Sei sulla pagina 1di 8

Boccaccio

Fu figlio di un ricco mercante fiorentino. Dovrebbe seguire le norme del padre ed esercitare la mercatura:
ma il suo talento precoce lo rileva uomo di lettere. Trascorse un periodo della sua vita a Napoli, dove il
padre lavorava come rappresentante della famiglia dei banchieri della casa angioina, i Bardi. Qui gode
dell'amicizia degli aristocratici e probabilmente nel circolo della nobiltà angioina conobbe la donna che
nelle sue opere ribattezzò come Fiammetta. Gli anni napoletani sono importanti per alcuni incontri
culturali, come Cino da pistoia che insegnava legge e molti altri, e da costoro imparò a conoscere il nome
e l'opera di Petrarca, che incontrerà qualche anno dopo a Firenze. Con lui non andò molto d'accordo sulla
valutazione su Dante; secondo Petrarca la Divina Commedia sarebbe stata un capolavoro se fosse stata
scritta in latino, mentre Boccaccio approvava la scelta di Dante, perchè era convinto che il volgare aveva
delle potenzialità strordinarie.

Inoltre nella biblioteca angioina ebbe modo di venire a contatto con opere che nel resto della penisola
avevano scarsa o nulla circolazione: aveva a disposizione un'ampia scelta di testi classici, romanzi
francesi ecc.

Fu un autodidatta, studiò il latino e accanto ai classici latini a cui lui era molto devoto, ammirò i classici
nuovi della letteratura volgare: i poeti stilnovisti e Dante e Petrarca.

Conclusa la collaborazione tra il padre e la famiglia Bardi rientrò a Firenze e questo passaggio fu molto
doloroso. Negli anni successivi portò a termine molte opere e divenne ambasciatore del comune di
Romagna e poi a Napoli. A questo ruolo di primo piano nella vita politica, affianca anche il primato
culturale in città: già era celebre per le opere in volgare e iniziò anche a scrivere una serie di opere
erudite. Scrisse la biografia di Petrarca e studiò la vita e opere di Dante con una dedizione che nessun
altro aveva dimostrato prima; gli dedica una biografia informatissima e commenta anche la Commedia.

Prese gli ordini sacri e questa conversione segna anche un distacco dalle opere in volgare giovanili e si
intensifica la produzione latina di ispirazione classica e biblica.

La sua produzione prima del Decameron è divisa in 2 stagioni:

-Stagione napoletana che è caratterizzata da una produzione vivace, frutto dal gusto per la narrazione.
Qui vi confluiscono i risultati di una formazione da autoditta e la sua autobiografia.

Caccia di Diana è un poemetto in terzine, basato sulla storia delle ninfee che seguivano la dea Diana, una
dea rigida nei loro confronti che causa la ribellione delle ninfe che passano a Venere. Tutto ciò che
avevano cacciato si trasformano in uomini bellissimi che diventano i compagni delle ninfe. E' chiara
l'influenza della tradizione cortese secondo cui l'amore è fonte di elevazione.

Filostrato (vinto d'amore) è un poemetto in ottave che scrisse prendendo l'ispirazione dal ciclo bretone.
Presenta le vicende di personaggi del mito omerico con vesti e psicologie feudali e cavalleresche. Proietta
l'esperienza autobiografica dei suoi amori napoletani, la narrazione elegante risponde ai gusti cortesi del
pubblico. Narra la storia d'amore di Troiolo e Criseida sullo sfondo della guerra di Troia; è un amore
tragico e Troiolo tradito si getta in un duello e muore. Questa viene definita un anti-Filoloco, perchè il
Filoloco racconta di un amore saldo, che supera ogni ostacolo; mentre qui è un romanzo di tradimento.
Filoloco (pena d'amore) è un'opera narrativa in prosa che scrisse ispirandosi al romanzo medievale
francese e ad uno dei primi cantari toscani Cantare di Florio e Biancifiore. E' la storia di un amore
contrastato tra i due giovani: vi è l'allontanameno di Biancifiore da parte dei genitori di Florio,
preoccupati che lui di stirpe regale s'innamori di una fanciulla di bassa condizione. Narra della lunga
quete (ricerca) condotta da Florio per ritrovare l'amata, il ricongiungimento e la scoperta che anche la
fanciulla ha origini nobili e termina con il matrimonio felice.

Il nucleo narrativo è semplice e vi sono molte descrizioni, divagazioni letterarie, mitologiche e


geografiche.

Teseida delle nozze di Emilia è un poemetto in ottave dedicato a Fiammetta. Teseida è un termine classico
che si riferisce alla storia di Teseo. L'opera narra la storia d'amore di Arcita e Palemone per Emilia, sorella
di Ippolita regina delle Amazzoni, cognata di Teseo. Teseo muove una guerra contro le Amazzoni e dopo
aver vinto sposa la loro regina, Ippolita che la conduce ad Atene insieme alla sorella. Vuole rinnovare la
tradizione dell'epica, qui però il tema epico si rileva un pretesto, perchè il tema principale è l'amore.

-Stagione fiorentina che è dettata da un oscurantismo che nasce in virtù della delusione per l'aver dovuto
abbandonare l'ambiente napoletano.

Comedia delle ninfe fiorentine E' il primo testo della stagione fiorentina, è un'opera che alterna prosa e
poesia, componimenti in terzine e riprende lo schema della poesia pastorale antica. E' un prosimetro, ogni
componimento in prosa diventa un commento della parte in poesia. E' un omaggio alla bellezza delle
donne fiorentine, con l'idealizzazione delle donne di tipo stilnovistico. Narra del pastore Ameto che
incontra le ninfe nel bosco e si è fermato ad ascoltare il canto di Lia e se ne innamorò. Ameto si unisce a
loro e dopo un bagno purificatore incontra Venere e questa visione lo trasforma da uomo bruto a uomo. Ci
sono 2 chiavi di lettura di questo personaggio: la prima è stata osservata che la storia del rozzo pastore
ingentilito da Amore prefigurerebbe quella dell'umanità; la seconda è che Boccaccio si compiace di dare
ai personaggi fattezze e caratteri propri di reali cittadini di Firenze.

L'amorosa visione è un'opera allegorica, un poemetto in terzine di chiara ispirazione dantesca.


Smarritosi, come Dante, in un luogo deserto, l'autore e io narrante, viene soccorso da una donna gentile
che lo scorta sino a un nobile castello. Si aprono due porte: una stretta che lo conduce alla virtù e una
larga che lo conduce ai beni mondani. Sceglie la seconda e accompagnato dalla donna si ritrova in una
grande sala del castello piena di affreschi: sono molti ritratti di spiriti sapienti, di condottieri e degli spiriti
amanti. Finita la contemplazione abbandona la sala e si ritrova in un giardino dove lo aspetta Fiammetta e
termina con questo la visione. Il poeta appena si sveglia apprende che lo attende ora il viaggio verso la
scoperta della virtù. Qui lo schema allegorico dantesco diventa laico: non si tratta di un viaggio misitico a
Dio, ma della conquista della saggezza morale umana.

L'elegia di Madonna Fiammetta Si tratta di un romanzo in prosa. Qui l'autore rinuncia all'allegoria e
attraverso il monologo della protagonista ci offre una sorta di romanzo psicologico. Abbandonata da
Panfilo, Fiammetta narra in prima persona alle donne innamorate il suo dolore. Fiammetta attende invano
il suo ritorno, il suo tormento è accresciuto dal fatto che lei è sposata e deve nascondere al marito il
motivo del suo dolore. Il marito per consolarla la porta nei luoghi della riviera napoletana che però le
ricordano la passata felicità. Anche qui abbiamo la tradizione di riferimento che sono Le Eroine di
Ovidio, ma Fiammetta possiede un superiore realismo psicologico, una speciale verità forse dovuta alla
componente autobiografica.

Ninfale Fiesolano E' un poemetto in ottave, una storia eziologica (descrive la nascita di qualcosa), perchè
descrive la nascita di Firenze. Parla della storia dei due amati e ritorna alla forme e ambientazioni
dell'Ameto. Il pastore Africo si innamora della ninfa Mensola che riesce a conquistare. Il loro amore era
vietato da Diana, il pastore così si uccide e la ninfa viene trasformata nelle acque di un fiume. Il figlio
nato dai due, Pruneo, sarà tra i fondatori di Fiesole e da lui avrà origine una delle più nobili schiatte
fiorentine.

Decameron

Boccaccio lavora al suo capolavoro negli anni subito successivi alla peste del 1348. E' probabile che
alcune novelle siano state scritte però prima di quella data. Il libro venne ultimato nei primi anni 50.

Il termine Decameron significa racconto di novelle di 10 giorni, si tratta di 10 novelle al giorno per 10
giorni, un totale di 100 novelle.

Il Decameron è considerato il capostipite della letteratura in prosa in volgare ed esercita una grande
influenza nelle opere successive. Il titolo è un rimando all'Exameron di Sant'Ambrogio (6 giorni) e lui
voleva costruire un'analogia tra la sua opera e quella di Sant'Ambrogio, il Decameron vuole narrare la
ricreazione dell'umanità in seguito al flagello della peste.

Fu scritta tra il 1348 e il 1353, il 1348 è l'anno in cui la peste devastò la città di Firenze. 7 giovani
donzelle e 3 giovani si ritirarono nella campagna Fiorentina per sfuggire alla peste; immersi tra la natura
si dedicano ad ozi, quali il cibo, balli e giochi. Nelle ore pomeridiane decidono di raccontare una novella
ciascuno (tranne il venerdì e sabato), al termine di ogni novella vi sono commenti e ballate. I 10
protagonisti non sono caratterizzati da una descrizione psicologica completa, a parte Dioneo che appare
più malizioso e irriverente. I nomi dei protagonisti sono ricavati da opere precedenti dello stesso
Boccaccio e dai personaggi della mitologia classica; considerando i modelli letterali da cui parte
Boccaccio nella redazione del Decameron troviamo soprattutto la tradizione novellistica toscana,
ricordiamo una raccolta molto importante del secolo precedente: Il novellino, che in Boccaccio assume
una connotazione diversa soprattutto per merito della Cornice rappresentata dal contesto della peste e dai
giovani che decidono di rifugiarsi in campagna. La cornice è un elemento essenziale, poichè nel caos
epidemico narrato nella cornice, Boccaccio intende riportare l'ordine, ricomposto dall'armonica unità
dell'allegra brigata.

Le diverse novelle narrate sono stabilite per tematiche: il primo e nono giorno la tematica è libera;

2-> sfortunati le cui vicende hanno un lieto fine

3-> chi conquista o recupera con l'ingegno qualcosa desiderato

4-> amori dalla fine tragica

5-> amori ostacolati con un lieto fine

6-> chi fugge dal pericolo con l'astuzia


7-> beffe delle mogli ai mariti

8-> beffe che uomini e donne si fanno reciprocamente.

10-> avventure amorose cortesi e magnanime.

I giovani stabiliranno a turno chi sarà il re o la regina, e sarà colui o colei che stabilirà il tema della
giornata. Gli argomenti sono detti rubriche, perchè nei manoscritti medievali il titolo veniva scritto in
rosso (Dal latino rubrum, "rosso").

L'autore interviene solo in due momenti: Nel proemio e nelle conclusioni finali. Il proemio è importante
perchè si delineano i motivi dell'opera e si narra che sia rivolta alle donne che rispetto agli uomini hanno
meno occasioni di trovare distrazioni dalle pene d'amore; il Decameron quindi non è un'opera destinata a
un pubblico di letterati, ma comunque a un pubblico di buon gusto. Il tema fondamentale è la capacità
dell'individuo di superare le avversità e vincere la fortuna, intesa come un insieme di forze accidentali.
Boccaccio si distacca dalle concezioni medievali, la fortuna per Boccaccio è intesa in senso laico, non
subordinata alla volontà divina. L'opera è soprannominata Principe Galeotto, con chiari riferimenti a
questo personaggio: nella storia del ciclo bretone era l'intermediario dell'amore tra Ginevra e Lancillotto,
il secondo riferimento è a Dante e al canto di Paolo e Francesca. Questi riferimenti indicano che il tema
principale è l'amore e che la dedica è per le donne innamorate che soffrono di passione. L'inizio e la
chiusura segnano l'inizio e la chiusura del cerchio in quanto comincia con il racconto dell'esperienza
amorosa di Boccaccio che si risolve ricordando l'amata come un ricordo piacevole e si chiude allo stesso
modo.

Un altro protagonista del Decameron è la realtà urbana, quasi tutte le novelle sono ambientate nella
realtà urbana e mercantile del XIV secolo, ma nonostante celebri l'industriosità mercantile, non manca di
sottolineare i limiti dell'eccessivo attaccamento al denaro. Un altro aspetto che viene preso in
considerazione è il mondo della cortesia, Boccaccio ne sente la nostalgia di un mondo cavalleresco
ispirato al valore della cortesia. Secondo l'autore tra i due poli non vi è un conflitto insanabile, idealizza
una sorta di fusione perchè crede che la nuova realtà del denaro possa conservare il gusto della cortesia.

Un altro grande tema è quello dell'amore, l'amore che celebra è diverso da quello esposto da Dante nella
divina commedia, perchè per Dante l'amore era un sentimento rivolto alla spiritualizzazione dell'essere,
Boccaccio sembra celebrarne solo l'aspetto carnale. Non insiste su particolari o descrizioni di situazioni
erotiche, ma passa accanto a queste senza soffermarsi.

Gli ambienti e i paesaggi non sono oggetto di una descrizione fine a sè stessa: Boccaccio parla solo di
ciò che serve allo svolgimento dell'azione narrativa. Ambienti e paesaggi molto spesso non vengono
descritti ma si costruiscono sulla fantasia dei lettori solo attraverso le azioni dei personaggi.

Il genere utilizzato è la novella, il racconto breve in prosa. E' un genere che ha per fine l'intrattenimento,
l'evasione, il piacere. Questo genere consente allo scrittore grande libertà di trattare temi diversi, di
esprimere la realtà e rispecchiare un mondo vario.

Per quanto riguarda la narrazione si traduce in una grande varietà di tipologie narrative. I narratori sono
diversi da novella a novella, però non hanno fisionomie definite, quindi dal loro alternarsi non viene a
crearsi un gioco di punti di vista diversi.
Lingua e stile-> Il linguaggio autoriale è caratterizzato da uno stile alto e sostenuto, pieno di subordinate
e una sintassi modellata sul latino. Al contrario delle voci dei personaggi che sono comprendenti di un
registro linguistico vario che non esclude anche modi di dire popolari.

Le forze che muovono il mondo del Decameron sono

-La fortuna-> la vita dei mercanti è sottoposta all'imprevisto, quindi c'è l'idea che la realtà è dominata
dalla fortuna. Si tratta di una visione laica che non esclude Dio, ma ritaglia una sfera autonoma. La
fortuna può manifestarsi attraverso fenomeni naturali o impreviste azioni umane; è l'antagonista
dell'industria umana, che deve prevedere in anticipo e deve essere rapida a escogitare ripari di fronte ai
colpi.

-L'amore-> l'amore è visto secondo una prospettiva laica e terrena, una forza sana e positiva, che non
deve essere repressa in quanto genere sofferenza. Si presenta in varie forme: può avvenire tramite
l'ingentilimento elevando gli individui rozzi o può essere anche uno stimolo. Mostra anche una realtà
erotica e sensuale, non insiste sulle descrizioni erotiche, ma passa accanto senza soffermarsi.

Le voci dei personaggi-> esistono le voci dei personaggi, una folle multiforme appartenente a diversi ceti
sociali e varie aree geografiche, i loro personaggi quindi sono multiformi. I linguaggi variano a seconda
della condizione sociale e argomenti.

Prima novella, prima giornata -> Ser Ciappelletto

E' raccontata da Panfilo, il tema sarebbe stato scelto da Pampinea, ma la prima giornata ha tema libero.

Ser Ciappelletto è un mercante abominevole, che non aveva timore di Dio, una persona senza morale.
Musciatto Franzesi, un imprenditore e consigliere del re di Francia, deve lasciare la Francia per dirigersi
in Italia, ma deve lasciare qualcuno che segua i suoi affari in quanto deve riscuotere del denaro. Essendo
affari di grande proporzione ha bisogno di una persona priva di moralità, e riconosce in questo tipo di
persona Ser Ciappelleto, il quale accetta e va in Francia e viene ospitato da due fratelli fiorentini che
fanno gli usurai. Ma dopo aver iniziato l'attività si ammala e i due fratelli si preoccupano e non sanno
cosa fare, Ser Ciappelletto chiede ai due di chiamare un prete per l'estrema unzione. Il piano era chiamare
un frate, confessarsi e fingere di essere chi invece non era, questa è la prima beffa che viene messa in atto
nel Decameron.

Il nucleo di tutta la novella si basa sul dialogo di Ser Ciappelletto e il frate, lui da un'immagine opposta a
ciò che è realmente. Il frate chiede a Ser Ciappelletto da quanto tempo non si confessava e lui rispose
dicendo che si confessava ogni 7 giorni, in quanto era una persona abbastanza devota, ma questa volta a
causa della malattia sono 8 giorni che non si confessava. Fa di sè il profilo di un personaggio che ha
vissuto sempre con il timore di Dio, che non aveva mai peccato di lussuria, che aveva digiunato (perchè si
usava digiunare 3 volte a settimana). Ser Ciappelletto ottiene l'assoluzione dal prete e poco dopo muore;
la fama di questo personaggio angelico comincia a girare in tutta la Borgogna e cominciarono a dargli
l'appellativo di santo. La novella si conclude con il suo funerale e con tutto il popolo che va dietro alla sua
salma e avevano una sorta di devozione verso questo santo uomo.

La critica discusse molto su come dev'essere interpretata la decisione di Ser Ciappelletto; c'è chi la
considera una strategia messa in atto in virtù del fatto che bisognava salvare la mercatura, siccome l'ideale
di questi mercanti era quella di salvaguardare la propria fama, la presenza di un persaggio santo avrebbe
portato fama alla mercatura. C'è invece che pensa che questa novella sia un modo bizzarro di esaltare la
virtù divina, perchè a prescindere che il protagonista dia di sè un'immagine falsa, il risultato è comunque
positivo; si ritiene che, anche se si serve dei malvagi, Dio riesce a farli strumenti di manifestazione della
volontà divina.

QUINTA NOVELLA, SECONDA GIORNATA -> ANDREUCCIO DA PERUGIA

Il tema della seconda giornata fu scelto da Filomena, le avventure a lieto fine, questa novella è narrata da
Fiammetta, è la novella per eccellenza che descrive la beffa.

Il protagonista è Andreuccio da Perugia, un mercante che a seguito del fatto che gli è stato detto che a
Napoli vendeno cavalli belli e di ottima razza, prende una grande somma di denaro e parte per comprarli.
Dopo essere arrivato a Napoli, essendo molto giovane e ingenuo, mostra in giro la sua borsa piena di
denaro. Lì viene avvistato da una donna siciliana che si fa raccontare tutti i particolari della vita di
Andreuccio da una balia che conosceva Andreuccio. Lo invita a cena e grazie alle informazioni ottenute,
la donna si spaccia per la sorellastra, frutto di una relazione clandestina del padre che non è mai stata
conosciuta da nessuno, e in tarda serata lo ospit a dormire a casa sua. Quando va a dormire si spoglia,
lascia tutti i suoi averi sul letto e va al chiassetto (bagno di quei tempi) e a causa delle pessime condizioni
del bagno, Andreuccio cade sugli escrementi e inizia a gridare aiuto, ma la donna che già aveva rubato il
suo denaro non lo soccorre. Riesce ad uscire attraverso un passaggio e arrivare in strada, bussa per farsi
aprire la porta, ma arriva il protettore che lo minaccia di morte. Sconsolato, decide di andare verso il mare
per "lavarsi", ma non conoscendo la città si perde e si dirige verso la collina. Qui fa un incontro con 2
ladri che erano intenzionati ad entrare nella cattedrale nella quale il giorno prima era stato sepolto un
cardinale con un anello di rubino per rubarlo. I due ladri dopo aver sentito la storia di Andreuccio e dopo
aver deciso che avrebbe partecipato a questo furto, decidono prima di portare Andreuccio a lavarsi in un
pozzo, lo calano, ma passano due poliziotti e i ladri scappano lasciandolo nel fondo del pozzo.

I 2 poliziotti avendo sete, tirano la corda e trovano Andreuccio. Una volta uscito incontra di nuovo i 2
ladri che si scusano per essere scappati e riprendono la strada per compiere il furto. Una volta lì ordinano
ad Andreuccio di calarsi all'interno della tomba. Andreuccio questa volta capisce il pericolo, così una
volta dentro toglie l'anello e se lo mette in tasca e disse agli altri che non c'era più niente da rubare. I ladri
sentendo arrivare un gruppo di persone richiudono la bara con dentro Andreuccio e scappano. Andreuccio
è molto spaventato, i nuovi arrivati, anch'essi interessati al gioiello, sollevano il coperchio e uno di loro si
introduce. Andreuccio afferra per una gamba il prete, che terrorizzato scappa con gli altri lasciando la
tomba aperta. Riesce così a scappare e in più a recuperare il denaro che gli era stato rubato.

Boccaccio attraverso il protagonista ritrae il mondo dei commerci e la nuova classe dei mercanti astuti.
Andreuccio nella sua evoluzione, diventa parte di questa forza, incarnandone i valori. L'autore descrive
una realtà urbana che conosceva: il mercato, i quartieri malfamati, i vicoletti e i suoi abitanti. Andreuccio
dopo diverse disavventure riesce a tornare al punto di partenza, Perugia, arricchito materialmente e
interiormente. Era giovane e ingenuo, diventa un furbo mercante che riesce a fuggire dal pericolo;
attraversa un percoso di formazione e maturazione. Questo rappresenta un rito di iniziazione che prevede
una morte simbolica, corrispondente alle 3 cadute e poi il ritorno alla vita.

Il Proemio-> qui sono contenuti i motivi che domineranno l'opera. Afferma il proposito di voler giovare a
coloro che sono affitti da pene d'amore, dilettandosi con piacevoli racconti. Dunque si delinea il pubblico:
le donne. Spiega di rivolgersi alle donne per rimediare al peccato della fortuna, la fortuna è quella sorte
neutra che però non è stata generosa con le donne, perchè possiedono in misura minore la facoltà di
trovare distrazione alle pene d'amore e la lettura di queste novelle le può aiutare. L'opera è
soprannominata il Principe Galeotto, con due chiari riferimenti a questo personaggio: nella storia era
l'intermediario dell'amore tra Ginevra e Lancillotto e il secondo riferimento è a Dante e al canto di Paolo e
Francesca che quando si baciarono leggevano questa storia. Il tema dominante è l'amore, l'inizio e la
chiusura del proemio segnano l'inizio e la chiusura del cerchio in quanto comincia con il racconto
dell'esperienza amorosa di Boccaccio che risolve ricordando l'amata come un ricordo piacevole e si
chiude allo stesso modo.

PRIMA NOVELLA, QUARTA GIORNATA -> TANCREDI E GHISMUNDA

Il tema scelto da Filostrato è quello degli amori infelici, la narratrice è Fiammetta.

Si tratta di una novella tragica. Trancredi è il principe di Salerno, il padre di Ghismunda, che rimasta
vedova, ritorna nella casa paterna ed è vittima di questa passione malsana del padre che non vuole più che
lei si risposi. Lei ha invece un amante segreto Guiscardo, valletto del padre. Un giorno, Tancredi entra
nella stanza della figlia e non trovandola si addormenta dietro al baldacchino. Quando si sveglia
Ghismunda e Guiscardo sono insieme, per evitare scandali Tancredi decide di non rilevarsi. Il giorno
dopo lo fece arrestare, comunica alla figlia dell'arresto e le fa sapere che a breve deciderà le sue sorti.
Ghismunda temendo delle conseguenze, rivela al padre il suo amore e quando alle umili origini del suo
amante sostiene che l'uomo è nobile d'animo. Inoltre disse al padre delle sue intenzioni di togliersi la vita
se Guiscardo dovesse essere ucciso. Tancredi colmo di rabbia uccide l'amante e fa portare a Ghismunda
una coppa d'oro con il suo cuore all'interno.

Ghismunda versa del veleno sul cuore dell'amato e si uccide; quando arriva Tancredi la vede quasi morta
e le sue ultime parole sono che se lui l'avesse amata di essere sepolta insieme al suo amante. Tancredi li fa
seppellire insieme.

Appaiono temi tipicamente boccacciani come l'importanza della fortuna nelle sorti degli amanti, sia la
caratterizzazione del personaggio femminile: Ghismunda è forte, coraggiosa, intelligente. Guiscardo è un
personaggio affine per nobiltà e virtù; in contrasto si trova Tancredi, figura complessa e incoerente, che
risulta essere un padre vendicativo e possessivo nei confronti della figlia.

La parte più interessante è il dialogo tra i 2 :

-La prima è la ragione della carne: l'amore sensuale alla cui forza non è possibile resistere. Dietro questa
concezione sta la concezione di Boccaccio che è pienamente terrena.

- la seconda è la ragione sociale: Tancredi la rimprovera non solo di avere l'amante, ma di averlo scelto di
bassa estrazione sociale, ma lei sostiene che è nobile d'animo ed è quindi un amore che non presta
attenzione ai criteri economici, dunque un amore nobile e puro.

L'amore tragico di Ghismunda ricorda Francesca nel V canto dell'inferno: in entrambi i casi si parla di
donne nobili e colte che hanno ceduto alla passione amorosa, Boccaccio non la condanna, mentre Dante
si.

Il Corbaccio-> Il Corbaccio è scritto in prosa volgare, e gli studiosi si dividono nel riconoscervi o meno
degli elementi autobiografici. L'innovazione più evidente dell'opera emerge nella presentazione
dell'amore e della figura femminile. Dal Boccaccio amante delle donne e da un amore nobilitante che
rende umani anche gli animali (come nella Caccia di Diana) si passa alla visione onirica di amanti
trasposti in fiere, e di una donna malvagia, orribile e avvizzita. La Divina Commedia, come sempre,
influenza moltissimo il Boccaccio del Corbaccio. Anche qui, infatti, lo sfondo della vicenda narrativa è un
sogno e l'ambientazione è simile a quella del Purgatorio dantesco.

Corbaccio, deluso dal rifiuto di una vedova di cui era innamorato, si addormenta e si ritrova tra le anime
di coloro che in vita hanno ceduto all’illusione dell’amore, che si presentano sotto forma di fiere. La
"guida" di Corbaccio, molto poco virgiliana, è l’anima del marito della vedova che, in cambio della
promessa della celebrazione di messe in suo onore e della trascrittura di ciò che gli rivelerà, racconta a
Corbaccio tutti i difetti, morali e fisici, della donna. Così la figura della vedova, e con lei quella
femminile in genere, viene distrutta dalle parole del Boccaccio. Il Corbaccio, indipendentemente dalla sua
caratterizzazione più o meno autobiografica, è allora il prodotto della svolta religiosa e classica del
Boccaccio, che quasi rinnega la propria posizione nel Decameron. La Beatrice angelicata di Dante
viene sostituita da una donna turpe, che porta l’uomo alla rovina e alla follia. Quest’opera riscosse
moltissimo successo, e fu la più stampata di Boccaccio insieme al Decameron.

Il significato del titolo non è sicuro: potrebbe essere sferza contro le donne (dallo spagolo corbacho e dal
francese courbache) o semplicemente corvo, il nero uccello del malaugurio che, secondo la tradizione,
dapprima mangia gli occhi e poi il cervello delle sue vittime (proprio come l'amore, che prima rende
ciechi e poi toglie il senno).

Dopo la stesura del Decameron abbandona le favole romanzesche e si impegna in alcuni trattati eruditi in
latino. Scrisse "Genealogie degli dei pagani", l'opera si articola in 15 libri, i primi tredici gli riversa tutta
la sua non comune cultura classica. Negli ultimi due svolge una difesa della poesia, sostiene studi come il
diritto e medicina che sono indirizzati al guadagno, mentre la poesia deve essere assimilata alla teologia e
filosofia: esse non hanno come fine l'arricchimento, ma il progresso della conoscenza e il miglioramento
dei costumi. Scrisse anche "Sventure degli uomini illustrati" che è una rassegna, da Adamo ai
contemporanei di personaggi celebri caduti in disgrazia; "Le donne famose" è una raccolta di 100 ritratti
di eroine, non si tratta di storie, ma di esempi che l'autore illustra moralisticamente ai suoi destinatari.

Potrebbero piacerti anche