Vita
Hobbes nasce in Inghilterra nel 1588. Egli assiste ai fatti drammatici che
colpiscono il suo paese, come lo scontro tra il parlamento e il sovrano,
così il suo pensiero è ispirato ad ottenere la pace, anche se il suo progetto
politico nasce da una visione pessimistica dell’essere umano. Infatti
Hobbes descrive l’uomo come un essere che, a causa dei propri
sentimenti, in assenza di regole non riconosce i limiti naturali al suo agire.
Il filosofo vuole elaborare una dottrina politica per organizzare una
comunità civile ordinata e pacifica. Tutta la sua dottrina è incentrata sulla
convinzione che gli esseri viventi agiscono solo per il proprio interesse
personale, in una situazione di perenne conflitto di tutti contro tutti.
Inoltre Hobbes pensa che la scienza non rispecchi la realtà, ma che sia
invece soltanto un reticolo di concetti convenzionali e secondo lui la
ragione può elaborare concetti individuali delle cose. Poi Hobbes dice che
è grazie al linguaggio che possiamo esprimere i nostri pensieri, il quale
svolge due importanti funzioni:
1) Innanzitutto serve a designare le cose in modo tale che l’uomo possa
ricordarle.
2) In secondo luogo serve a far comprendere agli altri le cose che
pensiamo.
Secondo Hobbes tutta l’attività mentale è ricondotta al movimento, ossia
l’unico principio di spiegazione dei fenomeni naturali. Perfino il concetto
di bene e male è ricondotto a quest’ultimo. Il bene, infatti, favorisce la
conservazione fisica dell’uomo. Il male, invece, minaccia la sua
sopravvivenza.
Stato di natura
Hobbes afferma che gli esseri umani non possiedono il naturale istinto
d’amore verso gli altri, essendo dominati da sentimenti come il bisogno o
il timore. Secondo lui, infatti, ogni persona mira a procurarsi ciò che serve
per la propria sopravvivenza, inseguendo il proprio bene a scapito di
quello altrui. Secondo Hobbes, inoltre, se gli uomini vogliono sopravvivere
devono evitare gli scontri tutti contro tutti ed è proprio da questa
esigenza che nasce la necessità di creare una società civile, in cui, per
avere la pace, ognuno deve rinunciare al diritto naturale della
soddisfazione dei propri desideri. Una volta fatto ciò, si esce dallo stato di
natura attraverso un compromesso che vincola gli individui. Hobbes però
dice che non è sufficiente perché, a differenza delle api che si associano
per istinto, gli uomini sono continuamente in competizione per l’onore.
Per gli uomini il bene individuale surclassa il benessere comune e, per
risolvere ciò, è necessario stipulare, oltre al patto di unione, il patto di
sottomissione, grazie a cui gli uomini conferiscono tutto il proprio diritto e
la propria forza ad un’assemblea, in grado di ridurre i diversi voleri a una
singola volontà.
Il Leviatano contro Noctis
Hobbes dà il nome di Leviatano, una creatura terribile e mostruosa, allo
stato assoluto. Il filosofo raffigura il re come un individuo sovrumano, che
ha tutti i poteri nelle sue mani. Questa figura è detta sovrano e Hobbes
spiega che ci sono 2 modi per diventarlo: il primo prevede l’impiego della
forza, quindi lo stato ha forma patriarcale, mentre il secondo prevede un
accordo tra le persone, grazie a uno stato politico o istituzionale. Inoltre
Hobbes ritiene che il sovrano possa essere rappresentato con la
monarchia, l’aristocrazia o la democrazia, anche se lui preferisce la
monarchia, perché il monarca non agisce per il proprio interesse
personale a scapito di quello del pubblico. Nella prospettiva di Hobbes, il
potere del sovrano non ha un limite, tranne quello imposto dalla sua
morte. Il monarca costringe i sudditi all’obbedienza di tutte le norme,
mentre lui può anche non rispettarle e, in caso di disobbedienza, la
punizione minerebbe la solidarietà dello stato. L’unico limite che Hobbes
impone allo stato è quando gli ordini del sovrano mettono in pericolo la
vita dei sudditi.