Sei sulla pagina 1di 3

06-03-19 LETTERATURA ITALIANA

Ariosto nasce a Reggio Emilia nel 1474. Trascorre dal 89-94 a Ferrara, che diventa il centro della sua vita. È
una corte importante che si divide tra la corte romana pontificia che assorbe la corte di Ferrara e dell’altra
Venezia, la città in cui è più sviluppata la stampa, gli anni in cui si pubblicano più testi in volgare va dalla fine
del 500 fino alla metà del secolo. A Ferrara compie degli studi giuridici per volontà paterna, appena
possibile intraprese gli studi letterari. A 25 anni diviene stipendiato dagli estensi. Aveva grandi amicizie
intellettuali come Bembo con il quale si confrontò con la stesura del furioso. Il modello dell’otium, Orazio
presente nelle satire. Ariosto vive nel periodo definito come letteratura di corte. Non scrive prima liriche in
latino, e poi in volgare, le commedie anche scritte in volgare la Cassaria e i Suppositi. Anche le commedie
rappresentano nella formazione dei generi letterari degli esempi importanti perché si basano sulle
commedie antiche. Esempio di prassi letteraria e teatrale. A Ferrara erano più in voga le rappresentazioni
teatrali e i poemi cavallereschi. Anche l’interesse per la poesia cavalleresca era una moda che si andò
rafforzando con il furioso, con la fine dell’Orlando innamorato c’era stato un allontanamento di questo
genere. È il poeta dell’armonia che in realtà è caratterizzata da fratture e assonanze, causate dal rapporto
con la vita reale per il rapporto con la corte e la situazione nazionale. Egli nel furioso si rivolge all’intera
penisola italiana. La prima edizione del furioso del 16 era composta solo da 40 canti, ‘edizione definitiva è
del 32 ma la più importante quella del 21. Le maggiori differenza sono tra quella del 16 (40 canti, studiata
come un’edizione che ha una maggiore attaccamento alla storia) quella del 21 è solo una revisione
linguistica, Ariosto si pone il problema che un poema cavalleresco dovesse essere scritta con una lingua più
comune possibile, nel 32 con un testo che ha subito revisioni a livello bembiane, seguendo le normative
bembiane. L’edizione del 32 presenta numerose aggiunte di ottave che ampliano il numero complessivo
dell’opera (46 canti) ma anche di episodi. Questa è l’età del classicismo, la letteratura di questo periodo
nasce dal confronto con gli antichi, il riconoscimento della loro grandezza che diventa anche volontà di
superarli (RINASCIMENTO). L’imitazione era un problema perché si doveva trovare il modello da riprendere
e se imitarne solo uno o più. In questo dibattito intervengono vari umanisti, il momento centrale di ciò è il
1513 con lo scambio epistolare tra Bembo e Giovan Francesco pico della mirandola. I due autori si
confrontano, il secondo concepisce un’ampia gamma di autori latini come Virgilio, Orazio ecc., il primo
afferma una posizione diversa che avrà dei riflessi enormi riguardo il volgare. De Imitatione riguarda questa
tematica. Afferma che è necessario imitare Virgilio per la poesia e cicerone per la prosa. Ciò significa
rivoluzionare la scrittura letteraria. Bembo comincerà dal 13 a pensare alla sua opera principale Le prose
della volgar lingua che rappresentano la maggiore opera di Bembo: definisce le norme della lingua italiana,
usate fino a leopardi. I modelli non saranno i latini ma i volgari Petrarca per la lirica e Boccaccio per la
prosa. I più importanti letterari si schierano su questa linea come Ariosto.

La discesa di Carlo VIII costituisce una rande frattura per il mito umanistico dell’unità nazionale, nell’idea
della corte dei principati italiani. Di questa data parlerà anche machiavelli, come data di cesura della
concezione letteraria e storica. All’interno della sua vicenda di vita c’è la morte del padre, Ariosto rimase
con molti fratelli minori, dovette pensare alle vicende della famiglia e problemi dei fratelli con la madre.
All’interno della vicenda biografica e poi alla corte di Alfonso di Ferrara e Ippolito d’Este, c’è una dinamica
di esclusione e non sentirsi mai capiti e ratificati dal signore presso il cui presta servizio. Questa dinamica
interno-esterno che riguarda anche la sua vita travagliata, ha dei riflessi nel tentativo nelle satire e nel
furioso di cercare un sostegno a fronte di questo dono che fa al signore d’este. L’opera letterario è il dono
al di sopra della storia, fatica intellettuale e insieme di letture antichi e moderni di fantasie cavalleresche.
Del romanzo. Questa volontà è sempre smentita dalla realtà, mai accogliente nei confronti dell’autore.

L’opera si conclude con un ‘motto’: finis pro bono malum

Il rinascimento si colloca dalla fine del 400 fino alla metà del 500. L’umanesimo non può essere messo a
confronto con il rinascimento perché non lo contraddice, parte da Petrarca e Boccaccio, studio delle
Humanae Litterae. Tocca tutto il 400.
Era importante fare uscire nuove edizione perché i letterati collaborarono con le tipografie e la stampa
contribuì allo sviluppo dell’idea bembiana, di eresie. Diede un movimento più rapido alla cultura.

Nel classicismo ci sono delle categorie tipicamente classicistiche: equilibrio, misura, grazia, armonia. Questi
aspetti sono fondamentali per capire un’opera che fu un modello del tempo del corteggiano di Baldassarre
castiglione. Condizionano anche le leggi del comportamento le categorie. Castiglione definisce il perfetto
cortigiano e la perfetta donna di corte. La società delle buone maniere è l’immagine stessa del
rinascimento, un’immagine ideale. Questa figura ideale non corrispondeva alla realtà.

Ci sono dei tratti più cupi nel furioso del 32 rispetto al 16. Aristo è condizionato anche dalle tendenze della
letteratura della contraddizione dell’anti-classicismo. Quella cultura irregolare, la letteratura umanistica che
esalta l’ambivalenza.

Errare è un verbo fondamentale. Vuol dire muoversi ma anche sbagliare. Caratterizza la contrapposizione
tra epos (romanzo epico, finalità collettiva) e romanzo (opera Ariosto. Paladini che agiscono per fini privati.
Magia-combattimento-armi magiche-anello che rende invisibili). La molteplicità dei punti di vista, delle
storie e dei personaggi. La relatività delle opinioni umane, in un periodo in cui si cerca una norma comune
Ariosto parla di soggettività e individualità. Non esiste una verità unica. Ariosto è l’autore che si fa
personaggio, anche lui entra nell’opera. La relatività delle opinioni è espressa in una frase del primo canto
‘ecco giudicio uman come spesso erra’ (VII ottava).

È la realtà rinascimentale che si presenta come sfuggente e instabile. Ogni previsione fa i conti con continue
mutazioni e imprevisti, tutto cambia e tutto può diventare imprevedibile.

Fallacia: categoria dell’errore

Bisogna riconoscere i limiti di ogni controllo razionale, sugli eventi e sulle passioni. Il controllo razionale
eccede nelle forme di gelosia-pazzia.

TEMI:

1. VIAGGIO, da un senso alla narrazione fino al 46 canto perché il poeta parla della sua navigazione, la
nave è il poema che arriva in porto. Lì lo aspettano dei letterati che sono i lettori. Il tema del viaggio
ha origine da omero, si potenzia di significato pensando ai viaggi dei paladini nel poema. Viaggi
anche agiografici (sull’ippogrifo, Astolfo attraversa il mondo).
2. PAZZIA, capire perché orlando il saggio paladino diventa pazzo. Amore come causa di follia, ma non
tutti gli amori sono causa di follia nel furioso. L’amore di orlando è unidirezionale, è ossessivo, è un
amore che sconfina nella gelosia, è monomaniaco. Unico oggetto del desiderio è angelica. C’è
l’idealizzazione compiuta da orlando e la volubilità di rodomonte che sposta l’attenzione da un
oggetto del desiderio all’altro. Il canto più importante sulla pazzia è il 24 e si pone al centro del
poema. L’aspetto interessante della pazzia di orlando è la riflessione di Ariosto nell’incipit del 24
canto: dopo aver raccontato la pazzia dice che sebbene non tutti si comportano come orlando, il
furore gli altri possono mostrarlo con un segnale diverso. Segno tipico della pazzia è la perdita di se
stessi.

(Aristo inserisce nell’incipit riflessioni generali e universali. Qui usa un meccanismo narrativo detto
ironia ariostesca, che consiste nella tecnica detta di straniamento che allontana l’autore dall’oggetto
trattato, crea un luogo differente dal resto del canto, il lettore trova una riflessione dell’autore
distaccato dalla materia raccontata)

3. DONNA, RAPPORTO UOMO-DONNA, fedeltà e infedeltà, soprattutto femminile.


4. MENZOGNA
5. AMORE-ODIO
6. COSA È VERO E COSA È FALSO. Rinaldo non vuole sapere se la moglie lo tradisce e no.
7. TOLLERANZA, collegato al punto 6. Non c’è un unico punto di vista ma si devono sopportare le
differenze. Rinaldo difende le donne nell’Orlando furioso.

Ariosto vuole smascherare la realtà e le false apparenze, e lo fa nel furioso.

8. LA CONQUISTA DELLA VIRTÙ, frutto della fatica. Ruggero è il personaggio che incarna questa fatica.

Ribaltamento di una visione rigida della realtà. Ariosto sostiene che non può esistere un punto di vista
assoluto e che il bene-male, saggezza-follia, amore-odio, verità-menzogna costituiscono le facce di una
stessa medaglia. Queste diversità mantengono comunque un romanzo compatto grazie all’utilizzo
dell’ottava rima.

Le vicende dei cristiani e dei pagani per Ariosto non hanno alcun valore religioso, sono messi sullo stesso
piano perché è l’esperienza umana che interessa all’autore. Sono tutti cavalieri erranti. Rapporto tra la
mobilità e l’acquisizione del sapere perché chi sta fermo non commette errori ma non cresce e non acquista
conoscenza. L’errare è il motore della vita ed è la ricerca del sapere. La via e la conoscenza sono
strettamente congiunte

Il furioso si presenta come la scena della vita, è al centro del poema tutti inseguono un oggetto del
desiderio e tutti cercano qualcosa che continuamente sfugge. La vita è il teatro della ricerca che viene
chiamata Quête. La ricerca può essere spirituale: virtù (Ruggero) oppure materiale: cavallo, l’elmo, scudo,
spada.

Angelica introduce la tensione fra i cavalieri.

9. SELVA, perdersi e ritrovarsi. Nel furioso non c’è un’allusione immediata all’uscita a differenza di
Dante. Ci sono momenti in cui tutti si perdono e nessuno si incontra.
10. CASO.

Anche Ariosto in molti casi non si considera esterno a queste vicende ma anche lui tira in ballo la propria
esperienza, soprattutto amorosa.

La varietas, domina la realtà del furioso e conferisce una struttura solida al poema. Combinare i diversi
episodi e poi nel prendere e lasciare la storia di diversi personaggi. Usa due metafore per alludere alla sua
funzione: musico (come il musico alterna le diverse note del componimento) e del tessitore (come riuscire a
seguire le varie fila del poema).

Potrebbero piacerti anche