la forma di stato. COSTITUZIONALISMO: movimento politico, filosofico e culturale teso a definire dei documenti costituzionali in base a principi liberali o liberal-democratici. I caratteri principali del costituzionalismo sono: Sfera politica autonoma da quella religiosa; Gli ordinamenti sono retti da una costituzione scritta, frutto di una decisione del popolo; Lacquisizione dei diritti e dei doveri deriva dalla cittadinanza; Il potere pubblico subordinato ai diritti delluomo; garantita la separazione dei poteri; garantito il controllo di costituzionalit delle leggi; Il costituzionalismo di origine anglosassone e il costituzionalismo di ispirazione giacobina Riguardo al costituzionalismo registriamo 2 grandi filoni culturali: 1. Quello anglosassone, che si richiama a principi liberali e deriva dalla rivoluzione americana; 2. Quello giacobino, ispirato a principi democratici radicali e derivato dalla rivoluzione francese; -COSTITUZIONALISMO GIACOBINO: i suoi punti chiave risiedono nellidea di repubblica, di cui il cittadino lelemento portante, e nellunit del corpo sociale (decreto Le Chapelier): vengono vietate le associazioni e si evidenzia il centralismo politico e amministrativo. Nel costituzionalismo giacobino i giudici vengono visti come semplici applicatori della legge e non come produttori di diritto. -COSTITUZIONALISMO ANGLOSASSONE: in esso presente un forte senso di pluralismo, con particolare valorizzazione delle comunit intermedie e delle autonomie sociali. Inoltre in esso le libert sono i valori che stanno alla base dellordinamento, che predispone strumenti istituzionali per garantirle e tutelarle. I giudici sono considerati vere e proprie fonti di produzione del diritto. La fondazione del costituzionalismo moderno: 1)la dimensione liberale del contrattualismo (anglosassone) C un forte collegamento tra costituzionalismo e contrattualismo. Le teorie contrattualistiche si incontrano con il costituzionalismo attraverso Locke; egli riteneva che gli uomini possiedono 3 diritti fondamentali: alla vita, alla propriet e alla libert; e per salvaguardarli essi hanno la possibilit di offendere e difendere. Quindi per difenderli meglio trasferiscono per contratto la loro tutela ad una autorit sovrana(contrattualismo).
Successivamente Kant sviluppa ulteriormente il pensiero contrattualista; egli sostiene che luomo passa dallo stato di natura allo stato civile tramite il diritto pubblico, attraverso una costituzione civile. 2)la dimensione democratica-radicale del contrattualismo (giacobino) Quindi mentre Locke e Kant hanno sviluppato il contrattualismo anglosassone, il capo scuola del costituzionalismo giacobino Rousseau. Secondo Rousseau la sovranit non pu essere rappresentata, perch la volont non si rappresenta (la costituzione giacobina, infatti, prevedeva la possibilit di referendum abrogativo per ogni legge). In Rousseau fondamentale la garanzia della partecipazione alla formazione della volont comune. Lilluminismo e il costituzionalismo La differenza tra il costituzionalismo giacobino e quello anglosassone la si coglie soprattutto nellesaminare il movimento illuminista che si sviluppa nel 700 in Europa. Mentre il costituzionalismo continentale (giacobino) cercava la legittimazione del potere pubblico in un ordine trascendente (la luce della ragione); il costituzionalismo anglosassone cercava tale legittimit nello sviluppo storico, nella storia stessa, senza riferirsi a norme o a valori trascendenti. Il costituzionalismo e la nazione dei cittadini Con lilluminismo e la rivoluzione francese si sviluppa lidea di stato come nazione e quella di cittadinanza. Ai diritti naturali delluomo si sostituiscono i diritti del cittadino; e tra lo stato e il cittadino c un vuoto che viene colmato dalla nazione. Il concetto di nazione legato a quello di cittadinanza. Lo stato, inoltre, trae dalla nazione gli impulsi necessari per il suo processo di modernizzazione riguardo: 1. La costruzione degli apparati (apparati giudiziari, esercito stabile, ecc.); 2. Innovazione e unificazione legislativa (codificazione e certezza del diritto); 3. La sottoposizione dello stato alle regole che egli stesso determina; 4. Trasformazione dei sudditi in cittadini; 5. I parlamenti diventano assemblee dei rappresentanti dei cittadini (non pi dei ceti); Le 2 rivoluzioni e il viaggio di Tocqueville Tocqueville cerca di individuare una terza via tra lispirazione giacobina e quella anglosassone. Infatti egli riteneva che la nascente democrazia americana rappresentasse il superamento della dicotomia fra le 2 dimensioni del costituzionalismo. In un viaggio in Nord America Tocqueville studi le istituzioni nord-americane, e not la loro forza nel favorire lo spirito delle libert. In particolare egli sottolinea con forza 4 di queste istituzioni: Libert di stampa; Potere giudiziario libero; Libere associazioni; Libert locali; (le ultime 2 erano avversate dal potere giacobino in quanto contrarie alla centralizzazione). 2
Hegel: il costituzionalismo negato La filosofia di Hegel rappresenta una svolta nel pensiero politico occidentale: essa ha una visione opposta rispetto le dottrine contrattualistiche sulle quali si basava il costituzionalismo classico. Cambia il concetto di stato: il popolo che riceve lidentit dallo stato e non viceversa; senza di esso lindividuo non ha identit. I cittadini non devono difendersi dallo stato, ma identificarsi con esso. (Questa filosofia ispirer le ideologie autoritarie del 900). Nuove frontiere del costituzionalismo: i diritti sociali Il costituzionalismo contemporaneo ha allargato il catalogo dei diritti: ai diritti civili (libert dallo stato) e ai diritti politici (libert nello stato), esso aggiunge i diritti sociali (libert mediante lo stato). I diritti sociali sono subordinati alle risorse finanziarie e, riguardo ad essi, bisogna tener conto che il loro soddisfacimento non annulli le autonomie private. EGUAGLIANZA Art. 3 Cost.tutti i cittadini hanno pari dignit sociale e sono eguali davanti alla legge,() compito della repubblica rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale, che impediscono lo sviluppo della persona umana e leffettiva partecipazione di tutti i lavoratori allorganizzazione politica, economica e sociale del paese. Leguaglianza davanti alla legge un concetto moderno che ha per radici antiche. La tradizione greca classica e lisonomia Per Platone lo stato come una grande famiglia, che necessariamente si compone di elementi diversi, i quali implicano una forma di gerarchia. Per questo motivo le diseguaglianze sono un fatto naturale che dipendono dal modo in cui concepito lo stato; considerare eguali cittadini diversi un danno per tutti (se governa un soggetto non idoneo roviner lo stato). Quindi secondo la filosofia di Platone il problema delleguaglianza non esiste: se gli uomini credono alleguaglianza si pu solo generare disordine e anarchia. Successivamente il suo allievo Aristotele cerc di impostare diversamente la questione. Egli accett lidea dello stato come un organico, ma rifiut che fosse simile ad una famiglia e cominci a ritenere necessaria una certa forma di eguaglianza, che riguarder per solo i cittadini. I cittadini hanno pieni diritti politici. Questa eguaglianza degli eguali, cio dei cittadini, viene identificata come lisotomia (la prima base delleguaglianza davanti alla legge). La tradizione ebraico-cristiana e leguaglianza di fronte a Dio Secondo le scritture dellAntico Testamento, Mos libera il popolo ebraico dalla schiavit egizia e lo conduce alla terra promessa; durante questa marcia gli ebrei fanno un patto tra loro e con Dio, attraverso il quale nasce una nazione che si d nuove leggi (tavole della legge). 3
In questo modo lunit politica non si forma pi in maniera naturale, ma nasce in maniera artificiale, attraverso un patto: tutti gli uomini sono eguali di fronte a Dio, in quanto Dio giusto giudice. Bisogna precisare per che leguaglianza naturale non contrasta con la diseguaglianza di fatto, che pena e rimedio contro il peccato. Infatti per Agostino la servit non si giustifica a partire dalla natura, ma a partire dalla giusta sentenza di Dio. Invece S. Tommaso dAquino pur riconoscendo lineguaglianza degli uomini e che i migliori dovessero governare, riteneva che per governare fosse necessario il consenso; da qui si apre la strada alla sovranit popolare. Quindi, secondo la tradizione ebraico-cristiana, leguaglianza trova compatibilit con le diseguaglianze sociali e politiche. La tradizione giusnaturalistica moderna e leguaglianza naturale Oltre allisonomia e alleguaglianza di fronte a dio, nel 600 si sviluppa lidea del patto (o contratto) sociale. Gli interpreti di questa teoria sono i giusnaturalisti contrattualisti: Contrattualisti, perch ritengono che luomo esce dallo stato di natura tramite un contratto sociale; Giusnaturalisti, perch riconoscono lesistenza di un diritto naturale razionale; Secondo Hobbes, luomo inizialmente si trova in uno stato di natura sgradevole, con il diritto da parte di ognuno a tutte le cose, e ci genera dei conflitti con un conseguente stato di insicurezza. Quindi luomo, per garantirsi lo stato di pace, abbandona lo stato di natura e stipula un patto; cio rinuncia al diritto ad ogni cosa a favore di un terzo (il sovrano), al quale spetta il compito di assicurare ed imporre la pace grazie al suo potere legislativo. In questo stato, dato che tutti hanno ceduto in egual maniera i propri diritti, sono tutti eguali davanti al sovrano. Hobbes il teorizzatore dello stato assoluto. La tradizione rivoluzionaria e legalitarismo Leguaglianza diventa fondamentale anche nel pensiero di un altro contrattualista: Rousseau. Egli afferma che esistono 2 tipi di diseguaglianze: 1. Di tipo naturale, quindi derivata dalla natura; 2. Ineguaglianza morale o politica, consistente nei diversi privilegi che alcuni godono a svantaggio di altri; Per Rousseau affermare il valore delleguaglianza significa combattere il privilegio; eguaglianza un concetto che combatte ogni discriminazione dellindividuo davanti alla legge e che aspira alla pari dignit dei cittadini. Durante la rivoluzione francese, in un primo momento, i rivoluzionari rivendicarono solo leguaglianza davanti alla legge; successivamente, con legalitarismo, parlarono di eguaglianza di fatto, cio materiale. La struttura filosofica dellegalitarismo prevedeva che gli uomini devono essere uguali in tutto e per tutto e che devono essere trattati tutti con lo stesso riguardo. 4
Il liberalismo e i limiti delleguaglianza Nel 900 Rawls elabora il concetto di eguaglianza liberale. Egli immagina che, utopisticamente, coloro che devono stipulare il contratto sociale si trovino in una posizione originaria: al momento di fare il contratto sono coperti da un velo di ignoranza, in quanto non sanno che posizione occuperanno nella futura societ. Rawls cerca di immaginare cosa sceglieranno i soggetti allinterno del contratto; ed afferma che essi delibereranno a favore di 2 principi: Ogni persona ha eguale diritto alla pi estesa libert, compatibilmente con le libert altrui; Le ineguaglianze sociali ed economiche devono essere combinate in modo da essere ragionevolmente previste a vantaggio di ciascuno e collegate a cariche aperte a tutti; Rawls dunque teorizza uneguaglianza che sa porsi dei limiti naturali. DIRITTI INVIOLABILI E LIBERTA Art. 2 Cost.la repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili delluomo sia come singolo che come appartenente a formazioni sociali ecc. La garanzia dei diritti inviolabili si concretizza nel fatto che i principi etico-politici si pongono come norme antecedenti e superiori (costituzione) alla volont politica; essi diventano limiti giuridici sostanziali al potere decisionale dello stato. La dottrina di limiti del potere in funzione dei diritti si concretizza nel giusnaturalismo, i cui esponenti ritengono che esistono diritti che non possono essere sottoposti alla volont umana in quanto precedenti alla formazione di qualsiasi gruppo sociale; i diritti naturali delluomo sono quelli che esso ha per natura. Riguardo al significato di natura registriamo 2 distinzioni: giusnaturalismo medievale e giusnaturalismo moderno. La tradizione medievale I punti salienti della dottrina giusnaturalistica medievale sono 3: La naturalit della vita associata e di governo; Necessit della conformit del governo alla legge naturale; Concezione della legge naturale come partecipazione delluomo ad un ordine universale; Questa concezione la troviamo esemplificata nelle tesi di Tommaso dAquino, nelle quali vi la base dei limiti morali del potere. Egli afferma che c una naturalit della vita sociale che conduce parallelamente ad una naturalit dellautorit, la quale ha per dei limiti: lesistenza di una legge naturale inderogabile e la finalizzazione del governo per il bene comune. Egli ritiene cio che la legge positiva tale solo se giusta, altrimenti corruzione di legge. Questa idea trova la sua consacrazione in Inghilterra nella Magna Charta, in cui sancito il contratto tra popolo e sovrano, che definisce i limiti del potere, i quali non derivano solamente dalla legge naturale, ma anche dal diritto consuetudinario (common law). 5
La tradizione contrattualista Il giusnaturalismo moderno rivede le concezioni nate in quello medievale. Locke afferma che per intendere il potere politico e la sua derivazione necessario capire in quale stato si trovino gli uomini naturalmente. Per Locke lo stato di natura uno stato perfetto nel quale luomo gode della libert, della propriet e della vita; tutto questo in eguaglianza con gli altri uomini. Tuttavia potrebbe accadere che un altro lo potrebbe aggredire, e a questo punto nascerebbe la necessit di punire laggressore, innescando la vendetta. Al fine di evitare ci necessaria la costituzione di una societ dove c unautorit a cui chiedere soccorso; ecco la nascita di un giudice comune a protezione dei diritti naturali. Inoltre, per Locke, occorre distinguere il potere legislativo da quello esecutivo, per impedire la concentrazione di questi in un'unica autorit che potrebbe infrangere il mandato fiduciario del popolo. In conclusione: i diritti degli individui precedono la associazione politica; la quale nasce per volere degli associati quale strumento di garanzia dei diritti; lunica autorit riconosciuta quella derivante dal consenso. La tradizione rivoluzionaria: tra garantismo e statualismo Le dichiarazioni dei diritti francese e americana differiscono tra loro, oltre che per i presupposti storici, anche per diversa fondazione e garanzia dei diritti. DICHIARAZIONE DEI DIRITTI FRANCESE: contiene una serie di diritti delluomo che definisce inviolabili e afferma che in ogni societ in cui non assicurata la garanzia dei diritti, n la separazione dei poteri, non ha costituzione. La garanzia dei diritti e delle libert espressamente rimandata alla regolamentazione della legge. DICHIARAZIONE DEI DIRITTI AMERICANA: in essa si sostiene che alla base e alle fondamenta del governo vi sono i diritti degli uomini, i quali son nati tutti eguali e tutti son dotati di libert, di vita e di perseguimento della felicit. Compito del governo quello di assicurare questi diritti. Lo stato viene quindi fondato sui diritti delluomo e non viceversa. La tradizione liberale e lo stato di diritto: la teoria dei diritti pubblici soggettivi Le concezioni ottocentesche disegnano 2 punti di contrapposizione rispetto alle dichiarazioni dei diritti: Negazione della derivazione contrattualistica dellautorit politica; si afferma lidea che lo stato e lautorit politica siano il frutto della storia e della esperienza di una certa nazione. Muta cos la concezione della sovranit, la quale assume una dimensione oggettiva, e anche la concezione della legge, che viene vista come espressione della volont dello stato. I diritti derivano esclusivamente dalla volont dello stato; la loro garanzia viene fatta dipendere dal fatto che il legislatore non potr ridurre gli spazi dei diritti e delle libert che nel corso della evoluzione storica hanno portato la societ civile verso determinati orizzonti.
I diritti nelle costituzioni europee del 900 Le costituzioni attuali si distaccano dal modello liberale, si afferma la sovranit popolare e non pi quella dello stato. Le costituzioni moderne sono rigide e viene affermato il primato della costituzione sulla legge. I diritti vengono costituzionalizzati e protetti dallabuso del legislatore, quindi sono ritenuti antecedenti allo stato. POPOLO Art. 1 Cost. lItalia una repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranit appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione. In generale al termine popolo sono riferite 2 differenti concezioni: 1. Insieme di individui che rivestono un ruolo di inferiorit (economico-sociale) allinterno di una societ, pur rappresentando la maggioranza della popolazione. 2. Insieme di individui che hanno in comune uno o pi elementi: territorio, religione, diritto ecc. La tradizione antica: il popolo come unit normativa complessa Unaltra definizione di popolo la troviamo nella Grecia antica, dove incontriamo i termini: Demos: popolo che vive in un territorio; Laos: popolo combattente; Col tempo poi demos verr riferito agli abitanti della plis, i quali erano distinti dallesterno dove cerano i barbari e i meteci, e dallinterno dagli schiavi. Secondo Aristotele, il popolo era linsieme delle classi dei cittadini che lo costituivano ed il vero cittadino era colui che partecipava alla vita pubblica. Nella Roma antica, invece, troviamo la cives: linsieme dei cittadini, patrizi e plebei. Cicerone afferma che un popolo non un agglomerato di uomini ma una riunione di gente accomunata dal consenso del diritto e da comunanza di interessi. Verso la fine della repubblica, infine, il termine populus verr assimilato alla plebe, cio massa popolare distinta dalla nobilt. La tradizione medievale: il popolo come soggetto politico e lorigine dellidea di sovranit Nella dottrina giuridica medievale il punto di riferimento della nozione di popolo la definizione di Cicerone ripresa dai giuristi bolognesi: il popolo una collettivit che vive secondo il diritto, che se non vivesse giuridicamente non sarebbe popolo. In questo periodo inizia a nascere lidea di sovranit popolare. Il primo passo fu compiuto da Tommaso dAquino, il quale sostenne che se il potere deriva da Dio, esso passa attraverso il popolo.
Anche Marsilio da Padova attribuiva la titolarit del potere sovrano al popolo; egli afferma che il potere civile deve sempre essere distinto dal potere religioso (primo passo verso la laicit dello stato), e che al popolo spetta il potere legislativo. Il popolo, infine, delega il potere esecutivo al governo e allo stesso modo pu revocarlo. La tradizione contrattualista: il popolo prodotto del patto sociale e interlocutore del sovrano Durante il 400 e il 500, nonostante la teorizzazione della sovranit assoluta, con la conseguente piena soggettazione del popolo al governante, il popolo si pone come interlocutore principale del potere; esso viene considerato come una unica entit senza tener conto degli status. Comunque lidea di popolo come soggetto titolare della sovranit si afferma verso il 600 attraverso le teorie contrattualiste e giusnaturaliste. Si afferma quellidea per cui il popolo passa dallo stato di natura ad uno stato civile ed essa permette di teorizzare la legittimazione del sovrano ed i diritti del popolo. Allinterno delle teorie contrattualiste ritroviamo varie concezioni e ruoli relativi al popolo: -Pufendorf afferma che il passaggio dallo stato di natura allo stato civile avviene attraverso 2 fasi: 1. Pactum unionis: associazione che permette agli uomini di vivere in comunit e d vita al diritto privato, che regola i rapporti tra gli stessi; 2. Pactum subjectionis: il popolo sceglie il capo e definisce i rapporti che intercorrono con questultimo, da questo patto nasce il diritto pubblico il quale regola i rapporti tra governante e governati. -Althusius, invece, afferma che luomo anche nello stato di natura vive in un insieme di gruppi sociali che interagiscono tra loro e che costituiscono il popolo. -Per Hobbes il popolo non una formazione naturale, esso nasce da un patto tra uomini che si uniscono per mettere insieme una forza e sfuggire alla guerra del tutti contro tutti, e trasferiscono questa forza al sovrano. Quindi ci troviamo solamente in presenza del pactum unionis. -Differente da Hobbes la posizione di Locke il quale ritiene che gli uomini nascono uguali, con uguale distribuzione del potere, di libert e di propriet. Quindi per evitare che nascano conflitti tesi alla sopraffazione di uni sugli altri, essi costituiscono una societ politica dandosi delle regole comuni (pactum societatis) ed affidano ad una autorit il compito di proteggerli (pactum subjectionis). Bisogna precisare che Locke, riferendosi al popolo, si riferisce a coloro che detengono la propriet, e quindi alla classe borghese.
La tradizione rivoluzionaria: la classe popolare come fondamento della nazione e titolare del potere costituente Partendo dalle idee di Locke si diffondono 2 idee nella ideologia della rivoluzione francese: 1. Lidea dei diritti individuali, innati ed eguali per tutti (abolizione dei diritti feudali); 2. Lidea della sovranit popolare; La Dichiarazione dei diritti delluomo e del cittadino del 1789, approvata dallassemblea nazionale francese, sancisce i diritti di libert ed eguaglianza, oltre alla sovranit popolare. Lautore che ha avuto maggior rilievo nella rivoluzione francese stato Rousseau; egli, come Locke, afferma che tutti gli uomini nascono liberi ed eguali, e tutti scelgono di assoggettarsi a un potere politico per farsi proteggere. Il popolo, secondo Rousseau, unentit collettiva che precede lo stato; egli afferma che il potere legislativo non delegato ma esercitato direttamente dal popolo, che riunito in assemblea esprime la volont generale; in proposito egli immagina una citt-stato per favorire la partecipazione popolare. La tradizione romantica: il popolo come nazione e lo spirito del popolo Nel secolo scorso lidea di popolo si evoluta: da un lato viene a coincidere con le classi pi povere, dallaltro si diffonde lidea di popolo come componente unitaria di stato nazionale. Nei primi decenni del 900 prende vita lidea di popolo come nazione: il concetto di popolo come unit organica accomunata da caratteri specifici si sovrappone a quello di nazione, facendo nascere cos il popolo-nazione. Si diffonde cos lidea che ci che costituisce un popolo, non soltanto una serie di elementi oggettivi, ma anche un sentimento e una volont di unione. -Savigny: lorigine del diritto risiede nello spirito di popolo e soprattutto nelle consuetudini. -Hegel: lo stato la suprema realizzazione della razionalit e in ogni epoca esprime lo spirito di popolo. CITTADINANZA Art.3 Cost. tutti i cittadini hanno pari dignit sociale e sono eguali davanti alla legge (). compito della repubblica rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libert e leguaglianza dei cittadini, impedisce lo sviluppo della persona umana e leffettiva partecipazione di tutti i lavoratori allorganizzazione politica, economica e sociale del Paese. La funzione della cittadinanza finalizzata a definire i diritti e i doveri, nonch i privilegi, degli appartenenti allo stato. quindi uno status con un duplice aspetto: da un lato si riferisce ai requisiti per possedere lo status stesso, dallaltro si riferisce al quadro dei diritti e dei doveri. Nel corso della storia troviamo 3 concezioni di cittadinanza: Politica: riguardante il godimento dei diritti politici; Sociale: riguardante la persona umana, la quale ha un progressivo sviluppo con lallargamento dei diritti; Cosmopolitica: si tende a restringere la distinzione tra cittadino e straniero, considerando la persona umana come cittadino del mondo. 9
La tradizione greco-romana: la concezione elitario-comunitaria della cittadinanza politica Secondo Aristotele il cittadino colui che pu partecipare alle funzioni di giudice e alle cariche politiche. Il lavoro non elemento qualificante per la definizione di cittadino, infatti colui che consuma le proprie energie fisiche per procurarsi la sussistenza non cittadino, in quanto non ha tempo per dedicarsi alla vita dello stato. Riguardo la primitiva societ romana, la cittadinanza era riconosciuta solo ai latini, ai sabini e agli etruschi, in quanto erano le 3 popolazioni che avevano dato via alla fondazione di Roma. Essa non era concessa al singolo individuo, ma alle famiglie che componevano le varie comunit succitate. Poi, con lavvento dellera repubblicana, la cittadinanza veniva concessa al maschio adulto, quindi al singolo. Solo il capo famiglia godeva dellesercizio pieno dei diritti (propriet) e li esercitava nei confronti di tutti i componenti della famiglia. Nel periodo imperiale, dove il popolo era considerato unentit politica sovrana, il concetto di cittadinanza subisce una sorta di arretramento, in quanto il cittadino diviene un suddito assoggettato al potere imperiale. La tradizione assolutista: il cittadino come suddito Bodin propone una distinzione tra sudditi, cittadini e stranieri, e fra cittadinanza e stato. I cittadini sono tutti i sudditi liberi, gli schiavi sono sudditi ma non cittadini e gli stranieri sono sudditi che vivono nel paese. Per cittadinanza intende tutti i cittadini sottoposti alle medesime leggi, consuetudini e privilegi concessi dal potere sovrano; la cittadinanza coincide con lestensione territoriale dello stato (possono essere cittadini anche coloro che hanno lingua e religione diversa). La cittadinanza, quindi, perde la sua valenza politica e rappresenta il rapporto che intercorre tra il sovrano e il suddito, ove questultimo, in cambio della sua obbedienza, riceve dal sovrano protezione e giustizia. La tradizione democratico-popolare: la cittadinanza come partecipazione alla volont generale La tradizione democratico-popolare si oppone alla tradizione assolutistica della cittadinanza, e si sviluppa con il contrattualismo di Rousseau. La grande novit che, al contrario anche della visione aristotelica, linteresse economico derivante dal lavoro elemento necessario per godere di tutti i diritti e i privilegi dello status di cittadino. Il requisito minimo per essere un cittadino avere una propriet, esercitare unarte o una professione tra le mura della citt. Rousseau sviluppa la concezione antica di cittadino in senso moderno: la cittadinanza spetta agli individui singoli e consiste nella decisione politica; egli intende il cittadino come soggetto attivo, fonte del potere sovrano. Marsilio da Padova afferma che il cittadino colui che, nella comunit in cui vive, partecipa secondo il proprio rango alla funzione di governo, deliberativa o giudiziaria.
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La tradizione rivoluzionaria e liberale: il cittadino proprietario La rivoluzione francese rappresenta una vera e propria rottura con le concezioni del passato. Con essa viene teorizzata la sovranit appartenente al popolo dei cittadini e non pi al re. Il concetto di cittadinanza assume un valore universalistico: alleguaglianza civile e giuridica viene affiancata leguaglianza politica, a garanzia della sovranit in senso democratico-rappresentativo. Nasce cos il modello del cittadino-proprietario; secondo questa concezione la societ composta da 2 parti: I cittadini proprietari che godono anche dei diritti politici; Il popolo che gode solo dei diritti civili; Nella Dichiarazione dei diritti delluomo e del cittadino del 1789 viene fissata una distinzione tra i diritti delluomo e quelli del cittadino: ognuno gode di una libert totale, il cittadino per ha degli obblighi. La tradizione sociale: solidariet e diritti sociali Hegel e Marx attaccano il pensiero rivoluzionario-liberale, e soprattutto il fine particolaristico che lo stato persegue, dimenticando gli interessi della collettivit. -Hegel afferma che il borghese non soltanto un cittadino dello stato, ma anche un privato che persegue i propri interessi. Egli evidenzia che la societ moderna si trasformata in una societ borghese, e che essi riuscivano a far passare la propria volont per volont generale. Secondo Hegel, lindividuo per vivere nella societ civile ha bisogno di un legame sociale con altri individui, che si realizza solo quando ci sono delle istituzioni che lavorano per la sussistenza e il benessere di ognuno; tale legame si realizza nello stato, il quale, rispetto alla societ civile che persegue solo interessi particolari, persegue interessi generali. -Marx prende spunto dal pensiero di Hegel; egli ritiene che per ottenere lemancipazione umana bisogna superare la struttura della societ borghese, in quanto essa produce delle diseguaglianze economiche e sociali. Il borghese portatore solo di interessi personali e ad esso si oppone luomo reale, che rappresentato dal proletario con i suoi bisogni concreti e materiali. Cambia anche il concetto di cittadino: al cittadino-borghese viene contrapposto il lavoratore-proletario, che aspira alluguaglianza materiale e alla solidariet di classe. Nell800 si sviluppa anche un altro pensiero: il solidarismo, che fa appello alla solidariet industriale. Parola dordine riforma della societ con lintervento dello stato. Il soggetto di riferimento non pi n il borghese n il lavoratore, ma lindividuo con la sua esigenza di espansione della personalit, attraverso la solidariet. Lo stato deve promuovere il progresso economico e sociale di tutti i suoi appartenenti, poich il progresso di uno conseguenza del progresso dellaltro. Le misure che vengono adottate sono: Diritti sociali (istruzione, salute, equa retribuzione, ecc.); Riduzione dellorario di lavoro; Prime forme di previdenza; 11
LAVORO Art.1 Cost. lItalia una repubblica democratica fondata sul lavoro. La tradizione antica e la svalutazione del lavoro I 2 massimi filosofi dellantichit, Platone e Aristotele, ritenevano che chi svolgeva attivit manuali non poteva essere cittadino, in quanto occupava il suo tempo a produrre e non a sviluppare le virt necessarie per lattivit politica. In epoca classica assistiamo quindi ad una generale svalutazione del lavoro, concepito come un qualcosa di negativo. La tradizione ebraico-cristiana: dalla maledizione del lavoro al dovere di lavorare La tradizione ebraico-cristiana concepisce il lavoro umano come un valore. Lidea nasce a partire dalla visione biblica del lavoro come condanna divina, a causa del peccato originale, ma anche come componente essenziale della condizione umana per avere dignit (vivrai del lavoro delle tue mani). Quindi con lavvento dellebraismo abbiamo letica del lavoro e il dovere di lavorare. In sintesi sar la tradizione ebraico-cristiana a concepire il lavoro umano come un valore, rompendo cos con la tradizione classica. La tradizione moderna e lo spirito di Faust: il lavoro come modalit fondamentale della esistenza umana ------La tradizione socialista: dalla lotta contro il lavoro alienato al diritto al lavoro A seguito delle condizioni disumane nelle quali lavoravano i lavoratori della societ industriale nacquero i partiti operai, che si ispiravano allideologia socialista. Marx individu nelle forze produttive la base del sistema sociale e la forza della evoluzione storica; egli afferm che il lavoro lattivit che regola il rapporto tra la natura e luomo. Per Marx il lavoro umano esprime la soggettivit delluomo ed una forza creatrice. Nella societ industriale il lavoro svolto in cooperazione dagli esseri umani aumenta la forza produttiva; ma questa cooperazione avviene sotto il diretto controllo del capitalista che coordina e riunisce i soggetti, diventando un qualcosa di ostile e suscitando nei lavoratori un senso di insoddisfazione. Per Marx questo senso di insoddisfazione scomparirebbe se i mezzi di produzione fossero di propriet dei lavoratori associati. I lavoratori devono quindi compiere la lotta sindacale e politica per acquistare coscienza di classe. Quindi secondo Marx nella sfera della produzione che trovano origine le patologie sociali, ed sempre in essa che si trovano le soluzioni.
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STATO Lo stato come unit politica moderna Il termine stato ha avuto varie evoluzioni nella storia. Nel mondo antico indicava la condizione giuridica di persone appartenenti ad una societ politica territoriale. Successivamente, con la Pace di Westfalia dl 1648, vengono definiti stati tutte quelle societ politiche territoriali sovrane, che sono contraddistinte da unassoluta indipendenza dallimpero e dal papato. Aristotele riteneva che lo stato fosse antecedente allindividuo, in quanto esiste per natura; successivamente questa posizione stata capovolta, ritenendo la societ politica come il prodotto della associazione volontaria degli uomini allo scopo di instaurare, coltivare e conservare la vita sociale tra loro. La tradizione contrattualista: lo stato legittimato dal consenso La maggior parte dei giusnaturalisti, a partire dal 1600, definiscono luomo un animale che sin dalla nascita sente la necessit di consociarsi. -Hobbes si oppose a queste concezioni, affermando che le leggi naturali da sole non assicurano pace e sicurezza, ma c bisogno di una autorit, riconosciuta attraverso un patto sociale. Lo stato che nasce da questo patto lo stato assoluto, nel quale i soggetti si spogliano di ogni diritto a favore del sovrano, che non tenuto ad osservare le leggi, e non pu essere messo in stato daccusa dai sudditi se non nel caso in cui non in grado di preservare la vita degli stessi. -Locke, partendo dalle riflessioni di Hobbes, giunge a conclusioni diverse: egli definisce lo stato di natura come uno stato in cui gli uomini, attraverso la ragione ed essendo tutti uguali, non devono recarsi danno tra di loro. Tuttavia tale stato di natura era bisognevole di un patto, e quindi di unorganizzazione, considerato che non tutti lo riconoscevano vincolante, in quanto in esso mancava una regola definita con il consenso che stabilisse il giusto e il torto. Locke elabora quindi una concezione liberale del principio di legittimit politica, basata sul consenso. Inoltre afferma che quando lo stato non persegue i fini per cui nato, agli uomini non resta che la ribellione. -Rousseau servendosi delle categorie giusnaturalistiche (stato di natura e contratto sociale) teorizz la democrazia. Egli afferma che nello stato di natura luomo vive in pace in quanto la terra gli offre tutto quello di cui ha bisogno; ci che determina luscita dallo stato di natura lintroduzione della propriet, che scatena la diseguaglianza. A questo punto nasce lesigenza per luomo di trovare una forma di associazione che gli permetta di difendere i suoi beni, questa forma Rousseau la individua nel contratto sociale, ma non inteso nel modo dei giusnaturalisti: egli ritiene che lo stato quella forma di assicurazione che garantisce i diritti come libert ed eguaglianza in primis, a cui gli individui conferiscono i propri diritti, i quali gli vengono restituiti sotto forma di diritti civili. Rousseau, inoltre, elabora il concetto di volont generale: il corpo politico dotato di una volont generale che il punto dincontro tra le volont particolari e le volont della societ; in oltre la sola fonte della 13
legge (luomo sottomettendosi alla legge, che deriva dalla volont generale, rimane libero, in quanto essa la volont di ciascuno). -Kant raffigura lo stato di natura nel diritto naturale, cio da un punto di vista soggettivo della libert, la quale non garantita in quanto non ci sono i giudici. Nasce quindi la necessit di uscire dallo stato di natura attraverso la costituzione della societ civile mediante il contratto. Il contratto unidea razionale che esige che lo stato sia fondato sul consenso dei suoi membri, e cio sul diritto positivo. Lo stato kantiano ha la funzione specifica di garantire losservanza del diritto. La tradizione giuspositivista: dallo stato di diritto allo stato costituzionale Nei primi dell800 le codificazioni sancirono i principi del giusnaturalismo aprendo una strada opposta ad esso, e cio al positivismo giuridico. Secondo questo filone di pensiero non esiste alcun principio giuridico se non quello posto dal legislatore, traducendo i precetti della ragione in legge. La dottrina tedesca dell800 configur lo stato come persona giuridica, capace di produrre attraverso i suoi organi azioni concrete. I diritti naturali vengono positivizzati e i diritti delluomo diventano i diritti dei cittadini di ogni singolo stato. In questo periodo si assiste ad una crisi dello stato do tipo liberale, per far posto ad uno stato costituzionale. La novit consiste nella posizione della legge, che non occupa pi una posizione primaria, ma subordinata ad una fonte superiore e cio la costituzione. Questa differenza si sostanzia nella tutela dei diritti individuali, che nello stato di diritto trovano la legittimazione nella legge, mentre in quello costituzionale trovano la piena legittimazione nella costituzione, quindi al di sopra della legge. SOVRANITA Art. 1 Cost. lItalia una repubblica democratica fondata sul lavoro. La sovranit appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione. Si distingue tra 2 tipi di sovranit: interna ed esterna. La tradizione assolutista: potere sovrano e razionalit Verso la fine del 1500 Bodin afferma che per sovranit si intende un potere perpetuo e assoluto. Perpetuo: il sovrano pu sempre concedere il potere ad altri, ma rester per sempre sovrano; Assoluto: il sovrano al disopra della legge e non soggetto al comando altrui; La concezione di potere perpetuo e assoluto ha, per, dei limiti precisi: non si estende alle leggi di Dio e non si estende alla vita privata dei sudditi.
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Anche nel modello contrattualista di Hobbes troviamo una visione assolutista della sovranit; egli afferma che gli uomini per vivere in condizioni di sicurezza cedono i loro diritti allo stato, che si interpone tra loro e si eleva su tutti. Anche Hobbes indica i limiti del potere sovrano, infatti per lui il sovrano tale finch in grado di proteggere la vita dei sudditi. La tradizione costituzionalista: la separazione dei poteri Montesquieu, verso la met del 700, sostiene che chiunque nellesercizio del potere sovrano pu deviare dallobbiettivo del governo giusto; per evitare questo rischio il potere sovrano non deve essere attribuito ad un unico soggetto, ma deve essere ripartito tra i soggetti che compongono lo stato. In ogni stato ci sono 3 tipi di poteri: 1. Legislativo: potere di fare le leggi; 2. Esecutivo: potere di eseguire le decisioni pubbliche; 3. Giudiziario: potere di giudicare i delitti o le controversie tra privati; Se questi poteri si concentrano nelle mani di un unico soggetto non c libert. La tradizione democratica: la volont generale Rousseau si oppone allidea di sovranit divisa. Egli parte da una costatazione: luomo libero. E in una societ composta da uomini liberi, la sovranit non pu che appartenere a loro stessi, in quanto nessuno pu accettare il potere di un altro su di s. Tuttavia necessaria lesistenza delle leggi per mantenere la coesione sociale. Tali leggi saranno lespressione della comune natura che unisce gli uomini, e quindi saranno determinate non da un insieme di volont particolari relative alle differenze esistenti tra di loro, ma da una volont generale che scaturisce dalla loro comune natura. Secondo Rousseau il potere sovrano deve essere attribuito allunico soggetto che per principio non pu abusarne: il popolo. DEMOCRAZIA La tradizione greca: le forme di governo e la polis Platone ritiene la democrazia il governo del numero, la meno buona delle forme buone e la meno cattiva di quelle cattive. Platone esprime questo giudizio negativo sulla democrazia perch secondo lui la essa non il governo dei capaci ma di quelli che sanno assecondare la volont dei molti, e inoltre essa non garantisce ordine e stabilit ma d spesso luogo a conflitti sociali. Aristotele afferma che la democrazia il governo dei poveri, dove il giusto viene definito con la maggioranza e non secondo criteri etici.
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La tradizione contrattualista: contratto sociale e rappresentanza politica Il pensiero contrattualista preceduto da alcune riflessioni medievali: Marsilio da Padova afferma che la societ ha unorigine naturale e non trascendente, ove si ponga il problema di garantire la pace ed evitare i conflitti, questo pu essere risolto solo attraverso la volont dei cittadini per il perseguimento del bene comune. Egli partendo dallidea secondo la quale la titolarit del potere legislativo spetta al popolo, ravvisa la necessit di un potere esecutivo, sotto il controllo del popolo, eletto liberamente, con possibilit di revoca. Il rapporto tra titolarit del potere ed esercizio dello stesso viene poi sviluppato in chiave contrattualista, dove listituzione del governo avviene esclusivamente con il consenso degli individui. -Per Locke la struttura dello stato deve essere formata da un potere legislativo e da un potere esecutivo; il potere legislativo nelle mani del popolo ed un potere delegato, mentre il potere esecutivo subordinato a quello legislativo. -Per Rousseau la sovranit non pu essere rappresentata in quanto risiede nella volont generale, e la volont non si rappresenta; e siccome la volont generale rappresenta il bene comune, la democrazia intesa in come potere del popolo la realizzazione di questo bene. La tradizione rivoluzionaria: democrazia legislativa e democrazia costituzionale Le rivoluzioni francese e americana danno luogo a 2 tipi di democrazia: democrazia legislativa e democrazia costituzionale. DEMOCRAZIA LEGISLATIVA: la legge la forma attraverso la quale si esprime la volont della nazione; essa rappresenta il superamento del particolarismo giuridico e dei privilegi, nonch luguaglianza tra gli uomini. Il potere legislativo non conosce limiti costituzionali, quindi la legge la fonte suprema da cui dipendono tutte le altre, in quanto lespressione della volont generale. DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE: la rivoluzione americana nasce dalla necessit dei coloni di porre dei limiti al potere legislativo, i quali devono essere fissati in una costituzione scritta. Secondo Madison il concetto di democrazia pura, applicabile in una piccola societ, non trova lo stesso riscontro in una societ pi numerosa, infatti tale forma di governo potrebbe generare situazioni di conflitti permanenti con conseguente instabilit, dovute alla formazione di fazioni che raggiungono delle maggioranze e potrebbero, a tutela dei proprio interessi, sacrificare quelli delle minoranze. Ci pu essere evitato solo con la nascita di uno stato repubblicano, che attraverso il sistema della rappresentanza politica con listituto del voto, attua il controllo degli eletti da parte degli elettori. L800: liberalismo, socialismo e democrazia Dopo il periodo rivoluzionario, si afferma in Europa il modello costituzionale dello stato di diritto. Lo stato di diritto ha 2 caratteristiche: La legge come fonte suprema; Diritto di voto limitato a determinati ceti sociali per la scelta dei rappresentanti per la camera elettiva; Le costituzioni degli stati erano flessibili e nasce la giustizia amministrativa. 16
Allinterno di questo modello costituzionale, il concetto di democrazia si confronta con le principali ideologie dell800: liberalismo e socialismo. La dottrina liberale elabora un confronto tra libert di partecipazione e democrazia politica; valuta in modo positivo la prima, quale diritto delle classi aristocratiche e di borghesi di partecipare alla vita del paese, mentre valuta in modo negativo la seconda, in ragione del fatto che essa permette la possibilit per il popolo, considerato una massa inferiore, attraverso il sistema della rappresentativit di entrare nelle istituzioni e sostituire le classi dirigenti. Nel pensiero socialista la democrazia rappresenta un punto di partenza per il rivoluzionamento dei rapporti sociali ed economici. Marx critic fortemente i risultati della rivoluzione francese, dato che secondo lui essa non era altro che lemancipazione della societ borghese. La democrazia del 900: la teoria costituzionale di Kelsen e la teoria elitista La democrazia si afferm in Europa tra la fine dell800 e i primi del 900. In questo periodo Kelsen svilupp unidea di rapporto tra stato di diritto e democrazia; egli afferm che lo stato di diritto non altro che la sottomissione dello stato allordinamento, quindi esso soggetto di obbligazioni e diritti e, come tutte le persone, subordinato alla legge. Il carattere dominante della dottrina di Kelsen la centralit dellordinamento, essa pu essere definita come la dottrina politica della democrazia costituzionale. Egli dichiara che la garanzia della costituzione significa aderenza delle leggi alla costituzione stessa; intendendo per costituzione il nucleo centrale dellordinamento e delle norme che regolano i rapporti tra gli organi dello stato. Inoltre Kelsen individua i principi della democrazia, e afferma che in un sistema parlamentare esiste un diritto della maggioranza che deve riconoscere un diritto della minoranza. Per cui lessenza della democrazia consiste non nellimposizione della volont della maggioranza nei confronti della minoranza, ma nellintegrazione degli orientamenti politici, che si esprimono nelle singole opinioni. La teoria della democrazia costituzionale si oppose alla teoria della democrazia elitaria, secondo la quale la sovranit del popolo pura illusione, in quanto esso non ha unidea razionale; nella realt invece il metodo democratico un sistema in base al quale singoli individui ottengono il potere di decidere tramite una competizione elettorale. Quindi, secondo la teoria elitaria, la democrazia ridotta ad un metodo, senza tener conto dei principi costituzionali contenuti in essa.
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