2. Il Cristianesimo
2.1 La diffusione del Cristianesimo
I motivi alla base della crisi del III secolo confluirono anche nella diffusione di religioni provenienti
dall'Oriente, tra cui spicca in particolare il Cristianesimo. Il politeismo non è più in grado di
rispondere a quella condizione di crisi privata, mentre il cristianesimo è di consolazione
all'inquietudine spirituale. Esso infatti promette l'uguaglianza delle anime e la pace eterna nella
vita ultraterrena e si basa su un forte valore comunitario, grazie al quale si condividono le
sofferenze ma anche il benessere. Il primo incontro tra la politica romana e il cristianesimo è
negativo, tanto che sfocia in violente persecuzioni (fino a Diocleziano). Questo perché il
cristianesimo si basava su un valore egualitario lontano alla cultura romana dell'epoca, era legato al
mondo giudaico (che da sempre tentava di ribellarsi a quello romano) ma soprattutto perché
rifiutava il culto dell'imperatore, mettendo in discussione il prestigio imperiale.
Con Costantino, il Cristianesimo ottenne libertà di culto (313, editto di Milano) e nel 325 con il
Concilio di Nicea venne risolto un primo problema di fede (diatriba tra cristianesimo e ortodossia).
Nel 380, con l'editto di Tessalonica, il cristianesimo divenne infine religione di stato.
2.4 Il monachesimo
Il monachesimo cristiano iniziò a svilupparsi tra III e IV secolo in Asia Minore, particolarmente nei
deserti dell'Egitto. Nacque su iniziativa individuale, da persone di astrazione sociale varia che
scelsero di dedicarsi a una vita ascetica come eremiti. Iniziarono a formarsi così i primi gruppi di
eremiti, i cenobiti. Dall'Egitto, le comunità monastiche si diffusero poi in Siria e Palestina, fino ad
arrivare nel IV secolo anche a Occidente, dapprima nei territori della Gallia. In Italia fu
fondamentale l'esperienza benedettina: nel 540, a Montecassino, venne fondato il monastero di San
Benedetto da Norcia, basato sulla regola dell'ora et labora.
I Franchi erano pagani, organizzati in tribù; nel V secolo, Clodoveo divenne il primo sovrano
comune e si convertì al Cristianesimo. Nel suo lungo regno, Clodoveo fondò la capitale del regno
(l'odierna Parigi) e raccolse un codice di consuetudini del suo popolo (Lex salica). Sotto Clodoveo,
lo stato era concepito come un bene privato del Re. I Franchi furono abili nel permettere
l'integrazione della popolazione autoctona, basata sul principio di personalizzazione del diritto,
secondo cui ogni individuo manteneva il diritto proprio dell'etnia di appartenenza.
5. I Longobardi
I Longobardi provenivano dalla Pannonia e sotto Giustiniano erano diventati foederati
dell'Impero. In un secolo e mezzo conquistarono una parte cospicua della penisola, che aveva come
punto focale del potere il Nord. Alcune regioni rimasero però in mano bizantina: ai Longobardi
mancò l'appoggio delle elites religiose e politiche (Roma e Ravenna erano in mano bizantina).
L'impatto tra i Longobardi e l'Italia è stato pensato a lungo in termini negativi. Esso viene descritto
da Gregorio Magno come apocalittico, da Tabacco come rottura definitiva della storia d'Italia. Con i
Longobardi ebbe fine l'aristocrazia senatoria e di molte istituzioni passate. Probabilmente l'Italia del
Nord rimase intoccata dalle violenze longobarde, che riguardarono principalmente le regioni del
centro: le città settentrionali riuscirono a mantenere la loro importanza. La maggiore difficoltà
nell'analizzare la storia longobarda sta nell'assenza di fonti. Una delle principali è quella di Paolo
Diacono, redatta due secoli dopo sotto Carlo Magno e riguardante principalmente la storia dei
territori del Nord.
Ricostruendo la storia longobarda si può analizzare che nel 568, sotto la guida del Re Alboino,
attraversarono le Alpi Giulie ed entrarono in Italia. Iniziarono a conquistare i territori con degli
assedi, scontrandosi con la potenza bizantina. Secondo le fonti archeologiche analizzabili, è
probabile che i longobardi si insediarono nel territorio occupando militarmente le città. In Italia non
è stata trovata traccia di insediamenti longobardi autonomi rispetto alla popolazione autoctona,
indice di un processo di fusione avviato già nel VII secolo (come osservabile anche tramite i
ritrovamenti funebri).
Nel 572, Alboino fu ucciso da una congiura (probabilmente di matrice bizantina) e al suo posto salì
al potere Clefi. Successivamente, per dieci anni, i Longobardi furono guidati dai duces e in questo
periodo vennero conquistati il Friuli, il Veneto, la Lombardia, il Piemonte e la Toscana. A Sud
vennero formati i ducati di Benevento e Spoleto. In questo periodo non è chiara la sorte
dell'aristocrazia e degli ecclesiastici: stando alle fonti molti nobili furono uccisi per cupidigia,
mentre nella maggior parte dei casi i vescovi funsero da mediatori (due sono i casi registrati di
vescovi fuggiti dalla loro sede: a Milano e Aquileia). La conformazione territoriale longobarda
appariva divisa e ai Longobardi mancava l'appoggio delle elites vescovili e politiche, poiché non
avevano conquistato né Roma né Ravenna.
7. L'impero carolingio
7.1 L'ascesa dei pipinidi
Nel VI secolo le lotte di successione avevano portato a un indebolimento del potere regio nel regno
franco, mentre di contro era aumentato il potere dei maggiordomi (detti anche maestri di palazzo).
I Pipinidi appartenevano a una famiglia di maggiordomi dell'Austrasia, proprietari fondiari che
disponevano di una clientela armata. Il vassaticum si rifaceva alla commendatio romana, era un
contratto tramite il quale un uomo libero senza mezzi di sostentamento si commendava (cioè
raccomandava) a un grande proprietario, mettendosi sotto la sua protezione e offrendo in cambio il
proprio servizio. In cambio di questo servitium, il vassallo riceveva un beneficium. Nell'VIII secolo
con il termine vassus si andò a designare una persona di condizione agiata, che prestava un servizio
armato alle famiglie principali dell'aristocrazia franca. L'utilizzo del vassaticum aveva permesso
l'ascesa dei pipinidi, culminata con la vittoria sulla Neustria da parte di Pipino II. La grandezza dei
pipinidi si confermò con Carlo Martello, che nel 732 aveva respinto gli arabi a Poitiers: questo
aveva permesso ai pipinidi di guadagnare il titolo di difensori della cristianità. Fu con Pipino III il
Breve che i pipinidi vennero incoronati, spodestando la dinastia merovingia.
10.1 L'incastellamento
Nel IX secolo si diffusero i castelli, nuclei insediativi cinti da mura (castra). I fattori all'origine di
questo fenomeno sono:
– il clima di insicurezza che si diffuse a seguito delle nuove incursioni;
– l'iniziativa privata dei proprietari terrieri, che fortificarono i territori circostanti;
– le rivalità locali, soprattutto in Italia;
– motivazioni economiche, perché il castello permise il popolamento di terre prima incolte.
15. Le Crociate
15.1 Alle origini della crociata
Nell'XI secolo era aumentato il pellegrinaggio nei luoghi sacri, soprattutto Roma, Gerusalemme e
Santiago de Compsotela. Nel 1095, durante il concilio di Clermont, il papa Urbano II invitò i
fedeli ad abbandonare le lotte intestine per dedicarsi alla cacciata degli infedeli in Terra Santa. I
motivi alla base del fenomeno delle Crociate furono molteplici:
– religiosi: riconquistare i territori sacri in mano islamica;
– sociali: indirizzare la violenza fuori dai confini europei;
– politici: aumentare il potere regio grazie alla partecipazione alle spedizioni;
– economici: sviluppare nuove rotte commerciali verso l'Oriente.
25. Signorie, regimi oligarchici e Stati regionali in Italia alla fine del Medioevo
25.1 Origini e prime sperimentazioni del regime signorile
La coesistenza di varie realtà politico-sociali rendeva instabili i comuni. Dal corpus stesso dei
comuni nacquero le signorie. Le signorie nacquero per contrastare le lotte tra i vari comuni, infatti a
causa di questa competizione molti comuni affidarono il potere nelle mani di un singolo, per
accrescere il proprio prestigio. Le signorie legittimavano il loro potere dall'alto, non dal popolo,
bensì dal papa o dall'imperatore.
I principati comprendevano:
– stati signorili che avevano un solo distretto urbano, come quello dei Gonzaga a Milano;
– ducati, come quello estense;
– stati principeschi maggiori, come quello visconteo-sforzesco e quello sabaudo.
Lo stato visconteo si estese dal XIV secolo, comprendendo l'intera Lombardia e comuni del
Piemonte e dell'Emilia. La massima estensione si raggiunse con Gian Galeazzo. L'estensione
viscontea preoccupava le potenze del centro, che diedero vita a una lega anti-viscontea. Alla morte
di Filippo Maria Visconte si visse una breve esperienza oligarchia (repubblica ambrosiana), alla
quale seguì il duca Francesco Sforza.
Il ducato sabaudo si estese, arrivando a comprendere comuni, signorie e terre feudali. I Savoia
erano stati incoronati principi da Enrico VII ed erano pertanto equiparabili ai principi tedeschi.
Anche Firenze estese la propria area di influenza durante il XIV secolo. Conquistarono Pisa,
guadagnando così uno sbocco sul mare e sottomisero Livorno. Il potere centrale era nelle mani di
un'oligarchia, regolata dai rappresentanti delle arti maggiori. Il rapporto tra popolo grasso e nobili si
incrinò e il potere si concentrò su poche famiglie. A seguito del tumulto dei ciompi, si delineò
un'oligarchia. Emerse in particolare la famiglia Medici, che con Cosimo il Medici instaurò in città
una cripto-signoria: il quadro istituzionale non mutò, ma furono i Medici a guidare di fatto lo Stato.
Firenze conobbe un periodo di massimo splendore nel XV secolo, grazie a Lorenzo detto il
Magnifico. Lorenzo e il fratello Giuliano rafforzarono il potere della famiglia e fu proprio grazie a
Lorenzo e alla sua diplomazia che si riuscì a preservare un equilibrio tra le particolareggiati realtà
italiane. Nonostante il prestigio dei Medici, la lotta interna continuò e sfociò in una congiura
organizzata dai Pazzi, a seguito della quale fu ucciso Giuliano de Medici.
Nel centro si sviluppò particolarmente lo Stato pontificio, che era una monarchia guidata dal papa.
La carenza economica dettata dallo scisma spinse i papi a interessarsi all'amministrazione dei
territori sotto il loro controllo.