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2) Una via individuale , ovvero la scelta monastica , che venne poi recuperata
alla società attraverso l’istituzione di monasteri e cenobi.
I monaci furono protagonisti dell’evangelizzazione di popolazioni rurali
lontane dalla città e dei ‘’Barbari’’ , facendosi promotori di
un’organizzazione sociale ed economica diversa da quella della città.
Il processo di attività missionaria e catechesi è inteso come un processo di
acculturazione , intesa come integrazione fra le popolazioni alloctone e
quelle che già risiedevano nell’impero , il cui esito sarà la nascita di valori
comuni mediati dal linguaggio religioso.
1.2 CHIESE , CITTÀ , DIOCESI
1) Quello dei Franchi ; che all’inizio del V secolo erano posti tra Meno e Reno
e che erano divisi in Franchi salii ( stanziati sul basso Reno ) e Franchi
ripuarii ( tra Treviri e Colonia ).
Essi rimasero un gruppo eterogeneo fino alla fine del V secolo ( franco : ‘’uomo
coraggioso ‘’ ) , e divennero federati dell’impero nel 435 d.C. con Childerico;
solo con Clodoveo ( 466-511 ) , che si dichiarava discendente del leggendario
Meroveo ( da cui la dinastia dei Merovingi ) , i Franchi trovarono coesione.
Con lui si ebbe la fusione in un unico gruppo , egli era re dei Franchi salii e
sottomise i ripuarii , andando poi a vincere la resistenza del regno romano-
gallico del magister militum Siagrio.
Il regno fu diviso in Neustria ( ‘’ nuova terra dell’ovest ‘’ ) e Austrasia
( ‘’ terra dell’est ‘’ ) ; Clodoveo capì anche di doversi legare con l’episcopato
locale e la chiesa di Roma , egli nel 496 d.C. si fece battezzare dal vescovo di
Reims , Remigio , legittimandosi alla popolazione romano-gallica e
presentando i Franchi come il popolo di Dio.
Diffuse inoltre il culto di San Martino , un gallo-romano che divenne patrono
dei Franchi ; inoltre sempre Clodoveo ordinò di redigere , nel 510 d.C. , la Lex
salica , che raccoglieva le norme consuetudinarie franche.
Dopo la morte di Clodoveo il regno fu diviso tra i suoi eredi , di fatto il regno
dei Franchi sarà sempre diviso in sottoregni ( Neustria , Austrasia e
Burgundia , l’ex regno dei Burgundi ).
In questo modo l’autorità dei Merovingi cominciò a deteriorarsi , cedendo poi
sotto il potere dei maggiordomi/maestri di palazzo , funzionari pubblici che
avevano il ruolo di amministrare i tre regni.
5) Quello dei Vandali ; essi giunti in Africa , dopo essere stati scacciati dalla
Spagna dai Visigoti , fondarono un regno con capitale a Cartagine.
I Vandali tuttavia si comportarono da dominatori con la popolazione locale ,
venendo per questo mal sopportati ; non riuscirono dunque a fondersi alla
popolazione romana come gli altri regni.
Per questo , quando nel 533 Giustiniano muoverà guerra la regno vandalo , al
suo generale Belisario bastò una campagna per ottenere la vittoria ,
ponendo fine all’unico regno romano-barbarico dell’Africa settentrionale.
4) L’IMPERO ROMANO D’ORIENTE
Giustiniano regnò ben quarant’anni , dal 527 al 565 d.C. , e il perno della sua
azione politica fu quello della restaurazione dell’impero , riunificandolo ,
andando dunque a sconfiggere i regni romano-barbarici che si erano creati.
L’obiettivo era dunque la riconquista del Mediterraneo , andando prima
contro i Vandali , sconfitti da Belisario nel 533 d.C. , contro i Visigoti , venne
occupata solo la Spagna del sud , e anche contro gli Ostrogoti in Italia.
Le campagne , condotte da Belisario e Narsete , ebbero successo , ma furono
costose ( non solo in senso economico ) ed estremamente lunghe le campagne
militari in Italia.
La cosiddetta guerra greco-gotica ( 535-553 d.C. ) segnò la fine della civiltà
tardo-antica nella penisola italiana.
La politica portata avanti dal precedente re goto , Teodorico , era stata di
collaborazione con la popolazione romana , ad essa era stata lasciata
l’amministrazione , mentre ai Goti erano riservati i ruoli chiave nell’esercito.
Teodorico aveva sempre riconosciuto l’autorità di Bisanzio , ma verso la fine
del suo regno egli divenne sospettoso verso i suoi collaboratori romani.
La crisi dinastica che seguì alla morte di Teodorico ( la sua unica figlia
Amalasunta divenne reggente in nome del figlio Atalarico , ma alla morte di
questo divenne regina , associandosi il cugino Teodato , che poi l’avrebbe
uccisa , questo il pretesto usato da Giustiniano per muovere guerra )
frantumò definitivamente l’equilibrio nella convivenza tra Goti e Romani.
Inizialmente la classe senatoria preferì appoggiare i Goti , schierandosi
dunque contro il tentativo di riconquista imperiale.
La campagna partì da sud , e immediatamente Belisario incontrò difficoltà
nella presa di Napoli , che resistette per venti giorni prima di cadere ; già nel
540 d.C. la capitale Ravenna fu presa e i Goti si rifugiarono al di là del Po’.
A questo punto l’aristocrazia senatoria , che avrebbe mantenuto i privilegi
politici ed economici , si schierò con Bisanzio , lasciando i Goti da soli.
A questo punto emerge la figura del re Baduila , detto Totila
( ‘’immortale’’ ) , che cercò l’appoggio degli strati più umili della penisola ,
egli infatti emise una disposizione che garantiva ai coloni dipendenti libertà
personali e vietava loro di versare tributi e canoni ai padroni , d’ora in
avanti i tributi sarebbero stati dati direttamente al re e la libertà personale
comportava l’obbligo di servire il re combattendo.
L’azione militare di Totila mise in difficoltà di molto i Bizantini , ma il suo
progetto verso i coloni non fu particolarmente efficace ( i coloni non erano
stati convinti e molti preferirono combattere con i loro padroni ).
Pur avendo riconquistato la quasi totalità della penisola , l’impresa di Totila
finì con la sua sconfitta a Gualdo Tadino ( 552 d.C. ) , dove venne vinto dal
nuovo generale bizantino Narsete , che sconfisse anche il nuovo re dei Goti
Teia l’anno dopo , portando a termine la conquista della penisola.
Vent’anni di guerra lasciavano tuttavia un territorio desolato e depresso ,
l’Italia era ormai spopolata e in seguito anche colpita da un’epidemia di
peste.
L’impero bizantino aveva di fatto ridato unità al Mediterraneo , rendendolo
di nuovo il tramite delle comunicazioni interne.
Si trattò però di una conquista effimera , infatti nel 568 d.C. , solamente un
anno dopo la morte di Giustiniano , i Longobardi insero l’Italia e alla guida
di Alboino conquistarono la maggior parte della penisola , e già alla fine del
secolo successivo gli Arabi strapparono ai Bizantini l’egemonia
mediterranea,
I Longobardi sono uno dei popoli germanici che ha suscitato più interesse
negli storici e negli archeologici per la loro particolare struttura sociale e le
modalità con cui fondarono un regno in Italia.
Valicarono le Alpi nel 568 d.C. e alla guida del re Alboino conquistarono
molte aree dell’Italia strappandole a Bisanzio , andando a creare un regno
che sarebbe durato due secoli , e con cui si ruppe l’unità politico-culturale
che sin dall’antichità aveva segnato l’Italia.
La nuova società mista che si era affermata nel VII secolo trovò
consolidamento durante il regno di Liutprando ( 712-744 ) , che cercò di dare
coesione al regno attraverso un’intensa attività legislativa e amministrativa.
Liutprando , approfittando della debolezza dei Bizantini , conquista
l’esarcato e invade anche il ducato di Roma , occupando l’importante
castello di Sutri.
Tuttavia su pressanti richieste papali il castello fu liberato nel 728 d.C. ,
questo episodio è stato letto successivamente come l’atto costituente del
potere temporale dei papi , poiché il re longobardo non restituì il castello ai
Bizantini ma ‘’ai beatissimi apostoli Pietro e Paolo’’.
Ancora oggi la donazione di Sutri viene intesa come il principio del potere
temporale dei papi , anche se in realtà fu uno dei tanti episodi dell’altalenante
rapporto tra Roma e i Longobardi , inoltre segnala come nell’VIII secolo la
Chiesa di Roma si stesse allontanando dai poteri bizantini.
Alcuni anni dopo fu redatto negli atti papali , durante il pontificato di Paolo I,
uno dei più grandi falsi della storia , ovvero la Donazione di Costantino , poi
sbugiardata dall’umanista Lorenzo Valla.
Secondo il documento papa Silvestro I avrebbe guarito Costantino da una
grave malattia , e per questo l’imperatore gli avrebbe donato la parte
occidentale dell’impero.
In realtà la donazione è solo una mossa della strategia di rilancio dei vescovi
di Roma , eredi di dell’universalismo imperiale , che volevano impossessarsi
dei domini bizantini in Italia , entrando in competizione coi Longobardi che
vennero nuovamente come barbari aggressori della chiesa nelle fonti romane.
A metà dell’VIII secolo d.C. avvenne una nuova alleanza tra i papi e i
Franchi , e parallelamente sale al trono longobardo una serie di re
appartenenti ad un’aristocrazia aggressiva , a cui va aggiunto il tracollo del
potere bizantino nella penisola.
Nel 751 d.C. il re Astolfo , riprende in maniera più incisiva il progetto
espansionistico di Liutprando , riuscendo anche a conquistare Ravenna ,
mossa drammaticamente decisiva , che portò all’alleanza tra il papa e i
Pipinidi , che avevano appena scalzato i Merovingi e volevano legittimare il
potere appena ottenuto.
Papa Stefano II chiede l’intervento del re franco Pipino il Breve , che
riconquista a vantaggio della chiesa di Roma i territori precedentemente
occupati dai Longobardi.
Il re longobardo successivo , Desiderio , cercò di rompere l’alleanza tra i
Franchi e il papa facendo sposare al re Carlo Magno una delle sue figlie , di
cui non si sa il nome , ma che è passata alla storia con il nome datole da
Manzoni nella sua tragedia ‘’Adelchi ’’ , Ermengarda.
Temendo che Desiderio volesse conquistare Roma , papa Adriano I chiese
l’intervento di Carlo Magno , che tra il 773/774 d.C. sconfisse i Longobardi ,
fino ad espugnare la capitale Pavia ; Desiderio fu confinato in un monastero ,
il principe Adelchi trovò rifugio a Bisanzio.
La divisione dell’aristocrazia longobarda impedì una vera resistenza al
dominio franco , che di fatto non fu mai in pericolo.
Il Regnum Langobardorum non fu soppresso e a lungo mantenne uno status
particolare , dando un contributo notevole , specie a livello culturale
all’impero carolingio.
Solo i Longobardi di Spoleto e Benevento rimasero indipendenti ,
respingendo le invasioni franche più volte , mentre altre volte si accordavano
con l’esercito franco in patti di non belligeranza.
Saranno i Normanni nell’XI secolo a portare a termine la vicenda longobarda
in Italia , la cui presenza ha lasciato profonde tracce nella storia della cultura
e dell’arte.
6 ) L’IMPERO ARABO-ISLAMICO
In poco più di vent’anni , dai primi decenni del VII secolo alla metà del
successivo , nella Penisola arabica si costituì un nuovo impero , che estinse i
sasanidi in Persia e mutilò l’impero bizantino.
Tutto comincia con la predicazione di Maometto , che unifica la penisola ,
successivamente è con i primi quattro luogotenenti del Profeta , in arabo detti
califfi , che l’impero si espanse al di fuori dell’Arabia ( dalla Spagna all’India ,
compreso il Nordafrica ).
La prima dinastia regnante , quella degli Ommayadi , scelse come capitale
Damasco , e con essi la netta separazione che era stata imposta tra
conquistatori ( Arabi ) e conquistati si trasformò in forme di integrazione.
Alla caduta della dinastia ommayade prese il potere quella degli Abbassidi
( 750-945 d.C. ) , che pose la capitale al Baghdad ; con la nuova dinastia si
fermò l’espansione e si consolidò l’amministrazione.
Con la fine degli Abbassidi si formarono una serie di regni dominati da
dinastie locali , che sopravvissero all’impero consegnando l’eredità del
mondo arabizzato.
Alla sua morte nel 632 d.C. Maometto non aveva indicato alcuna modalità
per la propria successione , e così nacquero due fazioni.
Secondo i sostenitori dell’ortodossia il califfo ( khalifa rasul Allah : ‘’successore
dell’inviato di Dio’’ ) doveva ripercorrere il comportamento di Maometto ,
secondo altri invece l’ispirazione divina risiedeva nei parenti diretti del
profeta , in particolare nei discendenti del cugino e genero Alì , le virtù del
profeta rivivevano nei suoi familiari.
Il contrasto tra queste due opzioni segnò per molto tempo le comunità
islamiche , e si accese dopo il periodo califfi ben guidati , i primi quattro :
Abu Bakr , Omar , Othman e Alì.
Abu Bakr (632-634 d.C. ) , suocero del Profeta , combatté le tribù che si erano
convertite più recentemente e le spinse verso Iraq e Siria , dove fecero
scorrerie che scatenarono reazioni da parte dei Bizantini.
A queste seguono spedizioni arabe organizzate , che tra il 635-645 d.C. ,
conquistarono varie aree della Persia , dell’Asia Minore e dell’Africa
settentrionale, già nella cronaca del franco Fredegario si ricordavano le
conquiste militari degli Arabi ( 658 d.C. ).
Gli storici si sono lungamente interrogati sulla rapidità e l’efficacia di questa
espansione , oggi però si rifiutano le visioni della ‘’guerra santa’’ o di
fascinazione religiosa ( esse sono legate al colonialismo ottocentesco e alla
corrente di studi generata : l’Orientalismo ) , mentre si tende a valutare il
fatto che molti generali arabi avevano combattuto per Bizantini e Sasanidi ,
che gli imperi attaccati fossero molto deboli.
La prima conquista ebbe come effetto la costruzione di città-fortezze per
concentrare le truppe : Fustat in Egitto ( che poi si evolverà nel Cairo ).
Al tempo del secondo califfo Omar ( 634-644 d.C. ) gli Arabi divennero un
elitè militare che addirittura non poteva possedere terre , mentre i
conquistati mantenevano lo stesso tipo di tradizioni culturali ,
amministrazione , religiose , ma con pagamento di un tributo ai
conquistatori.
L’afflusso di ricchezze però sconvolse la società araba , andando ad acuire il
conflitto tra le varie fazioni , a cui se ne aggiunse una , quella di un gruppo
radicale , i kharigiti , che vedeva nell’attività di Maometto un attività divina
in se’ , e che alla sua morte il potere era stato trasferito alla comunità.
E il califfo sarebbe dovuto essere eletto in base alla dignità personale ; al
contrario gli sciiti avrebbero voluto che al califfato potessero salire solo i
discendenti di Alì , che era stato assassinato ( come i suoi due predecessori
Omar e Othman ).
A spuntarla furono quelli che poi sarebbero stati conosciuti come sunniti ( da
sunna ) che ritenevano di poter recuperare l’insegnamento profetico con il
senso della comunità , il califfo avrebbe avuto solo un compito politico , non
di leader religioso.
La prima guerra civile cominciò con l’assassinio di Alì nel 660 d.C. ,
riferimento principale degli sciiti , a vincere fu Mu’awuya , aristocratico
meccano della dinastia ommayade , sostenuto dai sunniti ; si fece strade la
corrente che vedeva come una necessità l’organizzazione dell’impero intorno
ad un potere centrale.
Nel primo periodo di regno della dinastia ommayade , che stabilì la propria
corte a Damasco , alle tensioni tra gli altri partiti del mondo islamico si
aggiunsero anche ribellioni e scontri che portarono ad un processo di
ridefinizione dell’impero.
La sedentarizzazione e l’abbandono della vita militare portarono
all’integrazione tra conquistatori e conquistati , verso le città giunsero anche
immigranti provenienti da aree dell’impero conquistate , ma non islamizzate :
zoroastriani dalla Persia , cristiani dalla Siria ed Ebrei.
Vi furono inoltre numerosissime conversioni , anche poiché permettevano di
entrare nell’elité e di godere dell’esenzione fiscale , questo portò però allo
sfaldarsi dell’aristocrazia tradizionale , che attorno al 700 cambiò
profondamente l’amministrazione dei territori conquistati.
Nel frattempo la lingua araba si sostituiva alle altre , andando ad
uniformare l’impero , e all’inizio dell’VIII secolo venne rilanciato lo slancio
espansionistico , con attacchi pianificati in regioni lontane , e spesso con
l’appoggio di popolazioni locali.
Tra il 711-715 d.C. l’impero islamico si affacciò sull’Europa del Nord ,
cercando di espandersi in Francia , sostenuto da contingenti nordafricani e
baschi , ma le truppe arabe furono sconfitte da Carlo Martello nel 732 d.C. a
Poitiers.
Va ricordato però , al contrario dell’immaginario fornito dalla tradizione , che
molto spesso gli Arabi non furono visti come oppressori o feroci invasori ,
anzi molto spesso membri dell’aristocrazia visigota strinsero alleanze
matrimoniali con gli Arabi.
Gli Ommayadi accompagnarono a questa politica espansionistica anche una
rivolta alla grande edilizia , per opere come la Cupola della Roccia a
Gerusalemme.
Un’epoca di importanti cambiamenti fu quella di Omar II ( 717-720 d.C. ) , il
califfo infatti abolì lo status a parte degli Arabi , per costruirne uno basato
sull’eguaglianza di tutti i musulmani , abbandonò anche la tassazione legata
allo status etnico , ormai tanto gli Arabi ( ormai proprietari terrieri ) quanto i
convertiti dovevano pagare le tasse.
Anche i mawali ( ‘’clienti’’ ) , membri di una casta inferiore , furono iscritti
nei ruoli militari a pieno titolo.
Alla morte di Omar II tuttavia , le grandi novità introdotte si ritorsero contro
l’impero , facendo riesplodere i conflitti interni ; si rifecero avanti gli sciiti , e
allo stesso tempo i kharigiti si battevano per la necessità di rendere elettivo il
califfato.
Inoltre i governatori locali si lamentavano per il cattivo sfruttamento delle
risorse , i convertiti di una non sufficiente applicazione delle riforme ; tutto
ciò portò alla caduta del potere ommayade , in favore della dinastia degli
Abbasidi ( si accordarono diplomaticamente con i ribelli ) , discendenti di
Abbas , uno zio del profeta.
Il giorno di Natale dell’anno 800 d.C. , papa Leone III , incoronò imperatore
Carlo Magno , re dei Franchi , il quale aveva creato un impero che andava
dalla Spagna all’Italia ; e in questo regno , l’impero carolingio , molti
avevano visto le basi costitutive di alcune nazioni odierne e il primo esempio
di Europa unita.
Oggi invece si guarda a questo periodo come ad un’età di sperimentazione ,
durante la quale nacque una società multietnica che cercò di fondere
l’elemento romano con quello germanico , dando vita a forme di
organizzazione sociale e politica che avrebbero lasciato tracce profonde nella
storia europea.
Nei primi decenni del VI secolo , precisamente alla morte di Clodoveo nel
511 d.C. , il regno franco conosce una grande conflittualità interna , data dalla
divisione del territorio tra i quattro figli del re defunto.
Questa procedura era consuetudinaria nel mondo franco , che non conosceva
il diritto della primogenitura , il regno dunque era una patrimonio privato e
andava diviso tra gli eredi del sovrano.
Questa divisione però non portò ad una frammentazione dello stato franco ,
anzi , il regno riuscì anche ad espandersi ( Borgogna/Turingia/Frisia ) ; inoltre
la presenza di importanti centri urbani ( Reims/Parigi/Orleans ) creò intorno
ai sovrani e ai potenti una rete di fedeli.
Dall’altra parte l’inurbamento portò ad un incontro tra la classe romano-
gallica , spesso rappresentata dai vescovi , con l’aristocrazia franca , e ciò fu
fondamentale per la trasmissione nel regno di pratiche di potere e
amministrative di tradizione romana.
Il regno andò in crisi a metà del VI secolo , alla morte di Clotario I , che aveva
assunto il potere su tutto il regno ; infatti i suoi figli Chilperico I e
Sigiberto I , re rispettivamente di Neustria e Austrasia entrarono in guerra.
Un ruolo determinante nel conflitto fu assunto da Brunilde , vedova di
Sigiberto , che assunse la guida del regno ; la sua sconfitta ( e brutale
uccisione ) segnò una svolta nella storia politica franca.
Infatti Brunilde è un personaggio che si trova a metà tra il vecchio regno di
Austrasia e la nuova Francia , la sua sconfitta segna l’affermazione dei
Franchi della Neustria e un interessamento alle aree mediterranee.
Dopo aver ucciso Brunilde , Clotario II ( figlio di Childerico I ) rafforzò
l’organizzazione politico-amministrativa dell’impero , creando l’articolazione
in tre regni Neustria , Austrasia e Burgundi ; egli inoltre diede nuovo vigore
alla carica di maggiordomo/maestro di palazzo ( da maior domus ) che prima
aveva il compito di occuparsi delle problematiche legate alla corte ( palatium ).
Ora invece il maggiordomo è il titolo che indica i tre principali funzionari regi
che sono posti a capo dei tre regna ; e in questo contesto , nel VII secolo ,
emersero due figure importanti dell’aristocrazia dell’Austrasia , decisivi per la
vittoria di Clotario II : Arnolfo e Pipino il Vecchio.
Il primo fu vescovo di Metz e precettore del figlio di Clotario II , Dagoberto I ;
il secondo invece fu maggiordomo d’Austrasia.
La svolta avvenne quando la figlia di Pipino , Begga , sposò il figlio di
Arnolfo , Ansegiselo , unificando gli interessi delle due famiglie e dando
vita a quel lignaggio denominato ‘’Arnolfingi’’ , ‘’Pipinidi’’ o ‘’Carolingi’’ ; e
gli esponenti di questa famiglia riuscirono a rendere ereditaria la carica di
maggiordomo e poterono usufruire del patrimonio del re per crearsi delle
clientele militari.
Di fatto andarono a togliere potere a sovrani merovingi , e in questo senso
centrale fu la figura di Carlo Martello ( ‘’piccolo Marte’’ , per le sue doti
militari ) che nel 732 d.C. condusse l’esercito franco alla vittoria sugli Arabi
a Poitiers.
Questo fu il punto di svolta nel rapporto tra i Pipinidi e i Merovingi , infatti il
figlio di Carlo Martello , Pipino il Breve , depose l’ultimo re merovingio
Childerico III , a cui furono tagliati i capelli lunghi ( simbolo di potere ) e
successivamente venne rinchiuso in monastero.
Pipino su fece consacrare ( su modello del re Davide ) con l’olio santo da
Bonifacio , monaco sassone che già con Carlo Martello aveva avuto un
ruolo fondamentale nel creare una relazione tra i Franchi e Roma.
L’unzione fu poi ripetuta da papa Stefano II che chiamò Pipino in Italia per
difendersi dai Longobardi , in questo modo Pipino rafforzò la sua legittimità
all’estero , mentre per rafforzare la posizione all’interno venne fatta una
damnatio memoriae nei confronti dei re Merovingi , attraverso opere
storiografiche esistenti a corte già dal IX secolo : coloro che avevano retto il
regno dei Franchi per due secoli erano ora ricordati come ‘’re fannulloni’’.
Nel regno franco non c’era una vera e propria capitale , i sovrani risiedevano
piuttosto in palazzi costruiti all’interno delle proprietà della corona , definito
fiscus ( il ‘’fisco regio’’ ).
A partire dal IX secolo però , con Carlo Magno , la capitale fu posta nella città
termale di Aquisgrana , modellata sull’esempio di Roma e Costantinopoli ;
nella città assunsero importanza soprattutto la reggia ( palatium regium ) e la
cappella palatina , chiamata così perché custodiva il mantello ( cappa ) del
santo nazionale dei franchi , san Martino.
Nel palatium vi erano diversi funzionari , ma la carica di maggiordomo fu
abolita , ormai la gestione amministrativa era affidata a un laico e a un
ecclesiastico , il primo era il comes palatinum ( ‘’conte palatino’’ ) , il secondo
l’apocrisiarius/custos palatii ( ‘’arcicappellano’’ ).
Il conte palatino esercitava l’alta giustizia e coordinava altri funzionari , il
camerarius ( addetto al tesoro regio ) , il controllore del fisco regio ( il
siniscalcus ) e anche l’addetto all’organizzazione logistica dell’impero ( il
comes stabuli ).
L’arcicappellano invece era il responsabile dei numerosi ecclesiastici che
vivevano a corte e gestiva la cancelleria regia , luogo dove erano emanati i
capitolari o altri atti come diplomi o documenti in cui i sovrani concedevano
proprietà a laici o ecclesiastici.
Per gli atti si uniforma la scrittura , nasce la minuta carolina ; inoltre Carlo
Magno invitò a corte grandi intellettuali : Alcuino da York e Paolo Diacono ,
ma anche il visogoto Benedetto di Aniane , che uniformò la vita monastica
( adozione ovunque la regola benedettina ).
Questi cercarono di recuperare la saggezza antica , ma furono anche
incaricati di organizzare l’istruzione del clero , a cui era affidata la
propagazione della nuova culura.
9) ECONOMIA E PAESAGGI
Ormai da due secoli gli storici si interrogano sulle modalità e le ragioni della
grande trasformazione che interessò l’economia europea tra VI e XI secolo.
La difficoltà nell’esprimere una posizione unitaria è dovuta in primo luogo
alla scarsità delle fonti , anche se su almeno due punti si è d’accordo :
2) La diminuzione delle ricchezze ; per esempio dal VII secolo è stato notato
che non vi sia più presenza di edilizia monumentale né di ceramica africana.
Solo a partire dall’VIII secolo , forse in virtù di un nuovo modo di
sfruttamento della terra , sembra ricomparire la ricchezza , senza raggiungere
il livello e la diffusione dell’età tardo-antica.
9.1 IL DIBATTITO SULLA FINE DELL’ECONOMIA ANTICA
Attorno al 500 d.C. le proprietà fondiarie non erano più coltivate solamente
da schiavi come nei secoli precedenti , questo sistema era entrato in crisi già
nel II secolo d.C. , con la fine delle conquiste e la conseguente fine del
mercato degli schiavi.
Si era dunque affermata nel mondo romano la pratica della conduzione
indiretta , ossia la concessione a famiglie contadine di lotti di terra che erano
poi tenute al pagamento di un tributi in denaro o natura.
Alcune terre erano date a famiglie di schiavi , che però non potevano
allontanarsi dalla terra e di risiedervi in una casa propria ( erano per questo
detti ‘’casati’’ ).
I casati erano obbligati al versamento di una parte del raccolto e a prestazioni
anche sulle terre che il padrone gestiva direttamente ; altre porzioni erano
affidate a liberi coltivatori , i coloni , che non erano obbligati a risiedere sulla
terra , anche se fra III e IV secolo , a causa delle trasformazioni politiche
dettate dalle invasioni , l’impero stabilì che anche i coloni fossero vincolati
alla terra , così da non poter sfuggire alle tasse.
In questo modo di fatto la condizione degli schiavi e dei coloni si assimilò , e
se da un lato le terre lavorate davano un surplus ai padroni , a schiavi e
coloni bastavano a mala pena per pagare le tasse e il tributo al padrone.
Di fatto le tasse avevano come scopo quello di mantenere un esercito enorme ,
l’amministrazione e le due capitali Roma e Costantinopoli.
Se da un lato talvolta i contadini potevano ricavare un surplus per un
commercio non di lusso , dall’altra il surplus padronale consentiva l’acquisto
di ricchezze ingenti e di pagare le tasse , entrambe le cose fatte in città.
Per questo le circa duemila città dell’impero divennero , in Occidente fino al
V secolo/in Oriente fino al X-XI secolo , il fulcro di un ciclo fiscale e
ridistributivo.
Di fatto dunque assimilazione di schiavi e coloni , sviluppo delle città ,
esistenza di un’attività commerciale e manifatturiera , erano alimentati
proprio dalla macchina imperiale.
Data la sua centralità , la fine dello stato romano comportò una profonda
modificazione delle strutture produttive , di fatto gli elementi di economia
tradizionali erano a corto di ossigeno , anche se già la presenza dei Barbari
nei confini dell’impero aveva comportato la riduzione dell’area fiscale ,
provocando l’aumento delle tasse e favorendone l’evasione.
Nel VI secolo le tasse imperiali non c’erano più , l’Italia era divenuta
longobarda , mentre resta incerto se Visigoti e Vandali continuarono o no a
riscuotere le imposte , certo è che dal 550 d.C. non esiste più il fisco pubblico.
Una prima conseguenza fu la contrazione degli scambi in moneta , per i
proprietari terrieri che investivano nel commercio privato aumentarono i
costi di attività , che la presenza di infrastrutture aveva fino ad ora tenuto
bassi.
Il crollo della fiscalità pubblica e la perdita della centralità economica delle
città , portarono grandi cambiamenti nel paesaggio urbano e rurale , le città
subirono flessione demografica , si ridussero d’estensione e assunsero
aspetto rurale.
Nelle campagne i proprietari investirono meno nelle loro aziende , non
avendo più un mercato dove vendere il surplus , e ciò comportò l’abbandono
di terre coltivabili e l’ampliamento di aree boschive e incolte.
9.4 TERRE E BOSCHI
10) LA CITTÀ
10.1 LA CITTÀ
Nelle aree dove l’urbanizzazione romana era stata intensa , il legame tra la
città e il proprio territorio non venne mai meno completamente , ma con
importanti cambiamenti negli assetti giurisdizionali.
Per l’Italia bisogna però distinguere due aree , quella conquistata dai
Longobardi e la Romania , l’Italia rimasta sotto il controllo dei Bizantini.
Nelle aree longobarde l’organizzazione territoriale fu modificata molto : le
aree circoscrizionali in cui era diviso il regno , i ducati , non avevano un
centro urbano coordinante , la stessa capitale del regno , Pavia , non fungeva
da coordinatrice del territorio , poiché ciò non era concepito nella tradizione
longobarda.
Molti centri importanti di coordinamento si affermarono nelle campagna
stesse , semplici villaggi furono al centro delle circoscrizioni pubbliche ;
molto più legato alla tradizione romana il territorio della Romania.
In queste aree i centri urbani conservarono le prerogative dell’età romana , in
queste città i proprietari terrieri ( soprattutto ecclesiastici ) risiedevano
proprio nelle città.
La successiva conquista carolingia determinò una rinnovata attenzione al
ruolo delle città ; il periodo carolingio fu il primo ‘’rinascimento’’ europeo ,
visto che per la prima volta ci si richiamò all’autorevolezza degli antichi.
In questo contesto ebbe un posto di rilievo la valorizzazione delle città sia
nell’impianto urbanistico che nelle funzioni giurisdizionali , e importante
testimonianza sono le laudes civitatum ( ‘’lodi di città’’ ) , composte nella
prima età carolingia , e fra di esse sono famose le lodi di Milano e Verona.
In queste lodi si descrivono i meriti delle città , ponendo in evidenza le
testimonianze che il passato romano aveva lasciato nell’impianto urbanistico ,
ma anche il nuovo ordine sociale : mura , chiese e liste episcopali.
Di fatto le circoscrizioni politico-amministrative dell’impero carolingio
ebbero come centro una città in Italia , e qui dovevano convivere il vescovo
e il conte , ma difficilmente questa convivenza ebbe successo , infatti il potere
pubblico del conte aveva un teatro che andava molto oltre la città.
10.4 MERCATO E COMMERCIO URBANO
10.5 I CITTADINI
Nel V secolo erano poche scuole laiche ( specie in Gallia e Italia ) a garantire
il principale canale di formazione ; tuttavia nel momento in cui l’impero
d’Occidente cadde , queste scuole persero la loro base economica , facendo sì
che rimanessero in piedi solo le scuole cristiane , nate prima del 476 d.C. per
formare negli studi superiori i sacerdoti.
Esse già nel VI secolo divennero il luogo dell’apprendimento elementare , non
solo per sacerdoti , ma anche per i laici.
Tuttavia la chiesa non andò semplicemente a sostituire l’impero , come
principale referente dell’istruzione , ma andò ad elaborare una nuova e
autonoma politica culturale , necessaria anche per l’evangelizzazione delle
campagne.
Questo processo in realtà partì già in età romana , ma conobbe una svolta
importante a partire dal concilio di Vaison del 529 d.C. , con cui si stabilì che
i parroci rurali dovessero insegnare ad alcuni laici a leggere il salterio ( libro
dei Salmi ) assieme ad altre parti della Scrittura , con lo scopo di formare una
società consapevolmente cristiana , alfabetizzata anche al di fuori dei grandi
centri urbani.
Questo processo fu guidato in primo luogo dai vescovi di Roma , che tra VI-
VII secolo acquisirono sulle altre sedi un’egemonia culturale e politica , e
proprio la produzione pontificia è fonte importante per cogliere i caratteri
della diffusione della cultura scritta.
Un esempio è l’epistolario di papa Gregorio Magno , il quale mette in
evidenza l’analfabetismo dei laici , e da cui si coglie la volontà del pontefice di
spiegare la parola divina attraverso immagini e rituali.
Dal VII secolo , soprattutto grazie alle fondazioni dei monaci irlandesi ,
nacquero scuole monastiche ( Bobbio , Luxeuil , San Gallo ); anche se va
ricordato che soprattutto tra i monaci benedettini vi erano molti semi-
analfabeti , in grado di leggere solo la regola o la Bibbia.
Anche se sarò proprio in questi luoghi che si sarebbero sviluppati nuovi
fermenti culturali , il primo tentativo di rinnovamento letterario avvenne in
età carolingia.
L’azione del sovrano ( Carlo Magno ) fu improntata in tre direzioni :
Nel corso dei secoli che vanno dal VI all’XI gli elementi della classicità tardo-
romana riuscirono a conservarsi, essere trasmessi e arricchiti ( o contaminati )
solo in contesti eccezionali ; di fatto già nel VI secolo si chiuse il canone di
testi che sarebbe arrivato pressoché immutato agli umanisti , contenente
Orazio , Virgilio ,Ovidio , Terenzio , Stazio , Lucano , Persio , Donato ,
Cicerone , Quintiliano , Seneca e Prisco a cui vanno aggiunta la raccolta di
sentenze della Disthica Catonis e l’opera enciclopedica di Marziano
Cappella ‘’Le nozze di Mercurio e Filologia ‘’ , in cui compariva la distinzione
in Trivio e Quadrivio.
Di fatto , come commenta Ovidio Capitani , vi era grande scarsità di
materiale culturale , molto più dinamica la produzione cristiana , come
quella dei padri della chiesa , Tertulliano e Sant’Agostino , che arrivano in
Europa tramite la Spagna visigotica.
In questa zona si ebbe , nel VII secolo , un’importante momento di rilevanza
culturale , vanno ricordate le ‘’Etimologiae’’ di Isidoro di Siviglia ,
fondamentale opera enciclopedica per il Medioevo.
In età longobarda molto importante fu l’attività culturale dei monasteri ,
sovvenzionata dai re ; anche se molto spesso gli abati utilizzarono codici
antichi per scrivere nuove opere ( opere di palingenesi furono fatte anche sul
De re publica di Cicerone ).
Il mondo anglosassone possedeva ancora molti testi della classicità ,
importante qui l’attività del monaco Bonifacio.
Tutto questo fu però nulla rispetto al ruolo avuto dall’accademia palatina , il
cenacolo di intelletuali riunito da Carlo Magno alla sua corte di Aquisgrana ,
che ebbe una confidenza mai più avuta fino all’Umanesimo con la
classicità.
La politica portata avanti dai successori di Carlo moltiplicò i centri di
produzione culturale , e il processo non si fermò neppure al tempo delle
seconde invasioni , anzi la successiva riorganizzazione intensificò i contatti
tra i monasteri e le città.
Per esempio nei nuovi monasteri cluniacensi di X e XI secolo lo studio di
Trivio e Quadrivio era aperto anche a giovani provenienti dalla città , ma
anche la stessa corte imperiale , attraverso intellettuali come Wipo , elaborò
una propaganda improntata al classicismo.
Sul continuo richiamarsi all’autorità del classicismo poggiava molto del
prestigio della dinastia degli Ottoni , difensori del papato e rinnovatori
dell’immagine della dignità regia : in sostanza la cultura classica continuò ad
essere un riferimento importante per l’Occidente europeo.
Il termine feudalesimo non si trova nelle fonti coeve , infatti venne coniato nel
Settecento nell’ambito culturale illuminista , e da quel momento è stato
impiegato per dagli storici per indicare realtà di diversa natura.
Le definizioni che sono state date di feudalesimo nell’ultimo secolo e mezzo
furono riassunte da Chris Wickham in tre categorie :
2) L’immagine della società europea dei secoli X-XIII come ‘’società feudale’’,
come la definì Marc Bloch.
13.3 L’INCASTELLAMENTO
Il contrasto tra papato e impero dell’XI secolo è ricordato come ‘’lotta per le
investiture’’ , ovvero la possibilità di eleggere i vescovi ; in realtà questo era
solo uno degli aspetti di un contrasto più radicale , che riguardava la
legittimazione del potere imperiale.
Con Enrico IV ormai maggiorenne il conflitto con il papato apparve
inevitabile , soprattutto perché da lì a poco fu eletto papa ( per acclamazione
popolare ) uno dei principali fautori del movimento riformatore , Ildebrando
di Soana , poi papa Gregorio VII.
Le modalità della sua elezione però pose il problema della sua legittimità ,
contestata soprattutto da Wilberto arcivescovo di Ravenna ( una di quelle
sedi che con Milano e Bisanzio avevano contrastato l’ascesa di Roma ) , ma
anche egli dovette piegarsi al progetto di Gregorio VII di una chiesa di
stampo monarchico ( papato e impero come Sole e Luna ) e di
desacralizzazione del titolo imperiale.
L’obiettivo del papa era quello di escludere l’imperatore da ogni ingerenza
nella vita religiosa ; andando a ribaltare il modello consueto per cui
l’imperatore si intrometteva nelle vicende di Roma fu proprio Gregorio VII a
mandare legati in Germania.
Egli cercò di trarre profitto dal malumore di alcuni grandi del regno , poco
propensi ad accettare il ripristino del potere imperiale dopo la lunga minorità
di Enrico IV.
Tuttavia l’intromissione dei legati pontifici produsse però un effetto
contrario , gran parte dei vescovi tedeschi si schierò con Enrico IV , facendo
cominciare interventi di reciproca delegittimazione tra papa e imperatore.
Nel 1075 Gregorio condannò le investiture imperiali , rendendo nulle tutte
le cariche che i vescovi avevano ottenuto dall’imperatore ; probabilmente
sempre nello stesso anno il papa volle ribadire il suo primato attraverso il
Dictatus papae.
Questo era un insieme di 27 proposizioni , forse in origine accompagnate da
un testo di sostegno , che definivano ruoli e funzioni della chiesa romana , di
fatto si andava a ratificare la nuova struttura verticale della chiesa , di cui il
papa era indicato come unica e vera guida.
Solo il papa poteva deporre l’imperatore e utilizzare le insegne imperiali ,
solo il papa poteva sciogliere i sudditi dall’obbedienza al sovrano e istituire o
deporre vescovi.
Negli anni successivi Gregorio VII cercò di rendere realtà queste disposizioni,
ma Enrico IV non restò certo fermo , egli nel 1076 indisse un concilio a
Worms , in cui i vescovi tedeschi con l’imperatore dichiaravano deposto il
papa , ma a sua volta Gregorio VII scomunicò Enrico , sciogliendo i suoi
sudditi dall’obbligo di servirlo , e così gli oppositori dell’imperatore si fecero
forza.
Enrico IV fu costretto a venire a patti , egli nell’inverno del 1076-1077 giunse
in Italia , presso Canossa ( residenza della contessa Matilde , principale
sostenitrice del papa ) dove si trovavano il papa e l’abate di Cluny , Ugo.
L’imperatore in abito da supplica restò tre giorni e tre notti ad aspettare di
essere ammesso al cospetto del pontefice , che infine ritirò la scomunica ,
permettendo all’imperatore di tornare in Germania e riprendere con più
vigore la politica precedete.
Approfittando dell’indebolimento militare del papa ( Matilde stava
combattendo i suoi nemici ) Enrico IV convocò un sinodo di vescovi filo-
imperiali a Bressanone ( 1080 ) , che elesse come papa Wilberto arcivescovo di
Ravenna , poi Clemente III.
Quattro anni dopo Enrico entrò Roma e insediò Clemente III sul trono di San
Pietro , mentre Gregorio VII fu portato in salvo da Roberto il Guiscardo a
Salerno , dove morì nel 1085.
Nonostante la sconfitta di Gregorio VII , i suoi predecessori portarono avanti
la sua politica di rafforzamento della monarchia papale e di desacralizzazione
del titolo imperiale.
La conflittualità tra papato e impero dunque continuò , nonostante i
successori di Gregorio VII cercarono di attuare una politica più flessibile ,
distinguendo il ruolo spirituale e quello temporale dei vescovi.
Dopo un quindicennio di conflitti , nel 1122 si arrivò a risolvere la lotta per le
investiture , con il concordato di Worms , sottoscritto dall’imperatore
Enrico V e da papa Callisto II.
In esso si sanciva che la nomina dei vescovi sarebbe avvenuta normalmente ,
ovvero scelti dal clero e dal popolo delle città , ma allo stesso tempo in
Germania vigeva la regola per cui , dopo l’elezione , l’imperatore potesse
attribuire ai vescovi funzioni e beni temporali.
L’imperatore doveva consegnare al vescovo a cui attribuiva incarichi solo uno
scettro , anello e pastorale erano invece simboli della nomina ecclesiastica.
Di fatto con ciò la lotta per le investiture si concluse qui , ma essa di fatto era
stata superata dai nuovi modelli di chiesa e impero scaturiti dalle lotte
dell’XI secolo.
Di fatto questo conflitto lasciò profonde tracce nella storia successiva , infatti
da queste vicende derivò la struttura monarchica della chiesa , strutturata su
una gerarchia piramidale , che sopravvive fino ad oggi.
L’organizzazione odierna del clero cattolico trae origine proprio in età
gregoriana , così come la contrapposizione con la chiesa orientale e
l’intolleranza a forme di dissenso interne o esterne alla chiesa.
Il conflitto però ebbe gravi ripercussioni anche sull’ideologia imperiale ,
proprio a partire da quest’epoca gli imperatori tedeschi videro sempre più
messa in discussione la loro autorità , e nonostante l’arrivo di imperatori
autorevoli come Federico I ‘’Barbarossa’’ e Federico II , il titolo imperiale ,
oltre alla tradizione , non ebbe più valore di quello degli altri regnanti
europei i cui stati si stavano consolidando.
17) LA COSTRUZIONE DELLE MONARCHIE FEUDALI
Il panorama politico di varie zone d’Europa , tra la fine dell’XI secolo e la fine
del XIII , cambiò in maniera decisiva ; la pluralità di signorie e principati
infatti lasciò spazio a monarchie capaci di esercitare la loro egemonia su
ampie porzioni di territorio.
Questo processo di ricomposizione territoriale ebbe degli sviluppi diversi in
Francia , penisola iberica , Inghilterra e Italia , il punto comune fu il ruolo
importante delle relazioni vassallatico-beneficiarie.
Le nuove monarchie se ne servirono , modificandole , per affermare la
propria autorità su principi e signori locali ; la novità dunque fu
rappresentata dall’emergere di casate desiderose di porsi come superiori a
principi e signori locali , attraverso nuove conquiste/relazioni diplomatiche/
vicende dinastiche.
Queste casate ristrutturarono i poteri feudali e inquadrarono i soggetti politici
esistenti , andando però a ridurre l’autonomia dei nobili più potenti , non
richiedendo più solo l’omaggio feudale , ma anche istituendo nuove forme di
controllo , anche tramite riforme giudiziarie e redazione di elenchi scritti.
Dunque sebbene ad inizio del XIII secolo era avvenuta una ristrutturazione in
senso monarchico , signori/chiese/comunità urbane e rurali sembravano
ancora dotate di poteri , inquadrati tuttavia in una nuova struttura politica
gerarchica che aveva al vertice il sovrano.
Tra la fine dell’XI secolo e gli inizi del XII nacquero e si svilupparono
all’interno della società urbana ordinamenti e magistrature indipendenti dai
poteri tradizionali , che miravano all’autogoverno della comunità.
Lo sviluppo dei comuni cittadini costituisce uno degli argomenti
maggiormente dibattuti dagli storici italiani a partire dall’Ottocento , periodo
in cui si legò la nascita del comune alla nascita di uno spirito nazionale
italiano , che si contrappose all’impero germanico.
Nel secondo Novecento si cominciò a contestare la centralità del fenomeno
comunale nella storia italiana , e rileggendo le vicende europee di XI-XII
secolo lo si mise in relazione con altri fenomeni europei contemporanei ,
valorizzando lo studio delle campagne e dei poteri signorili.
Proprio questa nuova prospettiva ( meno ideologica e più concreta ) ha fatto
emergere tratti assolutamente originali e caratteristici delle vicende urbane
nell’Italia centro-settentrionale.
La vicenda più esemplificativa è quella di Milano ; qui nella prima metà del
secolo XI , l’arcivescovo Ariberto d’Intimiano apparteneva al gruppo sociale
dei cosiddetti ‘’capitànei’’ , grandi signori stretti da legami vassallatico-
beneficiari con la chiesa arcivescovile , a loro volta tali grandi signori si erano
stretti , con gli stessi legami , i valvassores o secundi milites.
Negli anni Trenta dell’XI secolo però , scoppio un conflitto tra capitànei e
valvassores , poiché quest’ultimi volevano rendere ereditario il loro beneficio,
sottraendolo ai loro signori.
L’arcivescovo si schierò con i capitànei , che infine riuscirono a sconfiggere
gli esponenti della nobiltà minore ; tuttavia la situazione si complicò con
l’intervento dell’imperatore Corrado II ( 1024-1039 ).
Egli , volendo restaurare il potere imperiale in Italia , emanò nel 1037
l’Edictum de beneficiis , che garantiva ai vassalli dei capitànei la trasmissione
ereditaria dei loro benefici , oltre alla possibilità di ricorrere al tribunale
regio nelle controversie con i seniores ( i loro signori ).
Nonostante ciò la piccola nobiltà milanese gli si schierò contro , infatti
quando egli decise di processare l’arcivescovo milanese e pose d’assedio la
città , si confrontò contro tutta la cittadinanza unita: capitànei , valvassores e
populus ( tutta la cittadinanza , a prescindere dalla condizione economica ,
non erano soggetti a legami vassallatico-beneficiari ).
I Milanesi ebbero la meglio e dimostrarono come la cittadinanza era decisa a
far fronte comune rispetto a un potere esterno che intendesse aggredirne
l’indipendenza.
Questa partizione della società in ordines ( strati caratterizzati ognuno da una
diversa condizione giuridica ), non costituisce un modello esportabile alle
altre città dell’Italia centro-settentrionale , nelle quali è evidente la
contrapposizione tra milites ( aristocratici ) e populus , su questa dicotomia
molte città del XII secolo si auto-rappresentano.
Questa cittadinanza ordinata in base a ordini giuridici connessi al sistema
delle relazioni signorili ha fatto pensare a molti storici che a ideare gli
ordinamenti comunali , dandogli modelli di governo ed egemonia
territoriale , furono i rappresentanti di questi poteri.
Altri invece sostengono che proprio gli istituti comunali , voluti da una
società composita e che si riconosceva senza rigide distinzioni di ceto
nell’appartenenza alla comunità cittadina , abbiano ideato e imposto un
nuovo sistema di governo e di egemonia territoriale.
18.3 I COMUNI CITTADINI NELLA LOTTA PER LE INVESTITURE
Negli anni centrali dell’XI secolo l’azione degli imperatori della dinastia salica
e la riforma della chiesa determinarono una profonda crisi nell’equilibrio
delle città italiane.
L’azione dell’Impero e del papato era quella di porre sotto il proprio
controllo la nomina dei vescovi cittadini , strappandola alle relazioni
parentali , sostanzialmente andando a combattere simonia e nicolaismo , ma
andando allo stesso tempo a colpire il legame tra il clero e gli strati eminenti
della cittadinanza.
Tutto ciò fu favorito anche dal nascere di fenomeni religiosi popolari
( patarìa milanese ) che , al di là degli scopi religiosi erano insofferenti al
dominio dei tradizionali certi dominanti.
La scelta delle autorità imperiali e papali fu quella di porre nelle città vescovi
estranei alla società locale , culturalmente e politicamente indirizzati a
riformare il clero urbano.
Ciò portò alla nascita di una fazione , composta dal ceto urbano eminente ,
che voleva la conservazione delle autonomie locali , e di un’altra fazione che ,
formata dagli esclusi del regime precedente , era favorevole alla riforma.
In questo contesto era indifferente schierarsi con il papa o l’imperatore, ma
si trattava piuttosto di opporsi o favorire chi proponeva/ostacolava il
rinnovamento ; fra gli anni Settanta e Novanta dell’XI secolo in molte città
dell’Italia centro-settentrionale scoppiarono violente lotte interne , spesso
con la presenza di due vescovi , uno legato al papa e uno all’imperatore.
A partire dal X secolo nelle fonti di diverse aree europee compare in modo
sempre più frenquente il termine miles , con accezioni di volta in volta
differenti ( dal generico ‘’guerriero’’ , al tecnico ‘’vassallo’’ ).
La risposta alla domanda su chi erano questi ‘’milites’’ intorno al mille , va ad
intrecciarsi con altre questioni cruciali per conoscere l’organizzazione sociale
dell’epoca , a cominciare dalle definizioni di nobiltà e feudalesimo , fino a
quella di crociata.
Durante gli inizi del XIII secolo la crociata divenne un mezzo per reprimere i
nemici della cristianità , anche all’interno della cristianità stessa ; e un
esempio famoso è quello della crociata contro gli Albigesi bandita nel 1208
da papa Innocenzo III.
Essa era indirizzata contro i catari della città di Alby , nella Francia
meridionale , che erano numerosi e appoggiati politicamente da Raimondo
duca di Tolosa e da altri signori territoriali che facevano leva sui catari per
rafforzare la loro autonomia dal re di Francia.
Lo scontro fu durissimo e particolarmente lungo , dal 1209 al 1229 , e durante
esso la volontà del papa di controllare la cristianità ( per radunare un grande
numero di crociati egli estese gli stessi vantaggi spirituali concessi a chi
andava a combattere in Terrasanta ) si fuse con quella del re di Francia di
controllare tutti i territori del suo regno.
Tuttavia vi furono anche campagne per estendere i confini della cristianità ,
come le famose crociate del Nord , portate avanti dai cavalieri Teutonici
( ordine che era nato durante le crociate ) , e che crearono un loro stato
‘’crociato’’ nella Germania nord-orientale , e nel corso del XIII secolo essi
cercarono di sottomettere e convertire Lituani , Lettoni e Livoni ( andando
anche a confliggere con la Repubblica di Nogvorod guidata dal duca
Aleksander Neivskij ).
20) L’IMPERO BIZANTINO E L’EST EUROPEO
Gli storici si sono a lungo interrogati su quale sia il momento in cui non si
possa più parlare di impero romano d’Oriente , ma di un impero bizantino
con caratteristiche diverse.
Superata l’iniziale teoria del dato cronologico , si è passati al dato territoriale,
‘’le sorti dell’impero seguono quelle del suo territorio’’ ( Guillou ) ; dunque la
storia bizantina comincia con la ridefinizione territoriale causata dalle
conquiste di Arabi , Slavi e Bulgari.
La storia bizantina può essere divisa in quattro fasi: la prima ( VIII-IX secolo ),
di riassestamento politico-amministrativo , la seconda ( IX-X secolo ) di
rinnovata espansione , la terza ( XI-XIII secolo ) di massimo ripiegamento ,
dovuto alle conquiste degli occidentali a seguito della quarta crociata ( 1204-
1259 ) ; e la quarta che consiste in un difficile tentativo di ricostruire lo stato
bizantino , fino alla caduta di Costantinopoli in mano turca ( 1453 ).
Il numero dei testi scritti , in Europa , si moltiplicò a partire dal XII secolo ,
segno della ripresa di una tradizione culturale laica , che andò a porre fine al
monopolio ecclesiastico sulla produzione e la conservazione delle scritture.
Questa novità è alla base di una serie di fenomeni che consentirono l’aumento
dell’alfabetizzazione al di fuori della cerchia dei chierici: l’origine delle
università , la riscoperta del diritto romano e della lingua greca e la
produzione in lingua volgare.
Sia dove si studiava diritto ( Bologna ) , che in posti dove si studiava medicina
o le arti del trivio e del quadrivio , la base dell’insegnamento era un testo di
riferimento classico e atorevole ( la Bibbia , il Corpus iuris civili , il trattato
sulla grammatica di Prisciano o quello sulla medicina di Galeno ).
Di fronte alla grande richiesta di libri , le università adottano un sistema
nuovo : la pecia.
Sostanzialmente il procedimento partiva da un’analisi del manoscritto , fatta
da una commissione universitaria , che poi dava il manoscritto modello ,
l’exemplar , ad uno stationarius , il quale divideva l’exemplar in fascicoli , e
ciascun fascicolo veniva affidato ad uno studente o ad un copista di
professione ( veniva fatto un numero di copie per il numero di fascicoli in
cui era diviso l’exemplar ).
Se da un lato dunque si stava attenti a preservare l’immutabilità del testo ,
dall’altra vi era molta libertà sulla lettura del testo , per segnalarne
contraddizioni , andando a proporre delle possibili soluzioni ( quaestiones ).
Esse dovevano essere risolte attraverso un percorso logico , e va detto che le
quaestiones non sorgevano solo dall’interno del testo , ma anche dal desiderio
di applicare testi e principi presi da altri testi ; così l’esegesi diveniva un utile
mezzo per risolvere problemi nuovi con strumenti antichi , e ciò causò la
necessità di reperire altri libri antichi e scriverne dei nuovi.
Se fra XII e XIII secolo i sovrani di Francia , Inghilterra e dell’Italia del sud
miravano a ricomporre l’unità territoriale , nel regno tedesco e nell’Italia
centro-settentrionale seguirono processi politico-territoriali diversi.
Nel regno di Germania non si era affermato il principio di ereditarietà e della
trasmissione dinastica del potere regio , la nomina continuava ad essere
soggetta all’approvazione dell’assemblea dei principi , non la discendenza
familiare.
Al regno germanico era poi collegata la dignità imperiale , legata anche
all’unzione pontificia , che conferiva valore universale e sacrale al titolo
imperiale.
Nel 1125 alla morte dell’imperatore Enrico V gli succedette Lotario di
Supplimburgo , della dinastia di Baviera , nonostante l’imperatore avesse
designato alla sua successione i principi della casata Honestaufen di Svevia.
Il fatto che la decisione dipendesse dall’assemblea fu evidente quando fu
scelto come successore , alla morte di Lotario , Corrado III di Honestaufen.
Ciò di fatto rende evidente che la designazione si era polarizzata su due
dinastie , gli Honestaufen di Svevia e i Welfen di Baviera ; solo con un abile
strategia matrimoniale questa problematica fu risolta: nel 1152 fu eletto
imperatore Federico I Honestaufen duca di Svevia , la cui madre era
Giuditta di Baviera.
Fu la personalità del nuovo sovrano , assieme alle sue capacità politiche e
militari che resero possibile la permanenza della sua dinastia per tre
generazioni , nonostante l’incertezza della successione venisse allo scoperto
nei momenti della successione.
Nel 1154 Federico I giunse per la prima volta in Italia , su richiesta del papa
e di alcune piccole città lombarde che richiesero l’intervento di un’autorità
superiore in difesa dei loro confini territoriali e della loro autonomia politica ,
minacciata da città più grandi come Milano.
L’imperatore riunì un’assemblea che condannò Milano , e in seguito si recò a
Roma , dove sostenne il papa condannando anch’egli l’eretico Arnaldo da
Brescia , chierico legato alla patària milanese , che osteggiava il potere
temporale dei papi ; catturato dall’esercito imperiale fu poi ucciso.
La prima campagna italiana servì a Federico I e ai suoi intellettuali per
conoscere la situazione politica e sociale delle città italiane , così diversa da
quella tedesca.
La testimonianza di questo tentativo di comprendere la situazione italiana è
l’opera di Ottone di Frisinga , ecclesiastico zio dell’imperatore , nella quale vi
sono annotazioni sulla società comunale italiana , annotando con stupore
l’ampia partecipazione dei cittadini al governo.
Nel 1158 , durante la dieta di Roncaglia ( vicino Piacenza ) , emanò la
Constitutio de regalibus , un decreto in cui si definivano le prerogative
dell’autorità regia o regàlie: controllo delle vie di comunicazione , autorità di
battere moneta , riscossione delle imposte , diritto di muovere guerra.
Queste prerogative furono ristabilite per ridefinire ( tramite il diritto
romano , studiato dai maestri di Bologna , da cui provenivano i collaboratori
dell’imperatore ) gli ambiti di pertinenza del potere imperiale , dispersi a
causa delle dinamiche dei poteri signorili.
Federico emanò anche la Constitutio pacis , con cui proibì le leghe fra città
comunali e le guerre fra privati , rivendicando solo per l’imperatore il diritto
di pace e di guerra.
Barbarossa andò anche a riordinare l’intreccio di poteri che le dinastie
aristocratiche esercitavano sul territorio: garantì continuità del potere a quelli
che già lo detenevano , ma impose loro il riconoscimento della sua autorità
superiore , attraverso la sottoscrizione di un rapporto feudale.
Milano non si assoggettò all’autorità imperiale , e così fu attaccata da
Federico , alleato ai comuni di Cremona/Lodi/Como ; le mura della città
furono abbattute e fu inviato un funzionario imperiale che doveva far
rispettare quanto era stato deciso a Roncaglia.
L’obbedienza alle disposizioni regie divenne forte pressione fiscale , che
spinse i comuni a riunirsi nel 1167 nella Lega lombarda , che poté contare
anche dal pontefice Alessandro III , che voleva ostacolare una forte presenza
imperiale nella penisola.
Dopo vari scontri l’esercito imperiale venne sconfitto definitivamente a
Legnano nel 1176 ; Barbarossa fu costretto a firmare con il papa la pace di
Venezia ( 1177 ) , ma l’esito più importante fu la pace di Costanza del 1183.
Con il documento della pace , emanato come diploma , Federico I attribuiva
ai comuni la possibilità dell’esercizio delle regàlie , in cambio del
riconoscimento dell’autorità imperiale.
Del documento della pace di Costanza , furono fatte numerosissime copie ,
molti comuni ne conservarono una copia nei loro archivi , esso infatti venne
visto dai contemporanei come il riconoscimento ufficiale della legittimità
dei governi cittadini ; Barbarossa invece morì annegato nel fiume Salef in
Anatolia , mentre partecipava alla terza crociata ( 1190 ).
22.4 FEDERICO II
Federico II morì il 13 Dicembre del 1250 a Lucera , e con lui morì anche la
concezione di un impero capace di coordinare il regno di Germania e quello
di Sicilia , addirittura nessun principe fino al 1273 riprese il titolo imperiale ,
ma non svolgendo più un ruolo significativo a sud delle Alpi.
Nell’Italia centro-settentrionale non si concluse lo scontro tra le città
favorevoli all’impero ( Cremona per esempio ) e quelle a lui ostili
( Milano ) , dividendo l’Italia politicamente in due schieramenti ( detti poi
Guelfi e Ghibellini ).
Federico II aveva indicato come erede unico delle due corone il suo unico
figlio legittimo , Corrado , escludendo gli altri e venendo meno alla promessa
di non unire i due regni fatta a papa Innocenzo III.
Corrado però sopravvisse al padre solamente quattro anni ( 1254 ) , lasciando
solo il figlio Corradino di appena dieci anni , che salì al trono sotto tutela ;
tuttavia un altro figlio di Federico II , Manfredi , che si impadronì nel 1258
del regno di Sicilia.
Questo conflitto tra gli ultimi Svevi però permise ai papi , di cui i re di Sicilia
erano ancora vassalli formalmente , di realizzare un piano politico che
avrebbe avuto come esito l’ascesa al trono di Sicilia di una dinastia vicina al
pontefice e capace di coordinare le forze guelfe d’Italia.
Il papa chiamò così in Italia il fratello del re di Francia Luigi IX , Carlo
d’Angiò , che nel 1266 sconfisse a Benevento Manfredi , che morì in
battaglia.
L’ultimo esponente della dinastia sveva , Corradino , cercò di riprendersi il
trono ( aiutato dai grandi esponenti del ghibellinismo Ezzelino da Romano ,
signore della marca trevigiana , e Oberto Pallavicino , signore di alcune città
lombarde ed emiliane ) , ma venne sconfitto a Tagliacozzo nel 1268 ,
successivamente venne poi catturato e ucciso.
La crescita demografica ed economica della città non creò tensioni solo al suo
vertice , ma causò anche lo scontro tra i ceti ‘’popolari’’ e l’aristocrazia , tra
milites ( cavalieri ) e pedites ( fanti ).
Infatti i ceti popolari ( mercanti , artigiani , banchieri ) pur crescendo in
ricchezza erano esclusi dalla vita politica , e obbligati a pagare le imposte ,
al contrario degli aristocratici che non le pagavano ed erano pure risarciti per
eventuali spese e danni di guerra.
Nel momento in cui , con l’inurbamento dalle campagne , il numero dei
cavalieri si ampliò e le risorse comunali diminuirono , i popolari
cominciarono a protestare contro i loro privilegi , chiedendo equa divisione
delle imposte e la possibilità di accedere ai consigli.
Già a metà del Duecento i popolari avevano fatto passi avanti: erano entrati
nei consigli , si erano ampliati nel numero dei componenti , e avevano
consolidato la propria presenza politica in un organismo generale , la
‘’società del popolo’’ , le proprie associazioni particolari: le corporazioni , che
riunivano quanti svolgevano lo stesso mestiere , e quelle territoriali , che
riunivano quanti abitavano nelle stesse parrocchie.
Verso il 1260-1270 le società del popolo avevano un proprio consiglio generale e
un collegio più ristretto , ed erano presiedute da una magistratura di vertice
speculare a quella del podestà , il capitano del popolo , anch’esso
forestiero e dotato di un incarico a termine.
Il popolo dunque non si era limitato ad entrare nelle strutture politiche
comunali tradizionali ( quindi aristocratiche ) modificandole , ma vi aveva
affiancato un altro organismo politico , un ‘’comune parallelo’’ , che ne
imitava la struttura.
Addirittura nelle città con presenza popolare maggiore ( Firenze, Bologna,
Perugia ) le istituzioni popolari presero il sopravvento , divenendo il centro
della politica cittadina ; fu in luoghi come questi che si promulgarono le
norme magnatizie.
Queste erano delle leggi che prevedevano: una protezione particolare per i
magistrati e i membri della società del popolo , e allo stesso tempo pene molto
gravi per chi , tra coloro che li avessero offesi , fossero stati indicati come
‘’magnati’’ , termine con cui si indicavano i cittadini più ricchi e potenti che
col loro comportamento minacciavano la pace e l’ordine pubblico.
Mentre il popolo otteneva queste conquiste , gli aristocratici non rimasero
certo immobili , ma provvidero ad organizzarsi , già all’inizio del Duecento è
testimoniata la presenza di società di milites i cui membri si giuravano
reciproca fedeltà e si impegnavano a contrastare le rivendicazioni del popolo.
Dopo la morte di Federico II le energie degli aristocratici si rivolsero
all’organizzazione delle partes , associazioni che dovevano condurre o
mantenere la propria città all’interno di una delle due fazioni cittadine che si
erano formate: guelfa ( anti-impero ) o ghibellina ( pro-impero ).
Le partes ebbero una struttura meno formalizzata di quella della società del
popolo , specie nei comuni che sentirono l’influenza di Carlo I d’Angiò (
Firenze e quelli toscani in primo luogo ) , giungendo anch’esse a creare una
sorta di ‘’comune parallelo’’.
Quando una parte trionfava , i membri dell’altra erano esiliati , spogliati dei
loro beni e privati della cittadinanza , quei pochi che rimanevano invece
erano costretti al soggiorno forzato in alcuni luoghi del contado.
Ciò che risulta significativo nelle vicende dell’Italia centro-settentrionale , a
differenza di quella meridionale e del resto d’Europa , è la situazione di
grande spontaneità politica.
Se infatti le grandi monarchie europee orientarono le spinte del corpo sociale
ristabilendo le relazioni vassallatico-beneficiarie o regolando attraverso leggi
il sistema di rapporti con la corona , nei comuni italiani nacquero
spontaneamente dai conflitti fenomeni come le società del popolo e le
partes , che nel tempo giunsero a costruire istituzioni parallele capaci alle
volte di prendere il sopravvento sul comune stesso.
23.3 LA TRASFORMAZIONE DELLE ISTITUZIONI CITTADINE NEL
TRECENTO E L’EREDITÀ DEL COMUNE
Tra le molte forme che il comune italiano assunse nel Duecento vi fu anche il
conferimento straordinario di importanti funzioni politiche a membri
dell’aristocrazia cittadina.
Questa delega poteva passare anche attraverso il prolungamento della carica
di podestà o di capitano del popolo oltre i limiti normali ( ciò avvenne a
Milano ) , talvolta invece la città insignì qualcuno del titolo di ‘’singnore’’ ,
cosa che fecero a Firenze o a Piacenza con Carlo d’Angiò.
Si trattava in ogni caso di una variazione nell’elastica istituzione comunale,
solo nel Trecento le cose cominciarono a cambiare, infatti i signori cercarono
di legittimare il loro potere , attraverso il riconoscimento formale del comune
o l’acquisizione del titolo di ‘’vicario’’ concesso dall’imperatore.
In situazioni particolarmente stabili il signore passava il titolo al figlio, in
altri contesti invece si arrivò ad un governo monocratico attraverso congiure
di palazzo o colpi di stato.
Tutto ciò però non va considerato uno sviluppo generale: talvolta i signori
venivano scacciati e si ricostituivano governi repubblicani, oppure le città
venivano annesse da altre più grandi o dal pontefice.
Fu generale invece , nel corso del XIV secolo , il processo di ridefinizione
delle istituzioni comunali , che nate in modo spontaneo , erano ora
ridisposte secondo un nuovo ordine gerarchico , indipendentemente dalla
forma di governo che si impose.
Come ricorda Giovanni Tabacco , si fece ciò sia nelle città signorili che in
quelle di ordinamento tradizionale , si volle cercare di dare
un’amministrazione più ordinata.
Dunque quel movimento sociale che nel XII secolo aveva creato la
stratificazione comunale si era fermato , ormai incapace di creare nuove
istituzioni , l’assestamento di una nuova aristocrazia favorì invece la
stabilizzazione dell’assetto politico esistente.
La fine della fase dinamica non significò un abbandono di quello che il
comune aveva significato come esperienza politica , molte novità introdotte
dai comuni rimasero nei sistemi successivi , divenendo spunti per
evoluzioni future.
I comuni inoltre avevano creato un la necessità di un apparato burocratico-
amministrativo di cui nessun governo poté più fare a meno , e furono sempre
usati come modello di partecipazione cittadina alla cosa pubblica.
24) IL CONSOLIDAMENTO DEI REGNI EUROPEI
Jacques Le Goff ha affermato che uno degli aspetti più importanti della storia
europea nel XIII secolo fu l’ascesa del delle monarchie e dello stato che
costituirono.
Dopo infatti la difficile costruzione di queste monarchie su base feudale
avvenuta nel XII secolo, nel secolo successivo si assistette al consolidamento
di queste monarchie in gran parte dell’Occidente europeo , e anche al
tramonto delle ambizioni universalistiche di papato e Impero.
Questo rafforzamento venne poi inteso come un primo passo verso
l’affermazione dello stato moderno , dunque si vide in questo periodo il
percorso che portò all’idea di stato del Cinquecento e del Seicento.
Oggi si preferisce invece analizzare la formazione duecentesca di un nuovo
modello monarchico come un processo a se’ , slegato dagli sviluppi
successivi.
Gli eventi che videro coinvolti i re d’Inghilterra nel primo decennio del
Duecento , sconfitta a Bouvines 1214 e la concessione della Magna Charta
nel 1215 , ponevano la monarchia plantageneta in una condizione diversa da
quella del regno di Francia.
Nel corso del Duecento i re d’Inghilterra si confrontarono sia con l’alta
nobiltà , sia con la piccola nobiltà ( detta poi gentry ) , ma anche con la
borghesia cittadina.
In particolare Enrico III ( 1216-1272 ) fu costretto a effettuare concessioni che
limitavano il potere regio ; nel 1258 vi fu la rivolta dei baroni , guidati da
Simon de Montfort .
Essi contestavano sia la politica fiscale del re , sia la presenza nei luoghi
chiave della corte di persone provenienti dall’entourage della moglie
Eleonora di Provenza.
Il re fu costretto a concedere le Provisions of Oxford ( provvisioni di Oxford )
che imponevano il controllo dei baroni sulla politica regia ; ma di fronte a
questo provvedimento la reazione della gentry non si fece attendere.
Scoppiò una conflittualità endemica , che si protrasse fino al 1265 , con la
battaglia di Eversham , che vide la vittoria del sovrano.
La fine dei conflitti interni andò in parallelo con il consolidamento della
struttura amministrativa e dei rapporti vassallatici tra nobili e re.
Il primo risultato fu un rapido incremento delle entrate fiscali , di cui
beneficiò Edoardo I ( 1272-1302 ) , figlio di Enrico III , che riuscì ad
impadronirsi di tutta l’isola britannica.
Egli riuscì ad annettere il Galles nel 1285 , e nel 1290 , con la morte di
Margherita regina di Scozia e la seguente crisi dinastica , si impadronì di quel
regno rendendosi ‘’giudice’’ della successione.
Alcuni nobili scozzesi gli si opposero , scatenando un insurrezione , guidata
da William Wallace , la cui vicenda nel XV secolo diverrà uno dei miti
fondanti dell’identità scozzese.
Il regno di Scozia risorgerà solo alla fine delle guerre d’indipendenza
scozzesi , che si conclusero nel 1328 col trattato di Edimburgo-
Northampton , con cui si sanciva la rinuncia inglese alla Scozia ( nel 1314 il re
di Scozia Robert de Bruce aveva sconfitto il figlio di Edoardo I , l’omonimo
Edoardo II a Bannockburn ).
Le conquiste di Galles e Scozia ( temporanea ) compiute da Edoardo I vanno
lette nella chiave di rafforzamento militare e territoriale della monarchia ,
come era stato fatto in Francia decenni prima.
Nel corso del XII secolo i regni della penisola iberica: Portogallo , Castiglia ,
Aragona e Navarra , col sostegno ideologico della chiesa romana e quello
militari degli altri regni europei , cominciarono una nuova fase della
reconquista , a scapito degli Almoravidi e degli Almohadi.
Nei primi decenni del XII secolo questa espansione ebbe una forte
accelerazione , specie dopo la vittoria ottenuta dai Castigliani e dagli
Aragonesi , supportati da cavalieri venuti da tutto l’Occidente , a Las Navas
de Tolosa nel 1212 ( località presso Cordova ).
In seguito il regno di Castiglia riuscì ad impadronirsi di Cordova ( 1236 ) e
Siviglia ( 1248 ) , mentre il regno di Aragona prese Valencia e le isole Baleari.
Negli stessi anni il regno di Portogallo consolidò le proprie posizioni
sull’Atlantico , mentre il regno di Navarra rimase schiacciato tra Castiglia e
Aragona , ai musulmani restò solo il regno di Granada.
Castiglia e Aragona divennero in poco tempo guide politiche nella penisola
iberica , ma si diversificarono molto l’una dall’altra.
Il regno di Castiglia occupava le grandi pianure centrali della penisola , e i
sovrani promossero la costruzione di nuovi insediamenti , grazie alla
concessione di terre e carte di franchigia ( fuerso ).
Questa politica riguardò soprattutto le zone urbane , mentre nelle aree rurali
la scarsità di uomini favorì l’emergere di proprietà signorili ( laiche o
ecclesiastiche ) , che favorirono a loro volta l’affermazione o il consolidamento
della nobiltà.
Questi ceti nobiliari entrarono spesso in collisione con la volontà dei
sovrani castigliani di dare al regno un ordinamento amministrativo e
giuridico omogeneo , solo attraverso la convocazione di parlamenti ( cortes )
nobiltà e sovrano riuscivano ad arrivare ad un accordo.
L’evoluzione del regno di Aragona fu molto diversa , anche perché era
composto da regioni molto eterogenee , in cui vi era una nobiltà molto
radicata sul territorio.
La stessa sovranità dei re aragonesi si basava su un giuramento tra il re e i
gruppi sociali eminenti del regno , che aveva come scopo il mantenimento
della consuetudine.
Per questo carattere del potere regio le cortes , nel regno aragonese , assunsero
un ruolo centrale nel controllo da parte della nobiltà delle disposizioni regie ;
ciò però non impedì scontri tra la nobiltà e il re , che spesso dovette limitare
le proprie prerogative.
I due regni erano molto diversi anche dal punto di vista economico , infatti se
da un lato la Castiglia era basata su un’economia rurale , quella dell’Aragona
era molto dinamica , di tipo commerciale , basata su scambi di prodotti in
tutto il Mediterraneo.
Per questo gli Aragonesi erano interessati ad un espansione al di là del
territorio iberico , cosa che li portò ad intervenire nella rivolta della Sicilia
contro Carlo I d’Angiò , quella dei Vespri siciliani ( poiché il tutto sarebbe
scoppiato al vespro , tramonto , quando dei soldati francesi avrebbero
molestato una nobildonna di Palermo ) del 1282.
Furono gli stessi rivoltosi , guidati da Alaimo da Lentini , ad offrire la
corona di Sicilia a Pietro III d’Aragona ( marito di Costanza , ultima degli
Svevi , e figlia di Manfredi ) , che intervenne in Sicilia , riuscendo a strapparla
agli Angioini solo nel 1302 , acquisizione ratificata poi con la pace di
Caltabellotta.
Successivamente andarono anche a strappare la Sardegna ai Pisani.
L’intervento aragonese in Sicilia e Sardegna , quello inglese in Galles e
Scozia , quello francese in Italia meridionale , possono essere letti come parte
di una nuova fase dei regni europei , all’insegna dell’espansione territoriale
e da una forte conflittualità.
25) PAPATO UNIVERSALE E STATO DELLA CHIESA
Il decreto che nel 1059 aveva stabilito una procedura per l’elezione papale
( scelta preliminare dei cardinali-vescovi ; consultazione cardinali-preti ;
acclamazione del popolo e del clero ) non divenne una norma accettata e
condivisa , ma generò nuovi scontri lungo tutta la lotta per le investiture.
A metà del XII secolo questi scontri non si erano ricomposti: nel 1159 , mentre
i partigiani di papa Alessandro III ponevano l’accento sulla partecipazione
dei cardinali , i sostenitori dell’antipapa Vittore IV , sostenevano l’uguale
importanza del popolo e del clero.
Questa situazione di scontro era nata già nel periodo dell’elezione di
Alessandro III , durante la quale un gruppo di sei cardinali si era rifiutato di
riconoscere il nuovo papa , decidendo di eleggere per l’appunto Vittore IV.
L’imperatore Federico I nel 1160 indisse un concilio a Pavia per risolvere la
situazione ( il suo intento era quello di porsi come giudice delle vicende
pontificie ) , ma Alessandro III declinò l’invito , sostenendo che il papa
‘’potesse essere giudicato solo da Dio’’.
Barbarossa allora si appoggiò a Vittore IV , con cui partecipò alla
rifondazione di Lodi , che era stata distrutta dai Milanesi , la cui città era
stata a sua volta distrutta da Federico.
Alla morte di Vittore IV venne scelto un nuovo anti-papa , Pasquale III , che
ancora una volta venne sostenuto da Barbarossa , fino al 1168 , quando morì e
gli succedette un terzo antipapa , Callisto III , che nel 1178 fu obbligato da
Federico I stesso a riconoscere Alessandro III , con cui venne sottoscritta ,
dopo la sconfitta imperiale a Legnano nel 1176 , la pace di Venezia ( 1178 ).
Solo con il terzo concilio lateranense ( 1179 ) lo stesso Alessandro III ( al
secolo il giurista Rolando Bandinelli ) introdusse la possibilità per tutti i
cardinali di partecipare all’assemblea per eleggere il papa , e stabilì che
sarebbe stata valida solo solo se compiuta sulla base di una maggioranza di
due terzi.
Nel corso del XIII secolo si affermò l’idea che né l’impero né il popolo di
Roma dovessero influire sull’elezione papale , affidata solo ai cardinali.
Per porre freno all’abitudine di quest’ultimi di prolungare eccessivamente
l’elezione papale , dando luogo a lunghe vacanze della sede apostolica
durante i quali si verificavano conflitti , papa Gregorio X ( 1271-76 ) emanò la
bolla Ubi periculum , per accelerare l’elezione papale.
I cardinali sarebbero stati costretti a risiedere per tutta la durata
dell’elezione in un luogo chiuso a chiave ( conclave ) , al quale nessuno
avrebbe avuto accesso , la quantità di cibo sarebbe gradualmente diminuita e
i cardinali non avrebbero potuto godere delle entrate dovute normalmente.
I cardinali , pur con l’istituzione del conclave , ottennero una posizione di
preminenza , rimanendo detentori esclusivi della possibilità di eleggere il
pontefice ; inoltre tra XII e XIII secolo divennero i principali collaboratori del
papa.
Lo assistevano nel concistoro ( principale consiglio della curia romana dopo
la riforma gregoriana ) , nel quale si emettevano sentenze sulle più
importanti questioni spirituali e temporali.
Firmavano poi le lettere i privilegi emessi dal papa, esercitando dunque un
ruolo di governo non indifferente , e formavano anche commissioni che
istruivano e dibattevano le cause indirizzate alla curia romana , sulle quali
poi il papa emetteva il suo giudizio.
Per divenire cardinali serviva la nomina papale , e tra la metà del XII e gli
inizi del XIV secolo il numero dei cardinali oscillò tra meno di dieci e più di
trenta ( le sedi cardinalizie era in realtà una cinquantina , ma molte sedi
rimanevano vacanti o erano accorpate ).
Di fatto la diminuzione del collegio cardinalizio , aumentò il potere dei
singoli cardinali , rendendo le nomine uno strumento strategico in mano ai
pontefici , una precondizione necessaria era però l’appartenenza alla
famiglia o alla clientela del papa.
Al XII secolo i cardinali erano soprattutto italiani , nel XIII aumentò il numero
dei francesi , e nel frattempo crebbe l’importanza dei chierici con formazione
universitaria , dei professori e dei funzionari della curia.
Secondo Pierre Toubert ‘’ lo stato pontificio nacque dallo stesso terreno della
riforma ’’ , intendendo che la crescita dei poteri papali nell’XI secolo fu la
premessa per al formazione dello Stato della chiesa.
Per Daniel Waley in realtà la sua costruzione cominciò molto dopo , poiché
‘’fino al XII secolo i papi non ampliarono di molto l’estensione del loro dominio’’.
Alla crescita del potere pontificio si opponevano infatti i baroni e i signori
territoriali del Lazio , i comuni cittadini ( tra cui quello formatosi a Roma
assumendo il nome antico e legittimante di ‘’senato romano’’ ) e al di fuori
del Lazio vi era anche il regno normanno nel Meridione.
Nel XII secolo la presenza dell’impero in Italia tornò a farsi sentire , e per
impedire che esso esercitasse di nuovo troppe pressioni sul pontificato , il
papato appoggiò i comuni nemici di Federico I , scelta che con la pace di
Venezia ( 1177 , Alessandro III ottenne la concessione delle regalìe ) e quella
di Costanza ( 1183 , regalìe estese anche ai comuni ) si rivelò vincente.
La crescita del papato si arrestò per alcuni anni con l’unione della corona di
Sicilia e di quella di Germania nella figura di Enrico VI , cosa che stringeva
il papato in una morsa.
Con la morte precoce di Enrico VI e della moglie Costanza ( 1197 il primo ,
1198 l’altra ) però , il papato poté approfittare della crisi dinastica di Sicilia
( Innocenzo III ottenne la tutela del giovane erede Federico II ) e della
debolezza del nuovo imperatore Ottone di Brunswick.
La prima fase di espansione avvenne proprio con Innocenzo III ( 1198-1216 )
che la definì ‘’recupero’’ , presentandola come la ricostruzione di un ordine
antico , formatosi con le donazioni fatte ai papi dai sovrani carolingi.
Innocenzo fece giurare fedeltà ai nobili di Marche/Lazio/Umbria con l’aiuto
dei comuni locali , scacciando poi i rettori imperiali , e facendosi riconoscere
queste acquisizioni dai due deboli pretendenti alla corona imperiale: Ottone
IV di Bruswick e Federico II ( ancora troppo giovane ).
Al termine del suo pontificato, Innocenzo III aveva delineato i tratti essenziali
dello stato pontificio , diviso in quattro province maggiori ( ducato di Spoleto
in Umbria , Campagna e Marittima nel Lazio meridionale , patrimonio di
Tuscia nel Lazio settentrionale , marca di Ancona nelle Marche ), a cui nel XIII
secolo si aggiunsero circoscrizioni minori ( la Romagna nel 1278 ).
‘’Rettori’’ di nomina pontificia , di solito cardinali , presiedevano i
‘’parlamenti’’ locali , a cui partecipavano signori e rappresentanti delle città.
Fin da subito bisogna osservare che si trattò di uno stato che ( come la
maggior parte di quelli coevi ) concedeva grandi autonomie ( militari , fiscali
e giurisdizionali ) ai propri sudditi.
Lo stato pontificio aveva però una fondamentale importanza strategica ,
poiché , in quanto posto al centro dell’Italia , separava il regno di Sicilia ( dal
1194 in mano agli Svevi ) dall’antico regnum Italiae , ovvero l’Italia centro-
settentrionale divisa tra i vari comuni cittadini , su cui gli imperatori svevi
cercavano di imporre la propria autorità.
La reazione a questo accerchiamento avvenne alla morte di Federico II
(1250) , quando papa Urbano IV , francese , chiamò in Italia il fratello di Luigi
IX di Francia , Carlo d’Agiò , che sconfisse gli ultimi Svevi , Manfredi e
Corradino.
Carlo si sciolse poi dalla tutela pontificia e cominciò a condizionare la politica
papale , ma va anche ricordato che in età di influenza angioina l’esercito
papale estese i domini pontifici alla Romagna ( 1278 ).
L’influenza di Carlo d’Angiò si fece sentire fino a che ebbe in mano la
Sicilia, che dopo la rivolta del 1282 passò agli Aragonesi ( 1302 ).
Questa espansione territoriale però non risolse problemi strutturali , come la
mancanza di una dinastia che tutelasse la continuità temporale , ma anche il
mancato appoggio di ampi strati sociali interessanti all’espansione dello stato
( il caso delle monarchie e dei principati il primo caso , quello dei comuni il
secondo ).
Nello Stato della chiesa vanno evidenziati anche molti punti di forza: come il
fatto di essere punto di coordinamento delle strutture ecclesiastiche , che il
pontefice aveva rivendicato a se’ a partire dalla riforma.
Tra il XII e XIV la centralità del papato progredì notevolmente , per i pontefici
essere il vertice supremo della cristianità significò riscuotere tasse in tutta
Europa , consolidando la propria regalità in una figura di sovrano assoluto.
Dal punto di vista finanziario al papa spettavano tributi in quanto sovrano
( tasse per il mantenimento della corte, spesso itinerante nel Lazio ) sia in
quanto signore territoriale ( censi , affitti , diritti di passaggio e commercio
dentro lo stato ) , a cui si aggiungevano le decime locali ( ovvero la decima
parte dei prodotti della terra e dell’attività pastorale ) che proprietari e
coltivatori dovevano versare alle chiese locali e ai monasteri , e le decime
ecclesiastiche dovute al papato dai titolari di benefici.
Nel corso del Duecento dalle decime e ai tributi si sviluppò un sistema fiscale
complesso , nel quale un collettore generale delegava la riscossione a
subcollettori che prelevavano dalle chiese gli introiti delle decime e le
depositavano presso sedi vescovili e grandi abbazie.
Tutti questi introiti confluivano nella ‘’camera apostolica’’ , il cui capo , detto
camerlengo , si occupava di registrarli/custodirli/reimpiegarli , talvolta
reinvenstiti in attività politiche e guerre.
Dal punto di vista giurisdizionale il Duecento fu un momento di crescita del
papato , se fino ad allora si era limitato a difendere le chiese locali , nel XIII
secolo esse furono di fatto tolte al potere dei vescovi e dei monasteri.
E così alla fine del XIII secolo si cominciò a studiare anche il diritto canonico ,
e si moltiplicarono le cause che richiedevano l’arbitrato papale , crebbe anche
il numero dei ‘’peccati riservati’’ , come l’adulterio , da cui si poteva essere
assolti solo grazie all’intervento pontificio.
Nacquero così nuove figure come i giudici delegati , incaricati di istituire
processi su delega papale , e i penitenziari , autorizzati ad assolvere i fedeli
dai peccati riservati.
Cambiò anche il sistema di elezione dei vescovi , prima affidato al clero
della diocesi e ai canonici della cattedrale , e che nel Duecento fu sempre più
legato ai pontefici ( questa funzione sarà riservata esclusivamente a loro a fine
XIII secolo , per decreto di Bonifacio VIII ).
I pontefici acquistarono sempre più potere anche nel controllo dei benefici ,
cioè delle rendite e dei possedimenti assegnati a chi riceveva incarichi
ecclesiastici.
Il raggio d’influenza dei pontefici si estese anche all’ambito più spirituale ,
mediante una più stretta disciplina dei fenomeni di religiosità spontanea ( da
cui nacquero nel XIII secolo gli ordini mendicanti ) , specie del culto della
santità.
Le nuove istanze di intervento nella politica e nell’amministrazione,
comportarono il moltiplicarsi delle lettere e dei documenti che partivano
dalla curia pontificia per le varie destinazioni ; e per controllarle tutte la
cancelleria fu separata dalla camera apostolica , dotata di un numero di
agenti addetti alla lettura delle lettere e delle suppliche indirizzate al papa da
tutta Europa.
Essa era anche addetta al controllo della concordanza tra le delibere di volta
in volta emanate , e infine alla redazione delle risposte.
La necessità di coordinazione aumentò il bisogno di raccogliere lettere e
minute in appositi registri ; le decretali ( lettere sulle questioni più
importanti ) , che divennero delibere e decreti veri e propri , e dunque la base
dell’elaborazione del diritto canonico.
Secondo alcuni storici , come Daniel Waley , il papato rimaneva comunque
un potere debole , nonostante il grande sviluppo burocratico , infatti vi erano
varie problematiche legate alla pacificazione del territorio , ma anche il
deficit tra entrate e uscite.
Tuttavia questa visione risulta molto rischiosa , infatti non si deve valutare il
papato del XIII secolo con parametri moderni , e soprattutto porta a
sottovalutare il modello di sovranità inventato dai pontefici , punto di
riferimento per i principi di epoca successiva.
Ciò avvenne poiché il papa affiancava il potere spirituale a quello
temporale , e ciò avvenne grazie all’elaborazione fatta da teologi e canonisti
del Duecento , che indicarono il potere del papa come superiore a quello
degli altri , specie a quello imperiale.
Da questi spunti i papi legittimarono il proprio potere assoluto , già
Innocenzo III sostenne che il potere spirituale del papa era superiore a quello
temporale e che in caso di necessità il pontefice potesse sostituirsi agli altri
sovrani.
Innocenzo IV ( 1243-1254 ) , celebre canonista , affermò il potere papale
sostenendo che il pontefice avesse il diritto di scegliere tra i candidati
all’impero , ma anche quello di deporre e amministrare il potere imperiale
in caso di vacanza.
Fu però solo con Bonifacio VIII ( 1294-1303 ) che quest’idea di superiorità
raggiunse il punto più alto , nella bolla Unam sanctam del 1303 , egli riscrisse
l’intera gerarchia dei poteri ponendo al suo vertice il papato.
In questo contesto così vivace e aperto alla trasformazione nacque una nuova
forma di eresia , il ‘’catarismo’’ , le cui origini vanno ricercate nelle religioni
di stampo dualistico ( mazdeismo ) e nelle sette dualistiche dell’Asia minore
( manichei IV secolo d.C. ).
I catari infatti professavano una religione di stampo dualistico , che si
allontanava di molto dalla dottrina cristiana , e che si basava sui principi di
bene e male e sulla loro costante lotta.
Più sicuri però furono i legami con i bogomili , una setta nata in Bulgaria del
X secolo , e da lì , forse al tempo della prima crociata queste dottrine
dualistiche giunsero in Italia.
Quando venne individuata , l’eresia catara si era già diffusa in tutti gli strati
sociali , organizzata in strutture territoriali ricalcate su quelle cattoliche , ed
era guidata da una gerarchia di ‘’vescovi’’ che svolgevano un’intensa opera
pastorale di governo.
Nel 1167 , evento eccezionale per le chiese eretiche , avvenne anche un
concilio cataro a Saint-Felix de Caraman , in Francia ; in questa occasione ,
assieme ai vescovi di Francia e Italia intervenne un ‘’papa’’ , Niceta ( di
origine greca ) che impose un dualismo radicale.
Ciò significava che male e bene erano principi increati ed eterni , da un lato
il mondo terreno era opera di Satana ( figura dell’Antico Testamento ) che
aveva imprigionato nei corpi le anime degli angeli perduti.
Questa la visione dei catari radicali , i catari moderati invece pensavano al
bene come principio primordiale ,insidiato da un essere maligno dopo la
creazione.
La lotta contro il male era per i catari , un percorso di continua purificazione ,
che arrivava al suo punto più alto nel lasciarsi morire di fame , come atto
finale della vittoria dello spirito sul corpo.
Sono cose come questa che rendono evidente la severità dei culti catari ,
riservati ad i ‘’perfetti’’ , la fascia della gerarchia catara , che aveva avuto il
‘’consolamento’’ , una sorta di battesimo durante il quale si riceveva lo spirito
santo.
La massa dei credenti catari invece si limitava ad aiutare i perfetti a ricevere il
consolamento in punto di morte ; ma in generale fu la promessa di liberazione
dal male a garantire una veloce diffusione del catarismo in Italia
settentrionale , dove ebbe sviluppo eccezionale.
Sei sono le grandi chiese catare in Italia: Desenzano ( dualista radicale ) ,
Concorezzo ( dualismo moderato ), Bagnolo , Vicenza e Firenze ; ma i catari
di fatto erano presenti in tutte le città comunali.
E grazie alla loro enorme base sociale essi ebbero un rilievo politico
importante ( cosa che in altre aree d’Europa era impensabile ): essi
ricoprirono magistrature pubbliche , presero parte ai conflitti cittadini ( a
Orvieto , nel 1199 , si allearono con i nobili per uccidere il rettore Pietro
Parenzo , inviato dal papa per eliminare gli eretici ).
Inoltre essi portavano avanti pubblicamente la loro predicazione , con
grande indignazione dei vescovi , e nonostante le bolle papali contro di loro
fossero sempre più pesanti.
Nel 1184 con la bolla Ad abolendam di papa Lucio III si prevedeva il bando
per gli eretici , specie catari e patarini , e successivamente Innocenzo III nelle
sue decretali , equiparò gli eretici a rei di lesa maestà , pena che prevedeva la
condanna a morte , e nel 1208 egli arrivò a bandire una crociata contro i catari
della città di Albi nella Francia del Sud , che portò al massacro della
popolazione.
Nel 1215 , nel IV concilio lateranense , si ribadì l’anatema per gli eretici e i
loro fautori ; lo stesso Federico II di Svevia , appena eletto imperatore ,
condannò l’eresia come reato capitale nelle leggi del 1220 , in accordo con
papa Onorio III.
Tra Settecento e Ottocento cominciò il dibattito sul ruolo della peste nella
crisi del Trecento , ovvero se essa fosse stata la causa stessa della crisi o solo
una delle sue più drammatiche componenti.
Una delle prime interpretazioni fu quella data seguendo le testi
dell’economista inglese Thomas Robert Malthus , che aveva analizzato i
problemi portati dalla prima rivoluzione industriale.
Il problema che lo tormentava era quello della prolificità dei ceti più umili ,
verso i quali non bisognava mostrare alcun sentimento caritativo ; nel suo
testo del 1798 ‘’Saggio sul principio di popolazione’’ egli osservò che la
popolazione aveva una crescita geometrica ( 1,2,4,8,16 ) mentre i mezzi di
sostentamento avevano una crescita aritmetica ( 1,2,3,4,5 ).
Per questo motivo è salutare impedire ai poveri di far figli e alzare il loro
tasso di mortalità , poiché così si riequilibrava il rapporto
popolazione/risorse , tramutandosi in vantaggio collettivo.
Gli studiosi , come lo storico inglese Michael Postan e quello tedesco
Wilhelm Abel , che applicarono questa tesi alla crisi del trecento sono detti
‘’neomalthusiani’’ , e la loro posizione , per quanto cinica , è piuttosto
diffusa , specie nella sua visione ‘’depressionista’’ , per cui il Trecento sarebbe
stato caratterizzato da una lunga depressione cominciata prima della peste.
La depressione economica e il calo demografico portarono alla
concentrazione delle materie prime in mano ad un gruppo ristretto di
abitanti , che poterono utilizzare dunque una grande somma di capitali per
lo sviluppo economico e culturale ( è l’arrivo del pre-Umanesimo ) , nella
filosofia e nella letteratura , ma anche nell’arte ( sono gli anni di Giotto ).
Queste posizioni sono state rifiutate da storici di matrice marxista , che
leggevano la crisi trecentesca e i suoi processi demografici attraverso l’analisi
dei modi di produzione.
Leggendo infatti le vicende del Trecento secondo la teoria marxista del
materialismo storico-dialettico , essi individuarono in questi anni il
passaggio dall’economia feudale a quella capitalistica , con l’ascesa della
borghesia a classe egemone.
Nel secondo dopoguerra il dibattito sulla ‘’fase di transizione al
capitalismo’’ , coinvolse anche studiosi di altra formazione ; ma al di là delle
‘’scuole’’ di appartenenza oggi si concorda che la peste del 1348 e le carestie
vadano inserite in un processo più ampio di trasformazione economica e
sociale , su come questo processo debba essere interpretato , le posizioni
differiscono.
Sin dalla loro nascita i comuni avevano combattuto guerre tra di loro , ma
all’inizio del Duecento i conflitti si furono inquadrati in un contesto più
grande , che divise le forze politiche della penisola in due schieramenti: guelfi
e ghibellini ( termini coniati a Firenze durante il regno di Federico II ).
Si creò dunque una ‘’coordinazione guelfo-ghibellina’’ ( Tabacco ) , che
interessò le città e i signori in scontri apparentemente lontani , anche realtà
fino a quel momento separate.
In questo contesto grandi eventi di politica internazionale ( l’elezione di un
nuovo papa/imperatore o una rivolta nel regno ) cominciarono ad avere
immediate ripercussioni in ogni luogo , catalizzando i conflitti locali.
Nel meridione la divisione in guelfi e ghibellini avvenne dopo la rivolta dei
Vespri siciliani del 1282 , al termine della quale gli Aragonesi ottennero la
Sicilia , strappandola agli Angioini.
Dunque da un lato vi erano i territori continentali in mano a Carlo d’Angiò (
storico alleato papale e dei comuni del centro-nord ) che sosteneva i guelfi ,
dall’altro gli Aragonesi di Sicilia che sostenevano i ghibellini.
I ghibellini però , con la fine della dinastia sveva , non avevano più un vero
punto di riferimento politico , infatti i nuovi imperatori si erano
disinteressati delle vicende italiane , e così i comuni ‘’ghibellini’’ trovarono
la loro ragion d’essere nell’opposizione al papa e agli Angioini piuttosto che
nella speranza di un intervento imperiale.
Questa speranza però si rianimò a inizio Trecento con l’elezione imperiale di
Enrico VII ( 1310-1313 ) che volle anche essere incoronato a Milano , e dopo
un’iniziale fase di equidistanza egli venne coinvolto nello scontro che
divideva la penisola.
Egli fu forzato a schierarsi dalla parte dei signori ghibellini , guidati dai
signori di Milano , i Visconti , e quelli di Verona , gli Scaligeri , che si erano
rafforzati con i privilegi imperiali concessi alle città.
La morte dell’imperatore nel 1313 di fatto permise a loro di estendere i
confini al di fuori del contado cittadino , tale espansione scatenò poi la
reazione di papa Giovanni XXII , ma nonostante i suoi sforzi egli non riuscì
ad arrestare la prevalenza dei signori ghibellini , che continuò fino al terzo
decennio del Trecento.
I Visconti di fatto acquisirono il dominio sulla Lombardia , gli Scaligeri sulle
città veronesi , mentre i ghibellini di Toscana , riuniti intorno a Pisa , si
imposero su Firenze e sui guelfi.
Spinti da questi successi i ghibellini nel 1327 chiamarono in Italia l’imperatore
Ludovico il Bavaro , che esattamente come nel caso di Enrico VII , non
impose una presenza imperiale in Italia , ma rafforzò l’alleanza ghibellina.
Verso il 1330 i termini guelfo e ghibellino vennero ad avere sempre meno
importanza , contavano meno dei concreti equilibri politici e militari , e
l’esempio più chiaro è quello di Giovanni di Boemia.
Egli venne chiamato da alcune città lombarde ed emiliane per governarle ,
tuttavia a lui si opposero sia i ‘’guelfi’’ ( Firenze e Roberto d’Angiò ) e i
‘’ghibellini’’ ( Visconti e Scaligeri ) che si confederarono per scacciare dalla
penisola il nuovo sovrano.
Le grandi signorie dunque , pur essendosi svincolate dagli schieramenti
tradizionali , continuarono a estendersi scontrandosi tra di loro.
28.2 I NUOVI STATI TERRITORIALI: GUERRA,FINANZA,BUROCRAZIA
Milano , Firenze e Venezia sono tre esempi , diversi tra di loro , di evoluzione
del comune cittadino.
MILANO ; la città compì già nel Duecento alcuni passi verso la
trasformazione in signoria , in primo luogo con le azioni di alcuni membri
della famiglia Della Torre , che a capo dello schieramento popolare ,
cercarono di monopolizzare la carica di ‘’anziano perpetuo del popolo’’.
Il loro esempio fu seguito dalla famiglia dei Visconti , che legittimarono il
potere attraverso la nomina a ‘’vicari imperiali’’ , ovvero rappresentanti
dell’imperatore , titolo che mantennero a lungo nel Trecento.
Solo nel 1395 però , Gian Galeazzo Visconti , ottenne dall’imperatore il titolo
di ‘’principe e duca’’ , del tutto nuovo per la struttura comunale ; anche se da
molto tempo quest’ultima aveva subito enormi modifiche , basti pensare che
la nomina dei membri dei consigli della città era ormai in mano al signore.
La città aveva poi un vasto contado , e intratteneva anche rapporti privilegiati
coi comuni vicini , occupando un’area che andava dal Piemonte occidentale
alla Marca trevigiana e all’Emilia ( in questi territori i rapporti con Milano
divennero di soggezione , tramite l’istituzione di relazioni feudali ).
Un motivo propagandistico molto comune delle forme di annessione di
viscontee era la necessità di pace dei piccoli comuni , e di avere dunque un
signore superiore , non coinvolto nelle lotte locali e forte a tal punto da porre
fine alle dispute.
FIRENZE ; a differenza di Milano la città sull’Arno mantenne a lungo le
forme di partecipazione politica allargata tipiche del mondo comunale
( nonostante vi fossero delle istituzioni previste per la partecipazione
aristocratica ), solo dopo la rivolta dei Ciompi , si cominciò a limitare a un
numero di famiglie l’accesso alle istituzioni di vertice.
Tuttavia va ricordato che Firenze aveva conquistato il proprio contado ben
prima che che tutto ciò avvenisse , già alla fine del XIII , avendo assunto un
ruolo strategico e avendo enormi disponibilità economiche ( commerci con la
Sicilia , prestiti delle grandi banche fiorentine ai re d’Europa ) , Firenze andò
ad egemonizzare in maniere indiretta le città circostanti , a cui imponeva i
propri podestà o chiedeva forme di contribuzione economica/militare.
Caddero così sotto il suo controllo Pistoia , San Gimignano , Colle Val d’Elsa ,
che a loro volta avevano occupato il proprio contado , e che dunque Firenze
non dovette disciplinare.
Firenze però andò anche a frazionare i vari contadi , creando così una forma
di governo fortemente centralizzata , annullando in alcuni casi ( Pisa ) il
potere di una città sottomessa sul proprio territorio.
VENEZIA ; la vicenda della città di San Marco , dove nel XIII secolo si era
cristallizzata una classe di governo ristretta e compatta , che trovò la sua
maggiore espressione nel Maggior Consiglio.
L’accesso a questo consiglio ( che prendeva le decisioni più importanti )
venne limitato nel 1297 , stabilendo che potesse entrarvi solo chi ne aveva
fatto parte negli ultimi quattro anni o coloro che fossero stati cooptati dal
consiglio stesso.
Dal 1323 il consiglio accoglieva solo figli o nipoti di consiglieri , divenendo
dunque una struttura completamente chiusa , a cui si accedeva solo per
diritto di nascita.
Venezia nel corso del Duecento si era disinteressata del proprio contado ,
mentre aveva volto le proprie ambizioni al mar Adriatico e all’Oriente , e
questa politica continuò fino a buona parte del XIV secolo.
Il Meridione era ormai dalla fine della rivolta dei Vespri siciliani ( 1282 ) ,
divisa tra la Sicilia aragonese ( occupata da Pietro III d’Aragona ) e il regno
angioino nel continente ( che cadrà nel 1442 , quando Alfonso V d’Aragona
conquistò Napoli ).
La prima svolta nel regno di Sicilia avvenne nel 1296 , quando la contesa tra i
successori di Pietro III portò all’ascesa al trono di Federico III ( 1296-1334 ) ,
con cui la corona siciliana si separò da quella di Barcellona ( Federico III era
appartenente ad un ramo parallelo della dinastia d’Aragona ).
Importante nella storia del regno siculo fu la forza dei signori locali , spesso
in lotta tra di loro , in quanto divisi in due fazioni ( latini e catalani ) che si
dividevano gli uffici e combattevano per il controllo delle risorse territoriali e
delle città demaniali ( di spettanza regia ).
L’isola era perennemente in conflitto con il regno angioino del continente ,
che tuttavia era divenuto molto debole dopo la morte di Roberto d’Angiò
( 1309-1343 ).
I sovrani infatti si erano indebitati pesantemente con i banchieri fiorentini
( base dell’alleanza guelfo-angioina ) , inoltre vi erano forti lotte dinastiche
tra i rami della casa angioina ( ungherese e quello maggiore , napoletano ,
provenzale ) e infine l’insubordinazione dei poteri locali , che minavano il
potere territoriale della corona.
I re angioini ricorsero più volte alla convocazione di assemblee
rappresentative della nobiltà e delle città , riprendendo una soluzione nata
proprio in Sicilia.
Una volta rese marginali o occupate le realtà più piccole , le grandi potenze
regionali si confrontarono tra di loro a partire dalla seconda metà del
Trecento.
Inizialmente i conflitti furono tra la potenza più forte , i Visconti , e le altre ,
organizzate in ‘’leghe anti-viscontee’’ , periodicamente rinnovate. I
I Visconti conobbero sotto la signoria di Gian Galeazzo ( 1385-1402 ) la
massima espansione del loro stato.
Essi occuparono Verona ( ponendo fine alla signoria scaligera ) , e spintesi
nell’Italia centrale assoggettarono Pisa , Siena , Perugia , Spoleto e Bologna ;
ma non sempre queste acquisizioni erano definitive , infatti dopo la rapida
espansione di Gian Galeazzo le città manifestarono spinte autonomistiche.
La sua morte e la crisi di successione che ne conseguì permisero alle
repubbliche di Firenze e Venezia di espandersi , arrivando ad occupare
grandi porzioni di territorio.
Firenze occupò Arezzo e nel 1406 Pisa , città ricchissima e che godeva di un
prestigio pari a quello fiorentino ; la motivazione che spinse Venezia ( che si
contendeva con Genova il dominio del Mediterraneo ) ad espandersi invece
fu la necessità di reinvestire le ricchezze del commercio sulla terraferma.
Già negli anni Venti del Quattrocento la Serenissima occupò Bergamo e
Brescia , estendendo il proprio dominio fino alla Lombardia orientale.
Durante la fine del Trecento molti stati attraversarono crisi di successione , fu
il caso del regno angioino , dove dopo la reggenza di Giovanna I ( 1381 ) si
arrivò alla contesa fra Carlo di Durazzo , che era sostenuto dal papa , e Luigi
d’Angiò , con quest’ultimo favorito dal Giovanna stessa.
Il confronto fra Durazzeschi e Angioini si protrasse a lungo , ma di fatto non
fece altro che favorire la conquista aragonese di Napoli , che avvenne infine
nel 1442 , riunendo infine le due corone.
Anche nello Stato pontificio si aprì una sorta di ‘’crisi di successione’’, infatti
la scelta di papa Gregorio XI nel 1377 di riportare la sede pontificia a Roma ,
produsse , dopo la sua morte l’anno successivo , una scissione tra i cardinali.
Quelli francesi si recarono ad Anagni dove elessero come papa Clemente
VII , avviando il cosiddetto ‘’Grande Scisma d’Occidente’’ ( 1378-1417 ) , che
divise l’Europa tra i sostenitori della sede avignonese e quelli della sede
romana.
Con il concilio di Pisa del 1409 si cercò la risoluzione dello scisma , ma esso
paradossalmente portò all’elezione di un terzo papa ; solo con il concilio di
Costanza del 1417 si arrivò alla fine dello scisma con l’elezione unanime di
Martino V.
Una volta tornati stabilmente in Italia i papi continuarono l’opera iniziata nel
Duecento , andando a regolare i rapporti con le grandi città ( Perugia ,
Bologna , Macerata e Ancona ), che avevano avuto esperienze comunali o di
signoria importante , sostanzialmente si stabilirono rapporti convenienti con
il dominio pontificio , mantenendo almeno una parte degli antichi diritti.
Solo con Filippo Maria Visconti ( 1412-1447 ) lo stato visconteo si risollevò e
riuscì a recuperare parte dei territori perduti , quando poi nel 1450 fu
acclamato duca il capitano di ventura Francesco Sforza , genero di Filippo
Maria , egli si trovò a governare uno stato che andava dalla Svizzera alla
Liguria ( quindi molto più piccolo di quello di fine Trecento ).
Questo lungo periodo di guerra, riorganizzazione e ridimensionamento
della forza espansiva di alcuni stati , produsse una generale volontà di
mantenere gli equilibri raggiunti.
Fu di fatto la fine dell’Impero bizantino ( con la caduta di Costantinopoli in
mano ai Turchi ottomani di Maometto II nel 1453 ) che tolse ai Veneziani il
principale punto d’appoggio per i commerci ad Oriente , a ridurre anche le
mire espansionistiche della Serenissima.
Si arrivò così alla pace di Lodi ( 1454 ) , con cui furono fissati i confini di ogni
singolo stato.
L’Italia settentrionale era divisa fra il ducato di Milano , la repubblica di
Venezia , il ducato di Savoia e i marchesati del Saluzzo e del Monferrato , vi
era anche la repubblica di Genova e le signorie di Mantova e Ferrara.
Nel centro Italia vi erano la repubblica di Firenze e quella di Siena , oltre allo
Stato pontificio ; a sud invece gli Aragonesi avevano riunito la Sicilia al
continente.
Di fatto le ragioni che avevano portato ai conflitti tra le varie realtà politiche
egemoni erano venute meno e si era raggiunto un assetto politico destinato a
durare a lungo.
29) VERSO LA FORMAZIONE DEGLI STATI NAZIONALI
Seppur diversi nella formazione , gli stati europei , a partire dal Trecento ,
dovettero far fronte a necessità comuni: ascesa di nuove elités ( specie nelle
città ) , crisi economiche e crisi dinastiche.
I sovrani si trovarono a controllare una società sempre più complessa , e per
questo dovettero elaborare nuovi strumenti per controllare in modo più
diretto il territorio.
All’inizio del Trecento molti intellettuali cominciarono ad indagarsi sul tema
della sovranità , un esempio è il ‘’Defensor pacis’’ di Marsilio da Padova , che
attribuiva al sovrano , come primo compito , quello di difendere la pace.
L’idea di re come garante della pace fu alla base di molte iniziative portate
avanti dai sovrani nel Trecento e nel Quattrocento , poiché se egli si
legittimava come difensore della pace , egli doveva essere in grado di
garantire l’ordine pubblico e giustizia.
Per questo fu istituita o ampliata una rete amministrativa di funzionari
pubblici , i cosiddetti ‘’ufficiali’’ ( da officium = compito, incarico ) , dei veri e
propri dipendenti del re , che venivano retribuiti per il servizio.
La loro origine sociale era varia , infatti per svolgere questi ruoli servivano
competenze specifiche , mentre le cariche militari rimanevano ad
appannaggio esclusivo dei ceti nobiliari e cavallereschi.
L’attività di questa rete di funzionari è testimoniata dall’ampia massa
documentaria che essi produssero , che crebbe parallelamente alla
riorganizzazione delle cancellerie.
Le nuove forme amministrative prevedevano l’istituzione di organi centrali ,
sviluppati dalle preesistenti corti regie, e di raccordo di ordini periferici ; un
simile sistema necessitava di un presupposto: controllo effettivo del
territorio del regno e ampia disponibilità finanziaria.
Il primo fu ottenuto con la creazione di corpi armanti stabili , preposti a
garantire ordine pubblico e difesa ; il secondo fu ottenuto con l’introduzione
di nuove imposte ( sia dirette , come i dazi sulle merci , tasse su prodotti di
largo consumo , che indirette , come quelle sui nuclei familiari ).
Il rafforzamento del potere però , alterò gli equilibri politici creando
conflittualità con coloro che venivano vedere meno i propri ambiti di potere.
Uno strumento utilizzato dai sovrani per risolvere questa problematica fu
l’utilizzo di assemblee rappresentative ; anche se va ricordato che l’utilizzo
di parlamenti sii era già diffuso nel Duecento.
Nel corso del Trecento e del Quattrocento però , essi acquistarono importanza
sempre maggiore , in quanto in essi si riunivano tutti i corpi dello stato: re ,
nobili , borghesi , ecclesiastici e in alcuni casi anche i contadini ( inizialmente
le riunioni riguardavano soprattutto le misure fiscali ).
Le assemblee assunsero un ruolo centrale nei rapporti tra i sovrani e la
società, e contribuirono alla creazione di una comunanza di interessi tra i
diversi corpi del regno.
Questo processo fu decisivo per la costruzione di una coscienza unitaria , che
trasformasse un regno , un territorio sottoposto ad un re , in un ‘’paese’’ , una
comunità caratterizzata da interessi comuni.
I regni in cui già nel Duecento si era affermato un nuovo modello di sovranità
erano Francia e Inghilterra , e il processo di consolidamento di questa nuova
forma di potere continuò nel XIV e nel XV secolo , e fu collegato ai nuovi
assetti territoriali dei due regni dopo la Guerra dei cent’anni.
Per quanto riguarda la FRANCIA , i re nel Trecento cercarono di consolidare
la struttura amministrativa locale e centrale estendendo una rete di ufficiali a
tutto il regno , incaricati di garantire il buon funzionamento della fiscalità.
Vennero anche avviati progetti di mappatura delle possibili entrate fiscali ,
attraverso la stesura di catasti , che registravano i nuclei familiari del
territorio.
Si introdussero poi i cosiddetti ‘’fuochi’’ , imposte dirette che colpivano in
modo uguale tutti i gruppi familiari , cosa che però andò sfavorire i ceti più
poveri.
Proprio per il carattere iniquo di queste imposte scoppiarono ripetuti moti
sociali a più riprese , sia nelle città che nelle campagne ; inoltre va ricordato
che il rafforzamento del potere regio e dell’amministrazione fu causa spesso
di conflitto coi poteri locali.
La politica dei re di Francia nei confronti di questi poteri oscillò tra lo scontro
militare e l’integrazione nelle strutture del regno ( sia che si trattasse di
signorie che di città libere ).
In questa chiave vanno lette sia la nomina a funzionario di membri
dell’aristocrazia , ma anche la prima convocazione , nel 1302 , degli stati
generali , l’assemblea che riuniva i tre principali ordini sociali: clero , nobiltà
ed elitès urbane.
Quest’assemblea , convocata inizialmente nel pieno della lotta contro il
papato ( per manifestare unità nelle scelte del re contro il pontefice ) , divenne
l’organismo con cui i re francesi cercarono di garantire il confronto e di
comporre i conflitti fra i diversi interessi sociali.
Questo sforzo i riorganizzazione però si rivelò spesso contraddittorio , infatti
mentre si cercava di si espandere il regno territorialmente e dargli uniformità
amministrativa , furono intraprese iniziative che andavano in altre direzioni.
Importanti territori furono assegnati a membri della casa reale , che li
potevano governare autonomamente ( qualora si trattasse di piccoli regni ) ; il
caso più importante fu quello del ducato di Borgogna , che fra XIV e XV
secolo fu uno degli stati più prosperi d’Occidente.
Solo nel XV secolo l’autorità monarchica conobbe un rafforzamento decisivo ,
soprattutto grazie ad alla Guerra dei cent’anni , che riuscì a creare un sentire
comune tra popolo e sovrano, superando le identità di carattere locale o
regionale e permettendo così ai re di agire con maggior forza verso
l’omogenizzazione delle strutture politico-amministrative del regno.
Diverse le vicende in INGHILTERRA , dove già dall’età della Magna Charta
( 1215 ) il parlamento aveva acquisito un ruolo fondamentale , specie durante
il regno di Edoardo I ( 1272-1307 ) , mentre in precedenza il suo parere
riguardava soprattutto le imposte.
A metà del XIV secolo si impose un modello bicamerale , che suddivideva il
parlamento nella camera dei lords ( o dei pari , ‘’peers’’ ) , composta dai
signori dell’antica nobiltà inglese , e la camera dei comuni ( dei ‘’commons’’ ),
composta invece dai membri della medie e piccola nobiltà ( detta poi
‘’gentry’’ ) e da altri notabili , eletti localmente in rappresentanze di contee e
città.
La camera dei comuni si dotò in seguito di uno ‘’speaker’’ , un portavoce , che
rappresentava gli interessi dei ‘’comuni’’ , specie in ambito fiscale.
Si venne creando dunque un un sistema politico bilanciato , dotato di una
struttura amministrativa ampia e radicata sul territorio ,e sui gruppo sociuali
dei rappresentati dai loro diversi , specifici interessi.
Questo sistema permise al regno di superare gravi momenti di crisi , come le
rivolte contadine del XIV secolo , ma anche la successiva Guerra delle due
rose , cominciata nel 1455 , e che vide la deposizione di re Enrico VI nel 1461
( ad opera di Edoardo di York , poi re Edoardo IV , anche se la guerra era
stata aperta dal padre Riccardo di York ), colpevole di aver perso tutti i
territori inglesi in Francia ad eccezione di Calais.
La guerra sostanzialmente vide contrapposte le casate di York ( la rosa
bianca ) e di Lancaster ( la rosa rossa ) , e si concluse solo nel 1485 , con
l’ascesa al potere di Enrico VII di Tudor ( ramo dei Lancaster ) , che sconfisse
l’usurpatore Riccardo III di York ( i figli di Edoardo IV erano troppo giovani
alla morte del padre , Riccardo , fratello del re , fu nominato lord protettore ,
ma fece uccidere gli eredi e si prese la corona ) , ma sposò la figlia di Edoardo
IV per riconciliare le casate , Elisabetta di York.
Il XIV secolo vide anche la riorganizzazione politica dei regni iberici , che
all’inizio del Trecento erano quattro: Castiglia, Navarra, Portogallo e Aragona
a cui si doveva aggiungere il regno di Granada , ultimo stato musulmano
della penisola.
I regni iberici erano eterogenei tra di loro a livello economico, sociale ,
culturale e linguistico , ma avevano un tratto in comune: l’instabilità politica
e le ricorrenti crisi dinastiche.
Nonostante essi avessero avviato processi di rafforzamento amministrativo ,
i re si scontravano spesso con i poteri locali , che non volevano rinunciare alle
loro autonomie.
Solo nel Quattrocento si posero le basi per la nascita di uno ‘’stato nazionale’’,
quando Isabella erede di Castiglia , sposò Ferdinando erede di Aragona nel
1469.
Il processo di integrazione tuttavia , era definitivo solo a livello personale ,
per creare un’unione culturale e formale servì recuperare lo spirito della
reconquista , infatti i due sovrani identificarono nella religione un ottimo
collante nazionale.
Venne promossa una campagna contro le eresie , gli Ebrei furono espulsi
dalla penisola nel 1492 e fu anche bandita una crociata per conquistare
Granada , che fu presa proprio nello stesso anno dell’espulsione ebraica.
Il regno del Portogallo nel frattempo andò ad esplorare nuove rotte
marittime , e al tempo del principe Enrico il Navigatore ( 1394-1460 ) ; sotto il
suo regno i Portoghesi avviarono l’era delle esplorazioni geografiche.
L’impulso all’espansione economica tramite la scoperta di nuove rotte fu un
progetto ripreso anche da Isabella e Ferdinando , alla ricerca di nuove rotte
commerciali verso Oriente ( dopo che l’espansione ottomana aveva reso
difficile il viaggio sulle vie carovaniere che attraversavano l’Asia ).
Fu per conto dei due sovrani , che nel 1492 partì la spedizione verso le
‘’Indie’’ del navigatore genovese Cristoforo Colombo.
30) L’INVENZIONE DEL MEDIOEVO
- La parola ‘’Medioevo’’ nacque per indicare un vuoto nella storia , un’età che
aveva rotto la continuità della civiltà antica.
- Sono state fatte molte periodizzazioni , quella più famosa è quella di Le Goff
( ‘’Alto’’ e ‘’Basso’’ Medioevo ) ; ma va ricordata anche quella di Guy Bois ,
secondo cui il Medioevo comincia dall’anno Mille.