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La filosofia politica di Thomas Hobbes (1588-1679) (1.

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Hobbes € un filosofo empirista inglese. La sua riflessione di filosofia della politica si €


sviluppata in gran parte durante il periodo della Rivoluzione inglese, periodo nel quale la societ•
inglese era stata lacerata dalla guerra civile. L’intento dichiarato di Hobbes fu quello di essere il
“Galileo del mondo morale”, ovvero di applicare i metodi delle scienze dalla natura nell’ambito
delle discipline che si occupano della societ• e della politica.

Lo scopo della scienza della politica hobbesiana

Poich€ tutta la realt• € corporea (Hobbes € un materialista), una distinzione degna di rilievo
nell’ambito della filosofia hobbesiana € quella tra “corpi naturali e “corpi artificiali”.
I corpi naturali sono stati costruiti da Dio e l’uomo vi si trova immerso: questi devono essere
studiati “a posteriori” con molta fatica, attraverso il metodo sperimentale; i corpi artificiali sono
invece costruiti dall’uomo, per cui dovrebbero essere i meglio conosciuti dall’uomo stesso (l’uomo
che € il fabbricante dei corpi artificiali ne conosce il progetto, l’intimo funzionamento). I corpi
artificiali quindi sono noti a priori all’uomo. Il corpo artificiale pi• complesso che l’uomo ‚ in
grado di costruire ‚ lo Stato (il “corpo politico”), ma spesso accade che lo stesso uomo ignori i
principi del funzionamento dello Stato che egli stesso ha costruito: ne conseguono allora infinite
calamit…, poich‚ all’uomo pu† sfuggire di mano la propria pi• importante creatura.
Occorre allora rimediare a questa deplorevole ignoranza umana dando sviluppo alla scienza
della politica (in spirito galileiano), una scienza che spieghi in cosa consista quella creatura
artificiale che ‚ lo Stato e quali siano le regole per ben costruirlo e amministrarlo.

Lo stato di natura

Lo scopo della nuova scienza della politica € impedire la distruzione dello Stato e il ritorno allo
“stato di natura”, la condizione pre - istituzionale, ovvero alla situazione della guerra di tutti contro
tutti.
Secondo il materialista Hobbes c’€ una continuit• tra gli animali e l’uomo. Anticamente - prima
dell’avvento delle istituzioni statuali - l’uomo si € trovato a condividere con gli animali la
condizione ferina. Occorre dunque non farsi alcuna illusione (la polemica qui € contro Aristotele e
tutti i suoi seguaci) circa lo “stato di natura” che ha preceduto le istituzioni politiche.
Lo stato di natura € caratterizzato da una serie di condizioni oggettive, di dati di fatto. a) Nello
stato naturale l’uomo € dotato della forza fisica, adatta a difendersi, ma anche a offendere; questo
rende ciascun uomo potenzialmente uguale ad ogni altro; b) l'uomo € fondamentalmente egoista e -
in assenza di limiti al suo egoismo - ritiene di avere diritto su tutte le cose ( il cosiddetto ius in
omnia), scatenando cos‡ una situazione di competizione per l’accapparramento dei beni; c) i beni
della natura sono scarsi e l’egoismo degli uomini ‚ senza limiti per cui la situazione di concorrenza
sfocia inevitabilmente in una situazione di guerra, ove tutti rischiano continuamente di essere
ammazzati.
Quindi l'uomo ‚ fondamentalmente dominato dalle passioni, dal desiderio di potere che cessa
soltanto con la morte. Fin qui, l’uomo cos‡ caratterizzato rimarrebbe eternamente allo stato ferino,
se non fosse - a differenza di qualsiasi altro animale - dotato della ragione.

La ragione calcolatrice

Hobbes non ‚ un razionalista: non pensa che tutto sia razionale e che l’uomo sia prima di tutto
ragionevole: la ragione - nella convinzione di Hobbes - altro non ‚ se non l’arte di calcolare le
conseguenze delle azioni proprie e degli altri. Questa arte di calcolo ‚ posseduta da tutti gli uomini,
per cui tutti gli uomini possono giungere - applicandola - ad analoghe conclusioni. Si tratta quindi

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di un’arte del calcolo che facendo leva sulle passioni, sull’egoismo e sulla convenienza, € per… in
grado di suggerire a tutti dei comportamenti vantaggiosi, capaci di dare maggior sicurezza e di
tutelare il bene pi† prezioso, ovvero la vita stessa.
Hobbes stesso ha estrapolato (quasi nei termini di un teorema matematico) una serie di regole
“naturali” che, egoisticamente, converrebbe seguire a tutti gli uomini.
Queste regole sono circa una ventina, anche se le pi† importanti si riducono a tre:
1) "Cercare la pace quando si ha la speranza di ottenerla; se no, usare tutti gli ausili e i
vantaggi della guerra";
2) "Rinunciare al proprio diritto su tutto e accontentarsi di avere le stesse libert€ degli altri" (si
tratta, come ben si vede di una regola di reciprocit•);
3) "I patti devono essere mantenuti".
‡ interessante il fatto che queste regole naturali, per essere osservate, necessitino della
cooperazione di molti individui: la loro osservanza non pu… essere realizzata da uno solo. In
sostanza Hobbes afferma che nello stato di natura le leggi ci sono, ma non si € certi che tutti vi
obbediscano; se qualcuno non obbedisce alle regole naturali non c'€ nessuno che possa costringerlo
all'osservanza. L'unica soluzione, per rendere efficaci queste regole naturali, € quella di precostituire
una situazione nella quale tutti abbiano la certezza che tutti gli altri vi obbediscano. Dunque le
regole naturali non bastano da sole; occorre una situazione artificiale che permetta a queste regole
di tradursi in pratica, con la sicurezza di tutti.

Lo stato di natura • una finzione?

Hobbes si domanda se lo stato di natura debba essere considerato solo come una finzione,
oppure se non debba essere considerato come uno stato realmente esistito, o tuttora realmente
esistente. Secondo Hobbes uno stato di natura non € solo un modello teorico, ma € esistito
realmente e pu… esistere tuttora, almeno in tre casi:
-Le societ€ primitive. Nel Seicento cominciano a giungere in Europa le descrizioni delle societ•
semplici dei paesi extra europei; agli europei queste semplici societ• erano sembrate assai
aggressive; gli uomini silvestri sembravano sempre pronti a competere, ad armarsi, a farsi la guerra
in maniera sanguinosa. A partire da questo pregiudizio Hobbes ritiene che le societ• primitive
vivano effettivamente in una situazione di "guerra di tutti contro tutti".
-La condizione di guerra civile. Hobbes conosceva bene la situazione della guerra civile perchˆ
l'aveva sperimentata nel periodo della rivoluzione inglese. Secondo Hobbes, nella situazione di
guerra civile, con la dissoluzione delle istituzioni civili, gli uomini ritornano immediatamente allo
stato di natura, poichˆ ciascuno si riappropria delle proprie prerogative e cerca di farle valere, con la
violenza, contro gli altri; la guerra civile quindi € il peggiore dei mali e rappresenta la condizione
della societ• in cui ciascun individuo rischia continuamente di essere ucciso.
-La societ€ internazionale. All'epoca di Hobbes non esistevano istituzioni sovranazionali, come
le odierne Nazioni Unite, per cui i rapporti tra gli Stati venivano interpretati pi† o meno alla stessa
stregua dei rapporti tra gli individui: i singoli Stati nazionali pretenderebbero di esercitare anche
essi il diritto su tutte le cose che pretenderebbero quindi di impadronirsi di tutti i beni della terra a
spese degli altri Stati; poichˆ i beni della terra sono limitati e l'egoismo degli Stati € infinito, la
situazione dei rapporti tra gli Stati € quella di una permanente in sicurezza e di una permanente
guerra di tutti contro tutti. Queste dottrine sono oggi state ereditate da una nota corrente di filosofia
della politica che si chiama "realismo politico".
In conclusione lo stato di natura non € una finzione, anzi € una condizione sempre in agguato,
una condizione in cui ciascuna societ• organizzata pu… precipitare da un momento all'altro.

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Il contratto secondo Hobbes

Il contratto sociale (overo il pactum unionis) suggerito dalla comune ragione, secondo Hobbes,
avviene in due momenti: a) un patto di associazione (pactum societatis) e b) un patto di
assoggettamento (pactum subjectionis).
Attraverso un patto di associazione tutti gli uomini si impegnano a rinunciare a tutte le loro
prerogative naturali e a conferirle in un unico blocco. Rinunciano cos‰ a tutti i beni, rendendo inutile
la competizione e la violenza. Le prerogative a cui gli uomini rinunciano sono soprattutto di due
tipi: il potere di tipo economico (la propriet•) e il potere politico (potere della forza, potere
coercitivo).
Attraverso il patto di assoggettamento essi conferiscono poi a una entit€ terza tutto l’insieme
delle prerogative cui hanno rinunciato. Questa entit• terza - grazie alla cessione avvenuta - diventa
massimamente potente e quindi ci… rende inutile qualunque tentativo dei singoli di sottrarle
alcunch€.
Secondo Hobbes, questa sarebbe la formula ipotetica del patto: Šio autorizzo e cedo il mio
diritto di governare me stesso a quest'uomo o a questa assemblea di uomini a questa condizione:
che anche tu ceda il tuo diritto a lui e autorizzi tutte le sue azioni allo stesso modo‹ (dal Leviatano,
...)
Hobbes in termini metaforici chiama Leviathan questa entit• terza, riferendosi al nome di un
mostro biblico che si cibava di uomini: € chiaro che Hobbes considera il potere dello Stato come
una specie di mostro che “si ciba” dei poteri e delle prerogative di tutti gli uomini. Coloro che si
assoggettano cos‰ al Leviatano diventano suoi sudditi in tutto e per tutto, e dipendenti in tutto e per
tutto da lui.
Per quanto riguarda il diritto di propriet•, Leviathan possiede tutta la propriet• (poich€ l’ha
ricevuta assieme a tutte le altre prerogative) e la pu… tenere oppure distribuire a suo piacimento a
tutti o ad alcuni dei sudditi (questo comportamento era del tutto comune nell’ambito del
feudalesimo). Dunque nel mondo dell’assolutismo sono inevitabili le disuguaglianze arbitrarie di
propriet•.
Cosa guadagnano i contraenti di questo patto? Hobbes osserva che essi perdono tutto, ma
guadagnano la loro sicurezza. Secondo Hobbes, Leviathan non avrebbe nessun motivo plausibile
(nei termini del calcolo) per attentare alla vita dei propri sudditi, poich€ egli possiede gi• tutto.

Le conseguenze del patto

Il patto hobbesiano determina cos‡ l’istituzione di un potere superiore a tutti gli altri, che vien
detto perci† potere sovrano o, meglio, sovranit€. Le caratteristiche della sovranit•, secondo
Hobbes, sono tre: il carattere assoluto, la non revocabilit€, la indivisibilit€.
La sovranit• deve essere assoluta (svincolata, senza limiti) perchˆ altrimenti si correrebbe
continuamente il rischio di precipitare nuovamente nello stato di guerra. Hobbes nella sua opera
sviluppa una serie ampia di argomentazioni contro le teorie della limitazione del potere.
La sovranit• non € revocabile poichˆ il patto, secondo Hobbes, € irreversibile, sia per motivi
pratici (tutti dovrebbero essere d'accordo nella rescissione del patto), sia per motivi teorici (il
Leviatano, che ha ricevuto tutti i poteri, non sarebbe d'accordo).
D'altro canto la sovranit• deve anche essere indivisibile perchˆ, nel caso in cui fosse divisibile,
secondo la dottrina della divisione dei poteri, si creerebbero immediatamente diversi poteri che
potrebbero confliggere tra di loro e ricreare lo stato di guerra. In sostanza Hobbes € contrario alla
dottrina della divisione dei poteri che, pi† o meno nello stesso periodo, verr• elaborata da Locke.

Le limitazioni del potere assoluto e il ritorno allo stato di natura

Nonostante la sovranit• sia assoluta, lo stato assoluto comunque ha dei limiti di fatto. Intanto
esiste secondo Hobbes una dimensione privata in cui lo Stato non pu… entrare: ad esempio lo Stato

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non pu… comandare a un suddito di uccidere o ferire se stesso, o un parente; non pu… comandargli di
non difendersi o di non nutrirsi, non pu… comandargli di confessare un delitto (non si pu… essere
obbligati ad accusare se stessi). Pu… accadere poi, per cause pi† o meno accidentali, che il Leviatano
venga meno al dovere di garantire la vita e la sicurezza dei sudditi. In tal caso i sudditi non
potrebbero appellarsi ad alcuno e sarebbero comunque costretti a subire. Se non ch€, in caso di
rischio per la propria vita e sicurezza, i sudditi sarebbero immediatamente indotti a disobbedire al
sovrano, ad armarsi e a difendersi,: si precipiterebbe in tal caso in una vera e propria guerra civile
che, per Hobbes, non € null’altro se non la riproposizione dello “Stato di natura”. Quando il
Leviatano venisse meno ai patti, si ritornerebbe quindi di fatto immediatamente allo stato di natura.
Dunque nel sistema hobbesiano non c’‚ spazio per il diritto del popolo all’insurrezione contro il
tiranno.

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