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Prima e dopo il Decameron

Prima della stesura del Decameron le opere avevano un carattere immaginativo e


sperimentale e avevano come scopo quello di dilettare. La lingua prescelta era il
volgare, infatti in quel periodo ha possibilità di studiare e avvicinarsi ai classici volgari
di Dante. Il tema ricorrente è quello dell’amore, delle sue peripezie, degli allontanamenti
e dei tradimenti. L’ambientazione tipica è il giardino primaverile, allietato da fiori e
uccelli, dove si riuniscono le fanciulle e riprende gli aspetti della mitologia e dell’epica,
oltre che della pastorale. Il pubblico a cui sono destinate queste opere è ampio, ma
specialmente femminile. Viene esaltata la funzione educatrice e civilizzatrice della
narrazione. Le forme che egli utilizza sono le terzine dantesche e le ottave (strofe di
otto versi endecasillabi, o da lui inventate o riprese dalla tradizione cortese che
verranno ampiamente utilizzate dai cantari dei poemi epico-cavallereschi di Boiardo,
Ariosto e Tasso). Notiamo come l’affluenza classica sia evidente, ma anche
contaminata tra i diversi generi. Gli scrittori classici di modello sono Virgilio, Ovidio,
Stazio.

La caccia di Diana
● Si tratta di un poemetto in terzine dantesche, scritto in lingua volgare nel 1334
● Tratta della storia di una battuta di Caccia in onore della dea Diana, la quale
celebra le donne della corte napoletana, trasformando gli animali in giovani
amanti, dopo che queste hanno rifiutato di offrire in sacrificio le loro prede a
Giove.
● modello: sirventese dantesco.
Il Filocolo (“fatica d’amore”)
● Si tratta di un romanzo di formazione, scritto in lingua volgare tra il 1336-1338.
● Tratta la storia a lieto fine di due amanti di nome Florio e Biancifiore i quali si
convertono al cristianesimo. Durante un viaggio alla ricerca di Biancifiore, Florio
soggiorna presso la corte napoletana e con dei giovani aristocratici effettua
delle discussioni su tredici casi d’amore.
Il Filostrato
● Si tratta di un poemetto in ottave, scritto in lingua volgare tra il 1335-1339.
● Tratta di un episodio legato alla guerra di Troia e in particolar modo
dell’innamoramento tra Criseide, figlia dell’indovino Calcante, e Troiolo (il re
Priamo). La storia termina col tradimento di lei e la morte dell’amante in
battaglia. Al contrario del Filocolo, qui mette in risalto l’amore che rende infelici.
Il Teseida delle nozze d’Emilia
● Si tratta di un poema epico in ottave, scritto in lingua volgare tra il 1339-1340
● Era dedicato a Fiammetta, presenta una lettera che funge da proemio. Prevale
l’elemento erotico su quello eroico e guerresco. Riguarda le imprese di Teseo
contro le Amazzoni e la sua guerra contro Tebe. Nell’opera vi è lo scontro tra due
prigionieri tebani, Arcita e Palemone, i quali si contendono la stessa fanciulla,
Emilia. Si disputa uno scontro tra i due pretendenti e Arcita che era mortalmente
ferito, affida con generosità la donna al rivale.
La Comedia delle ninfe fiorentine
● Si tratta di un prosimetro, scritto in lingua volgare tra il 1341-1342.
● Tratta della storia del rozzo pastore Ameto che un giorno incontra sette ninfe e
ve ne si innamora di una. Dopo un bagno purificatore scopre che da bruto si è
trasformato in uomo. Le ninfe rappresentano allegoricamente le virtù che
permettono di passare dal piacere degli impulsi sessuali alla coscienza del pieno
dominio di sé.
L’amorosa visione
● Si tratta di un poema allegorico in terzine dantesche, scritto in lingua volgare
tra il 1342-1343.
● Narra del sogno effettuato dall’autore che immagina di essere in un palazzo, in
cui vi è una stanza dove ci sono le allegorie di quattro sommi desideri, e poi di
una in cui c’è il trionfo della fortuna. Nel giardino scorge la figura di Fiammetta,
ma appena si appresta ad avvicinarsi, si risveglia. Boccaccio si trova in bilico tra
la virtù e la ricerca della gloria, della ricchezza e dell’amore.
L’Elegia di Madonna Fiammetta
● Si tratta di un monologo in prosa pronunciato da Fiammetta ad altre fanciulle,
scritto in lingua volgare tra il 1343-1344.
● Narra dei toni elegiaci, di infelicità assunti dalla fanciulla poiché il suo amante
Panfilo, trasferendosi a Napoli ha trovato un’altra donna. Fiammetta descrive
l’impotenza e l’avvilimento che l’ha indotta al suicidio. Fiammetta presenta la sua
figura come un esempio negativo da non seguire se non si vuole indurre nelle
medesime delusioni. Ora la donna è soggetto che desidera e non più oggetto
desiderato dall’uomo.
● Modello: Heroides di Ovidio, raccolta di lettere immaginarie inviate dalle eroine
ai propri amanti per esprimere la loro condizione di infelicità e ciò che le ha
portate alla morte (come Didone, Medea e Saffo).
Il Ninfale fiesolano
● Si tratta di un poemetto in ottave, scritto in lingua volgare tra il 1344-1345.
● Tratta dell’amore provato dal pastore Africo nei confronti di Mensola, la quale
essendo seguace di Diana, deve rimanere casta. Il rifiuto di lei, porta
all’uccisione di Africo, il cui sangue si versa in un fiume che da allora prende il
suo nome. Mensola viene trasformata in ruscello per aver dato vita a un
bambino, che darà origine alla stirpe della città di Fiesole.

Dopo la composizione del Decameron, quindi dopo il 1350 a Firenze e a Certaldo,


Boccaccio intraprende una letteratura più solenne e moralmente impegnata,
stendendo opere erudite e a carattere pastorale. Grazie al contatto con Petrarca, egli
intraprende la scrittura in latino, anche se non mancano le opere in volgare che per lui è
una lingua degna di ammirazione. Sviluppa un sostanziale bilinguismo.

Il Corbaccio
● Si tratta di una narrazione in prosa volgare composta tra il 1362-1365
● Narra di un sogno in cui l’autore, che si perde in una valle a sinistra, viene aiutato
dallo spirito del marito della vedova di cui è innamorato, il quale affonda dure
critiche nei confronti del ruolo della donna per l’uomo, affermando che porti
all’asservimento di questi ultimi alla passione. Grazie a questo percorso di
formazione, l’autore trova la felicità perduta e giunge in un luogo elevato e
sereno.
● Presenta la violenta satira antifemminile, come se fosse una sorta di
ritrattazione del Decameron in cui le donne avevano piena libertà e gloria e
meritavano l’attenzione dell’autore. Pare che l’evoluzione spirituale conseguita
dal poeta abbia portato ad allontanarsi dall’idea naturale e positiva dell’amore.

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