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Pelliciari Giorgia 2A 

TESTO ARGOMENTATIVO
Don Abbondio: vittima dei suoi tempi 
o responsabile delle proprie azioni? 

Don Abbondio è senz'altro uno dei personaggi più popolari e interessanti dei Promessi
Sposi, nonché il primo ad essere presentato. La figura di Don Abbondio è quella con cui
Manzoni sfoggia tutta la sua capacità comica che ironizza sulla carattere debole del
personaggio, nonostante sia causato da debolezze legate alla situazione del tempo, e
dunque a cui è difficile sottrarsi.
In primo luogo fin dalle prime pagine dei Promessi Sposi, ovvero l’incontro con i bravi, si
può già notare e comprendere il carattere vile e insicuro del curato: la paura che prova, le
speranze di vedere qualcuno nei campi circostanti a cui chiedere aiuto, il desiderio di
fuggire, il fatto di affrettarsi a raggiungere i bravi pur di abbreviare l'angoscia che provava
nel vederli e nell'aver capito che i due stavano aspettando proprio lui. I bravi erano
scagnozzi di Don Rodrigo, paragonabili ai mafiosi attuali, ai quali quindi era affidato il
compito di incutere timore oppure direttamente agire violentemente. Guardando la scena
dalla prospettiva del curato, già di carattere poco coraggioso, l’unica soluzione è
sottomettersi, cercando di evitare il male peggiore che in questo caso era la morte. Il ‘600
è per eccellenza il secolo della giustizia negata, dove chi comandava, e doveva quindi
preservare e garantire protezione al popolo, era anche il male che minacciava la societ à
del tempo. L’unica soluzione era, come ha fatto Don Abbondio, piegarsi ai potenti
cercando di salvare la propria vita o immolarsi come martiri nella speranza di un
cambiamento verso la razionalità.
Inoltre Il curato aveva deciso di diventare sacerdote, cosa che gli avrebbe permesso di
trascorrere una vita quieta e comoda, lontano dai disagi e dai problemi. Infatti all ’epoca la
scelta religiosa era spesso dettata dalla volontà di acquisire immunità, in un tempo in cui le
difese dei soggetti che non fossero legati alle strutture di potere erano ben poche. Il
personaggio di Don Abbondio è quasi l'incarnazione dell'inettitudine intesa come
incapacità di far fronte alle situazioni della vita, di relazionarsi con gli altri nei casi difficili, in
cui occorra mostrare un po' di decisione.
E’ vero anche che Manzoni, parlando di Don Abbondio, dice che il prete aveva vissuto la
sua intera vita evitando impicci per non doversi trovare davanti a scelte rischiose,
accusandolo di essere colpevole delle sue azioni e di approfittarsi anche lui della
condizione amministrativa altamente problematica e irrazionale dell’epoca. Però la
descrizione del curato stesso ci mostra che la sua è stata una scelta obbligata da un
secolo in cui "la forza legale non proteggeva in alcun modo l'uomo tranquillo, inoffensivo e
che non avesse altri mezzi di far paura altrui”. Egli cercava di non far torti a nessuno e
quando doveva scegliere da che parte stare, stava sempre dalla parte del più potente,
questo perché, in un secolo in cui nessuno è colpevole e nessuno innocente, proprio
perché la giustizia era amministrata da coloro che mantenevano “il mondo sottosopra”,
l’unica soluzione era fuggire dal pericolo o comunque evitare il maggiore.
Per concludere Manzoni riesce a farci conoscere il personaggio così bene da creare nel
lettore un vero dilemma sul suo carattere e sul modo di affrontare la situazione
drammatica del 1600. Il curato era vittima della sua epoca, caratterizzata dalla mancanza
di protezione verso gli indifesi e dall’abuso di potere da parte di coloro che lo possedevano
che giocava proprio su individui come Don Abbondio dal carattere debole e pauroso.

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