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LA FILOSOFIA SCIENTIFICA

Quando parliamo di filosofia scientifica o di filosofia della scienza, ci riferiamo all’ambito della
ricerca filosofica che ha per oggetto la riflessione critica sulla natura, gli assunti e le implicazioni
della scienza sia riguardanti la logica, sia la cultura, la religione e la morale delle varie discipline
scientifiche. Essa trova le sue radici nel pensiero greco ma in particolar modo possiamo anche far
riferimento all’etimologia del termine “scienza” che deriva dal latino “scientia”, ossia conoscenza.
In quanto tale, essa abbraccia molteplici ambiti, fino ad arrivare ai giorni nostri, permettendoci di
comparare il passato al presente e di sperare in un futuro migliore. La filosofia, invece, in quanto
disciplina, si articola in varie subunità, e quella scientifica appunto, risulta essere la più ampia,
poiché a causa dei cambiamenti della società, è in continua evoluzione e trova sempre nuove
applicazioni. Facendo riferimento al passato, sono moltissimi i filosofi che hanno sviluppato il loro
pensiero, incamminandosi lungo il percorso dell’indagine scientifica. Primi fra tutti, i filosofi ionici,
hanno avviato questo viaggio focalizzando la loro attenzione su quelli che dovevano essere i
principi costitutivi del mondo e che oggi, per noi, rappresentano gli elementi di base dei fenomeni
scientifici. Talete, fondatore della scuola ionica, astronomo, matematico e fisico, riteneva che
l’acqua fosse il principio della vita e del mondo, tanto da definirla SOSTANZA, intendendo con
questo termine, “ciò che sta sotto, che sostiene”. Anassimandro, invece, autore dell’opera
“Intorno alla Natura”, segna una tappa notevole nella speculazione cosmologica degli ionici, dando
per primo, un nome alla sostanza primordiale: Archè. Egli non identificò questo principio con un
elemento propriamente naturale, ma bensì con qualcosa di infinito e indeterminato che
abbracciava e governava ogni cosa; una materia informe in cui tutti gli elementi non sono ancora
distinti e che prende il nome di “APEIRON”. Il filosofo, attraverso questo concetto, manifestò
l’esigenza di cercare una spiegazione puramente naturalistica del mondo, alla quale si era legato
anche Anassimene. Quest’ultimo, come Talete, riconobbe come principio una materia
determinata, l’aria, ma ad essa attribuì le caratteristiche dell’apeiron di Anassimandro: l’infinità e il
movimento incessante. Legata alla sfera della natura, è la concezione del mondo che questo
filosofo ha, attribuendolo ad un gigantesco animale che respira e che crea le cose attraverso il
doppio processo della rarefazione e della condensazione. La filosofia della scienza può anche
essere declinata al plurale, come riflessione interna ad una comunità scientifica sugli aspetti
filosofici relativi ad una comune disciplina di competenza, si ottengono così la filosofia della fisica,
la filosofia della matematica ed altre filosofie settoriali. Ad alcuni anni dopo, infatti, risale un altro
grande filosofo, Pitagora, che ha rivoluzionato l’ambito scientifico, andando a trattare la
matematica come una vera e propria scienza. Infatti la tesi pitagorica fondamentale è che il
numero è la sostanza di tutte le cose e che l’opposizione tra le cose è riconducibile all’opposizione
tra numeri; a questo proposito, egli aveva classificato i numeri in pari e dispari andando così a
creare una forma di dualismo. Per Pitagora, il pari rappresenta, nella sua essenza un’entità
illimitata, il dispari, invece, un’entità limitata, con riferimento alla concezione secondo cui
l’illimitato era il difettoso, ciò che era mancante di qualcosa, il limitato era il determinato, qualcosa
di perfetto. Egli aveva anche tentato di trovare il rapporto numerico tra le misure della diagonale e
del lato del quadrato, tentativo che poi portò alla scoperta dei numeri irrazionali, dei quali oggi
non possiamo fare a meno nella matematica. Con il passare del tempo, più scuole filosofiche
iniziarono ad approcciarsi alla filosofia scientifica, contribuendo a delinearla così come oggi la
intendiamo. Particolare importanza, deve essere attribuita a Democrito, filosofo pluralista, il quale
aveva sviluppato una nuova dottrina “scientifica”, nota come atomismo; con essa, il filosofo
intendeva gli atomi come i costituenti ultimi della materia, ai quali attribuiva particolari
caratteristiche. Esse riprendevano l’essere parmenideo, in quanto gli atomi erano pieni,
immutabili, ingenerati ed eterni e determinavano la nascita e la morte tramite la loro unione e
separazione. Questa teoria fu ripresa anche da un filosofo successivo, Leibniz e contrastata da altri
filosofi, quali ad esempio Epicuro, che, come affermava Lucrezio, associava, a differenza di
Democrito, il moto dell’atomo al concetto di clinamen, ossia di una deviazione. Tale osservazione
ci riporta ad un’espressione, utilizzata da Dante al centotrentaseiesimo verso del IV canto
dell’Inferno: “il mondo a caso pone”, con la quale si sottolinea la differente concezione
democritea, secondo la quale, gli atomi non si muovono casualmente, ma seguono un ordine
finalistico. L’origine storica dei temi della filosofia della scienza, trovano un altro riscontro anche
nelle opere di Platone e di Aristotele. Il primo, con la sua dottrina delle idee, distingueva l’opinione
(doxa), dalla scienza (episteme), considerandole due forme di conoscenza che si differenziano per
il grado di stabilità e certezza che le caratterizza; in altri termini, la scienza per Platone, costituiva
una conoscenza stabile, duratura e perfetta, proprio perché la realtà che essa indaga ha questi
attributi. Questo pensiero era condiviso anche da Aristotele, il quale considera l’episteme, la forma
più vera e certa di conoscenza, collegandola al concetto di logica e di conseguenza a quello di
sillogismo, di cui egli è stato il primo teorizzatore in Occidente. Per Aristotele, infatti, la scienza si
configura, in ultima analisi, come un sapere enciclopedico delle essenze, ossia come un tipo di
conoscenza che verte intorno al perché ultimo e necessario degli oggetti, ovvero intorno alla
sostanza. Come tale, la scienza coincide con la dimostrazione e l’esperienza, ossia con
l’esplicitazione ragionata e conseguente, tramite la macchina del sillogismo della sostanza e delle
sue proprietà. Inoltre Aristotele collegò il concetto di scienza alla fisica, che studia le sostanze
sensibili soggette al mutamento, ovvero al movimento che lui aveva distinto in quattro tipi:
sostanziale, qualitativo, quantitativo e locale; solo quest’ultimo, però, era il movimento
fondamentale, che consentiva di distinguere e classificare le varie sostanze fisiche. Inoltre con il
termine “rivoluzione scientifica” si indica il grande mutamento nel pensiero filosofico, nelle teorie
scientifiche, nelle pratiche della tecnologia e nel controllo della natura che ebbe luogo fra l'età di
Niccolò Copernico e quello di Isaac Newton. In questo periodo maturarono idee e temi che sono
legati alla scienza, e che consentono di accentuare gli elementi di discontinuità con le età
precedenti. Galileo contribuì moltissimo per l’affermazione della rivoluzione scientifica. Scienziato
e filosofo non si limitò solo alla ricerca sperimentale ma intraprese una lunga e pericolosa battaglia
per l’affermazione del sistema copernicano contro la teoria ecclesiastica del sistema aristotelico-
tolemaico. Lo possiamo considerare il fondatore della dinamica scientifica moderna, infatti riuscì
ad intuire il primo principio della dinamica cioè quello di inerzia che poi verrà sviluppato da
Newton. Secondo Galileo il metodo scientifico si basa su sensata esperienza, ovvero un momento
osservativo induttivo, e necessarie dimostrazioni, cioè un momento ipotetico deduttivo. Per tale
motivo definiamo Galileo precursore della scienza moderna. Difatti la nostra scienza si basa sulla
sua poiché anche per gli scienziati di oggi abbiamo un momento induttivo e uno deduttivo, cioè
inizialmente studiano l’oggetto in questione e poi successivamente per convalidare i loro studi
fanno esperimenti. Un altro esponente importante della rivoluzione scientifica fu Bacone. Egli
affermava che la scienza è posta al servizio dell’uomo, da cui deriva l’espressione sapere è potere
cioè la conoscenza è l’arma più forte che possiede l’uomo, tale cosa è molto inerente al periodo
che stiamo vivendo poiché l’unica cosa in nostro possesso per superare una situazione così difficile
è la scienza. Il metodo ipotizzato da Bacone non lascia spazio al singolo ma privilegia ed eguaglia,
le intelligenze, e per lui la centralità dell’osservazione della natura e dei fenomeni resta essenziale;
tale osservazione può compiersi attraverso il ragionamento induttivo, che spaziando dal
particolare al generale rende possibile la formulazione di vari principi. Per Bacone gli studiosi della
natura avrebbero dovuto mettere da parte ogni pensiero filosofico poiché una vera conoscenza
scientifica poteva realizzarsi solo sulla base di fatti osservati. Invece Cartesio, per il quale la
matematica rappresentava la regina delle scienze, propone un ragionamento deduttivo, cioè dal
generale al particolare. Attraverso questo ragionamento gli scienziati stabiliscono i principi del
sapere scientifico dai quali è possibile dedurre teorie e leggi oggettive. Un filosofo, anche esso
pilastro importante della rivoluzione scientifica, che criticava il sistema di Cartesio è Blaise Pascal,
infatti egli accusava il razionalismo di Cartesio, per il quale il criterio di verità sono le idee. Invece
Pascal con la sua filosofia si avvicina alla scienza, infatti parlerà di spirito di geometria.
Quest’ultimo è la conoscenza scientifica che però non è più sufficiente per comprendere la realtà
poiché non arriva a capire i fondamenti dell’esistenza umana e secondo il filosofo una scienza che
non considera l’uomo viene definita inutile. Questo particolare della filosofia di Pascal è
strettamente legato al Covid o qualsiasi epidemia, poiché nel ventunesimo secolo il centro di tutte
le scienze è il piacere dell’uomo o il miglioramento della sua vita, infatti il vaccino che è stato
creato per il covid-19 è finalizzato alla sopravvivenza e alla cura dell’uomo. Procedendo con il
tempo ogni filosofo vedrà la scienza come la base delle proprie idee, infatti con Spinoza si parla di
conoscenza scientifica, che consente la comprensione delle idee, e scienza intuitiva, ovvero
l’insieme dei collegamenti tra le cause e gli effetti. Ma il sistema spinoziano poggia le sue basi
scientifiche sulla sostanza, definita come ciò che è in sé e per sé si concepisce. Una cosa
sorprendente è come ogni filosofia per quanto antica possa essere, risulta comunque molto
attuale, come anche quella di Spinoza. Oggi la sua concezione di sostanza ha cambiato significato
perché una qualsiasi sostanza non può essere autosufficiente, ogni cosa ha bisogno del suo punto
di inizio, infatti, la Terra non poteva esistere senza il big bang, una canzone non può esistere senza
note o un libro senza scrittore, per questo una cosa non può scaturire dal nulla e tutti noi abbiamo
bisogno di un inizio. In un mondo senza causa si vivrebbe nel caos e nell’incomprensione, sarebbe
un mondo senza logica dove tutti provano cose senza sapere il perché, e per questi motivi anche
l’essere umano per ridere, piangere, soffrire ha bisogno di una causa ed è proprio quest’ultima che
rende l’uomo un animale razionale. Se però la scienza di Spinoza era basata sulla sostanza, quella
di Hobbes si rivolge a oggetti di cui si può conoscere la causa produttrice; in questo modo
possiamo definire il materialismo di Hobbes, secondo cui esistono o sono conoscibili unicamente i
corpi poiché solo essi sono in grado di agire e di subire un’azione. Per tale motivo Hobbes è
definito uno dei tanti precursori della scienza moderna, con la sua tesi di materialismo. Oggi giorno
ogni materia è fondata su cose che si conoscono, dunque studiandole si riesce a capire come
funzionano o a cosa possono essere utili. Con il covid si può fare il medesimo ragionamento, infatti
medici e scienziati stanno lottando contro questo virus, e a distanza di un anno ci sembra di vedere
uno spiraglio di luce poiché il vaccino è arrivato. Attraverso quest'ultimo si spera di chiudere il
sipario su questo teatro. Però contrapposto al materialismo di Hobbes abbiamo l'immaterialismo
di Berkeley, secondo il quale la realtà si risolve un insieme di idee che per esistere hanno bisogno
di essere percepiti da uno spirito, quindi egli esclude l’esistenza di realtà materiali indipendenti
dalla mente poiché tutto ciò che esiste e idea. La rivoluzione scientifica, perviene al suo
compimento grazie agli studi di Isac Newton, fino a giungere a delineare quell’immagine
dell’universo che oggi chiamiamo “fisica classica”. Egli aveva deciso di dare un grande contributo
alla scienza, unendo la matematica e la fisica e ponendo le basi del calcolo infinitesimale, ovvero il
metodo che permette di calcolare derivate e integrali. L’importanza di Newton, però, deriva
soprattutto dalla formulazione della legge di gravitazione universale che spiegava sia il moto dei
pianeti, che quello dei gravi sulla Terra. In quanto filosofo, Newton, interpreta la scienza come una
descrizione oggettiva dei fenomeni, affermando che si rifiutava di immaginare ipotesi. Sulla stessa
linea di ragionamento si trova, invece, il punto di vista scientifico di un filosofo successivo, Hume, il
quale pone al centro della sua riflessione filosofica la natura umana, costruendo una “scienza della
natura” e utilizza il metodo Baconiano e newtoniano, in contrasto con il metodo deduttivo di
Cartesio. Per Hume, la scienza è un sapere fondato sull’esperienza concreta, concezione molto
vicina al significato che viene oggi attribuito a tale disciplina.

Con l’avvio del nuovo periodo filosofico dell’idealismo, iniziato da Fichte, la scienza, ha assunto
una direzione differente, la quale viene messa in luce da una personalità di spicco, Hegel, nato nel
1770 a Stoccarda. Egli esprime il suo pensiero scientifico in quella che viene considerata la sua
opera principale, ovvero la “Fenomenologia dello spirito”. In tale scritto, il filosofo, espone la storia
romanzata della coscienza che giunge ad apparire a se stessa, come infinita e universale; già il
termine “fenomenologia”, fa comprendere che si tratti della scienza di ciò che appare, e quindi,
dal momento che Hegel considera che l’intera realtà sia spirito, viene trattato il percorso che lo
spirito compie per arrivare a conoscersi. Tale processo viene spiegato attraverso le cosiddette
“figure”, tappe ideali che trovano un’esemplificazione nella storia e che potrebbero anche essere
considerate come le fasi che l’uomo deve attraversare per giungere alla verità. Il sistema
hegeliano, però, risulta diviso in tre sezioni che corrispondono a tre differenti momenti dell’idea; al
primo di tali momenti, quello dell’idea in sé e per sé, Hegel fa corrispondere la logica a cui dedica
l’opera intitolata “scienza della logica”. Tale disciplina, prende in considerazione l’impalcatura
logico-razionale del mondo e viene considerata come una struttura completamente astratta che si
articola in concetti e categorie. Questi ultimi, per Hegel, sono pensieri oggettivi che esprimono la
realtà nella sua essenza, dunque sono allo stesso tempo determinazioni del pensiero e della realtà.
Pertanto la logica hegeliana i tripartisce in logica dell’essere, logica dell’essenza e logica del
concetto; la prima a sua volta si divide in logica della qualità, quantità e misura, la seconda
esprime una sorta di approfondimento dell’essere che scopre le proprie radici, e attraverso
l’ultima il pensiero scopre se stesso come oggetto. All’ambito scientifico è collegata anche la
filosofia della natura di Hegel, che ha come presupposto la fisica empirica, la quale deve limitarsi
solo a fornirle il materiale di cui essa poi si serve per mostrare come le determinazioni naturali si
concatenano in un organismo concettuale. Secondo Hegel, la natura è “l’idea nella forma
dell’essere altro”, e la sua filosofia della natura si divide in meccanica, fisica e fisica organica. Come
detto all’inizio, la filosofia scientifica e quindi la scienza, non è importante soltanto da un punto di
vista nozionistico, ma trova anche molteplici applicazioni pratiche nella nostra società. E’
innegabile infatti che la società di oggi risenta dell’influenza delle conoscenze scientifiche, le quali
essendo in continua evoluzione modificano alcune concezioni filosofiche, politiche, culturali, ne
confermano altre e altre ancora ne fanno nascere. Essa però è di fondamentale importanza perché
ha permesso all’umanità di inoltrarsi nella conoscenza dell’infinitamente grande della struttura
dell’universo e nell’infinitamente piccolo dei componenti fondamentali della materia, ha messo a
disposizione scoperte sulla nascita, sulla vita e sulla morte cellulare, ha reso possibili nuove cure
per malattie incurabili fino a poco tempo fa, ha messo a disposizione strumenti per nuove forme di
intelligenza, in primo luogo quella collettiva indotta attraverso Internet e i social networks, e
inoltre essa è motore dello sviluppo e della competizione economica capitalistica ed anche della
supremazia militare di parti del mondo su altre. La scienza però suscita anche significative dispute
su temi importanti come il cambiamento climatico, la medicina e la tecnologia, sulle quali tutto il
mondo continua a discutere, cercando di trovare soluzioni utili affinché la natura non arrivi a
schiacciarci completamente. A questo proposito, potremmo infatti riferirci alla situazione in cui ci
siamo improvvisamente ritrovati da circa un anno e dalla quale non saremmo mai potuti uscire se
la scienza, e tutti gli ambiti ad essa connessi, non fosse stata in continua evoluzione. Essa infatti ci
ha permesso e ci permette ancora di combattere contro un mostro, il Covid, che ci ha attaccati
improvvisamente e che ha gettato il mondo in un baratro nel quale sembrava non ci fosse via
d’uscita. Coloro che però ne sono i portavoce, come i medici, non hanno il semplice compito di
studiarla ed applicarla come se fosse unicamente un insieme di regole, ma devono prendere
coscienza di ciò che fanno perché si ritrovano, come in questo caso, di fronte ad una scelta più
grande di loro stessi, che li porta a dover decidere di salvare la vita ad una persona piuttosto che
ad un’altra. Per questo motivo è importante ricordare che il medico e gli scienziati in generale
hanno tanti doveri ma due su tutti, quello di agire in scienza e coscienza, cosa che ci porta a
trovare uno stretto legame tra la filosofia scientifica e la filosofia morale. In questi mesi infatti ha
dominato il “secondo me”, non il “secondo la scienza”, cosa che ci ha portati ad essere
lontanissimi da quel metodo scientifico che ci ha concesso di definirci “progrediti” ed “evoluti”.
Come si può quindi pretendere che il cittadino abbia fiducia, come si può pensare che il
professionista della salute goda ancora del prestigio e dell’autorevolezza che erano sue per
definizione? Scienza e coscienza infatti, in questa epidemia sono state spesso messe da parte da
egoismo, ignoranza e interessi personali che hanno portato, il più delle volte, a pensare che tutto
ciò che venisse fatto fosse soltanto in relazione all’economia. Senza la “coscienza” quindi, il
medico non è più il medico, lo scienziato non è più uno scienziato, ma un semplice esecutore, un
servo-tecnico della salute chiamato, grazie alle sue abilità, a soddisfare le richieste di chiunque,
indipendentemente da qualunque valutazione rispetto alla risposta al bisogno di salute. Scienza
infatti sebbene significhi basarsi sulle conoscenze scientifiche, dare solo informazioni provate, Non
deve però portare a formulare previsioni azzardate su una malattia che ancora non conosciamo. DI
fatto essa per essere utile al mondo e all’essere umano ha bisogno di Coscienza, ossia di ciò che
non ci porta né a terrorizzare e né a banalizzare scelte importanti, che potrebbero portare a
diffondere paura, dubbio e diffidenza tra i cittadini . Tutto questo però non è da considerarsi un
arduo compito, perché basta che la scienza si ricordi a chi si rivolge: LE PERSONE .

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