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Comicit e Dramma nella paura di Don Abbondio Don Abbondio il primo personaggio che appare nel romanzo storico di Alessandro Manzoni. Sin dalle prime pagine Don Abbondio viene presentato ai lettori come leroe della paura, un debole che ha il terrore persino della sua ombra e che aspira solo a salvaguardare la quiete miserabile del suo mondo. La vicenda inizi la sera del 7 novembre 1628, mentre il curato di un piccolo paesino del lecchese si incamminava verso la canonica, si assist ad un incontro alquanto inaspettato che scaten in lui una marea di pensieri. Il vero pensiero che tormentava il povero Don Abbondio era infatti il timore di poter subire una violenza. Il curato, come viene descritto da Alessandro Manzoni, non era nato con un cuor di leone, ma era piuttosto un animale senza artigli e senza zanne, potenzialmente innocuo che, non essendo riuscito a porre lequilibrio tra s stesso e il mondo esterno, avrebbe voluto che questo si adeguasse alle sue necessit e a suo beneficio. La sua paura lo portava sempre a tentare di essere neutrale in qualsiasi controversia tuttavia, se avesse dovuto schierarsi, lo avrebbe fatto dalla parte del pi potente in qualunque occasione. Cos come il demonio di Don Rodrigo lorgoglio, quello di Don Abbondio la paura per eccellenza. La contraddizione che si genera fra il suo dovere e la sua paura genera una situazione comica ma allo stesso tempo anche drammatica. Egli conoscendo la propria incapacit a difendersi, si era creato un suo curioso sistema per uscire incolume da tempi violenti e di soprusi. Il suo sistema, sebbene ben architettato e organizzato, lo salv fino al momento in cui cedette alle intimidazioni di un signorotto vile e prepotente, Don Rodrigo, che gli

ordin di non celebrare le nozze di due innocenti altrimenti avrebbe pagato la pena con la sua vita. Uno dei primi dogmi su cui fondato il suo sistema sicuramente legoismo. Don Abbondio si giudicava come un uomo che non si faceva notare, non chiedeva dessere lasciato vivere e pensava di essere un galantuomo, oltre ad essere a conoscenza dellautocontrollo e della prudenza. Secondo i lettori, invece, un uomo avido, che valuta pi lutile della morale. Leffetto umoristico balza allocchio dal linguaggio di Don Abbondio che beffante e deformante nel caso giudichi gli alti, nel momento in cui giudica se stesso invece le sue opinioni sono compiaciute e celebrative. Anche i suoi avvenimenti sono fonte di ilarit allinterno del romanzo. Durante una semplice passeggiata ha incontrato i bravi che lo hanno minacciato di morte e mentre riposava tranquillo si trovato Renzo e Lucia in casa sua intenti nel celebrare il loro matrimonio. La paura costante di Don Abbondio, tuttavia, pu essere interpretata anche come un elemento drammatico. Il suo terrore gli fa vivere momenti di incomprensione, soprattutto durante lincontro con il cardinale Federico Borromeo, persona diametralmente opposta sia per classe sociale, cultura e soprattutto per carattere a Don Abbondio. Durante questo colloquio tra due personaggi pilastri dei Promessi Sposi, si genera uno scontro tra due sistemi completamente diversi. Tra le due personalit non c un dialogo vero e proprio, ma uno scontro in tutti i sensi, soprattutto a causa della diversit dello stile di vita: lamore intrepido del cardinale si contrappone allegoismo del curato: questa estrema diversit crea uno spacco drammatico allinterno del romanzo, accentuata dalla diversit del registro linguistico adottato dal Cardinale e da colui che si era illuso di poter uscire indenne

dallincontro con Federico Borromeo. Mentre il Cardinale si esprimeva utilizzando un linguaggio elevato, certe volte enfatico e oratorio, il povero curato utilizzava un tono spicciolo, quotidiano e popolare ma anche un registro interiore. La potente figura del Cardinale non si abbassata al livello di Don Abbondio, come avrebbe voluto il curato, ma ha fatto in modo di elevarlo al suo livello, ed forse per questo che alla fine del colloquio Don Abbondio risulta pentito delle sue azioni. Nel corso della vicenda Alessandro Manzoni ha una piet per il personaggio di Don Abbondio, ma non perde mai occasione di donargli quellumorismo e quel dramma che pu far divertire il lettore e lo pu anche far riflettere sui contrasti a cui lanimo dell' uomo deve regolarmente far fronte. FINE -

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