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I FABIO FINOTI'I

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Estratto dal volume: LA VENDETTA DELL'ANGELO


LE POETICHE DEL CANDORE E NINO ROTA
STORIA
DEL CANOORE
STUDI IN MEMORIA DI NINO ROTA
NEL VENTESIMO DELLA SCOMPARSA

a cura di
Giovanni Morelli

FIRENZE
LEO S. OLSCHKI EDITORE
MMI
FABIO FINOlTI

LA VENDETTA DELL'ANGELO
LE POETICHE DEL CANDORE E NINO ROTA

1. «C'era una volta ... », potremmo cominciare, citando l'inizio di un'o-


pera di Nino Rota, Afadino e fa lampada magica. C'era dun que una volta,
nel1929, quando Rota aveva 18 anni, uno scrittore italiano che difendeva
la musica modema, suile pagine della «Gazzetta del Popolo»:
L'Italia in erisi? Sentiamo piangeme e magari rimpiangere e invidiare rOtto-
cento strurnentale tedesco. Ma I'Italia sta alia testa della rnusica strumentale eu-
ropea, e gia da pareeehi anni [... J rnentre il gruppo dei rnusicisti ehe era gia in
prima linea ieri e aneora in piena rnaturita e aseensione (Malipiero, Pizzetti, Ca-
sella, Respighi, De Sabata, Tornrnasini, Lualdi, Alfano, Zandonai) gia epronto un
altro gruppo altrettanto nutrito, della generazione pili giovane (Cas!elnuovo, Rie-
ti, Labroea, Massarani, Alderighi, Mortari, Casavola, Rota, Pilati). E erisi questa?
Si, rna nel senso ehe ho detto, di vita in pieno sviluppo. I

Lo stesso scrittore tornava nel1932 a difendere una musica capace di


non farsi imprigionare dagli avanguardismi novecenteschi, non perch€ : Ii
ignorava, rna perch€
: Ii sapeva attraversare, riconquistando con animo nuo-
vo la tradizione. E di nuovo 1'denco dei giovani comprendeva Rota, e si
compiva anzi col suo nome:
i giovani [... J vedete chi sono? Castelnuovo, Alderighi, Labroea, Rieti, Massarani,
Pilati, Mortari, Casavola, Rota. 2

Questo stesso scrittore componeva intanto musiche per Ie sue «favole


metafisiche». Era anche Iibrettista 0 soggettista di opere ispirate ad una

I M. BoNTEMl'ELLI, Vzaggi musicali di Lualdi [1929], in m., Passione incompiuta. Scritti sulia
musica 1910­1950, Milano, Mondadori 1958, p. 185. Qui e in seguito i corsivi sana miei, salvo avo
vertenza contraria.
2 M. Boi'ITEMPELLI, La caiata [1932], in m., Passione incompiuta, cit., p. 415.

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FABIO FINOTTI LE POETICHE DEL CANDORE E NINO ROTA

poetica della magia e dei candore. Un suo teste teatrale era messo in mu- Avendo esaurita e cruusa l'epoca romantica, ritrovato in se l'istinto della sem-
sica da Malipiero, del quale frequentava la classe di composizione negIi an- plicita e del naturale, il nuovo secolo chiede ai suoi poeti una sola qualita: quelLa di
ni Quaranta. I Rota 10 incontravano nel salotto della Sarfatti, e nelle estati saper essere candId; di saper maravigliarsi, ill sen tire che I'universo, e tutta la
a CastigIioncello, e un'amichevole familiarita Ii congiungeva alia sua com- sono un continuo inesauribile Iniracolo. 6
pagna, Paola Masino. 3
Si trattava di Bontempelli, l'autore di Minnie la candida (1928), del Credo che proprio Bontempelli ci aiuti a mettere a fuoco una poetica
saggio­manifesto Pirandello 0 del candore (1937), e di prose critiche e nar- del candore nell'Italia contemporanea, e a megIio vedere come il candore
rative che suggerivano di rappresentare Ie forme eteme dell' esperienza di Rota fosse non solo un dato caratteriale, rna un fatto culturale/legato
umana in uno stile 'Ieggero', apparentemente ingenuo, sempre prossimo ad una precis a idea di Novecento.
alia frontiera del gioco e del sogno, III dove il mito si fondeva con la favola:
2. n secolo iniziava proprio con l'elogio dell'innocenza come condizio-
Del mito. Ho letto in un giomale, che la popolazione d'un paese in riva a un ne poetica, nel Fanciullino di Pascoli (1897), nel Fanciullo alcionio (1903)
lago in provincia ill Worcester aveva per alcuni mesi vissuto nell'angoscia per la
di d'Annunzio. E in Ungaretti l'innocenza si faceva tutt'uno con la poesia,
notizia d'un drago apparso nelle loro acque. Nessuno piu osava recarsi a pescare,
e il paese era aUa fame. Finalmente un audace s'avventuro, e scopci me il drago
e con la sua ricerca di candore nel guardare al mondo e allinguaggio con
spaventoso era un tranquillo carpione. 10 stupore di una nuova nascita:
In questa modo nasce il Inito poetico: quando ill un carpione si fa un drago Nascendo
Per quasi tre quarti del secolo scorso tutta una scuola fllologica s'e affannata a tomato da epoche troppo
sparare sui draghi degli anticrussimi miti; e per un momenta riuscivano benissimo vissute
a farci vedere i carpioni, rna per un momento soltanto. 0 non vedete come nep-
Godere un solo
pure ill fronte aUe piu precise·certezze, Ia poesia cede d'un palmo? [. ..] Dunque
minuto ill vita
smettetela. La poesia e tutta favola. Per questa e tutta verita. 4
iniziale
Grazie a questo spirito favolistico, la tradizione perdeva ogni connota- Cerco un paese
zione accademica, e veniva rivissuta e ricreata con quella candida, 5 sospesa innocente 8
meraviglia nella quale per Bontempelli consisteva il senso stesso dell'esi-
stenza: Anche la forma dell'Allegrta nasceva da una poetica dell'innocenza: un
linguaggio liberato dalie inerzie lessicali, morfologiche, sintattiche e metri-
che della retorica ottocentesca. Parole lasclate campeggiare nei candidi
3 Cfr. E. ROTA RINAIJ)I, Mio padre e storia di Nino, a cura di F. Lombardi, Comune di Reggiolo, spazi della pagina, come voci che improvvisamente si rivelavano dal silen-
Reggiolo 1999.
4 M. BoNTEMPElll, Del mito (1933J, in 10., L'avventura novecentista, Firenze, ValIecchi 1938,
pp. 281­282. Si veda quanto Lo stesso Rota avrebbe serino nel Programma di sala per \a messa in
seena di Aladino e Ia Iampad4 magica, Roma, Teatro dell'Opera 1975­76, insistendo sulla fusione 6 M. BoNTEMPELLI, Riassunto, in 10., L'avventura novecentistiC4, cit., p. 505.
di favola e mito: «il terna di Aladino e la lampada magica raccruudeva proprio quegli elementi 7 Si veda quanta gia scriveva Bontempelli sulla c\isposizione favolistica, e sci candore della
che da tempo, forse da sempre, cercavo per un'opera, teatrale in muska. ! Nel tessuto leggero e ap- nuova me: «L'arte dello scrivere non PUQ oggi salvarsi se non tomando ai suoi piu anticru quadri.
parentemente 'disimpegnato' della favola, che pure conoocevo fin dalI'infanzia, mi appar:vero evidenti In ogni primordio, liriea e narrazione sono la stessa rosa, poesia coincide con Ia invl!nzione delle fa-
alcuni filoni essenziali che si ritrovano in tutti i miti sia orientali che occidentali [. .. J ma [ .. .J gli ele- vole. [... J Oggi dappertutto, in tutti gli ordini, nulla, ne l'arte, ne il pensiero puro, ne I'azione, ne il
menti perenni del mito si occultano e quasi non si avvertono attraverso to scorrere sempre sorprendente cootwne stesso del vivere riuseiranno a togliersi dai cento intricru che Ii avvolgono, se con uno sforzo
del racconto che sembra invitare piu al trattenimento e al divertimento che non alia meditazione. I Que- nato dalI'immaginazinne non ci riduciamo a tomare in qualche modo dei primitivi, e come tali rico.
sta qualita [. .. J e forse la caratteristica che piu mi ha attratto e mi ha persuaso alIa realizzazione del- minciare a risoLvere ognuno dei problemi che incombono. Pnmitivismo cosciente, s'intende; Adamo
l' opera: di un'opera in cui la musica foose cruamata quasi ad integrate t1 senso della fiaba». non ha un passato, noi non possiamo tornare Adami, saremo dei primitivi con un passato": M. BoN.
5 Sulla dimensione "infantile" dell'opera di Bontempelli, efr. G. BosETIl, La poetica dell'infan- TEMPELLI, Rapporti can l'avanguardia. Postilla (1935J, in 10., L'avventura novecentista, cit., p. 105.
zia nella narrativa di Bontempelli, in Massimo Bontempelli. Serittore e intellettuale, a cura di C. Do- a G. UNGARETTI, L'Allegria. Girovago. Qui e in seguito Ie citazioni sono tratte da G. UNGA.
nati, Roma, Editori Riuniti 1992. RETTI, Vita d'un セッュN@ Tutte le poesie, a Cura di L Piccioni, Milano, Mondadori (1969], 19778 .

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FABIO FINOTTI LE POETICHE DEL CANDORE E NINO ROTA

zio, e che silenzio e nel mistero si espandevano con un senso di me- poeta 13 davanti a una lavagna, di fianco ad una finestra aperta sui cielo di
raviglia. fronte: bambini ai quali si spalancava il mondo.
Di qui nasceva l'attesa di un paradiso ritrovato, di una terra promessa E il tema dei bambino, degli oggetti infantili, delle marionette e dei bu-
dove l'innocenza tornasse ad essere assoluta, al di qua del bene e del male, rattini ­ che gia Kleist scdvendo Sui teatro di marionette (1810) diceva vi-
peccato, del peso della storia e della memoria: cini agli dei per la loro incoscienza ­ si diffondeva largamente per tutto il
primo trentennio del secolo, affiancandosi a una rilettura colta di Pinoc-
Quando mi destero
dal barbaglio delle prorniscuita chio, come emblema di consapevole candore:
in una limpida e attonita slera Pour qu'une reuvre d'art soit vraiment irnmortelle il faut qu'elle sorte comph:-
Quando il mio peso mi sara leggero tement des limites de I'humain: Ie bon sens et la Iogique y feront defaut. ­ De
cette ヲ。セッョ@ elle s'approchera du reve et aussi de kJ. mentaliM enlantine.
n naufragio concedimi Signore Je me rappelle qu' apres avoir Iu I'reuvre irnmortelle de Nietzsche Ainsi parkJ.it
di quel giovane giorno al primo grido 9 larathustra je senus dans differents passages de ce livre une impression que j'avais
deja eprouvee, etant enfant, quand je lisait un livre italien pour les petits, qui a
L'arte era appunto illuogo di quella rinascita, il ponte verso quel para- pour titre Ie avventure di Pinocchio. Etrange ressemblance qui nous reveIe 1a pro-
diso promesso e perduto, a patto pero di farsi limpida e stupefatta. Gia in fondeur de I'reuvre: [...] I'reuvre a une etrangete qui s'approche de l'etrangete
Poesia, nel Porto sepolto (1916), scdveva Ungaretti: «poesia / eil mondo que peut avoir la sensation d'un enfant, mais on sent en meme temps qui celui
manita / la propria vita / fioriti dalla parola / if fa limpida meraviglia [. ..]».10 que 1a crea Ie fit sdemment. 14
La meraviglia, il miracolo, la rivelazione erano nell'illimpidita semplici-
Nel 1921 Pancrazi scriveva un Elogio di Pinocchio. 15 E in Pinocchio.
ta delle cose e della parola. La realta e la forma non sernbravano pill, in-
somma, un limite da distruggere, corne per Ie avanguardie: tornavano in-
Bizzama in 4 atti di Maso Salvini ­ pubblicata da Bemporad nel1919, rap-
presentata alla Fenice di Venezia nell924 ­ 16 Pinocchio da uomo deci-
vece, con un senso nuovo di magia, entro quella poetica dell'innocenza.
deva di ddiventare marionetta, rientrando nella compagnia di Mangiafuo-
co. Non si era lontani dalla prospettiva poco dopo indicata dalla «farsa in
3. COS! la vita e la tradizione erano affidate allo sguardo candido dei
prosa e musica» di Bonternpelli, Siepe a nordovest (1922), dove gli uomini
fanciulli, in una nuova sintesi di mistero e semplicira. Scriveva Papini in-
si perdevano in banalita, mentre Ie marionette divenivano partecipi di una
troducendo il Tragico quotidiano (1906): «Per meravigliarsi bisogna di-
vicenda favolosa. Potevano vederle solo coloro che sapevano condividerne
menticare; l'arte dell' oblio precede l' arte della meraviglia. Ma gli uomini il mondo infantile: un marionettista e una giovane zingara. Erano gia «can-
[. ..] passano accanto a dei misted senza voltarsD>.n E ancora: didD> rotiani e fe1liniani, insornma, i soli destinati a salvarsi dalla «tragedia
Tutte queste eose deve fare il poeta e il filosofo, tutte queste cose che fa il dell'infanzia» del mondo modernoY
fanciullo [ .. J E necessario per la gioia del mondo che la puerilitii del poeta e
del filosofo sia eonservata. E necessario che essi sentano ogni giomo, di nuovo,
l'universo e che facciano sentire quelle domande faneiullesche e inquietanti che 13 Cfr. La Meta/isicu.. Museo documentario, Ferrara, Palazzo Massari Gratis Industrie Grafiche

i padri prudenti e la madri ignare diehiarano sciocche. 12 1981, p. 259.


14 G. DE CHmco, Testi teorici e lirici [1911­1914J in In., II meccanismo del pensiero. CritiCtl,
polemica, autobiografia 1911­1943, a cura eli M. Fagiolo, Torino, Einaueli 1985. p. 15.
De Chirico in un quadro del 1914 rappresentava appunto It lilosolo e il 15 P. PANCRAZI, Elogio di Pinocchio, «II Secolo» , ottobre 1921, poi in In., Venti uomini, un ratiro
e un burattino, Firenze, Vallecchi 1923, pp. 197·205, e in Ragguagli di Parnaso {1918­1922} Bari, La-
terza 1941, p. 314.
16 dr. G. CALENDOU, Pinocchio nelkl stom dei burattini e delle marionette, in Pinocchio sullo
9 UNGARETIl, L'Altegria. Preghiera.
schermo e sulkl scena, a CUrl! eli G. Flores d' Arcais, Pescia­Firenze, Fondazione Nazionale «Carlo Col-
10 G. UNGAREITI, fl porto sepolto [1916J, a cura di C. Ossola, Venezia, Marsilio 1990, p. 89. lodD, ­ La Nuova Italia 1994, pp. 121­134.
11 G. P APINl, II Tragico quotidiano, Firenze, Lumachi 1906. 17 dr. A. SAVINIO, Tragedia delt'in/anzia, Roma, Edizioni della Cometa 1937, e In., Commento
12 Ivi. dell in/anzia ir) Sorte dell'Europa [1945J. Milano, Adelphi 1977.

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FABIO FlNOTTI LE POETICHE DEL CANDORE E NINO ROTA

4. Per questo, dunque, ci si rivolgeva alla tradizione con spirito nuovo. sato, rna emblemi di un'ispirazione magica ed esoterica che Carra cost ra-
Si mirava non alle epoche mature, rna all' arcana innocenza dei primitivi 18 dicava nella categoria del candore:
in cui vibrava 10 stupore, l'incanto, il senso metafisico di una rivelazione im- Penso se esiste ancora nel mondo 10 spirito della grazia, della dolce grazia che
minente. T ornava dunque Ia 'forma' dopo Ia grande fiammata distruttrice fa belle Ie cose e piene d'ine/fabile candore. 23
del futurismo con un senso di rnagia, con un gusto nuovo di sernplicita.
Non nell'indefmito, rna in un candido senso del definito era il mistero: Era una direzione davvero decisiva per i decenni successivi, come con-
«Noi non amiamo Ie confusioni geometrali, al contrario cerchiamo di dare fermavano Ie note di taccuino pubblicate da Carra sull'«Ambrosiano» ne-
alle nostre tele l'espressione d'una realta plastica semplice e misteriosa come gli anni '31-'34:
un fatto della Natura».19 Scriveva Carra nella Parlata su Giotto (1916):
l' artist a [...] sa conservare in se stesso quel principio di candore che /0 rende
Net szlenzio magico delle forme di Giotto la nostra contemplazione si riposa, cost detiziosamente bambino, e perclo stesso deliziosamente superiore ai SUOl
l'estasi germoglia, e a poco a poco si risolve nell' anima schiarita. simili. 24
Le movenze aggraziate delle curve ti parranno limpide, come vod di /andulli
entro /e orchestre dei c%ri. 20 E ancora:
La cultura ha fatto penetrare nell' artista modemo uno scetticismo che non co-
La categoria di realismo era dissolta nel suo senso positivistico, Ia ca-
nosceva l'artista di altre epoche. Questo scettidsmo diventa nodvo nellavoro. Ne-
tegoria di tradizione era dissolta nel suo senso dassicistico. candore Ie n cesstta di ridiventar bambini per diventar pr%ndi. 25
reinterpretava, ne faceva forme del sogno edell'enigma, come suggeriva
il personaggio infantile e downesco di Tobia, evocato da Carra ne11918: Avrebbe piu tardi scritto Carra che proprio una candida riscoperta
questo bizzarro saltimbanco detto spirito. questo acrobata incantatore %/letto dai della forma costituiva il fascino del doganiere Rousseau, e la ragione della
mille abbigliamenti imprevisti [ ...] questa brama della eternita sib bene lungamen- sua importanza nella tradizione italiana:
te coltivata non aveva soffocato in Tobia quella lieta /acotta dei /andulli che fa per
Apollinaire e Soffid, avendo avuto modo di apprezzare la doice semplidta del
un nonnulla delirare di gioia. E fu COS! che un giomo, si dichiarava l'essere piu
felice del mondo per aver su una tela, costrutta nell'ordine solare della nuova me·
suo sentire candido e umano, 10 definirono il Paolo Uccello del nostro secolo
La morbidezza dei toni, 10 splendore delle Iud e la gioia candida ed elementare
tafisica, abbassato di qualche centimetro una linea e rialzato un tono. II cerchio
delle sue pitture trasportano il riguardante e 10 fanno fantasticare.2 6
delle sue esperienze allargandosi si era alquanto sempli/icato. 21

Maturava di n la ricomposizione di una sintassi del discorso. I (<valori 5. AI di J.a di Vico, il cui nome pure ricorreva, era soprattutto Platone
plastici»,22 l'armonia e la grazia dell'opera non erano piu inerzie del pas- che insegnava a congiungere candore rneraviglia e magia delle forme:
Ora [...] dopo essere stato sensuale e materialista, l'artista va ridiventando mi·
stico, 0, do che e 10 stesso, idealista e platonico scopritore di/orme. 27
18 Si rieorderii me proprio in quegli anni usdva di 1. VENTURI, II gusto dei primitivi. Bologna,
Zaniehelli 1926.
19 C. CARItA, Pittura metalisica, [1919], Ora in In., Tutti gli seritti, a eura di M. Carra, con un
23 C. CARItA, II rinnovamento della pittura in Italfa, «Valori Plastici», novembre·dicembre 1919,
saggio di V. Fagone, Milano, Fdtrinelli 1978, p. 145.
gennaio·febbraio 1920, marzo·.prlle 1920, maggio-giugno 1920, ora in In., Tutti gli scritti, cit.,
20 C. CARItA, Parlata su Giotto (A. G. De Robertis). «La Voce», 31 marzo 1916, in In., Tutti gli p.205.
seritti, dt., p. 64. 24 CARRA, Tutti gli seritti, cit., p. 316.
21 C. CARRA, Tobia futurista, «La &leeoh>!», 15 aprile-15 giugno 1918. ora in In., Tutti gli
25 lvi, p. 320.
seritti, cit., p. 186.
26 C. CARItA, II doganiere Rousseau e la traduziorte italiarttJ, «Magazine of An», novembre 1951,
Z2 n primo numero di ,<valori Plastici» usdva ll15 dicembre 1918, l'edizione francese comindo
ora in In., Tutti gli seritti, cit., p. 597.
ad essere pubblicata nd 1920. La vita della rivista termino nd 1921, rna l'omonima Cas. editriee di-
27 C. CARItA, Mistieita e ironia rtella pittura contemporartea, «Valori Plastici», 78, 1920, ora in
rett. da Mario Broglio continuo Ie pubblicazioni. Proprio presso Ie edizioni di «Valari Plastid»
usdva nd 1922 I'edizione illustrat. da De Chirico di Siepe a NordOvest di Bontempelli. In., Tutti gli seritti, cit., p. 214.

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FABIO FlNOTTI LE POETICHE DEL CANDORE E NINO ROT A

Platone e Leopardi ­ da Soffici 28 a Ungaretti, da Carra a Bontempel- candida passiva, nella quale non avevi stupore ma semplice maraviglia: maraviglia
Ii ­ erano evocati a confermare uno «stu pore» affidato al connubio di «in- naturalistica e sottomessa: il bambino alla scoperta che gli alberi fanno fiori,
nocenza e memoria»: che i suoi piedi 10 portano da un luogo all' altro come lui vuole, che dormendo
si sogna, che l' alba cancella Ie stelle. Invece, poco oltre, 10 stupore di Masaceio
Equivoco intorno allo sttlpore. E strano che anche persone molto intelligenti e attivo e dominatore. Poi la maturazione cinquecentesca attenua quella tensione,
mi abbiano frainteso quando ho scritto che la facolta su cui l' arte fonda il proprio affievolisce quella maraviglia. 32
imperio e 10 stupore.
Gtano tutti la grossolana affermazione del Marino «e del poeta il fin la mara,-
Proprio Bontempelli, a meta degIi anni Trenta, rilandava la poetica del
vip>, eitazione da seconda liceo. Non pensano a citare Platone nel Teeteto: «E
davvero da filosofo questa sentimento: maravigllarsi; e non e altro che questo 1'0-
candore con i dis corsi su Pirandello e su Leopardi,33 che fondevano la me-
rigine della filosofia». Oppure Leopardi nello Zibaldone: «La maraviglia, principa- moria del Candide con la nota lezione del fandullo platonico.
Ie fonte di piacere nelle am belle, poesia ecc.» La natura ci insegna che 10 stu- n candore novecentesco S1 confermava come un intreccio di umorismo
pore ­ cioe il senso del miracolo ­ eben altra cosa dal senso dello strano [...] ufficio e apertura al mistero, di penetrante realismo e magia,34 e ­ dal punto di
dell' arte deve essere appunto quello di mostrare la vita degli uomini come vediamo vista formale ­ di inquietudini modeme e armonie dell'antico, 0 forse del-
la vita della natura, eioe un costante miracolo. Ecco cosa e 10 stupore?9 l'etemo, raggiunte per uno sforzo arduo di semplificazione e di «povertID):
<Ja raggiunta sempIidta L.. J questa smania di levarsi d'attomo il superfluo,
E il platonismo propiziava il ritomo dalle dissonanze anvanguardisti- il decorativo, l'inutile [...J S'intende che parlo di paverta conquzstata. Nudi-
che al canto inteso come forma del miracolo, capace di conferire una ma- ta e paverta come punto non di partenza, ma d'amvo».35
gica apertura di senso al reale. n connubio di consapevolezza e innocenza nel discorso dedicato a
Scriveva Carra nell' arte di domani: «Ormai so che il mio dovere e la Leopardi trovava il proprio emblema nella figura dell'«angelo fandullo»,
mia azione sono quelli di cantare».30 cap ace di unire conoscenza e giovinezza, verita e apertura metafisica,
dramma terreno e felicita elementare di canto:
6. La ricerca del candore si traduceva, dunque, in un principio di sem-
plificazione e armonizzazione stilistica. Sicche proprio la forma dei pittori II Canto notturno e 10 stato d'innocenza dell'angelo /anciullo, caduto imme-
quattrocenteschi, intanto celebrati da Carra e dai «Valori Plastid», diveni-
n
more sulla terra. «semplice pastore» vuol dire I'«uomo solo»; «semplice» signi-
fica qui elementare, candido L] il semplice pastore pone il problema metafisico
va un punta di riferimento importante per i1 «realismo magico» di Bon- rna non si sforza di risolverlo, ne religiosamente ne pessimisticamente. Evita, ora,
tempelli, verso un difficile equilibrio tra consapevolezza e meraviglia, tra la dialettica, per un gran senso sopravvenuto di pudore: il canto ne e turto com-
arte e ingenuita.: 31 preso, e in esso ogni momento pili drammatico quando sarebbe per farsi spasimo
Per ora, i pittori che pili attraggono i nostri gusti di novecentisti, che meglio
corrispondono con la loro alla nostra arte, sono pittori italiani del Quattrocento:
32 M. J30NTEMPEllI, I quattTo preamboli. N. Analogie [giugno 1927J, in ill., L'avventu11:/ nove.
Masaccio, Mantegna, Piero della Francesca. centista, cit., pp. 35·37.
Per quelloro realismo preciso, avvolto in una atmosfera di stupore lucido, essi 33 M. BoNTEMPELLI, Pirandello 0 del candore; Leopardi l' «uomo solo», in ill" PirandelJo.Leo-
d sono stranamente vicini [...] Prima, la pittura dei primitivi era stata una /ede pardt:D'Annunzio, Milano, Bompiani 1938, ora in M. BoNTEMPELu. Opere scelte, a CUIa di L. Bal.
dacci, Milano, Mondadori 1978, da cui si citera.
34 Cfr. J30NTEMPEllI, Pirandello 0 del candore, cit., pp. 812­813: «La prima qualittl delle anime
18 Cfr. A. SOFFlCl, Estetica /uturista, Firenze, Vallecchl 1920. e
candide la incapacita di accettare i giudizi altrui e farli proprio L'anima candida affacciandosi al
mondo 10 vede subito a suo modo [ ... J Spesso non Ii capisce neppure, i giudizi altrui; Ii sente come
19 M. BoNTEMPELU, Commenti ai Preamboli. Del mestiere, 10, in L'avventura novecentista, cit" parole complicate. Invece lei ha un Iinguaggio proprio, semplificato ed e1ementare. E l'effetto imme-
p. 86; corsivi nel testo. diato del candore ela sincerita. L' anima candida non fa concessioni [. .. J va facilmente al fondo delle
30 C. CAluIA, L'ane di domani [1918], in ill. , Tutti gli seritti, cit., p. 85. case, raggiunge i rudimenti immutevoli. Ella puc. subito isolare con istinto maraviglioso quel che e
31 Cfr. C. CAluIA, Fatti e dibattiti per il rinnovamento della pittura, [1945], in ill., Tutti gli smtti, elementare da quellp che e sovrapposto: convenzioni, decorazione, cautela. L'anima candida e divi-
cit., pp. 581­582: «Dalla noma pittura metafisica Franz Roh ha tratto la teoria del realismo magico namente incauta. I E piena di senso del mistero e 10 accoglie con letma umile, e se ne fa custode per
[Nach Expressionismus ­ Magischer Realismus, 1925] che il nostro BontempelIi applicc. poi aIla leete- gli altri uomini».
ratura». 35 lvi, pp. 827 ·828.

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FABIO FINOTTI LE POETICHE DEL CANDOR!! E NINO ROTA

si dispone in un gesto di grazia pr%nda [... J. Tutto e immensamente lontano. In semplici, capad di creare un'aura sospesa, un'attesa di rivelazione, un'a-
quella lontananza l' anima si esplora e si vede innocente e non aspetta piu niente, pertura visionaria nelle cose quotidiane.
nemmeno la morte. Questa «solitudine immensa» e l'elementare ritrovato. 36
Nella lirica d'apertura di Realta vince il sogno, 10 un'alba guardai tl de-
Anche nella musica si spiegava dunque la ripresa della tradizione. Nei 10, il poeta vedeva degli angeli nelle nuvole eli un' alba, dapprima scure poi
suoi numerosi interventi eli ambito musicologico, Bontempelli auspicava bianche. E la rivelazione si esprimeva nelle forme antiche del verso, della
l'innesto del canto antico nellinguaggio musicale contemporaneo,37 pro- rima, eli una lingua venata d'antico, rna di assoluta semplidta, allusiva ad
prio per portarvi il senso di un' arcana meraviglia metafisica: una condizione di interiore trasparenza:
E vedevamo all'orizzonte una luce di candore da primordio del tempo, arriva- 10 un' aIba guardai il cielo e vidi
va fino a noi un senso fresco di mattutino, odore di terra appena smossa da lavo- uno spazioso aere sulla terra perduta;
rare [. .. J come per la pittura ci eravamo accorti che i veri pittori della nostra sen- [. ..]
sitivita nuova erano Giotto e Masaccio, COS! per la musica scoprimrno i nostri clas- Innumerevoli angioli neri vidi
sici veri, anzi Ie nostre indicazioni piu «attuali» nella musica strunxentaIe italiana
1
volanti insieme ad una plaga sconosciuta
tra FrescobaIdi e Wagner.38 recando seco trasparenti e vivi
diamanti d'ombra etemamente muta.
Ecco allora la rivalutazione in chiave «magica» eli Monteverdi stuelia-
to e pubblicato dall'amico Malipiero ­, eli Frescobaldi, di Scarlatti, e so- Andava questa furioso stuolo
estenuandosi verso il fil d' occidente
prattutto eli Verdi ­ un autore fondamentale anche per Rota ­ il cui me- e 10 seguia un intenerito volo
lodramma era avvicinato all'innocenza sublime del teatro dei burattini: di cemlee colombe aIte e Iente.
[ ... ] l'opera di Verdi [. .. ] sta nella stona di tutte Ie arti come esempio di arte pro- E apparvero, con Ie puntute ali
fondamente rivoluzionaria [. ..] Verdi nel suo enorme istinto teatraIe ha saputo di bianco fuoco vivo drizzate e ardenti
ricavare atteggiamenti cd elementi fondamentalissimi del suo spettacolo non gli angioli dalle vallate orientali,
daI melodramma dei suoi predecessori 0 contemporanei, rna daI teatro dei bu- Ie estreme piume rosee e languenti.
rattini. Si pensi [...] aI tipo teatraIe «tenore» quaIe 10 ha impostato Verdi; si pen-
si a tutto l'inscenamento dell'opera verdiana (con Ie formidabili conseguenze In un immenso /ago alto e candido,
musicali che tutti sanno): essi sono di origine e di sapore schiettamente buratti- nascean singolari fronde meravigliose
nesco. 39 [. .. ]
E dentro i nostri cuori era come
7 . Una poetica del «consapevole candore» promuoveva dunque in dentro valli ripiene di nebbia e di sonno
Bontempelli e attomo a lui un ritomo al canto. Era una prospettiva che un lento ascendere dello splendore
agiva ­ negli stessi anni ­ anche nel «Frontespizio». n Betocchi di Realta che poscia illumino i monti del mondo. 40
vince it sogno (1931) obbeeliva alla medesima aspirazione a forme chiuse e
E se volessimo domandarci se quel candore del 1ago sia un dato occa-
sionale, ci toglierebbe ogni dubbio la quinta lirica eli Realta vince ilsogno,
36 lvi, pp. 850­856.
37 M. BoNTEMPEJ..u, Apologia [1940], in ID., PassionI' incompiuta, cit., p. 208: «proprio in Itwa,
con Ie immagini del bambino, del musicista ambulante e del giocoliere.
da a!cuni anni, i compositori, que! linguaggio ottenuto traverso I'esplorazione delle 'incongrue dis· Tutte incamazioni eli una condizione poetica e musicale che si riconosceva
sonanze' 10 hanno assorbito e oltrepassato riportandolo e innestandolo [...] sopra gli obliati insegna.
menti della pili antica e pura musica nostra, da! gregoriano a Monteverdi».
38 M. BoNTEMPELLI, Relatione at III Congresso Intl?17laziona/e di Musica (Firenze, 4 maggio
1938), in ID., Passione incompiuta, cit., p. 417. 40 C. BBTOCCHI, Realta vince il sogno. 10 un'alba guardoi if delo. Qui e in seguito Ie citazioni si
riferiscono a C. BBTOCCHI, T utte Ie poesie, introd. di 1. Ba!dacci, nota ai testi eli 1. Stefani, Milano,
39 M. BoNTEMPELLI, Prudente avventura [1934], lvi, pp. 78­79.
Mondadori, 1?84.

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FABIO FINOTTI LE POETICHE DEL CANDORE E NINO ROTA

non nella complicazione ma nella candida, gioiosa illuminazione del quo- blicava nel1935 per Ie edizioni del <<Frontespizio», con Ie illustrazioni del
tidiano, trasfigurato in un dima da leggenda 0 da naba. Nel momento in giovane Manzu.. La scena era simile a quella evocata da Betoccm. Un cielo,
cui quella semplicita estetica ed umana appariva finalmente agli occm del che via via si svelava agli occm del poeta­narratore:
poeta adulto, anche il suo stile si plasmava in una forma semplice e antica. Riguardai il cielo. Le nuvole, anziche 10 sterminato rettangolo, formavano
nella quale tomava il canto di versi e di rime: un'ala, un'ala grandiosa, con mohe di esse rafgruppate al suo nodo, e nella quale
Musici, giocolieri, bambini, gioia il movimento era sigillato dalla immobilitii. 4

Eccoli, dolci bruni di sole Quale fosse la condizione per <<vedere» Ie cose nella loro sostanza imma-
i musicanti di cortile,
nente e segreta, quotidiana ed etema, Ven1va chiarito da Lisi subito dopo.
con Ie chitarre, con Ie viole
fan tutta l' aria risentire.
Accanto al narratore­poeta, era un fan ciullo che vedeva l'Angelo, mentre
Questo avveniva nel tempo piano, tutti gli altri personaggi messi in scena rimanevano «ciechi». E la condizione
bianco, nel mite calor meridiano. per vedere l'angelo coincideva con la poetica che guidava tutto il racconto
della visione. Semplicita, candore, un facile, domestico sublime, immerso
Gemmati, e roridi di colore nel frastuono di una carovana di carri pieni di tronchi per l'invemo:
i giocolieri di cortile:
di quesri salti si vive e muore Se noi non fossimo diventari quasi tutti ciechi aIle forme spirituali, avremmo
chi ci vuol bene sia gentile. visto quello che vide uno di essi [bambini] andando incontro al padre che se ne
Questo avveniva aIla luna calante, ritornava col ceppo, e cioe un Angelo, probabilmente quello stesso da cui dipende
piena l'estate, la spiga fragrante. ia bonta dell'intera atmosfera, precedere la processione; rumorosa per i ragli delle
bestie e l' attrito delle ruote sulla strada maestra imbrecciata: gli uomini sorrideva-
Semplici, candidi, /uggitivt; no senza parlare.
sui prari morbidi di brine, Cera anche un bel sole, pero di luce periferica, e quindi dissaldata, senza ca-
danzano, volano giulivi lore. A chi 10 interrogava il fanciullo rispondeva: «E un Angelo alto piu di un gi-
bambini in bianche mussoline. gante. Cammina e ride a tutti noi».43
Questo avveniva, fiorente aprile
querule l'acque eran, l'erba sottile. 41
Questo candore caratterizzava in Lisi anche molti personaggi adulti, la
cui innocenza oscil1ava tra foilia e santita. Dal «buffo» palazzeschiano ­ in
Di angeli si animava, negli anni precedenti, gia la prosa di Lisi, fonda-
cui la stranezza, la bizzarria, l'elemento Iudico e infantile suscitavano non
tore nel 1923 del «Calendario dei pensieri e delle pratiche solari» con Be-
piu di un umorismo misto di pieta e di divertimento ­ si passava cosl al-
toccm e Bargellini, e con loro nel «Frontespizio» (1929­40), insieme a Pa-
l'evangelico «semplice» (<<Beati i semplici di spirito ... »): il candore era for-
pini a Soffid, e ai giovani Bo e Luzi (quel «Frontespizio» che avrebbe de-
se buffo negli effetti, ma appariva come essenziale condizione di conoscen-
dicato fasdcoli a Carra, a Morandi, a Casorati). Anche Lisi era catturato
za, di spiritualita e di espressione poetica.
da una realta aperta al mistero e alla visione. E sempre senza onirismi de-
Tanto piu che in Lisi il candore costituiva non solo la condizione per
cadenti, senza visionarismi profetid. Con la semplicita, invece, di uno stile
vedere l'Angelo, rna il modo stesso in cui l'Angelo si mostrava, con un'ar-
'primitivo' che ritrovava il canto in prosa dei trecentisti e la loro candida
monia che si inseriva senza violenze nellinguaggio quotidiano, nel pano-
fede nel miracolo, presentato come un fatto quotidiano, naturale: un modo
rama familiare delle cose. Si rilegga l' apparizione e la scomparsa dell' ange-
non di usdre dal mondo rna di «vederlo».
lo in un altro racconto del Paese dell'anima, Quiete dell'angelo:
Un angelo ­ L'angelo dei venti ­ appariva come premio ed emblema di
questa ritrovata innocenza in apertura del Paese dell'Anima che Lisi pub-
42 N. LISI, Pa{!se dett'animo. Visioni, L'Angeto dei venti, in Nicola Lisi 1928·1944, invito alla let-
tufa di Carlo Eo, Firenze, Valleccbi 1976, p. 182.
41 BETOCCHI, Reallii vince it sogno Musici, Giocolieri, bambini, gioia. 43 [vi, p. 183. COMO ne! testo.

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FABIO FINOTTI LE POETICHE DEL CANDORE E NINO ROTA

L'Angelo se ne stava immobile al muro eli cinta dell'Eremo. Con Ie mani l'una Canta: m'assale il cuore,
sull' altra, guardava lungo il viale leggermente a penelio. Tutta la luce e Ia pace del- opaco cielo d'alba.
l'aria delle piante, dell'erbe, dei muri, del selciato in mezzo al viale, si alimenta- e
L'angelo mio;
vano della sua luce e della sua pace [ ...]. io 10 posseggo: gelidO. 45
Non si volse nemmeno a rivedere il viale fiorito, che egli aveva sposato con un
altro giardino celeste; prosegui attraversando il muro eli cinta, forse per altre sue T omava il canto, tomava il candore come una miracolosa resurrezione,
compiacenze, e il muro, con un rettangolo di luce su luce, testimonio ancora, bre- come se nella poesia si rivivesse la meraviglia di Lazzaro resuscitato dal mi·
vemente, del suo soprannaturale passaggio. 44 racolo alla vita: «£ un sepolto in me canta / che la pietraia forza» (Ed e
subito sera. Un sepolto in me canta). Tomava l'appello di un'infanzia pe-
Da queste prose, cosl come dai quadri di un Carra, come dalle poesia renne che continuava ad essere condizione di conoscenza, percezione di
di Betocchi, una generazione imparava ad accogliere la sublime semplicita una realta aperta all' attesa e alla rivelazione, sicche il canto che si credeva
delle antiche forme. Dopo la stagione delle avanguardie, non era solo il ri- perduto, era riconquistato, rifugio, difesa, salvezza dell'uomo:
tomo all' ordine, non era solo il nhore gia propugnato dalla «Ronda», il
destino dell'arte contemporanea. Tomava tra Ie due guerre una commo- Di te amore m'attrista,
mia terra
zione quasi religiosa per il canto e per la luce, fusa con una tensione me·
tafisica di attesa. Ma se tome a tue rive
e dolce voce al canto
8. Questa condizione di candore, questa presenza del miracolo e del chiama da strada timorosa
canto non si cancellava negli anni della seconda guerra mondiale. La cata- non so se in/anzia 0 amore,
ansia d'altri deli mi volge,
strofe faceva sen tire anzi l' arte ­ nella semplicita delle sue forme primiti-
ve ­ come il vero miracolo, per il suo perenne rinascere entro una realta e mi nascondo nelle perdute cose. 46
che sembrava sempre menD adatta a produrla e ad accoglierla.
e
Dopo la traduzione dei Lirici greci (1940), nel '42, con Ed subito sera, 9. Questo sen so della poesia come riflusso d'innocenza, come «eco cri-
Quasimodo raccoglieva la sua produzione lirica, riproponendo l'immagine stallina» del canto,47 restava l'anima profonda di tanta «poesia laica» an-
del poeta come colui che sapeva «vedere» il candore dell'angelo, e intona- che dopo la seconda guerra mondiale. Dissolti, 0 almeno sempre piu incer·
re il canto in una misura di attonita semplicita. Con un brivido «gelido», ti i fondamenti metafisid, resi ancora pili precari quelli umani dalla nega-
ecco il risveglio inaudito, incomprensibile del canto dal dolore, dalla «cro- tivita della storia, il candido rinascere del canto, il perenne ritomo degli
ce» dell' esperienza vissuta: angeli, e la capacitil del poeta di continuare a vederli si faceva cosa ancor
pili magica: «mystere hue», per citare il titolo di un libro dedicato nel1927
Dorme l'angelo su rose d'aria, da Cocteau a Giorgio De Chirico.
candido,
E S1 ricongiungevano i fiIi tra la generazione del primo Novecento e
sul fianco,
a bacio del grembo quella che si affacciava nel secondo dopoguerra. 48
Ie belle mani in croce.
La mia voce 10 desta 45 S. QuASlMOOO, Ed esubito sera, L'angelo. Qui e in seguito Ie citazioni si riferiscono a S. Qua-
e mi sorride simodo. Tufte Ie poesie, Milano, Mondadori 1960.
sparsa eli polline 46 QUASlMOOO, Ed e subito sera, Isola.

la guancia che posava. 47 Cfr. UNGAREm, 11 porto st!polto, La notte bella.

4ll Anche in prosa gli anni Trenta, erano determinanti per la for:rnazione di autori che avrebbero
rilanciato I'osmosi tra quotidiano e magia in quello me si potrebbe definire il «neorealismo magico»
del secondo dopoguerra: basterebbe pensare a Zavattini, tenuto a battesimo proprio da Bontempelli,
44 lvi, p. 187. che ne 。」ッァャゥセカ@ con entusiasmo Parliamo tanto di me del 1931.

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LE POETICHE DEL CANDORE E NINO ROTA
FABIO FINOTTI

Una sera, subito dopo 1a guerra, due poed si incontravano al tavolino Saba sbagliava. Sereni aveva visto, proprio attraverso 10 sguardo di Sa-
di un caffe. Attomo, una realta urbana, disarmonica, banale, opaca. Ma, ba, quel miraco10. E infatti, poco tempo dopo usciva sulla «Fiera lettera-
improvvisamente, risuonava una musica, e ricomparivano gli angeli nelle ria» del 20 febbraio 1947 un «raccontino» poi raccolto nelle prose degli
figure di tre bambini, musicanti di strada, chiusi in un'innocenza assoluta, Immediati dintorni col tito10 di Angeli musicanti. Senza conoscere la let-
garantita non solo dalla loro eta rna dal fatto che per la prima volta si tera di Saba, Sereni dimostrava di aveme assimilato 1a 1ezione poetica, e
rievocava repisodio con 10 stesso incanto per quel miraco10 di candore e
bivano in pubblico.
Ed ecco, uno dei due poeti ­ Vittorio Sereni ­ vedeva la scena con gli di canto. Sl
occhi del poeta pill anziano che era Saba. Que1 Saba, convinto che 1a poe- Era ­ del resto ­ 10 stesso Sereni che in quegli anni indicava la radice
sia fosse canto dell'infanzia e del candore ritrovato nell' adulto: della poesia in una candida, magica attesa di grazia: «Ci piace pensare al
poeta come a un credente che aspetti i segni della grazia».52 Lo stesso Se-
Per fare, come per comprendere, l'arte, una cosa, e prima di ogru altra, neces- rem che scriveva, traducendo un canto di Rabemananjara: «E chi mai,
saria: avere conservata in noi la nostra infanzia; che tutto it processo della vita ten- chiara Innocenza, sentira / il tuo canto troppo puro / 1a tua voce troppo
n e
de, d'altra parte a distruggere. poeta un bambino che si meraviglia delle cose
49 dolce / nello strepito nottumo?».S3
che accadono a lui stesso diventato adulto.
10. Quel «candore consapevole», quel «canto dell'angelo» che abbia-
Ebbene quella sera dell'immediato dopoguerra, Saba vedeva materia-
mo a sommi tratti evocato non allude solo ad un contesto attomo a Rota.
lizzarsi nella musica dei bambini la propria poetic a, e dunque rivendicava
a se 1a capacita di intuire il miracolo, di riconoscersi in quel canto di «an-
E una prospettiva che agisce all'intemo di Rota, assicurando al suo
«candore» un consapevole respiro novecentesco, togliendolo all'iso1amen-
geli» di strada, magko e candido. to, illuminando la dimensione «religiosa», la tensione di mistero e di magia
Scriveva alia figlia Linuccia il 16 luglio 1946:
della sua muska.
voglio raccontarti [. ..] la storia di due fisarmoruche e di una chitarra [ ... J n bar Conseguente a questa consapevo1ezza e l'approdo all' opera. Nell' ope-
che abbiamo scelto [ ...J era terribilmente odioso. Molte automobili che aspetta- ra, nellibretto, 1a musica di Rota non trova solo un supporto, rna illuogo
vane i clienti, facce e discorsi ­ facce soprattutto ­ democristiane, consumazioru in cui tematizzare la sua condizione di nascita e d'ascolto.
care e pessime. Per di pili, appena seduti, vedemmo fare, al tavolo attiguo, dei E nella dimensione «meta­musicale» del libretto, che Rota invita a in-
preparativi musicali [...].1 musicanti erano... tre bambini, fra i sette e i dieci anni;
terpretare il recupero della tradizione entro un «neorealismo magico» che
due dei quali suonavano Ie fisarmoniche seduti, e l' altro ­ it piiI piccolo la chi-
tarra [ ...] Appena hanno incominciato a suonare (una canzonetta qualunque) e negli anni si fa sempre pill chiaro, sempre pill programmatico. Fino alia
accaduto it miracolo. Meglio di T oscanini. Non solo suonavano come angeli, Visita meravigliosa, il cui libretto non e solo testo di poesia ­ poesia in mu-
rna godevano, come demoru, di suonare come angeli. L..J Era la prima sera sica, piu che poesia per musica ­ rna e anche testo di poetica. La tromba
che si producevano in pubblico. Erano cosl innamorati di quello che facevano dell' angelo vi appare come l'emblema di un canto che viene da un «altro-
che non volevano nemmeno fare la questua; a un certo punto dovetti prendere yo>, che apre ad un «altrove», rna non e inteso, se non dall'innocenza:
io il pili piccolo per mana e condudo in giro [. .. J era rneraviglioso; qualcosa «Coi vostri orecchi udrete e non intenderete».
che nasceva all'improvviso dalla terra [.. .J E il piccolo con la chitarra che, verso E da un lato il candore dell' angelo smaschera umoristicamente 1a real-
la fine, quasi dorrniva in piedi e suonava, sempre e come in sogno [ .. .J A tutti 50- ta, dall'altro la anima di attesa, di religiosa sospensione, facendo del canto
no immensamente piaciuti, rna c' era un DI pro, sensibile a me solo. Era it DI Pro fra una rivelazione ­ proprio nella sua inattualita ­ per chi sappia riconoscervi
la mia poesia e quella degli altri poeti italiani; Sereni watti era entusiasta, rna non
50 la voce di un altro mondo. Per i pili colti, per i pill pretenziosi, quel canto
poteva comprendere la mia emozione.

51 efr. SEBENI, Lz tentazione della prora, cit., pp. 24·27.


49 U. SAlIA, Scorciatoie [1946], in Prose, a cura di L. Saba, pref. di G. Piovene, nota cririca di A.
52 SJ!RENI, ErperienZil della poeria, lvi, p. 30.
Marcovecchlo, Milano, Mondadori, p. 266.
50 Cito da V. SEBENI, Lz tentazione della prosa, Milano, Mondadori 1998, pp. 387­388.
53 SE1!!'NI, Cinque poet; negri, lvi, p. 33.

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FABIO FINOTTI LE POETICHE DEL CANDORE E NINO ROTA

sara invece intonato ­ come afferma una boriosa nobildonna da uno che si compiva, per Luzi, non in un passive rhorno dal modemo alIa tradizio-
non conosce nemmeno il pentagramma: da uno cioe che non conosce e ne, rna in un perenne ritomo della tradizione nel moderno, animato da
non applica Ie Ferree regole della musica contemporanea. una segreta onda armonica, da un'esigenza di risoluzione «continua» degli
E non solo nel canto, nella fusione di quotidiano e di magico, di espe- elementi e delle cellule formali dell'avanguardia: «Ia sintassi sconvoIta, la
rienza e di rivelazione, di uomini e di angeli, Rota rimanda ad una poetica parola violentata e dirotta, si ricompongono come per un destinato equi-
novecentesca del candore. librio in un ordine nuovo e ancora compatto, riassumono su un altro livel-
Anche Ie sue scelte formali suggeriscono legami profondi con gli svi- 10 una superficie stabile ancora».55
Iuppi di questa tradizione. Penso soprattutto alIa tendenza a ricomporre La legge pill intima della nostra poesia, il suo segnato destino era per
Ie scelte armoniche della modemita nella continuita pacificata di un di- Luzi proprio Ia purificazione, Ia catarsi,56 il ritomo di un'innocenza che si
scorso. In Rota il frammento tende sempre alIa struttura, ad una catarsi manifestava nella dialettica tra attesa, sospensione modemamente tormen-
del caos, sicche il testo musicale si anima di una patetica attesa di canto, tata, e il canto che da essa fioriva:
culminante nella semplificazione melodica e armonica, nella forma ele-
mentare e toccante, fatta sentire pero non come il primum, rna come il ter- quella pacifica e assoluta maniera eli inventare il ritmo, gioia piena, destinata come
mine magico di un'attesa e di una rivelazione. un respiro reso puro daIl' attesa L..] due elementi L..] contribuiscono aIla uruver-
salita della poesia italiana: la precisione tematica e la illimitata vocalita del suo
Per questo nel Mysterium cathoiicum il messaggio fmale e affidato alIe
canto [... ] I'attiva preoccupazione con cui [gli italiani] si avvincono alIa loro uma-
voci bianche. Dopo il coro che invoca Ia Pentecoste, la discesa dello Spi- na inquietudine e semplicemente illusoria. La stessa forza che Ii spinge all'espres-
rito nelle lingue e la loro fusione universale - e proprio la musica linguag- e sione si vendica sopra eli loro togliendo alloro cuore l'esclusiva padronanza del
gio universale dice Rota nel presentare il Mysterium - Ie voci bianche par- sentimento, librandosi nella sua armonica tensione al di sopra dei loro limiti,
lano delloro stesso canto, nel prodamare che la lingua dei fanciulli apre Ie chiamando con ta sua grazia tutti i simili, tutte Ie superfici sensibili a comparte-
porte del cielo: «Linguae eorum daves caeli factae sunt». ciparne. 57
La tradizione novecentesca del candore approda, cosl, ad un sentimen-
to pentecostale del canto come luogo in cui s'incama e risuona l'assoluto, Era - appunto - la vendetta dell' angelo.
con una innocenza di timbro e di linea melodica miracolosamente ricon- Si tratta, alIora, di riscoprire con Rota e in Rota un candore che e stato
quistata. n canto del candore riconosce qui la Verita nella propria circolare categoria poetica di tutto un secoio. Forse il fiore pill prezioso e pill fragile
pienezza: il candore alIa condusione del Mysterium e infatti nel tema, e ne- della nostra arre di moderni.
gli esecutori, e infine nella musica che attraverso il testo parla di se. Sicche Ma ora che e di nuovo tra Ie nostre mani, io credo che ci ricorderemo
non stupisce che nella Visita meravigiiosa proprio la musica dell' angelo delle parole di Eluard che difendevano la poesia negli anni tragici della
apra gli occhi al Reverendo: «Vedo altri mondi ... altri cieli... tutto Iuce». e guerra, e ne faremo quasi un motto:
Vivre
11. Converra dunque riconoscere come l'estetica di Adorno non solo ..
[. ]
sia insufficiente a spiegare muska e poesia del Novecento, rna rappresenti A chaque seuil a chaque main que j' ai franchis
proprio la posizione contro cui si muove una poetic a altemativa rna altret- Le printemps familial renaissait
tanto modema, e forremente Iegata alla nostra identita culturale. Cardont pour lui pour moi sa neige perissable. 58
Nel 1941, con Un'iilusiane piatanica, Mario Luzi 54 insisteva proprio
sull' esemplarita universale - non solo in un orizzonte geografico, rna nel
panorama molteplice delle arri - della lirica italiana nella sua perenne ten- 55 LuZl, Un'illusione, cit., p. 47.
sione al canto, per conquista di semplicita, di chiarezza, di innocenza. Essa 56 lvi, p. 42.
57 lvi. p. 44.
58 P. EWARD, I.e livre ouvert. I [1940J, in ID. Poesie, introd. e trad. di F. Fortini, Torino, Ei.
naudi [1966J 1981 «A ogni soglia a ogni mano che ho varcato Il'aprile familiare rinasceval serbando
54 Cfr. ora M. LUZl, Un'.tlusione plo.tonica ed altri saggi, Bologna, Boni 1972, da cui si cited. a se a me Ia sua labile neve».

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­­­l
FABIO FINOTTI

COS! e il candore: <<neige perissable», «labile neve» salvata e offerta


dalla primavera, dall'arte nel suo perenne fiorire. Neve che oggi non fare-
mo certo sdogliere - che non vogliamo pili veder sdogliere - tra Ie nostre
mani.

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