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Locke
Capitolo 3:
LOCKE
2. Ragione ed esperienza
Secondo Locke, la ragione: non unica o uguale in tutti gli uomini, perch essi ne partecipano in misura diversa; non infallibile, perch le idee sono limitate o non possono concatenarsi tra di loro per comporre dei ragionamenti, e perch pu essere ingannata da falsi principi o dal linguaggio di cui necessita per esistere; non pu ricavare da s idee e principi; questi devono essere ricavati dall'esperienza che, comunque, ha i suoi limiti e le sue condizioni. Sebbene sia debole e imperfetta, la ragione l'unica guida di cui l'uomo dispone per orientarsi nei campi della morale, della politica e della religione. Locke era dell'idea che, prima di affrontare problemi strettamente filosofici, fosse necessario esaminare le capacit dell'uomo, constatare quali fossero i suoi limiti e il suo possibile campo d'azione. Si pu dire che con l'opera Il saggio sull'intelletto umano nata la prima indagine critica della filosofia moderna diretta a stabilire quali siano le effettive possibilit e gli effettivi limiti dell'uomo. L'uomo ha dei limiti poich la sua ragione ha dei limiti; quest'ultima ha dei limiti in quanto si fonda sull'esperienza, anch'essa limitata. La ragione, controllata dall'esperienza, impedisce all'uomo di affrontare tutti quei problemi che sono al di l delle sue capacit, ad esempio quelli della metafisica.
Angioni Federica, IV F
Locke
Locke fa partire la sua indagine dalla convinzione che l'oggetto della nostra conoscenza siano le idee. Il primo limite che Locke introduce quello secondo il quale le idee derivano esclusivamente dall'esperienza; esse, quindi, non sono spontanee creazioni dell'intelletto, ma bens il frutto della passivit di quest'ultimo di fronte alla realt. Locke suddivide le idee in: idee di sensazione: derivano dal senso esterno, ovvero dalla realt esterna delle cose naturali. Le idee di sensazione sono semplicemente sensazioni (il caldo, l'amaro..) o in generale tutte le qualit che attribuiamo alle cose. idee di riflessione: derivano senso interno, ovvero dalla realt interna del suo spirito. Idee si riflessione sono il dubbio, il ragionamento, o comunque tutte quelle idee che si riferiscono a operazioni del nostro spirito. Locke, rimando fedele al principio cartesiano secondo il quale avere un'idea significa percepirla, arriva a criticare l'innatismo. Le idee non ci sono quando non sono pensate; per cui ,per l'idea, esistere significa essere pensata. Le idee innate dovrebbero esistere in tutti gli uomini, quindi anche nei bambini, begli idioti, nei selvaggi; ma poich da queste persone non sono pensate, esse non esistono in loro, perci non possono considerarsi innate. Locke fa una classifica, ovvero un inventario, delle idee: idee semplici: ci sono fornite dall'esperienza; idee complesse: sono prodotte dal nostro spirito mediante l'unione di varie idee semplici. L'intelletto umano presenta un limite insuperabile: non in grado di creare o distruggere un'idea semplice non derivante dall'esperienza. Ignorare questo limite, secondo Locke, significa abbandonarsi a sogni utopici. Su questa base Locke distingue la sensazione stessa dalla qualit della cosa che la produce in noi; non ogni idea o sensazione la copia o immagine di una qualit oggettiva. A tale proposito egli riprende la distinzione tra qualit oggettive (chiamate anche qualit primarie) e soggettive (chiamate anche qualit secondarie).
Angioni Federica, IV F
Locke
L'attivit dello spirito si manifesta anche nella formazione di idee generali. Queste non indicano alcuna realt, ma sono soltanto segni delle cose particolari. I nomi generali sono segni delle idee generali, e le idee generali sono segni di un gruppo di cose particolari, tra le quali possibile riconoscere una certa somiglianza. Alle idee generali corrisponde quindi solo un certo rapporto di somiglianza tra le cose particolari. Non c' una realt particolare uomo; il nome, l'idea generale di uomo sono segni di quegli esseri ai quali, date le loro somiglianze, noi appunto riferiamo il termine uomo. E' questa sostanzialmente la dottrina nominalistica.
Angioni Federica, IV F
Locke
molte idee sono prodotte in noi con piacere o con dolore, mentre quando sono solamente ricordate non sono pi accompagnate da piacere o dolore: ci significa che solo l'oggetto esterno provoca in noi piacere o dolore quando colpisce i nostri sensi; i sensi si fanno testimonianza reciproca. Ad esempio il tatto e la vista confermano l'esistenza di una cosa e rafforzano la certezza dell'esistenza delle cose. Queste ragioni valgono solo per l'istante in cui la sensazione ricevuta. Quando l'oggetto non pi testimoniato dai sensi, la certezza della sua esistenza sparisce ed sostituita dalla probabilit. Per questo motivo, alle esistenze certe dell'io, di Dio e delle cose, Locke affianca la conoscenza probabile. Quest'ultima quella nella quale si afferma la verit o la falsit di una proposizione in conformit con l'esperienza o con la testimonianza di altri uomini. La conoscenza certa e quella probabile costituiscono il dominio della ragione. Dalla ragione si distingue la fede, che fondata soltanto sulla rivelazione. La ragione rimane tuttavia il criterio della fede stessa perch solo essa pu decidere sull'attendibilit e sul valore della rivelazione. Perci la fede non pu n turbare n negare la ragione, ma solo condurla l dove non potrebbe arrivare da sola.
Stato e libert
Lo stato di natura, quindi, non necessariamente uno stato di guerra, come affermava Hobbes; tuttavia pu diventare tale nel caso in cui una o pi persone ricorrano alla forza per ottenere un controllo sulla libert e sulla vita altrui. Proprio per evitare questo stato di guerra, gli uomini si pongono in societ e abbandonano lo stato di natura. La costituzione di un potere civile, comunque, non toglie agli uomini i diritti che possedevano nello stato di natura, tranne quello di farsi giustizia da s. Se la libert naturale consiste per l'uomo nell'essere limitato soltanto dalla legge di natura, la libert dell'uomo nella societ consiste nel non sottostare a nessun potere legislativo tranne che a quello stabilito che, quindi, non altro che un atto e una garanzia di libert dei cittadini medesimi. Pertanto la legge di natura non implica, come invece affermava Hobbes, che il contratto che d origine a una comunit civile formi un potere assoluto o illimitato. L'uomo che non possiede alcun potere sulla propria vita, non pu, con in contratto, rendersi schiavo di un altro e porre se stesso sotto un potere assoluto.
7. Tolleranza e religione
L'epistola sulla tolleranza tratta della libert di coscienza, e in particolare presenta argomenti a
Liceo Scientifico G. Brotzu 4 Anno scolastico 2011 - 2012
Angioni Federica, IV F
Locke
favore della libert religiosa e del non intervento dello Stato in materia religiosa. Nella sua opera Locke mette a confronto lo Stato e la Chiesa, indicando con il termine tolleranza il punto d'incontro tra i compiti e gli interessi delle due istituzioni. Locke afferma che lo Stato una societ di uomini costituita per conservare e promuovere soltanto i beni civili, intendendo per beni civili la vita, la libert, l'integrit del corpo, il possesso delle cose esterne. Questo compito dello Stato stabilisce i limiti della sua sovranit. La Chiesa, invece, una libera societ di uomini che si riuniscono spontaneamente per onorare Dio per ottenere la salvezza dell'anima. L'unico strumento di cui lo Stato dispone la costrizione; ma la costrizione incapace di condurre alla salvezza, perch nessuno pu essere salvato suo malgrado. La salvezza dipende dalla fede e la fede non pu essere imposta negli animi con la forza. Dall'altro lato, n i cittadini n la Chiesa possono chiedere l'intervento del magistrato in materie religiosa. Come societ libera e volontaria, la Chiesa non fa n pu far nulla in materia di propriet di beni civili o terreni, n pu far ricorso alla forza per alcun motivo. Nell'Epistola, Locke afferma che, sebbene e la Chiesa abbia il diritto di scomunicare coloro le cui credenze sono incompatibili con i propri principi, la libert di coscienza deve essere sempre rispettata. Al contrario dei libertini che tendevano a spogliare la religione di ogni valore tradizionale, Locke afferma e difende la possibilit del carattere razionale della religione e riconosce nel cristianesimo una religione razionale.