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I pilastri del nostro ordinamento con pregi e difetti sono Bodin, Hobbs, Locke, Marsiglio da Padova,
e Kelsen, e la norma ha quindi un substrato filosofico. Ogni stato ha le sue leggi e il suo ordinamento
dettato da diversi gradi di importanza di valori e la loro attualità e stata discussa alla nascita
dell’Unione Europea (ad esempio, in Italia la parola è Vita, in Francia Libertà). La giustizia è
importantissima, poiché deve assetare chi ha ricevuto un torto ma deve anche dare il giusto peso al
colpevole, ed è importantissimo il lavoro del giudice che è come un dio in terra (prof. Gentile docet)
avendo nelle sue mani la vita di un essere umano.
La filosofia del diritto è la madre di tutte le altre discipline, le partorisce, guarda a 360 gradi ognuna
di loro e chiede al diritto ‘’che scopo hai?’’, paragonandolo a uno strumento. Il diritto costituzionale
dà le linee generali, come un padre.
Il diritto è un’invenzione dell’essere umano per l’uomo. Il giurista parte dalle norme emanate dal
governo senza discuterle, mentre la filosofia del diritto mette in discussione il legislatore, e tramite
questa azione continua il diritto prende coscienza di sé e si arricchisce. Bobbio la definisce
Tautologia, dicendo che filosofia è uguale al diritto: la filosofia è composta da tanti pensieri quanti
sono i filosofi, mentre il diritto è un sistema di norme poste in essere da un potere sovrano, cosi
come un insieme di valori superiori a qualsiasi legislazione positiva. Opocher dice che senza filosofia
non si può fare diritto, mentre Giorgio del vecchio, filosofo ebraico, dice che i principi della filosofia
del diritto sono:
-Fenomenologico: Diritto come fenomeno sociale in evoluzione
-Ontologico: diritto come norma o come attività del soggetto
-Deontologico: ricerca della giustizia, DOVER ESSERE del diritto.
La norma va calata ora dentro il diritto: vi è una norma naturale e una norma positiva, cosi come un
diritto naturale e uno positivo. Nel giuspositivismo, il diritto è un complesso di norme o regole di
condotta. Nel testo di bobbio è detto ‘’un insieme di norme ordinate a sistema’’. Il diritto come
tecnica è l’uso della coercizione: sanzioni negative coattive, ed il suo scopo è la convivenza sociale,
intesa come semplice controllo dei comportamenti devianti. Senza la sanzione, il diritto sarebbe
vuoto. Se traduco i diritti umani in norme positive, cioè li positivizzo, con l’aggiunta quindi di una
sanzione, essi si traducono in fatti: se lo stato sanzionasse chi non rispetta i diritti umani, essi
verrebbero rispettati e se ne eviterebbe il fallimento, introducendo quindi una tutela dei diritti
umani che, ora, sono nobili e vaghi. Il diritto, quindi, si è svuotato dentro: si è svuotato di valori, e
torniamo alla groundenorm vuota (guarda sotto) dove vi sono solo prezzi da pagare e costi da
sostenere, portando il diritto ad accettare di essere transatto, sostituito e monetizzato. Esso infatti
non ha più la forza di imporre le sue regole al mercato, ma viceversa è il mercato a porre le sue regole
al diritto. La mancanza di diritto porta inevitabilmente allo stato di natura oggi, non più caotico
perché siamo malvagi, ma caotico perché l’economia non vuole una organizzazione ordinata ma
vuole un disordine tale nel quale il mercato gioca il ruolo del padrone principale: l’incertezza e la
precarietà del mercato soppianta l’ordine e la precisione dello stato. In questo contesto, i diritti
dell’uomo svaniscono e il diritto stesso viene meno.
Con il processo di Norimberga all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, un criterio
non giuridico fu alla base del processo dove furono giustiziati gli uomini che avevano partecipato
all’eccidio di massa, applicando la legge e non contro, creando dal punto di vista giuridico un non
processo seguendo il brocardo NULLA POENA SINI LEGGE (nessuna pena senza una legge). I nazisti,
accusati di crimini contro l’umanità, non si sono mai pentiti del loro operato dettato per la
madrepatria mai andando contro la legge. Questo processo è quindi pedagogico e politico, dove si è
perpetrato un crimine contro l’umanità intera, crimini però a favore di legge. Le costituzioni nate
all’indomani della guerra hanno quindi posto alla base i diritti fondamentali. Il
giusnaturalismo, vincitore del processo di Norimberga, si è scontrato con il giuspositivismo: il diritto
naturale ha vinto il diritto positivo, la legge non scritta ha vinto sulla legge scritta. Dopo la guerra,
l’ispirazione giusnaturalista è stata tradotta in norme positiviste, unendo i due diritti per un bene
comune, e la vittoria del giusnaturalismo ricordiamo che è avvenuta nell’aula di un tribunale.
Andiamo ora ai caratteri della norma. Uno è la generalità, la norma deve riguardare tutti i
cittadini ‘’erga omnes’’ e uno è l’astrattezza, la norma deve essere riferita a tutti ed è compito del
legislatore mentre legifera mantenere il carattere d’astrattezza prendendo un caso astratto, ma il
pericolo che il legislatore non guardi a tutta la cittadinanza ma solo una parte ristretta di essa è
sempre presente, e in questo caso si deve o impugnare la legge poiché non rispetta il principio
d’uguaglianza oppure si deve non rispettare la norma in maniera generale, cosa non prevista dal
nostro ordinamento, o usare l’opzione dell’obiezione di coscienza che è invece prevista nel nostro
ordinamento (pensiamo all’aborto). Attraverso l’interpretazione, una norma generale e astratta
diviene una norma concreta e si può risolvere la controversia presentata.
Dalla generalità viene il principio d’uguaglianza, dall’astrattezza c’è la certezza della norma.
Con l’entrata in vigore del trattato di Maastricht il principio di sussidiarietà, nato come aiuto allo
stato centrale per poter colmare alcune lacune tramite l’azione degli enti più vicini ai cittadini quali
le regioni e le province, subisce un cambiamento: ora, infatti, si crea un diritto internazionale che va
a sostituire il diritto interno di ogni stato e sfuma la sovranità, guardando quindi a un diritto come
procedura e non più alla norma scritta ma alla decisione del giudice, bocca della legge che crea il
diritto e fa perdere valore alla nostra costituzione
Cos’è l’ordinamento giuridico? Le norme nella realtà non le troviamo mai sole ma sempre all’interno
di un contesto insieme ad altre norme. Tra queste vi sono dei rapporti particolari. Possiamo tradurre
definendo l’ordinamento come un insieme di norme ordinate a sistema; le norme non vivono mai
sole? Se noi avessimo una sola norma noi potremmo fare tutto ciò che ci è concesso fare? Sarebbe un
semi stato di natura, le norme ci consentono di vivere all’interno di una comunità e di convivere
all’interno di una società.
Non è possibile considerare una sola norma ma un insieme che vivono secondo dei particolari
rapporti, questo insieme lo definiamo ordinamento giuridico. Questa pluralità dà vita
all’ordinamento giuridico. Come si possono trovare le norme all’interno del contestò due categorie
che Kelsen definisce in maniera monostatica o normo dinamica. Normo statico, le norme sono
considerate in maniera orizzontale, tutte uguali. Nomo dinamico cioè le norme sono in una struttura
dinamica. Kelsen preferisce le dinamiche, l’ordinamento secondo Kelsen è nomo dinamico, è in
movimento.
Quali sono i problemi delle norme? Abbiamo questa pluralità e questa ci pone il problema della
gerarchia, le norme sono poste tra di loro in maniera gerarchica, dalla base fino ad arrivare alla
groundnorm. Costituzione, fonti internazionali, consuetudini ecc.
La costituzione innerva tutto l’ordinamento giuridico italiano. Quando il legislatore legifera, pone in
essere una norma deve tener conto del contesto delle norme preesistenti per non creare delle
antinomie, degli scontri tra le norme. Devono avere tra di loro un contesto logico. All’interno
dell’ordinamento le norme seguono le fonti del diritto. Cosa sono le fonti? Le fonti sono quei fatti o
quegli atti idonei a creare, modificare o estinguere le norme giuridiche. Chi crea le norme? Il
legislatore. Chi le modifica? Lui stesso quando una parte potrebbe essere incostituzionale. Può anche
estinguerle, ovvero abrogarle. Ma la norma da cosa deriva? Da un fatto precedente che può creare un
danno. Il legislatore raccoglie le esigenze, richieste e dopo di che quel fatto si traduce in una norma
giuridica.
La groundnorm produce le norme, da un input gerarchico, le norme inferiori devono obbedire alla
norma fondamentale. Questo ordinamento deve essere sempre ordinato.
Senza però escludere il carattere dell’unità aderendo alla teoria della costruzione a grado
dell’ordinamento giuridico di Kelsen. Le norme di un ordinamento non stanno tutte sullo stesso
piano: vi sono norme superiori e norme inferiori: fino alla norma “suprema”. Le norme non sono
tutte allo stesso livello, posti diversamente. Antinomica all’ordinamento*
Per Kelsen è l’ordinamento a essere sovrano. Perché l’ordinamento sono le leggi dove Kelsen afferma
che non c’è bisogno di un ente. Una volta creato l’ordinamento è lui a essere sovrano. La norma è
nell’ordinamento, impone, vieta, consente. Il consociato una volta che si attiene alla norma non c’è
bisogno di altro, è schematico. Kelsen è all’apice dei geometri legali. Tutto è molto semplice purché si
ci attenda all’ordinamento. Non si pone il problema se sia eticamente o moralmente idoneo. Legalità
non sempre è giustizia, un principio può essere legale ma non è detto che sia legittimo ovvero che si
ispiri a un valore.
All’UE manca la groundnorm, ha tanti ordinamenti quanti stati, quando l’UE emana linee guida
l’Italia deve recepirle ma molto spesso vanno in conflitto con la costituzione. Per questo si dice che è
un’ipotesi che può variare di volta in volta. La parte acheropita, non può essere toccata da man o
umana che contiene i principi fondamentali su cui si basa il nostro ordinamento giuridico.
Antinomia:
Il diritto NON tollera antinomie, che si crea se vi sono delle norme che permettono e vietano la
stessa azione. (Antinomia = Rapporto di contraddizione, reale o apparente, rilevato fra due
proposizioni elaborate dal pensiero; nella logica contemporanea, enunciato tale che sia la sua
affermazione, sia la sua negazione comportano necessariamente un risultato contraddittorio)
Incompatibilità normativa:
- Contrarietà (una norma ci comanda di fare una cosa, l’altra ci proibisce di farlo)
- Contraddittorietà (una norma comanda di fare e una che permette di non fare)
- Una norma che proibisce di fare e una che permette di fare.
Per risolvere questa antinomia senza giungere all’abrogazione Bobbio sceglie come prima via la
validità e usa quattro criteri:
- Temporale (orario): è vietato fumare dalle 5 alle 7 non è in antinomia con è permesso
fumare dalle 7 alle 9.
- Spaziale (luogo): è vietato fumare nella sala cinematografica non è in antinomia con è
permesso fumare nella sala d’aspetto.
- Personale (età): è vietato fumare ai minori di 18 anni non è in antinomia con è permesso
fumare agli adulti
- Materiale (divieto): è vietato fumare sigari non è in antinomia con è permesso fumare
sigarette
Le antinomie giuridiche quindi sono situazioni che si creano tra due norme incompatibili con stesso
ambito di validità e appartenenti allo stesso ordinamento. Questo accade poiché, come esempio di
Bobbio, tra la carta costituzionale e il codice civile a esempio vi sono due periodi storici totalmente
opposti e chi doveva legiferare ha avuto una svista che, grazie a vari criteri, si può risolvere.
Esse hanno antinomia parziale se le due norme vanno in contraddizione solo in alcuni punti.
Esse hanno antinomia totale se le due norme sono in contraddizione totale
Esse hanno antinomia totale-parziale se la prima non può essere applicata senza entrare in
conflitto con la seconda e la seconda ha una sfera d’applicazione in cui non entra in conflitto con la
prima.
Altri criteri che Bobbio ci propone sono:
-Cronologico: tra due leggi prendo in considerazione la successiva poiché serve nuove esigenze che
in passato non erano tutelate (art. 15)
-Gerarchico: Tra due norme incompatibili prevale quella gerarchicamente superiore, che porta a
una costruzione gerarchica dell’ordinamento.
-Di specialità: Tra due norme incompatibili, quella normale e quella speciale, prevale la speciale.
Vi possono essere conflitti persino tra questi stessi criteri.
-Tra gerarchico e cronologico: la legge più recente vale ma vale la legge superiore. Vale sempre
quello gerarchico.
-Tra specialità e cronologico: vale sempre quella speciale.
-Tra gerarchico e specialità: vince l’ordine gerarchico
Sergio
Il diritto naturale (o giusnaturalista) è riconosciuto come naturale e comprende una serie di norme
non scritte ritenute necessarie, preesistenti alla nascita dello stato e universali. Si parla dunque di
norme come la vita, la dignità, ovvero valori che sono ora principi che creano la persona in quanto
valore che poi daranno vita all’unione dell’io con il tu nel noi (come dice martin luter). Tutti noi
siamo portatori di vita, libertà, dignità e necessitano alla nostra persona: questi diritti umani o valori
rappresentano infatti un limite al potere dello stato moderno. I valori, quindi, trascendono dallo
status e i principi costituzionali contengono questa doppia visione dell’uomo ontologica e
assiologica.
Il diritto positivo (o giusnaturalista) invece, non è altro che un diritto artificioso, creato e voluto
dall’uomo.
Le tappe per il passaggio dallo stato passato a quello moderno sono sostanzialmente 5:
- Mondo classico, dove i primi filosofi si occupano della natura per spiegare la realtà, e il
diritto si fonda sulla natura. Aristotele parla di uno stato organistico dove politicanti
(aristocratici), guerrieri e artigiani lavoravano assieme per il bene della società detta Poleis.
Gli aristocratici governavano poiché erano gli unici in grado di poter studiare con dei
precettori che li seguivano fin da giovani a casa passo dopo passo nello studiare un po' di
tutto, avevano moglie e figli come proprietà e possedeva gli schiavi e le cose come oggetti. La
moglie e i figli, rispetto agli schiavi, avevano però il rispetto del padre e la moglie aveva un
ruolo importantissimo come governatrice di casa, educatrice dei figli, amministratrice dei
beni casalinghi e designata alla scelta del successore del marito in caso di sua dipartita.
Aristotele dice che l’uomo crea una relazione intersoggettiva tra l’io e il tu per poter
realizzare lo stato.
- Mondo medievale, dove il concetto di natura è soppiantato dal concetto di divinità. I padri
della chiesa cattolica diventano i nuovi governanti con le leggi divine di dio che diventano
base per la legge umana ed eterna. L’imperatore, lex umana, viene incoronato dal pontefice,
lex divina ed eterna, e lo stato terreno diviene rivisitazione del perfetto stato celeste. In
questo periodo Dante con il de monarchia prima e Marsilio da Padova poi con il defensor
pacis dividono il potere spirituale da quello temporale, relegandoli a due sfere d’importanza
distinte ma equiparate ognuna nel suo campo, come disse Dante sono due soli diversi.
- Mondo moderno, che inizia nel 1492 con la scoperta dell’America e termina nel 1789 con la
rivoluzione francese, porta la visione positivista in una nuova ottica di valori e concetti.
(Bodin, Hobbs e Locke). Questa corrente di pensiero infatti non ammette la presenza di un
diritto o di alcuni diritti innati e immutabili ma distingue solo un diritto mutabile posto dalla
volontà umana con una dinamicità fino ad allora assente. L’uomo, nel mondo moderno, ha
bisogno dello stato e con Ugo Grozio, Bodin e Hobbs si prospetta un assolutismo di matrice
aristotelica. Essi, infatti, prendono un sillogismo aristotelico e fanno riferimento a ipotesi per
spiegare la nascita dello stato. Ragione e volontà diventano elementi della modernità. Kelsen,
padre del formalismo senza criterio di giustizia poiché è extraordinem, identifica la norma
come giusta poiché è posta e usa la Groundenorm come teorema o linfa alla base
dell’ordinamento, e può essere presunta valida, vuota (formalismo) o ipotetica. Vi è quindi
un sistema a forma piramidale dove le norme hanno il compito di coordinare il consociato
che siamo noi, e il diritto è un insieme di norme ordinate nel sistema piramidale ma epurate
di ogni altro valore come quello religioso o quello morale: non è riempito di contenuto
quindi ma è prettamente formale. Pensiamo ai sistemi dittatoriali, soprattutto al nazismo,
che con la promulgazione delle Leggi Raziali del 1936 erano basate su un principio di
legittimità, ovvero ciò che sta al centro della scena giuridica è la legge cosi come è posta ed è
giusta, piuttosto che il principio di legalità che invece innerva la legge di valori. È un esempio
del formalismo giuridico, dove in un sistema totalitario non vi sono norme cariche di
valore ma norme vuote. Dal basso verto l’alto della piramide: produzione = validità della
norma (norma emanata da un ente preposto), dall’alto verso al basso esecuzione: una norma
è efficace se osservata. L’obbligatorietà rende giuridica la norma. Se il comportamento è
diverso da ciò che è dettato nella norma, vi è una sanzione, ovvero (per lui) la risposta a un
atto illecito, ovvero un atto fuori dalla norma, e la sanzione può essere positiva, un premio
magari a chi rispetta la legge o negativa, la pena vera e propria. Le norme non efficaci restano
sempre valide, poiché validità è sinonimo di appartenenza all’ordinamento, ma può non
essere osservata, quindi perde l’efficacia. Hobbs è un precursore del positivismo kelsoniano, e
da bobbio viene definito un positivista atipico.
- Mondo contemporaneo :
- Mondo post moderno.