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Angioni Federica, IV F

Hobbes

Capitolo 1:
1. Un'alternativa a Cartesio

HOBBES

Se la filosofia di Cartesio legata a una metafisica spiritualistica, quella di Hobbes legata a presupposti materialistici e nominalistici e, sopratutto, scorge nella ragione una tecnica per molti aspetti diversa e opposta a quella individuata da Cartesio. Thomas Hobbes nacque in Inghilterra nel 1588. Studi a Oxford, ma la sua formazione dovuta sopratutto ai contatti con l'ambiente culturale europeo che egli stabil durante viaggi e permanenze nel continente. Mor a Londra nel 1679, a 91 anni. La sua opera principale il Leviatano, ossia la materia, la forma e il potere di uno Stato ecclesiastico e civile, pubblicata nel 1651. Nella trilogia costituita da Il cittadino, Il corpo e L'uomo, Hobbes espose il suo sistema in tutte le sue parti. La filosofia di Hobbes ha come scopo quello di porre i fondamenti di una comunit pacifica e ordinata, che egli crede possibile solo sula base del potere assoluto dello Stato. Secondo Hobbes una filosofia metafisica sarebbe incapace di fornire tale fondamento, ed per questo motivo che egli mira a costruire una filosofia razionale che si ispiri solo al mondo della natura.

4. La politica La condizione presociale e il diritto di natura


Hobbes ha voluto basare la sua politica su pochi postulati, e ha concepito questa scienza per analogia alla geometria, ossia come fondata su pochi principi dai quali viene dedotta necessariamente l'intera costruzione. La necessit della scienza politica un riflesso della necessit che agisce nelle volont umane; Hobbes si chiede se il comportamento degli uomini sia libero. L'intera scienza politica, per Hobbes, deriva da due postulati: la bramosia naturale (Cupiditas Naturalis) per la quale ognuno pretende di godere da solo dei beni comuni; la ragione naturale (Ratio Naturalis) per la quale ognuno cerca di fuggire la morte. Il primo postulato esclude che l'uomo sia per natura un animale politico: in questo modo Hobbes non nega che gli uomini abbiano bisogno gli uni degli altri, bens nega che gli uomini abbiano per natura un istinto che li porti a venirsi incontro l'un l'altro. Secondo una vecchia definizione, l'uomo ha bisogno degli altri uomini per essere felice; secondo Hobbes, invece, gli uomini sono felici solo quando seguono il proprio interesse; essi, quindi, sono egoisti e asociali. In poche parole Hobbes nega l'esistenza di un amore naturale dell'uomo verso il suo simile. Insomma, ogni associazione spontanea nasce dal bisogno reciproco o dall'ambizione, ma mai dall'amore o dalla benevolenza verso gli altri. Per questo motivo, secondo Hobbes l'origine delle pi grandi e durature societ il timore reciproco, e non la benevolenza. Le cause di tale timore sono: l'uguaglianza di natura tra gli uomini, per la quale tutti desiderano la stessa cosa, ovvero l'uso esclusivo dei beni comuni; la volont naturale di danneggiarsi a vicenda. Il diritto di tutto su tutti (ius omnium in omnia), relativo all'uguaglianza naturale, e la volont naturale di danneggiarsi a vicenda fanno s che lo stato di natura sia uno stato di guerra incessante di tutti contro tutti (bellum omnium contra omnes). In questo stato nulla giusto: non ci sono n legge n potere, per cui impossibile distinguere il giusto dall'ingiusto. Ognuno ha diritto su tutto, persino sulla vita degli altri (homo homini lupus); questo, comunque, potrebbe essere riconosciuto come un istinto naturale che non pu essere soppresso. Tuttavia, non essendo tale istinto contrario alla ragione, in quanto non contrario alla ragione fare di tutto per difendersi, prevalere sugli altri e sopravvivere, esso pu essere chiamato diritto. Tuttavia, proprio dall'esercizio di tale diritto che deriva la condizione di guerra continua di tutti contro tutti.

La ragione calcolatrice e la legge naturale


Questa condizione di guerra universale non pu tuttavia realizzarsi e stabilirsi pienamente, poich in questo caso si arriverebbe all'annientamento del genere umano; in ogni caso, comunque, la minaccia potenziale dello stato di guerra pone l'uomo al livello di un animale solitario depravato dal timore e incapace di disporre del suo tempo. Se l'uomo fosse privo di ragione, la condizione di guerra totale sarebbe insuperabile e il principio
Liceo Scientifico G. Brotzu 1 Anno scolastico 2011 - 2012

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e la fine della sua storia sarebbero la distruzione della sua specie. Ma la ragione umana la capacit di prevedere e provvedere ai bisogni e alle esigenze dell'uomo mediante un attento calcolo (Ratio Naturalis): la ragione naturale, quindi, che suggerisce all'uomo il principio generale da cui discendono le leggi naturali del vivere civile, proibendo a ciascun individuo di fare ci che provoca la distruzione della vita e proibendo di omettere ci che conserva la vita. Tale principio generale pertanto il fondamento della legge naturale. La legge naturale intesa da Hobbes non ha nulla a che fare con l'ordine divino e universale che, invece, venivano presi in considerazione dalla tradizione medievale; la ragione umana, per Hobbes, un'attivit finita o condizionata dalle circostanze in cui opera, una tecnica calcolatrice capace di prevedere le circostanze future e di fare in vista di esse le scelte pi convenienti. La naturalit del diritto significa quindi, per Hobbes, la razionalit di esso; tale razionalit, comunque, relativa al significato che per Hobbes ha la ragione come facolt finita di previsione e di scelte opportune. Di conseguenza le norme fondamentali della legge naturale, secondo Hobbes, mirano ad imporre all'uomo una disciplina che gli procuri una sicurezza almeno relativa e la possibilit di dedicarsi a quelle attivit che gli rendono la vita agevole: si tratta di una tecnica di autoconservazione, la cui prima norma : Cercare e conseguire la pace in quanto si ha la speranza di ottenerla; e, quando non si pu ottenerla, cercare e usare tutti gli ausili e i vantaggi della guerra. Tale legge, definita pax est quaerenda, afferma in poche parole che bisogna sempre cercare la pace e che bisogna usare la guerra solo quando non si pu conseguire la prima. La seconda legge simile al precetto evangelico secondo il quale non devi fare agli altri ci che non vorresti fosse fatto a te. Tale legge implica implica che gli uomini stringano tra loro patti con i quali rinuncino al loro diritto originario o lo trasferiscano a determinate persone (ius in omnia est retinendum); in questo modo, quindi, si pu uscire dallo stato di natura. Ma ovviamente i patti per essere tali devono essere mantenuti; per tale motivo la terza legge naturale, chiamata Pactis Standum, che bisogna stare ai patti, cio osservare la parola data.

Lo Stato e l'assolutismo
L'atto fondamentale che porta dallo stato di natura allo stato civile quello corrispondente alla seconda legge naturale, ovvero la stipulazione di un contratto con il quale gli uomini rinunciano al diritto illimitato dello stato di natura e lo trasferiscono ad altri (ius in omnia est retinendum). Solo se ciascun individuo sottomette la propria volont a un unico uomo o a un'assemblea nei confronti del quale non oppone resistenza, si ha una stabile difesa della pace e dei patti di reciprocit in cui essa consiste. Realizzato tale trasferimento, si ha lo Stato o societ civile, detto anche persona civile. Colui che rappresenta questa persona (sia essa un unico individuo, sia essa un'assemblea) il sovrano, o Leviatano e ha potere assoluto; tutti gli altri sono sudditi. La teoria di Hobbes dello Stato e del potere sovrano considerata tipica dell'assolutismo politico. Ci perch: 1. Hobbes insiste sull'irreversibilit e unilateralit del patto fondamentale. Il diritto dello Stato nasce dai patti dei sudditi tra loro e non da un patto tra i sudditi e lo Stato; per tale motivo, una volta costituito lo Stato, i cittadini non possono dissolverlo; 2. Hobbes ritiene che il potere sovrano indivisibile, ovvero non pu essere distribuito tra poteri diversi che si limitano a vicenda; 3. Hobbes ritiene che il giudizio sul bene e sul male appartenga allo Stato e non ai cittadini; se fosse il contrario l'obbedienza allo Stato sarebbe condizionata dalla variet dei criteri individuali e lo Stato si dissolverebbe; 4. Secondo Hobbes competenza dello Stato quella di esigere obbedienza anche per ordini ritenuti peccaminosi o ingiusti; 5. Secondo Hobbes la stessa sovranit nega il tirannicidio; 6. Hobbes nega che lo Stato (o il sovrano) sia comunque soggetto alle leggi dello Stato. Questa caratteristica dell'assolutismo di Hobbes non significa, comunque, che le azioni dello Stato non abbiano dei limiti: neppure lo stato pu comandare di uccidere o ferire se stesso o un'altra persona e, in generale, non pu negare all'uomo qualsiasi cosa necessaria alla vita o obbligarlo a fare qualcosa. Tuttavia il suddito libero solo in ci che il sovrano ha omesso di regolare con le leggi. Lo Stato, invece, sempre libero perch non ha leggi ed una sorta di anima della comunit; in quanto tale lo Stato contiene in s anche l'autorit religiosa e non pu riconoscere un'autorit religiosa indipendente: pertanto Stato e Chiesa coincidono.
Liceo Scientifico G. Brotzu 2 Anno scolastico 2011 - 2012

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