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Lezioni di storia medioevale

Lezione 1 (pag 21-25, 35-46, 75-79)


Il fenomeno dell’Ibridazione
Periodizzazione: V-XV secolo, operazione concettuale indispensabile per delimitare approssimativamente la
storia, segmentandola.
Il concetto di Medioevo (epoca di mezzo) nasce in un contesto negativo, di polemica: viene criticato nel
1400 dagli Umanisti come Leon Battista Alberti, Flavio Biondo e Leonardo Bruni, che ne danno un giudizio
pesantemente negativo poiché convinti che il modello perfetto di civiltà sia quello classico.Fra il mondo
classico e il ‘400 troviamo un’epoca vuota di contenuto, un periodo solo di passaggio, appunto il Medioevo.
Con il passare dei secoli è stato ridefinito, ma sempre con giudizio negativo: i pensatori della riforma
protestante (Lutero) criticano il Medioevo non più in chiave culturale bensì in chiave religiosa: epoca in cui
il messaggio di Cristo è stato storpiato, tradito, strumentalizzato dalla chiesa cattolica (forma di religiosità
distorta). Si pensava che il papato mirasse solo al potere e ad arricchirsi, rifiutando i valori del
Cristianesimo, parliamo dunque di una religiosità strumentale.
Nel ‘700 la cultura illuministica critica il medioevo: il secolo in cui una fede religiosa ignorante ha offuscato i
lumi della ragione (epoca dell’oscurantismo).
Nell'800 si ha una rivalutazione del medioevo come periodo in cui si esprime l’emotività, i sentimenti e in
cui nascono le identità nazionali. Nonostante sia un pregiudizio positivo, si sbagliava ad associare valori del
passato al presente. Sempre nell’‘800 il medioevo viene analizzato in chiave economica come modo di
produzione feudale da Marx.
Il medioevo è l'epoca successiva alla fine dell’Impero Romano d’occidente, perciò per comprenderlo è
necessario analizzare l’eredità di Roma: l'impero romano era un grande impero mediterraneo che
comprendeva sia i paesi latino germanici (occidentali) sia i paesi della sponda meridionale del
Mediterraneo.
Elementi caratterizzanti l’ impero romano:

• Vastità: l’impero romano come compagine politica di dimensione continentale, l’Impero Romano
può essere definito come continente liquido, termine coniato da Fernand Brandel, che sta ad
indicare che ciò che unifica i territori dell'Impero è che si affacciano sul mediterraneo.
• Grande stato: l'Impero romano caratterizzato da una struttura amministrativa vastissima e molto
capillare. Gestione amministrativa resa possibile dalla fiscalità che coinvolge le risorse verso
l'amministrazione centrale → per amministrare un territorio del genere è necessario avere
funzionari abili..
• Gigantesco esercito: per difendere un enorme impero è necessario uno sforzo bellico colossale che
bisogna mantenere con il fisco.
• Città: nonostante le lunghe distanze, i centri urbani come Alessandria e Antiopia risultano simili ai
resti delle città romane in Francia settentrionale, Inghilterra e Germania, poiché condividono
elementi comuni (costumi sociali) come il foro, le terme, il teatro, l’anfiteatro. Il mondo romano è
incentrato sulle città e sui centri urbani.

III sec: crisi economica e demografica, l’impero rischia di implodere poiché i confini rimangono gli stessi e
pure le necessità dell’esercito, il problema è fronteggiarle in quanto mancano uomini. Per affrontare questa
situazione vengono in aiuto gli immigrati (termine di Alessandro Barbaro): barbari, invasori; sono
popolazioni che vivevano fuori dall’impero (Europa centro settentrionale e orientale) sono Franchi,
Burgundi, Sassoni, Goti e Vandali. queste popolazioni che prendono l’appellativo di ‘barbaro’ venivano
viste in maniera negativa dai greci, quasi come esseri inferiori in quanto non parlavano la lingua greca e non
provenivano da quel territorio.
Crisi demografica -> relazione con popoli esterni necessaria -> invasioni barbariche
Passo di Tacito: intellettuale romano vissuto alla fine del primo secolo dopo Cristo.
Mette in evidenza le differenze fra:
1. Germani:
• Non abitano in città
• Decisioni prese dal basso, insieme
• Contano solo le armi, quando non sono in guerra cacciano
2. Romani:
• Mondo incentrato sulle città
• Decisioni prese dall’alto, le prende l’imperatore
• Vita politica, sociale, culto del cittadino

I barbari migrano verso occidente, spinti dalla minaccia degli Unni (popolo di stirpe asiatica) che si espande,
occupando le sedi di altri popoli che vivevano nei territori circostanti, causando un processo a catena di
spostamenti fino ad ambire al Limes, confine reno-danubiano, tratto di territorio che va dalla foce del Reno
fino alle Alpi, poi segue a grosso modo il corso del Danubio fino ad arrivare al mar Nero.
Foedus: accordo politico per cui si consente ai popoli barbari di vivere all'interno dell'impero, in cambio si
chiedono uomini per l'esercito. Non sempre però questi trattati vanno bene, è il caso di Adrianopoli
(attuale Edirne), nel 389 i Goti sconfiggono l'impero e entrano con la forza. Col passare del tempo i popoli si
fanno spazio all'interno di tutto l’Impero. Allo stesso tempo i soldati germanici fanno carriera nell'esercito,
un esempio famoso è quello di Stilicone, generale romano (359-408 d.C.) appartenente al popolo dei
Vandali. Dittico di Stilicone: usa l'arte per celebrare se stesso, concetto proprio della cultura romana, è
vestito come i romani (con la clamide) però porta lo scudo con l'umbone e la lancia.
Fenomeno di ibridazione.
V sec: il tentativo di inglobare i popoli non funziona più, l'equilibrio si rompe. È il caso dei Visigoti che
guidati da Alarico vengono in Italia e saccheggiano Roma (419 d.C) alla ricerca di un accordo vantaggioso,
riescono nel loro intento e si insediano nella Gallia del sud.
• 455: i vandali saccheggiano Roma
• 476: Odoacre (capo militare romano) decide di deporre l’imperatore Romolo Augustolo. Odoacre si
limita ad essere il capo del suo popolo e controllare l’Italia e invia le insegne militari all’imperatore
d’Oriente.
Alla fine del IV sec l'Impero aveva due imperatori:
Impero d’Oriente

• Impatto dell’immigrazione meno pesante


• Terre più ricche e profondamente romanizzate
• Odoacre riconosce l’imperatore d’Oriente

Impero d’Occidente

• Da vasto impero a mosaico di regni, i capi degli altri popoli diventano vere e proprie autorità
politiche. Nascono così dei piccoli regni: in Gallia, regno dei franchi, in Borgogna i burgundi, in
Spagna i visigoti; i vandali si stanzieranno nell’Africa settentrionale fra Algeria e Tunisia e mettono
sotto controllo anche la Sardegna, Angli e Sassoni occupano la Gran Bretagna.

Regno: si ha un grande cambiamento perché, dove prima c’era un grande impero, adesso troviamo tanti
regni. Dominazione politica che sul piano dell'amministrazione è incredibilmente rudimentale, non hanno
gli strumenti per poter governare, hanno assimilato qualcosa dai romani, ma non sanno come far andare
avanti il fisco e in generale le finanze.
Una traumatica semplificazione della vita sociale sommata all’ ibridazione tra mondo romano e popoli
germanici, due popolazioni antitetiche fanno sì che inizi il medioevo con i regni romano barbarici. Un altro
elemento si inserisce nell’ibridazione tra identità diverse: quello religioso, (diversità estreme che si
fondono, anche attraverso conflitti).

Lezione 2 (pag 25-32, 90-93, 157)

Il Cristianesimo

Il Cristianesimo nasce in territorio romano, in Giudea. Solitamente i romani tendevano ad integrare nuove
culture religiose, inglobavano quindi gli dei delle popolazioni conquistate, poiché “Ad un mistero così
grande non si può arrivare da una strada sola”. Si tratta dell’idea tipica delle culture pagane per cui ci sono
tante divinità. Cristo nasce in un contesto ebraico e per un romano è inconcepibile l’idea del monoteismo,
pensare a un Dio che non si può vedere. Sul piano teorico sono due realtà religiose incompatibili che col
tempo riusciranno comunque ad intrecciarsi. Il Cristianesimo si diffonde in tutto l’impero e col tempo
verranno fatte delle persecuzioni in nome di questa estraneità. Tuttavia la religione riuscirà a diffondersi.

313: Editto di Costantino, di Milano: Costantino rende il cristianesimo uno dei culti ammessi. 27 febbraio
380: Editto di Teodosio, di Tessalonica: strumento essenziale dell’Impero in crisi che sente il bisogno di una
base ideologica forte, anche come Cunctos populos, venne emesso dagli imperatori Graziano, Teodosio I e
Valentiniano II. Era necessaria introdurre elementi di appartenenza che consolidassero la compagine
politica. Il cristianesimo diviene l'unica religione ammessa. Cristianesimo imperiale: imperatore custode
dell'ortodossia. (Ortodossia: conformità ai principi di una religione).

Chi non segue i canoni del cristianesimo viene considerato un eretico (eresia, dal greco, scelta).
L’imperatore diventa quindi custode dell’ortodossia, ma è anche la religione cristiana a “imperializzarsi”
perché si intrinseca con quella che era stata la filosofia del mondo latino. Il cristianesimo si imperializza e
l’impero si cristianizza, in quanto la religione cristiana subì comunque degli effetti profondi per la
commistione dell’impero. Effetti che saranno visibili col passare del tempo: innanzitutto sappiamo che il
cristianesimo era nato nel contesto ebraico e col tempo si era diffuso nelle varie comunità, ebraiche e non.
Inizia ad intrecciarsi sia con le strutture imperiali che culturali, i concetti filosofici entrano in contatto con la
religione. Essendo il Cristianesimo la base ideologica, deve essere ben definito, si vuole quindi definire i
termini concettuali (dogmi) di questa nuova fede. I dogmi vengono definiti attraverso i concili: grandi
assemblee dei capi delle comunità cristiane.

325: Concilio di Nicea: in questo concilio viene definito il dogma trinitario: Dio è uno ma è allo stesso
tempo tre persone (ipostasi), queste tre persone sono tutte allo stesso modo Dio, hanno la medesima
sostanza.

Quando si definisce un dogma, vengono fuori gli eretici: a questa dottrina si contrappone quella degli
Ariani, prendono il nome da Ario, prete di Alessandria d'Egitto, che intorno al 320 diffuse una dottrina
trinitaria, secondo la quale Cristo non sarebbe Figlio di Dio in senso proprio, come voleva la tradizione, ma
soltanto la più eccellente delle sue creature, definita Figlio solo in senso accomodato, diversa dal Padre per
natura e radicalmente a lui inferiore per autorità e dignità. Questa dottrina venne subito condannata come
eretica.

Si pone quindi il problema di definire la natura di Cristo, uomo o Dio?

• 431: Concilio di Efeso → Cristo è una persona sola che ha due nature: Dio e uomo.
• 451: Concilio di Calcedonia → attribuiva al Cristo due nature unite, inconfuse, inconvertibili,
inseparabili; si apriva così un contrasto insanabile tra le comunità monofisite di Egitto, Siria e
Armenia, e la Chiesa di Roma e Costantinopoli.

Cristianesimo anatolico: i vari concili si erano tenuti tutti in Anatolia: Efeso,


Calcedonia.

Un’ altra dottrina che si sviluppa in questo periodo è quella dei Nestoriani: si riassume nella confessione di
due nature di Cristo, la divina e la umana, e dunque, due persone in lui. Quello sulla croce era la persona
umana, sarebbe assurdo pensare che Maria (donna), abbia partorito Dio. Questa dottrina si pone all’
opposto di quella monofisita, che sottolinea invece l'unità delle nature in varie definizioni (mono + physis =
una sola natura). Dicevano inoltre che tutto ciò che era umano era in realtà soltanto un’illusione.

Struttura della Chiesa:

Il cristianesimo va definendosi sul piano teologico e sulla dottrina:

1. Tendenza a una struttura gerarchica


2. Ripresa dalla civiltà romana

Episkopoi: parola greca per definire gli ispettori ateniesi delle città, prende il significato di vescovo.
Sarebbero dei sorveglianti a capo delle singole comunità. Patriarcati: comunità cristiane più antiche,
“madri” delle altre diocesi, i patriarcati cristiani sono cinque: Roma, Costantinopoli, Gerusalemme,
Antiochia (dove la prima comunità cristiana prese questo nome), e Alessandria d’Egitto.

In questo periodo i vescovi hanno grande importanza, in quanto persone autorevoli e degne con una
formazione mirata al governo degli uomini. Ha particolare importanza il vescovo di Roma: speciale dignità
ma non è al vertice di una gerarchia, fa da interfaccia con la struttura imperiale.
Un’ esempio dell’imperalizzazione della cristianità e della cristianizzazione dell’impero la troviamo in
Sant’Ambrogio: vescovo di Milano, veniva dalla Germania e dopo aver avuto una grande formazione
culturale, da uomo in carriera divenne capo della chiesa di Milano: i ceti dirigenti dell’impero romano
iniziavano a vedere la carriera ecclesiastica come una possibile carriera, quando l’impero cade i funzionari
vedono come unica carriera quella ecclesiastica.

Il cristianesimo si diffuse anche presso i germani, grazia alla figura di Ulfila: vescovo che convertì al
cristianesimo ariano i Goti. I germani vengono cristianizzati da missionari ariani e la maggior parte di loro si
converte all’arianesimo. Non erano interessati alla religione, cercavano solo un’identità differente da quella
dei latini. Coesistevano quindi due forme di Cristianesimo. (Es: A Ravenna, si è conservato il battistero degli
Ariani e quello degli Ortodossi).

Inoltre la convivenza tra questi dipendeva dalla zona. Nel regno dei Vandali (Africa settentrionale) gli
Ortodossi vengono perseguitati, da qui il cattivo significato della parola vandalo, come selvaggio
distruttore. I vandali usavano come luogo d'esilio, per il clero miceno, la Sardegna.

Col passare del tempo i vari regni ariani diventano cattolici (es. i Visigoti), il regno dei Franchi passa dal
paganesimo al Cristianesimo niceno. Il ruolo del vescovo ha un peso enorme poiché con la caduta
dell’impero romano si distruggono tutte le strutture: non troviamo più il prefetto, il tribunale, manca
proprio la macchina organizzativa, l’unico elemento che rimane è la struttura della Chiesa (costituita
vescovi colti di origine latina). I re germanici decidono allora di collaborare perché gli strumenti che
possiedono i vescovi romani, non se li possono permettere. (ricordiamo che non possedevano funzionari
dato che avevano una forma di governo rudimentale).

Il cristianesimo passa quindi dall’essere visto come “eroico” in quanto la religione cristiana era
perseguitata, a diventare la normalità, in quanto religione di stato, nasce così il monachesimo: monaco è
colui che sceglie di separarsi dal mondo alla ricerca di una vita religiosa più rigorosa ed esigente. Nascono
delle esperienze estreme del cristianesimo: gli Eremiti (emblema dell’ eremitismo è sant’Antonio, un
giovane egiziano che nel terzo secolo decide di vivere in solitudine nel deserto); gli Stilitti: coloro che
scelgono di vivere in isolamento sopra una colonna. Nel IV secolo nasce un’ altra forma di monachesimo:
quello cenobitico, forma di vita monastica caratterizzata dalla vita in comune, con la condivisione del
tempo del lavoro, della preghiera e della liturgia, e solitamente anche dei pasti, in quanto non si può essere
cristiani da soli. Come si può perdonare e amare il prossimo? I fondatori di quest’idea sono Pacomio e
Basilio.

Dopo circa un secolo il monachesimo si sviluppò anche in Occidente, con Benedetto da Norcia: nasce a
Norcia, in Umbria da una famiglia ricca e nobile, per un periodo visse come eremita ma poi fondò un
monastero a Montecassino, nel sud del Lazio. Qui scrisse la Regola che presto venne adottata in molti altri
monasteri. Secondo la Regola, a capo del monastero c’è l’abate. L’abate viene eletto dai monaci stessi e
resta in carica tutta la vita. San Benedetto raccomandava ai monaci di seguire sempre le indicazioni
dell’abate, dato che era “colui che in monastero fa le veci di Cristo”.
Cenobio: comunità di religiosi, monastero.

L’obiettivo della Regola era quello di indirizzare i ruoli e i momenti della comunità, perciò la vita del monaco
deve essere inquadrata in maniera talmente rigida da avere sempre qualcosa da fare poiché altrimenti la
mente divaga e le tentazioni e l’ozio finiscono per rovinarlo. Si concentravano facendo preghiere e
lavorando; fra i lavori manuali c’è anche la scrittura non per una propria cultura ma come preghiera; il
lavoro aveva molteplici funzioni come oltre a tenersi occupati, fare penitenza, diventare umili.

Lezione 3 (pag 47-56, 89-94)

Regni romano-barbarici

È importante ricordare che l’artefice del crollo dell’Impero Romano d’Occidente fu Odoacre, aveva scelto di
non essere riconosciuto come imperatore ma di accontentarsi di un dominio nei popoli in Italia. Capo
militare germanico che però non regnò a lungo, in quanto in Italia si stanzio un’altra popolazione, quella
degli Ostrogoti: insieme di tribù vicine ai Visigoti come caratteristiche. Gli ostrogoti erano ariani,
mantennero un buon rapporto con la gerarchia della chiesa cattolica, ma non si convertirono.

Nasce quindi il regno di Teodorico (493-526), arrivato per incarico dell’imperatore d’Oriente Zenone,
perché Zenone si rende conto che l’impero d’Occidente è un territorio ormai diviso è può risultare
fruttuoso far si che popolazioni germaniche amiche si insedino. Teodorico aveva vissuto alla corte di
Costantinopoli e ne aveva assimilato la cultura. Pur essendo germanico guarda alla cultura latina e diventa
un leader germanico, che comanda in Italia su un popolo latino. Durante il regno di Teodorico ci furono due
grandi personalità da ricordare: Boezio e Cassiodoro, poeti, scrittori e filosofi. Boezio fece anche parte del
Senato, che Teodorico decise di conservare senza lasciargli però nessun potere, ma solo come simbolo di
romanità.

Il suo regno è caratterizzato da un elemento ibrido/misto. A questo proposito, il rapporto fra la popolazione
germanica e quella romana era complesso. Si tratta di una vera e propria coesistenza della popolazione
germanica, numericamente inferiore ma politicamente dominante, a differenza della parte romana che era
numericamente maggioritaria ma politicamente sottomessa. Decide di instaurare un rapporto pacifico con i
vescovi romani niceni, infatti alla sua corte troviamo figure ecclesiastiche provenienti dal mondo latino.
Addirittura mantiene il senato di Roma, non con funzione politica, bensì cerimoniale. Nonostante ciò non
farà mai il passo di convertire sé e il suo popolo alla dottrina cristiana per un fatto di distinzione religiosa,
avere un rapporto pacifico con la Chiesa gli serviva semplicemente per governare con maggiore efficacia.
Visigoti in Spagna (507-711)

I Visigoti erano inizialmente stanziati nella Gallia meridionale, ma si spostarono poi in Spagna. Potremmo
definirli in una situazione simile a quella italiana in quanto anche loro sono un regno ariano in un territorio
mediterraneo profondamente romanizzato, inoltre anche loro cercano una coesistenza con la gerarchia
cattolica. Perciò i re visigoti introducono delle leggi per la popolazione latina, ossia le antiche consuetudini
dei popoli romani applicate una volta conquistato il territorio: la lex romana visigotorum.

Oltre all'introduzione delle leggi latine, i Visigoti fanno un passo ulteriore con la conversione al
Cattolicesimo con il re Caredo nel 587. Uno dei grandi intelletuali delle origini del cattolicesimo in Spagna
sarà il vescovo di Siviglia Isidoro. Dunque sia il popolo che il re sono stati convertiti -> Regno Visigoto
diventa cattolico, processo di assimilazione.

In Oriente regna su Costantinopoli un grande sovrano: Giustiniano (527-565) noto per due motivi: grande
legislatore e grande conquistatore; Procopio di Cesarea, funzionario di Giustiniano ci ha lasciato molte
informazioni su Giustiniano, scrisse la “Storia delle Guerre” (lungo trattato diviso per le guerre combattute
da Giustiniano) e gli Aneddota inediti, detti anche Storia segreta (opera in cui descrive gli aspetti deteriori
del regno di Giustiniano).

Giustiniano aveva l’intenzione di portare avanti un riassetto dell’impero romano. Era un uomo assetato di
potere, condizionato da sua moglie. Decise di ricapitolare tutte le leggi della legislazione romana: Roma
aveva una straordinaria tradizione di cultura giuridica che però si era sedimentata senza un nucleo, un
codice o un corpo. Giustiniano interviene facendo redigere il Corpus Iuris Civilis. Esso si presenta composto
da 4 parti: il Codice, il Digesto, le Istituzioni e le Novelle.

• Codex: parte centrale, testo in cui si trovano tutte le leggi degli imperatori precedenti a Giustiniano
che Giustiniano ordina essere ancora vigenti.
• Novellae: leggi introdotte da Giustiniano
• Institutiones: manuale di diritto, concetti base
• Digesta: raccolta di estratti dei trattati dei giuristi

Ogni elemento fuori dal corpus viene abrogato. L’ autorità dell’ imperatore può controllare interamente
tutta la sfera del diritto. Evidente dislivello fra popoli barbari come Visigoti o Germani e romani, in quanto i
primi al massimo governano il loro popolo, i secondi invece, hanno gli strumenti per intraprendere una
vasta opera legislativa.
Agli inizi degli anni ’30 (533-534) Giustiniano inizia un grande progetto di riconquista dell'Occidente,
comincia partendo dall’Africa perché le coste africane erano un territorio molto florido e romanizzato. Lo
spazio marittimo e la flotta hanno un ruolo fondamentale. Giustiniano e i suoi generali, in particolare
Belisario, cominciano la loro riconquista dall’ Africa, nel regno dei Vandali: questo regno non era riuscito a
stabilire un buon rapporto con la gerarchia cristiana locale.

Molto più problematico per Giustiniano fu la riconquista dell’ Italia (535) con la guerra greco-gotica
(combattuta dall’ imperatore di Bisanzio, greci, contro goti). Questa guerra durerà 18 anni, inizierà da
Siracusa per risalire. Gli Ostrogoti oppongono una strenua resistenza, in particolare ci sarà un re, detto
Totila, che riuscirà per molti anni a opporre resistenza alle conquiste di Giustiniano. La conquista dell’ Italia
si compirà solo nel 553, con la fine del regno ostrogoto.
Giustiniano riesce nel 554 a impostare una nuova campagna militare in Spagna. L’estensione dell'Impero
con Giustiniano ha recuperato la sua dimensione mediterranea. Queste numerose campagne portarono
però a costi gravissimi: tutte le forze dell’ impero erano orientate a queste conquiste. Dopo il 565 l’ impero
d’Oriente conosce gravi difficoltà dovute agli sforzi di conquista.

Ciò porterà l’Impero a diventare a sua volta vulnerabile, specialmente in territorio balcanico, anche perché
continuavano le migrazioni da parte dei popoli di stirpe asiatica che si spingevano verso i Balcani, fino a
mettere a repentaglio la sicurezza di Costantinopoli.

Intanto in questo periodo c’è una migrazione anche da parte degli Slavi: avvenuto attraverso la diffusione di
questi popoli provenienti dall’area dell’attuale Ucraina in tutta la penisola balcanica. La penisola balcanica
quindi, territorio profondamento romanizzato e cristianizzato, perde la sua componente latina a favore di
una componente slava e pagana.

Deromanizzazione: disfacimento del tessuto sociale e organizzativo, tipico dell’età romana. Nell’ impero
d’Oriente ma soprattutto nei Balcani, avviene un processo di deurbanizzazione, perdita e caduta del tessuto
urbano, decadenza e crollo della popolazione.

Tutti questi fattori hanno ripercussioni in Italia che diventa spaventosamente spopolata: epidemie di peste,
passaggio degli eserciti, guerra lunga 18 anni. Si ha un’economia rudimentale, si perdono le conoscenze
tecniche e mancano gli abitanti, si parla proprio di regresso. Nelle città la popolazione è distribuita in
maniera non omogenea (popolazione solo in certi punti, sicuramente più abitabili).

Le conquiste di Giustiniano non sono però durature, poiché nell’ anno 568, passando le alpi orientali (Friuli)
si stanzia in Italia una nuova popolazione di germani: i Longobardi; pur trattandosi di una popolazione
ridotta dal punto di vista numerico (200.000 persone) riescono a occupare una parte consistente dell’Italia.
I longobardi riescono a insediarsi in varie parti del territorio. Riescono a stanziarsi in zone come l’Emilia
Romagna o la Campania.
È un insediamento non omogeneo: primo
momento in cui la storia d’Italia si trova ad essere
politicamente divisa, e rimarrà tale per un
millennio, fino all’Unità d’Italia. I longobardi
avevano avuto pochissimi contanti con la
romanità, perciò erano rimasti molto legati alla
cultura germana.

Anche dal punto di vista religioso si allontanano dall’Italia: nonostante si fossero convertiti al Cristianesimo
ariano, continuavano a praticare riti pagani. Ciò faceva si che i longobardi non avessero scrupoli nel
saccheggiare le chiese cristiane. Dal punto di vista politico i longobardi costituiscono qualcosa di simile a un
regno, con sede a Pavia.

Il ducato di Spoleto e il ducato di Benevento sono separati dal ducato di Pavia, perciò sono parzialmente
indipendenti. Il regno di Pavia era, dal punto di vista organizzativo, estremamente debole, anzi la figura del
re era, in molti casi, costretta a negoziare il proprio potere con i grandi esponenti delle famiglie longobarde,
i duchi (capi tribù, figure imminenti del mondo longobardo). Il regno longobardo è una sorta di
confederazione di ducati: il re è superiore ai duchi ma i duchi hanno il potere effettivo. Nel 574 il re muore
senza lasciare successori: ritornerà un re nel 584, ciò perché non era necessario in quanto i popoli
germanici non hanno un principio monarchico.

L’Italia è quindi divisa fra regno longobardo e impero bizantino: in particolare rimangono all’Impero
bizantino le aree portuali e le isole, in quanto i longobardi non avevano una flotta navale che potesse
aiutarli nella conquista di questi territori. Rimane sotto il controllo dell’Impero Roma (è importante
ricordare la figura del vescovo) dal 590 al 604 si ha come vescovo Gregorio Magno, figura importante
perché ha impostato un progetto di rievangelizzazione, intende la propria funzione non solo come ministro
della comunità di Roma, ma mira a portare il cristianesimo in tutto il mondo, nasce l’ idea che il vescovo di
Roma sia più importante degli altri) la Pentacoli (territorio fra Marche e Romagna) e la zona di Ravenna,
detta esarcato: dopo la conquista dell’Italia da parte dei Longobardi, l’Impero di Bisanzio decide di istituire
a Ravenna una nuova magistratura che prende il nome di esarca (controllore dei territori esterni) ha
autorità sia civile che militare. Raffinata struttura di controllo periferico.

Lettera di San Gregorio Magno a S. Agostino di Canterbury (fine VI secolo):

“I templi pagani non dovranno essere demoliti, ma saranno distrutti solo gli idoli che vi albergano. Benedite
l’acqua, spargetela su quei templi, costruite altari e riponetevi le reliquie. Se i templi sono ben costruiti, è
infatti essenziale trasformarli da luoghi di culto dei demoni in luoghi di devozione al vero Dio, di modo che,
quando la popolazione vedrà che i suoi templi non sono distrutti, deporrà l’errore dal proprio cuore e
accorrerà per conoscere e adorare il vero Dio nei luoghi che le sono familiari. Non devono più sacrificare
animali al diavolo. Li uccidano invece in lode a Dio per nutrirsene e ringrazino Lui, donatore di tutte le cose,
per essere stati saziati, affinché, nel momento in cui vengono ad essi riservati alcuni piaceri materiali, essi
siano più disponibili verso la gioia interiore. Non c’è infatti dubbio che non è possibile strappare dalle loro
dure menti in una sola volta tutti gli errori, giacché non può portarsi in alto d’un solo balzo colui che si sforza
di salire il monte…”
Rimangono sotto l’Impero anche le coste campane (Napoli e dintorni) e la laguna veneta, che era stata
abitata dalle popolazioni dell’entroterra veneto durante le invasioni da parte dei barbari: è la nascita di
Venezia, un agglomerato di popolazione che vive nella laguna e riconosce l’autorità dell’imperatore
bizantino.

Lezione 4 (pag 56-60, 61-67, 95-97, 111-116,122)

L’ impero bizantino

L’Impero comprendeva i seguenti territori: i Balcani, coste della Cirenaica, l'Egitto, tutta la costa della Siria e
l'Anatolia. Questi territori hanno determinate caratteristiche:

• Territorio più ricco rispetto a quello Occidentale e che vive in modo più leggero la crisi nata dalle
invasioni barbariche;
• Si smette di utilizzare il latino e si da più importanza al greco;
• Area di confine con l'impero persiano, grande soggetto politico antico regnata dalla dinastia dei
Sassanidi. Eraclio (610-641), è uno dei successori di Giustiniano, noto come grande guerriero, che si
trova ad affrontare l’attacco dell’imperatore persiano, mettendo a repentaglio anche
Costantinopoli;
• Eraclio riesce a uscirne vincitore che approfitta di questo risultato per creare una Politica di
centralizzazione accentuando il carisma del basileus: figura di carisma del sovrano al di sopra di
tutte le gerarchie locali e amministrative. Con Eraclio l’ imperatore assume un’ autorità sacrale,
come custode dell’ortodossia. Elemento religioso come senso di appartenenza;
• Realtà politicamente vasta ma religiosamente composita: esiste il cristianesimo ortodosso, ma
esistono anche rilevanti minoranze religiose: monofisiti e nestoriani, in Egitto e in Siria esistevano
comunità monofisite molto importanti che cercano la conciliazione con il resto del cristianesimo: lo
trovano nella formula teologica del monoteismo (dottrina teologica che tenta di sanare le
spaccature nate ai tempi dei concili, affermando che in Cristo ci sono due nature: umana e divina,
ma c’è una sola volontà). Questo tentativo di riconciliazione crea però problemi con l’Occidente che
non accetta il monoteismo, reputandolo come dottrina eretica.
• Ciò porta a un processo di allontanamento dall’Occidente

Nascita dell’Islam

• Territorio della penisola arabica, zona sfavorita dal punto di vista climatico ma estremamente
agevolata dal punto di vista commerciale: tutto ciò che arriva dall’Oriente passa per la città di
Alessandria.
• Territorio senza unità politica, non esiste uno Stato bensì una galassia di tribù (società organizzata
in forma tribale) dedite al commercio , allevamento e alla razzia. Inoltre in determinati territori
c’era solo il deserto, altre parti erano molto più abitate e fertili.
• Sul piano religioso, la maggior parte delle tribù erano pagane, ma erano presenti tribù ebree e
cristiane.
• La fede prevalente, quella pagana, era fatta di tanti usi diversi, accomunati dal culto della pietra
nera sacra, la Ka Ba, presente a La Mecca venerata come oggetto sacro, città venerata come città
santuario, in cui tutte le tribù si trovavano per condividere un culto.
Maometto nasce intorno al 560 (poco dopo la morte di
Giustiniano), passa gli anni della giovinezza spostandosi in
Egitto, in Siria. Lui è esponente di una famiglia tribale molto
importante della Mecca, in quanto erano i guardiani della
Ka ba: la tribù dei Quraysh. Sposa una vedova molto ricca
che lo farà tornare ad avere una sorta di prestigio sociale.
Nel 610 Maometto ha una manifestazione divina dove
l’arcangelo Gabriele gli rivela che i culti professati fin’ora
erano falsi e gli parla dell’esistenza di un solo Dio e che lui
stesso è il Profeta dell’unico Dio (Allah), la religione è un
monoteismo vagamente assimilabile a quello giudaico
(fede ebraica).

In questa città nasce Mohammed, Maometto ritiene di essere l’ultimo dei profeti (Mosè, Abramo, Gesù) e
che con lui, in quanto ultimo, ci sarà il compimento della rivelazione divina. I fedeli di questa nuova fede si
chiameranno Musulmani: Dio sovrano di tutte le cose, tutto sottomesso a Dio. Le parole Islam e
Musulmano derivano dalla stessa parola: SLM che significa sottomissione.
Dopo pochi mesi Maometto inizia ad essere perseguitato, poiché la nuova fede rompeva tutti gli usi delle
precedenti fedi pagane, specialmente la Mecca, dove viveva. Nel 622 si ha l’Egira (esodo da La Mecca a
Medina, dove può professare la sua fede). Questo è un periodo storico talmente importante che nel
mondo islamico, da questo avvenimento in poi si avrà una data di partenza.Dopo qualche anno, siamo
intorno al 629/630, Maometto riesce a convertire tutte le comunità pagane de La Mecca e di Medina e
torna a La Mecca, dove morirà nel 632.

Pilastri dell’ Islam:

• Allah come unico Dio e Maometto suo profeta -> professione di fede. (ripudiano la dottrina
cristiana della trinità e per loro Gesù Cristo è un profeta).
• Preghiera cinque volte al giorno, con la postura rivolta verso la Mecca.
• Ramadan: un mese dell'anno nel quale si celebra l'annuncio di questa fede, con digiuno e astinenza.
• Tutti i fedeli devono praticare l’elemosina per assicurare il mantenimento della comunità.
• Pellegrinaggio (haji): tutti i fedeli almeno una volta nella vita devono spostarsi verso La Mecca per
una visita devozionale soprattutto alla Ka ba, la quale con Maometto diventa simbolo di potenza
divina.

Questo è simile a ciò che scrisse e invitò a fare Gregorio Magno qualche periodo successivo: pensò di non
distruggere le strutture celebrative delle civiltà pagane, ma bensì di costruire su di esse delle Chiese. In
questo modo il popolo, abituato ad andare al tempio, piano piano si sarebbe ugualmente abituato alla
nuova religione e alle nuove istituzioni create nello stesso luogo.

L’Islam ha anche un suo testo sacro, il Corano, primo libro in lingua araba: le rivelazioni che Allah ha
trasmesso a Maometto, organizzate in 114 capitoli che prendono il nome di Sure, le quali hanno
disposizione dalla più lunga alla più breve. Le Sure si dividono in:

A. Sure Meccane: rivelate all'inizio della sua esperienza religiosa, quando si trovava a La Mecca.
Momento in cui nasceva questa nuova fede, carattere più visionario e poetico, contemplativo e meditativo.
B. Sure Medinesi: rivelate quando si trovava a Medina. Momento in cui Maometto ha ormai stabilito
una comunità concreta, carattere più normativo, pratico e giuridico, entrano nel dettaglio di come la
comunità deve vivere.

La tradizione islamica si depone in parte nel Corano, in parte negli hadith: brevi testi che riportano storie
della vita di Maometto, non hanno la stessa autorevolezza del Corano, ma sono utili nella vita quotidiana.
L’Islam reputa cristiani ed ebrei come credenti “imperfetti”, ma sono comunque credenti, di conseguenza
nell’Arabia islamica continuavano a vivere nelle rispettive comunità.

Il Corano, la figura di Gesù secondo l’Islam:

XIX, 22-33: Quindi Maria concepì Gesù e si appartò con lui in una località lontana. I dolori del parto la
condussero presso il tronco di una palma, ed essa esclamò: Oh fossi morta io, prima che ciò avvenisse, e
fossi come una cosa dimenticata! Le gridò allora una voce dal di sotto: Non rattristarti, il tuo Signore ha
posto un ruscello ai tuoi piedi. Scuoti verso di te il tronco della palma e questa farà cadere su di te datteri
freschi e maturi. Mangiane quindi, bevi e sta tranquilla ... Venne quindi col bambino dalla sua gente,
portandolo con sé, e quelli dissero: Oh Maria, tu hai fatto una cosa inaudita! Allora essa additò il bambino;
ma quelli dissero: Come parleremo con chi è ancora bambino, nella culla? Disse il bambino: In verità, io sono
il servo di Dio; egli ha dato a me il Libro e mi ha costituito profeta. Mi ha fatto, ancora, benedetto ovunque
mi trovi e mi ha ingiunto di fare la Preghiera e L'Elemosina, finché sarò in vita. Mi ha fatto, inoltre,
ossequiente verso mia madre, né mi ha fatto superbo e ribelle e la pace sia su di me il giorno in cui nacqui, il
giorno in cui morirò e il giorno in cui sarò resuscitato a vita.

XIX, 34-35: Questo è Gesù, figlio di Maria; esso è il verbo di verità, di cui dubitano. Non si addice a Dio di
prendersi alcun figlio; sia gloria a Lui.

La comunità islamica non è strutturata gerarchicamente, non esiste un successore del Profeta e ciò si
dichiara un problema in quanto serve necessariamente un capo che guidi il popolo. Dopo la morte di
Maometto, prende il “comando” della comunità islamica, una serie di califfi (dalla parola araba che significa
sostituto) che fungono da punto di riferimento della comunità, non lo sostituiscono da un punto di vista
religioso, ma diventano i gestori del popolo. Le prime generazioni di califfi erano compagni di Maometto, in
quanto Maometto non aveva figli maschi ma solo una femmina: Fatima la quale sposò Alì, il cugino di
Maometto, nonché uno dei califfi futuri.

Dopo l'unificazione, il califfato, inizia ad espandersi, verso l’Impero bizantino e quello persiano. Questa
conquista è uno dei fenomeni più straordinari del Medioevo, in quanto in pochi anni i califfi riescono a
invadere un’area incredibilmente vasta:

l’Egitto, la coste della Cenaglia, la Libia, la Siria, la


Palestina (appartenenti all’impero Bizantino), il
Libano ma soprattutto la Mesopotamia e la Persia
(appartenenti all’impero Persiano). Secondo la
tradizione, Maometto sarebbe stato sollevato al
cielo per contemplare la gloria divina a
Gerusalemme, città che diventa quindi la terza
più importante per i musulmani.

Ci furono vari fattori che favorirono questa invasione così grande: da una parte i territori della Persia e
dell’Impero bizantino erano indeboliti dalla guerra portata avanti da Eraclito (Eraclio?) e, in secondo luogo,
considerato che in Egitto vivevano molte comunità monofisite, queste si sentono “liberate” dalla tirannia
dei romani (l’Occidente non accettava i culti ariani). Sottomessi agli arabi, i monofisiti sono liberi di
continuare a praticare la loro fede, mentre i pagani (persiani) sono obbligati all’islamizzazione. La città di
Alessandria, si dà pacificamente al califfo, e la religione cristiana continua a rimanere tale.
Nel 661 esplode una fase di tremendo conflitto interno nel Califfato che prende il nome di Fitna: nasce dal
problema del riconoscimento del califfo. Alla morte di Alì, la scelta del nuovo califfo era secondo alcuni sugli
eredi di Alì, secondo altri scelto secondo la volontà della comunità. Si ha la spaccatura fra:

• Sciiti: può essere califfo solamente un discendente di Alì;


• Sunniti: parte maggioritaria del popolo, secondo cui il califfo deve essere scelto in base alle
esigenze del popolo.

In questa contrapposizione ci furono parecchie morti, fra cui quelle dei figli di Alì. Ebbero la meglio i Sunniti
e sale al potere la dinastia degli Omayyadi (661-750) questi decisero di spostare la capitale da La Mecca a
Damasco, perché ritengono che la Mecca sia troppo periferica rispetto a questo enorme califfato. Nel 750 si
instaura un’altra dinastia, quella degli Abbaside, che spostano nuovamente la capitale in Oriente, fondando
la città di Baghdad, cuore persiano. Sotto questa dinastia si ha il momento di maggiore fioritura.

Con gli Omayyadi, l’impero si era sempre più esteso fino a varcare le colonne d’Ercole, nel 711 le armate
califfali erano arrivate in Spagna, ponendo fine al regno Visigoto ed erano arrivate fino all’Africa
settentrionale e all’Asia occidentale. Abbiamo dunque la massima espansione a Occidente e a Oriente.

Lezione 5 (pag 72-74, 98-111)

Bisanzio e il califfato omayyade al tempo di Leone III Isaurico

Nel corso dell’VIII secolo il califfato Omayyade era in un periodo di grande espansione(la parte meridionale
del Mediterraneo, dal delta del Nilo fino alle Colonne d’Ercole, anche tutta la costa della penisola iberica, il
Libano, la Siria ecc.) Le conquiste islamiche producono un effetto drammatico nei confronti dell’Impero
Bizantino: ha perso delle regioni essenziali, basti pensare che tutto il grano che serviva per sfamare la
popolazione proveniva dall’Egitto. Sia quest’ultimo che l’Africa settentrionale rappresentano un polmone
economico, dunque è una decurtazione
pesantissima.

Il califfo cercò di espugnare anche Costantinopoli: gli imperatori di Costantinopoli riescono sempre a
fronteggiare gli assalti grazie soprattutto al loro grande dominio marittimo -> impero mediterraneo, molto
abile sotto l’aspetto navale (utilizzavano anche tecniche innovative i bizantini, come il fuoco greco ossia una
miscela incendiaria che era in grado di danneggiare in modo grave le imbarcazioni avversarie prima ancora
di un contatto materiale); il momento più difficile è quello del 717-718, con il secondo assedio dei
musulmani, dal quale esce vittorioso Leone III Isaurico (veniva dall’ Isaurio, regione dell’ Anatolia). Questo
imperatore è famoso come grande imperatore guerriero, che fu capace di riorganizzare l’esercito,
consolidare i confini e investendo nella dimensione religiosa, creare un’ identità di coesione molto forte.
Questo senso di necessità della fede religiosa in momenti di crisi, era vissuto dal popolo in maniera sincera,
non solo legato all’ uniformità religiosa: la fede non era importante solo perché era il caso di averne una
durante una guerra così da poter pregare e sperare in qualcuno per poter essere protetti, ma questa fede,
nei momenti di crisi, era vissuta anche in modo sincero e vi era dunque un reale compiacimento del Dio nel
momento in cui sarebbero stati in crisi.

Leone III introduce una novità: una riforma legata al culto, la riforma iconoclasta; l’Iconoclastia è un modo
di concepire la fede cristiana, secondo la quale non è lecito venerare le immagini di Cristo, della Madonna
e dei santi, in quanto queste immagini possono essere una forma di iconoclastia. Le immagini vengono viste
come un tradimento della vera fede cristiana (Dio, Cristo, Vangelo). Questa politica comporta durissimi
conflitti: le immagini erano una caratteristica molto radicata nel tempo, spesso nei monasteri si trovavano
le immagini e ciò fa si che questi luoghi, prima molto apprezzati, vengano perseguitati apertamente
affinché riescano poi a ritrovare la retta via. Si ha un grande conflitto in quanto i fedeli erano fortemente
legati alla venerazione delle immagini.
In Occidente (Italia, dove diversi territori sono in mano bizantina) l’Iconoclastia viene vista come un’eresia,
deviazione dalla vera fede e considerano l’imperatore come un eretico/persecutore dei cristiani: quando
Leone III (o Costantino V?)muore infatti, l’iconoclastia viene abbandonata anche dagli imperatori di Bisanzio
e si ritorna nuovamente alle immagini come oggetto di culto, dove l’immagine stessa diventa uno
strumento di rimembranza verso le opere e le bontà pure dei Santi. Tuttavia, in questi 50 anni di riforma,
l’imperatore viene visto come eretico in quanto portatore di una dottrina sbagliata, persecutore dei
cristiani.

La politica papale dall’Italia al regno Franco

Dunque il mondo cristiano va via separandosi sempre di più in due dimensioni diverse:

• Chiese Occidentali
• Chiese Orientali

Sul piano teologico sono strettamente connesse ma intendono la religione in modo diverso e si guardavano
l’una con ostilità verso l’altra. Dunque la separazione fra questi due mondi avviene sia, come già spiegato,
per ragioni religiose, che per motivi comunicativi -> canale comunicativo complesso.

Ci saranno delle conseguenze nel mondo Occidentale:

In Italia era presente il regno longobardo, che però non aveva continuità territoriale, infatti ha diversi
territori nell’Italia del centro-nord, nell’area padana, in Toscana e i ducati di Spoleto e di Benevento. Il resto
dell'Italia era in mano ai bizantini. Il regno longobardo era ariano e dunque hanno una visione
differente, ma il papato già dalla fine del VI secolo, ai tempi di Gregorio Magno cerca il contatto
diplomatico con la corte di Pavia (territori bizantini), stabilendo dei rapporti piuttosto positivi. I longobardi
riescono ad inserirsi nella penisola italica, creando una relazione con il papa di Roma.

Nel corso del VII secolo, il regno longobardo aveva attraversato un processo di trasformazione interna: da
un dominio militare con scarsa struttura, passano ad assimilare le vecchie usanze romane, dalla struttura
governativa (tribunali), all’usanza della lingua locale, infatti i longobardi iniziano ad utilizzare anche il latino
eliminando la lingua germanica.

Nel 643, viene fatto redigere l’Editto di Rotari (re dei Longobardi): una raccolta delle antiche consuetudini
dei Longobardi, delle regole di diritto penale, scritto in latino. Processo di avvicinamento a una cultura
giuridica scritta.

Dal 711 in poi, regna sui Longobardi il Re Liutprando (711-744) che introduce delle nuove leggi che
allontanano dalle superstizioni pagane, adeguare le norme sul matrimonio dalle antiche consuetudini
pagane alle norme della Chiesa di Roma. Si ha dunque un avvicinamento al Cristianesimo cattolico Niceno. I
longobardi assimilano i modi e gli usi della Chiesa e riescono ad assimilarsi talmente tanto che il re
Liutprando prende delle iniziative per “proteggere” la Chiesa: decide che la Sardegna era un luogo troppo
esposto alle incursioni degli islamici per poter essere una buona custodia per le spoglie di Sant’Agostino,
perciò manda una spedizione a Cagliari e fa portare via le spoglie da Cagliari a Pavia.

Un altro re dei Longobardi importante da ricordare è Astolfo (749-756) poiché entra in conflitto con il
papa: il regno longobardo nell’acquisire sempre più forza e compattezza territoriale, comincia a pensare
all’idea di un dominio su tutta l’Italia, anche sui territori bizantini (Italia centrale); i papi di Roma
cominciano a guardare con una certa preoccupazione il regno longobardo, Avrebbero dovuto chiedere
aiuto all’imperatore di Bisanzio ma l’impero era lontano e difficile da raggiungere comunicativamente, in
secondo luogo si sosterrebbe una religione contrapposta e Bisanzio perciò venne vista come una zona
inaffidabile in quanto stava sostenendo una dottrina che andava in contrasto con Roma.
Qui ha inizio la prima rivolta storica in quanto i papi di Roma iniziano per la prima volta a guardare verso
Occidente, dove sono presenti i barbari cristianizzati, popoli incivili che potevano aiutare il papato (si
trovavano o nella Gallia o nella Germania). Si rivolgono in particolare ai Franchi: popolo che occupava la
Gallia, al tempo di Teodorico erano gli ‘Ostrogoti’. Questi rispetto agli altri germani, non avevano niente di
diverso, nè usi o tradizioni. Solo una cosa caratteristica spiccava: il loro re, Clodoveo, il quale aveva regnato
fino al 511, era pagano e successivamente convertito al cristianesimo cattolico. Grazie a questa conversione
i Franchi si erano insediati nella Gallia con l’appoggio dei vescovi e si era creato un canale diplomatico con il
papa di Roma. Questo regno era quindi religiosamente affidabile e lontano: i Franchi finiscono per
diventare l'alleato perfetto per il papato di Roma. Avere un alleato lontano significava che in caso di
necessità ci si chiama in aiuto, successivamente l’alleato torna nel suo luogo di appartenenza. Questo
risulta essere un grande pregio: rispetto a un alleato vicino che potrebbe risultare opprimente, come un
tutore che non permette al Papa una certa autonomia sul suo territorio.

Dopo il regno di Clodoveo, i suoi successori amplieranno i loro territori andando ben oltre la Francia e
spingendosi in alcuni territori germanici → grandi conquiste. La dinastia regnante è quella dei
Merovingi,i quali hanno le proprie usanze e tradizioni, la particolarità è che a metà dell’VIII secolo si ha un
cambio di dinastia. Nel regno franco si usava dividere il regno fra i loro eredi, il regno veniva spezzettato in
varie zone, non aveva una coesione territoriale molto forte (tipico dei regni germanici), oltretutto il
sovrano veniva coadiuvato dalla figura del maior locus domus (maggiore della casa), il primo dignitario della
corte del re. Questi maestri di palazzo erano coloro che tenevano in mano le redini dei regni, specialmente
dal punto di vista militare: nelle campagne militari era il maestro di palazzo a scendere in battaglia al posto
del re. Si creò una dinastia di famiglie che tradizionalmente si tramandavano il titolo di maestri di palazzo,
gruppo di potere fortissimo. Una di queste famiglie è quella dei Pipinidi e un suo grande maestro di palazzo
è Carlo Martello, famoso per una sua impresa militare: fra il 731-732 esce vittorioso da una grande
battaglia contro l’esercito islamico, che dopo aver conquistato la Spagna si era addentrato fino al cuore
della Francia, nella città di Poitiers, dove avvenne la battaglia. L’eco di questa vittoria contro i nemici del
cristianesimo fa si che aumenti il prestigio del regno franco e soprattutto del maestro di palazzo agli occhi
del papa, mettendo ‘dietro le quinte’ il re.

Il figlio di Carlo Martello, Pipino il Breve nel 743, decise di impadronirsi del potere, (sostenendo che il ruolo
di maestro di palazzo gli calzava un pò stretto) attraverso un colpo di stato e scrisse al Papa, chiedendogli se
fosse meglio che il re fosse colui che possiede il potere (ossia Pipino stesso) o l’erede del regno (dunque il
re); il Papa rispose dicendo “è giusto che sia re chi detiene il potere” e facendo ciò legittimò il colpo di stato.
Qualche anno dopo il Papa attuerà il processo di unzione sacra di Pipino e dei suoi figli: cerimonia durante
la quale viene riconosciuto il diritto di essere re. Inizia così la dinastia dei Pipinidi.

Uno degli intellettuali del periodo subito postumo, Eginardo, scrive:

“La dinastia Merovingia si considera durare fino al re Childerico, che per volontà del papa Stefano fu
deposto, tonsurato e rinchiuso in monastero. Tuttavia sebbene questa fosse la fine vera e propria, già da
prima si trattava di una dinastia senza potere, e anzi non disponeva di nulla di illustre se non del vano titolo
di re; infatti tutte le risorse e la potenza del regno erano nelle mani dei prefetti di palazzo, detti
maggiordomi, ai quali spettava di reggere il potere.

Non restava loro nulla di regio, se non che accontentandosi del titolo di re, con i capelli fluenti e la lunga
barba, si mostravano sul trono con l’attitudine del sovrano, ascoltavano gli ambasciatori e rispondevano
loro quello che in realtà era loro suggerito se non imposto.

Con l’inutile nome di re ricevevano dal prefetto di palazzo una sorta di sostentamento, e non possedevano
nulla di proprio se non una modesta residenza, dove tenevano una piccola schiera di servitori e cortigiani.
Quando dovevano spostarsi, lo facevano come fanno i villani, su un carro tirato da buoi. In questo modo si
recavano a palazzo, o alla riunione del popolo che veniva celebrata ogni anno per le necessità del regno, per
poi ritirarsi nella loro residenza. L’amministrazione del regno, e tutte le faccende di stato sia interne che
esterne erano gestite dal prefetto del palazzo.”

Fra il papa di Roma e il re Pipino si crea una saldatura strettissima, un “Do ut Des” (scambio diplomatico): il
papa da a Pipino la legittimazione e in cambio il papa riceve la protezione militare. Nel 751 Pipino scende in
Italia e sconfigge i Longobardi guidati dal re Astolfo, a causa del quale il Papa si sentiva minacciato,
restituendo l’esarcato, la Romagna e l'Italia centrale non all'impero bizantino ma al papa (ci guadagnò da
un punto di vista territoriale). Ciò sarà il seguito di quello che diventerà lo Stato Pontificio. Il Papa, grazie
all’aiuto franco, è riuscito ad instaurare un vero e proprio dominio politico. Questa operazione si ripeterà
più volte: qualche anno più tardi il Papa e il Re riconfermeranno l’accordo, il re dei Franchi riceverà
l’unzione sacra. Sempre qualche anno più tardi si riprensentano i Longobardi e la richiesta d’aiuto del Papa
al regno dei Franchi si ripete, con il successore di Pipino, Carlo Magno, il quale conquisterà il regno
longobardo nel 764. Dunque l’alleanza fra Papa e re comporta un complesso territoriale che si avvale di un
grande prestigio:

• eliminazione dell’impero bizantino


• i territori dell’Italia centrale sono soggetti al
Papa

Carlo Magno

Intorno agli anni ’80 dell’VIII secolo, Carlo Magno cerca di espandersi verso sud, andando incontro alla
rotta di Roncisvalle dove fu sconfitto (Storia di Orlando). Porta vanti grandi espansioni territoriali ottenendo
sia i vecchi territori del regno franco che i territori conquistati da lui stesso (Germania, Austria, Sassonia e
una piccola parte della penisola iberica: la Marca di Spagna compresa Barcellona). Questo regno assume
quindi una dimensione mediterranea, con una fascia esterna abitata perlopiù da popolazioni slave: la parte
orientale della Germania, la Colonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia... che non sono soggette all'impero
ma hanno un buon rapporto con esso. Questo insieme di territori, non molto vasti e spopolati, sono quasi
coincidenti con la cristianità occidentale:

• In Spagna, abitata da cristiani sotto dominazione islamica.


• A est dell’Europa, in Scandinavia, sono presenti i vichinghi.
• In Italia i cristiani bizantini.
• A Nord, le isole britanniche sono cristianizzate.

Carlo Magno si può quindi presentare il sovrano cristiano per eccellenza, anche nella percezione politica del
Papa tanto che, nell’800 Carlo Magno viene incoronato imperatore da papa Leone III. Di conseguenza
l’impero prende il nome di Impero Carolingio. Questo gesto ha una forte e duplice valenza simbolica:

→ il re germanico porta un titolo importantissimo, quello di imperatore e. il papa, incoronando il re,


diventa depositario della corona.
→Il messaggio del papato è che l’autorità del vescovo di Roma è capace di creare l’imperatore, (cosa del
tutto nuova che si stava cercando di attuare già dai tempi di Gregorio Magno, dove la Chiesa stava
cercando di spingersi oltre).

Nasce così il Sacro Romano Impero, il Papa era riuscito a portare il regno dei Franchi, ad essere un impero.
In questi anni si era diffuso a Roma un testo agiografico, “La vita di San Silvestro”: secondo questa
narrazione Costantino si era ammalato di lebbra e il Papa Silvestro lo aveva guarito miracolosamente;
Costantino allora decise di premiare il Papa, stabilendo la “donazione di Costantino” ovvero che tutta la
parte occidentale dell’impero sarebbe stata donata al Papa. La diffusione di questa storiella si diffuse a
Roma nel periodo di Papa Stefano con un intento molto consapevole: mostrare che l’erede dell’Impero
Romano d’Occidente era il papa. Questo serve per definire l’Occidente come un impero, sotto il potere del
Papa, il quale decide a chi dare le redini di questo. Idea politico-religiosa → l’occidente è la cristianità del
Papa e deve necessariamente far riferimento a lui.

Lezione 6 (pag 103-111, 117-118)

Due nuove imperi: Califfato e Impero Carolingio

Questi due imperi risultano essere due imperi nuovi perché effettivamente sono delle realtà comparse
proprio nei secoli dell`inizio del Medioevo. L`impero califfale nasce con i califfi,ossia con i successori dei
califfi delle dinastie Omayyadi e Abbaside tra il VII e VIII secolo. L`impero di Carlo Magno nasce invece
come una sorta di invenzione papale che riveste come dignità speciale l'autorità del Re dei Franchi che e`
Carlo Magno.Questi due imperi hanno qualcosa in comune: sia il fatto di essere nuovi, sia il fatto di
crescere in qualche maniera in contrapposizione con il vero impero ossia con l`Impero Bizantino. Abbiamo
visto che l'impero califfale nasce e cresce inghiottendo una buona parte dei territori dell`impero bizantino,
non tutti ma una buona parte (Egitto,Medio Oriente), quindi una minaccia continua per Bisanzio.

Al tempo stesso l’impero di Carlo Magno era una minaccia per l’impero bizantino, ma in qualche modo era
anche un concorrente dall’interno, poiché Carlo e poi i suoi successori vorranno accreditarsi, come
rappresentanti degni, dell’autorità politica e cristiana in Occidente, con una implicita o esplicita
contrapposizione all’impero bizantino e di un imperatore che viene considerato non ortodosso e
politicamente lontano. Queste contrapposizioni rendeva paradossalmente vicini i due imperi. Tant’è che
durante l’impero di Carlo, ci saranno fra questi due, anche vari scambi diplomatici. Ad esempio quando un
grande califfo della dinastia degli Aruna Rashw, inviò una richiesta diplomatica alla capitale del regno di
Carlo Magno, Aquisgrana. Come usanza per compiacere il proprio interlocutore, inviò un dono visto come
particolare agli occhi degli Occidentali, in quanto si trattava di un elefante dalla Mesopotamia.

L’Impero Bizantino e il Sacro Romano Impero dunque, seppur lontani, presentano molte affinità.

Il Califfato

• Capitale: Baghdad, posizione strategica, è il cuore della Mesopotamia, lungo il corso del Tigri e
dunque facilmente collegata con il Golfo Persico, quindi verso tutta l’area dell’Oceano Indiano fino
al nord della Siria, poi da lì si giungeva a Palmira arrivando ad Antiochia, collegandosi infine con le
coste del Mediterraneo
• Amministrazione: Dal punto di vista amministrativo ci si rifà all’impero persiano. Il califfo è il capo
politico e religioso, non rappresenta il successore di Maometto in quanto profeta ma, come guida
della comunità -> humma: comunità dei credenti. Non ha l’autorità per poter interpretare il Corano
o per redigere delle disposizioni e delle norme a carattere religioso è semplicemente il custode e il
contenuto della fede religiosa che sta nel corano e di quelli che sono gli hadith che vengono
interpretati da chi si occupa delle scienze religiose. Sotto al Califfo ci sono i grandi funzionari delle
regioni più vicine e più lontane a Baghdad e poi le singole realtà locali (le città) amministrate dai
giudici e funzionari: i qadì.
• Sistema fiscale: Innanzitutto, il califfo percepisce le tasse a livello “statale” non come capo
religioso. Inoltre, questo grande impero si fonda su ciò su cui si fondavano gli imperi antichi, in
particolare quello Romano, ovvero la tassazione. Per stare in piedi un grande impero ha bisogno di
un grande sistema fiscale, quindi percepisce le tasse e le impiega per il mantenimento dello stato,
in particolare dell`esercito.
• Esercito: Il problema di questo Impero pertanto, è quello di avere un importante apparato militare,
in quanto un territorio così terribilmente vasto, necessita di un esercito. Il sistema utilizzato per la
gestione di questo è il sistema schiavistico: i Califfi compravano schiavi, prevalentemente in Asia
centrale, e ne facevano dei soldati.
• Territorio: Enorme estensione→ impero mediterraneo. Ricchezza del territorio e prosperità
economica, basata sui vecchi snodi urbani: possedeva una vastissima rete commerciale che partiva
dall'Asia centrale, poi in Persia, in Egitto e tutto il bacino del Mediterraneo, intessuto di scambi
commerciali. Questa prosperità economica riverbera sulle possibilità anche finanziarie dello stato
califfale. Viene fondata al-Fustat (attuale il Cairo), nuova città centro focale della vita sociale. A
partire da Arum Al Rashid, i califfi si occupano dello studio dell’antichità, con traduzioni dal greco e
dall’ arabo, motivate da ragioni ideologiche e da ragioni di utilità: Al-Khwarizmi (780-850) traduce
dei trattati di aritmetica, a lui dobbiamo gli algoritmi Ibn Sina (Avicenna) (980-1037) medico, scrive
un manuale utilizzato fino al Rinascimento.

Allo stesso tempo, seppur sia un grande periodo di splendore, dobbiamo necessariamente dire
che l’impero Califfale presenta vari elementi che lo rendono vulnerabile: uno di questi è la sua
grandezza e la sua vastità che portano ad una difficile gestione. Il califfo, nonostante le sue
caratteristiche, non pare essere un sovrano e una figura del tutto efficace e particolarmente
presente e ha bisogno di una serie di funzionari a lui fedeli, di conseguenza, l’impero è sempre
esposto alla tendenza di una divisione interna.
Nel corso per esempio del IX secolo si sono creati spazi politici governati da principi locali che si
sono resi semi-indipendenti, dove l'autorità del califfo non viene messa in discussione in
maniera esplicita dal punto di vista religioso però sul piano politico si presentano totalmente
indipendenti. Due casi importanti sono per esempio :
• ➜ In Spagna (al tempo denominata Al Andalus dagli arabi). La prima in cui si verificano
queste spinte, all'incirca durante la formazione dell’impero Abbaside, in quanto nel
750 vi è un colpo di stato e la dinastia Abbaside sostituisce quella Omayyade, che
verrà sterminata. Ciò nonostante alcuni riescono a fuggire il più lontano possibile,
dunque in Spagna, dove si viene a creare una situazione in cui i rifugiati omayyadi
creeranno uno stato semi-indipendente. Infatti si parla del dominio omayyade
sull'Andalusia. Per questo motivo la Spagna fa storia a sé. Nel 929 un emiro di Cordova
deciderà di autoproclamarsi Califfo. Quindi si hanno due califfi: uno a Baghdad e uno a
Cordoba.
• ➜Africa Settentrionale (Ifrikia): regione molto importante, dove anche qua vi sono
degli emigrati locali (gli Aglabiti) che si comporta in maniera semi-autonoma. La
caratteristica degli Aglabiti è che per esaltare il loro potere politico portano avanti
imprese militari contro i territori dell'Italia meridionale, in particolare in Sicilia. Tra
l`827 e il 902 questi principi aglabiti decisero di conquistare la regione meridionale, in
quanto risultasse essere un territorio cruciale per l'impero bizantino che difese con
grande forza questa isola, invano, in quanto alla fine venne comunque conquistata.
Infatti nel corso del IX secolo sono presenti nell`Italia meridionale diversi periodi di
saccheggio, di vandalismo nel quale vengono conquistati dei piccoli territori, come
Bari (che diventa una piccola roccaforte islamica in territorio bizantino). Nell 846
avviene un episodio famosissimo ossia il saccheggio della foce del Tevere, giungendo a
Roma e dove viene saccheggiata la basilica di S.Giovanni Battista. Questo si
presenta come un episodio che produce un forte effetto traumatico per l’Occidente
del tempo, in cui i cosiddetti Saraceni o Mori hanno violato la parte più sacra
dell’Occidente.
• ➜ Con la dinastia Fatimide. Nel 909 l`Africa settentrionale (Tunisia) viene messa sotto
controllo da un movimento politico-religioso dai Fatimidi (rimanda a Fatima, la figlia
del profeta, seguita dalla popolazione denominata sciita,detti anche fatimidi). Esso era
un partito minoritario nel mondo islamico ma comunque rilevante. Qualche anno più
tardi si estesero anche in Egitto e nel 969 nacque il cosiddetto Califfato del Cairo
(califfo sciita e non sunnita come quello di Baghdad).
Questo quadro è molto importante poiché alla fine del X secolo noteremo un impero
frammentato sia dal punto di vista politico che dal punto di vista religioso poiché mentre
prima esisteva solo un Califfo ossia quello di Baghdad, ora ve ne erano tre:
➞CALIFFO DI BAGDAD (sunnita)
➞CALIFFO DI CORDOBA (sunnita)
➞CALIFFO DEL CAIRO (sciita, diverso dal punto di vista religioso dagli altri due; grande
potenza politica e religiosa). Gli storici
parlano proprio di Islam Regionale.
Cosa succede al califfato di Baghdad? Sostanzialmente nulla, se non che a un certo punto i
Califfi di Baghdad cominciarono a perdere sempre più prestigio, sia per le perdite territoriali
che per la natura del potere, tendendo a diventare sempre più un titolo simbolico; mentre i
suoi grandi funzionari, i capi della corte, cominciano ad assumere tutto il potere. Infatti si parla
dagli anni del 945 di un califfato di Baghdad posto sotto tutela, ossia il califfo ha le sue funzioni
ma in realtà, sul piano politico, non ha alcun potere in quanto sono i grandi funzionari e
dignitari dell’impero a gestirlo ( es.fam. dei Guaiti).

Impero Carolingio

• Capitale: Aquisgrana, dov’è presente la Cappella Palatina, nucleo più antico della Cattedrale di
Aquisgrana, fatta costruire da Carlo Magno, sede del palazzo imperiale. L’imperatore si sposta in
continuazione: ciò fa capire che l’impero non ha strutture così efficaci per far sì che l’imperatore
rimanga chiuso lì. Carlo Magno, si muoveva in continuazione per guerre, rapporti diplomatici e
anche per ravvivare la sua figura politica nei territori.
• Amministrazione: L’amministrazione non è affatto buona, poiché l’imperatore deve spostarsi
continuamente, utilizza dei funzionari, detti Conti (Comites) e ad ogni conte è affidato un territorio
(comitatus). Erano presenti anche i Marchesi (marchiones) ai quali erano affidati i territori di
confine, aree più periferiche come l’Austria, la Marca di Verona o di Spagna. Il conte e il marchese
rappresentano l’autorità imperiale, esercitano la giustizia e organizzano l`esercito. L’imperatore
controlla l'operato dei conti e dei marchesi attraverso dei supervisori che prendono il nome di
missi dominici (inviati del sovrano).
• Legislazione: L'imperatore Carlo Magno e i suoi successori non furono imperatori romani e di
conseguenza non avevano la capacità di concepire un'opera legislativa coerente e uniforme; in
più il territorio dell'impero è un variegato in quanto al suo interno vivono popolazioni germaniche
con ognuna le sue consuetudini. L`opera legislativa di cui si occupa Carlo Magno sono i
Capitolari: testi normativi che l'imperatore fa redigere con validità su tutto il territorio dell`impero.
Essi sono disposizioni molto puntuali, norme che riguardano determinate materie di interesse
generale ma poi per il resto della vita quotidiana, il diritto vigente è quello delle consuetudini locali
→funzione legislativa molto superficiale.
• Esercito: Placito: ogni anno, nel periodo della primavera, i conti riuniscono i cittadini liberi,
risolvono i casi giudiziari e riuniscono l’esercito: non è un corpo statale mantenuto continuamente,
bensì un momento della vita dell’impero, tutti gli uomini liberi hanno il dovere di combattere per
l’impero. Il conte raccoglie l'esercito,compie le sue battaglie per qualche tempo, poi
congeda l'esercito e lo rimanda a casa. Quindi vi è un periodo di raccolto autunno/inverno e un
periodo primaverile nel quale si riunisce l`esercito senza armamento. Quindi anche dal punto di
vista militare, lo stato Carolingio è una compagine fragile perché non ha grandi forme governative
stabili.
• Sistema fiscale: non esiste un’organizzazione amministrativa attraverso la quale l'imperatore sia in
grado di drenare le risorse della società facendole fluire nelle casse regie. Questo sistema non
esiste per vari motivi :

➜1) non esiste una capacità organizzativa.


➜2) non c’è la cultura della fiscalità
➜3) vi è un livello socio economico debole,fragile,senza risorse

Quindi l'imperatore vive in larga parte delle sue proprietà, in quanto grande proprietario terriero, le sfrutta
e con quelle vive. Però` la mancanza di un sistema fiscale comporta un mancato pagamento dei suoi uomini
fedeli che gli prestano servizio. Il sovrano crea con i suoi funzionari un rapporto non basato sul denaro ma
su amicizia, parentela e rapporti di natura personale. Es. vasso (dal celtico, “amico”, inteso però comeun’
amicizia disuguale). Il sovrano lascia enormi libertà ai suoi funzionari, se ci sono proprietà pubbliche nei
territori, queste passano sotto il controllo del funzionario. Utilizza dei legami di natura personale come
collante: questo rapporto detto vassallaggio, è un’amicizia disuguale: il vassallo è in basso ma è
strettamente collegato al suo amico superiore. Legati da una fedeltà molto stretta che trova anche un suo
risvolto pratico con il cosiddetto beneficium (ciò che il superiore da al suo vassallo come simbolo della
spicula di questo legame così stretto, quindi una forte espressione materiale). Se da una parte risulta essere
un buon metodo, dall’altra è comunque necessario che questi rapporti basati sulla fedeltà vengano
alimentati continuamente

• Territorio: Comunità rurale e primitiva. Estensione molto ampia, ma non pari a quella dei territori
del califfato, realtà rudimentale (le proprietà demaniali dell’impero prendono il nome di Curtes o
Ville) non a caso uno dei documenti più noti dell’epoca è il Capitolare de Villis (Capitulare de Villis)
che Carlo Magno decise di diffondere per regolare l'amministrazione delle sue grandi proprietà. Il
sovrano, oltre che essere re è anche proprietario terriero possidente di beni. Queste proprietà
fondiarie si chiamano curtes (grandi proprietà del periodo carolingio).Dal Capitolare, capiamo
anche che la vita agricola era abbastanza florida poiché in questo periodo si esce da una fase di più
profonda depressione segnata nei primi secoli del Medioevo fino a giungere a un periodo di pace
che consente una vita nelle campagne abbastanza florida:

“Vogliamo che i nostri funzionari curino bene le vigne che sono di loro competenza, sistemino il vino in
recipienti adatti in modo che non possa andare a male. Vogliamo che i nostri fattori addetti alla foresta, ai
cavalli e alla loro riproduzione [...] arino ciascuno una quantità di terra determinata, consegnino maiali dai
loro fondi e, in luogo di prestazione manuali, provvedano bene ai loro compiti. Vogliamo che i funzionari
ogni anno, nel periodo della quaresima, procurino di consegnare secondo gli ordini, l’argento proveniente
dalla nostra industria, dopo che saremo informati della produzione annuale. Vogliamo che i funzionari
durante il servizio mettano da parte quantità di ogni prodotto che serva a nostro uso; allo stesso modo
mettano da parte ciò che sarà caricato sui convogli militari, ricavato sia dalle fattorie che dai pastori.
Bisogna provvedere con la più grande diligenza a che tutti i manufatti, cioè lardo, carne affumicata,
insaccati, salate, vino, aceto, malto di more, vino cotto, salamoia, senape, formaggi, burro, malto, birra,
idromele, miele, cera, farina, siano preparati e lavorati con pulizia. Vogliamo che ciascun giudice abbia nel
suo distretto dei buoni artigiani, cioè fabbri ferrai, argentieri e orefici, calzolai, tornitori, carpentieri,
fabbricanti di scudi, pescatori, uccellatori, saponificatori, fabbricanti di birra, di sidro, di liquore, fornai che
preparino pani per la nostra tavola, artigiani che sappiano fare bene le reti sia per la caccia che per la
pesca...”
Sul piano economico, Carlo Magno introduce un sistema di monetizzazione unificato per tutto l'impero,
esistono tre monete: la lira/libbra,il soldo e il denaro, tutto in argento. Le monete d’oro non circolano in
quanto i beni che venivano comprati e venduti erano essenzialmente poveri. 1 lira = 1 libbra d’argento 20
soldi 12 denari L’unica moneta coniata è il denaro: da un lingotto ci si fanno 240 monetine. Quindi
le monete che circolano sono dei bottoni più leggeri delle nostre monete da 5 centesimi. Avere ovunque la
stessa moneta è un fatto di prestigio, fattore di unificazione politico.
In una situazione in cui il collante dell’impero è il prestigio e i rapporti di natura personale, i fattori religiosi
sono molto importanti: tutto il sistema della vita religiosa è, per l’imperatore, fondamentale; nascono dei
rapporti di grande collaborazione con i vescovi che erano i funzionari più importanti. L’imperatore in
quanto “sacro” ha grande cura di presentarsi come “custode dell'ortodossia”. Carlo Magno è inoltre il
protagonista di una fase di relativa crescita culturale: in quanto promuove i monasteri, fa si che i preti siano
istruiti e che i testi sacri vengano copiati con grande cura. Una delle caratteristiche interessanti dell’impero
Carolingio è che, aumentando la circolazione dei testi sacri, si viene a creare anche uno stile grafico di
scrittura abbastanza uniforme, una sorta di Font, chiamato “scrittura carolina”. Il papa di Roma diventò
uno dei fedeli di Ludovico il Pio (figlio di Carlo Magno) che inizia definire una pratica secondo cui il
l’imperatore deve avere una sorta di “ipoteca” (riconoscimento) sulla nomina del vescovo di Roma
(ascoltare il parere dell’imperatore, con lo scopo di avere appunto come Papa, una persona fedele).
Uno dei tanti fattori di debolezza dell’ impero carolingio fu che, come era tipico dei re germanici,
l'imperatore dividesse il regno fra i vari discendenti. Alla morte di Carlo Magno c’è solo Ludovico il Pio, ma
dopo la morte di Ludovico, nell’ 843 con il Trattato di Verdun, i figli di Ludovico di spartiscono l’impero in
questo modo:
➜blocco occidentale: governato da Carlo il Calvo
➜ blocco orientale: governato da Lodovico il
Germanico
➜fascia centrale: governata da Lotario

È questo il momento in cui nasce la divisione fra le lingue francesi e germaniche: con il giuramento di
Strasburgo (842) Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico si promettono pace: questo accordo viene stipulato
in due lingue: quella francese più simile al latino e quella germanica più vicino al germanico.

Lezione 7 (pag 82, 131-140)

Europa post carolingia

Tutta l’Europa è caratterizzata da determinati elementi. Il potere pubblico, l'autorità pubblica, il potere dei
sovrani non soltanto si frammenta ma cambia di natura molto profonda.

• Territorio spopolato e società rurale che vive delle attività delle terre: l’immagine delle campagne
è un’immagine onnipresente nel periodo medioevale.Quello che era stato l'impero Carolingio,
molto espanso territorialmente dato che copriva quasi tutta l'Europa cristiana, ad un certo punto si
frammenta in tre territori spartiti dai nipoti di Carlo Magno, quindi una divisione
interna.
Inoltre un altro fenomeno importante ha a che fare con la grande crescita di potere delle aristocrazie in
quanto dopo la frammentazione dei regni,esse divengono le vere protagoniste e non più i sovrani. Questa
crescita importante delle aristocrazie risulta essere l'elemento cruciale dei secoli centrali del medioevo. Ciò
è dovuto dal fatto che la struttura amministrativa dell’impero era assai debole. Molto importante in questo
periodo risultano essere le figure ecclesiastiche, in quanto aumenta il loro peso politico, soprattutto dei
vescovi che in questo momento crescono di rilievo e riescono ad assumere delle funzioni esplicitamente
pubbliche, finendo per acquisire molte delle autorità, proprie dei re.

In questo modo il territorio venne unito al destino della Germania. Nella fase precedente, all'inizio del X
secolo, vediamo che ci sono dei sovrani ( prima Berengario e poi Ugo ), ma molto importante è che in
questo periodo, i poteri locali delle aristocrazie e dei vescovi prevalgono totalmente sull’autorità regia.

• Centralità della cultura ecclesiastica in due sensi:


• L’ Europa alto medioevale vede una grande importanza politica dei soggetti religiosi: le
chiesi vescovili, con la figura del vescovo come emblema della figura dei fedeli e della città
in quanto tale;
• Monasteri, sedi episcopali: centralità nell’economia e nella politica ma anche come luoghi
di uso e impiego della scrittura. Sedi vescovili e monasteri sono gli unici luoghi in cui si
scrive.

I documenti che spiegano come venivano gestite le aziende agricole in ambito religioso sono i Politici: Saint
Germain des Prés (prima metà del IX secolo) abbazia nell’attuale centro di Parigi, con migliaia di ettari di
terra, questa viene gestita non più come ai tempi dell’ impero romano, con la schiavitù (anche perché gli
schiavi non esistono più per via del Cristianesimo e perché c’era stato un’ enorme crollo demografico) ma
con il sistema curtense: il sistema per cui il grande proprietario ha una grande quantità di terre, una piccola
parte di queste (pars dominica) la gestisce direttamente, mentre la maggior parte (pars massaricia) è quella
in cui si insediano le famiglie dei contadini (manso) che lavorano la terra e pagano un censo al padrone.

L'abbazia possiede a Palaiseau un manso dominico (mansum dominicatum) con abitazione e altri immobili
in numero sufficiente. Essa vi possiede 6 culturae di terra arabile, estese 287 bonniers dove possono essere
seminati 1300 moggi di frumento; e 127 arpenti di vigna dove possono essere raccolti 800 moggi di vino.
Essa possiede 100 arpenti di prato, su cui possono raccogliersi 150 carri di fieno. Possiede nella località un
bosco stimato una lega di circonferenza, dove si possono ingrassare 50 porci. Essa vi possiede 3 mulini. Ne
ricava un censo di 154 moggi di grano. Walafredo, colono e maior, e la moglie, colona, chiamata Eudimia,
uomini di San Germano, hanno in casa due bambini, di nome Walahildo e Leutgardo. Egli tiene 2 mansi
ingenuili, costituiti da 7 bonniers di terra arabile, 6 arpenti di vigna, 4 arpenti di prato. Egli paga per ogni
manso 1 bue, un altro anno 1 porco; 4 denari per il diritto d'uso del bosco (in lignericia), 2 moggi di vino per
il diritto di pascolo, una pecora con un agnello. Lavora per i cereali d'inverno (ad hibernaticum) 4 pertiche,
per quelli di marzo (ad tremissem) 2 pertiche; corvées (corvados), lavori con il carro (carroperas), opere
manuali (manoperas), taglio di legna secondo quanto gli viene comandato; 3 polli; 15
uova…

L'abbazia possiede a Palaiseau 108 mansi ingenuili, che corrispondono ogni anno al momento dell'esercito
6 carri (carra), ogni tre anni 108 porci, ogni due anni 108 pecore con gli agnelli, 240 moggi di vino per il
diritto di pascolo, 35 soldi per il diritto d'uso del bosco, 350 polli, 1750 uova, 9 soldi di testatico (de
capatico). I mansi, mansi ingenuili e servili, sono in complesso 127.

Nei secoli IX-X in Occidente assistiamo a una nuove ondata di invasioni: spedizioni armate mirate alla
razzia che però hanno degli effetti devastanti. Queste incursioni arrivano da tre diversi luoghi:
• Da parte degli Aglabiti, popolazione dell
Ifriqiya;
• Dalla Spagna, che apparteneva al
califfato di Cordoba;
• Dalla Scandinavia, da cui arrivano i
Normanni (uomini del nord), popolazioni
pagane che avevano sviluppato grande
attitudine alla navigazione, erano feroci
guerrieri ma anche abili nei rapporti
commerciali. Diventano l’incubo dell’
Europa saccheggiando villaggi, città e
soprattutto monasteri.

Gli uomini del Nord: Norvegesi, Danesi, Svedesi (‘Variaghi’)


I Danesi soggiogano alcune coste dell’Inghilterra e nel mare del Nord, i Norvegesi che investono
l’Inghilterra e anche nelle coste della penisola iberica, infine riescono a colonizzare persino l’Islanda. (è
parere degli esperti che siano riusciti a colonizzare la Groenlandia e Terranova). Gli Svedesi (o Variaghi)
risalgono i grandi fiumi dell’ aria del baltico e penetrano la Bielorussia e l’ Ucraina.
Le fragili risorse militari dell’impero carolingio facevano sì che i territori non trovassero difesa, le uniche
difese che talvolta funzionavano erano quelle in cui i vescovi si ponevano a capo delle milizie cittadine e
difendono le mura.
Un’ altra popolazione che prese parte alle razzie fu quella degli Ungari o Magiari: etnicamente vicini alla
civiltà degli Unni si erano stanziati nell’ Europa centrali, sono grandi razziatori grazie ai cavalli, con cui si
dileguavano in modo veloce.

Da queste incursioni l’Europa ne esce traumatizzata. L’Europa post carolingia era però frammentata e
indebolita anche perché la divisione in tre regni, unita alle incursioni dell’ esterno ha come effetto la
mortificazione, l’umiliazione del sovrano. Il prestigio dei sovrani viene messo in discussione anche perché i
rapporti personali vassallatici vengono meno, in quanto il sovrano non ha più nulla da donare. Ciò portò a
far si che le aristocrazie locali, le famiglie più importanti, tendono a muoversi in maniera semi indipendente
e i sovrani non sono in grado di rispondere a queste spinte centrifughe, ma anzi sono costretti a
assecondarle, l’esempio emblematico è quello del Capitolare di Quiertzy (877): emanato da Carlo il Calvo
che stabilisce un principio: “Il figlio del conte morto durante la campagna militare dell’Imperatore ne potrà
reggere temporaneamente il comitatus”. Se il conte muore, il territorio (comitatus) viene dato al figlio, è
come dare a una realtà di natura pubblica una forma di trasmissione patrimoniale.

Nemmeno il sovrano può permettersi di decidere per le sue circoscrizioni, poiché queste ultime sono
controllate dall’aristocrazia, è l’emblema del fatto che l’autorità singola è più forte di quella pubblica. Si
vengono a creare dei grossi blocchi territoriali, dove il potere di fatto è gestito dai conti (aristocrazia).

Regno dei Franchi orientali della dinastia Sassone (Germania)

Coloro che portano il titolo di Re, per qualche generazione sono i discendenti di Carlo Magno, ma poi la
dinastia dei carolingi viene meno. Il titolo di re viene preso da una delle famiglie aristocratiche più
importanti, la dinastia dei Sassoni (detta anche degli Ottoni) che instaurano un regno. Ne fanno parte:
Enrico I (919-936), Ottone I (936-973), Ottone II (973-983) e Ottone III (996- 1002). Una
delle caratteristiche degli Ottoni è che, a partire da Ottone I, questi sovrani riusano il titolo di imperatore,
facendosi anche incoronare dal papa. Gli Ottoni sono i principali protagonisti
dei conflitti con gli Ungari, che verranno sottomessi e dopo essere diventati un popolo stanziale si
cristianizzano.
Regno dei Franchi occidentali (Gallia)

La frammentazione politica è molto forte, il


potere è tenuto dalle grandi aristocrazie. I re per
alcune generazione sono di stirpe carolingia,
quando questa si estingue, prende titolo regio
Ugo Capeto (987) con cui inizia la dinastia dei
Capetingi che durerà fino al 1300. Questi re
hanno potere esclusivamente nella loro regione.
Nel resto della Gallia hanno esclusivamente
prestigio, riconoscimento e valore simbolico.

Cosa ne è delle popolazioni provenienti dal nord che facevano incursioni in Occidente? Cominciano a
trasformarsi in popolazioni stanziali e si convertono al Cristianesimo (ultimi anni IX sec – primi anni XI sec).
Nel 911 uno dei sovrani del periodo post carolingio, dona a un gruppo di normanni con a capo Rollone, un
territorio del regno, quella che da quel momento in poi avrebbe preso il nome di Normandia, si instaura un
principato normanno che si cristianizza, integrandosi nel paesaggio politico-religioso dell’ Occidente.
Succede lo stesso per i Magiari o Ungari nel 955: Ottone I li sconfigge in battaglia e questi vengono obbligati
a convertirsi al Cristianesimo. In Scandinavia si ha una successione di capi che creano regni e si
cristianizzano, il primo la Danimarca nel 960. Anche i Polonia, dove abitavano gli Slavi, intorno all'anno
1000 il regno viene cristianizzato.

Questo processo di Cristianizzazione avviene sia in Occidente che in Oriente, dove gli Slavi (provenienti da
Slovacchia, Croazia, Serbia, Slovenia) e i Bulgari (stanziati nella penisola balcanica) vengono convertiti al
Cristianesimo da religiosi greci, quindi un cristianesimo orientale; grazie all'operato di due Cirillo e Metodio
viene inventata una scrittura, vagamente rielaborata dal modello greco, per esprimere le lingue slave,
antico predecessore della lingua cirillica.

Nel 988, il capo della Bielorussia e dell’ Ucraina (Russia di Kiev) decide di convertirsi al Cristianesimo
bizantino ufficializzando ciò a Cherson, in Crimea. Fino ad oggi la Crimea rimane simbolo della cristianità
russa, non è un caso che in tempi recenti la Crimea sia stata annessa, da Vladimir Putin, alla Russia,
togliendola all’ Ucraina.

Diventare cristiano → assimilare un sistema sociopolitico, linguaggio del potere

Il cristianesimo porta con sé: l'idea della gerarchia, la scrittura, la memoria storica, l'idea che un potere
domini su un territorio. In questo periodo finisce l’eredità di Roma, con la nascita di nuovi imperi cristiani.

L’impero bizantino alla morte di Basilio II (1025)

Momento di grande crescita per l’impero bizantino che crea delle relazioni politiche con i “vicini” (anche
con la Russia di Kiev): a Oriente verso il Caucaso (oltre i monti del Tauro, confine con il califfato), in alcune
parti della Siria, nella penisola balcanica, consolidano il dominio nell’ Italia meridionale riuscendo, per un
brevissimo periodo, a riprendere il controllo sulla Sicilia islamica. Momento di grande vitalità per l’ impero
che si caratterizza in tutto il suo millennio di vita per una straordinaria “resilienza”, la capacità di rialzarsi
dopo un momento di crisi.

Situazione in Italia in età Ottomana

L’Italia era ancora politicamente divisa: una parte era il vecchio regno longobardo che era diventato
impero ....., un parte era rimasta longobarda, una parte bizantina e la Sicilia era islamica. Il momento
cruciale è il 966, quando Ottone I, sceso in Italia per farsi incoronare imperatore, la conquista. Questo
territorio viene assoggettato dal re di Germania. Gli Ottoni porteranno quindi il titolo di Re d’Italia (corona
ferrea che secondo la tradizione la fascia della corona era fatta da uno dei chiodi della croce di Cristo). Il
resto dell’Italia rimane longobarda e bizantina; i territori bizantini nel Tirreno (Napoli, Amalfi, Gaeta) sono
tagliati fuori dalle comunicazioni con Bisanzio perciò diventano dei piccoli principati locali. Ciò vale anche
per la Sardegna che, tagliata fuori dalle comunicazioni con Bisanzio, politicamente inizia a “incubare” quelli
che nel’ XI secolo saranno i giudicati (quattro potentati locali probabilmente eredi dell’ autorità dei
funzionari).

L’Italia centro settentrionale è politicamente debole, poiché lontana dalla fonte del potere, quindi
l’effettivo controllo del territorio finisce per essere nelle mani degli aristocratici.

Un’altra particolarità dell’Italia è quella che,


essendo il mondo romano molto radicato in essa,
aveva mantenuto il tessuto urbano e l’autorità
caratteristica delle città è il vescovo.

Piccolo brano di un diploma (documento piegato in due, termine abbastanza tecnico che sta a indicare
documenti di concessione di privilegi). Nel periodo post-carolingio vi sono sempre meno capitolari, ma
decisamente più diplomi, in quanto non sono più capaci di emanare norme tentando di guadagnarsi la
fedeltà. Questo brano denota come i vescovi assumano spesso, sotto decisione dei sovrani, la piena
autorità pubblica e come questi atti permangano nel tempo e le autorità vescovili tengano in custodia
queste concessioni. Quindi notiamo che il potere si sta spostando a vantaggio di nuovi soggetti. Le chiesi
vescovili acquisiscono prestigio ma a vantaggio delle famiglie aristocratiche che le controllano. Spesso
dunque, l'autorità del vescovo. (specialmente in Germania e in Francia) dipende dalla famiglia aristocratica
a cui appartiene. Lo stesso fenomeno avviene anche in ambito Monastico. Inoltre, capita anche che le
grandi famiglie aristocratiche fondino chiese proprie. Chi ci perde è l'autorità regia e chi ci guadagna sono le
autorità religiose e le famiglie in grado di controllarle. Forte strumentalizzazione.

Lezione 8 (pag 135-137, 151-156)

La frammentazione del potere dopo l’età carolingia

L’elemento di centralità di metà Medioevo è sicuramente la frammentazione del potere, con il


protagonismo delle aristocrazie locali e l’aumento del prestigio dei vescovi che, ancora una volta assumono
funzioni pubbliche, lasciando il re senza alcun potere. Si ha quindi una generale crescita del peso politico
delle istituzioni ecclesiastiche e religiose. L’esempio più calzante del potere dei vescovi in Italia lo abbiamo
con il Diploma di re Berengario (904): un documento di concessione di privilegi, con cui il re cede l’autorità
pubblica, la difesa e la costruzione delle mura delle città sono interamente affidati al vescovo.

“In nome della santa e indivisibile Trinità. Berengario re per il favore della clemenza divina [...] Sappia
pertanto la solerzia di tutti i fedeli della santa chiesa di Dio e nostri presenti e futuri che il venerabile
vescovo Ildegario e il glorioso conte del nostro sacro palazzo Sigefredo, nostri diletti consiglieri, si sono
rivolti alla nostra mansuetudine, a nome di Adelberto reverendo vescovo della santa chiesa di Bergamo,
rivelandoci che la medesima città di Bergamo è stata devastata per l’attacco dei nemici, per cui ora è
angustiata soprattutto dall’incursione dei crudeli Ungari e dalla pesante oppressione dei conti con i loro
ufficiali, e chiedendoci che le torri e le mura della città siano riedificate e che, con la fatica e l’impegno del
predetto vescovo e dei suoi concittadini e di coloro che si rifugiano lì sotto la difesa della chiesa matrice del
Beato Vincenzo, siano riportate allo stato precedente [...]. Assentendo volentieri alle loro devote preghiere,
[...] abbiamo stabilito che per l’impellente necessità e le incursioni dei pagani la medesima città di Bergamo
sia riedificata ovunque il predetto vescovo e i suoi concittadini lo stimeranno necessario. Inoltre le torri e i
muri e le porte della città, [ricostruite] con la fatica e l’impegno del medesimo vescovo e dei concittadini lì
rifugiatisi, stiano in eterno sotto il potere e la protezione del vescovo e dei suoi successori.”

Abbiamo anche il Diploma di re Ugo (928). ( Nel periodo post-carolingio vi sono sempre meno capitolari,
ma decisamente più diplomi, in quanto non sono più capaci di emanare norme tentando di guadagnarsi la
fedeltà.)

Spesso l’autorità del vescovo dipendeva però dalla famiglia aristocratica che aveva donato determinati
beni all’abbazia. Si ha quindi un momento di crescita del peso politico delle istituzioni ecclesiastiche, ma
anche di strumentalizzazione delle istituzioni ecclesiastiche da parte delle famiglie aristocratiche.

La frammentazione del potere che era avvenuta per grandi blocchi e in realtà più piccole ma piuttosto
importanti, nei secoli X e XI procede anche a un livello micro locale: vediamo comparire le figure dei milites
(dal latino soldati), coloro capaci di combattere a cavallo (mezzi, capacità, tecnica). Il territorio era in mano
dei ”boss” locali, che esprimono il loro potere attraverso il castello: fenomeno dell’incastellamento.
Fortificazioni costruite dai milites, che grazie a questi castelli riescono a tenere sott’occhio la popolazione
circostante, ciò prende il nome di districtus: capacità di obbligare le persone a fare qualcosa.

L’ autorità dei signori era puramente di fatto, non erano legittimati, erano quindi atomi di potere effettivo
reale.

La signoria territoriale è un fenomeno rurale, nelle città l’autorevolezza del vescovo è tale da non far
nascere questi atomi di potere. Gli storici francesi, definiscono questo fenomeno come mutazione feudale:
i poteri pubblici (guarde, giustizia, mura) si sganciano dall’ autorità e vengono privatizzate.

La risposta da parte delle autorità legittime (poteri superiori) è quella di un tentativo di adeguamento e
addomesticamento: vista l'impossibilità di eliminazione di questi poteri decidono di avvicinarsi e
addomesticarli, cercano di rendere accettabile la situazione cominciando a utilizzare le forme di
vassallaggio, per legare a se i signori; questo tentativo funziona abbastanza spesso, poiché ai signori
mancava esclusivamente la legittimità e il consenso. Quindi il fatto di diventare vassallo di un'autorità
legittima, risultava essere un vantaggio perché consentiva di poter esercitare i propri poteri con un “titolo
legittimo”. I signori di Banno diventano vassalli di un conte, di un vescovo o direttamente del re, prestando i
loro servigi militari. Si ha una progressiva integrazione di queste figure microlocali che creano una rete
disordinata ma pervasiva di fedeltà. Si creano nei rapporti fra autorità legittime e signori locali dei rituali:
questi prendono il nome di omaggi (dal francese omage, dal latino ominagium: rituale con il quale un uomo
diventa uomo di un altro uomo), questo rituale si diffonde enormemente e avviene con la vestitura,
ricevendo la spada (autorizzazione a usare la forza), l’elmo e lo scudo. Diventa la cifra fondamentale dei
rapporti nella società, anche nella preghiera dove prima si ponevano le mani in alto, seguendo l’“esempio”
dell’orante (investitura) si tengono in basso.

La conseguenza di tutto ciò è che il mondo dei signori di castello si riveste di pratica legittimanti che
nobilitano l’uso della forza a delle armi. Tutto ciò che noi consideriamo “etica cavalleresca” è il frutto di
questi fenomeni, una costruzione culturale nata dai codici di comportamento presenti sui testi ecclesiastici.
I sovrani del tempo cercano di introdurre anche delle norme che orientino il mondo delle relazioni fra
signori e vassalli.

Constitutio de Feudis – Edictum de Beneficiis dell’imperatore Corrado II – 1037: si tratta di un atto


normativo di un imperatore germanico, che, sceso in Italia per farsi incoronare dal papa, si accorge della
rete di rapporti dei signori e dei loro conflitti.

“Vogliamo sia noto a tutti i fedeli della Santa Chiesa di Dio e ai nostri così presenti come futuri, che noi, al
fine di riconciliare gli animi dei signori e dei “milites", si che si possano vedere sempre gli uni con gli altri
concordi e servano devotamente con fedeltà e perseveranza, noi ed i loro "seniores", ordiniamo e
fermamente decidiamo: che nessuno milite di vescovi, abati e abbadesse o di marchesi o conti o chiunque
altro che tenga un beneficio [...] non debba perdere il suo beneficio senza colpa certa e dimostrata e se non
a tenore delle costituzioni dei nostri predecessori e per giudizio dei loro pari. Se nascerà contesa fra signori e
militi, benché i suoi pari abbiano giudicato che il milite debba essere privato del beneficio, se egli dirà che
ciò fu deciso ingiustamente e per odio, manterrà il beneficio finché il signore e chi ha promossa l’accusa coi
pari suoi verranno alla nostra presenza e qui la causa sarà giustamente decisa. Per i minori, invece, nel
regno, le cause siano decise dinanzi al signore o dinanzi al messo
nostro. Ordiniamo altresì che quando un milite, fra
i maggiori od i minori, lascerà questa vita terrena, il figlio suo ne erediti il beneficio.”

Il testo usa seniores e milites per indicare due livelli diversi : i seniores sono gli aristocratici un po`
più grandi mentre i milites sono quelli di livello un po`più basso. Quindi vi è il livello dell`aristocrazia
alta (conti,vescovi,marchesi) e il livello dei milites che diventano vassalli tramite il simbolo del
beneficium (concessione del superiore al suo vassallo). Quindi ciò che si aveva “di fatto” ora diventa “di
diritto” tramite il beneficium. Quindi noi vediamo nell'Europa del tempo un fenomeno di ricomposizione
equilibrata dopo una grande frammentazione. Vi è inoltre una crescita delle famiglie aristocratiche che
combattono in cambio di un appoggio militare.
In occidente in questo periodo si apre un grandissimo fenomeno che e` quello del consenso : i
sovrani occidentali, a differenza dell`Oriente, non possono decidere da soli perchè devono continuamente
relazionarsi con questa complicata rete di soggetti che stanno al di sotto. Vi è una concezione negoziale del
potere, negoziale dell’autorità pubblica, il sovrano non è sovrano indiscutibilmente, ma lo è nel momento in
cui gestisce in maniera saggia questa rete di scambi e di accordi. Do ut Des.
Nella zona del mediterraneo questo fenomeno si sentirà di meno, in quanto essendo ancora fortemente
di stampo romano e di eredità romana che considerano l'autorità del sovrano valida sempre e comunque.

Nell’ Europa del tempo vediamo un processo di ricomposizione del potere: a livello locale nel castello, il
signore esercita un controllo molto bruto, il signore però, è spesso legato attraverso rapporti vassallatici a
autorità più alte (vescovi, conti, marchesi) perciò il suo controllo del territorio diventa funzionale al potere
del re. I sovrani però, non possono decidere da soli, devono confrontarsi con una complicata rete di
soggetti che esercitano controllo.

Dallo storico Giovanni Tabacco “Il Medioevo ha demitizzato il potere” il concetto unitario dell’ autorità
politica si è sbriciolata, diventando un’ accordo, un patto.

Nel mondo bizantino e in quello islamico (imperi fiscali), questi fenomeni non avvengono, poiché questi
imperi sono capaci, attraverso la fiscalità di tenere ben consolidato il potere centrale. È anche importante
ricordare che nei secoli X e XI si ha una crescita dell’ importanza delle famiglie aristocratiche militare: nel
mondo bizantino si sviluppa la pronoia (privilegio per cui l’ imperatore concede a una famiglia, l’ esercizio di
percepire le imposte in un determinato territorio, in cambio di un appoggio militare). Nel territorio islamico
si sviluppa invece con i soldati schiavi, chiamati ghulam o mamluk, la iqta (il califfo affida l’organizzazione
dell’esercito e la percezione delle tasse in un determinato territorio).

Lezione 9 (pag 157-170, 194-198, 235-237)

Crescita e importanza dei monasteri

La crescita d’importanza dei vescovati e dei monasteri, interlocutori dei poteri sul territorio, è strettamente
collegata alla mescolanza fra potere locale e interessi personali. Queste crescita d'importanza aveva
evidentemente tratti molto ambigui e molto forti perché, se da una parte la figura del vescovo contava
sempre di più in città e i monasteri hanno una funzione sempre più rilevante nelle campagne; allo stesso
tempo però questa crescita d'importanza degli enti ecclesiastici e religiosi come i monasteri, comportava
non di rado una forte strumentalizzazione di questi luoghi di prestigio e di vita religiosa per le aristocrazie
laiche. Quindi vi e` un intreccio molto forte tra la dimensione religiosa e la dimensione politica
che comportava spesso un coinvolgimento pesante nei confronti della sfera religiosa e una messa a
servizio delle comunità religiose e delle chiese a vantaggio delle grandi famiglie aristocratiche. In questo
contesto, spicca per la sua rilevanza la fondazione religiosa dell’abbazia di Cluny (attualmente si trova in
Borgogna).

Cluny è un monastero fondato intorno al 910, da un grandissimo aristocratico, il duca di Aquitania che
possedeva grandi signorie. Cluny, a differenza degli altri monasteri che nascevano in quel periodo ha
caratteristiche particolari: è una Comunità religiosa libera, il duca di Aquitania stabilisce che la scelta
dell’abate debba sempre essere affidata alla comunità dei monaci e rinuncia ad ogni autorità sulla gestione
dei beni dell’abbazia. Questa scelta di libertà rispondeva all’intento, da parte del duca, di creare un ente più
puro e libero.

Nel giro di pochi anni Cluny, diventa una comunità religiosa molto prestigiosa. Fattori di prestigio:

• Prestigio degli abati: uomini di grande cultura venerati come dei santi
• Libertà: i monaci dediti soltanto alla preghiera e a Dio, è un luogo in cui la preghiera diventa segno
fondamentale della vita.
• Regola benedettina adattata: il lavoro manuale è praticamente assente, è ingigantito lo spazio e il
tempo della preghiera comunitaria. Cluny divenne una “centrale della preghiera”
Cluny, grazie al prestigio accumulato, riceve
grandi donazioni da tutta Europa. Curiosità:
anche la festa dei morti (2 novembre) fu
inventata a Cluny. Moltissime chiese e monasteri
si sottomettono a Cluny, adottando le stesse
consuetudini.

A Cluny guarda con particolare attenzione la sfera sociale dei milites (signori di castello), che da una status
di combattenti avevano assunto modi di vivere accettabili. Per le grandi famiglie militari, che hanno come
particolare attitudine l’uso delle armi, fare delle donazioni a Cluny, è uno dei modi per acquisire
riconoscibilità e rispettabilità. Intorno a Cluny si crea quindi una vicinanza con le figure dell’ambiente
cavalleresco, anche perché gli abiti di Cluny, hanno l’intelligenza strategica di rivolgersi a questo ceto
sociale promuovendo una serie di iniziative di nobilitazione del mondo cavalleresco: esistono racconti
agiografici (di santi) sui cavalieri e ci fu un assemblea, chiamata “Pace di Dio” in cui il popolo raccolse il
giuramento di non usare violenza in determinati momenti (davanti alle Chiese o durante le Festività
relgiose), sono modi per addomesticare e per placare in qualche maniera l’uso della violenza. E vi è uno
strano intreccio tra mondo cavalleresco e mondo monastico. Viene nobilitato l’uso della violenza (intreccio
fra valori, consuetudini e violenza).

Il cammino di Santiago

Santiago de Compostela è una chiesa che si trova in Galizia, entro la quale vennero ritrovate, in periodo
carolingio, le reliquie di San Giacomo (uno degli 11 apostoli). Questa chiesa divenne quindi luogo di
pellegrinaggio, pratica ormai molto diffusa al tempo, soprattutto nei cavalieri.

Cluny sostiene questa pratica, dando vita al Cammino di Santiago: una rete di punti di accoglienza di
ospitalità che unisce la Galizia a Santiago de Compostela. Il risvolto di ciò, è anche politico: in larga parte la
Spagna è sotto dominio islamico, con il califfato di Cordoba tranne che nella Spagna settentrionale, dove la
resistenza delle comunità cristiane era stata più forte e i territori erano abbastanza isolati. La Spagna non è
totalmente sotto il dominio islamico, in quanto ci sono delle zone come le Asturie, nella parte
settentrionale, dove la società islamica non era mai giunta e il popolo era rimasto cristiano.

La particolarità di Cluny è che manda dei messaggi anche all’ ambiente dei Laici, uno di questi messaggi fu:
voi che non siete monaci, potete comunque fare azioni meritevoli. A partire dal 1031, il califfato di Cordoba
si spezza: finisce l’autorità del califfo e l’impero si divide in tanti potentati locali, chiamati regni di Taifa
(parola araba per indicare discordia). La frammentazione dei regni di Taifa fa sì che la dominazione islamica
sia più debole, inzia quindi il processo di Reconquista: fenomeno storico attraverso il quale i piccoli domini
cristiani del nord, cominciano a riconquistare i territori verso sud.

Generazione dopo generazione, i principi cristiani


del nord ri-conquistano i territori. Via via che
vengono riconquistati i territori, si formano nuovi
regni (Regno di Navarra, Regno di Catiglia, Regno
di Aragona ecc), arrivando alla metà del 1200 a
riconquistare quasi tutta la penisola iberica.
Questo processo di Reconquista, si carica di
significati religiosi per i cristiani del nord:
combattere contro i nemici della fede sembra
un'impresa meritevole. Si ha una saldatura fra
religione e etica cavalleresca. Questo Santo
diventa simbolo di una guerra armata e
sanguinosa contro quelli che venivano ritenuti
nemici della fede. Ritroviamo una sorta di unione
fra etica religiosa e cavalleresca.

Italia

Cluny, avendo avuto grande prestigio, fa sì che la figura del monaco, diventi il simbolo del perfetto
cristiano; si diffonde la convinzione che la Chiesa e il suo complesso, per essere degna dal punto di vista
religioso, deve assomigliare a un grande monastero. La chiesa di Roma cerca di adattare la vita dei
sacerdoti al modello monastico,in particolare si accentuano due elementi: la separazione dalla carne (il
monaco è totalmente separato dalla dimensione sessuale) e la libertà (non dipendere da un padrone, Cluny
è gestita dai monaci).

Queste due caratteristiche diventano due punti fondamentali e i vescovi di Roma cominciano a diffondere,
con i loro decreti, e con i loro scritti un messaggio secondo cui la Chiesa deve essere riformata
allontanando da sé, due grandi peccati: il matrimonio dei chierici e il concubinato o nicolaismo (termine
inventato dai polemisti ecclesiastici del periodo, per indicare pratiche sessuali o adulteri). La Chiesa cerca di
allontanare anche la Simonia (da Simone Mago, che cercò di comprare da San Pietro il privilegio di fare
miracoli), ovvero la situazione in cui una Chiesa o un titolo di abate vengono dati da un laico, da un
secolare. Il problema è che questa pratica, di affidare il ruolo di vescovo a una determinata persona, era
estremamente diffusa, perciò introdurre che l’idea che la simonia fosse un vizio, una struttura deviata,
significava dichiarare guerra a un uso molto frequente. Era lecito solo donare, come nel caso di Cluny, un
luogo ai monaci senza nessun tipo di influsso. Roma inizia un attacco contro Nicolaismo e Simonia con il
Decreto di Niccolò II contro i preti concubinari del (1059).

“Nessuno ascolterà la messa celebrata da un prete a proposito del quale sa che convive con una concubina
o con una moglie clandestina. Il santo concilio, infatti, sotto pena di scomunica ha deciso in modo conforme
con il decreto sulla castità dei preti del santissimo papa Leone IX di beata memoria, che ogni prete, diacono,
suddiacono che prenda pubblicamente con sé una concubina, o non abbandoni quella con cui convive, non
possa per volontà di Dio, per quella dei santi Pietro e Paolo e per nostro formale ordine, né cantare la
messa, né leggervi il Vangelo o l’Epistola, né assistere nel coro agli uffici divini.”

I papi non si limitano a stigmatizzare questi comportamenti, ma li trasformano in una vera e propria
sanzione. Quando un prete è stato scelto da un’autorità che non è la Chiesa, ma da una famiglia, quel prete
non è degno delle sue funzioni.

I vescovi di Roma, in particolare papa Gregorio VII, sono l’espressione più decisa di quella che gli storici
chiamano “riforma gregoriana”: si tratta di un progetto di trasformazione della vita della Chiesa nato dall’
influenza di Cluny. Ciò avrebbe portato a un maggiore potere da parte della Chiesa, non più sotto controllo
dell’aristocrazia. La gerarchia della Chiesa, centrata su Roma, viene definita con il Dictatus Papae di
Gregorio VII: un documento molto stringato che viene redatto dalla corte papale intorno al 1075:

1) La Chiesa Romana è stata fondata da un solo Signore

2) Solo il romano pontefice è definito a giusto titolo universale

3) Solo lui può deporre o assolvere i vescovi

12) A lui è permesso deporre gli imperatori

19) Egli non deve essere giudicato da nessuno

26) Colui che non è d’accordo con la Chiesa non deve essere considerato cattolico.

27) Il papa può liberare dal giuramento di fedeltà i principi empi.

In questo testo vediamo emergere che sul piano dell’autorità religiosa la chiesa di Roma sta sopra tutte le
altre ed il Papa di Roma è giudice dei livelli inferiori della gerarchia e dei suoi vescovi e nessuno si può`
permettere di giudicare il Papa. Il secondo risvolto di questa riforma e` che la chiesa non deve subire
l'influsso di chi non è consacrato, quindi nessuno può usurpare i diritti della Chiesa senza farne parte.

Quando ci sono dei problemi, conflitti o incertezze, il papa di Roma ha il diritto di deporre o assolvere i
vescovi: il papa è giudice nei confronti dei livelli inferiori della gerarchia. La chiesa è un ordine che non deve
seguire l’influsso dell’ordine secolare, però il papa può giudicare non solo il comportamento dei chierici, ma
anche dei principi, in particolare l’imperatore riceve la corona dal papa.

Spagna, Sardegna, Dalmazia: verso una romanizzazione delle Chiese

In Spagna, che era tornata in mano cristiana, le usanze proprie vengono riadattate seguendo la chiave
romana: la lingua, la liturgia, i riti. In Sardegna erano ancora presenti le usanze greco-bizantine, orientali,
negli anni ’60 e ’70 dell’ XI secolo, i papi portano avanti un processo di romanizzazioni, portando in
Sardegna dei monaci benedettini. Avviene una sorta di debizantizzazione della Chiesa sarda. Con
la romanizzazione della Chiesa, viene a crearsi una sorta di dibattito:

Se solo la Chiesa di Roma può essere chiamata universale, come si comportano gli altri territori?

Già il cristianesimo latino e quello greco- bizantino, in tante occasioni nel passato avevano manifestato un
progressivo allontanamento, quasi di ostilità: in questo momento il divario fra i due mondi si amplia perché
le chiese orientali, sotto la protezione dell’imperatore di Bisanzio, considerano questa romanizzazione
come una deviazione. Es: il divieto di matrimonio per i chierici, in Occidente, se pur con qualche ostilità
passa, mentre in Oriente ci sono resistenze molto più forti, anche oggi le chiese ortodosse hanno
mantenuto il matrimonio dei chierici. Il momento di allontanamento più forte è quello dello scisma
d’Oriente del 1054: si ha fra il papa di Roma e il patriarca di Costantinopoli una scomunica (si condannano a
vicenda a essere esclusi dalla comunità ecclesiastica). Ancora oggi questo scisma persiste. L’idea
secondo cui l’ordine ecclesiastico deve essere diviso dall’ordine secolare è valida anche per il vescovo di
Roma, inizia a diffondersi l’idea secondo cui la nomina del vescovo di Roma debba essere libera da ogni
influsso esterno, anche dall’influsso dell’imperatore.

Nel 1059, il papa Niccolò II emana un decreto secondo cui il papa deve essere eletto dai cardinali: cerchia
ristretta di sacerdoti o vescovi che sono titolari delle chiese di Roma; l’imperatore non ha alcun ruolo in
questa scelta. Questo aspetto innesca un ulteriore conflitto: le autorità politiche, in particolari gli
imperatori (che regnavano su Italia e Germania) reagiscono piuttosto male poiché è possibile che i cardinali
scelgano un papa ostile alla famiglia regnante e perché, se è vero che l’autorità dei vescovi, è detenuta solo
dal papa e che qualsiasi nomina dei vescovi da un’autorità secolare è da considerare simonia, allora si deve
considerare sbagliato anche la pratica per cui gli imperatori cercavano di scegliere come vescovi uomini a
loro vicini.

Esplode quindi la lotta per le investiture: l’investitura è un rituale attraverso il quale ai vescovi venivano
affidati poteri di natura pubblica. Si
apre una fase molto lunga di conflitto fra l’imperatore Enrico IV e il papa Gregorio VII, ci furono uno scontri
anche militari ed episodi di riappacificazione, come l’episodio di Canossa: quando il papa scomunica
l’imperatore, l’imperatore perde l’appoggio della sua aristocrazia e decide di chiedere perdono al papa,
recandosi nella località emiliana di Canossa. Questo scontro, iniziato nel 1075, si conclude nel 1122 con un
accordo fra papa e imperatore, il concordato di Worms, che sancisce la separazione dei due rituali: un
rituale è quello della consacrazione del vescovo, che può avvenire solo per volontà del papato; l’altro
rituale è quello del conferimento, da parte dell’imperatore, di poteri di natura secolare: questo può
avvenire soltanto dopo la consacrazione del vescovo. Per la prima volta nella storia si ha la distinzione di
principi fra spirituale e temporale.

Il papato guarda anche al Mediterraneo: sempre più potenze cristiane si affermano a danni di potenze
islamiche: Genovesi e Pisani si affermano nelle isole del mediterraneo ai danni dei dominatori islamici: nel
1015/1016 ci fu la spedizione cristiana (genovese e pisana) contro Mujahid (principe musulmano spagnolo
che dominava sulla Sardegna) nelle coste della Sardegna viene sconfitto in una battaglia navale. Nel 1064 i
pisani arrivano a Palermo e la saccheggiano, nel 1087 si recano ad a Mahdya (città tunisina) e la
sottomettono. Nel 1114 una spedizione pisano-genovese conquista Maiorca che aveva dominazione
islamica. Tra il 1061 e il 1091 comincia una campagna di conquista della Sicilia da parte dei normanni, che
strappano definitivamente la Sicilia agli Arabi. Si hanno una serie di eventi che vedono gli eserciti cristiani,
conquistare territori ai danni degli arabi; spesso la chiesa romana benedice queste imprese, rivestendole di
una speciale dignità religiosa, accreditando la chiesa di Roma come simbolo della comunità cristiana. Il
culmine si ha nel 1096, con papa Urbano II che lancia un messaggio al popolo e all’aristocrazia: “se volete
compiere un'azione meritevole, smettete di usare la violenza; piuttosto se volete usarla, usatela per un fine
nobile: combattere in Oriente, dove l'imperatore di Bisanzio deve fronteggiare la minaccia dei nemici della
fede”. Nasce l'idea della crociata.

Lezione 10 (pag 171-174,176-184,227-230)

I Normanni in Italia

Ci troviamo nei secoli centrali del Medioevo e i protagonisti sono i vari regni. Il panorama geopolitico
diventa più vario in quanto ci sono tanti diversi soggetti e la nascita di tanti diversi regni, è legata a sua
volta a una caratteristica molto importante di questo periodo storico: la grandissima mobilità dei popoli,
sono spostamenti di vario genere, avremo un mondo che si muove. Questo è il principale motore di questa
proliferazione di regni, nell`Europa e nel Mediterraneo dei secoli centrali del Medioevo. Fra i continui
spostamenti che caratterizzano quest’epoca, spiccano i movimenti dei Normanni: popolazioni provenienti
dalla Scandinavia che si muovevano verso l'Europa meridionale e centrale. Il loro spostamento si era
concluso agli inizi del X secolo nel 911 quando un gruppo di Normanni, accordatosi con un sovrano di
dinastia carolingia, aveva ricevuto in feudo il territorio dell'attuale Normandia, trasformandosi da popolo
nomade di razziatori a un principato territoriale. Lo stanziamento in Normandia non aveva spento la vitalità
e l’aggressività di questo popolo: iniziano quindi una serie di campagne, imprese e conquista; la più celebre
di queste “avventure” venne condotta dal duca di Normandia Guglielmo il Conquistatore che
approfittando di particolari circostanze dinastiche e accordi familiari con alcuni aristocratici che regnavano
in Inghilterra, nel 1066 intraprende il processo di conquista del territorio anglosassone. Questa impresa ha
il suo momento cruciale nella battaglia di Hastings (1066) che vede la sconfitta del re anglosassone Aroldo
e il trionfo di Guglielmo, che diventa così re d’Inghilterra; nasce il regno normanno d’Inghilterra, un regno
particolarmente organizzato, in particolare si ricorda il Domesday Book (1084): un documento redato negli
ultimi anni di vita di Guglielmo, una sorte di grande inventario dei beni e dei diritti dell’isola; una sorta di
catasto per regno e uomini.

Il linguaggio dell'etica cavalleresca diventa una costante anche in questo regno.

Sempre dalla Normandia parte un'altra impresa: alcune famiglie della piccola aristocrazia normanna
iniziano a spostarsi verso sud, girando per l’Europa offrendo servizi militari. Uno dei luoghi molto amati dai
Normanni è il Mediterraneo: l’Italia meridionale, territorio molto ricco e politicamente molto diviso
(dominio bizantino → Calabria, il Salento, Campania), territorio longobardo → con i suoi principati che si
erano spaccati, dominio musulmano→ Sicilia) è spesso luogo di lotte fra un principato e l’altro, dove i
Normanni erano utilizzati come soldati. La più nota delle famiglie che si stanzia in Sicilia è quella degli
Altavilla che combattendo come mercenari finiscono per ritagliarsi degli spazi e del potere fino ad acquisire
dei castelli. Quindi le famiglie normanne si trasformano in vere e proprie sorgenti politiche indipendenti e
piano piano iniziano ad estendersi.

Protagonista delle fasi cruciali di questa vicenda è


Roberto il Guiscardo, negli anni ’70 e’80 dell’ XI
secolo finirà per sottomettere tutta l’Italia
meridionale continentale. Roberto il Guiscardo
ebbe anche l’idea di entrare in relazione con il
Papa, che abbastanza preoccupato dal fatto che
nell’Italia meridionale si stessero affermando
questi guerrieri nel nord, firmò l’accordo di Melfi
del 1059, con cui Roberto il Guiscardo si
riconobbe fedele del papa. In cambio il papa
Niccolò II lo riconobbe come principe dell’Italia
meridionale.

Mentre Roberto il Guiscardo si occupava della conquista dell’Italia meridionale, suo fratello Ruggero
iniziava una campagna di conquista della Sicilia, completata grosso modo negli anni ’90 dell’ XI sec..: alla
fine dell’XI secolo tutta l’Italia del meridione diviene un territorio unito sotto la dominazione normanna;
qualche anno più tardi, nel 1130 la dominazione normanna assumerà il titolo di Regno di Sicilia (con
Ruggero II, figlio di Ruggero I). Il regno normanno di Sicilia si caratterizza per un’amalgama molto singolare
di identità diverse: germaniche, greco-bizantine e islamiche.
I re normanni non si accontentano delle conquiste in Italia, ma cercano di spingersi anche nelle altre coste
dell’ Adriatico: già al tempo di Roberto il Guiscardo, i normanni erano riusciti a occupare la città di Durazzo
(attuale Albania), mentre nella seconda metà del XII secolo, si erano spinti fino a Tessalonica (in
Grecia).Quindi guardano verso l'area dei Balcani e in maniera ostile, Bisanzio, con il quale il rapporto rimane
molto ambiguo perché` da una parte è motivo di ispirazione e di imitazione ma, allo stesso tempo è un
rapporto di ostilità` perché si cerca di rosicchiare pezzi dell'impero nei balcani.

In questo periodo (XI secolo) l’Impero bizantino conosce una fase di gravissima difficoltà: dall’Asia centrale
compare la popolazione nomade dei Turchi Selgiuchidi che si spostano verso sud: prima vengono utilizzati
come mercenari per gli eserciti, poi alla metà dell’ XI secolo, i turchi Selgiuchidi arrivano a prendere
possesso del califfato, dove il potere viene tenuto dai sultani (leader politici selgiuchidi). Si viene a creare
un impero religiosamente islamico, linguisticamente e culturalmente arabo-persiana ma militarmente e
politicamente dominato dai turchi selgiuchidi. Per legittimare questo dominio, i Selgiuchidi aumentano le
iniziative di devozione religiosa, infatti in questo periodo trova fioritura il sistema della madrasa (scuola
coranica annessa a una moschea) centri di culto e studio; sempre in questo periodo si sviluppa anche la
pratica del sufismo (corrispondente islamico del monachesimo cristiano): figure di religiosi islamici che si
dedicano, in separazione del mondo, al culto e alla preghiera.

L`impero Bizantino e` un grande punto di osservazione molto importante per capire cosa sta suceddendo
in questo periodo perché in questo periodo dell`XI secolo conosce una fase di grandissima difficoltà` ( dal
X all'XI secolo aveva conosciuto una fase di grande prosperità in particolare con Basilio II che era riuscito a
estendere la sua dominazione sia verso oriente, verso l'area del Caucaso, sia verso occidente, fino a
recuperare in parte anche alcuni territori della Sicilia), mentre tutto l'arco del XI secolo è leggermente
tragico perché compare in Oriente un nuovo soggetto, anche qui comincia con una migrazione e con
uno spostamento di un popolo. Oltre all’aumento delle iniziative di devozione religiosa, i Sultani
Selgiuchidi rilanciano le conquiste: dalla metà del XII secolo in poi si ha una nuova stagione di conquiste
verso occidente: si spingono verso l’area rimasta sotto dominio bizantino, l’Anatolia dove si tenne la
battaglia di Manzikert (1071) dove si scontrarono l’imperatore bizantino e il sultano selgiuchide che ne esce
vincitore. I Turchi selgiuchidi, arrivano a prendere possesso del califfato, mantenendolo sotto ostaggio e
non annullandolo, lo usano come una sorta di fantoccio e il potere politico viene tenuto dai
cosiddetti sultani (leader politici selgiuchidi), quindi si viene a creare uno strano impero. Esso risulta
essere religiosamente islamico, linguisticamente arabo/persiano ma militarmente e politicamente
dominato da questo gruppo di potere.

I selgiuchidi che sono degli usurpatori del potere, oltretutto di recente islamizzazione, moltiplicano le
iniziative di devozione religiosa (per esempio la Marsa Cada, una specie di scuola annessa a una moschea;
inoltre si sviluppa moltissimo il sistema del Sofismo, una sorta di corrispondente islamico del monachesimo
cristiano e viene molto promosso dai sovrani selgiuchidi) con un'evidente volontà di accentuare gli
elementi religiosi per far conoscere la dignità di questi nuovi conquistatori. Inoltre ciò che fanno i sultani
selgiuchidi è quello di rilanciare le conquiste e, dalla metà dell'XI secolo in poi c’è una nuova stagione di
conquiste in occidente. Si spingono nell`area rimasta Bizantina che è l`Anatolia e, con la Battaglia di
Manzikert nel 1071 (zona estrema dell`oriente turco) vi è un grande scontro tra l'imperatore bizantino e le
armate selgiuchide che sconfiggono l`imperatore di Bisanzio e dilagano in tutta l'Anatolia (vecchio cuore
bizantino) che viene tutta o quasi conquistata dai selgiuchidi. Questo per l'impero bizantino è una tremenda
sconfitta in quanto si è visto sottrarre una porzione enorme del suo dominio e si vede minacciare da questo
impero. I Normanni nel mentre insistevano verso l`occidente verso i balcani, a Durazzo.

In questo periodo molto difficile per l'impero bizantino, si instaura la dinastia dei Comneni: iniziano a
regnare su Bisanzio a partire dal 1057 con Alessio Comneno che sceglie di guardare a Occidente, cercando
alleati per difendersi dai Normanni. Alessio trova un alleato in Venezia, che può garantire una potente
flotta navale, offrendole la possibilità di navigare per i commerci senza imposte nei territori dell’impero.
Negli anni ’80 e ’90 si infittiscono gli appelli di Alessio che cerca guerrieri occidentali per combattere
contro i Selgiuchidi: questo appello oltre che attirare guerrieri occidentali che combattessero contro i
Selgiuchidi, prendeva toni anche religiosi, infatti il territorio dell’Anatolia (cristiano) era stato invaso dai
Turchi (islamici). Ritorna il tema della crociata in quanto proprio negli stessi anni in occidente per altre
ragioni, si stava diffondendo questa idea del combattere per la fede e quindi avviene cortocircuito, dove
questo ideale occidentale si unisce con gli appelli che arrivavano dall`imperatore bizantino per fornirgli
armate contro l'impero Islamico e Turco.

Nel 1096 il papa fece un appello a Clermont a tutti gli aristocratici dicendogli che il loro stile di vita non è
compatibile con la società cristiana, in quanto utilizzano la violenza in modo sistematico e indiscriminato,
perciò devono cessare di usare la violenza o utilizzarla in modo meritevole: combattere per l’imperatore di
Bisanzio che ha bisogno di armati per combattere contro i nemici della fede.

Si viene quindi a creare la prima crociata: una campagna militare che parte verso l’Oriente, dal 1097 si
organizza un vero e proprio esercito di famiglie aristocratiche che arrivano a Costantinopoli e ottengono
molto vittorie fra cui, nel 1099 la conquista di Gerusalemme. Alla fine dell’ XI secolo si vengono a creare i
regni crociati d’oltre mare e vari altri territori più piccoli (come il principato di Antiochia) che sono in mano
a singole famiglie di crociati. Da questo momento ci saranno vari eserciti che partiranno dall’Occidente per
intraprendere una lotta per la religione.

Le crociate rispondono perfettamente a quelli che erano i sogni aristocratici: dare una veste religiosamente
degna alla pratica violenta, le crociate sono la consacrazione dell’etica cavalleresca. Intorno alla crociata si
sviluppano delle norme, una sorta di diritto stipulato dai papi, su ciò che voleva dire andare in crociata: le
proprietà e i beni di chi combatte nelle crociate sono protetti dall’autorità papale, nel caso di morte
durante il combattimento ci sarà l’indulgenza, l’annullamento o l’abbreviazione del periodo di
purificazione dell’anima in Purgatorio.

Col passare del tempo anche i sovrani cominciano a battersi nelle crociate, che impiegano grandi risorse,
capendo che combattere vuol dire affermarsi come re cavaliere, perfetto vertice di una società che vive
intorno alla idealità cavalleresche. È il periodo delle monarchie feudali: i re si presentano come re feudali,
centro di una rete di fedeltà vassallatiche; l’elemento cavalleresco con tutti i suoi rituali è il linguaggio
standard del potere politico. Essi ritengono che andare a combattere le crociate rappresenti e metta in
mostra tutto il loro potere e la loro nobiltà cavalleresca. Fra i protagonisti di queste vicende abbiamo i re di
Francia e i re d’Inghilterra: Luigi VII, Filippo II, Riccardo Cuor di Leone....

Le monarchie feudali sono regni europei che in questa fase fra XI e XII secolo, interpretano la propria
identità principalmente come quella di re guerriero a capo delle aristocrazie: ciò fa si che si ricompongano i
territori, inglobando anche i territori più periferici. In Inghilterra si ha la dinastia dei Plantageneti, che
regnava sull'Inghilterra e sulla Normandia, ma sono fedeli anche altri territori vari in Francia.
Il regno germanico in questo periodo è governato
da Federico Barbarossa, che morirà durante una
crociata, era un grande imperatore guerriero che
tenne il potere grazie all’aristocrazia che
riconobbe la sottomissione feudale al re.

I motivi che spingevano i re a combattere nelle crociate non erano solo di natura simbolica o di prestigio,
ma anche di natura fiscale, infatti il re che partecipava alle crociate poteva utilizzare le decime della Chiesa
(pagamenti dei fedeli versati alla Chiesa). Questi regni che dal punto di visto amministrativo e fiscale erano
piuttosto rudimentali, possono utilizzare la fiscalità per consolidare i loro domini, riaccorpando i territori
che nelle fasi precedenti del medioevo si erano frammentati; questa situazione si ha in Francia e in
Germania ma anche in Spagna: dopo la frammentazione dovuta al dominio islamico, inizia un processo di
espansione dei principati cristiani del nord, che ricorda le crociate in quanto si combatte un nemico della
fede.

I papi concedono anche ai regni della Spagna cristiana, gli stessi privilegi che erano concessi ai re francesi e
germanici. Grazie a tutti questi fattori si ha un’enorme espansione dei regni cristiani; ciò porta a dei
cambiamenti all’interno del mondo islamico iberico: arrivano dall’Africa settentrionale, gli Almoravidi: una
sorta di setta di potere politico-religioso molto rigorista, che si espande nella zona del Marocco e poi
sottomette, a partire dagli anni ’80 dell’ XI secolo, tutta la Spagna islamica. Intorno alla metà del XII secolo
l’impero almoravide si frammenta e viene sostituito da un altro impero marocchino, quello Almohade che
dominava su Marocco, Algeria e su ciò che era rimasto della Spagna islamica.

Il punto crociale di questi avvenimenti è la battaglia di Las Navas de Tolosa (1212), dove i re d’Aragona,
Castiglia e Portogallo sconfigge gli islamici, lasciandogli soltanto un piccolo ma prospero territorio, quello di
Granada, che riane in una sorta di protettorato politico e non viene conquistata. Seppur divenuta cristiana,
la Spagna non è ancora unificata perché ci sono vari Regni, e tutti questi sono monarchie feudali che si
reggono principalmente sull`accordo con il re e l'aristocrazia, dove il re ha assunto il potere grazie alla
guerra di Reconquista.

Un altro episodio, che spiega cosa affronta il territorio islamico, è quello che vede come protagonista
Saladino, un capo militare curdo che compie una grande carriera militare nelle lotte che vede contrapposti i
turchi selgiuchidi e i regni di Gerusalemme; una delle imprese per cui è più noto è la conquista di
Gerusalemme (1187), con cui pone quasi fine agli insediamenti crociati. Saladino aveva già negli anni
precedenti compiuto un’ altra impresa di grande impatto: aveva conquistato l’Egitto (1171), parte centrale
dell’impero fatimita, ostile al califfo di Baghdad. Questo fa sì che agli occhi del califfo di Baghdad, Saladino
si mostri come un paladino della fede sia contro i cristiani che contro gli sciiti, e che possa diventare il
dominatore di questa grande area che mette insieme l'Egitto, la Palestina, il Libano e la Siria e diventare il
Grande Sultano. Nasce quindi la dinastia degli Ayyubidi, ovvero la famiglia di Saladino, che governa Egitto
e Siria.

In occidente, a partire dall’ affermazione del dominio Ayyubida in poi, quando si vorrà di tentare di
recuperare la terra santa, si organizzeranno spedizioni militari verso l’Egitto, cuore di questa dominazione
islamica.

Lezione 11 (pag 185-187, 199-212)

Una svolta demografica: secoli XI-XIV

Una delle grandi tendenze che aveva caratterizzato l’ inizio del Medioevo, in particolare in Occidente, era
stata una depressione demografica. A partire dall’ XI secolo si ha un capovolgimento di questa tendenza,
vedendo un momento di grande espansione demografica. Italia: da 6 a 12 milioni di abitanti
Europa : da 40 a 70 milioni di abitanti.

Un fattore reale, è quello dei cambiamenti climatici: un leggero aumento della temperatura potrebbe aver
incrementato la produttività agricola. Un altro fattore è quello dei miglioramenti tecnici amministrativi:
come il sistema di rotazione nelle colture, che consentiva di non far calare la rendita del terreno; dei
miglioramenti per quanto riguarda l’ aratura dei terreni; l’ impego del cavallo al posto del bue…

Uno dei fattori più rivelanti è però che finisce il periodo di instabilità politica: l’ Europa medioevale era
sempre stata continuamente esposta alla violenza: incursioni di varia natura e frammentazione interna.
Dall’ XI secolo in poi, il quadro politico europeo inizia ad avere delle strutture in assestamento; la stessa
signoria diventa un fattore di stabilizzazione; la società aristocratica poteva essere un fattore di crescita
economica: lo stile di vita cavalleresco è molto costosa, poiché comporta l’ uso di molte risorse, l’
ostentazione del lusso introduce un fattore di maggiore intensità nell’ impiego delle risorse. E la società è
più stabile e ordinata, è più facile che la popolazione cresca.

Un tema ricorrente, che da testimonianza dell’ aumento della popolazione, è che in alcuni territori dove
erano presenti solo foreste, nascono dei poderi e delle terre coltivate grazie al dissodamento. Ciò che poi
diverrà emblematico di questo periodo è che tutta la crescita dei raccolti, apre la stagione della
“rivoluzione commerciale”, nell’ XI secolo “rinascono” i commerci, in particolare quelli di generi alimentari.
Il Mediterraneo nell’ XI secolo, riprende territori strategici per il commercio: la Sicilia che diviene romana, le
coste della Spagna, le isole Baleariche, l’ Africa settentrionale, le coste della Siria e del Libano, la Sardegna
non è più facile da insediare. L’ Europa fatta di regioni diventa più integrata, sia con il Mediterraneo (da cui
arrivano i beni di maggior valore, oriente) sia con il mondo Occidentale, intensificando i legami fra nord
Europa e Europa mediterranea. Il punto di congiunzione fra questi due ambiti sono le fiere: momento di
incontro dei mercanti. Nella ragione della Champagne (in Francia), in particolare in quattro centri, si
tenevano periodicamente queste fiere.
Stiamo entrando in un periodo in cui si ritrova l’ integrazione economica, propria del Mediterraneo antico.
Le protagoniste di questo periodo sono le città: l’ Europa era già stata urbanizzata dal periodo romano,
infatti in questo periodo, le città antiche, trovano una fase di rinascita; man mano che i territori vengono
conquistati vengono create anche nuove città come Burgos in Spagna o Lubecca in Germania. Alcune città
come Bruges e Gand, nascono invece a partire da piccoli castelli medioevali in espansione grazie alla
produzione tessile. Il mercato e il commercio hanno un ruolo fondamentale nella crescita delle città.

Le città sono anche comunità e come tali tendono ad organizzarsi come collettività: la città basso
medioevale è un centro anche di organizzazione del potere comunitario, si costituisce quindi una sorta di
corpo politico.

Le città italiane hanno caratteristiche particolari: sono centri sia di commercio ma anche centri religiosi, e
dentro le città viveva anche l’ aristocrazia, infatti le città sono piene di torri (simbolo della ricchezza
aristocratica). Attraverso le famiglie aristocratiche con cui erano in relazione, i vescovi adoperavano le loro
funzioni pubbliche nella città. Il potere del vescovo, in quanto esteso a tutto il territorio, fa si che le città
siano proiettate nel territorio (contado: campagna circostante la città). In Italia, specialmente nel centro-
nord, si ha un vuoto politico, che fa sì che i centri urbani tendano ad autorganizzarsi, questa forma prende il
nome di comune. L’ istituzione che si occupa dell’ autorganizzazione è il consolato.

I consoli sono un’ assemblea ristretta della città che governano la città, con funzioni pubbliche. Le varie
città in cui sono presenti i consoli, che venivano eletti nell ‘ arengo (che poi diverranno consigli attraverso
un processo di istituzionalizzazione). I consoli sono quasi sempre esponenti della milizia (famiglia
aristocratica), attivi anche dal punto di vista commerciale; questi tenevano il potere per circa 6 mesi. In
questo momento si distingue l’ autorità spirituale da quella secolare. I più antichi testi normativi dei comuni
italiani sono i brevi: documento per punti in cui si specificano tutti gli impegni dei consoli.

Nonostante il potere dovesse essere gestito dall’ imperatore germanico (sovrani di Germania e Italia)
spesso costui non era in grado di esercitarlo, perciò nacquero le figure dei consoli. L’ imperatore Federico
Barbarossa (1155-1190) fu il primo a notare che gli italiani non avevano alcun riguardo per il sovrano;
questa situazione colpì molto anche il cronista e storico del tempo, Ottone di Frisinga, che infatti ne da
testimonianza. Dopo che Barbarossa capì la situazione in Italia, fece sua l’ idea politica di sottomettere le
città italiane, impedendo loro di esercitare le mansioni pubbliche in maniera indipendente.
Nel mondo germanico, una modalità tipica dell’ esercizio del potere sovrano era la “dieta”: giornata in cui il
sovrano invita tutti i suoi feudatari per le decisioni. Barbarossa convoca una dieta a Roncaglia, dove
ribadisce la sua autorità su tutte le mansioni pubbliche, dette iura regalia.

Si creerà una lega di città (lega lombarda) che si scontrerà con il sovrano: la battaglia più conosciuta è
quella di Legnano (1176) in cui l’ esercito di Barbarossa si scontra con quello della Lega che ottenne una
schiacciante vittoria. Nel 1183 si giunge ad un accordo fra imperatore e città della Lega, con la pace di
Costanza: l’ imperatore stabilisce che le città sono autorizzate a esercitare senza contestazioni tutte le
consuetudini ad antico esercitato (l’ imperatore accetta che le consuetudini della città venissero esercitate)
e chiede come controparte la nomina dei consoli.

Nel corso degli anni si ha una serie di grandi trasformazioni interne per cui il vecchio sistema dei consoli
viene perfezionato per cui non si riuniscono più assemblee di consoli ma si affidano le mansioni pubbliche a
un “podestà”: funzionario esterno alla città, retribuito, che per un periodo breve assume le mansioni
pubbliche. La particolarità del podestà è che si sposta con la “familia” ovvero lo staff tecnico del podestà
costituito da giudici, notai, scrivani, guardie. I comuni diventano quasi città stato che gestiscono il potere
pubblico a 360 gradi.

In questa crescita politica delle città comunali, nascono anche dei conflitti: il ceto dirigente delle città
comunali è un ceto dirigente di milites, questa componente della città si trova sempre più spesso in
conflitto con il populus (parte della popolazione che non partecipa alla vita pubblica). Questa lotta va verso
una presa del potere del popolo, nel corso del XIII secolo si parlerà di regimi di popolo; il fatto che il potere
in città venne assunto dal populus implica vari cambiamenti nei modi di gestire la città: il podestà tiene le
funzioni di natura più tecnica però la presa delle decisioni e in mano ai grandi consigli, in cui centinaia di
persone discutono e prendono le decisioni. Il cuore di queste decisioni sono i consigli degli anziani, dei
priori o dei sapienti spesso composti da notai, giudici, artigiani etc.. la caratteristica più peculiare è l’
accento sulla partecipazione collettiva: un bene che deve essere patrimonio di tutta la cittadinanza
(messaggio polemico verso i milites che gestivano il potere in una cerchia ristretta).

Tipica di questo periodo è la costruzione dei grandi palazzi pubblici, appartenenti alla collettività urbana in
cui si riuniscono i podestà e i consigli. Es: Todi, Piazza del Popolo e Padova, Palazzo della Ragione.

Lezione 12 (pag 213-226, 237-240, 260-264, 273-276)

XI-XII secoli: La Chiesa del diritto e i suoi problemi

Fra l’ XI e il XII secolo, si assiste a una grande crescita della chiesa occidentale dal punto di vista del prestigio
e della capacità politica, soprattutto dal punto di vista del consolidamento delle strutture gerarchiche. La
Chiesa occidentale dalla riforma gregoriana in poi è centrata sugli aspetti organizzativi, istituzionali e
giuridici, mentre la Chiesa greca rimane fortemente incentrata con l’ ordine secolare dell’ impero bizantino.

In questo periodo vediamo la fioritura del diritto canonico: norme, regole e leggi che la gerarchia
ecclesiastica crea; un altro elemento è quello della centralità di Roma, dell’ autorità papale.

Di questi due fenomeni sono emblema i concili: ricomincia nella chiesa occidentale una stagione di concili,
caratterizzati dall’ essere romani: si tratta dei concili lateranensi.

La sede episcopale di Roma è san Giovanni Laterano e, annesso alla chiesa, c’è un grande palazzo sede della
comunità ecclesiastica: qui si riuniscono tutti gli abati, vescovi e grandi prelati, convocati dal papa per
fissare le norme del diritto canonico (rapporti tra il papa e vescovi, tra i vescovi e i sacerdoti, i modi di vita
dei sacerdoti, compiti, doveri, obblighi; trattano anche questioni che hanno a che fare con la vita dei laici,
dei fedeli, come i fedeli devono rapportarsi e gli obblighi dei fedeli e come devono accedere ai sacramenti;
inoltre in queste norme rientrano una serie di comportamenti che tengono insieme sia la sfera religiosa che
quella sociali: ad esempio le relazioni famigliari, stabilendo regole matrimoniali; il tema dell’ usura [prestito
a interesse, poiché secondo la dottrina del diritto canonico tutto ciò che riguarda un peccato, anche nella
vita quotidiana, deve essere regolato dalle norme della chiesa; anche prestare interesse e un peccato])

Il diritto canonico introduce una serie di norme che includono e inglobano elementi e aspetti fondamentali
della vita sia famigliare che economica, aumentando la sua importanza anche nei confronti della sfera
sociale del tempo; questo a sua volta stimola una grande crescita dal punto di vista culturale e intellettuale;
al centro di questa crescita culturale c’è il papa, infatti si crea una dinamica per cui tutto ciò che coinvolge
la chiesa in tutta Europa arriva a Roma, cornice universalistica centrata sull’ autorità papale.

Il periodo fra XI e XII secolo è il momento di fioritura non solo del diritto canonico come disciplina, ma
anche della riflessione teologica. Entrambe le discipline vengono introdotte in ambito universitario: l’
università è una delle novità del mondo medioevale. La Chiesa beneficia anche di uesta maggiore creatività
culturale dell’ Europa.

In questo periodo si sviluppa ulteriormente il monachesimo: nasce anche l’ordine dei cistercensi: ordine
monastico che ha l’ambizione di ritornare alle tradizioni Benedettine, specialmente nel lavoro manuale, che
vedeva il monaco impegnato nella vita dei campi e il lavoro della terra, a differenza di quella cluniacense
che aveva messo in secondo piano il lavoro manuale e aveva accentrato quello spirituale) esso ebbe molto
successo e si diffuse in tutta l’ Europa, anche in Oriente, facendo sì che i monasteri divennero luoghi di
gestione molto avanzati. Anche il monachesimo cistercense rientra nel grande fenomeno dell’ espansione
economica delle campagne, della produttività e della gestione.

Nascono anche due nuovi ordini monastici, che si ispirano a al passato, recuperando la componente
eremitica: sono i camaldolesi e i certosini che si basano sulla pratica dell’ isolamento. I certosini prendono il
nome da una località francese chiamata Chartreuse, dove venne costruito il primo monastero; la struttura
era costituita da tante celle isolate l’ una dall’ altra dalla quale il monaco poteva uscire solo per le
celebrazioni liturgiche; i camaldolesi invece sono un ordine italiano che nasce nell’Appennino, non lontano
da Arezzo dove viene fondato il monastero e, non molto lontano sulla montagna, l’ eremo ovvero un
villaggio circondato da mura dove vivono gli eremiti. Le particolarità di queste nuove forme monastiche
sono la diffusione (arrivano anche in Sardegna, basilica di Saccargia) e la sua forma organizzata in ordini, a
differenza dei monasteri altomedioevali, formati da una galassia di monasteri; invece le nuove forme
monastiche sono organizzate istituzionalmente con un capo, chiamato abate. Nei monasteri,
periodicamente, si tiene il “capitolo generale” ovvero un’ assemblea in cui tutti i rappresentanti di tutti i
monasteri eleggono il loro ministro generale

Quindi vediamo che anche il fenomeno del monachesimo ha una natura fortemente istituzionale: l’
organizzazione non è più a galassia, ma gerarchia, a piramide. Chiaramente anche il papato fa in modo di
avere una relazione diretta con i vertici di questi ordini e questi vertici diventano lo strumento per
diffondere un certo tipo di interpretazione del monachesimo, capillarmente nella società.

I movimenti pauperistici: Valdo e i Poveri di Lione (circa 1170)


Fra XI e XII secolo per la prima volta iniziano a comparire, come protagonisti della vita religiosa, i Laici:
(inteso come il semplice fedele che non ha nessun ruolo nella vita della chiesa) per la prima volta emerge
l’esigenza da parte dei laici di avere un ruolo della chiesa, di avere una missione, di avere una dignità.
Questa ricerca è segno del fatto che la società sia più vivace e articolata, che quindi non si accontenta più
dei vecchi modi di vivere la vita religiosa. I movimenti si sviluppano come gruppi organizzati che cercano di
imitare il Vangelo (la vita dei veri cristiani), specialmente attraverso una scelta di povertà; questa scelta
diviene un messaggio importante nella vita della Chiesa, assumendo un carattere polemico nei confronti
della chiesa ufficiale perciò la chiesa ufficiale guarda con sospetto a questi movimenti.
È il caso dei così detti Valdesi: movimento pauperistico che nasce a Lione nella seconda metà del XII secolo,
a partire da Pietro Valdo, un mercante che decide di vivere ispirandosi al Vangelo, crea una comunità in cui
si vive in maniera povera nella sobrietà, vivendo in comunità e lavorando collettivamente. La nascita di
questa comunità venne vista dalla chiesa in maniera sospetta, perché sembrava un modo per interpretare
le scelte evangeliche senza la mediazione ecclesiastica.

La nascita dei movimenti pauperistici è quindi il simbolo della società che cambia: si modifica il modo di
percepire la ricchezza, si ha quindi la necessità di riscoprire la povertà come scelta religiosa.

La chiesa di Roma condanna i valdesi e, in questo contesto, ha una rilevanza molto importante papa
Innocenzo III (1198/1216) ovvero il papa del quarto e ultimo concilio lateranense (1215): (che è di gran
lunga il più importante poiché introduce una serie di norme molto organiche incentrate sulla vita dei laici)

• Obbligo per ogni Cristiano di prendere la comunione e di confessarsi almeno una volta l’anno.
Tutta la vita intima del Cristiano dev’essere portato al giudizio della chiesa. Segno di potentissima
potenza dell’autorità ecclesiastica e modo di impossessarsi dei segreti dei sovrani nei piani alti. La
Chiesa diviene Tribunale della Coscienza.
• Lotta contro le eresie: (esperienze religiose non riconosciute dalla Chiesa ufficiale)
In questo periodo circolano movimenti ereticali di ispirazione dualistica che abitualmente vengono
chiamati Catari (ossia dei movimenti cristiani che hanno una dottrina secondo la quale esistono
due principi fondamentali nell`universo : il principio del bene e il principio del male, della luce e
delle tenebre, tra materia e spirito; la vita del cristiano deve essere quella guidata da Gesù Cristo:
deve liberarsi di tutto ciò che è oscuro, materiale, tenebroso, negativo, per andare verso la luce e
la purificazione; cataro vuol dire puro) essi hanno un involucro cristiano, però si ispirano a un tipo
di dottrina che potremmo avvicinare al manicheismo (vecchissima dottrina di origine
orientale/persiana secondo la quale tutto ciò che esiste è frutto dell’ interazione dei principi di
bene e male). I Catari hanno molta fortuna in occidente, perché nella vita quotidiana questo
messaggio comportava delle scelte pauperistiche.
Da parte di Innocenzo III ci fu una lotta feroce e violenta contro i catari: egli mobilita anche le
risorse della società secolare, attravero la bolla papale “Vergentis in senium” (1199) con cui
condanna tutta le eresie, poiché compiono grande reato di lesa maestà contro Dio, quindi è dovere
di tutti i sovrani cristiani perseguitare gli eretici e punirli con il fuoco. La chiesa attinge alle risorse
della società per delle persecuzioni violente. A partire dal 1208 inizierà una vera e propria crociata,
dove Innocenzo III chiama i principi armati a una guerra aperta contro i Catari, in particolare gli
Albigesi nel sud della Francia.

La chiesa di Innocenzo III è una chiesa particolarmente attiva anche dal punto di vista politco. Questo
perché Innocenzo III tra le sue tante iniziative porta alle estreme conseguenze una situazione già vista in
precedenza quando si parlava delle origini del Regno Normanno in Sicilia: questo regno era nato da
Roberto il Guiscardo che ebbe l’ idea di instaurare una connessione politica diretta di vassallaggio con il
papa. Innocenzo III facendo riferimento a questa tradizione fece in modo consolidare il suo rapporto di
tutela nei confronti del Regno di Sicilia ; questo avvenne grazie a una situazione fortuita, in quanto Federico
Barbarossa prima della sua morte nel 1190 riuscì a far sposare il figlio Enrico VI con la figlia del re
normanno di Sicilia Costanza, la quale rimarrà l`unica erede del Regno di Sicilia. Il figlio di Costanza è
Federico II re di Sicilia e imperatore (nipote di Federico Barbarossa e di Ruggero II di Sicilia): eredita tutti i
domini della sua famiglia: il regno di Germania, infatti verrà incoronato imperatore del sacro romano
impero, e il regno di Sicilia. Federico II nasce nel 1194 e i genitori muoiono subito, per molti anni vive sotto
la tutela del papa, che approfitta di questa situazione politica per esercitare potere sul regno di Sicilia,
guardando la politica con mire egemoniche e di controllo. Una volta adulto è il sovrano più potente
d’Europa.

Innocenzo III e la quarta crociata


Situazione a Gerusalemme: la città è già caduta in mano islamica quando Saladino l’ ha strappata ai
Cristiani; negli anni 1203 e, Innocenzo III organizza un grande esercito crociato, che decide di recarsi in
Terra Santa ma non via terra, bensì via mare e viene affittata una flotta nel più importante cantiere navale
del mondo occidentale del tempo, ossia Venezia. Giunti a Venezia si rendono conto che il numero degli
uomini risulta essere minore rispetto al numero di navi da dover pagare, quindi si fece un accordo con
Venezia con il quale si stabilì che venisse data la flotta ai crociati, ma in cambio di servizi militari a
vantaggio di Venezia.

Partita la crociata la flotta si ferma a Zara (città della Dalmazia sottomessa a Venezia, che si era ribellata e
che i Veneziani vogliono sottomettere, chiedendo aiuto ai crociati per espugnarla) e la restituiscono a
Venezia. Giungono poi a Costantinopoli dove si aveva un conflitto interno per la successione della dinastia
imperiale degli Angeli: l’ imperatore Alessio Angelo era stato rovesciato dal suo contendente, decide quindi
di chiedere le armi ai crociati, per affermare il suo potere sull’ avversario. In un primo momento i crociati
accettano, ma in seguito si insediano e decidono di occupare militarmente Costantinopoli decidendo di
attuare un colpo di mano, mettendo al potere un sovrano occidentale (1204). Nasce il cosiddetto Impero
Latino d`Oriente.

Il Papa di Roma inizialmente scomunica l’ esercito perché non si è diretto verso Gerusalemme ma verso
Costantinopoli, ma una volta stabilito questo nuovo dominio, e vedendo anche i vantaggi di avere su
Costantinopoli un dominio fedele alla chiesa di Roma, ritira la scomunica. Si viene a creare un dominio
politico sulle terre di Bisanzio; per la città questa conquista è un trauma profondissimo perché vi è un
saccheggio violento di molti beni preziosi che vengono portati in Occidente. Inoltre la separazione tra
cristianità occidentale e cristianità orientale trova qui un momento di rottura profondissimo. La creazione
di questo impero provoca anche un grande momento di destabilizzazione politica: l’impero latino
d’Oriente insisteva su territorio relativamente ristretto, poi erano presenti altre aree occupate dai grandi
aristocratici che avevano fatto parte della crociata e che si erano spartiti il vecchio impero (zona della
Grecia, Tessalonica, La Caia, la zona di Atene); inoltre le isole prese sotto dominio coloniale dei veneziani
diventano un punto commerciale estremamente importante; il “vincitore” di questa grande crociata è
certamente Venezia, nonostante ci siano alcune zone che rimasero in mano a famiglie bizantine: l’ impero
di Nicea rimane in mano alla famiglia Lascaris, l’ impero di Trebisonda e il Despotato dell’ Epiro.

Quindi quello che era stato un blocco unico, l’impero di Bisanzio, si frammenta in tanti blocchi, oltretutto
molto deboli; di questo beneficeranno i Turchi del Sultanato di Rum in Anatolia. In generale tutte le
potenze cristiane di quest’ area saranno molto fragili e vulnerabili nei confronti di altre popolazioni non
cristiane che vengono dall’ Oriente.
La caduta di Costantinopoli nel 1204 è un
momento in cui quella grande diga che
Costantinopoli ha sempre rappresentato, come
punto di difesa dei territori cristiani, di fronte a
popolazioni non cristiane che vengono dall’
Oriente ,non funzionerà più. Le conseguenze le
vedremo nei secoli finali del Medioevo.

In tutto questo il papa continuava a essere l`ago


della bilancia sia che sia con esito negativo che
positivo; la sua figura ha comunque un ruolo
importante.

Ordini mendicanti

Durante la vita di Innocenzo III, compare una nuova forma di vita religiosa: gli ordini mendicanti (forme di
vita religiosa nate nel contesto della Chiesa romana ma ha che hanno dei caratteri molto originali) i più
importanti sono l’ ordine domenicano e l’ ordine francescano; questi sono frati e non monaci, vivono nei
conventi e non nei monasteri.

Secondo la tradizione, Innocenzo III avrebbe fatto un sogno: la chiesa in rovina che viene sostenuta da un
uomo vestito poveramente che prende sulle sue spalle la Chiesa. Questo sogno introduce il personaggio di
Francesco d’ Assisi.

Odine domenicano

L’ ordine nasce dalla figura di Domenico di Guzmán, un prete che vive tra XII/XIII secolo, che dedica molto
tempo alla predicazione presso gli eretici; in questa esperienza Domenico matura la consapevolezza che gli
strumenti per difendere la Chiesa dagli eretici devono essere perfezionati, in particolare la Chiesa ha
bisogno di un corpo di religiosi che siano adatti a combattere questa “guerra”. Questi religiosi devono
essere adatti sia dal punto di vista intellettuale (provisti degli strumenti intellettuali di studio e di
conoscenza adeguati per poter controbattere la chiesa degli eretici) e in secondo luogo devono avere
autorità e autorevolezza ( ciò proviene dal loro stile di vita che quindi deve essere uno stile di vita
particolarmente rigoroso, sobrio, calibrato, centrato sulla povertà della loro vita quotidiana).

Domenico quindi fonda una comunità di questo tipo e questa viene riconosciuta da Innocenzo III, intorno al
1210. Domenico vive la sua vita in Spagna e in Francia meridionale per poi finire i suoi ultimi anni a Bologna,
infatti dedica molto tempo a questa città, in quanto luogo universitario di cultura.

Il movimento Domenicano si innesta in particolare nei contesti della cultura, dell`insegnamento, dello
studio della dottrina. In effetti i domenicani saranno un efficacissimo strumento nelle mani del papa come
corpo specializzato di religiosi molto ben formati, molto ben strutturati e molto credibili anche per il loro
rigore morale, mirati alla difesa dagli eretici.
Ordine francescano

Francesco d’ Assisi nasce intorno 1180 e vive nello stesso periodo di Domenico di Guzmàn, da cui però si
distacca in quanto egli è un laico: non è un prete o un monaco, ma è un giovane con ambizioni
cavalleresche, che vive in una famiglia decisamente ricca, essendo figlio di un mercante.

Francesco decide di scegliere uno stile di vita improntato sulla povertà e sulla scelta di abbandonare ogni
ricchezza, sia dal punto di vista del denaro sia dal punto di vista del potere. Francesco si sottomette ai
sacerdoti, alla Chiesa e si dedica esclusivamente all`imitazione di Cristo e del Vangelo, limitandosi alla
preghiera e al servizio dei più deboli: emarginati, esclusi, poveri e lebbrosi. Questo stile di vita viene
interpretata da Francesco in maniera rigidissima, infatti i suoi compagni non possono possedere niente e
devono vivere esclusivamente con ciò che trovano, con il frutto del loro lavoro oppure dalla semplice
elemosina (da qui gli ordini dei mendicanti, ossia di ordini che non hanno un bene e che a differenza dei
monaci hanno un idea di una comunità povera). Questa forma di vita ha un eccezionale successo e risponde
in maniera brillante e in maniera genuina all’ idea degli uomini del tempo, nel quale non vi è un giudizio
pessimistico della realtà, ma al contrario si basa su un giudizio positivo: tutte le cose che esistono sono
frutto della volontà di Dio. (Es: Cantico delle Creature: testo dove tutto è da lodare perché frutto della
volontà di Dio).

Questa lettura ottimistica della vita sommata a una scelta di rigore morale molto forte, fece si che l’ ordine
francescano ebbe grande fortuna sia nei confronti dei laici, ma anche nei confronti della Chiesa.
Questo movimento si dichiara sempre subordinato al papa.

La comunità francescana ha un primo tentativo di regola nel 1221, che non viene approvato dal papa in
quanto questa forma di vita troppo esplicitamente centrata sull’ imitazione del Vangelo, destava qualche
sospetto. La regola bollata, verrà approvata dal papa Onorio III nel 1223.

• I Frati vivono in strettissima simbiosi con il mondo dei semplici fedeli (con i laici).
• Nascono le confraternite che spesso sono ospitate dalle comunità mendicanti.
• L’ ordine francescano è un esempio di come pur essendo laici si può professare a pieno la
cristianità, e questi valori penetrano a pieno nella società.
• I francescani non vengono chiamati monaci ma frati.
• I frati si spostano per seguire le esigenze dell’ordine, i luoghi dove vivono sono i conventi (dal
latino incontro).
• La comunità francescana ha una struttura molto flessibile che permette una grande capillarità.

La Regula bullata (1223)


La regola e vita dei frati minori è questa, cioè osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo,
vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità. Frate Francesco promette obbedienza e
reverenza al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. E gli altri
frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi successori.
[IV] In nessun modo i frati ricevano denari o pecunia, direttamente o per interposta persona. Tuttavia, i
ministri e i custodi, ed essi soltanto, per mezzo di amici spirituali, si prendano sollecita cura per le necessità
dei malati e per vestire gli altri frati, secondo i luoghi e i tempi e i paesi freddi, così come sembrerà
convenire alla necessità, salvo sempre il principio, come è stato detto, che non ricevano denari o pecunia.
Lezione 13 (pag 185-188, 300-306)

Storia dei regni mediterranei e d’ Europa fra il XIII secolo e gli inizi del XIV

Il XIII secolo segna un momento più evidente di decollo dei Regni europei e mediterranei, con la nascita di
regni e dinastie nuove. In questo periodo assistiamo a un “salto di qualità” dei poteri regi, dei sovrani che
trovano nuove forme di esercizio, nuovi strumenti istituzionali e culturali; perciò vediamo dei regni che
hanno uno spessore, una capacità politica e una efficienza molto diversa rispetto alle generazioni
precedenti. Vi è dunque una rinascita della politica e una svolta: in questo nuovo soggetto politico, è
possibile trovare una serie di temi che sono propri del nostro modo di pensare la politica. Nel XIII secolo
ricompare la politica di Aristotele con il suo testo di “filosofia politica”. Quest’ opera, che con il tempo si
era andata perduta, e che in questo periodo viene riletta e ristudiata, viene trattata dai pensatori
occidentali: si ha un ritorno alle tradizioni delle politica dell’ antichità.

Fra i regni che sviluppano nuove forme di esercizio, ricordiamo il regno di Federico II Re di Sicilia e
Imperatore (1194-1250)

Federico II: nell`infanzia di questo personaggio il


Regno di Sicilia viene sottoposto a una sorta di
tutela da parte del Papa Innocenzo III
(concessione di fedeltà vassallatica di Roberto il
Guiscardo) che ne approfitta per consolidare il
suo prestigio, la sua potenza e il suo ruolo di
grande attore della politica mediterranea.
Federico II, una volta diventato adulto si trova a
governare uno spazio politico vastissimo
composto da :

• Regno di Germania, che era stato del


nonno Barbarossa e poi del padre.
• Regno d`Italia, che dal tempo di Ottone I
era legato al Regno Germania, seppur
siano due regni diversi, per antica
tradizione dal tempo di Ottone, il re di
Germania scende in Italia e viene
incoronato Re d’ Italia, poi si sposta a
Roma, dove viene incoronato anche
imperatore (1220);
• Regno di Sicilia, da parte di madre
Costanza d Altavilla ,figlia del re
Normanno

Questa sua condizione per quanto sia favorevole, crea anche grossi problemi perché i successori di
Innocenzo III, (Onorio III, Innocenzo IV) vedono con grande sospetto questa situazione, ritenendo che
un sovrano che calza più corone sia pericoloso per la libertà del papa e per le sue ambizioni anche
temporali nell’ Italia centrale (il territorio del papa era “schiacciato” in mezzo ai vari regni di Federico
II).

Ciò comporterà che Federico II si trovi a vivere la sua maturità in pieno conflitto politico con il papato.
F. inizierà la sua vita di re adulto nel 1220 venendo incoronato Imperatore e si trasferisce in Italia
Meridionale, dove trascorrerà quasi tutta la sua vita; ciò perché l’Italia Meridionale ha una peculiarità:
mentre in Germania e in una certa misura anche nell`Italia del Nord è imperatore, quindi deve
governare curando i rapporti con l’ aristocrazia feudale che componeva e dominava i territori
(Germania) e con le città, quindi i comuni cittadini (Italia centro settentrionale); in Italia meridionale il
potere del Re era molto più forte e solido, perciò Federico II può governare il Regno nel modo in cui
governavano i suoi nonni normanni, che in quella parte del territorio era estremamente efficace. Infatti
all’Italia Meridionale dedica gran parte dei suoi sforzi in costruzioni politiche, di articolazione dello
stato, di sistemi amministrativi e fiscali e di creazione un corpus legislativo che prende il nome di Liber
Augustalis. Il Liber Augustalis viene emanato da Federico II nel 1231, si tratta di un codice di leggi che
comprende anche le consuetudini, vigente per il Regno dell’ Italia meridionale. Questo risulta essere il
primo grande codice di leggi che vediamo comparire in occidente dopo il Corpus Iuris Civilis di
Giustiniano.

Federico II pone molta attenzione e riguardo nei confronti della cultura, tanto che nel 1224 fonda l’
Università di Napoli, la prima a essere fondata da un sovrano. Federico inoltre si circonda di notai, giuristi,
esperti di comunicazione, esperti di scrittura e di lettere, quindi di intellettuali che hanno la capacità di
operare all`interno delle istituzioni; sono membri di questa categoria quei personaggi noti come Scuola
Siciliana. Anche lui partecipa alle crociate, dopo essere stato spinto dal papa, ma in maniera molto
originale: egli giungerà in Terra Santa e negozierà con il sultano d’ Egitto, erede di Saladino, stabilendo un
trattato, un accordo politico per cui la città di Gerusalemme senza mura (quindi non protetta militarmente)
viene lasciata ai cristiani. Riuscì a compiere una crociata senza versamento di sangue e con una vittoria
politica; essa però verrà considerata dal papa come un tradimento, un’ offesa in quanto colui che si era
promesso di combattere contro gli infedeli si era messo in accordo con gli stessi. Federico II fu un
personaggio molto particolare, di interessi culturali molto ampi (fu autore anche di un trattato sull’ arte
nobile della caccia con il falcone); allo stesso tempo fu un uomo molto odiato al suo tempo, specialmente
dal papa, che lo percepiva come una vera e propria minaccia ma anche dall’Italia centro settentrionale,
dove si portava avanti il progetto di autonomia comunale rispetto al potere imperiale, scontrandosi più
volte con Federico II.

Il conflitto tra Federico II e il papa si inasprisce sempre di più, e dopo la morte di F. nel 1250, il papa
concepisce un nuovo progetto, sostituendo la dinastia di Federico con una dinastia a lui fedele,
riconoscendo la subordinazione vassallatica.

Eredità del regno di Federico II

Erede di Federico II, nell’ Italia meridionale, fu suo figlio Manfredi. Il papa individua in Europa un candidato,
per scendere in Italia e conquistare, in nome del papa stesso, il regno dell’ Italia Meridionale. Questa figura
viene individuata in Carlo D’ Angiò, fratello del re di Francia, principe della corte Capetingia ,che nel 1266
scende in Italia con un esercito formato dalle armi francesi ma finanziato da alcune grandi città italiane (in
particolare dai banchieri della città di Firenze, oltre che essere un intraprendente comune era anche un
centro di grandissima ricchezza nell`ambito commerciale e finanziario).
L’ esercito raggiunge il suo risultato nel 1266 con la famosa di Battaglia di Benevento. Carlo sconfigge
Manfredi in battaglia e viene ucciso; Carlo diventa il nuovo Re di Sicilia, che arriva sotto l’ iniziativa del
papa. Questo momento di conflitto tra Federico II, tutti i suoi eredi e il papa, porta alla formazione di due
partiti politici:

• I Guelfi: sono coloro che sostengono la linea politica papale e antisveva


• I Ghibellini: sono i fedeli degli Svevi, quindi in Italia si chiama Ghibellino colui che sostiene la linea
politica di Federico II e di Manfredi, quindi linea politica imperiale e antipapale

Entrambi i nomi derivano da due parole tedesche con i quali si indicavano i fedeli o gli avversari della
famiglia degli Svevi in Germania, ovvero Federico Barbarossa, Enrico VI, Federico II. Nella metà del 1200 si
comincia a definire la politica, soprattutto italiana sulla base di queste due appartenenze politiche.

Questo momento di grande conflitto fra gli eredi di Federico II e il papato fa si che si creino due coalizioni
politiche: guelfi e ghibellini. (Ghibellino Federico II e Manfredi) (Guelfi sostengono il papato). Anche nelle
lotte fra città e città nel 1200 ci si schiara con queste due coalizioni.

Regno angioino

Il regno angioino ha una sua caratteristica, ossia una speciale disposizione verso la politica mediterranea.
Carlo non si accontenta di dominare sulla Sardegna e sulla Sicilia, ma ha forti ambizioni in tutta l’area
mediterranea: si spinge in Albania (despotato dell’ Epireo che Carlo sottomette) con l’ obbiettivo di arrivare
fino a Bisanzio. Carlo si impegnerà anche nella politica crociata senza grandi imprese militari ma, ad
esempio prendendosi il regno di Gerusalemme e cercando di inserirsi nelle dinamiche del Medio Oriente.

Nel 1282 esplode la cosiddetta rivolta del vespro: un episodio semileggendario che vede la città di Palermo
e la città di Messina ribellarsi al dominio angioino, cercando un appoggio esterno nel Re di Aragona Pietro
III. Egli è un sovrano molto proiettato sul Mediterraneo e coglie immediatamente l’ opportunità di
intervenire in Sicilia, che infatti riesce a conquistare. Questo fatto preoccupa sia Carlo che il papa perché
entrambi temono che l’ indebolimento del regno angioino sull`Italia meridionale porti in seguito problemi
sulla loro egemonia, quindi cercano di negoziare una trattativa. Questa soluzione viene trovata grazie al
Trattato di Anagni nel 1295 che trova poi esecuzione nella famosa infeudazione del Regno di Sardegna e
Corsica al Re di Aragona: il papa per allontanare gli aragonesi dalla Sicilia, tenta di offrire i regni della
Sardegna e della Corsica (che in realtà non esistevano) e li concede in feudo al regno di Aragona in cambio
della rinuncia alla Sicilia. Questo è il momento in cui il re di Aragona prende il titolo di Re di Sardegna, che
negli anni successivi tenterà, con grande successo, di tradurre in un effettivo dominio dell’ isola. Il re di
Aragona non accetta questo trattato, quindi si arriva a un secondo accordo: la pace di Caltabellotta (1302)
nel quale si concorda che il re d’ Aragona possa tenere la Sicilia e la Sardegna (che ormai è già in suo
possesso ) ma soltanto durante la sua vita, una volta morto, gli eredi dovranno restituirlo al re angioino. Si
ha quindi una sistemazione per cui la Sicilia è un dominio temporaneo e il resto dell`Italia meridionale resta
in mano angioina. L` esito di questo momento è che di fatto gli aragonesi prendono in possesso la Sicilia.
Il re Aragonese diventa dopo la morte di Pietro, Giacomo II.
Il Papa in tutti questi conflitti funge da mediatore tra i due regni.
Nell`anno 1300 quando viene firmato il primo Giubileo: primo grande momento in cui il papa elargisce l’
indulgenza plenaria a tutti i fedeli che compiono determinati atti, specialmente di pellegrinaggio verso
Roma. Quindi è un momento nel quale il potere del papa è al culmine: il papa che più vive queste
opportunità è Bonifacio VIII, figura centrale della politica del tempo.

Grandi temi della regalità bassomedioevale:

• Prestigio religioso: i re in questo periodo, a prescindere dalle crociate, cercano prestigio come
modelli di vita religiosa; vogliono essere venerati come qualcosa che sta sopra al di sopra della
realtà quotidiana, fra i sovrani che beneficiano di questo prestigio religioso c’ è il re di Francia Luigi
IX (fratello di Carlo d’ Angiò), che in questi anni viene venerato come Santo già in vita e poi in
seguito anche dopo la morte. L’elemento religioso contribuisce a far accrescere la maestà, il
prestigio, l`autorevolezza del sovrano, che non è più un grande guerriero che ne guida altri ma è
una figura sacra, che sta al di sopra degli altri. In Inghiterra, ma anche in Francia si afferma che il re
ha anche poteri taumaturgici (il re soltanto con il tocco guarisce dalla malattia).
• Consolidamento territoriale legislativo: mentre nei secoli centrali sono presenti molte realtà
frammentarie, il XIII secolo è un periodo in cui avviene un processo di riunificazione e
consolidamento territoriale, che procede con grande decisione. Questo avviene secondo un
procedimento secondo il quale il sovrano invia nei suoi territori dei funzionari, per esercitare la
giustizia e le mansioni di natura fiscale e ciò porta questi territori a essere in qualche modo coperti
da una rete di funzionari regi. L’esercizio di funzioni regie unifica il territorio.
Esempio: il territorio francese: se prima il re incentrava il suo governo nella parte centrale, e il
resto era in mano tutto all’aristocrazia, i sovrani del 1200 fanno si che quelle aree aristocratiche
diventano soggette all’ esercizio di controllo dei funzionari regi. Questo non significa che spariscono
le famiglie aristocratiche, ma che queste devono accettare l`invio di funzionari regi per esercitare
alcune funzioni. Nella Francia del tempo si ha: il demanio regio (quindi dei territori sotto diretto
dominio regio), i territori che sono sotto dominio aristocratico feudale ma con ufficiali che
vengono mandati nei territori e infine dei piccoli territori, come il Ducato di Guyenne (piccolo
feudo del regno d’ Inghilterra, dove troviamo grandi porti, è un area che viene detenuta dal Duca di
Guyenne). Questo intreccio tra i due re sarà l’intreccio di grandi intrecci politici nei secoli successivi
alla fine del medioevo.
• Crescita della legislazione regia: in alcuni regni di questo periodo si introducono dei codici legislativi
nuovi, quindi re che si dedicano in maniera molto attenta alla produzione di nuove leggi. Circa nella
metà del 1200 in Spagna, il re di Castiglia Alfonso X emana un grande codice legislativo che prende
il nome di “Libro delle sette parti”, simile al Liber Augustalis emanato da Federico II.
• Fiscalità regia: prima di questo periodo le autorità politiche occidentali, a differenza di quelle
orientali, facevano fatica ad esercitare la fiscalità. Con il 1200 i regni europei cominciano a creare
dei sistemi di fiscalità, sistemi di prelievi regolari da parte del fisco. Il re rivendica il diritto di
prelevare delle risorse dei suoi territori, inoltre richiede un altro fattore molto importante, ossia il
consenso, perché fino a quel momento i sovrani non avevano mai avuto sistemi fiscali regolari.
Si inizia a esercitare la fiscalità con il consenso dei sudditi (ceti più ricchi che hanno i mezzi per
sovvenire all`esigenza); ciò innesca un processo di dialogo tra i sovrani e i ceti privilegiati del regno
in cui il re chiede contributi fiscali e i sudditi in cambio chiedono concessioni, privilegi, impegni da
parte del sovrano.
I luoghi in cui avveniva questo dialogo sono le istituzioni rappresentative, i parlamenti, che
solitamente prendono il nome di stati generali, cortes. Questi rapporti possono avvenire in maniera
più o meno favorevole:
Esempio: il Re di Francia si trova in una condizione molto positiva e usa questa convocazione dei
ceti privilegiati in maniera efficace. (Il Parlamento In Francia prende il nome di Stati Generali ne
fanno parte clero, aristocrazia, città). I re di Francia usano questo sistema per introdurre una
modalità di imposizione fiscale sul clero.
Il papa è ferocemente opposto, ma il re si mette in accordo con il clero del regno che accetta di
contribuire alle risorse del re. È un esempio di come il re usi in maniera efficace lo strumento della
rappresentanza e delle istituzioni rappresentative.
Esempio: In Spagna e in Inghilterra invece, al contrario della Francia, il re deve subire la decisione
dei ceti privilegiati.
Aragona: i re d’ Aragona hanno molti regni e in ognuno di questi esiste un parlamento diverso; i
sovrani ogni volta che devono prendere dei provvedimenti di natura fiscale per un singolo
territorio, devono riunire l’ assemblea. Quando si recano in Sicilia, l’ aristocrazia e le città hanno un
peso contrattuale notevole, infatti il re nelle concessioni di natura fiscale deve essere molto
generoso nei confronti delle città.
Inghilterra: l’ Inghilterra è estremamente condizionata da quello che sta succedendo il Francia.
Il 27 luglio 1214 avviene la Battaglia di Bouvines, dove l` esercito del Re di Francia Filippo II Augusto
si scontra con l’esercito del re di Inghilterra, in mano a Giovanni I (verrà ricordato come Giovanni
senza terra, perché il re di Francia gli aveva strappato la Normandia, territorio da cui discendeva la
sua famiglia) che si trovava in una situazione di grande debolezza politica; il re d’ Inghilterra
contratta con la sua aristocrazia e stabilisce un accordo: la Magna Charta Libertatum (1215),
“Giovanni, per grazia di Dio re d'Inghilterra, signore d'Irlanda, duca di Normandia ed Aquitania,
conte d'Angiò…
12. Nessun pagamento di scutagium o auxilium (=imposizioni fiscali) sarà imposto nel nostro regno
se non per comune consenso…
14. Per ottenere il generale consenso per l'imposizione di un auxilium, eccettuati i tre casi sopra
specificati, o di uno scutagium faremo convocare con nostre lettere gli arcivescovi, i vescovi, gli
abati, i conti ed i maggiori baroni, e faremo emettere da tutti i nostri sceriffi e balivi una
convocazione generale di coloro che possiedono terre direttamente per nostra concessione, in un
dato giorno, affinché si trovino, con preavviso di almeno quaranta giorni, in un determinato luogo; e
in tutte le lettere di convocazione ne indicheremo la causa; quando sarà avvenuta la convocazione,
nel giorno stabilito si procederà secondo la risoluzione di coloro che saranno presenti, anche se non
tutti i convocati si saranno presentati.
38. Nessun balivo d'ora in poi potrà portare in giudizio un uomo sulla base della propria
affermazione, senza produrre dei testimoni attendibili che ne provino la veridicità.
39. Nessun uomo libero sarà arrestato, imprigionato, multato, messo fuori legge, esiliato o
molestato in alcun modo, né noi useremo la forza nei suoi confronti o demanderemo di farlo ad
altre persone, se non per giudizio legale dei suoi pari e per la legge del regno.
40. A nessuno venderemo, negheremo, differiremo o rifiuteremo il diritto o la giustizia.”

La Magna Charta Libertatum è fondamentale per capire il rapporto dialogico e negoziale tra le due parti. In
una parte molto consistente di questo documento si afferma che il re non può introdurre delle tasse se non
con il consenso del regno, con una convocazione generale. Il re quindi, non è autonomo nelle decisioni, che
devono essere prese insieme al regno (concezione di potere limitato del re); inoltre il re non può
sottoporre un suddito o un uomo libero a restrizioni sulla libertà personale, ma deve agire per via
giudiziaria, ponendo la legge prima del suo potere. La dinamica parlamentare inglese nasce da qui e si
strutturerà con la camera dei comuni e la camera dei Lords; da questo momento in poi ogni sovrano sarà
soggetto a un dialogo necessario, fra varie forme e strutture con il resto della popolazione.

Il rapporto con il papato

Il papato in questo contesto ha un ruolo particolare: se fino ad ora i papi erano sempre stati delle figure di
straordinaria attività e fondamentali in tutte le dinamiche, alla fine del 1200, il potere papale comincia ad
avere un momento di arresto nella crescita del potere. Questo perché il fortissimo coinvolgimento politico
dei papi in questi anni, finisce per scontrarsi con l’iniziativa dei sovrani; l’episodio emblematico di questo
scontro riguarda Bonifacio VIII: papa di questo periodo che regna in un arco di tempo piuttosto breve, dal
1294 al 1303, ma che ha un’ importanza enorme: Bonifacio VIII è il “papa del Giubileo”, ha un forte sistema
d’azione tra il regno di Aragona e il regno angioino.
È anche il papa che entrò in conflitto con il re di Francia Filippo IV (detto “Il bello”, sovrano intraprendente,
attivo sotto diversi punti di vista, un grande “solidatore” del regno, che utilizzava spesso lo strumento
fiscale in tutto il regno, compreso il clero). Si viene a creare una controversia tra il re di Francia e il papa
perché il primo impone le tasse sul suo impero, pretendendo di esercitare la giustizia sul clero; il papa si
oppone in nome delle antiche tradizioni, secondo le quali gli ecclesiastici dovevano essere giudicati dai
tribunali ecclesiastici e non da quello del re, inoltre i prelati non potevano pagare le imposte al re, perché
queste ultime sono esenti dal fisco.

Filippo IV riesce a prevalere in questo scontro, perché attraverso la convocazione degli stati generali ottiene
il consenso dal clero francese che accetta le sue richieste. Ciò avenne perché il regno assunse un carattere
talmente consolidato da potersi permettere di prendere delle scelte autonome e di distinguersi rispetto alla
chiesa generale di Roma.
La risposta del papa è una riaffermazione degli antichi principi del Dictatus Papae, di qualche secolo prima,
nel quale si sottolinea il potere assoluto del papa. Inoltre Bonifacio VIII emana una bolla, chiamata Unam
Sanctam (1302), un’ espressione più radicale del potere assoluto papale in cui afferma che esistono due
poteri: uno spirituale e uno temporale; ambedue sono in mano del papa, ma uno deve essere impugnato
per la Chiesa, l’ altro dalla Chiesa.
La spada del potere temporale non dovrebbe essere tenuta dal papa, ma dai sovrani per il papa, a
vantaggio del papa e per il bene della Chiesa, secondo il comando e la discendenza del clero. È necessario
che queste due realtà dipendano l’ una dall’ altra; il papa in questo scontro non è in grado di mettere in
pratica questo principio, perché il re di Francia arriva a fare qualcosa di immaginabile, istituendo una
missione diplomatica che viene inviata nella città di Anagni nel Lazio, e lo arresta, accusandolo di essere
uscito fuori dall’ ambito della Chiesa. È famoso il gesto simbolo dello scontro fra queste due istituzioni: lo
schiaffo di Anagni. Il papa verrà poi liberato da una rivolta.
Questo fa capire che i papi, politicamente, non sono più capaci di perseguire questa ambizione, in quanto in
Europa erano presenti dei sovrani molto forti sul piano politico e diplomatico, tali da imporre la loro
volontà. Il potere papale non può più essere esteso alla sfera temporale, che viene solidamente occupata
dai sovrani.

L’espansione delle potenze navali occidentali verso l’Atlantico nasce intorno alla fine del 1200, ampliando le
rotte commerciali.
Novità politiche nel Mediterraneo:

➢ Nel 1204, la quarta crociata aveva posto fine all' Impero bizantino, creando l’ Impero latino d’
Oriente. Questo nuovo soggetto politico ha vita breve, perché nel 1261, un grande principe
bizantino riconquista Costantinopoli, ricostituendo l’impero bizantino: diventa imperatore di
Costantinopoli Michele VIII Paleologo; la dinastia dei Paleologi regnerà su Bisanzio dal 1261 fino al
1453 quando Costantinopoli cadrà, conquistata dai turchi. Michele VIII sarà un grande sovrano,
estremamente intraprendente.
L’impero bizantino, con la riconquista di Michele, non tornò a essere esteso come un tempo, bensì
il territorio era molto ridotto, costituito da Bisanzio, area di Costantinopoli, una parte della Grecia
e una piccola parte della penisola anatolica; il resto dei territori erano rimasti nelle mani dei vari
soggetti che si erano spartiti l’impero dopo il 1204.
Molte isole, ad esempio, rimasero in mano veneziana, molte penisole greche rimasero in mano ad
aristocratici occidentali, l’Anatolia venne conquistata in parte, il resto rimase in mano ai Selgiuchidi.
L’impero bizantino rinasce, ma è un impero debole, vulnerabile, fragile e il trauma del 1204 non
verrà mai recuperato. L’ impero perde la sua centralità sul Mediterraneo.
➢ Un'altra novità riguarda l’ area del Medio Oriente, l’ Egitto: con Saladino rinasce il dominio egiziano
della dinastia Aiubita, grandi sultani d’ Egitto, che governano su Egitto e Siria (anche sull’area della
Terra Santa). Questo grande impero viene rovesciato nel 1250 quando si instaura la dinastia detta
mamelucca, realtà molto singolare, perché propriamente non sono una vera famiglia. “Mameluc”
era il nome che veniva dato agli schiavi comprati nei mercati dell’ Asia centrale per essere reclutati
come soldati: venivano portati in Egitto e addestrati per diventare guerrieri.
Questa loro funzione di guerrieri diventa talmente importante che, nel 1250, un gruppo di guerrieri
schiavi occupa il potere prendendo il dominio sul grande impero Aiubita . Il sultano venne scelto
dall’ esercito e a sua volta questo esercito si autoalimenta.
Fenomeno molto importante in quanto i Mamelucchi governarono per secoli fino al 1500.
Elemento di forte mobilità senza esistenza di strutture gerarchiche come in occidente. I sultani
Mamelucchi governano secondo le antiche consuetudini e appartenenza religiosa sunnita.
In teoria i sunniti dovrebbero essere fedeli al califfo di Bagdad, però anche a Bagdad succede
qualcosa di nuovo:
➢ Proprio in questi stessi anni a Bagdad succede qualcosa di nuovo: l’espansione dell’ Impero
Mongolo. I mongoli sono una popolazione nomade che viene dalla Mongolia, tra la Russia e la Cina.
Questa migrazione è straordinariamente estesa perché, nel giro di pochi anni, dall’ inizio del 1200
un grande conquistatore mongolo, soprannominato Gengis Kan (il suo nome originale era Temujin,
“kan” è il nome con cui le popolazioni mongole chiamano il capo ) riesce a conquistare tutta l’ area
della Mongolia, il nord della Cina e le grandi città dell’ Asia centrale.
Gli eredi e i successori di Gengis Kan espandono questa dominazione, il momento cruciale di
espansione si ha nel 1258 quando le armate mongole conquistano Bagdad e tutto il territorio della
Persia e della Mesopotamia.
I mongoli non erano musulmani, ma avevano dei culti legati alle pratiche sciamaniche quindi,
invadendo Bagdad, sottomisero tutta l’ area (incredibilmente intrisa di una grande cultura islamica)
al dominio dei pagani. L’ espansione mongola suscita il terrore del mondo islamico, questi invasori
sconfiggono e distruggono tutto. Nel 1258 Bagdad viene conquistata.
Un terrore simile è suscitato dai mongoli anche in Occidente, l’ espansione mongola arriva a
inglobare tutta la zona Russa di Kiev fino ai confini dell’ Ungheria e della Polonia. C’è una famosa
battaglia nel 1241 in cui questa espansione viene fermata.
L’impero mongolo è composto di vari elementi: una componente mongola, una cinese e una
persiana, ciò dipende dal fatto che l’ impero sia molto esteso, quindi si divide in diverse aree.
Dopo il 1258 non esiste più il califfo, di ciò beneficiano molto gli Aiubiti e subito dopo i mamelucchi
perché, proprio in questi anni, potevano presentarsi come i “campioni” dell’ Islam, capaci di
fronteggiare la espansione dei conquistatori Pagani provenienti dall’ Asia. È proprio per questo
motivo che i mamelucchi proveranno a conquistare tutte le ultime città rimaste in mano cristiana;
volendo consolidare il dominio sull’ area della Siria (punto di contatto tra le espansione mongola e
l’ impero mamelucco) i mongoli sottomettono tutte le città cristiane e crociate.
L’ ultima città che cade in mano mamelucca e la città di San Giovanni d’ Acri, nel 1291 . Finisce la
presenza crociata in Medio Oriente con i Mamelucchi, che prendono il pieno controllo della Siria
per difendersi dalle espansioni mongole.
L’espansione mongola ha grande effetto, nel giro di pochi anni i Khan di Persia si convertono all’
Islam. Quest’ ultimo, che fu soppresso dalla dominazione mongola, alla fine ne sarà beneficiaria
perché potrà essere la religione ufficiale di domini mongoli nell’ Asia centrale.

Lezione 14 (317-330)

Apogeo e crisi dell’economia dell’ Occidente bassomedioevale

L’espansione economica che era iniziata in maniera molto evidente nel XI secolo, continua per tutto il corso
dei secoli XII e XIII, quando arriva al suo culmine, al suo apogeo, incontra un momento di flessione e un
cambio di tendenza. Questo processo è parallelo a un'altra storia di crescita e di crisi che riguarda la
demografia, che nel XIV secolo vedrà una crisi e un crollo, dato dalla peste del 1348. Perché apogeo?
Perché il mondo medievale trova nuovi orizzonti, grazie alle grandi città che risultano essere molto attive
dal punto di vista commerciale e politico in tutta Europa, con gradazioni diverse, ma specialmente in Italia,
dove vediamo come protagonisti le città comunali. Sono molto importanti sono le città portuali, come
Venezia e Genova che, oltre a essere le più grandi, riescono a compiere un passo ulteriore rispetto ad altri
centri, fondando delle proprie colonie, impiantando un potere politico su alcuni snodi fondamentali della
rete commerciale, specialmente nel Mediterraneo Orientale.

L’ evento grazie al quale queste città riescono a fondare un dominio politico, è da ritrovare nella storia
dell`impero bizantino, dove nel 1204 (Quarta crociata) si ha la conquista di Costantinopoli, con la quale
crolla l’ impero bizantino, dividendosi in Impero Latino D’ Oriente e varie altre parti di diversi principati
bizantini. L’ effetto più vantaggioso è nei confronti di Venezia, che ottenne un dominio coloniale (Dalmazia,
Cefalonia, Zante, Creta, più tardi conquisterà anche Cipro). Una delle famiglie più celebri in questo campo è
quella dei Polo, che si spostano verso oriente sia per commercio sia per motivi religiosi. Uno dei motivi
religiosi era l’ evangelizzazione dei popoli orientali, che si spinge fino ad arrivare in Cina, con Giovanni da
Montecorvino.
Anche i Genovesi, seppur in maniera differente ,ma sempre a discapito della storia bizantina, fecero
qualcosa: nel 1261 riprende il potere a Bisanzio un imperatore bizantino greco (Michele VIII Paleologo) che
venne sostenuto e finanziato da Genova; con il suo ritorno al potere, restituisce generosamente il favore e
concedendo la possibilità di insediamento ai Genovesi nelle terre dell`impero.
I Genovesi quindi, nella seconda metà del 1200, sono ben insediati a Costantinopoli, in particolare nel
quartiere di Galata, ma anche nelle varie isole nella sponda anatolica, dove erano proprietari di grandi
empori. (Isole di Lesbo, Chio e Caffa).
L’ espansione economica investì sia le città portuali, che le città dell’ interno (solitamente avevano una
vocazione sia mercantile che manifatturiera, in quanto centri di produzione: Milano ad esempio produce
maggiormente materiali siderurgici, Firenze sarà un grande centro di manifatture settile come la lana,
importata dall’ Inghilterra ma trattata e lavorata in Toscana).
Assistiamo in questo periodo alla nascita di una serie di dispositivi giuridici come le mercanzie (tribunali dei
mercanti); inoltre a Valencia nasce il cosiddetto “Libro del Consolato del mare”, che indica tutte le norme
dei mercanti del mare. Per di più ci sono delle vere forme giuridiche inventate dai mercanti italiani come “la
lettera di cambio”, dove, specialmente i mercanti italiani più apprezzati, erano in grado di traferire il
denaro senza l’uso del denaro fisico, rappresentando un ordine di pagamento.
Viene anche raffinato il sistema delle assicurazioni, nasce la borsa a Bruxe (luogo in cui si scambiano i
valori). Un’ altra novità dell’ epoca è l’idea del debito pubblico, che stabilisce che, quando i cittadini
contribuiscono alle spese della città, questo contributo non è a fondo perduto ma accende un credito: il
cittadino viene accredito nei confronti dell’ autorità pubblica della città; questo credito teoricamente
dovrebbe essere restituito e da qui l’ idea di attuare il consolidamento del debito con il quale le autorità
cittadine affermano che i debiti non verranno restituiti ma pagheranno una quota sul debito; si stabilisce
che i titoli di credito possono essere venduti. Si ha uno cambio fra sovrani e mercanti: i mercanti prestano
denaro ai principi e i principi permettono a mercanti di lavorare in patria; si crea un circolo virtuoso in cui
tutti guadagnano. Tutto
ciò avviene e si afferma contemporaneamente ad una straordinaria crescita demografica in tutta Europa,
specialmente in Italia, dove si trovano le città più grandi, che arrivano a 100.000 abitanti (Milano, Venezia,
Genova e Firenze). Queste città tra la fine del 1200 e l’ inizio del 1300 si trovano a superare anche i 100.000
abitanti, con una straordinaria espansione economica mista a una straordinaria espansione demografica.

Questo momento di grande espansione, ha però dei fattori di debolezza, che tendono a manifestarsi nel
secolo successivo, nel 1300.

1. Limiti di natura agricola: la base dall’’economia europea restava comunque l`agricoltura, in quanto
permetteva il sostentamento della maggior parte della popolazione. L`agricoltura che era di gran lunga
migliorata nei secoli precedenti, riuscì (non attraverso miglioramenti della redditività e della produttività,
ma soprattutto grazie alla grande estensione delle aree coltivate) a far fronte a tutte le esigenze alimentari
di una popolazione in grande crescita.
Con il passare del tempo la temperatura si abbassò e il clima diventò più umido, sfavorendo le colture; in
varie aree d’ Europa, coltivare il grano come si era fatto per decenni o secoli inizia a essere meno
produttivo, portando a un aumento delle carestie (il clima non è l’ elemento scatenante, ma un fattore che
aggrava). Una fra le carestie più “celebri”, è quella del 1315.
Le carestie sono un fattore naturale che però, quando la popolazione è numerosa e si ha una pressione
molto forte sulle risorse che non soddisfano a pieno, si crea una dinamica nella quale la popolazione
diventa fragile e vulnerabile.

2.Fattori di debolezza in ambito commerciale: seppur ci siano grandi commerci e un’ enorme rete, è
sempre vero che questa rete si reggeva su un ceto di mercanti che vivevano all’estero, circolando e
muovendosi.
Vivere all` estero si presentava come un grande problema perché lo straniero non ha diritti, ma al massimo
dei privilegi dati dai sovrani, ceduti sulla base di favori, ad esempio prestiti di denaro. Quindi, i mercanti all’
estero vivevano in una situazione di bilico, in quanto questi favori erano necessari per l’ ottenimento e il
mantenimento di determinati privilegi.
Nel caso in cui il sovrano non ripaghi i prestiti che li sono stati fatti, si crea una situazione di caos: ad
esempio in Inghilterra nel corso degli anni 40 del 1300, il sovrano decise di non pagare più i suoi debiti con
le grandi compagnie di banchieri fiorentini, che avevano fatto dei prestiti al sovrano. Ciò fa capire come la
grande espansione economica avesse dei limiti strutturali.
Questi fallimenti trascinano nella rovina un’ intera società.

3. La Peste: si tratta di un fattore esterno che però arriva a scatenare nella maniera più drammatica e
tragica tutti i fattori di collasso. La peste è una grande pandemia che arriva dall` Oriente, dall`Asia centrale
e si trasmette attraverso i parassiti dei topi, che si attaccano ai traffici commerciali in quanto i topi vivono
nelle stive delle navi. Nell’ Asia centrale viene riscontrata la pandemia già nell’ anno 1346, in quest`area si
trovano le colonie genovesi, che fanno partire il contagio, che segue il percorso delle navi, arrivando
nell’area dell’ Egeo e poi via via estendendosi verso l’ Europa settentrionale. Perciò è molto indicativo che
l’evento della peste si sia diffuso proprio attraverso i canali della grandissima rete di legami e collegamenti
commerciali.
La peste si presentava in varie forme: peste bubbonica e peste per via polmonare (più grave e letale). Ci
sarà la grande ondata nel 1348 e poi altre ondate meno gravi e più circoscritte negli anni successivi, che
però vanno a investire la medesima generazione, indebolendo moltissimo la società del tempo.
Qual è l’effetto della pandemia? Gli effetti non sono uguali ovunque e si presentano in maniera più atroce
nelle aree con maggiore densità demografica, mentre ad esempio in Germania il contagio è più lento, sia
per la scarsità demografica, sia per le condizioni climatiche. Nell’ area invece più attiva economicamente è
piuttosto veloce e distruttivo.
Gli effetti si mostrano nel corso di tutta la seconda metà del IV secolo, con la perdita e la morte di una
grande percentuale della popolazione. L’ Italia risulta essere la zona e l’ area più colpita di tutto l’ Occidente
perché è la zona più densamente popolata, infatti l’ impatto è molto forte: all’inizio del 1300, si hanno 12
milioni di abitanti che alla fine del secolo arriveranno a 8milioni, con una perdita di circa 1/3 della
popolazione). Questo impatto provoca un effetto traumatico: sia dal punto di vista materiale con una
contrazione delle città, in quanto i centri urbai smettono di crescere e per recuperare quell’ estensione
fisica dovranno aspettare secoli. Anche le campagne si contraggono fino a far traferire la popolazione e
abbandonare i villaggi; con la diminuzione della popolazione sorgono inoltre anche altri problemi: il ceto
dirigente del tempo, se la popolazione è diminuita, trova più fatica a trovare operai e contadini, quindi
quest’ultimi chiedono condizioni lavorative migliori. Quindi questo periodo risulta essere un periodo di
grandi conflitti tra imprenditori e lavorativi, proprio perché nei ceti inferiori si ha la percezione che si
possano chiedere dei miglioramenti.
I ceti dirigenti non sono disposti a concederne, perciò si sviluppano le grandi rivolte e i grandi tumulti. I
grandi conflitti non nascono dalla fame, ma dai lavoratori che percepiscono la possibilità di un
miglioramento e, visto l’innalzamento di statuti e norme che bloccano questa possibilità, si rivoltano.
Esempi: rivolta della Jacquerie, che sconvolge la Francia nel 1358. Rivolta dei Ciompi (1378), che nasce nel
contesto della manifattura di Firenze, nell’ estate del 1378 non solo chiedono migliori condizioni di lavoro,
ma per alcune settimane si impossessano del potere in citta`, assumendone il governo e modificando le
leggi. Le rivolte del tempo sono anche colorate a tratti da fattori di natura religiosa, in quanto non si
sentono rappresentati.
Esempio: in Inghilterra esplodono le rivolte popolari nel 1381 contro i nobili, gli aristocratici e contro le
tasse del re; il gruppo di rivolta sono i Lollardi (gruppo religioso di riforma della chiesa) che propone una
chiesa non gerarchica. (Raimondo Lullo: un laico maiorchino che si sposta anche fino alla civiltà mongola
per convertire i popoli, rischiando spesso la vita).
Agli inizi del 1400 vi è la rivolta degli Hussiti (Boemia) che chiedono il rovesciamento dei valori ecclesiastici,
chiedendo di attingere alla comunione proprio come fa il prete, con il pane e con il vino.

Ci sono altri vari episodi violenti, come i disordini antiebraici nella penisola iberica e in Germania, momenti
in cui il senso di frustrazione per le morti della pestilenza e la sofferenza delle dinamiche economiche
esplode in momenti di violenza collettiva contro la comunità ebraica, vista come estranea. Gli ebrei inoltre
avevano sviluppato e studiato delle professioni come quella medica e la cartografia in cui però non
riuscivano a spingersi nei ceti più alti, non essendo ben integrati nella società.

Il Trecento è anche momento di crisi del Medio oriente: l’Egitto e la Siria investiti dalla peste, entrano in
una fase di depressione, crollo demografico e non sono più molto sviluppati.

Lezione 15

XIV secolo: i caratteri religiosi

All’interno della Chiesa occidentale e soprattutto della gerarchia ecclesiastica, il XIV secolo porta a dei
cambiamenti e a delle tensioni molto profonde. Prendendo come riferimento la situazione di controllo
politico dei vari sovrani nei regni, che cercano di prevalere anche nei confronti del clero e della chiesa,
attraverso il meccanismo fiscale, vediamo il Re di Francia accordarsi con il clero del suo territorio ma con la
feroce opposizione del papato; creando una dura lotta tra Filippo IV il Bello e Bonifacio VIII.
Bonifacio VIII si trova in questo periodo ad essere al centro di una serie di dinamiche politiche, ed è inoltre il
protagonista dell’ “episodio del Giubileo” in quanto la sede del papato viene investita da una serie di
pellegrini che intendono lucrare i privilegi spirituali concessi dal papa nell`anno del Giubileo.
Il papa diventa fulcro e vertice di tutto il periodo che investe l’ Europa occidentale. Il papa emana la bolla
“Unam Sanctam” nel cuore del conflitto con il re di Francia, nella quale esprime la sua posizione radicale,
che si scontra con il re nel cosiddetto “braccio di ferro”, dove il papa viene sconfitto e arrestato, verrà poi
liberato da un tumulto popolare. Dall’ accaduto rimarrà una grande umiliazione personale e simbolica
fortissima.
Dopo questa sconfitta avviene un avvenimento sconvolgente: il papato cambia la sua sede, non è più
Roma (città abbastanza turbolenta dove i grandi baroni si contendono il potere e sono in grado di muovere
il clero e di condizionare le scelte della chiesa e dei cardinali. Ad esempio la famiglia romana dei Colonna fu
la prima ad appoggiare il re di Francia, quindi vista la situazione, i primi papi dopo Bonifacio VIII scelgono di
lasciare Roma, decisione definitiva presa da Clemente V che nel 1309 stabilirà la nuova sede pontificia ad
Avignone fino al 1377.
Avignone è una città della Provenza, uno dei grandi feudi del territorio francese, tenuto sotto controllo
dalla famiglia degli Angiò, che regnavano a Napoli e in Sicilia; la dinastia angioina era uno dei principali
alleati del papa dalla metà del 1200 in poi, perciò i papi decisero di risiedere in una città controllata da una
famiglia alleata; oltretutto si tratta di una città vicina ai territori del re di Francia; da una parte è una scelta
di sicurezza politica, dall’altra un passo per poter instaurare un rapporto di buon vicinato con il re di
Francia. Tutti i papi del periodo avignonese provengono dalla Francia (dalla zona che ancora oggi i francesi
chiamano il Midi ovvero la zona meridionale); il papato è quindi condizionato da questo nuovo
orientamento politico e culturale.
Quella della residenza ad Avignone è spesso rappresentata come la “cattività avignonese”, perché risulta
essere un calco del periodo della cattività babilonese in cui il popolo ebraico venne tenuto prigioniero da
Babilonia. Questa immagine è emblema dell’ epoca: lo stesso Petrarca presenta il papato ad Avignone
come un ostaggio di forze nemiche; questa immagine risulta essere molto limitante in quanto il papato non
è di certo in decadenza o screditato, ma al contrario è un papato che, nonostante non abbia più la sua sede,
riesce comunque a ristrutturare e per certi versi anche a migliorare il funzionamento di tutto l’apparato
della gerarchia, basandosi su un grande centro di potere (Avignone).

Avignone è una piccola centrata su un gigantesco complesso di edifici ecclesiastici chiamato “palazzo dei
papi” residenza dei papi, provvisto anche di tutti gli uffici del tempo: la cancelleria che si occupa delle
relazioni estere e la penitenzieria che si occupa di rimettere le pene per i peccati più gravi), inoltre si
trovava la Rota , tribunale papale che risolve i casi più gravi, come ad esempio i casi matrimoniali.
È un periodo nel quale il papato interviene molto attivamente e ha un ruolo molto importante, la Chiesa
risulta essere molto rigida sotto vari aspetti: alcune forme di vita religiose ortodosse vengono ritenute
pericolose, come il Francescanesimo, perché Giovanni XXII comincia introdurre delle norme che mettono
in dubbio il valore della povertà e a limitarne l’applicazione: nel 1323 con la bolla di papa Giovanni XXII si
stabilisce che, sostenere che cristo e gli apostoli fossero vissuti poveri, è eresia, avviene una grande
opposizione di tutto l’ordine guidato dal ministro Michele da Cesena che viene rimosso dal papato e
sostituito da un altro ministro generale. Si ha un momento di grande disorientamento.
Altro aspetto molto importante di questo periodo avignonese è il rapporto con il tema della crociata e della
politica mediterranea. Nel 1291 cadde l’ultima città crociata e i mamelucchi conquistano San Giovanni di
Acri (città portuale). In questo periodo cambia l’ approccio della chiesa nei confronti della Terra Santa, in
quanto avvennero dei movimenti di sostituzione, ad esempio la pratica della via crucis (pratica liturgica
che imita il percorso che cristo avrebbe compiuto per salire nella croce ma che veniva compiuto anche dai
pellegrini che visitavano i luoghi e Gerusalemme) diventa onnipresente in tutta l’Europa. Inoltre si aggiunse
la pratica liturgica della comunione, vedendo nell’ostia il corpo di cristo. La crociata viene sostituita dalla
missione, quindi non si va a conquistare ma a convertire con la predicazione.
Il periodo avignonese risulta essere un momento nel quale i papi puntano paradossalmente il loro sguardo
nei confronti dell’ Italia, in quanto, seppur allontanandosi, non abbandonano la condizione e la convinzione
di governare una parte dell`Italia centrale. Il papa è un autorità spirituale, ma è anche sovrano temporale
che ha un dominio secolare, costituito dai territori dell`Italia centrale e Avignone. Restare in Italia
significava rimanere ostaggio dei popoli che la regnavano; scelgono quindi un luogo controllato da Napoli
ma lontano Italia, diventando quasi “re” di Avignone.

L’Italia nel primo ‘300


L’ Italia del 1300 è una realtà molto complessa: il
sud Italia si divide fra dominio aragonese e
dominio angioino. La Sardegna è divisa in
giudicati in quanto i sovrani aragonesi, seppur
hanno il titolo di re, non hanno conquistato
militarmente l’ isola.

I papi in questo periodo avviano un processo di controllo verso l’Italia centrale, queste terre risultano
essere frammentate in quanto si tratta di province diverse, di vecchio stampo bizantino poi adattate al
controllo papale, ma sostanzialmente sono comuni indipendenti. Nel periodo Avignonese c’ è un’ iniziativa
da parte dei papi per consolidare il loro dominio e trasformare il collage di territori italiani, in un vero e
proprio Stato. Il protagonista di questo momento storico è Egidio Albornoz, colui che venne incaricato dal
papa di gestire le faccende temporali in Italia, nel corso dei decenni centrali del 130. Egidio si presenta
come diplomatico, con la politica e con le armi, ma riesce a controllare tutto il territorio della area
pontificia. Vengono emanate in questo periodo un codice di leggi che si chiamano costituzioni egidiane: nel
1357 si riunisce un parlamento con i rappresentanti dei territori delle Marche, e in questa occasione si
emanano dei codici normativi, dai quali nasce lo stato pontificio.
Il papato avignonese vede la sua fine nel 1377, perché cresce l’ insistenza di coloro che chiedono al Papa di
tornare a Roma, constatando che la residenza ad Avignone abbia portato il papa ad esercitare un potere
solo di natura gerarchica secolare, perdendo i valori di natura religiosa di fondo. Anche Caterina da Siena
lo invita ad abbandonare la fortezza di Avignone.
Gregorio XI decide di fare ritorno a Roma nel 1377. Alla morte di Gregorio, si apre il problema dell’ elezione
di un nuovo papa: nel 1378, si riunisce il conclave (insieme di cardinali) che per la gran parte erano francesi,
in quanto erano stati eletti dal papa. Il periodo avignonese avevano comportato che nel collegio
cardinalizio ci fossero molti prelati francesi, perciò nel conclave ci fu uno scontro: alcuni prelati che
tenderebbero verso un papa di aria francese e altri che tenderebbero verso papi di aria italiana.
La popolazione e la folla premono sulla volontà di scegliere un papa di natura italiana, perché si pensava
che avrebbe tenuto la sua sede pontificia a Roma. Un po’ per timore un po’ per decisione si nominò un
papa Urbano VI (italiano); poche settimane dopo i Francesi, ritenendo che la scelta di Urbano VI sia stata
sbagliata, non soltanto nel merito, ma anche avvenuta sotto la pressione esterna e alla violenza, si
riuniscono tra loro e nominano un altro papa, che prende il nome di Clemente VII.

Da qui si apre, nel 1378, quello che gli storici chiamano lo scisma d’ Occidente:
Si tratta di un’ Europa frammentata in due
obbedienze: quella romana e quella avignonese;
gli stati Italiani e quelli Europei compiono la loro
scelta: una buona parte dell’Italia e della
Germania sceglie Urbano VI. Il Re di Francia
sceglie l’obbedienza avignonese.
Molte di queste scelte vengono fatte anche sulla
base delle controversie di natura politica tra i vari
sovrani. All’inizio di questo processo di crescita
papale, con il dictatus papae di Gregorio VII, si
diceva che il papa non deve essere giudicato da
nessuno, ma nel momento in cui ci sono due
papi, questo diventa impossibile, perché non è
chiaro chi possa giudicare chi. Non c’è nessuna
autorità al di sopra del Papa, quindi la questione
è insolubile dal punto di vista di principi.

Questa situazione in cui si trovano due papi fra i quali si deve scegliere continua fino al 1415 (37 anni). L’
unica soluzione per uscire da questo problema fu il convocamento di un concilio, assemblea dei
rappresentanti cristiani. Questo concilio aveva il compito di giudicare i papi.
Nel 1409 alcuni cardinali, delle due obbedienze, promuovono un concilio da tenere a Pisa. I due papi
vengono deposti e giudicati come colpevoli di aver rotto l’unità della Chiesa e viene scelto un nuovo papa,
Alessandro V (francescano, molto stimato). I due papi però non accettano questa decisione e nel 1409 ci si
trova con tre papi. Nel 1414 viene radunato un altro concilio in Germania, a Costanza che riesce a fare
quello che il concilio di Pisa pochi anni prima non era riuscito a fare, ossia deporre tutti e tre i Papi e
nominarne uno nuovo. Questo papa nuovo prende il nome Martino V, viene accettato da tutta la
cristianità. Si concludere lo scisma. Martino V, riporta il Papato a Roma e con lui nasce il periodo
rinascimentale Romano. D`ora in avanti, quando il Papa non sarà più in grado di adempiere in modo
efficace al suo ruolo, ci sarà qualcuno in grado di giudicarlo, il concilio.
Tra i vari canoni del concilio di Costanza vi sono alcuni che stabiliscono che il concilio sia al di sopra il papa
poiché rappresenta la volontà di tutti i cristiani e che il papa sia obbligato periodicamente a radunare il
concilio. Il vertice gerarchico si apre introducendo il fattore collettivo, che risulta essere un pericolo per i
papi. (Parti importanti della chiesa europea accuseranno i papi di trascurare il concilio, in questo clima di
ostilità e insoddisfazione nascono i sentimenti che porteranno alla riforma luterana).
Il concilio prende un potere più ampio: fede, dottrina e unità della chiesa vengono “decisi” dal concilio e
non dal papa.
Entriamo in un momento in cui anche le questioni religiose vengono relativizzare nell’ambito politico: la
cultura del tempo guarda con un certo distacco la cultura religiosa, si matura un modo di sentire diverso
rispetto alla figura del papa.

L’ Italia: semplificazione politica

Il tema della semplificazione politica è ricorrente nell’ Italia del tempo, ci sono due trasformazioni
profonde:
1. Come vengono governate le città: nel 1300 le città italiane assumono diverse forme di governo: alcune
città continuano a governarsi attraverso una forma collegiale (sono le città Reppublicane), in cui il potere
politico viene gestito da degli ufficiali, da dalle assemblea, con una forte impronta Repubblicana (Firenze,
Perugia). Altre invece che si basano su una forma autocratica, basata sul potere di una singola persona, una
singola famiglia, le cosiddette signorie (forme di governo nelle quali l’autorità politica è detenuta da un
singolo, da un signore, senza eliminare i consigli ma con un potere ridotto); si affermano le dinastie signorili
(i Visconti a Milano, gli Este a Ferrara, La Scala a Verona). Un caso particolare è quello di Venezia,
repubblica dove viene eletto dal Maggior Consiglio, il doge.
2. Il controllo delle città sul territorio: le città più grandi conquistano le città più deboli e piccole, questo
fatto è dovuto ai problemi economici e demografici del tempo, c’è un processo di creazione di stati
regionali. Un esempio è Milano che soprattutto nel periodo di Gian Galeazzo Visconti, crea un dominio
vastissimo

Giangaleazzo Visconti

Giangaleazzo Visconti si espande e diventa


signore di più zone, nel 1395 ottiene un titolo
feudale: Duca di Milano. L`imperatore germanico
(sovrano dell’ Italia centrale) conferisce a
pagamento il titolo (il titolo serve ad assumere il
dominio sui territori con la legittimazione di un
sovrano universale, l’imperatore). Alla sua morte
questi domini si rompono, molte di queste città si
liberano, però anche i suoi successori saranno
signori di territori abbastanza estesi, che
prenderanno il nome di ducato di Milano.
Lezione 16 (345-355, 387-398, 404-407)

I regni europei alla fine del Medioevo

Europa del 1350

L`impero Romano Germanico, parte centrale, è


un vecchio impero dell’età degli Ottoni che
include la Germania, la Boemia, l`Italia centro
settentrionale e poi tanti altri regni. Il Regno di
Francia a sua volta ha una realtà molto
complessa, in quanto è presente, ad esempio, il
regno di Aquitania, un feudo tenuto dal Regno di
Inghilterra.

La guerra dei Cent’ anni


La guerra dei 100 anni, è una mescolanza di storia
feudale e di storia di una nuova politica.

La guerra dei cent’ anni è un lungo conflitto tra il


regno di Francia e il regno d’ Inghilterra, che
parte nella prima metà del 1300 e finisce a metà
del 1400. Il conflitto nasce da una questione
prevalentemente di natura dinastica: il regno di
Francia era governato sin dal X secolo da una
dinastia molto importante: i Capetingi di Ugo
Capeto, che si era costituita nel 987. Ugo Capeto
dalla macerie del vecchio impero Carolingio aveva
cominciato a costruire un Regno.

L’ idea della costruzione è cruciale perché il regno di Francia attraversò secoli di ricomposizione territoriale
a partire dall` assetto di fine X secolo; un assetto nel quale colui che portava il titolo di re controllava
soltanto una piccola parte del territorio e il resto era in mano a tanti diversi principi feudatari che soltanto
lentamente furono messi sotto controllo politico da parte del re. Quindi il regno subì una ricomposizione:
questa però fu stabilita dal fatto che per diversi secoli il regno fu governato dalla dinastia Capetingia che,
come tutte le dinastie, finì nel 1328, l`ultimo sovrano di questa dinastia fu Carlo IV. Dopo la sua morte vi è
un problema di scelta e di individuazione del successore, qui avvenne una rottura, perché esisteva un
successore, Filippo di Valois, parente del re defunto, che però deve scontrarsi con un altro personaggio
candidato alla successione: il re di Inghilterra Edoardo III che aveva tra i suoi parenti membri della casata
Capetingia, quindi a sua volta poteva vantare dei diritti sulla successione al trono.
L’aristocrazia francese sceglie di accettare come nuovo re Filippo di Valois, compiendo una scelta di tipo
continentale, ciò implica una rottura politica con il re d’ Inghilterra, il quale si rifiuta di prestare l’omaggio
feudale al nuovo re. Si parla di ommagio feudale perché nel regno di Francia si trovavano alcuni feudi che
erano detenuti dal re di Inghilterra.
Non era più il feudo di Normandia da cui proveniva la dinastia regnante in Inghilterra, perché la Normandia
era stata conquistata a mano armata dal re di Francia quindi i re d’ Inghilterra non erano più duchi di
Normandia, ma avevano mantenuto l’autorità feudale su questa regione, che un tempo si chiamava
Aquitania (regione del sud ovest della Francia), ma in seguito prese il nome di Guienna (regione non
particolarmente grande ma molto strategica in quanto si affacciava sul mare, verso l’ oceano, cruciale per i
trasporti e per le comunicazioni tra l’ Europa del Nord e il Mediterraneo).
Di fronte alla successione al trono della dinastia Valois, i re d’ Inghilterra si rifiutano di continuare questo
rapporto di dipendenza feudale, inoltre le strutture della monarchia e la capacità del sovrano di governare
il territorio e di esercitare il potere in maniera uniforme erano decisamente migliorate nel corso degli ultimi
anni. La capacità dei monarchi di governare capillarmente i loro territori si era fatta molto più raffinata
rispetto ai secoli passati. Questo sta a significare che se nel medioevo centrale dell’ XI/XII secolo, la
situazione di un sovrano isolano che detiene dei feudi in Francia, era abbastanza normale e non provocava
grandi sconvolgimenti all’interno del meccanismo feudale, in questo periodo, dove le monarchia risultano
essere più forti e più capillari, questa sovrapposizione veniva percepita con disagio e diventa sempre più
strana e contradditoria la situazione nella quale si trovava la Francia.
Intorno a questa doppia questione di rapporti feudali, si aprono le ostilità: nel 1337 Francia e Inghilterra
avviano un conflitto, che inizia con spedizioni militari navali della flotta inglese, grazie al facile
raggiungimento via mare delle coste delle Fiandre e della Francia Settentrionale. I primi scontri sono navali,
particolarmente costosi per il re di Inghilterra, quindi una prima fase che gli richiede degli investimenti
colossali con un impegno finanziario enorme, dove molti dei suoi investimenti avvengono grazie ai mercanti
italiani che prestano denaro in cambio di prestiti. Il re d’ Inghilterra riesce ad uscire vittorioso da questa
prima parte della guerra, sia nelle campagne navali del nord, sia nelle battaglie di terra (una a Crecy nel
1346, un piccolo feudo inglese in territorio francese e una a Poitiers nel 1356, punto di scontro).
La battaglia di Poitiers è molto importante perché non solo il regno di Francia viene sconfitto, ma il re
stesso Giovanni II di Valois, noto come Giovanni il Buono, viene catturato in battaglia e portato via
prigioniero. Sempre nel 1358 ci fu un grande tumulto conosciuto come la Jaqueries, alimentato anche dal
senso di smarrimento per il re assente e reso prigioniero.
Il riscatto per riprendere il re sarà molto costoso e avverrà sotto accordo diplomatico, si tratta della pace di
Bretigny (1360): questo accordo stabilisce che il re di Inghilterra si impegna a liberare il re di Francia suo
prigioniero ma in cambio, oltre a una grossa somma di denaro, verrà riconosciuto, da parte del Re di
Francia l’ autorità feudale del re di Inghilterra su un enorme e vastissimo territorio che comprende non
solo la Guienna e il Ponthieu, ma anche tutta l’area della Bretagna e i territori dell’ antico ducato di
Aquitania.
Un vastissimo territorio cadeva nuovamente sotto controllo del Re d’ Inghilterra che acquisiva in un certo
senso il primato che aveva conosciuto nel XII secolo. Dopo il 1360 il Regno di Francia è fortemente limitato,
la guerra si interrompe per alcuni anni.
Qualche anno dopo, Carlo V (noto come “il saggio”), conosciuto come abile politico, riesce a recuperare tra
il 1364 e il 1380 , quasi tutti i territori persi dalla Pace di Bretigny, con un’ opera di guerriglia di bassa
intensità; riesce infatti a tenere impegnate le truppe del presidio continentale inglese in modo continuo,
ciò porta all’ esaurimento delle risorse e, con il passare degli anni, gli inglesi non riescono a gestire
militarmente l’ esercito e sono costretti a ritirarsi.
Nel 1380 la situazione torna ad essere quella dell’inizio della guerra. In questi anni, la guerra non è intensa
ma piuttosto è una lotta di confine: non ci sono grandi battaglie, ma il regno di Francia riesce a riprendersi i
territori.
Una fase ulteriore della guerra dei Cento anni, avviene nella prima metà del 1400, perché in questo
periodo la Francia conosce un momento di grandissima instabilità politica: dopo la morte di Carlo V, diventa
sovrano un suo discendente Carlo VI, detto “il folle” sovrano che ebbe problemi psichici molto gravi; a un
certo punto della sua vita perde i sensi, non riconosce i suoi famigliari e ha attacchi di aggressività. Con il re
in questo stato è impossibile sapere chi decide. Il regno e la corte si trovano nel caos, si viene a creare una
situazione in cui i parenti più stretti del re cercano di metterlo sotto tutela, in modo da compensare il
problema che lo affligge, però non è chiaro chi prenda le decisioni, se il re o i suoi tutori facendo finta che
sia il re a prenderle. È un periodo di enorme difficoltà, accentuato anche da un altro fattore, nato da un
contesto feudale:
In una parte della Francia (colore viola) vi si
trovano i feudi dei principi di Borgogna: da una
parte troviamo il ducato di Borgogna, interno alla
Francia, mentre la contea di Borgogna fa parte
dell`impero Germanico; tutti questi territori però,
vengono detenuti da una famiglia, ramo della
dinastia Valoi. I duchi di Borgogna sono dei
parenti dei re di Francia e in questo periodo
hanno la collezione di titoli feudali, come ad
esempio anche nelle Fiandre (che risultano essere
la parte più attiva dal punto di vista economico,
perché ricche di città manufatturiere e mercantili
proiettate verso i mercati del mare del nord e
dell’ Inghilterra). I duchi di Borgogna sono anche,
per ragioni matrimoniali, conti di Fiandre e ciò
comporta che questo ramo della famiglia Valois si
crei un grande principato, sparpagliato ma molto
potente e molto ricco.

Si potrebbe pensare che essendo imparentati con la corona francese, essi siano alleati, invece al contrario
sono i primi che approfittando della situazione di debolezza sotto il governo di un re folle. I duchi di
Borgogna fanno in modo di indebolire quanto più possibile il regno a proprio vantaggio, agendo come
alleati del re d’Inghilterra. Quindi, il re di Inghilterra, contando su questi ricchi alleati, riparte a tentare la
conquista.

Più tardi è un altro sovrano inglese che inizia la conquista, e la inizia in maniera diversa: non partendo dalla
Guienna, ma partendo dal nord e riuscendo a conquistare vastissimi territori (quelli rosa). Il momento
cruciale è la battaglia di Azincourt del 1415: Enrico V, re inglese, ricomincia questa riconquista e ottiene
una spettacolare vittoria, l’esercito viene sbaragliato e il re di Inghilterra può occupare grandissima parte
del Regno di Francia, tutta la parte settentrionale inclusa Parigi. Il trattato di Troyes del 1420, firmato da
Carlo, stabilisce che, alla sua morte, la corona di Francia sarà tenuta dal Re di Inghilterra, Carlo VI disereda i
suoi discendenti.
Nel 1422, morto Carlo, viene incoronato a Parigi come re di Francia, il figlio di Enrico V, Enrico VI che in
quel periodo era un bambino. Questa successione avvenne troppo presto, in quanto Enrico VI era troppo
piccolo, quindi incapace di governare. Vi è una grossa parte dell’ aristocrazia francese che si oppone: questa
resistenza è guidata dal figlio di Carlo VI, Carlo II (Il delfino).

In questo periodo si afferma la figura di Giovanna


d’ Arco, giovane ragazza del popolo che sostiene
di avere delle visioni nelle quali ha ricevuto la
missione divina di difendere il sacro suolo della
Francia dai suoi nemici. Questa giovane donna
diventa un’ eroina, sia dal punto di vista militare,
sia dal punto di vista simbolico della volontà
divina che vuole agire in difesa della Francia, della
resistenza dell’ aristocrazia francese contro
l’occupazione inglese.
Lo diventa ancor di più data la sua fine tragica: viene catturata dall’esercito di Borgogna e viene
condannata dal tribunale ecclesiastico come strega , come una falsa profanatrice di messaggi divini e
viene bruciata sul rogo nel 1431. Questo accentuò ancora di più la sua figura come simbolo, in quanto
martirizzata e divenuta emblema.

Anni dopo infatti, la sua accusa verrà annullata dal papa e considerata santa e martire. Il regno di Francia
così fortemente umiliato guadagna un simbolo della sua identità. Per ragioni di natura militare, economica
e di conflitti politici interni alla monarchia inglese in mano a un re troppo giovane e, in parte anche per l’
effetto galvanizzante della figura di Giovanna D`Arco, l’esito francese si rovescia ancora una volta: Carlo il
Delfino riesce a sconfiggere più volte l’ esercito francese e a tornare in possesso del regno.

L’età d’oro della Borgogna 1384-1476

Con “età d’ oro” si intende un periodo molto effimero ma estremamente vivace per la Borgogna, dove i
duchi di Borgogna assumono un peso molto importante: sono l’ago della bilancia della guerra dei 100 anni,
in quanto sono loro che consentono al re di Inghilterra di avanzare nel Regno francese.
Si tratta di una fioritura anche artistica.
La Borgogna pare avere tutte le prerogative per essere un regno, ma non lo diventerà per le circostanze del
momento. Nel 1476, Carlo il temerario viene sconfitto in battaglia e le terre saranno smembrate e divise
tra il re di Francia e quello di Germania.

La conclusione della guerra

La guerra si conclude nel 1453, con Carlo VII che riesce a conquistare tutto il territorio francese: resteranno
solo Bordeaux e Bayonne, ma nel giro di poco verranno conquistate anche quelle. La Bretagna è un
territorio praticamente indipendente che diverrà della Francia solo in seguito con accordi di natura
matrimoniale. L’ unico centro che rimane in mano inglese è Calais (estrema parte settentrionale della
Francia). In questo momento si comincia a individuare una sorta di identità nazionale.

La Germania: Impero universale e poteri locali

Se la storia della Francia e dell`Inghilterra è la nascita in un certo senso di appartenenze nazionali, quella
germanica risulta essere diversa, perché l’ impero germanico è un ibrido: è un impero universale, e si trova
in un ambito territoriale particolare. Gli imperatori germanici avevano investito molto sull’ Italia,
reputando che fosse una loro missione fondamentale assicurarsi il controllo dell’Italia per vari motivi:

• Perché l’Italia è un territorio ricco, pieno di città e di risorse; l’ Italia è il simbolo dell`impero in
quanto il modello romano; il sogno della Roma antica è molto forte per tutto il periodo medievale:
chi controlla Roma, anche dal punto di vista simbolico, si può pregiare e può presentarsi come colui
che mantiene viva l’antichità di Giustiniano.
• Quindi controllare l’Italia ha un’ importanza simbolica molto forte. Gli imperatori germanici
scendono in Italia e passano vari anni, alcuni di questi ci rimangono fino alla loro morte: Enrico VII,
muore in Italia, vicino a Siena e fu sepolto a Pisa.

Lo stesso farà Carlo IV. Egli infatti emanerà la famosa Bolla d’ Oro: un decreto con il quale si fissano le
regole e la modalità con cui deve essere eletto il re di Germania. Il
regno di Germania non è un regno dinastico, ma è un regno elettivo dove a scegliere sono i principi
tedeschi-, la bolla d’oro fissa le regole di questo meccanismo, in particolare il principio secondo cui sette
grandi principi tedeschi sia ecclesiastici che non, quando muore il re di Germania hanno il compito di
riunirsi e scegliere il nuovo re, questo re scenderà poi in Italia e verrà incoronato dal papa, imperatore; il
titolo di re viene dal consenso di questi grandi principi tedeschi. La Bolla d’ Oro cosa simboleggia un
assetto nel quale non esiste una monarchia dinastica. La Germania è un regno, che dipende dai suoi
principi. Vi è il primato dell’aristocrazia sul potere regio.

Si ha un percorso storico diverso da quello che abbiamo visto in Francia, dove il re dialoga con
l’aristocrazia, ma riesce allo stesso tempo a tenerla sotto controllo. In Germania è l’ aristocrazia che in
tiene sotto controllo il re e questo è uno dei motivi per il quale la Germania sarebbe rimasta per secoli uno
spazio politico senza uno stato unico.
L’unità nazionale tedesca arriverà molto tardi, proprio come quella italiana, nascerà con Bismark (1815-
1898); per secoli la Germania rimarrà un collage di tanti principati che si, riconoscono un sovrano, ma è un
sovrano elettivo. I
n questo contesto emerge una famiglia di grande prestigio e di grande potenza, destinata a un glorioso
futuro: gli Asburgo; questa famiglia per la prima volta con Federico III a metà del 1400 prende il potere
grazie ai principi tedeschi, che sceglieranno come re di Germania un membro della famiglia Asburgo; ciò
consentirà loro di consolidare un primato che li porterà a essere protagonisti della storia tedesca nell’ età
moderna, fino al 1900.
La storia della Germania che si può definire policentrica: ha tanti centri, tanti quanti sono i principi della
Germania; in questo territorio emerge però un nuovo soggetto, la figura della famiglia degli Asburgo.

Il tema del conflitto in Europa

Gli studiosi ritengono che l’ abbondanza di conflitti fosse legata spesso a un fenomeno molto profondo, il
problema dei rapporti tra aristocrazia e monarchia, tema molto forte nell’ Europa, in quanto i poteri regi
non sono dati per scontati ma il re deve conquistare l’autorevolezza, la capacità di controllo e il consenso
delle aristocrazie.
Le aristocrazie nel periodo trecentesco si trovano in uno stato di profonda crisi, perché essendoci stato un
crollo demografico, e le aristocrazie vivessero principalmente delle rendite della terra, quando queste
diminuiscono si crea un momento di crisi. Le guerre diventano un modo per farsi valere e per mantenere
in mano il potere. In fondo, la guerra dei Cento anni non è altro che una spinta da parte degli aristocratici
nel far valere la propria autorità e il proprio potere.
La guerra risulta essere una risposta alle difficoltà di un ceto sociale importante che senza conflitti
rischierebbe di perdere la propria condizione di preminenza sociale. Vi sono fenomeni più profondi, che si
intrecciano alle contingenze.
Il tema del conflitto in Oriente- Fenomeno di ascesa degli Ottomani

Gli Ottomani sono un principato di etnia turca,


che vediamo comparire tra la fine del 1200 e
l’inizio del 1300 in uno spicchio dell’ Anatolia
(attuale Tuchia). Questo territorio era governato
dagli eredi del vecchio impero selgiuchide; non
era un dominio unito, ma vi erano diversi
principati: uno di questi era in mano a una
dinastia di origine etnica turca, “parente” dal
punto di vista etnico e linguistico dei Turchi
selgiuchidi, che prendevano il nome di Turchi
Ottomani.

I turchi che dominavano su questa zona, la Bitinia, cominciano nella seconda metà del 1300 una grande
espansione territoriale in Anatolia, a spese degli altri principati turchi e verso i Balcani, a spese di ciò che
rimaneva dell`impero Bizantino.

Il popolo ottomano compie la sua prima conquista a Gallipoli, un centro antico nello stretto dei Dardanelli,
che si trova sulla sponda europea; apparteneva ai bizantini e si trattava di una posizione strategica.
Dal 1350 circa al 1450 circa, gli Ottomani conquistano un'altra serie di territori (azzurro chiaro).
Nel giro di qualche decennio gli Ottomani controllano quasi tutta l’Anatolia e una grandissima parte dei
Balcani. Dell’ antico impero Bizantino rimane solamente Costantinopoli (nella parte dell`entroterra) e
qualche territorio nell’ Egeo.
Questa espansione Ottomana preoccupa enormemente i principi occidentali, perché i Turchi Ottomani
sono musulmani, quindi percepiti come nemici della fede. Gli occidentali temono che l’ espansione verso
l’Occidente, investano anche i regni più vicini all`Europa Occidentale. Ciò porta a far sì, che nel corso della
seconda metà del 1300, ci siano alcuni momenti in cui i papi indicono delle vere e proprie crociate per
fermare l’avanzata Ottomana.
Ricompare il tema della crociata, rivestita di grandi valori religiosi contro gli Ottomani. Ci sono varie
imprese, dove molti aristocratici e principi europei, combattono nelle guerre contro gli Ottomani. Ci sono
diverse battaglie molto celebri:

• la battaglia di Nicopoli: un centro nell’ attuale Bulgaria, dove, nel 1396 , si combatte una battaglia
tra l’esercito crociato e l’esercito Ottomano, dove ebbe la meglio l’esercito Ottomano.
• La battaglia del Kosovo: località facente parte del Regno Serbo, che nel 1389 si scontra con
l’esercito Ottomano, anche il quel caso, grande vittoria ottomana.

Alla fine del XV secolo il dominio Ottomano si estenderà a buona parte dei Balcani, anche la Serbia cadrà
quasi interamente in mano Ottomana, la Bosnia Erzegovina, l’ Albania, i territori della Grecia e la Valacchia.
Una buona parte del territorio balcanico diventa parte dell’ impero del Sultano Ottomano, leader e capo di
questo grande impero islamico. Il Sultano ottomano sceglie di non rifondare il califfato, perché si tratta
esclusivamente di un capo politico.
I sultani ottomani hanno una politica non lontana da quella dei califfi dei secoli precedenti, accettano gli usi
di altre religioni, ma sotto un regime di tutela e di sottomissione.
Il momento più importante della storia Ottomana è la conquista di Costantinopoli del 1453, compiuta dal
sultano Maometto II , evento cruciale che indica la fine dell`impero di Bizanzio, impero romano d’ Oriente,
di Costantinopoli. Allo stesso tempo indica l’ inizio di un susseguirsi di vicende: la capitale diverrà
Costantinopoli, i Sultani saranno gli eredi del mondo romano e useranno i simboli del vecchio impero
Bizantino per affermarsi come sovrani: il caso più emblematico è la Basilica di Santa Sofia che, da simbolo
del potere imperiale, diventa Moschea; si usa lo stesso edificio e lo stesso linguaggio della maestà sovrana
attraverso l`architettura, ma cambiando il contenuto religioso.
La capitale di Costantinopoli diviene Istanbul . L’impero ottomano arriverà a conquistare l’Oriente e l’Egitto
mamelucco; l’imperatore bizantino, Costantino XI, muore nel 1453 in battaglia, difendendo la città. Finisce
l’impero Bizantino anche se Trebisonda e il Peloponneso rimangono in mano bizantina. Costantinopoli
mantiene dei caratteri molto originali, in quanto cosmopolita e dove la popolazione ottomana è in
minoranza: vi sono popolazione greche, ebraiche e armene. Quando gli ebrei verranno cacciati dalla
penisola iberica si sposteranno a Costantinopoli, creando interessanti sviluppo dal punto di vista etnico,
linguistico e religioso: sarà una città composita; rimarrà molto attiva commercialmente, con la presenza dei
genovesi a Galata, ma le componenti della cultura bizantina non andranno perdute.

Inoltre si intensificano i rapporti sulla religione con la Russia (conversione della Russia nel 988).
Zoe Paleologo, principessa figlia di uno dei regni bizantini si sposa con Ivan III; da questa unione nasce
Basilio III, granduca di Moscovia. Sotto Basilio III si formò e rafforzò nella coscienza popolare l'idea di
"Mosca, la terza Roma", idea alimentata e ravvivata da recenti e importanti avvenimenti:
1) dall'apostasia dei greci dall'ortodossia, in seguito all'indipendenza dall'autorità patriarcale
costantinopolitana;
2) dalla caduta dell'Impero bizantino ("seconda Roma") nel 1453, caduta che apparve ai Russi come una
punizione per la precedente apostasia; a quest’idea dell’eredità dell’impero bizantino, si lega la proiezione
mediterranea della Russia moderna
3) dal fatto che Mosca era l'unico stato indipendente nel mondo ortodosso e perciò unica erede di diritto
della "seconda Roma" ortodossa. La nuova idea obbligava la Russia a proteggere i popoli di fede ortodossa
più deboli, cioè i Zerbi e i Bulgari. I zar si riterranno i “custodi” delle comunità cristiane presenti
nell’Oriente.

Da questo periodo, i russi adottano la definizione di Zar , da Caesar, ovvero “Cesare” in russo.

Lezione 17 (cap 26 e 30)

I papi nell’ Italia del Quattrocento

La caduta dell’ impero bizantino è molto sentita in Italia, per la presenza dei papi. Il papato nel corso del
1400 guarda con grande attenzione alla situazione dell`impero bizantino. Martino V, conosciuto dal
Concilio di Costanza, è il papa che riesce a uscire dallo scisma d’Occidente e che fa ritorno stabilmente a
Roma; con lui inizia la storia del Papato Romano, come potenza universale. Il suo successore sarà: Eugenio
IV, papa veneziano, nel suo periodo ricordiamo:

Il conflitto con i partiti conciliari, dal concilio di Costanza nasce un partito e un’ interpretazione della Chiesa
secondo la quale il papa deve condividere la sua autorità con il concilio. Si riunisce un concilio nel periodo
di Eugenio IV in area Svizzero-Tedesca a Basilea, dove per qualche tempo accetta di dialogare con il
concilio, ma poi lo disconosce. Si ha una rottura tra il papato e il concilio, per qualche tempo il concilio di
Basilea continua funzionare da solo senza il papato e poi si spegne, ma anche lì rimane la figura di un
papato che si rifiuta di accettare la condivisione del suo potere. Il papa però, nel 1439, convoca il concilio di
Firenze, importante perché guarda proprio a Oriente e alla situazione di Bisanzio, che ancora non è caduta,
ma i segni di un imminente crollo sono evidentissimi.
Vedendo la situazione, il papa negozia con l’ imperatore di Bisanzio (a quel tempo era Giovanni VIII) e i
grandi prelati della Chiesa Bizantina, per l’unione delle chiese: egli propone di dare aiuto per difendersi
dagli attacchi degli Ottomani ottenendo in cambio la riunificazione delle chiese, che si erano separate
nello scisma d’ Oriente iniziato nel 1054. L’ imperatore e i principi di Bisanzio accettano questa
riunificazione che però risulta essere una sottomissione della Chiesa orientale rispetto a quella
occidentale.
I delegati del concilio di Firenze accettano la sottomissione, ma poi verrà rifiutata, e l’ effetto sarà via via
nullo. I bizantini sono disposti a tutto pur di essere salvati ma, in realtà, non ottengono nulla. I

l concilio di Firenze è importante non solo perché ci si riuniscono i delegati della chiesa bizantina, ma anche
i delegati di altre chiese orientali, perché il cristianesimo non è limitato solo alla chiesa di Roma e quella
greca di Bisanzio, ma ci sono tantissime chiese sparse un po’ ovunque nel mondo orientale. Il papato cerca
di costruire dei rapporti con queste comunità amplificando Roma come punto di riferimento della Chiesa.
Arrivano a Firenze anche i delegati della chiesa etiopica; il papato rilancia il proprio universalismo.

Un altro papa che si è occupato molto del punto di vista politico è Niccolò V (1447-1455): non prende
iniziative per le crociate perché crede che per difendere Costantinopoli sia necessaria in primis la pace in
Italia (Pace di Lodi): si tratta di un momento in cui gli Stati italiani si accordano a definire uno Status Quo
(condizione che si presume stabile, di equilibrio fra i diversi soggetti politici): una pace definita da una lega
degli stati italiani, volta a risolvere le controversie fra uno stato e l’ altro e a preparare il campo per un’
impresa militare a difesa di Costantinopoli. Niccolò V fu famoso per la sua cultura, infatti fonda la biblioteca
apostolica, il più grande giacimento di manoscritti antichi del mondo.

Dopo Niccolò V, diventa papa Pio II (1458-1464), il primo che effettivamente guida una campagna militare
contro il sultano ottomano. Anch’ egli uomo di cultura, sogna di creare un esercito di principi italiani per la
riconquista di Costantinopoli. Una premessa di questa intenzione si ha a Mantova nel 1459, con la
convocazione di una riunione politica con gli esponenti degli stati europei. Nonostante l’ intenzione, papa
Pio II non vedrà mai questa impresa compiuto. Il papato accarezza il sogno di porsi a capo della cristianità,
ma non riesce mai a concretizzare questa idea. Il papato alla fine del Medioevo ha perso potere politico,
controllo sui vari stati, anche per colpa dei vari scismi; l’ idea della crociata fa riaffiorare, in parte, la
potenza del papato.
Pio II, disperando di convincere i principi europei, scrive al Sultano dicendogli che potrebbe diventare
imperatore di tutto il mondo conosciuto, solo venendo battezzato.

Un altro grande tema, oltre alla caduta di Costantinopoli, è quello dell’ Italia meridionale. Nel 1442 il re
d’Aragona Alfonso V (re di Maiorca, di Sicilia, di Sardegna… ricordato come Alfonso il Magnanimo)
conquista Napoli, occupa tutta l’Italia meridionale, marcando i simboli architettonici del regno, come il
“Maschio Angioino”. La Sardegna, nel 1420 conosce con Alfonso il parlamento del Regno di Sardegna,
quindi l’ instaurarsi delle prime forme di governo sotto la corona d’ Aragona.
La dinastia degli Angiò ritiene di essere vittima di una usurpazione, di aver perso il regno esclusivamente
per forze militari, quindi non riconosce ad Alfonso V il diritto di essere re di Napoli. I sovrani di Napoli si
spostano in Provenza, e continuano a rivendicare la facoltà di riprendersi il regno di Sicilia. Anche I papi,
legati agli angioini, si rassegnano con difficoltà al fatto che a regnare su Napoli ci sia un sovrano aragonese.
Quando la dinastia degli Angiò finisce, l’ eredità sarà presa dalla casa regnante francese, che eredita anche
il titolo di re di Napoli. Negli anni del 1400, Carlo VIII scenderà in Italia e metterà in discussione il titolo di re
sugli aragonesi, rivendicando il diritto di ereditare il titolo.

Nel 1494 si apre il periodo delle “guerre d’ Italia” fra la dominazione aragonese, lo stato del papa (la
Chiesa), stati a “base cittadina” come la Repubblica di Firenze o il ducato di Milano, le piccole repubbliche
toscane, lo stato degli Este e quello dei Gonzaga. Questi stati combattono fra di loro assoldando dei
mercenari, è il fenomeno delle condotte mercenarie; [da condotta: contratto tra lo stato e un
professionista della guerra].

Alcuni fra i condottieri si affermano nella società del


tempo, uno fra questi è Francesco Sforza: arriva da
una famiglia di condottieri di origine romagnola, che
sposandosi con la figlia dell’ ultimo duca di Milano
della dinastia Visconti, diventa lui stesso duca di
Milano. Da mercenario condottiero diventa capo di
uno dei più importanti stati italiani, con lui inizia la
dinastia sforzesca.

La dimensione delle armi mercenarie è motore di


cambiamento politico.

Elementi comuni degli Stati italiani:

-Guerra e finanze: nessuno di questi stati ha un esercito permanente però, per far valere la propria forza
politica ,ne avrebbero bisogno: si sviluppa il fenomeno dei mercenari ma questo sistema ha dei costi
particolarmente ingenti: gli stati italiani dell’ epoca sono più evoluti del resto d’ Europa per il
perfezionamento dei sistemi di prelievo fiscale e descrizione della ricchezza imponibile. Negli Stati italiani
nascono degli uffici di rivelazione della ricchezza a fini fiscali, basato sulle dichiarazioni dei capi famiglia: a
Firenze è l’ ufficio del catasto: si crea un gigantesco archivio di descrizione della società e della ricchezza.
Strumento statistico ampiamente dettagliato.
Un altro elemento che è quello del debito pubblico: il contributo che il cittadino dà allo stato gli verrà
restituito. Si crea il mercato del debito pubblico, se non si vuole aspettare di riavere indietro la somma, si
può vendere il proprio titolo di debito pubblico.

-L’ importanza della diplomazia: gli Stati italiani sono una realtà molto variegata e frammentata, che
necessitano di una continua negoziazione e comunicazione diplomatica, nasce quindi un ceto di addetti alla
diplomazia, che utilizzano l’arte della parola: competenza, flessibilità, capacità di mediazione e
comunicazione; (l’ arte della parola si impara alla scuola degli antichi: dai greci e dai latini). Grazie a questa
fioritura di studi classici nasce l’Umanesimo, movimento molto profondamente radicato nelle dinamiche
del tempo; molti dei grandi umanisti del Quattrocento lavorano nelle cancellerie, come addetti alla
comunicazione pubblica. Gli Estensi prendono delle figure illustri di umanisti, come Guarino Veronese, per
assumerli come maestri per i loro figli: il giovane principe per addentrarsi nella vita politica ha bisogno di
addestrarsi all’ uso della parola.
Prende forma l’ idea del presente (riscoperta dei classici) che si ricongiunge con l’antichità (classici): il
periodo fra l’antichità classica e il presente viene definito, inizia a nascere l’idea del Medioevo.

L’ Italia del Quattrocento è un territorio di grandissima vitalità, ma ha anche fattori di debolezza, legati a
vari aspetti: le difficoltà di equilibrio fra questo stati, la legittimità, come ad esempio nel Regno di Napoli
ma anche negli stati comunali: le città comunali riescono a prendere il potere sottomettendo le città vicine
più deboli. L’ integrazione territoriale di questi stati è limitata: è presente una città dominante e delle città
dominate, sudditi della città maggiore; ciò comporta che quando questi stati vengono attaccati, si
frammentano perché le singole città vogliono riprendersi la loro autonomia. È celebre il caso di Venezia,
con la battaglia di Agnadello del 1509, dove l’ esercito francese “sfracella” lo stato veneziano: tutte le città
si staccano dall’ obbedienza di Venezia.

L’ Italia e l’ Impero Ottomano

Nel 1480 l’ esercito ottomano in ascesa sbarca in Salento, a Otranto che al tempo era provincia molto
importante. Gli Ottomani conquistano la città e compiono una strage, gli abitanti verranno poi considerati
martiri perché morti in quanto cristiani; per alcuni mesi Otranto sarà sotto controllo ottomano, dopodiché
il re aragonese di Napoli riuscirà a cacciare il dominio ottomano.
Questo evento è l’ emblema del fatto che l’ impero ottomano sia estremamente presente nel mondo
occidentale: sia da un punto di vista militare che culturale, i sultani ottomani degli elementi della tradizione
bizantina e della politica occidentale.

Una delle terre che viene conquistata dagli Ottomani è l’ Albania, che viene conquistata con estrema
difficoltà grazie all’ eroico difensore dell’ indipendenza dell’ Albania Giorgio Castriota, conosciuto dai turchi
come Scanderberg. Con la presa degli ottomani, Scanderberg chiederà asilo nel regno di Napoli: a questa
vicenda si lega il fatto che nel sud Italia siano presenti delle comunità albanesi, chiamate Arbëreshë.

In Italia si conferma un’ enorme identità etnica e culturale collettiva; saranno i secoli successivi,
specialmente il Novecento, a farle sparire.

Maometto II (1451-1481)

Il Sultano Ottomano, riprendendo gli usi


occidentali si fa ritrarre in questo modo; l’ artista
che crea questo ritratto è un pittore veneziano,
Gentile Bellini. Nella tradizione orientale non è
diffuso l’ uso del ritratto, anche perché in Oriente
vige il principio aniconico delle religioni Ebraismo
e Islam.
Il mondo mussulmano specialmente turco, che
attinge ai modi occidentali, usando il linguaggio
artistico di altri popoli è al centro del romanzo di
Orhan Pamuk, “Il mio nome è rosso”.

Si crea una mescolanza fra due culture


estremamente diverse, anche sul piano
economico: l’ intensità di questi rapporti
restituisce al mondo una seconda fioritura
economica.

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