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L'etimologia del nome trova discordanze negli studiosi, alcuni dei quali preferiscono non
pronunciarsi. Se Crisippo fu uno dei primi a proporre un'origine lessicale del nome, la teoria
più diffusa propende per la seguente interpretazione: «ninfe dei monti».Erano dette anche
"Eliconie", poiché la loro sede era il monte Elicona, e dato che questo monte si trova in
Beozia
Apollo era il loro protettore, quindi venivano invitate alle feste degli dèi e degli eroi perché
allietassero i convitati con canti e danze, spesso cantando insieme.[29] Spesso omaggiavano
Zeus, loro padre, cantandone le imprese.Nel canto, inteso come racconto storico musicato,
le Muse erano superiori a qualsiasi umano poiché conoscevano alla perfezione non solo il
passato e il presente, ma anche il futuro.
Il monte Parnaso con la fonte Castalia era luogo consacrato alle nove muse come lo erano
l’Elicona e la fonte Ippocrene cercata dal cavallo alato Pegaso, al loro servizio.
Per i Romani esistevano divinità simili alle Muse che presiedevano ai canti: si tratta delle
Camene, venerate in un boschetto presso Porta Capena, destinate in tempi successivi a
essere confuse con le nove Muse, delle quali condividevano le principali caratteristiche.
E per ogni poeta, sia greco sia latino, oppure più moderno, divenne quasi un obbligo iniziare
la propria opera artistica con l'invocazione alle dee delle arti, che infondevano ispirazione e
forza alla composizione cui l’artista si accingeva.