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HOBBES

Thomas Hobbes nacque verso la ne del 1500 periodo in cui tutti i regimi erano
assoluti. Il suo intento era quello di elaborare una dottrina politica fondata su
premesse necessarie, per questo tale prospettiva è de nita geometrismo politico. I
postulati da cui deriva la scienza politica per Hobbes sono:

• Il desiderio naturale per cui ciascuno pretende di godere da solo dei beni comuni
con cui Hobbes nega che gli uomini abbiamo per natura un instinti che li porti
alla benevolenza e concordia reciproca;

• La ragione naturale per cui ognuno fugge dalla morte.

Per questo ogni associazione spontanea nasce o dal bisogno reciproco o


dall’ambizione. Questa sua visione pessimista della natura umana che dipinge
l’uomo come un essere egoista. Fa si che il suo stato di natura sia di guerra di tutti
contro tutti alla cui base vi è la natura umana “homo homini lupus” (l’uomo è lupo
per l’altro uomo) secondo cui l’uomo ha diritto “illimitato”, con questa concezione
Hobbes si allontana dai giusnaturalisti secondo cui il diritto naturale è un insieme
di diritti inviolabili che lo Stato riconosce, tutela e promuove. Il comportamento
dell’uomo è naturale perché l’uomo essendo razionale ragiona in questo modo,
ossia fa tutto ciò che è necessario per sopravvivere in quanto le passioni e le
azioni non sono ne buone né cattive, giuste o ingiuste, lo diventano quando
devono far riferimento a una legge, analogamente la proprietà non esiste in quanto
tutti possono ritenersi padroni di tutto. Nonostante la visione pessimistica
dell’uomo Hobbes sa che le passioni (paura di perdere la vita) e la ragione
condurranno l’uomo a superare lo stato di natura facendo il cosiddetto “patto con
il leviatano” un mostro biblico con cui viene soprannominato il sovrano assoluto
(capo anche della chiesa), un accordo necessario per la sopravvivenza in cui i
sudditi consegnano tutti i loro diritti al sovrano e il sovrano garantisce loro la vita e
la pace.

La forma di governo che meglio rispecchia i requisiti della sua dottrina politica è la
monarchia assoluta, lui stesso riconosce che il sovrano nonostante fosse un
dittatore l’importante era che fosse in grado di assicurare l’ordine pubblico è la
condizione indispensabile era che fosse un sovrano assoluto dotato di tutti i poteri.

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LOCKE

Locke è considerato il fondatore del liberalismo. Per lui lo stato di natura è


caratterizzato da una condizione di uguaglianza di tutti gli uomini in auto tutti dotati
di ragione e degli stessi diritti. Per questo ogni uomo è perfettamente libero e gode
di tutti i diritti naturali (alla vita, alla libertà e proprietà). La libertà degli uomini nello
stato di natura è tuttavia regolato dalla legge di natura o legge di ragione che rivela
agli uomini, in quanto dotati di ragione alcuni limiti invalicabili. Lo stato di natura è
una condizione di paci ca coesistenza, ma può diventare uno stato di guerra
quando una o più persone ricorrono alla forza per per imporsi sugli altri. Per
questo gli individui arrivano alla fondazione di uno Stato che non può avere potere
assoluto ma che garantisce i diritti naturali originari, fondandosi sul consenso dei
cittadini. Questi stipulano un contratto tra di loro e con il sovrano anche lui
soggetto alla legge dello Stato. L’uomo che fa libero nello stato di natura rimane
tale anche nello Stato civile perché si sottomette a un potere che nasce per
difendere la sua libertà originaria.

ROUSSEAU

Secondo Rousseau nello stato di natura gli uomini vivono felici in un sano
egoismo, perché quindi l’uomo decide di cambiare lo Stato/condizione? Perché
con il progresso arrivarono anche la disuguaglianze sopratutto quando nacquero le
famiglie e la proprietà privata, quest’ultima porto una disuguaglianza sopratutto tra
ricchi e poveri, conducendo a una guerra permanente questo fa sì che quindi
l’evoluzione dell’uomo nisca nel punto in cui Hobbes era partito nel suo stato di
natura di guerra tutti contro tutti. Questa situazione portò alla nascita di uno Stato
che tutelava le disuguaglianze per questo nacque la necessità di un nuovo Stato
che a ermi la sovranità popolare e che elimini le disuguaglianze. Il problema si
risolve con il contratto sociale, un patto di causa individui con se stesso con
scopo la salvaguardia della sicurezza, libertà e uguaglianza dei contraenti. Il tipo di
governi che si va a creare per Rousseau è una democrazia diretta in cui la
sovranità e quindi il potere è nelle mani del popolo, i poteri sono separati, le
decisioni sono prese in assemblea plenaria è la volontà generale risiede nel popolo
e mira soltanto all’interesse comune. La volontà è alla base della democrazia
diretta,in cui l’individuo rinuncia alla propria volontà per una volontà faccia il bene
di tutti. La volontà generale è infallibile. Nell’ottica di Rousseau le minoranze hanno
sempre torto e non vanno tutelate e vengono ritenute dissidenti perché rischiano di
mettere in pericolo la maggioranza e quindi il bene comune. I tipi di governo in cui
la minoranza non ha voce e non è tutelata sono regimi, infatti Rousseau è
considerato uno dei teorici del regime democratico in cui quello che conta è la
salute dello Stato (organicismo politico).

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