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Henri Pirenne

La tesi di Pirenne, formulata nel 1922 e 1923 nel libro Maometto e Carlo Magno, contestava
l’inizio del Medioevo (476, sostenuta da Edward Gibbon e da altri) e la sua causa (le invasioni
barbariche). Pirenne dunque non credeva che le invasioni barbariche avessero causato la ne
dell’impero romano in Europa poiché, anche dopo che i Germani giunsero a Roma, adottarono lo
stile di vita romano. Secondo Pirenne il vero punto di svolta è rappresentato dall'espansione
araba del VII secolo. L'avvento dell'Islam, infatti, ruppe i legami economici dell'Europa con tutta
l'area corrispondente a Turchia sud-orientale, Siria, Palestina, Nordafrica, Spagna e Portogallo: in
tal modo, l'Europa fu ridotta a un'area ristagnante, esclusa dai commerci. Cominciò quindi
un'epoca di impoverimento che, al momento dell'ascesa di Carlo Magno nell'VIII secolo, aveva
ormai reso quella europea un'economia esclusivamente agraria e di sussistenza, del tutto
estranea agli scambi commerciali su lunga distanza. Secondo Pirenne, «senza l'Islam, l'impero dei
Franchi non sarebbe forse mai esistito e, senza Maometto, Carlomagno sarebbe inconcepibile».
Nel momento in cui le popolazioni arabe, riunite nei secoli precedenti sotto il vessillo di una nuova
religione, l’Islam, cominciano a dilagare nel Mediterraneo, rendendo quindi più instabile il
collegamento fra l’ex occidente romano e l’impero d’oriente, la Storia inizia ad avere un altro
corso. Il baricentro delle economie locali europee si sposta sempre di più verso nord, rinunciando
ai tra ci marittimi che hanno segnato l’economia e la società romana, ricalibrando le proprie
attività sulla faglia economico-commerciale renana. Nel momento in cui il papato, isolato
dall’oriente ed al centro di un mare improvvisamente instabile, inizia a perdere il proprio potere e
la Spagna cade sotto il dominio musulmano, i Franchi diventano sostanzialmente l’unico popolo a
regnare sull’occidente cristiano.

Tardo-Antichità (IV-VII secolo):


Gli ebrei nel Medioevo

È importante studiare la storia degli ebrei per la storia medievale perché è una parte di
questa storia che purtroppo viene spesso relegata a poche pagine di approfondimento, i
gruppi ebraici insediati nei tessuti dei centri urbani europei partecipavano attivamente sia
alla vita economica (impiego di uso era quello dei prestiti) sia alla vita culturale (tradizioni)
sia alla vita sociale (modi di dire e tradizioni). Gli ebrei arrivano in Europa, in particolare in
Italia, a seguito dell’assedio della città di Gerusalemme e del Tempio Santo (edi cio sacro
più importante dell’ebraismo) nel 70 d.C. guidato dall’imperatore romano Vespasiano. A
seguito della distruzione del tempio di Gerusalemme alcuni si allontanano dalla città e
vagano mettendo in pratica il fenomeno della diaspora, alcuni vengono deportati come
schiavi. Gerusalemme diviene colonia di Roma solo nel 130 d.C. e gli ebrei ottengono la
cittadinanza romana solo nel III secolo d.C. (con la Constitutio Antoniniana di Caracalla
del 212 d.C.). La diaspora li porta prima nelle terre vicine all’area israeliana-palestinese,
come in Egitto, e poi verso Roma e le città principali dell’Europa. La distruzione del
tempio è ra gurata sull’arco di Tito (80-90 d.C) in cui è mostrato il candelabro ebraico, la
menorah, a scopo propagandistico.

-In Italia, tra la metà del VI secolo e la metà del XIII secolo, erano sicuramente attestati sia
al nord che al sud (soprattutto nel VI secolo all’Italia del sud, per facilità d’arrivo dal punto
di vista geogra co) comunità ebraiche. Per quanto riguarda l’alto medioevo la città con
più ebrei era Roma e continuerà ad essere abitata sia per tutto il Medioevo e poi nell’età
moderna; Roma perché alcuni erano stati deportati e poi erano diventati cittadini romani.
Alla ne del Duecento nascono più nuclei ebraici dapprima nelle regioni centrali e poi in
quelle settentrionali della penisola italiana. Questa corrente migratoria nella metà del
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Duecento gli ebrei di Roma e del Meridione si sposta verso il centro-nord e poi il nord
(Marche, Toscana, Veneto, Lombardia, Piemonte).

Il principale motivo per cui gli ebrei s’insediano e vengono soprattutto nelle città è per la
loro pratica del prestito (anche se non praticavano solo quello), che portava denaro
liquido alle città, e la nuova presenza ebraica veniva regolata mediante un accordo
bilaterale, la cosiddetta condotta di prestito ➡ Era l’autorizzazione a vivere nella città, in
cui si speci cava che si garantiva l’apertura di un banco di prestito; le condotte erano
divise in capitoli e di solito iniziavano con l’invocazione a Dio.

-Nella Francia meridionale si trovavano ebrei già nella tarda antichità e sono distribuiti in
Provenza (luogo da cui si arriva facilmente dal Nord Africa) e Linguadoca. Nel 1165 un
viaggiatore ebreo, Beniamino da Tudela, raccontò il suo viaggio di andata e ritorno dalla
Terra Santa alle comunità del sud della Francia, testimoniando quanti legionari ebrei ci
sono nelle città francesi. La situazione rimane stabile sino a partire dai decenni centrali
del XIII secolo perché poi, con l’a ermarsi della monarchia dei Capetingi, si veri ca un
deterioramento della vita degli ebrei cioè subiscono delle vessazioni, delle tassazioni alte
per allontanarli che poi culmina nell’espulsione degli ebrei dal Regno di Francia nel 1306,
ordinata da Filippo IV il Bello. L’intento dei Capetingi era quello di creare una monarchia
forte, un’unità statale, culturale e religiosa, cercando di eliminare tutte le di erenze (come
i templari, rubandone le ricchezze, e gli ebrei, per eliminare le di erenze culturali) e di
creare il modello di suddito. La contea di Provenza però, che era piuttosto indipendente
dalla monarchia, e gli ebrei si stanziano qui.

-In Inghilterra non sembra esistessero insediamenti ebraici prima dell’avvento normanno
di Guglielmo il Conquistatore (1066, Battaglia di Hastings) che importa questi ebrei
francesi per le loro conoscenze economiche e amministrative. Il problema è che gli ebrei,
che parlavano francese antico, furono percepiti sin da subito come un elemento estraneo.
Proprio perché questi amministratori ebrei vengono malvisti dagli inglesi non riescono a
radicarsi totalmente. Nonostante ciò la popolazione ebraica cresce di numero e tra i
secoli XII e XIII ci sono moltissime fonti, tra i quali i documenti dello Scacchiere (misto
fra un’anagrafe e catasto, è un entità che registra la situazione scale e anagra ca
dell’Inghilterra). Il gruppo ebraico poi si forti ca sotto nel XII secolo, legandosi
bonariamente alla monarchia grazie ai loro rapporti nanziari. Ovviamente quando
parliamo di presenze ebree all’interno di una popolazione dobbiamo capire che sono
presenze sporadiche (in Inghilterra era del 0,25% quindi non si superava l’uno per cento).
La situazione degli ebrei peggiora con le crociate Con Riccardo I Cuor di Leone (1189)
iniziarono i massacri di molte comunità ebraiche inglesi. Nel 1290 c’è l’espulsione degli
ebrei in Inghilterra.

-In Germania gli ebrei erano sicuramente presenti nella Tarda Antichità ebrei

-La penisola iberica prima era in mano ai Visigoti, escludeva le diversità religiose
Nel 1469 hanno uni cato le corone con il loro matrimonio, Isabella di Castiglia e
Ferdinando di Aragona. L’importanza del potere di Isabella è a pari merito di Ferdinando

-Il primo ghetto nacque in Italia all’inizio del Cinquecento e non come un segno di
intolleranza ma sui due principi che: l’esule ebreo andava accettato e la sua diversità non
andava annullata spingendolo a diventare cristiano. Perciò il ghetto fu l’unico
compromesso di convivenza non violenta tra cristiani ed ebrei. Questo favorì la
sopravvivenza dell’identità culturale e della comunità ebraica.
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-Negli anni 1475-78 Trento fu teatro di un maxi processo contro gli ebrei. Il pretesto fu la
scomparsa, alla vigilia di Pasqua del 1475, di un bambino di nome Simone poi trovato
morto nel ghetto ebraico di Trento. Nonostante fossero innocenti, furono accusati di
averlo ucciso per dei riti e molti di loro vennero torturati e collettivamente condannati (al
rogo, alla decapitazione e alla con sca dei beni). Nel 1965, dal concilio vaticano II, venne
abrogato il culto Simonino.

I Barbari

Il termine “barbaro” è di origine onomatopeica da bar-bar che indicava l’essere


balbuziente; è un termine coniato dai Greci per indicare le popolazioni che non parlavano
la lingua greca. Le popolazioni barbariche erano del tutto eterogenee anche se le più
famose rimangono quelle germaniche, narrate da Tacito nella Germania del 98 d.C. (“I
Germani sono una razza pura, non esistono di popolazioni simili” -> il suo signi cato sarà
ribaltato durante il Nazionalismo tedesco degli ultimi anni dell’Ottocento) e i Longobardi
(anch’essi popoli germanici), narrati nella Historia Langobardorum di Paolo Diacono (in sei
libri). Le tribù barbariche, in generale, non avevano un’unica identità etnica o culturale, ma
erano invece gruppi assai eterogenei e solo molto lentamente queste tribù riuscirono a
costituirsi come popoli, in base a un processo storico che è stato de nito “etnogenesi”. I
primi rapporti tra barbari e romani si devono al II secolo d.C.

Alto Medioevo (VIII-X):

Ottone il Grande:

Dopo Carlo Magno e la tripartizione dell’impero con il Trattato di Verdun (843) il


potere si era indebolito. Infatti l’impero di C. Magno si era suddiviso de facto in tre
regni: il Regno d’Italia, il Regno di Francia, il Regno di Germania. In Francia
abbiamo il regno in mano ai Capetingi, cui capostipite era Ugo Capeto (ricordato
anche nella Commedia di Dante). Nel 987 Ugo viene incoronato re e la sua dinastia
si manterrà al potere sino al XIV secolo. In Italia invece, dopo la morte di
Berengario del Friuli, si da inizio ad un periodo di lotte di potere. In Germania
invece sale al trono la dinastia degli Ottoni con il capostipite Ottone I il Grande. Nel
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918, quando muore l’ultimo discendente dei carolingi Carlo il Grosso, viene eletto
re Enrico I di Sassonia il quale a sua volta designa come erede al trono suo glio
Ottone I di Sassonia. Ottone cerca di:

-Limitare l’autonomia dell’aristocrazia;

-Ra orzare il legame con le autorità ecclesiastiche a discapito dei nobili che
perdono di conseguenza potere;

-Impone il giuramento vassallatico tra re e vescovi;

-A dare l’amministrazione delle contee ai vescovi. Infatti a dando i feudi ai


vescovi, che sono tenuti al celibato e non possono avere gli, al momento della
loro morte i feudi tornano nelle mani del re che quindi riesce a mantenerne il
controllo evitando dunque quelle successioni ereditarie che invece sarebbero state
messe in atto dai nobili.

-Mirare alla corona imperiale, ma per ottenerla deve conquistare l’Italia. Ottone
quindi scende in Italia, scon gge Berengario II e nel 962 viene incoronato
imperatore da Papa Giovanni XII. Acquisisce così sia il Regno di Italia che di
Germania: si parla di Sacro Romano impero Germanico.

955: Ottone scon gge gli Ungari nella Battaglia di Lechfeld

962: Privilegio di Ottone, privilegio che sottopone il papato al controllo imperiale


per l’elezione dei nuovi ponte ci. Il papato deve prestare giuramento al re
(ribadisce il contenuto della Constitutio del 824 di Ludovico il Pio)

Battaglia di Poitiers o di Tours (732)

Carlo Martello scon sse i saraceni (arabi che erano conosciuti sia nell’Antica
Grecia sia nell’Antica Roma, vivevano ai margini della Grecia e Filippo l’Arabo fu un
imperatore dell’impero romano) provenienti dalla Spagna. I beduini vivono nel
deserto, sono nomadi e che nell’impero romano

Pieno Medioevo (XI-XIII secolo):

L’anno mille

L’anno Mille, alla ne, lungi dal dare concretezza ai timori ispirati dalla convinzione
della ne del mondo, divenne il punto di partenza di un’aurora gloriosa. Con l’XI
secolo ebbe inizio una solida crescita economica, sociale e culturale, che costituì il
punto di partenza verso la prima modernità. Fu proprio all’ombra di questo
paradosso profondo che vennero scritte alcune delle pagine decisive della storia
d’Europa.
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Matilde di Canossa (1046-1115)
-16 febbraio 1074: Papa Gregorio VII in una lettera invita Matilde di Canossa al
pentimento e alla riconciliazione con il marito Go redo il Gobbo
-20 gennaio 1077: l’imperatore Enrico IV di Franconia (tedesco) incontra Matilde e l’abate
di Cluny Ugo e grazie alla loro mediazione decide di invocare il perdono di papa Gregorio
VII
-2 luglio 1084: Matilde di Canossa muove le sue truppe all’attacco di Enrico IV, ottenendo
una vittoria decisiva.

Matilde di Canossa è famosa perché nel 1872 Otto von Bismarck pronunciò la famosa
frase “io non andrò mai a Canossa né con lo spirito né con il corpo” poiché l’ultima volta
che un imperatore c’aveva messo piede, Enrico IV, fu scomunicato dal papa. Matilde
nasce a Canossa nel 1046 da Bonifacio di Canossa e Beatrice di Lorena, appartenente
alla grande aristocrazia germanica e imparentata con l’imperatore. In quel periodo
l’autorità dei Canossa è al culmine della sua potenza. L’infanzia di Matilde è segnata da
numerosi lutti: nel 1052, suo padre viene assassinato e dopo anche sua sorella e il
fratello. Rimasta vedova e senza eredi maschi, Beatrice rimane sprovvista di un uomo che
possa garantirle di reggere la marca e i suoi domini: occorre dunque trovare un marito, la
scelta ricade su un suo lontano cugino Go redo il Barbuto di Lorena. Go redo è però un
ribelle d’Oltralpe ed Enrico III, che non è d’accordo con il matrimonio, mette in fuga
Go redo e fa imprigionare sia Matilde che Beatrice. Nel 1056, quando muore Enrico III,
Matilde e Beatrice vengono liberate e congiuntesi con Go redo il Barbuto si stabiliscono
nella marca di Toscana, fulcro del dominio canossano. All’epoca non vi sono donne che
governino da sole ma Beatrice ne è in grado e, alla morte di Go redo nel ’69, si fa
attribuire i titoli di “marchese” e “duca”. Matilde sarà promessa sposa al glio di Go redo
il Barbuto, Go redo il Gobbo per mantenere la linea dinastica e si sposeranno nel 1069 a
Verdun. Nel gennaio del 1071, Matilde da alla luce una bambina che vive solo pochi
giorni. Matilde lascia il marito e torna in Italia dalla madre. Nel 1074 Papa Gregorio VII le
invia una lettera in cui la invita a riconciliarsi col marito che, un anno dopo, verrà
assassinato (molti pensano che sia lei la mandante). Matilde e Beatrice così hanno pieno
governo dei loro possedimenti.

Federico I detto Barbarossa


(1120-1190)

Nacque dalla fusione di due ducati: quello di Svevia (Federico II di Hohenstaufen) e di


Baviera (Giuditta di Baviera). Dopo la morte dell’imperatore Enrico V nel 1125, erano
iniziate lotte tra le casate dei Welfen (duchi di Baviera) e gli Hohenstaufen (duchi di
Svevia) per la corona. Nel 1152, i principi tedeschi scelgono come sovrano Federico,
imparentato con entrambe le casate in lotta. Egli fu il padre di Enrico VI, colui che
conquistò la Sicilia, e nonno di Federico II di Svevia.
-9 maggio 1152 ad Aquisgrana, i principi tedeschi investono del potere imperiale Federico
Barbarossa. Per porre ne alle lotte egli si allea con il cugino duca di Sassonia, Enrico il
Leone. Nel frattempo la Sicilia e l’Italia meridionale si sono riunite nell’impero normanno di
Ruggero II mentre nell’Italia settentrionale le città lombarde sono diventate molto potenti
(hanno acquisito anche facoltà di auto-governo) e si sono espanse nel contado, al di là
delle mura cittadine.
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-Nel 1154, Barbarossa scende nella penisola con l’obbiettivo di farsi incoronare re d’Italia,
per ria ermare il predominio dell’autorità temporale su quella papale. Nel 1154,
Barbarossa convoca a Roncaglia (Padova) una dieta, ovvero un’assemblea dei potentati
dell’Impero, nella quale recupera le regalie (ovvero i privilegi di battere moneta, imporre
tasse e amministrare giustizia).
-18 giugno 1155, il Papa Adriano IV incorona Federico Hohenstaufen detto Barbarossa
imperatore del Sacro romano impero nella Basilica di San Pietro.
-1158, convoca una seconda dieta a Roncaglia dove emana la cosiddetta Constitutio de
regalibus, elaborata grazie ai giuristi dell’Università di Bologna che attingono al diritto
romano secondo la codi cazione di Giustiniano. In essa sono sanciti i diritti sovrani che in
Italia i comuni avevano usurpato. Il diritto romano, dimenticato in Occidente, ricompare in
Europa e con esso Federico si presenta come sovrano assoluto (egli stesso è fonte di
diritto). L’asso nella manica della propaganda del Barbarossa è il suo legame ideologico
con Carlomagno, che decide tra l’altro di canonizzare (rendendolo santo). Federico
Barbarossa vuole presentarsi come successore diretto di un’imperatore santo e quindi sei
suoi progetti ne eredità il senso di santità che lui aveva dato all’imperatore precedente.
Ma, seppur appoggiato dai maestri di diritto bolognesi, Federico Barbarossa si scontra
ben presto con delle potenze nascenti in Italia che da tempo avevano usurpato il potere
imperiale: i Comuni. L’iniziativa del B. Provoca l’indignazione del Papa e di alcuni comuni
come Milano, Brescia e Piacenza che stipulano un’alleanza per contrastare il re. Inoltre
Papa Adriano IV ottiene l’adesione anche di Venezia e del regno normanno. Papa Adriano
IV non riuscirà a compiere al termine il suo progetto di scomunica contro Barbarossa
poiché muore. La fermezza della Chiesa non cambia, soprattuto col nuovo papa
Alessandro III. Ma alcuni comuni (come Pavia, Cremona, Novara e Como) non vedono
l’egemonia del re come una minaccia e parteggiano per il Barbarossa e grazie a questi
appoggi nel 1159 distrugge Crema e attacca Milano che espugna nel 1162. Questo
assedio preoccupa tanti comuni che parteggiano per eliminarlo. Nel 1164 molte città
venete come Padova e Vicenza danno vita alla Lega Veronese. Nel 1167 uirà nella Lega
Lombarda formata dalle città di Cremona, Brescia, Bergamo e Mantova. Nel frattempo
Papa Alessandro III, nel 1165, scomunica Barbarossa, in risposta Federico fa eleggere
due antipapi e nel ’67 invade Roma e scaccia Alessandro III che si rifugia presso i
normanni. Lo scontro riprende nel 1174 quando il Barbarossa rientra in Italia.
-29 maggio 1176, scon tto a Legnano dalla fanteria milanese, Barbarossa è costretto a
rinunciare al disegno politico di egemonia su tutta la penisola resosi conto della di coltà
dell’impresa
-Nel 1177, compie un accordo, stabilito a Venezia, con i Comuni che stipula una tregua di
sei anni e si riconcilia con Alessandro III ponendo ne allo scontro.
-25 giugno 1183, Pace di Costanza. viene rmata la pace tra Federico Barbarossa ed i
rappresentanti della Lega Lombarda (nasce nel 1177 dalla fusione di Lecco e Bergamo
con la Lega Veronese. Alcuni dei comuni che inizialmente avevano favorito Barbarossa
ora si trovano ad appoggiare la causa milanese in seguito alle misure prese nella seconda
dieta di Roncaglia, non si accontentava di scegliere i magistrati di ciascun comune ma
volle mandarne dei suoi assieme agli esattori delle tasse e a questo ovviamente si
aggiungeva il peso del papa che non era favorevole) in seguito agli avvenimenti collegati
alla battaglia di Legnano.
-Federico ebbe la sfortuna di vivere in un secolo in cui il potere imperiale, fuori dalla
Germania, aveva di fatto perso la sua auctoritas in favore delle autonomie locali e
bannare. Lui però si voleva ergere come imperatore assoluto, trovando fondamento sia
nel diritto romano quanto nelle giuste gerarchie feudali (che dovevano riporre in lui la loro
lealtà). La scon tta in Italia aveva indebolito il suo potere anche in Germania dove il
cugino Enrico il Leone dava segni di indisciplina nei suoi confronti. Nel 1178 Federico
muove processo contro Enrico il Leone che viene condannato e perde tutti i possessi
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feudali di Baviera e di Sassonia. Nel 1181, a Erfurt, chiede il perdono a Barbarossa e
accetta l’esilio. Intanto Barbarossa si era accordato con il Re di Sicilia per un matrimonio
combinato tra il glio Enrico VI e la glia di Guglielmo II, Costanza d’Altavilla.
Il 23 agosto 1185 si sposano Costanza ed Enrico unendo così l’impero tedesco con
quello del meridione italiano normanno. Nel frattempo l’Egitto e gran parte della Siria si
sono riorganizzati sotto la guida del sultano Saladino che s’impadronisce di gran parte
della Palestina. Nel 1187 arriva a conquistare la Palestina. Il ponte ce Gregorio VIII indice
una nuova crociata (la terza). Federico il Barbarossa, che aveva già partecipato alla
seconda, il 27 marzo 1188, l’imperatore Federico si fa crociato e partirà alla volta di
Gerusalemme, lasciando a governare Enrico VI. Parte per primo da Ratisbona col suo
esercito e fu seguito dal re di Francia Filippo Augusto e dal nuovo re d’Inghilterra
Riccardo cuor di leone. Nel 1190, riesce a scon ggere i musulmani nella battaglia di
Iconio, attuale Turchia. Ma ormai settantenne Barbarossa muore lungo l’attraversamento
del ume Igosco, il 10 giugno 1190. Il luogo di sepoltura è ignoto e questo darà vita,
durante il Romanticismo tedesco, a una serie di leggende e miti secondo cui non sarebbe
mai morto.

Federico II di Svevia (Hohenstaufen)


(1194-1250)

Papa Gregorio emana una bolla in cui giudica Federico II come nemico della chiesa
(“bestia piena di nomi e di bestemmia, che preferiva l’islam al cattolicesimo”) a causa del
suo patteggiamento col sultano di Egitto a fronte della sesta crociata. In realtà, Federico
era fortemente cattolico tanto da emanare leggi contro gli eretici. Nasce nel 1194 e muore
nel 1250; è stato Re di Sicilia, ereditata dalla mamma Costanza d’Altavilla, e imperatore di
Germania e Italia. Federico si fa chiamare Augusto (forte richiamo all’impero romano ma
con l’impulso cristiano quindi si erge come rappresentante terreno della divinità). Ma c’è
già un rappresentante terreno in terra di Dio che è il papa, che a partire dall’XI secolo si fa
chiamare vicario di Cristo, quindi il sostituto; per questo imperatore e papa si scontrano
duramente.

Nato nelle Marche nel 1194 da Costanza d’Altavilla e Enrico VI, dopo la nomina regia del
1212 Federico II intraprese un lungo viaggio verso la Germania, dove rimase a lungo, no
al 1220. In Germania non si era ancora a ermato il principio di successione dinastica
quindi si dovette conquistare quei territori, invece il regno di Sicilia lo ereditò dalla madre
Costanza d’Altavilla. Nei principati tedeschi infatti il potere dei principi non poteva essere
ostacolato dal sovrano: gli stessi legami feudali, che in altri regni coevi costituivano uno
dei principali strumenti per l’a ermazione dell’autorità regia, nelle regioni tedesche
legavano il re ai principi e i principi ai loro vassalli, senza che fra le due reti si stabilisse
alcuna relazione. Federico II durante la sua permanenza in Germania cercò di riordinare
questa situazione: nel 1212 riconobbe al re di Boemia una completa indipendenza
giurisdizionale e nel 1213 emanò un privilegio, la «Bolla d’oro» di Eger (dal nome di una
città boema oggi detta Cheb), con la quale rinunciava ai diritti che il concordato di Worms
aveva attribuito al sovrano in merito alle elezioni vescovili. Nel 1220 preparò la partenza
verso il regno di Sicilia stringendo con i principi tedeschi un accordo che, in cambio della
fedeltà al re, legittimava l’esercizio da parte dei principi delle prerogative regie: battere
moneta, riscuotere dazi, costruire fortezze. Concessione poi ribadita nel 1231 dallo
Statutum in favorem principum, con il quale Federico II limitò le prerogative del sovrano
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riguardo alla fondazione e alla protezione di città, che negli altri regni dell’epoca
rappresentavano un importante strumento di consolidamento del potere regio.

Riccardo Cuor di Leone o Riccardo I d’Inghilterra (1189-99)

Riccardo fu glio e successore di Enrico II (ed Eleonora di Aquitania) nel 1189. Dopo
l’incoronazione si preparò per la terza crociata, vendendo terre della corona, diritti, u ci,
vescovati ed esaurendo il tesoro accumulato dal padre.
Con il re di Francia Filippo Augusto partì per la terza crociata, conquistando San Giovanni
d'Acri (1191) e scon ggendo Saladino, ma non riuscì a conquistare Gerusalemme. Intanto
dall'Inghilterra gli venne la notizia del tentativo d'usurpazione del fratello Giovanni, istigato
da Filippo II che si era impadronito di alcuni territori di R. in terra francese. Quindi,
conclusa una tregua di tre anni con il Saladino, nell'ottobre del 1192 lasciò la Palestina.
Rientrato in patria dopo varie peripezie (venne arrestato da Enrico IV che gli era avverso
per aver riconosciuto la sovranità di Tancredi), riuscì agevolmente a stroncare la ribellione
(1194) di Giovanni Senza Terra. Voltosi subito dopo contro Filippo, che aveva occupato
alcuni dei suoi possedimenti francesi, Riccardo riuscì a patteggiare nel 1196 con Filippo
ma recuperò solo una parte dei suoi possedimenti allora si alleò con Ottone IV e, scon tto
il nemico (1198), rientrò in possesso di tutte le sue terre.

Saladino
(1138-93)

Generale curdo (1138-Damasco 1193), fondatore della dinastia degli Ayyubidi. Fu il più
celebre mujahid musulmano contro i crociati e il vincitore della battaglia di Hattin, che
permise la riconquista musulmana di Gerusalemme. Di origine armena, nacque in una
famiglia di alti funzionari militari.
Shirkuh morì e S., che aveva respinto l’attacco franco-bizantino a Damietta, gli successe,
prendendo il titolo di al-Malik al-Nasir, «il signore vittorioso» e iniziando, con l’ascesa al
potere, la costruzione della propria personale leggenda di mujahid, no a diventare il
campione dell’ortodossia sunnita. S. dovette fare subito fronte alle richieste di Nur al-din,
formalmente ancora il suo signore, perché ponesse ne in suo nome al cali ato fatimide,
iniziativa che egli prese nel 1171, senza incontrare resistenza. Conseguenza di tale atto fu
il ritorno dell’Egitto al sunnismo come rito u ciale e al riconoscimento formale del
cali ato abbaside, da cui Nur al-din nominalmente riceveva la propria autorità,
riconoscimento che era cessato due secoli prima; entrambi giusti cano il titolo di
«restauratore del regno del comandante dei credenti» che S. avrebbe utilizzato
nell’epigra a u ciale. I rapporti con Nur al-din divennero tuttavia più tesi, minacciando di
sfociare in una spedizione zenjide contro l’Egitto. S. inviò suo fratello Turanshah alla
conquista dello Yemen, per garantirsi una via di fuga nel caso di un’invasione zenjide, ma
nel 1174 Nur al-din morì, probabilmente avvelenato. Il suo successore, l’inesperto Isma‛il,
divenne subito preda delle opposte fazioni zenjidi, siriane e irachene, resesi indipendenti
dopo la morte di Nur al-din; l’opportunità d’intervenire fu o erta a S. dall’appello rivoltogli
da Ibn al-Muqaddam, ministro di Isma‛il, dopo che questi fu sequestrato dal signore di
Aleppo. S. accorse dall’Egitto con un corpo di spedizione, conquistando Damasco e
proponendosi come difensore di Isma‛il e della causa dell’islam contro i franchi. S.
dovette domare anzitutto l’opposizione sorta in seno al gruppo di potere zenjide, a Mosul
e ad Aleppo, contro il quale condusse numerose campagne militari senza riportare vittorie
de nitive. Mentre la diversione causata da tale con itto impediva a S. di combattere
e cacemente contro i franchi, gli zenjidi di Aleppo aizzarono contro di lui gli Assassini
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nizariti, con i quali, dopo vari scontri, S. giunse a un accordo. S. appariva sempre più
come l’ago della bilancia nel complesso mosaico politico dell’area siro-mesopotamica,
dove, agendo in nome del cali o abbaside, egli fu chiamato in aiuto dal signore artuqide
di Keyfa contro i Selgiuchidi, e a turno dai vari signori zenjidi in lotta fra di loro. Dal 1176,
S. tornò in Egitto, dopo aver stretto accordi di pace tali da permettergli di dedicarsi alla
riorganizzazione amministrativa del Paese e al jihad contro il regno di Gerusalemme,
attuato con alterna fortuna. Nel 1182, alla morte dell’emiro zenjide di Mosul, S.
abbandonò de nitivamente Il Cairo, dirigendosi verso la Jazirah, dove attaccò diverse
fortezze, raccogliendo, a misura dei suoi successi, l’omaggio dei signori zenjidi, artuqidi e
begteginidi. Nel 1183, la vittoria su Renaud de Châtillon, autore di una serie di incursioni
sulle coste del Mar Rosso che allarmarono grandemente i musulmani, ra orzò
ulteriormente il prestigio di S. nel mondo musulmano. L’anno successivo, Aleppo si
arrese, mentre un accordo fu stretto con il signore di Mosul nel 1186, con la promessa di
aiuti per il jihad in Terrasanta. Fu allora che S. poté volgersi interamente alla guerra ai
crociati; dopo alcuni tentativi di conquistare Krak des Chevaliers, importante nodo delle
comunicazioni fra Egitto e Siria, S. adunò le forze musulmane, provenienti da tutti i centri
della Siria-Mesopotamia, per a rontare i regni crociati, con l’eccezione di Antiochia, con
cui S. aveva stretto un accordo. Lo scontro nale ebbe luogo a Hattin, il 4 luglio 1187, e si
risolse nella scon tta rovinosa dei franchi. Renaud de Châtillon fu preso e giustiziato
come conseguenza degli attacchi contro i pellegrini diretti alla Mecca; in pochi mesi, tutti i
regni e principati cristiani sulla costa, da Ja a a Sidone, con l’eccezione di Tiro, si
arresero a S., che si pose allora alla conquista di Gerusalemme, presa dopo due mesi di
assedio, il 2 ottobre. Entrando nella città, S. consacrò la vittoria ponendo nella moschea
di al-Aqsa il pulpito (minbar) che Nur al-din aveva voluto costruire per l’occasione. La
mancata conquista di Tiro, regno di Corrado di Monferrato, fu tuttavia uno dei maggiori
errori della fortunata campagna di S., poiché la città costiera permise il rifornimento dal
mare degli eserciti che mossero, nel 1188, alla terza crociata, preparata in Europa dalla
raccolta di una tassa speciale (la «decima di S.»). Gli eserciti crociati, guidati da Riccardo I
d’Inghilterra ripresero San Giovanni d’Acri, nel 1191, dopo un assedio durato due anni,
passando a l di spada migliaia di musulmani. Nello stesso anno S. conobbe una
bruciante scon tta ad Arsuf, ma Gerusalemme rimase in mano musulmana, e il reciproco
rispetto dei due avversari condusse, nel 1192 all’Accordo di Ramla, con il quale S.
permetteva il pellegrinaggio cristiano a Gerusalemme, mentre i regni cristiani furono ridotti
agli Stati costieri. L’anno successivo S. moriva, senza lasciare, secondo i suoi biogra ,
denaro su ciente per la sua sepoltura, avendo speso i suoi averi per scopi caritatevoli. La
leggenda al suo riguardo orì già durante la sua vita, sia in campo musulmano sia in
campo cristiano, alimentata altrettanto dai suoi risonanti successi, ottenuti sia con la forza
delle armi sia con un’accorta politica di accordi e tregue, quanto dalla sua famosa
generosità (tale da attirargli le critiche dei suoi amministratori) e da un indubbio spirito
cavalleresco, riconosciutogli dai suoi avversari cristiani. La tradizione musulmana,
rappresentata soprattutto dal suo biografo personale, l’ex funzionario zenjide Baha’ al-din
Ibn al-Shaddad, divenuto suo fedele, insistette sulla sua gura di mujahid e di musulmano
devoto. Nel mondo arabo-islamico è stato rivendicato, in tempi recenti, come eroe
simbolo della lotta degli Stati arabi contro Israele, no alla pretesa di S. Husain, come lui
nato a Tikrit, di essere il nuovo S., nella guerra del sunnismo allo sciismo khomeinista
prima, quindi nella resistenza all’ingerenza occidentale in Medio Oriente.

Saladino

Salah al-din, che si traduce dall’arabo in “integrità della religione”, nacque a Tikrit un
villaggio curdo vicino al ume Tigri da una famiglia di alti funzionari militari e in poco
tempo riuscì ad entrare nella corte di Aleppo dove studiò. Poco dopo fu inviato dall’emiro
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a sedare una rivolta sciita con suo zio e, dopo la sua vittoria, si autoproclamò Sultano
d’Egitto riportando il paese alla fede sunnita. Infatti gli arabi in quel periodo storico erano
divisi in due fazioni: gli sciiti e i sunniti. Divenuto una temibile minaccia per lo stesso
sultano di Aleppo, tentarono di ucciderlo molte volte. Una volta che morì l’emiro di
Aleppo, Saladino salì al trono e in poco tempo espanse il suo regno alla Siria, divenendo
capo di un regno che si allungava dall’Egitto alla Palestina e dalla Siria allo Yemen, gli
mancava solo una conquista, ambitissima: Gerusalemme. Gerusalemme era già stata
conquistata dai musulmani ma nel 1099, con la prima crociata, i cristiani l’avevano
monopolizzata. Saladino, generale strategico, aveva a nato un piano vincente: voleva
attrarre fuori da Gerusalemme i crociati guidati da Guido di Lusignano nel deserto, così
che fossero s niti dal caldo e dalla sede e poi combatterli ➡ Fine della seconda crociata
Ma, una volta saputa la notizia, papa Urbano III ebbe un infarto e morì. Il papa successivo
morì di febbre, ma prima di morire indì una nuova crociata per riprendere Gerusalemme.
Questa volta però, alla “chiamata” del papa, risposero tre signori potentissimi: Federico
Barbarossa, l’imperatore germanico che partì nel 1189 con un esercito immenso;
Riccardo Cuor di Leone, re inglese (per partecipare alla terza crociata estinse tutto il
tesoro di Stato); e Filippo II di Francia (sia lui che Riccardo posero la Tassa di Saladino per
nanziare la guerra). Saladino riuscì a scon ggere Federico Barbarossa, che morì
annegato e il suo esercito si ritirò. I due imperatori conquistarono San Giovanni d’Acri
(l’esercito era guidato da Guido da Lusignano). Nell’1189, per mancanza di denaro, anche
il re di Francia Filippo si ritira e ha pieno accesso alle terre in Francia di Riccardo.
Riccardo si accampò fuori le mura di Gerusalemme e Saladino lo attaccò. Saladino, la
notte prima della battaglia, fece accendere cinque fuochi per ogni suo soldato perciò
molti crociati si ritirarono

Saladino ebbe anche una fama letteraria, ad esempio Dante lo inserì nel IV canto
dell’Inferno tra gli spiriti di grande valore che purtroppo non potevano salvarsi perché non
erano cristiani.

Lo scisma d’Oriente (1054)

Lo scisma d’Oriente avviene nel 1054 ovvero durante il Basso Medioevo, periodo di ripresa
economica-culturale e tecnologica (stile romanico in arte) in Occidente e periodo di graduale
declino in Oriente in cui da una parte resiste alle incursioni ma dall’altra deve cedere tre quarti dei
territori agli Arabi. Un’altra minaccia però gravita intorno ai bizantini, i turchi selgiuchidi, originari
del Turkestan, che riescono a sottrarre a Bisanzio gran parte dell’Anatolia; Bisanzio nonostante
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tutto riesce a mantenere la sua posizione tra Asia ed Europa. Un’altro problema è che l’impero
bizantino, soprattutto dal punto di vista religioso, sia isolato e non riconosca il primato del
vescovo di Roma, ovvero il papa; a Bisanzio si ha il patriarca (capo della chiesa), la chiesa
bizantina dipende dall’imperatore. Si accende poi tra chiesa bizantina e occidentale una disputa
sullo Spirito Santo: i Bizantini a ermano che lo Spirito Santo discenda solo dal Padre, la chiesa di
Roma dice che discende dal Padre e dal Figlio. Tutte queste cause portano allo Scisma d’Oriente.
Papa Leone IX e il Patriarca Michele Cerulario si scomunicano a vicenda per la controversia dello
Spirito Santo nel 1054. Questo Scisma sarà il frutto della nascita della chiesa ortodossa, distinta
da quella cattolica, che gestisce tuttora il culto cristiano in Grecia e in Europa orientale.
L’ortodossia nasce dal greco orthos, “retto” e doxa, “opinione, dottrina” in quanto credono che la
loro sia la giusta dottrina.

Le crociate (non esiste come parola, nel Medioevo si chiama il Passaggio


Oltremare)
(1096-1291, Assedio di San Giovanni d’Acri)

Le crociate non sono altro che un pellegrinaggio, inteso come momento catartico in cui si vivono
tutti gli aspetti della propria religione, che ha lo scopo non solo di andare a Gerusalemme e
rivivere la Passione di Cristo ma di andarci armati e impadronirsi della città santa in modo tale che
fosse in mano cristiana. Gerusalemme era stata sotto l’impero bizantino per anni e nel 613 fu
assediata e conquistata dai musulmani. Per molti secoli l’Occidente cristiano non pensa a
combattere una lotta armata. Ma nel 1095 il papa Urbano II decide di lanciare il progetto per cui
invita i cattolici ad andare armati in Terra Santa e prendere possesso dei luoghi musulmani: qui
cominciano le crociate. Dunque esse sono la vicenda di quei cristiani che hanno risposto
all’appello del papa, che si sono messi in cammino verso Gerusalemme. Ovviamente i musulmani
hanno percepito questi pellegrinaggi armati come un o esa a loro e a Dio e quindi tentano di
riconquistare tutti i territori sottratti dai cristiani e quindi ci furono tante crociate, ci vollero quasi
due secoli perché i musulmani prevalessero sugli ultimi crociati. Le crociate avvengono in un
periodo di forte espansione e di un aumento demogra co perciò si avevano le risorse economiche
e di volontari che partirono verso la spedizione armata. Le crociate sono anche l’esempio
maestoso di come il Papato ambisse, in quei secoli, non solo al potere religioso ma anche
politico-militare-amministrativo di tutto il regno cristiano: accresce l’autorità del papa come colui
che è capace di mobilitare popoli, principi, re, eccetera..
Non dobbiamo dimenticare che siamo in piena lotta per le investiture (che si concluderà con il
Trattato di Worms del 1122) e in pieno svolgimento della Reconquista cristiana spagnola contro la
dominazione musulmana.

Le crociate furono otto, quelle u ciali, e altre non u ciali:

Verso la ne dell’XI secolo i musulmani avevano conquistato il Nord Africa, la Spagna e i territori
del Mediterraneo orientale ma in questo periodo l’impero musulmano si era disgregato in piccoli
staterelli autonomi e l’elite militare era prevalentemente turca. Il mondo cristiano era invece
spaccato in due: l’Occidente era frammentato in piccoli regni, ad Oriente c’era l’impero bizantino.
Si parla della prima crociata come un’impresa di colonialismo medievale e come un’opera di
conquista. Le conseguenze immediate della prima crociata sono i musulmani indignati che
manifestano contro i capi per andare a riconquistare Gerusalemme. Iniziano allora gli attacchi e le
ribellioni dei musulmani contro il regno di Gerusalemme. Quando le cose si mettono male, il
nuovo papa indice un nuovo richiamo a una nuova spedizione.

-Orientalismo europeo

Crociata dei Fanciulli


Il sultano
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San Giovanni d’Acri era una città a nord di Gerusalemme. Era un punto strategico sia dal punto di
vista dei commerci, dato che dava sul mare, sia dal punto religioso, da qui si poteva accedere alle
principali tappe della Passione di Cristo

1071: scon ttta bizantina della battaglia di manzicherto

Le chanson de geste ci rivelano la mentalità popolare di quel tempo, di cui la più famosa è la
Chanson de Roland che è scritta prima di Urbano II e del suo appello alla prima crociata. Il tema
di questa Canzone è la guerra di Carlo Magno in Spagna contro i Saraceni, memoria della
scon tta avvenuta a Roncisvalle con a capo il conte Rolando. Questa scon tta viene tramutata in
una grande epopea di resistenza e di martirio in cui i cavalieri cristiani morti a Roncisvalle è una
forma di martirio non solo nel momento in cui muoiono ma nel momento in cui uccidono gli
infedeli. Rolando rivolgendosi agli altri, rimasti in pochi, dice “Qui subiremo il martirio, colpite con
le spade lucenti”.

Crociata dei Cavalieri


(1096-99)

La prima crociata inizia con il Concilio di Clermont Ferrand nel 1095 in cui papa Urbano II invita i
cristiani a combattere i miscredenti e a conquistare Gerusalemme. Il nome Crociata non esisteva
al tempo ma furono sempre chiamati Passaggi d’Oltremare, gli storici dettero questo termine per
indicare queste spedizioni armate in riferimento alla croce che i cavalieri imprimevano sulle loro
vesti. Molti storici pensano che ci sia stata, nel 1096, una pre-crociata fatta da persone molto
povere e guidata dal monaco eremita francese, Pietro l’Eremita, che suscitava l’entusiasmo delle
folle. Partirono disarmati, senza provviste e denaro dedicandosi al furto verso la via di
Costantinopoli. Questi popoli poi verranno decimati a Nicea dai Turchi. La prima crociata è detta
dei cavalieri poiché vi partecipano i nobili feudatari e principi tra cui Go redo di Buglione. Le
prime conquiste di questi cavalieri saranno in Asia Minore come le città di Antiochia, Nicea ed
Edessa. Nel 1099, in ne, i crociati conquistano Gerusalemme a cui segue il massacro della
popolazione ebraica e musulmana. I principi, capi della spedizione, una volta resisi conto di aver
creato un vero e proprio regno coincidente con l’asse di avanzata della crociata (composta da un
pezzo della Turchia attuale, Siria, Libano, Giordania, Israele e Palestina), decisero in massa di
insediarsi nei territori conquistati e di creare il Regno di Gerusalemme che verrà a dato a
Go redo di Buglione. Go redo però ri uterà l’incarico di re, in segno di umiltà, bensì accetterà il
titolo di Difensore del Santo Sepolcro. Il Regno è su base elettiva, il re dunque verrà scelto dal
Consiglio del re composto dai principi. Il Regno di Gerusalemme diverrà come una nuova via
commerciale con l’Europa (si crea un pezzo di Europa in Asia). In questa crociata, e nelle altre, si
rivela prezioso l’aiuto degli ordini monastici militari come quelli dei Templari (combattono gli
infedeli e proteggono i pellegrini e i pauperes, i poveri) e degli Ospitalieri (dedicato all’accoglienza
e all’assistenza dei pellegrini ). Alla notizia della vittoria dei cristiani, i musulmani sono indignati e
spingono i capi a riprendersi la Terra Santa occupata. Questo darà vita alle prossime crociate che,
al contrario della prima, avranno obbiettivi puramente difensivi, con motivazioni perlopiù
economiche e saranno fallimentari dal punto di vista militare.

Seconda crociata
guidata da Luigi VII, Corrado III e Ruggero II (1147-50)

La situazione infatti cambierà drasticamente nel 1144 con la caduta di Edessa, che era stata
conquistata nella prima crociata, ad opera del Sultano di Mosul e di Aleppo. A fronte di questo
evento il nuovo papa Eugenio III chiederà a Bernardo di Chiaravalle di predicare la seconda
crociata. Egli lo farà parlando non di “omicidio” ma di “malicidio” ➡ Quando si uccide un infedele
non si uccide la persona stessa ma il male che c’è dentro essa; quindi è un azione di bene contro
il male. La seconda crociata sarà guidata da Corrado II di Svevia, da Luigi VII di Francia e
Ruggero II di Normandia e si rivela fallimentare in quando perseguono obbiettivi diversi. Durante
questa crociata, ci sarà la riscossa dei musulmani con a capo Saladino che si rende indipendente
da Baghdad e creerà un proprio sultanato. Nel 1187, Saladino scon gge i Franchi con la battagli
di Hattin (attuale Israele) e tre mesi dopo riconquista Gerusalemme provocando una grandissima
mobilitazione in Occidente.
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Terza crociata
guidata da Federico Barbarossa, Riccardo Cuor di Leone e Filippo II (1189-92)

La terza crociata si conclude nel 1192 con risultati scarsi e senza la riconquista di Gerusalemme.
L’unico risultato è la creazione del Regno di Cipro.

Quarta crociata
bandita da Innocenzo III (1202-04)

Papa Innocenzo III indice una nuova crociata per due motivi: per riconquistare Gerusalemme e
per sanare lo Scisma d’Oriente (divisa in Chiesa cattolica e ortodossa nel 1054), riportando la
Chiesa orientale sotto quella di Roma. I crociati allora decidono di partire e si raduneranno nel
1202 a Venezia per raggiungere l’Oriente via mare, una volta ottenuto dal doge Enrico Dandolo il
trasporto gratuito per la Terra Santa in cambio però del loro aiuto per riconquistare Zara. Dopo
aver conquistato Zara, i crociati punteranno all’assedio di Costantinopoli che perseguiranno nel
1203: creano nel 1204 il Regno latino d’Oriente che durerà sino al 1261 in quanto sarà molto
debole politicamente in seguito alla spartizione in regni tra i vari feudi.

Quinta crociata
guidata dal re d’Ungheria (1217-21)

Fallimento militare

Sesta crociata
guidata da Federico II di Svevia (1228-29)

Nonostante avesse giurato di partecipare, Federico II aveva contribuito passivamente alla


crociata. Così nel 1228 fu scomunicato dal papa e per questo partì per la sesta crociata. Qui
stipulò un accordo di pace decennale con il sultano d’Egitto, nipote di Saladino, e verrà
incoronato re di Gerusalemme, incontrando ancora una volta l’opposizione del papa, che lo
scomunica nuovamente poiché non stava combattendo gli infedeli ma stava trattando. Il papa e
Federico II trovano un accordo con la pace di San Germano (1230)

Settima crociata
guidata da Luigi IX (1248-54)

Si rivela fallimentare e termina con la cattura del re, Luigi IX detto il Santo, e dell’esercito

Ottava crociata, guidata da Luigi IX (1270)

Termina con la morte, causata dalla peste, del sovrano. Con la sua morte terminerà anche l’idea
di Crociata. Le conseguenze delle crociate sono un insieme di spedizioni militari fallimentari, non
c’è nessuna riappaci cazione con la chiesa d’Oriente. L’unica svolta positiva è per le città
marinare che guadagnano privilegi in Oriente.

San Francesco d’Assisi (1182-1226)

Francesco nasce ad Assisi nel 1181, glio di Pietro Bernardone, un ricco mercante, e
Pica, una nobildonna. Trascorre la giovinezza viaggiando e sogna di diventare cavaliere
ma un dissidio interiore lo agita, nel 1206 decide di lasciare casa e volendo seguire il
Vangelo alla lettera rinuncia a tutti i beni terreni. Francesco muore ad Assisi nel 1226.
Francesco irrompe nel contesto spirituale del XII come personaggio innovativo e
scomodo. All’inizio del Duecento, sotto il ponte cato di Innocenzo III, Assisi combatte per
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avere l’autonomia comunale contro le mire espansionistiche della vicina Perugia. Inizia
allora la lotta tra le due città con nanti.
Nel 1209 Francesco si mette in cammino per Roma per incontrare il Papa

Giano della Bella

Principale esponente dei Della Bella, una delle più antiche famiglie nobili ghibelline della
città di Firenze, si era fatto guelfo e popolano per ragioni politiche. Egli divenne il
"paladino" dei ceti più popolari della città, capeggiando la rivolta contro i "magnati" del
1292. Divenuto priore riuscì a far emanare i cosiddetti Ordinamenti di Giustizia (promulgati
nel 1293) che rappresentarono la più importante riforma della Repubblica dai tempi
dell'abolizione del sistema consolare. Con questi provvedimenti i "Magnati" ovvero i nobili
di antica tradizione feudale e latifondista venivano esclusi dal governo della città in favore
del nascente ceto borghese, obbligando, tra le altre cose, per essere eleggibili alle
cariche politiche l'iscrizione a un'Arte. Il cosiddetto "popolo magro" composto dagli strati
più bassi e poveri della società (salariati, braccianti) era comunque ancora escluso, non
esistendo Arti che comprendessero le loro categorie. Bonifacio VIII mandò a Firenze Gian
di Celona, che avrebbe dovuto uccidere Giano, ma per paura del popolo si preferì evitare
il delitto. Venne però indetta una congiura che mettesse Giano contro il popolo stesso,
che riuscì a far crescere lo scontento attorno alla sua gura, tanto che fu scacciato di lì a
poco in giorni tumultuosi con sommosse di piazza e combattimenti.
Nel 1294 fu podestà di Pistoia e in seguito i suoi ordinamenti vennero revisionati nel 1295,
anche se di fatto rimasero in vigore. La speranza di poter rientrare presto in Firenze
dovette avere breve durata. I nemici riuscirono a isolarlo del tutto, facendo seguire alla
condanna a morte la scomunica (1295), e ottenendo - grazie alla mediazione di alcune
potenti compagnie bancarie orentine - l'intervento di Bonifacio VIII che in una bolla
solenne del 1296 minacciò di interdetto Firenze qualora avesse accolto entro le mura
Giano. A Giano non restò altro che prendere la via della Francia, là dove era vissuto in
gioventù e dove fu accolto con rispetto e con stima.

Basso Medioevo (XIV-XV):


La crisi del Trecento

Alla ne del XIII secolo abbiamo un periodo di crisi dovuto all arrestamento dell’espansione
demogra ca perché i contadini che sono insediati in terre marginali hanno dei raccolti sempre più
scarsi e in più si abbattono sul popolo carestie, epidemie e s’inasprisce il clima. In questo periodo
infatti scompaiono i villaggi (in Sardegna e in Sicilia ne scompaiono il 50%, in Germania il 40%).
L’epidemia del Trecento viene però ricordata per la Grande Peste, dal bacillo Yersinia Pestis (un
parassita del ratto), isolato solo nel 1894 dallo scienziato Alexandre Yersin (da qui deriva il nome
del bacillo). La peste veniva trasmessa dalle pulci dei ratti e la mortalità era tra il 60-100%. Il
focolaio della peste risale alle zone dell’Himalaya quindi tra l’India, la Cina e la Birmania. Nel 1331
è attestato in Cina, poi in Crimea, nel 1347 prima a Costantinopoli poi a Marsiglia, Messina,
Venezia nel 1348. Letterato italiano che narrerà della Peste è Boccaccio, de nendola una
“mortifera pestilenza”. La peste non è un avvenimento unico ma ha origine antica, è un male
decennale ovvero ricompare a intervalli di 9-12 anni. In Europa sarà una malattia endemica no al
XVII secolo. La classe colpita direttamente dalla Grande peste furono i poveri a causa della loro
alimentazione insu ciente e squilibrata e per le condizioni ambientali-igieniche insalubri (città
malsane, paludose con case prive di servizi igienici). Inoltre la medicina medievale non è pronta
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ad a rontare il morbo: da una parte c’è la teoria miasmatica, secondo cui l’aria sia intrisa da
esalazioni malsane; d’altra parte, secondo gli arabi, questa malattia faccia ricorso a in uenze
astrali. Poiché non c’erano cure alla malattia, esistevano delle misure preventive al morbo come
l’uso di purghe e salassi per estrarre umori e sangue dal corpo e dieta ferrea per non far dilatare i
pori. La collettività reagì alla peste con amuleti, talismani e anche con fenomeni di isterismo come
l’ordine dei agellanti (un ordine religioso dove gli aderenti si agellavano in segno di punizione).

La crisi del Trecento fu causata da:

-Guerre:
• 1358, rivolta contadina della Jacquerie in Francia;
• 1378, rivolta dei Ciompi a Firenze;
• 1381, rivolta dei contadini in Inghilterra; Guerra dei cent’anni tra Francia e Inghilterra
-Pestilenze e carestie
-Cambiamento climatico che portò al calo demogra co

I contadini in questo periodo si ribellano a causa della poca disposizione dei campi e della
pressione scale, della crisi delle manifatture urbane. La jacquerie, sono i contadini rivoltosi della
Francia che seguirono Jacques Bonhomme (soprannome di Guillame Charles). I signori
chiamavano “jacques” questi contadini proprio in segno di disprezzo verso il loro capo. Il
malcontento si presenterà anche in Inghilterra nel 1381 nel Kent e nell’Essex. I contadini marciano
su Londra e la occupano. Riccardo II accoglie le richieste dei rivoltosi: abolizione della servitù,
alleggerimento delle prestazioni e amnistia. In Italia, invece, nel 1378 abbiamo la rivolta dei Ciompi
ovvero operai subalterni dell’Arte della lana. Sono sfruttati dalle botteghe, pagati poco per
lavorare 18 ore al giorno nelle botteghe. Essi rappresentano 1/3 della manodopera orentina e
vorrebbero essere rappresentati politicamente. Questa secondo Machiavelli, Gucciardini sarà una
pagina oscura nella storia di Firenze in quanto il motore della rivolta fu la lotta tra guel e
ghibellini. Il capo ghibellino Salvestro de Medici si rivolge ai Ciompi che non potevano iscriversi
all’Arte della lana poiché subalterni però volevano essere rappresentati quindi occuparono
Palazzo dei Priori e ottennero la creazione di tre Arti: Farsettai, Tintori, Ciompi. I padroni delle
botteghe però reagiscono bloccando la produzione. La grande e la piccola borghesia si alleano
contro i Ciompi e il loro capo Michele di Lando. Una nuova rivolta cancellò tutte le conquiste dei
Ciompi che verranno imprigionati e giustiziati.

L’inquisizione e l’eresia dei catari e dei templari

-I catari iniziano ad arrivare in Europa all’inizio del XII secolo e non erano solo bulgari, la loro
dottrina era persiana. Erano quindi orientali. Loro sostengono di essere buoni e perfetti cristiani.
La chiesa visibile è la Chiesa del Male. Praticano l’astinenza a qualsiasi tipo di cosa che alimenti
la vita materiale: anche il cibo che fosse prodotto da qualsiasi tipo di riproduzione sessuale. I
primi vegani sono i catari.

-Nel XII secolo la Chiesa vive una profonda crisi spirituale. Il crescente potere del Papa, accostato
alla corruzione dei vescovi provoca la nascita di nuovi ordini religiosi che predicano la necessità di
un ritorno alla parola evangelica. Il gruppo più pericoloso è individuato dai catari. Si battono
contro l’opulenza e il morale del clero. Si di onde in Francia e in diverse zone d’Europa.
L’anatema contro i catari viene pronunciato nel 1179 durante il terzo concilio lateranense quando
Papa Alessandro III detta le regole per contrastare l’eresie. 1184 Papa Lucio III con il decreto
Adabolendam in cui dice che anche senza testimoni diretti si può essere accusati di eresia e
subire un processo. Spetta al vescovo o al prelato per andare a caccia degli eretici e processarli.
Nel frattempo i catari hanno sempre più seguaci nel sud della Francia sia nei ceti bassi sia
nell’aristocrazia. 1209 i crociati occupano Besier e sterminano tutti gli eretici e anche i fedeli
cristiani. Ma nel 1229 sono annientati. Nel 1231 con Gregorio VIII la procedura inquisitoria si
trasforma in un istituzione: Il tribunale della Santa Inquisizione. I giudici sono nominati dal papa
stesso che a da il compito a frati dominicani e francescani. Si apre la caccia agli eretici in tutta
Europa. Il problema è che nel XII secolo si capisce cosa sia veramente la ricchezza, non a caso
siamo negli anni d’oro, dunque si crea un forte dislivello tra il clero e i ceti più bassi. Con la
nascita delle città si creano nuovi impieghi e quindi anche nuovi ceti.
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-I templari, nel 1301, vengono accusati di eresia. Di fatto dopo le crociate i templari non servono
più ma anzi rappresentavano una minaccia di potere perché erano molto stimati e avevano
acquisito ricchezze e potere. Avevano incominciato ad organizzare una sorta di processo
bancario per cui trasportavano monete d’oro in tutto il Mediterraneo. Le prime logge massoniche
del mondo protestante del Seicento e Settecento prendono l’ordine del tempio come modello
poiché sono stati buoni cristiani condannati dal re di Francia, principale nemico d’Inghilterra e dal
Papa.

-Nel 1478 nasce il tribunale dell’Inquisizione organizzato però dalla corona di Spagna.
Nel 1469 Ferdinando II d’Aragona sposa Isabella di Castiglia, obbiettivo della corona è uni care le
diverse leggi, religioni ed etnie sotto il governo spagnolo. Nel ’78 con il motto un Re, una fede,
una legge i sovrani chiedono al Papa Sisto IV il permesso di fondare un tribunale dell’inquisizione.
Ex surge domine et iudica tam tua “Risorgi Dio e giudica la tua casa”. Questo è il motto per cui
sarà giudicato chi non professa la religione cattolica. L’attività del tribunale inizia nel 1492 con
l’espulsione degli ebrei dalla penisola iberica, la più grande etnia di Castilla e Aragona. Molti ebrei
per sfuggire alla persecuzione si convertono al cristianesimo ma devono pagare il 45% dei loro
beni. Altri cercano di imparentarsi con le famiglie della nobiltà cristiana spagnola. Quelli che non si
convertono sono espulsi e non possono portare via le loro ricchezze. L’attività poi continua nel
1501 con l’espulsione dei mori di fede musulmana e poi di quelli che favoriscono la riforma
luterana. Viene poi convocato il Concilio di Trento nel 1545 per contrastare l’ideologia di Lutero.

La battaglia di Azincurt (1413)

Le due principali monarchie europee si fronteggiano nella Guerra dei Cent’anni: la Francia e
l’Inghilterra. Le ostilità iniziano nel 1439 quando il re d’Inghilterra Edoardo III reclama il diritto alla
corona francese. Incoronato re d’Inghilterra nel 1413, il duca di Lancaster apre di nuovo lo scontro
col nemico francese. Per assicurarsi il trono Enrico V fa proprie le rivendicazioni dei suoi
predecessori plantageneti sula corona di Francia. Il governo reale francese le giudica impossibili
da soddisfare. La guerra dei 100 anni è una guerra di conquista.

1415 una otta, dopo una mal riuscita congiura contro Enrico v, imponente salpa dall’Inghilterra.
L’esercito di Enrico V sbarca in Normandia
1262: battaglia di Benevento, l’esercito guelfo comandato da Carlo d’angiiò e a rontato
dall’esercito del Regno di Napoli, ghibellino, di Manfredi. Manfredi ucciso, comparirà nel Paradiso
di Dante.

Manfredi di Svevia

Figlio di Federico II di Svevia e di Bianca Lancia, nipote di Costanza d'Altavilla che aveva sposato
Enrico VI, alla morte del padre (1250) fu reggente di Sicilia per il fratellastro Corrado IV allora in
Germania. Morto Corrado (1254), tentò di ottenere il riconoscimento del fanciullo Corradino e
della propria posizione da parte del papa; di fronte all'ostilità del ponte ce, si rifugiò a Lucera
dove si impadronì del tesoro degli Svevi e in una guerra di tre anni riconquistò contro il legato
ponti cio tutto il regno di Sicilia, facendosi incoronare re a Palermo (1258) dopo aver di uso ad
arte la voce della morte di Corradino. Riprese la politica degli Svevi in Italia e si inserì ovunque
nelle lotte delle fazioni cittadine, no alla vittoria di Montaperti (1260) che segnò il culmine della
sua potenza. Ma la Chiesa continuava ad essergli ostile (era stato scomunicato una prima volta
nel 1254, provvedimento poi ribadito da numerosi ponte ci), nché il papa Urbano IV o rì il regno
a Carlo I d'Angiò (1263), il quale ottenne l'aiuto dei banchieri toscani. Manfredi, abbandonato via
via dai suoi alleati, a rontò Carlo nella battaglia di Benevento (1266), dove fu scon tto e morì sul
campo. Il cadavere fu sepolto presso un ponte, poi fu fatto disseppellire e disperdere
dall'arcivescovo di Cosenza, su ordine di papa Clemente IV.
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Dante lo colloca tra i contumaci dell'Antipurgatorio e ne fa il protagonista del Canto III della II
Cantica. Dopo che Dante e Virgilio hanno incontrato le anime dei morti in contumacia sulla
spiaggia del Purgatorio, una di queste si fa avanti e chiede al poeta se lo abbia mai visto. Dante lo
osserva e lo descrive come un uomo bello, biondo e di aspetto nobile, con un ciglio diviso in due
da una ferita. Dopo che Dante ha negato di conoscerlo, il penitente mostra una piaga sul suo
petto e si presenta come Manfredi, nipote dell'imperatrice Costanza d'Altavilla; prega Dante di
riferire la verità sul suo destino alla glia Costanza, una volta tornato sulla Terra. Manfredi
racconta che dopo essere stato colpito a morte nella battaglia di Benevento, si pentì dei suoi
orribili peccati e chiese perdono a Dio, che gli concesse per questo la salvezza: se il vescovo di
Cosenza, spinto da papa Clemente IV a dargli la caccia, si fosse reso conto di questo, il suo
corpo sarebbe ancora sotto il mucchio di pietre presso il ponte dove fu sepolto, invece di essere
stato disseppellito e trasportato a lume spento lungo il ume Liri. È pur vero che chi muore dopo
essere stato scomunicato dalla Chiesa, anche se si è pentito, deve attendere nell'Antipurgatorio
un tempo trenta volte superiore a quello trascorso in vita in contumacia, a meno che i vivi non gli
abbrevino questa attesa con le preghiere. Manfredi prega allora Dante di dire tutto questo alla
glia Costanza, perché la fanciulla sappia che lui non è dannato e preghi per la sua anima.
Dante, attraverso la gura di Manfredi, mostra con un esempio clamoroso e inatteso come la
giustizia divina segua vie imperscrutabili e possa concedere la salvezza anche a un personaggio
«scandaloso» come il re siciliano, morto di morte violenta dopo essere stato scomunicato e
colpito da una violenta campagna di amatoria della pubblicistica guelfa. Il suo caso si collega a
quello, altrettanto sorprendente, di Catone l'Uticense custode del Purgatorio, nonché alla salvezza
del poeta pagano Stazio e dell'imperatore Traiano che Dante incontrerà tra i beati del Paradiso.
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