione di avvocato
nel quartiere di Stampace, dove risiedeva con la famiglia. Di idee liberali,
condivideva le posizioni di G.M. Angioy.
Come Contatore di Cagliari e procuratore di Alghero fu ammesso allo Stamento reale e prese attivamente parte
ai suoi lavori dopo il 1793. Protagonista
del triennio rivoluzionario, nel 1795 fu
eletto primo consigliere di Cagliari e
come tale divenne prima voce dello Stamento reale; quando il partito dei moderati prese il sopravvento isolando
lAngioy, pur continuando a condividere la visione politica dellAlternos,
prese da lui le distanze, riuscendo cos`
a evitare di essere coinvolto nella repressione che segu` la sua caduta. Negli
anni seguenti visse appartato pur non
discostandosi dalle sue idee liberali;
nel 1812 fu accusato di essere il capo
della congiura di Palabanda, cosiddetta
` dove i congiudal luogo di sua proprieta
rati si riunivano per preparare il moto.
Dopo che il progetto venne scoperto,
` di fuggire ma fu arrestato,
egli tento
processato, condannato a morte e, no` avanzata e la grande connostante leta
siderazione da cui era circondato, fu
impiccato poco tempo dopo.

Cadeddu Gramigna, Emilia Archeologa (n. sec. XX). Laureata in Lettere, si


occupa di archeologia conducendo interessanti ricerche a Bortigali e Siniscola, su cui ha scritto due articoli sulla
rivista Sardigna antiga: Necropoli punico-romana in territorio di Bortigali, 1,

Cadello Arma. Famiglia di origine catalana,


venne in Sardegna al seguito dei Centelles
conti di Quirra; nel 1622 anche i Cadello
divennero nobili.

Cadello Famiglia cagliaritana (secc.


XVI-XIX). Le sue notizie risalgono al secolo XVI. Sulle sue origini, sarde o cata` molto discusso; e
` verosimile
lane, si e
` che fosse di origine catalana,
pero
giunta in Sardegna al seguito dei Centelles conti di Quirra, per conto dei
quali alcuni dei suoi membri ricoprirono uffici nellamministrazione feudale. I primi personaggi conosciuti
sono un Giovanni, saliniere del giudicato dOgliastra, revocato dal contado
nel 1542 e sostituito con un Nicola. In
seguito i C. continuarono a rimanere legati ai conti di Quirra e a partire dalla
` possibile seguire
fine del secolo XVI e
con certezza la loro genealogia, a cominciare da un Giovanni Andrea che
` una Prunas ed ebbe quattro figli:
sposo
Antonio, che assunse il cognome della

184

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 190

Cadello
madre (= Prunas), Sebastiano, Salvatore e Giovanni Antonio, con discendenza.
Ramo di Sebastiano. Sebastiano, figlio
`
naturale, legittimato nel 1639, continuo
a risiedere in Ogliastra, dove i suoi discendenti ottennero il riconoscimento
del cavalierato ereditario e della no` nel 1692 con un Francesco e si
bilta
estinsero pochi decenni dopo.
Ramo di Salvatore. Salvatore ottenne il
cavalierato ereditario nel 1622 e, sposata una Dettori, trasfer` la residenza a
Pozzomaggiore. I suoi discendenti nel
1676 furono ammessi allo Stamento militare nel parlamento Las Navas e si
estinsero nel corso del secolo XVIII.
Ramo di Giovanni Antioco. Giovanni An` a rimanere legato ai martioco continuo
chesi di Quirra e, dopo essere stato nominato ufficiale della Marmilla, si stabil` a Jerzu; nel 1645 ottenne il cavalie` . I suoi figli si
rato ereditario e la nobilta
trasferirono a Cagliari assumendovi posizioni di rilievo e nel 1665 furono ammessi allo Stamento militare durante il
parlamento Camarassa. Due di essi, Antioco Saturnino e Diego, ebbero discendenza; la discendenza del primo, che
` in posnel corso del secolo XVIII entro
sesso del feudo di San Sperate, si
estinse nel 1772; quella del secondo si
estinse nel 1846, con un Efisio ultimo
marchese di San Sperate.

Cadello, Diego Gregorio Religioso


(Cagliari 1735-ivi 1807). Arcivescovo di
Cagliari dal 1798 al 1807. Dopo essersi
laureato in Legge si fece sacerdote, fu
nominato canonico capitolare e ricoperse numerosi e delicati incarichi. Divenuto arcivescovo il monsignor Melano, al quale era molto legato, ricopr`
lincarico di vicario generale della diocesi e, alla sua partenza dalla Sardegna,
nel 1798, fu nominato arcivescovo di Cagliari. Uomo attivo e abile, negli anni
del viceregno di Carlo Felice ne di-

venne amico e ne sostenne lazione; si


` anche per il riscatto dei carloadopero
fortini che erano stati condotti schiavi a
Tunisi poco tempo prima. Nel 1803 fu
nominato cardinale. Scritti principali:
Lettera pastorale per la morte di S.M. Vittorio Amedeo III, 1796; Lettera pastorale
per la tratta degli schiavi da Carloforte,
1798; Epistola pastoralis ad clerum et populum calaritanae et unitarum diocesium, 1798; Ordinazioni relative al regio
editto del 14 settembre 1799, 1799; Lettera
pastorale per la liberazione degli schiavi
carolini, 1803; Lettera pastorale per calmare con la preghiera lira di Dio contro
la peste, 1804.

Diego Gregorio Cadello Cagliaritano,


arcivescovo di Cagliari tra Settecento e
Ottocento, nel 1803 fu creato cardinale da Pio
VII.

Cadello, Giuseppe Giureconsulto (Cagliari, inizi sec. XVIII-ivi 1772). Marchese di San Sperate, figlio di Antioco
` in
Saturnino, conseguita la laurea entro
magistratura e percorse una brillante
carriera giungendo al grado di giudice
`
della Reale Udienza. Nel 1742 acquisto
dal fisco la signoria di San Sperate e nel
1749 ottenne il titolo di marchese; mor`
senza figli, lasciando erede suo nipote
Saturnino.

185

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 191

Cadello

Cadello, Ignazio Matematico (Seneghe


1733-Cagliari 1804). Entrato nellordine
dei Gesuiti, divenne sacerdote; a par` Matematica presso
tire dal 1772 insegno
` di Cagliari; di idee liberali,
lUniversita
`a
nel periodo rivoluzionario si avvicino
Giovanni Maria Angioy, del quale condivise in parte la visione politica.

1760 fu nominato reggente del Supremo


Consiglio di Sardegna. Tra i suoi scritti
giuridici, Discurso juridico por la illustre
D. Maria Catalina de Castelvy condesa de
Villamar en repulsa de D. Salvador de
Castelvy sobre la succesion de los lugares
de Samassy y Serrenti, 1715.

Cadello, Salvatorangelo Religioso


(Cagliari 1695-Castellaragonese 1764).
Vescovo di Ampurias dal 1741 al 1764.
Dopo essersi laureato in utroque fu ordinato sacerdote e prese a operare
nella sua diocesi. Fu parroco in diversi
villaggi, in seguito fu nominato canonico e giudice delle contenzioni, ricoprendo lufficio di cancelliere regio
apostolico; nel 1741 divenne vescovo di
Ampurias, resse la sua diocesi con
`.
grande umanita

Cadello, Saturnino Giurista (Cagliari


1733-ivi 1813). Marchese di San Sperate,
figlio di Francesco Ignazio, dopo la lau` Diritto civile
rea in Legge insegno
` di Cagliari, della
presso lUniversita
quale divenne anche censore degli
` dallo zio il marstudi. Nel 1772 eredito
chesato di San Sperate; particolarmente legato ai Savoia, nel 1798 asse` suo fratello Diego Gregorio nella
condo
politica tesa a favorire il trasferimento
dei Savoia in Sardegna. Mor` senza lasciare figli.

Cadello Rugiu, Francesco Ignazio


Giureconsulto (Cagliari 1702-ivi 1763).
Figlio di Diego, dopo aver conseguito
` in magistratura e dila laurea entro
Rivarolo,
venne il coadiutore del vicere
che sostenne nella sua politica di repressione del banditismo. Nel 1736 co` una spedizione contro i banditi
mando
di Ozieri; in seguito fu nominato proreggente della Reale Cancelleria e nel 1743
giudice civile della Reale Udienza. La
sua preparazione gli fece acquistare
negli anni ulteriore prestigio, per cui
al momento di andare in pensione nel

Francesco Ignazio Cadello Rugiu Giurista


cagliaritano, nel 1743 divenne giudice della
Reale Udienza e nel 1760 reggente del Supremo
Consiglio di Sardegna.

Cadinu, Antonello Studioso di urbanistica (n. sec. XX). Allievo di Antonello


Sanna, conseguita la laurea in Ingegne` dedicato alla ricerca e allinseria si e
gnamento universitario. Tra i suoi
scritti: Insediamento, abitazione, cultura urbana (con A. Sanna); Guasila: un
paese della Sardegna, 1984; I percorsi: la
strada e il sentiero e Il campo, il recinto, il
bosco (con A. Sanna), in Sardegna. Larchitettura popolare in Italia, 1988; I villaggi in La provincia di Oristano. Il territorio, la natura, luomo, 1989; La Marmilla (con G. Sistu), e la Trexenta, in I

186

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 192

Cadoni
`
paesi, vol. I della collana Paesi e citta
della Sardegna, 1998.

Cadinu, Marco Studioso di urbanistica


(n. sec. XX). Conseguita la laurea in In` dedicato alla ricerca e algegneria si e
linsegnamento universitario. Attual` di
mente insegna presso lUniversita
Cagliari. Tra i suoi scritti: Persistenze
centuriati nellagro cagliaritano, in
LAfrica Romana. Atti del XII congresso
di studi, 1996; Figura e simbolo nella Cagliari medievale, Storia dellUrbanistica. Annuario nazionale di storia
` e del territorio, 2, n.s., 1997;
della citta
Iniziative di pianificazione urbanistica
nella Cagliari ottocentesca, Storia dellUrbanistica. Annuario nazionale di
` e del territorio, 3,
storia delle citta
n.s., 1997; Ristrutturazioni urbanistiche
nel segno della croce delle Juharias della
Sardegna dopo il 1492, Storia dellUrbanistica. Annuario nazionale di storia
` e del territorio, 3, n.s., 1997;
della citta
Il Cagliaritano in I paesi, vol. I della col` della Sardegna,
lana Paesi e citta
` nella Sarde1998; Il progetto della citta
gna medievale e Iglesias, tutti e due in Le
` , II vol. della collana Paesi e citta
`
citta
della Sardegna, 1999.

Sardegna, 1865; Studi economici su la


Sardegna, Annuario statistico, 1867;
Il comune di Iglesias e il ministro Sella,
1872; Le mie idee. Lettera politica agli
elettori del collegio di Iglesias, 1874; Limposta in Sardegna, Rivista economica
della Sardegna, I,1, 1877; Economia rurale della Sardegna, Rivista economica
della Sardegna, I, 2, 1877; Riordinamento amministrativo dei Comuni, Rivista economica della Sardegna, I, 3,
1877; Terreni incolti in Sardegna, Rivista economica della Sardegna, I, 6-7,
1877; Svolgimento delle forze economiche
della Sardegna, Rivista economica
della Sardegna, I, 8-9, 1877; Ferrovie
sarde, Rivista economica della Sardegna, I, 10, 1877; Gli incendi nelle campagne di Sardegna, Rivista economica
della Sardegna, I, 18-19, 1877; Limposta fondiaria in Sardegna, Rivista economica della Sardegna, II, 9, 1878.

Cadoni, Bruno Insegnante, studioso di


storia (n. Quartu SantElena 1944). Da
molti anni insegna Lettere presso il Liceo Dettori di Cagliari. Tra i suoi
studi di storia sarda si segnala il volume
su Lemigrazione sarda dallOttocento a
oggi (con Leopoldo Ortu), 1983.

Cadoni, Antioco Avvocato, deputato al

Cadoni, Efisio Poeta e pittore (n. Villa-

Parlamento (Villacidro, inizi del sec.


XIX-?, dopo 1878). Conseguita la laurea
` con successo alla liin Legge, si dedico
` alcuni aspetti
bera professione e studio
delleconomia sarda. Fu eletto sindaco
di Villacidro e nel 1865 ader` ai Comizi
agrari, adoperandosi per il rinnovamento dellagricoltura nel suo paese.
Nel 1876 fu eletto deputato per la XII
legislatura, ma la sua elezione venne
confermata solo al termine della stessa.
` con Eugenio Marchese la RiviFondo
sta economica della Sardegna, che
usc` a Roma fino al 1878. Tra i suoi
scritti, dedicati quasi tutti ai problemi
`
del mondo agricolo isolano e allattivita
mineraria: Sulleconomia rurale della

cidro 1943). Pronipote di Antioco,


anima la vita culturale del suo paese
`.
natale con la sua multiforme attivita
Come pittore ha esordito negli anni Sessanta; ha preso parte a numerose collettive e allestito alcune personali; sue
opere sono presenti in musei italiani e
` la sua attivita
` di poeta e
stranieri. Ma e
di scrittore che lo ha segnalato come
` interessanti letterati sardi
uno dei piu
di questi anni. Ha esordito negli stessi
` autore di molanni come scultore ed e
tissime opere. Tra i suoi scritti: Eden e
oltre, poesie, 1965; Il Sapienziale, 1976;
Storia ipotetica di un santo illustre e sconosciuto, 1976; Lenipolis, 1985; A parole.
Storia di un paese dombre, 1988; Sisinio

187

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 193

Cadoni
Leni, luomo chiamato cigno, 1993; Se la
parola e` una pietra, 1995; Poesie da appendere, 1997; Fra i due millenni il paesaggio delluomo, 2000; Abbecedario
della cuoca amorosa. Versi da mangiare
e da bere, 2006.

Cadoni, Enzo Filologo (Orosei 1942Sassari 1995). Dopo aver conseguito la


` allo studio della Filololaurea si dedico
gia classica e allinsegnamento universitario. Studioso rigoroso e profondo, fu
inizialmente docente presso lUniver` di Genova e poi di Letteratura lasita
` alcuni
tina in quella di Sassari. Dedico
lavori allapprofondimento dei meccanismi di diffusione dello studio del latino in Sardegna nei secoli XVI e XVII.
A lui si deve ledizione critica dellopera omnia di Giovanni Francesco
Fara. Tra i suoi scritti: La tabula bronzea
di Esterzili, Quaderni bolotanesi, XIV,
1988; Umanisti e cultura classica nella
Sardegna del 500, Res pubblica litterarum Studies in the Classical tradition,
University of Kansas, XI, 1988; Umanisti sassaresi del 500. Le biblioteche di Giovanni Francesco Fara e Alessio Fontana
(con Raimondo Turtas), 1988; Libri e circolazione libraria nel 500 in Sardegna,
Seminari sassaresi, I, 1989; Umanisti
e cultura classica nella Sardegna del
` Canelles
500. Il libre de spoli di Nicolo
(con G.C. Contini), Quaderni di Sandalion, 5, 1989; Il Sardonios gelos: da
Omero a Giovanni Francesco Fara, in
Sardinia antiqua. Studi in onore di P. Meloni per il suo 70 compleanno, 1992;
Umanisti e cultura classica nella Sardegna del 500. Il libre de spoli del arquebis de Castillejo
sbe don Antonio Parrague
(con G. Contini), 1993; Lingua latina e
lingua sarda nella In Sardiniae Chorographiam di Giovanni Francesco Fara,
Seminari sassaresi, II, 1990; Linven` (con
tario dei libri di Monserrato Rossello
Maria Teresa Lupinu), in Umanisti e

cultura classica nella Sardegna del 500,


voll. 2, 1994.

Cadoni, Luigi Istitutore, consigliere regionale (n. Nuoro 1947). Su posizioni po` stato eletto
litiche di destra, nel 1989 e
consigliere regionale per il MSI nel collegio di Nuoro per la X legislatura; rieletto per AN nello stesso collegio per
` stato riconferlXI legislatura, non e
mato per la XII.

Raffaele Cadorna Il generale in una foto


depoca.

Cadorna, Raffaele Ufficiale di carriera


(Milano 1815-Torino 1897). Fratello di
Carlo, di famiglia di antiche tradizioni,
fu ministro della Pubblica Istruzione
nel primo ministero Gioberti (18481849). Di stanza a Cagliari come capitano degli Zappatori, nel 1848 prese
parte alla prima guerra di indipendenza e successivamente a tutte le altre
guerre fino al 1870, quando gli fu affidato il comando del corpo darmata inviato alla conquista di Roma. Sulla Sardegna aveva scritto un Quadro storico
dellisola di Sardegna, pubblicato postumo a Cagliari nel 1924.

Cadossene Rivista culturale cagliaritana. Diretta da Virgilio Atzeni e An-

188

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 194

Cagliari
tonio Cabitza, fu pubblicata a Cagliari
tra il 1935 e il 1938. Usciva con cadenza
mensile e trattava argomenti di letteratura e di folclore sardo. Per quanto i
tempi e la cultura ufficiale lo consenti` di sviluppare un discorso
vano, tento
originale e fuori dal conformismo dominante.

le monete fatte coniare da Carlo II e da


Carlo III. Gli ultimi furono coniati nella
zecca di Cagliari nel 1813 sotto il regno
di Vittorio Emanuele I.

Cagetti, Marino Chirurgo (n. Venezia


1934). Dopo la laurea a Roma nel 1959
` occupato della ricerca e dellinsesi e
gnamento universitario, dedicandosi
` stato asalla Clinica chirurgica, di cui e
sistente fin dallanno della laurea. Nel
` specializzato in Chirurgia e nel
1965 si e
1966 ha conseguito la libera docenza in
` traPatologia chirurgica; dal 1968 si e
` di Cagliari
sferito presso lUniversita
dove ha insegnato dapprima Patologia
chirurgica e successivamente Clinica
chirurgica, dando un notevole contributo allo sviluppo dei due insegna` autore di numerose pubblicamenti. E
zioni.

Caggiari, Lucia Scrittrice (Bortigali


1909-Nuoro 1992). Autodidatta, scrisse
alcune delicate raccolte di versi che la
fecero apprezzare fin dallesordio, avvenuto nel 1968, e alcuni lavori in prosa.
Mor` a Nuoro, dove si era stabilita da
anni. Tra i suoi scritti: Mutazioni e maree, versi, 1968; Trentanni dopo lisola
maledetta, romanzo, 1978; Polvere dei
giorni, versi, 1988.

Cagliarese Moneta fatta coniare da


Ferdinando il Cattolico nella zecca di
Cagliari. Sostitu` lalfonsino minuto.
La denominazione rimase in uso anche
nei secoli successivi, riferita alle altre
monete minute battute nella zecca di
Cagliari. In particolare fu utilizzato per
indicare le monete fatte coniare da
Carlo V, da Filippo II, che pose in circolazione pezzi da uno e da tre cagliaresi;
da Filippo III, che fece coniare pezzi da
tre cagliaresi; da Filippo IV, che introdusse i pezzi da sei cagliaresi, e infine

` dal monte Urpino.


Cagliari Veduta della citta

Cagliari Comune capoluogo della provincia omonima e dellintera Sardegna,


sede del Comprensorio n. 24 con 158 351
abitanti (al 2004), posto a 6 m sul livello
del mare, affacciato sul golfo omonimo,
nella parte meridionale dellisola, da
una zona ricca anche di acque interne.
Regione storica: Campidano di C. Sede
dellArchidiocesi omonima.
& TERRITORIO Il territorio comunale
(nel quale, dopo il distacco di varie altre
frazioni, si trova ancora quella di Pirri)
ha la forma poligonale e si sporge in
mare con il capo SantElia; si estende
per 80,57 km2 e, mentre nella parte me` bagnato dal mare, nel retroridionale e
` circondato dai territori di Capoterra e
terra, Assemini, Sestu, Selargius, Quartucciu, Monserrato, Maracalagonis e
Quartu SantElena. Per la maggior
` costituito da una pianura coparte e
stiera alluvionale, dalla quale si sollevano di tanto in tanto piccoli ed erti rilievi, come quelli sui quali sorgono rispettivamente il quartiere Castello e il
castello; non sono lontani, daltra parte,
i rilievi del Sulcis, a ovest, e quelli del
Sarrabus, a est, mentre a nord si stende
la piana campidanese che arriva a com`e
` baprendere Oristano. A est la citta

189

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 195

Cagliari
gnata dal grande stagno di C., alimentato dal rio Mannu che giunge da nord.
Da C. hanno inizio la maggiore strada
dellisola, la statale 131 Carlo Felice,
che si conclude a Porto Torres, la maggiore linea ferroviaria, che si dirige
verso Sassari-Porto Torres e OlbiaGolfo Aranci, la strada ferrata per Iglesias e Carbonia e quella a scartamento
ridotto per Mandas, Sorgono e Arbatax,
le due strade che seguono la cononche
sta verso oriente e verso occidente, e le
varie altre che si dirigono verso linterno.
& STORIA La citta
` fu fondata dai Fenici
nel secolo IX a.C. e divenne un vivace
centro di scambi commerciali; con lavvento dei Punici nel secolo VII a.C. la` a svilupparsi in una
bitato comincio
zona prospiciente lo stagno di Santa
Gilla nellarea detta Campo Scipione.
` il suo carattere
Lagglomerato accentuo
di centro commerciale; la sede riservata agli affari gravitava attorno a una
grande piazza sede del mercato e labitato si estendeva a comprendere buona
parte degli attuali quartieri di Marina e
di Stampace. Sembra che avesse una
certa autonomia e che fosse governato
da una coppia di magistrati annuali
`
detti sufeti (=). Nella sua opera La citta
del sole (1984) Francesco Alziator segnala alcune tracce di questo periodo
che si possono individuare ancora oggi
` popolare dei cagliarinella mentalita
` forse piu
` appariscente
tani: Leredita
del mondo punico nella tradizione po` costituita dal muro a telaio e
polare e
dal gravitare delle case del Campidano
`
cagliaritano sul cortile interno. Non e
del tutto cessato, a C., luso della parola
kemu. Ad essa si riallaccia un sistema di
` che vamisura il kemu era ununita
riava da quattro a cinque del quale si
servivano, fino al primo dopoguerra,
specialmente le rivenditrici di fave ar` piuttosto sinorostite. Il vocabolo oggi e

nimo di poco (per es., unu kemu de genti


significa poca gente). Di kemu M.L. Wagner ha riconfermato di recente, anche
dopo le osservazioni del Friedrich, le
` dellorigine punica. Fino al
possibilita
` a usare, come
secolo scorso si continuo
colorante dei tappeti prodotti dallartigianato domestico, una sostanza tratta
da su bucconi, il murice, ricavato dalla
pesca nel mare cagliaritano. Questa sostanza, in effetti, era una sorta di porpora. Lantica tecnica di origine fenicia
adoperava il murex trunculus e il murex
brandinus, la cui polpa, lasciata putrefare, secerneva un succo giallastro che,
disseccandosi sulla stoffa alla quale veniva applicato, la colorava in viola. Sostanzialmente simile era la tecnica
` probabile che un altro relitto
sarda. E
del mondo punico possa identificarsi
nel modo di dire cagliaritano pappa
pezza de fillu tuu (letter., mangia carne
` usata cerimodel figlio tuo). La frase e
niosamente quando colui al quale si
danno dolciumi o altro di mangereccio
ne offre, a sua volta, al donatore. Ricorderemo che il sacrificio umano faceva
parte della religione dei Punici, e che il
sacrificio rituale dei fanciulli avveniva
sul tofet. Questo deriva il suo nome dal
fatto che cos` si chiama, nella Bibbia, la
valle di Ben Hinnom presso Gerusalemme (la Geenna della Volgata), nella
quale il popolo di Israele praticava il
sacrificio umano prima che il re Giosia
lo vietasse. Anche il dio Moloch, al
quale si credeva che si sacrificassero i
` mai esistito ed e
` nato
fanciulli, non e
solo dalla cattiva interpretazione della
parola punica molk, che vuol dire sacrificio umano. La prova che anche in Sardegna i fanciulli venivano arsi vivi ritualmente lhanno data gli archeologi
con la scoperta, nel 1890, del tofet di
Nora ed ora, in maniera spettacolare,
con il tofet scoperto a SantAntioco.

190

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 196

Cagliari

` dal porto.
Cagliari Veduta della citta

Daltronde il ricordo del sacrificio dei


` a
fanciulli praticato dai Sardi duro
` ancora viva leco nel secolo
lungo e ne e
CaraV, nei versi di Draconzio. Poiche
` punica, era la piu
`
les, anche in eta
` sarda, e
` indubbio che essa
grande citta
dovesse avere un suo tofet. Ricollegando la frase pappa pezza de fillu tuu
alla tradizione sacrificale dei fanciulli,
essa deve esser intesa non certo nel
senso di unantropofagia rituale, ma in
senso piuttosto simbolico. Il sacerdote,
rendendo qualcosa della vittima al padre (forse le ceneri), intendeva, attraverso la frase simbolica, farlo partecipe
dei benefici dellofferta. A chi possa
sembrare arrischiato il risalire da un
modo di dire a tutto un fatto rituale, ricorderemo un esempio classico, quello
del Tylor che, osservando il gioco infantile del fiammifero acceso passato di
mano in mano ed accompagnato dalla
frase vivo, vivo te lo do, risal` allaccusa fatta ai manichei di passarsi di
mano in mano la vittima ferita a morte
e di considerare capo colui nelle cui
mani spirasse. Certo Cartagine molto
influ` sulla tradizione cittadina, anche
se solo scarse tracce sono oggi scientificamente individuabili. Come, daltronde, avrebbe potuto non influire la
` di un popolo, i cui monumenti
civilta
sono, dopo oltre venti secoli, ancora
presenti? Inoltre, a dimostrare lattaccamento dei Sardi tutti alla tradizione

punica basterebbe ricordare che essi


t (giudice) il console
chiamarono spophe
romano e nel ricordo del senso di quellantica parola, forse, chiamarono giudice il capo dello stato della Sardegna
medievale indipendente.
`
CARALES ROMANA Nel 238 a.C. la citta
` , insieme a tutta lisola, sotto il
passo
controllo dei Romani che ne fecero il
capoluogo della loro organizzazione civile e militare. Inizialmente il centro
della Carales romana rimase quello
` punica, attorno allattuale
della citta
piazza del Carmine dove sorsero il foro
` repubblie il capitolium. In tarda eta
` si venne ulteriormente svicana la citta
` spoluppando e il suo centro si ando
stando in un territorio compreso tra
lattuale via Malta e la via XX Settembre, e il suo perimetro fin` per includere altri piccoli nuclei intervallati da
vaste zone libere. Oltre che essere sede
delle magistrature principali dalle
quali dipendeva il governo dellisola,
` prese a esercitare una vera e
la citta
propria egemonia nei confronti degli
altri centri abitati dellisola. Nel secolo
V fu occupata dai Vandali, che conservarono sostanzialmente il suo assetto e
la sua funzione politica; nel secolo VI
`, in breve volgere di tempo, alsub` pero
cuni duri colpi: nel 552 fu assalita e occupata dagli Ostrogoti, nel 554 dai Bizantini e nel 599 dai Longobardi. Le distruzioni operate in queste circostanze
modificarono il suo assetto urbano, il
vecchio centro punico-romano comin` a spopolarsi e gli abitanti si rifugiacio
` comrono in parte nei piccoli nuclei gia
presi nel perimetro urbano, alcuni dei
` sicuri: tra questi il naquali ritenuti piu
scente borgo di Santa Igia situato in riva
alla laguna, nello stesso luogo dove era
sorto il primo insediamento fenicio-punico. Tra la fine del secolo VI e il secolo
` cos` il carattere policenVII si delineo
` mantenne da allora;
trico che la citta

191

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 197

Cagliari
` a partire
questa tendenza si accentuo
dalla fine del secolo VII con il manifestarsi delle prime incursioni arabe.
Dalle poche informazioni che allo stato
` possibile trarre da fonti arabe
attuale e
e dai recenti scavi archeologici che
hanno interessato larea sulla quale si
era sviluppata la Carales romana, sembrerebbe confermato che entro la
` del secolo VIII la citta
` fu
prima meta
investita da terribili devastazioni, conseguenza di almeno tre incursioni
arabe, e che il centro storico rimase
quasi completamente svuotato. La popolazione si sarebbe spostata in centri
piccoli accostati alle colline e fortificati
o in grotte che diedero luogo a piccoli
insediamenti rupestri. Uno di questi
piccoli centri, posto in zona protetta
dalla laguna e inaccessibile ai predoni
arabi, fu appunto Santa Igia. Col tempo
il borgo fortificato divenne la residenza
delle supreme magistrature, vi fu costruita la cattedrale e molti palazzi,
cos` che fin` per assumere il ruolo di
erede della Carales antica, della quale
peraltro gli abitanti non persero la memoria e soprattutto la coscienza. Nulla
` dato conoscere sulla vita di quella che
e
fu Carales nei secoli IX e X; sembra comunque probabile che la vita si sia concentrata soprattutto in Santa Igia e in
alcuni nuclei abitati costituiti da grotte;
probabilmente, come affermano le
` fu tenuta
fonti arabe, questa comunita
a pagare per un certo periodo la giziah.
` poco e nel
Lo stato di dipendenza duro
` fu probabilcorso del secolo IX la citta
mente sede delle trasformazioni che
portarono alla costituzione dei giudi` lasciate
cati. A proposito delle eredita
da questo tormentato periodo Francesco Alziator ha scritto nella sua opera
` del sole: Se assai breve fu locLa citta
cupazione vandalica, durata unottantina di anni, tra il secolo V e il VI, e
scarsa di reali contatti tra il popolo de-

gli invasori e quello cagliaritano perche


se ne possano trovare elementi nella
`
tradizione popolare, non cos` si puo
` bizantina, le cui tracce
dire per leta
` popolare sono notevoli
nella religiosita
soprattutto nellonomastica. Vasta e penetrante fu linfluenza bizantina sullintero patrimonio della demopsicologia
` rilevata dagli stusarda e in parte gia
diosi, sebbene lindagine non sia stata
ancora condotta nella misura che sa` possibile infatti
rebbe necessaria. E
che, alle origini di parecchie manifestazioni del folclore isolano, ci sia un fondo
` naturalmente tanto
bizantino. Il fatto e
` valido per larea cagliaritana nella
piu
quale la cultura ed il costume bizantino
dovettero istallarsi prima che altrove e
`
`. E
manifestarsi con maggiore intensita
probabile, per esempio, che lusanza
delle lunghe barbe dei Sardi risalga, ol , naturalmente, allantico fondo
treche
pastorale, anche ai Bizantini. Furono
essi infatti che, dopo il lungo periodo
` , nel quale lideale madella romanita
schile, orientato sui tipi dellarte classica, fu prevalentemente quello del
volto glabro, ritrovarono il gusto orien` costantetale della barba. Glabra e
mente la rappresentazione dei volti ma` nuragica,
schili nei piccoli bronzi deta
salvo una modesta barbetta a punta in
un esemplare proveniente da Villaci` possibile dedurre che la
dro, dal che e
fluente barba tra i Sardi delle aree urbane fu moda post-romana e non prero` interessante, in proposito, la
mana. E
presenza di pettini in un inventario ecclesiastico medioevale della chiesa cagliaritana di Santa Gilla. Questi pettini,
inventariati assieme a mitre, indussero
il Capra a ritenere che nel clero sardo
fosse sopravvissuta lusanza della lunga
barba. Un altro elemento della tradizione popolare cagliaritana che M.L.
Wagner si chiede se mai possa risalire
` il nome che a C.
al periodo bizantino e

192

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 198

Cagliari
` al sacerdote che dued altrove si da
rante il periodo pasquale va a benedire
`; e del pari sarebbero
le case: sangiamo
reminiscenze bizantine le strane parole
del primo verso di una strofetta: An`, kilisso
`, kifane`. Ad onta delle afgiamo
fermazioni di certa letteratura dilettantistica del secolo scorso, manca nel folclore cagliaritano lelemento arabo.
Per lo meno, manca una discendenza
quel
diretta da elementi arabi, perche
` di arabo e
` stato mupochissimo che ce
tuato attraverso la Spagna per via bar` stato diffuso attraverso le
baresca o e
jares che giunmaestranze arabe mude
sero in Sardegna dopo la Reconquista
ed in area cagliaritana lavorarono, mescolando le loro maniere con quelle romaniche, nella chiesa parrocchiale di
Villa San Pietro, in San Pietro di Quartu
ed in Santa Barbara di Capoterra.
GLI EBREI A CAGLIARI Lo stesso F. Alziator continua: Altro elemento, scarsamente indagato e dalla cui indagine si
potrebbe invece ottenere qualche inte` quello ebraico. La
ressante risultato, e
tradizione cittadina ha sempre accennato con insistenza alla discendenza
ebraica della gente del quartiere di Vil`
lanova e anche qualche autore si e
espresso in questi termini. La storia de` , in sostanza, quella degli
gli ebrei di C. e
ebrei in Sardegna e comincia con le deportazioni di cui si ha notizia in Tacito
ed in Flavio Giuseppe. La deportazione
riferita da Svetonio nella Vita di Clau` gli ebrei
diano non interessa invece piu
come tali, in quanto, questa volta, si
trattava di ebrei convertiti al Cristianesimo e in agitazione proprio per la loro
`
nuova fede. Lesistenza di una comunita
israelitica organizzata con una sua si` testimoniata da Gregorio Managoga e
gno sin dal VI secolo. I rappresentanti
` non esitarono a predi questa comunita
sentarsi proprio al grande pontefice
per lamentarsi presso di lui della fana-

tica occupazione della sinagoga fatta da


un ebreo convertito, a nome Pietro, e
` a riaffermare la liGregorio non esito
` di culto ai Giudei. Le recenti riberta
cerche di Cecilia Tasca ci hanno peraltro consegnato unimmagine documentata della presenza ebraica nella Cagliari medioevale. Allo stato attuale
` afferdelle nostre conoscenze si puo
mare che agli inizi del secolo XI Carales
era ormai definitivamente al riparo
dalle incursioni arabe e che il suo centro politico, amministrativo ed economico si trovava a Santa Igia e nel suo
comodo porto situato nella laguna. Nel
` si riapprocorso del secolo XI la citta
` del territorio che era stato la sede
prio
`
della Carales romana e delle sue attivita
economiche tradizionali, cos` il commercio del sale riprese attorno alle
grandi saline a oriente e a occidente
del nucleo abitato; soprattutto a
oriente, attorno alla chiesa di San Saturnino dove i Vittorini svilupparono
un loro grande complesso che divenne
centro religioso e commerciale insieme. Vi erano poi i mercanti pisani,
`
la cui presenza divenne sempre piu
massiccia nel corso del secolo XI e del
XII e che tese a trasformarsi in pre` da credere che essi absenza politica. E
biano sviluppato il loro centro nel territorio della Marina, in cui dovevano essere ancora numerose le rovine della
` romana. In questo territorio si svicitta
lupparono i centri di Lapola e di Santa
Maria di Porto delle Grotte, dove essi
` commerciali.
radicarono le loro attivita
` era frequentata anche da un nuLa citta
mero crescente di mercanti genovesi e
certamente i giudici ebbero a che fare
con loro. Dalle fonti a nostra disposi` concludere che nel corso
zione si puo
del secolo XI il carattere policentrico
` aveva assunto nei secoli preche la citta
cedenti si era accentuato e che la vita
aveva preso nuovamente a pulsare in

193

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 199

Cagliari
quelli che di l` a poco sarebbero diventati i quartieri di Stampace, della Marina e di Villanova.

Cagliari La chiesa di San Saturnino, il cui


` bizantina, e` una
primo impianto risale alleta
` antiche della citta
`.
delle piu

IL MEDIOEVO Fu nel corso del secolo


XIII che le scelte politiche della dinastia giudicale impressero a C. i caratteri
` conserva tuttora; nel 1217
che la citta
infatti la giudicessa Benedetta concesse
` dei mercanti pisani il
alla comunita
colle che dominava solitario gli antichi
quartieri nei quali la vita andava riorganizzandosi sulle rovine della Carales
romana. Questo colle forse era stato
sede di stanziamenti militari fin dal periodo punico-romano, ed era stato certamente utilizzato, assieme a quello di
San Michele, per difendere Santa Igia e
` dopo il secolo XI. Sul
la rinascente citta
colle i mercanti pisani, che si sentivano
mipoco sicuri a Lapola anche perche
nacciati dalle crescenti simpatie filogenovesi della dinastia giudicale, si stanziarono definitivamente dando vita al
Castrum Calaris che fortificarono potentemente facendone lantitesi di
Santa Igia, la capitale del giudicato.
` noto nel 1257 la politica del CoCome e
` la fine dellindipenmune di Pisa segno
denza politica del giudicato, Santa Igia
fu assalita e distrutta e il giudicato
smembrato; e cos` il Castrum Caralis,
dove i Pisani si erano radicati, divenne
il centro politico del vasto conglome-

rato della antica Carales: da questo momento sarebbe stato il luogo proprio dei
rappresentanti dei dominatori esterni,
non solo di C. ma di tutta la Sardegna.
` radiSparita Santa Igia, la vita sembro
carsi nel Castrum e nella sottostante
Marina, il cui porto divenne il naturale
` , mentre
scalo commerciale della citta
le appendici di Stampace e di Villanova
venivano popolate rispettivamente da
artigiani e da contadini. Cos`, mentre il
` il caratCastrum assumeva sempre piu
tere di centro dellinsediamento, rinascevano gli antichi quartieri romani e la
` con i suoi palazzi, le sue
nuova citta
strade e le sue mura andava cancellando la memoria della Carales cantata
da Claudio Claudiano. Lassetto di C.
` nel secolo successivo,
non si modifico
anche quando, tra il 1323 e il 1326, fu
portata a termine la conquista catalano-aragonese; infatti quando, nel
1326, ebbero inizio le operazioni militari per fiaccare la resistenza del Ca` commerstrum e rovinarne le attivita
ciali, gli invasori costruirono sul colle
di Bonaria e su quello contiguo di Mon` cui concessero gli stessi
reale una citta
privilegi di Barcellona; questo nuovo
` vita breve: le ostilita
`
centro ebbe pero
tra Pisa e lAragona ebbero termine nel
1326, i Pisani furono cacciati e il Castrum fu popolato con aragonesi, catalani e valenzani. Questo importante
` la rapida fine della
evento determino
` sul colle di Bonaria e il definitivo
citta
spostamento della vita politica ed eco` in quelli che in breve
nomica della citta
sarebbero divenuti i quattro quartieri
storici di Castello, Marina, Stampace e
Villanova. C. ottenne ben presto gli
stessi privilegi amministrativi di Barcellona e fu governata da propri organismi elettivi che convissero perfettamente con lapparato del governo reale
che si occupava di tutta la Sardegna.

194

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 200

Cagliari

Cagliari La torre dellElefante svetta con la


sua mole possente sui bastioni del castello.

Cessate le guerre con lArborea, data la


sua posizione geografica lungo la rotta
` del sedelle spezie, entro la prima meta
colo XV fu confermata, oltre che capitale del regno, fiorente centro commerciale. Labitato si abbell` di importanti
edifici civili e religiosi e il ceto bor` a consolidare la propria
ghese penso
` in citta
` gli
condizione; giungevano pero
echi di una crisi profonda che scuoteva
il regno dAragona e che minacciava di
far sparire i privilegi antichi; cos` le famiglie borghesi, preoccupate del proprio avvenire, presero a investire i propri capitali in una vorticosa compravendita di feudi. Alla fine del secolo la
` degli ebrei e lunificacciata dalla citta
cazione delle corone dei regni spagnoli
in ununica dinastia ne modificarono
` di essere
lassetto strategico: C. cesso
un centro commerciale lungo la rotta
` in una citta
`
delle spezie e si trasformo
periferica, capitale di un regno misconosciuto e avamposto militare nella rinnovata contesa con i musulmani del Me-

diterraneo. A questo periodo risalgono


secondo Alziator alcune credenze po` del
polari relative agli ebrei (La citta
sole): La presenza di norme relative
agli ebrei nella legislazione municipale
`
cagliaritana conferma che la comunita
esistette sempre fino al 1493, anno nel
quale Ferdinando il Cattolico, con la famosa lettera a Giovanni Dusay, luogotenente generale del Regno, estese alla
Sardegna leditto che ordinava il bando
degli ebrei dagli stati dellimpero spagnolo. Disciolta per forza di quel tre` e chiusa la
mendo editto la comunita
sinagoga, che in quel tempo sorgeva
` tardi fu edificata dai Gesuiti
dove piu
la chiesa di Santa Croce, cosa sopravvisse della vita giudaica cagliaritana?
` prospettata lipotesi che i cosidSi e
detti arregatteris derivino in qualche
` ebraica.
modo dalla vecchia comunita
Anche una espressione proverbiale sul
mercoled` parrebbe orientare verso
fonti giudaiche. Un proverbio dice: In
mesu in mesu comenti su mercuris (proprio nel mezzo come il mercoled`).
Lespressione non ha senso se considerata in funzione della settimana che, secondo luso attuale, comincia di luned`,
ma acquista tutto il suo valore in una
settimana che abbia inizio di domenica.
Avremmo cos` la successione: domenica, luned`, marted`, mercoled`, gioved`, venerd`, sabato, nella quale il mer` veramente il giorno che sta al
coled` e
centro della settimana. Una spiegazione possibile di questo modo di computare la settimana potrebbe ritrovarsi,
come si diceva, in origini ebraiche, facendolo risalire allusanza dei sabbatari e sabbatari dovevano essere i cristiano-giudei deportati in Sardegna in
forza delleditto di Claudio di considerare festivo il sabato e di far di conseguenza terminare con questo giorno il
computo settimanale che veniva cos`
ad essere ripreso con la domenica. Il

195

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 201

Cagliari
` pero
` spiegabile anche con lanfatto e
tico uso cristiano di partire dalla domenica, nel computo delle feriae, per cui il
luned` risultava la secunda feria e di
conseguenza il mercoled` era la quarta
feria. Tuttavia la sola testimonianza di
` offerta da
sicura origine giudaica ci e
` bara, nome cagliaritano del vecena
` anche di area regionale. Di
nerd`, che e
conseguenza, ci sembra che non vi
siano sufficienti elementi storici a sostenere lipotesi di una particolare discendenza giudaica degli abitanti del
quartiere di Villanova. Daltra parte,
laffiorare del solito antisemitismo verbale delle zone di influenza spagnola,
espresso in frasi offensive tuttora in
uso come facci de giudeu (faccia di giudeo), no du aressit fattu mancu unu
ebreu (non lo avrebbe fatto neppure un
ebreo) e la generica accusa di ebreu per
avaro non sono da sole sufficienti a
smentire o ad avvalorare le presunte discendenze ebraiche nel quartiere.

` sul
Cagliari Antichi stemmi della citta
paramento calcareo della torre dellElefante,
` pisana, opera dellarchitetto cagliaritano
deta
Capula.

UNA POTENTE PIAZZAFORTE Con lav` assunse lavento degli Asburgo la citta
spetto di una potente piazzaforte e nel
corso del secolo XVI, grazie allopera di
alcuni architetti militari, le sue mura
vennero ristrutturate e arricchite da
un sistema di bastioni in grado di sfi-

` potenti artiglierie. Intanto


dare le piu
` cittadina paslegemonia della societa
sava dai mercanti ai grandi funzionari
dellamministrazione reale e ai feuda` . Queste tratari che risiedevano in citta
sformazioni determinarono le forti tensioni che contraddistinsero la vita della
` nel corso del secolo XVI. Nel Seicitta
` cagliaricento i caratteri della societa
` assunse
tana si stabilizzarono, la citta
` la fisionomia di una piccola
sempre piu
capitale di un regno marginale nello
smisurato Impero spagnolo. Quindi C.,
`
la cui ispanizzazione era sempre piu
evidente, soffr` della crisi economica
` lestrema fase della
che caratterizzo
storia degli Asburgo di Spagna; fu questa probabilmente la ragione che fece
esplodere la delicata situazione e de` la crisi esplosa con lomicidio
termino
Camarassa. Tuttavia C. non perse lattitudine ad attirare allinterno delle sue
mura una forte corrente di persone provenienti dai centri interni dellisola e
` di liguri e di sicirilevanti comunita
liani che si stanziarono prevalente`
mente nella Marina. Nel 1720 la citta
` senza grandi sussulti alla dinastia
passo
` essere considei Savoia, evento che puo
derato come linizio dellultima fase
della sua multimillenaria esistenza. Il
` continuo
` cotessuto sociale della citta
munque a modificarsi nel corso del se` formandosi una vivace borcolo. Ando
ghesia commerciale le cui radici erano
molto varie, visto che vi si venivano sta` di piemontesi, lombilendo comunita
bardi, francesi, svizzeri, greci e inglesi
che contribuirono a sviluppare fiorenti
` commerciali e a modificare siattivita
`.
stemi di vita e abitudini della comunita
Il ceto intellettuale dei professionisti e
degli studenti che ruotavano attorno
` espresse la crealla rinata Universita
scente aspirazione a riforme di carattere istituzionale e una rinnovata coscienza nazionale. In questo contesto il

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 202

Cagliari
rapporto di C. con la burocrazia pie` felici e alla fine
montese non fu dei piu
del secolo le tensioni culminarono nei
moti del triennio 1793-1796, che ebbero
al loro centro larresto e la cacciata dei
Piemontesi (28 aprile 1794).

Cagliari Piazza Yenne.

CON SANTEFISIO A proposito della tentata invasione francese del 1793 Antonio Romagnino ha scritto nel suo Nuove
passeggiate cagliaritane (2002): I fatti
di C. nel 1793 si svolsero per terra, per
mare e nellaria. Nei porti e nelle
spiagge cerano i miliziani e le truppe
piemontesi, nel golfo cera la flotta dellammiraglio Truguet impegnata in
bombardamenti micidiali, per il cielo
di C. volteggiava SantEfisio. Questul` cos` intimamente letima presenza e
gata alle vicende di quelle terribili gior` storia, anche la piu
`
nate che non ce
asciuttamente laica, che non dia un posto rilevante alla partecipazione del
grande patrono dellisola alle operazioni di guerra. Anche Giuseppe
Manno, restio ad occuparsi daltro che
non attenga alla sfera delle forze politiche e militari in campo, ha nella Storia
della Sardegna un palpito inconsueto riferendo la processione che, rinnovando
lantica devozione, prepara la mitologia
`
religioso-guerresca di cui si circondo
immediatamente lassedio dei francesi.
Gli eserciti rivoluzionari arrivarono
preceduti dalla fama sinistra di profa-

natori di chiese e di conventi, unaura


irreligiosa ed atea avvolgeva le loro
bandiere. Fu facile in quei giorni fare
una causa sola del Principe e di Dio, e
persuadere i Sardi che non si trattava di
salvare solo la corona dei Savoia, ma
che anche il culto religioso era minacciato dalla licenza giacobina di vilipendio e di profanazione. In quella commistione di passione civile e di ragioni religiose, non era difficile che agli alacri
apprestamenti difensivi si aggiungessero le manifestazioni che attingevano
alle pie credenze. Il 22 gennaio 1793,
dopo che i primi sbarchi e scontri avevano avuto luogo alla fine dellanno appena trascorso, lardore religioso raggiunse un altissimo tono e una grande
plebiscitaria processione si mosse per
` . La guidava larcivele vie della citta
scovo Melano ed era diretta per benedirla alla batteria del Molo, che era
` alto peso deldestinata a subire il piu
` civili
lassedio. Cerano tutte le autorita
e militari, cerano tutti i corpi religiosi
` . Immensa era anche la folla
della citta
di popolo che li accompagnava. Ma soprattutto i miliziani, venuti da ogni
parte della Sardegna, esprimevano un
impeto di passione nazionale. Era bello
a vedersi, commenta il Manno, che procedessero a squadre serrate, tenendo in
un pugno il fucile e nellaltro il rosario,
` esse stesse die che dalle loro fila, gia
sciplinate, si levassero altissime le corali preghiere. La preghiera indivi` vista pietosa, conclude lo
duale e
stesso storico algherese, ma quella di
` anche spettacolo suun popolo intero e
blime. In questa tensione religiosa si
colloca la credenza che sia stato proprio SantEfisio ad aver ragione dei
francesi. Lo si era invocato fin dal 30
ottobre del 1792, quando la minaccia si
era rivelata imponente, e il suo intervento fu per tutta la durata della cam` decisivo della
pagna ritenuto anche piu

197

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 203

Cagliari
protezione della Vergine e di San Saturnino, che pure erano stati invocati con
lui. Per quellaiuto soprannaturale le
armi acquistavano una precisione ed
unefficacia superumane, respinte
dalle mani del santo le palle infuocate
ripercorrevano una traiettoria a ritroso
` alle navi che le avevano landalla citta
ciate. Di quella presenza miracolosa si
credette di vedere per ogni dove anche i
` ingenui. Larcivescovo Mesegni piu
` piu
` tardi che un canalano testimonio
rino era andato saltellando dalluno allaltro cannone della batteria che egli
` acceso si
aveva benedetto, quando piu
fece il calore dellattacco. La fama che
` in quei giorni
SantEfisio si guadagno
era ancora assai viva a molti decenni di
distanza. Pietro Martini, anche lui storico insigne poco propenso allagiogra` di
fia, ricordava ancora nel 1847, a piu
cinquantanni dallavventura corsa
dalla Sardegna, la molteplice protezione che il martire di Nora aveva eser` , le
citato sulle pesti, le mor`e, la siccita
discordie civili, le guerre dellisola, e lo
legava strettamente allamor di patria,
ai successi della nazione sarda, alle sue
` militari, concludendo che per lovirtu
pera sua C. fedele al trono sabaudo e
alla madre Italia trionfava della tremenda oste francese. Anche se la sto` sempre le
riografia francese minimizzo
operazioni, che fra il 1792 e il 1793 ebbero come teatro le isole di San Pietro e
di SantAntioco, C., Quartu ed infine La
Maddalena, ed anche se in quella italiana la resistenza isolana non ha avuto
il rilievo che meritava, pure intorno a
quei fatti matura presto il convincimento che la Sardegna avesse, salvando
se stessa, salvato il resto dItalia. Questa
credenza si diffuse subito rapidamente
negli ambienti religiosi. Il breve di Pio
VI ai Sardi del 31 agosto 1793, pieno di
` la piu
` illustre
lodi e di riconoscenza, e
testimonianza di questa corrente dopi-

` interessante e
` il
nione. Ma anche piu
carteggio che in quegli stessi anni intercorre fra larcivescovo di C., monsignor
Fr. Vittorio Melano dei Conti di Portula
di Cuneo, e un prelato recanatese, don
Pietro Rossi, che si esalta alle prove che
il santo guerriero aveva appena dato.
Chiede che gli sia mandata qualche reliquia, ma si sente rispondere che di
SantEfisio i cagliaritani non hanno
` nulla, da quando i Pisani se lo sono
piu
portato via nel 1088 insieme ai resti di
San Potito, che quindi si rivolgesse a
Pisa, e magari, e non si capisce proprio
, a Radicofani. Ma Melano, che si
perche
firmava Fr. Vittorio, insiste sulle vicende appena concluse (erano state da
poco sgombrate in aprile le isole di San
` un poPietro e di SantAntioco) e da
tente contributo alla credenza del salvataggio operato da SantEfisio. Erano
per lui soprattutto i fatti che lo provavano. Malgrado il valore dei combat` avrebbe dovuto cedere
tenti, la citta
` degli assedianti. Cera
alla superiorita
la mano del santo nelle tempeste che
puntualmente erano arrivate a sconvolgere ogni piano: in quella del 21 dicembre 1792 da cui la flotta francese fu dispersa e maltrattata, e sulle altre due, la
prima delle quali permette di rafforzare le batterie verso il mare, e la seconda indebolisce le truppe da sbarco.
Anche lultima tempesta del 12 febbraio
rimandava alla mano celeste: due navi
da trasporto furono trascinate sulla
spiaggia, insieme con un vascello da
guerra, che fu successivamente incendiato, e due fregate, disalberate, poterono solo faticosamente riprendere il
mare. Anche i resti della disfatta accendevano la fantasia, fosse quella del vescovo o quella del popolo: il golfo pullulava dappertutto di ancore e di gomene,
le truppe da sbarco in fuga precipitosa
abbandonavano cumuli di approvvigionamenti e di armi. Anche la durata dei

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 204

Cagliari
bombardamenti muoveva lanimo al
meraviglioso. Quello del 28 gennaio era
durato ben sei ore, quello del 26 febbraio esattamente il doppio, eppure la
` non aveva capitolato: le due cocitta
lonne che da Quartu si spingevano
verso SantElia furono fermate s` dal
coraggio di due capi ammirevoli, Antonio Pisano di Bar` e il leggendario Giro` credibile che
lamo Pitzolo, ma era piu
anche in quel frangente si fosse messo a
capo di quegli intemerati combattenti
SantEfisio. Infine la stessa resistenza
di 34 giorni aveva qualcosa di grande e
di prodigioso. Aveva ragione larcivescovo a supplicare il papa di estendere
lofficio di SantEfisio alla Chiesa universale, o almeno di diffonderlo negli
stati del Reame. La supplica non ebbe
successo, ma intanto SantEfisio si guadagnava con quella sua trasvolata del
1793 un ruolo di protagonista nella copiosa iconografia cagliaritana del
tempo: sedici pezzi tra dipinti e stampe,
di cui quattordici primamente censiti
da Luigi Piloni (un numero altissimo,
come ha osservato Ilario Principe nel
suo C., rispetto alle scarse rappresenta` nei secoli precedenti,
zioni della citta
che si muovono fra la ripetizione della
carta topografica dellArquer ed i disegni delle fortificazioni). Vi spicca lincisione in rame (1798) del cagliaritano
Gioacchino Corte che rappresenta
come se provenisse da una fotografia
scattata da un sicuro obiettivo al suo
primo apparire SantEfisio che da un
trono di nuvole guarda verso una croce
luminosa, mentre le navi francesi sono
schierate a battaglia nel golfo, con le
traiettorie dei proiettili, che non si ca` verosimilpisce se siano di andata o piu
mente di ritorno, come vuole il grande
protettore. Il tutto circondato da trofei
di bandiere, dagli stemmi di C. e della
Sardegna, e da riquadri con le rappresentazioni degli episodi principali

della vita del Santo e dei suoi molti miracoli.


NELLOTTOCENTO La fine del secolo
XVIII e il primo decennio del XIX furono caratterizzati da una breve ma intensa permanenza della famiglia reale
` che pero
` poco incise sui sistemi
in citta
` citdi vita e sui caratteri che la societa
tadina andava assumendo. Fu nel corso
` dellOttocento che si
della prima meta
verificarono gli eventi che modifica`;
rono ancora una volta la vita della citta
due i fatti di maggiore rilievo: lo svilupparsi di una florida borghesia, evoluzione di quella settecentesca, che diede
` di tipo imgradualmente vita ad attivita
prenditoriale, e la perdita del carattere
di piazzaforte militare; fattori che determinarono una notevole modifica` anche da un punto di
zione della citta
`
vista urbanistico. Cos` nel 1848 C. saluto
la fine delle istituzioni autonome e credette di vedere in quella che i sardi di
allora chiamarono fusione perfetta
linizio di una nuova fase della sua esistenza. In effetti questo passaggio fu
` una disillusione che una sodforse piu
` continuo
`
disfazione, tuttavia la citta
gradualmente a crescere e modificarsi.
Si colloca in questi anni la preziosa e
puntuale testimonianza di Vittorio An` , strade, edifici ecc.
gius: Parti della citta
Componesi C. di quattro distinte parti,
` appellate quartieri. Il Castello e
pero
la Marina contenuti entro le fortificazioni, e separati una da altro per la cortina dal Balice allo Sperone, stanno sul
colle che ha le falde al mare; quello
nella parte superiore sulla pendice a
ponente, questa nellinferiore sulla
pendice a libeccio. Lo Stampace alle
falde di ponente distendesi in projezione al maestro, seguito dal borgo di S.
` nnera): la VillaAvendrace (santa Te
nova alle falde di levante producesi sottilmente quasi da mezzod` a mezzanotte. La superficie delle quattro parti

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 205

Cagliari
` di metri quadrati 884,912
principali e
risultanti dalle parziali 134,825 per lo
`
castello con 120,912 per larea di cio
che dicono cittadella: 137,387. 50 per la
Marina: 189,787. 50 per lo Stampace,
non compreso il borgo: 293,000 per la
Villanova. Il Castello ha contrade prin` piccole alle mura,
cipali 6 ed altre piu
` lunga e notraverse 4, isole 27. La piu
bile che pare andar media, secondo la
ordinaria corrispondenza delle cose
alle parole, con molte stortezze dicesi
` di metri 484,80. Su
dritta. Sua misura e
`e
` uno spazio,
questa quasi nella meta
` da poco
che dicono la piazzetta, ed e
` aperto un altro infine della
che se ne
medesima, e fu nominato la piazza di S.
` il ramparo di S.
Brancazio. Quindi e
Croce, ed il bastione di S. Remigio. Persistono ancora alcune case fabbricate
nei passati secoli. La circonferenza del` labitato e
` di 3,030. Vi sono
larea dove
aperte quattro porte; la porta Castello
alla Marina; la porticina dellElefante a
Stampace; lApremont alla porta avanzata per la Villanova; e la recente porta
Cristina a porta Reale sul colle di S. Lorenzo. La Marina, o Lapola, presenta la
figura dun trapezio. Sonovi strade maggiori per lerta 8 della lunghezza del
quartiere di circa 303 e altrettante in` bella e
` la
tersecanti, della quali la piu
` la linea di comunicacosta, per cui e
zione tra lo Stampace e la Villanova.
` spaziosa di tutte e
` la piazza or detta
Piu
di s. Francesco, e in addietro della Ma` sono le porte
rina, nelle cui estremita
della darsena e del molo. Si annoverano
isole 37, e da tutte le parti riunioni di
case alle spalle dei rampari. La darsena
` lunga miglia 234, larga 110, con apere
tura 56. Nel primo giorno del 1836 vi si
numerarono 56 navi di carico, e vi re` per legni minori.
stava ancora capacita
` ricaLa Marina ha 6 porte, come puo
` detto. Di queste e della alvarsi dal gia
` notate nel Castello due sole sono
tre gia

in buon disegno, Porta Cristina nel Castello e Porta Villanova nella Marina.
Sarebbe a notarsi la porta del Molo per
` troppo piccola.
la sua architettura, ma e
Fu ordinata ma sinora non eseguita
quella di Stampace secondo il disegno
del cavaliere De Albertis in architettura di forme adatte alla fortificazione,
di cui sarebbe parte. Quando si effettui
vedrassi tolta la discontinuazione della
strada Yenne con la costa cagionata dallorecchione del vicin baluardo. Stam` esser distinto in due parti;
pace puo
` circondata di mura,
quella che fu gia
delle quali nel secolo XVI era in gran
parte nudata; e la contrada Yenne con
sue appendici. Nella prima sono isole
` della faccia a
21, nellaltra 15. A pie
maestro del baluardo del Balice formavasi la piazza di s. Carlo, e vi si ergeva il
monumento del marchese di Yenne,
onde comincia la misura migliaria
delle grandi strade del regno fatte e da
` ampia e piu
` bella
fare. Diverrebbe piu
` concesso
tolte quelle casette, che si e
fabbricar nel fosso. S. Avendrace, borgo
di C., che dista metri 390 dal rione dellAnnunziata, nel quale spazio ornato di
due ordini di alberi a una e ad altra
parte della strada suol essere la passeggiata nei giorni sereni dinverno, componesi di 203 case, delle quali 190 a pian
terreno, disposte in due linee bruttamente spezzate a una e ad altra parte
` del colle dei
della grande strada a pie
sepolcri antichi. Alcune famiglie misere abitano entro quelle caverne. Vil`
lanuova ha due grandi contrade, la piu
lunga di s. Giovanni di metri 1212, lal`las, di 1090,80 che
tra detta de is argio
procede con una larghezza irregolare.
Si numerano altre minori 15, traverse
` . Presen11, isole 60. Prospetto della citta
tasi essa in bellaspetto da vari punti del
suo circondario, e dal mare, nel quale si
specchia. Approssimandosi al lido vedresti le batterie al pelo delle acque, e

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 206

Cagliari
la cortina distesa fra li due maggiori baluardi, siccome il podio di un anfiteatro: quindi su per lerta poco mite altre
opere di difesa, e tra essi in iscena piacevole le svariatissime forme degli edifizi di Lapola; i colossali baluardi che la
dominano con lintermedio muro da
una parte, dallaltra le rupi perpendicolarmente tagliate su lopere di difesa
` una belliscongiunte, ed esterne dove e
sima passeggiata lieta per molte piante,
le fabbriche che sorgono superbe, tra le
quali tinte di color rossigno le due bellissime torri, lElefante, e s. Brancazio
sovraeminente a ognaltro vertice che
a propugnacolo, ne
ad ergastolo semne
bra fatta, ma, come consente il cielo frequentemente sereno e purissimo, a una
bellissima specola astronomica. Sotto
questaereo castello vedrai giacenti i
due quartieri, quinci Stampace ed il
` lontano borgo tra lo stagno e il colle
piu
dei sepolcri; quindi Villanuova tra il
colle di Castello e Monreale, e nella
parte inferiore di questo gli edifizi di
Bonaria, e la non lontana cappelletta
` del 1656,
monumento della mortalita
nella falda il cenotafio contiguo a un bo` facile darti una ansco di palme. Non e
che oscura immagine della bella apparenza di C., principalmente ne bei
giorni s` dal mare che dai vari punti
` ben londintorno, e quel che dicesi e
tano dal merito del vero. Passeggiate.
Prima del 1820 non se ne aveva altra,
che nel bastione di s. Remigio, e fuor di
` nello stradone a Bonaria. Indi si
citta
formavano quella della polveriera, e
laltra di s. Lorenzo. La prima incominciata dal gen. Villamarina, e continuata
dal C. Roero terminavasi dal C. Boyl.
Mette in un giardinetto pubblico, dove
` una statua antica, che si dedicava alla
e
nobilissima sarda eroina Leonora di Arborea con in fondo una facciata di casino bella per larchitettura, e per al` coperto lo stacune statue, dalla quale e

bilimento della fabbrica delle polveri.


La passeggiata di Buon Cammino, o di
s. Lorenzo dal rivellino di Porta reale al
ciglio della rupe sopra il gran fosso dei
Mirrioni, lunga metri 521,43 (quanta risultava una piccola base misuratavi nel
1835, a verificamento della Lirelliana,
per li cavalieri della Marmora, e De
inferiore per la forCandia), comecche
mazione alla predetta e ad altre, siccome angusta e spoglia dalberi, tutta` la piu
` salubre e gradita. La partivia e
` delle passeggiate del Castello
colarita
` il larghissimo prospetto dun pittogli e
resco orizzonte, il cui simile non pare
sia goduto da altro punto abitato del
odesi rammentato e lobel paese, ne
dato da quei pure che abbian visitate le
` belle regioni della rimanente Eupiu
ropa. Sono veri centri di stupendi panorami. Qui dappresso certe rupi, costruzioni militari di certa arditezza, e di un
aspetto tetro s` ma imponente, i vasti
scavamenti del colle con molte vestigie
` bassa, e laldi antica grandezza, la citta
` dintra sul dorso della eminenza, in la
torno le diverse coltivazioni, verzieri,
giardini, case e cappelle di campagna,
linee stradali fiancheggiate da siepi
moltiformi, circoscrizioni di poderi,
colline fortificate, il porto massime
quando frequentato, lo stagno di ponente con gran numero di barchette, la
gran striscia della Plaia coi suoi ponti,
lisoletta, le peschiere, le paludi e gli
stagni di levante quando in pienezza,
quando in diminuzione con in questi e
in quello a certi tempi immense schiere
di uccelli acquatici, e alle loro sponde i
vasi saliferi, e gli ammucchiati prodotti,
la vastissima pianura che producesi in
` della forza visiva verso maestro, i dila
versi manti della medesima per lo co` e vario stato
lore delle terre, diversita
delle coltivazioni, la verzura sempre vivace, quella dei seminati succedendo al
`
color del pampino, i villaggi vicini, i piu

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 207

Cagliari
lontani, le eminenze, le valli, le catene
dei monti di levante e di ponente con
variabilissime tinte, e con apparenze
ora oscure ora distinte, i lontani gioghi
dei monti della Barbagia dallottobre al
maggio da distinguere per lo candore
della veste invernale, il vasto golfo che
sembra inclinarsi da una gran lontananza alle sponde, la sporgenza del
colle di s. Elia a formar due gran seni,
` di
insomma una non definibile quantita
` mai la
oggetti, una scena che non e
stessa e che varia con le stagioni, ma
secondo che cangia lo stato dellatmosfera, e la posizione del sole.

Cagliari Saline. Il capoluogo e` stato per secoli,


` moderna, una delle piu
`
soprattutto nelleta
` del sale del Mediterraneo.
importanti citta

LA CITTA` BORGHESE Quando nel 1861 fu


proclamato il Regno dItalia, C. assunse
` decisamente il carattere di
ancora piu
` borghese, capoluogo di una procitta
` immemore della pasvincia sempre piu
sata e forte caratterizzazione autonomistica e alle prese con una ricorrente
` tuttavia
crisi economica.C. esercito
` un ruolo egemone nei consempre piu
fronti degli altri centri dellisola e, trascinata dalla borghesia imprendito` una radicale trasformariale, avvio
zione urbanistica abbattendo gran
parte delle mura e avvicinandosi gra` pordualmente al mare e alle attivita
tuali. Visse i grandi momenti della
prima guerra mondiale e dellavvento
del fascismo senza perdere i caratteri

che aveva assunto nei decenni precedenti. Durante il ventennio fascista furono forzatamente aggregati al suo territorio i centri di Pirri, Monserrato, Selargius, Quartucciu ed Elmas che persero la loro autonomia e furono trasformati in frazioni e posero le basi per una
serie di difficili relazioni culturali e politiche che hanno contribuito a segnare
` . Con la
profondamente la vita della citta
` fu
seconda guerra mondiale la citta
sconvolta dai bombardamenti aerei
che distrussero quasi il 70% del suo tessuto urbano e costrinsero la popolazione a sfollare in massa nei centri dellinterno. Finita la guerra, gli sfollati
tornarono e si resero protagonisti di
una rapida e impetuosa ricostruzione;
` , che frattanto era diventata cala citta
pitale della Regione autonoma, seppe
svilupparsi rapidamente grazie a una
massiccia immigrazione e in pochi
anni ha assunto i caratteri di una mo` mediterranea. La violenza
derna citta
` determinato
di questo processo ha pero
una insanabile frattura con quei centri
che il fascismo aveva forzosamente ridotto a rango di frazioni, facendo rina` una profonda
scere in queste comunita
coscienza autonomistica; il susse` e
guente loro distacco pone alla citta
alle sue esigenze di sviluppo seri problemi di prospettiva futura.

Cagliari Imbarcazioni allattracco nel porto.


&

202

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 208

` molto
ECONOMIA La sua economia e

Cagliari
` basata su numerose
diversificata ed e
` industriali e imprenditoriali
attivita
che sono stimolate dalla presenza, nella
` e nellarea immediatamente circocitta
stante, di una concentrazione di popolazione che non ha uguali nellisola.
` tradizionali resta traccia
Delle attivita
in alcune produzioni orticole e viticole,
nella presenza di allevamenti e nella
produzione di formaggi e vini; hanno
`
preso invece grande impulso le attivita
commerciali e ovviamente quelle le` terziarie e ai servizi.
gate alle attivita
Si ha un totale di 12 700 imprese. Per
` produttive,
quanto riguarda le attivita
mentre rallentano alcune di quelle ormai consolidate nel territorio, come le
petrolchimiche e quella antichissima
del sale, nuove prospettive sembrano
essere offerte dal graduale sviluppo
dei traffici nel nuovo porto industriale.

mano della Caralis-Turris. C. dispone di


` sede di ospedali,
porto e di aeroporto; e
cliniche private e cliniche universita`
rie, di farmacie, di guardia medica. E
`, di scuole di ogni orsede di Universita
dine e grado e di centri di formazione
` anche sede di servizi
professionale; e
bancari. Possiede la Biblioteca comunale, la Biblioteca provinciale, le Biblioteche universitarie; numerosi musei, il Teatro civico, lAuditorium, lo stadio, il palazzo dello sport, il Campo osta`
coli, lIppodromo, due Tennis Club. E

Cagliari Il porto-canale, destinato a ospitare


il traffico delle grandi navi-container, e` una
struttura fondamentale nello sviluppo della
`.
citta

Cagliari Nel golfo degli Angeli, a brevissima


` , gli stagni alimentano
distanza dalla citta
(quando sono al riparo dai pericoli
` di
dellinquinamento) una notevole attivita
pesca.

Artigianato. Tradizionali e un tempo


` orafe
molto sviluppate erano le attivita
sia nel campo dellargenteria sia nella
produzione di pregevoli lavori di gioiel` collegata
leria in filigrana. Servizi. C. e
da ferrovie e da autolinee a tutti gli altri
centri della regione. Da C. parte larte` importante della Sardegna, che
ria piu
raggiunge Sassari e Porto Torres ricalcando in parte il vecchio tracciato ro-

sede di Ente provinciale per il turismo


` dotata di 19 alberghi con 2212 posti
ed e
letto; 85 ristoranti, numerosi bed and
breakfast, un porto turistico con 290 po` sede di attivita
` di turismo
sti barca, e
ippico.

DATI STATISTICI Al censimento del


2001 la popolazione contava 165 926
` , di cui stranieri 1845; maschi
unita
77 915; femmine 85 011. La tendenza
complessiva rivelava una diminuzione
della popolazione, con morti per anno
1496 e nati 1079; cancellati dallanagrafe 4260; nuovi iscritti 3116. Tra gli indicatori economici: depositi bancari

&

203

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 209

Cagliari
4610 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 24 395 in migliaia di lire; versamenti ICI 67 698; aziende agricole
220; imprese commerciali 12 934; esercizi pubblici 1350; esercizi al dettaglio
3684; ambulanti 689. Tra gli indicatori
sociali: occupati 66 096; disoccupati
6237; inoccupati 15 832; laureati 16 111;
diplomati 49 116; con licenza media
62 321; con licenza elementare 45 735;
analfabeti 3158; automezzi circolanti
111 693; abbonamenti TV 46 614.

Cagliari La necropoli di Tuvixeddu e` una


` punica lungo
vasta sequenza di tombe deta
una parete di collina che ora si trova al centro
`.
della citta

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il pa` e


`
trimonio archeologico della citta
`
molto ricco e testimonia la continuita
`
dellinsediamento a partire dalla piu
` prenuragica. I piu
` antichi
remota eta
insediamenti sono stati individuati
nelle grotte di SantElia e in quella di
San Bartolomeo oggi scomparsa. Sono
state individuate anche tombe risalenti
alla cultura di Monte Claro in regione
`
Sa Duchessa e in via Basilicata, dove e
stata individuata anche una grotticella
con tre camerette disposte a trifoglio
alle quali si accede da un pozzetto qua` la
drangolare. Della stessa epoca e
grande stazione di Terramaini presso
`
Pirri. Anche se il territorio della citta
` nuradovette essere frequentato in eta
&

gica, come dimostrano i siti ancora reperibili nel territorio delle sue frazioni,
non se ne ha traccia nel territorio urbano. Numerose invece le testimonianze fenicio-puniche; tra queste certamente quella di maggiore importanza
` la necropoli di Tuvixeddu che e
` costie
tuita in gran parte da tombe a camera
ipogeica scavate nel calcare alle quali
` ansi accede attraverso un pozzo; le piu
tiche risalgono al secolo VI a.C. Numerosi e importanti i resti romani, come
lAnfiteatro che risale al secolo II d.C. e
che conserva ancora una parte notevole
delle gradinate scavate nella roccia, dei
sottopassaggi e della cavea; la cosid` in effetti
detta Villa di Tigellio, che e
un complesso di tre case patrizie (domus) risalenti al secolo I d.C. e utilizzate
almeno fino al IV; la Grotta della Vipera,
tomba fatta scavare da Cassio Filippo
per sua moglie Atilia Pomptilla, anchessa del secolo I d.C., sulle cui pareti
sono riportati versi damore e in lode
della donna, che pare avesse sacrificato
la vita per salvare quella del marito. A
questo bel monumento lo scrittore Antonio Romagnino ha dedicato un capitolo delle sue Passeggiate cagliaritane:
` la conQuando nel sec. XVII scoppio
troversia fra i vescovi di C. e di Sassari
per la primaz`a in Sardegna, e si scovarono nuovi santi martiri un po dappertutto per assegnarla a chi ne avesse con` , anche Atilia fu fatta santa e
tato di piu
` che fosse pagana e che la
non importo
sua storia fosse tutta terrena. Si dovette
aspettare il lucido secolo successivo
per conoscere la vera storia di Atilia
Pomptilla. Da Muratori a Le Bas, studiosi italiani e stranieri la lessero nelle
ampie pareti della tomba di viale San` di tutti Philippe Le
tAvendrace, e piu
` fin su, con la
Bas che vi si arrampico
fondamentale sua opera Restitution et
explication des inscriptions gre`ques et romaines de la Grotte de la vipera de C.,

204

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 210

Cagliari
Paris, Crapolet 1840. Da allora, nessuno

legge quelle poesie damore. Perche


nessuno le ha fatte scendere dalloscu` della roccia su cui sono incise, ririta
portandole tradotte su tavole leggibili e
illuminate a sufficienza per rompere le
tenebre di questi inferi eterni. E s` che
Atilia Pomptilla offr` la sua vita per la
luce del marito morente esiliato nellisola di Nerone, e gli Dei ascoltarono la
` un luogo
sua ardente preghiera. Se ce
che dovrebbe conoscere senza interru` proprio questo,
zioni la luce del giorno e
sa grutta e sa pibera o Grotta della Vipera. Invece una coltre di tenebre lo av` racvolge. Neppure il simbolo che e
` riuchiuso nel fregio dellarchitrave e
scito a spezzare quella lunga indifferenza. Il biscione in una delle religioni
` pensose dellaldila
` , come quella
piu
egiziana, configurava la metamorfosi
che luomo subisce nel passaggio da
questo mondo alla vita ultraterrena.
Nel paganesimo era il signore delle belle
` . Fu il Cridonne e il dio della fecondita
` del
stianesimo a ribaltare la positivita
serpente, a trasformarlo in un essere ripugnante, a farne, da simbolo della fe`, il simbolo della lussuria. E Macondita
`. Forse questi ultimi siria lo schiaccera
gnificati messi in crisi dallo spiritualismo cristiano sono nelle parole che Atilia Pomptilla rivolge al marito, quando
dice che gli ha dato gaudia multa. E i
gaudia non sono le generiche gioie, ma
anche nella poesia erotica dellepoca,
cui tutto questo monumento epigrafico
si riannoda, i piaceri amorosi. Quelli da
cui fu fatta gioiosa la lunga vita matri` di quarantanni di
moniale durata piu
` loro
Atilia e di Cassio Filippo. Fu cioe
amico il serpente, che inutilmente cerchiamo di schiacciare. Aveva ragione
Giovanni Spano che, quando nel secolo
scorso era investito dal puzzo orrendo
delle capre che vi avevano trovato asilo,
chiedeva ai cagliaritani di custodire

quel sepolcro con cancelli doro. Erano


allora passati quarantanni da quando,
nel 1822, Alberto Lamarmora laveva
salvato dalle mine con cui volevano
farlo saltare per la costruzione della
strada reale o Carlo Felice, da C. a Sassari. Importanti sono anche i monumenti depoca romana che sono stati
scavati e inglobati in altre costruzioni
come quelli dellarea archeologica di
SantEulalia, quello delle chiese del Sepolcro, di importanza determinante per
la ricostruzione della Carales romana
in un periodo collocabile tra il secolo I
quello di
a.C. e il secolo VI d.C.; nonche
San Lucifero e le numerose testimonianze emerse durante scavi effettuati
per la costruzione di edifici moderni.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il ricco patrimonio arti` essere facilmente
stico e culturale puo
collocato entro una prospettiva di quartiere; innanzitutto nei quattro storici
rioni.
CASTELLO Quello di Castello fu impiantato a partire dagli inizi del secolo
XIII dai pisani e successivamente modificato da aragonesi, spagnoli e piemontesi. Tradizionalmente oltre che
` stato
fortezza potentemente munita e
almeno fino alla fine del secolo XIX il
quartiere sede delle istituzioni civili e
religiose e labitazione di gran parte
` . Conserva ancora un asdella nobilta
setto di strade, piazze e scalinate che
sfruttano la natura del colle e ne utilizzano in modo mirabile larea disponibile. I principali monumenti di questo
quartiere sono il complesso di mura e
torri che formavano lantico castello di
Castro che originariamente aveva tre
porte e numerose torri intermedie; agli
inizi del secolo XIV in corrispondenza
delle tre porte furono costruite le torri
dellElefante, del Leone e di San Pancrazio, capolavori di arte militare, due
delle quali sono ancora perfettamente

205

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 211

Cagliari
conservate e incantano per la loro possente eleganza dando un carattere singolare allantico quartiere.

Cagliari Portale dingresso del Palazzo di


` a Castello. Soltanto alla fine
Citta
`
dellOttocento la sede della municipalita
cittadina fu spostata ai bordi del mare.

Il sistema primitivo di mura fu modificato e rafforzato nei secoli successivi


con il rifacimento del sistema della
torre di San Pancrazio e della cinta con
i bastioni di Emanuele e di San Filippo
tra i quali fu aperta la porta di Buoncammino; nellarea fu costruito anche
` stato riun Arsenale che di recente e
strutturato e trasformato in Cittadella
dei Musei, elegante struttura nella
quale antico e moderno si fondono nei
locali ricavati per ospitare il Museo archeologico, la Pinacoteca Nazionale, il
Museo Siamese e alcuni istituti universitari. Anche il resto della cinta del castello fu rafforzato con un sistema di ba, della Zecca, del Bastioni, detti Vicere

lice, di Santa Croce. Gli interventi furono posti in atto a cominciare dal se Dusay opero
`
colo XV quando il vicere
presso la torre di San Pancrazio; nel
Cinquecento gli architetti Rocco Capellino e i due fratelli Paleario Fratino
adeguarono la cinta a sostenere lurto
delle moderne artiglierie; lopera fu
completata da alcuni interventi di architetti piemontesi nel secolo XVIII.
Possiamo ricavare una impressione
`
dal vivo del centro storico della citta
` citato
leggendo alcune pagine del gia
`
volume di A. Romagnino: Ora che e
quasi fatta la nuova pavimentazione di
via Corte dAppello in bella pietra gri`
gia, questa antica strada di Castello puo
` belle passegdiventare una delle piu
giate di C. Le vecchie case dovranno
darsi intonaci freschi e contribuire alla
` il
rinascita del quartiere. Questo e
senso dellimponenza dei lavori che ha
conosciuto negli ultimi tempi. Non ci
` scuse a colmare i vuoti prosaranno piu
vocati dai bombardamenti. Il monstre
del Teatro civico, che nellorrore delle
sue rovine custodisce gelosamente la
miopia delle passate amministrazioni
cittadine, deve conoscere una destinazione risolutiva. Il Palazzo Aymerich
` essere ricostruito e cos` il portico
dovra
Laconi, con la sua scalinata fra via La` essere
marmora e via Genovesi, dovra
` dovranno
riaperto. Altri vuoti qua e la
essere colmati. Rifatte le strade, ora si
`
deve passare alle case. Cos` solo sara
` di mezzo
cancellata la vergogna di piu
secolo, senza muovere un dito e spin` , con i ghetti di
gendo lontano la citta
SantElia, Barraca Manna e via Emilia.
Ora ledilizia ha lavori per cinquantanni, anche solo racconciando le facciate e introducendo i servizi nelle case
sette-ottocentesche. Appunto, anche di
via Corte dAppello che il nuovo manto
stradale restituisce al godimento delle
sue memorie e allo stupore del suo pae-

206

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 212

Cagliari
saggio. Era lantica Ruga Leofantis, per metteva in comunicazione Castello
che
con la sua sentinella della torre dellElefante, fin dal secolo XIII, quando le
mura erano ancora pisane e la coprivano tutta. Ma quando arrivarono aragonesi e spagnoli il nome piacque e i
nuovi dominatori si limitarono solo a
tradurre lantico toponimo in Carrer de
` anche la Compagnia
Orifay. Poi arrivo
` , che apr` il suo collegio nel bel
di Gesu
palazzo con ampie corti e raffinati colonnati, dove poi ha operato la Corte
` stato codAppello (fino a quando non e
struito negli anni Trenta il palazzo di
` sistemato un
Giustizia) e dove ora si e
istituto universitario. Lunico che si sia
salvato dalla maniacale scelta di spin` lontano possibile il nostro
gere il piu
Ateneo, a piazza dArmi, a viale Fra
Ignazio, a Sa Duchessa, ed ora anche a
Monserrato. Con il risultato che C. ha
disperso la sua popolazione studente` cittadina
sca, ha privato la comunita
della sua presenza rinnovatrice. Quanti
palazzi in Castello avrebbero potuto
ospitare quegli istituti frammentati e
dispersi. Ma torniamo alla via Corte
dAppello, e allultima memoria, che
merita di essere rievocata. Qui ancora
sorge Sante Creu, Santa Croce, che fu
innalzata dove dimoravano gli ebrei
` nel
prima di essere espulsi dalla citta
1492, e che nel 1869 fu dichiarata basilica magistrale e concessa allordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro. Ma via
` solo memorie ed
Corte dAppello non e
invece rompe almeno due volte il suo
corso tra gli alti palazzi, che le concedono una luce blanda, fino al portico,
che nel suo fondo porta per le scalette
alla chiesetta di Santa Maria del Monte.
Appena allinizio e poi nella piazzetta
di Sante Creu, quei nobili baluardi si
interrompono e la luce piove imperiosa. Per quelle due grandi finestre,
via Corte dAppello diventa losservato-

` asrio della cinta del Golfo a ponente, e


salita dallargento di Santa Gilla, si
` lontano, fino alla cerspinge anche piu
chia azzurra di Capoterra.Allinterno
della cinta fortificata si sviluppa la
rete delle strade e delle piazze il cui
` costituito dalla grande piazza
cuore e
dove si affacciano il Palazzo Viceregio
poco distante dal Duomo. Ledificio esisteva fin dal tempo dei Pisani e nel 1337,
dopo la conquista aragonese, fu ampliato per la prima volta; dopo la celebrazione del Parlamento del 1355 divenne la dimora dapprima del governatore generale e a partire dal secolo XV
. Nel corso dei secoli, per rendel vicere
e
derlo adatto alle esigenze dei vicere
della loro amministrazione, fu ampliato
e ripetutamente restaurato. Con lavvento dei Savoia, nel corso del secolo
XVIII sub` radicali modificazioni: la
facciata assunse lattuale configurazione, furono rifatti il portone principale, latrio e lo scalone daccesso; furono inoltre eseguiti importanti lavori
di abbellimento allinterno. Tra il 1795 e
il 1814 fu residenza della famiglia reale
fuggita dalla penisola a causa delloccupazione francese degli Stati di terraferma. Nel corso del secolo XIX ledifi` al demanio che lo cedette alcio passo
lAmministrazione provinciale di C. Il
quartiere annovera anche il Palazzo
del Vescovo, massiccia costruzione che
` stata rimanegrisale al secolo XIV ed e
` volte nel corso dei secoli sucgiata piu
cessivi, attuale sede dellarcivescovo e
dei principali uffici della Curia. Conti` il Duomo,
guo al palazzo del vescovo e
chiesa dedicata a Santa Maria costruita
in stile romanico agli inizi del XIII dai
Pisani e modificata successivamente
con aggiunte gotiche; radicalmente ristrutturata tra la fine del XVI e gli inizi
del secolo XVII con aggiunte classiche e
barocche che finirono per modificarne
totalmente laspetto. Agli inizi del se-

207

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 213

Cagliari
colo XX si presentava con una facciata
barocca che era stata portata a termine
nel 1702 e che era molto interessante
ma che malauguratamente fu fatta demolire nella speranza di recuperare
lantica facciata romanica; lopera` a risultati disastrosi, della
zione porto
` traccia e
facciata romanica non si trovo
nel 1937 fu costruita lattuale facciata a
opera dellarchitetto Gariazzo. Lin` a tre navate con transetto e preterno e
sbiterio; nel 1616 larcivescovo DEsquivel vi fece ricavare una cripta completata nel 1664 da maestranze siciliane
proprio nello stesso periodo in cui larchitetto Domenico Spotorno realizzava
una radicale trasformazione dellinterno facendogli assumere laspetto at` ricca di opere darte
tuale. La chiesa e
tra le quali il famoso ambone di Gu`
glielmo da Innsbruck del secolo XI, gia
nel Duomo di Pisa, e lo scenografico
mausoleo fatto costruire dopo il 1670
per ospitare le spoglie del re Martino il
Giovane; di grande interesse sono anche laula capitolare, i grandi dipinti
del Figari e il Museo darte diocesana.
Altri edifici che si affacciano nella
grande piazza sono la Chiesa della Spe` del
ranza che sorge in prossimita
Duomo. Fu costruita nel corso del secolo XV dalla famiglia Aymerich in
forme gotico-aragonesi. Ha una sola navata e alcune cappelle laterali; nel
corso dei secoli fu la sede di riunione
dello Stamento militare durante i parlamenti. A pochi metri sorge lantico Palazzo civico che fu sede dellammini` fino alla fine del
strazione della citta
secolo XIX quando fu costruito il nuovo
palazzo di via Roma. Altro monumento
` lantico Teatro civico, edidel Castello e
` della faficato in unarea di proprieta
miglia Zapata nel corso del secolo
XVIII. Nel 1831 fu ceduto dagli Zapata
al Comune e tra il 1835 e il 1838 fu ristrutturato a opera del Cominotti e del

giovane Gaetano Cima (=) In seguito vi


pose mano anche il Melis (=). Ledificio
fu gravemente danneggiato dai bombardamenti del 1943; nel dopoguerra si
apr` un dibattito, non ancora chiuso,
sullutilizzazione dei suoi resti, che ancora attendono di essere risanati. Con
lunghissima gestazione, nellarco di
`
qualche decennio, il Teatro civico e
stato ricostruito nel moderno quartiere
di San Benedetto, in forme eleganti e
attuali. In Castello si trova anche la
` inserita
Chiesa della Purissima che e
nel convento delle Clarisse fondato nel
1554 da Gerolama Ram. Ledificio ha
forme gotico-catalane, con una sola navata, una capilla mayor e alcune cappelle laterali; linterno, elegante e ricco
di sobrie decorazioni, contiene alcuni
monumenti funebri. Il Collegio di Santa
Croce dei Gesuiti venne costruito in Castello tra il 1565 e il 1569 dallarchitetto
Giandomenico da Verdiana e successivamente modificato e integrato tra il
1725 e il 1773. La vicina chiesa fu costruita nel 1661 in forme barocche da
Anna Brondo sul luogo dove prima del
1492 sorgeva la sinagoga. Elegante e
` in sericca di marmi e di stucchi, passo
guito dai Gesuiti allordine dei Santi
Maurizio e Lazzaro. La chiesa di San
Giuseppe fu costruita nel 1641 dagli
Scolopi accanto al loro collegio. Ha
ununica navata completata dal presbiterio cupolato; le volte sono a botte e la
facciata, arricchita da un timpano e
scandita da colonne, si apre su una sce` della
nografica scalinata in prossimita
torre dellElefante. Allinterno sono decorazioni in marmo, alcuni dipinti di
scuola romana e una tela della Sacra
Famiglia del Marghinotti. Lungo le
strade principali del quartiere si affac` apparteciano poi alcuni palazzi gia
nenti alle famiglie dellaristocrazia, generalmente molto antichi ma quasi tutti
rimaneggiati e trasformati dal Cima

208

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 214

Cagliari
` interessanti
nellOttocento; tra i piu
vanno ricordati i palazzi Sanjust, Amat,
Cugia Nieddu e Alagon.

Cagliari La torre di San Pancrazio, nel


` alti dellabitato.
castello, e` uno dei luoghi piu
` un suo punto
Il Lamarmora vi fisso
trigonometrico.

LA MARINA Il quartiere della Marina si


stende ai piedi del castello e rappre` tra la
senta storicamente la continuita
Carales romana e quella medioevale e
moderna. Dopo una lunga pausa seguita alle distruzioni provocate dagli
Arabi nel secolo VIII il quartiere riprese a fiorire a partire dai secoli X-XI.
Era circondato da due cortine turrite
che scendevano fino al mare e formavano un quadrilatero. Sulla cortina occidentale si aprivano due porte turrite
dette di Stampace e di SantAgostino,
mentre quella orientale aveva le porte

` e di Villanova. Il sistema fortidel Gesu


ficato della Marina era collegato al castello attraverso la porta del Leone che
si apriva mediante una posterla in un
cortile darmi delimitato da una contromuraglia nella quale si schiudeva la famosa Porta a mare. Le opere murarie
erano prospicienti la battigia su cui era
affacciato il pontile circondato da una
palizzata semicircolare che racchiudeva il braccio di mare del porto e al
quale si accedeva da una sola entrata
chiusa con catene. Anche il sistema
delle mura della Marina fu potentemente rafforzato e di fatto integrato
con quello del castello, in particolare
lungo la cortina occidentale con la costruzione dei bastioni di San Francesco
e di SantAgostino; ma lintervento di
maggiore respiro fu attuato lungo la
cortina orientale dove fu costruito il bastione di Monserrato, che fin` per inglobare la porta di Villanova, mentre le
mura vennero congiunte al bastione
dello Sperone e a quello del Gesus con
un sistema di potenti rivellini. Anche
lungo la battigia la cortina fu rafforzata
con la costruzione sul versante occidentale del bastione del Molo e sul lato
orientale del fortino di Castel Rodrigo,
per cui la porta del Molo fin` per essere
lunico accesso alla battigia dove fu
smantellata la palizzata e realizzata
una darsena con moli murati, perfettamente integrata al fortino. Allinterno
del quartiere si sviluppava la rete delle
strade e delle piazze dove ferveva latti` dei mercanti e dei pescatori e dove
vita
` cosmopolita. I
viveva una comunita
principali monumenti del quartiere
sono la chiesa di SantEulalia, parrocchiale costruita nel sito dove sorgevano
lantica torre della Marina e una chiesetta intitolata a Santa Maria del Porto.
Ledificio, documentato a partire dal
1371, fu intitolato alla santa patrona di
Barcellona. La chiesa fu costruita in

209

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 215

Cagliari
forme gotiche delle quali rimangono le
volte a stella. Per il resto, dopo i restauri degli inizi del Novecento e quelli
` consistenti seguiti ai bombarmolto piu
` rimasto leggidamenti del 1943, poco e
bile delle strutture originarie. Da alcuni anni imponenti scavi archeologici
condotti sistematicamente sotto il livello della chiesa attuale, e ancora non
conclusi, hanno permesso di individuare e aprire al pubblico una parte
della Carales romana e altomedioevale.
` stato costituito il
Attiguo alla chiesa e
Museo del Tesoro di SantEulalia, che
ospita ricche collezioni di argenti, dipinti e paramenti dal secolo XV al XIX.
Non molto distante sorge la chiesa di
SantAgostino Nuovo costruita tra il
1573 e il 1578 per ordine di Filippo II
durante i lavori di ristrutturazione
delle fortificazioni della Marina dai
due fratelli Paleario Fratino. Ledificio
` consideha forme classicheggianti ed e
` compiuto dello stile
rato lesempio piu
Rinascimento in Sardegna. Ha una
pianta a croce greca imperfetta con
volte a botte e una cupola emisferica
` arricpriva di tamburo. Il suo interno e
chito da sobrie decorazioni floreali disposte a rosoni. Affacciata sulla strada
` la chiesa di
della Costa (via Manno) e
SantAntonio Abate, costruita nel 1723
su un antico edificio che era parte dellOspedale di SantAntonio. Ha un impianto in stile barocco, con unaula ottagonale sulla quale si affacciano sei cap` costituita da una
pelle; la copertura e
grande cupola. Allinterno sono sette altari in marmo policromo dello scultore
Giovanni Battista Troiani, una tela del
secolo XVI attribuita al Bonocore e alcune statue di buona fattura. Prospi` la chiesa di
ciente lantica battigia e
San Francesco da Paola (del Molo), co` del secolo
struita nella prima meta
XVII; ha un impianto a una navata com` una
pletata dallabside, la copertura e

volta a botte; la facciata monumentale,


arricchita con semicolonne in stile io` stata realizzata in granico e corinzio, e
nito agli inizi del Novecento. Allinterno conserva una ricca decorazione
in marmi pregiati del Settecento; una
tela di Pantaleone Calvo (=) dello
`
stesso periodo; argenti e paramenti. E
di grande interesse anche lauditorium
di Santa Teresa, ricavato da una chiesa
costruita nel secolo XVIII in forme di
barocchetto piemontese e annessa al
collegio dei Gesuiti. Ha un impianto a
una navata completato da un presbite`a
rio absidato; la copertura della volta e
botte, completata da una cupola ottagonale. Dopo labolizione dellordine dei
Gesuiti la chiesa, entrata a far parte del
patrimonio del Comune di C., fu interdetta al culto e adibita a usi diversi. Nel
` stata per lunghi
primo dopoguerra e
anni la sede degli universitari fascisti;
` stata adibita
nel secondo dopoguerra e
ad auditorium e adeguatamente ristrutturata.

Cagliari La chiesa di SantAnna, nel


`
quartiere storico di Stampace, `e una delle piu
`.
importanti della citta

STAMPACE Tradizionalmente il quartiere degli artigiani, dei professionisti


e degli artisti, era circondato da una
cortina turrita che poggiava a settentrione sulle mura occidentali del castello e si sviluppava in un ampio quadrilatero su cui si aprivano le porte di

210

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 216

Cagliari
San Guglielmo, dello Sperone e dellAngelo; a meridione si appoggiava sul
complesso della torre dellElefante
presso la quale era un cortile darmi
che collegava Stampace e Castello. Al
suo interno si aprivano le strade e le
piazze, ricche di botteghe e di altre costruzioni dedicate alle principali atti` economiche e abitata da quelli che
vita
` antichi
si ritenevano gli eredi dei piu
abitanti di C. Lungo la rete delle sue
strade si trovano numerosi monumenti
di notevole interesse. La chiesa di San
Francesco di Stampace sorgeva tra il
corso Vittorio Emanuele e la via Mameli; fu costruita in forme gotiche alla
fine del secolo XIII dai Francescani.
Ledificio era a croce commissa con
transetto absidato e copertura a capriate in legno. Nel corso del secolo XV
furono aggiunte alcune cappelle laterali e fu ristrutturato il convento con
magnifico chiostro. La chiesa era riccamente adornata da retabli e da altre
opere darte che le nobili famiglie cagliaritane che vi avevano sepolcro e patronato avevano donato senza risparmio. Quando nel 1861 furono soppressi
gli ordini religiosi ledificio sub` un degrado e i suoi arredi cominciarono ad
andare dispersi; nel 1871 un fulmine
` il
colp` il campanile, nel 1875 crollo
tetto provocando il crollo dei muri perimetrali, successivamente lintera area
fu ceduta a privati che vi impiantarono
` commerciali utilizzando senza
attivita
riguardo alcuno le superstiti parti del
chiostro, della sacrestia e del convento.
Il portale centrale fu smontato e utilizzato per abbellire la facciata del santuario di Bonaria (=); il pulpito, dal quale
si dice abbia sentito messa Carlo V, fu
collocato nel portico della chiesa di
San Michele; molti dei retabli che ornavano la chiesa sono attualmente custoditi nella Pinacoteca Nazionale di C.. Alcuni anni fa fu costituito un comitato

che si adopera per salvare le parti delledificio ancora godibili e per resti` rispondente alla
tuirle a un uso piu
` a monte sorge la chiesa
loro natura. Piu
di San Michele, costruita dopo il 1674 in
forme barocche dai Gesuiti e annessa al
` oggi OspeNoviziato, il cui edificio e
dale militare. Ledificio fu costruito grazie al lascito di F.A. Dessy che vi fu se` riccamente decorato in
polto nel 1712; e
marmo, stucchi e dorature; fu consacrato nel 1738 ma i lavori vi proseguirono fino al 1764. Ledificio ha pianta
` sviluppato secondo i
ottagonale ed e
modelli dellarchitettura gesuitica
` locale. La sacrestia,
adattata alla realta
decorata splendidamente come linterno della chiesa, ospita magnifici mobili e una ricca quadreria. Interessan` anche lOspedale di San Giotissimo e
vanni di Dio, edificio costruito tra il
1844 e il 1850 su progetto di Gaetano
Cima, vincitore di un concorso per la
costruzione del nuovo ospedale bandito
nel 1841. Ha forme neoclassiche con la
facciata abbellita da un colonnato e con
i bracci disposti a raggiera e collegati
tra loro in modo da poter essere utilizzati con criteri razionali. Vanno ricordate ancora la chiesa di San Giorgio, costruita nel secolo XVII nel luogo dove
secondo la tradizione sarebbe nato San
Giorgio; ha una sola navata arricchita
da cappelle laterali e la volta a botte. Al
suo interno custodisce un frammento
del piviale del santo conservato in
unurna sormontata dalla sua statua in
abiti pontificali; laltare maggiore in le` arricchito da
gno policromo intagliato e
quattro tele del secolo XVII e due altri
quadri dello stesso periodo. La chiesa
viene custodita a partire dal secolo
XIX dalla confraternita degli angeli custodi. Va ricordata anche la chiesa di
SantEfisio; questo sito fu oggetto di venerazione a partire dal secolo IV e vi fu
costruita una chiesa che nel corso dei

211

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 217

Cagliari
secoli sub` numerosi cambiamenti.
Dopo la conquista pisana del 1258 ledificio fu modificato in forme romaniche,
successivamente fu abbellito, specie
`
dopo la peste del 1652, quando la pieta
verso il santo fece nascere la sagra. In
` a essere considerato
seguito comincio
inadeguato e nel 1780 fu in parte demolito per lasciar posto allattuale chiesa
che si affaccia con le sue forme di elegante barocchetto sullomonima piazza
nel cuore del quartiere. Dalla chiesa,
attraverso una ripida scala, si accede
allambiente sotterraneo che secondo
la tradizione sarebbe stato il carcere
` il santo prima del suo trache ospito
sporto a Nora per il martirio. Poco lon` la chiesa di Santa Restituta: letana e
dificio fu costruito nel 1637 e ha ununica navata arricchita da alcune cappelle laterali e dal presbiterio rialzato;
` una volta a botte affrela copertura e
scata con scene del martirio della
Santa. La chiesa fu costruita sopra la
cripta della Santa, un santuario rupestre dei secoli X-XI utilizzato anche nei
secoli successivi dove nel 1620 furono
rinvenute le reliquie della santa. Durante i bombardamenti del 1943 il complesso sub` gravi danni ma dopo il 1950
fu completamente restaurato. Ci dice in
` citato
proposito A. Romagnino nel gia
volume: Santa Restituta, la martire
` piu
` nel Calendario
del IV secolo, non ce
` ritornato, invece, il
della Chiesa. Vi e
figlio SantEusebio, il vescovo sardo di
` forte conVercelli, la cui diocesi fu piu
tro larianesimo della stessa diocesi di
Milano. Se ne celebra il 2 agosto la festa.
Invece, della madre sopravvive solo la
` stata dedicata nel cuore
chiesa che le e
di Stampace. Un monumento modesto
` affascinante e
` lo speco sottostante,
(piu
dove la santa sarebbe stata martoriata),
appena ornato da qualche corona sul
frontone, e schiacciato dalla cupola e
dalla intera fabbrica di SantAnna vici-

` un tempo popolanissima. Ma era pero


rissimo per la confraternita che ospitava, detta del Santo Spirito, che godeva
del privilegio di deporre, sotto limma` Cristo nel
gine del sepolcro di Gesu
Duomo, un biglietto con lindicazione
del nome di un condannato a morte. Il
lo avrebbe liberato nella sevicere
ziata, o pubblica seduta, che si teneva
tradizionalmente nel giorno della Pasqua di Resurrezione. Ora il tempio (antichissimo e riconosciuto tra le chiese
` importanti di C., visitato dallarcipiu
vescovo di Pisa Federigo Visconti nel
1263, in solenne processione per la
`) e
` silenzio, come la via che sfiora
citta
la piazzetta su cui Santa Restituta si affaccia, intitolate luna e laltra alla mar` nel
tire dimenticata. Popolarmente gia
secolo XIII la si chiamava dei Barbari forse abitata saltuariacini, perche
mente dai sardi dellinterno dellisola
` precisamente dagli aritzesi, che
e piu
venivano a C. a vendere legna, neve e
castagne. Per raggiungerla si sale per
la via Azuni, lantica via dellAbbevera` lieve di quanto factoio, che appare piu
cia immaginare la colorata immagine
della Corsa di San Michele, inserita nel
Voyage en Sardaigne (1839) di Alberto
Ferrero della Marmora. Il suo autore
ha esagerato il pendio, per esaltare di
` il coraggio di cavalli e cavalieri mapiu
scherati, che a rompicollo, durante il
` dalla
Carnevale, si precipitavano giu
chiesa di San Michele, fino a SantAnna
` rie alle scalette di Santa Chiara. Piu
` , invece, via Santa Restituta, che
pida e
si svolge in parallelo a via Ospedale, e
ne preannuncia laspra ascesa, procedendo tra edifici umili, ricostruiti alla
buona sulle macerie della guerra, incancellabile dalla memoria con i suoi
bombardamenti aerei. Qui particolar` atroce
mente feroci: in quello anche piu
di domenica 28 febbraio 1943, alle ore
12,40, mor` unintera famiglia di sei per-

212

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 218

Cagliari
sone, tra essi due bambini, di due e
quattro anni. Non erano sardi di origine, si chiamavano Romagnani. Queste povere case, dalle ripidissime scale,
dove il legno dei portaletti la vince
quasi sempre sullo sgradevole allumi` si apre qualnio, e dove anche qua e la
che leggiadra persiana, si abbelliscono
con i gerani e i panni che piovono dai
balconi spesso esageratemente propendenti, o anche con qualche lesena superstite in stile Liberty. Solo in alto,
quando la via sta per sboccare nella
parte superiore della via Santa Marghe` imperita, le architetture si fanno piu
riose, fino al palazzo anche avvivato da
un caldo intonaco che lascia lontana la
` prodimessa schiera. Allora lascesa e
prio finita. La chiesa di Santa Chiara
fu costruita nel secolo XVII su un edificio precedente. Ha un impianto a una
sola navata completata da alcune cap` a volte a
pelle laterali, la copertura e
botte. Allinterno conserva raffinati
stucchi settecenteschi, la cantoria poggiante su un arco ribassato, laltare
maggiore di legno intagliato e dorato e
un organo settecentesco. La facciata baroccheggiante si affaccia su una suggestiva piazzetta che si raggiunge da una
scalinata. E infine la chiesa di SantAntonio dei Cappuccini (SantIgnazio), costruita nel 1591 dai Cappuccini e annessa al loro convento. Nel corso dei secoli successivi fu oggetto di numerosi
restauri e nellOttocento ne fu rifatta
completamente la facciata. Ha un impianto a una navata completata da un
presbiterio e da alcune cappelle laterali. Il convento, che fu teatro della vita
di SantIgnazio da Laconi (= Peis), nel
1850 fu soppresso e adibito a ricovero
per anziani; solo alla fine del secolo fu
reso ai Cappuccini. In occasione della
santificazione di Ignazio una cappella
con annessa la celletta del santo fu trasformata in santuario. Attualmente la

chiesa conserva al suo interno un tabernacolo ligneo, alcune statue e dipinti di


scuola genovese del Seicento, mentre il
` adorno di marmi e di mosantuario e
saici.

Cagliari Miliziano. La rossa divisa


dellesercito territoriale `e diventata un
elemento di colore nelle manifestazioni
folcloristiche.

VILLANOVA Il quartiere di Villanova si


stende a oriente del castello in direzione del Campidano ed era abitato tradizionalmente dagli agricoltori e dai
piccoli commercianti; era anche il
quartiere degli inurbati che dalle zone
interne tentavano di inserirsi nella vita
cittadina. Aveva una cinta di mura appoggiata a quella del castello che si sviluppava in un semicerchio a cominciare dalla torre della Tedesquina e si
chiudeva allaltezza di quella di Fontanabona. Anche lungo la cinta delle
mura di Villanova si aprivano tre porte,
dette rispettivamente dei Calderai, di
Romero e delle Capanne; il sistema
delle mura di Villanova rimase immutato nei secoli successivi fino a quando
` nel 1861 cesso
` di essere considela citta
rata piazzaforte e successivamente esse
furono demolite o modificate. Allinterno di questa cinta si stendeva la rete
delle strade e delle piazze con alcuni
interessanti monumenti tra i quali la
chiesa di San Giacomo, parrocchiale
documentata a partire dal 1341; fu co-

213

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 219

Cagliari
struita in forme gotico-aragonesi probabilmente nel sito in cui sorgeva una
` antica. Nel corso dei secoli
chiesa piu
sub` notevoli rimaneggiamenti; delle
strutture originarie si conserva buona
parte dellinterno a una navata su cui
si affacciano cappelle laterali con volte
a crociera e la torre campanaria quadrangolare. La facciata fu costruita nel
1838 in forme neoclassiche su progetto
` ricca di opere
del Cima. La chiesa e
darte tra cui un bellissimo crocifisso
ligneo; contigui alla chiesa sono due
Oratori settecenteschi sedi delle confraternite che danno vita ai riti della
Settimana santa. A poca distanza sorge
la chiesa di San Domenico, che fu costruita con annesso convento domenicano a partire dal 1254 sullantica
chiesa benedettina di SantAnna in Vil`
lanova. Ledificio ha forme gotiche ed e
integrato nel convento costruito nel secolo XIV; aveva una navata coperta da
tetto ligneo; nel Quattrocento venne
modificato in forme gotico-catalane.
Nel corso del secolo XVI fu ulteriormente modificato, la copertura di legno
fu sostituita con quella a volte a stella,
nel 1580 vi fu aggiunto il cappellone del
Rosario in forme classiche e cupolato;
nel 1598 fu costruito il chiostro. Linterno fu abbellito da numerose opere
pittoriche oggi disperse; il convento fu
sede dellInquisizione prima del suo
trasferimento a Sassari. Durante i bombardamenti del 1943 la chiesa fu distrutta quasi completamente e il convento danneggiato. Lopera di ricostruzione fu avviata subito dopo; la chiesa
attuale, progettata dallarchitetto Raffaello Fegno, sorse nel 1954 sopra i resti
di quella antica che, restaurati, sono
oggi diventati una cripta; anche il chiostro e il convento sono stati completamente restaurati. Altra tipica chiesa di
` quella di San Giovanni, di
Villanova e
cui si hanno notizie a partire dal secolo

` antico fu sostituito
XIII. Ledificio piu
nel 1415 con una chiesa costruita in
` ando
`
forme gotico-aragonesi che pero
in rovina. Ledificio attuale risale al
1639, ha unaula rettangolare arricchita
` a
da sei cappelle laterali, la volta e
` arricchita da un cambotte; la facciata e
panile a vela e da un grande portale architravato. Nellinterno particolar` laltare maggiore ricco di
mente bello e
decorazioni marmoree; degni di nota
sono anche alcune statue del secolo
XVIII e due quadri dello stesso periodo.
Dopo un incendio del 1752 la chiesa
venne restaurata e abbellita con un organo a canne e altri arredi. Vi opera
lArciconfraternita della Solitudine ed
` sede della piu
` antica istituzione di soe
` che si conosca in citta
`. Nel pelidarieta
riodo precedente ai riti della Settimana
santa vi si svolgono le prove dei cori che
animeranno le processioni. Lungo la
strada che dalla chiesa di San Giovanni
conduce al Campidano sorgono due
chiese. La prima, dedicata a San Cesello, fu costruita nel 1702 in forme ba` ubirocche e secondo la tradizione e
` della porta Capanna,
cata in prossimita
luogo del martirio del santo; ha limpianto a una navata completata dal presbiterio sopraelevato rispetto allaula,
` con volta botte; allinla copertura e
terno conserva un altare ligneo del secolo XVIII e unacquasantiera di
marmo dello stesso periodo. La seconda
` quella di San Mauro, che fu edificata
e
nel 1650 in occasione della fondazione
di un convento di Francescani cui fu annessa. Ha ununica navata completata
dal presbiterio e da alcune cappelle la` a volte a botte; la
terali; la copertura e
` arricchita da un timpano e da
facciata e
alcune grandi finestre. Allinterno conserva numerose decorazioni in marmo
policromo, alcune tele di buona mano e
un imponente coro in legno intagliato di
grande effetto scenografico. Tra il 1717

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 220

Cagliari
` la salma di San Salvatore
e il 1758 ospito
da Horta (=); nel 1855, con labolizione
degli ordini religiosi, fu requisita, per
essere restituita ai Francescani dopo il
1879.

Cagliari Il nuovo stadio di SantElia e` stato


costruito sullonda dellentusiasmo per la
conquista dello scudetto nel campionato di
calcio 1969-1970.

LA CAGLIARI NUOVA Vanno inoltre ricordati i quartieri che si svilupparono nel


corso dei secoli attorno a questo nucleo,
anchessi ricchi di monumenti e di testimonianze della millenaria vita della
`. Nella vasta area contigua alle forcitta
tificazioni del castello, lungo il versante
che guarda a Villanova, agli inizi del
Novecento fu realizzato, soprattutto a
opera di Ubaldo Badas, il sistema detto
del Terrapieno, una suggestiva passeggiata che permette di seguire lo svi` che e
` rimasto delle mura
luppo di cio
orientali del castello e di spaziare sul
quartiere di Villanova, sul Campidano
e sugli altri quartieri che si sono sviluppati nella pianura circostante. Il Terra` stato completato dai Giardini
pieno e
Pubblici dove sorge la Palazzina della
Galleria Comunale dArte realizzata dal
Boyl e che ospita le mirabili collezioni
darte del Comune, tra le quali la Collezione Ingrao che comprende una raccolta dei maggiori pittori italiani del`
lOttocento e del Novecento tra le piu

importanti dItalia. Nel vasto quartiere


connesso a quello di Villanova, nella
grande area un tempo ricca di orti e di
giardini e oggi intensamente urbanizzata, sono individuabili alcune mirabili
testimonianze del grande passato della
`. In particolare la chiesa di San Sacitta
turnino, basilica edificata nellarea
della necropoli orientale della Carales
romana agli inizi del secolo VI. Nel 1089
` ai VittoCostantino Salusio II la dono
rini di Marsiglia che ne fecero sede del
priorato e la ristrutturarono in forme
romaniche sul modello del San Vittore
di Marsiglia servendosi di maestranze
iberiche. Dellantico impianto paleocristiano fu conservato il corpo centrale cupolato cui furono innestati labside e i bracci laterali; fu inoltre trasformata laula, ampliata con tre navate. Fu
riconsacrata nel 1119; durante lassedio
aragonese del 1323 fu compresa nel re`
cinto fortificato della nascente citta
edificata dai conquistatori a Bonaria e
sub` gravi danni. Nel 1363 fu concessa
allordine dei Cavalieri di Alfano ma la
` . Nel 1444 fu insua decadenza continuo
corporata nei beni della mensa arcivescovile di C. e tra il 1614 e il 1622 fu teatro della campagna di scavi voluta dallarcivescovo DEsquivel alla ricerca
dei corpi dei martiri cagliaritani allepoca della polemica con Sassari per il
primato. Nel 1714 la chiesa fu concessa
alla corporazione dei Medici e Speziali
e fu intitolata ai Santi Cosimo e Damiano. Agli inizi del secolo XX ebbero
avvio i restauri delledificio, che fu gravemente danneggiato durante i bombardamenti del 1943. Finita la guerra
fu restaurato e dopo alterne vicende di
` stato aperto nuovamente al
recente e
pubblico. Affacciato sulla stessa piazza
` il complesso cone ad esso contiguo e
ventuale di San Lucifero, attiguo alla
chiesa, attualmente sede dellIstituto
tecnico industriale Scano. Probabil-

215

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 221

Cagliari
mente le sue origini sono da cercare nel
periodo della C. paleocristiana quando
il vescovo Fulgenzio da Ruspe (=), esule
` una comunita
` monadallAfrica, fondo
` della chiesa di San
stica in prossimita
Saturnino. Lattuale costruzione risale
` alla fine del Seicento, quando i Dopero
menicani vi fondarono un collegio che
poi dovettero abbandonare nel 1717
dopo la spedizione del cardinale Alberoni. Nel corso del Settecento il collegio
` ai Francescani e infine fino al
passo
1803 ai Trinitari. Quando tra il 1803 e il
1890 la vicina chiesa di San Lucifero rimase chiusa al culto, il collegio fu utilizzato come ospizio. Larea di San Lucifero, che un tempo era la periferia
` ed ancora prima
estrema della citta
aveva vissuto fuori, anzi lontanissima,
` uno dei luoghi di C. piu
`
dalle mura, e
carichi di memorie, dice Antonio Ro` citato volume: A quei
magnino nel gia
tempi lontani non risalgono solo il tempio di San Saturno, la chiesa di San Lucifero, lantica fabbrica del mattatoio,
`, e gli spazi in cui
ora diventato lExma
` sportiva Karalis e le
fiorirono la societa
opere educative di mons. Giuseppe Co`
goni, ma anche lo stesso edificio, che e
stato fino ad ieri la sede dellIstituto industriale. In tempi, come i nostri, in cui
` messo sotto accusa,
lo stato sociale e
merita in particolare di essere rinfrescata la memoria dellIstituto Carlo Felice, la cui sede fu occupata dalla scuola
ricordata. Agli inizi del secolo XIX, lo
raccontano i cronisti del tempo, C. era
percorsa da cortei senza fine di affamati e diseredati: orfani, figli abbandonati, giovani ribelli e dediti al vizio. Fu
` di
sentita in altissimo loco la necessita
un ricovero pubblico. Che lo Stato si
prendesse carico di questi ragazzi
senza tetto, senza famiglia, senza lavoro. Il prezioso libretto intitolato Regolamento mandato osservarsi da S.M.
Carlo Alberto re di Sardegna nel Regio

Ospizio degli Orfanelli di San Lucifero


eretto e fondato dal fu Re Carlo Felice I,
pubblicato a C. nel 1832 dalla Tipografia di Paucheville, documenta lintervento pubblico in uniniziativa che
aveva, fino ad allora, navigato nellincertezza dellassistenza privata. Se ne
prendeva carico il re di Sardegna, di Cipro e di Gerusalemme, pubblicando un
complesso di norme, che dovevano essere rigorosamente osservate. Ci sarebbero state ancora le piazze gratuite, ma
anche quelle a pagamento avrebbero
fruito delle offerte di qualche benefattore. Si sarebbero insegnate le arti meccaniche, secondo le vocazioni, ma tutti
sarebbero stati istruiti nella religione e
nellagricoltura. Era prevista anche
una mercede per quegli allievi che sarebbero stati impiegati in lavori utili
alla scuola. La popolazione scolastica
sarebbe stata divisa in squadre di dieci
allievi ciascuna, vigilate da un decurione. Sulle punizioni degli indisciplinati avrebbe deciso unicamente il direttore della scuola. Si era particolarmente severi a controllare le condizioni
sanitarie degli allievi e si poneva particolare attenzione a salvaguardarli da
malattie contagiose, come scrofole, tigna, tisichezza e simili. Le arti, come
si chiamavano i vari mestieri artigiani,
alla cui pratica la scuola intendeva formare, erano quelle dei tessitori, calzolai, falegnami, sarti, fettucciai, calzettai; il direttore veniva nominato da
S.M. il Re. Ed ogni giorno iniziava con
lorazione, che tornava nel pranzo, accompagnata dalla lettura del Vangelo,
Storia sacra, o doveri delluomo, e si
chiudeva con Orazione, cena, silenzio
e riposo. Il regolamento era stato steso
dal cugino del re, il marchese di Villa
Hermosa, e il re lo aveva letto e approvato, con la controfirma di De LEscarene, il primo segretario di Stato per
lInterno. Cos` viaggiava lo Welfare

216

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 222

Cagliari
State nel Regno di Sardegna e mancava
` dItalia.
mezzo secolo a fare lUnita
Nel 1890 infine, con lapertura dellIsti` la sua
tuto industriale, ledificio trovo
destinazione attuale; ad esso contigue
sono la chiesa e le catacombe di San Lucifero. La chiesa, situata di fronte a
quella paleocristiana di San Saturnino,
fu costruita tra il 1642 e il 1678, ha un
impianto a croce latina con la navata
completata dal presbiterio sopraelevato e da cappelle laterali; la copertura
` con volte a botte, il transetto ha una
e
imponente cupola ottagonale. Allinterno si conservano decorazioni in piastrelle policrome del secolo XVII di gusto spagnolo, alcune grandi tele di
buona mano risalenti allo stesso periodo, alcune statue lignee tra le quali
una opera del Lonis (=). Dalla chiesa
attraverso una ripida scalinata si accede alla cripta dove sono le catacombe
che erano sicuramente una propaggine
della vicina chiesa paleocristiana di
San Lucifero. Secondo la tradizione vi
fu sepolto San Lucifero e il luogo fu
`.
sempre meta di una intensa religiosita
` vani ad arcoIl complesso consta di piu
solio che in origine erano costruiti a livello del terreno e in seguito furono interrati. Il sito nel 1614 fu teatro degli
scavi collegati alla frenetica ricerca
delle reliquie dei santi in margine alla
controversia sul primato tra C. e Sassari.
SANTAVENDRACE Nel versante di
espansione opposto, a occidente, si
stende lantico quartiere di SantAvendrace, un tempo borgo di pescatori e di
` ; questo
contadini staccato dalla citta
quartiere conserva la chiesa di San Pietro dei Pescatori, probabilmente uno
` significativi di Santa Igia
dei resti piu
(=). Fu costruita in forme romaniche
nel secolo XI e donata ai Vittorini nel
1089. Alla fine del secolo XIII la facciata
fu rifatta in forme gotiche. Ha un im-

pianto a una navata completata dallabside. Ne parla anche Antonio Romagnino nella sue Passeggiate cagliaritane: I monumenti possono scomparire ed anzi, nella storia, sono scom` frequentemente di quanto si
parsi piu
` essere un incendio come
pensi. Puo
` alla biblioteca di Alessandria neltocco
lEgitto ellenistico. Possono essere gli
stessi uomini come i Barbari che saccheggiarono i monumenti dellAnti` classica. Anche i terremoti e i nuchita
bifragi hanno distrutto tante opere me` pero
` difficile
ritevoli di sopravvivere. E
o anche assurdo che, seppure senza modificarli, qualcuno riesca a farli scomparire dinanzi ai nostri occhi. A meno
che non si abbia la mano bizzarra del
` noto
bulgaro Christo Javacheff piu
come solo Christo, che ha impacchettato (provvisoriamente) il Reichstag
berlinese ricostruito. E invece tanta as`e
` riuscita proprio nella nostra
surdita
`. San Pietro e
` una delle piu
` antiche
citta
chiese cagliaritane, anzi tanto risalente
a tempi lontani, che neppure Giovanni
Spano ne sa molto e nella sua Guida se
la sbriga con poche parole. Ma ora se ne
` sicure, che conferhanno notizie piu
` piu
`
mano quella sua origine remota. E
antica della stessa cattedrale che fu innalzata nel secolo XIII. Se ne parla in
unantica carta come di pertinenza dei
` nel 1090, ma il primo imVittorini gia
` sicuramente anteriore e la fa
pianto e
contemporanea della non meno celebre
chiesa di SantEfisio. Documenta la vo` che in quecazione marinara della citta
sta chiesa accoglieva il gremio dei pescatori. L` festeggiavano (e l` festeggiano) assieme i due grandi apostoli ed
accanto a San Pietro sorgeva un tempo
anche San Paolo. Ma era tanto sul mare,
come ricorda Alziator, che aggiungevano al titolo principale lepiteto de
` si facevano
Portu. E il porto, quanto piu
minacciosi i pirati, era qui al riparo, al-

217

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 223

Cagliari
linterno della laguna. Un motto che
suona come una maledizione, alludendo alle disgrazie del mare e quasi
agli attuali infortuni balneari, lega an` il santo al nostro habitat natucor piu
rale: Santu Perdi indi oli dogni annu
unu o treis [San Pietro (di morti) ne
vuole uno o tre ogni anno]. Ma la profezia ha conosciuto uno stravagante ribal` ora San Pietro (e cioe
` la chiesa)
tone. E
senza usare le bende
lannegato, perche
` notevoli espodi Christo, uno dei piu
` proprio
nenti del Nouveau Realisme, e
sparito nel mare di case che la cir` fatto di piu
` : si e
` per tutta la
conda. Si e
parte di viale Trieste, cui si affacciava,
innalzato un ampio market. E come se
non bastasse, sulla sua fiancata destra
` innalzata, appoggiata totalmente
si e
alla chiesa, una palazzina. Officine e
un ampio parcheggio completano lannullamento dellantica chiesa. Molti pescatori hanno assistito allo sfascio stu non se ne vede quasi piu
`
pefatti. Poiche
nulla, accontentiamoci di contemplarla
con locchio di Raffaello Delogu che de` vetusta:
scriveva la parte absidale piu
` invece, certamente, labOriginale e
side che nelle stesse murature del semicilindro, a grandi cantoni forse di spoglio, e nella bassa e tozza calotta, ripete
alla lettura e forse anticipa la forma
delle absidi del San Saturno e del SantAntioco, costituendosi, di conseguenza, come termine di riferimento
cronologico, per il loro primo impianto. E infine la chiesa di SantAvendrace, che si vuole edificata sul
luogo del martirio del santo vescovo di
C. nel secolo I. Ledificio attuale sembra
risalire al Seicento e ha una sola navata
scandita da archi a sesto acuto; la fac` sormontata da un campanile a
ciata e
vela e arricchita da un portale e da una
finestra che illumina la navata; dallinterno si accede alla cripta, ambiente di
probabile origine punico-romana.

Cagliari La torre della Scaffa, in vista degli


stagni pescosi, controllava lentrata e luscita
`.
dei prodotti e delle merci dalla citta

DAL COLLE DI BONARIA Va poi ricordato


il quartiere che si sviluppa in direzione
del colle di Bonaria (=) e dei suoi monumenti; in questo moderno quartiere
sorgeva lantica chiesa di Santa Maria
de Portu Gruttae che sorgeva non lon`
tano dal colle di Bonaria in prossimita
di grandi grotte adibite a magazzino,
dove presumibilmente in epoca giudi` il quartiere portuale picale si sviluppo
sano di Bagnaria. Fu costruita nella
` del secolo XI in forme roprima meta
maniche, con una navata e la copertura
in legno. Nel 1094 fu ceduta ai Vittorini
che, a loro volta, nel 1214 la cedettero
allOpera di Santa Maria di Pisa, questa
` ai Minori conventuali
nel 1230 la affido
che nellultimo quarto del secolo XIII
ristrutturarono la facciata introducendovi alcuni elementi gotici. Nel 1558
` ai Trinitari che la tennero fino al
passo
1803; fu presumibilmente in questo periodo che fu chiamata chiesa di San
Bardilio. Dopo il 1803 ledificio purtroppo decadde e nel secolo XIX fu interdetto e adattato dapprima a caserma, successivamente a magazzino e
infine a ospedale per galeotti; ledificio
fu demolito nel 1909. Contiguo alla
chiesa, ai piedi del colle di Bonaria fu
realizzato nellOttocento il Cimitero
` utilizzato e
Monumentale, oggi non piu

218

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 224

Cagliari
di grande interesse artistico: al suo interno lungo i viali si aprono cappelle
gentilizie e monumenti funebri che
sono come un museo a cielo aperto costituito da statue, dipinti, decorazioni
realizzati dai maggiori artisti che operarono a C. tra la fine dellOttocento e la
` del Novecento. Nel seprima meta
` si e
` ulteriorcondo dopoguerra la citta
mente sviluppata nei quartieri di San
Benedetto, nato da un primo tentativo
di sistemazione urbanistica riferibile
al periodo fascista, di Genneruxi, di La
Palma e di La Vega sorti prevalentemente nel secondo dopoguerra.

Cagliari Golfo degli Angeli.

SAN MICHELE E LE TORRI COSTIERE La


` fortezza era completata da altre
citta
opere militari tra le quali va ricordato
il castello di San Michele. Posto su un
colle a guardia dello stagno di Santa
Gilla, controlla strategicamente laccesso a C. dal Campidano. Fu eretto dai
Pisani nel corso del secolo XIII su un
` bizantina. Fu
sito frequentato in eta
parzialmente restaurato dagli Aragonesi che lo chiamarono Bonveh` e lo
concessero ai Carroz. Per tutto il secolo
XIVe fino agli ultimi anni del secolo XV
fu residenza di questa potente famiglia
feudale. Nei secoli successivi, pur continuando a essere destinato a usi militari, decadde rapidamente. Recente` stato restaurato dalla Soprinmente e
tendenza ai Beni Ambientali e inserito

dal Comune di C. in un parco; al suo interno, ricco di suggestioni antiche e di


invenzioni architettoniche moderne,
ospita mostre darte e importanti manifestazioni culturali. Il sistema di difesa
costiero del golfo di C. era costituito da
numerose torri e da alcune fortezze che
nel complesso consentivano di proteg` dal mare in modo abbagere la citta
stanza efficace. Lungo le coste occiden` situata la torre della Scafa: detta
tali e
anche della Quarta Regia, in ottimo
stato di conservazione, fu costruita attorno al 1660 a forma cilindrica con il
` delle pecompito di vigilare le attivita
schiere impiantate nello stagno di
Santa Gilla. Divenne anche la sede per
la riscossione del tributo della quarta
regia dovuto da tutti i pescatori che
venivano ammessi nello stagno. Attual` sede degli uffici del cantiere
mente e
` inserita
regionale dello stagno ed e
nelle caratteristiche costruzioni del villaggio dei pescatori. In posizione strategica attorno ai promontori che delimi`e
` sitano il tessuto urbano della citta
tuata la torre del Lazzaretto: costruita
` situata oltre Borgo SantElia.
nel 1720, e
Si tratta di una costruzione in forma ci`
lindrica con funzioni di segnalazione, e
in discreto stato di conservazione e ha
al suo interno un locale con la copertura a cupola e una scala che conduce
alla terrazza da cui si gode un magnifico
` situata
panorama. La torre dei Segnali e
` Calamosca; si tratta
sul colle in localita
di una possente costruzione concepita
per la difesa pesante, in grado di dominare tutto il golfo e di proteggere il
porto; fu costruita nel secolo XVII in
forma troncoconica a due piani serviti
da locali con copertura a cupola e dotati
di postazioni per lartiglieria. Era potentemente armata e servita da unadeguata guarnigione. Alla torre attualmente sono stati annessi i nuovi impianti del faro. Poco oltre, sempre in lo-

219

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 225

Cagliari
` Calamosca, sono visibili i ruderi
calita
della torre di Cala Fighera che probabilmente aveva le stesse caratteristiche
di quella dei Segnali; proseguendo, sul
colle di SantElia si trova la torre di SantElia, costruzione concepita per difesa
e segnali con caratteristiche simili a
quelle della torre del Lazzaretto. Si
trova, in buono stato di conservazione,
accanto allarea della base militare e
consente la visione completa del golfo
di C. Proseguendo ancora, situati proprio sul capo SantElia quasi a picco
sul mare si trovano i ruderi della torre
del Poetto, concepita anchessa come
torre di segnali con caratteristiche simili alle altre. Oltre il capo di SantElia,
lungo la spiaggia del Poetto si trova la
torre di Mezza Spiaggia, costruzione cilindrica della fine del secolo XVI conce` in buono
pita per le segnalazioni. E
` considerata
stato di conservazione ed e
lultima delle torri del sistema difensivo del litorale di C. La difesa del golfo
era completata dal forte di SantIgnazio, costruito nel corso del XVIII sul
colle di SantElia in posizione dominante. Era armato di artiglierie e servito da unadeguata guarnigione; svolse
un compito importante durante il tentativo di sbarco francese del 1793; attual` parzialmente in rovina.
mente e
LO STAGNO DEI FENICOTTERI Le maggiori risorse ambientali del territorio
cagliaritano sono allineate lungo il litorale, a volte alto e frastagliato come a
capo SantElia, a volte basso e sabbioso
come nella spiaggia del Poetto, tanto
cara ai cagliaritani, che ha continuazione nella lunghissima, e frequentata,
spiaggia di Quartu. Nel retroterra si
trova lo stagno di Molentargius che,
per quanto inserito in una zona ormai
intensamente antropizzata, serve ancora di rifugio per numerose colonie di
fenicotteri. Nelle sue Nuove passeggiate
cagliaritane (2002) Antonio Romagnino

si sofferma sulle numerose tracce letterarie lasciate dalla frequentazione


delle zone umide cagliaritane da parte
di questi affascinanti volatili: Seneca
metteva le lingue dei fenicotteri tra le
` prelibate, e le accoppiava per
cose piu
squisitezza alluccellagione prove` lontane dAniente dalle contrade piu
frica e dAsia. Plinio il Vecchio, attingendo da Apicio, conferma che quella
` di ottimo sapore.
parte dellanimale e
La cucina romana risorge nel Rinascimento, e cos` accade di trovare nelle
` sontuose il fenicotmense papali piu
tero accanto ai pavoncini indiani e al
`
pappagallo. Lorenzo il Magnifico pero
non ne mangiava e si era fatto portare
alcuni esemplari del superbo animale
per tenerli nella sua uccelliera di Ponte
a Caiano. Il naturalista comasco Francesco Cetti, vissuto a Sassari nella se` del secolo XVIII, chiamaconda meta
tovi da Carlo Emanuele e dal ministro
Bogino per fondarvi gli studi scientifici
del tutto ignorati nellisola, nella Storia
naturale della Sardegna (1774-1777),
cos` descrive la popolazione dei fenicotteri, che si addensa nei cieli di C.,
fra marzo e agosto: Quando il mattino
si guarda da C. verso il mare e sembra
che questo sia chiuso da una diga di te`
gole rosse, o che una fantastica quantita
di foglie rosse galleggi su di esso, sono i
fenicotteri in folte schiere che con le
loro ali rosse producono questo strano
effetto. Lalba non si riveste di colori
mai furono cos`
tanto splendenti, ne
splendenti le rose dei giardini di Pesto,
` un
quanto sono le ali di questi uccelli. E
rosa vivissimo, un rosso di rosa appena
sbocciata. I Greci ne derivarono il nome
dal colore delle ali, i Romani conservarono la medesima denominazione, il
nome francese di flamant ha, evidentemente, la stessa origine. La fortuna let` tarda e
` attestata da uno
teraria piu
scrittore ottocentesco. Carlo Cattaneo,

220

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 226

Cagliari
tuttaltro che disposto a facili entusia` fornito di una mentalita
` posismi e gia
tivista, si lascia andare a questo sfogo
lirico in Della Sardegna antica e mo` singolare
derna (1846): Ma lospite piu
` il flammante (Phoenicopterus ruber)
e
che a mezzo agosto giunge dallAfrica
in folte squadre triangolari che nel lontano azzurro sembrano tracce di fuoco,
e in maestosa spira discende, e su lo stagno di C. posa le ali porporine. Ancora
` di recente Antonio Baldini ha
piu
` piu
` scura sascritto: Dove la terra e
prono laghetti a riflettere il cielo, e con
le zampe in mollo i fenicotteri vi pe` Grazia
scano i pesci col becco. Ma e
` negli occhi e nelDeledda, che conservo
lanima le immagini degli stagni di C. e
dei voli scarlatti che ne rompevano le
distese dargento, a memoria del sog` prima di lasciare la
giorno nella citta
sua terra, a darne due palpitanti vi` nella lirica giovanile
sioni. La prima e
La pineta, dove si contempla C. dal belvedere di Monte Urpinu: In alto saprono i prati dasfodelo in fiore / e bianche rocce guardan sugli stagni / di madreperla, solcati dal lento / volo dei fenicotteri e sul mare / dargento fosco.
` nella prosa dei romanzi: Ah,
Laltra e
gli stagni! Parevano frantumi di uno
` . Intorno cespecchio buttati qua e la
rano tanti gigli violetti. E i fenicotteri
passavano in lunghe file sul cielo cos`
splendente che non si poteva guar` quasi un mistero
dare. Il fenicottero e
ecologico. Unanatra? Un cigno? Una
cicogna? Schiamazza come le oche,
gracchia come le anatre: se nuota, e lo
fa eccezionalmente, ha il remeggio
lento e sicuro dei cigni. Ma le nude e
lunghissime zampe ne fanno un trampoliere, lo imparentano con le cicogne
e gli aironi. Ali e zampe gli assicurano
due diversi destini: le lunghe emigrazioni e il pascolo su acque basse e fangose. Nessuna altra famiglia animale

ha un altrettanto senso della vita tribale


o si concentra in schiere cos` numerose.
` guadagnarsi il
Nessun altro stuolo puo
titolo di gente, che presuppone la gerarchia, la comunione dei beni, lorganizzazione sociale. Questa convivenza antropologica ha fatto attribuire ai fenicotteri il nome di gente rossa o genti arrubia, che anche sottolinea una separatezza e unautonomia. I fenicotteri sono
fatti per essere visti solo da lontano. O
alti nellaria, col collo teso in avanti e
che quasi si prolunga, in nera linea
retta, nelle zampe protese allindietro.
O al centro delle lagune che hanno
scelto per i loro solitari ozi. Nessuno
` accarezzare da vicino il piumaggio
puo
bianco-rosa, le ali vermiglie e nere: il
` solo una nube, e come le
fenicottero e
nubi aborrisce lo sguardo che indaga
linterno gioco delle luci cangianti e
dei riflessi. Solo il fenicottero, odiosamente impagliato dagli uomini, ci fa distinguere il roseo tendente al rosso
delle ali, il nero delle penne remiganti.
Solo un binocolo indiscreto distingue il
collo molto lungo e flessuoso, il becco
grosso e piegato ad angolo verso il
basso, le gambe con le tibie in gran
parte nude e i piedi palmati. Alberto Lamarmora, che possedeva la scienza capace di compiere lorribile vivisezione
e che, armato di un cannocchiale da marina, li contemplava dal palazzo viceregio di C. durante i suoi lunghi soggiorni
nellisola, non osa spezzare limmagine
nero-rosa e la sua intima trama di nebulosa remota, e scrive che, a vederli da
lontano, sono come uno squadrone di
dragoni del re, che compiono le loro
perfette evoluzioni in una delle tante
piazze darmi di Torino sabauda. Quello
` il frutto,
che si sa delle sue abitudini e
dunque, di pazienti osservazioni, per nessun animale sembra piu
` timido
che
` prudente del fenicottero. Le die piu
stese lacustri non sono per questi uc-

221

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 227

Cagliari
celli solo riserve di caccia, dove si annidano gli animali che costituiscono il
loro prezioso cibo, o le utili aree fangose dove essi realizzano i loro caratteristici nidi: un capolavoro di ingegneria
(per il materiale fragilissimo impiegato, per la struttura, per lambiente infimo che lo circonda) fatto solo di fango,
accumulato rastrellando con i piedi
nellacqua bassa, fino a formare un
monticello largo mezzo metro e alto tre
volte tanto, un tronco di cono incavato
al vertice, dove vengono deposte non
` di due uova biancastre, che il fenipiu
cottero, rivaleggiando con altri trampolieri che hanno gli stessi ardui problemi, cova, o raccogliendo faticosamente le lunghissime gambe sotto il
corpo, o tenendole penzoloni, a caval` che ha
cioni dellartificiale gibbosita
innalzato. Sono invece queste distese li`
bere e aperte da ogni parte anche le piu
adatte per assicurare visuali profonde
in tutte le direzioni e un avvistamento
preciso e tempestivo di ogni pericolo.
` ancora molto lontano
Quando questo e
i fenicotteri prendono prima a camminare, quindi a correre, fino a quando
non si levano in volo con un rombo possente e disegnando subito la caratteristica V delle loro tipiche formazioni. I
fenicotteri arrivano in Sardegna in agosto inoltrato e vi si trattengono fino allinizio della primavera. Da dove vengono? La loro patria dorigine sono le
coste del Mar Caspio e del Mar Nero,
da l` la popolazione mondiale dei fenicotteri, che pare raggiunga il mezzo mi` , si spande in Asia e partilione di unita
colarmente in India, raggiunge il lago
Baikal nel cuore dellEuropa, si diffonde nei litorali dellAfrica settentrionale e in molte delle terre che si affacciano sul Mediterraneo. Ma il fenicot` solamente sardo. E nelle lagune
tero e
sarde, ed in particolare in quelle di Molentargius e di Santa Gilla, esso rinnova

il suo mistero, che solo una fucilata riesce a violare. Il fenicottero, ucciso e impagliato o catturato e addomesticato in
` una creatura senza interesse,
uno zoo, e
` una bellezza impoverita o ane in piu
nullata. Solo una violenza inferta in
forme diverse ti mette davanti quello
che la sua schiva lontananza ha tenuto
nascosto: il massiccio grottesco becco,
che si piega bruscamente verso il basso,
` uno strumento vitale per frugare
ed e
nel fango del fondo e lasciare filtrare la
sabbia insieme allacqua, trattenendo
molluschi, vermi e gamberetti. Quella
`
mascella e quella mandibola, luna piu
grande dellaltra, che sembrano formare una sorta di tabacchiera, fanno dimenticare le agili gambe, il flessuoso
collo, il piumaggio di cigno, i colori
il fedaurora: sappiamo allora perche
nicottero danza lontano il suo raffinato
balletto. Quel becco, che il pulcino ha
invece diritto nei suoi primi mesi di
` la ragione della sua fuga senza
vita, e
tregua, quella bruttezza dellarcigno
` il
becco, senza la quale non vivrebbe, e
segreto della solitaria esistenza dei fenicotteri. Locchio delluomo rompe
lincanto, violenta impietoso quella
funzione della natura. Come reinventarla e restituirla alla sua magia consolante? Solo la poesia, che trasfigura e
` ricomporre
che ha fatto bella Saffo, puo
il mosaico brutalmente scompigliato.
Lo ha fatto Giuseppe Pau, andando a
contemplare i fenicotteri negli stagni
dellOristanese, del tutto simili ai cagliaritani di Santa Gilla e di Molentargius, e riversando in un poemetto, La
gente rossa (Oristano, 1982), le sue esperienze diverse eppure convergenti del
naturalista, dellarcheologo, del lette solo chi ha una grande dirato. Perche
` penetrarli
mestichezza con i luoghi puo
senza contaminarli, analizzarli senza
scomporli, indagarli senza violarli. E
soprattutto larcheologo ha dato una

222

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 228

Cagliari
solo il senso di
mano al poeta, perche
` alimentare
una terra antichissima puo
laltro e non opposto senso di una natura incontaminata. I fenicotteri del Sinis, di Sale Porcus, di Cabras e di Mistras, sono tuttuno con le rovine che
biancheggiano fra le macchie di efedra,
` una contitamarice e rosmarino. Ce
` fra larcheologo che si e
` adagiato
nuita
fra la sabbia quaternaria del Sinis per
` segreti e locchio
ascoltare i battiti piu
del poeta che ha accarezzato le movenze leggiadre delle danzatrici dei lucidi stagni. Nel viaggio lo ha accompagnato la melanconia di chi cammina, la
tristezza del partire, la gioia del ritorno
morsa da un oscuro indefinibile presagio. La danza che ha letto negli stagni di
madreperla non segue un tripudio di
note, non conosce i ritmi travolgenti di
un ditirambo, ma accenti tenui e come
`
spenti. I fenicotteri sono la vita che si e
avvizzita tutto attorno, sono la memoria
` superbe finite per
languida delle citta
sempre, sono lultima oasi nel deserto
` nel sinche ha avanzato inesorabile. E
` la voce vera dei fenicotghiozzo che e
`
teri che, se alzano un rombo, questo e
sempre un tuono di lamenti, che travolge le solitudini predilette, rompe il
silenzio dei ruderi.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Simbolo delle tradizioni e della storia della
` che si sente come un ponte tra il
citta
` la porta della Sardegna, e
mare, che e
le zone interne, custodi di una parte ri` il costume:
levante dellanima sarda e
nellabbigliamento vi era a C. una netta
distinzione tra i ceti elevati che vesti` secondo i canoni
vano a sa civili, cioe
della cultura dominante cui appartenevano, e i ceti popolari il cui abbigliamento era tradizionale. Peculiare della
` era la molteplicita
` dei costumi in
citta
` da ciascuno eserrelazione alle attivita
citata: la panattara (sa panettera), ossia

la venditrice di pane, il macellaio, il rigattiere, il pescatore ecc.

Cagliari Capo SantElia, nei dintorni della


`.
citta

` il patrimonio di feste popoRicco poi e


lari e sagre; ricchissimo il calendario di
feste popolari che anima la vita della
` riallacciando gli abitanti alle tracitta
dizioni della sua storia multimillenaria. Le principali sono: il ciclo di feste
dedicate a SantEfisio che si aprono il
15 gennaio e hanno un momento significativo nella processione di Pasquetta
che fu istituita nel 1794 per ricordare il
miracolo compiuto dal santo in occasione del tentativo di sbarco francese
dellanno prima. La processione, organizzata dallArciconfraternita del Gonfalone, che per loccasione utilizza il costume di gala, comporta lo spostamento
del simulacro del santo dalla chiesetta
omonima alla cattedrale dove viene celebrata dallarcivescovo la messa so` grande signifilenne. Ma la festa di piu
` dedica al santo e
` la sacato che la citta
gra che si svolge dal 1 al 4 maggio. Vengono poi le feste dedicate a Nostra Signora di Bonaria che si aprono il 24

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 229

Cagliari
aprile con la festa che ricorda larrivo
del miracoloso simulacro nel 1370. I festeggiamenti si svolgono con un concorso di popolo da tutta lisola e sono di
` religiosa.
grande intensita

de is parteras). Il 16 luglio si svolge con


` la festa della Maparticolare solennita
donna del Carmine che ha luogo nella
` legata alla memochiesa omonima ed e
Caria del tragico assassinio del vicere
marassa. Il 15 agosto si tiene la suggestiva festa dellAssunta, in occasione
della quale viene esposto in Duomo il
simulacro della Vergine Dormiente,
statua del Seicento donata a C. dalla regina Maria Cristina nel 1807.

Cagliari, amministrazione civica Fin

nniri di San Giovanni, fatto di


Cagliari Il ne
steli di grano cresciuti al buio, richiamerebbe
antiche cerimonie pagane di primavera.

Le feste in onore della Madonna di Bonaria si concludono nella prima domenica di luglio con una celebrazione istituita nel 1866 da un gruppo di reduci
della battaglia di Lissa per ringraziare
la Vergine. Essa culmina in una processione a mare nelle acque del golfo degli
Angeli, nel corso della quale vengono
lanciate in mare alcune corone. Altre
feste solenni in onore della Madonna si
svolgono il 2 febbraio in occasione della
Purificazione (Candelora) che culmina
nella benedizione dei ceri e nella benedizione delle gestanti (Nostra Signora

dal periodo della dominazione pisana


Cagliari ebbe delle istituzioni auto` fu
nome; in un primo tempo la citta
retta da un Castellano nominato direttamente da Pisa, in un secondo tempo
da due Castellani assistiti da un consiglio maggiore. Dopo la conquista aragonese, nel 1327 Giacomo II concesse a Cagliari uno statuto municipale (Ceterum)
sulla falsariga di quello di Barcellona;
in base a questo lamministrazione era
affidata a cinque consiglieri eletti che
avevano una funzione corrispondente a
una moderna giunta. Ad essi era affiancato un consiglio di cinquanta giurati,
anchessi eletti, ed espressione delle
classi sociali che componevano la so` cittadina con lesclusione dei feucieta
datari. Lorganismo elettivo perseguiva
gli obiettivi che intendeva realizzare
mediante le delibere (Ordinazioni) per
la cui attuazione si serviva di un gruppo
` regia). Tra il 1479 e il
di funzionari (Citta
1500, non senza forti resistenze, la struttura del Consiglio civico e i suoi poteri
furono fortemente modificati conformemente allaffermarsi delle tendenze
accentratrici degli ultimi sovrani della
dinastia dei Trastamara. In base a queste modificazioni lindividuazione dei
consiglieri fin` per essere effettuata
mediante la
sotto il controllo del vicere
definizione di una nuova procedura
detta insaccolazione (=). Essa era basata sulla formazione di rose di nomi di

224

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 230

Cagliari
candidati, ciascuno dei quali veniva
scritto su una piccola pergamena che
veniva inserita dentro una pallina di
cera da deporre in un sacco appositamente predisposto e dal quale, in una
data prevista, si estraeva il nome del
prescelto che annualmente avrebbe ricoperto lufficio. Con questo sistema il
finiva per sovrintendere alla
vicere
scelta preventiva dei nomi da insaccolare e quindi privava di ogni significato
` il
lantica autonomia che alla comunita
Ceterum aveva riconosciuto. Cos`, con
solenne cerimonia, il 30 novembre di
ogni anno venivano estratti i nomi dei
consiglieri e dei giurati. Nel 1621 fu affidato al giurista Bernardino Armanyach, in quellanno giurato capo, il
compito di riformare le costituzioni del
Comune; il lavoro fu compiuto con rapi` e le nuove Costituzioni vennero apdita
provate da Filippo IV nel novembre
dello stesso anno. Lapparato dellArmanyach rimase immutato nel periodo
successivo fino alla riforma degli ordinamenti voluta dal Bogino e attuata nel
1771. Il nuovo sistema fu promulgato da
Carlo Emanuele III e introdusse sostanziali innovazioni: furono aboliti i due
Consigli e il sistema dellinsaccolazione
e del sorteggio dei nomi. Lamministra` venne affidata a un
zione della citta
unico Consiglio ordinario composto da
9 membri appartenenti a tre classi sociali ben individuate (i cavalieri e i laureati, coloro che vivevano civilmente di
rendita, e i notai costituivano la prima
classe; i procuratori e i negozianti costituivano la seconda classe; i professionisti minori, i bottegai e gli artigiani agiati
costituivano la terza classe), ciascuna
delle quali esprimeva tre consiglieri
scelti entro una matricola formata da
quindici nomi. Il sistema, che fin` per
dare un eccessivo potere alle classi socialmente elevate, fu modificato con un
editto del 1809 col quale le classi tra cui

scegliere i consiglieri furono ridotte a


due (nobili e laureati la prima classe;
persone di civile condizione i componenti la seconda classe). Con unulteriore riforma nel 1836 vennero reintrodotti il Consiglio generale e quello esecutivo e questo sistema rimase in funzione fino al 1848. Con la fusione perfetta, infatti, Cagliari perse la condi` regia e il Consiglio comuzione di citta
` a essere eletto secondo
nale comincio
la legge comunale.
I CONSIGLIERI CAPO Giacomo de Sala
(1326); Francesco Saint Clement I
(1333); Bernard de Rechs (1336), Francesco Resta (1338, 1349); Galcerando
Bellotti (1346); Bartolomeo de Podiatis
(1350); Bernardo Gueraldi (1360); Guglielmo Terrades (1364, 1368); Arnaldo
Gerona (1365); Francesco Saint Cle` Carbonell (1370;
ment II (1366); Nicolo
nel 1360 e 1361 era stato IV consigliere);
Michele c
a Rovira (1371); Berengario
Rigolf (1384, 1393; nel 1366 era stato II
consigliere); Raimondo Boter (1385; nel
1364 era stato III consigliere); Francesco Rigolf (1396); Guglielmo Canelles
(1397; nel 1385 era stato III consigliere);
Arnaldo Frigola (1401; nel 1397 era stato
II consigliere); Giacomo Bou (1404); Nicola Carbonell (1406); Pietro de Bachs
(1413, 1420, 1426); Simone Rubeo major
(1415, 1418, 1421); Raimondo Boter II
(1416, 1419, 1422, 1425); Giacomo Xarch
(1424, 1434; fu III consigliere nel 1444);
Raimondo Goba (1427); Pietro Janfridi
` Benapres (1433); France(1432); Nicolo
sco Carbonell (1436); Francesco Oliver
(1444, 1448); Pietro Baquer (1453); Antonio Perpiniano (1454); Bartolomeo Rocha (1455, 1463); Mattia Martin (1467);
Andrea Sunyer (1468, 1482); Galcerando
Marquet (1479); Pietro Aymerich (1480,
1484); Antonio Salzet (1481); Giacomo
Aymerich (1483); Michele Benapres
(1486, 1496); Antonio Vidal (1487); Ni` Aymerich (1497, 1501); Giacomo
colo

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 231

Cagliari
Caldes (1500); Gregorio Baquer (1502);
Giovanni Martino Carbonell (1505); Arnaldo Vincenzo Roca (1515); Gaspare
`
Fortesa I (1516, 1535); Giovanni Nicolo
Aymerich (1524); Onofrio Fortesa
(1525); Michele Boter (1527); Bartolomeo Aleo (1528); Melchiorre Tornella
(1546, 1551); Antonio Fortesa (1547,
` (1548); Antonio
1552); Michele Barbara
` (1553,
Porcell (1549); Antonio Catala
1558, 1563, 1569, 1577); Giovanni Busquets (1554, 1559; era stato IV consigliere nel 1542); Pietro Fortesa I (1555,
1562, 1566, 1574); Cristoforo Aymerich
(1557); Giovanni Limona (1561, 1572);
Alonso de Ruecas (1570); Giovanni Giacomo Sarroc (1571, 1578, 1586); Gerolamo Tornella I (1581, 1587, 1591; era
stato II consigliere nel 1574); Pietro
Giovanni Arquer (1583); Pietro Selles I
(1585, 1589); Francesco Aleu (1588); Pietro Comellas (1594); Gaspare Fortesa II
(1603, 1611); Giovanni Stefano Meli
(1606); Melchiorre Garcet (1610, 1619);
Pietro Blancafort (1612, 1626); Antonio
Cani (1613); Pietro Giovanni Otger
(1614, 1623); Giovanni Battista Mallas
(1615); Bernardino Armanyach (1621);
Giovanni Dexart (1626); Leandro Sasso
(1627, 1632; era stato terzo consigliere
nel 1630); Giovanni Carnicer (1629; era
stato II consigliere nel 1613); Pietro Sel` (1633); Files II (1630); Andrea Orda
lippo Silvestre (1634); Francesco Ravaneda (1636, 1640, 1647); Giovanni Maria
Tanda (1637); Giacomo Dess` (1638);
Pietro Fortesa II (1639); Salvatore Marti
(1641); Gaspare Fortesa III (1642, 1650);
Gregorio Otger (1644, 1648, 1652, 1658,
1669); Giovanni Battista Masons (1645);
Antonio Soler (1646, 1653); Francesco
Carnicer (1649, 1654); Ignazio Tornella
(1651, 1656, 1663); Agostino Capay
(1659); Gerolamo Tornella II (1660,
1666); Domenico Pitzolo (1661); Domenico Carcassona (1662); Stefano Alemany (1664); Saturnino Vidal (1665); An-

tioco Carcassona (1670); Giuseppe Nin


(1671); Giuseppe Carnicer (1672, 1677);
Giovanni Domenico Pitzolo (1673, 1678);
Pietro Antonio Pes (1674); Antonio
Murta Quensa (1675, 1679, 1684); Leandro Soler (1676); Giacomo Santus (1680);
Giuseppe Carta Marti (1681, 1687); Giovanni Battista Esgrechio (1682); Nicola
Torrellas (1683); Gaspare Valerio Alciator (1685; era stato II consigliere nel
1675); Francesco Muro Sahoni (1686);
Antonio Efisio Serra (1690, 1695); Giuseppe Otger (1691, 1701, 1705); Giovanni
Santos (1692); Antonio Nater Tornella
(1693, 1703, 1707); Francesco Otger
(1694, 1706, 1710, 1716); Francesco
Esgrechio (1696, 1708, 1721); Giovanni
Efisio Esquirro (1697, 1699, 1704, 1709,
1714, 1719); Antioco Nin (1702); Diego
Delmestre (1711); Antonio Murteo
(1712); Giovanni Maria Canelles (1713);
Efisio Soler Serra (1715, 1724); Giacomo
Sousa (1717, 1725, 1730); Alfonso Del
vecchio (1722, 1726); Antioco Nater
(1723, 1729); Pietro Frediani (1727,
1733, 1739, 1744); Giovanni Domenico
Martini (1740, 1746); Giovanni Battista
Mallas (1728).
ELENCO DEI GIURATI CAPO Antonio
Fadda (1732, 1736, 1742, 1749); Antonio
Nater (1731, 1738, 1745, 1750, 1756, 1760,
1764); Giovanni Battista Masones (1735,
1741); Giorgio Carta (1737); Giuseppe
Antonio Lay (1742, 1766, 1770, 1774, fu
consigliere di I classe nel 1772, 1773);
Giacomo Valdes (1747, 1755, 1762); Gavino Giuseppe Carta (1748, 1752); Salvatore Rodriguez (1751, 1761, 1769, 1773,
fu consigliere di I classe nel 1772); Giovanni Andrea Falqui (1753, 1757); Antioco Ignazio Serra (1754, 1758); Giuseppe Tarragona (1759, 1766); Salvatore
Duranti (1763, 1767, 1772); Tomaso
Sanna Cossu (1768); Salvatore Sotgiu I
(1771, 1776, 1784, 1792, 1793, 1802, fu
consigliere di I classe nel 1773, 1774,
1783, 1789, 1790, 1791, 1800, 1801); Gae-

226

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 232

Cagliari
tano Frediani (1776, fu consigliere di I
classe nel 1774, 1776); Pietro Giovanni
Demelas (1777, 1785, fu consigliere di I
classe nel 1776, 1783, 1784, 1792, 1793);
Gavino Mulargia (1778, 1788, fu consigliere di I classe nel 1776, 1777, 1785);
Antonio Lepori (1779, 1795, fu consigliere di I classe nel 1778); Antonio Fenicio (1780, fu consigliere di I classe nel
1778, 1779); Giuseppe Corte (1781, 1782,
1791, fu consigliere di I classe nel 1787,
1788, 1789, 1790); Luigi Messina (1783, fu
consigliere di prima classe nel 1781,
1782); Giovanni Maria Tarena (1786, fu
consigliere di I classe nel 1784, 1785);
Giuseppe Maria Paradiso (1787, fu consigliere di I classe nel 1786); Salvatore
Cadeddu (1789, 1797, fu consigliere di I
classe nel 1788, 1795, 1796); Gioacchino
Mattana (1790, 1798, fu consigliere di I
classe nel 1788, 1789, 1796, 1797); Michele Umana (1796, fu consigliere di I
classe nel 1795); Pasquale Attori (1799,
1809, fu consigliere di I classe nel 1798,
1808, 1807); Salvatore Pala (1800, fu consigliere di I classe nel 1799); Carlo Carta
Sotgiu (1801, 1810, fu consigliere di I
classe nel 1799, 1800, 1808, 1809); Giovanni Maria Tarena (1803, fu consigliere di I classe nel 1801, 1802); Salvatore Lepori (1804, 1812, fu consigliere di
I classe nel 1802, 1803, 1810, 1811, 1817,
1818); Luigi Cao (1805, 1806, 1814, fu consigliere di I classe nel 1803, 1804, 1812,
1813); Giuseppe Melis Atzeni (1807,
1816, fu consigliere di I classe nel 1805,
1806, 1814, 1815); Michele Onnis (1808,
fu consigliere di I classe nel 1806,
1807); Alberto Manca dellAsinara
(1811, 1818, fu consigliere di I classe nel
1817); Gioacchino Vacca (1813, fu consigliere di I classe nel 1811, 1812); Gioacchino Grondona (1815, fu consigliere di
I classe nel 1813, 1814); Michele Carta
Farina (1817); Salvatore Sotgiu II
(1819); Raimondo Melis (1820, 1827, fu
consigliere di I classe nel 1818, 1819,

1825, 1826); Emanuele Massa Schirru


(1821, fu consigliere di I classe nel 1819,
1820); Bardilio Fois (1822, 1829, fu consigliere di I classe nel 1820, 1821, 1827,
1828); Giovanni Maria Falqui Massidda
(1822, fu consigliere di I classe nel 1820,
1821); Selis Vincenzo (1824, 1831, fu consigliere di I classe nel 1822, 1823, 1830);
Coi Russi Basilio (1825, 1832, fu consigliere di I classe nel 1823, 1824, 1830,
1831); Antonio Doneddu (1826, 1835,
1837 sindaco di II classe, consigliere di
I classe nel 1824, 1825, 1833, 1834); Cristoforo Soggiu (1828, fu consigliere di I
classe nel 1827); Giuseppe Piras (1830,
fu consigliere di I classe nel 1828, 1829);
Federico Caboni (1833, fu consigliere di
I classe nel 1831,1832); Giovanni Uselli
(1834, fu consigliere di I classe nel 1832,
1833).
I SINDACI Francesco Flores Nurra (1837
sindaco di I classe); Efisio Cao di San
Marco (1838, 1841 sindaco di I classe);
Efisio Loi (1838 sindaco di II classe);
Efisio Manconi (1839, 1842 sindaco di I
classe); Luigi Unida (sindaco di II
classe); Pietro Nieddu di Santa Margherita (1840 sindaco di I classe); Giovanni
Borgna (sindaco di II classe); Antonio
Pintor Melis (1841 sindaco di II classe,
1860 assessore); Salvatore Rossi (1842
sindaco di II classe, consigliere delegato 1855, 1856); Carlo Pilo Boyl (18441845 sindaco di I classe, 1855, 1856, 1857,
1858, 1859 consigliere delegato); Fortunato Cossu Baylle (1844-1845 sindaco di
II classe, 1849 sindaco); Edmondo Roberti di San Tommaso (1846-1848 sindaco di I classe, 1853, 1854, 1855, 1856,
1863, 1864, 1865, 1866, 1867, 1868, 1869,
1870, 1871, 1872, 1873, 1875 sindaco,
1860, 1880, 1881 assessore); Tommaso
Marini Demuro (1846-1848 sindaco di II
classe, 1857, 1858, 1859 sindaco, 1853,
1855 fu consigliere delegato, 1861, 1864,
1865, 1866, 1867 assessore); Antioco
Loru (1851, 1852); Giovanni Meloni

227

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 233

Cagliari
Baille (1860, 1861, 1862); Enrico Sanjust
di Neoneli (1876, fu assessore nel 1877,
1878, 1880, 1881, 1884, 1885, 1886); Giovanni Agostino Varsi (1877); Giovanni
Sini (1877, 1878, 1879, fu assessore nel
` (1880, 1882; 1889 fu
1876); Gaetano Orru
assessore nel 1879, 1884, 1885, 1886,
1887, 1888); Salvatore Marcello (1883);
Emanuele Ravot (1884, 1885, 1886, 1887,
1888), Ottone Bacaredda (sindaco 1890,
1891, 1892, 1893-1895, 1895-1899, 18991902, 1902-1904, 1905-1906, 1907-1910,
1911-1914, 1920-1922); Giuseppe Picinelli (1902-1904); Francesco Nobilioni
(1911); Gavino Dessy Deliperi (1922,
1944).
I PODESTA` Vittorio Tredici (1927-1928);
Enrico Endrich (1928-1934); Giovanni
Cao (1934-1935); Angelo Prunas (19351942).
I NUOVI SINDACI Cesare Pintus (19441946); Luigi Crespellani (1946-1949);
Pietro Leo (1949-1956); Mario Palomba
(1956-1960); Antonio Follese (1960); Giuseppe Peretti (1960); Giuseppe Brotzu
(1960-1967); Paolo De Magistris (19671970, 1984-1990); Angelo Lai (19701971); Eudoro Fanti (1971-1972); Franco
Murtas (1972-1975); Salvatore Ferrara
(1975-1979); Mario De Sotgiu (19791980); Bachisio Scarpa (1980-1981); Michele Di Martino 1981-1984); Paolo De
Magistris (1984-1990); Roberto Dal Cortivo (1990-1992); Gaetano Giua (19921994); Mariano Delogu (1994-2000); Emilio Floris, in carica dal 2001.

Cagliari, archidiocesi di Antica diocesi. Probabilmente la prima della Sardegna, certamente unica archidiocesi
` del secolo XI. Attualsino alla meta
` primate
mente il vescovo di Cagliari e
della Sardegna e porta i titoli di vessillifero di Santa Romana Chiesa e di barone di Suelli e di San Pantaleo. In
epoca medioevale la sua giurisdizione
si estendeva sui territori delle curatorias di Campidano, Colostrai, Decimo-

mannu, Gippi, Nora, Nuraminis. Dal


1420 la sua giurisdizione si estese sulla
disciolta diocesi di Suelli, dal 1495 su
quella di Galtell`, dal 1503 su quella di
Dolia e dal 1506 su quella di Sulcis. Nei
secoli successivi alcune di queste diocesi ottennero nuovamente lautonomia: nel 1824 una parte della diocesi di
Suelli costitu` la diocesi di Ogliastra, la
diocesi di Sulci-Iglesias fu ricostituita
nel 1763; la diocesi di Galtell` fu ricostituita nel 1779. Larcivescovo di Cagliari
ha governato e governa sulle parrocchie dei seguenti centri: Anquesa, Arcedi, Archiepiscopu, Arcu, Arculentu,
Arixi dal 1503 (= Dolia), Armungia dal
1503 (= Dolia), Assemini, Ballao dal
1503, Baralla, Barrali dal 1503, Borro,
Burcei, Cagliari, Calagonis, Cancellus,
Capoterra, Carabione, Carbonara, Carruti, Castiadas, Chia, Corongiu, Cucho,
Decimomannu, Decimoputzu, Dolianova dal 1503, Domus de Maria, Donigala dal 1503 (= Siurgus Donigala), Donisellu, Donori dal 1503, Elmas, Escolca
dal 1503, Esterzili dal 1420, Fanari
Susu, Fanari Jossu, Flumini, Forcillas,
Frutti dOro, Furtei, Geremeas, Gergei
dal 1503, Gesico dal 1503, Getha de Sipollo, Gippi Jossu, Gippi Susu, Goni dal
1503, Gonidoy, Guamaggiore dal 1503,
Guasila dal 1503, Gurgu de Sipollo, Iglesias de Storponi, Ispidi, Leni, Mamussi,
Mairu, Mandas dal 1503, Maracalagonis, Masone, Mogor de Liurus, Monastir
dal 1503, Monpusi, Monserrato (Pauli),
Moracesus, Muravera, Murta, Nizas,
Nora, Nurache, Nuraci, Nuraminis,
Nuragi de Frotey, Nuraminis, Nuramineddu, Nurri dal 1503, Orroli dal 1503,
Ortacesus dal 1503, Orto de Cidro, Orto
Jacob, Palma, Palmas, Pau Josso, Pau
Susu, Perde Sali, Petrera, Pimentel,
Pirri, Poggio dei Pini, Pramont, Pula,
Quartu SantElena, Quartucciu (Quarto
Tocho), Saliu, Samassi, Samatzai, San
Basilio, Santa Maria Maddalena, San

228

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 234

Cagliari
` Gerrei dal 1503, San Priamo, San
Nicolo
Sperate, San Vito, Sanluri, Sanluri
Stato, Santa Igia, Santa Margherita di
Pula, Santa Maria de Claro, Santa Maria de Paradiso, Santu Venuci, SantAndrea Frius, Sarroch, Scolca di Orrea,
Sedanu, Segariu dal 1503, Segavenu,
Selargius, Selegas dal 1503, Seminis,
Sennoris, Senorb` dal 1503, Separassiu,
Sepullo (Cepola), Serdiana dal 1503,
Serramanna, Serrenti, Serri dal 1503,
Sestu, Settimo San Pietro, Seuni (dal
1503), Siarus, Simbilia, Siliqua, Silius
dal 1503, Sinnai, Sinnuri, Siponti, Sirigargiu, Sisali, Sisini dal 1503, Sisula, Situxini, Siurgus (dal 1503), Siurru, Siutas, Sogus, Solanas, Soleminis, Sorrui,
Suelli dal 1420, Susue, Torralba, Trona,
Ussana dal 1503, Uta, Vallermosa, Vestaris, Villa San Pietro, Villagreca, Villa
major de Pont, Villa Majori, Villamar,
Villanova de Castiades, Villanovatulo,
Villanova San Basilio, Villanova Sa
Pannuga, Villasalto, Villasimius, Villasor, Villaspeciosa.
VESCOVI DI CAGLIARI STORICAMENTE
CERTI
1. Quintasio, attestato nel 314. 2. Lucifero I teologo e santo (353 ca.-370 ca.).
ARCIVESCOVI DI CAGLIARI STORICAMENTE CERTI
1. Lucifero II, attestato nel 484. 2. Brumasio, (517 ca.-523 ca.). 3. Tommaso I,
prima del 591. 4. Gianuario, (591 ca.-603
ca.). 5. Vescovo anonimo, attestato nel
626. 6. Diodato, attestato nel 649. 7. Giustino, attestato nel 649. 8. Citonato, (680
ca.-686 ca.). 9. Vescovo anonimo attestato nel 692. 10. Tommaso II, attestato
nel 787. 11. Arsenio I, prima del 843. 12.
Giovanni, (847 ca.-855 ca.). 13. Arsenio
` secolo IX. 14. Alfredo,
II, seconda meta
prima del 1073. 15. Giacomo, (1073 ca.1081 ca.). 16. Lamberto, attestato nel
1089. 17. Ugo, (1089 ca.-1090 ca.). 18.
Gualfredo, attestato nel 1112. 19. Pietro,
attestato nel 1126. 20. Costantino, atte-

stato nel 1141. 21. Bonato, attestato nel


1163. 22. Ricco, (1183 ca.-1217 ca.). 23.
Mariano, da Sulci (1218 ca.-1226 ca.). 24.
Vescovo anonimo, attestato nel 1233. 25.
Vescovo anonimo, attestato nel 1235. 26.
Leonardo, di Roma (1237 ca.-1255 ca.).
27. Vescovo anonimo che nel 1257 intervenne alla fondazione di un ospedale a
Pisa. 28. Ugone, (1260 ca.-1276). 29. Pecci
Ranieri, domenicano di Pisa, designato
` contestualmente.
nel 1276 ma rinuncio
30. Gallo, canonico pisano (1276-1290).
31. Percivalle de Comitibus, vescovo di
Padova (1290-1295). 32. Giacomo dellAbate, canonico a Cagliari (1295-1298). 33.
Ranuccio, minore, vicario di Roma
(1299-1322). 34. Gioannello, (1322-1331).
35. Gondisalvo Bonihominis, arcidiacono a Lleida (1322-1341). 36. Guglielmo
I, di Poblet, cistercense, maestro di Teologia (1341-1342). 37. Sebastiano, parroco nella diocesi di Tortosa (13421344). 38. Guglielmo II, agostiniano, tesoriere della cattedrale di Tarragona
(1344-1348). 39. Pietro Cescomes,, cistercense abate di Benifazano (1348-1352).
40. Giovanni Graziani, canonico a Cagliari (1352-1354). 41. Giovanni dAragona, minore (1354-1369). 42. Bernardo,
arcidiacono a Mazara, dal 1361 al 1368
vescovo di Ploaghe, arcivescovo di Torres dal 1368 (1369-1398). 43. Diego, nominato da Benedetto XIII nel 1386. 44. Giovanni, nominato da Benedetto XIII, attestato nel 1400. 45. Antonio Dexart, dellordine dei Mercedari, vescovo di
Atene, nominato da Benedetto XIII
(1403-1413). 46. Pietro Spinola, dottore
in Decretali, vescovo di Ales, nominato
da Benedetto XIII (1414-1422), nel 1418
confermato da Martino V. 47. Giacomo
Massaguer, canonico di Cagliari attestato nel 1414. 48. Giovanni Fabri, baccelliere in Teologia, carmelitano (14231440). 49. Matteo Joffre, canonico decano di Cagliari (1440-1460). 50. Francesco de Ferrer, vescovo di Segorbe (1460-

229

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 235

Cagliari
1467) trasferito a Majorca. 51. Ludovico
Fenollet, vescovo di Nicosia (14671468). 52. Antonio Baragues, domenicano, attestato nel 1471. 53. Gabriele
Serra, cistercense abate di Verola
(1472-1484). 54. Pietro Pilares, domenicano. vescovo di Dolia (1484-1514). 55.
Giovanni Pilares, vescovo di Iglesias
(1514-1521). 56. Gerolamo di Vilanova,
canonico di Oristano (1521-1534). 57. Domenico Pastorello, conventuale, vescovo di Alghero (1534-1547). 58. Baldassarre de Heredia, domenicano, vescovo
di Bosa (1548-1558). 59. Antonio Parragues de Castillejo, benedettino, vescovo
di Trieste (1558-1572). 60. Angelo, agostiniano, professore di Teologia a Saragozza, mor` prima di prendere possesso
della diocesi nel 1573. 61. Francesco Perez, canonico di Tarazona (1574-1577).
62. Gaspare Vincenzo Novella, dottore
in Teologia, vescovo di Ampurias (15781587). 63. Francesco del Vall, dottore in
Teologia, sacerdote a Toledo (1587 o, vescovo
1595). 64. Alonso Laso Seden
di Gaeta (1596-1604), trasferito a Majorca. 65. Francesco dEsquivel, dottore
in utroque, sacerdote a Calahorra (16041624). 66. Lorenzo Nieto, benedettino,
arcivescovo di Oristano, nominato nel
1625, mor` nel 1626 prima di giungere
nella sua nuova sede. 67. Ambrogio Machin, mercedario, da Alghero (16271640). 68. Bernardo de la Cabra, vescovo
di Barbastro (1642-1655). 69. Pietro Vico,
arcivescovo di Oristano (1657-1676). 70.
Diego Fernandez de Angulo, minore osservante, commissario generale dellor vila. 71.
dine (1676-1683), trasferito ad A
Antonio Vergara, domenicano, era arcivescovo di Sassari (1683-1685), trasferito a Zamora. 72. Ludovico Diez, mercedario, vescovo di Alghero (1686-1689).
73. Francesco Sobrecasas,, domenicano,
maestro di Teologia (1689-1698). 74. Ber ena, mercedario, dottore in
nardo Carin
Teologia (1699-1722). 75. Giovanni Giu-

seppe Falletti di Barolo, dottore in utroque, vicario generale della diocesi di


Alba (1726-1748). 76. Giulio Cesare Gandolfi, rettore del collegio provinciale di
Torino (1748-1758). 77. Tommaso Ignazio
Natta, provinciale dei Domenicani, professore di Teologia (1759-1763), nel 1763
` . 78. Giuseppe Agostino Delrinuncio
becchi, dellordine degli Scolopi, vescovo di Alghero (1763-1777). 79. Vittorio
Filippo Melano di Portula, domenicano,
professore di Teologia (1778-1797), trasferito a Novara. 80. Diego Gregorio Cadello, dottore in utroque, canonico e vicario generale della diocesi (1798, cardinale dal 1803, resse la diocesi fino al
1807). 81. Nicola Navoni, vescovo di Iglesias (1819-1836). 82. Antonio Raimondo
Tore, vescovo di Ales (1837-1840). 83.
Giovanni Emanuele Marongiu Nurra,
dottore in utroque, vicario capitolare di
Sassari (1842-1850) esiliato a Roma,
` a Cagliari nel 1866 anno della sua
torno
morte. 84. Giovanni Antonio Balma, degli Oblati di Maria, vicario apostolico in
Birmania (1871-1881). 85. Vincenzo Gregorio Berchialla, degli Oblati di Maria,
dottore in Teologia (1881-1892). 86.
Paolo Maria Serci Serra, arcivescovo di
Oristano (1893-1900). 87. Pietro Balestra, minore conventuale, vescovo di
Aqui (1900-1912). 88. Francesco Rossi,
vicario generale e rettore del Seminario di Perugia (1913-1920), trasferito a
Ferrara. 89. Ernesto Maria Piovella, arcivescovo di Oristano (1920-1949). 90.
Paolo Botto, dottore in utroque, rettore
del Seminario di Chiavari (1949-1969),
` . 91. Sebastiano Bagnel 1969 rinuncio
gio, cardinale (1969-1973), trasferito
alla curia di Roma. 92. Giuseppe Bonfiglioli, dottore in Teologia, arcivescovo
di Siracusa (1973-1984). 93. Giovanni Canestri, (1984-1987), trasferito a Genova e
creato cardinale. 94. Ottorino Pietro Alberti, vescovo di Spoleto e Norcia (1987-

230

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 236

Cagliari
2004). 95. Giuseppe Mani, ordinario militare (2004-).

Cagliari, giudicato di (o giudicato di Plumi` esteso dei quattro giudicati


nos) Il piu
sardi. Il suo territorio era diviso in
quindici curatorie: 1. Campidano di Cagliari, con 806 km2 di superficie; 2. Decimomannu, con 333 km2 di superficie; 3.
Gippi, con 460 km2 di superficie; 4. Nuraminis, con 271 km2 di superficie; 5.
Dolia, con 253 km2 di superficie; 6. Trexenta, con 282 km2 di superficie; 7. Siurgus, con 493 km2 di superficie; 8. Gerrei,
con 427 km2 di superficie; 9. Nora, con
411 km2 di superficie; 10. Sulci, con 4511
km2 di superficie; 11. Sigerro, con 761
km2 di superficie; 12. Sarrabus, con 250
km2 di superficie; 13. Quirra, con 200
km2 di superficie; 14. Colostrai, con 320
km2 di superficie; 15. Ogliastra, con 850
km2 di superficie.
I primi giudici Le prime notizie che si
riferiscono a un giudice di Cagliari risalgono al secolo X: dapprima dovette
`
trattarsi di un magistrato la cui autorita
si estendeva probabilmente a tutta la
Sardegna; successivamente, alla fine
dello stesso secolo, il titolo era riferito
` ristretto, ria un ambito territoriale piu
spondente al territorio di cui abbiamo
detto. Il piccolo regno agli inizi del secolo XI fu attaccato dallemiro arabo di
hid e una parte del suo terDenia Muga
ritorio fu conquistata per un breve pe hid furono
riodo. Le intenzioni di Muga
` vanificate: infatti il territorio conpero
quistato fu successivamente liberato
con il concorso di una flotta composta
da navi pisane e genovesi.
I Lacon Gunale Da questo momento co` la stonosciamo con maggior continuita
ria del piccolo stato. Il potere era nelle
mani della dinastia dei Lacon Gunale
hid, rafche, dopo la cacciata di Muga
` la propria posizione riuscendo a
forzo
tramandarsi il trono ereditariamente.
` del secolo
A partire dalla seconda meta

i vari giudici che si succedettero sul


trono di Cagliari, accanto al loro nome
proprio, usarono in alternativa i nomi
dinastici di Salusio e Torchitorio; posero in atto una politica tesa a rafforzare il proprio potere e a limitare
quello della Chiesa locale. Per conseguire lobiettivo si adoperarono per
aprire il giudicato alla Chiesa di Roma,
favorendo anche la presenza dei grandi
ordini religiosi, cui fecero importanti
donazioni. Negli stessi anni essi favorirono anche la frequentazione commerciale di mercanti pisani e genovesi, cui
fu consentito possedere vasti territori e
godere di esenzioni e privilegi. Col passare degli anni il rapporto con la Chiesa
di Roma divenne politico: infatti il
papa, che si basava sulla cosiddetta
donazione costantiniana, pretese di
esercitare diritti di supremazia sul piccolo regno. Anche la presenza dei mercanti pisani, col trascorrere degli anni,
` ingombrante: dapprima essi
si fece piu
esercitarono una notevole influenza
culturale, che successivamente si tra` in presenza politica, divenuta
sformo
` decisa dopo lestinzione della dinapiu
stia dei Lacon Gunale nella seconda
` del secolo XII.
meta
I Lacon Massa Ai Lacon Gunale succedettero i Lacon Massa, un ramo degli
Obertenghi marchesi di Massa: era una
famiglia toscana imparentata con la
vecchia dinastia estinta, la cui ascesa
fu favorita da Pisa e osteggiata dal
papa e da Genova. La presenza a Cagliari dei marchesi di Massa apr` ancor
` il piccolo regno allinfluenza culdi piu
` le conditurale della Toscana e creo
zioni per una sua dipendenza politica
da Pisa. La nuova dinastia consent` la
presenza di un numero crescente di toscani che favorirono la trasformazione
` del giudicato. Dopo la
della societa
morte di Guglielmo I e durante il regno
della sfortunata giudicessa Benedetta,

231

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 237

Cagliari
sua figlia, la dipendenza del giudicato
` netta. Benedetta
da Pisa si fece piu
` al Comune dellArno il colle dove
dono
nel 1217 sorse il quartiere del Castello,
allinterno del quale i mercanti pisani
si diedero leggi proprie; il territorio fu
invaso da Ubaldo Visconti e la giudicessa tenuta prigioniera e costretta a
sposarsi con Lamberto Visconti. I margini di indipendenza del giudicato si restrinsero maggiormente con i successori di Benedetta, e quando il giudice
` di affrancarsi dalla dipenChiano tento
denza avvicinandosi a Genova fu la fine
del piccolo regno. Nel 1257 una spedizione voluta dai Pisani, alla quale presero parte anche i Capraia, i Visconti e i
` aveDella Gerardesca, famiglie che gia
vano interessi nellisola, assal` e distrusse Santa Igia, la capitale del giudicato, il cui territorio fu diviso tra i vincitori.

Cagliari, provincia di Circoscrizione


amministrativa che si estende per 4570
km2 e ospita 543 000 abitanti. Trova le
` remote origini come entita
` tersue piu
ritoriale istituita per scopi amministrativi nelleditto del maggio del 1807 col
quale fu cancellata la tradizionale divisione della Sardegna in Capi e furono
istituite le prefetture.
DAL 1807 AL 1821 La prefettura di Ca` comprendeva i vilgliari oltre alla citta
laggi di Assemini, Burcei, Capoterra,
Decimomannu, Decimoputzu, Domus
de Maria, Donori, Elmas, Furtei, Maracalagonis, Monastir, Nuraminis, Pauli,
Pirri, Pulas, Quartu, Quartucciu, Samassi, San Pietro Pula, San Pantaleo,
Sarroch, San Sperate, Selargius, Segariu, Serdiana, Serramanna, Serrenti,
Sestu, Settimo, Sicci, Sinnai, Soleminis,
Villagreca, Villamar, Villasor, Villaspeciosa, Ussana e Uta.
DAL 1821 AL 1848 Nel 1821 con la riforma introdotta da Carlo Felice la prefettura di Cagliari fu abolita e al suo po-

sto fu istituita la provincia di Cagliari


che comprendeva 9 mandamenti: Ca` ); Dogliari (comprendeva la sola citta
mus de Maria (Domus de Maria, Pula,
San Pietro Pula, Sarroch, Teulada);
Pauli (Pauli, Elmas, Pirri, Quartu, Quartucciu, Selargius, Sestu); Sanluri (Sanluri, Furtei, Pauli Arbarei, Samassi, San
Gavino, Segariu, Serrenti, Villamar);
Senorb` (Senorb`, Arixi, Guamaggiore,
Guasila, Ortacesus, Pauli Gerrei, San
Basilio, SantAndrea Frius, Seuni, Selegas, Sisini, Silius, Suelli); Serramanna
(Serramanna, Nuraminis, Pimentel, Samatzai, Villagreca, Villasor); Sinnai
(Sinnai, Burcei, Maracalagonis, Settimo San Pietro, Soleminis); Ussana
(Ussana, Assemini, Barrali, Decimomannu, Decimoputzu, Donori, Monastir, San Pantaleo, San Sperate, Serdiana, Sicci, Villaspeciosa).
DAL 1848 AL 1859 La provincia di Cagliari rimase in funzione fino al 1848,
anno in cui con la fusione perfetta le
province furono sostituite dalle divisioni amministrative. La divisione amministrativa di Cagliari comprendeva
quattro province: Cagliari (Cagliari
` , Arixi, Assemini, Barrali, Burcei,
citta
Capoterra, Carbonara, Decimomannu,
Decimoputzu, Domus de Maria, Donori,
Elmas, Furtei, Guasila, Guamaggiore,
Maracalagonis, Monastir, Nuraminis,
Ortacesus, Pauli, Pauli Arbarei, Pauli
Gerrei, Pimentel, Pirri, Pula, Quartu,
Quartucciu, Samassi, Samatzai, San Basilio, San Pantaleo, San Gavino, San
Pietro Pula, San Sperate, Sanluri, Sarroch, Selargius, Selegas, Segariu, Serdiana, Serramanna, Serrenti, Sestu,
Settimo, Seuni, Sicci, Siliqua, Silius,
Sinnai, Sisini, Soleminis, Teulada, Villagreca, Villamar, Villasor, Villaspeciosa, Ussana e Uta, Vallermosa, Villa` , Arbus, Calasor); Iglesias (Iglesias citta
setta, Carloforte, Domusnovas, Escalaplano, Esterzili, Fluminimaggiore,

232

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 238

Cagliari
Gonnesa, Gonnosfanadiga, Guspini,
Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Pabillonis, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Santadi, SantAntioco,
Tratalias, Villacidro, Villamassargia,
Villarios), Isili (Isili, Armungia, Asuni,
Ballao, Baradili, Baressa, Barumini,
Escolca, Forru, Gadoni, Genoni, Genuri, Gergei, Gesturi, Gonnoscodina,
Laconi, Las Plassas, Lunamatrona, Mogoro, Nuragus, Nurallao, Nureci, Nurri,
Orroli, Ruinas, Sadali, SantAntonio,
Sardara, Senis, Serri, Setzu, Seui,
Seulo, Siddi, Sini, Siurgus, Tuili, Turri,
Ussaramanna, Ussassai, Villanovaforru, Villanovafranca, Villanovatulo,
` , AbVillasalto); Oristano (Oristano citta
basanta, Aidomaggiore, Ales, Allai, Ardauli, Aritzo, Assolo, Atzara, Austis, Banari, Baratili, Bauladu, Belv`, Bidon`,
Boroneddu, Busachi, Cabras, Curcuris,
Desulo, Domusnovas Canales, Donigala
Fenughedu, Escovedu, Figu, Fordon` , Marrubiu,
gianus, Ghilarza, Gonnosno
Massama, Masullas, Meana, Milis, Mogorella, Morgongiori, Narbolia, Neoneli, Norbello, Nughedu, Nurachi, Nuraxinieddu, Ollastra Simaxis, Ollastra
Usellus, Ortueri, Palmas, Pau, Paulilatino, Pompu, Riola, Samugheo, San Ni` Arcidano, Santa Giusta, San Vero
colo
Congius, San Vero Milis, Sedilo, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Sil`, Simala, Simaxis, Siris, Sodd`, Solanas, Solarussa, Sorgono, Sorradile, Tadasuni,
Terralba, Teti, Tiana, Tonara, Tramatza, Ula, Uras, Usellus, Villanova
Truschedu, Villaurbana, Zeddiani, Zeppara, Zerfaliu, Zuri).
DAL 1859 AL 1927 Nellottobre del 1859
sparirono le divisioni amministrative e
furono nuovamente costituite le province. La nuova provincia di Cagliari fu
divisa in 6 circondari: Cagliari, Iglesias,
Isili, Oristano (con i villaggi compresi
nella divisione amministrativa abolita),
Cuglieri (Cuglieri, Birori, Bonarcado,

Borore, Bortigali, Bosa, Dualchi, Flussio, Lei, Macomer, Modolo, Magomadas,


Montresta, Mulargia, Noragugume, Sagama, Santu Lussurgiu, Scano di Montiferro, Seneghe, Sennariolo, Silanus,
Sindia, Suni, Tinnura, Tresnuraghes) e
Lanusei (Lanusei, Arzana, Bari Sardo,
Baunei, Elini, Gairo, Girasole, Ilbono,
Jerzu, Loceri, Lotzorai, Muravera,
Osini, Perdasdefogu, San Vito, Talana,
Tertenia, Tortol`, Triei, Ulassai, Urzulei, Villagrande Strisaili, Villanova Strisaili, Villaputzu).
NEL 1927 Nel 1927 con la costituzione
della provincia di Nuoro, la provincia
di Cagliari cedette i circondari di Isili,
Cuglieri e Lanusei.
DAL 1974 AL 2004 Quando nel 1974 fu costituita la provincia di Oristano cedette
anche il circondario di Oristano per cui
` costituita dai centri di Cagliari
risulto
`, Arbus, Arixi, Armungia, Assemini,
citta
Ballao, Barrali, Barumini, Burcei, Calasetta, Capoterra, Carbonara, Carloforte, Collinas (Forru), Decimomannu,
Decimoputzu, Domus de Maria, Domusnovas, Donori, Elmas, Furtei, Fluminimaggiore, Genuri, Gesturi, Gonnesa,
Gonnosfanadiga, Guasila, Guamaggiore, Guspini, Iglesias, Las Plassas, Lunamatrona, Maracalagonis, Masainas,
Monastir, Muravera, Musei, Narcao,
Nuraminis, Nuxis, Ortacesus, Pabillonis, Pauli, Pauli Arbarei, Pauli Gerrei,
Pimentel, Pirri, Piscinas, Portoscuso,
Pula, Quartu, Quartucciu, Samassi, Samatzai, San Basilio, San Gavino, San
Giovanni Suergiu, San Pantaleo, San
Pietro Pula, San Sperate, San Vito, Sanluri, SantAntioco, Santadi, Sardara,
Sarroch, Selargius, Selegas, Segariu,
Serdiana, Serramanna, Serrenti, Sestu,
Settimo, Setzu, Seuni, Sicci, Siddi, Siliqua, Silius, Sinnai, Sisini, Siurgus Donigala, Soleminis, Teulada, Tratalias,
Tuili, Turri, Ussana e Uta, Villacidro,
Villagreca, Villamar, Villamassargia,

233

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 239

Cagliari Calcio
Villanovaforru, Villanovafranca, Villaperuccio, Villaputzu, Villarios, Villasor,
Villaspeciosa, Vallermosa, Villasalto,
Villasor.
DAL 2004 Il recente dibattito sulle partizioni amministrative della Sardegna
` concluso con la costituzione di quatsi e
tro nuove province che ha determinato
alcune significative trasformazioni territoriali. Oggi la provincia di Cagliari
occupa la parte sud-orientale dellisola, con una punta che arriva a nord
sino alle falde del Gennargentu. Tra i
` popolosi quelli che si sono
centri piu
formati intorno al capoluogo: Quartu
SantElena, 68 000 abitanti; Selargius,
27 000; Assemini, 24 000; Capoterra,
21 000; Monserrato, 20 000. Resistono at` agricole tradizionali come la cetivita
realicoltura, allinterno del territorio,
mentre nelle parti pianeggianti irrigue
si sono sviluppate la frutticoltura e lorticultura. Nelle zone costiere oltre al turismo si sono sviluppate le industrie petrolchimiche, e consolidate quelle commerciali, che possono contare sul
grande porto di Cagliari. Cagliari, il capoluogo, conta 164 000 abitanti. Attualmente la provincia di Cagliari risulta
`,
composta dai centri di Cagliari citta
Arixi, Armungia, Assemini, Ballao, Barrali, Burcei, Capoterra, Carbonara, Collinas (Forru), Decimomannu, Decimoputzu, Dolianova, Domus de Maria, Donori, Elmas, Escolca, Esterzili, Furtei,
Genuri, Gergei, Gesturi, Gonnesa, Gonnosfanadiga, Isili, Mandas, Maracalagonis, Monastir, Monserrato, Muravera,
Nuraminis, Nurri, Orroli, Ortacesus,
Pabillonis, Pauli, Pauli Gerrei, Pimentel, Pirri, Pula, Quartu, Quartucciu, Samassi, Samatzai, San Basilio, San Pantaleo, San Pietro Pula, San Sperate, San
Vito, Sarroch, Selargius, Selegas, Segariu, Serdiana, Serramanna, Serrenti,
Sestu, Settimo, Setzu, Seuni, Sicci, Siliqua, Silius, Sinnai, Sisini, Siurgus Do-

nigala, Soleminis, Ussana e Uta, Villagreca, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca, Villaperuccio, Villaputzu,
Villarios, Villasor, Villaspeciosa, Vallermosa, Villasalto, Villasor.

Cagliari Calcio Il nuovo stadio di SantElia


sostitu` il vecchio, glorioso Amsicora, che a
sua volta aveva sostituito lo stadio di via Pola.

Cagliari Calcio Societa` sportiva. Nel


1920, con una partita contro i cugini
della SEF Torres, il Cagliari Foot-ball
Club, appena nato per iniziativa di un
gruppo di studenti, inaugura il campo
`e
` la prima
di viale Trieste. La societa
che pratichi esclusivamente il calcio.
Quattro anni dopo, dalla fusione con
lUnione Sportiva Italia, nasce il
Club Sportivo Cagliari che si iscrive
al campionato sardo di I divisione (dal
quale si accede ai campionati nazionali). In quegli anni il calcio organizzato sta muovendo i primi passi. Nel
1930 il C.C. partecipa al campionato di
I divisione nazionale classificandosi al
quinto posto e lanno successivo ottiene
la promozione in serie B. Nel 1934 il
Club Sportivo si scioglie e nasce una
` , lUnione Sportiva Canuova societa
gliari, che mantiene il suo posto nel
campionato di serie B fino al 1935,
quando, sotto la presidenza dellingegnere romano Aldo Pacca, retrocede in
serie C a causa della trasformazione del
campionato cadetto in girone unico.
Con lavvento della guerra le squadre

234

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 240

Caglio ellittico
sarde, come lo stesso C.C., la Torres e la
neonata Carbosarda, disputano un cam` tapionato regionale: la Sardegna e
gliata fuori dal resto dellItalia fino a
tutto il 1946. Solo nel 1947 lUS Cagliari
viene ripescata in serie B, ma retrocede
lanno successivo classificandosi al 18
posto. Dopo un paio di campionati nellanonimato, finalmente nel 1952 i ros` vincono il girone C della serie C e
soblu
tornano tra i cadetti, sfiorando nel 1954
la promozione in serie A: perdono a
Roma lo spareggio con la Pro Patria di
Busto Arsizio. Nel 1959, dopo otto anni,
il C.C. retrocede in serie C e ritrova
lanno successivo il derby con i cugini
della Torres, provenienti dalla quarta
serie. Il primo derby si gioca a Sassari
il 22 gennaio 1961 davanti a 10 000 spet` (1-1) con gol di
tatori e finisce in parita
Saba (C.C.) e Bacci (Torres). Nel C.C.
gioca il sassarese Umberto Serradimi`
gni. Qualche mese dopo sono i rossoblu
del Capo di sotto ad aggiudicarsi la partita (2-1). Lanno successivo il C.C. ottiene la promozione in B e nel 1964,
sotto la guida di Silvestri, conquista finalmente la serie A. Ha inizio un cre` la squadra rossoblu
`,
scendo che portera
prima sotto la guida dello stesso Silvestri e poi del mitico Manlio Scopigno,
alla conquista dello scudetto di campione italiano nella stagione 1969-1970.
In quegli anni erano arrivati a Cagliari
campioni come Domenghini, il brasi` ), Alberliano Olindo de Carvalho (Nene
tosi, Boninsegna, ma soprattutto Gigi
Riva, grande ala sinistra il cui nome ri` legato per sempre a quello del
marra
C.C. Nel 1976, dopo dodici stagioni, il
C.C. retrocede in B, ritornandovi nel
1979; torna in B nel 1983 e, dopo quattro
anni, retrocedendo in serie C1, ritrova il derby con la Torres. Questo accade mentre lex giocatore del C.C. Pietro Paolo Virdis, di Sindia, vince con 17
gol la classifica cannonieri con la ma-

glia del Milan. Il C.C. torna in serie A


nel 1990, guidato dallastro nascente
Claudio Ranieri. Nel 1992 assume la
presidenza Massimo Cellino e, sotto la
guida di Carlo Mazzone, la squadra accede a una storica semifinale di Coppa
` torUefa. Dopo alterne vicende, il C.C. e
nato in serie A e ha visto il ritorno in
Sardegna di un grande giocatore come
Gianfranco Zola, proveniente dal campionato inglese. Nellestate del 2005 il
presidente Cellino si dimette e Zola decide di ritirarsi dallagonismo attivo.
[GIOVANNI TOLA]

Cagliari Economica Mensile di carattere politico-economico della Camera di Commercio di Cagliari. Fon` a essere pubblidato nel 1954, continuo
cato fino al 1960. Si avvalse della colla` tra le
borazione di eminenti personalita
quali: Francesco Alziator, Enrico Baravelli, Giorgio Bardanzellu, Alberto Boscolo, Mauro Cabras, Giuseppe Della
Maria, Maria Freddi, Francesco Loddo
Canepa, Antonio Maxia, Mario Pintor,
Evandro Putzulu, Renato Salinas, Giancarlo Sorgia.

Cagliaritano, Il Rivista mensile di politica, cultura, economia e sport. Fondato nel 1973 da Giorgio Ariu, che an` avvalso della collabocora lo dirige. Si e
razione di esperti della cultura isolana.

Caglio ellittico Pianta erbacea perenne


della famiglia delle Rubiacee (Gallium
schmidii Arrigoni). Ha fusti lisci, foglie
` che si dipardisposte in verticilli (cioe
tono a raggiera) di 6-8 elementi con lamina lineare; i fiori, piccoli e bianchi,
riuniti in infiorescenze, fioriscono tra
giugno e luglio. Vive in ambienti roc` una specie endemica della
ciosi ed e
Sardegna. Insieme alle specie simili,
anchesse endemiche, G. corsicum e G.
glaucophyllum (caglio del monte Linas),
` inserita nellelenco delle piante da
e
sottoporre a vincolo di protezione, in
base alla proposta di L.R. n. 184/2001. I

235

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 241

Cagnetta
nomi sardi sono legati alla sua scabro` e capacita
` di impigliarsi negli indusita
menti e nel pelo degli animali: pigapiga, appodda-appodda, infatti, significano letteralmente prendi-prendi e
appiccica-appiccica. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Cagnetta, Franco Antropologo (Roma


1925-ivi 1999). Arrivato in Sardegna con
quipe che aveva il compito di reaune
lizzare un servizio sulle condizioni
delle zone interne dellisola, ne ha colto
i caratteri e le contraddizioni. Il risul` stato pubblicato sulla
tato del lavoro e
rivista Nuovi argomenti nel 1954 destando grande scandalo e contribuendo
` sarda.
a far conoscere meglio la realta
Tra i suoi scritti: La Barbagia e due biografie di barbaricini, Nuovi Argomenti, 1953; La disamistade di Orgo` , 3, 1953; Inchiesta su Orsolo, Societa
gosolo, Nuovi argomenti, 1954; queste
opere sono poi confluite nel volume
Banditi ad Orgosolo, pubblicato prima
in Francia nel 1963, quindi in Germania
nel 1964 e finalmente, soltanto nel 1975,
in Italia da Guaraldi.

Calabona Miniera di piombo e di zinco


sulla costa algherese. Fu impiantata nel
secolo XIX ed era gestita dalla Monteponi, che ne estraeva le piriti indispensabili per il funzionamento dellimpianto elettrolitico che era stato costruito per la miniera dellIglesiente.
` inattiva. Ne
Attualmente la miniera e
rimangono le rovine del fabbricato
della direzione e del villaggio dei minatori di suggestiva bellezza, inseriti in un
contesto paesaggistico dal quale si gode
un magnifico panorama su Porto Conte
e su Alghero.

Cala Domestica Veduta dalle alture che


circondano la cala.

Cagnulari Vitigno che probabilmente


aveva origini in Spagna. Tipico dei territori interni del Sassarese e sviluppato
soprattutto su terreni detti luzzanas a
` affine al Bopartire dal secolo XVII, e
` conosciuto anche in Gallura
vale ed e
col nome di Caldarello. Dopo il secolo
` stato riXVIII il vitigno fu trascurato: e
scoperto di recente e valorizzato negli
ultimi anni dalle ricerche degli enotecnici delle Cantine sociali e di alcuni
produttori privati.

Caio Ulpio Severo Funzionario romano


(fine sec. I-inizi sec. II). Fu governatore
della Sardegna con il titolo di Prefetto
della provincia della Sardegna negli
anni dellimperatore Traiano, quando
lisola fu nuovamente inclusa tra le province senatorie. Verosimilmente C.U.S.
apparteneva allordine senatorio.

Cala Domestica Insenatura a sud di


Buggerru, al termine di un fiordo di
suggestiva bellezza. Nella seconda
` dellOttocento, per la sua posimeta
zione al riparo dei venti, divenne un approdo comodo e sicuro per le imbarcazioni adibite al caricamento dei minerali che venivano scavati ad Acquaresi.
Alla fine del secolo vi venne costruita
una piccola ferrovia che fu tra le prime
a essere azionate dallenergia elettrica:
su di essa transitava un convoglio di sei
vagoni capace di trasportare fino a 2 t di
minerale a viaggio sino al punto dimbarco di La Caletta. Attorno al punto
dimbarco furono costruiti dei silos e
un piccolo villaggio, le cui rovine sono
ancora chiaramente identificabili.

236

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 242

Cala Gonone
` divenuta un animato porticciolo turie
stico molto frequentato nella stagione
estiva.

Cala Ginepro Localita` balneare posta a


qualche chilometro da Cala Liberotto.
Sviluppatasi in pochi decenni nella se` del secolo XX, e
` dotata di
conda meta
discreti impianti balneari molto frequentati.

Calagonis Villaggio medioevale di

Cala Fico A Carloforte, ai piedi della strada


che sale a Capo Sandalo si apre la lunga
insenatura di Cala Fico, con la spiaggia chiusa
da scogliere.

Cala Fico Suggestiva localita` dellisola


di San Pietro non lontana da capo San` raggiungibile da un sentiero scodalo. E
sceso che si stacca dalla strada per capo
Sandalo. Si tratta di una piccola insenatura con una spiaggia sassosa chiusa da
magnifiche scogliere; in passato fu comodo riparo di navi corsare che hanno
dato origine a leggende popolari.

Cala Francese Profonda insenatura


che si apre lungo le coste settentrionali
dellisola di La Maddalena in prossi` di grandi cave di granito, oggi commita
pletamente abbandonate, ma che furono abbondantemente sfruttate nei secoli passati.

Cala Gavetta Punto di approdo nel


` la localita
`
porto di La Maddalena. E
` del
presso la quale nella seconda meta
secolo XVIII si ebbero i primi insediamenti stanziali nellisola. Attualmente

probabili origini punico-romane. Sorgeva a poca distanza dallattuale abitato di Maracalagonis; ebbe grande
importanza anche in periodo bizan` a far parte
tino e nel Medioevo entro
del giudicato di Cagliari, compreso
nella curatoria del Campidano. Caduto il giudicato, nella divisione del
1258 fu compreso nella parte che fu
amministrata direttamente dal Comune di Pisa tramite propri funzionari. Dopo la conquista aragonese fu
concesso in feudo agli Oulomar e co` a decadere; i feudatari, infatti,
mincio
non seppero instaurare buoni rapporti
` di villaggio, che era
con la comunita
ancora vitale e conservava le sue antiche autonomie eleggendo annualmente il majore e i consiglieri. Cos`,
` la prima
quando nel 1353 scoppio
guera tra Mariano IV e Pietro IV, gli
abitanti si ribellarono e il villaggio fu
temporaneamente occupato dalle
truppe giudicali. Al termine del con` in possesso deflitto il villaggio torno
` nel 1363 lo cedetgli Oulomar, che pero
tero ai Carroz che lo unirono al loro
grande feudo; scoppiata la seconda
guerra tra Mariano IV e Pietro IV fu
occupato dalle truppe giudicali e solo
dopo la battaglia di Sanluri, nel 1409,
` in possesso dei Carroz. Alcuni
torno
anni dopo i suoi abitanti si trasferirono in massa a Mara e C. scomparve.

Cala Gonone Centro abitato della provincia di Nuoro, frazione di Dorgali


(da cui dista 7 km), con circa 700 abi-

237

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 243

Cala Gonone
tanti, posto a 23 m sul livello del mare
sotto il monte Tuili, che lo divide dal
Comune. Regione storica: Barbagia.
Diocesi di Nuoro.
& TERRITORIO Il territorio, di ridotte
` rappresentato dalle
dimensioni, e
falde del monte Tuili che digradano
verso il mare, su una bellissima spiaggia e verso il porto peschereccio e turistico.

`
ECONOMIA La principale attivita
` il turismo,
economica del villaggio e
che da estivo si sta trasformando in residenziale e in grado di coprire larco
dellintero anno solare. Anche la pe` importante: nel porto stazionano
sca e
numerose barche attrezzate di vario
tonnellaggio. Servizi. Il centro abitato
` collegato con linee automobilistiche
e
a Dorgali (che si trova sulla S.S. 125
Orientale sarda) e agli altri centri
`
della provincia; nel periodo estivo e
sede di guardia medica e di farmacia.
Possiede un porto turistico con 120 posti barca, numerosi alberghi, un campeggio con 1100 posti letto e alcuni ristoranti. Intenso (soprattutto durante
lestate) il servizio di barche e navigli
che permette di raggiungere le straordinarie spiagge a sud del paese.
&

Cala Gonone Cala Fuili. La costa tutta


intorno al borgo marino e` punteggiata di
splendide spiagge che e` facile trovare poco
popolate anche destate.

STORIA La sua formazione risale


` dellOttocento
alla seconda meta
quando nel suo territorio cominciarono a stabilirsi nuclei di pescatori di
origine ponzese. Negli ultimi decenni
del secolo, attirati dalla particolare
bellezza dei luoghi, vi costruirono le
loro ville alcuni ricchi nuoresi dando
cos` lavvio alla sua vocazione turistica, dopo aver superato con lapertura di una galleria (dal 2005 ulteriormente ampliata) il problema di oltrepassare la montagna che divide C.G.
da Dorgali. Nel corso del Novecento
le sue risorse turistiche vennero ulteriormente valorizzate e oggi il villag` una rinomata stazione balneare
gio e
ricca di tutte le infrastrutture necessarie e capace di attirare cospicue correnti di traffico turistico.

&

Cala Gonone Panorama del borgo, protetto


alle spalle da una robusta mole montana che
lo separa da Dorgali.

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Diverse e significative testimonianze


della frequentazione delluomo sono
presenti sul suo territorio, in particolare il Nuraghe Mannu e Su Nuragheddu, complesso nuragico situato in
` dellabitato. Il Nuraghe
prossimita
` del tipo monotorre, incombe
Mannu e
sullabitato e aveva una funzione di avvistamento, complementare rispetto
al complesso di Su Nuragheddu che

&

238

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 244

Cala Liberotto
sorge a qualche centinaio di metri. Si
tratta di un imponente nuraghe polilo` addossato un villaggio costibato cui e
tuito da capanne circolari e rettangolari.

una scena di danza in presenza di un


disco solare.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
` significativa manifestazione che
piu
si riallaccia alle tradizioni del piccolo
` la sagra del pesce che si svolge
centro e
lultima domenica di maggio, organizzata dai pescatori del paese. Per loccasione viene distribuita a tutti i pre` di pesenti una grandissima quantita
sce fritto in piazza per la gioia di residenti e turisti.

Cala Gonone Un tempo piccola appendice


marina di Dorgali, e` ora cresciuta sotto la
spinta del turismo.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE


` il suo
E AMBIENTALE Caratteristico e
assetto urbanistico che sfrutta il declivio a mare della collina dove tra la fine
` del NodellOttocento e la prima meta
vecento furono costruite numerose
ville per la residenza estiva di importanti famiglie nuoresi e dorgalesi. Ce` la Grotta del Bue
lelebre e bellissima e
Marino che si apre nellerta costa a sud
` conosciuta a livello
dellabitato ed e
` stata considerata
internazionale; e
come uno degli ultimi rifugi della foca
monaca, ormai estinta. Si apre lungo la
costa tra pareti candide di calcare
strapiombanti sul mare che creano ri`
flessi fantastici ed effetti suggestivi. E
raggiungibile esclusivamente in barca
e si inoltra nel cuore della montagna
con una serie di ambienti ricchi di stalattiti che creano incomparabili effetti
` anche imporscenografici. La grotta e
tante archeologicamente: infatti nella
parete di ingresso sono state rinvenute delle incisioni risalenti alla cultura di Ozieri (=) che rappresentano
&

Cala Liberotto Foto aerea del litorale.

Cala Liberotto Localita` balneare a


` caratterizzata da nunord di Orosei. E
merose e suggestive spiagge, meta di
un intenso turismo estivo.

Cala Liberotto La spiaggia.

` si e
` sviluppata nel secondo
La localita
dopoguerra quando vi fu impiantata la
` il punto di riferibella pineta che oggi e
mento dellintero comprensorio. A par` stata arrictire dagli anni Sessanta e

239

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 245

Cala Luna
chita da numerose ville di buona fattura architettonica. Nella parte settentrionale della pineta si apre il territorio
di Sa Curcurica, con lomonimo stagno
` collegato
un tempo pescoso. Lo stagno e
al mare da un canale scavato nel 1959 e
attualmente semi-intasato; tutto il ter` ricco di flora e fauna.
ritorio e

strada suggestiva che scorre ai margini della zona militare. Costituita da


una minuscola spiaggia incastonata
tra pareti di calcare, da qualche decennio ha preso a essere sfruttata per
il turismo balneare; negli ultimi anni
si va arricchendo di impianti turistici
di rilievo.

Cala Luna Magnifica spiaggia posta a


sud di Cala Gonone, raggiungibile solo
` una caletta ampia non piu
`
dal mare. E
di 500 m, che si apre tra lo stagno originato dallo sbocco del rio Codula e il
mare, decorata ai bordi da alte siepi
di oleandro e chiusa ai lati da una
grande scogliera di calcare. La sua
bellezza ne fa un richiamo turistico di
primaria importanza per il turismo
della Sardegna centro-orientale.
Cala Mosca La torre di Calamosca faceva
`
parte della cortina di torri costruite in eta
spagnola a difesa della capitale contro gli
attacchi dal mare.

Calanca, Barbara Fotografa (n. Roma

Cala Luna Lungo la costa orientale,


soprattutto nel golfo di Orosei e intorno ad esso,
si aprono magnifiche spiagge (solitarie fino a
qualche anno fa).

Cala Mogoro Insenatura dello stagno


` punica e romana
di Santa Gilla. In eta
vi sorgeva un approdo lagunare di
` a esgrande importanza che continuo
sere sfruttato per secoli e che fu abbandonato nellAlto Medioevo. La lo` attende di essere studiata sistecalita
maticamente dagli archeologi.

Cala Mosca Localita` ai piedi del colle


di SantElia allestrema periferia di
Cagliari, raggiungibile dal quartiere
di San Bartolomeo attraverso una

1954). Dal 1983 si occupa di tematiche


ambientali, aderendo ad associazioni
internazionali per la difesa dellambiente. Particolarmente interessata
alla salvaguardia dellhabitat marino,
ha fondato lassociazione Ecosub, pro` sportiva subacmuovendo lattivita
quea e leducazione ambientale, in
contatto con il WWF, con Legambiente
e con Marevivo. Ha pubblicato Il mare
`
nella tradizione maddalenina ed e
coautrice de Il libro delle isole.

Calandra = Zoologia della Sardegna


Calangianus Comune della provincia
di Olbia-Tempio, compreso nella III
` montana, con 4571 abitanti
Comunita
(al 2004), posto a 518 m sul livello del
mare, sulle colline digradanti a nord
del monte Limbara. Regione storica:
Gallura. Diocesi di Tempio-Ampurias.

240

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 246

Calangianus

Calangianus Tomba di giganti di


Pascaredda. La Gallura, che non ha molti
` monumenti
nuraghi, conserva pero
`.
importanti di quella eta
& TERRITORIO Il territorio si estende
per 126,5 km2 e confina a nord con Arzachena, a est con Olbia e Telti, a sud
con Berchidda e a ovest con Luras e
Tempio Pausania, da cui dista 8 km. Il
paese, dominato dal massiccio del
Limbara e in particolare dalle creste
granitiche del monte Biancu (1231 m) e
` cirdel monte Niiddhoni (1231 m), e
condato da colline ricche di pascoli,
di colture cerealicole, vigneti e boschi
` quello
di querce da sughero. Il clima e
caratteristico delle regioni sub-montane con inverni freddi ed estati calde
` collegato a Tempio e
ma ventilate. C. e
a Olbia, distante 30 km, da autolinee e
dalla ferrovia Sassari-Tempio-Palau
tramite una stazione che si trova tra il
paese e il vicino centro di Luras. La
linea ferroviaria viene usata prevalentemente per scopi turistici.
& STORIA Lattuale centro abitato e
` di
origine medioevale: la prima notizia
proviene dagli Archivi vaticani. Si
tratta di un documento del 1162 che
cita una cappella di Sancti Jacobi del
` solo allinizio del TreCalegnano, ma e
cento che alcuni documenti citano la
Villa Calanjanus come appartenente
alla curatoria di Gemini Josso del giudicato di Gallura. Estinta la dinastia
dei Visconti il villaggio prese a essere

amministrato direttamente dal Comune di Pisa, mediante suoi funzionari, fino alla conquista aragonese.
` mantenne un atLa popolazione pero
teggiamento ostile nei confronti dei
nuovi venuti, soprattutto quando scop` la guerra tra Genova e Aragona: in
pio
` provo quella occasione si ribello
cando lintervento delle truppe di Rai` a
mondo Cardona che nel 1330 porto
termine la conquista. Allora C. e una
parte della curatoria furono riconosciute come feudo di Catonetto Doria,
` poco: inma questa sistemazione duro
fatti, quando nel 1347 gli stessi Doria si
ribellarono nuovamente, anche il villaggio fu in preda alla rivolta.

Calangianus Intorno alla bella Tomba di


giganti di Pascaredda, scavata di recente, e`
stato realizzato un suggestivo parco.

Dopo il 1347, nel disperato tentativo di


pacificarlo, fu dato in pegno a Giovanni dArborea. Ma quando questultimo fu arrestato da suo fratello Mariano, C. fu abbandonato a se stesso e,
` la prima guerra tra
quando scoppio
Mariano IV e Pietro IV, sub` molti
` , almeno formaldanni ma continuo
mente, a rimanere possesso dello
sventurato principe. Scoppiata la seconda guerra tra Aragona e Arborea,
il paese fu occupato dalle truppe giudicali. Nel 1376 sub` gravi perdite durante lepidemia di peste ma non si
` e rimase in possesso delle
spopolo
truppe giudicali sebbene i Carroz,

241

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 247

Calangianus
eredi di Giovanni dArborea, ne fossero stati riconosciuti legittimi feudatari. Dopo la battaglia di Sanluri C.
cadde in mano al visconte di Narbona
che lo tenne fino al 1420 quando rinun` definitivamente ai suoi diritti. Alcio
lora i Carroz riuscirono a entrarne in
possesso e lo tennero fino alla seconda
` del secolo XV quando, per il mameta
trimonio di Beatrice con Pietro Maza
de Lic
ana, divenne possesso di questultima famiglia, che lo tenne fino allestinzione. Scomparsi i Maza, per il
` si
possesso della loro enorme eredita
accese una lite che si concluse solo nel
1571, quando C. divenne feudo dei Portugal.

Calangianus La chiesetta campestre di San


Sebastiano ha la tipica architettura gallurese
in conci di granito a vista.

` a far parte del


Successivamente entro
marchesato dOrani. Nel corso del secolo XVII il territorio di C. fu teatro di
faide tra gruppi di famiglie locali, in
un crescente clima di violenza che
lamministrazione feudale non riusc`
a mitigare fino al riscatto dei feudi.
` a far parte, come caNel 1821 C. entro
poluogo di mandamento, della provincia di Ozieri e nel 1831 di quella di
` di questo peTempio Pausania. Ed e
riodo la precisa e puntuale analisi
che fa del centro gallurese Vittorio

Angius, il quale ci lascia una preziosa


testimonianza: Della popolazione
` raccolta nel paese, laltra
una parte e
dispersa nelle varie cussorgie del
territorio. In quello si numerano
anime 1060 in famiglie 300; in questa
960 in famiglie 260. Si celebrano nellanno 15 matrimoni: nascono nel
paese, 40; nella campagna, 30: muojono in quello 25, in questa 12, e intendasi quando alla natura non coopera
nel furor delle inimicizie la vendetta.
Non pochi di questi popolani trava con poca arte, alla
gliano, comeche
fabbricazione di mattoni e tegoli. Le
altre persone meccaniche (falegnami,
muratori, fabbri ferrari e armaroli)
` di 30. Le donne lavorano
non sono in la
in circa 300 telai. Nella scuola di istruzione elementare concorrono 30 fanciulli. Un buon sacerdote legava una
frazion dellasse allo stipendio dun
maestro per la grammatica latina e
rettorica. Gli stazii [distretti frazionari delle cussorgie] sono a pareg` in tutti
giarsi alle famiglie. Non pero
hannosi greggie ed armenti; che restano alcuni per la sola abitazione, e
per praticarvi un po di agricoltura, i
cui frutti se siano insufficienti al biso`
gno, ei vi suppliscono o per la carita
altrui, o per propria mala industria. Il
totale delle bestie che si educano
` scendere a
nelle specie suddette puo
capi 16,000. Selvaggiume: vi comprendi cinghiali, lepri, volpi, martore
e istrici in grandissimo numero, e pure
a poca distanza dallabitato. Dove la
` del paese estendesi nel Limproprieta
bara sono dei mufloni e daini. Grande
` la copia dei volatili nelle specie pere
nici, colombi, beccaccie, merli, piche,
mancano le specie
corvi, avvoltoi. Ne
acquatiche. Negli alvei guizzano
molte anguille e trote, e se i lurasinchi
non vengono a tender reti, e altre insidie, la loro generazione si moltiplica

242

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 248

Calangianus
in grandissimo numero. Quando nel
1848 le province furono abolite, fu incluso nella divisione territoriale di
Sassari e nel 1859 nella ricostituita
omonima provincia. Nella seconda
` dellOttocento ebbe inizio una
meta
radicale trasformazione delleconomia di questo comune: vi si sviluppa` connesse alla larono fiorenti attivita
vorazione del sughero e del granito e
in breve C. divenne un centro industriale di rilevanza notevole. Nel No` modifivecento la situazione non si e
` procata, ma attualmente le attivita
duttive si sono molto diversificate anche grazie a giovani e dinamici imprenditori.
& ECONOMIA I calangianesi hanno un
` alti dItalia,
reddito pro capite tra i piu
grazie a una economia basata prevalentemente sulla raccolta e la lavorazione del sughero (oggi con laiuto di
moderne tecnologie) in alcuni stabilimenti anche a conduzione familiare.
` recenteUna di queste industrie si e
mente riconvertita e ha brevettato un
gioco di costruzioni con barre magnetiche ormai diffuso in tutto il mondo.
Ma C. rimane sempre la capitale del
sughero con la tradizionale produzione dei tappi per bottiglia, materiale
per coibentazione e varie altre appli per la presenza dellucazioni, nonche
nica scuola professionale del sughero
` del territorio,
dItalia. Altra attivita
` in crisi, e
` lestrazione e la
oggi pero
` inoltre
lavorazione del granito; vi e
sviluppata lagricoltura, in particolare la produzione di cereali, la viticoltura e la frutticoltura. Molto impor` anche lallevamento del betante e
stiame ovino, bovino e caprino, con
una rinomata produzione di latticini.
` e
`
Artigianato. Anche questa attivita
legata al sughero: eleganti e raffinati
manufatti vengono esportati in tutto il
mondo; tra questi loggettistica per la

` anche la tescasa e la carta. Diffusa e


` quasi persa lantica
situra, mentre si e
tradizione calangianese di fabbricare
tegole. Servizi. Vi ha sede la guardia
medica e dispone di farmacia. Sono
presenti scuole di ogni ordine e grado
` citato Istituto industriale per
e il gia
` FerlArtigianato, intitolato a Nicolo
racciu (=). Sono presenti anche servizi bancari essenziali. Possiede la Biblioteca comunale, un ristorante, un
piccolo albergo con 24 posti letto e,
nel territorio, varie aziende agrituristiche, alcune delle quali offrono un
servizio di bed and breakfast.

Calangianus Lattivissimo centro gallurese e`


stato definito capitale italiana del sughero.
& DATI STATISTICI Al censimento del
2001 la popolazione contava 4747
` , con stranieri 49; maschi 2323;
unita
femmine 2364; famiglie 1631. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti
per anno 42 e nati 36; cancellati dallanagrafe 75; nuovi iscritti 58. Tra gli indicatori economici: depositi bancari
51 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 14 941 in migliaia di lire;

243

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 249

Calangianus
versamenti ICI 1297; aziende agricole
333; imprese commerciali 353; esercizi pubblici 32; esercizi allingrosso
5; esercizi al dettaglio 85; ambulanti
15. Tra gli indicatori sociali: occupati
1627; disoccupati 111; inoccupati 130;
laureati 138; diplomati 627; con licenza media 1479; con licenza elementare 1397; analfabeti 89; automezzi circolanti 2155; abbonamenti TV 1266.

hanno ancora sufficienti elementi per


una sua collocazione cronologica nel` nuragica.
lambito della civilta

Calangianus La piccola chiesa di SantAnna,


di origini secentesche, e` stata oggetto di
restauro negli anni Ottanta e oggi sfrutta il
fascino del granito a vista.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE


E AMBIENTALE Il cuore del paese, che
conserva intatto il suo assetto tradi` certamente il complesso mozionale, e
numentale che comprende tre chiese
barocche che si affacciano sullunica,
suggestiva piazza al centro dellabitato. Innanzitutto la parrocchiale di
Santa Giusta, costruita nel secolo
XVII in forme barocche, con ununica
navata arricchita da tre cappelle, la
copertura a botte e la facciata di granito a vista rifatta nel Novecento; allinterno custodisce affreschi ottocenteschi di Antonio Dovera e lAssunzione di Andrea Lusso, una collezione
di argenti e di paramenti del Sei-Settecento; infine un organo a canne del
` quella
Seicento. La seconda chiesa e
di Santa Croce costruita nel 1646 sempre in stile barocco, con una sola navata scandita da arcate a tutto sesto e
la copertura con volta a botte; allinterno custodisce una pala daltare di
` quella della
Andrea Lusso. La terza e
Madonna del Rosario, costruita nella
` del secolo XVII nello
seconda meta
stesso stile delle altre due; conserva
un pulpito ligneo di pregevole fattura

&

Calangianus Il centro storico ha piazze e vie


ordinate.

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il ter` ricco di nuraghi tra cui quelli


ritorio e
di Agnu, Budas, Casteddu, Deu e di La
Pilea. Molto interessante, a poca distanza dal nuraghe Budas e dalla fonte
nuragica di Li Paladini, sulla riva de` la Tomba di
stra del Riu Badu Mela, e
giganti di Pascaredda. Immersa in una
fitta vegetazione, ha una struttura costituita da un lungo corridoio e da una
esedra delimitata con lastroni a coltello e stele centrale. Il paramento murario della camera, con pareti legger` costruito con piemente aggettanti, e
tre rinzeppate da pietrame minuto. La
stele centrale, con orlo periferico in
risalto e portello alla base, manca
` stata
della parte superiore. La tomba e
recentemente oggetto di scavo e anche
di pulizia e sistemazione, ma non si

&

244

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 250

Cala Regina
`
e laltare, sempre di legno intagliato, e
del Settecento. Altro interessante mo` la
numento del centro abitato di C. e
chiesa di SantAnna costruita nel 1665
in forme baroccheggianti con un impianto a navata unica arricchita da
una cappella e la copertura con volta
a botte. Per ragioni di statica sub` diversi interventi di restauro fino al
1811, quando fu innalzato il campa`
nile. Successivamente la chiesa ando
`
in rovina e solo tra il 1985 e il 1987 e
stata oggetto di un restauro sufficiente. Allinterno conserva un altare
ligneo del Settecento. Va anche ricordato loratorio di Santa Maria degli
Angeli costruito nel 1705 e annesso al
convento dei Cappuccini dove, allepoca dellAngius, sogliono convivere
sacerdoti 5, e quando facciasi lettura
di filosofia o teologia cherici 10, in altro caso 4, laici 6, terzini 4. Allinterno conserva alcuni altari in legno
scolpito e dipinto, il coro e il tabernacolo pure in legno scolpito e due tele di
scuola romana del 1836. Fuori dallabitato va infine ricordata la chiesa di
San Sebastiano, situata lungo la strada
per Luras in mezzo a un suggestivo su` dellOttoghereto; fu costruita a meta
cento nel luogo dove sorgeva unaltra
chiesa dedicata al santo. Ha limpianto a una navata, la copertura in
` chiusa da alcuni delegno a capriate; e
cenni e ora minaccia di crollare. Il pa` di grande riletrimonio ambientale e
vanza per la presenza delle montagne
di numerosi
e dei folti boschi, nonche
piccoli corsi dacqua, tutti elementi
che favoriscono le escursioni verso le
alture granitiche dei monti, dai quali,
` visibile il mare (canin alcuni punti, e
` selvaggi
toniera di Larai). I tratti piu
del territorio, come la regione Campa` possibile visitare il nunadolzu, dove e
raghe La Pilea, oltre a possedere una
grande ricchezza di flora pregiata (so-

prattutto alberi dalto fusto e olivastri


secolari), sono abitati da numerosi
animali come cinghiali, lepri e volpi,
ma anche uccelli rapaci di grandi dimensioni, come falchi e poiane.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le
principali feste popolari si svolgono a
partire dalla terza domenica di settembre, in onore dei patroni SantIsidoro, San Lorenzo e San Francesco, a
ciascuno dei quali viene dedicata una
giornata intera di festeggiamenti con
spettacoli folcloristici che si alternano a momenti prettamente religiosi.
` quella di San
Altra festa importante e
Giovanni Battista che si celebra il 24
giugno con grande concorso di persone provenienti da tutta la Gallura.
` lusanza anCollegata a questa festa e
tichissima e oggi piuttosto in disuso,
praticata dalle ragazze del paese, che
chiedevano al cuculo il responso sul
loro futuro matrimoniale. Se il cuculo
alla loro richiesta avesse cantato, esse
avrebbero tratto elementi per stabilire il tempo delle nozze; il silenzio
del cuculo aveva invece un significato
negativo in relazione al tempo del matrimonio. Non bisogna dimenticare la
grande manifestazione che ogni anno
si tiene nel paese in relazione alle industrie locali: la Fiera internazionale
del Sughero, che si svolge dal 1978.

Cala Nido dAquila Localita` turistica situata lungo la costa meridionale dellisola di La Maddalena, contigua a Cala
` una ridente insenatura
Francese (=). E
cosparsa da scogli suggestivi e chiusa
dalle punte Nido dAquila e Tegge. Negli
` divenuta meta di una creultimi anni e
scente frequentazione di turisti durante la stagione balneare.

Cala Regina Piccola insenatura che si


apre lungo il versane orientale del
golfo degli Angeli dominata dallomon i m a t o r re , c o s t r u i t a n e l s e co lo
` , raggiungibile dalla
XVI.La localita

245

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 251

Calasetta
strada litoranea per Villasimius, a partire dagli anni Settanta del Novecento
` sede di una notevole attivita
` di sfrute
tamento turistico che ha minacciato di
alterarne irreparabilmente il contesto
ambientale.

est col comune di SantAntioco, a sud e


a ovest col mare Tirreno. La costa occidentale, corrosa dal mare sotto la` alta e frastagliata,
zione dei venti, e
composta di trachiti scure alternate a
tufi bianchi, mentre a nord e a est,
dove si trova la frazione di Cussorgia,
` bassa e sabbiosa. Dal porto di C. pare
tono i traghetti per Carloforte, mentre
la S.S. 126 collega questo comune al
capoluogo Carbonia (27 km).

Calasetta Panorama. Fondata da immigrati


piemontesi nel 1770, fu popolata anche da
pescatori liguri provenienti dalla tunisina
Tabarca.

` conoSTORIA In un territorio gia


` prenuragica,
sciuto dalluomo in eta
come dimostrano le domus de janas di
Tupei, il centro abitato attuale, voluto
dallordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
che aveva la signoria feudale dellisola
di SantAntioco, fu fondato nel 1770 da
una colonia di immigrati piemontesi. A
questi si aggiunse un secondo contingente di tabarchini (esuli dallisola di
Tabarca, sulle coste della Tunisia), di
origine ligure. Labitato fu progettato
dal Belly (=) secondo una pianta a scacchiera; nel 1763 la popolazione si accrebbe di un altro consistente gruppo
di coloni piemontesi. I rapporti tra le
` pero
` non furono molto felici
comunita
si amalgae ci vollero degli anni perche
massero tra loro; nel 1793 C. fu occupato
da un contingente di truppe francesi
&

Cala Regina Linsenatura e` dominata dalla


torre degli Angeli, costruita nel secolo XVI.

Calasetta Comune della provincia di


Carbonia-Iglesias, incluso nel Comprensorio n. 23, con 2745 abitanti (al
2004), posto a 29 m sul livello del mare
in uninsenatura dellestrema punta
settentrionale dellisola di SantAntioco, di fronte allisola di San Pietro.
Regione storica: Sulcis. Diocesi di Iglesias.
& TERRITORIO Il territorio comunale,
dalla forma approssimativa di un
triangolo isoscele col vertice posto a
sud, si estende per 30,98 km2, confina
a nord con la laguna posta tra lisola di
San Pietro e il territorio di Carbonia, a

246

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 252

Calasetta
sbarcato dalla flotta diretta a Cagliari,
che procedette a stanziarsi sullintera
isola. Una volta attestati, i francesi cercarono, sotto la guida di Filippo Buonarroti (=), di stabilire legami con la
popolazione e proclamarono la repubblica. Dopo il fallimento della spedizione su Cagliari, i francesi furono costretti a lasciare C. di l` a pochi mesi per
lintervento di una flotta spagnola. Tornato in mano ai Savoia, il villaggio ri` . Ma le difficili
prese la sua normalita
relazioni tra i due nuclei della popolazione si manifestarono nuovamente e
` di
nel 1799 una parte di loro progetto
trasferirsi in Corsica. Il progetto non
ebbe effetto e quindi nei primi decenni
dellOttocento, trovato un equilibrio, la
` prese a svilupparsi. Nel 1821
comunita
C. fu compreso nella provincia di Iglesias, poi, abolite le province, fu incluso
nella divisione amministrativa di Cagliari. Per quanto riguarda questo pe` utile ricordare la testimonianza
riodo e
che ci ha lasciato Vittorio Angius:
Sono due strade principali, e le case
circa 90. I calasetini non sono in maggior numero di 460; e si distribuiscono
in famiglie 78. Soglion lanno celebrarsi
matrimoni 6, nascere 25 e morir,
quando meno, 14. La vita raramente va
` de 55 anni. Le spesse rapide variala
zioni delle condizioni atmosferiche cagionano frequenti infiammazioni, onde
i dolori laterali, le angine, i reumi dogni genere ne sono funestissime conseguenze. Le giubbette di pelli sarebbero
un gran preservativo come nelle altre
parti della Sardegna, cos` in questa. Gli
uomini di C. sono agricoltori e pescatori, e vi ha chi pratica qualche arte
meccanica. Le donne si occupano in lavorare degli stroppi, che sono cordicelle di palmizi per le reti delle tonnare. La nettezza negli abiti, nelle case,
` lodevolissima, e sanelle masserizie e
rebbe desiderabile in altri paesi della

Sardegna. Alla educazione dei fanciulli


` la scuola elementare dove frequene
` . La sua superficie e
`
tano 15 e anche piu
unarea che potria ricevere starelli
la terra sia sabbiosa, le
3000. Comeche
biade producon non poco. I fichi vi prosperano meglio che altra specie. Le vigne sono 150, ed in esse sono piantate
1 500 000 viti, che allanno producono
quartieri 200 000, pari a litri 1 000 000 di
vino accellente. I zibibbi delicati e lacquavite spiritosa ottengonsi dalle uve
migliori di Spagna e di Francia, che si
hanno in gran copia. I vini gentili, moscatello, girone, monica, cannonao ecc.,
sostengonsi in paragone con li migliori
del Campidano. Moltissime specie di
pesci nuotano in queste acque, i tonni
anchessi mostransi in tutte le stagioni.
Quando il movimento tempestoso delle
onde nol vieti, i calasetini si procurano
` gentili a
non poca copia delle specie piu
ordinario alimento. Essi hanno un buon
numero di battelli, e se non sincurvino
con la vanga, sudano su i remi. Nella
` del secolo il piccolo censeconda meta
tro prese a svilupparsi rapidamente
grazie alla viticoltura e alla pesca. Oggi
`
C. ha laspetto pulito e ordinato che gia
gli riconosceva lAngius quasi due se` una cittadina attiva che fa
coli fa: e
della pesca e dellagricoltura le sue
fonti di sviluppo e, negli ultimi decenni,
anche del turismo, grazie ai suoi magnifici dintorni.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
` anche
sulla pesca; molto sviluppata e
lagricoltura, in particolare la viticoltura che fa capo a una Cantina sociale,
` antiche della Sardegna
una delle piu
`. In fase
con altre settantanni di attivita
` tudi notevole sviluppo sono le attivita
ristiche, specialmente quelle relative
alle vacanze estive e allo sfruttamento
` ecodelle notevoli risorse ambientali. E
nomicamente importante anche la presenza di un porto di IV classe con una

247

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 253

Calasetta
zona riservata alle imbarcazioni da diporto. Artigianato. Forse unica nel suo
` lattivita
` artigiana di estrarre
genere e
` grande molluuna specie di seta dal piu
sco bivalve del Mediterraneo, una volta
facile da trovare sui bassi fondali del
braccio di mare davanti a Calasetta: la
` cchera (pinna nobilis). Il prodotto
gna
` il bisso, che recenteche si ottiene e
` stato riscoperto grazie allattimente e
` di alcune donne del luogo. Vi e
` anvita
che lartigianato classico dei paesi di
mare, specialmente legato alla pesca e
` dotato di tutti i
ai souvenir. Servizi. C. e
` sede di guardia meservizi essenziali: e
dica, di farmacia, scuola dellobbligo e
di servizi bancari. Possiede la Biblioteca comunale, 5 alberghi con 281 posti
` colletto; 1 agriturismo e 8 ristoranti. E
legato da autolinee agli altri centri
della provincia e sede di partenza per i
` sede di guartraghetti per Carloforte; e
dia medica, di farmacia, scuola dellobbligo e di servizi bancari.

Calasetta Il fascino dun aspro paesaggio


marino lungo le coste che fronteggiano lisola
di San Pietro.

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 2788 unita
di cui stranieri 11; maschi 1388; femmine 1400; famiglie 1146. La tendenza
complessiva rivelava un aumento della
popolazione, con morti per anno 25 e
nati 21; cancellati dallanagrafe 75;
nuovi iscritti 123. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF

&

15 554 in migliaia di lire; versamenti


ICI 2162; aziende agricole 793; imprese
commerciali 169; esercizi pubblici 25;
esercizi allingrosso 1; esercizi al dettaglio 65; ambulanti 4. Tra gli indicatori
sociali: occupati 683; disoccupati 83;
inoccupati 157; laureati 38; diplomati
344; con licenza media 806; con licenza
elementare 921; analfabeti 66; automezzi circolanti 878; abbonamenti TV
762.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Oltre
` citate domus de janas di Tupei,
alle gia
il territorio di C. possiede tre nuraghi,
che qui assumono lappellativo di
bricco, termine ligure che significa
altura: sono il Bricco delle Piane, visitabile interamente, il Bricco Scarperino e il Bricco Sisineddu.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il centro di C. conserva
le tracce della pianta originaria a scacchiera che fu alla base del suo progetto
urbanistico settecentesco attorno alla
piazza del Municipio e alla chiesa parrocchiale di San Maurizio: fu edificata
in un periodo di tempo molto lungo e
completata solo nel 1838 su un progetto
attribuibile al Varin de la Marche rimaneggiato da Carlo Pilo Boyl. Ledificio
presenta forme neoclassiche e la fac` arricchita da due torrette lateciata e
rali. Altra caratteristica e importante
testimonianza della cultura e delle tra` la torre. Ledificio, alto 17
dizioni di C. e
m, con un diametro di 16 m, ha forma
troncoconica e domina labitato con la
sua massa imponente. La torre fu costruita tra il 1737 e il 1752 col compito
di vigilare la costa prospiciente e di difenderla da eventuali incursioni; era
dotata di artiglieria e di un congruo numero di soldati. A causa delle sue condizioni statiche fu ripetutamente restaurata fino a che, dopo il 1846, perse
la sua funzione difensiva. Di particolare interesse paesaggistico sono le

248

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 254

Calatayud
spiagge e tra queste quella della Salina
` colche si estende poco oltre la Torre; e
legata alla Spiaggia Grande e insieme
` lungo dellisola
formano larenile piu
di SantAntioco che, attraverso una
strada accidentata che corre sulla cresta di una falesia spettacolare, giunge a
Cala Lunga dove negli ultimi anni si
stanno sviluppando alcuni insediamenti turistici.

prezzo e accompagnato dalla distribuzione gratuita dellottimo vino locale.

Cala Sisine Localita` situata a sud di


` costituita da una magniCala Luna, e
fica spiaggia sabbiosa che si apre dove
sfocia in mare il rio Codula Sisine; negli
ultimi decenni la sua suggestiva e selvaggia bellezza ha attirato un numero
crescente di turisti durante la stagione
balneare.

Cala Sisine Foto aerea della costa.

Calatayud Famiglia aragonese (sec.


XIV). Un suo ramo si trasfer` in Sardegna nel corso del secolo XIV con un Alfonso, uomo darmi, al seguito di Pietro
IV; dopo il 1355 fu investito del feudo di
Chia al cui possesso, nel 1395, sua figlia
`.
Caterina rinuncio

Calatayud, Alfonso Uomo darmi araCalasetta Il piccolo borgo, popolato da


pescatori liguri fuggiti dalla Tunisia, e`
dominato da una possente torre di difesa.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le` antiche tradizioni della cogata alle piu
`e
` la sagra del pesce. Si svolge in
munita
` stata istituita nel 1975 sopratluglio ed e
tutto per intrattenere i turisti. I festeggiamenti avvengono sul lungomare
dove i pescatori friggono in caratteristiche enormi padelle una notevole quan` di pesce che viene venduto a poco
tita

&

gonese (sec. XIV). Si trasfer` in Sardegna al seguito di Pietro IV nel 1353 e


dopo la conclusione della prima guerra
tra il re e Mariano IV dArborea ottenne
il feudo di Chia nella curatoria di Nora.
` , ebbe dei forti contrasti
Poco dopo, pero
con Emanuele de Entenc
a, signore di
alcuni feudi nella stessa curatoria, che
pretendeva di esercitare poteri giurisdizionali anche sul suo feudo. Nel
1363 fu nominato governatore del Capo
di Cagliari, ma alcuni anni dopo, scoppiata la guerra tra Pietro IV e Mariano
IV, prese il controllo del feudo occupato
dalle truppe arborensi.

249

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 255

Calcargia

Calcargia Antico villaggio di origine


medioevale che faceva parte del giudicato di Arborea, compreso nella curatoria del Campidano di Milis. Sorgeva in
` Craccargia nelle campagne di
localita
Milis. Il villaggio probabilmente si svi` attorno a una domo che dipenluppo
deva dallabbazia di Bonarcado. La co` eleggeva annualmente il promunita
prio majore e i consiglieri, conducendo
sostanzialmente una vita tranquilla;
nel 1302 le rendite del villaggio furono
concesse dal giudice a Giovanni Mameli e nel corso del XIV, probabilmente
dopo lepidemia di peste del 1376, de`.
cadde e si spopolo

Calcatreppola Pianta erbacea perenne


della famiglia delle Ombrellifere
(Eryngium maritimum), detta anche
calcetreppola. Tutta la pianta ha un
particolare colore verde-grigio azzurrato, con foglie spinose larghe e simili
`
alle corna dei cervi (il nome sardo e
` un capolino
corra de screu). Il fiore e
globoso con fiori piccoli e verdastri.
`, a vivere in suoli
Alofita (adattata, cioe
con alta concentrazione salina), cresce
sulle spiagge e sulle dune. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Calcio Sport. La nascita in Sardegna


` conseguente alla nadello sport del c. e
` di ginnastica
scita delle prime societa
isolane. LAmsicora di Cagliari nasce
nel 1897; lEleonora dArborea, anchessa di Cagliari, nel 1900; poi quelle
sassaresi (1903), la Sef Torres e la S.G.
Josto. La prima partita vera e propria
viene giocata a Cagliari nellaprile
1902 tra due formazioni di studenti universitari. Lanno successivo la Josto organizza a Sassari in Piazza dArmi il suo
primo match (con i primi incidenti): e
poi via via a Ozieri, a Nuoro, a Oristano
` locali. Nel 1905 la
nascono altre societa
` Ilvarsenal, nata nel 1903, si
societa
iscrive per prima in Sardegna alla neonata Federazione nazionale di c. Nel

1905 nasce anche la S.G. Olbia, futura


` calcistica regionale. Nel
grande realta
1911 si svolge a Sassari, in Piazza
dArmi, il primo campionato sardo,
vinto dalla Torres; ma, in genere, le partite di foot-ball fanno da contorno alle
gare di ginnastica e di atletica. Dopo la
parentesi della Grande Guerra, nel
` la Federazione orga1920, quando gia
nizza campionati a vario livello, nasce
il Cagliari Foot-ball Club, che inaugura
` battendo la Torres 5-2 nel
lattivita
primo derby sardo della storia. Nel
1923 anche la Sardegna ha il suo primo
commissario regionale della Federazione, lavvocato Giorgio Mereu, co non
stretto a lasciare la carica perche
`i
gradito al PNF, che nomina dautorita
rappresentanti sardi di tutte le discipline. In questo periodo nascono anche
i primi stadi veri e propri: lAcquedotto a Sassari, il campo di via Pola a
Cagliari e nel 1926 il campo della Tharros a Oristano e il Quadrivio di
Nuoro. Ma il campionato regionale ancora non decolla, mentre nel 1928 viene
organizzato il primo corso per arbitri:
` il primo
Giuseppe Fois, sassarese, sara
(e lunico) ad arbitrare in serie A. Negli
anni Trenta il Cagliari e la Torres cominciano a imporsi in campo nazionale: la prima raggiunge la serie B nel
1931 e la Torres nel 1932 la manca per
` un periodo di grande popoun soffio. E
` per il c.: nascono societa
` in tutti i
larita
` grandi compresi quelli minecentri piu
rari, come la Carbosarda (di Carbonia),
lIglesias, il Guspini ecc. Dopo la
guerra, nel 1947, il Cagliari viene ripescato in B, la Carbosarda accede alla C e
la Torres assieme a Quartu, Tempio,
Nuoro, lAquila Cagliari, lIlva, il Macomer, lAlghero, il Bacu Abis, il Calangianus, il Montevecchio e il Carloforte di` la serie D. Il
sputa quella che diventera
Cagliari continua la sua crescita fino
alla conquista della serie A (1964) e allo

250

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 256

Calcio
scudetto (1970), mentre le altre due
` rappresentative saranno
squadre piu
la Torres e lOlbia in serie C con gli in` recenti di Tempio, SantElena
nesti piu
Quartu, Sorso, Carbonia (ex Carbosarda), Nuorese in C2. Attualmente il
c., assieme al neonato c. a cinque, ha
raggiunto una diffusione capillare in
tutta lisola, a tutti i livelli e alcuni giocatori sardi si sono messi in evidenza in
campo nazionale e internazionale. Anche il c. femminile ha raggiunto una discreta diffusione in Sardegna: le due
` isolane sono la Torres
massime realta
(ex Woman, detentrice di tre scudetti) e
lOristano, entrambe attualmente in serie A. [GIOVANNI TOLA]
& IL CALCIO SARDO PROVINCIA PER
PROVINCIA Le seguenti squadre sarde
erano iscritte ai campionati 2006-2007:
Provincia di Cagliari Cagliari Calcio
nel campionato nazionale di serie A;
Atletico Calcio nel campionato di serie
D; SantElena di Quartu nel campionato di Eccellenza; Selargius nel campionato di Eccellenza; Quartu 2000 nel
campionato di Eccellenza; Villasimius
nel campionato di Eccellenza; Gialeto
di Serramanna nel campionato di Promozione; Muravera nel campionato di
Promozione; Sarroch nel campionato
di Promozione; Decimomannu nel campionato di Promozione; Sinnai nel campionato di Promozione; Nuova Monreale nel campionato di Promozione;
Asseminese nel campionato di Promozione; Gemini P. nel campionato di Promozione; Pula nel campionato di Promozione; Villanova Tulo nel campionato di Promozione; Capoterra nel campionato di prima categoria; Ferrini Cagliari nel campionato di prima categoria; CMS SantElia nel campionato di
prima categoria; Elmas nel campionato
di prima categoria; Serramanna nel
campionato di prima categoria; Uta 90
nel campionato di prima categoria; Ju-

piter nel campionato di prima categoria; Siliqua nel campionato di prima categoria; Su Planu nel campionato di
prima categoria; La Palma Monte Urpino nel campionato di prima categoria; Orione 1996 nel campionato di
prima categoria; CUS Cagliari nel campionato di prima categoria; Fermassenti nel campionato di prima categoria; San Sperate nel campionato di
prima categoria; Mandas nel campionato di prima categoria; Monserrato
nel campionato di prima categoria; Isili
nel campionato di prima categoria; Orrolese nel campionato di prima categoria; Senorb` nel campionato di prima
categoria; Jupiter nel campionato di
prima categoria; 86 Villaputzu nel campionato di prima categoria; Villa San
Pietro nel campionato di prima categoria; Soleminis nel campionato di prima
categoria; Atletico Selargius nel campionato di seconda categoria; Assemini
1980 nel campionato di seconda categoria; Dolianova nel campionato di seconda categoria; Johannes nel campionato di seconda categoria; Settimo San
Pietro nel campionato di seconda categoria; S.C. Castiadas nel campionato di
seconda categoria; Giesse Assemini nel
campionato di seconda categoria; P. Capoterra nel campionato di seconda categoria; Capoterrese nel campionato di
seconda categoria; Decimoputzu nel
campionato di seconda categoria; N.
Nuraminis nel campionato di seconda
categoria; Samatzai 85 nel campionato
di seconda categoria; Villasor nel campionato di seconda categoria; Santa Lucia Barrali nel campionato di seconda
categoria; Ussana nel campionato di seconda categoria; Sestu nel campionato
di seconda categoria; Nurallao nel campionato di seconda categoria; SantAvendrace nel campionato di seconda
categoria; Nurri nel campionato di seconda categoria; P. Escolca nel campio-

251

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 257

Calcio
nato di seconda categoria; Vallermosa
nel campionato di seconda categoria;
Is Urigus nel campionato di seconda categoria; PGS San Paolo nel campionato
di seconda categoria; Maracalagonis
nel campionato si seconda categoria;
Ferrini Quartu nel campionato di seconda categoria; La Salle nel campionato di seconda categoria; Azzurra
Monserrato nel campionato di seconda
categoria; Quartu S.E. nel campionato
di seconda categoria; Pimentel nel
campionato di seconda categoria; Silius 85 nel campionato di seconda categoria; S.G. Flumini nel campionato di
seconda categoria; Ballao nel campionato di seconda categoria; Fulgor nel
campionato di seconda categoria; Andromeda nel campionato di seconda categoria; F. Bellu nel campionato di seconda categoria; Porto Corallo nel campionato di seconda categoria; Jasnagora nel campionato di seconda categoria.
Provincia di Sassari Torres di Sassari
nel campionato nazionale di C2; Alghero nel campionato di serie D; La
Palma Alghero nel campionato di Eccellenza; Castelsardo nel campionato
di Eccellenza; Latte Dolce nel campionato di Eccellenza; Ozierese nel campionato di Promozione; Usinese nel
campionato di Promozione; Ittiri nel
campionato di Promozione; Fertilia
nel campionato di Promozione; Olmedo
nel campionato di Promozione; Thiesi
nel campionato di prima categoria; Bonorva nel campionato di prima categoria; Porto Torres nel campionato di
prima categoria; Loretella sa Segada
nel campionato di prima categoria; Bultei nel campionato di prima categoria;
Malaspina Osilo nel campionato di
prima categoria; Stintino nel campionato di prima categoria; Sassari nel
campionato di prima categoria; Lanteri
Sassari nel campionato di prima cate-

goria; Sorso nel campionato di prima


categoria; Monte Alma nel campionato
di prima categoria; Ardara nel campionato di prima categoria; Pozzomaggiore
nel campionato di prima categoria; Valledoria nel campionato di prima categoria; Benetutti nel campionato di seconda categoria; Burgos nel campionato di seconda categoria; Gymnasium
S.C. nel campionato di seconda categoria; Palmadula nel campionato di seconda categoria; Viddalbese nel campionato di seconda categoria; Pattada
nel campionato di seconda categoria;
Bono nel campionato di seconda categoria; Lachesina Mores nel campionato
di seconda categoria; Audax Algherese
nel campionato di seconda categoria;
Tissi nel campionato di seconda categoria; San Giorgio di Perfugas nel campionato di seconda categoria; Fulgor Sassari nel campionato di seconda categoria; Atletico Uri nel campionato di seconda categoria; Robur Sennori nel
campionato di seconda categoria; Sennori nel campionato di seconda categoria; Ossese nel campionato di seconda
categoria; Pealu Thiesi nel campionato
di seconda categoria; Wilier nel campionato di seconda categoria; Romangia nel campionato di seconda categoria; CUS Sassari nel campionato di seconda categoria; Ozieri nel campionato
di seconda categoria; Robur Sennori
nel campionato di seconda categoria;
Laerru nel campionato di seconda categoria; Plubium nel campionato di seconda categoria.
Provincia di Olbia-Tempio Olbia nel
campionato di serie C2; Arzachena nel
campionato di serie D; Calangianus nel
campionato di serie D; Tempio nel campionato di serie D; Budoni nel campionato di Eccellenza; San Teodoro campionato di Eccellenza; Tavolara nel
campionato di Eccellenza; Ilvamaddalena nel campionato di Eccellenza;

252

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 258

Calcio
` nel campionato di PromoBudduso
zione; Porto Rotondo nel campionato
di Promozione; Lauras nel campionato
di Promozione; Golfo Aranci nel campionato di prima categoria; Telti nel
campionato di prima categoria; Santa
Teresa di Gallura nel campionato di
prima categoria; Palau nel campionato
di prima categoria; Berchidda nel campionato di prima categoria; Luogosanto
nel campionato di prima categoria; Cal` nel campionato di seconda
cio Budduso
categoria; Montina nel campionato di
seconda categoria; Oschirese nel campionato di seconda categoria; L.M. Pausania nel campionato di seconda categoria; Baja Sardinia nel campionato di
seconda categoria; Porto San Paolo nel
campionato di seconda categoria; S.P.
Badesi nel campionato di seconda categoria; Padru nel campionato di seconda
categoria; Azzan` nel campionato di seconda categoria; S. Antonio di Calangianus nel campionato di seconda cate nel campionato di segoria; Ovidde
conda categoria.
Provincia di Carbonia-Iglesias Carbonia nel campionato di Promozione;
Monteponi Iglesias nel campionato di
Promozione; Carloforte nel campionato
di Promozione; Sguotti Carbonia nel
campionato di prima categoria; SantAntioco nel campionato di prima categoria; Gonnesa nel campionato di
prima categoria; Arixi nel campionato
di prima categoria; Calcio Iglesias nel
campionato di prima categoria; Villaperuccio 96 nel campionato di seconda
categoria; Santadi nel campionato di
seconda categoria; Portoscuso nel campionato di seconda categoria; Buggerru
nel campionato di seconda categoria; C.
Iglesias nel campionato di seconda categoria; Tratalias nel campionato di seconda categoria.
Provincia di Oristano Tharros nel
campionato di Eccellenza; Ghilarza

nel campionato di Eccellenza; Abbasanta nel campionato di Promozione;


Terralba nel campionato di Promozione; Bosa nel campionato di prima
categoria; Folgore Mogoro nel campionato di prima categoria; Solarussa
nel campionato di prima categoria;
Santa Giusta nel campionato di seconda categoria; C.R. Arborea nel
campionato di seconda categoria;
Latte Arborea nel campionato di seconda categoria; Pauli Arbarei nel
campionato di seconda categoria;
Marrubiu nel campionato di seconda
categoria; Masullese nel campionato
di seconda categoria; Folgore Mogoro
nel campionato di seconda categoria;
Tanca Marchesa nel campionato di seconda categoria; Folgore Oristano nel
campionato di seconda categoria;
Paulese nel campionato di seconda categoria; Cuglieri nel campionato di seconda categoria; Oristanese nel campionato di seconda categoria; Virtus
Villaurbana nel campionato di seconda categoria; Calmedia Bosa nel
campionato di seconda categoria; Tadasuni nel campionato di seconda categoria; Norbello nel campionato di
seconda categoria; Ruinas 81 nel campionato di seconda categoria; Allai nel
campionato di seconda categoria; 4
mori nel campionato di seconda categoria; Narboliese nel campionato di
seconda categoria; Monterra nel campionato di seconda categoria; Gonnostramatza nel campionato di seconda
categoria; Arcidano nel campionato di
seconda categoria; Gonnos nel campionato di seconda categoria; Golapini nel campionato di seconda categoria.
Provincia del Medio Campidano Villacidrese nel campionato di serie D; Samassi nel campionato di Eccellenza;
Arbus nel campionato di Promozione;
Sanluri nel campionato di Promo-

253

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 259

Caldanzano
zione; Guspini nel campionato di Promozione; R. Villacidro nel campionato
di prima categoria; Sardara 83 nel
campionato di prima categoria; Gesturese nel campionato di seconda categoria; Libertas Barumini nel campionato di seconda categoria; Pabillonis
nel campionato di seconda categoria;
Pauli Arbarei nel campionato di seconda categoria; Furtei nel campionato di seconda categoria.
Provincia dellOgliastra Tortol` nel
campionato di Eccellenza; Baunese
nel campionato di Promozione; Cannonau Jerzu nel campionato di Promozione; Barisardo nel campionato di
Promozione; Lanusei nel campionato
di Promozione; Castor Tortol` nel campionato di prima categoria; Villagrande
nel campionato di prima categoria; Cardedu nel campionato di seconda categoria; Lotzorai nel campionato di seconda categoria; Perdasdefogu nel
campionato di seconda categoria; Triei
nel campionato di seconda categoria;
Tertenia nel campionato di seconda categoria; Seui Arc. nel campionato di seconda categoria; Lidori nel campionato
di seconda categoria; Ulassai nel campionato di seconda categoria; Ilbono
nel campionato di seconda categoria;
Johannes nel campionato di seconda
categoria.
Provincia di Nuoro Nuorese nel campionato di C2; Taloro Gavoi nel campionato di Eccellenza; Macomer nel
campionato di Promozione; Dorgalese
nel campionato di Promozione; Bittese nel campionato di prima categoria; Siniscola nel campionato di prima
categoria; Borore nel campionato di
prima categoria; Oniferese nel campionato di prima categoria; Fonni nel
campionato di prima categoria;
Ovodda nel campionato di prima categoria; Brunellese nel campionato di
prima categoria; Fanum Orosei nel

campionato di prima categoria;


Meana Sardo nel campionato di prima
categoria; Corrasi Junior nel campionato di prima categoria; Lulese nel
campionato di prima categoria; Macomerese nel campionato di prima categoria; Silanus nel campionato di
prima categoria; Orunese nel campionato di seconda categoria; Atletico
Nuoro nel campionato di seconda categoria; Orani nel campionato di seconda categoria; Montalbo nel campionato di seconda categoria; Irgolese
nel campionato di seconda categoria;
Tex. Aritzo nel campionato di seconda
categoria; Ollolai nel campionato di
seconda categoria; S.P. Siniscola nel
campionato di seconda categoria; Lodine nel campionato di seconda categoria; Olzai nel campionato di seconda categoria; Tuttavista nel campionato di seconda categoria; Idolo
nel campionato di seconda categoria.
A queste squadre vanno aggiunte quelle
giovanili che disputano numerosi campionati diffusi su tutto il territorio dellisola e quelle di calcio femminile
ugualmente numerose e che hanno
` volte camnella Torres di Sassari, piu
` prestipione dItalia, la compagine piu
giosa.

Caldanzano, Luigi Pittore (Cagliari


` negli anni in
1880-Genova 1928). Gia
cui studiava presso lIstituto tecnico
` natale venne attirato dal didella citta
segno e dalla pittura, favorito in questo dallanimato ambiente artistico
della Cagliari degli inizi del Novecento. Nel 1908 apr` uno studio a Cagliari ed ebbe modo di imporsi allattenzione del pubblico. Probabilmente
` la sua fornegli stessi anni completo
mazione con soggiorni a Parigi e in al` . Interessato alla grafica, nella
tre citta
quale ben presto ottenne significativi
` nel disegno di
risultati, si specializzo
cartelloni pubblicitari. Si trasfer` a

254

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 260

Calendario della Regia Universita` di Cagliari


Milano, dove divenne cartellonista
per la casa editrice musicale Ricordi
e per altre importanti case. Tormentato dalla nostalgia per la Sardegna,
` percorrendola tutta a piedi e
vi torno
a cavallo. Rientrato nella penisola,
` la sua attivita
` di disegnatore
continuo
pubblicitario con crescente successo.

Caldarella, Antonino Storico (n. sec.


XX). Docente universitario siciliano,
studioso del periodo aragonese in Sici` anche della Sardegna aplia, si occupo
profondendo la figura di Martino I nei
suoi scritti, La Sardegna dopo la morte
di Martino I, Studi sassaresi, XIII,
1935, e Limpresa di Martino I re di Sicilia
in Sardegna, 1936.

Caldarelli, Nazzareno (noto con il


nome darte Vincenzo Cardarelli) Poeta e
scrittore (Viterbo 1887-Roma 1959).
Trascorse uninfanzia difficile a causa
`
di un padre padrone che ne osteggio
limpegno intellettuale. Fece le sue
prime esperienze letterarie nel Marzocco e dal 1911 ne La Voce. Dopo la
` con
prima guerra mondiale collaboro
La Ronda, pubblicando importanti
raccolte di versi e celebri corrispondenze come inviato speciale. Nel 1930
` il
ottenne il premio Bagutta. Passo
resto della vita isolato e tormentato
da una condizione di salute precaria.
Alla Sardegna, dove era stato per un
` un articolo su
breve periodo, dedico
Vincenzo Sulis, pubblicato ne Lillustrazione sarda, 32-33, 1955.

` Cittadino sassarese
Calderari, Nicolo
(sec. XIII). Di probabile origine genovese, quando, dopo lestinzione della di` si conastia giudicale di Torres, la citta
stitu` in Comune, fu nominato capitano.
` decisi sostenitori
Nel 1294 fu tra i piu
` di stipulare con Gedella opportunita
nova una convenzione in base alla
` con un patto di diquale Sassari si lego
` ligure.
pendenza alla citta

Caleca, Antonino Museologo (n. Vi-

terbo 1943). Studioso dei problemi del


` dedicato allinsegnarestauro, si e
mento universitario. Attualmente insegna Museologia e critica artistica del
` di Lettere
restauro presso la Facolta
` di Pisa. Nel 1984 ha condellUniversita
corso alla realizzazione della mostra
sui retabli a San Domenico di Cagliari.
Tra gli scritti che riguardano la Sardegna: Pittura in Sardegna. Problemi mediterranei, in Cultura quattro-cinquecentesca in Sardegna. Retabli restaurati
e documenti, Catalogo, 1985; Pittura del
Duecento e del Trecento in Sardegna, in
La pittura in Italia: il Duecento e il Trecento, 1986.

Calegari, Giulio Archeologo (n. sec.


XX). Ha lavorato col Cornaggia Castiglioni allidentificazione del Paleolitico sardo. Nel 1978 ha preso parte alla
XXII Riunione scientifica dellIstituto
Italiano di Preistoria e Protostoria svoltasi a Sassari, presentando una relazione su I pendagli ad alamaro dellEneolitico sardo (con O. Cornaggia Castiglioni), in Atti della XXII Riunione scientifica dellIstituto italiano di Preistoria e
Protostoria nella Sardegna centrosettentrionale, 1980; Prima segnalazione del
Paleolitico in Sardegna (con O. Cornaggia Castiglioni), Natura, I-II, 70, 1979.

Calendari Pubblicazioni a stampa tipiche della Sardegna del secolo XVIII,


che con gli almanacchi sono da considerare le prime manifestazioni della
stampa periodica nellisola. Sono di
spesso contengrande interesse perche
gono articoli che contribuiscono a illu` sarda del
strare gli aspetti della realta
tempo.

` di
Calendario della Regia Universita
Cagliari Pubblicazione annuale fatta
` di Cagliari
stampare dallUniversita
presso la tipografia Timon tra il 1850 e
il 1858; contiene notizie biografiche sugli insegnanti che operavano nellAte-

255

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 261

Calendario Sardo
neo e sui corsi che essi tenevano annualmente.

Calendario Sardo Pubblicazione


fatta appositamente per usi politico` a essere
amministrativi, che comincio
stampata a partire dal 1774 nella
Stamperia Reale di Cagliari col titolo
Calendario generale del Regno di
` a essere pubbliSardegna e continuo
cata con cadenza annuale col titolo di
C.S. fino al 1836 e quindi, continuativamente, dal 1837 al 1851. Contiene i
e di tutte le autorita
`
nomi del vicere
civili e militari dellisola, i nomi dei
professionisti e dei docenti universitari; in qualche annata sono riportate
anche notizie sulla demografia e su altri aspetti della vita sarda. Le annate
conosciute del calendario sono: 1. Calendario generale del Regno di Sardegna, 1777; 2. Calendario generale del
Regno di Sardegna, 1778; 3. Calendario
generale del Regno di Sardegna, 1792;
4. Calendario sardo per lanno 1794,
1794; 5. Calendario sardo astrologico
per lanno 1798, diretto da L. De Prunner, 1798; 6. Calendario per le scienze ed
arti per lanno MDCCCVII (questo fu
pubblicato a Sassari, Stamperia privilegiata), 1807; 7. Calendario e lunario
sardo con aggiunte filologiche, 1808; 8.
Calendario filologico sardo del
MDCCCXIII, 1813; 9. Calendario e lunario sardo con aggiunte filologiche,
1818; 10. Calendario sardo per lanno
1821, 1821; 11. Calendario sardo per
lanno 1828, 1828; 12. Calendario sardo
per lanno 1832, 1832; 13. Calendario
sardo per lanno 1833, 1833; 14. Calendario generale del Regno di Sardegna,
pubblicazione annuale stampata a Cagliari presso Timon dal 1837 al 1851.

Calendula Pianta erbacea perenne


della famiglia delle Composite (C. officinalis L.). Ha fusto ramificato ricoperto di una fitta peluria. Le foglie
sono spesse, lanceolate, verdi-grigia-

stre, quelle inferiori disposte a rosetta. Le infiorescenze a capolino


sono di colore variabile dal giallo allarancio; i frutti sono acheni rugosi, arcuati, a volte dotati di uncini. Fiorisce
a fine primavera e a fine autunno.
Molto comune nei campi e nei luoghi
` consighiaiosi e assolati. Da sempre e
derata simbolo del Sole, di cui segue i
movimenti con lapertura e la chiusura dei fiori. Contiene molti princ`pi
attivi che vengono utilizzati in fitoterapia come antidolorifici e come emollienti e rinfrescanti per la pelle. Nella
medicina popolare le foglie si usano
contro porri e verruche. Nomi sardi:
Caraganzu (campidanese), Cacaranciu (gallurese), Frore de cada mese (logudorese), Erba de flore (Sardegna settentrionale). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Calendula Le tipiche infiorescenze a


capolino.

Caletta, La Localita` dellisola di San


Pietro posta a circa 10 km da Carlo` svilupforte; negli ultimi decenni si e
pata divenendo unimportante loca` turistica dotata di buone attrezzalita
` arricchito dalla bellisture. Il sito e
` consima Cala dello Spalmatore che e

256

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 262

Calledda
tornata da una estesa spiaggia sabbiosa.

ral aux 17.e et 18.e sie`cle (con J. Day, S.


Bonin e A. Jelinski), 1993; Economia rurale e strutture demografiche di Alghero
in alcune statistiche sei-settecentesche
(con J. Day), in Alghero, la Catalogna, il
Mediterraneo (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.

Calic Stagno salmastro a pochi chilome-

La Caletta Torre di San Giovanni. Ridente


appendice marina di Siniscola, La Caletta si e`
` turistica.
sviluppata soprattutto con lattivita

Calia, Itria Studiosa di storia della Sardegna (Lula 1953-Parigi 2006). Dopo
aver conseguito la laurea in Lettere, ha
cole des Hautes
studiato presso lE
tudes a Parigi. Qui ha collaborato
E
con J. Day contribuendo alla realizzazione dellAtlas de la Sardaigne rural
` divenaux 17.e et 18.e sie`cle. Nel 1985 e
tata ricercatrice di Storia moderna
` di Scienze politiche
presso la Facolta
` di Sassari. Dimessasi
dellUniversita
`, e
` tornata a Parigi, dove
dallUniversita
` scomparsa a 53 anni. Tra i suoi scritti:
e
La questione sarda nella storiografia del
secondo dopoguerra, Storia contemporanea, XII, 13, 1981; I Francesi e la Sardegna. Limmagine della Sardegna nella
cultura francese dell800 e 900, Quaderni sardi di Storia, 2, 1981; La Sar`cle:
daigne rurale aux XVII-XVIII sie
etude cartographique (con S. Bonin, J.
Day e A. Jelinski), 1988; Francia e Sardegna nel Settecento. Economia, politica e
cultura, 1993; Atlas de la Sardaigne ru-

tri da Fertilia. Le rovine di un ponte romano a 24 arcate dimostrano la sua antica frequentazione come area tradizionalmente dedicata alla pesca. La superficie si sviluppa parallelamente alla co` separato dal mare da una strista ed e
scia sabbiosa; si tratta di uno specchio
` , nel
dacqua di modesta profondita
quale sfocia il rio Barca, rendendo possibile la commistione di acque salate e
di acque dolci. La situazione ha favorito
` di canlo sviluppo di una gran quantita
neti e di altre piante acquatiche (si dice
350 specie), e ha prodotto una discreta
` . La pesca vi e
` praticata con
pescosita
una caratteristica imbarcazione, un
chiattino conosciuto come ciu.

Calicotome = Ginestra
Caligaris, Maria Grazia Giornalista,
consigliere regionale (n. La Maddalena
1957). Dopo essersi laureata in Lettere
` dedicata allinsegnamento nelle
si e
scuole secondarie e al giornalismo (ha
al suo attivo un agile manuale di introduzione alla prova scritta del nuovo
` iscritta allalbo
` ). E
esame di maturita
` autrice di
dei professionisti dal 1988; e
racconti e ha collaborato con diverse
testate anche a livello nazionale. Nel
2004 ha aderito a Progetto Sardegna di
` stata eletta nel liRenato Soru ed e
stino consigliere regionale per la XIII
legislatura.

Calledda, Antonio Ignazio Funzionario di partito, consigliere regionale (n.


` stato eletto
Mandas 1957). Nel 1999 e
consigliere regionale per il PDS nel collegio di Cagliari per la XII legislatura;

257

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 263

Callisto
riconfermato nel 2004 per la XIII legislatura.

Callisto, san Santo (Roma, 155 ca.-ivi


222). Papa dal 217 al 222. Schiavo del
liberto imperiale Carpoforo, C. dila` con il fallimento di una banca i
pido
beni del suo padrone e da questi venne
` assegnato a umili mansioni; per
percio
intercessione dei cristiani lo stesso Carpoforo consent` al futuro pontefice di
poter recuperare i crediti, in modo da
risanare la bancarotta. Per richiedere
del denaro prestato a un ebreo, C. si
` in una sinagoga di Roma di sabato:
reco
questa ingiuria, unita alla sua appartenenza cristiana, fu causa di denuncia
il praefecda parte dei Giudei, cosicche
` ad metus urbi, Fusciano, lo condanno
talla in Sardegna, ossia al duro lavoro
nelle miniere sarde. In seguito a questi
avvenimenti giunse nellisola un presbitero della Chiesa romana, Giacinto,
che recava una lettera dellimperatore
Commodo a cui era annesso un elenco
di cristiani di Roma condannati ai lavori forzati, fornito dallo stesso papa
Vittore: nella lettera si chiedeva limmediata liberazione dei cristiani, per
la quale era stata determinante lintercessione di Marcia, concubina preferita dellimperatore, simpatizzante del
` seCristianesimo di cui era forse gia
guace. C. non era compreso nellelenco,
ma riusc` tuttavia a farsi liberare e fece
ritorno a Roma; in seguito a questi fatti,
avvenuti nellultimo decennio del se mena
colo II e riportati nei Philosophou
(Elenco contro tutte le eresie) attribuiti
` stretto cola Ippolito, egli divenne il piu
laboratore di papa Zefirino (199-217) e
alla sua morte, avvenuta nel 217, divenne papa. Il suo pontificato fu caratterizzato da controversie di carattere
morale e teologico, nelle quali il suo
principale avversario fu il presbitero
Ippolito (forse anchegli esiliato in Sardegna nel 235), che si fece inutilmente

` di
nominare antipapa contro lautorita
C.: questultimo resse il pontificato fino
al 222, anno della sua morte. [PIERGIORGIO SPANU]

llistos, che
Romano dal nome greco, ka
significa molto bello. Presbitero, dal
pontefice Zefirino ebbe lincarico di costruire il cimitero catacombale sulla
via Appia. La sua elezione a papa pro` il primo scisma della Chiesa lavoco
tina. Considerandolo di origini plebee,
addirittura schiavo, accusandolo di
aver legittimato matrimoni tra ricchi e
poveri, di essere debole verso i peccatori di apostasia, adulterio e omicidio,
` per Ippolito, antiuna minoranza voto
papa dal 217 al 235. Martire per i trentanni di lavori forzati nelle miniere
sarde o secondo la passio per essere
stato ucciso durante una sommossa popolare o (altra versione) per essere
stato gettato in un pozzo con una macina
di mulino al collo. Il proverbio: Sa d` de
Santu Callistu, / candu est asciutta e bentosa, / annada sicca e gelosa [con gelate] /
candu est infusta e serena, / annada bona
e prena (Il giorno di San Callisto,
` asciutto e ventoso, lannata
quando e
` secca e gelosa quando e
` bagnato e
e
` buona e piena).
sereno, lannata e
[ADRIANO VARGIU]

Callu (caglio) Tipico alimento del mondo


pastorale sardo. Le sue origini si per` labomaso
dono nella notte dei tempi; e
del capretto o dellagnello da latte, che
viene anche usato per la preparazione
dei formaggi acidi.

Calmedia Leggendaria figlia di Sardo`,


eroe eponimo dei Sardi, primi popolatori dellisola. Secondo una antichissima tradizione avrebbe fondato Bosa
` prospiciente latvetus in una localita
` . In effetti lantica citta
` si svituale citta
` con ogni probabilita
` nel secolo IX
luppo
a.C. da uno scalo commerciale dei Fenici.

Calori, Luigi Studioso di anatomia

258

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 264

Calvi
umana (San Pietro in Casale 1807-Bologna 1896). Ottenuta la laurea in Medicina, dal 1844 fu nominato professore
di Anatomia descrittiva e topografica
` di Bologna. Nel
presso lUniversita
1879 scrisse Sopra un antico cranio fenicio trovato in Sardegna messo a riscontro
con gli altri pochi conosciuti.

Calsinagio Famiglia della borghesia


sassarese (secc. XVII-XVIII). Le sue
prime notizie risalgono al secolo XVII.
Nel corso del secolo alcuni C. ricoprirono le magistrature cittadine e uffici
pubblici raggiungendo una buona condizione economica. Nel 1680 ottenne il
cavalierato ereditario con il dottor Gaspare, vicario reale di Sassari e alcaide
di Porto Torres; lo stesso, nel 1688, fu
ammesso allo Stamento militare durante il parlamento Monteleone. Nel
1689 Gavino e Pietro, figli del dottor Gaspare, si segnalarono durante i lavori
dello stesso Parlamento; i loro discendenti continuarono a mantenere una
posizione distinta a Sassari, ma si estinsero alla fine del secolo XVIII.

Caltagirone, Benedetto Antropolologo


(n. Iglesias 1947). Conseguita la laurea
` dedicato alla ricerca, stuin Lettere si e
diando in particolare i problemi della
` sarda. Fatta unepastorizia nella realta
`
sperienza di studio presso lUniversita
della Provenza, attualmente insegna
` di Scienze della Formanella Facolta
` di Cagliari. Tra i
zione dellUniversita
suoi scritti: Gli strumenti del lavoro contadino: poveri, semplici ma funzionali, in
Sardegna. Luomo e la pianura (a cura di
Angela Terrosu Asole), 1984; Il lavoro
del pastore e` sempre una fatica infinita,
in Sardegna. Luomo e le montagne (a
cura di Angela Terrosu Asole), 1985;
Note sullabigeato in Barbagia, Quaderni bolotanesi, XV, 1989; Rubare e
prendere bestiame. Un itinerario storicoculturale dei pastori in Sardegna, 1989;
Animali perduti: abigeato e scambio so-

ciale in Barbagia, 1989; Few Notes on


daily Life in Retabli Sardinia Sacred Art
of the Fiftenth and Sixtenth Centuries,
lits specifiques et spe
cificite cul1993; De
tudes
turelle du banditisme sarde, E
Corses, XL-XLI, 1993.

Calvi, Alberto Giornalista televisivo e


teleoperatore (n. Sassari 1956). Figlio
di Sergio, ha lavorato come inviato
della RAI in diverse parti del mondo e
` internazionale
ha raggiunto notorieta
nel 1990 durante la prima guerra del
Golfo come autore di una serie di eccezionali servizi, ripresi dalle CNN e ri` stato antrasmessi in tutto il mondo. E
che in Afghanistan e negli USA subito
dopo lattentato alle Twin Towers di
New York. Ha avuto numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Il
` spesso
suo impegno professionale si e
` stato fonassociato a quello politico. E
datore dellUDR con Francesco Cossiga
e presidente del Consiglio provinciale
di Sassari dopo il 1995.

Calvi, Sergio Giornalista (Albenga


` stato tra i primi re1928-Sassari 1981). E
dattori del quotidiano sassarese Il Corriere dellisola, fondato nel marzo 1947
su iniziativa di un gruppo di dirigenti
della DC locale. Alla chiusura del giornale, nel 1957, fu assunto alla RAI; da
` dopo qualche anno a SasCagliari torno
sari, dove veniva aperta la nuova sede
della RAI-TV, di cui divenne responsabile. Mor` improvvisamente a Sassari
nel 1981, a 53 anni.

Calvi, Vittorio Pittore (n. Sassari 1933).


Diplomato allIstituto dArte di Sassari, ha esordito nel 1954 partecipando alla Mostra regionale delle
arti figurative di Nuoro. Distingue
la sua produzione pittorica una figurazione allusiva, popolata di architetture fantastiche, dove il gusto delle
stratificazioni e sovrapposizioni cromatiche si unisce allevocazione di at-

259

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 265

Calvia
mosfere di sapore vagamente metafisico (Giuliana Altea, 1986).

Vittorio Calvi Natura morta. Uva. Il pittore


sassarese e` passato da una fase di realismo a
` dispiegata fantasia espressiva.
una di piu
(2001; collezione privata)

Calvia, Giuseppe Studioso di tradizioni popolari e poeta (Mores 1866-ivi


1943). Fece i suoi studi a Roma dove fu
` , ma anche di Antonio
allievo del Pitre
Labriola e Angelo De Gubernatis. Di
idee garibaldine, pur essendo stato
eletto nel 1895 consigliere provinciale
di Sassari, nel 1897 segu` Ricciotti Gari col
baldi in Grecia, dove combatte
grado di capitano contro i Turchi. Negli
anni successivi il suo impegno culturale e politico non venne mai meno;
` versi in italiano e in sardo con
pubblico
lo pseudonimo di Lachesinu, e scrisse
numerosi lavori di storia delle tradi` anche a essere
zioni popolari. Continuo
eletto consigliere provinciale di Sassari. Tra i suoi scritti: Pane e dolci tradizionali della Sardegna, Rivista delle
tradizioni popolari italiane, I, 1893;

Leggenda di Monte Ruju, Rivista di tradizioni popolari, I, 7, 1894; Leggenda di


Rocca Chenale, Rivista di tradizioni
popolari, I, 7, 1894; Il nodo di Salomone
in Sardegna (Su nodu de Salomone),
Rivista di tradizioni popolari, II, 2,
1894; La leggenda del sasso di Arzolas
(Oschiri), Rivista di tradizioni popolari, II, 8, 1894; Il Natale in Sardegna,
Archivio per lo studio delle tradizioni
popolari, XIII, 1894; In Sardegna, in
Rivista di tradizioni popolari, I,
1894; Canti funebri di Ploaghe in Sardegna, Archivio per lo studio delle tradizioni popolari, XIV, 1895; Morti e moribondi nelle credenze del Logudoro, Rivista delle tradizioni popolari, II, 1895;
Ninne nanne di Logudoro, 1901; Giuochi
fanciulleschi sardi, 1902; Leggende popolari sarde del Logudoro, Archivio per lo
studio delle tradizioni popolari, XXI,
1902; Esseri meravigliosi e fantastici
nelle credenze sarde specialmente di Logudoro, Archivio per lo studio delle tradizioni popolari, XXII, 1903; La leggenda del tesoro di Bisarcio, Archivio
per lo studio delle tradizioni popolari,
` a MoXXIII, 1904; Ricerche di antichita
res, due articoli in Archivio storico
sardo, I e II, 1905 e 1906; Rajos de
guerra, 1917; Canti religiosi del Logudoro, Il Floklore Italiano, I, 1925; Animali e piante nella tradizione popolare
sarda e specialmente del Logudoro, Il
Folklore italiano, II, 1926; Lingua o
dialetto?, Sardegna, VI, 1928; Muttos
della Sardegna, Vita popolare marchigiana, I, 16, 1928.

Calvia, Pompeo Poeta dialettale (Sassari 1857-ivi 1919). Dopo aver comple` fatato gli studi, visse nella sua citta
cendo il copista al Comune e insegnando disegno al Convitto Nazionale.
Culturalmente attivissimo, fu in relazione con importanti intellettuali del
` considerato il piu
` grande
suo tempo. E
poeta in sassarese dei tempi moderni;

260

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 266

Calvo
scrisse un romanzo storico, e moltis` periodicasime poesie che pubblico
mente su La Nuova Sardegna e che
nel 1912 raccolse in volume. Aveva fatto
il servizio militare a Napoli, dove era
entrato in contatto con lambiente artistico napoletano: si era legato di particolare affetto con Giovanni Gaeta (pure
` giovane di lui, conosciuto
molto piu
come poeta con lo pseudonimo di E.A.
Mario, futuro autore della Leggenda del
Piave). A Sassari faceva parte del
gruppo che intorno a Enrico Costa e i
` giovani Sebastiano Satta e Luigi
piu
Falchi animava la vita culturale citta` , nel
dina. Con Satta e Falchi pubblico
volume Nella terra dei Nuraghes (1897),
le sue prime poesie dialettali, diventate
`, con lui il diapresto popolari. In realta
letto come del resto accadeva contemporaneamente in Italia (C. era molto
amico di Spallacci, poeta dialettale romagnolo) entrava a pieno titolo nella
letteratura nazionale. Il suo capolavoro
` la raccolta di Sassari mannu, pubblie
cato nel 1912, pieno di nostalgia per la
` zappadorina sassarese, che
civilta
egli vedeva inesorabilmente scomparire. Ebbe anche fama di discreto pittore dilettante. Tra i suoi scritti, frutto
di collaborazione a diverse pubblicazioni culturali e allo stesso quotidiano
sassarese: Martirio di S. Cosma e S. Damiano quadro a olio di Annibale Caracci
esistente nella chiesa di San Nicola di
Sassari, La piccola rivista, I, 5, 1899;
Cristo morto in grembo al Padre Eterno,
La piccola Rivista, I, 23-24, 1899; Ave
Maria piena di Grazia (Nozze di Grazia
Deledda), LUnione sarda, 1900; La
leggenda della chiesa di Sorres, La Sardegna Letteraria, I, 17, 1903; Quiteria,
romanzo storico, 1903; Bustianu pittore,
Il Giornale dItalia, 1914; Sebastiano
Satta, Il Giornale dItalia, 1915; Natale in Trincea, poesia in sassarese, Il
Soldato, 1917; Per un bozzetto di monu-

mento alla brigata Sassari dello scultore


Antonio Usai, 1918.

Calvia, Salvatore Architetto (Mores


1822-Alghero 1909). Consegu` la laurea
in Architettura a Roma. Garibaldino,
aiutante di campo di Garibaldi; fece
parte del battaglione universitario che
a Luino e a Moraznel 1849 combatte
zone, dove fu ferito. Fu autore di numerosi edifici tra i quali il campanile di
Mores, del 1871 disegnato a imitazione
della Mole torinese dellAntonelli, di
cui era stato allievo , che con i suoi 48
` il piu
` alto della Sardegna.
me

Calvisi, Raimondo Studioso di storia


locale (n. Bitti, sec. XX). Sacerdote, ha
al suo attivo numerosi scritti, attenti soprattutto ai fatti, al costume, ai personaggi di Bitti e della Barbagia. Fra gli
altri: Storie e testimonianze di vita barbaricina, 1966; Figure tradizionali del Nuorese, 1968; Nuovi racconti e canti popolari del Nuorese, 1969; Sprazzi dantica
vita barbaricina, 1976.

Calvo, Diego Religioso (Rincon, prima


` sec. XVI-Toledo, seconda meta
`
meta
sec. XVI). Domenicano, acquis` molta
` per la sua profonda preparanotorieta
zione teologica, per cui nel 1562 venne
nominato inquisitore per la Sardegna.
` in un clima
Giunto nellisola vi opero
esasperato dalle paure di monsignor
Parragues che come scrive Raimondo
Turtas scriveva a Filippo II come se
` nella mira degli
lisola si trovasse gia
intraprendenti predicatori di Ginevra
per quello che sembrava il diffondersi
` gli ufdel protestantesimo. Riorganizzo
fici, ottenne che il castello di Sassari divenisse sede dellInquisizione sarda e
nel 1563 vi si trasfer`. A Sassari intervenne in tutti i casi in cui si aveva sentore di eresia, eseguendo esemplari au` descrivere il
tos da fe: A stento si puo
` riuscito ad
terrore che linquisitore e
incutere a tutta la Sardegna, scrivevano i Gesuiti sassaresi nel 1566. Per

261

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 267

Calvo
`
questo suo rigore quasi fanatico entro
Madrigal e
in contrasto con il vicere
nel 1567 sub` unispezione della Suprema Inquisizione, al termine della
quale venne richiamato in Spagna e sottoposto a processo. Fu condannato a
chiudersi in un monastero di Toledo,
dove trascorse il resto della sua vita.

Calvo, Pantaleone Pittore (Genova,


inizi sec. XVII-?, dopo 1664). Dotato di
buona tecnica si trasfer` in Sardegna
dopo il 1631, probabilmente chiamato
dallArciconfraternita dei Genovesi,
molto attiva e potente a Cagliari. Si
` in particolare a Benedetto Nater,
lego
` alcuni lavori;
che gli commissiono
` lungamente a Cagliari e in altre
opero
` ; sopravvissuto alla grande pelocalita
ste del 1652 fin` per diventare il punto
di riferimento del modesto ambiente
artistico sardo, dove fu attivo fino al
1664. Molte delle sue opere sono andate
perdute, altre si trovano in alcune
chiese cagliaritane.

Calza, Guido Archeologo (Milano 1888Roma 1946). Nel 1912 intraprese come
ispettore la carriera delle Soprintendenze. Fu nominato ispettore degli
scavi di Ostia e percorse la carriera di
funzionario fino a ricoprire lufficio di
soprintendente. Giunse nellisola per il
convegno archeologico del 1926 e ne
scrisse un breve resoconto Sul Convegno archeologico sardo, Rassegna italiana, 1926. Tra i molti suoi lavori
vanno ricordati in particolare gli scavi
condotti sul Palatino a Roma.

Calzia, Zaza Pittrice (n. Sassari 1940).


Diplomata allIstituto dArte di Sassari,
ha fatto parte con artisti come Antonio
`
Atza, Aldo Contini, Nino Dore (che piu
tardi avrebbe sposato) del gruppo raccolto intorno a Mauro Manca, impegnato nel rinnovamento della tradizione pittorica sassarese. Attualmente
vive e lavora a Roma.

Camanias, Ludovico Religioso (Spa-

` sec. XV-Ottana 1483). Vescovo


gna, meta
di Ottana dal 1481 al 1483. Legato alla
cerchia di Sisto IV, apparteneva allordine dei Minori conventuali. Fu creato
vescovo di Ottana giovanissimo nel 1481
` la diocesi per
dal suo protettore e guido
due anni fino al 1483.

Camba, Raffaele Criminologo, deputato al Parlamento (Calasetta 1921-Cagliari 1979). Conseguita la laurea in Me` allo studio dellantrodicina, si dedico
` nel
pologia e della criminologia. Fondo
1962 con Nereide Rudas la Rivista
sarda di Criminologia e divenne professore di Medicina legale presso lUni` di Cagliari. Negli stessi anni si
versita
` alla politica e nel 1969 subentro
`
dedico
al liberale Francesco Cocco Ortu jr alla
` il suo
Camera dei deputati. Esplico
mandato fino al 1972, adoperandosi nei
`
dibattiti parlamentari sulla criminalita
e sulla scuola (fece anche parte della
Commissione parlamentare dinchiesta sulla Sardegna 1969-1972, presieduta dal senatore Medici). Tra i suoi
scritti: Labigeato nella Sardegna medioevale e spagnola, Rivista sarda di Criminologia, I, 4, 1965; Labigeato in Sardegna nellepoca sabauda, Rivista
sarda di Criminologia, I, 1965.

Cambarau, Luigi Poeta e improvvisatore (Monserrato, sec. XIX-?). Fu autore


di mottetti e di stornelli di grande ele` , che eseguiva nelle
ganza e musicalita
feste popolari dei paesi del Campidano.
`
Purtroppo della sua produzione non e
rimasto quasi nulla, solo poche quartine tramandate oralmente da altri improvvisatori.

Cambiagi, Gioacchino Poligrafo (Firenze 1747-ivi 1822). Apparteneva a una


famiglia di editori, che nel 1772 acqui` la stamperia granducale. Si laureo
`
sto
in Legge a Pisa proprio nel 1772 e si de` alla stesura di opere storiche e alla
dico
pubblicazione di periodici culturali.
Della sua copiosa produzione va ricor-

262

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 268

Camboni
data la Istoria del regno di Corsica, considerata di notevole importanza. Nel
1795 assunse la direzione della stampe` nel 1815 a suo figlio. Il suo
ria, che lascio
` anche legato allopera che denome e
` alla storia della Sardegna, prevista
dico
` riusc` a
in tre volumi, dei quali pero
pubblicare solo il primo, Istoria del Re` remoti tempi
gno di Sardegna dai piu
fino al 1457, stampata a Firenze nel
1775.

Cambi Bazan, Giuseppe Funzionario,


senatore del Regno (Cagliari 1817-ivi
1885). Dopo aver conseguito la laurea
` nella carriera
in Giurisprudenza, entro
del Ministero dellInterno. Grazie allamicizia col Cavour, la percorse rapidamente arrivando al grado di prefetto;
resse le prefetture di diverse impor` italiane. Nel 1870, quando
tanti citta
reggeva la prefettura di Pavia, fu coinvolto nei fatti che culminarono con la
fucilazione del Barsanti e per questo fu
esonerato dal servizio. Nel 1876, dopo
lavvento del Depretis, fu reintegrato
in servizio e nel 1881 fu nominato senatore del Regno.

Cambi Bonamici, Ubaldino Religioso


` sec. XIV-?). Arci(Cortona, prima meta
vescovo di Torres dal 1393, poi arcivescovo di Oristano. Era un sacerdote
della sua diocesi quando nel 1393 fu nominato dal pontefice romano arcive`,
scovo di Torres negli anni in cui la citta
controllata dagli Aragonesi, era vicina
ai papi di Avignone. Per trarlo dallim`
barazzo papa Bonifacio IX lo nomino
` imporarcivescovo di Oristano, la piu
tante delle diocesi del giudicato dArborea, fedele al pontefice romano.

` dellOttocento. Modenella prima meta


sto calzolaio, a 18 anni fer` il suo datore
di lavoro, che lo aveva schiaffeggiato.
Condannato a tre anni di carcere, evase
da quello di Cagliari e, tornato nella sua
zona, si un` ad alcuni latitanti. Tradito
da un finto amico, fu arrestato e condannato allergastolo per omicidio. Tradotto al carcere di Villafranca, ne evase
poco dopo espatriando in Francia. Di
` in Corsica, dove, sotto il
qui passo
` alle dinome di Michele Serra, lavoro
pendenze di un calzolaio, e alla sua
` alla vedova. Invitato a
morte si lego
`
sposarla dai fratelli della donna, torno
clandestinamente in Sardegna, dove,
ucciso lultimo delatore, riprese la vita
del latitante, commettendo diversi atti
di violenza e omicidi non di rado gratuiti, che spinsero Giovanni Tolu a separarsi da lui. Tradito da un informatore dei Carabinieri, fu ucciso da questo la vigilia di San Giovanni del 1856
nella vallata di Logulentu, quasi alle
porte di Sassari (un maresciallo dei Ca` il merito
rabinieri, Scamiglia, si arrogo
della sua morte). Giovanni Tolu ne
parla a lungo nella sua autobiografia
dettata a Enrico Costa (e pubblicata nel
1897), dandone un giudizio severo, fortemente negativo: Nessun altro ban` millantatore di lui
dito conobbi mai piu
piu
` crudele nel vendicarsi.
ne

Camboni, Amelia Scultrice e pittrice


(Villamassargia 1913-Roma 1985). Fece
le sue prime esperienze di lavoro a Cagliari e in seguito si trasfer` a Roma.
Nella capitale apr` uno studio e si impose allattenzione eseguendo un busto
di Grazia Deledda e molti altri lavori.

Cambilargiu, Pietro Bandito (Osilo,

Camboni, Antonio Insegnante (Sassari,

inizi sec. XIX-Logulentu di Sassari


` considerato, insieme al flori1856). E
` per
nese Giovanni Tolu, con cui batte
alcuni anni la campagna tra Sassari,
` famoso e temuto
Osilo e Florinas, il piu
bandito della Sardegna settentrionale

sec. XIX-?, sec. XX). Nel 1878 diresse il


periodico didattico La Scuola, che fu
` una pubblicazione di scarso sucpero
cesso e di breve durata. Negli anni suc` per promuovere la
cessivi si adopero
diffusione dellistruzione popolare. Ol-

263

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 269

Camboni
tre un testo divulgativo, Storia popolare
della Sardegna, pubblicato a Sassari da
` alla scuola
Chiarella nel 1890, dedico
tutti i suoi scritti, fra cui Sullo stato dei
locali scolastici di Sassari, 1893, e Riforma della scuola primaria, 1900.

Camboni, Gino Giornalista e scrittore


(n. Cantalice 1944). Studioso di storia e
` specializzato
di tradizioni sarde, si e
nella redazione di volumi sui diversi
territori storici dellisola, con particolare attenzione ai problemi dellambiente. Tra i suoi scritti: Il Monte Arci
(con G. Fois), 1989; La Giara (con G.
Fois), 1989; Gennargentu, 1991; Tonara:
il paese, la storia, la montagna (con M.
Lallai), 1992; Larchitettura sacra in Sardegna. Dal Paleocristiano al Neoclassico
(con Luisa Figari), 1994; Laconi alle
porte della Barbagia, 1994; Larchitettura sacra in Sardegna dal Paleocristiano al Neoclassico (con L. Figari),
2000; Sardegna, sessanta tessere per un
mosaico, 2002.

Camboni, Luigi Studioso di criminologia (Sassari 1882-Roma 1958). Dopo aver


conseguito la laurea in Giurisprudenza,
` in magistratura. Pernel 1909 entro
corse una brillante carriera arrivando,
nel 1937, al grado di consigliere di Cas`,
sazione. Studioso di notevoli capacita
` in polemica con il Niceforo sul
entro
tema della delinquenza della razza
sarda, dimostrando sulla base di studi
statistici linfondatezza delle posizioni
della criminologia positivista dim` anche per
pronta lombrosiana. Insegno
` di
quarantanni presso lUniversita
` conosciuta e
`
Roma. La sua opera piu
La delinquenza della Sardegna, pubblicata dal sassarese Gallizzi nel 1907, con
prefazione di Nicola Colajanni (lopera
` dellaufu apprezzata anche per leta
tore, che aveva al tempo solo 25 anni).
`
Altri scritti sul tema della criminalita
isolana sono: Delinquenza e degenerazione in Sardegna, 1906; La Sardegna

criminale, 1910; Della correlazione fra alcuni fenomeni economici e sociali e la cri` . Un decennio di vita sarda,
minalita
1913.

Camboni, Pina Pittrice (n. Orosei 1952).


` trasferita giovanisAutodidatta, si e
` stabilita e ha
sima a Milano dove si e
lavorato per diciotto anni raggiungendo
` e ottenendo numerosi ricononotorieta
` tornata a Orosei,
scimenti. In seguito e
continuando nel suo impegno artistico;
` segnalata per i suoi
recentemente si e
dipinti su vetro e le magnifiche vetrate
a colori.

Camboni, Silvio Illustratore (n. Quartu


SantElena, sec. XX). Dopo il diploma al
Liceo artistico cagliaritano, si trasferi`
sce a Milano per frequentare la Facolta
di Architettura. Qui comincia a farsi conoscere come autore di fumetti per la
Walt Disney, per la quale pubblica storie su Topolino, Minnie, Paperino
Mese, e altri. Realizza inoltre varie illustrazioni per la Disney libri e progetta
alcuni oggetti di merchandising. Nel
1996 fonda, in collaborazione con
Imago Mundi, il Premio di Fumetto
Lo Scultone, di cui cura tutta la grafica
e progetta la statua-premio. Nel 1998
realizza, su testi di Tito Faraci, una storia a fumetti di Bone, pubblicato dalleditrice Macchia Nera nellambito di un
progetto di storie italiane dautore.
Fonda, nel 1998, la Sardinian School,
` Art discuola del fumetto di Cagliari. E
rector del periodico umoristico-sportivo La Gaggetta.

Cambosu, Giovanni Igienista (Oniferi


` sec. XX). Dopo la
1904-?, seconda meta
laurea si diede allinsegnamento universitario; fu professore nellUniver` di Parma e successivamente in
sita
quelle di Genova, Sassari e Torino,
dando vita a una vera e propria scuola
di igienisti. Studioso dei problemi della
potabilizzazione ha pubblicato numerosi lavori di grande interesse.

264

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 270

Cambosu

Cambosu, Pasquale Insegnante, consigliere regionale (Cagliari 1921-ivi


1977). Militante socialista, nel 1961 fu
eletto consigliere regionale del PSI nel
collegio di Cagliari per la IV legislatura.
` riconfermato.
Al suo termine non piu

Salvatore Cambosu Boboreddu, come lo


chiamava la cugina Grazia Deledda, ha scritto
con Miele amaro unindimenticabile
introduzione alla Sardegna.

Cambosu, Salvatore Scrittore (Orotelli 1895-Nuoro 1962). Consegu` la laurea in Lettere a Roma. Rientrato in Sar` al giornalismo e insedegna, si dedico
` in diversi istituti. Dopo alcuni anni
gno
si stabil` a Cagliari, collaborando a giornali nazionali e locali e a prestigiose ri-

viste culturali come Il Politecnico, Il


Mondo e Il Ponte. Fu autore di alcune opere narrative molto apprezzate
dalla critica e nel 1950 ebbe il premio
Grazia Deledda per la narrativa. Tra
` per LUnione
il 1954 e il 1958 curo
sarda il Gazzettino delle lettere, una rubrica settimanale bibliografica e critica
su opere di carattere letterario, scientifico e critico che interessassero anche
la Sardegna. A parte i due romanzi Lo
zufolo, 1933, e Una stagione a Orolai,
1957, il suo capolavoro resta Miele
amaro, pubblicato da Vallecchi nel
1954: un curioso libro costruito come
una antologia di piccoli saggi, racconti,
versi di altri poeti sardi (ma anche dello
stesso C., talvolta presentati come anonimi), notizie storiche, in modo da costruire una sorta di introduzione poetica alla Sardegna. Tutto si regge, peraltro, sulla raffinatezza di una scrittura essenziale, distillata come in un
classico: Un bastimento carico di spezie e di fiabe, dessenze e di storia, di
immagini preziose e di racconti, di
miele e di poesia, secondo la suggestiva immagine che ne ha dato Gonario
Pinna.Lapprezzamento per lo stile (non
solo letterario, ma anche morale) dun
uomo vissuto fra molti stenti crebbe
dopo la sua morte nel sanatorio di
Nuoro, nel 1962. Fra tutte le testimonianze le nuove edizioni di Miele amaro
(F. Masala, 1984; M. Brigaglia, 1999; B.
Rombi, 2004), la pubblicazione di molti
inediti, tra cui Una stagione a Tharros, a
cura di B. Rombi (nel volume Due stagioni in Sardegna, 1992), Lanno del
campo selvatico. Il quaderno di Don Demetrio Gunales, a cura di U. Collu, 1999,
e I racconti, antologia di articoli giornalistici a cura di P. Maninchedda, 1996.
Nel lungo elenco degli scritti, disseminati in periodici di tutta Italia (per non
contare i veri e propri reportage curati
per LUnione sarda negli anni Cin-

265

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 271

Camedrio
quanta): Tre vecchie, racconto, Rivista
Sarda, I, 8, 1919; La trottola, racconto,
La Regione, II, 3-4, 1925; Il carro, un
romanzo uscito a puntate su LUnione
sarda nel 1933; Il vecchio rapsodo,
LUnione sarda, 1948; La Sardegna di
Raimondo Carta Raspi, LUnione
sarda, 1952; Approdo alla Sardegna,
Nostro Tempo, 1954; I cavalli di fuoco,
Il Mondo, VI, 1954; Note sul socialismo
in Sardegna, Nord Sud, 23, 1956; La
bandiera sul tetto, Tempi Nuovi, 1956;
Carbonia, Nord Sud, 1956; Il gallo malinconico, Ichnusa, 10, 1956; DAnnunzio e la Sardegna, Ichnusa, 12, 1956; I
muli del re, noterelle sulle saline della
Sardegna, Ichnusa, 14, 1957; Le tre repubbliche, Il Mondo, 1957; Note sullarte rustica, Ichnusa, XV, 15, 1957;
Cronaca di un incendio, Rinascita
sarda, III, 1957; Il cavaliere della fame,
Il Mondo, 1957; Limpiccato, Il Convegno, II, 1957; La Deledda tornava
spesso alla solitudine di Nuoro, Il resto
del Carlino, 1958; La volpe del parroco,
Il Mondo, 1958; I tre colori, Ichnusa,
24, 1958; Sardegna, Vera Vita, 1958;
Gli sposi alla festa, LUnione sarda,
1959; Gli uomini buoi e il ragno doro,
LUnione sarda, 1959; Il bambino e il
galletto, LUnione sarda, 1959; Sardegna, in Storia delleditoria italiana, I,
1960; Alghero, Le vie dItalia, LVIII,
1952; Il supramonte di Orgosolo, 1988
(postumo; sono le diverse puntate duna
lunga inchiesta condotta in Barbagia
per LUnione sarda).

Camedrio Genere di piante erbacee


della famiglia delle Labiate. In Sardegna sono presenti diverse specie: 1. il c.
doppio (Teucrium flavum L. ssp. glaucum (Jourd. et Fourr.) Ronn.), pianta erbacea perenne e sempreverde, con fusti
tomentosi a sezione quadrangolare, ha
foglie lisce con margine crenato, coriacee e di colore verde. Fiori gialli in verticilli terminali, fiorisce da maggio a

giugno; cresce in ambienti aridi e sassosi, con preferenza per i substrati calcarei. La medicina popolare le ricono` terapeutiche, come antisce proprieta
catarrale. Nome sardo: erba bonna
naru; 2. il c. maro (T. marum L.), detto
` un piccolo arbusto
anche erba gatto, e
sempreverde con rami legnosi eretti e
ricoperti di peluria. Ha foglie linearilanceolate, superiormente glabre e inferiormente tomentose. I fiori, rossi
purpurei, sono riuniti in spighe apicali.
` difFiorisce da maggio ad agosto, ed e
fuso in ambienti aridi e luoghi sassosi.
Specie endemica della Sardegna, della
Corsica e dellArcipelago toscano.
Molto utilizzato nella medicina popo` stimolanti, dilare per le sue proprieta
gestive, cicatrizzanti e antisettiche.
ppa cua
ddus, erva pu
Nomi sardi: allu
la pade
ddas, mummu
eu; 3. il c.
tita, iscu
polio (T. polium L. ssp. capitatum (L.) Arcangeli) ha rami striscianti, foglie pelose piccole, lanceolate con margine
crespato e fiori a piccoli capolini
bianco-rosei. Cresce nelle zone litoranee e viene usato in medicina tradizionale come il c. maro. La specie meno
diffusa, il maro spinoso (T. subspinosum
Willd.), piccola e spinescente con fiori
rosa intenso, cresce soltanto in piccoli
areali della costa occidentale dellisola
` inserita nellelenco delle piante da
ed e
sottoporre a vincolo di protezione, in
base alla proposta di L.R. n. 184/2001.
[MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Camera di Commercio di Cagliari


Prese la denominazione di Camera di
Commercio ed Arti e fu inaugurata nel
gennaio del 1863 con una solenne cerimonia svoltasi nellaula magna dellU`. La sua prima sede fu in una
niversita
casa di vico SantEulalia, da dove dopo
alcuni anni si trasfer` in via Baylle, successivamente in via Barcellona e infine
nel 1892 in un appartamento della casa
Devoto nel largo Carlo Felice. Quindi

266

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 272

Camino real
` il Palazzo Devoto e larea circocompro
stante, dove in seguito fece sorgere lattuale sede.

Camera di Commercio di Sassari


Ebbe origine dalla Camera di Agricoltura, Commercio ed Arti, istituita nel
` Agraria
1835 a cura della Regia Societa
ed Economica di Cagliari per sostenere
` agricole e svilo sviluppo delle attivita
luppare il commercio. Listituzione
` di promosvolse una intensa attivita
` agrizione dellindustria e delle attivita
cole, sostenuta dai maggiori esponenti
della borghesia e dellaristocrazia della
`; dopo il 1862 la sua attivita
` fu concitta
tinuata dalla Camera di Commercio, Industria e Agricoltura, strutturata in
`
modo analogo a quella delle altre citta
italiane.

Camerino, san Santo (Cagliari, ?-ivi,


304/305). Cos` Pasquale Tola (18371838): Nato ed educato a Cagliari nella
` Cristo. Fu fatto uccidere
fede di Gesu
dal preside Delasio sotto la persecuzione di Diocleziano, nel giorno medesimo in cui fu martirizzato San Lusso
rio. Camerino era impubere allorche
gli fu tolta barbaramente la vita. C. e
Cesello, due ragazzi martiri il 21 agosto
del 304-305 assieme a Lussorio, sotto
` le reDiocleziano e Massimiliano. Di la
liquie furono traslate a Pisa tra il 1080 e
il 1088, con quelle dei Santi Efisio, Potito, Lussorio e Cesello. Reliquie rinvenute a Cagliari nella chiesa sotterranea
di San Lucifero, il 14 gennaio 1615, traslate in cattedrale. [ADRIANO VARGIU]

Camerlengo di Iglesias Funzionario


istituito dallamministrazione pisana
con il compito di riscuotere le rendite
` . Fu mantenuto anche dopo
della citta
` cadde in mano degli Aragoche la citta
nesi. Da quel momento egli ebbe il compito di ricevere le rendite del Patrimo` e rivest` subito una
nio reale in citta
fin` per congrande importanza perche
trollare le rendite delle miniere dar-

` il re si era risergento la cui proprieta


vata. Nel corso degli anni fu incaricato
` di estradi regolare anche lattivita
zione e quindi la produzione delle miniere; con le somme ricavate aveva il
compito di pagare gli ufficiali regi che
risiedevano a Iglesias. Per svolgere il
proprio compito si serviva di uno scrivano stipendiato. Dotato di grande autonomia, rendeva conto del proprio
operato solo allamministratore generale delle rendite reali della Sardegna.

Camillo de Lellis, san Santo (Bucchianico 1550-Roma 1614). Soldato di carriera al servizio di Venezia e della Spagna contro i Turchi, fu radiato per cattiva condotta e gioco dazzardo. Una
piaga a un piede lo costrinse a ricoverarsi nellOspedale di San Giacomo degli Incurabili, a Roma, diretto da San
Filippo Neri: da sofferente divenne infermiere dei sofferenti. Sacerdote,
` lordine dei Chierici Regolari
fondo
dei Ministri degli Infermi (1591), i Camillini o Camilliani, dalla nera veste talare con la croce rossa sul petto, Al servizio dei malati non per mercede, ma
per puro amore di Dio. Mor` a Roma il
14 luglio 1614. Canonizzato da Clemente
XIII (1764), proclamato da Leone XIII
(1886) patrono con San Giovanni di Dio
degli ospedali, dei luoghi di cura e dei
malati, da Pio XI (1930) patrono, sempre
con San Giovanni di Dio, degli operatori sanitari in generale. Un tempo a
Napoli, nel convento dei Padri crociferi, si venerava il sangue del santo,
conservato in unampolla. [ADRIANO VARGIU]

Camino real Denominazione che si riferiva alla via di comunicazione tra il


Campidano settentrionale e la costa
orientale dellisola attraverso le Barbagie. Questa grande via di comunicazione, che probabilmente correva lungo
lantico tracciato della strada che i Romani avevano aperto per controllare gli

267

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 273

Camisa
abitanti delle zone interne, fu frequentata continuativamente. Scomparsa la
`
strada romana, il suo tracciato continuo
a seguire lantico itinerario attraverso
percorsi battuti sia dal traffico commerciale che dalla transumanza delle
grandi greggi; aveva anche una note in efvole importanza strategica perche
fetti era la via che poneva in comunicazione i due versanti costieri dellisola;
siccome il suo percorso si dipanava attraverso zone impervie e insicure a
causa della tradizionale irrequietezza
delle popolazioni fu sempre curata direttamente dallamministrazione reale
(da qui il nome di c.r.) con il coinvolgimento delle compagnie miliziane a cavallo, che avevano il compito di compiere lungo il percorso delle ronde pe` sicuri i pasriodiche per rendere piu
saggi.

rabus, fino a raggiungere la dimensione


attuale.
` basata soprattutto sul& ECONOMIA E
lagricoltura. Ai tempi della colonia penale ospitava varie colture di viti, cereali e alberi da frutta ed erano sviluppati allevamenti di ovini e suini. Queste
` sono mantenute ancora oggi con
attivita
una discreta diffusione delle colture in
serra, mentre la Cantina sociale favori`
sce la produzione di ottimi vini. Si puo
prevedere anche uno sviluppo turistico, data la vicinanza delle bellissime
` costiere. Sara
` da incentivo anlocalita
che lapertura della nuova superstrada
che prende il posto della vecchia Orientale sarda, avvicinando questa zona an` di Cagliari.
che alla citta

Camisa Centro abitato della provincia


di Cagliari, frazione di Castiadas (dista
2 km da Olia Speciosa, sede dellamministrazione comunale), con circa 240
abitanti, posto a 40 m sul livello del
mare, a nord del suo capoluogo, in un
territorio collinare a pochi chilometri
dal mare di Costa Rei e dal capo Ferrato. Regione storica: Sarrabus. Archidiocesi di Cagliari.
& TERRITORIO Il territorio di C. faceva
parte della colonia penale di Castiadas
` a nord, in
e rappresentava la parte piu
un vallone attraversato dal rio Piseddu
e senza rilievi importanti.
& STORIA C. si sviluppo
` dopo il 1970 in
uno degli insediamenti della colonia
penale di Castiadas. Questa era stata
chiusa negli anni Cinquanta diventando poi un vasto comprensorio oggetto della prima bonifica promossa
dallETFAS. Una volta debellata la peggiore piaga della zona, la malaria, il piccolo insediamento crebbe con larrivo
di famiglie dalle zone montane del Sar-

Camomilla Infiorescenze di Matricaria


chamomilla.

Camomilla Pianta erbacea annuale


della famiglia delle Composite (Matricaria camomilla L.). Alta sino a 50 cm,
ha foglie composte con lunghi filamenti, capolini con fiori esterni (scient.
ligule) bianchi e interni tubulari gialli.
La fioritura va da maggio a settembre.
Cresce in prati e radure di collina, diffusa soprattutto nel nord Sardegna,
meno nel Centro-sud. Pianta forte-

268

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 274

Campanella
` da sempre conomente aromatica, e
` calmanti, disciuta per le sue proprieta
gestive e astringenti. La c. bastarda o
fetida (Anthemis cotula L.) ha fusti rossicci, prostrati, con foglie profondamente incise; i fiori sono capolini con
ligule bianche e fiorellini tubulari cen` un achetrali giallo intenso. Il frutto e
nio con semi lisci. Diffusissima nei
campi e nei terreni incolti, fiorisce da
aprile a giugno. Emana un odore poco
gradevole, tanto che in sardo viene
chiamata sitza pudescia (margherita
puzzolente). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Camos Famiglia di origine catalana


(secc. XIV-XVII). Presente in Sardegna
dalla fine del secolo XIV con un Guglielmo che nel 1388 fu nominato amministratore delle rendite del Capo del
Logudoro. Dopo la battaglia di Sanluri
i C., che pure non recisero mai completamente i legami con Barcellona, risedettero continuativamente in Sardegna. Alcuni di loro ricoprirono importanti uffici nellamministrazione reale.
La famiglia si estinse nel corso del secolo XVII.

Camos, Giacomo Mercante di grano di


Barcellona (sec. XIV). Vissuto nella
` del secolo XIV, dopo limprima meta
` la
presa dellinfante Alfonso frequento
Sardegna dove fin` per avere notevoli
interessi commerciali. Nel 1342 acqui` dalla vedova di Clemente Salavert le
sto
signorie di Turris, Siserri e Jana nella
curatoria di Dolia. Scoppiata la prima
guerra tra Mariano IV e Pietro IV, sentendosi poco sicuro le restitu` al fisco.

Camos, Marco Antonio Architetto militare (Barcellona 1543-Napoli 1606).


Nel 1572, nominato capitano di Iglesias,
fu incaricato dal re di individuare i
` adatti per costruire le torri
punti piu
da adibire alla difesa dalle incursioni
dal mare lungo le coste della Sardegna.
In quattro mesi egli comp` il periplo

dellisola redigendo in seguito una importantissima relazione nella quale de` i luoscrisse i bordi marini e individuo
ghi in cui le torri avrebbero dovuto sorgere. Nel 1575 fu nominato governatore
`, gli
di Alghero; nella nuova sede, pero
morirono la moglie e i figli. In preda al
` neldolore si trasfer` a Roma ed entro
lordine degli Agostiniani facendosi
` in Teologia e acquimonaco. Si laureo
` fama di uomo di profonda cultura e
sto
` . Torno
` quindi a Barcellona dove
pieta
nel 1592 scrisse Microcosmia y Gobierno
universal del hombre cristiano e nel 1600
fu nominato priore e visitatore per il
` in
suo ordine. Pochi anni dopo torno
Italia e poco prima di morire fu nominato arcivescovo di Trani.

Campana, La Settimanale cagliaritano della domenica (1904). Si definiva


polemico, politico, amministrativo.
Era diretto da Vittorio Emanuele Pilloni; fu pubblicato a Cagliari a partire
dallottobre del 1904, ma per lo scarso
successo e i pochi mezzi interruppe le
pubblicazioni nel dicembre successivo.

Campanella Pianta erbacea perenne


della famiglia delle Amarillidacee
(Leucojum aestivum L.). Ha foglie basali
lunghe e strette, verde intenso, e fiori
piccoli, bianchi, reclinati, con corolla
bianca, che fioriscono in primavera.
`
Cresce nei luoghi umidi e in prossimita
di corsi dacqua, in ambienti di alta collina e montani, soprattutto della Sardegna centrale, dove viene chiamata mughetto per la somiglianza con questo
` in Sardegna non cresce
fiore, che pero
allo stato spontaneo. Sono invece presenti altre specie: il Leucojum autumnale L., abbastanza comune nei prati
freschi, fiorisce in autunno; il Leucojum
roseum Martin, endemico, in ristrettis`
simi areali della Sardegna del nord, e
inserito nellelenco delle piante da sottoporre a vincolo di protezione, in base

269

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 275

Campanella
alla proposta di L.R. n. 184/2001. [MARIA
IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Campanella, Claudia Archivista (n. Mi` enlano 1953). Laureata in Lettere, e


trata nella carriera degli Archivi di
Stato. Attualmente lavora presso la Soprintendenza archivistica della Sardegna. Tra i suoi scritti, le schede riguardanti LArchivio del comune di Assolo
(con V. Gajas); LArchivio del comune di
Baressa (con M.B. Lai); LArchivio del comune di Nurachi (con A. Cherchi); LArchivio comunale di Senis (con M.B. Lai);
LArchivio del comune di Villaurbana
(con A. Palomba), tutte nel volume su
Gli archivi comunali della provincia di
Oristano, 1999.

Campanelli, Riccardo Fotografo (n.


Sassari 1943). Ha iniziato a occuparsi
di fotografia nel 1962 al seguito di Henri
Cartier-Bresson in Sardegna e a Parigi,
per le edizioni Vogue. Ha pubblicato
articoli e foto su giornali e riviste nazionali e internazionali, e libri per le edizioni Maggioli, Dumont Verlag Colonia,
` stato assistente
Federico Motta ecc. E
dello scenografo Max Douy e assistente
alla regia di Jacques Besnard, Alfredo
Medori e di Ansano Giannarelli in
Sierra Maestra (Festival di Venezia
1969). Due sue raccolte di complessive
4600 foto sono conservate presso il Museo nazionale delle Tradizioni Popolari
di Roma e presso lISRE di Nuoro. Collaboratore de La Nuova Sardegna, insegna Fotografia e Cinematografia
presso lIstituto dArte di Sassari.

Campanula di Forsyth Pianta erbacea


della famiglia delle Campanulacee (C.
forsythii (Arcang.) Podlech). Ha fusti interrati legnosi (scient. rizomi), foglie basali larghe e divise in 5 lobi, quelle superiori sottili e allungate; i fiori, allapice degli steli, sono imbutiformi, con 5
petali appuntiti, di un viola-azzurro intenso. Nel periodo della fioritura, a fine
primavera, coprono completamente la
pianta, creando macchie di colore sulle
rupi calcaree del Nuorese, delle Baronie e dellisola di Tavolara. Nel Centrosud dellisola cresce soltanto a Mon` un endemismo sardo
tarbu di Seui. E
` inserita nellelenco delle piante
ed e
da sottoporre a vincolo di protezione in
base alla proposta di L.R. n. 184/2001.
[MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Campeda Paesaggio dellaltipiano.

Campanile, Il Settimanale cagliari-

Campeda Vasto altipiano basaltico

tano della domenica (1903). Di ispirazione democratica e popolare, fu pubblicato a Cagliari tra lagosto e il dicembre 1903 e diretto da Vittorio Emanuele
` col Cavallera, ma apPilloni. Polemizzo
` il programma minimo dei sociapoggio
listi. Lanno successivo riprese le pubblicazioni sotto la testata La Campana (=).

della Sardegna nord-occidentale. Separato dallaltipiano di Abbasanta dalla


catena del Marghine, costituisce un
complesso paesaggistico di notevole interesse, aperto ai venti. Spesso nella
` innevato; vi si forstagione fredda e
mano alcuni stagni stagionali che ospi`
tano le abbondanti piogge. Il territorio e
molto interessante anche da un punto

270

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 276

Campidani
` ricco di nuradi vista archeologico: e
ghi, Tombe di giganti e villaggi nuragici
che denotano la intensa frequentazione
` antica.
del sito in eta

Campeta Antico villaggio di origine medioevale che apparteneva al giudicato


dArborea, compreso nella curatoria
del Barigadu. Sorgeva a poca distanza
dallattuale abitato di Zuri nella loca` omonima. Si spopolo
` dopo il 1376,
lita
probabilmente come conseguenza di
unepidemia di peste.

Campidani I Campidani sono una delle parti


` ricche della Sardegna: i colori dei costumi
piu
ne sono una testimonianza.

Campidani Termine riferito alla grande


` di 100 km e larga mepianura lunga piu
diamente 20 km che, incuneata nella
Sardegna sud-occidentale tra due massicci montuosi, si stende dal golfo di Ca`
gliari al golfo di Oristano. Il territorio e
di origine alluvionale: comprendeva alcuni grandi stagni che nel corso dei secoli furono bonificati mediante un sistema di prosciugamento o di canalizza` generalzione. Il vasto complesso e
mente diviso in Campidano settentrionale, che fa capo a Oristano, Medio Campidano, che costituisce la parte centrale
della pianura, e Campidano meridio` renale o di Cagliari. Fin dai tempi piu
` stata molto popolata e
moti la pianura e
intensamente coltivata; vi si formarono
molti villaggi con caratteristiche prevalentemente agricole. Nel corso dei secoli fu amministrativamente diviso tra

` stati e in diverse circoscrizioni ampiu


ministrative.
Campidano di Cagliari Antica curatoria del giudicato di Cagliari, si stendeva
nella parte centro-meridionale del giu` estesa delle sue cirdicato ed era la piu
coscrizioni (circa 806 km2). Comprendeva un territorio prevalentemente collinare, densamente popolato e con uneconomia sviluppata e complessa, basata sulla vasta area a prevalenza commerciale e marinara, rappresentata
` di Cagliari, e dallarea a predalla citta
valente vocazione agricola, rappresentata dalla parte interna della curatoria.
Oltre a Cagliari essa comprendeva i villaggi di Calagonis, Carbonara, Corongiu, Elmas, Flumini, Geremeas, Mara,
Morus, Nuxedda, Nizas, Palmas, Pauli,
Pirri, Quartu, Quartucciu, Santa Maria
de Claro, Santa Maria de Paradiso, Sanvetrano, Sebolla, Sedanu, Selargius, Separassiu, Settimo, Sestu, Simbilia, Sinnai, Sinnuri, Sirigargiu, Sisali, Situxini,
Siurru, Solanas, Succi, Susalei, Villanova San Basilio. Dopo la caduta del
giudicato nel 1258, nella divisione susseguente il territorio dellintera curatoria fu compreso nella parte che venne
amministrata direttamente dal Comune di Pisa tramite propri funzionari.
Subito dopo la conquista aragonese en` a far parte del Regnum Sardiniae e
tro
fu diviso in tanti piccoli feudi. In particolare Pauli e Sisali furono concessi a
Giacomo de Trulio; Quartu Jossu a Guglielmo Lauro; Santa Maria de Paradiso
ai Donoratico del ramo gheradiano; Situxini e Simbilia a Pietro di Sant Clement; Selargius, Palma, Geremeas, Sinnuri, Settimo, Sinnai, Sestu, Separassiu, Siurru, Villanova San Basilio, costituirono la baronia di San Michele donata a Berengario Carroz; Mara, Calagonis e Ciria a Guglielmo Oulomar;
Pirri, Sebolla e Sanvetrano a Guglielmo
` i
Sorell. Il sistema instaurato mostro

271

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 277

Campidani
suoi limiti: i feudi cambiarono spesso di
mano e il Campidano decadde e si spo` parzialmente.
polo
Campidano Maggiore Antica curatoria
del giudicato dArborea, il cui territorio
` di Orisi stendeva a nord della citta
stano su un territorio fertile e densamente popolato, la cui economia era
fortemente sviluppata. Si stima che
avesse una superficie di circa 330 km2:
` di Oristano comprendeva
oltre alla citta
i villaggi di Baratili, Boaczi, Cabras, Donigala, Fenoni, Fenughedu, Gippa,
Massama, Nuracaba, Nuraghi, Nuraxinieddu, Petra Veurra, Piscopiu, Riola
Sardo, San Giovanni di Sinis, Sinipale,
Villalonga, Siamaggiore, Senuschi, Solanas, Solarussa, Zeddiani, Zerfaliu.
Quando dopo la battaglia di Sanluri il
` di esistere,
giudicato dArborea cesso
nel 1410, il territorio mantenne la sua
` e fu compreso nel
originaria unitarieta
marchesato di Oristano. Quando poi nel
1478 il feudo fu confiscato a Leonardo
` a far parte del patrimonio
Alagon, entro
reale. Dal 1481 il territorio prese a essere amministrato direttamente da un
funzionario reale col titolo di Ricevitore
del marchesato di Oristano e della contea
del Goceano; dopo il 1560 fu amministrato dal Conservatore generale del
Regno. Il territorio decadde, molti dei
suoi villaggi scomparvero e la fiorente
agricoltura che un tempo era stata la
base della sua floridezza divenne un ri` la pecordo. Un colpo mortale lo causo
ste del 1652, in conseguenza della quale
buona parte del Campidano Maggiore si
` . Passata lisola ai Savoia, la
spopolo
` di avviarne il riponuova dinastia tento
polamento concedendo in feudo, dopo
il 1741, una parte del territorio dapprima a Saturnino Cani e subito dopo
ai Genoves. Ma levento decisivo per la
storia del Campidano Maggiore si ebbe
nel 1767, quando fu incluso nel marchesato dArcais. La nuova infeudazione

` le proteste della popolazione,


suscito
` inutilmente di liberarsi dal
che tento
vincolo feudale; tutto fu inutile, fino allabolizione dei feudi nel 1836.
Campidano di Milis Antica curatoria
del giudicato dArborea, che si stendeva a nord del Campidano Maggiore.
Il suo territorio aveva una superficie
stimata in 258 km 2 , era prevalentemente collinoso e molto popolato.
Aveva unagricoltura molto sviluppata
e comprendeva i villaggi di Bauladu,
Bonarcado, Barigadu, Calcargia, Milis,
Milis Piccinnu, Narbolia, San Vero Milis, Segassus, Seneghe, Soll`, Spinala,
Tramatza, Urbana, Vesala, Zippiriu. Anche questa curatoria dopo la caduta del
giudicato nel 1410, fu compresa nel
marchesato di Oristano e ne condivise
le sorti fino al 1478, anno della confisca
del feudo a Leonardo Alagon. A partire
dal 1481 fu incluso nel patrimonio reale
e fu amministrato unitamente al Campidano di Oristano e a quello di Simaxis
dallo stesso funzionario; complessivamente il suo territorio mantenne unagricoltura discretamente sviluppata,
` e gli abitanti dei suoi vilnon si spopolo
laggi conservarono orgogliosamente i
loro antichi privilegi. Nel 1767 anche il
Campidano di Milis fu compreso nel
marchesato dArcais e ne condivise le
vicende, fino allabolizione dei feudi
nel 1836.
Campidano di Simaxis Antica curatoria del giudicato dArborea, che si
stendeva a sud del Campidano Maggiore. Il suo territorio aveva una superficie stimata in 262 km2. Era pianeggiante, densamente popolato e
aveva unagricoltura molto sviluppata; comprendeva i villaggi di Bangios, Crabilis, Ollastra, Palmas Maggiore, Palmas de Ponte, Pani Bonu,
Santa Giusta, San Vero Congius, Siamanna, Siapiccia, Sil`, Simaxis, Simaxis Jossu, Simaxis di San Giuliano e

272

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 278

Campo
Villaurbana. Anche questa curatoria,
dopo la caduta del giudicato nel 1410,
fu compresa nel marchesato di Oristano e ne condivise le sorti fino al
1478, anno della confisca del feudo a
Leonardo Alagon. A partire dal 1481
venne incluso nel patrimonio reale e
fu amministrato unitamente al Campidano di Oristano e a quello di Milis
dallo stesso funzionario. Purtroppo, a
partire dal secolo XVI, fu teatro di frequenti incursioni di corsari barbareschi, per cui molti dei suoi villaggi si
spopolarono e scomparvero, e la sua
agricoltura progressivamente de`
cadde. Le sue pianure non furono piu
coltivate, e quando il sistema di drenaggio degli stagni fu trascurato esse
divennero paludose e inospitali a
causa della malaria e dei molti banditi
che vi si rifugiarono, arrivando addirittura a rendere problematico il viaggio sulle strade pubbliche verso Cagliari. Nel corso del secolo XVII furono tentati diversi esperimenti di bonifica e ripopolamento, ma tutti rimasero senza esito. Nel 1767 anche il
Campidano di Simaxis fu compreso
nel marchesato dArcais e ne condivise le vicende fino allabolizione dei
feudi nel 1836.

Camp Moles, Francesco Vescovo di


Bosa dal 1654 al 1657 (Solsona, inizi
sec. XVII-Bosa 1657). Dopo essere stato
ordinato sacerdote, divenne canonico
della cattedrale di Tarragona, facendosi apprezzare per la profonda preparazione teologica. Nel 1647 fu nominato
inquisitore per la Sardegna. Arrivato
nellisola, si stabil` a Sassari, ma nel
1651 fu trasferito a Majorca. Nel 1654
fu nominato vescovo di Bosa, per cui
` in Sardegna stabilendosi nella
torno
sua diocesi.

Campo, Giovanni Sebastiano de Religioso (Sassari 1526-ivi 1608). Completati


` alla vita contemi suoi studi, si dedico

plativa guadagnando fama di persona


`. Fu inanimata da profonda spiritualita
viato dal vescovo Alepus a Madrid per
trattare a corte alcune questioni che ri`
guardavano la diocesi. Qui si guadagno
la stima del re che gli offr` un ricco be` e, torneficio: egli umilmente rifiuto
` allinsegnanato a Sassari, si dedico
mento. La sua scuola, negli anni che
precedettero lapertura di quella dei
Gesuiti, fu molto attiva. Desideroso di
affinare la sua preparazione, nel 1562
decise di recarsi in Spagna, ma durante
il viaggio cadde nelle mani dei corsari
` di quattro
barbareschi e visse per piu
anni schiavo in Africa. Una volta libe` nellordine dei Gesuiti e, surato entro
perato il noviziato, fu destinato al colle`, dove continuo
` a vigio della sua citta
` e umilta
` . Mor` a Sassari
vere con onesta
`.
nel 1608 in odore di santita

Campo, Leonardo da Abitante di Sas` sec. XIII). Di origine


sari (seconda meta
` intensamente alle vipisana, partecipo
cende del neocostituito Comune di Sas`
sari e fu tra i procuratori della citta
` con
quando, nel 1294, esso si paziono
la Repubblica di Genova.

Campo, Martino de Religioso (sec.


XIV). Vescovo di Bisarcio dal 1389 al
1394. Negli anni dello Scisma dOcci` ai papi di Avignone, per
dente si lego
`
cui lantipapa Clemente VII lo nomino
vescovo nel 1389. Resse la diocesi fino
al 1394, e probabilmente mor` nel 1396.

Campo, Pino da Cittadino pisano (se` sec. XIII). Impegnato dal


conda meta
Comune di Pisa in Sardegna nel periodo che segu` la stipula della seconda
pace con gli Aragonesi, gli fu affidato
lufficio di camerario delle curatorie
del Gippi e della Trexenta che Pisa
aveva avuto in feudo dal re dAragona.
I suoi rapporti con gli Aragonesi non furono facili: dovette difendere il territorio dalle continue vessazioni dei funzionari reali e dei feudatari vicini.

273

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 279

Campo di Vigne

Campo di Vigne Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del
giudicato di Gallura, compreso nella
`
curatoria di Gemini. Sorgeva in localita
Riagampos, non lontano dallattuale
abitato di Luras. Allestinzione della dinastia dei Visconti il villaggio fu amministrato con propri funzionari direttamente dal Comune di Pisa; dopo la con` a far parte del
quista aragonese entro
Regnum Sardiniae, ma la sua popola` a tenere un atteggiazione continuo
mento ostile nei confronti degli invasori. Nel 1324 fu compreso nei territori
` nel 1325 fuconcessi ai Catoni, che pero
rono cacciati da Sassari, per cui latteggiamento degli abitanti di C. di V. nei
`.
confronti degli Aragonesi non cambio
Il villaggio fu definitivamente conquistato da Raimondo Cardona solo nel
` a far parte di un feudo
1330 ed entro
che comprendeva quasi tutto il Gemini
Basso, concesso a Guglielmo Pujalt. La
` , sembrava non voler
popolazione, pero
accettare la situazione e mal tollerava il
`
vincolo feudale per cui, quando scoppio
`
la guerra tra Doria e Aragona, continuo
a combattere contro gli Aragonesi. Poi Pujalt mor` senza figli nel 1347 il re
che
` di dare il villaggio e lintera curapenso
toria in pegno a Giovanni dArborea
nellintento di pacificare la popolazione. Quando questultimo fu fatto arrestare da suo fratello Mariano, il territorio fu abbandonato a se stesso, sub` i
danni della guerra tra Aragona e Arborea e nel 1376 quelli della peste. C. di V.,
` , non si spopolo
` come alcuni altri
pero
villaggi vicini.

Campolieti, Nicola Maria Ufficiale di


carriera, giornalista (secc. XIX-XX).
` a Cagliari negli anni che preceOpero
dettero lo scoppio della prima guerra
` di spinmondiale. Interventista, cerco
gere alladesione alle sue tesi facendo
leva sul sentimento di appartenenza di
molta parte dellopinione pubblica. Tra

i suoi scritti: Saluto a Cagliari del IV reggimento di artiglieria, LUnione sarda,


1893; Coscienza nazionale ed opinione
pubblica, LUnione sarda, 1914; Per
lintensificazione della produzione agraria in Sardegna, LUnione sarda, 1914;
Pe r i v o l o n t a r i a g r i c o l t o r i s a r d i ,
LUnione sarda, 1914; Pro classi rurali, LUnione sarda, 1914; Urgenti
provvedimenti per i monti frumentari
sardi, LUnione sarda, 1914; La scomparsa di un veterano di Malaghera, Gennaro Campolieti 1848-49, LUnione
sarda, 1915; I sardi sono i migliori soldati del mondo, LUnione sarda, 1915;
Colonizzazione militare. Un esperimento
fatto a Bosa, Pro Sardegna, II, 1916.

Campolongo, Giovanni Religioso (Per` sec. XIV-Ales


pignano, seconda meta
1424). Vescovo di Ales dal 1421 al 1424.
Entrato nellordine dei Carmelitani si
fece notare per la sua grande preparazione teologica. Divenuto maestro di Filosofia e di Teologia, dopo aver insegnato per anni nel 1421 fu nominato vescovo di Ales.

Campo Pisano Miniera di piombo e


zinco situata su una collina nellimmediata periferia di Iglesias. Nel 1868 fu
` coconcessa alla Monteponi, che pero
` a sfruttarla solo dopo il 1876.
mincio
Con il passare degli anni assunse unimportanza crescente e dopo la fine della
seconda guerra mondiale, collegata con
una grande galleria alla vicina miniera
di Monteponi, divenne un importante
centro di raccolta e di lavorazione dei
minerali estratti anche delle miniere di
Masua e di San Giovanni. Modernamente attrezzata, divenne un centro mi` avanzati dEuropa fino
nerario tra i piu
agli anni Settanta del Novecento. In se`e
` stata ferguito anche la sua attivita
mata.

Camps de La Carrera i Moles, Francesco Religioso (Solsona, inizi sec. XVIIBosa 1656). Vescovo di Bosa dal 1654 al

274

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 280

Campulongu
1656. Divenuto sacerdote, consegu` la
laurea e si impose allattenzione per la
sua profonda preparazione. Divenuto
canonico a Tarragona, nel 1647 fu nominato inquisitore per la Sardegna. Il suo
` poco
primo soggiorno nellisola duro
nel 1651 fu richiamato a Madrid;
perche
dopo pochi anni, nel 1654, venne nominato vescovo di Bosa; giunto in sede si
` con grande impegno a miglioadopero
rare la diocesi. Mor` lasciando la sua
`.
biblioteca al capitolo della citta

Campu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria
della Trexenta. Sorgeva a poca distanza
` Planu e Campu.
da Senorb` in localita
Dopo la caduta del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai conti di
Capraia che lo trasmisero al giudice
dArborea. Il giudice Mariano II, entro
` al Cola fine del secolo XIII, lo lascio
mune di Pisa, che lo fece amministrare
da suoi funzionari. Dopo la conquista
` a far parte
aragonese, nel 1324 entro
del Regnum Sardiniae. Quando nel
1326 fu conclusa la pace definitiva tra
` a far parte del
Pisa e Aragona, entro
feudo concesso dal re dAragona a Pisa.
` , comincio
` a
La sua popolazione, pero
diminuire a causa della peste del 1348
` tardi, delle vicende legate alle
e, piu
guerre tra Aragona e Arborea. Dopo il
1365 fu occupato dalle truppe arborensi; caduto il giudicato, il suo territorio ridotto ormai a una landa desolata,
fu incluso nel feudo concesso a Bartolomeo Pinos nel 1416.

Campu de Loco Antico villaggio di origini medioevali. Faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Costavall; sorgeva nelle
`
campagne di Bonorva in prossimita
della chiesa di Santa Lucia. Faceva
parte dei territori che agli inizi del secolo XII passarono nelle mani dei Mala-

spina per matrimonio. Quando si


estinse la famiglia dei giudici di Torres,
i Malaspina lo inclusero nel loro piccolo
stato governandolo con senso di equilibrio e instaurando un buon rapporto
`, lo diedero
con i vassalli. Nel 1308, pero
in pegno al giudice dArborea che lo an al suo giudicato. Inutilmente in
nette
seguito i Malaspina tentarono di rientrarne in possesso: nel 1328 il giudice
dArborea ne ottenne linvestitura dal
re dAragona. Il villaggio soffr` a causa
della peste del 1348 e delle guerre tra
Arborea e Aragona e fu abbandonato
prima della pace del 1388.

Campu Lazzaru Vasta distesa pianeggiante nel Meilogu. A partire dagli anni
` stata interesSessanta del Novecento e
sata da un esperimento di bonifica e di
` di 1800
colonizzazione su unarea di piu
ha che interessa i comuni di Codrongianos, Florinas, Ploaghe e Siligo. Nel
comprensorio sono state gradualmente
` svilupinsediate alcune fattorie e si e
pato un moderno allevamento del bestiame.

Campulongu Antico villaggio di origine


medioevale che faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella cu`
ratoria di Coros. Con ogni probabilita
` nelle
sorgeva nellomonima localita
campagne di Bessude. Era un centro
importante e per un certo periodo divenne capoluogo della curatoria; agli
` in mano ai Mainizi del secolo XII passo
laspina per matrimonio. Quando si
estinse la famiglia dei giudici di Torres,
questi lo inclusero nel loro piccolo stato
e lo governarono con senso di equilibrio, instaurando un buon rapporto
con i loro vassalli. Quando nel 1323 linfante Alfonso giunse in Sardegna, i Malaspina gli prestarono omaggio e cos` il
`a
villaggio, almeno formalmente, entro
far parte del Regnum Sardiniae. La loro
` , fu di breve durata:
sottomissione, pero
infatti essi, quando nel 1325 i Doria si

275

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 281

Campus
ribellarono, li seguirono e combatterono contro gli Aragonesi; cos` nel 1330
C. fu assalito dalle truppe di Raimondo
Cardona e sub` gravi danni. Negli anni
` a decadere e a sposuccessivi comincio
` a rimanere in pospolarsi, ma continuo
sesso dei Malaspina fino al 1343, anno
in cui il marchese Giovanni, morendo
` in eredita
` con tutto
senza figli, lo lascio
quanto possedeva a Pietro IV dAragona. I fratelli del defunto, irritati, tentarono di resistere con le armi e il villaggio cadde nel caos: non si sa come, a
` nelle mani dei
un certo momento passo
Doria che lo inclusero nella curatoria
del Cabudabbas, aggregandolo al proprio stato. Scoppiata la prima guerra
tra Arborea e Aragona, il villaggio fu
nuovamente teatro di operazioni mili` completamente.
tari e si spopolo

Campus, Alessandro Archeologo (n.


Sassari, sec. XX). Conseguita la laurea,
` dedicato allarcheologia e ha preso
si e
`
parte ad alcuni scavi in diverse localita
dellisola. Tra i suoi scritti: Olbia. Unarea sacra sotto corso Umberto n. 138: gli
elementi punici, in LAfrica romana. Atti
del VII Convegno di studi, 1990; Un graffito greco da Olbia, in LAfrica romana.
Atti del IX Convegno di studi, 1992; Padria, 1994; Tra arte colta e arte popolare
in Sardegna. Lesempio di Padria, in Alle
` , II, 1996; Appunti e
soglie della classicita
spunti per unanalisi dei complessi punici in Sardegna, in I Fenici in Sardegna,
1997.

Campus, Antonio1 Magistrato, uomo


politico (Pattada 1823-Sassari 1906).
` in
Conseguita la laurea in Legge entro
magistratura e percorse una brillante
carriera, arrivando a essere nominato
presidente della Corte dAppello di Sassari. Eletto ripetutamente consigliere
provinciale, fu per anni, fino al 1895,
presidente del Consiglio provinciale.

Campus, Antonio2 Docente di Zooiatria (n. Ozieri 1884). Dopo aver conse-

guito la laurea in Medicina veterinaria


` alla ricerca e intraprese la
si dedico
` Medicarriera universitaria. Insegno
cina veterinaria e igiene presso lUni` di Sassari. Fu autore di numeversita
rosi saggi sulle principali caratteristiche degli animali sardi, apparsi su riviste nazionali e straniere.

Campus, Antonio3 (detto Nino) Avvocato, consigliere regionale (Sassari


1901-ivi 1966). Conseguita la laurea in
` con successo
Giurisprudenza si dedico
alla professione di avvocato e si iscrisse
ancora giovanissimo al Partito Popo` di prolare di Luigi Sturzo. Si interesso
blemi sindacali e nel difficile momento
della nascita del fascismo nella sua
` ebbe modo di manifestare il suo
citta
profondo dissenso dalle posizioni concilianti di una parte del cattolicesimo
` a far parte del
sassarese; nel 1925 entro
Comitato delle opposizioni creato dopo
lassassinio di Matteotti. Durante il fascismo visse appartato, dedicandosi al
suo lavoro; riprese la vita politica dopo
la caduta del fascismo e contribu` con
Antonio Segni (che era suo cugino: di
qui lappellativo di il Cugino con cui
veniva chiamato dalla Nuova Sardegna) alla nascita della Democrazia Cristiana sarda. Nel 1953 fu eletto consigliere regionale per il suo partito per la
II legislatura nel collegio di Sassari e
negli stessi anni fu anche presidente
della Provincia di Sassari: in quegli
` dando vita a uno scamanni si segnalo
bio polemico di opinioni con Luigi Crespellani, che sotto il titolo Torri e campanili rimetteva sul tappeto lantica
querelle di Sassari contro legemonia
politica di Cagliari. Fu uno dei fondatori del Corriere dellIsola e nel 1955
fu nominato presidente della Commissione per lo studio del Piano di Rinascita. Estromesso dai vertici dai Giovani Turchi con la cosiddetta Rivoluzione bianca (marzo 1956), non fu ri-

276

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 282

Campus
candidato a nessuna delle cariche che
aveva ricoperto.

Campus, Antonio4 Studioso di economia (n. Foresta Burgos 1939). Impegnato


` stato consigliere comunale
in politica, e
di Oristano e amministratore di alcune
` commerciali. Dalla sua espesocieta
` tratto larticolo Le vicende giurienza e
diziarie dello stagno di Cabras, Quaderni bolotanesi, XXIII, 1997.

Campus, Antonio Maria Teologo (Pat` 1838). Divenuto satada 1767-Budduso


` Teologia morale
cerdote, insegno
` di Sassari; di idee
presso lUniversita
liberali, fu vicino ai Simon e allAngioy,
per cui nel 1796, considerato fautore
dei moti antifeudali, fu privato dellinsegnamento e condannato a risiedere a
` . Negli anni successivi si seBudduso
` per la grande pieta
` e per le opere
gnalo
di beneficenza. Nominato canonico, nel
` la nomina ad arcivescovo a
1821 rifiuto
Genova.

Campus, Aurora Sociologa (n. Bono


` dedicata
1948). Conseguita la laurea si e
allinsegnamento universitario. Attual` di
mente lavora presso la Facolta
` di MiScienze politiche dellUniversita
lano. Ha approfondito in particolare la
sociologia dellambiente e del territorio. Ha scritto Il mito del ritorno. Lemigrazione della Sardegna in Europa. Lettere di emigranti alle loro famiglie 19501971, 1985.

Campus, Filippo Religioso (Pattada


1817-Tempio 1887). Vescovo di Ampurias e Tempio dal 1871 al 1887. Divenuto
sacerdote, fu per molti anni parroco
della cattedrale di Sassari e dal 1860
professore di Storia ecclesiastica
` . Nel 1871 fu nomipresso lUniversita
nato vescovo di Ampurias e Tempio.
` per limpeNella sua diocesi si segnalo
gno pastorale e per lincessante opera
di pacificazione tra le diverse fazioni
che insanguinavano allora la Gallura.
Cos` nel 1872 con una solenne cerimo-

nia, alla presenza del prefetto di Sassari, riusc` a celebrare le paci fra gli
abitanti di Sedini, Bulzi, Aggius e
Laerru, i cui sindaci si abbracciarono
` le fapubblicamente; nel 1875 pacifico
` dAgultu.
zioni che dilaniavano Trinita
` anche nella cura e nella vaSi impegno
lorizzazione delle vocazioni.

Campus, Gianvittorio (o Nanni) Chirurgo, uomo politico (n. Sassari 1952).


Senatore della Repubblica, sindaco di
Sassari. Dopo aver conseguito la laurea
in Medicina ha intrapreso la carriera
universitaria. Da giovanissimo si era
impegnato in politica, dapprima nel
MSI e successivamente in Forza Italia,
` stato eletto
schieramento per il quale e
senatore di Sassari per la XII legislatura repubblicana. Non riconfermato
` stato eletto sindaco
nel 1996, nel 2000 e
di Sassari. Ordinario di Chirurgia pla` di
stica ricostruttiva presso lUniversita
Sassari, dove dirige anche lIstituto di
` autore di importanti
Dermatologia, e
studi pubblicati su riviste nazionali e
straniere. Nel 2005 non ha ripresentato
la propria candidatura a sindaco di Sassari.

Campus, Giovanni 1 Filologo (Osilo


1875-Torino 1919). Dopo la laurea in Let` allinsegnamento nelle
tere si dedico
scuole secondarie. Dopo alcuni anni
trascorsi ad Alghero si trasfer` a Torino
` al Liceo e pubblico
` i suoi
dove insegno
` importanti. Il suo nome e
` lelavori piu
gato ad alcuni interessanti studi sul logudorese, sullorigine dei dialetti sassarese e gallurese (che considerava dialetti italiani) e sulla pronuncia della C
in latino. Tra i suoi scritti: Fonetica del
dialetto logudorese, 1901; Sulla questione dellintacco del C latino, 1902; Appunti di linguistica sarda, 1905; Note lessicali sarde, Archivio storico sardo,
VII, 1911; Due note sulla questione delle
velari ario-europee, 1916; Le velari latine
con speciale riguardo alle testimonianze

277

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 283

Campus
dei grammatici, Atti della Regia Accademia delle Scienze di Torino, LIV,
1918.

Campus, Giovanni2 Insegnante, poeta


(n. Cervia 1927). Nato da famiglia sarda,
ha trascorso la sua adolescenza in Romagna. Tornato in Sardegna ha studiato
` laureato in Lettere a Caa Sassari e si e
` trasferito a
gliari. Successivamente si e
Roma dove ha insegnato a lungo italiano e latino negli istituti superiori.
` stato critico
Appassionato di cinema, e
cinematografico de La Nuova Sardegna negli anni Sessanta; ha pubblicato
saggi importanti nelle principali riviste
nazionali di cinema. Durante il sog` recenti
giorno romano e negli anni piu
ha pubblicato diverse raccolte di versi,
tra cui Salmo notturno, 1983, e Mediterraneo, 2004.

sue opere sono presenti al Museo Grabado di Madrid, allUniversal Center di


Belgrado, allo Yamarashi Museum di
Tokyo, alla Galleria civica di Torino e
in molti altri musei.

Giovanni Campus Pittore, e` nato a Olbia ma


ha lavorato a Genova, Milano, Parigi e New
York. Vive a Milano.

Campus, Maria Giovanna Archeologa

Giovanni Campus Il pittore olbiense mentre


prepara una delle installazioni, diventate
` piu
` recente.
frequenti nella sua attivita

Campus, Giovanni3 Pittore e scultore


` formato a Genova e
(n. Olbia 1929). Si e
` inserito
dal 1968 vive a Milano dove si e
` . Ideanegli ambienti artistici della citta
tore e attuatore, a partire dal 1977, di
creazioni artistiche che definisce installazioni-intervento/percorsi a dimensione ambientale, nelle quali lo
` fondamentale, ha
studio dello spazio e
` internazionaraggiunto una notorieta
le.Ha esposto in tutto il mondo; alcune

(n. sec. XX). Profonda conoscitrice del


territorio del Montiferru, dal 1981 ha diretto il gruppo archeologico giovanile
di Cuglieri, nel 1982 quello di Cabras.
Nel 1985 ha contribuito al riordino del
Museo civico archeologico di Ozieri.
Tra i suoi scritti: Ricerche archeologiche
nel territorio del comune di Cuglieri,
Quaderni oristanesi, 21/22, 1989; Il titulus funerario di Imbenia. Contributo
alla rilettura del materiale epigrafico cristiano della Sardegna, in LAfrica romana. Atti dellVIII Convegno di studi,
1990; Gurulis Nova: elementi di rilettura
del territorio, in LAfrica romana. Atti del
X Convegno di studi, 1996; Domus de janas di Serrugiu Pittudi-Cuglieri, in La
cultura di Ozieri. La Sardegna tra il IV e
il III millennio, 1997.

Campus, Mario Amministratore di so` commerciali (Tempio 1894-?). Fu


cieta

278

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 284

Campuy
eletto consigliere comunale di Cagliari
negli anni Sessanta del Novecento. Ha
anche pubblicato Brevi note sulle origini
della famiglia Campus, 1963.

senatore per la IX legislatura repubbli` si amcana; nel corso del mandato pero
` gravemente e mor` a Sassari nel
malo
1987.

Campus, Milko Atleta (n. sec. XX). Cre-

Campus Dettori, Lucrezia Archeologa

sciuto nelle file dellAtletica Oristano,


` specializzato nel salto in lungo. In
si e
` si mette in luce a Ricquesta specialita
cione nel 1984, conquistando il titolo di
campione italiano allievi. Quattro anni
` campione italiano assoluto, cos`
dopo e
come nel 1989. Nel 1994, dopo essere
giunto terzo ai campionati italiani indoor, si aggiudica a Formia per lultima
volta il titolo italiano con la misura di
8,13 m. [GIOVANNI TOLA]

(n. Ozieri, sec. XX). Conseguita la laurea, ha studiato i materiali di Genna


Maria lavorando insieme a Enrico Atzeni. In seguito ha concentrato i suoi interessi nello studio del territorio di
Ozieri, e, collaborando con la Soprintendenza di Sassari, ha concorso alla
` , di
realizzazione del museo della citta
` direttrice. Nel 1986
cui attualmente e
ha curato lorganizzazione del I Convegno sulla cultura di Ozieri e nel 1995
quella del secondo Convegno. Tra i
suoi scritti: Nuovi miliari della Sardegna, Archeologia classica, XXIX,
1977; Ozieri (con Paola Basoli, Fulvia
Lo Schiavo e Francesco Guido), Il Museo
di Villa Sulcis, 1988; Dipinti rupestri
` Luzzana-Ozieri, in
schematici in localita
La Cultura di Ozieri. Problematiche e
nuove acquisizioni. Atti del I Convegno
di studio, Ozieri 1986, 1989; Museo archeologico di Ozieri, sale III-IV; Il Museo
archeologico di Ozieri, sez. storica, tutti e
due in Guida ai musei e alle collezioni
della Sardegna, 1997; Un momento di
confronto, in La Cultura di Ozieri. La
Sardegna dal IV al III millennio a.C.,
1997.

Campus, Salvatore1 Medico, consigliere regionale (Bitti 1917-Cagliari


2006). Dopo essersi laureato in Medi` dedicato alla libera profescina si e
sione specializzandosi in otorinolarin`
goiatria. Cattolico impegnato, nel 1963 e
divenuto consigliere regionale della
DC nel collegio di Cagliari nel corso
della IV legislatura, subentrando allon.
`
Angius, deceduto. Successivamente e
stato riconfermato per la V e per la VI
legislatura fino al 1974. Schierato su posizioni di centro, dal marzo 1967 al giu` stato assessore ai Lavori pubgno 1969 e
blici nella prima giunta Del Rio e successivamente, dallagosto al dicembre
`
dello stesso anno, assessore alla Sanita
nella seconda giunta Del Rio. Successi` stato ancora assessore alla
vamente e
` dal gennaio 1971 al gennaio 1972
Sanita
nella prima giunta Giagu, e infine dal
settembre al novembre del 1973 assessore al Turismo nelle terza giunta
Giagu.

Campus, Salvatore2 Clinico, senatore


della Repubblica (Sassari 1931-ivi
1987). Conseguita la laurea in Medicina,
` allinsegnamento universitasi dedico
rio e alla ricerca; per anni fu professore
` di
di Clinica medica presso lUniversita
Sassari. Cattolico, nel 1983 venne eletto

Campus Serra, Antonio Docente universitario, deputato al Parlamento (Cagliari 1851-ivi 1932). Dopo aver conse` alla
guito la laurea in Legge, si dedico
professione di avvocato e allinsegnamento universitario. Nel 1875 divenne
professore di Filosofia del Diritto
` di Cagliari; di idee
presso lUniversita
progressiste, fu attirato dalla politica e
nel 1892 fu eletto deputato per la XVIII
legislatura nel collegio di Cagliari e riconfermato successivamente fino al
1909.

Campuy (o Campu Giavesu) Antico villag279

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 285

Camugliano
gio di origine medioevale che faceva
parte del giudicato di Torres, compreso
nella curatoria di Cabudabbas. Sorgeva
` di Giave nella localita
`
in prossimita
detta Campu Giavesu. Nel corso del secolo XII venne in possesso dei Doria in
seguito a uno dei matrimoni che i membri della famiglia contrassero con principesse della famiglia giudicale di Torres. Dopo lestinzione della dinastia,
essi inclusero il villaggio nello stato feudale che avevano formato; instaurarono un buon rapporto con i suoi abitanti che, mantenuti i loro privilegi e la
loro autonomia, vissero un periodo di
pace fino alla conquista aragonese nel
1323. Allora i Doria si dichiararono vassalli del re dAragona, per cui il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro
` nel 1325 essi si ribelniae. Quando pero
larono, C. divenne teatro della guerra e
nel 1330 fu occupato dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona e
devastato. In seguito sub` altri gravi
danni durante la ribellione del 1347 e
si spopolo
`
per la peste del 1348, sicche
abbastanza rapidamente.

Camugliano Famiglia pisana (secc.


`
XIII-XIV). Deve il suo nome alla localita
della quale era originaria; fu presente
in Sardegna con alcuni dei suoi membri
in un periodo collocabile tra la seconda
` del secolo XIII e la prima meta
` del
meta
secolo XIV, quando Pisa perdette definitivamente il controllo dellisola. In
particolare va ricordato Bondo, che fu
castellano della fortezza di Cagliari dal
` per la costru1281 al 1282 e si adopero
zione della torre della Lanterna (il faro
di SantElia).

Canaglia Miniera di ferro situata nella


Nurra a pochi chilometri da Palma` il Mandel nel
dula; probabilmente gia
suo viaggio nella Nurra nel secolo
XVIII ne intu` limportanza, ma soltanto
` Correboi
dopo il 1870, quando la societa
ebbe la concessione della miniera del-

lArgentiera, fu valutata la consistenza


`, solo nel 1912
del giacimento. In realta
` Toscana Industrie agricole
la Societa
` lo
ne ottenne la concessione e ne inizio
sfruttamento; dopo lo scoppio della
prima guerra mondiale la produzione
` vertiginosamente: la miniera
aumento
` allIlva e per facilitare il trapasso
sporto del materiale fu costruita una
piccola linea ferroviaria privata che
dalla bocca della miniera arrivava fino
al Ponte romano di Porto Torres e al
` C.
molo di carico. Nel 1928 lIlva lascio
` concessionaria
in gestione alla Societa
delle Miniere dellElba, che nonostante
la crisi internazionale, applicando una
sapiente politica di riduzione dei costi,
` la chiusura dellattivita
` . Nel seevito
` alla Ferrocondo dopoguerra C. passo
` inutilmente un rilancio
min, che tento
della produzione; fatalmente la mi` in crisi e nel 1964 cesso
` latniera entro
` . Nel 1967 la concessione venne retivita
vocata e gli impianti furono venduti a
un imprenditore privato.

Canales Antica regione della curatoria


del Guilcier nel giudicato dArborea.
Comprendeva i villaggi di Boroneddu,
Borzacheri, Lestinghedu, Guilcier, Domusnovas Canales, Sedilo, Norbello,
Solli, Orena, Tadasuni, Zuri, Ustedu
Boiler, Lignei, Suci e Nordai. Lincon` quasi completamente
trada si spopolo
a causa della peste del 1376 e molti dei
villaggi cessarono di esistere; dopo la
morte di Mariano IV, quando Ugone III
` aspra
era impegnato nella fase piu
della guerra contro Pietro IV, nel 1378 il
C. fu incluso nei territori che il re concesse in feudo al traditore Valore de Li` soltanto di una
gia. In effetti si tratto
il territorio riprovocazione, perche
mase saldamente nelle mani del giudice fino alla battaglia di Sanluri. Ca`
duto il giudicato, il territorio passo
sotto lamministrazione reale, ma la
` a mantenere
sua popolazione continuo

280

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 286

Canale Serci
un atteggiamento di insofferenza nei
confronti dei nuovi venuti: atteggia` in una aperta ribelmento che sfocio
lione quando il re, nel 1415, permise ai
De Ligia di tornare in Sardegna per
prendere possesso dei feudi che avevano guadagnato con il loro sleale comportamento. Gli abitanti del C., che non
avevano dimenticato il loro tradimento,
probabilmente anche istigati dal marchese dOristano che ambiva a incorporare il territorio nel suo feudo, uccisero
i De Ligia a Zuri; allora il re nel 1417
concesse il territorio a Giovanni Corbera che nel 1426 a sua volta lo cedette
al marchese dOristano. Dopo la morte
di Leonardo Cubello lintero territorio
` al suo figlio secondogenito Salvatocco
tore, il quale, divenuto a sua volta marchese nel 1463, lo incluse finalmente
nel grande feudo di Oristano. Dopo la
confisca del marchesato, nel 1478, il C.
fu amministrato direttamente da funzionari reali fino al 1485, quando fu concesso in feudo a Galcerando Requesens,
i cui eredi nel 1537 lo vendettero a Ni` Torresani e a Pietro Mora. Quando
colo
nel 1558 i Torresani rimasero unici feudatari dellantica incontrada, essi la
unirono al loro feudi del Barigadu, rom` cultupendo definitivamente lunita
`
rale dellantico Guilcier. Il C. continuo
a rimanere unito al Barigadu fino al
` al fisco:
1715, quando il territorio torno
nel 1737 fu nuovamente infeudato col
titolo di marchesato di Sedilo al canonico Solinas i cui eredi, i Delitala di
Chiaramonti, continuarono a possederlo fino al riscatto dei feudi, nel 1838.

Canales de la Vega, Antonio Storico e


giurista (Cagliari 1580-ivi 1659). Laurea` in Sardegna, dove per
tosi a Pisa, torno
` si impose allattenzione
le sue qualita
generale. Fu subito considerato avvocato di talento, per cui nel 1626 fu chiamato a insegnare Diritto presso lUni` di Cagliari, allora appena
versita

aperta. Nel 1630 fu chiamato a ricoprire


lufficio di assessore della Regia Governazione a Sassari e, dopo alcuni anni, fu
nominato giudice della Reale Udienza.
Molti i suoi scritti di scienza giuridica,
fra i quali: Discursos y apuntamientos
n hecha en nombre de
sobre la proposicio
su Magestad a los tres brazos ecclesiastico, militar y real en 8 de henero 1631,
` di collega1631 (appartiene allattivita
mento e di consulenza fra gli Stamenti e
il governo); Pro marchione de Villa Cidro, domino Encontratae de Planargia,
contra Promotorem Fiscalem Mensae
episcopalis bosanensis, 1633 (tratta dun
contenzioso aperto dal promotore fiscale della mensa episcopale di Bosa
nei confronti del marchese di Villacidro: nella causa il C. de la V. difendeva
le ragioni del marchese); Pro Philippo
Rius cive Barchinonae contra arrendatores iurium et vectigalium Universitatum
` unaltra lite: C.
Regni Sardiniae, 1633 (e
de la V. difende le ragioni di un cittadino di Barcellona contro una non legitn de
tima imposizione di tributi); Invasio
la armada Francesa del arzobispo de
Bordeus y Enrique de Lorena conde de
Harcourt, hecha sobre la ciudad de Ori` un rapporto sulla spedistan, 1637 (e
zione francese contro Oristano, comandata da Enrico di Lorena e dal vescovo
di Bordeaux); Discursos politicos de los
varones illustres de Sarden
a, Cagliari
s.d.

Canale Serci Miniera di piombo, zinco e


stagno nelle campagne di Villacidro,
`
probabilmente conosciuta fin dalla piu
` come dimostrano le
tarda antichita
tracce di scavo individuate nel territorio. Il suo sfruttamento ebbe inizio tra le
due grandi guerre del Novecento, negli
anni dellautarchia fascista per lutilizzazione della cassiterite, prezioso minerale dello stagno. La fase produttiva
` pero
` pochi anni. Nel
dellimpianto duro
` in
secondo dopoguerra la miniera entro

281

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 287

Canalgrande
crisi e fu chiusa; attualmente i resti de` dellEnte
gli impianti sono di proprieta
foreste demaniali.

Canalgrande Miniera di piombo e zinco


lungo la costa tra Nebida e Capo Pecora
` omonima. Il territorio fu
nella localita
concesso nel 1869 a un imprenditore
`
belga, il Dumont La Marche, che avvio
lo sfruttamento. Nei decenni successivi
lo sfruttamento non fu interrotto, ma
non riusc` mai a raggiungere le dimensioni necessarie per diventare redditizio a causa della mancanza di acqua per
la laveria e delle piccole dimensioni
dello stesso corpo mineralizzato. Dopo
il 1945 la miniera fu definitivamente
chiusa.

Canalis, Antonio Insegnante, consigliere regionale (Tula 1911-Sassari


2005). Dopo essersi laureato in pedago` di Roma, si e
` degia presso lUniversita
dicato allinsegnamento. Scoppiata la
seconda guerra mondiale, vi ha preso
parte. Al ritorno dal servizio militare,
` divenuto direttore didattico.
nel 1943, e
Fratello del professor Rino, subito dopo
` impegnato
la caduta del fascismo si e
`
nella riorganizzazione cattolica ed e
stato tra i protagonisti della nascita
della DC a Sassari. Fedelissimo di
Nino Campus e di Antonio Segni, tra il
` stato nominato membro
1947 e il 1949 e
della Consulta regionale, partecipando
cos` alla stesura dello statuto regionale.
In seguito la sua professione lo ha portato in diverse sedi della provincia di
` stato eletto consiSassari; nel 1953 e
gliere regionale della Democrazia Cristiana nel collegio di Sassari per la II
` stato riconfermato
legislatura, ma non e
` dinella III. Ritiratosi a vita privata, e
` andato
venuto ispettore scolastico ed e
` morto a Sassari
in pensione nel 1975. E
agli inizi del 2005.

Canalis, Elisabetta Attrice televisiva


(n. Sassari 1978). Figlia di Giulio Cesare, primario radiologo della Clinica

` di Sassari, ha compiuto
dellUniversita
` natale.
i suoi studi superiori nella citta
`
Vincitrice di un concorso televisivo e
stata, sul finire degli anni Novanta, una
delle veline della fortunata trasmissione Striscia la notizia. Ha continuato
la carriera di attrice-presentatrice partecipando a numerosi altri spettacoli
televisivi.

Canalis, Giulio Cesare Radiologo (n.


` professore ordinario di
Sassari 1939). E
Diagnostica per immagini e radiotera` di Medicina delpia presso la Facolta
` di Sassari.
lUniversita

Canalis, Salvatore (detto Rino) Insegnante, patriota (Tula 1908-Fosse Ardeatine, Roma, 1944). Compiuti gli studi
in Sardegna divenne professore di Lettere nel Liceo della Scuola militare di
Roma. Entrato nella Resistenza romana con i gruppi azionisti, arrestato
durante un rastrellamento, fu tra i sardi
presenti a Regina Coeli che furono fucilati alle Fosse Ardeatine, il 23 marzo
1944, come rappresaglia allattentato
di via Rasella.

Canalis, Salvatore Battista (detto Rino)


Architetto, consigliere regionale (n.
Tula 1941). Conseguita la laurea in Ar` dedicato con successo
chitettura si e
` impegnato
alla libera professione e si e
nella vita politica. Schierato su posi` stato eletto
zioni di sinistra, nel 1984 e
consigliere regionale per il PCI nel col` stato riconferlegio di Sassari, ma non e
`
mato nel 1989. Nel novembre del 1992 e
divenuto tecnico assessore regionale ai
Trasporti nella terza giunta Cabras, che
`
era integralmente formata da esterni. E
rimasto in carica fino al settembre 1994.

Canalis, Vanna Archeologa (n. Sassari


`
1950). Dopo aver conseguito la laurea e
entrata nella carriera delle Soprintendenze; attualmente lavora presso la Soprintendenza archeologica di Sassari e
Nuoro. Tra i suoi scritti principali: Passato e presente: storia del Museo, in Il Mu-

282

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 288

Canavari
seo Sanna di Sassari, 1986; La tomba II
di Mesu e Montes (con Gian Mario Demartis), Nuovo Bullettino archeologico sardo, 1984, 1989; La piccola sta`
tuaria prenuragica, in Sardegna. Civilta
di unisola mediterranea, catalogo della
mostra, 1993; Una casa per le fate, Archeologia viva, XIV, 54, 1995; Lisola dei
misteri, 2002.

Canapicchia = Elicriso
Canaran Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Gallura, compreso nella curatoria di
Canhain. Sorgeva non lontano da Luras
` Carana. Allestinzione della
in localita
dinastia dei Visconti fu amministrato
direttamente dal Comune di Pisa tramite suoi funzionari; sostanzialmente
mantenne i suoi antichi privilegi e con` a eleggere annualmente il majore
tinuo
e i suoi consiglieri. Dopo la conquista
` a far parte
aragonese, nel 1323 entro
del Regnum Sardiniae, ma la sua popolazione mantenne un atteggiamento
ostile nei confronti dei nuovi venuti.
Scoppiata la guerra tra Genova e Aragona nel 1330 fu investito dalle truppe
di Raimondo Cardona e sub` gravi
danni; poco dopo fu concesso in feudo
`
a Raimondo di Montpavon, ma continuo
a essere teatro delle operazioni militari
spopolandosi parzialmente. I Montpavon ne persero successivamente il controllo e quando, nel 1347, i Doria si ribellarono per la seconda volta, il villaggio fu concesso a Giovanni dArborea
lo pacificasse. Poco dopo pero
`
perche
linfelice principe fu fatto arrestare dal
fratello, il giudice Mariano IV, e C. pre` in una situazione di totale caos.
cipito
` anche dopo
La sua decadenza continuo
il termine della prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV. Gli anni che seguirono furono caratterizzati da una cre` nella sescente tensione, che sfocio
conda guerra tra Mariano IV e Pietro
IV. Il villaggio fu occupato dalle truppe

` complearborensi e nel 1376 si spopolo


tamente.

Canassa Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria
del Gerrei. Dopo lo smembramento del
giudicato, nella divisione del 1258 C. fu
compreso nei territori assegnati ai
conti di Capraia che lo trasmisero al
giudice dArborea. Il giudice Mariano
`
II, entro la fine del secolo XIII, lo lascio
al Comune di Pisa, che lo fece amministrare da suoi funzionari. Terminata la
prima fase della conquista aragonese,
` a far parte del
nel 1324 il villaggio entro
Regnum Sardiniae, ma la sua popola` a mantenere un attegzione continuo
giamento di potenziale ribellione e a
rendere insicuro tutto il territorio; per
questi motivi nel 1333 fu compreso nei
territori concessi a Raimondo Zatrillas
pacificasse la zona. La situaperche
` continuo
` a essere precaria
zione pero
e, a causa delle guerre tra Mariano IV e
Pietro IV, il villaggio decadde e si spo`.
polo

Canavari, Mario Geologo e naturalista


(Camerino 1855-Pisa 1928). Dopo aver
conseguito la laurea in Matematica nel
` agli studi di geologia. Si
1879 si dedico
` in Germania nel 1881 e, torspecializzo
nato in Italia, nel 1889 divenne profes` di
sore di Geologia presso lUniversita
` tutta la vita, ricoPisa, dove insegno
prendo la carica di direttore di istituto
per quarantanni e di direttore dei musei per venti. Nella sua vastissima pro` numerosi
duzione scientifica dedico
studi alla Sardegna, occupandosi in
particolare dei fossili del territorio sulcitano. Tra i suoi scritti: Insetti del Carbonifero di San Lorenzo nel monte Pisano, 1892; Spirulirostrina Lovisatoi,
nuovo genere e nuova specie di cefalopodo raccolta nel territorio di Sardegna,
Bollettino di malacologia italiana,
XVI, 1892; Ostracodi siluriani in Sarde-

283

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 289

Canavera
` Togna, Processi verbali della Societa
scana di scienze naturali, 1900; Fauna
dei calcari nerastri con Cardiola e Orthoceras di Xea SantAntioco in Sardegna,
Paleontographia Italica, V, 1900.

Canavera, Giovanni Religioso (Iglesias


1535-Ales?, 1573). Vescovo di Ales e Terralba dal 1572 al 1573. Apparteneva allordine dei Minori conventuali; uomo
` , fu nominato
di profonda spiritualita
vescovo di Ales e Terralba nel 1572,
` poco dopo nel 1573.
mor` pero

` Religioso (Iglesias,
Canavera, Nicolo
` sec. XVI-Alghero 1611). Vescovo
meta
di Alghero dal 1604 al 1611. Era fratello
di Giovanni. Attratto dalla vita contemplativa, si fece anche lui sacerdote e fu
creato canonico della cattedrale di
Ales. Nel 1604 fu nominato vescovo di
Alghero da Clemente VIII.

Cancedda, Gabriele Pittore e ceramista (n. Gesico 1954). Allievo di Sigismondo Melis, ha esordito giovanissimo in una collettiva nel 1972. In seguito ha preso parte a numerose altre
mostre in Italia e in alcune delle mag` del mondo raggiungendo nogiori citta
` considerato il
` internazionale. E
torieta
caposcuola della Variation Art: alcune
delle sue opere figurano in importanti
collezioni pubbliche.

Cancella Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
dArborea, compreso nella curatoria di
Monreale. Sorgeva nelle vicinanze di
` nel corso
Sardara. Il villaggio si spopolo
del secolo XIV a causa della peste e
delle operazioni militari.

Cancellus Antico villaggio di origini


medioevali che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria di Nuraminis. Sorgeva nelle campagne di Nuraminis. Dopo la caduta del
giudicato di Cagliari, nella divisione
del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai conti di Capraia che lo trasmi-

sero al giudice dArborea. Il giudice Mariano II, entro la fine del secolo XIII, lo
` al Comune di Pisa, che lo fece amlascio
ministrare da suoi funzionari. Dopo la
`a
conquista aragonese, nel 1323 entro
far parte del Regnum Sardiniae, ma nel
1324 fu concesso in feudo a Pietro di
Montessono, che dopo il 1328 lo vendette a Neruccio di Pontiniano. Il rapporto dei suoi abitanti col nuovo feudatario fu difficile, ma essi continuarono a
eleggere annualmente il loro majore e a
conservare una parvenza di autonomia.
Nel 1348 C. fu investito dalla peste e
perse buona parte dei suoi abitanti;
poco dopo, durante la prima guerra tra
Mariano IV e Pietro IV, il villaggio sub`
altri danni; terminato il conflitto, tuttavia gli abitanti riuscirono a mandare i
loro rappresentanti al Parlamento del
`, il villaggio conti1355. In seguito, pero
` a decadere e dopo lo scoppio della
nuo
seconda guerra tra Mariano IV e Pietro
IV i di Pontiniano non furono in grado di
conservarne il possesso.

Canci, Antonio Archeologo (n. sec. XX).


` del rame, nel 1996 ha
Studioso dellEta
preso parte al XIII Convegno di Scienze
preistoriche e protostoriche svoltosi a
Forl`, dove ha presentato una relazione,
The copper age burial from Santa Caterina di Pittinuri, in The Workshops and
Posters of the XIII International Congress of Prehistoric and Protohistoric
Sciences, 1996.

Cancioffali Fantoccio che a Cagliari impersona il Carnevale e che nella solenne sfilata del Marted` e del Gioved`
` considerato il re della festa. A
grasso e
capo di un sontuoso corteo, detto Sa
rantantira, nel quale sfilano carri allegorici e altre maschere tradizionali
` come Sa Panettera e Sarrigadella citta
teri, percorre le strade principali al
suono ritmato e assordante dei tamburi.
Al termine della festa viene bruciato
pubblicamente, come accade ai suoi si-

284

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 290

Candelieri
mili che sotto altro nome animano il
Carnevale di altri centri della Sardegna.

Candala Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
dArborea, compreso nella curatoria
`
del Barigadu. Probabilmente si spopolo
dopo il 1376 in conseguenza della terri` la vita
bile epidemia di peste che costo
allo stesso giudice Mariano IV.

Candelarzu Tipo di pane cerimoniale


dalla forma elaborata e guarnito, che
un tempo veniva confezionato a Capodanno per solennizzare linizio dellanno. Probabilmente si tratta del ricordo della strenna calendaria di San
Girolamo; il pane veniva donato ai bambini che andavano di casa in casa a chiederlo cantando la cantilena Dademi su
candelarzu. Per loccasione spesso venivano donate loro anche mandorle e fichi secchi.

Candelau Dolce tipico del Campidano


` antiche tradi Cagliari. Legato alle piu
` costituito da una scodellina di
dizioni, e
pasta morbida e finemente lavorata,
riempita di pasta di mandorle e zucchero aromatizzato con acqua di fiori
darancio e scorza di limone, decorato
con glassa.

Candelieri Processione che si svolge a


Sassari alla vigilia della festa dellAssunta, il 14 agosto. Ha origini antichissime e si festeggiava nella chiesa di
Santa Maria di Betlem dove per otto
giorni la statua dellAssunta, calzata
dargento, veniva esposta sopra un letto
attorniato da grossi ceri, pronta per il
transito in cielo (la cosiddetta Dormitio
Virginis, che si vuole derivata da costumanze culturali bizantine).
Allottavo giorno, alla presenza dei
` e di una gran
consiglieri della citta
massa di popolo festante, entravano
nella chiesa otto c. e dodici personaggi
che rappresentavano i dodici apostoli.

Candelieri Ogni corporazione ha il suo


candeliere, dietro al quale sfilano con grande
` i membri nei loro costumi
solennita
spagnoleschi, con spadino e cappa, o di foggia
ottocentesca.

Dopo la cerimonia religiosa i c. sfila` . I c., detti anvano nelle vie della citta
che colunna incoronada, hanno sostanzialmente mantenuto nel tempo la
loro struttura di legno, alta sui 3 m; sono
costituiti da tre parti: la base, il fusto
cilindrico e il capitello superiore decorato cui si attaccano i nastri; i nastri, di
seta, lunghi 7-8 m, sono tenuti tirati da
bambini, in modo che il sole, battendovi
sopra, li faccia brillare al vento; i c. sono
portati a spalle o a braccia da portatori,
vestiti con camicie diversamente colorate a seconda del Gremio: compito dei
` anche di farli ballare, agiportatori e
tandoli al ritmo di brevi, veloci girotondi accompagnati dal suono del piffero e del tamburo. Li candareri so baddariani, scrive in un suo verso il maggiore poeta sassarese del Novecento,
Salvator Ruiu: per tradizione, infatti,
`e
` ballerino il candeliere,
quanto piu
` sara
` propizia lannata agraria
tanto piu
` . Ogni Gremio cioe
` ognuna
che verra
delle antiche corporazioni di arti e mestieri che hanno diritto a sfilare in processione e a sciogliere il voto allAssunta, fatto alcuni secoli fa in data incerta ha il suo candeliere: dietro al
` i
quale sfilano con grande solennita
componenti del Gremio nei loro costumi dorigine spagnolesca, caratteri-

285

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 291

Candelieri
stici con spadino e cappa, o di foggia
ottocentesca.

Candelieri Non solo Sassari celebra la vigilia


dellAssunta (14 agosto) con la processione dei
Candelieri, ma anche Ploaghe e (qui nella foto)
Nulvi.

` rimasto
Litinerario della processione e
immutato nel tempo; dalla chiesa del
Rosario e da piazza Castello (lu Pianu
di Casteddu) sfilano ondeggianti tra la
folla scendendo lungo il corso Vittorio
Emanuele: di qui il nome di Faradda
` discesa che viene dato a tutta la
cioe
manifestazione. Arrivati allantico Palazzo civico i rappresentanti del Gre` prestigioso, quello dei Massai
mio piu
(i proprietari contadini), ricevono la
bandiera dal sindaco, che brinda con
` queloro e si unisce alla processione. E
`,
sto un momento di grande intensita
dal comportamento della folla
perche
` del sindaco (ansi valuta la popolarita
che se in anni recenti le manifestazioni

non sono apparse del tutto spontanee).


Inizia cos` la discesa dei c. lungo la
parte finale del corso fino a Porta SantAntonio e poi alla chiesa di Santa Ma` la Madonna giaria di Betlem, dove e
cente. Prima di entrare nella chiesa i c.
si schierano nello spiazzo sottoponendosi a un altro rapido rituale, in cui
dalla folla (in genere giovani e ragazzi)
vengono strappati i lunghi nastri di seta
variopinti (detti betti) che scendono dagli alti capitelli. Quindi i c. entrano in
chiesa secondo un ordine prestabilito
disponendosi attorno alla statua, rendendo omaggio, con un inchino, allarcivescovo e al clero. Dopo la cerimonia i
rappresentanti del Gremio dei Massai
accompagnano il sindaco e i consiglieri
in Comune, dove tra brindisi e rinfreschi la celebrazione continua. La tradizione, che si rinnova tutti gli anni, ha
` legata allo
origini antichissime, ed e
scioglimento di un voto fatto in occasione dellimprovvisa cessazione di
una peste, probabilmente nel secolo
` da escludere che i
XVI, anche se non e
` antica:
c. abbiano unorigine ancora piu
` stato notato, infatti, che una cerimoe
nia simile, anchessa in onore dellAssunta, si svolgeva a Pisa ed esisteva a
` pisana per eccellenza.
Iglesias, citta
La cerimonia cos` come si presenta oggi
sarebbe frutto non solo di una evoluzione del rito attraverso il tempo, ma
anche di un rinnovamento connesso al
voto o a una sua iterazione (dal secolo
XVI al XVII, gli anni delle grandi epidemie di peste nellisola). La festa dei c. si
effettua per lAssunta anche a Ploaghe e
` diverse e con tre
a Nulvi con modalita
` sono di foggia diversa e
soli c. (che pero
di maggior mole). Da non molti anni la
celebrazione ha ripreso anche a Igle` detto, nel Medioevo
sias dove, come si e
si svolgeva una festa di origini pisane
incentrata sui grandi candeli decorati.

286

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 292

Canelles

Candelieri La discesa si conclude a notte


fonda, quando i grandi ceri arrivano alle porte
della chiesa di Santa Maria di Betlem.

Candiazzus Miniera di piombo e zinco


nelle campagne di Fluminimaggiore. Il
suo sfruttamento ebbe inizio nella se` dellOttocento, ma solo agli
conda meta
inizi del Novecento limpianto si svi` in maniera razionale e moderna.
luppo
Furono costruiti importanti edifici e
negli anni Trenta furono aperti nuovi
cantieri che sembrarono far decollare
` pero
` di un fuoco
la produzione. Si tratto
` in crisi e gli impianti
di paglia: C. entro
furono chiusi. Negli anni Ottanta del
Novecento una momentanea ripresa
fece sperare inutilmente in un rilancio.

Canelles Famiglia catalana (sec. XIVesistente). Trapiantata a Cagliari nel


1326, quando appare compresa nel novero dei popolatori del castello dopo la
definitiva cacciata dei Pisani. Per
quanto nel secolo XVII qualcuno avesse
ipotizzato la discendenza della famiglia
` i C. erano
dai conti di Tolosa, in realta
mercanti, che si occupavano in particolare del commercio del grano. Col
tempo essi estesero la rete dei loro affari in diversi centri dellisola e in particolare da Cagliari, dove un Giacomo e
un Pietro avevano ottenuto delle case di
notevole valore in via dellElefante, e
un Guglielmo nella contigua via della
Fontana, si spostarono anche a Iglesias,
dove un ramo della famiglia si stabil`.

Pietro fu saggiatore della zecca di Iglesias e mor` nel 1336; Guglielmo, che en` in possesso della casa, potrebbe estro
sere suo figlio e fratello di un altro Pietro. I due sono personaggi ben cono` grossi esportasciuti, figurano tra i piu
tori di grano di Cagliari nella seconda
` del secolo XIV. Guglielmo fu conmeta
` nel 1371; da lui prosigliere della citta
babilmente discese un altro Guglielmo
che, dopo essere stato anche lui consigliere di Cagliari, nel 1397 fu eletto consigliere capo. Un altro Guglielmo fu
consigliere nel 1427 e un Giuliano lo fu
nel 1436; negli stessi anni un ramo della
` a risiedere a Iglesias,
famiglia continuo
`
dove si estinse nel secolo XVII. A meta
del Quattrocento un Pietro, probabilmente fratello di Giuliano, fu personaggio di notevole rilievo nella vita della
` ; nel 1476 acquisto
` dai Bellit il
citta
feudo di Monastir e nel 1477 ottenne il
` . Furiconoscimento della generosita
` , che si stabil` a
rono suoi figli Nicolo
` la sua discendenza
Iglesias dove pero
si estinse alla fine del Cinquecento, e
Giovanni, valoroso uomo darmi che
` il ramo attuale della famiglia.
continuo
Suo nipote Giovanni Battista nel 1630
ottenne il cavalierato ereditario e la no` , ma non si preoccupo
` di chiedere
bilta
lexequatur dei privilegi concessi. I suoi
discendenti continuarono a vivere a Cagliari ricoprendo uffici pubblici di
`
qualche rilievo, ma nella seconda meta
del secolo XVIII, quando viveva un Antonio Giuseppe, avvocato fiscale e regidor del marchesato di Valdecalzana, le
condizioni economiche della famiglia
non erano molto floride. Egli ebbe tre
figli, Cosimo, Luigi e Carlo: tutti e tre
ebbero discendenza; quella di Luigi si
estinse alla fine del secolo XIX; quella
di Cosimo, vicario reale di Cagliari, si
` il capoestinse nel 1833; Carlo, infine, e
stipite dei Canelles attuali, che conti-

287

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 293

Canelles
nuano le tradizioni della famiglia a Cagliari.

Canelles, Cosimo I Gentiluomo (Cagliari, sec. XVIII-?, inizi sec. XIX).


Dopo aver conseguito la laurea in Legge
ricoperse diversi uffici pubblici. Fu vicario reale di Cagliari e nel 1792 prese
` contro il tenparte alla difesa della citta
tativo di sbarco dei francesi. Nel 1798 fu
nominato giudice della Reale Udienza
e nel 1812 ottenne la conferma dei privilegi nobiliari per la famiglia.

della vita quotidiana: Su Majolu; Sa littorina; Sa cagara; Is poetas de Sardigna;


Serari de coberri; Su don de is preris sardus; Is tempus de oi; Profanazioni; A sa
Bischera de Ponti; Su prangiu in cunventu; Su paneri; A Giorgiu Lai; Saria e
continenti; Sordaus, avieris e marineris;
Sa pisciara; Ciccia Paglietti; Su callu
sardu; A Tulliu; Su para cappuccinu; Su
surcu; Diffamazioni; Sa commenda;
Cantoris sardus; SantEfis; Canzonedda.

Canelles, Cosimo II Pittore (Cagliari


1930-ivi 2007). Autodidatta, esord` con
una mostra agli Amici del Libro a Cagliari nel 1959; negli anni successivi svi` in particolare la tecnica del colluppo
lage raggiungendo risultati sorprendenti per fantasia e insieme per ele` anche in piccole sculganza. Si cimento
ture in argento e oro e in fascinosi acquerelli su Cagliari.

Canelles, Gaetano Giurista e poeta


(Cagliari 1876-ivi 1942). Dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza en` nella carriera della magistratura
tro
che percorse brillantemente, ottenendo unanimi apprezzamenti. Dotato
di una notevole vena poetica scrisse
` sopratpoesie in italiano ma si segnalo
tutto per quelle in dialetto cagliaritano.
I suoi versi sardi, famosi per la loro eleganza borghese e per gli argomenti sca` affrontava con ironia
brosi che egli pero
e spigliata disinvoltura, lo resero famoso tra i concittadini. Purtroppo di
essi rimangono solo una trentina di sonetti e altre composizioni. Dei versi in
italiano si ricordano: Epitalamio regale,
quartine, Mediterranea, IV, 1, 1930;
Publio Virgilio Marone, quartine, Mediterranea, IV, 4, 1930; Sardegna, quartine, Mediterranea, IV, 12, 1930. Dei
testi superstiti in cagliaritano, destinati
a una circolazione orale affidata alla
memoria e alla nostalgia, si ricordano i
titoli, quasi tutti legati alle abitudini

Giovanni Canelles Uomo darmi vissuto nel


nelle guerre europee di
Cinquecento, combatte
Carlo V.

Canelles, Giovanni Gentiluomo cagliaritano (sec. XVI). Vissuto nel Cinque` nellesercito
cento, uomo darmi, entro
di Carlo V combattendo per limperatore in Germania e in Francia. Nel 1530
ottenne il privilegio di poter inquartare
sul suo stemma laquila imperiale.

Canelles, Guglielmo Mercante cagliaritano (sec. XIV). Fu uno dei maggiori

288

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 294

Canepa
esportatori di grano del suo tempo; nel
1366 ebbe i feudi di Mogor e Simbilia
nel Campidano di Cagliari, ma non riusc` a entrarne in possesso a causa della
guerra tra Arborea e Aragona. Nel 1371
fu eletto consigliere di Cagliari.

Canelles, Pietro Gentiluomo cagliaritano (sec. XV). Personaggio di grande


rilievo politico, nel 1476 e nel 1479,
` di
quando Ferdinando il Cattolico tento
` , fu inlimitare lautonomia delle citta
viato a corte come sindaco straordinario per difendere i privilegi di cui Ca` dai Belgliari godeva. Nel 1476 acquisto
` dopo
lit il feudo di Monastir, che pero
poco tempo rese loro. Nel 1477 ottenne
`.
il riconoscimemto della generosita

Canelles Ferrari Famiglia di Iglesias


(secc. XVII-XVIII). Originaria di Alassio, le sue notizie risalgono al secolo
XVII. Nel 1683 un Giovanni Maria Ferrari, figlio di una Canelles, ottenne il
cavalierato ereditario e fu autorizzato
a usare il cognome della madre. Nel
1688 fu ammesso allo Stamento militare
durante il parlamento Monteleone. La
famiglia si estinse nel secolo XVIII.

Canepa, Emanuele Avvocato, giornali-

` Canelles Unedizione del 1574. Nel


Nicolo
` Canelles fondo
` la prima tipografia
1566 Nicolo
sarda, facendola dirigere a Vincenzo
`.
Sembenino di Salo

` Religioso (Iglesias,
Canelles, Nicolo
inizi sec. XVI-Bosa 1586). Vescovo di
Bosa dal 1577 al 1586. Attirato dalla vita
religiosa e dagli studi, fu ordinato sacerdote e nominato canonico del
Duomo di Cagliari, e poco dopo vicario
` la prima ticapitolare. Nel 1566 fondo
pografia sarda, facendola dirigere da
` . Nel 1577
Vincenzo Sembenino di Salo
fu nominato vescovo di Bosa. Resse la
diocesi con notevole impegno, cercando di risollevare le condizioni del
clero.

sta e letterato (Cagliari 1861-ivi 1898).


Discendente da una famiglia di origine
` la
ligure, laureatosi in Legge, esercito
professione di avvocato. Di idee mazzi` a diversi giornali e nel
niane, collaboro
` e diresse a Cagliari il perio1880 fondo
dico La maschera; scrisse inoltre alcune poesie apprezzate. Dopo la morte
di Garibaldi impazz` e nel 1898 mor` ancor giovane a soli 37 anni. Tra i suoi
scritti: A Efisio Tola 13 giugno 1833,
1887; Due monumenti di Giuseppe
Manno e di Giovanni Maria Angioy,
Vita sarda, 11, 1892.

Canepa, Filippo Giornalista (Cagliari


1861-ivi 1919). Apparteneva alla stessa
famiglia di Emanuele. Anche lui era un
fervente mazziniano e nel 1889 divenne
direttore della Giovine Sardegna.
` nel contempo ad altri giorCollaboro
nali e scrisse delicate poesie; nel 1891
` , con altri intellettuali, il periofondo
dico culturale Vita sarda, che usc`
fino al 1893. Tra i suoi scritti: Poesie
sarde, La Stella di Sardegna, X, 1886;

289

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 295

Canepa
Le terme di Sardara, Vita sarda, 1,
1890; Secolo doro e secolo di bronzo della
colonizzazione in Sardegna. Spigolature
per una monografia completa sullargomento, Vita sarda, 6-7, 11-12, 1891; Feste cagliaritane, supplemento a Le cento
` dItalia, 1891; Il giornalismo in Sarcitta
degna 1777-1848, Vita sarda, II, 6-9-1113, 1892; Il giornalismo in Sardegna
1848-1870, Vita sarda, III, 2, 1893; Muttettus popularis, Vita sarda, III, 1893.

Luca Canepa Vescovo di Nuoro dal 1903 al


` al
1922, fu anche studioso di storia e partecipo
dibattito culturale sui periodici del suo tempo.

Canepa, Luca Religioso (Cagliari 1853Nuoro 1922). Vescovo di Nuoro dal 1903
al 1922. Fratello di Emanuele, divenuto
` a studi di carattere
sacerdote si dedico
storico e diresse numerosi periodici ecclesiastici. Canonico e vicario generale
della diocesi di Cagliari, nel 1903 fu nominato vescovo di Nuoro e resse la diocesi con grande impegno. Tra i suoi
scritti: Elogio funebre di mons. fra Pietro
Balestra, arcivesc. di Cagliari, recitato
nei solenni funebri di trigesima celebrati
nella Primaziale di Cagliari il 4 giugno

1912, 1912; Lettera pastorale sullemigrazione, 1915; Raccolta di Lettere pastorali,


1917; Il corpo di San Lucifero martire romano (manoscritto, conservato nella
Biblioteca Universitaria di Cagliari).

Canepa, Luigi Musicista (Sassari 1849ivi 1914). Nato in una famiglia di origine
` una precocissima vogenovese, rivelo
`
cazione per la musica. Dapprima studio
il flauto, quindi rifin` la sua preparazione a Napoli dove fu allievo del Mercadante; nel 1867, a 18 anni, interruppe
gli studi per accorrere nelle file dei garibaldini che tentavano di invadere lo
Stato Pontificio, e prese parte alla battaglia di Mentana. Successivamente si
trasfer` a Milano per completare i suoi
studi e fu allievo di Lauro Rossi. Tornato in Sardegna si stabil` a Sassari. Fu
autore di alcune bellissime romanze e
` qualnel 1868 dellAroldo che gli frutto
` . Ma le opere che gli dieche notorieta
` nazionale furono il Dadero notorieta
vid Rizio, scritta nel 1869 su libretto di
Enrico Costa, rappresentata al Carcano
di Milano nel 1872, e I pezzenti, sul libretto di Fulvio Fulgorio tratto dal
dramma di Felice Cavallotti: rappresentato nel 1874 alla Scala, gli apr` le
` prestigiosi teaporte di alcuni tra i piu
tri dItalia. Nel 1879 scrisse il Riccardo
III, rappresentato anchesso nel milanese Carcano, che riscosse un enorme
successo: con questa opera fu inaugurato il Politeama sassarese il 18 dicembre 1884. Quando si apprestava a consolidare la sua fama, purtroppo una grave
` le energie costringenmalattia ne mino
dolo a ritirarsi a Sassari, dove compose
` per dieci anni
molte romanze. Insegno
nellIstituto musicale.

Canepa, Maurizia Archeologa (n. Cagliari 1954). Conseguita la laurea, ha


vinto il concorso per le Soprintendenze.
Attualmente lavora presso la Soprintendenza archeologica per le province
di Cagliari e Oristano. I suoi interessi si

290

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 296

Canestri
sono indirizzati allo studio del periodo
punico; tra i suoi scritti: I gioielli della
collezione Spano nel Museo archeologico
nazionale di Cagliari, in Contributi su
Giovanni Spano 1803-1878, 1978; La
tomba dellureo nella necropoli di Tuvixeddu, Dialoghi di Archeologia, III,
112, 1983; La necropoli punica: le oreficerie, in Nora. Recenti studi e scoperte,
1985.

Canepa, Pio Scrittore (Cagliari 1908-?,


` sec. XX). Dopo essersi
seconda meta
` nel
laureato in Giurisprudenza entro
Ministero dellInterno. Durante la sua
brillante carriera, fu anche funzionario
della presidenza del Consiglio dei ministri. Acuto studioso di storia del diritto,
ha lasciato alcuni pregevoli studi, come
Il notariato in Sardegna, Studi sardi,
II, 2, 1936; Precedenti storici dei diritti
dautore e un real privilegio in favore di
un sassarese, Sardegna, XVI, 2, 1938.

Mediterranea, II, 3, 1928; I ribelli


della Corsica e il Regno sardo, Archivio storico di Corsica, IV, 1928; Ideali
`
dindipendenza e riverberi ditalianita
in Sardegna durante la dominazione
spagnola, Mediterranea, III, 3, 1929;
` di Cagliari, Studium,
LUniversita
XXVIII, 1932; La bolla In Coena Do
mini del 1567 in un memoriale del vicere
spagnolo in Sardegna, Archivio storico sardo, XXIX, 1964; Il carteggio
inedito di un celebre cardinale sardo,
Frontiera, III, 6, 1970; Uomini e cose
di Sardegna nel carteggio del cardinale
Amat, Frontiera, IV, 4, 1971; Riflessioni sopra un piano bellico del XVI secolo per abbattere la Turchia, Frontiera, IX, 1976.

Canepa Porcu, Mario Notaio, scrittore


` sec.
(Cagliari 1895-?, seconda meta
XX). Nipote di Emanuele, laureatosi
` alla professione di
in Legge, si dedico
notaio. Uomo di grande cultura e di in` anche di poegegno vivace, si occupo
sia popolare e di storia della letteratura sarda. Di lui rimangono un noto
saggio Sulla poesia popolare e classica
sarda pubblicato in Italia. Rivista di
storia e letteratura, V, 4-5, 1916, e numerosi articoli su questioni di storia
ecclesiastica pubblicati in diverse riviste. Tra questi: Le Costituciones del` di Cagliari, 1925; La SardelUniversita
gna sotto la dominazione sabauda, in
Lisola fedele al suo re, 1926; Ultime vicende napoleoniche in alcuni dispacci
ufficiali, Archivio storico sardo,
` dei benefici in
XVI, 1926; La civicita
Sardegna ed una carta reale a favore di
un corso, 1927; I concili nazionali sardi,
in Rivista di Diritto ecclesiastico,
1927; Stato e Chiesa in Sardegna negli
albori della dominazione sabauda,

Giovanni Canestri Arcivescovo di Cagliari dal


1984, nel 1987 fu trasferito alla sede di Genova.
Nel frattempo era stato nominato cardinale.

Canestri, Giovanni Religioso (n. Castelspina 1918). Arcivescovo di Cagliari dal 1984 al 1987. Cardinale sacer-

291

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 297

Canhain
dote a Roma nel 1941, vescovo ausiliario di Roma nel 1961, vescovo di Tortona nel 1977, divenne arcivescovo di
Cagliari nel 1984 (durante il suo episcopato ricevette a Cagliari la visita di
Giovanni Paolo II, nel 1985), quindi fu
trasferito a Genova. Nominato cardinale nel 1988, nel 1986 aveva progettato con larcivescovo di Sassari Salva` quel concilio plenario sardo
tore Isgro
che fu poi celebrato a partire dal 1992.
` , riNel 1995, raggiunti i limiti d` eta
` alla carica. Vive a Roma.
nuncio

Canhain, curatoria di Curatoria situata


nella parte centrale del giudicato di
Gallura. Si stendeva su un territorio
prevalentemente montagnoso e senza
sbocco al mare; comprendeva alcuni
piccoli villaggi: Agiana, Canhain, Canaran e Civillione. Era abitata da pastori
fieri e gelosi della propria indipendenza. Dopo lestinzione della dinastia
dei Visconti il territorio venne amministrato direttamente dal Comune di Pisa
con suoi funzionari; sostanzialmente
mantenne i suoi antichi privilegi e i
suoi villaggi continuarono a eleggere
annualmente il majore e i consiglieri
che li coadiuvavano. Dopo la conquista
` a far parte del
aragonese, nel 1323 entro
Regnum Sardiniae. Il suo possesso fu in
parte riconosciuto ai Catoni e da questi
` ai Doria, la restante parte fu dipasso
visa in tre piccoli feudi concessi a gentiluomini catalani: in particolare Canhain a Pietro Lambert, Canaran a Raimondo Montpavon e Civillione a Pietro
` contiTorrents; la sua popolazione pero
` a mantenere un atteggiamento di
nuo
potenziale ribellione nei confronti dei
nuovi venuti. Scoppiata la guerra tra
Genova e Aragona, dal 1332 la c. di C.
divenne teatro delle operazioni militari
e sub` gravi danni spopolandosi parzialmente. Sub` altri danni quando nel 1347
i Doria si ribellarono per la seconda
volta; il territorio allora fu concesso a

lo pacifiGiovanni dArborea perche


` , linfelice princasse; poco dopo, pero
cipe fu arrestato dal fratello, il giudice
Mariano IV, e la c. di C. cadde in una
situazione di totale caos. La sua deca` , e quando ebbe termine
denza continuo
la prima guerra tra Mariano IV e Pietro
IV, sebbene fosse stato assegnato per
cinquantanni al giudice dArborea, nel
` almeno formalmente a Gio1354 torno
vanni dArborea. Scoppiata la seconda
guerra tra Mariano IV e Pietro IV il territorio fu occupato nuovamente dalle
truppe giudicali e inutilmente gli eredi
dello sfortunato Giovanni, cui il re lo
aveva riconosciuto, ne rivendicarono il
possesso. Con la pace del 1388 la curatoria sarebbe dovuta tornare in possesso
`
del re, ma quando nel 1391 le ostilita
ripresero fu nuovamente occupata
dalle truppe giudicali che ne conservarono il possesso fino alla battaglia di
Sanluri nel 1409. Caduto il giudicato, il
territorio fu occupato dal visconte di
Narbona, e quando questi nel 1420 ri` ai suoi diritti il re prefer` infeununcio
dare il territorio a Rambaldo Corbera.
Questi dopo alcuni anni se ne disfece e
la c. di C. fu finalmente riconosciuao ai
Carroz come discendenti di Giovanni
dArborea, e inclusa nel loro patrimonio feudale.

Canhain, villaggio Abitato di origine


medioevale, faceva parte del giudicato
di Gallura, compreso nellomonima curatoria della quale era il capoluogo.
Sorgeva non lontano da Luras in loca` Canaili. Allestinzione della dinalita
stia dei Visconti il villaggio venne amministrato direttamente dal Comune di
Pisa con suoi funzionari; sostanzialmente mantenne i suoi antichi privilegi
` a eleggere annualmente il
e continuo
majore e i suoi consiglieri. Dopo la con` a far
quista aragonese, nel 1323 entro
parte del Regnum Sardiniae, ma la sua
` a mantenere un
popolazione continuo

292

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 298

Cani
atteggiamento di potenziale ribellione
nei confronti dei nuovi venuti. Nel 1324
fu concesso in feudo a Pietro Lambert,
ma, scoppiata la guerra tra Genova e
Aragona, dal 1332 divenne teatro delle
operazioni militari e sub` gravi danni
spopolandosi parzialmente. Cos` nel
1334 il Lambert vendette il villaggio a
`
Giacomo Carroz. La situazione pero
` , e C., a causa del protrarsi
non cambio
della guerra tra Doria e Aragona, sub`
altri danni quando nel 1347 i Doria si
ribellarono per la seconda volta. Il villaggio allora fu concesso a Giovanni
lo pacificasse; poco
dArborea perche
` linfelice principe fu arredopo pero
stato dal fratello, il giudice Mariano IV,
e C. rimase in una situazione di totale
`, e
caos. La sua decadenza continuo
quando ebbe termine la prima guerra
tra Mariano IVe Pietro IV, sebbene fosse
stato assegnato per cinquantanni al
giudice dArborea, nel 1354 il re prefer`
infeudare il villaggio a Guglielmo Pujalt, che mor` nel 1358. I suoi eredi preferirono rendere il villaggio al fisco che
nel 1362 ne invest` Bernando Comelles.
Gli anni che seguirono furono caratterizzati da una crescente tensione che
` nella seconda guerra tra Mariano
sfocio
IV e Pietro IV; il villaggio fu occupato
dalle truppe arborensi e nel 1376 si spo` completamente.
polo

Cani (o Incani) Famiglia di Iglesias (secc.


XVI-XIX). Compare nel secolo XVI imparentata con nobili famiglie e in considerevole posizione per gli uffici pubblici che i suoi membri ricoprivano.
Nel corso del Cinquecento si divise in
due rami: uno si stabil` a Cagliari, lal` a risiedere a Iglesias. Il
tro continuo
ramo cagliaritano fu iniziato dal dottor
Michelangelo, avvocato fiscale che si
` con gli Aymerich. I suoi figli
imparento
nel 1599 ottennero il cavalierato eredi` e furono ammessi allo
tario e la nobilta
Stamento militare nel 1624 durante il

parlamento Vivas. Questo ramo si


` del secolo
estinse nella seconda meta
` a riXVII. Anche il ramo che continuo
` la posizione
siedere a Iglesias conservo
` cittadina fino al sein seno alla societa
colo XVIII, quando si trasfer` a Cagliari
con un dottor Antonio avvocato patrimoniale. Egli nel 1736 ottenne il cava`; suo figlio
lierato ereditario e la nobilta
Saturnino ottenne il titolo di conte dellIsola Maggiore. Nel corso del secolo
XIX le condizioni economiche della famiglia decaddero.

Cani Arma. Famiglia nobile dal 1599, alla


` del Settecento uno dei suoi membri fu
meta
conte dellIsola Maggiore.

Cani, Antonio Funzionario dellamministrazione reale (Iglesias, seconda


` sec. XVII-?, sec. XVIII). Laureameta
` nella magistratura
tosi in Legge, entro
percorrendo una brillante carriera. Nel
1711 fu nominato avvocato fiscale del
Regno e nel 1721 avvocato patrimoniale. Nel 1736 ottenne il riconoscimento del cavalierato ereditario e la
`.
nobilta

293

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 299

Cani

Cani, Michelangelo Giureconsulto

Canistros Pani cerimoniali che un

` sec. XVI-Cagliari
(Iglesias, prima meta
1587). Conseguita la laurea in Legge, si
fece notare per la profonda prepara`
zione e si trasfer` a Cagliari, dove sposo
una Aymerich. Nel 1577 fu nominato
uditore della Reale Udienza.

tempo si usavano nel Logudoro per le


grandi occasioni come le nozze o la consacrazione di un sacerdote. Si trattava
di pani di semola confezionati secondo
le procedure usate per il coccoi (=) che
venivano plasmati con eleganti forme
di fiori e di uccelli la cui elaborazione
` e dalla fantasia
dipendeva dallabilita
delle panificatrici.

` Religioso (Iglesias 1675Cani, Nicolo


Bosa 1737). Vescovo di Bosa dal 1721 al
1737. Entrato nellordine domenicano,
ebbe fama di grande oratore e di valente teologo. Dopo aver insegnato per
anni ed essere stato per due volte provinciale del suo ordine, nel 1721 fu nominato vescovo di Bosa. Nel 1729 con` un sinodo diocesano di cui ci rivoco
mangono gli atti.

Cani, Saturnino Ignazio Funzionario


` sec.
(Iglesias, fine sec. XVII-?, meta
XVIII). Figlio di Antonio, dopo la laurea
` nellamministrazione
in Legge entro
piemontese e nel 1723 ottenne lufficio
di avvocato fiscale patrimoniale al posto di suo padre. A chiusura della sua
lunga carriera ebbe in feudo alcuni territori spopolati del Campidano di Oristano per bonificarli e popolarli e il titolo di conte dellIsola Maggiore. Mor` a
Cagliari pochi mesi dopo senza discendenza.

Caniga Villaggio che sorge lungo la


` situato a
strada da Sassari a Usini. E
121 m sul livello del mare a poca di` frazione. Di
stanza da Sassari, di cui e
`
recente formazione, la sua crescita e
dovuta al forte aumento demografico
di Sassari e ai problemi abitativi creati
dallimmigrazione del secondo dopoguerra.
` abitata in territorio di
Canis, Is Localita
` della frazione di
Santadi in prossimita
` sviluppata nella seconda
Terresoli. Si e
` dellOttocento da un medau,
meta
quando questo divenne rifugio stabile
dei pastori che frequentavano il territorio.

Canna Pianta erbacea della famiglia


delle Graminacee (Arundo donax L.).
Provvista di un apparato rizomatoso
molto sviluppato (i rizomi sono fusti sotterranei da cui nascono nuove piante),
con foglie parallelinervie lunghe e avvolte sui fusti (scient. culmi); i fiori formano una pannocchia allungata, che
svetta sulla pianta per tutta lestate e
parte dellautunno. Cresce spontanea
su terreni umidi: la sua facile diffusione e la crescita veloce ne fanno un
ottimo frangivento per orti e coltivi. In
Sardegna i suoi fusti cavi sono sempre
stati utilizzati per costruire strumenti
` semplici come il pifmusicali, dai piu
` complessi
fero (su solittu), a quelli piu
come le launeddas: tipiche della Sardegna meridionale, sono formate da tre
canne di diversa lunghezza e timbro; il
loro suono somiglia a quello delle cor` costituita
namuse, ma la sacca daria e
dalle guance del suonatore. Le canne
venivano usate anche per ricoprire internamente i tetti, con incannicciato,
sincannizzau, poggiato su travi di ginepro. La membrana interna che si trova
in corrispondenza delle divisioni del
fusto veniva usata come emostatico. Si` la
mile alla c., con cui divide lhabitat, e
cannuccia (Phragmites australis Adanson), di dimensioni inferiori e foglie
` corte e sottili; linfiorescenza e
` latepiu
rale, con sfumature violacee, e fiorisce
per tutta lestate. Tipica delle sponde
delle zone umide, vi nidificano molte
delle specie di uccelli tipici di questi

294

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 300

Cannas
brina,
ecosistemi. Nomi sardi: canna a
` ni (Sardegna settentrionale);
cannixo
canna arista (gallurese); cannttu (logudorese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Cannadonica Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del


giudicato di Cagliari, compreso nella
curatoria del Sigerro. Sorgeva non
molto lontano da Iglesias. Dopo la caduta del giudicato, nella divisione del
` a far parte dei territori asse1258 entro
gnati ai Della Gherardesca, i quali pochi anni dopo procedettero a una nuova
` al ramo del
divisione tra loro. C. tocco
` ne perdette la
conte Ugolino, che pero
` alla fine del secolo XIII al
disponibilita
termine della guerra combattuta dai figli del conte contro il Comune di Pisa. Il
Comune lo fece allora governare da
suoi funzionari, ma il villaggio si spo` rapidamente e scomparve.
polo

mente alla seconda guerra mondiale,


nel corso della quale fu fatto prigio` come diriniero. Nel dopoguerra entro
gente nellamministrazione regionale,
raggiungendo il grado di ispettore generale. Letterato di notevole livello, ha
collaborato stabilmente alla rivista
SIschiglia e ha ottenuto alcuni premi
` morto a Cagliari
` di Ozieri. E
al Citta
nella primavera del 2005. Tra i suoi
scritti: Le bianche colline di Karel, 1972;
Poesia comenti accrescimentu, SIschiglia, IV, 1, 1983; Ischissius casteddaius,
SIschiglia, V, 11, 1984; Ditelo in sardo.
Tira sa perda e acua sa manu, LUnione
sarda, 1984; Disterru in terra, 1994.

Cannas, Dino Giornalista (Oristano,


` sec. XX). Di
fine sec. XIX-?, prima meta
` al
idee repubblicane, nel 1905 collaboro
giornale Il Paese fondato da Umberto
Cao e fu tra i protagonisti della polemica che il quotidiano ebbe con
LUnione sarda. Trasferitosi a Sassari, nel 1909 diresse la rivista politicoletteraria Sardegna giovane, periodico che ebbe il merito di avviare il dibattito sul decentramento amministra` anche
tivo. Successivamente collaboro
a Sardegna, la rivista di Attilio Deffenu. Tra i suoi scritti: Vicende storiche
di Oristano nei documenti del suo archivio comunale, Bullettino bibliografico
sardo, IV, 1905; Larte sarda moderna,
Lepoca, 1908.

Cannas, Faustino Clinico, deputato al

Aquilino Cannas Autore di numerose poesie


in italiano e in dialetto meridionale, ha
dedicato una raccolta di liriche alla natia
Cagliari.

Cannas, Aquilino Funzionario, lette`


rato (Cagliari 1914-ivi 2005). Si dedico
alla carriera militare e nel 1936 prese
parte alla guerra dAfrica e successiva-

Parlamento subalpino (Iglesias 1802Cagliari 1888). Dopo la laurea si perfe` a Pavia studiando il colera, cos`
ziono
`
che durante lepidemia che si sviluppo
nel Veneto e in Liguria ebbe modo di
porre in evidenza le sue conoscenze e
` . Tornato in Sarle sue grandi capacita
degna divenne professore presso lUni` di Cagliari e si dedico
` alla libera
versita
professione. Nel 1849 fu eletto deputato
per la II legislatura subalpina e ricon`
fermato per la III. In seguito non piu

295

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 301

Cannas
riconfermato, riprese i suoi studi e lat` professionale; non cesso
` pero
` di
tivita
prendere parte alla vita politica, infatti
fu eletto consigliere nella provincia di
Iglesias tra il 1849 e il 1852. Quando nel
` lepidemia di colera in
1855 scoppio
` con grande dediSardegna, si impegno
zione a fronteggiare il diffondersi del
` la rivista Sardemale. Nel 1863 fondo
gna Medica e tra il 1870 e il 1876 fu pre` di Medicina di Caside della Facolta
` lIstrugliari. Il suo scritto principale e
zione sulla cura preventiva del Colera,
pubblicato a Cagliari nel 1863.

Cannas, Maria Cristina Storica dellarte (n. sec. XX). Laureata in Lettere,
lavora presso la Soprintendenza ai
Beni culturali di Cagliari. Studiosa
della pittura medioevale in Sardegna,
` interessata del restauro denel 1992 si e
gli affreschi di San Pantaleo a Dolianova. Negli anni seguenti ha approfondito lo studio della pittura rupestre. Tra
i suoi scritti: Decorazioni scultoree nelle
chiese cistercensi della Sardegna, in I Cistercensi in Sardegna, 1990; Laffresco
dellarbor vitae nellex cattedrale di San
Pantaleo in Dolianova: una lettura iconologica, Biblioteca francescana
sarda, IV, 1990; Alcuni aspetti della decorazione scultorea dellex cattedrale di
San Pantaleo in Dolianova: il busto del
Giudice dArborea Mariano II de Bas
Serra, Medioevo. Saggi e Rassegne,
16, 1991; Laffresco dellarbor vitae nellex cattedrale di San Pantaleo in Dolianova (con L. Siddi ed E. Borghi), 1994;
Gli affreschi del semicilindro absidale
Maiestas domini; Gli affreschi dellarcata absidale; Thriumpho de los santos,
schede in Gli affreschi absidali della cattedrale di San Pantaleo in Dolianova,
1997; La parrocchiale di San Giacomo di
Villanova in Cagliari. Vicende costruttive
dal XVal XVII secolo in XIV Congresso di
storia della Corona dAragona, V, 1997;
Segni simboli tracce iconografiche di cul-

tura dotta e di cultura folclorica nella


Sardegna romanica in Nel segno della
Croce. Le pitture murali della chiesa di
Santa Maria Mercede di Norbello (con E.
Borghi), 2000; Equites rubentes. Le pitture murali della chiesa di San Giuliano
di Selargius, Biblioteca francescana
sarda, X, 2002; Immagini percorsi e storie. Arte in Sardegna dalle origini al millequattrocento (con E. Borghi e A.
Corda), 2002; Il nido del Basilisco (con
Giacomo Pisano), 2002; LApocalisse
ora. Il maestro del capitello con scena
apocalittica del San Pantaleo di Dolianova, 2003.

Cannas, Mario Studioso di storia (n.


sec. XX). Ha fatto parte del Club cagliaritano di modellismo storico, contribuendo nel 1987 alla realizzazione della
mostra La cultura delle coste allestita a
Cagliari. Tra i suoi scritti: La reale amministrazione delle torri in Sardegna, in
La cultura delle coste in Sardegna; Torre
di Cala Bernat, Fortezza Vecchia, Torre
Serpentaria, Torre della Zavorra, Forte
del Ponte, Sa Guardia de Su Pisu, tutte
schede in La cultura delle coste in Sardegna, 1988.

Cannas, Massimo Uomo politico (n.


Cagliari, sec. XX). Dopo la caduta del
fascismo divenne dirigente del PSI.
Nel 1946 intervenne nel dibattito sullautonomia regionale sostenendone
` (Autonomia
criticamente lopportunita
per la Sardegna, Sardegna socialista,
1946).

Cannas, Vincenzo Mario Storico (Tertenia 1914-Cagliari 1999). Attirato dalla


vita ecclesiastica, divenne monaco cappuccino; scoppiata la seconda guerra
mondiale fu cappellano militare e
prese parte alla guerra di Liberazione.
Uomo di vasta cultura e profondo conoscitore della storia e dellarcheologia
` e diresse la rivista
dellOgliastra, fondo
Studi ogliastrini. Per molti anni diresse lArchivio diocesano di Cagliari,

296

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 302

Cannella
avviandone un radicale riordino se` moderni criteri. Tra i suoi
condo piu
scritti: Tertenia e dintorni nella storia e
nella tradizione, 1964; I nuraghi Aleri e
Nastasi e le nuove scoperte archeologiche
nel territorio di Tertenia, 1972; Frate Damiano Pinna da Tissi scavatore e sterratore, 1972; San Giorgio di Suelli primo
vescovo della Barbagia orientale, 1976;
La chiesa barbariense dalla fondazione
alla soppressione secc. XI-XV, 1981; Visioni di un paesaggio carsico. Sadali. Storia e aspetti naturali del territorio, 1982;
Tomba di giganti Mura Sterria e Pizzus
(con I. Farci), 1987; LOgliastra, Studi
ogliastrini, II, 1, 1987; LOgliastra.
Aspetti ed interessi culturali, Studi
ogliastrini, II, 2, 1987; La strada punico-romana da Sarcapos a Sulcis, Archivio storico sardo, XXXVI, 1989;
Guida alla carta archeologica del comune di Tertenia, 1989; Testimonianze
inedite di un villaggio scomparso dellantica Ogliastra: Manorri, Studi ogliastrini, V, 3, 1991; Documenti inediti riguardanti il Sarrabus e lOgliastra nei
primi anni del governo aragonese (con
Luigi Spanu), Medioevo. Saggi e Rassegne, 14, 1991; La misteriosa scomparsa della libreria dellarcivescovo Parragues de Castillejo, Bollettino bibliografico della Sardegna, 15, 1992; La
SS. Vergine di Adamo. Storia e diffusione
di un culto nel Cagliaritano e nellOgliastra, 1993; LArchivio storico diocesano
tra due arcivescovi, in Studi in onore di
Ottorino Pietro Alberti, 1998.

Cannas Verdun, Francesca Pittrice


`
(attiva a Cagliari nella seconda meta
` a Cagliari, con
del sec. XVII). Si formo
` alla scuola di Pantaogni probabilita
leone Calvo. Di lei rimangono alcuni
olii custoditi nella chiesa di San Bartolomeo e datati 1690.

Cannedu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Torres, compreso nella curatoria del

Coros. Sorgeva non lontano dallabitato


attuale di Ittiri. Era incluso nei territori che agli inizi del secolo XII passarono ai Malaspina per matrimonio.
Quando si estinse la famiglia dei giudici
di Torres i Malaspina lo inclusero nel
loro piccolo stato governandolo con
senso di giustizia e instaurando un
buon rapporto con i loro vassalli.
Quando nel 1323 linfante Alfonso
giunse in Sardegna, essi gli prestarono
` a far parte del
omaggio e cos` C. entro
Regnum Sardiniae. La loro sottomis` , fu di breve durata, perche

sione, pero
nel 1325, quando i Doria si ribellarono,
si schierarono con loro e presero le
armi contro gli Aragonesi. Cos` nel 1330
il villaggio fu assalito dalle truppe di
Raimondo Cardona e sub` gravi danni.
` a decaNegli anni successivi comincio
` a rimadere e a spopolarsi, ma continuo
nere in possesso dei Malaspina fino al
1343, anno in cui il marchese Giovanni,
` in eremorendo senza eredi, lo lascio
` con tutto quanto possedeva a Pietro
dita
IV dAragona. I fratelli del defunto, irritati, tentarono di resistere con le armi.
Il villaggio cadde nel caos e nel 1353 fu
definitivamente sequestrato ai suoi antichi signori. Poco dopo, scoppiata la
prima guerra tra Arborea e Aragona, fu
nuovamente teatro di operazioni mili` completamente.
tari e si spopolo

Cannella, Francesco Paolo Pittore


(Cagliari 1935-ivi 1984). Completati i
` alla pittura; attento
suoi studi si dedico
` e diresse la ristudioso e critico, fondo
vista Ashart, che divenne un punto di
riferimento nella vita artistica cagliari` vari contana. La sua pittura incontro
sensi; i suoi lavori sono ospitati in musei e in gallerie pubbliche e collezioni
private.

Cannella, Nino Pittore (n. Guspini


1950). Laureato in Biologia, insegna
nelle scuole secondarie superiori. Ha
sempre coltivato la passione per larte

297

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 303

Canneto
da autodidatta, ma dopo le prime mostre, che risalgono al 1970, ha fatto nu` itamerosi soggiorni di studio in citta
liane e straniere, specialmente a Parigi,
` avvicinato al neoespressionidove si e
smo e alla corrente della nuova figurazione.

ghiero e di un piccolo porto turistico,


che insieme alle numerose ville che lo
circondano gli conferiscono ormai il tipico carattere di villaggio di vacanze,
avendo cancellato praticamente ogni
traccia del borgo di pescatori in riva al
mare.

Canneto, Pietro de Religioso (m. 1139


ca.). Vescovo di Ploaghe dal 1125 al 1130,
arcivescovo di Torres dal 1130 al 1139
ca. Fu sacerdote molto attivo e di
grande cultura. Favorevole allo stanziamento nel giudicato di Torres dei
grandi ordini religiosi, prima della sua
elezione a vescovo contribu` alla fondazione del monastero di San Nicola di
Trullas. Quando Costantino Barrica,
dopo il 1125, fu trasferito a Torres, fu
nominato vescovo di Ploaghe; pochi
anni dopo divenne a sua volta arcivescovo di Sassari. Fece molte donazioni
ai Benedettini di Montecassino, spesso
senza lautorizzazione del suo Capitolo
` in conflitto.
con il quale fu percio

Cannetto, Giuseppe Pittore (Sassari,


sec. XIX-Sassari, ?). Fu allievo dellAspetti e in seguito si trasfer` a Roma
` la sua formazione presso
dove completo
lAccademia di San Luca. Tornato a Sas` nelle scuole superiori; fu
sari insegno
valente bozzettista ed ebbe gusto per il
colore. Alcune sue opere sono conservate presso privati. Mor` ancor giovane
a Sassari.

Cannigione Il piccolo borgo di pescatori e`


` frequentati nella costa
ora uno dei luoghi piu
di Arzachena.

Cannigione Frazione di Arzachena.


Sorge sul mare lungo la costa occiden` appartetale del golfo di Arzachena; gia
nente alla provincia di Sassari, attual` compresa nella provincia di Olmente e
` svilupbia-Tempio. Il piccolo centro si e
pato nel corso del secolo XX in un sito
dove, secondo una tradizione, sarebbe
stata recuperata, chiusa in una cassa, la
statua della Madonna di Luogosanto.
Negli ultimi decenni ha avuto una cre`
scita prodigiosa grazie al turismo e si e
dotato di un notevole apparato alber-

Cannonau Vino sardo. Dal tipico colore


rosso e dallalta gradazione alcolica;
molto diffuso in Sardegna, al punto da
`
essere chiamato spesso vino dei sardi, e
prodotto dalla lavorazione di un vitigno
che probabilmente fu introdotto nellisola dalla Spagna. Lopinione preva` che derivi dal canonazo di Sivilente e
`,
glia; secondo alcuni ampelografi, pero
deriverebbe dal granaxo aragonese o
` di alisarebbe addirittura una varieta
cante. Nel secolo XVIII veniva chia-

298

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 304

Cano
mato Canonadu o Regalgiadu; prodotto
` di particoin buona parte dellisola e
`a
lare pregio a Oliena, dove comincio
essere lavorato nel Seicento dai Gesuiti
(Nepente), in Ogliastra a Jerzu, in Ro` tutelato
mangia a Sorso. Attualmente e
come vino DOC.

non feudali della famiglia, che espressero numerosi autorevoli personaggi


tra i quali un Gavino, uomo darmi che
nel 1520 ottenne il riconoscimento del
cavalierato ereditario. I rappresentanti
del ramo Cano Pala, probabilmente cugini di Gavino, dopo linvasione francese del 1528 furono accusati di connivenza con gli invasori. Questi fatti compromisero il prestigio della famiglia, la
` a venir meno;
cui importanza comincio
i C., tuttavia, nei secoli successivi continuarono a esprimere alcuni personaggi
di rilievo. Si estinsero nel secolo XVIII.

Cano, Angelo Gentiluomo sassarese

Cannonau Vigneti nella valle del rio


Flumineddu.

Cano Famiglia sassarese (secc. XIVXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XIV. Appartenente alloligarchia
mercantile, divisa in diversi rami dei
` cogliere i lequali non si possono pero
gami genealogici, svolgeva un ruolo im` . Agli inizi del secolo
portante in citta
XV il personaggio di maggior spicco fu
Barisone, fiero oppositore del visconte
di Narbona e iniziatore del ramo feu`
dale della famiglia. Quando la citta
cadde in mano del visconte egli dovette
stabilirsi ad Alghero e nel 1417 ebbe il
feudo di Tadasuni nella Parte Ocier
Real. Nel 1420 fu riconosciuto generoso. Tornato finalmente a Sassari, nel
` della citta
`.
1421 fu nominato podesta
` con una delle
Suo figlio Angelo si sposo
figlie di Bernardo Centelles, ebbe la ba` la baronia di Osilo e nel 1443 acquisto
ronia del Coghinas. Suo figlio Michele
nel 1447 cedette una parte dei suoi
Usini, Tissi e Mufeudi tenendo per se
ros; la sua discendenza si estinse alla
fine del secolo con la figlia Antonia. A
Sassari continuarono a risiedere i rami

(Sassari, inizi sec. XV-?, dopo 1443). Figlio di Barisone, fu al servizio di Alfonso V, che segu` nelle sue guerre nel
Napoletano. Sposata una delle figlie di
Bernardo Centelles, come indennizzo
per il mancato pagamento della dote di
sua moglie nel 1439 ottenne dal cognato
Francesco Gilaberto una parte della baronia di Osilo con il Cuga. Nel 1443 ac` allasta la baronia del Coghinas
quisto
` Doria e mor` poco dopo.
tolta a Nicolo

Cano, Antonia Gentildonna sassarese


(Sassari, ?-?, fine sec. XV). Era figlia di
` il feudo
Michele Cano, dal quale eredito
`
di Usini, Tissi, Ittiri, Uri e Muros. Sposo
in prime nozze Pietro Cedrelles dal
quale ebbe alcuni figli; rimasta vedova
` in seconde nozze Giovanni Fabra,
sposo
dal quale ebbe un altro figlio. Mor` vecchissima: i figli nati da entrambi i ma` morti, sicche
tra i nitrimoni erano gia
poti Cedrelles e Fabra si accese una lite
per la successione nei feudi.

Cano, Antonio1 Religioso (Sassari, fine


sec. XIV-ivi 1476). Vescovo di Bisarcio
dal 1436 al 1448, arcivescovo di Sassari
`,
dal 1448 al 1476. Uomo di grandi qualita
dopo essere stato ordinato sacerdote fu
parroco di Giave e poco dopo canonico
e vicario capitolare della sua diocesi.
Nel 1436 fu nominato vescovo di Bisarcio. Resse la diocesi con energia fino al

299

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 305

Cano
1448, anno in cui fu nominato arcivescovo di Sassari; ben visto anche negli
` alla riorganizambienti di corte, penso
zazione del capitolo e del clero della
` un sinodo
diocesi e nel 1463 celebro
diocesano. Uomo di grande cultura,
scrisse in logudorese un poemetto in
rima che ha un posto privilegiato nella
fu il primo nel
letteratura sarda perche
` la lingua regionale per un
quale si uso
testo scritto. Il poemetto, intitolato Sa
vitta et morte et sa passione de sanctu
Gavinu, Prothu et Jannuariu, divenne
subito popolare per il suo rapporto spe` diffusa delle leggende
ciale con la piu
` stato riproposto
religiose cittadine; e
nel 2002 in edizione critica da Dino
Manca.

Cano, Antonio2 Scultore e architetto


(Sassari, 1778 ca.-Nuoro 1840). Entrato
nellordine dei claustrali di Santa Maria, si trasfer` a Roma per completare la
sua formazione. Fu allievo del Canova e
` a Sassari
di altri maestri. Nel 1815 torno
e vi si stabil`, avviando il restauro di numerose chiese. Nel 1819 fu incaricato di
condurre scavi archeologici a Porto
` , da dilettante, proTorres, dove pero
` molti danni (anche se il canonico
voco
Spano avrebbe ricordato che era stato
tutto quel viavai di ruderi ad accendergli la passione dellarcheologia). In seguito a Sassari intervenne per restaurare laula del Duomo e la chiesa di
` riSanta Maria, dove il suo intervento e
` anche in
cordato in una lapide. Opero
altri centri, tra i quali Sorso e Oristano.
Negli stessi anni scolp` statue in marmo
e in legno conservate a Macomer e in
altri centri, alcune delle quali di qualche pregio. Dipinse anche diversi quadri, fra i quali un San Bartolomeo, conservato a Santa Maria di Betlem. Infine
fu incaricato di ristrutturare il Duomo
` mor` tragicamente
di Nuoro, dove pero
nel 1840 cadendo da un ponteggio. Il Lamarmora accenna allevento, indican-

dovi ironicamente una sorta di vendetta divina per i guasti che il C. aveva
provocato tanto da archeologo quanto
da architetto.

Cano, Eugenio Religioso (Gergei 1829Cagliari 1914). Vescovo di Bosa dal 1871
al 1905. Portati a termine gli studi, di` in attivita
`
venne sacerdote e si impegno
`
culturali. Tra il 1856 e il 1860 collaboro
al periodico cattolico cagliaritano Ichnusa, difendendo gli interessi della
Chiesa in Sardegna, in polemica con le
linee della politica ecclesiastica del governo. Nel 1871 fu nominato vescovo di
Bosa, a conclusione di un periodo di
sede vacante che durava dal 1846. Rimase a Bosa fino al 1905, imprimendo
` pastoun notevole sviluppo alle attivita
rali della diocesi. Ormai vecchio si dimise ritirandosi a Cagliari. Tra i suoi
scritti: Orazione panegirica al Martire
SantEfisio nella sua chiesa di Cagliari il
15 di gennaio del 1865, 1865; Elogio funebre a S.E. don Emanuele Marongiu
Nurra nei solenni funebri celebrati nella
metropolitana di Cagliari il 15 settembre
1866, 1866; Parole per linaugurazione
del nuovo opificio figulino Maria di Bonaria, 1871; Schizzo di relazione e di proposta intorno al miglioramento facile del sistema pratico razionale dellapicoltura
in Sardegna, 1871; Memoria de su pellegrinaggiu spirituale ad su Santuariu de
N.S. de Bonaria in Kalaris qui si pratichesit da su 24 de abrile a tottu maiu
1874 in Bosa, 1874; Discorso per la benedizione inaugurale dellacquedotto di
Bosa, 1877; Lettera pastorale in prospettiva del cholera morbus, 1884; Elogio funebre per mons. D. Francesco Zunnui
Casula arcivescovo di Oristano, 1899.

Cano, Francesco Gentiluomo sassarese (sec. XVI). Nel 1527 difese lisola
dellAsinara da un attacco turco; nel
1528 prese parte alle operazioni contro
le truppe francesi che avevano occupato Sassari nel corso della guerra tra

300

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 306

Canottaggio
Carlo Ve Francesco I. Nel 1541 fu creato
cavaliere personalmente dallimperatore.

Cano, Liliana Pittrice (n. Gorizia 1924).


Stabilitasi a Sassari nel 1945 ha partecipato, sia pure da una posizione orgogliosamente marginale, al movimento
artistico cittadino, a partire dalla prima
personale del 1959. Dopo aver diretto a
`
Sassari la galleria Sironi, nel 1979 si e
trasferita in Francia, dove vive attualmente, ma facendo frequentemente ritorno in Sardegna. Accanto ad unatti` che lha portata a contatto con espevita
rienze artistiche di diversi paesi europei, ha dipinto molto anche in Sardegna, specializzandosi nella decorazione
di grandi spazi pubblici, in alberghi e
` recenti,
chiese (tra le performance piu
quella nellHotel Califfo di Quartu SantElena, lHotel Su Cologone di Oliena,
la parrocchiale di Santa Teresa Gallura). Il suo originale figurativismo ha
sempre un tratto di eleganza e di grazia.

natale, cui rimase sempre profondamente legato. Nel 1616, infatti, vi apr`
` il coluna tipografia e nel 1619 vi fondo
legio che da lui prese il nome. Quando
poi nel 1621 mor` larcivescovo Manca
Cedrelles, i concittadini pregarono il
C. venisse nominato arcivere perche
scovo turritano: la preghiera fu esaudita, ma il prelato mor` prima di poter
prendere possesso della diocesi.

Canoa = Canottaggio
Canonica, Pietro Scultore (Moncalieri
1869-Roma 1959). Allievo dellAccademia Albertina di Torino, vinse nel 1892
su 14 concorrenti il concorso per la realizzazione della statua di Giuseppe
Manno, bandito dal Comune di Alghero.
Il monumento, alto 3 m e 20 m, fu inaugurato il 28 luglio 1894: il piedistallo
` di granito estratto nella
della statua e
cava di Cala Francese a La Maddalena.
C. fu anche musicista: compose alcuni
melodrammi, tra i quali La sposa di Corinto e Miranda, tratto da La tempesta di
Shakespeare.

Canopolo, Antonio Religioso (Sassari


1540-Oristano?, 1621). Arcivescovo di
Oristano dal 1578 al 1621. Ordinato sacerdote, fu per alcuni anni parroco di
Bitti e nel 1578 fu nominato arcivescovo
di Oristano. Resse la diocesi arborense
per oltre quarantanni, ma senza inter`
rompere mai i rapporti con la sua citta

Antonio Canopolo Sassarese, fu arcivescovo


`
di Oristano e poi di Sassari. Nel 1616 importo
` natia larte tipografica.
nella sua citta

Canottaggio Sport. Linizio di questa


moderna pratica sportiva in Sardegna
` da attribuire a un sodalizio nato a Cae
gliari, ma imbarcazioni a remi fatte di
` usate dai sardi
canne palustri erano gia
` antichi, forse anche per gareggiare:
piu
si tratta dei fassonis, che si possono vedere anche oggi negli stagni dellOristanese. Nel 1891 sotto la presidenza di En` Canottieri
rico Devoto nasce la Societa
` Societa
` CanotSarda, che poi diventera
` dal 1899 al
tieri Ichnusa, affiliata gia
Rowing Yacht Club, la futura Federazione italiana dello sport remiero. Ne` non e
` molto ingli anni Dieci lattivita
tensa: si deve ricordare invece Giampiero Filippi, di Bitti, studente a Torino

301

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 307

Canottieri Ichnusa
` Armida, e
`
che, tesserato con la societa
campione italiano nel doppio e medaglia dargento ai campionati europei.
Solo nel primo dopoguerra cominciano
le trasferte per gli armi cagliaritani, ma
senza risultati apprezzabili fino al 1929,
quando il quattro con dellIchnusa si
classifica al secondo posto ai campionati italiani juniores a Santa Margherita Ligure. Lanno dopo il due con
(U. Gentilini, P. Fadda, timoniere A.
` ancora campione italiano tra
Mura) e
gli juniores. Negli anni Trenta nascono
` del remo, come
a Cagliari altre societa
il Ferroviario e il GUF, che danno un
notevole impulso alle gare, che si svolgono prevalentemente nella darsena
del porto. Nel dopoguerra il canottaggio non riesce mai a raggiungere una
` e di conseguenza
grande popolarita
grandi risultati, anche se nel 1955 il
` campione
quattro con dellIchnusa e
italiano juniores e nel 1957 il due di
`e
` medaglia
coppia della stessa societa
dargento agli assoluti di Santa Margherita Ligure. Negli anni Settanta e Ottanta raramente si mettono in luce
atleti sardi, ma nel 1990 i vogatori della
Canottieri Olbia vincono una medaglia
doro e una dargento nelle regate internazionali di Naro. Nel frattempo si svi` come la canoa
luppano nuove specialita
e il kayak: gli equipaggi femminili del
K2 e del K4 del CUS Cagliari nel 1992
sono campioni italiani universitari. At` sarde di canottagtualmente le societa
gio sono 10, due delle quali sorte in riva
ai laghi artificiali, per cercare uno sviluppo di questo sport nel suo elemento
usuale. Maggiore sviluppo ha ottenuto
il canottaggio escursionistico non competitivo che si pratica nei numerosi, affascinanti e spesso impegnativi corsi
dacqua numerosi nellisola. [GIOVANNI
TOLA]

Canottaggio Una canoa nei pressi del Poetto.

Canottieri Ichnusa Societa` sportiva dedicata agli sport acquatici nata a Ca` Cagliari nel 1891 col nome di Societa
nottieri Sarda con laggiunta (nel 1895)
` antica societa
`
di I. Si tratta della piu
sportiva della Sardegna ideata e presieduta da Enrico Devoto che svolgeva
` nelle acque antistanti il
la sua attivita
braccio di levante del porto, partendo
da quel molo che oggi si chiama appunto I. Agli inizi si organizzano gare a
livello locale e regionale, come la coppa
` di Cagliari dove lI. si confronta
Citta
` remiere sarde esicon le altre realta
stenti, lArborea e la Tharros di Oristano. I primi risultati a livello nazionale vengono ottenuti sotto la presidenza di Giuseppe Sanna Randaccio:
nel 1920 a Venezia, quattro con timoniere (Amat, Defraia, Colomo, Laconi,
tim. Pitzorno) ottiene il quarto posto ai
campionati italiani juniores; due anni
dopo lo stesso risultato viene ottenuto a
Napoli e a Palermo. Ma il canottaggio in
` relegato a sport miSardegna rimarra
nore fino al secondo dopoguerra, nonostante qualche buon risultato in campo
nazionale da parte dellI. nel due con
e le sfide stracittadine con il GUF Cagliari. Negli anni Cinquanta lI. si interessa anche di nuoto e pallanuoto (sport
in crescita), ma la maggiore soddisfazione giunge nel 1955 dal quattro con
juniores (Gentilini, Pozzi, De Virgiliis,
Casera, tim. Camba) che alla fine di tre

302

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 308

Canto a chitarra
estenuanti prove vince il campionato
nazionale di categoria. Per riscontrare
un altro risultato importante in campo
nazionale bisogna aspettare il 1989,
quando il due di coppia femminile
` campione nazionale
Castelli-Zucca e
` e
`
nelle regate di Piediluco. Lattivita
sempre intensa a livello regionale, anche se questo sport non ha mai avuto un
grande seguito in Sardegna. [GIOVANNI
TOLA]

Canovaccio Isolateatro Spazio e compagnia teatrali. Fondata nel 1982 da


` cimentata con testi
Gaetano Marino si e
` come quelli di Cedi notevole difficolta
chov e Kafka. Nel 1984 il gruppo si spo` a Quartu SantElena e nel 1986 si costo
stitu` ufficialmente in associazione.
Nel 1987 Marino riesce ad aprire Il
` notturno, il primo teatro di
Caffe
Quartu, che negli anni contribuisce a
vivacizzare lambiente culturale della
`; nel 1992 il teatro prende il nome
citta
di Isolateatro e nel 1998 si arricchisce
della sala officina che ospita anche
spettacoli cinematografici. Nel 2000 il
Marino scioglie lassociazione per so` finanziarie, ma la
pravvenute difficolta
compagnia continua a lavorare segna` delle sue
landosi sempre per la qualita
performances.

Cansella Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
dArborea, compreso nella curatoria di
Monreale. Sorgeva nelle campagne di
Sardara vicino allomonimo nuraghe.
Data la sua posizione di confine,
` del Trecento ebbero iniquando a meta
zio le guerre tra Pietro IV e Mariano IV
` volte investito dalle operazioni
fu piu
militari e sub` gravi danni, per cui si
` prima della fine del secolo XIV.
spopolo

Cansello (o Casteddu) Antico villaggio


che faceva parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria della
Nurra. Sorgeva nel territorio dellattuale borgata di Pozzo San Nicola. Vero-

similmente si era sviluppato dallomonima curte donata allOpera del Duomo


di Pisa dal giudice Gonario nel 1131. Il
` a essere di pertivillaggio continuo
nenza ecclesiastica anche in seguito,
quando la Nurra pervenne ai Doria,
che lo incorporarono nei loro possedimenti dopo lestinzione della dinastia
giudicale di Torres. Allarrivo degli Ara` a far
gonesi nel 1323 il villaggio entro
parte del Regnum Sardiniae, ma rimase
in mano ai Doria che avevano prestato
`,
omaggio al re dAragona. Nel 1325, pero
in conseguenza della loro ribellione, C.
fu sequestrato e nel 1328 concesso in
feudo a Raimondo di Montpavon e a
Gallardo di Mauleon, che poco dopo ne
rimase il solo feudatario. In seguito
questultimo fu costretto ad affrontare
una lite con Bartolo Catoni, tutore dei
figli di Vinciguerra Doria, per il pagamento di alcuni crediti che i giovani Doria ancora avevano sulle rendite del villaggio. Scoppiata la guerra tra Aragona
e Genova, C. e il suo territorio divennero teatro delle operazioni e furono
devastati, ma tornarono in possesso dei
` comincio
`a
Doria. La popolazione pero
` la
diminuire, e quando nel 1347 scoppio
nuova ribellione dei Doria C. fu nuovamente danneggiato; nel 1348 la sua popolazione fu decimata dalla peste. Il vil` e se ne perse la memolaggio si spopolo
ria.

Canto a chitarra Il c. a c. o canto in Re


` stato,
(cantu a ghitterra in gallurese) e
per tutto il Novecento, uno dei due
pezzi forti del programma delle feste
di paese, numerose nellisola e ovunque frequentatissime. A lungo egemo`ddhu Mannizzato dai galluresi (Cicche
noni fu chiamato lusignolo di Gallura, quando intonava la Disispirata
` un canto notturno,
che sarebbe in realta
una serenata che chiama lamata a despertarse, come dicevano gli spagnoli, a
svegliarsi saliva unonda di commo-

303

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 309

Canu
zione come se quello fosse un canto di
`
tristezza e di abbandono) era in realta
di origine logudorese (e anglonese, si
precisa). Ma il tempiese Gavino Gabriel, autentico pioniere delletnomusicologia sarda, incise molti di quei canti
` nel
soprattutto quelli galluresi gia
1922. A quel punto il canto a ghitterra
aveva fatto una parte importante del
suo viaggio: il palco paesano (una pedana, due pali e una traessa cui i cantadores si appoggiavano come antichi tribuni) lo ospitava insieme allaltro
pezzo forte, la gara poetica fra improvvisatori. Nata allinizio del Novecento, quasi in parallelo con la regolamentazione dettata (1896) da Antonio
Cubeddu alla gara poetica altra olimpiade del canto lungo di Sardegna , la
gara dei cantadores prese ineluttabilmente piede nelle feste di paese. Sos
poetas gareggiavano in fantasia, invenzioni ironiche e spesso maligne, citazioni di classici della mitologia e cascami dArcadia; i cantadores, accom` tardi arrivo
`
pagnati dalla chitarra (piu
anche la fisarmonica), erano un gruppo
numeroso, spesso anche dieci elementi
tutti insieme sul palco, ma ognuno can , anzi contro ciascuno degli
tava per se
altri: la sfida boghe-oghe, una sorta di
faccia a faccia, era il clou dun programma interminabile. Il c. a c. aveva
infatti un protocollo che divenne sem` minuziosamente definito a parpre piu
tire dalle prime manifestazioni (che sarebbero datate agli anni Dieci del secolo), in un ordine che la gente conosceva e voleva religiosamente rispettato: Sa Nuoresa, i Mutos, i canti gallu` ra, la Graminaresi della Bibbinnado
`gghja, la Filugnana, poi Sa Piaghesa
to
e, senza interruzione, ancora i canti
`
classici, il Mi e La, la Disisperada, piu
tardi anche il Si bemolle e il Fa diesis. Le
gare duravano cinque, sei ore, qualche
` . Nonostante legemonia
volta anche piu

gallurese, la gara parlava (e cantava) soprattutto lugodorese. Nato nelle bettole


e nei campi, il canto sarebbe dovuto essere (e spesso fu) quasi esclusivamente
` ci furono cantamaschile, ma in realta
doras che calcarono imperterrite e
molto ammirate i palchi di tutta la Sardegna (quella settentrionale in particolare); una loro pioniera fu Candida
Mara, nulvese, classe 1877, che cantava
con i padri fondatori, Peppe e Dominigheddu Mele, Paolo Deriu, Ghjuanni
Ainzu Degortes, Antoni Istevene Demuro. I grandi nomi furono, nel periodo
iniziale, sino agli anni Trenta, quelli di
Luigino Cossu, Antonio Desole, Pietro
Porqueddu, alla chitarra Ignazio Secchi; poi, nei pieni anni Trenta, Maria
Rosa Punzirudu, Giovanni Cuccuru,
Gavino De Lunas (altro grandissimo
del suo tempo, i suoi dischi di vinile giravano per le case come il pane; a
Roma, nella lunga notte delloccupazione nazista, sarebbe stato fucilato
alle Fosse Ardeatine), alla chitarra Nicolino Cabitza, Pietro Scanu, Peppino
Secchi; nel dopoguerra, infine, soprat` ddhu Mannoni con Adolfo
tutto Cicche
Merella, e dopo di lui Mario Scanu con
Giovanni Scanu. Tutti questi nomi si
leggono, tutti questi canti si sentono
nei 4 cd allegati a Canto in Re, una pubblicazione promossa dallIstituto etnografico nuorese e curata dalletnomusicologo Paolo Angeli.

Canu, Filippo Giornalista, scrittore


(Porto Torres 1925-Roma 2002). Fece la
sue prime esperienze nel 1954 come responsabile della redazione sassarese
` presto
de LUnione sarda. Mostro
quella che sarebbe stata la sua principale vocazione, la scrittura teatrale,
pubblicando su un numero speciale
della rivista Ichnusa (VIII, 9, 1959) la
commedia Un marziano in redazione.
Assunto alla RAI di Roma, fu liniviato

304

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 310

Canu
presso il Quirinale nel periodo della
presidenza Segni (1962-64).

La prima rete RAI ha anche prodotto


nel 1989 il film I padroni dellestate, di
` autore del soggetto e coautore
cui C. e
della sceneggiatura.

Canu, Giovanni Scultore (n. Mamoiada


1942). Di famiglia molto povera, nel
` stato costretto a interrompere
1957 e
gli studi per lavorare come muratore.
Dotato di una naturale propensione
` ancora per la sculper la pittura e piu
` avvicinato allambiente artitura, si e
stico su incoraggiamento dellantropo`
logo nuorese Raffaello Marchi, che gia
nel 1962 ne aveva intuito le doti. Nel
`
1968 si trasfer` a Torino dove frequento
` stalAccademia Albertina. Dal 1970 si e
bilito a Milano, dove ha completato la
sua formazione allAccademia di Brera
`
diplomandosi in scultura. A Milano e
stato chiamato a insegnare presso il Liceo artistico; ormai completamente inserito negli ambienti artistici lombardi,
ha preso parte a numerose mostre in
Italia e allestero.

Canu, Maria Pittrice (Cagliari, sec. XXFilippo Canu Giornalista e scrittore, e` stato
direttore di Rai Educational. Ha lasciato due
` ces teatrali.
romanzi e numerose pie

Vicedirettore del Gr2 e poi direttore del


Dipartimento Scuola Educazione, una
volta andato in pensione fu presidente
del consiglio damministrazione del
teatro Argentina di Roma. A quel
punto aveva al suo attivo una serie di
commedie (che la rivista Sipario ha
raccolto nel volume Teatro nel 1993): La
guardia al bidone, 1972; Larciduca di Somaria, 1978 (premio Fondi-La Pastora); Garibaldi fu ferito, Quattro sassi,
1983; Martirio a Turris, 1985; 1982; Un
errore di percorso, 1986; Quelle finestre
chiuse, 1990; LAlternos, 1993. Ha scritto
` sul corso,
anche due romanzi: Quel caffe
1995, e Funerali di Stato, 1999. Molte sue
opere sono state ridotte per la radio o
realizzate come sceneggiati televisivi.

ivi 1985). Autodidatta, dotata di un


` per lungrande talento naturale, opero
` natale.
ghi anni nella sua citta

Canu, Matteo Missionario (Ozieri 1726Sassari 1775). Entrato nellordine dei


Gesuiti fu mandato come missionario
nel Paraguay, dove per anni fu in contatto con i Guaran. Con grande spirito
` di evangelizzarli e di
di sacrificio cerco
elevarne le condizioni di vita; dopo lespulsione del suo ordine dal Sudame` avventurosamente in Sarderica, torno
gna e si stabil` a Sassari.

Canu, Piero (pseud. di Pietro Cano) Insegnante, poeta e scrittore (n. Olbia 1932).
` docente nelle scuole secondarie suGia
periori, vive e opera a Tempio Pausania. Saggista e narratore, ha scritto i
racconti bilingui (gallurese-italiano)
Un linzolu di tarra (1986), con prefazione di Leonardo Sole, e Lu steddhu
(1988), con prefazione di Nicola Tanda.

305

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 311

Canu
Ha pubblicato le raccolte poetiche Foli
di entu e dea (1993), con prefazione di
Salvatore Tola, e Rosi marini (2002), con
la quale ha vinto il premio Michelangelo Pira di Quartu SantElena. La sua
poesia, partendo da concezioni pascoliane, si colloca attualmente in un clima
post-ermetico, privilegiando la dimensione fiabesca e rievocativa.

Canu, Tiziano Fotografo (n. Porto


Cervo, sec. XX). Dopo aver frequentato
il corso di Fotografia presso lIstituto
Europeo di Design di Cagliari e dopo
alcuni anni di docenza di Teoria fotografica presso la sede romana dello
stesso Istituto, dal 1991 opera in Sardegna prevalentemente nel settore legato
allindustria turistica. Ha pubblicato su
riviste come Villegiardini, Abitare,
sulle internazionali The
AD, nonche
World of Interiors (Inghilterra), e Ar o (Brasile).
quitectura & Construc
a

Canyelles Antico villaggio di origine


medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Sols. Nella divisione del 1258 che
segu` la fine del giudicato, fu compreso
nel terzo assegnato ai Della Gherardesca, che per insanabili contrasti familiari dovettero procedere poco tempo
dopo a unaltra divisione tra loro. C.
` al ramo del conte Gherardo, i cui
tocco
discendenti, con lavvento degli Aragonesi, si dichiararono vassalli del re dA` a far parte
ragona. Cos` il villaggio entro
` consent` loro
del Regnum Sardiniae; cio
` anche
di conservarne la disponibilita
dopo la conquista fino al 1353 quando
fu confiscato allinfelice conte Gherardo. Il villaggio, a causa della guerra,
` rapidamente e scomparve.
si spopolo

Canzio, Stefano Patriota, deputato al


Parlamento (Genova 1837-ivi 1899). Fervente garibaldino, volontario nei Cac` nel 1859, collaboro
`
ciatori delle Alpi gia
` una
con il Generale e nel 1860 ne sposo
figlia, Teresita. Fu tra gli organizzatori

`
della spedizione dei Mille, si segnalo
nella battaglia di Calatafimi e nella conquista di Palermo. Negli anni successivi prese parte alle altre imprese di Garibaldi fino alla battaglia di Digione: fu
decorato di medaglia doro a Bezzecca
(1866) e promosso generale nel 1876. In
seguito prese parte attiva alla vita politica e nel 1890 fu eletto deputato al Parlamento nel collegio di Ferrara. Negli
` spesso in Sardegna
stessi anni si reco
per ragioni di lavoro ed ebbe modo di
conoscerne a fondo i problemi, in particolare quelli legati al tema della colonizzazione, interesse che condivideva
con il suocero. Nellopuscolo Provvedimenti per lisola di Sardegna, pubblicato
a Genova nel 1892, sostenne la tesi che
per lisola era necessaria la concessione di un largo decentramento.

Canzone sarda Forma poetica tipica


` essere non
della cultura sarda. Puo
scritta, cantata e accompagnata dalla
musica e affidata tutta alla memoria de`
gli ascoltatori, oppure scritta, come si e
` di frecominciato a fare sempre piu
quente a partire dallOttocento. Ha
forme diverse, antiche e diffuse in tutta
` la tipica espressione
la Sardegna, ed e
popolare utilizzata prevalentemente in
occasione di feste o di balli. Alla canzone, che, secondo una indicazione di
Michelangelo Pira, possedeva una
` tanto di diffonstraordinaria capacita
dersi, suggerendo o confermando un
giudizio, quanto di imprimersi stabilmente nella memoria dei riceventi, era
praticamente affidato il racconto-commento sui fatti piccoli e grandi che toc` paesana. Come nelcavano la comunita
litaliano canzonare (lett. essere
presi in giro in una canzone), lespressione gallurese ti pongu una canzona
suonava quasi come scherzosa minac il giudizio su un avvenicia, perche
mento o su un personaggio affidato alla
c.s. entrava a far parte del patrimonio di

306

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 312

Canzone sarda
conoscenze e di convinzioni della co`. Se ne conoscono diverse tipolomunita
gie.
Canzone campidanese Diffusa in tutto
il Meridione dellisola, nasce come canzone a strofa con ritornello (canzoni a
` antica risale al
curba). Nella forma piu
secolo XVI: le Canzoni de Dimas di Dimas Serpi di Villaurbana, trasmesse
oralmente da padre in figlio e trascritte
nel 1895 da Francesco Fadda Pischedda,
hanno un ritornello introduttivo composto da due versi endecasillabi seguito
da un numero imprecisato di strofe
(curba) dal numero di versi variabile,
lultimo dei quali rima con lultimo
verso del ritornello che si ripete a ogni
` chiusa da un ritorstrofa; la canzone e
nello specifico (urtima torrada) dal contenuto diverso da quello di apertura.
Nel Settecento compaiono le canzoni
con ritornelli di tre versi (canzonis a
tres cambas de torrada) e quelle con
quattro versi (canzoni a quattru cambas
de torrada), in sestine con ritornello a
` noto autore di
rima alternata. Il piu
componimenti di questo tipo fu certamente Francesco Deplano noto Olata.
Gli argomenti scelti dagli autori sono i
` vari: riguardano la vita quotidiana,
piu
la morte, le gioie, i dolori oppure sono
di carattere religioso, in genere dedicate a santi. Nel Settecento a opera di
autori quali Efisio Pintor Sirigu vennero elaborate le canzoni a ritornello
interno (canzoni a torrada) dalla strut` complessa rispetto alle precetura piu
` comdenti: infatti il ritornello iniziale e
posto da un numero maggiore di versi
endecasillabi, due dei quali vengono ripetuti nel testo di ogni strofa, per cui il
ritornello risulta diverso da strofa a
strofa, e per cos` dire interno al testo
della canzone, di cui serve a condurre
lo sviluppo concettuale. Sempre nel
` anche il genere
Settecento si sviluppo
di canzone campidanese a contrasto

(canzonis in duina a rima interverada),


`
veri e propri dialoghi in rima tra piu
interlocutori che si sviluppano su temi
particolari; nellOttocento questo ge` ulteriornere si diffuse e si articolo
mente con ritornelli variati per ognuno
dei personaggi che intervengono nel
contrasto.
Canzone logudorese e nuorese La strut` costituita
tura di questo genere di c.s. e
da un ritornello formato da una sestina
di endecasillabi (torrada) e da un certo
numero di strofe in ottava rima (curba).
` a partire dal Settecento:
Si sviluppo
trova i suoi modelli nelle composizioni
poetiche scritte in logudorese a partire
dal Quattrocento e raggiunge il suo
massimo splendore con Diego Mele,
Melchiorre Murenu, Paolo Mossa, Antioco Casula detto Montanaru. Nella
` dellOttocento si sviluppa
seconda meta
nella forma di dialogo a quartine e sestine di ottonari a tema, tipiche espressioni delle feste popolari, in cui diedero
luogo alle gare poetiche.
Canzone gallurese Questo genere,
espresso da alcuni poeti di notevole livello come Gavino Pes di Tempio, detto
` caratterizzato da forme
Don Baignu, e
` note
diverse di componimento, le piu
delle quali sono quelle a ritornello in
distico e in quartina, che si svilupparono nel Settecento a opera dello stesso
Pes, e le canzoni in sestine di ottonari
con ritornello in distico, che si affermarono nellOttocento.
Canti di argomento religioso e didattico Questa forma venne usata per diffondere nozioni di carattere religioso
sotto forma di preghiere e di giaculatorie o di veri e propri insegnamenti,
che la gerarchia ecclesiastica utilizzava agendo sulla propensione popolare alla poesia cantata e sul fatto che
almeno fino al secolo scorso la grandissima parte della popolazione era
analfabeta. Tipiche manifestazioni di

307

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 313

Cao
questa forma sono le versioni del cate` cerchismo in versi, la cui tradizione e
tamente antichissima. Nel Settecento
furono raccolte (e anche scritte) da
molti sacerdoti, come ad esempio il vescovo di Ales e Terralba Giuseppe Ma` recentemente dal sacerria Pilo e piu
dote Giovanni Battista Tidu.
Goccius (campidanese), gosos (logudorese) Sono canzoni religiose in forma
di lauda diffuse in tutta la Sardegna.
Di chiara origine spagnola si affermarono a partire dal Quattrocento e vennero utilizzate con notevole fortuna
praticamente in ogni occasione di fe` religiosa. La tradizione ha trastivita
mandato un numero considerevole di
` dire che ogni vilqueste laudi: si puo
laggio ha i suoi goccius in onore della
` , del santo patrono.
Madonna, di Gesu
` grande raccolta di goccius e
`
La piu
stata compiuta da Giovanni Sechi, un
sacerdote oristanese che nel 1934 or` il materiale riferendolo ai santi
dino
festeggiati in Sardegna in ogni giorno
dellanno. Di recente una diligente antologia di goccius della Sardegna cen` stata pubblicata
tro-settentrionale e
da Salvatore Tola, Raimondo Turtas e
Giancarlo Zichi.
Goccius profani Dal modello religioso, nel Settecento e soprattutto nellOttocento, si svilupparono canzoni
che, utilizzando (parodisticamente) la
forma del goso, trattarono argomenti
profani, dando vita a una produzione
di poesia satirica o di testi scherzosi
cantati in occasione di feste pubbliche
e private (goccius de beffa e goccius de
spassiu).
` comuni,
Oltre a queste tipologie piu
legate a forme di cultura popolare,
vanno ricordate le espressioni poetiche di alcuni grandi autori, quali la
canzone a glossa introdotta nel Cinquecento da Antonio Lo Frasso e molto
usata nella tradizione logudorese so-

prattutto nellOttocento; i moduli poetici secenteschi di Giovanni Delogu


Ibba; le forme poetiche dellArcadia,
tipiche di Pietro Pisurzi, Gavino Pes,
Giovanni Pietro Cubeddu detto Padre
Luca; i moduli poetici sassaresi di
Proto Farris; i moduli poetici ottocenteschi e novecenteschi di molti altri
poeti in lingua sarda.

Cao Arma. Il gabbiano e` chiamato cau in


dialetto.

`
Cao Famiglia cagliaritana tra le piu
antiche (sec. XI-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XI, quando vivevano un Costantino cui si deve la costruzione di un ospedale per i sardi a
Roma e suo nipote il cardinale Benedetto. Nei secoli successivi i C. conservarono una notevole condizione in
` cittadina ed espresseno alla societa
sero alcuni alti prelati e uomini di cultura. Nel 1528 i C. furono ammessi allo
Stamento militare con un Gerolamo
durante il parlamento Villanova e in
` di
seguito presero parte allattivita
tutti i parlamenti successivi. Nel 1619
ottennero il riconoscimento del cava-

308

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 314

Cao
lierato ereditario con un Pietro e nel
` con un Francesco giu1646 la nobilta
dice della Reale Udienza e nipote di
Pietro. Il suo omonimo figlio fu coin
volto nella congiura contro il vicere
Camarassa; la discendenza fu continuata dal fratello Diego. Le condizioni
`
economiche e il prestigio dei C. pero
entrarono in crisi a causa delloperato
dellinfelice Francesco, provocando la
decadenza della famiglia. Dopo quasi
un secolo di appannamento, alla fine
del secolo XVIII i C., che si erano trasferiti a Selegas, grazie a un fortunato
matrimonio si risollevarono economicamente e nel 1832 ottennero il titolo
di conti di San Marco, derivato da una
chiesa che sorgeva in agro di Decimomannu, dove la famiglia aveva una
` . Attualmente la famiglia, diproprieta
visa in alcuni rami, risiede a Cagliari e
a Roma. Il cognome C., peraltro diffuso
in diversi luoghi della Sardegna, appartiene anche a unaltra famiglia
della borghesia cagliaritana, le cui notizie risalgono al secolo XVIII. Nel
1736 ottenne il cavalierato ereditario
` con un Antonio, avvocato
e la nobilta
dei poveri, i cui discendenti nel corso
del secolo XIX si segnalarono per alcune intraprese industriali. La famiglia esiste tuttoggi a Cagliari.

Cao, Adolfo Pittore (Cagliari, seconda


` sec. XIX-ivi 1916). Fece alcuni
meta
soggiorni di studio a Firenze, dove fu
` in
allievo del Ciaranfi e si specializzo
arte sacra. Nel 1900 fu segnalato in un
concorso Alinari. Tornato a Cagliari
` intensamente: e
` sua la decovi opero
razione della sala della Biblioteca del
nuovo Palazzo civico. Fu anche buon
ritrattista.

Cao, Anastasio Gentiluomo (Cagliari,


` sec. X-?, sec. XI). Figlio
seconda meta
di Ilario, era uomo coltissimo. Assieme a suo padre e a suo fratello Costantino, secondo una tradizione non
documentata nel 1014 intercedette
presso il papa Benedetto VIII per otte hid,
nere un intervento contro Muga
principe arabo di Denia, che turbava
con le sue continue incursioni la vita
delle popolazioni costiere sarde.

Cao, Angel Poeta (Alghero 1914-Cagliari 1983). Per ragioni di lavoro si trasfer` a Cagliari; scrisse in lingua catalana, continuando la tradizione della
grande poesia algherese. Nel 1961 fu
premiato ai Jocs Florals della lingua
catalana celebrati ad Alghero e in seguito, nel 1962 e nel 1964, in quelli di
Valencia; ottenne numerose segnala` di Ozieri.
zioni anche al premio Citta
` stato impegnato in associazioni euE
ropee per la difesa delle culture minacciate.

Cao, Antonio Scienziato (n. Cagliari

Cao Antica famiglia cagliaritana di


intellettuali e politici, ebbe in Castello un suo
palazzo.

1929). Discendente da uno dei rami


dei Cao di San Marco, dopo aver conse` dediguito la laurea in Medicina si e
`
cato alla carriera universitaria. E
stato direttore dellIstituto di Clinica
` evolutiva dellUe di Biologia dellEta
` di Cagliari. Ha costituito a
niversita
Cagliari un centro per la ricerca sulla
microcitemia, approfondendo uno
studio sulle basi molecolari della ta` a lilassemia che gli ha dato notorieta
vello internazionale. Nel corso degli

309

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 315

Cao
anni ha esteso questo metodo allo studio delle altre malattie ereditarie, rag` mondiale. Nel
giungendo notorieta
1993 ha avuto il premio Allen Award
dellAmerican Institut of Human Genetic di Bethesda.

delle Colonie. Percorse una brillante


carriera giungendo al grado di Direttore generale; fu autore di alcune pregevoli opere di buon livello scientifico.

Cao, Costantino Gentiluomo (Cagliari,


` sec. X-?, sec. XI). Figlio di
seconda meta
` un
Ilario e fratello di Anastasio, fondo
ospedale per i sardi a Roma. Secondo
una tradizione non documentata, nel
1014, assieme a suo padre e a suo fratello, intercedette presso il papa Benedetto VIII per ottenere un intervento
hid, principe arabo di Decontro Muga
nia che con le sue incursioni minacciava le popolazioni della Sardegna costiera. Lospedale da lui fondato gli sopravvisse, ma fu distrutto durante il
sacco di Roma (1527); quando venne ricostruito i suoi beni furono inglobati in
quelli dellOspedale spagnolo. Passata
la Sardegna ai Savoia, i beni pertinenti
allOspedale dei sardi furono riconsegnati al governo sardo.

Cao, Efisio Gentiluomo (Cagliari, fine

Antonio Cao Scienziato molto conosciuto, ha


dedicato il suo maggiore impegno allo studio
della talassemia, malattia molto diffusa in
Sardegna.

Cao, Benedetto Cardinale (Cagliari,


inizi sec. XI-Roma 1087). Figlio di Anastasio, fu condotto a Roma da suo padre,
e qui prese a frequentare la corte pontificia facendosi apprezzare per la cul` . Divenne
tura e per le grandi capacita
uno dei beniamini di Gregorio VII, che
` cardinale con il titolo di Santa
lo creo
Prassede. Con grande munificenza si
` ad abbellire la chiesa.
impegno

Cao, Carlo Studioso di problemi coloniali (Cagliari 1886-Roma 1933). Dopo


aver conseguito la laurea in Giurispru` nellamministrazione dello
denza entro
Stato come funzionario del Ministero

` sec. XIX). Uomo di


sec. XVIII-?, meta
grande cultura, nel 1832 ebbe il titolo
di conte di San Marco; tra il 1838 e il
1841 fu eletto sindaco di Cagliari.

Cao, Enrico Militare di carriera (Cagliari 1824-ivi 1891). Figlio del conte
Efisio, dopo aver compiuto gli studi al` nelleserlAccademia militare entro
cito. Prese parte alla prima guerra di
indipendenza e nella battaglia di Novara ottenne la medaglia di bronzo; in
seguito prese parte alla seconda guerra
di indipendenza, ottenendo la medaglia
dargento e altre decorazioni. Percorse
una brillante carriera giungendo al
grado di generale. Rimase anche molto
` , dove
legato alla vita della sua citta
venne ripetutamente eletto consigliere
comunale.

Cao, Francesco I Sacerdote, gentiluomo (Cagliari, sec. XV-?, sec. XVI). Attirato dalla vita religiosa, si fece sacerdote e alla fine del secolo si trasfer` a

310

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 316

Cao
Roma dove divenne cameriere segreto
di papa Alessandro VI. In seguito fece
restaurare la chiesa di San Giovanni
Crisostomo in memoria dei suoi antenati, che nei secoli precedenti avevano
operato a Roma.

Cao, Francesco II Gentiluomo, patriota


` sec. XVII-Isola
(Cagliari, prima meta
Rossa 1671). Figlio del dottor Francesco. Legato al partito dei Castelv`, nel
1668 dopo luccisione del marchese di
Laconi fu coinvolto nella congiura che
` alla morte il vicere
Camarassa.
porto
Costretto a fuggire da Cagliari con gli
altri congiurati, nel 1671 segu` il marchese di Cea nel suo sfortunato viaggio
di ritorno in Sardegna e fu ucciso a tradimento da Giacomo Alivesi allIsola
Rossa.

Cao, Gerolamo Giurista, sacerdote (Ca`


gliari, fine sec. XVI-ivi, seconda meta
sec. XVII). Comp` i suoi studi nel Semi`. Ordinato
nario romano dove si laureo
` a Cagliari dove fu nomisacerdote torno
nato canonico e professore di Diritto
` , della quale fu anpresso lUniversita
che rettore tra il 1644 e il 1647. Oltre
che di alcune opere di carattere giuri` autore di un dramma sacro su
dico e
Ignazio da Loyola e di una storia dei
fatti avvenuti in Sardegna dal 1557 al
1640.

Cao, Giovanni1 Avvocato, deputato al


Parlamento (Cagliari 1893-ivi 1981). Valoroso combattente della prima guerra
mondiale, di ritorno dal conflitto divenne dirigente dellAssociazione Nazionale Combattenti e fu tra i fondatori
del Partito Sardo dAzione. Nel 1923
ader` al fascismo come altri importanti
dirigenti sardisti e nel 1924 fu eletto deputato nella lista del PNF e rieletto nel
1929. Nel 1928 fu nominato sottosegretario di Stato; terminato il mandato nel
` a Cagliari e vi assunse im1929, torno
portanti incarichi. Nel 1934 fu nomi` di Cagliari e amministro
`
nato podesta

` fino al 1935. In seguito fu nomila citta


nato presidente della Federazione fascista degli armatori e chiamato a far
parte della Camera dei Fasci e delle
Corporazioni dal 1939 al 1943. Caduto il
` a vita privata impefascismo, si ritiro
gnandosi nella professione di avvocato,
nella quale eccelleva, e negli studi storici. Fu socio corrispondente della Deputazione di Storia patria. Tra i suoi
scritti giornalistici degli anni di passaggio tra sardismo e fascismo: Preparando
il Congresso del Partito sardo dAzione,
Il Solco, 1921; La situazione politica
amministrativa della provincia di Cagliari, Il Giornale di Sardegna, 1924.

Cao, Giovanni2 (o Cau, noto come Gianni)


Scrittore (Cagliari 1892-Firenze 1944).
Fratello di Piero, volontario della
prima guerra mondiale, pluridecorato.
` in Scienze poNel dopoguerra si laureo
litiche, nel 1920, e subito dopo si trasfer`
a Firenze, dove fu giornalista professionista. Introdotto negli ambienti artistici
`, entro
` in rapporti con numedella citta
rosi intellettuali. Antifascista, dopo l8
settembre del 1943 divenne partigiano;
catturato dalle SS, fu torturato e barbaramente ucciso nel 1944 a Firenze unitamente a sua moglie. Il suo nome di
` legato ad alcune novelle ed
scrittore e
al libro di frammenti La fonte di Narciso,
pubblicato nel 1927; altre opere, Visioni
di Sardegna, Fontana Viva, 1927; I
troll. Fiabe nordiche per piccoli e grandi,
1929.

Cao, Giulio Giurista (Cagliari, sec.


` sec. XVIII). Dopo aver
XVII-ivi, meta
studiato a Roma nel Seminario romano,
fu ordinato sacerdote e poco dopo consegu` la laurea in utroque. Negli anni
successivi si fece notare per il suo sapere giuridico e per avere scritto unorazione e un dramma in buon latino.
Tornato a Cagliari, fu nominato profes` , della
sore di Diritto nellUniversita

311

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 317

Cao
quale fu anche rettore tra il 1644 e il
1647.

Cao, Giuseppe Igienista (Cagliari 1870` a Bologna, citta


`
Bologna 1930). Si laureo
nella quale intraprese una brillante
carriera universitaria fino a diventare
` di Veprofessore di Igiene nella Facolta
` . Studioso insiterinaria dellUniversita
gne, fu autore di importanti lavori sulle
malattie epidemiche del bestiame, sui
vaccini e sui sieri e sui batteri. Le sue
opere furono tradotte in molte lingue.
Tra i suoi scritti: La difterite in Cagliari
nel decennio 1892-1901, 1903; Sul valore
alimentare di una tuberacea comune in
`
Sardegna, Rivista dIgiene e sanita
pubblica, XIV, 1903.

Cao, Guglielmo Industriale (Cagliari


1861-ivi 1941). Nel 1878, unitamente ai
` a Cagliari un impianto
fratelli, avvio
per la lavorazione del legno. Dopo al` la produzione alla
cuni anni indirizzo
fabbricazione di mobili di elevato livello artistico; sostenne liniziativa con
la creazione di una Scuola di Arti e Me` ottimi ebanisti e imstieri che formo
pose i suoi mobili allattenzione generale. Prese parte a numerose esposizioni che gli fruttarono consensi e riconoscimenti a livello nazionale.

Cao, Ilario Gentiluomo (Cagliari, sec. X?, sec. XI). Si trasfer` a Roma per curare
i propri affari assieme ai figli Anastasio
e Costantino. Quando la parte meridio` a essere
nale della Sardegna comincio
saltuariamente occupata, ma soprattutto devastata dalle incursioni del
id, avrebbe chieprincipe arabo Mugha
sto al papa un intervento per allontanare il nemico. La flotta che Pisa e Genova armarono nel 1015-16 su richiesta
del papa, sconfiggendo il principe, sarebbe stata allestita, secondo una tradizione non documentata, proprio per
queste loro preghiere.

Cao, Marino Industriale (n. Cagliari


1904). Figlio di Guglielmo, nel 1923 en-

` nellazienda paterna curando sotro


prattutto lo sviluppo della Scuola di
Arti e Mestieri da lui istituita per la formazione di maestranze esperte nella lavorazione del legno. Divenne vicepresidente del Consiglio provinciale delle
corporazioni artigiane e prese parte
alla seconda guerra mondiale. Nel dopoguerra, con tenacia, ricostru` il suo
stabilimento distrutto dalle bombe e fu
nominato vicepresidente del Centro internazionale sardo per la formazione
professionale, imponendosi sul mer` dei mobili da lui
cato per la qualita
creati e segnalandosi anche come intenditore darte e mecenate.

Cao, Michele Militare di carriera e


uomo politico (Cagliari 1807-ivi 1898).
` i suoi studi allAccademia miCompleto
litare di Torino e intraprese la carriera
di ufficiale. Prese parte alla prima
guerra dindipendenza e negli anni successivi ebbe modo di seguire le vicende
della Sardegna dopo la fusione.
Prese parte anche alla seconda guerra
` in
dindipendenza e dopo il 1859 torno
Sardegna, dedicandosi ai suoi studi e
alla vita politica. Nel 1870 fu eletto consigliere comunale di Cagliari; successivamente riconfermato, fu anche assessore. Tra i suoi scritti: Giustificazione
` maggiore di
del cavalier Michele Cao gia
fanteria, 1854; Petizione al Senato del Regno, 1854; Risposta al signor Giovanni
` vice sindaco, sul dissesto finanSini gia
ziario del Comune di Cagliari nel triennio
1853-1855, 1857.

Cao, Piero Archeologo (Cagliari 1900-Ittiri 1958). Singolare figura di archeo` in Lettere a Firenze e
logo. Si laureo
` per anni nelle scuole medie di
insegno
Cagliari, Sassari, Benevento, Montefiascone e Livorno. Nel 1938 vinse il premio indetto dallIstituto di Studi romani per la Sardegna. Tornato nellisola, negli anni successivi fece interes` batsanti scoperte in diverse localita

312

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 318

Cao
tendosi per la salvaguardia delle chiese
romaniche di Saccargia, Paulis, Coros,
` dArcidano. Nel 1940 fondo
`
San Nicolo
il gruppo archeologico Alma parens.
Di animo mistico, nel 1943 diede vita a
un movimento di opinione pubblica per
il ritorno dei Benedettini in Sardegna;
preso da questo impegno e dalla sua
`a
passione per larcheologia, continuo
` per lisola, estenvagare in poverta
dendo il suo peregrinare anche allEuropa e allAsia. Fondatore ed unico
adepto di un anonimo ordine monastico, attirava lattenzione anche per
la tonaca bianca (di foggia benedettina)
che era solito indossare. Nel 1958 fu trucidato da un suo dipendente durante gli
scavi di Santa Maria di Paulis presso
` al Comune di Cagliari
Ittiri. Dono
unimportante collezione di iscrizioni.
Incompreso e deriso in molti strati dellopinione isolana ha scritto Raimondo Bonu in un affettuoso profilo a
lui dedicato in Scrittori sardi nati nel secolo XIX, 1961 ora riappare al nostro
pensiero e si fa perdonare abbondantemente le stranezze che lo accompagnarono in vita. Con i suoi innegabili meriti
si impone al nostro ricordo e al rimpianto. Tra i suoi scritti: Il carcere sotterraneo di SantEfisio, LUnione
sarda, 1925; La basilica di San Saturnino, LUnione sarda, 1935; La cattedrale pisana di Santa Maria, LUnione
sarda, 1936; Sardegna romana. Lopera
di organizzazione civile dopo lazione militare della conquista, LUnione sarda,
1937; La statuetta marmorea cicladica di
Senorb`, 1938; SantAntioco e le sue catacombe, LUnione sarda, 1939; Uno
sprazzo di luce nelle tenebre della preistoria sarda. Il culto degli antenati in Sardegna e la tomba dei giganti Sa Perda
Longa nel campo di Silanus, 1942; San
` e i giudici turritani,
Leonardo di Bosoe
in Il Santuario di Latte Dolce, 1958.

Cao, Umberto Avvocato, giornalista,

deputato al Parlamento (Cagliari 1871ivi 1959). Conseguita la laurea in Giuri` alla libera professprudenza, si dedico
sione e divenne professore di Diritto
` di Cagliari.
penale presso lUniversita
` anche alla vita politica
Si interesso
` e, inizialmente, fu avversario
della citta
tanto di Ottone Bacaredda quanto di
Francesco Cocco Ortu. Nel 1902 fu
eletto consigliere provinciale; nel 1904
ader` alle posizioni radicali e nel 1905
` a Cagliari il quotidiano Il
fondo
Paese, che usc` fino al 1907 e dal quale
` cos` duramente con i suoi avpolemizzo
versari, in particolare con lamministrazione Bacaredda, che fu accusato
di essere uno degli ispiratori del drammatico moto popolare cagliaritano del
` a essere eletto consi1906. Continuo
gliere provinciale (fu anche presidente
dellassemblea) e consigliere comunale
fino al 1914. Autonomista convinto, a lui
si deve lopuscolo Per lAutonomia!, diffuso nel 1918 sotto la sigla (abbastanza
trasparente) di Y.K., in cui la concessione di norme di autogoverno allisola
veniva presentata (come sarebbe poi
stato alla base della rivendicazione sardista) come il compenso dovuto dallo
Stato al sacrificio compiuto dai sardi
nelle trincee. Nel 1921 fu eletto deputato per il PSdAz e in Parlamento assunse una posizione di denuncia delle
` commesse dai fascisti: rimase
illegalita
famoso il suo grido di Viva il re, viva lo
statuto con cui interruppe il minaccioso discorso di Mussolini il 16 novem`, passo
` clamorobre 1922. Nel 1924, pero
samente al fascismo dopo la cosiddetta
`
legge del miliardo. In seguito si ritiro
a vita privata, dedicandosi allinsegnamento e alla professione. Tra i suoi numerosissimi scritti: Sulla inosservanza
della legge sulla caccia in Sardegna,
LUnione sarda, 1903; Agli elettori del
collegio di Lanusei, 1904; Discorso pronunciato nella seduta del Consiglio Pro-

313

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 319

Cao
vinciale del 16 novembre del 1914, 1914;
Quaderni dellautonomia, Il Solco,
1921; Lopera e i discorsi parlamentari,
1924; La significazione storica del fascismo in Sardegna, Il Giornale di Sardegna, 1925; Paolo Pili nella rinascita
sarda, Il Giornale di Sardegna, 1925;
Il confino e la Sardegna, LUnione
sarda, 1926; Igiene fascista: la malaria
in Sardegna, LUnione sarda, 1926; Il
trattato di Roma, LUnione sarda,
` , Mediterra1927; Crisi nellUniversita
nea, I, 5, 1927; La fine della questione
romana, LUnione sarda, 1927; Volpe
[Gioacchino] e la Sardegna, LUnione
sarda, 1929; Fuori dalla politica, Domani Cagliari, 1946.

Cao, Vitale Giornalista, funzionario (Ittireddu 1897-Roma 1958). Fu valoroso


combattente nella prima guerra mon` nella cardiale. Nel dopoguerra entro
riera del Ministero dellInterno e ader`
al fascismo. Dal 1928 fu nominato direttore del Consiglio provinciale dellEconomia, nel 1936 divenne presidente del
Consiglio provinciale delle Corporazioni. Negli stessi anni svolse intensa
` giornalistica collaborando con
attivita
LUnione sarda e affiancando il
Contu nella direzione del quotidiano
fino al 1939. Nel 1940 venne trasferito a
Roma e divenne ispettore generale del
Ministero dellIndustria, amministratore della Real Casa e, in seguito, direttore dellUfficio regioni presso la presidenza del Consiglio. Tra i suoi scritti:
Cenni illustrativi sullo sviluppo economico della Sardegna, 1917; Italia e Germania. Vincitore e vinto, LUnione
sarda, 1926; Comunismo in Sardegna,
LUnione sarda, 1926; La Sardegna in
l in e a p e r l a u t a r ch i a ec o n o m i ca,
LUnione sarda, 1937; Lalba di Carbonia, LUnione sarda, 1938; Vicario di
Cristo nel nome e nelle opere: Pio XI,
LUnione sarda, 1939; Tra i monti di
Capoterra per la sagra di Santa Barbara,

LUnione sarda, 1939; Da Mussolinia a


Carbonia, LUnione sarda, 1941;
Banco di Sardegna e autonomia finanziaria, LUnione sarda, 1948; Domani
si firma il Patto atlantico, LUnione
sarda, 1949; Dieci giugno 1917: una pagina eroica della Brigata Sassari,
LUnione sarda, 1949; La giusta via
del socialismo italiano, LUnione
sarda, 1949; Un punto fermo. Contro il
comunismo, LUnione sarda, 1950; La
battaglia di Col del Rosso, LUnione
sarda, 1954; LItalia e il conflitto egiziano, LUnione sarda, 1956; Fase pericolosa per il governo Segni, LUnione
sarda, 1957.

Caocci, Alberto Insegnante, storico (n.


` deCremona 1936). Dopo la laurea si e
dicato allinsegnamento. Giornalista
` autore di un
dai molteplici interessi, e
volume sulla storia della Sardegna che
ha avuto una lusinghiera accoglienza
nella scuola sarda. Tra i suoi scritti:
Dante e la Sardegna. Lapo Saltarelli,
LUnione sarda, 1966; Fonni un paese
tra storia e leggenda, Frontiera, III,
1971; La Sardegna nel Duecento, Frontiera, III, 1971; Piccola storia di Fonni,
Frontiera, VII, 106, 1976; Il castello del
Goceano, Frontiera, VII, 108, 1976;
Due Fadda contro i Turchi, LOrtobene, 1984; La Sardegna, 1985; Storie
di storia sarda, 1998.

Caocci, Luigi Bibliofilo e bibliografo


(Aritzo 1852-ivi 1930). Conseguita la lau` la professione
rea in Medicina, esercito
nel suo paese. Con gli anni raccolse
unimponente biblioteca formata da volumi di argomento sardo e da periodici
`
pubblicati in Sardegna. Dal 1928 curo
una serie di schede di bibliografia
sarda nella rivista Il Nuraghe. La sua
opera fu continuata dal figlio Giuseppe,
morto recentemente a 103 anni. Tra i
suoi scritti: Sullautore del libro intitolato La Sardaigne paraninphe de la
paix e su unedizione sconosciuta del me-

314

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 320

Capay
desimo, Rivista Sarda, V, 1, 1923; Manoscritti di Domenico Alberto Azuni scoperti nel villaggio di Sedilo, Il Nuraghe, 17, 1924.

Cao Fasano, Maria Luisa Storica (n.


Cagliari, sec. XX). Sposata con il musicista Fasano, fu animatrice della vita
culturale cagliaritana. Ha lasciato alcune opere di carattere storico (tra cui,
in particolare, un acuto saggio sui
giorni della fusione nel 1847) e importanti studi sulla vita musicale a Cagliari, tra cui: La fine della costituzione
autonoma sarda in rapporto col Risorgimento e con i precedenti storici, 1928;
Carlo Alberto e la Sardegna, LUnione
sarda, 1928; Carlo Alberto e il folklore
sardo, Mediterranea, V, 2, 1931; Le istituzioni medioevali in Sardegna nella
dotta ricostruzione di Arrigo Solmi, Mediterranea, V, 8-9, 1931; Relazioni tra
Corsica e il regno di Sardegna durante il
tempo dellultima lotta per lindipendenza (1790-1794), Rassegna storica
del Risorgimento, IX, 1935; Sardegna
e Corsica nella politica sabauda durante
il periodo napoleonico, Rassegna storica del Risorgimento, XXII, 11, 1935;
Letteratura poetica e drammatica per gli
allievi del Conservatorio di musica, 1944;
Il Conservatorio di musica Pierluigi da
Palestrina di Cagliari, 1952; Il Conservatorio di musica Pierluigi da Palestrina e
la musica a Cagliari 1952-1968, 1971.

Cao Pinna, Antonio Ingegnere, giornalista, uomo politico (Sinnai 1842-Roma


1928). Deputato al Parlamento e senatore del Regno. Dopo essersi laureato
in Ingegneria, intraprese la libera pro` in politica. Eletto rifessione ed entro
petutamente consigliere comunale di
` volte assessore negli
Cagliari, fu piu
stessi anni; fu eletto anche consigliere
provinciale di Cagliari tra il 1876 e il
1883. Nel 1890 divenne comproprietario de LUnione sarda e negli anni seguenti ne fu anche redattore; nel 1892

venne eletto deputato per la XVIII legislatura: dissensi sulla sua collocazione
politica lo allontanarono dal leader del
` in
suo gruppo, Cocco Ortu, con cui entro
` clamorosapolemica. Nel 1904 lascio
mente LUnione sarda e nel 1905
` il quotidiano Il paese; frattanto
fondo
veniva riconfermato come deputato per
le successive legislature fino al 1919.
Nel 1924 fu nominato senatore del Regno. Tra i suoi scritti: Discorsi per linaugurazione degli studi tecnici e della
scuola mineraria nella sala dellistituto
in Iglesias, 1872; Relazione sulle norme
da seguirsi nella compilazione dei progetti per la costruzione delle strade provinciali, 1877; Trecentoventottomila lire
al Consiglio provinciale, 1886; Sulle condizioni finanziarie del Comune di Cagliari, 1888; Relazione sulla sistemazione
idraulica nella provincia di Cagliari
detta al Consiglio provinciale nella seduta del 18 agosto 1893, 1894; I pascoli e
gli effetti del catasto, LUnione sarda,
1899; Relazione sulla riforma delle tariffe
ferroviarie sarde, LUnione sarda,
`
1901; Interpellanza sulle Universita
Sarde, LUnione sarda, 1901; Interpellanza sui provvedimenti della Sardegna,
1903; Per la sistemazione idraulica del
Tirso, LUnione sarda, 1903; La religione del silenzio, LUnione sarda,
1906; Sulle comunicazioni marittime per
la Sardegna, LUnione sarda, 1911; Il
bilancio dei lavori pubblici e la Sardegna,
LUnione sarda, 1911; La questione
ferroviaria, LUnione sarda, 1912.

Cao Pinna, Cecilia Soprano (Cagliari


1895-Roma 1938). Dopo aver completato
i suoi studi nellAccademia di Santa Ce` anche in violino. Canto
`
cilia, si diplomo
nei principali teatri dItalia, riscuo` il
tendo ovunque vivi consensi. Sposo
musicologo Claudio Torrefranca e as` nello studio di
sieme a lui si specializzo
antichi compositori.

Capay Famiglia della borghesia caglia315

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 321

Capay
ritana (secc. XVI-XVIII). Le sue notizie
risalgono alla fine del secolo XVI,
quando visse un dottor Bonifacio che
fu avvocato dello Stamento reale durante il parlamento del duca di Ganda.
Nel 1617 ottenne il cavalierato eredita` ; furono suoi figli Gavino,
rio e la nobilta
Giovanni Francesco, Dionigi, Agostino
e Giacomo, i primi quattro dei quali diedero origine ad altrettanti rami della
famiglia. Gavino si trasfer` a Sassari,
dove la sua discendenza si estinse alla
fine del secolo XVII; Giovanni Francesco e Dionigi diedero vita ai rami cagliaritani; Agostino si trasfer` a Oristano, dove la sua discendenza si
estinse agli inizi del secolo XVIII. I loro
discendenti ricoprirono importanti uffici pubblici e si imparentarono con altre famiglie dellaristocrazia cagliaritana. Nel corso del secolo XVII la famiglia ebbe un tracollo economico e perse
di importanza.

Capay, Agostino Uomo darmi (Cagliari, inizi sec. XVII-ivi 1665). Fratello
di Gavino e di Giacomo, nel 1638 fu nominato capitano ordinario di Sassari;
in seguito si trasfer` a Oristano dove risiedette per alcuni anni. Tornato a Cagliari nel 1659 fu eletto consigliere capo
`.
della citta

Capay, Bonifacio Giureconsulto (Ca` sec. XVI-ivi 1627).


gliari, seconda meta
`
Dopo essersi laureato in Legge esercito
con successo la professione di avvocato.
Nel 1613 fu designato come avvocato
dello Stamento reale durante il parlamento del duca di Ganda. Nel 1614 fu
eletto secondo consigliere di Cagliari e
nel 1617 ottenne il cavalierato eredita` ; nel 1623 fu ammesso allo
rio e la nobilta
Stamento militare durante il parlamento Vivas.

Capay, Gavino Uomo darmi, funzionario regio (Cagliari, inizi sec. XVII-ivi
1664). Figlio di Bonifacio, nominato capitano di Stampace, nel 1637 prese

parte allazione contro i francesi che,


nel corso della Guerra dei Trentanni,
avevano tentato di conquistare Oristano, e nel 1638 fu nominato capitano
ordinario di fanteria e difensore delle
torri del porto. Poco dopo fu destinato a
Sassari dove divenne capitano della cavalleria di SantApollinare; tornato a
Cagliari, nel 1649 fu nominato vicario
reale e nel 1652 commissario generale
della cavalleria del Capo di Sassari e
Gallura in assenza di Francesco di Villa
Padierna. Nel 1659 fu infine nominato
reggente della Tesoreria generale.

Capay, Giacomo Religioso (Cagliari


1608-Ales 1663). Vescovo di Bosa dal
1658 al 1660 ca. Fratello di Gavino, dive` in Legge. Per
nuto sacerdote, si laureo
` alcuni anni dopo
le sue ottime qualita
fu nominato cancelliere apostolico
della diocesi di Ales, dove divenne anche decano del capitolo. Nel 1658 fu nominato vescovo ma resse la sua diocesi
per un periodo molto breve.

Capazennor Antica famiglia di majorales del giudicato di Torres (sec. XI). Probabilmente originaria del Figulinas,
dove era il salto di Capazennor; i suoi
membri erano personaggi di rilievo e
ricoprivano importanti uffici alla corte
giudicale; figuravano spesso come testimoni di importanti transazioni nel
condaghe di San Pietro di Silki e in
quello di San Nicola di Trullas.

Capdevilla, Galcerando Gentiluomo


cagliaritano (sec. XV). Di origine catalana, nel 1486 ebbe in dono da Angela
Beltran il feudo di Nuraminis, che
` nel 1491 rivendette ai Bellit. Mor`
pero
senza discendenti alcuni anni dopo.

Capece (o Capecha) Famiglia di Tempio


Pausania (secc. XVII-XIX). Le sue notizie risalgono alla fine del secolo XVII.
` fonIn possesso di una estesa proprieta
diaria, durante la guerra di successione
spagnola sostennero il partito filoasburgico, per cui nel 1715 ottennero il

316

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 322

Capelvenere
` con
cavalierato ereditario e la nobilta
`, a causa della speun Pietro. Egli pero
dizione dellAlberoni, non riusc` a ottenere lexequatur per i privilegi che gli
erano stati concessi; i suoi discendenti,
comunque, furono considerati nobili e
continuarono ad accumulare estese
` . Finalmente, nel 1815, un Vinproprieta
cenzo ottenne il rinnovo dei privilegi.
La famiglia si estinse nel corso del secolo XIX.

Capece, Diego Religioso (Tempio 1774ivi 1855). Vescovo di Ampurias e Tempio


` e fu ordinato
dal 1833 al 1855. Studio
sacerdote a Cagliari. Dopo essere stato
per venticinque anni parroco a Quartucciu, fu nominato canonico della cattedrale di Cagliari. Nel 1833 fu nominato vescovo di Ampurias e Civita (ma
nel 1839 lintitolazione della diocesi fu
mutata in quella di Ampurias e Tem` una Epistola pastoralis
pio). Pubblico
ad clerum et populum diocesis Ampurien
Civitaten, stampata a Cagliari nel 1833,
e una Omelia recitata in occasione dellessersi pubblicata la bolla dellerezione
a cattedrale della insigne collegiata
chiesa di Tempio, Cagliari, 1840.

` a Pisa nel 1858.


geologia e si laureo
Dopo un periodo di specializzazione al` in Italia e fu
lestero, nel 1861 torno
chiamato a insegnare Geologia presso
` di Bologna. Percorse tutta
lUniversita
la carriera accademica in questa Uni`, della quale fu due volte eletto
versita
rettore. Studioso di grande livello, la` una produzione scientifica notescio
vole. Interessato alla geologia della Sar` ai fossili dellisola alcuni
degna, dedico
studi importanti, tra i quali: Cetacei e
sirenidi fossili scoperti in Sardegna,
Rendiconti della Regia Accademia
dei Lincei, IV, 1886 e Balenottere mioceniche di San Michele presso Cagliari,
Memorie della Reale Accademia delle
Scienze dellIstituto di Bologna, V,
1899.

Capelli, Roberto Imprenditore, consigliere regionale (n. Nuoro 1957). Accanto alla guida della propria azienda
` dedicato con entusiasmo alla vita
si e
`, aderendo dappolitica della sua citta
`
prima alla DC. Tra il 1993 e il 1995 e
stato consigliere comunale di Nuoro e
ha aderito allUDR. Per questo partito
` stato eletto consigliere regionel 1999 e
nale nel collegio di Nuoro per la XII le`
gislatura. Nel corso della legislatura e
`
passato al CDU e infine allUDC di cui e
divenuto capogruppo in Consiglio re` stato riconfermato
gionale; nel 2004 e
consigliere per la XIII legislatura regionale.

Capellini, Giovanni Geologo (La Spezia


1833-Bologna 1922). Lasciata la carriera
` allo studio della
ecclesiastica, si dedico

Capelvenere Piuttosto comune in natura,


questa felce viene anche coltivata a scopo
ornamentale.

Capelvenere Felce della famiglia delle


Adiantacee (Adiantum capillus-Veneris
L.). Ha un rizoma squamoso breve e strisciante, i fusti sottili, bruno-nerastri, e
foglioline (scient. fronde) a forma di
` strutture riventaglio, gli sporangi (cioe
produttive che contengono le spore), disposti nei bordi inferiori delle foglie.

317

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 323

Capibreviazione
Comune in Sardegna nei luoghi particolarmente umidi, vicino a corsi dacqua e
sorgenti. La medicina popolare le attri` fluidificanti, anticabuisce proprieta
tarrali e calmanti per la tosse; decotti e
infusi a base di tutte le parti della
pianta, frizionati sul cuoio capelluto,
rallentano la caduta dei capelli e la formazione della forfora. Nomi sardi: erba
chi non infundet, farzia, filettu di Venere,
filigheddu, pimpinella. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Capibreviazione Procedura che consisteva nella registrazione nel cabro dei


titoli in base ai quali un cittadino possedeva un immobile di pertinenza regia.
La c. avveniva periodicamente in base a
e
un ordine che il re impartiva al vicere
ai procuratori reali, i quali dovevano
provvedere a registrare i titoli che i cittadini erano tenuti a presentare. La
procedura era ritenuta completa una
volta avvenuto il pagamento di una
tassa di registro; poteva invece conclu`
dersi con la perdita della disponibilita
dellimmobile se non fossero stati esibiti i titoli di possesso.

Capichere Antico villaggio di origine


medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Unali. Sorgeva a poca distanza da
Arzachena. Allestinzione della dina` sotto
stia dei Visconti, il villaggio passo
il controllo di Pisa che provvide a farlo
amministrare direttamente da funzio` mannari del Comune. La comunita
`
tenne i suoi antichi privilegi e continuo
a eleggere annualmente il majore e i
consiglieri; dopo la conquista arago` a far parte del Renese, nel 1323 entro
gnum Sardiniae, ma la sua popolazione
mantenne un atteggiamento ostile nei
confronti dei nuovi venuti. Nel 1330 fu
occupato dalle truppe di Raimondo
Cardona e sub` gravi danni; nel 1331 fu
concesso in feudo allo stesso Cardona.
nel
Questi mor` carico di debiti, sicche

1337 i suoi eredi restituirono il villaggio


al fisco. Dopo il 1340 C. fu nuovamente
al centro di gravi tensioni, e quando nel
` la seconda ribellione dei
1347 scoppio
Doria, gli abitanti vi presero parte. Per
pacificarli, C. fu concesso in feudo a
vi riporGiovanni dArborea perche
` . Negli
tasse la pubblica tranquillita
anni seguenti, mentre lo sfortunato
principe languiva in carcere, il villaggio, nuovamente investito dalla guerra,
` completamente.
si spopolo

Capinera = Zoologia della Sardegna


Capisbald, Arnaldo Cittadino algherese (sec. XIV). Nel 1370, negli anni in
` intenso si combatteva il secondo
cui piu
conflitto tra Pietro IVe Mariano IV, ebbe
il feudo di Urgeghe nella curatoria del
Figulinas, ma non riusc` a entrarne in
possesso proprio a causa delle operazioni belliche.

Capitan Famiglia sassarese (sec. XIV).


Le sue notizie risalgono al secolo XIV:
faceva parte delloligarchia di mercanti
` . Nel 1437 ottenne
che dominava in citta
` con
il riconoscimento della generosita
Matteo, valoroso uomo darmi che com al seguito di Alfonso V.
batte

Capitania generale Tribunale militare


nella sua qualita
`
presieduto dal vicere
di capitano generale delle truppe del
Regno. Aveva competenza a giudicare
dei reati dei militari di stanza in Sardegna e dei miliziani che eventualmente li
avessero commessi durante il servizio.
Aveva inoltre competenza a giudicare
sulle prede di guerra, le piraterie, le

rappresaglie e il contrabbando nonche


in tutte quelle materie che fossero state
sottratte al giudizio dei Consolati. Il col,
legio giudicante, oltre che dal vicere
era costituito dal reggente la Reale
Cancelleria, dallavvocato fiscale generale, da un giudice della Reale Udienza
e dal comandante della squadra delle
galere. Le sentenze della C.g. potevano
essere appellate presso la Reale

318

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 324

Capitoli di corte
Udienza, tribunale col quale peraltro
non di rado si verificavano conflitti di
` a funzionare ancompetenza. Continuo
che in epoca sabauda e nel 1816 le sue
funzioni vennero ulteriormente definite.

Capitano delle torri Ufficiale preposto


allamministrazione delle torri per la
difesa costiera. Posto al vertice della
Reale Amministrazione delle torri, era
nella
nominato direttamente dal vicere
sua funzione di capitano generale; per
esplicare le sue funzioni si serviva di
numerosi ufficiali subalterni ed era gerarchicamente superiore agli alcaidi
che governavano le singole torri lungo
le coste. Aveva il compito di visitare annualmente le torri e di verificarne lefficienza, provvedendo a tenerle sempre
`.
a un livello adeguato alle necessita

Capitano di Iglesias (o Capitano di Giustizia) Magistrato. Lufficio, la cui istitu-

zione risale al tempo della dominazione


pisana, con diverse competenze e denominazioni fu mantenuto fino al 1838,
anno in cui fu abolito. Le prime notizie
si leggono nel Breve di villa di Chiesa.
Come rappresentante del Comune, il c.
di I. aveva poteri molto ampi in materia
civile e militare, amministrava la giu` . Lufficio fu
stizia e difendeva la citta
mantenuto in periodo aragonese e spagnolo, quando il c. di I. divenne il rap`,
presentante del potere regio in citta
continuando a conservare notevoli poteri amministrativi, giurisdizionali e
militari piuttosto ampi, che spesso entravano in contrasto con i poteri del
Consiglio civico, cui spettava il governo
` . La magistratura fu mantedella citta
nuta anche dopo il 1720 al momento del
passaggio dellisola ai Savoia; i suoi poteri e i suoi requisiti furono definiti con
un pregone del 1760, i rapporti col Consiglio comunitativo regolamentati nel
1771. Nel 1807, con la costituzione delle
prefetture, lufficio fu temporanea-

mente soppresso e i poteri del c. di I.


` la
assunti dal prefetto. Nel 1821 pero
` fino
magistratura fu ricostituita e duro
al 1838.

Capitini, Aldo Pedagogista (Perugia


1899-ivi 1968). Formatosi alla Normale
` alla
di Pisa, dopo la laurea si dedico
carriera universitaria e allimpegno
sociale. Di profondi sentimenti antifascisti, fu tra gli ispiratori del nucleo
che, intorno alla Scuola Normale di
Pisa, diffuse il pensiero liberalsocialista negli ultimi anni del regime: ad alcune riunioni parteciparono anche i
sardi Giuseppe Dess` e Antonio Borio.
Sulla scia degli insegnamenti di Carlo
Rosselli e il programma politico di
` fu, nel settembre
Giustizia e Liberta
1943, tra i fondatori del Partito Italiano dAzione. Caduto il fascismo, nel
` i Centri di orientamento
1945 fondo
sociale, elaborando la dottrina della
non violenza come fattore di liberazione e la autogestione e la partecipazione come alternativa alla rivolu` per molti anni presso
zione. Insegno
` di Cagliari, animando anlUniversita
che in Sardegna il movimento pacifi` insieme ad Antonio Pista. Organizzo
gliaru una Marcia della pace che
raccolse unanimata partecipazione.
` di Perugia,
Trasferito allUniversita
` natale. Negli anni
mor` nella sua citta
del soggiorno sardo scrisse larticolo
` in Sardegna. La facolta
` di
LUniversita
Magistero, Rinascita sarda, V, 1957.

Capitoli di corte Nome con cui erano


definiti gli atti elaborati dai parla` simenti sardi. Sono il documento piu
` parlagnificativo dellintensa attivita
mentare che gli Stamenti svolsero nellarco dei quattro secoli del loro funzionamento (1355-1796). Conosciuti
come Capitula Curiarum, erano formalmente le richieste che gli Stamenti
in occasione
facevano al re o al vicere
`
della discussione del donativo, cioe

319

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 325

Capitoli di grazia
del tributo che la Sardegna, attraverso
i suoi rappresentanti riuniti in Parlamento, si impegnava a versare. Se approvati erano equiparati alla costituzione stessa del Regno e avevano forza
di legge, almeno fino a quando eventualmente non fossero stati abrogati. I
capitoli approvati direttamente dal re
con la sua formula si agisca secondo
la supplica avevano unefficacia immediata e diretta; quelli approvati dal
, invece, richiedevano un sucvicere
cessivo placet del sovrano. Avevano
forza di legge generale se emanavano
dai tre Stamenti congiunti, avevano invece forza di regolamento particolare
se emanavano da uno solo dei tre Sta` dimenti. I c. di c. riguardarono le piu
sparate materie, e per quanto non possano essere equiparati a un moderno
atto legislativo frutto della dialettica
democratica allinterno del Parlamento, riuscirono a dare risposte ad
`
alcune delle esigenze della societa
sarda; vanno cos` ricordati i c. di c.
che portarono alla istituzione delle
` , quelli che crearono i
Universita
Monti frumentari, che riordinarono il
notariato, che mitigarono le pene, che
regolamentarono il commercio del
grano e molti altri. Nel corso dei secoli
il moltiplicarsi dei c. di c. e la comples` e disorganicita
` del loro contenuto
sita
` di cufecero emergere la necessita
rarne la raccolta e di riordinarli secondo criteri razionali. La formazione
di una prima raccolta di c. di c., affidata a Francesco Bellit e pubblicata
nel 1572, contiene le determinazioni
adottate tra il 1421 e il 1558. Nel 1591,
a cura di Pier Giovanni Arquer, fu pub`
blicata una seconda raccolta piu
estesa e aggiornata, che comprendeva
anche i c. di c. concessi fino al 1585.
Nel 1645, infine, fu pubblicata una
terza raccolta curata da Giovanni Dexart. Da qualche anno il Consiglio re-

gionale della Sardegna sta procedendo alla pubblicazione integrale degli Acta Curiarum Regni Sardiniae, che
` di di una volta ultimata permettera
sporre della documentazione dellin` del Parlamento sardo.
tera attivita

Capitoli di grazia Atti normativi che


regolamentavano i rapporti amministrativi, giurisdizionali e patrimoniali
` dei suoi
tra il feudatario e le comunita
vassalli. Generalmente venivano concessi dal feudatario con atto di libera` in occasione della successione o
lita
erano il risultato di una trattativa tra
feudatario e vassalli in occasione
della soluzione di un contrasto o della
definizione dellammontare del donativo. Il testo, una volta approvato, veniva sottoposto periodicamente a revisione e in genere veniva ridiscusso
` del feudo
ogni volta che nella titolarita
subentrava un nuovo signore o quando
doveva essere votato il donativo. I testi
dei primi c. di g. risalgono al secolo XV,
ma nel corso del secolo XVI e soprattutto durante il XVII il loro uso divenne generalizzato, principalmente
nei grandi feudi retti da feudatari che
erano lontani o assenti. Il documento
quasi sempre veniva sancito con un
`
atto notarile che conferiva pubblicita
e certezza al suo contenuto e dunque,
almeno nellambito del feudo, aveva
forza di legge.

Capitta, Alberto Scrittore (n. Sassari


1954). A Sassari, dove vive e lavora, si
dedica dal 1981 al teatro di ricerca. Cofondatore di Ariele Laboratorio, ne
`
` direttore artistico, regista, attore. E
e
autore di vari testi teatrali, ma la noto` e lapprezzamento della critica
rieta
gli sono venuti dai suoi due primi romanzi, Il cielo nevica (Guaraldi, 1999) e
Creaturine (Il Maestrale-Frassinelli,
` stato anche segnalato al
2005), che e
premio letterario Porto Cervo.

Caplana, Berengario Cavaliere cata-

320

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 326

Capo Caccia
` sec. XVlano (Catalogna, prima meta
Cagliari 1473). Nel 1444 si trasfer` a Cagliari per esercitarvi le funzioni di
procuratore reale. Negli anni successivi fu tra i protagonisti di alcune spregiudicate operazioni di compravendita di feudi e operazioni di prestito
di ingenti somme che gli fruttarono no` la sitevoli profitti. Nel 1464 acquisto
gnoria di Mordedu in Marmilla; nel
` , del
1467 ebbe da Pietro di Besalu
quale era creditore, anche lufficio di
capitano e di amministratore dellintera contrada. Nel 1469, avendo com` , ebbe revocato
messo unirregolarita
lufficio di procuratore reale. Mor` a
Cagliari senza eredi nel 1473.

Capo Becco Miniera di manganese


nellisola di San Pietro. Situata a nord
` a essere sfruttata
di Carloforte, inizio
a partire dal 1870 da imprenditori
francesi; ben presto i lavori vennero
` di Capo
estesi alla vicina localita
Rosso, nellidea di poter sfruttare la
produzione lavorandola in loco e poi
smistando il prodotto finito in Francia.
Il progetto fall` e dopo pochi anni il
` a essere lavominerale estratto inizio
rato in Francia e in Italia. La produ` aumentando e nel corso
zione ando
` in mano
dei decenni successivi passo
a diversi imprenditori, tra cui i Bellegrande, che diedero un notevole impulso allo sviluppo degli impianti e fecero costruire un modesto villaggio attorno agli stabilimenti. Dopo il 1921
` al Kessel, un imprenditore
C.B. passo
` la miniera fino al
tedesco che sfrutto
` allAMMI, che con1937, quando passo
` a sfruttare il giacimento fino al
tinuo
` ai Kessel.
1950, anno in cui C.B. torno
` , gli imprenditori tedePoco dopo, pero
schi cedettero gli impianti alla famiglia Uccheddu, che prosegu` i lavori
`
fino al 1977. Attualmente la miniera e
dismessa e si pensa di sfruttare il villaggio a scopi turistici.

Capo Boi Promontorio che si stende nel


golfo di Cagliari lungo la strada di Villasimius a delimitare a ovest il golfo di
Carbonara. In posizione panoramica ri` stato oglevante, negli ultimi decenni e
getto di un disordinato sviluppo turistico realizzato attraverso alcuni insediamenti che hanno rischiato di comprometterne lequilibrio paesaggistico.

Capo Caccia Imponente promontorio


di calcare del Cretaceo che si protende in mare a breve distanza da Alghero delimitando la baia di Porto
Conte. Caratteristiche sono le sue pareti a picco, che producono un effetto
di grande suggestione. Come dimostrano i numerosi siti archeologici e
`
le grandi grotte di cui il promontorio e
ricco (la Grotta di Nettuno, la Grotta
Verde o dellAltare, la Grotta dei Ri` stato frequentato dalluomo
cami), e
` remote eta
` della preistofin dalle piu
ria.Era il Caput Hermaeum di Tolomeo: dallo spiazzo in cui culmina, ai
` stata aperta nel sepiedi del faro, e
condo dopoguerra una ripida scalinata di 656 gradini, che permette di arrivare per via di terra alla Grotta di
Nettuno, che sino ad allora si poteva
raggiungere solo via mare.

Capo Caccia Veduta della costa nei pressi del


capo.

La discesa della scalinata, giustamente


conosciuta come lEscala del Cabirol, la
` unesperienza
scala del capriolo, e

321

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 327

Capo Carbonara
emozionante, anche per la bellezza del
paesaggio di cui si gode, non inferiore a
quello che si apre davanti alla terrazza
superiore del Capo.

Capo Caccia Il grande promontorio che


chiude il golfo di Alghero ospita numerose
grotte, fra le quali la Grotta di Nettuno, una
` famose dEuropa.
delle piu

Capo Carbonara Promontorio granitico che si protende dallestrema


punta meridionale della costa orientale della Sardegna a delimitare a est
il golfo di Carbonara.

Capo Carbonara Il promontorio granitico


del capo `e una nota caratteristica del
paesaggio della costa intorno a Villasimius.

Capo Coda Cavallo Il promontorio, sulla


costa immediatamente a sud di Olbia, ospita
`
ora importanti attrezzature della ricettivita
turistica.

Capo Carbonara Cala Giunco.

Prende il nome dallantico insediamento punico-romano scomparso nel


Medioevo e attualmente rappresenta il
cuore dellarea marina protetta di Villasimius, istituita nel 1999.Il territorio
negli ultimi anni ha avuto un notevole
sviluppo turistico.

Capo Coda Cavallo Promontorio a sud


di Olbia lungo la strada che segue la costa orientale per San Teodoro. Si protende sul mare imponente proprio di
fronte alle isole di Tavolara e di Molara,
che contribuiscono a creare un pano-

322

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 328

Capo Falcone
` suggestivi di questo tratto
rama tra i piu
di costa orientale.
` stato interessato
Negli ultimi decenni e
da una notevole crescita turistica, soprattutto durante i mesi estivi, e da una
` di insediamenti di segrande quantita
conde case.

come Capo di sotto (Cabe jossu), istituita


nel 1324 dopo la conquista aragonese
del Regno di Sardegna. Comprendeva
buona parte dei territori che dopo la
sconfitta erano stati tolti al Comune di
Pisa e che avevano fatto parte dei giudicati di Cagliari e di Gallura. Autonoma e
non contigua territorialmente allaltra
circoscrizione, fu probabilmente costituita per motivi strategico-militari e affidata al governo di un funzionario che
portava il titolo di Governatore, dipendente direttamente dapprima dal governatore generale e a partire dal se.
colo XV dal vicere

Capodoglio = Zoologia della Sardegna

Capo Coda Cavallo Dal promontorio si gode


la vista straordinaria delle gigantesche pareti
calcaree di Tavolara.

Capo del Logudoro Circoscrizione territoriale, conosciuta anche come Capo


di sopra (Cabe susu), istituita nel 1324
dopo la conquista aragonese del Regno
di Sardegna. Virtualmente compren` apdeva buona parte dei territori gia
partenuti al Comune di Sassari e quelli
che costituivano il patrimonio feudale
dei Doria e dei Malaspina; tutte terre
che, nel corso della guerra di conquista
catalano-aragonese, erano state dichiarate facenti parte del Regnum Sardiniae a seguito dellomaggio prestato al
re dAragona dai loro antichi signori.
Autonoma e non contigua territorialmente alla circoscrizione meridionale,
probabilmente anchessa fu costituita
per motivi strategico-militari e affidata
al governo di un funzionario che portava il titolo di Governatore, dipendente
direttamente dapprima dal governatore generale e a partire dal secolo XV
.
dal vicere

Capo di Cagliari e Gallura Circoscrizione territoriale, conosciuta anche

Capo Falcone Il grande promontorio chiude


a nord-ovest il golfo dellAsinara
protendendosi verso la vicina isola.

Capo Falcone Promontorio che si protende dallultima propaggine delle coste occidentali dellisola di fronte alle

323

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 329

Capo Ferrato
isole Piana e Asinara. Separa il cosiddetto Mare di Fuori dal golfo dellAsinara. Posto in una situazione panoramica eccezionale, negli ultimi anni ha
avuto un grande sviluppo turistico, avviato fin dagli anni Cinquanta con la costruzione di un albergo dalla vasta facciata che abbraccia gran parte della rinomata spiaggia de La Pelosa.

Capo Ferrato Promontorio situato


lungo la costa orientale a pochi chilometri da Castiadas, che chiude a nord
la Costa Rei.
Capo Frasca Il lungo promontorio chiude a
sud il golfo di Oristano: la sua protezione ha
permesso di realizzare nel golfo un grande
porto commerciale.

Capo Galera, torre di Torre nei pressi


di Alghero a nord di quella di Poglina,
costruita tra il 1572 e il 1580 a spese
` per difendere il capo e la
della citta
spiaggia delle Bombarde; dotata di due
cannoni e servita da un alcaide, un artigliere e tre soldati, fu ripetutamente re` dal servizio nel 1867;
staurata e cesso
` di proprieta
` privata.
attualmente e

Capo Ferrato Allineamento di menhir sul


promontorio in territorio di Muravera.

Il suo territorio, un tempo quasi deserto, con la nascita di Castiadas e della


Costa Rei ha avuto un notevole sviluppo
turistico, che lo anima soprattutto durante i mesi estivi.

Capo Frasca Promontorio sabbioso che


delimita la parte meridionale del golfo
di Oristano lungo le coste occidentali
dellisola. Il suo territorio, scarsamente
`
popolato ma ricco di bellezze naturali, e
` sede di un poligono di esercitapero
zione per le forze aeree della NATO
che utilizzano la non lontana base di
Decimomannu. La dipendenza militare
` di sviluppo
ne condiziona le possibilita
turistico e quelle della pesca, che altrimenti sarebbero notevoli.

Capo Malfatano Il capo chiude tre insenature


sulla costa sud-occidentale: la spiaggia di
Perda Longa, la spiaggia di Tuarredda, la
peschiera di porto Malfatano.

Capo Malfatano Promontorio che si


trova lungo le coste sud-occidentali dellisola tra capo Spartivento e capo Teu` costituito da un picco roccioso di
lada. E

324

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 330

Capo SantElia
grande bellezza e di straordinario effetto, che domina linsieme di tre spiaggette della Costa del Sud, una delle
` detta porto Malfatano, dove e
`
quali e
una piccola peschiera. Il sito fu fre` e abquentato dalluomo nellantichita
bandonato nel corso del Medioevo; ha
conservato una sua selvaggia bellezza
che lapertura di una strada e il recente
sviluppo turistico non hanno per ora ancora incrinato.

Capo Malfatano, torre di (detta fortezza


di San Francesco) Torre costruita nel
1639 sulla punta del capo a unaltezza di
60 m sul livello del mare; controllava le
altre torri di Porto Scudo, Budello e Cala
Piombo ed era in contatto con quella di
Chia; dotata di tre cannoni, servita da un
alcaide, un artigliere e tre soldati, nel
` volte;
corso dei secoli fu restaurata piu
` il servizio nel 1847; e
` in discreto
cesso
stato di conservazione.

Idu, ricche di insediamenti turistici


che negli ultimi anni hanno determinato lo sviluppo (economico, ma soprattutto edilizio) di un territorio di tradizionale isolamento.

Capo Rosso Miniera di manganese situata nellisola di San Pietro a nord di


Carloforte, a poca distanza da quella di
` a essere sfruttata da
capo Becco, inizio
Edmondo Piot che nel 1877 ne ottenne
` la produzione,
la concessione e ne avvio
pensando di poterla sfruttare lavorando
in loco il prodotto e poi smistandolo finito in Francia. Il progetto fall` e pochi
` nelle mani
anni dopo la miniera passo
` operavano
degli imprenditori che gia
nella miniera di capo Becco e negli anni
successivi ne condivise le vicende.

Capo Sandalo Promontorio che si apre


lungo le coste occidentali dellisola di
San Pietro, facilmente raggiungibile da
Carloforte. Posto in situazione strategica
rispetto alle rotte del Mediterraneo sud` stato recentemente dotato
occidentale, e
di un impianto di radiofaro.

Capo Sandalo Costa dellisola di San Pietro


nei dintorni del capo.
Capo Mannu Lerto promontorio, in molti
tratti a picco sul mare, chiude a nord il grande
golfo di Oristano.

Capo Mannu Localita` dellOristanese


` sviluppata in
che recentemente si e
` dellomonimo capo che doprossimita
mina la distesa delle spiagge di Puzzu

Capo SantElia Promontorio calcareo


che si protende sul mare con i suoi 139
m di altezza, dividendo il golfo di Cagliari da quello di Quartu. Termina con
una caratteristica roccia a forma di gigantesca sella posta a picco sul mare,
detta appunto Sella del Diavolo, che domina linsenatura di Marina Piccola e la

325

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 331

Capo Spartivento
grande spiaggia del Poetto. Il sito era frequentato fin dal periodo preistorico da
popolazioni di cultura di Ozieri, le cui
tracce sono state trovate numerose nelle
` ricco. In periodo
grotte di cui il capo e
fenicio-punico vi sorgeva il santuario di
` le
Astarte Ericina; per la tarda antichita
fonti parlano dellesistenza di un villaggio abitato da cristiani addetti al lavoro
nelle saline (=) di Cagliari. Il sito, nel
` a essere decorso del Medioevo, torno
serto; incontrollabili leggende lo dicono
frequentato dalle navi dei corsari barbareschi che avrebbero trovato riparo
nelle molte calette naturali formate
dallo strapiombare delle sue rocce sul
mare. Nel corso del secolo XVI la posizione strategica ne fece oggetto di studi
da parte degli architetti militari: vi furono costruite alcune torri di avvistamento, che contribuirono a rinsaldare
` soprattutto
le difese di Cagliari. Fu pero
nel corso dei secoli XVII e XVIII, con la
costruzione della grande torre di Calamosca e dei fortini di SantIgnazio, che
` il carattere di posizione
il colle acquisto
fortificata, indispensabile complemento
dellintero sistema difensivo di Cagliari.
Quando nel febbraio del 1793 la flotta
francese comandata dallammiraglio
ville tento
` lo sbarco sulle
Truguet-Tre
rive del golfo di Cagliari, il forte SantIgnazio, affacciato a ovest sulla piana di
San Luca (Gliuc) dove avveniva lo
` con i suoi cannoni
sbarco, rappresento
una spina nel fianco per i francesi. Nel
` di essere una piazza1861 Cagliari cesso
forte, ma il territorio rimase in possesso
` aldel demanio militare che vi impianto
cune importanti caserme. Attualmente
` anla maggior parte del suo territorio e
` milicora sotto il controllo dellautorita
tare, e questo costituisce un problema
per il futuro sviluppo dellintera zona.

spiaggia e le dune di Chia. La sua mole


` dominata da un faro.
suggestiva e

Capo Spartivento La mole imponente del


promontorio (176 m sul livello mare) e`, subito
` piu
`
dopo Capo Teulada, lestremita
meridionale dellisola.

Di fronte alle sue coste, durante la seconda guerra mondiale, fu combattuta


una battaglia navale tra la flotta italiana e quella inglese per il controllo
del Mediterraneo occidentale, conosciuta appunto come la battaglia di c.S.

` di
Capo Sperone Veduta del litorale al di la
un muretto a secco.

Capo Spartivento Imponente promontorio che si stende lungo la costa sudoccidentale dellisola subito dopo la

Capo Sperone Promontorio che si


` meridionale delstende nella parte piu

326

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 332

Capoterra
lisola di SantAntioco e che si affaccia a
picco sul mare in un suggestivo scenario. Il suo territorio negli ultimi decenni ha avuto uno sviluppo notevole
in seguito alla costruzione di diversi
complessi per il turismo estivo.

Capoterra Comune della provincia di


`
Cagliari, sede della XXIII Comunita
montana, con 21 391 abitanti (al 2004),
posto a 54 m sul livello del mare a sudovest del capoluogo, sulle lievi alture
` e il
tra la zona industriale della citta
monte Arcosu. Regione storica: Campidano di Cagliari. Archidiocesi di Cagliari.
& TERRITORIO Il territorio comunale,
che ha una forma approssimativamente
romboidale, si estende per 68,25 km2 e
confina a nord con Assemini a nord, a
est con Cagliari e il mare dellomonimo
`ch e a ovest ancora
golfo, a sud con Sarro
con Assemini. Si trova sulle propaggini
granitiche del monte Arcosu e comprende altre cime tra cui il monte Conchioru (740 m) e Is Pauceris Mannu (720
` pianegm). Dallabitato fino al mare e
giante e adatto alle coltivazioni di vario
tipo, soprattutto in regione Tuerra,
forse sede di un grande delta fluviale
estinto. Nella parte est giunge fino agli
stagni di Cagliari. Il centro abitato si
` colletrova a 17 km dal capoluogo ed e
gato con autolinee anche con gli altri
centri vicini.
& STORIA Linsediamento piu
` antico
aveva origini romane e nel Medioevo
` a far parte del giudicato di Caentro
gliari incluso nella curatoria di Nora.
Dopo lo smembramento del giudicato
` ai della
di Cagliari, nel 1257 C. passo
Gherardesca che lo concessero ai Villana; alcuni anni dopo fu assalito da
una flotta genovese e fortemente danneggiato, per cui il Comune di Pisa
prese a governarlo direttamente. Dopo
la conquista aragonese il villaggio fu re` nel 1344 lo
stituito ai Villana che pero

vendettero a Timbora di Rocaberti moglie di Mariano IV. Scoppiata la prima


guerra tra Mariano IV e Pietro IV nel
1353 il villaggio fu assalito e distrutto
dalle truppe aragonesi. Timbora di Ro` che rimacaberti poco dopo cedette cio
neva del villaggio e i suoi territori ai
olas. Negli anni successivi di C.
Ros Ban
si perse memoria e il territorio si spo` completamente. Finita la guerra
polo
tra Aragona e Arborea, il territorio di
C. fu assegnato nel 1421 a Bernardo Ca ans, figlio dellultima Ros Ban
olas;
stan
nei decenni successivi si accese un con` di Cagliari
ans e la citta
flitto tra i Castan
per il diritto di esigere un tributo sul
bestiame che pascolava nel territorio;
dopo diverse vicissitudini nel 1494 fu
venduto allasta e acquistato da Ausia
Torrellas. I suoi discendenti nel 1655
avviarono il ripopolamento di C. e diedero impulso alla costruzione dellat` di patuale cittadina con una comunita
stori e contadini provenienti dal Gerrei. I Torrellas si estinsero alla fine del
secolo XVII aprendo una confusa fase
di controversie giudiziarie per la suc` riprese
cessione in cui entrarono a piu
le famiglie degli Otger, Machin e Vico
Zonza ai quali il feudo fu riconosciuto
nel 1730. Questi ultimi si estinsero nel
1801, per cui si apr` una nuova lite tra gli
` fiAmat e gli Zapata; nel 1832 C. passo
nalmente agli Zapata e a loro fu riscattato nel 1839. Dopo il riscatto fu incluso
nella provincia di Cagliari. Di questo
` la preziosa testimonianza di
periodo e
Vittorio Angius: Sono case 185 costrutte a mattoni dargilla crudi di
brutto aspetto, e nellinterno poco salu` ancora a vebri e comode; tra le quali e
dere parecchie delle capanne che accolsero i primi coloni. La popolazione
(anno 1835) sommava ad anime 820, distribuite in famiglie 70. Nascevano nellanno 30, morivano16, e si celebravano
matrimoni 7. Nelle ordinarie malattie

327

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 333

Capoterra
sono febbri periodiche, infiammazioni
ecc., e per esse, mancando lopera dei
medici e chirurghi, sotto quella di imperiti flebotomi alcuni succumbono nel
` . Molti [degli uomini] lavofiorir delleta
rano a provveder la capitale di legna
sottili e fascine, che vi mandano su i navicelli. Con essi alcuni uomini di Quarto
brucian legno e carbone, onde avvien
loro qualche lucro. Questo cresce con
la vendita della sala e dei guinchi che
in sulla estate tagliano o strappano
dalla Tuerra, e delle sanguisughe che
in grandissima copia prendono nelle
acque della medesima. Risiede in questa terra il delegato di giustizia con giurisdizione sopra Sarroco. Dal 1816 vi furon mandati in stazione de soldati di
fanteria. Alla istruzione elementare
` di cinque fanciulli.
non concorrono piu
` molto
Il territorio di questo comune e
esteso, in parte piano, in parte montuoso, con le roccie granitiche. Ai terreni vicini allabitato meglio si confanno le viti che i cereali. Si seminano
starelli di grano 350, dorzo 500, di fave,
civaie [legumi], e lino piccola misura.
Bestiame. Nel manso si numerano buoi
150, cavalli 30, giumenti 140. Nel rude,
vacche 400, cavalle 200, pecore 3000, capre 4000, porci 1000. Il latte e il formaggio smerciasi nella capitale. Le arnie
sono coltivate in alcuni orti. Nella se` del secolo XIX leconomia
conda meta
del paese si basava soprattutto sullallevamento del bestiame, ma erano fiorenti anche la coltivazione dei cereali
e della vite. Alcuni abitanti di C., in crescita demografica agli inizi del Novecento, trovarono lavoro nella miniera
` frandi ferro di San Leone, di proprieta
in, noto ancese e diretta da Leon Gou
che per la sua passione per larcheologia. Intorno al 1925 lapertura delle saline di Macchiareddu diede a molti terralbesi lavoro e un certo reddito, utile a
superare i momenti di crisi, soprattutto

nel secondo dopoguerra. Lo sviluppo


` rivolto alla costa dove
attuale di C. e
stanno sorgendo notevoli insediamenti
turistici.
& ECONOMIA Leconomia di C. e
` basata
principalmente sullagricoltura, vi
sono particolarmente sviluppate lorti` sede anche
coltura e la frutticoltura. E
` industriali e
di alcune piccole attivita
di alcune imprese edili che sfruttano
lespansione delle zone residenziali
`
complementari a Cagliari. Altra attivita
` costituita dalla rete comsignificativa e
` invece persa la memoria
merciale. Si e
` che gli abitanti di
dellintensa attivita
C. svolgevano nei boschi dove producevano carbone e raccoglievano legna da
ardere che inviavano al capoluogo via
mare attraverso il porticciolo di Maddalena (Porto Botte). Questo insedia` stato la base per le attivita
` lemento e
` sede di guargate al turismo. Servizi. E
dia medica, di farmacia, di scuole di
ogni ordine e grado e di servizi bancari.
Possiede la Biblioteca comunale, 3 alberghi con 56 posti letto, 2 aziende agrituristiche con 19 posti letto, 8 ristoranti
e un Centro Ippico.
& DATI STATISTICI Al censimento del
2001 la popolazione contava 20 445
` , di cui stranieri 152; maschi
unita
10 371; femmine 10 074. La tendenza
complessiva rivelava un deciso aumento della popolazione, con morti per
anno 116 e nati 205; cancellati dallanagrafe 485; nuovi iscritti 1052. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 99
in miliardi di lire; imponibile medio
IRPEF 21 088 in migliaia di lire; versamenti ICI 6244; aziende agricole 534;
imprese commerciali 455; esercizi pubblici 42; esercizi allingrosso 2; esercizi
al dettaglio 208; ambulanti 68. Tra gli
indicatori sociali: occupati 4729; disoccupati 621; inoccupati 1465; laureati
496; diplomati 2355; con licenza media
5426; con licenza elementare 4123;

328

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 334

Capoterra
analfabeti 543; automezzi circolanti
6626; abbonamenti TV 3514.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel
territorio di C. si trova limportante insediamento prenuragico di Cuccuru
Ibba: vi sono stati individuati anche alcuni nuraghi e in particolare quelli di
Cuccureddus, Domu de Sau de is Orcus,
`
Domus is Antigus. In alcune localita
montane come Bidda Mores sono stati
trovati ruderi di necropoli che risalgono al periodo punico-romano (sec. II
a.C.).
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il tessuto urbano tradizionale, caratterizzato dalla presenza
di grandi case che si affacciano con le
loro corti chiuse da ampi portali alle
strade del centro, nel corso degli ultimi
` stato soffocato da unedilizia
decenni e
disordinata, mossa dalla grande crescita demografica. Tuttavia in certi
punti conserva ancora un certo fascino,
soprattutto in alcune palazzine e nella
bella chiesa di SantEfisio, parrocchiale dedicata al patrono della cittadina che, quando nel 1655 era stata ricostruita e ripopolata, si chiamava Villanuova SantEfisio di C. La chiesa fu costruita in quello stesso 1655 in forme
che ricordano il gotico-aragonese con
linterno a tre navate scandite da archi
a sesto acuto decorati da rosoni e arricchite da cappelle laterali. Nella terza
domenica di maggio vi si svolgono i festeggiamenti in onore del santo. Altro
interessante sito che permette di comprendere la storia e le tradizioni del vil` Su Loi (torre degli Ulivi). Nella
laggio e
` prospiciente il mare recenti
localita
scavi hanno permesso di individuare i
resti di una grande villa romana del secolo IV. Poco oltre sorge la torre degli
`e
Ulivi, situata nella omonima localita
posta in vista delle altre torri del sistema difensivo di Cagliari. Costruita
nel 1578 in forma troncoconica, con

unaltezza di 8 m e un diametro di 6,50


m, era adibita alla sorveglianza della
costa. Nel 1780 e nel 1819 fu restaurata
e nel 1843 definitivamente posta in disarmo. Di particolare interesse per la
dimensione urbanistica che sta assu` il complesso di Poggio dei
mendo e
Pini, villaggio residenziale situato in
regione Su Linnarbu lungo la valle di
Santa Barbara. Il villaggio fu realizzato
a partire dal 1960 sulla base di una lottizzazione e vi sono state costruite ville
` saresidenziali con il criterio della citta
tellite rispetto alla vicina Cagliari. At` densamente popotualmente il sito e
lato, amministrato da un condominio
che va dotando il borgo di alcuni servizi
` colliessenziali. Nella amena localita
nare di punta sa Menta, sempre a Poggio dei Pini, ha sede losservatorio
` di Caastronomico dellUniversita
` anche la
gliari. Di notevole interesse e
chiesa campestre di Santa Barbara, posta a monte del paese, con la vista dellintero golfo degli Angeli. Da una targa
studiata durante il restauro effettuato
nel 1986, risulta che il santuario risale
al 1291 e fu costruito per iniziativa del
monaco pisano Gallo, eremita in quella
zona e divenuto poi arcivescovo di Ca` preceduta da un
gliari. La chiesetta e
porticato con un piccolo campanile a
vela, oltre il quale si trova lingresso in
una parte laterale in cui sono scavate
un gran numero di coppelle.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra le
` antiche
feste che si riallacciano alle piu
` e
` quella di
tradizioni della comunita
SantEfisio, che durante lanno viene ricordato in maniera ricorrente a cominciare dal 15 gennaio quando nella
chiesa parrocchiale ne viene rievocato
il martirio. Quando poi il 1 maggio,
dopo la grande sfilata che si svolge a Cagliari, la statua di SantEfisio transita
lungo la litoranea in direzione di Pula,
una delegazione di cittadini si reca a

329

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 335

Capo Testa
Santa Maddalena dove leffigie compie
una sosta e la onora con particolare so` . Infine altro momento di festa
lennita
solenne in onore del santo si celebra il
15 maggio con un nutrito programma di
manifestazioni. Nellultima domenica
` Scapizzada dove
di giugno in localita
sorge la piccola chiesa di Santa Barbara
si svolge la festa in onore della santa
tenendo fede alla leggenda secondo la
` sarebbe avvequale in questa localita
nuto il martirio. Per loccasione la statua della santa, acconciata con una tunica verde e con la ferita del martirio
visibile sul collo, viene posta su una
portantina e accompagnata in forma solenne dalla popolazione alla chiesetta.
In questa occasione si cantano i goccius
in suo onore. Nellultima domenica di
settembre si festeggia per tre giorni e
` San Gerocon particolare solennita
lamo. La festa sembrerebbe essere legata alle origini del nuovo villaggio che
` di Gerofu fondato appunto per volonta
lamo Aragall.

anni Sessanta del Novecento soltanto


da pochi contadini-pastori che vivevano dei pochi prodotti della terra e
` di pescare nelle antidella possibilita
stanti Bocche di Bonifacio. La particolare posizione di c.T., con i suoi due
grandi golfi alternativamente protetti
dai dominanti venti del nord o da quelli
` allo
meno frequenti del sud, ispiro
stesso Garibaldi lidea di acquistarlo.
` poi su
Come si sa, il Generale si oriento
Caprera, pare preoccupato dellatteggiamento fortemente ostile dei pastori
che consideravano ormai come cosa
propria i pur magri pascoli di c.T. Il granito disegna piccole cale di scogli e sabbia molto conosciute: Porto Zino, Cala
` conosciuta Valle
Spinosa, e lancora piu
della Luna, da qualche decennio sito
esclusivo di drop-outs di dipressoche
versa provenienza. Lo stesso granito fu
conosciuto dai Romani (si vede ancora
una cava abbandonata con abbozzi di
colonne) e i Pisani ne trassero materiale per il loro Duomo (mentre non
viene accettata la tradizione secondo
cui qui si vedono le colonne del Pantheon, secondo la dizione della cosiddetta Carta degli Ingegneri piemontesi,
1775).

Capo Testa Cala Spinosa. Il piccolo


promontorio ospita numerose spiaggie: la
sabbia si alterna qui a cascate di granito.

Capo Testa Spettacolare promontorio


granitico unito alla terraferma da una
sottile striscia di sabbia che chiude la
` di
baia di Santa Reparata in prossimita
` di 127 m
Santa Teresa Gallura. Alto piu
sul livello del mare, era abitato sino agli

Capo Testa Il promontorio `e famoso anche per


le fantastiche forme che il granito vi ha assunto
sotto la forza del vento e del mare. Sculture del
tempo nel paesaggio.

` molto frequentato destate,


Oggi c.T. e
anche per i vasti insediamenti di ville e

330

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 336

Cappero
alberghi sulle rive della baia di Santa
Reparata. Sul breve territorio sono
nate ville e ristoranti e un complesso di
seconde case. Sullestrema punta di c.T.
esiste un faro costruito nella seconda
` dellOttocento; in basso il mare si
meta
frange su uno straordinario ammasso di
` leggenda abrocce granitiche che e
biano ispirato lo scultore inglese Henry
Moore.

stato incluso nellufficio di segreteria


` stato riconferdel Consiglio. Nel 2004 e
mato consigliere regionale per la XIII
legislatura.

Cappai, Gabriele Sociologo (n. Carbonia 1956). Vive in Germania dalla fine
` professore di Sodegli anni Settanta. E
` di Erlangen
ciologia presso lUniversita
e in quella di Bayreuth. Da qualche
anno collabora come professore a con` di Sassari e con
tratto con lUniversita
quella di Trento. Suoi articoli sono stati
pubblicati su alcune prestigiose riviste
scientifiche; allemigrazione sarda ha
` , migrazione e
dedicato il saggio Identita
` , Quaderni bolotanesi,
modernita
XXI, 1995.

Cappai, Loredana Archeologa (n. Ca-

Capo Testa Posto al limite orientale del golfo


dellAsinara, il promontorio `e anche la porta
dingresso delle Bocche di Bonifacio.

gliari, sec. XX). Dopo aver conseguito


` specializzata in
la laurea in Lettere si e
Archeologia. Studiosa della ceramica
punica, nel 1984-85 ha collaborato con
Carlo Tronchetti negli scavi di via
Brenta a Cagliari. Tra i suoi scritti: Le
anfore messaliote; La ceramica fenicia e
punica: considerazioni generali (con I.
Chessa); Le ceramiche fenicie puniche:
le forme chiuse, tre capitoli in Lo scavo
di via Brenta a Cagliari, supplemento
dei Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e
Oristano, 1992.

Cappellino, Rocco Architetto militare


Cappai, Antonio (detto Nello) Impiegato,
consigliere regionale (n. Guamaggiore
1951). Impiegato nel settore sanitario,
` sempre interessato della vita polisi e
tica del suo paese natale e della sua
` stato eletto
zona. Militante della DC e
consigliere comunale di Guamaggiore
` stato assessore,
dal 1975 e in seguito e
vicesindaco e dal 1994 sindaco. Con la
crisi della DC ha aderito al CCD, arrivando a ricoprirvi importanti incarichi,
` stato eletto consigliere ree nel 1999 e
gionale nel collegio di Cagliari per la
`
XII legislatura, nel corso della quale e

(Cremona, inizi sec. XVI-?, seconda


` sec. XVI). Giunse in Sardegna nel
meta
1552 chiamatovi da Carlo V col compito
di migliorare le difese nelle piazzeforti
dellisola. Tra il 1553 e il 1568 provvide
alla ristrutturazione delle fortificazioni
di Cagliari e alla costruzione del bastione di Santa Croce. Negli stessi anni
` nella redazione di una carta
si impegno
geografica della Sardegna, che com` nel 1577.
pleto

Cappero Piccola pianta arbustiva della


famiglia delle Capparidacee (Capparis
spinosa L.). I rami, spinosi e ricadenti,

331

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 337

Capra
sono coperti di foglie rotonde e consistenti; i fiori, che fioriscono allinizio
dellestate, sono lungamente peduncolati, bianchi, vistosi per gli stami allungati e colorati; il frutto, una bacca rossiccia ovale, contiene semi neri. Diffusa
allo stato spontaneo, specie nel sud dellisola, cresce sui muri e sulle scarpate
calcaree. A Cagliari piante di c. coprono
con i lunghi rami le pareti del colle di
Castello, creando, nel periodo della fioritura, una caratteristica macchia di
verde e di bianco. La pianta viene coltivata per la produzione di capperi (che
sono i boccioli immaturi e non i frutti)
da conservare sotto sale o sottaceto; la
` officinali: in decorteccia ha proprieta
` digestiva, diuretica e rinfrecotto e
` antinfiammatoria
scante, in unguento e
pparas
e antidolorifica. Nomi sardi: ta
ppari (sassarese). [MA(campidanese); ta
RIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Cappero Pianta diffusa allo stato spontaneo


soprattutto nel sud dellisola, il cappero ha
rami spinosi e ricadenti, coperti di foglie
rotonde.

navi gli permisero di avere contatti con


altri porti del mar Tirreno e di estendere la rete dei suoi commerci. Per facilitare il collegamento tra le sue cantine, situate a Quartu SantElena e nel
` un sistema di
porto di Cagliari, sviluppo
trasporti ferroviari da cui nacquero le
Tramvie del Campidano.

Capra, Arnaldo Bibliotecario (n. sec.


XX). Nel 1894 fu nominato direttore
della Biblioteca Universitaria di Ca`
gliari, che resse fino al 1928. Si impegno
in una basilare opera di rinnovamento
della classificazione del materiale librario e di acquisizione di strutture e
di nuovi locali. Uomo di vasti interessi
e di profonda cultura, si inser` nellam` e nel 1905 fu nobiente colto della citta
` storica
minato segretario della Societa
sarda. Nel 1925 fu chiamato a insegnare
` di Cagliari e nel
tedesco allUniversita
` il suo lavoro presso la biblio1928 cesso
teca. Tra i suoi scritti principali Per la
storia del libro in Cagliari, in Per la storia
del libro in Italia nei secoli XV e XVI,
1900; Notizie storiche bibliografiche e statistiche nella biblioteca governativa di
Cagliari nel 1898, 1900; Unantica edizione della Carta de Logu, Bibliofilia,
1901; A proposito della prima edizione
della Carta de Logu, Bullettino bibliografico sardo, III, 1903; Inventari degli
argenti, libri e arredi sacri delle chiese di
Santa Gilla, di San Pietro e di Santa Maria di Cluso, Archivio storico sardo,
III, 1907; Le fortificazioni di Cagliari secondo un cronista del sec. XVII, Archivio storico sardo, V, 1909.

Capra, Marzocco Religioso (?, inizi sec.


Capra, Amsicora Imprenditore cagliaritano (Cagliari 1864-ivi 1930). Nel 1887
` la ditta Capra e Capra che ben
fondo
presto fu tra le maggiori del nascente
processo di industrializzazione della
` . Egli infatti avvio
` lesportazione
citta
del vino sardo in Francia servendosi di
` ; le
una piccola flotta di sua proprieta

XIV-Bisarcio 1348). Vescovo di Bisarcio


dal 1342 al 1348. Ordinato sacerdote, fu
nominato canonico del capitolo di Bisarcio. Alla morte del vescovo Comita
fu creato a sua volta vescovo nel 1342;
` la diocesi nei difficili anni
governo
della guerra tra Genova e Aragona.

Capraia Famiglia toscana (secc. XI-

332

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 338

Capraia
XIII). Le sue notizie risalgono al secolo
XI; era in effetti un ramo della potente
famiglia feudale fiorentina dei conti
Alberti. Prese il nome dal castello di
Capraia che gli Alberti fecero costruire
in Valdarno e che divenne la loro residenza principale. Le continue guerre
tra i feudatari e i Comuni resero poco
sicura la permanenza in Toscana, per
cui alcuni di essi si stabilirono in Sarde` del secolo XIII,
gna nella prima meta
fermandosi a Oristano dove avevano
avuto delle terre. In effetti i Capraia
erano legati ai Visconti di Gallura e li
avevano seguiti nella fase della loro
ascesa in Sardegna proprio agli inizi
del secolo. Raggiunsero il culmine
della potenza quando nel 1257 presero
parte alla spedizione contro il giudicato
di Cagliari e, dopo la vittoria, nel 1258
ottennero un terzo dei territori. Nello
stesso periodo ebbero anche il condominio del giudicato dArborea; si estin` , entro la fine del secolo.
sero, pero

Capraia, Anselmo I Conte pisano (Sardegna, fine sec. XII-Oristano?, 1256). Figlio del conte Ugo, nato probabilmente
alla fine del secolo XII da una gentildonna sarda che aveva sposato il padre
dopo essere rimasta vedova del giudice
Pietro I dArborea, si stabil` a Oristano.
Unitamente a suo fratello Bertoldo possedeva la signoria di Usellus, probabilmente ereditata dalla madre dopo la
morte di Guido Burgundione nel 1237.

Capraia, Anselmo II Conte pisano (Ori` sec. XII-Pisa 1287).


stano?, prima meta
Figlio di Bertoldo e nipote del giudice
Guglielmo, dopo la rovina della sua fa` a Pisa, dove
miglia a Oristano si sposto
prese parte alle fazioni che insanguina` negli anni che precedetrono la citta
tero e seguirono la morte del conte Ugo pero
`
lino ai cui figli era legato. Poiche
era sposato con una Della Gherardesca
del ramo gherardiano, fu sospettato di
aver fatto uccidere Ugolino e nel 1287 fu

fatto a sua volta assassinare da Capuana da Panico, vedova del conte.

Capraia, Bertoldo Signore di Usellus


` sec. XIII-Oristano,
(Pisa, prima meta
dopo 1250). Fratello di Anselmo I e padre di Anselmo II, giunse in Sardegna
con suo fratello e nel 1237 unitamente a
` della signoria di
lui raccolse leredita
Usellus e di altre piccole terre.

Capraia, Guglielmo Giudice di fatto


dArborea (Pisa, inizi sec. XIII-Sardegna 1264). Figlio del conte Ugo, raggiunse i fratelli Anselmo e Bertoldo a
Oristano, dove si fece apprezzare nella
corte giudicale. In poco tempo divenne
il pupillo e luomo di fiducia del giudice
Pietro II dArborea e quando nel 1241 il
giudice mor` divenne il tutore del giovane Mariano II. Il suo potere crebbe
rapidamente e ben presto prese a esercitare le funzioni di giudice di fatto, divenendo il vero padrone del piccolo
` una politica marcatastato. Adotto
mente filopisana e favor` con ogni
mezzo la penetrazione del Comune dellArno in Arborea; nel 1250 ebbe dal
papa il riconoscimento dei suoi diritti
al trono dArborea, ma pochi anni dopo
la corona de Logu, in contrasto con lui,
riconobbe gli stessi diritti al giovane
Mariano II. La nuova situazione non
il gioscalf` il suo potere, anche perche
vane principe arborense si mostrava
docile e sottomesso. Nel 1258, dopo
aver preso parte alla occupazione del
giudicato di Cagliari, ottenne la signoria di un terzo del territorio di quel regno; lanno dopo assal` il Logudoro, cercando di togliere ai Doria alcuni territori. Al culmine della potenza costrinse
Mariano II a riconoscere il suo figlio
` come condomino
primogenito Nicolo
dArborea, ma mor` poco dopo.

Capraia, Guisiana Giudicessa (sec. XII1214). Figlia del conte Rodolfo Burgundione, divenne la seconda moglie del
giudice Guglielmo di Massa Cagliari.

333

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 339

Capraia

` Condomino dArborea
Capraia, Nicolo
` sec. XIII-ivi
(Oristano?, prima meta
1270). Figlio di Guglielmo, suo padre
poco prima di morire lo fece proclamare condomino dellArborea e costrinse Mariano II a riconoscerne i diritti. Quando nel 1264 Guglielmo mor`,
fu proclamato condomino dArborea,
ma cadde in bal`a di Mariano II che nel
` di lui facendolo impri1268 si sbarazzo
gionare. Mor` in prigione.

Capraia, Rodolfo Figlio del conte


Guido Burgundione (Pisa?, inizi sec.
XIII-Sardegna?, 1250). Cugino dei pre` i Visconti
cedenti, anche lui assecondo
nella loro penetrazione in Sardegna e
ne ottenne terre e benefici, soprattutto
nel giudicato dArborea dove i suoi pa` non
renti si erano stanziati. Egli pero
seppe conservare questo patrimonio.

Caprara, Roberto Archeologo (n. Massafra 1930). Dopo la laurea in Lettere si


` specializzato in Archeologia; entrato
e
nella carriera delle Soprintendenze, ha
lavorato presso la Soprintendenza ar` specialista del
cheologica di Sassari. E
periodo tardoromano e altomedioevale. Tra i suoi scritti: Nuoro. Collezione
Biblioteca comunale S. Satta. Materiali
` alto-medioevale, in La Sardegna
di Eta
centro-orientale dal Neolitico alla fine
del mondo antico, Catalogo della mostra, 1978 (nello stesso volume, Reperti
metallici altomedioevali, La collezione
Cabras a Orosei, con Fulvia Lo Schiavo
e Alberto Moravetti); Anelli antichi e sigilli medioevali, in Contributi su Giovanni Spano 1803-1878, 1979; La ricerca
archeologica nellarea dei comuni di Perfugas, Bulzi, Martis e Laerru (con Rubens DOriano, F. Lo Schiavo e G. Pitzalis), in La settimana dei beni culturali.
Guida alle mostre, 1979; Tomba di giganti
di Thomes. Materiali medioevali, in Dorgali. Documenti archeologici, 1980 (nello
stesso volume, Documenti archeologici
medioevali e Grottone di Codula Fuili);

Due chiese rupestri altomedioevali nella


Sardegna settentrionale, Nuovo Bullettino archeologico sardo, I, 1984, 1986;
La necropoli di SantAndrea Priu di Bonorva, 1986; Sassari. Preistoria della
` , le testimonianze archeologiche
citta
tardo-antiche e altomedioevali in Gli Sta` , istitututi sassaresi. Economia, societa
`
zioni a Sassari nel Medioevo e nellEta
Moderna. Atti del Convegno di studi Sassari 1983 (a cura di Antonello Mattone e
` altomeMarco Tangheroni), 1986; LEta
dioevale nel territorio del Logudoro Mejlogu, in Il nuraghe di S. Antine nel Logudoro Mejlogu, 1988; Olbia. San Teodoro.
Monete bizantine, in Il suburbio della
` in Sardegna. Atti del III Convegno
citta
di studio sullArcheologia tardoromana
ed altomedioevale in Sardegna Cuglieri
1986, 1986 (nello stesso volume, Siligo.
Santa Maria di Mesumundu e Mulargia.
`
Capitelli tardoantichi); Il territorio. LEta
altomedioevale, in Sassari le origini,
` . LEta
`
1989 (nello stesso volume La citta
altomedioevale); Tipologie tombali
presso le chiese rupestri, in Le sepolture
in Sardegna dal IV al VII secolo. Atti del
IV Convegno di studio sullArcheologia
tardoromana e altomedioevale, 1990; Le
chiese rupestri medioevali della Sardegna, Nuovo Bullettino archeologico
` bizansardo, 3, 1990; Porto Torres in eta
tina, in Porto Torres e il suo volto, 1992;
` e medioLa Gallura tra tarda antichita
evo. Appunti da una ricerca, in Archeologia del territorio. Territorio dellArcheologia. Un sistema informativo territoriale orientato sullarcheologia della regione ambientale Gallura, 1996.

Caprera Isola dellarcipelago della


Maddalena. Posta a est dellisola della
Maddalena tra la Sardegna e la Corsica
ha una superficie di 15,75 km2. Nella
` attraversata da
sua parte orientale e
una dorsale rocciosa e poco accessibile,
` costituita da
nella parte occidentale e
ampie distese digradanti, ricche di pi-

334

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 340

Caprera
nete, di pascoli e di aree per lagricoltura. Era probabilmente la Phintonia di
Tolomeo; abitata in epoca romana, con
` e rimase
il crollo dellImpero si spopolo
per secoli disabitata. Nel 1767 con una
fulminea azione fu occupata militarmente da una spedizione del governo
sabaudo e annessa con le altre isole dellarcipelago al Regno di Sardegna. Nel
1793 fu uno dei teatri del tentativo di
sbarco francese a La Maddalena, respinto grazie al valore di Domenico Millelire.

mana e provato dalla recente morte di


sua moglie Anita, fu attirato dallambiente dellisola. Tornato dallAmerica,
nel 1855 vi si stabil` e grazie a un lascito
del fratello riusc` ad acquistare quasi la
` dellisola, costruendovi una casa e
meta
impiantandovi unazienda agricola.
` lisola nel 1859 per prendere
Egli lascio
parte alla seconda guerra di indipendenza e alla spedizione dei Mille, e di
` nel 1862 e nel
nuovo se ne allontano
1867 per le sfortunate imprese dellAspromonte e di Mentana. Da quel momento vi risiedette stabilmente fino
alla morte, avvenuta nel 1882. Lisola
` allora agli eredi e nel 1910 fu
passo
unita alisola della Maddalena mediante un ponte di ferro.

Caprera Il busto del Generale, che qui visse


dal 1855 fino alla morte (1882), e` opera dello
scultore Leonardo Bistolfi.

Nei primi decenni del secolo XIX fu frequentata da pastori che vi svilupparono
lallevamento delle capre. In seguito vi
acquistarono alcuni terreni i Collins,
cittadini inglesi che nel 1855 ne vendettero parte a Giuseppe Garibaldi. Il Generale aveva visto lisola per la prima
volta nel 1849, mentre veniva portato in
esilio fuori dal Regno di Sardegna; reduce dalla fine della Repubblica Ro-

Caprera Nei primi anni della nascita del


` un animato
turismo lisola di Garibaldi ospito
diterranee.
camping del Club Me
& COMPENDIO GARIBALDINO C. conserva linsieme degli edifici che attraverso il tempo ospitarono Garibaldi e

335

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 341

Capriata
` la cola sua famiglia. Il centro ideale e
siddetta Casa Bianca, affacciata su
un breve cortile dominato dal grande
` il giorno
pino che il Generale pianto
della nascita della sua figlia Clelia. La
casa fu costruita gradualmente: il
primo corpo, costituito da tre ambienti,
attualmente posto nella parte sud del
cortile, fu costruito dallo stesso generale, aiutato dal figlio Menotti e da alcuni amici prima del 1856; a questo,
poco tempo dopo, su un terreno comprato dagli amici maddalenini Susini,
aggiunse una casa prefabbricata in legno fatta arrivare da Nizza. Entro il 1861
fu costruita la Casa Bianca, un edificio quadrato in blocchetti di granito legati con calce e intonacati allesterno e
allinterno. Questo edificio, che divenne la dimora della famiglia, era concepito come una serie di camere intercomunicanti articolate intorno a un ambiente centrale senza finestre che ospitava la scala di accesso alla terrazza,
realizzata in modo da poter raccogliere
lacqua piovana, come nelle case latinoamericane. Nel 1880 ledificio venne
ampliato con linnesto sullala nord di
un grande ambiente destinato a soggiorno, e che fu invece la camera dove
Garibaldi prefer` trascorrere gli ultimi
giorni della sua vita. Attorno alla Casa
Bianca sorsero altri corpi aggiunti affacciati sul cortile interno, in particolare la stalla, labbeveratoio, il canile,
la Casa in ferro (altro prefabbricato realizzato in Inghilterra con le pareti foderate in lamina di ferro, che ospitava un
certo numero di ambienti per i collaboratori e per la segreteria). Il Compendio
` completato da alcuni logaribaldino e
cali di servizio e dallarea delle tombe
dei membri della famiglia. Dopo la
morte del Generale la casa e le sue dipendenze passarono alla Marina che ne
` la manutenzione fino al 1976, anno
curo
in cui il Ministero della Marina lo ce-

dette al Ministero per i Beni culturali,


` in museo, inaugurato
che lo trasformo
nel 1978.

Caprera La Casa Bianca in una litografia


`
a colori di Carlo Perrin (seconda meta
dellOttocento).

Capriata, Pietro Giovanni Giureconsulto (Genova, fine sec. XVI-ivi, dopo


1660). Accusato di aver preso parte alla
congiura ordita per sottomettere Genova ai Savoia, nel 1628 fu costretto a
fuggire. Rifugiatosi in Spagna, divenne
consigliere legale dellambasciatore
rientrare in
spagnolo a Genova e pote
Italia solo nel 1633. Tornato nella sua
` alla stesura della sua
patria, si dedico
monumentale Historia sopra i movimenti darme successi in Italia. Una sua
consulenza legale riguarda la Sardegna, e in particolare la rivendicazione
del feudo di Gioiosaguardia da parte di
Ildefonso Aragall, Consultatio feudalis
pro D. Ildephonso de Aragall Gualbes et
Zun
iga marquione de Palmas in regno
Sardiniae super libera facultate disponendi de feudo Castri de Joiosa Guardia,
stampato a Cagliari nel 1650.

Caprifico = Fico
Caprifoglio (o madreselva) Pianta rampicante della famiglia delle Caprifogliacee (Lonicera implexa Ait.). Sui lunghi
fusti le foglie sono senza picciolo, opposte, di forma ovata-arrotondata. I fiori,

336

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 342

Capu Abbas
terminali, tubulari e profumatissimi,
vanno dal rosa intenso al giallo chiaro
` una
via via che maturano; il frutto e
bacca rossa leggermente allungata. Fiorisce da febbraio a marzo e ricopre con i
suoi fusti intricati la macchia e gli arbusti, anche allinterno dai boschi, nei
` soleggiati. Nomi sardi: Capripunti piu
la (gallurese), Barangiu
vuddu, Vitio
(sassarese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Caprifoglio I caratteristici fiori bianchi.

Caprino, Antonello Avvocato, giornalista, deputato al Parlamento (Sassari


1886-Roma 1954). Conseguita la laurea
` allesercizio della
in Legge si dedico
professione di avvocato e al giornalismo. Nel 1914 divenne segretario dellAssociazione nazionalista italiana e
fu tra i maggiori sostenitori dellintervento; scoppiata la guerra, fu valoroso
combattente, venne ferito e decorato.
` proNel dopoguerra riprese lattivita
fessionale e quella politica, divenendo
` decisi propugnatori dellaluno dei piu
leanza tra nazionalisti e fascisti; nel
1922 favor` lingresso di Mussolini a
Roma e la fusione tra i due movimenti.
Fu membro del Gran Consiglio del Fascismo dal 1923 al 1925; negli stessi anni
fu nominato Alto Commissario politico

` per la fuper la Sardegna e si adopero


sione dei sardisti con i fascisti. Nel 1924
` a Sassari il quotidiano LIsola e
fondo
fu eletto deputato per la XXVII legislatura. Riconfermato per le legislature
successive, nel 1939 fu chiamato a far
parte della Camera dei Fasci e delle
Corporazioni. Caduto il fascismo, fu incarcerato per breve tempo.

Caprino, Lorenzo Scultore (Sassari,


` sec. XIX-Roma?, dopo 1902). Stumeta
` a Roma, dal 1891 al 1893 allAccadedio
mia di Belle Arti dove si distinse tanto
tra gli allievi ha scritto Maria Grazia
Scano che il prof. Rosa volle inventare
per lui un premio straordinario. Tornato a Sassari, colp` per un Pizzinu pizzoni in gesso e subito dopo con un Fanciullo cieco, soggetti entrambi tipici del
verismo meridionale, andati perduti.
` forse Il genio seduto
Il suo capolavoro e
davanti alla tomba di Angelica Pietri Azzati nel cimitero di Sassari: Nella` delladolecerba, ambigua femminilita
scente alato, serpeggia una vena di ero` decisamente preraffaelita.
tismo piu
` anche i busti di Giorgio Asproni
Plasmo
per il Liceo di Nuoro a lui intitolato, di
Giovanni Maria Angioy per Bono e di
Luigi Lazzati per la sala delle adunanze
del Municipio di Sassari (1897). Gli era
stata assegnata la realizzazione dun
busto di Umberto I, che poi fu dirottata a favore del continentale Giuseppe Sartorio. Forse offeso per questo,
` lisola e non vi fece piu
`
nel 1902 lascio
ritorno.

Capu Abbas (o Cabu Abbas ) Pianura


della Sardegna centro-occidentale.
Piana di vaste proporzioni situata a
qualche chilometro da Sindia. Questo
territorio, ricco di nuraghi e di altre vestigia suggestive, fu sede dellabbazia di
C.A., che fu fondata da Gonario di Torres al ritorno da un pellegrinaggio in
Terrasanta, con lintervento dello
stesso Bernardo di Chiaravalle, vicino

337

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 343

Capudoro
allomonima chiesetta di Nostra Signora di C.A. La chiesa col tempo divenne la sede abbaziale, fu ampliata e
arricchita da un complesso di costruzioni destinate ai monaci. Nel secolo
` in rovina: attualXVI il complesso ando
mente si conservano una parte del braccio sud del transetto (attuale sede della
chiesa) e le suggestive rovine che recenti scavi hanno posto in luce, rendendo possibile scoprire i muri perimetrali del complesso abbaziale.

Capudoro Famiglia sassarese (secc.


XVI e XVII). Le sue notizie risalgono al
secolo XVI; nel 1589 ottenne il cavalierato ereditario con un Giovanni Antonio il cui figlio, il dottor Giovanni Antonio, ottenne il riconoscimento della no` nel 1626. I suoi discendenti furono
bilta
ammessi allo Stamento militare nel
1644 durante il parlamento Avellano e
si estinsero alla fine del secolo.

Capula Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Torres, compreso nella curatoria del
Meilogu. Sorgeva nelle campagne di Siligo sul monte Pelau. Allestinzione
della famiglia giudicale il suo territorio
fu occupato dai Doria, che lo annetterono al loro piccolo stato e vi costruirono lomonimo castello. Essi seppero
instaurare un buon rapporto con gli abitanti del villaggio, che mantennero i
loro privilegi e la loro autonomia e vissero sostanzialmente in pace fino alla
conquista aragonese. Quando i Doria si
dichiararono vassalli del re dAragona,
` a far parte del Regnum
C. nel 1323 entro
Sardiniae. Quando nel 1325 gli stessi
Doria si ribellarono e ne fecero una
delle basi della loro organizzazione militare, il villaggio fu teatro della guerra
e nel 1330 fu devastato e occupato per
un breve periodo dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona.
` in possesso dei Doria
Poco dopo torno
e sub` altri gravi danni durante la ribel-

lione del 1347. Dopo lepidemia di peste


` quasi completadel 1348 si spopolo
mente. In seguito i Doria si avvicinarono al re dAragona, ma quando nel
` la seconda guerra tra Ma1365 scoppio
riano IV e Pietro IV, C. fu occupato dalle
truppe arborensi, dopo un disperato
tentativo di resistenza di Brancaleone
` questultimo sposo
`
Doria. Quando pero
Eleonora dArborea, la situazione del
` , anche se continuo
`a
villaggio cambio
essere amministrato fino alla caduta
dellArborea come se appartenesse ancora al giudicato. Scomparve prima
della fine del secolo.

Capula, Giovanni Architetto (Cagliari?,


` sec. XIII-?, prima meta
`
seconda meta
sec. XIV). Quando, agli inizi del secolo
` il pericolo di unaXIV, si manifesto
zione armata aragonese nei confronti
della Sardegna, fu incaricato dal Comune di Pisa di provvedere a rinforzare
il sistema delle mura del castello di Ca` e
gliari. Tra il 1305 e il 1307 progetto
` la costruzione delle due possenti
avvio
torri di San Pancrazio e dellElefante e
` o meno nello stesso periodo propiu
` la terza torre del Castello di Cagetto
gliari e quella del castello malaspiniano di Serravalle a Bosa. Mor` entro
` del secolo XIV.
la prima meta

Caput, Francesco Avvocato, giornalista, consigliere regionale (Tempio


1899-Cagliari 1965). Conseguita la laurea in Giurisprudenza, si trasfer` da
Tempio a Cagliari, romanizzando in
Caput il suo cognome Caputo. Qui si de` alla professione di avvocato e fu tra
dico
i protagonisti della vita politica della
` nel primo dopoguerra. Fascista
citta
della prima ora, fu espressione, con
Ferruccio Sorcinelli, delle posizioni
` intransigenti del fascismo locale;
piu
nel 1922 assunse la direzione de
`
LUnione sarda e nel 1923 si schiero
tra coloro che si dichiararono contrari
alla fusione con i sardisti. Dalle colonne

338

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 344

Caput
` con il generale
del giornale polemizzo
Gandolfo e si oppose a Paolo Pili; nel
1926, dopo la morte del Sorcinelli, fu
` anche di diespulso dal partito e cesso
rigere il giornale. Negli anni successivi
` a vita privata, dedicandosi
si ritiro
esclusivamente alla sua professione.
Caduto il fascismo, fu eletto consigliere
regionale del MSI nel collegio di Cagliari per la II legislatura, ma in seguito
non fu riconfermato. Tra i suoi scritti:
Fascismo e autonomismo in Sardegna,
Il Popolo dItalia, 1921; Fascismo e
problema sardo, LUnione sarda,
1922; Risposta chiara al PsdAz,
LUnione sarda, 1922; La rivincita dei
pigmei. I partiti antifascisti dopo la marcia su Roma, LUnione sarda, 1922; In
marcia, LUnione sarda, 1922; Regionalismo e regionalismi, LUnione
sarda, 1923; Rivoluzione sa rda,
LUnione sarda, 1923; Astuzie grossolane. Passaggio al fascio di masse sardiste, LUnione sarda, 1923; Una lettera
ai vecchi amici fascisti, LUnione
sarda, 1923; Constatazioni e pericoli,
LUnione sarda, 1923; Regionalismo e
regionalisti, LUnione sarda, 1923; Fascismo e Sardegna, LUnione sarda,
1923; Fallimento della fusione sardo-fascista, LUnione sarda, 1924; Siamo allindice..., LUnione sarda, 1924; Fascismo e Sardegna. Note polemiche, 1924;
Partito unico nazionale, LUnione
sarda, 1925; Fascismo e demo-social-comunismo, LUnione sarda, 1925; Governo nazionale non dittatura di partito,
LUnione sarda, 1925; Vietato lingresso. Nuove iscrizioni al Fascismo,
LUnione sarda, 1925; Leterno dissidio
(Chiesa e stato), LUnione sarda, 1925;
` , cartello meno, LUnione
Cartello piu
sarda, 1926.

Caput, Salvatore Letterato e giurista


(Cagliari 1826-ivi 1892). Fratello di Serafino, conseguita la laurea in Legge si
` con successo alla professione di
dedico

avvocato guadagnandosi la reputazione


di grande oratore. Ricco di interessi, fu
anche scrittore raffinato ed elegante.
Di lui rimangono alcune opere e un importante epistolario di circa 200 lettere
riferibili al periodo che va dal 1850 allanno della sua morte, avvenuta nel
1892. Tra i suoi scritti: Versi e poesie,
1870; A Elisa, canzone, 1871; A una farfalla, versi, 1871; Per la morte di un bambino, 1871; I miei spallini di quattro mesi,
1889.

Caput, Serafino Letterato e uomo politico (Cagliari 1821-ivi 1875). Laureato in


Legge nel 1843, intraprese la profes` a interessione di avvocato e comincio
sarsi della vita politica cittadina. Su posizioni liberali, nel 1847 fu tra i protagonisti dei moti per la fusione. Lasciata
la libera professione, dal 1852 fu nominato professore di Retorica nel Collegio
di Santa Teresa; negli stessi anni, tra il
1852 e il 1858, fu eletto consigliere divisionale di Isili. Negli anni successivi
linteresse per la politica lo assorb` totalmente: nel 1854 fu eletto sindaco di
` per un
Selargius, comune che governo
decennio provvedendo a far restaurare
la chiesa parrocchiale e a migliorare i
collegamenti con Quartu. Nel 1860 fu
nominato direttore del Collegio di
Santa Teresa e fu anche eletto consigliere provinciale. Uomo di grande cultura, autore di numerosi manoscritti di
carattere storico, mor` relativamente
giovane nel 1875. Tra i suoi scritti, fondamentali le cronache-memorie dei
moti cagliaritani per la fusione: Le
quattro giornate sarde del novembre
1847, edito a Torino da Fontana nello
stesso 1847. Tra gli altri suoi scritti: I
nostri giorni, La Sardegna, 10, 1848;
Discorso in difesa di Vincenzo Mancosu
di Siddi accusato di ribellione, 1851; Discorso per lapertura del collegio reale di
Santa Teresa letto il 2 agosto 1852, 1852;
Aringa a difesa degli imputati sassaresi

339

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 345

Caput Thyrsi
avv. P. Martinelli, F.M. e S. Dettori, G.
Frassetto e V. Carta, 1853; Breve relazione
dellinsegnamento dato nel R. Ginnasio
di Cagliari pel corso scolastico 1860-61,
1861; Agli elettori del collegio amministrativo del mandamento di Marina e Villanova di Cagliari, 1863; Esposizione dellamministrazione di Selargius negli
anni 1859-1864, 1864.

Caput Thyrsi Stazione della strada romana da Carales a Olba. La strada


usciva dal territorio del municipio di
Olbia e a Monti toccava il confine con i
latifondi assegnati al popolo dei Balari;
qui una biforcazione consentiva forse
di puntare decisamente verso sud in di` dei Sardi, raggiungendo
rezione di Ala
poi, a C.T., le sorgenti del Tirso, in loca` Sos Canales (Sos Muros) in comune
lita
` , alle spalle del Montalbo:
di Budduso
qui il percorso si intersecava con quello
di una strada militare che fin dagli inizi
del secolo I. collegava i castra di Luguido sul Coghinas (Nostra Signora di
Castro, Oschiri) con il Portus Luguidonis sulla costa (Santa Lucia di Siniscola): il toponimo (che compare nella
forma Liguidonis nellItinerario Antoni` non ricordare lesiniano), non puo
stenza di un porto al servizio dellaccampamento romano e dunque di una
strada di collegamento a nord del Mon` tra latalbo e attraverso i Monti di Ala
rea costiera (intensamente urbanizzata
e provvista di approdi che favorivano
un collegamento con Roma) e larea
barbaricina, abitata dai popoli ostili ai
Romani e resistenti alla romanizza` in questarea dei rezione. Lattivita
` documentata
parti di stanza a Luguido e
ad esempio a Bitti, dove in regione Sa
` stata ritrovata liscrizione
Pattada e
funeraria di un ausiliario della terza
coorte di Aquitani, morto in servizio a
32 anni, un Decumus Cirneti f(ilius)
Cniensis. Un deverticulum collegava
Bitti, nel cuore della selva barbaricina,

con Lesa (Benetutti) e il santuario di


Esculapio alle Aquae Lesitanae (San Saturnino di Bultei), ancora sul Tirso, e si
congiungeva con la centrale sarda allaltezza di Molaria. [ATTILIO MASTINO]

Cara, Alberto Naturalista e archeologo


(Cagliari 1848-ivi 1919). Figlio di Gaetano, conseguita la laurea intraprese la
carriera universitaria. Fu botanico di
valore e dal 1877 succedette a suo padre
nella direzione del Museo archeologico
di Cagliari dando un grande impulso
agli scavi archeologici. Tra i suoi scritti:
Cenni sulle cavallette o locuste e sui mezzi
per distruggerle, 1866; Memoria sopra i
quattro topi casalingo, decumano, lattaiolo e ratto, 1870; Monografia della lucertola comune della Sardegna, 1872;
Notizie intorno ai nuraghi di Sardegna,
1876; Osservazioni sullopera incom` di Cagliari
piuta Il museo di Antichita
illustrato e descritto dal signor Vincenzo
Crespi, 1876; Enumerazione con note dei
sigilli figulini di bronzo appartenenti al
` di Cagliari, 1877;
R. Museo di antichita
Questioni archeologiche, 1877; Vocabolarietto botanico della Sardegna, 1887; Vocabolarietto botanico sardo-italiano,
1889; Indirizzo al prof. Sante Cettolini direttore della Regia Scuola di viticoltura
ed enologia di Cagliari, 1898; Pagine per
la storia della Regia Scuola normale femminile di Cagliari, 1899; Vocabolario di
storia naturale della Sardegna, 1901;
Schizzo di vocabolarietto ampelologico
` di vite coltivate
comprendente le varieta
in Sardegna, 1909; Lista degli animali
eduli che soglionsi vendere nel mercato
di Cagliari ed annotazioni relative, 1912;
Il Poettu, 1914; Senza velo. Memorie per
un romanzo storico, 1915.

Cara, Antonello Regista documentarista (n. Cagliari, sec. XX). Negli anni
` alcuni documendella Rinascita giro
tari attenti ai problemi economico-sociali dellisola fra i quali Sughericoltura

340

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 346

Carabinieri Reali di Sardegna


sarda, 1957; Oltre lestate dentro la Sardegna, 1961; Lindustria agricola, 1971.

Cara, Gaetano Scienziato (Cagliari


` in Scienze natu1803-ivi 1877). Si laureo
rali a Torino nel 1829. Tornato in Sarde` allinsegnamento univergna si dedico
sitario e fu nominato direttore del Mu`.
seo di Storia naturale dellUniversita
Nel 1840 gli fu affidata anche la direzione del Museo archeologico e fino al
` nella costituzione di
1858 si impegno
una collezione di bronzetti punici che
` presto si rivelarono falsi. Quando
pero
nel 1852 Giuseppe Luigi Tocco denun` il falso, entro
` in polemica con lui
cio
`
continuando a difendere lautenticita
delle statuette, tanto da essere sospettato di essere lideatore della falsificazione. Dopo aver ancora tentato, fino al
1874, di sostenere la propria tesi presso
il Ministero, nel 1875, travolto dallo
scandalo, fu costretto a dimettersi e
mor` di dolore due anni dopo. Tra i
suoi scritti: Elenco degli uccelli che trovansi nellisola di Sardegna ed ornitologia sarda, 1842; Statua di Ercole in
bronzo, Bullettino Archeologico
`
sardo, I, 8, 1855; Monumenti dantichita
di recente trovati in Tharros e Cornus acquistati nel 1863, 1865; Osservazioni sul
catalogo degli uccelli di Sardegna pubblicato dal dott. Tommaso Salvatori, 1866;
Cenno sopra diverse armi, decorazioni e
statuette militari rinvenute in Sardegna
ed esistenti nel Museo archeologico di Cagliari, 1871; Notizie sul Museo di anti` della R. Universita
` di Cagliari,
chita
1872; Illustrazione di un nuovo idolo scoperto in Sardegna nel 1873, 1874; Rettifiche di alcune chiacchiere contenute nei
giornali di Cagliari LAvvenire di Sardegna e Il Corriere di Sardegna, 1874;
` degli idoli sardo-fenici
Sulla genuinita
esistenti nel Museo archeologico dellUni` di Cagliari, 1875; Lettera al sig.
versita
direttore della Unione cattolica in risposta a un articolo del Sig. Giuseppe

Luigi Tocco impiegato municipale, 1875;


Schiarimenti sopra una statua di Venere
scoperta nel villaggio di Orani in Sardegna nel 1873, 1875; Considerazioni sopra
una fra le opinioni emesse intorno allorigine e alluso dei nuraghi in Sardegna,
` di Ca1876; Doni al R. Museo di antichita
gliari, 1877.

Cara, Salvatore Insegnante, uomo politico (Cagliari 1902-ivi 1988). Deputato al


Parlamento, consigliere regionale.
Dopo essersi laureato in Filosofia si de` allinsegnamento. Cattolico, cadico
duto il fascismo fu tra i fondatori della
DC in Sardegna. Nel 1948 fu eletto deputato per la I legislatura repubbli` per la cocana; attivissimo si adopero
stituzione della Cassa per il Mezzo` ai problemi della
giorno e si interesso
Sardegna, ma al termine della legisla` a
tura non fu riconfermato. Continuo
occuparsi di politica e nel 1957 fu eletto
consigliere regionale nel collegio di Cagliari per la III legislatura e riconfermato per la IV fino al 1965; dal luglio
1957 al giugno 1961 fu assessore alla Sa` nelle due giunte Brotzu. Mor` dopo
nita
essersi ritirato a vita privata.

Carabinieri Reali di Sardegna Corpo


militare. Con la regia patente del 12 ottobre 1822 il re Carlo Felice stabil` che
dal 1 gennaio 1823 i Cacciatori Reali di
Sardegna venissero incorporati nel
corpo dei C.R. di S. La nuova forza che
andava a stanziarsi nellisola doveva articolarsi in due divisioni, una a Cagliari
e laltra a Sassari, 5 compagnie, 12 luogotenenze e 57 stazioni. Un successivo
`
provvedimento del 22 luglio 1823 fisso
in 550 il numero dei militari da destinare in Sardegna: 25 ufficiali e 525 tra
sottufficiali e Carabinieri, di cui 100 a
piedi e 425 a cavallo. La divisa, di colore
turchino, consisteva in una giubba a
falde lunghe con cordelline bianche,
alamari e bottoni dargento sul davanti,
pantaloni di lana per linverno e di nan-

341

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 347

Carabione
chino per lestate; la completava un
cappello a due punte laterali su cui
spiccava un pennacchio a piuma liscia
e sulle falde la granata con la fiamma
` nel tempo il distintivo delche diverra
lArma. Il comando delle divisioni
venne affidato al colonnello Luigi Richeri di Monticheri che stabil` il suo
quartiere generale a Cagliari, in un vecchio e malandato edificio situato in
Santa Croce (di cui lalto ufficiale ebbe
privo di camera di
a lamentarsi perche
sicurezza e con unangusta camera di
disciplina). Non furono poche le diffi` che il nuovo corpo incontro
` per
colta
potersi organizzare nel territorio, an`
che a causa della scarsa disponibilita
di alloggi, soprattutto nei piccoli centri,
dove sistemare le stazioni. Quando si
riusciva a trovare qualche sede, questa
` in condizioni disastrose.
era per lo piu
` , la consiNel giro di pochi anni, pero
` via via assotstenza dellorganico ando
tigliandosi: i conflitti a fuoco con i banditi, limperversare della malaria e la
decisione di sottrarre uomini al contingente impegnato nellisola ridussero il
numero dei Carabinieri presenti nel
territorio a 367, tra i quali se ne contavano 88 tra ammalati, piantoni e scrittu` in Sarderali. La prima fase di attivita
gna del corpo dei Carabinieri si avviava
al suo epilogo. Con la regia patente del 9
febbraio 1832 le divisioni di Cagliari e
Sassari furono soppresse. Lultimo con` lisola alla fine dellatingente lascio
`
prile 1833. Il controllo della criminalita
venne affidato al corpo dei Cavalleg` attendere
geri di Sardegna. Bisognera
il 1841, quando, con il regio decreto del
29 novembre, il governo piemontese decise di ripristinare le due divisioni soppresse e inviare un nuovo contingente
di Carabinieri in Sardegna. Si trattava
di un numero piuttosto esiguo, appena
17 sottufficiali e 24 militari: i cosiddetti
Carabinieri Veterani. Erano uomini in

` avanzata e malandati in salute che


eta
non davano sufficienti garanzie sullesito delle operazioni di controllo e repressione della delinquenza, che si pre` rinvigorita. La
sentava sempre piu
legge dell11 luglio 1852 sopprimeva anche questa forza. Lopinione pubblica
sarda reclamava il ritorno dei Carabinieri, la cui fama era cresciuta in seguito al loro valoroso comportamento
nella battaglia di Pastrengo, episodio
saliente del Risorgimento italiano. Con
il decreto del 21 aprile 1853 veniva istituito il Corpo C.R. di S., composto da 32
ufficiali e 823 uomini, 500 dei quali a
cavallo, ripartito in due divisioni (Cagliari e Sassari), 6 compagnie, 12 luogotenenze e 114 stazioni, ed al comando
del colonnello sassarese Antonio Massidda. Il corpo veniva assimilato ai Carabinieri di terraferma, ma dotato di un
ordinamento autonomo. Luniforme era
quella dei Cavalleggeri di Sardegna:
giubbotto turchino scuro, pantaloni e
` dItalia
berretto celesti. Solo con lunita
` al potenziamento dellArma
si arrivera
ed alla sua progressiva estensione a
tutto il Regno. Il 24 gennaio 1861 venivano create 13 legioni territoriali e una
di allievi con sede a Torino. Il 16 agosto
1861 si istituiva definitivamente la Legione di Cagliari, che porta il numero
tre. Essa si articolava nelle due divisioni di Cagliari e Sassari. Scompariva
cos` il Corpo C.R. di S.; lArma ebbe da
allora un assetto unitario in tutto il territorio italiano. [Testo dal catalogo
della mostra LArma racconta: la Sardegna nelle immagini dei Carabinieri,
1999].

Carabione Antico villaggio di origine


medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curato` Genna
ria di Nora. Sorgeva in localita
` dellattuale abiRabionis in prossimita
tato di Capoterra. Quando lesistenza
del giudicato di Cagliari ebbe termine,

342

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 348

Carbia
nella divisione del 1258 il villaggio fu
compreso nel terzo toccato ai Della Gherardesca che, per insanabili contrasti
tra i due rami della famiglia, poco
tempo dopo procedettero a unaltra divisione tra loro. C. fu cos` attribuito al
` la
ramo del conte Gherardo: conservo
sua struttura sociale e i suoi abitanti
continuarono a eleggere annualmente
il majore e, nel complesso, condussero
una vita tranquilla. Con larrivo degli
`a
Aragonesi, nel 1324 il villaggio entro
far parte del Regnum Sardiniae e i Della
Gherardesca gherardiani, che si erano
dichiarati vassalli del re, ne conservarono il possesso. Nel 1348 il villaggio si
` quasi completamente a causa
spopolo
` , un altro
della peste. Nel 1353, pero
conte Gherardo, cui era stata affidata
la difesa di un vasto territorio durante
la prima guerra tra Mariano IV e Pietro
IV, sospettato di tradimento, si vide confiscare il feudo. Nel 1355 C. fu acquistato da Francesco Rojg. Negli anni successivi, a causa della guerra, i suoi discendenti non riuscirono a conservarne
il possesso e il villaggio, occupato dalle
` a spopotruppe arborensi, comincio
larsi.

Caracalla Imperatore romano (Lione


186-Carre 217). Marcus Aurelius Severus
Antoninus Pius Magnus, figlio di Settimio Severo e di Giulia Domna, fu associato al potere dal padre nellautunno
(?) del 197. Morto Severo (211) ed elimi` la panato il fratello Geta, C. accentuo
terna politica dirigista ed ecumenica e
` il mito di Alessandro Magno. Fra
coltivo
` fondamentale lestensione
i suoi atti e
nel 212 della cittadinanza romana alla
maggior parte degli abitanti dellIm` dunque alpero: il provvedimento tocco
meno i Sardi urbanizzati. Forse da Nora
giunge uniscrizione posta per ringra` di un pericolo scamziare le divinita
pato da C. Allimperatore si fa inoltre
risalire una prima redazione dellItine-

rario Antoniniano, che anche per la Sardegna registra la situazione delle


strade e delle rotte connesse forse allannona. [ANTONIO IBBA]

Caratelli, Francesco Studioso di storia


` sec. XX-Sassari
locale (?, prima meta
1978). Domenicano, visse a Sassari negli
anni del secondo dopoguerra nel convento di SantAgostino. Insegnante
` sin
nelle scuole medie superiori, avvio
dagli anni Cinquanta una proficua collaborazione con le pagine culturali dei
due quotidiani cittadini, prima con il
Corriere dellIsola e, dopo il 1957,
con La Nuova Sardegna. Della sua
collaborazione a questultimo: Storia di
Ploaghe in una fontanella, 1969; Stintino, 1973; Il palazzo di re Enzo, 1973; Ruderi storici. Michele Zanche, 1973; Sarde` , miracoli,
gna Azuniana, 1974; Siccita
pestilenze nella storia del simulacro del
Santo Cristo di S. Apollinare (Sassari),
1974; Lantica simbologia religiosa del
fuoco, 1974; Carra Manna, 1974; Rosello
Sassari, 1977.

Carbia1 Stazione sulla strada costiera


occidentale a Tibula Sulcos, distante
126 miglia da Nure nella Nurra e 25 miglia da Bosa. Dalla Nurra la strada attraversava il territorio di Santa Maria
La Palma, lasciando a occidente il Nymphaeus Portus di Tolomeo (Porto Conte)
chiuso da capo Caccia e dallisola Foradada (la Nymphaea insula); passava a
oriente di Monte Doglia e dello stagno
di Calich, toccava quindi la stazione di
C., oggi Nostra Signora di Calvia presso
Mamuntanas ad Alghero, a 16 miglia da
Nure (il monte Calvia sulla strada per
Olmedo ha conservato il nome del cen` romana
tro romano); i resti della citta
` La Purissima,
emergono nella localita
alla periferia orientale di Alghero. Da
C. la strada puntava verso Bosa oltre
capo Marrargiu (il Mercuri promontorium di Tolomeo) con un percorso di 25
miglia, 37 km. Proprio per le caratteri-

343

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 349

Carbia
stiche aspre del paesaggio e per la
forma del rilievo e dellaltipiano, che
in alcuni punti cade a precipizio sul
mare, va escluso che la strada romana
in questo tratto fosse effettivamente co` stata realizstiera come lattuale, che e
` e ha richiesto
zata con grande difficolta
imponenti opere darte solo negli anni
` probabile e quasi sconSessanta. Piu
` il percorso di cresta (in parte
tato e
coincidente con il percorso della S.S.
292 Alghero-Villanova-Montresta),
lungo la direttrice Nostra Signora di
Calvia, Scala Piccada, strada vicinale
sas Attas, Nuraghe Appiu, strada vicinale Monte Cuccu, Calarighes oggi
nella parte settentrionale del comune
di Montresta, Santa Maria, Sa Turre di
Montresta, ponte sul Temo. [ATTILIO MASTINO]

Carbia2 Antico villaggio di probabile


origine punico-romana. Sorgeva in
` della chiesa di Santa Maria
prossimita
di Calvia nelle campagne di Alghero. In
periodo romano si trovava lungo la
strada che andava da Tibula a Sulci ed
ebbe una notevole importanza. Nel Medioevo fece parte del giudicato di Torres, compreso nella curatoria di Nulauro; nel corso del secolo XII fu incluso nei territori che passarono in
mano ai Doria in conseguenza dei loro
matrimoni con principesse della famiglia giudicale. Essi, quando la dinastia
si estinse, lo inclusero nel loro stato ma
` rapidamente prima della
C. si spopolo
fine del secolo XIII.

Carbonara Antico villaggio, fondato con


` in periodo punico-roogni probabilita
mano. Entrato, nel Medioevo, a far
parte del giudicato di Cagliari, compreso nella curatoria del Campidano di
Cagliari. Quando il giudicato fu debellato, nel 1258, con la divisione susseguente fu assegnato al Comune di Pisa,
che lo fece amministrare da propri funzionari. Nel corso delle operazioni che

portarono alla conquista aragonese, nel


1323 fu assalito e devastato dalle navi
dellammiraglio Carroz; terminato il
` rapidaconflitto, decadde e si spopolo
mente. Quando nel 1363 il suo territorio
fu concesso in feudo a Berengario Carroz, il villaggio figurava distrutto.

Carbonazzi, Giovanni Antonio Ingegnere piemontese (Torino, seconda


` sec. XVIII-?, prima meta
` sec.
meta
XIX). Formatosi alla Scuola Politecnica
di Parigi, nel 1813 fu inviato in Sardegna per dirigere la Scuola dei volontari
a Cagliari. Secondo quanto lo stesso C.
racconta nel suo volume Operazioni
stradali in Sardegna, pubblicato a Torino nel 1832, nellagosto 1820 Vittorio
Emanuele I diede a C., che era allora
direttore capo di Strade e Ponti, lincarico di andare in Sardegna a studiare
sul terreno un progetto di sistema stradale, articolato intorno allasse principale Cagliari-Sassari-Porto Torres. C.
` con se
gli ingegneri Musso, Cerporto
reti e Dervieux, suoi collaboratori. Il
febbraio successivo usc` da Cagliari
avendo come punto di riferimento la
carta del padre Tommaso Napoli (che
` piuttosto imprecisa, ma
peraltro trovo
diceva un portento se si pensa al
modo in cui era stata fatta). Lintero
progetto fu pronto per essere approvato
il 27 novembre 1821. Gran parte del sistema studiato coincideva con le car` esistenti, e in
reggiate delle strade gia
particolare di quelle costruite dai Romani. I lavori cominciarono allinizio
del 1823 e terminarono nel 1829. La
`
strada da Cagliari a Porto Torres risulto
lunga 234 km e 821 m, larga 7 m, con una
pendenza massima, allaltezza di Maco` 700 giornate
mer, di 662-564 m; occupo
lavorative (non si lavorava durante la
stagione dellintemperie, la malaria)
` 3 960 000 lire. Il personale direte costo
tivo e tecnico dei lavori era composto da
C., 3 capitani, 8 tenenti e 8 aiutanti: di

344

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 350

Carboni
questi, 9 si ritirarono per malattia, 3 morirono (tra di loro anche un Carbonazzi,
parente del progettista). Tra i suoi
scritti: Ospizio dei poveri, Giornale di
Cagliari, 1827; Sunto della relazione
delle opere stradali, Giornale di Cagliari, 1827; Strada di Osilo, Giornale
di Cagliari, 1827; Asciugamento dello
stagno di Paulilatino, Giornale di Ca` per lo
gliari, 1827; Progetto di societa
prosciugamento dello stagno di Sanluri
e per la formazione di un relativo stabilimento agrario, 1831; Discorso sopra le
operazioni stradali in Sardegna, Torino
1832; Operazioni stradali di Sardegna,
Torino 1832; Cenni sulle condizioni attuali della Sardegna e sui vari miglioramenti possibili specialmente nelle vie di
comunicazione (con B. Bernardi), Torino 1849.

Carbonell Famiglia di Majorca (sec.


XIV). Mercanti majorchini un cui
ramo si trasfer` a Cagliari nella prima
` del secolo XIV. La famiglia era
meta
interessata al commercio del grano in
Sardegna e da Cagliari estese la rete
dei propri affari con un Berengario
` anche il feudo di
che nel 1329 acquisto
Sussua nella curatoria di Dolia. Alla
sua morte il figlio Bernardo non si trasfer` in Sardegna e prefer` far gestire
il feudo da Arnaldo Caciano. I rapporti
tra i due non furono molto pacifici, per
cui Bernardo, allo scoppio della
guerra tra Mariano IV dArborea e Pietro IV, prefer` rinunciare al feudo.

Carbonell, Berengario Mercante di


Barcellona (sec. XIV). Fu tra i finanziatori dellimpresa dellinfante Alfonso;
dopo la conquista fu ricompensato col
feudo di Sussua nella curatoria di Dolia. Dopo alcuni anni, essendosi caricato di debiti, fu costretto a vendere il
suo feudo ai Carbonell di Majorca.

Carbonell, Jordi Letterato e politico


(n. Barcellona, sec. XX). Fine studioso
della storia della lingua e della lette-

ratura catalana, militante del movimento socialista catalano della


Esquerra, fu costretto allesilio nellultimo periodo franchista. Chiamato al` di Cagliari come ordinalUniversita
rio di Lingua e letteratura catalana,
` con il suo insegnamento
incoraggio
` letnon solo la conoscenza dellattivita
teraria nei Paesi catalani, ma anche
lattenzione ai problemi politici del
suo Paese. Durante il soggiorno in Sardegna ebbe numerosi contatti con gli
ambienti catalanisti di Alghero, contribuendo a orientarne le scelte. Pub` numerosi scritti sui rapporti stoblico
rici fra Sardegna e Catalogna (tra gli
` als quinque libroaltri Lus del catala
rum en algunes diocesis sardes, Estudis Universitaris Catalans, XXVI,
` , con Francesco Manconi,
1984) e curo
il volume I Catalani in Sardegna (1984).
` in
Al ritorno della democrazia, torno
patria riprendendo la partecipazione
alla lotta politica.

Carbonell, Martino Cavaliere (sec.


XIV). Originario di Ganda, nel Valenciano, vissuto nel secolo XIV; per il valore dimostrato durante la guerra con` fama di buon
tro la Castiglia acquisto
guerriero. Nel 1361 decise di trasferirsi in Sardegna per combattere contro Mariano IV dArborea; nella fase
` aspra del conflitto fu investito del
piu
` non riufeudo di Pittinuri, di cui pero
sc` mai a entrare in possesso.

Carboni Famiglia cagliaritana (sec.


XVII-esistente). Originaria di Fonni, le
sue prime notizie risalgono al secolo
XVII. I C., che tradizionalmente esercitavano professioni forensi, ottennero il
cavalierato ereditario nel 1691 con il
dottor Pietro e furono ammessi allo Stamento militare nel 1698. Nei secoli suc`
cessivi espressero alcune personalita
di rilievo, entrando a far parte della
` di Cagliari, dove attualbuona societa
mente risiedono.

345

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 351

Carboni

Carboni, Bernardo Religioso (?, se` sec. XIII-Bisarcio, 1328


conda meta
ca.). Vescovo di Bisarcio dal 1303 al
1328. Personaggio legato a Bonifacio
` vescovo nel 1303 e lo
VIII che lo nomino
` di predicare la Crociata nelliincarico
sola, fu interprete in Sardegna del progetto filoaragonese del papa, per cui
nel 1309, unitamente ad altri vescovi
sardi, scrisse a Giacomo II promettendogli aiuto nel caso avesse voluto conquistare la Sardegna. Negli anni che seguirono assunse una crescente importanza e tra il 1324 e il 1326 svolse un delicato ruolo di mediazione a Sassari nel
difficile periodo seguito alla conquista
`.
e alla prima ribellione della citta

malati. Si trasfer` a Roma (1950), dove


visse con la sorella Paolina, insegnante.
` volte le apparve Gesu
` , ed ebbe le
Piu
stimmate alle mani, ai piedi e al costato.
` aperto il processo
Il 6 dicembre 1968 si e
diocesano per la canonizzazione.

Carboni, Enrico Avvocato, uomo politico (Cagliari 1906-ivi 1968). Deputato


al Parlamento, senatore della Repubblica, deputato europeo. Dopo la laurea
` alla profesin Giurisprudenza si dedico
sione di avvocato. Nel 1936 consegu` la
libera docenza in Diritto marittimo
` di Roma, per cui gli
presso lUniversita
fu affidato lincarico dellinsegnamento
` di
della disciplina presso lUniversita
Cagliari. Cattolico, dopo la caduta del
fascismo fu tra i fondatori della DC in
Sardegna e fu eletto deputato alla Costituente. Successivamente, nel 1948, fu
eletto senatore per la I legislatura repubblicana e riconfermato fino al 1968.
` i
Negli anni del suo mandato illustro
` urgenti della Sardegna;
problemi piu
` per listituin particolare si adopero
zione della quarta provincia di Oristano. Tra il 1954 e il 1968 fu anche membro del Parlamento europeo, di cui nel
1967 fu eletto vicepresidente.

Carboni, Francesco1 Poeta (Bonna-

Edvige Carboni Nata a Pozzomaggiore, visse


a Roma unesistenza di sacrifici al servizio del
` stata proclamata serva di Dio.
prossimo. E

Carboni, Edvige Serva di Dio (Pozzomaggiore 1880-Albano Laziale 1952).


Trascorse la maggior parte della vita ricamando e confezionando dolci, impegnata nel sociale, al servizio di poveri e

` nellornaro 1746-Bessude 1817). Entro


dine dei Gesuiti, ponendo subito in evidenza le sue non comuni doti e la sua
` ed eleganza a paincredibile facilita
droneggiare il latino. Quando nel 1773
lordine fu soppresso, era ancora novizio: si fece tuttavia sacerdote e visse con
` , dedicandosi allinsegnagrande pieta
mento in diversi centri della Sardegna
settentrionale. Nel 1788 fu nominato
professore di Eloquenza latina presso
` di Cagliari, dove ebbe
lUniversita
modo di farsi apprezzare. Sospettato di
essere giansenista e coinvolto in altre
accuse, legate a una sua pretesa amicizia con gli ambienti angioiani e al cattivo influsso che avrebbe esercitato su-

346

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 352

Carboni
gli allievi del cagliaritano Collegio dei
Nobili che era stato chiamato a dirigere, dovette difendersi dalle accuse
dalle quali usc` indenne. Dopo il 1795
si trasfer` a Torino. In stretta relazione
epistolare con i massimi letterati italiani e conosciuto per la bellezza dei
` alcune altre citta
`
suoi versi latini, visito
della penisola, apprezzato da tutti gli
studiosi e accolto in alcune prestigiose
accademie. Tornato in Sardegna prefer` ritirarsi a Bessude, dove visse in
` dedicandosi con passione
semplicita
agli studi e alla composizione delle sue
` a Roma
opere. Quando Pio VII lo invito
per affidargli il Segretariato pontificio
` rifiuto
`
delle lettere latine, con umilta
lincarico e prefer` continuare a vivere
nella quiete di Bessude. Non abban` la tranquilla esistenza del paesino
dono
nemmeno quando lordine dei Gesuiti
fu ricostituito nel 1814. Raffa Garzia ha
pubblicato in Un poeta latino del Settecento, F.C., un elenco di oltre 70 opere.
Tra quelle principali: De sardoa intem` dei letteperie libelli duo, 1772; La sanita
rati, poemetto, 1774; Sonetti anacreontici, 1774; Poesie italiane e latine, 1774;
Coltivazione della rosa, poemetto, 1776;
In adventu Victorii Philippi Melani antistitis caralitani carmen, 1778; Carmina
nunc primum edita, 1776; Selecta carmina ad tyronum latinae poeseos cultorum captum accomodatiora, 1779; Allornatissimo signor vassallo Domenico
` segretario di stato e di
Capriota, gia
, ora commissario
guerra presso il vicere
di guerra, applausi della Sardegna, 1779;
Coralliorum libelli duo, 1780; Ad Annam
Mariam Belgranam, Iohanni Mariae Angioi Eq. in R. caralitano Athenaeo professori et in supremo Sardiniae regni magistratu dirimendis in civili aula caussis
adhibito, fauste feliciter nubentem, 1781
(in occasione delle nozze tra Gio. Maria
Angioy, di cui era amico, e Anna Maria
Belgrano); Hendecassyllaba in SS. Eu-

charistiam, 1781; De Ludovico Baille


prid. Cal. Mai 1782 juris utriusque laurea
donato, hendecasyllabi. Accedunt duo
epigrammata italica Joannis Francisci
Simonii patricii algarensis, 1782; In occasione delle feste solennizzatesi in Cagliari dal sig. Durand, console generale
della nazione francese, per la nascita del
R. Delfino, sonetto, 1782; Josepho Muratorio, academiae Fossanensi praefecto,
1782; Ad virum eruditissimum Josephum Cossum, in supr. Sardiniae regni
ordine judicem, et rei frumentariae ac
nummariae vigilantissimum praefectum, de nob. equite Jos. Ang. Viali, eiusdem de viro juris utriusque laurea recens donato, 1783; Carmina nonnulla ad
SS. Eucharistiam nunc primum edita,
1784; De extrema Christi coena carmen,
1784; Al nobilissimo signore Don Maurizio Thaon di S. Andre, cavaliere gerosolimitano, 1789; De Sardorum literatura,
1793; In funere Angeli Berlendii eloquentiae italicae professoris, horatio abita in
aede S. Crucis die XII nov. 1793, 1793;
Angelo Fabronio, viro doctissimo atque
amicissimo, versi, 1795; De viro nobilissimo Iohanne Maria Angioi, integerrimo
senatore, Sassari Sassaresque provinciae universae amplissima cum potestate, recens profecto, epigramma, 1796;
Ad Valpergam suum, Calusi antistitem,
inter arcades Euphorbum Melesigenium,
virum exoticis linguis, omnigenaque literatura spectatissimum saneque mirandum, 1797; Al novello arcivescovo di Cagliari mons. Cadello di Santo Sperato,
applausi poetici, 1798; Ad Carolum Emanuelem IV paulo post eiusdem auspicatissimum in Sardiniam adventum, 1799;
De corde Jesu carmen, 1802; Ad Mariam
Teresiam, Austriae Archiducem Sardiniae, Cypri, e Hierosolymorum reginam
augustissimam, 1807; Ad Mariam Teresiam archiducem Austriae reginam, parturientem, 1812; In nuptiis R. principum
Francisci Austriae archiducis et Beatri-

347

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 353

Carboni
cis a Sabaudia Carali secundo omine celebratis, 1812; Lettera al sac. Vincenzo
Raimondo Porru, 1813.

Francesco Carboni Nato a Bonnanaro nel


` conosciuti verseggiatori
1746, fu uno dei piu
in latino del Settecento, acclamato da tutta
lItalia letteraria.

Carboni, Francesco2 Storico (n. Seui


1948). Laureato in Lettere allUniver` di Cagliari, si e
` dedicato allinsesita
gnamento universitario. Attualmente
` di Lettere cagliainsegna nella Facolta
` autore di alcuni pregevoli
ritana. E
saggi. Alcuni anni fa ha concorso ad allestire il museo del suo paese natale.
Tra i suoi scritti: Clero, popolo e decime
nellOgliastra. Relazione inedita di un ecclesiastico del XVIII secolo, Annali
` di Magistero dellUniverdella Facolta
` di Cagliari VI, II, 1982; Per una geosita
grafia dei diritti feudali, Annali della
` di Magistero dellUniversita
` di
Facolta
` dei diritti
Cagliari, X, 1986; La gravosita
feudali in Sardegna, in Studi e ricerche
in onore di P. Spriano, Annali della Fa` di Magistero dellUniversita
` di Cacolta
gliari, XXX, 1988; La giustizia nella

Barbagia di Seulo del sec. XVII. Il desistiment del clam criminal per omicidio,
` di Magistero delAnnali della Facolta
` di Cagliari, XV, 1992; La
lUniversita
giustizia civile in Sardegna: la corona de
bons hommes, in Studi e ricerche in onore
di Girolamo Sotgiu, I, 1993; Per una geografia dei terreni feudali nella Sardegna
di Ancien Regime, Quaderni degli
` di Magistero delAnnali della Facolta
` di Cagliari, 40, 1995; Il
lUniversita
sale locale e il sale di importazione nellarea della Terranova barocca, in Studi e
ricerche in onore di Giampaolo Pisu,
` reali, ba1996; Procurazione reale, citta
roni. Chiesa tra equilibrio e conflitto nella
Sardegna dei secoli XV-XVII, Annali
` di Scienze della Formadella Facolta
` di Cagliari, XIX,
zione dellUniversita
1996; Il diritto di naufragio, il diritto di
presa su navi e su schiavi mori e turchi
nella Sardegna Nord Orientale nel XVII
` di Scienze
secolo, Annali della Facolta
` di Cadella Formazione dellUniversita
` della procugliari, XX, 1997; Lattivita
razione reale nella Sardegna Sud Orientale dei secoli XVI-XVII, in Atti del Con lites di
vegno di Studi di Jerzu, 1997; E
`
potere e officiali regi e famiglie nelle citta
reali della Sardegna nei secoli XV-XVII,
` di Scienze della
Annali della Facolta
` di CaFormazione dellUniversita
gliari, 42, 1999; Patrimonio reale, funzionari regi in Sardegna nei secoli XV` di Scienze
XVII, Annali della Facolta
` di Cadella Formazione dellUniversita
gliari, n.s., XXI, 1998; Gli officiali regi
` della Sardegna nei secoli XVnelle citta
` di Scienze
XVII, Annali della Facolta
` di Cadella Formazione dellUniversita
gliari, n.s., XXII, 1999; Segimon Arquer
i Gaspar de Centelles en la tempesta politica de segle XVI, Cabdels. Revista din`, 3, 2001; La definizione genevestigacio
rale dei diritti feudali dellagricoltura in
` di
Sardegna, Annali della Facolta
Scienze della Formazione, XXIV,

348

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 354

Carboni
2001; Per una geografia dei pesi e delle
misure nella Sardegna sabauda del 700,
Quaderni bolotanesi, 28, 2002; I diritti
feudali dellallevamento secondo le deliberazioni della Regia delegazione feudale
` di
del 1835, Annali della Facolta
Scienze della Formazione, XXV, 2002;
Cause penali nel Regio Consiglio della
Sardegna ai tempi di Sigismondo Arquer,
` di Scienze della
Annali della Facolta
Formazione, XXVI, 2003; La definizione dei diritti feudali personali e giurisdizionali della Sardegna, Annali
` di Scienze della Formadella Facolta
zione, XXVII, 2004; Oristano nellArchivio di Stato di Cagliari, Quaderni bolotanesi, 30, 2004.

Carboni, Francesco3 Avvocato, deputato al Parlamento (n. Alghero 1946).


Dopo aver conseguito la laurea in Giu` dedicato alla profesrisprudenza si e
sione di avvocato. Militante fin da gio` stato per ventanni convane del PCI, e
sigliere comunale, vicesindaco e asses` . Nel 1996 e
` stato
sore della sua citta
eletto deputato per la XIII legislatura
repubblicana e nel 2001 riconfermato
per la XIV.

Carboni, Mario Giornalista, sindacalista (n. Ittiri 1945). Sardista, dopo aver
conseguito il diploma di perito aeronautico ha fatto per anni esperienza di
vita di fabbrica e di sindacato a Ottana.
` CamAppartenente al movimento Citta
pagna, nel 1973 ne usc` per fondare con
Angelo Caria e altri il settimanale Su
populu sardu, che in poco tempo si tra` in movimento elaborando un
sformo
programma anticolonialista. Nel 1979
ha aderito al PSdAz continuando il suo
impegno culturale e politico fino a diventare vicesegretario nazionale del
partito per un decennio. Negli ultimi
` evoluto
anni il suo pensiero politico si e
nella convinzione che i sardisti debbano elaborare una politica che prescinda dalla tradizionale dialettica tra

Destra e Sinistra; prendendo a modello


la Catalogna ha condotto il partito a sanare la frattura storica con la Destra e
contemporaneamente a liberarlo dalla
dipendenza dai partiti di sinistra, contribuendo a costruire un progetto politico dai caratteri fortemente nazionalitari. Tra i suoi scritti: Indipendentismo e
federalismo dellesperienza del PSDAZ,
Mezzogiorno dEuropa, VII, 1986.

Carboni, Michele1 Imprenditore (Cagliari 1829-ivi 1907). Uomo di grandi ca` operative, fu tra i protagonisti
pacita
della vita economica di Cagliari nellOttocento. Dopo aver preso parte alle
guerre del Risorgimento in cui fu decorato di medaglia dargento, tornato a
` la sua attivita
` di imprenCagliari inizio
ditore. Tra le sue molte iniziative vi fu
la fondazione del primo stabilimento
` nel 1860; nel 1865
balneare della citta
apr` un attrezzatissimo laboratorio per
la lavorazione del legno e del ferro e
una fabbrica per mobili; infine fu infaticabile impresario teatrale. Impegnatissimo nella vita sociale e politica, fu
presidente del tribunale del Commer` volte consigliere e ascio e fu eletto piu
sessore comunale.

Carboni, Michele2 Imprenditore agricolo, deputato al Parlamento (Cagliari


1821-ivi 1889). Laureato in Legge, eser` la professione di avvocato e dicito
venne imprenditore agricolo. Si inte` dello sviluppo delle ferrovie e diresso
` quando ne fu minacfese lUniversita
ciata la soppressione. Dal 1851 al 1858
fu consigliere divisionale di Iglesias,
dal 1860 al 1863 consigliere provinciale
di Cagliari. Nel 1865, infine, fu eletto
deputato per la IX legislatura nel colle` con la Sinistra:
gio di Isili. Si schiero
cessato il mandato parlamentare nel
1867, riprese a essere eletto consigliere
provinciale, riconfermato ininterrottamente fino al 1888. In questo lungo pe` ripetutamente a far parte
riodo entro

349

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 355

Carboni
della Deputazione provinciale; nel 1882
fu eletto deputato per la XV legislatura,
ma le sue condizioni di salute gli impedirono di frequentare continuativamente laula, anche se nel 1886 fu rieletto per la XVII legislatura. Tra i suoi
scritti: Sessione primaverile del Consiglio comunale di Cagliari, 1867; Protesta
contro la soppressione della R. Univer` di Cagliari nella seduta del Consiglio
sita
comunale del 24 maggio 1867, 1867; Documenti elettorali ed elezioni politiche in
Sardegna, Avvenire di Sardegna,
1874; Comizi popolari per la questione
ferroviaria, Avvenire di Sardegna, tre
articoli nel 1875; Esorbitanza del tributo
fondiario in Sardegna, Avvenire di Sardegna, 1886.

davanti al cimitero di Staglieno, a causa


di un instabile equilibrio psichico. Di
cultura repubblicana, fervente mazzi` alla Roma del poniano (collaboro
polo), scrisse, usando lo pseudonimo
di Golia Boscherecci, alcuni romanzi
storici secondo il gusto sardo di quel
` suoi articoli su ditempo e pubblico
versi periodici di livello nazionale
come la Domenica letteraria e il Capitan Fracassa: Leonardo Alagon, romanzo storico del sec. XV, 1872; Cronaca
romana (1844-1870), 1885; Cristoforo Colombo nel teatro, 1892; Il volto di Paola,
1901.

Carboni, Salvatore P r e d i c a t o r e
(Nuoro, inizi sec. XIX-ivi, fine sec.
XIX). Divenuto sacerdote, dopo essere
stato parroco in diversi villaggi, divenne canonico teologale della cattedrale di Nuoro. Conoscitore della lingua sarda, scrisse le sue opere in sardo
logudorese. Tra i suoi scritti: Discorso
tenuto dal rettore parrocchiale di Siniscola in occasione della pace solennemente firmatasi a Posada, 1867; Rettifica
della storia vescovile diocesana esposta
da un anonimo sulla sua epistola al vescovo di Galtell` Nuoro, 1869; Discursos
parrocchiales in limba sarda, 1870; Discursos sacros in limba sarda, 1881-1889,
3 voll.

Carbonia Comune capoluogo, insieme a

Michele Carboni Avvocato e imprenditore


` volte
agricolo cagliaritano, fu eletto piu
deputato al Parlamento tra il 1865 e il 1886.

Carboni, Pietro Letterato (Cagliari


1857-Genova 1902). Dopo aver comple` come bibliotecario
tato gli studi entro
nella Biblioteca Vittorio Emanuele
di Roma. Nel 1891 fu trasferito in quella
di Genova, dove si tolse la vita nel 1902,

Iglesias, della provincia di Carbonia`


Iglesias, compresa nella XIX Comunita
montana, con 30 447 abitanti (al 2004),
posta a 111 m sul livello del mare nella
principale zona mineraria della Sardegna in un misto di terreni ondulati di
formazione ignea e calcarea alternati.
Regione storica: Sulcis. Diocesi di Iglesias.
& TERRITORIO Il territorio comunale,
di vaga forma ellittica, si estende per
145,63 km2; confina a nord con Iglesias,
a est ancora con Iglesias, Narcao e Per` xius, a sud con San Giovanni Suergiu
da

350

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 356

Carbonia
e Tratalias, a ovest con Portoscuso e
Gonnesa. I terreni si estendono prevalentemente in pianura e sono privi di
corsi dacqua significativi. Solo verso
nord (Sirri) si hanno alcune alture, cos`
` (colle Rosmacome intorno alla citta
rino). Data la vocazione mineraria della
` mai molto svizona lagricoltura non si e
luppata, se non in tempi recenti, mentre i pascoli sono stati sempre utilizzati
` collegata a
per gli ovini e i bovini. C. e
Iglesias (24 km) e Cagliari (70) attraverso la S.S. 130 e da una linea ferroviaria con lo stesso percorso. Nel territorio
di C. si trovano numerose frazioni: Bacu
Abis, Barbusi, Barena, Cortoghiana,
Flumentepido, Is Gannaus e Serbariu.

Carbonia Il centro minerario fu costruito


intorno alla piazza principale, perno della vita
` , con la torre Littoria.
sociale della citta

` nacque quando il goSTORIA La citta


verno fascista decise di sfruttare i giacimenti di carbone del Sulcis; fu progettata a tavolino secondo ben precisi criteri urbanistici e fu costruita tra il 1936
e il 1938 al centro del bacino carbonifero, su un territorio ricco di siti archeologici che testimoniano la sua antica frequentazione. Fu fortemente voluta da Mussolini come centro per gli
operai che lavoravano nelle vicine miniere e popolata da persone che provenivano da tutta Italia. Durante la guerra
conobbe un rapido sviluppo sostenuto
dallintenso sfruttamento delle miniere

&

` i 50 000 abitanti. Nel


e in breve tocco
` fu teatro di lotte
dopoguerra la citta
operaie spesso drammatiche, tra scontri di piazza e lunghissimi scioperi, e
con la crisi delle miniere sub` un notevole ridimensionamento perdendo
molta della popolazione.
& ECONOMIA Un tempo grande centro
` minerarie oggi completadi attivita
` basa la sua
mente scomparse, la citta
economia su industria e commercio; vi
` manisono sviluppate anche le attivita
fatturiere per un totale di circa 1200
` sede di ospedale,
imprese. Servizi. C. e
guardia medica, farmacia, scuole di
ogni ordine e grado e centri di formazione professionale; sono presenti anche vari istituti di credito. Possiede la
Biblioteca comunale, un Museo archeologico, 3 bed&breakfast con 18 posti letto, 13 ristoranti e numerose
aziende agrituristiche nellhinterland.
& DATI STATISTICI Al censimento del
2001 la popolazione contava 31 729
` , di cui stranieri 131; maschi
unita
15 329; femmine 16 400; famiglie 10 789
La tendenza complessiva rivelava una
diminuzione della popolazione, con
morti per anno 285 e nati 247; cancellati dallanagrafe 597; nuovi iscritti
384. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 245 in miliardi di lire;
imponibile medio IRPEF 20 033 in migliaia di lire; versamenti ICI 9424;
aziende agricole 743; imprese commerciali 1282; esercizi pubblici 140;
esercizi allingrosso 60; esercizi al dettaglio 681; ambulanti 141. Tra gli indicatori sociali: occupati 8920; disoccupati 1010; inoccupati 2779; laureati
667; diplomati 4676; con licenza media
10 476; con licenza elementare 9288;
analfabeti 995; automezzi circolanti
13 974; abbonamenti TV 9009.

351

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 357

Carbonia

Carbonia Gioiello della politica autarchica


` del carbone,
del regime fascista, la citta
costruita in pochissimi mesi, fu inaugurata da
Mussolini nel 1938.

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel


territorio comunale di C. sono stati individuati numerosi siti che documentano la presenza delluomo a partire
` prenuragica. Di particolare ridalleta
lievo sono le grotte di Barbusi, dei
Fiori, di Rio Cannas, di Serbariu, di
`
Cordera, di Tamara e di Tan`. Tra le piu
` da segnalare quella di Su
interessanti e
Corroppu a Sirri. Si tratta presumibilmente di unabitazione nella roccia, a
` uno dei
poca distanza dallabitato: e
siti archeologici che hanno restituito
` antichi del Neolitico in
reperti tra i piu
Sardegna, riferibili al VII-VI millennio
a.C. Sono manufatti litici e di ceramica
` e interesse. Nel terridi grande varieta
torio di C. si trovano anche cinque nuraghi: Loddi, Miani, Paristeris, Piliu, Si`
rai; tra questi di particolare rilievo e
quello di Sirai posto a poca distanza
dellomonimo centro fenicio-punico
(=); si tratta di un nuraghe polilobato
` stato recencon annesso villaggio che e
temente scavato e ha consentito di approfondire i rapporti intercorsi tra la
` nuragica e quella punica. Di
civilta
` anche la domus de
qualche interesse e
` Monte Crobu, mentre e
`
janas in localita
` interessante la grotta di Tan`, posta
piu
a circa 15 km da C.: molto vasta e suggestiva, nella preistoria fu uno dei centri

&

` importanti dellintero terabitativi piu


ritorio. Fu abitata da popolazioni ascrivibili alla cultura di Monte Claro e successivamente utilizzata come sepoltura
fino al Nuragico medio. Ma il vero patri` di
monio archeologico della specificita
` quello rappreC. e del suo hinterland e
sentato dalle strutture minerarie non
` operanti. Si e
` scoperto che le strutpiu
ture costruite intorno ai pozzi, spesso di
pregevole fattura, possono rappresentare, nellambito dellarcheologia industriale, un forte richiamo turistico e
creare quindi nuova occupazione. Uno
` interessanti e
` quello di Serdei siti piu
bariu, a 2 km dal centro abitato di C. Vi
si trovano ancora in ottimo stato i castelli metallici dei pozzi I e II e le costruzioni che ospitavano gli uffici e le
` ancora presente la liofficine. Inoltre e
nea ferroviaria che collegava la miniera con Portovesme per il trasporto
del materiale estratto e anche delle
` anmaestranze. Di notevole interesse e
che Cortoghiana, sito di estrazione
della lignite fin dal 1892. Negli anni
Trenta accanto alle strutture minerarie
` sviluppato un centro abitato sul mosi e
dello di C., mentre una parte dellinse` un sidiamento, soprattutto la laveria, e
gnificativo esempio di architettura industriale degli anni Quaranta.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbanistico di C. fu progettato da Cesare Valle in funzione
` della popolazione che
delle attivita
avrebbe dovuto abitarvi, costituita da
minatori, sorveglianti, personale specializzato e dirigenti. Sulla base di questo presupposto latto di nascita di C.
concep` il centro urbano come sede de` rappresentativi,
gli uffici pubblici piu
attorno al quale furono ubicate le abitazioni dei dirigenti, degli impiegati e degli operai. Tutto ruotava attorno a Villa
`,
Sulcis, sede centrale della societa
mentre lungo i viali si affacciavano cen-

352

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 358

Carbonia
tinaia di case tutte uguali. I criteri distintivi prevedevano abitazioni singole
per i dirigenti, costruzioni abbinate per
gli impiegati, mentre agli operai erano
destinate costruzioni da quattro a dieci
` era (ed
appartamenti. Cuore della citta
`) la grande piazza Roma dove si afface
` torre Littoria):
cia la torre Civica (gia
interamente in granito, fu costruita a
partire dal 1936 e fu ultimata nel 1938
per consentire a Mussolini di pronunciare il discorso per linaugurazione
` . La torre fu la Casa del Fascio
della citta
`,
e rappresentava il simbolo della citta
prerogativa che mantiene anche oggi.
Sulla sua destra sorge la chiesa di San
Ponziano e Santa Barbara dedicata al
patrono di Carbonia e alla patrona dei
minatori: anchessa fu realizzata al` in
latto della fondazione della citta
uno stile che si potrebbe definire neoromanico. Allinterno conserva una
pregevole Via Crucis intagliata in legno
`
da un artista sardo, mentre la facciata e
ingentilita da un portale in trachite e da
un pronao sorretto da massi di granito.
` affiancato dallimponente
Ledificio e
campanile che ricorda quello di Aquileja. Sempre su piazza Roma, ma dal
lato opposto rispetto alla torre, si affacciano il palazzo del Municipio e il Tea` il monutro. Altro simbolo di Carbonia e
mento ai caduti che sorge in una piazzetta adiacente a quella principale e
rappresenta un minatore al lavoro.
Poco distante sorge il Civico Museo archeologico Villa Sulcis, edificio che
ha perso la sua destinazione originaria
di residenza del direttore delle mi` stato allestito nel 1988
niere. Il museo e
da Ubaldo Badas e da Donatella Cocco
in collaborazione con altri archeologi
` stato inaugurato nello stesso anno.
ed e
I materiali sono esposti in grandi vetrine e documentano adeguatamente
levoluzione culturale del Sulcis dalla
` paleocristiana. Il Mupreistoria alleta

` stato arricchito da due


seo, inoltre, e
stazioni multimediali dalle quali i visitatori possono seguire le vicende di
Monte Sirai (=). Nel parco circostante
` stato inaugurato nel 1972 il Museo pae
leontologico e speleologico, curato dal
Gruppo di Ricerche Speleologiche
Martel e che ospita una notevole
` di reperti che documentano
quantita
levoluzione della vita sulla terra.

Carbonia Gli scavi a Monte Sirai hanno


portato alla luce unimponente fortezza
punico-romana con il suo villaggio.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Nella


seconda domenica di agosto a C. si
svolge la festa dedicata a San Ponziano
e a Santa Barbara, patrona dei minatori.
In passato, quando le miniere erano in
funzione, era questa loccasione per
consentire ai comuni cittadini la visita
alle miniere e per procedere alla distribuzione di attestati e benemerenze ai
` una citta
` nata esclusivaminatori. C. e
mente per le miniere e nella quale, allatto della sua fondazione e fino a
tempi abbastanza recenti, si sono stabilite famiglie provenienti da tutta la Sar` trattato di una specie di imdegna. Si e
migrazione tutta sarda che ha causato
la mescolanza di usi e tradizioni di tutta
lisola e che doveva portare ad acquisire tradizioni e abitudini proprie di
` mineraria. Con la crisi e la
una citta
` estrattiva, la citta
`e
` enfine dellattivita
&

353

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 359

Carbonia-Iglesias
` dimitrata in crisi, la sua popolazione e
` doro
nuita (dai 50 000 abitanti delleta
` passati ai 30 000 attuali) e sta tensi e
` indutando una riconversione a citta
striale, che ultimamente sembra dare i
suoi frutti.

Carbonia-Iglesias, provincia di Circoscrizione amministrativa della Sardegna che si estende per 1494 km2 e ospita
` stata istituita in base
132 000 abitanti. E
` detta anche del Sulalla L.R. n. 9/2001; e
occupa questa subregione,
cis, perche
sul versante sud-occidentale dellisola,
comprese le isole di San Pietro e di San`
tAntioco. Buona parte del territorio e
occupata da rilievi di non grande altezza, ricchi di minerali; al centro la
vallata del Cixerri. Una volta ridottesi
le risorse legate alle miniere, tutta le
` alla ricerca delle sue nuove
regione e
vocazioni, che consistono in un potenziamento dellagricoltura e dellartigianato tradizionali, e soprattutto sullo sviluppo del turismo, incentrato sulla bellezza del litorale, sul patrimonio archeologico e soprattutto sulla riconver` imsione delle miniere. Tra i centri piu
portanti SantAntioco, 12 000 abitanti,
Gonnesa e Portoscuso, entrambi con
5000. I due centri che si dividono il
ruolo di capoluogo, Carbonia e Iglesias,
ne contano rispettivamenbte 30 000 e
28 000.
COMUNI Buggerru, Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domusnovas, Fluminimaggiore, Giba, Gonnesa, Iglesias, Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Santadi, SantAnna Arresi, SantAntioco, Tratalias, Villamassargia, Villaperuccio.

Carboni Boy, Enrico Avvocato, deputato al Parlamento (Cagliari 1815-ivi


1925). Figlio del deputato Michele, si
` in Legge nel 1872 e prese a eserlaureo
citare la professione di avvocato, ottenendo anche la cattedra di Scienza

` di Cadelle finanze presso lUniversita


gliari che mantenne fino al 1892. Attirato dalla politica, divenne il tradizionale avversario di Francesco Cocco
Ortu. Fu eletto consigliere della provincia di Cagliari dal 1880 ininterrottamente fino al 1898. Nel 1897 fu eletto
deputato per la XX legislatura e successivamente riconfermato fino al 1913 per
altre tre legislature. Tra il 1909 e il 1910
fu sottosegretario alle Finanze nel go` la
verno Sonnino. Nel 1914 acquisto
` de LUnione sarda, dicomproprieta
venendone negli anni successivi unico
proprietario; nel 1919 fu ancora rieletto
in Parlamento per la XXV legislatura e
nel 1921 per la XXVI: dal luglio 1921 al
febbraio 1922 fu sottosegretario alla
Marina nel governo Bonomi. Tra i suoi
scritti: Relazione sulle ferrovie complementari e deliberazioni del Consiglio provinciale di Cagliari, 1883; Processo verbale della seduta del Consiglio provinciale di Cagliari e relazione dei delegati
della provincia che si recarono a Roma
onde ottenere dal Governo provvedimenti atti a migliorare le condizioni economiche della Sardegna, 1888; Proposta
di legge per laggregazione dei comuni di
Solarussa, Zerfaliu e Siamaggiore alla
pretura di Oristano, 1898; Il credito cooperativo agrario, LUnione sarda,
1900; Agli elettori del collegio di Oristano,
1902; Proposta di legge per una tombola a
favore dellospedale civile di Oristano,
1907.

Carboni Boy, Gustavo Ingegnere (Cagliari 1891-ivi 1973). Figlio di Enrico, si


` in Ingegneria nel 1922 e si delaureo
` alla professione. Caduto il fascidico
`
smo, di orientamenti liberali, partecipo
alla vita politica cagliaritana e fu eletto
ripetutamente consigliere comunale e
provinciale di Cagliari. Un suo articolo
sul periodico cagliaritano Rivoluzione
` dedicato a Il fondo di
liberale, 1945, e

354

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 360

Carcassona
` nazionale e lagricoltura
solidarieta
sarda.

Carboni Boy, Michele Giurista (Cagliari 1885-Roma 1918). Figlio di Enrico, si trasfer` precocissimo a Torino
` in Giurisprudenza nel
dove si laureo
1907 e nel 1911 consegu` la libera docenza in Diritto civile. Subito dopo ottenne lincarico dellinsegnamento
` di
della disciplina presso lUniversita
Torino. Scoppiata la prima guerra mondiale, vi prese parte come ufficiale del
`, fu stroncato a 33
Genio. Nel 1918, pero
anni a Roma da un male incurabile.

Carcangiu, Eligio Militante politico (n.


sec. XX). Sardista, nel 1920 sostenne lu` della municipalizzazione dei dazi
tilita
di consumo; dopo alcuni anni fu costretto dal fascismo a lasciare la politica. Caduto il regime, nel 1943 riprese
` sostenendo lipotesi autonolattivita
mistica basata su riforme economiche
liberiste; nella scissione del 1948 segu`
Lussu nel Partito Sardo dAzione socialista. Scritti principali: La Sardegna
` bastare a se stessa?, 1944.
puo

Carcassi, Ugo Docente di Semeiotica


medica (n. Cagliari 1921). Conseguita la
laurea in Medicina nel 1946 a Sassari,
ha conseguito numerose specializzazioni e quindi ha intrapreso la carriera
universitaria. Dopo aver avuto esperienze di studio in USA, Inghilterra e
Scandinavia, ha insegnato dapprima
` di Siena e poi, dal
presso lUniversita
` diventato diret1967, a Cagliari, dove e
tore dellIstituto di Semeiotica medica;
nel 1983 ha avuto anche lincarico di
` La
Reumatologia presso lUniversita
Sapienza di Roma. Autore di numerosissime pubblicazioni scientifiche, ha
avuto riconoscimenti a livello nazio` stato anche
nale e internazionale ed e
` di Medicina delpreside della Facolta
` di Cagliari. Andato in penlUniversita
sione, ha intensificato gli studi di storia
che non aveva mai abbandonato, e ha

pubblicato con leditore Delfino di Sassari una serie di curiose biografie che
uniscono la completezza dellinforma` dellesposizione,
zione alla sinteticita
tutte collocate sotto il titolo Malati illustri, in cui i personaggi biografati
vengono visti dal punto di vista delle
loro patologie fisiche e psichiche: Giacomo Casanova Viniziano. Anatomia di
un personaggio, 2000; Carlo V Imperatore. Estimatore dei sardi, 2001; Giuseppe
Garibaldi. Profilo di un rivoluzionario,
` Paganini. Afflizioni, vizi e
2002; Nicolo
` , 2002; Vincenzo Bellini. Cultore di
virtu
medicina e musicista, 2004.

Carcassona Famiglia algherese (secc.


` in
XIV-XIX). Di origine ebraica, si fisso
` del secolo
Sardegna nella seconda meta
XIV provenendo dalla Spagna. Abili finanzieri i C. accumularono in poco
tempo un ingente patrimonio e seppero
` ebraica
inserirsi bene nella comunita
` . La loro principale attivita
`
della citta
consisteva nel prestare denaro: agli
inizi del secolo XV figurano creditori
di ingenti somme nei confronti di funzionari reali e di altri privati. La genealogia della famiglia comincia a deli` , ricco mercante,
nearsi con un Nicolo
che nel 1467 fu nominato procuratore
del peso di Alghero. Furono probabil e Nin, che sepmente suoi figli Mose
pero continuare le tradizioni della famiglia; quando nel 1492 fu emanato leditto di Ferdinando il Cattolico che
espelleva gli ebrei dai suoi regni, abiurarono scegliendo di integrarsi nella so` algherese e, grazie alla loro pocieta
tenza finanziaria, conservarono patri otmonio e posizione sociale. Mose
tenne lappalto delle dogane di Cagliari
e lamministrazione delle rendite dei
principali feudi reali come i Campidani
di Oristano, il Parte Ocier e il Mandroli` a possedere lufficio
sai. Nin continuo
di procuratore del peso reale di Alghero. Con i suoi figli Francesco e Ber-

355

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 361

Carcassona
nardo il processo di integrazione dei C.
` cristiana venne accelenella comunita
rato. Nel 1527 Bernardo ottenne il cavalierato ereditario ed ebbe numerosi figli, tra cui Raimondo, governatore di Alghero, che nel 1566 fu riconosciuto nobile, Antonio Angelo, illustre giurista,
capostipite di una linea stabilitasi a Cagliari ed estintasi nel secolo XVII, e Sal` la discendenza di
vatore, che continuo
Alghero. Suo figlio Angelo, rettore della
Romangia nel 1552, ebbe numerosi figli,
alcuni dei quali si stabilirono a Cagliari, altri, tra cui un altro Angelo, continuarono a risiedere ad Alghero. Fu
suo figlio il dottor Salvatore, importante
personaggio che alla fine del secolo si
trasfer` a Cagliari, dove i suoi figli Eusebio e Antioco diedero vita a due rami
della famiglia. Da Eusebio, che fu presidente della Reale Udienza, discese un
ramo che si estinse nel 1717 con un Salvatore; da Antioco, ricevitore del Riservato, discese il ramo principale. I suoi
discendenti espressero alcuni valorosi
magistrati della Reale Udienza, e nel
1749 con un Francesco ereditarono il
feudo di Serdiana e il titolo di marchese
di San Saverio, estinguendosi agli inizi
del secolo XIX.

Carcassona, Antioco Gentiluomo (Cagliari 1683-ivi 1731). Fratello di Antonio


Giuseppe vescovo di Ales, nel 1710 fu
nominato regidor del marchesato di Villacidro e durante la guerra di succes` nel partito fasione spagnola si schiero
vorevole agli Asburgo. Passata lisola ai
` fedelta
` alla nuova dinaSavoia, giuro
stia, e quando il fratello ebbe degli aspri
con diplomazia
contrasti con il vicere
` di placarne le ire.
tento

Carcassona, Antonio Angelo Studioso


`
di diritto romano (Alghero, prima meta
del secolo XVI-ivi, fine sec. XVI). Fratello di Raimondo, fece i suoi primi
studi a Cagliari dove si stabil` per alcuni anni prima di decidere di spostarsi

` coma Bologna; in questa Universita


` i suoi studi laureandosi nel 1549;
pleto
` quindi allinsegnamento unisi dedico
versitario, scrisse un commentario al
digesto che fu apprezzato e utilizzato in
tutta Europa. Anche lui, nel 1566, fu riconosciuto nobile. Il suo testo princi` la Lectura super titulo de Actionipale e
bus in Institutiones Justiniani, emendata per Antonium Angelum Carcassonam sardum, edita a Lione nel 1556.

Carcassona, Antonio Giuseppe Religioso (Cagliari 1684-Ales 1760). Vescovo


di Ales e Terralba dal 1736 al 1760.
Uomo di grande cultura, attirato dalla
vita religiosa, fu ordinato sacerdote e si
` allinsegnamento presso lUnidedico
` di Cagliari, della quale fu anche
versita
rettore. Canonico, nel 1731 fu nominato
Cancelliere del Regno ed ebbe accesi
Rivarolo in materia
contrasti col vicere
giurisdizionale. Nel 1736 fu creato vescovo di Ales e resse per lunghi anni la
diocesi.

Carcassona, Eusebio Giureconsulto


(Cagliari 1606-ivi 1684). Figlio di Salvatore, anche lui dopo la laurea percorse
una brillante carriera in magistratura.
Nel 1636 fu nominato avvocato dei poveri, nel 1641 divenne reggente della
Reale Cancelleria e infine giudice della
Reale Udienza, proprio nei tormentati
anni che culminarono nella congiura
Camarassa. Non comcontro il vicere
promesso nelle epurazioni che ne seguirono lassassinio, nel 1674 fu nominato presidente della Reale Udienza.

Carcassona, Lucifero Uomo darmi


(Cagliari 1638-ivi?, 1681). Figlio di Eusebio, fu per molti anni capitano della galera Patrona. Nel 1675 fu nominato commissario generale dellartiglieria del
` in piena maturita
` nel
Regno. Mor` pero
1681, senza lasciare discendenza.

Carcassona, Nin Finanziere (Alghero,


` sec. XVI).
sec. XV-ivi?, prima meta
Quando nel 1492 fu emanato leditto di

356

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 362

Carcopino
` e si fece
espulsione degli ebrei, abiuro
` da suo padre lufficio
cristiano. Eredito
di procuratore del peso reale di Alghero.

Carcassona, Raimondo Gentiluomo


` sec. XVI-?, fine
(Alghero, prima meta
sec. XVI). Tra il 1561 e il 1564 fu nomi` natale e nel
nato governatore della citta
1566 ebbe il riconoscimento della no` . Rimasto vedovo, si fece sacerdote
bilta
e mor` vecchissimo alla fine del secolo.

Carcassona, Salvatore Giureconsulto


` sec. XVI-Ca(Alghero, seconda meta
`
gliari 1618). Conseguita la laurea, entro
in magistratura e nel 1606 fu nominato
assessore della Regia Governazione di
Sassari. In seguito divenne giudice
della Reale Udienza e nel 1611 ottenne
` . Si trail riconoscimento della nobilta
sfer` a Cagliari, dove mor`.

lino viola dai fiori lunghi e filamentosi;


i frutti, acheni, sono arrotondati e piumosi. La specie selvatica cresce spontanea a tutte le altitudini, in campi incolti
e zone assolate. Si distinguono: 1. il c.
selvatico (il fiore ancora chiuso), che
viene raccolto per fare conserve (carciofini sottolio, particolarmente saporiti), mentre la medicina popolare utilizza diverse parti della pianta per le
` terapeutiche: il fusto e le foproprieta
glie sono indicati per abbassare il livello di colesterolo e per depurare il fegato. Nomi sardi: caldu; cardureu;
gardu freu; gureu; 2. il c. coltivato, che
` , secondo un elenco stilato dal Minie
stero delle Politiche agricole, uno dei
prodotti tipici della Sardegna. Caratterizzato dallessere molto spinoso e particolarmente saporito (rispetto al c. romano, senza spine), viene coltivato in
varie zone di pianura: particolarmente
rinomato quello del Basso Campidano e
della piana del Coghinas. La produ` di oltre 1 000 000 di q. In
zione annua e
molti paesi produttori si tiene una sagra del c., durante la quale si possono
degustare molti dei piatti tradizionali a
base di questo prelibato ortaggio. Nomi
`fa (campidanese); cartzo
fa
sardi: cancio
ffa (gallurese). [MA(logudorese); scaglio
RIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Carciofo Il carciofo sardo spinoso, ben


diverso da quello romano, e` coltivato nelle
pianure dellisola, sul golfo dellAsinara e nel
Campidano.

Carciofo Pianta erbacea perenne della


famiglia delle Composite (Cynara car` grosso, costolato
dunculus L.). Il fusto e
e ricoperto da una fitta peluria lanuginosa. Le foglie, grandi e lanceolate,
`. I fiori sono
sono spinose alle estremita
racchiusi inizialmente da squame coriacee, sovrapposte e con spine termi` , tra magnali, che aprendosi a maturita
gio e agosto, scoprono un grande capo-

Carcopino Famiglia di Tempio Pausania (secc. XVI-XVIII). Originaria della


Corsica, le sue prime notizie risalgono
al secolo XVI, quando viveva un Paolo
che nel 1549 venne nominato guardia
delle marine di Gallura. I suoi discendenti si stabilirono a Tempio Pausania
e vissero come nobili in questo centro.
Scoppiata la guerra di successione spagnola, furono tra i maggiori sostenitori
del passaggio dellisola agli Asburgo.
Per questo furono insigniti del cavalierato ereditario con un Giovanni; il pri` giunse in Sardegna nel
vilegio pero
` passata ai
1721, quando lisola era gia

357

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 363

Cardarelli
Savoia, per cui non riusc` a ottenere
lexequatur.

Cardarelli, Vincenzo = Caldarelli, Nazzareno

Cardedu Comune della provincia del`


lOgliastra, compreso nellXI Comunita
montana, con 1465 abitanti (al 2004), posto a 40 m sul livello del mare nella
piana alluvionale del fiume Pelau, recentemente bonificata, tra il comune di
Gairo e il mare. Regione storica: Ogliastra. Diocesi di Lanusei.
& TERRITORIO Il territorio comunale,
dalla forma approssimativa di un rettangolo, si estende per 32,30 km2 e confina a nord con Bari Sardo, a est col Mar
di Sardegna, a sud con Tertenia e a
ovest con Jerzu, in parte con Osini e
Gairo. Una buona percentuale dei ter` rappresentata da pianure derireni e
vanti da alluvioni del quaternario costellate da colline; il resto fa capo al
complesso montuoso del Monte Ferru
` alta e
` la punta Su Scula cui cima piu
` quindi in
sorgiu (840 m). Il territorio e
parte adatto alla pastorizia e in parte
` prevaallagricoltura, mentre la costa e
lentemente sabbiosa.C. si trova lungo la
S.S. 125 Orientale sarda (15 km da Tor` collegato da autolinee agli altol`) ed e
tri centri della provincia.
& STORIA Il centro attuale sorge su un
territorio che apparteneva al giudicato
di Cagliari ed era compreso nella curatoria di Ogliastra. Quando il giudicato
fu smembrato nella divisione del 1258,
` ai Visconti che lo accorparono
C. passo
al giudicato di Gallura assieme a tutta
`
lOgliastra. Estinta la dinastia passo
sotto il controllo diretto di Pisa che lo
fece amministrare da propri funzionari. Subito dopo la conquista arago` a far parte del
nese il territorio entro
Regnum Sardiniae. Nel 1325 fu concesso a Berengario I Carroz e costitu` il
primo nucleo della contea di Quirra che
fu formata nel 1363 da Berengario II

Carroz. In seguito, nel 1366, il territorio


fu occupato dalle truppe arborensi e di
fatto fu governato fino al crollo dellArborea come se fosse di appartenenza
` in mano a Begiudicale. Nel 1410 torno
rengario Bertran Carroz erede degli antichi conti di Quirra. I Bertran Carroz si
estinsero nel 1511 con la morte della
contessa Violante II, cos` il territorio
` ai Centelles e nel lungo periodo
passo
in cui fu amministrato da questa fami` a essere frequentato, a
glia comincio
partire dal secolo XVII, da famiglie di
pastori di Gairo. Lultimo Centelles
mor` nel 1676 lasciando eredi i Borgia,
la cui successione fu contestata dai Ca` che, dopo una lunga lite, nel 1726
tala
riuscirono a venire in possesso del
feudo. Nel corso del secolo XVIII cominciarono a stabilirvisi alcune famiglie di Gairo e linsediamento nel vol` in
gere di alcuni decenni si trasformo
un piccolo centro le cui condizioni di
vita non differivano da quelle degli altri
centri dellOgliastra. Nel corso del secolo il rapporto di dipendenza dal feudatario si fece molto meno intenso, e
` dai Catala
` agli Osorio;
nel 1766 C. passo
la sua popolazione continuava a cre` ad assuscere e il villaggio comincio
mere un aspetto ordinato. Nel 1821 C.,
che era considerato una frazione di
Gairo, fu incluso nella provincia di Lanusei e nel 1840 fu riscattato agli ultimi
feudatari. Soppressa nel 1848 la provin` a rimanere
cia di Lanusei, C. continuo
legato a Gairo e ne condivise le vicende
amministrative nei decenni seguenti.
` economiche fecero ulteriorLe attivita
mente crescere la popolazione e nel
1927, quando fu costituita la provincia
` a farvi parte sempre
di Nuoro, C. entro
come frazione di Gairo. Negli anni successivi due eventi determinarono una
sua ulteriore crescita: in primo luogo
la terribile alluvione del 1951 che costrinse molte famiglie di Gairo a la-

358

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 364

Cardellino
sciare il paese e a trasferirsi a C.,
creando cos` le condizioni per il suo ulteriore sviluppo; in secondo luogo il
progressivo stabilirsi nel territorio di
` defiinsediamenti turistici che proietto
nitivamente il villaggio verso il mare e
gli fece conseguire nel 1984 lautonomia
amministrativa. La partecipazione al
dibattito sulla formazione della provincia dellOgliastra recentemente conclusosi in felice maniera ha contribuito a
unulteriore sviluppo di questo comune.
& ECONOMIA La sua economia e
` principalmente basata sullagricoltura, in
particolare la viticoltura che ha una
`
produzione rinomata, grazie allattivita
di alcune cantine private. Altro settore
`
che si sta sviluppando notevolmente e
quello turistico, specialmente durante i
` sede di guardia
mesi estivi. Servizi. E
medica, di scuola dellobbligo, possiede
una Biblioteca comunale, 2 alberghi
con 224 posti letto, 3 agriturismi con 25
posti letto e 1 ristorante.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1510 unita
di cui stranieri 9; maschi 744; femmine
766; famiglie 660. La tendenza complessiva rivelava un aumento della popolazione, con morti per anno 9 e nati 16;
cancellati dallanagrafe 13 e nuovi
iscritti 26. Tra i principali indicatori
economici: imponibile medio IRPEF
in migliaia di lire 16.460; versamenti
ICI 202; aziende agricole 308; imprese
commerciali 61; esercizi pubblici 11;
esercizi al dettaglio 19. Tra gli indicatori sociali: occupati 398; disoccupati
133; inoccupati 70; laureati 31; diplomati 110; con licenza media 552; con licenza elementare 356; analfabeti 27;
automezzi circolanti 317; abbonamenti
TV 270.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel
territorio di C. esistono otto nuraghi:
Cardedu, Follas e Perdu, Genna Ma-

soni, Muscio, Nurcu, Sa Perda sObiga,


Su Trunconi. Nella zona di Cuguddadas
si trova anche un pozzo sacro ancora
ben conservato e alcune domus de janas; a Museddu sono state rinvenute
tracce di abitazioni a pianta quadrata
di epoca romana.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbanistico del villag` la conseguenza del rapido svigio e
luppo dellantica frazione determinatosi a partire dal 1951; lunico edificio
` rappresentato dalla
di qualche pregio e
chiesa di San Paolo Apostolo, parrocchiale costruita negli anni Settanta del
secolo scorso secondo uno stile moderno che utilizza con eleganza strutture in cemento armato. Ha un impianto molto semplice a una sola navata
che al suo interno conserva affreschi di
` illuminata
pittori contemporanei ed e
da grandi vetrate. Allesterno ledificio
` completato da un elegante campanile
e
e dalla casa parrocchiale. A pochi chilometri dallabitato si trova la chiesa
della Madonna di Buoncammino di impianto quasi sicuramente bizantino ma
completamente ristrutturata nellOttocento.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Il mo` significativo delle recenti
mento piu
` rappresentato
tradizioni del villaggio e
dalla festa della Madonna del Buoncammino che si svolge nella terza domenica
di settembre presso lomonima chie` certamente la piu
` importante
setta. E
per C., ma si svolge in una chiesa officiata dalla parrocchia di Gairo, quasi a
voler significare lintimo e profondo legame che intercorre tra le due comu` ; dura tre giorni e prevede un nunita
trito programma di manifestazioni. Si
svolge anche la festa del patrono del
paese, San Paolo, il 29 e 30 giugno, con
il classico richiamo dei turisti che affollano le splendide spiagge della zona.

Cardellino = Zoologia della Sardegna


359

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 365

Cardia

Cardia1 Famiglia di Tortol` (sec. XVIesistente). Le sue notizie risalgono al


secolo XVI, quando era in possesso di
un grande patrimonio immobiliare.
` del secolo XVII alNella prima meta
cuni dei suoi membri si segnalarono
nella difesa delle coste dalle incursioni
barbaresche; nel 1644 un Marco Antonio ottenne il cavalierato ereditario e
` . Nello stesso anno fu amla nobilta
messo allo Stamento militare durante
il parlamento Avellano. Furono suoi figli Sisinnio e Marco Antonio, capostipiti di due rami della famiglia; da Sisinnio discese il ramo che si trasfer` a Lotzorai e che decadde nel giro di alcune
generazioni, da Marco Antonio discese
` a risiedere a Toril ramo che continuo
tol` e che nei secoli successivi espresse
` di rilievo. A questa
alcune personalita
famiglia appartengono Maria Rosa e
Umberto.

Cardia 2 Famiglia cagliaritana (sec.


XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII; ad essa appartenevano due fratelli, Sisinnio e Pietro,
che diedero vita a due rami a loro volta
molto articolati. Sisinnio ottenne il ca` nel 1748
valierato ereditario e la nobilta
e si stabil` a Siliqua; i suoi discendenti
nel 1828 acquistarono la signoria della
Tappa di insinuazione di Iglesias. Questo ramo esiste tuttora. Pietro, che esercitava la professione di avvocato, ottenne il cavalierato ereditario e la no` nel 1747 e si stabil` a Mandas.
bilta
` del secolo GiuNella seconda meta
seppe Giorgio, suo nipote, sposata una
Dedoni si trasfer` a Nurri. Nel corso dei
secoli successivi la sua discendenza
espresse alcuni distinti professionisti.
Attualmente risiede a Cagliari e a
Roma.

Cardia, Antonio Giornalista (Sassari,


` sec. XX-Cagliari 1962). Perprima meta
corse quasi tutta la sua carriera nellUnione sarda. Cronista molto at-

tento, fu anche fra gli animatori del


Luned` dellUnione e dellInformatore del luned`. Uomo di fine humour,
era una delle colonne dellorganizzazione del giornale.

Cardia, Maria Rosa Storica, consigliere regionale (n. Cagliari 1949). Con` dediseguita la laurea in Lettere, si e
cata allinsegnamento universitario e
` professore ordinario di
alla politica. E
Storia delle istituzioni politiche allU` di Cagliari. Militante nella Siniversita
` stata eletta consigliere regionistra, e
nale per il PCI nel collegio di Cagliari
dal 1974 al 1984 per la VII e lVIII legi`
slatura. Allinizio dellVIII legislatura e
stata eletta vicepresidente del Consi` rimasta in carica per lintera
glio ed e
` stata anche
legislatura; in seguito e
eletta consigliere provinciale di Ca` componente del comitato
gliari. E
scientifico dellIstituto Sardo per la
Storia della Resistenza e dellAutono` autrice di numerosi studi sulla
mia. E
storia contemporanea della Sardegna,
in particolare delle vicende che hanno
segnato fin dallinizio lautonomia regionale. Tra i suoi scritti: Il dibattito
sulla questione femminile a Cagliari nel
periodo del Comitato di Liberazione, in
Archivio sardo del movimento operaio
contadino e autonomistico, 2, 1973; Introduzione a Il solco, vol. X della collana
Stampa periodica in Sardegna 19431949, 1974-76; Le autonomie speciali,
Bollettino di Legislazione e Documentazione regionale della Camera dei Deputati e del Senato, 1982; Dal Piano
Levi al Piano minerario regionale (19491984). Trentacinque anni di dibattito al
Consiglio regionale, in Le miniere e i minatori della Sardegna (a cura di Francesco Manconi e Gian Giacomo Ortu),
1986; Un servitore dello Stato: lalto com lite politimissario Pinna 1944-1949, in E
che nella Sardegna contemporanea (a
cura di Virgilio Mura e Gian Giacomo

360

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 366

Cardia
Ortu), 1987; Profilo elettorale della Sar` repubblicana, Italia condegna in Eta
temporanea, 167, 1987; La nascita dellautonomia speciale sarda, in Le autonomie etniche e speciali in Italia e nellEuropa mediterranea, 1988; Note per
una storia del ceto politico elettivo nella
Sardegna del Novecento, in Studi in
onore di P. Spriano, Annali della Fa` di Magistero dellUniversita
` di Cacolta
gliari, 1988; Processi storici e istituzione
regionale: dallo Statuto al Piano di rinascita 1943-1962, in Storia dei Sardi e della
Sardegna (a cura di Massimo Guidetti),
IV, 1989; La nascita della Regione autonoma della Sardegna 1943-1948, 1990;
Emilio Lussu, il piano per linsurrezione
sarda e il Foreign Office, Archivio sardo
del movimento operaio contadino e autonomistico, 32-34, 1991; Il movimento
cooperativo in Sardegna dalla ricostruzione al Piano di rinascita 1943-1962, in
Storia della cooperazione in Sardegna
` al solidarismo dimpresa
dalla mutualita
1851-1983, 1991; Le consultazioni referendarie in Sardegna: linee di tendenza,
Quaderni bolotanesi, XVIII, 1992; La
nascita della Regione autonoma della
Sardegna (1943-1948) (con Ettore Rotelli), 1992; Lussu, Laconi, lautonomia
sarda e la sua storia, in Studi e ricerche
in onore di Girolamo Sotgiu, I, 1993;
Lemergenza statutaria. La nuova fase
costituente dellautonomia speciale
` nuova, VIII, 1993; LAlsarda, La Citta
lied Control Commission e la campagna
antimalarica nella Sardegna del secondo
dopoguerra: la fase preparatoria 1943` di Magistero
45, Annali della Facolta
` di Cagliari, XVI, 1993;
dellUniversita
Il Mezzogiorno al Consiglio regionale
della Sardegna 1949-1979, 1993; Le lotte
contadine per la riforma agraria nel
comprensorio di Alghero 1944-1950, in
Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo.
` e di una minoranza
Storia di una citta
catalana in Italia (a cura di Antonello

Mattone e Piero Sanna), 1994; Le origini


dello Statuto speciale per la Sardegna. I
testi, i documenti, i dibattiti, 3 voll., 1995;
Le elezioni europee in Sardegna, in Studi
e ricerche in onore di Giampaolo Pisu,
1996; La crisi dello stato nazione: pluralismo, autonomia, federalismo, in Il pensiero permanente (a cura di Eugenio
` ), 1999; I moti del 1906 nellIgleOrru
siente e linchiesta parlamentare sulle
condizioni degli operai nelle miniere
della Sardegna, in I moti sociali della
Sardegna giolittiana, 2000.

Cardia, Sandro Studioso di storia locale (n. Sinnai, sec. XX). Conseguita la
` dedicato allinsegnamento
laurea si e
nelle scuole secondarie. Ha sempre studiato con interesse la storia del suo
paese natale, su cui ha scritto Un lotto
di cussorgie, Questa Sinnai, 1984.

Umberto Cardia Europarlamentare del PCI,


` verso i
e` stato apprezzato per la sua sensibilita
`.
temi dellidentita

Cardia, Umberto Giornalista, uomo politico (Tortol` 1921-Cagliari 2003). Deputato al Parlamento italiano e al Parlamento europeo. Fine intellettuale, interprete dei problemi della Sardegna,
dopo aver conseguito la laurea in Let` al giornalitere e Filosofia si dedico
smo, e dal 1946 divenne giornalista professionista: fu tra i primi redattori dei

361

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 367

Cardia Marci
notiziari di Radio Sardegna. Militante
`
nella Sinistra, fu da presto uno dei piu
autorevoli dirigenti del PCI sardo; nel
1953 fu eletto consigliere regionale nel
collegio di Cagliari per il suo partito per
la II legislatura, successivamente riconfermato fino alla V (1965-1969). In
` da protagonista
questultima partecipo
in Consiglio al dibattito sul Piano di Rinascita, insieme a Girolamo Sotgiu,
Paolo Dettori e Pietro Soddu. Nel 1968
si dimise per candidarsi al Parlamento;
eletto nel 1968 per la V legislatura, fu
riconfermato fino al 1976; nel 1980 fu
eletto deputato europeo. Nel 1963 fu
tra i fondatori della rivista Rinascita
` polisarda; animatore dellattivita
tico-culturale dellIsprom (Istituto di
Studi e Programmi per il Mediterraneo), fu direttore della rivista dellIstituto Cooperazione Mediterranea. Sostenitore, allinterno del suo partito, di
una linea di rilancio dellautonomismo
sardo, da lui riletto anche alla luce
della riflessione gramsciana, fu autore
di diverse monografie. Tra i suoi scritti:
Paura di essere liberi, Il Lavoratore,
1946; La crisi del bacino carbonifero del
Sulcis, Cronache meridionali, I-II,
1956; Il Piano di rinascita della Commissione economica, Rinascita sarda, III,
1957; Urbanizzazione e sviluppo indu` di Cagliari (con Eliseo
striale nella citta
Spiga), Cronache meridionali, 2-3,
1962; Razionalizzazione monopolistica,
Ichnusa, XI, 52, 1964; Il sardismo di A.
Simon Mossa. I problemi attuali dellautonomia, La Nuova Sardegna, 1973;
Gramsci e la svolta degli anni Trenta,
1976; Il filo unitario della nostra storia,
in Etnia, lingua e cultura. Un dibattito
aperto in Sardegna, 1977; Emilio Lussu:
lidea e il sentimento della nazione mancata, in Emilio Lussu e la cultura popolare della Sardegna. Convegno di studio,
Nuoro 1980, 1983; Enrico Berlinguer e
Luigi Polano: dalla Sardegna alla lotta

dei popoli, Ichnusa, n.s., 7, 1984; Mi` sarda, in Le


chelangelo Pira e la societa
` ),
ragioni dellutopia (a cura di Tito Orru
1984; Lautonomia sarda: esperienze e
prospettive, Quaderni bolotanesi, X,
1984; Gramsci. Autonomismo mai rinnegato, Ichnusa, n.s., 13, 1988; Interdipendenza e cooperazione nellarea mediterranea, Mezzogiorno dEuropa, IX,
1988; La quercia e il vento. Tradizione e
` nel pensiero autonomistico
modernita
sardo, 1991; Autonomia sarda. Unidea
che attraversa i secoli, 1999.

Cardia Marci, Susanna Insegnante (n.


Cagliari, sec. XX). Figlia di Umberto,
` dedicata
dopo la laurea in Lettere si e
` attenta studiosa di
allinsegnamento; e
Gramsci, su cui ha pubblicato la monografia Il giovane Gramsci, edita a Cagliari nel 1977.

Cardi Giua, Giuseppe (detto Pino) Insegnante, giornalista (Santa Teresa Gallura, fine sec. XIX-Sassari, seconda
` sec. XX). Di famiglia gallurese, si
meta
` per
trasfer` a Sassari dove insegno
molti anni. Fin dalla giovinezza colla` alla stampa, a partire dal quotiboro
diano di Cagliari LUnione sarda, soprattutto con articoli di critica letteraria. Durante la guerra, caduto il fascismo, fu coinvolto in una congiura che
mirava a stabilire rapporti fra la Sardegna e la Repubblica Sociale Italiana.
Arrestato, fu condannato dal tribunale
` alcuni
militare di Oristano e sconto
anni di carcere. Quindi, riammesso allinsegnamento, riprese anche la collaborazione ai giornali, coerentemente
collocato sempre su posizioni di destra
che lo portarono spesso a polemizzare
con gli avversari politici. Tra i suoi
scritti: Voci di rinnovamento culturale
in Sardegna, Il Giornale dItalia,
1927; Sentori di primavera sullOrtobene,
LUnione sarda, 1928; Stato corporativo e carta del lavoro, LUnione sarda,
1928; Ricordi di quando ero matto,

362

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 368

Cardo
LUnione sarda, 1928; Napoleone nel
ricordo del Mamelucco Al`, LUnione
sarda, 1928; Filippo Addis, LUnione
sarda, 1929; Il segreto degli autori,
LUnione sarda, 1929; Un poeta, una
poetessa e un intruso, LUnione sarda,
1929; Raffa Garzia, LUnione sarda,
1929; Gli amori impossibili, LUnione
sarda, 1929; Il vivo della questione folklorica. Il pittoresco, ossia il colore locale,
Il Luned` dellUnione, 1929; Parole
allorecchio: sardomania da mettere a
posto, Il Luned` dellUnione, 1929;
Un grande interprete del popolo sardo:
Enrico Costa, LUnione sarda, 1929;
Larte e la critica in Sardegna, Il Luned`
dellUnione, 1929; Salvator Ruju,
LUnione sarda, 1929.

Cardinet Antona, Dominique Studiosa


di letteratura italiana (n. Corsica, sec.
XX). Allieva di Franc
ois Livi, nel 1994
` laureata alla Sorbona. Ha dedicato
si e
alla Sardegna il saggio Il romanzo sardo
dal 1950 al 1990, La Grotta della Vipera, XXI, 75, 1996.

Cardini, Franco Storico (n. Firenze


1940). Conseguita la laurea in Lettere,
` dedicato alla carriera universitaria.
si e
` della
Ha insegnato in alcune Universita
` professore orpenisola; attualmente e
dinario di Storia medioevale presso la
` di Lettere dellUniversita
` di FiFacolta
` autore di numerosi lavori di
renze. E
notevole livello scientifico. Scritti che
riguardano la Sardegna: Da Mariano IV
a Eleonora dArborea. Alla scoperta dei
re di Sardegna, Storia illustrata, 326,
1985.

Cardo Nome con cui si indicano diverse


piante erbacee appartenenti a generi
differenti della famiglia delle Compo`
site, che hanno in comune la spinosita
e lhabitat, campi e terreni incolti senza
particolari preferenze per il substrato.
In Sardegna esistono diverse specie di
cardi: 1. il c. mariano (Silybum marianum Gaert.), pianta erbacea biennale,

` crescere
ha il fusto costoloso che puo
oltre il metro di altezza, e grandi foglie
profondamente dentate e divise, molto
` un capolino
spinose nei bordi; il fiore e
grande, sferico, ricoperto da squame
coriacee e spinose e con lunghi fiori fi` un
lamentosi rosso porpora; il frutto e
achenio schiacciato con semi alati e
piumosi; infestante, cresce ai bordi
delle strade e nei campi, che colora
con le sue fioriture per tutta la primavera e lestate; del c. mariano, molto ap`
prezzato per le sue svariate proprieta
officinali, si utilizzano a scopi terapeutici tutte le parti: la radice ha azione
diuretica e febbrifuga, le foglie sono stimolanti dellappetito, i semi sono indicati per chi soffre di ipotensione. Nomi
vuru; 2. il c.
sardi: brentedda, cardu tu
saettone (Carduus pycnocephalus L.),
annuale, ha steli sottili e lanuginosi,
con lunghe spine; le foglie divise in
lobi, quelle basali, spinose e allungate
sino a 20 cm; le infiorescenze a capolino, primaverili, con la base ricoperta
di squame spinose, hanno fiori filamen` un
tosi dal rosso-viola al rosa; il frutto e
achenio con ciuffo di semi pelosi. Nome
sardo: cardu pisciaiolu; 3. il c. scolino, o
`
cardogno (Scolymus hispanicus L.), e
una pianta biennale, alta sino ad 1 m,
con fusti irregolari e ramificati, e molte
foglie profondamente incise, con margini ondulati e spinosi; i fiori, a capolino, distribuiti su tutto lo stelo, sono
` un achenio. Nomi
gialli, e il frutto e
sardi: aldu crabinu, gardu lattosu, gardu
mele, gardu spinosu; 4. la scarlina (Ga` eslactites tomentosa (L.) Moench) puo
sere annuale o biennale e crescere sino
a quasi 1 m; il fusto, coperto da una fitta
` ramificato solo in
peluria feltrosa, e
alto, le foglie, composte, con lunghe
spine, hanno la pagina superiore liscia
e chiazzata di bianco; le infiorescenze a
capolino hanno i fiori esterni filamentosi rosa, tendenti al violetto, con lin-

363

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 369

Cardona
terno bianco-giallastro; fiorisce da
aprile a giugno nei campi e sulle garighe costiere. Nomi sardi: aldu biancu,
cardu anzoninu, cardu pintu; 5. lonopordo maggiore (Onopordum illiricum
L.), biennale, alto sino a 150 cm, ha lo
stelo eretto, ramificato superiormente
con spine larghe; le foglie lunghe e
strette sono profondamente divise in
lobi spinosissimi; i capolini, voluminosi, con squame spinose alla base,
sono formati da fiori filamentosi viola,
riuniti in una sorta di spazzola rotonda;
` il c. asifiorisce tra maggio e giugno; e
nino di carducciana memoria (Davanti
a San Guido). Nomi sardi: cardu aininu,
cardu cannitzu, cardu molentinu, cardu
muentis; 6. lo scardaccione spinoso (Dipsacus fero Loisel.), molto simile al c.
` unerba
dei lanaioli (D. fullonum), e
biennale, con fusto spinoso, foglie opposte e lobate, infiorescenza allungata
con fiori tubulari, bianco-verdastri, con
brattee lineari alla base e allapice; fiorisce da giugno ad agosto; 7. il c. di Casabona (Ptilostemon casabonae (L.)
Greuter), perenne, ha fusto eretto, foglie strette e lanceolate, con lunghe
spine, a raggiera su tutto il fusto; i fiori,
a racemi allungati allapice del fusto,
`
sono capolini piumosi rosa intenso; e
un endemismo tirrenico, inserito nellelenco delle piante da sottoporre a
vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001; 8. la carlina
raggio doro (Carlina corymbosa L.), erbacea perenne, ha fusto ramificato solo
nella parte superiore, foglie spinose e
` un capocon margine dentato; il fiore e
lino piatto, giallo oro allinterno e con
lunghe brattee verdi spinose allesterno; fiorisce in piena estate nei luoghi sassosi e assolati; 9. la Carlina microcephala Moris, simile alla prece` inserita nellelenco delle
dente, e
piante da sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n.

184/2001. Le foglie tenere e i boccioli di


quasi tutti i cardi, come quelli del carciofo, si mangiano sottolio. Negli ultimi
anni, in Sardegna, sono nate diverse industrie conserviere che sfruttano le ricette casalinghe tradizionali e mettono
in commercio ottime preparazioni a
base di piante selvatiche come il c., che
conservano sapori intensi che le qua` coltivate non hanno. I cardi sottolio
lita
sono inserti nellelenco dei prodotti tipici regionali stilato dal Ministero delle
Politiche agricole. Nomi sardi: cardu
angioninu, cardu biancu, cardu tuvu.
[MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Cardona Illustre famiglia feudale catalana (secc. XIV-XVI). In tempi diversi fu


legata alla storia della Sardegna; le sue
notizie risalgono al secolo VIII, quando
viveva un Centuplo capo dei Baschi.
` fu il diretto anteCon ogni probabilita
nato di un Raimondo che agli inizi del
secolo XI si trasfer` in Catalogna ed
ebbe le contee di Pallars e di Ribagorc
a
e fu il capostipite dei visconti di Cardona. Infatti un suo discendente, un Gu` dalla
glielmo morto nel 1228, eredito
madre il viscontado di C. Da lui discendono i C. legati alla Sardegna. I figli Bernardo Amat e Raimondo Folco, e suo nipote il visconte Raimondo Folco, morto
nel 1276, diedero vita a due rami, entrambi presenti nella storia della Sar`
degna. Bernardo Amat signore di Tora
fu il nonno di Raimondo, nominato governatore generale della Sardegna nel
1329, che acquis` un vistoso patrimonio
feudale e mor` nel 1337 lasciandolo alle
` la lifiglie. Raimondo Folco continuo
nea dei visconti di C.; da lui discese in
linea diretta il conte Ugo Folco, morto
nel 1400, i cui figli Antonio, Ugo e Giovanni Raimondo furono gli iniziatori di
altri tre rami della famiglia. Da Ugo signore di Belpug discese il duca Rai di Napoli,
mondo di Somma, vicere
morto nel 1522, che da sua moglie Isa-

364

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 370

Cardona
` il feudo di Sebella Requesens eredito
dilo; dai due nacque Ferdinando, che
nel 1537 vendette il feudo ai Torresani
e ai Mora. Un Federico, cugino del duca
Ferdinando, sposato a una Castelv`,
ebbe la signoria di una parte del Cabudabbas e si stabil` a Sassari; la sua discendenza si estinse nel 1590 con un
Gioacchino. Giovanni Raimondo, conte
di C., prese parte alla battaglia di Sanluri. Da lui discese in linea diretta An di Sardetonio, duca di C., che fu vicere
gna dal 1534 al 1549.

Cardona, Antonio Vicere di Sardegna


dal 1534 al 1549 (Catalogna, inizi sec.
` sec. XVI). Duca
XVI-ivi, seconda meta
di Cardona, consigliere reale, fu nomi di Sardegna nel 1534. Poinato vicere
condivideva gli ideali politici di
che
` di avCarlo V, giunto a Cagliari tento
viare il processo di rinnovamento dellamministrazione, ma il suo progetto
` linimicizia delle consorterie
gli suscito
dellaristocrazia locale. Accusato di
commettere scorrettezze, nel 1539 fu costretto a lasciare per qualche mese la
Sardegna per recarsi a corte a scagionarsi. Al ritorno, nel 1541, i suoi nemici
montarono contro di lui una nuova
trama, accusando sua moglie di stregoneria; egli pertanto fu costretto a tornare ancora una volta in Spagna per discolparsi. Chiusa la vicenda, riusc` a
rientrare in Sardegna e nel 1543 cele` il Parlamento. Continuo
` a goverbro
nare fino al 1549, quando finalmente ottenne di essere richiamato.

Cardona, Giovanni Religioso (Sassari,


` sec. XV-Ploaghe 1526).
seconda meta
Vescovo di Ploaghe dal 1495 al 1503. En` nellordine degli Agostiniani di San
tro
Gerolamo e fu ordinato sacerdote.
Dopo qualche anno si fece notare per
` e nel 1495 fu nominato vele sue qualita
scovo di Ploaghe. Resse la diocesi negli
ultimi anni della esistenza di questa.
Quando Giulio II la soppresse, unen-

dola a quella di Sassari (1503), gli fu concesso di continuare a tenere aperta la


curia a Ploaghe; cosa che fece fino alla
morte.

Cardona, Mario Avvocato, studioso di


storia del diritto (n. Cagliari, sec. XX).
Nel 1957 prese parte al VI Congresso internazionale di Studi sardi svoltosi a
Cagliari. Tra i suoi scritti: Sguardo alla
legislazione agraria in Sardegna, Cagliari Economica, VIII, 11-12, 1954; Dei
rapporti di lavoro nella Sardegna aragonese, in Atti del VI Congresso internazionale di Studi sardi, 1962; Sguardo storico
alle iniziative di colonizzazione e alla legislazione agraria della Sardegna, in Atti
del V Convegno nazionale per lemigrazione, 1956.

Cardona, Raimondo Cavaliere (Catalogna, fine sec. XIII-ivi 1337). Figlio di


`, fu brillante
Raimondo signore di Tora
uomo darmi: segu` linfante Alfonso
nella spedizione in Sardegna e nel 1329
assunse lufficio di Governatore generale dellisola. Nel 1330 condusse una
campagna militare in Gallura devastando i territori dei Doria che si erano
` nel 1331 otribellati; cessate le ostilita
tenne da Guglielmo De Mur le signorie
di Villagreca e di Furtei nella curatoria
` quelle di Gedi Nuraminis e acquisto
rito e di Sorso nella Romangia. Nello
` anche in possesso di
stesso anno entro
vasti territori in Gallura con i villaggi di
Orto Murato, Corruaro e Castro nella
curatoria di Unali, Uranno, Nuraghes,
Vinia Maiori e Santo Stefano nella curatoria di Balariana, Assum, Alvargiu,
Aristana, Luogosanto, Ariagono e la Paliga nella curatoria di Montangia. Nel
` dai De Mur
1333 ebbe infine in eredita
le signorie di Guasila e Guamaggiore
nella curatoria della Trexenta: per conservarne il possesso dovette affrontare
una lite con Pisa. Frattanto, riprese le
` con Genova, il suo feudo di
ostilita
Sorso, nel 1334, fu assalito e devastato

365

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 371

Cardu
dagli abitanti di Castelgenovese. Il suo
mandato di governatore ebbe termine
` in Spagna,
nel 1335: quellanno torno
` il resto dei suoi anni angudove passo
stiato dai debiti e prostrato dal dolore
per la morte dellunico figlio maschio
Guglielmo.

Cardu, Stefano Viaggiatore (Cagliari


1849-Roma 1933). Attirato dal mare, si
` a 15 anni come mozzo e navigo
`
imbarco
per alcuni anni. In seguito consegu` il
titolo di capitano di lungo corso e riprese a viaggiare in tutto il mondo. Alcuni anni dopo fu il primo italiano a sta` albilirsi in Indocina, dove impianto
` imprenditoriali che gli
cune attivita
diedero lagiatezza e gli consentirono
di raccogliere una grande collezione di
`
oggetti artistici siamesi. Nel 1900 torno
in Europa e si stabil` a Roma. Nel 1917
` al Comune di Cagliari la sua colledono
` esposta nella Cittadella
zione che oggi e
dei Musei, accompagnandola con una
Guida per visitare il Museo di oggetti
darte antichi e moderni dellEstremo
` di Cagliari, 1918.
Oriente donati alla citta

Caredda, Gian Paolo Giornalista, studioso delle tradizioni popolari (n. Cagliari 1931). Ha pubblicato numerosi volumi sul folclore, sulla gastronomia e
sulla medicina popolare della Sardegna. Tra gli altri: Folklore in Sardegna,
1982; Sagre e feste in Sardegna, 1990; Le
tradizioni popolari della Sardegna, 1994;
La medicina popolare della Sardegna del
passato e La medicina popolare in Sardegna, due articoli in Sardegna fieristica, 1996 e 1997.

Caredda, Giorgio Storico (n. Cagliari


1951). Dedicatosi allinsegnamento universitario e alle ricerche di storia contemporanea, dopo avere lavorato alcuni anni a Cagliari, attualmente inse` di Lettere dellUgna presso la Facolta
` La Sapienza di Roma, dove
niversita
si occupa di storia della Francia (ha al
suo attivo una intelligente ricerca sugli

anni del Fronte popolare francese,


1934-1939, edita da Einaudi).

Careddu, Antonio Poeta e editore (n.


Tripoli 1941). Singolare figura di intellettuale, ha fondato e diretto a Cagliari
` autore di alcune
le edizioni Castello. E
raccolte di versi nelle quali il tema prin` lamore: Il lievito della verita
`,
cipale e
1979; Virgilio aveva ragione, 1982, I Canti
della mia valle, s.d.

Careddu, Franca Maria Insegnante,


consigliere regionale (n. Tempio Pausania 1942). Militante nella Sinistra, dopo
` dedicata allinla laurea in Lettere si e
` politica nel
segnamento e allattivita
PCI. Nel 1974 fu eletta consigliere regionale per il suo partito nel collegio di
Sassari per la VII legislatura. Nel 1979
non fu riconfermata.

Careddu, Matteo Storico del diritto


(Tempio 1848-ivi, inizi sec. XX). Conse` alla carriera
guita la laurea, si dedico
` per molti anni
universitaria. Insegno
`
Storia del Diritto romano allUniversita
di Cagliari. Tra i suoi scritti: Delle obbligazioni divisibili e delle indivisibili, 1878;
` e la specialita
` dellipoteca,
La pubblicita
1898.

Careddu, Pino Giornalista, scrittore e


uomo politico (n. La Maddalena 1933).
` legato soprattutto a SasIl suo nome e
sari Sera, periodico che ha fondato nel
1960 e che dirige. Nel corso degli anni
ha fatto assumere al suo periodico uno
scomodo ruolo di controinformazione,
denunciando scandali politici piccoli e
grandi ignorati da altre testate. Negli
anni Sessanta il giornale ebbe probabilmente il massimo della diffusione, favorita dal silenzio di gran parte della
stampa sarda, di cui le aziende dellingegner Nino Rovelli erano diventate
proprietarie: sulle sue pagine fece anche le sue prime prove di grande caricaturista Gavino Sanna. Ma questa discesa in campo contro unintera classe
` a C. non soltanto una inpolitica costo

366

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 372

Caressus
terminabile serie di processi, ma anche
la scelta di dimettersi dallinsegnamento per non accettare il trasferimento della sua cattedra a una lontana
sede della penisola giustificato da in` ambientale. Aveva inicompatibilita
ziato la sua carriera giornalistica come
addetto allUfficio Stampa dellETFAS
(Ente per la Trasformazione Fondiaria
e Agraria in Sardegna) e collaborando
ai principali organi dinformazione
sardi (curava fra laltro una pagina speciale sui problemi dellagricoltura nel
quotidiano democratico-cristiano di
Sassari, Il Corriere dellisola). A que` legata la monosto suo primo periodo e
grafia Lambiente culturale della rinascita, pubblicata a Sassari da Gallizzi
nel momento in cui si venivano concludendo gli studi per la preparazione del
Piano di Rinascita. Ha anche raccolto
` importanti pubblicati
gli articoli piu
dal suo giornale (scritto in gran parte
direttamente da lui) nel volume Autono` . Ha quindi tentato la
mia ora o mai piu
via del romanzo. Ma i suoi thriller sono
la continuazione, anche nella scrittura
`
brillante e risentita, della sua attivita
pubblicistica; personaggi, vicende e
sfondi sono sempre facilmente riconducibili al mondo della politica e degli af` di trasparentissime
fari isolani, al di la
deformazioni dei nomi. Plot. In nome
del presidente (1989), Malvagia (1991) e
Assassiga (2004) sono stati poco recensiti e molto letti.

Careddu, Stefania Attrice cinematografica (n. sec. XX). Ha recitato in nu`


merosi film, tra i quali Andremo in citta
(1966), Quella sporca storia nel West
(1967), Il marito in collegio (1977).

Carena, Monserrato Scultore e decoratore (Barbagia?, fine sec. XVI-?, inizi


sec. XVII). Risiedeva a Cagliari e probabilmente aveva bottega a Stampace; la` alla decorazione marmorea della
voro
cripta della cattedrale, collaborando

con lo scultore comasco Antonio Serpi.


Nel 1613 esegu` una statua per la chiesa
di Asuni, e negli anni successivi scolp`
per le chiese di Suelli, Oliena e Orgosolo altre statue che denotano una certa
tendenza a staccarsi dai modelli che
prevalevano in quegli anni nella chiusa
cultura della Sardegna. Da alcuni elementi sembra di poter dire anche che
`.
dipingesse con una certa abilita

Carenses Popolazione enumerata tra


quelle appartenenti alla Sardegna, nei
primi decenni del secolo II, da Tolomeo,
` non fornisce per essa una
il quale pero
precisa localizzazione. Erano forse
stanziati nella attuale zona di Irgoli.
[ESMERALDA UGHI]

Carenti, Franco Pittore (n. Ittiri 1946).


Ha frequentato per qualche tempo lIstituto dArte di Sassari, ma la sua for` avvenuta soprattutto a conmazione e
tatto delle esperienze delle generazioni
` vicina
di pittori sassaresi, da quella piu
(Ausonio Tanda) a quella di qualche decennio precedente (Stanis Dessy). La
sua produzione, in gran parte orientata
a una figurazione attenta ai cromatismi
` stata apprivilegiati dai suoi modelli, e
prezzata dalla critica.

Caresi Antica localita`, un tempo frazione di Santa Teresa Gallura, presso


` stata
Marazzino. Negli ultimi decenni e
accorpata a Val di Mela, ma gli abitanti
attuali rivendicano la primitiva denominazione. Vittorio Angius nel suo Dizionario ricorda unaltura che domina
Porto Longone e un fiume che si versa
in Porto Pozzo di uguale nome.

Cares(ius) Etnico di un militare congedato attestato da un diploma militare


` stato collegato
rinvenuto a Dorgali. E
con Fanum Carisi, quindi nei pressi dellattuale Irgoli, e con la popolazione dei
Carenses. [ESMERALDA UGHI]

Caressus Antico villaggio di origine romana che nel Medioevo faceva parte

367

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 373

Caretti
del giudicato di Gallura ed era compreso nella curatoria di Fundimonte.
` Caresi nelle campaSorgeva in localita
gne di Olbia. Allestinzione della dinastia dei Visconti C. fu amministrato direttamente dal Comune di Pisa per
mezzo di suoi funzionari; sostanzialmente mantenne i suoi antichi privilegi
` a eleggere annualmente il
e continuo
majore e i suoi consiglieri. Dopo la con` a far
quista aragonese, nel 1323 entro
parte del Regnum Sardiniae ma la sua
popolazione mantenne un atteggiamento ostile nei confronti dei nuovi ve` , fu concesso in
nuti. Poco dopo, pero
feudo a Berengario Anglesola, che fu
costretto a venderlo pochi anni dopo
per pagare i propri debiti. Nel 1331 fu
concesso a Saurina, sua figlia, sposata
con Bernardo Senesterra; frattanto,
scoppiata la guerra tra Genova e Aragona, il villaggio fu messo a ferro e a
` quasi completafuoco e si spopolo
mente, per cui entro il 1347 i Senesterra
lo cedettero a Giovanni dArborea per lo pacificasse. Negli anni seguenti,
che
mentre lo sfortunato principe languiva
in carcere, il villaggio, nuovamente in` complevestito dalla guerra, si spopolo
tamente.

Caretti, Lanfranco Filologo e critico


letterario (Ferrara 1915-Firenze
1995). Ha insegnato Letteratura ita` di Pavia e di Filiana nelle Universita
renze, pubblicando numerose opere e
curando molte edizioni di classici italiani. Nel 1944-45, bloccato in Sardegna dove era stato destinato come uffi` alla rivista Riciale, collaboro
scossa, animata da un gruppo di intellettuali raccolti intorno allo scrittore
Giuseppe Dess`, che C. aveva frequen` . Scrisse in
tato durante lUniversita
quella occasione Ricordo di un patriota: Giaime Pintor, Riscossa, I, 2,
1944.

Cargeghe Nella campagna intorno al piccolo


centro si conserva la chiesetta romanica di
Santa Maria e Contra.

Cargeghe Comune della provincia di


Sassari, incluso nel Comprensorio n. 1,
con 606 abitanti (al 2004), posto a 333 m
sul livello del mare su un poggio panoramico del monte Pizzu e Adde (525 m)
che domina la piana di Campomela, a
pochissima distanza dal comune di Muros e a 12 km da Sassari. Regione storica: Logudoro. Archidiocesi di Sassari.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 12,07 km2 e ha la forma approssimativa di un cuneo; confina a
nord con Muros e Osilo, a est con Codrongianos e Florinas, a sud e a ovest
con Ossi. La maggior parte dei terreni
di C. sono adibiti a pascolo, dai 500 m de
Su Monte ai 153 m della piana di Campomela e della valle del fiume Mascari.
`
Spiccano i rilievi calcarei di Giorre
dalle cui pendici sgorgano le acque di
Magola e Ortos.
& STORIA Il centro abitato attuale e
` di
origine medioevale, apparteneva al

368

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 374

Cargeghe
giudicato di Torres ed era incluso nella
curatoria di Figulinas, il cui territorio
da tempo immemorabile era in possesso dei Malaspina. Dopo lestinzione
della famiglia giudicale, questi presero
ad amministrare i loro territori come
un piccolo stato autonomo e mantenevano un buon rapporto con i vassalli le
` continuarono a consercui comunita
vare le loro magistrature. Appena linfante Alfonso giunse in Sardegna essi
` a
gli resero omaggio, per cui C. entro
far parte del Regnum Sardiniae. Nel
` i Malaspina si schierarono a
1325 pero
fianco dei Doria che si erano ribellati,
` nel 1330 furono attaccati da Raipercio
mondo Cardona. Il villaggio fu deva` a rimanere in loro
stato ma continuo
` nelle mani
possesso. Nel 1339, C. passo
del marchese Giovanni che mor` nel
1342 lasciando erede il re Pietro IV. I
fratelli non accettarono la sua decisione e cercarono di far valere i propri
diritti resistendo con le armi ai funzionari aragonesi venuti a ricevere lere` ; il villaggio cos` cadde nel caos e fu
dita
nuovamente devastato. Qualche anno
dopo la guerra tra Pietro IV e Mariano
IV, C. fu dato in feudo a Giovanni Metge,
` mor` quasi subito per cui nel
che pero
1361 fu nuovamente infeudato a Berengario Fillel che, scoppiata la seconda
guerra tra Aragona e Arborea, perse il
feudo, occupato dalle truppe giudicali.
Sub` cos` altre devastazioni che accelerarono il processo di spopolamento. C.
` continuo
` a rimanere in possesso
pero
del giudice dArborea fino alla battaglia
` nelle
di Sanluri, dopo la quale passo
mani del visconte di Narbona che lo
`a
tenne fino al 1420. Il villaggio torno
far parte del Regnum Sardiniae ma
usciva dal lungo periodo di guerre fortemente danneggiato e spopolato. Nel
1421 fu compreso nel grande feudo con` nel
cesso a Bernardo Centelles che pero
ans
1425 lo cedette a Serafino Montan

che lo un` al feudo di Ploaghe. Estinti i


` per matri ans nel 1500, C. passo
Montan
monio ai Castelv` del ramo di Sassari e
da questi ai Cardona che si estinsero a
loro volta nel 1590, aprendo una disputa
ereditaria che si concluse solo nel 1597.
` ai Castelv` del ramo di
C. allora passo
Laconi; nel corso del secolo XVII i
nuovi feudatari aumentarono il peso
dei tributi feudali; si estinsero nel 1723
` agli Aymerich ai quali
e il feudo passo
` di questo pefu riscattato nel 1839. E
riodo la testimonianza di Vittorio Angius che tra laltro dice: Componesi di
case circa 110. Nel 1835 vi abitavano famiglie 103, che davano anime 415; nacquero 24, morivano 18; si celebrarono
matrimoni 5. Avvi ben pochi che conoscan quelle arti meccaniche, che sono
` necessarie. Lavorasi in circa 70 tepiu
lai. Pochi fanciulli si educano nella
scuola primaria. Si semina starelli di
grano 640, dorzo 150, di fave 50, di legumi 20, di lino 30. Le terre sono fecondissime. Quanto de cereali sovrabbonda ai bisogni smerciasi in Sassari.
Le vigne producon bene, e vi prospe`
rano gli alberi fruttiferi. Il bestiame e
in piccol numero: buoi per lagricoltura
100, vacche ammansite 50, cavalli 100.
Nel suddetto anno il bestiame rude
nelle solite specie sommava a capi
2050. I pascoli pubblici sono altrettanto
spazio che i terreni delle vidazzoni,
che si dicon capaci di starelli 1260, non
compresavi la parte che qui di C. hanno
con i florinesi e codrongianesi nel
ghiandifero di Giunchi. Di selvaggiume
` notabil copia; e mancano le spenon e
cie maggiori cervi e daini. Ti compen` le pernici, quaglie, e altre spesan pero
cie gentili di volatili. Acque di San Martino in Campo Mela. Sono esse fredde
acidule leggermente ferruginose. Se` , rifecondo analisi del professor Cantu
rita dal cavalier della Marmora, vi si riconobbero le seguenti sostanze: gaz

369

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 375

Cargeghe
acido carbonico, idrogeno solforato,
azoto, ossigeno, calce carbonata, soda
carbonata, magnesia carbonata, ferro
carbonato, soda solfata, soda carbonata, selce, materie vegeto-animali. La
` di queste acque in molte malattie,
virtu
`
per cui sono prescritte dai medici, e
contestata da stupende guarigioni. Subito dopo labolizione del feudalesimo,
C. fu incluso nella provincia di Sassari.
Agli inizi del Novecento al comune fu
accorpato il centro di Muros, diventato
sua frazione fino al 1950, quando riottenne lautonomia. Nel 1961 gli abitanti
erano circa 700 con una tendenza alla
diminuzione.
& ECONOMIA Leconomia di C. e
` basata
sullagricoltura: vi sono sviluppate in
particolare la frutticoltura e lolivicol` anche la pastorizia con
tura; presente e
una discreta produzione di latticini.
Servizi. Il centro abitato, distante 14
` collegato al vicino cokm da Sassari, e
` attraverso
mune di Muros e con la citta
un servizio di autobus e si trova a 4 km
dalla stazione di Campomela della linea ferroviaria Sassari-Chilivani; possiede la Biblioteca comunale, la guardia medica, servizi bancari essenziali e
scuole dellobbligo. Negli ultimi tempi
molti sassaresi, vista la vicinanza di C.
` , stanno acquistando vecchie
alla citta
case da ristrutturare per stabilirvisi e
la popolazione sta leggermente aumentando.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 637 unita
di cui stranieri 16; maschi 333; femmine
304; famiglie 233. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 5 e nati 1;
cancellati dallanagrafe 15; nuovi
iscritti 8. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 14 986 in migliaia di lire; versamenti ICI 274;
aziende agricole 61; imprese commerciali 25; esercizi pubblici 3; esercizi al

dettaglio 10; ambulanti 6. Tra gli indicatori sociali: occupati 190; disoccupati
26; inoccupati 25; laureati 6; diplomati
74; con licenza media 151; con licenza
elementare 205; analfabeti 27; automezzi circolanti 224; abbonamenti TV
170.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` ricco di nuraghi tra cui quelli di
torio e
Cherichizzos, Mandra de Sa Giua, Pedras Serradas, Santa Maria. Sono pre`
senti anche domus de janas in localita
Selighe Entosu.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Ledificio di maggior pregio si
`
trova nel cuore del centro storico ed e
la chiesa dei Santi Quirico e Giuditta,
parrocchiale costruita nel secolo XVIII
in forme che richiamano il barocco minore piemontese. Ha ununica navata
arricchita da cappelle laterali. Al suo
interno conserva un dipinto del 1589,
un Cristo dormiente del pittore fiorentino Baccio Gorino. Poco distante dalla
parrocchiale, posta su unaltura, sorge
la chiesa di Santa Croce de Altu che risale al secolo XV: ha ununica navata
completata da una cappella che funge
da abside, scandita da tre archi e coperta da una volta a botte. Nel corso
dei secoli sub` radicali restauri fino al
1823 quando fu praticamente ricostruita nelle forme attuali; dal 1802 vi
si stabil` lArciconfraternita della Santa
Croce che aveva lasciato la chiesa omonima, anchessa nei pressi, costruita
nel secolo XVII in forme barocche. Al
suo interno conserva laltare maggiore
in legno intagliato che dal 1769 fu arricchito da due statue lignee provenienti
da un retablo ligneo di Codrongianos.
Nel 1802 vi fu annesso un cimitero e la
chiesa fu chiusa al culto. Infine, alla periferia del paese, si trova la chiesa di
Santa Maria e Contra, edificata nel secolo XII e donata fin dal 1126 ai Camaldolesi, che ne fecero una dipendenza

370

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 376

Cariati
dellabbazia di Saccargia. Ledificio
` essere considerato come la piu
` picpuo
cola chiesa romanica della Sardegna:
ha forme romaniche con una sola navata e probabilmente fu costruito da
maestranze locali.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI
Lunica festa di grande richiamo si
svolge il 15 luglio in onore di San Quirico e Santa Giuditta, patroni del paese.
Le manifestazioni durano due giorni secondo un programma in genere nutritissimo che richiama anche gli abitanti
dei paesi vicini e molti sassaresi.

` al PSdAz e orSardegna, si riavvicino


` con esso, nel novembre 1991, la
ganizzo
prima Festa della Nazione Sarda.

Caria, Efisio Insegnante, antifascista


` apparte(Nuoro 1903-ivi 2005). Gia
` repubnente, da studente, alla gioventu
blicana, nel 1924 fu assolto dalla Sezione dAccusa di Roma dallimputazione di vilipendio delle istituzioni nazionali e contravvenzione alle disposizioni sulla stampa. Tornato a Nuoro
dove insegnava matematica negli isti
tuti superiori, si vide rifiutata, perche
antifascista, la tessera del PNF, necessaria per mantenere limpiego. Nel
1934 venne denunciato dalla polizia
come facente parte del gruppo dellavv. Gonario Pinna e indicato come
da allontanare dalla Sardegna.

Caria, Rafael Intellettuale e poeta (n.

Angelo Caria Militante politico, nella seconda


` del Novecento ha dato voce allideologia
meta
dei circoli indipendentisti dellisola.

Caria, Angelo Intellettuale e militante


politico (?, 1946/7-Nuoro, 1996). Di cul` con Mario
tura sardista, nel 1973 fondo
Carboni il periodico Su Populu sardu
` ascoltata del moviche fu la voce piu
mento anticolonialista e poi indipendentista sardo. In seguito ader` per un
certo periodo ad PSdAz, pur continuando a conservare la sua posizione
` degli anni Otindipendentista. A meta
` il Partanta, uscito dal partito, fondo
`
tidu Indipendentista Sardu e sembro
prendere le distanze dai sardisti. Alla
` , quando
fine degli anni Ottanta, pero
cominciarono a essere discussi in
chiave nazionalitaria i problemi della

Alghero 1947). Continuatore della tradizione catalanista di Alghero, ha irrobustito questa corrente culturale con un
forte atteggiamento nazionalitario. Nel
1990 ha fondato la rivista Revista de
`dic de cultura del paisos
lAlguer. Perio
catalans. Tra i suoi scritti: I retrobaments ad Alghero fra Otto e Novecento,
in I Catalani in Sardegna (a cura di
Jordi Carbonell e Francesco Manconi),
` . Poemes,
1984; So tornat a Sant Julia
1986; LAlguer. Llengua i societat, 1987;
Il mundo del Calic. Studio di toponomastica e di lessicografia algherese, 1990;
Lalgueres des duna perspectiva historica, due articoli in Revista de lAlguer, 1990; Els asfodels i altres versos,
1992; Documents dhistoria toponomastica algueresa, Revista de lAlguer,
1992.

Cariati, F. Archeologo (n. sec. XX). Studioso dellEneolitico evoluto, nel 1981
ha lavorato con Giuseppina Tanda allo
scavo delle domus de janas di Molia a
Illorai, approfondendo le conoscenze
sulla cultura di Monte Claro. Ne ha
scritto in Analisi chimico-mineralogiche

371

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 377

Carice
di un campione di parete dipinta della
domus de janas I di Molia-Sassari (con
G. Tanda, G. Piredda e R. Serri), Rivista di Scienze preistoriche, XXXVI,
1981.

Carice Pianta erbacea della famiglia


delle Ciperacee (Carex divisa Hudson).
Ha fusti interrati (rizomi) lunghi e striscianti, il fusto a sezione triangolare, foglie lineari sottili, infiorescenza a spiga
compatta con molte spighe: i fiori femminili si trovano nella parte inferiore,
quelli maschili nella parte superiore.
Abbastanza comune, cresce nei luoghi
umidi e freschi. Dello stesso genere crescono in Sardegna altre specie tra cui
alcune endemiche (Carex panormitana
Guss., Carex caryophyllea Latour ssp. insularis Arrigoni, Carex microcarpa Moris), inserite nellelenco delle piante da
sottoporre a vincolo di protezione, in
base alla proposta di L.R. n. 184/2001.
[MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Cariga Famiglia del giudicato di Torres


(secc. XII-XVII). Le sue notizie risalgono alla fine del secolo XII, quando alcuni dei suoi membri compaiono nei
condaghes o in altri documenti sia
come testimoni di atti pubblici che
come componenti delle corone giudicali. I C., in effetti, erano in possesso di
un discreto patrimonio e avevano una
posizione di notevole prestigio, che
mantennero nei secoli successivi. Non
` comunque possibile ricostruire un ale
bero genealogico completo prima del
`,
secolo XV, quando troviamo un Niccolo
ricco mercante sassarese, che nel 1430
ebbe il cavalierato ereditario. Suo figlio
Pietro segu` Alfonso V nelle guerre nel
Napoletano e nel 1442 ottenne il ricono` generosa. I suoi
scimento della nobilta
discendenti entrarono nel numero
` importanti della citta
`
delle famiglie piu
e con il matrimonio di un Pietro con
Erilla Manca ereditarono i feudi di
Monti e di Thiesi. Dal matrimonio nac-

quero Gaspare e Giovanni, che diedero


luogo entrambi a una discendenza. Gaspare fu lerede dei feudi e fece parte di
una potente consorteria nobiliare che
` contro larcivescovo Alepus e conlotto
tro coloro che si ispiravano alla politica
Cardona per difendere i prodel vicere
pri privilegi. Nel 1554 i suoi discendenti
furono riconosciuti nobili e si estinsero
nel 1604 con un Antonio, la cui sorella
fece passare i feudi ai Ravaneda. Nel
secolo XVII sopravvisse un ramo non
feudale della famiglia che discendeva
da Giovanni, e che mantenne tuttavia
una notevole posizione estinguendosi
` del secolo.
nella seconda meta

Cariga, Gaspare I Gentiluomo (Sassari,


` sec. XVI). Figlio di
fine sec. XV-ivi, meta
Pietro II, era rettore della Romangia
` da sua madre Erilla
quando eredito
Manca le signorie di Thiesi e di Monti,
il cui possesso gli fu contestato dal fisco.
Ne nacque una lite nella quale egli, sostenuto da una consorteria di nobili sassaresi, ricorse a ogni mezzo per conservare il feudo. Nelloccasione gli interessi del fisco furono sostenuti dallavvocato fiscale Arquer che era a sua
volta sostenuto dallarcivescovo Alepus. Il conflitto era uno degli aspetti
` vasto contrasto tra i rappresendel piu
` moralizzatrice del vitanti della volonta
Cardona e le consorterie dellaricere
stocrazia sassarese gelosa paladina dei
propri interessi. G. ne fu il principale
protagonista: nei momenti di maggiore
tensione egli giunse a minacciare larcivescovo con la spada per difendere i
privilegi di un suo congiunto sacerdote.

Cariga, Gaspare II Gentiluomo (Sassari, sec. XVI-?). Figlio di Giovanni II,


` a risiedere ad Alghero. Fu anche
ando
lui, come il padre, un valoroso uomo
` in molte occasioni
darmi che si segnalo
nella difesa delle coste dai corsari barbareschi.

Cariga, Giovanni I Gentiluomo (Sas-

372

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 378

Carinena y Pensa
` sec. XV-?, dopo 1482).
sari, prima meta
Figlio di Pietro I, fu uomo di grande
` politica, tipico rapequilibrio e abilita
presentante degli interessi delloligarchia sassarese. Nel 1472 venne eletto
` di Sassari e fu tra i protagonisti
podesta
` ai tentativi
della resistenza della citta
dellamministrazione reale di limitarne i privilegi. Nel 1482 fu ancora
`.
eletto podesta

Cariga, Giovanni II Uomo darmi (Sas`


sari, inizi sec. XVI-ivi, seconda meta
sec. XVI). Fratello di Gaspare II, entrato
` per il
al servizio di Carlo V si segnalo
suo valore combattendo nelle file dellesercito imperiale nella guerra di Germania. Tornato in patria, contribu` alla
difesa delle coste dagli attacchi dei corsari barbareschi; nel 1541 fu nominaro
regidor della contea dOliva; in seguito
fu ambasciatore di Sassari a corte e nel
1556 fu nominato commissario generale
della cavalleria del Logudoro.

Cariga, Pietro I Gentiluomo (Sassari,


` sec. XV-ivi, seconda meta
`
prima meta
` , fu, secondo
sec. XV). Figlio di Nicolo
la tradizione familiare, un valoroso
uomo darmi che segu` Alfonso V nelle
guerre nel Napoletano coprendosi di
gloria. Come ricompensa il re nel 1442
gli concesse il riconoscimento della ge`.
nerosita

Cariga, Pietro II Gentiluomo (Sassari,


sec. XV-ivi 1528). Figlio di Giovanni I,
fu personaggio eminente della Sassari
del suo tempo. Valoroso uomo darmi,
sposato con Erilla Manca erede dei
feudi di Thiesi e di Monti, nel 1527 difese con successo il castello di Osilo durante il tentativo di sbarco dei francesi.
Mor` di peste ancora giovane.

Carignano del Sulcis Vitigno chiamato


comunemente Uva di Spagna (Axina
de Spagna), fu introdotto in Sardegna
dalla penisola iberica nel corso del secolo XVII. Probabilmente deriva dal
mazuela e fino a poco tempo fa era col-

tivato quasi esclusivamente in tutta la


fascia costiera del Sulcis e nellisola di
` , si
SantAntioco; negli ultimi anni, pero
` andato diffondendo anche in altre
e
parti della Sardegna. Viene utilizzato
per produrre lomonimo vino che si ottiene da uve Carignano per il 90% mescolate con uve Monica o Alicante per il
10%. In altri tempi per la sua compat` il C.d.S. era molto ritezza e corposita
cercato in Francia come vino da taglio;
`, viene lavorato
da alcuni decenni, pero
nei territori dorigine come un vino pre` . Si produce in
giato di grande qualita
due diversi tipi: il normale a 12 gradi, il
` di colore rosso
superiore a 15 gradi. E
rubino brillante, con riflessi amaranto,
dal profumo vinoso e dal sapore
asciutto, armonico e generoso.

ena y Pensa, Bernardo Religioso


Carin
(Casval, Spagna, 1655-Cagliari 1722). Arcivescovo di Cagliari dal 1699 al 1722.
Attirato dalla vita religiosa, nel 1670 en` nellordine dei Mercedari e si lautro
` in Teologia a Saragozza. Nel 1692 fu
reo
nominato procuratore generale del suo
ordine e si trasfer` a Roma, facendosi
apprezzare dal papa che nel 1698 lo no` consultore della Congregazione
mino
dellIndice. Nel 1699 fu nominato arci` la diocesi
vescovo di Cagliari. Governo
nei difficili anni della guerra di successione spagnola e del passaggio delli` con grande
sola ai Savoia. Si comporto
equilibrio, preoccupandosi soprattutto
della dimensione spirituale del suo ma` che degli aspetti politici;
gistero piu
` con umilta
` lalternarsi dei
cos` accetto
governi, conservando la stima di tutti
`. Nel 1704 avper la sua profonda pieta
` la costruzione della basilica di Bovio
naria. Tra i suoi scritti: Exortacion que
los leales y honrados sardos, 1708;
haze a
Constituciones synodales del arc
obisbado de Caller, 1715; Discurso por implorar la divina clemencia a soccorrer con
agua este reyno, 1721; Sermon en el dia

373

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 379

Carlini
ultimo de una mission en la iglesia primacial de Caller, 1721.

Carlini, Franco Poeta e scrittore (n. Vallermosa 1936). Ha studiato prima a Ca` laureato in
gliari poi a Roma, dove si e
Lettere moderne alla Sapienza. A
` stato redattore di Radio Citta
`
Roma e
Futura e ha fondato e diretto la rivista
Sardigna Emigrada. A lungo insegnante nelle scuole medie superiori,
` di pubblicista, impesvolge attivita
gnato in particolare, specie da quando
` tornato in Sardegna, nelle discussioni
e
sulluso e la valorizzazione della lingua
sarda. Nel campo letterario ha esordito
con la poesia in sardo campidanese, ed
` poi passato ai racconti e al romanzo,
e
sempre in sardo, aggiudicandosi nel
2002 il premio Deledda con il romanzo autobiografico Basilisa, 2001. Le
sue opere di poesia sono: Biddaloca,
1988; Murupintu, 1991; Sa luna ingiusta
2004; quelle di narrativa: Somini chi
bendiat su tempus. Luomo che vendeva
il tempo, 2001; Su conillu beffianu, 2004;
Marxani Ghiani e ateras faulas. La Volpe
Ghiani e altre favole, 2005.

` nellisola una
il contrasto scateno
guerra civile che si concluse nel 1708
con loccupazione della Sardegna da
` imparte di truppe di C. III. Egli cerco
mediatamente di normalizzare la situazione formando un Supremo Consiglio
dAragona a Vienna e facendo amministrare il regno da persone capaci. Con il
trattato di Utrecht (1713) la Sardegna
` essere stata definitivamente assembro
` un serio prosegnata a C. III che avvio
` , ligramma di governo. Nel 1717, pero
sola fu occupata dalle truppe inviate
dal cardinale Alberoni e il re non riusc`
` a tornarne in possesso.
mai piu

Carlo III Re di Spagna e di Sardegna


(Vienna 1685-ivi 1740). Figlio dellimperatore Leopoldo I dAsburgo, quando
dopo la morte di Carlo II si estinse la
dinastia degli Asburgo di Spagna fa` spagnola a Ficendo passare leredita
` , nilippo V di Borbone, duca dAngio
pote di Luigi XIV, fu individuato dai
rappresentanti delle grandi potenze
europee come valida alternativa a Filippo. Egli infatti era figlio cadetto dellimperatore e nel 1701 fu proclamato
dalla coalizione delle grandi potenze
re col nome di C. III, dando cos` lavvio
alla guerra di successione spagnola. La
` in Sardegna
sua incoronazione provoco
la formazione in seno allaristocrazia di
un partito filoasburgico che si oppose ai
partigiani di Filippo V, nel frattempo
proclamato re di Sardegna. Ben presto

Carlo III Carlo Emanuele III di Savoia fu re


di Sardegna dal 1730 al 1773.

DI CARLO III IN SARDEGNA FerVICERE


nando De Silva. Conte di Cifuentes, vi dal 1708 al 1710. Giorgio de Heredia.
cere
dal 1710 al
Conte di Fuentes, vicere
1711. Andrea Roger de Erill. Conte di
dal 1711 al 1713. Pietro
Erill, vicere
dal
Emanuele. Conte di Atalaya, vicere
1713 al 1717. Antonio de Rubi. Marchese
nel 1717.
di Rubi, vicere

Carlo V Imperatore e re di Sardegna

374

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 380

Carlo V
(Gand 1500-Yuste, Spagna, 1558). Figlio
di Filippo I dAsburgo e di Giovanna di
Castiglia, naque a Gand e fu educato
` famoso istitunelle Fiandre (il suo piu
tore fu Adriano di Utrecht, il futuro
papa Adriano VI). Alla morte di suo padre (Burgos 1506) aveva ereditato i re n e tutte le cologni di Castiglia e di Leo
nie americane, e dalla nonna Maria di
Borgogna gli erano venute le Fiandre,
lArtois e la Franca Contea. Quando poi
nel 1516 mor` il nonno materno Ferdi` lAragona, la
nando il Cattolico eredito
Catalogna, il Rossiglione e i regni di Napoli, di Navarra, di Sicilia e di Sardegna. Per la prima volta nella storia la
` a essere governata da
Spagna si trovo
una stessa persona; infine nel 1518,
alla morte del nonno paterno Massimiliano I, divenne imperatore. Di cultura
e tendenze personali assolutistiche, dovette affrontare non pochi problemi per
governare un cos` composito complesso
di stati e di culture. Per quanto riguarda
la Sardegna, il regno dipendeva dal Supremo Consiglio dAragona, che in questa situazione assunse unimportanza
notevole e divenne lorgano che trattava in nome e per conto del sovrano gli
` importanti del regno; accanto
affari piu

al Supremo Consiglio stava il vicere


(luogotenente generale del sovrano)
tramite il quale si materializzava lunione personale del regno col sovrano.
Egli infatti esercitava la prerogativa regia interpretando direttamente la vo` del sovrano nellisola. C. V, pero
`,
lonta
oltre che re di Sardegna, era anche un
sovrano universale, impegnato in una
politica di respiro mondiale, nella
quale lisola non poteva che avere un
ruolo marginale. A parte le sue fugaci
apparizioni a Cagliari e ad Alghero in
occasione delle spedizioni contro Tunisi e contro Algeri, divenne col passare
degli anni quasi inaccessibile, mentre i
suoi funzionari spesso non erano in

grado di comprendere le esigenze e i


problemi dellisola. Il sovrano, comunque, era consapevole della profonda
` della cultura sarda e dei
originalita
suoi storici legami con la Catalogna, co , quasi a voler sottolineare quesicche

sto rapporto speciale, scelse i vicere


tra i rappresentanti delle regioni dalle
quali era originaria la maggior parte
dellaristocrazia sarda. Gli antichi privilegi e la tradizione pattistica che i nobili e gli altri ceti avevano nei confronti
della monarchia spagnola lo indussero
ad assumere un atteggiamento cauto e
sospettoso nei confronti dellisola an` il
che quando con grande generosita
Regno di Sardegna prese parte alle
guerre che egli combatteva contro
Francesco I di Francia per legemonia
in Europa (nel novembre del 1527 lisola
dovette subire un duro attacco di una
flotta francese, il cui corpo da sbarco
invest` Sassari, occupando e saccheg` ). Anche quando dopo il
giando la citta
1534 le sue guerre contro i Turchi fecero del Mediterraneo uno dei teatri
primari della sua politica, la Sardegna
fu investita dai ripetuti attacchi dei corsari turchi e nordafricani che devastarono le coste facendo bottino e schiavi.
Tutti questi avvenimenti posero alla
monarchia il problema dellammodernamento delle strutture amministrative del regno e della diminuzione della
sua autonomia e dei suoi antichi privilegi: C. V si serv` per questo di alcuni
, primo tra tutti il celebre Antonio
vicere
Cardona. In secondo luogo gli posero il
problema della difesa delle coste dellisola da risolvere mediante lo sviluppo
di un sistema di torri costiere e quello
del reclutamento di corpi militari formati da sardi col compito di difenderla
e di partecipare alle guerre europee.
` in
Quando nel 1556 limperatore abdico
favore del figlio Filippo II e nel 1558

375

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 381

Carlo V
mor`, molti di questi problemi non
erano stati ancora risolti.
DI CARLO V IN SARDEGNA AnVICERE
gelo Vilanova. Cavaliere, nominato vi da Ferdinando il Cattolico nel
cere
1514 e riconfermato da Carlo V, resse
lufficio fino al 1529. Martino Cabrera.
dal 1529 al 1532. AntoCavaliere, vicere
nio Cardona. Maggiordomo della re dal 1534 al 1543 e dal 1545
gina, vicere
al 1549. Pietro Vaguer. Vescovo di Al dal 1543 al 1545. Gerolamo
ghero, vicere
interino tra il
Aragall. Cavaliere, vicere
1549 e il 1550 e nel 1556. Lorenzo Fernan tra il
dez de Heredia. Cavaliere, vicere
1550 e il 1556.
& CARLO V AD ALGHERO
Nellottobre 1541 Carlo V radunava una
grande flotta destinata allimpresa di
Algeri. In uno degli spostamenti delle
navi su cui era imbarcato, limperatore
` ad Alghero, dove si trattenne
attracco
per un paio di giorni e una notte. Evento
senza grande importanza per quello
` potente del
che era allora luomo piu
mondo, giornata memorabile per gli al` che
gheresi, soprattutto per le autorita
dovettero preparare laccoglienza allospite e provvedere alle vettovaglie per
la flotta. Uno dei testimoni di quelle
` memoria
ore, Johan Galeac
o, ne lascio
in un testo che racconta tot lo que sa
Magestat ha fet en lAlguer y del que se
ha fet per sa vinguda. Galeac
o era no`:
taio e consigliere quarto della citta
limperatore lo fece cavaliere. I pochi
fogli del manoscritto venivano conservati nellArchivio Storico di Alghero,
ma sul finire degli anni Settanta del Novecento furono trafugati da ignoti,
come dice Mario Salvietti, un apprezzato studioso di storia locale che nel
1991 ne diede una edizione, accompagnata dalla traduzione del testo e ricche
note. Il testo non aggiunge nulla alla sto` un quariografia dellimperatore, ma e
dretto a suo modo delizioso della vita

politica e sociale di Alghero e del carattere degli algheresi dallora. [MANLIO BRIGAGLIA]

In nome di Colui che tutto governa e


della sua alma madre vergine Maria di
Monserrato amen. Avuta notizia che
linvittissimo e cattolicissimo re don
Carlo, per divina clemenza imperatore
dei Romani sempre augusto e re nostro
signore, doveva passare dallItalia in
Barberia meridionale per attaccare Algeri, arrivando dalle Fiandre e dopo essersi occupato delle cose dei Luterani e
`, paravere visitato a Lucca Sua Santita
tito dalla Spezia, riviera di Genova, con
un grande esercito Dio nostro Signore
volle che il 3 ottobre 1541, con quaranta galere (perche
laltra parte della
tre
flotta era partita in precedenza), arrivasse nel porto di Bonifacio del Regno
`
di Corsica. Da questo luogo Sua Maesta
scrisse ai magnifici consiglieri in carica
` di Alghero una lettera firnella citta
mata di sua propria mano, annunciando il suo arrivo a Bonifacio e la sua
`.
intenzione di venire nella nostra citta
Questa lettera fu trasmessa ai detti magnifici consiglieri dal nobile don Diego
Dessena, governatore e riformatore del
Capo di Logudoro a Sassari, per mano
dellalguazir Jean de la Corra, mercoled` 5 ottobre alle 4 dopo mezzogiorno.
La lettera dice cos`: Agli amati e fedeli
` di Alnostri jurados della nostra Citta
ghero, il Re. Amati e fedeli nostri, siamo
arrivati or ora nel porto di Bonifacio, e
con laiuto del Signore pensiamo di es` di Alghero,
sere fra poco in questa citta
e siccome da quando siamo partiti dalla
`
Spezia non abbiamo notizie di come e
andato il viaggio delle navi della nostra
flotta che sono partite prima di noi e
desideriamo riceverne notizia vi incarichiamo e ordiniamo che appena riceverete questa lettera ci comunichiate
quali navi hanno toccato il vostro porto
tanto della nostra armata quanto di ogni

376

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 382

Carlo V
altra, dove andavano o da dove venivano e tutto quello che sapete di esse.
Allo stesso modo ordinerete che nella
` non manchino le vettovaglie
vostra citta
necessarie per provvedere e alimentare la nostra casa e la nostra corte met` tutta la diligenza che ci
tendo in cio
aspettiamo da voi. Dato nel porto di Bonifacio li 3 ottobre anno MDXXXXI. Yo
el rey. Idagues segretario. Appena ricevuta la lettera con lonore e la riverenza dovuti i consiglieri si affrettarono
a ordinare il necessario e nella stessa
` il
notte di mercoled` arrivarono in citta
nobile governatore e il magnifico veguer mossen Miguel Olives minore e i
detti consiglieri si affrettarono a far costruire un pontile di legno in mare
molto lungo e ampio e fecero impastare
molto pane bianco per presentarlo in
` e fare in modo
omaggio a Sua Maesta
che per le vie e alle porte delle case e
delle botteghe vi fossero pollastri, oche,
anitre, piccioni, uova, uva, formaggi,
frutta e altra roba in modo che la gente
potesse far acquisti senza dover andare
troppo in giro: con bandi che proibivano di maggiorare i prezzi. Autorizzarono molte rivendite di vini bianchi e
vacrossi, diedero disposizioni perche
che e montoni dellagro entrassero in
` e che le macellerie fossero ben forcitta
nite, che i pescatori delle peschiere e
degli altri luoghi di pesca portassero il
loro pesce e che tutto fosse esposto allaperto in modo che il re e la sua corte
ricevessero un qualche conforto in que` e il re conoscesse la
sta loro povera citta
` dei vassalli che la abiinnata fedelta
tano. E allo stesso modo il detto nobile
governatore, il veguer e i magnifici con`
siglieri organizzarono per Sua Maesta
una battuta di caccia a Porto Conte,
tanto che la stessa notte vi andarono i
magnifici mossen Guerau de Cetrilla,
mossen Francesch Busquets, mossen
Salvador Cetrilla e mossen Perot Amat,

` , e il magnifico
cavalieri di questa citta
mossen Angel Torralba, secondo consigliere, e altri cittadini e probi uomini e
loro servitori con molti cavalli, cani,
battitori, servi e l` a Porto Conte aspet` per condurlo a cactarono Sua Maesta
le navi arrivacia, per due notti, finche
rono a Porto Conte gioved` 6 verso mezzanotte. Lindomani venerd` prima di
giorno il detto nobile governatore accompagnato da quattro cavalieri, don
Johan Manca, don Angel Manca, fratelli
Jaume Manca e don Joan Cariga, sassa` per locresi, che erano venuti in citta
` con una barca armata a
casione, ando
` che il re non si
Porto Conte, dove arrivo
era ancora alzato e quando si fu alzato il
` la mano a nome
governatore gli bacio
` ed espresse la
proprio e di tutta la citta
gioia di tutti per la venuta di Sua Mae` e disse quanto fossero dispiaciuti i
sta
consiglieri per il poco tempo che avevano avuto per apprestare tutto il ne` abbondanza di quella
cessario con piu
` lo ricevette
che avevano. Sua Maesta
con molta benevolenza e disse che era
` di tutti e vesicuro della buona volonta
dendo a terra gente a cavallo, a piedi e
avendogli detto che erano i cacciatori
` accorsi nel caso che il re vodella citta
lesse andare a caccia lo grad` molto e
allora quei cavalieri, consiglieri e il nobile don Jaume Ramon Cetrilla che era
sopraggiunto e altri cacciatori salirono
sulla galera e baciarono la mano al re
che li ricevette con molta benevolenza e
in effetti scese a terra su una piccola
lancia senza scorta, con soltanto tre o
quattro grandi di corte come il duca di
Camerino, nipote di papa Paolo III, e
suo genero, il principe di Salmona don
vila commendatore maggiore
Lluys Da
di Alcantara, il principe di Macedonia
e lambasciatore inglese, e raggiunse i
cavalieri cacciatori. Udita la prima
messa, celebrata nel luogo che chiamano la Dragonara da un cappellano di

377

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 383

Carlo V
` , sal` a cavallo cos` come feSua Maesta
cero gli altri e andarono a caccia. Il re
uccise un cinghiale che fu spinto alla
sua posta da un cane di mossen Gueran
de Cetrilla; alla fine il re volle che consiglieri e cavalieri salissero con lui
sulla sua galera e con loro prese terra
` venerd` 7 ottobre
nel porto della citta
verso lora del vespro. Intanto, mentre
il re era a caccia il governatore era tor` e ne aveva riferito al veguer,
nato in citta
ai consiglieri e ai cittadini. Insieme col
re molta parte delle galere vennero al
porto, ognuna per conto proprio, tanto
` accompagnato da poche
che il re arrivo
di loro, visto che le galere non si preoc` dal matcupavano di scortarlo; anzi gia
tino quattro fregate erano entrate in
porto senza preoccuparsi di stare per
` loro solito. Il pontile
le punte come e
` aveva fatto fare per il re era
che la citta
di travi, tavole e travi piccole, cos` lungo
che superava due scogli delle secche, e
sul punto terminale portava le armi del
re dipinte in modo molto sontuoso dal
maestro Johanot Spert cittadino di Alghero; il pontile era coperto di preziosi
drappi fini di Barcellona, vermigli,
gialli e di altri colori. Attendevano il re
il governatore, il veguer e i consiglieri
accompagnati da molti cavalieri e probi
` e dellentroterra fra i
uomini della citta
quali cerano don Bernat Dessena, fratello del governatore, lalcaide C
apata
di Cagliari, don Francisco Rebolledo,
consigliere in capo di Sassari, don Johan Manca e altri che si tralasciano, vestiti per loccasione: il consigliere in
` ornate
capo portava le chiavi della citta
di cordoni e fiocchi di seta fina rossa e
gialla; ma mentre aspettavano, le ga` approdate e la loro gente
lere erano gia
` o aveva
di bordo passeggiava per la citta
nestrovato alloggio nelle case sicche
sun corpo di guardia attendeva il re; la
` dal momento dellarrivo delle
citta
prime galere fino a quando il re non rag-

` di far
giunse il suo palazzo non cesso
sparare salve di artiglieria, di cui era
incaricato mossen Jaume Valdellos. Il
re fece alzare tutte le sue bandiere e lo
` con
stendardo e fece salutare la citta
quattro salve di bombarde della sua
nave. Quindi scese in una lancia col
principe Doria e i rematori, e prima di
entrare nel porto e sbarcare a terra
` con la lancia e il principe a vedere
ando
` dal mare, da SantElmo fino alla
la citta
torre dello Sperone; nel frattempo il governatore e tutto il suo seguito, per
paura che il re entrasse dalla porta
reale, andarono via dal porto: se nerano appena allontanati che il pontile
fu saccheggiato e i suoi drappi fatti bottino dei soldati e di altri, cosa di cui il re
` molto contento. Dopo aver
si mostro
` con la
ben osservato tutto il re torno
` nel pontile e ordino
`
sua lancia e sbarco
alla guardia di andarsene (non ce nera
lui l` era a casa
bisogno, disse, perche
sua) e cos` le guardie non stettero a osservare alcun ordine come si fa al dentro il palazzo ne
fuori, e
trove ne
se ne andarono a passeggio. Intanto governatore, veguer, consiglieri e cittadini
cavalieri inginocchiati baciarono la
mano al re, che li ricevette affettuosamente; quindi gli donarono le chiavi
`, che il re ricevette e restitu`
della citta
dicendo in castigliano: Jurados, tene questa gente ci
tele in buonora perche
basta e anzi vi chiediamo e ordiniamo
che le teniate e guardiate al bene della
vostra terra come avete lobbligo e come
` richiede. Allora di
la vostra fedelta
nuovo i consiglieri gli baciarono la
mano. Quindi il re procedette dal capo
del pontile fino a terra, dove lo aspettavano i reverendissimi vescovo di Ampu` , rivestito dei
rias, che si trovava in citta
paramenti pontificali, e don Pedro Vague, vescovo di Alghero e consigliere di
` (entrato precedentemente
Sua Maesta
` e ricevuto secondo lusanza),
in citta

378

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 384

Carlo V
che non vestiva i panni pontificali, accompagnati dal vicario monsignor
` y Duran, arciprete di
Francesco Guio
Alghero, e da canonici, cappellani e
frati con le loro croci. Tenendo in mano
il vescovo di Ampurias la vera croce, es` distesi due tappeti forniti da
sendo gia
mossen Francesco Busquets e due cuscini di seta verde lasciati alla Curia da
donna Isabella Amat y Dessena e pronto
il baldacchino di broccato foderato di
` cangiante della cattedrale, Sua
taffeta
` si inginocchio
` su quei cuscini e
Maesta
` la vera croce nelle mani del revebacio
rendissimo vescovo di Ampurias.
Quindi sal` su un cavallo castano lus` del nosuosamente bardato, proprieta
bile don Johan Manca, e stando sotto il
baldacchino disse al vescovo: Vescovo,
` con quelli
passate qui e questi savvio
che portavano il baldacchino e con so` e in processione entro
` Sua Maelennita
` nella sua citta
` di Alghero venerd` 7
sta
ottobre 1541 quasi allora del vespro.
Portavano il baldacchino i magnifici
mossen Perot Castilla, donzello, consigliere in capo, mossen Angel Torralba,
consigliere secondo, mossen Johan Galeasso, consigliere quarto, i nobili don
Pedro de Ferrera, don Johan Manca e il
magnifico mossen Gueran de Cetrilla.
` il re ando
` a pregare
Allingresso in citta
` a cavallo
nella cattedrale; quindi torno
e arrivato alla casa del nobile don Pedro de Ferrera nella piazza parata a fe` di deporre il baldacsta, il re ordino
prima di smontare voleva
chino perche
` che
andare a vedere il resto della citta
restava da vedere dalla parte di terra
come laveva vista dalla parte del
`, seguito dal governamare. Cos` savvio
tore, dal veguer, dai consiglieri e dai cavalieri che portavano il baldacchino,
don Bernat Dessena, mossen Francesch
de Busquets e altri cittadini; uscendo
` da Porta reale il re disse ai
dalla citta
` la chiesa
consiglieri: Jurados, questa e

` per difendervi dai


che avete buttato giu
Francesi; arrivato alla Torre dello
Sperone e sembrandogli ben costruita
sal` anche su una breve elevazione
verso il pozzo della rocca dalla cui som` si vede tutta Alghero. Da l` osservo
`
mita
` e la torre e
con attenzione tutta la citta
disse: Bella, in fede mia, e collocata
nel punto giusto, e girandosi verso il
governatore e i consiglieri, aggiunse:
` e
` importante: sopraeleQuesto pero
vate la muraglia e la torre fino allaltezza di quei due uomini e completate
lopera, indicando due uomini in piedi
sulla muraglia vecchia della torre. E
` , quando arrivo
` a meta
`
tornando in citta
della cortina tra la Torre dello Sperone
e la Torre di Porta reale, che si trova
davanti a San Michele, disse: Jurados,
` meglio fare una casamatta che

qui sara
il resto va tutto bene. Continuando a
camminare, tra Porta nuova e la Porta
` di colpo il
vecchia, il re quasi arresto
cavallo per guardare la sue armi che vi
sono dipinte e i consiglieri gli dissero
che in cose simili si impiegano i soldi
` alla citta
` e lui disse: Lo
che il re da
` in citta
` e arrivedo, mi piace ed entro
vato alla casa di don Pedro scese da cavallo e sal` nella sala dove laspettavano
il principe Doria e altri grandi di corte.
` brevemente
Stando in piedi, il re parlo
col principe Doria della flotta (una lettera trasmessa dal governatore aveva
indicato dove aveva dato ancora),
` nella sua camera e tutti
quindi si ritiro
se ne andarono alle loro case. Dalla sua
` con il principe di
camera il re saffaccio
Macedonia, il principe di Salmona, il
duca di Camerino nipote del Papa e ge` e don Lluys Da
` vila
nero di Sua Maesta
` ntara e
commendatore maggiore di Alca
` nella
rideva con loro guardando giu
piazza dove le vacche e le altre bestie
che dovevano essere imbarcate correvano inseguite dai soldati che le uccide` quasi notte. I
vano a coltellate. Era gia

379

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 385

Carlo V
`
consiglieri, accompagnati come si e
detto, si recarono a palazzo e supplica` che si ricordasse di
rono Sua Maesta
` dal momento che Noquesta sua citta
stro Signore ci aveva fatto la grazia che
il re era venuto ad Alghero, loro che stavano su uno scoglio di roccia lontano da
ogni luogo abitato e in continua lotta
contro i nemici, con il solo nome di vas`. Ed egli
salli fedelissimi di Sua Maesta
` stato il desiderio
rispose: Jurados, e
che avevamo di vedere Alghero che ci
ha fatto venire in Sardegna, altrimenti
non saremmo venuti. E ora che abbiamo
` e ci siamo resi conto della
visto la citta
sua importanza, non possiamo pren
dere nessun provvedimento perche
siamo in viaggio; rinviamo a quando saremo in Spagna, e l` provvederemo e di` il vostro
sporremo secondo quanto sara
servizio per noi, secondo quanto ri` e merita
chiede limportanza della citta
` e puo
` darsi che non
la vostra fedelta
passi molto tempo che ci vedrete unal`. Al che i magnitra volta, se Dio vorra
fici consiglieri gli baciarono la mano
ringraziandolo della benevolenza e dellamore che mostrava loro, e si ritira` stati fatti i preparativi
rono. Erano gia
` , solo la
per la cena, ma il re non ceno
` qualche pezzo di biscotto
notte mangio
bianco e bevve acqua di cannella, per era indisposto di stomaco. E prima
che
di mettersi a letto disse al consigliere
quarto che era stato sempre presente:
Jurado, se ne vadano pure tutti, non
` stiamo
abbiamo bisogno, andate che gia
a casa nostra, al che un suo alabardiere di nome Rodrigo gli disse: Signore, i jurados non ci hanno procurato
` bene che stacchiamo
i materassi, sara
queste tende di raso e che ci arran` si mise a
giamo con esse; Sua Maesta
ridere e disse al consigliere quarto: Jurado, attento che questi pazzi non facciano danni, e il consigliere disse:
Non ce la faranno, signore. Lui se

` e il re si sdraio
` nel letto che la
nando
` gli aveva preparato. Quanto allacitta
labardiere, non voleva dire che mancavano i letti tutti erano ben alloggiati
ma per ricordare i regali, che poi in ef` fece a tutti, alabardieri, lacfetti la citta
, guardarobieri, fornai, uscieri,
che
capo della dispensa e cuoco: il consi`
gliere quarto, infatti, a nome della citta
divise fra loro una mancia di circa settanta ducati secondo lufficio di cia` anche il baldacchino
scuno, e recupero
e i drappi. Lindomani, alzatosi il re,
` per la messa nella sala
sapparecchio
del palazzo dove ascoltarono la messa,
detta da un cappellano del re, Sua Mae` e molti principi, duchi, marchesi,
sta
conti, prelati e gran signori della Sua
corte e insieme a loro il governatore e i
magnifici veguer, consiglieri, cavalieri,
cittadini e altri algheresi. Essendo ora
` a casa sua e il
di desinare, ognuno torno
` nella sua camera dove desino
`
re si ritiro
secondo quanto richiedeva il suo mal di
stomaco. Dopo un po il re fece dare il
bando che tutti prendessero imbarco e
verso le due diede ordine di partire.
Uscendo dalla sua camera per andare
a imbarcarsi, in presenza di quei principi, duchi, conti, prelati e grandi signori della sua corte e del governatore
don Diego Dessena e di molti altri cava` armo
` calieri e cittadini di questa citta
valieri i magnifici mossen Johan Galeac
o consigliere quarto (di cui ab` parlato), mossen Duran Guio
`
biamo gia
algherese, mossen Pedro Pilo, mossen
Cano e mossen Virde sassaresi e mossen
Johan de Lesgrexo di Castellaragonese.
` le nomine il segretario del re
Verbalizzo
mossen Johan Pera Longo. Mentre scendevano nella scala del palazzo quel consigliere quarto appena fatto cavaliere
chiese al re la grazia di andare a servire
ai suoi ordini in quella impresa di Al` rispose: Jurado,
geri, ma Sua Maesta
per ora badate al vostro ufficio, cos` vi

380

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 386

Carlo Alberto di Savoia


comandiamo. Quando il re stava per
varcare la porta del palazzo, gli si avvi` il nobile don Pedro de Ferrera e lo
cino
` di prendere al suo posto suo
supplico
fratello Miguel de Ferrera che era l`
lui era indisposto e
presente, perche
`
non poteva andare a servire Sua Maesta
in questa impresa. Il re acconsent`, e girandosi al consigliere quarto che, come
` , gli cammirappresentante della citta
nava a fianco sinistro, siccome gli altri

suoi colleghi non erano presenti perche


occupati a dar conto agli ospiti e ai
grandi signori che avevano alloggiato
nelle loro case, andando dalla porta
del Palazzo Ferrera alla porta del Mar
gli chiedeva delle condizioni economi` e il
che e della situazione della citta
consigliere lo mise al corrente di tutto.
`
Entrato nella porta del Mar, Sua Maesta
` di sbarazzare il pontile dalla
ordino
gente che lo occupava; la lancia che do` l` pronta:
veva portarlo a bordo era gia
data da baciare la mano prima al governatore e al consigliere quarto, poi a
molti altri cavalieri, cittadini e probi
` . Era
uomini algheresi, il re si imbarco
sabato 8 del mese di ottobre. Tutte le
galere savviarono seguendo il re a
Porto Conte e il giorno dopo, domenica,
sul far del mattino con tempo buonissimo fecero rotta su Majorca, dove secondo lordine del re tutta larmada doveva riunirsi per partire verso Algeri.
Nostro Signore gli conceda la vittoria,
riconduca i principi pagani nel
perche
grembo di Santa Madre Chiesa, amen.
` i detti magnifici
Alla Cesarea Maesta
consiglieri regalarono, da parte della
` e per conforto della sua casa e
citta
della sua corte, molte vacche, molte pecore, molti fra galline e capponi, molti
rasieri di pane bianco fatto a cocorroys
`ri al[secondo Mario Salvietti, il cuccaro
` un pane a corona con un uovo
gherese e
sodo trattenuto al centro da una croce
`
di pasta: nel caso potrebbe essere pero

quello al modo di Majorca, con verdura,


uva passa e pinoli], molte botti di vino
rosso e di malvasia, molte dozzine di
torce e di candele di cera gialla, molta
frutta, verdure e altri alimenti freschi:
` molto contento, sebbene vi
il re ne resto
fosse stato poco tempo per preparare

tutta quella roba, solo trenta ore, sicche


` non pote
fare tutto quello che
la citta
avrebbe voluto. Tutti gli uomini della
corte del re se ne andarono molto contenti tanto per larredamento degli alloggi loro assegnati quanto per le vettovaglie e il cibo che avevano trovato in
` comando
` al consi` . E Sua Maesta
citta
gliere quarto, incaricato della provvista
delle vettovaglie, di distribuirle secondo le disposizioni che gli avrebbe
impartito Francisco Duarte, suo provveditore generale; cos` il consigliere
fece, come risulta dalle ricevute che gli
vennero rilasciate. Inoltre tutti i grandi
di corte e gli altri comprarono di tasca
propria pecore e vacche, vino, pane e
` saccheggiarono e
altre provviste; in piu
fecero passare a fil di spada circa duecento vacche appartenenti al governatore, a Galseran Ferret, a mossen Berthomeu Castanyer e ad altri proprietari
` si compiacque
di bestiame. Sua Maesta
` a Francisco
dello spettacolo, ma ordino
`
Duarte di pagarle, anche se la citta
stessa era decisa a pagarle lei.

Carlo Alberto di Savoia Re di Sardegna


(Torino 1798-Porto, Portogallo, 1849). Fu
il primo sovrano del ramo dei Savoia
Carignano, nato dal principale dei
rami collaterali di casa Savoia. Quando
fu certa lestinzione della discendenza
maschile del ramo primogenito della
famiglia fu designato principe ereditario e chiamato a corte per essere prepa` guardato
rato alla successione. Fu pero
con sospetto dagli zii per le sue idee liberali e per la sua cultura aperta; per
questo motivo, quando nel 1821 egli si
` a reggere per un breve periodo le
trovo

381

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 387

Carlo Borromeo
sorti dello stato concedendo la costitu`
zione, il suo comportamento provoco
una profonda crisi politica dalla quale
`
comunque seppe trarlo fuori con abilita
lo zio Carlo Felice. Durante il regno di
questultimo tenne un atteggiamento riservato e distaccato, per cui nel 1831
`.
riusc` a salire sul trono senza difficolta
Conosceva abbastanza i problemi della
Sardegna, che aveva visitato prima di
tenne nei suoi condivenire re, sicche
fronti, aiutato da ministri illuminati e
da alti funzionari sardi (a cominciare
dallo stesso Giuseppe Manno), un atteggiamento costruttivo, proseguendo la
politica di riforme posta in essere da
` , fu
Carlo Felice. La sua azione, pero
` incisiva e politicamente vamolto piu
lida: tra le molte riforme da lui promosse quella che condusse allaboli` importante.
zione dei feudi fu la piu
` noto, i feudi furono aboliti al
Come e
termine di una complessa procedura
svoltasi tra il 1836 e il 1838, che comunque ebbe effetti positivi sullassetto sociale ed economico dellisola. Nonostante le complicazioni di carattere internazionale cui diede luogo il fatto che
molte delle misure abolitive toccavano
feudatari spagnoli, protetti dallo stesso
trattato con cui la Sardegna era passata
ai Savoia, C.A. di S. procedette nella
strada intrapresa. Egli comunque comprese anche che labolizione del sistema feudale aveva contribuito a porre
in evidenza altri gravi problemi dellisola connessi allestensione del sistema
fiscale e alla utilizzazione dellenorme
` di terreni degli ex demani feuquantita
dali; per questo motivo, quando i liberali sardi nel 1847 premettero per ottenere la fusione perfetta con gli stati di
terraferma e lestensione allisola dello
` di ritardarne
statuto del 1848, egli cerco
la concessione. Protagonista della sfortunata prima guerra dindipendenza,
mor` esule a Porto nel 1849.

VICERE DI CARLO ALBERTO IN SARDEGNA Giuseppe Montiglio dOttiglio e Vil dal 1831 al
lanova. Cavaliere, vicere

1840. Giacomo de Asarta. Conte, vicere


dal 1840 al 1843. Gabriele de Launay.
dal 1843 al 1848.
Conte, vicere

Carlo Alberto di Savoia Il padre di Vittorio


Emanuele II ritratto in unincisione.

Carlo Borromeo, san (in sardo, Santu


Carlus, Santu Carulu, Santu Carolu)
Santo (Arona 1538-Milano 1584). Nacque il 2 ottobre 1538, dal conte Gilberto
Borromeo e dalla marchesa Margherita
de Medici, sorella di Pio IV. Chierico a
` in Diritto civile ed ecMilano, si laureo
clesiastico a Pavia (1559). Fu per cinque
anni a Roma al servizio del pontefice
` a ventidue
Pio IV, suo zio, che lo nomino
anni cardinale e arcivescovo di Milano.
Scelse per il suo stemma la parola: Hu`. Il frate Girolamo Domilitas, Umilta
nato detto Farina degli Umiliati, esa` del vescovo, gli
sperato dalla severita
` unarchibugiata: C.B., uscito ilsparo
` il frate. Orleso dallattentato, perdono
` e diresse i lavori nellultima
ganizzo
`
fase del concilio di Trento e si adopero
con energia per fare applicare la Con-

382

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 388

Carlo II di Borbone
` gli abusi e lo
troriforma. Condanno
` il
sfarzo della Curia romana, riordino
` seminari, costru` ospedali
clero, fondo
` nellaiutare i colpiti
e ospizi, si prodigo
dalla peste (1576-1577). Canonizzato da
Paolo V (1610). Patrono dei catechisti e
dei maestri. [ADRIANO VARGIU]

San Carlo Borromeo Il santo in una tela di


Bernardo Strozzi. (Chiesa dei Cappuccini,
Sarzana)

Carlo Delfino Editore Casa editrice


` una delle
fondata a Sassari nel 1981, e
` importanti editrici attualmente
piu
operanti in Sardegna. Si segnala soprattutto per le sue collane di archeologia,
che hanno visto e vedono il contributo
dei maggiori archeologi e sono di fondamentale importanza per conoscere il
patrimonio di monumenti antichi nel` poi
lisola. A questo primo nucleo si e
affiancato linteresse per la storia, la
narrativa, la poesia, e in particolare il
turismo, con loriginale raccolta di
carte tematiche Vai da te. Tra le
opere di maggior rilievo il vocabolario
logudorese di Enzo Espa, la riedizione

del Codex diplomaticus di Pasquale Tola


e il Dizionario storico della Sardegna di
Francesco Cesare Casula. [MARIO ARGIOLAS]

Carlo II di Borbone Re di Spagna e di


Sardegna (Madrid 1661-ivi 1700). Ultimo sovrano del ramo Asburgo Spagna,
nato a Madrid nel 1661 da Filippo IV cui
succedette nel 1665 quando era ancora

bambino. Detto El rey hechizado perche


molto malato, fu un sovrano debole e incapace, in bal`a delle fazioni di corte
soprattutto quando fu palese che per le
sue condizioni di salute non avrebbe
potuto avere figli. Durante il suo regno
lisola fu travolta dalla tragica vicenda
` con luccisione del vicere

che culmino
Camarassa e con una tremenda repressione. Lisolamento del regno e la crisi
della sua economia si accentuarono an lo sventurato sovrano non fu
che perche
in condizione di porre in alcun modo
rimedio alla situazione.
DI CARLO II IN SARDEGNA EmaVICERE
nuele de los Cobos. Marchese di Cama dal 1665 al 1668. Francesco
rassa, vicere

Tuttavilla. Duca di San Germano, vicere


dal 1668 al 1673. Fernando Gioacchino

Fajardo. Marchese di Los Velez, vicere


dal 1673 al 1675. Melchiorre Sisternes de
interino nel 1675 e tra il
Oblites. Vicere
1678 e il 1680. Francesco Benavides.
tra 1675
Marchese de Las Navas, vicere
de Funes Villapando. Mare il 1677. Jose
nel 1680. Filippo
chese di Ossera, vicere

di Egmont. Principe di Egmont, vicere


dal 1680 al 1682. Diego Ventura Fernandez de Angulo. Arcivescovo di Cagliari,
interino nel 1682. Antonio Lopez
vicere

de Ayala. Conte di Fuensalida, vicere


dal 1682 al 1687. Giuseppe Delitala Ca interino nel 1687. Nicola
stelv`. Vicere

Pignatelli. Duca di Monteleone, vicere


dal 1686 al 1690. Carlo Omodei. Mar nel
chese di Castel Rodrigo, vicere
1690. Luigi Moscoso Ossorio. Marchese
dal 1690 al 1696.
di Altamura, vicere

383

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 389

Carlo Emanuele III di Savoia


Solis. Conte di Montellano, vicere

Jose
dal 1696 al 1699.

Per quanto le riforme poste in essere


fossero numerose e toccassero un po
`
tutti gli aspetti della complessa realta
sarda, esse non riuscirono a operare
una radicale modificazione della situazione di profonda crisi nella quale lisola si trovava. Cos` egli non riusc` ad
`
abolire il sistema feudale, che continuo
a gravare pesantemente sulleconomia
dellisola, impedendone lo sviluppo;
` a non convoma soprattutto continuo
care gli Stamenti, mortificando profondamente il sentimento di autonomia e
` nazionale che i sardi avedi identita
vano ritrovato nel corso del secolo.

Carlo II di Borbone Il re di Spagna e di


Sardegna ritratto da Ulisse Passani.

Carlo Emanuele III di Savoia Re di Sardegna (Torino 1701-ivi 1773). Figlio di


Vittorio Amedeo II, quando suo padre
` , nel 1730, sal` sul trono. Il suo
abdico
atteggiamento nei confronti della Sar` essere
degna fu contraddittorio e puo
distinto in due periodi. Nei primi anni,
infatti, egli prese parte alle guerre per
` vivamente
lequilibrio europeo e spero
di sbarazzarsi dellisola utilizzandola
come pedina per un vantaggioso scam` vicine ai suoi
bio con altre terre piu
`, dopo
stati nella penisola. Quando pero
il 1744, fu certo di non poter attuare il
` a progettare una
suo progetto, comincio
serie di riforme per il suo regno. Artefice di questo ambizioso e vasto programma fu il conte G.B. Lorenzo Bo` lamministragino, che di fatto guido
zione sarda fino alla morte del sovrano.

Carlo Emanuele III di Savoia Salito al trono


di Sardegna nel 1730 in seguito allabdicazione
` sino al
del padre Vittorio Amedeo II, regno
1773.

384

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 390

Carlo Felice
DI CARLO EMANUELE III IN SARVICERE
DEGNA Gerolamo Falletti. Marchese di
dal 1732 al 1735.
Castagnole, vicere
Carlo Amedeo Battista San Martino dA dal
glie. Marchese di Rivarolo, vicere
1735 al 1738. Francesco Luigi dAlligne.
dal 1738 al
Conte di Apremont, vicere
1741. Ludovico de Blonay. Barone, vi dal 1741 al 1745. Giuseppe Maria
cere
del Carretto. Marchese di Santa Giulia,
dal 1745 al 1748. Emanuele Valvicere
guarnera. Principe di Valguarnera, vi dal 1748 al 1751. Giovanni Battista
cere

Cacherano. Conte di Bricherasio, vicere


dal 1751 al 1755. Vittorio Amedeo Costa.
` , vicere
dal 1755 al
Conte della Trinita
1758. Francesco Tana. Conte di Santena,
dal 1758 al 1762. Giovanni Battivicere
sta Pellegrino Alfieri di Cortemiglia. Ca dal 1762 al 1763. Carlo
valiere, vicere
nel
Giuseppe Solaro di Govone. Vicere
1763. Francesco Luigi Costa della Tri` . Balio, vicere
dal 1763 al 1767. Vittonita
rio Ludovico Hallot des Hayes. Conte di
dal 1767 al 1771. AntoDorzano, vicere
nio Francesco Gaetano dei Cassiotti.
dal 1771 al
Conte di Robbione, vicere
1773.

inutilmente di opporsi alle truppe francesi, nel 1799 queste lo cacciarono dal
Piemonte, costringendolo a rifugiarsi
in Sardegna con tutti i suoi parenti.
Dopo un breve soggiorno nellisola
` sulla terraferma e fu a Napoli e
torno
successivamente a Roma nella speranza di riuscire a riavere i suoi stati di
terraferma; quando si rese conto che il
suo progetto era impossibile, nel 1802,
addolorato anche da una serie di lutti
` a favore del fratello
domestici, abdico
` a vita priVittorio Emanuele I e si ritiro
` nellordine dei Gevata. Nel 1815 entro
suiti.

Carlo Emanuele IV di Savoia Re di Sardegna (Torino 1751-Roma 1819). Figlio


di Vittorio Amedeo III, sal` al trono nel
1791 e poco dopo dovette affrontare il
turbine della Rivoluzione francese.
Profondamente reazionario, quando
nel 1793 in Sardegna, sulla scia dellentusiasmo per la vittoriosa resistenza al
tentativo dinvasione del corpo di spedizione francese, gli Stamenti, che
` del pericolo e nellinanelle necessita
si erano autoconvocati,
zione del vicere
gli proposero alcune riforme della costituzione del regno, inviando a Torino
una delegazione portatrice delle cosiddette Cinque domande, non comprese la
situazione e non riusc` a far fronte ai
successivi eventi conosciuti come la
`
Sarda Rivoluzione. Ma quando tento

Carlo Emanuele IV di Savoia Ritratto del re


`.
di Sardegna in giovane eta

DI CARLO EMANUELE IV IN SARVICERE


DEGNA Filippo Vivalda di Castellino.
dal 1794
Marchese di Pogliano, vicere
al 1799. Carlo Felice di Savoia. Duca del
dal 1799 al 1806 (contiGenevese, vicere
` a esserlo fino al 1821 durante il renuo
gno di Vittorio Emanuele I).

Carlo Felice Nome che si da` comunemente alla superstrada statale n. 131

385

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 391

Carlo Felice di Savoia


che collega Cagliari a Porto Torres. Fu
progettata da Giovanni Antonio Carbonazzi che riusc` a portarla termine tra il
1822 e il 1829, lavorando duramente nei
periodi dellanno in cui tecnici e maestranze (soprattutto di provenienza continentale) non correvano rischi a causa
` podella malaria. Linizio della strada e
sto in piazza Yenne a Cagliari, segnalato
da un cippo marmoreo che indica le
` di misura di riferimento. Il terunita
` indicato da una
mine a Porto Torres e
colonna romana.

Carlo Felice di Savoia Ottenuta la corona


` per dieci anni.
nel 1821, regno

Carlo Felice di Savoia Re di Sardegna


(Torino 1765-ivi 1831). Figlio di Vittorio
Amedeo III, fu lultimo sovrano del
ramo primogenito dei Savoia. Scoppiata la Rivoluzione francese, quando
lesercito piemontese non riusc` a evitare loccupazione della capitale, si ri` in Sardegna seguendo i fratelli e i
fugio
` inloro familiari. A Cagliari si formo
torno a lui una piccola corte personale.

di SardeDal 1799 fu nominato vicere


gna; negli anni della sua permanenza
nellisola riusc` a instaurare duraturi
rapporti con alcuni membri dellaristocrazia sarda, tra i quali Stefano Manca,
futuro marchese di Villahermosa, che
fu suo amico e confidente, e Giacomo
Pes di Villamarina, suo onnipotente sostituto nel 1816 (che, partendo dalli` vicere
al suo posola, C.F. di S. nomino
sto; ma il Pes non volle mai, per rispetto,
` con molto
adottare quel titolo). Governo
equilibrio introducendo nellisola alcune riforme e promuovendo istituzioni culturali come il primo nucleo
del Museo archeologico e la Reale So` Economica e Agraria (1803). Torcieta
nata la corte a Torino, visse langoscioso
periodo della Restaurazione. Divenne
re nel 1821 dopo labdicazione di suo
`
fratello Vittorio Emanuele I e continuo
la sua politica di moderate riforme tra
le quali una radicale rifondazione del
sistema scolastico di base nel 1823, e
una nuova raccolta di leggi civili e criminali (il cosiddetto Codice feliciano)
nel 1827.
DI CARLO FELICE IN SARDEGNA
VICERE
Ettore Veuillet dYenne. Marchese di
` re, vicere
interino e vicere
dal
Saunie
1820 al 1822. Giuseppe Galleani. Conte
dal 1822 al 1823. GendAgliano, vicere

naro Roero. Conte di Monticelli, vicere


dal 1823 al 1825. Giuseppe Tornelli.
dal 1825 al
Conte di Vergano, vicere
1829. Giuseppe Roberti. Conte di Castel dal 1829 al 1831. Una sua
vero, vicere
Relazione al re Vittorio Emanuele I sul
governo vicereale da lui tenuto nella Sardegna si legge nella Storia della monarchia piemontese, IV.

Carloforte Comune della provincia di


Carbonia-Iglesias, incluso nel Comprensorio n. 23, con 6444 abitanti (al
2004), posto a 10 m sul livello del mare,
sulla costa orientale dellisola di San
` lunico centro abiPietro, della quale e

386

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 392

Carloforte
tato. Regione storica: Sulcis. Diocesi di
Iglesias.

Carloforte La cittadina, come molti centri


della Liguria, da cui provenivano gli abitanti
dellisola di San Pietro, si affaccia
direttamente sui moli.

TERRITORIO Il territorio comunale di


` rappreC. si estende per 50,24 km2 ed e
sentato dallintera isola di San Pietro,
dalla vaga forma di triangolo, posta a
nord-ovest di quella di SantAntioco,
da cui dista circa 3 miglia. La costa
` bassa e sabbiosa e va dal
orientale e
capo La Punta fino a punta delle Colonne, che porta lo stesso nome del
braccio di mare tra le due isole; mentre
i due tratti di costa che volgono a nordovest e a sud-ovest sono alti e frastagliati per la frequenza dei venti. Il
` occidentale dellisola di San
punto piu
` il capo
Pietro (e di tutta la Sardegna) e
Sandalo distante 13 km dal centro abitato e sede di un potente faro. I terreni
`
sono collinari, con la maggiore asperita
rappresentata dal monte Guardia dei
Mori (211 m), a nord dellisola, e sono
coltivati soprattutto a vite e olivo, mentre i seminativi sono ricavati nelle zone
` riparate, soprattutto a est. Nonopiu
stante le ridotte dimensioni dellisola
sono presenti boschi di alberi dalto fusto nelle due zone di maggiore altura.
&

Carloforte La cittadina, costruita a partire


dal 1738, ha bei palazzi dellOttocento, che fu
` di maggiore benessere per lisola di San
leta
Pietro.

STORIA Il territorio di C. fu abitato


` in epoca romana, ma nei secoli sucgia
` e divenne fino agli
cessivi si spopolo
inizi del Settecento il rifugio di pastori
e di pirati. Il governo sabaudo, al momento di prendere possesso della Sardegna, volle porre fine a questa situazione e nel 1737 concesse lisola di San
Pietro a titolo di ducato a Bernardino
`s con lobbligo di insediarvi una
Genove
` di esuli liguri provenienti
comunita
dallisola di Tabarca, guidati da Antonio
` tardi a costoro si agTagliafico. Piu
giunse un altro gruppo proveniente da
Pegli guidato da Giovanni Battista Segni. I coloni ottennero franchigie per
dieci anni e iniziarono la costruzione
di C., ma nel 1740 i loro rapporti col
duca si fecero tesi. Nel 1742 giunse da
Tabarca anche un terzo gruppo di coloni e nel 1744 i carlofortini chiesero di
essere liberati dal vincolo feudale e di
avere per il centro abitato il titolo di
`. Negli anni successivi la comunita
`
citta
crebbe e i rapporti col feudatario non
&

387

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 393

Carloforte
migliorarono, nel 1793 C. e lintera isola
furono occupati dai francesi e per un
breve periodo i carlofortini fecero conoscenza di un governo rivoluzionario.
` fu sorpresa
Nel settembre 1798 la citta
nella notte da una incursione di pirati
tunisini che fecero moltissimi schiavi e
li condussero a Tunisi, da dove furono
liberati per intercessione di Napoleone
dopo quasi cinque anni. Nel 1812, con
` s, cesso
` anche
lestinzione dei Genove
` pote
fila dipendenza feudale e la citta
nalmente acquistare la piena autonomia. Nel 1821 C. fu inclusa come capitale di mandamento nella provincia di
Iglesias ma, abolite le province nel
1848, fu compresa nella divisione am`
ministrativa di Cagliari e dal 1859 entro
a far parte della omonima provincia. Di
` la testimonianza che
questo periodo e
ci viene da Vittorio Angius nel Dizionario del Casalis. Labitato presentasi sul
`
lido in bellaspetto per certa regolarita
nelle strade coperte a ciottoli e di giusta
ampiezza, e per le due piazze, una nella
marina col monumento di Carlo Emanuele III, laltra quadrata nel centro
del paese. Le case son ben costrutte, parecchie con piano superiore, e molte tra
esse di bella forma. La pulitezza delle
` da lodare. Nel
medesime nellinterno e
1834 vi si numeravano anime 2935 nella
distinzione di maschi 1468, di femmine
1467, e si calcolavano nellanno nati 100,
morti 50, matrimoni 15. Sono i carolini
una gente molto industriosa. Per la
` hanno riparato
quale singolare attivita
alle perdite patite nelle incursioni dei
barbareschi, e sanno provvedere alla
propria sussistenza in una terra naturalmente sterile. In che molto ancora
conservano della loro origine. Li vedresti sulle barchette ora andar a strappar i
coralli, ora a ricercar gli sciami nuotanti delle sardelle e delle alici. Dai
primi di maggio agli ultimi di giugno tu
ne troveresti circa quattrocento nelle

` abili sono posti alla


tonnare, dove i piu
direzione della pesca col titolo di Rais,
gli altri con altri nomi in altri uffizi lavorano studiosamente. Nei mesi dellestate si riposano, anzi si applicano e
grandi e piccoli alle diverse operazioni
`
del salificio. Altrettanta buona volonta
` notata nelle donne; ma
di lavorare e
spesso manca alle medesime la materia. Sebbene da pochi tuttavolta si eser` di
citano molte arti, essendo forse piu
150 persone tra orefici, ferrari, sartori,
calzolai, falegnami, bottari, muratori,
tagliatori di pietra, mastri di barche, calafatai ecc. La principal professione
`e
` la marineria, e sono 509 marinai
pero
matricolati, 9 padroni patentati, 102
mozzi. Si hanno barche da costa 36, tra
le quali alcuni piccoli 600; barche pescarecce, dette piroghe, 30 montate da
90 uomini. Sono poi da annoverare negozianti e mercanti 14, basariotti o
pizzicagnoli 8, locandieri 3, beccari 3.
Gran numero di fanciulle torcono il filetto per le reti delle tonnare, e molte
donne si occupano nel panificio per la
popolazione e per la provvista delle barche. Risiede in C. un comandante e un
ajutante maggiore di piazza, un capi`,
tano del porto, un deputato di sanita
un comandante della guarnigione, ecc.
` postovi a far
Un capitano di giustizia e
ragione. Alla primaria istruzione attende un sacerdote dello stesso luogo, e
la scuola suol esser frequentata da 50 a
60 fanciulli, molti dei quali passano poi
allo studio della grammatica latina.
Nel corso dellOttocento leconomia di
C. crebbe notevolmente, grazie al fio` marinare
rente sviluppo delle attivita
legate soprattutto alla pesca del tonno
e al passaggio dei minerali delle vicine
miniere del Sulcis per il suo porto, che
divenne il terzo porto commerciale
della Sardegna. La cittadina alla fine
del secolo risent` delle tensioni sociali
che sconvolgevano il vicino bacino mi-

388

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 394

Carloforte
nerario e i suoi battellieri presero parte
alle lotte operaie, schierati in prima
` a un
fila. La crescita economica porto
notevole aumento demografico che la
` non fu in grado di assorbire: per
citta
questo nel corso del Novecento si veri` un notevole flusso migratorio che
fico
` molti carlofortini lontano dalla
porto
loro isola. Nel secondo dopoguerra la
` minerarie segno
` ancrisi delle attivita
` il
che quella del porto di C. e accentuo
`
fenomeno migratorio. Dopo il 1960 pero
la crescita del turismo, dapprima solo
estivo, ma ormai divenuto residenziale
nellintero anno, ha invertito questa
tendenza e ha contribuito a modificare
radicalmente lassetto sociale della co`.
munita

` commerciali e quelle portuali


tivita
compreso un discreto movimento di
passeggeri con i traghetti e la crescente
` ricettiva del porticciolo turicapacita
stico. Artigianato. Tradizionale e molto
` lartigianato dei cestini.
sviluppato e
` collegato con
Servizi. Il centro abitato e
traghetti con Calasetta e Portovesme,
centri dai quali partono autolinee per
gli altri centri del Sulcis e per Cagliari.
Una rete di strade interne in buone condizioni permette di raggiungere capo
`
Sandalo, La Caletta e La Punta.C. e
sede di poliambulatorio, di guardia medica, di farmacia, di scuole di ogni ordine e grado (compreso un Istituto tecnico nautico), di un centro di formazione professionale e di servizi bancari.
Possiede il porto, la Biblioteca comunale, 7 alberghi con 212 posti letto, 1
campeggio con 300 posti letto, 15 ristoranti e il porto turistico con 160 posti
barca.

Carloforte La Chiesa di San Pietro, riedificata


nel Settecento sulle rovine di una chiesa del
Duecento dedicata ai Novelli Innocenti.
` ricorda
Carloforte Il centro storico della citta
negli angoli e nei carruggi le architetture dei
borghi liguri.
& ECONOMIA Fonti principali della sua
economia sono la pesca, in particolare
`
quella del tonno, e il turismo, attivita
che tende a estendersi a tutti i mesi dellanno. Altri fattori trainanti sono le at-

DATI STATISTICI Al censimento del


`,
2001 la popolazione contava 6546 unita
di cui stranieri 23; maschi 3213; femmine 3333; famiglie 2645. La tendenza
complessiva rivelava una diminuzione
della popolazione, con morti per anno
97 e nati 42; cancellati dallanagrafe 85
e nuovi iscritti 80. Tra i principali indi-

&

389

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 395

Carloforte
catori economici: imponibile medio IRPEF in migliaia di lire 17.740; versamenti ICI 4027; aziende agricole 259;
imprese commerciali 121; esercizi pubblici 37; esercizi al dettaglio 151. Tra gli
indicatori sociali: occupati 1526; disoccupati 337; inoccupati 402; laureati 125;
diplomati 1292; con licenza media 1603;
con licenza elementare 1906; analfabeti
162; automezzi circolanti 1779; abbonamenti TV 2077.

Carloforte La pesca del tonno, grande risorsa


` del
dellisola di San Pietro fin dalla meta
Settecento, e` fortemente diminuita negli ultimi
decenni.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
territorio conserva alcuni nuraghi tra
cui quelli di Canal Bacciu e di Sepoltura. Nel 1961 poco lontano dalla torre
delle saline furono identificati i ruderi
di una cinta fortificata punica, costituita da grandi blocchi calcarei e quelli
di un vano rettangolare dello stesso periodo. Negli scavi del 1962 condotti da
Gennaro Pesce furono posti in evidenza
altri locali secondari.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Nel suo centro storico la
` conserva lassetto originario: carcitta
rugi e scalinate che nel complesso richiamano i centri storici dei borghi liguri. Questo suggestivo e scenografico
` completato da alcuni signifiinsieme e
cativi edifici che sono la testimonianza

` . In particolare va
della storia della citta
ricordata la chiesa di San Carlo Borromeo, parrocchiale progettata dal Della
Vallea nel 1738, ma costruita a partire
dal 1773 a opera dellarchitetto Francesco Dariso che riprese il vecchio progetto, sul quale pare avesse lavorato,
tra il 1761 e il 1769, il Belgrano di Famo` la realizzazione. Ledilasco, e ne inizio
ficio ha elementi barocchi e classici e
` dignitoso e gradevole.
nel complesso e
`
Altro importante segno della storia e
loratorio della Madonna dello Schiavo,
una piccola chiesa la cui costruzione
` nel 1803 e fu completata nel 1815
inizio
dalle centinaia di abitanti di Carloforte
` in Tunisia dopo
reduci dalla schiavitu
lincursione dei corsari barbareschi del
` legato alla statua che nel
1798. Il culto e
1800 sarebbe loro apparsa appesa a una
palma da datteri nei dintorni di Tunisi.
La statua, scolpita in legno nero, farebbe pensare alla polena di una nave.
Uno degli schiavi, il Moretto, la prese e
` a Tunisi affidandola a un
la trasporto
altro schiavo della famiglia Segni, anche lui prigioniero. Ben presto la notizia si diffuse e tutti gli schiavi di C. presenti si radunarono intorno al simula` che ottennero
cro chiedendo la liberta
` solo nel 1803. Altra chiesa imporpero
` quella dedicata a San Pietro, cotante e
struita dopo il 1735 dallarchitetto Della
Vallea sulle rovine di una chiesetta del
secolo XIII che era intitolata Agli Innocenti e che era stata costruita per
ricordare il naufragio di una delle navi
che trasportavano un gruppo di adolescenti partiti verso lOriente per la cosiddetta Crociata dei fanciulli. Ledi` caficio ha forme tardobarocche ed e
ratterizzato da unelegante cornice. Al`e
`
tro ricordo della storia della comunita
` che resta del sistema
costituito da cio
delle Mura di cinta la cui costruzione
era stata avviata secondo un progetto
dellarchitetto piemontese Della Vallea

390

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 396

Carloforte
`:
autore del piano urbanistico della citta
avevano un impianto quadrangolare
che seguiva il perimetro urbano ed
erano rafforzate da bastioni e da fortini
nei quali erano ricavate le porte di ingresso. Nel periodo della fondazione la
loro costruzione procedette a rilento,
ma dopo una prima disastrosa incursione dei corsari barbareschi del 1741
furono completate entro il 1769 con laggiunta della cosiddetta torre di San Vittorio, che aveva la funzione di proteggere le saline e limboccatura del porto.
Fuori dallabitato si trova il colle omonimo, che domina limpianto della salina di C. Nello stesso sito nella seconda
` del secolo XVIII fu costruita una
meta
torre costiera piemontese. Ledificio ha
limpianto di un vero e proprio fortino
costituito da un corpo centrale trilobato
ai cui vertici si trovano bastioni protettivi in pietra e terra. Fu in seguito do` ad avere fino
tato di artiglieria e arrivo
a 13 pezzi e una guarnigione di 50 uo` pero
` non imped` lo
mini. Tutto cio
sbarco e loccupazione francese del
1793 e la terribile incursione barbaresca del 1798. Nel 1838 la torre fu trasformata in carcere militare e nel 1868 fu
` di
abbandonata. Dal 1898 lUniversita
Cagliari vi ha impiantato un osservatorio astronomico. Da Carloforte si pos` dellisono raggiungere diverse localita
sola tra le quali La Punta, situata a qualche chilometro dallabitato nel nord
dellisola e frequentata fin dal XVII
` connesse alla lavorazione
per le attivita
del tonno che veniva dalle vicine tonnare di Porto Paglia e di Portoscuso. Attualmente vi sorgono gli stabilimenti
per la lavorazione del tonno che da
qualche anno, con il rilancio dellatti` , hanno ripreso a funzionare. Provita
` lIsola
spiciente lisola di San Pietro e
Piana a poca distanza dalla costa di San
` di La
Pietro e prospiciente la localita
Punta. Fin dal secolo XVII era tradizio-

`
nale centro di una tonnara di proprieta
dei Cavassa. Finita la guerra di successione spagnola, nel 1711 lisola fu concessa da Carlo dAsburgo a Francesco
Pes marchese di Villamarina. Nel corso
del secolo XVIII i Pes continuarono a
svilupparvi la pesca del tonno e resistettero alle pretese dei Cavassa che
avrebbero voluto rientrarne in possesso. Nel 1774 i Pes addirittura ottennero la trasformazione della concessione in feudo col titolo di barone e continuarono a possederla fino al riscatto
dei feudi nel 1838. Successivamente,
essi cedettero la tonnara a imprenditori genovesi ma alla fine dellOttocento
fu abbandonata. A partire dalla se` del Novecento comincio
`a
conda meta
` turiessere valorizzata come localita
stica e attualmente gli antichi locali
sono stati trasformati in un esclusivo
villaggio turistico.

Carloforte Le Colonne. Le due guglie


trachitiche che si levano dalla superficie del
mare sono un elemento caratteristico del
paesaggio.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Il carattere fondamentale che contraddi`e


` il fortissimo attacstingue la comunita
camento alle tradizioni liguri e alla con` linguistica per
servazione dellidentita
cui gli abitanti di C. parlano correntemente il ligure del Settecento. Questa
` di conservazione ha fatto s`
capacita
che gli immigrati provenienti da altre

&

391

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 397

Carloni
culture abbiano assimilato quella lo` pressoche

cale, rendendo la comunita


impermeabile alle culture esterne. Il
` si e
` conservato
forte senso dellidentita
anche nella tradizione del cosiddetto
ballo tabarchino, articolato in ben 14 figure e di grande effetto scenografico,
che ormai si esegue solo in occasione
delle feste. Accompagnato da strumenti
caratteristici quali il violino, ricorda
nei suoi movimenti la quadriglia francese e la tarantella napoletana. Al ballo
si affianca il canto tradizionale, anche
corale, che ci ha tramandato una gran
` di serenate, di brani che ancor
quantita
` difficile sentire soprattutto
oggi non e
nelle notti estive da compagnie vaganti
`. Le feste popoper i carrugi della citta
lari che conservano le maggiori tracce
della tradizione tabarchina sono quelle
che si svolgono a giugno: per quella di
San Giovanni Battista, nella notte tra il
23 e il 24 giugno, numerose comitive di
ragazzi e ragazze in costume vagano per
lisola e raccolgono unerba profumata
detta di San Giovanni, con la quale
fanno dei mazzetti che si scambiano al
dolce suono della musica; la festa in
onore di San Pietro invece si svolge il
29 giugno e culmina con una spettacolare processione a mare che si svolge di
notte tra mille luci che richiamano migliaia di persone per ammirare le belle
barche riccamente addobbate procedere lungo il canale di San Pietro. Molto
` anche la festa della Madonna
sentita e
dello Schiavo che si svolge il 15 novembre in ricordo della liberazione dalla
` patita a Tunisi tra il 1798 e il
schiavitu
1803; la festa culmina in una solenne
processione alla quale partecipano le
confraternite e le associazioni religiose
in costume. Le grandi feste sono anche
loccasione per indossare il costume
tradizionale che ricorda quello ligure;
` costituito
labbigliamento femminile e
da una camicia di tela di cotone guar-

nita di pizzo di San Gallo (camija) e da


una gonna di tela di vari colori (faldetta); sulla camicia si indossa il corsetto di tela con ampie maniche (gippun) e sopra la gonna un grembiule di
`); completa
tela molto semplice (shcoso
il tutto un fazzoletto usato come copricapo (mandillu). Labbigliamento ma` formato da una camicia di tela
schile e
grigia col collo coreano (u sarpaferu),
dai pantaloni di panno (casuin), dalla
giacca corta di panno nero e da un basco
nero o blu.

Carloni, Gino Medico, consigliere regionale (Oristano 1902-ivi 1975). Dopo


`
essersi laureato in Medicina si dedico
con successo alla libera professione.
Cattolico impegnato nel sociale, fu tra i
fondatori della DC a Oristano. Subito
dopo fu eletto consigliere comunale e
` fino al 1953. Nello
sindaco della citta
stesso anno fu eletto consigliere regionale della DC nel collegio di Cagliari
per la II legislatura (1953-1957), ma non
`a
fu riconfermato. In seguito continuo
esercitare la sua professione e fece
nuovamente parte del Consiglio comu` ricoprendo piu
`
nale della sua citta
volte, fino al 1965, lufficio di assessore.

Carloni, Pier Luigi Avvocato, consigliere regionale (n. Oristano 1942). Fi`
glio di Gino, conseguita la laurea si e
dedicato alla professione di avvocato e
` impegnato nella vita politica. Dapsi e
prima iscritto nel PRI, a partire dal
` stato eletto consigliere comunale
1975 e
`; nel 1978 si e
`
e assessore della sua citta
ritirato clamorosamente dalla vita poli`, avvicinatosi alle
tica. In seguito, pero
` tornato in politica e
posizioni di AN, e
` stato eletto consigliere regionel 1994 e
nale per il suo partito nel collegio di
Oristano per lXI legislatura. Riconfermato nella XII legislatura, tra il 1999 e il
` stato vicepresidente del Consi2004 e
` uscito dal
glio regionale. In seguito e
suo partito e ha aderito al movimento

392

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 398

Carnevale
della Coccinella fondato da Mario
` stato riconfermato per la
Corda. Non e
XIII legislatura.

Carlucci, Gabriella Attrice, deputato al


Parlamento (n. Alghero 1950). Candidata in una lista continentale di
` stata eletta alla Camera
Forza Italia, e
dei deputati nella consultazione del
2001 e rieletta in quella del 2006.

Carmona, Juan Francisco Teologo


` sec. XVI-ivi,
(Cagliari, seconda meta
` sec. XVII). Laureato in Teoprima meta
` per la sua pieta
` e per la
logia, si segnalo
` con
sua profonda erudizione; si dedico
interesse allo studio della storia di Ca` un manoscritto, notevole
gliari. Lascio
` di
anche per una grande quantita
schizzi di monumenti, sulla glorifica` possibile
zione dei santi isolani da cui e
trarre informazioni, ancor oggi utilissime, sulla storia dello sviluppo urbanistico di Cagliari. La sua opera, Alaban` consercas de los santos de Cerden
a, e
vata nella raccolta Baille, presso la Biblioteca Universitaria di Cagliari.

Sebastiano o della Candelora (2 febbraio) e si conclude nella notte del Marted` grasso per riprendere, per un solo
giorno, nella prima domenica di Quaresima (la cosiddetta Pentolaccia). In
tutto il periodo compreso entro queste
date, negli ultimi giorni di ciascuna settimana, nelle domeniche, il Gioved`
grasso e negli altri giorni di festa si svolgono le manifestazioni tipiche del C.
Esse consistono tradizionalmente in
balli, mascherate e questua, banchetti
e bevute.

Carnera, Luigi Astronomo (Trieste


1875-Firenze 1960). Dopo aver conse`i
guito la laurea in Matematica, inizio
suoi studi di astronomia e percorse una
brillante carriera accademica che lo
` a dirigere i piu
` grandi osservatori
porto
astronomici dItalia. Nel 1903 si stabil`
a Carloforte presso la Stazione internazionale di studio delle latitudini, ponendo in evidenza le sue notevoli doti
` la
di studioso e di organizzatore. Lascio
Sardegna nel 1905. Di quel soggiorno
`
diede conto nella monografia Lattivita
della stazione astronomica internazionale di Carloforte dallottobre 1903 a
tutto il 1904 (con. L. Volta), pubblicata a
Firenze nel 1905.

Carnevale Il C. (Carrasegare) si festeggia nei diversi centri della Sardegna tra


il Natale e la Pasqua. Prevalentemente
ha inizio o con la festa di SantAntonio
Abate (17 gennaio) o con quella di San

` semplice
Carnevale In molti paesi il modo piu
di mascherarsi `e, soprattutto per i bambini,
tingersi il viso con la fuliggine.

` prevalente era il
In passato lattivita
ballo, che finiva per coinvolgere tutti
` o di condizione
senza distinzione di eta
sociale e che si svolgeva nelle strade e
nella piazza principale di ciascun centro. A prendere liniziativa dellorganizzazione erano particolari categorie, tal-

393

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 399

Carnevale
volta gli scapoli, talvolta gli sposati, altre volte i signori o i servi: ma poi le
feste finivano per attirare lintera co` in un crescendo sfrenato nel
munita
quale emergevano gioia, desiderio di
lasciarsi indietro linverno e speranza
di una buona annata. Oltre a questi balli
pubblici, nello stesso periodo si svolgevano balli in locali chiusi, organizzati
da comitati che entravano in concorrenza tra loro e facevano a gara per assoldare i migliori suonatori capaci di
assicurare il successo alla serata. La
` dei balli era garantita da remoralita
gole ferree cui tutti sottostavano: le ragazze erano invitate dai cavalieri ed
erano tenute ad accettare linvito regolarmente richiesto allaccompagnatore; in qualche occasione invece era
consentito alla dama di scegliere il cavaliere (come era lunga tradizione, per
esempio, a Osilo). Altro importante
aspetto del C. tradizionale erano le maschere. Quelle femminili generalmente
si basavano sul contrasto ricco-povero,
uomo-donna, mentre quelle maschili
` vario, perche
riproerano di genere piu
ponevano le macchiette paesane e i mestieri; vi erano poi le maschere zoo` les, boes, porcos) e quelle
morfe (merdu
relative a personaggi fantastici (mamuthones, issokatores, thurpos). In passato,
` era scandito da
il tempo della comunita
balli, sfilate di maschere e banchetti:
era una vera e propria drammatizzazione che, oltre a coinvolgere la comu` nei ritmi della festa, la impegnava
nita
organizzativamente nella ricerca delle
risorse necessarie per dar vita alle varie manifestazioni. E in particolare ai
grandi banchetti e alle distribuzioni
pubbliche delle tradizionali frittelle
(z`ppulas nel Campidano, cattas in Logudoro e Barbagia, frisgioli in sassarese
e gallurese). Il momento culminante
della festa era il giorno di chiusura,
che nei diversi centri assumeva forme

diverse, ma il cui significato prevalente


`. Purera identico nelle varie comunita
troppo in buona parte di esse il signifi` perduto e le
cato profondo del C. si e
manifestazioni hanno assunto il carat` frammentaria, preoctere di unattivita
cupata di promuovere turisticamente il
paese piuttosto che di salvaguardarne e
trasmetterne la memoria. Daltra parte
` e le prolo spopolamento, la mobilita
fonde modificazioni nel tessuto sociale
provocate da industrializzazione, emigrazione e globalizzazione rendono
quasi impossibile la conservazione dei
legami delle manifestazioni con un pas` signifisato che per molti non ha piu
cato.

Carnevale Tra le maschere del carnevale


sardo, quelle di Ovodda sono di fama recente.

Attualmente le manifestazioni carnevalesche si svolgono in quasi tutti i centri,


circoscritte soprattutto al Gioved` e al
Marted` grasso. Sebbene difficilmente

394

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 400

Carnicer
`
riescano a coinvolgere la comunita
nello spirito di un tempo, il risveglio
identitario degli ultimi decenni e laccento che le organizzazioni locali (dai
gremi alle confraternite alle stesse Pro
Loco) hanno nuovamente messo anche
su queste manifestazioni, ha prodotto
una rinnovata attenzione alla specifi` del C. sardo che va al di la
` del rilancita
cio turistico di cui hanno goduto molte
` note sono oggi:
manifestazioni. Le piu
Oristano, giostra equestre della Sartiglia. Cagliari, mascherata e rogo di Cancioffali. Santu Lussurgiu, corsa a cavallo conosciuta come Carrela e nanti.
Mamoiada, lotta tra mamuthones e isso` les e
katores. Ottana, sfilata dei merdu
lotta con i boes. Orotelli, sfilata e lotta
dei thurpos. Tempio Pausania, sfilata
dei carri, mascherata e rogo di Re Giorgio (Ghjogliu) e della moglie Mannena.
Ghilarza, Giostra de Su carruzu e santiga. Nuoro, sfilata dei Boes. Fonni, sfilata degli Hurtos. Samugheo, sfilata dei
maimones. Tonara, rogo di Coli Coli.
Ovodda, mascherata e rogo di Don Conte
(il Mercoled` delle Ceneri). Barumini,
mascherata e rogo di Pepi Patta. Bosa,
mascherata del Laldaggiolu, ricerca di
Giolzi e rogo finale. Calangianus, Carrasciali caragnanesu, con sfilate e offerte
di vino e frittelle. San Gavino, sfilata di
carri e maschere. Teti, Sa cursa de sa
pudda. Abbasanta, giostra equestre.
Paulilatino, giostra e sfilata delle maschere.

Carnicer Famiglia cagliaritana (secc.


XV-XVIII). Originaria dellAragona, si
`
trasfer` a Cagliari nella seconda meta
del secolo XV con un Giovanni notaio.
Egli ottenne lufficio ereditario di se` , che gli consent` in
gretario della citta
breve di accumulare un discreto patrimonio e di inserirsi compiutamente
` cittadina. I suoi discennella comunita
denti, nel corso del secolo XVI, raggiunsero una posizione di rilievo in seno

` . Nel corso del


alla borghesia della citta
secolo XVII la famiglia si divise in due
rami, discendenti uno da Giovanni e
uno da Francesco, figli di un Bartolomeo morto nel 1608. Giovanni fu consigliere capo di Cagliari nel 1629; la sua
discendenza si estinse durante il secolo
XVII con un Francesco, segretario di
Cagliari.
Da Francesco di Bartolomeo, assessore
del tribunale del Regio Patrimonio, discese il ramo principale. Egli nel 1631
ottenne il cavalierato ereditario; ebbe
numerosi figli, due dei quali, Giovanni
Battista e Giuseppe, furono gli iniziatori di altri due rami della famiglia. Da
Giovanni Battista, maestro razionale
che ottenne il riconoscimento della no` nel 1676, discese il ramo che dubilta
rante la guerra di successione spagnola
` nel partito filoasburgico e
si schiero
che espresse alcuni personaggi di ri`
lievo, estinguendosi nella prima meta
del secolo XVIII. Da Giuseppe, che
aveva ereditato la signoria della segreteria di Cagliari ed era stato riconosciuto nobile nel 1663, discese il ramo
` la Guerra di sucche, quando scoppio
cessione, non si compromise, per cui i
suoi discendenti si legarono ai Savoia,
ottenendone diversi benefici. Questo
ramo si estinse a Cagliari nella seconda
` del secolo XVIII.
meta

Carnicer, Gaspare Giureconsulto (Cagliari 1655-Vienna, dopo 1720). Figlio di


Giovanni Battista, dopo essersi lau` nellamministrareato in Legge entro
zione reale, giungendo a essere nominato maestro razionale. Scoppiata la
guerra di successione spagnola si
` nel partito filoasburgico di cui
schiero
divenne uno dei principali esponenti.
Fu cos` nominato membro del Supremo
Consiglio dAragona con sede a Vienna;
quando lisola fu riconquistata dalla
spedizione di Alberoni, fu dichiarato
decaduto; mor` in esilio a Vienna.

395

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 401

Carnicer

Carnicer, Giovanni Giureconsulto (Cagliari 1580-ivi 1636). Figlio di Bartolomeo, laureatosi in Legge si diede con
successo allesercizio della professione
di avvocato. Per la sua preparazione nel
1620 fu nominato assessore del tribunale del Regio Patrimonio. Stimato dai
concittadini, nel 1629 fu eletto consigliere capo di Cagliari e, quando fu
aperto il Parlamento del 1631, rappre` la citta
` nello Stamento reale. Di
sento
lui si conosce un Breve discurso del primado de Cerden
a y Corsega en favor del
arc
obispo de Caller, stampato a Madrid
nel 1616.

nel 1676 fu riconosciuto nobile e ottenne di poter disporre dei due uffici a
favore dei suoi figli.

Tomaso Carnicer Domenicano, negli ultimi


anni del Seicento fu nominato vescovo di
` il sinodo
Alghero, dove nel 1701 celebro
diocesano.

Carnicer, Tomaso Religioso (Cagliari

Giovanni Carnicer Famoso giureconsulto


`e
cagliaritano, fu consigliere capo della citta
` nel Parlamento dal 1631.
la rappresento

Carnicer, Giovanni Battista Giureconsulto (Cagliari 1633-ivi 1685). Fratello di


Tomaso e padre di Gaspare, conseguita
la laurea nel 1665 fu nominato reggente
della Tesoreria reale della Sardegna;
nel 1670 maestro razionale e maestro
della zecca. Al culmine della potenza,

1635-Alghero 1715). Vescovo di Alghero


dal 1696 al 1715. Entrato nellordine dei
` teologia e
Domenicani nel 1658, studio
filosofia mettendo in luce le sue non co` . Divenuto sacerdote, fu
muni qualita
nominato professore presso lUniver` di Cagliari e reggente degli studi
sita
del suo ordine. In seguito fu nominato
priore del convento di San Domenico a
Cagliari e poco dopo provinciale del
suo ordine in Sardegna. Nominato vescovo di Alghero nel 1696, nel 1701 cele` un sinodo diocesano. Scoppiata la
bro
guerra di successione spagnola condivise le posizioni politiche di suo nipote
Gaspare, sostenendo con decisione gli
Asburgo.

Carola Famiglia della borghesia algherese (secc. XVII-XVIII). Le sue notizie


risalgono al secolo XVII; alcuni erano
commercianti agiati, altri esercitavano
professioni liberali. Con i due fratelli, il

396

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 402

Carpitella
dottor Diego, che ottenne il cavalierato
` nel 1647, e Gioereditario e la nobilta
vanni Battista, che ottenne gli stessi privilegi nel 1648, la famiglia si divise in
due rami. Giovanni Battista si stabil` a
Cagliari, dove la sua discendenza si
estinse nel corso del secolo XVII; il dot` a vivere ad Alghero,
tor Diego continuo
dove i suoi discendenti mantennero
una discreta posizione e ricoprirono uffici pubblici di una certa importanza.
Anche questo ramo si estinse nel corso
del secolo XVIII.

Carota Pianta erbacea perenne della famiglia delle Ombrellifere (Daucus carota L.). La specie selvatica, che cresce
spontanea in Sardegna nei campi e nei
pascoli assolati, a volte infestante, ha
fusto sottile, eretto, alto sino a 1 m. Le
foglie sono profondamente pennate,
composte da segmenti lineari o lanceolati. I fiori, grandi ombrelle bianche con
i fiori centrali rosso-viola, spiccano anche ai bordi delle strade per tutta la pri` coltivata
mavera e lestate. La qualita
viene prodotta in Sardegna nelle province di Cagliari e di Oristano, con una
produzione annua di circa 100 000 q.
glia (gallurese); arriga
Nomi sardi: arica
ga (nuorese).
(campidanese); fustina

amenti bianco-giallastri penduli, il


` un achenio liscio ricoperto da
frutto e
una sacca rossastra. Cresce nei boschi
di roverella: frequente in Corsica, in
` limitata a poche zone monSardegna e
tane del centro. Uno dei concentramenti maggiori si trova nella foresta demaniale di Montarbu di Seui, dove la
` evidente in autunno
sua presenza e
quando le sue foglie, caduche, creano
macchie di rosso-marrone nel verde
compatto e persistente delle leccete. Il
` duro e compatto, di un bel
suo legno e
colore rossastro, e si utilizza per lavori
al tornio; buono come legna da ardere e
per la produzione di carbone, veniva
impiegato anche per produrre polvere
` tintoria e produce
pirica. La corteccia e
coloranti nella gamma del rosa-arancio. Nome sardo: alinu e monti. [MARIA
IMMACOLATA BRIGAGLIA]

[MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

C
a Rovira, Michele Imprenditore (Cagliari, sec. XIV-?). A lui nel 1376 fu affidato il compito di rafforzare e restaurare la palizzata del porto di Lapola;
` a termine il suo mandato in due
porto
anni, presentando il rendiconto dei lavori compiuti al maestro razionale, che
` nel 1379.
li approvo

Carpa = Zoologia della Sardegna


Carpino nero Pianta arborea caducifoglia della famiglia delle Corilacee
(Ostrya carpinifolia Scop.). Di medie di` raggiungere i 20 m), ha
mensioni (puo
foglie ovate e appuntite, con margine
dentato, pelose quelle giovani, glabre a
` ; i fiori sono unissessuali, in
maturita

Carpino nero Le foglie sono ovate e


presentano un margine dentato.

Carpitella, Diego Etnomusicologo


(Reggio Calabria 1924-Roma 1990). Infaticabile studioso, lavorando per la Discoteca di Stato ha compiuto una serie
di ricerche sulla musica popolare sarda
in collaborazione con Pietro Sassu e

397

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 403

Carquero
` importante
Leonardo Sole. Lopera piu
` la raccolta in 3 dischi Musica sarda.
e
Canti e danze tradizionali, pubblicata
dalla Albatros nel 1986.

Carquero Famiglia di Bosa (secc. XVIIXIX). Originaria della Liguria, compare in Sardegna nel corso del secolo
XVII. Erano mercanti e raggiunsero
un elevata posizione economica. Divisi
in diversi rami, nel 1695 ottennero un
primo riconoscimento del cavalierato
` con un Giorereditario e della nobilta
gio che fu ammesso allo Stamento militare nel 1698 durante il parlamento
Mantellano. Nel corso del secolo XVIII
le concessioni furono rinnovate a un altro ramo della famiglia nel 1738 con
lavvocato Bernardino, i cui discen` del secolo si
denti nella seconda meta
stabilirono a Oristano. La famiglia si
estinse alla fine del secolo XIX.

Carquero, Serafino Religioso (Cuglieri


1763-Ozieri 1847). Vescovo di Ogliastra
dal 1824 al 1834, vescovo di Ozieri dal
1834 al 1847. Cappuccino, godette fama
di teologo e filosofo di valore, divenne
provinciale del suo ordine; nel 1824 fu
nominato vescovo in una diocesi rico` per dieci anni; nel
stituita che governo
1834 fu trasferito a Ozieri.

Carra Termine che si ritrova con significati diversi nel linguaggio giuridico
` nota delle accezioni del
sardo. La piu
` riferita a una tassa sui pesi e
termine e
sulle misure che veniva pagata a Sassari fin dai tempi precedenti la conquista aragonese. Troviamo tracce della
` giudicale; negli
sua esistenza in eta
anni in cui fu costituito il Comune di
Sassari essa venne regolamentata negli
statuti. La tassa fu mantenuta dagli Aragonesi e nel secolo XV la sua riscossione fu data in appalto (arrendata) a
mercanti appartenenti alloligarchia
` ; agli inizi del secolo XVI,
della citta
`, la riscossione della c. fu concessa
pero
vita natural durante e per gli eredi a

Michele Vlasquez. Il termine fu anche


genericamente utilizzato in riferimento
ad analoga tassa che i baroni facevano
pagare ai vassalli in alcuni feudi. Utilizzato come misura agraria equivalente a
quella dello starello, diede il nome locale a due luoghi di Sassari detti c.
manna (o, meno frequentemente, c.
gran) corrispondente alla attuale
piazza Tola, e c. piccola (o, meno fre in
quentemente, c. pizzinna), perche
esse erano collocate due misure in pietra (dette appunto c.): la prima per i
venditori e i compratori allingrosso di
grano, orzo, fave ed altri legumi (cos`
Enrico Costa, Sassari), la seconda per la
vendita al minuto delle stesse merci.

Carrarza Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria
della Trexenta. Sorgeva a poca distanza
dallattuale abitato di Segariu. Nella divisione del 1258, seguita alla caduta del
giudicato, il villaggio fu incluso nei territori toccati ai Capraia, alla cui estin` sotto il diretto controllo del
zione passo
giudice dArborea. Alla fine del secolo
XIII Mariano II cedette il villaggio al
Comune di Pisa, ma ormai la sua popolazione, che negli stessi anni aveva cominciato a diminuire, lo aveva abbandonato.

Carrela e nanti Nome col quale viene


comunemente identificata una corsa a
cavallo che si tiene a Carnevale a Santu
` cos` chiamata perche

Lussurgiu (=): e
si svolge in una strada del centro localmente detta Carrela e Nanti (Strada di
Davanti). La domenica, il luned` e il
marted` di Carnevale i cavalieri, indossando abiti tradizonali o un abbigliamento ideato per loccasione, scendono
al galoppo, uno, due o anche tre alla
volta affiancati, lungo questa strada,
` in discesa e non perfettamente diche e
` incentrata tutta sulritta. Lesibizione e
laddestramento delle cavalcature e

398

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 404

Carrillo
` dei fantini; tra la folla assiesullabilita
pata stanno gli intenditori che sanno
` di ognuno di regiudicare la capacita
stare ben saldo in sella nonostante la
foga della corsa. Le famiglie che hanno
le abitazioni lungo la discesa tengono i
portoni aperti e tra unesibizione e laltra offrono agli ospiti vino, acquavite,
dolci.

Carreras y Candi, Francesc Storico


catalano (secc. XIX-XX). In corrispondenza con Filippo Vivanet, fu tra i primi
studiosi catalani a promuovere le ricerche sulla storia della Sardegna negli archivi di Barcellona. Tra i suoi scritti:
Linventari de castell dAiguafreda, La
piccola Rivista, I, 10, 1899; Numismatica sarda del sigle XIV. Ceca de Villa de
Iglesias, Boletn de la R. Academia de
buenas letras de Barcelona, I, 2, 1901.

Carrillo Famiglia aragonese (secc. XV` , un suo rappreXVII). Di antica nobilta


sentante, Alfonso, si stabil` in Sardegna
alla fine del secolo XV, e fu procuratore
reale. Nellintricata genealogia della
` facile trovare laggancio
famiglia non e
che ci permetta di individuare a quale
ramo egli appartenesse. Sembra tuttavia da escludere una parentela di Alfonso con lomonimo cardinale arcive` proscovo di Toledo morto nel 1482: piu
babile, invece, la sua appartenenza al
ramo dei C. signori di Mondejar; una
Agnese C. di Mondejar, infatti, aveva
sposato Diego Mendoza, padre di quel di Sardegna tra il
igo che fu vicere
lIn

1487 e il 1491. Al seguito di questo vicere


venne nellisola Alvaro C., visitatore ge interino
nerale del regno e vicere
prima dellarrivo di Giovanni Dusay, cugino di Alfonso. Questultimo si trasfer`
in Sardegna alla fine del secolo e in
poco tempo, pare con metodi poco orto` un notevole patrimodossi, accumulo
nio feudale. Mor` nel 1530. I suoi discendenti ereditarono i feudi e una aggrovigliata situazione nei confronti del fisco

reale, per cui non riuscirono a evitare


Antonio Cardona nel 1534
che il vicere
aprisse uninchiesta sulloperato di Al suo figlio Michele mor`
fonso. Poiche
`a
nel 1548, il patrimonio feudale passo
Sebastiano suo nipote, un bambino posto sotto la tutela di Azore Zapata, che
con vari artifizi riusc` a ritardare linchiesta amministrativa. Sebastiano,
` , dopo una lunga e diinoltre, eredito
spendiosissima lite, il patrimonio feu`, famiglia di sua madre;
dale dei Simo
` , si concluse linchiesta
nel 1555, pero
amministrativa nei confronti del
nonno, e Sebastiano fu condannato a restituire allerario una somma enorme
per il pagamento della quale ottenne
` non
una lunga rateazione. Questa pero
` la rovina finanziaria della famievito
glia, cos` tra il 1570 e il 1578 i C. furono
costretti a vendere molti dei loro feudi
conservando solo quelli di Ittiri e Uri.
La famiglia si estinse nel 1630 con la
` che rimaneva
morte di Ignazio, e cio
` fu conteso tra Teodora
delleredita
Comprat, sorellastra del defunto, Fran`, discendente da Francecesco Barbara
`, discendente
sca C., e Francesco Leda
da Isabella C.

Carrillo, Alfonso Procuratore reale


` sec. XV-Cagliari
(Spagna, seconda meta
1530). Si trasfer` in Sardegna al seguito
del suo parente Alvaro e nel 1492 fu nominato luogotenente del procuratore
reale. Nel 1497 fu il primo ricevitore
del Riservato del regno e incaricato
della riscossione delle rendite reali;
negli anni seguenti questa nomina fece
la sua fortuna politica ed economica,
per cui agli inizi del Cinquecento egli
figurava proprietario di navi ed era in
condizione di portare a termine nume`
rose speculazioni. Nel 1506 acquisto
dalle eredi Henriquez i feudi del Meilogu e del Costavall con Bonorva, Semestene e Torralba. In seguito, nel 1517, fu
nominato anche maestro della zecca e

399

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 405

Carrillo
infine, nel 1519, procuratore reale. Ricopr` questi uffici con grande spregiudicatezza: coperto da amici compiacenti cui aveva a sua volta reso molti
piaceri, riusc` ad attingere direttamente alla cassa reale per costruirsi un
vistoso patrimonio feudale e, fino alla
morte avvenuta nel 1530, riusc` a non
rendere conto a nessuno del proprio
operato.

Carrillo, Alvaro Gentiluomo (Spagna,


` sec. XV-Cagliari, dopo
seconda meta
1491). Era parente della madre del vi In
igo Lopez e fu inviato in Sardecere
gna al suo seguito come visitatore generale. Ebbe cos` modo di accertarsi del
disordine in cui versava lamministra`
zione reale nel regno e della necessita
di provvedere a un suo riordino. Proba`
bilmente per questo motivo egli segnalo
come coadiutore del procuratore reale
il suo giovane parente Alfonso; quando
si ammalo
` , egli
poi nel 1491 il vicere
` le funzioni di vicere
interino
esercito
Dusay.
fino allarrivo del vicere

Carrillo, Ignazio Signore di Ittiri e Uri


(Sassari, fine sec. XVI-ivi 1630). Mor`
senza lasciare eredi diretti; la sua
` una lunga lite per la sucmorte provoco
cessione nel feudo di Uri e Ittiri tra Teodora Comprat, che era nata dalle seconde nozze di sua madre Ippolita Artes
con Michele Comprat, Francesco Bar` , discendente da Francesca Carbara
`, discendente da
rillo, e Francesco Leda
Isabella Carrillo.

Carrillo, Martino Giurista (Saragozza


n, Spagna, 1630). Ap1561-Montearago
partenente a una famiglia feudale spagnola, canonico, fu professore di Diritto
` di Saragozza.
canonico nellUniversita
Nominato da Filippo III visitatore generale della Sardegna nel 1611 e inviato
nellisola dal governo centrale per conoscere la situazione nella quale si tro` con attenzione
vava il regno, la visito
lasciando unaccurata relazione nella

quale con spirito critico e senso della


` sarda del
misura ricostru` la realta
n al
tempo (il manoscritto della Relacio
rey D. Philipe N.S. del nombre sitio
planta conquistas christianidad fertilidad ciudades lugares y govierno del
reyno de Serden
a, pubblicato a Barcel` conservato nella raclona nel 1612, e
colta Baille nella Biblioteca Universitaria di Cagliari). Questo documento,
fonte di notevoli informazioni, fu utile
sia per gli amministratori che per gli
storici.

Carrillo, Michele Figlio di Alfonso (Ca` in


gliari, inizi sec. XVI-ivi 1548). Sposo
`, e quando suo
seconde nozze Anna Simo
padre mor` gli succedette. Pochi anni
fare nei confronti del
dopo nulla pote
Cardona, che aveva avviato
vicere
uninchiesta amministrativa nei confronti delloperato di suo padre. Mor`
giovane prima che linchiesta fosse conclusa, nel 1548.

Carrillo, Sebastiano Figlio di Michele


` sec. XVI-ivi 1591).
(Cagliari, prima meta
` il patrimoAlla morte del padre eredito
era ancora
nio della famiglia, e poiche
minorenne fu posto sotto tutela di Azore
Zapata, abile e spregiudicato personag` per ritardare lingio che si adopero
chiesta amministrativa in atto. Nel
`
1554 la discendenza maschile dei Simo
si estinse e C., in base a un maggiorasco
`a
stabilito dal nonno materno, non esito
intentare causa ai parenti di sua madre
per entrare in possesso dei feudi di Uri,
` . Nel
Ittiri e Monteleone e la spunto
` , si concluse anche linchiesta
1555, pero
amministrativa sulloperato del nonno
ed egli fu chiamato a rispondere di un
ammanco di 45 000 lire sarde che questi
aveva provocato allerario. Gli furono
cos` sequestrati tutti i feudi, ma nel
` impegnandosi a
1560 egli li recupero
pagare il debito a rate. Pur con ogni ten` , non fu in grado di evitare il
tativo, pero
tracollo finanziario, per cui tra il 1570 e

400

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 406

Carroz
il 1578 fu costretto a vendere tutti i feudi
tranne quello di Ittiri e Uri che riusc` a
conservare.

compagnia dispone a Nuoro di uno spazio per il suo lavoro di preparazione e


per le rappresentazioni.

Carrion Famiglia originaria di Majorca

Carroz 1 Famiglia feudale valenzana

(secc. XVII-XIX). Trasferitasi ad Al` con


ghero nel secolo XVII, si imparento
` in vista della
alcune delle famiglie piu
`. Quando la Sardegna passo
` ai Sacitta
voia, in seguito a un fortunato matrimonio i C. ottennero il feudo di Vesos, sul
quale nel 1735 ebbero il titolo di marchese di Valverde. La famiglia si estinse
agli inizi del secolo XIX con una Giovanna sposata al marchese Efisio Flores dArcais.

Carrion, Giuseppe Ufficiale di carriera (Alghero, fine sec. XVII-?, dopo


1735). Dichiaratosi fedele ai Savoia, fu
nominato comandante di una compa` Tegnia del reggimento di Sicilia; sposo
resa Ferret, erede del piccolo feudo di
Vesos. Lasciato il servizio militare, si
` nellopera di colonizzazione
impegno
dei terreni del suo feudo, sul quale nel
1735 ottenne il rinnovamento del titolo
di marchese di Valverde.

Carrisi, Leonardo Giornalista e poeta


(n. Villanova Monteleone 1952). Poeta
`, e
` autore di alcune
di grande sensibilita
raccolte di versi, tra cui Le maschere del
tempo, edito a Cagliari nel 1994.

Carroni, Giovanni Attore, regista (n.


`e
` legata a
Nuoro 1958). La sua attivita
quella della compagnia teatrale Bocheteatro, che ha fondato a Nuoro nel 1988
` tuttora regista e direte della quale e
tore artistico. Esord` quello stesso
anno interpretando latto unico Intro.
In seguito ha organizzato ripetute rassegne di teatro e di cinema dessai. Tra
le opere di spicco la messa in scena di
Perlasca limpostore, adattamento
drammaturgico di Natalino Piras da La
` del bene di Enrico Deaglio; Sos
banalita
sinnos, dal romanzo di Michelangelo
Pira; Cosima, quasi Grazia, dal libro
omonimo della Deledda. Dal 2002 la

(secc. XIV-XVI). Di probabile origine tedesca, le sue notizie risalgono al conte


Carroc
conosciuto anche come Alamanno, che si sarebbe trasferito nel Regno di Valencia dalla Germania durante
il regno di Giacomo I. Egli prese parte
alla conquista di Majorca; nel 1233 ne fu
nominato governatore e si stabil` a Felanitx. Tra i suoi figli va ricordato un
Pietro Ximene, conosciuto anche lui
come Carroc
, che si stabil` a Valencia
ottenendo dal re le signorie di Rebollet
e di Fuente. Suo nipote Francesco fu
creato ammiraglio nel 1313; quando il
re Giacomo II decise di dare avvio alla
conquista della Sardegna egli decise di
prendervi parte unitamente ai suoi figli
`, Giacomo e BeFrancesco junior, Nicolo
rengario. Essi svolsero un ruolo politico
primario nella Sardegna del secolo XIV
ed ebbero linvestitura di molti feudi.
Da Giacomo e da Berengario ebbero
origine i rami sardi della famiglia. Berengario, cognato dellinfante, fu il capostipite del ramo dei conti di Quirra,
che nel corso di pochi decenni si seppe
costituire un feudo che comprendeva
quasi tutta la Sardegna sud-orientale e
si stendeva dalle porte di Cagliari allOgliastra. I suoi discendenti nel 1363 ebbero il titolo di conte di Quirra e si estinsero con la contessa Violante I che
` in seconde nozze un Berengario
sposo
Bertran dando vita alla famiglia dei
` gioBertran Carroz. Da Giacomo, il piu
vane dei figli dellammiraglio, discese
il ramo dei signori di Mandas, un feudo
` Carroz a Gioche fu lasciato da Nicolo
`
vanni suo figlio dopo il 1347. Egli sposo
Benedetta dArborea, figlia dello sfortunato Giovanni, lasciato morire in prigione dal giudice Mariano IV suo fratello; dal matrimonio nacquero nume-

401

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 407

Carroz
rosi figli che ereditarono Mandas e i diritti sul vastissimo patrimonio che Giovanni dArborea aveva lasciato in Gallura. Dopo la battaglia di Sanluri essi si
trovarono in possesso di un immenso
patrimonio feudale e nel 1426 ottennero il titolo di baroni di Terranova con
` II,
un Francesco. Egli fu padre di Nicolo
uomo ambizioso e capace, che seppe
estendere ulteriormente il suo patri` un ruolo politico di
monio ed esercito
` del seprimo piano nella seconda meta
colo XV. Egli fu il rivale di Leonardo
Alagon e, quando si estinsero i Bertran
Carroz conti di Quirra, si fece nominare
tutore della giovane contessa Violante
II che costrinse a sposare il proprio figlio Dalmazio. Il matrimonio di Dalma` lapice della discendenza di
zio segno
Giacomo, che cos` fu in condizione di
riunire il patrimonio dei due rami della
` anche il suo trafamiglia, ma segno
monto. Infatti Dalmazio, che era lultimo dei Carroz di questo ramo, mor`
due anni dopo senza lasciare discendenza.

Carroz2 Famiglia cagliaritana (secc.


XVII-XIX). Di origine valenzana, si tra` del
sfer` a Cagliari nella seconda meta
secolo XVII con un Baldassarre, che
precedentemente aveva vissuto per
qualche tempo a Milano. Nel 1698 egli
ottenne il cavalierato ereditario e la no` ; fu padre di Giacomo, che fu nomibilta
nato reggente della Reale Tesoreria di
Sardegna. Con il passaggio dellisola ai
Savoia i C. continuarono a occupare uffici di una certa importanza, ma cominciarono progressivamente a decadere
economicamente. Si estinsero nel corso
del secolo XIX.

Carroz, Berengario I Signore feudale


` sec. XIII-Ca(Catalogna, seconda meta
gliari 1336). Figlio dellammiraglio
Francesco, con suo padre e i fratelli nel
1323 prese parte alla spedizione dellin`
fante Alfonso in Sardegna. Si segnalo

` intensa delle operazioni


nella fase piu
militari e dopo il loro termine ebbe in
feudo i villaggi di Settimo, Sinnai, Geremeas, Siurgu, Sestu, Palma, Sinnuri,
Separassiu, Villanova San Basilio, nella
curatoria del Campidano di Cagliari, la
curatoria dellOgliastra, il grosso villaggio di Oliena e il castello di San Michele, che divenne sede della sua residenza, iniziando cos` a formare il
` potente
grande feudo che ne fece il piu
feudatario della Sardegna. Fu fautore
di una politica di forza nei confronti
dei sardi vinti; fece arrestare uno dei
` per
Malaspina e dopo il 1325 si adopero
far decapitare i Doria ribelli. Nominato
` la congovernatore generale, continuo
tesa con Raimondo Peralta, col quale
giunse quasi al confronto armato. Dopo
la pace del 1326 ottenne altri vasti territori nelle curatorie del Campidano e di
Decimomannu. Scoppiata la guerra tra
Genova e Aragona, nel 1332 il re gli concesse in feudo anche buona parte del
Sarrabus e alcuni villaggi della curato difendesse il terriria di Quirra perche
torio da eventuali attacchi genovesi.
` cos` un complesso territoriale
Formo
dai confini non ben definiti ma che lo
` potente signore
rese certamente il piu
feudale della Sardegna. Negli ultimi
` dalla
anni della sua vita si disimpegno
politica attiva ma non smise di vessare i
suoi vicini con grande prepotenza.

Carroz, Berengario II Signore feudale


(Cagliari, inizi sec. XIV-ivi 1372). Figlio
di Berengario I, succedette a suo padre
sotto la tutela degli zii Francesco e Ni`. Divenuto maggiorenne, continuo
`a
colo
estendere i suoi domini e nel 1349
venne in possesso del castello di Quirra
e di altri vasti territori in Ogliastra. Fu
un acquisto importante, che gli permise
` territoriale al suo
di dare continuita
` a pefeudo; nello stesso periodo inizio
netrare nella curatoria del Colostrai.
Scoppiata la prima guerra tra Mariano

402

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 408

Carroz
IV e Pietro IV fu tra i difensori di Cagliari e riusc` a fermare le truppe giudi` Cacali a San Vetrano e prese e brucio
poterra. Nel dopoguerra decise di risiedere nel castello di San Michele ove
tenne corte e offr` rifugio a delinquenti
dei quali si serviva per terrorizzare le
popolazioni circostanti. Nel 1363, completato lassetto territoriale del suo
grande feudo, ebbe il titolo di conte di
` dai
Quirra; nello stesso anno acquisto
Sant Clement i villaggi di Santa Maria
de Claro, Xicoxi e Bangiargia, dagli Oulomar i villaggi di Mara e di Calagonis,
dai Martinez il villaggio di Solanas, dai
Cespujades il villaggio di Santa Maria
in Paradiso, dai Bolea alcuni altri centri del Colostrai; il re gli concesse i villaggi distrutti di Carbonaria, Sedanu e
Corongiu. Subito dopo, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IVe Pietro IV,
i suoi domini furono devastati e occupati dalle truppe giudicali; egli fu tra i
principali protagonisti della difesa di
` che rimaneva in mano al re dAracio
gona e nel 1370 fu nominato comandante generale. Il suo carattere forte,
`, lo porto
` a scontrarsi con Alberto
pero
Zatrillas, del quale non condivideva la
politica.

Carroz, Dalmazio Signore feudale (Ca` sec. XV-ivi 1478). Figliari, prima meta
` II e suo braccio destro, nel
glio di Nicolo
1471, sposata Violante II contessa di
Quirra, divenne conte di Quirra, permettendo a suo padre di realizzare in
parte il suo progetto politico e di placare lastio che aveva nutrito in gio` nei confronti dei Bertran Carroz.
ventu
Tra il 1473 e il il 1477 fu assistente di suo
` a sua volta funzioni di
padre ed esercito
interino e fu tra i protagonisti
vicere
della guerra contro Leonardo Alagon.
` ancora giovane nel 1478, suMor` pero
bito dopo la battaglia di Macomer.

Carroz, Francesco I Signore di Rebol` sec. XII-ivi,


let (Valencia, seconda meta

dopo 1325). Serv` per lunghi anni Gia` ammicomo II, che nel 1313 lo nomino
` la conquista
raglio. Quando il re avvio
della Sardegna, nel 1323 decise di prendere parte alla spedizione armando a
sue spese ventidue navi e ottenendo il
comando della intera flotta reale. Con
le sue navi contribu` alla conquista
della costa orientale con audaci operazioni di sbarco lungo le coste della Gal`,
lura e dellOgliastra. Cessate le ostilita
dopo la morte di Filippo di Saluzzo, nel
1324 fu nominato governatore generale
dellisola ma ebbe forti contrasti con
Raimondo Peralta (figlio del Saluzzo),
per cui nel 1325, accusato di non aver
saputo contrastare Pisa, fu richiamato
a corte poco prima che scoppiasse il secondo conflitto con la repubblica to` mai piu
` in Sardegna.
scana. Non torno

Carroz, Francesco II Signore di Rebollet (Valencia, fine sec. XIII-ivi 1343). Figlio maggiore dellammiraglio Francesco, prese parte alla spedizione in Sardegna unitamente a suo padre e ai fratelli e subito dopo la conquista ebbe un
feudo che comprendeva i villaggi di
Mandas, Nurri, Escolca. Coinvolto nei
`
contrasti con il Peralta, nel 1325 torno
` nelle guerre
in Spagna dove si segnalo
` ancontro i mori. Morto il padre eredito
`a
che la signoria di Rebollet e continuo
occuparsi del feudo che possedeva in
Sardegna, facendosi carico di curare
gli interessi dei nipoti figli di Berengario e di Giacomo. Mor` senza lasciare
discendenza maschile.

Carroz, Francesco III Signore feudale


(Cagliari, fine sec. XIV-ivi 1429). Figlio
di Giovanni II, succedette a suo padre e
dopo la caduta del giudicato di Arborea
seppe rivendicare con forza i suoi diritti entrando in possesso del feudo di
Mandas subito dopo la battaglia di San` della nonna e per gli
luri. Per leredita
altri feudi che la famiglia possedeva in
Gallura dovette attendere che nel 1420

403

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 409

Carroz
si concludesse lavventura del visconte
di Narbona. Ormai tornato in possesso
di tutto il grande patrimonio, nel 1425 fu
creato barone di Terranova.

Carroz, Giacomo I Signore feudale (Valencia, inizi sec. XIV-Sassari?, 1337). Fi` giovane dellammiraglio Franglio piu
cesco, era stato destinato alla vita religiosa, ma quando ebbe inizio la spedizione dellinfante Alfonso, interrotti gli
studi, segu` padre e fratelli in Sarde` lisola con suo pagna. Nel 1325 lascio
` poco dopo; nel
dre per ritornarvi pero
1330 ebbe il feudo di Bionis con altre
` vicino a Sassari e i territori
proprieta
di Vignola e Montecarello nella parte
settentrionale della Gallura. Nel 1331
` Frongia e Sebatzus nel Sulcis;
acquisto
` stabilito a Sassari, dove per
si era pero
il suo carattere forte e aggressivo ebbe
alcuni contrasti con Raimondo di Mont` e con i Balpavon e Dalmazio di Avinyo
lester per il possesso di alcune saline.
Per questi motivi fu costretto a fuggire
` fece ritorno nel
in Spagna, da dove pero
` dai Lombart
1333. Nel 1334 acquisto
Montevargiu e Canhain, estendendo ulteriormente i suoi possessi in Gallura.
Nel 1335 fu nominato vicario reale di
Cagliari, ma mor` improvvisamente nel
1337 ancor giovane.

Carroz, Giacomo II Signore feudale


(Cagliari 1360-ivi?, 1380). Figlio di Giovanni I, dopo la morte di suo padre, es` i feudi dei
sendo il primogenito, eredito
quali peraltro non aveva la disponibi` a causa della guerra e fu nominato
lita
curatore degli altri fratelli minorenni
che erano sotto tutela della loro madre
Benedetta dArborea. Quando nel 1372
mor` il conte Berengario di Quirra, uni` di impedire
tamente a sua madre tento
la successione della cugina Violante nel
` la succesgrande feudo e ne rivendico
sione come erede maschio. Non ottenne
` alcun risultato e mor` ancor giopero

vane nel 1380, senza lasciare discendenza.

Carroz, Giovanni I Signore feudale


` sec. XIV-?, 1370).
(Sassari, prima meta
Figlio di Giacomo, quando il padre
mor` era ancora minorenne e fu posto
`.
sotto tutela degli zii Francesco e Nicolo
In breve vide dissolversi buona parte
` : gli rimasero solo i feudi in
delleredita
` erano teatro della
Gallura, che pero
guerra tra Aragona e Genova. Nel 1350
` apparteottenne il feudo di Mandas gia
nuto allo zio Nicola; entratone in pos` Gergei e nel
sesso, nel 1351 acquisto
1352 la Barbagia di Seulo, estendendone cos` in modo considerevole la su` , scoppio
` la
perficie. Poco dopo, pero
prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV
e le popolazioni del feudo si ribellarono: egli fu cacciato e solo nel 1354 fu
in grado di recuperare il territorio; frattanto era stato nominato vicario reale
di Alghero, appena conquistata. Conti` a estendere i confini del suo feudo
nuo
acquistando Donigala e nello stesso
` con Benedetta dArborea,
anno si sposo
figlia dello sfortunato Giovanni. Negli
anni che seguirono un` al feudo di Mandas altri villaggi della curatoria di Siurgus e dopo il 1355 Escolca e nel 1358 Orroli, costituendo cos` un vasto complesso territoriale in parte confinante
con quello di Quirra, appartenente a
Berengario suo cugino. Anche lui,
` , aveva un carattere violento, che
pero
spesso lo portava a scontrarsi con i vicini e lo faceva odiare dai vassalli, per
` la seconda guerra
cui quando scoppio
tra Pietro IV e Mariano IV, essi si ribellarono e il territorio del feudo fu occupato dalle truppe giudicali. Giovanni
mor` lasciando i figli minorenni sotto
tutela della moglie, donna di grande
temperamento.

Carroz, Giovanni II Signore feudale


(Cagliari 1361-ivi?, prima del 1409). Figlio di Giovanni I, quando suo fratello

404

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 410

Carroz
` nel
Giacomo II mor`, nel 1380 subentro
vistoso patrimonio feudale che la famiglia possedeva in Sardegna ma che di
fatto era in mano alle truppe del giu`a
dice dArborea. Egli non riusc` pero
mor` ancor
tornarne in possesso perche
giovane prima della battaglia di Sanluri.

` I Signore feudale (ValenCarroz, Nicolo


cia, inizi sec. XIV-Sardegna 1347). Figlio dellammiraglio Francesco, nel
1323 prese parte unitamente al padre e
ai fratelli alla spedizione dellinfante
Alfonso. Terminate le operazioni, fu ricompensato con la concessione in
feudo di alcuni villaggi della Barbagia
di Seulo; in seguito estese la propria influenza su buona parte del territorio
` da suo
della curatorie. Nel 1343 eredito
fratello Francesco il feudo di Mandas e
nel 1345 ebbe Sadali, Esterzili, Seulo,
Ussassai e altri piccoli centri col compito di ristabilirvi lordine turbato dalle
frequenti ribellioni degli abitanti. Mor`
lasciando erede sua figlia Stefania, moglie di Olfo da Procida.

` II Signore feudale (SarCarroz, Nicolo


degna 1426-ivi 1479). Signore di Mandas
e di Terranova, figlio di Francesco III,
crebbe sotto tutela dei parenti, geloso
dei cugini di Quirra e dei Cubello di
Oristano che considerava degli usurpatori e ai quali avrebbe voluto conten` degli Arborea. Nel 1451
dere leredita
` il feudo di Posada; governo
`
acquisto
con durezza i propri vassalli e, coinvolto nelle fazioni nobiliari del suo
tempo, divenne capo della fazione che
` a Giovanni II dAragona, risi avvicino
valeggiando con i marchesi di Oristano.
` a Giovanni II del quale interSi lego
` in Sardegna le concezioni politipreto
` il suo
che: nel 1460 il sovrano trasformo
`
feudo in allodio e nel 1461 lo nomino
. Lesercizio delle funzioni vicevicere
reali non gli imped` di continuare a occuparsi dei suoi affari, cos` nel 1468 ac-

` Isili e dopo la morte del conte di


quisto
Quirra nel 1469 si fece nominare tutore
della giovane Violante II alla quale impose il matrimonio con suo figlio Dalmazio. Quando poi Salvatore Cubello
` con ogni mezzo di impedire
mor`, cerco
la successione di Leonardo Alagon nel
marchesato di Oristano. Egli considerava infatti il grande feudo devoluto
per mancanza di discendenza maschile
` di utilizzare la prodei Cubello e tento
pria posizione per realizzare il suo antico sogno di impossessarsi di una parte
` degli Arborea; fu questo
delleredita
lantefatto dellaspro conflitto che negli
anni successivi lo vide protagonista
della dura guerra con Leonardo Alagon.
La guerra si concluse con la battaglia di
Macomer che di fatto lo rese padrone
della Sardegna. Ma poco dopo Dalmazio mor` ed egli stesso nel 1479 lo segu`
senza lasciare altri figli maschi.

Carroz, Violante I Signora feudale (Sardegna?, prima del 1350-ivi 1408). Figlia
di Berengario II, fu allevata in Catalogna negli ambienti di corte. Sposata con
un Senesterra, quando nel 1372 fu designata da suo padre come erede era ancora giovanissima. La sua successione
in un primo tempo non fu riconosciuta
dal fisco, che considerava il feudo devoluto essendo estinta la discendenza maschile del primo concessionario; dovette anche lottare con i cugini dellaltro ramo, che rivendicavano il diritto
alla successione nel feudo. Grazie alla
protezione di cui godeva a corte, come
dama di compagnia della regina Sibilla
` , nel 1383 riusc` a chiudere a
di Fortia
proprio vantaggio lintricata controversia successoria ed ebbe linvestitura di
Quirra; nello stesso anno rimase ve`
dova, ma poco dopo, nel 1386, si risposo
con Berengario Bertran. Intanto la situazione politico-militare in Sardegna
era precipitata e i feudi erano passati
in mano del giudice dArborea. Violante

405

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 411

Carru
` il resto della sua vita a educare i
passo
figli avuti dal Bertran e mor` prima che
suo figlio Berengario riuscisse a recuperare Quirra.

Carru, Ciriaco Militare (Bitti 1963-Perde semene, Chilivani, 1995). Appuntato


scelto dei Carabinieri, medaglia doro
al V.M. alla memoria. In servizio di pattuglia lungo la Sassari-Olbia, il 16 agosto 1995 notava, in un sentiero ai bordi
della statale, una betoniera che risultava rubata il giorno prima. Avvicinatosi a interrogare una persona vicina al
posto di guida, vi scopriva un fucile. Subito dopo si scatenava, da dietro i muretti a secco vicini, una tempesta di
fuoco sotto cui cadeva insieme al suo
collega di pattuglia Walter Frau (=). Anche uno dei banditi restava sul terreno.

` portati da piante diverse,


per lo piu
sono piccoli, riuniti in densi racemi; il
` un grosso legume
frutto, la carruba, e
pendulo, marrone-violaceo, persistente sulla pianta, con semi duri: questi, chiamati carati (dallarabo khirat),
hanno la caratteristica di avere sempre
lo stesso peso, e venivano usati nellan` come unita
` di peso per loro e le
tichita
pietre preziose. Cresce su qualsiasi terreno dal livello del mare sino ai 400 m,
in associazione con lolivo e il lentisco.
`
Il legno ha un bel colore rosato ed e
duro e compatto, ma poco impermeabile. Dai frutti, ricchi di zuccheri, si ricava una farina per dolci e si estrae alcool; sono molto usati come foraggio
per i cavalli. Hanno azione lassativa,
` usata come
mentre la polpa del seme e
` diffuso,
espettorante. In Sardegna il c. e
allo stato spontaneo, in tutta lisola, con
maggiori concentrazioni nelle zone me`
ridionali e orientali. Gli alberi piu
` e per dimensioni, si trograndi, per eta
vano a Santa Maria Navarrese, Castiadas, Tertenia e sui monti del Basso Sulcis. Nomi sardi: carruba (campidanese); garrofa (algherese); silibba, silimba (Sarrabus e Ogliastra). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Carruccio (o Garrucciu) Famiglia di Tem-

`
Carrubo Albero dalla chioma espansa, puo
raggiungere i 20 m di altezza.

Carrubo Pianta arborea sempreverde


della famiglia delle Leguminose (Cera` ragtonia siliqua L.). Molto longeva, puo
` tozzo
giungere i 20 m di altezza; il fusto e
e irregolare, spesso con molte branche
` ampia e densa,
parallele, la chioma e
con rami ricadenti verso il basso, per
proteggere dal sole e mantenere la giu` nel terreno intorno al
sta umidita
`
tronco; la corteccia, bruno-rossiccia, e
fessurata; le foglie, coriacee, sono composte, con foglioline arrotondate verde
lucido nella pagina superiore, rossicce
in quella inferiore; i fiori, unisessuali,

pio Pausania (sec. XVII-esistente). Le


sue notizie risalgono al secolo XVII,
quando nel 1690 un Salvatore ottenne il
` ; nel
cavalierato ereditario e la nobilta
1698 fu ammesso allo Stamento militare
durante il parlamento Montellano. I
suoi figli formarono tre rami della famiglia. Giovanni Battista, subdelegato pa` a ritrimoniale di Terranova, continuo
siedere a Tempio, dove la sua discendenza si estinse nel corso del secolo
XVIII. Giovanni Antonio si trasfer` a
Bosa, dove la sua discendenza si estinse
agli inizi del secolo XIX. Giovanni Maria fu liniziatore del ramo principale
della famiglia: anche lui si trasfer` a

406

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 412

Carrus
Bosa e nel 1709 ottenne dalla nuova dinastia asburgica il rinnovo delle concessioni nobiliari. Fu padre di Salvatore, la cui discendenza si estinse alla
fine del secolo XIX con un un altro Salvatore, e di Francesco, i cui discendenti
continuarono a risiedere a Bosa, espri` di rilievo
mendo alcune personalita
come Giovanni Battista, che fu sindaco
` nel 1774, e altri. La famiglia
della citta
esiste tuttora.

Carruccio, Antonio Studioso di anatomia e di fisiopatologia (Cagliari 1838Roma 1912). Consegu` la laurea nel
` alla ricerca
1862; subito dopo si dedico
e intraprese la carriera universitaria
` di Cagliari. Nel
presso lUniversita
1863 concorse a fondare la rivista Sardegna Medica e successivamente la rivista Spallanzani. Prese parte alla
terza guerra di indipendenza. Al suo ri` accademica; nel
torno riprese lattivita
`
1869 fu eletto segretario della Societa
Entomologica Italiana. Nel 1871 si tra` di Firenze, dove lasfer` allUniversita
` col Targioni Tozzetti; da Firenze
voro
` poi allUniversita
` di Modena e inpasso
fine nel 1883 ottenne la cattedra di Ana` di Roma.
tomia presso lUniversita
` per riordiNella nuova sede si adopero
per
nare il Museo di Anatomia e si batte
la costituzione di un Museo nazionale di
Anatomia, comprando a sue spese materiale in altri musei europei. Diresse
per anni lIstituto di Scienze e fu presi` Zoologica Italiana.
dente della Societa
Tra i suoi scritti: Sugli usi ed effetti terapeutici delle acque termominerali di Sardara, 1864; Sommario storico delle
grandi scoperte fatte dagli anatomici italiani dal sec. XVI al XIX, 1864; Sullimportantissima questione dellistruzione
pratica medico-chirurgica universitaria
` dette ai Proff. Piso e
in Cagliari. Verita
Nonnis, 1865; Cenni biografici del prof.
` direttore generale
Giovanni Zucca gia
del vaccino, 1865; Sul cervello umano e

di alcuni mammiferi superiori e sulle sue


` urgenti
funzioni intellettuali, 1866; I piu
` e dei comuni
bisogni igienici della citta
rurali della Sardegna, 1866; Catalogo
metodico degli animali riportati dalle
escursioni nelle province meridionali in
Sicilia e in Sardegna negli anni 18681869 dal prof. A. Targioni Tozzetti, Atti
` di Scienze naturali, XII,
della Societa
3, 1869; Su di un Pelagius Monalius
fem. adul. e del suo feto presi a Capo Teulada nel Mediterraneo, Bollettino della
` romana degli studi zoologici,
Societa
II, 1893; Dimensioni insolite e non ancora registrate di una Thalassochelys Caretta del golfo di Teulada, e confronto con
` individui pescati in altri mari, Bolpiu
` zoologica italettino della Societa
liana, III, 1913.

Carrus, Angelo Giornalista (Pirri 1924Cagliari 1999). Pubblicista dal 1957 e


professionista dal 1974, fu per moltissimi anni apprezzato cronista sportivo.
Studioso della storia dello sport in Sar` scomparso nel corso del 1999.
degna, e
Tra i suoi scritti, numerosi sono quelli
apparsi sulla popolare pubblicazione
Almanacco di Cagliari: 1900: nasce
lArborea, 1975; Storia del gruppo sportivo Aquila, 1977; A Cagliari la storia del
tennis comincia nel 1908, 1983; Le origini
dellatletica a Cagliari, 1984; Latletica a
Cagliari tra le due guerre, 1985; Il tiro a
segno. Una disciplina che a Cagliari si
pratica dal 1865, 1986; A Cagliari nel
` a praticare lo
1943 e nel 1944 si continuo
sport, 1987; LAmsicora ha raggiunto i
novantanni, 1988; Il Cagliari Football
Club fu fondato il 30 maggio 1920, 1990;
Sport in Sardegna tra cronaca e leggenda
1850-1943, 1991; Quando in Sardegna
erano di moda le camminate su interminabili percorsi, 1992; Nel settembre 1935
sommerso dai debiti il Club Sportivo Ca` bandiera bianca, 1993; Il terrigliari alzo
bile semestre marzo-agosto 1943 a Cagliari, 1996.

407

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 413

Carrus

Carrus, Giovanni (detto Nino) Economista, uomo politico (Borore 1937-Cagliari


2002). Consigliere regionale, deputato
al Parlamento. Conseguita la laurea in
` al giornalismo e allinLegge si dedico
segnamento universitario: per alcuni
` Economia politica nella
anni insegno
` di Economia dellUniversita
` di
Facolta
Cagliari. Cattolico impegnato, prese attivamente parte alla vita politica. Nel
1969 fu eletto consigliere regionale per
la DC per la VI legislatura nel collegio
di Cagliari e successivamente fu riconfermato fino al 1983 per lVIII legislatura. Attivo in seno allassemblea, fu
presidente della Commissione per la
revisione dello statuto e di quella per
la programmazione: dal gennaio 1977
al settembre 1980 fu anche assessore
alle Finanze nella seconda e terza
giunta Soddu e nelle due giunte Ghinami. Nel maggio 1983 si dimise da consigliere regionale per presentarsi candidato al Parlamento: eletto deputato
per la IX legislatura repubblicana fu riconfermato per la X. Successivamente
cominciarono a manifestarsi i segni del
` prematuramente alla
male che lo porto
tomba nel 2002. Tra i suoi scritti: Introduzione, in Sinistra Unitaria, vol. XII
della collana Stampa periodica in Sardegna 1943-1949, 1974-1976; La funzione del credito di fronte alla crisi, in
Per unaltra Sardegna, 1984; Appunti
sulletica francescana. Il pensiero economico medioevale e la nascita dei monti di
` e dei monti frumentari, Biblioteca
pieta
Francescana Sarda, 1988; Problemati`
che, evoluzione e tendenze della societa
`
sarda dal 1924 ad oggi, in Chiesa e societa
sarde tra due concili regionali 1924-1990,
1990.

Carrus, Maurizio Scrittore (San Vero


` sec. XVII-ivi, meta
`
Milis, seconda meta
sec. XVIII). Di professione sarto, doveva essere molto vicino alle confraternite del villaggio e insolitamente alfa-

ha labetizzato e acculturato, perche


sciato alcuni manoscritti redatti tra il
1718 e il 1731 nei quali aveva raccolto
gosos e altri testi sacri e devozionali, e
una sacra rappresentazione, Comedia
de la sacratissima Passion de nuestro Sen
or Iesu Christo sacada de los quatro
Evangelistas (Commedia della Passione
` Cristo tratta
del nostro Signore Gesu
dai quattro evangelisti). Questultima,
` in logudorese ed era stata rappreche e
` stata pubsentata nel 1728 e nel 1731, e
` stata poi compresa,
blicata nel 1881 ed e
insieme a tutti gli altri testi, nellampio
saggio di Sergio Bullegas La scena persuasiva. Tecnica scenica e poesia drammatica tra Sei e Settecento nel corpus
manoscritto di Maurizio Carrus di San
Vero Milis, 1996. Mentre per i gosos C.
aveva compiuto semplicemente uno` opera
pera di trascrizione, la Comedia e
sua originale: composta di 2418 versi,
prevede la partecipazione di 45 personaggi e ripercorre la narrazione evangelica dallingresso di Cristo a Gerusalemme sino alla crocifissione e al suicidio di Giuda. Secondo Bullegas si tratta
di un gioiello linguistico, sapientemente costruito e orgogliosamente esibito.

Carrus, Zelinda Pittrice e scrittrice (n.


Nurri 1934). Insegnante elementare,
dotata di talento naturale ha sempre
coltivato la passione per la pittura da
autodidatta. Ha preso parte a numerose
mostre in Italia e allestero ottenendo
diversi riconoscimenti.

Carruti Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria
del Sarrabus. Sorgeva nei pressi dellattuale abitato di Muravera. Quando il
giudicato fu debellato, nella divisione
del 1258 fu compreso nel terzo assegnato ai Visconti, che lo inclusero nel
giudicato di Gallura; quando la dinastia
` al
si estinse nel 1288, il villaggio passo

408

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 414

Carta
Comune di Pisa che lo fece amministrare da propri funzionari. Subito
dopo la conquista aragonese, nel 1324
fu concesso in feudo ai Dalmau, ma i
suoi abitanti, in prevalenza indomiti
pastori, presero a fare delle scorrerie
nel territorio circostante disturbando
il castellano di Quirra senza che i feudatari fossero in grado di fermarli. La
` il gracrescente insicurezza determino
duale esodo della popolazione e
quando i Dalmau si estinsero nel 1362
il villaggio era ormai spopolato.

Carta1 Famiglia di Benetutti (secc. XVXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XV, quando un Leonardo prese
parte alle guerre di Alfonso V nel Napoletano. Suo nipote Francesco, conti`
nuando le tradizioni di famiglia, milito
nellesercito di Carlo Ve nel 1520 ebbe il
cavalierato ereditario: fu ammesso allo
Stamento militare nel 1528 durante il
parlamento Villanova. Furono suoi figli
Giorgio, Antonio e Francesco. Da Gior` morto nel 1538) discese un ramo
gio (gia
` nel corso dei
che a sua volta si articolo
` poco conosecoli successivi e che e
sciuto; da Antonio discesero i Carta di
Alghero e di Sassari; da Francesco, infine, attraverso i suoi numerosi figli i C.
si stabilirono in diversi centri della Sardegna. Egli infatti fu padre di Giovanni
Angelo, di Giovanni Andrea, di Zaccaria e di Cristoforo, dai quali discese
una complicatissima discendenza.
Ramo di Giovanni Angelo. Giovanni Angelo si stabil` a Cuglieri. Dei suoi nipoti,
in Fiandra
Giovanni Battista combatte
e in Lombardia e nel 1652 fu nominato
sergente maggiore di Oristano; Giuseppe si stabil` a Riola, da dove il figlio,
il dottor Paolo Angelo, si trasfer` a Cagliari, dove nel 1633 ottenne il riconoscimento del cavalierato ereditario; da
lui nacque il dottor Giuseppe, che fu
consigliere capo di Cagliari e nel 1680
`;
ottenne il riconoscimento della nobilta

la sua discendenza si estinse a Cagliari


nel corso del secolo XVIII.
Ramo di Giovanni Andrea. Giovanni Andrea fu il capostipite dei Carta Marcello
che si diramarono a Mamoiada e a
Fonni e che continuarono a mantenere
una posizione di rilievo in questi due
centri fino al secolo XIX.
Ramo di Zaccaria. Zaccaria si trasfer`
` un
anche lui a Cuglieri, dove accumulo
discreto patrimonio; i suoi nipoti Gaspare e Giovanni Agostino nel corso del
secolo XVII si trasferirono a Cagliari ed
` non e
`
ebbero alcuni figli, dei quali pero
possibile ricostruire la discendenza.
Ramo di Cristoforo. Cristoforo ebbe
molti figli, alcuni dei quali continuarono a risiedere a Benetutti dando a
loro volta inizio a diverse linee che nel
corso dei secoli successivi decaddero;
Giovanni Antonio, altro dei figli di Cristoforo, sposata una Serra di Sorgono si
trasfer` nel Mandrolisai ed ebbe molti
figli, tra i quali Melchiorre, Sebastiano,
Cristoforo, Francesco e Giacomo, tutti
con discendenza; Cristoforo e Giacomo
si stabilirono a Nuoro dove continuarono la discendenza; Melchiorre e Sebastiano continuarono a risiedere a
Sorgono, dove la famiglia si estinse nel
`
corso del secolo XVIII. Francesco torno
a Benetutti: da lui discende il ramo dei
Carta Farina di Benetutti e di Bortigali,
che nel 1806 ottenne un nuovo ricono` e che tuttora susscimento della nobilta
siste.

Carta 2 Famiglia cagliaritana (sec.


XVIII). Ottenne il cavalierato ereditario nel 1701 con un Giovanni Battista,
giudice della Reale Udienza, e nel 1724
con un Giorgio, segretario dellIntendenza generale.

Carta3 Famiglia di Oristano (sec. XVIIIesistente). Di estrazione borghese, le


sue notizie risalgono al secolo XVIII. I
C. esercitavano tradizionalmente la
professione di notaio e agli inizi del se-

409

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 415

Carta
colo XIX furono interessati allo sfruttamento delle peschiere dello stagno di
Cabras, raggiungendo una posizione
` simeconomica eccellente della quale e
bolo il palazzo in stile neoclassico che la
famiglia fece costruire a Oristano. Nel
1835 ottennero il cavalierato ereditario
` e sono tuttora fiorenti.
e la nobilta

rosi scritti, ma si conosce, stampato,


solo un Sermon por per la Synodo diocesana celebrada por D. Juan J. Raullo
Constancio Falletti arzobispo de Caller,
edito a Cagliari nel 1745.

Carta, Agostino Missionario (Serramanna 1698-Veracruz, Messico, 1767).


` giovanissimo nellordine dei GeEntro
suiti. Dopo essere stato ordinato sacerdote, fu inviato come missionario nel
` con impegno conquiMessico. Lavoro
stando la stima generale, per cui nel
1751 fu nominato visitatore generale
delle missioni e nel 1756 provinciale
del suo ordine per il Messico.

Carta, Angelo (detto Anzelinu ) Insegnante e scrittore (n. Dorgali 1946). Costretto a trasferirsi a Torino per lavorare come operaio, qui, con grandi sacrifici, riusc` anche a completare i suoi
studi e a laurearsi in Matematica. Rien` allinsegnatrato a Dorgali si dedico
mento in quella scuola media e comin` a fare le sue prime esperienze lettecio
rarie. Nel 1981 venne alla ribalta nazionale per la pubblicazione di un libro in
gran parte autobiografico dai contenuti
fortemente polemici. Anzelinu, pubbli` un romanzo di formacato da Einaudi, e
zione: ma una formazione che si svolge
` industriale di una grande
nella realta
fabbrica e nel freddo clima di una metropoli settentrionale. Il romanzo ha
avuto una nuova edizione nel 2003,
nella collana Bibliotheca sarda, con
nota introduttiva di Giulio Angioni.

Angelo Maria Carta Sacerdote cagliaritano,


fu famoso al suo tempo come oratore sacro.

Carta, Antonino Atleta (Sassari 1914-ivi


2006). Fondista della SEF Torres, specialista nelle gare dai 5000 m alla mara` volte campione sardo di fondo
tona, piu
(1940-41), dopo la parentesi della guerra
si mette in luce a livello nazionale nel
1945, prima a Vigevano (5000 m), poi a
Bologna, conquistando il secondo posto
nei 10 000 m piani ai campionati italiani. Lanno successivo, a Bari, diventa
campione italiano di maratonina (25
km) stabilendo il nuovo record nazionale. [GIOVANNI TOLA]

Carta, Billia Poeta improvvisatore


(secc. XIX-XX). Poetava in logudorese;
con il suo talento e la sua bravura contribu` a dare forma definitiva alla gara
poetica.

Carta, Angelo Maria Teologo (Cagliari

Carta, Bonaventura Teologo (Cagliari

1692-ivi 1780). Laureato in Teologia e in


Diritto canonico, fu ordinato sacerdote
` fama di valente oratore.
e si guadagno
` allinsegnamento nellUniSi dedico
` di Cagliari, dove fu anche retversita
tore tra il 1737 e il 1754; fu nominato
canonico. Gli vennero attribuiti nume-

1694-ivi 1758). Entrato nellordine dei


Minori conventuali, fu ordinato sacerdote; con i suoi studi ottenne grande no` e tra il 1724 e il 1727 fu eletto
torieta
` per
provinciale del suo ordine. Insegno
molti anni Filosofia e Teologia nei collegi di Cagliari e di Iglesias.

410

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 416

Carta

Carta, Francesco Oculista (n. Sassari


` professore ordinario di Malat1946). E
tie dellapparato visivo e direttore della
` di MediClinica oculistica della Facolta
` stato
` di Sassari. E
cina dellUniversita
uno dei pionieri del trapianto di cornea
in Sardegna.

Carta, Gavino Teologo (Sassari 1604-ivi


` nellordine dei Ge1652). Nel 1620 entro
suiti. Ordinato sacerdote, per la sua
fama di uomo di grande cultura fu chiamato a insegnare Teologia morale
` della sua citta
`.
presso lUniversita
Dopo tre anni ebbe linsegnamento
della Teologia dogmatica che tenne per
dieci anni. Fu anche rettore del collegio
di Sassari ed ebbe il titolo di predicatore di corte durante il regno di Filippo
IV. Fu mandato a Roma per rappresentare i Gesuiti sardi nel sinodo generale
dellordine e al ritorno riprese con
` il suo apostolato; fu autore di alumilta
cuni lavori di Teologia di grande rilievo. Mor` durante lepidemia di peste.
Tra i suoi scritti: Guia de los confessores,
1640; Trattato di Morale, s.d.; Canones de
consciencia, 1651.

riera (n. Domusnovas 1944). Dopo aver


completato i suoi studi presso lAccademia militare, ha frequentato la Scuola
di Guerra e quella superiore di Stato
`
Maggiore. Esperto di equitazione e
stato vice-campione italiano nel 1968:
ha diretto le scuole di equitazione di Pinerolo e di Roma. Dopo aver comandato
` stato
diversi reggimenti di cavalleria e
addetto militare a Tel Aviv e a Nuova
` stato reDehli. Tra il 1988 e il 1991 e
sponsabile dei progetti internazionali
di sviluppo darma della Nato per la
fanteria, rappresentando lItalia in numerosi gruppi di lavoro internazionali
`
in tutto il mondo. Promosso generale, e
stato comandante della Brigata Sassari e dal 2001 comandante militare
della Sardegna.

Carta, Giacomo1 Studioso di filosofia


(sec. XVII). Visse a Cagliari. Attirato
dalla vita religiosa, fu ordinato sacer` aldote e conseguita la laurea si dedico
` per anni Elolinsegnamento. Insegno
` di Cagliari;
quenza presso lUniversita
fu nominato canonico della cattedrale e
cancelliere del regno. Scrisse alcuni
trattati di teologia.

Carta, Giacomo2 Avvocato, deputato al


Parlamento subalpino (Oristano, inizi
sec. XIX-?, dopo 1857). Laureato in Giu` alla professione
risprudenza si dedico
di avvocato. Nel 1849 fu eletto deputato
per la III legislatura, in seguito riconfermato per la IV e la V ininterrotta` nel 1850
mente fino al 1857. Presento
una proposta per la soppressione delle
Compagnie barracellari in Sardegna.

Carta, Giangabriele Ufficiale di car-

Gianuario Carta Avvocato nuorese, `e stato


ministro della Marina mercantile nel governo
Craxi (1983-1986).

Carta, Gianuario (detto Ariuccio) Avvocato, deputato al Parlamento (n. Bitti


1931). Dopo essersi laureato in Legge
` Cattolica di Milano
presso lUniversita
` dedicato alla professione di avvosi e
cato. Cattolico impegnato in politica,
ha aderito alla DC, divenendo rapidamente uno dei leader del suo partito
nel Nuorese di cui ha provocato il rinnovamento alla guida di un gruppo di
giovani detti senza malevoli intenzioni

411

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 417

Carta
` stato eletto
Giamburrasca. Nel 1965 e
consigliere regionale per la V legislatura nel collegio di Nuoro ma nel 1967
` dimesso avendo accettato la candisi e
datura al Parlamento. Eletto deputato
nel 1968 per la V legislatura repubbli` stato in seguito riconfermato
cana, e
` stato
per altre tre legislature; nel 1983 e
infine eletto senatore e riconfermato
fino alla X legislatura nel 1992. Negli
anni del suo impegno parlamentare ha
ricoperto diverse cariche di governo:
` stato chiamato a far parte del
nel 1972 e
IV governo Rumor come sottosegretario
alle Finanze; in seguito fino al novem` stato
bre 1974 nel V governo Rumor e
sottosegretario alla presidenza del Con` stato poi sottosegretario alla
siglio. E
Marina mercantile dal 1974 al 1976 nel
IVe nel V governo Moro; dal 1983 al 1986
` stato infine ministro della Marina
e
mercantile nel governo Craxi. Ritira` stato presitosi dalla vita politica, e
` di navigazione Tirdente della Societa
renia.

Carta, Giorgio Medico, uomo politico


(n. Jerzu 1938). Consigliere regionale,
deputato al Parlamento. Laureato in
` dedicato alla professione
Medicina, si e
conseguendo alcune specializzazioni e
ottenendo lincarico dellinsegnamento
di Medicina dello sport presso lISEF di
Cagliari. Da sempre impegnato nel
PSDI, ha preso parte attiva alla vita po`
litica di Cagliari; tra il 1970 e il 1979 e
stato eletto consigliere comunale, assessore e vicesindaco. Nel corso del
` stato eletto consigliere regionale
1979 e
nel collegio di Cagliari per lVIII legislatura e successivamente riconfermato fino alla X legislatura. Negli anni
della sua permanenza in Consiglio, dal
` stato asdicembre 1980 al marzo 1982 e
sessore al Turismo nelle due giunte
Rais; dal luglio 1982 al giugno 1984 assessore al Lavoro nella giunta Rojch;
dallagosto 1985 al giugno 1989 asses-

sore allAmbiente nelle giunte Melis;


`
dal settembre 1989 al gennaio 1992 e
stato riconfermato assessore nelle
giunte Floris e Cabras. Nel gennaio
` dimesso da consigliere regio1992 si e
` stato eletto deputato al Parlanale ed e
`
mento; nel corso della legislatura e
stato sottosegretario alle Finanze nel
governo Amato e ai Trasporti nel governo Ciampi. Nella consultazione del` stato eletto alla Camera
laprile 2006 e
dei deputati nella lista del PSDI nella
circoscrizione della Basilicata.

Carta, Giovanni Sacerdote, giornalista


`
(n. Ollolai 1934). Figura molto attiva, e
iscritto allordine dei giornalisti dal
1988 e dal 1997 dirige il settimanale
della diocesi di Nuoro LOrtobene.
Tra i suoi scritti: Le condizioni socio-economiche dellOgliastra, Studi ogliastrini, 2, 1987; Santuari e chiese campestri della diocesi di Nuoro, 1992.

Carta, Giovanni Maria Sacerdote


` sec.
(Santu Lussurgiu, seconda meta
` sec. XIX).
XVIII-Guspini, prima meta
Di cultura liberale, molto vicino alle
idee dei fratelli Obino, prese parte ai
moti angioiani di Santu Lussurgiu, per
cui fu costretto a trasferirsi. Divenuto
parroco di Guspini, spinto dal suo forte
temperamento, anche nella nuova sede
` a essere vicino ai piu
` deboli.
continuo
Nel 1814 diede lavvio alla bonifica
della palude di Uradili ricavandone
dei terreni ottimi che distribu` ai poveri, creando a quei tempi un grande
scandalo e inutili paure.

Carta, Giuseppe Pittore (n. Banari


1950). Forse incerto, in giovinezza, se
dedicarsi alla musica o alla pittura, durante la sua prima formazione, a Genova, ha seguito questultima vocazione
dietro la suggestione dellamicizia con
il gallerista Rinaldo Rolla e lo scrittore
Giorgio Soavi, che nelle trasparenze tipiche della pittura iperrealista di C. ha
ravvisato un richiamo ai vetri del pit-

412

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 418

Carta
tore alsaziano Sebastien Stoskoff. Sul
finire degli anni Novanta ha tenuto mostre personali a Parigi e New York, e nel
` presti2000 e 2002 ha esposto nella piu
giosa rassegna europea dedicata alla
natura morta (The Annual Still Life
Show, dellAlberarle Gallery di Londra). Tornato a frequentare con maggior
` il suo paese natale, vi ha traintensita
sformato la casa paterna (un palazzotto
` spagnola) in un Museo di arte condeta
temporanea della Fondazione Logudoro Meilogu, una onlus da lui stesso
fondata. Ha organizzato importanti rassegne darte contemporanea e ha in
progetto la costruzione di una nuova,
avveniristica sede per il Museo.

nomia, prefer` dedicarsi al giornalismo. Fu redattore di alcuni periodici e


tra il 1908 e il 1910 direttore della Gazzetta letteraria di Novara. Autore di
alcuni pregevoli lavori teatrali, fu tra i
collaboratori di Attilio Deffenu nella rivista Sardegna e infine direttore de
` . Tra i suoi scritti: SacrifiIl Podesta
cio, dramma, 1899; Il romanzo della Sardegna, 1903; Il romanzo sardo di Grazia
Deledda, Marzocco, 1904; Le fasce di
` , novella, Natale di Sardinia,
Gesu
1909; LAtene della Sardegna, Il Secolo
XX, 1910; Nellanticamera dellamore,
poesie, 1911; I giochi della vita, testo
per il teatro, 1908. Gismonda, libretto
dopera, 1919; Il regalo di nozze. Novelle
sarde, 1922; Grazie non fumo, novella,
Illustrazione del popolo, 1925; La Sardegna vista dallesposizione di Milano,
Lisola, 1928.

Carta, Luciano Insegnante, storico (n.

Giuseppe Carta Pittore affermato nella


penisola, e` tornato a Banari, suo paese, dove
promuove iniziative darte e di cultura.

Carta, Leonardo Teologo (sec. XVII).


Entrato nellordine dei Minori conventuali, si pose in luce per le sue notevoli
` e per ben due volte fu eletto proqualita
vinciale dellordine in Sardegna. Fu anche nominato qualificatore del SantUfficio. Tra i suoi scritti: Vida y admirable
doctrina del V.D.S.P.F. Juan Duns Escoto,
1657.

Carta, Leopoldo Letterato e giornalista


` sec. XX).
(Sassari 1884-?, prima meta
Dopo aver conseguito la laurea in Eco-

Bolotana 1947). Conseguita la laurea in


` dedicato allinsegnaFilosofia si e
mento, impegnandosi anche in politica
` stato sindaco
schierato nella Sinistra. E
del suo paese natale e consigliere pro` diventato
vinciale di Nuoro per il PCI; e
preside negli istituti superiori. Stu` occupato di storia
dioso apprezzato, si e
moderna scrivendo alcuni importanti
` stato sesaggi sul periodo angioiano. E
gretario di redazione dei Quaderni bolotanesi, ha collaborato con Girolamo
Sotgiu nella rivista Archivio sardo del
movimento operaio contadino e auto` stato segretario di
nomistico di cui e
redazione per alcuni anni. Ha curato
nella collana Acta Curiarum Regni
Sardiniae ledizione degli atti del Parlamento sardo durante il cosiddetto
triennio rivoluzionario, tracciando
unampia sintesi del periodo. Tra i suoi
scritti: Bacchisio Raimondo Motzo, filologo e storico, Quaderni bolotanesi, II,
1976; Giovanni Maria Filia vescovo di Alghero, Quaderni bolotanesi, III, 1977;

413

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 419

Carta
Bacchisio Raimondo Motzo e il moderni` dellAmministrasmo, 1978; Lattivita
zione comunale di Bolotana nel periodo
1863-1866. Materiali per una storiografia
di villaggio I, Quaderni bolotanesi,
` dellAmministraVII, 1981; Lattivita
zione comunale di Bolotana nel periodo
1863-1866. Materiali per una monografia
di villaggio II, Quaderni bolotanesi,
VIII, 1982; Appunti per linterpretazione
degli scritti di G.B. Tuveri, Quaderni
sardi di Filosofia e Scienze umane,
XIII-XIV, 1984-85; Bolotana attraverso
la stampa periodica. La borgata autonoma di Baddesalighes e la vita amministrativa di Bolotana nelle cronache de
La Nuova Sardegna nel biennio 19071908, Quaderni bolotanesi, XII, 1986;
La parentesi pratica di un filologo nel
quadro dei prodromi del popolarismo in
Sardegna, Sociologia, XXI, n.s., 1-2-3,
1987; I cattivi governi e la Sardegna. Alcune note introduttive allo studio del
pensiero politico e filosofico di Giovanni
Battista Tuveri (con Aldo Accardo), Archivio sardo del movimento operaio
contadino e autonomistico, 23-25,
1987; Benjamin Piercy: profilo di un imprenditore inglese della Sardegna
dell800, Quaderni bolotanesi, XIII,
1987; Giovanni Battista Tuveri. I tempi,
le idee, le opere, i testi significativi di un
pensatore nella Sardegna dellOttocento,
1988; I Salmi di Giuseppe Manno, in
Giuseppe Manno politico storico e lette` di Giovanni Maria
rato, 1989; Modernita
Dettori (1773-1836), Quaderni sardi di
Filosofia e Scienze umane, VII, 17-18,
1989; Linedito giovanile del Veggente e
la formazione del pensiero politico filosofico di G.B. Tuveri, in Tutte le opere di
G.B. Tuveri, I, 1990; Il mito storiografico
di Eleonora dArborea in Vittorio Angius,
` in Sardegna tra
in Intellettuali e societa
` dItalia, I, 1991;
restaurazione e lunita
Tra cooperazione e impresa (con A. Accardo), in Storia della cooperazione in

` al solidarismo
Sardegna dalla mutualita
dimpresa, 1851-1983, 1991; Lettere di Vittorio Angius a Giovanni Spano (18401860), in Archivio sardo del movimento
operaio contadino ed autonomistico,
35-37, 1991; Aspetti della biografia di
Francesco Sanna Corda attraverso un
fondo documentario dellArchivio di
Stato di Torino, in Studi e ricerche in
onore di Girolamo Sotgiu, I, 1993; Dallo
sbarco francese a Quartu allinsurrezione antipiemontese di Cagliari del 28
aprile 1794: alcune linee interpretative,
in Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico, 44-46,
` antica ricostruzione storica
1994; La piu
del triennio rivoluzionario sardo 1793-96,
introduzione a Storia dei torbidi di Cagliari, 1994; Cagliari nel 1794-95: la bufera rivoluzionaria, introduzione a Pagine di storia cagliaritana, 1995; La
sarda rivoluzione, 2001; Saggio introduttivo, in Su patriotu sardu a sos feudatarios (nelledizione da lui curata), 2001;
` (Spunti per una conceStoria e Identita
` ), in Radici
zione dinamica dellidentita
ed Ali, 2003; La Sarda Rivoluzione
` recente e Per una
nella storiografia piu
biografia di Francesco Sanna Corda, in
La Rivoluzione sulle Bocche. Francesco
Cilocco e Francesco Sanna Corda giacobini in Gallura (a cura di Manlio Brigaglia e Luciano Carta), 2003.

Carta, Mameli Michele Giurista, senatore del Regno (Cagliari 1836-Roma


1907). Dopo la laurea in Legge vinse il
concorso per il Consiglio di Stato e si
trasfer` a Roma facendosi notare per la
sua preparazione. Nel 1891 divenne segretario del ministro Nicotera e nel
1901 fu nominato senatore del Regno.
Nel 1902 divenne presidente di una sezione del Consiglio di Stato.

Carta, Maria Cantautrice (Siligo 1940Roma 1994). Dotata di straordinari


mezzi vocali, dopo aver ottenuto giovanissima i primi successi cantando nelle

414

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 420

Carta
piazze dei paesi sardi, nel 1958 si tra` nel
sfer` a Roma dove si perfeziono
canto dedicandosi contemporaneamente allo studio della musica tradizionale.

Maria Carta La cantante-attrice


precocemente scomparsa e` stata anche
unattenta studiosa della musica popolare
isolana.

` il centro di studi di musica


Frequento
popolare dellAccademia di Santa Cecilia. Allieva di Diego Carpitella e di altri
` a esibirsi al Folk Studio
maestri, inizio
di Roma e applicando i risultati delle
sue ricerche ai suoi eccezionali mezzi
` i brani e lo stile di canto
vocali, elaboro
che la resero famosa in tutto il mondo.
Tra questi vanno ricordati il Deus ti salvet Maria, il Fizu e Coro e Procurade moderare, tratti da testi di poeti sardi dei
quali rese una interpretazione inimita` in
bile. Con gli anni la sua ricerca spazio
tutti gli ambiti della poesia tradizionale. Memorabile un suo concerto al
Bolscioi di Mosca. Nel 1980 fu al Festi` nella catval di Avignone, nel 1987 canto
tedrale di St. Patrick a New York. Nel
1988 fu in America Latina, nel 1989
` nella cattedrale cattolica di Amcanto

burgo. Grande successo ebbe anche allOlympia di Parigi. Miss Sardegna


` dire,
nel 1957, ha sperimentato, si puo
tutte le forme di spettacolo, a cominciare dal fotoromanzo. Ha partecipato
a musical e ha recitato testi teatrali,
come nella Medea di Franco Enriquez.
Ha interpretato anche molti film di registi importanti, fra cui Il Padrino parte
II di Francis Ford Coppola (1974), Cadaveri eccellenti di Franco Rosi (1975),
` di Nazareth di Franco Zeffirelli
Gesu
(1975). Nel 1975 ha pubblicato anche la
sua unica raccolta di liriche, Canto rituale, edito da Coines, prefazione di
Raffaele Crovi: Una piccola Spoon River di Sardegna, una vera e propria rivelazione, ha scritto Emanuele Garau
in una compiuta biografia della cantautrice (Edizioni Della Torre, 1998). La
sua discografia, al 1998, contava 25 dischi. Il suo paese le ha dedicato una
Fondazione Maria Carta, che organizza
importanti manifestazioni culturali.
Purtroppo, al culmine della fama, fu
vinta da un inesorabile male.

Maria Carta Alla cantautrice di Siligo sono


stati dedicati numerosi volumi, come questo di
Emanuele Mereu, ricco di notizie biografiche e
musicali.

415

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 421

Carta

Carta, Mario1 Studioso dellindustria


mineraria (n. Cagliari, inizi sec. XX).
Dopo essersi laureato in Ingegneria si
` allinsegnamento universitario.
dedico
` di CaFu professore presso lUniversita
gliari, dove nel 1939 contribu` a fondare
` di Ingegneria mineraria. Nel
la Facolta
1942 fu nominato capo del distretto minerario di Iglesias e riusc` a organizzare efficacemente la produzione consentendo alla fine della guerra una
certa ripresa. Nel 1949 fu autore di un
apprezzato piano di ristrutturazione
dellintero comparto minerario, che
` venne accantonato dalla Carbopero
sarda. Dallottobre 1951 al gennaio
1954 fu assessore allIndustria come
tecnico nelle ultime due giunte Crespellani; fu riconfermato nella prima
giunta di Alfredo Corrias fino al 1954.
Tornato allinsegnamento, fu preside
` di Ingegneria dal 1957 al
della Facolta
1966 e in una seconda fase dal 1970 al
` autore di numerosi studi di alto
1985. E
livello scientifico specifici del settore
minerario.

Carta, Mario2 Funzionario, consigliere


regionale (n. Oristano 1937). Dopo la
` enlaurea in Economia e Commercio e
trato come funzionario nellamministrazione regionale. Impegnato in poli` stato consitica con la DC, dapprima e
` tra il
gliere comunale della sua citta
` stato
1979 e il 1980 (nello stesso anno e
eletto anche consigliere provinciale),
` diventato consigliere regionel 1983 e
nale nel collegio di Oristano per lVIII
legislatura, subentrando a Matteo Pi`
redda, dimissionario. In seguito non e
stato rieletto e dopo lo scioglimento
della DC ha aderito al PPI.

Carta, Massimo Giornalista e scrittore


(n. Iglesias 1940). Giornalista pubblicista dal 1973, ha diretto il settimanale di
` politica Primo. Attento stuattualita
dioso della storia di Carbonia e del Sul` autore di numerosi lavori, tra cui:
cis, e

Carbonia e il suo carbone 1851-1977,


1977; Anche questa e` Sardegna, 1979;
Lindustria mineraria e movimento operaio in Sardegna 1890-1980 (con Alberto
Carbonia, 1981; La
Alberti), 1980; Perche
provincia di Iglesias 1807-1859, 1985;
` da cinquantanni 1938Carbonia realta
1988, 1988; La provincia di Iglesias, 1989.

Carta, Michele Studioso di storia locale


(n. Orosei, sec. XX). Insegnante e acuto
ricercatore, da alcuni anni lavora alla
ricostruzione della storia della Baronia. Tra i suoi scritti: Baronia de Galtelly
y encontrada de Orosey. Appunti di storia
e note di viaggio, 1985; Confraternite
della diocesi di Galtell` Nuoro, 1991; Tom` . Attivita
`
maso Mojolu tra mito e realta
portuale e invasioni moresche ad Orosei
tra Cinquecento e Ottocento, 1994; SIstangiargiu. Tradizioni equestri di Fonni
(con S. Ligios), 1994; Nellanno del Signore 1777, 1995.

Carta, Paolo Religioso (Serdiana 1907Cagliari 1996). Arcivescovo di Sassari


dal 1962 al 1982. Ordinato sacerdote, divenne cappellano militare della Sardegna durante la seconda guerra mondiale, acquistando notevole fama per le
sue doti di grande comunicatore e per i
rapporti che seppe instaurare con i soldati. Dal 1943 contribu` alla rinascita di
Radio Sardegna, curando ogni domenica, dalla piccola emittente di Bortigali, una riflessione religiosa molto apprezzata dagli ascoltatori. Rimase cappellano militare fino al 1955, quando fu
nominato vescovo di Foggia. Nel 1962
divenne arcivescovo di Sassari e nel
1967 anche amministratore apostolico
` la
della diocesi di Alghero. Governo
sua diocesi fino al 1982, quando si di` ; ritiratosi a Cagliari,
mise per leta
` a operare con generodove continuo
` se` , vi e
` morto qualche anno fa. E
sita
polto nella parrocchiale di Serdiana accanto a monsignor Agostino Saba, che
considerava il suo grande maestro.

416

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 422

Carta Brocca

Carta, Piercarlo Giornalista, editore (n.


Barletta 1940). Laureato in Scienze po` iscritto allalbo dei professiolitiche, e
nisti dal 1969. Ideatore del giornale
Tuttoquotidiano, che con grande dispendio di mezzi finanziari e tecnici fu
pubblicato a Cagliari a partire dal 1974,
ne divenne il primo direttore. Ma il giornale ebbe subito problemi di gestione
politica ed economica, e una parte dei
` nel 1976 a un coragsuoi redattori passo
gioso esperimento di autogestione, terminato nel 1977. Dopo il fallimento del
` uscito dal giornale al
giornale C., gia
momento della crisi, ha diretto lemittente televisiva Sardegna e altri periodici, tra i quali LAltro Giornale e
Esse come Sardegna, che purtroppo
non riuscirono a decollare.

Carta, Pietro Storico della Chiesa


(Belv` 1871-Oristano 1954). Fu ordinato
sacerdote nel 1895, e nel 1898 fu nominato canonico della cattedrale di Oristano; nel 1908 divenne rettore del Se` per migliorarne le
minario e si adopero
strutture dotandolo di una moderna biblioteca che arricch` con libri di argomento sardo e ordinandola con criteri
` inoltre una preziosa
scientifici; dono
collezione archeologica e abbell` la
cappella dei seminaristi. Nel 1913 fu
nominato vicario generale della diocesi, resse lufficio durante lepiscopato di quattro arcivescovi fino al 1948.
Nel 1914 divenne anche arciprete del
capitolo e nel 1920, nel 1938 e nel 1946
vicario capitolare. Resse i suoi uffici
` ed equilibrio fino
con grande capacita
` . Tra i suoi
al 1948, anno in cui si ritiro
scritti: Delle vicarie di Oristano, 1906; Il
Seminario arcivescovile di Oristano. Memorie storiche, 1912; Feste centenarie del
Seminario arcivescovile di Oristano
1712-1912, 1913; Gaudeamus. Nel solenne ingresso di Monsignor Ernesto Piovella arcivescovo di Oristano. Il capitolo e
il Clero, 1914; Exultemus. Nel solenne in-

gresso di S.E. mons. Giorgio Delrio arcivescovo di Oristano. Il capitolo e il Clero,


1921.

Carta, Pietro Paolo Religioso (Silanus,


inizi sec. XVIII-Castelsardo 1771). Vescovo di Ampurias e Civita dal 1764 al
1771. Ordinato sacerdote, fu parroco in
diversi paesi e successivamente canonico della cattedrale di Alghero, pievano di Nuoro e infine vicario generale
della diocesi di Sassari. Nel 1764 fu nominato vescovo di Ampurias e Civita.
Preso possesso della diocesi, con
grande impegno riusc` ad aprirvi il Seminario.

Carta, Sebastiano Religioso (Sorgono


1577-Bosa 1630). Vescovo di Bosa dal
1627 al 1630. Dopo essere stato ordinato
sacerdote fu parroco in alcuni villaggi,
acquistando notevole fama per le sue
` . In seguito si trasfer` a Pisa
qualita
` in Teologia; tornato in
dove si laureo
Sardegna si stabil` a Cagliari, guadagnandosi la stima generale per la sua
` di archeologo negli anni in cui
attivita
fu avviata la ricerca dei Corpi santi per
sostenere il primato della diocesi di Cagliari. Cos` larcivescovo DEsquivel lo
` canonico della cattedrale e in
nomino
pochi anni assunse un ruolo importante
in seno alla diocesi cagliaritana. Fu anche nominato Consigliere del regno.
Nel 1621 fu nominato vescovo di Madaura con funzioni di ausiliario dellarcivescovo di Cagliari e nel 1627 vescovo
di Bosa.

Carta Brocca, Gonario Poeta, scrittore


(n. Dorgali 1943). Sin dagli anni della
giovinezza, quando era emigrato in
Francia e Germania, ha iniziato a coltivare la scrittura e soprattutto la poesia.
Al rientro in Sardegna ha avviato unat` artigianale nel suo paese natale, e
tivita
` inserito nellambiente culturale
si e
isolano distinguendosi in numerosi di
premi letterari. Dallaffermazione al
` vepremio Romangia di Sennori e

417

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 423

Carta de Logu
nuta la pubblicazione della silloge di
poesie in sardo Sos cantigos de sae,
1996; dal Michelangelo Pira di
Quartu SantElena Tera, 2001. Per i ragazzi ha scritto le favole di Sos sette de
sarcu e chelu. I sette dellarcobaleno,
2001.

Gonario Carta Brocca Artigiano dorgalese, si


dedica alla scrittura in sardo riscuotendo vivi
apprezzamenti come poeta e come prosatore.

Carta de Logu Codice di leggi del giudicato dArborea. Se ne ipotizza lesistenza fin dal momento in cui, in data
imprecisata, il giudicato dArborea ri` costituito in stato autonomo. Nel
sulto
1421 gli Aragonesi estesero la vigenza
del codice a tutta la Sardegna nel corso
dei lavori del Parlamento celebrato a
Cagliari da Alfonso V. Il codice rimase
in vigore fino al 1827 quando fu sostituito dal cosiddetto Codice feliciano (le
Leggi civili e criminali del Regno di Sardegna).
& DAL MANOSCRITTO ALLEDIZIONE Di
` perquesto importante documento ci e
venuta la versione emanata da Mariano
IV dArborea in data imprecisata e successivamente pubblicata in edizione rivista, migliorata e arricchita da Eleonora dArborea nel 1392. Il testo consta
di 163 capitoli, cui furono aggiunti i 26
capitoli di un precedente Codice rurale

di Mariano IV, e tratta tutti gli aspetti


del diritto nellintento di garantire la
certezza dellordinamento giuridico
dello Stato dArborea. Contiene un
preambolo che ha valore di illustrazione generale della struttura del co` che il testo si predice e delle finalita
figge. Nel manoscritto e nelle diverse
edizioni a stampa del testo la distribuzione della materia contiene lievi differenze; comparandone la struttura si
` notare che: 1. i capitoli dal 1 al 123
puo
corrispondono perfettamente; 2. i capitoli 124 del manoscritto sono contenuti
nel capitolo 124 delle edizioni a stampa;
3. i capitoli dal 126 al 131 del manoscritto corrispondono ai capitoli dal
125 al 130 delle edizioni a stampa; 4.
nel manoscritto non esiste il testo dei
capitoli 131 e 132 delle edizioni a
stampa; 5. i capitoli dal 133 al 159 delle
edizioni a stampa contengono il Codice
rurale di Mariano IVe non sono in alcun
modo riportati nel manoscritto; 6. nei
capitoli dal 132 al 141 del manoscritto
sono riportate le ordinazioni de comunargios che nelle edizioni a stampa
sono riportate dal capitolo 160 al capitolo 169.
& NORME La materia vi e
` cos` distribuita: 1. la trattazione dei delitti e delle
pene, distribuita in maniera diseguale
in tutto il codice; 2. lordinamento di polizia e quello giudiziario; c, il diritto di
famiglia; 3. un certo numero di disposizioni generali.
& EDIZIONI Quelle conosciute sono:
` antica che
1. Edizione originale, la piu
possediamo. Si tratta di un manoscritto
del secolo XV conservato nella Biblioteca Universitaria di Cagliari. Non contiene il codice di Mariano IV.
2. Edizione detta della tipografia della C.
de L.. Stampata in Sardegna forse nel
1480 in sardo-logudorese da Salvatore
de Bologna.
3. Edizione cagliaritana di Stefano Mo-

418

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 424

Carta de Logu
retto, Su libru dessas Constitutiones &
Ordinationes sardiscas fattas & ordinatas per issa illustrissima Segnora donna
Alionore per issa gracia de Deus Juyghissa dArbaree, stampata nel 1560.
4. Edizione commentata da Gerolamo
Olives, Commentaria et glossa in cartam
de logu legum et ordinationum Sardar.
recognitam et veridice impressam per
Olives Hieronymo, scritta in sardo a
tratti logudorese a tratti campidanese,
stampata a Madrid nel 1567 presso la
tipografia di Alfonso Gomez. Di questa
opera furono stampate una seconda
edizione nel 1617 a Sassari presso la tipografia Canopolo, redatta interamente in logudorese; una terza edizione in logudorese stampata a Cagliari
nel 1708 presso la tipografia di San Domenico; una quarta edizione stampata
a Cagliari nel 1725 presso la tipografia
Borro.
5. Edizione cagliaritana del 1571. Carta
de logu, fata et instituida dae sa donna
Helionora, Juighissa de Arbaree, novamente revista, et corretta de multos errores, stampata a Napoli nel 1607 da Tarquinio Longu a istanza dello stampatore cagliaritano Martino Saba.
6. Carta de logu, fata et instituida dae sa
donna Alionora Juyghissa de Arbaree:
novamenti revista, et corretta de multos
errores, stampata a Cagliari del 1628
presso Antonio Galcerin da Bartolomeo
Gobetti.
7. Le costituzioni di Eleonora, giudicessa
dArborea intitolate Carta de logu.
Colla trad.ne letter.a dalla sarda nellitaliana favella e con copiose note di Don
Giovanni Maria Mameli de Mannelli, patrizio di Cagliari e di Roccacontrada,
stampata a Roma nella tipografia Fulgoni nel 1805.
8. Carta de Logu de Arborea, pubblicata
sul manoscritto dellUniversitaria di
Cagliari da Enrico Besta e Pier Enea
Guarnerio, Studi Sassaresi, 1905.

9. Carta de logu di Eleonora dArborea,


pubblicata a dispense dalla rivista La
Sardegna tra il 1926 e il 1927.
10. Francesco Cesare Casula, La Carta
de Logu del Regno dArborea. Traduzione libera e commento storico, 1995.
11. Eleonora dArborea, La Carta de
Logu, introduzione di Francesco Obinu,
traduzione di Salvatore Tola, edita
nella collana La Biblioteca della
Nuova Sardegna, Sassari 2003.
& UN MONUMENTO DI SAGGEZZA GIURIDICA Promulgata ai primi anni Novanta del Trecento (l11 aprile 1395 secondo la datazione proposta da Pasquale Tola un secolo e mezzo fa, nel
1386 secondo un primo suggerimento
di Antonio Era poi spostato agli anni
verso il 1391 , aprile 1391 secondo Ennio Cortese, forse il 14 aprile 1392,
` regiorno di Pasqua, secondo la piu
cente datazione proposta da Francesco
` certaC. Casula), la C. de L. dArborea e
` interessante
mente il documento piu
che ci sia stato lasciato dal mondo dei
Giudicati sardi. Francesco Cesare Ca` conosciuti medievisti
sula, uno dei piu
`
sardi, ha scritto: Senza dubbio, la piu
`
importante testimonianza della civilta
giudicale sarda. Il corpus legislativo
promulgato forse nel 1392 da Eleonora
nacque, certamente, da una esigenza di
riforma mirante a completare e modifi`
care la normativa di carattere per lo piu
consuetudinario applicata nel giudicato, divenuta col tempo insufficiente
e inadeguata a far fronte ai problemi
giuridici e giudiziari proposti da una
` in evoluzione. La legislazione
societa
codificata da Eleonora rispecchia la ne` di dare ad un popolo un codice
cessita
di leggi nazionale formulato in maniera
chiara, semplice e precisa, in armonia
`
perfetta con le esigenze della societa
alla quale si rivolgeva. Doveva contenere i principii fondamentali del vivere
comune, le norme atte a prevenire e pu-

419

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 425

Carta de Logu
nire i diversi reati, a tutelare la pro` e i fondamentali diritti della perprieta
sona, a disciplinare i rapporti di socia` e il sistema procedurale, ha scritto
lita
F.C. Casula: Il risultato fu eccellente:
` solo un codice
la Carta de Logu non e
che raccoglie e rielabora le consuetudini del regno o giudicato di Arborea
ma contiene una normativa articolata
che, per molti versi, precorre i tempi
istituzionalizzando principii certamente progressisti per quellepoca. A
` indicativa la norma
questo proposito, e
che esclude dalla confisca dei beni del
traditore quelli della moglie e dei figli
incolpevoli. Modernissima anche la
norma contenuta nel cap. XXI dove,
nel caso di violenza carnale verso una
nubile, il matrimonio riparatore era
ammesso solo col consenso della donna.
Particolare ricercatezza giuridica presenta, poi, il cap. CIV, ove si prevede la
` di trattamento dello straniero a
parita
` .
condizioni di reciprocita
& REDAZIONE La C. de L. e
` un insieme
di norme e leggi improntate al diritto
romano, bizantino e consuetudinario,
promulgato dal giudice Mariano IV,
` lArborea dal 1347 fino alche governo
lanno della morte, il 1375 come ha ultimamente chiarito Mauro G. Sanna,
correggendo alla luce di nuova documentazione la vecchia data del 1376 ,
quando fu sostituito sul trono da Ugone
III, suo figlio. Mariano dovette dare
forma a quelle leggi verosimilmente
tra il 1365 e il 1375, avvalendosi del la` nota livoro di un giurista di cui non e
`, o forse di un gruppo di giuristi,
dentita
`.
sardi ma anche di altre nazionalita
` chiaro, tuttavia, se la redazione
Non e
comprendesse tutti insieme il corpo
delle leggi civili e criminali e il codice
agrario, o se, invece, il giudice avesse
preferito dare sistemazione autonoma
al secondo, rendendolo pubblico intorno al 1369, forse per rispondere im-

mediatamente allurgenza posta dallo


stato di prostrazione nel quale versava
lagricoltura del rennu. A questa seconda soluzione orienta il raffronto tra
` antichi esemplari esistenti
i due piu
della C. de L., una copia manoscritta
quattrocentesca conservata a Cagliari
e lincunabolo tardoquattrocentesco,
pure conservato nel capoluogo: il confronto mette in evidenza il fatto che nel
manoscritto mancano i capitoli del codice rurale; esso, dunque, sarebbe
stato inserito nel corpo della C. de L.
soltanto in un secondo momento, molto
probabilmente dopo il 1421, quando
` morti Mariano e i
non solo erano gia
suoi figli e successori Ugone ed Eleonora, ma lo stesso giudicato dArborea
` . La figlia di Mariano IV,
non esisteva piu
Eleonora de Bas Serra, fu giudicessa
reggente di Arborea dal 1383, anno in
cui mor` il fratello Ugone e lassemblea
della corona de Logu le attribu` la tutela
del figlio primogenito Federico (che
aveva allora soltanto sette anni), e fino
al 1392, quando il suo secondogenito
Mariano comp` il quattordicesimo
` che lo liberava dalla tutela
anno deta
` di nove
materna (era succeduto alleta
anni a Federico, morto nel 1387). Fu lei
` la modifica o lintegrazione di
che detto
alcune delle leggi promulgate dal padre, per adeguarne lo spirito alle mutate condizioni dellArborea, dato che,
come lei stessa affermava nel proemio
alla rinnovata C. de L., da quando Mariano IV laveva emanata non era mai
stata riveduta. Il nucleo fondamentale
dellopera di Eleonora ha osservato
Antonello Mattone, insigne studioso
delle istituzioni politiche sarde si manifesta soprattutto infatti nella revisione e nellaggiornamento di testi normativi vigenti, seppur superati e invecchiati. La Carta de Logu di Arborea si
presenta come il risultato della collazione e della fusione di almeno tre di-

420

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 426

Carta de Logu
versi testi: la Carta de Logu di Mariano;
il Codice rurale dello stesso Mariano; le
aggiunte e le revisioni di Eleonora. Tut la Carta de Logu di Matavia, poiche
` pervenuta, e
` impossibile
riano non ci e
stabilire con esattezza quanto Eleonora
abbia riprodotto della legislazione paterna e quanto abbia invece innovato.
` discusso a lungo sullidentita
` del
Si e
probabile compilatore della Carta de
` stata avanzata lipotesi che poLogu. E
tesse trattarsi del dotore de decretu et
de lege et canonicu Filippo Mameli,
morto a Oristano l8 maggio 1349, dato
che il testo rivela nel proemio e nei capitoli 3, 21, 51, 57 limpronta di un
esperto conoscitore del diritto canonico e in particolare delle Decretali di
Gregorio IX. Tuttavia la supposizione di
` avun ruolo decisivo del Mameli non e
valorata da alcuna concreta prova documentaria. Ad ogni modo, proprio allinterno della tradizione di studi cano` in quel periodo
nistici che caratterizzo
la Chiesa arborense, gli storici hanno
continuato a cercare il probabile redattore o comunque chi avesse dato forma
giuridica ai capitoli della Carta de
` stata, pur con cauLogu. Di recente e
` (da Frantela, prospettata la possibilita
cesco Artizzu e Olivetta Schena) che un
ruolo decisivo nella redazione del testo
della Carta di Mariano IV sia stato
svolto dal francescano Guido Cattaneo,
succeduto a Oddone della Sala nel governo dellarchidiocesi arborense. Nel
proemio, oltre al peso della tradizione
romano-canonica, si possono cogliere
sia lispirazione della scienza bolognese e del pensiero dei glossatori, sia
linfluenza della stessa cultura curiale
catalana. Il compilatore o i compilatori
del codice emanato da Eleonora dimostrano dunque una buona conoscenza
non soltanto degli usi e delle consuetudini locali o del diritto sardo di tipo municipale come gli statuti sassaresi , o

di emanazione signorile come gli statuti di Castelgenovese [oggi Castelsardo] , ma anche del diritto catalanoaragonese come gli Usatici barcellonesi e le Constitucions di Catalogna.
Quale sia stato lanno di emanazione di
questa C. de L. riveduta da Eleonora
` del tutto certo. Gli storici danno
non e
ormai per assodato che la data indicata
allinizio dellOttocento da Giovanni
Maria Mameli de Mannelli, l11 aprile
del 1395, giorno di Pasqua, non sia at sarebbe scaturita da
tendibile, perche
un errore di valutazione degli elementi
cronologici che si possono ricavare
dalle edizioni a stampa. Non bisogna invece trascurare la data ipotizzata agli
inizi del Novecento da Enrico Besta,
`,
vale a dire il 1392; lo stesso Besta, pero
non escludeva una datazione anteriore.
` tardi anche il giurista sassarese AnPiu
` nella ricerca della
tonio Era si cimento
possibile data di promulgazione della
C. de L. di Eleonora e, dopo avere scartato una prima ipotesi, stabil` che latto
avesse avuto luogo nel periodo di tempo
compreso tra il 1383 e il 1391. La datazione che sembra riscuotere i maggiori
`
consensi degli studiosi, comunque, e
quella proposta in tempi recenti da Ennio Cortese: Resta, a mio parere, che i
` propizi son
mesi di gran lunga piu
quelli che si succedono dalla primavera
` allinizio
alla fine del 1390, o tuttal piu
91. A quellepoca Eleonora aveva in` e, rispetto
torno ai cinquantanni deta
ai tempi di Mariano IV, il giudicato dArborea aveva conosciuto una ulteriore
lo stesso
espansione. Ulteriore, perche
Mariano aveva ereditato un territorio
` alla soglia del secolo XIV era
che gia
riuscito ad accrescere i suoi confini
verso nord, approfittando del graduale
indebolimento del Logudoro genovese
nella contesa che lo opponeva ai sardopisani di Gallura e Cagliari, prima che
questi ultimi soccombessero alle forze

421

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 427

Carta de Logu
` gia
`
dellAragona, con la quale, come si e
detto, Oristano aveva stretto alleanza
(sia pure nella forma di un atto di vassallaggio). Poi, proprio sotto lo stesso
Mariano, si era realizzata la rottura con
lAragona. La guerra, scoppiata nel
1353, era continuata sotto il figlio Ugone
III e poi sotto la reggenza di Eleonora,
che nel frattempo aveva sposato Brancaleone Doria, signore di Castelgenovese, gettando cos` le basi della successiva alleanza con il potente casato geno` ulvese. Il patto sardo-ligure complico
teriormente la posizione dei catalano` vero che alaragonesi nellisola, tante
latto della pace firmata nel 1388 quasi
lintera Sardegna era arborense, mentre la Corona iberica controllava soltanto Cagliari, Alghero e Longonsardo
(borgo fortificato posto di fronte alle
Bocche di Bonifacio) con limitati territori circostanti. Fu certo di fronte a questi accadimenti, che avevano visto le popolazioni soggette al dominio aragonese sollevarsi a favore dellArborea,
` la convinzione di
che Eleonora maturo
dover dare regole certe e adeguate a
quella che era ormai diventata la nazione sarda. Dopo la caduta dellArborea la pace del 1388 era durata appena
tre anni e la potenza catalano-aragonese era infine riuscita ad avere la meglio sul rennu nel 1409, in seguito alla
sanguinosa battaglia di Sanluri (anche
se le forze fedeli allultimo giudice,
Guglielmo III, riuscirono a ritardare
lestinzione giuridica del regno oristanese fino al 1420) , le leggi della Carta
furono confermate da Alfonso il Magnanimo (in occasione del Parlamento celebratosi nel 1421 a Cagliari) e promosse a strumento valido per lamministrazione dellintera isola, ormai riunita totalmente sotto il Regnum Sardi`
niae, compresa Oristano (le altre citta
regie, vale a dire Cagliari, Sassari, Castellaragonese come fu ribattezzata

Castelgenovese , Alghero, Bosa e Iglesias, continuarono invece ad amministrarsi con i loro particolari statuti).
Con successivi e opportuni adattamenti
le leggi di Eleonora rimasero in vigore
` spagnola, seppure
anche durante leta
perdendo gradualmente applicazione
nel campo civile e penale e finendo per
regolare unicamente gli atti consuetu` agropastorale
dinari della societa
sarda. Ciononostante, esse furono sostituite definitivamente soltanto in epoca
sabauda, nel 1827, quando Carlo Felice
` il suo codice delle Leggi cipromulgo
vili e criminali pel Regno di Sardegna.
[FRANCESCO OBINU]
& COME LEGGERE LA CARTA DE
` leggere in tanti
LOGU La C. de L. si puo
modi: proviamo a suggerirne tre. Il
` quello che guarda alla sostanza
primo e
stessa delle norme, cercando di individuare le fonti da cui possono derivare
(il diritto romano, quello bizantino, anche quello germanico), ma nello stesso
tempo provando a confrontare quelle
norme con le abitudini radicate, forse
` prima di essere codificate, nella sogia
` isolana, soprattutto quella contacieta
dina e pastorale, anche se traspare una
` complessa realta
` urbana. Il secondo
gia
` quello che prova a ricostruire i
modo e
modi di vivere e di lavorare, che erano
poi anche i modi di pensare della so` sarda di fine Trecento, cos` come
cieta
emerge attraverso la regolamentazione
che la C. de L. ne propone, con le sue
dettagliate disposizioni, le sue pene misurate, luso a volte radicale delle pene
` quello
fisiche. Il terzo modo di lettura e
che si focalizza sulla lingua della C. de
L. Come si sa, noi non possediamo il testo originale della C. de L., e lunica edi`
zione cui in genere si fa riferimento e
quella pubblicata per la prima volta a
Madrid nel 1567 (dunque quasi due secoli dopo la sua promulgazione) col
commento del giureconsulto sassarese

422

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 428

Carta Fores
Girolamo Olives. Questo pone il problema della lingua in cui la C. de L. ci
appare oggi. Si tratta di una lingua
` adattata (quasi invenscritta, cioe
tata) dallultimo redattore sino a com`
porvi insieme le due grandi varieta
della lingua sarda, quella settentrionale-logudorese e quella meridionalecampidanese. Ne scaturisce un dettato
che ha spesso la bellezza e la forza del
latino, e che dice anchesso della straordinaria impresa che fu la concezione e
la scrittura della C. de L. [MANLIO BRIGAGLIA]

Carta de Logu di Cagliari Codice di


leggi. Ognuno dei quattro giudicati
aveva la propria Carta, ma di quella gal` perlurese e di quella turritana non ci e
venuto alcun testo, nemmeno parziale.
Fino a non molto tempo fa si pensava
che anche quella cagliaritana fosse andata perduta per sempre, ma recentemente ne sono state rinvenute alcune
parti, anche se non consecutive e, oltretutto, di difficile comprensione in diversi passaggi. Si tratta di sedici capitoli scritti su un quaderno rinvenuto
presso lArchivio della Corona dAragona di Barcellona, in una versione pisana dice Marco Tangheroni, grande
studioso del Medioevo sardo che sono
propenso a datare nei primissimi anni
della, ancor parziale, conquista arago lulnese del Regnum Sardiniae. Poiche
timo di quelli pervenutici reca il nu` chiaro che almeno di altretmero 99, e
tanti capitoli e probabilmente di un
numero maggiore era costituita la
Carta. Nota ancora Tangheroni: Rimangono da chiarire diversi problemi.
` probabile che il quadernetto fosse
E
stato compilato per linfante Alfonso,
vero organizzatore del Regnum nel suo
primo costituirsi, ma sembra che possa
le
non essergli stato presentato giacche
lettere iniziali dei capitoli non furono,
tranne lultima, mai scritte. Comunque

proprio quei canon sappiamo perche


pitoli e non altri siano stati messi insieme, anche se alcuni possono essere
raggruppati per un oggetto comune.
Un documento, questo di Cagliari, pre riflette tratti di una
zioso, anche perche
` giudicale piu
` antica, piu
` arsocieta
caica, di quella ricostruibile a partire
dalla Carta arborense. I capitoli conosciuti della C. de L. di C. contengono ordinanze che riguardano delitti come
lomicidio, i furti, il tradimento e la cospirazione, la violenza contro le donne;
lultimo di essi, quello ordinato con il
numero 99, regolamentava il commercio del cuoio, prevedendo (come fa anche la Carta arborense) la marchiatura
dei cuoi come garanzia che quei pro` legaldotti provenivano da una attivita
mente svolta. [FRANCESCO OBINU]

Carta di Burgos (o Carta di franchigie del


Goceano) Statuto giudicale. Promulgato

da Mariano dArborea quando nel 1339


fu creato conte del Goceano dal re dAragona; con questo atto, per favorire la
formazione di un nuovo borgo attorno al
castello del Goceano, egli concesse la li` e la franchigia perpetua a tutti coberta
loro i quali fossero venuti a stabilirsi
` essere
nel nuovo centro. Latto, che puo
considerato come il documento di fondazione di Burgos, fu confermato da
Mariano, ormai diventato giudice, nel
1353. Il testo ha grande importanza per , di fatto, introdusse il principio delche
` , accelerando
labolizione della servitu
il processo della sua sparizione in tutto
il territorio del giudicato.

s, Paolo Angelo GiureconCarta Fore


sulto (sec. XVII). Conseguita la laurea in
` con successo la profesLegge, esercito
sione di avvocato. Ha lasciato diverse
opere di carattere giuridico, legate in
genere alle numerose controversie pa` cagliaritana,
trimoniali della nobilta
n por Estetra cui: Sumaria informacio
van Palmaro contra D. Francisco Za-

423

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 429

Cartagine
pata, 1640; Juris responsum pro Steph.
Palmaro contra nob. D. Francisco Zapata uti haeredem nob. D. Eleonorae Zapata, 1641; Pro Antonio Martino et Michaele Angelo Cambiaso, curatore hereditatis Ludov. Luciani, contra Fiscum R.
Patrimonii, s.d.

Cartagine Citta` fenicia fondata tradizionalmente nell814 a.C. sulle coste


della Numidia, lattuale Tunisia, dai
Fenici di Tiro. C., ubicata nel golfo di
Tunisi, eccellente porto naturale, fior`
rapidamente grazie alla sua posizione
centrale nel bacino del Mediterraneo.
Le sue relazioni commerciali interessarono tutte le regioni del Mediterraneo,
soprattutto alla ricerca di metalli preziosi. Attorno alla fine del secolo VII
a.C. la potenza di C. crebbe a tal punto
` fu in grado di liberarsi defiche la citta
nitivamente del tributo che i suoi abitanti pagavano alle popolazioni numidiche a titolo di affitto fin dalla sua fon` tardi, verso
dazione. Qualche anno piu
` la sua espansione teril 580 a.C., inizio
ritoriale nel Nord Africa fondando la
sua prima colonia sulla costa orientale
` con la meta
` del secolo
del capo Bon. E
VI a.C. che i Cartaginesi iniziano la loro
espansione nelle terre oltre il mare: in
quel periodo invadono la Sicilia, conquistando Mozia e tutti i principali centri fenici della zona occidentale dellisola. Limpresa fu condotta da un generale chiamato Malco, che in breve
tempo ebbe ragione della debole resistenza delle popolazioni fenicie di Sicilia. Nello stesso periodo (o qualche
anno prima), C. aveva inviato un altro
esercito in Spagna, al comando del generale Magone, volto alla conquista dei
ricchissimi giacimenti di argento dellAndalusia. Attorno al 540 a.C. rivolse
la sua attenzione alla Sardegna inviando un esercito comandato anche
questa volta da Malco, il trionfatore
` ritedella Sicilia. Negli anni passati si e

nuto che lintervento dellarmata cartaginese in Sardegna fosse rivolto alla di` fenicie aggredite dalle
fesa delle citta
popolazioni nuragiche, ma nessun indizio storico o archeologico autorizza
` vero invece che sono
questa ipotesi. E
numerose le tracce di gravi danni riscontrabili nello stesso periodo negli
stessi centri fenici, i quali subitono talvolta distruzioni anche radicali. In ogni
caso, la spedizione di Malco non fu che
lesercito cartagiun tentativo, poiche
nese fu sconfitto da una coalizione che
` fenicie di Sardevedeva unite le citta
gna e i cantoni nuragici. La tregua ebbe
la durata di circa una ventina di anni,
attorno al 520 a.C. C. allest` un
poiche
altro esercito, al comando dei generali
Asdrubale e Amilcare, figli di Magone,
il trionfatore della Spagna. Questa volta
lesercito cartaginese ebbe ragione
della resistenza dei Fenici e dei nuragici e, malgrado la morte in battaglia di
Asdrubale, la Sardegna fu conquistata e
annessa al territorio metropolitano di
C.. Infatti, nel trattato stipulato nel 509
a.C. tra C. e Roma, per quel che riguarda
` assilaspetto amministrativo lisola e
milata al circondario della metropoli
africana. Lannessione della Sardegna
` mutaallimpero cartaginese comporto
menti anche radicali nella gestione del
territorio. Lantica Sulci, lattuale SantAntioco, forse a capo della coalizione
fenicia e nuragica nella guerra contro
C., fu gravemente danneggiata e sub`
un periodo di forte recessione. I centri
di Monte Sirai, presso Carbonia, e di Bi` Torre di Chia, furono lettia, in localita
teralmente rasi al suolo e abbandonati
` di Karal,
per alcuni anni. Solo le citta
lattuale Cagliari, e di Tharros non subirono danni evidenti e, anzi, conobbero
` anche
un periodo di forte sviluppo. Cio
in relazione con la nuova politica economica cartaginese, che dette forte impulso alla coltivazione cerealicola, so-

424

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 430

Carta Mantiglia
prattutto nella zona del Campidano, abbandonando le terre collinari, meno
adatte a questo tipo di coltivazione.
` ampio incremento fu dato
Nuovo e piu
allo sfruttamento minerario e, soprattutto, alla coltivazione dei giacimenti
` per questi motivi che sul
di argento. E
santuario nuragico di Antas, dedicato
al Sardus Pater, sorse un tempio punico
` anche in reladedicato al dio Sid, ed e
zione alla nuova politica agraria che
nellarea del Campidano ebbero origine numerosi prosperi centri agricoli,
tra i quali lattuale Villamar e Monte
Luna di Senorb`. Nel 238 a.C., in seguito
ai risultati disastrosi della prima
guerra punica e come conseguenza del
conflitto tra la stessa C. e i suoi merce` dalla signoria
nari, la Sardegna passo
della metropoli africana a quella di
Roma. [PIERO BARTOLONI]

Carta Isola, Giovanni Stefano (detto


Vincenzo) Teologo e filosofo (Cagliari
1743-ivi 1809). Entrato nellordine dei
Minori osservanti nel 1760, fece i suoi
`
studi a Cagliari e Oristano e li completo
a Mantova. Nel 1772 fu rimandato in
Sardegna per insegnare Filosofia ai
suoi confratelli; dopo dieci anni consegu` la laurea e poco dopo fu nominato
` di Caprofessore presso lUniversita
gliari e provinciale dellordine per Sassari. Per le discordie interne, ebbe dif` a espletare il suo mandato, per
ficolta
` a Cagliari; nel 1793 prese
cui torno
` contro il tenparte alla difesa della citta
tativo di invasione dei francesi e nel
1794 concorse alla cacciata dei piemontesi. Nel 1804 fu nominato provinciale a
Cagliari. Tra i suoi scritti figurano i
manuali che aveva preparato per i
suoi allievi nelle discipline che insegnava, la Logica, la Metafisica e la Morale: Dialecticae sive artis logicae compendiosae institutiones. Metaphisicae
compendiosae institutiones, voll. 2,

1800; Ethices sive moralis philosophiae


compendiosae institutiones, 1803.

Carta Mameli, Michele Consigliere di


Stato, senatore del Regno (Cagliari
1836-Roma 1907). Di nobile famiglia, figlio di un consigliere di Cassazione, stu` Giurisprudenza a Cagliari, laureandio
` neldosi nel 1858. Tre anni dopo entro
lamministrazione pubblica presso il
Ministero dellInterno: inviato a Genova, in Sicilia e a Torino, dal 1864 fu
richiamato a Roma, di dove ripart` per
compiere i successivi gradi della carriera. Nel 1877 fu nuovamente a Roma,
stavolta come segretario particolare
del ministro Nicotera, quindi capo di
gabinetto del nuovo ministro dellInterno Depretis. Nel 1887 fu nominato
consigliere di Stato: nellambito della
` di consigliere si distinse per
sua attivita
` , per la laboriosita
` e per
la puntualita
limpegno, ha scritto Guido Melis nella
scheda biografica approntata per Il
Consiglio di Stato nella storia dItalia.
Le biografie dei magistrati (1861-1848),
2006. Dopo aver assolto a numerosi incarichi nel ventennio finale del secolo,
nel 1900 fu nominato senatore del Regno. In Senato sedette nella XXI e
XXII legislatura, partecipando assiduamente ai lavori. Nel 1907 fu nominato presidente di sezione del Consiglio
di Stato, ma mor` a Roma un mese dopo.

Carta Mantiglia, Girolama Studiosa di


tradizioni popolari (n. Ossi 1946). Laureata in Materie letterarie nel 1972, ha
intrapreso la carriera universitaria.
Ora in pensione, ha insegnato presso la
` di Lettere dellUniversita
` di
Facolta
` stata professore
Sassari, dove dal 1991 e
di Etnografia della Sardegna. Ha collaborato alla nascita del Museo di Itti` autrice di numerosi, pregereddu ed e
voli saggi, tra cui: A cosa serve la pecora
nera, Altair, II, 10, 1978; Vestiario popolare della Sardegna, in Catalogo della
Sezione etnografica G. Clemente nel Mu-

425

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 431

Carta Murgia
seo nazionale Sanna di Sassari, 1979;
Labbigliamento tradizionale, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio
Brigaglia), II, 1982; Cenni sul vestiario
popolare e sulloreficeria popolare della
Sardegna, in Danze e canti popolari della
Sardegna, 1984; La tessitura. Materiali e
tecniche della tradizione, in Il museo etnografico di Nuoro, 1987; La seta in Sardegna (con Antonio Tavera), 1992; Il
` tradizionale sarda.
ballo nella societa
Notizie storiche e antropologiche (con A.
Tavera), 1994; La bachicoltura in Sardegna, Almanacco di Cagliari, 1994; Influenza dellambiente sul vestiario popolare in Sardegna, in La Sardegna nel
mondo mediterraneo, 1995; La produzione del bisso marino, in Pescatori e pesca in Sardegna (a cura di Gabriella
Mondardini), 1997.

Carta Murgia, Francesco Bibliotecario (Jerzu 1847-Milano 1922). Dopo la


`
laurea in Legge dapprima si dedico
alla professione di avvocato e al giornalismo. Preso il diploma di Paleografia
` nella carriera dellamministraentro
zione delle biblioteche. A partire dal
1876, nel corso degli anni fu direttore
della Biblioteca Alessandrina di Roma,
della Estense di Modena (che contribu`
a fondere con la Universitaria), della
Biblioteca Nazionale di Torino e infine
della Biblioteca Nazionale di Milano.
`
Uomo di vasta cultura, nel 1875 fondo
col canonico Spano il settimanale La
Rivista sarda che usc` solo per pochi
mesi. Prese viva parte alla polemica
sulle Carte dArborea e fu autore di numerosi altri lavori di grande livello
scientifico. Tra i suoi scritti: Appunti
critici ad un articolo di mons. Liverani
sulle carte dArborea, 1872; Le carte dArborea e lAccademia di Scienze di Berlino
(con E. Mulas), 1872; Il prof. Mommsen e
le carte dArborea, 1878; Pagina diplomatica di una lettera del sec. XV, 1882; Codici, corali e libri a stampa della biblio-

teca nazionale di Milano, 1891; Manoscritti e libri a stampa musicali della biblioteca nazionale di Torino, 1898; Monumenta paleographica sacra (con C. Ci`res
polla e F. Frati), 1899; Les petites prie
de France (con G. Bretoni), 1906.
de Rene

Carta Raspi, Raimondo Storico, editore (Oristano 1893-Cagliari 1965). Nato


` in
da una nobile famiglia, si laureo
Scienze sociali a Firenze dove visse
fino al 1922, anno in cui decise di tornare in Sardegna. Stabilitosi a Cagliari,
diede vita a un complesso progetto editoriale e culturale, prendendo le distanze dal nascente fascismo sardistiz` la rivista Il
zato: cos` nel 1923 fondo
Nuraghe, che fece uscire coraggiosamente per otto anni fino al 1930, e nella
quale, pur tra i crescenti ostacoli che il
` (sardisticaregime gli creava, continuo
` della
mente) la difesa della specificita
cultura sarda. Parallelamente diede
vita alla casa editrice omonima, la cui
vasta produzione (specializzata nella
valorizzazione della cultura sarda, in
particolare dellopera dei maggiori
poeti in lingua sarda, che egli fu tra i
primi a indicare al pubblico dei lettori
sardi urbanizzati) si prefiggeva di
raggiungere analoghi obiettivi. Caduto
il fascismo prese parte al dibattito sul` a pubblilautonomia e nel 1946 inizio
`
care la rivista Il Shardana, che pero
usc` per soli dieci numeri. Negli ultimi
anni della sua vita, lontano oramai
` della stesura
dalla politica, si occupo
della sua importante Storia di Sardegna
in cui vengono esaltati, attraverso il
largo spazio e la documentazione messa
a frutto, i periodi della vicenda secolare
dei sardi in cui paiono prendere corpo,
in un contesto di autonomia o di indi` di
pendenza politica, le potenzialita
una nazione regionale (come, in particolare, il periodo nuragico, di cui C.R.
` -Stato che in realta
`
immagina le citta
non sono mai esistite, e il periodo giudi-

426

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 432

Carte dArborea
cale, cui aveva dedicato numerose, importanti opere). La Storia, edita po` stata piu
`
stuma da Mursia nel 1971, e
volte ristampata, con una appendice
sulla Sardegna contemporanea a cura
di Alberto Ledda. Autore di saggi, articoli e monografie, ha lasciato, in particolare: Preludium, versi, 1910 (opera
pubblicata a soli 17 anni); Grazia Deledda e il suo ultimo romanzo Il segreto
delluomo solitario, Il Nuraghe, I, 2,
1923; Francesco Cucca, Il Nuraghe, I,
3, 1923; Disdegno, versi, Il Nuraghe, I,
3, 1923; La vendetta e il brigantaggio nei
canti barbaricini di S. Satta, Il Nuraghe, I, 4, 1923; Avanguardie di Sardegna, Il Nuraghe, III, 16, 1924; Resa dei
conti, Il Nuraghe, II, 12, 1924; Miliardo
e istruzione, Il Nuraghe, III, 24, 1925;
Artisti, poeti, prosatori di Sardegna. I
contemporanei, antologia, 1927; La poesia di Paolo Mossa, Il Nuraghe, VI, 3,
1928; Cagliari, 1929; Filippo Figari pittore, 1929; La poesia di Efisio Pintor Sirigu, Il Nuraghe, VII, 11, 1929; Sardegna terra di poesia, 1929; Dizionarietto
dei sardi contemporanei, Il Nuraghe,
I, 4, 1929; Costumi sardi, 1931; Sardegna,
1931; Castelli medioevali della Sardegna,
1933; Mariano IV, 1934; La Sardegna nellAlto Medioevo, 1935; Ugone III dArborea e le due ambasciate di Luigi I dAnjou, 1936; Le classi sociali nella Sardegna
medioevale, voll. 3, 1938-1940; Leconomia della Sardegna medioevale, 1940;
Verso lautonomia. La Sardegna dalla
prima alla seconda guerra mondiale,
1944; Preistoria, i primi abitatori, Il
Shardana, 1, 1946; La fase eneolitica.
La seconda migrazione, Il Shardana,
2, 1946; La seconda Camera regionale,
Il Shardana, 3, 1946; La spelonca nuragica, Il Shardana, 4, 1946; Alla vigilia della Costituente, Il Solco, 1946;
Sardegna nuragica, Il Shardana,
1947; Breve storia della Sardegna, 1950;
` della Sardegna, LUnione
Lomericita

sarda, 1950; Sardegna, 1952; Il poeta


del Marghine (Melchiorre Murenu), SI` che rischiglia, VI, 1, 1954; Una civilta
sorge. La Sardegna nuragica, 1955; Storia della Sardegna, 1971; Mariano IV
dArborea, 2001.

Carte dArborea Complesso di documenti, che si dice provenienti dagli archivi (o dalla corte) dei Giudici dArborea, costituito da una quarantina di testi di varie dimensioni, attualmente custoditi quasi tutti nella Biblioteca Universitaria di Cagliari. Nel 1870 una
Commissione dellAccademia delle
` falsi.
Scienze di Berlino li dichiaro
& STORIA La loro storia ebbe inizio nel
1845 quando Cosimo Manca, un frate del
convento di Santa Rosalia a Cagliari, offr` la prima pergamena a Pietro Martini, affermando che essa era molto antica. Nel corso del decennio successivo
a questo primo documento se ne aggiunsero degli altri di vario genere, che apparvero subito destinati a operare un
vero e proprio radicale rivolgimento di
quanto fino ad allora si conosceva non
solo della storia sarda ma anche della
storia italiana, in particolare della lingua. Il complesso dei documenti, infatti, sembrava non solo poter colmare
i vuoti di conoscenza relativi allAlto
Medioevo sardo, ma anche modificare
le conoscenze sulla fase iniziale della
lingua e della letteratura in Italia. Il ritrovamento apr` una lunghissima discussione tra storici, paleografi e letterati sui contenuti delle C. dA. ma so` , presto
prattutto sulla loro autenticita
messa in dubbio da diversi studiosi. Infatti le C. dA. proponevano una lettura
in chiave sarda di alcuni secoli dellAlto
Medioevo, in base alla quale molti studiosi in Italia e in Europa presero in
considerazione lipotesi che nella Sardegna altomedioevale, e in particolare
nella corte dArborea, si fosse formata
una cultura di livello alto, capace di ri-

427

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 433

Carte dArborea
proporre su nuove basi il problema dellorigine della lingua italiana. Questa
strabiliante prospettiva fin dal 1849
fece ipotizzare a molti studiosi, il primo
dei quali fu il Gerhard, nello stesso
1849, che il contenuto delle C. dA. fosse
`, un documento delfalso. Nel 1851, pero
lAccademia delle Scienze di Torino,
ispirato dal Lamarmora e da altri, di` lautenticita
` delle C. dA. e semchiaro
` chiudere la polemica; nel 1853 lo
bro
`
stesso prestigioso organismo dichiaro
` del Ritmo di Gialeto, che fu
lautenticita
anche esposto a Torino. Pietro Martini
fu cos` riabilitato e insignito di unonorificenza, ma poco dopo i sospetti sul` ripresero a manifestarsi.
lautenticita
Nel 1857 il grande arabista Michele
Amari, avvalendosi dei filologi della
cole de Chartes, mise in evidenza la falE
sificazione, compromettendo definitivamente labile costruzione. Gli studiosi passarono allora ad avanzare le
` disparate ipotesi sullidentita
` degli
piu
autori del falso e a interrogarsi sulle
motivazioni di quella operazione cos`
complessa e, a suo modo, anche cos` af` . Nel 1861
fascinante. Lo scandalo dilago
anche Pasquale Tola prese le distanze
` per la
dai documenti e non li utilizzo
redazione del suo Codex diplomaticus
Sardiniae, compromettendone definiti` negli ambienti
vamente la credibilita
dellalta cultura sarda, gran parte della
quale aveva creduto nei falsi. A questo
punto la polemica invest` in prima persona il Martini, che coraggiosamente
` , avviandone
difese la loro autenticita
anche la pubblicazione (particolarmente costosa, in cui fu sostenuto economicamente dal Lamarmora, che era
stato uno dei primi a credere nelle C.
`, lAccademia delle
dA.). Nel 1864, pero
Scienze di Torino rivide la propria posizione e il mondo accademico italiano
si divise in due schieramenti: uno favo`, che faceva capo a
revole allautenticita

un eminente filologo come Pietro Fanfani, laltro decisamente contrario, costituito da un gruppo di giovani filologi
estremamente battaglieri. Nella polemica tra il 1864 e il 1866 intervennero il
Mayer e il Dove, che dichiararono le C.
dA. un clamoroso falso. Nel turbinare
di questa dura lotta, lo sfortunato Pietro
Martini mor` nel 1866, forse come si
disse di dolore. La sua scomparsa non
fece cessare la polemica sulle C. dA. In`a
fatti Carlo Baudi di Vesme continuo
` e in molte Unidifenderne lautenticita
` (Cagliari, Palermo, Torino, Pisa
versita
e Bologna) i falsi continuarono a essere
adoperati come strumenti degli studi
accademici. Per uscire dallimbarazzo,
nel 1869 il Baudi propose al grande storico Theodor Mommsen che lAccademia delle Scienze di Berlino si facesse
carico di definire una volta per tutte il
` delle C. dA.
problema dellautenticita
` una comLAccademia tedesca nomino
missione composta da Moritz Haupt, fie
lologo, dal Dove, dal Tobler, dallo Jaffe
dallo stesso Mommsen, che la presiedette. Nellagosto dello stesso anno i
materiali da esaminare giunsero a Ber` fino al genlino. La commissione lavoro
naio del 1870, concludendo con la bocciatura definitiva delle C. dA. La pole` ancora ma oramai il demica continuo
stino delle C. dA. era segnato: esse pas` cosarono alla storia come uno dei piu
lossali falsi scientifici del tempo e i
danni sullambiente degli studiosi del
Medioevo sardo fu enorme.
& TESTI 1. Il ritmo di Gialeto, un carme
in latino, che descrive la ribellione dei
sardi ai Bizantini (Pergamena I); 2. un
frammento in latino sulle devastazioni
operate in Sardegna dagli Arabi (Pergamena II); 3. un complesso di versi di un
poeta, Bruno de Thoro, assolutamente
sconosciuto (Pergamena III); 4. una lettera di un Giorgio de Lacon, contenente
lo schema di un poema in onore di un

428

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 434

Cartografia storica
giudice dArborea (Pergamena IV); 5.
epistole, sonetti e canzoni attribuiti a
Torbeno Falliti e al suo discepolo Francesco Carau, che sarebbero stati due
giuristi cagliaritani vissuti nel secolo
XIV (Pergamena V); 6. bolla di crociata
e concessione di salto del secolo XV
(Pergamena VI); 7. memoria di uno strumento fatto dal canonico Giacomo Fortesa nel 1430 (Pergamena VII); 8. un
frammento di una cronaca del secolo
IX riguardante loccupazione da parte
degli Arabi del castello di Pula; 9. la de id e
scrizione dellimpresa di Mugha
della liberazione della Sardegna a
opera di Parasone II (Pergamena VIII).
La C. dA. comprendono inoltre 14 codici: 1. trasunto di unarringa fatta nel
secolo VII da rappresentanti di Torres
al giudice Stefano, il cui testo venne
commentato nel secolo IX da Severino
da Cagliari (Codice I); 2. frammento
della vita dellarcivescovo di Cagliari
Valente (Codice II); 3. un condaghe nel
quale vengono descritti i fatti avvenuti
in Sardegna dal 777 all813 (Codice III);
4. una relazione in sardo di Antonio di
` sarde diTharros sulle antiche citta
strutte dagli Arabi (Codice IV); 5. storia
id scritta in
dellinvasione di Mugha
sardo (Codice V); 6. storia del giudicato
dArborea dalla sua costituzione fino allepoca di Costantino I dArborea (Codice VI); 7. memorie sul giudicato dArborea scritte in latino e in sardo (Codice
VII); 8. cronaca delle guerre tra Comita
III dArborea e Gonario di Torres scritta
in sardo (Codice VIII); 9. compendio
della storia di Giorgio di Lacon in latino
e in sardo (Codice IX): 10. cronaca sulla
fondazione di Oristano scritta in sardo
(Codice X); 11. due sonetti in italiano
per la morte di Eleonora dArborea e
una storia di Eleonora (Codice XI); 12.
poesie in italiano e cronaca in latino dei
fatti del giudicato (Codice XII); 13. cronaca di Ploaghe in italiano (Codice

XIII); 14. il protocollo del notaio Michele Gilj (autentico) (Codice XIV).
Le C. dA. comprendono inoltre 11 fogli
cartacei e il Codice guarneriano.

Carte volgari cagliaritane Complesso


di 21 documenti redatti in sardo campidanese e risalenti ai secoli XII e XIII.
Contengono i testi di alcune donazioni
fatte dai giudici di Cagliari e altre notizie molto utili per ricostruire lorganizzazione del giudicato di Cagliari. Si riferiscono principalmente alla diocesi
di Suelli e probabilmente vennero collocate nellarchivio capitolare di Cagliari dopo che lantica diocesi fu soppressa nel 1423. I documenti furono trascritti nel 1600 e riordinati da Francesco Sulis nel 1873. Furono studiati a
fondo da Arrigo Solmi agli inizi del Novecento e restaurati in Vaticano nel
1978.

Cartografia storica Le carte geografiche della Sardegna possono essere, nel


complesso, divise in due gruppi. Il
primo gruppo comprende quelle tracciate e disegnate in base alla raccolta
diretta delle informazioni e alla verifica sul campo dei dati territoriali e
degli spazi. A questa categoria appartengono tutte quelle carte realizzate da
geografi che lavorarono o raccolsero
dati in Sardegna: come Rocco Cappellino, come lignoto autore della carta
spagnola del secolo XVII, come il capi che disetano francese Jacques Petre
` tra il 1679 e il 1681 le coste sarde, i
gno
cosiddetti Ingegneri piemontesi del
Settecento, De Vincenti, Craveri,
Maina, Tommaso Napoli, Alberto Lamarmora, William Henry Smyth. Il secondo gruppo comprende le carte elaborate grazie a informazioni indirette
di diversa provenienza, a rilevamenti
`
di seconda mano e alle fonti delleta
classica: appartengono a questa categoria le carte di Magini, Mercatore, Cluverio, Coronelli, DAnville, Bacler dAlbe.

429

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 435

Cartografia storica
` il
Anche la stessa carta di Arquer e
frutto di un lavoro svolto a tavolino.

Cartografia storica La carta miniata di


Enrico Martello (1458-1464) e` la prima con
lorografia dellisola.

Questo approccio esterno esprimeva


inevitabilmente le idee geografiche ed
economiche correnti sulla Sardegna;
attento, quindi, a definire e a tracciare
i lineamenti della sua figura costiera, il
perimetro delle sponde, gli approdi, i
` commerciali, le
porti, le sedi di attivita
`, le piazzeforti militari, ma sostancitta
zialmente elusivo nei confronti del suo
` del
contenuto insulare, della poverta
retroterra agricolo, della desolazione
delle pianure malariche, del rilievo
montano, delle valli incassate, della di`
spersione dellhabitat. Linsularita
della Sardegna, il suo isolamento e la
` negli spazi liquidi
sua stessa centralita

del Mediterraneo occidentale danno


` molto
alla cartografia una materialita
evidente. Lessere una grande isola in
mezzo alle acque del mare di un mare
che, a seconda dei flussi dei traffici e
delle contingenze concrete della storia,
la isola e al tempo stesso la congiunge ai
paesi rivieraschi del Mediterraneo
presuppone, infatti, lo snodarsi di una
forma, il disegnarsi di contorni precisi
`
e netti: non a caso sin dallantichita
venne riconosciuta la sua somiglianza
con lorma umana, o meglio, come
scrive Benedetto Bordone, un geografo
veneziano del Cinquecento, fu dai
greci da la forma de la sola del calzamiento nominata. Le fonti classiche
insistono continuamente sulla singola` della sua forma Terras enormes corita
hibet nudae sub imagine plantae, scrisse
Silio Italico o sulla sua posizione favorevole, al centro del Mare Tirreno (Poenos Italosve petenti opportuna situ, afferma Claudiano). Polibio insiste sulla
` , Cicerone sullaria pestisua fertilita
lenziale, Pausania e Pomponio Mela
esaltano la sua produzione di grano ma
mettono in guardia sui pericoli dellaria malsana, Aristotele ricorda che un
tempo era assai ricca ma dopo decadde.
Queste frammentarie descrizioni geografiche e queste superficiali notizie finirono, poi, per influenzare quasi tutti i
`
geografi e gli scrittori europei dellEta
` dire, ai grandi dicmoderna sino, si puo
tionnaires francesi del Settecento e alla
voce Sardaigne compilata dal cavadie di
liere de Jaucourt per lEncyclope
Diderot e DAlambert. Anche una classificazione puramente fisica della
geografia della Sardegna diventava
problematica: il geografo olandese B.
Varenius nel trattato Geographia generalis (1664) non sa se inserire la Sardegna nella categoria delle insulae magnae o in quella delle insulae parvae e
decide di considerarla come una di

430

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 436

Cartografia storica
` soprattutto a
quelle mediocres. Ma e
` insulari che,
proposito delle societa
` moderna, emergono pregiudizi
nellEta
e stereotipi sulle caratteristiche
umane, reali o pretese, degli abitanti di
quelle terre ai margini delle grandi vie
di comunicazione e dei traffici. La carta
` , anche se statica ipogeografica, pero
`
tizza comunque unidea descrittiva, e
concepita in funzione della conoscenza
del territorio. E proprio da questi tenta` fisica e umana
tivi di penetrare la realta
della Sardegna emerge con prepotenza
` geografica e
la marcata individualita
storica di questisola, come scrive il
geografo arabo Edrisi nel secolo XII,
grande, montuosa, scarsa dacqua.
& UNISOLA GRANDE E MONTUOSA I
libri che rapportano la geografia sarda
sono troppo concisi e lavorati da persone che non la visitarono e si affidarono a relazioni confuse, ed anche in
parte false, scrive nel 1799 un autorevole personaggio della burocrazia sabauda, il censore generale Giuseppe
Cossu, che lamenta anche la totale mancanza di carte nautiche attendibili
un forestiero possa approdarvi
perche
con sicurezza. Nel 1577 larchitetto militare Rocco Cappellino, autore della
prima, dettagliata carta geografica
della Sardegna, frutto di un faticoso lavoro sul campo durato venti anni, so`
stiene che il disegno de dita isola non e
stato tirato alla sua buona forma e ne
individua le cause nel fatto che il regno
` stato quasi sempre tenuto in
sardo e
tanto poco conto e stima. Se si sfogliano le tavole dei grandi atlanti del
Cinquecento e del Seicento, come il
Theatrum Orbis Terrarum di Ortelius e
lAtlas Maior di Blaeu, si vede facilmente come i paesi del Nuovo Mondo,
` , famosissimi per le
il Messico, il Peru
loro immense ricchezze, sono raffigurati con molta maggiore precisione e

` esattezza della pur vicina e mecon piu


diterranea Sardegna.

Cartografia storica La Sardegna nellIsolario


general de todas las islas del mundo di Alonso
de Santa Cruz, cartografo di Carlo V (prima
` sec. XVI).
meta

La rappresentazione cartografica
esprime non tanto unastrazione matematica quanto la proiezione di uno spazio concreto, vivo, in continuo mutamento, esposto alle scoperte e alle trasformazioni delluomo. La raffigura` , quindi, strettazione dello spazio e
mente legata al processo delle grandi
reti di comunicazione, terrestri e marittime, alle esigenze militari, allindividuazione delle frontiere, e, soprattutto,
allo sviluppo dei traffici e del commercio. Dal secolo XVI lo spazio, dilatato
ormai alla superficie dellintero pia` spazio econoneta, diviene sempre piu
` moderna leconomiamico. NellEta

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 437

Cartografia storica
` secondo gli schemi
mondo europea e
` reinterpretativi proposti dalla piu
cente storiografia il risultato della
coesistenza e della giustapposizione di
` che vanno da
diverse forme di societa
` capitalistiche e opulente,
quelle gia
` stacome lOlanda del Seicento, a realta
tiche e relativamente inerti, come la
Sardegna, o a zone in cui vige ancora la
` , situate ai livelli piu
` bassi di
schiavitu
` stata
questa gerarchia. La Sardegna e
per lungo tempo un oggetto economico, un vero e proprio modello di economia marginale, una regione spogliata
a vantaggio dei centri commerciali e
mercantili europei, condannata a desti` che ai bisonare la sua produzione piu
gni locali alla domanda dei mercati
limesterni: si capisce allora perche
magine grafica della Sardegna non potesse non riflettere lo scarso interesse
che questisola, ai margini dellEuropa,
inserita a malapena in uneconomia
monetaria e caratterizzata dallimmobilismo e dalla conservazione delle
strutture, suscitava presso il mondo dei
` moderna. In unoperadotti nellEta
zione come la cartografia che sembra
` piu
` neutra si puo
`
basata sulloggettivita
rilevare come sia sempre presente una
spinta soggettiva dovuta a una conoscenza diretta del proprio habitat. Il
grande centro cartografico del Rinasci` Venezia, una citta
` il cui tema
mento e
` lincertezza e la
spaziale dominante e
`, dato che i limiti tra terra e
variabilita
acqua cambiano continuamente; al pri` nel Seimato dei veneziani succedera
cento quello degli olandesi, con le loro
dinastie di cartografi-artisti come Gerardo Mercatore, Jan Blaeu, Jan Jansson, Frederik de Wit: altro paese dove i
confini tra terra e acqua sono incerti,
ma, soprattutto, paese proiettato sul
mare e centro di quel capitalismo commerciale i cui fili di interesse si snodavano per tutto il mondo allora cono-

` di comprendere in
sciuto. La necessita
unimmagine la dimensione del tempo
` alloriinsieme a quella dello spazio e
gine della cartografia. In Sardegna, la
` di percepire lo spazio al di la
`
difficolta
degli stretti confini del quadro insulare
` umana che,
da parte di una comunita
sospinta lontano dalle coste a causa
della malaria e delle incursioni
esterne, ha rivolto le spalle al mare e
vive chiusa in se stessa, ha, senza dubbio, inciso fortemente sullo sviluppo di
`,
` si e
una cartografia locale. Linsularita
` di
quindi, tradotta nellimpossibilita
rappresentare e descrivere lo spazio
territoriale della Sardegna, di immaginarlo visivamente al centro di un
mondo mediterraneo privo di frontiere.
La maggior parte delle carte geografi` stata, dunque,
che della Sardegna e
tracciata e disegnata lontano, nei
grandi centri della cartografia europea: Venezia, Amsterdam, LAia, Parigi,
Londra. Sarebbe, tuttavia, ingiusto non
prendere in considerazione o sottovalutare i pochi, ma significativi tentativi di
tracciare una carta generale dellisola
attuati dai geografi e dagli storici sardi,
come la carta di Sigismondo Arquer per
la Cosmographia universalis (1550) del
Mu
nster e, seppur non corredata da alcuna rappresentazione grafica, la Corographia (1580-88) di Giovanni Francesco
Fara, con i calcoli sulla lunghezza e
sulla larghezza dellisola, nate entrambe allinterno del rinnovato interesse umanistico per la geografia e la
corografia tolemaica; o la grande e ac`
curata carta spagnola della prima meta
del Seicento frutto dellentourage burocratico-amministrativo del viceregno
sardo; e infine la precisa carta elaborata tra il 1796 e il 1808 dal padre scolopio Tommaso Napoli, risultato di un paziente lavoro compiuto percorrendo a
piedi e a cavallo tutta lisola.

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 438

Cartografia storica

Cartografia storica Lisola in una delle carte


` sec. XVI).
di Gerardo Mercatore (meta

` CLASCARTOGRAFIA DELLANTICHITA
SICA Il primo documento cartografico
sulla Sardegna di cui si ha sicura notizia dobbiamo linformazione a Tito Li` la carta dellisola che il console
vio e
Tiberio Gracco fece appendere al tempio di Giove Capitolino al suo rientro a
Roma dopo una vittoriosa spedizione in
Sardegna durata tre anni (177-174 a.C.).
Non ci sono pervenute invece tracce di
una rappresentazione grafica dello spa` nuragica e, poi,
zio da parte della civilta
da parte di quella punica, anche se i ritrovamenti archeologici (catene difensive di nuraghi, betili, acropoli ecc.) dimostrano lesistenza di una conoscenza
e di una trasformazione-organizzazione
del territorio, confermata inoltre dallarmonico rapporto con la natura e il
paesaggio. Gli stessi greci avevano informazioni precise sulla geografia del-

&

lisola. Plinio, ad esempio, citando le


fonti greche nella sua Naturalis Historia, ricorda che, a causa della somiglianza della Sardegna alla forma di
` nel secolo IV a.C.
unorma umana, gia
Timeo la chiamava Sandaliotis e Marsilio Ichnusa. Questo rifarsi a unimmagine precisa e concreta, appunto lorma
del piede, ci induce a credere che nel
secolo IV a.C. esistessero in Grecia raffigurazioni molto sommarie, ma quantomeno indicative, sulla forma della
Sardegna. Anche nella Tabula aenea di
Esterzili (=), conservata nel Museo
G.A. Sanna di Sassari, che tratta di
una controversia di confini avvenuta
nel 67 a.C. tra popoli della montagna (i
Gallilenses) e quelli del Campidano (i
Patulcenses Campani), si parla di una
`
carta (forma) della Sardegna. La piu
antica carta geografica della Sardegna
` giunta dal mondo classico e
`, coche ci e
munque, la rappresentazione dellisola
nella Geographia di Claudio Tolomeo,
nelledizione del codice Urbinate
Greco 82, custodita nella Biblioteca
Apostolica Vaticana, copia medioevale
del secolo XI di un codice greco del secolo II. Fu Tolomeo, nel secolo II. (era
nato in Tolemaide dEgitto intorno al
100, mor` ad Alessandria nel 178), che
riusc` a dare soluzione al problema cartografico fondamentale, la rappresentazione su un piano (la carta) di una superficie curva (la terra). Tolomeo rap` con archi di cerchio i paralpresento
leli, che i geografi precedenti avevano
tracciato rettilinei, e fece convergere i
meridiani verso i poli: in questo modo
la carta geografica assunse un aspetto
` naturale e le singole regioni risultapiu
rono meno deformate dal disegno. Alla
Sicilia e alla Sardegna, le due maggiori
isole del Mediterraneo, Tolomeo ha dedicato la settima tavola della sua Geographia. Sebbene nelle fonti letterarie
classiche la Sardegna appaia notevol-

433

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 439

Cartografia storica
mente idealizzata, soprattutto a causa
della leggendaria lontananza e collocata quasi fuori della dimensione del
tempo storico, Tolomeo dimostra di
avere una buona conoscenza geografica
dellisola e informazioni precise e attendibili. Egli la colloca tra 3530 e
3045 di latitudine, e tra 2915 e 3530
di longitudine est dal meridiano delle
` abisole Fortunate. La raffigurazione e
bastanza allungata e, nel complesso, as` , alsai uniforme. Vengono colti, pero
cuni aspetti peculiari del perimetro costiero dellisola: la sequenza di isole
che dal golfo dellAsinara alle Bocche
di Bonifacio rendono difficile e pericolosa la navigazione tra la Sardegna e la
Corsica, il golfo di Alghero, quello di
Palmas e quello di Orosei. Lampia
` situata
apertura del golfo di Cagliari e
nella costa orientale (posizione che nelledizione del codice Laurenziano
` collocata nel suo giusto sito). I
verra
fiumi segnati sono cinque: il Temo, il
Tirso, il Cixerri nella costa occidentale;
il Cedrino e il Flumendosa in quella
`
orientale. Estremamente dettagliata e
lattenzione dedicata ai centri abitati,
che vengono raffigurati con piccoli rettangoli color terra con il lato superiore
seghettato simbolo forse della cinta
` importanti (Camuraria ; per le citta
gliari, Porto Torres, Orroli) sono aggiunte piccole torri. La toponomastica
` arricchita anche dai nomi delle die
verse popolazioni che abitavano nellisola. Vaga invece lorografia, ad eccezione di un massiccio collocato nel centro-nord della Sardegna e quegli Insani
Montes, che gli studi di Pais e di Gras
hanno identificato nel massiccio del
Gennargentu con le sue diramazioni
sino alla costa orientale dellisola. La
raffigurazione tolemaica della Sardegna ebbe unenorme importanza nella
successiva storia della cartografia sullisola, soprattutto durante il Rinasci-

mento, grazie alla prima edizione a


stampa (1478) della Geographia.

Cartografia storica Il Mediterraneo


occidentale nella carta di Matteo Prunes
(Maiorca 1560).
& TABULA PEUTINGERIANA Laltro do` pervecumento cartografico che ci e
` classica e
` la cosidnuto dallantichita
detta Tabula Peutingeriana (prende il
nome dellumanista tedesco Conrad
Peutinger che ne divenne possessore
nel 1506), copia medioevale dei secoli
XI-XII di una carta-itinerario romana
dei secoli III-IV, conservata nella Biblioteca Nazionale Austriaca di Vienna.
` un rotolo di pergamena (comLa carta e
posto da undici pelli, lungo 6,83 m e
largo 0,34 m), dipinto a colori, le terre
in giallo, i mari e i fiumi in verde, i rilievi in grigio, giallo o rosa, che comprende tutto il sistema di strade dellImpero, dalla Spagna alla Turchia. Si
tratta di unimmagine lineare, quale
` trovare posto solo in un lungo ropuo
` il promemoria della successione
tolo: e
delle tappe, il tracciato di un percorso,
quasi il bisogno di fissare sulla carta i

434

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 440

Cartografia storica
` del
luoghi di un viaggio. La totalita
mondo allora conosciuto vi appare ap`
piattita orizzontalmente: siccome cio
che interessa sono le strade terrestri, il
` ridotto a una stretta
Mediterraneo e
striscia orizzontale ondulata che se` larghe, cioe
` lEuropa
para due fasce piu
e lAfrica, per cui Provenza e Africa del
Nord sono vicinissime, cos` come Palestina e Anatolia; la Sardegna, la Corsica, la Sicilia vi appaiono singolarmente schiacciate, quasi con laspetto
di isole fluviali. La Sardegna, raffigurata nella solita forma del piede umano,
viene descritta in modo molto approssi` dimativo, sicuramente per le finalita
chiaratamente terrestri della Tabula:
` nonostante, vi e
` un buon elenco di
cio
centri abitati uno dei quali contrassegnato da casette disegnate di varia
forma , fra cui figurano Neapolis, Sulci,
Uttea, Crucis, Turribus, Nura, Carales,
` senza alcuna preoccupadisposti pero
zione per la loro ubicazione esatta. Anche le stesse isole sarde sembrano sassi
gettati a caso nel mare: la loro individuazione, probabilmente per gli errori
di trascrizione del copista medioevale,
appare spesso difficoltosa. Con la crisi
del mondo antico abbiamo pochi e
frammentari almeno sino al secolo XI
documenti cartografici sulla Sardegna. Come per le fonti storiche, anche
per queste geografiche, cala sulla Sardegna altomedioevale un fitto velo di
nebbia.
& CARTOGRAFIA ARABA NellEuropa
del Medioevo lo spazio era sinonimo di
paura: lo spazio libero, aperto dava, infatti, un senso di vuoto. Il mondo medio` un
evale, ha scritto Jacques Le Goff, e
` o meno vasti, celinsieme di spazi piu
lule economiche, sociali, culturali. Per
`
lungo tempo lOccidente medioevale e
rimasto un agglomerato, una giustapposizione di domini signorili di castelli e
` sorti in mezzo a distese incolte e
di citta

` ripiegata in
disabitate. E una societa
` umane
se stessa, composta da comunita
che vivono di uneconomia chiusa, cur` come
tense. I traffici non coprono piu
una rete linsieme del territorio, smi` disperse senza alcun
nuzzato in entita
rapporto di scambi interni. Il mare,
limmensa distesa liquida e mobile, appare come un elemento ostile, circondato da pianure malsane, portatore di
invasioni e scorrerie, con quel vento
freddo e salato che impedisce le colti`, quindi, stupire il fatto
vazioni. Non puo
che nella cartografia altomedioevale la
Sardegna fosse raffigurata in termini
decisamente fantastici, che tradivano
la quasi totale mancanza di notizie e
dati sullisola, dovuta senza dubbio allisolamento marino. Il carattere demo` confermato anche
niaco del mare e
` dei
dalla moltitudine e dallenormita
mostri che lo abitano e che cosmografie e mappamondi fanno a gara nel raffigurare. Lidea che unisola potesse
avere una natura bizzarra e diversa era
assai diffusa tra i geografi del tempo.
` dellallegoria e dei simSiamo nelleta
boli: dato che i continenti sono tre, circondati dalloceano e separati dal Mediterraneo e dal Mar Rosso, molti cartografi si accontentano di schematizzarli
con una T scritta in una O. Nel mappamondo isidoriano del secolo VIII
della Biblioteca Vaticana (una carta a
forma di ruota), limmagine della Sardegna appare estremamente schematizzata: a forma di calice, con il bordo
dentellato rivolto verso lAfrica, a
fianco della Sicilia ridotta a un semplice triangolo. In un mappamondo del
secolo X (che si trova in copia in un testo
del secolo XII conservato nella Biblioteca Reale di Torino) la schematizzazione e lastrazione delle forme si fanno
` evidenti: le isole mediterraancora piu
nee, tutte di eguale grandezza, sono poste in regolare fila in uno strettissimo

435

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 441

Cartografia storica
canale. Nel commentario dellApocalisse del Beato di Liebana (secolo XI),
`que Nationale
custodito nella Bibliothe
di Parigi, le isole del Mare Interno sono
raffigurate in una forma ovale di colore
smeraldo, circondate da pesci mostruosi, con le coste rosse e i castelli dorati su un mare scuro come linchiostro.
Ma non sempre la geografia dei secoli
anteriori al XIII si limita a questi tratti
approssimativi: nella carta anglosassone Cotton (del secolo X o forse XII) i
deformati
lineamenti dellisola, benche
in modo grottesco, non sono del tutto
`, e in quel tardivo profuori dalla realta
`
dotto della cartografia fantastica che e
il mappamondo di R. Haldingham
(1285) la Sardegna inizia a riprendere
la sua classica veste di piede umano,
questa volta con lalluce puntato verso
la Sicilia. Diametralmente opposta alle
astrazioni mistiche e fantastiche dei
mappamondi dellEuropa medioevale
` la cartografia dei paesi islamici. Ane
` Miquel ha posto assai bene in evidre
denza il contrasto tra lignoranza dei
geografi arabi circa il mondo non musulmano da un lato, e le loro eccellenti
descrizioni dei paesi orientali dallaltro. Le loro nozioni sullEuropa erano
` espressamente vaghe. La
per lo piu
grande carta del globo tracciata da
` famoso geografo arabo del
Edrisi, il piu
Medioevo (nato a Ceuta in Marocco nel
1099 e morto nel 1164), molto dettagliata
sul mondo islamico, risulta squilibrata
nella raffigurazione dellOccidente: la
Sardegna e la Corsica sono in una posizione sbagliata e la loro rappresenta` abbastanza sommaria, mentre
zione e
` raffigurata e descritta con
la Sicilia e
molta esattezza. Nella carta (se ne con`que
servano 3 esemplari: alla Bibliothe
Nationale di Parigi, a Oxford, a Istan` Terranova,
bul) sono segnate tre citta
` un accenno
Castelsardo, Cagliari e vi e
al rilievo costiero occidentale. La geo-

` , pero
` , essenzialmente
grafia araba e
geografia umana e parla soprattutto di
` , commerci, traffici. Prouomini, citta
prio da questa impostazione descrittiva
Edrisi mostra una buona conoscenza
della Sardegna, dovuta, anche, allinteresse che gli Arabi avevano per lisola e
per la sua felice posizione: I sardi sono
` fanigah berberizzanti,
di schiatta rum a
rifuggenti dal consorzio con ogni altra
`nia], sono gente
nazione di Rum [Roma
di proposito e valore che non lascia mai
larme scrive il geografo arabo, mostrando di aver colto alcuni caratteri
storici dei popoli dellisola. La Sardegna ha miniere di buonissimo argento, il quale metallo da questisola si
esporta in parecchi paesi del Rum. La
` divisa dalla Corsica per uno
Sardegna e
stretto lungo 20 miglia. Altri scrittori e
geografi arabi descrissero la Sardegna:
` al Huwanizmi
Muhammud ibn Musa
(secolo IX), Ibn-al-Atir, Al Bayan e Ibn
` il circuito costiero
Gubayr (che calcolo
dellisola in 500 miglia).
& IL COMPASSO DA NAVIGARE Sviluppatasi in sintonia col forte incremento
dei traffici mediterranei, dopo il Mille
` un rinnovala cartografia comincio
mento sostanziale della concezione
della geografia fisica e prese a delinearsi unimmagine della Sardegna
straordinariamente aderente alla
` . Tra la meta
` del secolo XIII e la
realta
` del secolo XIV la navigaprima meta
zione mediterranea fu, infatti, interessata da una serie di innovazioni tecnologiche: il perfezionamento della bussola giroscopica; la compilazione di tavole trigonometriche per la navigazione; ladozione di un nuovo tipo di imbarcazione, la cocca, e soprattutto la
redazione di carte nautiche e di portolani. Fu grazie alla bussola e allastrolabio che i marinai del Mediterraneo poterono costruirsi carte la cui esattezza
` superata soltanto nel secolo XIX.
verra

436

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 442

Cartografia storica
Ne troviamo la conferma in un episodio
del 1270: Luigi IX re di Francia, per` sulla via
suaso dal fratello che Tunisi e
per Gerusalemme, si domanda se la
Sardegna sia proprio sulla via per Tunisi; i genovesi della sua flotta lo con` cos`, mostrandogli una
vincono che e
` antico esemplare
carta nautica. Il piu
di queste carte in nostro possesso, forse
contemporaneo alla Crociata del re di
` la cosidFrancia, o di poco posteriore, e
detta Carta pisana, databile intorno al
1275, opera di un anonimo cartografo
` una carta a
genovese. La Carta pisana e
bussola (o a compasso, secondo una de`
finizione largamente diffusa). In realta
` improprio, perche
il
questo termine e
` unopera divisa
Compasso da navigare e
`
in due parti: da un lato il portolano, cioe
la guida scritta per navigare nel Mediterraneo, dallaltro la carta nautica
dello stesso Mediterraneo. Riprodotta
centinaia di volte, rimaneggiata in traduzioni manoscritte e in versioni che
aggiungevano, perfezionavano, modifi` di dati sulle
cavano lenorme quantita
rotte, sui venti, sui litorali, sugli approdi, sulle correnti, questopera rimase dal secolo XII al XVII il manuale
modello per navigare nel Mare Interno:
essa costituisce senzaltro la maggiore
opera geografica e nautica del Medioevo.
& VIAGGIANDO NEL MEDITERRANEO Le
carte nautiche medioevali ricordiamo, oltre la Carta pisana, quelle di
Pietro Vesconte (1311), di Angelino Dalorto (1325), il cosiddetto Atlante Tammar Luxoro (principio del secolo XIV)
, disegnate sulla pergamena, sono ancora inimitabili, soprattutto se le si paragona alle carte arabe o a quelle tolemaiche, per la estrema chiarezza e per
il loro scopo eminentemente pratico,
concreto esempio della tecnica e delle` itasperienza dei navigatori delle citta
liane e, in particolare, di Genova. Le

carte sono costruite in base a dati puramente empirici, dovuti allosservazione


diretta delle coste, alle distanze stimate
attraverso la lunga pratica della navigazione, alle direzioni rilevate con laiuto
della bussola e senza fondamenti astronomici. Nel Mediterraneo la naviga` di piccolo cabotagzione era per lo piu
` a costeggiare angio, volta quindi piu
dare di scoglio in scoglio, come i granchi di mare, si legge nelle antiche
carte , a saltare da unisola allaltra,
che ad affrontare il mare aperto. Le
stesse distanze erano in qualche modo
relative: le dimensioni del Mediterra` sono state calneo in termini di velocita
colate da Braudel in 1-2 settimane nel
senso nord-sud (45-30 di latitudine) e
in 1-2 mesi nel senso est-ovest (35-5 di
` , quindi,
longitudine). La via del mare e
` rapida quando i venti sono favola piu
` fare fino a 300 km in
revoli una nave puo
` riventiquattro ore ma anche la piu
schiosa: una improvvisa e violenta tempesta, una lunga e snervante bonaccia,
un agguato di pirati possono compromettere definitivamente la navigazione. I portolani danno pertanto una
descrizione assai approfondita dei litorali, delle isole e di tutti i pericoli che
incombono sui naviganti. Dalle carte
nautiche emerge, in sostanza, soltanto
il perimetro delle coste che vengono
tracciate con una sottile linea scura,
`
messa in rilievo da unaltra linea piu
spessa sovrapposta di colore giallo-oro
se si tratta di un continente, le penisole
` in verde o in
sono colorate per lo piu
rosso-vino, le isole, invece, in celeste e
` piccole in giallo. Sulla linea del
le piu
litorale i toponimi si susseguono fitti,
` , ignosenza soluzione di continuita
` politiche.
rando le divisioni e le realta
Linterno si lascia quasi sempre vuoto:
spesso appaiono ingranditi i prospetti
` , soprattutto di quelle maritdelle citta
time, e talvolta gli stemmi e le bandiere

437

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 443

Cartografia storica
degli stati. Alla raffigurazione dei dati
geografici utili alle esigenze della navigazione danno coerenza i sistemi delle
rose dei venti di cui le carte sono interamente coperte, con le loro linee di direzione che sintrecciano e si intersecano per formare quel policromo reticolato su cui il marinaio stabiliva la
rotta da un punto allaltro.

Cartografia storica La suggestiva carta


dellolandese Jan Jansson (1638).

Nelle carte nautiche le distese liquide,


i vasti spazi marini acquistano un risalto molto maggiore delle terre che li
circondano. La Sardegna sembra perdere il suo carattere di isola emarginata
per essere avviluppata in una fitta rete
di rotte marittime che la circondano,
sfruttando le sua favorevole posizione
geografica proprio nel mezzo del Mediterraneo, utilizzando i golfi sicuri della
costa occidentale o come basi le isole di
San Pietro e dellAsinara. I cartografi
genovesi autori delle prime carte nautiche avevano un interesse speciale per
` nel dare i peleggi o
la Sardegna, percio
` le traversate per alto
pieleghi, cioe
mare, offrivano al navigante unampia
` : nel Compasso, ad
scelta di possibilita
esempio, non meno di 18 sono quelli
dallisola di San Pietro alla Tunisia,
alla Spagna, alla Provenza, 8 da capo
Teulada, 11 quelli dal canale di Carbo-

nara, 13 dallisola di Tavolara, 5 da capo


Comino, e cos` via. Nella Carta pisana
` raffigurata con unottima aplisola e
` . Sono indiprossimazione alla realta
cate con precisione le isole adiacenti,
` descritto
mentre il golfo di Cagliari e
` profondo, quasi come un fiordo, anpiu
largo e ampio. Sono, inoltre, menziche
` costiere, per lo piu
`
zionate 29 localita
isole, capi e porti naturali: pochi i rife` (solo Cagliari, Bosa,
rimenti alle citta
Oristano, Neapolis), forse a causa della
concentrazione dellhabitat verso linterno.
& CARTOGRAFIA NAUTICA MEDIO` precisa la forma delEVALE Ancora piu
lisola nella carta di Pietro Vesconte,
anchegli genovese: il golfo di Cagliari
viene raffigurato nella sua giusta forma
e sono descritti assai bene il golfo di
Oristano, quello di Palmas, quello di Alghero, le isole e gli stagni; vi sono 35 toponimi, con una nuova, maggiore attenzione per i centri costieri. Nel 1318 Vesconte disegna unaltra carta nautica,
in cui la forma dellisola viene sostanzialmente riproposta con alcune correzioni sulla costa orientale. Anche nella
carta dellAtlante Tammar Luxoro, del
principio del Trecento, i toponimi delle
coste sarde sono 35. Nel 1325 il cartografo genovese Angelo Dalorto costruisce una grande carta del mondo allora
conosciuto che, a differenza della rappresentazione di Vesconte (attenta solo
al bacino centrale e orientale del Mediterraneo), allarga la propria descrizione al Baltico, allAsia Minore, allEu` , infatti, il moropa Orientale. Costituira
dello per tutte le carte nautiche succes` sino alla seconda meta
` del
sive, cioe
Cinquecento. Il tracciato della Sardegna, cos` come appare nelle carte di Vesconte e di Dalorto, nonostante certe
esagerazioni nel profilo dei promontori
e nelle insenature, dovute alle esigenze
della navigazione di cabotaggio, risulta

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 444

Cartografia storica
alla fine molto vicino a quello che si sarebbe ottenuto con la proiezione
scientifica di Mercatore. Tuttavia, al
` di unanalisi squisitamente fordi la
male della perfezione dellimmagine si
tratterebbe, diciamo cos`, di decodificare la rappresentazione cartografica
per individuare dei significati che
sciolgono i nodi culturali e sociali di
quella concettualizzazione dello spa` , il segno
zio. Che cosa nasconde, cioe
dei cartografi genovesi o catalani
quando traccia i confini costieri di
quellisola che emerge al centro di una
fitta ragnatela di rotte? La Sardegna appare nei secoli XII-XIV come il crocevia, il punto nodale degli interessi sul
Mediterraneo occidentale, sia di tipo
politico e strategico-militare, sia di
tipo economico-commerciale. La cen` della Sardegna e
` pero
` , in realta
`,
tralita
`
espressione a sua volta della centralita
di questa precisa zona della terra, racchiusa tra le sponde provenzali, liguri,
catalane e dellAfrica del Nord, nella
economia e nella politica del tempo.
Quando, con la navigazione atlantica e
` dele scoperte oceaniche, la centralita
gli interessi politici e commerciali si
` sempre piu
` verso lEuropa del
spostera
Nord, allora le linee sottili e dritte delle
rotte nautiche lambiranno appena la
Sardegna, considerandola soltanto
come un occasionale approdo per sfuggire le tempeste o le raffiche del Maestro, e si dirigeranno sicure verso nuovi
` ricchi mercati. Ma allora, ossere piu
vando sulle carte e i compassi del
Trecento le innumerevoli linee che si
appuntano come spilli sulle coste
sarde, ci si accorge che gli interessi
` marinare, Pisa e Genova, di
delle citta
Marsiglia, e poi di Barcellona, si fermano al limite costiero, assicurandosi
soltanto il monopolio commerciale
delle risorse dellisola (metalli, sale, corallo, cuoi, formaggio, grano, tonno) at-

traverso loccupazione di basi mercantili e militari. Leconomia chiusa, quasi


immobile della Sardegna, con i suoi
ritmi lenti di vita, viene, quindi, aperta
dal di fuori da dominazioni mercantili, inserite nel tempo stringente dei
profitti, delle carte di cambio, delle
consuetudini e delle leggi marittime
resteranno in questo campo significativi esempi, come il Breve Portus Kallaritani (1318) e ledizione manoscritta cagliaritana del Llibre de Consolat de mar
(secolo XIV).
& CARTE DEL TRECENTO E DEL QUAT` belle carte della
TROCENTO Le piu
` del Trecento sono opera di
prima meta
genovesi, una scuola che diede ottimi
frutti anche nel secolo successivo: basta
` di Agostino da Noli
ricordare lattivita
e, soprattutto, la bella carta nautica di
Battista Beccario (1435), con una precisa raffigurazione della Sardegna. Il
primato nel campo della cartografia
`, a essere progressivamente
inizia, pero
conquistato dai catalani. A Palma di
Majorca che, negli anni 1350-1450, assume un ruolo decisivo nella distribuzione dei traffici e del commercio mediterraneo, nasce limportante scuola
cartografica della Catalogna. Il capo`
lavoro della cartografia majorchina e
lAtlante (1375) di Carlo V re di Francia,
opera del cartografo ebreo Abrahm Cresques. Formato da sei grandi carte dipinte su pergamena con splendidi colori, sono tracciate le coste del Mediterraneo, dellEuropa Atlantica e, soprattutto, con impressionante aderenza alla
` , le coste del Medio Oriente e
realta
quelle mediterranee e atlantiche dellAfrica del Nord. Con una punta di orgoglio numerose bandiere colorate indicano la presenza di consolati catalani
nei territori italiani e mediorientali (in
Sardegna, i consolati sono a Cagliari,
Sassari, Alghero, Oristano). La Sarde` compresa nella carta dedicata al
gna e

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 445

Cartografia storica
Mediterraneo occidentale: vi figurano
48 toponimi e un disegno assai attento
al tracciato della costa occidentale dellisola che si sofferma su Porto Conte,
sul golfo di Oristano, su quello di Palmas e dellAsinara, segnandone le giuste esposizioni. Linterno dellisola, colorato in marrone, forse per indicarne
` decorato da finisla natura montuosa, e
simi arabeschi multicolori. Come si
possono leggere le carte catalane del
secolo XIV e del secolo XV (oltre quelle
di Cresques e della sua scuola, Gabriel
de Vallsecha, Jaime Ribes, e Jafuda
Cresques, ricordiamo, per la rara precisione del disegno costiero della Sardegna, il mappamondo Estense di Modena, fine sec. XIV, e la carta nautica
del majorchino Giacomo Bertran, conservata nellArchivio di Stato di Fi` notare che
renze)? Innanzitutto, si puo
le linee chiave dei traffici si spostano
dal Tirreno al Mar di Sardegna: tramontano il porto di Torres e quello di Terranova, cresce in importanza il porto di
Alghero, completamente ripopolata da
catalani nel 1354. Cagliari, punta di diamante della dominazione catalana nellisola, resta sempre, col suo ampio e sicuro porto naturale, al centro delle
rotte marittime e si avvia a diventare,
grazie alla sua felice posizione geografica, un punto fermo nella politica mediterranea aragonese. La Catalogna
considera infatti la Sardegna un prezioso punto dappoggio nelle rotte di navigazione quel dominio della via strategica delle isole di cui parla Jaime Vicens Vives e come un gradino ulteriore nella scalata per il controllo commerciale del Mediterraneo. Lo sviluppo della conoscenza geografica
` pero
` legato al perfedella Sardegna e
zionamento dei trattati nautici e dei
portolani, e alla conoscenza dei porti e
degli approdi soprattutto in relazione
ai venti, con indicazioni preziose sui

corsi dacqua e le sorgenti ove poter far


rifornimento. Nel 1440 Giovanni da Uzzano, con la Pratica della Mercatura, arricchisce il Compasso, conglobando gli
altri trattatelli nautici del tempo: le coste sarde sono descritte dallisola di
San Pietro verso est con grande chiarezza e molti particolari in 6 fogli manoscritti. Un altro testo in cui vengono descritti gli approdi e i porti della Sarde` la Tavola per conoscere tutte le
gna e
terre e i luoghi (1481), scritta probabilmente da un veneziano e appartenente
alla famiglia Strozzi, conservata ora
nella Biblioteca Nazionale di Firenze.
Nei primi anni del Quattrocento si sviluppano due grandi tradizioni cartografiche che svolgeranno una funzione decisiva nel favorire le grandi scoperte
geografiche di fine secolo: la cartografia portoghese e la cartografia veneziana. In queste carte la Sardegna rientra solo marginalmente: i cartografi
` delle
portoghesi si servono per lo piu
precedenti raffigurazioni catalane, Venezia non ha interessi strategici o commerciali per la Sardegna. La raffigurazione dellisola nella Carta dItalia, del
` con1449 (attribuita a G.A. Valvassori, e
` , specie se
servata al Museo Correr), e
raffrontata con le carte nautiche precedenti, abbastanza imprecisa. Se il dise` nel complesso realistico
gno costiero e
` lisola dellAsinara), la
(manca pero
` piuttosto
rappresentazione del rilievo e
` una
arbitraria: linterno dellisola e
conca pianeggiante segnata con il
nome di Barbancia. Mentre producono carte nautiche di precisione e ampiezza sempre maggiori, i portoghesi e i
veneziani fabbricano anche mappe
mondiali che tengono conto della rivoluzione nautica e dellavventura dei
grandi navigatori. Ma il Mediterraneo,
se nelle carte medioevali si presentava,
intorno alla Sardegna, enormemente
` grande di quanto fosse in realta
`,
piu

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 446

Cartografia storica
ora rimpicciolisce a vista docchio ri` degli oceani e
spetto alle immensita
dei continenti.

Cartografia storica La splendida carta di


Parigi (Barcellona 1639). La lunga didascalia
al piede `e attribuita a Francesco Angelo de
Vico.

LA SARDEGNA SECONDO ARQUER Lo


sviluppo scientifico della cartografia
matura nel secolo XV anche per effetto
della riscoperta umanistica dellopera
` soprattutto linvendi Tolomeo. Ma e
zione della stampa ad agevolare la diffusione della geografia tolemaica: sono
infatti sette le edizioni a stampa pubblicate nel secolo XV, tutte con la Tabula
VII de Europa, che raffigura la Sicilia e
la Sardegna. Lopera del geografo alessandrino non costituisce soltanto un
esempio di metodo scientifico da imitare, ma un modello da seguire, che
avrebbe poi influenzato i lavori dei geografi rinascimentali e degli stessi corografi sardi del Cinquecento, Sigismondo Arquer e Giovanni Francesco
Fara. Tolomeo, infatti, distingueva una
geografia astratta, matematica, da una
geografia descrittiva, la corografia.
Se il geografo considera linsieme dellambiente per darne una visione globale, il corografo si occupa soltanto di
` appunto il
una regione limitata. Ed e
metodo corografico a ispirare la breve
monografia di Sigismondo Arquer, Sar-

&

diniae brevis historia et descriptio, pubblicata a Basilea nel 1550 nelledizione


latina della Cosmographia del celebre
geografo Sebastiano Mu
nster. La co` dismografia mu
nsteriana fu, come e
mostrato dalle numerosissime edizioni,
un vero e proprio best-seller del Cinquecento: il testo di Arquer, primo lavoro scientifico sulle caratteristiche
antropogeografiche dellisola, costi` per molto tempo una delle poche
tuira
fonti sulla Sardegna a disposizione del
lettore europeo colto. Insieme al testo
appare una carta geografica, apertamente modellata sulla falsariga delle
tavole tolemaiche, che secondo Alma`e
` forse la migliore fra tutte le carte
gia
sullItalia contenute nellopera mu
nsteriana. Ma la carta di Arquer, se da
` importante perche
rappreun lato e
senta il primo esempio di concettualizzazione dello spazio insulare da parte
`
di un intellettuale sardo, dallaltro e
pur sempre una bozza schematica, di
` pratica per la naviganessuna utilita
zione o per fini militari. Questa carta
era rivolta daltronde a illustrare uno` letteraria, e a
pera colta, con finalita
suggerire al lettore unidentificazione
` , dei luoghi dedei villaggi, delle citta
` infatti assai prescritti: la toponimia e
cisa, e per la prima volta in una carta
` vengono chiamate
scientifica le localita
`, i
con il loro nome corrente; le citta
` importanti
porti, i castelli, le ville piu
sono, inoltre, raffigurati con semplici
ed efficaci disegni che ne richiamano i
` significativi.
tratti piu
& LA SARDEGNA SECONDO FARA E CAPPELLINO Un tentativo di conciliare la
conoscenza erudita degli scritti degli
antichi geografi con un indagine scientifica, tipicamente rinascimentale,
delle caratteristiche fisiche, umane,
territoriali dellisola, viene attuata da
Giovanni Francesco Fara con i due libri
della Chorographia Sardiniae. Scritta

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 447

Cartografia storica
negli anni 1580-88, frutto di lunghi e disagevoli viaggi e di una conoscenza diretta del territorio, la Chorographia
venne stampata solo allinizio dellOttocento e, nella tradizione manoscritta,
` per oltre due secoli la fonte prinresto
cipale da cui i geografi trassero (o sac priva di
cheggiarono) notizie. Benche
carte, lopera dello storico sassarese,
grazie alla ricchezza delle informazioni
e ai calcoli della grandezza e della circonferenza dellisola (730 miglia), ha inciso a lungo sulla successiva cartogra` , non si limita soltanto a
fia. Fara, pero
calcolare le distanze o il perimetro costiero, ma analizza la natura e la ferti` del suolo, la flora e la fauna, il clima
lita
e lidrografia, e descrive anche gli
aspetti della geografia umana della
Sardegna, come le caratteristiche delle
` , il caratregioni storiche e delle citta
tere e i costumi degli abitanti, le cariche pubbliche e le istituzioni. Di ispira` inzione apertamente antitolemaica e
vece la carta di Rocco Cappellino
(1577), architetto militare, giunto in Sardegna nel 1552 su ordine di Carlo V per
dare un nuovo assetto alle fortificazioni
di Cagliari. Frutto parallelo e complementare ai lavori di ristrutturazione
delle mura di Alghero e di numerose
torri litoranee, risultato di unosservazione diretta dei luoghi, visitati nonostante il pericolo dei pirati e della malaria, la carta dellarchitetto cremonese
` il primo studio cartografico in cui il
e
rilievo montano e i principali fiumi vengono tracciati con qualche precisione.
` assai ricca, anche
La toponomastica e
nelle zone interne, sinora completamente ignorate dai cartografi. Disegnata orizzontalmente, la Sardegna di
` anche numeCappellino presenta pero
` evidenti
rose imprecisioni, fra cui piu
lerronea collocazione a SE del golfo di
Cagliari e a NO del golfo dellAsinara,
che verranno riprese da molti carto-

grafi successivi, come Ignazio Danti


(nella galleria delle carte geografiche
del Palazzo apostolico vaticano, 1581),
Magini, Blaeu, Jansson, Cluverio, Coronelli.

Cartografia storica Lisola nella famosa carta


di Giovanni Antonio Magini (1620).

CARTOGRAFI E GEOGRAFI DEL RINASCIMENTO Agli inizi del secolo si era


affermato, soprattutto a Venezia, il filone degli isolari, libri in cui venivano descritte e raffigurate le isole di
` antico isolario e
`
tutto il mondo. Il piu
il codice di Cristoforo Buondelmonti
` del secolo XV) in cui la Sardegna
(meta
come nellInsularium illustratum di
Enrico Martello mostra chiaramente
dessere stata elaborata da una carta
nautica. Nel Libro nel quale si ragiona
di tutte lisole del mondo di Benedetto
Bordone, stampato a Venezia nel 1528,
`
lipoteca grafica della carta nautica e
ancora evidente sia nei contorni della
Sardegna che nella completa ignoranza
della sua toponimia. Nelle Isole famose
di Francesco Camocio (Venezia, 1517),
lavoro ispirato ai criteri cartografici, il
` totalperimetro costiero dellisola e
mente sbagliato. Anche nellopera
` famose del mondo di TomLisole piu
maso Porcacchi da Castiglione (Vene` del
zia, 1572) la forma della Sardegna e
tutto inattendibile, e lautore riprende
nel testo notizie fantastiche come la
&

442

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 448

Cartografia storica
credenza che laria malsana fosse dovuta ai miasmi dei mufloni morti.

Cartografia storica Rappresentazione


geografica dellisola realizzata nel 1581 da
Ignazio Danti, conservata nella galleria delle
carte geografiche in Vaticano.

Nel Cinquecento, nonostante la diffusione della stampa, continuano a essere


prodotti atlanti, portolani e carte nautiche che, rispetto a quelli medioevali,
appaiono notevolmente migliorati e
perfezionati nel disegno e nella toponimia delle coste, nel calcolo delle rotte e
delle distanze. Fra questi ricordiamo
soltanto, anche per la buona raffigurazione della Sardegna, il portolano dellammiraglio turco Piri Rais (prima
` del secolo XVI), latlante venemeta
ziano di Battista Agnese (1545), latlante
catalano di Matteo Prunes (1560), latlante del cosmografo di Carlo V, Alonso
de Santa Cruz (1560 ca.), la carta nautica
del genovese Giacomo Maggiolo (1564).
Il tentativo di rappresentazione della
Sardegna contemporaneamente tole` attuato dal frate
maica e moderna, e
bolognese Leandro Alberti nella carta
del libro Isole appartenenti allItalia,
stampato a Venezia nel 1561. Lopera costituisce un indubbio progresso nella
raffigurazione dellisola, nonostante
gli errori evidenti (collocazione sbagliata di Cagliari e di Alghero, il golfo
dellAsinara completamente ignorato):
la descrizione della Sardegna del

` ricca non
grande geografo bolognese e
solo di notizie tratte da scrittori classici
` recenti,
ma anche di informazioni piu
relative alla fauna, allagricoltura, alla
` , alle istituzioni, alla
lingua, alle citta
storia. I nuovi sviluppi della cartografia
cinquecentesca sono legati soprattutto
allo studio dei metodi di proiezione,
analizzati sia attraverso il calcolo matematico che mediante procedimenti
geometrici. La carta della Sardegna di
Abramo Ortels (Ortelio), inserita nel
` apTheatrum Orbis Terrarum (1570), e
punto basata su una proiezione ovale.
La raffigurazione non aggiunge molto a
` sulla forma delliquanto si sapeva gia
` , invece, il ruolo delsola. Ben diverso e
limportante carta di Gerhard Kremer
(Mercatore), che costituisce un vero e
proprio momento di svolta nella carto` oggi
grafia della Sardegna. Mercatore e
giustamente considerato il restauratore del concetto scientifico della cartografia, che egli riconduce a procedimenti matematici. A lui si deve un particolare tipo di proiezione cilindrica
universalmente adottato per la compilazione di carte nautiche: mediante la
proiezione di Mercatore, nella quale gli
archi di parallelo e di meridiano appaiono amplificati in funzione della
loro distanza dallequatore, si ottengono carte geografiche in cui le relazioni angolari esistenti sulla superficie
terrestre rimangono inalterate. Il
primo disegno mercatoriano della Sar` incluso nella
degna risale al 1554 ed e
Grande Carta dEuropa. Questo disegno
viene poi ripreso e notevolmente perfezionato nellAtlas sive cosmographicae
meditationes del 1585. Se le notizie sullisola sono in gran parte tratte dalla
tradizione classica e dalle opere dei
geografi italiani i sardi sono descritti
come un popolo pacifico dedito allagricoltura e alla pastorizia (multi pecuariam exercent rem, agresti cibo et aqua

443

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 449

Cartografia storica
contenti) , il disegno delle coste e la
ricca toponimia mostrano una conoscenza di fonti geografiche e cartografiche davvero eccezionale, che gli consentono di tracciare una carta per quei
tempi precisa e accurata. La carta di
` , quindi, di gran lunga la
Mercatore e
` perfetta di tutte le carte precedenti
piu
e anche della maggior parte di quelle
stampate nel Seicento: basta fare un
confronto con quella, pur importantissima, del Magini, tracciata circa trentanni dopo sulla falsariga dei rilievi di
Cappellino, per rendersi conto dei risultati raggiunti dallimpostazione matematica del cartografo fiammingo.

Cartografia storica Insel und Konigreich


Sardinien, carta di Gabriel Bodenehr
stampata ad Augusta nel 1704-1707.

CARTOGRAFIA DEL SEICENTO Com`


pletamente diversa dalla razionalita
` la geografia
scientifica di Mercatore e
accademica di Philip Cluver (Cluverio), basata essenzialmente sullo scavo
e sul commento delle fonti e dei testi
`
classici. Per questi motivi Cluverio puo
essere in qualche modo considerato
come il fondatore della geografia storica. La sua opera, Sicilia Antiqua, item
Sardinia et Corsica, pubblicata a Leida
` ricchissima di informazioni
nel 1619, e
tratte dagli autori antichi, dai documenti epigrafici e, limitatamente alla
Sicilia, dalla visita dei luoghi. Le fonti
relative alla Sardegna sono di seconda
mano, ma la straordinaria erudizione
dellautore ne ha fatto un vero e proprio
&

classico: nel 1785 Domenico Simon


faceva, infatti, ristampare la Sardinia
antiqua di Cluverio nella collezione Rerum sardoarum scriptores. Il disegno di
` la base di unaltra imporCappellino e
tante carta del Seicento: la Sardegna
dallItalia del celebre astronomo e geografo Giovanni Antonio Magini (15551617), stampata postuma a Bologna nel
1620. Allatlante dItalia, suo massimo
` gran parte delle
lavoro, Magini dedico
fatiche dellultimo ventennio della sua
vita: per esso volle preparare carte in
` in
gran parte originali, delineate cioe
base a rilievi ufficiali fatti eseguire dai
vari governi italiani e che egli riusc` a
procurarsi grazie al benevolo interessamento dei Gonzaga. Per la Sardegna
Magini dovette, quindi, ricorrere alla
carta di Cappellino che, alla fine del
Cinquecento, rappresentava pur sempre lunico lavoro frutto di una cono` ed
scenza di prima mano delle localita
eseguito sul campo. Magini preferisce servirsi di una fonte diretta, fidandosi forse eccessivamente del Cappellino, e ignora volutamente il profilo
costiero assai vicino al vero delle carte
nautiche e lidrografia abbastanza precisa della cartografia tolemaica. NellI` , lelemento piu
`
talia, secondo Almagia
` costituito proprio daldisturbante e
linesatta raffigurazione della Sardegna. La carta, orientata con lest in
alto, riporta integralmente tutte le gravissime inesattezze nel disegno costiero, nellorografia, nella toponomastica della carta cappelliniana. Ma la
`, data lauSardegna del Magini esercito
` dellautore, uninfluenza imtorita
mensa: fu ricopiata, contraffatta, imitata moltissime volte in Italia e alle` , senza modificazioni, a
stero ed entro
` , in
far parte di atlanti notissimi; resto
sostanza, un modello insuperato per oltre un secolo. La carta di Magini venne
imitata da numerosi cartografi succes-

444

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 450

Cartografia storica
sivi: ricordiamo le Cartes generales de
toutes les parties du monde (1685) del
geografo francese Nicolas Simon;
lAtlas minor di Frederik de Wit, apparso ad Amsterdam nel 1660; lAtlante
veneto di Vincenzo Maria Coronelli
` anche il mo(1691), che riprende pero
dello maginiano; lAtlas novus (1745) di
Matteo Seutter. Nella tradizione iconografica maginiana, ricordiamo la carta
della Sardegna dellItalia di Matteo
Greuter (1657); dellAtlas maior di Giovanni Blaeu (1662); dellAtlas di Jan
Jansson (1666); dellItalie di Pierre Du
Val (1675); dellAtlas novus (1712) del tedesco J.B. Homann; dellAtlas maior
dellolandese Gerard van Keulen, stampato tra il 1641 e il 1729; e infine dellAtlas curieux di Hans Georg Bodenehr
(1715) e lanonima carta olandese del
1796. Nel secolo XVI, con la crescente
minaccia turca e degli stati barbareschi
nel Mediterraneo, il problema della difesa costiera della Sardegna acquista
una rilevanza di primo piano. Siempre
estamos assediados de corsarios, scrive
nel 1577 larcivescovo di Cagliari Antonio Parragues de Castillejo.

stiera della Sardegna (1572) mostra, ad


esempio, una straordinaria conoscenza
dei litorali, dei golfi, delle insenature,
` e delle fortifidelle pianure, delle citta
cazioni. Anche nelle relazioni dei visitadores spagnoli del Seicento, come
quella di Martin Carrillo (1612), le cognizioni geografiche sullisola sono
complessivamente buone. Da una let
tera del 1579 di Filippo Il allex vicere
di Sardegna, conte dElda, apprendiamo inoltre che negli anni 1570-75 il
pittore genovese Girolamo Ferrua
aveva girato in lungo e in largo per lisola, con grandi spese e pericoli, per costruire una nuova ed esauriente carta
n y chosmogrageografica (descripcio
phia de aquella isla). Purtroppo, questa
` mai pervenuta.
carta di Ferrua non ci e

Cartografia storica In questa carta di Sanson,


geografo di Carlo III, e` rappresentato lattacco
a Cagliari della flotta dellammiraglio Leake
nellagosto 1708.

LA SARDEGNA DEGLI SPAGNOLI Il


primo documento cartografico spa` la grande carta della Sardegna
gnolo e
(112 x 142 cm), anonima, a stampa, con` que Nationale
servata nella Bibliothe
di Parigi. Si ignora chi possa esserne
gli archivi iberici sono stati
lautore, ne
sufficientemente scandagliati per poter avere un quadro nitido della produ`
zione cartografica spagnola (non si puo
&

Cartografia storica Verso la fine del Seicento


compaiono carte immaginate come un bel
quadro.

Una conoscenza geografica esatta del


territorio dellisola diviene, quindi,
` necessaria. Il rapporto di
sempre piu
Marco Antonio Camos sulla difesa co-

445

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 451

Cartografia storica
escludere che si tratti proprio del lavoro di Ferrua). Tuttavia, il fatto che
sulla carta appaiano gli stemmi di Filippo IV e di Francesco de Vico, giurista
e storico sardo, reggente nel Supremo
Consiglio dAragona, ha indotto Baldacci a credere che la carta sia stata
elaborata a Sassari intorno agli anni
1620-1640. Tesi peraltro difficile da dimostrare. La carta, come si deduce
dalla legenda posta ai margini dellinci` infatti strettamente legata alla
sione, e
Historia general de la isla y reyno de Sarden
a del reggente Vico (ma che alcuni
attribuiscono al padre gesuita Giacomo
Pinto), pubblicata a Barcellona nel
1639. Comunque, se il Vico non ne fu
` probabile anche per
lautore (come e
lHistoria), ne fu certamente il mecenate e il promotore. La carta, poi, data
la raffinatezza dellincisione e la chiarezza tipografica, non venne stampata
in Sardegna ma quasi sicuramente in
Spagna o a Napoli. La sua straordinaria
importanza sta nel fatto che, pur nascendo al di fuori dei grandi centri
della cartografia secentesca, Amsterdam, Venezia, Parigi, mostra una ade` davvero sorprendente
renza alla realta
e niente affatto provinciale. Se da un
lato appare assai vicina al modello mercatoriano, da cui vengono tratte le coordinate esterne, dallaltro se ne discosta
nel disegno costiero che, estremamente
dettagliato, dimostra una conoscenza
diretta dei litorali dellisola. La linea
` ben delineata e
che indica la costa e
sono indicate quasi tutte le torri; tuttavia questa conoscenza diretta porta
lautore a commettere degli errori: ad
esempio, la raffigurazione dello stretto
di Fornelli, tra lAsinara e capo Falcone, molto precisa nel descrivere i pe`, a una
ricoli del passaggio, induce, pero
` circostante.
sproporzione con la realta
Nel mare sono disegnate navi da carico,
galere e imbarcazioni da guerra con

bandiere al vento (con la mezzaluna,


con le strisce aragonesi, con la croce genovese) che sparano e si speronano,
barche per la pesca del corallo e al
largo dellisola di San Pietro per la pesca del tonno, con la camera della
` popolato da mostri
morte. Il mare e
marini e da pesci dalle forme stravaganti. I numerosi alberelli disegnati
sulla carta indicano lampia diffusione
del bosco, mentre dei rombi con tanti
piccoli punti raffigurano le colture cerealicole del Campidano. I centri abitati sono disegnati con un simbolismo
teso a evidenziare il numero degli abi`, non ha inciso
tanti. Questa carta, pero
per nulla nellevoluzione della cartografia sulla Sardegna: completamente
sconosciuta nelle capitali dellindustria cartografica, ebbe una circolazione limitata e non venne ripresa dai
geografi successivi.

Cartografia storica La Nouvelle carte


topographique de lIsle de Sardaigne e della
Corsica di Michelot e Bremond (1719).

LA SARDEGNA SECONDO I FRANCESI


Nel secolo XVII, con la progressiva decadenza della monarchia di Spagna,
cresce nel Mediterraneo la presenza
commerciale e politico-militare delle
nuove potenze emergenti e, in particolare, della Francia. Le nuove esigenze dei traffici e della navigazione
impongono una maggiore conoscenza
dellisola e delle sue coste: il primo, importante documento cartografico fran&

446

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 452

Cartografia storica
`
cese sulla Sardegna risale al 1640 ed e
una carta manoscritta anonima, acquerellata a colori, conservata al British
Museum di Londra, sicuramente frutto
di ricerche dirette, come mostra la
buona conoscenza delle isole adiacenti
e della linea costiera. Vengono indicate
` , tutte raffigunumerosissime localita
rate con piccole vedutine con case e
` principali sono
chiesa mentre le citta
indicate con vere e proprie vedute prospettiche, con mura, chiese, torri. Laltro importante documento cartografico
` la Carte topographique des cofrancese e
stes de lisle de Sardaigne del capitano
, disegnata a mano e diJacques Petre
pinta a tempera nel 1682, della Biblio` que Nationale di Parigi, ma provethe
partement des Cartes et
niente dal De
Plans della Marina. Questa splendida
carta traccia alla perfezione il profilo
costiero dellisola, con risultati che
non sono, poi, molto lontani da quelli
raggiunti dalla cartografia contemporanea e dimostra lalto livello di conoscenza delle coste mediterranee da
parte della marina di Luigi XIV. Anche
la carta pubblicata nel 1719 dal Michelot, pilota delle galere reali, e dal Bre
` assai premond, idrografo di Luigi XV, e
cisa nel profilo costiero, nella segnalazione dei fondali e nella menzione delle
torri. Nel Seicento vengono ancora pubblicati portolani e carte nautiche che
fanno proseguire nel tempo lantica tradizione del Compasso e della Pratica
della Mercatura. Fra queste opere ricordiamo, per lo spazio dedicato alla Sardegna, lArcano del Mare di Robert Dudley, geografo del Granduca Cosimo Il,
pubblicato a Firenze nel 1661, con una
buona carta nautica dellisola in cui
vengono indicate le torri costiere; lo
Specchio del Mare del capitano genovese Francesco Maria Levanto, edito a
Genova nel 1661, con una fedele carta
idrografica della Sardegna e della Cor-

sica; lIsolano di Vincenzo Maria Coronelli, stampato a Venezia nel 1696. Fra i
portolani senza carte, ma ricchi di notizie sulla navigazione, sui porti, sugli approdi, sui moli dellisola segnaliamo: la
Nautica Mediterranea di B. Crescenzi,
apparso a Roma nel 1607; il Portulano
del mare Mediterraneo di S. Gorgoglione
stampato a Napoli nel 1692; Le petit
flambeau de la mer di P. Bougard edito a
Le Havre nel 1684; LArte della vera navigazione, redatto da G.F. Monno nel
1633, manoscritto della Biblioteca Universitaria di Genova; e infine Island of
Sardinia, portolano inglese, manoscritto del secolo XVII conservato al
British Museum.

Cartografia storica Incisione su rame


rappresentante la carta degli stati del re di
Sardegna realizzata da P. Amati e P. Tela (1792).

LA SARDEGNA DEGLI INGEGNERI PIEMONTESI Della breve dominazione


austriaca in Sardegna (1713-1720) non
ci sono rimaste tracce cartografiche,
anche se Alberto Lamarmora nel suo
Voyage afferma che fu fatta per ordine
della Casa dAustria una carta geografica dellisola. Numerose sono, invece,
le carte elaborate nel Settecento durante il governo sabaudo. La prima,
` una
che risale probabilmente al 1720, e
carta manoscritta acquerellata a mano,
conservata nellArchivio di Stato di To&

447

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 453

Cartografia storica
rino, tracciata dal pittore napoletano
Domenico Colombino (autore dei dipinti della sacrestia di San Michele a
` assai preciso (la
Cagliari). Il lavoro e
carta venne quasi integralmente ripresa dallAzuni nella tavola posta in
ographiappendice alla sua Histoire ge
que, politique et naturelle de la Sardaigne apparsa a Parigi nel 1802) nel rilievo, nellorografia, nelle divisioni amministrative ed esprime assai bene le
esigenze del governo sabaudo di poter
disporre di una dettagliata raffigura
zione dellisola. Nel 1721 il primo vicere
piemontese, il barone Pallavicino di
my, affida agli ingegneri BelSaint-Re
lin, Audibert e De Vincenti lincarico di
ispezionare lo stato delle torri litoranee
e di predisporre un piano per la loro
riutilizzazione. Una descrizione delle
coste sarde dellufficiale Rossi e una
memoria dellingegner De Vincenti
(1739) con una carta geografica del litorale si possono reperire nellArchivio
di Stato di Torino. Nel 1768 il capitano
` correzioni e modifiche a
Teseo apporto
questa carta delle torri costiere. Unal`
tra carta manoscritta della prima meta
del secolo XVIII riportata da Luigi Piloni , con la toponomastica ancora in
spagnolo (per non variare, come afferma lignoto cartografo, i veri nomi
propri dei luoghi), ricalca nel disegno
costiero la traccia di Colombino. Lanonima Pianta topografica del Regno di
Sardegna, della Biblioteca Reale di Torino del 1751, disegno a mano dipinto a
tempera, presenta un perimetro costiero migliore delle carte precedenti,
con ricchezza di indicazioni (capi, porti,
cale, torri) e un ampio computo dei centri abitati (ben 362) con il totale delle
anime: 309 994 abitanti. Una Carta
del Regno di Sardegna, anchessa manoscritta e conservata allArchivio di
Stato di Torino, elaborata nel 1746 dal
sottotenente Craveri e dal luogotenente

ingegner Giannantonio Maina, indica i


vescovadi, i marchesati, le contee, le baronie, le incontrade: una raffigurazione
dellisola veramente buona. Tuttavia
questo importante materiale cartogra` del Setfico sabaudo della prima meta
tecento ebbe scarsa circolazione, rimase inedito e, sovente, fin` sepolto negli archivi. Nel 1735 viene pubblicata a
Parigi dal Le Rouge, ingegnere e geografo reale, una carta de Le Royaume
sur les cartes manude Sardaigne dresse
es dans le Pays per les Ingescrites leve
` della
nieurs Piemontois. Lautenticita
` dal Lamarfonte fu posta in dubbio gia
mora e dal padre Napoli, secondo cui
` credibile che ingegneri stati in
non e
Sardegna e principalmente a Cagliari,
`
avessero disegnato una carta la piu
scorretta potesse mai darsi alla luce.
` piena di errori: il
In effetti la carta e
` assai inesatto, numeprofilo costiero e
rosi centri abitati sono posti in posi` approssimazioni errate, lorografia e
tiva. In una didascalia tra i monti della
Nurra si legge: Peuples non conquis qui
ne payent point de taxes, affermazione
` il risentimento e la divertita
che suscito
ironia dei letterati sardi del Settecento,
come Matteo Madao o Giuseppe Cossu.
` quando
Eppure Le Rouge dice la verita
` servito di carte topoafferma che si e
grafiche sabaude: gli errori nella raffigurazione dellarcipelago della Maddalena sono gli stessi delle carte di Colombino e di Craveri-Maina; e lo stagno di S.
` tracciato sulla falsariga della
Gilla e
carta anonima del 1751, cos` come il disegno del litorale e delle isole e la divisione amministrativa riprendono tutti i
temi della cartografia piemontese. Comunque, la carta de Le Rouge ebbe una
grandissima diffusione e venne inserita
in alcuni celebri atlanti, come quelli di
Dury (1765), Santini (1779), Zatta (1784),
Cassini (1792), Pazzini Carli (1795).
& CARTE DEL SETTECENTO Nel Sette-

448

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 454

Cartografia storica
cento matura anche un sempre maggiore interesse strategico e commerciale francese per la favorevole posizione della Sardegna. Le Archives Namotionales di Parigi sono ricche di me
ries del secolo XVIII sui litorali, le isole,
le difese costiere, la navigazione, i commerci dellisola. Anche le carte confermano, per la perfezione dei risultati
spesso raggiunti, lattenzione dei geografi e degli idrografi francesi per la
Sardegna. Fra queste ricordiamo la
bella carta dItalia pubblicata nel 1743
da Jean Baptiste dAnville, in cui la
forma della Sardegna, quasi simile a
quella della cartografia contempora` il risultato dellimpiego delle
nea, e
nuove tecniche scientifiche che stabiliscono come sicuri caposaldi le coordinate astronomiche per un adeguato nu` ; la carta di Gilles Romero di localita
bert (1749); quella manoscritta di Lemione, assai simile alla Carte di Le
ne
rale ciRouge; la tavola dellAtlas ge
vile ed ecclesiastique (1766) di Louis
Brion de la Tour. Di grande precisione
sono, infine, le sette carte idrografiche
sulla Sardegna tratte dal Recueil de plusieurs de ports et rades et de quelques car`res de la Mer Me
diterranee,
tes particulie
rilevate tra il 1732 e il 1746 da Jacques
Ayrouard, pilota reale delle galere del
Re, che raffigurano, con grande dovizia
di particolari sui fondali e sulle coste, il
golfo di Cagliari, larcipelago della
Maddalena, il porto di Longon Sardo,
lo stretto di Fornelli, la baia di Porto
Conte, il golfo di Oristano, la baia di
capo Carbonara. Una precisa carta nautica della Sardegna con le coste della
` nei dodici fogli della Carte
Barberia e
diterrane
e di Joseph Roux
de la Mer Me
(1764). Fra le carte settecentesche non
bisogna dimenticare quella del geografo padovano Giovanni Antonio Rizzi
Zannoni (1762) che raffigura la Sardegna, la Sicilia e la Corsica, le carte idro-

grafiche di Antonio Borg (1768) e di


Joannes Van Keulen (1784) e la mappa
inglese degli stati sabaudi di Francis De
Calloy (1799). Alla fine del secolo vengono pubblicati, nel clima della cultura
illuministica, dei volumi che arricchiscono notevolmente le conoscenze geografiche e scientifiche sullisola. Il pae` , ad esempio, mirabilsaggio agrario e
mente descritto da Francesco Gemelli
ne Il rifiorimento della Sardegna (1776);
lhabitat naturale e la fauna trovano
nella Storia naturale della Sardegna
(1774-77) di Francesco Cetti una vivace
e ricca rappresentazione (nellopera vi
` pure una piccola carta dellisola). Piu
`
e
propriamente geografiche sono le
opere di Domenico Alberto Azuni, Esographique, politique
sai sur lhistoire ge
et naturelle du royaume de Sardaigne,
stampato a Parigi nel 1799, con una piccola carta di contenuto assai modesto, e
di Giuseppe Cossu i due volumi della
Descrizione geografica della Sardegna,
edita a Genova nel 1799, con poche
carte esplicative, ma ricchissima di notizie cartografiche e di informazioni
sullidrografia, le miniere, le regioni
` umane. Allattivita
`
storiche, le societa
` legata la Nuova carta idrogradi Cossu e
fica del Regno di Sardegna (1785-86) di
Francesco Giaume, pilota di galera,
che per tracciare questa carta manoscritta (conservata nella Biblioteca del
Consiglio regionale della Sardegna) si
era servito dei rilievi costieri effettuati
` res nel corso del
dal capitano DArgolie
1785 e degli studi idrografici dello
stesso Cossu. Lultimo grande docu` la
mento cartografico del Settecento e
mappa della Sardegna dalla grande
nerale du The
atre de la guerre
Carte ge
en Italie, composta da 54 fogli, ed elaborata nel 1797-98 da Bacler dAlbe, capo
dellufficio topografico del generale
Bonaparte. Laspetto complessivo del` ormai vicino alla realta
` : la
lisola e

449

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 455

Cartografia storica
` macarta napoleonica costituisce il piu
turo prodotto della nuova cartografia
topografica e matematica, prima dei lavori del Lamarmora. DAlbe raffigura
inoltre i feudi e, per la prima volta dettagliatamente, la rete stradale.
& LOTTOCENTO. FRANCESI E INGLESI
Anche in una regione periferica come
la Sardegna, rimasta per certi versi ai
margini dellesperienza culturale illuministica e delle vicende politiche dellItalia napoleonica, la nuova ansia di
conoscere il proprio territorio si fa, nei
primi decenni dellOttocento, particolarmente viva. Certo, nellisola mancavano tutte quelle condizioni materiali,
oggettive che, altrove, grazie ad apparati amministrativi moderni ed efficienti, avevano favorito un processo di
rinnovamento degli studi geografici, attraverso lintroduzione del catasto
agrario, di una scienza idraulica tesa
allo sviluppo dellirrigazione, di un rilevamento topografico del terreno per le
diverse esigenze stradali e militari. In
Sardegna, invece, la modernizzazione
` un processo
delle strutture agrarie sara
tardivo e contraddittorio, il catasto
` introdotto nel 1840, ma solo dopo
verra
il 1851 si sarebbe posto nuovamente
mano allopera. In questo contesto di
arretratezza il grande e faticoso lavoro
cartografico dello scolopio Tommaso
Napoli mostra i suoi limiti proprio nella
mancata soluzione del problema generale del tipo di proiezione. Alla fine del
Settecento lipotesi newtoniana sulla
forma elissoidale della terra costringe
i geografi a sperimentare un sistema di
` preciso, sia
misurazione del terreno piu
attraverso il calcolo astronomico e matematico, sia attraverso il metodo della
triangolazione, della distribuzione dei
caposaldi sul terreno, del perfezionamento degli strumenti di osservazione:
la carta del padre Napoli e
` , come
sicche
ha affermato il Baldacci, lultimo pro-

dotto di un sistema ormai scientifica` sbamente superato. Sarebbe pero


gliato sottovalutare il lavoro del cartografo sardo che dal 1796 al 1808 pere` nei paesi sardi per costruire la
grino
sua Nuova carta dellisola e Regno di Sardegna, incisa da Domenico Guerra e
stampata a Napoli nel 1811 (alla reda` anche Giozione definitiva partecipo
vanni Antonio Rizzi Zannoni, carto` opegrafo del re delle Due Sicilie, il piu
roso geografo italiano della seconda
` del Settecento). Il padre scolopio,
meta
che secondo il Tola (il quale evidentemente non amava la sua opera) mancava affatto di cognizioni trigonometriche e misurava le distanze col passo
del ronzino che trasportavalo da un
paese allaltro, ci ha lasciato anche
dei piccoli trattati geografici sullisola.
Il disegno della Sardegna, firmato Vittorio Brambilla e datato 1819, conservato nellIstituto Geografico Militare di
Firenze, raccoglie una serie di precedenti rilievi cartografici sabaudi: per
la parte meridionale dellisola si serve
dei lavori dellabate Salvatore Lirelli,
geografo del re, effettuati sulla costa
sud-orientale nel 1792, per le coste galluresi utilizza i lavori idrografici dellingegner Lunel (1784-85). Tra il 1822 e
il 1842 il Ministero della Marina francese promuove unampia ricerca idrografica sulle coste della Sardegna: il
primo gruppo di rilievi comprende le
Bocche di Bonifacio, Caprera, La Maddalena, Longon Sardo, il golfo di Arza` dechena; il secondo gruppo di carte e
dicato interamente alle coste meridionali. Le carte nautiche esistenti erano
piene di errori nei rilievi dei fondi marini che causavano con frequenza gravi
` famoso naufradisastri marittimi: il piu
` quello della fregata francese La
gio e
Semillante che nel 1855, durante una
` sullisolotto di Latempesta, si schianto
vezzi nelle Bocche di Bonifacio e si ina-

450

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 456

Cartografia storica
` con 2500 uomini (sino agli anni
bisso
Sessanta dellOttocento nelle Bocche
non vi erano fari). Lo studio idrografico
dei fondali marini e delle coste sarde
interessa anche la Marina di Sua Mae` Britannica: nel 1827 viene infatti
sta
pubblicata a Londra, a cura dellAmmiragliato, la carta idrografica della Sardegna del capitano William Henry
` un ufficiale della maSmyth. Smyth e
rina che durante le guerre napoleoniche compie due missioni nellisola e,
romanticamente attratto da quel
mondo cos` lontano e diverso, vi ritorna
per curarne una precisa carta geogra` lungo, ma i rifica. Il lavoro di Smyth e
sultati sono eccellenti nel perimetro costiero, nellindicazione dei fondali,
nella delineazione dei rilievi costieri,
` inolnellabbondanza dei dati. Smyth e
` bei libri di
tre lautore di uno dei piu
viaggio sulla Sardegna, Sketch of present state of the island of Sardinia, pubblicato a Londra nel 1828, con una piccola mappa dellisola che riproduce la
grande carta del 1827 (tradotto ora, col
titolo Relazione sullisola di Sardegna,
nella Bibliotheca sarda della nuorese Ilisso). Nel 1823 Smyth aveva eseguito anche per lAtlas del Voyage di Alberto Lamarmora un bellissimo disegno a colori e una pianta della grotta di
capo Caccia presso Alghero. Lo stesso
Lamarmora per la sua carta del 1845
trasse il contorno costiero e le profon` marittime dalla carta di Smyth, a
dita
cui fu legato da una lunga amicizia e
che defin` idrografo provetto e instancabile. Uno studio e un portolano sulle
` la
coste sarde del governo sabaudo e
Guida della marina del littorale di Sardegna, edita a Torino nel 1843, opera del
viceammiraglio conte V. Albini.
& LA CARTA DEL LAMARMORA La Carta
dellisola di Sardegna in scala 1:250 000
di Alberto Lamarmora, stampata a Parigi nel 1845, segna la fine della carto-

grafia empirica e, basata su una precisa


` inizio alla cartogratriangolazione, da
fia geodetica sulla Sardegna. Lamarmora (1789-1863), cresciuto nel periodo
` alla scuola militare
napoleonico, studio
nelleserdi Fontainbleau e combatte
cito francese; dopo la Restaurazione
` nellesercito piemontese, ma le
passo
sue convinzioni liberali gli procurarono lesonero dal servizio militare e il
confino in Sardegna. Cos` il giovane ufficiale piemontese durante i suoi lunghi soggiorni forzati nellisola (durati,
`, 13 anni, 4 mesi
come egli stesso annoto
` allo studio della
e 17 giorni) si dedico
geografia, della storia, dei costumi
della Sardegna. Il risultato fu la pubblicazione a Parigi nel 1826 del Voyage en
` 1825, il primo libro
Sardaigne de 1819 a
che contribu` a raccontare lisola alla
grande opinione pubblica europea.
` estremaLimpostazione del Voyage e
mente moderna e riflette gli orientamenti tipici della cultura francese, volti
` la geografia fisica e
a legare sempre piu
lo studio dellambiente naturale a
quella che si potrebbe definire la geografia umana. Ricchissimo di notizie
sulla geologia, larcheologia, la flora, la
fauna, lidrografia, la storia, il folclore,
` della Sardegna,
le istituzioni, le societa
il Voyage ha anche nellAtlas una dettagliata appendice cartografica con numerose mappe esplicative, di grande
precisione, che preludono alla carta
del 1845, soprattutto quella della seconda edizione dellopera del Lamarmora (1839), e a quelle dedicate alla
geologia e alla Sardegna antica. Lo
stesso Lamarmora ci ha lasciato nelle
Notices sur les operations geodesiques
faites en Sardaigne pour la construction
de la carte de cette le (1839) un vivo racconto dei lunghi anni, mesi di pati` , costati
menti, di lavoro, di attivita
80 000 franchi, in gran parte passati a
cavallo nelle impervie e desolate re-

451

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 457

Cartografia storica
gioni dellisola. Nella carta del 1839 e,
soprattutto, in quella del 1845, a cui col` il maggiore Carlo De Candia, Lalaboro
marmora, scegliendo come punto visuale i luoghi elevati, si serv` della camera chiara grazie alla quale, con il
`i
rilevamento a giro di orizzonte, fisso
disegni panoramici coordinandoli matematicamente agli elementi numerici
rilevati con il teodolite. Certamente
non siamo giunti, con la carta del Lamarmora che ci ha lasciato anche una
Carte Routie`re, abbinata ai due volumi
dellItineraire de lle de Sardaigne, editi
a Torino nel 1860 , a un livello di perfezione come quello dei rilievi aerofotogrammetrici contemporanei, ma la
rappresentazione di cui, con la carta
in scala 1:250 000, i sardi potevano disporre in quel momento per la loro isola
era ormai fedele al massimo. Con lopera del Lamarmora si chiude un capitolo della storia della cartografia sulla
Sardegna, caratterizzato da una concettualizzazione, o meglio, da uninterpretazione soggettiva e spesso letteraria
dello spazio, e si apre il periodo di una
` precise
produzione di carte sempre piu
ed esatte. Prima di addentrarsi nellanalisi di questo filone, bisogna ricordare lenorme opera di raccolta e di sistemazione di dati ancor oggi utilissima sulle tradizioni, leconomia, la
popolazione, la lingua, la geografia
della Sardegna attuata da Vittorio Angius, e durata ben nove anni, nella compilazione delle voci per il Dizionario
geografico-storico-statistico-commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna,
curato da Goffredo Casalis, e stampato
a Torino da Marzorati e Maspero tra il
1833 e il 1856. LAtlante dellisola di Sardegna elaborato tra il 1840 e il 1859 secondo il metodo matematico della scala
ticonica dal maggiore Carlo De Candia
e dal tenente Coda, composto da 49 fogli
in scala 1:50 000, utilizzando la triango-

lazione del Lamarmora, traccia per la


`
prima volta i confini dei comuni e da
una minuziosa descrizione del territorio.
` Con lunificazione del
& DOPO LUNITA
Regno nel 1861 tutti gli uffici topografici dei vari stati italiani vennero fusi
nellUfficio Tecnico dello Stato Maggiore Italiano. Nel 1872 questa struttura
venne trasformata in Istituto Topografico Militare che poi, nel 1882, prese il
nome di Istituto Geografico Militare.
Nel 1872 venne istituito anche lUfficio
Centrale Idrografico della Marina, che
nel 1897 prese il nome di Istituto Idrografico della Regia Marina. Sono appunto queste due istituzioni geografi` delche a produrre, tra la seconda meta
` del NovelOttocento e la prima meta
cento, tutta la cartografia ufficiale sulla
Sardegna. Spesso, per completare queste grandi mappe ci vogliono decenni di
lavoro: la carta generale dItalia, in
scala 1:100 000, iniziata nel 1875, venne
completata solo negli anni Venti del Novecento (i fogli sulla Sardegna vengono
pubblicati tra il 1903 e il 1921); la carta
geologica dItalia, sempre in scala
1:100 000, iniziata nel 1881, viene completata addirittura nel 1970; le carte
idrografiche, iniziate con i primi rilievi
della nave Washington del 1878, vennero continuamente aggiornate sino al
` stradale,
1973; le carte sulla viabilita
curate dallANAS, dal 1928 al 1947; le
diverse serie delle carte pubblicate dal
Touring Club Italiano, dalla prima edita
tra il 1906 e il 1913 a cura di Luigi Bertarelli per conto dellIstituto Geografico
De Agostini di Novara, sino a quella del
1972. Non bisogna dimenticare, inoltre,
la bella Carta mineraria dellisola di Sardegna del 1870, curata da Eugenio Marchese e da Quintino Sella, autore di un
saggio per la commissione dinchiesta
Depretis sulle condizioni dellindustria
estrattiva nellisola. In questi ultimi

452

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 458

Casabianca
anni, grazie alle ricerche e alle realizzazioni cartografiche dei geografi che
hanno studiato lambiente fisico e
umano della Sardegna (Cossu, Alivia,
Le Lannou, Mori, Baldacci, Pinna, Pelletier, Lo Monaco ecc.), la conoscenza
` nodellassetto territoriale dellisola e
tevolmente migliorata, mentre levoluzione delle tecnologie cartografiche, attraverso laerofotogrammetria o lelaborazione elettronica delle immagini
trasmesse dai satelliti, ha fatto di re` imcente passi da gigante. Il lavoro piu
`
pegnativo di questo dopoguerra e
lAtlante della Sardegna (1971-1980), curato da Roberto Pracchi e da Angela
Terrosu Asole, con la direzione cartografica di M. Riccardi, che ha elaborato
` dedicato alla
83 carte: il primo volume e
geografia, alla flora, alla fauna; il secondo affronta tutti gli aspetti storici,
demografici e sociali; il terzo analizza
le situazioni e i problemi delleconomia
isolana. [ANTONELLO MATTONE]

Cartulare dArborea Manoscritto del


` consecolo XVII, del quale una copia e
servata nella Biblioteca Universitaria
` il famoso manodi Cagliari e unaltra e
`
scritto Sanjust che Enrico Sanjust dono
alla Camera di Commercio di Cagliari.
Si tratta di una raccolta di copie di documenti riguardanti il giudicato dArborea, collocabili tra il secolo XI e il
XVI. In particolare sono di grande interesse quelli riconducibili agli anni
1390-1415, che riguardano la fase finale
della guerra tra il giudicato dArborea e
il Regno dAragona.

Carusillo, Angelo (detto Lucio) Veterinario, consigliere regionale (n. Oschiri


1941). Dopo essersi laureato in Medi` dedicato alla sua
cina veterinaria si e
` impegnato anche nella
professione. Si e
vita politica nelle file della DC. A par` stato eletto consigliere
tire dal 1975 e
comunale di Ozieri e tra il 1980 e il 1985
` stato sindaco della citta
`. In seguito ha
e

ricoperto cariche in diversi enti e nel


` stato eletto consigliere regionale
1989 e
della DC per la X legislatura nel collegio di Sassari. Allo scadere della legi` , non si e
` ricandidato.
slatura, pero

Caruso, Mimmo Fotografo (n. Messina


1954). Educato alla moderna tradizione
dello straniamento, comincia a
esporre a Cagliari agli inizi degli anni
Ottanta (presenza alla mostra Ad columnas. Antas e dintorni, 1987). Limpegno
nella ricerca trova successivamente applicazione pratica nellarea delledito`; tra il 1992 e il 1994
ria e della pubblicita
realizza per lISOLA, insieme a Nino
Corona, la campagna pubblicitaria e le
fotografie per il catalogo della tessitura. Nel 1996 cura le fotografie per la
mostra e il catalogo di Immagini di un
passato perduto. Segni della presenza
ebraica in Sardegna.

Carzanica Toponimo registrato nella


Cosmographia dellAnonimo Ravennate
(sec. VII) e nelle cronache del geografo
Guidone (secc. XI-XII). Si trovava lungo
la direttrice che congiungeva Carales
e
`
alla costa orientale dellisola; poiche
citata subito dopo Sarpach (forse in
` di Santa Maria di Villaprossimita
putzu), si presume una sua localizzazione nel tratto di strada che, risalendo
lungo la costa, lasciava il Sarrabus. Il
centro di C. potrebbe essere identificato, secondo Ignazio Didu, con Arzana,
insediamento piuttosto decentrato, ma
punto nodale di un incrocio di vie che
garantivano, da una parte, il raggiungimento della costa, e, dallaltra, lascesa
verso le zone impervie del Gennargentu. [ANTONELLO SANNA]

Casabianca, Antonio Maria Religioso


` sec. XVIII-Se(Genova, seconda meta
stri Levante 1848). Vescovo di Galtell`Nuoro dal 1819 al 1828. Ordinato sacerdote si fece notare per il suo dinamismo
` organizzative per cui
e le sue capacita
nel 1819 fu nominato vescovo di Gal-

453

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 459

Casada
tell`-Nuoro. La nomina non lo entusia` ma, sebbene recalcitrante, prese
smo
possesso della diocesi, sia pure solo nel
1821; il primo impatto con Nuoro lo spa` , e rimase impressionato cos` nevento
gativamente che, dopo aver giurato,
` in Liguria. Nel
nello stesso anno torno
1828 fu privato della giurisdizione, ma
mantenne il titolo.

fredda, talvolta insaporita con piccoli


pezzi di scorza di limone.

Casadina Nome che viene dato, con molte


varianti, ai diversi tipi di formaggelle.

Casadina Tipico dolce del periodo pa-

Antonio Maria Casabianca Nominato


vescovo di Galtell`-Nuoro nel 1819, resistette tre
anni prima di trasferirsi in Sardegna, ma dopo
` in Liguria.
un anno se ne torno

Casada Tipica crema di latte colostro di


capra o di pecora munto entro dieci
giorni dal parto. Piatto tipico dei pastori delle zone interne, la cui memoria
si perde nella notte dei tempi. Per otte` un latte giallonerlo, il colostro (che e
gnolo ricco di sali minerali e di vitamine) viene riscaldato a fuoco lentissimo in un recipiente di terracotta e rimestato delicatamente con un cucchiaione di legno di corbezzolo fino a
ottenere una crema densa che si rap` ancora
prende e si solidifica. La c. e
preparata negli ovili: si consuma

squale molto usato nel Logudoro (equi` rdula, in itavale al campidanese pa


` una piccola foliano formaggella). E
caccia di forma quadrangolare o rotonda, costituita da una sfoglia di pasta
che avvolge il pecorino fresco e cotta al
` il ripieno e
` di
forno. In diverse localita
ricotta fresca (il che ha dato luogo al
neologismo gastronomico ricottella).
` bassa ma molto larga e,
In Goceano e
cosparsa di prezzemolo, esalta il gusto
e il profumo del formaggio.

` Nata a Cagliari nel


Casa Editrice Abba
febbraio 2000, si rivolge in particolare a
lettori e autori cattolici e loro estimatori, interessati a studiare, divulgare e
confrontare la loro dottrina, tradizione,
storia, architettura, arte, vita privata di
fedeli. [MARIO ARGIOLAS]

Casagia Famiglia sassarese (secc. XVXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XV; i suoi membri erano prevalentemente mercanti, che nel corso del secolo raggiunsero uneminente posi`.
zione in seno alloligarchia della citta
Nel 1466 un Nicola ottenne il cavalierato ereditario e i suoi discendenti nel
1588 furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Madrigal.
In seguito presero parte ai successivi

454

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 460

Casalabria
parlamenti ed estesero i propri interessi anche in altri centri dellisola.
Nel corso del secolo XVII la famiglia si
divise in alcuni rami, uno dei quali fu
interessato allamministrazione del
sale a Cagliari. Si estinsero nel corso
del secolo XVIII.

Casagia, Antonio Uomo darmi (Sas` sec. XVI-Cagliari?, dopo


sari, meta
1609). Arruolatosi nellesercito reale,
prese parte alla guerra di Fiandra agli
ordini di suo cugino Antonio Pilo Casa anche in Italia;
gia. In seguito combatte
tornato in patria agli inizi del Seicento,
fu nominato nel 1609 saliniere minore
di Cagliari.

diata batteriologicamente e nel riguardo


del suo valore igienico, Annali digiene
sperimentale, XXII, 1912; Relazione
per linaugurazione dellanno accade` degli studi di Camico della R. Universita
gliari, anno 1913-1914, Annuario della
` di Cagliari, 1914; RelaR. Universita
zione per linaugurazione dellanno ac` degli studi
cademico della R. Universita
di Cagliari, anno 1914-1915, Annuario
` di Cagliari, 1915;
della R. Universita
La malaria, 1923.

Casa Guarino Palazzo di Sassari, tradizionalmente (ma erroneamente) detto


Casa di re Enzo. Apparteneva proba ans.
bilmente ai Montan

Casagia, Michelangelo Teologo (Sas-

Casalabria Famiglia sassarese (secc.

sari 1578-ivi, dopo 1615). Ordinato sacerdote, per completare i suoi studi si
trasfer` a Madrid, riuscendo a integrarsi bene negli ambienti della capitale. Negli anni del suo soggiorno in
`
Spagna fu nominato sindaco della citta
natale a corte e seppe ben rappresentare gli interessi dei concittadini. Tornato a Sassari ebbe un ruolo nella polemica con Cagliari sul primato; di questa
sua esperienza rimangono tre memoriali, pubblicati nel 1615.

XVI-XVII). Le sue notizie risalgono agli


` tradizione che
inizi del secolo XVI; e
` del secolo i suoi memnella prima meta
bri si distinguessero nella difesa delle
coste dalle incursioni dei pirati barbareschi. Furono ammessi allo Stamento
militare nel 1558 e tennero viva la loro
tradizione fino allestinzione, avvenuta
nel corso del secolo XVII.

Casagrandi, Oddo Igienista (Lugo di


Romagna 1872-Milano 1943). Conseguita la laurea in Medicina nel 1896 e
la libera docenza nel 1901, intraprese
la carriera universitaria. Nel 1904 ottenne linsegnamento di Igiene presso
` di Cagliari dove continuo
`a
lUniversita
operare fino al 1915. Negli anni della
sua permanenza a Cagliari fu anche
` di Medicina e retpreside della Facolta
`. Si impegno
` nellotore dellUniversita
pera di prevenzione della malaria. Nel
` allUniversita
` di Padova
1915 passo
` a operare fino al collocadove continuo
mento a riposo. Tra i suoi scritti: La malaria nella provincia di Cagliari nel 1908,
1909; Lacqua potabile di Cagliari, dalle
origini alla distribuzione urbana stu-

Casalabria, Francesco Uomo darmi


` sec. XVI-?, se(Sassari, prima meta
` sec. XVI). Ricopriva lufficonda meta
cio di capitano delle marine di Gallura
` nella difesa delle coste due si segnalo
rante un tentativo di sbarco guidato da
Ferdinando Sanseverino nel 1554, sul
finire delle guerre tra Carlo Ve Francesco I. In altre occasioni accorse con la
sue truppe a contrastare gli sbarchi di
corsari barbareschi.

Casalabria, Gavino Uomo darmi (Sassari, sec. XVI-?, 1603). Figlio di Francesco, nel 1588 divenne capitano delle marine di Gallura. Difese con valore le coste a lui affidate e costru` a sue spese la
torre di Longone; mor` lasciando moglie e figli in condizioni economiche disagiate.

Casalabria, Giorgio Uomo darmi (Sas455

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 461

Casaleras
` sec. XVI-Longonsardo
sari, prima meta
1588). Fratello di Francesco, ebbe lufficio di capitano delle marine di Gallura
` per il suo valore. Mor` come si segnalo
battendo contro i Turchi a Longonsardo.

Casaleras Famiglia algherese (secc.


XVII-XVIII). Le sue notizie risalgono al
secolo XVII. Nel 1698 ottenne il cavalie` con i fratelli
rato ereditario e la nobilta
Luca e Pietro, governatore delle armi di
Alghero fin dal 1681. Nel 1698 i suoi
membri ottennero lammissione allo
Stamento militare durante il parlamento Montellano. Si estinsero nel
corso del secolo XVIII.

Casalini, Martino Insegnante, giornalista (Adelfia 1936-Cagliari 2000). Dopo


aver conseguito la laurea si stabil` a Ca` Filosofia e
gliari, dove per anni insegno
` . GiornaStoria in alcuni licei della citta
lista pubblicista dal 1975, fu animatore
di alcuni periodici diocesani e di alcune emittenti private.

Roberto Casalini Sassarese, giornalista,


direttore editoriale di riviste di musica, ha
dedicato due libri alla storia del cinema.

` di Giurisprudenza e Scienze policolta


` trasferito a Milano dove ha
tiche) si e
fatto le sue prime esperienze giornalistiche nel periodico Fronte popolare.
`
Dal momento della fondazione (1996) e
stato redattore-capo centrale di Io
donna, supplemento femminile del
`
Corriere della Sera, ma nel 2006 e
passato a dirigere una serie di nuove
riviste di musica. Ha scritto anche due
libri, ispirati alla sua passione per il cinema: Suonale ancora, Sam (1999) e
Lavventurosa storia degli Oscar (con Maria Grazia Ligato), 2002.

Casalis, Goffredo Storico ed erudito


(Saluzzo 1781-Torino 1856). Nacque da
una famiglia povera; solo con grandi sacrifici riusc` a essere ordinato sacer` allinsegnamento. Nel
dote e si dedico
1810 ottenne il diploma di professore di
Retorica e si diede agli studi e alla ricerca, concependo la realizzazione del
suo smisurato Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale degli stati di
`
S.M. il Re di Sardegna che lo impegno
per tutta la vita e che fu pubblicato dalleditore Marzorati tra il 1833 e il 1856 in
31 volumi. Per avere le notizie necessarie a scrivere le voci relative alla Sardegna egli si rivolse al Manno che su una
successiva segnalazione di Lodovico
` a Vittorio Angius.
Baylle lo indirizzo
` cos` una collaborazione
Tra i due inizio
durata una vita e che consent` allAngius di provvedere alla redazione di
quasi tutte le voci sarde del Dizionario
` un
(soltanto alla fine lAngius accuso
qualche ritardo nella consegna delle
voci, che furono aggiunte redazionalmente).

Casanova, Carlo Francesco Reli-

Casalini, Roberto Giornalista, scrittore


(n. Sassari 1953). Dopo aver compiuto
gli studi a Sassari (Liceo Azuni e Fa-

gioso (Genova, inizi sec. XVIII-Sassari


1763). Vescovo di Alghero dal 1741 al
1751 e arcivescovo di Sassari dal 1751
al 1763. Era vicario generale della diocesi di Rimini quando nel 1741 fu nominato vescovo di Alghero. Negli anni

456

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 462

Cascant
` di abdel suo episcopato si preoccupo
` e albellire la cattedrale della citta
cune altre chiese; dopo dieci anni fu
nominato arcivescovo di Sassari.
` lorganizzaNella nuova sede rinnovo
zione del Capitolo e quella del Seminario, rendendo possibile un aumento
` anche
dei posti disponibili. Si adopero
per restaurare il pavimento del
Duomo.

Casanova, Giovanni Religioso (Barcellona 1368-Elna 1436). Vescovo di


Bosa dal 1424 al 1425. Entrato giovanissimo nellordine domenicano,
dopo essere diventato sacerdote, si
` in Teologia. Raggiunse una nolaureo
tevole considerazione per la sua cultura; fu nominato confessore di Alfonso V e maestro dei sacri palazzi.
Nel 1424 fu nominato vescovo di Bosa,
ma lanno dopo fu trasferito nella diocesi di Elna.

Casartelli Novelli, Silvana Storico


dellarte (n. Genova 1933). Conseguita
la laurea ha intrapreso la carriera universitaria. Nel 1990 ha insegnato Sto`
ria dellArte medioevale nella Facolta
` di Cagliari;
di Lettere dellUniversita
` trasferita a Roma
successivamente si e
` La Sapienza.
presso lUniversita
Tra i suoi scritti: Il decoro geometrico
delle inedite emergenze scultoree a pietra fitta individuate nella Sardegna
centro-occidentale, in Corsi di cultura
sullarte ravennate e bizantina, 1989;
Le nuove pietre fitte sarde a decoro geometrico e astratto e il testo della croce
monumentale quale albero della vita di
apocalisse, Arte medioevale, III, 2,
1989; Inediti monumenti scultorei della
Sardegna centro-orientale, in Le sepolture in Sardegna dal IV al VII secolo. IV
Convegno sullArcheologia tardoromana e medioevale, Cuglieri 1987, 1990.

Casas Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella cura-

toria del Sigerro. Caduto il giudicato di


Cagliari, nella divisione del 1258 il villaggio fu compreso nel terzo assegnato
ai Della Gherardesca, che per insanabili contrasti familiari poco tempo
dopo dovettero procedere a unaltra
` al ramo del
divisione. C. cos` tocco
conte Ugolino e venne amministrato
dai funzionari dei nuovi signori con
precisione fiscale; la sua struttura sociale fu conservata e i suoi abitanti
continuarono a eleggere annualmente
il majore e, nel complesso, furono coinvolti nel processo di sviluppo dellatti` mineraria. Quando il conte Ugovita
lino, che si era impadronito del potere
a Pisa, fu assassinato, probabilmente
col concorso dei cugini dellaltro
ramo, per vendicarlo i figli, nel 1289,
dichiararono guerra al Comune. Il
conflitto ebbe per teatro i territori
iglesienti e C. fu investito dalle operazioni, sub` dei danni e, quando i Della
Gherardesca furono sconfitti, dal 1295
` sotto il controllo diretto di Pisa,
passo
che lo fece amministrare da suoi funzionari. Con larrivo degli Aragonesi,
` a far parte
nel 1324, il villaggio entro
del Regnum Sardiniae e fu assegnato
ai Della Gherardesca del ramo gherardiano, che si erano dichiarati vassalli
del re dAragona e che continuarono
ad amministrarlo fino al 1353, quando
fu sequestrato al conte Gherardo. Poco
dopo C. fu concesso in feudo a Francesco Marsell, ma scoppiata le guerra tra
Mariano IV e Pietro IV decadde e si
`.
spopolo

Cascant Famiglia catalana (secc. XVXVI). Le sue notizie risalgono al secolo


XV. Il primo personaggio conosciuto fu
una Giovanna con la quale Pietro Maza
de Lic
ana ebbe una relazione dalla
quale nacque Giovanni Maza, che
mor` improvvisamente senza discendenza. Allora Giovanni Cascant, fratello di Giovanna, pretese la succes-

457

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 463

Caschetta
` del patrimonio feusione per la meta
dale dei Maza, entrando in conflitto
con Brianda Maza de Lic
ana, zia del
defunto, che si era impadronita dellintero asse ereditario. Nelle complesse vicende successorie che seguirono Giovanni ottenne il feudo di Ter , pero
` , la contesa contiranova. Poiche
` i suoi diritti
nuava, egli, nel 1547, dono
alla figlia Beatrice e al cugino Francesco Sala e pochi anni dopo mor`. Nel
1561 Beatrice cedette a sua volta i propri diritti a Federico di Portugal.

le citazioni che Dante fa della Sardegna, in particolare nella Commedia,


orientandosi per lipotesi che il poeta
avesse realmente visitato lisola. Nel
` che per costruire le
1905 dimostro
Carte dArborea erano state utilizzate
antiche copertine di registri provenienti dai monasteri di Oristano. Tra
gli altri suoi scritti: Sulle iscrizioni
sarde del Medio Evo, in Atti e memorie
della R. Accademia di Modena, s. III,
V, 1902, e Le iscrizioni sarde del Medio
Evo, Archivio storico sardo, I, 1905.

Caschetta Dolce tipico della Barbagia, di origini antichissime (forse bizantine), un tempo molto diffuso nelle
` importanti. Si tratta di
ricorrenze piu
delicati involucri di sfoglia a forma di
rbula) o di serpenbasso cestinetto (co
tina (caschetta), autentici piccoli capolavori della plastica effimera sarda,
ripieni di un impasto di nocciole tritate e miele di corbezzolo insaporiti
con un liquore locale e cucinati al
forno tiepido. Il segreto per la buona
riuscita, oltre che nellimpasto, sta
` della sfoglia, la cui base
nella qualita
` necessariamente essere costidovra
tuita dal fior di farina (su scetti).

Casilis Famiglia cagliaritana (sec.


XVI). Le sue notizie risalgono al secolo
XVI; nel 1564 ottenne il cavalierato
ereditario con un Tommaso e presumibilmente si estinse entro la fine del secolo.

Casini, Tommaso Filologo (Pragatto


di Crespellano, Bologna, 1859-Bazzano 1917). Dedicatosi allinsegnamento, divenne professore presso lU` di Bologna. Ma prima aveva
niversita
insegnato nel Liceo Azuni di Sassari,
dedicando alcuni saggi alla Sardegna.
In particolare, in due ampi studi pubblicati sulla Nuova Antologia nel
1895 (Ricordi danteschi di Sardegna,
ora anche nella raccolta di Scritti danteschi, 1913), aveva inventariato tutte

Casizolu Tra i formaggi prodotti in Sardegna


` diffusi.
il casizolu e` uno dei piu
Particolarmente ricercato quello del
Montiferru.

Casizolu Tipo di formaggio il cui


nome, corruzione del vocabolo latino
caseolus (piccolo formaggio), richiama
` antila sua origine, che risale alle piu
che tradizioni della fabbricazione del
` ottenuto
formaggio in Sardegna. E

458

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 464

Cassani
dalla pasta filata e ha una caratteri` molto diffuso in
stica forma a pera; e
diverse regioni dellisola dove viene
indicato con nomi diversi (in Barbagia
come gurguzzolu, panedda o taedda;
nel Logudoro e nel Goceano titti` ha ragghedda). Particolare notorieta
giunto, di recente, quello di Santu Lussurgiu, entrato a far parte della produzione gastronomica del luogo fino a diventarne una sorta di marchio di fabbrica.

Cassa ademprivile Istituzione di credito costituita con legge del 1897. Suo
compito doveva essere quello di avviare la distribuzione e la divisione in
` dei
quote dei beni ex ademprivili, cioe
terreni provenienti dal demanio dei disciolti feudi, sottoposti a diritti di uso
pubblico (pascolo, legnatico, acque),
che esistevano ancora molto numerosi
in Sardegna dai tempi dellabolizione
dei feudi. Altro scopo delle Casse sarebbe dovuto essere quello di finanziare le opere di miglioramento agrario; le Casse avrebbero dovuto essere
finanziate dalle Amministrazioni provinciali con fondi ottenuti da mutui agevolati. In effetti la legge ebbe scarso
successo: infatti solo nel 1902 fu istituita la C.a. di Cagliari, dalla quale in
` per scissione quella di
seguito si formo
Sassari. La C.a. ebbe lamministrazione
di tutti i beni ex ademprivili con lobbligo di dividerli in categorie a seconda
della loro natura; di consegnare allamministrazione forestale quelli da rimboschire e di dividere gli altri in quote
da concedere in enfiteusi; altro compito che le venne attribuito fu una mo` di credito agrario a favore
desta attivita
degli enfiteuti. Con legge del 1907 alle
` di
Casse ademprivili fu data la facolta
` di creutilizzare per le proprie attivita
dito le Casse dei Consorzi agrari e i
Monti frumentari; nel 1920, infine, assorbirono le Casse provinciali trasfor-

mandosi in Casse provinciali di credito


agrario, da cui sarebbe nato, alla fine
degli anni Venti, lICAS (Istituto di Credito Agrario per la Sardegna).

Cassada Famiglia di probabile origine


gallurese (sec. XIV). Le sue notizie risalgono al secolo XIV quando vivevano
due fratelli, Folco e Antonio, che, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IVe
Pietro IV, si schierarono col re dAragona. Folco fu naturalizzato aragonese
e nel 1375 ottenne le signorie di Villasor,
` non
Posada e Siniscola, delle quali pero
erano ocriusc` a impossessarsi perche
cupate dalle truppe giudicali. Antonio
invece, nel 1380, ebbe la signoria di Mamoiada, ma anche lui non riusc` a impadronirsene per lo stesso motivo. Della
famiglia si perdono le tracce entro la
fine del secolo.

Cassa di risparmio di Alghero Piccolo


istituto di credito fondato nel 1845 dal
Comune di Alghero, con il concorso del
`.
vescovo e di alcuni nobili della citta
` circoscritta al territoEbbe unattivita
` di operare dopo il
rio algherese e cesso
1860.

Cassador, Guglielmo Religioso (Vic,


` sec. XV-BarcelSpagna, seconda meta
lona 1530). Vescovo di Alghero dal 1525
al 1527. Laureato in Legge, per la sua
grande preparazione fu nominato uditore della Sacra Rota e nel 1525 vescovo
di Alghero. Il suo soggiorno in Sardegna
fu di breve durata; infatti fu trasferito a
Barcellona nel 1527.

Cassanello, Achille Atleta (Cagliari


1928-Santa Margherita 1979). Dotato di
` numerose
notevoli mezzi fisici pratico
discipline e nel secondo dopoguerra fu
primatista sardo di tuffi, di salto con lasta e di salto in alto. Fu anche campione
italiano di salto con lasta.

Cassani, Cleto Religioso (Vailate 1866Roma 1939). Arcivescovo di Sassari dal


1917 al 1929. Sacerdote impegnato nel

459

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 465

Cassani
sociale, nel 1911 ebbe il titolo di vescovo
` in Sardegna
di Tacia Montana e arrivo
come delegato allamministrazione
della diocesi turritana. Nel 1917 fu nominato arcivescovo di Sassari; negli
anni del primo dopoguerra, con padre
Manzella e altri, fu strenuo difensore
` sindacali e prodelle nascenti liberta
motore dellassociazionismo cattolico.
` anche per lo sviluppo della
Si impegno
diocesi e per il miglioramento del Seminario. Seriamente ammalato, nel 1929
` a Roma.
si dimise e si ritiro

Cassani, Giovanni Religioso (Sara` sec. XIV-Iglesias?,


gozza, seconda meta
1441). Vescovo di Sulci dal 1417 al 1441.
Entrato nellordine degli Eremitani di
SantAgostino, fu ordinato sacerdote.
Ebbe fama di uomo colto e pio; fu nominato vescovo di Sulci nel 1417 dallantipapa Benedetto XIII, ma quando lo Scisma dOccidente fu sanato papa Mar` e lo nomino
` collettino V lo confermo
tore apostolico per la Sardegna e la Corsica.

Cassano, Gavino Raimondo Impiegato, consigliere regionale (n. Ossi


1948). Interessato da giovane alla vita
` stato
politica, ha esordito nella DC. E
ripetutamente consigliere comunale e
sindaco del suo paese natale, e consigliere provinciale di Sassari. Dopo lo
` stato tra i primi
scioglimento della DC e
aderenti al movimento dei Riformatori
` stato
Sardi di Mario Segni e nel 1999 e
eletto consigliere regionale per il Patto
dei Riformatori Sardi nel collegio di
Sassari per la XII legislatura. Nel corso
della legislatura ha ricoperto lufficio
` stato rieletto
di questore. Nel 2004 e
per la XIII legislatura nella lista dei Riformatori Sardi nel collegio di Sassari.

Casse comunali di credito agrario


Istituti di credito nati nel 1924 dalla trasformazione degli antichi Monti frumentari o Monti di soccorso. La stessa
legge prevedeva infatti che tutti gli enti

morali operanti un uno stesso comune


per il credito agrario avrebbero dovuto
confluire in questo unico istituto, chiamato Cassa di Credito Agrario, il cui
funzionamento venne regolamentato
entro il 1927. Nello stesso anno le Casse
comunali furono poste sotto la sorveglianza dellICAS (Istituto di Credito
Agrario per la Sardegna) nato nello
stesso anno dalla fusione delle Casse
provinciali di credito agrario. In Sardegna operavano 229 casse, di cui 178
nelle province di Cagliari e di Nuoro;
rimasero sotto la vigilanza dellICAS
fino al 1953, quando il compito fu trasferito al neonato Banco di Sardegna. Il
` a crescere, arriloro numero continuo
vando nel 1990 a 284; nello stesso anno
furono istituiti gli Uffici di corrispondenza del Banco di Sardegna, molti dei
quali presero a coesistere con le Casse
comunali. Queste ultime operavano a
Gonnosfanadiga (patrimonio
298 000 000 di lire); Ruinas (patrimonio
249 000 000 di lire); Arbus (patrimonio
181 000 000 di lire); Ulassai (patrimonio
175 000 000 di lire); Ollolai (patrimonio
141 000 000 di lire); Villasalto (patrimonio 139 000 000 di lire); Berchiddeddu
(patrimonio 137 000 000 di lire); Usellus
(patrimonio 127 000 000 di lire); Siurgus
Donigala (patrimonio 118 000 000 di
lire); Arzana (patrimonio 117 000 000 di
lire); Orani (patrimonio 114 000 000 di
lire); San Vito (patrimonio 114 000 000
di lire); Arborea (patrimonio
109 000 000 di lire); Serramanna (patrimonio 106 000 000 di lire); Orune (patrimonio 101 000 000 di lire); Dorgali (patrimonio 94 000 000 di lire); Gairo (patrimonio 80 000 000 di lire); Laconi (patrimonio 75 000 000 di lire); Mara (patrimonio 69 000 000 di lire); Pozzomaggiore
(patrimonio 68 000 000 di lire); San Pantaleo (patrimonio 65 000 000 di lire);
Giba (patrimonio 64 000 000 di lire); Villagrande (patrimonio 64 000 000 di lire);

460

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 466

Casse comunali di credito agrario


Galtell` (patrimonio 62 000 000 di lire);
` (patrimonio 61 000 000 di lire);
Torpe
Baressa (patrimonio 58 000 000 di lire);
SantAntioco (patrimonio 56 000 000 di
lire); Nurri (patrimonio 55 000 000 di
lire); Villacidro (patrimonio 53 000 000
di lire); Burcei (patrimonio 51 000 000
di lire); Osini (patrimonio 51 000 000 di
lire); Esporlatu (patrimonio 50 000 000
di lire); Monastir (patrimonio
50 000 000 di lire); Orroli (patrimonio
`
49 000 000 di lire); Nughedu San Nicolo
(patrimonio 48 000 000 di lire); Anela
(patrimonio 47 000 000 di lire); Genoni
(patrimonio 47 000 000 di lire); Austis
(patrimonio 45 000 000 di lire); Carloforte (patrimonio 44 000 000 di lire); Irgoli (patrimonio 44 000 000 di lire); Sadali (patrimonio 44 000 000 di lire); Budoni (patrimonio 43 000 000 di lire);
Lula (patrimonio 43 000 000 di lire);
Monti (patrimonio 42 000 000 di lire);
Nuraminis (patrimonio 39 000 000 di
lire); Uri (patrimonio 38 000 000 di lire);
Loceri (patrimonio 37 000 000 di lire);
Narbolia (patrimonio 37 000 000 di
lire); Perfugas (patrimonio 35 000 000 di
lire); Cossoine (patrimonio 34 000 000 di
lire); Teti (patrimonio 34 000 000 di lire);
Seneghe (patrimonio 33 000 000 di lire);
Ilbono (patrimonio 32 000 000 di lire);
` (patrimonio 31 000 000 di
Budduso
l i r e ) ; Fo r d o n g i a n u s ( p a t r i m o n i o
31 000 000 di lire); Mores (patrimonio
31 000 000 di lire); Silius (patrimonio
31 000 000 di lire); Milis (patrimonio
29 000 000 di lire); Collinas (patrimonio
28 000 000 di lire); Sini (patrimonio
27 000 000 di lire); Usassai (patrimonio
27 000 000 di lire); Villanova Monteleone (patrimonio 27 000 000 di lire);
Busachi (patrimonio 26 000 000 di lire);
Masullas (patrimonio 26 000 000 di lire);
Ovodda (patrimonio 26 000 000 di lire);
Riola Sardo (patrimonio 26 000 000 di
lire); Cannigione (patrimonio
25 000 000 di lire); Ortueri (patrimonio

25 000 000 di lire); Posada (patrimonio


` dei Sardi (patri25 000 000 di lire); Ala
monio 24 000 000 di lire); Dualchi (patrimonio 24 000 000 di lire); Donori (patrimonio 24 000 000 di lire); Gesico (patrimonio 24 000 000 di lire); Talana (patrimonio 24 000 000 di lire); Fertilia (patrimonio 23 000 000 di lire); Montresta (patrimonio 23 000 000 di lire); Oliena (patrimonio 23 000 000 di lire); Senis (patrimonio 23 000 000 di lire); Serri (patrimonio 23 000 000 di lire); Tertenia (patrimonio 23 000 000 di lire); Bonarcado
(patrimonio 22 000 000 di lire); Bortigali
(patrimonio 22 000 000 di lire); Guasila
(patrimonio 22 000 000 di lire); Ittiri (patrimonio 22 000 000 di lire); Villaurbana
(patrimonio 22 000 000 di lire); Nurallao
(patrimonio 21 000 000 di lire); Serdiana
(patrimonio 21 000 000 di lire); Villaputzu (patrimonio 21 000 000 di lire);
Paulilatino (patrimonio 20 000 000 di
lire); Pimentel (patrimonio 20 000 000
di lire); Bono (patrimonio 19 000 000 di
lire); Padria (patrimonio 19 000 000 di
lire); Santa Maria La Palma (patrimonio 19 000 000 di lire); Valledoria (patrimonio 19 000 000 di lire); Silanus (patrimonio 18 000 000 di lire); Sindia (patrimonio 18 000 000 di lire); Telti (patrimonio 18 000 000 di lire); Uta (patrimonio
18 000 000 di lire); Vallermosa (patrimo` (patrinio 18 000 000 di lire); Gonnosno
monio 17 000 000 di lire); Meana Sardo
(patrimonio 17 000 000 di lire); Ussana
(patrimonio 17 000 000 di lire); Villanovafranca (patrimonio 17 000 000 di lire);
Aggius (patrimonio 16 000 000 di lire);
Solarussa (patrimonio 16 000 000 di
lire); Bottidda (patrimonio 15 000 000 di
lire); Bultei (patrimonio 15 000 000 di
lire); Guamaggiore (patrimonio
15 000 000 di lire); Lotzorai (patrimonio
15 000 000 di lire); Olzai (patrimonio
15 000 000 di lire); Ottana (patrimonio
15 000 000 di lire); Ploaghe (patrimonio
15 000 000 di lire); Santadi (patrimonio

461

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 467

Casse comunali di credito agrario


15 000 000 di lire); Urzulei (patrimonio
15 000 000 di lire); Bari Sardo (patrimonio 14 000 000 di lire); Burgos (patrimonio 14 000 000 di lire); Escolca (patrimonio 14 000 000 di lire); Gonnesa (patrimonio 14 000 000 di lire); SantAntonio
di Gallura (patrimonio 14 000 000 di
lire); Ardauli (patrimonio 13 000 000 di
lire); Bassacutena (patrimonio
13 000 000 di lire); Decimoputzu (patrimonio 13 000 000 di lire); Gergei (patri (patrimomonio 13 000 000 di lire); Lode
nio 13 000 000 di lire); Mamoiada (patrimonio 13 000 000 di lire); Samassi (patrimonio 13 000 000 di lire); Samugheo (patrimonio 13 000 000 di lire); Sarule (patrimonio 13 000 000 di lire); Siligo (patri`
monio 13 000 000 di lire); San Nicolo
Gerrei (patrimonio 13 000 000 di lire);
Tramatza (patrimonio 13 000 000 di
lire); Bonnanaro (patrimonio 12 000 000
di lire); Gonnostramatza (patrimonio
12 000 000 di lire); Osilo (patrimonio
12 000 000 di lire); San Vero Milis (patrimonio 12 000 000 di lire); Benetutti (patrimonio 11 000 000 di lire); Chiaramonti (patrimonio 11 000 000 di lire);
Domusnovas (patrimonio 11 000 000 di
lire); Lunamatrona (patrimonio
11 000 000 di lire); Sedilo (patrimonio
11 000 000 di lire); Villamassargia (patrimonio 11 000 000 di lire); Berchidda (patrimonio 10 000 000 di lire); San Teodoro
(patrimonio 10 000 000 di lire); Tiana
(patrimonio 10 000 000 di lire); Bulzi
(patrimonio 9 000 000 di lire); Desulo
(patrimonio 9 000 000 di lire); Escalaplano (patrimonio 9 000 000 di lire); Florinas (patrimonio 9 000 000 di lire); Fluminimaggiore (patrimonio 9 000 000 di
lire); Ossi (patrimonio 9 000 000 di lire);
Samatzai (patrimonio 9 000 000 di lire);
San Basilio (patrimonio 9 000 000 di
lire); Settimo San Pietro (patrimonio
9 000 000 di lire); Simaxis (patrimonio
` dAgultu (patri9 000 000 di lire); Trinita
monio 9 000 000 di lire); Abbasanta (pa-

trimonio 8 000 000 di lire); Aglientu (patrimonio 8 000 000 di lire); Barumini
(patrimonio 8 000 000 di lire); Baunei
(patrimonio 8 000 000 di lire); Mandas
(patrimonio 8 000 000 di lire); Morgongiori (patrimonio 8 000 000 di lire); Narcao (patrimonio 8 000 000 di lire); Martis
(patrimonio 8 000 000 di lire); Onan` (patrimonio 8 000 000 di lire); Sorradile
(patrimonio 8 000 000 di lire); Santa Giusta (patrimonio 8 000 000 di lire); SantAndrea Frius (patrimonio 8 000 000 di
l i r e ) ; Vi l l a n o v a t u l o ( p a t r i m o n i o
8 000 000 di lire); Villa speciosa (patrimonio 8 000 000 di lire); Armungia (patrimonio 7 000 000 di lire); Buggerru (patrimonio 7 000 000 di lire); Laerru (patrimonio 7 000 000 di lire); Luras (patrimonio 7 000 000 di lire); Nule (patrimonio 7 000 000 di lire); Nuragus (patrimonio 7 000 000 di lire); Pabillonis (patrimonio 7 000 000 di lire); Sennori (patrimonio 7 000 000 di lire); Suni (patrimonio 7 000 000 di lire); Tresnuraghes (patrimonio 7 000 000 di lire); Villasimius
(patrimonio 7 000 000 di lire); Aidomaggiore (patrimonio 6 000 000 di lire); Baratili San Pietro (patrimonio 6 000 000
di lire); Bessude (patrimonio 6 000 000
di lire); Illorai (patrimonio 6 000 000 di
lire); Ittireddu (patrimonio 6 000 000 di
lire); Maracalagonis (patrimonio
6 000 000 di lire); Nuraghi (patrimonio
6 000 000 di lire); Nuxis (patrimonio
6 000 000 di lire); Ollastra Simaxis (patrimonio 6 000 000 di lire); Sardara (patrimonio 6 000 000 di lire); Teulada (patrimonio 6 000 000 di lire); Torralba (patrimonio 6 000 000 di lire); Tratalias (patrimonio 6 000 000 di lire); Tuili (patrimonio 6 000 000 di lire); Aritzo (patrimonio 5 000 000 di lire); Ballao (patrimonio
5 000 000 di lire); Belv` (patrimonio
5 000 000 di lire); Perdasdefogu (patrimonio 5 000 000 di lire); Perdaxius (patrimonio 5 000 000 di lire); Sedini (patrimonio 5 000 000 di lire); Siliqua (patri-

462

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 468

Cassio Longino
monio 5 000 000 di lire); Tonara (patrimonio 5 000 000 di lire); San Giovanni
Suergiu (patrimonio 5 000 000 di lire);
Tula (patrimonio 5 000 000 di lire); Uras
(patrimonio 5 000 000 di lire); Usini (patrimonio 5 000 000 di lire); Bortigiadas
(patrimonio 4 000 000 di lire); Borutta
(patrimonio 4 000 000 di lire); Decimomannu (patrimonio 4 000 000 di lire);
Domus de Maria (patrimonio 4 000 000
di lire); Furtei (patrimonio 4 000 000 di
lire); Gadoni (patrimonio 4 000 000 di
lire); Gesturi (patrimonio 4 000 000 di
lire); Nuchis (patrimonio 4 000 000 di
lire); Oschiri (patrimonio 4 000 000 di
lire); Sarroch (patrimonio 4 000 000 di
lire); Segariu (patrimonio 4 000 000 di
lire); Suelli (patrimonio 4 000 000 di
` dArcidano (patrimolire); San Nicolo
nio 4 000 000 di lire); Triei (patrimonio
4 000 000 di lire); Arbatax (patrimonio
3 000 000 di lire); Ardara (patrimonio
3 000 000 di lire); Cheremule (patrimonio 3 000 000 di lire); Elmas (patrimonio
3 000 000 di lire); Giave (patrimonio
3 000 000 di lire); Monserrato (patrimonio 3 000 000 di lire); Musei (patrimonio
3 000 000 di lire); Ortacesus (patrimonio
3 000 000 di lire); Palau (patrimonio
3 000 000 di lire); Quartucciu (patrimonio 3 000 000 di lire); Siamanna-Siapiccia (patrimonio 3 000 000 di lire); Scano
di Montiferro (patrimonio 3 000 000 di
lire); Siddi (patrimonio 3 000 000 di
l i r e ) ; S a n Pa s q u a l e ( p a t r i m o n i o
3 000 000 di lire); Zeddiani (patrimonio
3 000 000 di lire); Zerfaliu (patrimonio
3 000 000 di lire); Asuni (patrimonio
2 000 000 di lire); Atzara (patrimonio
2 000 000 di lire); Barrali (patrimonio
2 000 000 di lire); Bolotana (patrimonio
2 000 000 di lire); Calasetta (patrimonio
2 000 000 di lire); Codrongianos (patrimonio 2 000 000 di lire); Cortoghiana
(patrimonio 2 000 000 di lire); Esterzili
(patrimonio 2 000 000 di lire); Flussio
(patrimonio 2 000 000 di lire); Lei (patri-

monio 2 000 000 di lire); Luogosanto (patrimonio 2 000 000 di lire); Magomadas
(patrimonio 2 000 000 di lire); Monteleone Rocca Doria (patrimonio
2 000 000 di lire); Neoneli (patrimonio
2 000 000 di lire); Olmedo (patrimonio
2 000 000 di lire); Osidda (patrimonio
2 000 000 di lire); Selegas (patrimonio
2 000 000 di lire); Seulo (patrimonio
2 000 000 di lire); Ula Tirso (patrimonio
2 000 000 di lire); Ussaramanna (patrimonio 2 000 000 di lire); Allai (patrimonio 1 000 000 di lire); Assolo (patrimonio
1 000 000 di lire); Banari (patrimonio
1 000 000 di lire); Bauladu (patrimonio
1 000 000 di lire); Borore (patrimonio
1 000 000 di lire); Cargeghe (patrimonio
1 000 000 di lire); Golfo Aranci (patrimonio 1 000 000 di lire); Nureci (patrimonio 1 000 000 di lire); Oniferi (patrimonio 1 000 000 di lire); Palmas Arborea
(patrimonio 1 000 000 di lire); Putifigari
(patrimonio 1 000 000 di lire); Romana
(patrimonio 1 000 000 di lire); Semestene (patrimonio 1 000 000 di lire);
Tissi (patrimonio 1 000 000 di lire); Turri
(patrimonio 1 000 000 di lire).

Cassio Longino, Gaio Uomo politico


romano (sec. I). Pretore nel 27, console
suffectus nel 30, governatore dellAsia
nel 40-41 e di Siria tra il 45 e il 49. Sveto` la vita durante
nio racconta che rischio
` a causa
il governo dellAsia, ma si salvo
della morte di Caligola. Sotto Nerone fu
esponente di spicco del circolo dei Silani Torquati; Pomponio dice di lui che
plurimum in civitate auctoritatis habuit.
Odiato da Nerone per le grandi ricchezze familiari, il carattere austero e
sua moglie, Iuprobabilmente poiche
nia Lepida, era pronipote di Augusto,
C.L. divenne oggetto dei suoi attacchi
nel 65. Inizialmente gli fu vietato di partecipare ai funerali di Poppea, quindi
lo stesso Nerone, in un discorso inviato
al Senato, si sarebbe espresso sulla ne` di allontanarlo dalla vita policessita

463

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 469

Cassitta

tica in quanto possibile ribelle, poiche


in casa tra le imagines degli antenati ne
aveva una del cesaricida C. Cassio provvista dellepigrafe duci partium. Infine C.L. fu esiliato in Sardegna, dove
ci si attendeva che morisse; egli tuttavia, vecchio e cieco, sopravvisse a Nerone, fu richiamato a Roma e riabilitato
da Vespasiano. La probabile datazione
della cosiddetta Grotta della Vipera di
Cagliari nei decenni centrali del secolo
II. impedisce di stabilire un collegamento tra C.L. e L. Cassius Philippus, autore del complesso funerario. C.L. fu anche un famoso giurista, fondatore di
unimportante schola di diritto e autore
di non meno di dieci libri di diritto civile. [PIERGIORGIO FLORIS]

Cassitta, Antonio Avvocato, senatore


della Repubblica (Calangianus 1898-ivi
` fin da studente nelle
1971). Si impegno
organizzazioni socialiste; allo scoppio
`
della prima guerra mondiale manifesto
apertamente idee neutraliste, per cui
nel 1917 fu arrestato e nel 1918 condannato per propaganda sovversiva. Scontato un anno e mezzo di segregazione,
nel 1919 fu amnistiato e riprese latti` politica, stabilendosi a Roma dove
vita
` i suoi studi di Legge (negli
continuo
anni sassaresi era stato iscritto a Medicina). Fortemente critico nei confronti
del suo partito, nel 1921 prese parte alla
scissione di Livorno e ader` al Partito
Comunista. Dal partito fu inviato a Mosca al primo Congresso dellInternazionale comunista e quindi al II Congresso
dellInternazionale giovanile; tornato
in Italia diresse il periodico della Federazione giovanile comunista LAvanguardia e nel 1923 fu nuovamente ar` in
restato. Liberato, nel 1927 si laureo
` di Sassari e traLegge allUniversita
scorse gli anni successivi dedicandosi
alla professione di avvocato. Caduto il
` con Giovanni
fascismo, nel 1944, fondo
Antioco Mura il Partito Comunista

Sardo, con tendenze separatiste. Immediatamente fu sconfessato dal PCI e costretto a rientrare nei ranghi dopo il
primo Congresso regionale del partito
` nel proprio im(Iglesias 1944). Continuo
pegno politico, fu eletto consigliere
provinciale di Sassari e nel 1952, durante la I legislatura repubblicana, su` a Giuseppe Cavallera nel Senato
bentro
della Repubblica. Al termine della legi` a inslatura non fu rieletto ma continuo
` di partito. Tra i
teressarsi dellattivita
suoi scritti del secondo dopoguerra: I
comunisti e la Sardegna, Il Lavoratore, 1945; Costituente, Il Lavoratore, 1945; Autonomia, Il Lavoratore,
1947.

Cassitta, Giampaolo Scrittore (n. Ori`


stano 1959). Algherese di adozione, e
stato educatore nel carcere dellAsi` attualmente
nara dal 1985 al 1998 ed e
direttore coordinatore di area pedagogica presso la casa di reclusione di Alghero; laureato in Pedagogia, collabora
con lIstituto Superiore di Studi penitenziari e con la Scuola di Formazione
del Ministero di Grazia e Giustizia. Ha
esordito col romanzo Asinara. Il rumore
del silenzio (2001), cui hanno fatto seguito i racconti di Supercarcere Asinara.
Viaggio nellisola dei dimenticati (2002),
scritto con lispettore della polizia penitenziaria Lorenzo Spanu, e La zona grigia. Cronaca di un sequestro (2005).

Cassola Zuppa di carne arricchita da


ortaggi (principalmente zucchine, patate, melanzane), legata alle tradizioni
contadine e tipica principalmente del
Logudoro, del Marghine e della Planargia.

Cassola de pisci Nome campidanese


della zuppa di pesce, tipico piatto della
` antica tradizione dei centri costieri.
piu
I pescatori di Cagliari la preparavano
con i pesci che a seconda delle stagioni
riuscivano a pescare nel Golfo. Lele` costimento principale della c. de p. e

464

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 470

Castagno
tuito dal sugo, che viene ottenuto facendo soffriggere in un tegame di coccio lolio, le cipolle, il prezzemolo e i
pomodori secchi tritati. Una volta portato a cottura, si aggiungono acqua, peperoncini e sale in modo da ottenere un
liquido denso che viene portato a ebollizione e arricchito con frutti di mare,
seppiette e aragoste. Il tutto si lascia
bollire per circa dieci minuti, aggiungendovi gradualmente i pesci e le patate. La zuppa cos` ottenuta viene fatta
bollire ancora per dieci minuti e poi
servita in piatti fondi foderati di civra` preparata anche
xiu (=). Attualmente e
in altri centri costieri dellisola (in
molti dei quali si chiama zimino di pesce), con qualche variante specialmente
in Gallura e in Ogliastra.

Cassutto, Umberto Studioso di storia


degli ebrei (Firenze 1883-Gerusalemme
` nel Collegio rab1951). Dal 1906 insegno
binico italiano e divenne rabbino maggiore di Firenze. Dal 1925 fu professore
` di Fidi Ebraistica nellUniversita
renze; successivamente si trasfer` a
`
Roma e infine presso lUniversita
` autore
ebraica di Gerusalemme. E
della voce Cagliari nella Enciclopedia
Judaica, V, 1971.

` a farsi conoscere prendio e comincio


dendo parte alle prime mostre darte,
con olii, tempere e disegni di vario soggetto. Contemporaneamente tenne viva
` antiquaria e fu animatore
unattivita
` ; il suo
della vita culturale della citta
studio divenne un punto di riferimento
per gli amanti dellarte in un periodo in
cui spregiudicati traffici di mercanti e
speculatori fecero s` che molte opere
darte antiche lasciassero lisola. Fu
chiamato a decorare con affreschi alcune case della emergente borghesia
` larredamento delcagliaritana e curo
lappartamento reale in occasione della
visita dei sovrani a Cagliari nel 1899;
una parte considerevole della sua produzione fin` allestero in conseguenza
di un contratto con la casa darte pari`
gina Gouphil. Dopo il 1902 si ammalo
gravemente.

Casta, Franc
ois J. Studioso di storia
moderna (n. sec. XX). Fa parte dellAssociazione dei ricercatori di Scienze
umane della Corsica. Collaboratore
tudes Corses, si e
` occudella rivista E
pato dei rapporti tra Corsica e Sardegna nel periodo della Rivoluzione frans
cese. Ha pubblicato il saggio Mentalite
sistance a
` la Revolution
religieuses et re
francaise en Corse et en Sardaigne 17891793, Archivio sardo del movimento
operaio contadino e autonomistico,
29-31, 1990.

Castagnino, Enrico Pittore e antiquario (Cagliari 1856-ivi 1918). Dopo aver


viaggiato a lungo, nel 1881 si stabil`
` natale dove apr` uno stunella sua citta

Castagno I fiori del castagno sono


unisessuali, protetti da un involucro che
` in riccio, dentro il quale si trovano
maturera
normalmente due frutti (acheni). Fiorisce in
giugno e fruttifica in autunno.

Castagno Pianta arborea della famiglia


delle Fagacee (Castanea sativa Miller).
` raggiunLongeva e molto vigorosa, puo
` eretto,
gere i 40 m di altezza; il fusto e
spesso cavo alla base, la corteccia, li` rugosa e screpolata
scia da giovane, e
nelle piante adulte, con tipica squamatura spiralizzata bruno-rossastra. Le fo-

465

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 471

Castagnola
glie sono ellittiche, con margine dentato, alterne con breve picciolo, lucide
nella pagina superiore, di colore verde
scuro. I fiori sono unisessuali, protetti
`a
da un involucro verde che diventera
` il riccio, dentro il quale si tromaturita
vano normalmente due frutti (acheni).
Fiorisce in giugno e fruttifica in autunno. Il legno ha diversi impieghi nellindustria mobiliera e cartaria, dalla
corteccia si ricava tannino. In Sardegna
viene utilizzato per costruire le tradizionali cassapanche e le culle per neonati (su barzolu), e per ottenere botti
particolarmente aromatiche. Col legno
di c. sono realizzate le maschere del
Carnevale barbaricino (mamuthones di
les di Ottana e thurMamoiada, merdu
pos di Orotelli). Proveniente dallOriente e diffuso in Europa in epoca ro` stato introdotto in Sardemana, il c. e
gna in tempi remoti e in molte zone costituisce lelemento dominante del paesaggio vegetale. Nei territori alle falde
del Gennargentu si trovano castagneti
di vaste proporzioni, mentre nelle zone
montane di Ogliastra, Montiferru e Gal` sporadica. A Delura la loro presenza e
sulo, Tonara e Santu Lussurgiu si tro`
vano i castagni, tutti ultrasecolari, piu
grandi dellisola. Ai primi di novembre
ad Aritzo si tiene la sagra delle castagne, con degustazioni e vendita di questo frutto prelibato, che tanta importanza ha avuto nel passato anche per la
sopravvivenza delle genti di montagna;
tra i prodotti, ottimo il miele di c. Nomi
sardi: astanza (nuorese); castangia
(campidanese); castanza (barbaricino).
[MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Castagnola = Zoologia della Sardegna


Castagnola, Bartolomeo Pittore (Na` sec. XVI-ivi?, prima meta
`
poli, meta
` a Cagliari dal 1598 al
sec. XVII). Opero
1611. Profondamente inserito negli ambienti artistici isolani, seppe ottenere
numerose commissioni e si fece apprez-

zare per il suo stile tradizionale e la sua


` tecnica. A lui vanno
consumata abilita
attribuite numerose opere tra cui due
scomparti di polittico con San Matteo e
San Giovanni Battista, tempera a olio su
fondo doro, che facevano parte dellancona di SantAnna, dipinta nel 1602 per
la chiesa di San Francesco di Oristano;
lancona del crocifisso per la chiesa di
San Biagio di Quartucciu, dipinta nel
1610; una tela con Santa Barbara, dipinta nel 1611 e collocata dal Perez
nella chiesa di SantAgostino di Ca` nota e piu
` digliari. Ma lopera sua piu
` il Ritratto di Donna Eleonora,
scussa e
un olio su tavola che fu rintracciato nel
1842 da Giovanni Spano nella botteguccia di un rigattiere cagliaritano; il
dipinto fu ritenuto dallillustre stu` alla Biblioteca Unidioso che lo dono
versitaria di Cagliari il ritratto di Eleo` si iponora dArborea. In seguito pero
` (Benveduti, 1980) che raffigurasse
tizzo
piuttosto la regina Giovanna la Pazza.
` , non si sa con certezza chi sia
In realta
la donna raffigurata nel dipinto. Dopo il
` notizie relative
1611 non si hanno piu
alla presenza di C. in Sardegna.

Castagnoli = Iris
Castaldi, Editta Archeologa (n. Roma,
sec. XX). Allieva del Puglisi, in Sardegna ha studiato la cultura di Monte
Claro scoprendo il sacrario di Biriai
` occupata anche
presso Oliena. Si e
della preistoria della Gallura; tra il
1959 e il 1965 ha scavato il villaggio nuragico di Pilastru e ha studiato altri siti
` autrice di numerosi saggi
dellarea. E
che riguardano le esperienze e gli studi
da lei condotti in Sardegna: Aspetti dellaccantonamento culturale nella Gallura preistorica e protostorica (con S.M.
Puglisi), Studi sardi, XIX, 1966;
Nuove osservazioni sulle tombe dei giganti, Bullettino di Paletnologia italiana, n.s., XIX, 77, 1968; Tombe di giganti nel Sassarese, Origini, III, 1969;

466

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 472

Castaldi
La datazione con C14 della Grotta del
guano o Gonagosula (Oliena-Nuoro).
Considerazioni sulla cultura di Ozieri,
Archivio per lAntropologia e lEtnologia, CII, 1972; Domus nuragiche, 1975;
Il culto del toro nella preistoria della Sar` suldegna ed il problema delle tre cavita
lalto dei prospetti delle tombe di giganti,
Archivio per lAntropologia e lEtnologia, CVI, 1976; Una particolare rappresentazione zoomorfa in ipogei sardi, Rivista di Scienze preistoriche, XXXIII,
1978; Biriai: il villaggio di cultura di
Monte Claro, Rivista di Scienze preistoriche, XXXIV, 1-2, 1979; Cultura calcolitica del Monte Claro nel sito di Biriai
(Oliena), in The Deya conference of Prehistory. Early settlements in the western
Mediterranean Islands and the Peripheral Areas, British Archeological Report International Series, 229, 1984;
` Biriai e La necropoli di Li
Oliena localita
Muri, in I Sardi. La Sardegna dal Paleo` romana, 1984; tre schede su
litico allEta
La necropoli di Li Muri, La tomba di giganti di Li Lolghi, La tomba di giganti di
Coddu Vecciu, in Arzachena. Monumenti
archeologici. Breve itinerario, 1984; Larchitettura di Biriai, Rivista di Scienze
preistoriche, XXXIX, 1-2, 1984; Biriai e
le fortezze prenuragiche: per una valutazione socio-culturale, Studi urbinati,
serie B3, LVIII, 1985; Idoletti sardi quale
prova di contatti est ovest, Origini, XV,
1992; Il santuario di Biriai, Monte dAccoddi. 10 anni di nuovi scavi, 1992.

Castaldi, Luigi Studioso di anatomia


umana (Pistoia 1890-Firenze 1945).
Scienziato di larga fama, fu allievo del
` nel 1914 e poco dopo
Chiarugi. Si laureo
prese parte alla prima guerra mondiale
segnalandosi in diverse azioni di
guerra; nel 1917 fu fatto prigioniero e
nel campo di concentramento in Au` nella cura dei prigiostria si prodigo
nieri italiani. Finita la guerra riprese i
suoi studi dedicandosi allinsegna-

mento universitario. Dopo aver insegnato a Messina e a Perugia giunse a


Cagliari nel 1926. Nel 1927 fu incaricato
anche della direzione dellIstituto di
Zoologia e di Anatomia comparata a
San Bartolomeo (Cagliari). Negli anni
che seguirono diede un grande impulso
allIstituto facendogli raggiungere no` internazionale; nel 1933 con F.
torieta
` unampia biFontana e Z. Musio curo
bliografia zoologica sarda. Nel 1936 divenne direttore dellIstituto di Anatomia umana e fu maestro di molti studiosi sardi. Tra i suoi scritti: A proposito
del significato di alcune ricerche statisti` di pesce commestibile
che sulla quantita
introdotto in Cagliari, Bollettino della
pesca, piscicoltura e idrobiologia, V,
1929; LIstituto anatomico di Cagliari,
Scritti biologici, IV, 1929; LIstituto di
biologia marina del Tirreno in San Bartolomeo (Cagliari), Scritti biologici,
IV, 1929; Il soma dei protosardi, osservazioni dun morfologo costituzionalista sui
bronzi nuragici del Museo archeologico di
Cagliari, Rivista della Storia delle
Scienze mediche e naturali, XXI, 3-4,
1930; Bibliografia zoologica sarda (con F.
Fontana e Z. Musio), Scritti biologici,
VI, 1930.

Castaldi, Nino (noto con lo pseud. Nino


Castrovir) Uomo politico (sec. XX). Caduto il fascismo, prese parte come aderente al partito della Democrazia del
Lavoro al dibattito politico sul futuro
`
della Sardegna. Nel 1945-46 polemizzo
con lAlto Commissario Pietro Pinna.
Nel 1946 fece parte della commissione
istituita dalla Consulta regionale per lo
studio delle forme dellautonomia finanziaria della nascente amministrazione regionale. Tra i suoi interventi
giornalistici, apparsi sullorgano dei
demolaburisti sardi Sardegna democratica: Governare democraticamente,
1945; Ancora dellalto commissario,

467

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 473

Castaldi
1946; La X sessione della Consulta regionale, 1946.

Castaldi, Tommaso Religioso (Alghero


1596-Bruges 1676). Vescovo di Bruges
dal 1672 al 1676. Entrato nellordine domenicano, vi comp` i suoi studi e fu ordinato sacerdote. Ebbe fama di buon
teologo e si trasfer` nella penisola,
dove fu nominato reggente degli Studi
generali di Bologna. In seguito divenne
vicario generale del suo ordine in Lombardia e infine fu chiamato a Roma
come consultore della Santa Inquisizione. Nel 1672 fu nominato vescovo di
Bruges. Di lui restano alcuni trattati di
teologia.

Castaldi, Venturino Avvocato, consigliere regionale (Cagliari 1889-ivi


`
1974). Laureatosi in Legge, si dedico
alla professione di avvocato. Cattolico
impegnato, dopo la caduta del fascismo
fu tra i fondatori della DC nel Cagliaritano e tra i protagonisti della ripresa
della vita democratica nel secondo dopoguerra. Fece parte della Consulta regionale dal 1945 al 1949; nel 1946 ela` , su incarico del suo partito, la
boro
prima ipotesi di statuto autonomistico
` il successivo disulla quale si sviluppo
` alla elaborabattito politico che porto
zione del progetto finale. Nel 1949 fu
eletto consigliere regionale per il suo
partito nel collegio di Cagliari per la I
legislatura e successivamente riconfermato nella II e nella III legislatura. Tra i
suoi scritti giornalistici, quasi tutti legati alla stagione dellanimato dibattito
sugli strumenti organizzativi e istituzionali della Regione sarda: Lautonomia
della Sardegna, LUnione sarda, 1943;
Lussu, il PsdAz e lanticlericalismo,
Corriere di Sardegna, 1945; I sardisti
al bivio, Corriere di Sardegna, 1945;
Non bendiamoci gli occhi, Corriere di
Sardegna, 1945; Tramonto di un partito, Corriere di Sardegna, 1946; I
grandi problemi della Sardegna alle-

same della Consulta regionale,


LUnione sarda, 1946; Problema di
classe dirigente nellistituto regionale
sardo, LUnione sarda, 1948; Carbonia
problema nazionale, LUnione sarda,
1948; Dobbiamo respingere lautonomia?, LUnione sarda, 1949; Perche in
` ricco
Sicilia la regione ha un bilancio piu
di quello sardo, LUnione sarda, 1953;
Polemica sulla IV provincia, LUnione
sarda, 1955; La costituzione della zona
industriale e listituzione del punto
franco, LUnione sarda, 1955; Polemica sul Banco di Sardegna, LUnione
sarda, 1956; Un tradimento della Sardegna. Sicilia e Sardegna di fronte allo
stato, LUnione sarda, 1957; Sullautonomia regionale in Italia, LUnione
sarda, 1957; Il caldo estivo e i serpenti
di mare. La crisi regionale, LUnione
sarda, 1958.

ans Famiglia catalana (secc.


Castan
XIV-XV). Trasferitisi a Cagliari nella se` del secolo XIV, agli inizi del
conda meta
secolo XV, grazie al matrimonio di Ber olas, nel 1421 i
nardo con Paola Ros Ban
C. entrarono in possesso del feudo di
Capoterra. I loro discendenti nel 1432
ebbero trasformato il feudo in allodio.
A causa di un tracollo finanziario, nel
1464 vendettero allasta il feudo, che fu
` di Cagliari per esacquistato dalla citta
sere utilizzato come territorio di allevamento del bestiame destinato ai mercati cittadini. La vendita fu annullata,
ma quando la discendenza maschile
della famiglia si estinse e Capoterra fu
ereditato da Isabella C., il feudo fu nuovamente venduto allasta nel 1494.

ans, Antonio Signore di CapoCastan


` sec. XV-?,
terra (Cagliari, prima meta
` sec. XV). Ottenne la traseconda meta
sformazione del feudo in allodio, ma a
` del secolo si trovo
` coinvolto in una
meta
crisi finanziaria per cui nel 1464 fu costretto a farlo vendere allasta.

er Famiglia sassarese (secc.


Castan

468

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 474

Casteddu de sa fae
XVI-XVIII). Le sue notizie risalgono
` del secolo XVI,
alla seconda meta
quando viveva il dottor Giacomo, giudice della Reale Udienza, che nel 1607
`.
ottenne il riconoscimento della nobilta
I suoi figli nel 1626 furono ammessi allo
Stamento militare durante il parlamento Bayona. La loro discendenza si
estinse nel corso del secolo XVIII.

er, Giacomo Giureconsulto


Castan
` sec. XVI-Ca(Sassari, seconda meta
` sec. XVII). Termigliari?, prima meta
` nella carriera giudinati gli studi entro
ziaria e fu nominato proavvocato fiscale
di Sassari. Nel 1607 ottenne il riconosci` e nel 1608 divenne
mento della nobilta
giudice della Reale Udienza.

er, Marco Gentiluomo catalano


Castan
(Catalogna, ?-Sassari, sec. XIV). Era
Scriptor reale ai tempi di Pietro IV, che
` governatore del Lonel 1371 lo nomino
gudoro e lo invest` del feudo di Gerito
nella Nurra. Giunto in Sardegna nel
1372, ebbe il cavalierato ereditario e
` anche il feudo di Tanel 1373 acquisto
niga, ma non riusc` a entrarne in pos il territorio era in mano
sesso perche
alle truppe del giudice dArborea.

Castangia Antico villaggio di origini


medioevali, sorgeva nelle campagne di
Silius e faceva parte del giudicato di
Cagliari compreso nella curatoria del
Gerrei. Dopo lo smembramento del giudicato, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai conti di
Capraia che lo trasmisero al giudice
dArborea. Il giudice Mariano II, entro
` al Cola fine del secolo XIII, lo lascio
mune di Pisa che lo fece amministrare
da suoi funzionari. Terminata la prima
fase della conquista aragonese, nel 1324
` a far parte del Regnum
il villaggio entro
Sardiniae ma la sua popolazione conti` a mantenere un atteggiamento di
nuo
potenziale ribellione e a rendere insicuro tutto il territorio; per questi motivi
nel 1333 fu compreso nei territori con-

pacicessi a Raimondo Zatrillas perche


`
ficasse il territorio. La situazione pero
` a essere precaria e, scoppiata
continuo
la guerra tra Mariano IV e Pietro IV, il
`.
villaggio decadde e si spopolo

Castangia, Antonio Giornalista (Calasetta 1930-Cagliari 1996). Fece le sue


prime esperienze a Sassari nellufficio
di corrispondenza dellUnione sarda.
Iscritto allalbo dei giornalisti come
professionista nel 1964, si trasfer` a Cagliari dove fu redattore dellUnione
sarda fino alla sua morte, nel 1996.

Castangia, Isabella Studiosa di diritto


internazionale (n. sec. XX). Dopo aver
conseguito la laurea in Giurisprudenza
` dedicata alla ricerca e ha fatto nusi e
merose esperienze negli USA, a Lon` eurodra, allAia e presso la Comunita
` consulente. Attualmente e
`
pea, di cui e
ordinaria di Diritto internazionale
` di Cagliari. Autrice
presso lUniversita
` occupata in pardi numerosi lavori, si e
ticolare di storia del diritto internazionale e di diritti umani nelle monografie
` , contiguita
` territoriale e isole
Sovranita
in una controversia internazionale del
XVIII secolo, pubblicata a Napoli nel
1988, e Il regime giuridico internazionale
delle Bocche di Bonifacio, edito a Padova
nel 2000.

Casteddu de sa fae Concorso letterario riservato a opere in prosa scritte in


sardo; fu istituito nel 1979 a Posada dal
pittore e organizzatore culturale Mauro
Deledda per favorire la scrittura in
prosa, ritenuta poco coltivata nella produzione letteraria sarda. Dopo essere
stato riservato alla misura breve del
racconto, alla fine degli anni Ottanta fu
aperto al romanzo in lingua sarda, che
proprio in quegli anni veniva diffondendosi a partire da Sarvore de sos tzinesos di Larentu Puxeddu. In questa seconda fase il concorso fu vinto da Sos
sinnos di Michelangelo Pira e Po cantu
Biddanoa di Benvenuto Lobina.

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 475

Casteddu Etzu

Casteddu Etzu Con questo nome e` conosciuto il castello che sorge a Fordongianus. Di origini antichissime, proba` cobilmente il suo nucleo originario e
stituito da un nuraghe polilobato riutilizzato con laggiunta di cortine murarie dai Bizantini per difendere il territorio dalle incursioni dei Barbaricini.
Opportunamente modificato, fu forse
utilizzato in epoca giudicale, ma successivamente se ne perse memoria.

bellarono al re, il villaggio divenne teatro della guerra e nel 1330 fu occupato
dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona. Sebbene devastato, rimase tuttavia in possesso dei Doria. Nel
` la guerra tra Ara1353, quando scoppio
gona e Arborea, fu occupato dalle
truppe aragonesi. Negli anni successivi
` a decadere, ma torno
` in poscontinuo
sesso degli antichi signori; nel 1363, durante la seconda guerra tra Aragona e
Arborea, fu occupato dalle truppe arborensi e di fatto annesso al giudicato
dArborea. Caduto il giudicato, dopo la
parentesi delloccupazione del vi` in possconte di Narbona, nel 1420 torno
sesso degli Aragonesi, ma era ormai in
piena decadenza e in poco tempo si spo` completamente.
polo

Casteldoria Il centro abitato ai piedi del colle


su cui sorge il castello dei Doria, signori del
luogo, ha preso il nome dagli antichi
dominatori.

Casteldoria Antico villaggio di origine


medioevale che faceva parte del giudicato di Torres. Sorgeva nellAnglona, in
ottima posizione strategica, a poca distanza dallabitato attuale di Viddalba.
` nel secolo XII, negli anni in
Si sviluppo
cui i Doria fecero costruire lomonimo
castello per difendere i confini del giudicato dagli attacchi dei galluresi. Dopo
lestinzione della dinastia giudicale, lo
inclusero nel piccolo stato feudale che
avevano formato riunendo tutti i territori in loro possesso. Essi seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti del villaggio, che mantennero i
loro privilegi e la loro autonomia e vissero sostanzialmente in pace fino alla
conquista aragonese. Allora i Doria nel
1323 si dichiararono vassalli del re dA` a far parte del Reragona, cos` C. entro
gnum Sardiniae. Quando nel 1325 si ri-

Casteldoria Lelegante torre dei Doria,


di recente restaurata, in una incisione
dellOttocento, firmata da Alberto
Lamarmora.

Castellaccio, Angelo Storico del Medioevo (n. Sassari 1946). Allievo di Francesco Cesare Casula, conseguita la lau` dedicato allo studio
rea in Lettere si e
`
della Sardegna medioevale. Nel 1984 e
diventato professore associato; attual` professore ordinario e insegna
mente e
` di LetStoria medioevale nella Facolta
` di Sassari. Tra i
tere dellUniversita
suoi scritti: Il castello medioevale di
Osilo, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del primo Convegno internazionale di studi geografico-storici Sassari 1978, 1981; Alghero e le sue mura nel

470

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 476

Castell dAsens
libro dei conti di Bartolomeo Clotes (14171419), 1981; Lamministrazione della giustizia nella Sardegna aragonese, 1983;
Moneta e monetazione giudicale: la scoperta dei denari dArborea (con Mariano
Sollai), in Medioevo. Saggi e Rassegne, 11, 1983; Note sullamministrazione aragonese della Sardegna 1390, in
La Sardegna nel mondo mediterraneo.
Atti del secondo Convegno internazionale di Studi geografico-storici, Sassari
1981, 1984; La storiografia e la storia
della produzione monetaria sardo-aragonese, in Medioevo. Saggi e rassegne, 12, 1985; Lamministrazione della
giustizia a Sassari nel periodo aragonese,
` , istituin Gli Statuti sassaresi. Societa
`
zioni a Sassari nel Medioevo e nellEta
moderna. Atti del Convegno di studi Sassari 1983 (a cura di Antonello Mattone e
Marco Tangheroni), 1986; Note sul castello della Fava, Medioevo. Saggi e rassegne, 15, 1990; Note sullufficio del veguer in Sardegna, in Sardegna, Mediter` moraneo e Atlantico tra Medioevo e Eta
derna. Studi in memoria di A. Boscolo, I,
1993; Il periodo medioevale, in Asinara.
Storia, natura, mare e tutela dellambiente, 1993; Le fortificazioni e le strutture difensive di Alghero XIV-XV secolo,
in Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo
(a cura di Antonello Mattone e Piero
Sanna), 1994; I regni giudicali, in Studi
in onore di Massimo Pittau, II, 1995; I regni giudicali. Nuove testimonianze attraverso una fonte catalano-aragonese,
Medioevo. Saggi e rassegne, 20, 1995;
Doria e Aragona: lettura e interpretazione di unistruttoria giudiziaria anno
1346, in Atti del XIV Congresso di storia
della Corona dAragona, II, 1995; La figura del veguer in Sardegna. Alghero in
n (siEl poder real en la Corona de Arago
glos XIV-XVI), Atti del XV Congresso di
storia della Corona dAragona, I, 1996;
Olbia nel Medioevo. Aspetti politico-istituzionali in Da Olb`a ad Olbia. 2500 anni

` mediterranea, II (a
di storia di una citta
cura di Giuseppe Meloni e P. Simbula),
1996; Sassari medioevale, 1996; La pesca
nel Medioevo, in Pescatori e pesca in Sardegna (a cura di Gabriella Mondardini),
1997.

Castellaccio, Antonio (detto Nino) Insegnante, uomo politico (Sassari 1925-superstrada Carlo Felice 1990). Consigliere regionale, senatore della Repubblica. Fin da giovane fu impegnato in
politica nel PSI, divenendo uno dei protagonisti della vita politica della sua
` . Fu eletto piu
` volte consigliere e
citta
assessore comunale di Sassari; nel
1968 fu eletto senatore per la VI legislatura repubblicana nel corso della quale
fu designato a rappresentare il Senato
nellAssemblea consultiva europea. In
seguito non fu riconfermato, ma nel
1979 fu eletto consigliere regionale nel
collegio di Sassari per lVIII legislatura; al termine della legislatura si ri` dalla scena politica e fu nominato
tiro
presidente dellESIT (Ente sardo industrie turistiche). Nel luglio 1990 mor` in
un incidente automobilistico sulla superstrada Carlo Felice.

Castellani di Castel di Castro Magistrati istituiti dal Comune di Pisa nel


Castello di Cagliari (secc. XIII-XIV).
Avevano poteri civili e militari ed erano
posti al vertice dellamministrazione
` . Duravano in carica un anno
della citta
e la loro funzione era regolamentata dal
Breve Castellanorum Castelli Castri, il
` andato perduto.
cui testo e

Castellano Funzionario militare che


nel Regnum Sardiniae gli Aragonesi ponevano a capo di un castello o di una
` fortificata. Il suo compito era di
citta
comandare la guarnigione della fortezza affidatagli, di provvedere al suo
sostentamento e di organizzarne la difesa in caso di attacco nemico.

Castell dAsens, Berengario Cavaliere catalano (sec. XIV). Appartenente

471

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 477

Castellet
`
a una nobile famiglia, nel 1350 acquisto
dagli eredi di Raimondo Desvall la
` della signoria di Gesico nella cumeta
ratoria di Siurgus. Mor` senza eredi nel
1355.

Castellet, Gisperto Gentiluomo catalano (sec. XIV). Subito dopo la conquista di Alghero nel 1353 fu nominato ca` , ma quando questa
pitano della citta
nellottobre dello stesso anno fu assalita da contingenti del giudice di Arborea e dei Doria, non seppe resistere loro
e fu costretto a fuggire per mare rifugiandosi a Cagliari.

Castelletti, Lanfredo Archeologo (n.

grado di sottotenente nei Cacciatori di


Sardegna; viene promosso capitano
dei Cavalleggeri di Sardegna. Nel
1840 gli viene conferita la medaglia
doro al V.M. con questa motivazione:
Per limportante spedizione da Lui diretta il 15 luglio 1840 nelle montagne di
Orgosolo (Sassari) contro facinorosi
banditi, nella quale circostanza si distinse con intrepidezza e valore facendo cadere sotto la forza quattro di
` famosi, compreso Salquei banditi i piu
vatore Tuffu, che diventato era il terrore di quelle contrade e che nella zuffa
rimase ucciso.

Lecco 1942). Ha fatto parte del gruppo


di specialisti che nel 1980 ha studiato il
Neolitico sardo nella Grotta Rifugio
presso Oliena e ne ha scritto in due articoli, I resti di legni carbonizzati e La
grotta Rifugio di Oliena: caverna ossario
neolitica, Rivista di Scienze preistoriche, XXXV, 1-2, 1980.

Castelli Famiglia cagliaritana (sec.


XVIII-esistente). Di origini lucchesi, si
trasfer` in Sardegna nel 1760 ca. con un
dottor Antonio. I suoi discendenti esercitarono le professioni liberali e si di` cagliaristinsero in seno alla societa
tana: nel 1804 uno di essi, un Luigi, ottenne il cavalierato ereditario e la no` . Nel corso del secolo XIX il prestibilta
` , sia per gli
gio della famiglia aumento
importanti uffici che alcuni dei suoi
alcuni
membri ricoprirono, sia perche
altri parteciparono alle guerre del Risorgimento distinguendosi per il loro
` tuttora fiorente a
valore. La famiglia e
Cagliari.

Agostino Castelli Cagliaritano, capitano dei


Cavalleggeri, nel 1840 fu decorato di medaglia
doro al V.M. per una spedizione contro un
gruppo di banditi di Orgosolo.

Castelli, Agostino Militare (Cagliari

Castelli, Carlo Ufficiale di carriera (Ca-

1799-Bosa 1848). Capitano dei Cavalleggeri, medaglia doro al V.M. nella lotta
contro il banditismo sardo. Discendente da nobile e illustre famiglia, nel
1817 si arruola volontario nella compagnia della Guardia del Corpo del Re di
Sardegna. Nel 1823 viene trasferito col

gliari 1833-ivi 1905). Prese parte alle


campagne del 1860-1861 e nel 1866 alla
terza guerra di indipendenza, ottenendo diverse decorazioni e la com`
menda mauriziana. In seguito comando
la Legione dei Carabinieri di Cagliari.
` a riposo col grado di generale.
Ando

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 478

Castelli della Sardegna

Castelli, Luigi Ufficiale di carriera (Cagliari 1818-Palestro 1859). Percorse una


brillante carriera e prese parte alle
guerre del Risorgimento. Mor` in battaglia a Palestro durante la seconda
guerra dindipendenza.

Castelli, Pietro Ingegnere (n. sec. XX).


` dedicato alConseguita la laurea, si e
` dolinsegnamento universitario. E
` di Ingegneria
cente presso la Facolta
` di Cagliari. Tra i suoi
dellUniversita
scritti: La progettazione del sistema territoriale di difesa, in Arte e cultura del
600 e 700 in Sardegna, 1984; Storia della
pianificazione urbanistica del comune di
Quartu S. Elena (con G.L. Pisano), in
Temi annuali dellIstituto di Urbani` di Cagliari, 1997.
stica dellUniversita

Castelli, Raimondo Teologo (Cagliari


1777-ivi 1831). Divenuto sacerdote,
ebbe fama di valente oratore; dopo essere stato per alcuni anni parroco di
Villaputzu fu nominato canonico della
cattedrale di Cagliari. A partire dal
` per anni Filosofia presso
1799 insegno
` di Cagliari e fu nominato
lUniversita
preside del Seminario. Di lui rimangono alcune orazioni e altri scritti, tra
cui una Orazione sacra nel solenne triduo per lavvenimento al sardo trono di
S.M. il Re Carlo Felice di Savoja, 1821.

Castelli della Sardegna A differenza di


quanto avvenne in altre regioni, i castelli sardi ebbero una funzione prevalentemente militare. Sorsero in diverse
` dellisola, a partire dal periodo
localita
bizantino. Durante il Medioevo, quando
nellisola si svilupparono i quattro regni giudicali, il loro numero crebbe sen` in
sibilmente; la loro dislocazione e
parte conseguenza della partizione poi
litica del territorio dellisola, perche
quattro giudicati, spesso in guerra tra
loro, li collocarono in posizioni strategicamente utili alla difesa del territorio o
al controllo delle grandi vie di comunicazione. Il numero dei castelli crebbe

ulteriormente a partire dalla seconda


` del secolo XIII, quando si svilupmeta
parono nellisola gli stati feudali dei
Doria, dei Malaspina e dei Della Gherardesca. Quando nel 1323 ebbe inizio
la conquista aragonese, lisola si presentava ormai ricca di c. che ebbero un
ruolo importante durante il lunghissimo periodo di guerre che si concluse
con la battaglia di Sanluri nel 1409. Unificata lisola, essi persero progressivamente la loro funzione e nel corso dei
secoli successivi andarono in rovina.
` IMPORTANTI Qui di seI CASTELLI PIU
guito vengono elencati seguendo lordine alfabetico della loro denominazione toponomastica:
1. Castello di Acquafredda. Compreso
nel giudicato di Cagliari, faceva parte
della curatoria del Sigerro; situato su
un colle roccioso a circa 253 m sul livello del mare, sorgeva a 3 km dallattuale abitato di Siliqua. Fu costruito in
periodo imprecisato e dopo la caduta
del giudicato di Cagliari venne compreso nella parte toccata ai Della Ghe` in rovina.
rardesca; attualmente e
2. Castello di Arcuentu. Compreso nel
giudicato di Arborea, faceva parte della
`
curatoria di Monreale; era posto a piu
di 700 m sul livello del mare sulla som` dellomonimo monte in territorio
mita
di Arbus. Fu costruito dai giudici probabilmente nel secolo XI; attualmente
` in rovina.
e
3. Castello di Ardara. Compreso nel giudicato di Torres, faceva parte della curatoria dellOppia; sorgeva nellabitato
di Ardara. Fu costruito dai giudici di
Torres agli inizi del secolo XI e per
lungo tempo fu la loro residenza principale; attualmente rimangono solo i resti di una torre poligonale, ma la vicina
basilica di Nostra Signora del Regno sarebbe sorta sulle fondamenta della cappella palatina.
4. Castello di Balariana. Compreso nel

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 479

Castelli della Sardegna


giudicato di Gallura, faceva parte della
curatoria omonima e sorgeva a circa
300 m sul livello del mare sul colle di
` di LuogoSan Leonardo in prossimita
santo. Fu costruito dai giudici di Gallura nel secolo XI; se ne conservano pochi avanzi.
5. Castello di Baratuli. Compreso nel
giudicato di Cagliari, faceva parte della
curatoria di Dolia; sorgeva in cima al
monte Olaridi a 235 m sul livello del
mare, a poca distanza da Monastir. Fu
costruito dai Pisani dopo il 1258 per
controllare la grande strada tra Cagliari
e Torres; attualmente le sue strutture in
rovina sono completamente interrate e
attendono unadeguata ricognizione archeologica.
6. Castello di Barumele. Compreso nel
giudicato di Arborea, faceva parte della
curatoria di Usellus; sorgeva a poca distanza dalla periferia meridionale di
Ales su un colle che domina labitato.
Di probabili origini bizantine, fu utilizzato dai giudici dArborea per controllare laccesso alla Marmilla; successi` ai conti di Quirra; atvamente passo
` in rovina, ma il sito contualmente e
serva la romantica memoria della contessa Violante II Bertran Carroz.
7. Castello di Bonveh` (Bonuighinu).
Compreso nel giudicato di Torres, faceva parte della curatoria di Cabudabbas. Sorgeva sul colle omonimo a pochi
chilometri dallabitato attuale di Mara;
fu costruito probabilmente nel secolo
XII dai giudici di Torres, in seguito
` ai Doria e fu compreso nel loro
passo
` completapiccolo stato. Attualmente e
mente in rovina: se ne conservano i resti di una torre alta 15 m.
8. Castello di Bulzi. Compreso nel giudicato di Torres faceva parte della curatoria dellAnglona. Sorgeva in cima al
monte Maltu a 300 m sul livello del
mare, poco a sud dellabitato di Bulzi.
Fu costruito nel secolo XII dai Mala-

spina, che allestinzione della dinastia


giudicale di Torres lo compresero nel
loro piccolo stato. Attualmente se ne
conservano pochi ruderi malamente
identificabili.
9. Castello di Capu Abbas (Civita). Compreso nel giudicato di Gallura, faceva
parte della curatoria di Fundimonte.
Sorgeva su un colle a 240 m sul livello
del mare, pochi chilometri a nord dellattuale abitato di Olbia. Fu costruito
dai giudici di Gallura nel corso del secolo XIII e abbandonato nel secolo XVI;
` in rovina e se ne possono
attualmente e
individuare ancora solo poche vestigia
non chiaramente leggibili.
10. Castello di Capula. Compreso nel
giudicato di Torres, faceva parte della
curatoria del Meilogu. Sorgeva alla
` del monte SantAntonio nella
sommita
` di 700 m
catena del monte Pelao, a piu
sul livello del mare, a poca distanza da
Siligo. Fu costruito dai Doria nella se` del secolo XIII per controlconda meta
lare la grande strada che andava da Cagliari al porto di Torres. Con lestinzione della dinastia giudicale essi lo
compresero nel loro stato; attualmente
` completamente rovinato e se ne pose
sono individuare soltanto pochi resti.
11. Castello di Casa di Regno (Mare Pontis). Compreso nel giudicato dArborea,
faceva parte della curatoria del Campidano Maggiore. Sorgeva a poca distanza
dalla chiesa parrocchiale di Cabras. Fu
probabilmente costruito in periodo bizantino a difesa del territorio circostante e riutilizzato in seguito dai giudici dArborea che ne fecero una loro
residenza. Attualmente la sua antica
bellezza e la sua imponenza sono scomparse: se ne conservano poche tracce
che non consentono di ricostruirne la
struttura.
12. Castello di Casteddu Etzu. Compreso
nel giudicato dArborea, faceva parte
della curatoria del Barigadu. Sorgeva a

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 480

Castelli della Sardegna


poca distanza da Fordongianus; era una
costruzione di origini antichissime:
probabilmente il suo nucleo originario
era costituito da un nuraghe polilobato
riutilizzato con laggiunta di cortine
murarie dai Bizantini per difendere il
territorio dalle incursioni dei Barbari` improbabile che il castello,
cini. Non e
opportunamente modificato, sia stato
utilizzato in epoca giudicale, ma suc` in rovina e se ne
cessivamente ando
perse la memoria.
13. Castello di Castel Pisano. Compreso
nel giudicato di Torres, faceva parte
della curatoria della Nurra; allo stato
` citata solo in alcune
attuale la fortezza e
` possibile defonti dalle quali non e
durre con certezza in quale sito fosse
costruito.
14. Castello di Castel Rosso. Compreso
nel giudicato di Torres, faceva parte
della curatoria dellAnglona; sorgeva
in cima a un colle a poca distanza dallabitato di Perfugas. Fu costruito nel secolo XII dai Doria che, allestinzione
della famiglia giudicale, lo inclusero
nel loro piccolo stato. Andato in rovina,
` completamente scomattualmente e
parso.
15. Castello di Casteldoria. Compreso nel
giudicato di Torres, faceva parte della
curatoria dellAnglona; sorgeva non
lontano dallattuale abitato di Santa
Maria Coghinas in posizione strategica
a ovest di Monte Ruju: controllava il
corso del fiume Coghinas e la vallata attraverso la quale passava lantica
strada romana, mentre poteva dominare dallalto gran parte del golfo dellAsinara nella costa che andava da Castelgenovese allattuale Badesi. La fortezza fu fatta costruire dai Doria nel secolo XII e nel corso del secolo XV de` in rovina; attualmente ricadde e ando
` di
mane una torre pentagonale alta piu
15 m e pochi resti di una cortina mura-

` stato fatto ogria. A partire dal 2003 e


getto di un attento restauro.

Castelli della Sardegna La torre costruita


nel secolo XII dai Doria, signori dellAnglona,
domina il corso finale del Coghinas.

16. Castello di Castro. Compreso nel giudicato di Torres, faceva parte della curatoria di Montacuto. Sorgeva in prossi` dellomonima chiesetta in cima a
mita
un colle, a pochi chilometri da Oschiri.
Fu costruito dai Bizantini con lo scopo
di proteggere i territori circostanti e la
grande strada che andava da Torres a
Olbia; successivamente fu riutilizzato
` giudicale. Andato in rovina, atin eta
tualmente conserva estesi ruderi, oggetto di alcune recenti campagne archeologiche.
17. Castello di Castrum Sulcitanum.
Compreso nel giudicato di Cagliari, faceva parte della curatoria del Sulcis.
Sorgeva alle porte dellattuale abitato
di SantAntioco a protezione dello
stretto e dellisola. Fu costruito in periodo bizantino per difendere il territorio dalle incursioni arabe, e successivamente riutilizzato dai giudici che ne fecero una delle loro residenze. Andato in
rovina, fu completamente demolito tra
la fine dellOttocento e gli inizi del Novecento.

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 481

Castelli della Sardegna


18. Castello di Cheremule. Compreso nel
giudicato di Torres, faceva parte della
curatoria del Cabudabbas. Sorgeva a
670 m sul livello del mare lungo il versante settentrionale del monte Cuccureddu a poca distanza dallabitato di
Cheremule. Fu costruito dai Doria, probabilmente dopo che essi organizzarono il loro stato; andato in rovina, i
suoi ruderi erano ancora visibili nella
` dellOttocento.
seconda meta
19. Castello di Chiaramonti. Compreso
nel giudicato di Torres, faceva parte
della curatoria dellAnglona. Sorgeva
in cima al colle che domina lattuale
abitato di Chiaramonti. Fu costruito
` del secolo
dai Doria nella seconda meta
XIII; andato in rovina nel corso del secolo XV fu trasformato in chiesa. Attualmente le sue rovine, ancora piene di fascino, consentono di intuire limponenza delledificio.
20. Castello Corallo. Con questo nome
sono indicati i resti di un castello che
` Miridde
lungo le
sorgeva in localita
rive del fiume Gusana in agro di Gavoi.
La mancanza di fonti lo rende difficilmente identificabile; probabilmente fu
costruito dai giudici dArborea e compreso nella curatoria della Barbagia di
Ollolai, ai confini col giudicato di Torres.
21. Castello di Crasta. Compreso nel giudicato di Torres, faceva parte della curatoria di Montacuto. Sorgeva in loca` Stazzu Casteddu nei pressi di punta
lita
Sa Persona a poca distanza dallattuale
abitato di Monti. Fu costruito dai giudici di Torres per difendere i confini
del giudicato che si affacciavano sulla
Gallura; andato in rovina, attualmente
se ne conservano solo pochi ruderi di
difficile interpretazione.
22. Castello di Cugato. Compreso nel giudicato di Torres, era una fortezza che
` imprecisata nelle
sorgeva in localita
campagne di Oschiri: molti lo confon-

dono erroneamente con il castello di


` detto.
Castro di cui si e
23. Castello di Erguri. Compreso nel giudicato di Torres, faceva parte della curatoria del Montacuto. Probabilmente
sorgeva sulle falde del Monti Nieddu
`. Fu fatto conon lontano da Budduso
struire dai giudici di Torres a difesa
dei confini dei loro territori con la Gallura. Andato in rovina nei secoli successivi, attualmente non se ne conserva
traccia.
24. Castello di Essola. Compreso nel giudicato di Torres, faceva parte della cu`
ratoria della Nurra. Sorgeva in localita
imprecisata e probabilmente fu costruito dai Doria quando entrarono in
possesso della curatoria. Andato in seguito in rovina, non se ne conserva attualmente traccia.
25. Castello della Fava. Compreso nel
giudicato di Gallura, faceva parte della
curatoria di Posada. Sorge sulla som` del colle che domina lattuale abimita
tato di Posada. Fu costruito dai giudici
di Gallura per difendere il territorio
circostante e vigilare dallalto i movimenti di uomini e navi sulla costa e il
mare sottostanti. Rimasto complessivamente in buone condizioni, le eleganti
strutture conservano la memoria della
sua lunga storia e sono perfettamente
integrate con lantico borgo medioevale, inglobato nellabitato attuale.
26. Castello di Figulinas. Compreso nel
giudicato di Torres, faceva parte della
curatoria di Figulinas. Sorgeva su un
colle a nord dellattuale abitato di Florinas. Di origini antichissime, fu utiliz` giudicale; nel corso del sezato in eta
` ai Malaspina che, allecolo XII passo
stinzione della dinastia giudicale, lo inclusero nel loro stato. Andato in rovina,
fu progressivamente smantellato. Attualmente non si conserva nessuna
traccia della costruzione originaria.
27. Castello di Funtana Menta. Com-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 482

Castelli della Sardegna


preso nel giudicato di Arborea, faceva
parte della curatoria di Parte Valenza.
Sorgeva nella parte settentrionale dellattuale abitato di Senis. Fu costruito
dai giudici dArborea per difendere il
territorio circostante dalle incursioni
delle popolazioni delle zone interne.
Andato in rovina, attualmente ne sopravvive una torre di notevoli proporzioni e di suggestiva fattura.
28. Castello a donjon di Ghilarza. Situato
` perfettanellabitato di Ghilarza, e
mente conservato; fu costruito dagli
Aragonesi nel corso del secolo XVe adibito a sede amministrativa e giurisdi` con il castello di Laconi, un
zionale. E
raro esempio di architettura tardomedioevale di derivazione catalana. Un
documento del 1698 attesta che in quellanno, andata perduta labitudine alluso militare, era stato adibito a carcere baronale, per diventare nellOttocento un carcere mandamentale. Negli
anni Ottanta del Novecento fu sottoposto a un intelligente restauro che ha
permesso di farne la sede di importanti
eventi culturali.
29. Castello di Gioiosaguardia. Compreso nel giudicato di Cagliari, faceva
parte della curatoria del Sigerro. Sorgeva in cima al monte Exi a 418 m sul
livello del mare, pochi chilometri a sud
di Villamassargia. Fu probabilmente
costruito dai giudici di Cagliari e riutilizzato dai Della Gherardesca nella se` del secolo XIII, quando con
conda meta
i borghi fortificati di Villamassargia e
Domusnovas, il castello di Acquafredda
` murata di Iglesias costituiva
e la citta
una formidabile cerniera a difesa dello
sbocco della valle del Cixerri e della retrostante area mineraria. Nel XV fu abbandonato; ricoperto nel corso dei secoli da una fitta macchia, in parte
`.
crollo
30. Castello di Girapala. Compreso nel
giudicato di Arborea, faceva parte della

curatoria del Guilcier. Sorgeva su un


colle lungo la valle del Tirso in territorio di Paulilatino. Fu costruito dai giudici dArborea per controllare le vie di
accesso alle zone interne. Nel secolo
` ; attualXV fu abbandonato e crollo
mente non ne rimane traccia.

Burgos Il castello del Goceano, costruito nei


primi decenni del secolo XII da Gonario
giudice di Torres, domina ancora oggi il borgo
sottostante.

31. Castello del Goceano. Compreso nel


giudicato di Torres, faceva parte della
omonima curatoria. Era situato in cima
a un colle che domina labitato di Burgos a 650 m di livello sul mare. Il ca` pittoresche rocche
stello, tra le piu
della Sardegna, fu costruito nel 1127-29
dal giudice Gonario di Torres, in un
punto chiave per la difesa del Logudoro
e dei pendii meridionali (Sa Costera)
del Marghine di Goceano. Per questa
sua posizione-chiave fu teatro di una
drammatica serie di eventi storici: nel
1193 il giudice di Cagliari Guglielmo di
` il giudice di Torres CoMassa vi assedio
stantino e, espugnato il castello, ne fece
prigioniera la moglie Prunisinda (usandole anche violenza, secondo la tradizione); intorno al 1255 vi mor`, dopo
aver vissuto in solitudine, probabilmente guardata a vista come una prigioniera, lultima giudicessa di Torres e di
Gallura, Adelasia di Torres; nel 1478 qui
` con i suoi uomini, alla vigilia
si rifugio

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 483

Castelli della Sardegna


della battaglia di Macomer, il figlio di
Leonardo Alagon, Artaldo. Estinta la di` ai giunastia giudicale la fortezza passo
dici dArborea. Nel corso dei secoli suc` parzialcessivi fu abbandonato e ando
mente in rovina; oggi si accede al castello passando attraverso i ruderi dellimponente cinta muraria.
32. Castello di Gulana. Compreso nel
giudicato dArborea, faceva parte della
curatoria della Barbagia di Ollolai. Sor` Casteddu in cima al
geva in localita
monte Gulana a 650 m sul livello del
mare, a qualche chilometro a ovest di
Olzai. Allo stato attuale, sulla base dellunica descrizione che ce ne ha la` possibile
sciato Vittorio Angius, non e
determinare quando e da chi sia stato
costruito.
33. Castello di Laconi. Compreso nel giudicato di Arborea, faceva parte della curatoria di Parte Valenza. Sorgeva a poca
distanza dallattuale abitato di Laconi.
` biFu probabilmente costruito in eta
zantina e successivamente riutilizzato
dai giudici di Arborea e dai feudatari
aragonesi. Attualmente le sue imponenti e romantiche rovine sono comprese nel parco dei marchesi Aymerich.
34. Castello di Longonsardo. Compreso
nel giudicato di Gallura, fu costruito
` del secolo XIV dagli
nella seconda meta
` la Turraccia nel
Aragonesi in localita
promontorio di Terravecchia che delimita a est il porto di Longone, ai piedi
del breve altipiano su cui sorge labitato
di Santa Teresa Gallura. Fu edificato
per difendere la Gallura dal pericolo di
invasione dei Corsi di Bonifacio, e fu
sede di numerose operazioni militari;
fu demolito nel 1423. Attualmente se ne
conservano pochi labili avanzi, ma
nella moderna sede della stazione ma` vedere unintellirittima se ne puo
gente, simpatica ricostruzione.
35. Castello di Osilo (o dei Malaspina).
Compreso nel giudicato di Torres, fa-

`
ceva parte della curatoria di Montes. E
situato su un colle che domina labitato
di Osilo. Fu costruito nella seconda
` del secolo XIII dalla famiglia dei
meta
grandi signori sardo-liguri quando questi, con lestinzione della dinastia giudicale, formarono il loro piccolo stato. At` stata
tualmente la sua costruzione e
parzialmente restaurata e imponente
domina la parte alta del moderno abitato.
36. Castello di Malvicino. Compreso nel
giudicato di Cagliari, faceva parte della
curatoria del Sarrabus. Sorgeva sul
colle di Cuccuru Perde Pau a 60 m sul
livello del mare, a poca distanza dallabitato di Villaputzu. Fu costruito dai Visconti nel corso del secolo XIII per controllare e difendere la vallata del Gerrei. Attualmente se ne conservano i ru` sono difficilmente leggideri, che pero
bili.

Castelli della Sardegna Su un colle dalla


forma perfettamente conica svettano le rovine
del castello di Las Plassas, detto anche castello
di Marmilla.

37. Castello di Marmilla. Compreso nel


giudicato dArborea, faceva parte dellomonima curatoria. Sorgeva su una
caratteristica collina conica isolata posta a breve distanza da Las Plassas. Costruito in quattro fasi a partire dal secolo X dai giudici dArborea per difen`
dere i confini del loro stato, era la piu
avanzata opera difensiva del giudicato
lungo la linea di confine col territorio

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 484

Castelli della Sardegna


del giudicato di Cagliari. Attualmente
si conservano imponenti rovine delle
mura perimetrali che in tempi recenti
hanno avuto accurati restauri.
38. Castello di Medusa. Compreso nel
giudicato di Arborea, faceva parte della
curatoria del Mandrolisai. Sorgeva in
` Sa Conca e su Casteddu a 215
localita
m sul livello del mare su una rupe posta
a una decina di chilometri da Asuni. La
fortezza fu costruita in tempi diversi a
` romana e succespartire dalla tarda eta
sivamente riutilizzata dai Bizantini e in
` giudicale. Attualmente le sue rovine
eta
imponenti, che recentemente sono
state studiate a fondo, coprono una considerevole superficie.
39. Castello di Mondragone. Compreso
nel giudicato di Torres, faceva parte
della curatoria della Nurra. Con ogni
` sorgeva in prossimita
` di
probabilita
Porto Torres. Fu costruito in data non
precisabile dai Doria e utilizzato per la
difesa del territorio. Attualmente non si
trova alcuna traccia della fortezza.
40. Castello di Monreale. Compreso nel
giudicato dArborea, faceva parte della
curatoria del Bonorcili. Sorgeva a 280 m
sul livello del mare in cima allomonima collina a pochi chilometri da Sardara. Fu costruito dai giudici dArborea
nel secolo XIII e dominava la grande
strada che andava da Cagliari al porto
di Torres; col tempo divenne un costruzione imponente. Attualmente le sue
considerevoli rovine sono state sottoposte a un radicale restauro e attendono
ulteriori scavi nellarea dove sorgeva il
contiguo borgo fortificato.
41. Castello di Montacuto. Compreso nel
giudicato di Torres, faceva parte dellomonima curatoria. Sorgeva in cima al
colle di Montacuto a 480 m sul livello
del mare nelle vicinanze di Berchidda.
Fu costruito probabilmente nel secolo
XI dai giudici di Torres, che vi inglobarono una precedente costruzione mili-

tare bizantina; fu abbandonato dopo il


` in rovina. Attualmene si
1420 e ando
conservano numerosi ruderi, che consentono di comprendere quale fosse
limpianto della fortezza, di recente studiato e ricostruito dal medievista Giuseppe Meloni.
42. Castello di Monteforte. Compreso nel
giudicato di Torres, faceva parte della
curatoria della Nurra. Sorgeva a 460 m
sul livello del mare in cima allomonimo colle che si eleva a nord dellArgentiera. Fu costruito dai giudici di Torres per difendere ladiacente zona mineraria e successivamente riutilizzato
dai Doria. Attualmente le sue rovine
sono coperte da unimponente macchia
che ne rende difficile la lettura.
43. Castello di Monteleone. Compreso nel
giudicato di Torres, faceva parte della
curatoria di Monteleone. Era situato a
760 m sul livello del mare su un rilievo
che domina labitato di Monteleone
Rocca Doria. Fu costruito dai Doria a
` del secolo XIII e divenne una
meta
delle loro residenze; fu distrutto nel
1436 dopo un lungo assedio. Attualmente della grande fortezza rimangono
solo pochi ruderi.
44. Castello di Montesanto. Compreso
nel giudicato di Torres, faceva parte
della curatoria dellOppia. Sorgeva sullomonimo colle a 760 m sul livello del
mare poco distante da Mores. Fu costruito dai Doria nel secolo XIII e successivamente abbandonato; attual` possibile individuare almente non e
cun resto della fortezza, salvo che non
si vogliano attribuire alla costruzione i
resti di alcuni muri affioranti accanto
alla chiesetta dei Santi Elia ed Enoch
edificata sul breve altipiano in cima al
colle.
45. Castello di Montezuighe. Compreso
nel giudicato di Torres, faceva parte
della curatoria del Montacuto. Sorgeva
a 500 m sul livello del mare in cima al-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

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Castelli della Sardegna


lomonimo colle a pochi chilometri da
Ittireddu. Fu costruito dai giudici di
Torres in epoca imprecisata e alla fine
` ai giudici dArbodel secolo XIII passo
rea. Attualmente rimangono della fortezza pochi ruderi quasi completamente sepolti dalla vegetazione e difficilmente leggibili.
46. Castello di Montiferru (Casteddu
Ezzu). Compreso nel giudicato di Torres,
faceva parte della curatoria omonima.
Sorgeva a 769 m sul livello del mare sul
colle di Monte Tuvonari pochi chilometri a sud di Cuglieri. Fu costruito nel secolo XI dai giudici di Torres per difendere i confini dei loro territori dallArborea; quando la dinastia di Torres si
` a far parte del
estinse, la fortezza entro
giudicato dArborea. Attualmente si conservano alcuni resti delle mura perimetrali e di una delle torri.
47. Castello di Murgunulis. Di incerta
origine, probabilmente sorgeva a 300 m
sul livello del mare in cima al colle di
Santa Reparata, a poca distanza da Usellus. Probabilmente fu distrutto da unincursione delle popolazioni dellinterno;
attualmente non ne rimane traccia.
48. Castello di Narbolia. Compreso nel
giudicato dArborea, faceva parte della
curatoria del Campidano di Milis. Sorgeva a poca distanza dallattuale cimitero di Narbolia. Fu costruito in epoca
imprecisata dai giudici dArborea, attualmente non ne rimane traccia.
49. Castello di Nora. Compreso nel giudicato di Cagliari, faceva parte della curatoria di Nora. Sorgeva a 65 m sul livello del mare su un roccione che si
eleva alla periferia di Pula. Fu costruito
in periodo bizantino per difendere, con
`, la rada di Nora e sucogni probabilita
cessivamente riutilizzato dai giudici di
Cagliari. Abbandonato in epoca impre` in rovina; le sue ultime vecisata, ando
`
stigia furono demolite nella prima meta
del Novecento.

50. Castello di Ogliastra (Medusa). Compreso nel giudicato di Cagliari, faceva


parte della curatoria dellOgliastra. Sorgeva tra Girasole e Lotzorai su un roccione che si eleva a poca distanza dalla
strada Orientale sarda. Fu costruito con
` sui resti di una fortezza
ogni probabilita
punica dai giudici di Cagliari per difendere i territori circostanti dalle incursioni arabe e successivamente venne uti` parzialmente
lizzato dai Visconti. Oggi e
in rovina e i suoi ruderi attendono unaccurata opera di restauro.
51. Castello di Oliena. Compreso nel giudicato di Gallura, faceva parte della curatoria di Orosei. Sorgeva alle falde del
monte Corrasi, dominando labitato di
Oliena. Fu costruito probabilmente nel
secolo XI dai giudici di Gallura per difendere il territorio da eventuali attacchi provenienti dal giudicato di Cagliari. Fu smantellato in epoca imprecisata. Attualmente non si conserva traccia delledificio.
52. Castello di Olomene. Compreso nel
giudicato di Torres, faceva parte della
curatoria di Montacuto. Sorgeva in lo` Casteddu a 700 m sul livello del
calita
mare sullomonimo altipiano, qualche
chilometro a nord di Pattada. Fu costruito in fasi distanziate su un antico
nuraghe riutilizzato dai giudici di Torres per difendere il territorio; attualmente le sue numerose rovine sono in
pessimo stato di conservazione.
53. Castello di Olova. Compreso nel giudicato di Gallura, faceva parte della curatoria di Gemini. Sorgeva in cima al
colle di La Turritta in territorio di Luras. Fu costruito dai giudici di Gallura
per difendere il territorio da eventuali
attacchi provenienti dal Montacuto.
` in rovina probabilmente prima
Ando
della conquista aragonese. Attualmente se ne conservano alcuni resti, da
` possibile identificare la pianta.
cui e
54. Castello di Orsetto (Barigadu). Com-

480

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 486

Castelli della Sardegna


preso nel giudicato di Arborea, faceva
parte della curatoria di Barigadu. Sor` di Montesanto, dove
geva nella localita
si trovava lomonimo villaggio ora scomparso, a pochi chilometri da Neoneli. Fu
costruito in periodo bizantino per difendere i territori dalle incursioni delle popolazioni dellinterno e riutilizzato dai
giudici di Arborea. Attualmente si conservano pochi resti e un ricordo delle tre
torri di cui il castello era munito.
55. Castello di Oristano. Compreso nel
giudicato dArborea, faceva parte della
` . Sorgeva
cinta delle mura della citta
` ubicato il carcere
dove attualmente e
di Oristano. La costruzione era imponente e inglobava la grande torre di
San Filippo; fu edificato dai giudici in
epoca imprecisata. Attualmente non se
ne conserva alcuna traccia.
56. Castello di Orosei. Compreso nel giudicato di Gallura, faceva parte dellomonima curatoria. Sorgeva al centro
dellabitato di Orosei, inglobato nel sistema di mura che lo cingevano. Fu
fatto costruire dai giudici di Gallura in
epoca imprecisata per difendere il villaggio dalle incursioni dei corsari; nel
` andato in rovina. Atcorso dei secoli e
tualmente se ne conserva la torre del
mastio fortemente modificata.
57. Castello di Orvei. Compreso nel giudicato di Gallura, faceva parte della curatoria del Montacuto. Sorgeva su uno
sperone a poca distanza dallattuale villaggio di Tula. Fu costruito da Mariano
dArborea dopo che il Montacuto era
passato nelle sue mani, ma successiva` in rovina. Attualmente
mente ando
sono visibili i resti di alcuni ambienti
della fortezza, ma in cattive condizioni.
58. Castello di Ozula. Si tratta di un edificio conosciuto come Palattu ezzu, costruito a Sennori in epoca imprecisabile e trasformato nel 1638 in casa baronale: se ne vede, oltre la facciata abbastanza anonima, il cortile interno.

59. Castello di Padulaccia. Compreso nel


giudicato di Gallura, faceva parte della
curatoria di Fundimonte. Sorgeva su un
colle detto Monta Telti a mezza strada
tra Olbia e Telti. Fu probabilmente costruito in periodo bizantino e riutilizzato dai giudici di Gallura per difendere il territorio da eventuali attacchi.
Attualmente sono visibili imponenti rovine della cinta muraria, ma in pessime
condizioni.
>60. Castello di Palmas. Compreso nel
giudicato di Cagliari, faceva parte della
`
curatoria di Sols. Sorgeva in prossimita
di San Giovanni Suergiu. Fu fatto costruire dai giudici di Cagliari che lo inclusero nella cinta fortificata dellantico villaggio di Palmas; attualmente
ne rimane solo una torre in non buone
condizioni di conservazione.

Castelli della Sardegna Il castello di Pedreso,


ai bordi della piana di Olbia, fu costruito con
` dai Visconti, giudici di
ogni probabilita
Gallura.

61. Castello di Pedreso. Compreso nel


giudicato di Gallura, faceva parte

481

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 487

Castelli della Sardegna


della curatoria di Fundimonte. Sorgeva a 80 m sul livello del mare sul
` Casteddu a
monte dAspe in localita
pochi chilometri da Olbia. Fu co struito probabilmente dai Visconti,
giudici di Gallura, nel secolo XIII. Attualmente se ne conservano imponenti resti della cortina muraria e le
mura possenti di alcune torri.
62. Castello di Pontes. Compreso nel giudicato di Gallura, faceva parte della curatoria di Galtell`. Sorgeva in cima al
monte Tuttavista a mezza strada tra
Orosei e Galtell`. Fu costruito dai giudici di Gallura nel secolo XII, probabilmente riutilizzando un antico insediamento romano. Inutile baluardo contro
la conquista aragonese, appartenne in
seguito a Eleonora dArborea. Attualmente se ne conservano alcuni tratti
della cinta e i resti di una torre; i ruderi
sono romanticamente inglobati in una
rigogliosa macchia.
63. Castello di Quirra. Compreso nel giudicato di Cagliari, faceva parte dellomonima curatoria. Era situato a quasi
`
300 m sul livello del mare in localita
Arcu Genna Scodias sul monte Castello
nel cuore del salto di Quirra. Fu costruito dai giudici di Cagliari, riutilizzando probabilmente una vecchia for` in parte
tezza bizantina. Attualmente e
crollato e i suoi resti sono molto mal ridotti.
64. Castello di Re Baldo. Compreso nel
giudicato di Gallura, faceva parte della
curatoria della Balariana. Sorgeva in
` Santu Stevanu a circa 270 m sul
localita
livello del mare a poca distanza dallabitato di Luogosanto. Fu costruito dai
giudici di Gallura nel secolo XI e probabilmente era destinato a loro residenza;
attualmente si conservano significativi
` possibile intuire la sua
resti dai quali e
forma originaria.
65. Castello di Roccaforte. Sorgeva in lo` Planu in prossimita
` di Giave. Fu
calita

` Doria nei primi


costruito da Bernabo
decenni del secolo XIV per difendere i
suoi territori dai giudici dArborea. Attualmente non si conserva alcuna traccia della fortezza, i cui ultimi resti furono demoliti qualche decennio fa.
66. Castello della Rosa. Compreso nel
giudicato di Cagliari, faceva parte della
curatoria dellOgliastra. Sorgeva su un
colle a 420 m sul livello del mare in loca` Quadassonis a breve distanza da
lita
Jerzu. Fu costruito dai giudici di Cagliari probabilmente nel secolo XI a
guardia della strada che collegava il
Sarrabus con i villaggi interni dellOgliastra. Attualmente ne rimangono pochi avanzi di difficile lettura.
67. Castello di Salvaterra. Compreso nei
domini dei Della Gherardesca, sorge su
un colle che domina Iglesias e un tempo
era integrato nella cinta di mura della
` . Fu costruito nella seconda meta
`
citta
del secolo XIII dai Della Gherardesca
` parziale nel corso dei secoli ando
mente in rovina.
68. Castello di San Michele. Compreso
nel giudicato di Cagliari, faceva parte
della curatoria del Campidano di Cagliari. Sorge a 120 m sul livello del
mare su un colle isolato, ormai inglobato nel perimetro urbano. Fu costruito
dai giudici di Cagliari per difendere
Santa Igia, probabilmente riutilizzando
un edificio bizantino; in seguito fu uti`
lizzato dagli Aragonesi. Attualmente e
stato restaurato completamente e inse` divenuto un
rito in un parco urbano e
importante centro culturale, che mette
a frutto anche lampiezza del panorama
che si domina dalla cima.
69. Castello di Sanluri. Situato al confine
tra il giudicato dArborea e quello di Cagliari fu forse costruito nel secolo XI
per assolvere a compiti di carattere militare probabilmente dai giudici dAr` di mano
borea. Successivamente passo
`
diverse volte e fu utilizzato anche in eta

482

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 488

Castelli della Sardegna


aragonese. Sorge al centro di Sanluri;
in passato le sue strutture erano collegate alla cinta fortificata che difendeva
` perfettamente conservato e
il borgo; e
curato dagli attuali proprietari, che ne
hanno fatto anche la sede di un importante museo.
70. Castello di SantIsidoro. Compreso
nel giudicato di Cagliari, faceva parte
della curatoria di Sols. Sorgeva su un
` omonima a 3 km dallacolle in localita
bitato attuale di Teulada. Fu costruito
probabilmente dai Bizantini per difendere il territorio dalle incursioni arabe
e successivamente riutilizzato dai giudici di Cagliari; attualmente ne rimangono poche tracce, tra le quali gli avanzi
di un edificio quadrangolare che farebbe pensare a una torre.
71. Castello di Santisconata. Compreso
nel giudicato di Cagliari, faceva parte
della curatoria di Nora. Sorgeva su un
colle che domina lattuale abitato di Do` possibile stabilire
mus de Maria. Non e
con certezza chi lo abbia costruito e
quando; certamente fu utilizzato per
` giudicale.
scopi militari anche in eta
` ; attualmente
Andato in rovina, crollo
se ne intuiscono pochi ruderi, probabilmente parte della cinta muraria.
72. Castello di Sa Prisoni Bezza. Compreso nel giudicato di Torres, faceva
parte della curatoria del Marghine. Sorgeva non lontano dal centro storico di
Macomer, nei pressi della chiesa di San
Pantaleo. Fu costruito dai giudici di
Torres nel secolo XII per difendere il
territorio dallArborea; estinta la dinastia turritana, alla fine del secolo XIII
` nelle mani dei giudici dArborea.
passo
Attualmente della fortezza non rimane
` traccia.
piu
73. Castello di Sassai (o di Orguglioso).
Compreso nel giudicato di Cagliari, faceva parte della curatoria del Gerrei.
Sorgeva su una cima del gruppo del
monte Ixi a pochi chilometri da Silius.

` imprecisata dai giuFu costruito in eta


dici di Cagliari per difendere il territorio dalle incursioni dei Barbaricini; andato completamente in rovina dopo che
fu assalito durante le guerre tra Ara` stato
gona e Arborea, recentemente e
completamente restaurato.
74. Castello di Sassari. Fu costruito nella
` del secolo XIV dagli Araseconda meta
gonesi a Sassari, pochi metri allesterno
` , con
del sistema delle mura della citta
la quale forse comunicava attraverso
un tunnel. Nei secoli successivi divenne la sede dellInquisizione della
Sardegna; fu demolito nella seconda
` dellOttocento e sulla sua area fu
meta
`
costruita la caserma che attualmente e
sede del comando della Brigata Sassari.
75. Castello di Segariu. Compreso nel
giudicato di Cagliari, faceva parte della
curatoria della Trexenta. Sorgeva in lo` Su Casteddu a breve distanza dalcalita
labitato di Segariu. Fu costruito dai
giudici di Cagliari nel corso del secolo
` in rovina nei secoli succesXII; ando
sivi; attualmente se ne conservano pochi ruderi scarsamente significativi.
76. Castello di Serla. Compreso nel giudicato dArborea, faceva parte della curatoria del Guilcier. Sorgeva a sud di
` omoDomusnovas Canales in localita
nima. Fu costruito dai giudici dArbo` imprecisata per difendere il
rea in eta
territorio dalle incursioni delle popolazioni delle zone interne; nel corso dei
` in rovina e attualmente
secoli ando
non se ne conserva traccia.
77. Castello di Serravalle. Compreso nel
giudicato di Torres, faceva parte della
curatoria della Planargia. Sorge sul
` di Bosa. Fu cocolle che domina la citta
struito dai Malaspina nel secolo XII e
` in possesso dei
successivamente passo
giudici dArborea. Nel corso dei secoli
` in rovina; attualdecadde, ma non ando
` stato restaurato accuratamente e

483

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 489

Castellino
` con la sua elemente e domina la citta
gante mole.
78. Castello di Sorra (Sorres). Era una
bastita costruita nel secolo XIV dagli
` di Torralba duAragonesi in prossimita
rante le guerre con i Doria. Assolse il
` aspre del consuo compito nelle fasi piu
flitto e fu fatto demolire nel corso del
secolo. Attualmente non se ne conserva
alcuna traccia.
79. Castello di Tissilo. Compreso nel giudicato di Cagliari, faceva parte della curatoria della Barbagia di Seulo. Sor` su Casteddu sul monte
geva in localita
Ioni a 1000 m sul livello del mare non
`
lontano da Ussassai. Fu costruito in eta
non precisabile e utilizzato per controllare la via daccesso alle zone montane
dellOgliastra; probabilmente fu distrutto durante le guerre tra Aragona e
Arborea. Attualmente se ne conservano
pochi resti di difficile interpretazione.
80. Castello di Tului. Compreso nel giudicato di Cagliari, faceva parte della curatoria del Sols. Sorgeva alle falde del
colle di San Michele a poca distanza da
Tratalias. Fu costruito dai giudici di Cagliari su un precedente edificio bizantino per difendere il territorio dalle incursioni arabe. Nel corso dei secoli de` ; i suoi pochi resti erano
cadde e crollo
ancora visibili agli inizi dellOttocento,
` persa traccia.
ma attualmente se ne e
` non
81. Castello di Uras. Costruito in eta
precisabile, sorgeva al centro dellabitato attuale di Uras ed era caratterizzato da una grande torre. Presumibilmente fu demolito agli inizi del secolo
XVI durante unincursione barbaresca.
82. Castello di Villasor. Casa forte che
sorge nellabitato di Villasor. Fu costruita agli inizi del secolo XV per porre
un freno alle frequenti incursioni dei
` ai feudaBarbaricini; in seguito passo
tari che successivamente ebbero la signoria del villaggio. Attualmente ap-

partiene al Comune, che lo utilizza


come centro culturale.

Castellino, Anna Archivista (n. Cagliari


` entrata
1953). Laureata in Lettere, e
nella carriera degli Archivi di Stato.
Dal 1983 lavora presso la Soprintendenza archivistica per la Sardegna, di
` ora funzionaria. Tra i suoi scritti:
cui e
Ledilizia privata cagliaritana nei secoli
XVII e XVIII dai documenti dellArchivio
Storico Comunale di Cagliari in Arte e
cultura del 600 e del 700 in Sardegna,
1984; Listituzione della Confraternita di
S. Efisio nel villaggio di Quartu (con
Linda Garavaglia), in Francia e Italia
negli anni della Rivoluzione, 1996; LArchivio comunale di Ardauli (con Maria
Luisa Di Felice), LArchivio comunale di
s Carboni),
Samugheo (con M. Valde
LArchivio comunale di Ula Tirso (con
A.P. Loi), tre schede in Gli Archivi comunali della provincia di Oristano, 1999.

Castelsardo Comune della provincia di


Sassari, incluso nel Comprensorio n. 2,
con 5410 abitanti (al 2004), posto a 114 m
sul livello del mare su un complesso trachitico che domina il golfo dellAsinara.
Regione storica: Anglona. Diocesi di
Tempio-Ampurias.

Castelsardo Il paese sorge su un possente


promontorio, quasi al centro dellampio arco
di costa del golfo dellAsinara.

TERRITORIO Il territorio comunale,


dalla forma approssimativa di unellisse, si estende per 45,48 km2 e con-

&

484

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 490

Castelsardo
fina a nord col mare del golfo dellAsinara, a est con Valledoria e Sedini, a
sud con Nulvi e Osilo e a ovest con
` totalmente collinoso, in gran
Sorso. E
parte ricoperto di macchia mediterranea e privo di alberi dalto fusto. I terreni sono composti in massima parte
di trachite, tufo e argilla. Una piccola
` coltivata a vite (Li Paddimi, Lu
parte e
Padru); a grano la piana di Leni e la
`
valle di San Giovanni e il restante e
` alto,
lasciato a pascolo. Il monte piu
` il Tudspesso battuto dal maestrale, e
deri (435 m) che si trova al confine con
il territorio comunale di Nulvi. Inte` la costa, in genere alta e rocressante e
ciosa, mentre le spiagge sono poche e
piccole (Lu Bagnu, Baia Ostina). Lo
stesso centro abitato, dominato dal ca` posto su una fortificazione nastello, e
turale, interamente in trachite e domina, verso sud, la valle di Ilpighia,
sede degli orti dei castellanesi.

Castelsardo La Roccia dellElefante. Il nome


viene dalla forma che il robusto masso
trachitico ha assunto nel tempo. Ospita al suo
interno una piccola domus de janas.

STORIA Il centro abitato fu fondato


nel 1102 dai Doria col nome di Castelgenovese e crebbe rapidamente, grazie ai
privilegi concessi ai primi abitatori che
fin dallorigine possedevano uno status
particolare, in seguito recepito come te-

&

` di
sto degli statuti (=). Dopo che la citta
` Castelgenovese diAmpurias si spopolo
venne il capoluogo dellAnglona,
crebbe di importanza e fu cinta da poderose fortificazioni. Con lestinzione
della dinastia giudicale i Doria inclu` nel piccolo stato feudale
sero la citta
che avevano formato riunendo tutti i
territori in loro possesso. Essi continuarono a tenere un buon rapporto con gli
abitanti che mantennero i loro privilegi
e la loro autonomia e vissero sostanzialmente in pace fino alla conquista arago` nel 1323 si dichiaranese. I Doria pero
rono vassalli del re dAragona, cos` la
`, almeno formalmente, entro
` a far
citta
parte del Regnum Sardiniae. Quando
` nel 1325 si ribellarono, C. divenne
pero
uno dei capisaldi della resistenza dei
Doria agli Aragonesi, mantenendo questa funzione anche nel periodo successivo, durante le guerre tra Aragona e
Arborea. Seppe resistere nel 1330 alle
truppe aragonesi guidate da Raimondo
Cardona e quando, nel 1347, i Doria si
` contiribellarono nuovamente, la citta
` ad assolvere alla sua funzione mennuo
tre il territorio circostante subiva altri
danni. Nel 1350 sembrava che potesse
essere raggiunta la pace tra gli Aragonesi e i Doria, ma le tribolazioni della
` non ebbero fine; nel 1357 infatti C.
citta
era passato nelle mani di Brancaleone,
figlio illegittimo dellultimo dei Doria.
Il nuovo signore, uomo molto ambizioso
` poter divenire un fee capace, sembro
dele alleato del re dAragona; per questo motivo, scoppiata la seconda guerra
tra Mariano IV e Pietro IV, nel 1366 la
` fu assediata dalle truppe di Macitta
riano IV ma seppe resistere, mentre il
territorio circostante continuava a essere teatro di guerra. Il destino di C.
` improvvisamente quando nel
cambio
` Eleonora dAr1376 Brancaleone sposo
borea. Rotto laccordo col re dAragona,
` con il cognato Ugone III proprio
si alleo

485

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 491

Castelsardo
` aspra del conflitto tra i
nella fase piu
` divenne fino al 1382 residue. La citta
denza della coppia, il cui legame fu allietato dalla nascita di Federico e di
Mariano; in seguito, negli ultimi anni
del giudicato e della vita di Branca` a svolgere una funzione
leone, continuo
importante. Pare che lo stesso Brancaleone sia morto prima del 1408 proprio
` quindi nelle mani di Nia C., che passo
` Doria, suo figlio naturale; questi ne
colo
` che restava del
fece la capitale di cio
` di
piccolo stato dei Doria. Egli tento
conservarne il possesso e nel 1417 la
` fu assediata da Guglielmo di Narcitta
bona ma resistette. Quando poi il vi` defisconte di Narbona nel 1420 lascio
`a
nitivamente la Sardegna, C. continuo
` e dopo
rimanere in possesso di Nicolo
la caduta di Monteleone divenne lultimo rifugio fino alla sua morte; subito
` passo
` sotto il controllo didopo la citta
retto del re assumendo il nome di Ca` reale.
stellaragonese e lo status di citta
Il sovrano provvide a ripopolarla e la
` crebbe rapidamente
nuova comunita
`
sperimentando gli ordinamenti di citta
regia e dal 1505 divenne sede della diocesi di Ampurias. Grazie alla sua posizione strategica, nel corso del secolo
XVI la rocca fu utile alla difesa delle
coste dagli attacchi dei nemici del regno e nel 1527, nel periodo delle guerre
tra Carlo Ve Francesco I, resistette a un
attacco di truppe francesi guidate da
Andrea Doria. Poco tempo dopo, purtroppo, la sua popolazione fu decimata
` decadendo
dalla peste e da allora ando
anche come centro urbano. La deca` manifesta nel corso
denza fu ancora piu
del secolo XVII, quando le fortificazioni andarono in rovina fino alla perdita della tradizionale funzione militare. Nel 1767, dopo che la Sardegna
era passata ai Savoia, C. prese lattuale
nome e la sua funzione militare fu rilanciata. Le fortificazioni furono restau-

rate e migliorate, e vi fu stabilito un pre` fino al 1848. Di


sidio che vi soggiorno
` la preziosa testimoquesto periodo e
nianza di Vittorio Angius: La figura
` irregoche determinano le muraglie e
larissima per li molti angoli salienti e
` rassomirientranti. Alla grossa puo
gliarsi a un triangolo scaleno con lan` [strade]
golo minimo spuntato. Le piu
sono selciate da che il V.R. Des-Hayes
vi si trasfer` a visita. Delle quali la pri` frequentata dicesi la
maria e piu
piazza, nome che in tutto il Logudoro
vale strada del corso. Procede da le non per
vante a ponente, comecche
una giusta retta. Superiormente muovonsi tre altre, ed esse per linee meno
regolari; inferiormente ne corron due
` tortuose. Delle traversali la
ancor piu
` la cantonata, che apmeglio diretta e
poggiasi a mezza piazza. Il luogo ha naturali difese cos` formate che basti pocarte e forza a che sia la posizione ine` unerta assai
spugnabile. Dallaustro e
repente, dove per agevolarvi lo salimento conviene di spezzar la linea stradale in tre branche, sviluppo che tutto
non toglie laffanno: da ponente a levante rupi stagliate quasi imminenti
sul mare; da tramontana la scogliosa
falda del monte su le quali ruota il vento
e frange onde vaste. Le mura sono tali
quali nel Medio Evo si solevano costruire, e cos` condotte come voleva la
condizione del luogo, e consigliava una
maggior sicurezza. Esse quasi in ogni
parte sorgean sul ciglio di scoscendimenti precipitosissimi, e non permetteranno a un nemico nessun luogo sotto di
. Delle antiche torri due ne apparise
scono ancora presso al castello in contro a sirocco, e cinque nella gran linea
contro il mare; laltre cadute per propria debolezza o per ostili percosse non
` furono restituite. Tra citta
` e conpiu
tado somma ad anime 2000 in famiglie
siedono tra le mura anime 1815
200; che

486

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 492

Castelsardo
in famiglie 165, e anime 185 in famiglie
35 ne rispettivi distretti pastorali. Si
`
celebran allanno matrimoni 17, e si da
sache nascano 60 e muojano 40; sicche
rebbero 20 anime di annuo incremento,
e si potrebbe sperare in assai meno dun
` scorsecolo il raddoppiamento. Ma gia
sero 77 anni, da che il Mattei (Sardinia
sacra, stampata lanno 1758) notava la
piu
` ne
meno che
popolazione di C. ne
` lo spirito
ora sia. Ragion di questo sara
di vendetta che costantemente assottiglia e riduce a zero il numero daumento. Quante [professioni] rispon`
dono ai primi bisogni, e nessunarte piu
delle altre commendevole. Le femmine
non travaglian tanto, che provvedano in
pannilani e lini alla propria famiglia
` di 83 telai, dei quali
non avendosi piu
` senza imiben pochi per le lane. Resto
tazione lesempio duna signora che si
` alla coltura dei bachi e al lavoro
applico
della seta. Alcune lavorano certa sorta
di biscottelli duna pasta assai gustosa.
Il contado stendesi in lungo per quattrore, in largo per una e mezzo. Si seminano starelli di grano 1900; dorzo 500;
di lino 60; di fave, lentiche, ceci, fagiuoli, piselli, ecc. 90. I grani fruttificano al 15, e 20; gli altri semi si moltiplicano in modo, che tengasi per contento
il coltivatore, se il cielo non sia contrario alla vegetazione. Si coltiva 25 va` duve, e si ottiene dai frutti caririeta
che 1500, che eguagliano quartieri
22 500. Nelle vigne sono sparse moltissime specie di fruttiferi, meli, peri,
aranci, limoni, fichi, peschi, meli cotogni, in breve quasi quante si coltivano
nel contado di Sassari. I fichi dIndia
fanno belle siepi ai poderi. Ecco le specie [di bestiame] e i rispettivi numeri.
Cavalli 280, buoi 710, porci 550, pecore
5500, capre 3200. Hannosi pochi giumenti, da che i castellanesi usano di
macinare il grano con una macchina a
mano. Dalle greggie si ha ottimo cacio, e

burro. Nuotano pure in questi mari


quelle specie che guizzano negli altri
del littorale sardo, e ne partecipano i
circostanti popoli. Si salano i gronghi e
le lamprede, si affuman i gattucci, le
mussole, le uova, ecc. Per la dogana
[del porto] vi ha un ricevitore, e alcuni
altri uffiziali minori. Si esporta grano,
formaggio, sughero, e pietre di macina
pel continente, per la Maddalena, e per
le tonnare. Nel gran banco ai paraggi
` il piu
` bel corallo della
dellAsinara e
Sardegna, e forse di tutto il Mediterraneo; ma per la troppa lontananza dalla
costa pochi vi amano travagliare. Ecco
rarissimi battelli ora approdano
perche
a C..

Castelsardo Ai piedi dellantica rocca dei


` del
Doria si e` sviluppato, nella seconda meta
Novecento, un borgo marino moderno.

Nel corso del secolo XIX C. divenne capoluogo di mandamento e fu incluso

487

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 493

Castelsardo
nella provincia di Sassari. Nella se` del secolo la sua economia
conda meta
` riprendersi grazie alle attivita
`
sembro
della pesca e dellagricoltura; un deciso
mutamento della propria condizione C.
` lo ebbe a partire dalla seconda
pero
` del Novecento quando divenne
meta
una delle mete preferite del turismo.
& ECONOMIA La fonte principale della
` il turismo, specialsua economia e
mente quello estivo. Nonostante la
` di spiagge, i turisti trovano C.
scarsita
interessante per la bellezza del castello e delle chiese e per alcune manifestazioni a carattere religioso molto
coinvolgenti. Discretamente svilup`
pate vi sono anche la pesca e lattivita
portuale. Soprattutto la prima, di antica tradizione rara in Sardegna soprattutto per luso delle nasse per la
cattura delle aragoste. Il porto turistico, realizzato sfruttando linsena` dotato di tutti i sertura di Frigiano, e
vizi necessari e dei collegamenti col
centro urbano e la S.S. 200. Di qualche
` lagricoltura, in particoimportanza e
lare la produzione di cereali e la viticoltura. Un certo peso ha la pastorizia
con una rinomata produzione di formaggi pregiati. Artigianato. Di note` la produzione dei
vole importanza e
cestini artisticamente decorati e intrecciate dalle donne del luogo che un
tempo utilizzavano la palma nana, di
cui il territorio era ricchissimo. Oggi
usano la rafia, spesso di origine sintetica, per motivi ecologici: infatti la
palma era in pericolo di estinzione.
`
Servizi. C. dista da Sassari 32 km ed e
collegata da autolinee anche agli altri
` sede di guarcentri della provincia; e
dia medica, di farmacia, di scuole di
ogni ordine e grado e di servizi bancari. Possiede il porto, la Biblioteca
comunale, un museo, 13 alberghi con
1102 posti letto; 1 campeggio con 351

posti letto; 19 ristoranti e il porto turistico con oltre 400 posti barca.
& DATI STATISTICI Al censimento del
2001 la popolazione contava 5282
` , di cui stranieri 28; maschi 2609;
unita
femmine 2673; famiglie 631. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti
per anno 48 e nati 30; cancellati dallanagrafe 119; nuovi iscritti 105. Tra gli
indicatori economici: depositi bancari 54 in miliardi di lire; imponibile
medio IRPEF 13 808 in migliaia di lire;
versamenti ICI 2754; aziende agricole
555; imprese commerciali 331; esercizi pubblici 45; esercizi allingrosso
5; esercizi al dettaglio 136; ambulanti
33. Tra gli indicatori sociali: occupati
1330; disoccupati 419; inoccupati 327;
laureati 21; diplomati 277; con licenza
media 1739; con licenza elementare
1806; analfabeti 230; automezzi circolanti 2054; abbonamenti TV 1287.

Castelsardo La parte nuova dellabitato sorge


ai piedi del castello dei Doria, la cui costruzione
fu iniziata nel secolo XII.

PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo


` ricco di domus de janas tra
territorio e

&

488

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 494

Castelsardo
cui quella detta dellElefante, che si
trova allincrocio tra la strada per
Santa Teresa e quella per Sedini. Nel
suo ventre, scavate nella trachite, si
trovano alcune cellette di varie dimensioni che riportano il bassorilievo
di due corna (protomi taurine), simbolo di un culto prenuragico. Vi si trovano anche numerosi nuraghi tra cui
quelli di Araodda, Cuncali, Franzesu,
lEni, Li Colti, Lu Colbu, Monti Carrigiu, Monti La Rodda, Monti Ussoni,
Multeddu, Paddaggiu, Spighia, Tinteri, Valcheru, Violantu; sono stati individuati anche resti di epoca romana
` di Tibula.
riferiti da molti alla citta

struite in tempi diversi a partire dal secolo XII a seconda delle esigenze della
piazzaforte e hanno assunto la forma
complessiva di un triangolo scaleno.

` alta della rocca,


Castelsardo Nella parte piu
lantico centro storico conserva ancora
suggestive architetture e la struttura
urbanistica del Medioevo.

Castelsardo La cinquecentesca torre di


Frigiano, di recente restaurata, guarda il porto
turistico in continuo sviluppo.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro storico conserva ancora
quasi intatto il suo carattere medioevale: il Sistema delle mura racchiude
ancora lantica rocca dai tre lati che
` costituito da un
guardano la terra ed e
insieme di poderose fortificazioni co-

Di particolare rilievo sono i bastioni


spagnoli costruiti nel corso del secolo
XVI per rinforzare lantica fortezza e
renderla adatta a sopportare eventuali
attacchi di artiglieria. Linsieme delle
mura fu inoltre rinforzato nel secolo
` alta della rocca
XVIII; nella parte piu
si trovano i resti del castello di Bellavista perfettamente integrato nel resto
della cinta murarie. La costruzione
conserva elementi databili tra il secolo
XII e il XIV e una torre nella quale si
apre una porta dingresso alla piazza` stato
forte. Al suo interno, restaurato, e
realizzato il Museo dellintreccio medi-

489

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 495

Castelsardo
` anche centro di ricerca
terraneo che e
sullartigianato dellintreccio di fibre
` uno dei centri
vegetali nel quale C. e
` attivi. La cerchia delle mura propiu
tegge una fitta rete di stradine, di scalinate e di piazzette lungo le quali si affacciano, creando suggestive scenografie, le antiche case e gli altri monumenti
`. In particolare la Casa comudella citta
nale, un palazzotto costruito nel secolo
XVI e attualmente inserito in questo caratteristico tessuto urbanistico. Era la
`
sede amministrativa dellantica citta
regia e nel corso dei secoli ha sub`to numerose ristrutturazioni. Nel Settecento
al piano terra fu aggiunto un portico e
uno stemma in marmo di gusto barocco
`. Nelle virecante le insegne della citta
cinanze si trova la chiesa di SantAntonio Abate, costruita in forme romaniche nel secolo XIII come sede di un
priorato di monaci benedettini e trasformata nel corso dei secoli successivi.
Nel 1503 divenne cattedrale della diocesi di Ampurias e Civita. Assunse le
forme attuali tra il 1586 e il 1607: ha un
impianto a una navata scandita da campate e completata dal presbiterio. Que` sopraelevato rispetto allaula, in
sto e
posizione panoramica, e con la sua
mole domina i bastioni e il mare. La
` arricchita da un campanile
chiesa e
con cupola maiolicata, al suo interno
conserva elementi di architettura tar` ricca di arredi e decoradogotica ed e
zioni. Il coro e molti degli altari sono in
legno intagliato e riccamente decorato:
tra questi il grandioso altare del transetto, datato 1738; laltare maggiore in
` in marmo poliforme neoclassiche e
cromo di grande effetto scenografico,
arricchito da una tavola quattrocentesca del Maestro di Castelsardo di cui si
trovano altri dipinti nella sacrestia. Al` la chiesa
tro importante monumento e
di Santa Maria delle Grazie costruita
nel Medioevo e radicalmente trasfor-

mata nel corso del secolo XVII. Ha limpianto a una navata composta da tre
campate e completata da cappelle laterali. Allinterno si conservano alcuni altari in legno intagliato del secolo XVII,
alcune statue lignee dello stesso periodo e il Cristo nero, un crocifisso ligneo del secolo XIV di notevole fattura.
Fuori dalla cerchia delle mure si trova
la torre di Frigiano che sorge sul mare,
`
davanti al porto, nellomonima localita
alla base del colle di Castelsardo. Ha
una forma cilindrica e fu costruita nel
corso del secolo XVI con la funzione di
difendere il porticciolo dei pescatori e
dei commercianti. Aveva un piano con
copertura a cupola cilindrica. Lasciata
` stata
andare in rovina per tanti anni, e
restaurata qualche anno fa con un intervento radicale, per evitarne la di` anche la chiesa
struzione. Suggestiva e
di San Giovanni Battista situata in loca` Salasciu, a qualche chilometro dallita
labitato: fu costruita nel secolo XVII su
` antica; ha un imuna chiesetta piu
pianto a una navata e la copertura in
legno; al suo interno sono conservate
due belle statue in legno del secolo
XVII.

Castelsardo La processione del Lunissanti, il


luned` che apre la Settimana santa, e` una delle
` caratteristiche della religiosita
`
espressioni piu
isolana.

FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Lo


` e la sua lunga storia
spirito della citta
si possono apprezzare durante i Riti di

&

490

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 496

Castelsardo
Lunissanti. Si tratta di un insieme di
manifestazioni che si svolgono nel centro storico allinizio della Settimana
santa e hanno mantenuto intatti i loro
caratteri medioevali.

Allalba del luned` viene celebrata una


messa sullaltare del Cristo nero nella
chiesa di Santa Maria. Subito dopo
gruppi di persone incappucciate dette
dei cori, che hanno il compito di intonare canti funebri e di trasportare le
statue dei Misteri, si recano in pellegrinaggio alla chiesa di Tergu (=). Qui i
Misteri vengono presentati alla Madonna con suggestivi canti funebri in latino (attitidu) che preannunciano la
passione e la morte del Signore. Nel pomeriggio la processione torna a C. dove
giunge allimbrunire ed entra nel cuore
` . Qui, al lume
medioevale della citta
delle fiaccole che illuminano le suggestive scenografie degli antichi vicoli, si
forma la processione generale che segna la parte finale delle cerimonie di
Lunissanti. Apre la processione il
primo coro (detto del Miserere) con le
insegne del teschio, al canto dellantichissimo Miserere che si tramanda per
tradizione orale, seguito dai primi cinque Misteri trasportati da cinque Apostoli incappucciati che indossano una
tunica bianca e sono seguiti dalle donne
della confraternita in tunica nera. Segue il secondo coro (dello Stabat) con la
statua dellEcce Homo e i simboli della
passione. La processione viene chiusa
dal coro de Jesu, formato dai cantori
` anziani ed esperti. La processione
piu
percorre le stradine antiche e si conclude nella chiesa di Santa Maria da
dove era partita e dove i Misteri vengono presentati al popolo.

Castelsardo, statuti di Insieme delle

Castelsardo I riti religiosi di Lunissanti


(il luned` della Settimana santa) durano
unintera giornata.

leggi e dei regolamenti che disciplinavano ogni aspetto della vita di Castelgenovese ai tempi dei Doria. Probabilmente recepiscono antiche prassi consuetudinarie che arrivarono ad aver
forza di legge quando i Doria, dopo lestinzione della famiglia giudicale di
Torres, formarono il loro stato feudale.
Nel testo sono contenute norme di ca-

491

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 497

Castelvell
rattere amministrativo, civile e penale,
` possibile ricostruire
in base alle quali e
non solo lorganizzazione della vita
` ma anche quella dellintero
della citta
Stato dei Doria. Lamministrazione fa` , rappresentante
ceva capo al podesta
del signore, che era affiancato nella
sua azione amministrativa dalle corone,
organismi collegiali con funzioni politiche e giudiziarie, il cui funzionamento
` regolato negli statuti, nei quali sono
e
definiti anche i principali negozi giuridici e le regole che li disciplinano. I testi erano raccolti in un codice del 1336
di cui sono rimasti purtroppo solo alcuni fogli in cattivo stato di conservazione.

Castelvell, Berengario Cavaliere reale


catalano (sec. XIV). Discendente da
unantica famiglia feudale, prese parte
alla spedizione dellinfante Alfonso; subito dopo il termine delle operazioni
ebbe la signoria di Frongia nel Sigerro
e quella di Fanari nel Gippi. Nel 1326,
`, quando fu raggiunta la pace defipero
il
nitiva col Comune di Pisa, poiche
Gippi era stato riconosciuto come feudo
del Comune, fu costretto a rinunciare
alla seconda signoria. Alcuni anni dopo
con Alberto Blanes contribu` alla pacificazione definitiva dei territori che si
stendevano a nord di Iglesias. Nel 1331
ottenne la signoria di Sepassi nel Sigerro, ma poco tempo dopo cedette il
` in patria.
suo patrimonio e torno

Castelv` Famiglia feudale valenzana


(secc. XV-XVIII). Di antichissime origini, le sue notizie risalgono agli inizi
del secolo XI, quando viveva un Guglielmo che nel 1011 era familiare del
conte di Barcellona. La tradizione
vuole che egli avesse radici borgognone
e che i suoi antenati avessero posseduto
il castello di Rosanes che sorgeva vicino
a Barcellona. Nei secoli successivi i
suoi discendenti rimasero fedeli alla
dinastia barcellonese e diedero vita a

numerosi rami della famiglia. Da uno


di questi venne un Ponzalo, morto nel
1391, che fu il primo signore di Carlete;
da lui discesero in linea diretta i Castelv` che si stabilirono in Sardegna
` del secolo XV con
nella seconda meta
due fratelli, Luigi e Perot, pronipoti di
Ponzalo. I due presumibilmente giunsero nellisola dopo che Pietro Maza de
` la figlia di Nicolo
` Carroz. I
Lic
ana sposo
due seppero inserirsi in seno alla so` cagliaritana, occupandosi prevacieta
lentemente del commercio del sale.
Presero parte alla battaglia di Uras
schierati nellesercito del Carroz e subirono danni al loro equipaggiamento;
nel 1479 acquistarono i feudi di Laconi,
Sanluri, Nureci e Asuni, che negli anni
successivi passarono completamente
nelle mani di Luigi. Questi mor` nel
1504 lasciando erede un altro Pietro figlio di Alberto, uno dei suoi fratelli che
si era trasferito a Cagliari dedicandosi
agli affari. Oltre a Pietro egli aveva lasciato Francesco. Entrambi lasciarono
discendenza.
`
Ramo di Francesco. Francesco continuo
` di suo padre a Cagliari e grazie
lattivita
a un fortunato matrimonio con una
ans ebbe i feudi di Ploaghe, CoMontan
drongianos e Bedos, spostando i suoi interessi a Sassari. Fu il capostipite di un
ramo che si stabil` a Sassari acquistando anche i feudi di Giave e Cossoine
` del
e che si estinse nella seconda meta
secolo XVI facendo passare i feudi ai
Cardona.
` il ramo
Ramo di Pietro. Pietro continuo
principale di Laconi e Sanluri e nel
1507 ebbe il titolo di visconte di Sanluri;
` di
furono suoi figli Francesco, podesta
Sassari, Giacomo e Gerolamo che lasciarono a loro volta discendenza. Giacomo fu personaggio di rilievo, capostipite di una seconda linea sassarese che
` il feudo di Sorso e che si estinse
eredito
nel 1607, con un Antonio. Gerolamo con-

492

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 498

Castelv`
` la linea principale dei visconti di
tinuo
` la sua residenza a CaSanluri; egli fisso
gliari; fu padre di Ludovico, governatore di Cagliari e padre di Emanuele e
di Artale, che a loro volta formarono altri due rami.
Ramo di Emanuele (Samassi). Emanuele fu il capostipite della linea dei
signori di Samassi e di Serrenti, di
Asuni e di Nureci. Egli tra laltro fu padre di Francesco, Angelo e Giovanni
che a loro volta ebbero discendenza,
dando vita ad alcune linee; da Francesco e da Angelo derivarono due linee
collaterali di cavalieri di Castelv` che
vissero e si estinsero nel secolo XVIII.
` la linea feuGiovanni invece continuo
dale, dato che i figli avevano ereditato
dalla madre Anna Cavaller nel 1594.
Ebbe diversi figli, tra i quali Giovanni
Battista e Antonio: lasciarono una discendenza, che si estinse nel 1736 con
un Salvatore, motivo per cui i feudi furono devoluti.
`
Ramo di Artale. Artale invece continuo
la linea principale: nel 1559 fu creato
conte di Laconi e con il suo matrimonio
con Anna Castelv` De Flors raccolse
` del primo ramo
una parte delleredita
` visto discensassarese, che come si e
deva da Francesco. Da questo matrimonio nacquero Luigi e Giacomo, entrambi con discendenza; da Luigi che
` i feudi discese un ramo natueredito
rale, che si estinse nel secolo XVIII a
` i
Cagliari. Da Giacomo, che eredito
feudi alla morte del fratello, discesero
i marchesi di Laconi e i marchesi di Cea,
che nel corso del secolo XVII assunsero
` dello
un ruolo primario nellattivita
Stamento militare rivaleggiando con
gli Alagon. Furono coinvolti nella drammatica situazione che segu` allassassinio del marchese Agostino di Laconi e
` in quello del vicere
marche culmino
chese di Camarassa e dovettero andare
in esilio. Riabilitati in seguito, nel 1704

ebbero il titolo di Grande di Spagna, ma


si estinsero nel 1723 con un Francesco,
` Gala cui nipote Maria Caterina sposo
briele Aymerich.

Castelv`, Agostino Uomo darmi e politico (Cagliari, inizi sec. XVII-ivi 1668).
Marchese di Laconi, figlio di Francesco,
nel 1642 si distinse alla presa di Monzon
e nel 1648 nella repressione dei moti di
Palermo. Tornato a Cagliari seppe continuare la tradizionale politica della famiglia nello Stamento militare e
` i feudi, una
quando nel 1666 eredito
volta aperto il parlamento Camarassa,
` con prestigio le sue funzioni di
esercito
prima voce dello Stamento militare e
di capo dello schieramento che voleva
imporre al sovrano il patteggiamento
del donativo. Nel 1667 fu mandato
come sindaco dello Stamento a Madrid,
` con coraggio di indurre il godove tento
verno ad accogliere le richieste formulate dagli Stamenti subordinando la votazione del donativo al loro accoglimento. Per lopposizione di Cristoforo
`, non ottenne
Crespi di Valldaura, pero
quanto chiedeva e fu costretto a tornarsene in Sardegna dove fu accolto come
un padre della patria. A Sassari fu
protagonista di alcuni incidenti, che
sembrano testimoniare un carattere
irascibile e vendicativo, insofferente
alle regole. Fu assassinato in circostanze misteriose il 21 giugno del 1668.
La sua morte apr` un tormentato periodo della vita politica sarda.

Castelv`, Anastasio Barone di Samassi


(Cagliari 1644-ivi 1669). Nacque da un
ramo collaterale della famiglia; gio` di opporsi alla sucvane brillante, tento
cessione della cugina Caterina nei
feudi di famiglia, ma dopo una lunga
` di
lite per sostenere la quale si carico
debiti, fin` per sposarla acquisendo i
feudi; durante il conflitto tra i cugini
del ramo primogenito e gli Alagon si

493

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 499

Castelv`
tenne in disparte. Mor` a Cagliari ancora giovanissimo nel 1669.

Castelv`, Antonio Uomo darmi, barone


` sec. XVI-ivi
di Sorso (Sassari, meta
1607). Percorse una brillante carriera
militare, giungendo al grado di maggiordomo dellArtiglieria del Capo di
Logudoro. Per tutelare gli interessi di
`
sua madre Marchesia Marongio, entro
nella lite per il feudo di Sorso in atto da
tempo con i De Sena e nel 1596, grazie a
una sentenza del Supremo Consiglio
dAragona, ottenne la baronia. Mor`
senza discendenti nel 1607, lasciando
` del feudo alla sorella Maddaleredita
lena, sposata con Cristoforo Deliperi.

Castelv`, Artale Uomo darmi (Cagliari,


` sec. XVI-?, seconda meta
`
prima meta
sec. XVI). Visconte di Sanluri, conte di
Laconi, figlio di Gerolamo, intraprese
la carriera delle armi e dopo la morte
` i feudi di Sanluri e
di suo padre eredito
di Laconi. Nel 1559 ebbe il titolo di
` Maria
conte di Laconi e nel 1560 sposo
Castelv` De Flors del ramo sassarese
della famiglia.

Castelv`, Baldassarre Gentiluomo sas` sec. XVI-?,


sarese (Sassari, prima meta
` sec. XVI). Abile politico,
seconda meta
nel 1561 fu inviato come sindaco straor` a corte; in seguito
dinario della sua citta
fu giurato capo di Sassari dal 1569 al
1572.

Castelv`, Caterina Baronessa di Samassi e di Serrenti (Cagliari, fine sec.


XVII-?, 1728). Figlia di Giovanni Battista, sposata col conte Manca di San Gior` i
gio, quando suo padre mor` eredito
feudi di famiglia, ma la successione le
fu contestata dal cugino Anastasio.
Nelle more della lite rimase vedova e
` proprio col cugino ponel 1663 si sposo
nendo fine alla controversia.

Castelv`, Emanuele Uomo darmi (Cagliari 1524-ivi 1604). Figlio di Gerolamo,


a
fu un valoroso uomo darmi. Combatte

lungo negli eserciti di Carlo V e di Fi` Anna Cavaller


lippo II. Nel 1547 sposo
erede delle baronie di Samassi, Ser la sua
renti, Asuni e Nureci, e poiche
successione era contestata dal fisco, ne
sostenne giudizialmente le ragioni facendole ottenere linvestitura nel 1549.
Tornato in patria fu nominato capitano
delle marine di Cagliari e nel 1568 divenne cavaliere di Santiago. Mor` ottan`.
tenne nella sua citta

Castelv`, Francesco I Gentiluomo (Ca` sec. XV-Sassari,


gliari, seconda meta
` le
dopo 1530). Figlio di Alberto, eredito
` commerciali di suo padre a Caattivita
gliari ma, avendo sposato Giovanna
` le si ans, che nel 1500 eredito
Montan
gnorie di Ploaghe, Florinas, Codrongianos e Bedos, si trasfer` a Sassari, dove
` . Mor`
nel 1530 fu nominato podesta
poco dopo.

Castelv`, Francesco II Uomo darmi


(Cagliari, inizi sec. XVII-?, dopo 1650).
Marchese di Laconi, figlio di Giacomo,
fu valoroso uomo darmi. Nel 1637 contribu` alla cacciata da Oristano degli invasori francesi; in seguito raggiunse il
grado di comandante della cavalleria
miliziana della Sardegna. Prese parte
` dei parlamenti come prima
allattivita
voce dello Stamento militare e prosegu` nella tradizionale politica della fa` di conmiglia sostenendo lopportunita
trattare preventivamente col re il pagamento del donativo. Per il prestigio di
cui godeva fu riconosciuto capo della
fazione che in seno allo Stamento soste`
neva questa linea e pertanto accentuo
` con gli Alagon, tradizionali
la rivalita
nemici della sua famiglia e sostenitori
della linea opposta.

Castelv`, Francesco III Gentiluomo


` sec. XVI-ivi
(Cagliari, seconda meta
1617). Era figlio naturale del conte
Luigi di Laconi. Valoroso uomo darmi,
nel 1598 fu nominato capitano delle milizie del Capo di Logudoro e nel 1602

494

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 500

Castelv`
castellano di Castellaragonese. Da lui
discese una linea secondaria, estinta a
Cagliari nel secolo XVIII.

Castelv`, Gaspare Uomo darmi (Sas` sec. XVII).


sari, fine sec. XVI-ivi, meta
Figlio di Alessandro e di Marchesia Marongio, intrapresa la carriera militare,
per 35 anni serv` in Lombardia, in Borgogna e in Belgio e fu nominato governatore di Minorca; tornato in patria fu
nominato capitano della cavalleria del
Capo di Sassari e del Logudoro. In seguito fu nominato commissario generale della cavalleria miliziana del regno.

Castelv`, Gerolamo Signore di Ploaghe


`
e di Codrongianos (Sassari, prima meta
` sec. XVI). Fu
sec. XVI-ivi, seconda meta
personaggio di primo piano nella so` sassarese della prima meta
` del secieta
colo. Fece un matrimonio fortunato con
Michela De Flors erede dei feudi di
Giave e di Cossoine. Quando mor`, nella
` del secolo, lascio
` tre fiseconda meta
glie: Anna, sposata con Federico Cardona, alla quale dopo lunga lotta col fisco andarono i feudi; Maria, sposata
con Artale Castelv` del ramo cagliaritano della famiglia, e Francesca, sposata con un Fabra.

Castelv`, Giacomo I Uomo darmi (Sas` sec. XVI-Napoli,


sari, prima meta
` sec. XVII). Figlio di Pietro,
prima meta
intrapresa la carriera militare, com a lungo negli eserciti di Carlo V e
batte
`
fin` per stabilirsi a Napoli, dove formo
una famiglia. Mor` a Napoli nei primi
decenni del secolo, lasciando erede il
` in Sardegna.
figlio Giacomo che torno

Castelv`, Giacomo II Primo marchese


` sec.
di Laconi (Cagliari, seconda meta
XVI-Sassari 1619). Figlio di Artale, era
il secondogenito e sembrava destinato a
svolgere un ruolo secondario, quando
nel 1577 inaspettatamente mor` il fratello primogenito Luigi, facendogli cos`
ereditare i feudi di famiglia. Il suo ca-

rattere violento e le sue indubbie capa` politiche, pero


` , gli consentirono di
cita
porsi in evidenza durante il Parlamento
fu mandato a corte
del 1583, sicche
come sindaco dello Stamento militare
per difendere gli interessi del suo Stamento, riuscendo a bloccare una nuova
tassa sui formaggi. Nel 1590, dopo la
morte di Gioacchino Cardona, unitamente a sua sorella Alfonsa si inser`
nella lite tra il fisco e gli eredi del Cardona rivendicando con forza i propri diritti sui feudi del defunto appartenuti
al ramo sassarese della famiglia, cui apparteneva sua madre Caterina. Fatal`
mente la lite fece nascere una rivalita
con gli Alagon, designati eredi dal Cardona, destinata a durare nel tempo. G.
chiuse abilmente la controversia nel
1597, riuscendo a entrare in possesso
di Ploaghe, Siligo e Banari; al culmine
della potenza nel 1605 ottenne il titolo
di marchese, accentuando cos` la riva` con gli Alagon.
lita

Castelv`, Giacomo III Artale Marchese


di Cea (Cagliari 1605-ivi 1671). Figlio di
` combatte
nelle FianPaolo, in gioventu
` a far parte del Consiglio
dre, dove entro
di guerra, nella Guerra di successione
del Monferrato e nella Guerra dei Trentanni. Tornato in patria, nel 1637 fu nominato comandante del tercio di Sardegna. Poco dopo, catturato dai corsari di
Biserta, fu fatto liberare da suo padre.
Durante il parlamento Avellano, rientrato in Sardegna, segu` con attenzione
le vicende politiche del tempo e, conformemente alla tradizionale linea politica della famiglia, fu attirato dalle
idee di suo cognato Bernardino Mattia
di Cervellon. Alla morte di suo padre
` il feudo e lufficio di procuraeredito
` a occuparsi attivatore reale e continuo
mente di politica; nel 1656 fu nominato
governatore di Sassari, nel difficile mo conte di Lemos
mento in cui il vicere
` di convocare il Parlamento in
tento

495

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 501

Castelv`
`. Negli anni successivi contiquella citta
` a rimanere legato al Cervellon e
nuo
dopo lassassinio di suo cugino, Agostino Castelv`, marchese di Laconi, ca` la congiura che un mese dopo
peggio
lassassinio si concluse con lomicidio
Camarassa, ritenuto il mandel vicere
dante politico della morte di Agostino.
`a
Costretto a fuggire da Cagliari, si ritiro
`
Ozieri e poi in Anglona, da dove sembro
potersi mettere a capo di una ribellione
generale dei sardi con lobiettivo di costituire un governo autonomo in Sarde` giunse nellisola il
gna. Quando pero
duca di San Germano, fu
nuovo vicere
costretto a fuggire rifugiandosi in Fran` una spedicia. Di qui nel 1671 organizzo
zione che fall` per il tradimento di Giacomo Alivesi; dopo lo sbarco, fu catturato allIsola Rossa, condotto in catene
a Cagliari e qui decapitato.

alla carriera militare e, dopo aver combattuto nelle Fiandre e nella Guerra
` in Sardegna, dove
dei Trentanni, torno
fu nominato anche lui comandante del
tercio. In seguito fu nominato ammiraglio delle flotte spagnole e reggente del
Supremo Consiglio dAragona. Nel 1667
` di sostenere le richieste di suo cutento
gino Agostino Castelv`, marchese di Laconi, quando questo fu inviato a corte
come sindaco dello Stamento militare
per contrattare il donativo, scontrandosi con Cristoforo Crespi di Valldaura.
`
Dopo lassassinio del Camarassa tento
inutilmente di difendere il fratello accusato di essere il capo della congiura
. Destituito dalle
ordita contro il vicere
` a Cagliari dove si
sue cariche, si ritiro
fece sacerdote; mor` pochi mesi dopo la
decapitazione di Giacomo Artale.

Castelv`, Giovanni Marchese di Laconi


(Cagliari 1619-ivi 1660). Figlio primogenito di Francesco, abile politico e uomo
valorosadarmi, nel 1642 combatte
mente in Catalogna. Tornato in Sardegna, svolse un ruolo importante durante il parlamento Avellano, per cui
fu inviato dagli Stamenti a trattare il
`
donativo a Madrid. In seguito si occupo
con successo degli interessi economici
della famiglia. Mor` senza lasciare discendenza nel 1660.

Castelv`, Giovanni Francesco Mar-

Giacomo III Artale Castelv` Marchese di Cea,


considerato il Nestore dellaristocrazia sarda,
accusato di aver organizzato lassassinio del
Camarassa fu giustiziato a Cagliari nel
vicere
1671.

Castelv`, Giorgio Fratello di Giacomo


`
Artale (Cagliari 1606-ivi 1671). Si dedico

chese di Laconi (Cagliari 1660-Madrid


1723). Figlio di Agostino e di Francesca
Zatrillas, dopo la morte di suo padre fu
costretto a fuggire in Spagna senza
prendere linvestitura dei feudi di fami` di sequestrarli.
glia per cui il fisco tento
` alla carriera
Divenuto adulto si dedico
militare e riusc` a evitare il sequestro
del patrimonio. Scoppiata la guerra di
successione spagnola, fu tra i principali
sostenitori di Filippo V, che nel 1704 lo
` Grande di Spagna. Quando la Sarcreo
` nelle mani di Carlo dAdegna passo
` nellorganizzazione
sburgo si impegno

496

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 502

Castiadas
della spedizione per la sua riconquista.
e posto
Cos` nel 1710 fu nominato vicere
` si cona capo delle operazioni che pero
clusero con un insuccesso.

Castelv`, Ludovico Gentiluomo caglia` sec. XVIritano (Cagliari, prima meta


ivi?, dopo 1561). Fratello di Artale e di
Emanuele, uomo brillante, fu cavaliere
di Malta. Nel 1561 fu nominato governatore del Capo di Cagliari e Gallura.

Castelv`, Lussorio Uomo darmi, marchese di Laconi (Cagliari 1615-ivi 1666).


Figlio di Francesco, fu un valente uomo
darmi e nel 1652 fu nominato commissario generale della cavalleria miliziana del Capo di Cagliari e Gallura.
Alla morte del fratello Giovanni, nel
1660, divenne marchese di Laconi, ma
mor` senza lasciare figli nel 1666.

al collegio omonimo destinato a dive` di Sassari. Come tale


nire lUniversita
era effigiata in abito da monaca, mentre
pregava, nella stessa chiesa (il bassorilievo fu poi trasferito nellatrio del pa` ). Nel
lazzo centrale dellUniversita
1618 offr` 500 lire sarde per restaurare
sos organos della basilica di San Gavino
a Porto Torres; nel 1627 fece testamento
`
lasciando tutti i suoi beni allUniversita
di Sassari. Dopo la sua morte anche la
` erede universale
sorella Isabella lascio
il collegio di San Giuseppe.

Castelv`, Paolo Marchese di Cea (Ca` sec. XVI-ivi, dopo


gliari, seconda meta
1649). Figlio di Giacomo, fu abile uomo
` con una delle figlie del
darmi e si sposo
procuratore reale, ottenendo nel 1610
da suo suocero la promessa della suc`
cessione nellufficio. Nel 1619 eredito
il feudo del Cabudabbas e nel 1620 si
` difendendo Quartu dai Turchi.
segnalo
Pochi anni dopo divenne procuratore
reale e nel 1636 ottenne la nomina a comandante del tercio di Sardegna. Nel
1649 fu creato marchese di Cea.

Castiadas Comune della provincia di

Margherita Castelv` La gentildonna


sassarese fu benefattrice della Chiesa e delle
`
istituzioni culturali. Morendo nel 1638 lascio
` di Sassari.
tutti i suoi beni allUniversita

Castelv`, Margherita Gentildonna, be` sec.


nefattrice (Sassari, seconda meta
XVI-ivi 1638). Margherita di Castelv`,
` ricorFrancisco Ledo e Cedrelles, e
data con questo nome come fondatrix
della chiesa di San Giuseppe annessa

`
Cagliari, compreso nella XXI Comunita
montana, con 1310 abitanti (al 2004),
composto di nuclei sparsi posti a unaltitudine che va da 0 a 800 m sul livello
del mare in zona collinare lungo le coste
del Sarrabus, a nord-est della capitale.
Regione storica: Sarrabus. Archidiocesi di Cagliari.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 102,70 km2 e confina a nord
con San Vito e Muravera, a est col mare
Tirreno, a sud con Villasimius e a ovest
` occupato
con Maracalagonis e Sinnai. E
per la maggior parte da una piana costiera cui fanno da corona le propaggini
del gruppo montano dei Sette Fratelli e,
a nord, le piccole alture a ridosso del
capo Ferrato e altri piccoli rilievi, a
volte aspri e rocciosi, nei pressi del lito` alto di tutto il territorale. Il punto piu

497

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 503

Castiadas
` il monte Melas (839 m), posto nella
rio e
parte occidentale. Il principale corso
` il Corre Pruna che scorre da
dacqua e
sud verso nord e sfocia nei pressi dei
due stagni costieri di Colostrai e Feraxi.
` ricca di macchia meLa zona costiera e
diterranea, mentre le falde dei Sette
Fratelli sono in parte ricoperte da una
folta foresta di lecci con corbezzoli e filliree; vi abitano il cinghiale, la martora
e il gatto selvatico.

Castiadas Un piccolo borgo e` sorto intorno


allantica colonia penale, dismessa di recente.
& STORIA Il salto di C. era una distesa
disabitata, boscosa e acquitrinosa situata a sud della foce del Flumendosa
e degli stagni di Muravera. Nel 1875 fu
individuata dalla direzione delle carceri come zona idonea per istituirvi
una casa di pena per i detenuti da impiegare in opere di bonifica. Portata a
termine la rilevazione cartografica, fu
scelta la zona di Gutturu Frassus dove
ebbero inizio i preparativi per la costruzione degli edifici necessari a ospitare
carcerati, guardie e tecnici. Nel 1877
limpianto centrale era terminato, nel
1882 fu costruito lacquedotto e fu possibile trasferire a C. i primi detenuti
che giunsero via mare. Solo nel 1890 fu
costruita una strada daccesso, lunica.
Nello stesso periodo fu iniziata la bonifica di 1000 ha dei terreni della piana ed
entro la fine del secolo, il primo podere

` in produzione. Con gli


di 250 ha entro
anni seguirono quelli di Pardu, Pardixeddu e altri. Vi fu introdotto bestiame
ovino e nel 1903 fu costruito un caseificio; ben presto la colonia si distinse per
unagricoltura moderna e produttiva e
nel 1908 vi fu condotta con successo una
campagna antimalarica mediante la radicale bonifica delle zone acquitrinose.
Poco prima dello scoppio della seconda
guerra mondiale nel territorio ai mar` il villaggio di
gini della colonia si formo
Camisa (=) popolato da contadini e pastori che avevano ottenuto il permesso
di lavorare nei territori dello stabilimento. Nel dopoguerra furono aperte
altre strade daccesso e nel comprensorio prese a operare lETFAS. Furono
cos` formati lotti di 8-10 ha in pianura e
di 30-40 ha in montagna, distribuiti ad
agricoltori che rimasero definitivamente a popolare la regione. Nel 1956
la colonia penale fu chiusa e gli agglomerati degli agricoltori furono in grado
di svilupparsi ulteriormente. Il 30 giugno 1985, attraverso un referendum popolare, C. divenne comune autonomo e
` in pieno sviluppo economico con
oggi e
notevoli prospettive turistiche.
& ECONOMIA La sua economia, che ri`
calca quella della ex colonia penale, e
basata sullagricoltura, in particolare la
viticoltura con produzione di ottimo
Cannonau nella Cantina sociale (74
` importante
soci su 280 ha di vigne). E
anche lallevamento, con la presenza di
`
suini, ovini, caprini e polli. Di recente e
stata avviata anche lolivicoltura con la
conseguente apertura di un attivo oleificio privato. Da qualche anno si sta sviluppando anche il turismo, specialmente quello estivo, incentrato sulla
bellezza della costa, ma anche sulla pos` di escursioni naturalistiche che
sibilita
vengono organizzate per far conoscere i
panorami, la flora e la fauna del complesso montano dei Sette Fratelli. Arti-

498

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 504

Castiadas
` argianato. Sono presenti varie attivita
tigianali, specialmente di tipo artistico
(del rame, della ceramica, della pietra).
Sono praticate anche la tessitura e la
lavorazione dei pani tipici. Servizi. C.
` collegato
dista da Cagliari 65 km ed e
` e con gli altri centri della
con la citta
provincia con linee automobilistiche.
Sono presenti i servizi di medicina, di
farmacia, di scuola dellobbligo e di servizi bancari. Sono anche presenti la Biblioteca comunale, 6 alberghi con 1278
posti letto, due camping, 13 agriturismi
con 124 posti letto e 2 ristoranti. Si pratica anche il turismo equestre. Il co` suddiviso in vari centri abitati
mune e
originati dagli insediamenti della colonia penale. Il palazzo del Comune si
trova nella frazione di Olia Speciosa,
cos` come le scuole elementare e media.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1309 unita
di cui stranieri 22; maschi 687; femmine
622; famiglie 440. La tendenza comples`
siva rivelava una sostanziale stabilita
della popolazione, con morti per anno
11 e nati 12; cancellati dallanagrafe 23;
nuovi iscritti 23. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
10 301 in migliaia di lire; versamenti
ICI 459; aziende agricole 198; imprese
commerciali 61; esercizi pubblici 13;
esercizi al dettaglio 17; ambulanti 7.
Tra gli indicatori sociali: occupati 369;
disoccupati 82; inoccupati 60; laureati
15; diplomati 80; con licenza media 449;
con licenza elementare 309; analfabeti
48; automezzi circolanti 390; abbonamenti TV 309.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Le te` antiche sono alcuni
stimonianze piu
singolari raggruppamenti di menhir: il
` noto e
` quello di Cuili Piras, nella
piu
vicina penisola di capo Ferrato. Nella
`
parte settentrionale del territorio e
presente un esempio di domus de janas

nel Monte de Sirbonis, mentre i resti


della torri nuragiche si trovano numerosi in tutto il territorio: ricordiamo per
tutti Sa Domu e sOrcu. Si tratta di un
edificio polilobato con annesso villaggio che meriterebbe di essere scavato e
vicino alla
aperto alla visita, perche
strada costiera, poco a sud di Costa
Rei. Di particolare interesse le Tombe
di giganti di Pranu Camisa.

Castiadas Gli spazi intorno agli edifici


dellantica colonia penale sono occupati da
testimonianze della vita rurale dun tempo.

PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il tessuto urbanistico di questa


` e
` conseguenza delrecente comunita
lintensa opera di trasformazione avviata dallETFAS a partire dal 1953
quando fu abolita la colonia penale; in
` la rete di strade
quegli anni si sviluppo
e di fattorie e il caratteristico centro di
Olia Speciosa con caratteristiche urbane molto singolari. Ma gli edifici di
maggior pregio che rappresentano la
testimonianza del passato si trovano a
Castiadas e sono costituiti dal complesso del vecchio carcere costruito nel

&

499

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 505

Castiglia
1875 e ancora perfettamente conser` stato trasformato in un cenvato: oggi e
tro polifunzionale di sicuro richiamo
per i turisti. Altro interessante docu` la
mento della storia del territorio e
torre di capo Ferrato in buono stato di
conservazione, situata a qualche chilometro dallabitato. Di forma troncoco` alta circa 8 m e ha un diametro
nica e
di circa 5 m; costruita nel 1590, aveva la
funzione di controllo sul mare ed era
provvista di una piccola guarnigione di
armati. Nel corso dei secoli successivi
` volte restaurata e nel 1838 fu utifu piu
lizzata dal Lamarmora come punto di
rilevazione trigonometrica (nellambito
della costruzione della nuova Carta
`a
geografica della Sardegna) continuo
rimanere in funzione fino al 1843.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le
tradizioni del nuovo centro, oltre che
nelle feste religiose di San Giovanni
Battista (24 giugno) e dellAssunta (15
agosto, con processione a mare), si
esprimono compiutamente in quella
laica della sagra del vino e delluva,
che si svolge nei giorni intorno al Ferragosto in concomitanza con la festa religiosa dellAssunta.

Castiglia, Tommaso Antonio Docente


di Filosofia del Diritto (Sassari 1897-ivi
`
1988). Dopo la laurea in Legge, esercito
per breve periodo la libera professione
e fece anche esperienza giornalistica.
` , ad approfondire la
Interessato, pero
` a
sua preparazione giuridica, si reco
Vienna e successivamente a Berlino,
` in Filosofia
dove nel 1922 si specializzo
` in Italia stadel Diritto. Nel 1923 ritorno
bilendosi a Roma, dove nel 1926 conse` a insegu` la libera docenza; continuo
gnare a Roma fino al 1934, anno in cui
vinse il concorso alla cattedra di Filoso` di Urfia del Diritto presso lUniversita
bino, dove fu anche preside della Fa` di Giurisprudenza. Nel 1935 si tracolta
sfer` a Sassari, succedendo a Giuseppe

` a insegnare
Capograssi. Qui continuo
per altri venti anni. Come suo assistente
` la carriera uniAntonio Pigliaru inizio
versitaria. Nel 1958 gli fu conferita la
medaglia doro di benemerito della
Scuola. Fu anche direttore della rivista
Studi Sassaresi. Tra i suoi scritti:
Sulla filosofia dellals-ob nel diritto,
` del diritto, 1925;
1925; Imperativita
Lopera di Giorgio Del Vecchio e la rinascita dellIdealismo in Italia, 1932;
Lesperienza giuridica e il concetto di
` giuridica,
Stato, 1938; Studi sulla realta
Rivista internazionale di Filosofia del
` di Sassari
diritto, 1957; LUniversita
` , Studi
culla del sapere e della liberta
sassaresi, XXX, 2, 1966.

Castoldi, Alberto Ingegnere, numismatico, deputato al Parlamento (Cagliari


1848-ivi 1922). Dirigente minerario, di
idee liberali, fu legato a Francesco
Cocco Ortu. Divenne comproprietario
della miniera di Montevecchio e si inte` della vita politica del Sulcis. Nel
resso
1880 fu eletto deputato di Iglesias e successivamente rieletto fino al 1913;
schierato con la Sinistra zanardelliana,
` dei problemi delle miniere. Si
si occupo
` di numismatica diventando
interesso
uno dei maggiori esperti della storia
delle monete in Sardegna, su cui
scrisse, tra gli altri, un articolo sulle Varianti inedite di monete medioevali della
Sardegna, Rassegna numismatica,
IX, 3-6.

Castra (o Crasta) Antico centro di origine


romana. Sorgeva a pochi chilometri da
Oschiri lungo la via tra Olbia e Tibula.
Sorse nel secolo I a.C. per venire incontro a esigenze di carattere militare, in
particolare per ospitare un reparto che
aveva il compito di controllare le scorrerie delle popolazioni delle zone interne. Nel periodo bizantino assunse il

carattere di centro fortificato perche


per la sua posizione strategica garantiva le comunicazioni da e per Olbia;

500

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 506

Castra
` a far parte del giunel Medioevo entro
dicato di Torres compreso nella curatoria del Montacuto e col tempo divenne
` sede di diocesi
unimportante comunita
e capoluogo della curatoria. Estinta la
dinastia dei giudici di Torres, il villaggio fu lungamente conteso tra i Doria,
gli Arborea e i giudici di Gallura; alla
fine del secolo XIII venne occupato
dalle truppe arborensi che sembrava
dovessero arrivare a controllare lin`
tero Montacuto. La situazione muto
quando i Doria, sfruttando abilmente il
bisogno che Giacomo II dAragona
aveva di trovare alleati per limminente
conquista della Sardegna, nel 1308 ne
ottennero linvestitura. Gli Arborea, anche loro alleati del re, presero atto della
cosa ma non rinunciarono alle proprie
rivendicazioni. Quando nel 1325 i Doria
si ribellarono ai loro alleati, il villaggio
fu nuovamente occupato dalle truppe
del giudice dArborea e formalmente
annesso al Regnum Sardiniae. Negli
anni che seguirono lesercito giudicale
e quello dei Doria si combatterono
aspramente per il controllo del territorio e nel 1339 fu compreso nei territori
che il re dAragona concesse in feudo a
Giovanni dArborea. Quando divenne
giudice, Mariano IV pretese che il fratello gli prestasse lobbedienza feudale,
ma questi, avendo ottenuto il Monta` e fu percio
` fatto
cuto dal re, si rifiuto
arrestare da Mariano. Negli anni che
seguirono, scoppiata la guerra tra Mariano IVe Pietro IV C. sub` continue de` spopolandosi.
vastazioni per cui ando
Dal 1366 fu occupato dalle truppe arborensi che lo tennero fino alla caduta del
giudicato nel 1409; nello stesso anno
` al visconte di Narbona che lo
passo
tenne fino al 1420, quando cedette i
`
suoi diritti al re dAragona. Cos` C. entro
a far parte del Regnum Sardiniae e nel
1421 fu compreso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles; il villaggio

` era ridotto a ben poca cosa e lespero


sere sede di unantica diocesi non ne
` il destino: i suoi ultimi abitanti inmuto
fatti entro il 1468 si trasferirono in
massa nella vicina Oschiri.

Castra, diocesi di Diocesi la cui prima


` del 3 settembre 1127: il
attestazione e
vescovo Adamo sottoscriveva la cessione in usufrutto della chiesa di San
Michele di Plaiano da parte dei canonici di Santa Maria di Pisa a favore dei
Vallombrosani. Nel 1163 Attone di Castra donava ai monaci di Camaldoli la
chiesa di Santa Maria di Anela, insieme con San Giorgio di Aneleto e
con San Saturnino di Usolvisi. Il 2 giugno 1168 consacrava la chiesa di San
Demetrio di Oschiri. Nel 1170 assentiva alla remissione di censi e oneri
vari a favore delle chiese di San Giorgio di Baratz e di Santa Maria di Gennor, dependances del monastero cassinese di San Pietro di Nurki nella
Nurra. Nel 1176 era presente alla donazione della chiesa di San Giorgio de
Oleastreto, presso Usini, allOspedale
di San Leonardo di Pisa. Il primo vescovo di Castra attestato per il secolo
` un tale Raimondo, che aveva deXIII e
ciso di partecipare alla Crociata ma
dovette rinunciare per problemi di salute. Dal 1230 era vescovo un sardo,
Torchitorio o Dorgotorio, coinvolto in
una contesa contro lOpera di Santa
Maria di Pisa per la domus di Bosove
presso Sassari: nel 1233 Gregorio IX lo
` presso la Sede apostolica per
convoco
aver pagato delle tasse indebite al giudice di Torres Barisone III; tra il
marzo e laprile del 1237 assistette
agli atti che Adelasia di Torres firmava
sottomettendosi feudalmente alla
Sede apostolica. Tra laltro, ella donava alla stessa Sede apostolica il castello di Monteacuto. Il pontefice, stranamente, ne affidava la custodia al vescovo di Ampurias e non a quello di

501

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 507

Castra
Castra, nella cui diocesi il castello si
trovava. Il vescovo Marzocco, l11 agosto 1269, con larcivescovo di Torres e
alcuni maggiorenti turritani concedeva prescindendo dal parere del
pontefice il titolo di re di Sardegna a
` , figlio di quel Carlo I
Filippo dAngio
` che si era insediato da appena
dAngio
tre anni sul trono del Regno di Sicilia.
Non si possiedono ulteriori notizie sul
tentativo, comunque fallito, di Filippo
di farsi riconoscere re di Sardegna.
Lultimo vescovo conosciuto del secolo
` un tale Comita. Nel 1289 inXIII e
sieme con gli altri suffraganei di Torres si era opposto al proprio arcive`
scovo che, avendo trovato difficolta
per pagare il censo dovuto alla Sede
apostolica, aveva cercato di scaricarne il peso sui suoi sottoposti. Il vescovo, Bernardo, nel 1344, assieme al
pievano di San Nicola di Sassari e al
canonico di Galtell` Martino di Santa
Cecilia, veniva incaricato di citare in
giudizio un certo Pietro Ghisu che,
usando falsi documenti di elezione,
era riuscito a farsi confermare vescovo di quella diocesi presso la Sede
apostolica. Nel 1355 Bernardo dovette
affrontare unaltra questione: in Sede
apostolica era giunta la falsa notizia
della sua morte e il pontefice aveva
` provveduto a nominare vescovo
percio
di Castra Guglielmo dAragona. Visto
lerrore, la nomina di Guglielmo fu
congelata in attesa che si liberasse
una sede (nel 1356 fu assegnato a Terralba). Il 26 agosto 1362 Nicola de Vare
diveniva vescovo succedendo al defunto Cornelio, il 25 aprile 1364 Ma` suo proriano IV dArborea lo nomino
curatore nella stesura del contratto
matrimoniale di sua figlia, Beatrice,
con il visconte di Narbona, Amerigo.
Lottobre seguente Nicola portava a
termine con successo lincarico affida` legato un
togli. Al vescovo Leonardo e

importante episodio della storia della


diocesi: la convocazione, nel 1420, di
` il primo sinodo dioceun sinodo. E
sano, in tutta la Sardegna, di cui siano
pervenuti gli atti, in una duplice trascrizione. La prima, parziale, in sardo
e la seconda, completa, in latino. Le
disposizioni elaborate a Castra riguardano cinque argomenti: la disciplina
del clero; i sacramenti e la vita cristiana; i benefici, la cura danime e
lamministrazione parrocchiale; i
beni ecclesiastici; il foro ecclesiastico. Un elemento cronico della storia
della d. di C. ma anche di altre nelli` . A cio
` si aggiunga
sola era la poverta
` acche lo spopolamento sempre piu
`
centuato della zona, iniziato alla meta
del secolo XIV e proseguito per tutto il
XV, aveva portato alla scomparsa della
maggior parte dei centri abitati, ivi
` raro
compreso Castra, e al sempre piu
permanere dei vescovi stessi nella
diocesi. A nulla valsero i tentativi di
porre un freno a questa situazione con
iniziative nate sia in ambito pontificio,
sia locale, sia reale. Su richiesta di
Ferdinando il Cattolico, dopo lunghe
trattative, nel 1503 Giulio pubblicava
latto con il quale le 18 diocesi medioevali venivano ridotte al numero di 7,
che valse per tutta lepoca moderna.
Tra le vittime del riordino fu anche
la d. di C., il cui titolo sopravvisse almeno fino al 23 aprile 1509, quando il
vescovo Antonio de Toro, in carica al
momento della riorganizzazione del
1503, partecipava alla consacrazione
della chiesa parrocchiale di Siamaggiore. Dal punto di vista territoriale e
`
istituzionale, invece, la diocesi cesso
di esistere contemporaneamente allemissione della bolla dell8 dicembre 1503. I vescovadi di Castra, Bisarcio e Ottana venivano trasformati in
uno solo. La sede diventava quella di
Alghero. La diocesi aveva la sua giu-

502

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 508

Castra Felicia
risdizione su una parte della curatoria
del Goceano e sullintera curatoria del
Montacuto comprendendo le parroc` dei Sardi (=
chie dei comuni di Ala
Ozieri), Ariscoblas, Bacuri, Balamune,
Balanotti, Bantine, Berchidda, Ber` , Cachiddeddu, Bidducara, Budduso
stra, Ilani, Monti, Nulvara, Orveis,
Oschiri, Osidda, Otti, Ozana, Padru,
Pattada, Silva Nuri, Tula, Urra.
VESCOVI DI CASTRA
Le date tra parentesi indicano che lepiscopato potrebbe essere iniziato
prima e/o finito dopo.
1. Adamo, 1127. 2. Attone (1163-1176). 3.
Raimondo (inizi sec. XIII-1224). 4. Torchitorio (1230-1237). 5. Anonimo (12471248). 6. Marzocco (1259-1269). 7. Comita,
1289. 8. Bernardo, 1309. 9. Comita, 1330.
10. Bernardo, 1342-prima del 5 ottobre
1358. 11. Francesco di Giovanni, 13581359. 12. Comita de Olis, 1359. 13. Cornelio, prima del 1362. 14. Nicola de Vare
(1362-1372). 15. Agostino, prima del
1388. 16. Rainerio (1388-1391). 17. Simone di Margens, trasferito a Civita,
1395-prima del 4 ap. 1402. 18. Antonio,
1402-prima del 26 agosto 1412. 19. Leonardo, 26 agosto 1412-1440 ca. o 1445. 20.
Suanni (Giovanni)?, 1440? 21. Martino di
Tergu?, 13 gennaio 1441? 22. Gavino?,
prima del 12 dicembre 1442? 23. Ursino
di Pisa?, 12 dicembre 1442? 24. Leonardo?, prima del 22 dicembre 1445? 25.
Francesco, priore di Bonarcado, 22 dicembre 1445-prima del 3 luglio 1447. 26.
Giovanni Gasto, 3 luglio 1447-prima
dell11 luglio 1455. 27. Tommaso Gilibert, di Poblet, 1445. 28. Leonardo (abate
di San Michele di Salvennero), 14581464. 29. Lorenzo de Moncada, 1464prima del 14 ottobre 1478. 30. Cristoforo
Mannu, canonico di Sassari, 1478-1483.
31. Bernardo Jover, di Tarragona, 14831490. 32. Giovanni Crespo, trasferito ad
Ales, 1490-1493. 33. Melchiorre de
Tremps, 1493-1496. 34. Giovanni, bene-

dettino di Gerona, 1496-1501. 35. Antonio de Toro, dall8 dicembre 1503, a seguito della soppressione della diocesi
di Castra, porta solo il titolo, fino alla
morte, 1501-1509.

Castra Felicia Centro della Sardegna


nominato in uno degli itineraria della
Cosmographia dellAnonimo Ravennate (V, 26), geografo bizantino vissuto
nel secolo VII; lo stesso toponimo com` tarda Geografia di Guipare nella piu
done (65). Si tratta evidentemente di
un centro fortificato, di difficile localizzazione: in base a elementi di diverso tipo, tra i quali la stessa posizione che esso occupa nel percorso
del Ravennate, i C.F. sono stati identificati con le Rovine di Castro nellattuale territorio comunale di Oschiri,
presso il centro romano di Luguidune.
Questultimo dovette la sua impor` di
tanza alla posizione, in prossimita
un importante nodo stradale, e soprattutto alle sue caratteristiche militari:
nel centro infatti, nel corso del secolo
I, venne stabilito un contingente militare, la Cohors III Aquitanorum, che
forse fu successivamente sostituita da
una coorte di Sardi. Ruderi di strutture difensive in opera a telaio che
` del colle di San Sicingono la sommita
meone, corrispondenti alle Rovine di
Castro della toponomastica, possono
essere rapportate a tale stanziamento
militare, come confermano i dati
emersi dagli scavi archeologici condotti nellarea. Oltre al circuito murario principale, altri due tratti di mura
concentrici difendono il lato ovest del
colle, quello maggiormente esposto ai
`
pericoli e rivolto verso la viabilita
principale; magazzini, cisterne e altre
strutture interne (tra cui un edificio
termale) completano linsediamento
fortificato. Lo stanziamento in loco
delle forze militari e la costituzione di
un castrum, lunico costruito in mate-

503

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 509

Castro
riale litico noto finora in Sardegna,
possono giustificarsi con le esigenze
di difendere il territorio dalle bellicose popolazioni indigene, in particolare quelle dei Balari, stanziate in
aree non distanti da Luguidune. Il centro dovette avere ancora un importante ruolo strategico nellorganizza` i Bizanzione militare che preoccupo
tini fin dalle prime fasi della loro presenza nellisola (secolo VI): in tal caso i
Castra Felicia rifletterebbero un mutamento di poleonimo da Luguidune a
Felicia, che rientrerebbe nei nomi di
augurio delle fortezze sia di fase romana, sia di ambito bizantino, al quale
ultimo parrebbe appartenere il nuovo
nome citato dallAnonimo Ravennate.
[PIERGIORGIO SPANU]

Castro1 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Unali. Sorgeva non lontano da
`
SantAntonio di Gallura in localita
Macciu Mannu, ed era probabilmente
prossimo al villaggio scomparso di
Scupetu. Allestinzione della dinastia
dei Visconti fu amministrato direttamente dal Comune di Pisa con suoi
funzionari; sostanzialmente man`a
tenne gli antichi privilegi e continuo
eleggere annualmente il majore e i
suoi consiglieri. Dopo la conquista
` a far parte
aragonese, nel 1323 entro
del Regnum Sardiniae, ma la sua popolazione mantenne un atteggiamento
ostile nei confronti dei nuovi venuti.
Nel 1330 fu investito dalle truppe di
Raimondo Cardona e sub` gravi danni;
nel 1331 fu concesso in feudo allo
` mor` carico
stesso Cardona, che pero
di debiti. Nel 1337 i suoi eredi, per
farvi fronte, lo restituirono al fisco.
Dopo il 1340 il villaggio riprese a essere al centro di gravi tensioni e
` la seconda riquando nel 1347 scoppio
bellione dei Doria gli abitanti del vil-

laggio vi presero parte: per pacificarli,


C. fu concesso in feudo a Giovanni
dArborea. Negli anni seguenti, mentre lo sfortunato principe languiva in
carcere, il villaggio, nuovamente inve` complestito dalla guerra, si spopolo
tamente.

Castro 2 Famiglia castigliana (secc.


XVII-XVIII). Un suo ramo si trasfer` a
Cagliari da Burgos agli inizi del secolo
igo. Nel 1643 i suoi figli
XVII con un In
furono ammessi allo Stamento militare nel parlamento Avellano. La loro
discendenza si estinse agli inizi del secolo XVIII.

Casu 1 Famiglia del Logudoro (secc.


XIII-XVI). Le sue notizie risalgono al
secolo XIII con diversi personaggi che
compaiono nel condaghe di San Pietro
di Silki in possesso di un discreto patrimonio nei territori di Sassari. Assurse a notevole importanza durante
il periodo comunale, quando un Matteo fu tra gli ambasciatori che tratta` al re dArono la dedizione della citta
` a risieragona. La famiglia continuo
dere a Sassari nei secoli successivi e
nel 1439 ebbe il riconoscimento della
` con un Franceschino.
generosita

Casu2 Famiglia di Budduso` (sec. XVIIesistente). Le sue notizie risalgono al


secolo XVII. Nel 1652 ottenne il cava` con Anlierato ereditario e la nobilta
tonio C. Sanna, capitano della cavalleria miliziana. Lo stesso nel 1653 fu ammesso allo Stamento militare durante
il parlamento Lemos. Nel corso dei secoli successivi la famiglia si trasfer` a
Berchidda ed espresse alcune rag`.
guardevoli personalita

Casu 3 Famiglia di Mandas (secc.


XVIII-XIX). Le sue notizie risalgono
al secolo XVIII. Era in possesso di un
notevole patrimonio terriero e nel
1747 ottenne il cavalierato ereditario
` con due fratelli, Efisio e
e la nobilta

504

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 510

Casu
Bartolomeo, la cui discendenza si
estinse agli inizi del secolo XIX.

vento di Monte Rasu, Mediterranea,


III, 10, 1929; SantIgnazio martire non e`
sardo, Mediterranea, III, 5, 1929.

Casu, Desiderio Commercialista, consigliere regionale (n. SantAndrea Frius


1924). Di famiglia povera, ha iniziato a
lavorare come agricoltore e solo da
adulto ha ripreso gli studi giungendo
alla laurea in Economia e Commercio
` dedicato allinsenel 1959. Quindi si e
gnamento nelle scuole secondarie superiori e alla professione di commer` imcialista; contemporaneamente si e
` stato
pegnato in politica e nel 1994 e
eletto consigliere regionale per Forza
Italia nel collegio di Oristano per lXI
legislatura. Al termine della legislatura
` stato riconfermato.
non e

Casu, Francesco Pittore (n. Cagliari

Casu Arma. Famiglia originaria di Mandas,


` nel 1747.
ottenne il cavalierato e la nobilta

Casu, Alfonso Storico della Chiesa


(Mogoro 1883-Fonni 1948). Attirato dalla
` nellordine dei Mivita religiosa, entro
nori conventuali e si fece sacerdote. Si
` con grande competenza alla ridedico
`
cerca storica e divenne lo storico piu
accreditato delle vicende del suo ordine in Sardegna. Mor` nel convento di
Fonni. Tra i suoi scritti: La Basilica dei
Martiri in Fonni secondo la guida del p.
Ludovico Pistis, 1913; Las Plassas note e
appunti, 1920; P. Gian Domenico Aresi di
Arcidano, martire della fede, 1923; Il miracolo eucaristico di Mogoro, 1923; Il ven.
Servo di Dio fra Antonio Licu di Samatzai
laico professo dei frati Minori, 1923; Mogoro. Note e appunti, 1923; Gemme sarde,
1926; I frati minori in Sardegna. Note storiche, 1927; Pardubiori e Bangiu, Sardegna, VI, 12, 1928; La missione apostolica in Sardegna di frate Pacifico da Cerano, Mediterranea, II, 9, 1928; Il con-

1965). Un precoce interesse per i linguaggi tecnologici e la regia teatrale


orientano la sua ricerca e gli studi. C.
da alcuni anni presenta il suo lavoro
con il nome di Codex Multimedia. Alla
fine degli anni Ottanta fonda, con Massimo Sanna, il gruppo SUIFe realizza le
sue prime videoinstallazioni Kyklos e
` todos)
Il Giardino (per la mostra Ka
dove la sintesi operata tra elementi scenografici, suono elettronico, immagine
digitale, video e parola annuncia gli
esiti degli anni successivi, quelli delle
incursioni elettroniche prima, multimediali poi nella dimensione della
vita e della natura. Nel 1992 realizza
due videosculture: Lombra del Silenzio,
presentata nellambito del progetto internazionale Schatten Projektionen, e
Beth-El (ArtEl, Galleria Comunale di
Cagliari), la ricostruzione di una Tomba
di giganti, con monitor installati tra
rocce di granito, varchi virtuali che
aprono la materia viva dei quattro elementi primordiali in continuo movimento tra le forme megalitiche; unesplorazione sul sacro riportata alle origini del pensiero religioso. Successiva-

505

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 511

Casu
mente, C. consegue una specializzazione presso il dipartimento di Media
Kunst della Kunsthochschule fu
r Medien di Colonia, dove trascorre quasi
tre anni realizzando video, mostre e
performance.

Casu, Gesuino Pittore, scultore e grafico (n. Sassari 1951). A partire dal 1968
ha preso parte a numerose mostre in
Italia e allestero. Alcune tra le sue
opere figurano in collezioni pubbliche
in molti paesi europei.

Casu, Giangiorgio Esperto di economia agraria, consigliere regionale (Berchidda 1899-Sassari 1992). Laureato in
Agraria, di idee sardiste, fu tra gli artefici della ripresa del PSdAz nel secondo dopoguerra e ne divenne presto
` a far
uno dei leader. Nel 1946 entro
parte della Consulta regionale e nel
1949 fu eletto consigliere regionale nel
collegio di Sassari per la I legislatura.
In seguito fu continuativamente rieletto fino alla IV legislatura (1962-1966).
Nel corso del suo mandato, dal giugno
1949 allagosto 1951 fu assessore allAgricoltura nella I giunta Crespellani.
Ritiratosi dalla vita pubblica, si impe` a stimolare lo sviluppo economico
gno
del suo paese natale, mettendo a frutto
le sue profonde conoscenze del mondo
agricolo isolano.

Casu, Maria Vittoria Assistente sociale,


consigliere regionale (n. Castelsardo
1949). Impegnata sin da giovane in poli` stata consigliere comunale e sintica, e
` natale. Nel 1989 e
`
daco della sua citta
stata eletta consigliere regionale per il
PCI nel collegio di Sassari per la X legi` stata riconfermata.
slatura. Non e

Casu, Pietro Sacerdote e scrittore (Berchidda 1878-ivi 1954). Uomo di profonda


` , fu ordinato sacerdote nel
spiritualita
` in Teologia a Sassari
1900 e si laureo
` materie letnel 1901. In seguito insegno
terarie nel Seminario di Ozieri dal 1901
al 1906, anno in cui divenne parroco di

Oschiri, dove rimase fino al 1908. Nel


1911 fu nominato parroco di Berchidda,
dove risiedette per tutto il resto della
sua vita, salvo una breve parentesi tra
il 1919 e il 1921 in cui riprese linsegnamento nel Seminario di Sassari. Narra` con grande maetore e poeta, utilizzo
`
stria litaliano e il logudorese; pubblico
il suo primo romanzo, Notte sarda (che
ha per sottotitolo Vecchia storia di Gallura), nel 1910. Ne seguirono presto altri che gradualmente gli fecero raggiun` nazionale. Dopo il 1922,
gere notorieta
per il carattere dei suoi scritti, nei
quali, superando gli schemi narrativi
deleddiani, descriveva una Sardegna
dolente e non convenzionale e affrontava temi complessi della psicologia in` sarda contemdividuale e della societa
poranea, fu invitato dal suo vescovo a
lasciare la letteratura e a impegnarsi
maggiormente nel suo compito di sacerdote, che peraltro non aveva mai trascurato. Scosso dal richiamo, in effetti, non
` romanzi che contenessero
scrisse piu
argomenti di carattere sociale. Prese
quindi a coltivare prevalentemente la
sua grande passione per la lingua
sarda, che padroneggiava come pochi:
veniva chiamato spesso a predicare
nelle chiese sarde (specialmente in occasione delle feste padronali) e pronun` unorazione nel suo classico logudocio
rese anche in occasione del concilio
plenario sardo del 1924. Dal 1925 co` a lavorare al Vocabolariu Sardu
mincio
` alla Regione
Italianu che nel 1950 dono
lo pubblicasse. Il che e
` avvenuto
perche
` tardi, sotto il
soltanto cinquantanni piu
patrocinio dellIRSE (Istituto Regionale Superiore Etnografico): la nuorese
Ilisso ne ha dato una bella edizione nel
2003. La sua grande passione per il
sardo-logudorese, che seppe maneggiare forse come nessun altro nel Novecento, lo spinse a tradurre nella lingua
regionale la Commedia di Dante, che

506

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 512

Casu
` presso lozierese Niedda nel
pubblico
1929. Nel 1950 ottenne il premioGrazia
Deledda. Tra i suoi scritti: Spigolature
storiche sulla Barbagia, Rassegna bibliografica della Letteratura italiana,
XIII, 3-5, 1904; Sulle spigolature storiche
sulla Barbagia. Aggiunte, 1905; Ghermita al core, romanzo, 1920; Il voto, romanzo, 1921; Per te Sardegna, romanzo,
1922; Tra due crepuscoli, romanzo, 1924;
Mal germe, romanzo, 1924; Lettera a Sebastiano Satta, in Albo Sattiano, 1924;
Pregios, 1924; La voragine, romanzo,
1925; Littera de unu soldadu a sa familia
sua, 1925; Avventura brigantesca, Corriere di Torino, 1926; Prefiche; La diga
del Tirso; Felici, novelle, in Il Nuraghe, VII, 54, 1927; Da madre a schiava,
Verso la luce, Laratro, Capanna crollata,
Al guado roccioso, Donna Brigida Temitutto, Su malauguriu, sette novelle pubblicate nella rivista Il Nuraghe fra il
1928 e il 1929; Ultimo bacio di mamma,
novelle, 1929; Novelle I, 1935; Capanna
crollata, novelle, 1937; Cuor veggente,
`,
1938; La devozione al cuore di Gesu
Vita e pensiero, 1939; La vigna sterposa, romanzo, 1942; Caccia grossa, novella romanzata, 1943; Perdu Casu a Cicciu Piga, SIschiglia, VI, 5-6, 1954; Il
seminatore, poemetto, 1955. Morendo C.
` molti scritti inediti, anche per le
lascio
precarie condizioni di salute dei suoi
ultimi anni. Di essi alcuni sono stati
pubblicati a cura dei nipoti (Preigas,
1989) e altri (Due poemetti. Su resuscitadu, Sa cantada de sa cuba, 1994; Lettere in versi a poeti, artisti e amici, 1994;
Versos de Sardigna, 1995), in particolare
per limpegno affettuoso di Giuseppe
Ruju, che fu suo viceparroco a Berchidda. Allo stesso G. Ruju si deve
unampia monografia, Pietro Casu fra
Grazia Deledda e Max Leopold Wagner,
che contiene anchessa pagine inedite
di C. (il nome del grande linguista tede` qui richiamato perche
il Wagner
sco e

ebbe lunga e intensa corrispondenza


` spesso citato nel Dicon C., che infatti e
zionario etimologico sardo dello stesso
Wagner). Di recente sono stati riproposti i suoi romanzi Ghermita al core, con
nota introduttiva di Susanna Paulis,
Bibliotheca sarda, 2003; e La voragine, con nota introduttiva di Paola Pittalis, Bibliotheca sarda, 2003.

Casu, Salvatore (detto Deddu) Poeta (n.


Berchidda 1902). Nipote di Pietro,
scrisse in logudorese poesie di notevole
livello. Fu uno dei maggiori collabora` intetori di SIschiglia, dove pubblico
ressanti articoli su diverse questioni
della letteratura in lingua sarda. Prese
parte a diverse edizioni del premio
` di Ozieri, ottenendo vari riconoCitta
scimenti.

Casu, Serafino Ingegnere, storico dellarchitettura militare (n. Arborea


1939). Conseguita la laurea in Ingegne` dedicato allinsegnamento uniria, si e
` diventato professore di Diversitario. E
` di Ingegneria delsegno nella Facolta
` di Cagliari. Tra i suoi
lUniversita
scritti, spiccano quelli curati insieme
con A. Dess` e R. Turtas sul sistema
delle fortificazioni nella Sardegna spagnola, oltre Proposta per la classificazione di organismi ed elementi strutturali nellarchitettura religiosa in Sardegna dal XIII al XVI secolo, Atti della
` di Ingegneria, XIV, VIII, 2,
Facolta
1980; Il disegno di Jacopo Paleario Fratino per il sistema fortificato di Cagliari
1563-1579 (con A. Dess` e R. Turtas), in
Atti del Convegno Arte e cultura del 600
e del 700 in Sardegna, 1984; La difesa
del regno. Le fortificazioni (con A. Dess` e
` sarda in eta
` spaR. Turtas), in La societa
gnola (a cura di Francesco Manconi), I,
1992; Le piazzeforti sarde durante il regno di Ferdinando il Cattolico 1479-1516
(con A. Dess` e R. Turtas), in Atti del XIV
Congresso di storia della Corona dAragona, II, 1995. Ha scritto anche due ca-

507

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 513

Casuarina
pitoli su Il potere. La cattedrale; La
rocca. Mura e baluardi, in Storie di Castello. La rocca, il potere, la vita del cuore
antico di Cagliari, 1995.

bonia, Villacidro e Oristano. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Casu axedu Formaggio acido ottenuto


con caglio senza sale, principalmente
in alcune zone dellOgliastra e della
`, e
` tipico di tutto il
Barbagia. In realta
` pasistema gastronomico della societa
storale, in cui viene preparato con latte
fresco di capra negli ovili di montagna.
In passato era riservato dai pastori al
consumo esclusivo delle loro famiglie.
` stato commerNel corso del secolo XX e
cializzato in ambito locale e successivamente fatto conoscere in un ambito regionale soprattutto attraverso il menu
agroturistico.

Casu e fitta (o Casu e murgia) Formaggio prodotto dai pastori dellOgliastra e


della Barbagia. Il principio che ne
` molto simile a
regge la lavorazione e
quello del casu axedu; in questo caso al
` aggiunto il caglio di
latte viene pero
agnello o di capretto; dopo due ore il
formaggio cos` ottenuto viene tagliato a
fette e lasciato per un giorno semisommerso nel siero (su soru). Subito dopo il
prodotto viene immerso nella salamoia
(sa murgia); si ottiene un formaggio
forte che viene generalmente usato
come condimento di piatti tipici.

Casuarina Originaria dellAustralia,


e` coltivata come pianta ornamentale.

Casula Famiglia di Nurri (secc. XVIICasuarina Pianta arborea sempreverde della famiglia delle Casuarinacee (C. cunninghamiana Miq.). Chioma
piramidale, simile al pino, con foglie ridottissime, squamose. I fiori unissessuali sono su piante diverse, il frutto costituito da acheni riuniti in una piccola
pigna arrotondata. Originaria dellAu` stata introdotta nellOrto Bostralia, e
tanico di Cagliari nel 1870 per essere
poi diffusa, ai primi del Novecento, in
tutta la Sardegna, soprattutto nei pressi
delle stazioni ferroviarie e lungo le
strade ferrate. Siro Vannelli (1987) segnala ottimi esemplari a Iglesias, Car-

XVIII). Le sue notizie risalgono alla se` del secolo XVII, quando viconda meta
veva un Antonio, ricco proprietario terriero, che nel 1701 ottenne il cavalie` per aver dorato ereditario e la nobilta

nato il suo patrimonio ai Gesuiti perche


fondassero un collegio nel suo paese
natale. Ledificio fu iniziato ma mai portato a termine. La famiglia si estinse nel
corso del secolo XVIII.

Casula, Alma Storica dellarte (n. sec.


XX). Laureata in Lettere, specializzata
` entrata
in Storia dellArte, nel 1979 e
` e Beni Artinella Cooperativa Antichita
stici Sardi, collaborando fattivamente
per molti anni con la Soprintendenza

508

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 514

Casula
ai Beni ambientali, architettonici e artistici di Cagliari. Tra i suoi scritti: I
culti francescani e le immagini nei secoli
XVII e XVIII in Sardegna (con G. Guarino, A. Pasolini e F. Porcella), in Arte e
cultura del 600 e del 700 in Sardegna,
1984; La casa forte di Villasor, in Atti del
XII Congresso di storia della Corona dAragona, 1985; La cinta muraria e alcune
testimonianze del periodo romanico e gotico, in Sassari. Le origini, 1989; Testimonianze dellarchitettura cistercense in
Sardegna settentrionale, in I Cistercensi
in Sardegna, 1990; Gli altari e i taberna` sarda in eta
` spacoli lignei, in La societa
gnola (a cura di Francesco Manconi), II,
1993.

Casula, Antioco (noto con lo pseud.


Montanaru) Poeta (Desulo 1878-ivi 1957).

` considerato il piu
` grande e insieme il
E
` classico dei poeti in lingua sarda
piu
del Novecento. Abbandonati presto gli
studi, fu carabiniere fino al 1905. Tornato a Desulo divenne ufficiale postale
e, ottenuto il diploma della scuola normale (equivalente allIstituto magistrale dei nostri giorni), fece linse`
gnante elementare. Intanto aveva gia
pubblicato la prima delle sue raccolte
poetiche, Boghes de Barbagia; dopo un
lungo periodo di silenzio segnato da
` nel 1921 la
sventure familiari, pubblico
seconda raccolta, Cantigos dEnnargentu, illustrata da Filippo Figari. Nel
` la Sardegna
1925 a Milano rappresento
al primo Congresso nazionale dei dialetti dItalia. Entrato in contrasto con i
dirigenti del fascismo nuorese, fu accusato di amicizia con alcuni banditi: incarcerato, venne assolto. Nel 1933 pub` a Cagliari la terza raccolta, Sos
blico
cantos de sa solitudine, con prefazione
di Luigi Falchi, ma intanto era stato
presente lungo tutti gli anni Venti sulle
pagine dei periodici sardi con singoli
componimenti: Una notte nellovile,
Sardegna nova, 1, 1922; A una comare

morta, sonetto, Il Nuraghe, I, 4, 1923;


A una pizzinna bella, Il Nuraghe, I, 89, 1923; Comare a bos amentades, Il Nuraghe, I, 8-9, 1924; A unu iscalzu rugiu,
sonetto, Il Nuraghe, II, 12, 1924; Luna
de marzu, Il Nuraghe, II, 19, 1924; Ora
tristas, La Regione, II, 4-5, 1925;
Montanaru a Pedru Casu, terzine,
La Sardegna, IV, 16-17, 1926; Sumile
opera manna, La Sardegna, V, 2-3,
1926; Cantilena, cantilena, Fontana
Viva, II, 1927; A sos pizzinnos mios,
Sardegna, VII, 5, 1929. Ma la sua atti` e insieme la sua stessa popolarita
`
vita
contrastavano con la politica del re` regiogime nei confronti delle realta
nali e in particolare dei dialetti. Proprio Sos cantos diede luogo a una polemica giornalistica con Gino Anchisi,
che consigliava a C. di scrivere in italiano: siccome le leggi fasciste vietavano luso pubblico del dialetto, le ultime risposte di C. al suo antagonista
non furono pubblicate. Caduto il fasci` alla milizia politica, adesmo, torno
rendo al PSdAz da posizioni separatiste. Nel 1949 vinse il Concorso nazionale di poesia dialettale, presieduto da
Giuseppe Ungaretti, con il sonetto So` a Nuoro la sua
lia. Nel 1950 pubblico
quarta e ultima raccolta di versi, Sa lantia. Nel 1968 il cagliaritano Trois pub` tutta la sua opera in tre volumi,
blico
Montanaru, che comprendono anche le
ultime poesie rimaste inedite, Sas ultimas canzones e Cantigos de amargura.
Nel 1998 le quattro raccolte maggiori
sono state riedite dalla nuorese Ilisso
nella collana Bibliotheca sarda, in 2
voll., a cura di Giovanni Pirodda. La
fisionomia stilistica ed espressiva di
Montanaru scrive Pirodda si definisce (specie nella prima raccolta) in riferimento sia allopera di Satta che ai testi
` piu
` presente limdi Carducci, in cui e
pegno ideologico e la polemica civile.
Correlati a quello dellinnovazione te-

509

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 515

Casula
matica sono gli esperimenti nelluso
delle forme metriche. Montanaru si
serve spesso del sonetto, ma introduce
una notevole ricchezza di metri che
conferma la tendenza innovativa del
poeta, anche con limmissione nella tradizione sarda di forme analoghe a
quella italiana. E ancora: Lespe` caratterizzata
rienza di Montanaru e
sia da una notevole apertura culturale,
sia da un rapporto vitale con un pubblico ampio, colto e popolare: una condizione specifica, che contribuisce a
dare una fisionomia originale alla sua
opera. Ma gran parte del fascino di
questa poesia deriva dalla lingua:
Montanaru ha scritto Michelangelo
Pira sent` il sardo come volgare vivo,
arricchendolo degli apporti nuovi che
venivano dalla lingua italiana. La lingua sarda italianizzante fu rimproverata a Montanaru ma altri che dopo di
lui hanno tentato la strada della lingua
sarda si sono smarriti. Con Montanaru
il sardo fu ancora una volta una lingua,
` nelle poesie nuoresi del
mentre gia
Satta aveva un sapore dialettale.

Casula, Antonangelo Uomo politico (n.


Carbonia 1958). Dirigente del PCI, del
` stato consigliere comuPDS e dei DS, e
nale e assessore di Carbonia, sindaco
dal 1990 al 2001. Componente del Consiglio dei poteri locali e regionali dEu` sottosegretario
ropa, dal maggio 2006 e
allEconomia nel governo Prodi.

Casula, Duilio Scienziato (n. Cagliari


1916). Dopo aver conseguito la laurea si
` dedicato allinsegnamento universie
tario. Studioso di medicina del lavoro,
ha percorso la sua carriera accademica
` di Cagliari, della
presso lUniversita
` stato anche rettore dal 1979 al
quale e
1991. Autore di numerose pubblicazioni
di notevole livello scientifico, dal 1970
` stato presidente della Societa
`
al 1982 e
Italiana di Medicina del Lavoro. Attento osservatore dei problemi sociali,

` stato
militante socialista da sempre, e
anche eletto ripetutamente consigliere
comunale di Cagliari e vicesindaco.

Casula, Efisio Teologo (Perfugas 1800Cagliari 1855). Divenuto sacerdote, si


stabil` a Cagliari dove a partire dal
` Teologia dogmatica presso
1828 insegno
` raggiungendo una
quella Universita
notevole fama. Nel 1842 fu designato ve` non senscovo di Alghero, ma rinuncio
`a
tendosi degno della carica e continuo
` alcune opere di noteinsegnare. Lascio
vole livello scientifico, tra cui il manuale che aveva preparato per i suoi
studenti, Istitutiones theologiae scholasticae dogmaticae ad usum Regi Archiginnasi Calaritani, 1842.

Casula, Emidio Ingegnere, uomo poli` 1939). Consigliere retico (n. Gonnosno
gionale, deputato al Parlamento. Lau` impegnato in
reatosi in Ingegneria, si e
politica militando fin da giovane nel
PSI. Consigliere comunale e sindaco
del suo paese, nel 1979 fu eletto consigliere regionale nel collegio di Oristano
per lVIII legislatura e poi successivamente riconfermato fino alla X legislatura nel 1992. In Consiglio regionale si
` per la sua grande attivita
` e fino
segnalo
al 1980 fu capogruppo del suo partito;
nel dicembre dello stesso anno divenne
assessore ai Lavori pubblici nella
giunta Rais. Quando nel marzo 1982 la
` lincarico
giunta cadde, egli conservo
anche nella giunta Rojch fino al giugno
` in giunta nellagosto del
1984; torno
1985 come assessore al Turismo e allAmbiente nella seconda giunta Melis
e nel 1987 fu riconfermato nellincarico
fino allottobre 1991 nella prima giunta
Floris. Nel gennaio 1992 si dimise da
consigliere regionale per candidarsi al
Parlamento: fu eletto deputato per lXI
`
legislatura repubblicana che, come e
noto, ebbe termine nel 1994. Ha contribuito alla fondazione del partito dei Socialisti Democratici Italiani. Nella con-

510

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 516

Casula
` stato eletto
sultazione dellaprile 2006 e
alla Camera dei deputati nella lista
della Rosa nel Pugno per la compo` sottosegrenente SDI; dal maggio 2006 e
tario alla Difesa nel governo Prodi.

Casula, Emma Pittrice (n. Cagliari


1937). Dopo aver completato gli studi si
` dedicata allinsegnamento nelle
e
` impegnata nelscuole superiori e si e
` artistica ottenendo diversi rilattivita
conoscimenti a livello nazionale e internazionale. Alcune sue opere sono ospitate in collezioni pubbliche.

Casula, Francesco Insegnante, dirigente politico (n. Ollolai 1945). Di formazione sardista, dopo la laurea in Let` dedicato allinsegnamento
tere si e
` impenelle scuole secondarie e si e
` sindacale, fondando
gnato nellattivita
la Confederazione Sindacale Sarda, di
` stato segretario. Ha diretto Il
cui e
Solco e ha fondato lassociazione Professores pro sa limba sarda, promuovendo capillarmente lo studio del sardo
e la conoscenza della cultura sarda.
Uscito dal PSdAz, ha fondato il Movimento dei sardi, di ispirazione nazionalista e federalista.

Casula, Francesco Cesare Storico (n.


Livorno 1933). Allievo di Alberto Boscolo, laureato a Cagliari nel 1959, nel
1969 ha conseguito la libera docenza in
Paleografia e nello stesso anno ha iniziato a insegnare Storia della Sardegna
` di Cagliari. Dopo alpresso lUniversita
` divenuto ordinario di Storia
cuni anni e
medioevale. Ha preso parte a numerosi
seminari di studio in Italia e allestero,
` membro della Deputazione di Storia
e
` stato per dieci anni nel consipatria. E
` degli storici
glio direttivo della Societa
italiani; attualmente dirige a Cagliari
lIstituto di Storia dellEuropa mediterranea del CNR (Consiglio Nazionale
delle Ricerche), che oltre la sede di Cagliari ha sedi a Genova, Torino e Milano.
Fa anche parte della commissione per-

manente per i Congressi di storia della


Corona dAragona. Diversi suoi allievi
` sarde.
insegnano nelle due Universita
` autore di numerosi lavori di notevole
E
livello scientifico di paleografia e di
storia della Sardegna. Negli ultimi
anni ha elaborato unimportante ipotesi interpretativa generale della storia
della Sardegna conosciuta come dot` che offre un origitrina della statualita
nale contributo alla rivisitazione dellintera storia italiana. Nel 1984 ha individuato nelle sculture di una chiesa di
San Gavino Monreale i ritratti degli ultimi giudici dArborea, tra i quali quello
di Eleonora. Nel 2003 ha pubblicato,
presso leditore Carlo Delfino di Sassari, un vasto Dizionario storico sardo
(indicato con la sigla DI.STO.SA), che
sintetizza, in una serie di voci attente e
documentate, i risultati della ricerca
storica in Sardegna negli ultimi cento
` autore di numerosi scritti; la
anni. E
sua bibliografia, secondo linventario
di Francesco Floris, comprende 76 ti`, per
toli principali. Quella che segue e
ragioni di spazio, una ulteriore selezione: Un bassorilievo sardo del sec.
XVI, Studi sardi, XVII, 1962; Profilo
` di Oristano, 1961; Lo
storico della citta
Zurita e il giudice Chiano dArborea, in
Atti del VII Congresso di storia della Corona dAragona, II, 1962; Barisone I dArborea e Barisone II di Torres, voci in Dizionario biografico degli Italiani, VI,
` completa genealogia
1964; Per una piu
degli Arborea allepoca di Pietro IV il Cerimonioso, Studi sardi, XX, 1966; La
datatio chronica nei documenti di cancelleria sardo-aragonesi del secolo XIV,
Studi sardi, XX, 1966; Sardegna e
Spagna. Ricerche storiche 1947-1968,
1968; Carte reali diplomatiche di Alfonso
III il Benigno re dAragona riguardanti
lItalia, 1971; Documenti inediti sui possessi sardi del monastero di S. Lorenzo
` moalle Rivolte di Pisa, in Medioevo Eta

511

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 517

Casula
derna. Studi in onore del prof. Alberto Boscolo, 1972; Il documento regio nella Sardegna aragonese, 1973; Sulle origini delle
cancellerie giudicali sarde e Influenze
catalane nella Cancelleria giudicale arborense nel sec. XII, in Studi di Paleografia e Diplomatica, 1974; La Cancelleria
sovrana dellArborea dalla creazione del
Regnum Sardiniae alla fine del giudicato, Medioevo. Saggi e rassegne,
1977; Carte reali diplomatiche di Giovanni I il Cacciatore re dAragona, riguardanti lItalia, 1977; Breve storia
della scrittura in Sardegna, 1978; Cultura e scrittura nellArborea al tempo
della Carta de Logu, in Il mondo della
Carta de Logu, 1979; Lassetto politico territoriale della Sardegna basso-medioevale, 1981; Profilo storico della Sardegna catalano-aragonese, 1982; Stato attuale della ricerca sulla Sardegna aragonese, in La ricerca storica sulla Sardegna, Archivio storico sardo, XXXIII,
1982; Ai margini della Guerra del Vespro.
Gli Aleramici di Saluzzo in Sicilia e in
Sardegna, in Atti dellXI Congresso di
storia della Corona dAragona, II, 1983;
La scoperta delleffigie di Eleonora dArborea, Quaderni bolotanesi, X, 1984.
Al suo attivo C. ha anche lampia collaborazione al volume Genealogie medioevali di Sardegna da lui curato insieme
con L.L. Brook per la 2D Editrice Mediterranea di Cagliari nel 1984, in cui ha
scritto insieme con L.L. Brook Genealogie dei giudici sardo-indigeni: giudici di
Arborea (1-2), Genealogie dei giudici
sardo-indigeni: giudici di Cagliari, Genealogie dei giudici sardo indigeni: giudici di Gallura, Genealogie dei Giudici
sardo-indigeni: giudici di Torres (1-2), Genealogie dei giudici sardo indigeni: famiglia degli Athen, Genealogie dei giudici
sardo-indigeni: famiglia dei Zori, Genealogie dei giudici sardo-indigeni: famiglia
di Michele Zanche. Negli anni successivi
ha pubblicato Lassetto politico e territo-

riale della Sardegna medioevale, in Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del
secondo Convegno internazionale di
Studi geografico-storici Sassari 1981,
1984; Il caso di Eleonora dArborea: in
quelle immagini un pantheon?, Ichnusa, 6, 1984; Pievi e parrocchie in Sardegna; premesse storiche (con V. Loi), in
Atti del VI Congresso di storia della
Chiesa in Italia, II, 1984; Il territorio medioevale di Villa di Chiesa, in Studi su
Iglesias medioevale, 1985; La storia della
Sardegna da Miezko I di Polonia a Ferdinando II dAragona, 1985; Ricerche archivistiche sulla battaglia di Sanluri nel
1409, in Studi in onore di G. Todde, Archivio storico sardo, XXXV, 1986; Eleonora dArborea, in I personaggi della sto` della
ria medievale, 1988; La statualita
storia della Sardegna, in Ethnos. Le autonomie etniche e speciali in Italia e nellEuropa mediterranea. Processi storici e
istituzioni, 1988; La politica del giudicato
di Torres, Rivista cistercense, V, 1,
1989; La Sardegna aragonese, voll. 2,
1990; Gli schiavi sardi della battaglia di
Sanluri del 1409, Medioevo. Saggi e
rassegne, 15, 1990; La rivolta degli Alagon sardi in una serie inedita di Lettres
de battalla del 1472-73, Medioevo.
Saggi e rassegne, 16, 1991; Partecipazione del regno sardo di Torres allimpresa pisana delle Baleari, in Atti del Colloquio internazionale sul Liber Majolichinus, 1991; I trattati diplomatici
sardo-aragonesi del 1323-26, in Sardegna, Mediterraneo e Atlantico tra Medio` moderna. Studi in memoria del
evo e Eta
prof. Alberto Boscolo, I, 1993; Il Regnum
Sardiniae et Corsicae nellespansione
mediterranea della Corona dAragona.
Aspetti politici, in Atti del XIV Congresso
di storia della Corona dAragona, I, 1993;
La storia di Sardegna, voll. 3, 1994; La
Carta de Logu del regno dArborea. Traduzione libera e commento storico, 1994;
Storia di un regno 1324-1861, in Il regno

512

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 518

Casu marzu
di Sardegna, 1995; Cagliari capitale di
un regno, 1995; Una spia arborense nel
castello aragonese di Longonsardo, in
Studi di geografia e storia in onore di A.
Terrosu Asole, 1996; La terza via della
storia. Il caso Italia, 1997; Considerazioni
sul rapporto giuridico Arborea-Aragona
da un memoriale del 1405, in Studi storici
in memoria di Giancarlo Sorgia, Archivio storico sardo, XXXIX, 1998; Eleonora regina del regno dArborea, 2004.

Magnani unanticipazione di quello


spirito di clarte intrecciato al gusto
` percettive che distindelle ambiguita
` il lavoro del pittore dopo la meta
`
guera
degli anni Sessanta. Ha esposto in Ita` autore di numerosi
lia e allestero ed e
saggi di estetica e di opere divulgative
della teoria e della pratica dellarte
molto apprezzati, come Impara larte,
edito da Einaudi nel 1977.

Casula Floris, Antonio Teologo (Fonni


` a Cagliari
1798-Cagliari 1855). Studio
`
dove fu ordinato sacerdote e si dedico
allinsegnamento, facendosi notare per
` della sua preparazione.
la profondita
` per molti anni Teologia morale
Insegno
` di Cagliari e fu nopresso lUniversita
minato canonico della cattedrale. Mor`
lasciando alcune importanti opere, tra
cui un manuale compilato a uso dei suoi
studenti, Istitutiones theologiae moralis
ad Calaritanae Accademiae leges exactae, 1840.

Casulli, Antonio Avvocato (Tempio, se-

Tonino Casula Dopo aver aderito al


movimento Studio 58 ha fondato il Gruppo
transazionale, con il quale ha saputo innovare
larte sarda.

Casula, Tonino Pittore e scrittore (n.


Seulo 1931). Dopo aver completato i
suoi studi ha esordito negli anni Cinquanta esprimendosi con un realismo
`
di tipo espressionistico. Poco dopo si e
trasferito a Cagliari, dove, dopo aver
partecipato ad alcune mostre del
gruppo Studio 58, nel 1966 ha fondato il
Gruppo transazionale imprimendo
` e originalita
` allambiente arcreativita
` nelle prime prove
tistico locale. Gia
(personali alla Galleria Belleconz di
Lione e alla Cenacolo cagliaritana,
1957-58) si potrebbe rintracciare
hanno scritto Giuliana Altea e Marco

` sec. XIX-Roma, seconda


conda meta
` sec. XX). Fece parte dellUfficio
meta
di presidenza del comitato che orga` il Congresso dei sardi a Roma nel
nizzo
` con Attilio Deffenu alla
1914. Collaboro
rivista Sardegna. Tra i suoi scritti: I
sardi in trincea. Lenergia della terra e
della stirpe, Il Giornale dItalia, 1915;
Impostazione elettorale, Rivista
sarda, 1919.

Casu marzu Tipico prodotto della lavorazione del formaggio in Sardegna.


Viene chiamato anche formaggio con i
`
vermi o formaggio marcio (marzu). E
ottenuto in ambiente adatto mediante
lintervento di una mosca che provoca
il processo di marcescenza e che trasforma la pasta del formaggio in una
crema dal gusto forte e aspro, spesso accompagnata da piccoli vermi. Questo
tipo di formaggio, a suo modo barba` molto apprezzato dai buongurico, e
`
stai sardi, ma si va facendo sempre piu

513

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 519

Catala`
raro per evidenti ragioni igieniche: la
stessa legge ne proibisce la produzione
e la vendita. Negli ultimi decenni nei
grandi caseifici si sono ottenute, mediante processi igienicamente ineccepibili, delle creme di formaggio piccanti che nel gusto ricordano il prodotto tradizionale e sono usate soprattutto per guarnire crostini o, meglio ancora, la carta da musica.

` Famiglia feudale (secc. XIIICatala


XIX). Di origine valenzana, una tradizione non documentabile la fa discendere dal mitico Ogerio Catalan, vissuto
` le sue notizie
nel secolo VIII. In realta
` antiche risalgono al secolo XIII e
piu
nel corso dei secoli successivi si divise
in diversi rami, tutti storicamente rilevanti. Uno di questi, che ebbe come capostipite Guglielmo, sposato a Giovanna figlia di Amerigo Centelles, fin`
per legarsi alle vicende della contea di
Quirra. Dal matrimonio discese una famiglia che ebbe un notevole prestigio
nel Regno di Valencia, e quando nel
1674 mor` Gioacchino Centelles mar`
chese di Nules e di Quirra ne rivendico
la successione, opponendosi ai Borgia
ai quali il vecchio Gioacchino aveva la` e i Borsciato i feudi. La lite fra i Catala
` , con alterne vicende, fino al
gia duro
` , discen1695, quando Ogerio Catala
dente diretto del primo Guglielmo, ottenne una sentenza che gli assegnava il
` poco dopo
possesso di Nules. Egli pero
` la
mor` e suo figlio Giuseppe continuo
lite nellintento di recuperare anche il
marchesato di Quirra, appellandosi a
un rescritto con il quale il primo marchese Cristoforo Centelles aveva stabilito che il possessore di Nules avrebbe
dovuto avere anche Quirra, sancendo
` dei due feudi. Nel
cos` lindivisibilita
1726 ottenne finalmente la sentenza a
lui favorevole e cos` fu investito anche
di Quirra, ma i Borgia, che non volevano
rinunciare al grande feudo, resistettero

con determinazione in giudizio, cercando di recuperarne il possesso. Giuseppe mor` nel 1728, lasciando erede il
`
figlio Gioacchino, che non si interesso
molto dellamministrazione del marchesato, i cui abitanti avrebbero voluto
volentieri liberarsi dalla dipendenza
`
feudale. Quando poi nel 1744 scoppio
la Guerra di successione austriaca il
il re di
feudo gli fu sequestrato, perche
Sardegna, Carlo Emanuele III di Savoia, temeva che gli stranieri possessori
di feudi nel regno stessero tramando
per fargli perdere il trono. Terminata
`
la guerra, nel 1748 Gioacchino recupero
Quirra ma dovette affrontare una nuova
lite col fisco, che considerava il feudo
devoluto. Con la morte di suo figlio Vincenzo, nel 1766, la discendenza maschile della famiglia si estinse; questultimo, infatti, aveva lasciato erede
la figlia Giuseppa che non riusc` a conservare Nules, passata a Filippo Osorio
marchese di Cervellon. Questi, in base
` invoal principio della indivisibilita
` , rivendico
`
cato a suo tempo dai Catala
il possesso di Quirra, coinvolgendo in
un lungo processo Giuseppa. La lite tra
` per molto tempo assui due continuo
mendo caratteri complessi per un
nuovo intervento del fisco, intenzionato
a sequestrare il feudo che considerava
`, gli Osorio ebdevoluto. Nel 1798, pero
`
bero riconosciuti i loro diritti: la Catala
` comunque a resistere, ottecontinuo
nendo una sospensiva della sentenza
favorevole agli Osorio, ma senza riuscire a evitare che il fisco proseguisse
la causa di devoluzione. La questione fu
risolta nel 1805 con un intervento del re
di Spagna, che convinse il re di Sardegna a sospendere la devoluzione, con`
sentendo cos` un accordo tra la Catala
e gli Osorio, che finalmente entrarono
in possesso del grande feudo.

514

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 520

Catani
` la ristrutturazione del Pasioni e avvio
lazzo baronale.

` y Roca, Pere Storico catalano (n.


Catala

Catalan Arma. Famiglia di origine


provenzale, ebbe come capostipite in Sardegna
un Ognissanti che fece rapidamente fortuna
nella capitale dellisola.

Catalan Famiglia di origine provenzale


(secc. XVII-XVIII). Si trasfer` a Cagliari
agli inizi del secolo XVII con un Ognissanti, un mercante che fece fortuna in
` . Suo figlio Giovanni continuo
` ad
citta
aumentare il patrimonio della famiglia
`
inserendosi bene in seno alla societa
cittadina del tempo. Uno dei suoi figli,
` allasta il
Antonio, nel 1668 acquisto
feudo di Teulada e nel 1676 fu ammesso
allo Stamento militare durante il parlamento Las Navas. La sua discendenza si
estinse nel 1736 con un altro Antonio, la
` Giovanni
cui sorella Maria Grazia sposo
Sanjust.

Catalan, Serafino Barone di Teulada


` sec.
(Cagliari 1673-ivi, prima meta
XVIII). Uomo intelligente e colto, si pre` di migliorare le condizioni di
occupo
vita nel suo feudo, dove favor` lo svi`
luppo della frutticoltura. Si preoccupo
anche di far ricostruire la torre del
porto per difenderlo da possibili incur-

Barcellona, sec. XX). Membro dellIstituto di Studi tarraconensi Raimondo


` autore di alcuni saggi
Berengario IV, e
sui rapporti tra la Sardegna e la Catalogna, che ha anche incoraggiato nella se` del Novecento, facendo coconda meta
noscere scrittori e cultura di Alghero
nel mondo catalano, a cominciare dallarticolo Alghero piccola Barcellona
sarda, nella popolare rivista San
Jorge del luglio 1958. Tra gli altri suoi
scritti: Personaggio sconosciuto Carmen
Dore, eterno innamorato della Catalogna
Ideale, La Nuova Sardegna, 1959; Cerden
a, documento vivo de nuestra historia, San Jorge, 46, 1962; Pena dexili a
Sardenya, in Sardegna, Mediterraneo e
` moderna.
Atlantico tra Medioevo e Eta
Studi in memoria del prof. Alberto Boscolo, I, 1993; Esitos de la bon ayre a la
illa de Sardenya, in Atti del
noblesa deste
XIV Congresso di storia della Corona dAragona, II, 1995; Lavventura catalanista
de La Palmavera (LAlguer 1906), 1998.

Catani, Giuseppina Archivista (n. Cagliari 1951). Laureata in Filosofia, dal


1982 lavora presso lArchivio di Stato di
Cagliari. Insegna Archivistica e istituzioni nella Scuola di specializzazione
in paleografia che opera presso lArchivio cagliaritano. Ha anche curato, con

Carla Ferrante, Il Parlamento del vicere


bano conte di
Giuseppe de Sols Valderra
Montellano, 4 voll., n. 23 della collana
Acta Curiarum Regni Sardiniae,
2004. Tra i suoi scritti: Cagliari e il
mondo atlantico nel 400 (con Gabriella
Olla Repetto), in Rassegna degli Archivi di stato, XLVIII, 3, 1988; Gazzettino ebdomadario di Sardegna. Il primo
giornale isolano usc` a Cagliari nel gennaio-febbraio 1793, Almanacco di Cagliari, 1996; Alcune note sulle carte catalano-aragonesi conservate nellArchi-

515

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 521

Catardi
vio di Stato di Cagliari, in Milites. Saggi e
contributi, 1996; I ponti della Scafa: una
vicenda che si perde nei secoli, Almanacco di Cagliari, 1997.

Catardi, Carlo Scrittore (n. Alghero


1925). Impegnato prima nel lavoro di
pescatore col padre, e poi come sottufficiale della Guardia di finanza di mare,
ha trascorso lunghi anni a contatto con
la marineria sarda, verso la quale nutre
profonda passione e interesse, tanto da
intraprendere il compito di raccontarne le storie, che trae sia dalla memoria personale che dai racconti dei pe` . Nel 2002
scatori anziani della sua citta
ha pubblicato Nassaioli. Pescatori di
` stato tradotto in catalano
aragoste, che e
da Giovanni Ibba: Nassaiols. Pescadors
de llagostes, 2005; e Pescatori algheresi
del Novecento, 2005.

Catardi, Rafael Ufficiale di carriera,


scrittore (Alghero, 1892-ivi 1974). Uffi` al grado di geciale di carriera, arrivo
nerale di fanteria. Studioso dellAlghero catalana e delicato poeta, nel secondo dopoguerra, con altri intellettuali algheresi, ha fondato il Centro
` Catastudi algheresi e lAgrupacio
lana dItalia, concorrendo nel 1961
alla realizzazione dei Jocs Florals cata` natale. Tra i suoi scritti:
lani nella citta
Le antiche fortificazioni di Alghero, in
Atti del VI Congresso internazionale di
studi sardi, 1962; Matteo Luigi Simon e
la crisi dellisola di Sardegna, 1964; Un
inedito diploma di Pietro IV il Cerimo` di
nioso. Dalla pesca del corallo la citta
Alghero traeva fin dal 300 la sua ragione
di vita, La Nuova Sardegna, 1967; Lordine di N.S. della Mercede in Alghero,
1970; Note di storia algherese, La Nuova
Sardegna, 1973.

Catasto in Sardegna Il problema della


costituzione di un c. in S. assunse un rilievo particolare data la particolare situazione nella quale il regime fondiario
dellisola si trovava prima dellOtto-

cento. Infatti i primi tentativi di istituire il catasto inteso come descrizione


` immoe classificazione delle proprieta
biliari dei cittadini furono fatti in Sardegna agli inizi del secolo; dopo un
primo tentativo di descrizione e di classificazione degli immobili urbani fatto
nel 1807 mediante listituzione dellUfficio di perequazione, nel 1820 con il famoso editto delle chiudende fu nuovamente affrontato il problema della definizione dei limiti dei fondi mediante
`
chiusure a siepe e a muro. Si tratto
` di provvedimenti parziali: per
pero
avere un primo intervento legislativo
teso a porre in essere una classificazione sistematica e organica dei beni
immobiliari bisogna aspettare al 1839
quando fu varato con carta reale un regolamento che consentisse lavvio delle
operazioni per la classificazione e la
` immobimisurazione di tutte le unita
liari dellisola. Grazie allimpegno di
Carlo De Candia e dei suoi collaboratori
furono compiute accurate rilevazioni
geodetiche e planimetriche, che furono
portate a termine entro il 1851, mettendo capo alla redazione di una vera e
propria pianta generale dellisola. Furono cos` definiti i confini dei territori
di tutti i comuni con relative mappe e fu
redatta una carta generale dellisola costituita da 49 fogli. Nello stesso 1851 furono fatti i primi passi per utilizzare il
catasto al fine di determinare una
nuova imposta fondiaria generalizzata
abolendo le precedenti imposte di origine feudale o di derivazione dal vecchio donativo e dalle decime ecclesiastiche. Loperazione avrebbe dovuto essere portata a termine entro il 1853: per
conseguire questo risultato si sarebbero dovute analizzare meglio le pro` private e classificarle secondo
prieta
parametri oggettivi che consentissero
limposizione dei tributi in modo equo
in relazione al valore degli immobili.

516

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 522

Caterina dAlessandria
` , che le
Apparve subito evidente, pero
carte ottenute erano difettose e carenti
e che difficilmente avrebbero potuto essere usate per conseguire gli obiettivi
che si volevano raggiungere in materia
fiscale. Quando, quindi, nel 1861 si
` dal Regno di Sardegna al Regno
passo
dItalia, il problema divenne uno dei
` rilevanti tra quelli che contribuipiu
rono a far nascere la questione sarda.

Cataudella, Michele Storico (n. Chiavari 1940). Professore ordinario di Sto` di Lettere delria greca nella Facolta
` di Firenze, ha scritto il saglUniversita
gio La Sardegna. Pseudo Scilace e la geografia punica, in Sardinia antiqua. Studi
storici in onore di P. Meloni per il suo 70
compleanno, 1992.

Gavino Catayna Vescovo di Bosa dal 1663


al 1671, divenne poi arcivescovo di Sassari
fino al 1679.

Catayna, Gavino Religioso (Sassari,


1608-ivi 1679). Vescovo di Bosa dal 1663
al 1671 e arcivescovo di Sassari dal 1671
al 1679. Entrato nellordine dei Carmelitani dopo aver conseguito la laurea, si
` come teologo. Fu chiamato a
affermo
` a insegnarvi filosoRoma e in altre citta
fia e teologia; nel 1641 fu nominato provinciale del suo ordine in Sardegna e

` nellisola; in seguito, tornato a


torno
Roma, fu consultore del Santo Ufficio e
segretario generale del suo ordine. Nel
1663 fu nominato vescovo di Bosa, qui
` un sinodo diocesano
nel 1665 celebro
del quale furono stampati gli atti. Nel
1671 fu nominato arcivescovo di Sassari, dove mor` nel 1679, lasciando molti
scritti inediti. Negli anni del suo epi` di abbellire il
scopato si preoccupo
Duomo e di far restaurare la basilica di
`
San Gavino a Porto Torres. Frequento
scienziati e artisti e fu legato da grande
amicizia al medico Gavino Farina, suo
parente.

Caterina dAlessandria, santa (in


sardo, Santa Caterina, Santa Catalina,
Santa Cadirina, Santa Cadenia) Santa
(Alessandria dEgitto 293-?, 312). Figlia
di Costos re dAlessandria o del re di
` di sposare
Cipro, diciottenne rifiuto
limperatore Massimino Daia, il quale
` a discutere
per punizione la obbligo
`,
con cinquanta filosofi pagani su Gesu
che morendo in croce come un qualsiasi uomo non poteva essere Dio, tanto
meno suo figlio. La principessa riusc`
a convertire non solo i filosofi, ma anche Porfirio, generale dellesercito imperiale. Messa in carcere, per undici
giorni fu lasciata senza cibo. Atroci furono le torture: legata a una ruota con
punte di ferro per dilaniarne le carni,
`
la ruota per intervento divino si spezzo
e i presenti si convertirono e chiesero
di essere battezzati. Mor` decapitata il
25 novembre 312; dal suo collo non usc`
sangue, ma latte, testimonianza di pu` dagli
rezza, candore, fede, percio
` chiamata sempre pura (il
orientali e
s, significa
suo nome, dal greco katharo
pura). Gli angeli trasportarono il suo
corpo sul monte Sinai e i crociati le reliquie a Genova. Patrona dei filosofi e
teologi, delle balie, delle ragazze da marito, delle caterinette ovvero le apprendiste sarte, delle parrucchiere, ma

517

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 523

Caterina da Siena
anche di quanti hanno a che fare con le
ruote, come mugnai e prigionieri. Nel
` stata cancellata dal calendario
1969 e
generale.

supplizio e la fuga degli sgherri pieni


di confusione. [ADRIANO VARGIU]
Festa Si festeggia il 25 novembre. Sagre
estive e in altre date durante lanno.

Caterina da Siena, santa Santa (Siena

Santa Caterina dAlessandria La santa


in un celebre dipinto del Caravaggio.
(Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid)

In Sardegna Patrona di Abbasanta e


Santa Caterina di Pittinuri. Culto diffuso dai Bizantini, potenziato e soste` invocata anche
nuto dai genovesi, e
contro il malocchio. Chiesa vittorina a
Elmas, costruita dove sorgeva la medioevale Villa di Semelia o Similia o Simbilia, oggi inserita in una fattoria privata. Quella di Cagliari, ai piedi di
` stata ricostruita nel
monte Urpinu, e
1967 a forma di ogiva, in ricordo delle
bombe che distrussero (1943) loriginaria cinquecentesca che sorgeva nella
via Giuseppe Manno. Nella Cagliari del
passato, il 25 novembre veniva portata
in processione unenorme piattaforma
che rappresentava teatralmente il martirio della santa, le spezzate ruote del

1347-Roma 1380). Dottore della Chiesa,


nacque il 25 marzo 1347, ventiquattresima figlia (ne ebbero venticinque) di
Jacopo Benincasa tintore di pelli e di
Lapa Piagenti. A sei anni ebbe la sua
prima visione, a sette fece voto di ca` e tento
` di scappare da casa per
stita
andare nel deserto con li anacoreti. A
quindici terziaria domenicana delle
mantellate o sorelle della penitenza, pur continuando a vivere nella
propria casa. A venti matrimonio mi` , che le infilo
` al dito lastico con Gesu
nello doro. Fu volontaria nellOspedale della Scala e nel Lebbrosario di
San Lorenzo, instancabile nellassistere poveri e carcerati, numerosi i
suoi prodigi. Convinse Gregorio XI ad
abbandonare la corrotta corte papale
dAvignone e a tornare a Roma, po` avignonendo cos` fine alla cattivita
nese. Scrisse a tutti i governanti europei vibranti lettere invitandoli a mantenere la pace. Per il suo impegno sociale
e politico dovette difendersi nel capitolo generale dei Domenicani (1347). A
Pisa, nella chiesa di Santa Cristina,
cinque raggi sanguigni e ardenti trafissero il suo corpo, lasciandovi cinque dolorosissime piaghe (1375), le stimmate
invisibili conosciute solo dopo la morte.
` un convento (1377). DiA Siena fondo
` per lunita
` della
fese Urbano VI e lotto
` lantiChiesa nello scisma che porto
papa Clemente VII (1378). Mor` il 29
aprile 1380, sepolta nella chiesa di
Santa Maria sopra Minerva. Quattro
anni dopo, con il permesso di Urbano
VI, la sua testa fu recisa e portata a
Siena nella chiesa di San Domenico.
Canonizzata da Pio II (1461), dichiarata
seconda patrona di Roma da Pio IX

518

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 524

Catogno
(1866), proclamata patrona dItalia con
San Francesco dAssisi da Pio XII (1939)
e dottore della Chiesa da Paolo VI
(1970). Le trecentottantuno Lettere, det non sapeva
tate ai suoi discepoli perche
scrivere, testimoniano la sua espe` , lardore
rienza mistica, la spiritualita
religioso, la potenza del suo pensiero,
` in
la sua grandezza. Nel 1378 detto
estasi, sempre ai suoi discepoli, il Dialogo della Divina Provvidenza. Per il suo
`e
` patrona
matrimonio mistico con Gesu
delle giovani, ma anche degli studenti,
delle infermiere e delle scolte dello
scautismo. [ADRIANO VARGIU]

` , la notte del 18-19 luFiglie della Carita


glio 1830 le apparve la Madonna: Con
` le
le lacrime agli occhi le profetizzo
sciagure che stavano per abbattersi
` che Dio vosulla terra e le preannuncio
leva affidarle una grande missione. La
volta successiva, 27 novembre 1830, le
apparve incorniciata dalla scritta a lettere doro: O Maria concepita senza
peccato, pregate per noi che ricorriamo
a voi, in piedi su dun globo, schiacciando un serpente color verdastro, Satana e le forze del male; dalle mani
aperte partivano raggi di luce. Volta` vedere due cuori, il suo e
tasi, lascio
` , con sopra una M
quello del figlio, Gesu
` lorigine
sormontata da una croce. E
della Medaglia Miracolosa. Canonizzata da Pio XII (1947). [ADRIANO VARGIU]

Cateura Benasser, Pablo Storico (n.


Spagna, sec. XX). Professore nellUni` delle Baleari a Palma di Maversita
jorca, ha preso parte al XIV Congresso
di storia della Corona dAragona, svoltosi nel 1990 ad Alghero, con un contributo su El comercio del reino de Majorca
con Cerden
a a traves de los guiatges, in
Atti del XIV Congresso di storia della Corona dAragona, II, 1995.

Cathala Famiglia cagliaritana di ori-

Santa Caterina da Siena Particolare di un


dipinto di Alessandro Franchi raffigurante la
santa (1888).

, santa Santa (FainCaterina Laboure


les-Moutiers, Francia, 1806-Enghier`,
Reuilly, Francia, 1875). Suora di carita
` con passione ai bisognosi, fasi dedico
vorita dal dono delle visioni della Madonna e del cuore di San Vincenzo de
Paoli. Era novizia di tre mesi quando a
Parigi, pregando nella cappella delle

gine catalana (secc. XV-XVII). Le sue


notizie risalgono al secolo XV. Apparteneva alla borghesia, e alcuni dei suoi
membri nel corso del secolo furono
eletti tra i consiglieri del castello; nel
` ai Mora e ai Dedoni
secolo XVI si lego
in alcune sfortunate imprese finanziarie, per cui ne condivise il tracollo finanziario. Si estinse nel corso del secolo XVII.

Catogno, Giampaolo Fotografo (n. Alghero 1958). Ha studiato fotografia e


grafica pubblicitaria. Ha partecipato a
diversi workshop con Elliot Erwitt,
Gianni Berengo Gardin e Francesco
` socio dellassociazione
Cito. Dal 1998 e
culturale OGROS Fotografi associati.

519

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 525

Catone
` recente (2004) a Su
La sua mostra piu
Palattu di Villanova Monteleone era
intitolata Riti di Passione (nel catalogo,
testi di monsignor Pietro Meloni e Marcello Fois).

esempio del legame instauratosi fra i


Sardi e il partito dei populares fra i secoli II-I a.C. [ANTONIO IBBA]

Catone Politico romano (Tuscolo, 234


a.C.-Roma, 149 a.C.). Esponente di
punta del futuro partito dei populares,
si presenta nellagone politico come
strenuo difensore delle tradizioni contro la corruzione morale prodotta dalla
cultura ellenistica e si batte per unampia distribuzione dei proventi procurati dalle conquiste militari e per una
gestione collettiva della res publica contro la deriva individualista di una parte
dellaristocrazia. Un primo viaggio in
` compiuto nel 203 o 202, al
Sardegna e
rientro dallAfrica, e qui conosce il
poeta Ennio; colpito dalle sue doti let a Roma; questa
terarie, lo porta con se
` fondamentale
frequentazione risultera
nella formazione del giovane senatore e
nel suo approccio alle lettere greche.
Nel 198 viene nominato governatore
della Sardegna e come primo atto procede a un parziale avvicendamento
delle truppe qui stanziate. Livio e Plutarco sottolineano la sua severa iustitia
e la vita frugale, lontana dai lussi, i
viaggi di ispezione a piedi, accompagnato dai collaboratori strettamente
necessari (per non gravare sul bilancio
` che lo devono accogliere), la
delle citta
dura persecuzione degli usurai disonesti, costretti da lui ad abbandonare lisola. Forse queste esperienze suggeriscono al pretore la proposta di due
leggi: la prima (de sumptu provinciali)
limitava il diritto di requisizione dei
magistrati provinciali; la seconda (de
tergo civium) estendeva anche ai cittadini romani nelle province il diritto di
appello al popolo contro la fustigazione
o, addirittura, labolizione della verberatio. Ammirato per questo suo atteg` il primo
giamento dagli indigeni, e

Catone Marco Porcio Catone il Censore in


unincisione.

Catoni Antica famiglia sassarese (secc.


XIV-XV). Le sue notizie risalgono agli
inizi del secolo XIV. Apparteneva a
quella parte delloligarchia mercantile
che non condivideva la dipendenza di
Sassari da Genova. Cos`, nel 1323, un
Guantino contribu` a cacciare i Geno` e si schiero
` col partito
vesi dalla citta
favorevole a una alleanza con gli Arago` giuro
` fedelta
` al
nesi. Ma quando la citta
` atteggiamento a
re dAragona, muto
causa del malgoverno dei nuovi venuti
e, scoppiata la ribellione del 1325, si
` con i Doria, per cui fu esiliato
schiero
con tutta la sua famiglia. I suoi discendenti, scoppiata la guerra tra Aragona e
Arborea, si schierarono con questultima. Si estinsero nel secolo XV.

Catoni, Bartolo Signore feudale (Sas-

520

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 526

Cattaneo
` sec. XIV-?). Figlio di
sari, prima meta
Guantino, quando la sua famiglia fu esi` di curarne
liata nel 1325, si preoccupo
gli interessi e di tutelare i figli del suo
infelice cognato Vinciguerra Doria.
Dopo varie vicissitudini gli fu riconosciuto in feudo un vasto territorio nella
curatoria della Balariana in Gallura e
riusc` a recuperare una parte del patrimonio dei suoi nipoti.

nato fiduciario e propagandista unico


del PSI nellisola. Dopo le elezioni del
1909, accusato dagli intransigenti di
avere appoggiato il radical-repubbli` a ritirarsi
cano Filippo Garavetti, inizio
dalla vita politica. Mor` a Sassari nel
1914 dopo due anni di malattia.

Catoni, Guantino Gentiluomo sassa` sec. XIII-?,


rese (Sassari, seconda meta
` sec. XIV). Nel 1323 sostenne la nemeta
` di cacciare i Genovesi da Sascessita
sari e fu prescelto come ambasciatore
` presso linfante Alfonso.
della citta
` a Iglesias per giurargli
Come tale si reco
` . Quando pero
` nel 1325 la citta
`,
fedelta
stanca del cattivo governo aragonese, si
` , egli si pose a capo del partito
ribello
` fu esiliato da
antiaragonese e percio
Sassari con tutta la famiglia.

Catta, Antonio Avvocato, uomo politico


(Sennori 1857-Sassari 1914). Dopo le
`
lauree in Farmacia e Legge si dedico
allesercizio dellavvocatura. Di idee
socialiste su posizioni riformiste, fu
`
amico del Cavallotti, e nel 1889 fondo
lassociazione operaia e contadina Il
popolo sovrano, che appena due anni
` di 500 soci. Nel 1895 fu
dopo aveva piu
eletto sindaco di Sorso, ma fu destituito
dal Pelloux nellottobre 1898, con laccusa di avere demeritato del suo ufficio per la continua propaganda che egli
` imfa nel suo comune e nei centri piu
portanti della provincia di Sassari.
Per protesta il Consiglio comunale lo
` membro di diverse commisnomino
` e diresse il periosioni. Nel 1899 fondo
dico La voce del popolo. L8 marzo
1900 venne inaugurata la Camera del
Lavoro di Sassari, nata su sua inizia` la Sardegna al Contiva. Rappresento
gresso di Imola (1902) e diresse i quindicinali socialisti Il Risveglio operaio
sardo e LAurora. Nel 1906 fu nomi-

Carlo Cattaneo Ritratto dello storico e uomo


politico milanese.

Cattaneo, Carlo Storico e uomo politico


(Milano 1801-Castagnola, Svizzera,
` in Legge nel 1824. Nel
1869). Si laureo
` la rivista Il Politecnico e la
1839 fondo
diresse fino al 1844, pubblicandone 47
fascicoli. Prese parte alle Cinque giornate di Milano, durante le quali fu alla
testa del Consiglio di guerra, per cui al
ritorno degli Austriaci fu costretto a rifugiarsi a Parigi. Tornato in Italia, dal
1860 al 1868 riprese la pubblicazione de
Il Politecnico e fu eletto deputato.
Prese parte con vigore al dibattito politico del suo tempo sostenendo il federalismo. Amico di molti sardi, e in partico` dellilare di Giorgio Asproni, si occupo

521

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 527

Cattaneo
sola e dei suoi problemi in alcuni scritti
che ancora oggi sono considerati fondamentali per la comprensione della questione sarda: Di varie opere sulla Sardegna, Il Politecnico, IV, 1841; Della Sardegna antica e moderna, in Alcuni scritti
del dottor Carlo Cattaneo, 1846; Semplice
proposta per un miglioramento generale
dellisola di Sardegna, Il Politecnico,
VIII, 1860; Un primo atto di giustizia
verso la Sardegna, Il Politecnico,
XIII, 1862. I suoi scritti sono stati raccolti nel volume Geografia e storia della
Sardegna (a cura di Gian Giacomo
Ortu), edito a Roma nel 1996. Ai suoi
rapporti con gli amici sardi e al suo in` stato
teresse per i problemi dellisola e
dedicato a La Maddalena nel 2003 un
convegno i cui atti sono raccolti nel volume Cattaneo e Garibaldi. Federalismo
e Mezzogiorno (a cura di Assunta Trova e
Giancarlo Zichi), edito a Roma nel 2005.

Cattaneo, Guido Religioso (Toscana,


fine sec. XIII-Oristano 1339). Arcivescovo di Oristano dal 1312 al 1339. Domenicano, di profonda preparazione
teologica e giuridica, fu nominato arcivescovo nel 1312. Resse la diocesi con
` , legandosi alla faminotevole capacita
glia giudicale; nel 1322 fu inviato ad Avignone dove fu lispiratore dellalleanza
tra Ugone II dArborea e Giacomo II dA` la conquista della
ragona che preparo
Sardegna, ottenendo dal re dAragona
la garanzia del riconoscimento della so` del giudice nonostante la sua
vranita
professione di vassallaggio nei confronti dellAragona e limpegno al pagamento annuo di 3000 fiorini. Negli anni
successivi fu impiegato dai giudici in
altre delicate missioni diplomatiche e
fu chiamato dal papa a risolvere controversie teologiche di grande rilievo. In
` a dirimere la
particolare si adopero
` evangelica
controversia sulla poverta
che divideva lordine dei Francescani.
Di lui si conosce il trattato De usu bono-

rum temporalium Christi et discipulorum sui, s.d., collegato alla disputa francescana.

Cattaneo, Luigi Anatomo-patologo (?,


1925-Pavia 1992). Conseguita la laurea
` alla carriera uniin Medicina, si dedico
versitaria. Nel 1963 fu chiamato a inse` di Cagliari,
gnare presso lUniversita
` e provvide a cadove nel 1964 restauro
talogare la collezione di cere anatomiche del Susini. Nel 1966 si trasfer`
` di Bologna e in sepresso lUniversita
guito presso quella di Pavia. Sul suo
soggiorno a Cagliari ha lasciato lo
scritto Cere anatomiche di Clemente Su` di Cagliari (con A.
sini dellUniversita
Riva), 1993.

Cattas, Is Localita` abitata in territorio


di Santadi a qualche chilometro dallabitato principale lungo la strada per
` sviluppata in eta
` non preTeulada. Si e
cisabile, e comunque non prima del se`
colo XVII da un furriadroxiu che cesso
di essere rifugio stagionale trasformandosi in agglomerato stabile.

Cattayna Famiglia sassarese (sec.


XVII). Le sue notizie risalgono al secolo
XVII; i suoi membri furono ammessi
allo Stamento militare nel 1653, durante il parlamento Lemos, come discendenti in linea femminile dai Paliacio. Nei decenni successivi espressero
alcuni distinti personaggi e si estinsero
entro la fine del secolo.

Catte, Andreina Archeologa (n. Mamoiada 1960). Alla fine degli anni Ottanta ha preso parte alla ricognizione
archeologica dei territori della Barbagia, dellOgliastra e del Sarcidano, contribuendo alla catalogazione dei reperti. Schede su: Ogliastra. Cardedu;
Sarcidano. Nurri; Sarcidano. Orroli;
Ogliastra. Lanusei, in I reperti: ricognizione archeologica in Ogliastra, Barbagia, Sarcidano, 1990.

Catte, Antonio Docente universitario,

522

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 528

Catxa
consigliere regionale (n. Oliena 1942).
Di idee repubblicane, ha iniziato a fare
` enpolitica da giovane e fin dal 1971 e
trato nel Consiglio comunale del suo
` stato anche sinpaese natale, di cui e
` stato
daco per un breve periodo. E
eletto nel 1975 consigliere provinciale
di Nuoro, nel 1979 consigliere regionale
per lVIII legislatura nel collegio di
Nuoro per il PRI e successivamente riconfermato fino alla X legislatura. Dal
` stato assesluglio 1982 al giugno 1984 e
sore allAmbiente nella giunta Rojch,
nel 1989 assessore allAgricoltura nella
prima giunta Floris. Ha conservato lincarico fino al novembre 1991. Nel 1992
` dimesso da consigliere regionale
si e
per diventare assessore tecnico allIndustria nella seconda giunta Cabras,
dove ha retto lufficio fino al termine
della legislatura, nel 1994. In seguito,
abbandonato il PRI, quando Cossiga
` lUDR vi ader` per qualche
fondo
tempo.

Catte, Efisio Coreografo (Cagliari 1806Milano 1876). Intraprese la sua carriera


come mimo e come ballerino, raggiungendo notevole fama per la perfezione
della sua arte e la sua inimitabile capa` mimica. Per anni lavoro
` alla Scala
cita
di Milano anche come scenografo; fu
conteso dai maggiori teatri dEuropa e
` fama internazionale.
conquisto

Catte, Giuseppe Insegnante, consigliere regionale (Oliena 1916-Nuoro


1975). Dopo la laurea in Lettere si de` allinsegnamento ed entro
` nella
dico
vita politica iscrivendosi al PCI. Dopo i
fatti dUngheria dellautunno 1956 usc`
dal partito e ader` al PSI. Nel 1965 fu
eletto consigliere regionale del suo partito nel collegio di Nuoro per la V legislatura; in seguito fu riconfermato ininterrottamente fino alla VII. Nellagosto
del 1974 divenne assessore allAgricoltura nella seconda giunta Del Rio, ma

mor` prematuramente nel novembre


del 1975.

Cattedre ambulanti di Agricoltura


Istituzioni sorte tra il 1890 e il 1899 con
lo scopo di diffondere tra i contadini e i
pastori la pratica delle nuove tecniche
agrarie che si andavano allora sperimentando. Il principio su cui si reggevano era di inviare nei diversi centri del
territorio regionale uno specialista in
grado di insegnare la nuova procedura
direttamente tra i possibili fruitori,
dando cos` allinsegnamento un carattere eminentemente pratico. Le cattedre sostituirono i Comizi agrari: la
prima cattedra ambulante in Sardegna
fu istituita nel 1894 dalla Deputazione
provinciale di Cagliari ed ebbe sede a
Oristano, dove il Comune offr` i locali.
Successivamente, alla fine dellOttocento fu istituita anche la cattedra ambulante per la provincia di Sassari. Inizialmente le due istituzioni ebbero vita
` dei fondi, che
difficile per la scarsita
`;
limitava notevolmente la loro attivita
in seguito e fino alla fine degli anni
Trenta nel Novecento ne furono istituite delle altre, che grazie a una mag` di fondi furono in
giore disponibilita
grado di adempiere ai loro compiti.

Catxa Famiglia cagliaritana (secc. XVXVI). Di origine catalana, le sue notizie


risalgono al secolo XV, quando viveva
un Giacomo che nel 1443 ottenne la scrivania della podesteria di Bosa e lanno
successivo la signoria della scrivania
della Procura reale della Sardegna. Accumulato un notevole patrimonio, nel
` i feudi di Giba e di Pisci1449 acquisto
` del secolo i
nas. Nella seconda meta
suoi discendenti si imparentarono con
potenti famiglie dellaristocrazia e raggiunsero una posizione di grande rilievo. Agli inizi del Cinquecento arrivarono a controllare anche la scrivania
della podesteria di Sassari, ma si estinsero poco dopo con un Giovanni.

523

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 529

Catxa

Catxa, Giacomo Notaio (Cagliari, inizi


sec. XV-ivi 1464). Nel 1440 ottenne in arrendamento da Matteo Serra la scriva e quella del procuratore
nia del vicere
reale di Cagliari, affari che gli consentirono di guadagnare grandi somme. Nel
` anche la scrivania della
1443 acquisto
podesteria di Bosa e due anni dopo, nel
1445, ottenne lenfiteusi perpetua della
signoria della scrivania della Procurazione reale. Al culmine della potenza,
` i feudi spopolati di
nel 1449 acquisto
Giba e di Piscinas. Mor` lasciando i
feudi ad Antonio de Lugo e le signorie
delle scrivanie alla figlia Antonia, moglie di Francesco Alagon.

Cau, Eliano Scrittore (n. Neoneli 1960).


Insegnante e cultore della poesia sarda,
in particolare di quella di Bonaventura
Licheri, del quale ha curato la raccolta
Deus ti salvet Maria (2005), ha esordito
nella narrativa col romanzo Dove vanno
le nuvole, 2001, cui ha fatto seguito Adelasia del Sinis, 2003. In precedenza
aveva anche scritto dieci racconti comparsi nel volume Balentias, 2000, preparato in collaborazione col fratello Tonino, leader del coro a tenore Neoneli.

Cau, Ettore Docente di Paleografia (n.


Borore 1940). Studioso di paleografia,
` dedicato allinconseguita la laurea si e
segnamento universitario. Formatosi
` di Pavia, dal 1976 ha innellUniversita
` di Sassari, dove e
`
segnato allUniversita
diventato professore ordinario di Pa` stato anche preside della
leografia ed e
` di Magistero. Dopo alcuni anni
Facolta
` trasferito a Pavia nella Facolta
` di
si e
` stato anche preLettere, della quale e
side. Animatore della vita culturale
`, e
` attualmente
della sua seconda citta
presidente della Fondazione Pellizza
da Volpedo, contigua al paesino di Rivanazzano dove, andato in pensione, abita
` stato anche
con la famiglia e di cui e
consigliere comunale. Tra i suoi scritti:

Politica culturale e alfabetizzazione nellAlto Medioevo, Quaderni storici, 6,


1978; Fulgenzio e la cultura scritta in
Sardegna agli inizi del VI secolo, Sandalion, II, 1979; Note e ipotesi sulla cultura
in Sardegna nellAlto Medioevo, in La
Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti
del primo Convegno internazionale di
studi geografico-storici Sassari 1978,
` e scrittura nel Medioevo, in
1981; Oralita
La Sardegna. Enciclopedia (a cura di
Manlio Brigaglia), I, 1982; Pavia e la Sardegna. Suggestioni di un legame, in Gior` di Sasnata dincontro tra le Universita
sari e di Pavia, 1990.

Cau, Gian Gabriele Operatore culturale, scrittore e saggista (n. Sassari


1959). Laureato in Giurisprudenza, dal
1987 presta servizio presso il Civico Mu` impeseo archeologico di Ozieri. Si e
gnato per alcuni anni nella direzione
della rassegna internazionale di mu`
sica jazz Estiamo in Piazza, di cui e
uno dei fondatori. Appassionato ma rigoroso ricercatore, ha scritto di storia
del cinema in Sardegna e curato alcune
monografie di storia locale. Numerosi i
contributi di storia dellarte del Cinquecento in Sardegna. Tra i suoi scritti:
Levoluzione del sistema elettorale amministrativo nel Comune di Ozieri 1836` (18361986, in Ozieri. Storia di una citta
1986) (a cura di Manlio Brigaglia), 1987;
Maria Teresa Cau Sorrisu de unistella,
1992; Pionieri del cinematografo in Sardegna 1897-1907, 1995; Cantadores, cantanti, musicisti e musicanti. Sessanta e
` anni di storia cittadina attraverso le
piu
incisioni discografiche in Otieri in coro. Il
` , 1999. Il retablo di S.
coro e la sua citta
Elena di Benetutti (1585) del pittore Andrea Sanna detto il Maestro di Ozieri, in
Quaderni bolotanesi, XXIX, Cagliari
2003, pp. 197-244. Il retablo di S. Maria
degli Angeli di Bortigali (post 1550) del
pittore Andrea Sanna detto il Maestro di
Ozieri, Quaderni bolotanesi, XXX,

524

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 530

Cau
` curatore di Nughedu San Nicolo
`,
2004. E
Muros 2001 e, con Manlio Brigaglia, di
Ozieri e il suo volto, 2005.
toscuso 1955). Autodidatta, si ispira ai
grandi maestri del passato dipingendo
con elegante realismo nature morte e
paesaggi dai colori luminosi.

canzoni in logudorese, in genere


scritte e musicate da lei stessa, innestando tematiche e melodie moderne
sul tronco della grande tradizione popolare isolana. Ha lasciato molte incisioni discografiche, che restano a testimoniare la delicatezza e leleganza
del suo canto.

Cau, Giommaria Funzionario, consi-

Cau, Paolo1 Studioso di storia (n. Ca-

`
gliere di Stato (Nughedu San Niccolo
` il Liceo
1887-Roma 1963). Frequento
` in
Azuni di Sassari, poi si laureo
` come seLegge a Roma. Nel 1914 entro
gretario di IV classe al Ministero dellAgricoltura. Dal 1922 fu presente come
esperto alle conferenze internazionali
di statistica del lavoro e alle conferenze
annuali del lavoro di Ginevra. Nel 1930
fu trasferito al Ministero delle Corporazioni e assegnato alla Direzione generale dei problemi generali e internazionali del lavoro (che, insieme alle questioni previdenziali, furono il suo
campo di studio e di azione). Dal 1926
` alla pubblicazione del Codice
partecipo
del lavoro. Nel secondo dopoguerra fu,
dal 1946, direttore generale del Ministero del lavoro e della Previdenza so` un importante stuciale dove coordino
dio su La previdenza sociale alla fine del
1946. Passato alla Direzione generale
dei rapporti di lavoro, nel 1948 fu nominato consigliere di Stato.

gliari 1950). Dopo aver conseguito la


` entrato nella carlaurea in Lettere, e
riera degli Archivi di Stato. Attualmente lavora presso la Soprinten`
denza archivistica per la Sardegna; e
studioso di storia navale della Sardegna. Tra i suoi scritti: I rapporti tra i
Longobardi e la Sardegna, Almanacco
di Cagliari, 1986; Le prime navi dalto
bordo della marina sarda, Bollettino
bibliografico della Sardegna, 7, 1987;
Considerazioni su Giuseppe Manno storico militare: la ricostruzione degli sbarchi della flotta francese nella Sardegna
del sud, in Giuseppe Manno politico storico e letterato, 1989; Lannessione di La
Maddalena: la partecipazione e le operazioni, in Bollettino bibliografico
della Sardegna, 13, 1990; Storia navale sarda dal maggio 1769 allottobre
1771, Bollettino bibliografico della
Sardegna, 1991; Alcuni messaggi in ci des
fra tra il ministro Bogino e il vicere
Hayes, Bollettino bibliografico della
Sardegna, 16, 1992; Alcuni dati di storia navale in due carte geografiche
sarde, Bollettino bibliografico della
Sardegna, 18, 1994; Le giornate dei Savoia a Cagliari, Almanacco di Cagliari, 1995; Nel 1717 gli Spagnoli riconquistarono la Sardegna, Almanacco di Cagliari, 1996; Cenni sulla
difesa navale di Cagliari durante lassedio del 1793, in Francia e Italia negli
anni della Rivoluzione (a cura di Luciano Carta e Gianni Murgia), 1996;
Nel maggio 1798 tre navi inglesi, al comando di Orazio Nelson, trovarono rifu-

Cau, Gianfranco Poeta e pittore (n. Por-

Cau, Giovanni Pittore (n. Ortueri


` formato nellIstituto dArte
1933). Si e
di Sassari, dove ha avuto come maestri
Costantino Spada e Filippo Figari. In
grandi composizioni a fresco e negli
oli rievoca con realismo le immagini
della Sardegna tradizionale.

C a u , M a ri a T e r e s a C a n t a u t r i c e
(Ozieri 1944-ivi 1977). Morta ancora

molto giovane, diede il meglio di se


partecipando agli spettacoli di piazza
in occasione delle feste di paese. Sulla
musica della sua chitarra (e spesso con
il noto quartetto Logudoro) cantava

525

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 531

Cau
gio a Carloforte, Sardegna fieristica,
2000.

Cau, Paolo 2 Archivista (n. Sassari


1962). Dopo aver conseguito la laurea
` entrato nella carriera dein Lettere e
` regli Archivi di Stato. Attualmente e
sponsabile dellArchivio storico del
Comune di Sassari. Si occupa prevalentemente di ricerche sulla storia
del Sassarese, animando con una serie
di intelligenti iniziative linteresse
` e dellisola.
per le vicende della citta
Tra i suoi scritti: Liscrizione greca di
Porto-Torres, Bollettino bibliografico
della Sardegna, 3, 1984; Il sacro e il
profano nei registri dellamministrazione del comune di Sassari, in Arte e
cultura del 600 e 700 in Sardegna,
1984; Indice toponomastico delle zone
irrigue sassaresi nei secoli XVI e XVII,
in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del primo convegno internazionale di studi geografico-storici, Sassari
1978, Sassari, 1981; La Frumentaria di
Sassari. Origine costruzione e restauro
del magazzino annonario di Sassari,
1993; Erbe e salute nelle carte dellArchivio di stato di Sassari (con M. Demontis e Anna Segreti), in Atti della III
Settimana della cultura scientifica,
1993; Diritto e cultura ad Alghero nel
XVII secolo: tre biblioteche giuridiche a
confronto, in Alghero, la Catalogna, il
Mediterraneo (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994; Andrea Vico
Guidoni e la scienza medica sassarese
del secolo XVII in Lanatomia umana
in Sardegna nelle fonti archivistiche,
nelle edizioni a stampa e nelle cere anatomiche (XVII-XIX secolo), 1994; Epide` a Sassari nella
mie e crisi di mortalita
` del XVII secolo, Archivio
prima meta
sardo del movimento operaio contadino e autonomistico, 44-46, 1994; Il
vino e i vigneti nel Sassarese (XIV-XX
sec.) (con Anna Segreti), in Atti della V
Settimana della cultura scientifica,

1995; Una fonte archivistica per la ricostruzione storica del territorio. Gli elenchi dei substantes e partidores delle acque irrigue sassaresi nei secoli XVI e
XVII, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del secondo convegno internazionale di studi geografico-storici,
Sassari 1992; Prima del parco. Ambiente e risorse marine della Sardegna
nord-occidentale nei secoli XVI-XIX
(con M. Demontis e Anna Segreti Tilocca), in Atti della VI Settimana della
cultura scientifica, 1996; Problemi della
` a Saspeste barocca. Crisi di mortalita
` del XVII secolo, in
sari nella prima meta
Fonti archivistiche e ricerca demogra` mofica, 1996; Lalbero a Sassari in eta
derna e contemporanea. Appunti per
una storia del verde pubblico e privato
in Atti della VII Settimana della cultura
` moscientifica, 1997; LAsinara in Eta
derna e contemporanea: storie di pastori e di pescatori, in Lisola dellAsinara. La storia, lambiente, il parco,
1998; Prodromi della peste barocca:
` a Sassari nella prima
crisi di mortalita
` del XVII secolo, in Fonti archivimeta
stiche per la ricerca demografica, 1996;
Pinta justa e tazzitta. I luoghi e il
consumo del vino a Sassari dal Medio
` contemporanea, 2001; La
Evo allEta
fontana di Rosello (a cura di Paolo
Cau), Sassari, 2002; I segni della vita.
Fonti e testimonianze per una storia demografica della Sardegna (a cura di
Paolo Cau e L. Pozzi), 2003; Palazzo Ducale (a cura di Paolo Cau, Cristina Cugia, Mariangela Valentini), 2004.

Cau, Tonino Cantante folk (n. Neoneli


1950). Ha fondato e organizzato il
gruppo Coro a tenores di Neoneli che
` esibito in tutto il mondo contrisi e
buendo a far conoscere la tradizione
` genuina. Ha al suo attivo ansarda piu
che numerosi dischi.

Cauladda Piatto tipico conosciuto fin


` remota antichita
` negli amdalla piu

526

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 532

Cavallari
` una minebienti degli agricoltori. E
stra di cavoli preparata in modi di` della Sardegna
versi in alcune localita
`
settentrionale. Di particolare gusto e
quella cucinata a Sassari, espressione
delle antiche tradizioni degli ortolani
` , spesso arricchita con saldella citta
siccia e altre carni (ne ha dettato la ricetta in un simpatico sonetto in dialetto cittadino Pompeo Calvia nel suo
Sassari mannu).

provinciale tra il 1695 e il 1698. Dopo


` in Spagna, e qui afalcuni anni ando
` con successo il problema dello
fronto
sviluppo dellordine. Successiva` in Sardegna e si stabil` a
mente torno
Cagliari. Tra i suoi scritti: Verdadera
lica que
galaxia, 1679; Oracion evange
dizo en Sacer el domingo de la Pasion,
1687; Ideas sacras panegiricas y morales, 1701.

Cautopates Divinita` persiana. Genio


del tramonto e assistente del dio persiano Mitra. Era solitamente vestito
con una tunica corta a maniche lunghe
stretta in vita da una cintura, un paio
di braghe aderenti, un mantello e un
berretto frigio. Recava in mano una
torcia abbassata, a differenza del compagno Cautes che la teneva sollevata.
La civetta, uccello notturno, era un suo
simbolo. Talvolta recava un bastone
oppure una faretra e un arco, arma tipica dellesercito persiano. Rappresentava il quinto dei sette gradi delliniziazione mitraica. Molti altri erano i
suoi simboli: uno di questi era la
brocca, che ricordava il miracolo compiuto da Mitra quando, in un periodo
` , fece sgorgare dalla roccia
di siccita
lacqua, per mezzo di una freccia scoccata dal suo arco. Da Turris Lybisonis
proviene un rilievo con la figura acefala di C.; esso doveva far parte di una
rappresentazione della tauroctonia, il
sacrificio del toro che veniva eseguito
da Mitra. [ALBERTO GAVINI]

Cavada, Luigi Teologo e oratore


(Orani 1631-Cagliari 1713). Entrato
nellordine degli Scolopi, fu ordinato
sacerdote nel 1655. Grande studioso e
`
infaticabile organizzatore, acquisto
fama di grande predicatore. Divenne
provinciale del suo ordine in Sardegna una prima volta tra il 1674 e il 1680
e una seconda tra il 1686 e il 1689. Subito dopo si trasfer` in Sicilia, dove fu

Luigi Cavada Teologo e sacerdote, fu un


grande oratore religioso.

Cavaliere, Paola Archeologa (n. sec.


XX). Specialista di archeologia punica, nel 1994 ha preso parte al convegno internazionale di studi sulla storia
` gallurese,
di Olbia, svoltosi nella citta
con un contributo sulle Anfore puniche
dallisola di Bocca, in Da Olb`a a Olbia:
` mediter2500 anni di storia di una citta
ranea, I (a cura di Attilio Mastino e
Paola Ruggeri), 1996.

Cavaliere dItalia = Zoologia della Sardegna

Cavallari, Francesco Architetto e archeologo (Palermo 1809-ivi 1896). Col` agli scavi del duca di Serradilaboro
falco. In seguito fu nominato direttore

527

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 533

Cavallari Murat
degli scavi in Sicilia. Ebbe modo di interessarsi ai nuraghi contribuendo al
dibattito sulla loro funzione con lo
scritto Sui nuraghi della Sardegna,
pubblicato nel Bullettino della Com` e Belle arti di Simissione di Antichita
cilia, 6, 1874.

tuito da quattro squadroni e da uno


Stato Maggiore per un totale di circa
settecento uomini; la sua disciplina interna, le sue competenze e le sue mansioni furono regolamentate con un
editto del 1837.

Cavallari Murat, Augusto Architetto


(n. Chiavenna 1911). Dopo aver conse` dediguito la laurea in Ingegneria si e
cato alla carriera universitaria. Tra il
` stato professore presso
1958 e il 1959 e
` di Ingegneria di Cagliari, da
la Facolta
`
` passato a quella di Padova. E
dove e
stato anche professore al Politecnico
` interessato agli archidi Torino; si e
tetti piemontesi che operarono in Sardegna nel Settecento dedicando loro
alcuni tra i suoi numerosi studi. Nel
1983 ha fatto parte del comitato scientifico che ha organizzato il convegno
su Arte e cultura nel 600 e nel 700 in
Sardegna, svoltosi a Cagliari e a Sassari. I suoi scritti riguardanti la Sardegna: Architetti piemontesi in Sardegna,
in Atti del X Congresso per la storia dellarchitettura 1957, 1959; Giuseppe
Viana architetto sabaudo in Sardegna,
`
Atti e Rassegna tecnica della Societa
Ingegneri e Architetti di Torino, XII,
1960; Saverio Belgrano di Famolasco
ingegnere sabaudo quale architetto in
Sardegna, Atti e Rassegna tecnica
` Ingegneri e Architetti di
della Societa
Torino, XIII, 1961; Indagini sullespansione in Sardegna dellarchitettura settecentesca piemontese, Bollettino del Centro studi per la storia dellArchitettura, 1961; Larchitettura
del Settecento in Sardegna. Atti del
XIII Congresso internazionale di storia
dellArchitettura, I e II, 1966; Come carena viva. Arte in Piemonte, Savoia e
Sardegna, 1982.

Cavalleggeri di Sardegna Corpo di polizia civile e giudiziaria a cavallo istituito in Sardegna nel 1832. Era costi-

Cavalleggeri di Sardegna Cavalleggero in


divisa (1826).

Cavaller Famiglia cagliaritana di origine valenzana (sec. XVI). Le sue notizie


risalgono al secolo XVI, quando viveva
un Mattia residente a Cagliari, che nel
` i feudi di Serrenti e di Sa1542 acquisto
massi. La sua discendenza si estinse entro la fine del secolo.

Cavaller, Mattia Gentiluomo (Cagliari,


` sec. XVI-ivi 1547). Nel
seconda meta
1540 fu nominato ricevitore del Riservato, ufficio che gli diede notevole potere e gli consent` di entrare nelle fazioni politiche del suo tempo. Schierato
con la consorteria degli Aymerich,
amico di Salvatore Aymerich, grazie a
lui nel 1542 riusc` ad acquistare i feudi
di Samassi e di Serrenti e nel 1545
quelli di Asuni e di Nureci da Bernardo

528

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 534

Cavallera
`. Mor` lasciando i feudi alla figlia
Simo
Anna, sposata a Emanuele Castelv`.

Cavallera, Giuseppe Sindacalista, deputato al Parlamento (Villar San Costanzo 1873-Roma 1952). Di famiglia povera, comp` gli studi con grandi sacri` di Medicina,
fici; si iscrisse alla Facolta
ma nel 1895 fu costretto dalla polizia a
`
trasferirsi nel Sulcis, dove si interesso
ai problemi del mondo operaio organiz` considerato il
zando i primi sindacati. E
fondatore del Partito Socialista in Sardegna; nel 1897 fu protagonista del
primo sciopero della Lega dei battellieri e stivatori di Carloforte. Nellagosto del 1900 fu arrestato insieme a 18
lavoratori (altri 28 furono incriminati)
per associazione a delinquere, eccitamento allodio di classe, danneggia`
mento, sommersione di navi. Resto
in carcere un anno, ma al processo (assolti tutti gli altri imputati) fu condan` a Carnato a 7 mesi di reclusione. Torno
` riuloforte e nel 1901 costitu` le Societa
nite dei lavoratori del mare. In questo
primo scorcio del secolo ha scritto
Francesco Manconi il prestigio di C.,
leader incontrastato del movimento
operaio iglesiente, fu enorme, sebbene
spesso le sue posizioni di cauto riformista contrastassero con lo spontaneismo
e le tendenze ribellistiche di gran parte
dei minatori. Dopo i fatti di Buggerru,
fu eletto sindaco di Carloforte. Nel 1910
si trasfer` a Genova, ma nel 1913 fu
eletto deputato nel collegio di Iglesias.
Volontario durante la prima guerra
mondiale, nel dopoguerra prese parte
attiva alla vita politica fino allavvento
del fascismo: nel 1921 fu candidato al
Parlamento, ma leletto fu Angelo Corsi.
Durante il fascismo fece vita privata
esercitando la sua professione di medico e dedicandosi a opere di sostegno
per i bambini. Caduto il regime riprese
la vita politica. Durante il primo ministero Bonomi fu commissario straordi-

nario dellONMI. Nel 1948 fu eletto senatore nel collegio di Iglesias per il
Fronte Democratico Popolare. Tra i
suoi scritti due memorie su Leccidio
dei minatori di Buggerru, Sardegna socialista, 1945; Carloforte proletaria e socialista, Sardegna socialista, 1945.

Giuseppe Cavallera Piemontese, antagonista


di Giolitti nel collegio elettorale, fu costretto a
trasferirsi in Sardegna, dove divenne il
padre del socialismo isolano.

Cavallera, Vindice Militante antifascista (Torino, inizi sec. XX-ivi 2005). Figlio di Giuseppe. Nel gennaio 1932, ancora studente, fu arrestato insieme con
il gruppo clandestino torinese di Giusti` . Nel maggio 1935 sara
` nuozia e Liberta
vamente arrestato insieme al gruppo di
Michele Giua e Vittorio Foa, e condannato a 10 anni di carcere dal tribunale
` con
speciale. Tra il 1941 e il 1942 avvio
Alessandro Galante Garrone e Norberto Bobbio i contatti con elementi liberalsocialisti che portarono alla na-

529

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 535

Cavalletta
scita del Partito Italiano dAzione. Sebbene vissuto lontano dalla Sardegna,
contribu` a far conoscere meglio la per` di suo padre e il periodo delle
sonalita
prime lotte sociali nel Sulcis (Primo socialismo in terra sarda, Sardegna
oggi, II, 20-21, 1963).

Cavalletta Denominazione comune di


di insetti saltatori appartenenti allordine degli Ortotteri; alcune specie si
raccolgono in grandi sciami che possono arrecare gravi danni alle coltivazioni. Le invasioni delle cavallette
fanno parte integrante della storia
della Sardegna fin da tempi antichissimi. In unisola dove tutta leconomia
` basata sui frutti della terra (il grano
e
per lagricoltura, lerba per le greggi e
le mandrie) la distruzione dellelemento primario dellapprovvigionamento alimentare e del poco di esporta` derivare e
` danno inzione che ne puo
calcolabile e temutissimo. (I sardi eleggeranno SantIsidoro a protettore delle
campagne contro le cavallette, come
mostrano le statue del santo con ai piedi
cavallette ex voto, spesso dargento). La
prima legge che si conosca contro que` la Prammatica prima de
ste invasioni e
bruchis emessa l8 ottobre 1562 dal vi di Napoli duca di Alcala
. In Sardecere
gna si ricordano i pregoni del 1772 del
my e del 1775 del vicere

barone Saint-Re
` ne
Bricherasio; ma Giorgio Aleo gia
aveva parlato nella sua opera del 1652.
`, la prima osservazione scientiIn verita
fica del fenomeno data al 1864: e da quel
momento non passa praticamente
anno, per quasi un secolo, che non
venga segnalata linfestione (in genere
limitata a singole zone, ma non di rado
stesa allintera isola). Gli anni maledetti sono il 1864-67, il 1869-70, il 187779, il 1903-1910 (con la sola eccezione di
una breve remissione nel 1906: ma
` sara
` il 1910,
lanno di maggiore gravita
` come diin cui il Campidano si trovo

cono le relazioni dei tecnici letteralmente invaso). Nuova infestione nel


1916 e poi, durante il ventennio fascista
(in cui pure erano cresciute le conoscenze del fenomeno e migliorate le tecniche per affrontarlo), lintero periodo
1926-1934: nel 1933 furono distrutti i
raccolti di 250 000 ha nella sola provin` terribile e
`
cia di Cagliari. Il periodo piu
il triennio 1944-1946: Linfestione del
` Francesco Passino, uno
1946 scrivera
` avveduti restera
` medei tecnici piu
morabile nella storia entomologica
mondiale per il suo carattere di ecce` . Intere popolazioni vennero
zionalita
mobilitate con ordinanze dei sindaci;
potenti agenti chimici furono forniti dagli Alleati. Fu una vera e propria
guerra: non per nulla uno dei responsabili di quella lotta, Antonio Melis, fu
`
chiamato, sullonda delle memorie piu
vicine, il Montgomery delle Cavallette.

Cavalletta Quando sono in fase gregaria


alcune specie possono causare gravi danni
alle coltivazioni.

Cavallini della Giara Piccoli cavalli


presenti in numero di circa 800 esemplari nei territori della Giara di Gesturi
compresi nel Parco della Giara recentemente costituito. Sarebbero gli ultimi

530

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 536

Cavallo
cavalli selvaggi dEuropa (da altri sono
considerati invece discendenti degenerati di cavalli inselvatichisi nella
solitudine dellaltipiano), probabilmente importati nellisola dai Fenici o
dai Cartaginesi. Sono di piccola taglia e
hanno una caratteristica lunga criniera, una coda altrettanto lunga e un
ciuffo tra le orecchie, gli occhi a mandorla e il manto morello o baio, che nei
` villoso; lo
mesi invernali diviene piu
` cilindrico e lunghia molto rezoccolo e
sistente. Sono vivaci, agili e molto resi` del
stenti alle malattie e alle avversita
clima. Dichiarati specie protetta, dal
1996 la Regione tende ad acquistarli
dalle famiglie che originariamente possedevano le mandrie, immettendoli nel
parco e avviandone la selezione.

Cavallini della Giara Sul duro altipiano della


Giara di Gesturi vivono mandrie di cavallini
selvatici, che si pensa discendano dai cavalli
di antichi conquistatori.

Cavallino, Guantino Scultore vissuto a


Cagliari (sec. XIII). Nel 1282 fu lartefice del pulpito (ora perduto) della cattedrale di Tratalias.

Cavallo Il c. e` uno dei protagonisti della


vita sarda. Inesauribile mezzo di trasporto nel passato, attore delle grandi
feste popolari, star delle stagioni ippi
che sportive, il c. occupa un posto a se
nelle tradizioni e nellimmaginario collettivo: come dice un proverbio citato
da Salvatore Cambosu, Riccu est an-

dare a caddhu, poveru a sa molentina,


` segno di ricchezza e di preandare a c. e
stigio. Agli ospiti importanti si faceva
festa, in passato, organizzando speciali
cavalcate in costume tradizionale; la
` antiche del
Sartiglia, una delle feste piu
` un palio a c.
Carnevale sardo, e
Le origini La discussione sulle origini
` durata a lungo. Una prima
del c. sardo e
tesi sosteneva il suo arrivo in Sardegna
` dalla lontana preistoria
dallAfrica gia
per irraggiamento diretto attraverso
un ponte terrestre (lo stesso che
avrebbe portato in Sardegna animali
il muflone, la pernice barbaresca che
sono esclusivi della Sardegna e comuni
a specie africane). Oggi come dice Lucio Gratani, per molti anni direttore
dellIstituto per lIncremento ippico
della Sardegna, nel suo libro Storia del
cavallo sardo, 1992 lorigine orientale,
` ariana, del c. sardo non e
` piu
` in
cioe
discussione, resta soltanto da rispondere alla domanda se sia autoctono o
importato. Comunque il Sanson comprendeva la razza del c. sardo nella
stirpe dellEquus caballus asiaticus,
con esclusione del ceppo mongolo. Nel
`
1949 si rinvennero, nella localita
SAdde di Macomer, denti e ossa di ca` eneolivallo con testimonianze dellEta
tica (4500 anni fa). Il dato (ripetuto anche a capo SantElia di Cagliari e in lo` dellOristanese) contrasterebbe
calita
con la tradizione secondo cui il c. sarebbe stato importato in Sardegna dai
Fenici o, meglio ancora, dai Cartaginesi, nelle cui monete coniate anche
in Sardegna domina limmagine del
c.
Caratteri del c. sardo Tutti i naturalisti
(ma anche i geografi e i viaggiatori venuti nellisola) si sono occupati del c.
sardo. Il tedesco Joseph Fuos cos` li descriveva alla fine del Settecento: Sono
focosi, di piede leggero, un po bassi,
ma, specie quelli della razza migliore,

531

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 537

Cavallo
ben fatti. Restano briosi, se rimangono
in Sardegna, per oltre ventanni: con
poco foraggio possono sopportare
grandi fatiche. E il Lamarmora, nel
1826: Statura del c. andaluso, testa un
po lunga e arcuata, orecchie un po lunghe, incollatura ricurva e ben arrotondata, petto largo, spalle un po cariche,
corpo ben fatto, groppa un po corta,
coda piantata un po troppo bassa,
gambe robustissime e soprattutto molto
nervose. Il Lamarmora ha dedicato
una serie di osservazioni al ruolo del c.
nella vita sarda, con particolare riguardo al passo chiamato ambio, cui il
c. sardo veniva addestrato per rendere
meno faticosi al cavaliere i lunghi
viaggi.
` moderna La Carta
Tra Medioevo ed Eta
de Logu di Eleonora dArborea disciplina severamente, in alcuni suoi articoli, lallevamento e la vendita del c.,
proibendone lesportazione. Misure
protettive e di stimolo alla produzione
sono nella legislazione per lisola di Alfonso V dAragona, Ferdinando il Cattolico (che fece importare in Sardegna degli stalloni andalusi per migliorare la
` nella
razza), Filippo IV di Spagna. Gia
` del Quattrocento funzioseconda meta
nava la Tanca Regia di Paulilatino, una
struttura dedicata al miglioramento
della popolazione equina dellisola: vissuta attraverso unaltalena di cure e di
abbandoni, la Tanca Regia ha svolto un
ruolo importante prima della creazione
delle strutture statali moderne.
Il Deposito stalloni e lIstituto per lIncremento ippico Quando i Savoia ricevettero la Sardegna (1720) si calcola esistessero nellisola circa 50 000 cavalli,
di cui oltre 20 000 femmine. Durante
lOttocento il c. sardo godette di particolare fama per le sue doti di resi` e di maneggevolezza:
stenza, di velocita
diverse nazioni (fra cui soprattutto la
Francia) se ne servivano per approvvi-

gionare le proprie cavallerie. Nel 1860


fu istituito a Sassari un Deposito stalloni per la Sardegna, soppresso nel
1867, ma nel 1874 fu creato a Ozieri un
nuovo Deposito, allinizio come dipendenza di quello di Pisa, poi autonomo. A
quel momento esistevano in Sardegna
oltre 150 riproduttori privati, ci cui
sono ancora cifre di Gratani 123 orientali puri e derivati, 15 purosangue inglesi e derivati, 22 di origine imprecisata, 11 prussiani e 7 anglo-normanni:
unautentica insalata ippica, come fu
scritto. Tra gli allevatori, prima ancora
che in sede governativa, si veniva ponendo con sempre maggiore evidenza
il problema della razza da usare per
insanguare il c. sardo: due grandi imprenditori privati, il cagliaritano Benvenuto Pernis e linglese Benjamin
Piercy, avevano dedicato allallevamento equino parte della loro ricchezza
e della loro passione. Pernis aveva
creato a Milis un centro di riproduzione
e Piercy si era impegnato nellallevamento nella sua tenuta di Badde Salighes, presso Bolotana; tentavano entrambi le vie del miglioramento della
razza equina sarda, Pernis attraverso
limportazione di cavalli arabi, Piercy
con lacquisto di purosangue inglesi.
La creazione del Deposito ozierese
` a Foresta Burgos un Centro
(che installo
di rifornimento quadrupedi, destinato
a durare nel tempo come polmone
` in
` del Deposito) trasformo
dellattivita
polemica, spesso anche aspra, il dibattito sulla razza del purosangue da usare
per gli accoppiamenti con il c. sardo.
` trentanni dice Gratani a parDuro
tire da quel 1910 in cui il direttore del
` un proDeposito, E. Grattarola, stilo
gramma di miglioramento della razza
sarda attraverso lintervento di riproduttori che dovevano essere rigorosamente arabi. Il purosangue inglese fu
` nel primo decennio
messo al bando. Gia

532

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 538

Cavallo
del secolo era cominciata una intensa
importazione di purosangue arabi
(Osmanie`, arrivato addirittura nel 1874
e attivo sino al 1892, Talata, importato
da Aleppo nel 1906, attivo sino al 1927,
Kamsa-U-Talatin, arrivato dalla Mesopotamia nel 1908, Tamania-U-Kamsin,
presente dal 1908): nel 1918 fu eliminato dal Deposito ozierese Branchido,
lultimo purosangue inglese. Il sangue
` sulla tadel solo c. arabo incideva pero
` modesta, del c. sardo, in un moglia, gia
mento in cui, a partire dagli anni del
primo dopoguerra, la diffusione dellequitazione e gli stessi sport ippici ri` potenti. Solchiedevano esemplari piu
lecitati da studiosi e allevatori (primo
fra tutti Deodato Meloni, fiero antagonista della rigida linea arabista di
Grattarola), diversi tecnici e lo stesso
Consiglio damministrazione del Deposito si resero conto del problema, e finalmente ci si decise a riprendere la linea del purosangue inglese, nella pro` oggi la
spettiva di creare quella che e
razza del c. anglo-arabo-sardo. Riportato in Sardegna il purosangue inglese
(larrivo di Rigogolo a Ozieri, nel 1937, fu
salutato come un evento storico), la
` stata definitivamente consascelta e
crata nel 1967 da una decisione dellIstituto per lIncremento ippico della
Sardegna (creato con la legge regionale
n. 30 del novembre 1956) che prevede,
per la nuova razza sarda, una percentuale di sangue arabo non inferiore al
25%. Attualmente scriveva Gratani
nel 1992 il parco stalloni dellIstituto
` certamente il piu
` qualificato di quanti
e
operano sul territorio nazionale, ma nel
` affermare
settore del mezzosangue puo
la sua autorevolezza anche a livello internazionale. Lo compongono riproduttori di purosangue, arabi, anglo-arabi,
anglo-arabo-sardi delle migliori linee.
A tutti gli appassionati sono noti i nomi
dellarabo Medar, degli anglo-arabi Fox

Trott e Clavelito, i cui discendenti continuano a onorare i nomi dei grandi padri. LIstituto ozierese (confluito nel
2007, per decisione della Giunta regionale, in una delle tre grandi agenzie in
cui sono stati ristrutturati gli enti strumentali della Regione = operanti in
campo agricolo) ha anche sperimentato
la creazione di nuove sottorazze dellanglo-arabo-sardo, fra cui il Giarab,
`
un pony che nasce dalluso delle qualita
proprie dei cavallini della Giara in fun` diffusa richiesta
zione della sempre piu
di esemplari per lo sport giovanile,
mentre si amplia larea di interesse per
il trekking equestre, in unisola dotata
di straordinari paesaggi come la Sardegna. Nello stesso tempo, cavalli da competizione usciti dalla riproduzione selezionata dallIstituto ozierese si fanno
onore in importanti manifestazioni ippiche italiane ed europee. [M.B.]
Il cavallo nella storia e nella cultura La
presenza del c. in Sardegna, lo testimonia larcheologia, data al secolo VIII
` nellEta
` del Ferro, alla fine
a.C., gia
` nuragica. Secondo il mito,
della civilta
dove compaiono anche presaghi cavalli
` delverdi, fu quella dei nuraghi uneta
` accaduta. Solo che non
loro mai piu
` uno dei
cera il c., quello che poi sara
` rappresentativi per i sardi.
simboli piu
storia ne
leggenda dove
Non ci sono ne
`
non figuri il c. Su caddu, la parola piu
diffusa per appellarlo, entra in proverbi e filastrocche, in racconti e nenie
infantili, in romanzi e trame cinematografiche, in fogli volanti e riviste specia` un c. agrestato, reverde (rilizzate. E
belle), difficile da catturare e domare,
identificato con i cavallini a stato semibrado della Giara di Gesturi, linea di
confine tra Barbagia e Campidano. Poi
tanti altri. Stanno in paesaggi campestri. Impastoiati, attendono che li si liberi per poter sprigionare tutta la loro
energia. Tirano su laria con le froge. A

533

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 539

Cavallo
` neppure necessario legarli
volte non e
alla lorica, lanello murato allesterno
delle case, in vie e strettoie paesane. I
` loro
cavalli sanno aspettare e ci si puo
rivolgere con parole umane. Sono elemento della luce cos` come attraversano la sera e il buio portando gente in
preda a mille pensieri, al tormento, al
fuoco devastante. Sono segno del grano
verde e della vecchiaia. I ragazzi di
tante guerre di vicinato inforcano ca`
valli di ferula e canna e fanno ptco
` sui selciati, battendo la mano
ptco
sulla coscia. Sono i bambini-c. di tutte
le infanzie. I vecchi li osservano ricor` a loro passare da
dando di quando tocco
quel tempo di favola alla gagliardia
della giovinezza. Furono balentes a
`
caddu: in paese e in su campu, che e
poi la campagna adiacente labitato,
` del salto. Cecos` come nellimmensita
rano le fanciulle in fiore ad ammirarli,
aspettando di salire anche loro in
groppa. Non ci sono trama leggendaria
racconto dove insieme ai cavalli non
ne
compaiano le donne. Mogli, amanti, oggetto del desiderio, eroine e amazzoni,
icone e impalpabili fantasmi. Ci sono
cavalli del tempo ordinario e no. Reggono le stanghe di carrettones (carri).
Quelli che portano alla festa lontana
pellegrini e venditori ambulanti, torronai e ramai, penitenti e impuniti, puri
di cuore e poveri di spirito, ancora fanciulle leggiadre e vecchie sagge. Al
` veloce,
passo lento ne subentra uno piu
annunciato da nuovi cadditeddos (cavallini), fortes e lanzos dice il poeta, forti e
di resistente magrezza. Il c. rappresenta per i sardi una corsa perenne.
Mette insieme la pazienza e lostinazione asinina, altro tratto caratteriale,
con la baldanza, limpeto, lo scalpitare,
linnikrare (nitrire). Nella sarditudine
artistico-letteraria cos` come nella storia dei sardi cavalcano banditi, bardaneris (grassatori), fucilieri in corsa sfre-

nata per ardie e lungo muri di santuari.


Montano in sella al c. fantini di palio,
sartiglianti a carnevale e acrobati di
spericolate pariglie. Ci sono cavalli che
alle feste aprono le processioni con incedere solenne, una selva di stendardi
variopinti tenuti da cavalieri con la
schiena dritta, impettiti, mentre agli
`
astanti vengono emozioni da brivido. E
come mettere in movimento il tempo
fermo e ritessere la memoria di tanti
cavalli di guerra, un continuato inno di
` , per molti aspetti, la vibattaglia. Tale e
cenda millenaria dei sardi. Alla mitiz` delloro del Sardus Pater,
zata eta
quando le messi biondeggianti erano
un mare dentro la terra, sono succedute
le dominazioni. A c. Amsicora, principe
sardo-punico, risal` gli Insani Montes
` degli
dove si annidavano le ostili tribu
iliensi-barbaricini-pelliti. A loro Amsicora chiese aiuto per sconfiggere le le i cagioni romane. Non lo ottenne che
valli, da sempre, sono pure segno di separazione, di divisione, di insanabile
contrasto, di faida. Nel 215 a.C., a Cornus, Tito Manlio Torquato sconfisse lesercito sardo-cartaginese. Lo comandava Josto, figlio di Amsicora. Il figlio
cadde in battaglia. Il padre si uccise.
Dopo la cavalleria romana, calpestarono il suolo dellisola i cavalli dei Vandali e dei Goti, dei Bizantini, dei Genovesi, dei Pisani, degli Spagnoli, dei Piemontesi. E altre compagnie di ventura.
Al tramonto del periodo giudicale, sul
finire del secolo XIV, Eleonora dArborea comparve come una visione a molti
sardi. Comandava la rivolta, la riscossa.
Ma cavalcava un sogno. Ad Eleonora
morta di peste succedettero per secoli
e secoli i cavalieri dellapocalisse, la
fame, la guerra, la discordia. I sardi
sono abili domatori di cavalli e sperico`, da sempre, circuilati corridori. Pero
tano nel tempo del risentimento.
Odiano e non dimenticano. Coltivano

534

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 540

Cavallo
la vendetta e la attuano: a volte rapidi,
altre per estenuanti tempi lunghi. Riversano lodio sugli uomini e sugli animali. Grave e terribile sfregio era rubare e ammazzare il c. del nemico. Ci
sono pire di cavalli morti nella storia
dei sardi, decapitati e sgarrettati. Per
questo la sorte qui non si attua mai appieno e mai appare, totalmente, una aurorale facies. Ha ragione il proverbio
quando recita che fortuna corre e non
c.. I sardi cavalcano a pelo, senza sella,
arrivando allestremo limite della bizzarria e del pattume matto come un

c. si dice ma non sanno chiedere ne


ottenere la dovuta ricompensa. Sparsi
tra reale e immaginario, circuitano gli
stessi miti, le stesse leggende. Cadderis
(cavalieri) scesero dalle Barbagie al
Poetto per respingere gli invasori francesi, al tempo della Rivoluzione. Al ri ogni villaggio era
torno in patria, che
una nazione, si portarono dietro mandrie di vacche sottratte ai pacifici abitatori delle piane. Ci furono cavalli e
cavalieri sardi anche nelle trincee del
Carso, nelle sciagurate campagne di
Grecia e Albania, in Jugoslavia e Russia. Affondarono nel fango e nella neve.
` la pace. Il c., e
` storia recente,
Ritorno
`
varca nuove linee dorizzonte. Non e
` segno indispensabile del quotipiu
diano. Lo si corre ancora ai palii e in
altre gare sportive. Si parla di sport
equestri e di ippoterapia. Entrano
nuovi linguaggi in differenti alfabeti
` lidea di
equini. Manca ancora pero
don Chisciotte. Solo a cavallo di Ronzi` possibile inventare nuovi sogni,
nante e
camminare e ancora camminare, correre e riprendere il cammino. [NATALINO
PIRAS]

Cavallo, Giorgio Studioso di storia dellarchitettura (n. Cagliari 1942). Figlio


di Guido, laureatosi in Ingegneria nel
1970, ha insegnato presso il Liceo arti` stato nomistico fino al 1975, quando e

nato ispettore alla Soprintendenza dei


Beni culturali. Dedicatosi in seguito
alla carriera universitaria, dal 1986 in` di Ingegneria delsegna nella Facolta
` autore di al` di Cagliari. E
lUniversita
cuni lavori sullarchitettura medioevale e di numerosi articoli dedicati a
`
singoli monumenti in diverse localita
dellisola. Tra i suoi scritti: Il santuario
di San Mauro a Sorgono, Studi sardi,
XXIII, 1975; Un edificio altomedioevale
a Iglesias, Aspetti delle Scienze, della
Cultura e delle Arti, Iglesias, 1, 1975;
Architettura a Giave nel secolo XVII tra
` popolare (con Salmodello aulico e realta
` di
vatore Naitza), Annali della Facolta
` di
Lettere e di Filosofia dellUniversita
Cagliari, XXXVII, 1976; La parrocchiale di Sorgono, Critica tecnica, V,
2, 1978; La chiesa di San Leonardo in Masullas. Note al restauro e ai rilievi, Atti
` di Ingegneria dellUniverdella Facolta
` di Cagliari, 9, 1980; Il castrum bisita
zantino di Medusa, Archeologia sarda,
2, 1981; Nuove acquisizioni sulla chiesa
` di Quirra, Studi ogliadi S. Nicolo
strini, II, 1, 1984; Le fortificazioni di Cagliari e le fonti darchivio, Atti del III Congresso di Architettura fortificata 1981,
1985; La parrocchiale di Bari Sardo. Appunti e ricerche, 1990; Il porto di Cagliari
dal Medioevo alla fine del Settecento, in
Via Roma tra memoria e progetto, 1997.

Cavallo, Guido Pittore (Cagliari 1911ivi 1992). Fu allievo del Rossino e del
cagliaritano Felice Melis Marini, e nel
1935-36 dello scultore nuorese France` allAccasco Ciusa. Nel 1937 si diplomo
demia di Brera a Milano. Successiva` a Cagliari, dove si dedico
`
mente torno
allinsegnamento nelle scuole secondarie e per alcuni anni fu assistente nella
` di Ingegneria. Conoscitore di
Facolta
tutte le tecniche pittoriche, raggiunse
` nazionale come ritrattista e
notorieta
come incisore. A partire dal 1932 parte-

535

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 541

Cavallotti
` a diverse mostre in Italia e allecipo
stero.

rono raccolti nel libretto In Sardegna


1891 e 1896. Dieci discorsi, pubblicato
dalla Nuova Sardegna, 1896.

Cavanagh, William G. Archeologo inglese (n. sec. XX). Negli anni Ottanta ha
studiato i rapporti tra le tecniche di edificazione delle tholos nuragiche e
quelle dei monumenti micenei, di cui
ha scritto in Corbeled vaulting in Mycenaean Tholos Tombs and Sardinian Nuraghi (con R.R. Laxton), British Archaeological Reports Papers in Italian
Archaeology, IV, 1985, e Notes on building tecniques in Mycenaean Greece and
Nuragic Sardinia (con R.R. Laxton), in
Studies in Sardinian Archaeology, III,
British Archaeological Reports International Series, 387, 1987.

Cavanna, Stefano Commerciante (Sas-

Felice Cavallotti Il politico milanese fece


due viaggi in Sardegna nel 1891 e nel 1896.

Cavallotti, Felice Scrittore, deputato al


Parlamento (Milano 1842-Roma 1898).
Dopo una giovinezza moderata e filoca` il periodico
vouriana, nel 1866 fondo
politico e letterario Gazzettino rosa,
repubblicano e anticlericale. Dal 1873
venne eletto deputato della Sinistra, e
` la Lega della democranel 1879 fondo
zia, ispirata a Garibaldi, e dal 1886 fu
considerato il capo del Partito Radicale. In seguito assunse posizioni fortemente contrarie a Crispi in nome della
` con
questione morale, e denuncio
violenza il trasformismo. Fu ucciso dal
deputato Macola nel suo trentaduesimo
duello. Fece due viaggi in Sardegna, la
prima volta nel 1891 e la seconda nel
` citta
` e paesi accolto da
1896; visito
grandi manifestazioni di entusiasmo. I
discorsi pronunciati nei due viaggi fu-

` sec. XIX-ivi, prima


sari, seconda meta
` sec. XX). Commerciante molto atmeta
tivo, era di idee repubblicane, legato a
Filippo Garavetti, a lungo deputato di
Sassari. Fu eletto consigliere comunale
di Sassari, ma si dimise per ragioni di
salute nel 1902; fu rieletto nel 1910. Prestigioso amministratore della Camera
`
di Commercio di Sassari, si interesso
del problema dei trasporti in Sardegna,
scrivendone in La Sardegna e le sue ferrovie complementari, 1885; Il ministro
Genala e le ferrovie complementari della
Sardegna, 1886; Sullunificazione delle
tariffe ferroviarie della Sardegna, La
Nuova Sardegna, 1905; La nostra politica commerciale e la revisione della tariffa doganale, La Nuova Sardegna,
1910.

Cavara, Fridiano Botanico (Mongiar` a Bodino 1857-Napoli 1929). Si laureo


logna nel 1885 e subito dopo intraprese
la carriera accademica; nel 1901 fu nominato professore di Botanica presso
` di Cagliari. Insegno
` in SarlUniversita
degna per due anni, interessandosi ad
alcuni aspetti della flora mediterranea;
in seguito si trasfer` a Catania e nel 1906

536

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 542

Cavaro
fu nominato direttore dellOrto Botanico di Napoli. Sulla flora sarda scrisse
alcuni saggi: Index seminum in orto botanico calaritano ac per Sardiniae insulam collectorum anno 1899 (con S. Marchi), 1900; Nuovo acarocecidio della
Suaeda fruticosa osservato in Sardegna,
` botanica ItaBullettino della Societa
liana, 1900; La vegetazione della Sardegna meridionale, 1901; Interessante
forma di Narcissus papyraceus riscontrata in Sardegna, Bullettino della so` botanica italiana, 1901; Dannegcieta
giamenti della Liparis dispar alle sughere di Sardegna, Rivista di patologia
vegetale, III, 1903; Alcune osservazioni
sulla Dunaliella salina delle saline di Cagliari, in Rendiconti dellAccademia
di Scienze Fisiche e Matematiche di
Napoli, 1906; Escursione botanica in
Sardegna, Rendiconti dellAccademia
di Scienze Fisiche e Matematiche di
Napoli, 1908; Addenda ad floram sardoam, s.d.; Lorto botanico di Cagliari
come giardino di acclimatazione e come
istituto scientifico, s.d.

Cavaro Famiglia di pittori cagliaritani


` nel quartiere di
(secc. XV-XVI). Opero
Stampace a Cagliari a partire dal 1455
`
con un Antonio fino alla seconda meta
del secolo XVI, esprimendosi ad alto livello per diverse generazioni. I C. ebbero bottega nel quartiere ed esercitarono professionalmente la loro arte, a
tal punto che i vari personaggi della famiglia furono identificati dal nome di
battesimo e dallappellativo pintor (pittore).

Cavaro, Antonio1 Religioso (Cagliari,


` sec. XVI-Bosa 1572). Veprima meta
scovo di Bosa dal 1556 al 1572. Fratello
di Pietro, attirato dalla vita religiosa, fu
ordinato sacerdote ed ebbe modo di
` . In
porre in luce la sue grandi qualita
seguito fu nominato canonico della cattedrale di Cagliari e nel 1556 vescovo di

Bosa, di cui resse la diocesi con grande


equilibrio.

Cavaro, Antonio2 Pittore (Cagliari,


` sec. XV-ivi 1482). Puo
` essere
prima meta
` pitconsiderato liniziatore dellattivita
torica della famiglia; probabilmente fu
lui ad aprir bottega a Stampace, dove
compare attivo dal 1455. Secondo alcuni avrebbe collaborato con Thomas e
Joan Figurera a completare il Retablo di
San Bernardino; secondo altri dovrebbe essere lautore del Retablo della
peste e di quello del Giudizio Universale,
e pertanto sarebbe identificabile col
Maestro di Olzai. Lo studioso Joan Ainaud de Lasarte li considera invece
`
non attribuibili a C. per limpossibilita
di assegnare una data anteriore alla sua
morte (1482): Esiste un evidente rap` stilistica, che lega il
porto di contiguita
Maestro di Olzai a Lorenzo Cavaro,
forse figlio di Antonio e quasi sicuramente padre di Pietro.

Cavaro, Lorenzo Pittore (Cagliari, se` sec. XV-ivi, prima meta


` sec.
conda meta
XVI). Forse figlio di Antonio, sent` lin`a
fluenza del Maestro di Olzai e opero
Cagliari nella bottega della famiglia dal
1500 al 1518. Esegu` su commissione numerosi dipinti per diverse chiese dellisola; di lui tra laltro rimangono il Retablo di Gonnostramatza, firmato nel 1501,
due frammenti del Retablo di Giorgino,
eseguito nel 1508, e il Retablo di Sinnai,
` stato attribuito in occasione
che gli e
della mostra cagliaritana del 1983-84.
Invece, secondo Renata Serra, non sembra possibile attribuirgli la tavola con
San Girolamo penitente, a Cagliari nella
chiesa della Purissima.

Cavaro, Michele Pittore (Napoli 1514Cagliari 1584). Figlio di Pietro, comin` a operare a Cagliari nella bottega
cio
di famiglia dipingendo nel 1538 un retablo per il Duomo di Iglesias al quale
seguirono alcuni altri per diverse
chiese, tra i quali vanno ricordati il Re-

537

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 543

Cavaro
tablo dei Calzettai, dipinto nel 1542 e
quello per la parrocchiale di Decimomannu.

pittori della scuola di Stampace) si


`
evince che la sua quotazione era la piu
alta in assoluto, e che godette di una no` economica.
tevole solidita

Cavaro, Pietro Pittore (Cagliari 1480-

Michele Cavaro La Madonna che allatta il


Bambino. Particolare dal Trittico della
consolazione. (Pinacoteca Nazionale,
Cagliari)

Tra il 1556 e il 1561 fu a Bosa presso lo


`
zio Antonio; successivamente lavoro
per il tribunale dellInquisizione fino
al 1568. In questi anni dipinse il Retablo
di SantAntonio Abate e quello della Madonna della Neve. In seguito dipinse un
retablo per la chiesa di SantAnna a Cagliari e nel 1580 ne dipinse uno per la
chiesa di Guspini. A M.C. ha scritto
Renata Serra arrise una fortuna pari
allapprezzamento di cui dovette godere in vita e che in base a quanto si
deduce da una ricca documentazione
darchivio fu molto maggiore di quello
di
finora riservato al padre, nonche
quelli che risultano al vaglio critico i
suoi meriti reali. Dal confronto fra
questa documentazione darchivio e
quella relativa ad altri pittori sardi
suoi contemporanei (compresi gli stessi

` il piu
` importante dei pittori
ivi 1537). E
della scuola di Stampace. Con ogni
` figlio di Lorenzo, completo
`
probabilita
la sua formazione a Barcellona, dove
` in contatto con gli ambienti artientro
` vivaci della citta
` . Presente
stici piu
` catalana dal 1498 al 1508, fu
nella citta
` a far parte
molto considerato e arrivo
del Gremio dei pittori di Barcellona.
Successivamente si stabil` a Napoli,
` una prima volta. Rimasto
dove si sposo
` a Cagliari dove nel 1515
vedovo, torno
` una seconda volta. Nel 1518
si sposo
esegu` il grande Retablo di Villamar,
commissionatogli dagli Aymerich,
feudatari del villaggio. Nel 1520 dipinse il grandioso retablo della Madonna dei sette dolori, oggi smembrato;
` che
negli anni seguenti, per la novita
la sua pittura rappresentava in rapporto a quella degli altri pittori sardi
contemporanei, la sua fama e la sua
reputazione crebbero. In questo periodo dipinse il celebre Retablo dei
Consiglieri e nel 1528 quello per la
chiesa di San Giacomo. Infine il Retablo del Santo Cristo a Oristano, portato
a termine nel 1533. Rispetto ai tempi
ha scritto Renata Serra nel volume
` romanica
Pittura e scultura dalleta
alla fine del 500, nella fondamentale
collana Storia dellarte in Sardegna,
edita dalla nuorese Ilisso col patroci` pittore
nio del Banco di Sardegna C. e
sotto diversi aspetti fortunato, forse
lunico sardo ad aver avuto modo di
` artiplasmare la propria personalita
stica in un ambiente come quello catalano fra Barcellona e Valencia, dove
fruire di prima mano di stimoli
pote
fecondi, provenienti dallesperienza
sia della pittura fiamminga che di

538

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 544

Cavedoni
quella italiana in terra iberica. Di que` egli riusc`
sta privilegiata opportunita
ad avvalersi in proprio, per procurare
unapertura che diede frutti in Sardegna per ancora un secolo almeno e per
tutto larco della pittura mediterranea
da Barcellona a Napoli.

famiglia dei baroni di Ossi e pertanto


` . I figli furono
fu assimilato alla nobilta
ammessi allo Stamento militare e presero parte ai parlamenti successivi.
` del secolo il perNella seconda meta
sonaggio di maggior spicco fu il dottor
Giorgio, giudice della Reale Udienza,
grande inquisitore del marchese di
`
Cea. In seguito la famiglia si interesso
` tutalla gestione di alcune tonnare. E
tora presente a Cagliari.

Cavedoni, Celestino Bibliotecario, fi-

Pietro Cavaro San Francesco riceve le


stimmate. Pannello centrale di polittico.
(1533; Chiesa di San Francesco, Oristano)

Cavassa Famiglia cagliaritana di origine ligure (sec. XVII-esistente). Le


sue notizie risalgono agli inizi del secolo XVII, quando un Paolo prove` deniente da Genova si stabil` in citta
`
dicandosi al commercio e alle attivita
finanziarie. Nel 1648 un Giorgio, che
era cassiere della Tesoreria generale
` una Gujo
` della
della Sardegna, sposo

lologo (Levizzano 1795-Modena 1865).


Abate, fu impiegato della Biblioteca
di Modena dal 1821, nel 1828 divenne
direttore del Museo reale. Uomo di vasta erudizione, fu socio corrispondente dellAccademia di Francia e di
quella di Berlino. Epigrafista di fama
` anche di numismaeuropea, si occupo
` della
tica e di antiquaria. Si interesso
Sardegna a proposito delle Carte dArborea e divenne amico di Pietro Mar`
tini. Nel 1857 sostenne lautenticita
del Ritmo di Gialeto. Tra i suoi scritti:
Annotazioni ai primi due anni del Bullettino archeologico, Bullettino Archeologico sardo, III, 1857; Cippo
greco di Tharros, Bullettino Archeologico sardo, III, 1857; Osservazioni sopra alcune antiche monete bizantine,
1857; Annotazioni al terzo anno del
Bullettino archeologico, Bullettino
Archeologico sardo, IV, 1858; Ritmo
di Gialeto (con Pietro Martini), Bullettino Archeologico sardo, IV, 1858; Annotazioni al quarto anno del Bullettino
archeologico, Bullettino Archeologico sardo, V, 1859; Osservazioni sopra
le iscrizioni delle diote greche di Tharros, Bullettino Archeologico sardo,
V, 1859; Dichiarazione di altre due mensole sarde con epigrafi greche, Bullettino Archeologico sardo, VI, 1860; Annotazioni al catalogo della raccolta archeologica sarda del Can. Spano, Bullettino Archeologico sardo, VI, 1860;

539

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 545

Cavolo di Sardegna
Iscrizione greca di Mara, Bullettino
Archeologico sardo, VII, 1861; Ripostiglio di Ossi, Bullettino Archeologico sardo, VIII, 1862; Congetture intorno al ritmo in lode di Gialeto re sardo
verso la fine del VII sec., in Pergamene e
codici cartacei dArborea (a cura di Pietro Martini), 1863.

Cavolo di Sardegna Pianta perenne


della famiglia delle Crocifere (Brassica insularis Moris). Ha fusti legnosi
alla base ed erbacei nella parte superiore, che possono crescere sino a 1 m
di altezza (viene chiamato, per le sue
dimensioni, cavolo arboreo); le foglie,
larghe e dentate, hanno un lungo picciolo; i fiori, bianchi, sono raccolti in
` una s`liqua
grappoli apicali; il frutto e
` frutto secco diviso internamente
(cioe
in due da una membrana a cui sono attaccati i semi). Fiorisce tra aprile e
giugno. Endemismo sardo-corso, cresce spontanea soltanto nelle piccole
isole del sud Sardegna, dove vegeta su
terreni rocciosi e battuti dal vento; vegeta anche sui dirupi montani di
Oliena e Dorgali e dellIglesiente.
Lisola dei Cavoli, nellarea marina
protetta di capo Carbonara, deve il
suo nome alla presenza abbastanza
massiccia di questo raro endemismo,
iscritto nellelenco di piante di interesse comunitario. Begli esemplari
sono stati inseriti nella vegetazione
dellOrto Botanico di Cagliari. Nomi
ulu agresti,
sardi: cali de arreca, ca
ulu aresti. [MARIA IMMACOLATA BRIGAca
GLIA]

Cavour, Camillo Statista (Torino 1810ivi 1861). Dopo aver completato i suoi
studi nellAccademia Militare, nel 1831
fu nominato ufficiale del Genio. Dal
1836 fece parte della Commissione superiore di statistica; in seguito comin` a maturare la sua formazione policio
tica e dopo lentrata in vigore dello statuto fu candidato in Sardegna tra molte

polemiche nelle elezioni suppletive


della I legislatura (giugno 1848) e fu
eletto deputato di Iglesias. Divenuto
`
presidente del Consiglio, si occupo
spesso dei problemi dellisola, ma assunse sempre posizioni che gli attira` negli ambienti
rono grande ostilita
sardi, in specie in quelli democratici
(famose le polemiche dellAsproni contro di lui).

`
Camillo Cavour Il celebre statista entro
spesso in contrasto con gli ambienti sardi.

`
Tra i suoi interventi che riguardano piu
da vicino la Sardegna: Discorsi pronunciati nel Senato del Regno ai 3 e 5 dicembre 1851 in occasione delle interpellanze
Musio e Alberto Lamarmora sulle condizioni della pubblica sicurezza di Sardegna, in Discorsi parlamentari, IV, 1865;
Discorso detto nella Camera dei deputati
il 10 gennaio 1852 in risposta alla interpellanza del deputato Asproni sul servizio postale nellisola di Sardegna e sulla
chiusura dellufficio di posta di Tortol`, in
Discorsi parlamentari, IV, 1865; Discorso
alla Camera dei deputati il 19 gennaio

540

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 546

Cecaro
1852 in occasione della discussione del
bilancio del Monte di Riscatto dellisola
di Sardegna, in Discorsi parlamentari,
IV, 1865; Discorso detto alla Camera dei
deputati il 18 marzo 1852 a proposito
della interpellanza del deputato Ferracciu al ministro sopra alcuni disordini avvenuti in Sardegna e sulla proclama` e
zione dello stato dassedio nella citta
nella provincia di Sassari, in Discorsi
parlamentari, V, 1865; Discorsi pronunciati alla Camera dei deputati il 18 maggio 1852 in occasione della discussione
del progetto di legge per lalienazione dei
beni demaniali, in Discorsi parlamentari, V, 1866; Discorsi pronunciati al Senato del regno il 5 marzo 1853 sulla discussione del progetto di legge per la soppressione delle amministrazioni del
Monte di riscatto del debito pubblico in
Sardegna, in Discorsi parlamentari, VI,
1867; Discorsi detti nella Camera dei deputati ai 25, 26, 28 e 29 gennaio 1856 nella
discussione del progetto di legge per lo
stabilimento di una succursale della
Banca nazionale a Cagliari, in Discorsi
parlamentari, IX, 1870; Lettere su una
banca sarda del 1855, Avvenire di Sardegna, 1888.

Cavour, Gustavo Deputato al Parlamento subalpino (Torino 1806-ivi 1864).


Fratello di Camillo, dopo aver conse` alguito la laurea in Legge si dedico
lamministrazione del patrimonio di famiglia e agli studi di filosofia. Entrato
in politica, fu eletto deputato di Tempio
nella IV legislatura e ancora nella VI.
Successivamente fu rieletto in collegi
piemontesi; nella sua lunga carriera
` di alcuni proparlamentare si occupo
blemi della Sardegna, in particolare di
quello degli ademprivi: i suoi interventi
in merito sono raccolti in Discorsi sugli
ademprivi della Sardegna, pubblicati a
Torino nel 1859.

Cazzella, Alberto Archeologo (n. Roma


` dedicato al1950). Dopo la laurea si e

linsegnamento. Professore associato


nel 1980, attualmente insegna Preisto` di
ria e Protostoria presso la Facolta
` La Sapienza
Lettere dellUniversita
di Roma. Sulla Sardegna ha scritto
Frontiers of neolisation in Italy and adjacent islands, Berytus, 36, 1986.

Cea Centro romano che sorgeva nel Ger` Monte Arrubiu nelle camrei in localita
pagne di Villasalto. In quel territorio
erano stanziati gli Scapitani, una popolazione affine a quella dei Galilensi.

Cea, marchesato di Titolo che nel 1646


fu assegnato al feudo di Siligo e Banari
pervenuto ai Castelv` nel 1597 al termine di una lunga lite ereditaria con
gli Alagon. Il nome derivava dalla chiesetta di Santa Maria di Cea, vicino a Banari, accanto alla quale nel Medioevo
era sorto un monastero cistercense.

Cecaro, Anna Maria Economista (Sassari 1950-ivi 1995). Laureata in Giurisprudenza a Sassari nel 1973, nello
stesso anno frequenta il Centro di specializzazione e ricerche economicoagrarie di Portici. Nel 1976 approfondisce i suoi studi a Cambrige, presso la
` di Economia. Nel 1992 diventa
Facolta
professore associato di Economia poli` di Giurisprudenza di
tica nella Facolta
Sassari. Negli ultimi anni, nonostante
la malattia, coordina la ricerca sulle ricadute economiche conseguenti allistituzione del parco a La Maddalena apparsa ne I luoghi dellacqua e della terra,
a cura di Vanni Maciocco, 1997. Tra gli
altri suoi scritti: Problemi di controllo
della domanda: in margine a un dibattito, Quaderni sardi di economia, 1,
1980; Investimenti turistici e investimenti industriali in Sardegna: un commento, Quaderni sardi di economia,
1-2, 1983; Tassi di interesse e aspettative
inflazionistiche: un confronto tra diversi
modelli interpretativi, Quaderni sardi
di economia, 3, 1984; La domanda di
moneta di breve: revisioni critiche e

541

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 547

Cecaro
nuove formulazioni analitiche, Rivista
internazionale di Scienze sociali, 3-4,
1989; Le interdipendenze settoriali delleconomia sarda (con Alessandro Lanza e
Antonello Paba), Quaderni della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della Provincia di
Sassari, 1989; con Alessandro Lanza e
Antonello Paba, Il mercato del lavoro
femminile: tematiche e ipotesi di ricerca,
` in Sardegna, 1989;
in Donne e societa
Shock monetari e domanda di moneta in
Italia, Note economiche, 1, 1990; Disoccupazione femminile e processi di
marginalizzazione nel Mezzogiorno,
` , domanda e
1990; Divari di produttivita
tecnologia nelle piccole e medie imprese
del Meridione, Rivista internazionale
di Scienze economiche e commerciali,
8, 1991.

Cecaro, Rita Bibliotecaria (n. Sassari


1947). Laureata in Giurisprudenza, dal
1976 lavora alla Biblioteca Universitaria di Sassari come responsabile del
settore periodici. Ha tenuto numerose
docenze sul trattamento dei periodici
in ambito biblioteconomico. Tra le pubblicazioni sulla stampa periodica
sarda: I giornali sardi dellOttocento:
quotidiani, periodici e riviste della Biblioteca Universitaria di Sassari: catalogo
(1795-1899) (con Giovanni Fenu e Federico Francioni), 1991, e I giornali sardi
dellOttocento posseduti dalle biblioteche
della Sardegna, in corso di pubblicazione; Da Caterina Berlinguer a Maria
Manca. 1. Presenze femminili nelle riviste
`,
del secondo Ottocento, in Insularita
1996. In occasione delle Settimane
della cultura scientifica ha scritto: Linvasione fillosserica attraverso i giornali
sardi dellOttocento, 1995; Gli anni del
supercarcere, in Lisola dellAsinara,
1998; Cantones de sambene (con Salvatore Tola), 1999. Ha inoltre redatto la
cronologia generale per gli anni 1988-

1994 ne La Sardegna. Enciclopedia (a


cura di Manlio Brigaglia), 1992.

Ceccanti, Marco Archeologo (n. sec.


XX). Nel 1978 prese parte ai lavori della
XXII Riunione scientifica dellIstituto
Italiano di Preistoria e Protostoria che
si svolse nella Sardegna settentrionale,
presentando il contributo Evoluzione tipologica dellansa ad ascia in Sardegna,
in Atti della XXII Riunione scientifica
dellIstituto italiano di Preistoria e Protostoria 1978, 1980.

Cecchelli, Carlo Archeologo (Roma


`
1893-ivi 1960). Dopo la laurea si dedico
allinsegnamento universitario. Nel
1942 divenne professore ordinario di
Archeologia cristiana presso lUniver` di Roma. Alcuni suoi scritti riguarsita
dano la Sardegna: Tre deportati in Sardegna: Callisto, Ponziano e Ippolito, in
Sardegna romana, II, 1939; Modi orientali e occidentali nellarte del VII secolo
in Italia. Note preliminari, in Atti della V
Settimana di studio del Centro italiano di
Studi altomedioevali, 1957.

Cecchini, Libero Architetto (n. Verona,


sec. XX). Ha progettato con Paolo Gazzola la Cittadella dei Musei di Cagliari;
il progetto, elaborato nel 1954, fu modificato nel corso dei lavori che durarono
fino agli inizi degli anni Settanta. Di
questo lavoro scrisse in La cittadella
museale della Sardegna in Cagliari,
` il re1981. Negli stessi anni progetto
stauro della torre aragonese di Ghilarza.

Cecchini, Moreno Gastronomo (n. Alghero 1937). Proprietario e gestore di


` antichi ristoranti dellisola
uno dei piu
` conqui(La Lepanto di Alghero) si e
stato fama non soltanto con la sua cucina e la sua presenza in manifestazioni
internazionali, ma anche con i suoi libri
dedicati in particolare alla cucina tipica algherese e alle suggestioni che
ne ha tratto: ha pubblicato su questo
tema La cucina del mare, 1991; Tuttope-

542

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 548

Cecilia
` stato
sce, 1993; I sapori del mare, 2000. E
anche uno sportivo conosciuto e ha
preso parte alla vita politica della sua
` come consigliere comunale.
citta

Cecchini, Serena Maria Archeologa (n.


Roma 1940). Dopo aver conseguito la
` dedicata allinsegnamento
laurea si e
` diventata prouniversitario. Nel 1980 e
fessore associato e attualmente insegna
Archeologia del Vicino Oriente antico.
Specialista del periodo punico, ha cominciato a interessarsi della Sardegna
dal 1964, prendendo parte agli scavi di
Monte Sirai. In seguito ha preso parte
` di scavo ad Antas e in altre
ad attivita
` . Tra i suoi scritti: Il tophet, in
localita
Monte Sirai II. Rapporto preliminare
della missione archeologica dellUniver` di Roma e della Soprintendenza alle
sita
` di Cagliari, Studi semitici,
Antichita
14, 1965; Sondaggi nel villaggio, in Ricerche puniche ad Antas, Studi semitici,
30, 1969; I ritrovamenti fenici e punici in
Sardegna, Studi semitici, 32, 1969; Per
unidentificazione di Monte Sirai,
Oriens antiquus, X, 3, 1971; Les steles
`me
du tofhet de Sulcis, in Actes du IIe
tudes des CulCongre`s International de
e occidentale, Altures de la Mediterrane
ger 1978, II, 1978; Motivi iconografici sulcitani: una scena cultuale e i personaggi
con stola, Vicino Oriente, IV, 1981.

Cece Pianta erbacea leguminosa della


famiglia delle Leguminose (Cicer arieti` raggiungere i 60 cm dalnum L.). Puo
` caratterizzata da foglie pentezza ed e
nate, fiori solitari, retti da un lungo
stelo inserito a livello dellascella fogliare, e baccelli rigonfi, con un piccolo
rostro appuntito, contenenti ciascuno
due semi. Simili a quelli di altre leguminose, questi ultimi vengono utilizzati
in cucina per preparare svariate pietanze. Originaria delle regioni occidentali dellAsia, la pianta del c. viene coltivata anche in Sardegna (quasi esclusivamente in provincia di Cagliari) e i

suoi semi sono lingrediente di base di


una zuppa insaporita con il finocchietto
lu pitzu
du
selvatico. Nomi sardi: baso
(nuorese); chghere (logudorese); cxiri
lu tundu (gallu(campidanese); fasgio
rese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Santa Cecilia La santa in un particolare del


retablo dei consiglieri, dipinto intorno al 1527
e attribuito a Pietro Cavaro. (Cagliari, Palazzo
comunale)

Cecilia, santa (o Santa Gilla, Santa Gilia,


Santa Igia) Santa (m. 230). Nacque da

una famiglia aristocratica romana,


quella dei Cecilii. Cristiana, a nove
` . Su decisione
anni fece voto di castita
` il patrizio Valeriano.
dei genitori sposo
La prima notte di nozze si legge in
una delle tante leggende sulla sua vita
` al marito di essere cristiana e di
rivelo
`: Un angelo
aver fatto voto di verginita
difende sempre il mio corpo, rispet` anche te come ama
tami, ed egli amera
me. Valeriano, geloso, temendo che
amasse un altro, chiese di poterlo vedere. Convertiti e battezzati, cos` potrai vederlo. Fu battezzato da Urbano
I [papa dal 222 al 230] e vide langelo con

543

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 549

Cecilia
due corone in mano, una di rose per la
moglie e laltra di gigli per lui. Sorpresi mentre seppellivano martiri cristiani, nonostante una legge lo vietasse,
Valeriano e Tiburzio suo fratello furono
denunciati al prefetto Almachio. Incarcerati, torturati e decapitati, da C. seppelliti nelle catacombe di Pretestato.
Anche C. venne denunciata, processata
e torturata. Condannata a morire soffocata in un bagno pubblico, dopo due
giorni era ancora viva. Chiamarono il
carnefice per farla decapitare, ma i tre
colpi vibrati non riuscirono a mozzarle
il capo. C. per tre giorni rimase agoniz non riusciva a parlare,
zante, poiche
con le dita fece il numero tre, esprimendo cos` il suo credo in Dio uno e
` e la benedisse,
trino. Urbano la consolo
dopo di che Cecilia rese lanima a Dio,
accompagnata da un coro di angeli, il
22 novembre 230, sotto limperatore
Alessandro Severo. Seppellita nel cimitero di San Callisto da Pasquale I, che fu
papa dall817 all824, traslata nella
chiesa di Trastevere, dove nel 1599
venne rinvenuta in stato di perfetta conservazione, adagiata sul fianco destro e
con al collo il taglio, come lha scolpita
Stefano Maderno (1601). Patrona della
musica e dei musicisti. Il culto di Cecilia come patrona dei musicisti se` di
condo Antonio Ferrua S.J. (1967) e
` probabilmente
data assai recente ed e
nato dallerrata trascrizione di una
frase contenuta negli Atti della santa
[che sono del sec. VI]: Cantatibus organis Caecilia in corde suo decantabat Domino: fiat cor meum immaculatum. Parole che trascritte nellufficio senza lin
` una
corde suo fecero intendere non piu
`
melodia interiore, ma una vera abilita
musicale. Cos` si prese a dipingerla con
una cetra in mano e poi, premendo sulla
parola organum, con un organo. Dalli` fadea di una santa musicista si passo

cilmente a quella di protettrice di musici e cantori.


In Sardegna Patrona di Escolca. Il suo
culto risale al periodo dei giudicati.
Compare in una carta campidanese del
1070-1080, che tratta duna donazione al
` titolare
giudice Orzocco-Torchitorio. E
della cattedrale di Cagliari, fin da
`
quando sorgeva nella medioevale citta
fortificata di Santa Igia. Gilla, Gilia e
Igia sono diminutivi o corruzioni di C.,
mentre Gilletta e Illetta sono diminutivi
` laltro
di Gilla. Sa Illetta o SIlletta e
nome dellisola di San Simone, sullo
stagno cagliaritano di Santa Gilla.
[ADRIANO VARGIU]

Festa Si festeggia il 22 novembre.

Cecilia, Suinua e Ginia, sante Sante. A


Cagliari, negli scavi della chiesa sotterranea di San Lucifero, il 15 aprile 1615
furono riportare alla luce due tombe sovrapposte. Una conteneva tre corpi, su
un frammento di lastra tombale liscrizione: ORIE CECILIA-NO SUINUA
GINIA XIII CALEN-DAS SEIEMBRES. Laltra recava liscrizione in
mosaico: OPTANTIUS. Serafino
Esquirro, cagliaritano, teologo e predicatore cappuccino, autore dellopera
Santuario de Caller, y verdadera historia
de la invencion de los cuerpos santos hallados en la dicha ciudad y su arzobispado
(1624), con molta disinvoltura e fantasia
tradusse: Optantius e Cecilia, genitori
di Suinua e Ginia, martirizzati insieme
e insieme sepolti. Di cinquantadue
` essere raffianni Optantius, che dovra
gurato con in mano la palma del marti`
rio e nellaltra il libro della fede, avra
un pugnale nel petto, abito da cavaliere.
Cecilia, quarantacinque anni, palma in
una mano, crocifisso nellaltra, ferita al

collo da un pugnale. Suinua di ventitre


anni e Ginia di venti: in una mano
avranno la palma e nellaltra il giglio,
vestite di lino bianco, cinta bianca in
vita, il capo ornato da una ghirlanda di

544

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 550

Cedrelles
` , un pusmeraldi, tutti simboli di castita
gnale nella gola. Studi recenti hanno
dimostrato che liscrizione va riferita a
ununica deposizione, quella di Cecilia,
vissuta anni cinquanta: nos suinuaginia
ovvero quinquaginta, cinquanta. Decimoputzu venera Santa Suinua, detta
anche Santa Suina e Santa Suia: Mor`
` di quindici anni, sotto Dioclealleta
ziano, martire insieme con le vergini
Cecilia e Ginia. A Cagliari, nellarea
della chiesa di San Mauro, il 7 febbraio
1626 venne ritrovata la tomba di unaltra Santa Cecilia e il 5 dicembre 1627
quella di una Santa Asuina. [ADRIANO
VARGIU]

Cecilio Metello Generale romano e governatore della Sardegna (sec. II a.C.).


Terzo figlio di Metello Macedonico,
eletto console nel 115 a.C. fu inviato
nella provincia di Sardegna e Corsica
`
per domare una rivolta dei Sardi o piu
verosimilmente per porre fine alle scorrerie perpetrate ai danni dei latifondisti italici. Rimase probabilmente nellisola come proconsole sino al 111,
` il trionfo ex Sarquando a Roma celebro
dinia. Grazie alla Tavola di Esterzili
possiamo localizzare alcune di queste
operazioni militari nella Barbagia meridionale: il documento ci informa, infatti, che M. divise le terre dellager pu` probabilblicus fra i Galillenses, tribu
mente del Gerrei, e i coloni di origine
campana legati alla gens Patulcia, risiedenti forse nel Parteolla. [ANTONIO IBBA]

Cecilio Semplice Governatore della


Sardegna nel 67-68. Ricordato nella Tavola di Esterzili. La presenza di un proconsole alla guida della provincia conferma la notizia di Pausania del passaggio della Sardegna sotto il controllo del
` di Nerone, in un
Senato, per volonta
momento posteriore al 28 novembre
del 66 d.C. [ANTONIO IBBA]

Cedac Sigla del Centro di Diffusione


` Culturali, costituito nel
delle Attivita

1986 dalla Cooperativa Teatro di Sardegna su suggerimento del regista Marco


Parodi, quando il Ministero dello Spet` di produtacolo chiese che le attivita
zione venissero distinte da quelle di di` il nuovo
stribuzione. Con la sua attivita
ente ha consentito che in Sardegna si
costituisse un circuito teatrale di alto
livello nazionale, appagando cos` unesigenza diffusa tra il pubblico che abitualmente segue le rappresentazioni
teatrali. La crescente presenza di spettatori ha indotto alcuni centri sardi a
restaurare vecchi teatri in disuso, per` teatrale di
mettendo cos` allattivita
estendersi su gran parte del territorio
dellisola.

Cedracca Pianta erbacea perenne


della famiglia delle Aspleniacee (Ceterach officinarum DC.). Piccola felce comune sui muri e nelle fessure delle
rocce, ha foglie consistenti, lunghe e
composte, pennate con foglioline arrotondate, verdi nella pagina superiore
con squame brune in quella inferiore,
dove si trovano le spore raccolte in sori
` strutture riproduttive tipiche
(cioe
delle felci) lineari. Nella medicina po`
polare si utilizza per le sue proprieta
diuretiche, sedative ed emollienti.
dila (logudorese); doNomi sardi: dora
radlla (nuorese); erba de ferru (campidanese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Cedrelles Famiglia valenzana (secc.


XV-XVI). Un suo ramo si stabil` a Sas` del secolo XV
sari nella seconda meta
con un Pietro che, sposata Antonia
Cano nel 1469, ebbe i feudi di Usini, Muros, Tissi, Ossi, Ittiri e Uri. I suoi discendenti, per conservarne il possesso, furono costretti a sostenere una costosissima lite con i Fabra, per cui nella
` del secolo XVI si trovarono
prima meta
` economiche e fuin grandi difficolta
rono costretti, tra il 1541 e il 1545, a disfarsi gradualmente dei feudi. La famiglia si estinse nel corso del secolo XVI.

545

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 551

Cedrelles

Cedrelles, Galcerando Barone di


Usini, Ittiri, Uri, Tissi e Muros (Sassari,
` sec. XVI-ivi, dopo 1545). Fiprima meta
` la
glio di Gerolamo Vincenzo, continuo
lite con i Fabra con un enorme dispendio di risorse finanziarie, che lo costrinsero a indebitarsi. Nel 1512 ottenne finalmente dal Supremo Consiglio dAragona la sentenza che riconosceva i suoi
diritti e la definitiva estromissione dei
Fabra dalla successione. Ma i suoi cre` che
ditori, capeggiati da Bernardo Simo
era legato a Giacomo Manca e a Bernardo Viramunt, gli chiesero di essere
soddisfatti dei loro crediti e Galcerando fu costretto a disfarsi gradualmente dei feudi. Cos` nel 1543 vendette
`; negli anni
Uri e Ittiri a Bernardo Simo
successivi fu poi costretto a cedere
Usini, Ossi e Muros. Quando mor` gli ri` a sua
maneva il feudo di Tissi che lascio
figlia Isabella, sposata con Andrea
Manca.

Cedrelles, Gerolamo Vincenzo Barone di Usini, Ittiri, Uri, Tissi e Muros


(Sassari, fine sec. XV -?, inizi sec. XVI).
Figlio di Pietro, quando suo padre mor`,
dopo il secondo matrimonio di sua madre con Giovanni Fabra, corse seriamente il rischio di perdere i feudi a vantaggio del fratellastro Gaspare Fabra.
Dovette resistere giudizialmente da
condizioni di estrema debolezza a
causa del prestigio e della potenza della
famiglia Fabra. Mor` quando la lite non
era ancora conclusa.

Cedrino Una diga, realizzata nel 1983, forma


un lago artificiale di grande importanza per
lapprovvigionamento del Nuorese.

` lungo
Cedrino Fiume. Il quinto piu
della Sardegna. Nasce nel versante settentrionale del massiccio del Gennargentu a 1316 m sul livello del mare, tra
il monte Funai e il monte Novo. Con un
percorso inizialmente molto tortuoso si
dirige alla pianura delle Baronie e
dopo 80 km sfocia nel golfo di Orosei. In
passato le sue piene rappresentavano
un pericolo per le popolazioni della Baronia fino a quando, nel 1984, la diga sul
` Pedra e Otfiume costruita in localita
toni su un progetto elaborato nel 1962
` un lago e disciplino
` il flusso delle
formo
acque nella pianura circostante.

Cedrelles, Pietro Gentiluomo sassa` Antonia


rese (sec. XV). Nel 1469 sposo
Cano, erede della baronia del Coghinas
che comprendeva i villaggi di Usini,
Muros, Tissi, Ossi, Ittiri e Uri. Dal suo
matrimonio nacquero Giovanni Tommaso e Gerolamo Vincenzo. Poco dopo
`
mor` ancor giovane e Antonia si risposo
con Giovanni Fabra, dal quale ebbe un
altro figlio.

Cedrino La Marina di Orosei alla foce del


fiume.

546

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 552

Cefalantera

Cedro Genere di piante arboree della


famiglia delle Pinacee, originarie delle
regioni montuose del nord Africa e dellAsia, presenti in Sardegna soltanto tra
la flora coltivata. I cedri possono raggiungere i 50 m di altezza. Hanno foglie
aghiformi e sempreverdi, riunite in
ciuffi portati da brevi rametti laterali: i
frutti sono coni formati da squame su
cui sono inseriti i semi della pianta. Il
` molto resistente e
legno, rossastro, e
profumato, e viene utilizzato per fabbricare matite e articoli di ebanisteria.
Nelle regioni a clima temperato vengono spesso piantati nei giardini a
scopo ornamentale. Per questo motivo
ne sono state sviluppate numerose va` , che si diversificano luna dallalrieta
tra per il portamento e il colore del fogliame: 1. il c. del Libano (Cedrus li` la
bani), originario dellAsia Minore, e
` nota. Raggiunge unaltezza
specie piu
media di 30 m e sviluppa grandi e forti
rami, simili a fusti secondari, che si
staccano quasi dalla base della pianta
e continuano lungo tutto il tronco. Gli
aghi sono lunghi circa 2,5 cm, i coni,
eretti, 10 cm; 2. il c. atlantico (Cedrus
` un grande albero originaatlantica L.) e
rio della catena dellAtlante, in nord
Africa, con chioma piramidale, maestosa, espansa; i rami sono a palchi orizzontali, le foglie piccoli aghi raccolti in
mazzetti folti; le infiorescenze sono a
sessi separati, vistose e allungate
quelle maschili, piccole e poco evidenti
quelle femminili.Le pigne, orizzontali
sul ramo, allungate, hanno semi alati.
` segnalato
Un bellissimo esemplare e
da Siro Vannelli (1989) nella foresta demaniale di Montes, in territorio di Orgosolo: si tratta di un albero piantato circa
70 anni fa che ha superato i 30 m di altezza e i 3 m di circonferenza; 3. il c.
dellHimalaya (Cedrus deodora G.Don),
originario della regione himalayana,
viene coltivato per il legname pregiato;

a differenza delle altre specie, che presentano rami orizzontali e coni con lapice appiattito, presenta rami pendenti
e coni dallapice arrotondato.

Cedro Un cedro del Libano a Laconi.

Nel giardino del castello Aymerich di


Laconi crescono esemplari di c. del Libano e di c. dellHimalaya di quasi 200
anni, che si stagliano, con i loro 30 m di
altezza, nel verde intenso di questo
parco, ricco di presenze vegetali interessanti. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Cefalantera Genere di piante appartenenti alla famiglia delle Orchidacee,


caratterizzate da fusti lunghi sino a 50
cm, con foglie alterne, ovate e allungate
su tutto il fusto, fiori, in spighe alternate, a forma di casco, con labello corto
e poco evidente. In Sardegna sono presenti tre specie: 1. la Cephalanthera rubra (L.) L.C.M.Richard, molto rara, dai
fiori rosa intenso e il fusto ricoperto di
peluria: cresce, in areali ristrettissimi,
su terreni calcarei centro-orientali; 2.
la Cephalanthera longifolia (L.) Frisch,
` diffusa: ha lunghe e numerose fola piu
glie, fiori bianchissimi con labello

547

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 553

Cefalo
giallo intenso; fiorisce a fine primavera
in luoghi ombrosi, tra la macchia e nel
sottobosco oltre i 400 m; 3. la Cephalanthera damasonium (Miller) Druce, che
` larghe e piu
` diradate sul
ha foglie piu
fusto rispetto alla precedente, i fiori
leggermente aperti, bianchi, con sfuma` intense nel labello;
ture gialline, piu
non molto diffusa, fiorisce per un breve
periodo a fine primavera, in luoghi freschi, nella macchia e nei boschi oltre i
200 m, con preferenza per substrati calcarei. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Cefalantera Cephalanthera rubra durante


la fioritura.

rabile). Il cippo presenta ciascuna delle


facce inscritta con letnico di due diverse civitates sarde: da una parte i Celes(itani) e dallaltra i Cusin(itani), che il
` rispettivamente
Mommsen identifico
` noi e i Kounousita
` noi enucon i Celsita
merati dal geografo Tolomeo tra i populi
`
della Sardinia. Piero Meloni ha pero
fatto notare, sulla base dei dati tolemaici, la distanza geografica intercor` etniche e ammirente tra le due entita
nistrative, che sarebbero dunque diverse da quelle citate dal cippo di
Fonni. Il territorio abitato dai C. si
estendeva verso occidente nei territori
del Barigadu e del Mandrolisai mentre
quello dei Cusin(itani) verso oriente,
anche se, allo stato attuale della docu` possibile avanzare
mentazione, non e
` precisa.
unipotesi di localizzazione piu
I territori dellattuale Barigadu e del
Mandrolisai, e dunque dellestrema fa` ria, nel
scia sud-occidentale della Barba
corso dei secoli I e II dovettero essere
interessati da assegnazioni di terre da
` romana, che riguarparte dellautorita
darono principalmente la gens Valeria,
che risulta essere quella maggiormente
attestata in questarea. In questo senso
` indicativa liscrizione funeraria da
e
Cagliari di una donna Valeriae L(a)urenti (filiae) Caelesitan(a)e, incola (domiciliata) di Carales. [PAOLA RUGGERI]

Celidonia Pianta erbacea perenne della

Cefalo = Zoologia della Sardegna


Celes(itani) Popolo non urbanizzato
` ria (Barbagia) sarda. Era
della Barba
compreso allinterno di unorganizzazione, quella delle civitates Barbariae,
articolata in aggregati cantonali. I diversi cantoni erano dotati di una
qualche struttura politico-sociale, probabilmente ereditata dalla gestione
amministrativa di epoca nuragica. I C.
sono noti attraverso un cippo terminale
(di confine) in granito rinvenuto presso
la fonte di Turunele di Fonni (antica So-

famiglia delle Papaveracee (Chelidonium majus L.), detta anche chelidonio.


Ha fusto eretto, pelosetto, con foglie
grandi, alterne di colore verde nella pagina superiore, biancastre in quella inferiore; i fiori gialli, primaverili, sono
`
riuniti in ombrelle semplici; il frutto e
una capsula allungata. Poco diffusa,
cresce sulle rive dei ruscelli e in zone
umide e ombrose in genere delle zone
centrali dellisola. Conosciuta nella medicina popolare per lazione caustica
del suo latice giallo intenso, efficace

548

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 554

Censimenti
per eliminare porri e verruche. Nomi
sardi: erba de inzerras (Sardegna meridionale); erba de ranas (Sardegna centrale).

Cellino, Massimo Imprenditore (n. Cagliari 1956). Appartenente a una famiglia tradizionalmente dedita al commercio dei cereali. Interessato al
mondo del calcio, nel 1991 ha rilevato
` del Cagliari Calcio divenenla societa
done presidente. Uomo dalla forte per` , ha proceduto alla trasformasonalita
zione dellassetto societario, con lobiettivo di fare del Cagliari una azienda
moderna; ha creato il centro sportivo di
` ora un punto di riferiAssemini, che e
` sportiva; ha curato
mento per lattivita
il vivaio giovanile avvalendosi di tecnici di grande valore. Nellestate del
2005 ha lasciato la presidenza della
squadra, pur restandone proprietario.

Cenami, Elena Architetto (n. Sassari


` trasferita
1960). Compiuti gli studi, si e
a Sassari, dove ha aperto uno studio di
Architettura con Piersimone Simonetti,
` stata anche responsabile
suo marito. E
dellUfficio del Piano regolatore del Comune di Sassari. Ha scritto di problemi
di storia dellarchitettura in Sardegna,
fra cui: Forme di insediamento ed evoluzione della pianificazione, in Il territorio
` (a cura di Vanni Maciocco),
della citta
` (con P. Simo1985; Architettura e citta
` (a
netti), in Sassari tra Liberty e deco
cura di Francesco Manconi), 1987; Sassari. Pianificazione e relizzazione tra le
`
due guerre (con P. Simonetti), in Le citta
di fondazione in Sardegna, 1998; Sassari,
` (a cura di Gianni Mura e Anin Le citta
` della
tonello Sanna), II, Paesi e citta
Sardegna, 1999.

Censimenti Il censimento e` una complessa operazione statistica di rilevazione della popolazione di un determinato territorio in un determinato mo` avere fini diversi. In Sardemento. Puo
gna i primi tentativi di censire la popo-

lazione risalgono al secolo XIV con la


costituzione del Regno di Sardegna: furono sviluppati a fini fiscali per conoscere lesatto ammontare degli abitanti
residenti nelle diverse ville e determinare sulla base di questi dati il carico
fiscale di ciascuna. A promuovere il
` civili
censimento furono sia autorita
(con lintento di definire lesatta divisione dei carichi relativi al donativo da
` ecversare al sovrano), sia le autorita
clesiastiche (con lintento di individuare lesatto ammontare delle de` di rilevazione utilizzata
cime). Lunita
era generalmente il fuoco, vale a
dire il nucleo familiare, che si calcolava
mediamente composto da tre, quattro
persone (nei secoli XV e XVI era di sei
` permetteva di avere elepersone); cio
menti di riferimento abbastanza attendibili sulla ripartizione del carico fiscale ma indicazioni largamente approssimative circa leffettivo ammontare della popolazione nei diversi centri dellisola. Il sistema di rilevazione
`
della popolazione per fuochi continuo
` civili
a essere utilizzato dalle autorita
fino al censimento del 1688 e da quelle
religiose fino al censimento del 1751.
Nel censimento del 1688 per la prima
volta, accanto al numero dei fuochi, fu
indicato il numero degli abitanti residenti nei diversi centri dellisola distinti per sesso. Nel periodo sabaudo la
definizione delle caratteristiche strutturali del censimento prosegu`: gradualmente loperazione assunse, oltre
che caratteri fiscali, anche caratteri
` direttamente statistici, scientifici e
piu
sociali, e fu finalizzata quindi allo studio dello stato della popolazione. A partire dagli inizi dellOttocento scomparve lindicazione dei fuochi e fu riportato solo il numero degli abitanti distribuiti nei diversi centri nelle circoscrizioni amministrative nelle quali
era diviso il regno. Lultimo censimento

549

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 555

Censimenti
generale riferito al Regno di Sardegna
fu quello del 1857; in seguito, quando fu
proclamato il Regno dItalia, la Sardegna venne censita periodicamente secondo i criteri utilizzati per le altre regioni.
La storia A parte il primo parziale tentativo di rilevazione contenuto nel noto
Compartiment de Sardenya che risale al
1358, i c. conosciuti effettuati nel Regno
` civili sono:
di Sardegna da autorita
1. Censimento del 1485, relativo al parla Xime
n Pe
rez Escriva

mento del vicere


` 26 263 fuochi,
de Roman che individuo
per cui calcolando ciascun fuoco sulla
base di sei persone la popolazione della
Sardegna di quegli anni ammonterebbe
a 157 578 abitanti, dei quali 13 936 fuochi per 83 616 abitanti residenti nel
Capo di Cagliari e 12 327 fuochi per
73 972 abitanti nel Capo di Sassari. I
dati ottenuti continuarono a essere
usati anche nei parlamenti successivi
Moncada
fino al parlamento del vicere
nel 1583.
2. Censimento del 1583, relativo al parla Michele Moncada, che
mento del vicere
` 65 540 fuochi, per cui calcoindividuo
lando ciascun fuoco sulla base di quattro persone la popolazione della Sardegna ammonterebbe a 262 160 abitanti,
dei quali 44 114 fuochi per 176 456 abitanti residenti nel Capo di Cagliari e
22 771 fuochi per 91 089 abitanti nel
Capo di Sassari. I dati ottenuti continuarono a essere usati anche nei parlamenti successivi fino al parlamento del
Coloma nel 1603.
vicere
3. Censimento del 1603, relativo al parla Antonio Coloma, che
mento del vicere
` 66 696 fuochi, per cui calcoindividuo
lando ciascun fuoco sulla base di quattro persone la popolazione della Sardegna ammonterebbe a 266 676 abitanti,
dei quali 38 210 fuochi per 152 840 abitanti residenti nel Capo di Cagliari e

28 459 fuochi per 113 836 abitanti nel


Capo di Sassari.
4. Censimento del 1627, relativo al parla marchese di Bayona,
mento del vicere
` 77 397 fuochi, per cui calche individuo
colando ciascun fuoco sulla base di
quattro persone la popolazione della
Sardegna ammonterebbe a 309 588 abitanti, dei quali 11 997 fuochi per 47 918
` reabitanti erano residenti nelle citta
gie; 41 038 fuochi per 164 052 abitanti residenti nei villaggi del Capo di Cagliari
e 24 362 fuochi per 97 448 abitanti nei
villaggi del Capo di Sassari.
5. Censimento del 1655, relativo al parla conte di Lemos, che
mento del vicere
` 58 085 fuochi, per cui calcoindividuo
lando ciascun fuoco sulla base di quattro persone la popolazione della Sardegna ammonterebbe a 232 340 abitanti,
dei quali 8634 fuochi per 34 536 abitanti
` regie; 33 877
erano residenti nelle citta
fuochi per 135 508 abitanti residenti nei
villaggi del Capo di Cagliari e 15 574 fuochi per 62 196 abitanti nei villaggi del
` possibile veCapo di Sassari. Dai dati e
dere quali effetti devastanti ebbe la peste del 1652 sulla popolazione della Sardegna.
6. Censimento del 1678, relativo al parla Santisteban, che indimento del vicere
` 74 844 fuochi, per cui calcolando
viduo
ciascun fuoco sulla base di quattro persone la popolazione della Sardegna ammonterebbe a 299 376 abitanti, dei quali
8179 fuochi per 34 516 abitanti residenti
` regie; 444 871 fuochi per
nelle citta
179 484 abitanti residenti nei villaggi
del Capo di Cagliari e 20 094 fuochi per
80 376 abitanti nei villaggi del Capo di
Sassari.
7. Censimento del 1688, relativo al parla Monteleone, che indimento del vicere
` 61 655 fuochi, calcolando una poviduo
polazione complessiva di 229 956
(114 475 uomini, 110 492 donne). Di questi 9831 fuochi e 3644 abitanti (19 134 uo-

550

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 556

Censimenti
mini, 19 510 donne) erano residenti
` regie; 35 457 fuochi e 134 992
nelle citta
abitanti (68 153 uomini, 66 139 donne)
residenti nei villaggi del Capo di Cagliari e 16 369 fuochi con 56 331 abitanti
(27 189 uomini, 29 143 donne) nei villaggi del Capo di Sassari.
8. Censimento del 1698, relativo al parla Monteleone, che indimento del vicere
` 66 798 fuochi, calcolando una poviduo
polazione complessiva di 259 157 (uomini, donne). Di questi 9864 fuochi e
43 794 abitanti (21 505 uomini, 22 982
` regie;
donne) erano residenti nelle citta
38 629 fuochi e 150 923 abitanti (70 040
uomini, 74 883 donne) residenti nei villaggi del Capo di Cagliari e 18 285 fuochi
con 73 140 abitanti (37 189 uomini,
32 951 donne) nei villaggi del Capo di
Sassari.
9. Censimento del 1728, ordinato dal re al
marchese di Cortanze, che indivicere
` 75 134 fuochi, indicando una poviduo
polazione complessiva di 311 902 abitanti. Di questi 12 363 fuochi e 51 442
` reabitanti erano residenti nelle citta
gie; 48 625 fuochi e 182 744 abitanti residenti nei villaggi del Capo di Cagliari e
21 326 fuochi con 75 798 abitanti nei villaggi del Capo di Sassari.
10. Censimento del 1751, ordinato dal re
Emanuele Valguarnera, che
al vicere
` una popolazione complesindividuo
siva di 360 805 abitanti, di cui 180 770
uomini e 179 622 donne. Di questi
55 844 (27 234 uomini e 28 610 donne)
` regie;
erano residenti nelle citta
204 685 (103 905 uomini e 100 776 donne)
residenti nei villaggi del Capo di Cagliari e 99 867 (49 631 uomini e 50 236
donne) nei villaggi del Capo di Sassari.
11. Censimento del 1771, ordinato dal re,
` una popolazione comche individuo
plessiva di 360 785 abitanti. Di questi
116 879 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 97 553 nei centri
dellattuale provincia di Sassari; 86 705

nei centri dellattuale provincia di


Nuoro e 59 647 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
12. Censimento del 1776, ordinato dal re,
` una popolazione comche individuo
plessiva di 422 647 abitanti. Di questi
135 433 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 109 246 nei centri
dellattuale provincia di Sassari;
102 964 nei centri dellattuale provincia
di Nuoro e 75 004 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
13. Censimento del 1781, ordinato dal re,
` una popolazione comche individuo
plessiva di 431 897 abitanti. Di questi
133 976 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 120 091 nei centri
dellattuale provincia di Sassari;
105 021 nei centri dellattuale provincia
di Nuoro e 72 809 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
14. Censimento del 1821, ordinato dal re,
` una popolazione comche individuo
plessiva di 461 931 abitanti. Di questi
158 142 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 125 856 nei centri
dellattuale provincia di Sassari;
107 913 nei centri dellattuale provincia
di Nuoro e 70 020 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
15. Censimento del 1824, ordinato dal re,
` una popolazione comche individuo
plessiva di 469 831 abitanti. Di questi
155 240 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 133 471 nei centri
dellattuale provincia di Sassari;
108 987 nei centri dellattuale provincia
di Nuoro e 72 133 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
16. Censimento del 1838, ordinato dal re
` una popolazione comche individuo
plessiva di 525 485 abitanti. Di questi
171 975 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 152 199 nei centri
dellattuale provincia di Sassari;
118 822 nei centri dellattuale provincia

551

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 557

Censini
di Nuoro e 82 489 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
17. Censimento del 1844, ordinato dal re,
` una popolazione comche individuo
plessiva di 544 253 abitanti. Di questi
179 322 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 155 467 nei centri
dellattuale provincia di Sassari;
123 428 nei centri dellattuale provincia
di Nuoro e 86 036 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
18. Censimento del 1848, ordinato dal re,
` una popolazione comche individuo
plessiva di 554 717 abitanti. Di questi
181 789 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 158 429 nei centri
dellattuale provincia di Sassari;
126 846 nei centri dellattuale provincia
di Nuoro e 87 653 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
19. Censimento del 1857, ordinato dal re,
` una popolazione comche individuo
plessiva di 573 243 abitanti. Di questi
193 841 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 157 532 nei centri
dellattuale provincia di Sassari;
129 582 nei centri dellattuale provincia
di Nuoro e 92 288 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
` Nei c. fatti tra il 1861 e il
Dopo lUnita
2001 la popolazione della Sardegna
ebbe le seguenti variazioni: abitanti
609 015 (1861); abitanti 636 413 (1871);
abitanti 680 450 (1881); abitanti 795 793
(1901); abitanti 868 811 (1911); abitanti
885 467 (1921); abitanti 983 760 (1931);
abitanti 1 034 206 (1936); abitanti
1 276 023 (1951); abitanti 1 419 362
(1961); abitanti 1 473 800 (1971); abitanti
1 594 175 (1981); abitanti 1 648 248 (1991);
abitanti 1 599 511 (2001).

Censini, Gianfranco Architetto (n. La


` divenuto ricerSpezia 1940). Nel 1980 e
catore di Urbanistica. Attualmente in` di Architettura
segna presso la Facolta
` di Firenze. Ha al suo atdellUniversita

tivo uno scritto sulla Sardegna, Il nucleo


antico, in Osilo, 1992.

Censorato generale Termine con cui


veniva indicato lufficio del censore generale dei Monti frumentari, che era
preposto al governo di tutti i Monti che
operavano nei vari villaggi dellisola.
Fu istituito nel 1770 e soppresso nel
1851, quando i Monti furono affidati al
` amministrative
governo delle autorita
locali.

Censor de la Laurera (lett. censore


dei seminati) Figura delineata nel
1624 tra i Capitoli di grazia richiesti a
conclusione del parlamento Vivas e approvati da Filippo IV. Si trattava di un
esperto (chiamato anche sindaco o padre censore) scelto dai vassalli di ogni
villaggio del regno e preposto al miglioramento della cerealicoltura e dellolivicoltura. Egli avrebbe dovuto ricevere
la nota dei terreni coltivabili, dei gioghi
di buoi e di quantaltro fosse utile alle
` agricole nel territorio del villagattivita
gio; compiuto questo censimento,
`
avrebbe dovuto valutare le potenzialita
di sviluppo delle produzioni, potendo
arrivare anche a obbligare i singoli
agricoltori in possesso di mezzi ad acquistare gli strumenti necessari a pro` individuate;
muovere le potenzialita
avrebbe potuto anche acquistare i
mezzi necessari a far lavorare i conta`.
dini indigenti con fondi della comunita
Di fatto i primi censori cominciarono a
operare nel 1633. Venivano eletti annualmente dagli abitanti, che sceglievano tra persone particolarmente
esperte e che conoscevano la natura
dei terreni del villaggio. Ad essi era af` agricole
fidato il governo delle attivita
del villaggio nellarco dellanno. Il C. de
` sparendo alla fine del Seila L. ando
cento.

Censore agricolo Figura, introdotta


nel 1741, che in qualche modo si rifaceva a quella del Censor de la Laurera.

552

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 558

Centaurea
Era una persona esperta, eletta dagli
abitanti del villaggio, che godeva dello
status di funzionario regio. Gli fu attribuita una serie di funzioni che ne fecero un vero e proprio soprintendente
` agricole nel villaggio.
di tutte le attivita
Infatti egli doveva raccogliere le dichia` di tutti gli
razioni delle potenzialita
agricoltori del suo villaggio; doveva individuare gli agricoltori che pur avendo
` di lavorare non ne avevano
le capacita
gli strumenti; effettuare sopralluoghi
`
sui terreni da coltivare e in quelli gia
coltivati; utilizzare le compagnie barracellari per proteggere e difendere i territori coltivati; sorvegliare lo sviluppo
delle messi; promuovere il rimboschimento, lincrocio delle pecore sarde
con pecore di altre razze, incoraggiare
la produzione del formaggio, sorvegliare i macelli e infine promuovere
lintroduzione di nuove colture. Era
coadiuvato nelle sue funzioni, oltre che
dai barracelli, da un ufficiale di giustizia. Ai censori doveva annualmente essere consegnato un inventario di tutte
le terre coltivabili e il c.a. provvedeva
annualmente a dare tutti i suggerimenti
pratici a migliorare e sostenere la produzione e a disciplinarla. (= Monti granatici).

Centaurea Genere di piante arbustive


della famiglia delle Composite. Le spe` comuni in Sardegna sono tre. 1.
cie piu
Il cardo stellato (C. calcitrapa L.), pianta
spinosa con foglie a rosetta fitta, allungate e profondamente incise in segmenti laterali; linfiorescenza poco vi` sostenuta da
stosa, giallo-verdastra, e
brattee allungate che le conferiscono
` melaspetto di una stella; ha proprieta
dicamentose, con azione tonica e febbrifuga. 2. Il fiordaliso delle spiagge (C.
sphaerocephala), pianta perenne, con
fusti anche striscianti; le foglie, ricoperte di peluria simile a una ragnatela,
sono divise in segmenti appuntiti e

ispidi; i fiori sono in capolini solitari


allapice degli steli, piumosi, viola, su
un grosso ricettacolo spinoso; fiorisce
in tarda primavera soprattutto sulle
sabbie costiere.

Centaurea Il promontorio di capo Caccia `e


`
ricco di endemismi vegetali, fra i quali il piu
caratteristico e` il pulvino della Centaurea
horrida.

` im3. La C. horrida Bad., la specie piu


` arportante: cespuglio a pulvino (cioe
rotondato e raccolto come un cuscino),
ha rami intricati e spinosissimi, ricoperti di una fitta peluria bianca; i fiori
sono capolini rossi, molto ridotti, circondati da lunghe brattee stellate.La c.
` un paleoendemismo esclusivo della
e
Sardegna, un vero fossile vivente che
cresce soltanto sulle rupi costiere e
sulle garighe battute dal maestrale
delle coste del nord-ovest dellisola
(capo Caccia, Stintino, isola dellAsi-

553

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 559

Centelles
` stata inserita nellelenco di
nara). E
piante di importanza comunitaria in
quanto rappresenta un importante
campione genetico dellevoluzione
della flora sarda. Nome sardo: spina
razza. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Centelles Famiglia feudale valenzana


(secc. XIV-XVII). Di origini catalane, i
genealogisti hanno avanzato ipotesi tra
cui quella che discendesse da un Cataldo di Craon venuto con Carlo Magno
alla conquista della Marca Ispanica e
` receninvestito di Centelles nel 792. Piu
` detto che iniziatore della
temente si e
famiglia fosse Everardo di Koenigseck,
un conte svevo, arrivato in Catalogna
nel secolo XII e morto nel 1203. Di certo
i Centelles seguirono la dinastia dei
conti di Barcellona nelle loro imprese
mediterranee, cos` Pietro e Gilaberto,
che discenderebbero in linea diretta
da Everardo, seguirono il re Pietro in
Sicilia nel 1282; i loro discendenti si divisero in molti rami e quello che si tra` in Sardegna discende da un Gipianto
laberto, primo signore di Nules. Furono
suoi figli Pietro e Amerigo la cui figlia
` Guglielmo Catala
`. PieGiovanna sposo
` Raimonda Ruysech,
tro invece sposo
appartenente a una grande famiglia imparentata con i Carroz. Dal loro matrimonio nacque Raimondo che prese il
cognome materno, come successivamente fecero i suoi discendenti. Assieme ai suoi figli Pietro, Bernardo e
Gilaberto fu coinvolto nelle fazioni che
` valenzana, ridilaceravano la nobilta
manendo comunque fedele alla dinastia. Alla fine del secolo XIV Bernardo
e Gilaberto furono costretti a lasciare
Valencia e a seguire Martino il Vecchio
in Sicilia, Pietro invece rimase in Spagna; tutti ebbero discendenza. Da Gilaberto discese il ramo siciliano che si
estinse nel secolo XV, da Bernardo e da
Pietro discesero i rami legati alla storia
sarda.

Centelles Sedini. Il peduccio di unarcata


della parrocchiale raffigura lo stemma della
famiglia degli antichi feudatari.

Ramo di Bernardo (conti dOliva). Bernardo, abile uomo politico, nel 1421 fu
di Sardegna e nel 1421
nominato vicere
ebbe in feudo da Alfonso V il Marghine,
il Montacuto, lAnglona e la baronia di
Osilo. I suoi discendenti furono insigniti del titolo di conte dOliva e si estinsero nel 1569 con Giovanni Cherubino,
da cui i feudi passarono ai Borgia.
Ramo di Pietro (marchesi di Quirra). Pie` il
tro, rimasto in Valencia, continuo
ramo dei signori di Nules; da lui disce` Toda Bertran Carsero Luigi, che sposo
roz, sorellastra della contessa Violante
di Quirra e fu padre di Guglielmo Rai` la contea di Quirra
mondo che eredito
nel 1520. La sua discendenza si estinse
con il nipote Gioacchino, che nel 1589
` il feudo allunica sua figlia Aladono
manna. Costei aveva sposato Cristoforo
Centelles, anche lui discendente di Pietro, acquistando cos` lo smisurato
feudo. Nel 1604 ottenne il titolo di marchese. La sua discendenza si estinse nel
` Quirra ai
1675 con Girolamo che lascio
Borgia.

Centelles, Bernardo Vicere di Sardegna dal 1421 al 1433 (Valencia, seconda


` sec. XIV-ivi 1433). Fu costretto a
meta
lasciare il Regno di Valencia e a seguire
Martino il Vecchio in Sicilia nel 1406.
` la signoria
Martino il Giovane gli dono
` camerlengo reale;
di Naso e lo nomino

554

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 560

Centelles
contribu` allorganizzazione della spedizione in Sardegna e prese parte alla
battaglia di Sanluri. Tornato in Spagna
fu coinvolto nelle fazioni dellaristocra` a lottare asprazia valenzana e si trovo
mente con i Vilaragut, nemici da sem` lepre della sua famiglia; seppe pero
garsi alla nuova dinastia dei Trastamara, facilitando lelezione di Ferdinando I a re dAragona. In seguito Al`
fonso V, per ricompensarlo, lo nomino
siniscalco dAragona e di Sicilia; nel
` in Sardegna con il re. Fu no1421 torno
ed ebbe in feudo il Monminato vicere
tacuto, il Marghine, il Meilogu, lAnglona e la baronia di Osilo. Nel 1422, lasciata la Sardegna, segu` il suo signore
nellimpresa napoletana; tornato in
Sardegna nel 1424 ebbe un duro scontro
col marchese dOristano, che pretendeva di occupare Macomer e buona
parte del Marghine; negli anni seguenti, pur continuando a tenere luffi` spesso dallisola per secio, si allontano
guire il sovrano nelle sue imprese; unitamente a suo figlio Francesco Gilaberto defin` i confini del grande feudo,
operando pragmaticamente scambi di
territori con i feudatari vicini e dando
` e compattezza allimcos` continuita
menso territorio.

Centelles, Cristoforo Signore di Nules


e marchese di Quirra (Sardegna, se` sec. XVI-ivi 1624). Sposo
`
conda meta
una sua lontana cugina, Alamanna Centelles, contessa di Quirra. Allatto delle
nozze il padre della sposa, il conte
Gioacchino di Quirra, dispose che per
il futuro la contea rimanesse sempre
unita al possessore del feudo di Nules,
determinando cos` una situazione destinata ad avere il suo peso nella successione del feudo. Nel 1604 fu creato
marchese.

Centelles, Francesco Gilaberto Figlio


ed erede di Bernardo (Sardegna, inizi
sec. XV-ivi 1480). Da giovane prese

parte alle operazioni militari contro Ni` Doria, invadendo i territori del Cocolo
` suo
ghinas. Negli stessi anni affianco
padre nellamministrazione del grande
feudo, ma dopo la sua morte segu` Alfonso Ve prese parte alle guerre nel Napoletano. Per tenersi al passo col re
fece una vita sfarzosa al di sopra delle
` finanziarie, per cui si casue possibilita
` di debiti. Le sue condizioni econorico
miche lo costrinsero a vendere alcune
parti del grande feudo per far fronte ai
debiti e per pagare la dote delle sorelle
Violante, sposata con Angelo Cano, e
Caterina, sposata con Salvatore Cubello. Cos` nel 1438 cedette al Cano la
baronia di Osilo e nel 1439 al Cubello il
Marghine e il Costavall, compromet
tendo lesistenza del suo feudo; poiche
` le sue condizioni non migliorapero
vano, nel 1442 fu costretto a vendere il
Meilogu con Siligo e Banari a Cristoforo
Manno. Dopo limprovvisa morte del
` , la sua situazione miglioro
`e
Cano, pero
nel 1447 fu in grado di riprendere dal
nipote buona parte della baronia di
Osilo e addirittura di acquistare la baronia del Coghinas. Nel 1449 fu creato
conte di Oliva e nel 1453 nominato castellano di Castellaragonese e camerlengo di Sassari. Dopo la morte della
` una
sorella Caterina, nel 1460 inizio
lite con Salvatore Cubello per recuperare il Marghine, che riusc` a riavere
solo nel 1478 dopo la fine della guerra
contro Leonardo Alagon.

Centelles, Gioacchino Marchese di


Quirra e di Nules (Catalogna, inizi sec.
XVII-Sardegna 1675). Si trasfer` in Sardegna e prese a occuparsi dellamministrazione del feudo; una volta convocato il parlamento Avellano, nel 1645
ebbe un contrasto con il marchese di
Villasor che aveva svolto le funzioni di
prima voce dello Stamento militare,
funzioni alle quali lui pensava di aver
diritto come marchese di Quirra. Le sue

555

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 561

Centelles
` non furono appagate
aspirazioni pero
` in Spagna. La
ed egli allora se ne torno
sua situazione finanziaria frattanto era
diventata molto precaria a causa del
suo dispendioso tenore di vita, per cui
fu costretto a cedere a Benedetto Nater,
senza chiedere il consenso reale, un vasto territorio che comprendeva i vil
laggi di Sinnai e Maracalagonis. Poiche
` di nominon aveva figli, nel 1663 penso
nare suo erede Francesco Borgia, che
` mor` nel 1664. Allora Gioacchino
pero
` di designare come erede Carlo,
penso
figlio del defunto Francesco, scate` la reazione di un suo lonnando pero
tano parente, un Antonio Giovanni che
pretendeva di essere nominato erede in
` di un testamento fatto nel 1375 da
virtu
`,
un comune antenato. Lanziano G., pero
non tenne conto delle sue pretese: anzi,
quando nel 1670 anche Carlo Borgia
` erede Pasquale Franmor`, egli nomino
cesco Borgia.

Centelles, Guglielmo Raimondo Si` sec. XVIgnore feudale (?, prima meta
Sardegna 1565). Figlio di Toda Bertran
Carroz e di Luigi Centelles, pupillo
della zia, la contessa Violante II, fu da
lei nominato erede della contea di
` , considerando il
Quirra. Il fisco, pero
feudo devoluto, si oppose alla successione; egli resistette e nel 1520 ottenne
una sentenza favorevole dal Supremo
Consiglio dAragona, entrando cos` in
possesso del grande feudo.

Centinodia Pianta erbacea annua o perenne della famiglia delle Poligonacee


(Polygonum aviculare L.), detta anche
correggiola. Molto ramificata, ha i fusti
interrotti da nodi molto ravvicinati (da
cui il nome), su cui si inseriscono le foglie oblunghe e lanceolate; i fiori sono
rosa o bianchi, solitari o a piccoli
gruppi, allinterno dellascella fogliare;
` un achenio a sezione triangoil frutto e
lare, di colore bruno-rossiccio, con
striature longitudinali. Questa pianta,

che cresce spontanea nei campi sassosi


del centro-sud della Sardegna, ha importanza per le sue applicazioni in fitoterapia e nella medicina popolare:
tutte le sue parti possono essere utiliz` cicazate per fare decotti con proprieta
trizzanti e antisettiche nelluso esterno,
astringenti, purgative e vaso-costrittrici nelluso interno. Nomi sardi: eiba
di zentu nodi (sassarese); erba de centu
` us (campidanese); erba de chentu nonu
rria (Sarcidano).
dos (nuorese); erba ste
[MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Centolani e Polo Tipografia di Sassari


(sec. XVIII). Fu fondata nel 1748 da Giuseppe Centolani, direttore della tipografia dei Serviti. Quando i frati deci` tutto il masero di chiudere, egli rilevo
teriale e le attrezzature, si pose in so` con Simone Polo e apr` la tipogracieta
` a lavorare fino al 1765,
fia, che continuo
anno della morte di Centolani.

Centonchio = Anagallide
Centro di Cultura Democratica Centro
culturale della Sinistra cagliaritana,
costituito negli anni Sessanta del Novecento. Era articolato in due sezioni, una
artistica e una culturale, che esercitarono un importante ruolo negli am`.
bienti intellettuali e politici della citta
La sezione culturale promosse diverse
` finirono per essere
iniziative, che pero
condizionate dalle esigenze e dalle strategie dei partiti di sinistra, cui molti dei
` vivace fu
suoi aderenti erano legati. Piu
`
invece la sezione artistica, che si formo
nel 1967 come conseguenza della fusione dei pittori del Gruppo transazionale, tra i quali spiccavano Tonino Casula, Ermanno Leinardi, Ugo Ugo e
Italo Atzeni e quelli del Gruppo di Iniziativa, tra i quali erano Gaetano
Brundu, Primo Pantoli, Mauro Staccioli, Franco Caruso e altri. La sua co` la nascita di un fronte
stituzione segno
unico di tutti gli artisti della Sinistra

556

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 562

Cereali
impegnati in esperienze di avanguardia.

Centro Universitario Teatrale Centro


culturale fondato a Cagliari nel 1959
da un gruppo di studenti culturalmente impegnati nellambito del programma elaborato dallORUC (Organismo rappresentativo universitario ca`
gliaritano). Svolse la sua attivita
presso la LAUC (Libera Associazione
Universitaria Cagliaritana) e si se` con un ciclo di letture di testi
gnalo
teatrali francesi e in seguito con lallestimento di alcune rappresentazioni
di livello dignitoso e apprezzato. Il nucleo originario, del quale fecero parte
Mario Faticoni, Giovanni Sanna e altri,
` incisivamente nel mondo cultuopero
` , contribuendo alla narale della citta
scita delle moderne espressioni tea` le attivita
` nel
trali in Sardegna. Cesso
1967.

Cereali La pianura del Campidano era cos`


propizia alla coltivazione del grano che i
Cartaginesi proibirono che vi si piantassero
alberi.

Cereali Denominazione comune di varie specie appartenenti alla famiglia


delle Graminacee, coltivate per il loro
seme, largamente utilizzato nellalimentazione umana.

Centurione, Alberto Maria Archeologo


(sec. XIX). Sacerdote gesuita, nel 1886
` alcuni nuraghi della Giara, scristudio
vendone in Studi recenti sopra i nuraghi
` Cattoe la loro importanza, La Civilta
lica, IX, 1886. Alla fine dellOttocento
condusse unindagine di carattere topografico sui nuraghi.

Ceraglia, Marco Fotografo (n. Sassari


1960). Diplomato in fotografia pubblicitaria allIstituto Europeo di Design
di Roma, nel quale ha anche svolto at` di docenza per diversi anni, nel
tivita
1984 apre a Sassari lo studio Punto &
Basta, che si occupa prevalentemente
di fotografia pubblicitaria e industriale. Gestisce laboratori fotografici
nella scuola statale e corsi di formazione professionale e per diplomati;
` dedicato con
in questi ultimi anni si e
` allo studio della fotografia
intensita
digitale.

Cereali Nelle case contadine sa luscia, un


contenitore di canne intrecciate, serviva per
la conservazione del grano.

Il termine deriva dalla dea romana Cerere, protettrice della terra e dellagri` comuni, coltivati fin dalcoltura. I c. piu
` , sono il grano, lorzo, la selantichita

557

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 563

Cere anatomiche dellUniversita` di Cagliari


gale, lavena, il riso, il mais, il miglio e il
sorgo; sono tutti originari di Asia, Eu` naropa e Africa, tranne il mais, che e
tivo del continente americano, e derivano da selezioni operate dalluomo
sulle specie selvatiche, che crescono
nei campi, spesso infestandoli. In Sardegna sono molti i c. coltivati, soprattutto nelle pianure: la produzione an` di circa 2 000 000 di
nua complessiva e
q. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

` di
Cere anatomiche dellUniversita
Cagliari Collezione costituita dal
grande studioso di anatomia Francesco
Antonio Boi, che ebbe modo di raccogliere e ordinare i pezzi fabbricati appositamente dal grande artista toscano
Clemente Susini tra il 1802 e il 1805. Il
Boi, che era professore di Anatomia
` di Cagliari, la racpresso lUniversita
colse durante il suo soggiorno a Firenze
tra il 1801 e il 1805; fu autorizzato allacquisto dallo stesso Carlo Felice, che
aveva messo a disposizione somme cospicue da destinare allarricchimento
del museo e delle collezioni dellUni`. I pezzi sono fissati in 23 tavole:
versita
`
probabilmente frutto della maturita
dellartista, rappresentano i soggetti
con grande realismo; in un primo
tempo, una volta giunte a Cagliari, furono esposte al pubblico per un certo
periodo nella sede del museo. In seguito furono trasferite in locali dellU` . Attualmente sono ospitate
niversita
nellapposito museo allestito nel complesso della Cittadella universitaria.

Ceresa, Massimo Bibliotecario (n. sec.


XX). Sacerdote, assistente della Biblioteca Apostolica vaticana e profondo conoscitore dei suoi manoscritti, nel 1991
fece parte del comitato scientifico organizzatore della mostra La Sardegna in
Vaticano. In quella occasione scrisse
per il catalogo il contributo La Sardegna nei manoscritti della Biblioteca apostolica vaticana, 1990.

Cerina, Giovanna Storica della letteratura italiana, consigliere regionale (n.


Nuoro 1932). Studiosa di letteratura ita` dedicata allinliana, dopo la laurea si e
segnamento universitario. Professore
associato di Letteratura italiana presso
` di Lettere dellUniversita
` di
la Facolta
Cagliari; aderente al Progetto Sarde` stata
gna di Renato Soru, nel 2004 e
eletta consigliere regionale per la XIII
legislatura nel listino. Tra i suoi
scritti: Un episodio della vita culturale
in Sardegna: Vita sarda 1891-1893,
Archivio del movimento operaio contadino e autonomistico, 20-22, 1984; La
leggenda del muflone o iniziazione al
racconto di Grazia Deledda, Nuova Ri` e pecunascita sarda, I, 1986; Identita
` letteraria della Sardegna, La
liarita
Grotta della Vipera, XVI, 50-51, 1990;
Deledda e altri narratori. Mito dellisola
` , 1992. Nel
e coscienza dellinsularita
1966 ha curato per la Ilisso di Nuoro,
nella collana Bibliotheca sarda, sei
volumi dedicati alle 18 raccolte di novelle (quasi 300).

Cerioni, Agostino Insegnante, presidente del Consiglio regionale (Cagliari


1908-Roma 1968). Cattolico, fece esperienze antifasciste nellAzione Catto` alla
lica e tra il 1933 e il 1937 collaboro
rivista La Lampada. Conseguita la
` nelle scuole
laurea in Filosofia, insegno
secondarie superiori. Combattente
nella seconda guerra mondiale, parte` alla Resistenza come partigiano e
cipo
nel 1943 fu tra i fondatori della DC in
Sardegna. Fu eletto consigliere regionale per la I legislatura nel collegio di
Cagliari e in seguito riconfermato per
altre quattro legislature. Alla fine della
II legislatura, nel luglio del 1955, fu nominato assessore ai Lavori pubblici
nella prima giunta Brotzu e ricopr` lincarico fino al termine della legislatura,
1958. Nella III legislatura fu riconfermato assessore dallinizio fino allotto-

558

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 564

Cervellon
bre del 1958 nella seconda giunta
Brotzu. Il 14 novembre 1958 fu eletto
presidente del Consiglio regionale, e rimase in carica fino alla fine della legislatura, nel 1962. Fu successivamente
riconfermato presidente anche per la
IV e per la V legislatura con crescente
consenso anche da parte dellopposizione, che per la V legislatura non gli
contrappose un antagonista. Di grande
rilievo politico il suo impegno per la di` di una
fesa dellautonomia, che in piu
` di considerare come
occasione affermo
un arricchimento del processo di unificazione nazionale. Tra i suoi scritti:
Una pagina del Risorgimento in Sardegna, Annali del Liceo scientifico
Asproni, 1934; Una figura del Risorgimento in Sardegna: G.B. Tuveri, Frontiera, I, 10, 1968.

dati un Raimondo Berengario che mor`


in battaglia e un Guglielmo che nel 1328
fu nominato governatore generale dellisola. Dal suo figlio primogenito Guglielmo Raimondo discese il ramo della
famiglia che si trasfer` in Sardegna. Fu
padre di Gerardo Alamanno, governatore della Catalogna negli anni in cui la
` agli estinti
nuova dinastia subentro
conti di Barcellona. Il nipote Arnaldo
Guglielmo fu padre di quel Gerolamo
Urbano che si stabil` in Sardegna nella
` del secolo XV dopo aver
seconda meta
sposato Benedetta Alagon. Un Filippo,
` la
suo discendente, nel 1543 acquisto
baronia di Samatzai; nella seconda
` del secolo i nipoti Guglielmo e Fimeta
lippo, figli di Gerolamo, formarono due
rami della famiglia.

Cernia = Zoologia della Sardegna


Cervellon Famiglia feudale catalana
(secc. XIV-XVIII). I suoi membri presero parte alla conquista della Sardegna con linfante Alfonso e furono per
molti secoli tra i protagonisti della sto` una delle famiglie piu
`
ria dellisola. E
antiche e importanti della Catalogna,
sulle cui origini, nel secolo XVII, i genealogisti si sono sbizzarriti facendoli
discendere da principi tedeschi o da
una stirpe franca giunta in Catalogna
nel secolo VIII. Il primo personaggio
` un Certaldo Alastoricamente certo e
many, signore di Cervellon, vissuto nel
secolo IX. Era seguace della famiglia
dei conti di Barcellona, ma non se ne
` notizia dopo l817; uno dei suoi
ha piu
discendenti, un Asulfo ricordato in documenti del 941, fu il primo a utilizzare
il nome di Cervellon. I suoi discendenti
`
proseguirono nella tradizionale fedelta
alla dinastia barcellonese e con essa si
` volte, accrescendo
imparentarono piu
cos` il loro feudi e le loro fortune. Tra
questi alcuni presero parte alla spedizione dellinfante Alfonso: vanno ricor-

Cervellon Arma. I membri dellillustre


famiglia catalana presero parte nel 1323 alla
conquista della Sardegna sotto le bandiere
dellinfante Alfonso dAragona.

Ramo di Filippo. Filippo ebbe la baronia di Samatzai e fu valoroso uomo


darmi; i suoi nipoti Giovanni e Filippo
ebbero entrambi discendenza. Gio` la linea dei baroni di Savanni continuo

559

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 565

Cervellon
` del
matzai; i suoi discendenti a meta
Seicento ereditarono anche il feudo di
Tuili e alcuni altri territori vicini a Oristano. Si estinsero nel 1702 con un altro
` la discenGiovanni. Filippo II continuo
` la baronia e
denza, che nel 1702 eredito
si estinse nel 1826 con un Pietro che la` erede sua sorella Maria Rita, moscio
glie di Francesco Flores dArcais.
Ramo di Guglielmo. Guglielmo, sposata
Marchesia Torresani, ebbe la contea di
Sedilo. La sua discendenza espresse al` nel corso del
cune eminenti personalita
secolo XVII e si estinse nel 1725 con un
altro Guglielmo.

Cervellon, Bernardino Conte di Sedilo


(Cagliari, sec. XVI-ivi 1600). Figlio di
Guglielmo e di Marchesia Torresani,
quando nel 1599 suo nonno Girolamo
Torresani mor`, divenne conte di Sedilo, ma la successione fu contestata
dal fisco che considerava il feudo devoluto. Riusc` a ottenere il riconoscimento.

Cervellon, Bernardino Antonio Si`


gnore di Sedilo (Cagliari, seconda meta
sec. XVII-?, 1725). Figlio di Guglielmo
II, alla morte di suo padre ne raccolse
` continuando a rivendicare la
leredita

successione del feudo di Sedilo. Poiche


era difficile proseguire la lite a Vienna,
dove il Supremo Consiglio dAragona si
era spostato, sottoscrisse una transazione con sua zia Isabella. Finalmente
cos` riusc` a entrare in possesso di Se` venne
dilo, mentre il resto delleredita
` nel
riconosciuto a Isabella. Mor` pero
1725 senza lasciare discendenza.

Cervellon, Bernardino Mattia I Gover intenatore del Capo di Cagliari, vicere


rino (Cagliari 1599-?, 1676). Figlio del
conte Bernardino, ufficiale di carriera,
nelle Fiandre raggiungendo il
combatte
` in
grado di capitano generale. Torno
Sardegna nel 1640 e nel 1641 fu nominato luogotenente delle Armi del Capo
di Sassari; fautore della politica del vi-

Avellano, dopo la morte di Diego


cere
Aragall, nel 1646 fu governatore del
Capo di Cagliari e Gallura. Negli anni
` del suo ufficio, diseguenti, in virtu
interino in diverse occavenne vicere
sioni; una prima volta nel 1649, in as il cardinale Trivulzio.
senza del vicere
`
Al suo ritorno il cardinale lo fece pero
arrestare e riusc` a tornare libero solo
` tra
grazie allintervento del re. Lostilita
` e quando nel 1651 il Trii due continuo
vulzio, giunto al termine del suo man` interino il visitatore Mardato, nomino
`
tinez Rubio al suo posto, C. si presento
armato in cattedrale mentre Rubio giu` con la forza, assumendo
rava e lo caccio
` fino alil governo dellisola. Governo
Velez de Guelarrivo del nuovo vicere
` lo mando
` in esilio per puvara, che pero
nirlo del suo colpo di stato. Tornato
` confinato in
dopo breve tempo, fu pero
Gallura dallo stesso Velez. Fu riabilitato
dal conte di Lemos e quando questultimo, accusato di non aver preso le misure adeguate per fronteggiare la peste
del 1652, fu costretto a recarsi a Madrid
` nuoper discolparsi, nel 1656 esercito
vamente funzioni interine fino allar marchese di Castel Rorivo del vicere
` nuovamente al condrigo, che lo mando
fino in Gallura. Ricomparve a Cagliari
dopo lassassinio del Camarassa (1668) e
assunse nuovamente il governo, evitando con grande equilibrio che la situazione degenerasse. Ma il duca di
, credendolo
San Germano, nuovo vicere
coinvolto nella congiura che aveva condotto alla morte il suo predecessore, lo
` ancora una volta in esilio. Mor`
mando
lontano da Cagliari nel 1676.

Cervellon, Filippo I Barone di Samatzai


(Cagliari, fine sec. XV-ivi 1566). Figlio di
Gerolamo Urbano, dedicatosi alla car valorosariera delle armi, combatte
mente nellesercito di Carlo V e nel
1525 prese parte alla battaglia di Pavia.
Tornato in Sardegna, nel 1528 fu al co-

560

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 566

Cervellon
mando della cavalleria leggera durante
la spedizione contro i francesi che avevano espugnato Sassari e la occupavano. Nel 1535 segu` limperatore nellimpresa di Tunisi, segnalandosi per il
` a Salvatore
valore dimostrato; si lego
Aymerich e nel 1543, grazie a lui, acqui` il feudo di Samatzai. Fu coinvolto
sto
nelle fazioni dellaristocrazia cagliaritana negli anni successivi.

Cervellon, Filippo II Gentiluomo (Cagliari 1570-ivi 1646). Figlio del barone


di Samatzai Gerolamo IV, uomo darmi
e abile politico, fu capitano della cavalleria leggera e nel 1617 divenne governatore di Cagliari. In seguito fu nominato capitano degli alabardieri del re.

Cervellon, Gerolamo II Conte di Sedilo


` sec. XVI-ivi
(Cagliari, seconda meta
1634). Figlio di Bernardino, fu valente
in Lombardia
uomo darmi e combatte
e nelle Fiandre raggiungendo il grado
di maresciallo di campo. Nel 1606 ere` dalla famiglia di sua moglie il
dito
feudo di Bonveh` e quello del venteno
di Alghero. Tornato in patria nel 1630,
fu nominato governatore di Novara.

Cervellon, Gerolamo III Conte di Se` sec. XVII-ivi


dilo (Cagliari, prima meta
1681). Figlio di Matteo, molto legato al
prozio Bernardino Mattia che avrebbe
voluto farlo sposare con Francesca Za duca di
trillas, dopo larrivo del vicere
San Germano fu sospettato di aver avuto
intese con il marchese di Cea e fu mandato in esilio. Tornato in Sardegna dopo
alcuni anni, mor` senza lasciare figli,
nominando erede la sorella Isabella,
sposata col marchese di Albis.

Cervellon, Gerolamo IV Barone di Sa` sec. XVImatzai (Cagliari, prima meta


ivi 1599). Figlio di Filippo, fortemente
influenzato dal padre, nel 1535 lo segu`
nellimpresa di Tunisi, distinguendosi
per il suo valore. Una volta ereditato il
` con perizia.
feudo, lo amministro

Cervellon, Gerolamo V Barone di Sa` sec. XVIImatzai (Cagliari, prima meta


ivi, fine sec. XVII). Figlio di Francesco
` poliLussorio, uomo di grande abilita
tica, prese parte attiva alle fazioni che
divisero lo Stamento militare durante i
parlamenti del suo tempo, schierato nel
partito dei Castelv`. Dalla moglie Ma` il feudo di Tuili
rianna Martin eredito
` ulteriormente il suo patrie incremento
monio feudale acquistando alcuni salti
` di Oristano.
in prossimita

Cervellon, Gerolamo I Urbano Gentiluomo (Catalogna, sec. XV-Cagliari, fine


sec. XV). Si trasfer` in Sardegna nella
` del secolo e sposo
` Beneseconda meta
detta Alagon, una delle figlie di Salvatore Alagon, ma non si fece coinvolgere
nelle vicende che determinarono la rovina degli Alagon. Mor` ancor giovane
prima della fine del secolo.

Cervellon, Giovanni Barone di Samat` sec.


zai (Cagliari, inizi sec. XVII-?, meta
`
XVII). Figlio di Gerolamo IV, fu tra i piu
accesi sostenitori delle idee del Vives.
Mor` ancora giovane.

Cervellon, Goffredo Gentiluomo (sec.


XV). Figlio di Gerolamo Urbano, fu va` nel 1528
loroso uomo darmi e si segnalo
` aiuto a Sassari contro i
quando porto
francesi che lavevano saccheggiata.

Cervellon, Guglielmo I Governatore


generale della Sardegna (Catalogna,
fine sec. XIII-Sardegna, dopo 1347).
Gentiluomo catalano, prese parte alla
spedizione dellinfante Alfonso segnalandosi alla battaglia di Lutocisterna.
Nel giugno 1328 fu nominato governatore generale della Sardegna e provvide a realizzare il popolamento del castello di Cagliari. Tenne lufficio fino al
maggio del 1329, quando il Boixadors
` in Sardegna; trasferitosi in Spatorno
gna, visse a corte. Nel 1339 fu nominato
riformatore generale della Sardegna,
ma riusc` a tornare nellisola solo nel
1341, assumendo nuovamente funzioni

561

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 567

Cervellon
` in un periodo
di governatore. Governo
` le conseguenze della
difficile e pago
nuova guerra contro i Doria, vedendo
morire due dei suoi figli nella battaglia
di Aidu e Turdu, nel 1347. Mor` per il
dolore pochi mesi dopo.

Cervellon, Guglielmo II Signore feudale (Cagliari 1651-ivi?, dopo 1708). Figlio di Bernardino Mattia, nel 1681, allestinzione del ramo dei conti di Sedilo, si intromise nella causa tra il fisco
e sua cugina Isabella rivendicando il diritto di succedere nella contea come
unico maschio della famiglia. La causa
` molti anni, sicche
quando, scopduro
piata la guerra di successione spagnola,
` agli Asburgo, era
nel 1708 lisola passo
ancora pendente davanti al Supremo
Consiglio dAragona. Egli mor` poco
dopo.

Cervellon, Matteo Conte di Sedilo (Cagliari, inizi sec. XVII-ivi 1661). Fratello
di Gerolamo II, dotato di buone capa` politiche, molto legato al cugino
cita
Bernardino Mattia, fu nominato gover
natore di Sassari. Quando il vicere
` lintenzione
conte di Lemos manifesto
di celebrare il Parlamento a Sassari,
gli si oppose adducendo il pretesto
`, egli era stato ispidella peste. In realta
rato dal cugino; per questo fu processato e condannato.

Cervellon, Michele Marchese di Las


Conquistas (Cagliari 1660-ivi 1716). Figlio di Bernardino Mattia, scoppiata la
guerra di successione spagnola si
` nel partito favorevole agli
schiero
Asburgo e nel 1708 fu uno dei maggiori
sostenitori del passaggio dellisola agli
Asburgo. Fu nominato procuratore
reale e ottenne il titolo di marchese di
Las Conquistas, un feudo che comprendeva la baronia della Crucca, lo stagno
di Platamona, alcune peschiere e le isolette nello stagno di Santa Gilla di Cagliari. Mor` lasciando erede sua figlia

Vincenza, moglie di Francesco Zonza


Vico.

Cervi, Annunzio Poeta (Sassari 1892monte Grappa 1918). Esord` giovanissimo collaborando in modo promettente alla rivista Diana che si pubblicava a Napoli ed era vicina ad ambienti
che si collocavano a cavallo tra i crepuscolari e le avanguardie del Novecento.
Scoppiata la prima guerra mondiale, vi
prese parte e mor` in combattimento sul
` due racmonte Grappa nel 1918. Lascio
colte di versi, che mostrano, in un poeta
` che ventenne, una straordinapoco piu
` il tempo di
ria ispirazione, cui manco
`
maturare liberandosi dai modelli piu
celebrati della giovane poesia del suo
tempo. Poco prima di partire per il
` a Napoli la raccolta Cafronte pubblico
denze di un monello sardo, 1915 (che richiama anche nel titolo certe atmosfere
corazziniane, fra lironico e il dolente).
Una seconda raccolta, Le liturgie dellanima, fu pubblicata postuma a Lanciano nel 1922.

Cervo = Zoologia della Sardegna


Cesaraccio, Aldo Giornalista e scrit` la
tore (Sassari 1913-ivi 1991). Inizio
` nei primi anni
sua lunga carriera gia
Trenta, quando terminava gli studi di
giurisprudenza, nel quotidiano
LIsola, di cui nel 1941 divenne vice` di notevole
redattore capo. Godeva gia
prestigio tanto per la scrittura chiara
ed elegante quanto per lequilibrio con
cui trattava i problemi cittadini nelle
rubriche di cronaca. Caduto il fascismo
`
(con tutti gli imbarazzi che la necessita
di dare la notizia dovette creare a un
` del PNF e di rigogiornale di proprieta
rosa osservanza delle parole dordine
del regime: C. lo ha raccontato in una
serie di brevi memorie, poi raccolte col
titolo Diario del 43, a cura di Manlio Bri` nel giornale defagaglia, 1992), resto
scistizzato, rispondendo alla fiducia
che il Comitato di Concentrazione anti-

562

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 568

Cesare
fascista gli aveva accordato. Dopo la
chiusura de LIsola (dicembre 1946),
fu assunto come redattore-capo della rinata Nuova Sardegna (aprile 1947),
diretta dallantico direttore e proprietario Arnaldo Satta. Dopo la vendita del
giornale allingegner Nino Rovelli, ne
fu direttore dal 1970 al 1974. Negli anni
del rilancio del giornale fu lartefice del
suo successo, ideando tra laltro la ru` , firmata con
brica quotidiana Al caffe
lo pseudonimo Frumentario, che lo
rese notissimo.

giorni, salvo il luned`, dal 1948 al 1973;


Sassari uno e due nella storia e oggi, La
Fiera illustrata, 1959; La voce della
Sardegna nel mondo dellarte, Echi dItalia, 1, 1959; I castelli della Sardegna
centro-orientale (con Enzo Espa), 1978;
Il Santuario delle Grazie in San Pietro di
Silki, 1980; La tradizione musicale a Sassari, in La Sardegna. Enciclopedia, 1 (a
cura di Manlio Brigaglia), 1982; Mussolini in Sardegna (con Antonello Mattone
e Giuseppe Melis Bassu), 1983; Sassari e
il suo volto (con Vico Mossa), 1983; Vada
` abbasso la sardaggine, Liper la sardita
` , 1984; Una citta
` a teatro. Cento
berta
anni di storia di Sassari davanti e dietro
le quinte del Verdi, 1986; Una raccolta
dei primi corsivi di Frumentario fu
edita dal sassarese Chiarella nel 1979,
` 1948-1957.
Al Caffe

Cesarano, Carmine Religioso (Nocera


dei Pagani 1869-Conza della Campania,
dopo 1919). Vescovo di Ozieri dal 1915 al
1919. Entrato nellordine dei Redentoristi, fu ordinato sacerdote e si distinse
` organizzaper le sue grandi capacita
tive. Fu nominato vescovo di Ozieri nel
` per restaurare il Pa1915: si adopero
lazzo episcopale e per ottenere che la
sua diocesi, fino a quel momento chiamata Ozieri-Bisarcio, assumesse il titolo di Ozieri. Nel 1919 fu nominato arcivescovo di Conza.

Cesare Politico, generale e scrittore ro-

`
Aldo Cesaraccio Giornalista fra i piu
autorevoli dellisola, direttore della Nuova
Sardegna, ha lasciato un libro di ricordi
sulla fine del fascismo a Sassari.

Tra i suoi scritti: Qualcosa di nuovo per


le industrie, Sardegna Industriale, VI,
`, che compilo
` tutti i
6, 1954; Al Caffe

mano (100 a.C. ca.-44 a.C.). Caio Giulio C.


apparteneva allantichissima e nobile
stirpe della gens Iulia, che si voleva far
discendere da Iulo, il mitico Ascanio,
figlio di Enea. Sospettato di aver preso
parte alla congiura di Catilina, nel 60
a.C. diede vita al cosiddetto primo
triumvirato con Pompeo e Crasso, diventando console lanno dopo. Nel 58
a.C. part` per la Gallia, dove fino al 51
a.C. condusse una campagna militare
da lui stesso descritta nel suo commentario De bello gallico. Morto Crasso, uc-

563

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 569

Cesareo
ciso a Carre dai Parti, il triumvirato si
sciolse e nel 52 a.C. Pompeo assunse
`
pieni poteri. Allinizio del 49 a.C. rifiuto
di obbedire agli ordini di Pompeo, che
pretendeva la sua rinunzia al comando
dellesercito e il rientro a Roma come
` in armi il
un semplice cittadino: varco
fiume Rubicone (che delimitava larea
interdetta alle legioni) e in brevissimo
tempo si impadron` della penisola (la
cosiddetta guerra civile dal 49 al 45
a.C., raccontata da C. nel De bello civili).
` allora lItalia traPompeo abbandono
sferendosi nei Balcani mentre C. si
` in Spagna. In questa fase della
reco
` in gioco anche la
guerra civile entro
` infatti nellisola, a
Sardegna. C. mando
quel tempo governata da Aurelio Cotta,
fedele a Pompeo, Valerio Orca al comando di una legione. Gli abitanti di
Carales insorsero in favore del lugotenente di C. ancor prima che questi partisse dallItalia, cacciando Cotta dalla
` . Di fatto, la maggior parte delle
citta
` sarde abbracciava in quel modo la
citta
causa dei populares e, stando a Cassio
prendere possesso della
Dione, C. pote
Sardegna senza combattere. Nel no` i governatori
vembre del 49 a.C. nomino
per le diverse province; per la Sardegna la scelta cadde su Sesto Peduceo.
Sia prima che dopo la vittoria su Pompeo a Farsalo (48 a.C.) i pompeiani si
erano resi protagonisti di numerose
scorrerie con la flotta lungo le coste
`.
della Sardegna, saccheggiando le citta
Dopo Farsalo C. trasfer` le sue forze in
Africa e da qui, alla fine del 47 a.C., ri` sarde e alle altre
chiese aiuti alle citta
gli mandasprovince vicine affinche
sero truppe ausiliarie, vettovaglie e frumento. Il 6 aprile del 46 a.C. sconfisse
lesercito pompeiano a Tapso e dopo
avere costituto una nuova provincia,
alla quale diede il nome di Africa Nova,
part` da Utica alla volta di Carales, dove
` il 15 giugno del 46 a.C.. Qui egli
sbarco

` i Sulcitani (dimostratisi gecondanno


nerosi con i pompeiani in occasione di
una delle loro incursioni del 49 a.C.) a
pagare unammenda di dieci milioni di
sesterzi. Pretese inoltre la consegna di
un ottavo delle rendite come decima e
` i beni di alcuni maggiorenti loconfisco
cali, venduti poi allasta. Salpato da Carales il 27 giugno, fece rientro a Roma il
25 luglio. Qualche tempo dopo Carales
assunse lo stato giuridico di municipum
e Turris Lybisonis quello di colonia. [ANTONELLO SANNA]

` augustea del celebre


Cesare Busto di eta
condottiero romano.

Cesareo, Giuseppe Studioso di mineralogia (Napoli 1849-Comblain, Belgio,


` i suoi studi in Belgio
1939). Completo
cole des Mines di Liegi, citta
`
presso la E
nella quale fin` per stabilirsi. Rag` internazionale per i
giunse notorieta
suoi studi sui cristalli del Belgio e dal
1891 fu nominato professore di Minera` di Liegi. Fu anlogia presso lUniversita
che direttore del Museo di mineralogia
` ed ebbe esperienze didattidella citta

564

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 570

Cespujades
` di Oxford. Leche presso lUniversita
` minerarie belghe che
gato alle societa
operavano in Sardegna, ebbe modo di
studiare alcuni minerali del bacino sulcitano. Tra i suoi scritti: LAnglesite de
Sardaigne. Formes nouvelles ou rares,
Ge
ologique de
Annuaire de la Societe
Belgique, XXXIX, 1912; Description
des differentes types presentes par les cristaux de Anglesite de Sardaigne, 1912;
Formes nouvelles dans la Phosfogenite
de San Giovanni (Sardaigne), Bulletin
de la Association Royale de Belgique,
1912; Sur un feldspath de Portoscuso
(Sardaigne), Bulletin de la Association
Royale de Belgique, 1912.

gna, inizi sec. XIV-Cagliari 1352). Arcivescovo di Cagliari dal 1348 al 1352. Apparteneva allordine dei Cistercensi ed
era anche abate di Benifazano nella
diocesi di Tortosa quando nel 1348 fu
nominato arcivescovo di Cagliari. Nella
` con grande prusua nuova sede opero
denza in anni politicamente difficili; fu
nominato collettore papale delle decime biennali e riusc` a consolidare il
primato di Cagliari sulle diocesi suffraganee, in particolare su quelle di Sulci
e di Suelli.

` Cristo. Benche
fosse fanciullo e
Gesu
` pagana piena di
vivesse in una citta
` smuovizi e di seduzioni, non si lascio
vere dalla vera credenza, in cui era
stato segretamente allevato. Risaputasi
la sua religione, dai soldati di Delasio,
preside romano che governava la Sardegna sotto lImpero di Diocleziano, fu
condotto al suo tribunale ed eccitato ad
abiurarla. Resistette il santo fanciullo
alle lusinghe del tiranno. E quando riusciva vana ogni blandizie, sottoposto ai
tormenti, li sostenne con meravigliosa
costanza. Iddio fece conoscere in lui
quanto possa nei veri credenti la grazia
celeste. Non potendo Delasio rimuovere Cesello dalla fede cristiana, fecegli troncare il capo nel 21 agosto del 304
o 305. Ebbe compagni nel martirio i
Santi Lussorio e Camerino. Secondo
la tradizione i tre santi sarebbero stati
arrestati a Cagliari, presso la porta Ca a, nel quartiere di Villanova. Relivan
quie rinvenute nella chiesa sotterranea
di San Lucifero il 14 gennaio 1615. Storicamente le reliquie furono traslate a
Pisa tra il 1080 e il 1088, con quelle dei
Santi Efisio, Potito, Lussorio e Camerino. Nel 1702 la Compagnia degli scaricatori di vino costru`, davanti alla porta
a, la chiesa in suo onore. Sopra
Cavan
laltare maggiore, di legno dorato, due
tele di scuola spagnola: in quella di de` dipinta la cattura di San Lussorio,
stra e
in quella di sinistra la sua decollazione
davanti ai Santi C. e Camerino, i quali
legati aspettano il martirio. Al presente
la chiesa appartiene alle suore sacramentine, in adorazione perpetua del
SS. Sacramento. Il nome cagliaritano
` diventato codi Cesello, Sesselegu, e
gnome, Sesselego. [ADRIANO VARGIU]

Cesello, san (in sardo, Santu Sesselegu,

Cespujades Famiglia feudale catalana

Santu Sizzelicu) Santo (Cagliari, ?-304/


305, ?). Cesello, santo martire la nota
` di Pasquale Tola (1837-1838) nacque
e
e fu educato a Cagliari nella fede di

(sec. XIV). Di antiche origini, uno dei


suoi membri, lammiraglio reale Bernardo, prese parte alla spedizione dellinfante Alfonso. Subito dopo la con-

Cesari, Joseph Archeologo corso (n.


sec. XX). Dirige la Circoscription des
s di Ajaccio. Studioso dei
Antiquite
rapporti tra la preistoria della Corsica
e quella di Sardegna, nel 1996 ha preso
parte al II Convegno di studi sulla ci` di Ozieri presentando un contrivilta
buto su Influences de la culture dOzieri
dans les productions ceramiques des Calanchi et dautres sites du sud de la Corse,
ora in La Cultura dOzieri. La Sardegna
tra il IVe il III millennio a.C., 1997.

Cescomes, Pietro Religioso (Catalo-

565

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 571

Cespujades
quista gli furono concessi i feudi di
Donnicello nella curatoria della Trexenta e quelli di Villacidro e Serramanna nella curatoria del Gippi, dei
` perdette la disponibilita
` nel
quali pero
1326 quando il Gippi fu concesso in
feudo a Pisa. Come compensazione, nel
1329, ebbe il grande feudo di Teulada
nella curatoria di Sols. I suoi discendenti continuarono a possedere il feudo
di Teulada; nel 1353 ebbero anche
quelli di San Sperate, Fraixilis e Separa nella curatoria di Decimomannu
e nel 1355 quello di Santa Maria de Paradiso nella curatoria del Campidano
di Cagliari. Nel 1362, infine, ereditarono la signoria di Santa Maria de
Claro, anchessa nel Campidano di Cagliari. Tutti questi feudi furono devastati durante le guerre tra Mariano IV e
Pietro IV. La famiglia si estinse nel 1392
con un Berengario.

Cespujades, Bartolomeo I Luogotenente del governatore di Cagliari (Catalogna, fine sec. XIII-Cagliari, dopo
1326). Fratello dellammiraglio Bernardo, anche lui prese parte alla spedizione dellinfante Alfonso e si trasfer`
con la famiglia a Cagliari dopo il 1326.
Fu nominato luogotenente del governa`.
tore della citta

Cespujades, Bartolomeo II Signore di


Teulada (Cagliari, inizi sec. XIV-Alghero 1354). Figlio di Bartolomeo I, nel
` dallo zio il grande feudo di
1333 eredito
Teulada. Scoppiata nel 1353 la prima
guerra tra Mariano IV e Pietro IV, contribu` validamente alla difesa di Cagliari contro le truppe giudicali, ottenendo come ricompensa i feudi di San
Sperate, Fraxilis e Separa nella curatoria di Decimomannu. Poco dopo part`
alla volta di Alghero, dove mor` prema`
turamente durante lassedio della citta
nel 1354.

Cespujades, Berengario Signore di


Teulada e San Sperate (Cagliari, prima

` sec. XIV-ivi 1392). Figlio di Bartometa


lomeo II, al termine della prima guerra
tra Mariano IVe Pietro IV, nel 1355, ebbe
anche il feudo di Santa Maria de Paradiso nel Campidano di Cagliari. Nel
` da Francesco di Sant Cle1362 eredito
ment anche il feudo di Santa Maria de
Claro, sempre nel Campidano. Ripresa
` la guerra tra Mariano IV e Pietro
pero
IV, i suoi feudi furono occupati dalle
truppe giudicali e ne perdette la dispo` . Mor` senza lasciare discennibilita
denti.

Cespujades, Bernardo Ammiraglio


` sec.
reale (Catalogna, seconda meta
XIII-Cagliari, dopo 1333). Prese parte
alla spedizione dellinfante Alfonso e
subito dopo il termine delle operazioni,
nel 1224, ebbe in feudo Donnicello nella
curatoria della Trexenta e Villacidro e
Serramanna nella curatoria del Gippi.
Quando poi i rapporti con Pisa si deteriorarono e apparve chiaro che stavano
` , nel 1325 traper riprendere le ostilita
` in Sardegna consistenti rinforzi
sporto
che consentirono di affrontare con tran` il nuovo conflitto. Quando nel
quillita
1326 le operazioni militari si conclusero, egli dovette cedere i suoi feudi
della Trexenta e del Gippi, che risultavano inclusi nei territori che furono
dati in feudo dal re al Comune di Pisa,
venendo indennizzato col feudo di Teulada nel Sols. Nel 1330 prese parte alla
campagna contro i ribelli di Cagliari.
` di
Nella sua azione di governo mostro
possedere doti di equilibrio e riusc` a
comporre numerosi contrasti tra la
` di Cagliari e alcuni feudatari vicitta
` anche di comporre alcune
cini. Cerco
controversie tra gli assegnatari delle
case del castello; scoppiata la guerra
tra Genova e Aragona, vi prese parte e
nel 1333 ebbe la concessione dello stagno di Cagliari. Mor` pochi anni dopo
senza figli.

Cessi, Roberto Storico, deputato al

566

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 572

Cetti
Parlamento (Rovigo 1885-Padova 1969).
Dopo aver conseguito la laurea si de` alla carriera universitaria a Padico
dova dal 1922 al 1955 e nel 1947 fu nominato accademico dei Lincei. Fu eletto
deputato al Parlamento dal 1948 al
1953. Al VI Congresso internazionale di
` un contributo su
studi sardi presento
Venezia e la Sardegna nel Tirreno e nel
Mediterraneo, ora in Atti del VI Congresso internazionale di Studi sardi,
1962.

Cestani Famiglia majorchina (secc.


XIV-XV). Giunse in Sardegna durante
la spedizione dellinfante Alfonso con
un Bernardo. Nel 1324 fu nominato saliniere di Cagliari; i suoi discendenti
continuarono a risiedere a Cagliari e ricoprirono altri importanti uffici nellamministrazione reale. Finite le
guerre tra Arborea e Aragona, nel 1416
uno di essi, un altro Bernardo, ebbe il
feudo di Santu Venuci, ma mor` alcuni
anni dopo senza discendenti.

Ceterum Nome con cui viene indicata


una carta reale attraverso la quale, il
25 agosto del 1327, Giacomo II dAragona concesse a Cagliari, fresca capitale del Regnum Sardiniae, un insieme
di privilegi di varia natura, in base ai
quali ai suoi abitanti e a quelli dei villaggi del suo distretto furono ricono`
sciuti gli stessi diritti e le stesse liberta
di cui godevano gli abitanti di Barcellona. La denominazione della carta deriva dalla corruzione dellavverbio coeterum, che in latino significa daltronde, termine con cui iniziano i capoversi del documento; i principali tra i
privilegi concessi erano: 1. il diritto di
eleggere annualmente un collegio di 5
consiglieri, che aveva il compito di am` assistito da unasministrare la citta
semblea di 50 giurati; 2. la concessione
del diritto di caccia, di pascolo, delluso
delle selve e delle acque per il Comune
nei villaggi di Santa Gilla, Pirri, San Ve-

trano, Pauli, Palmas, Selargius, Quarto


Tocho, Quartu Jossu, Quarto Donnico,
Cepola, e sui terreni del capo SantElia
e di Bonaria; 3. lesenzione da ogni pre` di
stazione alla Curia regia e la facolta
rifornirsi gratuitamente di sale; 4. lesenzione dalla decima, dal laudemio e
dalla fatica per i territori che il re aveva
` ; 5. leconcesso agli abitanti della citta
senzione da ogni obbligo di esercizio e
di cavalcata per gli ufficiali regi della
`. Come si vede, si tratta di una serie
citta
di privilegi finalizzati a favorire lo stan` di consistenti
ziamento nella citta
gruppi di colonizzatori di origine iberica. Dopo la morte di Giacomo II, nel
settembre dello stesso anno il C. fu confermato dal nuovo re Alfonso IV.

Cetriolo Pianta annuale della famiglia


delle Cucurbitacee (Cucumis sativus
L.). Ha fusto erbaceo, flessibile e strisciante o rampicante, lungo sino a 4 m.
Le foglie sono cordiformi, larghe e opposte, i fiori, a sessi separati sulla stessa
`
pianta, sono gialli-verdastri; il frutto e
allungato, con buccia provvista di pic` soda e
cole protuberanze; la polpa e
croccante, i semi sono distribuiti in tre
file sullasse centrale. Coltivato per lalimentazione umana, viene utilizzato
come ortaggio fresco, in insalata, o conservato sottaceto. In Sardegna la sua
` maggiormente diffusa in
coltivazione e
provincia di Sassari. Nomi sardi: cuci ne (nuorese); cucu
mmaru (gallume
maru
rese); cugromba (algherese); cugu
mbiri, cugu
mini (cam(sassarese); cugu
mere (logudorese); cupidanese); cugu
rumu (Marghine); faccussa
gumiri, cugu
(c. allungato, Carloforte-Sulcis). [MARIA
IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Cetti, Francesco Matematico e naturalista (Mannheim 1726-Sassari 1777).


` i suoi studi a Monza e nel
Completo
` nellordine dei Gesuiti. Ne1742 entro
gli anni seguenti si fece notare per le
` didattiche e per la
sue grandi capacita

567

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 573

Cettolini
` la
sua preparazione. Nel 1760 completo
sua formazione gesuitica e nel 1764, su
richiesta del governo sabaudo (e in particolare del ministro G.B. Lorenzo Bogino, che aveva curato personalmente,
con una fitta corrispondenza, la scelta
dei docenti della restaurata Univer` turritana) si stabil` in Sardegna per
sita
` di
insegnare Matematica allUniversita
` con grande passione
Sassari. Si dedico
` nel 1767
allinsegnamento, tanto che gia
i suoi allievi furono in grado di dare una
pubblica dimostrazione del livello di
preparazione cui erano giunti. Molti
borghesi sassaresi, impegnati nella
pubblica amministrazione e nelle professioni liberali, assistevano alle sue lezioni per il puro piacere della sua ele` dedico
` una
ganza espositiva. Egli pero
parte del suo tempo a studi di carattere
naturalistico che ebbero grande importanza per la conoscenza della flora e
della fauna sarda. Visitando diverse lo` della Sardegna, segnalava al Bocalita
gino minerali e altre risorse dellisola.
Autore di importanti studi di carattere
naturalistico, mor` allindomani della
` importante,
sua pubblicazione piu
uscita per la prima volta in un unico volume in Germania qualche anno dopo
col titolo Naturgeschichte von Sardinien
(Storia naturale della Sardegna), Lipsia, 1783. Scritti principali: I quadrupedi di Sardegna, 1774; Storia naturale
di Sardegna, voll. 3, 1774-1777; Anfibi e
pesci di Sardegna, 1777; Appendice alla
Storia naturale dei quadrupedi in Sarde` . Al
gna, 1777; Uso della propria nobilta
commendator D. Silvio Alli Maccarani,
prendendo egli labito di cavaliere di
Santo Stefano in Pisa lanno 1777, 1977;
` stata
la Storia naturale di Sardegna e
pubblicata nel 2000 fondendo insieme i
tre volumi sui quadrupedi, gli uccelli, i
pesci e gli anfibi e lAppendice, nella
Bibliotheca sarda, a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna.

Cettolini, Sante Studioso di agronomia


(Conegliano Veneto 1858-Cagliari 1933).
Giunse in Sardegna nel 1882 per dirigere la Scuola enologica di Cagliari,
` fino al 1909. Negli anni della
che guido
`
sua permanenza in Sardegna studio
quasi tutti i problemi dellagricoltura
sarda, dedicandosi in particolare allenologia. Di fronte alle vaste distruzioni
`
provocate dalla fillossera si occupo
della ricostituzione dei vigneti sardi, favorendone la diffusione degli innesti
` anche la
con vitigni americani. Studio
` della diffusione della colpossibilita
tura della barbabietola e fece alcune
proposte per la bonifica dei terreni. I
suoi suggerimenti furono accolti nella
legge speciale del 1897 grazie soprattutto a Francesco Cocco Ortu, di cui era
amico. Lasciata Cagliari nel 1909, diresse le scuole enologiche di Alba e di
`
Catania, ma, andato in pensione, torno
a Cagliari e vi si stabil` definitivamente.
Tra i suoi scritti, molti sono compresi in
opuscoli e agili volumetti, da cui traspare la vocazione didattica dellautore: Apprezzamenti di vini sardi, Avvenire di Sardegna, nn. 119, 165, 166, 167,
169, 170, 173, 305 del 1892; Provvedimenti antifillosserici in Sardegna, Avvenire di Sardegna, 1892; Annuario della
regia scuola di viticoltura e di enologia di
Cagliari, 1893; Relazione sui lavori del
consorzio antifillosserico di Cagliari,
1893; Ladattamento delle viti americane
al terreno della provincia di Cagliari,
Annuario del consorzio antifillosserico di Cagliari, II, 1894; La distillazione in Sardegna. Esperienza sulla preparazione del cognac e sul suo invecchiamento, 1894; Per promuovere la piscicoltura in Sardegna, 1894; Cantine sociali
in Sardegna, 1895; Chiacchierata sulle
viti americane, 1895; I monti frumentari
in Sardegna. Aspetti storico-critici, 1896;
Profili di enotecnica sarda, 1896; Ampelografia sarda, Annuario della R.

568

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 574

Chareun Corrias
Scuola di viticoltura ed enologia di Cagliari, III, 1897; Malattie delle viti in
Sardegna nel biennio 1894-1895, 1897;
Una nuova malattia del frumento in Sardegna: Sphaerodermae damnosus,
` Agraria di Ca1897; La Reale Societa
gliari, 1897; Elenco delle principali uve
sarde, Annuario della R. Scuola di viticoltura ed enologia di Cagliari, III,
1897; La questione sarda e i provvedimenti governativi, 1898; Coltivazione
della barbabietola in Sardegna, 1900;
Cooperative agrarie in Sardegna, 1901;
Barbabietole in Sardegna, Annuario
della R. Scuola di viticoltura ed enologia di Cagliari, VI, 1904; Questione forestale sarda, 1904; Discorso per linaugurazione del 17 corso di agraria ai soldati
del presidio di Cagliari, 1907; In Sardegna, Sicilia industriale e agricola,
1927.

egittologi europei dellOttocento. Tradusse per primo i testi ieratici e pub` molti testi demotici. Sulla Sardeblico
gna scrisse una scheda, Notice sur un
` que e
gyptoloscarabee sarde, Bibliothe
gique, 1877.

Chabot, Jean-Baptiste Semitista (Vou` la racvray 1860-Parigi 1948). Organizzo


colta del Corpus Inscriptionum Semitipertoire depigraphie se
micarum e il Re
tique. Nel 1927 fu nominato socio straniero dellAccademia del Lincei. Sulla
Sardegna scrisse un articolo, Linscription judeo-latine de Sardaigne, Le Mu langes e
pigraphique et arche
oseon me
logique, 1921.

Chachon, Gonzalo Funzionario reale


`
aragonese (Catalogna, seconda meta
sec. XVII-Spagna, dopo 1720). Quando
la Sardegna fu riconquistata dalle
truppe di Filippo V, fu nominato governatore e capitano generale dellisola;
prese possesso dellufficio nel marzo
del 1717. Quando nel novembre dello
stesso anno il Regno di Sardegna fu trasformato da stato sovrano e autonomo
`
in provincia spagnola, egli si adopero
per riformarne le secolari istituzioni e
omologare lamministrazione dellisola
a quella della terraferma iberica.
` , nellagosto del 1718, con
Quando pero
il trattato di Londra il Regno di Sarde` autonoma fu ripristigna come entita
` a governare la Sarnato, egli continuo
degna come luogotenente interino del
nuovo re Vittorio Amedeo II di Savoia.
` il primo
A lui nel maggio 1720 subentro
sabaudo Filippo Guglielmo Palvicere
lavicino.

Chareun Corrias, Raoul (noto con lo


Franc
ois-Joseph Chabas Legittologo ritratto
ironicamente nel 1858 da Jules Chevrier.

Chabas, Franc
ois-Joseph Egittologo
guignie
, Francia, 1817-Versailles
(Re
` considerato uno dei maggiori
1882). E

pseud. Primo Sino`pico) Pittore e illustratore (Cagliari 1889-Milano 1949). Autodidatta, fece studi di ingegneria a Cagliari fino al 1909, anno in cui la sua famiglia si trasfer` a Padova. Nella nuova
` i suoi studi e cominresidenza continuo
` a farsi conoscere come caricaturista
cio

569

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 575

Checchi
e come vignettista di buon livello; fu poi
` allAccadea Milano, dove si diplomo
mia di Brera nel 1917. Negli anni suc` soprattutto come carcessivi si affermo
tellonista pubblicitario e prese parte a
numerose mostre in Italia e allestero
` . Dal
raggiungendo notevole notorieta
` alla Biennale di
1928 al 1936 partecipo
Venezia; i suoi impegni artistici e la sua
`
vita continentali non gli fecero pero
mai dimenticare le sue radici. Nel 1929
prese parte alla I Mostra regionale
sarda a Cagliari e successivamente alle
mostre sindacali degli artisti sardi.

Checchi, Eugenio Scrittore, giornali`


sta (Livorno 1838-Roma 1932). Insegno
per molti anni Letteratura italiana in
una scuola di Roma. Nel 1866 fu volontario garibaldino; lasciato linsegnamento divenne giornalista. Diresse Il
Fanfulla della Domenica e fu critico
musicale del Fanfulla e del Giornale
dItalia. Sulla Sardegna scrisse un articolo, Il marchese Francesco dArcais,
Il Fanfulla della Domenica, 1890.

Checchia Rispoli, Giuseppe Geologo e


paleontologo (San Severo 1877-Roma
1947). Dopo aver conseguito la laurea
` come
in Scienze naturali a Roma, entro
volontario nellUfficio geologico nazio` la carriera accadenale. Nel 1905 inizio
` di Palermo ocmica presso lUniversita
cupandosi prevalentemente di Paleontologia. Tornato a Roma, divenne geologo dellUfficio geologico ed entro il
1925 fu nominato Geologo capo. Nello
stesso anno fu incaricato dellinsegnamento di Paleontologia presso lUniver` di Roma. Nel 1926 vinse la cattedra
sita
` di Cadi Geologia presso lUniversita
` in Sardegna per due
gliari. Insegno
anni, occupandosi prevalentemente
dello studio dei fossili. Tornato a Roma
` a insegnare Geologia
nel 1928 continuo
e Paleontologia. Tra i suoi scritti: Trachyspatangus Lamberti, nuovo echinide
del Miocene sardo, Bollettino della So-

` geologica italiana, XXXIX, 3,


cieta
1920; Sopra due clipeastri del Miocene
medio della Sardegna, Bollettino del
Regio Ufficio geologico, LIII, 3, 1928;
Sopra alcuni stolonoclypus del Miocene medio della Sardegna, Bollettino
del Regio Ufficio geologico, LIII, 3,
1928.

Checchini, Teobaldo Storico (Campodarsego 1885-?, dopo 1963). Dopo la lau` allinsegnamento univerrea si dedico
sitario. Fu professore di Storia del Di` di
ritto dal 1922 al 1955 nelle Universita
Camerino, Cagliari, Pisa, Firenze e Padova. Dal 1963 fu socio corrispondente
dei Lincei. Scrisse sulla Sardegna un
volume di Note sullorigine delle istituzioni processuali della Sardegna medievale, 1927.

Chelo, Giuseppe Archeologo (Osilo,


1924 ca.-Sorso, 2000 ca.). Dopo aver con` dedicato
seguito la laurea in Lettere si e
allo studio dellarcheologia. Ha studiato e definito la cultura litica scoperta nel 1865 dal Mantovani. Tra i suoi
scritti: Grotticelle funerarie artificiali
nel Sassarese, Studi sardi, XII-XIII,
1955; Castelsardo. Tomba romana in lo` Lu Rumasinu, Notizie degli
calita
` , XV, 1961; Testimoscavi di antichita
nianze archeologiche osilesi, Osilo, 1992.

Chelo, Mariano Pittore (n. Bosa 1958).


Sin da piccolo mostra uno spiccato
estro creativo. Abbandona gli studi classici per intraprendere quelli artistici,
trasferendosi a Cagliari dove si diploma
al Liceo artistico. Continua gli studi a
Firenze presso lISIA e la libera Univer` Europea di Macerata. La produsita
zione artistica pittorica ha inizio nel
1969: i soggetti dei suoi dipinti figurativi sono i paesaggi, le nature morte e la
figura umana nei suoi aspetti picareschi. Dal 1981 al 1990 interrompe con la
pittura per dedicarsi alla grafica pubblicitaria e alla fotografia. Riprende
` pittorica con una impostalattivita

570

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 576

Cherchi
zione nuova, trovando nel surrealismo,
nel cubismo e nellastrattismo il linguaggio col quale affrontare le tematiche. Nel 1991 si ripropone al pubblico
con una mostra personale a Bosa, che
` il via a una lunga serie di esposidara
zioni personali e collettive in Italia e
allestero (18 personali fra il 1991 e il
2003). Nel 2003 fonda il MAP, Movimenti Artistici Periferici, con sede a
Bosa. Opera anche nel campo delle installazioni e performance, utilizzando
varie tecniche tra le quali la pittura
computerizzata. Attualmente vive e lavora a Bosa.

rier); LArchivio comunale di Sorradile


(con G. Perrier).

Cherchi, Gavino Insegnante, patriota


(Ittireddu 1911-Casalmaggiore 1945).
Laureato in Lettere e Filosofia a
Roma, insegna negli istituti superiori
` italiane (Macerata, Piadi diverse citta
`
cenza, Ragusa) e a Lubiana. Dal 1941 e
professore nel Liceo classico G.D. Romagnosi di Parma. Dopo l8 settembre
entra nelle file della Resistenza col
nome di battaglia di Stella e, mantenendo linsegnamento, diventa il responsabile del Servizio informazioni
politiche e militari del CLN. In seguito
a una delazione nel marzo 1945 viene
arrestato e torturato, quindi ucciso il
28 dello stesso mese sulla riva del Po. Il
suo corpo non fu mai ritrovato. Aveva
pubblicato un romanzo, Cuore di donna,
e due ne ha lasciato inediti, Quercia solitaria e Il campanaro di San Giacomo.

Cherchi, Giovanni Maria Insegnante,

Mariano Chelo Pittore di piacevole estro


fantastico, e` tornato a Bosa dopo lunghe
esperienze negli Stati Uniti e in America
Latina.

Cherchi, Anna Archivista (n. Cagliari


1951). Laureata in Lettere, ha vinto il
concorso per gli Archivi di Stato. Attualmente lavora presso la Soprintendenza
archivistica per la Sardegna. Ha fatto
parte del gruppo di ricercatori che
hanno messo a punto linventario degli
archivi comunali nella provincia di Oristano, e nel volume collettaneo Gli archivi comunali della provincia di Oristano ha scritto le schede LArchivio comunale di Cabras (con L. Garavaglia);
LArchivio comunale di Ghilarza (con R.
Ambu); LArchivio comunale di Nuraghus (con C. Campanella); LArchivio comunale di Palmas Arborea (con G. Per-

poeta, consigliere regionale (n. Uri


1922). Antifascista, militante della Sinistra, tra il 1944 e il 1946 faceva parte del
gruppo di giovani intellettuali che
` intorno alla rivista democratica
ruoto
sassarese Riscossa. Laureato in Lettere a Cagliari nel 1946, poeta lirico raf` stato eletto consigliere
finato, nel 1954 e
regionale per il PCI nel collegio di Sassari per la II legislatura e riconfermato
per la terza. Non rieletto per la IV, nel
1968, dopo le dimissioni di Nino Marras
` subentrato. Piu
` volte consigliere
gli e
` stato
comunale di Sassari in seguito e
eletto presidente dellAmministrazione
provinciale di Sassari. Accanto ai saggi
storici (fra i quali fu molto apprezzato
quello sugli anni sassaresi di Palmiro
Togliatti) ha pubblicato raccolte di liri`
che a partire dal 1961, e negli anni piu
recenti ha dato alle stampe raccolte di
versi nel dialetto natale, il logudorese, e
nel dialetto di Sassari, dove vive. Tra i
suoi scritti: Una stagione damore, poe-

571

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 577

Cherchi
sie, 1961; Una voce e silenzio, poesie,
1962; Una vicenda unisola, poesie,
1965; Prolungare il giorno, poesie, 1967;
Togliatti a Sassari 1908-1911, 1972; La
collaborazione di A. Deffenu al settimanale socialista La Via, Movimento
operaio e socialista, 1-2, 1975; Appunti
per un esame del dibattito sul problema
sardo nel primo decennio del 900, in
Sardegna, la rivista di A. Deffenu (a
cura di Manlio Brigaglia), 1976; Sassari
` , poesie in sassarese, 1984; Il dibatdaba
tito sulla crisi economica e sullarretratezza della Sardegna tra protezionismo e
liberismo nel 1913-14, Quaderni sardi
di Storia, 5, 1985-86; Semprandendi,
poesie in sassarese, 1986; La poesia di
lalthri, traduzioni in sassarese, 1989;
Sassari giolittiana. Una provincia sarda
` la riedinel primo Novecento, 1994 (e
zione del libro su Togliatti del 1972, con
laggiunta di una corrispondenza epistolare con Maria Cristina Togliatti);
` -poesia. Note sulla letteratura a SasCitta
sari tra cronaca e storia, 1998; Sora de sa
ch`gula, poesie in logudorese, 2001.

Cherchi, Luigi Sacerdote, storico e giornalista (San Sperate 1910-Cagliari


1993). Entrato in Seminario, fu ordinato
sacerdote. Trascorse la sua vita impegnandosi in ricerche di storia della
Chiesa e di tradizioni popolari. Fu parroco e canonico capitolare del Duomo
di Cagliari e autore di numerose e accurate pubblicazioni. Tra i suoi scritti: Il
culto della Vergine nellarchidiocesi di
Cagliari, Sardegna isola mariana,
1954; Il sinodo di mons. Francesco Perez
del 1576-1577, Nuovo Bollettino bibliografico sardo, 1960; Presa di possesso
del feudo di Villaspeciosa 1752, Nuovo
Bollettino bibliografico sardo, 196566; La madonna di Bonaria patrona dei
naviganti e della gente di mare, Frontiera, 6, 1970; Lepanto, Orientamenti, 1971; Storia delle parrocchie
` di Cagliari, Sardegnavanti,
della citta

1973-1974; I santi venerati dai cagliaritani. SantAgostino, Almanacco di Cagliari, 1974 (negli anni successivi si
sono susseguiti articoli su S. Ignazio da
Laconi, 1975; San Giacomo, 1977; S. Eulalia, 1980; San Lucifero, 1983; San
Mauro, 1984; SantAvendrace, 1985; SantElia, 1986); La cappella di Santa Barbara di Nicomedia nella cattedrale di Cagliari, 1980; I vescovi di Cagliari 3141983, 1983; Un altro vescovo ausiliare
nella diocesi di Cagliari. Isidoro Masones
Nin, Bollettino bibliografico della Sardegna, 3, 1984; La sagra di SantAntioco
martire del Sulcis, Bollettino bibliografico della Sardegna, 5-6, 1986; Il paese
di San Sperate e il suo patrono, 1987; Devozionario poetico sardo. Una raccolta di
Pregadorias antigas, 1987; Il Seminario
cagliaritano poi Collegio dei nobili ora
Convitto nazionale, Bollettino bibliografico della Sardegna, 10, 1988; Storia
e leggenda. La traslazione di SantAgostino dallAfrica a Cagliari, in SantAgostino e la tradizione agostiniana a Cagliari e in Sardegna, 1987; Santi dei nostri tempi in terra di Sardegna, 1989;
Raccolta popolare di 1720 dicius in lingua sarda meridionale tradotti e spiegati
in italiano, voll. 3, 1990.

Cherchi, Maria Francesca Impiegata,


consigliere regionale (n. Portoscuso
1952). Militante della Sinistra, dopo il
` entrata nella carriera ammidiploma e
`
nistrativa della scuola e attualmente e
direttore amministrativo di un istituto
superiore. Impegnata in politica fin da
` stata eletta consigiovane, nel 1997 e
gliere regionale per il PDS nel collegio
`
di Cagliari per lXI legislatura. Non e
stata riconfermata.

Cherchi, Maria Giovanna Cantante


folk (n. Bolotana 1978). Divenuta popolare con le sue performance sui palchi
delle feste isolane, ha pubblicato nel
2006, dopo quattro anni di silenzio, il
`
cd Mediterranea (il brano del titolo e

572

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 578

Cherchi
stato scritto da Gino Martelli), un mix
di tradizioni, preghiere e allegre atmosfere, ha scritto Marco Mezzano, arrangiato da Uccio Soro e con testi e musiche di numerosi artisti sardi, fra cui
Benito Urgu, Paolo Pillonca, Franco
Madau e Maria Luisa Congiu.

Cherchi, Oscar Salvatore Consigliere

` umana, 1987; Risenza alla comunita


cordo di Giorgio Princivalle, La Grotta
della Vipera, XVI, 50-51, 1990; Pittura e
mito in Giovanni Nonnis, 1990; Etnos e
apocalisse, 1999; Brescianino Celestina,
un passaggio verso laltrove, 2000; Il recupero del significato, 2001; Odilia. Oltre lo sguardo, 2003.

regionale (n. Sassari 1965). Militante


` stato eletto considellUDS nel 2004 e
gliere regionale per la XIII legislatura
per il collegio di Oristano.

Cherchi, Paolo Docente, scrittore (n.


Oschiri 1937). Conseguita la laurea in
` trasferito negli
Lettere a Cagliari si e
USA, dove ha proseguito negli studi di
romanistica. Dal 1965 insegna Letteratura italiana e spagnola preso lUniver` di Chicago. Nel 1992 ha vinto il presita
mio letterario Geraci con un racconto, inserito poi nella raccolta Herostraticon. Medaglioni di astripeti ovvero
dallosco-umbro al logudorese, 2000, con
la quale ha vinto il premio speciale
della giuria al Dess` di Villacidro.

Cherchi, Pietro Poeta logudorese (n.


Tissi, sec. XIX). Cieco, giunse alla poesia da autodidatta. Fu poeta di grande
talento e di notevole eleganza. Suoi inediti furono pubblicati sulla rivista Il
Nuraghe di Raimondo Carta Raspi nel
1926: Nara cale seu coro; Regalos ti relitto; Daghi sa mala solthe.

Placido Cherchi Studioso di antropologia e


critico darte, autore di importanti saggi, e`
uno dei protagonisti del dibattito culturale in
Sardegna.

Cherchi, Placido Antropologo (n.


Oschiri 1939). Allievo di Ernesto De
Martino, dopo la laurea ha insegnato
per molti anni nelle scuole secondarie
` autore di numerosi saggi di
superiori; e
notevole livello scientifico nei quali affronta in maniera originale le temati` . Critico e teorico delche dellidentita
larte, ha al suo attivo saggi di grande
finezza. Tra i suoi scritti: Pittura e mito
in Giovanni Nonnis, La Grotta della Vipera, III, 1978; Paul Klee teorico, 1978;
De murali eloquentia, La Grotta della
Vipera, V, 1980; Dalla crisi della pre-

Cherchi, Salvatore (detto Tore) Ingegnere, uomo politico (n. Banari 1950).
Deputato al Parlamento, senatore della
Repubblica. Laureato in Ingegneria mineraria, ha militato fin da giovane nel
` stato anche segretario rePCI di cui e
gionale dal 1983 al 1987, partecipando
` delle istituintensamente allattivita
` stato eletto deputato
zioni. Nel 1983 e
per la IX legislatura repubblicana, ri` stato
confermato per la X. Nel 1992 e
eletto senatore della Repubblica. Riconfermato senatore nelle elezioni del

573

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 579

Cherchi
` stato ricandidato depu1994, nel 1996 e
tato e rieletto ancora una volta. Dal 2001
` sindaco di Carbonia.
e

Cherchi, Silvio Sindacalista, consigliere regionale (n. Portoscuso 1951).


Militante nella Sinistra come sindacalista e nel settore della cooperazione, dal
` presidente regionale della Lega
1994 e
`
delle cooperative della Sardegna ed e
tra i fondatori della Banca di Cagliari.
` stato eletto consigliere regioNel 2004 e
nale del PDS per la XIII legislatura nel
collegio di Cagliari.

Cherchi Paba, Felice Storico dellagricoltura (Solarussa 1901-Cagliari 1983).


` in Agronomia allIstituto di
Si diplomo
Enotecnica di Cagliari nel 1920. Negli
anni successivi visse di rendita, per
quanto poteva permetterglielo il patrimonio di famiglia. Nel 1925 ader` al fa` a collaborare
scismo e dal 1930 inizio
con Mediterranea e con altre riviste.
Dal 1932 mise a frutto il suo diploma lavorando come tecnico agrario nelle organizzazioni sindacali del partito. Nel
1933 si trasfer` a Roma dove, nel 1937,
fu nominato segretario della Federazione del latte. Caduto il fascismo, fu
`
costretto a tornare a Cagliari dove tento
inutilmente di inserirsi in qualche
` a stabilirsi a Manuovo impiego. Ando
comer e poi a Oristano, dedicandosi ai
suoi studi, alle sue ricerche e a iniziative di promozione editoriale. Nel 1961
si trasfer` a Cagliari dove visse dignito` imsamente e mor`. La sua opera piu
` Evoluzione storica dellattiportante e
` industriale, agricola, caccia e pesca
vita
in Sardegna, edita tra il 1974 e il 1977 a
Cagliari in 4 densi volumi, ricchi di no`
tizie e di suggestioni: come del resto e
tutta la sua opera, anche quando alcune
tesi soprattutto sulla storia della Sardegna giudicale e della cosiddetta
Chiesa autocefala sarda non appaiono del tutto convincenti. Limpostazione fortemente sardista della sua

produzione lo avvicina al Carta Raspi,


` di
con il quale ha in comune la volonta
mettere la propria erudizione al servizio della Sardegna. Tra gli altri suoi
scritti: Problemi agrari sardi. Il fraziona` , Mediterranea,
mento della proprieta
III, 7, 1929; Il credito agrario in Sardegna, Mediterranea, IV, 2, 1930; La Sartilla. Storia, tradizioni, folklore, vol.
della collana Quaderni storici e turistici di Arborea, 1956; Santulussurgiu
e San Leonardo di Siete Fuentes, vol.
della collana Quaderni storici e turistici di Arborea, 1956; Il Duomo di Oristano, vol. della collana Quaderni storici e turistici di Arborea, 1956; La vernaccia della Valle del Tirso, vol. della collana Quaderni storici e turistici di Arborea, 1956; Il carnevale ugonotto ad
Oristano nel 1637, SIschiglia, 1956;
Lineamenti storici dellagricoltura sarda
del secolo XIII, in Studi Storici in onore
di F. Loddo Canepa, II, 1959; La chiesa
greca in Sardegna, 1963; La Tuva. Un
rito agrario protosardo di propiziazione
nella festa di S. Antonio Abate, in Atti del
Convegno di studi religiosi sardi, Cagliari, 1963; Quartu SantElena e il suo
litorale, vol. della collana Quaderni
storici e turistici di Sardegna, 1965; Il
litorale centro-meridionale sardo, vol.
della collana Quaderni storici e turistici di Sardegna, 1965; Il centro punico
di Monte Sirai e Portoscuso, vol. della
collana Quaderni storici e turistici di
Sardegna, 1966; Carloforte, vol. della
collana Quaderni storici e turistici di
Sardegna, 1966; Il carnevale di Oristano, vol. della collana Quaderni storici e turistici di Sardegna, 1969; Don
Michele Obino e i moti antifeudali lussurgesi, 1969; Villacidro e Guspini, vol. della
collana Quaderni storici e turistici di
Sardegna, 1969; Il Poetto, 1970; La repubblica teocratica sarda nellAlto Medioevo, 1971; Le torri e i bastioni di Cagliari, 1971; Difendo Giovanni Maria An-

574

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 580

Cheremule
gioy, Frontiera, IV, 1971; LAngioy e`
sempre da difendere, Frontiera, V,
1971; La vernaccia della valle del Tirso,
1972; Il reale monastero di Santa Chiara
a Oristano, vol. della collana Quaderni
storici e turistici di Sardegna, 1973;
LAnfiteatro, lOrto botanico, via Tigellio
di Cagliari, vol. della collana Quaderni
storici e turistici della Sardegna, 1973;
Solarussa e il Campidano maggiore, vol.
della collana Quaderni storici e turistici della Sardegna, 1978; La crisi
agraria del giudicato dArborea del secolo XIV, in Il mondo della Carta de
Logu, 1979; Macomer, nella collana
Quaderni storici e turistici di Sardegna, 1980; Sinnai, Mara, Settimo, Selargius, vol. della collana Quaderni storici e turistici della Sardegna, 1980;
Parteolla e Trexenda, vol. della collana
Quaderni storici e turistici della Sardegna, 1980.

Cherchis, Is Localita` abitata in territo` sviluppata in eta


` non
rio di Narcao. Si e
precisabile e comunque non prima del
secolo XVII da un furriadroxiu costruito
`
in un territorio che con ogni probabilita
fu concesso in enfiteusi a una famiglia
Cherchi, che fin` per dare il nome al
piccolo centro quando divenne stabile
dimora dei pastori prima nomadi.

Cherchi Tidore, Lina Scrittrice (n. Arzachena 1929). Insegnante in pensione,


risiede a Sassari. Ha pubblicato diverse
opere di narrativa, tra le quali: Natale a
Orgosolo, 1976; Mulino a vento, 1985; Illanni di la gherra. Negli anni della
guerra, in duplice versione gallurese e
italiana, 2004. Bilingue anche la raccolta di poesie Illea lalga e silena, 1993.

Cheremule Comune della provincia di


`
Sassari, compreso nella V Comunita
montana, con 527 abitanti (al 2004), posto a 540 m sul livello del mare, sui fianchi di un rilievo di origine vulcanica
che domina la piana di Cabu Abbas, fer-

tile pianura del Meilogu. Regione storica: Logudoro. Archidiocesi di Sassari.


& TERRITORIO Il territorio comunale,
dalla vaga forma di un triangolo, si
estende per 24,13 km2 e confina a nord
con Thiesi, a est con Borutta e Torralba,
a sud e a ovest con Giave. La maggiore
` rappresentata dal monte
altitudine e
Cuccuruddu (676 m) che divide a nord
il territorio di C. da quello di Thiesi; sul
suo fianco orientale si trova appunto il
centro abitato, circondato da una folta
pineta e da una rigogliosa foresta di
lecci e querce: il bosco di Su T`ppiri. I
terreni di C., tutti di origine vulcanica,
non sono adatti alle colture, se non
quella piccola parte che si trova nella
piana di Campu Giavesu e Masu Sena.
` destinato a pascolo di ovini e
Il resto e
bovini.
& STORIA Lattuale centro abitato e
` di
origine medioevale, apparteneva al
giudicato di Torres ed era incluso nella
curatoria del Cabudabbas. Dopo lestinzione della famiglia giudicale i Doria se
ne impadronirono e lo unirono ai loro
possedimenti del Monteleone. Dopo la
conquista aragonese ne fecero una
delle basi della loro resistenza: di conseguenza C. sub` continue devastazioni
fino alla caduta del castello di Monteleone. Subito dopo, unitamente a Thiesi
e Bessude, il villaggio fu incluso nel
feudo di Montemaggiore che fu acquistato dai Manca di Sassari. Agli inizi
del secolo XVI, per il matrimonio di
Erilla Manca, i tre villaggi passarono ai
Cariga, che si estinsero nel 1604. Allora
` ai Ravaneda, discendenti da
C. passo
Elena Cariga, i quali ottennero nel 1365
il titolo di marchesi di Montemaggiore.
Questo fu un periodo di relativa tran`: i nuovi baroni si interessarono
quillita
del villaggio facendovi costruire nel
1620 la parrocchiale dedicata a San
` si estinsero
Martino. I Ravaneda pero
nel 1726 e, dopo una complessa vicenda

575

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 581

Cheremule
ereditaria, C. e gli altri villaggi circostanti tornarono in possesso dei Manca,
ma di un altro ramo, discendente dai
primi feudatari. Il rapporto di C. con i
nuovi feudatari fu presto burrascoso e
nel 1795 il paese prese parte ai moti antifeudali e soffr` per la successiva repressione; nel 1839 finalmente ottenne
il riscatto e subito dopo fu incluso nella
provincia di Alghero. Di questo periodo
` la descrizione di Vittorio Angius che
e
fra laltro dice: Le case (ancora) sussistenti non sono meno di 170. Molte di
esse hanno de cortili. Dalla sunnotata
` intendere che il
esposizione si puo
luogo soggiace a venti di ponente e tra` un po
montana e che nellinverno e
freddo, massime se spiri il vento dalla
parte del Polo. Ne primi mesi dellanno
1847 si numeravano in Queremule
anime 805, distinte in maggiori di anni
20 maschi 225, femmine 215, e in minori,
maschi 170, femmine 195, distribuite in
famiglia 170. Quasi tutti i queremulesi
sono agricoltori, e pochi per mezzo altrui, coltivando ciascuno il proprio terreno, quelli eccettuati che nol possono
o nol vogliono fare con la propria fatica.
I pastori tra grandi e piccoli non sono
` di 30. I mestieri piu
` necessari
forse piu
hanno pochi pratici, i quali in altre ore
sono coloni lavorando sul proprio o a
mercede. Le donne lavorano in 120 telai
le tele e il panno necessario a bisogni
della famiglia. La scuola elementare
` di dieci accorrenti.
non suole avere piu
Non sono 20 in tutto il paese che sappiano leggere e scrivere, comprese
pure le persone che han fatto gli studi
in qualche ginnasio. Godesi general` in questo paese, e
mente buona sanita
se si sapessero tutti preservare dalle vicende atmosferiche o dalle troppo sentite variazioni termometriche il dolor
laterale non opprimerebbe tante vite.
Non sono rari i longevi, massime in
quelle case dove vivesi con qualche

` poco curata,
agiatezza. Lorticoltura e
sebbene come vedesi, il terreno sia favorevole, e sono piccoli gli spazi prossimamente al paese dove si coltivino certi
` comuni. Si semina meliga, e
generi piu
alcuni coltivano i pomi di terra. Il vi` piuttosto esteso perche
occupa
gneto e
unarea di circa 800 starelli; ma bisogna
dire che una gran porzione delle mede` dei tiesini. Il
sime sono di proprieta
` ottimo per le viti, e potrebbesi
clima e
avere molta copia di buoni vini. Nel
manso si possono enumerare 130 buoi
per lagricoltura, vacche mannalite 30,
cavalli e cavalle 60, majali 45, giumenti
70. Nel rude vacche 200 in tre segni, cavalle 100 in nove segni, pecore 700 in
`
sette segni, porci 200 in tre segni. Se e
maggior numero di greggie e armenti
` apparnei pascoli queremulesi il di piu
tiene a tiesini o a giavesi. Le donne
` di pollame. Veneducano gran quantita
dono i queremulesi quello che loro sovrabbonda ne vari articoli a negozianti
che passano; e di rado vanno essi stessi
a portarli in vendita a mercati di Alghero, di Sassari, o di Bosa. C. rimase
incluso nella provincia di Alghero fino
` a far
al 1859 e successivamente entro
parte della provincia di Sassari.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sullagricoltura, in particolare la pro`
duzione dei cereali e la frutticoltura; e
ben sviluppato anche lallevamento del
bestiame. Discreta, anche se in diminu` lattivita
` di estrazione della
zione, e
cheremulite dalle cave del monte Cuc` una specie
curuddu. La cheremulite e
di lava piena di soffiature e leggerissima, residuo del vecchio vulcano, che,
ridotta in ghiaia, viene usata nelledilizia per isolare solai e soffitti. Tutta la
` ricchissima di questo materiale
zona e
del tutto esclusivo. Servizi. C. dista 4 km
dalla superstrada Carlo Felice e 39 da
Sassari: i collegamenti sono garantiti
attraverso Thiesi e anche per la ferro-

576

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 582

Cheremule
via Sassari-Chilivani-Cagliari se si raggiunge la stazione di Torralba, distante
` sede di medico, di scuola del8 km. E
lobbligo e di servizi bancari.

Cheremule Visto dallalto, il Nuraghe Majore


rivela la perfezione della sua struttura
architettonica.

DATI STATISTICI Al censimento del


`:
2001 la popolazione contava 522 unita
maschi 246; femmine 276; famiglie 214.
La tendenza complessiva rivelava un
lieve aumento della popolazione, con
morti per anno 9 e nati 3; cancellati dallanagrafe 2; nuovi iscritti 18. Tra gli indicatori economici: imponibile medio
IRPEF 15 701 in migliaia di lire; versamenti ICI 270; aziende agricole 135; imprese commerciali 39; esercizi pubblici
3; esercizi al dettaglio 8. Tra gli indicatori sociali: occupati 149; disoccupati
16; inoccupati 35; laureati 3; diplomati
85; con licenza media 145; con licenza
&

elementare 198; analfabeti 20; automezzi circolanti 192; abbonamenti TV


170.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` ricco di domus de janas: in
torio di C. e
particolare sono interessanti quelle situate nella regione di Sos Furrighesos e
quelle di Baddicciu, Matarigozza,
Monte Sulos e Tennero. Di particolare
importanza sono quelle di Moseddu,
gruppo situato nei pressi dellabitato e
databile al periodo della cultura di
Abealzu-Filigosa. Alcune di esse hanno
al loro interno pareti decorate con graffiti che riproducono forme umane sti`.
lizzate, alcune delle quali a testa in giu
Nella tomba Branca i graffiti, oltre che
le figure umane, rappresentano uccelli
stilizzati. Una di queste tombe fu utilizzata anche nel periodo bizantino tra i
secoli VII e VIII: nel 1880 vi furono trovati 15 scheletri con un ricco corredo di
gioielli in oro e argento e di armi in
ferro, che fanno pensare a una inumazione di soldati. Nel territorio sono
identificabili anche alcuni pozzi sacri
e numerosi nuraghi: Baddicciu, Coroneddu, Cunzadu, Iscala Manduzzu, Marinzana, Martarigozza, Ministras,
Monte Sa Domu, SAlvaru Ladu, SAspru, San Pietro, Scala Crabiles, Monti
Code, Rocca Manna, Culzu, Giganti, Maraturiu, Nuraghe Majore, Rocca
Manna, Tippiri, Trogliu. Alla periferia
del paese sono stati identificati i resti di
` romana ascrialcune costruzioni di eta
vibili probabilmente a una villa rustica.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il centro abitato ha conservato
limpianto originario del suo centro storico con strade strette sulle quali si affacciano le case dalla tipica architet` piani.
tura logudorese in pietra e a piu
Al centro di tutto linsieme si trova la
chiesa di San Gabriele Arcangelo, parrocchiale costruita nel secolo XVI in
forme gotico-aragonesi: ha limpianto a

577

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 583

Cheri
una sola navata completato dal presbiterio dalle volte a crociera; la facciata
` decorata da un rosone e da
in arenaria e
un portale delimitato da un arco; a
fianco delledificio sorge il campanile
con una cupoletta a cipolla. Al suo interno si conservano laltare maggiore
in legno riccamente intagliato e alcuni
altri altari in stucco. A poca distanza
dallabitato, sul monte Cuccuruddu, si
trovano i resti del castello, una fortezza
costruita nel secolo XIII dai Doria. Essi
la fecero edificare dopo lestinzione
della famiglia giudicale di Torres, nel
momento in cui entrarono in possesso
del territorio dellintera curatoria Monteleone. Nel periodo successivo conti` a rimanere in loro possesso e dopo
nuo
la conquista aragonese ne fecero uno
dei capisaldi della resistenza contro gli
invasori. Dopo la caduta del giudicato
dArborea nel 1409, il castello rimase in
` Doria, ma quando
possesso di Nicolo
nel 1436 questi fu sconfitto e costretto a
lasciare il Monteleone, il castello fu abbandonato e decadde. Ancora nella se` dellOttocento era possibile
conda meta
osservare le sue rovine.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Momenti di particolare importanza per il
richiamo alle tradizioni pastorali del
piccolo centro sono le due feste che si
svolgono il 13 e il 14 giugno in onore di
SantAntonio da Padova e di San Sebastiano.

Cheri, Mario Notaio, senatore della Repubblica (Sarule 1934-Nuoro 1986). Militante nel PSI, fu sindaco del suo paese
` al PCI
tra il 1960 e il 1964. Nel 1967 passo
e dal 1970 fu eletto consigliere provinciale di Nuoro. Sempre riconfermato
fino al 1983, tra il 1977 e il 1983 fu anche
presidente di quella Amministrazione
provinciale. Nel 1983 fu eletto senatore
`
per la IX legislatura repubblicana; gia
` cogravemente ammalato, egli accetto

munque di essere nuovamente eletto


sindaco di Sarule.

Cherry, John F. Biogeografo inglese,


esperto di demografia archeologica (n.
sec. XX). Interessato alla preistoria
della Sardegna, a partire dalla Deya
Conference del 1984 ha sempre studiato
il problema delle origini del popolamento della Sardegna, e ne ha scritto
in alcuni saggi: The initial colonisation
of the West Mediterranean Islands in the
light of island biogeography and paleogeography, in The Deya conference of Prehistory. Early Settlements in the Western
Mediterranean Islands and the Peripheral Areas, British Archaeological Reports, 229, I, 1984; The first colonisation
of the Mediterranean Islands. A review of
recent research, Journal of Mediterranean Archaeology, 2-3, 1990; Paleolithic Sardinians? Some question of evidence and metod, Sardinian Archaeology, 1992.

Cherubini Famiglia di musicisti (secc.


XVIII-XIX). Presente a Cagliari dalla
fine del secolo XVIII a tutto il secolo
XIX. Iniziatori dellascesa della famiglia furono Gaetano e i suoi fratelli Giuseppe e Francesco. Nel corso del secolo
XIX espressero diversi concertisti e
compositori di buon livello, alcuni dei
` nazionale.
quali ebbero notorieta

Cherubini, Gaetano Musicista (Cagliari 1790-ivi 1867). Compiuti i suoi


` nel Reggimento Guarstudi, si arruolo
die come suonatore di corno. Divenne
violinista di ottimo livello e dal 1835
` nellorchestra civica di Cagliari;
suono
compose numerosi pezzi molto apprez` e considezati, che gli diedero notorieta
razione. Negli ultimi anni di vita apr` a
Cagliari una scuola che fu frequentata
da molti allievi.

Chessa Famiglia di Ozieri (secc. XVIIIXIX). Le sue notizie risalgono al secolo


XVIII. Apparteneva alla borghesia
agraria ed era in possesso di un note-

578

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 584

Chessa
vole patrimonio fondiario; i suoi membri esercitavano tradizionalmente la
professione di avvocato. Nel 1793 il dottor Giacomo, subdelegato patrimoniale,
per i meriti acquisiti nella difesa della
Gallura durante il tentativo di sbarco
dei francesi, chiese il riconoscimento
dei privilegi del cavalierato ereditario
` . Riusc` a ottenerli nel
e della nobilta
1805, ma fu chiamato a pagare i diritti
dovuti per la convalida della concessione; nei decenni successivi i suoi figli
tentarono di evitare il pagamento, ma
nel 1835 dovettero adempiervi.

Chessa, Amedeo Antiquario (n. Tempio Pausania 1952). Figlio di Antonio


Chessa Sole, laureato in Scienze politiche, ha scelto il mestiere dellantiquario. Le sue botteghe Michelangelo
Due hanno avuto sede a Sassari, Aosta
e Foggia. Dirigente della Confcommercio di Sassari, consigliere damministrazione della Banca di Sassari; giornalista pubblicista, ha curato per alcuni
anni sulla Nuova Sardegna la rubrica
settimanale LAngolo dellantiquario.

Chessa, Angelo Maria Filosofo (Sassari 1734-Messico 1780). Entrato nellordine dei Gesuiti, dopo aver fatto profes` missionario in Messione solenne ando
sico, dove si stabil` definitivamente. In` per anni a Guadalajara raggiunsegno
gendo una notevole considerazione e
scrivendo alcune opere filosofiche di
buon livello.

Chessa, Antonio (o A. Chessa Sole) Insegnante, consigliere regionale (Osilo


` fu al1922-Sassari 1992). AllUniversita
lievo di Gentile e di Volpe. Dopo essersi
`
laureato in Scienze politiche si dedico
allinsegnamento nelle scuole secondarie e al giornalismo. Militante nella Destra, esord` giovanissimo contribuendo
a fondare a Sassari il movimento dellUomo qualunque. Nel 1946 fu eletto
consigliere comunale del suo paese natale; in seguito ader` al MSI, fu consi-

gliere comunale di Tempio (dove insegnava e dove si era sposato) fino al 1980
e consigliere provinciale di Sassari tra
il 1970 e il 1980. Attivissimo, nel 1962
divenne anche consigliere regionale
per il suo partito durante la IV legislatura, subentrando a Gavino Pinna nel
collegio di Sassari; al termine della legislatura non fu rieletto, ma nel 1972,
` andurante la VI legislatura, subentro
cora una volta a Gavino Pinna destinato
a candidarsi al Senato. Successivamente fu riconfermato ininterrottamente per la VII, lVIII e la IX legislatura nello stesso collegio fino al 1989.

Chessa, Carlo Pittore e illustratore


(Cagliari 1855-Torino 1912). Dopo aver
` natale
compiuto i suoi studi nella citta
sotto la guida del Loffredo segnalandosi
come ottimo disegnatore e litografo, nel
1879 si trasfer` a Torino. Nella sua
` lavoro come litonuova residenza trovo
grafo e approfond` i suoi studi allAccademia Albertina sotto la guida del
Gamba. Si impose rapidamente come
paesista e vigoroso disegnatore, collaborando a Lillustrazione Italiana e
divenendo direttore del settimanale
umoristico-satirico Pasquino. Favor`
alcuni giovani disegnatori sardi e colla` con Giovanni Saragat. Dopo il 1898
boro
si trasfer` a Parigi, dove visse per alcuni
anni lavorando per il Goupil e raggiun` internazionale per la
gendo notorieta
finezza dei suoi disegni. Fu anche cri` allarte il figlio Gigi.
tico darte e inizio

Chessa, Federico Economista (Sennori 1882-Genova 1960). Laureatosi in


` a studi di economia e
Legge si dedico
` i suoi primi saggi. Nel 1927 inipubblico
` a insegnare allUniversita
` di Sassari
zio
`
e nel 1930 fu chiamato presso la Facolta
di Economia e Commercio di Genova,
avviando un periodo di studi lungo e fe` per trentanni e tra il 1950
lice. Insegno
e il 1957 divenne preside della sua Fa` . Tra i suoi scritti da ricordare
colta

579

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 585

Chessa
quelli legati ai problemi della Sardegna: Credito e usura in Sardegna, in Atti
del primo congresso regionale fra Agricoltori e Economisti sardi, 1898; Il rinnovamento della Sardegna e lattuale movimento agricolo economico, La Nuova
Sardegna, 1905; Ademprivi e loro funzione economica in Sardegna, Bollettino di Agricoltura italiana, 7-9, 1906;
Condizioni economico-sociali dei contadini dellagro di Sassari, 1906; Usura e
sue forme in provincia di Sassari, Archivio giuridico Serafini, serie 3, V, 1906.
Tra le opere di carattere generale: La
trasmissione ereditaria delle professioni,
1912; Lindustria a domicilio nella costituzione economica odierna, 1917; Costo
economico e finanziario della guerra,
1920; La concentrazione delle industrie e
la guerra delle nazioni, 1920.

Gigi Chessa Nudo seduto (1932).

Chessa, Gigi Pittore e acquafortista


(Torino 1898-ivi 1935). Figlio di Carlo,
` linfanzia a Parigi durante gli
passo
anni della permanenza di suo padre
nella capitale francese e fu da lui av` a Toviato alla pittura. Nel 1909 torno

` la sua formazione
rino, dove completo
presso lAccademia Albertina. Nel 1929
fu tra i fondatori del gruppo dei Sei
pittori che si proponeva di svecchiare
le arti figurative italiane accusate di
provincialismo con limmissione delle
` stimolanti esperienze europee.
piu
` e una stima inRaggiunse una notorieta
ternazionali affermandosi anche come
valente critico darte e collaborando a
prestigiose riviste specializzate.

Chessa, Ignazia Archeologa (n. Ca`


gliari 1956). Laureata in Lettere, si e
` dedispecializzata in Archeologia e si e
cata allinsegnamento negli istituti superiori. Collaboratrice esterna della
Soprintendenza archeologica, specialista del periodo punico, ha preso parte
ad alcuni importanti scavi tra i quali,
nel 1984-85, quello di via Brenta, in cui
ha collaborato con il Tronchetti, col
quale aveva lavorato nel Cronicario di
SantAntioco. Ha concorso a impiantare e attualmente dirige il Museo ar` autrice di numecheologico di Nora; e
rosi lavori sulla ceramica, come mostra
la sua bibliografia: Ceramiche fenicie da
Cagliari, Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di
Cagliari e Oristano, 3, 1986; Nora. Ceramica sigillata, Quaderni archeologici del comune di Pula, 1987; Anfore
fenicie da Nora, Quaderni della Soprintendenza archeologica per le province di Cagliari e Oristano, 5, 1988;
Lo scavo di via Brenta, Nuovo Bullettino archeologico sardo, 1989; diversi
suoi contributi sono nel volume Archeologia urbana a Cagliari: Lo scavo dei piloni 7 e 10; La ceramica corinzia; La ceramica greco-orientale; La ceramica attica
a figure nere; La ceramica arcaica di importazione; La ceramica attica a figure
rosse; Considerazioni generali; Le forme
aperte. Varia; La ceramica fenicia e punica: considerazioni generali (con L.
Cappai), in supplemento ai Quaderni

580

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 586

Chia
della Soprintendenza archeologica per
le province di Cagliari e Oristano, 9,
1992.

Chessa, Lorenzo Antonio Biologo (n.


Porto Torres 1949). Conseguita la lau` dedicato allinsegnamento unirea, si e
` diventato profesversitario. Nel 1988 e
sore associato; attualmente insegna
` di Agraria
Zooculture presso la Facolta
` di Sassari, con particodellUniversita
lare attenzione alla vita e ai problemi
dei parchi marini isolani. Tra i suoi
scritti: Appunti di storia, biologia e pesca
del corallo rosso, in La VI Settimana
della cultura scientifica (Sassari), 1966;
Acque marine costiere e parchi marini,
in Lambiente naturale in Sardegna,
1986; Lacquacultura, in Pesca e pescatori in Sardegna (a cura di Gabriella
Mondardini), 1997.

Chessa, Salvatore Poeta (n. Ozieri, sec.


XX). Autodidatta, fu lungamente consi`. Si fece
gliere comunale della sua citta
conoscere come poeta in logudorese
quando ormai era pensionato; di particolare efficacia furono i suoi sonetti satirici e spesso polemici sui fatti della
cronaca cittadina; tra il 1956 e il 1968
ottenne diverse menzioni e segnala`
zioni nelle edizioni del concorso Citta
` stabilmente a La
di Ozieri. Collaboro
Nuova Sardegna.

Chessa Sole, Antonio = Chessa, Antonio

Chessa, Pasquale Giornalista, saggista


(n. Alghero 1943). Dopo gli studi di let`
tere a Roma con Alberto Asor Rosa, e
entrato nella carriera giornalistica collaborando in RAI con Maurizio Costanzo; passato alla carta stampata con
LEspresso (1975), ha poi lavorato in
` nei maggiori maruoli di responsabilita
gazine italiani (LEspresso, Epoca).
` a Panorama, dove e
` viceDal 1991 e
direttore. Vicino alla Sinistra sin dalle
prime esperienze politiche giovanili,
ha sviluppato nellultimo decennio una
` precisa attenzione alla politica e
piu
alla ricerca storica: ha curato la raccolta dei discorsi di Francesco Cossiga
(Il torto e il diritto, 1993-94) e collaborato
a un suo volume di riflessioni sulle vicende italiane tra fine Novecento e ini` di patria, 2003);
zio Duemila (Per carita
dopo un libro-intervista a Renzo De Felice (Rosso e nero, 1995), ha pubblicato
nel 2005 un libro documentario, Guerra
civile. 1943-1945-1948. Una storia fotografica (ma non solo fotografica), che
ha suscitato polemiche ma anche interesse.

Chia Torre di Chia. La piccola sentinella


seicentesca si leva dal promontorio a guardia
` belle della
delle dune di una delle spiagge piu
Sardegna.

Chia Centro abitato della provincia di


Cagliari, frazione di Domus de Maria
(da cui dista 10 km), con circa 200 abitanti (nella stagione invernale), posto a
13 m sul livello del mare in una piana,
sulla costa meridionale della Sardegna,
a fianco dellomonimo stagno e delle rovine dellantica Bithia (=). Regione storica: Sulcis. Archidiocesi di Cagliari.
& TERRITORIO Il territorio e
` rappresentato dalla bassa valle del rio Mannu
che proviene dai monti di Domus de
Maria e termina con le belle spiagge
della costa, oggetto di interesse turistico per i numerosi insediamenti di re` della
cente costruzione, in prossimita

581

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 587

Chia
torre costiera e a pochi chilometri dal
capo Spartivento, limite occidentale
del golfo di Cagliari.
& STORIA Il centro abitato trae origine
da un villaggio medioevale che sorgeva
non lontano dalla torre; faceva parte
del giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria di Nora. Nel 1258,
dopo la caduta del giudicato, fu incluso
nei territori toccati ai Della Gerardesca, i quali alcuni anni dopo fecero una
nuova divisione tra loro. C. fu assegnato
al ramo dei discendenti del conte Gherardo e in breve tempo divenne un
grande villaggio importante per la sua
posizione strategica. Quando, in seguito
alla conquista aragonese fu incorporato
nel Regno di Sardegna, non fu reso ai
Della Gherardesca ma concesso in
feudo ai Boixadors. Questi lo amministrarono male creando uno stato di tensione tra gli abitanti, molti dei quali negli anni successivi cominciarono ad abbandonarlo. Conclusa la prima guerra
tra Mariano IV e Pietro IV, C. fu tolto ai
Boixadors e concesso nel 1355 a France` alcuni anni dopo
sco Marsell che pero
cedette il villaggio a Emanuele Entenc
a. Alla ripresa della guerra, i discendenti di questultimo non riuscirono a conservarne il possesso e il villaggio fu occupato dalle truppe arborensi continuando a spopolarsi. Nei se` decoli successivi il suo territorio resto
serto, comodo rifugio per le navi dei
corsari barbareschi e meta di pastori
` sicuro nel
solitari. Il sito fu reso piu
1639 quando vi fu costruita una torre
per la difesa costiera. Nel corso del secolo XVIII nelle vicinanze della torre
cominciarono a risiedere periodicamente alcuni pescatori e gli Scolopi vi
impiantarono unazienda agraria. Nel
corso del XIX vi si stabilirono anche alcune famiglie di agricoltori che curavano i fiorenti orti e giardini, rinomati
per la produzione di fichi. Nel secolo

XX il centro fu definitivamente ripopolato grazie alle opere di bonifica. Le bellezze naturali e il crescente interesse
per le rovine di Bithia, ne hanno fatto
` turistica. Puruna rinomata localita
` vi si e
` sviluppato un introppo pero
sieme di complessi turistici residenziali costituito da villette dalla discuti` architettonica e cresciuto
bile validita
in modo disordinato.

Chia Dal piccolo centro la costa si snoda in un


alternarsi di spiagge, stagni e lagune litoranee.

PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE


` domiE AMBIENTALE Il centro abitato e
nato dalla torre di Chia. Destinata alla
difesa pesante, fu costruita nel 1639 in
` in buono stato di
forma troncoconica. E
conservazione: al primo piano ha un lo` raggiungicale a cupola; la terrazza e
bile da una scala interna. Ledificio domina buona parte delle spiagge circostanti; a suo tempo era munito di due
cannoni, di due spingarde ed era servito da una adeguata guarnigione. Con` a svolgere funzioni militari anche
tinuo
` sede della
dopo il 1867, e attualmente e
Guardia di finanza. La zona di C., con le
` punica di Birovine dellantica citta
thia, la stessa torre, gli stagni e le bianche e larghe spiagge, offre una grande
ricchezza di beni ambientali che hanno
favorito la sua Economia. Infatti al vecchio centro si sono aggiunti vari insediamenti turistici. Il litorale fra la torre
e capo Spartivento, compresi i retro&

582

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 588

Chiappe
stanti stagni con una superficie di 400
` una delle Riserve naturali istituite
ha, e
dalla legge regionale sui parchi. Tutto
questo, assieme al turismo di massa, sta
portando C. a un avvenire economico
che sostituisce le vecchie tradizioni
agricole di questa parte del comune di
Domus de Maria. Servizi. C. si trova
lungo la S.S. 195 e dista dal suo comune
10 km, 19 km da Pula e 49 km da Cagliari.
Sono presenti anche i servizi essenziali,
come la guardia medica, il servizio bancario, alberghi e ristoranti.

Chiano, Giovanni2 Giudice di Cagliari


` sec. XIII-Cagliari 1256).
(?, prima meta
Probabilmente figlio del giudice Guglielmo Salusio V della famiglia dei Lacon Massa, sal` al potere dopo la morte
di suo padre, quando le sorti del giudicato erano ormai assai incerte a causa
`
della crescente ingerenza pisana. Tento
di rovesciare legemonia pisana alleandosi con i genovesi e con il loro aiuto
` un disperato assalto al caorganizzo
` fall`. Mor` assassinato
stello, che pero
` il trono a Guglielmo
da sicari e lascio
Salusio VI.

Chiano di Cagliari Giudice di Cagliari


` sec. XIII-ivi 1256).
(Cagliari, prima meta
Incoronato dopo la morte di Guglielmo
Salusio II, quando le sorti del giudicato
` di roveerano oramai traballanti, tento
sciare legemonia pisana alleandosi
con i Genovesi; con il loro aiuto assal` il
Castello, ma fu fermato dalla resistenza
degli occupanti. Mor` in battaglia, lasciando il trono a Guglielmo III.
Chia Tutti i dintorni di Chia hanno
conosciuto un importante sviluppo turistico
grazie alla bellezza delle spiagge ricche di
dune di sabbia.

Chiappe Famiglia sassarese di origine

Chiano, Giovanni1 Giudice dArborea


(Oristano, 1280 ca.-ivi, 1307 ca.). Figlio
di Mariano II, gli succedette nel 1297,
quando era ancora minorenne, proprio
nellanno in cui Giacomo II dAragona
veniva investito del Regnum Sardiniae.
` sotto la tutela di Tosorato degli
Governo
` la dipendenza del
Uberti che accentuo
giudicato dArborea da Pisa. In particolare egli fu costretto a dare esecuzione
al patto stipulato nel 1295 da suo padre
con il quale era stato ceduto al Comune
dellArno il terzo del Regno di Cagliari,
assegnato ai conti di Capraia e poi passato agli Arborea. Questa debole poli` le simpatie del popolo e
tica gli alieno
` oristanese, che si ribello
`e
della nobilta
lo condusse a morte quando era ancora
giovane.

corsa (sec. XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII, quando ottenne il cavalierato ereditario e la no` con un Luigi (1820). Lo stesso nel
bilta
1834 chiese il titolo comitale, ma non
` tuttora
riusc` a ottenerlo; la famiglia e
fiorente.

Chiappe, Giuseppe Teologo (Cagliari


1750-ivi 1806). Divenuto sacerdote ebbe
modo di farsi notare per la sua vasta
cultura e per le doti di oratore. Scriveva
anche delicati componimenti in latino
che lo fecero apprezzare da Francesco
Carboni. Dopo alcuni anni divenne canonico e fu nominato vicario capitolare
dallarcivescovo Melano di Portula.
Fece costruire a sue spese la cappella
del crocifisso nel Duomo. Tra i suoi
scritti: Nellarrivo di mons. Vittorio Melano di Portula nella sua sede arcivescovile di Cagliari, sonetti, 1778; Nellesaltamento di mons. Vittorio Melano di Por-

583

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 589

Chiara
tula alla sede arcivescovile di Cagliari,
1778; Orazioni panegiriche, 1787; Arringhe a nome dello Stamento ecclesiastico
in occasione del consentimento per la
proroga triennale del donativo, 1793; Riportandosi con religiosa pompa dalla
cattedrale di Cagliari alla sua chiesa il
simulacro di SantEfisio dopo il solenne
rendimento di grazie per la gloriosa liberazione dallarmata francese, 1793; Arringa detta a nome del capitolo di Cagliari nella prestazione dei pubblici solenni omaggi al re e alla famiglia reale,
1799; Raccolta di poesie per la promozione alla sacra porpora dellarcivescovo
di Cagliari mons. Diego Cadello di San
Sperate, 1803.

Santa Chiara La santa in un affresco di


Simone Martini nella basilica inferiore di San
Francesco ad Assisi.

Chiara, santa Santa (Assisi 1192-ivi


1253). Nacque dalla nobile e ricca famiglia dei conti Scifi. Per sottrarsi al ma` la protrimonio voluto dai suoi, lascio
` allideale francepria casa e si dedico
` i capelli,
scano. San Francesco le taglio
la rivest` dun ruvido saio, le fece pro-

`
nunciare i tre voti, obbedienza, poverta
` , e le preparo
` il poverissimo
e castita
convento di San Damiano. Ebbe inizio
cos` il secondo ordine francescano
(1212), detto delle povere dame di San
Damiano, le Damianiste, le Clarisse.
Ottenne da Innocenzo III il privilegium
paupertatis, che la privava anche della
` di avere qualcosa per se
.
possibilita
` Assisi dallassalto dei saraceni
Salvo
(1240), sotto Federico II, facendo
esporre lostia santa davanti ai nemici.
La leggenda vuole che sia stata la stessa
santa a prendere lostensorio dalla
chiesa e portatasi sul balcone del convento con il preziosissimo corpo di Cri` con la croce i nemici che susto, segno
bito fuggirono. Ebbe il privilegio di vedere proiettate nella propria cella le
immagini della morte e del funerale di
` il corpo
San Francesco, del quale veglio
nella clausura (1226). Mor` a San Damiano l11 agosto 1253, riposa ad Assisi
nella basilica a lei dedicata. Canonizzata da Alessandro IV (1255), dichiarata
patrona della televisione da Pio XII, su
suggerimento di Ugo Gregoretti. Protegge vetrai, lavandaie e stiratrici.
In Sardegna Patrona di Cossoine, Igle` titosias, San Gavino Monreale e Sini. E
lare della cattedrale di Iglesias; portano il suo nome il villaggio della centrale elettrica e la diga sul fiume Tirso
` il monastero delle Cla(1923). Del 1711 e
risse di Cagliari, le monache cappuccine che fino agli anni Cinquanta di
quel secolo comunicavano fra loro in
spagnolo. [ADRIANO VARGIU]
Festa Si festeggia l11 agosto a Cossoine, Iglesias e San Gavino Monreale,
il 12 agosto a Sini.

Chiaramonti Comune della provincia di


`
Sassari, compreso nella II Comunita
montana, con 1915 abitanti (al 2004), posto a 430 m sul livello del mare su una
cresta che domina da una parte la vallata di Martis e dallaltra la regione del

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 590

Chiaramonti
Sassu e i dintorni di Ozieri. Regione storica: Anglona. Archidiocesi di Sassari.
& TERRITORIO Il territorio comunale,
di forma pressappoco di unellisse con
due propaggini a oriente e a meridione,
si estende per 98,76 km2 e confina a
nord con Martis e Perfugas, a est con
Tula, a sud con Ozieri e Ardara e a ovest
` prevalentecon Ploaghe e Nulvi. E
mente collinoso, un tempo ricco di bo distrutti dagli inschi ora pressoche
cendi e dal taglio indiscriminato. I corsi
dacqua, a regime torrentizio, si snodano tra canaloni a volte stretti e profondi attraversando zone ricche di macchia per confluire nel Riu Battana,
verso Perfugas. Nei terreni, a tratti argillosi e friabili, abbondano il calcare e
la trachite, questultima soprattutto
nella zona di Su Sassu.

Chiaramonti Il nuraghe Nieddu, a pochi


metri dalla direttissima Sassari-Tempio, e` uno
dei meglio conservati dellisola.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale: apparteneva al giudicato
di Torres ed era incluso nella curatoria
dellAnglona; sorse quando nel secolo
XIII i Doria vi fecero costruire il ca` rapidastello il cui borgo si sviluppo
mente sui fianchi del colle. C. deve con
` il suo nome al ricordo
ogni probabilita
del casato della madre di Brancaleone
Doria. Dopo lestinzione di quella dinastia, i Doria inclusero C. nel piccolo
stato feudale che avevano formato riu-

nendo tutti i territori in loro possesso.


Essi seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti del villaggio che
mantennero i loro privilegi e la loro autonomia e vissero sostanzialmente in
pace fino alla conquista aragonese.
Quando i Doria, nel 1323, si dichiararono vassalli del re dAragona, il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro
niae. Nel 1325 I Doria si ribellarono agli
Aragonesi e il villaggio divenne teatro
di guerra e nel 1330 fu occupato dalle
truppe di invasione guidate da Raimondo Cardona che devastarono il castello. Nonostante subisse gravi danni,
C. riusc` a riprendersi e a rimanere
nelle mani dei Doria. Quando nel 1347
questi si ribellarono nuovamente, il villaggio sub` altri danni e poco dopo fu
occupato dalle truppe di Rambaldo di
` dovette quasi subito
Corbera che pero
cederlo a Giovanni dArborea, fedele alleato del re. Di l` a poco lo sfortunato
principe fu fatto arrestare dal fratello
` ai DoMariano e cos` C. nel 1350 torno
ria. Le tribolazioni di questo villaggio
non ebbero fine: scoppiata la seconda
guerra tra Pietro IV e Mariano IV, nel
1366 fu occupato dalle truppe di que` a essere teatro
stultimo e continuo
della guerra fino alla battaglia di Sanluri. Caduto il giudicato dArborea i Doria tentarono di conservarne il possesso
ma nel 1412 furono sconfitti dal visconte di Narbona che se ne impadron`
` a far
fino al 1420, anno in cui C. torno
parte del Regnum Sardiniae. Nel 1421
il villaggio fu incluso nel grande feudo
concesso a Bernardo Centelles, ma le
condizioni di vita degli abitanti peggiorarono, tanto che nel 1458 si ribellarono
esasperati dal peso dei tributi.
perche
` a modificare la
Non riuscirono pero
loro situazione per cui dovettero pie`
garsi nuovamente. Nella seconda meta
del secolo, quando i Centelles organizzarono lamministrazione del vasto

585

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 591

Chiaramonti
feudo dividendolo in circoscrizioni, inclusero C. nellincontrada dellAnglona
e il villaggio, pur conservando il suo
majore, prese a essere amministrato da
un regidor residente a Nulvi. Il regidor
era coadiuvato da una burocrazia di
funzionari baronali che gradualmente
finirono per limitare lautonomia del
majore. I Centelles si estinsero nel 1569
e per la loro successione si accese una
lite tra un ramo collaterale della famiglia e i Borgia. Negli anni nei quali la
lite rimase pendente il feudo fu sequestrato e il villaggio fu amministrato da
funzionari reali, ma nel 1591 la lite fu
` ai Borgia. Col
definita e cos` C. passo
` , le condizioni
governo di questi, pero
` non mutarono: anzi, nel
della comunita
corso del Seicento il potere del feudata` a controllare
rio crebbe ed egli arrivo
direttamente lelezione del majore
esautorando completamente la comu` . Nel corso del secolo inoltre la bunita
rocrazia baronale fu interamente formata da rappresentanti di alcune famiglie di notabili locali che gestirono il
potere in modo sostanzialmente clientelare e ingiusto. Questa situazione fu
soprattutto evidente nel modo di procedere allesazione dei tributi feudali: le
liste feudali dei contribuenti furono gestite da questa burocrazia con criteri
spregiudicati sia nella determinazione
del carico fiscale che nellindividuazione delle categorie degli esenti. In genere questi ultimi erano proprio gli
stessi notabili locali che finirono per
formare delle elite vassallatiche legate
al feudatario. Quando i Borgia si estinsero nel 1740, il villaggio aveva circa
1200 abitanti e cominciava a sentire un
profondo bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo una lunga serie di vicende ereditarie, nel 1767 C. fu
incluso nel principato dellAnglona che
` a Maria Giuseppa Pimentel,
tocco
erede dei Borgia e moglie di Pietro Tel-

lez Giron. C. non ebbe un rapporto facile nemmeno con i nuovi feudatari
che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a funzionari senza scrupoli, cos` tra il 1774 e il 1785 gli abitanti
si rifiutarono apertamente di pagare i
tributi e nel 1795 presero parte ai moti
antifeudali. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Sassari, e il suo
tempestoso rapporto con i feudatari si
chiuse nel 1843 quando il feudo fu finalmente riscattato. Di questo periodo
sono le impressioni raccolte da Vittorio
Angius con puntigliosa precisione e accuratezza: Componesi questa villa di
circa 390 case separate in molti gruppi
da strade poco regolari, delle quali tre
sono principali e molto frequentate.
` gran riunione in sulla
Ne d` festivi e
piazza, che dicono su salone dove i
giovani prendonsi diletto nelle danze
allarmonia di quattro voci, che ripetono le canzoni dei poeti logudoresi. Le
principali [professioni] sono lagricoltura e la pastorizia. Vedrai come la
` prevalendo sulla
prima va sempre piu
seconda da questo che a quella sono ap` di quattrocento persone, a
plicate piu
questa circa 300. Nelle arti meccaniche
non si affaticano meno di cento persone, i quali servono ai bisogni della
gente del luogo e delle vicine. La co`
mune arte donnesca della tessitura e
pochissimo esercitata, non adoperan` di 50 telai. Non so di quali altre
dosi piu
cose lavorino. Popolazione. Consta questa (anno 1834) di anime 2100, in famiglie 385. Avvengono per anno matrimoni 30, nascite 80, morti 60. Le ordinarie malattie sono le periodiche e i do` di inverno gran morlori laterali, onde e
` , massime da che fu quasi generale
talita
il disuso del cojetto. Lordinario corso
` limitarsi allanno sessandella vita puo
` , quantunque non siano
tesimo delleta
rari gli esempi duna lunga vita maggiore in persone temperanti, e che si

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 592

Chiaramonti
sanno con le antiche vesti sarde ben
munire contro i tradimenti atmosferici,
se lice cos` dire. Il territorio di C. cre` di Bisarcio
sciuto con quello che era gia
presenta unarea sufficiente per lo
meno a una popolazione quadrupla. La
coltivazione va maravigliosamente dilatandosi, e pare debba poscia non
poco crescere. Crescesse parimente la
cognizione dellarte, e si prendessero
migliori metodi, si adottassero nuovi
`
utili instrumenti, si riformassero i gia
usati, e si desse opera a quelle altre
`
parti di coltura che promettono piu
certo lucro. In argomento de rapidissimi progressi vedi il numero de gioghi
che simpiegavano nel 1812, e quanti
presentemente. In quello non erano
` di 60, in questo forse piu
` di 275, e si
piu
seminarono starelli di grano 1400,
dorzo 200, di granone 20, di fave 140, di
ceci 70, di fagiuoli che dicon cornuti 40,
di veccia 30, di lenticchie 35, di fagiuoli
moreschi e piselli 20. Le vigne sono felicissime sulla falda, e nelle vallette del
monte contro austro e levante. Le viti
delluva bianca sono distinte in dicias` , della nera in 12, della
sette varieta
`;
rossa in 2. I vini hanno fama di bonta
` tanto la loro quantita
` che se ne puo
`
ed e
e suole somministrare ai vicini vil` dellOttolaggi. Nella seconda meta
` svilupcento la sua economia sembro
parsi e la popolazione crebbe; alla fine
` la decimazione dei videl secolo pero
gneti a causa della fillossera e la crisi
nei rapporti con la Francia compromisero gravemente il villaggio. La crisi
` superata nel Novecento, ma
sembro
nel secondo dopoguerra anche C. fu
progressivamente abbandonato dalla
popolazione che emigrava alla ricerca
di condizioni di vita migliori.
& ECONOMIA Leconomia di C. e
` basata
sullagricoltura, in particolare la produzione dei cereali, la frutticoltura e la
viticoltura. Vi sono discretamente svi-

` dellallevaluppate anche le attivita


`
mento, con produzione di buone qualita
di latticini e formaggi e del commercio.
`
Servizi. C dista da Sassari 36 km ed e
collegato da autolinee al capoluogo e
` sede
agli altri centri della provincia; e
di medico, di farmacia, di scuola dellobbligo e di servizi bancari. Possiede
la Biblioteca comunale, 1 agriturismi
con 7 posti letto e 1 ristorante.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1920 unita
di cui stranieri 4; maschi 947; femmine
973; famiglie 768. La tendenza complessiva rivelava una lievissima diminuzione della popolazione, con morti per
anno 19 e nati 18; cancellati dallanagrafe 22; nuovi iscritti 20. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 640 in migliaia di lire; versamenti ICI 807; aziende agricole 237; imprese commerciali 71; esercizi pubblici
11; esercizi allingrosso 8; esercizi al
dettaglio 35; ambulanti 7. Tra gli indicatori sociali: occupati 574; disoccupati
116; inoccupati 112; laureati 4; diplomati 226; con licenza media 611; con licenza elementare 565; analfabeti 126;
automezzi circolanti 807; abbonamenti
TV 534.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` ricchissimo di nuraghi: Alzala de
torio e
Coghalzos, Aspru, Attalzu, Badde
Cheja, Baddu, Bantine Pira, Castras,
Conca Zuighe, Derosa, Elighia, Ena
Longa, Frades Contones, Furros, Giunturas, Is Padulas, Ispiene, Ladrone,
Longu, Maschile, Massedda, Ortos, Pinzetta abrujada, Pubattu, Puligosu, Rispidu, Ruju, Sa Toa Sanu, Scala de
Malta, Scala Lampadas, Scanneddu,
SEna, Sos Castias, Spiena, Su Agantinu, Su Cadalzu, Su Casteddu, Su Castru Cavacadu, Su Lizzu, Su Ostia, Su
Puddu, Su Re, Tanca Bezza, Teti, Truddariga, Turturina, Tuvuleddu, Ui. Vi

587

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 593

Chiaramonti
`
sono anche domus de janas in localita
Su Murrone e Baldedu.

Chiaramonti Del castello costruito dai Doria


nel secolo XIII restano pochi ruderi: nel
Seicento, abbandonato, fu trasformato in
chiesa.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` domiRALE Il centro storico del pese e
nato da un colle dove si erge il castello.
Ledificio fu fatto costruire dai Doria
` del secolo XIII;
nella seconda meta
quando essi, nel 1325, si ribellarono
agli Aragonesi, fu il teatro delle operazioni militari. Nel 1348 fu occupato da
Raimondo Cardona ma nel 1350 fu restituito ai Doria, che ne perdettero nuova-

` nel 1366 quando


mente la disponibilita
fu occupato dalle truppe giudicali. In
occasione della celebrazione del matrimonio tra Brancaleone Doria ed Eleonora dArborea il castello fu incluso
nella dote; dopo la caduta del giudicato
` nelle mani del visconte di Narpasso
bona che nel 1420 lo cedette. In seguito,
` in
persa la sua funzione militare, ando
rovina e nel Seicento fu trasformato in
chiesa. Attorno al colle si sviluppa la
rete delle strade scoscese tutte dirette
verso una grande piazza dove si affaccia
la chiesa di San Matteo, parrocchiale
costruita nel 1888; ha tre navate scandite da colonne di trachite, la copertura
` a volta a botte sorretta da archi a tutto
e
sesto. La facciata, coronata da un tim` arricchita da un portale e da
pano, e
due grandi finestre. Nella sua sacrestia
` custodita una tela di Antonio Paglietti
e
raffigurante Santa Lucia. A poca distanza sorgono la chiesa di Santa Giusta
de Orria costruita nel secolo XIII in
forme romaniche e donata ai Camaldo vi
lesi da Maria de Lacon Zori perche
edificassero un monastero. Limpianto
` a una navata completata dal presbitee
rio sotto il quale si trova una fonte protetta da uninferriata. Nel corso dei se` stata piu
` volte restaurata; della
coli e
donazione faceva parte anche la vicina
chiesa di Santa Maria Maddalena de Orria Piccinna, in forme romaniche, originariamente con limpianto a una navata
completata dallabside semicircolare
`
coperta con volte in legno; la facciata e
in conci di trachite e di arenaria rossi e
bianchi. Nel 1300 il suo impianto fu modificato: laula fu ampliata e completata con due cappelle laterali che fecero assumere alla chiesa una pianta a
croce commissa; la copertura fu modificata con volta a botte. A poca distanza
dallabitato si trova la chiesa di San Giovanni Battista, costruita probabilmente
nel Settecento e restaurata entro la

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 594

Chiarella
` del secolo XIX. Ha limprima meta
pianto a una navata e la copertura in
legno.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In
passato il paese era ricco di tradizioni
antiche che rendevano singolari alcuni
momenti importanti della vita. Cos` era
usanza per i matrimoni che lo sposo durante la cerimonia donasse al parroco
alcuni pani in un canestro, che si facesse una veglia con banchetto e danze
prima della nascita di un bambino, che
il giorno della ricorrenza del Corpus
Domini i parenti di un morto ammazzato giurassero, al passaggio del Santissimo, vendetta di fronte a un altare domestico. Di queste e di molte altre singolari tradizioni sono rimaste solo labitudine di salutare gli sposi prima o
dopo la cerimonia con la rottura del
piatto con grano, sale e fiori e quella di
fare al novello sacerdote doni particolari nel giorno in cui celebra la sua
prima messa in paese. Le feste popolari
in onore di San Giovanni Battista e del
patrono San Matteo che un tempo erano
`, non
occasione di particolari solennita
differiscono oggi da quelle che si svolgono nei paesi vicini.

Chiarella, Giacomo Editore-tipografo


` sec. XIX-ivi 1900).
(Sassari, prima meta
` , con il socio Andrea
Nel 1847 impianto
Ciceri, una stamperia Tipografia so` tipografica. Due anni
ciale e Societa
dopo i due soci si divisero. A. Ciceri
mantenne la gestione della Tipografia
sociale, ma nel 1855 mor` nella grande
`; la
epidemia di colera che colp` la citta
` sotto il nome di Vedova
ditta continuo
Ciceri (che era Anna Maria Chiarella)
sino al 1858. Secondo Enrico Costa,
` molti libri scolastici e curo
`
stampo
specialmente la collezione delle opere
dei Gesuiti, interrotta nel 1848 dopo la
loro cacciata. Fra le altre opere, una
Antologia in 5 volumi destinati alle
scuole gesuitiche in Sardegna. Nel

` Giuseppe
1859 la vedova Ciceri sposo
` grande dei tipografi-editori
Dess`, il piu
sardi di ogni tempo. Anna Maria Chiarella nel breve periodo della sua ge` LOsservatore, diretto
stione stampo
dallavvocato Antonio Manunta (185758), e Il Credente, diretto da Giuseppe Giordano (1857-58), ambedue di
orientamento repubblicano. Intanto
nello stesso 1849, dopo la separazione
da Ciceri, C. aveva impiantato una tipografia propria fornita scrive Tiziana
Olivari di 3 macchine azionate da un
motore di 2 cv. e un torchio a leva. Impiegava 14 operai, di cui 4 al di sotto
` circa 120 volumi,
dei 14 anni. Pubblico
tra cui una Storia popolare della Sardegna di Antonio Camboni, 209 pagine con
12 tavole e una litografia a due colori
che rappresentava Eleonora dArborea.
`,
Fu il tipografo della locale Universita
della prefettura e della provincia, stampando annuari, annunzi legali, atti dei
Consigli (provinciale e comunale) e
pubblicazioni periodiche. Dopo la sua
morte, nel 1900, la tipografia fu gestita
dai figli, che la dotarono di nuove macchine, mantenendo il nome del fondatore. Il nome rimase anche quando, nei
primi decenni del Novecento, la tipografia fu ceduta al tipografo Gio. Maria
` gestiva una tipografia
Baiardo, che gia
a La Maddalena. Dopo la sua morte lazienda, in continuo sviluppo (specializzata soprattutto nella fornitura della
modulistica ai comuni e ad altri enti),
fu ereditata dai figli Francesco e Bruno,
e dopo la morte di Francesco diretta,
oltre che da Bruno, da Gio. Maria, figlio
di Francesco. Alla fine degli anni Sessanta la tipografia diede impulso allat` editoriale, a partire dalla collana
tivita
Storia della Sardegna antica e moderna,
diretta da Alberto Boscolo. Purtroppo
` rimasta interrotta prima dellopera e
lultimo (e dodicesimo) volume per la
crisi che ha colpito lazienda costrin-

589

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 595

Chiari
gendola a dichiarare fallimento nel
2002.

Chiari, Antonio Patriota (Sassari 1905Pollenzo 1945). Capitano del Genio, partigiano combattente, medaglia dargento al V.M. alla memoria. Sorpreso
dallarmistizio in Croazia, riusc` a rien` a far parte di una
trare in Italia ed entro
banda partigiana: con alcuni compagni
distrusse i porti di Cherasco e Pollenzo.
Catturato e torturato, fu condannato a
morte. Davanti al plotone desecuzione
`: Chi per la patria muor vissuto e
`
grido
assai.

` noto
viaggiatori e degli stessi artisti, e
per il suo soggiorno ad Atzara, dove
` nel 1901 allo scopo di comprenabito
dere i caratteri del mondo sardo. In
Barbagia egli rimase colpito dalla ricchezza dei costumi e dipinse alcuni
olii; si introdusse anche negli ambienti
culturali nuoresi stringendo amicizia
con Antonio Ballero. Tornato in patria
` come grande pittore della
si affermo
scuola dei costumbristi.

Chieffi, Francesco Dirigente dazienda, deputato al Parlamento (Ittiri


1906-Roma 1968). Ader` giovanissimo al
Partito Popolare Italiano, ma dopo lav` a vita privento del fascismo si ritiro
` a far parte del Covata. Nel 1943 entro
mitato di Liberazione Nazionale di
Roma e contribu` alla nascita della DC.
Fu eletto alla Costituente e poi riconfermato deputato per la I legislatura repubblicana. Esperto di miniere, nel
1945 fu nominato presidente della Carbonifera Sarda e nel 1948 presidente
del Consiglio superiore delle Miniere.
Terminato il mandato parlamentare en` a far parte del CNEL.
tro

Chiera, Giovanna Semitista (n. Alba,

Eduardo Chicharro Aguera Garden party


(1909).

Chicharro Aguera, Eduardo Pittore


` essere con(Madrid 1873-ivi 1952). Puo
siderato uno dei massimi rappresentanti della pittura folclorica europea e
in qualche misura anche uno dei padri della pittura sarda del primo Novecento. Dopo aver iniziato a studiare
` natale, completo
` la sua fornella citta
` in rapmazione a Roma, dove entro
`
porto con gli ambienti culturali piu
avanzati della capitale. Attirato dal
mondo sardo, del quale agli inizi del secolo si parlava molto nelle opere dei

` diventata ricerCuneo, 1953). Nel 1983 e


catrice. Attualmente insegna nella se` di Roma. Dal 1984 ha
conda Universita
collaborato agli scavi del tofet di Monte
Sirai, conclusosi nel 1986. Tra i suoi
scritti: Testimonianze su Nora, 1968;
Frammenti eburnei da Nora, Rendiconti dellAccademia nazionale dei
Lincei, XXXIII, 1978; Una maschera silenica da Sulcis, Rendiconti dellAccademia nazionale dei Lincei, XXXV,
1980; Quarthadash = Tharros?, Rivista
di Studi fenici, X, 1, 1982; Osservazioni
su un testo punico di Olbia, Rivista di
Studi fenici, XI, 2, 1983; Una protome
maschile da Sulci, Rendiconti dellAccademia nazionale dei Lincei,
XXXVIII, 1983; Progetto e creazione di
una banca dati delle stele puniche di

590

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 596

Chiesa in Sardegna
Monte Sirai, Rivista di Studi fenici,
supplemento XII, 1984.
` di doChiesa in Sardegna La scarsita
cumentazione relativa ai primi secoli
` tale
del Cristianesimo in Sardegna e
che solo per la fine del secolo VI e gli
inizi del VII siamo in grado di tracciare
un quadro sufficientemente ampio e articolato della situazione della Chiesa
` preziose, nononellisola. Tanto piu
`, sono perstante la loro frammentarieta
` le notizie pervenuteci dai secoli
cio
precedenti.
I PRIMI SECOLI Il primo dato sicuro, dovuto a un presbitero greco della comu` romana nei primi decenni del senita
colo III (fino ad alcuni decenni fa era
indicato come Ippolito, ma la sua iden` molto dibattuta; sicuratificazione e
mente non riconobbe nel 217 lelezione
di papa Callisto e istitu` una Chiesa rivale), si riferisce a una lettera con cui,
verso il 190, limperatore Commodo di`
sponeva che venissero posti in liberta
tutti i cristiani precedentemente deportati in Sardegna e condannati a
scontarvi la pena ad metalla a motivo
della loro fede. Siccome la lista dei deportati acclusa alla lettera imperiale
era stata preparata dal vescovo romano
Vittore e la cosa non sorprende, pere
` noto che da qualche decennio la
che
Chiesa di Roma aiutava i cristiani con`
dannati alle miniere nelle varie localita
` ritenere che una
dellImpero , si puo
buona parte di essi provenisse dalla co` romana: fra i graziati, non communita
` nella lista precedente perpreso pero
condannato alle miniere per cattiva
che
amministrazione dei beni del suo padrone, vi era anche lo schiavo Callisto,
il futuro pontefice romano. Unaltra notizia sicura, ricavata questa volta dal
Catalogo Liberiano (una lista di ponte`
fici romani redatta nella seconda meta
del secolo IV con brevi biografie di ciascuno, lultimo dei quali era, appunto,

papa Liberio), ci informa che attorno al


235 venne relegato in Sardegna, unisola malsana, il pontefice romano Ponziano insieme con il presbitero Ippolito
questultimo da non confondersi probabilmente con il precedente omonimo
scrittore : entrambi vi trovarono presto la morte. La Sardegna entra quindi
nella storia del Cristianesimo come
` dura conluogo di deportazione o di piu
danna alle miniere. Non disponiamo,
purtroppo, di dati sicuri sul numero e
sulla posizione sociale o ecclesiale
della maggior parte dei condannati,
`
sulla loro provenienza, sulle localita
dove essi scontavano la pena (anche se
il villaggio minerario di Metalla, nel
sud-ovest dellisola, presenti buone
` ), come pure non sappiamo
probabilita
se, in periodi diversi da quelli menzionati, la Sardegna sia stata terra desilio
per altri cristiani; meno ancora siamo
informati sulle circostanze in cui, per
` dalla seconda
lo meno a partire gia
` del secolo III, nei centri piu
` immeta
portanti dellisola, si formarono le
` cristiane. Certo e
` che a
prime comunita
Cagliari doveva essercene una assai fiorente se, poco dopo la pace costantiniana del 313, il vescovo cagliaritano
Quintasio e il suo presbitero Ammonio
vennero convocati dallimperatore Costantino per partecipare al concilio di
Arles (314), insieme con una cinquantina di altri vescovi della pars Occidentis
dellImpero. Una conferma dellesi` cristiane, oltre
stenza di altre comunita
` desumere
quella di Cagliari, la si puo
dal fatto che la grande persecuzione di
` direttamente anDiocleziano interesso
che la Sardegna. Nonostante la laconi` del Martirologio Geronimiano e la
cita
` di gran parte degli eleinattendibilita
menti narrativi contenuti nelle tardive
` ritepassiones dei martiri sardi, si puo
nere storicamente sicuro il martirio di
Gavino, Lussorio, Simplicio e Saturno e

591

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 597

Chiesa in Sardegna
sufficientemente probabile quello di
Antioco e di Efisio; come luoghi della
` antiloro passione o del loro culto piu
camente attestato (entro il secolo VI)
vengono indicati, oltre Cagliari, i centri
di Turris Lybisonis, di Forum Traiani (le
attuali Porto Torres e Fordongianus), di
Sulci (SantAntioco) e di Nora; fino ad
` tardiva lattestazione per Simora piu
plicio a Olbia.
LUCIFERO VESCOVO DI CAGLIARI La
` del
Sardegna ricompare verso la meta
secolo in una lettera dei padri del con`rdica (attuale Sofia, nel 343),
cilio di Se
` dedurre con una buona
da cui si puo
` che nellisola vi fossero alprobabilita
tre sedi episcopali oltre quella di Ca` soprattutto per il tramite di
gliari. Ma e
Lucifero, vescovo di Cagliari per circa
ventanni, che la Sardegna entra in
modo clamoroso nella grande storia
della Chiesa antica. Lo incontriamo
per la prima volta nel 353, insieme con
un altro sardo di nascita, Eusebio vescovo di Vercelli. Entrambi furono inviati dal pontefice romano Liberio
presso limperatore Costanzo per tentare di flettere la politica imperiale fa`
vorevole alla dottrina ariana che, come
` di Cristo. Due
noto, negava la divinita
` di rappreanni dopo, sempre in qualita
sentante di Liberio, Lucifero partecipava al concilio di Milano convocato da
Costanzo: dei circa trecento vescovi intervenuti, solo Lucifero, Eusebio e Dionigi di Milano rifiutarono di piegarsi
alle pressioni dellimperatore che esigeva, pena lesilio immediato, anche la
condanna di Atanasio, patriarca di
Alessandria e prestigioso difensore dellortodossia formulata a Nicea (325) nel
primo dei grandi concili della Chiesa
antica. Vennero tutti e tre inviati in esilio; per Lucifero esso trascorse successivamente nella Siria, nella Palestina e
in Egitto. Liberato da Giuliano lApostata nel 361, lanno seguente era ad An-

tiochia, dove il suo atteggiamento, lungi


dal favorire la conciliazione delle varie
fazioni che dilaniavano quellimportante sede patriarcale, favor` quella
` intransigente indicatagli peraltro
piu
dal concilio di Alessandria e che da lui
` tuttaltro
prese il nome: i luciferiani; e
che sicuro, tuttavia, che quelliniziativa
sia partita da lui. Nei mesi seguenti dovette far ritorno a Cagliari, dove mor`
attorno al 370. Malauguratamente,
tanto i suoi scritti quanto le altre fonti
letterarie che pure documentano abbondantemente le sue posizioni dottrinali, la sua coraggiosa lotta a favore dellortodossia contro linvadente cesaropapismo di Costanzo contengono solo
informazioni scarse sulle condizioni religiose dellisola e della sua stessa diocesi. Tuttavia, il fatto che egli, vescovo
sardo, fosse stato designato come rappresentante del pontefice romano insieme con Eusebio che prima di essere eletto vescovo di Vercelli aveva
`
fatto parte del clero romano , non e
forse del tutto casuale: sulla Sardegna
infatti, come sulle altre province dellItalia suburbicaria (Italia centro-meridionale e isole), il vescovo di Roma
esercitava allora le funzioni di metropolita. Di questi rapporti tra la Chiesa
romana e quella sarda, che vedremo
saldamente affermati sul finire del secolo VI con Gregorio Magno, costituisce
` citata
forse un ulteriore indizio la gia
`rdica,
lettera dei padri del concilio di Se
fra i quali vi era sicuramente un vescovo sardo, che pregavano papa Giulio
di notificare le decisioni conciliari agli
altri vescovi residenti in Sicilia, in
Sardegna e in Italia. In questo contesto
non desta sorpresa la elevazione alla
sede romana di altri due ecclesiastici
di origine sarda, Ilaro (461-466) e Simmaco (498-514), quello stesso di cui si
conosce la sollecitudine nel fornire
puntuali aiuti in vesti e soldi ai vescovi

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 598

Chiesa in Sardegna
africani esiliati in Sardegna da Trasamondo re dei Vandali.
LA DEPORTAZIONE DEI VESCOVI AFRICANI Loccupazione dellisola da parte
dei Vandali (466-534), tenacemente attaccati allArianesimo, non pare abbia
comportato, nei confronti della Chiesa
sarda, misure coercitive analoghe a
quelle adottate in Africa e tendenti a
imporre con la forza ladesione al
` che il re Unnerico
dogma ariano. Vero e
fece intervenire anche i vescovi sardi a
un dibattito teologico da lui convocato a
Cartagine nel 484 allo scopo di favorire
laffermazione della dottrina ariana in
tutti i territori del regno vandalico; non
consta tuttavia che su di essi fossero
` invece
esercitate violenze, come tocco
ai loro colleghi africani, per indurli ad
abbandonare lortodossia. Ne conosciamo i nomi e le rispettive sedi: Lucifero (un omonimo del suo grande predecessore) di Cagliari, Martiniano di Forum Traiani (Fordongianus), Bonifacio
di Sanafer (probabilmente Cornus,
presso Santa Caterina di Pittinuri,
dove recenti scavi archeologici hanno
portato alla luce importanti complessi
cultuali e cimiteriali), Vitale di Sulci
(SantAntioco) e Felice di Turris (Porto
Torres). Lubicazione di queste sedi non
fa che confermare gli scarsi indizi dei
secoli precedenti sul processo di diffusione e di insediamento del Cristianesimo nellisola. Verso la fine del secolo
V, quindi, la nuova religione doveva essersi ormai saldamente impiantata e or` importanti
ganizzata nei centri piu
della costa occidentale e meridionale,
nelle adiacenti pianure del Campidano
e della Nurra e nellisola di SantAntioco, mentre la parte centro-orientale
dellisola rimaneva ancora largamente
pagana; quanto alla sede di Forum
Traiani, ubicata nella regione collinosa
del medio Tirso, una zona dove si svolgevano intensi contatti non sempre pa-

cifici tra le popolazioni romanizzate


delle pianure e quelle barbaricine, non
pare si sia dimostrata molto attiva nel
favorire la penetrazione cristiana verso
il centro montagnoso dellisola. Un apporto notevole per il consolidamento
`
del Cristianesimo nelle regioni gia
evangelizzate, soprattutto in quelle che
gravitavano attorno a Cagliari, si ebbe
con larrivo, nel 507, di una sessantina
di vescovi africani (in seguito crebbero
fino a oltre 100) deportati in Sardegna a
seguito dellintollerante politica filoariana del re Trasamondo. Fra essi emergeva Fulgenzio, da poco eletto vescovo
di Ruspe. Il confronto con questi coraggiosi rappresentanti della Chiesa africana, erede di Tertulliano, di Cipriano
e di Agostino, dovette essere quanto
mai stimolante per la Chiesa sarda. I
cenni lasciatici da Ferrando, discepolo
e biografo di Fulgenzio, parlano della
fondazione a Cagliari di due cenobi;
meglio conosciuto il secondo, costruito
presso la basilica del martire locale Saturno (anche qui recenti scavi hanno individuato forme architettoniche risalenti al secolo VI e di sicura derivazione
africana); nel precedente cenobio si` il vescovo
tuato allinterno della citta
di Ruspe, insieme con molti dei suoi
confratelli esiliati, aveva potuto svolgere liberamente unintensa e artico` pastorale e culturale facililata attivita
tata anche dagli eccellenti rapporti con
il clero locale conosciamo anche il
nome del vescovo di Cagliari, Brumasio
con predicazione, commento pubblico
della Bibbia, dibattiti sulle questioni
` scottanti del dogma cattolico, elabopiu
razione di importanti trattati teologici
ispirati ad Agostino, corrispondenza
con le Chiese africane e con i suoi confratelli esuli in altre parti dellisola, responsi su problemi teologici che gli venivano sottoposti persino da vescovi e
monaci dellOriente. Per oltre un de-

593

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 599

Chiesa in Sardegna
cennio, come osserva E. Besta, verso la
Sardegna si volsero con simpatia e
quasi con invidia gli sguardi della Cri` . Alla loro presenza si deve prostianita
babilmente anche la fondazione delle
nuove sedi vescovili di Tharros, di cui
si conosce un vescovo destinatario di
una lettera di Fulgenzio, e di Fausiana,
poco distante da Olbia, del cui vescovo
Vittore si hanno interessanti testimonianze nel Registrum epistolarum di
Gregorio Magno.
LAZIONE DI GREGORIO MAGNO Poco
sappiamo delle immediate ripercussioni intervenute nella Chiesa sarda in
seguito alla conquista dellisola da
parte dei Bizantini nel 534. Il quadro
che, sul finire del secolo, ce ne offre lepistolario (39 lettere su oltre 850 dellintero Registrum) di Gregorio Magno (590` certamente molto lusin604) non e
ghiero: vi si parla di abituali e preoccu` politica
panti interferenze dellautorita
nella vita ecclesiastica oltre che della
cattiva amministrazione da parte di
una burocrazia imperiale troppo
` che
spesso oppressiva e venale; cio
` preoccupava maggiormente il
pero
grande pontefice era la scarsa attenzione del clero nellopera di evangelizzazione. Senza contare le popolazioni
della fascia centrale e orientale dellisola, ancora tenacemente attaccate ai
loro culti ancestrali adoratrici di alberi e di pietre, scriveva Gregorio, esse
vivevano come insensata animalia,
espressioni mutuate dalla letteratura
biblica in polemica contro il politeismo
` antica cristia , anche nelle zone di piu
nizzazione rimanevano numerose sacche di paganesimo e di superstizione
senza che gli ecclesiastici se ne preoccupassero molto; la condotta morale di
questi, poi, non era sempre esemplare,
se persino qualche vescovo si trattava
addirittura del metropolita di Cagliari
` intraprenGianuario si mostrava piu

dente nel perseguire con ogni sorta di


vessazioni i propri debitori che nellimpegno pastorale: in una parola, debole
con i forti e prepotente verso i deboli. Vi
era, inoltre, soprattutto a Cagliari, un
pullulare troppo caotico di monasteri e
cenobi sia maschili sia soprattutto
femminili, alcuni dei quali riccamente
dotati, mentre venivano trascurati gli
ospizi per i viandanti e per i poveri (xenodochia). La stessa mancanza di organizzazione e di subordinazione si notava nei rapporti tra i sei vescovi della
provincia ecclesiastica sarda e il loro
metropolita cagliaritano (lepistolario
gregoriano parla di 7 vescovi, compreso
il metropolita, ma indica soltanto i
nomi di tre sedi episcopali: Cagliari,
Turris e Fausiana). Lazione di Gregorio
`
si svolse contemporaneamente su piu
direzioni, anche se solo nel quarto
anno del suo pontificato egli venne informato della presenza di numerosi pagani nellisola; a questo scopo aveva inviato in Sardegna il vescovo Felice e labate Ciriaco per organizzare la predicazione del Vangelo tra i Barbaricini e,
` missionaria,
per secondarne lattivita
egli aveva presto sollecitato, oltre che
il concorso del pigro (torpentes) corpo
episcopale locale, quello del generale
bizantino Zabarda che aveva costretto
alla pace quelle irrequiete popolazioni
e poi anche laiuto e la protezione dello
spiton,
stesso capo dei Barbaricini, Ho
che era stato inaspettatamente ne
ignoriamo del tutto le circostanze convertito al Cristianesimo. Un metodo
analogo venne seguito da Gregorio per
ridurre le sacche di paganesimo nei ter` cristianizzati: non si contento
`,
ritori gia
` , di scuotere linerzia degli ecclecioe
siastici che vennero anche invitati a ricorrere a mezzi coercitivi per affrettare
` renitenti,
la conversione dei pagani piu
` anche la collaborazione
ma si assicuro
dei grandi possessores e dei funzionari

594

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 600

Chiesa in Sardegna
governativi, senza esitare tuttavia a denunciare le frequenti malversazioni di
questi ultimi al prefetto del pretorio e
allo stesso imperatore. Una parte consistente dellepistolario gregoriano si occupa di questioni riguardanti la riforma del clero, la disciplina dei numerosi monasteri, il comportamento degli
stessi vescovi (e, in particolare, del metropolita Gianuario, sul conto del quale
il pontefice appare sempre informatissimo), la corretta amministrazione del
cospicuo patrimonio che le Chiese locali possedevano in Sardegna: un interessamento incalzante che arrivava
`
fino ai piccoli dettagli e che sovente da
limpressione di passare sopra la testa
di una gerarchia locale, a dire il vero
tuttaltro che allaltezza della situa` proprio per elevarne il lizione. Ed e
vello e per stimolarla a una gestione
` responsabile della Chiesa che Grepiu
gorio raccomandava una maggiore collaborazione tra vescovi e metropolita e
con questultimo insisteva sulla pun` della celebrazione semestrale
tualita
dei sinodi provinciali a cui gli altri vescovi (i suffraganei) erano tenuti a intervenire.
LINFLUSSO BIZANTINO Il ruolo svolto
da Gregorio nelle vicende isolane sia
ecclesiastiche che civili (su 72 documenti emanati dai pontefici romani tra
il 355 e il 1064 su questioni interessanti
la Sardegna e regestati nel vol. X di Italia pontificia, ben 52 si collocano nei 14
anni del suo pontificato) non poteva essere facilmente dimenticato dai suoi
immediati successori: cos`, ad esempio,
verso il 626-629, Onorio I intervenne in
un conflitto tra il praeses Teodoro e il
metropolita di Cagliari e tra questultimo e numerosi ecclesiastici della
`. I legami con la Chiesa rostessa citta
mana dovevano essere ancora molto
` del secolo VII se, in
forti verso la meta
pieno svolgimento di un altro dibattito

teologico quello sul Monotelismo che


ebbe anche notevoli ripercussioni politiche, al vescovo Diodato di Cagliari
venne riservato il terzo posto (dopo il
pontefice Martino I e il patriarca di
Aquileia) fra i quasi 100 partecipanti al
sinodo Lateranense del 649. Altrettanto
` dire a proposito di Giovanni V,
si puo
che attorno al 685-686 rivendicava al
pontefice romano lordinazione del vescovo di Torres, indebitamente ordinato da Citonato di Cagliari. Dopo questo episodio, se si eccettua una lettera
di Leone III a Carlo Magno nell813
nella quale si parla di un fallito tentativo di invasione saracena in Sardegna,
per oltre un secolo e mezzo non si hanno
` notizie di interventi romani nella
piu
Chiesa sarda. La ripresa dei contatti,
` di
documentata soltanto per poco piu
un quarto di secolo tra l847 e l873, di` una tale vivacita
` da renmostra pero
dere difficilmente proponibile lipotesi
di un completo assorbimento della
Chiesa isolana nellorbita di quella bizantina: di questi 28 anni restano infatti
ben 9 lettere di pontefici (Leone IV, Ni` I e Giovanni VIII), dirette al vecolo
scovo di Cagliari indicato anche come
episcopus Sardiniae o allo iudex, ma talvolta anche agli iudices o principes Sardiniae; oltre a questioni attinenti la disciplina ecclesiastica e la riforma dei
costumi (proibizione di nozze fra consanguinei), esse hanno per oggetto anche la richiesta di uomini e di armi per
difendere Roma dalle incursioni saracene e persino di tessuti molto ricercati, necessari per confezionare gli indumenti liturgici del pontefice. Daltra
parte, anche sui rapporti con la Chiesa
bizantina le fonti letterarie rimasteci
sono piuttosto esigue: esse si limitano
quasi esclusivamente a documentare
la partecipazione di vescovi sardi o di
loro rappresentanti ad alcuni concili
celebrati in Oriente tra il 680 e il 787

595

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 601

Chiesa in Sardegna
(Citonato di Cagliari intervenne al concilio Costantinopolitano III del 680-681,
mentre al concilio Niceno Il del 787
Tommaso di Cagliari fu rappresentato
da Epifanio, diacono di Catania);
quanto basta, comunque, per testimoniare la partecipazione della Chiesa
sarda, almeno a livello di gerarchie, ad
alcuni importanti dibattiti teologici che
`
interessarono soprattutto la Cristianita
orientale. Purtroppo le stesse fonti ci
dicono ben poco sullinflusso della reli` bizantina in Sardegna; un ingiosita
flusso che invece ha lasciato tracce significative con edifici di culto, sculture,
iscrizioni dedicatorie o celebrative e
` negli strati piu
` profondi
che penetro
` sarda contribuendo a modella societa
dellarne molti aspetti della vita religiosa: basti citare ladozione di usi liturgici, il culto di numerosi santi orientali
alcuni dei quali tuttora venerati, soprattutto i penitenti e gli eremiti. Non
va tuttavia dimenticato che questa reli` , nonostante levangelizzazione
giosita
proseguita anche dopo Gregorio Ma` a conservare, soprattutto
gno, continuo
` marginali,
nelle zone e negli strati piu
usi, credenze e riti pagani, a volte appena sommariamente cristianizzati;
` nei secoli secontro di essi si esercitera
guenti e non sempre con successo lazione pastorale di molti vescovi riformatori.
DALLA SCONFITTA DEGLI ARABI A BONIFACIO VIII Nel frattempo, fin dalla se` del secolo VII, a seguito delconda meta
lespansione araba nel Mediterraneo
(Cartagine viene conquistata nel 698),
la Sardegna si era venuta a trovare ai
margini occidentali dellImpero bizan` grave nei primi
tino. La situazione, gia
decenni del 700 dopo la conquista musulmana della penisola iberica e delle
Baleari, si fece drammatica quando gli
Arabi riuscirono a installarsi in Sicilia
`
(827). Per alcuni secoli lisola si trovo

pertanto completamente esposta alle


intermittenti incursioni dei pirati sara` , attorno al 1015, fallirono
ceni, che pero
nel tentativo di impadronirsene defini` in questa situazione, setivamente. E
gnata da unobiettiva e crescente diffi` di comunicare con il mondo
colta
esterno e soprattutto con la lontana ca` che tuttapitale dellImpero difficolta
` mai completamente i
via non blocco
con Bisanzio ne
con Roma,
contatti ne
` ricordato, ma neancome abbiamo gia
che con i Longobardi e persino con al` cristiane della Spagna
cune comunita
islamizzata e con lImpero franco che
si elaborarono lentamente quelle strut` consoliture politiche che appaiono gia
` del secolo XI
date nella seconda meta
quando, finalmente, la documentazione ricompare (1064) continua e relativamente abbondante. Il quadro organizzativo della Chiesa sarda si presenta, in questo momento, notevolmente diverso da quello attestato nellepistolario di Gregorio Magno: cos`,
ad esempio, in luogo di ununica provincia ecclesiastica con sei vescovi suffraganei facenti capo al metropolita di Cagliari, ve nera certamente una seconda,
` estremaquella di Torres. Se, come
mente probabile, durante il pontificato
di Alessandro II (1060-1073) fu costituita, insieme con quella di Torres, anche la provincia di Oristano, si do` alla fine di quel sevrebbe dire che gia
colo la Chiesa sarda aveva ormai acquisito quella suddivisione territoriale
che, almeno nelle grandi linee, si sarebbe conservata anche nei secoli se` certo, comunque, che nel seguenti. E
colo XII vi erano in Sardegna tre sedi
metropolitane: quella di Cagliari, con
le suffraganee di Suelli, Dolia e Sulci;
quella di Torres, con Bisarcio, Castra
` la dizione giusta),
(questa e non Castro e
Ottana, Ampurias, Bosa, Sorres e Ploaghe; quella di Oristano, con Usellus,

596

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 602

Chiesa in Sardegna
Terralba e Santa Giusta. Direttamente
dipendenti dalla Santa Sede erano invece le sedi di Civita e Galtell`, sebbene
per alcuni decenni a partire dal 1138
esse sarebbero state sottoposte al metropolita pisano. Una straordinaria
proliferazione di diocesi, di cui non
siamo ancora in grado di indicare le
tappe di formazione o le spinte che la
` azzardeterminarono; non sembra pero
dato supporre che su questo fenomeno,
peraltro tardivo, abbia avuto un peso
notevole il nuovo contesto sociale, culturale e politico venutosi a creare in seguito al progressivo affievolimento dei
legami con Bisanzio e al contemporaneo emergere di interessi e di forze,
dentro e fuori dellisola, che tentarono
di prenderne il posto; insomma, quello
stesso contesto che, in campo politicoamministrativo, dette origine a quelle
` territoriali indipendenti che fuentita
rono i giudicati; non pare invece probabile un intervento diretto in questo
campo da parte della Chiesa romana;
ancora nel 1073, infatti, Gregorio VII lamentava la scarsa attenzione dei suoi
predecessori nel curare i rapporti con i
giudici sardi. Il grande papa riformatore non appariva, per parte sua, minimamente intenzionato a meritare lo
` che la orstesso rimprovero, tanto piu
mai consolidata indipendenza dei giudici sardi da Bisanzio e il definitivo allontanamento della minaccia musulmana a seguito della crescente attenzione che dimostravano per lisola le repubbliche di Genova e di Pisa rende` facile il totale ricupero
vano molto piu
della Chiesa sarda nellorbita della Cri` latina. A questo scopo, Gregorio
stianita
VII si rivolse direttamente ai quattro
giudici esortandoli a riannodare gli antichi vincoli di devozione della gente
sarda verso la Sede apostolica (1073);
in attesa dellarrivo di un suo legato, potevano indirizzarsi allarcivescovo di

` tardi, nel 1080,


Torres. Alcuni anni piu
aveva notato in loro una
forse perche
certa resistenza nei confronti della sua
politica di riforma ecclesiastica, egli
non esitava a far balenare la minaccia
di concedere la Sardegna in feudo ad
` arrendevoli alle
altri pretendenti piu
sue richieste. Questo atteggiamento intransigente fu mantenuto, anche se non
con la stessa determinazione, dai suoi
successori; uno di essi, Urbano II (1088` i destini dellisola a Pisa,
1099), lego
concedendo al suo presule elevato
nel 1092 al grado di arcivescovo lufficio di legato perpetuo della Santa Sede
sulla Sardegna, col potere di celebrarvi
sinodi generali; altri privilegi gli vennero concessi da altri papi che lo fecero
primate delle province ecclesiastiche
sarde, facilitando in tal modo la penetrazione religiosa, culturale, commerciale e politica del comune toscano in
Sardegna. Non sembra tuttavia che i
papi abbiano avuto inizialmente mire
politiche sullisola se non dopo la se` del secolo XII, come reaconda meta
zione alla politica insulare di Federico Barbarossa (1164-1165). Nonostante gli ostacoli che si frapposero a
questa nuova linea politica papale da
parte dei giudici, delle repubbliche di
Genova e Pisa, degli stessi imperatori
svevi, essa avrebbe finito per trionfare
determinando cos` il destino della Sardegna: fu infatti papa Bonifacio VIII
che, nel 1297, concesse a Giacomo II di
Aragona linvestitura della Sardegna,
` lunga dominadando cos` inizio alla piu
zione sub`ta dallisola dopo quella romana.
LARRIVO DEGLI ORDINI MONASTICI Uno
` efficaci per inserire
degli strumenti piu
maggiormente la Sardegna nellorbita
della Chiesa latina dalla quale per al` largatro non era mai uscita , e percio
mente incoraggiato dalla Santa Sede, fu
` dal
larrivo dei monaci benedettini. Gia

597

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 603

Chiesa in Sardegna
1063 il giudice Barisone di Torres si era
rivolto a Montecassino; qualche anno
` tardi agli stessi Cassinesi venivano
piu
fatte promesse di donazioni di chiese e
di terreni da Orzocco Torchitorio di Cagliari che, poco prima della sua morte
(1081), aveva chiamato i Vittorini di
le precedenti proMarsiglia giacche
messe erano state disattese dai Cassinesi. Nel giro di alcuni decenni altri ordini monastici Camaldolesi, Vallombrosani e Cistercensi giunsero in Sardegna fondandovi chiese, abbazie, priorati, dipendenze periferiche per lo
sfruttamento dei numerosi terreni si
trattava talvolta di interi salti ricevuti
in donazione. Una scorsa anche rapida
ai pochi superstiti condaghes (i registri
sui quali venivano meticolosamente annotati i contratti di acquisto, di vendita,
di permuta, di donazione relativi a ter` quanto mai illumireni, case, servi) e
nante per avere unidea sulla gestione
patrimoniale e sui negozi giuridici di
questi stessi monasteri: un inventario
dei beni del priorato vittorino di San
Saturnino di Cagliari, compilato nel
` non solo i monaci
1338, quando cioe
marsigliesi, precedentemente e a lungo
osteggiati da pisani e genovesi, ma anche quelli degli altri monasteri erano
ormai in piena decadenza economica e
organizzativa, fa menzione di oltre 80
appezzamenti di terra situati nelle vicinanze di Cagliari, di quasi 100 distribuiti in 28 ville appartenenti per lo
` ai territori dellex giudicato di Capiu
gliari, senza contare 13 chiese e 36
schiavi. Una presenza monastica cos`
massiccia, specie nel giudicato di Torres, non poteva alla lunga non provocare reazioni risentite da parte del
clero locale: direttamente dipendenti
dal papa, i monaci sfuggivano alla giurisdizione vescovile; chiamati espressamente dai giudici e da loro colmati di
donazioni, esenzioni e privilegi oltre a

quelli ricevuti dalle famiglie aristocratiche locali , essi detenevano parte del
patrimonio ecclesiastico pur senza
esercitare ordinariamente la cura animarum diretta, abbandonata nelle
mani di un clero rozzo e poco istruito. Il
malcontento di questultimo era inoltre
aggravato dalle larghissime concessioni a beneficio delle Opere di Santa
Maria di Pisa e di San Lorenzo di Genova, fatte dai giudici nellintento di assicurarsi il favore delle due potenti repubbliche marinare. Di qui tutta una
serie di liti per questioni di competenza
giurisdizionale o per interessi economici, di ricorsi ai papi, di numerosi privilegia protectionis emanati da costoro a
favore dei monasteri, di decisioni di sinodi convocati espressamente per riportare la pace tra monaci e clero diocesano: il sinodo nazionale di Santa
` persino a interdire
Giusta (1226) arrivo
il conferimento di qualsiasi beneficio a
ecclesiastici pisani. Eppure, nonostante queste frizioni, larrivo dei mo` un fattore di primaria
naci rappresento
importanza per il rinnovamento della
Chiesa sarda. Dopo un lungo periodo di
isolamento, essa veniva posta a contatto, anche se in maniera alquanto bru` vive correnti religiose
sca, con le piu
` latina sulla
emerse nella Cristianita
va discia della riforma gregoriana. Ne
menticato il fondamentale contributo
dei monaci provenienti da aree abbastanza diversificate allo sviluppo dellarte, della cultura, delleconomia isolane e della codificazione della stessa
lingua sarda: si deve anche a loro se
` essere considerato
questo periodo puo
` vivaci e creativi di
come uno dei piu
tutta la storia sarda.
LA SITUAZIONE DEL CLERO DIOCESANO
` GIUDICALE Meno floride, inNELLETA
vece, erano le condizioni del clero diocesano. Sebbene alcune sedi vescovili
quelle di Cagliari e di Oristano, ad

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 604

Chiesa in Sardegna
esempio fossero straordinariamente
ricche, buona parte di esse non pote` importanti
vano competere con i piu
` solidamente orgamonasteri, ben piu
nizzati e ramificati. In compenso, i vescovi godevano solitamente di un maggiore potere politico: soprattutto i metropoliti, che figuravano tra i consi` influenti nelle corti dei giuglieri piu
dici e spesso venivano da questi designati come loro ambasciatori per trattare questioni di politica estera. Ma
proprio questa posizione di prestigio
esponeva la loro nomina, come del resto
` imquella dei titolari dei benefici piu
portanti, alle ingerenze del potere politico, fosse questo detenuto dai giudici o,
come avvenne in seguito, da Pisa o da
Genova, che sottolineavano cos`, anche
nellambito ecclesiastico, la loro pene` invadente ed egetrazione sempre piu
monica in campo economico e politico.
Anche i beni dei capitoli, delle parrocchie delle altre chiese, non cos` ben
protetti come quelli dei monasteri, dovevano costituire una preda facile e allettante, se si tiene conto della frequenza con cui venivano rinnovate le
sanzioni canoniche contro gli attentati
al patrimonio ecclesiastico; comunemente praticata dai notabili locali era,
ad esempio, lutilizzazione a loro proprio vantaggio dei mezzi di produzione
(schiavi, animali di lavoro, strumenti

agricoli) appartenenti alle chiese. Ne


le insidie al patrimonio ecclesiastico
venivano soltanto dai laici; assai indicativo, a questo proposito, un canone
del sinodo di Santa Giusta che non rico` al testamento fatto da
nosceva validita
un beneficiato a favore dei propri congiunti se prima egli non avesse dimostrato davanti al vescovo che i beni di
cui intendeva disporre non appartenevano alla Chiesa: quasi dovesse in precedenza liberarsi di un pesante pregiudizio in suo sfavore. Lo stesso sinodo,

celebrato nel 1226 sotto la presidenza


di Goffredo, legato della Santa Sede
per Sardegna e Corsica, e con lintervento di tutti i vescovi e degli altri pre` abati) allo scopo di
lati sardi (per lo piu
estendere allisola i deliberati del concilio Lateranense IV (1214-1215), denunciava altri aspetti preoccupanti
nella vita del clero: assenza quasi totale
di selezione nel reclutamento, ignoranza, comportamento anche esteriore
poco dissimile da quello dei laici, concubinato diffuso, frequente abitudine
` accentuata
di portare armi, litigiosita
dal ricorso ai tribunali civili anche
quando loggetto della contesa era di
competenza di quelli ecclesiastici. Non
si trattava, certo, di fenomeni che riguardassero solo il clero sardo; tuttavia, i frequenti richiami dei canoni alle
situazioni locali lasciano intendere che
questi abusi erano profondamente radicati nella vita ecclesiastica isolana:
un colore locale che emerge anche
da alcune disposizioni adottate per correggerli, come ad esempio la impietosa
determinazione nelleliminazione del
concubinato tra il clero, riducendo in
` i figli degli ecclesiastici conschiavitu
cubinari, e persino le donne che rifiutavano di separarsene, mentre il Lateranense IV si limitava a irrogare contro
quei clerici soltanto la sospensione a divinis e la perdita del beneficio; altret` dire a proposito delladattanto si puo
tamento alle condizioni della cultura
scritta nellisola di quanto il concilio
aveva prescritto sullistruzione del
clero: mentre, secondo il Lateranense,
non solo le chiese cattedrali ma anche
tutte le altre che ne avessero avuto i
mezzi economici erano tenute a stipendiare un maestro che istruisse il clero
in gramatice facultate ac aliis, e quelle
metropolitane venivano obbligate ad
avere almeno anche un dottore in Teologia, le esigenze del sinodo di Santa

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 605

Chiesa in Sardegna
` modeste: ci si
Giusta erano molto piu
contentava di prescrivere la presenza
di un maestro di grammatica nelle sole
sedi metropolitane; in compenso, si
consentiva a coloro che desideravano
frequentare uno studium teologico
fuori della Sardegna di continuare a
percepire le rendite del beneficio durante questa assenza giustificata, a condizione di stipendiare un sostituto. Il sinodo non ci offre, purtroppo, molte informazioni sulle condizioni religiose
della popolazione. Senza dubbio, il rispetto per la vita umana non doveva essere molto alto, se il sinodo sentiva il
bisogno di denunziare la preoccupante
frequenza con cui persino luccisione di
ecclesiastici si verifica[va] in Sarde` che altrove, col ferro, col veleno
gna piu
o in altri modi; nulla veniva detto, invece, sulle cause del fenomeno. Ugualmente problematici restavano i motivi
della sorprendente prescrizione dellultimo canone del sinodo che faceva
obbligo a tutti gli uomini liberi, tam
maiores quam minores, di consentire
alle loro mogli e sorelle di recarsi in
chiesa almeno nelle domeniche e nelle
` orationis causa vel penialtre solennita
` sorprendente, infine,
tentie. Ancora piu
` il fatto che la piu
` famosa disposizione
e
del Laterano (lobbligo della confessione una volta lanno e della comunione pasquale per tutti i fedeli giunti
` della ragione) non avesse risconalleta
tri espliciti nel sinodo nazionale sardo;
sarebbe tuttavia imprudente concluderne che lobbligo del precetto pasquale fosse del tutto sconosciuto nellisola: esso era invece sicuramente atte` , costato nel secolo seguente. Certo e
munque, che la diffusione generaliz` chiarazata della pratica pasquale e
mente documentata dai cosiddetti sinodi del Logudoro nel secolo XV, sui
` avanti.
quali torneremo piu
LA CHIESA SARDA E IL POTERE ARAGO-

NESE Linvestitura della Sardegna che,


nel 1297, Bonifacio VIII concedeva a
Giacomo II dAragona non si inseriva
` vasto disegno delsolamente nel piu
lambizioso pontefice che voleva pacificare tra loro i principi cristiani in vista
di una nuova crociata, ma indicava anche la determinazione, da parte della
Santa Sede, di riprendere risolutamente in mano il controllo della situazione politica ed ecclesiastica sarda ormai radicalmente mutata in seguito alla
lunga lotta tra Genova e Pisa per la supremazia sullisola. Dei quattro giudicati, solo quello di Arborea era rimasto
indipendente, mentre il resto della Sardegna era ormai sotto la sfera di influenza o il diretto controllo di Pisa e,
in misura minore, di Genova. Anche la
Chiesa aveva subito i contraccolpi della
secolare contesa: la decadenza dei monasteri, la dispersione del loro cospicuo patrimonio, la presenza di ecclesiastici pisani o genovesi alla testa delle
` imporsedi vescovili o dei benefici piu
` evidenti. Intanti ne erano i segni piu
vano i pontefici avevano tentato di contrastare questa invadenza politica,
commerciale e religiosa; la rivendica` si era
zione della loro alta sovranita
`
espressa sovente con le stesse modalita
temporalistiche di coloro che essi in larrivo dei
tendevano combattere; ne
Francescani e dei Domenicani fu in
grado di sostituire, soprattutto nelle
campagne, la presenza religiosa dei
monasteri che si andavano spopolando.
Ma il ricorso ai sovrani aragonesi, giustificato anche dalla speranza che essi
` rispettosi verso le risi mostrassero piu
chieste della Santa Sede, non fece che
aggravare la situazione. Se, da una
` vero che essi non si opposero
parte, e
esplicitamente allestensione del sistema centralistico e fiscale pontificio
a tutti i benefici ecclesiastici come dimostra, per gli anni 1341-1359, il volume

600

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 606

Chiesa in Sardegna
sulle Rationes decimarum Italiae relativo alla Sardegna e si dimostrarono
osservanti almeno inizialmente del
pagamento del tributo feudale (2000
marchi dargento annui, circa 500 kg)
` di vassalli, dovevano
che, in qualita
alla Santa Sede, dallaltra, mediante la
dilatazione della loro politica di distribuzione dei feudi, essi contribuirono a
scardinare quasi completamente lorganizzazione patrimoniale dei monasteri e, con la nomina di sudditi della
Corona alle sedi vescovili, intendevano
` strettamente la
controllare sempre piu
vita della Chiesa; listituzione dei parlamenti e la presenza in essi di un braccio ecclesiastico, che diventava cos`
componente essenziale del nuovo ordinamento statale, non poteva che facilitare il raggiungimento di questo obiettivo.
LA GUERRA E LO SCISMA Due altri fat`
tori contribuirono, nella seconda meta
del secolo XIV e nei primi decenni del
XV, ad accelerare la decadenza della
Chiesa sarda: la guerra tra Aragona e
Arborea e lo scisma dOccidente. Gli ef` la
fetti di questultimo, che interesso
essa
Sardegna solo di riflesso, perche
doveva necessariamente seguire le
scelte dobbedienza tra i papi rivali decise dai sovrani aragonesi orientati
verso il papa avignonese mentre il giudice dArborea era legato a quello di
Roma, si sarebbero alla lunga concretizzati in forme giuridiche (diritto regio
di placet e di exequatur) che avrebbero
` avviato
sancito definitivamente il gia
controllo dello Stato sulla Chiesa. Di
` gravi, non solo sulla
gran lunga piu
Chiesa ma anche sullintero tessuto sociale dellisola, furono le conseguenze
` tra i re dAragona e
della lunga ostilita
con essa si
i giudici di Arborea, perche
cumularono gli effetti devastanti di successive ondate di carestie e di pestilenze. Basti pensare che nellarco di un

secolo e mezzo (1318-1484) la percentuale dei villaggi abbandonati, secondo


i calcoli di Carlo Livi (La popolazione
della Sardegna nel periodo aragonese,
Archivio storico sardo, XXXIV, 2,
1984), raggiunse il 73% (475 su un totale
di 825): una catastrofe demografica che,
come afferma Marco Tangheroni, sconvolse la tipologia degli insediamenti
abitativi sul territorio e che non poteva
non ripercuotersi sullorganizzazione
ecclesiastica, sul suo patrimonio anzitutto, fondato quasi esclusivamente
sulla rendita fondiaria ormai scompaginata a causa dei guerrarum turbines,
mortalitates et alii sinistri eventus. Furono proprio questi motivi che condussero, verso la fine del secolo XVe i primi
anni del XVI, alla drastica riduzione
delle sedi vescovili da 18 a 7: Cagliari
rimase senza sedi suffraganee, inglo` i territori delle diocesi
bando pero
unite di Suelli (fin dal 1420), Galtell`,
Dolianova e Sulci; Oristano, ingrandita
con la diocesi di Santa Giusta, ebbe
come sede suffraganea solo Ales, a sua
volta costituita con i territori di Terralba e Usellus; infine, Sassari, dove
fin dal 1434 si era definitivamente trasferito larcivescovo di Torres, con le
diocesi unite di Ploaghe e Sorres, aveva
come suffraganee Bosa, Civita e Ampurias unite, queste ultime due, sotto lo
stesso vescovo e la nuova diocesi di
Alghero, formata dai territori di quelle
unite di Ottana, Castra e Bisarcio. La
` politica, sociale
persistente instabilita
ed economica conseguente a questa situazione non incoraggiava certo i vescovi o i grandi beneficiati a risiedere
nellisola: molti di loro, in maggioranza
iberici ma spesso anche impiegati
presso la curia pontificia, erano abitualmente assenteisti, quando pure
non cumulavano anche rendite di parrocchie il cui servizio religioso veniva
abbandonato, dietro un miserabile

601

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 607

Chiesa in Sardegna
`
compenso, agli ecclesiastici locali. Cio
si traduceva in continui conflitti allinterno della categoria. I cosiddetti sinodi del Logudoro (cos` chiamati per celebrati tutti nel Capo di Sassari
che
e del Logudoro: a Castra nel 1420, a Bisarcio nel 1437, a Sassari nel 1442, a Sorres nel 1463 e a Ottana nel 1474) testimoniano sia la decisa opposizione del
clero locale alla concessione di benefici a ecclesiastici extradiocesani, sia
lemergere di una tendenza contrattualista nei rapporti tra vescovo e clero,
analoga a quella che cominciava a manifestarsi nei parlamenti nellambito
delle relazioni tra la Corona e i ceti pri`, che povilegiati. Questa conflittualita
` dei gravi problemi alla discineva gia
plina ecclesiastica, poteva diventare
` acuta in alcuni casi particolari
piu
come nella parte alta di Cagliari (il
quartiere di Castello) o ad Alghero, abitate quasi esclusivamente da sudditi
originari della Corona di Aragona: il
` , esso pure di oriclero di queste citta
gine iberica, non soddisfatto della riserva ottenuta sui benefici cittadini,
spesso contendeva al clero locale anche
` cospicui nel restante territoquelli piu
rio diocesano.
VITA E COSTUMI DEL CLERO In questo
contesto le condizioni culturali e morali del clero erano tuttaltro che bril` vero che molti vescovi avevano
lanti. E
fatto studi superiori di filosofia, diritto
` non era di grande
e teologia, ma cio
aiuto a motivo dellassenteismo di cui
` gia
` parlato. Quanto al clero dei casi e
pitoli o in cura danime, i pochi ecclesiastici che avessero conseguito gradi
accademici erano quasi tutti iberici;
nessuna notizia abbiamo di persone o
di istituzioni che provvedessero dufficio allistruzione del clero, la cui formazione culturale doveva essere quanto
mai rudimentale. I sinodi del Logudoro
si limitavano a esigere dagli ecclesia-

stici aspiranti al presbiterato che fossero in grado di leggere il breviario e,


da quelli in cura danime, che tenessero
aggiornato il registro di amministrazione dei sacramenti (purtroppo, nes` pervenuto
suno di questi documenti e
fino a noi); solo per quelli di Bisarcio si
richiedeva che, oltre al breviario, i futuri presbiteri sapessero bene cantare,
legere et ad minus Donatum cum suo
sensu capire: ma, con quali risultati? Si
ignora ugualmente se la decisione dellarcivescovo di Sassari Pietro Spano
(1432) di applicare le rendite di alcuni
monasteri soppressi a beneficio di uno
` magistri ad instructionem pueroo piu
rum in gramaticalibus et aliis scientiis
sia stata realizzata. Curiosamente, tra i
sinodi sopra ricordati, solo quello di
Sorres prevedeva un canone contro gli
ecclesiastici che mantenevano presso
una concubinam seu focariam aut
di se
` fa quasi pensare che loamantem; cio
missione equivalesse alla tacita tolleranza verso un costume molto radicato
presso il clero dei villaggi. Ancora nel
1560, stando alla relazione di un gesuita
giunto da quasi un anno a Sassari, la
maggior parte degli ecclesiastici della
zona erano pubblicamente accasati
con le loro concubine e con la casa
piena di figli; egli riferiva anche lopinione diffusa, secondo la quale nei villaggi del regno non vi sia ecclesiastico
che non sia pubblicamente accasato;
iniziano anzi la loro pubblica convivenza con speciali cerimonie, tra le
quali quella dei genitori e parenti della
donna prescelta che la accompagnano
`
fino alla sua casa, facendola con cio
` onorata
stesso diventare la donna piu
(honrada) del villaggio. Per quanto si
debba fare una tara sulla generalizzazione di quel costume descritto dallo zelante gesuita ma una notizia relativa
al 1568 ci informa che quellanno larci` costrinse 60
vescovo di Sassari Segria

602

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 608

Chiesa in Sardegna
ecclesiastici concubinari a fare penitenza pubblica va notato che la sua testimonianza si pone nella stessa linea
` note dellarcivedi quelle coeve e piu
scovo di Cagliari Antonio Parragues de
Castillejo e di Sigismondo Arquer, linfelice magistrato cagliaritano condannato al rogo a Toledo nel 1571.
` NEL PERIODO
CLERO E RELIGIOSITA
ARAGONESE E NELLA PRIMA PARTE DI
QUELLO SPAGNOLO Eppure, nonostante tutto questo, dalla lettura dei sinodi del Logudoro si ha limpressione
`
che alcune fra le pratiche religiose piu
` largamente seimportanti fossero gia
guite dalla popolazione. Quella del precetto pasquale anzitutto, per la cui osservanza era previsto un controllo articolato attraverso una serie di fasi che
andavano dallinizio della Quaresima
fino al termine del periodo pasquale,
con relative ammonizioni e sanzioni canoniche. Un particolare obbligo incombeva sul clero in cura danime per lamministrazione degli ultimi sacramenti
ai moribondi, la cui negligenza doveva
essere severamente punita; anche la
celebrazione del matrimonio era oggetto di varie prescrizioni tendenti soprattutto a sradicare linveterata abitu` condannata dai papi fin
dine sarda, gia
` del secolo IX, di
dalla seconda meta
contrarlo nonostante limpedimento di
parentela tra i futuri sposi. Non minore
` , anche al
cura veniva prestata, pero
controllo del pagamento delle decime
o delle altre contribuzioni a favore del
clero; il ricorso alla scomunica contro
gli inadempienti era piuttosto frequente: a questo proposito, il clero non
faceva che applicare ai laici la prassi
che la curia pontificia seguiva senza
troppi riguardi nei confronti degli
stessi ecclesiastici, fossero anche vescovi, quando si dimostravano poco
`
puntuali in questo campo. Quanto si e
` un quadro comdetto finora non ci da

pleto della pratica religiosa in Sardegna e, ancor meno, consente di esprimere una valutazione sul grado di penetrazione del messaggio evangelico nelle
coscienze. Forse, lelemento dominante
` preoccupante
e allo stesso tempo piu
delle condizioni religiose del popolo
in questo lisola non si discostava gran dalle zone piu
` marginali della Criche
` latina alla vigilia della Riforma
stianita
protestante era la straordinaria e generalizzata ignoranza delle nozioni fondamentali del Cristianesimo. Come sottolineava Sigismondo Arquer, le stesse
pratiche religiose rischiavano di ridursi sovente a mera esecuzione di gesti che un controllo fiscale rendeva inevitabili ma che nella coscienza popolare assumevano un carattere magico
non molto dissimile dalle altre pratiche
superstiziose che continuavano a coesi` ufficiale;
stere a lato della religiosita
sul finire del secolo, nel 1594, il gesuita
Olivencia informava il suo superiore
generale delle condizioni religiose in
cui i suoi confratelli andati in missione
nella zona montagnosa dellisola avevano trovato quelle popolazioni: Sono
pronti a ricevere sia la dottrina di Mao non
metto che la legge di Cristo perche
delluna ne
dellaltra
sanno niente ne
ma credono soltanto in incantesimi e
eros). Di
presagi (hechizeras y agu
scarsa efficacia, nella lotta contro que`
sti residui di paganesimo, si dimostro
listituzione dellInquisizione, operante in Sardegna con una certa conti` gia
` dalla seconda meta
` del secolo
nuita
XV e che, verso la fine dello stesso se` sotto il controllo dellomocolo, passo
nimo tribunale spagnolo (1492; inizialmente il tribunale ebbe sede a Cagliari,
ma dal 1563 fu trasferito a Sassari dove
rimase fino al 1708). Il suo ruolo, invece,
fu decisivo nello scoraggiare e nel perseguire con estrema durezza ogni tenta-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 609

Chiesa in Sardegna
tivo di penetrazione protestante nellisola.
IL RINNOVAMENTO POSTRIDENTINO
Questo atteggiamento di inflessibile
chiusura alle idee protestanti presenti soltanto attraverso isolati e marginali tentativi di infiltrazione presto individuati ed eliminati non costituisce
` laspetto caratterizzante della
pero
Chiesa sarda nel periodo postridentino.
Anzi, nonostante le numerose ombre,
essa conobbe per circa cento anni, fino
` del secolo XVII, un vivace pealla meta
riodo di rinnovamento religioso. Alcuni
modesti tentativi di riforma non erano
` poco prima del concilio di
mancati gia
Trento e durante la sua celebrazione,
come quelli intrapresi a Sassari su
mandato dellarcivescovo Salvatore
Alepus e sulla scia dei precedenti si` soprattutto
nodi del Logudoro; ma e
dopo la conclusione del Tridentino e
nei decenni seguenti che prende avvio
un vasto movimento di riforma che tra` il volto della Chiesa sarda. Le
sformera
stesse denunce fatte da ecclesiastici e
`
laici contro i disordini e gli abusi piu
evidenti esse si infittiscono e si fanno
` precise man mano che ci si addenpiu
` del secolo XVI
tra nella seconda meta
costituiscono un indizio significativo di
` di cambiamento.
questa nuova volonta
Fra le condizioni che resero possibile il
moto rinnovatore dobbiamo ricordare
` politica e un certo migliorala stabilita
mento delle condizioni economiche
dellisola durante questo periodo; due
fattori che trovano un puntuale riscontro sia nella forte ripresa demografica
tra il 1485 e il 1603 si ebbe un balzo del
153,9% nel numero dei fuochi fiscali
` a tassazione), che passa(sottoposti cioe
rono da 26 263 a 66 639; la popolazione
` certamente ad aumentare ancontinuo
che nel cinquantennio seguente per , nonostante le disastrose ondate
che
epidemiche agli inizi della seconda

` del secolo, nel 1678 si contavano


meta
ancora ben 74 839 fuochi sia nella mag` di risorse finanziagiore disponibilita
rie che furono di fatto destinate, da
` e delle
parte di privati o delle citta
ville, per la realizzazione di una sorprendente serie di iniziative gestite in
tutto o in parte dalla Chiesa e che comprendevano la costruzione e dotazione
di numerosi edifici di culto, di conventi
(circa un centinaio) e altre residenze religiose maschili e femminili, di scuole,
` , ospedali,
collegi, seminari, Universita
confraternite religiose e gremi profes` persino azzardare che un
sionali; si puo
eventuale inventario dei beni artistici e
culturali dellisola sarebbe probabilmente occupato, per oltre il 50%, da manufatti risalenti a questo periodo.
I VESCOVI RIFORMATORI Altro importante fattore per il successo della riforma fu il deciso appoggio che ad essa
venne garantito dai monarchi spagnoli,
soprattutto attraverso la sollecita designazione alle sedi episcopali in forza
del loro diritto di patronato sulla
Chiesa sarda, che era stato formalmente concesso da Clemente VII a
Carlo V (1531) di un notevole numero
di vescovi culturalmente preparati e
profondamente consapevoli del loro
ruolo di guide religiose. Fra coloro che,
` nominato Alepus, parteinsieme al gia
ciparono ai lavori del concilio di Trento
e si distinsero poi per la loro opera riformatrice, ricordiamo Baldassarre de
Heredia, prima a Bosa e poi a Cagliari
(1541-1558), Antonio Parragues de Castillejo, anchegli a Cagliari (1558-1573)
dove era stato trasferito dopo un tempestoso soggiorno nella sede di Trieste,
Pietro Frago, ad Ales e ad Alghero
(1562-1572), autore dei primi sinodi postridentini e primo nel servirsi del
sardo come strumento linguistico della
sua pastorale (un esempio che invece fu
disatteso da quasi tutti gli altri vescovi

604

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 610

Chiesa in Sardegna
del periodo). Non meno importanti alcuni altri presuli che operarono sul fi` del
nire del secolo e nella prima meta
seguente, come Alfonso de Lorca a Sassari (1576-1603), Andrea Bacallar ad Al` Caghero e Sassari (1578-1612), Nicolo
nyelles (1577-1585) e Giovanni Francesco Fara (1591) entrambi a Bosa: il
primo aveva introdotto larte della
stampa nellisola, laltro fu liniziatore
dello studio sistematico della sua storia
e geografia, Giovanni Sanna ad Ampurias e Civita (1586-1607), il sassarese Antonio Canopolo (1588-1621) a Oristano,
`
che fu anche mecenate della sua citta
natale dove introdusse la stampa, co`
stru` la sede dellomonima Universita
` un Seminario come collegio
e vi fondo
universitario con oltre una decina di
borse gratuite, Gavino Manca Cedrelles
a Bosa, Alghero e Sassari (1605-1620),
Francesco de Esquivel a Cagliari (16051624), Ambrogio Machn ad Alghero e
Cagliari (1621-1640), Gerolamo Passamar ad Ampurias e Civita e a Sassari
(1613-1640), Bernardo de la Cabra a Cagliari (1641-1655). Nonostante le note` in cui essi operarono
voli difficolta
spesso gli ostacoli maggiori venivano
proprio dal clero e in particolare da influenti membri dei rispettivi capitoli
si deve alla loro determinazione se alcuni decreti riformatori del Tridentino
vennero applicati in Sardegna con un
certo successo. Innanzitutto la residenza dei vescovi ma si tratta ormai
di un obbligo col quale ogni ecclesia` fare i conti
stico in cura danime dovra
come condizione indispensabile per
` della diocesi e,
conoscere le necessita
poi, visite pastorali minuziosamente
programmate e continuate con periodi` costante anche se non con la frecita
quenza voluta dal Tridentino. La visita
di ciascuna parrocchia viene solitamente conclusa con un decreto che indica con precisione i disordini da rifor-

` da introdurre; la prosmare e le novita


sima visita ne avrebbe controllato lesecuzione, che nel frattempo sarebbe
stata stimolata da altre istanze interme` solenni e pertanto ridie. Momenti piu
` spaziate nel
correnti a scadenze piu
tempo sono i sinodi diocesani e provinciali a questi ultimi dovevano partecipare anche i vescovi e i maggiori dignitari delle sedi suffraganee e delle diocesi unite in cui si discutevano e decidevano i problemi comuni alle rispettive circoscrizioni ecclesiastiche. Il
funzionamento di questo complesso
meccanismo, di cui ci siamo limitati a
indicare soltanto alcune strutture fondamentali, poteva essere assicurato
solo dalla presenza di un clero culturalmente preparato e non troppo difforme,
nella sua condotta morale, dagli ideali
evangelici proposti nella predicazione.
I seminari fondati a Cagliari (1577), ad
Alghero (1586) e a Sassari (1593) non ebbero vita lunga; soprattutto avevano
` di accoglienza e dotascarse possibilita
` tenue; rapzione finanziaria ancora piu
` comunque un tentativo di supresento
peramento seppure ancora parziale del
precedente sistema di ordinazioni indiscriminate; venne inoltre incoraggiata
e poi imposta una sorta di formazione
permanente del clero attraverso la pratica di incontri periodici di aggiornamento e di controllo dottrinale per gli
ecclesiastici in cura danime ma anche gli altri erano obbligati a parteciparvi , allo scopo di ottenere il ricupero di quelli meno preparati e il mantenimento di un livello accettabile in
` frequentato requelli che avevano gia
golari corsi di studio (conferenze foraniali). Parallelamente si diffondevano e
moltiplicavano tra i laici confraternite
e sodalizi con varie denominazioni e fi` : si trattava di associazioni volonnalita
tarie, dotate di una certa autonomia nei
confronti del clero, con unorganizza-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 611

Chiesa in Sardegna
zione interna a carattere latamente democratico, i cui membri si impegnavano, oltre che a una partecipazione
` intensa ai sacramenti e ad altre prapiu
tiche religiose peculiari, anche a intervenire concretamente sia a favore dei
membri dellassociazione sia nei confronti di determinati problemi sociali
particolarmente rilevanti nellambiente in cui esse erano state costituite
(assistenza ai poveri, ai malati, ai carcerati, ai trovatelli, alle fanciulle da maritare, pacificazione tra individui o
gruppi rivali, riscatto di schiavi catturati dai barbareschi ecc.). In tal modo,
` popolare raggiunse una
la religiosita
` fino ad allora sconosciuta,
intensita
non solo per quanto riguardava la partecipazione agli atti di culto obbligatori, ma anche attraverso manifesta` popozioni collaterali di carattere piu
lare (cerimonie della Settimana santa,
teatro religioso, solenni funzioni di pacificazione tra famiglie rivali, processioni, feste popolari sia nei centri abitati sia nelle numerose chiese campestri, canti religiosi in lingua sarda, gosos
o goccius ecc.), nei quali venivano assorbiti e riadattati anche numerosi apporti
` spagnola.
della religiosita
LOPERA DELLE CONGREGAZIONI RELIGIOSE NELLA SARDEGNA SPAGNOLA In
questo sforzo di far penetrare il messaggio evangelico nelle coscienze e nella
` il clero diocesano venne aiutato
societa
e stimolato pur fra gli immancabili e
frequenti attriti dalle congregazioni
` stabilite in
religiose, sia da quelle gia
Sardegna (Francescani conventuali e
osservanti, Domenicani, Agostiniani,
Mercedari, Carmelitani e Serviti) che
ora sperimentavano un rifiorimento e
una diffusione straordinaria, sia dalle
nuove, specialmente Gesuiti, Cappuccini e Scolopi. Conventi e residenze
con relative chiese vennero costruiti
anche in piccoli centri al momento

della loro soppressione, nel 1855, se ne


contavano ancora 91, ma almeno una
trentina erano stati chiusi nei decenni
precedenti dove i religiosi svolgevano
` specifiche ai loro rispettivi
le attivita
ordini. Un apporto del tutto nuovo rispetto a queste forme tradizionali fu
` si distinsero
dato dai Gesuiti che pero
anche nella predicazione, nelle missioni popolari e, in seguito, nellinvio
di missionari, soprattutto nellAmerica
spagnola nel campo dellistruzione
pubblica, fino ad allora quasi del tutto
trascurata in Sardegna. Il loro primo
collegio di Sassari (1559), che poi si sa` di direbbe sviluppato in Universita
ritto pontificio e regio nei primi decenni del secolo seguente, fu presto seguito da quello di Cagliari (1564), an`,
chesso alla base di quella Universita
Iglesias (1578), Alghero (1588), dai due
seminari di Sassari e Cagliari dotati di
borse di studio i cui allievi erano obbligati a seguire i corsi delle locali Univer` e dai collegi di Oliena, Ozieri e Bosa
sita
` del Seicento. In
nella seconda meta
questo contesto di vivaci interessi culturali si verificava anche lintroduzione
della stampa, quasi a sottolineare,
come scrive Luigi Balsamo, lo stretto
legame tra linsegnamento pubblico e
` editoriale: questultima entra
lattivita
` scoin funzione nellisola dopo lattivita
lastica, per opera soprattutto del cano` Canyelles (1566) a
nico dIglesias Nicolo
Cagliari e di Antonio Canopolo a Sas` gia
` parlato.
sari (1616), dei quali si e
CITTA` E VILLAGGIO Nonostante questo
notevole sforzo di rinnovamento, continuavano a sussistere numerosi problemi tuttaltro che secondari. Se il livello culturale e morale del clero delle
` era stato decisamente migliorato
citta
poteva essere piu
` agevolanche perche
` che riguarda
mente controllato, per cio
quello dei villaggi esso lasciava ancora
molto a desiderare; di qui il crescente

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 612

Chiesa in Sardegna
divario tra il clero urbano che tendeva a
adottare modelli culturali spagnoli e
` inquello dei villaggi, solitamente piu
` vicino ai modi di
colto ma anche piu
pensiero e di comportamento delle popolazioni rurali. Questo fenomeno di` macroscopico
ventava ancor piu
quando lenorme estensione di qualche
diocesi come quella di Cagliari, che
comprendeva i territori di altre quattro
diocesi medioevali, ivi incluse alcune
` impervie ed emarginate
zone fra le piu
della Sardegna, con una estensione di
`
oltre 10 000 km2, poco meno della meta
di tutta lisola limitava drasticamente
` dintervento dei vescovi e
le possibilita
i loro contatti diretti con le parrocchie
` distanti. Inoltre, laccresciuto prepiu
stigio del clero e il suo potere economico e politico (alcuni prelati non esitarono a scomunicare le massime auto` civili dellisola per difendere i pririta
`
vilegi ecclesiastici, senza dire che piu
di una volta la stessa presidenza del re , venne affigno, in assenza del vicere
data a ecclesiastici, i quali furono anche solitamente incaricati di svolgere
il delicato ufficio di visitatore del regno) facevano accorrere fra le sue file
un gran numero di aspiranti che i pochi
Seminari non erano in grado di formare
e che pertanto venivano ammessi agli
ordini dopo una preparazione piuttosto
sommaria: per questi motivi si aggra` , a partire dal secolo
vava sempre piu
XVII, il problema dei clerici coniugati,
` che dopo aver ricevuto la
persone cioe
tonsura e aver indossato per qualche
tempo labito ecclesiastico ritornavano
` i
alla vita secolare conservando pero
privilegi del clero e sfuggendo in tal
modo alla giurisdizione civile; ancora
` del Settecento, quando
verso la meta
lamministrazione sabauda ne aveva
` ridotto fortemente il numero, se ne
gia
` preoccontavano ben 1657. Ancora piu
toccava un aspetto escupante, perche

senziale della funzione stessa della


Chiesa, vale a dire la cura animarum,
era il fenomeno dei vicarii ad nutum. A
motivo della perdita dei notevoli patrimoni terrieri delle loro mense vescovili
durante il processo di feudalizzazione
catalano-aragonese, i vescovi e i canonici dei capitoli soprattutto quelli di
` si
Ales, Oristano e Cagliari, dove pero
contavano non meno di 250 parrocchie
delle circa 350 di tutta lisola si erano
indennizzati impadronendosi delle decime sacramentali di buona parte delle
`
loro parrocchie; risultando per cio
stesso obbligati ad assicuravi la cura
animarum, essi assolvevano quel compito incaricandone appunto i vicarii ad
nutum, ecclesiastici che lo svolgevano
` esin maniera precaria (potevano cioe
sere rimossi in qualsiasi momento) e
che venivano scelti non tanto per la
` o preparazione culturale
loro idoneita
si contentavano di un tozzo
ma perche
,
di pane per quel lavoro che, di per se
` importante che la Chiesa poera il piu
tesse svolgere e che ne giustificava per , una volta insino lesistenza. Benche
formato di quel fenomeno, Pio V fosse
intervenuto ordinando che i vicarii ad
nutum fossero promossi vicarii perpetui
e ricevessero un compenso decoroso e
sicuro (non doveva superare i 100 ducati annui ma non essere inferiore ai
50: tra 260 e 130 lire sarde), in modo
tale che quei poveri manovali della
cura animarum non potessero essere rimossi arbitrariamente e diventassero
` motivati nel loro lavoro, di fatto
piu
non se nera fatto nulla; i vescovi si giustificavano con Roma dicendo che il
`
mantenimento di quella precarieta
consentiva loro di controllare tutti gli
anni la decorosa preparazione di quei
loro vicarii. Si dovranno aspettare le riforme boginiane per vedere il superamento di questo abuso.
LE RIVALITA` TRA SASSARI E CAGLIARI

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 613

Chiesa in Sardegna
Durante i primi decenni del secolo
XVII la Chiesa sarda conobbe due fenomeni che non si possono ridurre a semplici manifestazioni della sempre vi` tra le citta
` di Cagliari e di
vace rivalita
Sassari, ma che sono anche aspetti significativi della vita religiosa isolana:
la disputa sul primato ecclesiastico e la
ricerca dei corpi santi. Il primo vide
la focosa contrapposizione tra larcivescovo di Cagliari e quello di Sassari
ma in seguito anche il loro collega di
` per qualche tempo
Oristano accampo
le stesse pretese che tentarono di accaparrarsi il diritto al titolo primaziale
sulla Chiesa sarda (a dire il vero, il titolo del quale si fregiavano era quello di
`
primate di Sardegna e Corsica), gia
esercitato effettivamente dallarcivescovo di Pisa durante il secolo XII ma
ora soltanto nominale; sollecitata anche da questultimo prelato, intervenne
quella
finalmente anche Roma, perche
futile contesa aveva ulteriormente avvelenato i rapporti tra il clero dei due
Capi dellisola per il fatto che a Sassari sede del tribunale sardo dellIn` sospetti
quisizione si formulavano gia
precisi sullortodossia del grande ve` che in
scovo cagliaritano Lucifero, cio
quei tempi equivaleva a lanciare unac` infamanti. Due furono le
cusa delle piu
decisioni romane emesse verso la fine
anni Trenta-inizi anni Quaranta di quel
secolo: con la prima si riconosceva la
` della Chiesa di Camaggiore antichita
gliari rispetto a quella di Torres della
quale quella di Sassari si considerava
lerede (1638-1640), ma si lasciava impregiudicata la questione del primato;
con la seconda si imponeva il silenzio
assoluto su Lucifero: non si poteva
bene ne
male (1641). Il secondo
dirne ne
` come riaspetto, invece, si manifesto
cerca frenetica quanto ingenua di reliquie di improbabili martiri sardi: iniziata prima come una gara tra le due

` rivali, si propago
` ben presto a tutta
citta
` al ritrovamento di nulisola e porto
merosi corpi di martiri di cui vennero
anche fantasiosamente ricostruite vita,
miracoli e martirio. Entrambi questi fenomeni mettevano in luce sia il coinvolgimento del clero in una contesa di prestigio che comportava la fabbricazione,
di sana pianta, di falsi grossolani sia il
ricorso ingenuo e superstizioso dello
stesso clero non meno che del popolo a
` viforme di devozione sicuramente piu
cine alle credenze magiche ancestrali
che alle esigenze evangeliche di conversione interiore. Il panorama religioso sardo durante i cento anni che
` del sevanno grosso modo dalla meta
` quindi
colo XVI a quella del XVII e
molto complesso, sebbene la caratteristica prevalente sia quella del progresso della riforma tridentina. Sembra
invece di poter dire che, a partire dalla
` del secolo XVII e quasi in
seconda meta
`
coincidenza col periodo di instabilita
politica, di crisi economica, sociale e
` gli ultimi
demografica che caratterizzo
sessantanni del dominio spagnolo nellisola, si assiste a un esaurimento della
spinta riformatrice, nonostante la presenza di alcune notevoli figure di ve` educativa
scovi e la fervida attivita
esplicata ora anche dagli Scolopi, che
tra il 1660 e il 1687 aprirono istituti di
istruzione a Cagliari, Isili, Tempio, Oristano e Sassari; notiamo qui la deca`
denza dei Seminari e delle Universita
fondate da pochi decenni, labbassamento di livello nella formazione del
clero i cui effettivi, come pure quelli
dei conventi, continuavano a crescere
(ancora verso il 1755 si contavano circa
7480 esenti equamente ripartiti tra
clero secolare e regolare, su una popolazione di appena 360 392 abitanti: oltre
il 2,25% dellintera popolazione), il preoccupante aumento dei clerici coniu-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 614

Chiesa in Sardegna
gati, la cui condotta moltiplicava le oc` civile.
casioni di conflitto con lautorita
DALLA SPAGNA AI SAVOIA Il passaggio
della Sardegna dalla Spagna ai Savoia
` un arresto di questo
(1720) non segno
processo di deterioramento della situazione religiosa; anzi, nei primi decenni
del periodo sabaudo vi fu da parte del
clero una diffusa insofferenza verso la
nuova amministrazione dovuta anche
al rigido giurisdizionalismo dei sovrani
sabaudi, esplicantesi nella frequente e
non sempre giustificata utilizzazione
delle rendite ecclesiastiche a beneficio
dellerario regio, nella piemontesizza`
zione dellepiscopato forse ancor piu
marcata di quanto non fosse stata la
sua precedente iberizzazione, nel tentativo di frenare gli abusi derivanti dal` ecclesiastica e, piu
` in genelimmunita
rale, in un atteggiamento sospettoso o
quanto meno di sufficienza verso una
Chiesa che sembrava continuare a
` alla Spagna che al Pieguardare piu
` distesi
monte. I rapporti divennero piu
dopo il 1726, quando si conclusero le
trattative tra la Santa Sede e il re di Sardegna, Vittorio Amedeo II, per il conferimento al sovrano sabaudo dei diritti
di patronato e di presentazione sulla
` persino a noChiesa sarda; incomincio
tarsi, soprattutto per effetto delle riforme del periodo boginiano (17591773), una notevole ripresa in diversi
settori della Chiesa sarda: costituzione
di nuovi Seminari e rinnovamento di
` esistenti, tutti posti in condiquelli gia
` sicure e dotati di
zioni economiche piu
` di accoglienza quasi quauna capacita
druplicata rispetto ai precedenti isti`,
tuti, rifondazione delle due Universita
drastica diminuzione fino alleliminazione del fenomeno dei clerici coniugati
nel solo anno 1737 il vescovo di Ampurias ne depose oltre 200 , costituzione
dei Monti frumentari e nummari e
poi delle giunte di agricoltura in

quasi tutti i paesi sotto la gestione del


clero, istituzione di nuove parrocchie
in Gallura, nella Nurra e nel Sulcis e,
soprattutto, definitiva soluzione dellannoso problema dei vicarii ad nutum,
trasformati finalmente in vicarii perpetui, ripristino di alcune diocesi,
buona parte delle quali erano state precedentemente inglobate in quella di Cagliari (Iglesias nel 1765, Galtell`-Nuoro
nel 1779, Bisarcio-Ozieri nel 1804,
Ogliastra-Tortol` nel 1827), obbligo fatto
ai vescovi di sedi colpite dalla malaria
di costruirsi un Episcopio in luogo salubre in modo che non fossero costretti ad
allontanarsi dalla diocesi durante il semestre malarico, impulso alla predicazione e alle missioni popolari in cui si
distinse il gesuita Giovanni Battista
Vassallo.
LA SOPPRESSIONE DEI GESUITI E LA
SARDA RIVOLUZIONE Questo movimento di ripresa sub` tuttavia un brusco
arresto nel campo dellistruzione pubblica, in seguito alla soppressione dei
Gesuiti (1773) che allora contavano in
Sardegna nove istituti di istruzione medio-superiore e che, anche dopo la riforma boginiana, continuavano a mantenere posizioni di rilievo nelle due
` isolane (vi insegnavano, tra
Universita
gli altri, uomini come Francesco Gemelli, Angelo Berlendis, Francesco
Cetti, Giuseppe Gagliardi); la loro as essere facilmente sostisenza non pote
dalleffimero motuita dagli Scolopi ne
vimento di fondazioni di scuole rurali
affidate al clero diocesano. Gli avvenimenti che sconvolsero lisola durante
lultimo decennio del secolo XVIII consentono di osservare alcuni aspetti significativi della situazione della Chiesa
sarda. Anzitutto la perdurante e forte
presa del sentimento religioso sulla popolazione: i miliziani che accorsero
per contrastare la temuta invasione dei
senza Dio francesi marciavano al se-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 615

Chiesa in Sardegna
guito di stendardi sacri e al canto di inni
nei quali la componente religiosa non
era meno sentita di quella patriottica. I
vescovi che avevano presentato la Rivoluzione come nemica della religione,
ora invitavano a celebrare il fallimento
del tentativo dinvasione come un segno
dellintervento divino. Il prestigio del
clero, inoltre, doveva essere molto alto
se, in occasione della sollevazione popolare contro i piemontesi vennero

cacciati dallisola a partire dal vicere


fino allultimo artigiano , non uno dei
numerosi prelati ed ecclesiastici piemontesi venne molestato: Il ministero
sacro scrive Damiano Filia li collocava al di sopra delle contese politi` del clero alla
che. Questa estraneita
lotta politica sembrava trovare un riscontro nel fatto che gli ecclesiastici
giacobini che appoggiarono Giovanni
Maria Angioy nel suo estremo tentativo
rivoluzionario furono meno numerosi
dei membri del basso clero che avevano
partecipato entusiasticamente alla sollevazione antifeudale: la vicinanza agli
` umili della popolazione, di
strati piu
cui spesso condividevano le precarie
condizioni di vita, li portava a giustificare quella lotta con motivazioni evan` li poneva in congeliche, anche se cio
` conservatrici
trasto con le direttive piu
dei loro vescovi. Qualcosa di analogo si
sarebbe verificato anche durante la sollevazione contro le chiudende negli
anni Trenta del secolo XIX.
IL TRONO E LALTARE Il ristabilimento
dello status quo ante, facilitato oltre
che dalla rapida repressione anche dal
lungo soggiorno della corte sabauda
nellisola durante i primi decenni dellOttocento, contribu` a rafforzare i legami del clero con il potere politico e a
creare un clima di intesa che si mantenne inalterato per tutta la prima
` del secolo: La religione e il gometa
verno si debbono scambievole aiuto e

favore, scriveva nel 1814 Carlo Felice,


di Sardegna; se, percio
` , da
allora vicere
una parte il governo si dichiarava disposto a concorrere con i mezzi che ci
` ad avvisomministra la nostra autorita
` efficaci le cure di chi
vare e rendere piu
` tutta spirituale,
esercita una potesta
`
dallaltra la Chiesa, con la capillarita
della sua organizzazione, continuava a
mettere a disposizione del potere politico uno strumento unico per far giungere a tutti i sudditi ordini e direttive
` remoti villaggi dellinterno:
fin nei piu
editti, pregoni, circolari provenienti da
Torino o da Cagliari venivano regolarmente comunicati ai vescovi che a loro
volta li trasmettevano ai parroci affin questi li notificassero ai fedeli. Ne

che
il clero si limitava a far conoscere gli
ordini ricevuti: esso inculcava il rispetto e la devozione per il sovrano,
` che re, e lobbedienza alle
padre piu
` legittime. Lapparenza era
autorita
quella di una ossequiosa sottomissione:
di fatto questa era sempre condizionata
dal rispetto, da parte del potere politico, per quellinsieme di ordinamenti
e di privilegi per cui il clero continuava
a costituire una componente essenziale
` , molti
del Regnum Sardiniae. In realta
di questi privilegi erano stati ridimen` citato
sionati durante gli anni del gia
riformismo boginiano, come pure si
` frequente il ricorso delleera fatto piu
rario alle rendite ecclesiastiche, specialmente durante il primo quindicennio dellOttocento, quando le spese di
tutto lo Stato gravarono sulle scarse finanze dellisola: tra il 1805 e il 1816 il
clero forn` un gettito straordinario di
quasi mezzo milione di lire sarde per il
finanziamento del solo Monte di riscatto, un fondo istituito per lestinzione del debito pubblico. Malauguratamente, queste contribuzioni vennero
troppo spesso ottenute prolungando oltre misura i tempi di vacanza dei bene-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 616

Chiesa in Sardegna
`
fici ecclesiastici di nomina regia, cio
che consentiva al governo una notevole
` nel gestirne le relative entrate:
liberta
dal concilio di Trento a questa parte,
mai le diocesi sarde furono per cos` lunghi periodi private dei loro vescovi,
` dellOttocome durante la prima meta
cento. Il sistema delle vacanze, anzi,
venne mantenuto addirittura fino al
1871, anche se, a partire dal 1848-52,
per motivi derivanti dal clima conflittuale ormai dominante nei rapporti tra
` non poteva non riStato e Chiesa. Cio
percuotersi negativamente nel funzionamento dellorganizzazione ecclesiastica e si manifestava tra laltro nella
maggiore irrequietezza del clero, nella
decadenza dei Seminari, nellabbandono religioso delle parrocchie; alcune
diocesi rimasero prive di visite pastorali per decine danni: nel 1865, ben
20 000 persone nella sola diocesi di
Ozieri, che ne contava appena 33 000,
aspettavano di ricevere il sacramento
della cresima; a Bosa esso venne amministrato, nellagosto 1870, a oltre 7000
fedeli.
LA CHIESA SARDA ALLA FINE DELLAN GIME Non si possono tralaCIEN RE
sciare altri due aspetti importanti della
storia della Chiesa sarda sul finire delgime nellisola. Su una popolancien re
lazione di circa 550 000 abitanti si contavano non meno di 2000 preti diocesani, uno su ogni 270 abitanti: di essi,
quelli impegnati nelle parrocchie non
superavano gli 800; circa 500 erano i canonici e i beneficiati nelle cattedrali e
nelle collegiate; altri 700 svolgevano i
` svariati, dallinsegnamestieri piu
mento nelle scuole normali allallevamento di cavalli. Meno numerosi invece erano i membri delle congregazioni religiose, per effetto sia delle
prime riforme boginiane sia delle numerose chiusure di conventi disposte
dallarcivescovo di Oristano Giovanni

` di delegato apostoMaria Bua in qualita


lico per i regolari negli anni Trenta dellOttocento: al momento della loro soppressione, nel 1855, ce nerano ancora
578, di cui 139 monache. Oltre i tre
quarti delle risorse economiche necessarie per lesercizio del culto e il mantenimento di un clero cos` numeroso
erano forniti dalle rendite decimali il
cui ammontare, esageratamente gonfiato fino a 8-10 milioni annui quando
` a discutere della loro sopsi incomincio
pressione, venne poi accertato in poco
` di un milione; una cifra comunque
piu
considerevole, ma che era distribuita in
modo quanto mai arbitrario (agli 11 vescovi ma anche fra di essi vi erano
delle sperequazioni scandalose andava una somma uguale a quella percepita dai circa 400 viceparroci messi in` ricca,
sieme): Laristocrazia clericale e
`, affermava nel Parma il clero non lo e
lamento subalpino il deputato algherese Francesco Guillot. Gravi e complessi erano quindi i problemi che si
ponevano alla Chiesa sarda verso la
` del secolo, quando lisola, nonometa
stante le riforme degli ultimi trentanni
(legislazione sulla privatizzazione della
terra, costituzione delle scuole normali in tutti i villaggi, introduzione
del nuovo Codice feliciano, abolizione
del feudalesimo mediante riscatto), rimaneva ancora costituzionalmente legata allancien regime, anche se esso
aveva ormai i giorni contati.
I CONTRASTI COL PIEMONTE Per la
Chiesa, che sembrava non possedere
nel suo interno le energie per uscire da
questa situazione, la transizione venne
imposta dallalto e fu recepita in maniera traumatica. E non tanto per gli
episodi pur clamorosi di restrizione
` personale imposta anche
della liberta
ad alcuni prelati (quello di Sassari, Domenico Varesini, fu condannato a un
mese di arresti domiciliari e quello di

611

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 617

Chiesa in Sardegna
Cagliari, Emanuele Marongiu Nurra,
venne addirittura esiliato dal regno) o
per le singole disposizioni legislative
cui la Chiesa venne sottoposta, quanto
` generale: molte di
per un fenomeno piu
` (abolizione della cenqueste novita
sura, del foro ecclesiastico, delle decime pur con le previste contribuzioni
a favore del clero parrocchiale, anche
se, di fatto, esse si dimostrarono sempre
` inadeguate e insicure) non mirapiu
vano che a inquadrarla nellambito del
diritto comune e, come per il passato,
essa vi si sarebbe probabilmente accomodata accettando il fatto compiuto,
ma a condizione di non scorgere nella
controparte un atteggiamento fondamentalmente ostile; essa, invece, si
` sempre piu
` confermando nella
ando
convinzione che il delicato equilibrio
che aveva regolato fino a quel punto i
suoi rapporti col potere politico fosse
irrimediabilmente infranto a suo
danno e che la si volesse ricacciare ai
` civile. A questo
margini della societa
contribu`, anche emozionalmente, la
crisi e poi la rottura delle relazioni tra
lo Stato e la Santa Sede, come pure tutta
una serie di leggi tuttaltro che liberali
(soppressione delle corporazioni religiose nel 1855, inaugurata fin dal 1848
con la cacciata dei Gesuiti tornati pochi
decenni prima, incameramento progressivo e sistematico dei beni ecclesiastici, mantenimento dellexequatur e
del placet per la provvisione delle sedi
vescovili e persino per lavvicendamento del clero parrocchiale). I tentativi per arginare questo processo col ricorso da parte di alcuni vescovi alle
sanzioni canoniche e con la partecipazione di non pochi ecclesiastici alle
competizioni elettorali e alle discussioni parlamentari si dimostrarono inutili: la Chiesa sarda, le cui vicende si
` ampio
inserivano ormai nel quadro piu
di quelle della Chiesa italiana, sem-

brava accettare di fatto la situazione di


emarginazione in cui si sentiva costretta; poco efficace, anzi dannosa nel
` anche la polungo periodo, si dimostro
lemica contrapposizione alle sfide lanciatele dallo Stato liberale, a cui si rispose con la consegna dellastensione
eletti ne

data ai cittadini cattolici: ne


elettori.
` costrutLA RIPRESA POST-UNITARIA Piu
tivo, invece, fu il movimento di ripresa
iniziato dopo il 1870 quando, in seguito
alla messa a punto di un modus vivendi
tra lo Stato italiano e la Santa Sede, si
procedere alla nomina dei vescovi
pote
nelle sedi vacanti. Era tempo: nel 1866,
una sola delle 11 diocesi sarde era provvista del titolare e appena tre lo erano
nel 1871. Risolto in qualche modo questo problema, moltissimi altri ne rima` urgenti era
nevano aperti: uno fra i piu
quello del reclutamento del clero; alcuni Seminari erano rimasti chiusi per
anni, tutti si dibattevano in gravi ristret le loro rendite
tezze finanziarie perche
erano state dirottate verso il Monte di
riscatto; nella diocesi di Cagliari durante il decennio 1860-1870 si erano
contati circa 100 decessi di ecclesiastici
ma vi erano stati ordinati soltanto due
nuovi sacerdoti; sempre a Cagliari, nel
triennio 1873-1876 cerano state appena
7 ordinazioni contro 55 decessi: da notare che tra il 1840 e il 1870 il clero dio` sceso da 424 a 227 unita
`.
cesano era gia
Sebbene non cos` drammatica, la situazione non era molto diversa nelle altre
diocesi. Non meno urgente appariva il
problema della formazione degli aspiranti a una carriera che, come scriveva forse un po enfaticamente larcivescovo di Cagliari Giovanni Antonio
Balma nel 1872, altro non offriva che
pane dangustia e acqua di tribola` di
zione; alla chiusura delle Facolta
` isolane si riTeologia nelle Universita
` nel 1876 ottenendone la ricostimedio

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

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Chiesa in Sardegna
tuzione dalla Santa Sede presso i seminari di Cagliari e di Sassari: esse avrebbero assicurato la formazione superiore di quasi tutto il clero sardo fino al
1927, quando venne fondato da Pio XI il
Seminario regionale di Cuglieri con le
` di Filosofia e di Teoloannesse Facolta
gia. La presenza dei vescovi, la cui figura aveva ormai perduto molti dei connotati del signore ecclesiastico, si
fece sentire anche con la regolare ripresa delle visite pastorali, la celebra` frequente di sinodi diocesani
zione piu
e provinciali e lavvio di conferenze episcopali regionali che furono tenute a
` regolari a partire
scadenze sempre piu
dal primo decennio del Novecento nel
tentativo di elaborare una linea dazione comune. Fu incoraggiata la fondazione di giornali e periodici cattolici
battaglieri e intransigenti, dalla vita solitamente breve ma pronti a rinascere
sotto altri nomi per controbattere la
stampa anticlericale e, in seguito,
quella socialista; vennero costituite
nuove istituzioni caritative, circoli di
formazione e di istruzione religiosa, so` operaie di mutuo soccorso: iniziacieta
tive, queste ultime, che intendevano occupare gli spazi lasciati vuoti dalle antiche confraternite ora decadute e assicurare una presenza nuova di fronte ai
problemi posti alla Chiesa dalle mutate
` . Se e
` vero che
condizioni della societa
questi tentativi ottennero un certo suc` , dove piu
` efficace si facesso nelle citta
ceva sentire lo stimolo dei vescovi, e in
alcuni paesi in cui operavano sacerdoti
particolarmente sensibili e attivi (salvo
il rischio per questi ultimi di venire
energicamente richiamati allordine
` semtutte le volte che la loro attivita
brava oltrepassare le direttive vescovili
o offriva il fianco anche al semplice sospetto di modernismo), essi si scon` delle volte con la resitrarono il piu
stenza passiva del clero e delle popola-

zioni rurali ancora fortemente attaccate a forme di associazionismo cul` tradizionale, che
tuale e di religiosita
le poneva non di rado in contrasto con
` ecclesiastica; eppure, anche
lautorita
da questo sentimento religioso le stesse
popolazioni avrebbero attinto notevoli
risorse morali per superare le terrificanti lacerazioni di una guerra, quella
del 1915-1918, solo geograficamente
lontana.
LASSOCIAZIONISMO CATTOLICO E IL SEMINARIO REGIONALE Maggiore rispondenza incontrarono invece le iniziative
dei vescovi nellimmediato dopo guerra, durante il quale il moltiplicarsi
delle associazioni cattoliche (molte di
` e interessi sociali oltre
esse con finalita
che religiosi) venne indubbiamente favorito dallormai aperta partecipazione
dei cattolici alla vita politica. Uno degli
` importanti della gerarchia
obiettivi piu
`
era quello di arrivare a un controllo piu
serrato della vita religiosa, soprattutto
di quelle forme tradizionali che continuavano a offrire una certa resistenza,
` in tutte le parrocimpiantando percio
chie nuovi tipi di associazionismo (so` conprattutto di Azione Cattolica) piu
formi ai modelli nazionali. Questa linea
dazione, chiaramente delineata nel
concilio plenario sardo del maggio
1924, offriva indubbiamente il vantaggio di una maggiore concentrazione di
potere nelle mani dei vescovi: se ne sa` quando, durebbe constatata lutilita
rante il ventennio fascista, essa consent` di resistere in qualche modo alla
presa totalitaria entro cui il regime tentava di inquadrare tutte le manifestazioni della vita pubblica; comportava
` numerosi inconvenienti, fra i
pero
quali ricordiamo la progressiva eliminazione della lingua sarda dalla predicazione, la messa al bando, come
abuso manifesto, delle cantilene
tradizionali durante le funzioni litur-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 619

Chiesa in Sardegna
` di scogiche, in una parola, la volonta
raggiare indiscriminatamente tutte o
quasi le forme specifiche della religio` isolana. Efficace strumento di quesita
sto disegno si sarebbe dimostrato il Seminario regionale di Cuglieri fondato,
` gia
` detto, nel 1927 e affidato
come se
fin dallinizio ai Gesuiti, sotto la diretta
dipendenza della Santa Sede; va tuttavia riconosciuto il decisivo contributo
di questa istituzione allelevazione del
livello culturale del clero sardo e, per il
fatto che in esso si sarebbero trovati a
contatto per lunghi anni seminaristi e
chierici provenienti da tutte le diocesi
dellisola, anche al superamento di ri` e diffidenze di campanile tuttalvalita
tro che sopite.
LA CHIESA SARDA E IL FASCISMO I rapporti tra Chiesa e fascismo in Sardegna
`
non sembrano presentare peculiarita
rilevanti rispetto al quadro nazionale,
soprattutto a quello del Meridione. Si
` , cos`, osservare anche nellisola
puo
`,
una certa diffidenza iniziale che pero
in seguito al mutato atteggiamento fascista di rispetto formale verso la religione dello Stato (crocifisso e insegnamento religioso nelle scuole, lotta contro la bestemmia, la massoneria e il so` il posto a
cialismo), ben presto lascio
una crescente soddisfazione che, in determinate circostanze (Concordato,
sanzioni e conquista dellImpero,
guerra antibolscevica di Spagna),
raggiunse punte di notevole consenso.
Daltra parte, non mancarono neanche
ricorrenti momenti di frizione, talvolta
anche aspra, come nel 1931 (per la chiusura dei circoli cattolici) e nel 1937-1939
(a motivo del progressivo avvicinamento del regime fascista al nazismo
che si spinse fino allemanazione delle
leggi razziali anche in Italia): essi invariabilmente si ripercuotevano, persino
nei centri minori, con vessazioni nei
confronti delle associazioni giovanili

di Azione Cattolica buona parte di


quelle non comprese sotto questa deno` soppresse
minazione erano state gia
` degli anni
durante la seconda meta
Venti, col pretesto che la loro ragione
sociale (ad esempio di quelle scoutistiche) esorbitava dal campo strettamente
religioso e cultuale , ai cui iscritti si
contestava persino il diritto di esibirne
` rari, invece, i casi di
il distintivo. Piu
coloro, come il vescovo di Nuoro Giuseppe Cogoni e il gruppo di cattolici
che militavano attorno al suo foglio
quindicinale LOrtobene, che scelsero una linea di coerente afascismo:
ancora nel 1938 il prefetto locale lamentava con Starace che il vescovo Cogoni
continua a ignorare sistematicamente
che viviamo in regime fascista, sotto
lalta egida del Duce. Questa situazione di difesa nella quale la Chiesa si
sentiva costretta, ma che lei stessa si
era addossata durante il concilio plenario sardo del 1924 imponendosi, ad
esempio, quellincredibile autocensura
secondo cui non era consentito ad alcun
ecclesiastico di predicare sulla dottrina sociale della Chiesa tracciata da
Leone XIII se non in termini di massima cautela e comunque non prima di
averne ricevuto esplicito permesso dal
proprio vescovo, quasi che le encicliche
di quel papa fossero pericolosi opuscoli
sovversivi, di fatto spingeva i vescovi a
calibrare meglio la loro pastorale che in
` colletal modo assunse un carattere piu
giale; centro animatore dellazione dei
vescovi furono le annuali conferenze
episcopali che dal 1927 si tennero nel
`
Seminario regionale di Cuglieri, piu
duna volta precedute o seguite da un
breve corso di esercizi spirituali in comune: la consuetudine di ritrovarsi e
lavorare insieme veniva in tal modo
` salda e profonda dalla parteciresa piu
pazione a una comune esperienza spirituale; in questo clima furono ideati e

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 620

Chiesa in Sardegna
promossi vari congressi regionali (eucaristici, missionari, della FUCI, dei
maestri cattolici, eccetera; si giunse
persino, in un momento in cui la se`
conda guerra mondiale era ancora di la
da venire, a programmare per il 1944 la
celebrazione del secondo concilio plenario sardo) anche per mostrare che,
nonostante lonnipotenza del regime, i
cattolici sardi continuavano a esistere
come forza organizzata; un notevole impegno venne ugualmente profuso per
favorire la ripresa dei Seminari e delle
vocazioni sacerdotali: di tutto questo il
Monitore ufficiale dellepiscopato
sardo, lorgano di collegamento dei vescovi, dava ampia informazione. Fu cos`
che le associazioni cattoliche, specie
quelle di Azione Cattolica, riuscirono a
sopravvivere; anzi, proprio per effetto
del disegno totalitario di chiuderle in
sacrestia, il loro legame con la gerar` piu
` saldo, la
chia ecclesiastica risulto
loro istruzione e formazione religiosa
essere meglio curata, fino a farle
pote
diventare un serbatoio di vocazioni ecclesiastiche e religiose sia maschili che
femminili: un fenomeno, questultimo,
che si protrasse anche nel dopoguerra,
fino agli inoltrati anni Sessanta. Venne
pure molto sviluppato il movimento
delle missioni popolari che si tennero
` piccole parrocchie: in quefin nelle piu
` si era ritagliato un posto di
sta attivita
` di trentanni, il
primo piano, per piu
vincenziano Giovanni Battista Manzella (1855-1937), che era stato anche
tra i fondatori del settimanale dioce` ! (1910) e aveva
sano sassarese Liberta
dato vita a numerose istituzioni caritative, molte delle quali si mantennero attive durante i decenni seguenti.
I PROBLEMI DI OGGI: LE PARROCCHIE Un
il
punto di osservazione, non lunico ne
` importante ma certamente molto
piu
` le
istruttivo, per cogliere in profondita
vicende della Chiesa sarda durante

questi ultimi quarantanni vicende,


` che in passato e nonostante
ancor piu
gli inevitabili sfasamenti, strettamente
legate a quelle della Chiesa italiana:
` vauna ulteriore conferma di quel piu
sto processo di integrazione dellisola
` nazionale , e
` offerto dalnella realta
landamento statistico del clero e soprattutto dallaumento o dal decremento delle nuove ordinazioni presbiterali. Limitandoci pertanto a questo
aspetto, ci serviremo ampiamente dei
dati e di alcune osservazioni contenute
nelle quattro edizioni (1971, 1973, 1979,
1995) dellannuario su Lorganizzazione
della Chiesa in Sardegna, curato da don
Piero Marras per conto del Centro
sardo di ricerche socio-religiose del
Collegium Mazzotti e lultimo sponso` teolorizzato dalla Pontificia Facolta
gica della Sardegna; utilizzeremo an`
che altri dati attinti da altre fonti piu
antiche, non senza ricordare che durante questi decenni la popolazione
sarda passava dagli 864 000 abitanti del
1921 al 1 651 902 del 1995, con un aumento del 91%. Secondo i dati di Sardinia sacra del 1929, nellisola vi erano
398 parrocchie; diventarono 404 nel
1937, 435 nel 1948, 461 nel 1958, 563 nel
1970, 617 nel 1991, una cifra che durava
ancora nel 2005. Il fenomeno appare
` significativo se si riflette che di quepiu
ste 218 nuove parrocchie istituite nello
spazio di 74 anni, ben 128, quasi il 59%,
lo furono in soli 22 anni tra il 1948 e il
` soprat1970. Lincremento si verifico
` importanti e
tutto nei centri urbani piu
nei nuovi insediamenti turistici.
I PROBLEMI DI OGGI: IL RECLUTAMENTO
DEL CLERO Quanto alla situazione del
clero, solo tra il 1905 e il 1915 la Chiesa
sarda aveva registrato una certa inversione di tendenza rispetto al progressivo calo dei suoi effettivi; quel breve e
debole ricupero si era nuovamente invertito con la Grande guerra: allinizio

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

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Chiesa in Sardegna
degli anni Venti il numero dei sacerdoti
` basso di quello degli
diocesani era piu
inizi del secolo. La vera ripresa coincise con lentrata in funzione del Pontificio Seminario regionale di Cuglieri:
tra il 1930 e il 1950 il saldo tra le nuove
ordinazioni e le morti dei presbiteri se` . Nel 1951 si
gnava un attivo di 161 unita
contavano in Sardegna 873 sacerdoti
diocesani, quelli religiosi erano 228,
per un totale di 1101; a questi si affiancavano 31 religiosi non sacerdoti e 1321
religiose. Ventanni dopo, nel 1970, i sacerdoti diocesani registravano un incremento del 24% (da 873 a 1087; contemporaneamente, in campo nazionale
vi era stato invece un decremento del
` marcato era stato lau5,2%); ancor piu
mento dei religiosi sia sacerdoti (da 228
a 394) sia non (da 31 a 121) e delle religiose (da 1321 a 2944, ripartite in 487
case). I dati disponibili per il 1977 presentano soltanto un leggero calo (rispettivamente 1052, 383, 109, 2847), al punto
da far pensare che la crisi del periodo
postconciliare fosse stata riassorbita
`. La realta
` , pero
`, e
`
con relativa facilita
ben diversa se si raffrontano questi
dati con quelli relativi allandamento
delle nuove ordinazioni presbiterali:
268 nel decennio 1940-1950 (in quello
precedente erano state 236), 284 negli
anni Cinquanta (che sarebbe stato un
decennio record con oltre 300 ordinazioni, se nel 1958 non si fossero sentiti
gli effetti dellallungamento del periodo di formazione con un altro anno
di studio) e 288 negli anni Sessanta; il
biennio 1970-1971 mantiene ancora
ritmi alti (rispettivamente 28 e 21 ordi` subiscono un crollo
nazioni); essi pero
improvviso (solo 8 ordinazioni nel 1972)
e durante il decennio 1972-1981 il ritmo
`: una
annuale supera di poco le 10 unita
media preoccupante se si pensa che tra
il 1940 e il 1970 essa si era mantenuta
` per anno. Ce
` da
attorno alle 26 unita

aggiungere che, tenuto conto delle attuali presenze nei Seminari diocesani
e regionale (questo venne trasferito a
Cagliari dal 1971 sotto la diretta dipendenza dellepiscopato sardo, mentre i
Gesuiti conservavano la sola gestione
` teologica), il ritmo delle
della Facolta
10 ordinazioni annue non dovrebbe subire variazioni significative durante i
prossimi 10-12 anni. Queste previsioni
che avanzavo nella prima edizione di
questo lavoro stampato nel 1982 si sono
dimostrate abbastanza vicine alla
` : i dati offerti da Lorganizzazione
realta
della Chiesa in Sardegna 1995 dicono infatti che nel decennio 1982-1991 le ordinazioni sacerdotali furono 97. Informazioni fornite da Efisio Spettu, rettore
del Seminario regionale, mostrano che
` mantenuta ancora
quella media si e
fino ai giorni nostri: tra il 1991 e il 2004
quelle ordinazioni furono 147. Le conseguenze di questa progressiva diminuzione del personale ecclesiastico (tra il
1973 e il 1977, in appena 4 anni, a fronte
di 83 decessi e di 19 secolarizzazioni ci
furono solo 52 ordinazioni; leggermente migliorata la situazione tra il
1978 e il 1991, un spazio di 13 anni nei
quali, a fronte di 198 decessi, di 35 secolarizzazioni e altre escardinazioni, gli
ordinati furono 141 con un saldo nega` ) e del suo conseguente
tivo di 98 unita
invecchiamento (al 1977, la quota del
clero diocesano sardo compresa nella
` del 40%,
` tra i 50-70 anni e
fascia di eta
` salita al
nel 1991, questa percentuale e
` rappresenta il 47%
46,4%); essa pero
nella diocesi di Ogliastra (50% nel
1991), il 49% per quella di Ozieri e di
Bosa, il 54% per quella di Alghero e il
56% per quelle di Ampurias e Tempio
incominciano ormai a essere chiaramente percepite anche se non ancora
lucidamente affrontate. Per quanto riguarda la situazione attuale (in mancanza di dati affidabili forniti dalla

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 622

Chiesa in Sardegna
Conferenza episcopale sarda, per il
` fatto ricorso allAnnuario pon2005 si e
tificio), la Chiesa sarda conta su 844
preti diocesani, 362 religiosi e 2020 religiose, a fronte di una popolazione di
1 680 350 abitanti, cifre non molto diverse salvo linvecchiamento fisiologico da quelle del 1991: 880, 358 e
2403, per una popolazione di 1 651 902.
` dire che la crisi vocazionale, veSi puo
rificatasi dopo il Vaticano II ma con un
certo ritardo rispetto a quella nazionale
` da una media di 27 ordinazioni
(si passo
allanno tra il 1940 e il 1970 durante
alcuni anni, il totale dei preti diocesani
era stato di 1074 nel 1968 e di 1087 nel
1970 a circa 10 nel decennio seguente;
` mantenuta
da allora, questa media si e
costante fino al 2004 compreso), si sia in
qualche modo stabilizzata.
I PROBLEMI DI OGGI: TENTATIVI DI RISPOSTA Si incominciano tuttavia, e malgrado non poche incertezze e reticenze,
a intravedere tentativi di risposta a
questa situazione: anzitutto la riscoperta della importanza dei ministeri
` larga base eccleaccessibili ad una piu
siale nel campo dellevangelizzazione,
del culto, della catechesi e della anima` territozione religiosa nelle varie unita
riali o di ambiente e in seno ai nuclei
` , poi, la
minimi come la famiglia. Ce
` maturo e piu
`
ripresa di un dialogo piu
serio tra la base ivi compresa molta
parte del clero e la struttura gerarchica; si tratta di un atteggiamento di
cui si sent` acutamente la mancanza soprattutto negli anni dellimmediato
postconcilio quando, nonostante il crescente disamoramento verso forme di
` , di disciplina ecclesiastica e
religiosita
di associazionismo ufficiali, si assistette a un pullulare molto vivace di
gruppi spontanei variamente interessati al discorso religioso, reclamanti, a
volte in maniera polemica, una maggiore autonomia nei confronti della ge-

rarchia. Forse proprio per questo e, comunque, in modo indiscriminato essi


vennero spesso guardati con diffidenza
` . Vi e
` , infine, una
se pure non con ostilita
certa presa di coscienza sulla funzione
`
scientifica ed ecclesiale della Facolta
` teologica che
teologica: Una facolta
non voglia ridursi ad un specie di corpo
estraneo che ripete nellisola moduli e
formule proprie di altri contesti, come
` stata, puo
` essere uno
in gran parte e
`
strumento forse insostituibile e percio
irrinunciabile nonostante i costi che
impone, per avere finalmente una elaborazione teologica corrispondente
` con latalla cultura sarda, in linea cioe
tenzione prestata dal concilio alle cul` recenti e
ture locali e insieme con i piu
validi orientamenti delle scienze socioantropologiche, scriveva Piero Marras
nel 1979, registrando fermenti e tendenze a cui non sembra siano seguiti i
frutti promessi.
IL RUOLO DEI VESCOVI Prima di conclu` mancare in queste pagine
dere, non puo
un rapido accenno al ruolo dei vescovi

come corpo collegiale, anche perche


tanto gli ultimi due decenni del secondo millennio quanto gli inizi del
terzo sono in qualche modo segnati dal
secondo concilio plenario sardo (1986` gia
` accennato al fatto che du2001). Si e
rante il ventennio fascista ci fu una ri` tra i presuli
scoperta della collegialita
isolani, un fenomeno il cui effetto si
protrasse anche durante gli anni dellimmediato dopoguerra, con la celebrazione, tra laltro, di alcuni congressi
regionali e la fondazione del primo quotidiano cattolico, il Quotidiano sardo
` a lungo: vi
(1947). Questo clima non duro
influirono probabilmente linaspettata
morte di Giuseppe Cogoni di Oristano
(1947), che di quel giornale e della collaborazione tra i vescovi era stato uno
` convinti sostenitori, e del venedei piu
rato decano dellepiscopato sardo, Er-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 623

Chiesa in Sardegna
nesto Maria Piovella di Cagliari (1949).
A partire da questultimo anno i resoconti delle conferenze episcopali o non
` pubblicati nel Monitore
vengono piu
` accade, sono
ufficiale o, quando cio
quasi sempre ridotti a disposizioni
sulla condotta esteriore del clero,
estese anche a minuzie gratuitamente
vessatorie: nel 1959 esso avrebbe cessato di esistere; due anni prima era
stata la volta del Quotidiano sardo,
nel 1963 sarebbe stata la fine del calendario liturgico comune che, fino ad allora, aveva regolato lo svolgimento
delle preghiere e delle funzioni liturgiche in tutta lisola; le due ultime pubblicazioni vennero sostituite da altre analoghe ma per le singole diocesi o gruppi
di diocesi; quelle di Cagliari, in particolare, si contraddistinguevano per il loro
carattere isolazionistico, fino al punto
da non dare notizia neppure della nomina o della morte dei vescovi di altre
diocesi. In effetti, i vescovi erano convinti di essere fin troppo impegnati nei
problemi delle proprie diocesi (basti
pensare che tra il 1948 e il 1970 vennero
fondate nellisola 120 nuove parrocchie), per accorgersi della drammatica
situazione comune a tutta lisola, diven` del malestata ormai una vera societa
sere. Era inevitabile che lepiscopato
sardo, in questo non dissimile da quello
italiano, si presentasse al concilio Vaticano II non solo in ordine sparso ma anche con attese e richieste quasi sempre
fuori misura rispetto a quelle che emergevano dalla Chiesa universale e dalle
aspirazioni profonde della stessa so` nella quale si voleva testimoniare
cieta
il Vangelo; anzi, a mano a mano che il
concilio procedeva nelle sue varie fasi e
si entrava nei decenni dellimmediato
postconcilio si aveva limpressione
che, fatto salvo limpegno e la genero` dei singoli, la consapevolezza della
sita

` nel corpo episcopale si ancollegialita


` affievolendo.
dasse sempre piu
IL SECONDO CONCILIO PLENARIO
SARDO Fu pertanto una notizia del
` grande intutto inaspettata e che desto
teresse e molte speranze non solo allinterno della Chiesa ma anche in molti
` sarda, quella
ambienti della societa
che venne data in contemporanea da
tutti i vescovi il Gioved` santo 16 aprile
1987: nellapprossimarsi del terzo millennio, essi si impegnavano a celebrare
il secondo concilio plenario sardo, in
modo che la Chiesa avesse lopportu` di rinnovarsi nellappassionata denita
dizione allannuncio e alla pratica vissuta del Vangelo. In effetti, fino al giugno 1990 il lavoro procedette con buon
ritmo: venne costituita la segreteria generale e formate le 10 commissioni antepreparatorie, che si sarebbero incontrate in assemblea plenaria nel marzo
del 1989; lanno seguente, 30-31 marzo
1990, dintesa con la conferenza episco` teologica della Sardepale, la Facolta
gna organizzava a Cagliari un convegno
` sarde tra
di studio su Chiesa e societa
due concili regionali (1924-1990). Ben
` , sulla tabella dei lavori si
presto, pero
` una serie di ritardi a ripetiabbatte
zione, alcuni inevitabili, come quelli
derivanti dal trasferimento di alcuni
presuli, fra cui quello dello stesso Giovanni Canestri di Cagliari dal quale era
partita lidea del concilio, altri derivanti dalla scarsa convinzione che sembrava serpeggiare allinterno dello
stesso corpo episcopale: passarono infatti quasi otto anni senza che si facessero significativi passi avanti fino al dicembre 1998. Difficile non pensare che
sia stato lavvicinarsi dellimminente
visita ad limina, durante la quale i vescovi avrebbero dovuto dare qualche
spiegazione a Giovanni Paolo II su tutti
questi ritardi, a convincerli di stringere
i tempi per concludere il concilio ple-

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 624

Chilivani
`
nario entro la fine del millennio, al piu
tardi entro le prime settimane del 2000.
Gli impegni vennero effettivamente rispettati e nel 28-29 febbraio del 2000 si
teneva a Sassari la sessione finale del
concilio con lapprovazione definitiva
dei testi conciliari che vennero inviati
a Roma, dove la Pontificia congrega` (9 febbraio
zione dei vescovi li trovo
2001) di elevato livello dal punto di vista sia teologico che pastorale e giuri` (18 maggio 2001); in
dico e li approvo
data 1 luglio 2001, nella basilica di Bonaria a Cagliari, lepiscopato sardo li
` solennemente decretando
promulgo
che entrassero in vigore a partire dal 2
dicembre 2001. Da questo momento
` fu come se essi, dati alle stampe
pero
nel giugno 2001, fossero stati dincanto
assorbiti dal silenzio; anzi, la Chiesa
` dimenticare di colpo
sarda sembro
quella breve ma preziosa esperienza di
collaborazione appena riscoperta per
tornare alla situazione dei decenni precedenti, durante i quali il compianto vescovo di Oristano Francesco Spanedda
laveva dolorosamente definita un arcipelago di diocesi. [RAIMONDO TURTAS]

sta fu poi pubblicata in un volumetto a


col titolo Intervista a tre banditi. Colse
labora anche a La Nuova Sardegna.
Vicino alle posizioni federalistiche del
Ghisleri, invia numerose corrispondenze estere alla rivista lEducazione
politica e alla Nuova Antologia. Tra
gli scritti sui problemi sardi In Sardegna: note ed impressioni di un delegato
della Cooperativa agricola italiana. [RITA
CECARO]

Chilivani Centro abitato della provincia


di Sassari, frazione di Ozieri (da cui dista 8 km), con circa 600 abitanti, posto a
226 m sul livello del mare nella piana
` situato linnesto del tronco ferrodove e
viario Sassari-Olbia in quello della linea Sassari-Cagliari. Regione storica:
Logudoro. Diocesi di Ozieri.

Chiesi, Gastone Giornalista (Arena Po


1868-Intra, Verbania, 1923). Fratello del
giornalista e deputato Gustavo, lavora
prima nella redazione de La Sera, il
quotidiano milanese diretto da Alfonso
Rossi, e quindi ne LItalia del popolo,
diretto da Dario Papa. Questa esperienza si riflette nella conduzione del
quotidiano sassarese LIsola (30 novembre 1893-31 luglio 1894), caratteriz` della veste tipozato dalla modernita
grafica e dallimmediatezza dellinformazione. Lintervista ai banditi Pier
Giovanni Pera Zuanne Angius, Luigi
Luisu Delogu e Francesco Cicciu
Derosas, fatta insieme a Sebastiano
Satta, anche egli redattore dellIsola,
` uno dei primi esempi di scoop nel pae
norama giornalistico isolano. Lintervi-

Chilivani Lippodromo, realizzato nella


piana di Ozieri allinizio degli anni Venti del
` frequentato della Sardegna.
Novecento, e` il piu
& TERRITORIO Il territorio e
` pianeggiante e fertilissimo, ricco di foraggere
e circondato dalle alture di Ozieri da
una parte e di Tula dallaltra.
& STORIA Il centro sorse nel 1880 ca.
nel momento di maggiore sforzo per la
realizzazione della rete ferroviaria
della Sardegna e divenne punto di riferimento degli operai che lavoravano
lungo la linea. In seguito il piccolo cen` la sua esistenza e divenne
tro continuo
un borgo di contadini stanziati nella
pianura circostante, dipendente ammi-

619

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 625

Chiner Gimeno
nistrativamente da Ozieri di cui di` crebbe cirvenne frazione. La comunita
condata da un alone di leggenda circa il
` solo una leggenda)
suo nome che (ma e
ricorderebbe quello di una principessa
indiana amata dallingegnere costruttore della linea ferrata, morta giovane
lasciando linnamorato profondamente
addolorato.
& ECONOMIA Negli anni il villaggio assolvette alla sua funzione di riferimento dei passeggeri del treno Cagliari-Sassari che intendevano recarsi
` le attivita
` nel
a Olbia. Col tempo pero
piccolo centro si moltiplicarono e negli
anni Venti del Novecento vi sorse un Ippodromo che ben presto divenne il maggior centro di sport equestri dellisola e
`
punto di riferimento di tutta lattivita
ippica regionale. Negli anni Cinquanta,
grazie alla sua felice posizione, dopo
che fu costituito il complesso di bonifica Chilivani, cominciarono a essere
impiantati sul suo territorio alcuni insediamenti manifatturieri e in partico` . Le
lare caseifici di grande produttivita
ferrovie vi costruirono anche una
grande officina per il ricondizionamento e le riparazioni dei vagoni con
lassunzione di numerosi operai. Ma le
` tradizionali del territorio sono
attivita
rimaste la pastorizia e lallevamento intensivo di ovini e bovini, con laggiunta
` intorno al
di una notevole attivita
mondo dei cavalli.

` Studioso
Chiner Gimeno, Jaime Jose
di storia valenzana (n. Valencia 1963).
` di Valencia.
Insegna nellUniversita
Nel 1990 ha preso parte al XIV Congresso di storia della Corona dAragona
svoltosi ad Alghero. Tra i suoi scritti
Valles sequesulla Sardegna: Don Jose
stratario regio della contea di Oliva e gli
stati sardi della famiglia Centelles 15701594, Quaderni bolotanesi, XVII,
don An1991; La prammatica del vicere
tonio de Cardona che disciplina le tariffe

delle scrivanie delle governazioni di Cagliari e del Logudoro, Quaderni bolotanesi, XVIII, 1992; Los estados en Cerden
a de la casa de Oliva durante el siglo
XVI, in Atti del XIV congresso di storia
della Corona dAragona, II, 1995.

Chirico, Aldo Medico, studioso di storia


(Tempio Pausania 1904-La Maddalena,
` sec. XX). Di cultura sarseconda meta
dista, nel primo dopoguerra fu il fondatore della sezione del Partito Sardo dAzione a La Maddalena, di cui fu a lungo
` . Caduto il fascismo, dal 1943
podesta
prese parte al dibattito sullautonomia
della Sardegna. La sua esperienza
` in(giornalistica, ma anche umana) piu
` legata al breve soggiorno di
teressante e
Mussolini a La Maddalena subito dopo
il 25 luglio. In uno dei trasferimenti predisposti dal governo Badoglio per sottrarre Mussolini ai tentativi di liberazione messi in opera dai tedeschi, lex
dittatore fu tenuto prigioniero per 21
giorni, dal 7 al 28 agosto 1943, a Villa
Webber, nellimmediata periferia dellabitato maddalenino. Guardato a vista, Mussolini era rigorosamente isolato: solo con il parroco don Capula intrattenne un minimo di dialogo. C.,
` di medico e
mosso dalla sua solidarieta
` di giornalista, cerco
` di
dalla curiosita
entrare in contatto con lui, inviandogli
dei bigliettini per mezzo della donna incaricata di lavare la biancheria. Tutto
` prima in un artiquesto C. lo racconto
colo del quotidiano Il Tempo di Roma
(Mussolini prigioniero a La Maddalena)
` in un opuche poi raccolse e amplio
scolo (Mussolini a La Maddalena). Di recente sarebbe stata ritrovata una lettera di Mussolini che indicava al destinatario il dottor C. come luomo che
avrebbe collaborato a un suo tentativo
di fuga dallisola.

Chironi Famiglia nuorese (secc. XIXXX). Le sue notizie risalgono al secolo


XIX; apparteneva alla borghesia colta e

620

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 626

Chironi
i suoi membri esercitavano tradizionalmente le professioni forensi. Nel 1914
`
ottenne il riconoscimento della nobilta
con un Gonario.

Chironi, Giampietro Giurista, uomo politico (Nuoro 1855-Torino 1918). Deputato al Parlamento, senatore del Regno.
Comp` gli studi fra Nuoro, Sassari e Ca` in
gliari. Ancora giovanissimo, si laureo
Giurisprudenza. Nel 1881 vinse la cattedra universitaria di Diritto civile a
Siena, dove fu anche preside della sua
` . Nel 1885 si stabil` a Torino. I
Facolta
` subalpina fusuoi legami con la citta
rono particolarmente felici: infatti di` di Giurivenne preside della Facolta
sprudenza e rettore di quella Univer` . Circondato dalla stima generale fu
sita
` . Nel 1892 fu
anche sindaco della citta
eletto deputato di Nuoro, schierandosi
con la Sinistra e operando in favore
della Sardegna che non aveva dimenticato; cattolico convinto, in Parlamento
condusse anche grandi battaglie contro
i divorzisti. Nel 1908 fu nominato sena` che considetore. Mor` a Torino, citta
rava sua seconda patria, nel 1918. Della
sua sterminata bibliografia, si ricor` . Questioni e ridano: Intorno alle servitu
cerche del diritto romano, 1880; Della collazione. Studi del diritto romano e diritto
civile italiano, 1881; Studio intorno alle
assicurazioni sulla vita, Archivio giudiziario, XXVIII, 1882; Il diritto civile
nella sua ultima evoluzione, 1882; Della
` del padrone del fondo serresponsabilita
vente per danno dato al conduttore, Rivista critica, I, 1882; Il Darwinismo nel
diritto, 1882; Il riordinamento universi` e la scienza,
tario, 1884; Le Universita
` dei padroni ri1884; Della responsabilita
spetto agli operai e della garanzia contro
gli infortuni sul lavoro, Studi senesi, I,
1884; La colpa nel diritto civile odierno, I.
Colpa contrattuale, 1884; Della non re` della legge, 1884; Natura giutroattivita
ridica del contratto di assicurazione sulla

vita, Archivio giuridico, XXXI, 1885;


Sociologia e diritto civile, 1886; La colpa
extracontrattuale, voll. 2, 1886-1887; Pos` servitu
` , Rivista critica
sesso proprieta
della giurisprudenza civile italiana, 2,
1886; Cinque voci sulle obbligazioni,
in Rivista critica della giurisprudenza
civile italiana, 3, 1886; Privilegi e ipoteche: trascrizione, 4, 1886; Successioni, 5,
1886; Matrimonio, filiazione, interdizione, inabilitazione, 6, 1886; Possesso
` , servitu
` , 1, 1887; Colpa contratproprieta
tuale, 1887; Istituzioni di diritto civile italiano, voll. 2, 1887; Efficacia della legge
notarile 29 maggio 1879 in ordine alla
forma del testamento pubblico, Foro
Italiano, VII, 1888; Concetto e origine
del diritto di successione, 1888; Dellobbligo dellerede apparente alla restituzione dei frutti, Foro Italiano, XIII,
1888; Se il patrocinatore della parte ammessa al gratuito patrocinio possa agire
contro il suo cliente riuscito vittorioso per
il pagamento degli onorari, Foro Italiano, XIII, 1888; Delle cose costituenti
il pubblico demanio, Foro Italiano,
` degli edifici desti1889; Dellalienabilita
nati al culto, Foro Italiano, 1889; La
teoria generale del diritto di pegno, 1889;
` degli amLa teoria della responsabilita
` anonima,
ministratori della societa
1890; Se e sotto quali condizioni si possa
introdurre listituto del divorzio, 1891;
Teoria della colpa nel diritto civile
odierno, 1892; Trattato dei privilegi, delle
ipoteche e dei pegni. Parte generale, 1894;
Se il privilegio fiscale spetti ai comuni per
lesazione dei capitali, 1894; Lopera musicale e la legge sul diritto dautore, 1895;
` degli amministraDella responsabilita
tori delle casse di risparmio, 1895; Il
Parsifal e il Barbiere di Siviglia nel
` letterecente movimento sulla proprieta
raria e artistica, Rivista musicale ita`,
liana, 3, 1896; La lotta per lequita
1896; Del pegno del sequestro dei titoli nominativi del debito pubblico, 1897; Della

621

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 627

Chironi
culpa in contraendo rispetto alle garan` della
zie precedenti dalla non mutabilita
causa litis e dal doppio grado di giurisdizione, Giurisprudenza Italiana, 1897;
Del diritto di palco in teatro e della dote
teatrale, Rivista musicale italiana, 34, 1897; I monti di famiglia in Sicilia,
1897; Lindividualismo e la funzione sociale del diritto, 1898; Lestimazione dei
danni per colpa contrattuale in confronto ai danni per colpa aquiliana,
1900; Trattato dei privilegi, delle ipoteche
e dei pegni. Parte speciale, 1901; Di una
petizione intorno al divorzio presentata
alla Camera francese, 1902; Del matrimonio celebrato allestero fra cittadini
italiani davanti agli agenti diplomatici o
consolari, 1903; Trattato di diritto civile
italiano. Parte generale, 1904; Studi e
questioni di diritto civile, 1914; Di alcune
riforme sociali nella legislazione e dellantico diritto sardo, in Studi giuridici
in onore di Carlo Fadda, II, s.d.

mento operaio in Sardegna (Nuoro


1902-ivi 2002). Attivissimo, dopo la scis` nella
sione di Livorno, nel 1924 fondo
` la prima sezione del Partito
sua citta
Comunista dItalia. Molto popolare per
il suo entusiasmo e insieme per il suo
rigore, trasferito nel Lazio tra il 1927 e
` la
il 1928, diresse ormai in clandestinita
federazione di Roma; fu quindi arrestato e condannato a sette anni di reclusione dal tribunale speciale per aver
in Roma e altrove, in epoca imprecisata, ma anteriore e prossima al Maggio
1928, ricostituito gruppi del partito co` disciolti per ordine della
munista gia
` e per avere fatto
pubblica Autorita
propaganda delle dottrine, dei programmi e dei metodi dazione del disciolto partito comunista cercando gregari e diffondendo clandestinamente
fogli del partito stampati alla macchia.
Mentre era detenuto nel carcere di
Alessandria fu nuovamente denunciato
(ma senza seguito) al tribunale speciale
per offese al re e al capo del governo.
` a Nuoro dove
Caduto il fascismo torno
fin dal 1944 riprese a fare politica.

Chirra, Giuliano Medico, scrittore (n.

Giovanni Agostino Chironi Ferroviere, fu uno


` rigorosi antifascisti sardi: perseguitato
dei piu
` volte davanti al
dalla polizia, comparve piu
tribunale speciale.

Chironi, Giovanni Agostino (detto Diddino) Ferroviere, figura storica del movi-

Bitti 1958). Pure dedicandosi alla sua


professione (lavora presso lOspedale
civile di Sassari), ha realizzato negli ultimi anni una serie di volumi che si di`
stinguono non soltanto per la qualita
dellinformazione ma anche per lo stile
popolare e insieme raffinato delle sue
illustrazioni (che rimandano alla tecnica dei fumetti ma anche alla icastica
` dei murales). A due libri
espressivita
dedicati alla Brigata Sassari (Trattare ke frates, kertare ke inimicos, e, con
Antonio Pinna, La Brigata Sassari
alla battaglia dei Tre Monti questul` storiografico) ne ha fatto
timo piu
` popolare
precedere uno sulla civilta
` ru e-i su karru)
delle zone interne (Su gu
e seguire uno sul capolavoro del canonico-poeta nuorese Antonio Giuseppe

622

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 628

Chiudende
Solinas (Su contu de Noe`, 2003), che si
raccomandano anche per la forza della
variante bittese della lingua sarda che
vi viene impiegata.

Chisu, Antonio = Mastinu, Martino


Chiudano, Mario Studioso di storia del
commercio (Roma 1889-Torino 1973).
` allinsegnaDopo la laurea si dedico
mento universitario. Dal 1931 fu professore ordinario di Storia del Diritto
` di Genova. Ha
presso lUniversita
scritto la voce Breve portus Kallaritani,
nel Nuovissimo Digesto Italiano, 1958.

Chiudende, editto delle Editto emanato dal re Vittorio Emanuele I l8 ottobre del 1820 per regolare lo status delle
terre aperte private e comunali. Fu concepito per venire incontro allipotesi
avanzata in molti ambienti dellisola
` di abolire gli usi comusulla necessita
nitari della terra molto diffusi in Sardegna e trasformare le terre (private o comunali), fino ad allora usate comunita` di singoli cittariamente, in proprieta
` perfetta), che avrebdini (la proprieta
bero potuto, sviluppando lo spirito imprenditoriale attraverso linteresse per
il guadagno, favorire la rinascita dellagricoltura in Sardegna stimolando quei
miglioramenti nella coltivazione e
nella produzione che la mancanza di
chiusure impediva in terre aperte al
passaggio (e in particolare al passaggio
devastante delle greggi). In base alleditto ogni proprietario avrebbe potuto
liberamente chiudere con siepi o con
muri o con un vallo i terreni di sua pro` non soggetti a servitu
` di pascolo o
prieta
di passaggio. Inoltre i proprietari
avrebbero potuto chiudere territori di
uso comune facendone domanda al prefetto, che avrebbe dovuto autorizzare e
realizzare loperazione secondo un re` di chiudere
golamento; la possibilita
veniva estesa anche ai comuni, che
avrebbero potuto inoltre vendere o cedere in locazione i terreni cos` ottenuti;

infine, avrebbero potuto essere chiuse


e assegnate anche le terre reali. Per favorire il diffondersi della procedura,
` a essere posta in essere
che comincio
nellisola in base al pregone viceregio 2
febbraio 1823 che pubblicava leditto
(di due anni prima), il re consent` la coltivazione del tabacco nei terreni chiusi.
` , in unisola che gia
` conosceva
In realta
` perfetta, il
in diverse zone la proprieta
diffondersi della pratica fu piuttosto li` soprattutto i grandi
mitato e riguardo
proprietari che avevano i mezzi e le
protezioni politiche necessarie per impadronirsi di molte terre dove venivano
da sempre esercitati i diritti di pascolo,
di legnatico e labbeveraggio comuni.
Lapplicazione delleditto fin` per
creare un grave conflitto tra proprietari
e pastori che nel diffondersi del sistema
videro minacciato il loro modello di pastorizia transumante. Nelle zone pastorali, infatti, leditto fu visto come una
misura di espropriazione dei pastori rispetto alluso tradizionale dei pascoli;
nel 1832 ne nacque una vera e propria
insurrezione che, nel Nuorese e nel Goceano, vide labbattimento delle c. e
scontri fra individui e gruppi. Il governo viceregio reag` inviando nella
zona soldati e giudici che, con la forza,
con processi economici e dure condanne, repressero il moto. Della violenza con cui era stata compiuta la vasta
serie di operazioni di chiusura delle
terre soprattutto da parte dei prinzipales dei villaggi (gli unici ad avere i mezzi
materiali per costruire i muri a secco
non di rado messi insieme con le pietre
di qualche nuraghe vicino e gli uomini
per difenderli con le armi dal tentativo
di abbatterli) resta memoria nella famosa quartina attribuita da Giovanni
Spano al frate ozierese Gavino Achena:
Tancas serradas a muru / fattas a safferra afferra, / si su chelu fit in terra / lu
dizis serrare puru... (Tanche chiuse col

623

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 629

Chiurlo
muro, fatte allarraffa arraffa, se il cielo
fosse in terra, non esitereste a chiuderlo...); cos` Salvatore Tola in Giovanni
Spano, Canzoni popolari di Sardegna, I,
1999).

Chiurlo = Zoologia della Sardegna


Chuquet, Arthur Maxime Storico (Rocroi 1853-Parigi 1925). Membro dellInstitut de France dal 1890, nel 1892 fu no` ge
minato professore di Storia nel Colle
on et
de France. Tra i suoi scritti: Napole
dition de La Maddalena, Cosmolexpe
polis, 1896.

Fausta Cialente La scrittrice cagliaritana


vinse il Premio Strega nel 1977.

Cialente, Fausta Scrittrice (Cagliari


1898-Pangbourne, Regno Unito, 1994).
Nel 1921 si trasfer` ad Alessandria dEgitto, dove risiedette fino al 1947 partecipando al movimento di propaganda
antifascista dei nuclei di Giustizia e Li`. Tornata in Italia si affermo
` come
berta
scrittrice di talento, autrice di romanzi
nei quali con eleganza descrisse soprattutto la decadenza del suo ambiente. Ottenne diversi riconoscimenti, tra i quali
il Premio Strega nel 1977. Le sue
` conosciute, i romanzi Pamela
opere piu
o bella estate, 1935; Un inverno freddissimo, 1966; Cortile a Cleopatra, 1966;
Ballata levantina, 1968; Le quattro ragazze Wisenberger, 1976; Interno con figure, 1976.

Ciampi, Adolfo Studioso di mineralo` sec. XIX-sec. XX).


gia (seconda meta
`
Dopo la laurea in Ingegneria si dedico
allo studio del settore minerario.
Comp` interessanti studi sui minerali
della Nurra, dellOgliastra e dellIglesiente, interessandosi per primo alla
` di sfruttare le ligniti sarde
possibilita
come combustibile di centrali termoelettriche. Tra i suoi scritti: Ancora sui
calcescisti di Oridda, Rassegna di mineralogia, metallurgia e chimica,
XXXI, 5, 1909; La miniera Perda Niedda
in Sardegna, Rassegna di mineralogia,
metallurgia e chimica, XXXII, 1910;
Fossili della Nurra in Sardegna, Resoconti dellAssociazione mineraria
sarda, 1913; Note neolitico-minerarie
sui giacimenti cupriferi della regione di
Alghero, Resoconti dellAssociazione
mineraria sarda, 1922; Giacimenti cupriferi della regione di Alghero, Bollet` geologica italiana,
tino della societa
XLI, 1923; I giacimenti ramiferi di Calabona presso Alghero, Bollettino della
` geologica italiana, XLI, 1923;
societa
Utilizzazione delle ligniti mediante centrali elettriche e problemi finanziari relativi, Resoconti dellAssociazione mineraria sarda, 1926; Commemorazione
dellingegner Adriano Racach, Resoconti dellAssociazione mineraria
sarda, 1929.

Ciampi, Carlo Azeglio Economista,


uomo politico (n. Livorno 1920). Presidente della Repubblica Italiana dal
1999 al 2006. Fu studente dellUniver` di Sassari. Nel marzo 1944, come
sita
ufficiale del Corpo Italiano di Liberazione, venne trasferito in Sardegna,
` si trovava, presso lOspedale
dove gia
militare di Thiesi, il fratello ufficiale
` laureato in Lettere alla
medico. Gia
Normale di Pisa, il tenente C. si iscrisse
` di Giurisprudenza di Sasalla Facolta
sari, ma poche settimane dopo fu trasfe-

624

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 630

Ciancilla
rito a Bari, senza aver frequentato le lezioni sassaresi.

Ciampoli, Domenico Bibliotecario,


scrittore e studioso di letteratura slava
(Atessa 1852-Roma 1929). Giunse in Sardegna come bibliotecario dellUniversitaria di Sassari. Vi si trattenne per alcuni anni occupandosi del suo riordino;
nel corso delle sue ricerche scopr` anche i frammenti degli statuti medioevali di Castelgenovese (lattuale Ca`
stelsardo). Lasciata la Sardegna passo
allinsegnamento presso alcuni licei e
` . Fu autore di alcuni roallUniversita
manzi di successo. Nel periodo sardo
aveva pubblicato pregevoli ricerche di
argomento storico, tra cui: Frammenti
degli statuti di Galeotto Doria per Castel
Genovese diplomaticamente riprodotti
per cura di D. Giampoli, bibliotecario dellUniversitaria di Sassari, 1899; Notizie
storiche, bibliografiche e statistiche sulla
Biblioteca Universitaria di Sassari nel
MDCCCXCVIII, 1900; Gli statuti di Galeotto Doria per Castel Genovese, La Bibliofilia, VIII, 6, 1906.

Cian, Vittorio Filologo, storico della let` di Piave


teratura italiana (San Dona
1862-Val di Lanzo 1951). Dopo la laurea
` allinsegnamento presso il Lisi dedico
ceo Cavour di Torino; ottenuta la libera docenza, intraprese la carriera
` presso lUniveruniversitaria. Insegno
` di Messina, tra il 1900 e il 1908 fu a
sita
Pisa, successivamente tra il 1908 e il
1913 a Pavia. Nello stesso anno succe` di
dette ad Arturo Graf nellUniversita
Torino, dove percorse la restante carriera accademica. Agli inizi della sua
` scientifica aveva stuintensa attivita
diato la poesia popolare e in questo contesto tenne stretti contatti per alcuni
anni con la Sardegna e con il filologo
`, da solo o in colPietro Nurra; pubblico
laborazione con lui, quattrocento volumi e saggi, tra cui: Mazzetto di ninnenanne logudoresi, 1889; Per la poesia po-

polare sarda, Vita e pensiero, I, 1889 [i


tre capitoli contengono molti canti popolari della provincia di Sassari, con la
traduzione italiana]; Saggio di canti popolari logudoresi, 1890; Canti popolari
sardi raccolti ed illustrati (con P. Nurra),
voll. 2, 1893-1896 (sono 868 canti amorosi, raccolti a Pozzomaggiore, Thiesi,
Olmedo, Norbello, Ittiri, Macomer, Florinas, Ozieri).

Cianchi, Katia Pittrice, narratrice,


scrittrice di teatro (n. Cagliari 1947). Ha
coniugato la sua passione per la pittura
con quella della narrativa. Ha pubblicato un romanzo e collaborato a lungo
con quotidiani e periodici, e nello
stesso tempo ha allestito le sue prime
personali a Cagliari, Nuoro e Macomer
riscuotendo un certo consenso di critica e di pubblico. Verso gli anni Ottanta
` dedicata al teatro. Ha fondato una
si e
compagnia e prodotto dieci spettacoli,
` scenografa, costumista e audei quali e
trice dei testi. Dopo una collaborazione
` tornata a
con lEnte Lirico di Cagliari e
dedicarsi alla pittura; pur avendo
sciolto la compagnia, continua ad allestire scenografie per balletti e commedie di altri autori. Attualmente insegna
acquerello nella scuola privata Artemisia a Quartu SantElena. [PAOLO CABRAS]

Ciancilla, Damiano Agricoltore, mili` , Africa Orientale


tare (Bono 1894-Cirmu
Italiana, 1939). I Capo Squadra MVSN,
medaglia doro al V.M. Emigrato in Tunisia ancora quattordicenne, quando scoppia la prima guerra mondiale si arruola
volontario in fanteria. Col 151 Reggimento della Sassari combatte sul
Carso e sugli Altipiani. Ferito e fatto pri` prigioniero nei
gioniero nel 1917, e
campi di concentramento per circa due
anni. Congedato col grado di caporalmaggiore, partecipa volontario alle operazioni per la riconquista della Libia con
i Cacciatori Guide della Sardegna. Dal

625

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 631

Cianfarra
1925 al 1935 torna a Bono. Nella primavera del 1935, volontario per la terza
volta, si arruola per lAbissinia, dove nel
1937 merita la Croce di Guerra al V.M.
durante una spedizione in soccorso di
un presidio e di un treno attaccati e assediati dai ribelli della Resistenza etiopica. Destinato al comando di una banda
di irregolari, partecipa alle operazioni
di polizia contro le bande dei ribelli. Il
22 maggio 1939 durante un attacco viene
colpito a morte.

prodigava tutte le sue energie per mantenere la posizione occupata. Ferito gravemente, mentre con pochi uomini fronteggiava il nemico sostituendosi al tiratore di una mitragliatrice posto fuori
combattimento, impavido al suo posto rifiutava ogni soccorso ed incitava con la
parola gli uomini alla lotta fino a quando
non si abbatteva al suolo, immolando
gloriosamente la sua vita sul campo.
` , 22 maggio 1939).
(Cirmu

Cianfarra, Camilla Giornalista italoamericana (n. sec. XX). Nel dopoguerra


comp` alcuni viaggi in Sardegna e con i
suoi reportage di grande effetto fece conoscere i problemi dellisola allopinione pubblica americana (tra gli altri,
La Sardegna si crede dimenticata, The
New York Times, 27 marzo 1951).

Ciarella Famiglia di probabile origine

Damiano Ciancilla Caposquadra della


MVSN, cadde in Africa orientale in unazione
di repressione della resistenza abissina.
Medaglia doro al V.M.

La medaglia doro al V.M. concessagli


alla memoria ha questa motivazione:
Combattente della grande guerra e volontario in A.O. partecipava a numerose
azioni di grande polizia coloniale confermando le sue preclare doti di combattente ardito e coraggioso. Al comando di
una banda irregolare di nuova formazione, durante un aspro combattimento

piemontese (secc. XVIII-XIX). Comparve a Cagliari nel corso del secolo


XVIII, dedicandosi allo sfruttamento
delle peschiere nello stagno di Santa
`. In poco tempo
Gilla e ad altre attivita
raggiunse una posizione di rilievo in
seno alla borghesia cagliaritana; alcuni
suoi membri si segnalarono anche nellesercizio delle libere professioni e ottennero rappresentanze consolari. Nel
1796 un Michele fu insignito del titolo di
conte pontificio, per cui nel 1799 ebbe il
`
cavalierato ereditario e la nobilta
` del secolo XIX
sarda. Nella prima meta
i suoi discendenti ottennero anche il riconoscimento del titolo comitale, ma si
estinsero nel corso del secolo e il loro
` ai Ballero.
titolo passo

Ciarella, Michele Imprenditore (Cagliari, fine sec. XVIII-ivi, inizi sec.


XIX). Dopo essere stato per anni con` lattisole pontificio a Malta, sviluppo
` delle peschiere che la famiglia posvita
sedeva nello stagno di Santa Gilla. Nel
1796 ottenne il titolo di conte pontificio
e nel 1799 il riconoscimento della no` e del cavalierato ereditario.bilta

626

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 632

Ciasca

Ciarlo, Pietro Giurista, consigliere regionale della Campania (n. Napoli


` dedicato alla
1951). Dopo la laurea si e
ricerca e alla carriera universitaria.
Specialista di Diritto costituzionale, ha
`
insegnato dapprima presso lUniversita
`
di Napoli e dal 1990 presso lUniversita
` stato anche preside
di Cagliari, dove e
` di Giurisprudenza dal
della Facolta
` stato coordinatore del
1994 al 2000. E
gruppo di consulenza giuridica della
Regione della Sardegna. Ricopre an`
che altri incarichi di consulenza ed e
attualmente assessore nella giunta Bas` ausolino della Regione Campania. E
tore di numerosi lavori di carattere
scientifico e fa parte del comitato di redazione delle riviste Diritto pubblico
e Nuova autonomia. Tra i suoi scritti:
Enti dipendenti dalla Regione sarda:
forme organizzative e modelli di rapporto
con la Regione, 1990; Lo statuto della Sardegna al tempo del federalismo. Lo Statuto speciale della Sardegna, 1997.
Ciasca, Antonia Archeologa (n. sec.
XX). Allieva di Sabatino Moscati, dal
1960 prese parte a una campagna di
`
scavi a Ramat Rahel e nel 1974 lavoro
al tofet di Tharros di cui ha dato conto in
Lo scavo del 1974, in Tharros I, Rivista
di Studi fenici, III, 1975. Attualmente
insegna presso il Dipartimento di
Scienze storiche e archeologiche del` La Sapienza di Roma.
lUniversita

Ciasca, Raffaele Storico (Rionero in


` in
Vulture 1888-Roma 1975). Si laureo
Giurisprudenza a Napoli, ma presto si
` alla ricerca storica. Divenuto aldedico
lievo di Gaetano Salvemini, nel 1913 si
` in Lettere a Firenze; dopo la palaureo
rentesi della prima guerra mondiale,
alla quale prese parte con valore, ri` scientifica e collaboro
`
prese lattivita
` del suo maestro. Nel 1923
con lUnita
consegu` la libera docenza in Storia mo` presso
derna, disciplina che insegno
` di Messina fino al 1925.
lUniversita

` a Cagliari, dove insegno


`
Quindi passo
fino al 1931; nella nuova sede si ado`, tra laltro, ideando e guidando la
pero
raccolta dei dati della Bibliografia
` a Roma (Collezione
sarda, che pubblico
meridionale editrice) in cinque volumi
usciti tra il 1931 e il 1934. La Bibliografia
` stata, ed e
` ancora, uno strumento fone
damentale per gli studi sulla Sardegna.
Realizzata con la collaborazione di un
gruppo degli studenti di C. negli anni
` dedicato il libro:
1928-1931 (cui infatti e
tra loro, Angela Mari, Ines Acquas, Elisa
Mundula, Maria Dess`, Dolores Ghiani,
Flavia Piredda, Elena Vita, Fernanda
Nadia, Vera Pirodda, Badora Virdis,
Maria Loy e Francesco Alziator) raccoglie con il supplemento-aggiornamento 21 449 titoli, frutto di una ricerca che partendo dallUniversitaria
cagliaritana si estese alle principali biblioteche e collezioni pubbliche e private dellisola. Pure con qualche imprecisione e qualche lacuna (ineliminabili
` ), la Bibliograin opere di questa vastita
fia resta un autentico caposaldo della
`
cultura sarda. Di recente (2002) ne e
stata curata dalleditore Delfino di Sassari una edizione in cd che, attraverso
`
lincrocio degli indici, permette una piu
esaustiva esplorazione del patrimonio
librario isolano (si arresta al 1934: ci
sono altri settantanni di produzione
culturale isolana, ma i diversi progetti
per continuare la Bibliografia di C.
non sono andati in porto). Negli stessi
anni C. sugger` allallora ministro dellIstruzione, Pietro Fedele, di avviare
una vasta ricerca sulle fonti della storia
italiana negli archivi spagnoli. Pur es` di
sendosi trasferito presso lUniversita
Genova, rimase legato agli ambienti
culturali dellisola e dal 1935 fu nominato socio corrispondente della Deputazione di Storia sarda. A Genova si av` a Giuseppe Bottai e collaboro
`a
vicino
` coinvolgere
Primato, ma non si lascio

627

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 633

Ciavardello
`
nel fascismo. Dopo l8 settembre riparo
a Roma, dove visse appartato fino alla
`; in seguito collaliberazione della citta
` con Il globo, prendendo parte al
boro
rinato dibattito democratico. Nel 1948
fu eletto senatore per la DC, e nel 1951
` accademica presso
riprese lattivita
` di Roma fino al 1958. Nello
lUniversita
stesso anno divenne presidente dellIstituto storico italiano e nel 1953 fu rieletto senatore; collocato fuori ruolo nel
` a operare intensamente
1958, continuo
nella ricerca storica. Molti suoi scritti
riguardano la Sardegna: Ripercussioni
in Sardegna del fallimento della compagnia fiorentina dei Peruzzi nel 1343, Archivio storico sardo, XVI, 1927; Momenti della colonizzazione in Sardegna
`
nel secolo XVIII, Annali della Facolta
` di
di Lettere e Filosofia dellUniversita
Cagliari, I-II, 1928; Corsi colonizzatori
della Sardegna nel secolo XVIII, Archivio storico di Corsica, I, 1928; Il problema dellincremento demografico
sardo nel XVIII secolo, Atti del Comitato italiano per lo Studio della Popolazione, VIII, 1932; Ancora di alcuni momenti della colonizzazione in Sardegna,
` di Lettere e di FiAnnali della Facolta
` di Cagliari, IV,
losofia dellUniversita
1933; Momenti della colonizzazione
sarda nei secoli XVIII e XIX. Alle porte
della Corsica: la fondazione di S. Teresa
di Gallura, Archivio storico di Corsica, XIX, 1933; Fra quali contrasti sorsero i borghi di Sassari nellepoca carloalbertina, Congresso di Studi popo` di
lari, I, 1933; Lopera di italianita
casa Savoia in Sardegna avanti il Bogino, Rassegna storica del Risorgimento, XXII, 1, 1935; La lotta per la pro` della terra nellItalia meridionale
prieta
e in Sardegna due secoli fa, Economia e
Storia, I, 1954.

` aver
delle condizioni ambientali puo
portamento arbustivo o raggiungere i
15 m di altezza. Le foglie sono alterne,
con lunghi piccioli, espanse e con 3-4
lobi dal margine seghettato; i fiori bianchi sono riuniti in corimbi e i frutti sono
ovoidali e di colore bruno. Fiorisce in
primavera, e in autunno colora con il
rosso porpora delle sue foglie i boschi
del Marghine-Goceano e del Gennargentu. Dai frutti (sorbe), commestibili,
si distilla una gradevole bevanda alcolica. Il legno duro, compatto, rossiccio,
` utilizzato per costruire piccoli utene
sili artigianali e come combustibile.
Nome sardo: morichessa. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Ciboddo, Giacomo Sacerdote, professore di filosofia (Tempio Pausania


1905-ivi 1970). Studioso di storia della
Chiesa, canonico della cattedrale di
Tempio, fu uomo di grande cultura
(aveva conseguito altrettante lauree in
` ), fu per molti
quattro diverse Facolta
anni professore di filosofia presso il Liceo classico G.M. Dettori della sua
`. Nel 1962 scrisse un contributo, La
citta
Chiesa gallurese dallalba del cristianesimo ai giorni nostri, per il volume miscellaneo Gallura (a cura di A. Murineddu) edito dal cagliaritano Fossataro, 1962.

Ciboddo, Pasquale Insegnante, poeta


(n. Tempio Pausania 1936). Poeta e narratore, ha pubblicato raccolte di versi
in italiano (Gente daltura, 1995; Conti
di Gallura, 1997; Antichi stupori, 1997) e
in gallurese (Come la tarra nostra, 1990;
cana, 2005), racconti e memorie
In La
(Tre racconti di fine Secondo Millennio,
2000, e Teatro agli stazzi della Gallura,
2004). Ha pubblicato anche, nel 2003,
un Dizionario fondamentale gallureseitaliano.

Ciavardello Pianta arborea caducifo-

Ciccarelli, Romualdo Giornalista, av-

glia della famiglia delle Rosacee (Sorbus torminalis (L.) Crantz). A seconda

vocato (n. sec. XX). Era amico di Gaetano Salvemini, del quale condivise

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 634

Cicerone
limpostazione politica profondamente
` da sempre una
meridionalista. Mostro
grande attenzione ai problemi della
Sardegna e in particolare a quello della
distribuzione della terra. Negli anni
della polemica tra protezionisti e anti` di schierarsi nel
protezionisti, rifiuto
gruppo antiprotezionista; in seguito divenne amministratore de Il giornale
dItalia. Tra i suoi scritti: Colonizzazione nellisola. Protezione della piccola
` , emigrazione, in Atti del primo
proprieta
congresso regionale sardo, 1898; La Sardegna e lo Stato italiano, Il Corriere
dellIsola, 1912; Agro romano e Sardegna, Pro Sardegna, 1920.

ramificati con foglioline ellittiche, infiorescenze rade con fiori di due tona` di rosa e viola; fiorisce a fine primalita
vera; 3. la c. bastarda (Lathyrus aphaca
L.), detta anche fior galletto, ha fusti sottili e rampicanti, foglie allargate, fiori
giallo chiaro, con lunghi piccioli; fiorisce dalla fine dellinverno allinizio dellestate e cresce, come le altre, nei
campi e ai bordi delle strade. Nomi
sardi: che rigu (logudorese); lettera
(Sardegna centrale); piseddu, pisu de coloru (campidanese); pisu de coloru (Sardegna meridionale). [MARIA IMMACOLATA
BRIGAGLIA]

Ciccotti, Francesco Giornalista (Palazzo San Gervasio 1880-Buenos Aires


` nelle orga1937). Fin da giovane milito
nizzazioni socialiste, sviluppando originali tesi politiche e lavorando come
`. Negli anni
giornalista in diverse citta
successivi assunse una posizione antiriformista e di sinistra e dal 1912 fu redattore dellAvanti! durante la direzione di Benito Mussolini. Nel 1919 fu
eletto deputato e concorse alla fondazione del quotidiano Il Paese, schierandosi su posizioni antifasciste. Dopo
` a vita prila marcia su Roma si ritiro
vata e nel 1924 fu costretto a riparare
` sullUallestero. Nel 1900 pubblico
ba
` cle econione sarda larticolo La de
nomica della Sardegna, in due puntate.

Cicerchia Genere di piante erbacee perenni della famiglia delle Leguminose,


rappresentato in Sardegna da diverse
specie, caratterizzate da fusti lunghi,
spesso rampicanti: 1. la c. a foglie larghe (Lathyrus latifolius L.) cresce sino
ad 1 m di altezza, ha fusti appiattiti e
membranosi, foglie composte da foglioline lanceolate, fiori purpurei in folte
spighe allapice del fusto; fiorisce tra
maggio e agosto. Nomi sardi: basoleddu,
pisu de culoru; 2. la c. porporina (Lathyrus articulatus L.) ha fusti alati, viticci

Cicerchia Fiori di cicerchia a foglie larghe.

Ciceri, Andrea = Chiarella, Giacomo


Cicerone, Marco Tullio Oratore, scrittore e uomo politico (Arpino, 106 a.C.` alla SardeFormia, 43 a.C.). Si interesso
gna tra il 57 e il 54 a.C., in concomitanza
con lincarico conferito al fratello M.
Quinto da Pompeo, finalizzato alla requisizione del frumento nellisola, poi
con il processo celebrato contro il governatore della Sardegna M. Emilio
Scauro nel 54 a.C. (nellorazione Pro

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 635

Ciclamino
Scauro vengono ricordati da C. anche
due precedenti processi per concussione contro i governatori della Sardegna T. Albucio, nel 105-104 a.C., e G. Megabocco, forse tra il 59 e il 55 a.C.). Nellorazione i Sardi sono alquanto strapazzati, anche se C. afferma di non
avere idee preconcette sulla Sardegna:
i rapporti e le amicizie che suo fratello
Quinto aveva stretto durante la sua permanenza a Olbia lo porterebbero ad apprezzarli. Nelle lettere al fratello, inviate durante la sua missione in Sarde` benevolo nei confronti delgna, C. non e
lisola, anzi si coglie nelle sue parole un
moto di fastidio, anche solo a parlare
della Sardegna, considerata luogo remoto e dimenticato. Nellepistolario, ricordando che Cesare non aveva ancora
visitato la Sardegna, la descrive come il
` mediocre e, lasuo possedimento piu
mentandosi del comportamento del
sardo Tigellio, lo definisce hominem
pestilentiorem patria sua, con un preciso riferimento al problema della malaria, o ancora, criticando il comportamento di Famea, zio di Tigellio, cita il
famoso proverbio Sardos venalis alium
alio nequiorem. Nellarringa difensiva
a favore di Scauro C., per screditare i
centoventi testimoni sardi dellaccusa,
non esita a dipingere i Sardi come inaf`e
` cos`
fidabili e disonesti, la cui vanita
grande da indurli a credere che la li` si distingua dalla servitu
` solo per
berta
` di mentire. La loro inaffila possibilita
` viene da lontano, dalle loro
dabilita
stesse radici che sono rappresentate
dai Fenici e dai Cartaginesi, nemici storici dei Romani. Proprio per questo mo` piu
` volte usato
tivo lappellativo Afer e
come equivalente di Sardus, e lespressione Africa ipsa parens illa Sardiniae
viene adottata da C. per affermare che
dai Fenici sono discesi i Sardi, formati
da elementi africani misti, razza che
non aveva niente di puro e che dopo

tante ibridazioni si era ulteriormente


`
guastata, rendendo i Sardi ancora piu
selvaggi e ostili verso Roma. Trasportato dallimpeto oratorio C. arriva ad affermare che i sardi, mescolati con sangue africano, non strinsero mai con i
patti
Romani rapporti di amicizia ne
dalleanza e che la Sardegna era lunica
` amiche del poprovincia priva di citta
polo romano e libere. [ESMERALDA UGHI]

Marco Tullio Cicerone Testa di epoca


romana ritraente il celebre oratore.

Ciclamino Pianta erbacea della famiglia delle Primulacee (Cyclamen repandum S. et S.). Ha un tubero rotondeggiante, radicato alla base, le foglie sono
dalla classica forma di cuore, con cen` scuro.
tro chiaro e margine, dentato, piu
I fiori, su lunghi steli ricurvi, hanno una
corolla rosa intenso, con 5 petali appun` una bacca
titi uniti alla base. Il frutto e
con molti semi: il peduncolo si arrotola
sino a toccare il terreno quando il frutto
` maturo, deponendo direttamente i
e
semi nel suolo. Fiorisce a primavera
inoltrata nei boschi di leccio e nella
macchia di alta collina, colorando con

630

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 636

Cicu
le sue fioriture il sottobosco, spesso in
associazione con orchidee e viole corsiche. Nomi sardi: cicciu cujuatu (gallurese); ciclaminu aresti, cuccheddu (campidanese); faa de porcus (logudorese).

(Planargia e Campidano); lattiedda proceddina (Sarcidano); zicoria (nuorese e


sassarese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

[MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Cicoria Cicoria selvatica.

Cicu, Antonio Giurista (Sassari 1879-

Ciclamino Ciclamini sul monte Limbara.

Cicogna = Zoologia della Sardegna


Cicoria Pianta erbacea perenne della
famiglia delle Composite (Cichorium intybus L.). Le foglie basali, a rosetta, sono
ricoperte di leggera peluria, lanceolate, con margine dentato, quelle superiori profondamente incise in lobi dentati. I fiori sono capolini celeste-azzurro
con pochi lunghi petali (scient. ligule).
Cresce nei campi incolti e nei bordi
delle strade; fiorisce per tutta lestate.
Le foglie, amarognole ma saporite, vengono raccolte per essere mangiate sia
crude che cotte. Dalla sua radice, tostata, si ottiene una polvere usata come
` (ai tempi della sesuccedaneo del caffe
conda guerra mondiale era lunico
` bevuto in Sardegna). In medicaffe
cina popolare la c. viene usata per le
` diuretiche, depurative e
sue proprieta
lassative. Da questa specie selvatica de` coltivate di radicrivano tutte le qualita
chio. Nomi sardi: erba fintu prangiu

` sec. XX). ConseBologna, prima meta


guita la laurea in Giurisprudenza, si de` allinsegnamento. Fu professore
dico
nellIstituto tecnico di Reggio Emilia
` allindal 1904 al 1911, anno in cui passo
` la sua
segnamento universitario. Inizio
carriera accademica presso lUniver` di Macerata, come professore di Disita
ritto civile fino al 1916; tra il 1916 e il
` presso lUniversita
` di
1918 insegno
Parma e dal 1918 fu professore di Di` di Boloritto civile presso lUniversita
gna. Per la sua grande fama fu anche
nominato componente della commissione per la riforma del diritto agrario;
` numerose opere di grande livello
lascio
scientifico. Tra i suoi scritti: Lofferta al
pubblico, 1902; Estinzione di rapporti
giuridici di compensazione, 1908; Teoria
generale del diritto di famiglia, 1915.

Cicu, Salvatore Avvocato, deputato al


Parlamento (n. Palermo 1957). Esercita
`
la libera professione a Selargius, dove e
` stato
impegnato nel sociale. Nel 1994 e
`
eletto deputato della Casa delle Liberta
per la XII legislatura repubblicana e riconfermato nel 1996, nel 2001 e nel 2006
` stato sottosenella stessa coalizione. E
gretario di Stato nel governo Berlusconi. Nella consultazione dellaprile

631

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 637

Cicuta
` stato rieletto alla Camera dei de2006 e
putati nella lista di Forza Italia.

gli acquitrini. Sia le radici che le foglie


(queste ultime in misura minore) contengono una sostanza in grado di provo`
care convulsioni. Lapparato radicale e
costituito da un rizoma di circa 5 cm,
irregolare e con numerose strozzature;
` suffilingestione di pochi rizomi e
ciente a provocare la morte. Le foglie
che si formano per prime sono indivise
e lanceolate, le altre sono bipennate o
tripennate e hanno bordi seghettati.
Nomi sardi: bidduri (logudorese); buddaru (nuorese); feruledda (Sardegna
settentrionale); feruloni, zicuta (gallurese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Ciliegio Nome comune delle numerose

Cicuta Cicuta acquatica.

Cicuta Genere di piante erbacee perenni o biennali della famiglia delle


Ombrellifere: 1. la c. maggiore o c. macchiata (Conium maculatum L.) ha fusti
eretti, cavi e ramificati, macchiati di
rosso; le foglie sono divise in segmenti
sottili e lineari, a gruppi di tre; le infiorescenze a ombrella sono formate da
piccoli fiori unisessuali bianchi; i frutti
sono arrotondati con costole pronunciate. Fiorisce per tutta lestate nelle
zone ombrose dei campi incolti e dei
bordi delle strade. Pianta velenosa in
` anche detta c. di Soogni sua parte: e
si ritiene sia stata lerba
crate, perche
velenosa con cui il filosofo greco si
` della pianta
diede la morte. La tossicita
deriva dalla presenza di alcuni alcaloidi che agiscono sul sistema nervoso,
provocando tremore, perdita della
coordinazione e paralisi respiratoria;
` an2. la c. acquatica (Cicuta virosa L.) e
` particochessa una specie velenosa. E
larmente insidiosa per il bestiame per in primavera, quando la pianta e
`
che
` appena percegiovane e il suo odore e
pibile, trae facilmente in inganno gli
animali al pascolo. Cresce spontaneamente in Sardegna, dove predilige le
zone umide, lungo i fossi, i ruscelli e ne-

` di alberi da frutto appartenenti


varieta
alle specie Prunus avium e P. cerasus
della famiglia delle Rosacee. La prima
produce le ciliegie propriamente dette;
` piccole
la seconda, generalmente di piu
dimensioni, produce frutti amarognoli,
meglio noti come amarene. Gli alberi
della specie P. avium, progenitrice dei
ciliegi dolci, non superano i 15 m di altezza e presentano foglie pendule e piccoli frutti retti da lunghi peduncoli. Gli
` piccoli, caratamareni sono invece piu
terizzati da foglie erette, lisce e lucenti
` succosi. Entrambi gli alberi,
e frutti piu
originari dellEuropa centrale e meridionale, producono fiori bianchi, riuniti in infiorescenze a grappolo o a ombrella, quasi prive di picciolo. I ciliegi
vengono ampiamente coltivati per i loro
frutti gustosi e come alberi ornamentali, vista la magnifica fioritura di fiori
bianchi o rosati, che ricoprono lalbero
prima della fogliazione. Crescono rapidamente e producono un legno forte e
liscio, utilizzato in ebanisteria o per la
produzione di pipe e strumenti musi` coltivate sono numerocali. Le varieta
sissime e presentano frutti molto diversi per dimensioni, colore e sapore.
In Sardegna alcuni toponimi (punta Sa
Ceraxa sui monti dei Sette Fratelli) te-

632

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 638

Cilocco
stimoniano la presenza del c. selvatico,
ancora diffuso in tutta lisola, su cui furono in passato innestati gli alberi delle
` coltivate, tipici delle zone frequalita
` carrufale e
` inserita dal
sche (la qualita
Ministero delle Politiche agricole nellelenco dei prodotti tipici regionali).
Rinomati i frutti di Burcei e Villacidro
nella provincia di Cagliari, Desulo e
Belv` in provincia di Nuoro, Bonnanaro
in provincia di Sassari e Bonarcado in
provincia di Oristano: in ognuna di que` nel mese di giugno si tiene
ste localita
una sagra delle ciliegie. Nomi sardi: cariasa, cariasgia (Sardegna settentrionale); cherasa (Sardegna centrale); cria
xia (gallurese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]

Ciliegio Amareni.

Cilixia Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
dArborea, compreso nella curatoria
della Marmilla. Sorgeva tra Sini e Baradili. Nel secolo XIV, nel corso delle
guerre tra Mariano IV e Pietro IV, de` e fu abbandonato
cadde, si spopolo
prima della fine del secolo.

Cilocco, Francesco Patriota (Cagliari


1769-Sassari 1802). Notaio della Reale
Udienza, nel 1793 prese parte alla difesa di Cagliari e negli anni successivi
fu un protagonista delle vicende politiche isolane. Amico di Giovanni Maria
Angioy, durante i moti antifeudali ne
sostenne con passione le idee; nel 1795

fu inviato dagli Stamenti a diffondere


nei villaggi il pregone contro il tentativo
secessionista dei baroni, che avevano la
loro roccaforte a Sassari, e divenne lanima dei moti e la figura di riferimento
della marcia su Sassari. Egli infatti,
unitosi agli insorti di Semestene e di
` sulla citta
` ribelle: a
Bonorva, marcio
Florinas si unirono a lui e a Gioacchino
Mundula altri gruppi provenienti da
Osilo, Ossi, Thiesi, Mores. Entrato in
` il 29 dicembre dopo un duro comcitta
battimento, unitamente a Mundula procedette allarresto dellarcivescovo
Della Torre e del governatore Santuc` prigionieri a Cagliari.
cio, che riporto
` il vicere

Ma a poca distanza dalla citta


` un manipolo di guardie a prenmando
dere in consegna i due personaggi: era
il segnale della svolta moderata che
stava maturando negli Stamenti e che
avrebbe di l` a poco provocato la caduta
dellAngioy. E quando lAngioy, fallita la
sua marcia su Cagliari, dovette andare
in esilio, C. lo segu`, passando in Francia per spostarsi poi in Corsica nel 1802.
` col sacerdote Francesco
Qui collaboro
Sanna Corda al progetto di uno sbarco
in Gallura che avrebbe dovuto provocare la sollevazione della Sardegna.
Un primo tentativo, nel maggio 1802,
fall`. Ripetuto in giugno con un manipolo di uomini, prevedeva lo sbarco del
Sanna Corda ai piedi della torre di Longonsardo (lattuale Santa Teresa Gallura) e di C. presso la torre dellIsola
Rossa. La spedizione ebbe un esito tragico: il Sanna Corda, che aveva espugnato la torre e alzato la bandiera della
` , inviando alle autorita
` galluresi
liberta
lettere in nome della Repubblica Francese, fu attaccato da un piccolo corpo di
spedizione inviato da La Maddaena e
cadde combattendo sotto le mura della
torre (19 giugno); C., tradito da un Pietro
Mamia, bandito gallurese cui si era affidato per la conoscenza dei luoghi, fu

633

Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 639

Cima
narcotizzato (con un vino oppiato) o, comunque, sorpreso nel sonno e consegnato ai soldati inviati da Sassari. Qui
fu incarcerato, lungamente torturato e
infine giustiziato. Aveva 33 anni.

Cima, Antonio Medico e professore di


Fisica (Cagliari 1812-Udine 1877). Fratello di Gaetano e di Pasquale, dopo essersi laureato in Filosofia e in Medicina
nel 1833, si fece notare per i suoi studi
` , per cui fu mandato a
sullelettricita
Pisa a completare i suoi studi di fisica.
Tornato a Cagliari, nel 1843 fu nominato
professore di Fisica sperimentale; nel
1851 divenne professore di Filosofia positiva a Torino. Nel 1860 si trasfer` a Bologna, dove fu preside di quel Liceo, ma
` a Torino; nel 1867 fu nonel 1865 torno
minato provveditore agli studi di
Parma; da qui nel 1871 si trasfer` a Venezia e infine a Udine. Autore di importanti lavori scientifici, fu incluso in numerose accademie e ricevette molti riconoscimenti e onorificenze.

Cima, Gaetano Architetto (Cagliari


1805-ivi 1878). Fratello di Antonio e di
` presso lAccademia di
Pasquale, studio
` fino al
San Luca a Roma dove soggiorno
` impor1834. Tornato a Cagliari, elaboro
tanti progetti, tra cui quello per il rinnovo del Teatro civico, quello per lOspedale civile e quello di molti palazzi
di Castello, che le famiglie nobili gli
commissionarono (i palazzi Cao di San
Marco e De Candia nellattuale via dei
Genovesi, Grixoni e Lostia in via Canel le ville di altre famiglie
les), nonche
` nelle campagne e nei vildella nobilta
laggi intorno a Pula, il Casino Tola a San
Sperate, la grande Villa Aymerich a Laconi (1846). Ma fu soprattutto Cagliari il
` e che piu
` di ogni
luogo in cui C. opero
altro abitato della Sardegna risent` dellinflusso delle sue teorie architettoniche, proposte e realizzate prima dal

suo ufficio del Genio Civile, poi ha


scritto Salvatore Naitza , dopo le dimissioni da questo corpo nel 1836,
come architetto responsabile del settore tecnico del Comune, ma anche, se
non soprattutto, nella sua veste di docente universitario, vero e proprio fondatore di una scuola dalto livello tecnico e culturale. Nelle case di civile
abitazione, poi, introdusse uno stile
scrive ancora Naitza , che si impone
come maniera moderna anche nel volto
delle nuove zone despansione almeno
fino allavvento del Liberty. Questo
dato conclude ci dice che chiamare
` del Cima questo lungo e accidenleta
`
tato tratto di secolo in cui egli opero
[praticamente, i cinquanta anni cen` non solo possitrali dellOttocento] e
bile, ma utile ad indicare gli elementi
qualificanti di questo importante momento di storia della Sardegna. Furono suoi anche il progetto della chiesa
di San Francesco a Oristano, quello
della parrocchiale di Guasila, il Palazzo
Corrias-Carta a Oristano e molti altri.
Fu anche eletto consigliere provinciale
di Cagliari tra il 1867 e il 1870.

Cima, Pasquale Insegnante (Cagliari


1816-ivi 1896). Fratello di Gaetano e An` nellordine degli
tonio, nel 1831 entro
Scolopi e dopo aver conseguito la lau` allinsegnamento. Visse
rea si dedico
` e nel 1862 fu
sempre con grande umilta
nominato preside del Ginnasio Comunitativo (lattuale Siotto), che resse
` la bella
per molti anni. Morendo lascio
casa paterna allOspedale civile costruito dal fratello. Di lui si conservano
due scritti scolastici: Breve relazione
sullinsegnamento dato nel ginnasio comunitativo di Cagliari affidato ai Padri
delle Scuole Pie, 1863, e Brevissimo rapporto sul ginnasio comunitativo di San
Giuseppe in Cagliari, 1868.

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Enciclopedia della Sardegna Volume 2

pag. 640

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