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ALCEO E SAFFO

rappresentano la cultura lirica e musicale di Lesbo, culla della poesia e del canto.
Fànocle narrava che a Lesbo fossero approdate la testa e la lira di Orfeo dopo che i traci lo
avevano sbranato. Lesbo aveva intensi contatti con le coste dell’Asia Minore con cui gareggiavano.

ALCEO

È contemporaneo di Saffo. Nonostante condividano la stessa cultura e vivano nella stessa epoca
hanno ambienti e quindi funzioni e destinazioni totalmente diverse della loro poesia.
Ci dà di sé quelle notizie che sono legate alla vicenda politica, si può parlare di un diario di guerra.
Alceo è un poeta simposiale, tutta la sua poesia ruota intorno alla eteria e alle lotte politiche ed è
destinata sempre al simposio. I suoi carmi cantavano gli dei, le lotte politiche, gli amori.
Gli inni erano destinati all’apertura del simposio. L’inno ad Apollo in strofa saffica, apriva l’edizione
alessandrina; ci resta solo il primo verso ma sappiamo da una parafrasi prosastica che ci è giunta
che era ampiamente narrativo e che parlava della nascita di Apollo e del dono della lira da parte di
Zeus insieme al lungo viaggio verso gli Iperborei e l’arrivo a Delfi. Dell’inno a Hermes abbiamo la
prima strofa saffica. C’è poi l’inno ai Dioscuri. Splendido è l’inizio dell’invocazione al tracio Ebro
che se considerato un inno sarebbe atipico ma testimonia la larghezza di orizzonti geografici.
Gli inni rilevano consistenti sezioni narrative, che sono ancora più evidenti in una serie di carmi che
inni non sono. Famoso è il frammento della sala d’armi dove sono elencate le armi pronte per
l’uso di guerra. Un discorso a parte è per i frammenti dell’allegoria della nave: la nave rappresenta
la città, il mare le vicende e la tempesta la guerra.

SAFFO

Saffo appartiene alla schiera di poeti espressione assoluta di alcune categorie care allo spirito
umano del sentimento lirico; mai emerge una volontà ideologia di contrapporre la donna all’uomo
o di farla a lui uguale. La donna era tenuta lontana dalla cultura e dall’alfabetizzazione e relegata
alla funzione di progenitrice. Saffo, a Lesbo trovò collezioni particolari per esprimere la personalità
della donna. Il mondo femminile di Lesbo, come quello di Sparta, era vitale perché si esprimeva in
gare di bellezza in occasioni di festività.
L’istituzione con la quale Saffo esercitava la sua funzione di educatrice che era destinata alla
preparazione delle ragazze per il matrimonio e la vita coniugale era il tiaso. Saffo come
sacerdotessa di un culto alla dea Afrodite e alle Muse e quelli che si configurano come vere e
proprie preghiere. In un rammento Alceo saluta Saffo con gli epiteti “dai capelli viola, veneranda,
dal dolce sorriso”. La poesia di Saffo è essenzialmente poesia d’amore. Un’ode famosa è quella per
Afrodite in strofe saffica, che non è un canto d’amore ma una preghiera perché sostenga l’orante
materia d’amore. L’invocazione alla dea segue le regole: apostrofe, genealogia, invocazione,
contenuto della richiesta d’aiuto, condizione dell’esaudimento.
Saffo sapeva comporre anche epitalami di stile alto, come i due in strofe saffica e il 44 in cui si
raccontano le nozze di Ettore e Andromaca in pentametri eolici, con ritmi eolici, con ritmo vicino
all’esametro epico e adatta ad ospitare molti omerismi; sembra sicuro si tratti di un epitalamio.
La sostanziale fedeltà al dialetto locale non le impedisce di essere non solo episodicamente
omerica, ma anche quasi integralmente omerica. Lo stile è più scorrevole e piano di quello di
preziosissimi ed è ricco di termini precisi. Per la metrica vale quanto detto da Alceo con in più la
ricchezza di metri e strofette popolari riscontrabili negli epitalami; tra questi ultimi ci sono anche i
solenni esametri dell’epos.

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