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DELLA SARDEGNA
Volume 2
Bonihominis - Cima
pag. 1
Volume 2: Bonihominis-Cima
I contenuti della presente edizione speciale sono stati rielaborati, aggiornati, arricchiti e completati da La Nuova Sardegna. Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo
` essere riprodotta, memorizzata o trasmessa in alcuna forma e con alcun mezzo, eletvolume puo
tronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro modo, compresi cinema, radio e televisione,
` perseguita a termini di legge.
senza autorizzazione scritta dellEditore. Ogni violazione sara
pag. 2
ENCICLOPEDIA
DELLA SARDEGNA
a cura di
Francesco Floris
pag. 3
Testi inediti: Mario Argiolas, Piero Bartoloni, Marcella Bonello Lai, Aldo Borghesi, Maria Immacolata Brigaglia, Manlio Brigaglia, Antonio Budruni, Paolo Cabras, Gerolama Carta Mantiglia,
Rita Cecaro, Ercole Contu, Fabrizio Delussu, Roberto Dessanti, Giovanni Dore, Piergiorgio Floris,
Federico Francioni, Piero Frau, Sergio Frau, Franco Fresi, Elisabetta Garau, Alberto Gavini, Giovanni Gelsomino, Michele Guirguis, Antonio Ibba, Marcello Madau, Giovanni Marginesu, Attilio
Mastino, Antonello Mattone, Lucia Mattone, Gianluca Medas, Francesco Melis, Paolo Melis, Giuseppe Meloni, Vico Mossa, Luciana Mulas, Anna Maria Nieddu, Francesca Nonis, Francesco
Obinu, Pietro Pala, Giampiero Pianu, Tomasino Pinna, Enrico Piras, Giuseppe Piras, Natalino
`, Paolo Pulina, Marco Rendeli, Paola
Piras, Giuseppe Podda, Valentina Porcheddu, Franco Porra
Ruggeri, Sandro Ruju, Antonello Sanna, Barbara Sanna, Piero Sanna, Pietro Sassu, Tiziana Sassu,
Simone Sechi, Giuseppe Serri, Francesco Soddu, Piergiorgio Spanu, Antonio Tavera, Alessandro
Teatini, Marco Tedde, Eugenia Tognotti, Francesca Tola, Giovanni Tola, Salvatore Tola, Dolores
Tomei, Raimondo Turtas, Esmeralda Ughi, Luisanna Usai, Adriano Vargiu, Massimiliano Vidili,
Bepi Vigna, Gianna Zazzara, Raimondo Zucca
Si ringraziano per la collaborazione tutti gli artisti, gli archivi fotografici e gli enti di conserva` a dispozione che hanno dato permesso di riproduzione. LEditoriale La Nuova Sardegna S.p.A. e
sizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche e testuali non individuate.
pag. 4
Guida alla
consultazione
Ordine alfabetico
` stata
La sequenza alfabetica dei lemmi e
fissata trascurando i caratteri non alfabetici. Quando il lemma contiene una
virgola come avviene nei nomi propri
di persona tra cognome e nome lordinamento considera solo la parte del
lemma che precede la virgola, passando
alla parte successiva solo in caso di omografia:
Voci dedicate ai santi. Subito dopo lattacco del lemma e, se presente, il nome
al secolo, vengono indicate le varianti
sarde del nome che differiscono dallitaliano:
Lorenzo da Brindisi, san (Giulio Cesare
Russo; in sardo, Santu Lorenzu, Santu Lorentu, Santu Larentu, Santu Laurentu) ...
San Benedetto
San Carlo
Sanchez
Sanchez de Calatayud, Pietro
Sanchez Martinez, Manuel
Andrea, santo
...
In Sardegna Patrono di Birori, Giave, Gonnesa, Modolo, SantAndrea Frius, Sedini,
Sennariolo, Tortol`, Ula Tirso e Villanova
` il nome al mese di novemTruschedu. Da
bre, SantAndria. Patrono dei pescatori e
dei pescivendoli, invocato contro i tuoni e
per guarire gli animali dal mal di ventre. I
proverbi: Po SantAndria si toccat sa pibizia (Per SantAndrea si spilla, si assaggia,
il vino nuovo); Seu cumenti sa perda de
SantAndria, beni stemmu e mellu stau
(Sono come la pietra di SantAndrea, bene
stavo e meglio sto): persona che si adatta a
tutto.
Festa Si festeggia il 30 novembre; il 24
maggio a SantAndrea Frius. Sagre estive
e in altre date durante lanno.
Voci dedicate ai comuni. Vengono forniti alcuni dati essenziali come popolazione, superficie, posizione geografica,
suddivisioni amministrative e storiche
di appartenenza, seguiti dai paragrafi:
TERRITORIO, STORIA, ECONOMIA, DATI
STATISTICI, PATRIMONIO ARCHEOLOGICO (solo se rilevante), PATRIMONIO
ARTISTICO E CULTURALE (e AMBIENTALE, solo se rilevante), FESTE E TRADIZIONI POPOLARI.
pag. 5
fici delle specie citate e una classificazione sistematica generale. Nel caso in
cui il lemma faccia riferimento a spe` essere presente un
cie diverse puo
` semelenco interno per rendere piu
plice la consultazione. I nomi sardi, se
presenti, sono dati in corsivo e con leventuale specificazione del dialetto
tra parentesi:
Cicerchia Genere di piante erbacee perenni
della famiglia delle Leguminose, rappresentato in Sardegna da diverse specie, caratterizzate da fusti lunghi, spesso rampicanti: 1. la c. a foglie larghe (Lathyrus latifolius L.) ... 2. la c. porporina (Lathyrus articulatus L.) ... Nomi sardi: cherigu (logudorese); lettera (Sardegna centrale); piseddu,
pisu de coloru (campidanese); pisu de coloru (Sardegna meridionale).
VI
pag. 6
Bonito
` nuragica; Tomba di giganti di ThoEta
` romana; Materiali
mes, materiali di Eta
` romana dal nuraghe Mannu Dordi Eta
` romana nel
gali; Testimonianze di Eta
territorio di Dorgali, tutti in Dorgali. Documenti archeologici, 1980. Alcuni studi
sono dedicati allarcheologia di Porto
Torres: Turris Libisonis, colonia Julia
(con Marcel Le Glay e Attilio Mastino),
1984; LAntiquarium Turritano. Breve
storia delle ricerche su Turris Lybisonis,
in LAfrica romana. Atti del II Convegno
`
di studi, 1985; Turris Libisonis. La citta
romana, in Il Museo Sanna in Sassari,
Sassari 1986; Sorso (Sassari), in Atti del
VI congresso nazionale di archeologia
cristiana, 1986; La necropoli nella storia
degli scavi, in Turris Libisonis. La necropoli meridionale di S. Gavino, 1987. Altri
articoli degli anni Ottanta-Novanta: Per
una riedizione della tavola di Esterzili,
Quaderni bolotanesi XIV, 1988; Torralba. La sezione punico romana; Torralba. Materiali da altri insediamenti e
miliari; Nuoro (con Fulvia Lo Schiavo e
Maria Ausilia Fadda); La sezione romana e altomedioevale; Nuoro. La sezione romana e altomedioevale, tutti e
cinque in LAntiquarium arborense e i civici musei archeologici della Sardegna,
` romana nel
1988; Testimonianze di Eta
territorio di Torralba, in Il nuraghe di S.
Antine nel Logudoro-Meilogu, 1988; La
pesca nella Sardegna archeologica, in
Museo della Tonnara: il ricordo della
Tonnara, 1994; Il Museo della valle dei
Nuraghi, in Guida ai musei e alle collezioni della Sardegna, 1997.
pag. 7
Bonnanaro
presenza sua, del giudice e degli altri
vescovi, fu costretto a reintegrare i Vittorini.
pag. 8
Bonnanaro
` si estinse nel 1479; suscendenza pero
bito dopo, la sua vedova Rosa Gambella
` di entrarne in possesso ma il
(=) tento
fisco, che considerava devoluto il
` . Attrafeudo, le si oppose e lo confisco
verso una serie di vicende romanzesche
la Gambella, che aveva ceduto allinte Xime
n Pe
rez e
ressata corte del vicere
lo aveva sposato in seconde nozze, con` la lite col fisco. Probabilmente le
tinuo
pressioni del nuovo marito le consentirono di avere nel 1480 parziale soddi` a rimanere
sfazione, ma B. continuo
nelle mani dellamministrazione reale.
Ben presto la sconsiderata si rese conto
che il secondo marito in effetti voleva
sottrarle lintero patrimonio, ma era
troppo tardi; e quando poco dopo mor`
molti dissero che era stata fatta avvelenare proprio dal Perez, che in seguito
` a premere per entrare in poscontinuo
`. Nel 1482 il re sequesesso delleredita
` il feudo e lo dono
` a Enrico Henristro
quez, le cui figlie lo vendettero nel 1506
ad Alfonso Carrello. I nuovi feudatari
nel corso del secolo XVI introdussero
` pealcuni nuovi tributi che resero piu
sante la condizione dei vassalli; si estin` allora ai
sero nel 1630. Il feudo passo
Comprat che lo fecero amministrare da
un regidor e riorganizzarono lamministrazione elevando ulteriormente il ca` provoco
` uno stato di
rico fiscale; cio
tensione tra i vassalli soprattutto per il regidor fin` per avocare a se
la
che
scelta del majore, esautorando comple` del villaggio.
tamente la comunita
` per
Estinti i Comprat nel 1672, B. passo
` a una famiglia, i Miranda, che
eredita
risiedeva in Spagna, e quindi fece amministrare il feudo da un podatario che
fin` per accentuare lo stato di tensione
con la popolazione. Nel corso del secolo
` nelle mani di diXVIII il villaggio passo
versi feudatari che dovettero lottare col
fisco che ne cercava la confisca; il disa` e nel
gio della popolazione aumento
1795 esplose nei moti antifeudali durante i quali gli insorti distrussero il palazzo sede dellamministrazione baronale. Nel 1821 B. fu incluso nella provincia di Alghero e nel 1838 fu riscattato
` la
ai De Queralt. Di questo periodo e
testimonianza di Vittorio Angius: Le
abitazioni sono circa 300, tra le quali
nessuna fabbrica rimarchevole, avve quelle dei benestanti siano asgnache
sai comode, e pulite. Eravi per laddietro degno di qualche considerazione il
palazzo del feudatario, ma nelle sedizioni che avvennero nel 95 del secolo
scorso fu atterrato. Le principali professioni qui pure sono lagraria e la pastorale. Lavorano le donne per le proprie famiglie e tele e panni in 250 telai.
La scuola normale (anno 1833) contava
fanciulli 25. Le terre sono attissime ai
cerali. Lannuale seminagione suol essere di starelli di grano 500, dorzo 250,
di granone 16, che si ottuplica se non
` la
sian contrarie le stagioni. Ottima e
` dei legumi, e se ne da
` ai solchi
qualita
circa 120 starelli. In vicinanza del paese
hannosi degli orti, dove si coltivano di` di cavoli, rape, ravanelli,
verse varieta
lattuche, cipolle, e se ne vende ai vicini.
` di lino.
Raccogliesi non poca quantita
Nelle pendici e prominenze alle falde
del Pelao vegeta prosperamente la vigna, dove distinguonsi circa dodici va` duve; abbonda il mosto, nel generieta
` , se ne vende ai vilrale di buona qualita
laggi limitrofi, e traessene pure acquavite. Le piante fruttifere si possono
comprendere in 30 specie con un totale
` individui di 4000. Delle varie
di non piu
specie del bestiame, che allevasi, erano
questi i numeri nel 1833. Pecore 6000,
vacche 400, cavalle tra domite e rudi
60, cavalli domiti 30, giumenti 50, buoi
per lagricoltura 200. I formaggi sono di
` , e si smerciano in Sasqualche bonta
sari. Mancano le fiere, son troppe le
` gran copia di volavolpi e le lepri, e vi e
pag. 9
Bonnanaro
tili delle solite specie, sono numerosissime le pernici, i colombi, gli stornelli
` a essere
ecc.. In seguito B. continuo
compreso nella provincia di Alghero,
nella quale rimase fino al 1848. Abolita
` a far parte della divila provincia, entro
sione amministrativa di Sassari e nel
1859 fu incluso nella provincia di Sas` delsari. Nel corso della seconda meta
lOttocento la sua economia sembrava
essersi risollevata, ma con la crisi di
fine secolo ebbe un nuovo tracollo, legato alla chiusura delle frontiere con la
Francia, e molti dei suoi abitanti dovettero emigrare. Nel corso dei primi decenni del Novecento leconomia si riprese grazie allo sviluppo della viticoltura e della cerealicoltura, la popolazione prese nuovamente ad aumentare
` di 1800 unita
`;
arrivando a contare piu
` inesorabile una
dopo il 1961 inizio
nuova ondata di emigrazione: molti dei
suoi abitanti andarono alla ricerca di
` sicure e il paese
condizioni di vita piu
perse un terzo della popolazione.
& ECONOMIA Il villaggio ha uneconomia basata soprattutto sullagricoltura,
in particolare la produzione di cereali e
di ortaggi; rinomati anche le ciliegie e il
vino, che fino a qualche tempo fa veniva
prodotto nella locale Cantina sociale, in
` sviluppato anche il
seguito chiusa; vi e
commercio e vi ha sede unorganizzazione di turismo equestre. Artigianato.
Perdutasi ormai lantica tradizione di
tessitura del lino e della lana da parte
delle donne, si possono annoverare soltanto alcuni piccoli laboratori artigiani
` edilizie. Servizi. Il
collegati alle attivita
` collegato agli altri della procentro e
vincia mediante autolinee; dista da
Sassari 34 km. Dispone di medico, farmacia, scuola dellobbligo, sportello
bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1149 unita
di cui stranieri 2; maschi 534; femmine
615; famiglie 428. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 11 e nati
7; cancellati dallanagrafe 28; nuovi
iscritti 19. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 13 071 in migliaia di lire; versamenti ICI 761;
aziende agricole 320; imprese commerciali 59; esercizi pubblici 8; esercizi al
dettaglio 19; ambulanti 4. Tra gli indicatori sociali: occupati 282; disoccupati
21; inoccupati 109; laureati 19; diplomati 138; con licenza media 272; con licenza elementare 402; analfabeti 34;
automezzi circolanti 447; abbonamenti
TV 377.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ricco di domus de janas (Coterritorio e
rona Moltana, Pertusoe, Sas Turres) che
vanno considerate lelemento portante
della omonima Cultura risalente al` del Bronzo antico. Ha inizio inlEta
torno al 1800 a.C. e viene considerata la
` importante culfase iniziale della piu
tura della Sardegna preistorica, quella
nuragica: si inizia infatti a erigere in
tutta lisola le ben note costruzioni troncoconiche che venivano utilizzate sia
come fortezza che come santuario, e
fungevano allo stesso tempo da centro
di raccolta della popolazione. Ne saranno elementi costitutivi caratteristici anche le grandi sepolture collettive note come Tombe di giganti, i pozzi
sacri, legati a un diffuso culto delle acque, e i bronzetti, statuette votive di raf` espressiva. Di particolare
finata abilita
` lipogeo
interesse a questo proposito e
di Corona Moltana, scavato nella roccia
` a poca distanza
nella omonima localita
`
dallabitato. Fu scoperto nel 1889 ed e
` di ogni altro ha permesso
quello che piu
di individuare i tratti costitutivi della
cultura di B. Era rimasto inviolato per sigillato in epoca antica da una
che
, allatto della sua scofrana cosicche
perta, ha restituito la sepoltura di due
pag. 10
Bonnanaro
` interna
persone giacenti nella parte piu
e un corredo formato da 18 vasi e da un
anellino in bronzo. Numerosi nel territorio di B. i nuraghi: Cultu, De Luca,
Sassu, Elies, Frades Cordas, Giorgittu,
Mallis, Maria De Riu, Murunis, Nieddu,
Pabaris, Pentuma, Pischennero, SIsteri, Santu Pedru, Taeddas, Toncanis,
Ziu Marras.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha una struttura lineare complessa, sulle sue strade in genere larghe si affacciano le case a palattu in pietra con qualche pretesa di
`
eleganza. Ledificio di maggior pregio e
la chiesa di San Giorgio, costruita nel
1530 al centro del paese in forme tardogotiche, che divenne la parrocchiale e
assunse grande importanza. Col tempo
` decadde per cui fu ricostruita nel
pero
corso del secolo XIX. Attualmente ha
forme neoclassiche molto eleganti. Il
territorio comprende anche alcune al` antica delle quali e
`
tre chiese, la piu
quella di Santa Maria, situata ai piedi
del monte Pelau che fu costruita nel
` attualmente in rovina; poco
1600 ed e
` la chiesa di San Basilio, alle
distante e
falde del monte Pelao; edificata nel Medioevo, era la chiesa parrocchiale del
villaggio di Nigor. Col tempo ledificio
` deteriorandosi e nel 1735 crollo
`;
ando
` del sefu ricostruita nella seconda meta
` nuovamente
colo ma per incuria ando
` semidirovinando e attualmente e
strutta. Sul colle che domina labitato
` la chiesa di Nostra Signora di
inoltre e
monte Arana, costruita nel Settecento e
successivamente spesso modificata. Ha
una sola navata e la copertura in legno.
Allesterno ha una facciata con due in` abbellita da un camgressi ogivali ed e
paniletto a vela.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
` affimemoria delle antiche tradizioni e
`
data ad alcune feste popolari; la piu
` la sagra
nota si svolge a giugno ed e
pag. 11
Bono
dimensione aperta a traffici con altre
popolazioni affacciate lungo le rive del
Tirreno. In questo contesto la c. di B.
` anche essere considerata come la
puo
fase iniziale del prenuragico: infatti, gli
uomini della c. di B. furono i costruttori
dei cosiddetti nuraghi a corridoio, imponenti costruzioni attraversate da corridoi e sistemate in posizioni strategiche, di cui si conservano circa 180
esempi di forma differente.
pag. 12
Bono
dovesse cadere nelle mani del visconte
di Narbona. Negli anni seguenti fu teatro di una continua guerriglia della
` Bartolo Manno per inquale approfitto
vadere e devastare tutto il Goceano.
la situazione non era controllaPoiche
bile da parte del marchese dOristano,
` dovesse entrare a far
nel 1421 sembro
parte del grande feudo concesso a Bernardo Centelles; nel 1422 Leonardo Cubello invase il territorio, sconfisse Bar` il Gotolo Manno e finalmente occupo
ceano. Cos` B. dopo anni di tribolazioni
rimase in possesso dei marchesi dOristano che si adoperarono anche a costruirvi la parrocchiale dedicata a San
Michele. Dopo la ribellione di Leonardo Alagon, alla quale i suoi abitanti
aderirono entusiasticamente, il villaggio fu punito dai vincitori con estrema
`. Infatti molti dei suoi abitanti
severita
furono deportati e venduti come schiavi
`
a Majorca; il villaggio tuttavia supero
questo terribile evento e prese a essere
amministrato direttamente da funzionari reali; nel 1493 fu definitivamente
incluso nel patrimonio reale: era ri` di 400 abitanti.
dotto ad avere poco piu
Dipendeva dal governatore del Goceano che si serviva di funzionari per
espletare i propri compiti. Il rapporto
tra i funzionari reali e la popolazione
` non fu mai tranquillo, anche perpero
fu lentamente modificato il sistema
che
di individuazione del majore che fin`
per essere scelto dal governatore. Altro
` era lemotivo della crescente ostilita
` del carico
gato alla eccessiva gravosita
fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Nel secolo XVII la
` a crescere, alla
popolazione comincio
`
fine del secolo contava quasi 1000 unita
` si impegno
` nel migliorae la comunita
mento dellassetto del paese, oramai
consapevole che B. era il capoluogo dellintero territorio. Nel secolo XVIII la
` notevolmente,
popolazione aumento
entro la fine superava ormai i 1800 abitanti. Il villaggio nel corso del secolo assunse progressivamente laspetto di
` , vi fu aperta una
una piccola citta
scuola di latino, divenne sede di impor` amministrative e giuditanti autorita
ziarie, cominciarono a risiedervi funzionari, medici e avvocati, vi si cominciarono ad aprire farmacie e altri eser` anche a
cizi commerciali. Comincio
sperimentare il Consiglio comunitativo
e il Monte granatico che contribuirono
a vivacizzare la sua vita politica. Giunge
opportuna la puntuale testimonianza di
Vittorio Angius: Siede in una risega
del Monteraso, domina la valle, e gode
dun pittoresco ed ameno orizzonte,
chiuso al terzo e quarto quadrante dalla
catena del Goceano. Componesi di 655
abitazioni. Le strade sono irregolari e
nella direzione e nella larghezza. La popolazjone nellanno 1833 componevasi
danime 2540, in famiglie 655. Nascono
90, muojono 50, si celebrano 18 matrimoni. Vivesi oltre il sessantesimo. Le
malattie dominanti sono infiammazioni
e febbri persistenti e periodiche. I bonesi sono coraggiosi, industriosi, di
` morali e intellettuali.
buone qualita
Era di questa terra il cavaliere D. Gionmaria Angioi. Le arti meccaniche di
` sono esercitate da picprima necessita
col numero di persone. Le donne si occupano della tessitura, e fabbricano
`
panni lani ruvidi, e lini di varia qualita
in quanto basta al bisogno delle famiglie. I telai sono circa 150. La scuola nor` frequentata da 25 fanciulli. Vi
male e
sono istituite ancora le scuole di lingua
latina e belle lettere, che potranno numerare unegual copia di giovani. Havvi
un ufficio di posta. Risiede in Bono il
medico distrettuale con un chirurgo, e
vi sono due spezierie. I bonesi fanno seminagione non solo dentro la circoscrizione del loro agro, ma anche nelle tenute proprie incluse nelle giurisdizioni
pag. 13
Bono
di Anela, Bottidda, Burgos, Esporlatu.
Impiegano 150 gioghi, ognuno dei quali
lavora ordinariamente per starelli 12 di
grano, 5 dorzo, escluso il lino, il canape,
le civaje [legumi], onde si ha che il totale del grano seminato sia di starelli
` deli1800, dellorzo 750. Il vigneto e
zioso: le uve vi sono svariatissime, ed i
vini sono molto pregiati. Coltivansi
circa 300 orti, che sono irrigati da quattro ruscelli. Si ha quindi una gran copia
di erbaggi, e assai se ne somministra ai
vicini. Abbondasi pure di legumi, e se
ne fa vendita. Le piante fruttifere sono
in gran numero, e di molte specie. Vi
prosperano a meraviglia gli agrumi. Si
` opera da alcuni a propagar gli olida
veti, e si introducono i gelsi. La pastori` esercitata a preferenza dellagrizia e
` s`
coltura, con poca intelligenza pero
questa che quella. Mentre si annoverano agricoltori 368, i pastori non sono
meno di 568. Si educano (anno 1833)
circa 15 000 pecore, 2000 vacche, 2500
capre, 450 cavalle, 6500 porci. Il lucro
che ricavano dalla vendita dei formaggi, che sono molto stimati, e dei
` del
porci, in anno di molta fertilita
ghiandifero, persuadono ai bonesi desser piuttosto pastori, che agricoli. E ve` estesa agricoltura non
ramente una piu
sarebbe per essi ugualmente fruttuosa,
`
stanti come stanno le cose. Il porto piu
` distante circa ore 15, e cio
` che e
`
vicino e
peggio le strade sono difficilissime.
` scarsa la cacciagione dei daini,
Non e
cinghiali, lepri, volpi, e anche delle
martore. Vi si trovano quasi tutte le specie dei volatili stazionarii o passeggieri,
e sono numerosissime. Sin dal 1821 B.
era stato incluso nella provincia di
Nuoro come capitale di mandamento:
ne fece parte fino al 1848, anno in cui la
provincia fu trasformata in divisione
amministrativa. Abolita nel 1859 la divisione, fu incluso nella provincia di Sas` dellOttocento
sari. Nella seconda meta
pag. 14
Bono
di cui stranieri 18; maschi 1872; femmine 2032; famiglie 1211. La tendenza
complessiva rivelava una lieve diminuzione della popolazione, con morti per
anno 43 e nati 43; cancellati dallanagrafe 72; nuovi iscritti 54. Tra gli indicatori economici: depositi bancari 37 in
miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 14 966 in migliaia di lire; versamenti ICI 1440; aziende agricole 315;
imprese commerciali 187; esercizi pubblici 29; esercizi allingrosso 2; esercizi
al dettaglio 92; ambulanti 5. Tra gli indicatori sociali: occupati 1016; disoccupati 186; inoccupati 252; laureati 56; diplomati 358; con licenza media 1373;
con licenza elementare 1170; analfabeti
137; automezzi circolanti 1299; abbonamenti TV 971.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
territorio conserva numerosi nuraghi
(Arisani, Badde Cerchi, Badde e Soriana, Biloto, Calitennero, Cannedu,
Coronaieri, Culilughe, Ferulas, Juanne
Ru, Muselighes, Pedra Crapida, Restiddi, Rupisarcu, SArza Perozzi, Sas
Coas, Sas Doppias, Seddei, Temuile) e
le domus de janas di Sos Furrighesos. Il
` interessante e
` proprio
complesso piu
quello di Sos Furrighesos: si tratta di
un certo numero di tombe scavate nella
trachite, alcune hanno una cella, altre
due celle comunicanti tra loro. Dei nu` interessante e
`
merosi nuraghi il piu
quello di Badde Cerchi: si tratta di un
complesso polilobato del quale sono individuabili alcune torri e ampi cortili
recintati da bastioni.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico
` sviluppato in modo raziodel villaggio e
nale attorno alla strada principale e a
` arricchito da aldue ariose piazze ed e
cune belle fontane e da alcuni pretenziosi palazzi ottocenteschi che denunciano la sua aspirazione a divenire pic` . Tra gli edifici piu
` significacola citta
pag. 15
Bono
` , realizzata interadi grande semplicita
mente in cotto. San Nicola di Bari fu costruita tra il secolo XV e il XVII con im`
pianto a una sola navata; allesterno e
interamente intonacata di bianco, colore che contrasta con il celeste degli
` sormontata da un
infissi; la facciata e
campanile a vela e sul lato sinistro si
aprono alcune cumbess`as. Anche SantAmbrogio risale al secolo XV: ha impianto a una navata completato dal presbiterio e facciata molto semplice.
Santa Barbara fu costruita sulle rovine
di un nuraghe e risale al secolo XV; anche questa chiesa ha un impianto a
`
ununica navata, mentre la facciata e
sormontata da un campanile a vela.
Santa Restituta, lultima delle chiese
del Campo, risale al secolo XV; ha un
impianto a una navata completato dal
presbiterio; allinterno custodisce un
altare ligneo del secolo XVII. Ledificio
maggiormente legato alla storia mo` la chiesa di San Raiderna del paese e
mondo, che sorge poco distante dalla
chiesa di San Gavino; posta su un colle
che guarda il monte Rasu, testimonia
del suo passato glorioso ospitando tutti
gli anni la festa della zucca. Tra le molte
bellezze naturali del territorio vanno
annoverate le vaste foreste demaniali
ricche di specie botaniche rare. Magni` la localita
` di Sos Nibeddos che
fico sito e
` estesa concentrazione
conserva la piu
di alberi di tasso esistente in Italia.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Momento significativo che si riallaccia alle
tradizioni del recente glorioso passato
` la festa della zucca che si svolge il 31
e
agosto in onore di San Raimondo Non` legata al rinato. La celebrazione e
cordo della vittoria riportata dagli abitanti di B. nel 1796 sulle truppe del re
durante i moti antifeudali. Il suo nome
deriva dalla zucca di grandi proporzioni che viene posta su un carro trainato da buoi e portata in processione
10
pag. 16
Bonorva
ha intrapreso la carriera universitaria.
` professore di Storia e
Attualmente e
`
istituzioni dellAfrica presso la Facolta
` di
di Scienze politiche dellUniversita
Perugia. Ha dedicato un articolo a Lincursione dei corsari tunisini a Carloforte
e il riscatto degli schiavi carolini 17981803, Africa, 5, 1960.
11
pag. 17
Bonorva
i loro possedimenti in Sardegna. I Malaspina li amministravano congiuntamente servendosi come punti di riferimento di Bosa e del castello di Osilo, e
avevano un buon rapporto con i vassalli
` continuarono a conserle cui comunita
`
vare le loro magistrature. Nel 1308 pero
Franceschino e Corrado Malaspina di
Villafranca cedettero in pegno ai giudici dArborea il Costavall e cos` B. si
` inserito in una nuova realta
` . In setrovo
guito essi, dopo essersi dichiarati vassalli del re dAragona per i territori che
possedevano in Sardegna, tentarono
inutilmente di riavere il territorio, che
ovviamente il giudice dArborea non
aveva nessuna intenzione di rendere.
Quando nel 1325 essi si schierarono
con i Doria che si erano ribellati, le
loro speranze di recuperare B. e il Costavall tramontarono definitivamente e
nel 1328 il re ne invest` il giudice dArborea suo alleato. Cos` B. e il Costavall
entrarono a far parte del giudicato dArborea; scoppiata la guerra tra Arborea e
Aragona, il villaggio soffr` notevoli
` di investirne
danni e nel 1378 il re tento
il traditore Valore de Ligia, ma senza
le popolazioni contisuccesso perche
nuarono a rimanere legate al giudicato
dArborea. Dopo la battaglia di Sanluri
` nelle mani del viil territorio passo
sconte di Narbona che lo tenne fino al
` formalmente a
1420, anno in cui entro
far parte del Regnum Sardiniae. Il vil` nel 1421 fu compreso nel
laggio pero
grande feudo concesso a Bernardo Centelles; nella prima fase del regime feu` a mantenere alcuni
dale B. continuo
privilegi tra cui quello di eleggere il
majore nellassemblea dei capifamiglia; nel 1439 i Centelles lo inclusero
nella parte dei territori che furono ceduti a Salvatore Cubello, loro cognato,
come indennizzo per la mancata corresponsione della dote della moglie. Questultimo, una volta divenuto marchese
Nel 1506 gli eredi dellHenriquez vendettero il feudo ad Alfonso Carrillo che
lo un` a quanto possedeva nel Meilogu. I
suoi discendenti introdussero nel corso
del secolo XVI alcuni nuovi tributi che
` pesante la condizione dei
resero piu
` , per far fronte al
vassalli; nel 1578, pero
pagamento dei loro debiti nei confronti
del fisco, staccarono nuovamente B. e il
Costavall dal Meilogu e vendettero il
`. I nuovi feuterritorio a Gerolamo Leda
datari abolirono i privilegi di cui go` controllando direttadeva la comunita
mente lindividuazione del majore e aumentarono ulteriormente il carico fiscale. Nel 1630 ottennero il titolo di
conti di B. e avviarono la trasformazione del paese in un piccolo capo` nel 1658. La sucluogo: si estinsero pero
cessione nel feudo fu disputata tra due
cugine dellultimo conte, Giovanna
Manca moglie di Giovanni Battista Tola
e Maria Manca moglie di Salvatore Ay-
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Bonorva
merich. Dopo lungo contendere il vil` ai Tola che ne fecero la
laggio passo
sede di governo anche del feudo di Pozzomaggiore da loro posseduto; cos`
` del secolo XVII a B.
nella seconda meta
ebbe sede anche il tribunale baronale e
la sua importanza crebbe unitamente
` a conalla sua popolazione che arrivo
` di 1500 abitanti entro la fine del
tare piu
secolo. A B. finirono per risiedere anche tutti gli altri funzionari baronali e
molti membri di famiglie di nobili rurali proprietarie di grandi estensioni
di terra e di numerose greggi; spesso
` nel corso del secolo la tranquillita
`
pero
` fu turbata dalle liti per
della comunita
il controllo dei pascoli, alcune delle
quali sfociavano in terribili vendette
che costavano la morte di molte persone e luccisione di centinaia di capi.
Estinti i Tola nel 1701, il feudo fu ereditato dagli Amat del ramo di Villarios. Il
` con i nuovi
rapporto della comunita
` pacifico: la popofeudatari non fu pero
`
lazione nel corso del secolo XVIII tento
ripetutamente di non pagare i tributi
` nei neocostituiti Consifeudali e trovo
glio comunitativo e Monte granatico gli
strumenti per condizionare in modo
crescente il potere del feudatario.
Cos`, quando nel 1795 scoppiarono i
moti antifeudali, anche gli abitanti di
B. insorsero distruggendo alcuni edifici
dellamministrazione baronale. Il villaggio nel 1821 fu incluso nella provincia di Alghero come capoluogo di mandamento. Per questo periodo abbiamo
la puntuale testimonianza di Vittorio
Angius: Estendesi labitato da levante
a ponente passi 500, con una larghezza
di 250. Nella parte superiore le strade
sono piuttosto regolari e larghe. La si` alle falde del suddetto
tuazione e
monte, che lo protegge dai venti au` distante dalla strada
strali e siroccali. E
centrale due quarti di miglio. Non si sa
la linea della medesima
capire perche
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Bonorva
e numerose le specie de volatili, principalmente pernici, colombi, tordi, beccacce, piche, falchetti, avvoltoi, anitre
` cana
ecc. Sono nel campo presso la la
` di
(confine) delle acque stagnanti, pero
poca considerazione, dove oltre la suddetta sono altre specie di acquatici. Alcuni vivono della caccia come mestiere.
` molti cani, e vha taluno
Nutrono percio
` di dodici.
che ne guida e governa piu
`, e
Sono questi animali di molta abilita
possono ancora attaccare e fermare tori
indomiti, e cavalli eziandio, addentandoli nelle narici. In gran numero sono le
sorgenti di questo territorio, molte abbondantissime, la maggior parte perenni, e alcune mancanti. Vi sono acque
termali, e come pare anco minerali, le
quali trovansi nel campo scoppianti da
` parti in molta vicinanza le une dalle
piu
altre. Sono assai disgustose a beversi, e
di varia temperatura dal freddo a un
gran calore. Dicesi siano state analizzate in Cagliari, ma non si sa di certo il
risultamento. I paesani le denominano
sa funtana sansa. Dopo il riscatto dei
` a essere incluso nella
feudi B. continuo
provincia di Alghero fino allabolizione
delle province. Cos` nel 1848 fu compreso nella divisione amministrativa
di Sassari e dal 1859 nella provincia di
` a
Sassari. La sua economia continuo
prosperare e nel corso del secolo alle
` se ne aggiunsero altradizionali attivita
cune altre dal carattere marcatamente
imprenditoriale; nel 1875 il villaggio di
Rebeccu le fu aggregato come frazione.
`
Alla fine dellOttocento il paese supero
` la crisi economica
con molta facilita
che aveva investito la Sardegna e la sua
` a crescere arripopolazione continuo
vando nel 1951 ai 7500 abitanti. In se` anche B. soffr` del fenomeno
guito pero
` dei
dellemigrazione e quasi la meta
` il villaggio alla risuoi abitanti lascio
` sicure.
cerca di condizioni di vita piu
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
14
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Bonorva
`
menti che documentano la continuita
` nudellinsediamento umano dalleta
ragica al Medioevo. Vi si trovano infatti
un complesso di otto recinti (muras), i
` noti dei quali sono Baddadolzu, SIpiu
ligheddu, Mura Cariasa Tilipera e
Aeddo. Essi sono costituiti da poderose
muraglie, alte mediamente 2 m e spesse
2,5, hanno un circuito a forma tondeggiante o trapezoidale cui si accede da
un ingresso strombato di sezione rettangolare. I recinti sono poco distanti
tra loro e strategicamente collegati;
sono ormai attribuiti allEneolitico
(2300-2100 a.C.) e non al periodo nuragico. Essi sono dominati dai ruderi del
nuraghe polilobato di Su Monte. Secondo una tradizione non documentata
i recinti sarebbero stati teatro dellultimo episodio della resistenza dei Sardi
ai Cartaginesi. Poco distante, ai bordi
del pianoro, sorge la fortezza punica di
San Simeone, costruita nel secolo Va.C.
con funzioni di difesa dalle incursioni
delle popolazioni vicine; la fortezza fu
utilizzata anche in epoca romana. Ne
restano solo due torri e pochi resti di
muraglie e di altri locali. Accanto alle
muras sono infine i resti del villaggio
medioevale di Sanctus Simeon (=) e
della chiesa dedicata al santo che probabilmente ne fu la parrocchiale. Ledi` parzialficio aveva una sola navata ed e
mente in rovina. Spettacolare e bellis` poi il complesso di SantAndrea
simo e
Priu, costituito da circa 20 domus de janas prenuragiche e attribuibili al periodo neo-eneolitico tra il 3000 e il 1800
a.C., e situato nella piana non distante
dalla chiesa di Santa Lucia. Si tratta di
ambienti scavati nella roccia; ciascun
` ambienti collegati
ipogeo consta di piu
tra loro secondo schemi differenti. Tra
` quella denominata
` belle domus e
le piu
tomba del Capo, costituita da ben 18
ambienti tra cui un atrio semicircolare
e due vani con pilastri, tutti collegati tra
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Bonorva
` decorato con dipinti e
loro. Lipogeo e
graffiti e fu utilizzato continuativamente per millenni. Lo stesso com` paleocristiana fu utilizzato
plesso in eta
come chiesa rupestre e decorato con affreschi le cui tracce si notano ancora. In
seguito il complesso sarebbe stato abitato da monaci benedettini che entro il
secolo X avrebbero scavato unabside
dando alla chiesa un carattere organico. Lantico ipogeo trasformato in
complesso monastico rupestre (Su cunventu) sarebbe stato utilizzato fino al secolo XIII.
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Bonorzuli
del familiare fino a quando la stessa
non cadeva lacera.
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Bonorzuli
` sposa a BerenManrique quando ando
gario Bertran Carroz. Cos` il villaggio fu
compreso nella contea di Quirra. I
nuovi feudatari lo trascurarono e B. co` a spopolarsi. Le cose non cammincio
biarono quando nel 1511, con la morte
della contessa Violante II, i Bertran
Carroz si estinsero e Quirra fu ereditata
dai Centelles. Oltre al disinteresse dei
nuovi feudatari, B. per tutta la prima
parte del secolo XVI e in particolare
nel 1527 fu devastato a causa delle frequenti incursioni di corsari barbareschi che tormentarono la regione. Il villaggio decadde e i suoi abitanti cominciarono a trasferirsi a Mogoro. Entro il
` completamente.
1584 si spopolo
` in pensione.
fino al 1947, quando ando
` di problemi archeologici e
Si interesso
filologici. Tra i suoi scritti: Notizie filologiche su i fenici in Sardegna, 1909; Battaglia di Imera, 1909; Briciole. Saggi critici, 1909; Per la consacrazione di mons.
Emanuele Virgilio a vescovo dOgliastra,
1910; Sotto il cielo dOriente. Viaggio in
Terra santa, 1934; Nellisola dei nuraghi,
1942; Nel vortice delluragano a Cagliari
durante e dopo i bombardamenti aerei
1940-45, 1946; Un grande vescovo di
Ogliastra mons. Virgilio, 1948; Foglie
dautunno, 1948; Titolo commemorativo
di Tharros, Studi sardi, XII-XIII,
1955; Grazia Deledda nella sua opera,
Leco del regionale, XI, 7-8, 1959.
18
pag. 24
Bonuighinu
su Arborea di Oristano sono uscite le
Notizie su: Abbasanta, 1952; Allai,
1952; Ardauli, 1952; Aritzo, 1952 e 1953;
Assolo, 1953; Asuni, 1953; Atzara, 1953;
Austis, 1953; Arborea, 1953; Baratili,
1953; Barumini, 1953 e 1954; Bauladu,
1954; Belv`, 1954; Bidon`, 1954 e 1955; Bonarcado, 1955; Busachi, 1955; Cabras,
1955 e 1956; Desulo, 1956; Donigala Fenughedu, 1956; Fordongianus, 1956; Gadoni, 1957; Genoni, 1957; Gesturi, 1957;
` contiGhilarza, 1957 e 1958. La serie e
nuata a partire dal 1963 in Vita nostra: Massama, 1963; Tiana, 1964; Seneghe, 1967; Bonarcado, 1967; Zerfaliu,
1968. Numerosi altri articoli sono dedicati a biografie di personaggi della storia sarda: Alberto della Marmora, 1953;
Mons. Damiano Filia, 1956; Francesco
Antonio Brocu da Gadoni, 1957; Antonio
Casula Muntanaru, 1957; Piero Cao,
1959; Salvatorangelo De Castro, 1960;
LArcivescovo Raimondo Antonio Tore,
1960; Lo scultore Giuseppe Zanda da Desulo, 1960; Il prof. Antioco Polla da Gadoni, 1960; Lorenzo Mossa, 1960; Monsignor Giuseppe Figurelli, 1960; Michelina
Puligheddu, 1960; Eleonora dArborea,
1961; SantEfisio, 1961; Un letterato
sardo: Salvatore Cambosu, 1962; Il prof.
Salvatore Baldino, 1964; Mons. Giovanni
Melis Fois, vescovo di Tempio, 1964; Domenico Lovisato, 1966; Il poeta Salvator
Ruju, 1966; Ricordo centenario di Giuseppe Manno, 1968; Ricordo di Antonio
Bonu, 1969; Ricordo di due eroi popolari:
Raimondo Scintu, Pietro Are, 1969; Giuseppe Cogoni arcivescovo, 1970; Vincenzo
Sulis, 1972; Mons. Giuseppe Littarru,
` impor1972. Ma le sue due opere piu
tanti sono Scrittori sardi nati nel XIX secolo con notizie storiche e letterarie dellepoca, 1961, e Scrittori sardi nati nel
XVIII secolo, notizie storiche e letterarie
dellepoca, 1972. Ricchi di informazioni
` convincente
e date, sono il ritratto piu
dun grande erudito di provincia, che fu
Bonuighinu Antico villaggio del giudicato di Torres, compreso nella curato` nel seria del Cabudabbas. Si sviluppo
colo XI attorno al castello di Bonveh`
pochi chilometri a nord dellattuale
abitato di Mara. Estinta la dinastia giudicale, B., unitamente al castello, cadde
in mano ai Doria, che lo inclusero nella
curatoria del Monteleone e nel piccolo
stato che avevano formato nella parte
nord-occidentale del disciolto giudicato. Per la posizione strategica il suo
possesso era ambito anche dai giudici
dArborea, ma i Doria seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti
del villaggio, che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia e vissero un
periodo di pace fino alla conquista aragonese. Quando i Doria, nel 1323, si dichiararono vassalli del re dAragona, il
villaggio e il castello entrarono a far
parte del Regnum Sardiniae. Nel 1325
essi si ribellarono, e cos` il villaggio e il
castello divennero teatro della loro resistenza agli Aragonesi, che avrebbero
voluto distruggere il castello. Dal canto
loro gli Arborea, che non avevano dimenticato le antiche rivendicazioni e
in quel momento erano alleati degli
Aragonesi, tentarono di conquistarli.
` continuo
` a rimanere in possesso
B. pero
dei Doria, ma per le continue tensioni
` a decadere.
cui era sottoposto comincio
Scoppiata la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV, le truppe giudicali
lo investirono nuovamente e, nonostante la disperata resistenza di Brancaleone Doria, nel 1364 fu occupato
dalle truppe del giudice dArborea.
Dopo il matrimonio di Eleonora dArborea con Brancaleone il castello e il villaggio tornarono in possesso dei Doria.
Anche dopo la caduta del giudicato
` a rimanere in
dArborea B. continuo
` Doria, ma quando
possesso di Nicolo
19
pag. 25
Bonuighinu
nel 1436 egli fu cacciato dal castello di
Monteleone il villaggio e il vicino castello furono conquistati e distrutti.
cise. Questa ceramica aveva una notevole ricchezza di forme a seconda degli
` di contadini ne
usi che questa societa
faceva. Il ritrovamento delle macine di
arenaria accanto alle capanne dimostra che lagricoltura aveva raggiunto
un discreto livello. Lassenza di opere
di difesa induce a pensare che la vita vi
si svolgesse tranquilla e pacifica al riparo da pericoli provenienti da popolazioni straniere. Informazioni sulla reli` della c. di B. e
` possibile averne
giosita
dal ritrovamento delle statuette della
Dea Madre, legate probabilmente al
` ; la scoperta delle seculto della fertilita
polture, alcune delle quali in grotticelle
scavate, primo esempio di domus de janas, consentono di comprendere anche
i caratteri del culto dei morti praticato
da queste popolazioni. Ma il pacifico e
statico mondo di B. alla fine del IV mil` in crisi e scomparve, tralennio entro
` evovolto dalla comparsa di altre e piu
lute culture.
Bonuighinu, santuario Antico luogo sacro che sorge non distante dalle rovine
` dedicato
del castello di Bonveh` ed e
alla Madonna Addolorata. Ledificio fu
completamente ristrutturato nel 1797
unitamente alle prospicienti cumbess`as e a due palazzotti che ospitavano i
pellegrini durante la festa annuale. La
chiesa, il cui caratteristico prospetto fa
pensare a forme di architettura pie` preceduta da una piazzetta
montese, e
bastionata a cui si accede da due sceno`
grafiche rampe di scale. Attualmente e
in completo abbandono.
20
pag. 26
Borghero
Estinti i De Ferraria nel 1606, il feudo fu
ereditato dai Cervellon, che, a loro
volta, si estinsero nel 1718, lasciando la
baronia di Bonveh` ai Manca Guiso, che
continuarono a possederla fino al 1788,
quando si estinsero con un Raffaele. Il
fisco allora, considerando il feudo devoluto, se ne impadron` nonostante
lopposizione della sorella del defunto,
Maria Maddalena, che era sposata
` cos` al ramo
Amat. La baronia passo
Amat di San Filippo, al quale fu riscattata con sentenza del 26 luglio 1839.
res. Dopo lestinzione dei giudici di Torres, essi inclusero il villaggio nello stato
feudale che avevano formato; instaurarono un buon rapporto con gli abitanti
di B., che mantennero i loro privilegi e
la loro autonomia e vissero un periodo
di pace fino alla conquista aragonese.
Quando i Doria, nel 1323, si dichiararono vassalli del re dAragona, il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro
niae. Nel 1325 essi si ribellarono e il villaggio divenne teatro della guerra; nel
1330 fu occupato dalle truppe aragonesi
guidate da Raimondo Cardona e devastato. In seguito sub` gravi danni durante la ribellione del 1347 e per la pe`.
ste del 1348 e si spopolo
pag. 27
Borghesi
gliere regionale (Carloforte 1899-Cagliari 1972). Tipografo artigiano,
iscritto al Partito Comunista dal 1921,
con lavvento del regime fu costretto a
emigrare in Francia. Crollato il regime
` politica in Sarfascista riprese lattivita
` durante le prime lotte
degna; si segnalo
operaie nel Sulcis e fu nominato consultore regionale dal 1944 al 1948. Nello
stesso periodo fu eletto consigliere e assessore comunale a Cagliari; nel 1949 fu
eletto nella I legislatura del Consiglio
regionale per il collegio di Cagliari e
tra il 1952 e il 1956 fu sindaco di Carloforte. Fu anche tra i promotori del movimento per la Rinascita. Tra i suoi
scritti: Bisogna agire, Il Lavoratore,
1944, e Difendere il popolo dalla fame e
dalla miseria, Il Lavoratore, 1947.
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Borgia
23
pag. 29
Borgia
Ignazia, moglie di Antonio Francesco
Pimentel duca di Benavente.
capacita
di Sardegna nel 1610. Nellesercizio
delle sue funzioni fu molto attivo:
` alcuni provvedimenti per sosteadotto
nere leconomia dellisola e si preoc` della difesa delle sue coste. Nel
cupo
` il Parlamento che si chiuse
1613 celebro
nel 1614; nello stesso anno ebbe rinnovato il suo mandato che fece protrarre
la sua permanenza fino al 1617. In tutto
` lamminiquesto periodo non trascuro
strazione del grande feudo di Oliva che
la sua famiglia possedeva in Sardegna.
Tornato in Spagna gli furono conferiti
altri incarichi importanti.
Borgia, Diego Vescovo di Ales e Terralba (sec. XVI-1615). Minore osser duca di
vante, fratellastro del vicere
Ganda, fu nominato vescovo nel 1613
dopo aver ricevuto la dispensa per ille` . Resse la diocesi per pochisgittimita
`
simo tempo: infatti nel 1615 era gia
morto. [MASSIMILIANO VIDILI]
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Borio
ampio saggio ai poeti della corte giudicale: I poeti italiani dei codici di Arborea,
Studi di Erudizione e dArte, II, 1878.
25
pag. 31
Borio
`
Arthaud nel 1957: qualche anno piu
tardi ne fu curata una traduzione italiana, edita dal sassarese Gallizzi su iniziativa dellEPT (Ente provinciale per il
turismo), di cui era stato a lungo presidente.
26
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Boroneddu
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pag. 33
Boroneddu
il Torresani ottenne nel 1566 il titolo di
conte di Sedilo. La grande contea nel
1595, alla morte di Marchesia Torre` ai Cervellon; i nuovi feudasani, passo
tari riorganizzarono lamministrazione
che affidarono a un official residente a
Sedilo. B. vide cos` accentuata la sua
posizione di dipendenza; i Cervellon si
estinsero nel 1681 aprendo lennesima
`
crisi per la successione. La crisi duro
decenni, B. e il Canales furono staccati
dal Parte Barigadu e nel 1725 tornarono
al fisco. Furono anni di forti tensioni e
` concretizzando lipotesi che il
si ando
vincolo feudale potesse cessare definitivamente. Fu una breve illusione, e infatti nel 1737 B. fu venduto dal fisco, con
tutto il Canales, al canonico Francesco
Solinas che ebbe titolo di marchese di
Sedilo; dopo lennesima lite ereditaria
` ai Delitala di
il feudo nel 1786 passo
Chiaramonti. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Oristano e nel
1839 fu riscattato agli ultimi feudatari.
` la puntuale testimoDi questi anni e
nianza di Vittorio Angius: La scuola
normale conta 6 fanciulli. Si sogliono
celebrare allanno uno o due matrimoni, nascono 6, muojono 8, in guisa
che il numero va riducendosi a zero. Le
malattie frequenti sono febbri intermittenti semplici e perniciose, e infiammazioni. Vi sono circa 40 famiglie, e 295
` molto
anime (anno 1833). La terra e
adatta ai cereali, e alle civaje [legumi].
Quelli possono fruttificare il 10, questi
il 6 o l8. Si suol seminare allanno da
400 starelli tra grano, orzo e fave. I ceci
sono coltivati a preferenza degli altri
legumi. Le vigne vi prosperano, ma non
` bianin maggior numero di 30. Il vino e
` facilmente
chiccio e di buon gusto, pero
inacidisce nella estate. Vendesi quindi
porzione del mosto ai ghilarzesi, dai
quali si compra acquavite, rosolii ecc.
Vi si semina un po di lino con qualche
profitto. Pochi alberi fruttiferi si colti-
28
pag. 34
Borore
in migliaia di lire; versamenti ICI 73;
aziende agricole 63; imprese commerciali 8; esercizi pubblici 1; esercizi al
dettaglio 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 50; disoccupati 16; inoccupati 13;
laureati 4; diplomati 11; con licenza media 67; con licenza elementare 88; analfabeti 4; automezzi circolanti 91; abbonamenti TV 58.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il territorio conserva domus de janas in regione San Michele e alcuni nuraghi:
Spinosu, Su Montigu, Trubeli. Senza
` il sito di
dubbio di grande interesse e
San Michele che prende il nome dalla
omonima chiesetta rupestre; qui in due
distinte pareti di trachite sono due
gruppi di domus de janas scavate nella
roccia; si tratta di sepolture con una
sola camera che comunica direttamente con la porta aperta verso lesterno.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE La struttura urbanistica del
paese ha conservato le caratteristiche
tradizionali con le sue vie strette disposte ad anfiteatro sul costone della collina, sulle quali si affacciano le case in
pietra, generalmente a corte chiusa da
` signifiun grande portale. Ledificio piu
` la chiesa parrocchiale di San
cativo e
Lorenzo, costruita probabilmente nel
secolo XVII in forme molto semplici e
con un interno spartano. Poco lontano
dal paese, quasi sul lago Omodeo, sorge
la chiesa campestre di San Salvatore,
costruita nel secolo XVI come parrocchia del villaggio di Orene ora scomparso. Ha limpianto a una navata e la
copertura in legno a capriate.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La fe` importante e
` quella di San Salsta piu
vatore, che si svolge nella seconda domenica di settembre presso lomonima
chiesa; si tratta anche di unoccasione
per lesibizione di balli tradizionali e di
` importante
canti. In passato la festa piu
29
pag. 35
Borore
per essere occupato da truppe arborensi e annesso al giudicato dArborea.
Gli anni che seguirono furono per B.
` . Scoppiata la guerra
anni di tranquillita
tra Aragona e Arborea, nel 1378, mentre
` acuta del conera in corso la fase piu
flitto, il villaggio fu incluso nei territori
che il re dAragona concesse al traditore Valore de Ligia che si era schierato
` a rimanere in
con lui. In effetti continuo
possesso del giudice dArborea fino alla
battaglia di Sanluri, subito dopo cadde
in mano al visconte di Narbona che con` a tenerlo fino al 1420, anno in cui,
tinuo
dopo la rinuncia del feudatario ai pro` a far parte del Regnum
pri diritti, entro
Sardiniae. Nel 1421 il villaggio fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles; i Centelles nel 1439 lo
cedettero a Salvatore Cubello come indennizzo per il mancato pagamento
della dote di sua sorella. Divenuto marchese dOristano, Salvatore nel 1463 incluse B. nel suo feudo; il villaggio fu poi
ereditato da Leonardo Alagon al quale
fu confiscato nel 1477. Dopo qualche
mese di confusione, e dopo la battaglia
` a far parte del feudo
di Macomer, torno
di Oliva; i Centelles, che risiedevano in
Spagna, fecero amministrare il vasto
feudo da una burocrazia alle loro dipendenze, cos` B. fu fatto dipendere
amministrativamente da un funzionario che risiedeva a Macomer. Estinti i
Centelles nel 1569, il villaggio, dopo
`
una lunga lite conclusa nel 1591, passo
ai Borgia che innovarono profondamente il suo sistema di amministra`
zione. Nel corso del Seicento si verifico
infatti un aumento del potere del feuda` a controllare direttatario che arrivo
mente lelezione del majore, esauto`
rando cos` completamente la comunita
e appoggiandosi ai rappresentanti di alcune famiglie di notabili locali che gestirono il potere in modo clientelare e
` era stato possibile perche
,
ingiusto. Cio
30
pag. 36
Borore
destate intermittenti, dinverno catar` tanto atta
rali, e le pleuritidi. La terra e
alla agricoltura, quanto alla pastura. Si
sogliono seminare 2000 starelli tra
grano ed orzo, e si miete il settuplo. Si
` di fave. Non si cusemina poca quantita
rano molto gli orti, che si hanno alle
sponde del rio Kerbos, e non vi si coltiva
altro che zucche, granone e pomidoro.
Il lino suol dare circa 1000 decine. Le
vigne vegetano bene, ma i vini sono ordinarii, e degenerano. Vi sono alcuni
oliveti, e poche specie e piccol numero
di piante fruttifere. Tre quinti del territorio sono occupati dai chiusi e dalle
tanche, le quali sono destinate alternativamente a pastura e ad agricoltura. Il
`
bestiame appartenente ai bororesi e
delle seguenti specie, e nel 1833 era nei
numeri notati per ciascuna: pecore
12 000, numero minore del solito, e cos`
ridotto dalla epizoozia dellanno antecedente; buoi da lavoro 400; vacche
900; porci 1000; giumenti 250; cavalli e
cavalle 360. In B. educavasi prima una
bella razza di cavalli, da cui si sceglievano i migliori destrieri che figuravano
nelle solenni corse dei Campidani.
Pare che qualcuno voglia ripigliar queste cure. Abolite le province, nel 1848
B. fu incluso nella divisione amministrativa di Nuoro, nella quale rimase
` a far
fino al 1859, momento in cui entro
parte della provincia di Sassari rimanendovi fino al 1927, anno in cui fu ricostituita la provincia di Nuoro. Nel 1928
si vide aggregare come frazioni i villaggi di Dualchi e di Noragugume che
solo nel 1939 ne furono staccati. Dopo il
1960 anche B. ha visto diminuire la sua
popolazione in conseguenza del fenomeno dellemigrazione alla ricerca di
` sicure.
condizioni di vita piu
& ECONOMIA La principale fonte di so` lallevamento, che puo
`
stentamento e
contare su un patrimonio zootecnico
piuttosto consistente, soprattutto per
31
pag. 37
Borore
tighe, Interenas, Ludrau, Magassula,
Mura de Figu, Oschera, Pischedda, Porcarzos, SInfurcadu, Suerzu, Toscono,
Tres Nuraghes, Ugore), alcuni dei quali
` interessanti della
considerati tra i piu
Sardegna, come quello di Oschera ai
confini col territorio di Macomer, del
tipo monotorre, molto ben conservato;
o quello detto Duos Nuraghes in prossi` dellabitato, imponente esempio
mita
di nuraghe polilobato con le torri colle` molto
gate da bastioni, purtroppo pero
danneggiato.
` pero
` ImIl sito di maggiore interesse e
bertighe, una Tomba di giganti situata a
poca distanza dallabitato, vicino alla
chiesa campestre di San Gavino. Lim` classico, consta
pianto della struttura e
infatti di unesedra da cui si accede alla
camera sepolcrale. Di particolare inte` la stele nella quale si apre la
resse e
porta attraverso la quale si accede dal-
` alta
lesedra allinterno del sepolcro: e
` considerata tra la piu
` significa4 m ed e
tive dellisola. A poca distanza dalla
chiesetta di San Gavino sorge il nuraghe Porcarzos, che ha una pianta complessa caratterizzata da un mastio centrale circondato da un bastione a quattro torri, oltre il quale si trova unulteriore cinta di mura esterne. La monumentale fortezza attende di essere convenientemente studiata.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Il villaggio ha conservato in parte
lassetto urbanistico tradizionale, articolato in strade larghe sulle quali si af` piani,
facciano le case in pietra a piu
talvolta precedute da una corte chiusa
da un grande portale tipica di queste
regioni centrali. Ledificio di maggior
` la chiesa della Vergine del Carspicco e
melo, parrocchiale costruita nel secolo
XVII in forme molto semplici; altro edi` la chiesa di San Lussorio, coficio e
struita nel secolo XVIII alla periferia
` Turru, anchessa
del paese in localita
di forme essenziali e spoglia di qualsiasi ornamento.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In occasione delle feste popolari si conserva
` antiche usanze della
memoria delle piu
` ; tra queste e
` la festa di San
comunita
Lussorio che si svolge il 21 agosto; le celebrazioni si aprono con un magnifico
corteo di cavalieri in costume che scortano il simulacro del santo alla chiesa
della Beata Vergine del Carmelo; nel
pomeriggio attorno alla chiesa si svolge
una spericolata corsa di cavalli, detta
` rdia, della quale si ha memoria fin da
a
tempi molto remoti. In passato altro mo` era la festa
mento di grande intensita
del Carnevale che culminava con uno
spericolato palio durante il quale i cavalieri dovevano colpire alla testa una
gallina appesa. Di questa usanza, resa
impopolare anche dalle leggi a prote` persa memoria,
zione degli animali, si e
32
pag. 38
Borras
` persa la memoria dellattitidu
come si e
o compianto recitato per le persone defunte e ancora in auge fino alla fine dellOttocento.
33
pag. 39
Borras
dove un Pasquale divenne nel 1784 comandante della Marina borbonica.
` sec.
ritano (Cagliari, seconda meta
` sec. XVIII).
XVII-Napoli?, prima meta
Scoppiata la guerra di successione spa` tra i partigiani degli
gnola si schiero
Asburgo e fu tra i protagonisti dei moti
galluresi del 1707, che facilitarono larrivo nellisola alla nuova dinastia. Nel
1720, passata la Sardegna ai Savoia,
prefer` lasciare la Sardegna e trasferirsi nel regno di Napoli.
Borro1 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria
del Sigerro. Sorgeva non lontano dal castello di Acquafredda. Finita lesistenza
del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 il villaggio fu compreso
nel terzo toccato ai Della Gherardesca,
che per insanabili contrasti tra i due
rami della famiglia, poco tempo dopo,
procedettero a unaltra divisione tra
loro. B. cos` fu attribuito al ramo del
conte Ugolino e prese a essere amministrato dai funzionari dei nuovi signori
con precisione fiscale. La sua struttura
sociale fu conservata, i suoi abitanti
continuarono a eleggere annualmente
il majore e, nel complesso, condussero
una vita tranquilla. In seguito il conte
Ugolino, che si era impadronito del potere a Pisa, fu assassinato, probabilmente col concorso dei cugini dellaltro
ramo, per cui nel 1289 i figli dichiararono guerra al Comune. Il villaggio fu
investito dalle operazioni, sub` dei
danni e quando i Della Gherardesca fu` sotto il
rono sconfitti, dal 1295 passo
controllo diretto di Pisa che lo fece amministrare da suoi funzionari. Con larrivo degli Aragonesi, nel 1324, fu dato in
amministrazione al castellano di Acquafredda. Negli anni successivi fu duramente provato dalla peste e dalle vi-
34
pag. 40
Borro
cune famiglie dellaristocrazia; nel
1695 ottenne il privilegio del cavalie` e nel
rato ereditario e della nobilta
1698 fu ammesso allo Stamento militare. I suoi figli, impegnati nel processo
di trasformazione da borghesi in gentiluomini, non trascurarono la tipografia
che nei primi decenni del secolo XVIII
si avvalse anche dellopera dello stampatore Gaspare Garimberti; tre di essi,
Demetrio, Pietro Giovanni e Giovanni
Battista furono personaggi di assoluto
rilievo. Durante la guerra di successione spagnola si schierarono nel partito filoasburgico. Passata lisola agli
Asburgo, nel 1712 la famiglia ebbe in
feudo il territorio di Marrubiu e Zura` perse nel
dili in libero allodio, che pero
1717 in seguito alla spedizione dellAlberoni. Trasferita lisola ai Savoia, i B.
non riuscirono a instaurare un buon
rapporto con la nuova amministrazione, per cui in pochi anni furono costretti a chiudere la tipografia, ma soprattutto non riuscirono a recuperare il
territorio che avevano perduto. In par` la tipoticolare Pietro Giovanni eredito
grafia e fu il protagonista dellultimo
periodo della sua storia fino alla chiusura. Aveva sposato una Aymerich: la
loro discendenza si estinse nel 1790. I
`,
personaggi di maggiore rilievo, pero
furono il canonico Demetrio, avversa sabaudo Pallavicino di
rio del vicere
my, e soprattutto il dottor GioSaint-Re
vanni Battista che, come abbiamo visto,
` essere considerato il capostipite
puo
del ramo feudale della famiglia. Fu
` suo figlio Giacomo a recuperare il
pero
feudo nel 1752, con un compromesso in
` in posbase al quale la famiglia torno
sesso del territorio di Marrubiu e Zuradili e fu insignita del titolo marchionale
col predicato di San Carlo. La sua discendenza si estinse nel 1794 con Francesco.
pag. 41
Borro
(Cagliari 1676-ivi 1715). Figlio di Giacomo, conseguita la laurea in Legge intraprese la carriera amministrativa;
scoppiata la guerra di successione spa` nel partito filoasburgnola, si schiero
gico del quale divenne uno dei maggiori
esponenti. Dopo il passaggio della Sardegna agli Asburgo, nel 1712 ebbe in libero allodio i territori spopolati di Marrubiu e Zuradili.
36
pag. 42
Bortigali
conosciuto al giudice dArborea e nel
1339 il re dAragona concesse a Mariano
IV il titolo di conte del Goceano. Limportanza di B., che nel 1348 soffr` per
lepidemia di peste, venne meno
` Burgos, ma
quando il giudice fondo
` a essere un centro di una qualcontinuo
che importanza. Scoppiata la guerra tra
Mariano IV e Pietro IV divenne uno dei
centri della resistenza giudicale e nel
1378, negli anni in cui il conflitto si fece
` acuto, il re dAragona provocatoriapiu
mente incluse B. nei territori che aveva
concesso in feudo al traditore Valore de
` il villaggio continuo
`a
Ligia. In realta
rimanere in possesso arborense fino
alla caduta del giudicato, e dopo il 1409
fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio non era ancora pacificato. Infatti sembrava dovesse cadere nelle mani del visconte di
Narbona e negli anni seguenti fu teatro
di una continua guerriglia della quale
` Bartolo Manno per invadere
approfitto
la
e devastare tutto il Goceano. Poiche
situazione sembrava non potesse essere controllata dal marchese dOristano, nel 1421 fu sul punto di entrare a
far parte del grande feudo concesso a
Bernardo Centelles; nel 1422 Leonardo
Cubello invase il territorio, sconfisse
` il
Bartolo Manno e finalmente occupo
Goceano. Cos` B., che ormai era ridotto
a un villaggio di modeste proporzioni,
dopo anni di tribolazioni pervenne ai
marchesi dOristano. Dopo la ribellione
di Leonardo Alagon, a partire dal 1478,
venne amministrato direttamente da
funzionari reali. Nei secoli successivi
il villaggio decadde ulteriormente e
` spopolandosi. I suoi abitanti fuando
rono costretti a pagare pesanti tributi e
persero progressivamente la loro autonomia. Dopo il 1677 gli abitanti cominciarono a trasferirsi a Esporlatu; dopo
il 1725 il villaggio contava 30 abitanti ed
&
37
pag. 43
Bortigali
nus dallaltro, ma ha a brevissima distanza sia il nuovo tracciato della statale che la superstrada Cagliari-Sassari; alla periferia si trova anche la stazione lungo la ferrovia a scartamento
ridotto Macomer-Nuoro.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
romana. In epoca medioevale apparteneva al giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Marghine; fu
donato allabbazia di San Nicola di
Trullas. Divenne in quel tempo un rinomato centro di allevamento di cavalli.
Dopo lestinzione della famiglia giudicale fu conteso tra i Doria e gli Arborea
e fin` per essere occupato da truppe arborensi. Gli anni che seguirono furono
per B. relativamente tranquilli, e la co` continuo
` a godere della propria
munita
tradizionale autonomia. Scoppiata la
guerra tra Aragona e Arborea nel 1378,
` acuta del
mentre era in atto la fase piu
conflitto, il villaggio fu incluso nei territori che il re dAragona concesse provocatoriamente al traditore Valore de Ligia che si era schierato con lui. In effetti
` a rimanere in posil villaggio continuo
sesso del giudice dArborea fino alla
battaglia di Sanluri, subito dopo cadde
nelle mani del visconte di Narbona che
` a tenerlo fino al 1420, anno in
continuo
cui, dopo che questultimo ebbe rinun` a far parte
ciato ai propri diritti, entro
del Regnum Sardiniae. Nel 1421 fu incluso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles; i Centelles nel 1439 lo
cedettero a Salvatore Cubello come indennizzo per il mancato pagamento
della dote di sua sorella. Divenuto marchese dOristano, nel 1463 Salvatore incluse B. nel suo feudo; il villaggio fu poi
ereditato da Leonardo Alagon al quale
fu confiscato nel 1477. Dopo qualche
mese di confusione, dopo la battaglia
` a far parte del feudo
di Macomer, torno
di Oliva. I Centelles, che risiedevano in
Spagna, fecero amministrare il loro
feudo da una burocrazia alle loro dipendenze, e B. fu fatto dipendere amministrativamente da un funzionario che
risiedeva a Macomer.
38
pag. 44
Bortigali
` a Maria
chesato del Marghine che tocco
Giuseppa Pimentel, erede dei Borgia e
moglie di Pietro Tellez Giron. Come
molti altri dei villaggi del Marghine
non ebbe un rapporto facile con i nuovi
feudatari che dalla Spagna facevano
amministrare il feudo a funzionari
senza scrupoli, cos` tra il 1774 e il 1785
` apertamente di pagare i trisi rifiuto
buti e nel 1795 prese parte ai moti antifeudali. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Cuglieri, nel 1843 sciolse il
poco felice rapporto con gli ultimi feudatari. Di questi anni la puntuale testimonianza di Vittorio Angius: Componesi di 520 case, le strade sono niente
regolari, e poco pulite anche destate.
` . La
Il clima patisce dalquanta umidita
neve vi persiste talvolta anche 20 giorni,
` una disgrazia fatale per il beil che e
stiame. La vicinanza del monte, uno
` alti della catena del Marghine,
dei piu
attrae spesso le tempeste. La scuola
normale frequentasi da 40 fanciulli. Il
numero dei matrimoni suol essere di
25 allanno, mentre le nascite si computano 95, le morti 40. Lordinario corso
` ai 70. Le malattie piu
` fredella vita e
quenti sono infiammazioni di petto e
febbri periodiche. Il numero delle famiglie arriva a 515, delle anime a 2920 nel
1833, le quali nel 1829 assommavano a
3000. La terra prestasi a tutte le voglie
del contadino. Specialmente riconoscesi atta ai grani ed orzi, che ordinariamente fruttificano il ventuplo. Coltivansi molte specie di erbaggi e legumi.
Le patate forniscono il nutrimento alle
famiglie povere, quando fall` la messe.
La vite vi prospera mediocremente, e la
` dei vini non dispiace. Le piante
qualita
fruttifere sono varie nella specie, copiose nel numero, grate nei frutti. Le
grandi e piccole chiudende occupano
` gran parte dellestensione terrila piu
toriale, e servono principalmente al pascolo delle vacche, e bestiame destinato
39
pag. 45
Bortigali
cia, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale, sportello per i servizi bancari.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1606 unita
di cui stranieri 2; maschi 780; femmine
826; famiglie 639. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 19 e nati
9; cancellati dallanagrafe 20; nuovi
iscritti 11. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 13 764; versamenti ICI 618; aziende agricole 157; imprese commerciali 79; esercizi pubblici
13; esercizi allingrosso 2; esercizi al
dettaglio 26; ambulanti 2. Tra gli indicatori sociali: occupati 484; disoccupati
82; inoccupati 63; laureati 31; diplomati
195; con licenza media 417; con licenza
elementare 699; analfabeti 12; automezzi circolanti 532; abbonamenti TV
537.
40
pag. 46
Bortigali
una sola navata su cui si affacciano alcune cappelle laterali e il presbiterio,
con copertura a volte a crociera. La fac` in conci di trachite rossa di
ciata e
grande effetto; poco distante dalla
chiesa sorge il campanile con la cuspide ornata da tipici gattelli di gusto
gotico-aragonese; nelle strade attorno
alla chiesa si possono individuare diverse case che conservano finestre e
portali di tipo aragonese molto sugge scolpiti con vari motivi da
stivi, perche
abili scalpellini. A monte di questo nucleo primitivo e attorno alla strada
` sviluppata la parte piu
`
principale si e
recente dellabitato che conserva diversi palazzotti ottocenteschi con qualche pretesa e una rete di stradine nelle
quali si affacciano le classiche case in
pietra tipiche del territorio. Dal paese
ha origine una strada che, salendo sul
fianco della montagna, conduce alla
frazione di Mulargia (=) inserita in un
piacevole ambiente ricco di boschi particolarmente suggestivi.
41
pag. 47
Bortigiadas
antichissimo simulacro, oggi conservato nella parrocchia, cui si attribuiva
` di influire sulla situazione atla virtu
mosferica, e per questo ci si rivolgeva
ad esso soprattutto durante i periodi di
`.
siccita
lizzato a pascolo. Qualche tratto di pianura adatto alle coltivazioni si trova soltanto nella parte meridionale, dove
scorre il Coghinas e si trova la frazione
`nnari, la piu
` popolosa di quelle
di Tisie
che fanno capo a questo comune. Il
paese si trova a soli 3 km dalla S.S. 127
` collegata
Sassari-Tempio, alla quale e
con un raccordo che poi continua per
` servito anche dalla ferrovia
Viddalba. E
a scartamento ridotto Sassari-Tempio,
utilizzata oggi prevalentemente a scopi
turistici.
& STORIA Sulle origini del villaggio
poco si sa, anche se le numerose testimonianze romane ritrovate nelle campagne fanno pensare a un centro romano posto lungo la strada che da Gemellae portava a Olbia. Nel Medioevo
apparteneva al giudicato di Gallura,
era compreso nella curatoria di Gemini
` popoloso e sviluppato del
ed era il piu
distretto detto Gemini basso; estinta la
`
famiglia giudicale nella seconda meta
del secolo XIII prese a essere amministrato direttamente da funzionari pi`
sani. Dopo la conquista aragonese entro
a far parte del Regnum Sardiniae ma la
` a tenere un
sua popolazione continuo
atteggiamento ostile nei confronti degli
invasori. Nel 1324 una parte del territo` nel
rio fu concessa ai Catoni che pero
1325 furono cacciati da Sassari per cui
` degli abitanti di B. nei conlostilita
fronti degli Aragonesi non venne meno.
Il territorio fu definitivamente conquistato da Raimondo Cardona solo nel
` a far parte di un
1330 e il villaggio entro
feudo concesso a Guglielmo Pujalt, che
comprendeva quasi tutto il Gemini. La
` sembrava non voler
popolazione pero
accettare la situazione e mal tollerava
il vincolo feudale, cos` che, quando
` la guerra tra Doria e Aragona,
scoppio
` a combattere gli Aragonesi.
continuo
Pujalt mor` senza figli e nel 1347 il re
` di dare il villaggio e lintera curapenso
42
pag. 48
Bortigiadas
toria in pegno a Giovanni dArborea
nellintento di pacificare la popolazione. Dopo che questultimo fu arrestato da suo fratello Mariano, il territorio fu abbandonato a se stesso, sub` i
danni della guerra tra Aragona e Arbo`
rea e nel 1376 quelli della peste. B. pero
` come alcuni altri villaggi
non si spopolo
`
vicini: si calcola che avesse ancora piu
di 200 abitanti. Terminata la guerra,
cadde in mano al visconte di Narbona
che lo tenne fino al 1420, anno in cui
` a far parte del Regnum Sardirientro
niae. Cos` B. venne in possesso dei Carroz, eredi di Giovanni dArborea; essi lo
unirono al loro grande feudo di Terranova e lo fecero amministrare da loro
` e la pofiduciari. Lestrema perifericita
sizione del villaggio, sperduto tra i
monti, sebbene fosse non lontano da
Tempio, furono i fattori che permisero
a B. di conservare una relativa autonomia. I Carroz lo possedettero fino alla
` del secolo XV quando,
seconda meta
per il matrimonio di Beatrice con Pie`a
tro Maza de Lic
ana, il villaggio passo
questa famiglia. A loro volta i Maza si
estinsero nel 1546 e per la successione
` una lunga lite tra i diversi
scoppio
eredi. La contesa si concluse nel 1571
` B. ai Porcon una divisione che assegno
tugal, famiglia coinvolta nella lite per il
patrimonio dei Maza. Da questi ultimi il
territorio nel 1584, per il matrimonio di
Anna Portugal con Rodrigo De Silva,
` a questa famiglia. Nel 1617 tutto
passo
il territorio fu unito anche amministrativamente al marchesato di Orani; da
quel momento B. fu amministrato da
un regidor e da una burocrazia che risiedevano in quel paese lontano. La sua
posizione periferica fu pertanto mantenuta come lo spirito di indipendenza
dei suoi abitanti che nel corso del se` . Il
colo XVII raggiunsero le 600 unita
` non fu ferapporto con i feudatari pero
` notevollice, il carico fiscale aumento
43
pag. 49
Bortigiadas
degli individui non sorpassa il migliajo.
` delle uve, tenue il
Poche sono le qualita
ricolto, e si dee supplire con molto comprato da Tempio, e da Luras. Siccome in
` sassoso e bomassima parte il terreno e
` appena si puo
` seminare
schivo, pero
starelli di grano 250, 100 dorzo, 50 di
` andare
fave. La fruttificazione ne puo
al settuplo. Di lino se ne raccoglie tanto
quanto esigano i propri bisogni. Le antiche o grandi chiudende occupano brevissima estensione del territorio. Vi si
` sovente vi si tiene il besemina, ma piu
stiame manso a pastura. Le selve sono
variate di quercie, lecci, soveri, roveri,
lentischi, corbezzoli, ontani. Il bestiame che educasi si rappresenta dalle
seguenti somme secondo le specie. Pecore 2000, capre 1500, vacche 300, porci
200. Al riscatto dei feudi e una volta
abolite le province, B. fu compreso
nella divisione amministrativa di Sassari e quindi, dopo il 1859, nella provincia di Sassari. La sua popolazione viveva prevalentemente sparsa nel vastissimo territorio in quattro cussorge.
Il processo di concentrazione nellattuale centro abitato risale alla fine dellOttocento; nel 1975 le frazioni di Giagazzu e Giuncana furono aggregate al
neocostituito comune di Viddalba.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
fondamentalmente sullallevamento ed
esiste un discreto patrimonio zootec` che da
nico, costituito da bovini piu
` favorevole
ovini. In qualche tratto piu
del territorio si pratica anche lagricoltura, in particolare lorticoltura, e qualche provento deriva anche dalla coltivazione dei ciliegi e dallestrazione periodica del sughero. Vi operano anche
un albergo con 20 posti letto e due agriturismi con 8 posti letto. Artigianato. In
passato le donne tessevano il lino e la
lana producendo manufatti di discreta
fattura ma solo per uso domestico. Ser` collegato mediante
vizi. Il villaggio e
autolinee agli altri centri della provincia. Dispone di medico, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale, sportello di
servizi bancari.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 919 unita
di cui stranieri 3; maschi 458; femmine
461; famiglie 354. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 13 e nati
4; cancellati dallanagrafe 14; nuovi
iscritti 5. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 13 614 in migliaia di lire; versamenti ICI 289;
aziende agricole 190; imprese commerciali 38; esercizi pubblici 7; esercizi al
dettaglio 14; ambulanti 1. Tra gli indicatori sociali: occupati 266; disoccupati
60; inoccupati 35; laureati 12; diplomati
100; con licenza media 255; con licenza
elementare 349; analfabeti 71; automezzi circolanti 441; abbonamenti TV
300.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` ricco di nuraghi (Cantareddu,
torio e
Middina, Punta Capraia, Punta Nuraga,
Puppia, San Pancrazio, Santu Russugliu, Traicatu), di domus de janas (Con` nnari) e conchedda di La Fata, Tisie
serva ruderi romani a Sa Menta e allo
Spirito Santo. Di un certo interesse anche le grotte di Conca Manna e Conca di
` importante
Martinu. Il monumento piu
` quello di Tisie
`nnari: una necropoli di
e
domus de janas ipogeiche situata a
qualche chilometro dallabitato. In alcuni di questi ipogei le pareti sono decorate con protomi taurine e figure di
esseri umani rappresentati con motivi
geometrici di grande effetto.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il villaggio ha mantenuto il tradizionale impianto dei centri
galluresi con strade larghe sulle quali si
affacciano le tipiche case in granito, a
due piani sulla via principale, a un solo
` impiano nelle traverse. Ledificio piu
44
pag. 50
Bortigiadas
` la chiesa di San Nicola di
portante e
Bari, parrocchiale costruita tra il secolo XVI e il XVII; ha una sola navata
sulla quale si affacciano il presbiterio e
alcune cappelle laterali; la copertura
originariamente era in legno. Nel corso
del secolo XVII la chiesa fu ristrutturata, la copertura in legno venne sostituita con una volta a botte e una cappella laterale venne demolita per lasciar posto al campanile. Linterno custodisce un dipinto del secolo XVII e ha
`
alle pareti vetrate decorate; ledificio e
stato restaurato completamente nel
1939. A poca distanza sorge la chiesa di
Santa Croce, la cui costruzione risale al
secolo XVIII. Ha una sola navata a
forma rettangolare e la facciata costruita con i tipici conci in granito. Era
sede della Confraternita della Santa
` stata piu
`
Croce, nel corso dei secoli e
volte restaurata e in molti periodi
chiusa al culto. Infine nelledificio del
` ospitato il Museo MineraloComune e
gico, uninteressante raccolta inaugurata nel 1983 nella quale sono esposti
` di 1000 campioni di minerali riconpiu
` di 260 specie diverse;
ducibili a piu
completo il panorama delle
pressoche
` presenti in Sardegna. Di grande
varieta
interesse storico e culturale, oltre che
ovviamente religioso, sono anche le numerose chiesette campestri distribuite
`
nelle bellissime campagne; in localita
Scala Ruia, presso le sponde del Coghinas nella frazione di Tisiennari, sorge
quella di San Rocco, patrono dei viandanti, posta in una posizione strategica
per il transito tra Anglona e Gallura. Fu
costruita nel secolo XVIII probabil` antica;
mente sui resti di una chiesa piu
ha una sola navata di forma rettango` abbellita da un
lare, la sua facciata e
` stata comcampanile a vela. Nel 1966 e
pletamente restaurata. A poca distanza
dallabitato, lungo la strada per Viddalba, sorge infine il santuario di San
45
pag. 51
Borutta
completato da unaltra gonna (lu suncurinu o valletta), usata come un manto
che copre la testa e le braccia. Labbigliamento maschile comprende la camicia plissettata, guarnita da un ricco
pizzo; i calzoni di tela grezza; sopra la
camicia si indossa un corpetto di velluto rosso a doppio petto con due file di
bottoni chiuso in vita da una fascia di
` colori; sopra i callana (limbogia) a piu
zoni si indossano il gonnellino di panno
nero orlato di velluto rosso e le ghette
dello stesso tessuto, anchesse orlate di
` completato
rosso; labbigliamento e
dalla berretta rossa (nera durante i periodi di lutto). Attualmente una pallida
memoria delle antiche usanze si conserva ancora nelle feste campestri, la
` importante delle quali e
` ancora
piu
quella di San Rocco. La prima domenica di giugno si tiene una sagra delle
Ciliegie, e il 12 maggio e lultima domenica di settembre si fa festa per San
Pancrazio. A queste celebrazioni, risa` aggiunta
lenti tutte alla tradizione, si e
ultimamente una festa della Birra, che
si svolge durante lestate per attirare i
villeggianti dalla costa.
STORIA Il villaggio ha probabili origini altomedioevali legate alla scom` di Sorres di cui dovette esparsa citta
sere unappendice. Crebbe di importanza con la progressiva scomparsa dellantico nucleo, e per un certo periodo
dovette essere anche residenza episcopale. Faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del
Meilogu. Dopo la morte della giudicessa Adelasia, unitamente allintera
` in mano ai Doria che lo
curatoria passo
inclusero nel piccolo stato feudale che
avevano formato. Essi seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti
del villaggio che mantennero i loro privilegi e la loro autonomia vivendo sostanzialmente in pace fino alla conquista aragonese. Allora i Doria si dichia-
&
46
pag. 52
Borutta
rarono vassalli del re dAragona, cos` B.
` a far parte del Regnum
nel 1323 entro
` nel 1325 i Doria
Sardiniae. Quando pero
si ribellarono e ne fecero una delle basi
della loro organizzazione militare, il
villaggio fu teatro della guerra e nel
1330 fu devastato e occupato per un
breve periodo dalle truppe aragonesi
guidate da Raimondo Cardona. Poco
` in possesso dei Doria e sub`
dopo torno
altri gravi danni; durante la ribellione
del 1347 e dopo lepidemia di peste del
` quasi completamente.
1348 si spopolo
In seguito i Doria si avvicinarono al re
`
dAragona ma quando nel 1365 scoppio
la seconda guerra tra Mariano IV e Pietro IV B. fu occupato dalle truppe arborensi, dopo un disperato tentativo di resistenza di Brancaleone Doria. Quando
` questultimo sposo
` Eleonora dArpero
borea, la situazione del villaggio cam` , pur continuando a essere amminibio
strato come se fosse possesso giudicale
fino alla caduta di Arborea. Dopo la battaglia di Sanluri cadde nelle mani del
visconte di Narbona che lo tenne fino al
` a far parte
1420; nello stesso anno torno
del Regnum Sardiniae e fu amministrato da funzionari reali. Nel 1445 fu
concesso in feudo ad Angelo Marongio,
` si estinse nel
la cui discendenza pero
1479; subito dopo la sua vedova Rosa
` di entrarne in posGambella (=) tento
sesso ma il fisco, che considerava devo`.
luto il feudo, le si oppose e lo confisco
Al termine di una serie di vicende romanzesche la Gambella, che aveva ce Xiduto allinteressata corte del vicere
n Pe
rez e lo aveva sposato in seconde
me
` la lite col fisco. Probanozze, continuo
bilmente le pressioni del nuovo marito
le consentirono di avere nel 1480 parziale soddisfazione e le fecero acquisire
` , ma con lescluuna parte delleredita
` a rimanere
sione di B., che continuo
nelle mani dellamministrazione reale.
Ben presto la sconsiderata si rese conto
`
Estintisi i Comprat nel 1672, B. passo
` a una famiglia, i Miranda,
per eredita
che risiedeva in Spagna e che fece amministrare il feudo da un podatario, accentuando ulteriormente lo stato di tensione tra la popolazione. Nel corso del
` nelle
secolo XVIII il villaggio passo
mani di diversi feudatari che dovettero
lottare col fisco che ne tentava la confi-
47
pag. 53
Borutta
sca. Il disagio della popolazione au` e nel 1795 esplose nei moti antimento
feudali durante i quali gli insorti distrussero il palazzo dellamministrazione baronale. Nel 1821 il villaggio fu
incluso nella provincia di Alghero e nel
1838 fu riscattato ai De Queralt. In questo lasso di tempo si colloca la testimo` situato
nianza di Vittorio Angius: E
sulla costa del Pelao. Componesi di
circa 100 case. In sole 25 case si lavora
al telajo. La scuola normale non conta
` di 5 fanciulli. Dal censispesso piu
mento parrocchiale (anno 1833) apparve il numero delle anime di 482 in
famiglie 99. Si celebrano allanno uno o
due matrimoni, nascono 10, muojono 7.
` riIl territorio assegnato ai boruttesi e
stretto, e forse non capisce mille starelli
di semenza. Quindi essi devon passare
in altre giurisdizioni, e prendere in affitto delle terre, in cui possano esercitar lagricoltura. Questi lavori si fanno
con 40 gioghi, che solcano per starelli di
grano 300, dorzo 150, di fave altrettanto, di lino 100, di granone 5. La quan` della messe suol essere ottupla
tita
della seminazione. I vini di B. sono
` . Il grano si
bianchi, e di qualche bonta
vende ai florinesi, ed ai sassaresi. Qual`
che volta vendesi vino ai torralbesi, piu
` se ne compra dai tiesini. Le
spesso pero
` moltiplicate delle piante
specie piu
fruttifere sono susini, peri, noci, peschi,
meligranati, cotogni ecc. Il bestiame si
riduce alla sola specie pecorina distribuita in 5 branchi di 350 capi cadauno. I
formaggi non sono molto stimati, e vendonsi ai sassaresi. Volpi, lepri, gatti selvatici sono le sole specie che si trovano
nel territorio, Le pernici, i merli, i colombacci sono in molto numero, e in
grandi stormi. Quando, nel 1848, fu
abolita la provincia di Alghero, B. fu incluso nella divisione amministrativa di
Sassari e in questa rimase fino al 1859,
quando fu incluso nella omonima pro-
`
vincia. Nel corso della seconda meta
dellOttocento la sua economia, che
` a
sembrava essersi risollevata, inizio
regredire, e con la crisi di fine secolo
ebbe un grande tracollo e molti dei
suoi abitanti emigrarono. Nel corso dei
primi decenni del Novecento si riprese
grazie allo sviluppo della viticoltura e
della cerealicoltura, la popolazione
prese nuovamente ad aumentare arrivando a oltre 650 abitanti, ma dopo il
` inesorabile una nuova on1961 inizio
data di emigrazione.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sulla pastorizia, specie lallevamento
` luogo alla produzione
degli ovini che da
di lana e di formaggio, e in minima
parte sullagricoltura, in particolare la
cerealicoltura e la coltivazione di legumi. Artigianato. Resta soltanto qualche debole memoria di un artigianato
` avuto seguito.
tessile che non ha pero
Molto importante oggi il laboratorio di
restauro del libro antico (e talvolta anche di altri oggetti) tenuto dai monaci
del convento di Sorres. Servizi. Il villag` collegato mediante autolinee agli
gio e
altri centri della provincia; dista da
` dotato di scuola delSassari 36 km. E
lobbligo e di uno sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`:
2001 la popolazione contava 323 unita
maschi 149; femmine 174; famiglie 132.
La tendenza complessiva rivelava una
diminuzione della popolazione, con
morti per anno 6 e nati 0; cancellati dallanagrafe 2; nuovi iscritti 0. Tra gli indicatori economici: imponibile medio
IRPEF 13 993 in migliaia di lire; versamenti ICI 194; aziende agricole 58; imprese commerciali 20; esercizi pubblici
3; esercizi al dettaglio 4; ambulanti 1.
Tra gli indicatori sociali: occupati 110;
disoccupati 5; inoccupati 27; diplomati
44; con licenza media 104; con licenza
elementare 142; analfabeti 11; auto-
48
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Borutta
mezzi circolanti 143; abbonamenti TV
109.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` archeologicamente
torio del villaggio e
importante per alcune grotte poste su
una parete che sovrasta labitato e conosciute come Bau Grutta: hanno restituito testimonianze ascrivibili al Mesolitico e alla cultura di Ozieri; in particolare vi sono stati trovati dei bracciali in
pietra verde che avevano una funzione
magica. Il territorio possiede anche alcune domus de janas e un nuraghe
molto danneggiato.
49
pag. 55
Borzacheri
festa solenne che richiamava attorno
allantica basilica una grande moltitudine anche da altri paesi vicini, ed era
anche occasione per lo svolgimento di
una fiera. Attualmente il momento culminante ha un carattere prettamente
religioso e consiste nel giro penitenziale che i pellegrini fanno attorno al
santuario prima di lasciarlo.
Borzacheri Antico villaggio del giudicato dArborea, compreso nella curatoria del Parte Ocier. Nel corso del secolo
XIV soffr` gravi danni a causa della peste del 1376, e allatto della pace del
1388 era completamente spopolato.
` del Temo e`
Bosa Il panorama della citta
dominato dal castello di Serravalle, costruito
dai Malaspina agli inizi del secolo XII.
& STORIA Probabilmente la citta
`e
` di
origini fenicie, sorgeva sulla riva sinistra del Temo a 2 km dalla foce nella
vallata di Messerchimbe; successiva` in epoca punica e romente si sviluppo
mana. Era conosciuta col nome di B. vetus: da questa si sarebbe sviluppata Cal` nelmedia che decadde e si spopolo
lAlto Medioevo a causa delle continue
incursioni degli Arabi. Agli inizi del secolo XI il territorio, che apparteneva al
giudicato di Torres e faceva parte della
` in
curatoria della Planargia, passo
mano ai Malaspina. Essi sulla riva destra del fiume costruirono il castello di
Salvaterra, attorno al quale dopo il 1112
` la B. attuale; allestinzione
si formo
della famiglia giudicale di Torres essi
formarono con i loro domini sardi un
piccolo stato feudale che aveva i suoi
punti di forza nei castelli di Salvaterra
` e il territorio venie di Osilo. La citta
vano, secondo luso dei Malaspina, governati congiuntamente; in particolare
`, che nel corso dei secoli era dila citta
venuta un fiorente centro commerciale,
50
pag. 56
Bosa
veniva governata sulla base di uno statuto a imitazione dei comuni italiani
(Breve) di cui possediamo alcuni fram` erano frequenmenti. I Malaspina pero
temente in lite tra loro; questa situazione li indusse agli inizi del Trecento
a sbarazzarsi del loro patrimonio. La
` nel 1308 con una sedecisione maturo
quenza di fatti poco chiara: infatti sembra che essi in un primo momento ab` e la Planargia in
biano ceduto la citta
`
pegno ai giudici dArborea e che pero
si siano dichiarati vassalli del re dAragona per lintero patrimonio sardo. Gli
Arborea subito dopo fecero del castello
una delle loro residenze e a seguito
della conquista, per quanto i Malaspina
avessero tentato di ritornarne in possesso, rifiutarono di rendere il tutto e
anzi, formalmente, nel 1324 cedettero
` e castello al re. Cos` B. entro
` a far
citta
parte del Regnum Sardiniae; di fatto
` rimase in possesso degli Arborea
pero
che nel 1328 ne furono infeudati. Negli
anni successivi, morto nel 1335 Ugone
II, Giovanni dArborea fu creato signore
di B. e a partire dal 1338 prese a risie` ed estese tutti i
dervi. Egli confermo
` godeva e, poiche
51
pag. 57
Bosa
Nella prima parte del secolo XV, per
quanto nel 1430 il castello fosse stato
concesso, con tutto il territorio della
Planargia, a Guglielmo Raimondo Mon` scorrettamente
cada (che si comporto
provocando lintervento del governa` ),
tore del Logudoro in favore della citta
B. riusc` a mantenere la propria autonomia e il privilegio di utilizzare i pro` la citta
`
pri antichi statuti. Nel 1468 pero
e la Planargia furono infeudate a Gio` si venne a trovanni Vilamar` e la citta
vare in una imbarazzante situazione
nuova che paradossalmente si tradusse
a suo vantaggio. Infatti i nuovi feudatari
` e promiprestarono omaggio alla citta
sero di rispettarne i privilegi. Cos` B.,
` a proprotetta dai suoi baroni, continuo
sperare; nel 1493 i Vilamar` ottennero il
riconoscimento del privilegio del libero
commercio e della pesca per il porto di
B. e definirono cos` a suo favore le annose controversie con Oristano e con Al` , iniziato
ghero. Sembrava che la citta
un costruttivo rapporto con i suoi feudatari, fosse destinata a un ulteriore
sviluppo quando pervenne allultima
dei Vilamar`, la principessa di Salerno,
` estenche seppe con grande abilita
` nel
derne i privilegi. Frattanto pero
1528 i suoi cittadini, per impedire leventuale sbarco francese, ostruirono la
foce del Temo determinando cos` le
condizioni per la successiva decadenza
`.
del porto e delle sue fiorenti attivita
Nel 1556 Isabella Vilamar`, ultima signora di B., consent` che gli abitanti
` riscattassero la loro dipendella citta
denza feudale e acquistassero lo status
` reale; mor` di l` a poco e, poiche
di citta
la successione si mostrava intricata, il
feudo fu confiscato. Cos` B., incorporata
nuovamente nel patrimonio reale, ri` regia; i suoi antiprese lo status di citta
chi statuti furono tradotti in catalano.
` di ot` nei secoli successivi tento
La citta
tenere linvestitura della Planargia,
52
pag. 58
Bosa
stre. Artigianato. Tradizionali e ancora
` delle donne
sviluppate sono le attivita
che producono il filet di B., caratteristico ricamo a figure di grande ele` artigianali molto riganza; altre attivita
nomate sono quelle della lavorazione
della filigrana doro e del corallo. Caratteristica la produzione di nasse da
parte dei pescatori. In passato era tradizionale lartigianato del cuoio che,
sfruttando la grande produzione di materia prima, dava luogo a prodotti di
`. Servizi. La citta
`, che ha a breve
qualita
` coldistanza la frazione di B. Marina, e
legata con il territorio regionale da autolinee e dalla ferrovia secondaria, e dispone di un piccolo porto che viene utilizzato da pescatori e diportisti. Dispone di ospedale, guardia medica, medico, farmacie, scuola dellobbligo e
scuola secondaria superiore, Biblioteca comunale e due sportelli bancari.
&
53
pag. 59
Bosa
cheologo dilettante, vi condusse diversi
scavi raccogliendo una discreta collezione andata in seguito dispersa. Nel
` stata individuata attorno alla catsito e
tedrale parte di una necropoli romana
che ha restituito suppellettili di diverso
` stata antipo. Alla fine dellOttocento e
che individuata uniscrizione punica.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Lo sviluppo dellimpianto urba` , disposta in una conca
nistico della citta
sulla riva destra del Temo, permette di
capire levoluzione storica del piccolo
centro che si presenta lambito dal
fiume con caratteristiche che lo ren`
dono unico in Sardegna. La parte piu
antica digrada dal colle dominato dal
` conosciuta come quartiere
castello: e
di Sa Costa e rappresenta il primo nucleo dellabitato sorto a ridosso del castello quando questo fu fondato; dal
` accedere al castello dalla
rione si puo
caratteristica Siscala e Sa Rosa, una
scalinata in trachite che fiancheggia i
`. Il
resti della cinta muraria della citta
` costituito da un insieme di case
rione e
disposte lungo vicoli acciottolati disposti per curve di livello lungo il pendio
del colle e legati tra loro da un sistema
di scalette in trachite rosa di grande
suggestione ed eleganza, e alternati a
scenografiche piccole piazzette. Le
case sono disposte verticalmente con
una camera per piano e sfruttano la
pendenza del colle per cui spesso
hanno due porte dingresso a livelli diversi, le facciate sono talvolta decorate
con cornici, frontalini, finestroni in trachite di gusto goticheggiante, opera secentesca dei picaparders locali. Era
questo un tempo il tipico quartiere
` artigiadove si svolgevano le attivita
nali; attualmente molte delle case sono
state acquistate da villeggianti di tutta
Italia per un turismo residenziale di
` detto il rione e
` delimiclasse. Come si e
` alta dal castello
tato nella sua parte piu
54
pag. 60
Bosa
finiti dopo il 1810 dallo stesso Are. Attualmente ha forme che ricordano il barocco piemontese; ha una sola navata
molto ampia, sulla quale si affacciano
le cappelle laterali completata da un
vano absidato e cupolato; la copertura
` a botte; linterno e
` ricco di marmi poe
licromi, eleganti stucchi e dorature e
custodisce una scultura policroma del
` completato dal
secolo XVI; lesterno e
campanile piuttosto tozzo. Poco distante dalla cattedrale si sviluppa il
corso Vittorio Emanuele II lungo il
quale si trova il Fontanone: si tratta del
` e rapvero e proprio centro della citta
presenta un interessante complesso urbanistico sviluppatosi tra la fine del
` dellOttoSettecento e la prima meta
cento lungo il corso Vittorio dalla caratteristica pavimentazione in ciottoli e lastre di basalto e fiancheggiato da eleganti palazzi appartenuti alle grandi fa` . Il complesso e
` commiglie della citta
pletato dalla piazza Costituzione dove
sorge il Fontanone, fontana monumentale costruita tra il 1881 e il 1882 per ricordare il primo acquedotto di B. alimentato dalla fonte di Luzanas nel Montiferru. Poco distante sorge in una via
laterale la chiesa di Santa Croce, costruita nel secolo XVI e successiva` riprese; attualmente restaurata a piu
sormente ha forme barocche. Poiche
geva accanto allantico ospedale, nel
1644 fu affidata ai Fatebenefratelli che
lo avevano in gestione; ledificio ha una
navata sulla quale si affacciano il presbiterio coperto con una cupola e alcune cappelle laterali con copertura a
botte. Alla sinistra del Corso, nellomonima via si trovano la chiesa e il convento del Carmine, complesso costruito
nel 1779 dai Carmelitani su unarea che
fu loro concessa nel 1606, quando lasciarono la chiesa di SantAntonio
lungo le rive del Temo. Per far posto allattuale imponente struttura essi fe-
55
pag. 61
Bosa
che risalgono a un rifacimento databile
al secolo XVI. Ha una sola navata scandita in campate poggianti su pilastri
` completata dal
molto robusti; laula e
presbiterio con la volta a crociera. La
` in conci di trachite rossa ricfacciata e
camente decorata e abbellita da un ro` custodita unancona
sone. Allinterno e
in legno intagliata e riccamente dorata,
risalente al secolo XVII. Sempre sulla
riva sinistra, a circa 2 km dallattuale
abitato, si trova lantica cattedrale di
San Pietro extra muros che fino al secolo XV fu la cattedrale di B. Fu costruita in forme romaniche tra il 1062 e
il 1073, ha un impianto a tre navate, la
centrale ha la copertura in legno, quelle
laterali a volta a crociera. La facciata fu
ricostruita nel tardo Duecento su progetto di Anselmo da Como. Di notevole
interesse anche la torre Argentina, uno
degli edifici militari che facevano parte
in epoca spagnola del sistema difensivo
verso il mare istituito nella costa tra B. e
Alghero: la sua costruzione si colloca
tra Cinquecento e Seicento; si trova po`
chi chilometri a nord dellabitato ed e
facilmente raggiungibile. Percorsi poco
` di 6 km in direzione di Alghero si
piu
trova sulla sinistra lingresso alla zona
gestita nel periodo estivo dalla cooperativa turistica Costa Blu; ci si inoltra
in una strada a fondo naturale che, procedendo in una zona a macchia dolcemente digradante verso il mare, conduce in qualche centinaio di metri alla
` basso ma non sabcosta; il litorale e
bioso e i bagnanti rimediano sistemandosi su tratti di roccia qui tutta calcarea che lerosione marina ha reso
piatti e lisci. La stradella piega a sinistra e conduce in breve alla base del rilievo roccioso sul quale domina la torre.
La salita porta ad appena 33 m di altitudine sul livello del mare; ma il territo` sgombro da altri rilievi, nelle imrio e
`
mediate vicinanze, e lo sguardo puo
56
pag. 62
Bosa
e al cui culmine dallalto vedevamo ergersi i ruderi del castello: un po di
` quasi lammura e una torre; il fiume giu
biva le case, per poi prendere, con
unultima pronunciata ansa, lucido, la
via del mare: che adesso era liscio, solo
vibrante del suo chiarore. Gli elementi
che caratterizzano B. non sono soltanto
` costruita su
insoliti per la Sardegna e
` riuscita a sopravun fiume navigabile; e
vivere in passato pur essendo vicina al
mare ma anche molteplici e opposti:
qui si lavora la campagna e si pesca;
sono numerose le chiese, non manca il
sentimento religioso, eppure si celebra
` trasgressivi; si
uno dei carnevali piu
`
cerca (a fatica) di tenere vive le attivita
economiche che avevano dato benes` forte lattacsere nei secoli scorsi, ed e
` tradizione,
camento a tutto quanto e
` artigiane, dalla
dalle feste alle attivita
lingua ai monumenti alla gastronomia.
Quanti sono giunti qui in visita si sono
sforzati di rendere al meglio le impressioni che provavano; cos` Vittorio An` del secolo
gius, impegnato alla meta
scorso nel dare il profilo di tutti i centri
della Sardegna, trovava il modo di soffermarsi con qualche tocco letterario
` bagnata dal
sulla parte della citta
Temo, veramente deliziosa per la prospettiva che godesi della fiumana, e
delle amenissime terre allaltra parte.
` dalla primavera allautunno laBello e
` per le
spetto di questa fronte della citta
molte pergole che ombreggiano le finestre; tanto entusiasta da spingersi a difendere i bosinchi, accusati ingiustamente, a suo parere, per la poca net`. Si riferiva probatezza della loro citta
bilmente ai versi di Melchiorre Murenu
(=), il cantore cieco di Macomer (18031854): si racconta che un giorno, spintosi fino a B. in compagnia di un ragazzo
che gli faceva da guida, chiese di potersi riposare, ma si senti rispondere
che i sedili e le soglie delle case erano
57
pag. 63
Bosa
`
coltivate delle colline. Ma la visita avra
` a cosuccesso soltanto se si riuscira
`, quel
gliere il fascino sottile della citta
misto di mediterraneo, di antico e di
esotico che induceva gli antichi poeti
popolari a immaginarvi persino la presenza pacifica dei mori: In su caminu
de Osa / best donna Caderina / chest a
caddu a unu moro [Sulla strada di Bosa
` donna Caterina che va a cavallo sul
ce
moro]; In su paris de Osa / bi passiza
su moro / umpare cun sol tios [Nella
piana di B. passeggia il moro insieme
agli anziani].
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tra le
` tipiche degli abitanti di B.
usanze piu
dei secoli passati era quella del canto,
nel quale eccellevano. Cos` le donne
avevano la consuetudine di cantare
pubblicamente il rosario, affacciate sul
far della sera ai balconi di casa; in genere era una di loro a intonare il canto,
che veniva poi seguita dalle altre. Altra
occasione per manifestare questa loro
` era data dalla festraordinaria abilita
sta di SantAnna che solitamente era lennere o sepolcro.
gata allusanza del ne
nLa festa iniziava allalba quando il ne
nere, che era stato montato a forma di
cono (forse riferimento ad antichissimi
riti fallici), veniva adornato con nastri e
monili ed esposto al centro di un tavolo
sistemato vicino a una finestra; subito
dopo si radunavano moltissimi giovani
che al suono delle launeddas intonavano il canto che durava praticamente
per tutta la giornata; si soleva cantare
in ottava e la riunione era presieduta da
una bella fanciulla considerata la regina della festa. Di prammatica il canto
e le danze venivano interrotti per il
pranzo, a un cenno della regina della
festa, e riprendevano poco dopo proseguendo fino al pomeriggio quando venivano nuovamente interrotti per la mennere, sporenda. A questo punto il ne
gliato dei suoi ornamenti, veniva get-
58
pag. 64
Bosa
sta e si conclude di fronte alla chiesa
allinterno del castello. Da pochi de` stata
cenni, e precisamente nel 1983, e
ripristinata la festa di San Giorgio che
si svolge il 23 aprile nellomonima chiesetta fatta costruire nel secolo XVIII
dallabate Simon, e che si crede propiziatrice insieme al santo di buoni rac` il Carnevale la manifestacolti. Ma e
zione che forse meglio esprime le antiche tradizioni di B.; le sue fasi sono essenzialmente due, la prima si svolge il
Gioved` grasso (gioja laldaggiolu),
` e
` invasa da maschere
quando la citta
che cantano e danzano e vanno alla ricerca di una ricompensa (sa paite can`e
`
tare); in questa prima fase tutta la citta
` la partecipacoinvolta e larghissima e
` quella
zione popolare; la seconda fase e
del Marted` grasso con le cerimonie del
compianto (attitidu) per la morte del re
del Carnevale, Giolzi, che si svolge nella
tarda mattinata, e poi nella sua ricerca,
che impegna le maschere, vestite di
bianco e che portano piccoli lumi.
1073. 2. Pietro, reggeva la diocesi nellaprile del 1112. 3. Marino, in carica nellottobre del 1112. 4. Giovanni, attestato
nel 1138. 5. Pietro Spanu, reggeva la diocesi dopo il 1139. 6. Goffredo, reggeva la
diocesi nel 1170. 7. Vescovo anonimo in
carica nel 1176: forse si tratta di Dionigi, attestato al 1186. 8. Vescovo anonimo cui scrive papa Gregorio IX nel
1233. 9. Vescovo anonimo cui scrive
papa Gregorio IX nel 1235. 10. Vescovo
anonimo testimone, nel 1236, dellaccordo tra i giudici di Arborea e di Torres. 11. Vescovo anonimo, reggeva la
diocesi nel 1237. 12. Gunnario, reggeva
la diocesi nel 1239; nel 1255 la sede pro` vacante. 13. Tommaso, in
babilmente e
carica tra il 1259 e il 1262. 14. Mazuclo,
reggeva la diocesi nel 1263. 15. Giacomo,
attestato nel 1268. 16. Vescovo anonimo
attestato nel 1278. 17. Michele Sola, reggeva la diocesi nel 1286 ca. 18. Francesco, in carica nel 1289. 19. Pietro, reggeva la diocesi prima del 1304. 20. Nicola de Vare, resse la diocesi tra il 1304
e il 1312. 21. Giovanni de Clavaro, carmelitano, resse la diocesi tra il 1327 e il
1340; dovette lottare con Baldeto de
Vare che era stato eletto come suo antagonista dal capitolo e consacrato dallarcivescovo di Torres. 22. Nicola, resse
la diocesi tra il 1342 e il 1344. 23. Raimondo de Gauzens (Gosenchis), in carica prima del 1349. 24. Pietro, benedettino e dottore in Decretali, era priore di
San Marziale di Cahors; resse la diocesi
dal 1349 alla fine del 1350. 25. Aimerico,
vescovo di Forl`, nel 1351 fu trasferito a
Bosa e resse la diocesi fino al 1356; par` ai lavori del Parlamento celetecipo
brato a Cagliari nel 1355. 26. Andrea,
carmelitano, era arcivescovo di Naxos
e di Paros (Grecia) quando nel 1356 fu
trasferito a Bosa; resse la diocesi fino al
1360. 27. Ruggero Piazza, minore e maestro in Teologia, fu nominato vescovo
nel 1360 e fu trasferito a Mazara nel
59
pag. 65
Bosa
1363. 28. Rainerio di Filippono, canonico di Bosa, fu nominato vescovo nel
1363 e scomparve prima del febbraio
1391. 29. Antonio, vescovo di Antivari,
fu trasferito a Bosa da papa Bonifacio
IX; resse la diocesi tra il 1391 e il 1402.
30. Antonio de Ligios, arciprete di Bosa,
fu nominato vescovo da papa Bonifacio
IX; resse la diocesi tra il 1402 e il 1406.
31. Benedetto, benedettino e abate di
Santa Eufemia, fu nominato vescovo da
papa Innocenzo VII nel 1406; lanno successivo fu nominato il suo successore.
32. Antonio Sangualo, nominato da
papa Gregorio XII, resse la diocesi tra
il 1407 e il 1413. 33. Bartolomeo, resse la
diocesi tra il 1413 e il 1414. 34. Vescovo
anonimo in carica nel 1414. 35. Vescovo
anonimo in carica nel 1415. 36. Antonio
de Podio, minore, nominato vescovo nel
1410 dallantipapa Benedetto XIII;
resse la diocesi fino al 1418, anno in cui
fu trasferito a Strongoli. 37. Antonio
Stamingo, minore, vescovo di Tricarico,
nel 1413 fu trasferito a Bosa dallantipapa Giovanni XXIII e nel 1418 a Martirano. 38. Ludovico Gervas, domenicano
e maestro di Teologia, fu nominato da
papa Martino V; resse la diocesi tra il
1418 e il 1422. 39. Giovanni de Casanova,
domenicano, resse la diocesi tra il 1424
e il 1425, anno in cui fu trasferito a Elna.
40. Giuliano, vescovo titolare di Laodicea, trasferito a Bosa nel 1435; resse la
diocesi fino al 1445. 41. Tommaso de Rubeo, domenicano e maestro di Teologia;
resse la diocesi tra il 1445 e il 1449. 42.
Francesco Meloni, resse la diocesi tra il
1449 e il 1450. 43. Giovanni Cosso, domenicano e maestro di Teologia; resse la
diocesi tra il 1450 e il 1460. 44. Bernardo
Roig, canonico di Cagliari, reggeva la
diocesi nel 1460. 45. Vescovo anonimo
cui scrive papa Pio II nel 1463. 46. Vescovo anonimo cui scrive papa Pio II nel
1464. 47. Giovanni de Salinis aureis, vescovo di Ottana dal 1454, nel 1471 fu tra-
60
pag. 66
Bosa
1612 fu nominato vescovo di Bosa e nel
1613 fu trasferito a Solsona. 66. Giovanni Battista de Aquena, sassarese,
dottore in utroque; resse la diocesi tra
il 1613 e il 1614. 67. Vincenzo Bacallar,
cagliaritano, dottore in utroque a Pisa,
decano del capitolo di Cagliari; nel 1615
fu nominato vescovo di Bosa e resse la
diocesi fino al 1625. 68. Giovanni Atzori,
cagliaritano, dottore in Filosofia e Teologia a Roma, era cancelliere regioapostolico quando nel 1625 fu nominato
vescovo di Bosa; resse la diocesi fino al
1627. 69. Sebastiano Carta, di Sorgono,
vescovo titolare di Madaura e decano
del capitolo di Cagliari; nel 1627 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al 1631. 70. Melchiorre Pirella,
di Nuoro, resse la diocesi tra il 1631 e il
1635, anno in cui fu trasferito ad Ales e
Terralba. 71. Giovanni Maria Olmo, di
Cargeghe, dottore in Teologia a Pisa;
resse la diocesi tra il 1635 e il 1639. 72.
Vincenzo Agostino Claveria, vescovo titolare di Petra e coadiutore del vescovo
di Valencia; nel 1639 fu nominato vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al
1644, anno in cui fu trasferito ad Alghero. 73. Gaspare Litago, cagliaritano,
vila; resse la
dottore in Teologia ad A
diocesi tra il 1645 e il 1652, anno in cui
fu trasferito ad Ampurias e Civita. 74.
Francesco Camps y Moles, di Solsona,
canonico di Tarragona e inquisitore
per la Sardegna; nel 1654 fu nominato
vescovo di Bosa e resse la diocesi fino al
1656. 75. Giacomo Capay y Castagner, cagliaritano, dottore in utroque; resse la
diocesi tra il 1658 e il 1663. 76. Gavino
Cattayna, sassarese, carmelitano; resse
la diocesi tra il 1663 e il 1671, anno in cui
divenne arcivescovo di Sassari. 77.
Francesco Lopez de Urraca, di Saragozza, eremitano di SantAgostino e
provinciale in diverse province; resse
la diocesi tra il 1672 e il 1677, anno in
cui fu trasferito ad Alghero. 78. Serafino
Esquirro, cagliaritano, dottore in Teologia a Bologna, vicario capitolare e generale di Cagliari; nel 1677 fu nominato
vescovo di Bosa e nel 1680 fu trasferito
ad Ales e Terralba. 79. Giorgio Soggia,
sassarese, servita, teologo del duca di
Firenze; nel 1682 fu nominato vescovo
di Bosa e mor` a Sassari nel 1701. 80.
Gavino de Aquena, nato a Cagliari nel
1665, dottore in utroque a Roma e ret` di Cagliari, giudice
tore dellUniversita
di appellazioni; nel 1703 fu nominato
vescovo di Bosa e mor` nel 1723. 81. Nicola Cani, nato a Iglesias nel 1670, domenicano e provinciale della Sardegna,
maestro in Teologia; fu nominato vescovo nel 1727 e resse la diocesi fino al
1737. 82. Giovanni Leonardo Sanna,
nato a Cuglieri nel 1680, vescovo di Ampurias e Civita dal 1736; nel 1737 fu trasferito a Bosa e resse la diocesi fino al
1741. 83. Francesco Bernardo de Cespedes, nato ad Alghero nel 1693, dottore in
utroque e in Teologia a Sassari, vicario
generale e capitolare di Alghero; nel
1742 fu nominato vescovo di Bosa e
scomparve ne1 746. 84. Antonio Amat,
nato a Sassari nel 1693, decano del capitolo della cattedrale di Sassari; nel 1746
fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel
1748. 85. Giovanni Battista Machin
Espiga, nato a Cagliari nel 1699, dottore
in utroque a Roma, vicario generale e
capitolare di Iglesias; nel 1748 fu nominato vescovo e mor` nel 1749. 86. Raimondo Quesada, sassarese, dottore in
utroque, canonico di Sassari; nel 1750
fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel
1758. 87. Giuseppe Stanislao Concas,
nato a Sinnai nel 1717, parroco ad
Aritzo; nel 1759 fu nominato vescovo di
Bosa e resse la diocesi fino al 1763. 88.
Giovanni Antonio Borro, nato a Cagliari
nel 1697, dottore in utroque a Cagliari,
cancelliere regio-apostolico; nel 1763
fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel
1767. 89. Giovanni Battista Quasina,
61
pag. 67
Bosa Marina
nato a Sassari nel 1721, dottore in Teologia e in utroque a Sassari, parroco di
San Sisto a Sassari; nel 1768 fu nominato vescovo di Bosa e mor` nel 1785
` natale. 90. Giovanni Annella sua citta
tonio Cossu, nato a Cuglieri nel 1725,
servita e vicario generale in Sardegna,
maestro in Teologia e professore di Teologia a Cagliari; nel 1785 fu nominato
vescovo di Bosa e mor` nel 1796. 91. Gavino Murru, nato a Sassari nel 1739, dottore in utroque, parroco di San Sisto a
Sassari; nel 1800 fu nominato vescovo di
Bosa e resse la diocesi fino al 1819, anno
in cui divenne arcivescovo di Sassari.
92. Francesco Tola, nato a Bosa nel
1758, dottore in Teologia a Sassari; vicario generale, vicario capitolare e teologo della cattedrale di Bosa, 1823 fu
nominato vescovo e mor` nel 1843. 93.
Antonio Uda, nato a Milis nel 1775, dottore in Teologia a Cagliari, parroco, vicario generale e vicario capitolare dellarchidiocesi di Oristano; nel 1845 fu
nominato vescovo di Bosa e mor` pochi
mesi dopo. 94. Eugenio Cano, nato a
Gergei nel 1829, dottore in Teologia a
Cagliari, canonico a Cagliari, teologo
del vescovo di Ales e Terralba al concilio Vaticano I; nel 1871 fu nominato ve` nel 1905. 95.
scovo di Bosa e rinuncio
Giovanni Battista Vinati, nato a Piacenza nel 1847, dottore in Teologia e in
diritto canonico; arcidiacono, vicario
generale e capitolare di Piacenza; nel
1906 fu nominato vescovo di Bosa e
resse la diocesi fino al 1916, anno in cui
` e divenne vescovo titolare di
rinuncio
Mocisso (Turchia). 96. Angelico Zannetti, nato nel 1864 nella diocesi di Sansepolcro, minore osservante e provinciale per la Sardegna; nel 1916 fu nominato vescovo di Bosa e scomparve nel
1926. 97. Filippo Maria Mantini, di Matelica (Macerata), del Pontificio Seminario romano per le missioni estere,
dottore in utroque al Laterano (Roma);
Bosa Marina Centro abitato della provincia di Oristano, frazione di Bosa (da
cui dista 2 km), con circa 500 abitanti,
posto a 2 m sul livello del mare, alla
foce del fiume Temo. Regione storica:
Planargia. Diocesi di Alghero-Bosa.
62
pag. 68
Bosa Marina
` portuale della citta
` cesso
`
lattivita
quasi completamente e il territorio rimase deserto per secoli, dominato dalla
`
torre costiera. Lattuale villaggio si e
sviluppato nel corso dellOttocento
come centro di aggregazione dei pescatori e dei barcaioli che sfruttavano la
` del fiume. Di questo penavigabilita
` , come sempre, la puntuale e
riodo e
completa descrizione che ci ha lasciato
Vittorio Angius nel Dizionario degli
Stati sardi del Casalis: Le acque del
`
fiume sono dolci quando la stagione e
piovosa, senton del sale quando, come
`
avviene nellestate, la corrente non puo
respingere le onde del mare. Dopo gran
piovitura suole riboccare, ed il diluvio
` navigabile per piu
` di
copre la valle: e
due miglia da battelli di circa 80 t, e lo
`
sarebbe anche a legni di una portata piu
del doppio, se non proibisse lentrata
lostruzione della foce eseguita con improvvido consiglio dai bosinchi. Il porto
` a questimboccatura, e la stazione
e
viene difesa dallopposizione duna iso` in esso stabilito un officio di doletta. E
` di
gana dipendente dalla principalita
` percevere dalle imporOristano. Si puo
tazioni circa lire nuove 20 mila, dalle`. Nel prossportazioni intorno alla meta
simo golfo si fa ogni anno la pesca delle
sardelle e del corallo da feluche straniere. Queste concorrono in numero
` o meno di cento. Nei giorni fepoco piu
stivi e nei tempi fortunosi si ricoverano
entro il fiume. Solo tredici barche appartengono ai bosinchi, delle quali otto
pescareccie che usano nel fiume o nel
mare con 55 persone, e cinque di piccolo cabotaggio con 40 marinai. Il littorale di Bosa comincia dal capo Columbargiu. In questo trovasi una calanca in
forma di grotta, dove vanno a sollazzarsi
le foche. Segue il piccol seno dellAla,
poi trapassate le coste del Corallo e Pietra dura e la spiaggia arenosa di Turas
si arriva alla foce del Temo. A chi en-
63
pag. 69
Bosa romana
& ECONOMIA La principale fonte di
reddito degli abitanti di questa appen` oggi
dice sul mare della vecchia Bosa e
il turismo, sia per la presenza della
grande spiaggia sia per le escursioni
che si possono compiere sulle vicine alture rocciose; ma rimane sempre latti` tradizionale della pesca che oggi
vita
viene esercitata con numerose e mo` da lungo
derne imbarcazioni. Invece e
` delle
tempo cessata lantica attivita
concerie, di cui rimangono le caratteristiche strutture. Vi sono anche numerosi alberghi e ristoranti, molto attivi
nella stagione estiva. I collegamenti
con Bosa avvengono mediante autolinee urbane; inoltre B.M. dispone di un
approdo turistico con 100 posti barca.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Unico
` quello di Monteforru
sito interessante e
alla foce del Temo dove si trovano i resti
di un nuraghe monotorre posto chiaramente a guardia dellestuario che era
anche porto naturale. Nel territorio vi
sono numerose domus de janas ben conservate, scavate nella trachite.
` interne della
menziona Bosa fra le citta
Sardinia, pur collocandola correttamente a breve distanza dalle foci del
fiume Temos. Le indicazioni tolemaiche
non servirebbero a localizzare con precisione il centro antico se non si tenesse
conto dellimponente interrimento delloriginario estuario del fiume causato
dagli apporti alluvionali dello stesso
Temo e del rio Piras. In sostanza, nel` e nel Medioevo il Temo sboclantichita
cava a mare con un largo estuario situato a circa 2 km a est dellIsola Rossa,
`
mentre attualmente questa distanza e
ridotta a 300 m. La localizzazione del
centro antico di B. su un sistema di ter-
64
pag. 70
Bosa romana
razze digradanti sulla sponda sinistra
` assicurata dalla documendel fiume e
tazione archeologica e dalla letteratura
storica a partire dal secolo XVI. Il rinvenimento ottocentesco, nellarea del
centro romano, di un frammento di
iscrizione fenicia, incisa su un supporto
di trachite locale, ha fatto postulare
unorigine arcaica per B. Non deve
escludersi tuttavia lesistenza di uno
stanziamento emporico, cui connettere
lepigrafe, divenuto centro urbano solo
tardivamente, nel quadro di un controllo cartaginese del nord-ovest della
Sardegna, nel secolo IV a.C. Abbiamo
ora numerose informazioni sulle caratteristiche della presenza punica lungo
la vallata del Temo e in particolare i
dati sulle direzioni dei commerci forniti dagli scavi di Sa Tanca e Sa Mura
di Villanova, che attestano luso dellal`
fabeto punico nel secolo II a.C.: B. e
stata in questo caso il polo di diffusione
`
della scrittura verso linterno. La citta
romana conservava la localizzazione
del centro punico, su unansa del fiume
Temo, sede del porto fluviale. Lasse
viario principale era costituito, secondo lItinerario Antoniniano, dalla
via a Tibulas Sulcis che collegava direttamente B. con Carbia, presso Alghero,
a nord, con un percorso di 25 miglia, e
con Cornus, a sud, con una percorrenza
di 18 miglia. LAnonimo Ravennate e
Guidone confermano con la menzione
` nella viabilita
`
di Bosa il ruolo della citta
occidentale tra Corni e Turris Lybisonis.
` romana e
` quasi
La topografia della citta
del tutto sconosciuta: unico elemento
` costituito da una necropoli
positivo e
romana e altomedioevale che si
estende dalla cattedrale medioevale di
` di MesserSan Pietro alla localita
chimbe, evidenziando il carattere suburbano di questo settore rispetto al
centro abitato, riconoscibile dallestensione delle strutture e dal materiale ar-
65
pag. 71
Boscani
frammento di tabula patronatus rinvenuta a Cupra Maritima nel Picenum che
menziona il patronus []nus Larg[us]
cooptato dall[ordo populus]que Bosanu[s]. Lambasceria per la consegna
della tabula al patronus fu costituita da
` superstite il
vari legati bosani, di cui e
solo [-] Detelius A[]. Da questi scarni
elementi ricaviamo lipotesi di una
`, con un culto imperiale ben svilupcitta
` antonina, dotata di
pato almeno da eta
nesun ordo e di un populus. Benche
suno di questi elementi sia decisivo
per postulare uno statuto municipale,
appare plausibile la costituzione muni` ampio e
` il quadro delle
cipale di B. Piu
nostre conoscenze sulla necropoli di
San Pietro. Gli scavi archeologici dello
scorcio del secolo XX hanno messo in
luce unarea funeraria metata, con
muro di cinta, dei secoli II-VI d.C., utilizzata per deposizioni a fossa, alla cap`s.
puccina, in sarcofago e a enchytrismo
Da questa area di San Pietro provengono le iscrizioni funerarie databili tra
il secolo II d.C. e il III d.C. incise su lastre e cippi di trachite locale, realizzate
in una officina lapidaria bosana. Mancano testi cristiani sicuri: fra le falsae
`
del Corpus Inscriptionum Latinarum e
annoverata anche lepigrafe funeraria
di un na(u)clerus, Deogratias, che parrebbe genuina, utile a definire limpor` tardoantica, dellattanza, anche in eta
` navale di B., documentata ad
tivita
` imperiale dal ritrovaesempio per leta
mento nel golfo di Turas di unancora
del navicularius L(ucius) Fulvius Euti(chianus), apparentemente collegato
con gli Eutychiani del territorio di Cuglieri. [RAIMONDO ZUCCA]
` del
prima personale, Tanka Re Nudu, e
1997, a Sassari. Tra le altre, Balla Laika
a Su Palatu e sas Iscolas di Villanova
Monteleone; nel 2004 Dissidenti, a Sassari.
66
pag. 72
Boscolo
oppose a Primo de Rivera e fece parte
del governo autonomo catalano. Nel
1939, alla fine della guerra civile spagnola, fu costretto a fuggire in Messico,
` la sua attivita
` di studove continuo
dioso. Ha studiato la preistoria sarda
su cui ha scritto un saggio, I rapporti fra
` mediterranee nella fine dellEta
`
le citta
del bronzo, in Convegno archeologico in
Sardegna 1926. Atti, 1929.
Bosco, Luigi Musicista (Cagliari 1833ivi 1924). Eccellente suonatore di fa` per quasi ventanni nellorgotto, suono
chestra del Teatro Comunale e nella
` con
cappella del Duomo. Si impegno
successo anche nella composizione di
ballabili, di romanze per pianoforte e
di pezzi per orchestra che gli diedero
` . Insegno
` per anni
discreta notorieta
nella scuola comunale di musica.
evale di cui fu a lungo direttore e valo` una schiera di allievi, dando vita a
rizzo
una scuola molto attiva e apprezzata.
Nel 1970 fu eletto rettore dellUniver` , ufficio che tenne fino al 1974,
sita
` Cagliari per trasferirsi
quando lascio
` di Milano e successivaallUniversita
mente in quella di Roma. Nel 1981 fu
nominato vicepresidente del Comitato
per le ricerche storiche del CNR e si
` per aprire a Cagliari un centro
adopero
`;
di ricerca collegato ad altre Universita
dal 1982 divenne membro della commissione italiana presso lUNESCO.
Per i suoi studi ebbe numerosi riconoscimenti a livello internazionale, tra
cui la laurea honoris causa dallUniver` di Barcellona e la chiamata a far
sita
parte del Consejo nacional de Ciencias
di Spagna. Integratosi negli anni nellambiente degli storici medioevali catalani, costitu` attraverso i suoi studi un
vero e proprio ponte fra la Sardegna e la
Catalogna. Attraverso la frequentazione degli archivi spagnoli, e in particolare dellArchivio della Corona dA` le coragona di Barcellona, moltiplico
noscenze della storia medioevale dellisola, mostrando la fitta rete di rapporti
che essa aveva con altri centri del Mediterraneo. Mor` quasi improvvisamente
` . Autore di
nel pieno della sua attivita
numerosi saggi, ha lasciato, tra i suoi
scritti: Sugli emigrati lombardo-veneti
in Sardegna nel 1850, Studi sardi,
VIII, 1948; I moti del 1906 in Sardegna,
Studi sardi, VIII, 1948; Dalla caduta
`
dei gremi alla formazione delle societa
operaie, Sardegna nuova, 1949; La fi` di
gura di re Enzo, Annali della Facolta
` di
Lettere e di Filosofia dellUniversita
Cagliari, XVIII, 1950; Michele Zanche
nella storia e nella leggenda, Studi
sardi, X-XI, 1951; Su alcuni cavalieri di
re Enzo e su Guglielmo di Capraia giudice dArborea, Studi sardi, X-XI,
1951; Lettere della regina Maria di Casti-
67
pag. 73
Boscolo
glia relative alla Sardegna, Studi
` piemonsardi, X-XI, 1951; Unattivita
tese in Sardegna nel 700. La fabbricazione della seta, Bollettino economico
della Camera di Commercio di Cagliari, V, 1953; I parlamenti di Alfonso
il Magnanimo, 1953; Isole mediterranee,
Chiesa e Aragona durante lo Scisma
dOccidente (1378-1429), in Atti del V
Convegno internazionale di Studi sardi,
Cagliari, 1954; Gli ebrei in Sardegna durante la dominazione aragonese da Alfonso III a Ferdinando il Cattolico, in
Atti del V Congresso di storia della Corona dAragona, 1954; Due documenti
inediti sulle guerre tra Arborea e lAragona allepoca di Martino il Vecchio, Archivio storico sardo, XXIV, 1954; Una
nota su Guglielmo I di Massa giudice di
Cagliari e sulla compagnia di Gamurra,
Archivio storico sardo, XXIV, 1954; La
politica italiana di Ferdinando I dAragona, 1954; Documenti inediti sullimpresa di Martino il Giovane in Sardegna,
Nuovo Bollettino bibliografico sardo,
I, 3, 1955; Dizionario della Sardegna (con
Mario Pintor e Giuseppe Loi Puddu),
1955; Documenti inediti sulla Sardegna
bizantina e giudicale, Ichnusa, IV, 2,
` di Ca1956; Profilo storico della citta
gliari, Cagliari economica, 5, 1957;
Orientamenti bibliografici per una storia
economica e sociale della Sardegna nel` moderna (con Lorenzo Del Piano),
lEta
Ichnusa, V, 16, 1957; Libellus judicum
turritanor um (con Antonio Sanna),
1957; Medioevo aragonese, 1958; Il braccio reale dei Parlamenti sardi del periodo
tudes presente
s a
` la Comaragonese, in E
mission Internationale pour lhistoire
es dEtats. X Congre
`s interdes Assemble
national des Sciences historiques Roma
1955, 1958; Labbazia di San Vittore, Pisa
e la Sardegna, 1958; Amministrazione e
difesa della Sardegna aragonese allepoca di Ferdinando I dAragona, in Atti
del VI Congresso di storia della Corona
68
pag. 74
Boscolo
stoire des Assemblees dEtats, 1968; La
prima politica mediterranea di Ferdinando I dAragona, in Atti del Congresso
` aragointernazionale di studi sullEta
nese, 1968; Le istituzioni barcellonesi a
Cagliari nel 1327, in Villes de lEurope
diterrane
enne et lEurope occidentale
me
du Moyen Age au XIX sie`cle. Atti del Colloquio di Nizza 1969, Annales de la fa des Lettres et Sciences humaines
culte
de Nice, 9-10, 1969; I cronisti catalanoaragonesi e la storia italiana del Basso
Medioevo, in Nuove questioni di storia
medioevale, 1969; Una societat comercial
a Sardenya catalana, in Estudis de Historia medioeval, II, 1970; Documenti
` in Sardegna
sulleconomia e sulla societa
allepoca di Alfonso il Benigno, 1973; Prospettive di ricerche economico-sociali sul
Mediterraneo nel Basso Medioevo, in Atti
del I Congresso internazionale di Storia
mediterranea, 1973; Problemi mediterranei allepoca di Pietro il Cerimonioso
1353-1387, in Atti dellVIII Congresso di
storia della Corona dAragona, III, 1973;
Le strutture sociali dei paesi della Corona
` in Sicilia, SardedAragona: la feudalita
gna e Napoletano, in Atti del IX Congresso di storia della Corona dAragona,
I, 1973; La Sardegna contemporanea
(con Manlio Brigaglia e Lorenzo Del
` in Sicilia, in
Piano), 1974; La feudalita
Sardegna e nel Napoletano nel Basso Medioevo, in Medioevo. Saggi e Rassegne, I, 1975; Le navi bizantine nel Mediterraneo nei secoli IX-X, Medioevo.
Saggi e Rassegne, 2, 1976; Gli scavi di
Piscina Nuxedda in Sardegna, in Atti del
Colloquio internazionale di Archeologia
medioevale, Palermo 1974, 1976; La politica mediterranea dei sovrani dAragona, in Medioevo. Saggi e Rassegne,
III, 1977; Mercanti e traffici in Sicilia e in
Sardegna allepoca di Ferdinando I dAragona, in Studi in onore di Federico Melis, 3, 1978; Cagliari fra genovesi e pisani
nella crociata di Luigi IX (1270), in Studi
69
pag. 75
Boscolo
` capitali degli Stati preucento, in Le citta
nitari. Atti del LIII Congresso di storia del
Risorgimento italiano, 1988.
Boscu, Luigi Musicista (Cagliari 1833ivi 1924). Eccellente suonatore di fa` per quasi ventanni nellorgotto, suono
chestra del Teatro Comunale e della
` con
cappella del Duomo. Si impegno
successo anche nella composizione di
ballabili, di romanze per pianoforte e
di pezzi per orchestra che gli diedero
` ; insegno
` per anni
discreta notorieta
nella scuola comunale di musica.
Bosinco Famiglia di Nulvi (secc. XVIIXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XVII. Possedeva un vistoso patri` la guerra di sucmonio; quando scoppio
` nel partito
cessione spagnola si schiero
filoasburgico, per cui nel 1715 ottenne il
` con
cavalierato ereditario e la nobilta
` non riusc` a otun Giuseppe. Egli pero
tenere lexequatur a causa della spedizione dellAlberoni e del successivo
passaggio della Sardegna ai Savoia.
Solo i suoi nipoti, Raffaele, subdelegato
patrimoniale, e Vincenzo, nel 1748, ottennero la conferma dei privilegi; nel
corso dei decenni successivi si trasferirono in altri centri.
Bossalino, Mario Atleta (Sassari 1910Roma 1990). Gareggia per la SEF Torres, mettendosi in luce alla fine degli
anni Venti nelle gare di giavellotto regionali, in cui rivaleggia anche con il
fratello gemello Gigi, buon ostacolista.
Si presenta con ottime credenziali ai
campionati italiani di Bologna del 1932
e vince con la misura di 57,88 m, che
` imbattuta
come record sardo rimarra
per circa quarantanni. Prima dello
scoppio della guerra diviene comandante della Scuola di Educazione Fisica della Farnesina a Roma e, nel do-
70
pag. 76
Boter
poguerra, dopo aver insegnato in varie
scuole del Lazio, diviene coordinatore
per lEducazione fisica di tutta la regione. Infine torna alla Farnesina. [GIOVANNI TOLA]
71
pag. 77
Boter
Bottarga = Buttariga
Bottazzi, Gianfranco Economista (n.
Giuseppe Bottai Lex ministro
dellEducazione nazionale al suo rientro
in Italia dopo lamnistia del 1946.
Bottai, Giuseppe Uomo politico, giornalista (Roma 1895-ivi 1959). Combattente e decorato durante la prima
guerra mondiale, al suo termine si lau` e divenne giornalista; redattore de
reo
Il popolo dItalia, fin` per aderire al
fascismo. Nel 1921 fu eletto deputato e
` che si
prese parte alla convulsa attivita
72
pag. 78
Bottidda
gio dal sottosviluppo allo sviluppo in Sardegna (con G. Bolacchi e Tullio Usai),
` profondo. Divario ci1985; Il Sud, come
vile, sociale ed altro, Ichnusa, VIII, 16,
1989; Mercato del lavoro e sviluppo economico in Sardegna, La Programmazione in Sardegna, XXVI, 11, 1992; Le
cas de la Sardaigne (con G.P. Loy), in Emvelopment en Europe du Sud,
ploi et de
1997; Eppur si muove. Saggio sulla pecu` del processo di modernizzazione
liarita
della Sardegna, 1999.
delle scuole italiane di Alessandria dEgitto. Nella nuova sede riprese gli amati
studi di archeologia e, dopo lunghe trattative, riusc` a fondare nel 1892 e a dirigere il Museo greco-romano di Alessandria.
73
pag. 79
Bottidda
nord-ovest a sud-est e confina a nord e a
est con Bono, a sud con Orotelli, a ovest
con Illorai, Esporlatu e Burgos. Una
lunga fascia che comprende, come avviene per altri di questi paesi confinanti, sia una parte della vallata del
Tirso, sia un tratto del pendio montano,
`
per arrivare ad alcune tra le cime piu
alte della catena: Sa Palae Sa Trae e
Campone, entrambe oltre i 1100 m. Su
di un suolo misto di parti granitiche,
calcaree e basaltiche, si alternano le
aree utilizzate per lagricoltura, quelle
lasciate a pascolo e quelle ricoperte sia
di boschi spontanei che di quelli ottenuti con gli interventi di forestazione
` atin questi ultimi decenni. Il paese e
traversato dalla vecchia e tortuosa statale 128 bis, dalla quale si distaccano in
questo punto due traverse, una che a
sud-est va a congiungersi con la Macomer-Nuoro, laltra che si inerpica fino a
Burgos ed Esporlatu e, suddividendosi,
` del retroterra
continua verso le localita
montano. Nei pressi del fiume si al` al molunga la direttissima che pero
mento non giunge, come nel progetto
originario, sino a Olbia.
74
pag. 80
Bottidda
`. Cos` B.
Manno e finalmente lo occupo
dopo anni di tribolazioni rimase in possesso dei marchesi dOristano. Dopo la
ribellione di Leonardo Alagon il villaggio prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel 1493 fu
definitivamente incluso nel patrimonio
` di
reale: era ridotto ad avere poco piu
250 abitanti. Dipendeva dal governatore del Goceano che per espletare i
propri compiti si serviva di funzionari.
Il rapporto tra i funzionari reali e la popolazione non fu mai tranquillo, anche
a B., come negli altri centri del
perche
feudo, fu lentamente modificato il sistema di individuazione del majore,
che fin` per essere scelto dal governatore. Altro motivo della crescente osti` era legato alla eccessiva gravosita
`
lita
del carico fiscale che rischiava di frenare la ripresa del villaggio. Nel secolo
` a creXVII la popolazione comincio
`
scere, alla fine del secolo contava piu
` ma in quel periodo ebbero
di 400 unita
inizio alcune terribili faide tra gruppi
di famiglie per il controllo del territorio. Nel secolo XVIII la popolazione au` ancora, entro la fine del secolo
mento
`
superava i 600 abitanti e B. comincio
anche a sperimentare il Consiglio comunitativo e il Monte granatico che
contribuirono a vivacizzare la sua vita
sociale e amministrativa. Nel 1821 fu
compreso nella provincia di Nuoro e al
momento dellabolizione dei feudi riscattato. In questa fase si colloca la puntuale testimonianza di Vittorio Angius:
Componesi questabitato di 158 case in
` lunga, che
unarea competente piu
larga. Le strade sono storte, e spesso immonde; le uscite del paese sporchissime per il letame che vi si ammucchia.
La popolazione, nel 1833, era di anime
670 in famiglie 152. La vita va di pochi
` dei 60. Lindustria e
` ridotta
anni al di la
alla sola tessitura. Si impiegano circa
100 telai, e quanto di panno e di tela so-
75
pag. 81
Bottidda
Nuoro; quando questa, nel 1859, fu abolita, fu incluso nella provincia di Sas` dellOttocento
sari. Nella seconda meta
` una fiorente attivita
` vitivi si sviluppo
vinicola che rese famosa la produzione
` che purtroppo
dei suoi vini, attivita
` un brusco arresto a causa della
trovo
` di distruggere
fillossera che minaccio
totalmente i suoi vigneti. Il villaggio co` a decadere nel primo Novemincio
cento e, terminata la prima guerra mondiale, tra le vivaci proteste dei suoi abitanti nel 1928 fu aggregato come frazione a Bono. Nel 1933 riusc` tuttavia a
riconquistare lautonomia; nel secondo
dopoguerra il tessuto socio-economico
` ulteriormente modifidel villaggio si e
`
cato e anche limpianto urbanistico e
stato investito da una profonda azione
di rinnovamento; dopo il 1960 la popolazione ha ripreso a diminuire e un
` emigrato.
buon numero degli abitanti e
& ECONOMIA La base della sua econo` la pastorizia, rinomata la produmia e
zione di latticini; vi si pratica anche lagricoltura, in particolare la cerealicol` stata negli ultura e la frutticoltura; ce
timi decenni anche una ripresa della
viticoltura, dai cui frutti si ottengono
buoni vini. Artigianato. Un tempo era
abbastanza attiva la tessitura della tela
`
di lino con manufatti di discreta qualita
che in gran parte erano destinati alluso
domestico. Attualmente il comparto ar` rappresentato da alcune pictigianale e
cole imprese edili e da altre ad esse col` collelegate. Servizi. Il centro abitato e
gato mediante autolinee agli altri centri
della provincia; dista da Sassari 74 km.
Dispone di medico, farmacia, scuola
dellobbligo e sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`:
2001 la popolazione contava 818 unita
maschi 412; femmine 406; famiglie 305.
La tendenza complessiva rivelava una
lieve diminuzione della popolazione,
con morti per anno 12 e nati 11; cancel-
76
pag. 82
Bottiglioni
struita nel 1860 sulle rovine dellantica
chiesa dellImmacolata. Ha un impianto a tre navate sulle quali si affacciano cinque cappelle laterali. La fac` ornata da una doppio timpano
ciata e
` abbellita da cornici che le conferied e
scono un aspetto rinascimentale. Allinterno sono conservati un magnifico
coro intagliato e un crocifisso di grande
` espressiva: risalgono enintensita
trambi al secolo XVI e sono stati salvati
dallantica chiesa scomparsa. Poco
fuori dallabitato sorge la chiesa della
Madonna degli Angeli accanto alla
quale nel 1640 fu costruito un convento
francescano, dal quale dipendeva laltro convento di monte Rasu e di cui non
` traccia alcuna. La chiesa risale
si ha piu
` di piccole dimenal secolo XVI ed e
sioni, ha limpianto a una sola navata e
la copertura in legno a capriate; nel
` stata ripetutamente
corso dei secoli e
ristrutturata. Il convento di monte
Rasu si trova in territorio di Bono (=),
allinterno di una tenuta conosciuta
come Fattoria Ginnasi: si tratta di quel
che resta del primo convento francescano in Sardegna, fondato prima del
1233, probabilmente da Giovanni Parenti discepolo di San Francesco, e rimasto in funzione fino al 1769. In seguito, dopo lo scioglimento degli ordini
religiosi, le strutture del convento e
lintero territorio furono ceduti al conte
` nel 1898 lo ceBeltrame, la cui societa
dette appunto a Innocenzo Ginnasi, un
emiliano che vi si stabil` con tutta la fa` la foresta e riadatto
`
miglia, rivitalizzo
` che rimaneva del convento trasforcio
` comandolo in abitazione privata; salvo
munque la chiesetta di San Francesco,
` sepolto. Anche B. dispone
nella quale e
di distese boschive che si prestano per
lescursionismo, mentre dalle sue cime
si godono vedute molto ampie sul Goceano, il Nuorese e il Sassarese.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In
77
pag. 83
Botto
` di Cagliari, ma nel
tere dellUniversita
`
1930 si trasfer` a Pavia, dove insegno
fino al 1937, quando fu chiamato dal` di Bologna a insegnare
lUniversita
Glottologia, cattedra che tenne fino al
` legato alla reda1957. Il suo nome e
zione dellAtlante linguistico-etnografico della Corsica, promosso dallUni` di Cagliari, cos` anche nella
versita
sua bibliografia (in specie quella riguardante la Sardegna) gli scritti di
linguistica si alternano con le ricerche
sulle tradizioni popolari: Saggio di fonetica sarda. Gli esiti di L (R.S) + cons e
di j nei dialetti di Sassari e della Gallura, di Nuoro e del Logudoro, 1919;
Leggende e tradizioni di Sardegna,
1922; Vita Sarda. Note di folklore, canti
e leggende, 1925 (ristampata nella se` del Novecento, a cura di
conda meta
Mario Atzori); Osservazioni etimologiche e lessicali, Athenaeum, IV, 1926;
La Sicilia, la Sardegna e la Corsica nel` dei popoli tirreni, Mediterralunita
nea, I, 1, 1927; Studi sardi, 1927; I
nomi del muflone e i riflessi indo-europei della radice m
u, muggito, ron` di Lettere
zio, Annali della Facolta
` di Cagliari, I,
della R. Universita
` lin1928; La romanizzazione nellunita
guistica sardo-corsa, in Sardegna romana, I, 1940; Il folklore sardo nei riferimenti e nelle analisi degli studiosi,
Lares, XXII, 1956.
Bouchier, Edmund Spencer Viaggiatore inglese (n. sec. XX). Agli inizi del
Novecento fece un viaggio in Sardegna
` per qualche tempo. Tore vi soggiorno
nato in patria scrisse un libro sullisola,
` in gran parte nozioni
utilizzando pero
attinte dallo Spano e dal Lamarmora:
Sardinia in ancient times, 1917.
78
pag. 84
Bovet
nonno materno, il marchese Cristoforo
Crespi di Valldaura, vicecancelliere
dAragona. I loro discendenti assunsero quindi il cognome di Bou Crespi,
a cominciare dal loro figlio Cristoforo
` dalla madre i marche nel 1730 eredito
chesati di Villacidro e di Palmas e le
baronie di Acquafredda, Nuraminis e
Monastir, un immenso complesso territoriale che comprendeva buona
parte della Sardegna centro-meridio` continuo
` a risiedere in
nale. Egli pero
Spagna e fece amministrare i feudi da
podatari. I suoi discendenti nel corso
del secolo sostennero costose liti col
fisco che avrebbe voluto sequestrare i
feudi; burrascosi furono anche i rapporti dei B.C. con i vassalli che non volevano pagare i tributi feudali. Ma a
conclusione di una delle loro numerose divergenze col fisco nel 1785 ottennero anche il marchesato di Musei;
continuarono a sfruttare il patrimonio
fino al 1838, quando la procedura del
riscatto fu finalmente conclusa. La famiglia sussiste tuttora in Spagna.
Bourgade, Franc
ois Semitista (prima
` sec. XIX-seconda meta
` sec. XIX).
meta
Aveva in carico la cappella imperiale
di San Luigi a Cartagine. Subito dopo
gli scavi compiuti dallo Spano a Thar` limportanza del
ros nel 1850, segnalo
ritrovamento di uniscrizione fenicia e
ne diede uninterpretazione, accolta
dallo Spano nel suo Bullettino Archeologico sardo. In seguito i due rimasero in corrispondenza e quando
` a Tunisi, dinel 1856 lo Spano si reco
vennero amici. I due articoli di B. sono
Lapide fenicia sarda e Nuova interpretazione della lapide fenicia di Tharros,
pubblicati nel Bullettino Archeologico sardo, rispettivamente nel I e
nel II, 1855 e 1856.
79
pag. 85
Boy
suoi studi sui sulfamidici, gli antistaminici e il curaro sintetico.
80
pag. 86
Braga
della Sardegna (Catalogna, fine sec.
XIII-Barcellona 1348). Gentiluomo catalano, prese parte alla spedizione in
Sardegna dellinfante Alfonso e alle
successive operazioni fino al 1326,
anno in cui fu nominato governatore generale della Sardegna. Dopo pochi
mesi fu richiamato a corte e nel 1331
nominato tesoriere reale. Nel 1340
prese parte alla conquista del Regno di
Majorca.
` e insegno
` in
Francesco Boyl Algherese, studio
Spagna, fu popolare predicatore a Madrid e poi
vescovo di Alghero nel 1653. Disegno di P. Ayres
per il Dizionario biografico degli uomini
illustri di Sardegna di Pasquale Tola
(1837-1838).
mica (n. sec. XX). Insegna presso lUni` Bocconi di Milano; negli anni
versita
Ottanta ha collaborato con Massimo
Guidetti alla stesura della Storia dei
Sardi e della Sardegna. Il suo saggio riguardava La forza della tradizione e i segni del cambiamento: la storia economica 1820-1940, in La storia dei Sardi e
della Sardegna, IV, 1990.
81
pag. 87
Bragaglia
volta a realizzare il suo progetto, tro`, delle nuove difficolta
`.
vando, pero
consigliere regionale (Sassari 1926-Cagliari 1973). Di formazione sardista, subito dopo la caduta del fascismo, tra il
1943 e il 1944, ader` alle posizioni separatiste di cui si faceva portatrice unala
del partito. Terminata la guerra si
` con i sardisti di Lussu e nel
schiero
1948 ader` al PSdAz Socialista e in seguito al PSI. Frattanto, conseguita la
laurea in Giurisprudenza, si era dedicato alla professione di avvocato, ma
senza trascurare limpegno politico e
sociale: sul finire degli anni Quaranta
prese parte alle lotte per loccupazione
delle terre nel Guspinese e nel marzo
1950 fu arrestato a Sa Zeppara. Fu eletto
` volte consigliere comunale di Capiu
gliari fino al 1965, quando divenne anche consigliere regionale per il suo partito. Nel 1967 fu assessore comunale
nella prima giunta De Magistris; poco
dopo si dimise per candidarsi alla Camera, ma non venne eletto. Fu invece
rieletto consigliere regionale per la VI
legislatura (1969-1974) e nel 1973 divenne assessore ai Trasporti, ma mor`
poco dopo, per unimprovvisa crisi cardiaca, nel 1973. Tra i suoi scritti principali: oltre ad articoli giornalistici (Monopolio, Il Solco, 1946; Il referendum
popolare. Una conquista dellautonomia, in LUnione sarda, 1957) da segnalare il saggio su I portuali di Cagliari.
Una pagina di storia del movimento operaio sardo, 1955.
82
pag. 88
Brancaccio
naia di pubblicazioni, alcune delle
quali conosciute e stimate a livello europeo, condirettore della prestigiosa rivista Foro Italiano, nel 1959 fu nominato giudice costituzionale. Fu anche
presidente della Corte dal 1969 al 1971.
Branca, Remo Artista e scrittore (Sassari 1897-Roma 1988). Per quanto nel
1921 si fosse laureato in Legge, i suoi
interessi si indirizzarono verso larte,
` di possedere non
campo in cui mostro
comuni doti. Contemporaneamente si
` in politica e nel giornalismo:
impegno
cattolico, fermo su posizioni antifasciste, nel 1923 assunse la direzione di Li`, il periodico della diocesi di Sasberta
sari. In seguito a una serie di sequestri
del giornale fu costretto a lasciare Sassari e a rifugiarsi a Iglesias; nella nuova
` allinsegnamento,
residenza si dedico
istitu` una Scuola darte decorativa e
` il Bollettino Bibliografico. Nel
fondo
1926 si trasfer` a Oristano, dove conti` a impegnarsi in seno alle organizzanuo
zioni cattoliche, ma nel 1931, nel corso
della crisi tra Vaticano e governo fascista, fu nuovamente assalito e picchiato
`e
dai fascisti. Tra il 1933 e il 1937 fondo
diresse la rivista La Lampada. Nel
1940 diresse lIstituto magistrale di
Nuoro, quindi quello di Novara. Di qui
si trasfer` a Roma, dove ader` al CLN,
sfuggendo a stento alle SS. Dopo la ca`,
duta del fascismo riprese le sue attivita
stabilendosi a Roma. Fu tra i primi a
intuire limportanza didattica del cinema e ne sostenne lutilizzazione nelle
`
scuole: ai problemi del cinema dedico
la Rivista del passo ridotto. Nel 1968
` la rivista Frontiera, a Cagliari
fondo
presso leditore Fossataro, attraverso la
` ad animare la vita cultuquale continuo
rale della Sardegna. Tra i suoi scritti:
Decentramento amministrativo, 1921;
Unanima di apostolo, 1923; Francesco
dAssisi, 1923; Due parroci scrittori, Pietro Casu e Giovanni Antonio Mura, Gio-
pag. 89
Brancaleone da Romana
Branci Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Cagliari, compreso nella curatoria del
` di VillaSigerro. Sorgeva in prossimita
massargia. Quando il giudicato di Ca` di esistere, nella divisione
gliari cesso
del 1258 il villaggio fu compreso nel
terzo assegnato ai Della Gherardesca,
che per insanabili contrasti familiari
poco tempo dopo procedettero a unaltra divisione. B. cos` fu compreso nella
parte toccata al ramo del conte Ugolino;
fu amministrato dai funzionari dei
nuovi signori con precisione fiscale,
ma la sua struttura sociale fu conservata e i suoi abitanti continuarono a
eleggere annualmente il majore e, nel
complesso, furono coinvolti nel processo di sviluppo di Iglesias. Il conte
Ugolino, che si era impadronito del potere a Pisa, fu assassinato, probabilmente col concorso dei cugini dellaltro
ramo, per cui nel 1289 i figli dichiararono guerra al Comune. La guerra fu
combattuta nei territori iglesienti e B.
fu investito dalle operazioni, sub` dei
danni e, dopo che i Della Gherardesca
` sotto il
furono sconfitti, dal 1295 passo
controllo diretto di Pisa, che lo fece amministrare da suoi funzionari. Con larrivo degli Aragonesi, nel 1323, il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro
`a
niae. Nel giro di pochi anni comincio
decadere e subito dopo la conquista
aragonese fu abbandonato dalla popolazione.
84
pag. 90
Brea
Considerazioni geografiche sulla descrizione della Sardegna di Strabone, Archivio storico sardo di Sassari, V, 1979;
La geografia della Sardegna in una carta
anonima seicentesca, in Atti del III Convegno internazionale di Studi colombiani, 1979; La fotografia aerea per la cartografia tematica e la geografia della Sardegna, 1980; I fattori geografici della distribuzione dei nuraghi nella Sardegna
nord-occidentale, in Atti della XXII Riunione scientifica dellIstituto italiano di
Preistoria e Protostoria nella Sardegna
centro-settentrionale, 1980; Il centro storico di Alghero. Un patrimonio artistico
da conservare (con Marina Sechi), Archivio storico sardo di Sassari, VIII,
1982; Le risorse idriche ci sono, bisogna
saperle utilizzare in Sardegna, in
Luomo e la pianura (a cura di Angela
Terrosu Asole), 1984; Sulle caratteristiche formali e tecniche di una carta anonima seicentesca della Sardegna in
Imago et censura mundi, 1985.
Brassetti, Margherita Serva di Dio (Cagliari 1877-Triora 1927). Figlia di un magistrato genovese, battezzata nella cattedrale di Cagliari con i nomi di Luigia,
Giuseppa, Teresa e Bonaria, prima comunione a Torino (1887) amministratale da don Bosco, studi magistrali. Ri` su consiglio dellarcivescovo di
nuncio
Genova al monastero, scegliendo di servire in case di privati. Visse evangelicamente, dedita al sociale e alla preghiera, sopportando umiliazioni e sofferenze.
Brassey, Thomas Lord inglese, imprenditore minerario (?, sec. XIX-Londra 1919). Nipote del fondatore delle
fortune della famiglia, imprenditore
` le quote del
minerario, nel 1893 rilevo
gruppo Henfrey che la Pertusola aveva
in Sardegna, e alcuni anni dopo anche
te
Anonyme de plomb
quelle della Socie
`re de Gennemari et Ingurtosu.
argentife
`e
Diede notevole impulso alle attivita
` a Ingurtosu la grande
nel 1900 inauguro
laveria che porta il suo nome.
Bray, M. Warwick Archeologo americano (n. sec. XX). Negli anni Sessanta
` interessato della cultura di Ozieri e
si e
del Neolitico recente in Sardegna, collaborando con David Trump. Tra i suoi
scritti: The Ozieri culture of Sardinia,
Rivista di Scienze preistoriche,
XVIII, 1-4, 1963; Sardinian Beakers, in
Proceedings of the Prehistoric society for
1964, XXX, 1964; Ozieri (con D.H.
Trump), voce in Dizionario di Archeologia, 1973.
85
pag. 91
Breglia Pulci Doria, Laura Numisma` alla ritica (n. Napoli 1912). Si dedico
cerca e allinsegnamento universitario.
Dal 1962 divenne presidente dellIstituto Italiano di Numismatica e, dal
1968 al 1982, professore ordinario di
Numismatica antica presso lUniver` di Roma. Si e
` imposta come stusita
diosa della monetazione della Magna
Grecia e dellImpero romano. Tra i
suoi scritti: Spunti di politica monetaria
romana in Sicilia e in Sardegna, Rendiconti dellAccademia di Napoli, XXIVXXV, 1952-54; La Sardegna arcaica tra
tradizioni euboiche ed attiche, in Nou` le
tude de la societe
velle contribution a
ennes, 1981.
et de la colonisation eube
Brenti e sanguni (campidanese stomaco di sangue) Piatto tipico. Si rial` antiche tradizioni del
laccia alle piu
mondo dei pastori. Molto simile a su
zurrette della Sardegna centrale, lo si
ottiene utilizzando lo stomaco di una
capra o di una pecora giovane. Dopo essere stato accuratamente lavato e ripulito viene riempito del sangue dellanimale non coagulato e di un soffritto di
cipolle, favette, pane sbriciolato, mentuccia e tre tipi di formaggio. Chiuso
` tigu) e lacon uno stecco di erica (su sta
sciato bollire in acqua salata per unora,
viene servito freddo tagliato a fette.
86
pag. 92
87
pag. 93
Briais
pisano. Il documento, originariamente
` un vero e proprio coscritto in latino, e
dice che sancisce diritti e doveri, individua le procedure con le quali regolare i rapporti tra le persone che lavorano nel porto e le operazioni relative a
` portuali. Fu tradotto in
tutte le attivita
italiano nel 1319 e successivamente in
sardo.
Briais Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria di Figulinas. Sorgeva non lontano da Ossi in
` Santu Miali. Agli inizi del selocalita
colo XIII, in seguito a un matrimonio,
` in possesso dei Malaspina.
passo
Quando si estinse la famiglia dei giudici
di Torres, essi lo inclusero nel loro piccolo stato mantenendo un buon rapporto con i vassalli, che conservarono
la loro autonomia. Con larrivo degli
Aragonesi nel 1323 i Malaspina prestarono omaggio feudale allinfante Al` a far parte del Refonso e cos` B. entro
gnum Sardiniae. La nuova situazione fu
di breve durata: infatti nel 1325 essi si
schierarono a fianco dei Doria che si
erano ribellati e presero a combattere
contro gli Aragonesi; nel 1330 il villaggio fu assalito dalle truppe di Raimondo Cardona e sub` gravi danni. Ne` a decagli anni che seguirono comincio
dere e a spopolarsi, ma rimase in possesso dei Malaspina fino al 1342, anno
in cui il marchese Giovanni, morendo
` in eredita
` con
senza eredi, lo lascio
tutto quanto possedeva a Pietro IV dAragona. I fratelli del defunto, irritati,
tentarono di resistere con le armi al re
e il villaggio cadde nel caos. Dopo alterne vicende B. fu sequestrato definitivamente ai Malaspina nel 1353; la sua
popolazione era ridotta a poche decine
di abitanti e nel corso dei decenni successivi, scoppiata la seconda guerra tra
Mariano IV e Pietro IV, divenne teatro
88
pag. 94
Brigaglia
Storia contemporanea presso la Fa` di Lettere dellUniversita
` di Sascolta
sari. Nel 1980 ha fondato con un gruppo
di colleghi i prestigiosi Quaderni sardi
di Storia, usciti sino al 1985. Ha diretto
il comitato scientifico che ha creato il
Museo della Brigata Sassari a Sassari.
89
pag. 95
Brigaglia
Sassari da Giolitti a Mussolini, 1979;
Emilio Lussu. Lettere a Carlo Rosselli e
` , 1979;
altri scritti di Giustizia e Liberta
Pastori e contadini di Sardegna di Maurice Le Lannou (tradotto e curato da M.
Brigaglia), 1979; La Brigata, il suo mito,
la sua storia, introduzione a Gli intrepidi
sardi della Brigata Sassari, di Leonardo
Motzo, 1980; La Brigata Sassari come
problema storiografico, in Storia della
Brigata Sassari, di Giuseppina Fois,
1981; Alcuni aspetti della storia mediterranea della Sardegna, in La Sardegna
nel mondo mediterraneo. Atti del primo
Convegno di studi geografico-storici,
1981; Il carattere di Tempio, in Tempio
` dellOttocento, di Manella seconda meta
rilena Bruschi Brandano, 1982; Il paesaggio agrario, in Le opere e i giorni. Contadini e pastori nella Sardegna tradizionale (a cura di Giulio Angioni e Francesco Manconi), 1982; Stato attuale della
ricerca sulla Sardegna dal primo dopoguerra allautonomia, in La ricerca storica sulla Sardegna, Archivio storico
sardo, XXXIII, 1983; Nuovi documenti
per una biografia asproniana (con Raimondo Turtas), in Atti del Convegno nazionale di studi su Giorgio Asproni,
Nuoro 1979, 1983; Quando si dice banditismo sardo, in Fenomenologia dei sequestri in Sardegna: ricerca svolta dallo United Nations Social Defense Research Institute. Rapporto storico-antropologico
ed economico-culturale, Quaderni
della giustizia, III, 23-24, 1983; Alghero:
la Catalogna come madre e come mito, in
I Catalani in Sardegna (a cura di Jordi
Carbonell e Francesco Manconi), 1984; I
giornali in Sardegna tra la fine dellOttocento e la prima guerra mondiale, in Amministrazioni locali e stampa in Emilia
Romagna 1889-1943, Convegno di Studi
Ferrara 1982, 1984; Paolo Dettori, voce in
Dizionario storico del movimento cattolico in Italia 1860-1980, III, 1984; La Sardegna e i suoi tristi tropici, in La ragione
90
pag. 96
Brigaglia
il Novecento. Atti del Convegno di Studi
per il centenario dellistituzione del Ginnasio statale G.M. Dettori, 1989; Nuova
` e antico malessere, Ichcriminalita
nusa, 24, 1989; Tutti i libri della Sardegna, 1989; Per una storia dellacqua in
Sardegna, in La Sardegna nel mondo
mediterraneo. Atti del III Convegno di
studi geografico-storici Sassari 1985, VI,
1990; Lo sguardo straniero. Ricercatori
in Sardegna negli anni della rinascita,
Quaderni bolotanesi, XVI, 1990; Alberto Lamarmora e la Sardegna, in Intel` in Sardegna tra restaulettuali e societa
` dItalia, I, 1991; Sassari
razione e lunita
e la sua memoria, in Sassari e la sua memoria: quali interventi nel centro storico?, 1990; Unisola di nome Sardegna
(con Salvatore Pirisinu), 1991; La storia
vista da lontano, in Diario del 43, di Aldo
Cesaraccio, 1992; Sassari figlia di Torres,
in Lo stemma del Comune di Sassari,
1992; G.M. Lei Spano e la questione
sarda, postfazione alla ristampa di La
questione sarda. Con dati originali,
1992; Libri e linotypes, in Cento anni di
Gallizzi: una tipografia sassarese tra due
secoli 1892-1992, 1992; Per una storia
della bonifica della Nurra. Le Carte
Ascione 1918-1948 (con Guido Melis), in
Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo.
` e di una minoranza
Storia di una citta
catalana in Italia (XV-XX sec.) (a cura di
Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994;
Emilio Lussu e il sardismo dellesilio, in
Emilio Lussu e il sardismo. Atti del Convegno di Cagliari 1991, 1994; Antonio Pigliaru e la sua rivista, in Gli anni di Ichnusa: la rivista di Antonio Pigliaru nella
Sardegna della Rinascita, di Salvatore
Tola, 1994; Gli Americani e le zanzare, in
Americani, comunisti e zanzare: il piano
di eradicazione della malaria in Sardegna tra scienza e politica negli anni della
guerra fredda (1946-1950), di Eugenia
Tognotti, 1995; La lezione di Giovanni
Lilliu, presentazione di Cultura e cul-
ture, di Giovanni Lilliu, 1995; Il problema dei poteri della Regione, in Uno
statuto per la Sardegna: atti del Convegno di studi (a cura di M. Brigaglia),
1995; La perdita del regno. Intellettuali e
` sarda tra Ottocostruzione dellidentita
cento e Novecento (con Luciano Marrocu), 1995; Storia della Sardegna (di autori vari, a cura di M. Brigaglia), 1995;
` negli anni del SardofaCultura e societa
scismo, in Il Sardofascismo tra politica,
cultura e economia, 1995; Tempio e il suo
volto (con Franco Fresi), 1996; Premessa
a Le inchieste parlamentari sulla Sardegna dellOttocento, 2 (a cura di M. Brigaglia), 1996; Un pezzo di storia della Sardegna autonomistica, in Li chiamavano i
Giovani Turchi, di Francesco Obinu,
1996; Le carte dArborea come romanzo
storico, in Le carte dArborea. Falsi e falsari nella Sardegna del XIX secolo (a
cura di Luciano Marrocu), 1997; La Sardegna tra Ottocento e Novecento, in In` in Italia tra
fanzia, educazione e societa
Ottocento e Novecento, 1997; Memorie del
confino in Sardegna, in I confinati antifascisti in Sardegna: 1926-1943, di Salvatore Pirastu, 1997; Banditi sardi e letteratura, in Banditi di Sardegna, di
`
Franco Fresi, 1998; La Sardegna dalleta
giolittiana al fascismo, in Le regioni dItalia. La Sardegna (a cura di Luigi Berlinguer e Antonello Mattone), 1998; La
` civile a Tempio in eta
` contemposocieta
ranea, in Salvatore Vico nel contesto sociale e religioso del Novecento Sardo (a
cura di Tonino Cabizzosu e Francesco
`,
Atzeni), 1998; Il ceto politico, in Le citta
` della
II vol. della collana Paesi e citta
Sardegna, 1999; La rivoluzione sulle
Bocche. Francesco Cilocco e Francesco
Sanna Corda giacobini in Gallura
(1802) (con Luciano Carta), 2003; Radio
brada, in Radio brada. 8 settembre 1943:
dalla Sardegna la prima voce dellItalia
libera (a cura di Romano Cannas), 2004;
Cronologia sarda 1894-2005 (a cura di
91
pag. 97
Brigaglia
Salvatore Tola, 2 voll. a continuazione
dellEffemeride sarda 238 a.C.-1893 di
Pietro Meloni Satta, 2 voll., edita dalla
Nuova Sardegna nel 2006); Dizionario
storico-geografico della Sardegna (con S.
Tola), I, 2006. Nel 1999 un gruppo di
amici ha pubblicato Manlio Brigaglia.
Cinquantanni di scrittura, bibliografia
a cura di Elisabetta Pilia.
` nel
nella 25 Divisione, si acquartiero
Veneto e nel luglio del 1915, entrata a
far parte dellXI Corpo darmata, fu
mandata al fronte sul Carso dove prese
parte alle prime battaglie dellIsonzo,
coprendosi di gloria al Bosco Cappuccio (estate 1915). Ben presto la fama del
valore dei sardi si diffuse e il corpo fu
impiegato nelle successive battaglie
alla Trincea dei Razzi e alla Trincea
delle Frasche (novembre 1915), la cui
conquista fu citata nel Bollettino del
Comando supremo come impresa degli
Intrepidi Sardi. Subito dopo una cir` chiunque
colare del comando autorizzo
militasse in altre formazioni di fanteria
a chiedere di essere trasferito alla B.S.
Nel marzo del 1916 la brigata ebbe una
prima pausa: la sua fama oramai era indiscussa e i suoi soldati presero allora a
essere individuati come i diavoli
rossi. Dal giugno del 1916 fu trasferita
sullaltipiano di Asiago e impegnata in
estenuanti, micidiali assalti alle trincee austriache fino al luglio del 1917
` con
quando il re motu proprio la decoro
la prima medaglia doro (alle terribili
` ispirato Un
esperienze di quei mesi e
anno sullAltipiano di Emilio Lussu).
Nellagosto del 1917 fu mandata sullaltipiano della Bainsizza fino allottobre.
Quando gli austriaci sfondarono a Caporetto, la brigata, impegnata in opera casa
zioni di contenimento, combatte
per casa a Codroipo e protesse la riti` il
rata delle altre truppe. Infine passo
Piave alla Nervesa. Nel gennaio 1918,
sempre sullaltipiano dei Sette Comuni,
la battaglia detta dei Tre
combatte
Monti (Col di Rosso, Col dEchele, Val` uno dei primi ritorni
bella), che segno
alla vittoria dellesercito italiano. Suc` sul Piave, impecessivamente si attesto
gnata in aspri scontri, e da quelle rive
fece il balzo finale a Vittorio Veneto. Subito dopo ricevette una seconda medaglia doro alle bandiere. Lesperienza
92
pag. 98
Brigida
della trincea serv` a far superare le
`
chiusure campanilistiche, le rivalita
` degli stessi
tradizionali e la diversita
dialetti facendo emergere i caratteri
comuni del popolo sardo e un forte
senso di appartenenza. Fu dalla condivisione dei comuni sacrifici e dallintenso rapporto tra gli ufficiali (specie
dei gradi inferiori, in genere giovani di
` o di paese avviati alle professioni
citta
liberali, non di rado fortemente politicizzati) e i soldati che nacque una sorta
di pedagogia di massa, che aveva al
centro i problemi della Sardegna e soprattutto la forte differenza fra le condizioni dellisola e quelle di altre regioni
dItalia, che i soldati avevano avuto
modo di vedere nel loro viaggio verso il
fronte e il soggiorno in zone progredite
come il Veneto. Nella B.S. militarono
circa 20 000 dei quasi 100 000 sardi chiamati alle armi, e quasi uguale propor` nel conto finale di caduti e fezione ce
riti. Ma lesperienza di chi era stato
nella B.S. fu comunicata per varie vie
non solo agli altri soldati ma anche alle
` di provenienza: nacque da
comunita
qui la grande rivendicaione regionalista che avrebbe preso corpo, a partire
dal 1920-21, nel Partito Sardo dAzione
(del quale non a caso il capitano Emilio Lussu, eroe leggendario della B.S.,
sarebbe stato il leader). La Brigata fu
citata quattro volte nel Bollettino del
Comando Supremo: il 15 novembre
1915 dopo la conquista della Trincea
delle Frasche e di quella dei Razzi; il
16 settembre 1917 dopo la battaglia sullaltipiano della Bainsizza; il 30 gennaio
1918 dopo la cosiddetta battaglia dei
` a fissare al 28
Tre Monti (che porto
gennaio la festa della B.S.); il 21 giugno
1918 dopo la battaglia di Losson, sulle
rive del Piave. Le motivazioni delle
due medaglie doro alla bandiera dei
due reggimenti dicono: Conquistando,
sul Carso, salde posizioni nemiche e for-
tissimi trinceramenti, detti delle Frasche e dei Razzi, che sotto nutrito fuoco
` a difesa; riconquistando, sulrafforzo
laltipiano dei Sette Comuni, posizioni
dalle nostri armi perdute a Monte Castelgomberto, a Monte Fior e Casera Zebio, sempre noncurante delle ingenti
perdite, diede ripetute prove di sublime audacia e di eroica fermezza (25
luglio-15 novembre 1915); Espressione
` della intrepurissima delle forti virtu
`
pida gente di Sardegna, diede il piu
largo tributo deroismo alla gloria dellesercito e alla causa della Patria, dovunque vi furono sacrifici da compiere
e sangue da versare.
93
pag. 99
Brionia
son; ebbe otto figli, fra i quali Santa Karin, per gli italiani Santa Caterina di
Svezia. Terziaria francescana, si pro` instancabilmente per i malati deldigo
lOspedale da lei fondato. Morto il marito (1344), il quale al ritorno da un pellegrinaggio a Santiago de Compostela si
era ritirato nellabbazia cistercense di
Alvastra, condusse una vita austera e
contemplativa, favorita da rivelazioni e
` lordine del Santo
doni mistici. Fondo
Salvatore (1363) con sessanta monache,
le brigidine, e venticinque uomini tra
preti, diaconi e suddiaconi, per un totale di ottantacinque persone: dodici
`
apostoli, settantadue discepoli, piu
Paolo. Fu badessa dei suoi monasteri
` da un monastero
doppi, formati cioe
femminile e da uno maschile. Rimpro` Clemente VI per lo stato di abbanvero
dono in cui versava Roma, mentregli
contro la
stava ad Avignone. Si batte
corruzione dei nobili, del clero e dei religiosi in generale. Mor` il 23 luglio 1373
rientrando da un pellegrinaggio a Gerusalemme. Traslata (1374) nel monastero
di Vadstena in Svezia. Canonizzata da
Bonifacio IX (1391). [ADRIANO VARGIU]
94
pag. 100
Brondo
che vissero operosamente e dei quali
` possibile ricostruire i legami genon e
nealogici. Nel corso del secolo XVI le
condizioni economiche della famiglia
migliorarono gradualmente e i B. raggiunsero una posizione economica di
` citdiscreto livello in seno alla societa
tadina. Alcuni di loro, come il padre
Agostino e Antonio, ricco mercante, furono personaggi di assoluto rilievo. Uno
di essi, Girolamo, fu eletto consigliere
di Cagliari nel 1578 e nel 1584 ottenne il
cavalierato ereditario; nel 1594 invest`
una parte dei suoi considerevoli capitali nellacquisto del feudo di Villacidro. Suo figlio Tommaso, che era riuscito a combinare un brillante matrimonio con Caterina Ruecas figlia del tesoriere generale del regno, nel 1604 ot`;
tenne il riconoscimento della nobilta
` con Anlascesa della famiglia continuo
tonio, figlio di Tommaso. Egli fu creato
conte di Serramanna nel 1613 e sposata
Elena Gualbes, erede del vastissimo patrimonio degli Aragall Bellit, acquis` il
marchesato di Palmas, le baronie di Acquafredda, Gioiosaguardia, Monastir e
Nuraminis, che un` al suo grande feudo
di Villacidro; nel 1627 ottenne il titolo
di marchese di Villacidro. Nel 1629, in` la signoria della Planarfine, acquisto
gia; al culmine della potenza, la famiglia ebbe un tracollo politico quando fu
coinvolta nelle vicende legate alla con Camarassa, cui si
giura contro il vicere
aggiunsero le vicende connesse allinfelice matrimonio del marchese Felice
con Giovanna Crespi di Valldaura, che
fin` in una clamorosa separazione. La
famiglia si estinse nel 1679 con un Ago` erede del grande patristino, che lascio
monio sua nipote Maria Ludovica.
` in Teologia presso
lia, dove si laureo
` di Pisa. Tornato in SardelUniversita
gna divenne commissario generale del` con impegno agli
lordine e si dedico
` due opere sulla storia
studi. Pubblico
dellordine dei Mercedari e sul convento di Bonaria: Historia y milagros de
N. Sen
ora de Buenayre de la Ciudad de
Caller, de la isla de Cerden
a, de la Orden
de Nuestra Sen
ora de la Merced, redempcion de captivos christianos, Cagliari,
1595; e Recopilaciones de las indulgencias, gracias, perdones e staciones, remissiones de pecados y thesoros celestiales
que los summos pontifices concedieron a
todos los cofradres de la cofadria de Nuestra Sen
ora de la Merced, Cagliari, 1604.
95
pag. 101
Brondo
suo padre il feudo di famiglia che gli fu
` per svimolto caro. Infatti si adopero
lupparvi lagricoltura, introducendovi
lagrumicoltura; inoltre vi costitu` un
convento di Mercedari. Nel 1613 ebbe
il titolo di conte di Serramanna e,
avendo sposato Elena Gualbes dalla
quale aveva avuto anche limmenso patrimonio degli Aragall Bellit, nel 1627
ottenne il titolo di marchese di Villacidro. La sua sete di feudi non sembrava
aver limiti, e nel 1629 ottenne in allodio
anche la signoria della Planargia, della
` dietro pagaquale il governo si libero
mento di una ingente somma. Per dare
` alla posizione raggiunta, avvio
`
visibilita
la ristrutturazione del palazzo dove abitava, situato allinizio di via dei Genovesi e contiguo al complesso costituito
dalla porta e dalla torre dellAquila (attualmente con ingresso in Piazzetta Lamarmora, dietro il Palazzo Boyl). Si avvalse dellopera di valenti artigiani, ma
` al solo
per mancanza di fondi si fermo
portone, che abbell` con colonne e un
fastigio che racchiude lo stemma dei
B.; labbellimento contrasta col resto
della costruzione, schematico e di una
` quasi povera a tal punto che
semplicita
la fantasia popolare ancor oggi lo definisce portone senza palazzo.
` , si lascio
`
sua nipote. Poco dopo, pero
` alcoinvolgere nella congiura che porto
Camarassa, ritelassassinio del vicere
nuto responsabile delluccisione di
Agostino Castelv`. Fu bandito e condannato a morte; dovette fuggire con gli altri congiurati, ma nel 1671 convinto a
rientrare in Sardegna appena sbarcato allIsola Rossa fu ucciso a tradimento da Giacomo Alivesi.
96
pag. 102
Bronzetti nuragici
` svilupnato del bronzo in una societa
pata economicamente e socialmente.
I b.n. sono stati trovati in tutto il territorio della Sardegna, con una maggiore
concentrazione nelle attuali province
` dimostredi Nuoro e dellOgliastra: cio
rebbe lesistenza di numerose botteghe
di produzione, sorrette da una forte domanda di queste statuette che servivano come ex voto nei pozzi sacri, nei
templi e nelle caverne; venivano anche
utilizzati sempre con valenza sacra
in nuraghi o edifici civili; e alcuni, infine, sono stati ritrovati in Tombe di giganti. Per la loro fabbricazione le botteghe utilizzavano tecniche fusorie di alto
livello, che documentano la notevole
evoluzione della metallurgia nuragica;
` ottela maggior parte delle statuine e
nuta a getto con la tecnica della fusione
a cera persa; ogni pezzo denota origi` e grande creativita
` . Nella loro vanalita
` i soggetti ci permettono di indivirieta
duare una ricca gamma di temi figurativi che funzionano anche come indizi
dellorganizzazione sociale e dello svol-
97
pag. 103
Brook Lindsay
` lipotesi che i b.n. fosBissing avanzo
sero databili in un arco di tempo che va
dal 1500 al 600 a.C., polemizzando con
lAlbizzati che invece li ascriveva al secolo VI a.C. Negli anni successivi il dibattito sulla cronologia dei b.n. prosegu`, arricchendosi del tema della loro
grande valenza estetica (primo ad affermarla fu Raffaello Delogu nel 1932). Di
fondamentale importanza per la loro
datazione e per la loro interpretazione
estetica furono gli studi di Giovanni Lil` , con Gennaro Peliu, che nel 1949 curo
sce, la mostra dei b.n. sardi a Venezia, in
occasione della quale propose la classificazione delle statuette secondo criteri
estetici in una prospettiva di arte anticlassica che confermava la loro origina` . I b.n. furono in seguito studiati da
lita
Christian Zervos; ancora Giovanni Lil` nel 1966 il suo Sculture
liu pubblico
` essere
della Sardegna nuragica, che puo
considerato la summa dellargomento.
98
pag. 104
Brown
M.M. Costa); Genealogia degli Empuries
(con M.M. Costa); Genealogie dei Torroja,
Palau e Rocabert` (con M.M. Costa); Genealogia dei Narbona giudici dArborea
(con Anna Maria Oliva); Genealogia dei
Tinieres (con A.M. Oliva); Genealogie
della casa di Hohenstaufen (con A.M.
Oliva).
Brotzu, Giuseppe Scienziato, uomo politico (Cagliari 1895-ivi 1976). Consigliere regionale, presidente della Regione sarda. Dopo la laurea in Medicina, nel 1925 consegu` la libera docenza in Igiene e nel 1928 quella in microbiologia. Dal 1932 divenne professore di Microbiologia presso lUniver` di Cagliari, della quale fu rettore
sita
dal 1936 al 1944, contribuendo allistitu` di Magistero e di Inzione delle Facolta
gegneria mineraria. Durante la guerra
` le Facolta
` salvandone lattrezdecentro
zatura scientifica. Nel 1945 scopr` la cefalosporina, una grande famiglia di antibiotici dotata di un ampio spettro dazione, e a partire dal 1946 fece parte
dello staff medico che diresse la grande
campagna per leradicazione della malaria (=) in Sardegna (1946-1950). In` politica alla ritensa fu la sua attivita
presa della vita democratica: dal 1945
al 1949 fece parte della Consulta regionale come consultore tecnico; eletto
consigliere regionale fu assessore allI-
giene dal 1949 al 1954 nella giunta Crespellani e dal 1954 al 1955 nella giunta
di Alfredo Corrias; nello stesso anno divenne presidente della Regione; tenne
lincarico fino al 1958. Fu sindaco di Cagliari dal 1961 al 1967. Tra i suoi scritti:
La malaria nel comune di Cagliari, 1922;
Osservazioni e ricerche sullendemia tipica in Cagliari, Igiene moderna,
1923; La malaria nella storia della Sardegna, LUnione sarda, 1933; La Sardegna, 1954; Otto anni di autonomia: concrete conquiste, LUnione sarda, 1957.
Brown, Peter John Antropologo medico (n. Santa Monica 1951). Ha inse` di Parigi,
gnato presso le Universita
New York e Berkeley. Nel 1976 giunse
in Sardegna per condurvi una ricerca
sulla malaria e si stabil` a Bosa. Durante il suo soggiorno isolano non si li` a studiare la malaria, ma estese il
mito
suo interesse anche ad altre malattie
storiche della Sardegna. Attual` direttore del dipartimento di
mente e
Antropologia presso la Emory University di Atlanta. Tra i suoi scritti: Cultural adaptations to endemic malaria in
Sardinia, Medical Anthropology,
1981; New consideration on Distribution
of Malaria, Thalassemia and Glucose 6
Phosphate Deydrogenase Deficiency in
99
pag. 105
Brown
Sardinia, Human Biology, 53, 1981;
Demographic and socioeconomic effects
of Disease Control. The case of Malaria
Eradication in Sardinia, Medical Anthropology, 7, 1983; Malaria in Nuragic,
Punic and Roman Sardinia: some hypotheses, in Studies in Sardinian Archaeology, I, 1984; Malaria, miseria e antropologia medica, Quaderni bolotanesi,
XVI, 1990.
100
pag. 106
Brunelli
tradizioni sarde, 1869; Lalcaide di Longone, racconto storico, 1870; Cagliari
antica e Cagliari moderna, 1871; La
nave impietrita in Ricordo dellesposizione di Cagliari del febbraio 1871, 1871;
La rotta di Macomer, racconto, 1872;
Adelasia di Torres, racconto, 1872; Il fantasma bianco; Serafino Caput; In procinto di pigliar moglie, macchietta, tutti
e tre inRivista Sarda, II, 1875; Bozzetti
storici intorno allepoca romana in Sardegna, 1875; Picco Balistreri, racconto,
1875; Una congiura in Cagliari, racconto, 1876; Olimpia, 1876; Il castello dellAcquafredda. Gli Aragonesi e i Doria al
Vasco del Tordo. Villacidro. A zonzo per la
campagna, 1878; Marino e Nerino, 1878;
Il primo dei giudici racconto, 1880; Daniele, racconto, 1881; Commemorazione
del senatore Giovanni Siotto Pintor, 1882;
Lucrezia Montanina, racconto, 1882; Natalia scene della vita del contado, 1884;
Fra le spire di un serpente scene della
vita cittadina, 1884; Tocchi in penna,
1884; La fine di un romanzo, 1885; Santa
Barbara, 1885; Le nozze di Vitaliana,
1885; Il monumento ai Sardi caduti combattendo pel Risorgimento italiano, 1886;
Di palo in frasca, 1887; Ricordi storici di
Gaetano Cadeddu e dei suoi tempi, 1887;
Primo maggio, LUnione sarda, 1890;
Ricordi di Enrico Lai, 1892; Introduzione
allo studio della Sardegna dal 1720 al
1848, Vita sarda, 1892; Il romanzo
duna montanina, 1893.
101
pag. 107
Brunengo
3, 1920; Giovanni Barcels e Giovanni Figuera, LArte, XXIII, 6, 1920; Note
sarde. Liscrizione di Saccargia. Una tavola sarda nella Pinacoteca di Torino,
Bollettino dArte, XXVII, 1933; Vicende artistiche della Sardegna medioevale e moderna, LUnione sarda,
1936.
102
pag. 108
Bruno
103
pag. 109
Bruno
gna poetica, I, 13, 1947; Alliris di Gennaio, Sardegna poetica, III, 6, 1949.
104
pag. 110
Brusco Onnis
zioni sul porto di Torres, pubblicato a
Sassari nel 1875.
105
pag. 111
BSE
` con Maurizio Quanianesimo, e lavoro
` itadrio nella redazione de LUnita
liana di cui nel 1861 divenne condirettore. Prese parte alla spedizione dei
Mille, ma a un certo punto non volle
` seguire Garibaldi: ne nacque una
piu
` dal Gelunga polemica che lo allontano
nerale. Rimase legato alle concezioni
di lotta politica rivoluzionaria anche
dopo la morte del Mazzini (anche lui
aveva avuto momenti difficili per il suo
radicalismo antimonarchico) e del Quadrio. Tra i suoi scritti: Fiori di maggio,
versi, 1845; Risorgimento, canto, 1847;
Lisola di Cuba e la Sardegna, Gazzetta
popolare, V, 1854; Il libro speciale del
parlamento, Gazzetta popolare, V,
1854; Le autonomie locali, LOsservatore, 1857; La Sardegna e il conte di Cavour, I popoli uniti, 1860; Un processo
al governo, I popoli uniti, 1860; Storia
della casa gesuita di San Michele in Cagliari, Il Nazionale. Un processo al Go` una appasverno, pubblicato nel 1860, e
sionata recensione de Il Governo e i Comuni di G.B. Tuveri.
106
pag. 112
Bubastis
riccamente di suppellettili e libri. Nel
1831 seppe fronteggiare unimminente
carestia acquistando il grano giunto
dal continente e rivendendolo a prezzo
di costo. Interessato anche alla crescita
sociale dei suoi amministrati, si preoc` di promuovere una serie di opere
cupo
pubbliche che creassero occasioni di
lavoro, come la grande strada che collega Oristano a Torregrande. Promosse
` di Nuoro, Tempio e
lelevazione a citta
` della Chiesa
Ozieri e difese le immunita
dopo labolizione dei feudi. Nel 1836 ri` il trasferimento a Cagliari. Tra i
fiuto
suoi scritti, le Lettere pastorali al clero
ed al popolo delle diocesi dOristano e di
Nuoro, 1828-1839. [MASSIMILIANO VIDILI]
miglia dei giudici di Torres, essi lo inclusero nel loro piccolo stato, intrattenendo un buon rapporto con i propri
vassalli che conservarono la loro autonomia. Con larrivo degli Aragonesi nel
1323 i nuovi signori prestarono omaggio
feudale allinfante Alfonso e cos` B. en` a far parte del Regnum Sardiniae. La
tro
` , fu di breve durata; infatti,
cosa, pero
seguendo i Doria ribelli, nel 1325 si
schierarono al loro fianco e combatterono contro gli Aragonesi. Il villaggio
divenne una delle sedi della loro resistenza; nel 1330 fu assalito dalle truppe
di Raimondo Cardona e sub` gravi
danni. Negli anni che seguirono comin` a decadere e a spopolarsi, ma ricio
mase in possesso dei Malaspina fino al
1342, anno in cui il marchese Giovanni,
` in eremorendo senza eredi, lo lascio
` con tutto quanto possedeva a Pietro
dita
IV dAragona. I fratelli del defunto, irritati, tentarono di resistere con le armi
al re e il villaggio cadde nel caos. Dopo
alterne vicende B. fu sequestrato definitivamente ai Malaspina nel 1353; la
sua popolazione era ridotta a poche decine di abitanti e nel corso dei decenni
successivi, scoppiata la seconda guerra
tra Mariano IV e Pietro IV, B., divenuta
` comteatro delle operazioni, si spopolo
pletamente e scomparve.
Bualis Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria di
Montes. Sorgeva nelle campagne di
` Bainzolu. Agli inizi del
Osilo in localita
secolo XIII, in conseguenza di un fortunato matrimonio, il villaggio fu inserito
fra i territori che passarono in possesso
dei Malaspina. Quando si estinse la fa-
` egizia
Romani chiamavano la divinita
Bastet, dallomonimo centro del culto
della dea che sorgeva nel medio delta
` del panorientale del Nilo. Divinita
theon isiaco, era la protettrice delle
partorienti. Era rappresentata con le
sembianze di gatta oppure con il corpo
di donna e la testa felina. Il suo culto in
` testimoniato da unara ciSardegna e
lindrica in marmo bianco (datata al 35
d.C. dalliscrizione che presenta la coppia consolare in carica) rinvenuta a
Turris Lybisonis che riporta il nome di
C(aius) Cuspius Felix, indicato come sa-
107
pag. 113
Bucarelli
cerdote della dea. Il ricco apparato decorativo dellara richiama anche Iside
e il fratello-sposo Osiride tramite due
oggetti utilizzati nelle loro cerimonie
pubbliche, il sistro (strumento musicale
costituito da unimpugnatura sulla
quale si innesta un telaio curvato a U
capovolta e attraversato da tre o quattro
sbarrette scorrevoli) e la s`tula (secchio
metallico con fondo solitamente emisferico usato per contenere lacqua lustrale o il latte); limpianto ornamen` completato da una ghirtale dellara e
landa divisa in quattro festoni da due
`i e da due fiaccole. La difserpenti ure
` in generale
fusione del culto di B. e piu
` rodei culti egizi in Sardegna in eta
` stata messa in relazione con larmana e
rivo nellisola di soldati egizi fedeli ad
Antonio e Cleopatra sconfitti durante la
battaglia di Azio nel 31 a.C. [ALBERTO GA-
VINI]
Bucarelli, Paola Studiosa di storia dellarte (n. Napoli 1938). Sorella di Alessandro, laureata a Cagliari nel 1963, ha
insegnato per molti anni storia dellarte
in diversi istituti di istruzione seconda-
108
pag. 114
Budduso`
`
Lerno, nei pressi di Pattada. Il paese e
attraversato dalla statale 389, che collega Ozieri con Monti, e che in questo
punto si dirama con un altro braccio
che, piegando verso sud, raggiunge
Bitti e quindi Nuoro.
& STORIA Il centro attuale e
` di origine
medioevale, apparteneva al giudicato
di Torres ed era incluso nella curatoria
di Montacuto. Dopo lestinzione della
famiglia giudicale di Torres, B. e tutto
il Montacuto furono contesi tra i Doria,
gli Arborea e i Visconti; alla fine del secolo XIII il territorio era presidiato da
truppe arborensi che, avendo conquistato il castello di Montacuto, sembrava
dovessero arrivare a controllare lin`
tera curatoria. La situazione muto
quando i Doria, sfruttando il bisogno
che Giacomo II dAragona aveva di trovare alleati per limminente conquista
della Sardegna, nel 1308 si dichiararono vassalli del re e ne ottennero linvestitura. Gli Arborea, anche loro alleati del re, presero atto della nuova situazione ma non rinunciarono alle pro` nel
prie rivendicazioni. Quando pero
1325 i Doria si ribellarono ai loro alleati, il giudice dArborea fece nuovamente occupare il villaggio dalle sue
truppe e lo fece annettere formalmente
al Regno di Sardegna. Negli anni che
seguirono lesercito giudicale e quello
dei Doria continuarono a combattersi
aspramente nellintento di avere il sopravvento luno sullaltro e nel 1339 il
villaggio fu compreso nei territori che
il re dAragona concesse in feudo a Giovanni dArborea, suo fedele alleato e
considerato persona capace di porre
fine al conflitto. Ma Mariano IV, una
volta divenuto giudice, pretese che il
fratello gli prestasse lobbedienza feu` , avendo ottenuto il
dale; Giovanni pero
` e fu per queMontacuto dal re, si rifiuto
sto fatto arrestare. Negli anni che seguirono, scoppiata la guerra tra Mariano
IV e Pietro IV, B. sub` continue devasta` spopolandosi e fu oczioni per cui ando
cupato dalle truppe arborensi, che vi
stanziarono fino alla fine della guerra.
Nel 1410 il villaggio, per quanto semispopolato, cadde in mano del visconte
` ai
di Narbona che solo nel 1420 rinuncio
propri diritti. Nel 1421 fu incluso con
tutto il Montacuto nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles. Il rapporto
con i nuovi signori non fu dei migliori: i
suoi abitanti nel 1458 si ribellarono per esasperati dal peso dei tributi ma
che
non riuscirono a modificare la loro si` del setuazione. Nella seconda meta
colo i Centelles inclusero B. nellincontrada del Montacuto e il villaggio fu amministrato da un regidor residente a
Ozieri e coadiuvato da una burocrazia
di funzionari baronali. I Centelles si
estinsero nel 1569 e, dopo una lite ere` fino al 1591, il villaggio
ditaria che duro
` ai Borgia; negli anni nei quali
passo
pendette la lite il feudo fu sequestrato
e per alcuni anni fu amministrato da
funzionari reali. Con i Borgia le condi` non mutarono e,
zioni della comunita
`
anzi, nel corso del Seicento si verifico
un aumento del potere del feudatario
` a controllare direttamente
che arrivo
lelezione del majore esautorando com` e nellamminipletamente la comunita
` ai rappresentanti
strazione si appoggio
di alcune famiglie di notabili locali che
gestivano il potere in modo sostanzial` era
mente clientelare e ingiusto. Cio
nel corso del sestato possibile perche
colo erano state create per lesazione
dei tributi le liste feudali dei contribuenti, calcolate in base al loro reddito;
la gestione di queste liste comportava
non solo la determinazione del carico
fiscale per ciascuno ma anche lindividuazione delle categorie degli esenti.
In genere gli esenti erano proprio i notabili locali che finirono per formare
delle elite vassallatiche legate al feuda-
109
pag. 115
Budduso`
tario. Quando, nel 1740, i Borgia si estinsero, il villaggio aveva 1300 abitanti ed
esprimeva un profondo bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. La sua
struttura sociale si andava modifi` produttive
cando, le crescenti attivita
ne aumentavano notevolmente il benessere e i suoi abitanti avevano iniziato a sfruttare il vasto altipiano compreso nel territorio comunale impiantandovi fiorenti aziende per lallevamento del bestiame. Dopo una lunga serie di vicende ereditarie, nel 1767 il villaggio fu incluso nel ducato del Monta` a Maria Giuseppa Picuto che tocco
mentel erede dei Borgia e moglie di
Pietro Tellez Giron. B. non ebbe, come
molti altri villaggi del Montacuto, un
rapporto facile con i nuovi feudatari
che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a funzionari senza scru` aperpoli, cos` tra il 1774 e il 1785 rifiuto
tamente di pagare i tributi e nel 1795
prese parte ai moti antifeudali. Nel
1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Ozieri e nel 1843 chiuse il tempestoso rapporto con i suoi feudatari. Per
questo periodo abbiamo la testimo` situato in
nianza di Vittorio Angius: E
un altipiano, che verso mezzod` termina in scoscesi dirupi di granito,
quindi in esposizione a tutti i venti. Il
` di 460, divise da
numero delle case e
varie strade irregolari. Si esercitano da
pochi le arti necessarie. Le donne sono
attive nel tessere panno forese [orbace]
e tele. Provveduto ai proprii bisogni
vendono il restante. I telai sono circa
400. Convengono alla scuola normale
40 fanciulli. Si celebrano allanno matrimonii 20, nascono 75, muojono 60. Il
numero delle anime (anno 1833) era di
` fred2200, delle famiglie 450. Il clima e
duccio per la molta elevazione del territorio. Sentesi nellabitato alquanta
` per la sua situazione alle falde
umidita
di una estesa collina. Vi piove con qual-
110
pag. 116
Budduso`
Lerno, e nelle balze dei salti de Giossu.
Abolite nel 1848 le province fu incluso
nella divisione amministrativa di Sassari, allinterno della quale rimase fino
` a far parte della
al 1859, quando entro
omonima provincia; nei decenni successivi i suoi interessi hanno iniziato a
gravitare sulla rinascente Olbia e la sua
agricoltura; hanno avuto grosso incre` connesse
mento soprattutto le attivita
alla raccolta del sughero e allestrazione del granito. Contemporanea` cremente anche la sua popolazione e
sciuta: agli inizi del Novecento sfiorava
`. Nel secondo dopoguerra
le 5000 unita
` aumentata ancora arla popolazione e
` ; nel
rivando a superare le 7000 unita
1958 una parte del suo vastissimo territorio comunale fu staccata e compresa
in quello di Olbia. Negli anni successivi
` anche B. ha visto diminuire rapipero
damente la popolazione a causa del fenomeno dellemigrazione.
& ECONOMIA B. ha uneconomia basata
soprattutto sullallevamento, che qualche anno fa annoverava un patrimonio
di circa 40 000 capi ovini, 5000 bovini e
oltre 3000 caprini. Negli ultimi decenni
ha avuto un incremento imponente lo
sfruttamento delle cave di granito, con
esportazione in tutte le parti del
` un settore che sta conoscendo
mondo; e
ultimamente un periodo di crisi ma rimane fondamentale per leconomia locale. A questo si collega il commercio
della legna da ardere, che i camion destinati allesportazione del granito trasportano Palla penisola anche per non
fare il viaggio di ritorno a vuoto: da B.
partono poi altri mezzi minori che la distribuiscono in tutta lisola. Alcune
quote di reddito vengono dalla raccolta
del sughero. Il paese ha anche una vocazione turistica, che sta coltivando
grazie alla presenza di un albergo con
50 posti letto e 2 agriturismi con 28 posti
letto. Artigianato. In passato era molto
` Il granito ha rappresentato
Budduso
soprattutto nel corso del Novecento una
notevole risorsa economica.
&
111
pag. 117
Budduso`
esercizi pubblici 55; esercizi allingrosso 6; esercizi al dettaglio 139; ambulanti 218. Tra gli indicatori sociali: occupati 1733; disoccupati 256; inoccupati 260; laureati 77; diplomati 453; con
licenza media 1738; con licenza elementare 2286; analfabeti 211; automezzi circolanti 2651; abbonamenti TV 2057.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` particolarterritorio, molto esteso, e
mente ricco di nuraghi (Curtu, Domighedda, Domo e Porcos, Eligannele,
Errere, Isarita, Iselle, La Corona,
Loelle, Lorica, Ludurru, Lu Nuraghe,
Monte Ladu, Nullu, Ololvica, Ozastru,
Pedrosu, Selcia, Punta Su Nuraghe,
Ruju, SAbila, Sa Ena, Sa Menta, Santu
Tomeu, Sauccu, Seau, Solteni, Sos Li, Ziu Caralu), di dozos, Teltoro, Torroile
mus de janas (Checche, Iselle, Ludurru,
Molino, Nullu, Ozastru), di Tombe di gi` , Ianna de su Saccu, Iselle,
ganti (Biralo
Loelle). Vi sono inoltre la grotta di Contracalpida, la fonte nuragica di Sos Muros, i dolmen di Stiddi e Sos Monumen` romana distribuiti in
tos e ruderi di eta
` . Di particolare impordiverse localita
tanza archeologica sono alcuni siti posti
sullaltipiano, primo fra tutti il complesso di Loelle. Situato a qualche chi` costituito da un
lometro dallabitato, e
` piani la cui
nuraghe polilobato a piu
` in buono stato di
struttura imponente e
conservazione; la torre centrale conserva un grande ambiente interno e
una scala che porta ai piani superiori.
` circondato da un villaggio
Il nuraghe e
nuragico costituito da capanne circolari, ancora inesplorato, da alcune
Tombe di giganti molto danneggiate poste a circa 200 m di distanza e, accanto a
queste ultime, da un dolmen. Sempre
sullaltipiano, lungo la strada per Bitti,
` il complesso di Teltoro, costituito da
e
un nuraghe molto danneggiato nei cui
`
pressi affiorano resti consistenti di eta
romana, in particolare quelli di una
112
pag. 118
Budduso`
in granito, vi si affacciano le tipiche
case in granito a vista e qualche pretenzioso palazzotto ottocentesco di una
certa eleganza. Nel centro storico sorge
la chiesa di SantAnastasia, parrocchiale di impianto molto antico che nel
` degradando. Per
corso dei secoli ando
porre rimedio alla situazione, a partire
` dellOttocento e
`
dalla seconda meta
stata radicalmente ristrutturata e attualmente presenta un impianto a
croce latina di una qualche eleganza.
` costruita in conci di graLa facciata e
nito, coronata da un timpano e da una
grande croce; nellinterno sono conservati alcuni quadri di Gerolamo Ruffino,
pittore napoletano del Settecento, dipinti nel 1754. Poco distante sorge il
campanile a canna quadrata coronato
da una cuspide. Altre chiese del centro
storico sono quella di San Quirico, costruita nel 1651 da un sacerdote di Alghero in adempimento di un voto fatto
per essere scampato a una tempesta.
Ledificio ha una navata completata
dallabside semicircolare e coperta da
una cupola, da una serie di cappelle laterali e da una cantoria dalla struttura
` stato spesso rimain legno. Ledificio e
neggiato nel corso dei secoli e custodisce un altare ligneo policromo, riccamente intagliato e dotato di nicchie risalente al secolo XVIII, un pulpito in
legno con un confessionale risalente
allo stesso periodo, statue lignee e alcune tele attribuite a Gerolamo Ruffino. La chiesa di SantAmbrogio, costruita in conci di granito nel secolo
` situata oggi alla periferia delXVIII, e
labitato. Ha un impianto a una sola navata e nel corso dei secoli ha sub`to al`
cune ristrutturazioni. La facciata e
completata da un campaniletto a vela e
i muri perimetrali sono accompagnati
`
da contrafforti. Lungo la strada per Ala
dei Sardi sorge la chiesa campestre di
Santa Reparata, edificio risalente alla
113
pag. 119
Budelli
altri capi di bestiame se pastore); la
donna doveva invece provvedere allarredamento della casa. In caso di matrimonio tra persone facoltose il padre
dello sposo era tenuto a corrispondere
un capitale o un certo numero di capi di
bestiame, il padre della sposa a garantire il vitto ai due giovani coniugi per
`
tre anni. Di tutte queste usanze si e
persa memoria. Attualmente alcune
tradizioni vengono conservate nelle feste popolari, in particolare quella di
Santa Reparata che si svolge la prima
domenica di settembre e il successivo
luned` presso lomonima chiesetta;
` allestita da quattro subrastantes
essa e
che hanno il compito di raccogliere i
fondi necessari per organizzare la festa
e il grande banchetto finale da offrire a
` a base di
tutti i partecipanti. Il pasto e
carne di vacca con minestra cucinata in
`
enormi calderoni. Lorganizzazione e
piuttosto grandiosa: possono partecipare al banchetto fino a tre-quattromila
persone.
Budoni Comune della provincia di Olbia-Tempio, compreso nella X Comu` montana, con 4310 abitanti (al
nita
2004), posto a 16 m sul livello del mare,
collocato in un una sottile fascia pianeggiante occupata in parte da stagni
114
pag. 120
Budoni
che si trova tra le colline della costa
orientale, nella zona tra Posada e San
Teodoro, e il mar Tirreno. Regione storica: Posada. Diocesi di Nuoro.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 55,90 km 2 : ha la forma
grosso modo trapezoidale e confina a
nord con San Teodoro, a est col mare, a
`. La
sud con Posada, a ovest con Torpe
regione, per lungo tempo disabitata, si
` andata lentamente popolando per
e
`
lafflusso di pastori venuti da Budduso
e dalla Gallura per sfruttare i pascoli
del retroterra collinare, i quali hanno
dato vita a un tipo di insediamento
` costituito ancora oggi da
sparso che e
una miriade di frazioni; solo in seguito
` apparso evidente che le maggiori pose
` di sviluppo potevano venire
sibilita
dalla fascia costiera, caratterizzata da
alcune spiagge alternate a tratti di sco` affascinante
gliera e resa ancora piu
dagli stagni formati dal rio B. nel suo
tratto terminale. La principale via di
` costituita dalla veccomunicazione e
chia statale 125 Orientale sarda, cui si
` aggiunta di recente la superstrada Abe
basanta-Nuoro-Olbia; una serie di vie
minori e interne assicurano il collega`
mento con le frazioni e con le localita
del litorale.
& STORIA Lattuale centro ha origini
` costituito a cavallo
molto recenti: si e
tra Ottocento e Novecento, a mano a
mano che veniva popolato da pastori
provenienti dalle zone interne alla ricerca di pascoli. Essi costituirono in un
primo tempo degli insediamenti sparsi,
sul tipo dello stazzo gallurese, che poi in
molti casi sono cresciuti sino a divenire
le attuali frazioni, alcune delle quali
collocate a nord del paese (Agrustos,
Berruiles, Straulas, Strugas), altre
nella parte meridionale del territorio
` , San Pie(Brunella, Limpiddu, Solita
` , Tamarispa, Tanaunella).
tro, Talava
Sino a qualche decennio fa il centro
&
115
pag. 121
Budroni
di cui stranieri 146; maschi 2092; femmine 2025; famiglie 1489. La tendenza
complessiva rivelava un aumento della
popolazione, con morti per anno 35 e
nati 48; cancellati dallanagrafe 99;
nuovi iscritti 117. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
12 582 in migliaia di lire; versamenti
ICI 3649; aziende agricole 321; imprese
commerciali 351; esercizi pubblici 61;
esercizi al dettaglio 125; ambulanti 7.
Tra gli indicatori sociali: occupati
1016; disoccupati 273; inoccupati 131;
laureati 41; diplomati 332; con licenza
media 1201; con licenza elementare
1065; analfabeti 156; automezzi circolanti 1333; abbonamenti TV 795.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel
suo territorio sono tracce di un approdo
` augustea
romano sviluppatosi in eta
lungo la strada che da Carales portava
a Olbia. La traccia dellantico insediamento rimane nellattuale nome di
Agrustos.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTU` sviluppato
RALE Il tessuto urbano si e
attorno a piccoli nuclei, derivanti da
stazzi, in cui sono ancora conservate alcune case del tipo gallurese in granito.
Gli edifici di maggiore interesse sono la
chiesa di San Giovanni Battista, tuttora
parrocchiale del centro maggiore, e alcune altre chiese o piccole cappelle
erette nelle frazioni: San Lorenzo, San
Sebastiano, SantAntonio da Padova,
SantAnna, Santa Maria, San Gavino. A
volte si tratta di chiesette in origine isolate in mezzo alla campagna, utilizzate
dai pastori, cos` come avveniva in Gallura, come luogo di aggregazione e per
la sepoltura dei defunti.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Que` luogo di incontro di poposta regione e
lazioni di diversa lingua e cultura, cos`
che vi si sente parlare sia il logudorese
che il gallurese; un tempo le differenze
si avvertivano maggiormente, persino
nellalimentazione e nel modo di confezionare il pane ecc.; la componente gallurese aveva ad esempio la consuetu`dine di organizzare un pranzo, la multa
sgia, per rifocillare parenti e conoscenti che si riunivano per un funerale;
mentre la richiesta di una ragazza in
sposa avveniva secondo il poetico rito
della pricunta, la domanda, organizzato come una piccola rappresentazione. Oggi i costumi si stanno omologando, e le due parti della popolazione,
ormai fuse luna con laltra, si incontrano per le feste che vengono organizzate nella buona stagione nel capoluogo
e nelle frazioni, in parte anche con lintento di intrattenere turisti e villeg` tipica rimane quella di
gianti. La piu
SantAntonio Abate, che si svolge il 16 e
`
17 gennaio e culmina in un grande falo
ottenuto bruciando cataste di cisto alte
fino a dieci metri.
116
pag. 122
Buffa
Sardegna. Enciclopedia, III, 1988; Splendori e miserie. Alghero nelle cronache dei
viaggiatori dellOttocento (con Yvette
Gagliano), 1991; Aspetti di vita sociale in
` spagnola, in AlAlghero durante lEta
ghero, la Catalogna, il Mediterraneo. Sto` e di una minoranza cataria di una citta
lana in Italia (XV-XX sec.) (a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna), 1994.
Buffa, Edoardo Pittore (Cagliari 1878ivi 1961). Fece i suoi studi presso la
Scuola darte di Roma. Combattente
nella prima guerra mondiale, nel dopoguerra si stabil` a Treviso, dove apr` il
` come
suo studio acquistando notorieta
`a
acquerellista. Dopo alcuni anni torno
Cagliari e vi si stabil`; eccelleva come
bozzettista e caricaturista dei personaggi tipici della Cagliari popolare,
che coglieva nei luoghi caratteristici
` e rappresentava con mano
della citta
felice. Fu anche ritrattista di notevole
efficacia.
Buffa, Giancarlo Pittore e poeta (n. Cagliari 1944). Dopo aver completato i suoi
` dedicato allinsegnamento del
studi si e
disegno e della storia dellarte nelle
scuole secondarie. Dotato di notevoli
` , si e
` dedicato alla pittura. Ecqualita
celle soprattutto nella caricatura, in
cui riesce a cogliere in modo ironico gli
` significativi dei personaggi
aspetti piu
` anche autore di versi deliche ritrae. E
cati e profondi, fra i quali La bimba e il
mago nellisola del fuoco, 1984; La foresta
pietrificata, 1989.
117
pag. 123
Buffa
1994 ha studiato gli scheletri rinvenuti
nella Grotta di Santa Caterina di Pittinuri, di cui ha dato conto nellarticolo
Primo resoconto sul materiale scheletrico
umano proveniente dalla grotticella ipogeica di Santa Caterina di Pittinuri, Notiziario di Archeoantropologia, 1, 1995.
Finita la seconda guerra mondiale si ci` con alcuni film davventura (Il
mento
brigante Musolino, 1950) e nellinterpretazione di drammi come Catene (1949) e
I figli di nessuno (1951) che gli diedero
un successo enorme. In Le notti di Cabiria, di Federico Fellini (1957), inter` se stesso non senza una punta di
preto
autoironia.
118
pag. 124
Buggerru
la sua coltivazione: viene quindi largamente utilizzata per siepi, muri e pergolati, che si ricoprono delle vistose fioriture monocromatiche o spesso, nelle as` , multicosociazioni di diverse varieta
lori. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
concesso alla compagnia del conte Bel` le foreste ridutrame che ne devasto
cendole in carbone. Per la posizione in
cui si trova il canalone nel quale poi
sorse il villaggio era stato scelto sin dal
1850 dai boscaioli e dai carbonai per
impiantarvi le loro rudimentali capanne.
Lopera dei carbonai fu ben presto accompagnata da quella dei primi ricercatori di minerali che a partire dal
` Pranu Santu avviarono
1854 in localita
scavi sistematici; ben presto limpianto
crebbe e nel 1856 contava molti addetti,
ma nel breve volgere di qualche anno i
risultati non parvero sufficienti e venne
chiuso. Il demanio cedette allora lintero salto di Gessa al conte Ciarella di
Cagliari e a un suo socio, il signor Millo,
i quali nel 1862 cedettero a loro volta il
complesso alla famiglia Modigliani (=)
di Livorno. La cessione riguardava solo
il possesso della superficie del territo`
rio: il diritto minerario, che si ando
evolvendo in quegli anni, non esclu` che sullo
deva infatti la possibilita
stesso terreno potessero essere date a
terzi concessioni per lo sfruttamento di
filoni minerari. In effetti cos` fu e
quando nel 1864 fu concesso, negli
stessi terreni dei Modigliani, il permesso di ricerca di calamina allingegnere Giovanni Eyquem per unarea di
119
pag. 125
Buggerru
1500 ha, si crearono le condizioni per un
aspro conflitto giudiziario dal quale i
Modigliani uscirono perdenti. Il successo di Eyquem, che in vista dello
sfruttamento della concessione aveva
` delle Miniere di
costituito la societa
` la nascita della
Malfidano, segno
grande miniera e di B. Il villaggio
` in pochi
crebbe rapidamente, arrivo
anni ad avere 500 abitanti; era formato
da case disposte a schiera sul fianco del
canalone, ma gli operai vivevano in condizioni disumane. Ben presto sulla
spiaggia sottostante venne costruito un
porticciolo da cui i minerali estratti
partivano, una volta sistemati su barconi diretti a Carloforte. Con lo svi` minerarie la popoluppo delle attivita
lazione di B. crebbe vertiginosamente
fino a toccare nel 1900 i 6000 abitanti,
dei quali 3000 minatori. Il paese, che
era frazione di Fluminimaggiore, non
` di servizi adeguati, e le
disponeva pero
condizioni di vita che la Malfidano garantiva ai suoi operai erano di livello
inferiore rispetto a quelle che avevano
gli operai di villaggi vicini; i rapporti
tra operai e direzione della miniera si
` tesi e nel 1904 sfociafecero sempre piu
rono nello sciopero la cui repressione
` alcuni morti tra gli operai.
costo
Levento segna una data di importanza
storica per la vicenda mineraria e sindacale della Sardegna e dellItalia (da
` celebrato il centesimo anpoco se ne e
da quellepiniversario) anche perche
sodio (e altri contemporanei) ebbe origine il primo sciopero generale nazio`
nale. Nei decenni successivi lattivita
` lentamente esaudella miniera ando
rendosi; il villaggio nel 1961 ottenne finalmente lautonomia da Fluminimaggiore ma la sua popolazione si era ora` di 1700 unita
`. Atmai ridotta a poco piu
tualmente B. ha avuto un certo rilancio
` della pegrazie al turismo e alle attivita
` stato ricostruito e adatsca. Il porto e
120
pag. 126
Buggerru
tura in legno poggiata su una base in
muratura; sul costone del canalone sul
quale si sviluppa il villaggio una suggestiva strada a picco sul mare costruita
per consentire il trasporto su rotaia dei
materiali estratti nella zona di Pranu
Santu porta a una quota di 50 m fino
allimbocco della suggestiva Galleria
Henry che prosegue in sotterraneo per
` di 1 km e giunge al mare tra frepiu
quenti affacci e termina su uno spiazzo
(Il Piazzaletto) nel quale si trovano altre strutture industriali quali una officina e un forno. A qualche chilometro
` che rimane
dal centro urbano sorge cio
degli impianti della grande miniera di
Malfidano che fu la ragione principale
della nascita e dello sviluppo del villaggio.
121
pag. 127
Buglia
le armi iniziarono a sparare: due minatori morirono subito, un terzo dopo alcuni giorni di agonia, numerosi altri rimasero feriti. Una giornata rimasta memorabile per questo suo tragico esito
, una volta che la notima anche perche
zia si diffuse in tutta Italia, le organizzazioni dei lavoratori diedero vita al
primo sciopero generale della loro storia.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Costi`
tuito da lavoratori provenienti dalle piu
`, B. non ha ovviamente
diverse localita
una lingua locale uniforme e tanto
meno un suo costume tradizionale. La
popolazione si riunisce tuttavia per alcune ricorrenze festive che hanno
preso piede nei pochi decenni della
sua vita: il 29 giugno per la festa di San
Pietro, considerato il protettore dei pescatori; il 4 dicembre per quella di
Santa Barbara, protettrice dei minatori. Si organizzano manifestazioni carnevalesche, con tanto di rogo finale. Per
` stato da poco
incentivare il turismo e
ideato il Ferragosto buggerraio, con
spettacoli e gare.
Buistiri Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria di
Sols. Probabilmente incluso nei grandi
latifondi appartenenti ai De Ac
en, parenti della dinastia giudicale. Quando
lesistenza del giudicato di Cagliari
ebbe termine, essi ne furono privati e
nella divisione del 1258 il villaggio fu
compreso nel terzo toccato ai Della Gherardesca che, per fronteggiare insanabili contrasti tra i due rami della famiglia, poco tempo dopo dovettero procedere a unaltra divisione tra loro. B. cos`
fu attribuito ai membri del ramo del
`
conte Gherardo; sotto di loro conservo
la sua struttura sociale: gli abitanti continuarono a eleggere annualmente il
majore e, nel complesso, condussero
una vita tranquilla. Con larrivo degli
` a far parte
Aragonesi, nel 1324 entro
del Regnum Sardiniae; ma i Della Gherardesca ne furono spossessati e il villaggio rimase in mano al fisco. Nei decenni successivi B. fu acquisito da Alibrando de Ac
en, che lo un` agli altri suoi
122
pag. 128
Bullegas
feudi; i suoi rapporti con gli abitanti del
villaggio, per quanto egli fosse sardo, si
fecero tesi. Nel 1348 la popolazione fu
decimata dalla peste; il feudatario ne
perse temporaneamente la disponibi` nel corso della prima guerra tra Malita
riano IV e Pietro IV; poi, scoppiata la
seconda guerra tra il giudice e il re, il
villaggio fu occupato dalle truppe arbo` a spopolarsi.
rensi e comincio
123
pag. 129
Bullettino Archeologico sardo Periodico di archeologia (1855-1864). Pubblicato mensilmente a Cagliari dal gen` diretto dal
naio 1855 al dicembre 1864, e
canonico Giovanni Spano, archeologo,
` direttore della Biblioteca
erudito, gia
Universitaria cittadina, futuro senatore del Regno. Tra i temi trattati dalla
rivista, cui collaborano tra gli altri
Carlo Baudi di Vesme, Alberto Ferrero
in, Pietro
della Marmora, Leon Gou
Martini, Ignazio Pillito, ritrovamenti
archeologici e studi di epigrafia, numismatica, storia e linguistica. Ogni fasci` corredato da tavole illustrate.
colo e
Dopo la cessazione delle pubblicazioni,
riappare nel 1884 per un anno, sotto la
direzione di Ettore Pais, direttore del
Museo cagliaritano. [RITA CECARO]
124
pag. 130
Bultei
con Benetutti, a sud con Bono, a ovest
con Anela. Posta in posizione centrale
nellisola, la regione comprende sia la
parte valliva che quella del versante
quella piu
` elevata,
montuoso, nonche
caratterizzata in parte da un altipiano
dove si trova la zona a foresta di Sa Fraigada e da alcune vette intorno ai 1000 m.
` agricola e
Hanno cos` spazio lattivita
lallevamento, mentre parte della mon` coperta da pregiate foreste. Il
tagna e
` attraversato dalla tortuosa stapaese e
tale 128 bis, dalla quale si distaccano da
un lato la traversa che, dividendosi in
due, conduce a Ozieri e a Pattada, dallaltro quella che porta a Benetutti e
Nule. Nella vallata si trova un lungo
tratto di una nuova direttissima che secondo il progetto originario dovrebbe
condurre sino a Olbia.
coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Gli
Arborea fecero buon viso a cattivo
gioco: alleatisi anchessi con gli Aragonesi, negli anni che precedettero la conquista mostrarono di accettare la nuova
situazione. Ma quando nel 1325 i Doria
si ribellarono, il villaggio fu investito
nuovamente dalle loro truppe, conquistato e formalmente annesso al Regno
di Sardegna. Il suo possesso, con quello
di tutto il Goceano, fu definitivamente
riconosciuto al giudice dArborea e nel
1339 il re dAragona concesse al futuro
Mariano IV il titolo di conte del Goceano. Scoppiata la guerra tra Mariano
IV e Pietro IV, nel 1378, proprio quando
` acuto, il re dArail conflitto si fece piu
gona provocatoriamente incluse B. nei
territori che aveva concesso in feudo al
` il viltraditore Valore de Ligia. In realta
` a rimanere possesso arlaggio continuo
borense fino alla caduta del giudicato, e
dopo il 1409 fu concesso in feudo al marchese dOristano. Di fatto il territorio
non era ancora pacificato, infatti sembrava dovesse cadere nelle mani del visconte di Narbona e negli anni seguenti
fu teatro di una continua guerriglia
` Bartolo Manno
della quale approfitto
per invadere e devastare tutto il Go la situazione appariva
ceano. Poiche
non controllabile dal marchese dOri` che il territorio
stano, nel 1421 sembro
potesse entrare a far parte del grande
feudo concesso a Bernardo Centelles;
` Leonardo Cubello lo innel 1422 pero
vase, sconfisse Bartolo Manno e final`. Cos` B. dopo anni di
mente lo occupo
tribolazioni giunse in possesso dei marchesi dOristano; dopo la ribellione di
Leonardo Alagon il villaggio prese a essere amministrato direttamente da funzionari reali e nel 1493 fu definitivamente incluso nel patrimonio reale:
` di 250 abiera allora ridotto a poco piu
125
pag. 131
Bultei
tanti. Dipendeva dal governatore del
Goceano che per espletare i propri
compiti si serviva di funzionari. Il rapporto tra i funzionari reali e la popolazione non fu mai tranquillo, anche per fu lentamente modificato il sistema
che
per lindividuazione del majore, che
fin` per essere scelto dal governatore.
`
Altro motivo della crescente ostilita
` del
era legato alla eccessiva gravosita
carico fiscale che rischiava di frenare
la ripresa del villaggio. Nel secolo XVII
` a crescere e
la popolazione comincio
alla fine del secolo contava quasi 500
` ; nel secolo XVIII la popolazione
unita
` ancora, entro la fine del secolo
aumento
toccava quasi i 700 abitanti, e B. comin` anche a sperimentare il Consiglio
cio
comunitativo e il Monte granatico che
contribuirono a vivacizzare la sua vita
sociale ed economica. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Nuoro. Negli
anni immediatamente successivi si colloca limportante testimonianza di Vit` temperato pur
torio Angius: Il clima e
nellinverno. Soffresi spesso della nebbia, e talvolta se ne sperimenta nocu` pure danneggiante lumidita
`
mento. E
che viene s` dal ruscello accennato,
come dalle acque che spargonsi dalla
` del paese
fonte pubblica per lestremita
` sempre salua occidente. Laria non e
` da notarsi
bre. Non altra manifattura e
che la solita delle tele e dei panni lani
per li bisogni proprii. Si lavora in circa
50 telai. La scuola normale frequentasi
da 12 fanciulli. Il censimento parrocchiale portava pel 1833 anime 785, in
famiglie 208. La media per un decennio
` i seguenti nudi nati, morti e sposati da
meri 35, 26, 8. Lordinaria meta al corso
` intorno al sessantesimo. Le
della vita e
` frequenti malattie sono le pleuripiu
tidi, le periodiche e perniciose. Larea
della possessione dei Bulterini si computa di circa 35 miglia quadrate. La
` suscettibile di varii generi di colterra e
` ordinaria della
tivazione. La quantita
` in
seminagione del grano e dellorzo e
totale di starelli 1500, che adeguando i
numeri di dieci anni, moltiplica al 6. Di
lino, canape e legumi si coltiva solo
` traquanto faccia alle famiglie. Non e
scurata la cultura di alcune erbe o
piante ortensi. Le uve sono di molte va` , e soglion dare circa 700 cariche
rieta
` di qualche
(litri 5040) di mosto. Il vino e
` , quando i grappoli giungono a
bonta
se ne brucia,
perfetta maturazione. Ne
se ne vende, anzi non bastando se ne
ne
compra da altri paesi, e si vanno piantando altre vigne. Le specie degli alberi
fruttiferi che si allevano nei poderi non
` bens` pochissimo il nusono poche; e
mero degli individui in ciascuna, da
che la loro addizione resta in qua dei
2000. Le chiudende non contengono di
questo territorio che quanto potesse ricevere cento starelli di semenza. Quelle
che appellansi tanche sono lasciate incolte a pastura del bestiame manso. Si
ha un ghiandifero esteso, cos` che forse
` uno spazio eguale al coltivato
occupera
e coltivabile. Le specie sono lecci, quercie e soveri. Gli animali che si educavano erano nella loro specie numerati
come segue: (an. 1833) pecore 4000,
porci 1000, capre 1000, vacche 500, buoi
per lagricoltura 120, cavalle 200, cavalli 50, giumenti 40. I formaggi sono as` dei
sai pregiati, solo per lottima qualita
pascoli. Se ne vende porzione ai nego`
zianti che vi passano, i quali oltrecio
tolgonsi le pelli, e quanto di lana non si
` manifatturare dalle donne del
puo
paese. Le specie selvatiche sono assai
` dei daini sono numoltiplicate, ma piu
merosi i cinghiali e le volpi. Spesso i
cacciatori usano in questi monti, i quali
quando si dilettino dei volatili ne trovano frequentissimi, e di quasi tutte le
specie, che si conoscono nellisola.
Dopo labolizione dei feudi B. nel 1848
` a far parte della divisione ammientro
126
pag. 132
Bultei
nistrativa di Nuoro che nel 1859 fu abolita, e subito dopo il suo territorio fu incluso nella provincia di Sassari. Nella
` dellOttocento vi si sviseconda meta
` agricole che eblupparono le attivita
bero purtroppo un brusco arresto con
la crisi di fine secolo. Il villaggio tutta` dando
via seppe superare le difficolta
` tradizionali delimpulso alle attivita
lallevamento e dellagricoltura. Nei
primi decenni del Novecento entrarono
in funzione due caseifici. Nel secondo
dopoguerra la crisi ha avuto una forte
ripresa, dopo il 1960 la sua popolazione
ha iniziato a diminuire e un buon nu` emigrato.
mero dei suoi abitanti e
& ECONOMIA La sua economia si basa
`
soprattutto sullallevamento, che puo
contare su un consistente patrimonio
zootecnico: oltre 10 000 ovini, 2000 bovini e qualche centinaio di caprini. Rinomata la produzione del formaggio pecorino fiore sardo. Lagricoltura si pratica in qualche appezzamento della vallata, ma un maggior numero di posti di
lavoro sono dati dalla forestazione e
dalla protezione antincendio del patrimonio forestale. Artigianato. In passato
vi era sviluppata la tessitura della lana
nei telai domestici e qualche modesta
` di artigianato del cuoio. Servizi.
attivita
` collegato mediante autolinee
Il paese e
agli altri centri della provincia; dista da
Sassari 77 km. Dispone di guardia medica, medico, farmacia, scuola dellobbligo, Biblioteca comunale, sportello
bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1238 unita
di cui stranieri 11; maschi 601; femmine
637; famiglie 483. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 21 e nati
6; cancellati dallanagrafe 19; nuovi
iscritti 7. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 14 935, in migliaia di lire; versamenti ICI 565;
aziende agricole 265; imprese commerciali 70; esercizi pubblici 14; esercizi al
dettaglio 33. Tra gli indicatori sociali:
occupati 356; disoccupati 36; inoccupati 76; laureati 31; diplomati 135; con
licenza media 322; con licenza elementare 571; analfabeti 29; automezzi circolanti 608; abbonamenti TV 384.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il suo
` ricco di nuraghi (Badu e
territorio e
` , Bortilacca,
Mela, Battile, Boniro
Curzu, Fraschiosu, Giuanna Onida,
Giuanni Antoni Etzu, Mandra Ingannu,
Nurchidda, Pedru Adde, Su Nuraghe,
Tilariga) e conta anche una Tomba di
giganti, in regione Pedras Ladas. Il sito
` interessante e
` il
archeologicamente piu
`riga, situato a 1000 m sul
nuraghe di Tila
livello del mare in mezzo ai boschi; si
tratta di un nuraghe trilobato perfettamente conservato; dalla porta si accede
attraverso un lungo andito alla camera
centrale sormontata dalla tipica volta a
tholos.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
` disposto ad
E AMBIENTALE Il paese e
anfiteatro sul versante della montagna
e ha conservato il tessuto urbanistico
originario con strade strette di grande
suggestione sulle quali si affacciano
grandi case in pietra tipiche del Go` rappresentativo e
`
ceano. Ledificio piu
la chiesa di Santa Margherita, parrocchiale costruita nel 1590 in forme gotico-catalane. Nel corso dei secoli suc` progressivamente rovicessivi ando
` stata ricostruita totalnando; nel 1980 e
mente; custodisce una bella statua lignea del Settecento. Altra chiesa che
` quella di San Sebasorge nellabitato e
stiano: costruita nel secolo XVII in
forme tardogotiche, ha limpianto a
una navata e la copertura con volte a
botte. Allesterno, sul muro perimetrale
di sinistra, un bassorilievo molto antico
raffigura San Sebastiano. Nella foresta
` invece la chiesa
a 1000 m di quota e
127
pag. 133
Bulterine
della Madonna dellAltura, costruita
nel secolo XVIII in forme baroccheggianti e presto rovinata. Nella seconda
` del secolo XIX era quasi complemeta
` stata totalmente
tamente diroccata; e
ricostruita nel 1970; nelle vicinanze si
scorgono resti di murature probabilmente nuragiche. Dal punto di vista ambientale e naturalistico sono da ricor` di Su Labiolaiu, dove si
dare la localita
trova la Fons Salutis legata a molte leg` tegende e famosa per le sue proprieta
` avanti la localita
` di Fiorapeutiche, piu
` stata
rentini, dove a 1000 m di quota e
ricostruita la cappella di Nostra Si` possibile
gnora dellAltura, e da dove e
ammirare un magnifico panorama; in` di Tilariga
fine la spettacolare localita
in un suggestivo ambiente caratterizzato dalla foresta.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le
grandi feste religiose conservano in
parte il patrimonio di usanze del villaggio e sono ancora disposte in modo che
le loro ricorrenze scandiscano i tempi
`
dellannata agricola e pastorale. La piu
` senza dubbio quella in
importante e
onore della Madonna dellAltura che si
svolge il 22 agosto presso la chiesa omo` Cresiedda; dura tre
nima in localita
giorni e prevede momenti religiosi alternati a manifestazioni di danza e
canto tradizionali.
Bulterine Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato
di Torres, compreso nella curatoria del
Goceano. Sorgeva non lontano da
Anela. Dopo lestinzione della famiglia
giudicale di Torres, fu lungamente conteso tra i Doria e gli Arborea; dopo il
` che questi ultimi avessero
1290 sembro
la meglio, ma nel 1297 i Doria, sfruttando abilmente il bisogno che Giacomo
II dAragona aveva di alleati da coinvolgere nella conquista della Sardegna
che andava progettando, se ne fecero
riconoscere il possesso e ne ottennero
128
pag. 134
Bulzi
calate da piccole valli e tratti di pianura. Vi si trovano trachiti e conglomerati silicei, ma predomina il terreno argilloso e calcareo, adatto, come nei
paesi dei dintorni, per la cerealicoltura, che ha qui unantichissima tradizione. Si contano alcune sorgenti ma i
corsi dacqua sono di scarsa consistenza. Anche nei dintorni di B. si trovano tracce della foresta pietrificata
` presente a PerfudellAnglona (ben piu
gas e Martis): fenomeno dovuto in epoca
antica alla formazione di un lago dalle
acque ricche di silice, composto che
` il legno dei tronchi rimasti
pietrifico
` attraversato dalla
sommersi. Il paese e
statale 124 che congiunge, passando anche per la vicina Sedini, Castelsardo
con Laerru; si tratta di un percorso tortuoso e piuttosto antiquato e per questo
` mosi sta studiando un tracciato piu
derno che possa aiutare questi paesi a
uscire dallisolamento, e soprattutto a
collegarsi meglio con i flussi turistici
che interessano la fascia costiera nel
periodo estivo.
& STORIA Lattuale centro e
` di origine
medioevale, apparteneva al giudicato
di Torres ed era incluso nella curatoria
dellAnglona; sorse nel secolo XI in
` di un monastero benedetprossimita
tino annesso alla chiesa di San Pietro.
A partire dal secolo XII venne in possesso dei Doria, in seguito a uno dei matrimoni che fecero con principesse
della famiglia giudicale di Torres.
Dopo lestinzione della dinastia, essi inclusero B. nel piccolo stato feudale che
avevano formato riunendo tutti i territori in loro possesso. I Doria seppero instaurare un buon rapporto con gli abitanti del villaggio, che mantennero i
loro privilegi e la loro autonomia e vissero sostanzialmente in pace fino alla
conquista aragonese. Nel 1323, i Doria
si dichiararono vassalli del re dAra` a far parte del Regnum
gona e B. entro
129
pag. 135
Bulzi
` fino al 1591, B. passo
` ai Borgia; neduro
gli anni nei quali si era svolta la lite il
feudo era stato sequestrato e il villaggio
amministrato da funzionari reali. Con i
`
Borgia le condizioni della comunita
non mutarono e, anzi, nel corso del Sei` un aumento del potere
cento si verifico
` a controllare
del feudatario che arrivo
direttamente lelezione del majore,
esautorando completamente la comu` ; per lamministrazione si appognita
giava ai rappresentanti di alcune famiglie di notabili locali che gestirono il
potere in modo sostanzialmente clien` era stato possibile
telare e ingiusto. Cio
, nel corso del secolo, per lesaperche
zione dei tributi feudali erano state
create le liste feudali dei contribuenti, calcolate in base al loro reddito.
La gestione di queste liste comportava
quindi non solo la determinazione del
carico fiscale per ciascuno ma anche
lindividuazione delle categorie degli
esenti. In genere gli esenti erano proprio i notabili locali, che finirono per
formare delle elite vassallatiche legate
al feudatario; quando i Borgia si estinsero nel 1740, il villaggio contava 350
abitanti, i quali avvertivano un profondo bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo una lunga serie di
vicende ereditarie, nel 1767 il villaggio
fu incluso nel principato dellAnglona
` a Maria Giuseppa Pimentel
che tocco
erede dei Borgia e moglie di Pietro Tellez Giron. B., come molti altri villaggi
dellAnglona, non ebbe un rapporto facile con i nuovi feudatari, che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a
funzionari senza scrupoli, cos` tra il
` apertamente di
1774 e il 1785 si rifiuto
pagare i tributi e nel 1795 prese parte ai
moti antifeudali. Nel 1821 il villaggio fu
incluso nella provincia di Sassari; il suo
tempestoso rapporto con i feudatari si
chiuse nel 1843, quando il feudo fu riscattato; da questo momento in poi il
130
pag. 136
Bulzi
menza. Allevano i bulzesi vacche 200,
buoi da lavoro 140, capre 150, pecore
600, porci 40, cavalle rudi 70, cavalli
mansi 50, giumenti 50. I cacciatori ricercherebbero invano in questo territorio
alcuna selvaggina grossa, vi troverebbero invece volpi, lepri e martore, e in
gran copia pernici, colombi, quaglie,
merli, tordi, anitre, ecc.. Nella se` dellOttocento leconomia
conda meta
` svilupparsi e la popoladi B. sembro
`
zione crebbe; alla fine del secolo pero
la semidistruzione dei vigneti a causa
della fillossera e la crisi economica che
fu conseguenza della guerra doganale con la Francia compromisero gra` supevemente il paese. La crisi sembro
rata nel Novecento ma nel secondo dopoguerra anche B. fu progressivamente
abbandonato dalla popolazione che
emigrava alla ricerca di condizioni di
vita migliori.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sullagricoltura, che conta un centinaio
di aziende impegnate a coltivare oltre
1200 ha. Si coltivano, continuando lantica tradizione che faceva anche dellAnglona un granaio di Roma, i cereali;
` venuta accrein questi ultimi anni si e
scendo la superficie coltivata a vite. Artigianato. In passato le donne pratica` di tessivano una modestissima attivita
tura i cui prodotti erano destinati esclusivamente a uso domestico. Servizi. Il
` collegato mediante autolinee
paese e
agli altri centri della provincia; dista
da Sassari 50 km. Dispone di medico,
scuola dellobbligo, sportello bancario.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 646 unita
di cui stranieri 2; maschi 327; femmine
319; famiglie 224. La tendenza complessiva rivelava una lieve diminuzione
della popolazione, con morti per anno
5 e nati 1; cancellati dallanagrafe 1;
nuovi iscritti 7. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF 13 284
131
pag. 137
Bunnari
dallabitato, nella valle del rio Silanis;
fu costruita dai Benedettini nel secolo
XII in forme romaniche e modificata
nel secolo XVI. Di dimensioni modeste,
ha una sola navata; la facciata, sulla
` abquale si apre un piccolo portale, e
bellita da un timpano su pedicoli fitomorfi. Custodiva una statua lignea del
santo risalente al secolo XVI. Il secondo
monumento sorge in una suggestiva val`
letta, posta oltre il rio Silanis in localita
` conosciuto come chiesa
Simbranis, ed e
di San Pietro delle Immagini. Costruito
` del secolo XI e modinella prima meta
`
ficato nel corso del XIII, ledificio, che e
` importante del terriconsiderato il piu
` a croce latina in forme romanitorio, e
che col tetto in legno e la facciata a due
colori ottenuti alternando la pietra calcarea a quella basaltica. Prende il
nome da un bassorilievo romanico che
raffigura un abate mitrato e due monaci, posto sulla facciata (le immagini). Altro sito interessante per la sto` il colle su cui sorgeva
ria del villaggio e
un castello; si trova a pochi chilometri
dallabitato, lungo la strada per Laerru.
Costruito agli inizi del secolo XII dai
` del monte
Malaspina sulla sommita
Malu a difesa dellabitato, dopo lestinzione della famiglia dei giudici di Tor` sotto il controllo dei Doria che
res passo
in seguito, al tempo della conquista aragonese, ne fecero uno dei perni della
loro resistenza. Dopo la battaglia di
Sanluri, in data non precisabile, fu distrutto, attualmente ne sono visibili pochi ruderi.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Un
tempo la festa di maggior richiamo si
svolgeva il 15 agosto presso la chiesa di
San Pietro delle Immagini in onore
della Vergine Assunta. Era un evento
solenne alla cui organizzazione concorrevano anche le confraternite di Laerru
e di Martis e attirava un grandissimo
numero di persone da tutto il circonda-
132
pag. 138
Bupleuro
`
Ugo Spirito una tesi su G. Gentile, si e
dedicata allinsegnamento nel Liceo
Azuni di Sassari. Qui, con alcuni
alunni, ha condotto una inchiesta sociologica, usufruendo dei suggerimenti
metodologici di Marcello Lelli e Arturo
Parisi: nel 1976 i risultati sono stati pubblicati nel volume Un Liceo di provincia
(con Susy Lella, Vannalisa Manca, Valentino Manconi, Mariella Sale), in cui
ha scritto il saggio finale, Riflessioni su
unesperienza di gruppo. Nel 1977 ha
dato vita con Antonio Delogu alla rivista
Quaderni sardi di filosofia e scienze
umane, in cui ha pubblicato il saggio
Fondamenti politici di una teoria della
valutazione scolastica. Dal 1977 ha diretto il servizio di Sperimentazione e
Orientamento del Provveditorato agli
Studi. Ha rappresentato lo stesso Provveditorato nei gruppi di studio di tre di` di
versi progetti educativi (Universita
` di Porto, UniManchester, Universita
` di Valencia) sponsorizzati dalla
versita
CEE e dallUnione Europea.
Buonavoglia = Dolia
Bupleuro Genere di piante spontanee
della famiglia delle Mirtacee. In Sardegna cresce il b. cespuglioso (Bupleurum
fruticosum L.), arbusto sempreverde
133
pag. 139
Buragna
` raggiungere i 2 m di altezza. Ha
che puo
foglie coriacee, larghe, di un bel verde
lucido; le infiorescenze, ombrelle allapice dei rami, sono formate da numerosi e piccoli fiori giallo scuro, che fioriscono dalla primavera alla fine dellestate. Preferisce i substrati calcarei,
rocciosi e sassosi di alta collina, ai margini dei boschi. Cresce, quasi endemico,
in Sardegna e in Corsica, con rarissime
presenze in Liguria, Puglia e Sicilia.
Contiene un olio aromatico usato come
antireumatico. Nomi sardi: laru krabnu (Sarcidano); lau crapnu (logudorese); linna niedda (nuorese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Buragna, Carlo Poeta (Cagliari 1632Napoli 1679). Figlio di Giovanni Battista, dopo aver iniziato i suoi studi a Cagliari li dovette abbandonare quando il
padre nel 1645 fu costretto a fuggire
dalla Sardegna. In seguito lo raggiunse
nel Regno di Napoli e visse con lui a
`i
Catanzaro e a Cosenza, dove completo
suoi studi, interessandosi soprattutto di
filosofia e di matematica ma dedicandosi anche alla poesia. Tornato a Napoli nel 1667, si inser` negli ambienti
` e fu ammesso alculturali della citta
lAccademia degli Investigati. Nel 1670
` al servizio del principe Carafa,
entro
ma nel 1673 il suo amico e protettore
Scattini cadde in disgrazia. Per soprav` allinsegnamento. Lavivere si dedico
` molti manoscritti di argomento fiscio
losofico, andati quasi tutti perduti. La
raccolta dei suoi versi fu pubblicata postuma a Napoli, Poesie con la vita del
medesimo scritta da Carlo Susanna,
1683.
134
pag. 140
Burcei
per lallevamento e solo nelle valli per
lagricoltura, mentre alcuni tratti sono
stati interessati negli ultimi anni da
nuova forestazione. I corsi dacqua che
scorrono nelle valli si gettano tutti nel
rio Picocca, che va a sfociare sulla costa
orientale. Il paese, che si trova in posizione isolata, si collega alla 125 Orientale sarda con una traversa di 7 km che
non trova poi altro sbocco, se non in alcune strade di penetrazione agraria,
una delle quali raggiunge la vetta del
Serpedd`, utilizzata per i ripetitori telefonici e radiotelevisivi.
135
pag. 141
Burcei
giero, e facilmente inacidisce. Consumasi tutto nel paese. Gli alberi fruttiferi
sommeranno a 3000 individui. Le specie sono peri, fichi, pomi, ciriegi di al` . I castagni ed i noci vi allicune varieta
` non pergnano mirabilmente, e cio
suade ad accrescerne la piantagione.
Sonosi formate alcune chiudende per
seminarvi, ed in anni di riposo a tenervi
il bestiame a pastura. Alcune piccole
selve ghiandifere sono in varie regioni,
le quali riunite non coprirebbero un mi`
glio quadrato. Il bestiame che allevasi e
nelle rispettive specie dei numeri seguenti (anno 1833). Buoi per lagricoltura 170, vacche manse 12, cavalli 30,
giumenti 45, capre 2000, pecore 1000,
porci 200. I formaggi vendonsi nella capitale con molta riputazione. La monta` popolata di mufloni, cervi, e cingna e
ghiali, oltre le comuni specie delle volpi
e lepri. I pastori cussorgiali [che restano
in una determinata regione] soli fanno
la caccia. Potrebbesi insidiare con gran
fortuna ai merli, tordi e colombi selvatici, dei quali sono stormi immensi. La
` da tempo prosperava autonocomunita
mamente, cominciarono a esservi sfruttate le miniere dargento e di fluorite
attualmente abbandonate, a esservi sviluppata la coltura delle ciliegie. Labitato si accrebbe dei caratteristici edifici a due piani e nel 1886 della bella
parrocchiale costruita su progetto del
Cima. Nei primi decenni del Novecento
le speranze di uno sviluppo minerario
del territorio tramontarono: dapprima
cessarono di produrre le piccole miniere dargento impiantate nelle valli
in direzione di Villasalto, successivamente quelle di fluorite poste nella
zona di Campuomu.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
`
ancora oggi sullallevamento, che puo
contare su un discreto patrimonio zootecnico, costituito, nellordine, da capre, pecore, bovini e maiali, anche que-
136
pag. 142
Burgos
Tra gli indicatori sociali: occupati 688;
disoccupati 183; inoccupati 218; laureati 5; diplomati 94; con licenza media
1000; con licenza elementare 817; analfabeti 258; automezzi circolanti 922; abbonamenti TV 696.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel
suo territorio si trovano alcuni nuraghi
(Nanni Cocco, Sa Serra de Antoni Si, Su
Nuraxi) e nella campagna ai confini con
`
Sinnai rimangono tracce delle attivita
minerarie del secolo XIX.
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il tessuto urbanistico
` quello caratteristico dei
del paese e
` posto su un cricentri di montagna: e
nale e si sviluppa con strade strette e
tortuose sulle quali si affacciano case
` piani posti talvolta a
in pietra a piu
quote sfalsate. Ledificio di maggior
` la chiesa di Santa Maria di
pregio e
Monserrato, parrocchiale costruita nel
secolo XVIII e radicalmente modificata
tra il 1880 e il 1902. La chiesa, che fu
trasformata su un progetto del Cima,
ha pianta ottagonale e la facciata in
` riccastile neoclassico; allinterno e
mente decorata con marmi e conserva
alcune belle statue. Situato nel comprensorio dei Sette Fratelli, che si leva
` particolarmente
oltre la statale 125, B. e
` sugricco di bellezze naturali; tra le piu
` la punta di Serpedd` che sovragestive e
sta il paese, dalla quale si gode un panorama magnifico, con la vista che spazia
sulle alture circostanti e arriva sino alla
pianura campidanese e al mare del
golfo di Cagliari.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI La
memoria delle antiche tradizioni del
` conservata nella festa della
villaggio e
Madonna di Monserrato che si svolge l8
settembre, richiama gran numero di visitatori e culmina nei fuochi dartificio.
Burgos Comune della provincia di Sas` monsari, compreso nella VII Comunita
tana, con 1024 abitanti (al 2004), posto a
137
pag. 143
Burgos
` di origine meSTORIA Il villaggio e
`
dioevale, probabilmente si sviluppo
dopo il 1129, negli stessi anni nei quali
Gonario di Torres faceva costruire in
cima a un colle il castello. Protetto dalla
fortezza, labitato, che allora si chia` gradualmava Goceano, si sviluppo
mente e fu testimone delle lotte tra Arborea e Torres per il controllo del territorio. Estinta la famiglia dei giudici di
Torres fu conteso tra i Doria e gli Arbo` che questi ulrea. Dopo il 1290, sembro
timi avessero la meglio, ma nel 1297 i
Doria, sfruttando il bisogno che Giacomo II dAragona aveva di alleati da
coinvolgere nella conquista della Sardegna, se ne fecero riconoscere il possesso e ne ottennero linvestitura. Gli
Arborea fecero buon viso a cattivo
gioco; alleatisi a loro volta con gli Aragonesi, negli anni che precedettero la
conquista mostrarono di accettare la
nuova situazione; ma quando, nel 1325,
i Doria si ribellarono, il villaggio fu investito nuovamente dalle loro truppe,
conquistato e formalmente annesso al
Regno di Sardegna. Il suo possesso, con
quello di tutto il Goceano, fu definitivamente riconosciuto al giudice dArborea e nel 1339 il re dAragona concesse
al futuro Mariano IV il titolo di conte del
Goceano. Cos` il villaggio fu compreso
nella contea del Goceano. Nello stesso
anno, grazie al giudice, il territorio
adiacente fu testimone di un evento decisivo per la storia della Sardegna: il sovrano con una carta di franchigia asse` a 25 famiglie di contadini provegno
nienti in gran parte dai territori dei Doria, una consistente superficie territoriale e permise loro di costruire sulla
` esconcessione le loro case. Questo puo
sere considerato latto di nascita del B.
` anche latto col quale uffiattuale, ma e
cialmente il sovrano sanc` la fine della
condizione servile nel suo regno. Scoppiata la guerra tra Mariano IV e Pietro
&
138
pag. 144
Burgos
` aumento
` costansua popolazione pero
temente ed entro la fine del secolo toc`
cava quasi i 400 abitanti. B. comincio
anche a sperimentare il Consiglio comunitativo e il Monte granatico che
contribuirono a vivacizzare la sua vita
sociale. Nel 1821 fu incluso nella provincia di Nuoro. Pochi anni dopo si colloca la preziosa testimonianza di Vittorio Angius, che cos` scriveva nel Dizio` alnario di Goffredo Casalis: Il clima e
quanto freddo, onde le nevate sono frequenti. Spesso risentesi in orride ma` , e funiere lo squilibrio della elettricita
riose tempeste distruggono le fatiche e
le speranze dei contadini. La nebbia
ben di rado vi si addensa. Abitano in
questo borgo (anno 1833) 100 famiglie,
che danno anime 520: la vita perviene
in molti ai 60, in alcuni oltre agli 80. Si
celebrano ordinariamente matrimoni
6, nascono 20, muojono 10. Le malattie
dominanti e fatali sono le intermittenti,
le perniciose, le pleuritidi. La scuola
normale conta circa 12 fanciulli. Le
donne attendono al telajo, gli uomini
` alla pastoriparte allagricoltura, i piu
zia. Sono questi nel generale industriosi, e inclinati alla fatica; e gli stessi
pastori, quando non sono alla custodia
del bestiame, non ricusano di lavorar
con la zappa alle loro vigne, orti o chiudende. Il tenimento del borgo non si potrebbe computare maggiore di 7 miglia
`
quadrate, di cui la parte maggiore e
montuosa e ghiandifera; laltra, che dicesi il Campo, distendesi dalle falde del
monte alla sponda del Tirso. Lordina` di starelli di grano
ria seminagione e
circa 100, dorzo altrettanto, 10 di granone, e circa 50 tra fave, civaje [legumi]
e canape. Fruttifica il grano allottuplo,
lorzo al ventuplo, il granone al decuplo,
` le fave, i fagiuoli al trentuplo,
poco piu
il canape rende libbre 200 per starello.
` atta a qualunque altra produLa terra e
zione se intervenga la dotta mano dun
139
pag. 145
Burgos
con 17 posti letto. Artigianato. In passato vi si praticava una modesta forma
di artigianato tessile a livello dome` artigianali sono
stico; oggi le attivita
` edilizia. Serquelle legate allattivita
` collegato mediante autovizi. Il paese e
linee agli altri centri della provincia;
dista da Sassari 71 km. Dispone di medico, scuola dellobbligo e sportello di
servizi bancari.
140
pag. 146
Burruni
sua salvaguardia e valorizzazione turi` stato istituito un picstica; nel paese e
colo museo che ha il compito di documentare i modi di vivere e di combattere che vi si collegavano. Le campagne
attorno alla frazione di Foresta Burgos
sono bellissime e ricche di boschi che si
prestano allo sviluppo del turismo.
feudo la signoria di Baratuli Santu Sadorru nella curatoria di Dolia; nel 1333
ebbe anche lattigua montagna di Baratuli e si fece carico di ricostruirvi lomonimo castello. Infine fu investito anche
del villaggio di Sibiola; mor` poco dopo,
ma suo figlio Giovanni non fu in grado
di trasferirsi in Sardegna per ricevere
`, che percio
` fu confiscata.
leredita
Burmann, Peter Filologo (Utrecht 1668Leyda 1771). Discendente da una famiglia di grandi tradizioni intellettuali,
divenne professore di Latino presso
` di Utrecht e successivalUniversita
mente fu chiamato a far parte dellAccademia di Leyda, dove mor` lasciando
un famoso Thesaurus antiquitatum et historiarum Italiae, Neapolis, Siciliae, Sardiniae, pubblicato ad Amsterdam nel
1704.
141
pag. 147
Busachi
successivo conquista la medaglia doro
ai Giochi del Mediterraneo di Barcellona e qualche mese dopo, a Kaiserslautern, diventa campione mondiale militare, sempre nella categoria dei pesi
mosca, bissando il successo nel 1956.
142
pag. 148
Busachi
fortificato che i Romani avevano edificato. Dopo la conquista bizantina dellisola la posizione del territorio dove oggi
sorge B. assunse una importanza crescente. Situato infatti a poca distanza
dal tracciato dellantica strada, dominava una delle vie daccesso alla pianura in comunicazione diretta con Forum Traiani (Fordongianus). In seguito
` a far parte del giudicato dArboentro
rea e fu compreso nella curatoria del
Parte Barigadu. Nel corso del secolo
XIV, essendo ormai decaduto Fordongianus, divenne per un certo periodo
capoluogo della curatoria, e tale rimase
fino alla caduta del giudicato nel 1409;
` allora
il territorio del Barigadu passo
sotto lamministrazione diretta del re
` ridAragona. Le sue popolazioni pero
masero idealmente legate allArborea e
in particolare gli abitanti di B. mantennero un atteggiamento ostile nei confronti degli Aragonesi. Dopo alcuni
lamanni di tensione, nel 1412, poiche
ministrazione reale aveva bisogno di
`
denaro, il marchese di Oristano presto
al re una forte somma di denaro e ottenne in pegno il Barigadu avviando
cos` la pacificazione della popolazione.
Negli anni successivi il rapporto tra gli
abitanti di B. e Leonardo Cubello fu
buono; B, in questi anni rimase saldamente in mano al marchese che con una
buona amministrazione riusc` a garan` ; il villaggio contitirne la tranquillita
` ad assolvere la sua funzione di cennuo
tro di riferimento per lintero territorio
` mantenne gli antichi prie la comunita
vilegi a cominciare dal majore eletto annualmente dallassemblea dei capifamiglia. Quando nel 1427 Leonardo Cubello mor`, B. e il Barigadu furono in` al suo
clusi nella parte che egli lascio
secondogenito Salvatore. I rapporti del
villaggio con Salvatore Cubello furono
presumibilmente ottimi; il centro era
infatti il naturale riferimento per lam-
143
pag. 149
Busachi
` Torresani e ai suoi discendenti si
colo
deve anche lavvio della costruzione
della chiesa di San Domenico e, nella
` del Cinquecento, di un
seconda meta
nuovo convento per i Domenicani.
Fece anche costruire nella parte alta
dellabitato il convento e la chiesa di
Nostra Signora delle Grazie donandola
ne facessero la sede di
ai Gesuiti perche
un collegio. Nel 1586 gli abitanti di B.
fecero con i Minori osservanti una convenzione in base alla quale i Francescani si impegnavano a istituire nel
paese un convento e a provvedere allistruzione degli abitanti. Estinti i Torresani, il villaggio fu ereditato dai Cervellon che nel 1599 ottennero formalmente
linvestitura. Ebbe cos` inizio per B. un
periodo non felice della sua storia; i
nuovi feudatari, infatti, nel corso del secolo imposero un sistema di tributi
piuttosto pesante, rendendo difficile la
vita degli abitanti. Trasformarono i sistemi di amministrazione del feudo affidandolo a una famelica e spesso inadeguata burocrazia e aumentarono il
carico fiscale; pretesero infatti da tutti
i vassalli, divisi in sei classi, il pagamento dei tributi, creando cos` notevole
malcontento. In questi anni la pesantezza dei tributi feudali e lincuria dei
feudatari portarono la crisi a B., che risent` profondamente del mutato clima.
Distratti dai loro problemi, i Cervellon
presero a considerare il feudo come un
bene patrimoniale da sfruttare e lo cedettero in amministrazione a terzi che,
accentuando a loro vantaggio lesazione
dei tributi, esasperarono i rapporti con
la popolazione. B. divenne sede di una
numerosa e inefficiente burocrazia baronale e residenza di alcune famiglie di
cavalieri (Marras, Madau e altri) che
`
contribuirono ad articolare la societa
del villaggio. Estinti i Cervellon si apr`
una lunga lite tra i pretendenti e i caratteri della crisi si accentuarono, il si-
144
pag. 150
Busachi
` unillusione destinata a durare
pero
poco; nel 1791, infatti, la trattativa tra il
fisco e Teresa Deliperi si concluse e il
Barigadu Jossu divenne il marchesato
di Busachi. Cos` il villaggio, divenuto
capoluogo del nuovo feudo, subito soffr`
a causa delle incertezze sullammontare dei tributi feudali dovuti e della
` della marchesa. Necrescente voracita
gli anni seguenti le pretese della Deli`,
peri, sostenuta dal marito Stefano Leda
` insopportabili ansi fecero sempre piu
che per le prepotenze dellamministratore feudale Antioco Mattares, cui era
stato affidata la conduzione del feudo.
Influenzati dalla situazione generale
che si era determinata nel resto della
Sardegna, nel 1793 gli abitanti di B. si
rifiutarono di pagare i tributi e si ribellarono apertamente. A farli giungere a
tanto avevano contribuito lindiffe , cui il Consiglio comurenza del vicere
nitativo si era rivolto, e le crescenti prepotenze del Mattares, di suo genero, il
dottor Mura, che ricopriva lincarico di
ufficiale di Giustizia, e dellaltro delegato baronale, un certo Madau. I tre tentarono di salvare la loro posizione con
ogni mezzo, ricorrendo a ingiuste accuse nei confronti dei componenti del
Consiglio comunitativo, minacciando
persone innocenti, danneggiando beni
di privati e persino perseguitando alcune persone tramite un gruppo di ribaldi alle loro dipendenze. Lira popolare fu ben presto incontrollabile, an a B. e negli altri villaggi
che perche
giungeva leco dei moti angioiani. Agli
inizi del 1796 il Mattares e i suoi complici furono costretti a fuggire e i busachesi, stretti al loro Consiglio comunitativo, continuarono a rifiutarsi di pagare
i tributi feudali almeno fino al 1797.
Frattanto le vicissitudini finanziarie
della marchesa furono in certa misura
risolte: per soddisfare il fisco, cui doveva una somma rilevante, la Deliperi
cedette una parte del feudo, conservando solo B. e il vicino Allai. Mor`
quando ancora i rapporti con i vassalli
non si erano normalizzati, lasciando
erede sua figlia Stefania, moglie di An` ai
drea Manca. Cos` nel 1800 B. passo
Manca di San Placido; la dipendenza
feudale divenne negli anni successivi
` intollerabile e il Consiglio
sempre piu
comunitativo fin` per divenire lespres` degli abisione della crescente volonta
tanti di rompere definitivamente la dipendenza. I rapporti tra il Consiglio comunitativo e i Manca furono regolamentati minutamente; dopo il 1805,
sulla base di un precedente capitolato
redatto nel 1801, furono definiti anche i
rapporti patrimoniali e il feudatario fu
costretto a rendere agli abitanti del villaggio luso di alcuni salti dei quali si
era impadronito indebitamente. Ormai
anche latteggiamento del governo nei
confronti del sistema feudale andava
modificandosi, i poteri dei feudatari
vennero progressivamente limitati e soprattutto la loro giurisdizione fu quasi
totalmente abolita con la riforma che
introdusse i mandamenti nel 1821.
Nello stesso anno B., grazie alla sua posizione e alla funzione di piccola capitale feudale che aveva sempre svolto,
divenne capoluogo di una provincia
che comprendeva ben 81 comuni e, pa` di Oriradossalmente, anche la citta
stano. Poco dopo la provincia di B. fu
abolita e prese il suo posto quella di Oristano, mentre il villaggio comunque diveniva capoluogo di mandamento. Nel
1834 i Frati minori abbandonarono il
villaggio e nel 1835 anche i Domenicani
lo lasciarono definitivamente. I suoi
abitanti nel 1836 salutarono con gioia
lavvio delle procedure per labolizione
del feudo. In questi anni si colloca la
puntuale testimonianza di Vittorio An` di 430, digius: Il numero delle case e
vise in due rioni, uno superiore, altro
145
pag. 151
Busachi
inferiore, con strade ampie e di qualche
` , sebbene ne
lastricate, ne
selregolarita
ciate. La moltitudine degli olmi che vigorosamente vi frondeggiano, rende il
paese ameno ed aggradevole agli occhi.
Vi abitano 426 famiglie (anno 1834),
nelle quali sono anime 1708. La longe` ordinaria si puo
` fissare a circa i 75.
vita
` vi sono stati non pochi che hanno
Pero
oltrepassato di molto questo termine, e
si sono pure veduti dei centenari in
istato vegeto. Le malattie sono rare, e
non ve ne ha alcuna che dirsi possa dominante. Nella maniera di vestire in
nulla distinguonsi i busachesi dagli uomini degli altri vicini dipartimenti.
` rimarchevole nelle donne la
Solo e
molta diligenza per la mondezza, ed
una squisita lindura. La scuola normale
` frequentata da piccol numero di fane
ciulli. La fruttificazione pel pessimo
metodo di coltura non va che di rado
` dellottuplo. Negli
nel generale al di la
orti si coltivano cavoli, zucche, lattuche, pomidoro ecc. La gran riputazione
dei lini di questo territorio, ha fatto che
gli agricoltori abbiano usata qualche diligenza verso i medesimi. Il raccolto
ascende annualmente a circa 500 cantara. Molto se ne adopera nel paese,
dove non vi sono meno di 400 telai; ma
per laddietro se ne adoperava assai di
` , che
era allora un gran traffico di
piu
tele ordinarie, che si compravano da
Gavoesi per rivenderle in altri paesi.
La vigna prospera mirabilmente: fassi
vino nero assai pregiato, che tutto si
consuma nel paese. Lacquavite comprasi dai vicini villaggi di Ortueri e di
` le, e di rado se ne distilla nel
Ardau
paese. Nutronsi in questi salti molte
greggie e armenti. I formaggi sono di
` . Quando vera commerqualche bonta
cio di questo articolo coi napoletani se
`. Il selne facea del bianco in quantita
` assai numeroso, e delle orvaggiume e
dinarie specie dellisola, eccettuato il
146
pag. 152
Busachi
problemi. A partire dal 1951 la sua po` a diminuire, i campolazione comincio
biamenti delleconomia della Sardegna
e purtroppo lemigrazione furono i fattori che determinarono questo vistosissimo e al momento irrecuperabile calo.
Nel 1974 fu ricostituita la provincia di
` a farne parte, riacOristano e B. torno
quistando i tradizionali punti di riferimento per la sua economia e la sua cultura; attualmente come capoluogo
` montana del Barigadu
della Comunita
ha ripreso ad assolvere lantica funzione di piccola capitale.
147
pag. 153
Busachi
` omonima non lontano dallabilocalita
` costituita da una serie di domus
tato: e
de janas scavate nella roccia e risalenti
` caal periodo della cultura di Ozieri. Piu
` la Tomba II che al
ratteristica tra tutte e
suo interno contiene delle figure stilizzate a motivi geometrici (strisce e riquadri realizzati in rosso) che rappresentano le corna e le orecchie del toro. Tra i
` quello
numerosi nuraghi interessante e
` omodi Sa Iacca situato nella localita
nima a poca distanza dallabitato; si
tratta di una costruzione singolare risa` antico della civilta
`
lente al periodo piu
nuragica, con due ingressi comunicanti
attraverso un vano corridoio molto complesso e contorto, e copertura ogivale.
148
pag. 154
Businco
da Siena, il 20 maggio, e quella campestre di Santa Susanna, l11 agosto: tutte
caratterizzate da processione e ballo in
costume. A Santa Susanna si tiene anche una corsa di cavalli. Di recente sono
state prese iniziative per la salvaguardia del patrimonio tradizionale, come
listituzione della sagra de Su Succu,
che si svolge la seconda settimana di
settembre per rilanciare una tipo particolare di pasta di origine antichissima,
e la costituzione di un presidio per la
salvaguardia e valorizzazione dei pani
tipici dellintera zona, il Barigadu.
Busdraghi, Marco Fotografo (n. Alghero). Esperto di immersione e fotografia subacquea, collabora con giornali e riviste specializzate per la realizzazione di servizi di tipo naturalistico o
` ricco di
di reportage. Il suo archivio e
` semisommerse ricorfoto di cavita
diamo la serie delle immagini della
Grotta dei Cervi da lui stesso scoperta
anche se non mancano quelle scattate
nel corso di viaggi in Libia, in Arabia
Saudita, in Egitto.
pag. 155
Businco
gliere regionale (n. Cagliari 1962). In
` ha praticato con successo lagioventu
tletica leggera; dopo la laurea in Giuri` entrato nellamministrasprudenza e
zione del Ministero dellInterno, percorrendo una rapida carriera. Attirato
dalla politica, inizialmente ha militato
` stato eletto
nelle file di AN e nel 1994 e
consigliere comunale di Cagliari; successivamente ha aderito al Nuovo Mo`
vimento di Nicola Grauso, e nel 1998 e
stato rieletto nel Consiglio comunale.
` divenuto consigliere regioNel 2001 e
nale subentrando al dimissionario
Grauso nel collegio di Cagliari; poco
dopo ha aderito allUDR e da questo
` confluito nellUDS. Ripremovimento e
sentatosi alle elezioni regionali nel
` stato rieletto.
2004, non e
` Giornalista, esattore
Businco, Nicolo
delle imposte (Torino 1856- Jerzu
1923). Da Torino si trasfer` per ragioni
di famiglia a Jerzu, dove divenne col` il
lettore delle imposte. Nel 1883 fondo
settimanale LOgliastra, che usc`
` a LUnione
per due anni, e collaboro
sarda. Amico di Francesco Cocco
150
pag. 156
Bussa
turato e infine impiccato a Padova il 17
agosto 1944.
` a risiedere a Cagliari,
uno continuo
laltro si trasfer` ad Alghero. Il ramo
cagliaritano si estinse nel corso del secolo XVI, quello residente ad Alghero
` lunga e
ebbe invece una storia piu
complessa. Fu iniziato da un Michele,
probabilmente nipote di un Raimondo
amministratore delle rendite reali
` con Vioagli inizi del secolo. Si sposo
` una notevole
lante Zatrillas e acquisto
` locale,
posizione in seno alla societa
ponendosi al centro di una complessa
rete di affari e ottenendo lautorizzazione a praticare la guerra di corsa
` . I suoi
con due galere di sua proprieta
figli Ponzio e Francesco diedero vita a
due nuovi rami, ma la discendenza di
Francesco, che fu ammesso allo Stamento militare durante il Parlamento
del 1528, si estinse poco dopo. Ponzio
` ad avere rapporti amichevoli
continuo
e legami di affari con gli Zatrillas, ma
agli inizi del secolo XVII i suoi nipoti si
trasferirono nuovamente a Cagliari,
dove un Gherardo nel 1626 ottenne il
` . La loro
riconoscimento della nobilta
discendenza si estinse alla fine del secolo XVIII.
gliere regionale (n. Cagliari 1941). Impegnata in politica, militante nel PCI,
ha ricoperto alcuni incarichi di par` stata
tito e ha in seguito aderito a DS. E
consigliere comunale di Quartu San`
tElena dal 1983 al 1997; nel 1994 e
stata eletta consigliere regionale per
il Partito Democratico della Sinistra
nel collegio di Cagliari per lXI legisla` stata ricontura, ma in seguito non e
fermata.
151
pag. 157
Bussalai
e ipotesi sul culto del santo, I, 1975; Accertamento delle prestazioni feudali a
Bolotana al momento del riscatto dei
feudi, II, 1976; Gli assestamenti del patrimonio fondiario pubblico di Bolotana
dal 1800 a oggi, II, 1976; Uso dei pascoli
e conflitto contadini-pastori nel marchesato del Marghine, III, 1977; Lindustria casearia sarda: storia, conseguenze e prospettive, III, 1978; Le chiudende. Il problema generale e lapplicazione delleditto del 1820 a Bolotana, V,
` a Bolo1979; Un secolo di cristianita
tana 1740-1846, VI, 1980; Ordinazioni
fatte dallavv. Francesco Cascara reggidore del marchesato del Marghine, VII,
1981; La relazione di Vicente Mameli de
Olmedilla sugli stati di Oliva 1769: la
parte generale e il marchesato del Marghine, X, 1984; La relazione di Vincenzo
Mameli de Olmedilla sugli stati dOliva:
il ducato di Montacuto, XI, 1985; La relazione di Vincenzo Mameli de Olmedilla sugli stati dOliva: il principato di
Anglona e la contea di Osilo e Coghinas,
XII, 1986; Le rendite feudali dello stato
di Oliva in Sardegna in una relazione di
Geronimo de Zabarayn (1701), XIII,
1987; La compagnia barracellare di Bolotana nel 1840-41, XV, 1989; Il volto demoniaco del potere. Lamministrazione
del feudo sardo di Oliva agli inizi del
600, XVI, 1990; Ordine pubblico, gestione finanziaria e ripopolamento negli stati sardi di Oliva, XVIII, 1992; I registri delle riscossioni di don Geronimo
Sossa reggidore degli stati sardi di Oliva
(1636-1659), XIX, 1993; Pratica della
vendetta e amministrazione feudale negli stati sardi di Oliva (1642), XX, 1994;
`
La Sardegna e i problemi della identita
culturale, XXI, 1995; Problemi giurisdizionali, incarichi e concessioni, allevamento di cavalli nello stato sardo di
Oliva (1625), XXII, 1996; Agli inizi del
gover no del reggidore Navar ro nel
feudo sardo di Oliva, XXIII, 1997; Il ren-
152
pag. 158
Buttariga
una assillante sorveglianza da parte
della polizia.
Bussi, Emilio Storico del diritto (Rovigo 1904-Modena 1997). Dedicatosi al` divenlinsegnamento universitario, e
tato professore ordinario di Storia del
Diritto italiano. Ha insegnato presso
` di Cagliari dal 1940 alla
lUniversita
`
fine degli anni Cinquanta quando si e
trasferito a Modena. Tra i suoi scritti:
Sardegna e barbareschi dal 1794 al
1815, Oriente moderno, XXI, 1941;
Relazioni della Spagna e della Sardegna con la reggenza della Barbaria negli anni 1778-1783, Oriente mo derno, XXII, 1942.
Bussu, Salvatore Sacerdote e scrittore (n. Ollolai 1928). Divenuto sacer` laureato in Teologia e in Giudote, si e
risprudenza e ha operato a lungo nella
`
diocesi di Nuoro, dove attualmente e
` stato cappellano del sucanonico. E
percarcere di Badde Carros e cancelliere della Curia per alcuni anni. Giornalista dal 1970, ha diretto per molti
anni il settimanale della diocesi,
LOrtobene. Attento ai problemi
` attuale, e
` autore di aldella societa
cuni volumi di denuncia sociale e di
forte richiamo etico politico, come Il
miracolo; Inquieti per Cristo; Un prete
e i terroristi, 1988; Il ventre della balena
bianca, 1993; La scuola e la Costituzione, 1995; Facciamo credito alla speranza. La Chiesa sarda e le sfide del
2000, 1998.
153
pag. 159
Butule
lora possono essere mangiate tagliate a
fettine bagnate con qualche goccia dolio, oppure grattugiate per essere usate
come aromatico condimento della pasta.
Butule Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato di
Torres, compreso nella curatoria di
Montacuto. Sorgeva nel territorio di
Ozieri. Probabilmente dovette il suo svi` di
luppo alla presenza di una comunita
monaci Vittorini. Estinta la dinastia dei
giudici di Torres, il villaggio fu lungamente conteso tra i Doria, gli Arborea e i
giudici di Gallura; alla fine del secolo
XIII fu occupato dalle truppe arborensi
che sembrava dovessero arrivare a controllare lintero Montacuto. Poco dopo
` i Doria, sfruttando abilmente il bipero
sogno che Giacomo II dAragona aveva di
alleati per affrontare limminente conquista della Sardegna, capovolsero la situazione e nel 1308 ne ottennero linvestitura. Gli Arborea, anche loro alleati
del re, presero atto della nuova situazione ma non rinunciarono alle proprie
rivendicazioni, per cui quando nel 1325 i
Doria si ribellarono contro gli Aragonesi, il villaggio fu nuovamente occupato
dalle truppe del giudice dArborea e for-
154
pag. 160
Buzzi
` della signo1357 ebbe in feudo la meta
ria di Gesico nella curatoria di Siurgus
` perse quando nel 1363 scopche pero
` la seconda guerra tra il re e Mapio
riano IV. Mor` pochi anni dopo trasmettendo i suoi diritti allunica figlia
Isabella sposata con Antonio Pujalt.
155
pag. 161
pag. 162
C
Cabella, Cesare Avvocato, uomo politico (Genova 1807-ivi 1888). Deputato al
Parlamento, senatore del Regno. Acceso mazziniano, dopo i moti del 1831
` e nel
dovette fuggire dalla sua citta
` in Sicilia. Tornato in patria
1833 emigro
nel 1848, fu eletto ininterrottamente deputato fino al 1865. Noto per la sua abi` di avvocato, nel 1856 divenne prolita
fessore universitario di Diritto civile e
nel 1870 fu nominato senatore. Intervenendo in una causa che riguardava la
` a Genova, nel 1956,
Sardegna, pubblico
un Ragionamento del duca di Vallombrosa contro il duca di Pasqua sulla tonnara delle isole di Asinara e Piana.
Cabestany Fort, Joan F. Storico catalano (n. sec. XX). Fece parte della So` catalana di studi storici e per
cieta
anni fu direttore del Museo di Storia di
Barcellona. Autore di numerose pubbli` interessato
cazioni, in particolare si e
dei rapporti commerciali tra Cagliari e
` economica dels
la Catalogna: Situacio
Catalans a Caller en 1328, in Atti del VI
Congresso di storia della Corona dAragona, 1959; I mercanti catalani e la Sardegna, in I Catalani in Sardegna (a cura
di Jordi Carbonell e Francesco Manconi), 1984.
157
pag. 163
Cabiddu
dellOgliastra un secolo fa, LUnione
sarda, 1949; Gli ogliastrini ebbero una
costituzione ma pagarono 25 mila fiorini
doro, LUnione sarda, 1950; Come sorsero le torri litoranee dellOgliastra,
LUnione sarda, 1951; I difensori della
torre di San Giovanni di Tertenia,
LUnione sarda, 1951; Ci fu un tempo
in cui ad Orgosolo non esisteva un solo
bandito o delinquente, Il Giornale dIta` non e`
lia, 1955; Un campanile che pero
` allarresto dei capitani dOdoro porto
gliastra, Il Giornale dItalia, 1955; Sta
` di un rudere la
riducendosi a poco piu
gloriosa torre litoranea di S. Gimiliano
di Tortol`, Il Giornale dItalia, 1955;
Mandas, la perla della frumentaria Trexenta, Il Giornale dItalia, 1956; Tortol` fu per oltre un secolo sede degnissima
dellEpiscopato dOgliastra, Il Giornale
dItalia, 1956; La crudele contessa di
Quirra diede il nome al castello che ora
va in rovina a San Michele, LUnione
sarda, 1963; Il feudalesimo in Sardegna
non riusc` a imporre il diritto della prima
notte, Regione, V, 1965; Usi, costumi,
riti, tradizioni popolari della Trexenta,
1966; Viaggi di vicere nellisola. Sardegna 1770, Tribuna della Sardegna, II,
1967; La bella di Sanluri, LUnione
sarda, 1968; Un santo sardo, LUnione
sarda, 1969.
Cabiddu, Gonario Sacerdote e giornalista (Orune 1921-Sassari 1986). Divenuto sacerdote nel 1944, fu nominato
reggente nel 1952 e parroco nel 1955,
mantenendo la carica sino alla morte.
Dal 1960 al 1978 fu direttore dellOrtobene, il settimanale diocesano di
Nuoro. Tra le sue opere: Lettere di una
figlia scappata di casa, 1982.
158
pag. 164
Cabizzosu
gna. Rivolta contro la colonizzazione, un
opuscolo feltrinelliano in cui affrontava i problemi della liberazione della
Sardegna dalla dipendenza del sistema
capitalistico occidentale.
159
pag. 165
Caboni
Quinque libri (con Elisabetta Marongiu
e Carla Uras), 2003.
160
pag. 166
Cabras
` accesa qua e la
` da
semplice luminosita
lampi improvvisi di colore.
161
pag. 167
Cabras
raggiunge la frazione di San Giovanni
di Sinis e i resti dellantica Tharros.
Del comune fa parte anche laltra frazione di Solanas.
` abitato fin
STORIA In un territorio gia
` nuragica, nella penisola del Sidalleta
` fenicio-punica di Tharnis sorse la citta
` romana, che
ros, fiorente anche in eta
decadde nellAlto Medioevo a causa
dei continui attacchi dei pirati saraceni. In questo periodo il territorio si
` completamente anche se dispopolo
feso da alcune fortificazioni. Quando
nel secolo XI Tharros fu definitivamente abbandonata in favore della nascente Oristano, lattuale centro si svi` sotto la protezione del castello di
luppo
cui si notano i resti accanto alla chiesa
parrocchiale. Inserito nella curatoria
del Campidano Maggiore, ebbe una
certa importanza nel corso dei secoli
la famiglia giusuccessivi anche perche
dicale di Arborea risiedeva spesso nel
castello che nel frattempo era stato potenziato. Caduto il giudicato, nel 1410 C.
fu incluso nel nucleo originario del
marchesato dOristano; nei decenni
successivi il territorio fu ancora sottoposto a frequenti incursioni di corsari
&
162
pag. 168
Cabras
` cae sinistra danno adito ad una o piu
mere: con addietro un cortile per i polli,
per coltivarvi qualche erba ortense, e
per la legna. Le linee in cui sono dispo` stato
ste, il parallelismo che in alcune e
osservato, il competente spazio che intercludono, portano certa apparenza di
` , e conciliano qualche belregolarita
` state
lezza al totale. Non essendo pero
di ciottoli, ne
di lastre, nepcoperte ne
pure dispostosi il suolo ad un conve` nelle piovose
niente declivio, percio
stagioni sono non poche contrade per
la loia e mota mollissime, e in alcune
rimane il brago fino a che un forte sole
` nelle vie
le asciughi. Pari incomodi e
per cui vi si avvenga da altronde. In generale godesi una salute prospera dove
siasi felicemente trapassato lo spazio
` regge in molti
della puerizia: la vitalita
anche al settantesimo anno, e furono
non rari gli esempi di vecchi centenari.
Infrequenti e lievi storpiature nel popolo; invece ti si presenteranno belle
proporzioni, vivace colorito, e nelle
femmine tanta finezza di taglia, e s`
lieto lume di avvenenza, che le crederesti le bellissime donne dellisola, se non
ti soccorresse in altre regioni della medesima essere delle forme prestanti
` che
con la importante aggiunta di cio
ben si sente, e mal si significa con li vocaboli bel sangue e spirito. La fama
delle belle crabarisse sal` in maggior
visitando questi luoghi
onore, poiche
la Regina Maria Teresa dAustria videne molte, che a di lei giudizio, la
` intendevasi,
quale meglio daltri di cio
potevano in paragone contender della
` con le istesse giorgiane, e
superiorita
` sorte delle altre quella, cui in
con piu
atto di ammirazione compiacque maggiormente onorare baciandola in
fronte. Il numero delle famiglie, che fu
preso nella recensione parrocchiale
del 1834, era sulle 900, e in queste si
comprendevano anime 3556. La solita
163
pag. 169
Cabras
in somma non meno di 15 mila individui, non messi in calcolo gli ulivi. Queste piante tra grandi e piccole sommano
esse a non meno di 40 mila, e quando sia
una piena produzione e non offesa dalle
meteore si viene a raccogliere dal torcolo circa 8 mila barili, di cui sono serviti i valligiani dArborea, e fino la
stessa capitale. Possano questi agricoltori badare a quanto valgano i gelsi, e
cos` procurarsi un altro ramo di lucro,
` nella produzione sicuro, che non
e piu
` una vasta resono gli ulivi. Il Sinis e
gione chiusa da ostro a tramontana per
lo mare, a levante dal gran lago. In sua
maggior lunghezza potresti numerare
miglia 13, nella maggior larghezza 5,
nella sua superficie 32 quadrati incirca
delle medesime. Distinguesi in due
parti: la coltivata, dove insieme coi Crabarissi lavorano molti contadini di
` chi, Bara
` tili, Sola
` nas, s.
Riola, Nura
Vero Milis; lincolta, che ingombrasi
dai lentischi, corbezzoli, mirti, cistio, e
` una vera landa. Gli ardalle prunaie, e
menti e greggie del comune pascono tra
manqueste macchie e nei prati, finche
cando le sussistenze comandi lemigrazione ad altre giurisdizioni. Le specie
erano nel 1834 nei seguenti numeri. Pecore capi 7000, buoi 1500, vacche 1000,
capre 450, porci 6000, cavalle rudi 1300,
cavalli domiti 300, giumenti circa 800.
` dei formaggi non si hanno
Della bonta
certamente a dire molte parole di lode.
` men conosciuta delle altre.
Questarte e
Il selvaggiume comprendesi nelle specie dei daini, cinghiali, lepri e volpi.
Nel canale in cui concorrono i rivi sono
due peschiere, la principale tra la foce
e lo stagno nominata di Pontis, e laltra
quasi sussidiaria alla foce, che appel` rdini. Intramendue danno un
lasi Ma
prodotto considerabile, e per ordinario
le l.n. 60 mila. A destra di questo canale
lungo la spiaggia per le due miglia stendesi con varia larghezza il lago di Mi-
164
pag. 170
Cabras
luogo (da cui dista 7 km) che alla costa di
Santa Caterina e a Cuglieri verso nord.
Dispone di adeguati servizi sia sociali
di scuole dellobche medici, nonche
bligo sufficienti alla popolazione e di
essenziali servizi bancari. Possiede la
Biblioteca comunale, alcuni alberghi e
numerose aziende agrituristiche.
PATRIMONIO ARCHEOLOGICO La posizione di C. rispetto al mare e allo stagno ha reso questa zona ricchissima di
insediamenti umani a partire dalla
preistoria. A documentare questi insediamenti esiste un Museo archeologico.
Si tratta di un moderno edificio a due
corpi progettato dallarchitetto Magnani nel 1981: raccoglie i materiali degli scavi archeologici recenti effettuati
nel territorio del Comune; i reperti
sono esposti in una decina di sale il cui
` stato curato da Enrico
allestimento e
Acquaro e dal compianto Gianni Tore
con la collaborazione di altri. Con gli
` divenuto anche centro
anni il museo e
culturale e tiene vivaci contatti con
` suddi` italiane e straniere. E
Universita
viso in due sezioni: la prima ricostruisce le fasi dellinsediamento umano nel
` altomeSinis dalla preistoria alleta
dioevale; la seconda contiene reperti
archeologici prenuragici e fenicio-punici provenienti dagli scavi di Tharros
e Cuccuru Is Arrius. Di particolare in` questultima localita
` , posta
teresse e
sulla sponda meridionale dello stagno,
` stato individuato un villaggio ridove e
&
&
165
pag. 171
Cabras
salente al periodo della cultura di Bonuighinu e in seguito utilizzato nel periodo della cultura di Ozieri. Gli scavi
archeologici condotti nel sito hanno
evidenziato resti di capanne e tombe
ipogeiche singole scavate nellarena` stato troria. In una di queste tombe e
vato uno scheletro che stringeva nella
mano una statuetta in pietra raffigu` femminile obesa; inrante una divinita
teressanti sono anche alcuni reperti in
` stato trorame. Analogo insediamento e
` di Conca Illonis,
vato nella localita
sulla sponda occidentale dello stagno,
che ha restituito anche materiali del
Neolitico recente e un villaggio risalente alla cultura di Ozieri; altri siti risalenti al periodo prenuragico sono
` di Sa Pesada Manna e di
nelle localita
Serra e Siddu dove sono state indivi`
duate alcune tombe. Il territorio di C. e
ricco anche di nuraghi (31): Abba Chene
Sole, Angios Corruda, Antioco Crobis,
Boboe Cabitza, Barrisi, Cadaune, Cannevadosu, Combus, ConcAilloni, Crichidoneddu, Crichidoris, Figus de
Cara, Giovanni Nieddu, Leporada, Margini Grutzu, Molas, Muras, Ollastu, Paegrevas, Piscina Rubia, SArgara, Sa Carroccia, Sa Gora de Sa Scafa, Sa Ruda, Sa
Tiria, Sirau Mannu, Su Archeddu, Su
Procu, Su Noraxi, Suergiu, Zianeddu.
` il sito di
Di particolare interesse e
Monti Prama, complesso nuragico dellultimo periodo, costituito da un nuraghe polilobato, un tempio a pozzo, un
villaggio e trenta tombe individuali di
grande interesse. Le capanne sono circolari, costruite in conci di basalto e disposte attorno alla massa del nuraghe; a
poca distanza si trovano i resti del pozzo
sacro e delle tombe individuali. Queste
sono del tipo a pozzetto conico e sono
coperte da un lastrone di arenaria: contenevano le salme in posizione seduta
con un ricco corredo funerario. Larea
dove sono le tombe era ingombra di
166
pag. 172
Cabras
gliari. In seguito, sempre nei pressi
della chiesa, furono individuate e scavate a opera di privati altre tombe romane di diverso tipo. Tra il 1851 e il
1874 ne furono tratti numerosi reperti
che andarono ad arricchire le collezioni Chessa (oggi al Museo Sanna di
Sassari), Gou
in (al Museo di Cagliari) e
Pischedda (al Museo di Oristano).
167
pag. 173
Cabras
tale fu resecato e sostituito con labside,
quello occidentale fu demolito e al suo
posto sorse laula a tre navate con volta
` la chiesa di
a botte. Molto interessante e
San Salvatore che sorge nelle vicinanze
del promontorio di San Marco e che
conserva elementi romanici; dalla
chiesa, attraverso una scala stretta coperta da una volta a botte, si accede allipogeo costituito da un ambiente circolare illuminato dallalto da dove si
passa ad altri due ambienti absidati e
infine a un altro ambiente circolare. Il
complesso fu utilizzato in tempi molto
antichi e certamente in periodo paleocristiamo, come dimostrano le tracce di
affreschi alle pareti. Situate a poca distanza luna dallaltra, nelle vicinanze
di Tharros si trovano la torre Vecchia di
capo San Marco e la torre di San Giovanni di Sinis che furono costruite tra
il 1578 e il 1580. Quella di San Giovanni
` la piu
` antica: si tratta di una
di Sinis e
costruzione imponente alta 14 m, con
un diametro di pari misura, allepoca
potentemente armata con artiglierie.
Sorge su un promontorio e domina la
vicina chiesa di San Giovanni e le ro`. Gode di un panorama
vine della citta
splendido. La seconda, posta a guardia
dellistmo di capo San Marco, fu costruita nel 1580 per sorvegliare il tratto
di costa fino alla punta Maimoni. Si
tratta di una costruzione piccola, alta
` di 7 m, con un diametro della
poco piu
` di
stessa misura. Nel Settecento cesso
avere importanza militare e fu abban` defidonata. Un monumento che puo
` molto interesnirsi minore, ma che e
` uno dei tanti portali delle prosante, e
` del passato: si tratta del portale
prieta
detto di donna Annetta. Si trova lungo la
strada che da Cabras conduce a Sola` sopraelevato
russa, in un tratto che e
rispetto allantico tracciato. Il portale,
` costruito tutto
veramente imponente, e
in conci di arenaria: ha la facciata
168
pag. 174
Cabras
la fillirea e soprattutto la palma nana.
Altre indicazioni riguardano gli animali, lepri, volpi e donnole e i numerosi
insetti e volatili. Vicino si trovano la
torre, dalla quale si gode una vista bellissima, e un edificio che nella buona
stagione viene adibito a Centro visite.
Da qui partono dei sentieri che portano
a un bosco di pini di Aleppo e a una zona
di dune sabbiose, anche questa con un
` lo
particolare tipo di vegetazione. Ma e
stagno di Mare Pontis a rivestire una
grande importanza dal punto di vista
`
naturalistico oltre che da quello, piu
` unampia
noto, economico e storico. E
` di 20
distesa palustre estesa per piu
km2 a ovest dellattuale abitato e collegata al mare con un sistema di canali.
Lungo le sue coste si trovano tracce archeologiche di grande importanza
(Cuccuru SArriu) che dimostrano la
frequentazione continuativa delluomo
a partire dal Neolitico. Nel Medioevo i
giudici di Arborea vi impiantarono un
sistema di peschiere di grande rilievo
nel quale oltre al pesce (muggini), si
producevano le uova di pesce salate
(bottarga) che fin da allora ebbero
grande rinomanza. Nel corso dei secoli
la peschiera rimase in possesso dei giudici e, dopo la caduta del giudicato, en` nella concessione del feudo di Oritro
stano fatta a Leonardo Cubello. Dopo la
confisca del feudo, dal 1479 lo stagno e
la peschiera presero a essere amministrati da funzionari reali e sfruttati dagli abitanti di C. gelosi custodi dei loro
privilegi. Nel 1651 la Corona, trovan` finanziarie, cedette lo
dosi in difficolta
stagno (unitamente a quello di Santa
Giusta) ai Vivaldi Pasqua (=) in piena
` ; la concessione pose gli abiproprieta
tanti in una difficile situazione. Dopo
circa un secolo i Vivaldi Pasqua, per
far fronte ai loro debiti, cedettero in
amministrazione la peschiera al ricco
mercante di C. Damiano Nurra (=
`.
Nurra3 ) il quale nel 1750 lacquisto
Dai Nurra lo stagno e la peschiera passarono ai Flores e nel 1853 furono acquistati dai Carta di Oristano. Inutil`
mente nel periodo successivo si cerco
di liberare il complesso dal vincolo padronale e di restituirlo al demanio; i
proprietari nel periodo successivo organizzarono la produzione e il controllo
` della peschiera escludendelle attivita
done totalmente gli abitanti del villaggio. Questi avevano come unica possibi` quella di lavorare alle dipendenze
lita
del personale della peschiera in una
condizione di subordinazione feudale;
` e piu
` volte venla situazione li esaspero
`.
nero ai ferri corti con la proprieta
Dopo il 1922 con liscrizione dello stagno nel registro delle acque pubbliche
` possibile sbloccare la situasembro
zione, ma gli eredi dei Carta resistettero e con una lunga vertenza giudiziaria nel 1956 riuscirono addirittura a ottenerne la cancellazione dal registro.
` ulteLa vicenda in seguito si esaspero
riormente e si concluse solo nel 1982
con la cessione dello stagno alla Regione Sardegna. Altro importante sito
` la spiaggia di Is
di suggestiva bellezza e
` bella tra le numeAruttas, forse la piu
rose presenti in questo territorio.
`
Lunga qualche centinaio di metri, e
costituita
unica nel suo genere perche
da sabbia di quarzo a granuli perfetta`
mente tondeggianti. Recentemente e
stata dichiarata area di rilevante interesse naturalistico e quindi da proteggere.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Tipico segno delle antiche tradizioni
del centro sono la barca (su fassoni),
con la quale fino a non molto tempo fa
i pescatori convivevano, e labbiglia` la
mento tradizionale. Su fassoni e
barca della quale i pescatori si servivano e che oggi viene usata per le regate durante la festa patronale e per
169
pag. 175
Cabras
scopi turistici; di origini molto anti` interamente costruita in fieno
che, e
palustre e giunco: ha il fondo piatto e
la prua stretta e rivolta verso lalto.
` lunga circa 4
Nella misura standard e
m e larga 90 cm. Attualmente nella pe` stata sostituita da imbarcazioni
sca e
di legno anche se rimane il mezzo
ideale per la pesca nello stagno, come
dimostrano imbarcazioni simili usate
nei laghi daltura dellAmerica Latina.
erano moltiplicate ma gli amministratori, quando si sono resi conto che venivano usate come seconde case per il
mare, ne hanno deciso la demolizione;
le poche rimaste appartengono veramente a pescatori. Nel passato gli abitanti di C. erano normalmente scalzi durante il lavoro e avevano un abbigliamento molto semplice. Oggi partecipano cos` alle sfilate e alle manifestazioni folcloristiche. Labbigliamento
femminile era costituito da una camicia (sa camisa) con il giro collo e la pettina ricamati; dalla gonna in cotonina
di qualsiasi colore; da un busto (simbustu) di raso (nei giorni festivi di broccato
doro) attillato e corto, allacciato sotto il
seno; da un grembiule dello stesso tessuto della gonna per i giorni feriali e di
rasatello nero per i giorni di festa; da un
fazzoletto di cotone sul capo. Labbigliamento era completato da una giacca (su
gipponi) di velluto o di raso che veniva
indossata dinverno. Labbigliamento
maschile (rosso per i pescatori e nero
per i contadini) era costituito da una camicia bianca a collo basso e manica ampia e calzoni di tela bianca lunghi fino
al ginocchio; sulla camicia venivano indossati un gilet (su cropettu) in orbace
nero o rosso, e una giacca (sa este e
pannu) degli stessi colori; sui pantaloni
andava un gonnellino (is crazzonis de arroda) degli stessi colori. Meritano di es`
sere ricordate le due feste popolari piu
antiche e caratteristiche. Una si svolge
il 24 maggio in onore dellAssunta. La
cerimonia solenne viene anticipata,
nel settembre dellanno precedente, da
una questua effettuata da Sa cricca
maggiori, una confraternita di giovani
in costume con un carro trainato da
buoi, su cui viene sistemata una barca
`
addobbata riccamente. Lo scopo e
quello di raccogliere le offerte necessarie allorganizzazione della festa. Nelloccasione della festa vera e propria si
170
pag. 176
Cabras
svolge la sagra del muggine, straordinario momento per promuovere la conoscenza del prelibato prodotto dello stagno. In particolare la sagra offre loccasione di gustare la bottariga e la merca
` degli addetti al
(=), frutto dellabilita
lavoro nelle peschiere.
171
pag. 177
172
pag. 178
Cabras
`; tra il 1920 e il 1940
dualmente notorieta
prese parte a molte mostre in Italia e
allestero e ottenne numerosi riconoscimenti; nel 1932 fu premiato alla Biennale di Venezia.
173
pag. 179
Cabras Brundo
` per bloccarne i progetti. Negli
adopero
` a Carlo Felice, che
anni seguenti si lego
` intendente e conservatore
lo nomino
nel 1799; nel 1803 fu nominato presi` Economica e
dente della Reale Societa
Agraria.
Cabreo Termine giuridico. Indica un registro che compare in Sardegna a partire dal secolo XV, sul quale veniva regi` la partistrata la capibreviazione, cioe
colare procedura di registrazione dei
titoli in base ai quali veniva posseduto
un bene immobile. In effetti la struttura
` paragonabile per certi versi a
del c. e
quella del condaghe: differisce da que` , per il fatto che e
` un atto pubsto, pero
blico cui i possessori a qualsiasi titolo
sono tenuti a sottostare.
174
pag. 180
Cabudabbas
; C. tento
` di evitare lo scontro col sose
vrano dArborea, ma la sua opera fu inutile. Poco dopo, infatti, il conflitto scop` e lammiraglio dovette lasciare la
pio
residenza di Alghero per accorrere in
soccorso di Cagliari, mentre le truppe
arborensi dilagavano in tutta la Sarde` e la sua determigna; con la sua abilita
nazione contribu` alla difesa di Cagliari
e alla vittoriosa battaglia di Quartu,
dopo la quale le truppe arborensi furono costrette a ritirarsi. Cessate le osti` , C. torno
` in patria e fu impegnato
lita
successivamente in molte altre im` in disgrazia e il re lo
prese; cadde pero
fece decapitare nel 1364.
175
pag. 181
Cabudanni
` politica. Cos` il
mente la propria unita
` finalmente a far parte del ReC. torno
gnum Sardiniae. Il suo territorio fu diviso in alcuni feudi, che mantennero la
loro fisionomia fino al 1838.
Cabudanni Nome sardo del mese di settembre, caput anni, inizio dellanno
agrario nel calendario bizantino. Anche
lantica festa di Capodanno cadeva a
settembre e coincideva con linizio dellannata agraria e con la vendemmia.
Durante la festa nel Logudoro le fami` in vista
glie dei proprietari terrieri piu
bude, una focaccia
si scambiavano sa ca
di semola, simbolo di opulenza e augurio per lanno che iniziava.
` venatoria e` stata
Caccia Lattivita
regolamentata in ogni tempo con leggi
particolarmente severe, a cominciare dalla
Carta de Logu di fine Trecento.
176
pag. 182
Caccia
tori che coadiuvavano il cacciatore
come battitori e raccoglitori delle
` giuprede. Nei secoli successivi, in eta
` a essere
dicale, la caccia continuo
` praticata dai nobili. In geunattivita
nere una battuta era promossa dal giudice in persona o dai suoi familiari e
parenti, dai curatori e dai majores de
scolca; era vietato formalmente orga` venatorie a persone dinizzare attivita
verse da quelle elencate precedentemente. La popolazione del territorio
dove la battuta era stata organizzata
era comunque tenuta a parteciparvi e a
svolgervi funzioni ben precise. Questa
caccia grossa (silva) veniva praticata secondo un calendario venatorio che individuava quattro periodi nellarco dellanno; nel periodo prestabilito i partecipanti alla battuta, fossero i nobili cacciatori o i popolani che li coadiuvavano,
erano tenuti a trovarsi nel punto di raccolta (collectoriu): da l` la battuta prendeva lavvio. La caccia veniva praticata
in quattro modi diversi, tutti minutamente regolamentati: la caccia ad igitu,
che prevedeva luso di armi da getto; la
caccia a casside, che prevedeva luso
della martora e del furetto; la caccia a
cavallu, che prevedeva linseguimento
delle prede e luso di mute di cani addestrate a inseguire la selvaggina; la caccia col falcone (su stori). I Pisani introdussero altri sistemi di caccia; in particolare quella con le reti (velariu,
diaulu), che praticavano con grande divertimento, attirati soprattutto dalle
` di pernici, tordi e altri
grandi quantita
uccelli. I sistemi di caccia rimasero invariati con larrivo degli Aragonesi: il
divieto di caccia per il popolo fu mantenuto e anzi spesso accentuato dalla sua
introduzione negli ordinamenti feu` , non fu
dali. La nuova situazione, pero
in grado di impedire che la pratica
della caccia si diffondesse anche tra il
popolo, soprattutto nelle zone interne
177
pag. 183
Cacciatori
venatorio fu delegata alle amministrazioni locali che dovevano provvedere in
funzione delle diverse situazioni. Nel
1885 furono costituite le prime riserve
di caccia. Alla fine dellOttocento, con
lo sviluppo della caccia come sport
` alto-borghese italiana, la
nella societa
Sardegna divenne unarea particolarmente ricercata dai cacciatori, che in
quel paesaggio spesso deserto ed esotico trovavano la stessa ebrezza della
caccia nei paesi extra-europei. Annibale Grasselli Barni, giornalista e scrittore cremonese, ha lasciato un illuminante racconto di un suo viaggio venatorio nel libro A caccia in Sardegna,
` , poco
1905, la cui seconda edizione e
ecologicamente, dedicata a Grazia Deledda: attraversando lisola da Terra` pita di uccidere,
nova a Cagliari gli ca
nella prima settimana di caccia solitaria, 161 pernici. Nel Novecento il viaggio per la caccia in Sardegna divenne
unabitudine per i membri della famiglia reale: Villa Las Tronas ad Alghero
conserva le fotografie delle principesse
(in specie Giovanna) in tenuta da caccia. Nei decenni successivi e fino alla
costituzione della Regione autonoma
la disciplina della caccia rimase sempre ancorata alla emanazione del calendario venatorio, il cui rispetto era
affidato alle compagnie barracellari e
ai vari corpi forestali. Con la costituzione della Regione la competenza in
` passata alla Remateria di caccia e
gione; la legislazione recente tende a
` soprattutto in
regolamentare lattivita
funzione della conservazione del patrimonio, imponendo quindi restrizioni rigorose dei periodi di caccia, non senza
proteste da parte dei cacciatori, molto
numerosi nellisola (soprattutto nei
centri dellinterno, dove la caccia al
cinghiale conserva ancora molto della
sua forza di aggregazione comunitaria e
Cacciatori di Cagliari Piccolo corpo militare istituito nel 1805. Aveva un organico molto ridotto e il compito di sorve` . Quando pero
` nel 1808 Vitgliare la citta
` a riforma del
torio Emanuele I avvio
barracellato fu sciolto.
178
pag. 184
Caciano
fino al 1827 quando furono ricostituite
le compagnie barracellari.
pag. 185
Caciano
(sec. XIV). Figlio di Arnaldo, nato agli
inizi del secolo XIV. Nel 1333 si stabil`
in Sardegna, dove ebbe lufficio di doga` appartenuto a suo padre; nel
niere gia
` il patrimonio feudale, ma
1339 eredito
mor` pochi anni dopo senza figli, lasciando erede suo fratello Bernardo.
Fondata nel 1982 a Cagliari dallo scrittore e regista Giancarlo Biffi, ha operato fino al 1999 nella sua sede storica,
la vetreria di Pirri, che la compagnia ha
restaurato e reso funzionale al teatro. Il
C.d.T. ha assunto il carattere di compa`
gnia di teatro di ricerca e come tale e
stata riconosciuta dal Ministero dei
Beni culturali; in tutti questi anni la
` indirizzata
sua sperimentazione si e
verso la identificazione di nuovi linguaggi scenici, la cura per il lavoro dellattore, linteresse per la narrazione
orale e ha avuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.
180
pag. 186
Caddeo
prese attivamente parte anche alla vita
politica; fu eletto consigliere provinciale di Cagliari tra il 1860 e il 1863.
Scrisse in logudorese; letterato di
grande talento e assai prolifico, ha lasciato numerose composizioni di contenuto prevalentemente storico o morale.
Tra i suoi scritti: Fronde, versi, 1884;
Canzone sarda subra sas penas de su
Purgatoriu, 1888; Canzoni sarde in dialetto logudorese, 1888; Canzone di Eleonora dArborea sarda eroina, canzone logudorese, 1889; Inni sardi a Orotelli,
1904; Bosa, canzone, 1905; Fronde poetiche sarde dialettali, 1907; Sonetti acrostici e semplici dialettali, 1912; Poesie
sarde, 1913; Canzoni sarde bernesche,
1914; Purgatorio, 1916; LItalia vista
dalla Sardegna, sonetto, 1919; Canzone
sarda su Giuseppe Cherchi Caddeo di
Dualchi, 1920; Per limmatura morte di
Dercis Bachis Angela del fu Giovanni
Agostino, canzone, 1925. Sempre nel
1925 fu pubblicata la Raccolta delle canzoni sarde emendate dallautore, edita a
Oristano in 2 volumi.
` nella redazione de
Sassari, e qui entro
La Nuova Sardegna. Infine si trasfer`
` con molti pea Milano dove collaboro
riodici di livello nazionale, tra i quali
Il Corriere della sera e La Lombar` inoltre con Attilio Defdia. Collaboro
fenu alla redazione della sua rivista
` lassociaSardegna; nel 1914 fondo
zione Pro Sardegna e nello stesso anno
la casa editrice Risorgimento, che si se` per la pubblicazione di molte
gnalo
opere irredentiste e patriottiche. Alla
vigilia dellentrata in guerra dellItalia
` Il triestino, un libro sulla Venepubblico
zia Giulia e la Dalmazia, opera di un
fiorentino di discendenza inglese, Lancillotto Thompson. Il libro, che altri editori non avevano voluto pubblicare, fu
edito grazie a un finanziamento assicu` subito clanrato da amici di C. Circolo
destinamente (sotto falsa copertina)
nelle terre irredente suscitando grandi
entusiasmi. Nel dopoguerra i suoi interessi gradualmente mutarono ed egli
scrisse soprattutto opere a carattere
storico, collaborando con valenti spe` la
cialisti: Alessandro Levi gli affido
raccolta dellepistolario di Carlo Cattaneo, edito in 4 volumi fra il 1946 e il 1956,
e alla morte stava curando quello di G.
` euroMelzi dEril. Raggiunse notorieta
pea. Mor` ad Albosaggia, ora in provincia di Sondrio, mentre era occupato
nella correzione delle bozze della sua
` impegnativa (R. Bonu). Tra
opera piu
i suoi scritti: Cose dei nostri tempi, La
piccola Rivista, II, 6, 1900; Il ventidue
settembre 1901 al Gennargentu per la solenne inaugurazione della Casa rifugio
Alberto Lamarmora, 1901; Le adultere,
novelle, 1901; Nino Alberti, Barbagia,
1902; Lisola dei sardi (con Nicola Colajanni), 1903; Garibaldi e la Sardegna, Il
Secolo, 1913; Progresso economico e
leggi speciali, Sardegna, 3-4, 1914; La
tipografia elvetica di Capolago: uomini,
vicende, tempi, 1931; Lattentato Orsini.
181
pag. 187
Caddeo
1858, 1932; Giansenisti, giacobini e patrioti ticinesi dalla rivoluzione del 1779,
Archivio storico della Svizzera Italiana, 1936; I primi anni del risorgimento ticinese; 1938; De Gruenwald Costantin Metternich: luomo della Santa
Alleanza, 1942; La veridica storia della
travagliata genesi dellepistolario di
Carlo Cattaneo, 1950; Cernuschi e Cattaneo, il 29 maggio del 1848 nel fallito colpo
di stato di Milano, Il Risorgimento,
1953; I rapporti tra Mazzini e la Sardegna, Il Risorgimento, 1954; I grandi
eventi del 1859-1860 in lettere inedite di
Mazzini ai suoi amici di Sardegna, Il Risorgimento, 1954.
182
pag. 188
Cadeddu
per il suo valore la Legion donore.
Dopo la caduta di Napoleone fu perseguitato e costretto a fuggire dalla Corsica e a rifugiarsi a Marsiglia. Dopo
molte traversie nel 1820 si stabil` a
Pisa, dove, grazie alla protezione del
` in
professor Amedeo Vacca, si laureo
Medicina. Nel 1829 si trasfer` ad Algeri
` la profese poi a Tunisi, dove esercito
sione con crescente successo. Nel 1839
fu nominato console di Svezia a Sfax,
` torno
` a Tunisi facendosi
poco dopo pero
`
apprezzare dal bey per le sue qualita
professionali. Nel 1857 riusc` a rientrare per una breve visita a Cagliari;
mor` dopo essere tornato in Tunisia.
Cadeddu, Luigi Patriota (Cagliari 1776La Maddalena, dopo 1830). Figlio di Salvatore, laureato in Legge, si stabil` nel
quartiere della Marina con la moglie e i
figli; nel 1812 prese parte alla cosiddetta congiura di Palabanda. Scoperto
il moto, fu arrestato e condannato a ven-
183
pag. 189
Cadeddu
vanni, versi, 1855; Al Comandante del 1
battaglione della prima legione britannica, capitano Miuching, Lettera latina,
1860; In morte di Luigi Caboni, 1871;
Paullo Iosepho M. Sercio Oleastren ecclesiae gubernandae recens praeposito, Elegia, 1872.
184
pag. 190
Cadello
madre (= Prunas), Sebastiano, Salvatore e Giovanni Antonio, con discendenza.
Ramo di Sebastiano. Sebastiano, figlio
`
naturale, legittimato nel 1639, continuo
a risiedere in Ogliastra, dove i suoi discendenti ottennero il riconoscimento
del cavalierato ereditario e della no` nel 1692 con un Francesco e si
bilta
estinsero pochi decenni dopo.
Ramo di Salvatore. Salvatore ottenne il
cavalierato ereditario nel 1622 e, sposata una Dettori, trasfer` la residenza a
Pozzomaggiore. I suoi discendenti nel
1676 furono ammessi allo Stamento militare nel parlamento Las Navas e si
estinsero nel corso del secolo XVIII.
Ramo di Giovanni Antioco. Giovanni An` a rimanere legato ai martioco continuo
chesi di Quirra e, dopo essere stato nominato ufficiale della Marmilla, si stabil` a Jerzu; nel 1645 ottenne il cavalie` . I suoi figli si
rato ereditario e la nobilta
trasferirono a Cagliari assumendovi posizioni di rilievo e nel 1665 furono ammessi allo Stamento militare durante il
parlamento Camarassa. Due di essi, Antioco Saturnino e Diego, ebbero discendenza; la discendenza del primo, che
` in posnel corso del secolo XVIII entro
sesso del feudo di San Sperate, si
estinse nel 1772; quella del secondo si
estinse nel 1846, con un Efisio ultimo
marchese di San Sperate.
Cadello, Giuseppe Giureconsulto (Cagliari, inizi sec. XVIII-ivi 1772). Marchese di San Sperate, figlio di Antioco
` in
Saturnino, conseguita la laurea entro
magistratura e percorse una brillante
carriera giungendo al grado di giudice
`
della Reale Udienza. Nel 1742 acquisto
dal fisco la signoria di San Sperate e nel
1749 ottenne il titolo di marchese; mor`
senza figli, lasciando erede suo nipote
Saturnino.
185
pag. 191
Cadello
186
pag. 192
Cadoni
`
paesi, vol. I della collana Paesi e citta
della Sardegna, 1998.
187
pag. 193
Cadoni
Leni, luomo chiamato cigno, 1993; Se la
parola e` una pietra, 1995; Poesie da appendere, 1997; Fra i due millenni il paesaggio delluomo, 2000; Abbecedario
della cuoca amorosa. Versi da mangiare
e da bere, 2006.
Cadoni, Luigi Istitutore, consigliere regionale (n. Nuoro 1947). Su posizioni po` stato eletto
litiche di destra, nel 1989 e
consigliere regionale per il MSI nel collegio di Nuoro per la X legislatura; rieletto per AN nello stesso collegio per
` stato riconferlXI legislatura, non e
mato per la XII.
188
pag. 194
Cagliari
tonio Cabitza, fu pubblicata a Cagliari
tra il 1935 e il 1938. Usciva con cadenza
mensile e trattava argomenti di letteratura e di folclore sardo. Per quanto i
tempi e la cultura ufficiale lo consenti` di sviluppare un discorso
vano, tento
originale e fuori dal conformismo dominante.
189
pag. 195
Cagliari
gnata dal grande stagno di C., alimentato dal rio Mannu che giunge da nord.
Da C. hanno inizio la maggiore strada
dellisola, la statale 131 Carlo Felice,
che si conclude a Porto Torres, la maggiore linea ferroviaria, che si dirige
verso Sassari-Porto Torres e OlbiaGolfo Aranci, la strada ferrata per Iglesias e Carbonia e quella a scartamento
ridotto per Mandas, Sorgono e Arbatax,
le due strade che seguono la cononche
sta verso oriente e verso occidente, e le
varie altre che si dirigono verso linterno.
& STORIA La citta
` fu fondata dai Fenici
nel secolo IX a.C. e divenne un vivace
centro di scambi commerciali; con lavvento dei Punici nel secolo VII a.C. la` a svilupparsi in una
bitato comincio
zona prospiciente lo stagno di Santa
Gilla nellarea detta Campo Scipione.
` il suo carattere
Lagglomerato accentuo
di centro commerciale; la sede riservata agli affari gravitava attorno a una
grande piazza sede del mercato e labitato si estendeva a comprendere buona
parte degli attuali quartieri di Marina e
di Stampace. Sembra che avesse una
certa autonomia e che fosse governato
da una coppia di magistrati annuali
`
detti sufeti (=). Nella sua opera La citta
del sole (1984) Francesco Alziator segnala alcune tracce di questo periodo
che si possono individuare ancora oggi
` popolare dei cagliarinella mentalita
` forse piu
` appariscente
tani: Leredita
del mondo punico nella tradizione po` costituita dal muro a telaio e
polare e
dal gravitare delle case del Campidano
`
cagliaritano sul cortile interno. Non e
del tutto cessato, a C., luso della parola
kemu. Ad essa si riallaccia un sistema di
` che vamisura il kemu era ununita
riava da quattro a cinque del quale si
servivano, fino al primo dopoguerra,
specialmente le rivenditrici di fave ar` piuttosto sinorostite. Il vocabolo oggi e
190
pag. 196
Cagliari
` dal porto.
Cagliari Veduta della citta
191
pag. 197
Cagliari
` a partire
questa tendenza si accentuo
dalla fine del secolo VII con il manifestarsi delle prime incursioni arabe.
Dalle poche informazioni che allo stato
` possibile trarre da fonti arabe
attuale e
e dai recenti scavi archeologici che
hanno interessato larea sulla quale si
era sviluppata la Carales romana, sembrerebbe confermato che entro la
` del secolo VIII la citta
` fu
prima meta
investita da terribili devastazioni, conseguenza di almeno tre incursioni
arabe, e che il centro storico rimase
quasi completamente svuotato. La popolazione si sarebbe spostata in centri
piccoli accostati alle colline e fortificati
o in grotte che diedero luogo a piccoli
insediamenti rupestri. Uno di questi
piccoli centri, posto in zona protetta
dalla laguna e inaccessibile ai predoni
arabi, fu appunto Santa Igia. Col tempo
il borgo fortificato divenne la residenza
delle supreme magistrature, vi fu costruita la cattedrale e molti palazzi,
cos` che fin` per assumere il ruolo di
erede della Carales antica, della quale
peraltro gli abitanti non persero la memoria e soprattutto la coscienza. Nulla
` dato conoscere sulla vita di quella che
e
fu Carales nei secoli IX e X; sembra comunque probabile che la vita si sia concentrata soprattutto in Santa Igia e in
alcuni nuclei abitati costituiti da grotte;
probabilmente, come affermano le
` fu tenuta
fonti arabe, questa comunita
a pagare per un certo periodo la giziah.
` poco e nel
Lo stato di dipendenza duro
` fu probabilcorso del secolo IX la citta
mente sede delle trasformazioni che
portarono alla costituzione dei giudi` lasciate
cati. A proposito delle eredita
da questo tormentato periodo Francesco Alziator ha scritto nella sua opera
` del sole: Se assai breve fu locLa citta
cupazione vandalica, durata unottantina di anni, tra il secolo V e il VI, e
scarsa di reali contatti tra il popolo de-
192
pag. 198
Cagliari
` al sacerdote che dued altrove si da
rante il periodo pasquale va a benedire
`; e del pari sarebbero
le case: sangiamo
reminiscenze bizantine le strane parole
del primo verso di una strofetta: An`, kilisso
`, kifane`. Ad onta delle afgiamo
fermazioni di certa letteratura dilettantistica del secolo scorso, manca nel folclore cagliaritano lelemento arabo.
Per lo meno, manca una discendenza
quel
diretta da elementi arabi, perche
` di arabo e
` stato mupochissimo che ce
tuato attraverso la Spagna per via bar` stato diffuso attraverso le
baresca o e
jares che giunmaestranze arabe mude
sero in Sardegna dopo la Reconquista
ed in area cagliaritana lavorarono, mescolando le loro maniere con quelle romaniche, nella chiesa parrocchiale di
Villa San Pietro, in San Pietro di Quartu
ed in Santa Barbara di Capoterra.
GLI EBREI A CAGLIARI Lo stesso F. Alziator continua: Altro elemento, scarsamente indagato e dalla cui indagine si
potrebbe invece ottenere qualche inte` quello ebraico. La
ressante risultato, e
tradizione cittadina ha sempre accennato con insistenza alla discendenza
ebraica della gente del quartiere di Vil`
lanova e anche qualche autore si e
espresso in questi termini. La storia de` , in sostanza, quella degli
gli ebrei di C. e
ebrei in Sardegna e comincia con le deportazioni di cui si ha notizia in Tacito
ed in Flavio Giuseppe. La deportazione
riferita da Svetonio nella Vita di Clau` gli ebrei
diano non interessa invece piu
come tali, in quanto, questa volta, si
trattava di ebrei convertiti al Cristianesimo e in agitazione proprio per la loro
`
nuova fede. Lesistenza di una comunita
israelitica organizzata con una sua si` testimoniata da Gregorio Managoga e
gno sin dal VI secolo. I rappresentanti
` non esitarono a predi questa comunita
sentarsi proprio al grande pontefice
per lamentarsi presso di lui della fana-
193
pag. 199
Cagliari
quelli che di l` a poco sarebbero diventati i quartieri di Stampace, della Marina e di Villanova.
rato della antica Carales: da questo momento sarebbe stato il luogo proprio dei
rappresentanti dei dominatori esterni,
non solo di C. ma di tutta la Sardegna.
` radiSparita Santa Igia, la vita sembro
carsi nel Castrum e nella sottostante
Marina, il cui porto divenne il naturale
` , mentre
scalo commerciale della citta
le appendici di Stampace e di Villanova
venivano popolate rispettivamente da
artigiani e da contadini. Cos`, mentre il
` il caratCastrum assumeva sempre piu
tere di centro dellinsediamento, rinascevano gli antichi quartieri romani e la
` con i suoi palazzi, le sue
nuova citta
strade e le sue mura andava cancellando la memoria della Carales cantata
da Claudio Claudiano. Lassetto di C.
` nel secolo successivo,
non si modifico
anche quando, tra il 1323 e il 1326, fu
portata a termine la conquista catalano-aragonese; infatti quando, nel
1326, ebbero inizio le operazioni militari per fiaccare la resistenza del Ca` commerstrum e rovinarne le attivita
ciali, gli invasori costruirono sul colle
di Bonaria e su quello contiguo di Mon` cui concessero gli stessi
reale una citta
privilegi di Barcellona; questo nuovo
` vita breve: le ostilita
`
centro ebbe pero
tra Pisa e lAragona ebbero termine nel
1326, i Pisani furono cacciati e il Castrum fu popolato con aragonesi, catalani e valenzani. Questo importante
` la rapida fine della
evento determino
` sul colle di Bonaria e il definitivo
citta
spostamento della vita politica ed eco` in quelli che in breve
nomica della citta
sarebbero divenuti i quattro quartieri
storici di Castello, Marina, Stampace e
Villanova. C. ottenne ben presto gli
stessi privilegi amministrativi di Barcellona e fu governata da propri organismi elettivi che convissero perfettamente con lapparato del governo reale
che si occupava di tutta la Sardegna.
194
pag. 200
Cagliari
195
pag. 201
Cagliari
` pero
` spiegabile anche con lanfatto e
tico uso cristiano di partire dalla domenica, nel computo delle feriae, per cui il
luned` risultava la secunda feria e di
conseguenza il mercoled` era la quarta
feria. Tuttavia la sola testimonianza di
` offerta da
sicura origine giudaica ci e
` bara, nome cagliaritano del vecena
` anche di area regionale. Di
nerd`, che e
conseguenza, ci sembra che non vi
siano sufficienti elementi storici a sostenere lipotesi di una particolare discendenza giudaica degli abitanti del
quartiere di Villanova. Daltra parte,
laffiorare del solito antisemitismo verbale delle zone di influenza spagnola,
espresso in frasi offensive tuttora in
uso come facci de giudeu (faccia di giudeo), no du aressit fattu mancu unu
ebreu (non lo avrebbe fatto neppure un
ebreo) e la generica accusa di ebreu per
avaro non sono da sole sufficienti a
smentire o ad avvalorare le presunte discendenze ebraiche nel quartiere.
` sul
Cagliari Antichi stemmi della citta
paramento calcareo della torre dellElefante,
` pisana, opera dellarchitetto cagliaritano
deta
Capula.
UNA POTENTE PIAZZAFORTE Con lav` assunse lavento degli Asburgo la citta
spetto di una potente piazzaforte e nel
corso del secolo XVI, grazie allopera di
alcuni architetti militari, le sue mura
vennero ristrutturate e arricchite da
un sistema di bastioni in grado di sfi-
196
pag. 202
Cagliari
rapporto di C. con la burocrazia pie` felici e alla fine
montese non fu dei piu
del secolo le tensioni culminarono nei
moti del triennio 1793-1796, che ebbero
al loro centro larresto e la cacciata dei
Piemontesi (28 aprile 1794).
CON SANTEFISIO A proposito della tentata invasione francese del 1793 Antonio Romagnino ha scritto nel suo Nuove
passeggiate cagliaritane (2002): I fatti
di C. nel 1793 si svolsero per terra, per
mare e nellaria. Nei porti e nelle
spiagge cerano i miliziani e le truppe
piemontesi, nel golfo cera la flotta dellammiraglio Truguet impegnata in
bombardamenti micidiali, per il cielo
di C. volteggiava SantEfisio. Questul` cos` intimamente letima presenza e
gata alle vicende di quelle terribili gior` storia, anche la piu
`
nate che non ce
asciuttamente laica, che non dia un posto rilevante alla partecipazione del
grande patrono dellisola alle operazioni di guerra. Anche Giuseppe
Manno, restio ad occuparsi daltro che
non attenga alla sfera delle forze politiche e militari in campo, ha nella Storia
della Sardegna un palpito inconsueto riferendo la processione che, rinnovando
lantica devozione, prepara la mitologia
`
religioso-guerresca di cui si circondo
immediatamente lassedio dei francesi.
Gli eserciti rivoluzionari arrivarono
preceduti dalla fama sinistra di profa-
197
pag. 203
Cagliari
protezione della Vergine e di San Saturnino, che pure erano stati invocati con
lui. Per quellaiuto soprannaturale le
armi acquistavano una precisione ed
unefficacia superumane, respinte
dalle mani del santo le palle infuocate
ripercorrevano una traiettoria a ritroso
` alle navi che le avevano landalla citta
ciate. Di quella presenza miracolosa si
credette di vedere per ogni dove anche i
` ingenui. Larcivescovo Mesegni piu
` piu
` tardi che un canalano testimonio
rino era andato saltellando dalluno allaltro cannone della batteria che egli
` acceso si
aveva benedetto, quando piu
fece il calore dellattacco. La fama che
` in quei giorni
SantEfisio si guadagno
era ancora assai viva a molti decenni di
distanza. Pietro Martini, anche lui storico insigne poco propenso allagiogra` di
fia, ricordava ancora nel 1847, a piu
cinquantanni dallavventura corsa
dalla Sardegna, la molteplice protezione che il martire di Nora aveva eser` , le
citato sulle pesti, le mor`e, la siccita
discordie civili, le guerre dellisola, e lo
legava strettamente allamor di patria,
ai successi della nazione sarda, alle sue
` militari, concludendo che per lovirtu
pera sua C. fedele al trono sabaudo e
alla madre Italia trionfava della tremenda oste francese. Anche se la sto` sempre le
riografia francese minimizzo
operazioni, che fra il 1792 e il 1793 ebbero come teatro le isole di San Pietro e
di SantAntioco, C., Quartu ed infine La
Maddalena, ed anche se in quella italiana la resistenza isolana non ha avuto
il rilievo che meritava, pure intorno a
quei fatti matura presto il convincimento che la Sardegna avesse, salvando
se stessa, salvato il resto dItalia. Questa
credenza si diffuse subito rapidamente
negli ambienti religiosi. Il breve di Pio
VI ai Sardi del 31 agosto 1793, pieno di
` la piu
` illustre
lodi e di riconoscenza, e
testimonianza di questa corrente dopi-
` interessante e
` il
nione. Ma anche piu
carteggio che in quegli stessi anni intercorre fra larcivescovo di C., monsignor
Fr. Vittorio Melano dei Conti di Portula
di Cuneo, e un prelato recanatese, don
Pietro Rossi, che si esalta alle prove che
il santo guerriero aveva appena dato.
Chiede che gli sia mandata qualche reliquia, ma si sente rispondere che di
SantEfisio i cagliaritani non hanno
` nulla, da quando i Pisani se lo sono
piu
portato via nel 1088 insieme ai resti di
San Potito, che quindi si rivolgesse a
Pisa, e magari, e non si capisce proprio
, a Radicofani. Ma Melano, che si
perche
firmava Fr. Vittorio, insiste sulle vicende appena concluse (erano state da
poco sgombrate in aprile le isole di San
` un poPietro e di SantAntioco) e da
tente contributo alla credenza del salvataggio operato da SantEfisio. Erano
per lui soprattutto i fatti che lo provavano. Malgrado il valore dei combat` avrebbe dovuto cedere
tenti, la citta
` degli assedianti. Cera
alla superiorita
la mano del santo nelle tempeste che
puntualmente erano arrivate a sconvolgere ogni piano: in quella del 21 dicembre 1792 da cui la flotta francese fu dispersa e maltrattata, e sulle altre due, la
prima delle quali permette di rafforzare le batterie verso il mare, e la seconda indebolisce le truppe da sbarco.
Anche lultima tempesta del 12 febbraio
rimandava alla mano celeste: due navi
da trasporto furono trascinate sulla
spiaggia, insieme con un vascello da
guerra, che fu successivamente incendiato, e due fregate, disalberate, poterono solo faticosamente riprendere il
mare. Anche i resti della disfatta accendevano la fantasia, fosse quella del vescovo o quella del popolo: il golfo pullulava dappertutto di ancore e di gomene,
le truppe da sbarco in fuga precipitosa
abbandonavano cumuli di approvvigionamenti e di armi. Anche la durata dei
198
pag. 204
Cagliari
bombardamenti muoveva lanimo al
meraviglioso. Quello del 28 gennaio era
durato ben sei ore, quello del 26 febbraio esattamente il doppio, eppure la
` non aveva capitolato: le due cocitta
lonne che da Quartu si spingevano
verso SantElia furono fermate s` dal
coraggio di due capi ammirevoli, Antonio Pisano di Bar` e il leggendario Giro` credibile che
lamo Pitzolo, ma era piu
anche in quel frangente si fosse messo a
capo di quegli intemerati combattenti
SantEfisio. Infine la stessa resistenza
di 34 giorni aveva qualcosa di grande e
di prodigioso. Aveva ragione larcivescovo a supplicare il papa di estendere
lofficio di SantEfisio alla Chiesa universale, o almeno di diffonderlo negli
stati del Reame. La supplica non ebbe
successo, ma intanto SantEfisio si guadagnava con quella sua trasvolata del
1793 un ruolo di protagonista nella copiosa iconografia cagliaritana del
tempo: sedici pezzi tra dipinti e stampe,
di cui quattordici primamente censiti
da Luigi Piloni (un numero altissimo,
come ha osservato Ilario Principe nel
suo C., rispetto alle scarse rappresenta` nei secoli precedenti,
zioni della citta
che si muovono fra la ripetizione della
carta topografica dellArquer ed i disegni delle fortificazioni). Vi spicca lincisione in rame (1798) del cagliaritano
Gioacchino Corte che rappresenta
come se provenisse da una fotografia
scattata da un sicuro obiettivo al suo
primo apparire SantEfisio che da un
trono di nuvole guarda verso una croce
luminosa, mentre le navi francesi sono
schierate a battaglia nel golfo, con le
traiettorie dei proiettili, che non si ca` verosimilpisce se siano di andata o piu
mente di ritorno, come vuole il grande
protettore. Il tutto circondato da trofei
di bandiere, dagli stemmi di C. e della
Sardegna, e da riquadri con le rappresentazioni degli episodi principali
199
pag. 205
Cagliari
` di metri quadrati 884,912
principali e
risultanti dalle parziali 134,825 per lo
`
castello con 120,912 per larea di cio
che dicono cittadella: 137,387. 50 per la
Marina: 189,787. 50 per lo Stampace,
non compreso il borgo: 293,000 per la
Villanova. Il Castello ha contrade prin` piccole alle mura,
cipali 6 ed altre piu
` lunga e notraverse 4, isole 27. La piu
bile che pare andar media, secondo la
ordinaria corrispondenza delle cose
alle parole, con molte stortezze dicesi
` di metri 484,80. Su
dritta. Sua misura e
`e
` uno spazio,
questa quasi nella meta
` da poco
che dicono la piazzetta, ed e
` aperto un altro infine della
che se ne
medesima, e fu nominato la piazza di S.
` il ramparo di S.
Brancazio. Quindi e
Croce, ed il bastione di S. Remigio. Persistono ancora alcune case fabbricate
nei passati secoli. La circonferenza del` labitato e
` di 3,030. Vi sono
larea dove
aperte quattro porte; la porta Castello
alla Marina; la porticina dellElefante a
Stampace; lApremont alla porta avanzata per la Villanova; e la recente porta
Cristina a porta Reale sul colle di S. Lorenzo. La Marina, o Lapola, presenta la
figura dun trapezio. Sonovi strade maggiori per lerta 8 della lunghezza del
quartiere di circa 303 e altrettante in` bella e
` la
tersecanti, della quali la piu
` la linea di comunicacosta, per cui e
zione tra lo Stampace e la Villanova.
` spaziosa di tutte e
` la piazza or detta
Piu
di s. Francesco, e in addietro della Ma` sono le porte
rina, nelle cui estremita
della darsena e del molo. Si annoverano
isole 37, e da tutte le parti riunioni di
case alle spalle dei rampari. La darsena
` lunga miglia 234, larga 110, con apere
tura 56. Nel primo giorno del 1836 vi si
numerarono 56 navi di carico, e vi re` per legni minori.
stava ancora capacita
` ricaLa Marina ha 6 porte, come puo
` detto. Di queste e della alvarsi dal gia
` notate nel Castello due sole sono
tre gia
in buon disegno, Porta Cristina nel Castello e Porta Villanova nella Marina.
Sarebbe a notarsi la porta del Molo per
` troppo piccola.
la sua architettura, ma e
Fu ordinata ma sinora non eseguita
quella di Stampace secondo il disegno
del cavaliere De Albertis in architettura di forme adatte alla fortificazione,
di cui sarebbe parte. Quando si effettui
vedrassi tolta la discontinuazione della
strada Yenne con la costa cagionata dallorecchione del vicin baluardo. Stam` esser distinto in due parti;
pace puo
` circondata di mura,
quella che fu gia
delle quali nel secolo XVI era in gran
parte nudata; e la contrada Yenne con
sue appendici. Nella prima sono isole
` della faccia a
21, nellaltra 15. A pie
maestro del baluardo del Balice formavasi la piazza di s. Carlo, e vi si ergeva il
monumento del marchese di Yenne,
onde comincia la misura migliaria
delle grandi strade del regno fatte e da
` ampia e piu
` bella
fare. Diverrebbe piu
` concesso
tolte quelle casette, che si e
fabbricar nel fosso. S. Avendrace, borgo
di C., che dista metri 390 dal rione dellAnnunziata, nel quale spazio ornato di
due ordini di alberi a una e ad altra
parte della strada suol essere la passeggiata nei giorni sereni dinverno, componesi di 203 case, delle quali 190 a pian
terreno, disposte in due linee bruttamente spezzate a una e ad altra parte
` del colle dei
della grande strada a pie
sepolcri antichi. Alcune famiglie misere abitano entro quelle caverne. Vil`
lanuova ha due grandi contrade, la piu
lunga di s. Giovanni di metri 1212, lal`las, di 1090,80 che
tra detta de is argio
procede con una larghezza irregolare.
Si numerano altre minori 15, traverse
` . Presen11, isole 60. Prospetto della citta
tasi essa in bellaspetto da vari punti del
suo circondario, e dal mare, nel quale si
specchia. Approssimandosi al lido vedresti le batterie al pelo delle acque, e
200
pag. 206
Cagliari
la cortina distesa fra li due maggiori baluardi, siccome il podio di un anfiteatro: quindi su per lerta poco mite altre
opere di difesa, e tra essi in iscena piacevole le svariatissime forme degli edifizi di Lapola; i colossali baluardi che la
dominano con lintermedio muro da
una parte, dallaltra le rupi perpendicolarmente tagliate su lopere di difesa
` una belliscongiunte, ed esterne dove e
sima passeggiata lieta per molte piante,
le fabbriche che sorgono superbe, tra le
quali tinte di color rossigno le due bellissime torri, lElefante, e s. Brancazio
sovraeminente a ognaltro vertice che
a propugnacolo, ne
ad ergastolo semne
bra fatta, ma, come consente il cielo frequentemente sereno e purissimo, a una
bellissima specola astronomica. Sotto
questaereo castello vedrai giacenti i
due quartieri, quinci Stampace ed il
` lontano borgo tra lo stagno e il colle
piu
dei sepolcri; quindi Villanuova tra il
colle di Castello e Monreale, e nella
parte inferiore di questo gli edifizi di
Bonaria, e la non lontana cappelletta
` del 1656,
monumento della mortalita
nella falda il cenotafio contiguo a un bo` facile darti una ansco di palme. Non e
che oscura immagine della bella apparenza di C., principalmente ne bei
giorni s` dal mare che dai vari punti
` ben londintorno, e quel che dicesi e
tano dal merito del vero. Passeggiate.
Prima del 1820 non se ne aveva altra,
che nel bastione di s. Remigio, e fuor di
` nello stradone a Bonaria. Indi si
citta
formavano quella della polveriera, e
laltra di s. Lorenzo. La prima incominciata dal gen. Villamarina, e continuata
dal C. Roero terminavasi dal C. Boyl.
Mette in un giardinetto pubblico, dove
` una statua antica, che si dedicava alla
e
nobilissima sarda eroina Leonora di Arborea con in fondo una facciata di casino bella per larchitettura, e per al` coperto lo stacune statue, dalla quale e
201
pag. 207
Cagliari
lontani, le eminenze, le valli, le catene
dei monti di levante e di ponente con
variabilissime tinte, e con apparenze
ora oscure ora distinte, i lontani gioghi
dei monti della Barbagia dallottobre al
maggio da distinguere per lo candore
della veste invernale, il vasto golfo che
sembra inclinarsi da una gran lontananza alle sponde, la sporgenza del
colle di s. Elia a formar due gran seni,
` di
insomma una non definibile quantita
` mai la
oggetti, una scena che non e
stessa e che varia con le stagioni, ma
secondo che cangia lo stato dellatmosfera, e la posizione del sole.
che aveva assunto nei decenni precedenti. Durante il ventennio fascista furono forzatamente aggregati al suo territorio i centri di Pirri, Monserrato, Selargius, Quartucciu ed Elmas che persero la loro autonomia e furono trasformati in frazioni e posero le basi per una
serie di difficili relazioni culturali e politiche che hanno contribuito a segnare
` . Con la
profondamente la vita della citta
` fu
seconda guerra mondiale la citta
sconvolta dai bombardamenti aerei
che distrussero quasi il 70% del suo tessuto urbano e costrinsero la popolazione a sfollare in massa nei centri dellinterno. Finita la guerra, gli sfollati
tornarono e si resero protagonisti di
una rapida e impetuosa ricostruzione;
` , che frattanto era diventata cala citta
pitale della Regione autonoma, seppe
svilupparsi rapidamente grazie a una
massiccia immigrazione e in pochi
anni ha assunto i caratteri di una mo` mediterranea. La violenza
derna citta
` determinato
di questo processo ha pero
una insanabile frattura con quei centri
che il fascismo aveva forzosamente ridotto a rango di frazioni, facendo rina` una profonda
scere in queste comunita
coscienza autonomistica; il susse` e
guente loro distacco pone alla citta
alle sue esigenze di sviluppo seri problemi di prospettiva futura.
202
pag. 208
` molto
ECONOMIA La sua economia e
Cagliari
` basata su numerose
diversificata ed e
` industriali e imprenditoriali
attivita
che sono stimolate dalla presenza, nella
` e nellarea immediatamente circocitta
stante, di una concentrazione di popolazione che non ha uguali nellisola.
` tradizionali resta traccia
Delle attivita
in alcune produzioni orticole e viticole,
nella presenza di allevamenti e nella
produzione di formaggi e vini; hanno
`
preso invece grande impulso le attivita
commerciali e ovviamente quelle le` terziarie e ai servizi.
gate alle attivita
Si ha un totale di 12 700 imprese. Per
` produttive,
quanto riguarda le attivita
mentre rallentano alcune di quelle ormai consolidate nel territorio, come le
petrolchimiche e quella antichissima
del sale, nuove prospettive sembrano
essere offerte dal graduale sviluppo
dei traffici nel nuovo porto industriale.
&
203
pag. 209
Cagliari
4610 in miliardi di lire; imponibile medio IRPEF 24 395 in migliaia di lire; versamenti ICI 67 698; aziende agricole
220; imprese commerciali 12 934; esercizi pubblici 1350; esercizi al dettaglio
3684; ambulanti 689. Tra gli indicatori
sociali: occupati 66 096; disoccupati
6237; inoccupati 15 832; laureati 16 111;
diplomati 49 116; con licenza media
62 321; con licenza elementare 45 735;
analfabeti 3158; automezzi circolanti
111 693; abbonamenti TV 46 614.
gica, come dimostrano i siti ancora reperibili nel territorio delle sue frazioni,
non se ne ha traccia nel territorio urbano. Numerose invece le testimonianze fenicio-puniche; tra queste certamente quella di maggiore importanza
` la necropoli di Tuvixeddu che e
` costie
tuita in gran parte da tombe a camera
ipogeica scavate nel calcare alle quali
` ansi accede attraverso un pozzo; le piu
tiche risalgono al secolo VI a.C. Numerosi e importanti i resti romani, come
lAnfiteatro che risale al secolo II d.C. e
che conserva ancora una parte notevole
delle gradinate scavate nella roccia, dei
sottopassaggi e della cavea; la cosid` in effetti
detta Villa di Tigellio, che e
un complesso di tre case patrizie (domus) risalenti al secolo I d.C. e utilizzate
almeno fino al IV; la Grotta della Vipera,
tomba fatta scavare da Cassio Filippo
per sua moglie Atilia Pomptilla, anchessa del secolo I d.C., sulle cui pareti
sono riportati versi damore e in lode
della donna, che pare avesse sacrificato
la vita per salvare quella del marito. A
questo bel monumento lo scrittore Antonio Romagnino ha dedicato un capitolo delle sue Passeggiate cagliaritane:
` la conQuando nel sec. XVII scoppio
troversia fra i vescovi di C. e di Sassari
per la primaz`a in Sardegna, e si scovarono nuovi santi martiri un po dappertutto per assegnarla a chi ne avesse con` , anche Atilia fu fatta santa e
tato di piu
` che fosse pagana e che la
non importo
sua storia fosse tutta terrena. Si dovette
aspettare il lucido secolo successivo
per conoscere la vera storia di Atilia
Pomptilla. Da Muratori a Le Bas, studiosi italiani e stranieri la lessero nelle
ampie pareti della tomba di viale San` di tutti Philippe Le
tAvendrace, e piu
` fin su, con la
Bas che vi si arrampico
fondamentale sua opera Restitution et
explication des inscriptions gre`ques et romaines de la Grotte de la vipera de C.,
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Cagliari
Paris, Crapolet 1840. Da allora, nessuno
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Cagliari
conservate e incantano per la loro possente eleganza dando un carattere singolare allantico quartiere.
lice, di Santa Croce. Gli interventi furono posti in atto a cominciare dal se Dusay opero
`
colo XV quando il vicere
presso la torre di San Pancrazio; nel
Cinquecento gli architetti Rocco Capellino e i due fratelli Paleario Fratino
adeguarono la cinta a sostenere lurto
delle moderne artiglierie; lopera fu
completata da alcuni interventi di architetti piemontesi nel secolo XVIII.
Possiamo ricavare una impressione
`
dal vivo del centro storico della citta
` citato
leggendo alcune pagine del gia
`
volume di A. Romagnino: Ora che e
quasi fatta la nuova pavimentazione di
via Corte dAppello in bella pietra gri`
gia, questa antica strada di Castello puo
` belle passegdiventare una delle piu
giate di C. Le vecchie case dovranno
darsi intonaci freschi e contribuire alla
` il
rinascita del quartiere. Questo e
senso dellimponenza dei lavori che ha
conosciuto negli ultimi tempi. Non ci
` scuse a colmare i vuoti prosaranno piu
vocati dai bombardamenti. Il monstre
del Teatro civico, che nellorrore delle
sue rovine custodisce gelosamente la
miopia delle passate amministrazioni
cittadine, deve conoscere una destinazione risolutiva. Il Palazzo Aymerich
` essere ricostruito e cos` il portico
dovra
Laconi, con la sua scalinata fra via La` essere
marmora e via Genovesi, dovra
` dovranno
riaperto. Altri vuoti qua e la
essere colmati. Rifatte le strade, ora si
`
deve passare alle case. Cos` solo sara
` di mezzo
cancellata la vergogna di piu
secolo, senza muovere un dito e spin` , con i ghetti di
gendo lontano la citta
SantElia, Barraca Manna e via Emilia.
Ora ledilizia ha lavori per cinquantanni, anche solo racconciando le facciate e introducendo i servizi nelle case
sette-ottocentesche. Appunto, anche di
via Corte dAppello che il nuovo manto
stradale restituisce al godimento delle
sue memorie e allo stupore del suo pae-
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Cagliari
saggio. Era lantica Ruga Leofantis, per metteva in comunicazione Castello
che
con la sua sentinella della torre dellElefante, fin dal secolo XIII, quando le
mura erano ancora pisane e la coprivano tutta. Ma quando arrivarono aragonesi e spagnoli il nome piacque e i
nuovi dominatori si limitarono solo a
tradurre lantico toponimo in Carrer de
` anche la Compagnia
Orifay. Poi arrivo
` , che apr` il suo collegio nel bel
di Gesu
palazzo con ampie corti e raffinati colonnati, dove poi ha operato la Corte
` stato codAppello (fino a quando non e
struito negli anni Trenta il palazzo di
` sistemato un
Giustizia) e dove ora si e
istituto universitario. Lunico che si sia
salvato dalla maniacale scelta di spin` lontano possibile il nostro
gere il piu
Ateneo, a piazza dArmi, a viale Fra
Ignazio, a Sa Duchessa, ed ora anche a
Monserrato. Con il risultato che C. ha
disperso la sua popolazione studente` cittadina
sca, ha privato la comunita
della sua presenza rinnovatrice. Quanti
palazzi in Castello avrebbero potuto
ospitare quegli istituti frammentati e
dispersi. Ma torniamo alla via Corte
dAppello, e allultima memoria, che
merita di essere rievocata. Qui ancora
sorge Sante Creu, Santa Croce, che fu
innalzata dove dimoravano gli ebrei
` nel
prima di essere espulsi dalla citta
1492, e che nel 1869 fu dichiarata basilica magistrale e concessa allordine
dei Santi Maurizio e Lazzaro. Ma via
` solo memorie ed
Corte dAppello non e
invece rompe almeno due volte il suo
corso tra gli alti palazzi, che le concedono una luce blanda, fino al portico,
che nel suo fondo porta per le scalette
alla chiesetta di Santa Maria del Monte.
Appena allinizio e poi nella piazzetta
di Sante Creu, quei nobili baluardi si
interrompono e la luce piove imperiosa. Per quelle due grandi finestre,
via Corte dAppello diventa losservato-
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Cagliari
colo XX si presentava con una facciata
barocca che era stata portata a termine
nel 1702 e che era molto interessante
ma che malauguratamente fu fatta demolire nella speranza di recuperare
lantica facciata romanica; lopera` a risultati disastrosi, della
zione porto
` traccia e
facciata romanica non si trovo
nel 1937 fu costruita lattuale facciata a
opera dellarchitetto Gariazzo. Lin` a tre navate con transetto e preterno e
sbiterio; nel 1616 larcivescovo DEsquivel vi fece ricavare una cripta completata nel 1664 da maestranze siciliane
proprio nello stesso periodo in cui larchitetto Domenico Spotorno realizzava
una radicale trasformazione dellinterno facendogli assumere laspetto at` ricca di opere darte
tuale. La chiesa e
tra le quali il famoso ambone di Gu`
glielmo da Innsbruck del secolo XI, gia
nel Duomo di Pisa, e lo scenografico
mausoleo fatto costruire dopo il 1670
per ospitare le spoglie del re Martino il
Giovane; di grande interesse sono anche laula capitolare, i grandi dipinti
del Figari e il Museo darte diocesana.
Altri edifici che si affacciano nella
grande piazza sono la Chiesa della Spe` del
ranza che sorge in prossimita
Duomo. Fu costruita nel corso del secolo XV dalla famiglia Aymerich in
forme gotico-aragonesi. Ha una sola navata e alcune cappelle laterali; nel
corso dei secoli fu la sede di riunione
dello Stamento militare durante i parlamenti. A pochi metri sorge lantico Palazzo civico che fu sede dellammini` fino alla fine del
strazione della citta
secolo XIX quando fu costruito il nuovo
palazzo di via Roma. Altro monumento
` lantico Teatro civico, edidel Castello e
` della faficato in unarea di proprieta
miglia Zapata nel corso del secolo
XVIII. Nel 1831 fu ceduto dagli Zapata
al Comune e tra il 1835 e il 1838 fu ristrutturato a opera del Cominotti e del
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Cagliari
` interessanti
nellOttocento; tra i piu
vanno ricordati i palazzi Sanjust, Amat,
Cugia Nieddu e Alagon.
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Cagliari
forme gotiche delle quali rimangono le
volte a stella. Per il resto, dopo i restauri degli inizi del Novecento e quelli
` consistenti seguiti ai bombarmolto piu
` rimasto leggidamenti del 1943, poco e
bile delle strutture originarie. Da alcuni anni imponenti scavi archeologici
condotti sistematicamente sotto il livello della chiesa attuale, e ancora non
conclusi, hanno permesso di individuare e aprire al pubblico una parte
della Carales romana e altomedioevale.
` stato costituito il
Attiguo alla chiesa e
Museo del Tesoro di SantEulalia, che
ospita ricche collezioni di argenti, dipinti e paramenti dal secolo XV al XIX.
Non molto distante sorge la chiesa di
SantAgostino Nuovo costruita tra il
1573 e il 1578 per ordine di Filippo II
durante i lavori di ristrutturazione
delle fortificazioni della Marina dai
due fratelli Paleario Fratino. Ledificio
` consideha forme classicheggianti ed e
` compiuto dello stile
rato lesempio piu
Rinascimento in Sardegna. Ha una
pianta a croce greca imperfetta con
volte a botte e una cupola emisferica
` arricpriva di tamburo. Il suo interno e
chito da sobrie decorazioni floreali disposte a rosoni. Affacciata sulla strada
` la chiesa di
della Costa (via Manno) e
SantAntonio Abate, costruita nel 1723
su un antico edificio che era parte dellOspedale di SantAntonio. Ha un impianto in stile barocco, con unaula ottagonale sulla quale si affacciano sei cap` costituita da una
pelle; la copertura e
grande cupola. Allinterno sono sette altari in marmo policromo dello scultore
Giovanni Battista Troiani, una tela del
secolo XVI attribuita al Bonocore e alcune statue di buona fattura. Prospi` la chiesa di
ciente lantica battigia e
San Francesco da Paola (del Molo), co` del secolo
struita nella prima meta
XVII; ha un impianto a una navata com` una
pletata dallabside, la copertura e
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Cagliari
San Guglielmo, dello Sperone e dellAngelo; a meridione si appoggiava sul
complesso della torre dellElefante
presso la quale era un cortile darmi
che collegava Stampace e Castello. Al
suo interno si aprivano le strade e le
piazze, ricche di botteghe e di altre costruzioni dedicate alle principali atti` economiche e abitata da quelli che
vita
` antichi
si ritenevano gli eredi dei piu
abitanti di C. Lungo la rete delle sue
strade si trovano numerosi monumenti
di notevole interesse. La chiesa di San
Francesco di Stampace sorgeva tra il
corso Vittorio Emanuele e la via Mameli; fu costruita in forme gotiche alla
fine del secolo XIII dai Francescani.
Ledificio era a croce commissa con
transetto absidato e copertura a capriate in legno. Nel corso del secolo XV
furono aggiunte alcune cappelle laterali e fu ristrutturato il convento con
magnifico chiostro. La chiesa era riccamente adornata da retabli e da altre
opere darte che le nobili famiglie cagliaritane che vi avevano sepolcro e patronato avevano donato senza risparmio. Quando nel 1861 furono soppressi
gli ordini religiosi ledificio sub` un degrado e i suoi arredi cominciarono ad
andare dispersi; nel 1871 un fulmine
` il
colp` il campanile, nel 1875 crollo
tetto provocando il crollo dei muri perimetrali, successivamente lintera area
fu ceduta a privati che vi impiantarono
` commerciali utilizzando senza
attivita
riguardo alcuno le superstiti parti del
chiostro, della sacrestia e del convento.
Il portale centrale fu smontato e utilizzato per abbellire la facciata del santuario di Bonaria (=); il pulpito, dal quale
si dice abbia sentito messa Carlo V, fu
collocato nel portico della chiesa di
San Michele; molti dei retabli che ornavano la chiesa sono attualmente custoditi nella Pinacoteca Nazionale di C.. Alcuni anni fa fu costituito un comitato
che si adopera per salvare le parti delledificio ancora godibili e per resti` rispondente alla
tuirle a un uso piu
` a monte sorge la chiesa
loro natura. Piu
di San Michele, costruita dopo il 1674 in
forme barocche dai Gesuiti e annessa al
` oggi OspeNoviziato, il cui edificio e
dale militare. Ledificio fu costruito grazie al lascito di F.A. Dessy che vi fu se` riccamente decorato in
polto nel 1712; e
marmo, stucchi e dorature; fu consacrato nel 1738 ma i lavori vi proseguirono fino al 1764. Ledificio ha pianta
` sviluppato secondo i
ottagonale ed e
modelli dellarchitettura gesuitica
` locale. La sacrestia,
adattata alla realta
decorata splendidamente come linterno della chiesa, ospita magnifici mobili e una ricca quadreria. Interessan` anche lOspedale di San Giotissimo e
vanni di Dio, edificio costruito tra il
1844 e il 1850 su progetto di Gaetano
Cima, vincitore di un concorso per la
costruzione del nuovo ospedale bandito
nel 1841. Ha forme neoclassiche con la
facciata abbellita da un colonnato e con
i bracci disposti a raggiera e collegati
tra loro in modo da poter essere utilizzati con criteri razionali. Vanno ricordate ancora la chiesa di San Giorgio, costruita nel secolo XVII nel luogo dove
secondo la tradizione sarebbe nato San
Giorgio; ha una sola navata arricchita
da cappelle laterali e la volta a botte. Al
suo interno custodisce un frammento
del piviale del santo conservato in
unurna sormontata dalla sua statua in
abiti pontificali; laltare maggiore in le` arricchito da
gno policromo intagliato e
quattro tele del secolo XVII e due altri
quadri dello stesso periodo. La chiesa
viene custodita a partire dal secolo
XIX dalla confraternita degli angeli custodi. Va ricordata anche la chiesa di
SantEfisio; questo sito fu oggetto di venerazione a partire dal secolo IV e vi fu
costruita una chiesa che nel corso dei
211
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Cagliari
secoli sub` numerosi cambiamenti.
Dopo la conquista pisana del 1258 ledificio fu modificato in forme romaniche,
successivamente fu abbellito, specie
`
dopo la peste del 1652, quando la pieta
verso il santo fece nascere la sagra. In
` a essere considerato
seguito comincio
inadeguato e nel 1780 fu in parte demolito per lasciar posto allattuale chiesa
che si affaccia con le sue forme di elegante barocchetto sullomonima piazza
nel cuore del quartiere. Dalla chiesa,
attraverso una ripida scala, si accede
allambiente sotterraneo che secondo
la tradizione sarebbe stato il carcere
` il santo prima del suo trache ospito
sporto a Nora per il martirio. Poco lon` la chiesa di Santa Restituta: letana e
dificio fu costruito nel 1637 e ha ununica navata arricchita da alcune cappelle laterali e dal presbiterio rialzato;
` una volta a botte affrela copertura e
scata con scene del martirio della
Santa. La chiesa fu costruita sopra la
cripta della Santa, un santuario rupestre dei secoli X-XI utilizzato anche nei
secoli successivi dove nel 1620 furono
rinvenute le reliquie della santa. Durante i bombardamenti del 1943 il complesso sub` gravi danni ma dopo il 1950
fu completamente restaurato. Ci dice in
` citato
proposito A. Romagnino nel gia
volume: Santa Restituta, la martire
` piu
` nel Calendario
del IV secolo, non ce
` ritornato, invece, il
della Chiesa. Vi e
figlio SantEusebio, il vescovo sardo di
` forte conVercelli, la cui diocesi fu piu
tro larianesimo della stessa diocesi di
Milano. Se ne celebra il 2 agosto la festa.
Invece, della madre sopravvive solo la
` stata dedicata nel cuore
chiesa che le e
di Stampace. Un monumento modesto
` affascinante e
` lo speco sottostante,
(piu
dove la santa sarebbe stata martoriata),
appena ornato da qualche corona sul
frontone, e schiacciato dalla cupola e
dalla intera fabbrica di SantAnna vici-
212
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Cagliari
sone, tra essi due bambini, di due e
quattro anni. Non erano sardi di origine, si chiamavano Romagnani. Queste povere case, dalle ripidissime scale,
dove il legno dei portaletti la vince
quasi sempre sullo sgradevole allumi` si apre qualnio, e dove anche qua e la
che leggiadra persiana, si abbelliscono
con i gerani e i panni che piovono dai
balconi spesso esageratemente propendenti, o anche con qualche lesena superstite in stile Liberty. Solo in alto,
quando la via sta per sboccare nella
parte superiore della via Santa Marghe` imperita, le architetture si fanno piu
riose, fino al palazzo anche avvivato da
un caldo intonaco che lascia lontana la
` prodimessa schiera. Allora lascesa e
prio finita. La chiesa di Santa Chiara
fu costruita nel secolo XVII su un edificio precedente. Ha un impianto a una
sola navata completata da alcune cap` a volte a
pelle laterali, la copertura e
botte. Allinterno conserva raffinati
stucchi settecenteschi, la cantoria poggiante su un arco ribassato, laltare
maggiore di legno intagliato e dorato e
un organo settecentesco. La facciata baroccheggiante si affaccia su una suggestiva piazzetta che si raggiunge da una
scalinata. E infine la chiesa di SantAntonio dei Cappuccini (SantIgnazio), costruita nel 1591 dai Cappuccini e annessa al loro convento. Nel corso dei secoli successivi fu oggetto di numerosi
restauri e nellOttocento ne fu rifatta
completamente la facciata. Ha un impianto a una navata completata da un
presbiterio e da alcune cappelle laterali. Il convento, che fu teatro della vita
di SantIgnazio da Laconi (= Peis), nel
1850 fu soppresso e adibito a ricovero
per anziani; solo alla fine del secolo fu
reso ai Cappuccini. In occasione della
santificazione di Ignazio una cappella
con annessa la celletta del santo fu trasformata in santuario. Attualmente la
213
pag. 219
Cagliari
struita in forme gotico-aragonesi probabilmente nel sito in cui sorgeva una
` antica. Nel corso dei secoli
chiesa piu
sub` notevoli rimaneggiamenti; delle
strutture originarie si conserva buona
parte dellinterno a una navata su cui
si affacciano cappelle laterali con volte
a crociera e la torre campanaria quadrangolare. La facciata fu costruita nel
1838 in forme neoclassiche su progetto
` ricca di opere
del Cima. La chiesa e
darte tra cui un bellissimo crocifisso
ligneo; contigui alla chiesa sono due
Oratori settecenteschi sedi delle confraternite che danno vita ai riti della
Settimana santa. A poca distanza sorge
la chiesa di San Domenico, che fu costruita con annesso convento domenicano a partire dal 1254 sullantica
chiesa benedettina di SantAnna in Vil`
lanova. Ledificio ha forme gotiche ed e
integrato nel convento costruito nel secolo XIV; aveva una navata coperta da
tetto ligneo; nel Quattrocento venne
modificato in forme gotico-catalane.
Nel corso del secolo XVI fu ulteriormente modificato, la copertura di legno
fu sostituita con quella a volte a stella,
nel 1580 vi fu aggiunto il cappellone del
Rosario in forme classiche e cupolato;
nel 1598 fu costruito il chiostro. Linterno fu abbellito da numerose opere
pittoriche oggi disperse; il convento fu
sede dellInquisizione prima del suo
trasferimento a Sassari. Durante i bombardamenti del 1943 la chiesa fu distrutta quasi completamente e il convento danneggiato. Lopera di ricostruzione fu avviata subito dopo; la chiesa
attuale, progettata dallarchitetto Raffaello Fegno, sorse nel 1954 sopra i resti
di quella antica che, restaurati, sono
oggi diventati una cripta; anche il chiostro e il convento sono stati completamente restaurati. Altra tipica chiesa di
` quella di San Giovanni, di
Villanova e
cui si hanno notizie a partire dal secolo
` antico fu sostituito
XIII. Ledificio piu
nel 1415 con una chiesa costruita in
` ando
`
forme gotico-aragonesi che pero
in rovina. Ledificio attuale risale al
1639, ha unaula rettangolare arricchita
` a
da sei cappelle laterali, la volta e
` arricchita da un cambotte; la facciata e
panile a vela e da un grande portale architravato. Nellinterno particolar` laltare maggiore ricco di
mente bello e
decorazioni marmoree; degni di nota
sono anche alcune statue del secolo
XVIII e due quadri dello stesso periodo.
Dopo un incendio del 1752 la chiesa
venne restaurata e abbellita con un organo a canne e altri arredi. Vi opera
lArciconfraternita della Solitudine ed
` sede della piu
` antica istituzione di soe
` che si conosca in citta
`. Nel pelidarieta
riodo precedente ai riti della Settimana
santa vi si svolgono le prove dei cori che
animeranno le processioni. Lungo la
strada che dalla chiesa di San Giovanni
conduce al Campidano sorgono due
chiese. La prima, dedicata a San Cesello, fu costruita nel 1702 in forme ba` ubirocche e secondo la tradizione e
` della porta Capanna,
cata in prossimita
luogo del martirio del santo; ha limpianto a una navata completata dal presbiterio sopraelevato rispetto allaula,
` con volta botte; allinla copertura e
terno conserva un altare ligneo del secolo XVIII e unacquasantiera di
marmo dello stesso periodo. La seconda
` quella di San Mauro, che fu edificata
e
nel 1650 in occasione della fondazione
di un convento di Francescani cui fu annessa. Ha ununica navata completata
dal presbiterio e da alcune cappelle la` a volte a botte; la
terali; la copertura e
` arricchita da un timpano e da
facciata e
alcune grandi finestre. Allinterno conserva numerose decorazioni in marmo
policromo, alcune tele di buona mano e
un imponente coro in legno intagliato di
grande effetto scenografico. Tra il 1717
214
pag. 220
Cagliari
` la salma di San Salvatore
e il 1758 ospito
da Horta (=); nel 1855, con labolizione
degli ordini religiosi, fu requisita, per
essere restituita ai Francescani dopo il
1879.
215
pag. 221
Cagliari
mente le sue origini sono da cercare nel
periodo della C. paleocristiana quando
il vescovo Fulgenzio da Ruspe (=), esule
` una comunita
` monadallAfrica, fondo
` della chiesa di San
stica in prossimita
Saturnino. Lattuale costruzione risale
` alla fine del Seicento, quando i Dopero
menicani vi fondarono un collegio che
poi dovettero abbandonare nel 1717
dopo la spedizione del cardinale Alberoni. Nel corso del Settecento il collegio
` ai Francescani e infine fino al
passo
1803 ai Trinitari. Quando tra il 1803 e il
1890 la vicina chiesa di San Lucifero rimase chiusa al culto, il collegio fu utilizzato come ospizio. Larea di San Lucifero, che un tempo era la periferia
` ed ancora prima
estrema della citta
aveva vissuto fuori, anzi lontanissima,
` uno dei luoghi di C. piu
`
dalle mura, e
carichi di memorie, dice Antonio Ro` citato volume: A quei
magnino nel gia
tempi lontani non risalgono solo il tempio di San Saturno, la chiesa di San Lucifero, lantica fabbrica del mattatoio,
`, e gli spazi in cui
ora diventato lExma
` sportiva Karalis e le
fiorirono la societa
opere educative di mons. Giuseppe Co`
goni, ma anche lo stesso edificio, che e
stato fino ad ieri la sede dellIstituto industriale. In tempi, come i nostri, in cui
` messo sotto accusa,
lo stato sociale e
merita in particolare di essere rinfrescata la memoria dellIstituto Carlo Felice, la cui sede fu occupata dalla scuola
ricordata. Agli inizi del secolo XIX, lo
raccontano i cronisti del tempo, C. era
percorsa da cortei senza fine di affamati e diseredati: orfani, figli abbandonati, giovani ribelli e dediti al vizio. Fu
` di
sentita in altissimo loco la necessita
un ricovero pubblico. Che lo Stato si
prendesse carico di questi ragazzi
senza tetto, senza famiglia, senza lavoro. Il prezioso libretto intitolato Regolamento mandato osservarsi da S.M.
Carlo Alberto re di Sardegna nel Regio
216
pag. 222
Cagliari
State nel Regno di Sardegna e mancava
` dItalia.
mezzo secolo a fare lUnita
Nel 1890 infine, con lapertura dellIsti` la sua
tuto industriale, ledificio trovo
destinazione attuale; ad esso contigue
sono la chiesa e le catacombe di San Lucifero. La chiesa, situata di fronte a
quella paleocristiana di San Saturnino,
fu costruita tra il 1642 e il 1678, ha un
impianto a croce latina con la navata
completata dal presbiterio sopraelevato e da cappelle laterali; la copertura
` con volte a botte, il transetto ha una
e
imponente cupola ottagonale. Allinterno si conservano decorazioni in piastrelle policrome del secolo XVII di gusto spagnolo, alcune grandi tele di
buona mano risalenti allo stesso periodo, alcune statue lignee tra le quali
una opera del Lonis (=). Dalla chiesa
attraverso una ripida scalinata si accede alla cripta dove sono le catacombe
che erano sicuramente una propaggine
della vicina chiesa paleocristiana di
San Lucifero. Secondo la tradizione vi
fu sepolto San Lucifero e il luogo fu
`.
sempre meta di una intensa religiosita
` vani ad arcoIl complesso consta di piu
solio che in origine erano costruiti a livello del terreno e in seguito furono interrati. Il sito nel 1614 fu teatro degli
scavi collegati alla frenetica ricerca
delle reliquie dei santi in margine alla
controversia sul primato tra C. e Sassari.
SANTAVENDRACE Nel versante di
espansione opposto, a occidente, si
stende lantico quartiere di SantAvendrace, un tempo borgo di pescatori e di
` ; questo
contadini staccato dalla citta
quartiere conserva la chiesa di San Pietro dei Pescatori, probabilmente uno
` significativi di Santa Igia
dei resti piu
(=). Fu costruita in forme romaniche
nel secolo XI e donata ai Vittorini nel
1089. Alla fine del secolo XIII la facciata
fu rifatta in forme gotiche. Ha un im-
pianto a una navata completata dallabside. Ne parla anche Antonio Romagnino nella sue Passeggiate cagliaritane: I monumenti possono scomparire ed anzi, nella storia, sono scom` frequentemente di quanto si
parsi piu
` essere un incendio come
pensi. Puo
` alla biblioteca di Alessandria neltocco
lEgitto ellenistico. Possono essere gli
stessi uomini come i Barbari che saccheggiarono i monumenti dellAnti` classica. Anche i terremoti e i nuchita
bifragi hanno distrutto tante opere me` pero
` difficile
ritevoli di sopravvivere. E
o anche assurdo che, seppure senza modificarli, qualcuno riesca a farli scomparire dinanzi ai nostri occhi. A meno
che non si abbia la mano bizzarra del
` noto
bulgaro Christo Javacheff piu
come solo Christo, che ha impacchettato (provvisoriamente) il Reichstag
berlinese ricostruito. E invece tanta as`e
` riuscita proprio nella nostra
surdita
`. San Pietro e
` una delle piu
` antiche
citta
chiese cagliaritane, anzi tanto risalente
a tempi lontani, che neppure Giovanni
Spano ne sa molto e nella sua Guida se
la sbriga con poche parole. Ma ora se ne
` sicure, che conferhanno notizie piu
` piu
`
mano quella sua origine remota. E
antica della stessa cattedrale che fu innalzata nel secolo XIII. Se ne parla in
unantica carta come di pertinenza dei
` nel 1090, ma il primo imVittorini gia
` sicuramente anteriore e la fa
pianto e
contemporanea della non meno celebre
chiesa di SantEfisio. Documenta la vo` che in quecazione marinara della citta
sta chiesa accoglieva il gremio dei pescatori. L` festeggiavano (e l` festeggiano) assieme i due grandi apostoli ed
accanto a San Pietro sorgeva un tempo
anche San Paolo. Ma era tanto sul mare,
come ricorda Alziator, che aggiungevano al titolo principale lepiteto de
` si facevano
Portu. E il porto, quanto piu
minacciosi i pirati, era qui al riparo, al-
217
pag. 223
Cagliari
linterno della laguna. Un motto che
suona come una maledizione, alludendo alle disgrazie del mare e quasi
agli attuali infortuni balneari, lega an` il santo al nostro habitat natucor piu
rale: Santu Perdi indi oli dogni annu
unu o treis [San Pietro (di morti) ne
vuole uno o tre ogni anno]. Ma la profezia ha conosciuto uno stravagante ribal` ora San Pietro (e cioe
` la chiesa)
tone. E
senza usare le bende
lannegato, perche
` notevoli espodi Christo, uno dei piu
` proprio
nenti del Nouveau Realisme, e
sparito nel mare di case che la cir` fatto di piu
` : si e
` per tutta la
conda. Si e
parte di viale Trieste, cui si affacciava,
innalzato un ampio market. E come se
non bastasse, sulla sua fiancata destra
` innalzata, appoggiata totalmente
si e
alla chiesa, una palazzina. Officine e
un ampio parcheggio completano lannullamento dellantica chiesa. Molti pescatori hanno assistito allo sfascio stu non se ne vede quasi piu
`
pefatti. Poiche
nulla, accontentiamoci di contemplarla
con locchio di Raffaello Delogu che de` vetusta:
scriveva la parte absidale piu
` invece, certamente, labOriginale e
side che nelle stesse murature del semicilindro, a grandi cantoni forse di spoglio, e nella bassa e tozza calotta, ripete
alla lettura e forse anticipa la forma
delle absidi del San Saturno e del SantAntioco, costituendosi, di conseguenza, come termine di riferimento
cronologico, per il loro primo impianto. E infine la chiesa di SantAvendrace, che si vuole edificata sul
luogo del martirio del santo vescovo di
C. nel secolo I. Ledificio attuale sembra
risalire al Seicento e ha una sola navata
scandita da archi a sesto acuto; la fac` sormontata da un campanile a
ciata e
vela e arricchita da un portale e da una
finestra che illumina la navata; dallinterno si accede alla cripta, ambiente di
probabile origine punico-romana.
218
pag. 224
Cagliari
di grande interesse artistico: al suo interno lungo i viali si aprono cappelle
gentilizie e monumenti funebri che
sono come un museo a cielo aperto costituito da statue, dipinti, decorazioni
realizzati dai maggiori artisti che operarono a C. tra la fine dellOttocento e la
` del Novecento. Nel seprima meta
` si e
` ulteriorcondo dopoguerra la citta
mente sviluppata nei quartieri di San
Benedetto, nato da un primo tentativo
di sistemazione urbanistica riferibile
al periodo fascista, di Genneruxi, di La
Palma e di La Vega sorti prevalentemente nel secondo dopoguerra.
219
pag. 225
Cagliari
` Calamosca, sono visibili i ruderi
calita
della torre di Cala Fighera che probabilmente aveva le stesse caratteristiche
di quella dei Segnali; proseguendo, sul
colle di SantElia si trova la torre di SantElia, costruzione concepita per difesa
e segnali con caratteristiche simili a
quelle della torre del Lazzaretto. Si
trova, in buono stato di conservazione,
accanto allarea della base militare e
consente la visione completa del golfo
di C. Proseguendo ancora, situati proprio sul capo SantElia quasi a picco
sul mare si trovano i ruderi della torre
del Poetto, concepita anchessa come
torre di segnali con caratteristiche simili alle altre. Oltre il capo di SantElia,
lungo la spiaggia del Poetto si trova la
torre di Mezza Spiaggia, costruzione cilindrica della fine del secolo XVI conce` in buono
pita per le segnalazioni. E
` considerata
stato di conservazione ed e
lultima delle torri del sistema difensivo del litorale di C. La difesa del golfo
era completata dal forte di SantIgnazio, costruito nel corso del XVIII sul
colle di SantElia in posizione dominante. Era armato di artiglierie e servito da unadeguata guarnigione; svolse
un compito importante durante il tentativo di sbarco francese del 1793; attual` parzialmente in rovina.
mente e
LO STAGNO DEI FENICOTTERI Le maggiori risorse ambientali del territorio
cagliaritano sono allineate lungo il litorale, a volte alto e frastagliato come a
capo SantElia, a volte basso e sabbioso
come nella spiaggia del Poetto, tanto
cara ai cagliaritani, che ha continuazione nella lunghissima, e frequentata,
spiaggia di Quartu. Nel retroterra si
trova lo stagno di Molentargius che,
per quanto inserito in una zona ormai
intensamente antropizzata, serve ancora di rifugio per numerose colonie di
fenicotteri. Nelle sue Nuove passeggiate
cagliaritane (2002) Antonio Romagnino
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Cagliari
tuttaltro che disposto a facili entusia` fornito di una mentalita
` posismi e gia
tivista, si lascia andare a questo sfogo
lirico in Della Sardegna antica e mo` singolare
derna (1846): Ma lospite piu
` il flammante (Phoenicopterus ruber)
e
che a mezzo agosto giunge dallAfrica
in folte squadre triangolari che nel lontano azzurro sembrano tracce di fuoco,
e in maestosa spira discende, e su lo stagno di C. posa le ali porporine. Ancora
` di recente Antonio Baldini ha
piu
` piu
` scura sascritto: Dove la terra e
prono laghetti a riflettere il cielo, e con
le zampe in mollo i fenicotteri vi pe` Grazia
scano i pesci col becco. Ma e
` negli occhi e nelDeledda, che conservo
lanima le immagini degli stagni di C. e
dei voli scarlatti che ne rompevano le
distese dargento, a memoria del sog` prima di lasciare la
giorno nella citta
sua terra, a darne due palpitanti vi` nella lirica giovanile
sioni. La prima e
La pineta, dove si contempla C. dal belvedere di Monte Urpinu: In alto saprono i prati dasfodelo in fiore / e bianche rocce guardan sugli stagni / di madreperla, solcati dal lento / volo dei fenicotteri e sul mare / dargento fosco.
` nella prosa dei romanzi: Ah,
Laltra e
gli stagni! Parevano frantumi di uno
` . Intorno cespecchio buttati qua e la
rano tanti gigli violetti. E i fenicotteri
passavano in lunghe file sul cielo cos`
splendente che non si poteva guar` quasi un mistero
dare. Il fenicottero e
ecologico. Unanatra? Un cigno? Una
cicogna? Schiamazza come le oche,
gracchia come le anatre: se nuota, e lo
fa eccezionalmente, ha il remeggio
lento e sicuro dei cigni. Ma le nude e
lunghissime zampe ne fanno un trampoliere, lo imparentano con le cicogne
e gli aironi. Ali e zampe gli assicurano
due diversi destini: le lunghe emigrazioni e il pascolo su acque basse e fangose. Nessuna altra famiglia animale
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Cagliari
celli solo riserve di caccia, dove si annidano gli animali che costituiscono il
loro prezioso cibo, o le utili aree fangose dove essi realizzano i loro caratteristici nidi: un capolavoro di ingegneria
(per il materiale fragilissimo impiegato, per la struttura, per lambiente infimo che lo circonda) fatto solo di fango,
accumulato rastrellando con i piedi
nellacqua bassa, fino a formare un
monticello largo mezzo metro e alto tre
volte tanto, un tronco di cono incavato
al vertice, dove vengono deposte non
` di due uova biancastre, che il fenipiu
cottero, rivaleggiando con altri trampolieri che hanno gli stessi ardui problemi, cova, o raccogliendo faticosamente le lunghissime gambe sotto il
corpo, o tenendole penzoloni, a caval` che ha
cioni dellartificiale gibbosita
innalzato. Sono invece queste distese li`
bere e aperte da ogni parte anche le piu
adatte per assicurare visuali profonde
in tutte le direzioni e un avvistamento
preciso e tempestivo di ogni pericolo.
` ancora molto lontano
Quando questo e
i fenicotteri prendono prima a camminare, quindi a correre, fino a quando
non si levano in volo con un rombo possente e disegnando subito la caratteristica V delle loro tipiche formazioni. I
fenicotteri arrivano in Sardegna in agosto inoltrato e vi si trattengono fino allinizio della primavera. Da dove vengono? La loro patria dorigine sono le
coste del Mar Caspio e del Mar Nero,
da l` la popolazione mondiale dei fenicotteri, che pare raggiunga il mezzo mi` , si spande in Asia e partilione di unita
colarmente in India, raggiunge il lago
Baikal nel cuore dellEuropa, si diffonde nei litorali dellAfrica settentrionale e in molte delle terre che si affacciano sul Mediterraneo. Ma il fenicot` solamente sardo. E nelle lagune
tero e
sarde, ed in particolare in quelle di Molentargius e di Santa Gilla, esso rinnova
il suo mistero, che solo una fucilata riesce a violare. Il fenicottero, ucciso e impagliato o catturato e addomesticato in
` una creatura senza interesse,
uno zoo, e
` una bellezza impoverita o ane in piu
nullata. Solo una violenza inferta in
forme diverse ti mette davanti quello
che la sua schiva lontananza ha tenuto
nascosto: il massiccio grottesco becco,
che si piega bruscamente verso il basso,
` uno strumento vitale per frugare
ed e
nel fango del fondo e lasciare filtrare la
sabbia insieme allacqua, trattenendo
molluschi, vermi e gamberetti. Quella
`
mascella e quella mandibola, luna piu
grande dellaltra, che sembrano formare una sorta di tabacchiera, fanno dimenticare le agili gambe, il flessuoso
collo, il piumaggio di cigno, i colori
il fedaurora: sappiamo allora perche
nicottero danza lontano il suo raffinato
balletto. Quel becco, che il pulcino ha
invece diritto nei suoi primi mesi di
` la ragione della sua fuga senza
vita, e
tregua, quella bruttezza dellarcigno
` il
becco, senza la quale non vivrebbe, e
segreto della solitaria esistenza dei fenicotteri. Locchio delluomo rompe
lincanto, violenta impietoso quella
funzione della natura. Come reinventarla e restituirla alla sua magia consolante? Solo la poesia, che trasfigura e
` ricomporre
che ha fatto bella Saffo, puo
il mosaico brutalmente scompigliato.
Lo ha fatto Giuseppe Pau, andando a
contemplare i fenicotteri negli stagni
dellOristanese, del tutto simili ai cagliaritani di Santa Gilla e di Molentargius, e riversando in un poemetto, La
gente rossa (Oristano, 1982), le sue esperienze diverse eppure convergenti del
naturalista, dellarcheologo, del lette solo chi ha una grande dirato. Perche
` penetrarli
mestichezza con i luoghi puo
senza contaminarli, analizzarli senza
scomporli, indagarli senza violarli. E
soprattutto larcheologo ha dato una
222
pag. 228
Cagliari
solo il senso di
mano al poeta, perche
` alimentare
una terra antichissima puo
laltro e non opposto senso di una natura incontaminata. I fenicotteri del Sinis, di Sale Porcus, di Cabras e di Mistras, sono tuttuno con le rovine che
biancheggiano fra le macchie di efedra,
` una contitamarice e rosmarino. Ce
` fra larcheologo che si e
` adagiato
nuita
fra la sabbia quaternaria del Sinis per
` segreti e locchio
ascoltare i battiti piu
del poeta che ha accarezzato le movenze leggiadre delle danzatrici dei lucidi stagni. Nel viaggio lo ha accompagnato la melanconia di chi cammina, la
tristezza del partire, la gioia del ritorno
morsa da un oscuro indefinibile presagio. La danza che ha letto negli stagni di
madreperla non segue un tripudio di
note, non conosce i ritmi travolgenti di
un ditirambo, ma accenti tenui e come
`
spenti. I fenicotteri sono la vita che si e
avvizzita tutto attorno, sono la memoria
` superbe finite per
languida delle citta
sempre, sono lultima oasi nel deserto
` nel sinche ha avanzato inesorabile. E
` la voce vera dei fenicotghiozzo che e
`
teri che, se alzano un rombo, questo e
sempre un tuono di lamenti, che travolge le solitudini predilette, rompe il
silenzio dei ruderi.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Simbolo delle tradizioni e della storia della
` che si sente come un ponte tra il
citta
` la porta della Sardegna, e
mare, che e
le zone interne, custodi di una parte ri` il costume:
levante dellanima sarda e
nellabbigliamento vi era a C. una netta
distinzione tra i ceti elevati che vesti` secondo i canoni
vano a sa civili, cioe
della cultura dominante cui appartenevano, e i ceti popolari il cui abbigliamento era tradizionale. Peculiare della
` era la molteplicita
` dei costumi in
citta
` da ciascuno eserrelazione alle attivita
citata: la panattara (sa panettera), ossia
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Cagliari
aprile con la festa che ricorda larrivo
del miracoloso simulacro nel 1370. I festeggiamenti si svolgono con un concorso di popolo da tutta lisola e sono di
` religiosa.
grande intensita
Le feste in onore della Madonna di Bonaria si concludono nella prima domenica di luglio con una celebrazione istituita nel 1866 da un gruppo di reduci
della battaglia di Lissa per ringraziare
la Vergine. Essa culmina in una processione a mare nelle acque del golfo degli
Angeli, nel corso della quale vengono
lanciate in mare alcune corone. Altre
feste solenni in onore della Madonna si
svolgono il 2 febbraio in occasione della
Purificazione (Candelora) che culmina
nella benedizione dei ceri e nella benedizione delle gestanti (Nostra Signora
224
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Cagliari
candidati, ciascuno dei quali veniva
scritto su una piccola pergamena che
veniva inserita dentro una pallina di
cera da deporre in un sacco appositamente predisposto e dal quale, in una
data prevista, si estraeva il nome del
prescelto che annualmente avrebbe ricoperto lufficio. Con questo sistema il
finiva per sovrintendere alla
vicere
scelta preventiva dei nomi da insaccolare e quindi privava di ogni significato
` il
lantica autonomia che alla comunita
Ceterum aveva riconosciuto. Cos`, con
solenne cerimonia, il 30 novembre di
ogni anno venivano estratti i nomi dei
consiglieri e dei giurati. Nel 1621 fu affidato al giurista Bernardino Armanyach, in quellanno giurato capo, il
compito di riformare le costituzioni del
Comune; il lavoro fu compiuto con rapi` e le nuove Costituzioni vennero apdita
provate da Filippo IV nel novembre
dello stesso anno. Lapparato dellArmanyach rimase immutato nel periodo
successivo fino alla riforma degli ordinamenti voluta dal Bogino e attuata nel
1771. Il nuovo sistema fu promulgato da
Carlo Emanuele III e introdusse sostanziali innovazioni: furono aboliti i due
Consigli e il sistema dellinsaccolazione
e del sorteggio dei nomi. Lamministra` venne affidata a un
zione della citta
unico Consiglio ordinario composto da
9 membri appartenenti a tre classi sociali ben individuate (i cavalieri e i laureati, coloro che vivevano civilmente di
rendita, e i notai costituivano la prima
classe; i procuratori e i negozianti costituivano la seconda classe; i professionisti minori, i bottegai e gli artigiani agiati
costituivano la terza classe), ciascuna
delle quali esprimeva tre consiglieri
scelti entro una matricola formata da
quindici nomi. Il sistema, che fin` per
dare un eccessivo potere alle classi socialmente elevate, fu modificato con un
editto del 1809 col quale le classi tra cui
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pag. 231
Cagliari
Caldes (1500); Gregorio Baquer (1502);
Giovanni Martino Carbonell (1505); Arnaldo Vincenzo Roca (1515); Gaspare
`
Fortesa I (1516, 1535); Giovanni Nicolo
Aymerich (1524); Onofrio Fortesa
(1525); Michele Boter (1527); Bartolomeo Aleo (1528); Melchiorre Tornella
(1546, 1551); Antonio Fortesa (1547,
` (1548); Antonio
1552); Michele Barbara
` (1553,
Porcell (1549); Antonio Catala
1558, 1563, 1569, 1577); Giovanni Busquets (1554, 1559; era stato IV consigliere nel 1542); Pietro Fortesa I (1555,
1562, 1566, 1574); Cristoforo Aymerich
(1557); Giovanni Limona (1561, 1572);
Alonso de Ruecas (1570); Giovanni Giacomo Sarroc (1571, 1578, 1586); Gerolamo Tornella I (1581, 1587, 1591; era
stato II consigliere nel 1574); Pietro
Giovanni Arquer (1583); Pietro Selles I
(1585, 1589); Francesco Aleu (1588); Pietro Comellas (1594); Gaspare Fortesa II
(1603, 1611); Giovanni Stefano Meli
(1606); Melchiorre Garcet (1610, 1619);
Pietro Blancafort (1612, 1626); Antonio
Cani (1613); Pietro Giovanni Otger
(1614, 1623); Giovanni Battista Mallas
(1615); Bernardino Armanyach (1621);
Giovanni Dexart (1626); Leandro Sasso
(1627, 1632; era stato terzo consigliere
nel 1630); Giovanni Carnicer (1629; era
stato II consigliere nel 1613); Pietro Sel` (1633); Files II (1630); Andrea Orda
lippo Silvestre (1634); Francesco Ravaneda (1636, 1640, 1647); Giovanni Maria
Tanda (1637); Giacomo Dess` (1638);
Pietro Fortesa II (1639); Salvatore Marti
(1641); Gaspare Fortesa III (1642, 1650);
Gregorio Otger (1644, 1648, 1652, 1658,
1669); Giovanni Battista Masons (1645);
Antonio Soler (1646, 1653); Francesco
Carnicer (1649, 1654); Ignazio Tornella
(1651, 1656, 1663); Agostino Capay
(1659); Gerolamo Tornella II (1660,
1666); Domenico Pitzolo (1661); Domenico Carcassona (1662); Stefano Alemany (1664); Saturnino Vidal (1665); An-
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pag. 232
Cagliari
tano Frediani (1776, fu consigliere di I
classe nel 1774, 1776); Pietro Giovanni
Demelas (1777, 1785, fu consigliere di I
classe nel 1776, 1783, 1784, 1792, 1793);
Gavino Mulargia (1778, 1788, fu consigliere di I classe nel 1776, 1777, 1785);
Antonio Lepori (1779, 1795, fu consigliere di I classe nel 1778); Antonio Fenicio (1780, fu consigliere di I classe nel
1778, 1779); Giuseppe Corte (1781, 1782,
1791, fu consigliere di I classe nel 1787,
1788, 1789, 1790); Luigi Messina (1783, fu
consigliere di prima classe nel 1781,
1782); Giovanni Maria Tarena (1786, fu
consigliere di I classe nel 1784, 1785);
Giuseppe Maria Paradiso (1787, fu consigliere di I classe nel 1786); Salvatore
Cadeddu (1789, 1797, fu consigliere di I
classe nel 1788, 1795, 1796); Gioacchino
Mattana (1790, 1798, fu consigliere di I
classe nel 1788, 1789, 1796, 1797); Michele Umana (1796, fu consigliere di I
classe nel 1795); Pasquale Attori (1799,
1809, fu consigliere di I classe nel 1798,
1808, 1807); Salvatore Pala (1800, fu consigliere di I classe nel 1799); Carlo Carta
Sotgiu (1801, 1810, fu consigliere di I
classe nel 1799, 1800, 1808, 1809); Giovanni Maria Tarena (1803, fu consigliere di I classe nel 1801, 1802); Salvatore Lepori (1804, 1812, fu consigliere di
I classe nel 1802, 1803, 1810, 1811, 1817,
1818); Luigi Cao (1805, 1806, 1814, fu consigliere di I classe nel 1803, 1804, 1812,
1813); Giuseppe Melis Atzeni (1807,
1816, fu consigliere di I classe nel 1805,
1806, 1814, 1815); Michele Onnis (1808,
fu consigliere di I classe nel 1806,
1807); Alberto Manca dellAsinara
(1811, 1818, fu consigliere di I classe nel
1817); Gioacchino Vacca (1813, fu consigliere di I classe nel 1811, 1812); Gioacchino Grondona (1815, fu consigliere di
I classe nel 1813, 1814); Michele Carta
Farina (1817); Salvatore Sotgiu II
(1819); Raimondo Melis (1820, 1827, fu
consigliere di I classe nel 1818, 1819,
227
pag. 233
Cagliari
Baille (1860, 1861, 1862); Enrico Sanjust
di Neoneli (1876, fu assessore nel 1877,
1878, 1880, 1881, 1884, 1885, 1886); Giovanni Agostino Varsi (1877); Giovanni
Sini (1877, 1878, 1879, fu assessore nel
` (1880, 1882; 1889 fu
1876); Gaetano Orru
assessore nel 1879, 1884, 1885, 1886,
1887, 1888); Salvatore Marcello (1883);
Emanuele Ravot (1884, 1885, 1886, 1887,
1888), Ottone Bacaredda (sindaco 1890,
1891, 1892, 1893-1895, 1895-1899, 18991902, 1902-1904, 1905-1906, 1907-1910,
1911-1914, 1920-1922); Giuseppe Picinelli (1902-1904); Francesco Nobilioni
(1911); Gavino Dessy Deliperi (1922,
1944).
I PODESTA` Vittorio Tredici (1927-1928);
Enrico Endrich (1928-1934); Giovanni
Cao (1934-1935); Angelo Prunas (19351942).
I NUOVI SINDACI Cesare Pintus (19441946); Luigi Crespellani (1946-1949);
Pietro Leo (1949-1956); Mario Palomba
(1956-1960); Antonio Follese (1960); Giuseppe Peretti (1960); Giuseppe Brotzu
(1960-1967); Paolo De Magistris (19671970, 1984-1990); Angelo Lai (19701971); Eudoro Fanti (1971-1972); Franco
Murtas (1972-1975); Salvatore Ferrara
(1975-1979); Mario De Sotgiu (19791980); Bachisio Scarpa (1980-1981); Michele Di Martino 1981-1984); Paolo De
Magistris (1984-1990); Roberto Dal Cortivo (1990-1992); Gaetano Giua (19921994); Mariano Delogu (1994-2000); Emilio Floris, in carica dal 2001.
Cagliari, archidiocesi di Antica diocesi. Probabilmente la prima della Sardegna, certamente unica archidiocesi
` del secolo XI. Attualsino alla meta
` primate
mente il vescovo di Cagliari e
della Sardegna e porta i titoli di vessillifero di Santa Romana Chiesa e di barone di Suelli e di San Pantaleo. In
epoca medioevale la sua giurisdizione
si estendeva sui territori delle curatorias di Campidano, Colostrai, Decimo-
228
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Cagliari
` Gerrei dal 1503, San Priamo, San
Nicolo
Sperate, San Vito, Sanluri, Sanluri
Stato, Santa Igia, Santa Margherita di
Pula, Santa Maria de Claro, Santa Maria de Paradiso, Santu Venuci, SantAndrea Frius, Sarroch, Scolca di Orrea,
Sedanu, Segariu dal 1503, Segavenu,
Selargius, Selegas dal 1503, Seminis,
Sennoris, Senorb` dal 1503, Separassiu,
Sepullo (Cepola), Serdiana dal 1503,
Serramanna, Serrenti, Serri dal 1503,
Sestu, Settimo San Pietro, Seuni (dal
1503), Siarus, Simbilia, Siliqua, Silius
dal 1503, Sinnai, Sinnuri, Siponti, Sirigargiu, Sisali, Sisini dal 1503, Sisula, Situxini, Siurgus (dal 1503), Siurru, Siutas, Sogus, Solanas, Soleminis, Sorrui,
Suelli dal 1420, Susue, Torralba, Trona,
Ussana dal 1503, Uta, Vallermosa, Vestaris, Villa San Pietro, Villagreca, Villa
major de Pont, Villa Majori, Villamar,
Villanova de Castiades, Villanovatulo,
Villanova San Basilio, Villanova Sa
Pannuga, Villasalto, Villasimius, Villasor, Villaspeciosa.
VESCOVI DI CAGLIARI STORICAMENTE
CERTI
1. Quintasio, attestato nel 314. 2. Lucifero I teologo e santo (353 ca.-370 ca.).
ARCIVESCOVI DI CAGLIARI STORICAMENTE CERTI
1. Lucifero II, attestato nel 484. 2. Brumasio, (517 ca.-523 ca.). 3. Tommaso I,
prima del 591. 4. Gianuario, (591 ca.-603
ca.). 5. Vescovo anonimo, attestato nel
626. 6. Diodato, attestato nel 649. 7. Giustino, attestato nel 649. 8. Citonato, (680
ca.-686 ca.). 9. Vescovo anonimo attestato nel 692. 10. Tommaso II, attestato
nel 787. 11. Arsenio I, prima del 843. 12.
Giovanni, (847 ca.-855 ca.). 13. Arsenio
` secolo IX. 14. Alfredo,
II, seconda meta
prima del 1073. 15. Giacomo, (1073 ca.1081 ca.). 16. Lamberto, attestato nel
1089. 17. Ugo, (1089 ca.-1090 ca.). 18.
Gualfredo, attestato nel 1112. 19. Pietro,
attestato nel 1126. 20. Costantino, atte-
229
pag. 235
Cagliari
1467) trasferito a Majorca. 51. Ludovico
Fenollet, vescovo di Nicosia (14671468). 52. Antonio Baragues, domenicano, attestato nel 1471. 53. Gabriele
Serra, cistercense abate di Verola
(1472-1484). 54. Pietro Pilares, domenicano. vescovo di Dolia (1484-1514). 55.
Giovanni Pilares, vescovo di Iglesias
(1514-1521). 56. Gerolamo di Vilanova,
canonico di Oristano (1521-1534). 57. Domenico Pastorello, conventuale, vescovo di Alghero (1534-1547). 58. Baldassarre de Heredia, domenicano, vescovo
di Bosa (1548-1558). 59. Antonio Parragues de Castillejo, benedettino, vescovo
di Trieste (1558-1572). 60. Angelo, agostiniano, professore di Teologia a Saragozza, mor` prima di prendere possesso
della diocesi nel 1573. 61. Francesco Perez, canonico di Tarazona (1574-1577).
62. Gaspare Vincenzo Novella, dottore
in Teologia, vescovo di Ampurias (15781587). 63. Francesco del Vall, dottore in
Teologia, sacerdote a Toledo (1587 o, vescovo
1595). 64. Alonso Laso Seden
di Gaeta (1596-1604), trasferito a Majorca. 65. Francesco dEsquivel, dottore
in utroque, sacerdote a Calahorra (16041624). 66. Lorenzo Nieto, benedettino,
arcivescovo di Oristano, nominato nel
1625, mor` nel 1626 prima di giungere
nella sua nuova sede. 67. Ambrogio Machin, mercedario, da Alghero (16271640). 68. Bernardo de la Cabra, vescovo
di Barbastro (1642-1655). 69. Pietro Vico,
arcivescovo di Oristano (1657-1676). 70.
Diego Fernandez de Angulo, minore osservante, commissario generale dellor vila. 71.
dine (1676-1683), trasferito ad A
Antonio Vergara, domenicano, era arcivescovo di Sassari (1683-1685), trasferito a Zamora. 72. Ludovico Diez, mercedario, vescovo di Alghero (1686-1689).
73. Francesco Sobrecasas,, domenicano,
maestro di Teologia (1689-1698). 74. Ber ena, mercedario, dottore in
nardo Carin
Teologia (1699-1722). 75. Giovanni Giu-
230
pag. 236
Cagliari
2004). 95. Giuseppe Mani, ordinario militare (2004-).
231
pag. 237
Cagliari
sua figlia, la dipendenza del giudicato
` netta. Benedetta
da Pisa si fece piu
` al Comune dellArno il colle dove
dono
nel 1217 sorse il quartiere del Castello,
allinterno del quale i mercanti pisani
si diedero leggi proprie; il territorio fu
invaso da Ubaldo Visconti e la giudicessa tenuta prigioniera e costretta a
sposarsi con Lamberto Visconti. I margini di indipendenza del giudicato si restrinsero maggiormente con i successori di Benedetta, e quando il giudice
` di affrancarsi dalla dipenChiano tento
denza avvicinandosi a Genova fu la fine
del piccolo regno. Nel 1257 una spedizione voluta dai Pisani, alla quale presero parte anche i Capraia, i Visconti e i
` aveDella Gerardesca, famiglie che gia
vano interessi nellisola, assal` e distrusse Santa Igia, la capitale del giudicato, il cui territorio fu diviso tra i vincitori.
232
pag. 238
Cagliari
Gonnesa, Gonnosfanadiga, Guspini,
Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Pabillonis, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Santadi, SantAntioco,
Tratalias, Villacidro, Villamassargia,
Villarios), Isili (Isili, Armungia, Asuni,
Ballao, Baradili, Baressa, Barumini,
Escolca, Forru, Gadoni, Genoni, Genuri, Gergei, Gesturi, Gonnoscodina,
Laconi, Las Plassas, Lunamatrona, Mogoro, Nuragus, Nurallao, Nureci, Nurri,
Orroli, Ruinas, Sadali, SantAntonio,
Sardara, Senis, Serri, Setzu, Seui,
Seulo, Siddi, Sini, Siurgus, Tuili, Turri,
Ussaramanna, Ussassai, Villanovaforru, Villanovafranca, Villanovatulo,
` , AbVillasalto); Oristano (Oristano citta
basanta, Aidomaggiore, Ales, Allai, Ardauli, Aritzo, Assolo, Atzara, Austis, Banari, Baratili, Bauladu, Belv`, Bidon`,
Boroneddu, Busachi, Cabras, Curcuris,
Desulo, Domusnovas Canales, Donigala
Fenughedu, Escovedu, Figu, Fordon` , Marrubiu,
gianus, Ghilarza, Gonnosno
Massama, Masullas, Meana, Milis, Mogorella, Morgongiori, Narbolia, Neoneli, Norbello, Nughedu, Nurachi, Nuraxinieddu, Ollastra Simaxis, Ollastra
Usellus, Ortueri, Palmas, Pau, Paulilatino, Pompu, Riola, Samugheo, San Ni` Arcidano, Santa Giusta, San Vero
colo
Congius, San Vero Milis, Sedilo, Siamaggiore, Siamanna, Siapiccia, Sil`, Simala, Simaxis, Siris, Sodd`, Solanas, Solarussa, Sorgono, Sorradile, Tadasuni,
Terralba, Teti, Tiana, Tonara, Tramatza, Ula, Uras, Usellus, Villanova
Truschedu, Villaurbana, Zeddiani, Zeppara, Zerfaliu, Zuri).
DAL 1859 AL 1927 Nellottobre del 1859
sparirono le divisioni amministrative e
furono nuovamente costituite le province. La nuova provincia di Cagliari fu
divisa in 6 circondari: Cagliari, Iglesias,
Isili, Oristano (con i villaggi compresi
nella divisione amministrativa abolita),
Cuglieri (Cuglieri, Birori, Bonarcado,
233
pag. 239
Cagliari Calcio
Villanovaforru, Villanovafranca, Villaperuccio, Villaputzu, Villarios, Villasor,
Villaspeciosa, Vallermosa, Villasalto,
Villasor.
DAL 2004 Il recente dibattito sulle partizioni amministrative della Sardegna
` concluso con la costituzione di quatsi e
tro nuove province che ha determinato
alcune significative trasformazioni territoriali. Oggi la provincia di Cagliari
occupa la parte sud-orientale dellisola, con una punta che arriva a nord
sino alle falde del Gennargentu. Tra i
` popolosi quelli che si sono
centri piu
formati intorno al capoluogo: Quartu
SantElena, 68 000 abitanti; Selargius,
27 000; Assemini, 24 000; Capoterra,
21 000; Monserrato, 20 000. Resistono at` agricole tradizionali come la cetivita
realicoltura, allinterno del territorio,
mentre nelle parti pianeggianti irrigue
si sono sviluppate la frutticoltura e lorticultura. Nelle zone costiere oltre al turismo si sono sviluppate le industrie petrolchimiche, e consolidate quelle commerciali, che possono contare sul
grande porto di Cagliari. Cagliari, il capoluogo, conta 164 000 abitanti. Attualmente la provincia di Cagliari risulta
`,
composta dai centri di Cagliari citta
Arixi, Armungia, Assemini, Ballao, Barrali, Burcei, Capoterra, Carbonara, Collinas (Forru), Decimomannu, Decimoputzu, Dolianova, Domus de Maria, Donori, Elmas, Escolca, Esterzili, Furtei,
Genuri, Gergei, Gesturi, Gonnesa, Gonnosfanadiga, Isili, Mandas, Maracalagonis, Monastir, Monserrato, Muravera,
Nuraminis, Nurri, Orroli, Ortacesus,
Pabillonis, Pauli, Pauli Gerrei, Pimentel, Pirri, Pula, Quartu, Quartucciu, Samassi, Samatzai, San Basilio, San Pantaleo, San Pietro Pula, San Sperate, San
Vito, Sarroch, Selargius, Selegas, Segariu, Serdiana, Serramanna, Serrenti,
Sestu, Settimo, Setzu, Seuni, Sicci, Siliqua, Silius, Sinnai, Sisini, Siurgus Do-
nigala, Soleminis, Ussana e Uta, Villagreca, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca, Villaperuccio, Villaputzu,
Villarios, Villasor, Villaspeciosa, Vallermosa, Villasalto, Villasor.
234
pag. 240
Caglio ellittico
sarde, come lo stesso C.C., la Torres e la
neonata Carbosarda, disputano un cam` tapionato regionale: la Sardegna e
gliata fuori dal resto dellItalia fino a
tutto il 1946. Solo nel 1947 lUS Cagliari
viene ripescata in serie B, ma retrocede
lanno successivo classificandosi al 18
posto. Dopo un paio di campionati nellanonimato, finalmente nel 1952 i ros` vincono il girone C della serie C e
soblu
tornano tra i cadetti, sfiorando nel 1954
la promozione in serie A: perdono a
Roma lo spareggio con la Pro Patria di
Busto Arsizio. Nel 1959, dopo otto anni,
il C.C. retrocede in serie C e ritrova
lanno successivo il derby con i cugini
della Torres, provenienti dalla quarta
serie. Il primo derby si gioca a Sassari
il 22 gennaio 1961 davanti a 10 000 spet` (1-1) con gol di
tatori e finisce in parita
Saba (C.C.) e Bacci (Torres). Nel C.C.
gioca il sassarese Umberto Serradimi`
gni. Qualche mese dopo sono i rossoblu
del Capo di sotto ad aggiudicarsi la partita (2-1). Lanno successivo il C.C. ottiene la promozione in B e nel 1964,
sotto la guida di Silvestri, conquista finalmente la serie A. Ha inizio un cre` la squadra rossoblu
`,
scendo che portera
prima sotto la guida dello stesso Silvestri e poi del mitico Manlio Scopigno,
alla conquista dello scudetto di campione italiano nella stagione 1969-1970.
In quegli anni erano arrivati a Cagliari
campioni come Domenghini, il brasi` ), Alberliano Olindo de Carvalho (Nene
tosi, Boninsegna, ma soprattutto Gigi
Riva, grande ala sinistra il cui nome ri` legato per sempre a quello del
marra
C.C. Nel 1976, dopo dodici stagioni, il
C.C. retrocede in B, ritornandovi nel
1979; torna in B nel 1983 e, dopo quattro
anni, retrocedendo in serie C1, ritrova il derby con la Torres. Questo accade mentre lex giocatore del C.C. Pietro Paolo Virdis, di Sindia, vince con 17
gol la classifica cannonieri con la ma-
Cagliari Economica Mensile di carattere politico-economico della Camera di Commercio di Cagliari. Fon` a essere pubblidato nel 1954, continuo
cato fino al 1960. Si avvalse della colla` tra le
borazione di eminenti personalita
quali: Francesco Alziator, Enrico Baravelli, Giorgio Bardanzellu, Alberto Boscolo, Mauro Cabras, Giuseppe Della
Maria, Maria Freddi, Francesco Loddo
Canepa, Antonio Maxia, Mario Pintor,
Evandro Putzulu, Renato Salinas, Giancarlo Sorgia.
Cagliaritano, Il Rivista mensile di politica, cultura, economia e sport. Fondato nel 1973 da Giorgio Ariu, che an` avvalso della collabocora lo dirige. Si e
razione di esperti della cultura isolana.
235
pag. 241
Cagnetta
nomi sardi sono legati alla sua scabro` e capacita
` di impigliarsi negli indusita
menti e nel pelo degli animali: pigapiga, appodda-appodda, infatti, significano letteralmente prendi-prendi e
appiccica-appiccica. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
236
pag. 242
Cala Gonone
` divenuta un animato porticciolo turie
stico molto frequentato nella stagione
estiva.
probabili origini punico-romane. Sorgeva a poca distanza dallattuale abitato di Maracalagonis; ebbe grande
importanza anche in periodo bizan` a far parte
tino e nel Medioevo entro
del giudicato di Cagliari, compreso
nella curatoria del Campidano. Caduto il giudicato, nella divisione del
1258 fu compreso nella parte che fu
amministrata direttamente dal Comune di Pisa tramite propri funzionari. Dopo la conquista aragonese fu
concesso in feudo agli Oulomar e co` a decadere; i feudatari, infatti,
mincio
non seppero instaurare buoni rapporti
` di villaggio, che era
con la comunita
ancora vitale e conservava le sue antiche autonomie eleggendo annualmente il majore e i consiglieri. Cos`,
` la prima
quando nel 1353 scoppio
guera tra Mariano IV e Pietro IV, gli
abitanti si ribellarono e il villaggio fu
temporaneamente occupato dalle
truppe giudicali. Al termine del con` in possesso deflitto il villaggio torno
` nel 1363 lo cedetgli Oulomar, che pero
tero ai Carroz che lo unirono al loro
grande feudo; scoppiata la seconda
guerra tra Mariano IV e Pietro IV fu
occupato dalle truppe giudicali e solo
dopo la battaglia di Sanluri, nel 1409,
` in possesso dei Carroz. Alcuni
torno
anni dopo i suoi abitanti si trasferirono in massa a Mara e C. scomparve.
237
pag. 243
Cala Gonone
tanti, posto a 23 m sul livello del mare
sotto il monte Tuili, che lo divide dal
Comune. Regione storica: Barbagia.
Diocesi di Nuoro.
& TERRITORIO Il territorio, di ridotte
` rappresentato dalle
dimensioni, e
falde del monte Tuili che digradano
verso il mare, su una bellissima spiaggia e verso il porto peschereccio e turistico.
`
ECONOMIA La principale attivita
` il turismo,
economica del villaggio e
che da estivo si sta trasformando in residenziale e in grado di coprire larco
dellintero anno solare. Anche la pe` importante: nel porto stazionano
sca e
numerose barche attrezzate di vario
tonnellaggio. Servizi. Il centro abitato
` collegato con linee automobilistiche
e
a Dorgali (che si trova sulla S.S. 125
Orientale sarda) e agli altri centri
`
della provincia; nel periodo estivo e
sede di guardia medica e di farmacia.
Possiede un porto turistico con 120 posti barca, numerosi alberghi, un campeggio con 1100 posti letto e alcuni ristoranti. Intenso (soprattutto durante
lestate) il servizio di barche e navigli
che permette di raggiungere le straordinarie spiagge a sud del paese.
&
&
&
238
pag. 244
Cala Liberotto
sorge a qualche centinaio di metri. Si
tratta di un imponente nuraghe polilo` addossato un villaggio costibato cui e
tuito da capanne circolari e rettangolari.
` si e
` sviluppata nel secondo
La localita
dopoguerra quando vi fu impiantata la
` il punto di riferibella pineta che oggi e
mento dellintero comprensorio. A par` stata arrictire dagli anni Sessanta e
239
pag. 245
Cala Luna
chita da numerose ville di buona fattura architettonica. Nella parte settentrionale della pineta si apre il territorio
di Sa Curcurica, con lomonimo stagno
` collegato
un tempo pescoso. Lo stagno e
al mare da un canale scavato nel 1959 e
attualmente semi-intasato; tutto il ter` ricco di flora e fauna.
ritorio e
240
pag. 246
Calangianus
amministrato direttamente dal Comune di Pisa, mediante suoi funzionari, fino alla conquista aragonese.
` mantenne un atLa popolazione pero
teggiamento ostile nei confronti dei
nuovi venuti, soprattutto quando scop` la guerra tra Genova e Aragona: in
pio
` provo quella occasione si ribello
cando lintervento delle truppe di Rai` a
mondo Cardona che nel 1330 porto
termine la conquista. Allora C. e una
parte della curatoria furono riconosciute come feudo di Catonetto Doria,
` poco: inma questa sistemazione duro
fatti, quando nel 1347 gli stessi Doria si
ribellarono nuovamente, anche il villaggio fu in preda alla rivolta.
241
pag. 247
Calangianus
eredi di Giovanni dArborea, ne fossero stati riconosciuti legittimi feudatari. Dopo la battaglia di Sanluri C.
cadde in mano al visconte di Narbona
che lo tenne fino al 1420 quando rinun` definitivamente ai suoi diritti. Alcio
lora i Carroz riuscirono a entrarne in
possesso e lo tennero fino alla seconda
` del secolo XV quando, per il mameta
trimonio di Beatrice con Pietro Maza
de Lic
ana, divenne possesso di questultima famiglia, che lo tenne fino allestinzione. Scomparsi i Maza, per il
` si
possesso della loro enorme eredita
accese una lite che si concluse solo nel
1571, quando C. divenne feudo dei Portugal.
242
pag. 248
Calangianus
in grandissimo numero. Quando nel
1848 le province furono abolite, fu incluso nella divisione territoriale di
Sassari e nel 1859 nella ricostituita
omonima provincia. Nella seconda
` dellOttocento ebbe inizio una
meta
radicale trasformazione delleconomia di questo comune: vi si sviluppa` connesse alla larono fiorenti attivita
vorazione del sughero e del granito e
in breve C. divenne un centro industriale di rilevanza notevole. Nel No` modifivecento la situazione non si e
` procata, ma attualmente le attivita
duttive si sono molto diversificate anche grazie a giovani e dinamici imprenditori.
& ECONOMIA I calangianesi hanno un
` alti dItalia,
reddito pro capite tra i piu
grazie a una economia basata prevalentemente sulla raccolta e la lavorazione del sughero (oggi con laiuto di
moderne tecnologie) in alcuni stabilimenti anche a conduzione familiare.
` recenteUna di queste industrie si e
mente riconvertita e ha brevettato un
gioco di costruzioni con barre magnetiche ormai diffuso in tutto il mondo.
Ma C. rimane sempre la capitale del
sughero con la tradizionale produzione dei tappi per bottiglia, materiale
per coibentazione e varie altre appli per la presenza dellucazioni, nonche
nica scuola professionale del sughero
` del territorio,
dItalia. Altra attivita
` in crisi, e
` lestrazione e la
oggi pero
` inoltre
lavorazione del granito; vi e
sviluppata lagricoltura, in particolare la produzione di cereali, la viticoltura e la frutticoltura. Molto impor` anche lallevamento del betante e
stiame ovino, bovino e caprino, con
una rinomata produzione di latticini.
` e
`
Artigianato. Anche questa attivita
legata al sughero: eleganti e raffinati
manufatti vengono esportati in tutto il
mondo; tra questi loggettistica per la
243
pag. 249
Calangianus
versamenti ICI 1297; aziende agricole
333; imprese commerciali 353; esercizi pubblici 32; esercizi allingrosso
5; esercizi al dettaglio 85; ambulanti
15. Tra gli indicatori sociali: occupati
1627; disoccupati 111; inoccupati 130;
laureati 138; diplomati 627; con licenza media 1479; con licenza elementare 1397; analfabeti 89; automezzi circolanti 2155; abbonamenti TV 1266.
&
&
244
pag. 250
Cala Regina
`
e laltare, sempre di legno intagliato, e
del Settecento. Altro interessante mo` la
numento del centro abitato di C. e
chiesa di SantAnna costruita nel 1665
in forme baroccheggianti con un impianto a navata unica arricchita da
una cappella e la copertura con volta
a botte. Per ragioni di statica sub` diversi interventi di restauro fino al
1811, quando fu innalzato il campa`
nile. Successivamente la chiesa ando
`
in rovina e solo tra il 1985 e il 1987 e
stata oggetto di un restauro sufficiente. Allinterno conserva un altare
ligneo del Settecento. Va anche ricordato loratorio di Santa Maria degli
Angeli costruito nel 1705 e annesso al
convento dei Cappuccini dove, allepoca dellAngius, sogliono convivere
sacerdoti 5, e quando facciasi lettura
di filosofia o teologia cherici 10, in altro caso 4, laici 6, terzini 4. Allinterno conserva alcuni altari in legno
scolpito e dipinto, il coro e il tabernacolo pure in legno scolpito e due tele di
scuola romana del 1836. Fuori dallabitato va infine ricordata la chiesa di
San Sebastiano, situata lungo la strada
per Luras in mezzo a un suggestivo su` dellOttoghereto; fu costruita a meta
cento nel luogo dove sorgeva unaltra
chiesa dedicata al santo. Ha limpianto a una navata, la copertura in
` chiusa da alcuni delegno a capriate; e
cenni e ora minaccia di crollare. Il pa` di grande riletrimonio ambientale e
vanza per la presenza delle montagne
di numerosi
e dei folti boschi, nonche
piccoli corsi dacqua, tutti elementi
che favoriscono le escursioni verso le
alture granitiche dei monti, dai quali,
` visibile il mare (canin alcuni punti, e
` selvaggi
toniera di Larai). I tratti piu
del territorio, come la regione Campa` possibile visitare il nunadolzu, dove e
raghe La Pilea, oltre a possedere una
grande ricchezza di flora pregiata (so-
Cala Nido dAquila Localita` turistica situata lungo la costa meridionale dellisola di La Maddalena, contigua a Cala
` una ridente insenatura
Francese (=). E
cosparsa da scogli suggestivi e chiusa
dalle punte Nido dAquila e Tegge. Negli
` divenuta meta di una creultimi anni e
scente frequentazione di turisti durante la stagione balneare.
245
pag. 251
Calasetta
strada litoranea per Villasimius, a partire dagli anni Settanta del Novecento
` sede di una notevole attivita
` di sfrute
tamento turistico che ha minacciato di
alterarne irreparabilmente il contesto
ambientale.
246
pag. 252
Calasetta
sbarcato dalla flotta diretta a Cagliari,
che procedette a stanziarsi sullintera
isola. Una volta attestati, i francesi cercarono, sotto la guida di Filippo Buonarroti (=), di stabilire legami con la
popolazione e proclamarono la repubblica. Dopo il fallimento della spedizione su Cagliari, i francesi furono costretti a lasciare C. di l` a pochi mesi per
lintervento di una flotta spagnola. Tornato in mano ai Savoia, il villaggio ri` . Ma le difficili
prese la sua normalita
relazioni tra i due nuclei della popolazione si manifestarono nuovamente e
` di
nel 1799 una parte di loro progetto
trasferirsi in Corsica. Il progetto non
ebbe effetto e quindi nei primi decenni
dellOttocento, trovato un equilibrio, la
` prese a svilupparsi. Nel 1821
comunita
C. fu compreso nella provincia di Iglesias, poi, abolite le province, fu incluso
nella divisione amministrativa di Cagliari. Per quanto riguarda questo pe` utile ricordare la testimonianza
riodo e
che ci ha lasciato Vittorio Angius:
Sono due strade principali, e le case
circa 90. I calasetini non sono in maggior numero di 460; e si distribuiscono
in famiglie 78. Soglion lanno celebrarsi
matrimoni 6, nascere 25 e morir,
quando meno, 14. La vita raramente va
` de 55 anni. Le spesse rapide variala
zioni delle condizioni atmosferiche cagionano frequenti infiammazioni, onde
i dolori laterali, le angine, i reumi dogni genere ne sono funestissime conseguenze. Le giubbette di pelli sarebbero
un gran preservativo come nelle altre
parti della Sardegna, cos` in questa. Gli
uomini di C. sono agricoltori e pescatori, e vi ha chi pratica qualche arte
meccanica. Le donne si occupano in lavorare degli stroppi, che sono cordicelle di palmizi per le reti delle tonnare. La nettezza negli abiti, nelle case,
` lodevolissima, e sanelle masserizie e
rebbe desiderabile in altri paesi della
247
pag. 253
Calasetta
zona riservata alle imbarcazioni da diporto. Artigianato. Forse unica nel suo
` lattivita
` artigiana di estrarre
genere e
` grande molluuna specie di seta dal piu
sco bivalve del Mediterraneo, una volta
facile da trovare sui bassi fondali del
braccio di mare davanti a Calasetta: la
` cchera (pinna nobilis). Il prodotto
gna
` il bisso, che recenteche si ottiene e
` stato riscoperto grazie allattimente e
` di alcune donne del luogo. Vi e
` anvita
che lartigianato classico dei paesi di
mare, specialmente legato alla pesca e
` dotato di tutti i
ai souvenir. Servizi. C. e
` sede di guardia meservizi essenziali: e
dica, di farmacia, scuola dellobbligo e
di servizi bancari. Possiede la Biblioteca comunale, 5 alberghi con 281 posti
` colletto; 1 agriturismo e 8 ristoranti. E
legato da autolinee agli altri centri
della provincia e sede di partenza per i
` sede di guartraghetti per Carloforte; e
dia medica, di farmacia, scuola dellobbligo e di servizi bancari.
&
248
pag. 254
Calatayud
spiagge e tra queste quella della Salina
` colche si estende poco oltre la Torre; e
legata alla Spiaggia Grande e insieme
` lungo dellisola
formano larenile piu
di SantAntioco che, attraverso una
strada accidentata che corre sulla cresta di una falesia spettacolare, giunge a
Cala Lunga dove negli ultimi anni si
stanno sviluppando alcuni insediamenti turistici.
FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le` antiche tradizioni della cogata alle piu
`e
` la sagra del pesce. Si svolge in
munita
` stata istituita nel 1975 sopratluglio ed e
tutto per intrattenere i turisti. I festeggiamenti avvengono sul lungomare
dove i pescatori friggono in caratteristiche enormi padelle una notevole quan` di pesce che viene venduto a poco
tita
&
249
pag. 255
Calcargia
250
pag. 256
Calcio
scudetto (1970), mentre le altre due
` rappresentative saranno
squadre piu
la Torres e lOlbia in serie C con gli in` recenti di Tempio, SantElena
nesti piu
Quartu, Sorso, Carbonia (ex Carbosarda), Nuorese in C2. Attualmente il
c., assieme al neonato c. a cinque, ha
raggiunto una diffusione capillare in
tutta lisola, a tutti i livelli e alcuni giocatori sardi si sono messi in evidenza in
campo nazionale e internazionale. Anche il c. femminile ha raggiunto una discreta diffusione in Sardegna: le due
` isolane sono la Torres
massime realta
(ex Woman, detentrice di tre scudetti) e
lOristano, entrambe attualmente in serie A. [GIOVANNI TOLA]
& IL CALCIO SARDO PROVINCIA PER
PROVINCIA Le seguenti squadre sarde
erano iscritte ai campionati 2006-2007:
Provincia di Cagliari Cagliari Calcio
nel campionato nazionale di serie A;
Atletico Calcio nel campionato di serie
D; SantElena di Quartu nel campionato di Eccellenza; Selargius nel campionato di Eccellenza; Quartu 2000 nel
campionato di Eccellenza; Villasimius
nel campionato di Eccellenza; Gialeto
di Serramanna nel campionato di Promozione; Muravera nel campionato di
Promozione; Sarroch nel campionato
di Promozione; Decimomannu nel campionato di Promozione; Sinnai nel campionato di Promozione; Nuova Monreale nel campionato di Promozione;
Asseminese nel campionato di Promozione; Gemini P. nel campionato di Promozione; Pula nel campionato di Promozione; Villanova Tulo nel campionato di Promozione; Capoterra nel campionato di prima categoria; Ferrini Cagliari nel campionato di prima categoria; CMS SantElia nel campionato di
prima categoria; Elmas nel campionato
di prima categoria; Serramanna nel
campionato di prima categoria; Uta 90
nel campionato di prima categoria; Ju-
piter nel campionato di prima categoria; Siliqua nel campionato di prima categoria; Su Planu nel campionato di
prima categoria; La Palma Monte Urpino nel campionato di prima categoria; Orione 1996 nel campionato di
prima categoria; CUS Cagliari nel campionato di prima categoria; Fermassenti nel campionato di prima categoria; San Sperate nel campionato di
prima categoria; Mandas nel campionato di prima categoria; Monserrato
nel campionato di prima categoria; Isili
nel campionato di prima categoria; Orrolese nel campionato di prima categoria; Senorb` nel campionato di prima
categoria; Jupiter nel campionato di
prima categoria; 86 Villaputzu nel campionato di prima categoria; Villa San
Pietro nel campionato di prima categoria; Soleminis nel campionato di prima
categoria; Atletico Selargius nel campionato di seconda categoria; Assemini
1980 nel campionato di seconda categoria; Dolianova nel campionato di seconda categoria; Johannes nel campionato di seconda categoria; Settimo San
Pietro nel campionato di seconda categoria; S.C. Castiadas nel campionato di
seconda categoria; Giesse Assemini nel
campionato di seconda categoria; P. Capoterra nel campionato di seconda categoria; Capoterrese nel campionato di
seconda categoria; Decimoputzu nel
campionato di seconda categoria; N.
Nuraminis nel campionato di seconda
categoria; Samatzai 85 nel campionato
di seconda categoria; Villasor nel campionato di seconda categoria; Santa Lucia Barrali nel campionato di seconda
categoria; Ussana nel campionato di seconda categoria; Sestu nel campionato
di seconda categoria; Nurallao nel campionato di seconda categoria; SantAvendrace nel campionato di seconda
categoria; Nurri nel campionato di seconda categoria; P. Escolca nel campio-
251
pag. 257
Calcio
nato di seconda categoria; Vallermosa
nel campionato di seconda categoria;
Is Urigus nel campionato di seconda categoria; PGS San Paolo nel campionato
di seconda categoria; Maracalagonis
nel campionato si seconda categoria;
Ferrini Quartu nel campionato di seconda categoria; La Salle nel campionato di seconda categoria; Azzurra
Monserrato nel campionato di seconda
categoria; Quartu S.E. nel campionato
di seconda categoria; Pimentel nel
campionato di seconda categoria; Silius 85 nel campionato di seconda categoria; S.G. Flumini nel campionato di
seconda categoria; Ballao nel campionato di seconda categoria; Fulgor nel
campionato di seconda categoria; Andromeda nel campionato di seconda categoria; F. Bellu nel campionato di seconda categoria; Porto Corallo nel campionato di seconda categoria; Jasnagora nel campionato di seconda categoria.
Provincia di Sassari Torres di Sassari
nel campionato nazionale di C2; Alghero nel campionato di serie D; La
Palma Alghero nel campionato di Eccellenza; Castelsardo nel campionato
di Eccellenza; Latte Dolce nel campionato di Eccellenza; Ozierese nel campionato di Promozione; Usinese nel
campionato di Promozione; Ittiri nel
campionato di Promozione; Fertilia
nel campionato di Promozione; Olmedo
nel campionato di Promozione; Thiesi
nel campionato di prima categoria; Bonorva nel campionato di prima categoria; Porto Torres nel campionato di
prima categoria; Loretella sa Segada
nel campionato di prima categoria; Bultei nel campionato di prima categoria;
Malaspina Osilo nel campionato di
prima categoria; Stintino nel campionato di prima categoria; Sassari nel
campionato di prima categoria; Lanteri
Sassari nel campionato di prima cate-
252
pag. 258
Calcio
` nel campionato di PromoBudduso
zione; Porto Rotondo nel campionato
di Promozione; Lauras nel campionato
di Promozione; Golfo Aranci nel campionato di prima categoria; Telti nel
campionato di prima categoria; Santa
Teresa di Gallura nel campionato di
prima categoria; Palau nel campionato
di prima categoria; Berchidda nel campionato di prima categoria; Luogosanto
nel campionato di prima categoria; Cal` nel campionato di seconda
cio Budduso
categoria; Montina nel campionato di
seconda categoria; Oschirese nel campionato di seconda categoria; L.M. Pausania nel campionato di seconda categoria; Baja Sardinia nel campionato di
seconda categoria; Porto San Paolo nel
campionato di seconda categoria; S.P.
Badesi nel campionato di seconda categoria; Padru nel campionato di seconda
categoria; Azzan` nel campionato di seconda categoria; S. Antonio di Calangianus nel campionato di seconda cate nel campionato di segoria; Ovidde
conda categoria.
Provincia di Carbonia-Iglesias Carbonia nel campionato di Promozione;
Monteponi Iglesias nel campionato di
Promozione; Carloforte nel campionato
di Promozione; Sguotti Carbonia nel
campionato di prima categoria; SantAntioco nel campionato di prima categoria; Gonnesa nel campionato di
prima categoria; Arixi nel campionato
di prima categoria; Calcio Iglesias nel
campionato di prima categoria; Villaperuccio 96 nel campionato di seconda
categoria; Santadi nel campionato di
seconda categoria; Portoscuso nel campionato di seconda categoria; Buggerru
nel campionato di seconda categoria; C.
Iglesias nel campionato di seconda categoria; Tratalias nel campionato di seconda categoria.
Provincia di Oristano Tharros nel
campionato di Eccellenza; Ghilarza
253
pag. 259
Caldanzano
zione; Guspini nel campionato di Promozione; R. Villacidro nel campionato
di prima categoria; Sardara 83 nel
campionato di prima categoria; Gesturese nel campionato di seconda categoria; Libertas Barumini nel campionato di seconda categoria; Pabillonis
nel campionato di seconda categoria;
Pauli Arbarei nel campionato di seconda categoria; Furtei nel campionato di seconda categoria.
Provincia dellOgliastra Tortol` nel
campionato di Eccellenza; Baunese
nel campionato di Promozione; Cannonau Jerzu nel campionato di Promozione; Barisardo nel campionato di
Promozione; Lanusei nel campionato
di Promozione; Castor Tortol` nel campionato di prima categoria; Villagrande
nel campionato di prima categoria; Cardedu nel campionato di seconda categoria; Lotzorai nel campionato di seconda categoria; Perdasdefogu nel
campionato di seconda categoria; Triei
nel campionato di seconda categoria;
Tertenia nel campionato di seconda categoria; Seui Arc. nel campionato di seconda categoria; Lidori nel campionato
di seconda categoria; Ulassai nel campionato di seconda categoria; Ilbono
nel campionato di seconda categoria;
Johannes nel campionato di seconda
categoria.
Provincia di Nuoro Nuorese nel campionato di C2; Taloro Gavoi nel campionato di Eccellenza; Macomer nel
campionato di Promozione; Dorgalese
nel campionato di Promozione; Bittese nel campionato di prima categoria; Siniscola nel campionato di prima
categoria; Borore nel campionato di
prima categoria; Oniferese nel campionato di prima categoria; Fonni nel
campionato di prima categoria;
Ovodda nel campionato di prima categoria; Brunellese nel campionato di
prima categoria; Fanum Orosei nel
254
pag. 260
` Cittadino sassarese
Calderari, Nicolo
(sec. XIII). Di probabile origine genovese, quando, dopo lestinzione della di` si conastia giudicale di Torres, la citta
stitu` in Comune, fu nominato capitano.
` decisi sostenitori
Nel 1294 fu tra i piu
` di stipulare con Gedella opportunita
nova una convenzione in base alla
` con un patto di diquale Sassari si lego
` ligure.
pendenza alla citta
` di
Calendario della Regia Universita
Cagliari Pubblicazione annuale fatta
` di Cagliari
stampare dallUniversita
presso la tipografia Timon tra il 1850 e
il 1858; contiene notizie biografiche sugli insegnanti che operavano nellAte-
255
pag. 261
Calendario Sardo
neo e sui corsi che essi tenevano annualmente.
256
pag. 262
Calledda
tornata da una estesa spiaggia sabbiosa.
Calia, Itria Studiosa di storia della Sardegna (Lula 1953-Parigi 2006). Dopo
aver conseguito la laurea in Lettere, ha
cole des Hautes
studiato presso lE
tudes a Parigi. Qui ha collaborato
E
con J. Day contribuendo alla realizzazione dellAtlas de la Sardaigne rural
` divenaux 17.e et 18.e sie`cle. Nel 1985 e
tata ricercatrice di Storia moderna
` di Scienze politiche
presso la Facolta
` di Sassari. Dimessasi
dellUniversita
`, e
` tornata a Parigi, dove
dallUniversita
` scomparsa a 53 anni. Tra i suoi scritti:
e
La questione sarda nella storiografia del
secondo dopoguerra, Storia contemporanea, XII, 13, 1981; I Francesi e la Sardegna. Limmagine della Sardegna nella
cultura francese dell800 e 900, Quaderni sardi di Storia, 2, 1981; La Sar`cle:
daigne rurale aux XVII-XVIII sie
etude cartographique (con S. Bonin, J.
Day e A. Jelinski), 1988; Francia e Sardegna nel Settecento. Economia, politica e
cultura, 1993; Atlas de la Sardaigne ru-
tri da Fertilia. Le rovine di un ponte romano a 24 arcate dimostrano la sua antica frequentazione come area tradizionalmente dedicata alla pesca. La superficie si sviluppa parallelamente alla co` separato dal mare da una strista ed e
scia sabbiosa; si tratta di uno specchio
` , nel
dacqua di modesta profondita
quale sfocia il rio Barca, rendendo possibile la commistione di acque salate e
di acque dolci. La situazione ha favorito
` di canlo sviluppo di una gran quantita
neti e di altre piante acquatiche (si dice
350 specie), e ha prodotto una discreta
` . La pesca vi e
` praticata con
pescosita
una caratteristica imbarcazione, un
chiattino conosciuto come ciu.
Calicotome = Ginestra
Caligaris, Maria Grazia Giornalista,
consigliere regionale (n. La Maddalena
1957). Dopo essersi laureata in Lettere
` dedicata allinsegnamento nelle
si e
scuole secondarie e al giornalismo (ha
al suo attivo un agile manuale di introduzione alla prova scritta del nuovo
` iscritta allalbo
` ). E
esame di maturita
` autrice di
dei professionisti dal 1988; e
racconti e ha collaborato con diverse
testate anche a livello nazionale. Nel
2004 ha aderito a Progetto Sardegna di
` stata eletta nel liRenato Soru ed e
stino consigliere regionale per la XIII
legislatura.
257
pag. 263
Callisto
riconfermato nel 2004 per la XIII legislatura.
` di
nominare antipapa contro lautorita
C.: questultimo resse il pontificato fino
al 222, anno della sua morte. [PIERGIORGIO SPANU]
llistos, che
Romano dal nome greco, ka
significa molto bello. Presbitero, dal
pontefice Zefirino ebbe lincarico di costruire il cimitero catacombale sulla
via Appia. La sua elezione a papa pro` il primo scisma della Chiesa lavoco
tina. Considerandolo di origini plebee,
addirittura schiavo, accusandolo di
aver legittimato matrimoni tra ricchi e
poveri, di essere debole verso i peccatori di apostasia, adulterio e omicidio,
` per Ippolito, antiuna minoranza voto
papa dal 217 al 235. Martire per i trentanni di lavori forzati nelle miniere
sarde o secondo la passio per essere
stato ucciso durante una sommossa popolare o (altra versione) per essere
stato gettato in un pozzo con una macina
di mulino al collo. Il proverbio: Sa d` de
Santu Callistu, / candu est asciutta e bentosa, / annada sicca e gelosa [con gelate] /
candu est infusta e serena, / annada bona
e prena (Il giorno di San Callisto,
` asciutto e ventoso, lannata
quando e
` secca e gelosa quando e
` bagnato e
e
` buona e piena).
sereno, lannata e
[ADRIANO VARGIU]
258
pag. 264
Calvi
umana (San Pietro in Casale 1807-Bologna 1896). Ottenuta la laurea in Medicina, dal 1844 fu nominato professore
di Anatomia descrittiva e topografica
` di Bologna. Nel
presso lUniversita
1879 scrisse Sopra un antico cranio fenicio trovato in Sardegna messo a riscontro
con gli altri pochi conosciuti.
259
pag. 265
Calvia
mosfere di sapore vagamente metafisico (Giuliana Altea, 1986).
Calvia, Pompeo Poeta dialettale (Sassari 1857-ivi 1919). Dopo aver comple` fatato gli studi, visse nella sua citta
cendo il copista al Comune e insegnando disegno al Convitto Nazionale.
Culturalmente attivissimo, fu in relazione con importanti intellettuali del
` considerato il piu
` grande
suo tempo. E
poeta in sassarese dei tempi moderni;
260
pag. 266
Calvo
scrisse un romanzo storico, e moltis` periodicasime poesie che pubblico
mente su La Nuova Sardegna e che
nel 1912 raccolse in volume. Aveva fatto
il servizio militare a Napoli, dove era
entrato in contatto con lambiente artistico napoletano: si era legato di particolare affetto con Giovanni Gaeta (pure
` giovane di lui, conosciuto
molto piu
come poeta con lo pseudonimo di E.A.
Mario, futuro autore della Leggenda del
Piave). A Sassari faceva parte del
gruppo che intorno a Enrico Costa e i
` giovani Sebastiano Satta e Luigi
piu
Falchi animava la vita culturale citta` , nel
dina. Con Satta e Falchi pubblico
volume Nella terra dei Nuraghes (1897),
le sue prime poesie dialettali, diventate
`, con lui il diapresto popolari. In realta
letto come del resto accadeva contemporaneamente in Italia (C. era molto
amico di Spallacci, poeta dialettale romagnolo) entrava a pieno titolo nella
letteratura nazionale. Il suo capolavoro
` la raccolta di Sassari mannu, pubblie
cato nel 1912, pieno di nostalgia per la
` zappadorina sassarese, che
civilta
egli vedeva inesorabilmente scomparire. Ebbe anche fama di discreto pittore dilettante. Tra i suoi scritti, frutto
di collaborazione a diverse pubblicazioni culturali e allo stesso quotidiano
sassarese: Martirio di S. Cosma e S. Damiano quadro a olio di Annibale Caracci
esistente nella chiesa di San Nicola di
Sassari, La piccola rivista, I, 5, 1899;
Cristo morto in grembo al Padre Eterno,
La piccola Rivista, I, 23-24, 1899; Ave
Maria piena di Grazia (Nozze di Grazia
Deledda), LUnione sarda, 1900; La
leggenda della chiesa di Sorres, La Sardegna Letteraria, I, 17, 1903; Quiteria,
romanzo storico, 1903; Bustianu pittore,
Il Giornale dItalia, 1914; Sebastiano
Satta, Il Giornale dItalia, 1915; Natale in Trincea, poesia in sassarese, Il
Soldato, 1917; Per un bozzetto di monu-
261
pag. 267
Calvo
`
questo suo rigore quasi fanatico entro
Madrigal e
in contrasto con il vicere
nel 1567 sub` unispezione della Suprema Inquisizione, al termine della
quale venne richiamato in Spagna e sottoposto a processo. Fu condannato a
chiudersi in un monastero di Toledo,
dove trascorse il resto della sua vita.
Calza, Guido Archeologo (Milano 1888Roma 1946). Nel 1912 intraprese come
ispettore la carriera delle Soprintendenze. Fu nominato ispettore degli
scavi di Ostia e percorse la carriera di
funzionario fino a ricoprire lufficio di
soprintendente. Giunse nellisola per il
convegno archeologico del 1926 e ne
scrisse un breve resoconto Sul Convegno archeologico sardo, Rassegna italiana, 1926. Tra i molti suoi lavori
vanno ricordati in particolare gli scavi
condotti sul Palatino a Roma.
Camba, Raffaele Criminologo, deputato al Parlamento (Calasetta 1921-Cagliari 1979). Conseguita la laurea in Me` allo studio dellantrodicina, si dedico
` nel
pologia e della criminologia. Fondo
1962 con Nereide Rudas la Rivista
sarda di Criminologia e divenne professore di Medicina legale presso lUni` di Cagliari. Negli stessi anni si
versita
` alla politica e nel 1969 subentro
`
dedico
al liberale Francesco Cocco Ortu jr alla
` il suo
Camera dei deputati. Esplico
mandato fino al 1972, adoperandosi nei
`
dibattiti parlamentari sulla criminalita
e sulla scuola (fece anche parte della
Commissione parlamentare dinchiesta sulla Sardegna 1969-1972, presieduta dal senatore Medici). Tra i suoi
scritti: Labigeato nella Sardegna medioevale e spagnola, Rivista sarda di Criminologia, I, 4, 1965; Labigeato in Sardegna nellepoca sabauda, Rivista
sarda di Criminologia, I, 1965.
262
pag. 268
Camboni
data la Istoria del regno di Corsica, considerata di notevole importanza. Nel
1795 assunse la direzione della stampe` nel 1815 a suo figlio. Il suo
ria, che lascio
` anche legato allopera che denome e
` alla storia della Sardegna, prevista
dico
` riusc` a
in tre volumi, dei quali pero
pubblicare solo il primo, Istoria del Re` remoti tempi
gno di Sardegna dai piu
fino al 1457, stampata a Firenze nel
1775.
263
pag. 269
Camboni
tre un testo divulgativo, Storia popolare
della Sardegna, pubblicato a Sassari da
` alla scuola
Chiarella nel 1890, dedico
tutti i suoi scritti, fra cui Sullo stato dei
locali scolastici di Sassari, 1893, e Riforma della scuola primaria, 1900.
criminale, 1910; Della correlazione fra alcuni fenomeni economici e sociali e la cri` . Un decennio di vita sarda,
minalita
1913.
264
pag. 270
Cambosu
Cambosu, Salvatore Scrittore (Orotelli 1895-Nuoro 1962). Consegu` la laurea in Lettere a Roma. Rientrato in Sar` al giornalismo e insedegna, si dedico
` in diversi istituti. Dopo alcuni anni
gno
si stabil` a Cagliari, collaborando a giornali nazionali e locali e a prestigiose ri-
265
pag. 271
Camedrio
quanta): Tre vecchie, racconto, Rivista
Sarda, I, 8, 1919; La trottola, racconto,
La Regione, II, 3-4, 1925; Il carro, un
romanzo uscito a puntate su LUnione
sarda nel 1933; Il vecchio rapsodo,
LUnione sarda, 1948; La Sardegna di
Raimondo Carta Raspi, LUnione
sarda, 1952; Approdo alla Sardegna,
Nostro Tempo, 1954; I cavalli di fuoco,
Il Mondo, VI, 1954; Note sul socialismo
in Sardegna, Nord Sud, 23, 1956; La
bandiera sul tetto, Tempi Nuovi, 1956;
Carbonia, Nord Sud, 1956; Il gallo malinconico, Ichnusa, 10, 1956; DAnnunzio e la Sardegna, Ichnusa, 12, 1956; I
muli del re, noterelle sulle saline della
Sardegna, Ichnusa, 14, 1957; Le tre repubbliche, Il Mondo, 1957; Note sullarte rustica, Ichnusa, XV, 15, 1957;
Cronaca di un incendio, Rinascita
sarda, III, 1957; Il cavaliere della fame,
Il Mondo, 1957; Limpiccato, Il Convegno, II, 1957; La Deledda tornava
spesso alla solitudine di Nuoro, Il resto
del Carlino, 1958; La volpe del parroco,
Il Mondo, 1958; I tre colori, Ichnusa,
24, 1958; Sardegna, Vera Vita, 1958;
Gli sposi alla festa, LUnione sarda,
1959; Gli uomini buoi e il ragno doro,
LUnione sarda, 1959; Il bambino e il
galletto, LUnione sarda, 1959; Sardegna, in Storia delleditoria italiana, I,
1960; Alghero, Le vie dItalia, LVIII,
1952; Il supramonte di Orgosolo, 1988
(postumo; sono le diverse puntate duna
lunga inchiesta condotta in Barbagia
per LUnione sarda).
giugno; cresce in ambienti aridi e sassosi, con preferenza per i substrati calcarei. La medicina popolare le ricono` terapeutiche, come antisce proprieta
catarrale. Nome sardo: erba bonna
naru; 2. il c. maro (T. marum L.), detto
` un piccolo arbusto
anche erba gatto, e
sempreverde con rami legnosi eretti e
ricoperti di peluria. Ha foglie linearilanceolate, superiormente glabre e inferiormente tomentose. I fiori, rossi
purpurei, sono riuniti in spighe apicali.
` difFiorisce da maggio ad agosto, ed e
fuso in ambienti aridi e luoghi sassosi.
Specie endemica della Sardegna, della
Corsica e dellArcipelago toscano.
Molto utilizzato nella medicina popo` stimolanti, dilare per le sue proprieta
gestive, cicatrizzanti e antisettiche.
ppa cua
ddus, erva pu
Nomi sardi: allu
la pade
ddas, mummu
eu; 3. il c.
tita, iscu
polio (T. polium L. ssp. capitatum (L.) Arcangeli) ha rami striscianti, foglie pelose piccole, lanceolate con margine
crespato e fiori a piccoli capolini
bianco-rosei. Cresce nelle zone litoranee e viene usato in medicina tradizionale come il c. maro. La specie meno
diffusa, il maro spinoso (T. subspinosum
Willd.), piccola e spinescente con fiori
rosa intenso, cresce soltanto in piccoli
areali della costa occidentale dellisola
` inserita nellelenco delle piante da
ed e
sottoporre a vincolo di protezione, in
base alla proposta di L.R. n. 184/2001.
[MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
266
pag. 272
Camino real
` il Palazzo Devoto e larea circocompro
stante, dove in seguito fece sorgere lattuale sede.
Camillo de Lellis, san Santo (Bucchianico 1550-Roma 1614). Soldato di carriera al servizio di Venezia e della Spagna contro i Turchi, fu radiato per cattiva condotta e gioco dazzardo. Una
piaga a un piede lo costrinse a ricoverarsi nellOspedale di San Giacomo degli Incurabili, a Roma, diretto da San
Filippo Neri: da sofferente divenne infermiere dei sofferenti. Sacerdote,
` lordine dei Chierici Regolari
fondo
dei Ministri degli Infermi (1591), i Camillini o Camilliani, dalla nera veste talare con la croce rossa sul petto, Al servizio dei malati non per mercede, ma
per puro amore di Dio. Mor` a Roma il
14 luglio 1614. Canonizzato da Clemente
XIII (1764), proclamato da Leone XIII
(1886) patrono con San Giovanni di Dio
degli ospedali, dei luoghi di cura e dei
malati, da Pio XI (1930) patrono, sempre
con San Giovanni di Dio, degli operatori sanitari in generale. Un tempo a
Napoli, nel convento dei Padri crociferi, si venerava il sangue del santo,
conservato in unampolla. [ADRIANO VARGIU]
267
pag. 273
Camisa
abitanti delle zone interne, fu frequentata continuativamente. Scomparsa la
`
strada romana, il suo tracciato continuo
a seguire lantico itinerario attraverso
percorsi battuti sia dal traffico commerciale che dalla transumanza delle
grandi greggi; aveva anche una note in efvole importanza strategica perche
fetti era la via che poneva in comunicazione i due versanti costieri dellisola;
siccome il suo percorso si dipanava attraverso zone impervie e insicure a
causa della tradizionale irrequietezza
delle popolazioni fu sempre curata direttamente dallamministrazione reale
(da qui il nome di c.r.) con il coinvolgimento delle compagnie miliziane a cavallo, che avevano il compito di compiere lungo il percorso delle ronde pe` sicuri i pasriodiche per rendere piu
saggi.
268
pag. 274
Campanella
` da sempre conomente aromatica, e
` calmanti, disciuta per le sue proprieta
gestive e astringenti. La c. bastarda o
fetida (Anthemis cotula L.) ha fusti rossicci, prostrati, con foglie profondamente incise; i fiori sono capolini con
ligule bianche e fiorellini tubulari cen` un achetrali giallo intenso. Il frutto e
nio con semi lisci. Diffusissima nei
campi e nei terreni incolti, fiorisce da
aprile a giugno. Emana un odore poco
gradevole, tanto che in sardo viene
chiamata sitza pudescia (margherita
puzzolente). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
dellisola redigendo in seguito una importantissima relazione nella quale de` i luoscrisse i bordi marini e individuo
ghi in cui le torri avrebbero dovuto sorgere. Nel 1575 fu nominato governatore
`, gli
di Alghero; nella nuova sede, pero
morirono la moglie e i figli. In preda al
` neldolore si trasfer` a Roma ed entro
lordine degli Agostiniani facendosi
` in Teologia e acquimonaco. Si laureo
` fama di uomo di profonda cultura e
sto
` . Torno
` quindi a Barcellona dove
pieta
nel 1592 scrisse Microcosmia y Gobierno
universal del hombre cristiano e nel 1600
fu nominato priore e visitatore per il
` in
suo ordine. Pochi anni dopo torno
Italia e poco prima di morire fu nominato arcivescovo di Trani.
269
pag. 275
Campanella
alla proposta di L.R. n. 184/2001. [MARIA
IMMACOLATA BRIGAGLIA]
tano della domenica (1903). Di ispirazione democratica e popolare, fu pubblicato a Cagliari tra lagosto e il dicembre 1903 e diretto da Vittorio Emanuele
` col Cavallera, ma apPilloni. Polemizzo
` il programma minimo dei sociapoggio
listi. Lanno successivo riprese le pubblicazioni sotto la testata La Campana (=).
270
pag. 276
Campidani
` ricco di nuradi vista archeologico: e
ghi, Tombe di giganti e villaggi nuragici
che denotano la intensa frequentazione
` antica.
del sito in eta
271
pag. 277
Campidani
suoi limiti: i feudi cambiarono spesso di
mano e il Campidano decadde e si spo` parzialmente.
polo
Campidano Maggiore Antica curatoria
del giudicato dArborea, il cui territorio
` di Orisi stendeva a nord della citta
stano su un territorio fertile e densamente popolato, la cui economia era
fortemente sviluppata. Si stima che
avesse una superficie di circa 330 km2:
` di Oristano comprendeva
oltre alla citta
i villaggi di Baratili, Boaczi, Cabras, Donigala, Fenoni, Fenughedu, Gippa,
Massama, Nuracaba, Nuraghi, Nuraxinieddu, Petra Veurra, Piscopiu, Riola
Sardo, San Giovanni di Sinis, Sinipale,
Villalonga, Siamaggiore, Senuschi, Solanas, Solarussa, Zeddiani, Zerfaliu.
Quando dopo la battaglia di Sanluri il
` di esistere,
giudicato dArborea cesso
nel 1410, il territorio mantenne la sua
` e fu compreso nel
originaria unitarieta
marchesato di Oristano. Quando poi nel
1478 il feudo fu confiscato a Leonardo
` a far parte del patrimonio
Alagon, entro
reale. Dal 1481 il territorio prese a essere amministrato direttamente da un
funzionario reale col titolo di Ricevitore
del marchesato di Oristano e della contea
del Goceano; dopo il 1560 fu amministrato dal Conservatore generale del
Regno. Il territorio decadde, molti dei
suoi villaggi scomparvero e la fiorente
agricoltura che un tempo era stata la
base della sua floridezza divenne un ri` la pecordo. Un colpo mortale lo causo
ste del 1652, in conseguenza della quale
buona parte del Campidano Maggiore si
` . Passata lisola ai Savoia, la
spopolo
` di avviarne il riponuova dinastia tento
polamento concedendo in feudo, dopo
il 1741, una parte del territorio dapprima a Saturnino Cani e subito dopo
ai Genoves. Ma levento decisivo per la
storia del Campidano Maggiore si ebbe
nel 1767, quando fu incluso nel marchesato dArcais. La nuova infeudazione
272
pag. 278
Campo
Villaurbana. Anche questa curatoria,
dopo la caduta del giudicato nel 1410,
fu compresa nel marchesato di Oristano e ne condivise le sorti fino al
1478, anno della confisca del feudo a
Leonardo Alagon. A partire dal 1481
venne incluso nel patrimonio reale e
fu amministrato unitamente al Campidano di Oristano e a quello di Milis
dallo stesso funzionario. Purtroppo, a
partire dal secolo XVI, fu teatro di frequenti incursioni di corsari barbareschi, per cui molti dei suoi villaggi si
spopolarono e scomparvero, e la sua
agricoltura progressivamente de`
cadde. Le sue pianure non furono piu
coltivate, e quando il sistema di drenaggio degli stagni fu trascurato esse
divennero paludose e inospitali a
causa della malaria e dei molti banditi
che vi si rifugiarono, arrivando addirittura a rendere problematico il viaggio sulle strade pubbliche verso Cagliari. Nel corso del secolo XVII furono tentati diversi esperimenti di bonifica e ripopolamento, ma tutti rimasero senza esito. Nel 1767 anche il
Campidano di Simaxis fu compreso
nel marchesato dArcais e ne condivise le vicende fino allabolizione dei
feudi nel 1836.
273
pag. 279
Campo di Vigne
Campo di Vigne Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del
giudicato di Gallura, compreso nella
`
curatoria di Gemini. Sorgeva in localita
Riagampos, non lontano dallattuale
abitato di Luras. Allestinzione della dinastia dei Visconti il villaggio fu amministrato con propri funzionari direttamente dal Comune di Pisa; dopo la con` a far parte del
quista aragonese entro
Regnum Sardiniae, ma la sua popola` a tenere un atteggiazione continuo
mento ostile nei confronti degli invasori. Nel 1324 fu compreso nei territori
` nel 1325 fuconcessi ai Catoni, che pero
rono cacciati da Sassari, per cui latteggiamento degli abitanti di C. di V. nei
`.
confronti degli Aragonesi non cambio
Il villaggio fu definitivamente conquistato da Raimondo Cardona solo nel
` a far parte di un feudo
1330 ed entro
che comprendeva quasi tutto il Gemini
Basso, concesso a Guglielmo Pujalt. La
` , sembrava non voler
popolazione, pero
accettare la situazione e mal tollerava il
`
vincolo feudale per cui, quando scoppio
`
la guerra tra Doria e Aragona, continuo
a combattere contro gli Aragonesi. Poi Pujalt mor` senza figli nel 1347 il re
che
` di dare il villaggio e lintera curapenso
toria in pegno a Giovanni dArborea
nellintento di pacificare la popolazione. Quando questultimo fu fatto arrestare da suo fratello Mariano, il territorio fu abbandonato a se stesso, sub` i
danni della guerra tra Aragona e Arborea e nel 1376 quelli della peste. C. di V.,
` , non si spopolo
` come alcuni altri
pero
villaggi vicini.
Camps de La Carrera i Moles, Francesco Religioso (Solsona, inizi sec. XVIIBosa 1656). Vescovo di Bosa dal 1654 al
274
pag. 280
Campulongu
1656. Divenuto sacerdote, consegu` la
laurea e si impose allattenzione per la
sua profonda preparazione. Divenuto
canonico a Tarragona, nel 1647 fu nominato inquisitore per la Sardegna. Il suo
` poco
primo soggiorno nellisola duro
nel 1651 fu richiamato a Madrid;
perche
dopo pochi anni, nel 1654, venne nominato vescovo di Bosa; giunto in sede si
` con grande impegno a miglioadopero
rare la diocesi. Mor` lasciando la sua
`.
biblioteca al capitolo della citta
Campu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria
della Trexenta. Sorgeva a poca distanza
` Planu e Campu.
da Senorb` in localita
Dopo la caduta del giudicato di Cagliari, nella divisione del 1258 fu compreso nei territori assegnati ai conti di
Capraia che lo trasmisero al giudice
dArborea. Il giudice Mariano II, entro
` al Cola fine del secolo XIII, lo lascio
mune di Pisa, che lo fece amministrare
da suoi funzionari. Dopo la conquista
` a far parte
aragonese, nel 1324 entro
del Regnum Sardiniae. Quando nel
1326 fu conclusa la pace definitiva tra
` a far parte del
Pisa e Aragona, entro
feudo concesso dal re dAragona a Pisa.
` , comincio
` a
La sua popolazione, pero
diminuire a causa della peste del 1348
` tardi, delle vicende legate alle
e, piu
guerre tra Aragona e Arborea. Dopo il
1365 fu occupato dalle truppe arborensi; caduto il giudicato, il suo territorio ridotto ormai a una landa desolata,
fu incluso nel feudo concesso a Bartolomeo Pinos nel 1416.
Campu de Loco Antico villaggio di origini medioevali. Faceva parte del giudicato di Torres ed era compreso nella curatoria del Costavall; sorgeva nelle
`
campagne di Bonorva in prossimita
della chiesa di Santa Lucia. Faceva
parte dei territori che agli inizi del secolo XII passarono nelle mani dei Mala-
Campu Lazzaru Vasta distesa pianeggiante nel Meilogu. A partire dagli anni
` stata interesSessanta del Novecento e
sata da un esperimento di bonifica e di
` di 1800
colonizzazione su unarea di piu
ha che interessa i comuni di Codrongianos, Florinas, Ploaghe e Siligo. Nel
comprensorio sono state gradualmente
` svilupinsediate alcune fattorie e si e
pato un moderno allevamento del bestiame.
275
pag. 281
Campus
ribellarono, li seguirono e combatterono contro gli Aragonesi; cos` nel 1330
C. fu assalito dalle truppe di Raimondo
Cardona e sub` gravi danni. Negli anni
` a decadere e a sposuccessivi comincio
` a rimanere in pospolarsi, ma continuo
sesso dei Malaspina fino al 1343, anno
in cui il marchese Giovanni, morendo
` in eredita
` con tutto
senza figli, lo lascio
quanto possedeva a Pietro IV dAragona. I fratelli del defunto, irritati, tentarono di resistere con le armi e il villaggio cadde nel caos: non si sa come, a
` nelle mani dei
un certo momento passo
Doria che lo inclusero nella curatoria
del Cabudabbas, aggregandolo al proprio stato. Scoppiata la prima guerra
tra Arborea e Aragona, il villaggio fu
nuovamente teatro di operazioni mili` completamente.
tari e si spopolo
Campus, Antonio2 Docente di Zooiatria (n. Ozieri 1884). Dopo aver conse-
276
pag. 282
Campus
candidato a nessuna delle cariche che
aveva ricoperto.
nia, alla presenza del prefetto di Sassari, riusc` a celebrare le paci fra gli
abitanti di Sedini, Bulzi, Aggius e
Laerru, i cui sindaci si abbracciarono
` le fapubblicamente; nel 1875 pacifico
` dAgultu.
zioni che dilaniavano Trinita
` anche nella cura e nella vaSi impegno
lorizzazione delle vocazioni.
277
pag. 283
Campus
dei grammatici, Atti della Regia Accademia delle Scienze di Torino, LIV,
1918.
278
pag. 284
Campuy
eletto consigliere comunale di Cagliari
negli anni Sessanta del Novecento. Ha
anche pubblicato Brevi note sulle origini
della famiglia Campus, 1963.
senatore per la IX legislatura repubbli` si amcana; nel corso del mandato pero
` gravemente e mor` a Sassari nel
malo
1987.
Campus Serra, Antonio Docente universitario, deputato al Parlamento (Cagliari 1851-ivi 1932). Dopo aver conse` alla
guito la laurea in Legge, si dedico
professione di avvocato e allinsegnamento universitario. Nel 1875 divenne
professore di Filosofia del Diritto
` di Cagliari; di idee
presso lUniversita
progressiste, fu attirato dalla politica e
nel 1892 fu eletto deputato per la XVIII
legislatura nel collegio di Cagliari e riconfermato successivamente fino al
1909.
pag. 285
Camugliano
gio di origine medioevale che faceva
parte del giudicato di Torres, compreso
nella curatoria di Cabudabbas. Sorgeva
` di Giave nella localita
`
in prossimita
detta Campu Giavesu. Nel corso del secolo XII venne in possesso dei Doria in
seguito a uno dei matrimoni che i membri della famiglia contrassero con principesse della famiglia giudicale di Torres. Dopo lestinzione della dinastia,
essi inclusero il villaggio nello stato feudale che avevano formato; instaurarono un buon rapporto con i suoi abitanti che, mantenuti i loro privilegi e la
loro autonomia, vissero un periodo di
pace fino alla conquista aragonese nel
1323. Allora i Doria si dichiararono vassalli del re dAragona, per cui il villag` a far parte del Regnum Sardigio entro
` nel 1325 essi si ribelniae. Quando pero
larono, C. divenne teatro della guerra e
nel 1330 fu occupato dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona e
devastato. In seguito sub` altri gravi
danni durante la ribellione del 1347 e
si spopolo
`
per la peste del 1348, sicche
abbastanza rapidamente.
280
pag. 286
Canale Serci
un atteggiamento di insofferenza nei
confronti dei nuovi venuti: atteggia` in una aperta ribelmento che sfocio
lione quando il re, nel 1415, permise ai
De Ligia di tornare in Sardegna per
prendere possesso dei feudi che avevano guadagnato con il loro sleale comportamento. Gli abitanti del C., che non
avevano dimenticato il loro tradimento,
probabilmente anche istigati dal marchese dOristano che ambiva a incorporare il territorio nel suo feudo, uccisero
i De Ligia a Zuri; allora il re nel 1417
concesse il territorio a Giovanni Corbera che nel 1426 a sua volta lo cedette
al marchese dOristano. Dopo la morte
di Leonardo Cubello lintero territorio
` al suo figlio secondogenito Salvatocco
tore, il quale, divenuto a sua volta marchese nel 1463, lo incluse finalmente
nel grande feudo di Oristano. Dopo la
confisca del marchesato, nel 1478, il C.
fu amministrato direttamente da funzionari reali fino al 1485, quando fu concesso in feudo a Galcerando Requesens,
i cui eredi nel 1537 lo vendettero a Ni` Torresani e a Pietro Mora. Quando
colo
nel 1558 i Torresani rimasero unici feudatari dellantica incontrada, essi la
unirono al loro feudi del Barigadu, rom` cultupendo definitivamente lunita
`
rale dellantico Guilcier. Il C. continuo
a rimanere unito al Barigadu fino al
` al fisco:
1715, quando il territorio torno
nel 1737 fu nuovamente infeudato col
titolo di marchesato di Sedilo al canonico Solinas i cui eredi, i Delitala di
Chiaramonti, continuarono a possederlo fino al riscatto dei feudi, nel 1838.
281
pag. 287
Canalgrande
crisi e fu chiusa; attualmente i resti de` dellEnte
gli impianti sono di proprieta
foreste demaniali.
` di Sassari, ha compiuto
dellUniversita
` natale.
i suoi studi superiori nella citta
`
Vincitrice di un concorso televisivo e
stata, sul finire degli anni Novanta, una
delle veline della fortunata trasmissione Striscia la notizia. Ha continuato
la carriera di attrice-presentatrice partecipando a numerosi altri spettacoli
televisivi.
Canalis, Salvatore (detto Rino) Insegnante, patriota (Tula 1908-Fosse Ardeatine, Roma, 1944). Compiuti gli studi
in Sardegna divenne professore di Lettere nel Liceo della Scuola militare di
Roma. Entrato nella Resistenza romana con i gruppi azionisti, arrestato
durante un rastrellamento, fu tra i sardi
presenti a Regina Coeli che furono fucilati alle Fosse Ardeatine, il 23 marzo
1944, come rappresaglia allattentato
di via Rasella.
282
pag. 288
Canavari
seo Sanna di Sassari, 1986; La tomba II
di Mesu e Montes (con Gian Mario Demartis), Nuovo Bullettino archeologico sardo, 1984, 1989; La piccola sta`
tuaria prenuragica, in Sardegna. Civilta
di unisola mediterranea, catalogo della
mostra, 1993; Una casa per le fate, Archeologia viva, XIV, 54, 1995; Lisola dei
misteri, 2002.
Canapicchia = Elicriso
Canaran Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Gallura, compreso nella curatoria di
Canhain. Sorgeva non lontano da Luras
` Carana. Allestinzione della
in localita
dinastia dei Visconti fu amministrato
direttamente dal Comune di Pisa tramite suoi funzionari; sostanzialmente
mantenne i suoi antichi privilegi e con` a eleggere annualmente il majore
tinuo
e i suoi consiglieri. Dopo la conquista
` a far parte
aragonese, nel 1323 entro
del Regnum Sardiniae, ma la sua popolazione mantenne un atteggiamento
ostile nei confronti dei nuovi venuti.
Scoppiata la guerra tra Genova e Aragona nel 1330 fu investito dalle truppe
di Raimondo Cardona e sub` gravi
danni; poco dopo fu concesso in feudo
`
a Raimondo di Montpavon, ma continuo
a essere teatro delle operazioni militari
spopolandosi parzialmente. I Montpavon ne persero successivamente il controllo e quando, nel 1347, i Doria si ribellarono per la seconda volta, il villaggio fu concesso a Giovanni dArborea
lo pacificasse. Poco dopo pero
`
perche
linfelice principe fu fatto arrestare dal
fratello, il giudice Mariano IV, e C. pre` in una situazione di totale caos.
cipito
` anche dopo
La sua decadenza continuo
il termine della prima guerra tra Mariano IV e Pietro IV. Gli anni che seguirono furono caratterizzati da una cre` nella sescente tensione, che sfocio
conda guerra tra Mariano IV e Pietro
IV. Il villaggio fu occupato dalle truppe
Canassa Antico villaggio di origini medioevali che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria
del Gerrei. Dopo lo smembramento del
giudicato, nella divisione del 1258 C. fu
compreso nei territori assegnati ai
conti di Capraia che lo trasmisero al
giudice dArborea. Il giudice Mariano
`
II, entro la fine del secolo XIII, lo lascio
al Comune di Pisa, che lo fece amministrare da suoi funzionari. Terminata la
prima fase della conquista aragonese,
` a far parte del
nel 1324 il villaggio entro
Regnum Sardiniae, ma la sua popola` a mantenere un attegzione continuo
giamento di potenziale ribellione e a
rendere insicuro tutto il territorio; per
questi motivi nel 1333 fu compreso nei
territori concessi a Raimondo Zatrillas
pacificasse la zona. La situaperche
` continuo
` a essere precaria
zione pero
e, a causa delle guerre tra Mariano IV e
Pietro IV, il villaggio decadde e si spo`.
polo
283
pag. 289
Canavera
` Togna, Processi verbali della Societa
scana di scienze naturali, 1900; Fauna
dei calcari nerastri con Cardiola e Orthoceras di Xea SantAntioco in Sardegna,
Paleontographia Italica, V, 1900.
` Religioso (Iglesias,
Canavera, Nicolo
` sec. XVI-Alghero 1611). Vescovo
meta
di Alghero dal 1604 al 1611. Era fratello
di Giovanni. Attratto dalla vita contemplativa, si fece anche lui sacerdote e fu
creato canonico della cattedrale di
Ales. Nel 1604 fu nominato vescovo di
Alghero da Clemente VIII.
Cancedda, Gabriele Pittore e ceramista (n. Gesico 1954). Allievo di Sigismondo Melis, ha esordito giovanissimo in una collettiva nel 1972. In seguito ha preso parte a numerose altre
mostre in Italia e in alcune delle mag` del mondo raggiungendo nogiori citta
` considerato il
` internazionale. E
torieta
caposcuola della Variation Art: alcune
delle sue opere figurano in importanti
collezioni pubbliche.
Cancella Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
dArborea, compreso nella curatoria di
Monreale. Sorgeva nelle vicinanze di
` nel corso
Sardara. Il villaggio si spopolo
del secolo XIV a causa della peste e
delle operazioni militari.
sero al giudice dArborea. Il giudice Mariano II, entro la fine del secolo XIII, lo
` al Comune di Pisa, che lo fece amlascio
ministrare da suoi funzionari. Dopo la
`a
conquista aragonese, nel 1323 entro
far parte del Regnum Sardiniae, ma nel
1324 fu concesso in feudo a Pietro di
Montessono, che dopo il 1328 lo vendette a Neruccio di Pontiniano. Il rapporto dei suoi abitanti col nuovo feudatario fu difficile, ma essi continuarono a
eleggere annualmente il loro majore e a
conservare una parvenza di autonomia.
Nel 1348 C. fu investito dalla peste e
perse buona parte dei suoi abitanti;
poco dopo, durante la prima guerra tra
Mariano IV e Pietro IV, il villaggio sub`
altri danni; terminato il conflitto, tuttavia gli abitanti riuscirono a mandare i
loro rappresentanti al Parlamento del
`, il villaggio conti1355. In seguito, pero
` a decadere e dopo lo scoppio della
nuo
seconda guerra tra Mariano IV e Pietro
IV i di Pontiniano non furono in grado di
conservarne il possesso.
Cancioffali Fantoccio che a Cagliari impersona il Carnevale e che nella solenne sfilata del Marted` e del Gioved`
` considerato il re della festa. A
grasso e
capo di un sontuoso corteo, detto Sa
rantantira, nel quale sfilano carri allegorici e altre maschere tradizionali
` come Sa Panettera e Sarrigadella citta
teri, percorre le strade principali al
suono ritmato e assordante dei tamburi.
Al termine della festa viene bruciato
pubblicamente, come accade ai suoi si-
284
pag. 290
Candelieri
mili che sotto altro nome animano il
Carnevale di altri centri della Sardegna.
Candala Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
dArborea, compreso nella curatoria
`
del Barigadu. Probabilmente si spopolo
dopo il 1376 in conseguenza della terri` la vita
bile epidemia di peste che costo
allo stesso giudice Mariano IV.
Dopo la cerimonia religiosa i c. sfila` . I c., detti anvano nelle vie della citta
che colunna incoronada, hanno sostanzialmente mantenuto nel tempo la
loro struttura di legno, alta sui 3 m; sono
costituiti da tre parti: la base, il fusto
cilindrico e il capitello superiore decorato cui si attaccano i nastri; i nastri, di
seta, lunghi 7-8 m, sono tenuti tirati da
bambini, in modo che il sole, battendovi
sopra, li faccia brillare al vento; i c. sono
portati a spalle o a braccia da portatori,
vestiti con camicie diversamente colorate a seconda del Gremio: compito dei
` anche di farli ballare, agiportatori e
tandoli al ritmo di brevi, veloci girotondi accompagnati dal suono del piffero e del tamburo. Li candareri so baddariani, scrive in un suo verso il maggiore poeta sassarese del Novecento,
Salvator Ruiu: per tradizione, infatti,
`e
` ballerino il candeliere,
quanto piu
` sara
` propizia lannata agraria
tanto piu
` . Ogni Gremio cioe
` ognuna
che verra
delle antiche corporazioni di arti e mestieri che hanno diritto a sfilare in processione e a sciogliere il voto allAssunta, fatto alcuni secoli fa in data incerta ha il suo candeliere: dietro al
` i
quale sfilano con grande solennita
componenti del Gremio nei loro costumi dorigine spagnolesca, caratteri-
285
pag. 291
Candelieri
stici con spadino e cappa, o di foggia
ottocentesca.
` rimasto
Litinerario della processione e
immutato nel tempo; dalla chiesa del
Rosario e da piazza Castello (lu Pianu
di Casteddu) sfilano ondeggianti tra la
folla scendendo lungo il corso Vittorio
Emanuele: di qui il nome di Faradda
` discesa che viene dato a tutta la
cioe
manifestazione. Arrivati allantico Palazzo civico i rappresentanti del Gre` prestigioso, quello dei Massai
mio piu
(i proprietari contadini), ricevono la
bandiera dal sindaco, che brinda con
` queloro e si unisce alla processione. E
`,
sto un momento di grande intensita
dal comportamento della folla
perche
` del sindaco (ansi valuta la popolarita
che se in anni recenti le manifestazioni
286
pag. 292
Canelles
Pietro fu saggiatore della zecca di Iglesias e mor` nel 1336; Guglielmo, che en` in possesso della casa, potrebbe estro
sere suo figlio e fratello di un altro Pietro. I due sono personaggi ben cono` grossi esportasciuti, figurano tra i piu
tori di grano di Cagliari nella seconda
` del secolo XIV. Guglielmo fu conmeta
` nel 1371; da lui prosigliere della citta
babilmente discese un altro Guglielmo
che, dopo essere stato anche lui consigliere di Cagliari, nel 1397 fu eletto consigliere capo. Un altro Guglielmo fu
consigliere nel 1427 e un Giuliano lo fu
nel 1436; negli stessi anni un ramo della
` a risiedere a Iglesias,
famiglia continuo
`
dove si estinse nel secolo XVII. A meta
del Quattrocento un Pietro, probabilmente fratello di Giuliano, fu personaggio di notevole rilievo nella vita della
` ; nel 1476 acquisto
` dai Bellit il
citta
feudo di Monastir e nel 1477 ottenne il
` . Furiconoscimento della generosita
` , che si stabil` a
rono suoi figli Nicolo
` la sua discendenza
Iglesias dove pero
si estinse alla fine del Cinquecento, e
Giovanni, valoroso uomo darmi che
` il ramo attuale della famiglia.
continuo
Suo nipote Giovanni Battista nel 1630
ottenne il cavalierato ereditario e la no` , ma non si preoccupo
` di chiedere
bilta
lexequatur dei privilegi concessi. I suoi
discendenti continuarono a vivere a Cagliari ricoprendo uffici pubblici di
`
qualche rilievo, ma nella seconda meta
del secolo XVIII, quando viveva un Antonio Giuseppe, avvocato fiscale e regidor del marchesato di Valdecalzana, le
condizioni economiche della famiglia
non erano molto floride. Egli ebbe tre
figli, Cosimo, Luigi e Carlo: tutti e tre
ebbero discendenza; quella di Luigi si
estinse alla fine del secolo XIX; quella
di Cosimo, vicario reale di Cagliari, si
` il capoestinse nel 1833; Carlo, infine, e
stipite dei Canelles attuali, che conti-
287
pag. 293
Canelles
nuano le tradizioni della famiglia a Cagliari.
Canelles, Giovanni Gentiluomo cagliaritano (sec. XVI). Vissuto nel Cinque` nellesercito
cento, uomo darmi, entro
di Carlo V combattendo per limperatore in Germania e in Francia. Nel 1530
ottenne il privilegio di poter inquartare
sul suo stemma laquila imperiale.
288
pag. 294
Canepa
esportatori di grano del suo tempo; nel
1366 ebbe i feudi di Mogor e Simbilia
nel Campidano di Cagliari, ma non riusc` a entrarne in possesso a causa della
guerra tra Arborea e Aragona. Nel 1371
fu eletto consigliere di Cagliari.
` Religioso (Iglesias,
Canelles, Nicolo
inizi sec. XVI-Bosa 1586). Vescovo di
Bosa dal 1577 al 1586. Attirato dalla vita
religiosa e dagli studi, fu ordinato sacerdote e nominato canonico del
Duomo di Cagliari, e poco dopo vicario
` la prima ticapitolare. Nel 1566 fondo
pografia sarda, facendola dirigere da
` . Nel 1577
Vincenzo Sembenino di Salo
fu nominato vescovo di Bosa. Resse la
diocesi con notevole impegno, cercando di risollevare le condizioni del
clero.
289
pag. 295
Canepa
Le terme di Sardara, Vita sarda, 1,
1890; Secolo doro e secolo di bronzo della
colonizzazione in Sardegna. Spigolature
per una monografia completa sullargomento, Vita sarda, 6-7, 11-12, 1891; Feste cagliaritane, supplemento a Le cento
` dItalia, 1891; Il giornalismo in Sarcitta
degna 1777-1848, Vita sarda, II, 6-9-1113, 1892; Il giornalismo in Sardegna
1848-1870, Vita sarda, III, 2, 1893; Muttettus popularis, Vita sarda, III, 1893.
Canepa, Luca Religioso (Cagliari 1853Nuoro 1922). Vescovo di Nuoro dal 1903
al 1922. Fratello di Emanuele, divenuto
` a studi di carattere
sacerdote si dedico
storico e diresse numerosi periodici ecclesiastici. Canonico e vicario generale
della diocesi di Cagliari, nel 1903 fu nominato vescovo di Nuoro e resse la diocesi con grande impegno. Tra i suoi
scritti: Elogio funebre di mons. fra Pietro
Balestra, arcivesc. di Cagliari, recitato
nei solenni funebri di trigesima celebrati
nella Primaziale di Cagliari il 4 giugno
Canepa, Luigi Musicista (Sassari 1849ivi 1914). Nato in una famiglia di origine
` una precocissima vogenovese, rivelo
`
cazione per la musica. Dapprima studio
il flauto, quindi rifin` la sua preparazione a Napoli dove fu allievo del Mercadante; nel 1867, a 18 anni, interruppe
gli studi per accorrere nelle file dei garibaldini che tentavano di invadere lo
Stato Pontificio, e prese parte alla battaglia di Mentana. Successivamente si
trasfer` a Milano per completare i suoi
studi e fu allievo di Lauro Rossi. Tornato in Sardegna si stabil` a Sassari. Fu
autore di alcune bellissime romanze e
` qualnel 1868 dellAroldo che gli frutto
` . Ma le opere che gli dieche notorieta
` nazionale furono il Dadero notorieta
vid Rizio, scritta nel 1869 su libretto di
Enrico Costa, rappresentata al Carcano
di Milano nel 1872, e I pezzenti, sul libretto di Fulvio Fulgorio tratto dal
dramma di Felice Cavallotti: rappresentato nel 1874 alla Scala, gli apr` le
` prestigiosi teaporte di alcuni tra i piu
tri dItalia. Nel 1879 scrisse il Riccardo
III, rappresentato anchesso nel milanese Carcano, che riscosse un enorme
successo: con questa opera fu inaugurato il Politeama sassarese il 18 dicembre 1884. Quando si apprestava a consolidare la sua fama, purtroppo una grave
` le energie costringenmalattia ne mino
dolo a ritirarsi a Sassari, dove compose
` per dieci anni
molte romanze. Insegno
nellIstituto musicale.
290
pag. 296
Canestri
sono indirizzati allo studio del periodo
punico; tra i suoi scritti: I gioielli della
collezione Spano nel Museo archeologico
nazionale di Cagliari, in Contributi su
Giovanni Spano 1803-1878, 1978; La
tomba dellureo nella necropoli di Tuvixeddu, Dialoghi di Archeologia, III,
112, 1983; La necropoli punica: le oreficerie, in Nora. Recenti studi e scoperte,
1985.
Canestri, Giovanni Religioso (n. Castelspina 1918). Arcivescovo di Cagliari dal 1984 al 1987. Cardinale sacer-
291
pag. 297
Canhain
dote a Roma nel 1941, vescovo ausiliario di Roma nel 1961, vescovo di Tortona nel 1977, divenne arcivescovo di
Cagliari nel 1984 (durante il suo episcopato ricevette a Cagliari la visita di
Giovanni Paolo II, nel 1985), quindi fu
trasferito a Genova. Nominato cardinale nel 1988, nel 1986 aveva progettato con larcivescovo di Sassari Salva` quel concilio plenario sardo
tore Isgro
che fu poi celebrato a partire dal 1992.
` , riNel 1995, raggiunti i limiti d` eta
` alla carica. Vive a Roma.
nuncio
292
pag. 298
Cani
atteggiamento di potenziale ribellione
nei confronti dei nuovi venuti. Nel 1324
fu concesso in feudo a Pietro Lambert,
ma, scoppiata la guerra tra Genova e
Aragona, dal 1332 divenne teatro delle
operazioni militari e sub` gravi danni
spopolandosi parzialmente. Cos` nel
1334 il Lambert vendette il villaggio a
`
Giacomo Carroz. La situazione pero
` , e C., a causa del protrarsi
non cambio
della guerra tra Doria e Aragona, sub`
altri danni quando nel 1347 i Doria si
ribellarono per la seconda volta. Il villaggio allora fu concesso a Giovanni
lo pacificasse; poco
dArborea perche
` linfelice principe fu arredopo pero
stato dal fratello, il giudice Mariano IV,
e C. rimase in una situazione di totale
`, e
caos. La sua decadenza continuo
quando ebbe termine la prima guerra
tra Mariano IVe Pietro IV, sebbene fosse
stato assegnato per cinquantanni al
giudice dArborea, nel 1354 il re prefer`
infeudare il villaggio a Guglielmo Pujalt, che mor` nel 1358. I suoi eredi preferirono rendere il villaggio al fisco che
nel 1362 ne invest` Bernando Comelles.
Gli anni che seguirono furono caratterizzati da una crescente tensione che
` nella seconda guerra tra Mariano
sfocio
IV e Pietro IV; il villaggio fu occupato
dalle truppe arborensi e nel 1376 si spo` completamente.
polo
293
pag. 299
Cani
` sec. XVI-Cagliari
(Iglesias, prima meta
1587). Conseguita la laurea in Legge, si
fece notare per la profonda prepara`
zione e si trasfer` a Cagliari, dove sposo
una Aymerich. Nel 1577 fu nominato
uditore della Reale Udienza.
294
pag. 300
Cannas
brina,
ecosistemi. Nomi sardi: canna a
` ni (Sardegna settentrionale);
cannixo
canna arista (gallurese); cannttu (logudorese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Parlamento subalpino (Iglesias 1802Cagliari 1888). Dopo la laurea si perfe` a Pavia studiando il colera, cos`
ziono
`
che durante lepidemia che si sviluppo
nel Veneto e in Liguria ebbe modo di
porre in evidenza le sue conoscenze e
` . Tornato in Sarle sue grandi capacita
degna divenne professore presso lUni` di Cagliari e si dedico
` alla libera
versita
professione. Nel 1849 fu eletto deputato
per la II legislatura subalpina e ricon`
fermato per la III. In seguito non piu
295
pag. 301
Cannas
riconfermato, riprese i suoi studi e lat` professionale; non cesso
` pero
` di
tivita
prendere parte alla vita politica, infatti
fu eletto consigliere nella provincia di
Iglesias tra il 1849 e il 1852. Quando nel
` lepidemia di colera in
1855 scoppio
` con grande dediSardegna, si impegno
zione a fronteggiare il diffondersi del
` la rivista Sardemale. Nel 1863 fondo
gna Medica e tra il 1870 e il 1876 fu pre` di Medicina di Caside della Facolta
` lIstrugliari. Il suo scritto principale e
zione sulla cura preventiva del Colera,
pubblicato a Cagliari nel 1863.
Cannas, Maria Cristina Storica dellarte (n. sec. XX). Laureata in Lettere,
lavora presso la Soprintendenza ai
Beni culturali di Cagliari. Studiosa
della pittura medioevale in Sardegna,
` interessata del restauro denel 1992 si e
gli affreschi di San Pantaleo a Dolianova. Negli anni seguenti ha approfondito lo studio della pittura rupestre. Tra
i suoi scritti: Decorazioni scultoree nelle
chiese cistercensi della Sardegna, in I Cistercensi in Sardegna, 1990; Laffresco
dellarbor vitae nellex cattedrale di San
Pantaleo in Dolianova: una lettura iconologica, Biblioteca francescana
sarda, IV, 1990; Alcuni aspetti della decorazione scultorea dellex cattedrale di
San Pantaleo in Dolianova: il busto del
Giudice dArborea Mariano II de Bas
Serra, Medioevo. Saggi e Rassegne,
16, 1991; Laffresco dellarbor vitae nellex cattedrale di San Pantaleo in Dolianova (con L. Siddi ed E. Borghi), 1994;
Gli affreschi del semicilindro absidale
Maiestas domini; Gli affreschi dellarcata absidale; Thriumpho de los santos,
schede in Gli affreschi absidali della cattedrale di San Pantaleo in Dolianova,
1997; La parrocchiale di San Giacomo di
Villanova in Cagliari. Vicende costruttive
dal XVal XVII secolo in XIV Congresso di
storia della Corona dAragona, V, 1997;
Segni simboli tracce iconografiche di cul-
296
pag. 302
Cannella
avviandone un radicale riordino se` moderni criteri. Tra i suoi
condo piu
scritti: Tertenia e dintorni nella storia e
nella tradizione, 1964; I nuraghi Aleri e
Nastasi e le nuove scoperte archeologiche
nel territorio di Tertenia, 1972; Frate Damiano Pinna da Tissi scavatore e sterratore, 1972; San Giorgio di Suelli primo
vescovo della Barbagia orientale, 1976;
La chiesa barbariense dalla fondazione
alla soppressione secc. XI-XV, 1981; Visioni di un paesaggio carsico. Sadali. Storia e aspetti naturali del territorio, 1982;
Tomba di giganti Mura Sterria e Pizzus
(con I. Farci), 1987; LOgliastra, Studi
ogliastrini, II, 1, 1987; LOgliastra.
Aspetti ed interessi culturali, Studi
ogliastrini, II, 2, 1987; La strada punico-romana da Sarcapos a Sulcis, Archivio storico sardo, XXXVI, 1989;
Guida alla carta archeologica del comune di Tertenia, 1989; Testimonianze
inedite di un villaggio scomparso dellantica Ogliastra: Manorri, Studi ogliastrini, V, 3, 1991; Documenti inediti riguardanti il Sarrabus e lOgliastra nei
primi anni del governo aragonese (con
Luigi Spanu), Medioevo. Saggi e Rassegne, 14, 1991; La misteriosa scomparsa della libreria dellarcivescovo Parragues de Castillejo, Bollettino bibliografico della Sardegna, 15, 1992; La
SS. Vergine di Adamo. Storia e diffusione
di un culto nel Cagliaritano e nellOgliastra, 1993; LArchivio storico diocesano
tra due arcivescovi, in Studi in onore di
Ottorino Pietro Alberti, 1998.
Cannedu Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Torres, compreso nella curatoria del
sione, pero
nel 1325, quando i Doria si ribellarono,
si schierarono con loro e presero le
armi contro gli Aragonesi. Cos` nel 1330
il villaggio fu assalito dalle truppe di
Raimondo Cardona e sub` gravi danni.
` a decaNegli anni successivi comincio
` a rimadere e a spopolarsi, ma continuo
nere in possesso dei Malaspina fino al
1343, anno in cui il marchese Giovanni,
` in eremorendo senza eredi, lo lascio
` con tutto quanto possedeva a Pietro
dita
IV dAragona. I fratelli del defunto, irritati, tentarono di resistere con le armi.
Il villaggio cadde nel caos e nel 1353 fu
definitivamente sequestrato ai suoi antichi signori. Poco dopo, scoppiata la
prima guerra tra Arborea e Aragona, fu
nuovamente teatro di operazioni mili` completamente.
tari e si spopolo
297
pag. 303
Canneto
da autodidatta, ma dopo le prime mostre, che risalgono al 1970, ha fatto nu` itamerosi soggiorni di studio in citta
liane e straniere, specialmente a Parigi,
` avvicinato al neoespressionidove si e
smo e alla corrente della nuova figurazione.
298
pag. 304
Cano
mato Canonadu o Regalgiadu; prodotto
` di particoin buona parte dellisola e
`a
lare pregio a Oliena, dove comincio
essere lavorato nel Seicento dai Gesuiti
(Nepente), in Ogliastra a Jerzu, in Ro` tutelato
mangia a Sorso. Attualmente e
come vino DOC.
Cano Famiglia sassarese (secc. XIVXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XIV. Appartenente alloligarchia
mercantile, divisa in diversi rami dei
` cogliere i lequali non si possono pero
gami genealogici, svolgeva un ruolo im` . Agli inizi del secolo
portante in citta
XV il personaggio di maggior spicco fu
Barisone, fiero oppositore del visconte
di Narbona e iniziatore del ramo feu`
dale della famiglia. Quando la citta
cadde in mano del visconte egli dovette
stabilirsi ad Alghero e nel 1417 ebbe il
feudo di Tadasuni nella Parte Ocier
Real. Nel 1420 fu riconosciuto generoso. Tornato finalmente a Sassari, nel
` della citta
`.
1421 fu nominato podesta
` con una delle
Suo figlio Angelo si sposo
figlie di Bernardo Centelles, ebbe la ba` la baronia di Osilo e nel 1443 acquisto
ronia del Coghinas. Suo figlio Michele
nel 1447 cedette una parte dei suoi
Usini, Tissi e Mufeudi tenendo per se
ros; la sua discendenza si estinse alla
fine del secolo con la figlia Antonia. A
Sassari continuarono a risiedere i rami
(Sassari, inizi sec. XV-?, dopo 1443). Figlio di Barisone, fu al servizio di Alfonso V, che segu` nelle sue guerre nel
Napoletano. Sposata una delle figlie di
Bernardo Centelles, come indennizzo
per il mancato pagamento della dote di
sua moglie nel 1439 ottenne dal cognato
Francesco Gilaberto una parte della baronia di Osilo con il Cuga. Nel 1443 ac` allasta la baronia del Coghinas
quisto
` Doria e mor` poco dopo.
tolta a Nicolo
299
pag. 305
Cano
1448, anno in cui fu nominato arcivescovo di Sassari; ben visto anche negli
` alla riorganizambienti di corte, penso
zazione del capitolo e del clero della
` un sinodo
diocesi e nel 1463 celebro
diocesano. Uomo di grande cultura,
scrisse in logudorese un poemetto in
rima che ha un posto privilegiato nella
fu il primo nel
letteratura sarda perche
` la lingua regionale per un
quale si uso
testo scritto. Il poemetto, intitolato Sa
vitta et morte et sa passione de sanctu
Gavinu, Prothu et Jannuariu, divenne
subito popolare per il suo rapporto spe` diffusa delle leggende
ciale con la piu
` stato riproposto
religiose cittadine; e
nel 2002 in edizione critica da Dino
Manca.
dovi ironicamente una sorta di vendetta divina per i guasti che il C. aveva
provocato tanto da archeologo quanto
da architetto.
Cano, Eugenio Religioso (Gergei 1829Cagliari 1914). Vescovo di Bosa dal 1871
al 1905. Portati a termine gli studi, di` in attivita
`
venne sacerdote e si impegno
`
culturali. Tra il 1856 e il 1860 collaboro
al periodico cattolico cagliaritano Ichnusa, difendendo gli interessi della
Chiesa in Sardegna, in polemica con le
linee della politica ecclesiastica del governo. Nel 1871 fu nominato vescovo di
Bosa, a conclusione di un periodo di
sede vacante che durava dal 1846. Rimase a Bosa fino al 1905, imprimendo
` pastoun notevole sviluppo alle attivita
rali della diocesi. Ormai vecchio si dimise ritirandosi a Cagliari. Tra i suoi
scritti: Orazione panegirica al Martire
SantEfisio nella sua chiesa di Cagliari il
15 di gennaio del 1865, 1865; Elogio funebre a S.E. don Emanuele Marongiu
Nurra nei solenni funebri celebrati nella
metropolitana di Cagliari il 15 settembre
1866, 1866; Parole per linaugurazione
del nuovo opificio figulino Maria di Bonaria, 1871; Schizzo di relazione e di proposta intorno al miglioramento facile del sistema pratico razionale dellapicoltura
in Sardegna, 1871; Memoria de su pellegrinaggiu spirituale ad su Santuariu de
N.S. de Bonaria in Kalaris qui si pratichesit da su 24 de abrile a tottu maiu
1874 in Bosa, 1874; Discorso per la benedizione inaugurale dellacquedotto di
Bosa, 1877; Lettera pastorale in prospettiva del cholera morbus, 1884; Elogio funebre per mons. D. Francesco Zunnui
Casula arcivescovo di Oristano, 1899.
Cano, Francesco Gentiluomo sassarese (sec. XVI). Nel 1527 difese lisola
dellAsinara da un attacco turco; nel
1528 prese parte alle operazioni contro
le truppe francesi che avevano occupato Sassari nel corso della guerra tra
300
pag. 306
Canottaggio
Carlo Ve Francesco I. Nel 1541 fu creato
cavaliere personalmente dallimperatore.
natale, cui rimase sempre profondamente legato. Nel 1616, infatti, vi apr`
` il coluna tipografia e nel 1619 vi fondo
legio che da lui prese il nome. Quando
poi nel 1621 mor` larcivescovo Manca
Cedrelles, i concittadini pregarono il
C. venisse nominato arcivere perche
scovo turritano: la preghiera fu esaudita, ma il prelato mor` prima di poter
prendere possesso della diocesi.
Canoa = Canottaggio
Canonica, Pietro Scultore (Moncalieri
1869-Roma 1959). Allievo dellAccademia Albertina di Torino, vinse nel 1892
su 14 concorrenti il concorso per la realizzazione della statua di Giuseppe
Manno, bandito dal Comune di Alghero.
Il monumento, alto 3 m e 20 m, fu inaugurato il 28 luglio 1894: il piedistallo
` di granito estratto nella
della statua e
cava di Cala Francese a La Maddalena.
C. fu anche musicista: compose alcuni
melodrammi, tra i quali La sposa di Corinto e Miranda, tratto da La tempesta di
Shakespeare.
301
pag. 307
Canottieri Ichnusa
` Armida, e
`
che, tesserato con la societa
campione italiano nel doppio e medaglia dargento ai campionati europei.
Solo nel primo dopoguerra cominciano
le trasferte per gli armi cagliaritani, ma
senza risultati apprezzabili fino al 1929,
quando il quattro con dellIchnusa si
classifica al secondo posto ai campionati italiani juniores a Santa Margherita Ligure. Lanno dopo il due con
(U. Gentilini, P. Fadda, timoniere A.
` ancora campione italiano tra
Mura) e
gli juniores. Negli anni Trenta nascono
` del remo, come
a Cagliari altre societa
il Ferroviario e il GUF, che danno un
notevole impulso alle gare, che si svolgono prevalentemente nella darsena
del porto. Nel dopoguerra il canottaggio non riesce mai a raggiungere una
` e di conseguenza
grande popolarita
grandi risultati, anche se nel 1955 il
` campione
quattro con dellIchnusa e
italiano juniores e nel 1957 il due di
`e
` medaglia
coppia della stessa societa
dargento agli assoluti di Santa Margherita Ligure. Negli anni Settanta e Ottanta raramente si mettono in luce
atleti sardi, ma nel 1990 i vogatori della
Canottieri Olbia vincono una medaglia
doro e una dargento nelle regate internazionali di Naro. Nel frattempo si svi` come la canoa
luppano nuove specialita
e il kayak: gli equipaggi femminili del
K2 e del K4 del CUS Cagliari nel 1992
sono campioni italiani universitari. At` sarde di canottagtualmente le societa
gio sono 10, due delle quali sorte in riva
ai laghi artificiali, per cercare uno sviluppo di questo sport nel suo elemento
usuale. Maggiore sviluppo ha ottenuto
il canottaggio escursionistico non competitivo che si pratica nei numerosi, affascinanti e spesso impegnativi corsi
dacqua numerosi nellisola. [GIOVANNI
TOLA]
Canottieri Ichnusa Societa` sportiva dedicata agli sport acquatici nata a Ca` Cagliari nel 1891 col nome di Societa
nottieri Sarda con laggiunta (nel 1895)
` antica societa
`
di I. Si tratta della piu
sportiva della Sardegna ideata e presieduta da Enrico Devoto che svolgeva
` nelle acque antistanti il
la sua attivita
braccio di levante del porto, partendo
da quel molo che oggi si chiama appunto I. Agli inizi si organizzano gare a
livello locale e regionale, come la coppa
` di Cagliari dove lI. si confronta
Citta
` remiere sarde esicon le altre realta
stenti, lArborea e la Tharros di Oristano. I primi risultati a livello nazionale vengono ottenuti sotto la presidenza di Giuseppe Sanna Randaccio:
nel 1920 a Venezia, quattro con timoniere (Amat, Defraia, Colomo, Laconi,
tim. Pitzorno) ottiene il quarto posto ai
campionati italiani juniores; due anni
dopo lo stesso risultato viene ottenuto a
Napoli e a Palermo. Ma il canottaggio in
` relegato a sport miSardegna rimarra
nore fino al secondo dopoguerra, nonostante qualche buon risultato in campo
nazionale da parte dellI. nel due con
e le sfide stracittadine con il GUF Cagliari. Negli anni Cinquanta lI. si interessa anche di nuoto e pallanuoto (sport
in crescita), ma la maggiore soddisfazione giunge nel 1955 dal quattro con
juniores (Gentilini, Pozzi, De Virgiliis,
Casera, tim. Camba) che alla fine di tre
302
pag. 308
Canto a chitarra
estenuanti prove vince il campionato
nazionale di categoria. Per riscontrare
un altro risultato importante in campo
nazionale bisogna aspettare il 1989,
quando il due di coppia femminile
` campione nazionale
Castelli-Zucca e
` e
`
nelle regate di Piediluco. Lattivita
sempre intensa a livello regionale, anche se questo sport non ha mai avuto un
grande seguito in Sardegna. [GIOVANNI
TOLA]
Cansella Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
dArborea, compreso nella curatoria di
Monreale. Sorgeva nelle campagne di
Sardara vicino allomonimo nuraghe.
Data la sua posizione di confine,
` del Trecento ebbero iniquando a meta
zio le guerre tra Pietro IV e Mariano IV
` volte investito dalle operazioni
fu piu
militari e sub` gravi danni, per cui si
` prima della fine del secolo XIV.
spopolo
303
pag. 309
Canu
zione come se quello fosse un canto di
`
tristezza e di abbandono) era in realta
di origine logudorese (e anglonese, si
precisa). Ma il tempiese Gavino Gabriel, autentico pioniere delletnomusicologia sarda, incise molti di quei canti
` nel
soprattutto quelli galluresi gia
1922. A quel punto il canto a ghitterra
aveva fatto una parte importante del
suo viaggio: il palco paesano (una pedana, due pali e una traessa cui i cantadores si appoggiavano come antichi tribuni) lo ospitava insieme allaltro
pezzo forte, la gara poetica fra improvvisatori. Nata allinizio del Novecento, quasi in parallelo con la regolamentazione dettata (1896) da Antonio
Cubeddu alla gara poetica altra olimpiade del canto lungo di Sardegna , la
gara dei cantadores prese ineluttabilmente piede nelle feste di paese. Sos
poetas gareggiavano in fantasia, invenzioni ironiche e spesso maligne, citazioni di classici della mitologia e cascami dArcadia; i cantadores, accom` tardi arrivo
`
pagnati dalla chitarra (piu
anche la fisarmonica), erano un gruppo
numeroso, spesso anche dieci elementi
tutti insieme sul palco, ma ognuno can , anzi contro ciascuno degli
tava per se
altri: la sfida boghe-oghe, una sorta di
faccia a faccia, era il clou dun programma interminabile. Il c. a c. aveva
infatti un protocollo che divenne sem` minuziosamente definito a parpre piu
tire dalle prime manifestazioni (che sarebbero datate agli anni Dieci del secolo), in un ordine che la gente conosceva e voleva religiosamente rispettato: Sa Nuoresa, i Mutos, i canti gallu` ra, la Graminaresi della Bibbinnado
`gghja, la Filugnana, poi Sa Piaghesa
to
e, senza interruzione, ancora i canti
`
classici, il Mi e La, la Disisperada, piu
tardi anche il Si bemolle e il Fa diesis. Le
gare duravano cinque, sei ore, qualche
` . Nonostante legemonia
volta anche piu
304
pag. 310
Canu
presso il Quirinale nel periodo della
presidenza Segni (1962-64).
Canu, Maria Pittrice (Cagliari, sec. XXFilippo Canu Giornalista e scrittore, e` stato
direttore di Rai Educational. Ha lasciato due
` ces teatrali.
romanzi e numerose pie
Canu, Piero (pseud. di Pietro Cano) Insegnante, poeta e scrittore (n. Olbia 1932).
` docente nelle scuole secondarie suGia
periori, vive e opera a Tempio Pausania. Saggista e narratore, ha scritto i
racconti bilingui (gallurese-italiano)
Un linzolu di tarra (1986), con prefazione di Leonardo Sole, e Lu steddhu
(1988), con prefazione di Nicola Tanda.
305
pag. 311
Canu
Ha pubblicato le raccolte poetiche Foli
di entu e dea (1993), con prefazione di
Salvatore Tola, e Rosi marini (2002), con
la quale ha vinto il premio Michelangelo Pira di Quartu SantElena. La sua
poesia, partendo da concezioni pascoliane, si colloca attualmente in un clima
post-ermetico, privilegiando la dimensione fiabesca e rievocativa.
`
della spedizione dei Mille, si segnalo
nella battaglia di Calatafimi e nella conquista di Palermo. Negli anni successivi prese parte alle altre imprese di Garibaldi fino alla battaglia di Digione: fu
decorato di medaglia doro a Bezzecca
(1866) e promosso generale nel 1876. In
seguito prese parte attiva alla vita politica e nel 1890 fu eletto deputato al Parlamento nel collegio di Ferrara. Negli
` spesso in Sardegna
stessi anni si reco
per ragioni di lavoro ed ebbe modo di
conoscerne a fondo i problemi, in particolare quelli legati al tema della colonizzazione, interesse che condivideva
con il suocero. Nellopuscolo Provvedimenti per lisola di Sardegna, pubblicato
a Genova nel 1892, sostenne la tesi che
per lisola era necessaria la concessione di un largo decentramento.
306
pag. 312
Canzone sarda
conoscenze e di convinzioni della co`. Se ne conoscono diverse tipolomunita
gie.
Canzone campidanese Diffusa in tutto
il Meridione dellisola, nasce come canzone a strofa con ritornello (canzoni a
` antica risale al
curba). Nella forma piu
secolo XVI: le Canzoni de Dimas di Dimas Serpi di Villaurbana, trasmesse
oralmente da padre in figlio e trascritte
nel 1895 da Francesco Fadda Pischedda,
hanno un ritornello introduttivo composto da due versi endecasillabi seguito
da un numero imprecisato di strofe
(curba) dal numero di versi variabile,
lultimo dei quali rima con lultimo
verso del ritornello che si ripete a ogni
` chiusa da un ritorstrofa; la canzone e
nello specifico (urtima torrada) dal contenuto diverso da quello di apertura.
Nel Settecento compaiono le canzoni
con ritornelli di tre versi (canzonis a
tres cambas de torrada) e quelle con
quattro versi (canzoni a quattru cambas
de torrada), in sestine con ritornello a
` noto autore di
rima alternata. Il piu
componimenti di questo tipo fu certamente Francesco Deplano noto Olata.
Gli argomenti scelti dagli autori sono i
` vari: riguardano la vita quotidiana,
piu
la morte, le gioie, i dolori oppure sono
di carattere religioso, in genere dedicate a santi. Nel Settecento a opera di
autori quali Efisio Pintor Sirigu vennero elaborate le canzoni a ritornello
interno (canzoni a torrada) dalla strut` complessa rispetto alle precetura piu
` comdenti: infatti il ritornello iniziale e
posto da un numero maggiore di versi
endecasillabi, due dei quali vengono ripetuti nel testo di ogni strofa, per cui il
ritornello risulta diverso da strofa a
strofa, e per cos` dire interno al testo
della canzone, di cui serve a condurre
lo sviluppo concettuale. Sempre nel
` anche il genere
Settecento si sviluppo
di canzone campidanese a contrasto
307
pag. 313
Cao
questa forma sono le versioni del cate` cerchismo in versi, la cui tradizione e
tamente antichissima. Nel Settecento
furono raccolte (e anche scritte) da
molti sacerdoti, come ad esempio il vescovo di Ales e Terralba Giuseppe Ma` recentemente dal sacerria Pilo e piu
dote Giovanni Battista Tidu.
Goccius (campidanese), gosos (logudorese) Sono canzoni religiose in forma
di lauda diffuse in tutta la Sardegna.
Di chiara origine spagnola si affermarono a partire dal Quattrocento e vennero utilizzate con notevole fortuna
praticamente in ogni occasione di fe` religiosa. La tradizione ha trastivita
mandato un numero considerevole di
` dire che ogni vilqueste laudi: si puo
laggio ha i suoi goccius in onore della
` , del santo patrono.
Madonna, di Gesu
` grande raccolta di goccius e
`
La piu
stata compiuta da Giovanni Sechi, un
sacerdote oristanese che nel 1934 or` il materiale riferendolo ai santi
dino
festeggiati in Sardegna in ogni giorno
dellanno. Di recente una diligente antologia di goccius della Sardegna cen` stata pubblicata
tro-settentrionale e
da Salvatore Tola, Raimondo Turtas e
Giancarlo Zichi.
Goccius profani Dal modello religioso, nel Settecento e soprattutto nellOttocento, si svilupparono canzoni
che, utilizzando (parodisticamente) la
forma del goso, trattarono argomenti
profani, dando vita a una produzione
di poesia satirica o di testi scherzosi
cantati in occasione di feste pubbliche
e private (goccius de beffa e goccius de
spassiu).
` comuni,
Oltre a queste tipologie piu
legate a forme di cultura popolare,
vanno ricordate le espressioni poetiche di alcuni grandi autori, quali la
canzone a glossa introdotta nel Cinquecento da Antonio Lo Frasso e molto
usata nella tradizione logudorese so-
`
Cao Famiglia cagliaritana tra le piu
antiche (sec. XI-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XI, quando vivevano un Costantino cui si deve la costruzione di un ospedale per i sardi a
Roma e suo nipote il cardinale Benedetto. Nei secoli successivi i C. conservarono una notevole condizione in
` cittadina ed espresseno alla societa
sero alcuni alti prelati e uomini di cultura. Nel 1528 i C. furono ammessi allo
Stamento militare con un Gerolamo
durante il parlamento Villanova e in
` di
seguito presero parte allattivita
tutti i parlamenti successivi. Nel 1619
ottennero il riconoscimento del cava-
308
pag. 314
Cao
lierato ereditario con un Pietro e nel
` con un Francesco giu1646 la nobilta
dice della Reale Udienza e nipote di
Pietro. Il suo omonimo figlio fu coin
volto nella congiura contro il vicere
Camarassa; la discendenza fu continuata dal fratello Diego. Le condizioni
`
economiche e il prestigio dei C. pero
entrarono in crisi a causa delloperato
dellinfelice Francesco, provocando la
decadenza della famiglia. Dopo quasi
un secolo di appannamento, alla fine
del secolo XVIII i C., che si erano trasferiti a Selegas, grazie a un fortunato
matrimonio si risollevarono economicamente e nel 1832 ottennero il titolo
di conti di San Marco, derivato da una
chiesa che sorgeva in agro di Decimomannu, dove la famiglia aveva una
` . Attualmente la famiglia, diproprieta
visa in alcuni rami, risiede a Cagliari e
a Roma. Il cognome C., peraltro diffuso
in diversi luoghi della Sardegna, appartiene anche a unaltra famiglia
della borghesia cagliaritana, le cui notizie risalgono al secolo XVIII. Nel
1736 ottenne il cavalierato ereditario
` con un Antonio, avvocato
e la nobilta
dei poveri, i cui discendenti nel corso
del secolo XIX si segnalarono per alcune intraprese industriali. La famiglia esiste tuttoggi a Cagliari.
Cao, Angel Poeta (Alghero 1914-Cagliari 1983). Per ragioni di lavoro si trasfer` a Cagliari; scrisse in lingua catalana, continuando la tradizione della
grande poesia algherese. Nel 1961 fu
premiato ai Jocs Florals della lingua
catalana celebrati ad Alghero e in seguito, nel 1962 e nel 1964, in quelli di
Valencia; ottenne numerose segnala` di Ozieri.
zioni anche al premio Citta
` stato impegnato in associazioni euE
ropee per la difesa delle culture minacciate.
309
pag. 315
Cao
anni ha esteso questo metodo allo studio delle altre malattie ereditarie, rag` mondiale. Nel
giungendo notorieta
1993 ha avuto il premio Allen Award
dellAmerican Institut of Human Genetic di Bethesda.
Cao, Enrico Militare di carriera (Cagliari 1824-ivi 1891). Figlio del conte
Efisio, dopo aver compiuto gli studi al` nelleserlAccademia militare entro
cito. Prese parte alla prima guerra di
indipendenza e nella battaglia di Novara ottenne la medaglia di bronzo; in
seguito prese parte alla seconda guerra
di indipendenza, ottenendo la medaglia
dargento e altre decorazioni. Percorse
una brillante carriera giungendo al
grado di generale. Rimase anche molto
` , dove
legato alla vita della sua citta
venne ripetutamente eletto consigliere
comunale.
Cao, Francesco I Sacerdote, gentiluomo (Cagliari, sec. XV-?, sec. XVI). Attirato dalla vita religiosa, si fece sacerdote e alla fine del secolo si trasfer` a
310
pag. 316
Cao
Roma dove divenne cameriere segreto
di papa Alessandro VI. In seguito fece
restaurare la chiesa di San Giovanni
Crisostomo in memoria dei suoi antenati, che nei secoli precedenti avevano
operato a Roma.
311
pag. 317
Cao
quale fu anche rettore tra il 1644 e il
1647.
Cao, Ilario Gentiluomo (Cagliari, sec. X?, sec. XI). Si trasfer` a Roma per curare
i propri affari assieme ai figli Anastasio
e Costantino. Quando la parte meridio` a essere
nale della Sardegna comincio
saltuariamente occupata, ma soprattutto devastata dalle incursioni del
id, avrebbe chieprincipe arabo Mugha
sto al papa un intervento per allontanare il nemico. La flotta che Pisa e Genova armarono nel 1015-16 su richiesta
del papa, sconfiggendo il principe, sarebbe stata allestita, secondo una tradizione non documentata, proprio per
queste loro preghiere.
Cao, Piero Archeologo (Cagliari 1900-Ittiri 1958). Singolare figura di archeo` in Lettere a Firenze e
logo. Si laureo
` per anni nelle scuole medie di
insegno
Cagliari, Sassari, Benevento, Montefiascone e Livorno. Nel 1938 vinse il premio indetto dallIstituto di Studi romani per la Sardegna. Tornato nellisola, negli anni successivi fece interes` batsanti scoperte in diverse localita
312
pag. 318
Cao
tendosi per la salvaguardia delle chiese
romaniche di Saccargia, Paulis, Coros,
` dArcidano. Nel 1940 fondo
`
San Nicolo
il gruppo archeologico Alma parens.
Di animo mistico, nel 1943 diede vita a
un movimento di opinione pubblica per
il ritorno dei Benedettini in Sardegna;
preso da questo impegno e dalla sua
`a
passione per larcheologia, continuo
` per lisola, estenvagare in poverta
dendo il suo peregrinare anche allEuropa e allAsia. Fondatore ed unico
adepto di un anonimo ordine monastico, attirava lattenzione anche per
la tonaca bianca (di foggia benedettina)
che era solito indossare. Nel 1958 fu trucidato da un suo dipendente durante gli
scavi di Santa Maria di Paulis presso
` al Comune di Cagliari
Ittiri. Dono
unimportante collezione di iscrizioni.
Incompreso e deriso in molti strati dellopinione isolana ha scritto Raimondo Bonu in un affettuoso profilo a
lui dedicato in Scrittori sardi nati nel secolo XIX, 1961 ora riappare al nostro
pensiero e si fa perdonare abbondantemente le stranezze che lo accompagnarono in vita. Con i suoi innegabili meriti
si impone al nostro ricordo e al rimpianto. Tra i suoi scritti: Il carcere sotterraneo di SantEfisio, LUnione
sarda, 1925; La basilica di San Saturnino, LUnione sarda, 1935; La cattedrale pisana di Santa Maria, LUnione
sarda, 1936; Sardegna romana. Lopera
di organizzazione civile dopo lazione militare della conquista, LUnione sarda,
1937; La statuetta marmorea cicladica di
Senorb`, 1938; SantAntioco e le sue catacombe, LUnione sarda, 1939; Uno
sprazzo di luce nelle tenebre della preistoria sarda. Il culto degli antenati in Sardegna e la tomba dei giganti Sa Perda
Longa nel campo di Silanus, 1942; San
` e i giudici turritani,
Leonardo di Bosoe
in Il Santuario di Latte Dolce, 1958.
deputato al Parlamento (Cagliari 1871ivi 1959). Conseguita la laurea in Giuri` alla libera professprudenza, si dedico
sione e divenne professore di Diritto
` di Cagliari.
penale presso lUniversita
` anche alla vita politica
Si interesso
` e, inizialmente, fu avversario
della citta
tanto di Ottone Bacaredda quanto di
Francesco Cocco Ortu. Nel 1902 fu
eletto consigliere provinciale; nel 1904
ader` alle posizioni radicali e nel 1905
` a Cagliari il quotidiano Il
fondo
Paese, che usc` fino al 1907 e dal quale
` cos` duramente con i suoi avpolemizzo
versari, in particolare con lamministrazione Bacaredda, che fu accusato
di essere uno degli ispiratori del drammatico moto popolare cagliaritano del
` a essere eletto consi1906. Continuo
gliere provinciale (fu anche presidente
dellassemblea) e consigliere comunale
fino al 1914. Autonomista convinto, a lui
si deve lopuscolo Per lAutonomia!, diffuso nel 1918 sotto la sigla (abbastanza
trasparente) di Y.K., in cui la concessione di norme di autogoverno allisola
veniva presentata (come sarebbe poi
stato alla base della rivendicazione sardista) come il compenso dovuto dallo
Stato al sacrificio compiuto dai sardi
nelle trincee. Nel 1921 fu eletto deputato per il PSdAz e in Parlamento assunse una posizione di denuncia delle
` commesse dai fascisti: rimase
illegalita
famoso il suo grido di Viva il re, viva lo
statuto con cui interruppe il minaccioso discorso di Mussolini il 16 novem`, passo
` clamorobre 1922. Nel 1924, pero
samente al fascismo dopo la cosiddetta
`
legge del miliardo. In seguito si ritiro
a vita privata, dedicandosi allinsegnamento e alla professione. Tra i suoi numerosissimi scritti: Sulla inosservanza
della legge sulla caccia in Sardegna,
LUnione sarda, 1903; Agli elettori del
collegio di Lanusei, 1904; Discorso pronunciato nella seduta del Consiglio Pro-
313
pag. 319
Cao
vinciale del 16 novembre del 1914, 1914;
Quaderni dellautonomia, Il Solco,
1921; Lopera e i discorsi parlamentari,
1924; La significazione storica del fascismo in Sardegna, Il Giornale di Sardegna, 1925; Paolo Pili nella rinascita
sarda, Il Giornale di Sardegna, 1925;
Il confino e la Sardegna, LUnione
sarda, 1926; Igiene fascista: la malaria
in Sardegna, LUnione sarda, 1926; Il
trattato di Roma, LUnione sarda,
` , Mediterra1927; Crisi nellUniversita
nea, I, 5, 1927; La fine della questione
romana, LUnione sarda, 1927; Volpe
[Gioacchino] e la Sardegna, LUnione
sarda, 1929; Fuori dalla politica, Domani Cagliari, 1946.
314
pag. 320
Capay
desimo, Rivista Sarda, V, 1, 1923; Manoscritti di Domenico Alberto Azuni scoperti nel villaggio di Sedilo, Il Nuraghe, 17, 1924.
venne eletto deputato per la XVIII legislatura: dissensi sulla sua collocazione
politica lo allontanarono dal leader del
` in
suo gruppo, Cocco Ortu, con cui entro
` clamorosapolemica. Nel 1904 lascio
mente LUnione sarda e nel 1905
` il quotidiano Il paese; frattanto
fondo
veniva riconfermato come deputato per
le successive legislature fino al 1919.
Nel 1924 fu nominato senatore del Regno. Tra i suoi scritti: Discorsi per linaugurazione degli studi tecnici e della
scuola mineraria nella sala dellistituto
in Iglesias, 1872; Relazione sulle norme
da seguirsi nella compilazione dei progetti per la costruzione delle strade provinciali, 1877; Trecentoventottomila lire
al Consiglio provinciale, 1886; Sulle condizioni finanziarie del Comune di Cagliari, 1888; Relazione sulla sistemazione
idraulica nella provincia di Cagliari
detta al Consiglio provinciale nella seduta del 18 agosto 1893, 1894; I pascoli e
gli effetti del catasto, LUnione sarda,
1899; Relazione sulla riforma delle tariffe
ferroviarie sarde, LUnione sarda,
`
1901; Interpellanza sulle Universita
Sarde, LUnione sarda, 1901; Interpellanza sui provvedimenti della Sardegna,
1903; Per la sistemazione idraulica del
Tirso, LUnione sarda, 1903; La religione del silenzio, LUnione sarda,
1906; Sulle comunicazioni marittime per
la Sardegna, LUnione sarda, 1911; Il
bilancio dei lavori pubblici e la Sardegna,
LUnione sarda, 1911; La questione
ferroviaria, LUnione sarda, 1912.
pag. 321
Capay
ritana (secc. XVI-XVIII). Le sue notizie
risalgono alla fine del secolo XVI,
quando visse un dottor Bonifacio che
fu avvocato dello Stamento reale durante il parlamento del duca di Ganda.
Nel 1617 ottenne il cavalierato eredita` ; furono suoi figli Gavino,
rio e la nobilta
Giovanni Francesco, Dionigi, Agostino
e Giacomo, i primi quattro dei quali diedero origine ad altrettanti rami della
famiglia. Gavino si trasfer` a Sassari,
dove la sua discendenza si estinse alla
fine del secolo XVII; Giovanni Francesco e Dionigi diedero vita ai rami cagliaritani; Agostino si trasfer` a Oristano, dove la sua discendenza si
estinse agli inizi del secolo XVIII. I loro
discendenti ricoprirono importanti uffici pubblici e si imparentarono con altre famiglie dellaristocrazia cagliaritana. Nel corso del secolo XVII la famiglia ebbe un tracollo economico e perse
di importanza.
Capay, Agostino Uomo darmi (Cagliari, inizi sec. XVII-ivi 1665). Fratello
di Gavino e di Giacomo, nel 1638 fu nominato capitano ordinario di Sassari;
in seguito si trasfer` a Oristano dove risiedette per alcuni anni. Tornato a Cagliari nel 1659 fu eletto consigliere capo
`.
della citta
Capay, Gavino Uomo darmi, funzionario regio (Cagliari, inizi sec. XVII-ivi
1664). Figlio di Bonifacio, nominato capitano di Stampace, nel 1637 prese
Capazennor Antica famiglia di majorales del giudicato di Torres (sec. XI). Probabilmente originaria del Figulinas,
dove era il salto di Capazennor; i suoi
membri erano personaggi di rilievo e
ricoprivano importanti uffici alla corte
giudicale; figuravano spesso come testimoni di importanti transazioni nel
condaghe di San Pietro di Silki e in
quello di San Nicola di Trullas.
316
pag. 322
Capelvenere
` con
cavalierato ereditario e la nobilta
`, a causa della speun Pietro. Egli pero
dizione dellAlberoni, non riusc` a ottenere lexequatur per i privilegi che gli
erano stati concessi; i suoi discendenti,
comunque, furono considerati nobili e
continuarono ad accumulare estese
` . Finalmente, nel 1815, un Vinproprieta
cenzo ottenne il rinnovo dei privilegi.
La famiglia si estinse nel corso del secolo XIX.
Capelli, Roberto Imprenditore, consigliere regionale (n. Nuoro 1957). Accanto alla guida della propria azienda
` dedicato con entusiasmo alla vita
si e
`, aderendo dappolitica della sua citta
`
prima alla DC. Tra il 1993 e il 1995 e
stato consigliere comunale di Nuoro e
ha aderito allUDR. Per questo partito
` stato eletto consigliere regionel 1999 e
nale nel collegio di Nuoro per la XII le`
gislatura. Nel corso della legislatura e
`
passato al CDU e infine allUDC di cui e
divenuto capogruppo in Consiglio re` stato riconfermato
gionale; nel 2004 e
consigliere per la XIII legislatura regionale.
317
pag. 323
Capibreviazione
Comune in Sardegna nei luoghi particolarmente umidi, vicino a corsi dacqua e
sorgenti. La medicina popolare le attri` fluidificanti, anticabuisce proprieta
tarrali e calmanti per la tosse; decotti e
infusi a base di tutte le parti della
pianta, frizionati sul cuoio capelluto,
rallentano la caduta dei capelli e la formazione della forfora. Nomi sardi: erba
chi non infundet, farzia, filettu di Venere,
filigheddu, pimpinella. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
318
pag. 324
Capitoli di corte
Udienza, tribunale col quale peraltro
non di rado si verificavano conflitti di
` a funzionare ancompetenza. Continuo
che in epoca sabauda e nel 1816 le sue
funzioni vennero ulteriormente definite.
319
pag. 325
Capitoli di grazia
del tributo che la Sardegna, attraverso
i suoi rappresentanti riuniti in Parlamento, si impegnava a versare. Se approvati erano equiparati alla costituzione stessa del Regno e avevano forza
di legge, almeno fino a quando eventualmente non fossero stati abrogati. I
capitoli approvati direttamente dal re
con la sua formula si agisca secondo
la supplica avevano unefficacia immediata e diretta; quelli approvati dal
, invece, richiedevano un sucvicere
cessivo placet del sovrano. Avevano
forza di legge generale se emanavano
dai tre Stamenti congiunti, avevano invece forza di regolamento particolare
se emanavano da uno solo dei tre Sta` dimenti. I c. di c. riguardarono le piu
sparate materie, e per quanto non possano essere equiparati a un moderno
atto legislativo frutto della dialettica
democratica allinterno del Parlamento, riuscirono a dare risposte ad
`
alcune delle esigenze della societa
sarda; vanno cos` ricordati i c. di c.
che portarono alla istituzione delle
` , quelli che crearono i
Universita
Monti frumentari, che riordinarono il
notariato, che mitigarono le pene, che
regolamentarono il commercio del
grano e molti altri. Nel corso dei secoli
il moltiplicarsi dei c. di c. e la comples` e disorganicita
` del loro contenuto
sita
` di cufecero emergere la necessita
rarne la raccolta e di riordinarli secondo criteri razionali. La formazione
di una prima raccolta di c. di c., affidata a Francesco Bellit e pubblicata
nel 1572, contiene le determinazioni
adottate tra il 1421 e il 1558. Nel 1591,
a cura di Pier Giovanni Arquer, fu pub`
blicata una seconda raccolta piu
estesa e aggiornata, che comprendeva
anche i c. di c. concessi fino al 1585.
Nel 1645, infine, fu pubblicata una
terza raccolta curata da Giovanni Dexart. Da qualche anno il Consiglio re-
gionale della Sardegna sta procedendo alla pubblicazione integrale degli Acta Curiarum Regni Sardiniae, che
` di di una volta ultimata permettera
sporre della documentazione dellin` del Parlamento sardo.
tera attivita
320
pag. 326
Capo Caccia
` sec. XVlano (Catalogna, prima meta
Cagliari 1473). Nel 1444 si trasfer` a Cagliari per esercitarvi le funzioni di
procuratore reale. Negli anni successivi fu tra i protagonisti di alcune spregiudicate operazioni di compravendita di feudi e operazioni di prestito
di ingenti somme che gli fruttarono no` la sitevoli profitti. Nel 1464 acquisto
gnoria di Mordedu in Marmilla; nel
` , del
1467 ebbe da Pietro di Besalu
quale era creditore, anche lufficio di
capitano e di amministratore dellintera contrada. Nel 1469, avendo com` , ebbe revocato
messo unirregolarita
lufficio di procuratore reale. Mor` a
Cagliari senza eredi nel 1473.
321
pag. 327
Capo Carbonara
emozionante, anche per la bellezza del
paesaggio di cui si gode, non inferiore a
quello che si apre davanti alla terrazza
superiore del Capo.
322
pag. 328
Capo Falcone
` suggestivi di questo tratto
rama tra i piu
di costa orientale.
` stato interessato
Negli ultimi decenni e
da una notevole crescita turistica, soprattutto durante i mesi estivi, e da una
` di insediamenti di segrande quantita
conde case.
Capo Falcone Promontorio che si protende dallultima propaggine delle coste occidentali dellisola di fronte alle
323
pag. 329
Capo Ferrato
isole Piana e Asinara. Separa il cosiddetto Mare di Fuori dal golfo dellAsinara. Posto in una situazione panoramica eccezionale, negli ultimi anni ha
avuto un grande sviluppo turistico, avviato fin dagli anni Cinquanta con la costruzione di un albergo dalla vasta facciata che abbraccia gran parte della rinomata spiaggia de La Pelosa.
324
pag. 330
Capo SantElia
grande bellezza e di straordinario effetto, che domina linsieme di tre spiaggette della Costa del Sud, una delle
` detta porto Malfatano, dove e
`
quali e
una piccola peschiera. Il sito fu fre` e abquentato dalluomo nellantichita
bandonato nel corso del Medioevo; ha
conservato una sua selvaggia bellezza
che lapertura di una strada e il recente
sviluppo turistico non hanno per ora ancora incrinato.
325
pag. 331
Capo Spartivento
grande spiaggia del Poetto. Il sito era frequentato fin dal periodo preistorico da
popolazioni di cultura di Ozieri, le cui
tracce sono state trovate numerose nelle
` ricco. In periodo
grotte di cui il capo e
fenicio-punico vi sorgeva il santuario di
` le
Astarte Ericina; per la tarda antichita
fonti parlano dellesistenza di un villaggio abitato da cristiani addetti al lavoro
nelle saline (=) di Cagliari. Il sito, nel
` a essere decorso del Medioevo, torno
serto; incontrollabili leggende lo dicono
frequentato dalle navi dei corsari barbareschi che avrebbero trovato riparo
nelle molte calette naturali formate
dallo strapiombare delle sue rocce sul
mare. Nel corso del secolo XVI la posizione strategica ne fece oggetto di studi
da parte degli architetti militari: vi furono costruite alcune torri di avvistamento, che contribuirono a rinsaldare
` soprattutto
le difese di Cagliari. Fu pero
nel corso dei secoli XVII e XVIII, con la
costruzione della grande torre di Calamosca e dei fortini di SantIgnazio, che
` il carattere di posizione
il colle acquisto
fortificata, indispensabile complemento
dellintero sistema difensivo di Cagliari.
Quando nel febbraio del 1793 la flotta
francese comandata dallammiraglio
ville tento
` lo sbarco sulle
Truguet-Tre
rive del golfo di Cagliari, il forte SantIgnazio, affacciato a ovest sulla piana di
San Luca (Gliuc) dove avveniva lo
` con i suoi cannoni
sbarco, rappresento
una spina nel fianco per i francesi. Nel
` di essere una piazza1861 Cagliari cesso
forte, ma il territorio rimase in possesso
` aldel demanio militare che vi impianto
cune importanti caserme. Attualmente
` anla maggior parte del suo territorio e
` milicora sotto il controllo dellautorita
tare, e questo costituisce un problema
per il futuro sviluppo dellintera zona.
` di
Capo Sperone Veduta del litorale al di la
un muretto a secco.
Capo Spartivento Imponente promontorio che si stende lungo la costa sudoccidentale dellisola subito dopo la
326
pag. 332
Capoterra
lisola di SantAntioco e che si affaccia a
picco sul mare in un suggestivo scenario. Il suo territorio negli ultimi decenni ha avuto uno sviluppo notevole
in seguito alla costruzione di diversi
complessi per il turismo estivo.
327
pag. 333
Capoterra
sono febbri periodiche, infiammazioni
ecc., e per esse, mancando lopera dei
medici e chirurghi, sotto quella di imperiti flebotomi alcuni succumbono nel
` . Molti [degli uomini] lavofiorir delleta
rano a provveder la capitale di legna
sottili e fascine, che vi mandano su i navicelli. Con essi alcuni uomini di Quarto
brucian legno e carbone, onde avvien
loro qualche lucro. Questo cresce con
la vendita della sala e dei guinchi che
in sulla estate tagliano o strappano
dalla Tuerra, e delle sanguisughe che
in grandissima copia prendono nelle
acque della medesima. Risiede in questa terra il delegato di giustizia con giurisdizione sopra Sarroco. Dal 1816 vi furon mandati in stazione de soldati di
fanteria. Alla istruzione elementare
` di cinque fanciulli.
non concorrono piu
` molto
Il territorio di questo comune e
esteso, in parte piano, in parte montuoso, con le roccie granitiche. Ai terreni vicini allabitato meglio si confanno le viti che i cereali. Si seminano
starelli di grano 350, dorzo 500, di fave,
civaie [legumi], e lino piccola misura.
Bestiame. Nel manso si numerano buoi
150, cavalli 30, giumenti 140. Nel rude,
vacche 400, cavalle 200, pecore 3000, capre 4000, porci 1000. Il latte e il formaggio smerciasi nella capitale. Le arnie
sono coltivate in alcuni orti. Nella se` del secolo XIX leconomia
conda meta
del paese si basava soprattutto sullallevamento del bestiame, ma erano fiorenti anche la coltivazione dei cereali
e della vite. Alcuni abitanti di C., in crescita demografica agli inizi del Novecento, trovarono lavoro nella miniera
` frandi ferro di San Leone, di proprieta
in, noto ancese e diretta da Leon Gou
che per la sua passione per larcheologia. Intorno al 1925 lapertura delle saline di Macchiareddu diede a molti terralbesi lavoro e un certo reddito, utile a
superare i momenti di crisi, soprattutto
328
pag. 334
Capoterra
analfabeti 543; automezzi circolanti
6626; abbonamenti TV 3514.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel
territorio di C. si trova limportante insediamento prenuragico di Cuccuru
Ibba: vi sono stati individuati anche alcuni nuraghi e in particolare quelli di
Cuccureddus, Domu de Sau de is Orcus,
`
Domus is Antigus. In alcune localita
montane come Bidda Mores sono stati
trovati ruderi di necropoli che risalgono al periodo punico-romano (sec. II
a.C.).
& PATRIMONIO ARTISTICO, CULTURALE
E AMBIENTALE Il tessuto urbano tradizionale, caratterizzato dalla presenza
di grandi case che si affacciano con le
loro corti chiuse da ampi portali alle
strade del centro, nel corso degli ultimi
` stato soffocato da unedilizia
decenni e
disordinata, mossa dalla grande crescita demografica. Tuttavia in certi
punti conserva ancora un certo fascino,
soprattutto in alcune palazzine e nella
bella chiesa di SantEfisio, parrocchiale dedicata al patrono della cittadina che, quando nel 1655 era stata ricostruita e ripopolata, si chiamava Villanuova SantEfisio di C. La chiesa fu costruita in quello stesso 1655 in forme
che ricordano il gotico-aragonese con
linterno a tre navate scandite da archi
a sesto acuto decorati da rosoni e arricchite da cappelle laterali. Nella terza
domenica di maggio vi si svolgono i festeggiamenti in onore del santo. Altro
interessante sito che permette di comprendere la storia e le tradizioni del vil` Su Loi (torre degli Ulivi). Nella
laggio e
` prospiciente il mare recenti
localita
scavi hanno permesso di individuare i
resti di una grande villa romana del secolo IV. Poco oltre sorge la torre degli
`e
Ulivi, situata nella omonima localita
posta in vista delle altre torri del sistema difensivo di Cagliari. Costruita
nel 1578 in forma troncoconica, con
329
pag. 335
Capo Testa
Santa Maddalena dove leffigie compie
una sosta e la onora con particolare so` . Infine altro momento di festa
lennita
solenne in onore del santo si celebra il
15 maggio con un nutrito programma di
manifestazioni. Nellultima domenica
` Scapizzada dove
di giugno in localita
sorge la piccola chiesa di Santa Barbara
si svolge la festa in onore della santa
tenendo fede alla leggenda secondo la
` sarebbe avvequale in questa localita
nuto il martirio. Per loccasione la statua della santa, acconciata con una tunica verde e con la ferita del martirio
visibile sul collo, viene posta su una
portantina e accompagnata in forma solenne dalla popolazione alla chiesetta.
In questa occasione si cantano i goccius
in suo onore. Nellultima domenica di
settembre si festeggia per tre giorni e
` San Gerocon particolare solennita
lamo. La festa sembrerebbe essere legata alle origini del nuovo villaggio che
` di Gerofu fondato appunto per volonta
lamo Aragall.
330
pag. 336
Cappero
alberghi sulle rive della baia di Santa
Reparata. Sul breve territorio sono
nate ville e ristoranti e un complesso di
seconde case. Sullestrema punta di c.T.
esiste un faro costruito nella seconda
` dellOttocento; in basso il mare si
meta
frange su uno straordinario ammasso di
` leggenda abrocce granitiche che e
biano ispirato lo scultore inglese Henry
Moore.
Cappai, Gabriele Sociologo (n. Carbonia 1956). Vive in Germania dalla fine
` professore di Sodegli anni Settanta. E
` di Erlangen
ciologia presso lUniversita
e in quella di Bayreuth. Da qualche
anno collabora come professore a con` di Sassari e con
tratto con lUniversita
quella di Trento. Suoi articoli sono stati
pubblicati su alcune prestigiose riviste
scientifiche; allemigrazione sarda ha
` , migrazione e
dedicato il saggio Identita
` , Quaderni bolotanesi,
modernita
XXI, 1995.
331
pag. 337
Capra
sono coperti di foglie rotonde e consistenti; i fiori, che fioriscono allinizio
dellestate, sono lungamente peduncolati, bianchi, vistosi per gli stami allungati e colorati; il frutto, una bacca rossiccia ovale, contiene semi neri. Diffusa
allo stato spontaneo, specie nel sud dellisola, cresce sui muri e sulle scarpate
calcaree. A Cagliari piante di c. coprono
con i lunghi rami le pareti del colle di
Castello, creando, nel periodo della fioritura, una caratteristica macchia di
verde e di bianco. La pianta viene coltivata per la produzione di capperi (che
sono i boccioli immaturi e non i frutti)
da conservare sotto sale o sottaceto; la
` officinali: in decorteccia ha proprieta
` digestiva, diuretica e rinfrecotto e
` antinfiammatoria
scante, in unguento e
pparas
e antidolorifica. Nomi sardi: ta
ppari (sassarese). [MA(campidanese); ta
RIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
332
pag. 338
Capraia
XIII). Le sue notizie risalgono al secolo
XI; era in effetti un ramo della potente
famiglia feudale fiorentina dei conti
Alberti. Prese il nome dal castello di
Capraia che gli Alberti fecero costruire
in Valdarno e che divenne la loro residenza principale. Le continue guerre
tra i feudatari e i Comuni resero poco
sicura la permanenza in Toscana, per
cui alcuni di essi si stabilirono in Sarde` del secolo XIII,
gna nella prima meta
fermandosi a Oristano dove avevano
avuto delle terre. In effetti i Capraia
erano legati ai Visconti di Gallura e li
avevano seguiti nella fase della loro
ascesa in Sardegna proprio agli inizi
del secolo. Raggiunsero il culmine
della potenza quando nel 1257 presero
parte alla spedizione contro il giudicato
di Cagliari e, dopo la vittoria, nel 1258
ottennero un terzo dei territori. Nello
stesso periodo ebbero anche il condominio del giudicato dArborea; si estin` , entro la fine del secolo.
sero, pero
Capraia, Anselmo I Conte pisano (Sardegna, fine sec. XII-Oristano?, 1256). Figlio del conte Ugo, nato probabilmente
alla fine del secolo XII da una gentildonna sarda che aveva sposato il padre
dopo essere rimasta vedova del giudice
Pietro I dArborea, si stabil` a Oristano.
Unitamente a suo fratello Bertoldo possedeva la signoria di Usellus, probabilmente ereditata dalla madre dopo la
morte di Guido Burgundione nel 1237.
Capraia, Guisiana Giudicessa (sec. XII1214). Figlia del conte Rodolfo Burgundione, divenne la seconda moglie del
giudice Guglielmo di Massa Cagliari.
333
pag. 339
Capraia
` Condomino dArborea
Capraia, Nicolo
` sec. XIII-ivi
(Oristano?, prima meta
1270). Figlio di Guglielmo, suo padre
poco prima di morire lo fece proclamare condomino dellArborea e costrinse Mariano II a riconoscerne i diritti. Quando nel 1264 Guglielmo mor`,
fu proclamato condomino dArborea,
ma cadde in bal`a di Mariano II che nel
` di lui facendolo impri1268 si sbarazzo
gionare. Mor` in prigione.
334
pag. 340
Caprera
nete, di pascoli e di aree per lagricoltura. Era probabilmente la Phintonia di
Tolomeo; abitata in epoca romana, con
` e rimase
il crollo dellImpero si spopolo
per secoli disabitata. Nel 1767 con una
fulminea azione fu occupata militarmente da una spedizione del governo
sabaudo e annessa con le altre isole dellarcipelago al Regno di Sardegna. Nel
1793 fu uno dei teatri del tentativo di
sbarco francese a La Maddalena, respinto grazie al valore di Domenico Millelire.
Nei primi decenni del secolo XIX fu frequentata da pastori che vi svilupparono
lallevamento delle capre. In seguito vi
acquistarono alcuni terreni i Collins,
cittadini inglesi che nel 1855 ne vendettero parte a Giuseppe Garibaldi. Il Generale aveva visto lisola per la prima
volta nel 1849, mentre veniva portato in
esilio fuori dal Regno di Sardegna; reduce dalla fine della Repubblica Ro-
335
pag. 341
Capriata
` la cola sua famiglia. Il centro ideale e
siddetta Casa Bianca, affacciata su
un breve cortile dominato dal grande
` il giorno
pino che il Generale pianto
della nascita della sua figlia Clelia. La
casa fu costruita gradualmente: il
primo corpo, costituito da tre ambienti,
attualmente posto nella parte sud del
cortile, fu costruito dallo stesso generale, aiutato dal figlio Menotti e da alcuni amici prima del 1856; a questo,
poco tempo dopo, su un terreno comprato dagli amici maddalenini Susini,
aggiunse una casa prefabbricata in legno fatta arrivare da Nizza. Entro il 1861
fu costruita la Casa Bianca, un edificio quadrato in blocchetti di granito legati con calce e intonacati allesterno e
allinterno. Questo edificio, che divenne la dimora della famiglia, era concepito come una serie di camere intercomunicanti articolate intorno a un ambiente centrale senza finestre che ospitava la scala di accesso alla terrazza,
realizzata in modo da poter raccogliere
lacqua piovana, come nelle case latinoamericane. Nel 1880 ledificio venne
ampliato con linnesto sullala nord di
un grande ambiente destinato a soggiorno, e che fu invece la camera dove
Garibaldi prefer` trascorrere gli ultimi
giorni della sua vita. Attorno alla Casa
Bianca sorsero altri corpi aggiunti affacciati sul cortile interno, in particolare la stalla, labbeveratoio, il canile,
la Casa in ferro (altro prefabbricato realizzato in Inghilterra con le pareti foderate in lamina di ferro, che ospitava un
certo numero di ambienti per i collaboratori e per la segreteria). Il Compendio
` completato da alcuni logaribaldino e
cali di servizio e dallarea delle tombe
dei membri della famiglia. Dopo la
morte del Generale la casa e le sue dipendenze passarono alla Marina che ne
` la manutenzione fino al 1976, anno
curo
in cui il Ministero della Marina lo ce-
Caprifico = Fico
Caprifoglio (o madreselva) Pianta rampicante della famiglia delle Caprifogliacee (Lonicera implexa Ait.). Sui lunghi
fusti le foglie sono senza picciolo, opposte, di forma ovata-arrotondata. I fiori,
336
pag. 342
Capu Abbas
terminali, tubulari e profumatissimi,
vanno dal rosa intenso al giallo chiaro
` una
via via che maturano; il frutto e
bacca rossa leggermente allungata. Fiorisce da febbraio a marzo e ricopre con i
suoi fusti intricati la macchia e gli arbusti, anche allinterno dai boschi, nei
` soleggiati. Nomi sardi: Capripunti piu
la (gallurese), Barangiu
vuddu, Vitio
(sassarese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
337
pag. 343
Capudoro
allomonima chiesetta di Nostra Signora di C.A. La chiesa col tempo divenne la sede abbaziale, fu ampliata e
arricchita da un complesso di costruzioni destinate ai monaci. Nel secolo
` in rovina: attualXVI il complesso ando
mente si conservano una parte del braccio sud del transetto (attuale sede della
chiesa) e le suggestive rovine che recenti scavi hanno posto in luce, rendendo possibile scoprire i muri perimetrali del complesso abbaziale.
Capula Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Torres, compreso nella curatoria del
Meilogu. Sorgeva nelle campagne di Siligo sul monte Pelau. Allestinzione
della famiglia giudicale il suo territorio
fu occupato dai Doria, che lo annetterono al loro piccolo stato e vi costruirono lomonimo castello. Essi seppero
instaurare un buon rapporto con gli abitanti del villaggio, che mantennero i
loro privilegi e la loro autonomia e vissero sostanzialmente in pace fino alla
conquista aragonese. Quando i Doria si
dichiararono vassalli del re dAragona,
` a far parte del Regnum
C. nel 1323 entro
Sardiniae. Quando nel 1325 gli stessi
Doria si ribellarono e ne fecero una
delle basi della loro organizzazione militare, il villaggio fu teatro della guerra
e nel 1330 fu devastato e occupato per
un breve periodo dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona.
` in possesso dei Doria
Poco dopo torno
e sub` altri gravi danni durante la ribel-
338
pag. 344
Caput
` con il generale
del giornale polemizzo
Gandolfo e si oppose a Paolo Pili; nel
1926, dopo la morte del Sorcinelli, fu
` anche di diespulso dal partito e cesso
rigere il giornale. Negli anni successivi
` a vita privata, dedicandosi
si ritiro
esclusivamente alla sua professione.
Caduto il fascismo, fu eletto consigliere
regionale del MSI nel collegio di Cagliari per la II legislatura, ma in seguito
non fu riconfermato. Tra i suoi scritti:
Fascismo e autonomismo in Sardegna,
Il Popolo dItalia, 1921; Fascismo e
problema sardo, LUnione sarda,
1922; Risposta chiara al PsdAz,
LUnione sarda, 1922; La rivincita dei
pigmei. I partiti antifascisti dopo la marcia su Roma, LUnione sarda, 1922; In
marcia, LUnione sarda, 1922; Regionalismo e regionalismi, LUnione
sarda, 1923; Rivoluzione sa rda,
LUnione sarda, 1923; Astuzie grossolane. Passaggio al fascio di masse sardiste, LUnione sarda, 1923; Una lettera
ai vecchi amici fascisti, LUnione
sarda, 1923; Constatazioni e pericoli,
LUnione sarda, 1923; Regionalismo e
regionalisti, LUnione sarda, 1923; Fascismo e Sardegna, LUnione sarda,
1923; Fallimento della fusione sardo-fascista, LUnione sarda, 1924; Siamo allindice..., LUnione sarda, 1924; Fascismo e Sardegna. Note polemiche, 1924;
Partito unico nazionale, LUnione
sarda, 1925; Fascismo e demo-social-comunismo, LUnione sarda, 1925; Governo nazionale non dittatura di partito,
LUnione sarda, 1925; Vietato lingresso. Nuove iscrizioni al Fascismo,
LUnione sarda, 1925; Leterno dissidio
(Chiesa e stato), LUnione sarda, 1925;
` , cartello meno, LUnione
Cartello piu
sarda, 1926.
339
pag. 345
Caput Thyrsi
avv. P. Martinelli, F.M. e S. Dettori, G.
Frassetto e V. Carta, 1853; Breve relazione
dellinsegnamento dato nel R. Ginnasio
di Cagliari pel corso scolastico 1860-61,
1861; Agli elettori del collegio amministrativo del mandamento di Marina e Villanova di Cagliari, 1863; Esposizione dellamministrazione di Selargius negli
anni 1859-1864, 1864.
Cara, Antonello Regista documentarista (n. Cagliari, sec. XX). Negli anni
` alcuni documendella Rinascita giro
tari attenti ai problemi economico-sociali dellisola fra i quali Sughericoltura
340
pag. 346
341
pag. 347
Carabione
chino per lestate; la completava un
cappello a due punte laterali su cui
spiccava un pennacchio a piuma liscia
e sulle falde la granata con la fiamma
` nel tempo il distintivo delche diverra
lArma. Il comando delle divisioni
venne affidato al colonnello Luigi Richeri di Monticheri che stabil` il suo
quartiere generale a Cagliari, in un vecchio e malandato edificio situato in
Santa Croce (di cui lalto ufficiale ebbe
privo di camera di
a lamentarsi perche
sicurezza e con unangusta camera di
disciplina). Non furono poche le diffi` che il nuovo corpo incontro
` per
colta
potersi organizzare nel territorio, an`
che a causa della scarsa disponibilita
di alloggi, soprattutto nei piccoli centri,
dove sistemare le stazioni. Quando si
riusciva a trovare qualche sede, questa
` in condizioni disastrose.
era per lo piu
` , la consiNel giro di pochi anni, pero
` via via assotstenza dellorganico ando
tigliandosi: i conflitti a fuoco con i banditi, limperversare della malaria e la
decisione di sottrarre uomini al contingente impegnato nellisola ridussero il
numero dei Carabinieri presenti nel
territorio a 367, tra i quali se ne contavano 88 tra ammalati, piantoni e scrittu` in Sarderali. La prima fase di attivita
gna del corpo dei Carabinieri si avviava
al suo epilogo. Con la regia patente del 9
febbraio 1832 le divisioni di Cagliari e
Sassari furono soppresse. Lultimo con` lisola alla fine dellatingente lascio
`
prile 1833. Il controllo della criminalita
venne affidato al corpo dei Cavalleg` attendere
geri di Sardegna. Bisognera
il 1841, quando, con il regio decreto del
29 novembre, il governo piemontese decise di ripristinare le due divisioni soppresse e inviare un nuovo contingente
di Carabinieri in Sardegna. Si trattava
di un numero piuttosto esiguo, appena
17 sottufficiali e 24 militari: i cosiddetti
Carabinieri Veterani. Erano uomini in
342
pag. 348
Carbia
nella divisione del 1258 il villaggio fu
compreso nel terzo toccato ai Della Gherardesca che, per insanabili contrasti
tra i due rami della famiglia, poco
tempo dopo procedettero a unaltra divisione tra loro. C. fu cos` attribuito al
` la
ramo del conte Gherardo: conservo
sua struttura sociale e i suoi abitanti
continuarono a eleggere annualmente
il majore e, nel complesso, condussero
una vita tranquilla. Con larrivo degli
`a
Aragonesi, nel 1324 il villaggio entro
far parte del Regnum Sardiniae e i Della
Gherardesca gherardiani, che si erano
dichiarati vassalli del re, ne conservarono il possesso. Nel 1348 il villaggio si
` quasi completamente a causa
spopolo
` , un altro
della peste. Nel 1353, pero
conte Gherardo, cui era stata affidata
la difesa di un vasto territorio durante
la prima guerra tra Mariano IV e Pietro
IV, sospettato di tradimento, si vide confiscare il feudo. Nel 1355 C. fu acquistato da Francesco Rojg. Negli anni successivi, a causa della guerra, i suoi discendenti non riuscirono a conservarne
il possesso e il villaggio, occupato dalle
` a spopotruppe arborensi, comincio
larsi.
343
pag. 349
Carbia
stiche aspre del paesaggio e per la
forma del rilievo e dellaltipiano, che
in alcuni punti cade a precipizio sul
mare, va escluso che la strada romana
in questo tratto fosse effettivamente co` stata realizstiera come lattuale, che e
` e ha richiesto
zata con grande difficolta
imponenti opere darte solo negli anni
` probabile e quasi sconSessanta. Piu
` il percorso di cresta (in parte
tato e
coincidente con il percorso della S.S.
292 Alghero-Villanova-Montresta),
lungo la direttrice Nostra Signora di
Calvia, Scala Piccada, strada vicinale
sas Attas, Nuraghe Appiu, strada vicinale Monte Cuccu, Calarighes oggi
nella parte settentrionale del comune
di Montresta, Santa Maria, Sa Turre di
Montresta, ponte sul Temo. [ATTILIO MASTINO]
344
pag. 350
Carboni
questi, 9 si ritirarono per malattia, 3 morirono (tra di loro anche un Carbonazzi,
parente del progettista). Tra i suoi
scritti: Ospizio dei poveri, Giornale di
Cagliari, 1827; Sunto della relazione
delle opere stradali, Giornale di Cagliari, 1827; Strada di Osilo, Giornale
di Cagliari, 1827; Asciugamento dello
stagno di Paulilatino, Giornale di Ca` per lo
gliari, 1827; Progetto di societa
prosciugamento dello stagno di Sanluri
e per la formazione di un relativo stabilimento agrario, 1831; Discorso sopra le
operazioni stradali in Sardegna, Torino
1832; Operazioni stradali di Sardegna,
Torino 1832; Cenni sulle condizioni attuali della Sardegna e sui vari miglioramenti possibili specialmente nelle vie di
comunicazione (con B. Bernardi), Torino 1849.
345
pag. 351
Carboni
346
pag. 352
Carboni
gli allievi del cagliaritano Collegio dei
Nobili che era stato chiamato a dirigere, dovette difendersi dalle accuse
dalle quali usc` indenne. Dopo il 1795
si trasfer` a Torino. In stretta relazione
epistolare con i massimi letterati italiani e conosciuto per la bellezza dei
` alcune altre citta
`
suoi versi latini, visito
della penisola, apprezzato da tutti gli
studiosi e accolto in alcune prestigiose
accademie. Tornato in Sardegna prefer` ritirarsi a Bessude, dove visse in
` dedicandosi con passione
semplicita
agli studi e alla composizione delle sue
` a Roma
opere. Quando Pio VII lo invito
per affidargli il Segretariato pontificio
` rifiuto
`
delle lettere latine, con umilta
lincarico e prefer` continuare a vivere
nella quiete di Bessude. Non abban` la tranquilla esistenza del paesino
dono
nemmeno quando lordine dei Gesuiti
fu ricostituito nel 1814. Raffa Garzia ha
pubblicato in Un poeta latino del Settecento, F.C., un elenco di oltre 70 opere.
Tra quelle principali: De sardoa intem` dei letteperie libelli duo, 1772; La sanita
rati, poemetto, 1774; Sonetti anacreontici, 1774; Poesie italiane e latine, 1774;
Coltivazione della rosa, poemetto, 1776;
In adventu Victorii Philippi Melani antistitis caralitani carmen, 1778; Carmina
nunc primum edita, 1776; Selecta carmina ad tyronum latinae poeseos cultorum captum accomodatiora, 1779; Allornatissimo signor vassallo Domenico
` segretario di stato e di
Capriota, gia
, ora commissario
guerra presso il vicere
di guerra, applausi della Sardegna, 1779;
Coralliorum libelli duo, 1780; Ad Annam
Mariam Belgranam, Iohanni Mariae Angioi Eq. in R. caralitano Athenaeo professori et in supremo Sardiniae regni magistratu dirimendis in civili aula caussis
adhibito, fauste feliciter nubentem, 1781
(in occasione delle nozze tra Gio. Maria
Angioy, di cui era amico, e Anna Maria
Belgrano); Hendecassyllaba in SS. Eu-
347
pag. 353
Carboni
cis a Sabaudia Carali secundo omine celebratis, 1812; Lettera al sac. Vincenzo
Raimondo Porru, 1813.
Barbagia di Seulo del sec. XVII. Il desistiment del clam criminal per omicidio,
` di Magistero delAnnali della Facolta
` di Cagliari, XV, 1992; La
lUniversita
giustizia civile in Sardegna: la corona de
bons hommes, in Studi e ricerche in onore
di Girolamo Sotgiu, I, 1993; Per una geografia dei terreni feudali nella Sardegna
di Ancien Regime, Quaderni degli
` di Magistero delAnnali della Facolta
` di Cagliari, 40, 1995; Il
lUniversita
sale locale e il sale di importazione nellarea della Terranova barocca, in Studi e
ricerche in onore di Giampaolo Pisu,
` reali, ba1996; Procurazione reale, citta
roni. Chiesa tra equilibrio e conflitto nella
Sardegna dei secoli XV-XVII, Annali
` di Scienze della Formadella Facolta
` di Cagliari, XIX,
zione dellUniversita
1996; Il diritto di naufragio, il diritto di
presa su navi e su schiavi mori e turchi
nella Sardegna Nord Orientale nel XVII
` di Scienze
secolo, Annali della Facolta
` di Cadella Formazione dellUniversita
` della procugliari, XX, 1997; Lattivita
razione reale nella Sardegna Sud Orientale dei secoli XVI-XVII, in Atti del Con lites di
vegno di Studi di Jerzu, 1997; E
`
potere e officiali regi e famiglie nelle citta
reali della Sardegna nei secoli XV-XVII,
` di Scienze della
Annali della Facolta
` di CaFormazione dellUniversita
gliari, 42, 1999; Patrimonio reale, funzionari regi in Sardegna nei secoli XV` di Scienze
XVII, Annali della Facolta
` di Cadella Formazione dellUniversita
gliari, n.s., XXI, 1998; Gli officiali regi
` della Sardegna nei secoli XVnelle citta
` di Scienze
XVII, Annali della Facolta
` di Cadella Formazione dellUniversita
gliari, n.s., XXII, 1999; Segimon Arquer
i Gaspar de Centelles en la tempesta politica de segle XVI, Cabdels. Revista din`, 3, 2001; La definizione genevestigacio
rale dei diritti feudali dellagricoltura in
` di
Sardegna, Annali della Facolta
Scienze della Formazione, XXIV,
348
pag. 354
Carboni
2001; Per una geografia dei pesi e delle
misure nella Sardegna sabauda del 700,
Quaderni bolotanesi, 28, 2002; I diritti
feudali dellallevamento secondo le deliberazioni della Regia delegazione feudale
` di
del 1835, Annali della Facolta
Scienze della Formazione, XXV, 2002;
Cause penali nel Regio Consiglio della
Sardegna ai tempi di Sigismondo Arquer,
` di Scienze della
Annali della Facolta
Formazione, XXVI, 2003; La definizione dei diritti feudali personali e giurisdizionali della Sardegna, Annali
` di Scienze della Formadella Facolta
zione, XXVII, 2004; Oristano nellArchivio di Stato di Cagliari, Quaderni bolotanesi, 30, 2004.
Carboni, Mario Giornalista, sindacalista (n. Ittiri 1945). Sardista, dopo aver
conseguito il diploma di perito aeronautico ha fatto per anni esperienza di
vita di fabbrica e di sindacato a Ottana.
` CamAppartenente al movimento Citta
pagna, nel 1973 ne usc` per fondare con
Angelo Caria e altri il settimanale Su
populu sardu, che in poco tempo si tra` in movimento elaborando un
sformo
programma anticolonialista. Nel 1979
ha aderito al PSdAz continuando il suo
impegno culturale e politico fino a diventare vicesegretario nazionale del
partito per un decennio. Negli ultimi
` evoluto
anni il suo pensiero politico si e
nella convinzione che i sardisti debbano elaborare una politica che prescinda dalla tradizionale dialettica tra
Carboni, Michele1 Imprenditore (Cagliari 1829-ivi 1907). Uomo di grandi ca` operative, fu tra i protagonisti
pacita
della vita economica di Cagliari nellOttocento. Dopo aver preso parte alle
guerre del Risorgimento in cui fu decorato di medaglia dargento, tornato a
` la sua attivita
` di imprenCagliari inizio
ditore. Tra le sue molte iniziative vi fu
la fondazione del primo stabilimento
` nel 1860; nel 1865
balneare della citta
apr` un attrezzatissimo laboratorio per
la lavorazione del legno e del ferro e
una fabbrica per mobili; infine fu infaticabile impresario teatrale. Impegnatissimo nella vita sociale e politica, fu
presidente del tribunale del Commer` volte consigliere e ascio e fu eletto piu
sessore comunale.
349
pag. 355
Carboni
della Deputazione provinciale; nel 1882
fu eletto deputato per la XV legislatura,
ma le sue condizioni di salute gli impedirono di frequentare continuativamente laula, anche se nel 1886 fu rieletto per la XVII legislatura. Tra i suoi
scritti: Sessione primaverile del Consiglio comunale di Cagliari, 1867; Protesta
contro la soppressione della R. Univer` di Cagliari nella seduta del Consiglio
sita
comunale del 24 maggio 1867, 1867; Documenti elettorali ed elezioni politiche in
Sardegna, Avvenire di Sardegna,
1874; Comizi popolari per la questione
ferroviaria, Avvenire di Sardegna, tre
articoli nel 1875; Esorbitanza del tributo
fondiario in Sardegna, Avvenire di Sardegna, 1886.
Carboni, Salvatore P r e d i c a t o r e
(Nuoro, inizi sec. XIX-ivi, fine sec.
XIX). Divenuto sacerdote, dopo essere
stato parroco in diversi villaggi, divenne canonico teologale della cattedrale di Nuoro. Conoscitore della lingua sarda, scrisse le sue opere in sardo
logudorese. Tra i suoi scritti: Discorso
tenuto dal rettore parrocchiale di Siniscola in occasione della pace solennemente firmatasi a Posada, 1867; Rettifica
della storia vescovile diocesana esposta
da un anonimo sulla sua epistola al vescovo di Galtell` Nuoro, 1869; Discursos
parrocchiales in limba sarda, 1870; Discursos sacros in limba sarda, 1881-1889,
3 voll.
350
pag. 356
Carbonia
e Tratalias, a ovest con Portoscuso e
Gonnesa. I terreni si estendono prevalentemente in pianura e sono privi di
corsi dacqua significativi. Solo verso
nord (Sirri) si hanno alcune alture, cos`
` (colle Rosmacome intorno alla citta
rino). Data la vocazione mineraria della
` mai molto svizona lagricoltura non si e
luppata, se non in tempi recenti, mentre i pascoli sono stati sempre utilizzati
` collegata a
per gli ovini e i bovini. C. e
Iglesias (24 km) e Cagliari (70) attraverso la S.S. 130 e da una linea ferroviaria con lo stesso percorso. Nel territorio
di C. si trovano numerose frazioni: Bacu
Abis, Barbusi, Barena, Cortoghiana,
Flumentepido, Is Gannaus e Serbariu.
&
351
pag. 357
Carbonia
&
352
pag. 358
Carbonia
tinaia di case tutte uguali. I criteri distintivi prevedevano abitazioni singole
per i dirigenti, costruzioni abbinate per
gli impiegati, mentre agli operai erano
destinate costruzioni da quattro a dieci
` era (ed
appartamenti. Cuore della citta
`) la grande piazza Roma dove si afface
` torre Littoria):
cia la torre Civica (gia
interamente in granito, fu costruita a
partire dal 1936 e fu ultimata nel 1938
per consentire a Mussolini di pronunciare il discorso per linaugurazione
` . La torre fu la Casa del Fascio
della citta
`,
e rappresentava il simbolo della citta
prerogativa che mantiene anche oggi.
Sulla sua destra sorge la chiesa di San
Ponziano e Santa Barbara dedicata al
patrono di Carbonia e alla patrona dei
minatori: anchessa fu realizzata al` in
latto della fondazione della citta
uno stile che si potrebbe definire neoromanico. Allinterno conserva una
pregevole Via Crucis intagliata in legno
`
da un artista sardo, mentre la facciata e
ingentilita da un portale in trachite e da
un pronao sorretto da massi di granito.
` affiancato dallimponente
Ledificio e
campanile che ricorda quello di Aquileja. Sempre su piazza Roma, ma dal
lato opposto rispetto alla torre, si affacciano il palazzo del Municipio e il Tea` il monutro. Altro simbolo di Carbonia e
mento ai caduti che sorge in una piazzetta adiacente a quella principale e
rappresenta un minatore al lavoro.
Poco distante sorge il Civico Museo archeologico Villa Sulcis, edificio che
ha perso la sua destinazione originaria
di residenza del direttore delle mi` stato allestito nel 1988
niere. Il museo e
da Ubaldo Badas e da Donatella Cocco
in collaborazione con altri archeologi
` stato inaugurato nello stesso anno.
ed e
I materiali sono esposti in grandi vetrine e documentano adeguatamente
levoluzione culturale del Sulcis dalla
` paleocristiana. Il Mupreistoria alleta
353
pag. 359
Carbonia-Iglesias
` dimitrata in crisi, la sua popolazione e
` doro
nuita (dai 50 000 abitanti delleta
` passati ai 30 000 attuali) e sta tensi e
` indutando una riconversione a citta
striale, che ultimamente sembra dare i
suoi frutti.
Carbonia-Iglesias, provincia di Circoscrizione amministrativa della Sardegna che si estende per 1494 km2 e ospita
` stata istituita in base
132 000 abitanti. E
` detta anche del Sulalla L.R. n. 9/2001; e
occupa questa subregione,
cis, perche
sul versante sud-occidentale dellisola,
comprese le isole di San Pietro e di San`
tAntioco. Buona parte del territorio e
occupata da rilievi di non grande altezza, ricchi di minerali; al centro la
vallata del Cixerri. Una volta ridottesi
le risorse legate alle miniere, tutta le
` alla ricerca delle sue nuove
regione e
vocazioni, che consistono in un potenziamento dellagricoltura e dellartigianato tradizionali, e soprattutto sullo sviluppo del turismo, incentrato sulla bellezza del litorale, sul patrimonio archeologico e soprattutto sulla riconver` imsione delle miniere. Tra i centri piu
portanti SantAntioco, 12 000 abitanti,
Gonnesa e Portoscuso, entrambi con
5000. I due centri che si dividono il
ruolo di capoluogo, Carbonia e Iglesias,
ne contano rispettivamenbte 30 000 e
28 000.
COMUNI Buggerru, Calasetta, Carbonia, Carloforte, Domusnovas, Fluminimaggiore, Giba, Gonnesa, Iglesias, Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Perdaxius, Piscinas, Portoscuso, San Giovanni Suergiu, Santadi, SantAnna Arresi, SantAntioco, Tratalias, Villamassargia, Villaperuccio.
354
pag. 360
Carcassona
` nazionale e lagricoltura
solidarieta
sarda.
Carboni Boy, Michele Giurista (Cagliari 1885-Roma 1918). Figlio di Enrico, si trasfer` precocissimo a Torino
` in Giurisprudenza nel
dove si laureo
1907 e nel 1911 consegu` la libera docenza in Diritto civile. Subito dopo ottenne lincarico dellinsegnamento
` di
della disciplina presso lUniversita
Torino. Scoppiata la prima guerra mondiale, vi prese parte come ufficiale del
`, fu stroncato a 33
Genio. Nel 1918, pero
anni a Roma da un male incurabile.
pubblicato con leditore Delfino di Sassari una serie di curiose biografie che
uniscono la completezza dellinforma` dellesposizione,
zione alla sinteticita
tutte collocate sotto il titolo Malati illustri, in cui i personaggi biografati
vengono visti dal punto di vista delle
loro patologie fisiche e psichiche: Giacomo Casanova Viniziano. Anatomia di
un personaggio, 2000; Carlo V Imperatore. Estimatore dei sardi, 2001; Giuseppe
Garibaldi. Profilo di un rivoluzionario,
` Paganini. Afflizioni, vizi e
2002; Nicolo
` , 2002; Vincenzo Bellini. Cultore di
virtu
medicina e musicista, 2004.
355
pag. 361
Carcassona
nardo il processo di integrazione dei C.
` cristiana venne accelenella comunita
rato. Nel 1527 Bernardo ottenne il cavalierato ereditario ed ebbe numerosi figli, tra cui Raimondo, governatore di Alghero, che nel 1566 fu riconosciuto nobile, Antonio Angelo, illustre giurista,
capostipite di una linea stabilitasi a Cagliari ed estintasi nel secolo XVII, e Sal` la discendenza di
vatore, che continuo
Alghero. Suo figlio Angelo, rettore della
Romangia nel 1552, ebbe numerosi figli,
alcuni dei quali si stabilirono a Cagliari, altri, tra cui un altro Angelo, continuarono a risiedere ad Alghero. Fu
suo figlio il dottor Salvatore, importante
personaggio che alla fine del secolo si
trasfer` a Cagliari, dove i suoi figli Eusebio e Antioco diedero vita a due rami
della famiglia. Da Eusebio, che fu presidente della Reale Udienza, discese un
ramo che si estinse nel 1717 con un Salvatore; da Antioco, ricevitore del Riservato, discese il ramo principale. I suoi
discendenti espressero alcuni valorosi
magistrati della Reale Udienza, e nel
1749 con un Francesco ereditarono il
feudo di Serdiana e il titolo di marchese
di San Saverio, estinguendosi agli inizi
del secolo XIX.
356
pag. 362
Carcopino
` e si fece
espulsione degli ebrei, abiuro
` da suo padre lufficio
cristiano. Eredito
di procuratore del peso reale di Alghero.
357
pag. 363
Cardarelli
Savoia, per cui non riusc` a ottenere
lexequatur.
358
pag. 364
Cardellino
sciare il paese e a trasferirsi a C.,
creando cos` le condizioni per il suo ulteriore sviluppo; in secondo luogo il
progressivo stabilirsi nel territorio di
` defiinsediamenti turistici che proietto
nitivamente il villaggio verso il mare e
gli fece conseguire nel 1984 lautonomia
amministrativa. La partecipazione al
dibattito sulla formazione della provincia dellOgliastra recentemente conclusosi in felice maniera ha contribuito a
unulteriore sviluppo di questo comune.
& ECONOMIA La sua economia e
` principalmente basata sullagricoltura, in
particolare la viticoltura che ha una
`
produzione rinomata, grazie allattivita
di alcune cantine private. Altro settore
`
che si sta sviluppando notevolmente e
quello turistico, specialmente durante i
` sede di guardia
mesi estivi. Servizi. E
medica, di scuola dellobbligo, possiede
una Biblioteca comunale, 2 alberghi
con 224 posti letto, 3 agriturismi con 25
posti letto e 1 ristorante.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1510 unita
di cui stranieri 9; maschi 744; femmine
766; famiglie 660. La tendenza complessiva rivelava un aumento della popolazione, con morti per anno 9 e nati 16;
cancellati dallanagrafe 13 e nuovi
iscritti 26. Tra i principali indicatori
economici: imponibile medio IRPEF
in migliaia di lire 16.460; versamenti
ICI 202; aziende agricole 308; imprese
commerciali 61; esercizi pubblici 11;
esercizi al dettaglio 19. Tra gli indicatori sociali: occupati 398; disoccupati
133; inoccupati 70; laureati 31; diplomati 110; con licenza media 552; con licenza elementare 356; analfabeti 27;
automezzi circolanti 317; abbonamenti
TV 270.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Nel
territorio di C. esistono otto nuraghi:
Cardedu, Follas e Perdu, Genna Ma-
pag. 365
Cardia
Cardia, Maria Rosa Storica, consigliere regionale (n. Cagliari 1949). Con` dediseguita la laurea in Lettere, si e
cata allinsegnamento universitario e
` professore ordinario di
alla politica. E
Storia delle istituzioni politiche allU` di Cagliari. Militante nella Siniversita
` stata eletta consigliere regionistra, e
nale per il PCI nel collegio di Cagliari
dal 1974 al 1984 per la VII e lVIII legi`
slatura. Allinizio dellVIII legislatura e
stata eletta vicepresidente del Consi` rimasta in carica per lintera
glio ed e
` stata anche
legislatura; in seguito e
eletta consigliere provinciale di Ca` componente del comitato
gliari. E
scientifico dellIstituto Sardo per la
Storia della Resistenza e dellAutono` autrice di numerosi studi sulla
mia. E
storia contemporanea della Sardegna,
in particolare delle vicende che hanno
segnato fin dallinizio lautonomia regionale. Tra i suoi scritti: Il dibattito
sulla questione femminile a Cagliari nel
periodo del Comitato di Liberazione, in
Archivio sardo del movimento operaio
contadino e autonomistico, 2, 1973; Introduzione a Il solco, vol. X della collana
Stampa periodica in Sardegna 19431949, 1974-76; Le autonomie speciali,
Bollettino di Legislazione e Documentazione regionale della Camera dei Deputati e del Senato, 1982; Dal Piano
Levi al Piano minerario regionale (19491984). Trentacinque anni di dibattito al
Consiglio regionale, in Le miniere e i minatori della Sardegna (a cura di Francesco Manconi e Gian Giacomo Ortu),
1986; Un servitore dello Stato: lalto com lite politimissario Pinna 1944-1949, in E
che nella Sardegna contemporanea (a
cura di Virgilio Mura e Gian Giacomo
360
pag. 366
Cardia
Ortu), 1987; Profilo elettorale della Sar` repubblicana, Italia condegna in Eta
temporanea, 167, 1987; La nascita dellautonomia speciale sarda, in Le autonomie etniche e speciali in Italia e nellEuropa mediterranea, 1988; Note per
una storia del ceto politico elettivo nella
Sardegna del Novecento, in Studi in
onore di P. Spriano, Annali della Fa` di Magistero dellUniversita
` di Cacolta
gliari, 1988; Processi storici e istituzione
regionale: dallo Statuto al Piano di rinascita 1943-1962, in Storia dei Sardi e della
Sardegna (a cura di Massimo Guidetti),
IV, 1989; La nascita della Regione autonoma della Sardegna 1943-1948, 1990;
Emilio Lussu, il piano per linsurrezione
sarda e il Foreign Office, Archivio sardo
del movimento operaio contadino e autonomistico, 32-34, 1991; Il movimento
cooperativo in Sardegna dalla ricostruzione al Piano di rinascita 1943-1962, in
Storia della cooperazione in Sardegna
` al solidarismo dimpresa
dalla mutualita
1851-1983, 1991; Le consultazioni referendarie in Sardegna: linee di tendenza,
Quaderni bolotanesi, XVIII, 1992; La
nascita della Regione autonoma della
Sardegna (1943-1948) (con Ettore Rotelli), 1992; Lussu, Laconi, lautonomia
sarda e la sua storia, in Studi e ricerche
in onore di Girolamo Sotgiu, I, 1993;
Lemergenza statutaria. La nuova fase
costituente dellautonomia speciale
` nuova, VIII, 1993; LAlsarda, La Citta
lied Control Commission e la campagna
antimalarica nella Sardegna del secondo
dopoguerra: la fase preparatoria 1943` di Magistero
45, Annali della Facolta
` di Cagliari, XVI, 1993;
dellUniversita
Il Mezzogiorno al Consiglio regionale
della Sardegna 1949-1979, 1993; Le lotte
contadine per la riforma agraria nel
comprensorio di Alghero 1944-1950, in
Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo.
` e di una minoranza
Storia di una citta
catalana in Italia (a cura di Antonello
Cardia, Sandro Studioso di storia locale (n. Sinnai, sec. XX). Conseguita la
` dedicato allinsegnamento
laurea si e
nelle scuole secondarie. Ha sempre studiato con interesse la storia del suo
paese natale, su cui ha scritto Un lotto
di cussorgie, Questa Sinnai, 1984.
Cardia, Umberto Giornalista, uomo politico (Tortol` 1921-Cagliari 2003). Deputato al Parlamento italiano e al Parlamento europeo. Fine intellettuale, interprete dei problemi della Sardegna,
dopo aver conseguito la laurea in Let` al giornalitere e Filosofia si dedico
smo, e dal 1946 divenne giornalista professionista: fu tra i primi redattori dei
361
pag. 367
Cardia Marci
notiziari di Radio Sardegna. Militante
`
nella Sinistra, fu da presto uno dei piu
autorevoli dirigenti del PCI sardo; nel
1953 fu eletto consigliere regionale nel
collegio di Cagliari per il suo partito per
la II legislatura, successivamente riconfermato fino alla V (1965-1969). In
` da protagonista
questultima partecipo
in Consiglio al dibattito sul Piano di Rinascita, insieme a Girolamo Sotgiu,
Paolo Dettori e Pietro Soddu. Nel 1968
si dimise per candidarsi al Parlamento;
eletto nel 1968 per la V legislatura, fu
riconfermato fino al 1976; nel 1980 fu
eletto deputato europeo. Nel 1963 fu
tra i fondatori della rivista Rinascita
` polisarda; animatore dellattivita
tico-culturale dellIsprom (Istituto di
Studi e Programmi per il Mediterraneo), fu direttore della rivista dellIstituto Cooperazione Mediterranea. Sostenitore, allinterno del suo partito, di
una linea di rilancio dellautonomismo
sardo, da lui riletto anche alla luce
della riflessione gramsciana, fu autore
di diverse monografie. Tra i suoi scritti:
Paura di essere liberi, Il Lavoratore,
1946; La crisi del bacino carbonifero del
Sulcis, Cronache meridionali, I-II,
1956; Il Piano di rinascita della Commissione economica, Rinascita sarda, III,
1957; Urbanizzazione e sviluppo indu` di Cagliari (con Eliseo
striale nella citta
Spiga), Cronache meridionali, 2-3,
1962; Razionalizzazione monopolistica,
Ichnusa, XI, 52, 1964; Il sardismo di A.
Simon Mossa. I problemi attuali dellautonomia, La Nuova Sardegna, 1973;
Gramsci e la svolta degli anni Trenta,
1976; Il filo unitario della nostra storia,
in Etnia, lingua e cultura. Un dibattito
aperto in Sardegna, 1977; Emilio Lussu:
lidea e il sentimento della nazione mancata, in Emilio Lussu e la cultura popolare della Sardegna. Convegno di studio,
Nuoro 1980, 1983; Enrico Berlinguer e
Luigi Polano: dalla Sardegna alla lotta
Cardi Giua, Giuseppe (detto Pino) Insegnante, giornalista (Santa Teresa Gallura, fine sec. XIX-Sassari, seconda
` sec. XX). Di famiglia gallurese, si
meta
` per
trasfer` a Sassari dove insegno
molti anni. Fin dalla giovinezza colla` alla stampa, a partire dal quotiboro
diano di Cagliari LUnione sarda, soprattutto con articoli di critica letteraria. Durante la guerra, caduto il fascismo, fu coinvolto in una congiura che
mirava a stabilire rapporti fra la Sardegna e la Repubblica Sociale Italiana.
Arrestato, fu condannato dal tribunale
` alcuni
militare di Oristano e sconto
anni di carcere. Quindi, riammesso allinsegnamento, riprese anche la collaborazione ai giornali, coerentemente
collocato sempre su posizioni di destra
che lo portarono spesso a polemizzare
con gli avversari politici. Tra i suoi
scritti: Voci di rinnovamento culturale
in Sardegna, Il Giornale dItalia,
1927; Sentori di primavera sullOrtobene,
LUnione sarda, 1928; Stato corporativo e carta del lavoro, LUnione sarda,
1928; Ricordi di quando ero matto,
362
pag. 368
Cardo
LUnione sarda, 1928; Napoleone nel
ricordo del Mamelucco Al`, LUnione
sarda, 1928; Filippo Addis, LUnione
sarda, 1929; Il segreto degli autori,
LUnione sarda, 1929; Un poeta, una
poetessa e un intruso, LUnione sarda,
1929; Raffa Garzia, LUnione sarda,
1929; Gli amori impossibili, LUnione
sarda, 1929; Il vivo della questione folklorica. Il pittoresco, ossia il colore locale,
Il Luned` dellUnione, 1929; Parole
allorecchio: sardomania da mettere a
posto, Il Luned` dellUnione, 1929;
Un grande interprete del popolo sardo:
Enrico Costa, LUnione sarda, 1929;
Larte e la critica in Sardegna, Il Luned`
dellUnione, 1929; Salvator Ruju,
LUnione sarda, 1929.
` crescere
ha il fusto costoloso che puo
oltre il metro di altezza, e grandi foglie
profondamente dentate e divise, molto
` un capolino
spinose nei bordi; il fiore e
grande, sferico, ricoperto da squame
coriacee e spinose e con lunghi fiori fi` un
lamentosi rosso porpora; il frutto e
achenio schiacciato con semi alati e
piumosi; infestante, cresce ai bordi
delle strade e nei campi, che colora
con le sue fioriture per tutta la primavera e lestate; del c. mariano, molto ap`
prezzato per le sue svariate proprieta
officinali, si utilizzano a scopi terapeutici tutte le parti: la radice ha azione
diuretica e febbrifuga, le foglie sono stimolanti dellappetito, i semi sono indicati per chi soffre di ipotensione. Nomi
vuru; 2. il c.
sardi: brentedda, cardu tu
saettone (Carduus pycnocephalus L.),
annuale, ha steli sottili e lanuginosi,
con lunghe spine; le foglie divise in
lobi, quelle basali, spinose e allungate
sino a 20 cm; le infiorescenze a capolino, primaverili, con la base ricoperta
di squame spinose, hanno fiori filamen` un
tosi dal rosso-viola al rosa; il frutto e
achenio con ciuffo di semi pelosi. Nome
sardo: cardu pisciaiolu; 3. il c. scolino, o
`
cardogno (Scolymus hispanicus L.), e
una pianta biennale, alta sino ad 1 m,
con fusti irregolari e ramificati, e molte
foglie profondamente incise, con margini ondulati e spinosi; i fiori, a capolino, distribuiti su tutto lo stelo, sono
` un achenio. Nomi
gialli, e il frutto e
sardi: aldu crabinu, gardu lattosu, gardu
mele, gardu spinosu; 4. la scarlina (Ga` eslactites tomentosa (L.) Moench) puo
sere annuale o biennale e crescere sino
a quasi 1 m; il fusto, coperto da una fitta
` ramificato solo in
peluria feltrosa, e
alto, le foglie, composte, con lunghe
spine, hanno la pagina superiore liscia
e chiazzata di bianco; le infiorescenze a
capolino hanno i fiori esterni filamentosi rosa, tendenti al violetto, con lin-
363
pag. 369
Cardona
terno bianco-giallastro; fiorisce da
aprile a giugno nei campi e sulle garighe costiere. Nomi sardi: aldu biancu,
cardu anzoninu, cardu pintu; 5. lonopordo maggiore (Onopordum illiricum
L.), biennale, alto sino a 150 cm, ha lo
stelo eretto, ramificato superiormente
con spine larghe; le foglie lunghe e
strette sono profondamente divise in
lobi spinosissimi; i capolini, voluminosi, con squame spinose alla base,
sono formati da fiori filamentosi viola,
riuniti in una sorta di spazzola rotonda;
` il c. asifiorisce tra maggio e giugno; e
nino di carducciana memoria (Davanti
a San Guido). Nomi sardi: cardu aininu,
cardu cannitzu, cardu molentinu, cardu
muentis; 6. lo scardaccione spinoso (Dipsacus fero Loisel.), molto simile al c.
` unerba
dei lanaioli (D. fullonum), e
biennale, con fusto spinoso, foglie opposte e lobate, infiorescenza allungata
con fiori tubulari, bianco-verdastri, con
brattee lineari alla base e allapice; fiorisce da giugno ad agosto; 7. il c. di Casabona (Ptilostemon casabonae (L.)
Greuter), perenne, ha fusto eretto, foglie strette e lanceolate, con lunghe
spine, a raggiera su tutto il fusto; i fiori,
a racemi allungati allapice del fusto,
`
sono capolini piumosi rosa intenso; e
un endemismo tirrenico, inserito nellelenco delle piante da sottoporre a
vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n. 184/2001; 8. la carlina
raggio doro (Carlina corymbosa L.), erbacea perenne, ha fusto ramificato solo
nella parte superiore, foglie spinose e
` un capocon margine dentato; il fiore e
lino piatto, giallo oro allinterno e con
lunghe brattee verdi spinose allesterno; fiorisce in piena estate nei luoghi sassosi e assolati; 9. la Carlina microcephala Moris, simile alla prece` inserita nellelenco delle
dente, e
piante da sottoporre a vincolo di protezione in base alla proposta di L.R. n.
364
pag. 370
Cardona
` il feudo di Sebella Requesens eredito
dilo; dai due nacque Ferdinando, che
nel 1537 vendette il feudo ai Torresani
e ai Mora. Un Federico, cugino del duca
Ferdinando, sposato a una Castelv`,
ebbe la signoria di una parte del Cabudabbas e si stabil` a Sassari; la sua discendenza si estinse nel 1590 con un
Gioacchino. Giovanni Raimondo, conte
di C., prese parte alla battaglia di Sanluri. Da lui discese in linea diretta An di Sardetonio, duca di C., che fu vicere
gna dal 1534 al 1549.
365
pag. 371
Cardu
dagli abitanti di Castelgenovese. Il suo
mandato di governatore ebbe termine
` in Spagna,
nel 1335: quellanno torno
` il resto dei suoi anni angudove passo
stiato dai debiti e prostrato dal dolore
per la morte dellunico figlio maschio
Guglielmo.
Caredda, Gian Paolo Giornalista, studioso delle tradizioni popolari (n. Cagliari 1931). Ha pubblicato numerosi volumi sul folclore, sulla gastronomia e
sulla medicina popolare della Sardegna. Tra gli altri: Folklore in Sardegna,
1982; Sagre e feste in Sardegna, 1990; Le
tradizioni popolari della Sardegna, 1994;
La medicina popolare della Sardegna del
passato e La medicina popolare in Sardegna, due articoli in Sardegna fieristica, 1996 e 1997.
366
pag. 372
Caressus
terminabile serie di processi, ma anche
la scelta di dimettersi dallinsegnamento per non accettare il trasferimento della sua cattedra a una lontana
sede della penisola giustificato da in` ambientale. Aveva inicompatibilita
ziato la sua carriera giornalistica come
addetto allUfficio Stampa dellETFAS
(Ente per la Trasformazione Fondiaria
e Agraria in Sardegna) e collaborando
ai principali organi dinformazione
sardi (curava fra laltro una pagina speciale sui problemi dellagricoltura nel
quotidiano democratico-cristiano di
Sassari, Il Corriere dellisola). A que` legata la monosto suo primo periodo e
grafia Lambiente culturale della rinascita, pubblicata a Sassari da Gallizzi
nel momento in cui si venivano concludendo gli studi per la preparazione del
Piano di Rinascita. Ha anche raccolto
` importanti pubblicati
gli articoli piu
dal suo giornale (scritto in gran parte
direttamente da lui) nel volume Autono` . Ha quindi tentato la
mia ora o mai piu
via del romanzo. Ma i suoi thriller sono
la continuazione, anche nella scrittura
`
brillante e risentita, della sua attivita
pubblicistica; personaggi, vicende e
sfondi sono sempre facilmente riconducibili al mondo della politica e degli af` di trasparentissime
fari isolani, al di la
deformazioni dei nomi. Plot. In nome
del presidente (1989), Malvagia (1991) e
Assassiga (2004) sono stati poco recensiti e molto letti.
Caressus Antico villaggio di origine romana che nel Medioevo faceva parte
367
pag. 373
Caretti
del giudicato di Gallura ed era compreso nella curatoria di Fundimonte.
` Caresi nelle campaSorgeva in localita
gne di Olbia. Allestinzione della dinastia dei Visconti C. fu amministrato direttamente dal Comune di Pisa per
mezzo di suoi funzionari; sostanzialmente mantenne i suoi antichi privilegi
` a eleggere annualmente il
e continuo
majore e i suoi consiglieri. Dopo la con` a far
quista aragonese, nel 1323 entro
parte del Regnum Sardiniae ma la sua
popolazione mantenne un atteggiamento ostile nei confronti dei nuovi ve` , fu concesso in
nuti. Poco dopo, pero
feudo a Berengario Anglesola, che fu
costretto a venderlo pochi anni dopo
per pagare i propri debiti. Nel 1331 fu
concesso a Saurina, sua figlia, sposata
con Bernardo Senesterra; frattanto,
scoppiata la guerra tra Genova e Aragona, il villaggio fu messo a ferro e a
` quasi completafuoco e si spopolo
mente, per cui entro il 1347 i Senesterra
lo cedettero a Giovanni dArborea per lo pacificasse. Negli anni seguenti,
che
mentre lo sfortunato principe languiva
in carcere, il villaggio, nuovamente in` complevestito dalla guerra, si spopolo
tamente.
368
pag. 374
Cargeghe
giudicato di Torres ed era incluso nella
curatoria di Figulinas, il cui territorio
da tempo immemorabile era in possesso dei Malaspina. Dopo lestinzione
della famiglia giudicale, questi presero
ad amministrare i loro territori come
un piccolo stato autonomo e mantenevano un buon rapporto con i vassalli le
` continuarono a consercui comunita
vare le loro magistrature. Appena linfante Alfonso giunse in Sardegna essi
` a
gli resero omaggio, per cui C. entro
far parte del Regnum Sardiniae. Nel
` i Malaspina si schierarono a
1325 pero
fianco dei Doria che si erano ribellati,
` nel 1330 furono attaccati da Raipercio
mondo Cardona. Il villaggio fu deva` a rimanere in loro
stato ma continuo
` nelle mani
possesso. Nel 1339, C. passo
del marchese Giovanni che mor` nel
1342 lasciando erede il re Pietro IV. I
fratelli non accettarono la sua decisione e cercarono di far valere i propri
diritti resistendo con le armi ai funzionari aragonesi venuti a ricevere lere` ; il villaggio cos` cadde nel caos e fu
dita
nuovamente devastato. Qualche anno
dopo la guerra tra Pietro IV e Mariano
IV, C. fu dato in feudo a Giovanni Metge,
` mor` quasi subito per cui nel
che pero
1361 fu nuovamente infeudato a Berengario Fillel che, scoppiata la seconda
guerra tra Aragona e Arborea, perse il
feudo, occupato dalle truppe giudicali.
Sub` cos` altre devastazioni che accelerarono il processo di spopolamento. C.
` continuo
` a rimanere in possesso
pero
del giudice dArborea fino alla battaglia
` nelle
di Sanluri, dopo la quale passo
mani del visconte di Narbona che lo
`a
tenne fino al 1420. Il villaggio torno
far parte del Regnum Sardiniae ma
usciva dal lungo periodo di guerre fortemente danneggiato e spopolato. Nel
1421 fu compreso nel grande feudo con` nel
cesso a Bernardo Centelles che pero
ans
1425 lo cedette a Serafino Montan
369
pag. 375
Cargeghe
acido carbonico, idrogeno solforato,
azoto, ossigeno, calce carbonata, soda
carbonata, magnesia carbonata, ferro
carbonato, soda solfata, soda carbonata, selce, materie vegeto-animali. La
` di queste acque in molte malattie,
virtu
`
per cui sono prescritte dai medici, e
contestata da stupende guarigioni. Subito dopo labolizione del feudalesimo,
C. fu incluso nella provincia di Sassari.
Agli inizi del Novecento al comune fu
accorpato il centro di Muros, diventato
sua frazione fino al 1950, quando riottenne lautonomia. Nel 1961 gli abitanti
erano circa 700 con una tendenza alla
diminuzione.
& ECONOMIA Leconomia di C. e
` basata
sullagricoltura: vi sono sviluppate in
particolare la frutticoltura e lolivicol` anche la pastorizia con
tura; presente e
una discreta produzione di latticini.
Servizi. Il centro abitato, distante 14
` collegato al vicino cokm da Sassari, e
` attraverso
mune di Muros e con la citta
un servizio di autobus e si trova a 4 km
dalla stazione di Campomela della linea ferroviaria Sassari-Chilivani; possiede la Biblioteca comunale, la guardia medica, servizi bancari essenziali e
scuole dellobbligo. Negli ultimi tempi
molti sassaresi, vista la vicinanza di C.
` , stanno acquistando vecchie
alla citta
case da ristrutturare per stabilirvisi e
la popolazione sta leggermente aumentando.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 637 unita
di cui stranieri 16; maschi 333; femmine
304; famiglie 233. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti per anno 5 e nati 1;
cancellati dallanagrafe 15; nuovi
iscritti 8. Tra gli indicatori economici:
imponibile medio IRPEF 14 986 in migliaia di lire; versamenti ICI 274;
aziende agricole 61; imprese commerciali 25; esercizi pubblici 3; esercizi al
dettaglio 10; ambulanti 6. Tra gli indicatori sociali: occupati 190; disoccupati
26; inoccupati 25; laureati 6; diplomati
74; con licenza media 151; con licenza
elementare 205; analfabeti 27; automezzi circolanti 224; abbonamenti TV
170.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Il terri` ricco di nuraghi tra cui quelli di
torio e
Cherichizzos, Mandra de Sa Giua, Pedras Serradas, Santa Maria. Sono pre`
senti anche domus de janas in localita
Selighe Entosu.
& PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE Ledificio di maggior pregio si
`
trova nel cuore del centro storico ed e
la chiesa dei Santi Quirico e Giuditta,
parrocchiale costruita nel secolo XVIII
in forme che richiamano il barocco minore piemontese. Ha ununica navata
arricchita da cappelle laterali. Al suo
interno conserva un dipinto del 1589,
un Cristo dormiente del pittore fiorentino Baccio Gorino. Poco distante dalla
parrocchiale, posta su unaltura, sorge
la chiesa di Santa Croce de Altu che risale al secolo XV: ha ununica navata
completata da una cappella che funge
da abside, scandita da tre archi e coperta da una volta a botte. Nel corso
dei secoli sub` radicali restauri fino al
1823 quando fu praticamente ricostruita nelle forme attuali; dal 1802 vi
si stabil` lArciconfraternita della Santa
Croce che aveva lasciato la chiesa omonima, anchessa nei pressi, costruita
nel secolo XVII in forme barocche. Al
suo interno conserva laltare maggiore
in legno intagliato che dal 1769 fu arricchito da due statue lignee provenienti
da un retablo ligneo di Codrongianos.
Nel 1802 vi fu annesso un cimitero e la
chiesa fu chiusa al culto. Infine, alla periferia del paese, si trova la chiesa di
Santa Maria e Contra, edificata nel secolo XII e donata fin dal 1126 ai Camaldolesi, che ne fecero una dipendenza
370
pag. 376
Cariati
dellabbazia di Saccargia. Ledificio
` essere considerato come la piu
` picpuo
cola chiesa romanica della Sardegna:
ha forme romaniche con una sola navata e probabilmente fu costruito da
maestranze locali.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI
Lunica festa di grande richiamo si
svolge il 15 luglio in onore di San Quirico e Santa Giuditta, patroni del paese.
Le manifestazioni durano due giorni secondo un programma in genere nutritissimo che richiama anche gli abitanti
dei paesi vicini e molti sassaresi.
Alghero 1947). Continuatore della tradizione catalanista di Alghero, ha irrobustito questa corrente culturale con un
forte atteggiamento nazionalitario. Nel
1990 ha fondato la rivista Revista de
`dic de cultura del paisos
lAlguer. Perio
catalans. Tra i suoi scritti: I retrobaments ad Alghero fra Otto e Novecento,
in I Catalani in Sardegna (a cura di
Jordi Carbonell e Francesco Manconi),
` . Poemes,
1984; So tornat a Sant Julia
1986; LAlguer. Llengua i societat, 1987;
Il mundo del Calic. Studio di toponomastica e di lessicografia algherese, 1990;
Lalgueres des duna perspectiva historica, due articoli in Revista de lAlguer, 1990; Els asfodels i altres versos,
1992; Documents dhistoria toponomastica algueresa, Revista de lAlguer,
1992.
Cariati, F. Archeologo (n. sec. XX). Studioso dellEneolitico evoluto, nel 1981
ha lavorato con Giuseppina Tanda allo
scavo delle domus de janas di Molia a
Illorai, approfondendo le conoscenze
sulla cultura di Monte Claro. Ne ha
scritto in Analisi chimico-mineralogiche
371
pag. 377
Carice
di un campione di parete dipinta della
domus de janas I di Molia-Sassari (con
G. Tanda, G. Piredda e R. Serri), Rivista di Scienze preistoriche, XXXVI,
1981.
372
pag. 378
Carinena y Pensa
` sec. XV-?, dopo 1482).
sari, prima meta
Figlio di Pietro I, fu uomo di grande
` politica, tipico rapequilibrio e abilita
presentante degli interessi delloligarchia sassarese. Nel 1472 venne eletto
` di Sassari e fu tra i protagonisti
podesta
` ai tentativi
della resistenza della citta
dellamministrazione reale di limitarne i privilegi. Nel 1482 fu ancora
`.
eletto podesta
373
pag. 379
Carlini
ultimo de una mission en la iglesia primacial de Caller, 1721.
Carlini, Franco Poeta e scrittore (n. Vallermosa 1936). Ha studiato prima a Ca` laureato in
gliari poi a Roma, dove si e
Lettere moderne alla Sapienza. A
` stato redattore di Radio Citta
`
Roma e
Futura e ha fondato e diretto la rivista
Sardigna Emigrada. A lungo insegnante nelle scuole medie superiori,
` di pubblicista, impesvolge attivita
gnato in particolare, specie da quando
` tornato in Sardegna, nelle discussioni
e
sulluso e la valorizzazione della lingua
sarda. Nel campo letterario ha esordito
con la poesia in sardo campidanese, ed
` poi passato ai racconti e al romanzo,
e
sempre in sardo, aggiudicandosi nel
2002 il premio Deledda con il romanzo autobiografico Basilisa, 2001. Le
sue opere di poesia sono: Biddaloca,
1988; Murupintu, 1991; Sa luna ingiusta
2004; quelle di narrativa: Somini chi
bendiat su tempus. Luomo che vendeva
il tempo, 2001; Su conillu beffianu, 2004;
Marxani Ghiani e ateras faulas. La Volpe
Ghiani e altre favole, 2005.
` nellisola una
il contrasto scateno
guerra civile che si concluse nel 1708
con loccupazione della Sardegna da
` imparte di truppe di C. III. Egli cerco
mediatamente di normalizzare la situazione formando un Supremo Consiglio
dAragona a Vienna e facendo amministrare il regno da persone capaci. Con il
trattato di Utrecht (1713) la Sardegna
` essere stata definitivamente assembro
` un serio prosegnata a C. III che avvio
` , ligramma di governo. Nel 1717, pero
sola fu occupata dalle truppe inviate
dal cardinale Alberoni e il re non riusc`
` a tornarne in possesso.
mai piu
374
pag. 380
Carlo V
(Gand 1500-Yuste, Spagna, 1558). Figlio
di Filippo I dAsburgo e di Giovanna di
Castiglia, naque a Gand e fu educato
` famoso istitunelle Fiandre (il suo piu
tore fu Adriano di Utrecht, il futuro
papa Adriano VI). Alla morte di suo padre (Burgos 1506) aveva ereditato i re n e tutte le cologni di Castiglia e di Leo
nie americane, e dalla nonna Maria di
Borgogna gli erano venute le Fiandre,
lArtois e la Franca Contea. Quando poi
nel 1516 mor` il nonno materno Ferdi` lAragona, la
nando il Cattolico eredito
Catalogna, il Rossiglione e i regni di Napoli, di Navarra, di Sicilia e di Sardegna. Per la prima volta nella storia la
` a essere governata da
Spagna si trovo
una stessa persona; infine nel 1518,
alla morte del nonno paterno Massimiliano I, divenne imperatore. Di cultura
e tendenze personali assolutistiche, dovette affrontare non pochi problemi per
governare un cos` composito complesso
di stati e di culture. Per quanto riguarda
la Sardegna, il regno dipendeva dal Supremo Consiglio dAragona, che in questa situazione assunse unimportanza
notevole e divenne lorgano che trattava in nome e per conto del sovrano gli
` importanti del regno; accanto
affari piu
375
pag. 381
Carlo V
mor`, molti di questi problemi non
erano stati ancora risolti.
DI CARLO V IN SARDEGNA AnVICERE
gelo Vilanova. Cavaliere, nominato vi da Ferdinando il Cattolico nel
cere
1514 e riconfermato da Carlo V, resse
lufficio fino al 1529. Martino Cabrera.
dal 1529 al 1532. AntoCavaliere, vicere
nio Cardona. Maggiordomo della re dal 1534 al 1543 e dal 1545
gina, vicere
al 1549. Pietro Vaguer. Vescovo di Al dal 1543 al 1545. Gerolamo
ghero, vicere
interino tra il
Aragall. Cavaliere, vicere
1549 e il 1550 e nel 1556. Lorenzo Fernan tra il
dez de Heredia. Cavaliere, vicere
1550 e il 1556.
& CARLO V AD ALGHERO
Nellottobre 1541 Carlo V radunava una
grande flotta destinata allimpresa di
Algeri. In uno degli spostamenti delle
navi su cui era imbarcato, limperatore
` ad Alghero, dove si trattenne
attracco
per un paio di giorni e una notte. Evento
senza grande importanza per quello
` potente del
che era allora luomo piu
mondo, giornata memorabile per gli al` che
gheresi, soprattutto per le autorita
dovettero preparare laccoglienza allospite e provvedere alle vettovaglie per
la flotta. Uno dei testimoni di quelle
` memoria
ore, Johan Galeac
o, ne lascio
in un testo che racconta tot lo que sa
Magestat ha fet en lAlguer y del que se
ha fet per sa vinguda. Galeac
o era no`:
taio e consigliere quarto della citta
limperatore lo fece cavaliere. I pochi
fogli del manoscritto venivano conservati nellArchivio Storico di Alghero,
ma sul finire degli anni Settanta del Novecento furono trafugati da ignoti,
come dice Mario Salvietti, un apprezzato studioso di storia locale che nel
1991 ne diede una edizione, accompagnata dalla traduzione del testo e ricche
note. Il testo non aggiunge nulla alla sto` un quariografia dellimperatore, ma e
dretto a suo modo delizioso della vita
politica e sociale di Alghero e del carattere degli algheresi dallora. [MANLIO BRIGAGLIA]
376
pag. 382
Carlo V
altra, dove andavano o da dove venivano e tutto quello che sapete di esse.
Allo stesso modo ordinerete che nella
` non manchino le vettovaglie
vostra citta
necessarie per provvedere e alimentare la nostra casa e la nostra corte met` tutta la diligenza che ci
tendo in cio
aspettiamo da voi. Dato nel porto di Bonifacio li 3 ottobre anno MDXXXXI. Yo
el rey. Idagues segretario. Appena ricevuta la lettera con lonore e la riverenza dovuti i consiglieri si affrettarono
a ordinare il necessario e nella stessa
` il
notte di mercoled` arrivarono in citta
nobile governatore e il magnifico veguer mossen Miguel Olives minore e i
detti consiglieri si affrettarono a far costruire un pontile di legno in mare
molto lungo e ampio e fecero impastare
molto pane bianco per presentarlo in
` e fare in modo
omaggio a Sua Maesta
che per le vie e alle porte delle case e
delle botteghe vi fossero pollastri, oche,
anitre, piccioni, uova, uva, formaggi,
frutta e altra roba in modo che la gente
potesse far acquisti senza dover andare
troppo in giro: con bandi che proibivano di maggiorare i prezzi. Autorizzarono molte rivendite di vini bianchi e
vacrossi, diedero disposizioni perche
che e montoni dellagro entrassero in
` e che le macellerie fossero ben forcitta
nite, che i pescatori delle peschiere e
degli altri luoghi di pesca portassero il
loro pesce e che tutto fosse esposto allaperto in modo che il re e la sua corte
ricevessero un qualche conforto in que` e il re conoscesse la
sta loro povera citta
` dei vassalli che la abiinnata fedelta
tano. E allo stesso modo il detto nobile
governatore, il veguer e i magnifici con`
siglieri organizzarono per Sua Maesta
una battuta di caccia a Porto Conte,
tanto che la stessa notte vi andarono i
magnifici mossen Guerau de Cetrilla,
mossen Francesch Busquets, mossen
Salvador Cetrilla e mossen Perot Amat,
` , e il magnifico
cavalieri di questa citta
mossen Angel Torralba, secondo consigliere, e altri cittadini e probi uomini e
loro servitori con molti cavalli, cani,
battitori, servi e l` a Porto Conte aspet` per condurlo a cactarono Sua Maesta
le navi arrivacia, per due notti, finche
rono a Porto Conte gioved` 6 verso mezzanotte. Lindomani venerd` prima di
giorno il detto nobile governatore accompagnato da quattro cavalieri, don
Johan Manca, don Angel Manca, fratelli
Jaume Manca e don Joan Cariga, sassa` per locresi, che erano venuti in citta
` con una barca armata a
casione, ando
` che il re non si
Porto Conte, dove arrivo
era ancora alzato e quando si fu alzato il
` la mano a nome
governatore gli bacio
` ed espresse la
proprio e di tutta la citta
gioia di tutti per la venuta di Sua Mae` e disse quanto fossero dispiaciuti i
sta
consiglieri per il poco tempo che avevano avuto per apprestare tutto il ne` abbondanza di quella
cessario con piu
` lo ricevette
che avevano. Sua Maesta
con molta benevolenza e disse che era
` di tutti e vesicuro della buona volonta
dendo a terra gente a cavallo, a piedi e
avendogli detto che erano i cacciatori
` accorsi nel caso che il re vodella citta
lesse andare a caccia lo grad` molto e
allora quei cavalieri, consiglieri e il nobile don Jaume Ramon Cetrilla che era
sopraggiunto e altri cacciatori salirono
sulla galera e baciarono la mano al re
che li ricevette con molta benevolenza e
in effetti scese a terra su una piccola
lancia senza scorta, con soltanto tre o
quattro grandi di corte come il duca di
Camerino, nipote di papa Paolo III, e
suo genero, il principe di Salmona don
vila commendatore maggiore
Lluys Da
di Alcantara, il principe di Macedonia
e lambasciatore inglese, e raggiunse i
cavalieri cacciatori. Udita la prima
messa, celebrata nel luogo che chiamano la Dragonara da un cappellano di
377
pag. 383
Carlo V
` , sal` a cavallo cos` come feSua Maesta
cero gli altri e andarono a caccia. Il re
uccise un cinghiale che fu spinto alla
sua posta da un cane di mossen Gueran
de Cetrilla; alla fine il re volle che consiglieri e cavalieri salissero con lui
sulla sua galera e con loro prese terra
` venerd` 7 ottobre
nel porto della citta
verso lora del vespro. Intanto, mentre
il re era a caccia il governatore era tor` e ne aveva riferito al veguer,
nato in citta
ai consiglieri e ai cittadini. Insieme col
re molta parte delle galere vennero al
porto, ognuna per conto proprio, tanto
` accompagnato da poche
che il re arrivo
di loro, visto che le galere non si preoc` dal matcupavano di scortarlo; anzi gia
tino quattro fregate erano entrate in
porto senza preoccuparsi di stare per
` loro solito. Il pontile
le punte come e
` aveva fatto fare per il re era
che la citta
di travi, tavole e travi piccole, cos` lungo
che superava due scogli delle secche, e
sul punto terminale portava le armi del
re dipinte in modo molto sontuoso dal
maestro Johanot Spert cittadino di Alghero; il pontile era coperto di preziosi
drappi fini di Barcellona, vermigli,
gialli e di altri colori. Attendevano il re
il governatore, il veguer e i consiglieri
accompagnati da molti cavalieri e probi
` e dellentroterra fra i
uomini della citta
quali cerano don Bernat Dessena, fratello del governatore, lalcaide C
apata
di Cagliari, don Francisco Rebolledo,
consigliere in capo di Sassari, don Johan Manca e altri che si tralasciano, vestiti per loccasione: il consigliere in
` ornate
capo portava le chiavi della citta
di cordoni e fiocchi di seta fina rossa e
gialla; ma mentre aspettavano, le ga` approdate e la loro gente
lere erano gia
` o aveva
di bordo passeggiava per la citta
nestrovato alloggio nelle case sicche
sun corpo di guardia attendeva il re; la
` dal momento dellarrivo delle
citta
prime galere fino a quando il re non rag-
` di far
giunse il suo palazzo non cesso
sparare salve di artiglieria, di cui era
incaricato mossen Jaume Valdellos. Il
re fece alzare tutte le sue bandiere e lo
` con
stendardo e fece salutare la citta
quattro salve di bombarde della sua
nave. Quindi scese in una lancia col
principe Doria e i rematori, e prima di
entrare nel porto e sbarcare a terra
` con la lancia e il principe a vedere
ando
` dal mare, da SantElmo fino alla
la citta
torre dello Sperone; nel frattempo il governatore e tutto il suo seguito, per
paura che il re entrasse dalla porta
reale, andarono via dal porto: se nerano appena allontanati che il pontile
fu saccheggiato e i suoi drappi fatti bottino dei soldati e di altri, cosa di cui il re
` molto contento. Dopo aver
si mostro
` con la
ben osservato tutto il re torno
` nel pontile e ordino
`
sua lancia e sbarco
alla guardia di andarsene (non ce nera
lui l` era a casa
bisogno, disse, perche
sua) e cos` le guardie non stettero a osservare alcun ordine come si fa al dentro il palazzo ne
fuori, e
trove ne
se ne andarono a passeggio. Intanto governatore, veguer, consiglieri e cittadini
cavalieri inginocchiati baciarono la
mano al re, che li ricevette affettuosamente; quindi gli donarono le chiavi
`, che il re ricevette e restitu`
della citta
dicendo in castigliano: Jurados, tene questa gente ci
tele in buonora perche
basta e anzi vi chiediamo e ordiniamo
che le teniate e guardiate al bene della
vostra terra come avete lobbligo e come
` richiede. Allora di
la vostra fedelta
nuovo i consiglieri gli baciarono la
mano. Quindi il re procedette dal capo
del pontile fino a terra, dove lo aspettavano i reverendissimi vescovo di Ampu` , rivestito dei
rias, che si trovava in citta
paramenti pontificali, e don Pedro Vague, vescovo di Alghero e consigliere di
` (entrato precedentemente
Sua Maesta
` e ricevuto secondo lusanza),
in citta
378
pag. 384
Carlo V
che non vestiva i panni pontificali, accompagnati dal vicario monsignor
` y Duran, arciprete di
Francesco Guio
Alghero, e da canonici, cappellani e
frati con le loro croci. Tenendo in mano
il vescovo di Ampurias la vera croce, es` distesi due tappeti forniti da
sendo gia
mossen Francesco Busquets e due cuscini di seta verde lasciati alla Curia da
donna Isabella Amat y Dessena e pronto
il baldacchino di broccato foderato di
` cangiante della cattedrale, Sua
taffeta
` si inginocchio
` su quei cuscini e
Maesta
` la vera croce nelle mani del revebacio
rendissimo vescovo di Ampurias.
Quindi sal` su un cavallo castano lus` del nosuosamente bardato, proprieta
bile don Johan Manca, e stando sotto il
baldacchino disse al vescovo: Vescovo,
` con quelli
passate qui e questi savvio
che portavano il baldacchino e con so` e in processione entro
` Sua Maelennita
` nella sua citta
` di Alghero venerd` 7
sta
ottobre 1541 quasi allora del vespro.
Portavano il baldacchino i magnifici
mossen Perot Castilla, donzello, consigliere in capo, mossen Angel Torralba,
consigliere secondo, mossen Johan Galeasso, consigliere quarto, i nobili don
Pedro de Ferrera, don Johan Manca e il
magnifico mossen Gueran de Cetrilla.
` il re ando
` a pregare
Allingresso in citta
` a cavallo
nella cattedrale; quindi torno
e arrivato alla casa del nobile don Pedro de Ferrera nella piazza parata a fe` di deporre il baldacsta, il re ordino
prima di smontare voleva
chino perche
` che
andare a vedere il resto della citta
restava da vedere dalla parte di terra
come laveva vista dalla parte del
`, seguito dal governamare. Cos` savvio
tore, dal veguer, dai consiglieri e dai cavalieri che portavano il baldacchino,
don Bernat Dessena, mossen Francesch
de Busquets e altri cittadini; uscendo
` da Porta reale il re disse ai
dalla citta
` la chiesa
consiglieri: Jurados, questa e
qui sara
il resto va tutto bene. Continuando a
camminare, tra Porta nuova e la Porta
` di colpo il
vecchia, il re quasi arresto
cavallo per guardare la sue armi che vi
sono dipinte e i consiglieri gli dissero
che in cose simili si impiegano i soldi
` alla citta
` e lui disse: Lo
che il re da
` in citta
` e arrivedo, mi piace ed entro
vato alla casa di don Pedro scese da cavallo e sal` nella sala dove laspettavano
il principe Doria e altri grandi di corte.
` brevemente
Stando in piedi, il re parlo
col principe Doria della flotta (una lettera trasmessa dal governatore aveva
indicato dove aveva dato ancora),
` nella sua camera e tutti
quindi si ritiro
se ne andarono alle loro case. Dalla sua
` con il principe di
camera il re saffaccio
Macedonia, il principe di Salmona, il
duca di Camerino nipote del Papa e ge` e don Lluys Da
` vila
nero di Sua Maesta
` ntara e
commendatore maggiore di Alca
` nella
rideva con loro guardando giu
piazza dove le vacche e le altre bestie
che dovevano essere imbarcate correvano inseguite dai soldati che le uccide` quasi notte. I
vano a coltellate. Era gia
379
pag. 385
Carlo V
`
consiglieri, accompagnati come si e
detto, si recarono a palazzo e supplica` che si ricordasse di
rono Sua Maesta
` dal momento che Noquesta sua citta
stro Signore ci aveva fatto la grazia che
il re era venuto ad Alghero, loro che stavano su uno scoglio di roccia lontano da
ogni luogo abitato e in continua lotta
contro i nemici, con il solo nome di vas`. Ed egli
salli fedelissimi di Sua Maesta
` stato il desiderio
rispose: Jurados, e
che avevamo di vedere Alghero che ci
ha fatto venire in Sardegna, altrimenti
non saremmo venuti. E ora che abbiamo
` e ci siamo resi conto della
visto la citta
sua importanza, non possiamo pren
dere nessun provvedimento perche
siamo in viaggio; rinviamo a quando saremo in Spagna, e l` provvederemo e di` il vostro
sporremo secondo quanto sara
servizio per noi, secondo quanto ri` e merita
chiede limportanza della citta
` e puo
` darsi che non
la vostra fedelta
passi molto tempo che ci vedrete unal`. Al che i magnitra volta, se Dio vorra
fici consiglieri gli baciarono la mano
ringraziandolo della benevolenza e dellamore che mostrava loro, e si ritira` stati fatti i preparativi
rono. Erano gia
` , solo la
per la cena, ma il re non ceno
` qualche pezzo di biscotto
notte mangio
bianco e bevve acqua di cannella, per era indisposto di stomaco. E prima
che
di mettersi a letto disse al consigliere
quarto che era stato sempre presente:
Jurado, se ne vadano pure tutti, non
` stiamo
abbiamo bisogno, andate che gia
a casa nostra, al che un suo alabardiere di nome Rodrigo gli disse: Signore, i jurados non ci hanno procurato
` bene che stacchiamo
i materassi, sara
queste tende di raso e che ci arran` si mise a
giamo con esse; Sua Maesta
ridere e disse al consigliere quarto: Jurado, attento che questi pazzi non facciano danni, e il consigliere disse:
Non ce la faranno, signore. Lui se
` e il re si sdraio
` nel letto che la
nando
` gli aveva preparato. Quanto allacitta
labardiere, non voleva dire che mancavano i letti tutti erano ben alloggiati
ma per ricordare i regali, che poi in ef` fece a tutti, alabardieri, lacfetti la citta
, guardarobieri, fornai, uscieri,
che
capo della dispensa e cuoco: il consi`
gliere quarto, infatti, a nome della citta
divise fra loro una mancia di circa settanta ducati secondo lufficio di cia` anche il baldacchino
scuno, e recupero
e i drappi. Lindomani, alzatosi il re,
` per la messa nella sala
sapparecchio
del palazzo dove ascoltarono la messa,
detta da un cappellano del re, Sua Mae` e molti principi, duchi, marchesi,
sta
conti, prelati e gran signori della Sua
corte e insieme a loro il governatore e i
magnifici veguer, consiglieri, cavalieri,
cittadini e altri algheresi. Essendo ora
` a casa sua e il
di desinare, ognuno torno
` nella sua camera dove desino
`
re si ritiro
secondo quanto richiedeva il suo mal di
stomaco. Dopo un po il re fece dare il
bando che tutti prendessero imbarco e
verso le due diede ordine di partire.
Uscendo dalla sua camera per andare
a imbarcarsi, in presenza di quei principi, duchi, conti, prelati e grandi signori della sua corte e del governatore
don Diego Dessena e di molti altri cava` armo
` calieri e cittadini di questa citta
valieri i magnifici mossen Johan Galeac
o consigliere quarto (di cui ab` parlato), mossen Duran Guio
`
biamo gia
algherese, mossen Pedro Pilo, mossen
Cano e mossen Virde sassaresi e mossen
Johan de Lesgrexo di Castellaragonese.
` le nomine il segretario del re
Verbalizzo
mossen Johan Pera Longo. Mentre scendevano nella scala del palazzo quel consigliere quarto appena fatto cavaliere
chiese al re la grazia di andare a servire
ai suoi ordini in quella impresa di Al` rispose: Jurado,
geri, ma Sua Maesta
per ora badate al vostro ufficio, cos` vi
380
pag. 386
381
pag. 387
Carlo Borromeo
sorti dello stato concedendo la costitu`
zione, il suo comportamento provoco
una profonda crisi politica dalla quale
`
comunque seppe trarlo fuori con abilita
lo zio Carlo Felice. Durante il regno di
questultimo tenne un atteggiamento riservato e distaccato, per cui nel 1831
`.
riusc` a salire sul trono senza difficolta
Conosceva abbastanza i problemi della
Sardegna, che aveva visitato prima di
tenne nei suoi condivenire re, sicche
fronti, aiutato da ministri illuminati e
da alti funzionari sardi (a cominciare
dallo stesso Giuseppe Manno), un atteggiamento costruttivo, proseguendo la
politica di riforme posta in essere da
` , fu
Carlo Felice. La sua azione, pero
` incisiva e politicamente vamolto piu
lida: tra le molte riforme da lui promosse quella che condusse allaboli` importante.
zione dei feudi fu la piu
` noto, i feudi furono aboliti al
Come e
termine di una complessa procedura
svoltasi tra il 1836 e il 1838, che comunque ebbe effetti positivi sullassetto sociale ed economico dellisola. Nonostante le complicazioni di carattere internazionale cui diede luogo il fatto che
molte delle misure abolitive toccavano
feudatari spagnoli, protetti dallo stesso
trattato con cui la Sardegna era passata
ai Savoia, C.A. di S. procedette nella
strada intrapresa. Egli comunque comprese anche che labolizione del sistema feudale aveva contribuito a porre
in evidenza altri gravi problemi dellisola connessi allestensione del sistema
fiscale e alla utilizzazione dellenorme
` di terreni degli ex demani feuquantita
dali; per questo motivo, quando i liberali sardi nel 1847 premettero per ottenere la fusione perfetta con gli stati di
terraferma e lestensione allisola dello
` di ritardarne
statuto del 1848, egli cerco
la concessione. Protagonista della sfortunata prima guerra dindipendenza,
mor` esule a Porto nel 1849.
VICERE DI CARLO ALBERTO IN SARDEGNA Giuseppe Montiglio dOttiglio e Vil dal 1831 al
lanova. Cavaliere, vicere
382
pag. 388
Carlo II di Borbone
` gli abusi e lo
troriforma. Condanno
` il
sfarzo della Curia romana, riordino
` seminari, costru` ospedali
clero, fondo
` nellaiutare i colpiti
e ospizi, si prodigo
dalla peste (1576-1577). Canonizzato da
Paolo V (1610). Patrono dei catechisti e
dei maestri. [ADRIANO VARGIU]
che culmino
Camarassa e con una tremenda repressione. Lisolamento del regno e la crisi
della sua economia si accentuarono an lo sventurato sovrano non fu
che perche
in condizione di porre in alcun modo
rimedio alla situazione.
DI CARLO II IN SARDEGNA EmaVICERE
nuele de los Cobos. Marchese di Cama dal 1665 al 1668. Francesco
rassa, vicere
383
pag. 389
Jose
dal 1696 al 1699.
384
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Carlo Felice
DI CARLO EMANUELE III IN SARVICERE
DEGNA Gerolamo Falletti. Marchese di
dal 1732 al 1735.
Castagnole, vicere
Carlo Amedeo Battista San Martino dA dal
glie. Marchese di Rivarolo, vicere
1735 al 1738. Francesco Luigi dAlligne.
dal 1738 al
Conte di Apremont, vicere
1741. Ludovico de Blonay. Barone, vi dal 1741 al 1745. Giuseppe Maria
cere
del Carretto. Marchese di Santa Giulia,
dal 1745 al 1748. Emanuele Valvicere
guarnera. Principe di Valguarnera, vi dal 1748 al 1751. Giovanni Battista
cere
inutilmente di opporsi alle truppe francesi, nel 1799 queste lo cacciarono dal
Piemonte, costringendolo a rifugiarsi
in Sardegna con tutti i suoi parenti.
Dopo un breve soggiorno nellisola
` sulla terraferma e fu a Napoli e
torno
successivamente a Roma nella speranza di riuscire a riavere i suoi stati di
terraferma; quando si rese conto che il
suo progetto era impossibile, nel 1802,
addolorato anche da una serie di lutti
` a favore del fratello
domestici, abdico
` a vita priVittorio Emanuele I e si ritiro
` nellordine dei Gevata. Nel 1815 entro
suiti.
Carlo Felice Nome che si da` comunemente alla superstrada statale n. 131
385
pag. 391
386
pag. 392
Carloforte
tato. Regione storica: Sulcis. Diocesi di
Iglesias.
387
pag. 393
Carloforte
migliorarono, nel 1793 C. e lintera isola
furono occupati dai francesi e per un
breve periodo i carlofortini fecero conoscenza di un governo rivoluzionario.
` fu sorpresa
Nel settembre 1798 la citta
nella notte da una incursione di pirati
tunisini che fecero moltissimi schiavi e
li condussero a Tunisi, da dove furono
liberati per intercessione di Napoleone
dopo quasi cinque anni. Nel 1812, con
` s, cesso
` anche
lestinzione dei Genove
` pote
fila dipendenza feudale e la citta
nalmente acquistare la piena autonomia. Nel 1821 C. fu inclusa come capitale di mandamento nella provincia di
Iglesias ma, abolite le province nel
1848, fu compresa nella divisione am`
ministrativa di Cagliari e dal 1859 entro
a far parte della omonima provincia. Di
` la testimonianza che
questo periodo e
ci viene da Vittorio Angius nel Dizionario del Casalis. Labitato presentasi sul
`
lido in bellaspetto per certa regolarita
nelle strade coperte a ciottoli e di giusta
ampiezza, e per le due piazze, una nella
marina col monumento di Carlo Emanuele III, laltra quadrata nel centro
del paese. Le case son ben costrutte, parecchie con piano superiore, e molte tra
esse di bella forma. La pulitezza delle
` da lodare. Nel
medesime nellinterno e
1834 vi si numeravano anime 2935 nella
distinzione di maschi 1468, di femmine
1467, e si calcolavano nellanno nati 100,
morti 50, matrimoni 15. Sono i carolini
una gente molto industriosa. Per la
` hanno riparato
quale singolare attivita
alle perdite patite nelle incursioni dei
barbareschi, e sanno provvedere alla
propria sussistenza in una terra naturalmente sterile. In che molto ancora
conservano della loro origine. Li vedresti sulle barchette ora andar a strappar i
coralli, ora a ricercar gli sciami nuotanti delle sardelle e delle alici. Dai
primi di maggio agli ultimi di giugno tu
ne troveresti circa quattrocento nelle
388
pag. 394
Carloforte
nerario e i suoi battellieri presero parte
alle lotte operaie, schierati in prima
` a un
fila. La crescita economica porto
notevole aumento demografico che la
` non fu in grado di assorbire: per
citta
questo nel corso del Novecento si veri` un notevole flusso migratorio che
fico
` molti carlofortini lontano dalla
porto
loro isola. Nel secondo dopoguerra la
` minerarie segno
` ancrisi delle attivita
` il
che quella del porto di C. e accentuo
`
fenomeno migratorio. Dopo il 1960 pero
la crescita del turismo, dapprima solo
estivo, ma ormai divenuto residenziale
nellintero anno, ha invertito questa
tendenza e ha contribuito a modificare
radicalmente lassetto sociale della co`.
munita
&
389
pag. 395
Carloforte
catori economici: imponibile medio IRPEF in migliaia di lire 17.740; versamenti ICI 4027; aziende agricole 259;
imprese commerciali 121; esercizi pubblici 37; esercizi al dettaglio 151. Tra gli
indicatori sociali: occupati 1526; disoccupati 337; inoccupati 402; laureati 125;
diplomati 1292; con licenza media 1603;
con licenza elementare 1906; analfabeti
162; automezzi circolanti 1779; abbonamenti TV 2077.
` . In particolare va
della storia della citta
ricordata la chiesa di San Carlo Borromeo, parrocchiale progettata dal Della
Vallea nel 1738, ma costruita a partire
dal 1773 a opera dellarchitetto Francesco Dariso che riprese il vecchio progetto, sul quale pare avesse lavorato,
tra il 1761 e il 1769, il Belgrano di Famo` la realizzazione. Ledilasco, e ne inizio
ficio ha elementi barocchi e classici e
` dignitoso e gradevole.
nel complesso e
`
Altro importante segno della storia e
loratorio della Madonna dello Schiavo,
una piccola chiesa la cui costruzione
` nel 1803 e fu completata nel 1815
inizio
dalle centinaia di abitanti di Carloforte
` in Tunisia dopo
reduci dalla schiavitu
lincursione dei corsari barbareschi del
` legato alla statua che nel
1798. Il culto e
1800 sarebbe loro apparsa appesa a una
palma da datteri nei dintorni di Tunisi.
La statua, scolpita in legno nero, farebbe pensare alla polena di una nave.
Uno degli schiavi, il Moretto, la prese e
` a Tunisi affidandola a un
la trasporto
altro schiavo della famiglia Segni, anche lui prigioniero. Ben presto la notizia si diffuse e tutti gli schiavi di C. presenti si radunarono intorno al simula` che ottennero
cro chiedendo la liberta
` solo nel 1803. Altra chiesa imporpero
` quella dedicata a San Pietro, cotante e
struita dopo il 1735 dallarchitetto Della
Vallea sulle rovine di una chiesetta del
secolo XIII che era intitolata Agli Innocenti e che era stata costruita per
ricordare il naufragio di una delle navi
che trasportavano un gruppo di adolescenti partiti verso lOriente per la cosiddetta Crociata dei fanciulli. Ledi` caficio ha forme tardobarocche ed e
ratterizzato da unelegante cornice. Al`e
`
tro ricordo della storia della comunita
` che resta del sistema
costituito da cio
delle Mura di cinta la cui costruzione
era stata avviata secondo un progetto
dellarchitetto piemontese Della Vallea
390
pag. 396
Carloforte
`:
autore del piano urbanistico della citta
avevano un impianto quadrangolare
che seguiva il perimetro urbano ed
erano rafforzate da bastioni e da fortini
nei quali erano ricavate le porte di ingresso. Nel periodo della fondazione la
loro costruzione procedette a rilento,
ma dopo una prima disastrosa incursione dei corsari barbareschi del 1741
furono completate entro il 1769 con laggiunta della cosiddetta torre di San Vittorio, che aveva la funzione di proteggere le saline e limboccatura del porto.
Fuori dallabitato si trova il colle omonimo, che domina limpianto della salina di C. Nello stesso sito nella seconda
` del secolo XVIII fu costruita una
meta
torre costiera piemontese. Ledificio ha
limpianto di un vero e proprio fortino
costituito da un corpo centrale trilobato
ai cui vertici si trovano bastioni protettivi in pietra e terra. Fu in seguito do` ad avere fino
tato di artiglieria e arrivo
a 13 pezzi e una guarnigione di 50 uo` pero
` non imped` lo
mini. Tutto cio
sbarco e loccupazione francese del
1793 e la terribile incursione barbaresca del 1798. Nel 1838 la torre fu trasformata in carcere militare e nel 1868 fu
` di
abbandonata. Dal 1898 lUniversita
Cagliari vi ha impiantato un osservatorio astronomico. Da Carloforte si pos` dellisono raggiungere diverse localita
sola tra le quali La Punta, situata a qualche chilometro dallabitato nel nord
dellisola e frequentata fin dal XVII
` connesse alla lavorazione
per le attivita
del tonno che veniva dalle vicine tonnare di Porto Paglia e di Portoscuso. Attualmente vi sorgono gli stabilimenti
per la lavorazione del tonno che da
qualche anno, con il rilancio dellatti` , hanno ripreso a funzionare. Provita
` lIsola
spiciente lisola di San Pietro e
Piana a poca distanza dalla costa di San
` di La
Pietro e prospiciente la localita
Punta. Fin dal secolo XVII era tradizio-
`
nale centro di una tonnara di proprieta
dei Cavassa. Finita la guerra di successione spagnola, nel 1711 lisola fu concessa da Carlo dAsburgo a Francesco
Pes marchese di Villamarina. Nel corso
del secolo XVIII i Pes continuarono a
svilupparvi la pesca del tonno e resistettero alle pretese dei Cavassa che
avrebbero voluto rientrarne in possesso. Nel 1774 i Pes addirittura ottennero la trasformazione della concessione in feudo col titolo di barone e continuarono a possederla fino al riscatto
dei feudi nel 1838. Successivamente,
essi cedettero la tonnara a imprenditori genovesi ma alla fine dellOttocento
fu abbandonata. A partire dalla se` del Novecento comincio
`a
conda meta
` turiessere valorizzata come localita
stica e attualmente gli antichi locali
sono stati trasformati in un esclusivo
villaggio turistico.
&
391
pag. 397
Carloni
culture abbiano assimilato quella lo` pressoche
Carloni, Pier Luigi Avvocato, consigliere regionale (n. Oristano 1942). Fi`
glio di Gino, conseguita la laurea si e
dedicato alla professione di avvocato e
` impegnato nella vita politica. Dapsi e
prima iscritto nel PRI, a partire dal
` stato eletto consigliere comunale
1975 e
`; nel 1978 si e
`
e assessore della sua citta
ritirato clamorosamente dalla vita poli`, avvicinatosi alle
tica. In seguito, pero
` tornato in politica e
posizioni di AN, e
` stato eletto consigliere regionel 1994 e
nale per il suo partito nel collegio di
Oristano per lXI legislatura. Riconfermato nella XII legislatura, tra il 1999 e il
` stato vicepresidente del Consi2004 e
` uscito dal
glio regionale. In seguito e
suo partito e ha aderito al movimento
392
pag. 398
Carnevale
della Coccinella fondato da Mario
` stato riconfermato per la
Corda. Non e
XIII legislatura.
Sebastiano o della Candelora (2 febbraio) e si conclude nella notte del Marted` grasso per riprendere, per un solo
giorno, nella prima domenica di Quaresima (la cosiddetta Pentolaccia). In
tutto il periodo compreso entro queste
date, negli ultimi giorni di ciascuna settimana, nelle domeniche, il Gioved`
grasso e negli altri giorni di festa si svolgono le manifestazioni tipiche del C.
Esse consistono tradizionalmente in
balli, mascherate e questua, banchetti
e bevute.
` semplice
Carnevale In molti paesi il modo piu
di mascherarsi `e, soprattutto per i bambini,
tingersi il viso con la fuliggine.
` prevalente era il
In passato lattivita
ballo, che finiva per coinvolgere tutti
` o di condizione
senza distinzione di eta
sociale e che si svolgeva nelle strade e
nella piazza principale di ciascun centro. A prendere liniziativa dellorganizzazione erano particolari categorie, tal-
393
pag. 399
Carnevale
volta gli scapoli, talvolta gli sposati, altre volte i signori o i servi: ma poi le
feste finivano per attirare lintera co` in un crescendo sfrenato nel
munita
quale emergevano gioia, desiderio di
lasciarsi indietro linverno e speranza
di una buona annata. Oltre a questi balli
pubblici, nello stesso periodo si svolgevano balli in locali chiusi, organizzati
da comitati che entravano in concorrenza tra loro e facevano a gara per assoldare i migliori suonatori capaci di
assicurare il successo alla serata. La
` dei balli era garantita da remoralita
gole ferree cui tutti sottostavano: le ragazze erano invitate dai cavalieri ed
erano tenute ad accettare linvito regolarmente richiesto allaccompagnatore; in qualche occasione invece era
consentito alla dama di scegliere il cavaliere (come era lunga tradizione, per
esempio, a Osilo). Altro importante
aspetto del C. tradizionale erano le maschere. Quelle femminili generalmente
si basavano sul contrasto ricco-povero,
uomo-donna, mentre quelle maschili
` vario, perche
riproerano di genere piu
ponevano le macchiette paesane e i mestieri; vi erano poi le maschere zoo` les, boes, porcos) e quelle
morfe (merdu
relative a personaggi fantastici (mamuthones, issokatores, thurpos). In passato,
` era scandito da
il tempo della comunita
balli, sfilate di maschere e banchetti:
era una vera e propria drammatizzazione che, oltre a coinvolgere la comu` nei ritmi della festa, la impegnava
nita
organizzativamente nella ricerca delle
risorse necessarie per dar vita alle varie manifestazioni. E in particolare ai
grandi banchetti e alle distribuzioni
pubbliche delle tradizionali frittelle
(z`ppulas nel Campidano, cattas in Logudoro e Barbagia, frisgioli in sassarese
e gallurese). Il momento culminante
della festa era il giorno di chiusura,
che nei diversi centri assumeva forme
394
pag. 400
Carnicer
`
riescano a coinvolgere la comunita
nello spirito di un tempo, il risveglio
identitario degli ultimi decenni e laccento che le organizzazioni locali (dai
gremi alle confraternite alle stesse Pro
Loco) hanno nuovamente messo anche
su queste manifestazioni, ha prodotto
una rinnovata attenzione alla specifi` del C. sardo che va al di la
` del rilancita
cio turistico di cui hanno goduto molte
` note sono oggi:
manifestazioni. Le piu
Oristano, giostra equestre della Sartiglia. Cagliari, mascherata e rogo di Cancioffali. Santu Lussurgiu, corsa a cavallo conosciuta come Carrela e nanti.
Mamoiada, lotta tra mamuthones e isso` les e
katores. Ottana, sfilata dei merdu
lotta con i boes. Orotelli, sfilata e lotta
dei thurpos. Tempio Pausania, sfilata
dei carri, mascherata e rogo di Re Giorgio (Ghjogliu) e della moglie Mannena.
Ghilarza, Giostra de Su carruzu e santiga. Nuoro, sfilata dei Boes. Fonni, sfilata degli Hurtos. Samugheo, sfilata dei
maimones. Tonara, rogo di Coli Coli.
Ovodda, mascherata e rogo di Don Conte
(il Mercoled` delle Ceneri). Barumini,
mascherata e rogo di Pepi Patta. Bosa,
mascherata del Laldaggiolu, ricerca di
Giolzi e rogo finale. Calangianus, Carrasciali caragnanesu, con sfilate e offerte
di vino e frittelle. San Gavino, sfilata di
carri e maschere. Teti, Sa cursa de sa
pudda. Abbasanta, giostra equestre.
Paulilatino, giostra e sfilata delle maschere.
395
pag. 401
Carnicer
Carnicer, Giovanni Giureconsulto (Cagliari 1580-ivi 1636). Figlio di Bartolomeo, laureatosi in Legge si diede con
successo allesercizio della professione
di avvocato. Per la sua preparazione nel
1620 fu nominato assessore del tribunale del Regio Patrimonio. Stimato dai
concittadini, nel 1629 fu eletto consigliere capo di Cagliari e, quando fu
aperto il Parlamento del 1631, rappre` la citta
` nello Stamento reale. Di
sento
lui si conosce un Breve discurso del primado de Cerden
a y Corsega en favor del
arc
obispo de Caller, stampato a Madrid
nel 1616.
nel 1676 fu riconosciuto nobile e ottenne di poter disporre dei due uffici a
favore dei suoi figli.
396
pag. 402
Carpitella
dottor Diego, che ottenne il cavalierato
` nel 1647, e Gioereditario e la nobilta
vanni Battista, che ottenne gli stessi privilegi nel 1648, la famiglia si divise in
due rami. Giovanni Battista si stabil` a
Cagliari, dove la sua discendenza si
estinse nel corso del secolo XVII; il dot` a vivere ad Alghero,
tor Diego continuo
dove i suoi discendenti mantennero
una discreta posizione e ricoprirono uffici pubblici di una certa importanza.
Anche questo ramo si estinse nel corso
del secolo XVIII.
Carota Pianta erbacea perenne della famiglia delle Ombrellifere (Daucus carota L.). La specie selvatica, che cresce
spontanea in Sardegna nei campi e nei
pascoli assolati, a volte infestante, ha
fusto sottile, eretto, alto sino a 1 m. Le
foglie sono profondamente pennate,
composte da segmenti lineari o lanceolati. I fiori, grandi ombrelle bianche con
i fiori centrali rosso-viola, spiccano anche ai bordi delle strade per tutta la pri` coltivata
mavera e lestate. La qualita
viene prodotta in Sardegna nelle province di Cagliari e di Oristano, con una
produzione annua di circa 100 000 q.
glia (gallurese); arriga
Nomi sardi: arica
ga (nuorese).
(campidanese); fustina
C
a Rovira, Michele Imprenditore (Cagliari, sec. XIV-?). A lui nel 1376 fu affidato il compito di rafforzare e restaurare la palizzata del porto di Lapola;
` a termine il suo mandato in due
porto
anni, presentando il rendiconto dei lavori compiuti al maestro razionale, che
` nel 1379.
li approvo
397
pag. 403
Carquero
` importante
Leonardo Sole. Lopera piu
` la raccolta in 3 dischi Musica sarda.
e
Canti e danze tradizionali, pubblicata
dalla Albatros nel 1986.
Carquero Famiglia di Bosa (secc. XVIIXIX). Originaria della Liguria, compare in Sardegna nel corso del secolo
XVII. Erano mercanti e raggiunsero
un elevata posizione economica. Divisi
in diversi rami, nel 1695 ottennero un
primo riconoscimento del cavalierato
` con un Giorereditario e della nobilta
gio che fu ammesso allo Stamento militare nel 1698 durante il parlamento
Mantellano. Nel corso del secolo XVIII
le concessioni furono rinnovate a un altro ramo della famiglia nel 1738 con
lavvocato Bernardino, i cui discen` del secolo si
denti nella seconda meta
stabilirono a Oristano. La famiglia si
estinse alla fine del secolo XIX.
Carra Termine che si ritrova con significati diversi nel linguaggio giuridico
` nota delle accezioni del
sardo. La piu
` riferita a una tassa sui pesi e
termine e
sulle misure che veniva pagata a Sassari fin dai tempi precedenti la conquista aragonese. Troviamo tracce della
` giudicale; negli
sua esistenza in eta
anni in cui fu costituito il Comune di
Sassari essa venne regolamentata negli
statuti. La tassa fu mantenuta dagli Aragonesi e nel secolo XV la sua riscossione fu data in appalto (arrendata) a
mercanti appartenenti alloligarchia
` ; agli inizi del secolo XVI,
della citta
`, la riscossione della c. fu concessa
pero
vita natural durante e per gli eredi a
Carrarza Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria
della Trexenta. Sorgeva a poca distanza
dallattuale abitato di Segariu. Nella divisione del 1258, seguita alla caduta del
giudicato, il villaggio fu incluso nei territori toccati ai Capraia, alla cui estin` sotto il diretto controllo del
zione passo
giudice dArborea. Alla fine del secolo
XIII Mariano II cedette il villaggio al
Comune di Pisa, ma ormai la sua popolazione, che negli stessi anni aveva cominciato a diminuire, lo aveva abbandonato.
Lussurgiu (=): e
si svolge in una strada del centro localmente detta Carrela e Nanti (Strada di
Davanti). La domenica, il luned` e il
marted` di Carnevale i cavalieri, indossando abiti tradizonali o un abbigliamento ideato per loccasione, scendono
al galoppo, uno, due o anche tre alla
volta affiancati, lungo questa strada,
` in discesa e non perfettamente diche e
` incentrata tutta sulritta. Lesibizione e
laddestramento delle cavalcature e
398
pag. 404
Carrillo
` dei fantini; tra la folla assiesullabilita
pata stanno gli intenditori che sanno
` di ognuno di regiudicare la capacita
stare ben saldo in sella nonostante la
foga della corsa. Le famiglie che hanno
le abitazioni lungo la discesa tengono i
portoni aperti e tra unesibizione e laltra offrono agli ospiti vino, acquavite,
dolci.
399
pag. 405
Carrillo
infine, nel 1519, procuratore reale. Ricopr` questi uffici con grande spregiudicatezza: coperto da amici compiacenti cui aveva a sua volta reso molti
piaceri, riusc` ad attingere direttamente alla cassa reale per costruirsi un
vistoso patrimonio feudale e, fino alla
morte avvenuta nel 1530, riusc` a non
rendere conto a nessuno del proprio
operato.
400
pag. 406
Carroz
il 1578 fu costretto a vendere tutti i feudi
tranne quello di Ittiri e Uri che riusc` a
conservare.
401
pag. 407
Carroz
rosi figli che ereditarono Mandas e i diritti sul vastissimo patrimonio che Giovanni dArborea aveva lasciato in Gallura. Dopo la battaglia di Sanluri essi si
trovarono in possesso di un immenso
patrimonio feudale e nel 1426 ottennero il titolo di baroni di Terranova con
` II,
un Francesco. Egli fu padre di Nicolo
uomo ambizioso e capace, che seppe
estendere ulteriormente il suo patri` un ruolo politico di
monio ed esercito
` del seprimo piano nella seconda meta
colo XV. Egli fu il rivale di Leonardo
Alagon e, quando si estinsero i Bertran
Carroz conti di Quirra, si fece nominare
tutore della giovane contessa Violante
II che costrinse a sposare il proprio figlio Dalmazio. Il matrimonio di Dalma` lapice della discendenza di
zio segno
Giacomo, che cos` fu in condizione di
riunire il patrimonio dei due rami della
` anche il suo trafamiglia, ma segno
monto. Infatti Dalmazio, che era lultimo dei Carroz di questo ramo, mor`
due anni dopo senza lasciare discendenza.
402
pag. 408
Carroz
IV e Pietro IV fu tra i difensori di Cagliari e riusc` a fermare le truppe giudi` Cacali a San Vetrano e prese e brucio
poterra. Nel dopoguerra decise di risiedere nel castello di San Michele ove
tenne corte e offr` rifugio a delinquenti
dei quali si serviva per terrorizzare le
popolazioni circostanti. Nel 1363, completato lassetto territoriale del suo
grande feudo, ebbe il titolo di conte di
` dai
Quirra; nello stesso anno acquisto
Sant Clement i villaggi di Santa Maria
de Claro, Xicoxi e Bangiargia, dagli Oulomar i villaggi di Mara e di Calagonis,
dai Martinez il villaggio di Solanas, dai
Cespujades il villaggio di Santa Maria
in Paradiso, dai Bolea alcuni altri centri del Colostrai; il re gli concesse i villaggi distrutti di Carbonaria, Sedanu e
Corongiu. Subito dopo, scoppiata la seconda guerra tra Mariano IVe Pietro IV,
i suoi domini furono devastati e occupati dalle truppe giudicali; egli fu tra i
principali protagonisti della difesa di
` che rimaneva in mano al re dAracio
gona e nel 1370 fu nominato comandante generale. Il suo carattere forte,
`, lo porto
` a scontrarsi con Alberto
pero
Zatrillas, del quale non condivideva la
politica.
Carroz, Dalmazio Signore feudale (Ca` sec. XV-ivi 1478). Figliari, prima meta
` II e suo braccio destro, nel
glio di Nicolo
1471, sposata Violante II contessa di
Quirra, divenne conte di Quirra, permettendo a suo padre di realizzare in
parte il suo progetto politico e di placare lastio che aveva nutrito in gio` nei confronti dei Bertran Carroz.
ventu
Tra il 1473 e il il 1477 fu assistente di suo
` a sua volta funzioni di
padre ed esercito
interino e fu tra i protagonisti
vicere
della guerra contro Leonardo Alagon.
` ancora giovane nel 1478, suMor` pero
bito dopo la battaglia di Macomer.
dopo 1325). Serv` per lunghi anni Gia` ammicomo II, che nel 1313 lo nomino
` la conquista
raglio. Quando il re avvio
della Sardegna, nel 1323 decise di prendere parte alla spedizione armando a
sue spese ventidue navi e ottenendo il
comando della intera flotta reale. Con
le sue navi contribu` alla conquista
della costa orientale con audaci operazioni di sbarco lungo le coste della Gal`,
lura e dellOgliastra. Cessate le ostilita
dopo la morte di Filippo di Saluzzo, nel
1324 fu nominato governatore generale
dellisola ma ebbe forti contrasti con
Raimondo Peralta (figlio del Saluzzo),
per cui nel 1325, accusato di non aver
saputo contrastare Pisa, fu richiamato
a corte poco prima che scoppiasse il secondo conflitto con la repubblica to` mai piu
` in Sardegna.
scana. Non torno
Carroz, Francesco II Signore di Rebollet (Valencia, fine sec. XIII-ivi 1343). Figlio maggiore dellammiraglio Francesco, prese parte alla spedizione in Sardegna unitamente a suo padre e ai fratelli e subito dopo la conquista ebbe un
feudo che comprendeva i villaggi di
Mandas, Nurri, Escolca. Coinvolto nei
`
contrasti con il Peralta, nel 1325 torno
` nelle guerre
in Spagna dove si segnalo
` ancontro i mori. Morto il padre eredito
`a
che la signoria di Rebollet e continuo
occuparsi del feudo che possedeva in
Sardegna, facendosi carico di curare
gli interessi dei nipoti figli di Berengario e di Giacomo. Mor` senza lasciare
discendenza maschile.
403
pag. 409
Carroz
si concludesse lavventura del visconte
di Narbona. Ormai tornato in possesso
di tutto il grande patrimonio, nel 1425 fu
creato barone di Terranova.
Carroz, Giacomo I Signore feudale (Valencia, inizi sec. XIV-Sassari?, 1337). Fi` giovane dellammiraglio Franglio piu
cesco, era stato destinato alla vita religiosa, ma quando ebbe inizio la spedizione dellinfante Alfonso, interrotti gli
studi, segu` padre e fratelli in Sarde` lisola con suo pagna. Nel 1325 lascio
` poco dopo; nel
dre per ritornarvi pero
1330 ebbe il feudo di Bionis con altre
` vicino a Sassari e i territori
proprieta
di Vignola e Montecarello nella parte
settentrionale della Gallura. Nel 1331
` Frongia e Sebatzus nel Sulcis;
acquisto
` stabilito a Sassari, dove per
si era pero
il suo carattere forte e aggressivo ebbe
alcuni contrasti con Raimondo di Mont` e con i Balpavon e Dalmazio di Avinyo
lester per il possesso di alcune saline.
Per questi motivi fu costretto a fuggire
` fece ritorno nel
in Spagna, da dove pero
` dai Lombart
1333. Nel 1334 acquisto
Montevargiu e Canhain, estendendo ulteriormente i suoi possessi in Gallura.
Nel 1335 fu nominato vicario reale di
Cagliari, ma mor` improvvisamente nel
1337 ancor giovane.
404
pag. 410
Carroz
` nel
Giacomo II mor`, nel 1380 subentro
vistoso patrimonio feudale che la famiglia possedeva in Sardegna ma che di
fatto era in mano alle truppe del giu`a
dice dArborea. Egli non riusc` pero
mor` ancor
tornarne in possesso perche
giovane prima della battaglia di Sanluri.
Carroz, Violante I Signora feudale (Sardegna?, prima del 1350-ivi 1408). Figlia
di Berengario II, fu allevata in Catalogna negli ambienti di corte. Sposata con
un Senesterra, quando nel 1372 fu designata da suo padre come erede era ancora giovanissima. La sua successione
in un primo tempo non fu riconosciuta
dal fisco, che considerava il feudo devoluto essendo estinta la discendenza maschile del primo concessionario; dovette anche lottare con i cugini dellaltro ramo, che rivendicavano il diritto
alla successione nel feudo. Grazie alla
protezione di cui godeva a corte, come
dama di compagnia della regina Sibilla
` , nel 1383 riusc` a chiudere a
di Fortia
proprio vantaggio lintricata controversia successoria ed ebbe linvestitura di
Quirra; nello stesso anno rimase ve`
dova, ma poco dopo, nel 1386, si risposo
con Berengario Bertran. Intanto la situazione politico-militare in Sardegna
era precipitata e i feudi erano passati
in mano del giudice dArborea. Violante
405
pag. 411
Carru
` il resto della sua vita a educare i
passo
figli avuti dal Bertran e mor` prima che
suo figlio Berengario riuscisse a recuperare Quirra.
`
Carrubo Albero dalla chioma espansa, puo
raggiungere i 20 m di altezza.
406
pag. 412
Carrus
Bosa e nel 1709 ottenne dalla nuova dinastia asburgica il rinnovo delle concessioni nobiliari. Fu padre di Salvatore, la cui discendenza si estinse alla
fine del secolo XIX con un un altro Salvatore, e di Francesco, i cui discendenti
continuarono a risiedere a Bosa, espri` di rilievo
mendo alcune personalita
come Giovanni Battista, che fu sindaco
` nel 1774, e altri. La famiglia
della citta
esiste tuttora.
Carruccio, Antonio Studioso di anatomia e di fisiopatologia (Cagliari 1838Roma 1912). Consegu` la laurea nel
` alla ricerca
1862; subito dopo si dedico
e intraprese la carriera universitaria
` di Cagliari. Nel
presso lUniversita
1863 concorse a fondare la rivista Sardegna Medica e successivamente la rivista Spallanzani. Prese parte alla
terza guerra di indipendenza. Al suo ri` accademica; nel
torno riprese lattivita
`
1869 fu eletto segretario della Societa
Entomologica Italiana. Nel 1871 si tra` di Firenze, dove lasfer` allUniversita
` col Targioni Tozzetti; da Firenze
voro
` poi allUniversita
` di Modena e inpasso
fine nel 1883 ottenne la cattedra di Ana` di Roma.
tomia presso lUniversita
` per riordiNella nuova sede si adopero
per
nare il Museo di Anatomia e si batte
la costituzione di un Museo nazionale di
Anatomia, comprando a sue spese materiale in altri musei europei. Diresse
per anni lIstituto di Scienze e fu presi` Zoologica Italiana.
dente della Societa
Tra i suoi scritti: Sugli usi ed effetti terapeutici delle acque termominerali di Sardara, 1864; Sommario storico delle
grandi scoperte fatte dagli anatomici italiani dal sec. XVI al XIX, 1864; Sullimportantissima questione dellistruzione
pratica medico-chirurgica universitaria
` dette ai Proff. Piso e
in Cagliari. Verita
Nonnis, 1865; Cenni biografici del prof.
` direttore generale
Giovanni Zucca gia
del vaccino, 1865; Sul cervello umano e
407
pag. 413
Carrus
Carruti Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
di Cagliari, compreso nella curatoria
del Sarrabus. Sorgeva nei pressi dellattuale abitato di Muravera. Quando il
giudicato fu debellato, nella divisione
del 1258 fu compreso nel terzo assegnato ai Visconti, che lo inclusero nel
giudicato di Gallura; quando la dinastia
` al
si estinse nel 1288, il villaggio passo
408
pag. 414
Carta
Comune di Pisa che lo fece amministrare da propri funzionari. Subito
dopo la conquista aragonese, nel 1324
fu concesso in feudo ai Dalmau, ma i
suoi abitanti, in prevalenza indomiti
pastori, presero a fare delle scorrerie
nel territorio circostante disturbando
il castellano di Quirra senza che i feudatari fossero in grado di fermarli. La
` il gracrescente insicurezza determino
duale esodo della popolazione e
quando i Dalmau si estinsero nel 1362
il villaggio era ormai spopolato.
Carta1 Famiglia di Benetutti (secc. XVXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XV, quando un Leonardo prese
parte alle guerre di Alfonso V nel Napoletano. Suo nipote Francesco, conti`
nuando le tradizioni di famiglia, milito
nellesercito di Carlo Ve nel 1520 ebbe il
cavalierato ereditario: fu ammesso allo
Stamento militare nel 1528 durante il
parlamento Villanova. Furono suoi figli
Giorgio, Antonio e Francesco. Da Gior` morto nel 1538) discese un ramo
gio (gia
` nel corso dei
che a sua volta si articolo
` poco conosecoli successivi e che e
sciuto; da Antonio discesero i Carta di
Alghero e di Sassari; da Francesco, infine, attraverso i suoi numerosi figli i C.
si stabilirono in diversi centri della Sardegna. Egli infatti fu padre di Giovanni
Angelo, di Giovanni Andrea, di Zaccaria e di Cristoforo, dai quali discese
una complicatissima discendenza.
Ramo di Giovanni Angelo. Giovanni Angelo si stabil` a Cuglieri. Dei suoi nipoti,
in Fiandra
Giovanni Battista combatte
e in Lombardia e nel 1652 fu nominato
sergente maggiore di Oristano; Giuseppe si stabil` a Riola, da dove il figlio,
il dottor Paolo Angelo, si trasfer` a Cagliari, dove nel 1633 ottenne il riconoscimento del cavalierato ereditario; da
lui nacque il dottor Giuseppe, che fu
consigliere capo di Cagliari e nel 1680
`;
ottenne il riconoscimento della nobilta
409
pag. 415
Carta
colo XIX furono interessati allo sfruttamento delle peschiere dello stagno di
Cabras, raggiungendo una posizione
` simeconomica eccellente della quale e
bolo il palazzo in stile neoclassico che la
famiglia fece costruire a Oristano. Nel
1835 ottennero il cavalierato ereditario
` e sono tuttora fiorenti.
e la nobilta
Carta, Angelo (detto Anzelinu ) Insegnante e scrittore (n. Dorgali 1946). Costretto a trasferirsi a Torino per lavorare come operaio, qui, con grandi sacrifici, riusc` anche a completare i suoi
studi e a laurearsi in Matematica. Rien` allinsegnatrato a Dorgali si dedico
mento in quella scuola media e comin` a fare le sue prime esperienze lettecio
rarie. Nel 1981 venne alla ribalta nazionale per la pubblicazione di un libro in
gran parte autobiografico dai contenuti
fortemente polemici. Anzelinu, pubbli` un romanzo di formacato da Einaudi, e
zione: ma una formazione che si svolge
` industriale di una grande
nella realta
fabbrica e nel freddo clima di una metropoli settentrionale. Il romanzo ha
avuto una nuova edizione nel 2003,
nella collana Bibliotheca sarda, con
nota introduttiva di Giulio Angioni.
410
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Carta
411
pag. 417
Carta
` stato eletto
Giamburrasca. Nel 1965 e
consigliere regionale per la V legislatura nel collegio di Nuoro ma nel 1967
` dimesso avendo accettato la candisi e
datura al Parlamento. Eletto deputato
nel 1968 per la V legislatura repubbli` stato in seguito riconfermato
cana, e
` stato
per altre tre legislature; nel 1983 e
infine eletto senatore e riconfermato
fino alla X legislatura nel 1992. Negli
anni del suo impegno parlamentare ha
ricoperto diverse cariche di governo:
` stato chiamato a far parte del
nel 1972 e
IV governo Rumor come sottosegretario
alle Finanze; in seguito fino al novem` stato
bre 1974 nel V governo Rumor e
sottosegretario alla presidenza del Con` stato poi sottosegretario alla
siglio. E
Marina mercantile dal 1974 al 1976 nel
IVe nel V governo Moro; dal 1983 al 1986
` stato infine ministro della Marina
e
mercantile nel governo Craxi. Ritira` stato presitosi dalla vita politica, e
` di navigazione Tirdente della Societa
renia.
412
pag. 418
Carta
tore alsaziano Sebastien Stoskoff. Sul
finire degli anni Novanta ha tenuto mostre personali a Parigi e New York, e nel
` presti2000 e 2002 ha esposto nella piu
giosa rassegna europea dedicata alla
natura morta (The Annual Still Life
Show, dellAlberarle Gallery di Londra). Tornato a frequentare con maggior
` il suo paese natale, vi ha traintensita
sformato la casa paterna (un palazzotto
` spagnola) in un Museo di arte condeta
temporanea della Fondazione Logudoro Meilogu, una onlus da lui stesso
fondata. Ha organizzato importanti rassegne darte contemporanea e ha in
progetto la costruzione di una nuova,
avveniristica sede per il Museo.
413
pag. 419
Carta
Bacchisio Raimondo Motzo e il moderni` dellAmministrasmo, 1978; Lattivita
zione comunale di Bolotana nel periodo
1863-1866. Materiali per una storiografia
di villaggio I, Quaderni bolotanesi,
` dellAmministraVII, 1981; Lattivita
zione comunale di Bolotana nel periodo
1863-1866. Materiali per una monografia
di villaggio II, Quaderni bolotanesi,
VIII, 1982; Appunti per linterpretazione
degli scritti di G.B. Tuveri, Quaderni
sardi di Filosofia e Scienze umane,
XIII-XIV, 1984-85; Bolotana attraverso
la stampa periodica. La borgata autonoma di Baddesalighes e la vita amministrativa di Bolotana nelle cronache de
La Nuova Sardegna nel biennio 19071908, Quaderni bolotanesi, XII, 1986;
La parentesi pratica di un filologo nel
quadro dei prodromi del popolarismo in
Sardegna, Sociologia, XXI, n.s., 1-2-3,
1987; I cattivi governi e la Sardegna. Alcune note introduttive allo studio del
pensiero politico e filosofico di Giovanni
Battista Tuveri (con Aldo Accardo), Archivio sardo del movimento operaio
contadino e autonomistico, 23-25,
1987; Benjamin Piercy: profilo di un imprenditore inglese della Sardegna
dell800, Quaderni bolotanesi, XIII,
1987; Giovanni Battista Tuveri. I tempi,
le idee, le opere, i testi significativi di un
pensatore nella Sardegna dellOttocento,
1988; I Salmi di Giuseppe Manno, in
Giuseppe Manno politico storico e lette` di Giovanni Maria
rato, 1989; Modernita
Dettori (1773-1836), Quaderni sardi di
Filosofia e Scienze umane, VII, 17-18,
1989; Linedito giovanile del Veggente e
la formazione del pensiero politico filosofico di G.B. Tuveri, in Tutte le opere di
G.B. Tuveri, I, 1990; Il mito storiografico
di Eleonora dArborea in Vittorio Angius,
` in Sardegna tra
in Intellettuali e societa
` dItalia, I, 1991;
restaurazione e lunita
Tra cooperazione e impresa (con A. Accardo), in Storia della cooperazione in
` al solidarismo
Sardegna dalla mutualita
dimpresa, 1851-1983, 1991; Lettere di Vittorio Angius a Giovanni Spano (18401860), in Archivio sardo del movimento
operaio contadino ed autonomistico,
35-37, 1991; Aspetti della biografia di
Francesco Sanna Corda attraverso un
fondo documentario dellArchivio di
Stato di Torino, in Studi e ricerche in
onore di Girolamo Sotgiu, I, 1993; Dallo
sbarco francese a Quartu allinsurrezione antipiemontese di Cagliari del 28
aprile 1794: alcune linee interpretative,
in Archivio sardo del movimento operaio contadino e autonomistico, 44-46,
` antica ricostruzione storica
1994; La piu
del triennio rivoluzionario sardo 1793-96,
introduzione a Storia dei torbidi di Cagliari, 1994; Cagliari nel 1794-95: la bufera rivoluzionaria, introduzione a Pagine di storia cagliaritana, 1995; La
sarda rivoluzione, 2001; Saggio introduttivo, in Su patriotu sardu a sos feudatarios (nelledizione da lui curata), 2001;
` (Spunti per una conceStoria e Identita
` ), in Radici
zione dinamica dellidentita
ed Ali, 2003; La Sarda Rivoluzione
` recente e Per una
nella storiografia piu
biografia di Francesco Sanna Corda, in
La Rivoluzione sulle Bocche. Francesco
Cilocco e Francesco Sanna Corda giacobini in Gallura (a cura di Manlio Brigaglia e Luciano Carta), 2003.
414
pag. 420
Carta
piazze dei paesi sardi, nel 1958 si tra` nel
sfer` a Roma dove si perfeziono
canto dedicandosi contemporaneamente allo studio della musica tradizionale.
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Carta
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Carta Brocca
417
pag. 423
Carta de Logu
nuta la pubblicazione della silloge di
poesie in sardo Sos cantigos de sae,
1996; dal Michelangelo Pira di
Quartu SantElena Tera, 2001. Per i ragazzi ha scritto le favole di Sos sette de
sarcu e chelu. I sette dellarcobaleno,
2001.
Carta de Logu Codice di leggi del giudicato dArborea. Se ne ipotizza lesistenza fin dal momento in cui, in data
imprecisata, il giudicato dArborea ri` costituito in stato autonomo. Nel
sulto
1421 gli Aragonesi estesero la vigenza
del codice a tutta la Sardegna nel corso
dei lavori del Parlamento celebrato a
Cagliari da Alfonso V. Il codice rimase
in vigore fino al 1827 quando fu sostituito dal cosiddetto Codice feliciano (le
Leggi civili e criminali del Regno di Sardegna).
& DAL MANOSCRITTO ALLEDIZIONE Di
` perquesto importante documento ci e
venuta la versione emanata da Mariano
IV dArborea in data imprecisata e successivamente pubblicata in edizione rivista, migliorata e arricchita da Eleonora dArborea nel 1392. Il testo consta
di 163 capitoli, cui furono aggiunti i 26
capitoli di un precedente Codice rurale
418
pag. 424
Carta de Logu
retto, Su libru dessas Constitutiones &
Ordinationes sardiscas fattas & ordinatas per issa illustrissima Segnora donna
Alionore per issa gracia de Deus Juyghissa dArbaree, stampata nel 1560.
4. Edizione commentata da Gerolamo
Olives, Commentaria et glossa in cartam
de logu legum et ordinationum Sardar.
recognitam et veridice impressam per
Olives Hieronymo, scritta in sardo a
tratti logudorese a tratti campidanese,
stampata a Madrid nel 1567 presso la
tipografia di Alfonso Gomez. Di questa
opera furono stampate una seconda
edizione nel 1617 a Sassari presso la tipografia Canopolo, redatta interamente in logudorese; una terza edizione in logudorese stampata a Cagliari
nel 1708 presso la tipografia di San Domenico; una quarta edizione stampata
a Cagliari nel 1725 presso la tipografia
Borro.
5. Edizione cagliaritana del 1571. Carta
de logu, fata et instituida dae sa donna
Helionora, Juighissa de Arbaree, novamente revista, et corretta de multos errores, stampata a Napoli nel 1607 da Tarquinio Longu a istanza dello stampatore cagliaritano Martino Saba.
6. Carta de logu, fata et instituida dae sa
donna Alionora Juyghissa de Arbaree:
novamenti revista, et corretta de multos
errores, stampata a Cagliari del 1628
presso Antonio Galcerin da Bartolomeo
Gobetti.
7. Le costituzioni di Eleonora, giudicessa
dArborea intitolate Carta de logu.
Colla trad.ne letter.a dalla sarda nellitaliana favella e con copiose note di Don
Giovanni Maria Mameli de Mannelli, patrizio di Cagliari e di Roccacontrada,
stampata a Roma nella tipografia Fulgoni nel 1805.
8. Carta de Logu de Arborea, pubblicata
sul manoscritto dellUniversitaria di
Cagliari da Enrico Besta e Pier Enea
Guarnerio, Studi Sassaresi, 1905.
419
pag. 425
Carta de Logu
nire i diversi reati, a tutelare la pro` e i fondamentali diritti della perprieta
sona, a disciplinare i rapporti di socia` e il sistema procedurale, ha scritto
lita
F.C. Casula: Il risultato fu eccellente:
` solo un codice
la Carta de Logu non e
che raccoglie e rielabora le consuetudini del regno o giudicato di Arborea
ma contiene una normativa articolata
che, per molti versi, precorre i tempi
istituzionalizzando principii certamente progressisti per quellepoca. A
` indicativa la norma
questo proposito, e
che esclude dalla confisca dei beni del
traditore quelli della moglie e dei figli
incolpevoli. Modernissima anche la
norma contenuta nel cap. XXI dove,
nel caso di violenza carnale verso una
nubile, il matrimonio riparatore era
ammesso solo col consenso della donna.
Particolare ricercatezza giuridica presenta, poi, il cap. CIV, ove si prevede la
` di trattamento dello straniero a
parita
` .
condizioni di reciprocita
& REDAZIONE La C. de L. e
` un insieme
di norme e leggi improntate al diritto
romano, bizantino e consuetudinario,
promulgato dal giudice Mariano IV,
` lArborea dal 1347 fino alche governo
lanno della morte, il 1375 come ha ultimamente chiarito Mauro G. Sanna,
correggendo alla luce di nuova documentazione la vecchia data del 1376 ,
quando fu sostituito sul trono da Ugone
III, suo figlio. Mariano dovette dare
forma a quelle leggi verosimilmente
tra il 1365 e il 1375, avvalendosi del la` nota livoro di un giurista di cui non e
`, o forse di un gruppo di giuristi,
dentita
`.
sardi ma anche di altre nazionalita
` chiaro, tuttavia, se la redazione
Non e
comprendesse tutti insieme il corpo
delle leggi civili e criminali e il codice
agrario, o se, invece, il giudice avesse
preferito dare sistemazione autonoma
al secondo, rendendolo pubblico intorno al 1369, forse per rispondere im-
420
pag. 426
Carta de Logu
versi testi: la Carta de Logu di Mariano;
il Codice rurale dello stesso Mariano; le
aggiunte e le revisioni di Eleonora. Tut la Carta de Logu di Matavia, poiche
` pervenuta, e
` impossibile
riano non ci e
stabilire con esattezza quanto Eleonora
abbia riprodotto della legislazione paterna e quanto abbia invece innovato.
` discusso a lungo sullidentita
` del
Si e
probabile compilatore della Carta de
` stata avanzata lipotesi che poLogu. E
tesse trattarsi del dotore de decretu et
de lege et canonicu Filippo Mameli,
morto a Oristano l8 maggio 1349, dato
che il testo rivela nel proemio e nei capitoli 3, 21, 51, 57 limpronta di un
esperto conoscitore del diritto canonico e in particolare delle Decretali di
Gregorio IX. Tuttavia la supposizione di
` avun ruolo decisivo del Mameli non e
valorata da alcuna concreta prova documentaria. Ad ogni modo, proprio allinterno della tradizione di studi cano` in quel periodo
nistici che caratterizzo
la Chiesa arborense, gli storici hanno
continuato a cercare il probabile redattore o comunque chi avesse dato forma
giuridica ai capitoli della Carta de
` stata, pur con cauLogu. Di recente e
` (da Frantela, prospettata la possibilita
cesco Artizzu e Olivetta Schena) che un
ruolo decisivo nella redazione del testo
della Carta di Mariano IV sia stato
svolto dal francescano Guido Cattaneo,
succeduto a Oddone della Sala nel governo dellarchidiocesi arborense. Nel
proemio, oltre al peso della tradizione
romano-canonica, si possono cogliere
sia lispirazione della scienza bolognese e del pensiero dei glossatori, sia
linfluenza della stessa cultura curiale
catalana. Il compilatore o i compilatori
del codice emanato da Eleonora dimostrano dunque una buona conoscenza
non soltanto degli usi e delle consuetudini locali o del diritto sardo di tipo municipale come gli statuti sassaresi , o
di emanazione signorile come gli statuti di Castelgenovese [oggi Castelsardo] , ma anche del diritto catalanoaragonese come gli Usatici barcellonesi e le Constitucions di Catalogna.
Quale sia stato lanno di emanazione di
questa C. de L. riveduta da Eleonora
` del tutto certo. Gli storici danno
non e
ormai per assodato che la data indicata
allinizio dellOttocento da Giovanni
Maria Mameli de Mannelli, l11 aprile
del 1395, giorno di Pasqua, non sia at sarebbe scaturita da
tendibile, perche
un errore di valutazione degli elementi
cronologici che si possono ricavare
dalle edizioni a stampa. Non bisogna invece trascurare la data ipotizzata agli
inizi del Novecento da Enrico Besta,
`,
vale a dire il 1392; lo stesso Besta, pero
non escludeva una datazione anteriore.
` tardi anche il giurista sassarese AnPiu
` nella ricerca della
tonio Era si cimento
possibile data di promulgazione della
C. de L. di Eleonora e, dopo avere scartato una prima ipotesi, stabil` che latto
avesse avuto luogo nel periodo di tempo
compreso tra il 1383 e il 1391. La datazione che sembra riscuotere i maggiori
`
consensi degli studiosi, comunque, e
quella proposta in tempi recenti da Ennio Cortese: Resta, a mio parere, che i
` propizi son
mesi di gran lunga piu
quelli che si succedono dalla primavera
` allinizio
alla fine del 1390, o tuttal piu
91. A quellepoca Eleonora aveva in` e, rispetto
torno ai cinquantanni deta
ai tempi di Mariano IV, il giudicato dArborea aveva conosciuto una ulteriore
lo stesso
espansione. Ulteriore, perche
Mariano aveva ereditato un territorio
` alla soglia del secolo XIV era
che gia
riuscito ad accrescere i suoi confini
verso nord, approfittando del graduale
indebolimento del Logudoro genovese
nella contesa che lo opponeva ai sardopisani di Gallura e Cagliari, prima che
questi ultimi soccombessero alle forze
421
pag. 427
Carta de Logu
` gia
`
dellAragona, con la quale, come si e
detto, Oristano aveva stretto alleanza
(sia pure nella forma di un atto di vassallaggio). Poi, proprio sotto lo stesso
Mariano, si era realizzata la rottura con
lAragona. La guerra, scoppiata nel
1353, era continuata sotto il figlio Ugone
III e poi sotto la reggenza di Eleonora,
che nel frattempo aveva sposato Brancaleone Doria, signore di Castelgenovese, gettando cos` le basi della successiva alleanza con il potente casato geno` ulvese. Il patto sardo-ligure complico
teriormente la posizione dei catalano` vero che alaragonesi nellisola, tante
latto della pace firmata nel 1388 quasi
lintera Sardegna era arborense, mentre la Corona iberica controllava soltanto Cagliari, Alghero e Longonsardo
(borgo fortificato posto di fronte alle
Bocche di Bonifacio) con limitati territori circostanti. Fu certo di fronte a questi accadimenti, che avevano visto le popolazioni soggette al dominio aragonese sollevarsi a favore dellArborea,
` la convinzione di
che Eleonora maturo
dover dare regole certe e adeguate a
quella che era ormai diventata la nazione sarda. Dopo la caduta dellArborea la pace del 1388 era durata appena
tre anni e la potenza catalano-aragonese era infine riuscita ad avere la meglio sul rennu nel 1409, in seguito alla
sanguinosa battaglia di Sanluri (anche
se le forze fedeli allultimo giudice,
Guglielmo III, riuscirono a ritardare
lestinzione giuridica del regno oristanese fino al 1420) , le leggi della Carta
furono confermate da Alfonso il Magnanimo (in occasione del Parlamento celebratosi nel 1421 a Cagliari) e promosse a strumento valido per lamministrazione dellintera isola, ormai riunita totalmente sotto il Regnum Sardi`
niae, compresa Oristano (le altre citta
regie, vale a dire Cagliari, Sassari, Castellaragonese come fu ribattezzata
Castelgenovese , Alghero, Bosa e Iglesias, continuarono invece ad amministrarsi con i loro particolari statuti).
Con successivi e opportuni adattamenti
le leggi di Eleonora rimasero in vigore
` spagnola, seppure
anche durante leta
perdendo gradualmente applicazione
nel campo civile e penale e finendo per
regolare unicamente gli atti consuetu` agropastorale
dinari della societa
sarda. Ciononostante, esse furono sostituite definitivamente soltanto in epoca
sabauda, nel 1827, quando Carlo Felice
` il suo codice delle Leggi cipromulgo
vili e criminali pel Regno di Sardegna.
[FRANCESCO OBINU]
& COME LEGGERE LA CARTA DE
` leggere in tanti
LOGU La C. de L. si puo
modi: proviamo a suggerirne tre. Il
` quello che guarda alla sostanza
primo e
stessa delle norme, cercando di individuare le fonti da cui possono derivare
(il diritto romano, quello bizantino, anche quello germanico), ma nello stesso
tempo provando a confrontare quelle
norme con le abitudini radicate, forse
` prima di essere codificate, nella sogia
` isolana, soprattutto quella contacieta
dina e pastorale, anche se traspare una
` complessa realta
` urbana. Il secondo
gia
` quello che prova a ricostruire i
modo e
modi di vivere e di lavorare, che erano
poi anche i modi di pensare della so` sarda di fine Trecento, cos` come
cieta
emerge attraverso la regolamentazione
che la C. de L. ne propone, con le sue
dettagliate disposizioni, le sue pene misurate, luso a volte radicale delle pene
` quello
fisiche. Il terzo modo di lettura e
che si focalizza sulla lingua della C. de
L. Come si sa, noi non possediamo il testo originale della C. de L., e lunica edi`
zione cui in genere si fa riferimento e
quella pubblicata per la prima volta a
Madrid nel 1567 (dunque quasi due secoli dopo la sua promulgazione) col
commento del giureconsulto sassarese
422
pag. 428
Carta Fores
Girolamo Olives. Questo pone il problema della lingua in cui la C. de L. ci
appare oggi. Si tratta di una lingua
` adattata (quasi invenscritta, cioe
tata) dallultimo redattore sino a com`
porvi insieme le due grandi varieta
della lingua sarda, quella settentrionale-logudorese e quella meridionalecampidanese. Ne scaturisce un dettato
che ha spesso la bellezza e la forza del
latino, e che dice anchesso della straordinaria impresa che fu la concezione e
la scrittura della C. de L. [MANLIO BRIGAGLIA]
423
pag. 429
Cartagine
pata, 1640; Juris responsum pro Steph.
Palmaro contra nob. D. Francisco Zapata uti haeredem nob. D. Eleonorae Zapata, 1641; Pro Antonio Martino et Michaele Angelo Cambiaso, curatore hereditatis Ludov. Luciani, contra Fiscum R.
Patrimonii, s.d.
nuto che lintervento dellarmata cartaginese in Sardegna fosse rivolto alla di` fenicie aggredite dalle
fesa delle citta
popolazioni nuragiche, ma nessun indizio storico o archeologico autorizza
` vero invece che sono
questa ipotesi. E
numerose le tracce di gravi danni riscontrabili nello stesso periodo negli
stessi centri fenici, i quali subitono talvolta distruzioni anche radicali. In ogni
caso, la spedizione di Malco non fu che
lesercito cartagiun tentativo, poiche
nese fu sconfitto da una coalizione che
` fenicie di Sardevedeva unite le citta
gna e i cantoni nuragici. La tregua ebbe
la durata di circa una ventina di anni,
attorno al 520 a.C. C. allest` un
poiche
altro esercito, al comando dei generali
Asdrubale e Amilcare, figli di Magone,
il trionfatore della Spagna. Questa volta
lesercito cartaginese ebbe ragione
della resistenza dei Fenici e dei nuragici e, malgrado la morte in battaglia di
Asdrubale, la Sardegna fu conquistata e
annessa al territorio metropolitano di
C.. Infatti, nel trattato stipulato nel 509
a.C. tra C. e Roma, per quel che riguarda
` assilaspetto amministrativo lisola e
milata al circondario della metropoli
africana. Lannessione della Sardegna
` mutaallimpero cartaginese comporto
menti anche radicali nella gestione del
territorio. Lantica Sulci, lattuale SantAntioco, forse a capo della coalizione
fenicia e nuragica nella guerra contro
C., fu gravemente danneggiata e sub`
un periodo di forte recessione. I centri
di Monte Sirai, presso Carbonia, e di Bi` Torre di Chia, furono lettia, in localita
teralmente rasi al suolo e abbandonati
` di Karal,
per alcuni anni. Solo le citta
lattuale Cagliari, e di Tharros non subirono danni evidenti e, anzi, conobbero
` anche
un periodo di forte sviluppo. Cio
in relazione con la nuova politica economica cartaginese, che dette forte impulso alla coltivazione cerealicola, so-
424
pag. 430
Carta Mantiglia
prattutto nella zona del Campidano, abbandonando le terre collinari, meno
adatte a questo tipo di coltivazione.
` ampio incremento fu dato
Nuovo e piu
allo sfruttamento minerario e, soprattutto, alla coltivazione dei giacimenti
` per questi motivi che sul
di argento. E
santuario nuragico di Antas, dedicato
al Sardus Pater, sorse un tempio punico
` anche in reladedicato al dio Sid, ed e
zione alla nuova politica agraria che
nellarea del Campidano ebbero origine numerosi prosperi centri agricoli,
tra i quali lattuale Villamar e Monte
Luna di Senorb`. Nel 238 a.C., in seguito
ai risultati disastrosi della prima
guerra punica e come conseguenza del
conflitto tra la stessa C. e i suoi merce` dalla signoria
nari, la Sardegna passo
della metropoli africana a quella di
Roma. [PIERO BARTOLONI]
425
pag. 431
Carta Murgia
seo nazionale Sanna di Sassari, 1979;
Labbigliamento tradizionale, in La Sardegna. Enciclopedia (a cura di Manlio
Brigaglia), II, 1982; Cenni sul vestiario
popolare e sulloreficeria popolare della
Sardegna, in Danze e canti popolari della
Sardegna, 1984; La tessitura. Materiali e
tecniche della tradizione, in Il museo etnografico di Nuoro, 1987; La seta in Sardegna (con Antonio Tavera), 1992; Il
` tradizionale sarda.
ballo nella societa
Notizie storiche e antropologiche (con A.
Tavera), 1994; La bachicoltura in Sardegna, Almanacco di Cagliari, 1994; Influenza dellambiente sul vestiario popolare in Sardegna, in La Sardegna nel
mondo mediterraneo, 1995; La produzione del bisso marino, in Pescatori e pesca in Sardegna (a cura di Gabriella
Mondardini), 1997.
teca nazionale di Milano, 1891; Manoscritti e libri a stampa musicali della biblioteca nazionale di Torino, 1898; Monumenta paleographica sacra (con C. Ci`res
polla e F. Frati), 1899; Les petites prie
de France (con G. Bretoni), 1906.
de Rene
426
pag. 432
Carte dArborea
cale, cui aveva dedicato numerose, importanti opere). La Storia, edita po` stata piu
`
stuma da Mursia nel 1971, e
volte ristampata, con una appendice
sulla Sardegna contemporanea a cura
di Alberto Ledda. Autore di saggi, articoli e monografie, ha lasciato, in particolare: Preludium, versi, 1910 (opera
pubblicata a soli 17 anni); Grazia Deledda e il suo ultimo romanzo Il segreto
delluomo solitario, Il Nuraghe, I, 2,
1923; Francesco Cucca, Il Nuraghe, I,
3, 1923; Disdegno, versi, Il Nuraghe, I,
3, 1923; La vendetta e il brigantaggio nei
canti barbaricini di S. Satta, Il Nuraghe, I, 4, 1923; Avanguardie di Sardegna, Il Nuraghe, III, 16, 1924; Resa dei
conti, Il Nuraghe, II, 12, 1924; Miliardo
e istruzione, Il Nuraghe, III, 24, 1925;
Artisti, poeti, prosatori di Sardegna. I
contemporanei, antologia, 1927; La poesia di Paolo Mossa, Il Nuraghe, VI, 3,
1928; Cagliari, 1929; Filippo Figari pittore, 1929; La poesia di Efisio Pintor Sirigu, Il Nuraghe, VII, 11, 1929; Sardegna terra di poesia, 1929; Dizionarietto
dei sardi contemporanei, Il Nuraghe,
I, 4, 1929; Costumi sardi, 1931; Sardegna,
1931; Castelli medioevali della Sardegna,
1933; Mariano IV, 1934; La Sardegna nellAlto Medioevo, 1935; Ugone III dArborea e le due ambasciate di Luigi I dAnjou, 1936; Le classi sociali nella Sardegna
medioevale, voll. 3, 1938-1940; Leconomia della Sardegna medioevale, 1940;
Verso lautonomia. La Sardegna dalla
prima alla seconda guerra mondiale,
1944; Preistoria, i primi abitatori, Il
Shardana, 1, 1946; La fase eneolitica.
La seconda migrazione, Il Shardana,
2, 1946; La seconda Camera regionale,
Il Shardana, 3, 1946; La spelonca nuragica, Il Shardana, 4, 1946; Alla vigilia della Costituente, Il Solco, 1946;
Sardegna nuragica, Il Shardana,
1947; Breve storia della Sardegna, 1950;
` della Sardegna, LUnione
Lomericita
Carte dArborea Complesso di documenti, che si dice provenienti dagli archivi (o dalla corte) dei Giudici dArborea, costituito da una quarantina di testi di varie dimensioni, attualmente custoditi quasi tutti nella Biblioteca Universitaria di Cagliari. Nel 1870 una
Commissione dellAccademia delle
` falsi.
Scienze di Berlino li dichiaro
& STORIA La loro storia ebbe inizio nel
1845 quando Cosimo Manca, un frate del
convento di Santa Rosalia a Cagliari, offr` la prima pergamena a Pietro Martini, affermando che essa era molto antica. Nel corso del decennio successivo
a questo primo documento se ne aggiunsero degli altri di vario genere, che apparvero subito destinati a operare un
vero e proprio radicale rivolgimento di
quanto fino ad allora si conosceva non
solo della storia sarda ma anche della
storia italiana, in particolare della lingua. Il complesso dei documenti, infatti, sembrava non solo poter colmare
i vuoti di conoscenza relativi allAlto
Medioevo sardo, ma anche modificare
le conoscenze sulla fase iniziale della
lingua e della letteratura in Italia. Il ritrovamento apr` una lunghissima discussione tra storici, paleografi e letterati sui contenuti delle C. dA. ma so` , presto
prattutto sulla loro autenticita
messa in dubbio da diversi studiosi. Infatti le C. dA. proponevano una lettura
in chiave sarda di alcuni secoli dellAlto
Medioevo, in base alla quale molti studiosi in Italia e in Europa presero in
considerazione lipotesi che nella Sardegna altomedioevale, e in particolare
nella corte dArborea, si fosse formata
una cultura di livello alto, capace di ri-
427
pag. 433
Carte dArborea
proporre su nuove basi il problema dellorigine della lingua italiana. Questa
strabiliante prospettiva fin dal 1849
fece ipotizzare a molti studiosi, il primo
dei quali fu il Gerhard, nello stesso
1849, che il contenuto delle C. dA. fosse
`, un documento delfalso. Nel 1851, pero
lAccademia delle Scienze di Torino,
ispirato dal Lamarmora e da altri, di` lautenticita
` delle C. dA. e semchiaro
` chiudere la polemica; nel 1853 lo
bro
`
stesso prestigioso organismo dichiaro
` del Ritmo di Gialeto, che fu
lautenticita
anche esposto a Torino. Pietro Martini
fu cos` riabilitato e insignito di unonorificenza, ma poco dopo i sospetti sul` ripresero a manifestarsi.
lautenticita
Nel 1857 il grande arabista Michele
Amari, avvalendosi dei filologi della
cole de Chartes, mise in evidenza la falE
sificazione, compromettendo definitivamente labile costruzione. Gli studiosi passarono allora ad avanzare le
` disparate ipotesi sullidentita
` degli
piu
autori del falso e a interrogarsi sulle
motivazioni di quella operazione cos`
complessa e, a suo modo, anche cos` af` . Nel 1861
fascinante. Lo scandalo dilago
anche Pasquale Tola prese le distanze
` per la
dai documenti e non li utilizzo
redazione del suo Codex diplomaticus
Sardiniae, compromettendone definiti` negli ambienti
vamente la credibilita
dellalta cultura sarda, gran parte della
quale aveva creduto nei falsi. A questo
punto la polemica invest` in prima persona il Martini, che coraggiosamente
` , avviandone
difese la loro autenticita
anche la pubblicazione (particolarmente costosa, in cui fu sostenuto economicamente dal Lamarmora, che era
stato uno dei primi a credere nelle C.
`, lAccademia delle
dA.). Nel 1864, pero
Scienze di Torino rivide la propria posizione e il mondo accademico italiano
si divise in due schieramenti: uno favo`, che faceva capo a
revole allautenticita
un eminente filologo come Pietro Fanfani, laltro decisamente contrario, costituito da un gruppo di giovani filologi
estremamente battaglieri. Nella polemica tra il 1864 e il 1866 intervennero il
Mayer e il Dove, che dichiararono le C.
dA. un clamoroso falso. Nel turbinare
di questa dura lotta, lo sfortunato Pietro
Martini mor` nel 1866, forse come si
disse di dolore. La sua scomparsa non
fece cessare la polemica sulle C. dA. In`a
fatti Carlo Baudi di Vesme continuo
` e in molte Unidifenderne lautenticita
` (Cagliari, Palermo, Torino, Pisa
versita
e Bologna) i falsi continuarono a essere
adoperati come strumenti degli studi
accademici. Per uscire dallimbarazzo,
nel 1869 il Baudi propose al grande storico Theodor Mommsen che lAccademia delle Scienze di Berlino si facesse
carico di definire una volta per tutte il
` delle C. dA.
problema dellautenticita
` una comLAccademia tedesca nomino
missione composta da Moritz Haupt, fie
lologo, dal Dove, dal Tobler, dallo Jaffe
dallo stesso Mommsen, che la presiedette. Nellagosto dello stesso anno i
materiali da esaminare giunsero a Ber` fino al genlino. La commissione lavoro
naio del 1870, concludendo con la bocciatura definitiva delle C. dA. La pole` ancora ma oramai il demica continuo
stino delle C. dA. era segnato: esse pas` cosarono alla storia come uno dei piu
lossali falsi scientifici del tempo e i
danni sullambiente degli studiosi del
Medioevo sardo fu enorme.
& TESTI 1. Il ritmo di Gialeto, un carme
in latino, che descrive la ribellione dei
sardi ai Bizantini (Pergamena I); 2. un
frammento in latino sulle devastazioni
operate in Sardegna dagli Arabi (Pergamena II); 3. un complesso di versi di un
poeta, Bruno de Thoro, assolutamente
sconosciuto (Pergamena III); 4. una lettera di un Giorgio de Lacon, contenente
lo schema di un poema in onore di un
428
pag. 434
Cartografia storica
giudice dArborea (Pergamena IV); 5.
epistole, sonetti e canzoni attribuiti a
Torbeno Falliti e al suo discepolo Francesco Carau, che sarebbero stati due
giuristi cagliaritani vissuti nel secolo
XIV (Pergamena V); 6. bolla di crociata
e concessione di salto del secolo XV
(Pergamena VI); 7. memoria di uno strumento fatto dal canonico Giacomo Fortesa nel 1430 (Pergamena VII); 8. un
frammento di una cronaca del secolo
IX riguardante loccupazione da parte
degli Arabi del castello di Pula; 9. la de id e
scrizione dellimpresa di Mugha
della liberazione della Sardegna a
opera di Parasone II (Pergamena VIII).
La C. dA. comprendono inoltre 14 codici: 1. trasunto di unarringa fatta nel
secolo VII da rappresentanti di Torres
al giudice Stefano, il cui testo venne
commentato nel secolo IX da Severino
da Cagliari (Codice I); 2. frammento
della vita dellarcivescovo di Cagliari
Valente (Codice II); 3. un condaghe nel
quale vengono descritti i fatti avvenuti
in Sardegna dal 777 all813 (Codice III);
4. una relazione in sardo di Antonio di
` sarde diTharros sulle antiche citta
strutte dagli Arabi (Codice IV); 5. storia
id scritta in
dellinvasione di Mugha
sardo (Codice V); 6. storia del giudicato
dArborea dalla sua costituzione fino allepoca di Costantino I dArborea (Codice VI); 7. memorie sul giudicato dArborea scritte in latino e in sardo (Codice
VII); 8. cronaca delle guerre tra Comita
III dArborea e Gonario di Torres scritta
in sardo (Codice VIII); 9. compendio
della storia di Giorgio di Lacon in latino
e in sardo (Codice IX): 10. cronaca sulla
fondazione di Oristano scritta in sardo
(Codice X); 11. due sonetti in italiano
per la morte di Eleonora dArborea e
una storia di Eleonora (Codice XI); 12.
poesie in italiano e cronaca in latino dei
fatti del giudicato (Codice XII); 13. cronaca di Ploaghe in italiano (Codice
XIII); 14. il protocollo del notaio Michele Gilj (autentico) (Codice XIV).
Le C. dA. comprendono inoltre 11 fogli
cartacei e il Codice guarneriano.
429
pag. 435
Cartografia storica
` il
Anche la stessa carta di Arquer e
frutto di un lavoro svolto a tavolino.
430
pag. 436
Cartografia storica
` soprattutto a
quelle mediocres. Ma e
` insulari che,
proposito delle societa
` moderna, emergono pregiudizi
nellEta
e stereotipi sulle caratteristiche
umane, reali o pretese, degli abitanti di
quelle terre ai margini delle grandi vie
di comunicazione e dei traffici. La carta
` , anche se statica ipogeografica, pero
`
tizza comunque unidea descrittiva, e
concepita in funzione della conoscenza
del territorio. E proprio da questi tenta` fisica e umana
tivi di penetrare la realta
della Sardegna emerge con prepotenza
` geografica e
la marcata individualita
storica di questisola, come scrive il
geografo arabo Edrisi nel secolo XII,
grande, montuosa, scarsa dacqua.
& UNISOLA GRANDE E MONTUOSA I
libri che rapportano la geografia sarda
sono troppo concisi e lavorati da persone che non la visitarono e si affidarono a relazioni confuse, ed anche in
parte false, scrive nel 1799 un autorevole personaggio della burocrazia sabauda, il censore generale Giuseppe
Cossu, che lamenta anche la totale mancanza di carte nautiche attendibili
un forestiero possa approdarvi
perche
con sicurezza. Nel 1577 larchitetto militare Rocco Cappellino, autore della
prima, dettagliata carta geografica
della Sardegna, frutto di un faticoso lavoro sul campo durato venti anni, so`
stiene che il disegno de dita isola non e
stato tirato alla sua buona forma e ne
individua le cause nel fatto che il regno
` stato quasi sempre tenuto in
sardo e
tanto poco conto e stima. Se si sfogliano le tavole dei grandi atlanti del
Cinquecento e del Seicento, come il
Theatrum Orbis Terrarum di Ortelius e
lAtlas Maior di Blaeu, si vede facilmente come i paesi del Nuovo Mondo,
` , famosissimi per le
il Messico, il Peru
loro immense ricchezze, sono raffigurati con molta maggiore precisione e
La rappresentazione cartografica
esprime non tanto unastrazione matematica quanto la proiezione di uno spazio concreto, vivo, in continuo mutamento, esposto alle scoperte e alle trasformazioni delluomo. La raffigura` , quindi, strettazione dello spazio e
mente legata al processo delle grandi
reti di comunicazione, terrestri e marittime, alle esigenze militari, allindividuazione delle frontiere, e, soprattutto,
allo sviluppo dei traffici e del commercio. Dal secolo XVI lo spazio, dilatato
ormai alla superficie dellintero pia` spazio econoneta, diviene sempre piu
` moderna leconomiamico. NellEta
431
pag. 437
Cartografia storica
` secondo gli schemi
mondo europea e
` reinterpretativi proposti dalla piu
cente storiografia il risultato della
coesistenza e della giustapposizione di
` che vanno da
diverse forme di societa
` capitalistiche e opulente,
quelle gia
` stacome lOlanda del Seicento, a realta
tiche e relativamente inerti, come la
Sardegna, o a zone in cui vige ancora la
` , situate ai livelli piu
` bassi di
schiavitu
` stata
questa gerarchia. La Sardegna e
per lungo tempo un oggetto economico, un vero e proprio modello di economia marginale, una regione spogliata
a vantaggio dei centri commerciali e
mercantili europei, condannata a desti` che ai bisonare la sua produzione piu
gni locali alla domanda dei mercati
limesterni: si capisce allora perche
magine grafica della Sardegna non potesse non riflettere lo scarso interesse
che questisola, ai margini dellEuropa,
inserita a malapena in uneconomia
monetaria e caratterizzata dallimmobilismo e dalla conservazione delle
strutture, suscitava presso il mondo dei
` moderna. In unoperadotti nellEta
zione come la cartografia che sembra
` piu
` neutra si puo
`
basata sulloggettivita
rilevare come sia sempre presente una
spinta soggettiva dovuta a una conoscenza diretta del proprio habitat. Il
grande centro cartografico del Rinasci` Venezia, una citta
` il cui tema
mento e
` lincertezza e la
spaziale dominante e
`, dato che i limiti tra terra e
variabilita
acqua cambiano continuamente; al pri` nel Seimato dei veneziani succedera
cento quello degli olandesi, con le loro
dinastie di cartografi-artisti come Gerardo Mercatore, Jan Blaeu, Jan Jansson, Frederik de Wit: altro paese dove i
confini tra terra e acqua sono incerti,
ma, soprattutto, paese proiettato sul
mare e centro di quel capitalismo commerciale i cui fili di interesse si snodavano per tutto il mondo allora cono-
` di comprendere in
sciuto. La necessita
unimmagine la dimensione del tempo
` alloriinsieme a quella dello spazio e
gine della cartografia. In Sardegna, la
` di percepire lo spazio al di la
`
difficolta
degli stretti confini del quadro insulare
` umana che,
da parte di una comunita
sospinta lontano dalle coste a causa
della malaria e delle incursioni
esterne, ha rivolto le spalle al mare e
vive chiusa in se stessa, ha, senza dubbio, inciso fortemente sullo sviluppo di
`,
` si e
una cartografia locale. Linsularita
` di
quindi, tradotta nellimpossibilita
rappresentare e descrivere lo spazio
territoriale della Sardegna, di immaginarlo visivamente al centro di un
mondo mediterraneo privo di frontiere.
La maggior parte delle carte geografi` stata, dunque,
che della Sardegna e
tracciata e disegnata lontano, nei
grandi centri della cartografia europea: Venezia, Amsterdam, LAia, Parigi,
Londra. Sarebbe, tuttavia, ingiusto non
prendere in considerazione o sottovalutare i pochi, ma significativi tentativi di
tracciare una carta generale dellisola
attuati dai geografi e dagli storici sardi,
come la carta di Sigismondo Arquer per
la Cosmographia universalis (1550) del
Mu
nster e, seppur non corredata da alcuna rappresentazione grafica, la Corographia (1580-88) di Giovanni Francesco
Fara, con i calcoli sulla lunghezza e
sulla larghezza dellisola, nate entrambe allinterno del rinnovato interesse umanistico per la geografia e la
corografia tolemaica; o la grande e ac`
curata carta spagnola della prima meta
del Seicento frutto dellentourage burocratico-amministrativo del viceregno
sardo; e infine la precisa carta elaborata tra il 1796 e il 1808 dal padre scolopio Tommaso Napoli, risultato di un paziente lavoro compiuto percorrendo a
piedi e a cavallo tutta lisola.
432
pag. 438
Cartografia storica
` CLASCARTOGRAFIA DELLANTICHITA
SICA Il primo documento cartografico
sulla Sardegna di cui si ha sicura notizia dobbiamo linformazione a Tito Li` la carta dellisola che il console
vio e
Tiberio Gracco fece appendere al tempio di Giove Capitolino al suo rientro a
Roma dopo una vittoriosa spedizione in
Sardegna durata tre anni (177-174 a.C.).
Non ci sono pervenute invece tracce di
una rappresentazione grafica dello spa` nuragica e, poi,
zio da parte della civilta
da parte di quella punica, anche se i ritrovamenti archeologici (catene difensive di nuraghi, betili, acropoli ecc.) dimostrano lesistenza di una conoscenza
e di una trasformazione-organizzazione
del territorio, confermata inoltre dallarmonico rapporto con la natura e il
paesaggio. Gli stessi greci avevano informazioni precise sulla geografia del-
&
433
pag. 439
Cartografia storica
mente idealizzata, soprattutto a causa
della leggendaria lontananza e collocata quasi fuori della dimensione del
tempo storico, Tolomeo dimostra di
avere una buona conoscenza geografica
dellisola e informazioni precise e attendibili. Egli la colloca tra 3530 e
3045 di latitudine, e tra 2915 e 3530
di longitudine est dal meridiano delle
` abisole Fortunate. La raffigurazione e
bastanza allungata e, nel complesso, as` , alsai uniforme. Vengono colti, pero
cuni aspetti peculiari del perimetro costiero dellisola: la sequenza di isole
che dal golfo dellAsinara alle Bocche
di Bonifacio rendono difficile e pericolosa la navigazione tra la Sardegna e la
Corsica, il golfo di Alghero, quello di
Palmas e quello di Orosei. Lampia
` situata
apertura del golfo di Cagliari e
nella costa orientale (posizione che nelledizione del codice Laurenziano
` collocata nel suo giusto sito). I
verra
fiumi segnati sono cinque: il Temo, il
Tirso, il Cixerri nella costa occidentale;
il Cedrino e il Flumendosa in quella
`
orientale. Estremamente dettagliata e
lattenzione dedicata ai centri abitati,
che vengono raffigurati con piccoli rettangoli color terra con il lato superiore
seghettato simbolo forse della cinta
` importanti (Camuraria ; per le citta
gliari, Porto Torres, Orroli) sono aggiunte piccole torri. La toponomastica
` arricchita anche dai nomi delle die
verse popolazioni che abitavano nellisola. Vaga invece lorografia, ad eccezione di un massiccio collocato nel centro-nord della Sardegna e quegli Insani
Montes, che gli studi di Pais e di Gras
hanno identificato nel massiccio del
Gennargentu con le sue diramazioni
sino alla costa orientale dellisola. La
raffigurazione tolemaica della Sardegna ebbe unenorme importanza nella
successiva storia della cartografia sullisola, soprattutto durante il Rinasci-
434
pag. 440
Cartografia storica
` del
luoghi di un viaggio. La totalita
mondo allora conosciuto vi appare ap`
piattita orizzontalmente: siccome cio
che interessa sono le strade terrestri, il
` ridotto a una stretta
Mediterraneo e
striscia orizzontale ondulata che se` larghe, cioe
` lEuropa
para due fasce piu
e lAfrica, per cui Provenza e Africa del
Nord sono vicinissime, cos` come Palestina e Anatolia; la Sardegna, la Corsica, la Sicilia vi appaiono singolarmente schiacciate, quasi con laspetto
di isole fluviali. La Sardegna, raffigurata nella solita forma del piede umano,
viene descritta in modo molto approssi` dimativo, sicuramente per le finalita
chiaratamente terrestri della Tabula:
` nonostante, vi e
` un buon elenco di
cio
centri abitati uno dei quali contrassegnato da casette disegnate di varia
forma , fra cui figurano Neapolis, Sulci,
Uttea, Crucis, Turribus, Nura, Carales,
` senza alcuna preoccupadisposti pero
zione per la loro ubicazione esatta. Anche le stesse isole sarde sembrano sassi
gettati a caso nel mare: la loro individuazione, probabilmente per gli errori
di trascrizione del copista medioevale,
appare spesso difficoltosa. Con la crisi
del mondo antico abbiamo pochi e
frammentari almeno sino al secolo XI
documenti cartografici sulla Sardegna. Come per le fonti storiche, anche
per queste geografiche, cala sulla Sardegna altomedioevale un fitto velo di
nebbia.
& CARTOGRAFIA ARABA NellEuropa
del Medioevo lo spazio era sinonimo di
paura: lo spazio libero, aperto dava, infatti, un senso di vuoto. Il mondo medio` un
evale, ha scritto Jacques Le Goff, e
` o meno vasti, celinsieme di spazi piu
lule economiche, sociali, culturali. Per
`
lungo tempo lOccidente medioevale e
rimasto un agglomerato, una giustapposizione di domini signorili di castelli e
` sorti in mezzo a distese incolte e
di citta
` ripiegata in
disabitate. E una societa
` umane
se stessa, composta da comunita
che vivono di uneconomia chiusa, cur` come
tense. I traffici non coprono piu
una rete linsieme del territorio, smi` disperse senza alcun
nuzzato in entita
rapporto di scambi interni. Il mare,
limmensa distesa liquida e mobile, appare come un elemento ostile, circondato da pianure malsane, portatore di
invasioni e scorrerie, con quel vento
freddo e salato che impedisce le colti`, quindi, stupire il fatto
vazioni. Non puo
che nella cartografia altomedioevale la
Sardegna fosse raffigurata in termini
decisamente fantastici, che tradivano
la quasi totale mancanza di notizie e
dati sullisola, dovuta senza dubbio allisolamento marino. Il carattere demo` confermato anche
niaco del mare e
` dei
dalla moltitudine e dallenormita
mostri che lo abitano e che cosmografie e mappamondi fanno a gara nel raffigurare. Lidea che unisola potesse
avere una natura bizzarra e diversa era
assai diffusa tra i geografi del tempo.
` dellallegoria e dei simSiamo nelleta
boli: dato che i continenti sono tre, circondati dalloceano e separati dal Mediterraneo e dal Mar Rosso, molti cartografi si accontentano di schematizzarli
con una T scritta in una O. Nel mappamondo isidoriano del secolo VIII
della Biblioteca Vaticana (una carta a
forma di ruota), limmagine della Sardegna appare estremamente schematizzata: a forma di calice, con il bordo
dentellato rivolto verso lAfrica, a
fianco della Sicilia ridotta a un semplice triangolo. In un mappamondo del
secolo X (che si trova in copia in un testo
del secolo XII conservato nella Biblioteca Reale di Torino) la schematizzazione e lastrazione delle forme si fanno
` evidenti: le isole mediterraancora piu
nee, tutte di eguale grandezza, sono poste in regolare fila in uno strettissimo
435
pag. 441
Cartografia storica
canale. Nel commentario dellApocalisse del Beato di Liebana (secolo XI),
`que Nationale
custodito nella Bibliothe
di Parigi, le isole del Mare Interno sono
raffigurate in una forma ovale di colore
smeraldo, circondate da pesci mostruosi, con le coste rosse e i castelli dorati su un mare scuro come linchiostro.
Ma non sempre la geografia dei secoli
anteriori al XIII si limita a questi tratti
approssimativi: nella carta anglosassone Cotton (del secolo X o forse XII) i
deformati
lineamenti dellisola, benche
in modo grottesco, non sono del tutto
`, e in quel tardivo profuori dalla realta
`
dotto della cartografia fantastica che e
il mappamondo di R. Haldingham
(1285) la Sardegna inizia a riprendere
la sua classica veste di piede umano,
questa volta con lalluce puntato verso
la Sicilia. Diametralmente opposta alle
astrazioni mistiche e fantastiche dei
mappamondi dellEuropa medioevale
` la cartografia dei paesi islamici. Ane
` Miquel ha posto assai bene in evidre
denza il contrasto tra lignoranza dei
geografi arabi circa il mondo non musulmano da un lato, e le loro eccellenti
descrizioni dei paesi orientali dallaltro. Le loro nozioni sullEuropa erano
` espressamente vaghe. La
per lo piu
grande carta del globo tracciata da
` famoso geografo arabo del
Edrisi, il piu
Medioevo (nato a Ceuta in Marocco nel
1099 e morto nel 1164), molto dettagliata
sul mondo islamico, risulta squilibrata
nella raffigurazione dellOccidente: la
Sardegna e la Corsica sono in una posizione sbagliata e la loro rappresenta` abbastanza sommaria, mentre
zione e
` raffigurata e descritta con
la Sicilia e
molta esattezza. Nella carta (se ne con`que
servano 3 esemplari: alla Bibliothe
Nationale di Parigi, a Oxford, a Istan` Terranova,
bul) sono segnate tre citta
` un accenno
Castelsardo, Cagliari e vi e
al rilievo costiero occidentale. La geo-
` , pero
` , essenzialmente
grafia araba e
geografia umana e parla soprattutto di
` , commerci, traffici. Prouomini, citta
prio da questa impostazione descrittiva
Edrisi mostra una buona conoscenza
della Sardegna, dovuta, anche, allinteresse che gli Arabi avevano per lisola e
per la sua felice posizione: I sardi sono
` fanigah berberizzanti,
di schiatta rum a
rifuggenti dal consorzio con ogni altra
`nia], sono gente
nazione di Rum [Roma
di proposito e valore che non lascia mai
larme scrive il geografo arabo, mostrando di aver colto alcuni caratteri
storici dei popoli dellisola. La Sardegna ha miniere di buonissimo argento, il quale metallo da questisola si
esporta in parecchi paesi del Rum. La
` divisa dalla Corsica per uno
Sardegna e
stretto lungo 20 miglia. Altri scrittori e
geografi arabi descrissero la Sardegna:
` al Huwanizmi
Muhammud ibn Musa
(secolo IX), Ibn-al-Atir, Al Bayan e Ibn
` il circuito costiero
Gubayr (che calcolo
dellisola in 500 miglia).
& IL COMPASSO DA NAVIGARE Sviluppatasi in sintonia col forte incremento
dei traffici mediterranei, dopo il Mille
` un rinnovala cartografia comincio
mento sostanziale della concezione
della geografia fisica e prese a delinearsi unimmagine della Sardegna
straordinariamente aderente alla
` . Tra la meta
` del secolo XIII e la
realta
` del secolo XIV la navigaprima meta
zione mediterranea fu, infatti, interessata da una serie di innovazioni tecnologiche: il perfezionamento della bussola giroscopica; la compilazione di tavole trigonometriche per la navigazione; ladozione di un nuovo tipo di imbarcazione, la cocca, e soprattutto la
redazione di carte nautiche e di portolani. Fu grazie alla bussola e allastrolabio che i marinai del Mediterraneo poterono costruirsi carte la cui esattezza
` superata soltanto nel secolo XIX.
verra
436
pag. 442
Cartografia storica
Ne troviamo la conferma in un episodio
del 1270: Luigi IX re di Francia, per` sulla via
suaso dal fratello che Tunisi e
per Gerusalemme, si domanda se la
Sardegna sia proprio sulla via per Tunisi; i genovesi della sua flotta lo con` cos`, mostrandogli una
vincono che e
` antico esemplare
carta nautica. Il piu
di queste carte in nostro possesso, forse
contemporaneo alla Crociata del re di
` la cosidFrancia, o di poco posteriore, e
detta Carta pisana, databile intorno al
1275, opera di un anonimo cartografo
` una carta a
genovese. La Carta pisana e
bussola (o a compasso, secondo una de`
finizione largamente diffusa). In realta
` improprio, perche
il
questo termine e
` unopera divisa
Compasso da navigare e
`
in due parti: da un lato il portolano, cioe
la guida scritta per navigare nel Mediterraneo, dallaltro la carta nautica
dello stesso Mediterraneo. Riprodotta
centinaia di volte, rimaneggiata in traduzioni manoscritte e in versioni che
aggiungevano, perfezionavano, modifi` di dati sulle
cavano lenorme quantita
rotte, sui venti, sui litorali, sugli approdi, sulle correnti, questopera rimase dal secolo XII al XVII il manuale
modello per navigare nel Mare Interno:
essa costituisce senzaltro la maggiore
opera geografica e nautica del Medioevo.
& VIAGGIANDO NEL MEDITERRANEO Le
carte nautiche medioevali ricordiamo, oltre la Carta pisana, quelle di
Pietro Vesconte (1311), di Angelino Dalorto (1325), il cosiddetto Atlante Tammar Luxoro (principio del secolo XIV)
, disegnate sulla pergamena, sono ancora inimitabili, soprattutto se le si paragona alle carte arabe o a quelle tolemaiche, per la estrema chiarezza e per
il loro scopo eminentemente pratico,
concreto esempio della tecnica e delle` itasperienza dei navigatori delle citta
liane e, in particolare, di Genova. Le
437
pag. 443
Cartografia storica
degli stati. Alla raffigurazione dei dati
geografici utili alle esigenze della navigazione danno coerenza i sistemi delle
rose dei venti di cui le carte sono interamente coperte, con le loro linee di direzione che sintrecciano e si intersecano per formare quel policromo reticolato su cui il marinaio stabiliva la
rotta da un punto allaltro.
438
pag. 444
Cartografia storica
alla fine molto vicino a quello che si sarebbe ottenuto con la proiezione
scientifica di Mercatore. Tuttavia, al
` di unanalisi squisitamente fordi la
male della perfezione dellimmagine si
tratterebbe, diciamo cos`, di decodificare la rappresentazione cartografica
per individuare dei significati che
sciolgono i nodi culturali e sociali di
quella concettualizzazione dello spa` , il segno
zio. Che cosa nasconde, cioe
dei cartografi genovesi o catalani
quando traccia i confini costieri di
quellisola che emerge al centro di una
fitta ragnatela di rotte? La Sardegna appare nei secoli XII-XIV come il crocevia, il punto nodale degli interessi sul
Mediterraneo occidentale, sia di tipo
politico e strategico-militare, sia di
tipo economico-commerciale. La cen` della Sardegna e
` pero
` , in realta
`,
tralita
`
espressione a sua volta della centralita
di questa precisa zona della terra, racchiusa tra le sponde provenzali, liguri,
catalane e dellAfrica del Nord, nella
economia e nella politica del tempo.
Quando, con la navigazione atlantica e
` dele scoperte oceaniche, la centralita
gli interessi politici e commerciali si
` sempre piu
` verso lEuropa del
spostera
Nord, allora le linee sottili e dritte delle
rotte nautiche lambiranno appena la
Sardegna, considerandola soltanto
come un occasionale approdo per sfuggire le tempeste o le raffiche del Maestro, e si dirigeranno sicure verso nuovi
` ricchi mercati. Ma allora, ossere piu
vando sulle carte e i compassi del
Trecento le innumerevoli linee che si
appuntano come spilli sulle coste
sarde, ci si accorge che gli interessi
` marinare, Pisa e Genova, di
delle citta
Marsiglia, e poi di Barcellona, si fermano al limite costiero, assicurandosi
soltanto il monopolio commerciale
delle risorse dellisola (metalli, sale, corallo, cuoi, formaggio, grano, tonno) at-
439
pag. 445
Cartografia storica
Mediterraneo occidentale: vi figurano
48 toponimi e un disegno assai attento
al tracciato della costa occidentale dellisola che si sofferma su Porto Conte,
sul golfo di Oristano, su quello di Palmas e dellAsinara, segnandone le giuste esposizioni. Linterno dellisola, colorato in marrone, forse per indicarne
` decorato da finisla natura montuosa, e
simi arabeschi multicolori. Come si
possono leggere le carte catalane del
secolo XIV e del secolo XV (oltre quelle
di Cresques e della sua scuola, Gabriel
de Vallsecha, Jaime Ribes, e Jafuda
Cresques, ricordiamo, per la rara precisione del disegno costiero della Sardegna, il mappamondo Estense di Modena, fine sec. XIV, e la carta nautica
del majorchino Giacomo Bertran, conservata nellArchivio di Stato di Fi` notare che
renze)? Innanzitutto, si puo
le linee chiave dei traffici si spostano
dal Tirreno al Mar di Sardegna: tramontano il porto di Torres e quello di Terranova, cresce in importanza il porto di
Alghero, completamente ripopolata da
catalani nel 1354. Cagliari, punta di diamante della dominazione catalana nellisola, resta sempre, col suo ampio e sicuro porto naturale, al centro delle
rotte marittime e si avvia a diventare,
grazie alla sua felice posizione geografica, un punto fermo nella politica mediterranea aragonese. La Catalogna
considera infatti la Sardegna un prezioso punto dappoggio nelle rotte di navigazione quel dominio della via strategica delle isole di cui parla Jaime Vicens Vives e come un gradino ulteriore nella scalata per il controllo commerciale del Mediterraneo. Lo sviluppo della conoscenza geografica
` pero
` legato al perfedella Sardegna e
zionamento dei trattati nautici e dei
portolani, e alla conoscenza dei porti e
degli approdi soprattutto in relazione
ai venti, con indicazioni preziose sui
440
pag. 446
Cartografia storica
ora rimpicciolisce a vista docchio ri` degli oceani e
spetto alle immensita
dei continenti.
&
441
pag. 447
Cartografia storica
negli anni 1580-88, frutto di lunghi e disagevoli viaggi e di una conoscenza diretta del territorio, la Chorographia
venne stampata solo allinizio dellOttocento e, nella tradizione manoscritta,
` per oltre due secoli la fonte prinresto
cipale da cui i geografi trassero (o sac priva di
cheggiarono) notizie. Benche
carte, lopera dello storico sassarese,
grazie alla ricchezza delle informazioni
e ai calcoli della grandezza e della circonferenza dellisola (730 miglia), ha inciso a lungo sulla successiva cartogra` , non si limita soltanto a
fia. Fara, pero
calcolare le distanze o il perimetro costiero, ma analizza la natura e la ferti` del suolo, la flora e la fauna, il clima
lita
e lidrografia, e descrive anche gli
aspetti della geografia umana della
Sardegna, come le caratteristiche delle
` , il caratregioni storiche e delle citta
tere e i costumi degli abitanti, le cariche pubbliche e le istituzioni. Di ispira` inzione apertamente antitolemaica e
vece la carta di Rocco Cappellino
(1577), architetto militare, giunto in Sardegna nel 1552 su ordine di Carlo V per
dare un nuovo assetto alle fortificazioni
di Cagliari. Frutto parallelo e complementare ai lavori di ristrutturazione
delle mura di Alghero e di numerose
torri litoranee, risultato di unosservazione diretta dei luoghi, visitati nonostante il pericolo dei pirati e della malaria, la carta dellarchitetto cremonese
` il primo studio cartografico in cui il
e
rilievo montano e i principali fiumi vengono tracciati con qualche precisione.
` assai ricca, anche
La toponomastica e
nelle zone interne, sinora completamente ignorate dai cartografi. Disegnata orizzontalmente, la Sardegna di
` anche numeCappellino presenta pero
` evidenti
rose imprecisioni, fra cui piu
lerronea collocazione a SE del golfo di
Cagliari e a NO del golfo dellAsinara,
che verranno riprese da molti carto-
442
pag. 448
Cartografia storica
credenza che laria malsana fosse dovuta ai miasmi dei mufloni morti.
` ricca non
grande geografo bolognese e
solo di notizie tratte da scrittori classici
` recenti,
ma anche di informazioni piu
relative alla fauna, allagricoltura, alla
` , alle istituzioni, alla
lingua, alle citta
storia. I nuovi sviluppi della cartografia
cinquecentesca sono legati soprattutto
allo studio dei metodi di proiezione,
analizzati sia attraverso il calcolo matematico che mediante procedimenti
geometrici. La carta della Sardegna di
Abramo Ortels (Ortelio), inserita nel
` apTheatrum Orbis Terrarum (1570), e
punto basata su una proiezione ovale.
La raffigurazione non aggiunge molto a
` sulla forma delliquanto si sapeva gia
` , invece, il ruolo delsola. Ben diverso e
limportante carta di Gerhard Kremer
(Mercatore), che costituisce un vero e
proprio momento di svolta nella carto` oggi
grafia della Sardegna. Mercatore e
giustamente considerato il restauratore del concetto scientifico della cartografia, che egli riconduce a procedimenti matematici. A lui si deve un particolare tipo di proiezione cilindrica
universalmente adottato per la compilazione di carte nautiche: mediante la
proiezione di Mercatore, nella quale gli
archi di parallelo e di meridiano appaiono amplificati in funzione della
loro distanza dallequatore, si ottengono carte geografiche in cui le relazioni angolari esistenti sulla superficie
terrestre rimangono inalterate. Il
primo disegno mercatoriano della Sar` incluso nella
degna risale al 1554 ed e
Grande Carta dEuropa. Questo disegno
viene poi ripreso e notevolmente perfezionato nellAtlas sive cosmographicae
meditationes del 1585. Se le notizie sullisola sono in gran parte tratte dalla
tradizione classica e dalle opere dei
geografi italiani i sardi sono descritti
come un popolo pacifico dedito allagricoltura e alla pastorizia (multi pecuariam exercent rem, agresti cibo et aqua
443
pag. 449
Cartografia storica
contenti) , il disegno delle coste e la
ricca toponimia mostrano una conoscenza di fonti geografiche e cartografiche davvero eccezionale, che gli consentono di tracciare una carta per quei
tempi precisa e accurata. La carta di
` , quindi, di gran lunga la
Mercatore e
` perfetta di tutte le carte precedenti
piu
e anche della maggior parte di quelle
stampate nel Seicento: basta fare un
confronto con quella, pur importantissima, del Magini, tracciata circa trentanni dopo sulla falsariga dei rilievi di
Cappellino, per rendersi conto dei risultati raggiunti dallimpostazione matematica del cartografo fiammingo.
444
pag. 450
Cartografia storica
sivi: ricordiamo le Cartes generales de
toutes les parties du monde (1685) del
geografo francese Nicolas Simon;
lAtlas minor di Frederik de Wit, apparso ad Amsterdam nel 1660; lAtlante
veneto di Vincenzo Maria Coronelli
` anche il mo(1691), che riprende pero
dello maginiano; lAtlas novus (1745) di
Matteo Seutter. Nella tradizione iconografica maginiana, ricordiamo la carta
della Sardegna dellItalia di Matteo
Greuter (1657); dellAtlas maior di Giovanni Blaeu (1662); dellAtlas di Jan
Jansson (1666); dellItalie di Pierre Du
Val (1675); dellAtlas novus (1712) del tedesco J.B. Homann; dellAtlas maior
dellolandese Gerard van Keulen, stampato tra il 1641 e il 1729; e infine dellAtlas curieux di Hans Georg Bodenehr
(1715) e lanonima carta olandese del
1796. Nel secolo XVI, con la crescente
minaccia turca e degli stati barbareschi
nel Mediterraneo, il problema della difesa costiera della Sardegna acquista
una rilevanza di primo piano. Siempre
estamos assediados de corsarios, scrive
nel 1577 larcivescovo di Cagliari Antonio Parragues de Castillejo.
445
pag. 451
Cartografia storica
escludere che si tratti proprio del lavoro di Ferrua). Tuttavia, il fatto che
sulla carta appaiano gli stemmi di Filippo IV e di Francesco de Vico, giurista
e storico sardo, reggente nel Supremo
Consiglio dAragona, ha indotto Baldacci a credere che la carta sia stata
elaborata a Sassari intorno agli anni
1620-1640. Tesi peraltro difficile da dimostrare. La carta, come si deduce
dalla legenda posta ai margini dellinci` infatti strettamente legata alla
sione, e
Historia general de la isla y reyno de Sarden
a del reggente Vico (ma che alcuni
attribuiscono al padre gesuita Giacomo
Pinto), pubblicata a Barcellona nel
1639. Comunque, se il Vico non ne fu
` probabile anche per
lautore (come e
lHistoria), ne fu certamente il mecenate e il promotore. La carta, poi, data
la raffinatezza dellincisione e la chiarezza tipografica, non venne stampata
in Sardegna ma quasi sicuramente in
Spagna o a Napoli. La sua straordinaria
importanza sta nel fatto che, pur nascendo al di fuori dei grandi centri
della cartografia secentesca, Amsterdam, Venezia, Parigi, mostra una ade` davvero sorprendente
renza alla realta
e niente affatto provinciale. Se da un
lato appare assai vicina al modello mercatoriano, da cui vengono tratte le coordinate esterne, dallaltro se ne discosta
nel disegno costiero che, estremamente
dettagliato, dimostra una conoscenza
diretta dei litorali dellisola. La linea
` ben delineata e
che indica la costa e
sono indicate quasi tutte le torri; tuttavia questa conoscenza diretta porta
lautore a commettere degli errori: ad
esempio, la raffigurazione dello stretto
di Fornelli, tra lAsinara e capo Falcone, molto precisa nel descrivere i pe`, a una
ricoli del passaggio, induce, pero
` circostante.
sproporzione con la realta
Nel mare sono disegnate navi da carico,
galere e imbarcazioni da guerra con
446
pag. 452
Cartografia storica
`
cese sulla Sardegna risale al 1640 ed e
una carta manoscritta anonima, acquerellata a colori, conservata al British
Museum di Londra, sicuramente frutto
di ricerche dirette, come mostra la
buona conoscenza delle isole adiacenti
e della linea costiera. Vengono indicate
` , tutte raffigunumerosissime localita
rate con piccole vedutine con case e
` principali sono
chiesa mentre le citta
indicate con vere e proprie vedute prospettiche, con mura, chiese, torri. Laltro importante documento cartografico
` la Carte topographique des cofrancese e
stes de lisle de Sardaigne del capitano
, disegnata a mano e diJacques Petre
pinta a tempera nel 1682, della Biblio` que Nationale di Parigi, ma provethe
partement des Cartes et
niente dal De
Plans della Marina. Questa splendida
carta traccia alla perfezione il profilo
costiero dellisola, con risultati che
non sono, poi, molto lontani da quelli
raggiunti dalla cartografia contemporanea e dimostra lalto livello di conoscenza delle coste mediterranee da
parte della marina di Luigi XIV. Anche
la carta pubblicata nel 1719 dal Michelot, pilota delle galere reali, e dal Bre
` assai premond, idrografo di Luigi XV, e
cisa nel profilo costiero, nella segnalazione dei fondali e nella menzione delle
torri. Nel Seicento vengono ancora pubblicati portolani e carte nautiche che
fanno proseguire nel tempo lantica tradizione del Compasso e della Pratica
della Mercatura. Fra queste opere ricordiamo, per lo spazio dedicato alla Sardegna, lArcano del Mare di Robert Dudley, geografo del Granduca Cosimo Il,
pubblicato a Firenze nel 1661, con una
buona carta nautica dellisola in cui
vengono indicate le torri costiere; lo
Specchio del Mare del capitano genovese Francesco Maria Levanto, edito a
Genova nel 1661, con una fedele carta
idrografica della Sardegna e della Cor-
sica; lIsolano di Vincenzo Maria Coronelli, stampato a Venezia nel 1696. Fra i
portolani senza carte, ma ricchi di notizie sulla navigazione, sui porti, sugli approdi, sui moli dellisola segnaliamo: la
Nautica Mediterranea di B. Crescenzi,
apparso a Roma nel 1607; il Portulano
del mare Mediterraneo di S. Gorgoglione
stampato a Napoli nel 1692; Le petit
flambeau de la mer di P. Bougard edito a
Le Havre nel 1684; LArte della vera navigazione, redatto da G.F. Monno nel
1633, manoscritto della Biblioteca Universitaria di Genova; e infine Island of
Sardinia, portolano inglese, manoscritto del secolo XVII conservato al
British Museum.
447
pag. 453
Cartografia storica
rino, tracciata dal pittore napoletano
Domenico Colombino (autore dei dipinti della sacrestia di San Michele a
` assai preciso (la
Cagliari). Il lavoro e
carta venne quasi integralmente ripresa dallAzuni nella tavola posta in
ographiappendice alla sua Histoire ge
que, politique et naturelle de la Sardaigne apparsa a Parigi nel 1802) nel rilievo, nellorografia, nelle divisioni amministrative ed esprime assai bene le
esigenze del governo sabaudo di poter
disporre di una dettagliata raffigura
zione dellisola. Nel 1721 il primo vicere
piemontese, il barone Pallavicino di
my, affida agli ingegneri BelSaint-Re
lin, Audibert e De Vincenti lincarico di
ispezionare lo stato delle torri litoranee
e di predisporre un piano per la loro
riutilizzazione. Una descrizione delle
coste sarde dellufficiale Rossi e una
memoria dellingegner De Vincenti
(1739) con una carta geografica del litorale si possono reperire nellArchivio
di Stato di Torino. Nel 1768 il capitano
` correzioni e modifiche a
Teseo apporto
questa carta delle torri costiere. Unal`
tra carta manoscritta della prima meta
del secolo XVIII riportata da Luigi Piloni , con la toponomastica ancora in
spagnolo (per non variare, come afferma lignoto cartografo, i veri nomi
propri dei luoghi), ricalca nel disegno
costiero la traccia di Colombino. Lanonima Pianta topografica del Regno di
Sardegna, della Biblioteca Reale di Torino del 1751, disegno a mano dipinto a
tempera, presenta un perimetro costiero migliore delle carte precedenti,
con ricchezza di indicazioni (capi, porti,
cale, torri) e un ampio computo dei centri abitati (ben 362) con il totale delle
anime: 309 994 abitanti. Una Carta
del Regno di Sardegna, anchessa manoscritta e conservata allArchivio di
Stato di Torino, elaborata nel 1746 dal
sottotenente Craveri e dal luogotenente
448
pag. 454
Cartografia storica
cento matura anche un sempre maggiore interesse strategico e commerciale francese per la favorevole posizione della Sardegna. Le Archives Namotionales di Parigi sono ricche di me
ries del secolo XVIII sui litorali, le isole,
le difese costiere, la navigazione, i commerci dellisola. Anche le carte confermano, per la perfezione dei risultati
spesso raggiunti, lattenzione dei geografi e degli idrografi francesi per la
Sardegna. Fra queste ricordiamo la
bella carta dItalia pubblicata nel 1743
da Jean Baptiste dAnville, in cui la
forma della Sardegna, quasi simile a
quella della cartografia contempora` il risultato dellimpiego delle
nea, e
nuove tecniche scientifiche che stabiliscono come sicuri caposaldi le coordinate astronomiche per un adeguato nu` ; la carta di Gilles Romero di localita
bert (1749); quella manoscritta di Lemione, assai simile alla Carte di Le
ne
rale ciRouge; la tavola dellAtlas ge
vile ed ecclesiastique (1766) di Louis
Brion de la Tour. Di grande precisione
sono, infine, le sette carte idrografiche
sulla Sardegna tratte dal Recueil de plusieurs de ports et rades et de quelques car`res de la Mer Me
diterranee,
tes particulie
rilevate tra il 1732 e il 1746 da Jacques
Ayrouard, pilota reale delle galere del
Re, che raffigurano, con grande dovizia
di particolari sui fondali e sulle coste, il
golfo di Cagliari, larcipelago della
Maddalena, il porto di Longon Sardo,
lo stretto di Fornelli, la baia di Porto
Conte, il golfo di Oristano, la baia di
capo Carbonara. Una precisa carta nautica della Sardegna con le coste della
` nei dodici fogli della Carte
Barberia e
diterrane
e di Joseph Roux
de la Mer Me
(1764). Fra le carte settecentesche non
bisogna dimenticare quella del geografo padovano Giovanni Antonio Rizzi
Zannoni (1762) che raffigura la Sardegna, la Sicilia e la Corsica, le carte idro-
449
pag. 455
Cartografia storica
` macarta napoleonica costituisce il piu
turo prodotto della nuova cartografia
topografica e matematica, prima dei lavori del Lamarmora. DAlbe raffigura
inoltre i feudi e, per la prima volta dettagliatamente, la rete stradale.
& LOTTOCENTO. FRANCESI E INGLESI
Anche in una regione periferica come
la Sardegna, rimasta per certi versi ai
margini dellesperienza culturale illuministica e delle vicende politiche dellItalia napoleonica, la nuova ansia di
conoscere il proprio territorio si fa, nei
primi decenni dellOttocento, particolarmente viva. Certo, nellisola mancavano tutte quelle condizioni materiali,
oggettive che, altrove, grazie ad apparati amministrativi moderni ed efficienti, avevano favorito un processo di
rinnovamento degli studi geografici, attraverso lintroduzione del catasto
agrario, di una scienza idraulica tesa
allo sviluppo dellirrigazione, di un rilevamento topografico del terreno per le
diverse esigenze stradali e militari. In
Sardegna, invece, la modernizzazione
` un processo
delle strutture agrarie sara
tardivo e contraddittorio, il catasto
` introdotto nel 1840, ma solo dopo
verra
il 1851 si sarebbe posto nuovamente
mano allopera. In questo contesto di
arretratezza il grande e faticoso lavoro
cartografico dello scolopio Tommaso
Napoli mostra i suoi limiti proprio nella
mancata soluzione del problema generale del tipo di proiezione. Alla fine del
Settecento lipotesi newtoniana sulla
forma elissoidale della terra costringe
i geografi a sperimentare un sistema di
` preciso, sia
misurazione del terreno piu
attraverso il calcolo astronomico e matematico, sia attraverso il metodo della
triangolazione, della distribuzione dei
caposaldi sul terreno, del perfezionamento degli strumenti di osservazione:
la carta del padre Napoli e
` , come
sicche
ha affermato il Baldacci, lultimo pro-
450
pag. 456
Cartografia storica
` con 2500 uomini (sino agli anni
bisso
Sessanta dellOttocento nelle Bocche
non vi erano fari). Lo studio idrografico
dei fondali marini e delle coste sarde
interessa anche la Marina di Sua Mae` Britannica: nel 1827 viene infatti
sta
pubblicata a Londra, a cura dellAmmiragliato, la carta idrografica della Sardegna del capitano William Henry
` un ufficiale della maSmyth. Smyth e
rina che durante le guerre napoleoniche compie due missioni nellisola e,
romanticamente attratto da quel
mondo cos` lontano e diverso, vi ritorna
per curarne una precisa carta geogra` lungo, ma i rifica. Il lavoro di Smyth e
sultati sono eccellenti nel perimetro costiero, nellindicazione dei fondali,
nella delineazione dei rilievi costieri,
` inolnellabbondanza dei dati. Smyth e
` bei libri di
tre lautore di uno dei piu
viaggio sulla Sardegna, Sketch of present state of the island of Sardinia, pubblicato a Londra nel 1828, con una piccola mappa dellisola che riproduce la
grande carta del 1827 (tradotto ora, col
titolo Relazione sullisola di Sardegna,
nella Bibliotheca sarda della nuorese Ilisso). Nel 1823 Smyth aveva eseguito anche per lAtlas del Voyage di Alberto Lamarmora un bellissimo disegno a colori e una pianta della grotta di
capo Caccia presso Alghero. Lo stesso
Lamarmora per la sua carta del 1845
trasse il contorno costiero e le profon` marittime dalla carta di Smyth, a
dita
cui fu legato da una lunga amicizia e
che defin` idrografo provetto e instancabile. Uno studio e un portolano sulle
` la
coste sarde del governo sabaudo e
Guida della marina del littorale di Sardegna, edita a Torino nel 1843, opera del
viceammiraglio conte V. Albini.
& LA CARTA DEL LAMARMORA La Carta
dellisola di Sardegna in scala 1:250 000
di Alberto Lamarmora, stampata a Parigi nel 1845, segna la fine della carto-
451
pag. 457
Cartografia storica
gioni dellisola. Nella carta del 1839 e,
soprattutto, in quella del 1845, a cui col` il maggiore Carlo De Candia, Lalaboro
marmora, scegliendo come punto visuale i luoghi elevati, si serv` della camera chiara grazie alla quale, con il
`i
rilevamento a giro di orizzonte, fisso
disegni panoramici coordinandoli matematicamente agli elementi numerici
rilevati con il teodolite. Certamente
non siamo giunti, con la carta del Lamarmora che ci ha lasciato anche una
Carte Routie`re, abbinata ai due volumi
dellItineraire de lle de Sardaigne, editi
a Torino nel 1860 , a un livello di perfezione come quello dei rilievi aerofotogrammetrici contemporanei, ma la
rappresentazione di cui, con la carta
in scala 1:250 000, i sardi potevano disporre in quel momento per la loro isola
era ormai fedele al massimo. Con lopera del Lamarmora si chiude un capitolo della storia della cartografia sulla
Sardegna, caratterizzato da una concettualizzazione, o meglio, da uninterpretazione soggettiva e spesso letteraria
dello spazio, e si apre il periodo di una
` precise
produzione di carte sempre piu
ed esatte. Prima di addentrarsi nellanalisi di questo filone, bisogna ricordare lenorme opera di raccolta e di sistemazione di dati ancor oggi utilissima sulle tradizioni, leconomia, la
popolazione, la lingua, la geografia
della Sardegna attuata da Vittorio Angius, e durata ben nove anni, nella compilazione delle voci per il Dizionario
geografico-storico-statistico-commerciale degli stati di S.M. il Re di Sardegna,
curato da Goffredo Casalis, e stampato
a Torino da Marzorati e Maspero tra il
1833 e il 1856. LAtlante dellisola di Sardegna elaborato tra il 1840 e il 1859 secondo il metodo matematico della scala
ticonica dal maggiore Carlo De Candia
e dal tenente Coda, composto da 49 fogli
in scala 1:50 000, utilizzando la triango-
452
pag. 458
Casabianca
anni, grazie alle ricerche e alle realizzazioni cartografiche dei geografi che
hanno studiato lambiente fisico e
umano della Sardegna (Cossu, Alivia,
Le Lannou, Mori, Baldacci, Pinna, Pelletier, Lo Monaco ecc.), la conoscenza
` nodellassetto territoriale dellisola e
tevolmente migliorata, mentre levoluzione delle tecnologie cartografiche, attraverso laerofotogrammetria o lelaborazione elettronica delle immagini
trasmesse dai satelliti, ha fatto di re` imcente passi da gigante. Il lavoro piu
`
pegnativo di questo dopoguerra e
lAtlante della Sardegna (1971-1980), curato da Roberto Pracchi e da Angela
Terrosu Asole, con la direzione cartografica di M. Riccardi, che ha elaborato
` dedicato alla
83 carte: il primo volume e
geografia, alla flora, alla fauna; il secondo affronta tutti gli aspetti storici,
demografici e sociali; il terzo analizza
le situazioni e i problemi delleconomia
isolana. [ANTONELLO MATTONE]
453
pag. 459
Casada
tell`-Nuoro. La nomina non lo entusia` ma, sebbene recalcitrante, prese
smo
possesso della diocesi, sia pure solo nel
1821; il primo impatto con Nuoro lo spa` , e rimase impressionato cos` nevento
gativamente che, dopo aver giurato,
` in Liguria. Nel
nello stesso anno torno
1828 fu privato della giurisdizione, ma
mantenne il titolo.
Casagia Famiglia sassarese (secc. XVXVIII). Le sue notizie risalgono al secolo XV; i suoi membri erano prevalentemente mercanti, che nel corso del secolo raggiunsero uneminente posi`.
zione in seno alloligarchia della citta
Nel 1466 un Nicola ottenne il cavalierato ereditario e i suoi discendenti nel
1588 furono ammessi allo Stamento militare durante il parlamento Madrigal.
In seguito presero parte ai successivi
454
pag. 460
Casalabria
parlamenti ed estesero i propri interessi anche in altri centri dellisola.
Nel corso del secolo XVII la famiglia si
divise in alcuni rami, uno dei quali fu
interessato allamministrazione del
sale a Cagliari. Si estinsero nel corso
del secolo XVIII.
sari 1578-ivi, dopo 1615). Ordinato sacerdote, per completare i suoi studi si
trasfer` a Madrid, riuscendo a integrarsi bene negli ambienti della capitale. Negli anni del suo soggiorno in
`
Spagna fu nominato sindaco della citta
natale a corte e seppe ben rappresentare gli interessi dei concittadini. Tornato a Sassari ebbe un ruolo nella polemica con Cagliari sul primato; di questa
sua esperienza rimangono tre memoriali, pubblicati nel 1615.
Casalabria, Gavino Uomo darmi (Sassari, sec. XVI-?, 1603). Figlio di Francesco, nel 1588 divenne capitano delle marine di Gallura. Difese con valore le coste a lui affidate e costru` a sue spese la
torre di Longone; mor` lasciando moglie e figli in condizioni economiche disagiate.
pag. 461
Casaleras
` sec. XVI-Longonsardo
sari, prima meta
1588). Fratello di Francesco, ebbe lufficio di capitano delle marine di Gallura
` per il suo valore. Mor` come si segnalo
battendo contro i Turchi a Longonsardo.
456
pag. 462
Cascant
` di abdel suo episcopato si preoccupo
` e albellire la cattedrale della citta
cune altre chiese; dopo dieci anni fu
nominato arcivescovo di Sassari.
` lorganizzaNella nuova sede rinnovo
zione del Capitolo e quella del Seminario, rendendo possibile un aumento
` anche
dei posti disponibili. Si adopero
per restaurare il pavimento del
Duomo.
Casas Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Cagliari, compreso nella cura-
457
pag. 463
Caschetta
` del patrimonio feusione per la meta
dale dei Maza, entrando in conflitto
con Brianda Maza de Lic
ana, zia del
defunto, che si era impadronita dellintero asse ereditario. Nelle complesse vicende successorie che seguirono Giovanni ottenne il feudo di Ter , pero
` , la contesa contiranova. Poiche
` i suoi diritti
nuava, egli, nel 1547, dono
alla figlia Beatrice e al cugino Francesco Sala e pochi anni dopo mor`. Nel
1561 Beatrice cedette a sua volta i propri diritti a Federico di Portugal.
Caschetta Dolce tipico della Barbagia, di origini antichissime (forse bizantine), un tempo molto diffuso nelle
` importanti. Si tratta di
ricorrenze piu
delicati involucri di sfoglia a forma di
rbula) o di serpenbasso cestinetto (co
tina (caschetta), autentici piccoli capolavori della plastica effimera sarda,
ripieni di un impasto di nocciole tritate e miele di corbezzolo insaporiti
con un liquore locale e cucinati al
forno tiepido. Il segreto per la buona
riuscita, oltre che nellimpasto, sta
` della sfoglia, la cui base
nella qualita
` necessariamente essere costidovra
tuita dal fior di farina (su scetti).
458
pag. 464
Cassani
dalla pasta filata e ha una caratteri` molto diffuso in
stica forma a pera; e
diverse regioni dellisola dove viene
indicato con nomi diversi (in Barbagia
come gurguzzolu, panedda o taedda;
nel Logudoro e nel Goceano titti` ha ragghedda). Particolare notorieta
giunto, di recente, quello di Santu Lussurgiu, entrato a far parte della produzione gastronomica del luogo fino a diventarne una sorta di marchio di fabbrica.
Cassa ademprivile Istituzione di credito costituita con legge del 1897. Suo
compito doveva essere quello di avviare la distribuzione e la divisione in
` dei
quote dei beni ex ademprivili, cioe
terreni provenienti dal demanio dei disciolti feudi, sottoposti a diritti di uso
pubblico (pascolo, legnatico, acque),
che esistevano ancora molto numerosi
in Sardegna dai tempi dellabolizione
dei feudi. Altro scopo delle Casse sarebbe dovuto essere quello di finanziare le opere di miglioramento agrario; le Casse avrebbero dovuto essere
finanziate dalle Amministrazioni provinciali con fondi ottenuti da mutui agevolati. In effetti la legge ebbe scarso
successo: infatti solo nel 1902 fu istituita la C.a. di Cagliari, dalla quale in
` per scissione quella di
seguito si formo
Sassari. La C.a. ebbe lamministrazione
di tutti i beni ex ademprivili con lobbligo di dividerli in categorie a seconda
della loro natura; di consegnare allamministrazione forestale quelli da rimboschire e di dividere gli altri in quote
da concedere in enfiteusi; altro compito che le venne attribuito fu una mo` di credito agrario a favore
desta attivita
degli enfiteuti. Con legge del 1907 alle
` di
Casse ademprivili fu data la facolta
` di creutilizzare per le proprie attivita
dito le Casse dei Consorzi agrari e i
Monti frumentari; nel 1920, infine, assorbirono le Casse provinciali trasfor-
459
pag. 465
Cassani
sociale, nel 1911 ebbe il titolo di vescovo
` in Sardegna
di Tacia Montana e arrivo
come delegato allamministrazione
della diocesi turritana. Nel 1917 fu nominato arcivescovo di Sassari; negli
anni del primo dopoguerra, con padre
Manzella e altri, fu strenuo difensore
` sindacali e prodelle nascenti liberta
motore dellassociazionismo cattolico.
` anche per lo sviluppo della
Si impegno
diocesi e per il miglioramento del Seminario. Seriamente ammalato, nel 1929
` a Roma.
si dimise e si ritiro
460
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461
pag. 467
trimonio 8 000 000 di lire); Aglientu (patrimonio 8 000 000 di lire); Barumini
(patrimonio 8 000 000 di lire); Baunei
(patrimonio 8 000 000 di lire); Mandas
(patrimonio 8 000 000 di lire); Morgongiori (patrimonio 8 000 000 di lire); Narcao (patrimonio 8 000 000 di lire); Martis
(patrimonio 8 000 000 di lire); Onan` (patrimonio 8 000 000 di lire); Sorradile
(patrimonio 8 000 000 di lire); Santa Giusta (patrimonio 8 000 000 di lire); SantAndrea Frius (patrimonio 8 000 000 di
l i r e ) ; Vi l l a n o v a t u l o ( p a t r i m o n i o
8 000 000 di lire); Villa speciosa (patrimonio 8 000 000 di lire); Armungia (patrimonio 7 000 000 di lire); Buggerru (patrimonio 7 000 000 di lire); Laerru (patrimonio 7 000 000 di lire); Luras (patrimonio 7 000 000 di lire); Nule (patrimonio 7 000 000 di lire); Nuragus (patrimonio 7 000 000 di lire); Pabillonis (patrimonio 7 000 000 di lire); Sennori (patrimonio 7 000 000 di lire); Suni (patrimonio 7 000 000 di lire); Tresnuraghes (patrimonio 7 000 000 di lire); Villasimius
(patrimonio 7 000 000 di lire); Aidomaggiore (patrimonio 6 000 000 di lire); Baratili San Pietro (patrimonio 6 000 000
di lire); Bessude (patrimonio 6 000 000
di lire); Illorai (patrimonio 6 000 000 di
lire); Ittireddu (patrimonio 6 000 000 di
lire); Maracalagonis (patrimonio
6 000 000 di lire); Nuraghi (patrimonio
6 000 000 di lire); Nuxis (patrimonio
6 000 000 di lire); Ollastra Simaxis (patrimonio 6 000 000 di lire); Sardara (patrimonio 6 000 000 di lire); Teulada (patrimonio 6 000 000 di lire); Torralba (patrimonio 6 000 000 di lire); Tratalias (patrimonio 6 000 000 di lire); Tuili (patrimonio 6 000 000 di lire); Aritzo (patrimonio 5 000 000 di lire); Ballao (patrimonio
5 000 000 di lire); Belv` (patrimonio
5 000 000 di lire); Perdasdefogu (patrimonio 5 000 000 di lire); Perdaxius (patrimonio 5 000 000 di lire); Sedini (patrimonio 5 000 000 di lire); Siliqua (patri-
462
pag. 468
Cassio Longino
monio 5 000 000 di lire); Tonara (patrimonio 5 000 000 di lire); San Giovanni
Suergiu (patrimonio 5 000 000 di lire);
Tula (patrimonio 5 000 000 di lire); Uras
(patrimonio 5 000 000 di lire); Usini (patrimonio 5 000 000 di lire); Bortigiadas
(patrimonio 4 000 000 di lire); Borutta
(patrimonio 4 000 000 di lire); Decimomannu (patrimonio 4 000 000 di lire);
Domus de Maria (patrimonio 4 000 000
di lire); Furtei (patrimonio 4 000 000 di
lire); Gadoni (patrimonio 4 000 000 di
lire); Gesturi (patrimonio 4 000 000 di
lire); Nuchis (patrimonio 4 000 000 di
lire); Oschiri (patrimonio 4 000 000 di
lire); Sarroch (patrimonio 4 000 000 di
lire); Segariu (patrimonio 4 000 000 di
lire); Suelli (patrimonio 4 000 000 di
` dArcidano (patrimolire); San Nicolo
nio 4 000 000 di lire); Triei (patrimonio
4 000 000 di lire); Arbatax (patrimonio
3 000 000 di lire); Ardara (patrimonio
3 000 000 di lire); Cheremule (patrimonio 3 000 000 di lire); Elmas (patrimonio
3 000 000 di lire); Giave (patrimonio
3 000 000 di lire); Monserrato (patrimonio 3 000 000 di lire); Musei (patrimonio
3 000 000 di lire); Ortacesus (patrimonio
3 000 000 di lire); Palau (patrimonio
3 000 000 di lire); Quartucciu (patrimonio 3 000 000 di lire); Siamanna-Siapiccia (patrimonio 3 000 000 di lire); Scano
di Montiferro (patrimonio 3 000 000 di
lire); Siddi (patrimonio 3 000 000 di
l i r e ) ; S a n Pa s q u a l e ( p a t r i m o n i o
3 000 000 di lire); Zeddiani (patrimonio
3 000 000 di lire); Zerfaliu (patrimonio
3 000 000 di lire); Asuni (patrimonio
2 000 000 di lire); Atzara (patrimonio
2 000 000 di lire); Barrali (patrimonio
2 000 000 di lire); Bolotana (patrimonio
2 000 000 di lire); Calasetta (patrimonio
2 000 000 di lire); Codrongianos (patrimonio 2 000 000 di lire); Cortoghiana
(patrimonio 2 000 000 di lire); Esterzili
(patrimonio 2 000 000 di lire); Flussio
(patrimonio 2 000 000 di lire); Lei (patri-
monio 2 000 000 di lire); Luogosanto (patrimonio 2 000 000 di lire); Magomadas
(patrimonio 2 000 000 di lire); Monteleone Rocca Doria (patrimonio
2 000 000 di lire); Neoneli (patrimonio
2 000 000 di lire); Olmedo (patrimonio
2 000 000 di lire); Osidda (patrimonio
2 000 000 di lire); Selegas (patrimonio
2 000 000 di lire); Seulo (patrimonio
2 000 000 di lire); Ula Tirso (patrimonio
2 000 000 di lire); Ussaramanna (patrimonio 2 000 000 di lire); Allai (patrimonio 1 000 000 di lire); Assolo (patrimonio
1 000 000 di lire); Banari (patrimonio
1 000 000 di lire); Bauladu (patrimonio
1 000 000 di lire); Borore (patrimonio
1 000 000 di lire); Cargeghe (patrimonio
1 000 000 di lire); Golfo Aranci (patrimonio 1 000 000 di lire); Nureci (patrimonio 1 000 000 di lire); Oniferi (patrimonio 1 000 000 di lire); Palmas Arborea
(patrimonio 1 000 000 di lire); Putifigari
(patrimonio 1 000 000 di lire); Romana
(patrimonio 1 000 000 di lire); Semestene (patrimonio 1 000 000 di lire);
Tissi (patrimonio 1 000 000 di lire); Turri
(patrimonio 1 000 000 di lire).
463
pag. 469
Cassitta
Sardo, con tendenze separatiste. Immediatamente fu sconfessato dal PCI e costretto a rientrare nei ranghi dopo il
primo Congresso regionale del partito
` nel proprio im(Iglesias 1944). Continuo
pegno politico, fu eletto consigliere
provinciale di Sassari e nel 1952, durante la I legislatura repubblicana, su` a Giuseppe Cavallera nel Senato
bentro
della Repubblica. Al termine della legi` a inslatura non fu rieletto ma continuo
` di partito. Tra i
teressarsi dellattivita
suoi scritti del secondo dopoguerra: I
comunisti e la Sardegna, Il Lavoratore, 1945; Costituente, Il Lavoratore, 1945; Autonomia, Il Lavoratore,
1947.
464
pag. 470
Castagno
tuito dal sugo, che viene ottenuto facendo soffriggere in un tegame di coccio lolio, le cipolle, il prezzemolo e i
pomodori secchi tritati. Una volta portato a cottura, si aggiungono acqua, peperoncini e sale in modo da ottenere un
liquido denso che viene portato a ebollizione e arricchito con frutti di mare,
seppiette e aragoste. Il tutto si lascia
bollire per circa dieci minuti, aggiungendovi gradualmente i pesci e le patate. La zuppa cos` ottenuta viene fatta
bollire ancora per dieci minuti e poi
servita in piatti fondi foderati di civra` preparata anche
xiu (=). Attualmente e
in altri centri costieri dellisola (in
molti dei quali si chiama zimino di pesce), con qualche variante specialmente
in Gallura e in Ogliastra.
Casta, Franc
ois J. Studioso di storia
moderna (n. sec. XX). Fa parte dellAssociazione dei ricercatori di Scienze
umane della Corsica. Collaboratore
tudes Corses, si e
` occudella rivista E
pato dei rapporti tra Corsica e Sardegna nel periodo della Rivoluzione frans
cese. Ha pubblicato il saggio Mentalite
sistance a
` la Revolution
religieuses et re
francaise en Corse et en Sardaigne 17891793, Archivio sardo del movimento
operaio contadino e autonomistico,
29-31, 1990.
465
pag. 471
Castagnola
glie sono ellittiche, con margine dentato, alterne con breve picciolo, lucide
nella pagina superiore, di colore verde
scuro. I fiori sono unisessuali, protetti
`a
da un involucro verde che diventera
` il riccio, dentro il quale si tromaturita
vano normalmente due frutti (acheni).
Fiorisce in giugno e fruttifica in autunno. Il legno ha diversi impieghi nellindustria mobiliera e cartaria, dalla
corteccia si ricava tannino. In Sardegna
viene utilizzato per costruire le tradizionali cassapanche e le culle per neonati (su barzolu), e per ottenere botti
particolarmente aromatiche. Col legno
di c. sono realizzate le maschere del
Carnevale barbaricino (mamuthones di
les di Ottana e thurMamoiada, merdu
pos di Orotelli). Proveniente dallOriente e diffuso in Europa in epoca ro` stato introdotto in Sardemana, il c. e
gna in tempi remoti e in molte zone costituisce lelemento dominante del paesaggio vegetale. Nei territori alle falde
del Gennargentu si trovano castagneti
di vaste proporzioni, mentre nelle zone
montane di Ogliastra, Montiferru e Gal` sporadica. A Delura la loro presenza e
sulo, Tonara e Santu Lussurgiu si tro`
vano i castagni, tutti ultrasecolari, piu
grandi dellisola. Ai primi di novembre
ad Aritzo si tiene la sagra delle castagne, con degustazioni e vendita di questo frutto prelibato, che tanta importanza ha avuto nel passato anche per la
sopravvivenza delle genti di montagna;
tra i prodotti, ottimo il miele di c. Nomi
sardi: astanza (nuorese); castangia
(campidanese); castanza (barbaricino).
[MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Castagnoli = Iris
Castaldi, Editta Archeologa (n. Roma,
sec. XX). Allieva del Puglisi, in Sardegna ha studiato la cultura di Monte
Claro scoprendo il sacrario di Biriai
` occupata anche
presso Oliena. Si e
della preistoria della Gallura; tra il
1959 e il 1965 ha scavato il villaggio nuragico di Pilastru e ha studiato altri siti
` autrice di numerosi saggi
dellarea. E
che riguardano le esperienze e gli studi
da lei condotti in Sardegna: Aspetti dellaccantonamento culturale nella Gallura preistorica e protostorica (con S.M.
Puglisi), Studi sardi, XIX, 1966;
Nuove osservazioni sulle tombe dei giganti, Bullettino di Paletnologia italiana, n.s., XIX, 77, 1968; Tombe di giganti nel Sassarese, Origini, III, 1969;
466
pag. 472
Castaldi
La datazione con C14 della Grotta del
guano o Gonagosula (Oliena-Nuoro).
Considerazioni sulla cultura di Ozieri,
Archivio per lAntropologia e lEtnologia, CII, 1972; Domus nuragiche, 1975;
Il culto del toro nella preistoria della Sar` suldegna ed il problema delle tre cavita
lalto dei prospetti delle tombe di giganti,
Archivio per lAntropologia e lEtnologia, CVI, 1976; Una particolare rappresentazione zoomorfa in ipogei sardi, Rivista di Scienze preistoriche, XXXIII,
1978; Biriai: il villaggio di cultura di
Monte Claro, Rivista di Scienze preistoriche, XXXIV, 1-2, 1979; Cultura calcolitica del Monte Claro nel sito di Biriai
(Oliena), in The Deya conference of Prehistory. Early settlements in the western
Mediterranean Islands and the Peripheral Areas, British Archeological Report International Series, 229, 1984;
` Biriai e La necropoli di Li
Oliena localita
Muri, in I Sardi. La Sardegna dal Paleo` romana, 1984; tre schede su
litico allEta
La necropoli di Li Muri, La tomba di giganti di Li Lolghi, La tomba di giganti di
Coddu Vecciu, in Arzachena. Monumenti
archeologici. Breve itinerario, 1984; Larchitettura di Biriai, Rivista di Scienze
preistoriche, XXXIX, 1-2, 1984; Biriai e
le fortezze prenuragiche: per una valutazione socio-culturale, Studi urbinati,
serie B3, LVIII, 1985; Idoletti sardi quale
prova di contatti est ovest, Origini, XV,
1992; Il santuario di Biriai, Monte dAccoddi. 10 anni di nuovi scavi, 1992.
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Castaldi
1946; La X sessione della Consulta regionale, 1946.
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Casteddu de sa fae
XVI-XVIII). Le sue notizie risalgono
` del secolo XVI,
alla seconda meta
quando viveva il dottor Giacomo, giudice della Reale Udienza, che nel 1607
`.
ottenne il riconoscimento della nobilta
I suoi figli nel 1626 furono ammessi allo
Stamento militare durante il parlamento Bayona. La loro discendenza si
estinse nel corso del secolo XVIII.
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Casteddu Etzu
Casteddu Etzu Con questo nome e` conosciuto il castello che sorge a Fordongianus. Di origini antichissime, proba` cobilmente il suo nucleo originario e
stituito da un nuraghe polilobato riutilizzato con laggiunta di cortine murarie dai Bizantini per difendere il territorio dalle incursioni dei Barbaricini.
Opportunamente modificato, fu forse
utilizzato in epoca giudicale, ma successivamente se ne perse memoria.
bellarono al re, il villaggio divenne teatro della guerra e nel 1330 fu occupato
dalle truppe aragonesi guidate da Raimondo Cardona. Sebbene devastato, rimase tuttavia in possesso dei Doria. Nel
` la guerra tra Ara1353, quando scoppio
gona e Arborea, fu occupato dalle
truppe aragonesi. Negli anni successivi
` a decadere, ma torno
` in poscontinuo
sesso degli antichi signori; nel 1363, durante la seconda guerra tra Aragona e
Arborea, fu occupato dalle truppe arborensi e di fatto annesso al giudicato
dArborea. Caduto il giudicato, dopo la
parentesi delloccupazione del vi` in possconte di Narbona, nel 1420 torno
sesso degli Aragonesi, ma era ormai in
piena decadenza e in poco tempo si spo` completamente.
polo
Castellaccio, Angelo Storico del Medioevo (n. Sassari 1946). Allievo di Francesco Cesare Casula, conseguita la lau` dedicato allo studio
rea in Lettere si e
`
della Sardegna medioevale. Nel 1984 e
diventato professore associato; attual` professore ordinario e insegna
mente e
` di LetStoria medioevale nella Facolta
` di Sassari. Tra i
tere dellUniversita
suoi scritti: Il castello medioevale di
Osilo, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del primo Convegno internazionale di studi geografico-storici Sassari 1978, 1981; Alghero e le sue mura nel
470
pag. 476
Castell dAsens
libro dei conti di Bartolomeo Clotes (14171419), 1981; Lamministrazione della giustizia nella Sardegna aragonese, 1983;
Moneta e monetazione giudicale: la scoperta dei denari dArborea (con Mariano
Sollai), in Medioevo. Saggi e Rassegne, 11, 1983; Note sullamministrazione aragonese della Sardegna 1390, in
La Sardegna nel mondo mediterraneo.
Atti del secondo Convegno internazionale di Studi geografico-storici, Sassari
1981, 1984; La storiografia e la storia
della produzione monetaria sardo-aragonese, in Medioevo. Saggi e rassegne, 12, 1985; Lamministrazione della
giustizia a Sassari nel periodo aragonese,
` , istituin Gli Statuti sassaresi. Societa
`
zioni a Sassari nel Medioevo e nellEta
moderna. Atti del Convegno di studi Sassari 1983 (a cura di Antonello Mattone e
Marco Tangheroni), 1986; Note sul castello della Fava, Medioevo. Saggi e rassegne, 15, 1990; Note sullufficio del veguer in Sardegna, in Sardegna, Mediter` moraneo e Atlantico tra Medioevo e Eta
derna. Studi in memoria di A. Boscolo, I,
1993; Il periodo medioevale, in Asinara.
Storia, natura, mare e tutela dellambiente, 1993; Le fortificazioni e le strutture difensive di Alghero XIV-XV secolo,
in Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo
(a cura di Antonello Mattone e Piero
Sanna), 1994; I regni giudicali, in Studi
in onore di Massimo Pittau, II, 1995; I regni giudicali. Nuove testimonianze attraverso una fonte catalano-aragonese,
Medioevo. Saggi e rassegne, 20, 1995;
Doria e Aragona: lettura e interpretazione di unistruttoria giudiziaria anno
1346, in Atti del XIV Congresso di storia
della Corona dAragona, II, 1995; La figura del veguer in Sardegna. Alghero in
n (siEl poder real en la Corona de Arago
glos XIV-XVI), Atti del XV Congresso di
storia della Corona dAragona, I, 1996;
Olbia nel Medioevo. Aspetti politico-istituzionali in Da Olb`a ad Olbia. 2500 anni
` mediterranea, II (a
di storia di una citta
cura di Giuseppe Meloni e P. Simbula),
1996; Sassari medioevale, 1996; La pesca
nel Medioevo, in Pescatori e pesca in Sardegna (a cura di Gabriella Mondardini),
1997.
Castellaccio, Antonio (detto Nino) Insegnante, uomo politico (Sassari 1925-superstrada Carlo Felice 1990). Consigliere regionale, senatore della Repubblica. Fin da giovane fu impegnato in
politica nel PSI, divenendo uno dei protagonisti della vita politica della sua
` . Fu eletto piu
` volte consigliere e
citta
assessore comunale di Sassari; nel
1968 fu eletto senatore per la VI legislatura repubblicana nel corso della quale
fu designato a rappresentare il Senato
nellAssemblea consultiva europea. In
seguito non fu riconfermato, ma nel
1979 fu eletto consigliere regionale nel
collegio di Sassari per lVIII legislatura; al termine della legislatura si ri` dalla scena politica e fu nominato
tiro
presidente dellESIT (Ente sardo industrie turistiche). Nel luglio 1990 mor` in
un incidente automobilistico sulla superstrada Carlo Felice.
471
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Castellet
`
a una nobile famiglia, nel 1350 acquisto
dagli eredi di Raimondo Desvall la
` della signoria di Gesico nella cumeta
ratoria di Siurgus. Mor` senza eredi nel
1355.
Castellet, Gisperto Gentiluomo catalano (sec. XIV). Subito dopo la conquista di Alghero nel 1353 fu nominato ca` , ma quando questa
pitano della citta
nellottobre dello stesso anno fu assalita da contingenti del giudice di Arborea e dei Doria, non seppe resistere loro
e fu costretto a fuggire per mare rifugiandosi a Cagliari.
1799-Bosa 1848). Capitano dei Cavalleggeri, medaglia doro al V.M. nella lotta
contro il banditismo sardo. Discendente da nobile e illustre famiglia, nel
1817 si arruola volontario nella compagnia della Guardia del Corpo del Re di
Sardegna. Nel 1823 viene trasferito col
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16. Castello di Castro. Compreso nel giudicato di Torres, faceva parte della curatoria di Montacuto. Sorgeva in prossi` dellomonima chiesetta in cima a
mita
un colle, a pochi chilometri da Oschiri.
Fu costruito dai Bizantini con lo scopo
di proteggere i territori circostanti e la
grande strada che andava da Torres a
Olbia; successivamente fu riutilizzato
` giudicale. Andato in rovina, atin eta
tualmente conserva estesi ruderi, oggetto di alcune recenti campagne archeologiche.
17. Castello di Castrum Sulcitanum.
Compreso nel giudicato di Cagliari, faceva parte della curatoria del Sulcis.
Sorgeva alle porte dellattuale abitato
di SantAntioco a protezione dello
stretto e dellisola. Fu costruito in periodo bizantino per difendere il territorio dalle incursioni arabe, e successivamente riutilizzato dai giudici che ne fecero una delle loro residenze. Andato in
rovina, fu completamente demolito tra
la fine dellOttocento e gli inizi del Novecento.
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`
ceva parte della curatoria di Montes. E
situato su un colle che domina labitato
di Osilo. Fu costruito nella seconda
` del secolo XIII dalla famiglia dei
meta
grandi signori sardo-liguri quando questi, con lestinzione della dinastia giudicale, formarono il loro piccolo stato. At` stata
tualmente la sua costruzione e
parzialmente restaurata e imponente
domina la parte alta del moderno abitato.
36. Castello di Malvicino. Compreso nel
giudicato di Cagliari, faceva parte della
curatoria del Sarrabus. Sorgeva sul
colle di Cuccuru Perde Pau a 60 m sul
livello del mare, a poca distanza dallabitato di Villaputzu. Fu costruito dai Visconti nel corso del secolo XIII per controllare e difendere la vallata del Gerrei. Attualmente se ne conservano i ru` sono difficilmente leggideri, che pero
bili.
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Castellino
` con la sua elemente e domina la citta
gante mole.
78. Castello di Sorra (Sorres). Era una
bastita costruita nel secolo XIV dagli
` di Torralba duAragonesi in prossimita
rante le guerre con i Doria. Assolse il
` aspre del consuo compito nelle fasi piu
flitto e fu fatto demolire nel corso del
secolo. Attualmente non se ne conserva
alcuna traccia.
79. Castello di Tissilo. Compreso nel giudicato di Cagliari, faceva parte della curatoria della Barbagia di Seulo. Sor` su Casteddu sul monte
geva in localita
Ioni a 1000 m sul livello del mare non
`
lontano da Ussassai. Fu costruito in eta
non precisabile e utilizzato per controllare la via daccesso alle zone montane
dellOgliastra; probabilmente fu distrutto durante le guerre tra Aragona e
Arborea. Attualmente se ne conservano
pochi resti di difficile interpretazione.
80. Castello di Tului. Compreso nel giudicato di Cagliari, faceva parte della curatoria del Sols. Sorgeva alle falde del
colle di San Michele a poca distanza da
Tratalias. Fu costruito dai giudici di Cagliari su un precedente edificio bizantino per difendere il territorio dalle incursioni arabe. Nel corso dei secoli de` ; i suoi pochi resti erano
cadde e crollo
ancora visibili agli inizi dellOttocento,
` persa traccia.
ma attualmente se ne e
` non
81. Castello di Uras. Costruito in eta
precisabile, sorgeva al centro dellabitato attuale di Uras ed era caratterizzato da una grande torre. Presumibilmente fu demolito agli inizi del secolo
XVI durante unincursione barbaresca.
82. Castello di Villasor. Casa forte che
sorge nellabitato di Villasor. Fu costruita agli inizi del secolo XV per porre
un freno alle frequenti incursioni dei
` ai feudaBarbaricini; in seguito passo
tari che successivamente ebbero la signoria del villaggio. Attualmente ap-
&
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Castelsardo
fina a nord col mare del golfo dellAsinara, a est con Valledoria e Sedini, a
sud con Nulvi e Osilo e a ovest con
` totalmente collinoso, in gran
Sorso. E
parte ricoperto di macchia mediterranea e privo di alberi dalto fusto. I terreni sono composti in massima parte
di trachite, tufo e argilla. Una piccola
` coltivata a vite (Li Paddimi, Lu
parte e
Padru); a grano la piana di Leni e la
`
valle di San Giovanni e il restante e
` alto,
lasciato a pascolo. Il monte piu
` il Tudspesso battuto dal maestrale, e
deri (435 m) che si trova al confine con
il territorio comunale di Nulvi. Inte` la costa, in genere alta e rocressante e
ciosa, mentre le spiagge sono poche e
piccole (Lu Bagnu, Baia Ostina). Lo
stesso centro abitato, dominato dal ca` posto su una fortificazione nastello, e
turale, interamente in trachite e domina, verso sud, la valle di Ilpighia,
sede degli orti dei castellanesi.
&
` di
sto degli statuti (=). Dopo che la citta
` Castelgenovese diAmpurias si spopolo
venne il capoluogo dellAnglona,
crebbe di importanza e fu cinta da poderose fortificazioni. Con lestinzione
della dinastia giudicale i Doria inclu` nel piccolo stato feudale
sero la citta
che avevano formato riunendo tutti i
territori in loro possesso. Essi continuarono a tenere un buon rapporto con gli
abitanti che mantennero i loro privilegi
e la loro autonomia e vissero sostanzialmente in pace fino alla conquista arago` nel 1323 si dichiaranese. I Doria pero
rono vassalli del re dAragona, cos` la
`, almeno formalmente, entro
` a far
citta
parte del Regnum Sardiniae. Quando
` nel 1325 si ribellarono, C. divenne
pero
uno dei capisaldi della resistenza dei
Doria agli Aragonesi, mantenendo questa funzione anche nel periodo successivo, durante le guerre tra Aragona e
Arborea. Seppe resistere nel 1330 alle
truppe aragonesi guidate da Raimondo
Cardona e quando, nel 1347, i Doria si
` contiribellarono nuovamente, la citta
` ad assolvere alla sua funzione mennuo
tre il territorio circostante subiva altri
danni. Nel 1350 sembrava che potesse
essere raggiunta la pace tra gli Aragonesi e i Doria, ma le tribolazioni della
` non ebbero fine; nel 1357 infatti C.
citta
era passato nelle mani di Brancaleone,
figlio illegittimo dellultimo dei Doria.
Il nuovo signore, uomo molto ambizioso
` poter divenire un fee capace, sembro
dele alleato del re dAragona; per questo motivo, scoppiata la seconda guerra
tra Mariano IV e Pietro IV, nel 1366 la
` fu assediata dalle truppe di Macitta
riano IV ma seppe resistere, mentre il
territorio circostante continuava a essere teatro di guerra. Il destino di C.
` improvvisamente quando nel
cambio
` Eleonora dAr1376 Brancaleone sposo
borea. Rotto laccordo col re dAragona,
` con il cognato Ugone III proprio
si alleo
485
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Castelsardo
` aspra del conflitto tra i
nella fase piu
` divenne fino al 1382 residue. La citta
denza della coppia, il cui legame fu allietato dalla nascita di Federico e di
Mariano; in seguito, negli ultimi anni
del giudicato e della vita di Branca` a svolgere una funzione
leone, continuo
importante. Pare che lo stesso Brancaleone sia morto prima del 1408 proprio
` quindi nelle mani di Nia C., che passo
` Doria, suo figlio naturale; questi ne
colo
` che restava del
fece la capitale di cio
` di
piccolo stato dei Doria. Egli tento
conservarne il possesso e nel 1417 la
` fu assediata da Guglielmo di Narcitta
bona ma resistette. Quando poi il vi` defisconte di Narbona nel 1420 lascio
`a
nitivamente la Sardegna, C. continuo
` e dopo
rimanere in possesso di Nicolo
la caduta di Monteleone divenne lultimo rifugio fino alla sua morte; subito
` passo
` sotto il controllo didopo la citta
retto del re assumendo il nome di Ca` reale.
stellaragonese e lo status di citta
Il sovrano provvide a ripopolarla e la
` crebbe rapidamente
nuova comunita
`
sperimentando gli ordinamenti di citta
regia e dal 1505 divenne sede della diocesi di Ampurias. Grazie alla sua posizione strategica, nel corso del secolo
XVI la rocca fu utile alla difesa delle
coste dagli attacchi dei nemici del regno e nel 1527, nel periodo delle guerre
tra Carlo Ve Francesco I, resistette a un
attacco di truppe francesi guidate da
Andrea Doria. Poco tempo dopo, purtroppo, la sua popolazione fu decimata
` decadendo
dalla peste e da allora ando
anche come centro urbano. La deca` manifesta nel corso
denza fu ancora piu
del secolo XVII, quando le fortificazioni andarono in rovina fino alla perdita della tradizionale funzione militare. Nel 1767, dopo che la Sardegna
era passata ai Savoia, C. prese lattuale
nome e la sua funzione militare fu rilanciata. Le fortificazioni furono restau-
486
pag. 492
Castelsardo
in famiglie 165, e anime 185 in famiglie
35 ne rispettivi distretti pastorali. Si
`
celebran allanno matrimoni 17, e si da
sache nascano 60 e muojano 40; sicche
rebbero 20 anime di annuo incremento,
e si potrebbe sperare in assai meno dun
` scorsecolo il raddoppiamento. Ma gia
sero 77 anni, da che il Mattei (Sardinia
sacra, stampata lanno 1758) notava la
piu
` ne
meno che
popolazione di C. ne
` lo spirito
ora sia. Ragion di questo sara
di vendetta che costantemente assottiglia e riduce a zero il numero daumento. Quante [professioni] rispon`
dono ai primi bisogni, e nessunarte piu
delle altre commendevole. Le femmine
non travaglian tanto, che provvedano in
pannilani e lini alla propria famiglia
` di 83 telai, dei quali
non avendosi piu
` senza imiben pochi per le lane. Resto
tazione lesempio duna signora che si
` alla coltura dei bachi e al lavoro
applico
della seta. Alcune lavorano certa sorta
di biscottelli duna pasta assai gustosa.
Il contado stendesi in lungo per quattrore, in largo per una e mezzo. Si seminano starelli di grano 1900; dorzo 500;
di lino 60; di fave, lentiche, ceci, fagiuoli, piselli, ecc. 90. I grani fruttificano al 15, e 20; gli altri semi si moltiplicano in modo, che tengasi per contento
il coltivatore, se il cielo non sia contrario alla vegetazione. Si coltiva 25 va` duve, e si ottiene dai frutti caririeta
che 1500, che eguagliano quartieri
22 500. Nelle vigne sono sparse moltissime specie di fruttiferi, meli, peri,
aranci, limoni, fichi, peschi, meli cotogni, in breve quasi quante si coltivano
nel contado di Sassari. I fichi dIndia
fanno belle siepi ai poderi. Ecco le specie [di bestiame] e i rispettivi numeri.
Cavalli 280, buoi 710, porci 550, pecore
5500, capre 3200. Hannosi pochi giumenti, da che i castellanesi usano di
macinare il grano con una macchina a
mano. Dalle greggie si ha ottimo cacio, e
487
pag. 493
Castelsardo
nella provincia di Sassari. Nella se` del secolo la sua economia
conda meta
` riprendersi grazie alle attivita
`
sembro
della pesca e dellagricoltura; un deciso
mutamento della propria condizione C.
` lo ebbe a partire dalla seconda
pero
` del Novecento quando divenne
meta
una delle mete preferite del turismo.
& ECONOMIA La fonte principale della
` il turismo, specialsua economia e
mente quello estivo. Nonostante la
` di spiagge, i turisti trovano C.
scarsita
interessante per la bellezza del castello e delle chiese e per alcune manifestazioni a carattere religioso molto
coinvolgenti. Discretamente svilup`
pate vi sono anche la pesca e lattivita
portuale. Soprattutto la prima, di antica tradizione rara in Sardegna soprattutto per luso delle nasse per la
cattura delle aragoste. Il porto turistico, realizzato sfruttando linsena` dotato di tutti i sertura di Frigiano, e
vizi necessari e dei collegamenti col
centro urbano e la S.S. 200. Di qualche
` lagricoltura, in particoimportanza e
lare la produzione di cereali e la viticoltura. Un certo peso ha la pastorizia
con una rinomata produzione di formaggi pregiati. Artigianato. Di note` la produzione dei
vole importanza e
cestini artisticamente decorati e intrecciate dalle donne del luogo che un
tempo utilizzavano la palma nana, di
cui il territorio era ricchissimo. Oggi
usano la rafia, spesso di origine sintetica, per motivi ecologici: infatti la
palma era in pericolo di estinzione.
`
Servizi. C. dista da Sassari 32 km ed e
collegata da autolinee anche agli altri
` sede di guarcentri della provincia; e
dia medica, di farmacia, di scuole di
ogni ordine e grado e di servizi bancari. Possiede il porto, la Biblioteca
comunale, un museo, 13 alberghi con
1102 posti letto; 1 campeggio con 351
posti letto; 19 ristoranti e il porto turistico con oltre 400 posti barca.
& DATI STATISTICI Al censimento del
2001 la popolazione contava 5282
` , di cui stranieri 28; maschi 2609;
unita
femmine 2673; famiglie 631. La tendenza complessiva rivelava una diminuzione della popolazione, con morti
per anno 48 e nati 30; cancellati dallanagrafe 119; nuovi iscritti 105. Tra gli
indicatori economici: depositi bancari 54 in miliardi di lire; imponibile
medio IRPEF 13 808 in migliaia di lire;
versamenti ICI 2754; aziende agricole
555; imprese commerciali 331; esercizi pubblici 45; esercizi allingrosso
5; esercizi al dettaglio 136; ambulanti
33. Tra gli indicatori sociali: occupati
1330; disoccupati 419; inoccupati 327;
laureati 21; diplomati 277; con licenza
media 1739; con licenza elementare
1806; analfabeti 230; automezzi circolanti 2054; abbonamenti TV 1287.
&
488
pag. 494
Castelsardo
cui quella detta dellElefante, che si
trova allincrocio tra la strada per
Santa Teresa e quella per Sedini. Nel
suo ventre, scavate nella trachite, si
trovano alcune cellette di varie dimensioni che riportano il bassorilievo
di due corna (protomi taurine), simbolo di un culto prenuragico. Vi si trovano anche numerosi nuraghi tra cui
quelli di Araodda, Cuncali, Franzesu,
lEni, Li Colti, Lu Colbu, Monti Carrigiu, Monti La Rodda, Monti Ussoni,
Multeddu, Paddaggiu, Spighia, Tinteri, Valcheru, Violantu; sono stati individuati anche resti di epoca romana
` di Tibula.
riferiti da molti alla citta
struite in tempi diversi a partire dal secolo XII a seconda delle esigenze della
piazzaforte e hanno assunto la forma
complessiva di un triangolo scaleno.
489
pag. 495
Castelsardo
` anche centro di ricerca
terraneo che e
sullartigianato dellintreccio di fibre
` uno dei centri
vegetali nel quale C. e
` attivi. La cerchia delle mura propiu
tegge una fitta rete di stradine, di scalinate e di piazzette lungo le quali si affacciano, creando suggestive scenografie, le antiche case e gli altri monumenti
`. In particolare la Casa comudella citta
nale, un palazzotto costruito nel secolo
XVI e attualmente inserito in questo caratteristico tessuto urbanistico. Era la
`
sede amministrativa dellantica citta
regia e nel corso dei secoli ha sub`to numerose ristrutturazioni. Nel Settecento
al piano terra fu aggiunto un portico e
uno stemma in marmo di gusto barocco
`. Nelle virecante le insegne della citta
cinanze si trova la chiesa di SantAntonio Abate, costruita in forme romaniche nel secolo XIII come sede di un
priorato di monaci benedettini e trasformata nel corso dei secoli successivi.
Nel 1503 divenne cattedrale della diocesi di Ampurias e Civita. Assunse le
forme attuali tra il 1586 e il 1607: ha un
impianto a una navata scandita da campate e completata dal presbiterio. Que` sopraelevato rispetto allaula, in
sto e
posizione panoramica, e con la sua
mole domina i bastioni e il mare. La
` arricchita da un campanile
chiesa e
con cupola maiolicata, al suo interno
conserva elementi di architettura tar` ricca di arredi e decoradogotica ed e
zioni. Il coro e molti degli altari sono in
legno intagliato e riccamente decorato:
tra questi il grandioso altare del transetto, datato 1738; laltare maggiore in
` in marmo poliforme neoclassiche e
cromo di grande effetto scenografico,
arricchito da una tavola quattrocentesca del Maestro di Castelsardo di cui si
trovano altri dipinti nella sacrestia. Al` la chiesa
tro importante monumento e
di Santa Maria delle Grazie costruita
nel Medioevo e radicalmente trasfor-
mata nel corso del secolo XVII. Ha limpianto a una navata composta da tre
campate e completata da cappelle laterali. Allinterno si conservano alcuni altari in legno intagliato del secolo XVII,
alcune statue lignee dello stesso periodo e il Cristo nero, un crocifisso ligneo del secolo XIV di notevole fattura.
Fuori dalla cerchia delle mure si trova
la torre di Frigiano che sorge sul mare,
`
davanti al porto, nellomonima localita
alla base del colle di Castelsardo. Ha
una forma cilindrica e fu costruita nel
corso del secolo XVI con la funzione di
difendere il porticciolo dei pescatori e
dei commercianti. Aveva un piano con
copertura a cupola cilindrica. Lasciata
` stata
andare in rovina per tanti anni, e
restaurata qualche anno fa con un intervento radicale, per evitarne la di` anche la chiesa
struzione. Suggestiva e
di San Giovanni Battista situata in loca` Salasciu, a qualche chilometro dallita
labitato: fu costruita nel secolo XVII su
` antica; ha un imuna chiesetta piu
pianto a una navata e la copertura in
legno; al suo interno sono conservate
due belle statue in legno del secolo
XVII.
&
490
pag. 496
Castelsardo
Lunissanti. Si tratta di un insieme di
manifestazioni che si svolgono nel centro storico allinizio della Settimana
santa e hanno mantenuto intatti i loro
caratteri medioevali.
leggi e dei regolamenti che disciplinavano ogni aspetto della vita di Castelgenovese ai tempi dei Doria. Probabilmente recepiscono antiche prassi consuetudinarie che arrivarono ad aver
forza di legge quando i Doria, dopo lestinzione della famiglia giudicale di
Torres, formarono il loro stato feudale.
Nel testo sono contenute norme di ca-
491
pag. 497
Castelvell
rattere amministrativo, civile e penale,
` possibile ricostruire
in base alle quali e
non solo lorganizzazione della vita
` ma anche quella dellintero
della citta
Stato dei Doria. Lamministrazione fa` , rappresentante
ceva capo al podesta
del signore, che era affiancato nella
sua azione amministrativa dalle corone,
organismi collegiali con funzioni politiche e giudiziarie, il cui funzionamento
` regolato negli statuti, nei quali sono
e
definiti anche i principali negozi giuridici e le regole che li disciplinano. I testi erano raccolti in un codice del 1336
di cui sono rimasti purtroppo solo alcuni fogli in cattivo stato di conservazione.
492
pag. 498
Castelv`
` la linea principale dei visconti di
tinuo
` la sua residenza a CaSanluri; egli fisso
gliari; fu padre di Ludovico, governatore di Cagliari e padre di Emanuele e
di Artale, che a loro volta formarono altri due rami.
Ramo di Emanuele (Samassi). Emanuele fu il capostipite della linea dei
signori di Samassi e di Serrenti, di
Asuni e di Nureci. Egli tra laltro fu padre di Francesco, Angelo e Giovanni
che a loro volta ebbero discendenza,
dando vita ad alcune linee; da Francesco e da Angelo derivarono due linee
collaterali di cavalieri di Castelv` che
vissero e si estinsero nel secolo XVIII.
` la linea feuGiovanni invece continuo
dale, dato che i figli avevano ereditato
dalla madre Anna Cavaller nel 1594.
Ebbe diversi figli, tra i quali Giovanni
Battista e Antonio: lasciarono una discendenza, che si estinse nel 1736 con
un Salvatore, motivo per cui i feudi furono devoluti.
`
Ramo di Artale. Artale invece continuo
la linea principale: nel 1559 fu creato
conte di Laconi e con il suo matrimonio
con Anna Castelv` De Flors raccolse
` del primo ramo
una parte delleredita
` visto discensassarese, che come si e
deva da Francesco. Da questo matrimonio nacquero Luigi e Giacomo, entrambi con discendenza; da Luigi che
` i feudi discese un ramo natueredito
rale, che si estinse nel secolo XVIII a
` i
Cagliari. Da Giacomo, che eredito
feudi alla morte del fratello, discesero
i marchesi di Laconi e i marchesi di Cea,
che nel corso del secolo XVII assunsero
` dello
un ruolo primario nellattivita
Stamento militare rivaleggiando con
gli Alagon. Furono coinvolti nella drammatica situazione che segu` allassassinio del marchese Agostino di Laconi e
` in quello del vicere
marche culmino
chese di Camarassa e dovettero andare
in esilio. Riabilitati in seguito, nel 1704
Castelv`, Agostino Uomo darmi e politico (Cagliari, inizi sec. XVII-ivi 1668).
Marchese di Laconi, figlio di Francesco,
nel 1642 si distinse alla presa di Monzon
e nel 1648 nella repressione dei moti di
Palermo. Tornato a Cagliari seppe continuare la tradizionale politica della famiglia nello Stamento militare e
` i feudi, una
quando nel 1666 eredito
volta aperto il parlamento Camarassa,
` con prestigio le sue funzioni di
esercito
prima voce dello Stamento militare e
di capo dello schieramento che voleva
imporre al sovrano il patteggiamento
del donativo. Nel 1667 fu mandato
come sindaco dello Stamento a Madrid,
` con coraggio di indurre il godove tento
verno ad accogliere le richieste formulate dagli Stamenti subordinando la votazione del donativo al loro accoglimento. Per lopposizione di Cristoforo
`, non ottenne
Crespi di Valldaura, pero
quanto chiedeva e fu costretto a tornarsene in Sardegna dove fu accolto come
un padre della patria. A Sassari fu
protagonista di alcuni incidenti, che
sembrano testimoniare un carattere
irascibile e vendicativo, insofferente
alle regole. Fu assassinato in circostanze misteriose il 21 giugno del 1668.
La sua morte apr` un tormentato periodo della vita politica sarda.
493
pag. 499
Castelv`
tenne in disparte. Mor` a Cagliari ancora giovanissimo nel 1669.
494
pag. 500
Castelv`
castellano di Castellaragonese. Da lui
discese una linea secondaria, estinta a
Cagliari nel secolo XVIII.
495
pag. 501
Castelv`
`. Negli anni successivi contiquella citta
` a rimanere legato al Cervellon e
nuo
dopo lassassinio di suo cugino, Agostino Castelv`, marchese di Laconi, ca` la congiura che un mese dopo
peggio
lassassinio si concluse con lomicidio
Camarassa, ritenuto il mandel vicere
dante politico della morte di Agostino.
`a
Costretto a fuggire da Cagliari, si ritiro
`
Ozieri e poi in Anglona, da dove sembro
potersi mettere a capo di una ribellione
generale dei sardi con lobiettivo di costituire un governo autonomo in Sarde` giunse nellisola il
gna. Quando pero
duca di San Germano, fu
nuovo vicere
costretto a fuggire rifugiandosi in Fran` una spedicia. Di qui nel 1671 organizzo
zione che fall` per il tradimento di Giacomo Alivesi; dopo lo sbarco, fu catturato allIsola Rossa, condotto in catene
a Cagliari e qui decapitato.
alla carriera militare e, dopo aver combattuto nelle Fiandre e nella Guerra
` in Sardegna, dove
dei Trentanni, torno
fu nominato anche lui comandante del
tercio. In seguito fu nominato ammiraglio delle flotte spagnole e reggente del
Supremo Consiglio dAragona. Nel 1667
` di sostenere le richieste di suo cutento
gino Agostino Castelv`, marchese di Laconi, quando questo fu inviato a corte
come sindaco dello Stamento militare
per contrattare il donativo, scontrandosi con Cristoforo Crespi di Valldaura.
`
Dopo lassassinio del Camarassa tento
inutilmente di difendere il fratello accusato di essere il capo della congiura
. Destituito dalle
ordita contro il vicere
` a Cagliari dove si
sue cariche, si ritiro
fece sacerdote; mor` pochi mesi dopo la
decapitazione di Giacomo Artale.
496
pag. 502
Castiadas
della spedizione per la sua riconquista.
e posto
Cos` nel 1710 fu nominato vicere
` si cona capo delle operazioni che pero
clusero con un insuccesso.
`
Cagliari, compreso nella XXI Comunita
montana, con 1310 abitanti (al 2004),
composto di nuclei sparsi posti a unaltitudine che va da 0 a 800 m sul livello
del mare in zona collinare lungo le coste
del Sarrabus, a nord-est della capitale.
Regione storica: Sarrabus. Archidiocesi di Cagliari.
& TERRITORIO Il territorio comunale si
estende per 102,70 km2 e confina a nord
con San Vito e Muravera, a est col mare
Tirreno, a sud con Villasimius e a ovest
` occupato
con Maracalagonis e Sinnai. E
per la maggior parte da una piana costiera cui fanno da corona le propaggini
del gruppo montano dei Sette Fratelli e,
a nord, le piccole alture a ridosso del
capo Ferrato e altri piccoli rilievi, a
volte aspri e rocciosi, nei pressi del lito` alto di tutto il territorale. Il punto piu
497
pag. 503
Castiadas
` il monte Melas (839 m), posto nella
rio e
parte occidentale. Il principale corso
` il Corre Pruna che scorre da
dacqua e
sud verso nord e sfocia nei pressi dei
due stagni costieri di Colostrai e Feraxi.
` ricca di macchia meLa zona costiera e
diterranea, mentre le falde dei Sette
Fratelli sono in parte ricoperte da una
folta foresta di lecci con corbezzoli e filliree; vi abitano il cinghiale, la martora
e il gatto selvatico.
498
pag. 504
Castiadas
` argianato. Sono presenti varie attivita
tigianali, specialmente di tipo artistico
(del rame, della ceramica, della pietra).
Sono praticate anche la tessitura e la
lavorazione dei pani tipici. Servizi. C.
` collegato
dista da Cagliari 65 km ed e
` e con gli altri centri della
con la citta
provincia con linee automobilistiche.
Sono presenti i servizi di medicina, di
farmacia, di scuola dellobbligo e di servizi bancari. Sono anche presenti la Biblioteca comunale, 6 alberghi con 1278
posti letto, due camping, 13 agriturismi
con 124 posti letto e 2 ristoranti. Si pratica anche il turismo equestre. Il co` suddiviso in vari centri abitati
mune e
originati dagli insediamenti della colonia penale. Il palazzo del Comune si
trova nella frazione di Olia Speciosa,
cos` come le scuole elementare e media.
& DATI STATISTICI Al censimento del
`,
2001 la popolazione contava 1309 unita
di cui stranieri 22; maschi 687; femmine
622; famiglie 440. La tendenza comples`
siva rivelava una sostanziale stabilita
della popolazione, con morti per anno
11 e nati 12; cancellati dallanagrafe 23;
nuovi iscritti 23. Tra gli indicatori economici: imponibile medio IRPEF
10 301 in migliaia di lire; versamenti
ICI 459; aziende agricole 198; imprese
commerciali 61; esercizi pubblici 13;
esercizi al dettaglio 17; ambulanti 7.
Tra gli indicatori sociali: occupati 369;
disoccupati 82; inoccupati 60; laureati
15; diplomati 80; con licenza media 449;
con licenza elementare 309; analfabeti
48; automezzi circolanti 390; abbonamenti TV 309.
& PATRIMONIO ARCHEOLOGICO Le te` antiche sono alcuni
stimonianze piu
singolari raggruppamenti di menhir: il
` noto e
` quello di Cuili Piras, nella
piu
vicina penisola di capo Ferrato. Nella
`
parte settentrionale del territorio e
presente un esempio di domus de janas
&
499
pag. 505
Castiglia
1875 e ancora perfettamente conser` stato trasformato in un cenvato: oggi e
tro polifunzionale di sicuro richiamo
per i turisti. Altro interessante docu` la
mento della storia del territorio e
torre di capo Ferrato in buono stato di
conservazione, situata a qualche chilometro dallabitato. Di forma troncoco` alta circa 8 m e ha un diametro
nica e
di circa 5 m; costruita nel 1590, aveva la
funzione di controllo sul mare ed era
provvista di una piccola guarnigione di
armati. Nel corso dei secoli successivi
` volte restaurata e nel 1838 fu utifu piu
lizzata dal Lamarmora come punto di
rilevazione trigonometrica (nellambito
della costruzione della nuova Carta
`a
geografica della Sardegna) continuo
rimanere in funzione fino al 1843.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Le
tradizioni del nuovo centro, oltre che
nelle feste religiose di San Giovanni
Battista (24 giugno) e dellAssunta (15
agosto, con processione a mare), si
esprimono compiutamente in quella
laica della sagra del vino e delluva,
che si svolge nei giorni intorno al Ferragosto in concomitanza con la festa religiosa dellAssunta.
` a insegnare
Capograssi. Qui continuo
per altri venti anni. Come suo assistente
` la carriera uniAntonio Pigliaru inizio
versitaria. Nel 1958 gli fu conferita la
medaglia doro di benemerito della
Scuola. Fu anche direttore della rivista
Studi Sassaresi. Tra i suoi scritti:
Sulla filosofia dellals-ob nel diritto,
` del diritto, 1925;
1925; Imperativita
Lopera di Giorgio Del Vecchio e la rinascita dellIdealismo in Italia, 1932;
Lesperienza giuridica e il concetto di
` giuridica,
Stato, 1938; Studi sulla realta
Rivista internazionale di Filosofia del
` di Sassari
diritto, 1957; LUniversita
` , Studi
culla del sapere e della liberta
sassaresi, XXX, 2, 1966.
500
pag. 506
Castra
` a far parte del giunel Medioevo entro
dicato di Torres compreso nella curatoria del Montacuto e col tempo divenne
` sede di diocesi
unimportante comunita
e capoluogo della curatoria. Estinta la
dinastia dei giudici di Torres, il villaggio fu lungamente conteso tra i Doria,
gli Arborea e i giudici di Gallura; alla
fine del secolo XIII venne occupato
dalle truppe arborensi che sembrava
dovessero arrivare a controllare lin`
tero Montacuto. La situazione muto
quando i Doria, sfruttando abilmente il
bisogno che Giacomo II dAragona
aveva di trovare alleati per limminente
conquista della Sardegna, nel 1308 ne
ottennero linvestitura. Gli Arborea, anche loro alleati del re, presero atto della
cosa ma non rinunciarono alle proprie
rivendicazioni. Quando nel 1325 i Doria
si ribellarono ai loro alleati, il villaggio
fu nuovamente occupato dalle truppe
del giudice dArborea e formalmente
annesso al Regnum Sardiniae. Negli
anni che seguirono lesercito giudicale
e quello dei Doria si combatterono
aspramente per il controllo del territorio e nel 1339 fu compreso nei territori
che il re dAragona concesse in feudo a
Giovanni dArborea. Quando divenne
giudice, Mariano IV pretese che il fratello gli prestasse lobbedienza feudale,
ma questi, avendo ottenuto il Monta` e fu percio
` fatto
cuto dal re, si rifiuto
arrestare da Mariano. Negli anni che
seguirono, scoppiata la guerra tra Mariano IVe Pietro IV C. sub` continue de` spopolandosi.
vastazioni per cui ando
Dal 1366 fu occupato dalle truppe arborensi che lo tennero fino alla caduta del
giudicato nel 1409; nello stesso anno
` al visconte di Narbona che lo
passo
tenne fino al 1420, quando cedette i
`
suoi diritti al re dAragona. Cos` C. entro
a far parte del Regnum Sardiniae e nel
1421 fu compreso nel grande feudo concesso a Bernardo Centelles; il villaggio
501
pag. 507
Castra
Castra, nella cui diocesi il castello si
trovava. Il vescovo Marzocco, l11 agosto 1269, con larcivescovo di Torres e
alcuni maggiorenti turritani concedeva prescindendo dal parere del
pontefice il titolo di re di Sardegna a
` , figlio di quel Carlo I
Filippo dAngio
` che si era insediato da appena
dAngio
tre anni sul trono del Regno di Sicilia.
Non si possiedono ulteriori notizie sul
tentativo, comunque fallito, di Filippo
di farsi riconoscere re di Sardegna.
Lultimo vescovo conosciuto del secolo
` un tale Comita. Nel 1289 inXIII e
sieme con gli altri suffraganei di Torres si era opposto al proprio arcive`
scovo che, avendo trovato difficolta
per pagare il censo dovuto alla Sede
apostolica, aveva cercato di scaricarne il peso sui suoi sottoposti. Il vescovo, Bernardo, nel 1344, assieme al
pievano di San Nicola di Sassari e al
canonico di Galtell` Martino di Santa
Cecilia, veniva incaricato di citare in
giudizio un certo Pietro Ghisu che,
usando falsi documenti di elezione,
era riuscito a farsi confermare vescovo di quella diocesi presso la Sede
apostolica. Nel 1355 Bernardo dovette
affrontare unaltra questione: in Sede
apostolica era giunta la falsa notizia
della sua morte e il pontefice aveva
` provveduto a nominare vescovo
percio
di Castra Guglielmo dAragona. Visto
lerrore, la nomina di Guglielmo fu
congelata in attesa che si liberasse
una sede (nel 1356 fu assegnato a Terralba). Il 26 agosto 1362 Nicola de Vare
diveniva vescovo succedendo al defunto Cornelio, il 25 aprile 1364 Ma` suo proriano IV dArborea lo nomino
curatore nella stesura del contratto
matrimoniale di sua figlia, Beatrice,
con il visconte di Narbona, Amerigo.
Lottobre seguente Nicola portava a
termine con successo lincarico affida` legato un
togli. Al vescovo Leonardo e
502
pag. 508
Castra Felicia
risdizione su una parte della curatoria
del Goceano e sullintera curatoria del
Montacuto comprendendo le parroc` dei Sardi (=
chie dei comuni di Ala
Ozieri), Ariscoblas, Bacuri, Balamune,
Balanotti, Bantine, Berchidda, Ber` , Cachiddeddu, Bidducara, Budduso
stra, Ilani, Monti, Nulvara, Orveis,
Oschiri, Osidda, Otti, Ozana, Padru,
Pattada, Silva Nuri, Tula, Urra.
VESCOVI DI CASTRA
Le date tra parentesi indicano che lepiscopato potrebbe essere iniziato
prima e/o finito dopo.
1. Adamo, 1127. 2. Attone (1163-1176). 3.
Raimondo (inizi sec. XIII-1224). 4. Torchitorio (1230-1237). 5. Anonimo (12471248). 6. Marzocco (1259-1269). 7. Comita,
1289. 8. Bernardo, 1309. 9. Comita, 1330.
10. Bernardo, 1342-prima del 5 ottobre
1358. 11. Francesco di Giovanni, 13581359. 12. Comita de Olis, 1359. 13. Cornelio, prima del 1362. 14. Nicola de Vare
(1362-1372). 15. Agostino, prima del
1388. 16. Rainerio (1388-1391). 17. Simone di Margens, trasferito a Civita,
1395-prima del 4 ap. 1402. 18. Antonio,
1402-prima del 26 agosto 1412. 19. Leonardo, 26 agosto 1412-1440 ca. o 1445. 20.
Suanni (Giovanni)?, 1440? 21. Martino di
Tergu?, 13 gennaio 1441? 22. Gavino?,
prima del 12 dicembre 1442? 23. Ursino
di Pisa?, 12 dicembre 1442? 24. Leonardo?, prima del 22 dicembre 1445? 25.
Francesco, priore di Bonarcado, 22 dicembre 1445-prima del 3 luglio 1447. 26.
Giovanni Gasto, 3 luglio 1447-prima
dell11 luglio 1455. 27. Tommaso Gilibert, di Poblet, 1445. 28. Leonardo (abate
di San Michele di Salvennero), 14581464. 29. Lorenzo de Moncada, 1464prima del 14 ottobre 1478. 30. Cristoforo
Mannu, canonico di Sassari, 1478-1483.
31. Bernardo Jover, di Tarragona, 14831490. 32. Giovanni Crespo, trasferito ad
Ales, 1490-1493. 33. Melchiorre de
Tremps, 1493-1496. 34. Giovanni, bene-
dettino di Gerona, 1496-1501. 35. Antonio de Toro, dall8 dicembre 1503, a seguito della soppressione della diocesi
di Castra, porta solo il titolo, fino alla
morte, 1501-1509.
503
pag. 509
Castro
riale litico noto finora in Sardegna,
possono giustificarsi con le esigenze
di difendere il territorio dalle bellicose popolazioni indigene, in particolare quelle dei Balari, stanziate in
aree non distanti da Luguidune. Il centro dovette avere ancora un importante ruolo strategico nellorganizza` i Bizanzione militare che preoccupo
tini fin dalle prime fasi della loro presenza nellisola (secolo VI): in tal caso i
Castra Felicia rifletterebbero un mutamento di poleonimo da Luguidune a
Felicia, che rientrerebbe nei nomi di
augurio delle fortezze sia di fase romana, sia di ambito bizantino, al quale
ultimo parrebbe appartenere il nuovo
nome citato dallAnonimo Ravennate.
[PIERGIORGIO SPANU]
Castro1 Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato di Gallura, compreso nella curatoria di Unali. Sorgeva non lontano da
`
SantAntonio di Gallura in localita
Macciu Mannu, ed era probabilmente
prossimo al villaggio scomparso di
Scupetu. Allestinzione della dinastia
dei Visconti fu amministrato direttamente dal Comune di Pisa con suoi
funzionari; sostanzialmente man`a
tenne gli antichi privilegi e continuo
eleggere annualmente il majore e i
suoi consiglieri. Dopo la conquista
` a far parte
aragonese, nel 1323 entro
del Regnum Sardiniae, ma la sua popolazione mantenne un atteggiamento
ostile nei confronti dei nuovi venuti.
Nel 1330 fu investito dalle truppe di
Raimondo Cardona e sub` gravi danni;
nel 1331 fu concesso in feudo allo
` mor` carico
stesso Cardona, che pero
di debiti. Nel 1337 i suoi eredi, per
farvi fronte, lo restituirono al fisco.
Dopo il 1340 il villaggio riprese a essere al centro di gravi tensioni e
` la seconda riquando nel 1347 scoppio
bellione dei Doria gli abitanti del vil-
504
pag. 510
Casu
Bartolomeo, la cui discendenza si
estinse agli inizi del secolo XIX.
505
pag. 511
Casu
mente, C. consegue una specializzazione presso il dipartimento di Media
Kunst della Kunsthochschule fu
r Medien di Colonia, dove trascorre quasi
tre anni realizzando video, mostre e
performance.
Casu, Gesuino Pittore, scultore e grafico (n. Sassari 1951). A partire dal 1968
ha preso parte a numerose mostre in
Italia e allestero. Alcune tra le sue
opere figurano in collezioni pubbliche
in molti paesi europei.
Casu, Giangiorgio Esperto di economia agraria, consigliere regionale (Berchidda 1899-Sassari 1992). Laureato in
Agraria, di idee sardiste, fu tra gli artefici della ripresa del PSdAz nel secondo dopoguerra e ne divenne presto
` a far
uno dei leader. Nel 1946 entro
parte della Consulta regionale e nel
1949 fu eletto consigliere regionale nel
collegio di Sassari per la I legislatura.
In seguito fu continuativamente rieletto fino alla IV legislatura (1962-1966).
Nel corso del suo mandato, dal giugno
1949 allagosto 1951 fu assessore allAgricoltura nella I giunta Crespellani.
Ritiratosi dalla vita pubblica, si impe` a stimolare lo sviluppo economico
gno
del suo paese natale, mettendo a frutto
le sue profonde conoscenze del mondo
agricolo isolano.
506
pag. 512
Casu
` presso lozierese Niedda nel
pubblico
1929. Nel 1950 ottenne il premioGrazia
Deledda. Tra i suoi scritti: Spigolature
storiche sulla Barbagia, Rassegna bibliografica della Letteratura italiana,
XIII, 3-5, 1904; Sulle spigolature storiche
sulla Barbagia. Aggiunte, 1905; Ghermita al core, romanzo, 1920; Il voto, romanzo, 1921; Per te Sardegna, romanzo,
1922; Tra due crepuscoli, romanzo, 1924;
Mal germe, romanzo, 1924; Lettera a Sebastiano Satta, in Albo Sattiano, 1924;
Pregios, 1924; La voragine, romanzo,
1925; Littera de unu soldadu a sa familia
sua, 1925; Avventura brigantesca, Corriere di Torino, 1926; Prefiche; La diga
del Tirso; Felici, novelle, in Il Nuraghe, VII, 54, 1927; Da madre a schiava,
Verso la luce, Laratro, Capanna crollata,
Al guado roccioso, Donna Brigida Temitutto, Su malauguriu, sette novelle pubblicate nella rivista Il Nuraghe fra il
1928 e il 1929; Ultimo bacio di mamma,
novelle, 1929; Novelle I, 1935; Capanna
crollata, novelle, 1937; Cuor veggente,
`,
1938; La devozione al cuore di Gesu
Vita e pensiero, 1939; La vigna sterposa, romanzo, 1942; Caccia grossa, novella romanzata, 1943; Perdu Casu a Cicciu Piga, SIschiglia, VI, 5-6, 1954; Il
seminatore, poemetto, 1955. Morendo C.
` molti scritti inediti, anche per le
lascio
precarie condizioni di salute dei suoi
ultimi anni. Di essi alcuni sono stati
pubblicati a cura dei nipoti (Preigas,
1989) e altri (Due poemetti. Su resuscitadu, Sa cantada de sa cuba, 1994; Lettere in versi a poeti, artisti e amici, 1994;
Versos de Sardigna, 1995), in particolare
per limpegno affettuoso di Giuseppe
Ruju, che fu suo viceparroco a Berchidda. Allo stesso G. Ruju si deve
unampia monografia, Pietro Casu fra
Grazia Deledda e Max Leopold Wagner,
che contiene anchessa pagine inedite
di C. (il nome del grande linguista tede` qui richiamato perche
il Wagner
sco e
507
pag. 513
Casuarina
pitoli su Il potere. La cattedrale; La
rocca. Mura e baluardi, in Storie di Castello. La rocca, il potere, la vita del cuore
antico di Cagliari, 1995.
Casula Famiglia di Nurri (secc. XVIICasuarina Pianta arborea sempreverde della famiglia delle Casuarinacee (C. cunninghamiana Miq.). Chioma
piramidale, simile al pino, con foglie ridottissime, squamose. I fiori unissessuali sono su piante diverse, il frutto costituito da acheni riuniti in una piccola
pigna arrotondata. Originaria dellAu` stata introdotta nellOrto Bostralia, e
tanico di Cagliari nel 1870 per essere
poi diffusa, ai primi del Novecento, in
tutta la Sardegna, soprattutto nei pressi
delle stazioni ferroviarie e lungo le
strade ferrate. Siro Vannelli (1987) segnala ottimi esemplari a Iglesias, Car-
XVIII). Le sue notizie risalgono alla se` del secolo XVII, quando viconda meta
veva un Antonio, ricco proprietario terriero, che nel 1701 ottenne il cavalie` per aver dorato ereditario e la nobilta
508
pag. 514
Casula
ai Beni ambientali, architettonici e artistici di Cagliari. Tra i suoi scritti: I
culti francescani e le immagini nei secoli
XVII e XVIII in Sardegna (con G. Guarino, A. Pasolini e F. Porcella), in Arte e
cultura del 600 e del 700 in Sardegna,
1984; La casa forte di Villasor, in Atti del
XII Congresso di storia della Corona dAragona, 1985; La cinta muraria e alcune
testimonianze del periodo romanico e gotico, in Sassari. Le origini, 1989; Testimonianze dellarchitettura cistercense in
Sardegna settentrionale, in I Cistercensi
in Sardegna, 1990; Gli altari e i taberna` sarda in eta
` spacoli lignei, in La societa
gnola (a cura di Francesco Manconi), II,
1993.
` considerato il piu
` grande e insieme il
E
` classico dei poeti in lingua sarda
piu
del Novecento. Abbandonati presto gli
studi, fu carabiniere fino al 1905. Tornato a Desulo divenne ufficiale postale
e, ottenuto il diploma della scuola normale (equivalente allIstituto magistrale dei nostri giorni), fece linse`
gnante elementare. Intanto aveva gia
pubblicato la prima delle sue raccolte
poetiche, Boghes de Barbagia; dopo un
lungo periodo di silenzio segnato da
` nel 1921 la
sventure familiari, pubblico
seconda raccolta, Cantigos dEnnargentu, illustrata da Filippo Figari. Nel
` la Sardegna
1925 a Milano rappresento
al primo Congresso nazionale dei dialetti dItalia. Entrato in contrasto con i
dirigenti del fascismo nuorese, fu accusato di amicizia con alcuni banditi: incarcerato, venne assolto. Nel 1933 pub` a Cagliari la terza raccolta, Sos
blico
cantos de sa solitudine, con prefazione
di Luigi Falchi, ma intanto era stato
presente lungo tutti gli anni Venti sulle
pagine dei periodici sardi con singoli
componimenti: Una notte nellovile,
Sardegna nova, 1, 1922; A una comare
509
pag. 515
Casula
matica sono gli esperimenti nelluso
delle forme metriche. Montanaru si
serve spesso del sonetto, ma introduce
una notevole ricchezza di metri che
conferma la tendenza innovativa del
poeta, anche con limmissione nella tradizione sarda di forme analoghe a
quella italiana. E ancora: Lespe` caratterizzata
rienza di Montanaru e
sia da una notevole apertura culturale,
sia da un rapporto vitale con un pubblico ampio, colto e popolare: una condizione specifica, che contribuisce a
dare una fisionomia originale alla sua
opera. Ma gran parte del fascino di
questa poesia deriva dalla lingua:
Montanaru ha scritto Michelangelo
Pira sent` il sardo come volgare vivo,
arricchendolo degli apporti nuovi che
venivano dalla lingua italiana. La lingua sarda italianizzante fu rimproverata a Montanaru ma altri che dopo di
lui hanno tentato la strada della lingua
sarda si sono smarriti. Con Montanaru
il sardo fu ancora una volta una lingua,
` nelle poesie nuoresi del
mentre gia
Satta aveva un sapore dialettale.
` stato
militante socialista da sempre, e
anche eletto ripetutamente consigliere
comunale di Cagliari e vicesindaco.
Casula, Emidio Ingegnere, uomo poli` 1939). Consigliere retico (n. Gonnosno
gionale, deputato al Parlamento. Lau` impegnato in
reatosi in Ingegneria, si e
politica militando fin da giovane nel
PSI. Consigliere comunale e sindaco
del suo paese, nel 1979 fu eletto consigliere regionale nel collegio di Oristano
per lVIII legislatura e poi successivamente riconfermato fino alla X legislatura nel 1992. In Consiglio regionale si
` per la sua grande attivita
` e fino
segnalo
al 1980 fu capogruppo del suo partito;
nel dicembre dello stesso anno divenne
assessore ai Lavori pubblici nella
giunta Rais. Quando nel marzo 1982 la
` lincarico
giunta cadde, egli conservo
anche nella giunta Rojch fino al giugno
` in giunta nellagosto del
1984; torno
1985 come assessore al Turismo e allAmbiente nella seconda giunta Melis
e nel 1987 fu riconfermato nellincarico
fino allottobre 1991 nella prima giunta
Floris. Nel gennaio 1992 si dimise da
consigliere regionale per candidarsi al
Parlamento: fu eletto deputato per lXI
`
legislatura repubblicana che, come e
noto, ebbe termine nel 1994. Ha contribuito alla fondazione del partito dei Socialisti Democratici Italiani. Nella con-
510
pag. 516
Casula
` stato eletto
sultazione dellaprile 2006 e
alla Camera dei deputati nella lista
della Rosa nel Pugno per la compo` sottosegrenente SDI; dal maggio 2006 e
tario alla Difesa nel governo Prodi.
Casula, Francesco Insegnante, dirigente politico (n. Ollolai 1945). Di formazione sardista, dopo la laurea in Let` dedicato allinsegnamento
tere si e
` impenelle scuole secondarie e si e
` sindacale, fondando
gnato nellattivita
la Confederazione Sindacale Sarda, di
` stato segretario. Ha diretto Il
cui e
Solco e ha fondato lassociazione Professores pro sa limba sarda, promuovendo capillarmente lo studio del sardo
e la conoscenza della cultura sarda.
Uscito dal PSdAz, ha fondato il Movimento dei sardi, di ispirazione nazionalista e federalista.
511
pag. 517
Casula
derna. Studi in onore del prof. Alberto Boscolo, 1972; Il documento regio nella Sardegna aragonese, 1973; Sulle origini delle
cancellerie giudicali sarde e Influenze
catalane nella Cancelleria giudicale arborense nel sec. XII, in Studi di Paleografia e Diplomatica, 1974; La Cancelleria
sovrana dellArborea dalla creazione del
Regnum Sardiniae alla fine del giudicato, Medioevo. Saggi e rassegne,
1977; Carte reali diplomatiche di Giovanni I il Cacciatore re dAragona, riguardanti lItalia, 1977; Breve storia
della scrittura in Sardegna, 1978; Cultura e scrittura nellArborea al tempo
della Carta de Logu, in Il mondo della
Carta de Logu, 1979; Lassetto politico territoriale della Sardegna basso-medioevale, 1981; Profilo storico della Sardegna catalano-aragonese, 1982; Stato attuale della ricerca sulla Sardegna aragonese, in La ricerca storica sulla Sardegna, Archivio storico sardo, XXXIII,
1982; Ai margini della Guerra del Vespro.
Gli Aleramici di Saluzzo in Sicilia e in
Sardegna, in Atti dellXI Congresso di
storia della Corona dAragona, II, 1983;
La scoperta delleffigie di Eleonora dArborea, Quaderni bolotanesi, X, 1984.
Al suo attivo C. ha anche lampia collaborazione al volume Genealogie medioevali di Sardegna da lui curato insieme
con L.L. Brook per la 2D Editrice Mediterranea di Cagliari nel 1984, in cui ha
scritto insieme con L.L. Brook Genealogie dei giudici sardo-indigeni: giudici di
Arborea (1-2), Genealogie dei giudici
sardo-indigeni: giudici di Cagliari, Genealogie dei giudici sardo indigeni: giudici di Gallura, Genealogie dei Giudici
sardo-indigeni: giudici di Torres (1-2), Genealogie dei giudici sardo indigeni: famiglia degli Athen, Genealogie dei giudici
sardo-indigeni: famiglia dei Zori, Genealogie dei giudici sardo-indigeni: famiglia
di Michele Zanche. Negli anni successivi
ha pubblicato Lassetto politico e territo-
riale della Sardegna medioevale, in Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del
secondo Convegno internazionale di
Studi geografico-storici Sassari 1981,
1984; Il caso di Eleonora dArborea: in
quelle immagini un pantheon?, Ichnusa, 6, 1984; Pievi e parrocchie in Sardegna; premesse storiche (con V. Loi), in
Atti del VI Congresso di storia della
Chiesa in Italia, II, 1984; Il territorio medioevale di Villa di Chiesa, in Studi su
Iglesias medioevale, 1985; La storia della
Sardegna da Miezko I di Polonia a Ferdinando II dAragona, 1985; Ricerche archivistiche sulla battaglia di Sanluri nel
1409, in Studi in onore di G. Todde, Archivio storico sardo, XXXV, 1986; Eleonora dArborea, in I personaggi della sto` della
ria medievale, 1988; La statualita
storia della Sardegna, in Ethnos. Le autonomie etniche e speciali in Italia e nellEuropa mediterranea. Processi storici e
istituzioni, 1988; La politica del giudicato
di Torres, Rivista cistercense, V, 1,
1989; La Sardegna aragonese, voll. 2,
1990; Gli schiavi sardi della battaglia di
Sanluri del 1409, Medioevo. Saggi e
rassegne, 15, 1990; La rivolta degli Alagon sardi in una serie inedita di Lettres
de battalla del 1472-73, Medioevo.
Saggi e rassegne, 16, 1991; Partecipazione del regno sardo di Torres allimpresa pisana delle Baleari, in Atti del Colloquio internazionale sul Liber Majolichinus, 1991; I trattati diplomatici
sardo-aragonesi del 1323-26, in Sardegna, Mediterraneo e Atlantico tra Medio` moderna. Studi in memoria del
evo e Eta
prof. Alberto Boscolo, I, 1993; Il Regnum
Sardiniae et Corsicae nellespansione
mediterranea della Corona dAragona.
Aspetti politici, in Atti del XIV Congresso
di storia della Corona dAragona, I, 1993;
La storia di Sardegna, voll. 3, 1994; La
Carta de Logu del regno dArborea. Traduzione libera e commento storico, 1994;
Storia di un regno 1324-1861, in Il regno
512
pag. 518
Casu marzu
di Sardegna, 1995; Cagliari capitale di
un regno, 1995; Una spia arborense nel
castello aragonese di Longonsardo, in
Studi di geografia e storia in onore di A.
Terrosu Asole, 1996; La terza via della
storia. Il caso Italia, 1997; Considerazioni
sul rapporto giuridico Arborea-Aragona
da un memoriale del 1405, in Studi storici
in memoria di Giancarlo Sorgia, Archivio storico sardo, XXXIX, 1998; Eleonora regina del regno dArborea, 2004.
513
pag. 519
Catala`
raro per evidenti ragioni igieniche: la
stessa legge ne proibisce la produzione
e la vendita. Negli ultimi decenni nei
grandi caseifici si sono ottenute, mediante processi igienicamente ineccepibili, delle creme di formaggio piccanti che nel gusto ricordano il prodotto tradizionale e sono usate soprattutto per guarnire crostini o, meglio ancora, la carta da musica.
con determinazione in giudizio, cercando di recuperarne il possesso. Giuseppe mor` nel 1728, lasciando erede il
`
figlio Gioacchino, che non si interesso
molto dellamministrazione del marchesato, i cui abitanti avrebbero voluto
volentieri liberarsi dalla dipendenza
`
feudale. Quando poi nel 1744 scoppio
la Guerra di successione austriaca il
il re di
feudo gli fu sequestrato, perche
Sardegna, Carlo Emanuele III di Savoia, temeva che gli stranieri possessori
di feudi nel regno stessero tramando
per fargli perdere il trono. Terminata
`
la guerra, nel 1748 Gioacchino recupero
Quirra ma dovette affrontare una nuova
lite col fisco, che considerava il feudo
devoluto. Con la morte di suo figlio Vincenzo, nel 1766, la discendenza maschile della famiglia si estinse; questultimo, infatti, aveva lasciato erede
la figlia Giuseppa che non riusc` a conservare Nules, passata a Filippo Osorio
marchese di Cervellon. Questi, in base
` invoal principio della indivisibilita
` , rivendico
`
cato a suo tempo dai Catala
il possesso di Quirra, coinvolgendo in
un lungo processo Giuseppa. La lite tra
` per molto tempo assui due continuo
mendo caratteri complessi per un
nuovo intervento del fisco, intenzionato
a sequestrare il feudo che considerava
`, gli Osorio ebdevoluto. Nel 1798, pero
`
bero riconosciuti i loro diritti: la Catala
` comunque a resistere, ottecontinuo
nendo una sospensiva della sentenza
favorevole agli Osorio, ma senza riuscire a evitare che il fisco proseguisse
la causa di devoluzione. La questione fu
risolta nel 1805 con un intervento del re
di Spagna, che convinse il re di Sardegna a sospendere la devoluzione, con`
sentendo cos` un accordo tra la Catala
e gli Osorio, che finalmente entrarono
in possesso del grande feudo.
514
pag. 520
Catani
` la ristrutturazione del Pasioni e avvio
lazzo baronale.
515
pag. 521
Catardi
vio di Stato di Cagliari, in Milites. Saggi e
contributi, 1996; I ponti della Scafa: una
vicenda che si perde nei secoli, Almanacco di Cagliari, 1997.
516
pag. 522
Caterina dAlessandria
` , che le
Apparve subito evidente, pero
carte ottenute erano difettose e carenti
e che difficilmente avrebbero potuto essere usate per conseguire gli obiettivi
che si volevano raggiungere in materia
fiscale. Quando, quindi, nel 1861 si
` dal Regno di Sardegna al Regno
passo
dItalia, il problema divenne uno dei
` rilevanti tra quelli che contribuipiu
rono a far nascere la questione sarda.
Cataudella, Michele Storico (n. Chiavari 1940). Professore ordinario di Sto` di Lettere delria greca nella Facolta
` di Firenze, ha scritto il saglUniversita
gio La Sardegna. Pseudo Scilace e la geografia punica, in Sardinia antiqua. Studi
storici in onore di P. Meloni per il suo 70
compleanno, 1992.
517
pag. 523
Caterina da Siena
anche di quanti hanno a che fare con le
ruote, come mugnai e prigionieri. Nel
` stata cancellata dal calendario
1969 e
generale.
518
pag. 524
Catogno
(1866), proclamata patrona dItalia con
San Francesco dAssisi da Pio XII (1939)
e dottore della Chiesa da Paolo VI
(1970). Le trecentottantuno Lettere, det non sapeva
tate ai suoi discepoli perche
scrivere, testimoniano la sua espe` , lardore
rienza mistica, la spiritualita
religioso, la potenza del suo pensiero,
` in
la sua grandezza. Nel 1378 detto
estasi, sempre ai suoi discepoli, il Dialogo della Divina Provvidenza. Per il suo
`e
` patrona
matrimonio mistico con Gesu
delle giovani, ma anche degli studenti,
delle infermiere e delle scolte dello
scautismo. [ADRIANO VARGIU]
519
pag. 525
Catone
` recente (2004) a Su
La sua mostra piu
Palattu di Villanova Monteleone era
intitolata Riti di Passione (nel catalogo,
testi di monsignor Pietro Meloni e Marcello Fois).
520
pag. 526
Cattaneo
` sec. XIV-?). Figlio di
sari, prima meta
Guantino, quando la sua famiglia fu esi` di curarne
liata nel 1325, si preoccupo
gli interessi e di tutelare i figli del suo
infelice cognato Vinciguerra Doria.
Dopo varie vicissitudini gli fu riconosciuto in feudo un vasto territorio nella
curatoria della Balariana in Gallura e
riusc` a recuperare una parte del patrimonio dei suoi nipoti.
521
pag. 527
Cattaneo
sola e dei suoi problemi in alcuni scritti
che ancora oggi sono considerati fondamentali per la comprensione della questione sarda: Di varie opere sulla Sardegna, Il Politecnico, IV, 1841; Della Sardegna antica e moderna, in Alcuni scritti
del dottor Carlo Cattaneo, 1846; Semplice
proposta per un miglioramento generale
dellisola di Sardegna, Il Politecnico,
VIII, 1860; Un primo atto di giustizia
verso la Sardegna, Il Politecnico,
XIII, 1862. I suoi scritti sono stati raccolti nel volume Geografia e storia della
Sardegna (a cura di Gian Giacomo
Ortu), edito a Roma nel 1996. Ai suoi
rapporti con gli amici sardi e al suo in` stato
teresse per i problemi dellisola e
dedicato a La Maddalena nel 2003 un
convegno i cui atti sono raccolti nel volume Cattaneo e Garibaldi. Federalismo
e Mezzogiorno (a cura di Assunta Trova e
Giancarlo Zichi), edito a Roma nel 2005.
rum temporalium Christi et discipulorum sui, s.d., collegato alla disputa francescana.
Catte, Andreina Archeologa (n. Mamoiada 1960). Alla fine degli anni Ottanta ha preso parte alla ricognizione
archeologica dei territori della Barbagia, dellOgliastra e del Sarcidano, contribuendo alla catalogazione dei reperti. Schede su: Ogliastra. Cardedu;
Sarcidano. Nurri; Sarcidano. Orroli;
Ogliastra. Lanusei, in I reperti: ricognizione archeologica in Ogliastra, Barbagia, Sarcidano, 1990.
522
pag. 528
Catxa
consigliere regionale (n. Oliena 1942).
Di idee repubblicane, ha iniziato a fare
` enpolitica da giovane e fin dal 1971 e
trato nel Consiglio comunale del suo
` stato anche sinpaese natale, di cui e
` stato
daco per un breve periodo. E
eletto nel 1975 consigliere provinciale
di Nuoro, nel 1979 consigliere regionale
per lVIII legislatura nel collegio di
Nuoro per il PRI e successivamente riconfermato fino alla X legislatura. Dal
` stato assesluglio 1982 al giugno 1984 e
sore allAmbiente nella giunta Rojch,
nel 1989 assessore allAgricoltura nella
prima giunta Floris. Ha conservato lincarico fino al novembre 1991. Nel 1992
` dimesso da consigliere regionale
si e
per diventare assessore tecnico allIndustria nella seconda giunta Cabras,
dove ha retto lufficio fino al termine
della legislatura, nel 1994. In seguito,
abbandonato il PRI, quando Cossiga
` lUDR vi ader` per qualche
fondo
tempo.
523
pag. 529
Catxa
524
pag. 530
Cau
` curatore di Nughedu San Nicolo
`,
2004. E
Muros 2001 e, con Manlio Brigaglia, di
Ozieri e il suo volto, 2005.
toscuso 1955). Autodidatta, si ispira ai
grandi maestri del passato dipingendo
con elegante realismo nature morte e
paesaggi dai colori luminosi.
`
gliere di Stato (Nughedu San Niccolo
` il Liceo
1887-Roma 1963). Frequento
` in
Azuni di Sassari, poi si laureo
` come seLegge a Roma. Nel 1914 entro
gretario di IV classe al Ministero dellAgricoltura. Dal 1922 fu presente come
esperto alle conferenze internazionali
di statistica del lavoro e alle conferenze
annuali del lavoro di Ginevra. Nel 1930
fu trasferito al Ministero delle Corporazioni e assegnato alla Direzione generale dei problemi generali e internazionali del lavoro (che, insieme alle questioni previdenziali, furono il suo
campo di studio e di azione). Dal 1926
` alla pubblicazione del Codice
partecipo
del lavoro. Nel secondo dopoguerra fu,
dal 1946, direttore generale del Ministero del lavoro e della Previdenza so` un importante stuciale dove coordino
dio su La previdenza sociale alla fine del
1946. Passato alla Direzione generale
dei rapporti di lavoro, nel 1948 fu nominato consigliere di Stato.
C a u , M a ri a T e r e s a C a n t a u t r i c e
(Ozieri 1944-ivi 1977). Morta ancora
525
pag. 531
Cau
gio a Carloforte, Sardegna fieristica,
2000.
1995; Una fonte archivistica per la ricostruzione storica del territorio. Gli elenchi dei substantes e partidores delle acque irrigue sassaresi nei secoli XVI e
XVII, in La Sardegna nel mondo mediterraneo. Atti del secondo convegno internazionale di studi geografico-storici,
Sassari 1992; Prima del parco. Ambiente e risorse marine della Sardegna
nord-occidentale nei secoli XVI-XIX
(con M. Demontis e Anna Segreti Tilocca), in Atti della VI Settimana della
cultura scientifica, 1996; Problemi della
` a Saspeste barocca. Crisi di mortalita
` del XVII secolo, in
sari nella prima meta
Fonti archivistiche e ricerca demogra` mofica, 1996; Lalbero a Sassari in eta
derna e contemporanea. Appunti per
una storia del verde pubblico e privato
in Atti della VII Settimana della cultura
` moscientifica, 1997; LAsinara in Eta
derna e contemporanea: storie di pastori e di pescatori, in Lisola dellAsinara. La storia, lambiente, il parco,
1998; Prodromi della peste barocca:
` a Sassari nella prima
crisi di mortalita
` del XVII secolo, in Fonti archivimeta
stiche per la ricerca demografica, 1996;
Pinta justa e tazzitta. I luoghi e il
consumo del vino a Sassari dal Medio
` contemporanea, 2001; La
Evo allEta
fontana di Rosello (a cura di Paolo
Cau), Sassari, 2002; I segni della vita.
Fonti e testimonianze per una storia demografica della Sardegna (a cura di
Paolo Cau e L. Pozzi), 2003; Palazzo Ducale (a cura di Paolo Cau, Cristina Cugia, Mariangela Valentini), 2004.
526
pag. 532
Cavallari
` una minebienti degli agricoltori. E
stra di cavoli preparata in modi di` della Sardegna
versi in alcune localita
`
settentrionale. Di particolare gusto e
quella cucinata a Sassari, espressione
delle antiche tradizioni degli ortolani
` , spesso arricchita con saldella citta
siccia e altre carni (ne ha dettato la ricetta in un simpatico sonetto in dialetto cittadino Pompeo Calvia nel suo
Sassari mannu).
Cavallari, Francesco Architetto e archeologo (Palermo 1809-ivi 1896). Col` agli scavi del duca di Serradilaboro
falco. In seguito fu nominato direttore
527
pag. 533
Cavallari Murat
degli scavi in Sicilia. Ebbe modo di interessarsi ai nuraghi contribuendo al
dibattito sulla loro funzione con lo
scritto Sui nuraghi della Sardegna,
pubblicato nel Bullettino della Com` e Belle arti di Simissione di Antichita
cilia, 6, 1874.
Cavalleggeri di Sardegna Corpo di polizia civile e giudiziaria a cavallo istituito in Sardegna nel 1832. Era costi-
528
pag. 534
Cavallera
`. Mor` lasciando i feudi alla figlia
Simo
Anna, sposata a Emanuele Castelv`.
Cavallera, Giuseppe Sindacalista, deputato al Parlamento (Villar San Costanzo 1873-Roma 1952). Di famiglia povera, comp` gli studi con grandi sacri` di Medicina,
fici; si iscrisse alla Facolta
ma nel 1895 fu costretto dalla polizia a
`
trasferirsi nel Sulcis, dove si interesso
ai problemi del mondo operaio organiz` considerato il
zando i primi sindacati. E
fondatore del Partito Socialista in Sardegna; nel 1897 fu protagonista del
primo sciopero della Lega dei battellieri e stivatori di Carloforte. Nellagosto del 1900 fu arrestato insieme a 18
lavoratori (altri 28 furono incriminati)
per associazione a delinquere, eccitamento allodio di classe, danneggia`
mento, sommersione di navi. Resto
in carcere un anno, ma al processo (assolti tutti gli altri imputati) fu condan` a Carnato a 7 mesi di reclusione. Torno
` riuloforte e nel 1901 costitu` le Societa
nite dei lavoratori del mare. In questo
primo scorcio del secolo ha scritto
Francesco Manconi il prestigio di C.,
leader incontrastato del movimento
operaio iglesiente, fu enorme, sebbene
spesso le sue posizioni di cauto riformista contrastassero con lo spontaneismo
e le tendenze ribellistiche di gran parte
dei minatori. Dopo i fatti di Buggerru,
fu eletto sindaco di Carloforte. Nel 1910
si trasfer` a Genova, ma nel 1913 fu
eletto deputato nel collegio di Iglesias.
Volontario durante la prima guerra
mondiale, nel dopoguerra prese parte
attiva alla vita politica fino allavvento
del fascismo: nel 1921 fu candidato al
Parlamento, ma leletto fu Angelo Corsi.
Durante il fascismo fece vita privata
esercitando la sua professione di medico e dedicandosi a opere di sostegno
per i bambini. Caduto il regime riprese
la vita politica. Durante il primo ministero Bonomi fu commissario straordi-
nario dellONMI. Nel 1948 fu eletto senatore nel collegio di Iglesias per il
Fronte Democratico Popolare. Tra i
suoi scritti due memorie su Leccidio
dei minatori di Buggerru, Sardegna socialista, 1945; Carloforte proletaria e socialista, Sardegna socialista, 1945.
Cavallera, Vindice Militante antifascista (Torino, inizi sec. XX-ivi 2005). Figlio di Giuseppe. Nel gennaio 1932, ancora studente, fu arrestato insieme con
il gruppo clandestino torinese di Giusti` . Nel maggio 1935 sara
` nuozia e Liberta
vamente arrestato insieme al gruppo di
Michele Giua e Vittorio Foa, e condannato a 10 anni di carcere dal tribunale
` con
speciale. Tra il 1941 e il 1942 avvio
Alessandro Galante Garrone e Norberto Bobbio i contatti con elementi liberalsocialisti che portarono alla na-
529
pag. 535
Cavalletta
scita del Partito Italiano dAzione. Sebbene vissuto lontano dalla Sardegna,
contribu` a far conoscere meglio la per` di suo padre e il periodo delle
sonalita
prime lotte sociali nel Sulcis (Primo socialismo in terra sarda, Sardegna
oggi, II, 20-21, 1963).
barone Saint-Re
` ne
Bricherasio; ma Giorgio Aleo gia
aveva parlato nella sua opera del 1652.
`, la prima osservazione scientiIn verita
fica del fenomeno data al 1864: e da quel
momento non passa praticamente
anno, per quasi un secolo, che non
venga segnalata linfestione (in genere
limitata a singole zone, ma non di rado
stesa allintera isola). Gli anni maledetti sono il 1864-67, il 1869-70, il 187779, il 1903-1910 (con la sola eccezione di
una breve remissione nel 1906: ma
` sara
` il 1910,
lanno di maggiore gravita
` come diin cui il Campidano si trovo
530
pag. 536
Cavallo
cavalli selvaggi dEuropa (da altri sono
considerati invece discendenti degenerati di cavalli inselvatichisi nella
solitudine dellaltipiano), probabilmente importati nellisola dai Fenici o
dai Cartaginesi. Sono di piccola taglia e
hanno una caratteristica lunga criniera, una coda altrettanto lunga e un
ciuffo tra le orecchie, gli occhi a mandorla e il manto morello o baio, che nei
` villoso; lo
mesi invernali diviene piu
` cilindrico e lunghia molto rezoccolo e
sistente. Sono vivaci, agili e molto resi` del
stenti alle malattie e alle avversita
clima. Dichiarati specie protetta, dal
1996 la Regione tende ad acquistarli
dalle famiglie che originariamente possedevano le mandrie, immettendoli nel
parco e avviandone la selezione.
531
pag. 537
Cavallo
ben fatti. Restano briosi, se rimangono
in Sardegna, per oltre ventanni: con
poco foraggio possono sopportare
grandi fatiche. E il Lamarmora, nel
1826: Statura del c. andaluso, testa un
po lunga e arcuata, orecchie un po lunghe, incollatura ricurva e ben arrotondata, petto largo, spalle un po cariche,
corpo ben fatto, groppa un po corta,
coda piantata un po troppo bassa,
gambe robustissime e soprattutto molto
nervose. Il Lamarmora ha dedicato
una serie di osservazioni al ruolo del c.
nella vita sarda, con particolare riguardo al passo chiamato ambio, cui il
c. sardo veniva addestrato per rendere
meno faticosi al cavaliere i lunghi
viaggi.
` moderna La Carta
Tra Medioevo ed Eta
de Logu di Eleonora dArborea disciplina severamente, in alcuni suoi articoli, lallevamento e la vendita del c.,
proibendone lesportazione. Misure
protettive e di stimolo alla produzione
sono nella legislazione per lisola di Alfonso V dAragona, Ferdinando il Cattolico (che fece importare in Sardegna degli stalloni andalusi per migliorare la
` nella
razza), Filippo IV di Spagna. Gia
` del Quattrocento funzioseconda meta
nava la Tanca Regia di Paulilatino, una
struttura dedicata al miglioramento
della popolazione equina dellisola: vissuta attraverso unaltalena di cure e di
abbandoni, la Tanca Regia ha svolto un
ruolo importante prima della creazione
delle strutture statali moderne.
Il Deposito stalloni e lIstituto per lIncremento ippico Quando i Savoia ricevettero la Sardegna (1720) si calcola esistessero nellisola circa 50 000 cavalli,
di cui oltre 20 000 femmine. Durante
lOttocento il c. sardo godette di particolare fama per le sue doti di resi` e di maneggevolezza:
stenza, di velocita
diverse nazioni (fra cui soprattutto la
Francia) se ne servivano per approvvi-
532
pag. 538
Cavallo
del secolo era cominciata una intensa
importazione di purosangue arabi
(Osmanie`, arrivato addirittura nel 1874
e attivo sino al 1892, Talata, importato
da Aleppo nel 1906, attivo sino al 1927,
Kamsa-U-Talatin, arrivato dalla Mesopotamia nel 1908, Tamania-U-Kamsin,
presente dal 1908): nel 1918 fu eliminato dal Deposito ozierese Branchido,
lultimo purosangue inglese. Il sangue
` sulla tadel solo c. arabo incideva pero
` modesta, del c. sardo, in un moglia, gia
mento in cui, a partire dagli anni del
primo dopoguerra, la diffusione dellequitazione e gli stessi sport ippici ri` potenti. Solchiedevano esemplari piu
lecitati da studiosi e allevatori (primo
fra tutti Deodato Meloni, fiero antagonista della rigida linea arabista di
Grattarola), diversi tecnici e lo stesso
Consiglio damministrazione del Deposito si resero conto del problema, e finalmente ci si decise a riprendere la linea del purosangue inglese, nella pro` oggi la
spettiva di creare quella che e
razza del c. anglo-arabo-sardo. Riportato in Sardegna il purosangue inglese
(larrivo di Rigogolo a Ozieri, nel 1937, fu
salutato come un evento storico), la
` stata definitivamente consascelta e
crata nel 1967 da una decisione dellIstituto per lIncremento ippico della
Sardegna (creato con la legge regionale
n. 30 del novembre 1956) che prevede,
per la nuova razza sarda, una percentuale di sangue arabo non inferiore al
25%. Attualmente scriveva Gratani
nel 1992 il parco stalloni dellIstituto
` certamente il piu
` qualificato di quanti
e
operano sul territorio nazionale, ma nel
` affermare
settore del mezzosangue puo
la sua autorevolezza anche a livello internazionale. Lo compongono riproduttori di purosangue, arabi, anglo-arabi,
anglo-arabo-sardi delle migliori linee.
A tutti gli appassionati sono noti i nomi
dellarabo Medar, degli anglo-arabi Fox
Trott e Clavelito, i cui discendenti continuano a onorare i nomi dei grandi padri. LIstituto ozierese (confluito nel
2007, per decisione della Giunta regionale, in una delle tre grandi agenzie in
cui sono stati ristrutturati gli enti strumentali della Regione = operanti in
campo agricolo) ha anche sperimentato
la creazione di nuove sottorazze dellanglo-arabo-sardo, fra cui il Giarab,
`
un pony che nasce dalluso delle qualita
proprie dei cavallini della Giara in fun` diffusa richiesta
zione della sempre piu
di esemplari per lo sport giovanile,
mentre si amplia larea di interesse per
il trekking equestre, in unisola dotata
di straordinari paesaggi come la Sardegna. Nello stesso tempo, cavalli da competizione usciti dalla riproduzione selezionata dallIstituto ozierese si fanno
onore in importanti manifestazioni ippiche italiane ed europee. [M.B.]
Il cavallo nella storia e nella cultura La
presenza del c. in Sardegna, lo testimonia larcheologia, data al secolo VIII
` nellEta
` del Ferro, alla fine
a.C., gia
` nuragica. Secondo il mito,
della civilta
dove compaiono anche presaghi cavalli
` delverdi, fu quella dei nuraghi uneta
` accaduta. Solo che non
loro mai piu
` uno dei
cera il c., quello che poi sara
` rappresentativi per i sardi.
simboli piu
storia ne
leggenda dove
Non ci sono ne
`
non figuri il c. Su caddu, la parola piu
diffusa per appellarlo, entra in proverbi e filastrocche, in racconti e nenie
infantili, in romanzi e trame cinematografiche, in fogli volanti e riviste specia` un c. agrestato, reverde (rilizzate. E
belle), difficile da catturare e domare,
identificato con i cavallini a stato semibrado della Giara di Gesturi, linea di
confine tra Barbagia e Campidano. Poi
tanti altri. Stanno in paesaggi campestri. Impastoiati, attendono che li si liberi per poter sprigionare tutta la loro
energia. Tirano su laria con le froge. A
533
pag. 539
Cavallo
` neppure necessario legarli
volte non e
alla lorica, lanello murato allesterno
delle case, in vie e strettoie paesane. I
` loro
cavalli sanno aspettare e ci si puo
rivolgere con parole umane. Sono elemento della luce cos` come attraversano la sera e il buio portando gente in
preda a mille pensieri, al tormento, al
fuoco devastante. Sono segno del grano
verde e della vecchiaia. I ragazzi di
tante guerre di vicinato inforcano ca`
valli di ferula e canna e fanno ptco
` sui selciati, battendo la mano
ptco
sulla coscia. Sono i bambini-c. di tutte
le infanzie. I vecchi li osservano ricor` a loro passare da
dando di quando tocco
quel tempo di favola alla gagliardia
della giovinezza. Furono balentes a
`
caddu: in paese e in su campu, che e
poi la campagna adiacente labitato,
` del salto. Cecos` come nellimmensita
rano le fanciulle in fiore ad ammirarli,
aspettando di salire anche loro in
groppa. Non ci sono trama leggendaria
racconto dove insieme ai cavalli non
ne
compaiano le donne. Mogli, amanti, oggetto del desiderio, eroine e amazzoni,
icone e impalpabili fantasmi. Ci sono
cavalli del tempo ordinario e no. Reggono le stanghe di carrettones (carri).
Quelli che portano alla festa lontana
pellegrini e venditori ambulanti, torronai e ramai, penitenti e impuniti, puri
di cuore e poveri di spirito, ancora fanciulle leggiadre e vecchie sagge. Al
` veloce,
passo lento ne subentra uno piu
annunciato da nuovi cadditeddos (cavallini), fortes e lanzos dice il poeta, forti e
di resistente magrezza. Il c. rappresenta per i sardi una corsa perenne.
Mette insieme la pazienza e lostinazione asinina, altro tratto caratteriale,
con la baldanza, limpeto, lo scalpitare,
linnikrare (nitrire). Nella sarditudine
artistico-letteraria cos` come nella storia dei sardi cavalcano banditi, bardaneris (grassatori), fucilieri in corsa sfre-
534
pag. 540
Cavallo
la vendetta e la attuano: a volte rapidi,
altre per estenuanti tempi lunghi. Riversano lodio sugli uomini e sugli animali. Grave e terribile sfregio era rubare e ammazzare il c. del nemico. Ci
sono pire di cavalli morti nella storia
dei sardi, decapitati e sgarrettati. Per
questo la sorte qui non si attua mai appieno e mai appare, totalmente, una aurorale facies. Ha ragione il proverbio
quando recita che fortuna corre e non
c.. I sardi cavalcano a pelo, senza sella,
arrivando allestremo limite della bizzarria e del pattume matto come un
Cavallo, Guido Pittore (Cagliari 1911ivi 1992). Fu allievo del Rossino e del
cagliaritano Felice Melis Marini, e nel
1935-36 dello scultore nuorese France` allAccasco Ciusa. Nel 1937 si diplomo
demia di Brera a Milano. Successiva` a Cagliari, dove si dedico
`
mente torno
allinsegnamento nelle scuole secondarie e per alcuni anni fu assistente nella
` di Ingegneria. Conoscitore di
Facolta
tutte le tecniche pittoriche, raggiunse
` nazionale come ritrattista e
notorieta
come incisore. A partire dal 1932 parte-
535
pag. 541
Cavallotti
` a diverse mostre in Italia e allecipo
stero.
Cavanagh, William G. Archeologo inglese (n. sec. XX). Negli anni Ottanta ha
studiato i rapporti tra le tecniche di edificazione delle tholos nuragiche e
quelle dei monumenti micenei, di cui
ha scritto in Corbeled vaulting in Mycenaean Tholos Tombs and Sardinian Nuraghi (con R.R. Laxton), British Archaeological Reports Papers in Italian
Archaeology, IV, 1985, e Notes on building tecniques in Mycenaean Greece and
Nuragic Sardinia (con R.R. Laxton), in
Studies in Sardinian Archaeology, III,
British Archaeological Reports International Series, 387, 1987.
536
pag. 542
Cavaro
fu nominato direttore dellOrto Botanico di Napoli. Sulla flora sarda scrisse
alcuni saggi: Index seminum in orto botanico calaritano ac per Sardiniae insulam collectorum anno 1899 (con S. Marchi), 1900; Nuovo acarocecidio della
Suaeda fruticosa osservato in Sardegna,
` botanica ItaBullettino della Societa
liana, 1900; La vegetazione della Sardegna meridionale, 1901; Interessante
forma di Narcissus papyraceus riscontrata in Sardegna, Bullettino della so` botanica italiana, 1901; Dannegcieta
giamenti della Liparis dispar alle sughere di Sardegna, Rivista di patologia
vegetale, III, 1903; Alcune osservazioni
sulla Dunaliella salina delle saline di Cagliari, in Rendiconti dellAccademia
di Scienze Fisiche e Matematiche di
Napoli, 1906; Escursione botanica in
Sardegna, Rendiconti dellAccademia
di Scienze Fisiche e Matematiche di
Napoli, 1908; Addenda ad floram sardoam, s.d.; Lorto botanico di Cagliari
come giardino di acclimatazione e come
istituto scientifico, s.d.
Cavaro, Michele Pittore (Napoli 1514Cagliari 1584). Figlio di Pietro, comin` a operare a Cagliari nella bottega
cio
di famiglia dipingendo nel 1538 un retablo per il Duomo di Iglesias al quale
seguirono alcuni altri per diverse
chiese, tra i quali vanno ricordati il Re-
537
pag. 543
Cavaro
tablo dei Calzettai, dipinto nel 1542 e
quello per la parrocchiale di Decimomannu.
` il piu
` importante dei pittori
ivi 1537). E
della scuola di Stampace. Con ogni
` figlio di Lorenzo, completo
`
probabilita
la sua formazione a Barcellona, dove
` in contatto con gli ambienti artientro
` vivaci della citta
` . Presente
stici piu
` catalana dal 1498 al 1508, fu
nella citta
` a far parte
molto considerato e arrivo
del Gremio dei pittori di Barcellona.
Successivamente si stabil` a Napoli,
` una prima volta. Rimasto
dove si sposo
` a Cagliari dove nel 1515
vedovo, torno
` una seconda volta. Nel 1518
si sposo
esegu` il grande Retablo di Villamar,
commissionatogli dagli Aymerich,
feudatari del villaggio. Nel 1520 dipinse il grandioso retablo della Madonna dei sette dolori, oggi smembrato;
` che
negli anni seguenti, per la novita
la sua pittura rappresentava in rapporto a quella degli altri pittori sardi
contemporanei, la sua fama e la sua
reputazione crebbero. In questo periodo dipinse il celebre Retablo dei
Consiglieri e nel 1528 quello per la
chiesa di San Giacomo. Infine il Retablo del Santo Cristo a Oristano, portato
a termine nel 1533. Rispetto ai tempi
ha scritto Renata Serra nel volume
` romanica
Pittura e scultura dalleta
alla fine del 500, nella fondamentale
collana Storia dellarte in Sardegna,
edita dalla nuorese Ilisso col patroci` pittore
nio del Banco di Sardegna C. e
sotto diversi aspetti fortunato, forse
lunico sardo ad aver avuto modo di
` artiplasmare la propria personalita
stica in un ambiente come quello catalano fra Barcellona e Valencia, dove
fruire di prima mano di stimoli
pote
fecondi, provenienti dallesperienza
sia della pittura fiamminga che di
538
pag. 544
Cavedoni
quella italiana in terra iberica. Di que` egli riusc`
sta privilegiata opportunita
ad avvalersi in proprio, per procurare
unapertura che diede frutti in Sardegna per ancora un secolo almeno e per
tutto larco della pittura mediterranea
da Barcellona a Napoli.
539
pag. 545
Cavolo di Sardegna
Iscrizione greca di Mara, Bullettino
Archeologico sardo, VII, 1861; Ripostiglio di Ossi, Bullettino Archeologico sardo, VIII, 1862; Congetture intorno al ritmo in lode di Gialeto re sardo
verso la fine del VII sec., in Pergamene e
codici cartacei dArborea (a cura di Pietro Martini), 1863.
Cavour, Camillo Statista (Torino 1810ivi 1861). Dopo aver completato i suoi
studi nellAccademia Militare, nel 1831
fu nominato ufficiale del Genio. Dal
1836 fece parte della Commissione superiore di statistica; in seguito comin` a maturare la sua formazione policio
tica e dopo lentrata in vigore dello statuto fu candidato in Sardegna tra molte
`
Camillo Cavour Il celebre statista entro
spesso in contrasto con gli ambienti sardi.
`
Tra i suoi interventi che riguardano piu
da vicino la Sardegna: Discorsi pronunciati nel Senato del Regno ai 3 e 5 dicembre 1851 in occasione delle interpellanze
Musio e Alberto Lamarmora sulle condizioni della pubblica sicurezza di Sardegna, in Discorsi parlamentari, IV, 1865;
Discorso detto nella Camera dei deputati
il 10 gennaio 1852 in risposta alla interpellanza del deputato Asproni sul servizio postale nellisola di Sardegna e sulla
chiusura dellufficio di posta di Tortol`, in
Discorsi parlamentari, IV, 1865; Discorso
alla Camera dei deputati il 19 gennaio
540
pag. 546
Cecaro
1852 in occasione della discussione del
bilancio del Monte di Riscatto dellisola
di Sardegna, in Discorsi parlamentari,
IV, 1865; Discorso detto alla Camera dei
deputati il 18 marzo 1852 a proposito
della interpellanza del deputato Ferracciu al ministro sopra alcuni disordini avvenuti in Sardegna e sulla proclama` e
zione dello stato dassedio nella citta
nella provincia di Sassari, in Discorsi
parlamentari, V, 1865; Discorsi pronunciati alla Camera dei deputati il 18 maggio 1852 in occasione della discussione
del progetto di legge per lalienazione dei
beni demaniali, in Discorsi parlamentari, V, 1866; Discorsi pronunciati al Senato del regno il 5 marzo 1853 sulla discussione del progetto di legge per la soppressione delle amministrazioni del
Monte di riscatto del debito pubblico in
Sardegna, in Discorsi parlamentari, VI,
1867; Discorsi detti nella Camera dei deputati ai 25, 26, 28 e 29 gennaio 1856 nella
discussione del progetto di legge per lo
stabilimento di una succursale della
Banca nazionale a Cagliari, in Discorsi
parlamentari, IX, 1870; Lettere su una
banca sarda del 1855, Avvenire di Sardegna, 1888.
Cea Centro romano che sorgeva nel Ger` Monte Arrubiu nelle camrei in localita
pagne di Villasalto. In quel territorio
erano stanziati gli Scapitani, una popolazione affine a quella dei Galilensi.
Cecaro, Anna Maria Economista (Sassari 1950-ivi 1995). Laureata in Giurisprudenza a Sassari nel 1973, nello
stesso anno frequenta il Centro di specializzazione e ricerche economicoagrarie di Portici. Nel 1976 approfondisce i suoi studi a Cambrige, presso la
` di Economia. Nel 1992 diventa
Facolta
professore associato di Economia poli` di Giurisprudenza di
tica nella Facolta
Sassari. Negli ultimi anni, nonostante
la malattia, coordina la ricerca sulle ricadute economiche conseguenti allistituzione del parco a La Maddalena apparsa ne I luoghi dellacqua e della terra,
a cura di Vanni Maciocco, 1997. Tra gli
altri suoi scritti: Problemi di controllo
della domanda: in margine a un dibattito, Quaderni sardi di economia, 1,
1980; Investimenti turistici e investimenti industriali in Sardegna: un commento, Quaderni sardi di economia,
1-2, 1983; Tassi di interesse e aspettative
inflazionistiche: un confronto tra diversi
modelli interpretativi, Quaderni sardi
di economia, 3, 1984; La domanda di
moneta di breve: revisioni critiche e
541
pag. 547
Cecaro
nuove formulazioni analitiche, Rivista
internazionale di Scienze sociali, 3-4,
1989; Le interdipendenze settoriali delleconomia sarda (con Alessandro Lanza e
Antonello Paba), Quaderni della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura della Provincia di
Sassari, 1989; con Alessandro Lanza e
Antonello Paba, Il mercato del lavoro
femminile: tematiche e ipotesi di ricerca,
` in Sardegna, 1989;
in Donne e societa
Shock monetari e domanda di moneta in
Italia, Note economiche, 1, 1990; Disoccupazione femminile e processi di
marginalizzazione nel Mezzogiorno,
` , domanda e
1990; Divari di produttivita
tecnologia nelle piccole e medie imprese
del Meridione, Rivista internazionale
di Scienze economiche e commerciali,
8, 1991.
542
pag. 548
Cecilia
` stato
sce, 1993; I sapori del mare, 2000. E
anche uno sportivo conosciuto e ha
preso parte alla vita politica della sua
` come consigliere comunale.
citta
543
pag. 549
Cecilia
due corone in mano, una di rose per la
moglie e laltra di gigli per lui. Sorpresi mentre seppellivano martiri cristiani, nonostante una legge lo vietasse,
Valeriano e Tiburzio suo fratello furono
denunciati al prefetto Almachio. Incarcerati, torturati e decapitati, da C. seppelliti nelle catacombe di Pretestato.
Anche C. venne denunciata, processata
e torturata. Condannata a morire soffocata in un bagno pubblico, dopo due
giorni era ancora viva. Chiamarono il
carnefice per farla decapitare, ma i tre
colpi vibrati non riuscirono a mozzarle
il capo. C. per tre giorni rimase agoniz non riusciva a parlare,
zante, poiche
con le dita fece il numero tre, esprimendo cos` il suo credo in Dio uno e
` e la benedisse,
trino. Urbano la consolo
dopo di che Cecilia rese lanima a Dio,
accompagnata da un coro di angeli, il
22 novembre 230, sotto limperatore
Alessandro Severo. Seppellita nel cimitero di San Callisto da Pasquale I, che fu
papa dall817 all824, traslata nella
chiesa di Trastevere, dove nel 1599
venne rinvenuta in stato di perfetta conservazione, adagiata sul fianco destro e
con al collo il taglio, come lha scolpita
Stefano Maderno (1601). Patrona della
musica e dei musicisti. Il culto di Cecilia come patrona dei musicisti se` di
condo Antonio Ferrua S.J. (1967) e
` probabilmente
data assai recente ed e
nato dallerrata trascrizione di una
frase contenuta negli Atti della santa
[che sono del sec. VI]: Cantatibus organis Caecilia in corde suo decantabat Domino: fiat cor meum immaculatum. Parole che trascritte nellufficio senza lin
` una
corde suo fecero intendere non piu
`
melodia interiore, ma una vera abilita
musicale. Cos` si prese a dipingerla con
una cetra in mano e poi, premendo sulla
parola organum, con un organo. Dalli` fadea di una santa musicista si passo
544
pag. 550
Cedrelles
` , un pusmeraldi, tutti simboli di castita
gnale nella gola. Studi recenti hanno
dimostrato che liscrizione va riferita a
ununica deposizione, quella di Cecilia,
vissuta anni cinquanta: nos suinuaginia
ovvero quinquaginta, cinquanta. Decimoputzu venera Santa Suinua, detta
anche Santa Suina e Santa Suia: Mor`
` di quindici anni, sotto Dioclealleta
ziano, martire insieme con le vergini
Cecilia e Ginia. A Cagliari, nellarea
della chiesa di San Mauro, il 7 febbraio
1626 venne ritrovata la tomba di unaltra Santa Cecilia e il 5 dicembre 1627
quella di una Santa Asuina. [ADRIANO
VARGIU]
545
pag. 551
Cedrelles
` lungo
Cedrino Fiume. Il quinto piu
della Sardegna. Nasce nel versante settentrionale del massiccio del Gennargentu a 1316 m sul livello del mare, tra
il monte Funai e il monte Novo. Con un
percorso inizialmente molto tortuoso si
dirige alla pianura delle Baronie e
dopo 80 km sfocia nel golfo di Orosei. In
passato le sue piene rappresentavano
un pericolo per le popolazioni della Baronia fino a quando, nel 1984, la diga sul
` Pedra e Otfiume costruita in localita
toni su un progetto elaborato nel 1962
` un lago e disciplino
` il flusso delle
formo
acque nella pianura circostante.
546
pag. 552
Cefalantera
a differenza delle altre specie, che presentano rami orizzontali e coni con lapice appiattito, presenta rami pendenti
e coni dallapice arrotondato.
547
pag. 553
Cefalo
giallo intenso; fiorisce a fine primavera
in luoghi ombrosi, tra la macchia e nel
sottobosco oltre i 400 m; 3. la Cephalanthera damasonium (Miller) Druce, che
` larghe e piu
` diradate sul
ha foglie piu
fusto rispetto alla precedente, i fiori
leggermente aperti, bianchi, con sfuma` intense nel labello;
ture gialline, piu
non molto diffusa, fiorisce per un breve
periodo a fine primavera, in luoghi freschi, nella macchia e nei boschi oltre i
200 m, con preferenza per substrati calcarei. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
548
pag. 554
Censimenti
per eliminare porri e verruche. Nomi
sardi: erba de inzerras (Sardegna meridionale); erba de ranas (Sardegna centrale).
Cellino, Massimo Imprenditore (n. Cagliari 1956). Appartenente a una famiglia tradizionalmente dedita al commercio dei cereali. Interessato al
mondo del calcio, nel 1991 ha rilevato
` del Cagliari Calcio divenenla societa
done presidente. Uomo dalla forte per` , ha proceduto alla trasformasonalita
zione dellassetto societario, con lobiettivo di fare del Cagliari una azienda
moderna; ha creato il centro sportivo di
` ora un punto di riferiAssemini, che e
` sportiva; ha curato
mento per lattivita
il vivaio giovanile avvalendosi di tecnici di grande valore. Nellestate del
2005 ha lasciato la presidenza della
squadra, pur restandone proprietario.
Censimenti Il censimento e` una complessa operazione statistica di rilevazione della popolazione di un determinato territorio in un determinato mo` avere fini diversi. In Sardemento. Puo
gna i primi tentativi di censire la popo-
549
pag. 555
Censimenti
generale riferito al Regno di Sardegna
fu quello del 1857; in seguito, quando fu
proclamato il Regno dItalia, la Sardegna venne censita periodicamente secondo i criteri utilizzati per le altre regioni.
La storia A parte il primo parziale tentativo di rilevazione contenuto nel noto
Compartiment de Sardenya che risale al
1358, i c. conosciuti effettuati nel Regno
` civili sono:
di Sardegna da autorita
1. Censimento del 1485, relativo al parla Xime
n Pe
rez Escriva
550
pag. 556
Censimenti
mini, 19 510 donne) erano residenti
` regie; 35 457 fuochi e 134 992
nelle citta
abitanti (68 153 uomini, 66 139 donne)
residenti nei villaggi del Capo di Cagliari e 16 369 fuochi con 56 331 abitanti
(27 189 uomini, 29 143 donne) nei villaggi del Capo di Sassari.
8. Censimento del 1698, relativo al parla Monteleone, che indimento del vicere
` 66 798 fuochi, calcolando una poviduo
polazione complessiva di 259 157 (uomini, donne). Di questi 9864 fuochi e
43 794 abitanti (21 505 uomini, 22 982
` regie;
donne) erano residenti nelle citta
38 629 fuochi e 150 923 abitanti (70 040
uomini, 74 883 donne) residenti nei villaggi del Capo di Cagliari e 18 285 fuochi
con 73 140 abitanti (37 189 uomini,
32 951 donne) nei villaggi del Capo di
Sassari.
9. Censimento del 1728, ordinato dal re al
marchese di Cortanze, che indivicere
` 75 134 fuochi, indicando una poviduo
polazione complessiva di 311 902 abitanti. Di questi 12 363 fuochi e 51 442
` reabitanti erano residenti nelle citta
gie; 48 625 fuochi e 182 744 abitanti residenti nei villaggi del Capo di Cagliari e
21 326 fuochi con 75 798 abitanti nei villaggi del Capo di Sassari.
10. Censimento del 1751, ordinato dal re
Emanuele Valguarnera, che
al vicere
` una popolazione complesindividuo
siva di 360 805 abitanti, di cui 180 770
uomini e 179 622 donne. Di questi
55 844 (27 234 uomini e 28 610 donne)
` regie;
erano residenti nelle citta
204 685 (103 905 uomini e 100 776 donne)
residenti nei villaggi del Capo di Cagliari e 99 867 (49 631 uomini e 50 236
donne) nei villaggi del Capo di Sassari.
11. Censimento del 1771, ordinato dal re,
` una popolazione comche individuo
plessiva di 360 785 abitanti. Di questi
116 879 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 97 553 nei centri
dellattuale provincia di Sassari; 86 705
551
pag. 557
Censini
di Nuoro e 82 489 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
17. Censimento del 1844, ordinato dal re,
` una popolazione comche individuo
plessiva di 544 253 abitanti. Di questi
179 322 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 155 467 nei centri
dellattuale provincia di Sassari;
123 428 nei centri dellattuale provincia
di Nuoro e 86 036 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
18. Censimento del 1848, ordinato dal re,
` una popolazione comche individuo
plessiva di 554 717 abitanti. Di questi
181 789 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 158 429 nei centri
dellattuale provincia di Sassari;
126 846 nei centri dellattuale provincia
di Nuoro e 87 653 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
19. Censimento del 1857, ordinato dal re,
` una popolazione comche individuo
plessiva di 573 243 abitanti. Di questi
193 841 residenti nei centri dellattuale
provincia di Cagliari; 157 532 nei centri
dellattuale provincia di Sassari;
129 582 nei centri dellattuale provincia
di Nuoro e 92 288 nei centri dellattuale
provincia di Oristano.
` Nei c. fatti tra il 1861 e il
Dopo lUnita
2001 la popolazione della Sardegna
ebbe le seguenti variazioni: abitanti
609 015 (1861); abitanti 636 413 (1871);
abitanti 680 450 (1881); abitanti 795 793
(1901); abitanti 868 811 (1911); abitanti
885 467 (1921); abitanti 983 760 (1931);
abitanti 1 034 206 (1936); abitanti
1 276 023 (1951); abitanti 1 419 362
(1961); abitanti 1 473 800 (1971); abitanti
1 594 175 (1981); abitanti 1 648 248 (1991);
abitanti 1 599 511 (2001).
552
pag. 558
Centaurea
Era una persona esperta, eletta dagli
abitanti del villaggio, che godeva dello
status di funzionario regio. Gli fu attribuita una serie di funzioni che ne fecero un vero e proprio soprintendente
` agricole nel villaggio.
di tutte le attivita
Infatti egli doveva raccogliere le dichia` di tutti gli
razioni delle potenzialita
agricoltori del suo villaggio; doveva individuare gli agricoltori che pur avendo
` di lavorare non ne avevano
le capacita
gli strumenti; effettuare sopralluoghi
`
sui terreni da coltivare e in quelli gia
coltivati; utilizzare le compagnie barracellari per proteggere e difendere i territori coltivati; sorvegliare lo sviluppo
delle messi; promuovere il rimboschimento, lincrocio delle pecore sarde
con pecore di altre razze, incoraggiare
la produzione del formaggio, sorvegliare i macelli e infine promuovere
lintroduzione di nuove colture. Era
coadiuvato nelle sue funzioni, oltre che
dai barracelli, da un ufficiale di giustizia. Ai censori doveva annualmente essere consegnato un inventario di tutte
le terre coltivabili e il c.a. provvedeva
annualmente a dare tutti i suggerimenti
pratici a migliorare e sostenere la produzione e a disciplinarla. (= Monti granatici).
553
pag. 559
Centelles
` stata inserita nellelenco di
nara). E
piante di importanza comunitaria in
quanto rappresenta un importante
campione genetico dellevoluzione
della flora sarda. Nome sardo: spina
razza. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Ramo di Bernardo (conti dOliva). Bernardo, abile uomo politico, nel 1421 fu
di Sardegna e nel 1421
nominato vicere
ebbe in feudo da Alfonso V il Marghine,
il Montacuto, lAnglona e la baronia di
Osilo. I suoi discendenti furono insigniti del titolo di conte dOliva e si estinsero nel 1569 con Giovanni Cherubino,
da cui i feudi passarono ai Borgia.
Ramo di Pietro (marchesi di Quirra). Pie` il
tro, rimasto in Valencia, continuo
ramo dei signori di Nules; da lui disce` Toda Bertran Carsero Luigi, che sposo
roz, sorellastra della contessa Violante
di Quirra e fu padre di Guglielmo Rai` la contea di Quirra
mondo che eredito
nel 1520. La sua discendenza si estinse
con il nipote Gioacchino, che nel 1589
` il feudo allunica sua figlia Aladono
manna. Costei aveva sposato Cristoforo
Centelles, anche lui discendente di Pietro, acquistando cos` lo smisurato
feudo. Nel 1604 ottenne il titolo di marchese. La sua discendenza si estinse nel
` Quirra ai
1675 con Girolamo che lascio
Borgia.
554
pag. 560
Centelles
contribu` allorganizzazione della spedizione in Sardegna e prese parte alla
battaglia di Sanluri. Tornato in Spagna
fu coinvolto nelle fazioni dellaristocra` a lottare asprazia valenzana e si trovo
mente con i Vilaragut, nemici da sem` lepre della sua famiglia; seppe pero
garsi alla nuova dinastia dei Trastamara, facilitando lelezione di Ferdinando I a re dAragona. In seguito Al`
fonso V, per ricompensarlo, lo nomino
siniscalco dAragona e di Sicilia; nel
` in Sardegna con il re. Fu no1421 torno
ed ebbe in feudo il Monminato vicere
tacuto, il Marghine, il Meilogu, lAnglona e la baronia di Osilo. Nel 1422, lasciata la Sardegna, segu` il suo signore
nellimpresa napoletana; tornato in
Sardegna nel 1424 ebbe un duro scontro
col marchese dOristano, che pretendeva di occupare Macomer e buona
parte del Marghine; negli anni seguenti, pur continuando a tenere luffi` spesso dallisola per secio, si allontano
guire il sovrano nelle sue imprese; unitamente a suo figlio Francesco Gilaberto defin` i confini del grande feudo,
operando pragmaticamente scambi di
territori con i feudatari vicini e dando
` e compattezza allimcos` continuita
menso territorio.
parte alle operazioni militari contro Ni` Doria, invadendo i territori del Cocolo
` suo
ghinas. Negli stessi anni affianco
padre nellamministrazione del grande
feudo, ma dopo la sua morte segu` Alfonso Ve prese parte alle guerre nel Napoletano. Per tenersi al passo col re
fece una vita sfarzosa al di sopra delle
` finanziarie, per cui si casue possibilita
` di debiti. Le sue condizioni econorico
miche lo costrinsero a vendere alcune
parti del grande feudo per far fronte ai
debiti e per pagare la dote delle sorelle
Violante, sposata con Angelo Cano, e
Caterina, sposata con Salvatore Cubello. Cos` nel 1438 cedette al Cano la
baronia di Osilo e nel 1439 al Cubello il
Marghine e il Costavall, compromet
tendo lesistenza del suo feudo; poiche
` le sue condizioni non migliorapero
vano, nel 1442 fu costretto a vendere il
Meilogu con Siligo e Banari a Cristoforo
Manno. Dopo limprovvisa morte del
` , la sua situazione miglioro
`e
Cano, pero
nel 1447 fu in grado di riprendere dal
nipote buona parte della baronia di
Osilo e addirittura di acquistare la baronia del Coghinas. Nel 1449 fu creato
conte di Oliva e nel 1453 nominato castellano di Castellaragonese e camerlengo di Sassari. Dopo la morte della
` una
sorella Caterina, nel 1460 inizio
lite con Salvatore Cubello per recuperare il Marghine, che riusc` a riavere
solo nel 1478 dopo la fine della guerra
contro Leonardo Alagon.
555
pag. 561
Centelles
` non furono appagate
aspirazioni pero
` in Spagna. La
ed egli allora se ne torno
sua situazione finanziaria frattanto era
diventata molto precaria a causa del
suo dispendioso tenore di vita, per cui
fu costretto a cedere a Benedetto Nater,
senza chiedere il consenso reale, un vasto territorio che comprendeva i vil
laggi di Sinnai e Maracalagonis. Poiche
` di nominon aveva figli, nel 1663 penso
nare suo erede Francesco Borgia, che
` mor` nel 1664. Allora Gioacchino
pero
` di designare come erede Carlo,
penso
figlio del defunto Francesco, scate` la reazione di un suo lonnando pero
tano parente, un Antonio Giovanni che
pretendeva di essere nominato erede in
` di un testamento fatto nel 1375 da
virtu
`,
un comune antenato. Lanziano G., pero
non tenne conto delle sue pretese: anzi,
quando nel 1670 anche Carlo Borgia
` erede Pasquale Franmor`, egli nomino
cesco Borgia.
Centelles, Guglielmo Raimondo Si` sec. XVIgnore feudale (?, prima meta
Sardegna 1565). Figlio di Toda Bertran
Carroz e di Luigi Centelles, pupillo
della zia, la contessa Violante II, fu da
lei nominato erede della contea di
` , considerando il
Quirra. Il fisco, pero
feudo devoluto, si oppose alla successione; egli resistette e nel 1520 ottenne
una sentenza favorevole dal Supremo
Consiglio dAragona, entrando cos` in
possesso del grande feudo.
Centonchio = Anagallide
Centro di Cultura Democratica Centro
culturale della Sinistra cagliaritana,
costituito negli anni Sessanta del Novecento. Era articolato in due sezioni, una
artistica e una culturale, che esercitarono un importante ruolo negli am`.
bienti intellettuali e politici della citta
La sezione culturale promosse diverse
` finirono per essere
iniziative, che pero
condizionate dalle esigenze e dalle strategie dei partiti di sinistra, cui molti dei
` vivace fu
suoi aderenti erano legati. Piu
`
invece la sezione artistica, che si formo
nel 1967 come conseguenza della fusione dei pittori del Gruppo transazionale, tra i quali spiccavano Tonino Casula, Ermanno Leinardi, Ugo Ugo e
Italo Atzeni e quelli del Gruppo di Iniziativa, tra i quali erano Gaetano
Brundu, Primo Pantoli, Mauro Staccioli, Franco Caruso e altri. La sua co` la nascita di un fronte
stituzione segno
unico di tutti gli artisti della Sinistra
556
pag. 562
Cereali
impegnati in esperienze di avanguardia.
Il termine deriva dalla dea romana Cerere, protettrice della terra e dellagri` comuni, coltivati fin dalcoltura. I c. piu
` , sono il grano, lorzo, la selantichita
557
pag. 563
` di
Cere anatomiche dellUniversita
Cagliari Collezione costituita dal
grande studioso di anatomia Francesco
Antonio Boi, che ebbe modo di raccogliere e ordinare i pezzi fabbricati appositamente dal grande artista toscano
Clemente Susini tra il 1802 e il 1805. Il
Boi, che era professore di Anatomia
` di Cagliari, la racpresso lUniversita
colse durante il suo soggiorno a Firenze
tra il 1801 e il 1805; fu autorizzato allacquisto dallo stesso Carlo Felice, che
aveva messo a disposizione somme cospicue da destinare allarricchimento
del museo e delle collezioni dellUni`. I pezzi sono fissati in 23 tavole:
versita
`
probabilmente frutto della maturita
dellartista, rappresentano i soggetti
con grande realismo; in un primo
tempo, una volta giunte a Cagliari, furono esposte al pubblico per un certo
periodo nella sede del museo. In seguito furono trasferite in locali dellU` . Attualmente sono ospitate
niversita
nellapposito museo allestito nel complesso della Cittadella universitaria.
558
pag. 564
Cervellon
bre del 1958 nella seconda giunta
Brotzu. Il 14 novembre 1958 fu eletto
presidente del Consiglio regionale, e rimase in carica fino alla fine della legislatura, nel 1962. Fu successivamente
riconfermato presidente anche per la
IV e per la V legislatura con crescente
consenso anche da parte dellopposizione, che per la V legislatura non gli
contrappose un antagonista. Di grande
rilievo politico il suo impegno per la di` di una
fesa dellautonomia, che in piu
` di considerare come
occasione affermo
un arricchimento del processo di unificazione nazionale. Tra i suoi scritti:
Una pagina del Risorgimento in Sardegna, Annali del Liceo scientifico
Asproni, 1934; Una figura del Risorgimento in Sardegna: G.B. Tuveri, Frontiera, I, 10, 1968.
559
pag. 565
Cervellon
` del
matzai; i suoi discendenti a meta
Seicento ereditarono anche il feudo di
Tuili e alcuni altri territori vicini a Oristano. Si estinsero nel 1702 con un altro
` la discenGiovanni. Filippo II continuo
` la baronia e
denza, che nel 1702 eredito
si estinse nel 1826 con un Pietro che la` erede sua sorella Maria Rita, moscio
glie di Francesco Flores dArcais.
Ramo di Guglielmo. Guglielmo, sposata
Marchesia Torresani, ebbe la contea di
Sedilo. La sua discendenza espresse al` nel corso del
cune eminenti personalita
secolo XVII e si estinse nel 1725 con un
altro Guglielmo.
560
pag. 566
Cervellon
mando della cavalleria leggera durante
la spedizione contro i francesi che avevano espugnato Sassari e la occupavano. Nel 1535 segu` limperatore nellimpresa di Tunisi, segnalandosi per il
` a Salvatore
valore dimostrato; si lego
Aymerich e nel 1543, grazie a lui, acqui` il feudo di Samatzai. Fu coinvolto
sto
nelle fazioni dellaristocrazia cagliaritana negli anni successivi.
561
pag. 567
Cervellon
` in un periodo
di governatore. Governo
` le conseguenze della
difficile e pago
nuova guerra contro i Doria, vedendo
morire due dei suoi figli nella battaglia
di Aidu e Turdu, nel 1347. Mor` per il
dolore pochi mesi dopo.
Cervellon, Guglielmo II Signore feudale (Cagliari 1651-ivi?, dopo 1708). Figlio di Bernardino Mattia, nel 1681, allestinzione del ramo dei conti di Sedilo, si intromise nella causa tra il fisco
e sua cugina Isabella rivendicando il diritto di succedere nella contea come
unico maschio della famiglia. La causa
` molti anni, sicche
quando, scopduro
piata la guerra di successione spagnola,
` agli Asburgo, era
nel 1708 lisola passo
ancora pendente davanti al Supremo
Consiglio dAragona. Egli mor` poco
dopo.
Cervellon, Matteo Conte di Sedilo (Cagliari, inizi sec. XVII-ivi 1661). Fratello
di Gerolamo II, dotato di buone capa` politiche, molto legato al cugino
cita
Bernardino Mattia, fu nominato gover
natore di Sassari. Quando il vicere
` lintenzione
conte di Lemos manifesto
di celebrare il Parlamento a Sassari,
gli si oppose adducendo il pretesto
`, egli era stato ispidella peste. In realta
rato dal cugino; per questo fu processato e condannato.
Cervi, Annunzio Poeta (Sassari 1892monte Grappa 1918). Esord` giovanissimo collaborando in modo promettente alla rivista Diana che si pubblicava a Napoli ed era vicina ad ambienti
che si collocavano a cavallo tra i crepuscolari e le avanguardie del Novecento.
Scoppiata la prima guerra mondiale, vi
prese parte e mor` in combattimento sul
` due racmonte Grappa nel 1918. Lascio
colte di versi, che mostrano, in un poeta
` che ventenne, una straordinapoco piu
` il tempo di
ria ispirazione, cui manco
`
maturare liberandosi dai modelli piu
celebrati della giovane poesia del suo
tempo. Poco prima di partire per il
` a Napoli la raccolta Cafronte pubblico
denze di un monello sardo, 1915 (che richiama anche nel titolo certe atmosfere
corazziniane, fra lironico e il dolente).
Una seconda raccolta, Le liturgie dellanima, fu pubblicata postuma a Lanciano nel 1922.
562
pag. 568
Cesare
fascista gli aveva accordato. Dopo la
chiusura de LIsola (dicembre 1946),
fu assunto come redattore-capo della rinata Nuova Sardegna (aprile 1947),
diretta dallantico direttore e proprietario Arnaldo Satta. Dopo la vendita del
giornale allingegner Nino Rovelli, ne
fu direttore dal 1970 al 1974. Negli anni
del rilancio del giornale fu lartefice del
suo successo, ideando tra laltro la ru` , firmata con
brica quotidiana Al caffe
lo pseudonimo Frumentario, che lo
rese notissimo.
`
Aldo Cesaraccio Giornalista fra i piu
autorevoli dellisola, direttore della Nuova
Sardegna, ha lasciato un libro di ricordi
sulla fine del fascismo a Sassari.
563
pag. 569
Cesareo
ciso a Carre dai Parti, il triumvirato si
sciolse e nel 52 a.C. Pompeo assunse
`
pieni poteri. Allinizio del 49 a.C. rifiuto
di obbedire agli ordini di Pompeo, che
pretendeva la sua rinunzia al comando
dellesercito e il rientro a Roma come
` in armi il
un semplice cittadino: varco
fiume Rubicone (che delimitava larea
interdetta alle legioni) e in brevissimo
tempo si impadron` della penisola (la
cosiddetta guerra civile dal 49 al 45
a.C., raccontata da C. nel De bello civili).
` allora lItalia traPompeo abbandono
sferendosi nei Balcani mentre C. si
` in Spagna. In questa fase della
reco
` in gioco anche la
guerra civile entro
` infatti nellisola, a
Sardegna. C. mando
quel tempo governata da Aurelio Cotta,
fedele a Pompeo, Valerio Orca al comando di una legione. Gli abitanti di
Carales insorsero in favore del lugotenente di C. ancor prima che questi partisse dallItalia, cacciando Cotta dalla
` . Di fatto, la maggior parte delle
citta
` sarde abbracciava in quel modo la
citta
causa dei populares e, stando a Cassio
prendere possesso della
Dione, C. pote
Sardegna senza combattere. Nel no` i governatori
vembre del 49 a.C. nomino
per le diverse province; per la Sardegna la scelta cadde su Sesto Peduceo.
Sia prima che dopo la vittoria su Pompeo a Farsalo (48 a.C.) i pompeiani si
erano resi protagonisti di numerose
scorrerie con la flotta lungo le coste
`.
della Sardegna, saccheggiando le citta
Dopo Farsalo C. trasfer` le sue forze in
Africa e da qui, alla fine del 47 a.C., ri` sarde e alle altre
chiese aiuti alle citta
gli mandasprovince vicine affinche
sero truppe ausiliarie, vettovaglie e frumento. Il 6 aprile del 46 a.C. sconfisse
lesercito pompeiano a Tapso e dopo
avere costituto una nuova provincia,
alla quale diede il nome di Africa Nova,
part` da Utica alla volta di Carales, dove
` il 15 giugno del 46 a.C.. Qui egli
sbarco
564
pag. 570
Cespujades
` di Oxford. Leche presso lUniversita
` minerarie belghe che
gato alle societa
operavano in Sardegna, ebbe modo di
studiare alcuni minerali del bacino sulcitano. Tra i suoi scritti: LAnglesite de
Sardaigne. Formes nouvelles ou rares,
Ge
ologique de
Annuaire de la Societe
Belgique, XXXIX, 1912; Description
des differentes types presentes par les cristaux de Anglesite de Sardaigne, 1912;
Formes nouvelles dans la Phosfogenite
de San Giovanni (Sardaigne), Bulletin
de la Association Royale de Belgique,
1912; Sur un feldspath de Portoscuso
(Sardaigne), Bulletin de la Association
Royale de Belgique, 1912.
gna, inizi sec. XIV-Cagliari 1352). Arcivescovo di Cagliari dal 1348 al 1352. Apparteneva allordine dei Cistercensi ed
era anche abate di Benifazano nella
diocesi di Tortosa quando nel 1348 fu
nominato arcivescovo di Cagliari. Nella
` con grande prusua nuova sede opero
denza in anni politicamente difficili; fu
nominato collettore papale delle decime biennali e riusc` a consolidare il
primato di Cagliari sulle diocesi suffraganee, in particolare su quelle di Sulci
e di Suelli.
` Cristo. Benche
fosse fanciullo e
Gesu
` pagana piena di
vivesse in una citta
` smuovizi e di seduzioni, non si lascio
vere dalla vera credenza, in cui era
stato segretamente allevato. Risaputasi
la sua religione, dai soldati di Delasio,
preside romano che governava la Sardegna sotto lImpero di Diocleziano, fu
condotto al suo tribunale ed eccitato ad
abiurarla. Resistette il santo fanciullo
alle lusinghe del tiranno. E quando riusciva vana ogni blandizie, sottoposto ai
tormenti, li sostenne con meravigliosa
costanza. Iddio fece conoscere in lui
quanto possa nei veri credenti la grazia
celeste. Non potendo Delasio rimuovere Cesello dalla fede cristiana, fecegli troncare il capo nel 21 agosto del 304
o 305. Ebbe compagni nel martirio i
Santi Lussorio e Camerino. Secondo
la tradizione i tre santi sarebbero stati
arrestati a Cagliari, presso la porta Ca a, nel quartiere di Villanova. Relivan
quie rinvenute nella chiesa sotterranea
di San Lucifero il 14 gennaio 1615. Storicamente le reliquie furono traslate a
Pisa tra il 1080 e il 1088, con quelle dei
Santi Efisio, Potito, Lussorio e Camerino. Nel 1702 la Compagnia degli scaricatori di vino costru`, davanti alla porta
a, la chiesa in suo onore. Sopra
Cavan
laltare maggiore, di legno dorato, due
tele di scuola spagnola: in quella di de` dipinta la cattura di San Lussorio,
stra e
in quella di sinistra la sua decollazione
davanti ai Santi C. e Camerino, i quali
legati aspettano il martirio. Al presente
la chiesa appartiene alle suore sacramentine, in adorazione perpetua del
SS. Sacramento. Il nome cagliaritano
` diventato codi Cesello, Sesselegu, e
gnome, Sesselego. [ADRIANO VARGIU]
565
pag. 571
Cespujades
quista gli furono concessi i feudi di
Donnicello nella curatoria della Trexenta e quelli di Villacidro e Serramanna nella curatoria del Gippi, dei
` perdette la disponibilita
` nel
quali pero
1326 quando il Gippi fu concesso in
feudo a Pisa. Come compensazione, nel
1329, ebbe il grande feudo di Teulada
nella curatoria di Sols. I suoi discendenti continuarono a possedere il feudo
di Teulada; nel 1353 ebbero anche
quelli di San Sperate, Fraixilis e Separa nella curatoria di Decimomannu
e nel 1355 quello di Santa Maria de Paradiso nella curatoria del Campidano
di Cagliari. Nel 1362, infine, ereditarono la signoria di Santa Maria de
Claro, anchessa nel Campidano di Cagliari. Tutti questi feudi furono devastati durante le guerre tra Mariano IV e
Pietro IV. La famiglia si estinse nel 1392
con un Berengario.
Cespujades, Bartolomeo I Luogotenente del governatore di Cagliari (Catalogna, fine sec. XIII-Cagliari, dopo
1326). Fratello dellammiraglio Bernardo, anche lui prese parte alla spedizione dellinfante Alfonso e si trasfer`
con la famiglia a Cagliari dopo il 1326.
Fu nominato luogotenente del governa`.
tore della citta
566
pag. 572
Cetti
Parlamento (Rovigo 1885-Padova 1969).
Dopo aver conseguito la laurea si de` alla carriera universitaria a Padico
dova dal 1922 al 1955 e nel 1947 fu nominato accademico dei Lincei. Fu eletto
deputato al Parlamento dal 1948 al
1953. Al VI Congresso internazionale di
` un contributo su
studi sardi presento
Venezia e la Sardegna nel Tirreno e nel
Mediterraneo, ora in Atti del VI Congresso internazionale di Studi sardi,
1962.
567
pag. 573
Cettolini
` la
sua preparazione. Nel 1760 completo
sua formazione gesuitica e nel 1764, su
richiesta del governo sabaudo (e in particolare del ministro G.B. Lorenzo Bogino, che aveva curato personalmente,
con una fitta corrispondenza, la scelta
dei docenti della restaurata Univer` turritana) si stabil` in Sardegna per
sita
` di
insegnare Matematica allUniversita
` con grande passione
Sassari. Si dedico
` nel 1767
allinsegnamento, tanto che gia
i suoi allievi furono in grado di dare una
pubblica dimostrazione del livello di
preparazione cui erano giunti. Molti
borghesi sassaresi, impegnati nella
pubblica amministrazione e nelle professioni liberali, assistevano alle sue lezioni per il puro piacere della sua ele` dedico
` una
ganza espositiva. Egli pero
parte del suo tempo a studi di carattere
naturalistico che ebbero grande importanza per la conoscenza della flora e
della fauna sarda. Visitando diverse lo` della Sardegna, segnalava al Bocalita
gino minerali e altre risorse dellisola.
Autore di importanti studi di carattere
naturalistico, mor` allindomani della
` importante,
sua pubblicazione piu
uscita per la prima volta in un unico volume in Germania qualche anno dopo
col titolo Naturgeschichte von Sardinien
(Storia naturale della Sardegna), Lipsia, 1783. Scritti principali: I quadrupedi di Sardegna, 1774; Storia naturale
di Sardegna, voll. 3, 1774-1777; Anfibi e
pesci di Sardegna, 1777; Appendice alla
Storia naturale dei quadrupedi in Sarde` . Al
gna, 1777; Uso della propria nobilta
commendator D. Silvio Alli Maccarani,
prendendo egli labito di cavaliere di
Santo Stefano in Pisa lanno 1777, 1977;
` stata
la Storia naturale di Sardegna e
pubblicata nel 2000 fondendo insieme i
tre volumi sui quadrupedi, gli uccelli, i
pesci e gli anfibi e lAppendice, nella
Bibliotheca sarda, a cura di Antonello Mattone e Piero Sanna.
568
pag. 574
Chareun Corrias
Scuola di viticoltura ed enologia di Cagliari, III, 1897; Malattie delle viti in
Sardegna nel biennio 1894-1895, 1897;
Una nuova malattia del frumento in Sardegna: Sphaerodermae damnosus,
` Agraria di Ca1897; La Reale Societa
gliari, 1897; Elenco delle principali uve
sarde, Annuario della R. Scuola di viticoltura ed enologia di Cagliari, III,
1897; La questione sarda e i provvedimenti governativi, 1898; Coltivazione
della barbabietola in Sardegna, 1900;
Cooperative agrarie in Sardegna, 1901;
Barbabietole in Sardegna, Annuario
della R. Scuola di viticoltura ed enologia di Cagliari, VI, 1904; Questione forestale sarda, 1904; Discorso per linaugurazione del 17 corso di agraria ai soldati
del presidio di Cagliari, 1907; In Sardegna, Sicilia industriale e agricola,
1927.
egittologi europei dellOttocento. Tradusse per primo i testi ieratici e pub` molti testi demotici. Sulla Sardeblico
gna scrisse una scheda, Notice sur un
` que e
gyptoloscarabee sarde, Bibliothe
gique, 1877.
Chabas, Franc
ois-Joseph Egittologo
guignie
, Francia, 1817-Versailles
(Re
` considerato uno dei maggiori
1882). E
pseud. Primo Sino`pico) Pittore e illustratore (Cagliari 1889-Milano 1949). Autodidatta, fece studi di ingegneria a Cagliari fino al 1909, anno in cui la sua famiglia si trasfer` a Padova. Nella nuova
` i suoi studi e cominresidenza continuo
` a farsi conoscere come caricaturista
cio
569
pag. 575
Checchi
e come vignettista di buon livello; fu poi
` allAccadea Milano, dove si diplomo
mia di Brera nel 1917. Negli anni suc` soprattutto come carcessivi si affermo
tellonista pubblicitario e prese parte a
numerose mostre in Italia e allestero
` . Dal
raggiungendo notevole notorieta
` alla Biennale di
1928 al 1936 partecipo
Venezia; i suoi impegni artistici e la sua
`
vita continentali non gli fecero pero
mai dimenticare le sue radici. Nel 1929
prese parte alla I Mostra regionale
sarda a Cagliari e successivamente alle
mostre sindacali degli artisti sardi.
Checchini, Teobaldo Storico (Campodarsego 1885-?, dopo 1963). Dopo la lau` allinsegnamento univerrea si dedico
sitario. Fu professore di Storia del Di` di
ritto dal 1922 al 1955 nelle Universita
Camerino, Cagliari, Pisa, Firenze e Padova. Dal 1963 fu socio corrispondente
dei Lincei. Scrisse sulla Sardegna un
volume di Note sullorigine delle istituzioni processuali della Sardegna medievale, 1927.
570
pag. 576
Cherchi
zione nuova, trovando nel surrealismo,
nel cubismo e nellastrattismo il linguaggio col quale affrontare le tematiche. Nel 1991 si ripropone al pubblico
con una mostra personale a Bosa, che
` il via a una lunga serie di esposidara
zioni personali e collettive in Italia e
allestero (18 personali fra il 1991 e il
2003). Nel 2003 fonda il MAP, Movimenti Artistici Periferici, con sede a
Bosa. Opera anche nel campo delle installazioni e performance, utilizzando
varie tecniche tra le quali la pittura
computerizzata. Attualmente vive e lavora a Bosa.
571
pag. 577
Cherchi
sie, 1961; Una voce e silenzio, poesie,
1962; Una vicenda unisola, poesie,
1965; Prolungare il giorno, poesie, 1967;
Togliatti a Sassari 1908-1911, 1972; La
collaborazione di A. Deffenu al settimanale socialista La Via, Movimento
operaio e socialista, 1-2, 1975; Appunti
per un esame del dibattito sul problema
sardo nel primo decennio del 900, in
Sardegna, la rivista di A. Deffenu (a
cura di Manlio Brigaglia), 1976; Sassari
` , poesie in sassarese, 1984; Il dibatdaba
tito sulla crisi economica e sullarretratezza della Sardegna tra protezionismo e
liberismo nel 1913-14, Quaderni sardi
di Storia, 5, 1985-86; Semprandendi,
poesie in sassarese, 1986; La poesia di
lalthri, traduzioni in sassarese, 1989;
Sassari giolittiana. Una provincia sarda
` la riedinel primo Novecento, 1994 (e
zione del libro su Togliatti del 1972, con
laggiunta di una corrispondenza epistolare con Maria Cristina Togliatti);
` -poesia. Note sulla letteratura a SasCitta
sari tra cronaca e storia, 1998; Sora de sa
ch`gula, poesie in logudorese, 2001.
1973-1974; I santi venerati dai cagliaritani. SantAgostino, Almanacco di Cagliari, 1974 (negli anni successivi si
sono susseguiti articoli su S. Ignazio da
Laconi, 1975; San Giacomo, 1977; S. Eulalia, 1980; San Lucifero, 1983; San
Mauro, 1984; SantAvendrace, 1985; SantElia, 1986); La cappella di Santa Barbara di Nicomedia nella cattedrale di Cagliari, 1980; I vescovi di Cagliari 3141983, 1983; Un altro vescovo ausiliare
nella diocesi di Cagliari. Isidoro Masones
Nin, Bollettino bibliografico della Sardegna, 3, 1984; La sagra di SantAntioco
martire del Sulcis, Bollettino bibliografico della Sardegna, 5-6, 1986; Il paese
di San Sperate e il suo patrono, 1987; Devozionario poetico sardo. Una raccolta di
Pregadorias antigas, 1987; Il Seminario
cagliaritano poi Collegio dei nobili ora
Convitto nazionale, Bollettino bibliografico della Sardegna, 10, 1988; Storia
e leggenda. La traslazione di SantAgostino dallAfrica a Cagliari, in SantAgostino e la tradizione agostiniana a Cagliari e in Sardegna, 1987; Santi dei nostri tempi in terra di Sardegna, 1989;
Raccolta popolare di 1720 dicius in lingua sarda meridionale tradotti e spiegati
in italiano, voll. 3, 1990.
572
pag. 578
Cherchi
stato scritto da Gino Martelli), un mix
di tradizioni, preghiere e allegre atmosfere, ha scritto Marco Mezzano, arrangiato da Uccio Soro e con testi e musiche di numerosi artisti sardi, fra cui
Benito Urgu, Paolo Pillonca, Franco
Madau e Maria Luisa Congiu.
Cherchi, Salvatore (detto Tore) Ingegnere, uomo politico (n. Banari 1950).
Deputato al Parlamento, senatore della
Repubblica. Laureato in Ingegneria mineraria, ha militato fin da giovane nel
` stato anche segretario rePCI di cui e
gionale dal 1983 al 1987, partecipando
` delle istituintensamente allattivita
` stato eletto deputato
zioni. Nel 1983 e
per la IX legislatura repubblicana, ri` stato
confermato per la X. Nel 1992 e
eletto senatore della Repubblica. Riconfermato senatore nelle elezioni del
573
pag. 579
Cherchi
` stato ricandidato depu1994, nel 1996 e
tato e rieletto ancora una volta. Dal 2001
` sindaco di Carbonia.
e
574
pag. 580
Cheremule
gioy, Frontiera, IV, 1971; LAngioy e`
sempre da difendere, Frontiera, V,
1971; La vernaccia della valle del Tirso,
1972; Il reale monastero di Santa Chiara
a Oristano, vol. della collana Quaderni
storici e turistici di Sardegna, 1973;
LAnfiteatro, lOrto botanico, via Tigellio
di Cagliari, vol. della collana Quaderni
storici e turistici della Sardegna, 1973;
Solarussa e il Campidano maggiore, vol.
della collana Quaderni storici e turistici della Sardegna, 1978; La crisi
agraria del giudicato dArborea del secolo XIV, in Il mondo della Carta de
Logu, 1979; Macomer, nella collana
Quaderni storici e turistici di Sardegna, 1980; Sinnai, Mara, Settimo, Selargius, vol. della collana Quaderni storici e turistici della Sardegna, 1980;
Parteolla e Trexenda, vol. della collana
Quaderni storici e turistici della Sardegna, 1980.
575
pag. 581
Cheremule
ereditaria, C. e gli altri villaggi circostanti tornarono in possesso dei Manca,
ma di un altro ramo, discendente dai
primi feudatari. Il rapporto di C. con i
nuovi feudatari fu presto burrascoso e
nel 1795 il paese prese parte ai moti antifeudali e soffr` per la successiva repressione; nel 1839 finalmente ottenne
il riscatto e subito dopo fu incluso nella
provincia di Alghero. Di questo periodo
` la descrizione di Vittorio Angius che
e
fra laltro dice: Le case (ancora) sussistenti non sono meno di 170. Molte di
esse hanno de cortili. Dalla sunnotata
` intendere che il
esposizione si puo
luogo soggiace a venti di ponente e tra` un po
montana e che nellinverno e
freddo, massime se spiri il vento dalla
parte del Polo. Ne primi mesi dellanno
1847 si numeravano in Queremule
anime 805, distinte in maggiori di anni
20 maschi 225, femmine 215, e in minori,
maschi 170, femmine 195, distribuite in
famiglia 170. Quasi tutti i queremulesi
sono agricoltori, e pochi per mezzo altrui, coltivando ciascuno il proprio terreno, quelli eccettuati che nol possono
o nol vogliono fare con la propria fatica.
I pastori tra grandi e piccoli non sono
` di 30. I mestieri piu
` necessari
forse piu
hanno pochi pratici, i quali in altre ore
sono coloni lavorando sul proprio o a
mercede. Le donne lavorano in 120 telai
le tele e il panno necessario a bisogni
della famiglia. La scuola elementare
` di dieci accorrenti.
non suole avere piu
Non sono 20 in tutto il paese che sappiano leggere e scrivere, comprese
pure le persone che han fatto gli studi
in qualche ginnasio. Godesi general` in questo paese, e
mente buona sanita
se si sapessero tutti preservare dalle vicende atmosferiche o dalle troppo sentite variazioni termometriche il dolor
laterale non opprimerebbe tante vite.
Non sono rari i longevi, massime in
quelle case dove vivesi con qualche
` poco curata,
agiatezza. Lorticoltura e
sebbene come vedesi, il terreno sia favorevole, e sono piccoli gli spazi prossimamente al paese dove si coltivino certi
` comuni. Si semina meliga, e
generi piu
alcuni coltivano i pomi di terra. Il vi` piuttosto esteso perche
occupa
gneto e
unarea di circa 800 starelli; ma bisogna
dire che una gran porzione delle mede` dei tiesini. Il
sime sono di proprieta
` ottimo per le viti, e potrebbesi
clima e
avere molta copia di buoni vini. Nel
manso si possono enumerare 130 buoi
per lagricoltura, vacche mannalite 30,
cavalli e cavalle 60, majali 45, giumenti
70. Nel rude vacche 200 in tre segni, cavalle 100 in nove segni, pecore 700 in
`
sette segni, porci 200 in tre segni. Se e
maggior numero di greggie e armenti
` apparnei pascoli queremulesi il di piu
tiene a tiesini o a giavesi. Le donne
` di pollame. Veneducano gran quantita
dono i queremulesi quello che loro sovrabbonda ne vari articoli a negozianti
che passano; e di rado vanno essi stessi
a portarli in vendita a mercati di Alghero, di Sassari, o di Bosa. C. rimase
incluso nella provincia di Alghero fino
` a far
al 1859 e successivamente entro
parte della provincia di Sassari.
& ECONOMIA La sua economia e
` basata
sullagricoltura, in particolare la pro`
duzione dei cereali e la frutticoltura; e
ben sviluppato anche lallevamento del
bestiame. Discreta, anche se in diminu` lattivita
` di estrazione della
zione, e
cheremulite dalle cave del monte Cuc` una specie
curuddu. La cheremulite e
di lava piena di soffiature e leggerissima, residuo del vecchio vulcano, che,
ridotta in ghiaia, viene usata nelledilizia per isolare solai e soffitti. Tutta la
` ricchissima di questo materiale
zona e
del tutto esclusivo. Servizi. C. dista 4 km
dalla superstrada Carlo Felice e 39 da
Sassari: i collegamenti sono garantiti
attraverso Thiesi e anche per la ferro-
576
pag. 582
Cheremule
via Sassari-Chilivani-Cagliari se si raggiunge la stazione di Torralba, distante
` sede di medico, di scuola del8 km. E
lobbligo e di servizi bancari.
577
pag. 583
Cheri
una sola navata completato dal presbiterio dalle volte a crociera; la facciata
` decorata da un rosone e da
in arenaria e
un portale delimitato da un arco; a
fianco delledificio sorge il campanile
con una cupoletta a cipolla. Al suo interno si conservano laltare maggiore
in legno riccamente intagliato e alcuni
altri altari in stucco. A poca distanza
dallabitato, sul monte Cuccuruddu, si
trovano i resti del castello, una fortezza
costruita nel secolo XIII dai Doria. Essi
la fecero edificare dopo lestinzione
della famiglia giudicale di Torres, nel
momento in cui entrarono in possesso
del territorio dellintera curatoria Monteleone. Nel periodo successivo conti` a rimanere in loro possesso e dopo
nuo
la conquista aragonese ne fecero uno
dei capisaldi della resistenza contro gli
invasori. Dopo la caduta del giudicato
dArborea nel 1409, il castello rimase in
` Doria, ma quando
possesso di Nicolo
nel 1436 questi fu sconfitto e costretto a
lasciare il Monteleone, il castello fu abbandonato e decadde. Ancora nella se` dellOttocento era possibile
conda meta
osservare le sue rovine.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI Momenti di particolare importanza per il
richiamo alle tradizioni pastorali del
piccolo centro sono le due feste che si
svolgono il 13 e il 14 giugno in onore di
SantAntonio da Padova e di San Sebastiano.
Cheri, Mario Notaio, senatore della Repubblica (Sarule 1934-Nuoro 1986). Militante nel PSI, fu sindaco del suo paese
` al PCI
tra il 1960 e il 1964. Nel 1967 passo
e dal 1970 fu eletto consigliere provinciale di Nuoro. Sempre riconfermato
fino al 1983, tra il 1977 e il 1983 fu anche
presidente di quella Amministrazione
provinciale. Nel 1983 fu eletto senatore
`
per la IX legislatura repubblicana; gia
` cogravemente ammalato, egli accetto
578
pag. 584
Chessa
vole patrimonio fondiario; i suoi membri esercitavano tradizionalmente la
professione di avvocato. Nel 1793 il dottor Giacomo, subdelegato patrimoniale,
per i meriti acquisiti nella difesa della
Gallura durante il tentativo di sbarco
dei francesi, chiese il riconoscimento
dei privilegi del cavalierato ereditario
` . Riusc` a ottenerli nel
e della nobilta
1805, ma fu chiamato a pagare i diritti
dovuti per la convalida della concessione; nei decenni successivi i suoi figli
tentarono di evitare il pagamento, ma
nel 1835 dovettero adempiervi.
Chessa, Angelo Maria Filosofo (Sassari 1734-Messico 1780). Entrato nellordine dei Gesuiti, dopo aver fatto profes` missionario in Messione solenne ando
sico, dove si stabil` definitivamente. In` per anni a Guadalajara raggiunsegno
gendo una notevole considerazione e
scrivendo alcune opere filosofiche di
buon livello.
gliere comunale di Tempio (dove insegnava e dove si era sposato) fino al 1980
e consigliere provinciale di Sassari tra
il 1970 e il 1980. Attivissimo, nel 1962
divenne anche consigliere regionale
per il suo partito durante la IV legislatura, subentrando a Gavino Pinna nel
collegio di Sassari; al termine della legislatura non fu rieletto, ma nel 1972,
` andurante la VI legislatura, subentro
cora una volta a Gavino Pinna destinato
a candidarsi al Senato. Successivamente fu riconfermato ininterrottamente per la VII, lVIII e la IX legislatura nello stesso collegio fino al 1989.
579
pag. 585
Chessa
quelli legati ai problemi della Sardegna: Credito e usura in Sardegna, in Atti
del primo congresso regionale fra Agricoltori e Economisti sardi, 1898; Il rinnovamento della Sardegna e lattuale movimento agricolo economico, La Nuova
Sardegna, 1905; Ademprivi e loro funzione economica in Sardegna, Bollettino di Agricoltura italiana, 7-9, 1906;
Condizioni economico-sociali dei contadini dellagro di Sassari, 1906; Usura e
sue forme in provincia di Sassari, Archivio giuridico Serafini, serie 3, V, 1906.
Tra le opere di carattere generale: La
trasmissione ereditaria delle professioni,
1912; Lindustria a domicilio nella costituzione economica odierna, 1917; Costo
economico e finanziario della guerra,
1920; La concentrazione delle industrie e
la guerra delle nazioni, 1920.
` la sua formazione
rino, dove completo
presso lAccademia Albertina. Nel 1929
fu tra i fondatori del gruppo dei Sei
pittori che si proponeva di svecchiare
le arti figurative italiane accusate di
provincialismo con limmissione delle
` stimolanti esperienze europee.
piu
` e una stima inRaggiunse una notorieta
ternazionali affermandosi anche come
valente critico darte e collaborando a
prestigiose riviste specializzate.
580
pag. 586
Chia
della Soprintendenza archeologica per
le province di Cagliari e Oristano, 9,
1992.
581
pag. 587
Chia
torre costiera e a pochi chilometri dal
capo Spartivento, limite occidentale
del golfo di Cagliari.
& STORIA Il centro abitato trae origine
da un villaggio medioevale che sorgeva
non lontano dalla torre; faceva parte
del giudicato di Cagliari ed era compreso nella curatoria di Nora. Nel 1258,
dopo la caduta del giudicato, fu incluso
nei territori toccati ai Della Gerardesca, i quali alcuni anni dopo fecero una
nuova divisione tra loro. C. fu assegnato
al ramo dei discendenti del conte Gherardo e in breve tempo divenne un
grande villaggio importante per la sua
posizione strategica. Quando, in seguito
alla conquista aragonese fu incorporato
nel Regno di Sardegna, non fu reso ai
Della Gherardesca ma concesso in
feudo ai Boixadors. Questi lo amministrarono male creando uno stato di tensione tra gli abitanti, molti dei quali negli anni successivi cominciarono ad abbandonarlo. Conclusa la prima guerra
tra Mariano IV e Pietro IV, C. fu tolto ai
Boixadors e concesso nel 1355 a France` alcuni anni dopo
sco Marsell che pero
cedette il villaggio a Emanuele Entenc
a. Alla ripresa della guerra, i discendenti di questultimo non riuscirono a conservarne il possesso e il villaggio fu occupato dalle truppe arborensi continuando a spopolarsi. Nei se` decoli successivi il suo territorio resto
serto, comodo rifugio per le navi dei
corsari barbareschi e meta di pastori
` sicuro nel
solitari. Il sito fu reso piu
1639 quando vi fu costruita una torre
per la difesa costiera. Nel corso del secolo XVIII nelle vicinanze della torre
cominciarono a risiedere periodicamente alcuni pescatori e gli Scolopi vi
impiantarono unazienda agraria. Nel
corso del XIX vi si stabilirono anche alcune famiglie di agricoltori che curavano i fiorenti orti e giardini, rinomati
per la produzione di fichi. Nel secolo
XX il centro fu definitivamente ripopolato grazie alle opere di bonifica. Le bellezze naturali e il crescente interesse
per le rovine di Bithia, ne hanno fatto
` turistica. Puruna rinomata localita
` vi si e
` sviluppato un introppo pero
sieme di complessi turistici residenziali costituito da villette dalla discuti` architettonica e cresciuto
bile validita
in modo disordinato.
582
pag. 588
Chiappe
stanti stagni con una superficie di 400
` una delle Riserve naturali istituite
ha, e
dalla legge regionale sui parchi. Tutto
questo, assieme al turismo di massa, sta
portando C. a un avvenire economico
che sostituisce le vecchie tradizioni
agricole di questa parte del comune di
Domus de Maria. Servizi. C. si trova
lungo la S.S. 195 e dista dal suo comune
10 km, 19 km da Pula e 49 km da Cagliari.
Sono presenti anche i servizi essenziali,
come la guardia medica, il servizio bancario, alberghi e ristoranti.
corsa (sec. XVIII-esistente). Le sue notizie risalgono al secolo XVIII, quando ottenne il cavalierato ereditario e la no` con un Luigi (1820). Lo stesso nel
bilta
1834 chiese il titolo comitale, ma non
` tuttora
riusc` a ottenerlo; la famiglia e
fiorente.
583
pag. 589
Chiara
tula alla sede arcivescovile di Cagliari,
1778; Orazioni panegiriche, 1787; Arringhe a nome dello Stamento ecclesiastico
in occasione del consentimento per la
proroga triennale del donativo, 1793; Riportandosi con religiosa pompa dalla
cattedrale di Cagliari alla sua chiesa il
simulacro di SantEfisio dopo il solenne
rendimento di grazie per la gloriosa liberazione dallarmata francese, 1793; Arringa detta a nome del capitolo di Cagliari nella prestazione dei pubblici solenni omaggi al re e alla famiglia reale,
1799; Raccolta di poesie per la promozione alla sacra porpora dellarcivescovo
di Cagliari mons. Diego Cadello di San
Sperate, 1803.
`
nunciare i tre voti, obbedienza, poverta
` , e le preparo
` il poverissimo
e castita
convento di San Damiano. Ebbe inizio
cos` il secondo ordine francescano
(1212), detto delle povere dame di San
Damiano, le Damianiste, le Clarisse.
Ottenne da Innocenzo III il privilegium
paupertatis, che la privava anche della
` di avere qualcosa per se
.
possibilita
` Assisi dallassalto dei saraceni
Salvo
(1240), sotto Federico II, facendo
esporre lostia santa davanti ai nemici.
La leggenda vuole che sia stata la stessa
santa a prendere lostensorio dalla
chiesa e portatasi sul balcone del convento con il preziosissimo corpo di Cri` con la croce i nemici che susto, segno
bito fuggirono. Ebbe il privilegio di vedere proiettate nella propria cella le
immagini della morte e del funerale di
` il corpo
San Francesco, del quale veglio
nella clausura (1226). Mor` a San Damiano l11 agosto 1253, riposa ad Assisi
nella basilica a lei dedicata. Canonizzata da Alessandro IV (1255), dichiarata
patrona della televisione da Pio XII, su
suggerimento di Ugo Gregoretti. Protegge vetrai, lavandaie e stiratrici.
In Sardegna Patrona di Cossoine, Igle` titosias, San Gavino Monreale e Sini. E
lare della cattedrale di Iglesias; portano il suo nome il villaggio della centrale elettrica e la diga sul fiume Tirso
` il monastero delle Cla(1923). Del 1711 e
risse di Cagliari, le monache cappuccine che fino agli anni Cinquanta di
quel secolo comunicavano fra loro in
spagnolo. [ADRIANO VARGIU]
Festa Si festeggia l11 agosto a Cossoine, Iglesias e San Gavino Monreale,
il 12 agosto a Sini.
584
pag. 590
Chiaramonti
Sassu e i dintorni di Ozieri. Regione storica: Anglona. Archidiocesi di Sassari.
& TERRITORIO Il territorio comunale,
di forma pressappoco di unellisse con
due propaggini a oriente e a meridione,
si estende per 98,76 km2 e confina a
nord con Martis e Perfugas, a est con
Tula, a sud con Ozieri e Ardara e a ovest
` prevalentecon Ploaghe e Nulvi. E
mente collinoso, un tempo ricco di bo distrutti dagli inschi ora pressoche
cendi e dal taglio indiscriminato. I corsi
dacqua, a regime torrentizio, si snodano tra canaloni a volte stretti e profondi attraversando zone ricche di macchia per confluire nel Riu Battana,
verso Perfugas. Nei terreni, a tratti argillosi e friabili, abbondano il calcare e
la trachite, questultima soprattutto
nella zona di Su Sassu.
585
pag. 591
Chiaramonti
feudo dividendolo in circoscrizioni, inclusero C. nellincontrada dellAnglona
e il villaggio, pur conservando il suo
majore, prese a essere amministrato da
un regidor residente a Nulvi. Il regidor
era coadiuvato da una burocrazia di
funzionari baronali che gradualmente
finirono per limitare lautonomia del
majore. I Centelles si estinsero nel 1569
e per la loro successione si accese una
lite tra un ramo collaterale della famiglia e i Borgia. Negli anni nei quali la
lite rimase pendente il feudo fu sequestrato e il villaggio fu amministrato da
funzionari reali, ma nel 1591 la lite fu
` ai Borgia. Col
definita e cos` C. passo
` , le condizioni
governo di questi, pero
` non mutarono: anzi, nel
della comunita
corso del Seicento il potere del feudata` a controllare
rio crebbe ed egli arrivo
direttamente lelezione del majore
esautorando completamente la comu` . Nel corso del secolo inoltre la bunita
rocrazia baronale fu interamente formata da rappresentanti di alcune famiglie di notabili locali che gestirono il
potere in modo sostanzialmente clientelare e ingiusto. Questa situazione fu
soprattutto evidente nel modo di procedere allesazione dei tributi feudali: le
liste feudali dei contribuenti furono gestite da questa burocrazia con criteri
spregiudicati sia nella determinazione
del carico fiscale che nellindividuazione delle categorie degli esenti. In genere questi ultimi erano proprio gli
stessi notabili locali che finirono per
formare delle elite vassallatiche legate
al feudatario. Quando i Borgia si estinsero nel 1740, il villaggio aveva circa
1200 abitanti e cominciava a sentire un
profondo bisogno di liberarsi dalla dipendenza feudale. Dopo una lunga serie di vicende ereditarie, nel 1767 C. fu
incluso nel principato dellAnglona che
` a Maria Giuseppa Pimentel,
tocco
erede dei Borgia e moglie di Pietro Tel-
lez Giron. C. non ebbe un rapporto facile nemmeno con i nuovi feudatari
che dalla Spagna facevano amministrare il feudo a funzionari senza scrupoli, cos` tra il 1774 e il 1785 gli abitanti
si rifiutarono apertamente di pagare i
tributi e nel 1795 presero parte ai moti
antifeudali. Nel 1821 il villaggio fu incluso nella provincia di Sassari, e il suo
tempestoso rapporto con i feudatari si
chiuse nel 1843 quando il feudo fu finalmente riscattato. Di questo periodo
sono le impressioni raccolte da Vittorio
Angius con puntigliosa precisione e accuratezza: Componesi questa villa di
circa 390 case separate in molti gruppi
da strade poco regolari, delle quali tre
sono principali e molto frequentate.
` gran riunione in sulla
Ne d` festivi e
piazza, che dicono su salone dove i
giovani prendonsi diletto nelle danze
allarmonia di quattro voci, che ripetono le canzoni dei poeti logudoresi. Le
principali [professioni] sono lagricoltura e la pastorizia. Vedrai come la
` prevalendo sulla
prima va sempre piu
seconda da questo che a quella sono ap` di quattrocento persone, a
plicate piu
questa circa 300. Nelle arti meccaniche
non si affaticano meno di cento persone, i quali servono ai bisogni della
gente del luogo e delle vicine. La co`
mune arte donnesca della tessitura e
pochissimo esercitata, non adoperan` di 50 telai. Non so di quali altre
dosi piu
cose lavorino. Popolazione. Consta questa (anno 1834) di anime 2100, in famiglie 385. Avvengono per anno matrimoni 30, nascite 80, morti 60. Le ordinarie malattie sono le periodiche e i do` di inverno gran morlori laterali, onde e
` , massime da che fu quasi generale
talita
il disuso del cojetto. Lordinario corso
` limitarsi allanno sessandella vita puo
` , quantunque non siano
tesimo delleta
rari gli esempi duna lunga vita maggiore in persone temperanti, e che si
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pag. 592
Chiaramonti
sanno con le antiche vesti sarde ben
munire contro i tradimenti atmosferici,
se lice cos` dire. Il territorio di C. cre` di Bisarcio
sciuto con quello che era gia
presenta unarea sufficiente per lo
meno a una popolazione quadrupla. La
coltivazione va maravigliosamente dilatandosi, e pare debba poscia non
poco crescere. Crescesse parimente la
cognizione dellarte, e si prendessero
migliori metodi, si adottassero nuovi
`
utili instrumenti, si riformassero i gia
usati, e si desse opera a quelle altre
`
parti di coltura che promettono piu
certo lucro. In argomento de rapidissimi progressi vedi il numero de gioghi
che simpiegavano nel 1812, e quanti
presentemente. In quello non erano
` di 60, in questo forse piu
` di 275, e si
piu
seminarono starelli di grano 1400,
dorzo 200, di granone 20, di fave 140, di
ceci 70, di fagiuoli che dicon cornuti 40,
di veccia 30, di lenticchie 35, di fagiuoli
moreschi e piselli 20. Le vigne sono felicissime sulla falda, e nelle vallette del
monte contro austro e levante. Le viti
delluva bianca sono distinte in dicias` , della nera in 12, della
sette varieta
`;
rossa in 2. I vini hanno fama di bonta
` tanto la loro quantita
` che se ne puo
`
ed e
e suole somministrare ai vicini vil` dellOttolaggi. Nella seconda meta
` svilupcento la sua economia sembro
parsi e la popolazione crebbe; alla fine
` la decimazione dei videl secolo pero
gneti a causa della fillossera e la crisi
nei rapporti con la Francia compromisero gravemente il villaggio. La crisi
` superata nel Novecento, ma
sembro
nel secondo dopoguerra anche C. fu
progressivamente abbandonato dalla
popolazione che emigrava alla ricerca
di condizioni di vita migliori.
& ECONOMIA Leconomia di C. e
` basata
sullagricoltura, in particolare la produzione dei cereali, la frutticoltura e la
viticoltura. Vi sono discretamente svi-
587
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Chiaramonti
`
sono anche domus de janas in localita
Su Murrone e Baldedu.
588
pag. 594
Chiarella
` del secolo XIX. Ha limprima meta
pianto a una navata e la copertura in
legno.
& FESTE E TRADIZIONI POPOLARI In
passato il paese era ricco di tradizioni
antiche che rendevano singolari alcuni
momenti importanti della vita. Cos` era
usanza per i matrimoni che lo sposo durante la cerimonia donasse al parroco
alcuni pani in un canestro, che si facesse una veglia con banchetto e danze
prima della nascita di un bambino, che
il giorno della ricorrenza del Corpus
Domini i parenti di un morto ammazzato giurassero, al passaggio del Santissimo, vendetta di fronte a un altare domestico. Di queste e di molte altre singolari tradizioni sono rimaste solo labitudine di salutare gli sposi prima o
dopo la cerimonia con la rottura del
piatto con grano, sale e fiori e quella di
fare al novello sacerdote doni particolari nel giorno in cui celebra la sua
prima messa in paese. Le feste popolari
in onore di San Giovanni Battista e del
patrono San Matteo che un tempo erano
`, non
occasione di particolari solennita
differiscono oggi da quelle che si svolgono nei paesi vicini.
` Giuseppe
1859 la vedova Ciceri sposo
` grande dei tipografi-editori
Dess`, il piu
sardi di ogni tempo. Anna Maria Chiarella nel breve periodo della sua ge` LOsservatore, diretto
stione stampo
dallavvocato Antonio Manunta (185758), e Il Credente, diretto da Giuseppe Giordano (1857-58), ambedue di
orientamento repubblicano. Intanto
nello stesso 1849, dopo la separazione
da Ciceri, C. aveva impiantato una tipografia propria fornita scrive Tiziana
Olivari di 3 macchine azionate da un
motore di 2 cv. e un torchio a leva. Impiegava 14 operai, di cui 4 al di sotto
` circa 120 volumi,
dei 14 anni. Pubblico
tra cui una Storia popolare della Sardegna di Antonio Camboni, 209 pagine con
12 tavole e una litografia a due colori
che rappresentava Eleonora dArborea.
`,
Fu il tipografo della locale Universita
della prefettura e della provincia, stampando annuari, annunzi legali, atti dei
Consigli (provinciale e comunale) e
pubblicazioni periodiche. Dopo la sua
morte, nel 1900, la tipografia fu gestita
dai figli, che la dotarono di nuove macchine, mantenendo il nome del fondatore. Il nome rimase anche quando, nei
primi decenni del Novecento, la tipografia fu ceduta al tipografo Gio. Maria
` gestiva una tipografia
Baiardo, che gia
a La Maddalena. Dopo la sua morte lazienda, in continuo sviluppo (specializzata soprattutto nella fornitura della
modulistica ai comuni e ad altri enti),
fu ereditata dai figli Francesco e Bruno,
e dopo la morte di Francesco diretta,
oltre che da Bruno, da Gio. Maria, figlio
di Francesco. Alla fine degli anni Sessanta la tipografia diede impulso allat` editoriale, a partire dalla collana
tivita
Storia della Sardegna antica e moderna,
diretta da Alberto Boscolo. Purtroppo
` rimasta interrotta prima dellopera e
lultimo (e dodicesimo) volume per la
crisi che ha colpito lazienda costrin-
589
pag. 595
Chiari
gendola a dichiarare fallimento nel
2002.
Chiari, Antonio Patriota (Sassari 1905Pollenzo 1945). Capitano del Genio, partigiano combattente, medaglia dargento al V.M. alla memoria. Sorpreso
dallarmistizio in Croazia, riusc` a rien` a far parte di una
trare in Italia ed entro
banda partigiana: con alcuni compagni
distrusse i porti di Cherasco e Pollenzo.
Catturato e torturato, fu condannato a
morte. Davanti al plotone desecuzione
`: Chi per la patria muor vissuto e
`
grido
assai.
` noto
viaggiatori e degli stessi artisti, e
per il suo soggiorno ad Atzara, dove
` nel 1901 allo scopo di comprenabito
dere i caratteri del mondo sardo. In
Barbagia egli rimase colpito dalla ricchezza dei costumi e dipinse alcuni
olii; si introdusse anche negli ambienti
culturali nuoresi stringendo amicizia
con Antonio Ballero. Tornato in patria
` come grande pittore della
si affermo
scuola dei costumbristi.
590
pag. 596
Chiesa in Sardegna
Monte Sirai, Rivista di Studi fenici,
supplemento XII, 1984.
` di doChiesa in Sardegna La scarsita
cumentazione relativa ai primi secoli
` tale
del Cristianesimo in Sardegna e
che solo per la fine del secolo VI e gli
inizi del VII siamo in grado di tracciare
un quadro sufficientemente ampio e articolato della situazione della Chiesa
` preziose, nononellisola. Tanto piu
`, sono perstante la loro frammentarieta
` le notizie pervenuteci dai secoli
cio
precedenti.
I PRIMI SECOLI Il primo dato sicuro, dovuto a un presbitero greco della comu` romana nei primi decenni del senita
colo III (fino ad alcuni decenni fa era
indicato come Ippolito, ma la sua iden` molto dibattuta; sicuratificazione e
mente non riconobbe nel 217 lelezione
di papa Callisto e istitu` una Chiesa rivale), si riferisce a una lettera con cui,
verso il 190, limperatore Commodo di`
sponeva che venissero posti in liberta
tutti i cristiani precedentemente deportati in Sardegna e condannati a
scontarvi la pena ad metalla a motivo
della loro fede. Siccome la lista dei deportati acclusa alla lettera imperiale
era stata preparata dal vescovo romano
Vittore e la cosa non sorprende, pere
` noto che da qualche decennio la
che
Chiesa di Roma aiutava i cristiani con`
dannati alle miniere nelle varie localita
` ritenere che una
dellImpero , si puo
buona parte di essi provenisse dalla co` romana: fra i graziati, non communita
` nella lista precedente perpreso pero
condannato alle miniere per cattiva
che
amministrazione dei beni del suo padrone, vi era anche lo schiavo Callisto,
il futuro pontefice romano. Unaltra notizia sicura, ricavata questa volta dal
Catalogo Liberiano (una lista di ponte`
fici romani redatta nella seconda meta
del secolo IV con brevi biografie di ciascuno, lultimo dei quali era, appunto,
591
pag. 597
Chiesa in Sardegna
sufficientemente probabile quello di
Antioco e di Efisio; come luoghi della
` antiloro passione o del loro culto piu
camente attestato (entro il secolo VI)
vengono indicati, oltre Cagliari, i centri
di Turris Lybisonis, di Forum Traiani (le
attuali Porto Torres e Fordongianus), di
Sulci (SantAntioco) e di Nora; fino ad
` tardiva lattestazione per Simora piu
plicio a Olbia.
LUCIFERO VESCOVO DI CAGLIARI La
` del
Sardegna ricompare verso la meta
secolo in una lettera dei padri del con`rdica (attuale Sofia, nel 343),
cilio di Se
` dedurre con una buona
da cui si puo
` che nellisola vi fossero alprobabilita
tre sedi episcopali oltre quella di Ca` soprattutto per il tramite di
gliari. Ma e
Lucifero, vescovo di Cagliari per circa
ventanni, che la Sardegna entra in
modo clamoroso nella grande storia
della Chiesa antica. Lo incontriamo
per la prima volta nel 353, insieme con
un altro sardo di nascita, Eusebio vescovo di Vercelli. Entrambi furono inviati dal pontefice romano Liberio
presso limperatore Costanzo per tentare di flettere la politica imperiale fa`
vorevole alla dottrina ariana che, come
` di Cristo. Due
noto, negava la divinita
` di rappreanni dopo, sempre in qualita
sentante di Liberio, Lucifero partecipava al concilio di Milano convocato da
Costanzo: dei circa trecento vescovi intervenuti, solo Lucifero, Eusebio e Dionigi di Milano rifiutarono di piegarsi
alle pressioni dellimperatore che esigeva, pena lesilio immediato, anche la
condanna di Atanasio, patriarca di
Alessandria e prestigioso difensore dellortodossia formulata a Nicea (325) nel
primo dei grandi concili della Chiesa
antica. Vennero tutti e tre inviati in esilio; per Lucifero esso trascorse successivamente nella Siria, nella Palestina e
in Egitto. Liberato da Giuliano lApostata nel 361, lanno seguente era ad An-
592
pag. 598
Chiesa in Sardegna
africani esiliati in Sardegna da Trasamondo re dei Vandali.
LA DEPORTAZIONE DEI VESCOVI AFRICANI Loccupazione dellisola da parte
dei Vandali (466-534), tenacemente attaccati allArianesimo, non pare abbia
comportato, nei confronti della Chiesa
sarda, misure coercitive analoghe a
quelle adottate in Africa e tendenti a
imporre con la forza ladesione al
` che il re Unnerico
dogma ariano. Vero e
fece intervenire anche i vescovi sardi a
un dibattito teologico da lui convocato a
Cartagine nel 484 allo scopo di favorire
laffermazione della dottrina ariana in
tutti i territori del regno vandalico; non
consta tuttavia che su di essi fossero
` invece
esercitate violenze, come tocco
ai loro colleghi africani, per indurli ad
abbandonare lortodossia. Ne conosciamo i nomi e le rispettive sedi: Lucifero (un omonimo del suo grande predecessore) di Cagliari, Martiniano di Forum Traiani (Fordongianus), Bonifacio
di Sanafer (probabilmente Cornus,
presso Santa Caterina di Pittinuri,
dove recenti scavi archeologici hanno
portato alla luce importanti complessi
cultuali e cimiteriali), Vitale di Sulci
(SantAntioco) e Felice di Turris (Porto
Torres). Lubicazione di queste sedi non
fa che confermare gli scarsi indizi dei
secoli precedenti sul processo di diffusione e di insediamento del Cristianesimo nellisola. Verso la fine del secolo
V, quindi, la nuova religione doveva essersi ormai saldamente impiantata e or` importanti
ganizzata nei centri piu
della costa occidentale e meridionale,
nelle adiacenti pianure del Campidano
e della Nurra e nellisola di SantAntioco, mentre la parte centro-orientale
dellisola rimaneva ancora largamente
pagana; quanto alla sede di Forum
Traiani, ubicata nella regione collinosa
del medio Tirso, una zona dove si svolgevano intensi contatti non sempre pa-
593
pag. 599
Chiesa in Sardegna
cennio, come osserva E. Besta, verso la
Sardegna si volsero con simpatia e
quasi con invidia gli sguardi della Cri` . Alla loro presenza si deve prostianita
babilmente anche la fondazione delle
nuove sedi vescovili di Tharros, di cui
si conosce un vescovo destinatario di
una lettera di Fulgenzio, e di Fausiana,
poco distante da Olbia, del cui vescovo
Vittore si hanno interessanti testimonianze nel Registrum epistolarum di
Gregorio Magno.
LAZIONE DI GREGORIO MAGNO Poco
sappiamo delle immediate ripercussioni intervenute nella Chiesa sarda in
seguito alla conquista dellisola da
parte dei Bizantini nel 534. Il quadro
che, sul finire del secolo, ce ne offre lepistolario (39 lettere su oltre 850 dellintero Registrum) di Gregorio Magno (590` certamente molto lusin604) non e
ghiero: vi si parla di abituali e preoccu` politica
panti interferenze dellautorita
nella vita ecclesiastica oltre che della
cattiva amministrazione da parte di
una burocrazia imperiale troppo
` che
spesso oppressiva e venale; cio
` preoccupava maggiormente il
pero
grande pontefice era la scarsa attenzione del clero nellopera di evangelizzazione. Senza contare le popolazioni
della fascia centrale e orientale dellisola, ancora tenacemente attaccate ai
loro culti ancestrali adoratrici di alberi e di pietre, scriveva Gregorio, esse
vivevano come insensata animalia,
espressioni mutuate dalla letteratura
biblica in polemica contro il politeismo
` antica cristia , anche nelle zone di piu
nizzazione rimanevano numerose sacche di paganesimo e di superstizione
senza che gli ecclesiastici se ne preoccupassero molto; la condotta morale di
questi, poi, non era sempre esemplare,
se persino qualche vescovo si trattava
addirittura del metropolita di Cagliari
` intraprenGianuario si mostrava piu
594
pag. 600
Chiesa in Sardegna
governativi, senza esitare tuttavia a denunciare le frequenti malversazioni di
questi ultimi al prefetto del pretorio e
allo stesso imperatore. Una parte consistente dellepistolario gregoriano si occupa di questioni riguardanti la riforma del clero, la disciplina dei numerosi monasteri, il comportamento degli
stessi vescovi (e, in particolare, del metropolita Gianuario, sul conto del quale
il pontefice appare sempre informatissimo), la corretta amministrazione del
cospicuo patrimonio che le Chiese locali possedevano in Sardegna: un interessamento incalzante che arrivava
`
fino ai piccoli dettagli e che sovente da
limpressione di passare sopra la testa
di una gerarchia locale, a dire il vero
tuttaltro che allaltezza della situa` proprio per elevarne il lizione. Ed e
vello e per stimolarla a una gestione
` responsabile della Chiesa che Grepiu
gorio raccomandava una maggiore collaborazione tra vescovi e metropolita e
con questultimo insisteva sulla pun` della celebrazione semestrale
tualita
dei sinodi provinciali a cui gli altri vescovi (i suffraganei) erano tenuti a intervenire.
LINFLUSSO BIZANTINO Il ruolo svolto
da Gregorio nelle vicende isolane sia
ecclesiastiche che civili (su 72 documenti emanati dai pontefici romani tra
il 355 e il 1064 su questioni interessanti
la Sardegna e regestati nel vol. X di Italia pontificia, ben 52 si collocano nei 14
anni del suo pontificato) non poteva essere facilmente dimenticato dai suoi
immediati successori: cos`, ad esempio,
verso il 626-629, Onorio I intervenne in
un conflitto tra il praeses Teodoro e il
metropolita di Cagliari e tra questultimo e numerosi ecclesiastici della
`. I legami con la Chiesa rostessa citta
mana dovevano essere ancora molto
` del secolo VII se, in
forti verso la meta
pieno svolgimento di un altro dibattito
595
pag. 601
Chiesa in Sardegna
(Citonato di Cagliari intervenne al concilio Costantinopolitano III del 680-681,
mentre al concilio Niceno Il del 787
Tommaso di Cagliari fu rappresentato
da Epifanio, diacono di Catania);
quanto basta, comunque, per testimoniare la partecipazione della Chiesa
sarda, almeno a livello di gerarchie, ad
alcuni importanti dibattiti teologici che
`
interessarono soprattutto la Cristianita
orientale. Purtroppo le stesse fonti ci
dicono ben poco sullinflusso della reli` bizantina in Sardegna; un ingiosita
flusso che invece ha lasciato tracce significative con edifici di culto, sculture,
iscrizioni dedicatorie o celebrative e
` negli strati piu
` profondi
che penetro
` sarda contribuendo a modella societa
dellarne molti aspetti della vita religiosa: basti citare ladozione di usi liturgici, il culto di numerosi santi orientali
alcuni dei quali tuttora venerati, soprattutto i penitenti e gli eremiti. Non
va tuttavia dimenticato che questa reli` , nonostante levangelizzazione
giosita
proseguita anche dopo Gregorio Ma` a conservare, soprattutto
gno, continuo
` marginali,
nelle zone e negli strati piu
usi, credenze e riti pagani, a volte appena sommariamente cristianizzati;
` nei secoli secontro di essi si esercitera
guenti e non sempre con successo lazione pastorale di molti vescovi riformatori.
DALLA SCONFITTA DEGLI ARABI A BONIFACIO VIII Nel frattempo, fin dalla se` del secolo VII, a seguito delconda meta
lespansione araba nel Mediterraneo
(Cartagine viene conquistata nel 698),
la Sardegna si era venuta a trovare ai
margini occidentali dellImpero bizan` grave nei primi
tino. La situazione, gia
decenni del 700 dopo la conquista musulmana della penisola iberica e delle
Baleari, si fece drammatica quando gli
Arabi riuscirono a installarsi in Sicilia
`
(827). Per alcuni secoli lisola si trovo
596
pag. 602
Chiesa in Sardegna
Terralba e Santa Giusta. Direttamente
dipendenti dalla Santa Sede erano invece le sedi di Civita e Galtell`, sebbene
per alcuni decenni a partire dal 1138
esse sarebbero state sottoposte al metropolita pisano. Una straordinaria
proliferazione di diocesi, di cui non
siamo ancora in grado di indicare le
tappe di formazione o le spinte che la
` azzardeterminarono; non sembra pero
dato supporre che su questo fenomeno,
peraltro tardivo, abbia avuto un peso
notevole il nuovo contesto sociale, culturale e politico venutosi a creare in seguito al progressivo affievolimento dei
legami con Bisanzio e al contemporaneo emergere di interessi e di forze,
dentro e fuori dellisola, che tentarono
di prenderne il posto; insomma, quello
stesso contesto che, in campo politicoamministrativo, dette origine a quelle
` territoriali indipendenti che fuentita
rono i giudicati; non pare invece probabile un intervento diretto in questo
campo da parte della Chiesa romana;
ancora nel 1073, infatti, Gregorio VII lamentava la scarsa attenzione dei suoi
predecessori nel curare i rapporti con i
giudici sardi. Il grande papa riformatore non appariva, per parte sua, minimamente intenzionato a meritare lo
` che la orstesso rimprovero, tanto piu
mai consolidata indipendenza dei giudici sardi da Bisanzio e il definitivo allontanamento della minaccia musulmana a seguito della crescente attenzione che dimostravano per lisola le repubbliche di Genova e di Pisa rende` facile il totale ricupero
vano molto piu
della Chiesa sarda nellorbita della Cri` latina. A questo scopo, Gregorio
stianita
VII si rivolse direttamente ai quattro
giudici esortandoli a riannodare gli antichi vincoli di devozione della gente
sarda verso la Sede apostolica (1073);
in attesa dellarrivo di un suo legato, potevano indirizzarsi allarcivescovo di
597
pag. 603
Chiesa in Sardegna
1063 il giudice Barisone di Torres si era
rivolto a Montecassino; qualche anno
` tardi agli stessi Cassinesi venivano
piu
fatte promesse di donazioni di chiese e
di terreni da Orzocco Torchitorio di Cagliari che, poco prima della sua morte
(1081), aveva chiamato i Vittorini di
le precedenti proMarsiglia giacche
messe erano state disattese dai Cassinesi. Nel giro di alcuni decenni altri ordini monastici Camaldolesi, Vallombrosani e Cistercensi giunsero in Sardegna fondandovi chiese, abbazie, priorati, dipendenze periferiche per lo
sfruttamento dei numerosi terreni si
trattava talvolta di interi salti ricevuti
in donazione. Una scorsa anche rapida
ai pochi superstiti condaghes (i registri
sui quali venivano meticolosamente annotati i contratti di acquisto, di vendita,
di permuta, di donazione relativi a ter` quanto mai illumireni, case, servi) e
nante per avere unidea sulla gestione
patrimoniale e sui negozi giuridici di
questi stessi monasteri: un inventario
dei beni del priorato vittorino di San
Saturnino di Cagliari, compilato nel
` non solo i monaci
1338, quando cioe
marsigliesi, precedentemente e a lungo
osteggiati da pisani e genovesi, ma anche quelli degli altri monasteri erano
ormai in piena decadenza economica e
organizzativa, fa menzione di oltre 80
appezzamenti di terra situati nelle vicinanze di Cagliari, di quasi 100 distribuiti in 28 ville appartenenti per lo
` ai territori dellex giudicato di Capiu
gliari, senza contare 13 chiese e 36
schiavi. Una presenza monastica cos`
massiccia, specie nel giudicato di Torres, non poteva alla lunga non provocare reazioni risentite da parte del
clero locale: direttamente dipendenti
dal papa, i monaci sfuggivano alla giurisdizione vescovile; chiamati espressamente dai giudici e da loro colmati di
donazioni, esenzioni e privilegi oltre a
quelli ricevuti dalle famiglie aristocratiche locali , essi detenevano parte del
patrimonio ecclesiastico pur senza
esercitare ordinariamente la cura animarum diretta, abbandonata nelle
mani di un clero rozzo e poco istruito. Il
malcontento di questultimo era inoltre
aggravato dalle larghissime concessioni a beneficio delle Opere di Santa
Maria di Pisa e di San Lorenzo di Genova, fatte dai giudici nellintento di assicurarsi il favore delle due potenti repubbliche marinare. Di qui tutta una
serie di liti per questioni di competenza
giurisdizionale o per interessi economici, di ricorsi ai papi, di numerosi privilegia protectionis emanati da costoro a
favore dei monasteri, di decisioni di sinodi convocati espressamente per riportare la pace tra monaci e clero diocesano: il sinodo nazionale di Santa
` persino a interdire
Giusta (1226) arrivo
il conferimento di qualsiasi beneficio a
ecclesiastici pisani. Eppure, nonostante queste frizioni, larrivo dei mo` un fattore di primaria
naci rappresento
importanza per il rinnovamento della
Chiesa sarda. Dopo un lungo periodo di
isolamento, essa veniva posta a contatto, anche se in maniera alquanto bru` vive correnti religiose
sca, con le piu
` latina sulla
emerse nella Cristianita
va discia della riforma gregoriana. Ne
menticato il fondamentale contributo
dei monaci provenienti da aree abbastanza diversificate allo sviluppo dellarte, della cultura, delleconomia isolane e della codificazione della stessa
lingua sarda: si deve anche a loro se
` essere considerato
questo periodo puo
` vivaci e creativi di
come uno dei piu
tutta la storia sarda.
LA SITUAZIONE DEL CLERO DIOCESANO
` GIUDICALE Meno floride, inNELLETA
vece, erano le condizioni del clero diocesano. Sebbene alcune sedi vescovili
quelle di Cagliari e di Oristano, ad
598
pag. 604
Chiesa in Sardegna
esempio fossero straordinariamente
ricche, buona parte di esse non pote` importanti
vano competere con i piu
` solidamente orgamonasteri, ben piu
nizzati e ramificati. In compenso, i vescovi godevano solitamente di un maggiore potere politico: soprattutto i metropoliti, che figuravano tra i consi` influenti nelle corti dei giuglieri piu
dici e spesso venivano da questi designati come loro ambasciatori per trattare questioni di politica estera. Ma
proprio questa posizione di prestigio
esponeva la loro nomina, come del resto
` imquella dei titolari dei benefici piu
portanti, alle ingerenze del potere politico, fosse questo detenuto dai giudici o,
come avvenne in seguito, da Pisa o da
Genova, che sottolineavano cos`, anche
nellambito ecclesiastico, la loro pene` invadente ed egetrazione sempre piu
monica in campo economico e politico.
Anche i beni dei capitoli, delle parrocchie delle altre chiese, non cos` ben
protetti come quelli dei monasteri, dovevano costituire una preda facile e allettante, se si tiene conto della frequenza con cui venivano rinnovate le
sanzioni canoniche contro gli attentati
al patrimonio ecclesiastico; comunemente praticata dai notabili locali era,
ad esempio, lutilizzazione a loro proprio vantaggio dei mezzi di produzione
(schiavi, animali di lavoro, strumenti
599
pag. 605
Chiesa in Sardegna
` modeste: ci si
Giusta erano molto piu
contentava di prescrivere la presenza
di un maestro di grammatica nelle sole
sedi metropolitane; in compenso, si
consentiva a coloro che desideravano
frequentare uno studium teologico
fuori della Sardegna di continuare a
percepire le rendite del beneficio durante questa assenza giustificata, a condizione di stipendiare un sostituto. Il sinodo non ci offre, purtroppo, molte informazioni sulle condizioni religiose
della popolazione. Senza dubbio, il rispetto per la vita umana non doveva essere molto alto, se il sinodo sentiva il
bisogno di denunziare la preoccupante
frequenza con cui persino luccisione di
ecclesiastici si verifica[va] in Sarde` che altrove, col ferro, col veleno
gna piu
o in altri modi; nulla veniva detto, invece, sulle cause del fenomeno. Ugualmente problematici restavano i motivi
della sorprendente prescrizione dellultimo canone del sinodo che faceva
obbligo a tutti gli uomini liberi, tam
maiores quam minores, di consentire
alle loro mogli e sorelle di recarsi in
chiesa almeno nelle domeniche e nelle
` orationis causa vel penialtre solennita
` sorprendente, infine,
tentie. Ancora piu
` il fatto che la piu
` famosa disposizione
e
del Laterano (lobbligo della confessione una volta lanno e della comunione pasquale per tutti i fedeli giunti
` della ragione) non avesse risconalleta
tri espliciti nel sinodo nazionale sardo;
sarebbe tuttavia imprudente concluderne che lobbligo del precetto pasquale fosse del tutto sconosciuto nellisola: esso era invece sicuramente atte` , costato nel secolo seguente. Certo e
munque, che la diffusione generaliz` chiarazata della pratica pasquale e
mente documentata dai cosiddetti sinodi del Logudoro nel secolo XV, sui
` avanti.
quali torneremo piu
LA CHIESA SARDA E IL POTERE ARAGO-
600
pag. 606
Chiesa in Sardegna
sulle Rationes decimarum Italiae relativo alla Sardegna e si dimostrarono
osservanti almeno inizialmente del
pagamento del tributo feudale (2000
marchi dargento annui, circa 500 kg)
` di vassalli, dovevano
che, in qualita
alla Santa Sede, dallaltra, mediante la
dilatazione della loro politica di distribuzione dei feudi, essi contribuirono a
scardinare quasi completamente lorganizzazione patrimoniale dei monasteri e, con la nomina di sudditi della
Corona alle sedi vescovili, intendevano
` strettamente la
controllare sempre piu
vita della Chiesa; listituzione dei parlamenti e la presenza in essi di un braccio ecclesiastico, che diventava cos`
componente essenziale del nuovo ordinamento statale, non poteva che facilitare il raggiungimento di questo obiettivo.
LA GUERRA E LO SCISMA Due altri fat`
tori contribuirono, nella seconda meta
del secolo XIV e nei primi decenni del
XV, ad accelerare la decadenza della
Chiesa sarda: la guerra tra Aragona e
Arborea e lo scisma dOccidente. Gli ef` la
fetti di questultimo, che interesso
essa
Sardegna solo di riflesso, perche
doveva necessariamente seguire le
scelte dobbedienza tra i papi rivali decise dai sovrani aragonesi orientati
verso il papa avignonese mentre il giudice dArborea era legato a quello di
Roma, si sarebbero alla lunga concretizzati in forme giuridiche (diritto regio
di placet e di exequatur) che avrebbero
` avviato
sancito definitivamente il gia
controllo dello Stato sulla Chiesa. Di
` gravi, non solo sulla
gran lunga piu
Chiesa ma anche sullintero tessuto sociale dellisola, furono le conseguenze
` tra i re dAragona e
della lunga ostilita
con essa si
i giudici di Arborea, perche
cumularono gli effetti devastanti di successive ondate di carestie e di pestilenze. Basti pensare che nellarco di un
601
pag. 607
Chiesa in Sardegna
`
compenso, agli ecclesiastici locali. Cio
si traduceva in continui conflitti allinterno della categoria. I cosiddetti sinodi del Logudoro (cos` chiamati per celebrati tutti nel Capo di Sassari
che
e del Logudoro: a Castra nel 1420, a Bisarcio nel 1437, a Sassari nel 1442, a Sorres nel 1463 e a Ottana nel 1474) testimoniano sia la decisa opposizione del
clero locale alla concessione di benefici a ecclesiastici extradiocesani, sia
lemergere di una tendenza contrattualista nei rapporti tra vescovo e clero,
analoga a quella che cominciava a manifestarsi nei parlamenti nellambito
delle relazioni tra la Corona e i ceti pri`, che povilegiati. Questa conflittualita
` dei gravi problemi alla discineva gia
plina ecclesiastica, poteva diventare
` acuta in alcuni casi particolari
piu
come nella parte alta di Cagliari (il
quartiere di Castello) o ad Alghero, abitate quasi esclusivamente da sudditi
originari della Corona di Aragona: il
` , esso pure di oriclero di queste citta
gine iberica, non soddisfatto della riserva ottenuta sui benefici cittadini,
spesso contendeva al clero locale anche
` cospicui nel restante territoquelli piu
rio diocesano.
VITA E COSTUMI DEL CLERO In questo
contesto le condizioni culturali e morali del clero erano tuttaltro che bril` vero che molti vescovi avevano
lanti. E
fatto studi superiori di filosofia, diritto
` non era di grande
e teologia, ma cio
aiuto a motivo dellassenteismo di cui
` gia
` parlato. Quanto al clero dei casi e
pitoli o in cura danime, i pochi ecclesiastici che avessero conseguito gradi
accademici erano quasi tutti iberici;
nessuna notizia abbiamo di persone o
di istituzioni che provvedessero dufficio allistruzione del clero, la cui formazione culturale doveva essere quanto
mai rudimentale. I sinodi del Logudoro
si limitavano a esigere dagli ecclesia-
602
pag. 608
Chiesa in Sardegna
ecclesiastici concubinari a fare penitenza pubblica va notato che la sua testimonianza si pone nella stessa linea
` note dellarcivedi quelle coeve e piu
scovo di Cagliari Antonio Parragues de
Castillejo e di Sigismondo Arquer, linfelice magistrato cagliaritano condannato al rogo a Toledo nel 1571.
` NEL PERIODO
CLERO E RELIGIOSITA
ARAGONESE E NELLA PRIMA PARTE DI
QUELLO SPAGNOLO Eppure, nonostante tutto questo, dalla lettura dei sinodi del Logudoro si ha limpressione
`
che alcune fra le pratiche religiose piu
` largamente seimportanti fossero gia
guite dalla popolazione. Quella del precetto pasquale anzitutto, per la cui osservanza era previsto un controllo articolato attraverso una serie di fasi che
andavano dallinizio della Quaresima
fino al termine del periodo pasquale,
con relative ammonizioni e sanzioni canoniche. Un particolare obbligo incombeva sul clero in cura danime per lamministrazione degli ultimi sacramenti
ai moribondi, la cui negligenza doveva
essere severamente punita; anche la
celebrazione del matrimonio era oggetto di varie prescrizioni tendenti soprattutto a sradicare linveterata abitu` condannata dai papi fin
dine sarda, gia
` del secolo IX, di
dalla seconda meta
contrarlo nonostante limpedimento di
parentela tra i futuri sposi. Non minore
` , anche al
cura veniva prestata, pero
controllo del pagamento delle decime
o delle altre contribuzioni a favore del
clero; il ricorso alla scomunica contro
gli inadempienti era piuttosto frequente: a questo proposito, il clero non
faceva che applicare ai laici la prassi
che la curia pontificia seguiva senza
troppi riguardi nei confronti degli
stessi ecclesiastici, fossero anche vescovi, quando si dimostravano poco
`
puntuali in questo campo. Quanto si e
` un quadro comdetto finora non ci da
pleto della pratica religiosa in Sardegna e, ancor meno, consente di esprimere una valutazione sul grado di penetrazione del messaggio evangelico nelle
coscienze. Forse, lelemento dominante
` preoccupante
e allo stesso tempo piu
delle condizioni religiose del popolo
in questo lisola non si discostava gran dalle zone piu
` marginali della Criche
` latina alla vigilia della Riforma
stianita
protestante era la straordinaria e generalizzata ignoranza delle nozioni fondamentali del Cristianesimo. Come sottolineava Sigismondo Arquer, le stesse
pratiche religiose rischiavano di ridursi sovente a mera esecuzione di gesti che un controllo fiscale rendeva inevitabili ma che nella coscienza popolare assumevano un carattere magico
non molto dissimile dalle altre pratiche
superstiziose che continuavano a coesi` ufficiale;
stere a lato della religiosita
sul finire del secolo, nel 1594, il gesuita
Olivencia informava il suo superiore
generale delle condizioni religiose in
cui i suoi confratelli andati in missione
nella zona montagnosa dellisola avevano trovato quelle popolazioni: Sono
pronti a ricevere sia la dottrina di Mao non
metto che la legge di Cristo perche
delluna ne
dellaltra
sanno niente ne
ma credono soltanto in incantesimi e
eros). Di
presagi (hechizeras y agu
scarsa efficacia, nella lotta contro que`
sti residui di paganesimo, si dimostro
listituzione dellInquisizione, operante in Sardegna con una certa conti` gia
` dalla seconda meta
` del secolo
nuita
XV e che, verso la fine dello stesso se` sotto il controllo dellomocolo, passo
nimo tribunale spagnolo (1492; inizialmente il tribunale ebbe sede a Cagliari,
ma dal 1563 fu trasferito a Sassari dove
rimase fino al 1708). Il suo ruolo, invece,
fu decisivo nello scoraggiare e nel perseguire con estrema durezza ogni tenta-
603
pag. 609
Chiesa in Sardegna
tivo di penetrazione protestante nellisola.
IL RINNOVAMENTO POSTRIDENTINO
Questo atteggiamento di inflessibile
chiusura alle idee protestanti presenti soltanto attraverso isolati e marginali tentativi di infiltrazione presto individuati ed eliminati non costituisce
` laspetto caratterizzante della
pero
Chiesa sarda nel periodo postridentino.
Anzi, nonostante le numerose ombre,
essa conobbe per circa cento anni, fino
` del secolo XVII, un vivace pealla meta
riodo di rinnovamento religioso. Alcuni
modesti tentativi di riforma non erano
` poco prima del concilio di
mancati gia
Trento e durante la sua celebrazione,
come quelli intrapresi a Sassari su
mandato dellarcivescovo Salvatore
Alepus e sulla scia dei precedenti si` soprattutto
nodi del Logudoro; ma e
dopo la conclusione del Tridentino e
nei decenni seguenti che prende avvio
un vasto movimento di riforma che tra` il volto della Chiesa sarda. Le
sformera
stesse denunce fatte da ecclesiastici e
`
laici contro i disordini e gli abusi piu
evidenti esse si infittiscono e si fanno
` precise man mano che ci si addenpiu
` del secolo XVI
tra nella seconda meta
costituiscono un indizio significativo di
` di cambiamento.
questa nuova volonta
Fra le condizioni che resero possibile il
moto rinnovatore dobbiamo ricordare
` politica e un certo migliorala stabilita
mento delle condizioni economiche
dellisola durante questo periodo; due
fattori che trovano un puntuale riscontro sia nella forte ripresa demografica
tra il 1485 e il 1603 si ebbe un balzo del
153,9% nel numero dei fuochi fiscali
` a tassazione), che passa(sottoposti cioe
rono da 26 263 a 66 639; la popolazione
` certamente ad aumentare ancontinuo
che nel cinquantennio seguente per , nonostante le disastrose ondate
che
epidemiche agli inizi della seconda
604
pag. 610
Chiesa in Sardegna
del periodo). Non meno importanti alcuni altri presuli che operarono sul fi` del
nire del secolo e nella prima meta
seguente, come Alfonso de Lorca a Sassari (1576-1603), Andrea Bacallar ad Al` Caghero e Sassari (1578-1612), Nicolo
nyelles (1577-1585) e Giovanni Francesco Fara (1591) entrambi a Bosa: il
primo aveva introdotto larte della
stampa nellisola, laltro fu liniziatore
dello studio sistematico della sua storia
e geografia, Giovanni Sanna ad Ampurias e Civita (1586-1607), il sassarese Antonio Canopolo (1588-1621) a Oristano,
`
che fu anche mecenate della sua citta
natale dove introdusse la stampa, co`
stru` la sede dellomonima Universita
` un Seminario come collegio
e vi fondo
universitario con oltre una decina di
borse gratuite, Gavino Manca Cedrelles
a Bosa, Alghero e Sassari (1605-1620),
Francesco de Esquivel a Cagliari (16051624), Ambrogio Machn ad Alghero e
Cagliari (1621-1640), Gerolamo Passamar ad Ampurias e Civita e a Sassari
(1613-1640), Bernardo de la Cabra a Cagliari (1641-1655). Nonostante le note` in cui essi operarono
voli difficolta
spesso gli ostacoli maggiori venivano
proprio dal clero e in particolare da influenti membri dei rispettivi capitoli
si deve alla loro determinazione se alcuni decreti riformatori del Tridentino
vennero applicati in Sardegna con un
certo successo. Innanzitutto la residenza dei vescovi ma si tratta ormai
di un obbligo col quale ogni ecclesia` fare i conti
stico in cura danime dovra
come condizione indispensabile per
` della diocesi e,
conoscere le necessita
poi, visite pastorali minuziosamente
programmate e continuate con periodi` costante anche se non con la frecita
quenza voluta dal Tridentino. La visita
di ciascuna parrocchia viene solitamente conclusa con un decreto che indica con precisione i disordini da rifor-
605
pag. 611
Chiesa in Sardegna
zione interna a carattere latamente democratico, i cui membri si impegnavano, oltre che a una partecipazione
` intensa ai sacramenti e ad altre prapiu
tiche religiose peculiari, anche a intervenire concretamente sia a favore dei
membri dellassociazione sia nei confronti di determinati problemi sociali
particolarmente rilevanti nellambiente in cui esse erano state costituite
(assistenza ai poveri, ai malati, ai carcerati, ai trovatelli, alle fanciulle da maritare, pacificazione tra individui o
gruppi rivali, riscatto di schiavi catturati dai barbareschi ecc.). In tal modo,
` popolare raggiunse una
la religiosita
` fino ad allora sconosciuta,
intensita
non solo per quanto riguardava la partecipazione agli atti di culto obbligatori, ma anche attraverso manifesta` popozioni collaterali di carattere piu
lare (cerimonie della Settimana santa,
teatro religioso, solenni funzioni di pacificazione tra famiglie rivali, processioni, feste popolari sia nei centri abitati sia nelle numerose chiese campestri, canti religiosi in lingua sarda, gosos
o goccius ecc.), nei quali venivano assorbiti e riadattati anche numerosi apporti
` spagnola.
della religiosita
LOPERA DELLE CONGREGAZIONI RELIGIOSE NELLA SARDEGNA SPAGNOLA In
questo sforzo di far penetrare il messaggio evangelico nelle coscienze e nella
` il clero diocesano venne aiutato
societa
e stimolato pur fra gli immancabili e
frequenti attriti dalle congregazioni
` stabilite in
religiose, sia da quelle gia
Sardegna (Francescani conventuali e
osservanti, Domenicani, Agostiniani,
Mercedari, Carmelitani e Serviti) che
ora sperimentavano un rifiorimento e
una diffusione straordinaria, sia dalle
nuove, specialmente Gesuiti, Cappuccini e Scolopi. Conventi e residenze
con relative chiese vennero costruiti
anche in piccoli centri al momento
606
pag. 612
Chiesa in Sardegna
divario tra il clero urbano che tendeva a
adottare modelli culturali spagnoli e
` inquello dei villaggi, solitamente piu
` vicino ai modi di
colto ma anche piu
pensiero e di comportamento delle popolazioni rurali. Questo fenomeno di` macroscopico
ventava ancor piu
quando lenorme estensione di qualche
diocesi come quella di Cagliari, che
comprendeva i territori di altre quattro
diocesi medioevali, ivi incluse alcune
` impervie ed emarginate
zone fra le piu
della Sardegna, con una estensione di
`
oltre 10 000 km2, poco meno della meta
di tutta lisola limitava drasticamente
` dintervento dei vescovi e
le possibilita
i loro contatti diretti con le parrocchie
` distanti. Inoltre, laccresciuto prepiu
stigio del clero e il suo potere economico e politico (alcuni prelati non esitarono a scomunicare le massime auto` civili dellisola per difendere i pririta
`
vilegi ecclesiastici, senza dire che piu
di una volta la stessa presidenza del re , venne affigno, in assenza del vicere
data a ecclesiastici, i quali furono anche solitamente incaricati di svolgere
il delicato ufficio di visitatore del regno) facevano accorrere fra le sue file
un gran numero di aspiranti che i pochi
Seminari non erano in grado di formare
e che pertanto venivano ammessi agli
ordini dopo una preparazione piuttosto
sommaria: per questi motivi si aggra` , a partire dal secolo
vava sempre piu
XVII, il problema dei clerici coniugati,
` che dopo aver ricevuto la
persone cioe
tonsura e aver indossato per qualche
tempo labito ecclesiastico ritornavano
` i
alla vita secolare conservando pero
privilegi del clero e sfuggendo in tal
modo alla giurisdizione civile; ancora
` del Settecento, quando
verso la meta
lamministrazione sabauda ne aveva
` ridotto fortemente il numero, se ne
gia
` preoccontavano ben 1657. Ancora piu
toccava un aspetto escupante, perche
607
pag. 613
Chiesa in Sardegna
Durante i primi decenni del secolo
XVII la Chiesa sarda conobbe due fenomeni che non si possono ridurre a semplici manifestazioni della sempre vi` tra le citta
` di Cagliari e di
vace rivalita
Sassari, ma che sono anche aspetti significativi della vita religiosa isolana:
la disputa sul primato ecclesiastico e la
ricerca dei corpi santi. Il primo vide
la focosa contrapposizione tra larcivescovo di Cagliari e quello di Sassari
ma in seguito anche il loro collega di
` per qualche tempo
Oristano accampo
le stesse pretese che tentarono di accaparrarsi il diritto al titolo primaziale
sulla Chiesa sarda (a dire il vero, il titolo del quale si fregiavano era quello di
`
primate di Sardegna e Corsica), gia
esercitato effettivamente dallarcivescovo di Pisa durante il secolo XII ma
ora soltanto nominale; sollecitata anche da questultimo prelato, intervenne
quella
finalmente anche Roma, perche
futile contesa aveva ulteriormente avvelenato i rapporti tra il clero dei due
Capi dellisola per il fatto che a Sassari sede del tribunale sardo dellIn` sospetti
quisizione si formulavano gia
precisi sullortodossia del grande ve` che in
scovo cagliaritano Lucifero, cio
quei tempi equivaleva a lanciare unac` infamanti. Due furono le
cusa delle piu
decisioni romane emesse verso la fine
anni Trenta-inizi anni Quaranta di quel
secolo: con la prima si riconosceva la
` della Chiesa di Camaggiore antichita
gliari rispetto a quella di Torres della
quale quella di Sassari si considerava
lerede (1638-1640), ma si lasciava impregiudicata la questione del primato;
con la seconda si imponeva il silenzio
assoluto su Lucifero: non si poteva
bene ne
male (1641). Il secondo
dirne ne
` come riaspetto, invece, si manifesto
cerca frenetica quanto ingenua di reliquie di improbabili martiri sardi: iniziata prima come una gara tra le due
` rivali, si propago
` ben presto a tutta
citta
` al ritrovamento di nulisola e porto
merosi corpi di martiri di cui vennero
anche fantasiosamente ricostruite vita,
miracoli e martirio. Entrambi questi fenomeni mettevano in luce sia il coinvolgimento del clero in una contesa di prestigio che comportava la fabbricazione,
di sana pianta, di falsi grossolani sia il
ricorso ingenuo e superstizioso dello
stesso clero non meno che del popolo a
` viforme di devozione sicuramente piu
cine alle credenze magiche ancestrali
che alle esigenze evangeliche di conversione interiore. Il panorama religioso sardo durante i cento anni che
` del sevanno grosso modo dalla meta
` quindi
colo XVI a quella del XVII e
molto complesso, sebbene la caratteristica prevalente sia quella del progresso della riforma tridentina. Sembra
invece di poter dire che, a partire dalla
` del secolo XVII e quasi in
seconda meta
`
coincidenza col periodo di instabilita
politica, di crisi economica, sociale e
` gli ultimi
demografica che caratterizzo
sessantanni del dominio spagnolo nellisola, si assiste a un esaurimento della
spinta riformatrice, nonostante la presenza di alcune notevoli figure di ve` educativa
scovi e la fervida attivita
esplicata ora anche dagli Scolopi, che
tra il 1660 e il 1687 aprirono istituti di
istruzione a Cagliari, Isili, Tempio, Oristano e Sassari; notiamo qui la deca`
denza dei Seminari e delle Universita
fondate da pochi decenni, labbassamento di livello nella formazione del
clero i cui effettivi, come pure quelli
dei conventi, continuavano a crescere
(ancora verso il 1755 si contavano circa
7480 esenti equamente ripartiti tra
clero secolare e regolare, su una popolazione di appena 360 392 abitanti: oltre
il 2,25% dellintera popolazione), il preoccupante aumento dei clerici coniu-
608
pag. 614
Chiesa in Sardegna
gati, la cui condotta moltiplicava le oc` civile.
casioni di conflitto con lautorita
DALLA SPAGNA AI SAVOIA Il passaggio
della Sardegna dalla Spagna ai Savoia
` un arresto di questo
(1720) non segno
processo di deterioramento della situazione religiosa; anzi, nei primi decenni
del periodo sabaudo vi fu da parte del
clero una diffusa insofferenza verso la
nuova amministrazione dovuta anche
al rigido giurisdizionalismo dei sovrani
sabaudi, esplicantesi nella frequente e
non sempre giustificata utilizzazione
delle rendite ecclesiastiche a beneficio
dellerario regio, nella piemontesizza`
zione dellepiscopato forse ancor piu
marcata di quanto non fosse stata la
sua precedente iberizzazione, nel tentativo di frenare gli abusi derivanti dal` ecclesiastica e, piu
` in genelimmunita
rale, in un atteggiamento sospettoso o
quanto meno di sufficienza verso una
Chiesa che sembrava continuare a
` alla Spagna che al Pieguardare piu
` distesi
monte. I rapporti divennero piu
dopo il 1726, quando si conclusero le
trattative tra la Santa Sede e il re di Sardegna, Vittorio Amedeo II, per il conferimento al sovrano sabaudo dei diritti
di patronato e di presentazione sulla
` persino a noChiesa sarda; incomincio
tarsi, soprattutto per effetto delle riforme del periodo boginiano (17591773), una notevole ripresa in diversi
settori della Chiesa sarda: costituzione
di nuovi Seminari e rinnovamento di
` esistenti, tutti posti in condiquelli gia
` sicure e dotati di
zioni economiche piu
` di accoglienza quasi quauna capacita
druplicata rispetto ai precedenti isti`,
tuti, rifondazione delle due Universita
drastica diminuzione fino alleliminazione del fenomeno dei clerici coniugati
nel solo anno 1737 il vescovo di Ampurias ne depose oltre 200 , costituzione
dei Monti frumentari e nummari e
poi delle giunte di agricoltura in
609
pag. 615
Chiesa in Sardegna
guito di stendardi sacri e al canto di inni
nei quali la componente religiosa non
era meno sentita di quella patriottica. I
vescovi che avevano presentato la Rivoluzione come nemica della religione,
ora invitavano a celebrare il fallimento
del tentativo dinvasione come un segno
dellintervento divino. Il prestigio del
clero, inoltre, doveva essere molto alto
se, in occasione della sollevazione popolare contro i piemontesi vennero
che
il clero si limitava a far conoscere gli
ordini ricevuti: esso inculcava il rispetto e la devozione per il sovrano,
` che re, e lobbedienza alle
padre piu
` legittime. Lapparenza era
autorita
quella di una ossequiosa sottomissione:
di fatto questa era sempre condizionata
dal rispetto, da parte del potere politico, per quellinsieme di ordinamenti
e di privilegi per cui il clero continuava
a costituire una componente essenziale
` , molti
del Regnum Sardiniae. In realta
di questi privilegi erano stati ridimen` citato
sionati durante gli anni del gia
riformismo boginiano, come pure si
` frequente il ricorso delleera fatto piu
rario alle rendite ecclesiastiche, specialmente durante il primo quindicennio dellOttocento, quando le spese di
tutto lo Stato gravarono sulle scarse finanze dellisola: tra il 1805 e il 1816 il
clero forn` un gettito straordinario di
quasi mezzo milione di lire sarde per il
finanziamento del solo Monte di riscatto, un fondo istituito per lestinzione del debito pubblico. Malauguratamente, queste contribuzioni vennero
troppo spesso ottenute prolungando oltre misura i tempi di vacanza dei bene-
610
pag. 616
Chiesa in Sardegna
`
fici ecclesiastici di nomina regia, cio
che consentiva al governo una notevole
` nel gestirne le relative entrate:
liberta
dal concilio di Trento a questa parte,
mai le diocesi sarde furono per cos` lunghi periodi private dei loro vescovi,
` dellOttocome durante la prima meta
cento. Il sistema delle vacanze, anzi,
venne mantenuto addirittura fino al
1871, anche se, a partire dal 1848-52,
per motivi derivanti dal clima conflittuale ormai dominante nei rapporti tra
` non poteva non riStato e Chiesa. Cio
percuotersi negativamente nel funzionamento dellorganizzazione ecclesiastica e si manifestava tra laltro nella
maggiore irrequietezza del clero, nella
decadenza dei Seminari, nellabbandono religioso delle parrocchie; alcune
diocesi rimasero prive di visite pastorali per decine danni: nel 1865, ben
20 000 persone nella sola diocesi di
Ozieri, che ne contava appena 33 000,
aspettavano di ricevere il sacramento
della cresima; a Bosa esso venne amministrato, nellagosto 1870, a oltre 7000
fedeli.
LA CHIESA SARDA ALLA FINE DELLAN GIME Non si possono tralaCIEN RE
sciare altri due aspetti importanti della
storia della Chiesa sarda sul finire delgime nellisola. Su una popolancien re
lazione di circa 550 000 abitanti si contavano non meno di 2000 preti diocesani, uno su ogni 270 abitanti: di essi,
quelli impegnati nelle parrocchie non
superavano gli 800; circa 500 erano i canonici e i beneficiati nelle cattedrali e
nelle collegiate; altri 700 svolgevano i
` svariati, dallinsegnamestieri piu
mento nelle scuole normali allallevamento di cavalli. Meno numerosi invece erano i membri delle congregazioni religiose, per effetto sia delle
prime riforme boginiane sia delle numerose chiusure di conventi disposte
dallarcivescovo di Oristano Giovanni
611
pag. 617
Chiesa in Sardegna
Cagliari, Emanuele Marongiu Nurra,
venne addirittura esiliato dal regno) o
per le singole disposizioni legislative
cui la Chiesa venne sottoposta, quanto
` generale: molte di
per un fenomeno piu
` (abolizione della cenqueste novita
sura, del foro ecclesiastico, delle decime pur con le previste contribuzioni
a favore del clero parrocchiale, anche
se, di fatto, esse si dimostrarono sempre
` inadeguate e insicure) non mirapiu
vano che a inquadrarla nellambito del
diritto comune e, come per il passato,
essa vi si sarebbe probabilmente accomodata accettando il fatto compiuto,
ma a condizione di non scorgere nella
controparte un atteggiamento fondamentalmente ostile; essa, invece, si
` sempre piu
` confermando nella
ando
convinzione che il delicato equilibrio
che aveva regolato fino a quel punto i
suoi rapporti col potere politico fosse
irrimediabilmente infranto a suo
danno e che la si volesse ricacciare ai
` civile. A questo
margini della societa
contribu`, anche emozionalmente, la
crisi e poi la rottura delle relazioni tra
lo Stato e la Santa Sede, come pure tutta
una serie di leggi tuttaltro che liberali
(soppressione delle corporazioni religiose nel 1855, inaugurata fin dal 1848
con la cacciata dei Gesuiti tornati pochi
decenni prima, incameramento progressivo e sistematico dei beni ecclesiastici, mantenimento dellexequatur e
del placet per la provvisione delle sedi
vescovili e persino per lavvicendamento del clero parrocchiale). I tentativi per arginare questo processo col ricorso da parte di alcuni vescovi alle
sanzioni canoniche e con la partecipazione di non pochi ecclesiastici alle
competizioni elettorali e alle discussioni parlamentari si dimostrarono inutili: la Chiesa sarda, le cui vicende si
` ampio
inserivano ormai nel quadro piu
di quelle della Chiesa italiana, sem-
612
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Chiesa in Sardegna
tuzione dalla Santa Sede presso i seminari di Cagliari e di Sassari: esse avrebbero assicurato la formazione superiore di quasi tutto il clero sardo fino al
1927, quando venne fondato da Pio XI il
Seminario regionale di Cuglieri con le
` di Filosofia e di Teoloannesse Facolta
gia. La presenza dei vescovi, la cui figura aveva ormai perduto molti dei connotati del signore ecclesiastico, si
fece sentire anche con la regolare ripresa delle visite pastorali, la celebra` frequente di sinodi diocesani
zione piu
e provinciali e lavvio di conferenze episcopali regionali che furono tenute a
` regolari a partire
scadenze sempre piu
dal primo decennio del Novecento nel
tentativo di elaborare una linea dazione comune. Fu incoraggiata la fondazione di giornali e periodici cattolici
battaglieri e intransigenti, dalla vita solitamente breve ma pronti a rinascere
sotto altri nomi per controbattere la
stampa anticlericale e, in seguito,
quella socialista; vennero costituite
nuove istituzioni caritative, circoli di
formazione e di istruzione religiosa, so` operaie di mutuo soccorso: iniziacieta
tive, queste ultime, che intendevano occupare gli spazi lasciati vuoti dalle antiche confraternite ora decadute e assicurare una presenza nuova di fronte ai
problemi posti alla Chiesa dalle mutate
` . Se e
` vero che
condizioni della societa
questi tentativi ottennero un certo suc` , dove piu
` efficace si facesso nelle citta
ceva sentire lo stimolo dei vescovi, e in
alcuni paesi in cui operavano sacerdoti
particolarmente sensibili e attivi (salvo
il rischio per questi ultimi di venire
energicamente richiamati allordine
` semtutte le volte che la loro attivita
brava oltrepassare le direttive vescovili
o offriva il fianco anche al semplice sospetto di modernismo), essi si scon` delle volte con la resitrarono il piu
stenza passiva del clero e delle popola-
zioni rurali ancora fortemente attaccate a forme di associazionismo cul` tradizionale, che
tuale e di religiosita
le poneva non di rado in contrasto con
` ecclesiastica; eppure, anche
lautorita
da questo sentimento religioso le stesse
popolazioni avrebbero attinto notevoli
risorse morali per superare le terrificanti lacerazioni di una guerra, quella
del 1915-1918, solo geograficamente
lontana.
LASSOCIAZIONISMO CATTOLICO E IL SEMINARIO REGIONALE Maggiore rispondenza incontrarono invece le iniziative
dei vescovi nellimmediato dopo guerra, durante il quale il moltiplicarsi
delle associazioni cattoliche (molte di
` e interessi sociali oltre
esse con finalita
che religiosi) venne indubbiamente favorito dallormai aperta partecipazione
dei cattolici alla vita politica. Uno degli
` importanti della gerarchia
obiettivi piu
`
era quello di arrivare a un controllo piu
serrato della vita religiosa, soprattutto
di quelle forme tradizionali che continuavano a offrire una certa resistenza,
` in tutte le parrocimpiantando percio
chie nuovi tipi di associazionismo (so` conprattutto di Azione Cattolica) piu
formi ai modelli nazionali. Questa linea
dazione, chiaramente delineata nel
concilio plenario sardo del maggio
1924, offriva indubbiamente il vantaggio di una maggiore concentrazione di
potere nelle mani dei vescovi: se ne sa` quando, durebbe constatata lutilita
rante il ventennio fascista, essa consent` di resistere in qualche modo alla
presa totalitaria entro cui il regime tentava di inquadrare tutte le manifestazioni della vita pubblica; comportava
` numerosi inconvenienti, fra i
pero
quali ricordiamo la progressiva eliminazione della lingua sarda dalla predicazione, la messa al bando, come
abuso manifesto, delle cantilene
tradizionali durante le funzioni litur-
613
pag. 619
Chiesa in Sardegna
` di scogiche, in una parola, la volonta
raggiare indiscriminatamente tutte o
quasi le forme specifiche della religio` isolana. Efficace strumento di quesita
sto disegno si sarebbe dimostrato il Seminario regionale di Cuglieri fondato,
` gia
` detto, nel 1927 e affidato
come se
fin dallinizio ai Gesuiti, sotto la diretta
dipendenza della Santa Sede; va tuttavia riconosciuto il decisivo contributo
di questa istituzione allelevazione del
livello culturale del clero sardo e, per il
fatto che in esso si sarebbero trovati a
contatto per lunghi anni seminaristi e
chierici provenienti da tutte le diocesi
dellisola, anche al superamento di ri` e diffidenze di campanile tuttalvalita
tro che sopite.
LA CHIESA SARDA E IL FASCISMO I rapporti tra Chiesa e fascismo in Sardegna
`
non sembrano presentare peculiarita
rilevanti rispetto al quadro nazionale,
soprattutto a quello del Meridione. Si
` , cos`, osservare anche nellisola
puo
`,
una certa diffidenza iniziale che pero
in seguito al mutato atteggiamento fascista di rispetto formale verso la religione dello Stato (crocifisso e insegnamento religioso nelle scuole, lotta contro la bestemmia, la massoneria e il so` il posto a
cialismo), ben presto lascio
una crescente soddisfazione che, in determinate circostanze (Concordato,
sanzioni e conquista dellImpero,
guerra antibolscevica di Spagna),
raggiunse punte di notevole consenso.
Daltra parte, non mancarono neanche
ricorrenti momenti di frizione, talvolta
anche aspra, come nel 1931 (per la chiusura dei circoli cattolici) e nel 1937-1939
(a motivo del progressivo avvicinamento del regime fascista al nazismo
che si spinse fino allemanazione delle
leggi razziali anche in Italia): essi invariabilmente si ripercuotevano, persino
nei centri minori, con vessazioni nei
confronti delle associazioni giovanili
614
pag. 620
Chiesa in Sardegna
promossi vari congressi regionali (eucaristici, missionari, della FUCI, dei
maestri cattolici, eccetera; si giunse
persino, in un momento in cui la se`
conda guerra mondiale era ancora di la
da venire, a programmare per il 1944 la
celebrazione del secondo concilio plenario sardo) anche per mostrare che,
nonostante lonnipotenza del regime, i
cattolici sardi continuavano a esistere
come forza organizzata; un notevole impegno venne ugualmente profuso per
favorire la ripresa dei Seminari e delle
vocazioni sacerdotali: di tutto questo il
Monitore ufficiale dellepiscopato
sardo, lorgano di collegamento dei vescovi, dava ampia informazione. Fu cos`
che le associazioni cattoliche, specie
quelle di Azione Cattolica, riuscirono a
sopravvivere; anzi, proprio per effetto
del disegno totalitario di chiuderle in
sacrestia, il loro legame con la gerar` piu
` saldo, la
chia ecclesiastica risulto
loro istruzione e formazione religiosa
essere meglio curata, fino a farle
pote
diventare un serbatoio di vocazioni ecclesiastiche e religiose sia maschili che
femminili: un fenomeno, questultimo,
che si protrasse anche nel dopoguerra,
fino agli inoltrati anni Sessanta. Venne
pure molto sviluppato il movimento
delle missioni popolari che si tennero
` piccole parrocchie: in quefin nelle piu
` si era ritagliato un posto di
sta attivita
` di trentanni, il
primo piano, per piu
vincenziano Giovanni Battista Manzella (1855-1937), che era stato anche
tra i fondatori del settimanale dioce` ! (1910) e aveva
sano sassarese Liberta
dato vita a numerose istituzioni caritative, molte delle quali si mantennero attive durante i decenni seguenti.
I PROBLEMI DI OGGI: LE PARROCCHIE Un
il
punto di osservazione, non lunico ne
` importante ma certamente molto
piu
` le
istruttivo, per cogliere in profondita
vicende della Chiesa sarda durante
615
pag. 621
Chiesa in Sardegna
degli anni Venti il numero dei sacerdoti
` basso di quello degli
diocesani era piu
inizi del secolo. La vera ripresa coincise con lentrata in funzione del Pontificio Seminario regionale di Cuglieri:
tra il 1930 e il 1950 il saldo tra le nuove
ordinazioni e le morti dei presbiteri se` . Nel 1951 si
gnava un attivo di 161 unita
contavano in Sardegna 873 sacerdoti
diocesani, quelli religiosi erano 228,
per un totale di 1101; a questi si affiancavano 31 religiosi non sacerdoti e 1321
religiose. Ventanni dopo, nel 1970, i sacerdoti diocesani registravano un incremento del 24% (da 873 a 1087; contemporaneamente, in campo nazionale
vi era stato invece un decremento del
` marcato era stato lau5,2%); ancor piu
mento dei religiosi sia sacerdoti (da 228
a 394) sia non (da 31 a 121) e delle religiose (da 1321 a 2944, ripartite in 487
case). I dati disponibili per il 1977 presentano soltanto un leggero calo (rispettivamente 1052, 383, 109, 2847), al punto
da far pensare che la crisi del periodo
postconciliare fosse stata riassorbita
`. La realta
` , pero
`, e
`
con relativa facilita
ben diversa se si raffrontano questi
dati con quelli relativi allandamento
delle nuove ordinazioni presbiterali:
268 nel decennio 1940-1950 (in quello
precedente erano state 236), 284 negli
anni Cinquanta (che sarebbe stato un
decennio record con oltre 300 ordinazioni, se nel 1958 non si fossero sentiti
gli effetti dellallungamento del periodo di formazione con un altro anno
di studio) e 288 negli anni Sessanta; il
biennio 1970-1971 mantiene ancora
ritmi alti (rispettivamente 28 e 21 ordi` subiscono un crollo
nazioni); essi pero
improvviso (solo 8 ordinazioni nel 1972)
e durante il decennio 1972-1981 il ritmo
`: una
annuale supera di poco le 10 unita
media preoccupante se si pensa che tra
il 1940 e il 1970 essa si era mantenuta
` per anno. Ce
` da
attorno alle 26 unita
aggiungere che, tenuto conto delle attuali presenze nei Seminari diocesani
e regionale (questo venne trasferito a
Cagliari dal 1971 sotto la diretta dipendenza dellepiscopato sardo, mentre i
Gesuiti conservavano la sola gestione
` teologica), il ritmo delle
della Facolta
10 ordinazioni annue non dovrebbe subire variazioni significative durante i
prossimi 10-12 anni. Queste previsioni
che avanzavo nella prima edizione di
questo lavoro stampato nel 1982 si sono
dimostrate abbastanza vicine alla
` : i dati offerti da Lorganizzazione
realta
della Chiesa in Sardegna 1995 dicono infatti che nel decennio 1982-1991 le ordinazioni sacerdotali furono 97. Informazioni fornite da Efisio Spettu, rettore
del Seminario regionale, mostrano che
` mantenuta ancora
quella media si e
fino ai giorni nostri: tra il 1991 e il 2004
quelle ordinazioni furono 147. Le conseguenze di questa progressiva diminuzione del personale ecclesiastico (tra il
1973 e il 1977, in appena 4 anni, a fronte
di 83 decessi e di 19 secolarizzazioni ci
furono solo 52 ordinazioni; leggermente migliorata la situazione tra il
1978 e il 1991, un spazio di 13 anni nei
quali, a fronte di 198 decessi, di 35 secolarizzazioni e altre escardinazioni, gli
ordinati furono 141 con un saldo nega` ) e del suo conseguente
tivo di 98 unita
invecchiamento (al 1977, la quota del
clero diocesano sardo compresa nella
` del 40%,
` tra i 50-70 anni e
fascia di eta
` salita al
nel 1991, questa percentuale e
` rappresenta il 47%
46,4%); essa pero
nella diocesi di Ogliastra (50% nel
1991), il 49% per quella di Ozieri e di
Bosa, il 54% per quella di Alghero e il
56% per quelle di Ampurias e Tempio
incominciano ormai a essere chiaramente percepite anche se non ancora
lucidamente affrontate. Per quanto riguarda la situazione attuale (in mancanza di dati affidabili forniti dalla
616
pag. 622
Chiesa in Sardegna
Conferenza episcopale sarda, per il
` fatto ricorso allAnnuario pon2005 si e
tificio), la Chiesa sarda conta su 844
preti diocesani, 362 religiosi e 2020 religiose, a fronte di una popolazione di
1 680 350 abitanti, cifre non molto diverse salvo linvecchiamento fisiologico da quelle del 1991: 880, 358 e
2403, per una popolazione di 1 651 902.
` dire che la crisi vocazionale, veSi puo
rificatasi dopo il Vaticano II ma con un
certo ritardo rispetto a quella nazionale
` da una media di 27 ordinazioni
(si passo
allanno tra il 1940 e il 1970 durante
alcuni anni, il totale dei preti diocesani
era stato di 1074 nel 1968 e di 1087 nel
1970 a circa 10 nel decennio seguente;
` mantenuta
da allora, questa media si e
costante fino al 2004 compreso), si sia in
qualche modo stabilizzata.
I PROBLEMI DI OGGI: TENTATIVI DI RISPOSTA Si incominciano tuttavia, e malgrado non poche incertezze e reticenze,
a intravedere tentativi di risposta a
questa situazione: anzitutto la riscoperta della importanza dei ministeri
` larga base eccleaccessibili ad una piu
siale nel campo dellevangelizzazione,
del culto, della catechesi e della anima` territozione religiosa nelle varie unita
riali o di ambiente e in seno ai nuclei
` , poi, la
minimi come la famiglia. Ce
` maturo e piu
`
ripresa di un dialogo piu
serio tra la base ivi compresa molta
parte del clero e la struttura gerarchica; si tratta di un atteggiamento di
cui si sent` acutamente la mancanza soprattutto negli anni dellimmediato
postconcilio quando, nonostante il crescente disamoramento verso forme di
` , di disciplina ecclesiastica e
religiosita
di associazionismo ufficiali, si assistette a un pullulare molto vivace di
gruppi spontanei variamente interessati al discorso religioso, reclamanti, a
volte in maniera polemica, una maggiore autonomia nei confronti della ge-
617
pag. 623
Chiesa in Sardegna
nesto Maria Piovella di Cagliari (1949).
A partire da questultimo anno i resoconti delle conferenze episcopali o non
` pubblicati nel Monitore
vengono piu
` accade, sono
ufficiale o, quando cio
quasi sempre ridotti a disposizioni
sulla condotta esteriore del clero,
estese anche a minuzie gratuitamente
vessatorie: nel 1959 esso avrebbe cessato di esistere; due anni prima era
stata la volta del Quotidiano sardo,
nel 1963 sarebbe stata la fine del calendario liturgico comune che, fino ad allora, aveva regolato lo svolgimento
delle preghiere e delle funzioni liturgiche in tutta lisola; le due ultime pubblicazioni vennero sostituite da altre analoghe ma per le singole diocesi o gruppi
di diocesi; quelle di Cagliari, in particolare, si contraddistinguevano per il loro
carattere isolazionistico, fino al punto
da non dare notizia neppure della nomina o della morte dei vescovi di altre
diocesi. In effetti, i vescovi erano convinti di essere fin troppo impegnati nei
problemi delle proprie diocesi (basti
pensare che tra il 1948 e il 1970 vennero
fondate nellisola 120 nuove parrocchie), per accorgersi della drammatica
situazione comune a tutta lisola, diven` del malestata ormai una vera societa
sere. Era inevitabile che lepiscopato
sardo, in questo non dissimile da quello
italiano, si presentasse al concilio Vaticano II non solo in ordine sparso ma anche con attese e richieste quasi sempre
fuori misura rispetto a quelle che emergevano dalla Chiesa universale e dalle
aspirazioni profonde della stessa so` nella quale si voleva testimoniare
cieta
il Vangelo; anzi, a mano a mano che il
concilio procedeva nelle sue varie fasi e
si entrava nei decenni dellimmediato
postconcilio si aveva limpressione
che, fatto salvo limpegno e la genero` dei singoli, la consapevolezza della
sita
618
pag. 624
Chilivani
`
nario entro la fine del millennio, al piu
tardi entro le prime settimane del 2000.
Gli impegni vennero effettivamente rispettati e nel 28-29 febbraio del 2000 si
teneva a Sassari la sessione finale del
concilio con lapprovazione definitiva
dei testi conciliari che vennero inviati
a Roma, dove la Pontificia congrega` (9 febbraio
zione dei vescovi li trovo
2001) di elevato livello dal punto di vista sia teologico che pastorale e giuri` (18 maggio 2001); in
dico e li approvo
data 1 luglio 2001, nella basilica di Bonaria a Cagliari, lepiscopato sardo li
` solennemente decretando
promulgo
che entrassero in vigore a partire dal 2
dicembre 2001. Da questo momento
` fu come se essi, dati alle stampe
pero
nel giugno 2001, fossero stati dincanto
assorbiti dal silenzio; anzi, la Chiesa
` dimenticare di colpo
sarda sembro
quella breve ma preziosa esperienza di
collaborazione appena riscoperta per
tornare alla situazione dei decenni precedenti, durante i quali il compianto vescovo di Oristano Francesco Spanedda
laveva dolorosamente definita un arcipelago di diocesi. [RAIMONDO TURTAS]
619
pag. 625
Chiner Gimeno
nistrativamente da Ozieri di cui di` crebbe cirvenne frazione. La comunita
condata da un alone di leggenda circa il
` solo una leggenda)
suo nome che (ma e
ricorderebbe quello di una principessa
indiana amata dallingegnere costruttore della linea ferrata, morta giovane
lasciando linnamorato profondamente
addolorato.
& ECONOMIA Negli anni il villaggio assolvette alla sua funzione di riferimento dei passeggeri del treno Cagliari-Sassari che intendevano recarsi
` le attivita
` nel
a Olbia. Col tempo pero
piccolo centro si moltiplicarono e negli
anni Venti del Novecento vi sorse un Ippodromo che ben presto divenne il maggior centro di sport equestri dellisola e
`
punto di riferimento di tutta lattivita
ippica regionale. Negli anni Cinquanta,
grazie alla sua felice posizione, dopo
che fu costituito il complesso di bonifica Chilivani, cominciarono a essere
impiantati sul suo territorio alcuni insediamenti manifatturieri e in partico` . Le
lare caseifici di grande produttivita
ferrovie vi costruirono anche una
grande officina per il ricondizionamento e le riparazioni dei vagoni con
lassunzione di numerosi operai. Ma le
` tradizionali del territorio sono
attivita
rimaste la pastorizia e lallevamento intensivo di ovini e bovini, con laggiunta
` intorno al
di una notevole attivita
mondo dei cavalli.
` Studioso
Chiner Gimeno, Jaime Jose
di storia valenzana (n. Valencia 1963).
` di Valencia.
Insegna nellUniversita
Nel 1990 ha preso parte al XIV Congresso di storia della Corona dAragona
svoltosi ad Alghero. Tra i suoi scritti
Valles sequesulla Sardegna: Don Jose
stratario regio della contea di Oliva e gli
stati sardi della famiglia Centelles 15701594, Quaderni bolotanesi, XVII,
don An1991; La prammatica del vicere
tonio de Cardona che disciplina le tariffe
delle scrivanie delle governazioni di Cagliari e del Logudoro, Quaderni bolotanesi, XVIII, 1992; Los estados en Cerden
a de la casa de Oliva durante el siglo
XVI, in Atti del XIV congresso di storia
della Corona dAragona, II, 1995.
620
pag. 626
Chironi
i suoi membri esercitavano tradizionalmente le professioni forensi. Nel 1914
`
ottenne il riconoscimento della nobilta
con un Gonario.
Chironi, Giampietro Giurista, uomo politico (Nuoro 1855-Torino 1918). Deputato al Parlamento, senatore del Regno.
Comp` gli studi fra Nuoro, Sassari e Ca` in
gliari. Ancora giovanissimo, si laureo
Giurisprudenza. Nel 1881 vinse la cattedra universitaria di Diritto civile a
Siena, dove fu anche preside della sua
` . Nel 1885 si stabil` a Torino. I
Facolta
` subalpina fusuoi legami con la citta
rono particolarmente felici: infatti di` di Giurivenne preside della Facolta
sprudenza e rettore di quella Univer` . Circondato dalla stima generale fu
sita
` . Nel 1892 fu
anche sindaco della citta
eletto deputato di Nuoro, schierandosi
con la Sinistra e operando in favore
della Sardegna che non aveva dimenticato; cattolico convinto, in Parlamento
condusse anche grandi battaglie contro
i divorzisti. Nel 1908 fu nominato sena` che considetore. Mor` a Torino, citta
rava sua seconda patria, nel 1918. Della
sua sterminata bibliografia, si ricor` . Questioni e ridano: Intorno alle servitu
cerche del diritto romano, 1880; Della collazione. Studi del diritto romano e diritto
civile italiano, 1881; Studio intorno alle
assicurazioni sulla vita, Archivio giudiziario, XXVIII, 1882; Il diritto civile
nella sua ultima evoluzione, 1882; Della
` del padrone del fondo serresponsabilita
vente per danno dato al conduttore, Rivista critica, I, 1882; Il Darwinismo nel
diritto, 1882; Il riordinamento universi` e la scienza,
tario, 1884; Le Universita
` dei padroni ri1884; Della responsabilita
spetto agli operai e della garanzia contro
gli infortuni sul lavoro, Studi senesi, I,
1884; La colpa nel diritto civile odierno, I.
Colpa contrattuale, 1884; Della non re` della legge, 1884; Natura giutroattivita
ridica del contratto di assicurazione sulla
621
pag. 627
Chironi
culpa in contraendo rispetto alle garan` della
zie precedenti dalla non mutabilita
causa litis e dal doppio grado di giurisdizione, Giurisprudenza Italiana, 1897;
Del diritto di palco in teatro e della dote
teatrale, Rivista musicale italiana, 34, 1897; I monti di famiglia in Sicilia,
1897; Lindividualismo e la funzione sociale del diritto, 1898; Lestimazione dei
danni per colpa contrattuale in confronto ai danni per colpa aquiliana,
1900; Trattato dei privilegi, delle ipoteche
e dei pegni. Parte speciale, 1901; Di una
petizione intorno al divorzio presentata
alla Camera francese, 1902; Del matrimonio celebrato allestero fra cittadini
italiani davanti agli agenti diplomatici o
consolari, 1903; Trattato di diritto civile
italiano. Parte generale, 1904; Studi e
questioni di diritto civile, 1914; Di alcune
riforme sociali nella legislazione e dellantico diritto sardo, in Studi giuridici
in onore di Carlo Fadda, II, s.d.
Chironi, Giovanni Agostino (detto Diddino) Ferroviere, figura storica del movi-
622
pag. 628
Chiudende
Solinas (Su contu de Noe`, 2003), che si
raccomandano anche per la forza della
variante bittese della lingua sarda che
vi viene impiegata.
Chiudende, editto delle Editto emanato dal re Vittorio Emanuele I l8 ottobre del 1820 per regolare lo status delle
terre aperte private e comunali. Fu concepito per venire incontro allipotesi
avanzata in molti ambienti dellisola
` di abolire gli usi comusulla necessita
nitari della terra molto diffusi in Sardegna e trasformare le terre (private o comunali), fino ad allora usate comunita` di singoli cittariamente, in proprieta
` perfetta), che avrebdini (la proprieta
bero potuto, sviluppando lo spirito imprenditoriale attraverso linteresse per
il guadagno, favorire la rinascita dellagricoltura in Sardegna stimolando quei
miglioramenti nella coltivazione e
nella produzione che la mancanza di
chiusure impediva in terre aperte al
passaggio (e in particolare al passaggio
devastante delle greggi). In base alleditto ogni proprietario avrebbe potuto
liberamente chiudere con siepi o con
muri o con un vallo i terreni di sua pro` non soggetti a servitu
` di pascolo o
prieta
di passaggio. Inoltre i proprietari
avrebbero potuto chiudere territori di
uso comune facendone domanda al prefetto, che avrebbe dovuto autorizzare e
realizzare loperazione secondo un re` di chiudere
golamento; la possibilita
veniva estesa anche ai comuni, che
avrebbero potuto inoltre vendere o cedere in locazione i terreni cos` ottenuti;
623
pag. 629
Chiurlo
muro, fatte allarraffa arraffa, se il cielo
fosse in terra, non esitereste a chiuderlo...); cos` Salvatore Tola in Giovanni
Spano, Canzoni popolari di Sardegna, I,
1999).
624
pag. 630
Ciancilla
rito a Bari, senza aver frequentato le lezioni sassaresi.
625
pag. 631
Cianfarra
1925 al 1935 torna a Bono. Nella primavera del 1935, volontario per la terza
volta, si arruola per lAbissinia, dove nel
1937 merita la Croce di Guerra al V.M.
durante una spedizione in soccorso di
un presidio e di un treno attaccati e assediati dai ribelli della Resistenza etiopica. Destinato al comando di una banda
di irregolari, partecipa alle operazioni
di polizia contro le bande dei ribelli. Il
22 maggio 1939 durante un attacco viene
colpito a morte.
prodigava tutte le sue energie per mantenere la posizione occupata. Ferito gravemente, mentre con pochi uomini fronteggiava il nemico sostituendosi al tiratore di una mitragliatrice posto fuori
combattimento, impavido al suo posto rifiutava ogni soccorso ed incitava con la
parola gli uomini alla lotta fino a quando
non si abbatteva al suolo, immolando
gloriosamente la sua vita sul campo.
` , 22 maggio 1939).
(Cirmu
626
pag. 632
Ciasca
627
pag. 633
Ciavardello
`
nel fascismo. Dopo l8 settembre riparo
a Roma, dove visse appartato fino alla
`; in seguito collaliberazione della citta
` con Il globo, prendendo parte al
boro
rinato dibattito democratico. Nel 1948
fu eletto senatore per la DC, e nel 1951
` accademica presso
riprese lattivita
` di Roma fino al 1958. Nello
lUniversita
stesso anno divenne presidente dellIstituto storico italiano e nel 1953 fu rieletto senatore; collocato fuori ruolo nel
` a operare intensamente
1958, continuo
nella ricerca storica. Molti suoi scritti
riguardano la Sardegna: Ripercussioni
in Sardegna del fallimento della compagnia fiorentina dei Peruzzi nel 1343, Archivio storico sardo, XVI, 1927; Momenti della colonizzazione in Sardegna
`
nel secolo XVIII, Annali della Facolta
` di
di Lettere e Filosofia dellUniversita
Cagliari, I-II, 1928; Corsi colonizzatori
della Sardegna nel secolo XVIII, Archivio storico di Corsica, I, 1928; Il problema dellincremento demografico
sardo nel XVIII secolo, Atti del Comitato italiano per lo Studio della Popolazione, VIII, 1932; Ancora di alcuni momenti della colonizzazione in Sardegna,
` di Lettere e di FiAnnali della Facolta
` di Cagliari, IV,
losofia dellUniversita
1933; Momenti della colonizzazione
sarda nei secoli XVIII e XIX. Alle porte
della Corsica: la fondazione di S. Teresa
di Gallura, Archivio storico di Corsica, XIX, 1933; Fra quali contrasti sorsero i borghi di Sassari nellepoca carloalbertina, Congresso di Studi popo` di
lari, I, 1933; Lopera di italianita
casa Savoia in Sardegna avanti il Bogino, Rassegna storica del Risorgimento, XXII, 1, 1935; La lotta per la pro` della terra nellItalia meridionale
prieta
e in Sardegna due secoli fa, Economia e
Storia, I, 1954.
` aver
delle condizioni ambientali puo
portamento arbustivo o raggiungere i
15 m di altezza. Le foglie sono alterne,
con lunghi piccioli, espanse e con 3-4
lobi dal margine seghettato; i fiori bianchi sono riuniti in corimbi e i frutti sono
ovoidali e di colore bruno. Fiorisce in
primavera, e in autunno colora con il
rosso porpora delle sue foglie i boschi
del Marghine-Goceano e del Gennargentu. Dai frutti (sorbe), commestibili,
si distilla una gradevole bevanda alcolica. Il legno duro, compatto, rossiccio,
` utilizzato per costruire piccoli utene
sili artigianali e come combustibile.
Nome sardo: morichessa. [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
glia della famiglia delle Rosacee (Sorbus torminalis (L.) Crantz). A seconda
vocato (n. sec. XX). Era amico di Gaetano Salvemini, del quale condivise
628
pag. 634
Cicerone
limpostazione politica profondamente
` da sempre una
meridionalista. Mostro
grande attenzione ai problemi della
Sardegna e in particolare a quello della
distribuzione della terra. Negli anni
della polemica tra protezionisti e anti` di schierarsi nel
protezionisti, rifiuto
gruppo antiprotezionista; in seguito divenne amministratore de Il giornale
dItalia. Tra i suoi scritti: Colonizzazione nellisola. Protezione della piccola
` , emigrazione, in Atti del primo
proprieta
congresso regionale sardo, 1898; La Sardegna e lo Stato italiano, Il Corriere
dellIsola, 1912; Agro romano e Sardegna, Pro Sardegna, 1920.
ramificati con foglioline ellittiche, infiorescenze rade con fiori di due tona` di rosa e viola; fiorisce a fine primalita
vera; 3. la c. bastarda (Lathyrus aphaca
L.), detta anche fior galletto, ha fusti sottili e rampicanti, foglie allargate, fiori
giallo chiaro, con lunghi piccioli; fiorisce dalla fine dellinverno allinizio dellestate e cresce, come le altre, nei
campi e ai bordi delle strade. Nomi
sardi: che rigu (logudorese); lettera
(Sardegna centrale); piseddu, pisu de coloru (campidanese); pisu de coloru (Sardegna meridionale). [MARIA IMMACOLATA
BRIGAGLIA]
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Ciclamino
Scauro vengono ricordati da C. anche
due precedenti processi per concussione contro i governatori della Sardegna T. Albucio, nel 105-104 a.C., e G. Megabocco, forse tra il 59 e il 55 a.C.). Nellorazione i Sardi sono alquanto strapazzati, anche se C. afferma di non
avere idee preconcette sulla Sardegna:
i rapporti e le amicizie che suo fratello
Quinto aveva stretto durante la sua permanenza a Olbia lo porterebbero ad apprezzarli. Nelle lettere al fratello, inviate durante la sua missione in Sarde` benevolo nei confronti delgna, C. non e
lisola, anzi si coglie nelle sue parole un
moto di fastidio, anche solo a parlare
della Sardegna, considerata luogo remoto e dimenticato. Nellepistolario, ricordando che Cesare non aveva ancora
visitato la Sardegna, la descrive come il
` mediocre e, lasuo possedimento piu
mentandosi del comportamento del
sardo Tigellio, lo definisce hominem
pestilentiorem patria sua, con un preciso riferimento al problema della malaria, o ancora, criticando il comportamento di Famea, zio di Tigellio, cita il
famoso proverbio Sardos venalis alium
alio nequiorem. Nellarringa difensiva
a favore di Scauro C., per screditare i
centoventi testimoni sardi dellaccusa,
non esita a dipingere i Sardi come inaf`e
` cos`
fidabili e disonesti, la cui vanita
grande da indurli a credere che la li` si distingua dalla servitu
` solo per
berta
` di mentire. La loro inaffila possibilita
` viene da lontano, dalle loro
dabilita
stesse radici che sono rappresentate
dai Fenici e dai Cartaginesi, nemici storici dei Romani. Proprio per questo mo` piu
` volte usato
tivo lappellativo Afer e
come equivalente di Sardus, e lespressione Africa ipsa parens illa Sardiniae
viene adottata da C. per affermare che
dai Fenici sono discesi i Sardi, formati
da elementi africani misti, razza che
non aveva niente di puro e che dopo
Ciclamino Pianta erbacea della famiglia delle Primulacee (Cyclamen repandum S. et S.). Ha un tubero rotondeggiante, radicato alla base, le foglie sono
dalla classica forma di cuore, con cen` scuro.
tro chiaro e margine, dentato, piu
I fiori, su lunghi steli ricurvi, hanno una
corolla rosa intenso, con 5 petali appun` una bacca
titi uniti alla base. Il frutto e
con molti semi: il peduncolo si arrotola
sino a toccare il terreno quando il frutto
` maturo, deponendo direttamente i
e
semi nel suolo. Fiorisce a primavera
inoltrata nei boschi di leccio e nella
macchia di alta collina, colorando con
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Cicu
le sue fioriture il sottobosco, spesso in
associazione con orchidee e viole corsiche. Nomi sardi: cicciu cujuatu (gallurese); ciclaminu aresti, cuccheddu (campidanese); faa de porcus (logudorese).
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Cicuta
` stato rieletto alla Camera dei de2006 e
putati nella lista di Forza Italia.
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Cilocco
stimoniano la presenza del c. selvatico,
ancora diffuso in tutta lisola, su cui furono in passato innestati gli alberi delle
` coltivate, tipici delle zone frequalita
` carrufale e
` inserita dal
sche (la qualita
Ministero delle Politiche agricole nellelenco dei prodotti tipici regionali).
Rinomati i frutti di Burcei e Villacidro
nella provincia di Cagliari, Desulo e
Belv` in provincia di Nuoro, Bonnanaro
in provincia di Sassari e Bonarcado in
provincia di Oristano: in ognuna di que` nel mese di giugno si tiene
ste localita
una sagra delle ciliegie. Nomi sardi: cariasa, cariasgia (Sardegna settentrionale); cherasa (Sardegna centrale); cria
xia (gallurese). [MARIA IMMACOLATA BRIGAGLIA]
Ciliegio Amareni.
Cilixia Antico villaggio di origine medioevale che faceva parte del giudicato
dArborea, compreso nella curatoria
della Marmilla. Sorgeva tra Sini e Baradili. Nel secolo XIV, nel corso delle
guerre tra Mariano IV e Pietro IV, de` e fu abbandonato
cadde, si spopolo
prima della fine del secolo.
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Cima
narcotizzato (con un vino oppiato) o, comunque, sorpreso nel sonno e consegnato ai soldati inviati da Sassari. Qui
fu incarcerato, lungamente torturato e
infine giustiziato. Aveva 33 anni.
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