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Rapporto fra le donne dei poeti elegiaci

I poeti elegiaci latini dedicarono tutta la loro vita alla poesia, all’otium letterario e all’amore. In particolare,
l’amore, vero centro della poesia elegiaca, verte su un perno comune a tutti i poeti elegiaci (Cornelio Gallo,
Tibullo e Properzio): la donna amata, domina del cuore del poeta.

Ogni poeta latino aveva una donna amata, talvolta anche due, come nel caso di Tibullo: Cornelio Gallo
dedica tutti i suoi Amores a Licoride, Tibullo ricerca un’esistenza serena e appartata insieme alla sua Delia,
che in seguito al discidium sostituirà con Nemesi e Properzio tratta nel suo Monobliblos Cinzia come
argomento principale della sua poetica.

Data la comunanza della poetica e degli ideali, sono molte le caratteristiche comuni che si ritrovano nelle
donne amate dai poeti elegiaci: comune è lo stato della donna, sposata o prossima al coniugium, oppure
non interessate a stringere un legame vincolante col poeta (per cui vengono usati pseudonimi per
nascondere la loro identità); comune è la relazione dei poeti con la donna amata, che finisce con il sofferto
(per il poeta) discidium; comune sono anche i sentimenti della donna, considerata il più delle volte crudeli e
bramanti di avaritia e luxuria; ed infine comune è il loro rapporto, definito come militia amoris e servitium
amoris.

Nonostante queste caratteristiche comuni è possibile rintracciare anche differenze sostanziali tra le donne
dei poeti elegiaci: liberta e amante di altri uomini oltre al poeta è Licoride, mentre già sposata è Delia e
matrona dissoluta ma distinta è Cinzia; impossibilitato a sposarsi è Properzio per la disparità sociale con
Cinzia, mentre Tibullo è impossibilitato perché Delia ha già marito; crudele e domina è descritta Nemesi da
Tibullo, di un sogno irrealizzabile appartiene invece la visione che ha Properzio di Cinzia.

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