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1) INTRODUZIONE ALL’OPERA
Già nel 1630 , in una lettera all’amico Mersenne , e in un’altra del 1631
indirizzata a Villebressieu , Cartesio faceva riferimento a ‘’ certains principes ‘’
e a ‘’ mes principes ‘’ , tuttavia solo nell’Aprile del 1634 egli utilizzerà per la
prima volta l’espressione ‘’ principes de ma philosophie ‘’.
Nella lettera egli parla sostanzialmente del movimento , facendo riferimento
al ‘’ Trattato sulla luce ‘’ o ‘’ Il mondo ‘’ ( pubblicato postumo ) egli vuole
mostrare il suo impegno nel definire i principi della sua filosofia , grazie ai
quali i singoli fenomeni avrebbero trovato spiegazione.
Nel testo tuttavia , si trova anche un punto molto interessante , in cui Cartesio
spiega di non poter spiegare ciò che ha teorizzato nella lettera senza i
principi della sua filosofia , dei quali sarà obbligato a tacere.
In questo caso la rinuncia a parlare dei principi della sua filosofia è
giustificata tramite il riferimento alla condanna a Galileo , che era stato
ammonito dall’Inquisizione proprio per la sua teoria sul movimento.
Servirà arrivare al 1640 prima che Cartesio cominci a lavorare ai ‘’ Principi
della filosofia ‘’ , anche se la stesura e la pubblicazione dell’opera verrano più
volte interrotte per varie necessità , come la conclusione delle ‘’ Meditazioni
metafisiche ‘’ e anche la risposta alle gravi accuse rivoltegli da Voetius , che
sarebbero potute sfociare nell’arresto di Cartesio se non fosse intervenuto
l’amico Huygens.
Tra il 1640 e il 1642 dunque , Cartesio lavora poco ai Principi , e ciò si evince
da una lettera a Huygens del 1641 , in cui spiega che il suo testo sulla fisica ,
la ‘’somma di tutta la filosofia’’ è appena abbozzata.
Preciserà più avanti , sempre in una lettere a Huygens , che il fatto di
comporre una ‘’ Summa ‘’ non rappresenta un attacco ai Gesuiti , egli dice di
proporre la sua opera ‘’ senza alcun intento di contraddire e per il solo amore della
verità ‘’.
Solo alla fine del 1643 l’opera verrà completata , ma solamente il 10 Luglio
1644 , ad Amsterdam , presso l’editore Elzevier , i ‘’ Principi della filosofia ‘’
vedono finalmente la luce , per ora in lingua latina ; si dovrà aspettare però
fino al 1647 , con l’edizione di Picot , per l’edizione in francese.
ARTICOLO XIII : ‘’ In che senso la conoscenza delle altre cose dipende dalla m
conoscenza di Dio ‘’
ARTICOLO XIV : ‘’ Del fatto che l’esistenza necessaria è contenuta nel nostro
concetto di Dio , si conclude correttamente che Dio esiste ‘’
ARTICOLO XV : ‘’ Nei concetti delle altre cose non è contenuta allo stesso modo
l’esistenza necessaria , ma soltanto quella contingente ‘’
- Non tutti , secondo Cartesio , sanno però che l’idea di Dio sia stata
introdotta in noi da Dio stesso , ma ‘’ è noto per luce naturale ‘’ , che chi
conosce qualcosa di più perfetto di se’ stesso non può aver appreso tale
nozione da se’ ; pertanto l’uomo non può venire che da Dio , l’unico che
avrebbe potuto dargli le nozioni di tutte le sue perfezioni.
- Ciò che è stato detto nell’articolo precedente , può essere confermato anche
osservando la natura del tempo , o meglio , la ‘’ durata delle cose ‘’.
Il fatto di esistere ora , non ci assicura di vivere anche dopo , a meno che la
causa che ci ha prodotto non ci conservi.
Ne segue di conseguenza che noi non siamo in grado di conservarci da soli e
che pertanto chi ci ha creato non ha bisogno di essere conservato , e ne segue
che costui è proprio Dio.
ARTICOLO XXII : ‘’ In base al modo con cui noi veniamo a conoscere l’esistenza
di Dio , si vengono al tempo stesso a conoscere tutti i suoi attributi
conoscibili con la capacità naturale dell’ingegno ‘’
- Partire da Dio , per dimostrare che le cose da lui create possono esistere , è
seguire la scienza più perfetta , quella che parte dalle cause per spiegare gli
effetti ; per seguirla tuttavia , bisogna ricordare la nostra finitezza e l’infinità
di Dio.
ARTICOLO XXV : ‘’ Bisogna credere a tutto ciò che è stato rivelato da Dio ,
anche se sta al di là della nostra portata ‘’
- Nonostante non si riescano a comprendere appieno certe verità date da Dio ,
come la Trinità o l’Incarnazione , bisogna credere ad esse lo stesso , anche se
sono al di là della nostra portata.
ARTICOLO XXVIII : ‘’ Non bisogna indagare le cause finali delle cose create,
ma quelle efficienti ‘’
- L’uomo non deve in alcun modo pensare di aver parte al processo di Dio ,
ovvero non deve considerarlo causa finale , ma causa efficiente di tutte le
cose.
ARTICOLO XXIX : ‘’ Dio non è causa degli errori ‘’
ARTICOLO XXX : ‘’ Da qui consegue che tutte quelle cose che percepiamo con
chiarezza sono vere , e sono spazzati via i dubbi in
precedenza passati in rassegna ‘’
- Il fatto che l’uomo possa agire secondo la sua volontà è una ‘’ perfezione
grandissima ‘’ secondo Cartesio , in quanto egli diviene così vero autore delle
proprie azioni meritando di essere lodato ( o biasimato ) per esse.
Gli automi non sono da lodare , in quanto eseguono solamente movimenti
programmati e dunque per necessità , bensì è da lodare il loro autore , che li
ha fatti così precisi e li ha creati liberamente.
Per lo stesso motivo , è degno di lode l’uomo quando abbraccia la verità , in
quanto lo fa spontaneamente.
- Il fatto di poter cadere in errore secondo Cartesio , non dipende dalla nsotra
natura , ma dalle nostre azioni , o più precisamente nell’utilizzo del libero
arbitrio che ci ha concesso Dio.
Egli non può in nessun modo essere accusato di non averci concesso un
intelletto infallibile , sebbene avrebbe potuto farlo.
Dio non è responsabile dunque dei nostri errori , come invece lo sono i
signori quando non sottraggono ai mali i loro sudditi.
- In quest’articolo Cartesio spiega come l’idea del libero arbitrio sia innata
nell’uomo , e ciò è dimostrato dal fatto che egli prima di poter arrivare alla
conoscenza abbia potuto mettere in dubbio tutto senza alcuna limitazione.
- Ora che si conosce Dio , appare evidente che egli sia onnipotente , e proprio
per questo è impossibile pensare di poter fare qualcosa che non fosse già
stato da lui preordinato.
Tuttavia ora si dovrà spiegare come ciò si possa coniugare alla libertà del
nostro arbitrio.
- Molte persone secondo Cartesio non percepiscono in tutta una vita qualcosa
di talmente distinto da formulare su di esso un giudizio.
Una percezione su cui fondare un giudizio certo deve essere chiara e
distinta; la prima è quella che si presenta ad una mente attenta , la seconda è
così precisa , poiché staccata da tutte le altre, da non contenere niente che non
sia chiaro.
ARTICOLO XLVI : ‘’ Con l’esempio del dolore si mostra che una percezione può
essere chiara senza essere distinta ; non può
essere distinta se non è chiara ‘’
- L’articolo comincia col definire che ciò che cade sotto la percezione sia da
considerare come delle cose , o ‘’affezione’’ delle cose.
Tra di esse Cartesio ricorda la sostanza , la durata , l’ordine e il numero ;
successivamente egli indica due sommi generi di cose , quelle cogitative ( che
riguardano la res cogitans )e quelle materiali ( che riguardano la res
extensa ).
Per le prime Cartesio fa riferimento ai modi di percepire , come percezione e
volizione , mentre per le seconde ricorda figura , movimento , estensione
divisibilità delle parti.
Tuttavia si fa esperienza anche di cose che riguardano la mente e il corpo
assieme , come la fame e la sete , ma anche le emozioni , il dolore e il piacere ,
i suoni e gli odori.
- Si deve infine riconoscere che nessuna cosa viene dal nulla , da cui la
proposizione ‘’ nulla viene dal nulla ‘’ , che non va considerata come tutte le
altre cose , ma come una verità eterna , che ha sede nella nostra mente e che
può essere chiamata nozione comune o assioma.
ARTICOLO LI : ‘’ Che cos’è la sostanza , e che questo nome non spetta a Dio e alle
creature in modo univoco ‘’
- Cartesio spiega che la sostanza è ‘’ una cosa che esiste in maniera tale da
non aver bisogno di un’altra cosa per esistere ‘’.
Dunque , stando a questa definizione , l’unica sostanza definibile come tale è
Dio , le altre senza di lui non possono esistere.
Pertanto il termine non ha un senso univoco , non si può infatti utilizzarlo
allo stesso modo riferendosi a Dio e alle altre cose.
ARTICOLO LIV : ‘’ Come possiamo avere nozioni chiare e distinte della sostanza
pensante , della corporea , nonché di Dio ‘’
ARTICOLO LXIV : ‘’ Come possano essere conosciuti anche come modi della
sostanza ‘’
- Pensiero ed estensione possono essere intesi come modi della sostanza ; un
unica mente infatti può avere diversi pensieri , mentre un unico corpo si può
estendere in diversi modi.
Pensiero ed estensione dunque si distinguono modalmente dalla sostanza , e
possono essere intesi in modo chiaro e distinto come essa ; purché non
vengano considerate come sostanze , ovvero come separate.
ARTICOLO LXVI : ‘’ In che modo le sensazioni , gli affetti e gli appetiti siano
conosciuti in modo chiaro , benché sovente giudichiamo
male intorno ad essi ‘’
- Questo errore viene poi riferito anche ai sentimenti , oltre che alle
sensazioni , e l’esempio portato avanti da Cartesio è quello del dolore.
Esso infatti esso non sia considerato fuori di noi , non si è soliti considerarlo
come se fosse soltanto nella mente o nella percezione , ma anche nella
mano , nel piede e in qualsiasi altra parte del corpo.
Ciò tuttavia non è più certo di quando , percependo un dolore al piede , lo si
considera esistente nel piede ma non nella mente , esattamente come , quando
si guarda la luce del Sole , si pensa che essa esista realmente fuori di noi, nel
Sole per l’appunto.
Tutte queste convinzioni però , sono catalogate da Cartesio come pregiudizi
che giungono dall’infanzia.
- Dopo aver spiegato quali possono essere dei cattivi giudizi sulle sensazioni
nei precedenti due articoli , Cartesio si appresta ora a spiegare come
raggiungere su di essi una conoscenza chiara e distinta.
Se si osserva attentamente colore e dolore ( e le altre sensazioni ) , sono
percepite in modo chiaro e distinto , quando sono considerate come
sensazioni , ovvero pensieri.
Dunque sulle sensazioni si può giungere ad una conoscenza certa , ma è
sbagliato giudicare le sensazioni come esistenti fuori dalla nostra mente , in
questo modo non si arriverà mai ad una conoscenza chiara e distinta.
Pertanto dire di aver visto un colore , o di sentire dolore è impensabile ,
poiché si parlerebbe di qualcosa di cui non si conosce assolutamente niente.
Sostanzialmente in questi articoli Cartesio riprende una distinzione presente
anche nelle meditazioni , tra proprietà oggettive e soggettive , le prime
effettivamente chiare e distinte , le seconde no.
ARTICOLO LXIX : ‘’ Conosciamo grandezza , figura ecc… ben altrimenti dei
calori , dolori ecc… ‘’
ARTICOLO LXXI : ‘’ La principale causa dei nostri errori discende dai pregiudizi
dell’infanzia ‘’
ARTICOLO LXIII : ‘’ La terza è che ci è faticoso prestare attenzione alle cose che
non sono presenti ai sensi ; e pertanto siamo abituati a giudicare di esse in base non
alla percezione presente , ma ad un’opinione preconcetta ‘’
- Altro fattore che conduce all’errore è associare concetti a parole che non
corrispondono effettivamente alle cose di cui si parla , e questo perché ci si
ricorda più facilmente delle parole che delle cose ; ciò non basta per aver
discernimento di ciò che è chiaro e ciò che è distinto.
ARTICOLO LXXV : ‘’ Riassunto di ciò che si deve osservare per filosofare in modo
corretto ‘’
- Cartesio si propone ora di spiegare quali sono le cause del movimento , sia
quella generale che quella particolare.
Quella generale è quella che è causa di tutti i movimenti del mondo , ovvero
Dio , che ha conferito alla materia il movimento insieme alla quiete , che sono
poi da lui conservati uguali a quanti ne ha posti all’inizio.
Questo movimento rimane sempre lo stesso , e salvo alcuni piccoli
mutamenti che ci sono svelati da rivelazione divina , Dio conserva sempre
allo stessa identica maniera la materia e il suo movimento.
ARTICOLO XXXVIII : ‘’ Prima legge di natura : ogni cosa per quanto è in essa ,
persevera sempre nel medesimo stato ; e così , una volta
che è in modo , continua sempre a muoversi ‘’
- Quando un corpo muove contro un altro con una forza minore a quella
dell’altro di resistere , esso è deviato su un’altra traiettoria , mantiene il suo
movimento e perde determinazione.
Se invece il corpo ha forza maggiore rispetto quella di resistenza dell’altro
esso perde tanto movimento quanto ne da’ all’altro.
‘’ Un corpo duro che si scontra con un altro corpo duro non perde il suo movimento ,
ma vengono fatti rimbalzare verso la direzione opposta , mentre un corpo duro che si
scontra con un corpo molle perde tutto il suo movimento , riducendosi alla quiete ,
mentre i corpo molle acquisisce movimento ‘’.
ARTICOLO XLI : ‘’ Prova della prima parte di questa regola ‘’