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LA PIOGGIA NEL PINETO
Il nome Hermione viene preso dalla mitologia greca, Hermione è la figlia di Menelao
e di Elena , D’Annunzio sceglie questo nome per dare alla sua poesia menti
classiche della tradizione classica.

Inizia con una esclamazione imperativa che è rivolto non solo ad Hermione ma
anche a tutti i lettori, lo considera come se fosse un rito di iniziazione, al fine di
ascoltare delle parole nuove, ovvero quelle della natura.
I corpi di D’Annunzio e Hermione durante la passeggiata nel pineto cominciano a
fondersi con la natura.
Attraverso similitudini, riesce a far sembrare Hermione una pianta verdeggiante
appena fuoriuscita dalla corteccia di un albero.
In questa poesia viene descritto l’ambiente che li circorda, facendone quasi parte.
Mette in evidenza queste strasformazioni in elementi naturali,

Panismo deriva dal Dio Pan, Dio della natura


Altro tema della lirica è l’amore, che parlando della pioggia estiva,rinfrescante,
sottolinea che la natura permette di recuperare le forze come loro riescono con
l’amore.

LA FASE NOTTURNA DI D’ANNUNZIO

In questa fase notiamo un D’Annunzio diverso da quello che abbiamo sempre visto,
dove mostra per la prima volta il suo lato malinconico, dove parla di se, dove
nonostante la cecità riesca a vedere oltre.

L’ORBO VEGGENTE

Inizialmente descrive il suo stato (immobilità come se stesse in una bara / tra vita e
morte ⚰ ), ad un certo punto dice che queste tenebre gli fanno raccogliere nuove
energie, perchè solo pochi nelle oscurità riesce a cogliere l’essenza delle cose.

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Continua a scrivere su striscioline dei carta, dove ognuna rappresenta un verso, e
sente la figlia(la sirenetta )che la assiste tagliandogli questi pezzi di carta per
permettergli di scrivere.

Egli rappresenta dei pensieri brevi divisi da spazi vuoti, sospensioni… Utilizza un
linguaggio più semplice rispetto alle altre opere. Inizialmente troviamo il presente
per spiegare cosa stesse passando e conclude al passato.

CREPUSCOLARISMO

1905-1910 circa
Il termine crepuscolarismo fu usato per la prima volta dal critico Giuseppe Antonio
Borgese nel 1910. L’espressione voleva suggerire il tono di una poesia che nasceva
da uno stato d’animo estenuato, di stanchezza e di rinuncia. Era lo stato d’animo
dell’ intellettuale che non ha più fedi e sente spenta in se ogni capacità di sentire e di
esprimere : tenta inutilmente di aggrapparsi alle certezze altrui, in cerca di una sia
pur fugace consolazione, di calarsi nelle mediocri, concrete cose della vita. Il
crepuscolarismo non fu una scuola o un movimento letterale, ma un clima
psicologico dimesso e malinconico da cui discende un particolare modo di fare
poesia. La loro poetica fu di avversione al carduccianesimo ( quello patriottico-
oratorio-celebrativo) e al d’annunzianesimo fastoso. Da qui il repertorio volutamente
umile, i patetici “oggetti” di questa poesia della rinuncia, giardini sonnolenti fermi nel
tempo, stinti arredi di salotti borghesi, fanciulle sfiorite, piovosi pomeriggi domenicali,
evocati in un tono sommesso scandito dalle parole volutamente più usuali e la
direzione del decadentismo della morte dell’arte. In risposta alla crisi della ragione e
dell’io nella piena consapevolezza di essere giunti al crepuscolo della grande
produzione letterale come se non ci fosse più nulla da comunicare. Al poeta non
rimane che sfruttare l’ultimo tenue chiarore del crepuscolo e testimoniare quel poco
che la luce della poesia riesce ancora a far intravedere. La poesia crepuscolare e la
testimonianza di un vuoto sociale e morale. Non c’è più la forza dei sentimenti che
allontana questi poeti dal greggiore in cui sono immersi. Ne l’amore, né il dolore, ne
il sogno, ne la fuga riescono a fare uscire questi poeti da una malinconia che si
traduce in lamento e autocompiacimento del proprio stato.

Rinuncia ad un ideologia inferiore


Rottura col passato

Rinuncia agli ideali di vita, viacchezza morale, malattia mortale, presagio di morte

Poeti principali:

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Sergio Corazzini

Marino Moretti

Guido Gozzano

Corrado Gogoni

Il Futurismo

Il futurismo, a differenza del crepuscolarismo si presenta alla cultura italiana con un


preciso programma di battaglia e di ribellione. Il 20 feb del 1909 sul quotidiano
parigino “Le figaro” Filippo Tommaso Marinetti pubblica il manifesto del futurismo
dando vita ad un movimento che avrebbe interessato oltre alla letteratura, anche la
pittura, la scultura, l’architettura, il teatro E la musica.

Se i crepuscolari cercavano un rifugio nel buon tempo passato, i futuristi evadevano


da una realtà deludente nel futuro. Celebravano cioè, la civiltà delle macchine, la
civiltà meccanizzata.

Il loro intento era quello di liberare l’Italia dalla cultura tradizionale borghese.
Esaltarono la forza, l’attivismo, la guerra, lo spirito di conquista, l’imperialismo.

Alla crisi della ragione dell’io, il futurismo contrappone il mito del progresso tecnico e
l’esaltazione dell’individualismo, della violenza, dell’aggressività.

I futuristi finirono per considerare la guerra “Sola igiene del mondo”. Dal punto di
vista estetico-letterario, i futuristi proposero l’immediatezza impetuosa
dell’espressione, in cui ritmi e parole, in assoluta libertà sintattica e musicale,
(Paroliberismo), mira a trasferire nel lettore l’impressione “Bisogna distruggere la
sintassi, disponendo i sostantivi a caso, come nascono”. ”Si deve usare il verbo
all’infinito, … Si deve abolire L’avverbio e anche la punteggiatura, … Allora
distruggere nella letteratura io e sostituirlo finalmente con la materia”. Anche in
campo teatrale e cinematografico proposero tecniche nuovissime, in particolare, il
manifesto del teatro sintetico (1915) di marinetti, settimelli e corra propugnava un
nuovo dramma chiamato sintesi, rapidissimo, simultaneo, alogico, irreale.

Poeti principali

Filippo Tommaso Marinetti

Aldo Palazzeschi
Corrado Govoni

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