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IL MUSEO
LA STORIA
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I Giganti tornano tra la gente. La loro. Quella di Cabras, quella di Cagliari. Della Sardegna. Domani, quaranta anni dopo la loro fortunosa scoperta saranno l di nuovo davanti agli occhi dei Sardi che cercheranno, scrutando quelle forme maestose e affascinanti di immaginare il proprio passato e capirne meglio la storia. Fieri di essere qui. Domattina negli spazi del Museo Archeologico nazionale, al pomeriggio tra quelle del Civico museo cabrarese. E forse proprio qui sta il senso per volare pi alto, superando le polemiche che infiammano i cuori. Le statue sono ricchezza di una regione e di una civilt antica come quella nuragica. Ma anche oltre, un patrimonio universale. Come testimonia daltronde lattenzione della stampa internazionale che spinge ad ipotizzare persino un biglietto da visita della Sardegna allimminente Exp di Milano 2015. Cos come stato ventilato ieri mattina in Cittadella dei Musei durante la presentazione ufficiale di Monte Pramasistema museale unico tra Cagliari e Cabras. Rester un sistema articolato su due poli fruibili haspiegato il sovrintendente archeologico di Cagliari e Oristano Marco Minoja anche quando i due spazi saranno completati, quello di Cabras e la nuova ala del museo di piazza Indipendenza dove resteranno tre statue a figura umana assieme a un modello di nuraghe. Staranno qui a rappresentare nella loro unicit tutte le tipologie dei materiali di Monte Prama esposti nella totalit a Cabras. Qui invece verr affrontato il tema del rinvenimento, quello prettamente archeologico nella loro relazione con il luogo e sede dello scavo e in termini pi ampi quello con la civilt nuragica e del Sinis. A questo punto, cos come sar completato, il sistema consentir a Cagliari di far cogliere le relazioni tra le sculture in arenaria e la produzione artistica nuragica, dove guarda caso ritroviamo tutti gli elementi iconografici
presenti nelle statue di Monte Prama. Chi dice che questa una logica ottocentesca ed estetizzante evidentemente non pensa che la storia dellarte faccia parte della cultura di una civilt come larchitettura ad esempio. Noi crediamo invece il contrario e vogliamo raccontare questo capitolo. Attenzione: il patrimonio sar esposto interamente. Anche i pi piccoli frammenti di ceramica nuragica che ancora non sono stati studiati. Qualcuno cos mi dovr spiegare perch se di una tomba si pu pubblicare un singolo oggetto ignorando tutto il resto, e nessuno grida allo smembramento, se ne parla invece quando si fa un sistema museale articolato e complesso che documenta tutto, inte-
gralmente fino lultimo reperto. Sono basito e non capisco! Nella futura ala del museo di Cabras ha specificato il sindaco cabrarese Cristiano Carrus sar esposto tutto il complesso di Monte Prama ad eccezione di tre statue e un modello di nuraghe che resteranno a Cagliari. Questo labbiamo sempre detto. Non voglio rispondere alle polemiche di tipo politico, quelle tecniche si sono rivelate senza fondamenti. Forse largomento di quelli che d molta visibilit, per cui c stato qualcuno che non conoscendo i dettagli del protocollo dintesa ha voluto cavalcare la polemica. Se non avessimo tutti creduto tutti fino in fondo nella validit scientifica di questo pro-
getto ha chiosato infine Assunta Lorrai direttore regionale dei beni culturali e paesaggistici le Statue sarebbero ancora chiuse a Li Punti che non un luogo giusto per valorizzarle. La cosa importante che queste siano finalmente offerte alla visione pubblica. E domani il grande giorno: doppia esposizione, a Cagliari al Museo archeologico (a partire dalle 10) e a Cabras al Museo Civico (il pomeriggio alle 17 il taglio del nastro).
I Orari mostra a Cagliari: sabato 22, ore 1013 /1618 domenica 23, ore 10.3013 /1618 I Orari mostra a Cabras: sabato 22, inaugurazione ore 17 domenica 23, ore 1113 / 1618
LA RICERCA
Il braccio di uno degli Arcieri rinvenuti a Monte Prama. A destra, uno dei Pugilatori
di Simonetta Selloni
Q CABRAS
Monte Prama potrebbe custodire altri giganti. Dalle ricerche con il georadar, nellambito del progetto Archeologia di Monte Prama (Universit di Cagliari e Sassari e Soprintendenza), attraverso il quale vengono scandagliate le aree vicine a quelle dei rinvenimenti del corpus origina-
rio delle statue, stanno emergendo quelle che i geofisici definiscono anomalie. Il georadar sta restituendo le immagini di concentrazioni estremamente intense e di dimensioni notevoli, incompatibili con la struttura geomorfologica del territorio. Non azzardato pensare che oltre alle 28 statue gi scoperte, possano essercene altre, facenti parte di un complesso che, nelle
sue figure, non ha ancora un principe, pur disponendo di arcieri, opliti, pugiliatori. Una questione, questa dellassenza di un capo trib, posta gi dal 1997 anche da Giovanni Lilliu. Per larcheologo Raimondo Zucca sono imprescindibili nuovi scavi. Il dibattito scientifico su Monte Prama una necropoli monumentale, o un grande santuario con anche una necropoli, aperto.
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BATTEZZATI IN SARDO
I Pugilatori
Lussurgiu Isperanzosu Langiu Bustianu Pantzosu Manneddu Crabarissu Sisinnio Brotu Bainzeddu Larentu Bobore Antine Balente Fastigiadu Efis
Gli Arcieri
Longu Isbentiau Componidori Cabillu Prexau
I Guerrieri
Sirboniscu Segundu Gherreri Scudu
C qualcosa di romantico, oltre che di misterioso, nelle espressioni del viso dei Giganti. Come romantica lidea che nella grande stanza che li accoglie, sullala nord del museo civico, possano volgere lo sguardo oltre lo stagno, che sta l a pochi metri dalle finestre, e spingerlo verso la collina, dove hanno riposato per millenni, prima di essere riportati alla luce dallaratro di un inconsapevole mezzadro. Questa, lungo la strada che da Cabras conduce alle spiagge del Sinis, sar la loro nuova casa. In sei, per ora, fanno ritorno a Cabras (oltre a due modelli di nuraghe). Ritornano non nei campi di Monte Prama, dove sono stati ritrovati, ormai 40 anni fa, ma nel museo civico. E non senza polemiche. Il partito che avrebbe voluto tenere unita la famiglia dei Giganti esce sconfitto dal dibattito che si alimentato negli ultimi anni. Alcuni Giganti a Cabras, altri a Cagliari. Il museo lagunare, stato detto, non fatto per accogliere una collezione tanto vasta e importante, anche per le dimensioni. E comunque il museo archeologico di Cagliari quello a cui la legge affida la custodia dei reperti. Una legge un po datata, per la verit: Un regolamento del 1913 stabilisce che i beni archeologici trovati devono afferire al museo pertinente per territorio ricorda larcheolo-
go Raimondo Zucca . In questo caso Cagliari. Solo il ministero pu derogare. Ci sar tempo, eventualmente, per ridiscutere questi aspetti. I Giganti sono gente paziente: hanno atteso per millenni sottoterra e per decenni nei magazzini della Soprintendenza, in un lungo e anonimo esilio al termine del quale sono tati trasferiti nella clinica di Li Punti, dove i restauratori hanno svolto un lavoro che ha dato risultati stupefacenti. Ora i Giganti avranno lonore del palcoscenico. Anzi: dei palcoscenici. Uno a Cabras e uno a Cagliari.
Il museo civico di Cabras stato inaugurato il 28 dicembre 1997. stato realizzato alla periferia del paese, proprio sulla riva dello stagno. gestito dalla cooperativa Penisola del Sinis. Nelle sale del museo in esposizione una raccolta di materiali archeologici che provengono in maggior parte dagli scavi effettuati nelarea del sito di Cuccuru Is Arrius e ovviamente dallarea di Tharros. Tharros, Monte Prama e il museo diventano cos i vertici di un triangolo magico di archeologia e storia che spazia dal nuragico sino al periodo Giudicale. Da queste parti fa-
cile sollevare una pietra e trovare una scheggia scaraventata dinnanzi agli occhi dellosservatore attento da un remoto passato. I popoli dei nuraghi, i fenici, i romani hanno vissuto e scritto pagine della loro storia tra queste basse e dolci colline. E se larea archeologica di Tharros, in parte ancora inesplorata, da lungo tempo un sito noto e importante, non si ancora riusciti a dare organizzazione e forza di sistema a un complesso di monumenti legati allarcheologia, alla storia e alla cultura che ha pochi eguali. Tharros, ma anche la zona di Cuccuru Is Arrius, lipogeo di San Salvatore, di origine nuragica e dedicato al culto pagano delle acque. E ancora la chiesa di San Giovanni di Sinis, di epoca Paleocristiana, oltre a cinque torri costiere. Un vero Eldorado della cultura. Nel 1974 c stato il fatto nuovo: la scoperta dei misteriosi Giganti, statue enormi ritrovate in modo casuale nella zona di Monte Prama, lungo la strada che da San Salvatore porta a Putzu Idu. Crocevia di questo intricato sviluppo di strade che arrivano da diverse epoche storiche dovrebbe essere il museo in riva allo stagno. Inadeguato, s detto. Lattuale impianto stato adattato per accogliere gli ospiti illustri. Quella che per anni stata usata come sala conferenze stata riadattata. Sono sparite le poltroncine e il tavolo della presidenza. Ma esiste un progetto per ampliare la struttura. Prevista una nuova ala: lo spazio non manca, la progettazione alla fase finale, dovrebbero esserci anche i soldi: due milioni di euro. Linaugurazione di sabato dice il sindaco di Cabras, Cristiano Carrus rappresenta il primo passo alla valorizzazione del patrimonio di Monte Prama. Un processo che si concluder con lesposizione definitiva di tutte le statue, ad eccezione delle tre che saranno esposte nel museo nazionale di Cagliari. C da attendere ancora, quindi. Ma attenzione a non sfidare la millenaria pazienza dei Giganti.
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il ritrovamento
di Claudio Zoccheddu
Q CABRAS
In alto, una foto dei primi scavi per riportare alla luce i resti dei Giganti del Sinis A sinistra, Battista Meli, lo scopritore delle statue
Una svista nemmeno tanto clamorosa, per i tempi. Nel 1974 non era facile associare i blocchi di arenaria quelli che non avevano sembianze antropomorfe al mondo della scultura. Ufficialmente non lo faceva nessuno e anche gli studiosi dellepoca erano prota-
gonisti di equivoci da commedia: Barreca diceva che i nuragici non scolpissero larenaria, Lilliu sosteneva il contrario, ha aggiunto Battista che evidentemente seguiva il dibattito tra i due illustri archeologi, seppure in disparte e alla sua maniera.
Quindi, la misteriosa scomparsa delle pietre era quasi una manna dal cielo. I cumuli ammassati di giorno sparivano di notte e andava bene cos. Anche se, in realt, il racconto che esplora uno dei capitoli mai scritti della commedia di Monte Prama, quello sulla scomparsa di centinaia di reperti trafugati dai tombaroli. Tra i tanti episodi allepoca inspiegabili ce n uno che Battista ricorda meglio degli altri: Una mattina sono stato rincorso da un capellone. Mi chiedeva, urlando, cosa avessi fatto. Non mi ero accordo di aver arato affianco a una lapide di pietra che aveva appena ripulito. Poi mi ha detto di essere della soprintendenza. I racconti sono tanti e spesso intrecciati tra loro. Tutti per convergono su uno stesso
punto: il Sinis era il paradiso dei tombaroli. Un posto prelibato, per dirla con Battista. Tanto che il via vai di tombaroli continu anche dopo la scoperta. Il primo scavo fu aperto nel 1975, un anno dopo la prima segnalazione. Fu allora che inizi a circolare una voce,
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rassicurante per i diretti interessati: Ci avevano detto che ogni statua valeva 700 milioni a che allo scopritore sarebbe spettato il 10 per cento, racconta ancora Battista Meli. Dopo un po di tempo avevamo dato diecimila lire a un avvocato per scrivere alla soprin-
tendenza. Non ci hanno mai risposto. Lultimo equivoco della storia, dunque, in piedi da quarantanni. Nel frattempo, i frammenti di arenaria intravisti da Battista e Sisinnio sono diventati venticinque di giganti di pietra e tredici modelli di nuraghe.
Prama nel suo essere santuario e paesaggio della memoria. Sardi che andarono alla ricerca di un mito fondante per rappresentare una loro memoria culturale: i grandi costruttori di una volta, dei quali si proclamavano discendenti e custodi. Un'epopea espressa da statue gigantesche di guerrieri, betili, modelli di quei nuraghi che da oltre due secoli (neanche molte generazioni) non si costruivano pi. Fin da epoche pi antiche la Sardegna fu attraversata, e ca-
ratterizzata, da spazi di paesaggio culturale percepibili, anche a distanza, come luoghi connessi al ricordo. E nel mondo nuragico l'organizzazione della memoria ebbe forme e visibilit assai diffuse. Nei secoli di Monte Prama i luoghi memoriali, legati ai morti in sepolture individuali, superarono la precedente dimensione confinaria e collettiva della comunit e degli antenati, propria delle pi antiche tombe di giganti. I ricchi gruppi nuragici emergenti ricorsero a mo-
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il restauro
La storia avvincente di una delle scoperte pi affascinanti degli ultimi quarantanni comincia per caso nella primavera del 1974, quando l'aratro di Sisinnio Poddi, un contadino che lavora nel terreno della Confraternita del Rosario, in localit Monte Prama, a Cabras, cozza contro ci che sembra un banale masso sommerso. Nel 2005 il ministero per i Beni culturali e la Regione stanziano un milione e duecentomila euro per finanziare il restauro avviato nel 2008 e concluso nel 2011. Tre anni di lavoro certosino durante i quali gli specialisti del Centro di conservazione archeologica di Roma, diretto dallarcheologo Roberto Nardi, lavorano alacremente sotto la direzione dei tecnici del Centro di restauro di Li Punti, struttura della Soprintendenza di Sassari che fino allanno scorso ha ospitato le sculture, le ha custodite ed esposte al pubblico per la prima volta. La direzione scientifica, affidata a Antonietta Boninu, Gonaria Demontis, Alba Canu e Luisanna Usai, ha una missione speciale: gestire le operazioni di ripulitura, catalogazione e ricomposizione di un gigantesco puzzle di 5178 frammenti. Lo studio dei reperti, il pi grande pesa 200 chili, il pi piccolo 0,2 grammi, permette agli specialisti di classificare 12 teste, 27 busti, 176 frammenti di braccia, 143 di gambe, 784 di scudi. Intanto procede il lavoro di catalogazione con limpiego di tecnologia avanzata: un primo esame, evidenzia tracce di colore e tecniche di lavorazione, mentre successivi esami di laboratorio permettono di rilevare, sulle spalle di alcuni arcieri e sui modellini di nuraghe, tracce di piombo proveniente dalle miniere di Monteponi. Ma la fase pi delicata la ripulitura dei frammenti in calcare sedimentario che dalle analisi risulta compatibile con quello presente nellarea tra Cornus e Santa Caterina di Pittinuri. I tecnici indossano tute, guanti e mascherine, chi entra al Centro di Li Punti, in quel periodo, ha la sensazione di
I reperti provenienti dagli scavi nella zona di Monte Prama cos come sono stati esposti al Centro di Li Punti dopo il lavoro di restauro
Il lungo e delicato montaggio per ricomporre le sagome di cinque arcieri, quattro guerrieri, sedici pugilatori e tredici diversi modelli di nuraghe
due a quattro ore, seguiti da interventi con pennelli e spazzolini. Le ultime particelle vengono infine rimosse con bisturi e stecchini di legno. Limpiego di solventi chimici limitato a casi particolari, tecnica che comunque tiene conto della fragilit del calcare e permette di individuare tracce di lavorazione. I restauratori rilevano anche i segni di un incendio che pu avere alterato la superfice e il colore della pietra. Questultimo elemento consentir agli archeologi di for-
trovarsi sul set di un poliziesco. La pulitura avviene secondo un ciclo che prevede fasi progressive, da operazioni blande a interventi pi invasivi. Prima la rimozione a secco dei depositi terrosi con pennelli, bisturi e aspiratori, poi i re-
perti vengono trattati sotto un getto dacqua vaporizzata, una sorta di aerosol, che senza impregnare la pietra permette di rimuovere i materiali dalla superfice. I cicli di esposizione allacqua atomizzata variano da
mulare ipotesi assai suggestive legate al probabile tragico epilogo a cui possono essere andate incontro le sculture: un rogo appiccato da un esercito nemico al culmine di una sanguinosa battaglia o la distruzione del tempio per motivi religiosi. Ipotesi che contribuiscono a infittire fascino e mistero che a tuttoggi aleggiano sui reperti. Grazie al programma cantiere aperto, i visitatori seguono le operazioni e tra il 2008 e il 2011, sul Centro di restauro di Li Punti piovono trentamila prenotazioni che assieme alle migliaia di visite sul sito web, testimoniano il grande interesse per il restauro. La fase del montaggio permette di ricomporre le sagome di cinque arcieri, quattro guerrieri, sedici pugilatori e tredici modelli di nuraghe. A lavoro finito, le trentotto sculture saranno montate su supporti metallici senza luso di perni passanti, strutture speciali, progettate ad hoc, grazie alle quali oggi si pu assistere allo spettacolo dellarte ritrovata.