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Per quanto riguarda La pioggia nel pineto dobbiamo quindi appuntarci prima di tutto i seguenti
dati:
1. È composta nel 1902
2. Si trova nella raccolta detta Alcyone, che fa parte dell’opera più grande delle Laudi
3. Il metro è libero: alterna versi che variano dai ternari ai novenari, cioè versi dalle tre alle nove sillabe
Per quanto riguarda i temi e le conseguenti figure retoriche usate per esprimerli dobbiamo fare un
discorso leggermente più ampio.
PANISMO
Durante il temporale estivo ci si immerge completamente nel paesaggio, il poeta chiede subito alla
sua compagna di far silenzio (“Taci!”) per contemplare solamente i rumori dell’acqua e della
natura che si trasforma intorn.o Al termine della poesia addirittura i due protagonisti sono
diventati una sola cosa con il bosco: al tema del panismo se ne collega subito un altro, quindi, cioè
quello della metamorfosi –la trasformazione del corpo da una forma a un’altra- che il poeta tratta
ricordando le Metamorfosi di Ovidio, poeta classico, dove i protagonisti diventavano elementi
naturali(panismo verso 51-95)
LAVANDARE
La lirica fa parte della sezione “L’ULTIMA PASSEGGIATA “, ma fu inserita in Myricae solo nella terza edizione
del 1894. È un madrigale composto da due terzine e una quartina , i versi sono endecasillabi e lo schema
delle rime ci riporta alla rima incatenata(ABA CBC DEDE).
X AGOSTO
Questa è una delle molte poesie in cui Pascoli rievoca la tragedia personale legata all’uccisione del padre ,
avvenuta proprio il 10 agosto 1867 , il giorno di San Lorenzo . è una lirica che venne pubblicata sul
Marzocco e poi nella quarta edizione di Myricae . è composta da 6 quartine di endecasillabi e novenari
alternati e lo schema delle rime è alternato (ABABCDCD)
Prendendo le mosse dalla propria tragica vicenda personale, il poeta affronta i grandi
temi del male e del dolore: la rondine e il padre uccisi, posti in evidente parallelismo,
diventano il simbolo di tutti gli innocenti perseguitati ed alludono scopertamente alla figura di
Cristo, la vittima per eccellenza, che perdona i suoi carnefici sulla croce, richiamata già nel
titolo, con il numero romano X. La rondine che stava tornando al suo nido portando un verme
per i suoi piccoli, è stata uccisa durante il tragitto e li ha lasciati soli ed affamati; allo stesso
modo, il padre del poeta viene ucciso mentre sta tornando a casa, il “nido” chiuso e protetto,
portando due bambole in dono alle figlie, che ora lo aspettano vanamente, proprio come i
piccoli della rondine aspettano la madre, ormai affamati e morenti. L’unica differenza tra la
rondine e il padre in punto di morte sta nella parola “perdono” pronunciata dall’uomo.
Di fronte alla malvagità del mondo, l’unico rifugio, dovrebbe essere il “nido”, unico
luogo protetto in cui trovare pace, ma anche questo è lacerato dalle tragiche vicende del
mondo, dunque non può proteggere l’uomo.
L’ASSIUOLO
La lirica fu prima pubblicata sul marzocco e poi della quarta edizione di myricae del 1897 . L’assiuolo è un
piccolo uccello rapace notturno, molto simile ad un gufo che emette un verso malinconico, quasi come se
fosse un lamento che Pascoli rende con l’onomatopeico “CHIU”. Il componimento è formato da tre strofe di
sette novenari piu la sillaba onomatopeica chiu alla fine della terza strofa. Lo schema delle rime è alternato
( ABABCDCD).
La prima strofa inizia con una domanda («Dov’era la luna?»), giustificata dal fatto che il
cielo è quasi immerso nella luce perlacea e le piante, alle quali vengono attribuite peculiarità
umane, si rizzano per vedere la luna. Siamo nel momento che precede l’alba e già inizia a
diffondersi il lamento stridulo dell’assiuolo, il cui verso divine un qualcosa di negativo come
funebre , e nella terza ed ultima strofa si trasforma in un pianto desolato, di morte, capace di
angosciare il poeta, il quale è solo col suo dolore, in un universo immenso. È come se
l’assiuolo fosse il poeta stesso.
Nella terza strofa, come nella prima, il poeta ci pone di fronte ad un interrogativo
invitandoci a riflettere sulla possibilità che le porte della morte rimangano chiuse per
sempre, non permettendo la resurrezione e il ritorno dei propri cari defunti ed anche
impedendo la possibilità di svelare il mistero della vita. In questa strofa il poeta manifesta
tutta la sua angoscia: i suoni del rapace notturno hanno riportato alla sua mente il dolore per
la perdita dei suoi cari e gli hanno capire che la morte incombe su di lui.
IL GELSOMINO NOTTURNO
La poesia fu composta da pascoli per le nozze dell’amico Gabriele Briganti e inizialmente venne
pubblicata sotto forma di opuscolo per poi essere raccolta nel 1903 nel canti di castelvecchio . è
composta da 6 quartine di novenari e lo schema delle rime è alternato (ABABCDCD)
Il testo si presenta come una serie di immagini apparentemente slegate, collegate solo
per analogia, : a fornire tale impressione contribuisce anche la costruzione quasi sempre
paratattica, accentuata anche dagli asindeti.
IL TEMPORALE
È una ballata minima di settenari divisa in due strofe di cui una è costituita da un solo
verso , con schema rimico ABCBCCA. Fù scritta nel 2892 ma poi pubblicata nella terza
edizione di Myricae.
Gli ultimi due versi colpiscono sia per l’antitesi fra il nero del cielo e il bianco del
casolare che per l’analogia fra il casolare e l’ala di gabbiano. Il poeta si serve dell’analogia per
accostare elementi di natura diversa, al fine di scoprire i rapporti più profondi che
s’instaurano tra le cose.
L’unica possibilità che gli esseri umani hanno per fronteggiare il dolore e la violenza del
mondo esterno è rifugiarsi in un porto sicuro, in un candido casolare: il nido.
NOVEMBRE
La poesia venne elaborata nel 1890 e pubblicata inizialmente su “LA VITA NUOVA” e poi inclusa nella prima
edizione di myricae . è composta da strofe saffiche composte tra tre endecasillabi e un quinario finale .
Queste strofe però a differenza della strofa saffica classica usata da Saffo , Orazio ; qui presenta pero delle
ABAB CDCD EFEF con parziali assonanze .
Se nella prima strofa della poesia ci troviamo dinanzi alla rappresentazione di una
giornata cristallina di novembre che può, seppur per pochi istanti, portare l’illusione della
primavera, colta sia attraverso sensazioni visive («gèmmea l’aria») che olfattive («del prunalbo
l’odorino amaro»), nella seconda siamo già dinanzi alla consapevolezza, che in realtà si sta
vivendo la stagione autunnale che è una metafora dell’esistenza.
Le piante non sono in fiore, i rami degli alberi sono spogli e spiccano sullo sfondo del
cielo (elementi che indicano la morte). All’illusione della primavera, che altro non è che una
metafora della vita, si contrappone la realtà funebre della morte. Primavera=vita;
autunno=morte
Nella terza strofa ci troviamo di fronte alla tristezza della stagione autunnale: il silenzio
è profondo e il vento fa cadere le foglie. L’aggettivo «fragile», riferito alle foglie. La sinestesia
«cader fragile» (v. 11) e l’ossimoro «estate, /fredda» (vv. 11-12) trasmettono con maggiore
forza il messaggio di precarietà e morte espresso nella lirica.
Il paesaggio rappresentato nella terza strofa si può ritenere universale, come si evince
dall’assenza di riferimenti precisi allo spazio («intorno», «lontano») e dall’assenza di articoli
(«da giardini e da orti»). Infatti Pascoli non intende descrivere la natura in un preciso momento
dell’anno (i giorni della prima metà di novembre, la cosiddetta “estate di San Martino”), ma
trasmettere un messaggio più profondo.
IL LAMPO
Questa lirica venne pubblicata nella terza edizione della raccolta Myricae nella sezione TRISTEZZE . Si
presenta come una ballata piccola costituita da due strofe : la prima costituita da un verso che è una sestina
e la seconda strofa di endecasillabi .lo schema di rime è ABCBCCA.
l lampo, come si evince dal carteggio stesso del poeta, scaturisce dalla riflessioni fatte
da Pascoli ripensando con dolore all’uccisione e alla morte del padre:
Sin dall’inizio del componimento emerge una realtà di dolore e tormento, in quanto
l’e iniziale sembra evocare un passato di sofferenza e il lampo, che illumina improvvisamente
tutto quanto, permette di vedere il cielo e la terra non come elementi naturali inerti, ma per
quello che sono realmente. Il lampo è una metafora della labilità della vita, oltre ad essere il
simbolo della violenza e della durezza del mondo, dalla quale si cerca di scappare rifugiandosi
nel nido e negli affetti della propria famiglia. Colpisce, a tal proposito, l’antitesi che viene a
crearsi fra la notte scura e tempestosa (come la vita) e il bianco della casa in cui potersi
rifugiare (il nido).
L’ITALY
Italy è un testo della raccolta Primi Poemetti di Giovanni Pascoli, composto nel 1904. Il
poemetto è strutturato in due canti, per un totale di 450 versi, e le strofe sono formate
da terzine dantesche.
Qui sceglie tematiche socio-contemporanee, iniziando così ad assumere la funzione di poeta
vate. Protagonista di Italy è il fenomeno migratorio degli italiani in America.