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antologia • fonti

La nascita
del capitello corinzio
Vissuto nel I secolo a.C., Marco Vitruvio Pollione è colare sugli edifici sacri, gli spazi pubblici (foro, teatri,
autore del trattato De Architectura, fonte preziosa per gli basiliche) e privati, sulle opere idrauliche e sulla mecca-
studi di archeologia e di storia dell’arte antica e modello nica. Nel terzo e nel quarto libro – interamente dedicati
a cui nel Rinascimento si ispireranno architetti e trattati- all’architettura templare – Vitruvio codifica, per la pri-
sti quali Leon Battista Alberti, Francesco di Giorgio Mar- ma volta, gli ordini architettonici: il dorico, lo ionico e
tini, il Filarete, Raffaello Sanzio e Andrea Palladio. il corinzio. Racconta, inoltre, un aneddoto che rivela le
L’opera, suddivisa in dieci libri, fornisce importanti ragioni del nome e della particolare forma del capitello
informazioni sull’architettura greca e romana, in parti- corinzio.

abaco fiorone

voluta

elice

seconda
corona
di foglie
d’acanto cauliculi
prima
corona
di foglie
d’acanto

1. Capitello corinzio, disegno ricostruttivo.


DS065992

2. Capitello corinzio, dal Tempio


di Zeus Olimpio ad Atene (Grecia), dal 515 a.C.

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antologia La nascita del capitello corinzio

Il terzo stile1 detto corinzio ricalca le esili sembianze di una fanciulla proprio perché per la giovane età
le fanciulle acquistano nell’aspetto ornamentale una maggiore eleganza, in grazia della 2 particolare
esilità delle loro membra. A quanto si ricorda tale tipo di capitello ha avuto questa origine: una giova-
ne di Corinto si ammalò quand’era già in età da marito e morì. Dopo le esequie la sua nutrice raccolse
e mise dentro un cestello3 gli oggetti che in vita la fanciulla aveva avuti più sacri e portatili sulla tomba
li dispose là in cima proteggendoli con una tegola perché potessero durare più a lungo all’aperto. Ca-
sualmente questo cesto era stato deposto sopra una radice di acanto4 che premuta al centro dal peso
del cestello fece sbocciare in primavera foglie e teneri steli; questi crescendo ai lati del canestro furono
costretti a ripiegarsi in varie volute, una volta raggiunta la sommità, perché gli angoli sporgenti del
tetto ne impedivano la crescita.
Allora Callimaco5 che per la raffinatezza e l’eleganza della sua arte di scolpire il marmo era chiamato
dagli Ateniesi kathatéko téchne, 6 passando davanti a quella tomba notò il canestro e le tenere foglie che
sbocciavano tutt’attorno. Piacevolmente colpito da quella nuova forma architettonica la riprese nella
realizzazione dei capitelli delle colonne a Corinto e ne fissò l’insieme delle proporzioni, stabilendo i
canoni7 per la realizzazione delle opere in stile corinzio.
.

M. Vitruvio Pollione, De Architectura IV, 8-10, trad. di L. Migotto,


Edizioni Studio Tesi, Pordenone 1990, p. 163

Il terzo stile: il corinzio è il “terzo” ordine, do-


1.  detti lékythoi con funzione funebre. all’estenuazione dell’arte. Questo appellativo,
po il dorico e lo ionico. 5.  Callimaco: scultore, pittore e bronzista, vissuto che secondo la tradizione era riservato a Calli-
in grazia della: “a causa della”.
2.  probabilmente a Corinto nel V secolo a.C. maco, attesta la grande stima di cui godeva l’ar-
cestello: un canestro, un cesto.
3.  6. kathatéko téchne: Il termine è un composto dal tista.
radice di acanto: l’acanto è una pianta della
4.  greco kathatéko (distruggo, consumo) e téchne canoni: si definisce “canone” il sistema di pro-
7. 
simbologia funeraria, come dimostra il suo uti- (arte) ed esprime la tensione dell’artista verso porzioni e rapporti armonici tra le varie parti di
lizzo nella decorazione della tipologia di vasi la perfezione, tanto esasperata da arrivare quasi un’opera, scultorea e architettonica.

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