Il canto si apre con una rinuncia esplicita del poeta nel voler praticare la
poesia epica abbandonando così la poesia bucolica da lui introdotta per
primo. Parlando in prima persona, attraverso il riferimento al pastore, ricorda il rimprovero di Apollo per aver solo pensato di farlo. I versi dedicati a Varo, narrano come i pastori Cromi e Mansilio, trovato Sileno addormentato e ubriaco, con l'aiuto della bellissima naiade (divinità che abitava le fonti e i corsi d’acqua) Egle, lo legano e lo costringono a cantare. Sileno canta il formarsi del mondo dai quattro elementi, il germogliare dei boschi e lo stupore dei monti davanti agli animali appena comparsi. La descrizione del poeta è per esaltare il potere magico della poesia e della musica nel placare le belve e nel fare danzare gli alberi. Attraverso un monologo viene accennata la nascita degli uomini e dei miti più antichi (i sassi gettati da Pirra, l’età dell’oro, Prometeo incatenato per aver rubato il fuoco celeste). Tra le leggende è inserito un elogio per l'amico Cornelio Gallo che , mentre vaga lungo le correnti del Permesso, viene condotto da una Musa sui monti della Boezia dove riceve in dono dal pastore Lino, a nome delle Muse, una zampogna, strumento simbolo della poesia pastorale, capace di smuovere le foreste. Su questo strumento Gallo dovrà cantare, in onore di Apollo. Mentre Sileno canta tutte le canzoni insegnate da Apollo sulle rive dell’Eurota le valli le fanno echeggiare fino alle stelle, finché Vespero sorge dall’Olimpo, che avrebbe voluto ancora ascoltare. L’ecogla è una chiara celebrazione della poesia e della propria inadeguatezza nei confronti del genere epico.