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IL LAMPO.

ANALISI DEL TESTO.

Introduzione.
Il lampo è una ballata in due strofe in endecasillabi inserita da Giovanni Pascoli all’interno
della sezione Tristezze della terza edizione di Myricae del 1894.
Le Myricae è una parola latina che in italiano traduciamo con Tamerici, un piccolo arbusto.
Pascoli intitola così questa sua raccolta in omaggio a Virgilio che in un suo verso aveva
citato questa pianta. Sceglie questo titolo anche perché la sua poesia parlerà di piccole cose
e non di grandi tematiche.
Tematiche che trattano la vita di campagna, argomenti umili così come le Tamerici sono una
pianta umile.
Questa poesia può sembrare la semplice descrizione oggettiva di un paesaggio ma Pascoli
va oltre la realtà e trova dei significati simbolici, infatti lui è uno scrittore simbolista.
La caduta di un lampo, che illumina il panorama circostante squassato dalla pioggia, diventa
il pretesto per rievocare le sensazioni suscitate in Pascoli dalla notizia della morte del padre.
Notizia che si è abbattuta con la potenza del fulmine e la cupezza del temporale sulla casa
dell’autore, turbando irrimediabilmente gli equilibri e la tranquillità.
Questo lampo mette in evidenza la caoticità del mondo, un mondo tragicamente disfatto.

Comprensione.
La lirica è caratterizzata da un evidente valore simbolico, poiché racconta, attraverso
metafore evocative di un paesaggio sconvolto dal temporale, la morte del padre di Pascoli.
Questo intento simbolico appare esplicito soprattutto negli ultimi versi del componimento,
dove un occhio si apre per l’ultima volta, stupito, sgomento, davanti alla consapevolezza
dell’abisso.

Ma sono tutti i dettagli visivi della lirica a richiamare il dolore del poeta: la terra agonizza
sotto i colpi della pioggia, i movimenti delle zolle ricordano infatti piccoli e continui sussulti, e
il cielo, squarciato da fulmini e coperto di nuvole, si mostra intento a combattere una
battaglia che è destinato a perdere. Anche il climax ascendente con cui sono inseriti gli
aggettivi riferiti a questi due elementi contribuisce a sottolineare una crescita esponenziale di
sofferenza e inquietudine.

L’unico dato rassicurante è rappresentato dalla “casa”, bianchissima e in radicale


contrapposizione rispetto al nero della notte, e che funge da richiamo alla tematica
pascoliana del “nido”: il nido è il simbolo di quella zona di sicurezza rappresentata dalla
famiglia e dalla casa, intesa nel suo senso più immediato di struttura fisica e conosciuta che
protegge dalle intemperie della vita. Ma questa impressione di tranquillità si rivela precaria,
destinata com’è a essere inghiottita dalla notte. La morte del padre viene così rappresentata
nei termini di un’intrusione violenta e terribile del mondo esterno all’interno della dimensione
familiare, violata definitivamente. Il lampo rappresenta allora l’evento che porta la luce su
una realtà negativa: da un lato, esso permette di prenderne coscienza del male del mondo
ma dall’altro determina un decisivo sovvertimento della calma e sicura consuetudine
affettiva.
Analisi.

METRICA: Il lampo è una ballata in due strofe (la prima strofa di un verso, la seconda strofa
di sei)in endecasillabi con schema di rime A BCBCCA.

FIGURE RETORICHE:

1 si mostrò: l’azione dello svelamento è determinata dalla luce del lampo che dà titolo al
componimento. Non essendovi nel testo altri elementi che indicano che è il lampo ad
illuminare per un istante la scena notturna, tutta la poesia acquista un tono impressionistico
ed allucinato, che rimanda alla visione straniata del “fanciullino” pascoliano.

2 terra ansante: si tratta di una personificazione, in quanto la terra sembra un organismo


vivo.

3 ingombro, tragico, disfatto: anche il cielo prende vita durante il temporale e il moto delle
nuvole dà l’idea di un corpo che soffre e si lacera (come soffre e si lacera intimamente il
poeta per il suo lutto privato).

4 bianca bianca: ripetizione; l’accostamento dei due aggettivi ha l’effetto di rafforzare il


significato, come se componesse una forma superlativa.

5 tacito tumulto: ossimoro, ma anche allitterazione, per la ripetizione della - t.

6 apparì sparì: si tratta di una antitesi, che fotografa l’istantaneità con cui il lampo fa
scorgere una casa nella campagna nera.

7 come un occhio: similitudine.

8 s’aprì si chiuse: altra antitesi, come nel caso dei due verbi precedenti (v. 5: “apparì sparì”);
la costruzione ellittica della frase è caratteristica della produzione di Pascoli, che spesso
nelle sue liriche riduce l’impiego di nomi, verbi e congiunzioni per esprimere un senso di
immediatezza e, al tempo stesso, di inquietante indeterminatezza.

9 nella notte nera: allitterazione del suono - n.

Interpretazione complessiva ed approfondimenti.

DECADENTISMO E SIMBOLISMO.
La poesia simbolista francese che si sviluppa alla fine dell’800 è la massima espressione del
Decadentismo.
Il Decadentismo è la corrente letteraria che nasce in Europa negli ultimi decenni
dell’Ottocento e i primi del Novecento. Prende il nome dalla parola “decadente”, che
letteralmente significa “qualcosa che sta per esaurirsi”.Inizialmente termine usato dagli autori
come dispregiativo, successivamente lo fanno loro e si definiscono decadenti con orgoglio.

I principi del Decadentismo sono:


-il rifiuto del Positivismo, cioè la ragione non è sufficiente per spiegare la realtà che ci
circonda; per i simbolisti la realtà non è un dato puramente materiale o positivo come
sostenevano i positivisti, essa cela un significato nascosto e profondo, simbolico.
La conoscenza non avviene attraverso l’osservazione razionale e oggettiva dei fenomeni ma
attraverso l’intuizione irrazionale.
Non a caso si arriva a cogliere il mistero che si cela dietro le apparenze e a decifrare i
simboli anche attraverso esperienze forti come: il sogno, l’allucinazione, la brezza prodotte
dall’alterazione totale dei sensi.
-la visione simbolica del mondo, cioè la realtà non è soggettiva ma un insieme di simboli che
ne generano un’altra, ovviamente questa realtà va interpretata dai poeti che si definiranno
veggenti. Il poeta è il veggente, l’unico in grado di cogliere i significati nascosti della realtà.
Solo alla poesia spetta l’intuizione della realtà. Le parole diventano pura musica e i versi
svincolati da ogni regola metrica, diventano rapidi, carichi di significato e simbologie.
-il distacco tra intellettuale e società;

I maggiori esponenti di questo movimento sono:


come precursore abbiamo Baudelaire e successivamente Rimbaud, Verlaine e Mallarmé.
Tutti e quattro conducono una vita d’artista detta vita bohemienne, boemo significa zingaro,
e vengono definiti poeti “maledetti” a causa della loro vita sregolata e priva di valori.
Le loro poesie criticano i valori borghesi: cioè la famiglia tradizionale, la casa, il lavoro e la
religione.

DECADENTISMO IN ITALIA.
Il Decadentismo nasce a Parigi alla fine del XIX secolo con il sonetto di Paul Verlaine. Nel
sonetto affiora l’idea di una civiltà al tramonto di una moderna crisi sociale.
I decadenti assumono una posizione di rottura verso i valori e i costumi borghesi, e
ostentano un tipo di vita spregiudicato in linea con i valori di libertà e indipendenza.

CARATTERI GENERALI DEL DECADENTISMO:


-Un senso di crisi, di morte, di angoscia e di solitudine che alimenta l’uomo.
-L’esaltazione della propria individualità e l’introduzione del concetto di “Superuomo”.
-La mancanza di fiducia nella ragione e nella scienza e la rivalutazione dell’irrazionale.
-La natura percepita come oscura, impenetrabile e misteriosa.
-La poesia vista come una funzione di rivelazione ed illuminazione per il poeta.

GLI AUTORI DEL DECADENTISMO ITALIANO:


-D’Annunzio si sofferma sull’estetismo, sul concetto di superuomo e sul nazionalismo.
-Pascoli approfondisce la natura del poeta, il significato della vita e del dolore umano.

PASCOLI, LA POETICA DEL FANCIULLINO.

E’ molto importante, in Pascoli, la poetica del Fanciullino.


Pascoli ritiene che in ogni persona (indipendentemente dal lavoro che svolge e dalla
condizione sociale) ci sia un fanciullino. Esso è uno spirito sensibile che consiste nella
capacità di meravigliarsi delle piccole cose, proprio come fanno i bambini. La differenza tra il
poeta e l’uomo comune, quindi, è nel fatto che il primo riesce ad ascoltare e dare voce al
fanciullino che in lui.
Per Pascoli, il poeta è un uomo umile che gioisce nello scoprire le cose più modeste e
genuine. Rappresenta scene che vede con la sua poetica semplice, parla di vita umile di
scene di vita quotidiana viste con gli occhi del fanciullino.
LE INNOVAZIONI LINGUISTICHE e METRICHE.

Pascoli è, in tutte le sue poesie, un maestro di innovazioni linguistiche.

-Pascoli adopera in modo sistematico il linguaggio tecnico: i fiori, le piante, gli uccelli, gli
strumenti agricoli vengono sempre chiamati da lui con il loro nomi esatti, contrariamente alla
tradizione italiana, dove predominano nomi generici.
Pascoli usa termini dialettali: se si vuole parlare del mondo contadino in modo appropriato
bisogna farlo, bisogna farlo con le parole del dialetto contadino.

-La sintassi: preferisce periodi semplici, composti di una sola frase, fa molto uso di
punteggiatura, che a volte serve per rendere più lento il ritmo della lettura.

-Il linguaggio di Pascoli comincia a orientarsi verso il fonosimbolismo, inserisce suoni come
onomatopee (toc toc, boom), o parole onomatopeiche (es, rimbombò) figure retoriche del
suono come le allitterazioni. Pascoli adopera i suoni della lingua per riprodurre i suoni
della natura o del mondo umano.

-Pascoli fa molto uso di figure retoriche: fa uso di metafore, analogie e sinestesie.

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