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GIUSNATURALISMO-STATO DI NATURA-DI DIRITTO-

ACCORDO-DIRITTO POSITIVO...
Il termine “giusnaturalismo” deriva dal latino "ius naturale" ("diritto
naturale/ di natura").
È una corrente filosofica che presuppone l'esistenza di diritti naturali
universalmente validi e immutabili, inalienabili, fondati su una
peculiare idea di natura.
Gli uomini, originariamente, vivono in uno stato di natura (condizione
che hanno quando non sono ancora associati in uno stato).
Per vivere in comunità, in uno stato di diritto/politico/civile, devono
stipulare un patto/accordo.
Nutrono il desiderio di essere liberi, e proprio perché questo desiderio
è comune a tutti gli uomini, deve esserci una limitazione di tale
libertà, ci deve essere un patto per fare in modo che la libertà di un
uomo non danneggi quella di un altro.
In altre parole, il diritto naturale, lo possiede ogni uomo ma è limitato
dal diritto naturale degli altri uomini. ( questa è una limitazione
benevola, perché permette di vivere in pace)
Quando si arriva all'accordo e quindi gli uomini vivono nello stato di
diritto, il diritto naturale (quello che è innato nella ragione umana) si
trasforma in diritto positivo (diritto con l’aggiunta di leggi, che deve
tutelare il diritto naturale).
Ovvero: noi nasciamo con un diritto naturale, ma questi diritti della
natura rischiano di essere violati da alcuni, ed allora gli stati quando
fanno le leggi non devono farle contro il diritto di natura, ma per
tutelare il diritto di natura.
Quindi, il diritto positivo è quello che presenta leggi che ricalchino i
diritti naturali, che li tutelano, che li rafforzino
Diversi filosofi parlano di diritto naturale, di stato di natura, contratto
sociale.

...PER UGO GROZIO


Ugo Grozio è il fondatore del diritto naturale, ed è anche il fondatore
del diritto internazionale di pace, perché cercherà di stabilire la pace in
una Europa dilaniata da guerre ("De iure belli ac pacis").
Grozio sostiene che il patto non possa essere fondato solo sull'etica,
sull'amicizia, sul volersi bene, ma su fondamenta razionali e che tale
patto debba essere stipulato per regolamentare l'avvenimento che più
di tutti travolge la libertà e la vita: la guerra.
Secondo Grozio c'è una unica guerra giusta, la guerra di difesa:
quando si è attaccati, si ha il diritto di difendersi.
Tuttavia, quando le guerre scoppiano bisogna distinguere quelle civili
da quelle militari: le civili non siano mai giuste perché vengono
coinvolti i cittadini.
L'assedio è da mettere al bando perché, se ad esempio non si fa
arrivare cibo, acqua, medicine, non muore il nemico, il governo, il
soldato, ma muoiono uomini donne bambini ragazzi, cittadini.
Quando più stati o soggetti politici stipulano accordi per
regolamentare la guerra, si parla di diritto internazionale.

...PER HOBBES (Stato assoluto)


Thomas Hobbes, afferma che sono due i principi che regolano la
natura umana: la bramosia naturale per la quale ognuno intende
godere da solo dei beni comuni, e la ragione naturale che permette
all’uomo di autoconservarsi. Hobbes non nega che gli uomini abbiano
bisogno gli uni degli altri, ma afferma che essi non hanno un istinto
naturale che li porta alla benevolenza e alla concordia reciproca.

Nega infatti che ci sia un amore naturale dell’uomo verso l’uomo.


Nello stato di natura, l’uomo non è più “l’uomo socievole/ politico” di
Aristotele, ovvero l’uomo che tende a vivere in sintonia aggregandosi
agli altri. Per Hobbes, l’uomo non è naturalmente politico, ma sceglie

la politica per convenienza: il bambino, per vivere, ha bisogno di un


adulto, un adulto ha bisogno di altri adulti.
“Noi non creiamo la società per amore della stessa, ma per la lode o i
benefici che essa potrebbe portare”, afferma Hobbes.
L’uomo hobbesiano:
•È bramoso ed egoista (visione antropologica negativa): deve cibarsi
delle cose che lo fanno diventare più potente, a discapito degli altri.
Deve sbranare gli altri uomini prima che loro sbranino lui.
Ne segue che, ogni uomo è lupo per gli altri uomini (“Homo homini
lupus”).
•Ha libertà assoluta: è libero di tutto(di fare tutto) su tutti. Perché, non
essendoci c’è ciò che è bene e ciò che è male, non ci sono leggi.
Ed è proprio questa eccessiva libertà che condanna l’uomo
all’egoismo. Eccessiva libertà=eccessivo egoismo
• È razionale: nonostante ogni uomo tenda a prevaricare su un altro,
gli uomini, capendo di essere in pericolo proprio perché sono egoisti,
ma non volendo morire, sono razionalmente capaci di allearsi per
vivere in modo più sicuro
•Teme, a causa della ragione, la morte: sa che può morire da un
momento all’altro; ma non vuole, ne ha paura
Queste caratteristiche, in particolare l’unione tra egoismo e libertà,
fanno sì che lo stato di natura degeneri in uno stato di guerra, di guerra
di tutti contro tutti ("Bellum omnium contra omnes") dove non esiste
la distinzione tra giusto e sbagliato, né esiste alcuna legge: “dove
infatti non c'è un potere comune, non c'è legge; dove non c'è legge non

c'è ingiustizia” e , non essendovi legge non c'è neppure proprietà, che
appunto viene difesa e mantenuta dalla legge. Ognuno ha diritto su
tutto, compresa la vita degli altri. Questo diritto non è la legge di
natura, bensì un istinto naturale, di sopravvivenza.
Questo stato di guerra di tutti contro tutti porterebbe inevitabilmente
all’autodistruzione della specie umana e alla distruzione di ciò che
vuole la natura: l’autoconservazione (sicurezza sulla tutela della
propria vita).
L’uomo sa che può morire, ma non vuole morire, ed allora si deve
porre fine alla guerra di tutti contro tutti, a questa condizione di

anarchia. Questo, grazie ad un patto, che si distingue in due momenti


(che però coincidono tra loro): patto di unione e patto di
subordinazione.
Gli uomini, si uniscono, rinunciando alla loro assoluta libertà
individuale (patto di unione) e si affidano ad un uomo che li guidi, un
sovrano nelle cui mani è concentrato tutto il potere, un sovrano che in
cambio de potere garantirà il diritto alla vita (patto di subordinazione).
Potrebbe apparire un paradosso: gli uomini sono egoisti per natura, e
in seguito si uniscono. Ma questa unione è apparente, avviene perché
l’uomo è anche razionale e capace di scorgere i pericoli che ha di
fronte e vuole tutelarsi, perché in caso contrario perderebbe il diritto
primario: la vita.
D’altronde, è necessario che gli uomini si accordino con un sovrano,
perché la moltitudine diventa popolo esclusivamente nella soggezione
ad un potere.
A differenza di quello di Bodin, quello di Hobbes non è un contratto
calato dall’alto al basso, ovvero: il sovrano governa per diritto divino,
ma è un contratto che viene dal basso, perché sono i cittadini che
scelgono di affidare il potere ad un unico sovrano.
Ed è così che dallo stato di natura si passa allo stato civile.
Infatti Hobbes, il cui primo impulso è l’autoconservazione, sostiene la
teoria dell’assolutismo: il potere non deve essere diviso nelle mani di
più persone, bensì deve essere concentrato solo nelle mani dello stato,

che è l’unico espediente in grado di assicurare la pace alla società


civile e creare una situazione di stabilità. Si differenzia pertanto da
Locke e Montesquieu per i quali i poteri devono essere tripartiti
Tutta la sua concezione sull’assolutismo è lo specchio del clima in cui
ha vissuto, la rivoluzione inglese.
Questa concezione si evince ne “ Il Leviatano”, opera in cui esprime
tutte le sue teorie politiche.
Paragona lo Stato al Leviatano, un mostro mitologico citato
nell’Antico Testamento.
Questi ha potere su tutti gli altri cittadini, che sono solo dei sudditi.
È infatti rappresentato come un grande uomo, con la corona sul capo,
che è composto da tanti piccoli uomini. Lo Stato, per Hobbes non é

altro che un insieme di corpi e di piccole autorità inscritti in un grande


corpo con un unico grande potere. È quasi Dio in terra.
Ciò non toglie che venga presentato come un mostro, perché ha un
potere immenso.
Ma il fatto che sia presentato come un mostro non vuol dire che debba
essere evitato, perché è l’unica possibilità che hanno gli uomini per
non perdere il loro diritto alla vita.
Questo spiega perchè Hobbes apprezzasse un “rivoluzionario” come
Cromwell : ciò che conta é che ci sia un potere forte , non importa di
qual natura : il potere valido è quello che c’è , purchè sia potente e
purché ci sia.
Oltre al Leviatano , Hobbes scrisse un' altra opera (meno famosa) ,
intitolata “Behemoth” . Anche Behemoth è un mostro biblico, però, a
differenza di Leviathan, è negativo e simboleggia la ribellione che per
Hobbes è una contraddizione logica : quindi Behemoth , la ribellione ,
è un mostro distruttivo , che va assolutamente vinto

...PER LOCKE (Stato liberale)


Locke è considerato anche il padre del liberalismo.
immagina uno stato di natura in cui l’uomo è libero e in cui regna
l’uguaglianza di diritti. A differenza di Hobbes, per cui l’uomo è
egoista, per Locke l’uomo è socievole: tende ad aggregarsi ad altri
uomini, sempre se se ne garantiscono i diritti.
Gli uomini, a partire dallo stato di natura, godono di un diritto naturale
che per Locke si articola in 3 diritti fondamentali, inalienabili:
la libertà, la vita, la proprietà privata.
È intesa come il compenso dell’operato dell’uomo.
A differenza degli altri giusnaturalisti secondo i quali la
disuguaglianza nasce dalla proprietà privata, Locke la definisce un
diritto fondamentale di ogni uomo che non può essergli estirpato, in
quanto è prodotto da egli stesso con le sue forze fisiche e con la sua
intelligenza.

E’ questo un elemento di grande importanza e novità, perché prima di


Locke non era stata riconosciuto questo fondamentale valore del
lavoro umano.
Inoltre, per Locke deve esserci un limite a ciò che un uomo dichiara
suo: ognuno dovrà possedere solo ciò che è necessario alla propria
sussistenza, niente di più ( propone in particolare una critica del
denaro e del sistema borghese che andava diffondendosi).
Questi 3 diritti inalienabili, sono limitati e regolati da una legge di
natura (la ragione) che l’uomo conosce nello Stato di natura, ovvero:
la libertà di un uomo non deve danneggiare quella di un altro, in
quanto ogni uomo deve preservare i suoi diritti, appunto la libertà, la
vita, la proprietà privata.
Se infatti un uomo va contro il diritto di natura di un altro uomo,
allora la convivenza pacifica potrebbe trasformarsi in uno stato di
guerra, in cui ogni uomo ha il diritto di farsi giustizia da solo, di
vendicare.
Ma, a differenza di Hobbes che sosteneva che lo stato di natura
degenerasse sempre nello stato di guerra contro tutti, per Locke questa
degenerazione è semplicemente una possibilità: può accadere, così
come può essere evitata.
Per evitarla, gli uomini devono trasformare lo stato di natura in uno
stato di diritto (stato civile) in cui i diritti naturali diventano diritti
politici/ positivi. Avviene tramite un patto, che si divide in due
momenti: patto di unione e di subordinazione (come per Hobbes) ma,
a differenza di quest’ultimo, non coincidono: il patto di unione
precede quello di subordinazione.

•Patto di unione: gli individui uniscono le proprie libertà, perdono il


diritto di farsi giustizia da sè e conservano solo i diritti inalienabili,
alla vita, alla libertà, alla proprietà privata. Nasce la sovranità, che è in
principio collettiva.

•Patto di subordinazione: cedono la sovranità collettiva ad un unico


individuo, che diventa il sovrano. Quest’ultimo, in cambio del potere,
garantisce a tutti i cittadini le libertà.

Gli uomini hanno un limite (il sovrano), ma in questo limite c’è la loro
libertà.
A differenza di Hobbes, secondo cui gli uomini cedono la sovranità ad
una persona per la tutela della vita, per Locke gli uomini lo fanno per
la tutela delle libertà, i diritti inalienabili.
Il sovrano, a differenza di quello di Hobbes, non ha potere assoluto:
nessuno, neanche il sovrano, può provare gli uomini delle loro libertà.
Il suo potere ha dei limiti, che appunto sono le libertà individuali, i
diritti inalienabili.
Se il sovrano non rispetta le libertà, i cittadini hanno il diritto di
resistenza: il diritto di fargli guerra, di andargli contro, di scioglierlo
dal suo incarico e sciogliere il patto.

Locke, nei “Due trattati sul governo” articola il potere sovrano in: potere
legislativo, esecutivo (che comprende anche il giudiziario) e federativo
(relativo alla politica estera e alla difesa).
Potere legislativo= al parlamento
Potere legislativo e federativo= al monarca

Ricapitolando, lo stato:
•Non può avere potere assoluto, perché nessuno, neanche un sovrano,
può privare gli uomini dei loro diritti naturali
•Si forma grazie ad un contratto tra cittadini e sovrano, scandito da 2
momenti. Il sovrano può esserci, ma non deve andare contro i diritti
inalienabili dei cittadini. Questi ultimi, in caso contrario, possono
ribellarsi
•Lo stato non deve intervenire nelle questioni di fede.
Infatti, Locke è un fautore della fede religiosa.
•Per Locke, i poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario), devono essere
separati. Hobbes rifiuta questa teoria, Montesquieu invece la
riprenderà.
Lo stato di Locke è "liberale", quindi garantisce all' individuo i diritti
che aveva allo stato di natura ed ha potere limitato.

CONFRONTO DI RIEPILOGO TRA HOBBES E LOCKE


Sono entrambi filosofi che teorizzano uno stato di natura.
•Le differenze derivano soprattutto dal vicino, ma diverso diverso
periodo storico in cui sono vissuti.
In Inghilterra, infatti, nel 1600 ci sono state due rivoluzioni, quella
sanguinosa degli anni ‘40 (epoca in cui scrive Hobbes) e quella degli
anni '80, detta Gloriosa (epoca in cui vive Locke): mentre la prima
( Hobbes) è stata una vera e propria guerra civile, traumatica, la
seconda rivoluzione (Locke) è stata una vicenda “positiva”, perché
non ci furono importanti spargimenti di sangue.
Quindi, mentre quello che , per suo vissuto personale, Hobbes voleva
evitare era la guerra civile con la conseguente perdita della vita, quello
che Locke voleva evitare era la perdita della libertà.
•Per Hobbes, l’uomo è egoista (homo homini lupus): ognuno tende a
prevalere sull’altro, in una guerra di tutti contro tutti (“Bellum
omnium contra omnes").
Per Locke l’uomo è socievole: tende ad aggregarsi ad altri uomini,
sempre se se ne garantiscono i diritti inalienabili.
•Hobbes è fautore dell’assolutismo; Locke padre del liberalismo.
Per Hobbes, il sovrano ha potere assoluto, potremmo considerarlo
come una sorta di ipse dixit.
Per Locke, nessuno, neanche il sovrano, può provare gli uomini delle
loro libertà. Il suo potere ha dei limiti, che appunto sono le libertà
individuali, i diritti inalienabili.

•Per Hobbes lo stato di natura degenera sempre in stato di guerra. Per


Locke il degenerare era una possibilità, poteva accadere ma poteva
anche non accadere.
•Per Hobbes, gli uomini cedono la sovranità ad una persona per la
tutela del loro diritto alla vita. Per Locke gli uomini lo fanno per la
tutela del loro diritto alla libertà

•Per Hobbes il potere deve essere assoluto, non può essere diviso in
più poteri, e deve essere concentrato unicamente nelle mani del
sovrano.
Per Locke i 3 poteri ( legislativo, esecutivo, giudiziario) devono essere
divisi e ricoperti da più entità.
•In entrambi ci sono due patti, quello di unione e di subordinazione,
ma, mentre per Hobbes i due coincidono, per Locke il patto di unione
precede quello di subordinazione.
•Hobbes è il filosofo del caos, Locke dell’ordine.

MONTESQUIEU E LA SEPARAZIONE DEI POTERI (Locke)


Per Montesquieu la libertà è “il diritto di fare tutto quello che le leggi
permettono”.
La libertà politica è la tranquillità di spirito e condizione di questa
libertà è che il governo debba essere organizzato in modo tale che
nessun cittadino possa temerne un altro.
Un uomo può non temere un altro uomo solo se è libero. L’obiettivo
principale di Montesquieu è dunque garantire e tutelare la libertà.

Egli rifiuta il potere assoluto e, riprendendo la teoria della


separazione dei poteri già presente in Locke, afferma che i poteri
istituzionali debbano essere separati.
Questo per evitare il dispotismo, perché il potere del despota
distruggerebbe la “bilancia dei poteri”, che costituisce l’unica garanzia
costituzionale in cui risiede la libertà effettiva dei cittadini, e
metterebbe gli altri sudditi nella condizione di aver paura di un uomo
e di sentire minacciata la propria libertà.
Il dispotismo per Montesquieu è il pericolo supremo da evitare, più
della tirannia, perché una sola persona “senza né leggi né impedimenti
trascina tutto e tutti dietro la sua volontà e i suoi capricci”.
Egli teme che la Francia sia avviata a una pericolosa forma di
dispotismo, ma preferisce, per motivi di censura, non citarla, e
attribuisce i caratteri di un governo dispotico all’ impero ottomano.

I poteri sono 3: Legislativo, esecutivo, giudiziario Legislativo= creare


leggi
Esecutivo= far eseguire leggi
Giudiziario= punire le controversie e i delitti dei privati
Quando nella stessa persona o nello stesso corpo di magistratura, il
potere legislativo è unito al potere esecutivo, non esiste libertà; perché
si può temere che l’ente che detiene il potere faccia delle leggi
tiranniche.
Se il il potere giudiziario fosse unito al potere legislativo non ci
sarebbe libertà perché il potere sulla vita e sulla libertà dei cittadini
sarebbe arbitrario: il giudice sarebbe il legislatore.
Se Potere giudiziario fosse unito al potere esecutivo, il giudice
potrebbe avere la forza di un oppressore.

Si può definire libero solo lo stato in cui nessun governante possa


abusare del potere a lui affidato. Per fare ciò bisogna far sì che “il
potere arresti il potere”,cioè che i tre poteri fondamentali siano affidati
a mani diverse, in modo che ciascuno di essi possa impedire all’altro
di oltrepassare il proprio limite, degenerando in dispotismo.

...PER SPINOZA (Stato democratico)


Anche Spinoza teorizza uno stato, che potremmo definire ideale, che
rappresenta il riflesso contrario di ciò che ha vissuto: la sua esistenza è
stata travagliata da persecuzioni religiose, dunque, nell’opera
“Trattato teologico-politico”, basa il suo stato proprio sulla libertà:
di parola, di pensiero, di religione attraverso una politica di
tolleranza.
Vivere in società è un bisogno naturale, ma le passioni rendono la
convivenza problematica.
Gli uomini, cioè, hanno bisogno di vivere in società, ma non ne sono
naturalmente capaci, anche perché lo stato di natura è uno stato di
insicurezza e paura in cui ogni uomo agisce facendo tutto ciò che è in
suo potere. Non ci sono leggi. C’è bisogno dello Stato.

Perciò, stipulano un patto: i singoli individui si spogliano dei loro


singoli diritti e delle loro singole potenze.
Ma, a differenza di Hobbes, non in favore di un terzo, di un sovrano
assoluto, in quanto Spinoza crede che l’assolutismo autoritario sia la
peggiore forma di governo e degeneri in tirannia, limitando la libertà.
Bensì in favore di se stessi, infatti quello di Spinoza è uno stato
democratico: ognuno si priva della sua singola potenza e dei suoi
singoli diritti per poi riacquistarli come comunità.
Quando io cedo il mio diritto , subito lo recupero come membro della
collettività, non rimane in mano ad un terzo.
Ci sono anche degli svantaggi: quando vedo i miei diritti di singolo
per riacquistarli come collettività, non posso più dar conto solo a me
stesso, devo agire come vuole la comunità, ma al contempo ho
acquistato un nuovo diritto: quello di determinare insieme ad altri la
decisone collettiva.
Cento anni dopo Spinoza circa, Rousseau sosterrà tesi simili a quelle
di Spinoza

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