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Il Canzoniere di Petrarca

Luoghi, figure, sentimenti, ideali


Indice
 Vita di Francesco
Petrarca
 Percorsi tematici de
l Canzoniere
 Lo stile
Vita di Francesco Petrarca
1312: la famiglia si
stabilisce ad 20 luglio 1304: nascita ad
Avignone, allora sede Arezzo da famiglia di
del Papato. Primi studi origine fiorentina. Il
di Petrarca e frequenza padre (ser Pietro detto
della facoltà di Petracco o Petraccolo)
giurisprudenza a era stato bandito da
Montpellier (1316- Firenze perché guelfo
1320). Conoscenza dei bianco (ottobre 1302).
classici e della poesia
lirica in volgare.
Incontro con Laura
nella chiesa di santa
Chiara di Avignone (6
aprile 1327).

1337: ritiro a Valchiusa


(Vaucluse) in una casetta 1330: al servizio come cappellano del
isolata per dedicarsi in cardinale Giovanni Colonna. Numerosi
solitudine al lavoro viaggi in Europa (Parigi, Fiandre,
letterario. Germania, Roma).
Vita di Francesco Petrarca

1342: incontro ed
amicizia ad
Avignone con Cola di 1342: soggiorno solitario
Rienzo. Monacazione a Selvapiana
del fratello Gherardo sull’Appennino, ospite di
e crisi spirituale di 6 aprile 1348: Azzo da Correggio,
Petrarca. Nascita morte di Laura. signore di Parma (nuovo
della figlia illegittima desiderio di solitudine).
Francesca.

1347: fallimento
dell’insurrezione romana di
Cola di Rienzo. Rottura
definitiva con i Colonna.

1350: incontro a Firenze 8 aprile 1341 (giorno di


con Boccaccio, suo Pasqua): conferimento a
principale ammiratore. A Petrarca della laurea poetica
Roma per il Giubileo. a Roma, in Campidoglio.
Vita di Francesco Petrarca
1370: residenza ad Arquà, piccola
località sui Colli Euganei, in una villetta
appartata (raccoglimento finale).
18 luglio 1374: morte e sepoltura ad 1362: soggiorno
Arquà (oggi denominata Arquà Petrarca). a Venezia (la
Repubblica gli
1353: da Valchiusa a Milano aveva offerto
presso la corte viscontea. una residenza).
Missioni diplomatiche per
conto della signoria. Nuovo
incontro con Boccaccio (1359).

1368: trasferimento
a Padova, ospite del
signore Francesco
da Carrara.
Percorsi tematici del
Canzoniere
L’io petrarchesco e Laura:
il soggetto lirico
Al centro del Canzoniere non troviamo tanto quella Laura che di
continuo è oggetto esplicito dei testi, quanto l’io del poeta.
Attraverso l’amore per la donna, il soggetto lirico mette alla prova
se stesso. La poesia amorosa di Petrarca è fondata sulla ricchezza
interiore e sulla complessità psicologica e affettiva.
Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
di quei sospiri ond’io nudriva ‘l core
in sul mio primo giovenile errore
quand’era in parte altr’uom da quel che sono,

del vario stile in ch’io piango et ragiono


fra le vane speranze e ‘l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.

Ma ben veggio or sì come al popol tutto


favola fui gran tempo, ode sovente
di me medesimo meco mi vergogno;

et del mio vaneggiar vergogna è ‘l frutto,


e ‘l pentersi, e ‘l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.

RVF, I
Altichiero, Francesco Petrarca, 1370 ?
L’io petrarchesco e Laura:
la personalità di Laura
Non bisogna però credere che Laura non abbia nessuna personalità
specifica, che sia insomma solamente l’occasione perché il poeta
eserciti la propria interiorità. Laura si mostra dotata di una sua
specifica personalità, definita da tappe biografiche, dalle notizie
anagrafiche e dalla concezione morale e ideologica.
Lassare il velo o per sole o per ombra,
donna non vi vid’io
poi che in me conosceste il gran desio
ch’ogni altra voglia d’entr’al cor mi sgombra.

Mentr’io portava i be’ pensier’ celati,


ch’ànno la mente desïando morta,
vidivi di pietate ornare il volto;
ma poi ch’Amor di me vi fece accorta,
fuor i biondi capelli allor velati,
et l’amoroso sguardo in sé raccolto.
Quei ch’i’ più desïava in voi m’è tolto:
sì mi governa il velo
che per mia morte, et al caldo et al gelo,
de’ be’ vostr’occhi il dolce lume adombra.

RVF, XI

Miniatore fiorentino, Ritratto di Laura,


Biblioteca Laurenziana ms Plut. 41,1F9r.
L’io petrarchesco e Laura:
il nome di Laura
Alcuni termini sono utilizzati come Erano i capei d’oro a l’aura sparsi
senhal per riecheggiare il nome di che ‘n mille dolci nodi gli avolgea,
e ‘l vago lume oltra misura ardea
Laura. di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi.
RVF, XC, 1-4
Il “lauro” (= alloro) richiama sia la
sacralità dell’arte (in quanto pianta
sacra del dio Apollo) sia la “laurea”
poetica conseguita da Petrarca a Io mi rivolgo indietro a ciascun passo
Roma. col corpo stancho ch’a gran pena porto,
et prendo allor del vostr’aere conforto
“L’aura” (= l’aere) riecheggia un che ‘l fa gir oltra dicendo: Oimè lasso!

motivo culturale diffuso nella lirica RVF, XV, 1-4

provenzale: il tema dell’aura, cioè del


vento che soffia dal paese dell’amata
portandone il ricordo fino al poeta (cfr.
RVF, XV).
L’aura che ‘l verde lauro et l’aureo crine
“L’auro” (= l’oro) determina invece soavemente sospirando move,
bisticci di parole per rimarcare fa con sue viste leggiadrette et nove
l’anime da’ lor corpi pellegrine.
stilisticamente la bellezza di Laura: la
RVF, CCXLVI, 1-4
L’amore
La trama dell’amore per Laura è scandita in modo meticoloso da
tutta una serie di riferimenti cronologici e di anniversari. In questa
fitta partitura di echi e rimandi cronologici si dispongono i momenti
di una storia d’amore che è insieme un itinerario morale. Ecco a
titolo esemplificativo alcuni motivi:

 Tema della sublimazione dell’amore e


del potere salvifico della donna
 Tema della lontananza e della solitu
dine
Tema della celebrazione della bellezz
a di Laura
 Tema dell’amore come causa di aspri
onflitti interiori

Laura incorona Petrarca, Biblioteca Laurenziana Ashb. 1263, f. 7r.


Tema della lontananza e della
solitudine
Solo et pensoso i piú deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l'arena stampi.

Altro schermo non trovo che mi scampi


dal manifesto accorger de le genti,
perché negli atti d'alegrezza spenti
di fuor si legge com'io dentro avampi:

sí ch'io mi credo omai che monti et piagge


et fiumi et selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch'è celata altrui.

Ma pur sí aspre vie né sí selvagge


cercar non so ch'Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co llui.

RVF, XXXV
Tema della lontananza e della
solitudine
Il poeta cerca luoghi isolati per nascondere agli altri la vista del proprio
stato, dal quale risulta evidente il suo amore. Il paesaggio è com-plice della
vicenda interiore del poeta, ovunque insegui-to da Amore.
La compresenza dei temi della solitudine, dell’isola-mento, del rapporto privile-
giato col paesaggio e del dialogo interiore con i sen-timenti fa di questo testo un
eccezionale prototipo del modello lirico petrar-chesco.
L’amore come causa di aspri
conflitti interiori
Pace non trovo, et non ò da far guerra;
e temo, et spero; et ardo, et son un ghiaccio;
et volo sopra 'l cielo, et giaccio in terra;
et nulla stringo, et tutto 'l mondo abbraccio.

Tal m'à in pregion, che non m'apre né serra,


né per suo mi riten né scioglie il laccio;
et non m'ancide Amore, et non mi sferra,
né mi vuol vivo, né mi trae d'impaccio.

Veggio senza occhi, et non ò lingua et grido;


et bramo di perir, et cheggio aita;
et ò in odio me stesso, et amo altrui.

Pascomi di dolor, piangendo rido;


egualmente mi spiace morte et vita:
in questo stato son, donna, per voi.

RVF, CXXXIV E. Munch, Ceneri (particolare), 1894.


Il narcisismo di Laura
La lontananza di Laura dal
poeta non è soltanto
lontanan-za nello spazio,
ma anche di-stanza
psicologica. La donna è
spesso caratterizzata come
fredda e altera, tanto da
gua-dagnarsi l’epiteto di
“cattiva”. Origine del
dolore è anzitutto il
desiderio inappagato,
suscitato dalla bellezza
sensuale di Lau-ra: questo
è il tema del ciclo dei
sonetti dello specchio
(XLIV-XLVI). Laura
contempla la propria
bellezza riflessa, si chiude
in sé stessa e si sottrae
Caravaggio, Narciso, 1599.
Morte e trasfigurazione di
Laura
Il 6 aprile 1348 muore Laura. Dopo aver dato sfogo alla iniziale
disperazione, il poeta si appresta a riconsiderare tutta la lunga storia
del proprio amore alla lu-ce della definitiva scomparsa di Laura dalla
scena terrena. L’esperienza di di-stanza vissuta finché Laura era viva
cede ora progressivamente il passo a una possibilità di incontro che
prima non era stata mai conseguita con altrettanta serenità e
sicurezza.
Oimè il bel viso, oimè il soave sguardo,
oimè il leggiadro portamento altero;
oimè il parlar ch'ogni aspro ingegno et fero
facevi humile, ed ogni huom vil gagliardo!

et oimè il dolce riso, onde uscío 'l dardo


di che morte, altro bene omai non spero:
alma real, dignissima d'impero,
se non fossi fra noi scesa sí tardo!

Per voi conven ch'io arda, e 'n voi respire,


ch'i' pur fui vostro; et se di voi son privo,
via men d'ogni sventura altra mi dole.

Di speranza m'empieste et di desire,


quand'io partí' dal sommo piacer vivo;
ma 'l vento ne portava le parole.
RVF, CCLXVII
J. E. Millais, Ophelia, 1852.
Morte e trasfigurazione di
Laura
La figura di Laura subisce alla fine del Canzoniere una profonda
trasformazione. Laura perde, dopo la morte, i tratti in qualche modo
ambigui e complessi che ne caratterizzano il comportamento da viva,
presentandosi come la portatrice di un valore definitivo capace di dare
un nuovo significato alle cose. Questa trasforma-zione è affidata qui
anche – per la prima volta – a interventi diretti della donna, che
consola il poeta a superare la limitata passione che lo ha fino a quel
momen-to legato a lei.
Memoria e paesaggio
Decisivo appare nel
Canzoniere il tema della
Chiare, fresche et dolci acque,
memoria. Nasce, soprat- ove le belle membra
tutto nella sperimentazione pose colei che sola a me par donna;
attorno al tema della gentil ramo ove piacque
(con sospir' mi rimembra)
memoria, la “specia- a lei di fare al bel fiancho colonna;
lizzazione” del linguaggio herba et fior' che la gonna
poetico come linguaggio leggiadra ricoverse
rievocativo: il poeta qui si co l'angelico seno;
aere sacro, sereno,
rivolge ai luoghi che hanno ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:
ac-colto in passato la date udïenza insieme
presenza di Laura, e, come a le dolenti mie parole extreme.
in un te-stamento, chiede RVF, CXXVI, 1-13
di essere sepolto appunto
in quei luoghi, nella spe-
ranza che un giorno Laura J. W. Waterhouse, Ophelia, 1894.

stessa, tornan-dovi, possa


essere presa infine da pietà
alla vista della sua tomba.
Impegno civile e riflessione
politica

Simone Martini, Guidoriccio da Fogliano all’assedio


di Montemassi, 1328 . Con la canzone all’Italia Petrarca
Italia mia, benché 'l parlar sia indarno critica severamente il particolarismo
a le piaghe mortali che divide e mette gli uni contro gli
che nel bel corpo tuo sí spesse veggio,
piacemi almen che ' miei sospir' sian quali altri sovrani e popoli appartenenti a
spera 'l Tevero et l'Arno, una stessa tradizione e a una stessa
e 'l Po, dove doglioso et grave or seggio.
Rettor del cielo, io cheggio cultura. Vi è un solenne richiamo alla
che la pietà che Ti condusse in terra civiltà nazionale italiana, fondata
Ti volga al Tuo dilecto almo paese.
Vedi, Segnor cortese, sulla tradizione di Roma. Oltre
di che lievi cagion' che crudel guerra; all’invito alla pace, il poeta interviene
e i cor', che 'ndura et serra
Marte superbo et fero, anche su una questione destinata a
apri Tu, Padre, e 'ntenerisci et snoda; grande rilevanza nel dibattito politico
ivi fa che 'l Tuo vero,
qual io mi sia, per la mia lingua s'oda. dei due secoli successivi: l’utilizzo da
RVF, CXXVIII, 1-16 parte dei signori italiani di truppe
mercenarie straniere.
Impegno civile e riflessione
politica
Fanno nucleo a sé i tre sonetti dedicati a criticare la corruzione della curia
avignone-se (CXXXVI-CXXXIII). L’attributo di “babilonesi” con cui i tre testi
sono anche noti, deriva dal fatto che Petrarca (come già Dante)
personifica la curia nella grande Babilonia “madre delle prostitute e delle
abominazioni della terra” (Apocalisse XVII, 1-18). Qui si invoca sugli
ecclesiastici corrotti la pioggia di fuoco, la stessa punizione che Dio aveva
riservato a Sodoma e Gomorra, le due città bibliche del peccato.
Fiamma dal ciel su le tue treccie piova,
malvagia, che dal fiume et da le ghiande
per l'altrui impoverir se' ricca et grande,
poi che di mal oprar tanto ti giova;

nido di tradimenti, in cui si cova


quanto mal per lo mondo oggi si spande,
de vin serva, di lecti et di vivande,
in cui Luxuria fa l'ultima prova.

Per le camere tue fanciulle et vecchi


vanno trescando, et Belzebub in mezzo
co' mantici et col foco et co li specchi.

Già non fustú nudrita in piume al rezzo,


ma nuda al vento, et scalza fra gli stecchi:
or vivi sí ch'a Dio ne venga il lezzo.
RVF, CXXXVI
Distruzione di Babilonia, arazzo di Angers, sec. XIV.
L’intellettuale Petrarca
Petrarca afferma il ruolo del nuovo intellettuale pre-umanistico: il suo
ruolo è innalzato dalla superiorità conoscitiva, consapevole dell’elitaria
attività intellettuale e della solitudine dell’uomo di cultura che ne
consegue. Per lui la via dello studio è meno facile della via che conduce al
successo e alla vile ricchezza, ma solo attraverso il non-coinvolgimento
nelle vicende pratiche è possibile il distacco e la superiorità del giudizio
morale che il poeta si attribuisce.

Altichiero, Ritratto di Francesco Petrarca, 1376.


Risoluzione finale del dissidio
La riflessione sulla morte di Laura porta alla sua accettazione e a una
condizione rasserenata, nella quale il pentimento porta alla
conversione. La lunga lotta per la conquista della coscienza, intesa qui
come padronanza del proprio complesso mondo interiore, appare
finalmente vinta. Il Canzoniere si chiude con la conquista di un nuovo
oggetto d’amore: non più la donna desiderata, né l’angelo stilnovistico,
né una nuova Beatrice. Il referente femminile al quale è dedicato
l’ultimo componimento è la Vergine Maria, l’incarnazione più alta di
. quel nuovo modello di femminilità che Laura pian piano è venuta
determinando.

Sonetto I
Voi ch’ascoltate Canzoniere
in rime sparse il suono

Canzone
CCCLXVI
Vergine bella,
che di sol vestita
Risoluzione finale del dissidio

Petrarca chiede alla Madonna l’aiuto


ancora necessario per completare il
distacco dall’esperienza mondana. In
questo modo la canzone conclusiva alla
Vergine si colloca idealmente prima del
sonetto proemiale che introduce il
Canzoniere, il quale mostra, con il
distacco esplicito del poeta, che la Sonetto I
preghiera alla Madonna è stata Voi ch’ascoltate Canzoniere
in rime sparse il suono
effettivamente realizzata.

Canzone
CCCLXVI
Vergine bella,
che di sol vestita
Risoluzione finale del dissidio
Vergine bella, che di sol vestita,
coronata di stelle, al sommo Sole
piacesti sí, che 'n te Sua luce ascose,
amor mi spinge a dir di te parole:
ma non so 'ncominciar senza tu' aita,
et di Colui ch'amando in te si pose.
Invoco lei che ben sempre rispose,
chi la chiamò con fede:
Vergine, s'a mercede
miseria extrema de l'humane cose
già mai ti volse, al mio prego t'inchina,
soccorri a la mia guerra,
bench'i' sia terra, et tu del ciel regina.
RVF, CCCLXVI, 1-13

Giotto, Madonna col Bambino, 1320-30.


Lo stile
 Lessico
 La metafora
 Stile antirealistico
e musicale
 Equilibrio e variazi
one
 Forme metriche util
izzate
Lessico
Per il rigore delle sue scelte tematiche, Petrarca mette a punto un
lessico rigoroso. Sono esclusi tutti i termini che alludono a realtà
basse, come quelle del corpo e della quotidianità. Petrarca tende a
una certa generalità e astrattezza:

Preferenza a nominare le classi


piuttosto che le specie o gli fiori; augelli
individui:
erbe, fronde, lauri  verdi
sassi  duri
L’aggettivazione allude a una acque  chiare, fresche et dolci
qualità eminente e quasi
stereotipa del nome cui si viso, riso, occhi, sguardo  dolce,
riferisce: soave, vago
chiome, capei  biondi, d’oro,
crespi
La metafora
L’apertura agli altri campi dalla realtà e dell’esperienza umana
avviene attraverso la metafora. In questo modo, Petrarca può
anche ricorrere al lessico guerresco:

Era il giorno ch'al sol si scoloraro


per la pietà del suo factore i rai, La figura dominante in questo
quando i' fui preso, et non me ne guardai,
ché i be' vostr'occhi, donna, mi legaro. sonetto è la metafora che
assimila l’innamora-mento a un
Tempo non mi parea da far riparo assalto: fui preso, v. 3; mi legaro,
contra colpi d'Amor: però m'andai
v. 4; far riparo, v. 5; colpi, v. 6;
secur, senza sospetto; onde i miei guai
nel commune dolor s'incominciaro. disarmato, v. 9; ferir, saetta, v.
13; armata, arco, v. 14.
Trovommi Amor del tutto disarmato
et aperta la via per gli occhi al core, Dato il contesto, anche
che di lagrime son fatti uscio et varco: l’immagine del-la via aperta degli
però al mio parer non li fu honore
occhi, divenuti uscio et varco alle
ferir me de saetta in quello stato, lagrime (vv. 10-11), può essere
a voi armata non mostrar pur l'arco. ricondotta alle fortificazioni che
RVF, III cingevano le città medievali, e
rientra-re nell’area metaforica
Stile antirealistico e musicale
Lo stile del Canzoniere è nettamente antirealistico: esso tende a risolvere la
realtà delle cose in un mondo coerente di parole. L’attenzione alla musica
del verso è costante. Spesso è la ripetizione o concentrazione dei nessi
consonantici a dare forza all’espressione, oppure il poeta tende a variare i
timbri vocalici pur tenendo fermi altri suoni:

ChiArE, frEsChE Et dolci ACQuE La musicalità è giocata sul


ritorno del suono k e
RVF, CXXVI, 1
sull’alternanza di a ed e.
Favola Fui gran tempo, onde sovente Affollarsi di allitterazioni
di ME MEdesiMO MEco MI vergogno che non hanno funzione
et del mio VaneGGiar VergoGNa è ‘l frutto, imitativa (cioè non
e ‘l pentersi, e ‘l Conoscer CHiaramente riproducono un suono
CHe Quanto piace al mondo è breve Sogno. naturale), piuttosto hanno
la funzione di sottolineare
RVF, I, 10-14
il significato
intensificandolo.
Equilibrio e variazione
Il carattere intellettuale della struttura poetica è confermato dalla
tendenza all’aequitas. Versi e strofe si basano su richiami, riprese,
simmetrie, parallelismi, opposizioni. Al tempo stesso, Petrarca
evita accuratamente ogni rigidità, ricorrendo spesso alla variatio.
Egli ottiene così insieme saldezza architettonica e libertà,
simulando una naturalezza che è invece il frutto di calcoli accurati:
Solo e pensoso;
Canuto e bianco;
Disposizione binaria degli
aggettivi, per conferire Debile e fallace;
un’armonia piana ai versi … Dolci rime leggiadre;
Alma e bella

… a cui si associa spesso Pace non trovo, e non ò da far guerra


la figura dell’antitesi: E temo, e spero; et ardo, e son un
ghiaccio
[…] Pascomi di dolor, piangendo rido
RVF,CXXXIV 1-4;12
Forme metriche utilizzate
Un altro aspetto formale da segnalare è la varietà metrica dei
componimenti:

317 sonetti;
29 canzoni;
9 sestine;
7 ballate;
4 madrigali.

Saranno questi tipi metrici ad assumere valore di modello per la


lirica italiana successiva, che dal Canzoniere accoglierà inoltre altri
aspetti metrici:
- canonizzazione dell’endecasillabo con l’accento secondario in
quarta o sesta posizione, oltre a quello fisso sulla decima;
- tendenza a evitare dialefe e dieresi;
- limitazione dei versi nella canzone all’endecasillabo e al settenario;
- riduzione delle stanze della canzone a cinque, sette o dieci.

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