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ISBN 978-88-268-9014-2

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Redazione: Lia Cappelletti, Monica Luciano e Lucia Mapelli
Progetto grafico: Massimiliano Micheletti
Impaginazione: BaMa – Vaprio d’Adda (MI)
Copertina: Vavassori & Vavassori
Stampa: L.E.G.O. SpA – Vicenza

In copertina: Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia (particolare), 1818.
Amburgo, Kunsthalle.

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Con la collaborazione della Redazione e dei Consulenti dell’I.I.E.A.

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Presentazione
AUTORI E OPERE DELLA LETTERATURA: UN’OPERA MISTA, MULTIMEDIALE E DIGITALE
Questo nuovo corso di letteratura per il Triennio della Scuola secondaria di secondo grado propone lo studio
della letteratura italiana e straniera nella prospettiva di una feconda integrazione di saperi e linguaggi, in parti-
colare quello dell’arte, in rapporto anche ai principali problemi sociali, culturali, scientifici e tecnologici delle va-
rie epoche. È una proposta editoriale mista, composta di materiali a stampa, materiali on line, materiali mul-
timediali e interattivi; inoltre è disponibile in forma digitale (E-book) su piattaforma dedicata.

MATERIALI A STAMPA
Autori e opere della letteratura presenta la storia della letteratura secondo uno sviluppo cronologico in tre
volumi base, di cui l’ultimo diviso in due tomi:
1. Dalle origini al Cinquecento
2. Dal Seicento all’Età del Romanticismo
3A. Dall’Unità d’Italia al primo Novecento
3B. Dal primo Novecento ad oggi.
Al primo volume è allegato il tomo Strumenti di analisi e di scrittura, un prezioso vademecum didattico per
lo studente. Presenta, innanzitutto, le varie tipologie testuali (il testo letterario – narrativo, poetico, teatrale –,
il testo non letterario: il testo espositivo e, in particolare, argomentativo, cioè il saggio scientifico, storico, ar-
tistico, letterario e l’articolo di opinione). Poi propone, con esempi e precise indicazioni operative, le abilità di
base (il riassunto e la sintesi, la parafrasi e la trascrizione, la relazione) e le tipologie della Prima prova dell’Esa-
me di Stato (l’analisi testuale, il saggio breve, l’articolo di giornale, il tema).
Sempre in abbinamento al primo volume è possibile, per il Docente, adottare anche l’Antologia della Divi-
na Commedia, un volume che propone 19 canti commentati e il riassunto di tutti gli altri canti dell’opera.
È disponibile, inoltre, un volume autonomo di Verifiche in preparazione delle Prove INVALSI: dieci eserci-
tazioni ognuna con tre testi di carattere argomentativo (continuo o misto), narrativo, poetico o teatrale; in alcu-
ni casi sono presenti anche esercitazioni di carattere grammaticale.

MATERIALI ON LINE
I materiali a stampa si integrano e si completano con una grande ricchezza e varietà di materiali on line in for-
mato pdf, disponibili per studenti e Docenti sulla Libreria web, accessibile tramite un collegamento diretto al-
la home page del sito dell’Atlas: www.edatlas.it. Si tratta di:
• un ricco repertorio di altri testi d’autore e di percorsi tematici letterari e pluridisciplinari indicati nell’indi-
ce a stampa di ogni volume;
• 20 canti della Divina Commedia, in versione integrale, con parafrasi, note e analisi testuale;
• materiali e documenti per il saggio breve e l’articolo di giornale;
• verifiche e autoverifiche interattive.

MATERIALI MULTIMEDIALI E DIDATTICI PER L’INSEGNANTE


Innanzitutto sono disponibili per i Docenti tre guide didattiche, una per ciascuno dei tre anni di corso. Pro-
pongono schede di programmazione didattica organizzate secondo un criterio storico-letterario. La parte cen-
trale delle tre guide è costituita dalle Schede di verifica, che testano le conoscenze e le competenze degli stu-
denti, corredate di soluzioni. In ogni volume sono presenti anche alcune Schede modello, che suggeriscono una
traccia per l’analisi delle principali tipologie di testi letterari (un testo teatrale, trattatistico, narrativo, ecc.).
Le guide sono disponibili anche in formato pdf sul sito dell’Atlas nell’area riservata ai Docenti, accessibile con
apposita password a richiesta.
Per i Docenti che adottanol’opera è disponibile anche un DVD–Rom che propone materiali multimediali su
autori e movimenti, materiali interattivi (verifiche sommative) e materiali audio con lettura integrale di opere
(Divina Commedia, Decameron, Orlando furioso, ecc.) e di un gran numero di testi poetici dei maggiori autori
italiani presentati nel testo.
L’Editore
Indice generale
Simboli rubriche: Materiali on line F Focus P Parole chiave

T1 Testi antologici Documenti Letteratura e...

Interpretazione critica

La filosofia si separa dalla teologia 28


IL SEICENTO La riflessione politica 28
Il Barocco nelle arti 28
Capitolo 1 L’architettura barocca 29
Il Seicento I centri della nuova cultura in Italia 30
Il ruolo della Chiesa 30
Tavola sinottica 22 F Le accademie 30
STORIA La Illiade del secol nostro
Il nuovo assetto politico dell’Europa 24 di Paolo Sarpi 31
Il Seicento e le sue contraddizioni 24 La rivoluzione scientifica 33
La guerra dei Trent’anni: motivi Il libro dell’universo e la sua lingua
religiosi e interessi politici 24 di Galileo Galilei 34
Le nuove potenze emergenti 24 LETTERATURA
Due modelli di monarchia: I caratteri del Barocco letterario 35
Francia e Inghilterra 25
Il consolidamento della monarchia
francese 25 LETTERATURA E ARTE
L’unitarietà della poetica barocca
L’Inghilterra verso la monarchia
LETTERATURA E ARTE
costituzionale 25 Il Barocco nelle arti:
Il declino politico ed economico T L’arte barocca
dell’Italia 26 di Giulio Carlo Argan
La divisione politica dell’Italia T L’estetica del Barocco
e la crisi economica 26 di Ernesto d’Alfonso
Il declino del Papato 26 e Danilo Samsa
Venezia e il Ducato di Savoia:
gli unici Stati indipendenti 26 La metafora nell’arte barocca
CULTURA di Emanuele Tesauro 36
Il secolo del Barocco 27 La lirica in Europa 37
La crisi della cultura rinascimentale 27 La grande stagione del teatro
Nasce la fiducia nella ragione 27 europeo 38
P Origine e significato del termine Tragedia, commedia dell’arte
barocco 27 e melodramma in Italia 38

4 INDICE GENERALE © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


La nascita del romanzo moderno 39
Due madrigali
Il Marinismo 39
T Donna che cuce – da La Lira
La trattatistica 40
T Ninfa mungitrice – da La Lira
L’ambito linguistico e letterario 40
La trattatistica storica e politica 40
L’Adone 59
T La prudenza, prima virtù T3 Poi le luci girando al vicin colle
del principe da Adone, III 60
da Della ragion di Stato, III
di Giovanni Botero
T L’usignolo – da Adone, VII
La trattatistica scientifica 41
F I Ragguagli di Parnaso e la nascita
del giornalismo moderno 41 F L’interesse novecentesco
Le prose eccentriche: per la poesia barocca 63
Torquato Accetto 42 Marino: ricchezza di modi
La necessità di dissimulare e di forme, nessuna profondità
davanti ai potenti di Francesco De Sanctis 63
di Torquato Accetto 43 T4 Chiuso nel’ampio e ben capace
La narrativa 44 seno – da Adone, VIII 64
Le particolarità della narrativa
seicentesca in Italia 44
T Preparazione al bagno
di Adone e Venere
T La gatta cennerentola da Adone, VIII
da Lo cunto de li cunti
di Giambattista Basile
T Bertoldo, astuto villano
La Murtoleide 67
da Le sottilissime astuzie di Bertoldo
di Giulio Cesare Croce Gli scritti minori 67
LETTERATURA E ARTE
La pittura di genere nel Seicento
T Narciso di Bernardo Castello
da La Galeria
Tipologie e generi letterari 46
Concetti chiave 48
Esercizi di sintesi 50 I principali poeti marinisti 68
T5 Sudate, o fochi, a preparar
metalli – da Poesie
di Claudio Achillini 69
I poeti antimarinisti 70
Capitolo 2 Gabriello Chiabrera: tra classicismo
La poesia del Seicento in Italia e Barocco 71
La vita 71
Giambattista Marino e il Marinismo 52 Le opere 72
La vita 52 F Fulvio Testi: classicismo
Le opere 53 e poesia civile 72
La Lira 54
F Il concettismo 54
T1 Onde dorate – da La Lira 55 T Al signor conte G. B. Ronchi
T2 Pon mente al mar, Cratone di Fulvio Testi
da La Lira 57

T6 La vïoletta
T Parla Maddalena alla croce da Canzonette amorose
da La Lira di Gabriello Chiabrera 74

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS INDICE GENERALE 5


Il poema eroicomico 76
F Genesi e sviluppi del poema T Commiato: divieto di dolersi
di John Donne
eroicomico 76
Alessandro Tassoni 77
La vita e le opere 77 Concetti chiave 94
La secchia rapita 78 Esercizi di sintesi 95
P Parodia e ironia 79
T7 Gli dèi a concilio
da La secchia rapita
di Alessandro Tassoni 80 Capitolo 4
Cervantes e la nascita del romanzo
Altri poeti eroicomici moderno
T Il concilio degli uccelli La vita e le opere 96
da Lo scherno degli dèi F La narrativa picaresca e la nascita
di Francesco Bracciolini del romanzo moderno 98
Il Don Chisciotte 99
Concetti chiave 84 La trama 99
Esercizi di sintesi 85 La modernità dell’ultimo eroe
cavalleresco 100
P Romanzo 100
T1 Origini, nascita e battesimo
Capitolo 3 dell’eroe – da Don Chisciotte, I, 1 102
T2 Il duello con i mulini a vento
La poesia europea del Seicento da Don Chisciotte, I, 8 106
Il Barocco in Spagna 86 T3 Un bacile scambiato per elmo
Góngora e il Gongorismo 87 da Don Chisciotte, I, 21 109
T1 La clessidra – di Luis de Góngora 87
Quevedo e il concettismo spagnolo 89
T2 La clessidra T L’abdicazione di Sancio
di Francisco de Quevedo 89 da Don Chisciotte, II, 53

La Spagna di fine Cinquecento


T Orologio da polvere
di Ciro di Pers e il Don Chisciotte
T Gli occhi miei potrà chiudere di Francesco Guazzelli 113
l’estrema Concetti chiave 114
di Francisco de Quevedo Esercizi di sintesi 115
T In onore della regina
Donna Margherita
di Luis de Góngora
Capitolo 5
LETTERATURA E ARTE
La vanitas Galileo Galilei
La vita e le opere 116
La poesia inglese 91 La giovinezza e gli interessi
John Donne 91 scientifici 117
F John Milton 91 La scoperta del metodo
sperimentale 118
I contrasti con aristotelismo
T La conclusione del poema e Chiesa cattolica 119
da Paradiso perduto Il processo e la condanna 119
di John Milton

T L’autodifesa e l’abiura
T3 Sfascia il mio cuore da Atti del processo per eresia
di John Donne 92

6 INDICE GENERALE © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


Gli ultimi anni 120 Capitolo 6
Nuovo metodo, filosofia
e religione 120 William Shakespeare
P La riabilitazione di Galileo 121 La vita e le opere 146
F La vita di Galilei F Marlowe e il Faust 148
di Bertolt Brecht 122 T1 Il vostro pianto quando sarò
T1 Sul linguaggio scientifico morto… – da Sonetti 149
da Risposta a Ludovico
delle Colombe 123
Le Lettere copernicane 124
T Il sonetto 33 – da Sonetti
T2 Lettera a Benedetto Castelli
da Lettere copernicane 126
Il Saggiatore 129
T3 La veridicità delle teorie La produzione drammatica 150
da Il Saggiatore 130 La visione del mondo 151
Il Dialogo sopra i due massimi I personaggi e l’autore 152
sistemi del mondo 131 I grandi temi tragici 152
T4 Elogio dell’intelligenza umana La profondità dei personaggi
da Dialogo sopra i due massimi di Shakespeare
sistemi del mondo, I 133 di David Daiches 153
T5 Contro l’Ipse dixit – da Dialogo F Il teatro al tempo di Shakespeare 154
sopra i due massimi sistemi T2 Il primo dialogo d’amore
del mondo, II 138 tra Romeo e Giulietta
da Romeo e Giulietta, II 155

PERCORSO TEMATICO
Il cammino della scienza T La morte di Romeo e Giulietta
A. Origini e sviluppi della scienza da Romeo e Giulietta, V
nel mondo classico:
T Scienza è conoscenza
dell’universale – di Aristotele F Shakespeare e la cultura italiana 159
T Alle origini della medicina T3 La follia di Amleto – da Amleto, II 159
scientifica – di Ippocrate
T4 Il monologo di Amleto
B. Dal Medioevo alla scienza da Amleto, III 162
moderna:
T5 Macbeth assassina il sonno
T La “scienza” nel Medioevo da Macbeth, II 164
di Nicola Oresme
T6 Il duca mago si congeda
T La dinamica dell’universo
dal pubblico
di Niccolò Copernico
da La tempesta, IV 168
T Natura e metodo
Shakespeare in love 170
di Francesco Bacone
Concetti chiave 171
C. Oltre Galileo:
Esercizi di sintesi e per l’Esame
T Scienza e “lumi” di Stato 172
di Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert
T Evoluzionismo e scienza
di Charles Darwin
T Scienza e morale oggi: la bioetica Capitolo 7
di Maurizio Mori
Il secolo del teatro
La grande stagione del teatro
I pregi della prosa galileiana europeo 172
di Raffaele Spongano 142 Il teatro spagnolo del siglo de oro 173
Concetti chiave 143 Lope de Vega 174
Esercizi di sintesi e per l’Esame Tirso de Molina 174
di Stato 144 Pedro Calderón de la Barca 175

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS INDICE GENERALE 7


F Storia di un mito: Don Giovanni 175 Il melodramma 191

T Io credo che due e due LETTERATURA E MUSICA


fa quattro – da Don Giovanni Il teatro musicale dalle origini
o il convitato di pietra – di Molière al Settecento
T Arianna abbandonata – da Arianna
Vivere è sognare di Ottavio Rinuccini
T1
da La vita è sogno, II
di Pedro Calderón de la Barca 176
Il teatro in Francia 177 Concetti chiave 194
Pierre Corneille 177 Esercizi di sintesi 196
Jean Racine 178 Immagini simbolo 197

T La confessione di Fedra
da Fedra – di Jean Racine

Le commedie di Molière 179 IL SETTECENTO E L’ETÀ


NAPOLEONICA
T2 Il litigio tra Valerio e Marianna
da Tartufo, II – di Molière 180 Capitolo 8
Il secolo della ragione
T La seduzione secondo Tartufo
Tavola sinottica 202
da Tartufo, III – di Molière
T L’ira di Orgone contro Damide STORIA
da Tartufo, III – di Molière La rivoluzione del pensiero:
T Tartufo smascherato – da Tartufo, V l’Illuminismo 204
di Molière Illuminismo e rivoluzione 204
L’assolutismo illuminato 204
La rivoluzione dell’economia 204
I generi teatrali in Italia Le condizioni dello sviluppo
e i principali autori 185 industriale in Gran Bretagna 205
La tragedia 185 La nuova organizzazione del lavoro
e le trasformazioni sociali 205
La Rivoluzione americana 205
T Maria Stuarda al patibolo
da La reina di Scozia La ribellione delle colonie inglesi
di Federico Della Valle d’America 205
T Merope e Policare Il valore della rappresentanza 205
da Aristodemo Verso l’indipendenza
di Carlo de’ Dottori e la Costituzione 206
La Rivoluzione francese 206
La Francia alla vigilia
La commedia 186 della Rivoluzione 206
Il fallimento degli Stati generali 206
T Alla fine della fiera Libertà, uguaglianza, fraternità 206
da La Fiera – di Michelangelo Dalla guerra europea all’avvento
Buonarroti il Giovane di Napoleone 207
Dal Consolato all’Impero
e alla sconfitta 207
F Dalla commedia dell’arte
alla riforma goldoniana 187 CULTURA
T3 La guerra di Meneghino Verso l’Illuminismo 208
da I consigli di Meneghino, I Razionalismo e rinnovamento
di Carlo Maria Maggi 188 del sapere 208

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T La riforma delle accademie T Vantaggi e necessità
da Primi disegni della di una pubblica educazione
repubblica letteraria d’Italia da La scienza della legislazione
di Ludovico Antonio Muratori di Gaetano Filangieri
LETTERATURA E STORIA
Il resto di niente di Enzo Striano
Il nuovo ruolo dell’intellettuale 208
L’interesse per la ricerca storica 209

“Il Caffè” e il suo programma


T Alle basi dello storicismo di Pietro Verri 219
da Principi di scienza nuova Contro la pena di morte
di Giambattista Vico e la tortura – di Cesare Beccaria 220
T Storia civile e potere ecclesiastico
da Istoria civile LETTERATURA
del Regno di Napoli I rapporti tra Arcadia e Barocco 222
di Pietro Giannone L’evoluzione del romanzo
europeo 223
La riforma del teatro 223
Progresso e ragione 209 La poesia in Italia 224
L’Illuminismo 210 L’utilità della poesia
Origine e caratteri dell’Illuminismo 211 di Giuseppe Parini 225
Le opere più importanti Il Neoclassicismo 226
dell’Illuminismo 212 Il Preromanticismo 226
P Ragione 212 L’Apollo del Belvedere
Le facoltà della mente di Johann Joachim
di Jean-Baptiste Le Rond Winckelmann 228
d’Alembert 213 Tipologie e generi letterari 229
I philosophes 214 Concetti chiave 231
La critica alle istituzioni tradizionali 214 Esercizi di sintesi 233
L’Enciclopedia 214

T La definizione di genio
da Enciclopedia Capitolo 9
di Jean-François Saint-Lambert
e Denis Diderot L’Arcadia e Metastasio
T Un nuovo atteggiamento mentale L’Arcadia e il superamento
da Enciclopedia del Barocco 235
di Denis Diderot
L’Accademia dell’Arcadia 236
Il programma dell’Arcadia 236
I tentativi di riforma 214 F Il dibattito critico sull’Arcadia 237
L’origine della disuguaglianza La poesia arcadica 238
tra gli uomini Gli autori 238
di Jean-Jacques Rousseau 215
F La voce tolleranza 217
L’Illuminismo in Italia 217 T Sognai sul far dell’alba
Milano e “Il Caffè” 217 e mi parea
di Giambattista Felice Zappi
T I buoni principi del commercio
da “Il Caffè”
T1 Solitario bosco ombroso
di Pietro Verri
di Paolo Rolli 239
Pietro Metastasio 241
F L’Illuminismo napoletano 218 La vita e le opere 241

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Capitolo 11
T Lettera a Marianna Bulgarelli
Carlo Goldoni
La vita e le opere 274
Le rime 241 La carriera teatrale 275
T2 Sogni e favole io fingo La polemica con Gozzi 276
da Sonetti 242 Il soggiorno in Francia 276
I melodrammi e la riforma La riforma del teatro 277
del genere 244 T1 I miei due grandi libri, Mondo
e Teatro – da Prefazione
T Il dramma di Megacle alla prima raccolta
da Olimpiade delle commedie 279
F Il teatro nel teatro: da Goldoni
a Pirandello 283
T3Il supremo sacrificio dell’eroe La locandiera 284
da Attilio Regolo, III F La trama della Locandiera 284
di Pietro Metastasio 245 T2 Il Conte, il Marchese
Amadeus 249 e il Cavaliere
Concetti chiave 250 da La locandiera, I, 1, 3 e 4 285
Esercizi di sintesi 251 T3 L’ingresso della protagonista
da La locandiera, I, 5 e 9 289

T Una gara di seduzione


Capitolo 10 e di recitazione
da La locandiera, II, 4
Il romanzo nel Settecento
L’evoluzione del romanzo europeo 252
I sottogeneri del romanzo T4 Mirandolina all’attacco
settecentesco 253 da La locandiera, II, 16 e 17 292
Voltaire 254

T Mirandolina servita,
T Manifesto settecentesco vagheggiata, adorata
per la pace da La locandiera, III, 6 e 13-14
da Dizionario filosofico

T5 Mirandolina si sposa
Il Candido e gli altri romanzi
da La locandiera, III, 18-20 295
filosofici 255
L’egoismo di Mirandolina
T1 La conclusione del Candido
di Guido Davico Bonino 299
da Candido, XXX 256 F La trama de I rusteghi 300
Jonathan Swift 259
T6 Interno veneziano con rusteghi
I viaggi di Gulliver 259
da I rusteghi, III, 1 300
T2 A Lilliput
T7 Una commedia corale
da I viaggi di Gulliver, I 260
da Le baruffe chiozzotte, I, 1 304
Daniel Defoe 263
Robinson Crusoe 263
T3 Operosità e intraprendenza I Mémoires
da Robinson Crusoe 264 T I capricci di Teodora
Samuel Richardson 267 Medebach, il successo di Corallina
Pamela 267 da Mémoires
T4 La virtù di Pamela
da Pamela, XV 268 Concetti chiave 307
Concetti chiave 272 Esercizi di sintesi e per l’Esame
Esercizi di sintesi 273 di Stato 308

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Capitolo 12 Capitolo 13
Giuseppe Parini Vittorio Alfieri
La vita 310 La vita e le opere 340
Gli studi e l’attività di precettore 310 I viaggi e gli studi da autodidatta 341
Gli incarichi ufficiali 311 Il rimpatrio e la conversione
La Rivoluzione francese letteraria 342
e gli ultimi anni 312 F La Vita di Vittorio Alfieri scritta
Il pensiero 313 da esso 343
Il pensiero e la poetica 344
P Titanismo 344
T La falsa e la vera nobiltà T1 Come vivere in un regime
da Dialogo sopra la nobiltà tirannico – da Della tirannide 346
Alfieri, uomo solitario
La poetica 313 e sradicato
Le Odi 314 di Natalino Sapegno 349
Le odi principali: i contenuti 315 T2 Il divino impulso dello scrittore
da Del principe e delle lettere 350
Le Rime 352
T La salubrità dell’aria – da Odi
T L’educazione – da Odi
T Presso la foce dell’Arno
da Rime, CXXXV
T1 La caduta – da Odi 316
T3 In fuga da un’epoca vile
da Rime, CLXXIII 353
T Alla Musa – da Odi Le tragedie 355

T I caratteri dello stile tragico


Il Giorno 320
da Risposta dell’autore
La struttura e il contenuto a Ranieri de’ Calzabigi
dell’opera 320
Le caratteristiche
del capolavoro 321 F Alcune tragedie di Alfieri 356
T2 La dedica – da Il Mattino 322 T4 La composizione delle tragedie
T3 Il Giovin Signore da Vita scritta da esso, IV 357
e il precettore Il Saul 359
da Il Mattino 324
T Gli antefatti della tragedia
da Saul, I, 1-2
T La favola del Piacere
da Il Mezzogiorno
T5 I tormenti di Saul – da Saul, II, 1 360

T4 La vergine cuccia
da Il Mezzogiorno 328 T David al cospetto di Saul
da Saul, II, 3
T5 La sfilata degli oziosi
T La spada di Golia, l’ira di Saul,
da La Notte 331 il canto di David
L’ironia come limite da Saul, III, 4
della poesia del Giorno
di Domenico Petrini 335
Concetti chiave 337 T6 Saul contro Achimelec
Esercizi di sintesi e per l’Esame da Saul, IV, 4 364
di Stato 338 T7 Il suicidio – da Saul, V, 4-5 369

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T2 Il suicidio d’amore – da I dolori
Elementi di tragicità
nel Saul del giovane Werther
di Walter Binni di Johann Wolfgang Goethe 394
Il Preromanticismo inglese 397

La Mirra 372
T8 Il dramma di un sentimento T La fuga di Isabella
inconfessabile da Il castello di Otranto
da Mirra, V, 2 372 di Horace Walpole
Il Grand Tour 377 T Ritratto del monaco “nero”
Concetti chiave 379 Schedoni – da L’italiano
Esercizi di sintesi e per l’Esame di Ann Radcliffe
di Stato 380
P Sublime 398
T3 Elegia scritta in un cimitero
di campagna – di Thomas Gray 398
Capitolo 14 Il Preromanticismo in Italia 400
Fra Neoclassicismo T4 L’amore per Evirallina
e Preromanticismo da Poesie di Ossian, Fingal
di Melchiorre Cesarotti 402
Il Neoclassicismo 382
Concetti chiave 406
L’opera di Winckelmann 383
Esercizi di sintesi 407
Il secondo teorico:
Giovanni Battista Piranesi 384
La concezione neoclassica e l’Italia 384
F Gli scavi archeologici Capitolo 15
e la passione per le rovine 384
Il Neoclassicismo e le poetiche Ugo Foscolo,
letterarie 385 un poeta tra due epoche
Vincenzo Monti 385 Tra Neoclassicismo e Romanticismo 408
La vita e le opere 385 La vita e le opere 409
Il trasferimento a Venezia
e l’impegno politico 410
T Prosopopea di Pericle La disillusione politica 410
T Alta è la notte Le peregrinazioni in Europa 410
da Pensieri d’amore Il rientro in Italia 411
L’esilio e gli ultimi anni di vita 411
Il pensiero 412
T1 Al signor di Montgolfier 387 La poetica 413
F La traduzione dell’Iliade 392 Le Ultime lettere di Jacopo Ortis 415
T1 La dedica – da Ultime lettere
di Jacopo Ortis 416
T L’incontro di Ettore T2 La delusione politica:
e Andromaca Napoleone cede Venezia
da Iliade, VI all’Austria – da Ultime lettere
di Jacopo Ortis 418

Il Preromanticismo 393
T La consolazione dell’amore
Il Preromanticismo tedesco 393
da Ultime lettere
di Jacopo Ortis
T L’equazione tra amore e arte T Sentimento e ragione
da I dolori da Ultime lettere di Jacopo Ortis
del giovane Werther T Visita alla casa di Petrarca
di Johann Wolfgang Goethe da Ultime lettere di Jacopo Ortis

12 INDICE GENERALE © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


T3 Il bacio di Teresa – da Ultime Le Grazie 464
lettere di Jacopo Ortis 419
T4 L’incontro con Parini – da Ultime T L’invocazione alle Grazie
lettere di Jacopo Ortis 422 e la nascita della poesia
T5 L’ultimo messaggio di Jacopo da Le Grazie, I
da Ultime lettere
di Jacopo Ortis 425
Uno scarno canzoniere: le Poesie 427 T16 A Vesta
Le odi 427 da Le Grazie, II, 97-125 465
T6 All’amica risanata – da Poesie 428
I sonetti 431 T Il velo delle Grazie
T7 Alla sera – da Poesie, sonetto I 433 da Le Grazie, III
T8 Autoritratto
da Poesie, sonetto VII 435 Le Grazie come poema
T9 A Zacinto da interpretare
da Poesie, sonetto IX 436 anche in chiave politica
T10 In morte del fratello Giovanni di Vitilio Masiello 468
da Poesie, sonetto X 438 Foscolo, Canova e la bellezza 469
Concetti chiave 471
Esercizi di sintesi e per l’Esame
T Alla Musa di Stato 473
da Poesie, sonetto XI Immagini simbolo 475

Dei sepolcri 440


Lo sviluppo dei temi e il raccordo
attraverso le transizioni 442 L’OTTOCENTO:
La religione delle illusioni 444 ROMANTICISMO
Il genere e le innovazioni 444 E REALISMO
La struttura metrica e ritmica 445 Capitolo 16
T11 Il prologo
da Dei sepolcri, vv. 1-15 445 L’età del Romanticismo
T12 Antropologia del sepolcro e del Realismo
da Dei sepolcri, vv. 16-150 447 Tavola sinottica 482
T13 Aspetti storico-civili della tomba
STORIA
da Dei sepolcri, vv. 151-212 452
L’età della Restaurazione 484
T14 La creazione del mito poetico
Il tentativo di restaurazione
della tomba
del Congresso di Vienna 484
da Dei sepolcri, vv. 213-295 456
Un impossibile ritorno al passato 484
Il mondo pieno e concreto
Il pensiero liberale 484
dei Sepolcri
Le potenze reazionarie 484
di Francesco De Sanctis 460
Le trasformazioni economiche
La Notizia intorno a Didimo
e sociali 485
Chierico 461
F Jacopo Ortis e Didimo Chierico
La “questione sociale” 485
462
Il movimento socialista e il pensiero
di Marx ed Engels 486
T L’educazione sentimentale I diversi orientamenti del socialismo
da Notizia intorno a Didimo e la dottrina sociale della Chiesa 486
Chierico Le Rivoluzioni ottocentesche
e il Risorgimento italiano 487
Le insurrezioni del 1820-1821 487
T15 Il ritratto interiore di Didimo I moti del 1830-1831 487
da Notizia intorno Il 1848 488
a Didimo Chierico 463 Il processo di unificazione dell’Italia 488

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS INDICE GENERALE 13


I princìpi della Rerum novarum La sfiducia nella ragione
di papa Leone XIII 489 e la rivalutazione della religione 514
Il sentimento della Sehnsucht 514
CULTURA La nuova poesia romantica 514
La crisi del razionalismo Il nuovo artista: il genio 515
settecentesco e le nuove Arte, poesia e popolo 515
tendenze filosofiche 490 La parabola del Romanticismo
F L’idea di nazione 491 in Europa 515
Il Romanticismo italiano s’intreccia Il Romanticismo tedesco 516
con la politica 492
La periodizzazione e gli autori 516
Che cos’è la Giovine Italia
di Giuseppe Mazzini 492
Socialismo utopistico T Una storia d’amore e di morte
e socialismo scientifico 494 da Leonora
di Gottfried August Bürger
Progresso scientifico
T Essere un col tutto – da Iperione
e progresso sociale
di Friedrich Hölderlin
di Carlo Pisacane 495
LETTERATURA 496 Johann Wolfgang Goethe 517
Il Romanticismo letterario 496 Il gruppo di Jena:
I prodromi del Romanticismo i fratelli Schlegel e Novalis 518
in Europa 496 T1 La poetica romantica
Caratteri e temi del Romanticismo 496 da Frammenti
P L’aggettivo romantico 497 di Friedrich von Schlegel 519
La poetica romantica 497 T2 La notte, la morte, il desiderio
Il manifesto del Romanticismo di amore eterno
inglese – di William Wordsworth 499 da Inni alla notte, VI
La pittura romantica 501 di Novalis 521
Caratteri e temi del Romanticismo Il Romanticismo inglese 523
italiano 502 Coleridge, Wordsworth e Blake 523
Il Realismo 503 L’estetica romantica 524
Caratteri e temi del Realismo 503 La seconda generazione romantica 524
Il romanzo realistico 504 T3 L’albatro – da La ballata
La città fabbrica del vecchio marinaio
di Charles Dickens 504 di Samuel Taylor Coleridge 525
T4 Aroldo e il gregge degli uomini
LETTERATURA E ARTE da Il pellegrinaggio
Storia sociale dell’arte del giovane Aroldo
nell’Ottocento di George Gordon Byron 528
LETTERATURA E MUSICA La narrativa romantica 530
Due espressioni di una stessa realtà
T L’apparizione del mostro
da Frankenstein
Tipologie e generi letterari 507
di Mary Shelley
Concetti chiave 509
T I pensieri della mostruosa creatura
Esercizi di sintesi 511 di Frankenstein
da Frankenstein
di Mary Shelley
Capitolo 17
Il Romanticismo europeo Il Romanticismo francese 531
I cardini e lo sviluppo
T L’eroe in fuga da se stesso
del Romanticismo europeo 513
da René
Lo sviluppo del Romanticismo di François-René de Chateaubriand
in Europa 513

14 INDICE GENERALE © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


Victor Hugo, il caposcuola Concetti chiave 551
romantico 532 Esercizi di sintesi 552

T La natura e la verità Capitolo 18


da Prefazione a Cromwell
di Victor Hugo La grande stagione del romanzo
Il romanzo nell’Ottocento 553
La svolta realista in Europa 554
T5 El desdichado – da Chimere
Verso il romanzo moderno 554
di Gérard de Nerval 533
Il romanzo in Italia 554
Mito e patologia del genio
Il romanzo storico 555
di Giovanni Macchia 536
Walter Scott e Ivanhoe 556
Il Romanticismo italiano 537
T1 Il cavaliere normanno,
La polemica classico-romantica 537
il templare e l’ebreo
T6 Sulla maniera e l’utilità
da Ivanhoe – di Walter Scott 558
delle traduzioni
di Madame de Staël 540
T Maurizio tenta di conquistare
Lady Rowena – da Ivanhoe
T Un italiano risponde al discorso di Walter Scott
di Madame de Staël
di Pietro Giordani
Victor Hugo e I miserabili 560
F Romanticismo e Realismo
T7 Per una poesia universale narrativo in Francia 561
e popolare – da Lettera semiseria T2 Il furto dell’argenteria
di Grisostomo al suo figliuolo da I miserabili
di Giovanni Berchet 542 di Victor Hugo 562
Romanticismo e Risorgimento: Ippolito Nievo e Le confessioni
le riviste letterarie 545 di un italiano 567
Caratteristiche specifiche
e problematiche del Romanticismo
italiano 546 T Il castello di Fratta
Il secondo o tardo Romanticismo 547 da Le confessioni di un italiano
di Ippolito Nievo

T Notte – da Psiche
di Giovanni Prati T3 La Pisana si rifugia da Carlino
da Le confessioni di un italiano
di Ippolito Nievo 568
F La questione della lingua
Il romanzo realista 573
nella prima metà dell’Ottocento 548
La pittura realista francese 574
F La poesia dialettale di Porta
Stendhal e La Certosa di Parma 575
e Belli 549

T Porta e le dominazioni T Il mito del successo


straniere in Italia da Il rosso e il nero
di Carlo Porta di Stendhal
T Offerta a Dio (La preghiera)
di Carlo Porta Il monologo introspettivo
T4
T La Ninetta del Verzee di Fabrizio
di Carlo Porta
da La Certosa di Parma
T Sonetti romaneschi
di Stendhal 576
di Giuseppe Gioachino Belli
Balzac e Papà Goriot 579

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS INDICE GENERALE 15


T11 La confessione di Smerdjakov
T La pensione
della signora Vauquer a Ivan – da I fratelli Karamazov
da Papà Goriot di Fëdor Dostoevskij 611
di Honoré de Balzac Tommaseo e il romanzo
di introspezione in Italia 615
T12 La malattia di Maria
T5 Le riflessioni di Rastignac da Fede e Bellezza
da Papà Goriot di Niccolò Tommaseo 616
di Honoré de Balzac 580
Flaubert e Madame Bovary 583
T6 Emma a teatro T La notte calava cupa,
da Madame Bovary e Maria si sentiva finire…
di Gustave Flaubert 585 da Fede e bellezza
di Niccolò Tommaseo

T Il ritratto di Emma Concetti chiave 618


da Madame Bovary Esercizi di sintesi 619
di Gustave Flaubert

Le altre forme della narrativa Capitolo 19


ottocentesca 589 Alessandro Manzoni
Charles Dickens e la narrativa
umoristica 589 La vita e le opere 620
F La nascita del romanzo Gli anni della formazione 621
naturalista 589 A Parigi: dall’Illuminismo
F Il feuilleton 590 al Cristianesimo 621
T7 La campagna elettorale Gli anni della maturità artistica 622
da Il Circolo Pickwick Gli ultimi anni 623
F L’epistolario 623
di Charles Dickens 591
Oliver Twist 595
Edgar Allan Poe e la narrativa T Una religiosità profonda
dell’orrore 596 e problematica
T8 Il crollo della casa Usher da lettera a Diodata Saluzzo
da Racconti
di Edgar Allan Poe 597
Il pensiero 624
L’evoluzione del pensiero
Il diavolo sul campanile manzoniano 624
T
di Edgar Allan Poe La concezione religiosa 624
P Calvinismo e Giansenismo 625
La poetica 625
Melville, l’avventura T1 L’utile per iscopo, il vero
e il simbolismo filosofico 599 per soggetto, e l’interessante
T9 L’avvistamento della balena per mezzo
bianca – da Moby Dick da Sul Romanticismo 626
di Herman Melville 601 La teoria linguistica
Tolstoj e il romanzo realistico e la sua evoluzione 628
a tesi 605 Le opere minori 629
T10 Il principe Andréj alla battaglia Gli Inni sacri 629
di Austerlitz F Il frammento Natale 1833 630
da Guerra e Pace T2 La Pentecoste – da Inni sacri 631
di Lev Tolstoj 606 Le poesie civili e politiche 637
Dostoevskij e il romanzo T3 Marzo 1821 637
introspettivo 610 T4 Il cinque maggio 643

16 INDICE GENERALE © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


Il piano umano e quello divino
T La richiesta di perdono
nel Cinque maggio di padre Cristoforo
di Giuseppe Ungaretti 648 da I promessi sposi, IV
Le tragedie 649
Il Conte di Carmagnola 649
La tecnica narrativa di Manzoni
nell’incipit del romanzo
T Il monologo di Marco di Umberto Eco 691
da Il Conte di Carmagnola, IV T12 La “notte degli imbrogli”,
trionfo del registro umoristico
da I promessi sposi, VIII 692
L’Adelchi 650 T13 L’Addio, monti: il culmine
Le teorie sul teatro nella Prefazione del registro lirico
al Conte di Carmagnola 650 da I promessi sposi, VIII 697
La trama dell’Adelchi 652 Un confronto fra I promessi sposi
T5 Il vero della storia e il Fermo e Lucia 699
e il vero della poesia T14 La monaca di Monza:
da Lettera a monsieur Chauvet 653 il dramma psicologico
T6 Dagli atrii muscosi, dai Fori da I promessi sposi, X 699
cadenti – da Adelchi, III, coro 654 T15 La prima stesura della vicenda
T7 Sparsa le trecce morbide della monaca di Monza
da Adelchi, IV, coro 658 da Fermo e Lucia, II, 2 702
T8 La morte di Adelchi T16 L’assalto alla casa del vicario:
da Adelchi, V 664 il realismo sociologico
Le opere storiche 668 da I promessi sposi, XIII 708
T9 L’inizio della caccia agli untori T17 Gli untori a Milano:
da Storia della colonna l’inserto storico
infame, I 669 da I promessi sposi, XXXII 712
Manzoni e Hayez 673 T18 Don Rodrigo colto dalla peste:
I promessi sposi 674 il registro tragico
La genesi dei Promessi sposi 674 da I promessi sposi, XXXIII 715
I personaggi 676 T19 Cecilia: il vertice
F La trama dei Promessi sposi 679 della commozione
Il genere, la finalità, il tema da I promessi sposi, XXXIV 718
e lo stile del romanzo 680
L’ideologia politica sottesa La morte di don Rodrigo
T
al romanzo 680 da Fermo e Lucia, IV, IX
La scelta del romanzo storico e da I promessi sposi, XXXV
e le innovazioni narrative 681
La lingua 682
F Lo scritto Sul romanzo storico 682 La peste nella letteratura 721
F La questione della lingua
T20 Il sugo di tutta la storia:
dopo Manzoni 683 la conclusione pedagogica
T10 Il manoscritto seicentesco da I promessi sposi, XXXVIII
da I promessi sposi, e da Fermo e Lucia, IV, 9 723
Introduzione 684 F La lezione morale che chiude
T11 L’incipit del romanzo e l’incontro il Bildungsroman di Renzo 725
fra don Abbondio e i bravi F Le Osservazioni sulla morale
da I promessi sposi, I 688 cattolica 726
La Storia e l’Antistoria
di Giorgio Bárberi Squarotti 727
T La giovinezza
Concetti chiave 729
di padre Cristoforo
da I promessi sposi, IV Esercizi di sintesi e per l’Esame
di Stato 731

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS INDICE GENERALE 17


Capitolo 20 Il periodo dei viaggi e dei ritorni 754
Gli ultimi anni a Napoli 755
La letteratura risorgimentale Il pensiero 756
Letteratura e battaglie culturali La teoria del piacere 756
dal 1815 al 1870 733 Dal pessimismo storico
Fasi, temi e generi al pessimismo cosmico 757
della letteratura risorgimentale 733 L’ultima fase del pensiero 759
La poesia 734 La poetica 760
Il romanzo storico 735 I Canti 762
Le fonti 763
Le canzoni 764
PERCORSO DI GENERE I piccoli idilli 764
Il romanzo storico: I grandi idilli o canti pisano-recanatesi 766
T Morte, pentimento e redenzione
Il “ciclo di Aspasia” 767
da Marco Visconti La ginestra: un testamento
di Tommaso Grossi spirituale e poetico 767
T La morte della protagonista F Il contenuto dei principali Canti 768
e la fiducia nella Provvidenza
da Margherita Pusterla
di Cesare Cantù
T Ad Angelo Mai – da Canti, III
T La disfida di Barletta
da Ettore Fieramosca
di Massimo d’Azeglio
T Il delirio del padre Il contrasto fra intelletto
da Beatrice Cenci e cuore
di Francesco Domenico Guerrazzi di Francesco De Sanctis 770
T1 Ultimo canto di Saffo
da Canti, IX 771
La memorialistica 736 F Saffo 775
F Francesco De Sanctis 738 T2 Il passero solitario
T1 Per una letteratura europea, da Canti, XI 775
strumento di integrazione T3 L’infinito – da Canti, XII 779
fra i popoli
da D’una letteratura europea
di Giuseppe Mazzini 738 T La sera del dì di festa
T2 Fratelli d’Italia da Canti, XIII
di Goffredo Mameli 741
T3 Il carceriere Schiller
da Le mie prigioni F La poetica dell’indefinito
di Silvio Pellico 743 e L’infinito 781
T4 Sant’Ambrogio
T4 Alla luna – da Canti, XIV 782
di Giuseppe Giusti 746
T5 A Silvia – da Canti, XXI 784
Concetti chiave 750
T6 Le ricordanze – da Canti, XXII 788
Esercizi di sintesi 751
F La poetica della rimembranza
in Leopardi 795
T7 Canto notturno di un pastore
Capitolo 21 errante dell’Asia
da Canti, XXIII 795
Giacomo Leopardi T8 La quiete dopo la tempesta
La vita e le opere 752 da Canti, XXIV 802
L’infanzia e l’adolescenza 752 T9 Il sabato del villaggio
La giovinezza confinata da Canti, XXV 805
nel natìo borgo selvaggio 753 F Il “ciclo di Aspasia”: A se stesso 808

18 INDICE GENERALE © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


T10 La ginestra o il fiore del deserto I giornali in Italia 852
da Canti, XXXIV 809 Una voce contemporanea:
Le Operette morali 821 Mino Monicelli 853
I temi, i personaggi e lo stile 822 T1 Tra satira politica e pubblicistica
F L’argomento delle principali da Ragguagli di Parnaso
Operette morali 823 di Traiano Boccalini 854
T2 Le parole servano alle idee,
non le idee alle parole
T Dialogo di Torquato Tasso da “Il Caffè”
e del suo genio familiare di Alessandro Verri 856
da Operette morali T3 Il club – da “The Spectator”,
n. 2 , marzo 1711
di Richard Steele 859
T11 Dialogo della Natura T4 David Copperfield
e di un Islandese diventa giornalista
da Operette morali 824 da David Copperfield,
XXXVI e XXXVIII
di Charles Dickens 862
T Dialogo di Tristano T5 Il programma de “Il Conciliatore”
e di un amico di Pietro Borsieri 864
da Operette morali
T6 Pelle d’immigrato
da “l’Espresso”, settembre 1969
T12 Dialogo di un venditore di Mino Monicelli 866
di almanacchi e di un La pittura di genere:
passeggere raccontare la società 868
da Operette morali 829 I cento passi 870
F Il Cantico del gallo silvestre
e il Frammento apocrifo
di Stratone 832
Lo Zibaldone 832 Percorso 2
T13 Natura e infelicità
da Zibaldone 833 Tra biografia e autobiografia
T14 Poesia sentimentale Le origini del genere
e di immaginazione autobiografico 872
da Zibaldone 836 Le caratteristiche del genere
Leopardi: la delusione storica biografico 872
e il progressismo Le memorie autobiografiche
di Cesare Luporini 838 nel Settecento 873
Concetti chiave 840 L’Ottocento e l’autobiografia 874
Esercizi di sintesi e per l’Esame Una voce contemporanea:
di Stato 842 Umberto Saba 874
Immagini simbolo 845 T1 Lazaro inizia il racconto
della sua vita
da Lazarillo de Tormes, I 875
T2 Tra i ghiacci del Baltico
PERCORSI TEMATICI da Vita scritta da esso, III
di Vittorio Alfieri 877
Percorso 1 T3 La grande Roma
da Viaggio in Italia
Giornalismo, divulgazione, di Johann Wolfgang Goethe 880
costume, società
T4 Tristram si racconta
La nascita e lo sviluppo da Vita e opinioni
del giornalismo 850 di Tristram Shandy, I
Il giornalismo nell’Ottocento 851 di Laurence Sterne 882

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS INDICE GENERALE 19


T5Una memorialistica T1 Pallidetto mio sole
per formare i giovani da La Lira, II, XV
da I miei ricordi di Giambattista Marino 894
di Massimo d’Azeglio 884 T2 L’amore e la ragione
Due ritratti ricchi d’affetto da Giulia o la nuova Eloisa
da Canzoniere – di Umberto Saba 886 di Jean-Jacques Rousseau 895
T6 La mia bambina T3 A Luigia Pallavicini
con la palla in mano 887 caduta da cavallo
T7 Ed amai nuovamente, di Ugo Foscolo 898
e fu di Lina 887 T4 Una proposta di matrimonio
Autoritratti d’artista 888 da Orgoglio e pregiudizio, XIX
Barry Lyndon 890 di Jane Austen 900
T5 Lucia e l’Innominato
da I promessi sposi, XXX
di Alessandro Manzoni 902
Percorso 3 T6 La maestra Ida Ramundo
La rappresentazione della donna da La Storia, II
nella letteratura di Elsa Morante 906
Due protagoniste
La figura femminile nella poesia della grande pittura 908
barocca 891 Tutta la vita davanti 910
Tra Illuminismo e Romanticismo 892
Una voce contemporanea: Glossario 911
Elsa Morante 893 Indice dei nomi 924

20 INDICE GENERALE © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


Il Seicento

Gian Lorenzo Bernini,


Apollo e Dafne, 1622-1625.
Roma, Galleria Borghese
1 Il Seicento
CAPITOLO

TAVOLA SINOTTICA

STORIA CULTURA LETTERATURA

1601 Giunge a Pechino 1600 Giordano Bruno è arso vivo 1605 Cervantes pubblica
il missionario gesuita in Campo dei Fiori a Roma. la prima parte
Matteo Ricci. 1601 Keplero è nominato astrono- del Don Chisciotte.
1601 Viene fondata mo dell’imperatore Rodolfo II. 1606 Giulio Cesare Croce scrive
la Compagnia olandese 1602 Campanella compone Le sottilissime astuzie
delle Indie orientali. La Città del Sole. di Bertoldo.
1603 Giacomo I Stuart succede 1603 Federico Cesi fonda 1609 Pubblicazione dei Sonetti
a Elisabetta I sul trono inglese. l’Accademia dei Lincei. di Shakespeare.
1606 Papa Paolo V lancia 1609 Fondazione della Moschea 1611 Shakespeare rappresenta
l’interdetto contro Venezia. Blu a Istanbul. la sua ultima opera, La tempesta.
1609 Federigo Borromeo fonda a 1610 Caravaggio muore 1612 Prima edizione
Milano la Biblioteca Ambrosiana. sulla spiaggia di Porto Ercole. del Vocabolario della Crusca.
1612 In Giappone iniziano 1616 Viene messo all’indice 1615 Cervantes pubblica
le persecuzioni contro i cattolici. il De revolutionibus orbium la seconda parte
1618 Inizia la guerra dei coelestium di Copernico. del Don Chisciotte.
Trent’anni. 1620 Francis Bacon pubblica 1619 Sarpi pubblica a Londra
1620 I Padri pellegrini sbarcano il Novum Organum. l’Istoria del Concilio tridentino.
in Nordamerica. 1622-1625 Bernini scolpisce 1623 Marino pubblica l’Adone.
1624 Gli olandesi fondano Apollo e Dafne. 1628 Federico Della Valle
sull’isola di Manhattan la colonia 1624-1635 Bernini realizza compone La Reina di Scozia.
1600- di Nuova Amsterdam. il baldacchino al centro della Basili- 1630 Tassoni pubblica
1650 1624 In Francia il cardinale ca di San Pietro. La secchia rapita.
Richelieu diventa primo ministro. 1625 Grozio pubblica il De iure belli 1630 Tirso de Molina compone
1630 La peste dilaga nell’Italia ac pacis, le cui tesi sono all’origine L’ingannatore di Siviglia
settentrionale, colpendo del giusnaturalismo moderno. e Convitato di pietra.
in particolare Milano. 1630-1631 Longhena realizza 1635 Calderón de la Barca
1642 In Inghilterra scoppia la Chiesa di Santa Maria della compone La vita è sogno.
la guerra civile. Salute a Venezia. 1636 Pubblicazione
1647 A Napoli scoppia 1632 Galileo pubblica il Dialogo so- de Lo cunto de li cunti
una rivolta popolare guidata da pra i due massimi sistemi del mondo. di Giambattisa Basile.
Masaniello contro il malgoverno 1632-1654 In India sorge il Taj Mahal.
spagnolo.
1633 Galileo è processato
1648 La pace di Westfalia dal Tribunale dell’Inquisizione.
conclude la guerra
dei Trent’anni. 1635 Cartesio pubblica il Discorso
sul metodo.
1637-1641 Borromini realizza
la Chiesa di San Carlo alle Quattro
Fontane a Roma.
1642 Rembrandt dipinge
La ronda di notte.
1642-1644 Borromini realizza
la Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza
a Roma.

22 CAP. 1 - IL SEICENTO © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


STORIA CULTURA LETTERATURA

1653 In Brasile si afferma 1651 Hobbes pubblica il 1650-1673 Bartoli scrive


il dominio portoghese. Leviatano. l’Istoria della Compagnia
1659 La pace franco-spagnola 1656-1667 Bernini progetta di Gesù.
dei Pirenei sancisce la fine e realizza il colonnato di Piazza 1654 Tesauro compone
del predominio spagnolo San Pietro. Il cannocchiale aristotelico.
in Europa. 1657 Il granduca di Toscana fonda 1656 Pietro Sforza Pallavicini
1664 Nuova Amsterdam l’Accademia del Cimento. pubblica l’Istoria del Concilio
passa all’Inghilterra 1662 Legge di Boyle sulla di Trento.
ed è ribattezzata New York. pressione dei gas. 1657 De’ Dottori compone
1664 Nasce la Compagnia 1662 ca. Realizzazione della l’Aristodemo.
francese delle Indie orientali, Reggia di Versailles. 1664 Molière compone
con basi in Madagascar il Tartufo.
e nell’isola di Réunion. 1667-1690 Guarini realizza
la cappella della Santa Sindone, 1665 Molière compone
1668 Con la pace annessa al Duomo di Torino. il Don Giovanni.
di Aquisgrana si conclude
la guerra franco-spagnola 1672-1678 Newton e Leibniz, 1667 Pubblicazione
per il possesso delle Fiandre. in modo indipendente, del Paradiso perduto
1651- si occupano del calcolo di John Milton.
1670 Cosimo III de’ Medici infinitesimale.
1700 diventa granduca di Toscana. 1668 Pubblicazione
1675 Fondazione del “Giornale de’ letterati”
1683 Sconfitta dei Turchi a dell’osservatorio di Greenwich, a Roma da parte dell’abate
Vienna, che decreta la fine in Inghilterra. Francesco Nazzari.
dell’espansione ottomana.
1677 Muore Baruch Spinoza. 1677 Rappresentazione
1685 Luigi XIV revoca l’editto della Fedra di Racine.
di Nantes, che concedeva libertà 1687 Newton espone la teoria
di culto agli ugonotti. della gravitazione universale. 1690 Fondazione
1690 Locke pubblica il Saggio dell’Accademia dell’Arcadia.
1689 L’inghilterra diviene una
monarchia costituzionale fondata sull’intelletto umano.
sul Bill of Rights, che limita 1690 ca. Costruzione dell’attuale
i poteri della corona. castello di Schönbrunn a Vienna.
1690 Gli inglesi fondano
Calcutta.
1697 Primo viaggio in Europa
dello zar Pietro il Grande,
che vuole raccogliere idee
per la modernizzazione
della Russia.

Riunione all’Accademia del Cimento, dedita alla ricerca scientifica (cfr. pag. 30).

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO 23


STORIA
STORIA

ILNUOVO ASSETTO POLITICO quelli cattolici, sostenitori della politica con-


DELL’EUROPA troriformista dell’imperatore, e la guerra che
ne nasce dilaga presto in tutto il continente.
Il Seicento e le sue Con gli Asburgo d’Austria si schierano subi-
contraddizioni to i sovrani spagnoli, cattolici e appartenenti
alla stessa dinastia, mentre i protestanti tede-
Il Seicento si presenta come un secolo che schi ottengono l’appoggio della Danimarca e
porta in sé notevoli contraddizioni. Da un lato della Svezia. Nel 1635 anche la Francia, ben-
è conosciuto come il “secolo d’oro” caratte- ché cattolica, entra in guerra a fianco delle
rizzato dal forte sviluppo economico di molti potenze riformate, mirando a indebolire la
Stati europei e da uno straordinario splendore Spagna e l’Impero, in modo da potere assu-
artistico e culturale, con la fioritura della sfar- mere un ruolo egemone in Europa. Ciò rivela
zosa arte barocca e la realizzazione di impor- la natura eminentemente politica della guerra
tanti scoperte scientifiche, accompagnate in dei Trent’anni.
molti casi da applicazioni sul versante della Nelle sue diverse fasi, il conflitto vede i due
tecnica. D’altro lato, però, il Seicento è anche schieramenti in lotta combattere con fortune
un secolo segnato da drammatiche carestie e alterne, senza che l’uno riesca a prevalere in
da epidemie che decimano la popolazione di modo determinante sull’altro. Logorati da tre
ampie regioni dell’Europa. decenni di guerre che hanno devastato il terri-
Per decenni, inoltre, tutto il Vecchio Continen- torio europeo, gli Stati belligeranti si accorda-
te è dilaniato da guerre che, seppure giustifica- no per sottoscrivere la pace di Westfalia
te da motivazioni di carattere religioso che anco- (1648). La potenza e il prestigio degli Asburgo
ra vedono scontrarsi cattolici e protestanti, di fat- escono fortemente compromessi dalla guerra:
to nascondono interessi politici ed economici e il ruolo dell’imperatore viene ulteriormente ri-
portano a profondi mutamenti negli equilibri e dimensionato e la sua autorità effettiva limita-
nei rapporti di forza tra gli Stati europei. ta ai possedimenti asburgici, mentre la Spa-
All’inizio del XVII secolo, forti motivi di scon- gna, pur conservando i propri territori in Italia
tro fra cattolici e protestanti sono presenti so- e nel Nordeuropa, si avvia verso un inarresta-
prattutto nei territori tedeschi. La pace di Augu- bile declino politico ed economico. La Francia,
sta (1555) aveva stabilito per i principi dell’Im- invece, inizia a emergere come nuova grande
pero la libertà di scegliere se professare la reli- potenza nel panorama europeo.
gione cattolica o quella protestante, con l’ob-
bligo per i sudditi di adeguarsi alla scelta del lo- Le nuove potenze emergenti
ro sovrano (cuius regio, eius religio). Questo
però non basta a sedare gli odi e gli antagoni- Alla definizione dei nuovi equilibri europei se-
smi religiosi, che nascondono perlopiù interessi guiti alla pace di Westfalia contribuisce anche
di carattere politico. In Germania si creano due l’affacciarsi sulla scena politica europea di nuo-
opposti schieramenti, l’Unione protestante e ve potenze emergenti, che possono vantare
la Lega cattolica, che per molti anni impedisco- solidità e stabilità nell’organizzazione interna
no la riconciliazione religiosa e l’assestamento dello Stato e un’economia moderna e ricca.
politico dell’Impero. Dopo anni di lotte, le Province Unite d’Olan-
da riescono a conquistare la completa indipen-
La guerra dei Trent’anni: motivi denza dalla Spagna e si consolidano politica-
religiosi e interessi politici mente in un regime repubblicano e federale
che unisce in un’unica compagine sette provin-
Con l’ascesa al trono imperiale di Ferdinan- ce, ciascuna delle quali gode di ampi margini di
do II d’Asburgo (1619-1637), convinto soste- autonomia. Nella seconda metà del XVII secolo
nitore dei cattolici, le lotte religiose riprendo- le Province Unite, grazie all’intraprendenza del
no vigore. La posizione intransigente di Ferdi- ceto borghese, diventano una grande potenza
nando in campo religioso rappresenta l’occa- commerciale, limitata solo dall’egemonia marit-
sione dello scoppio della guerra dei Trent’an- tima dell’Inghilterra, che conosce una straordi-
ni, il conflitto prolungatosi dal 1618 al 1648 naria fioritura economica e culturale.
che ridisegnerà l’assetto politico dell’Europa. I Dopo la guerra dei Trent’anni la dinastia de-
principi protestanti tedeschi si armano contro gli Hohenzollern riesce a risollevare con abi-

24 CAP. 1 - IL SEICENTO – STORIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


lità le sorti dei ducati di Brandeburgo e della L’economia francese conosce un momento di

STORIA
Prussia orientale, dando nuovo impulso sia intenso sviluppo grazie all’azione del ministro
alla potenza militare sia a quella economica. Jean-Baptiste Colbert, che, pur attuando una
Nell’arco di pochi decenni, la Prussia si trasfor- strategia economica fondata sul mercantilismo
ma in uno Stato unitario forte e potente e nel (privilegiando le esportazioni rispetto alle impor-
1701 viene riconosciuta come regno indipen- tazioni per accrescere la ricchezza interna dello
dente dall’Impero germanico. Stato), non riesce a strappare all’Inghilterra il mo-
Anche nell’estrema parte orientale dell’Euro- nopolio dei commerci con le colonie americane.
pa si costituisce nel corso del secolo un nuovo
Stato forte e accentrato: la Russia. Con l’ascesa L’Inghilterra verso la monarchia
al trono della dinastia dei Romanov (1613) il po- costituzionale
tere degli zar si va via via rafforzando. Per de- Anche in Inghilterra, nel corso del Seicento, l’i-
cenni la Russia rimane un paese economica- stituto monarchico trova una propria particolare
mente assai arretrato e chiuso agli scambi identità, ben diversa da quella francese. Soprat-
commerciali e culturali con il resto d’Europa. tutto nella seconda metà del secolo, infatti, si va
Una svolta decisiva è possibile solo verso la fine definendo il carattere costituzionale e parla-
del secolo, con l’ascesa al trono di Pietro I il mentare della monarchia britannica, che affer-
Grande (1682-1725), che si propone di trasfor- ma il proprio prestigio anche in ambito interna-
mare il proprio regno in un Paese moderno, al zionale, sotto il profilo sia politico, sia economi-
passo con gli altri Stati europei. co, con la conquista del predominio nei com-
merci oceanici.
Tutto questo, però, avviene non senza con-
DUE MODELLI DI MONARCHIA: flitti talvolta drammatici. Il momento di mag-
FRANCIA E INGHILTERRA giore crisi nel processo di evoluzione che por-
ta alla definizione della monarchia parlamen-
Il consolidamento tare inglese viene toccato durante il regno di
della monarchia francese Carlo I Stuart (1625-1649), il quale tenta di in-
Il rafforzamento politico della Francia nel con- staurare un regime di stampo assolutista, arri-
testo delle potenze europee si accompagna, al- vando addirittura a decretare lo scioglimento
l’interno, al consolidamento del potere mo- del parlamento.
narchico. Il rafforzamento della monarchia fran- Il conflitto tra il sovrano e il parlamento sfocia
cese è da ricondurre soprattutto all’opera del in una guerra civile che oppone le truppe fede-
cardinale Richelieu, nominato primo ministro li al re all’esercito (New Model Army) guidato
dal 1624, durante la minore età del re Luigi XIII. da Oliver Cromwell (1599-1656), un rappre-
Richelieu limita fortemente il ruolo politico sentante della piccola nobiltà rurale. La guerra
dell’aristocrazia (alla quale vengono però con- si conclude con la vittoria del parlamento. Car-
fermati i privilegi di natura economica), concen- lo I viene processato, riconosciuto colpevole di
trando tutti i poteri nella persona del sovra- tradimento nei confronti della patria e decapi-
no. Lo Stato viene riorganizzato anche sotto il tato nel 1649. L’esecuzione del re inglese assu-
profilo amministrativo, con un forte accentra- me una straordinaria risonanza in tutta Europa,
mento di tutte le funzioni attraverso la creazio- perché per la prima volta un sovrano viene giu-
ne di un efficiente apparato burocratico, com- dicato dai propri sudditi e condannato a mor-
posto da funzionari scelti soprattutto tra i com- te: un atto fino a quel momento inaudito, che
ponenti del ceto borghese. Sempre a Richelieu pone in discussione la sacralità della persona
si deve la scelta di entrare nella guerra dei del re, sulla quale in parte si era fondata la le-
Trent’anni a fianco delle potenze protestanti e gittimazione del potere monarchico.
la scelta di intraprendere l’espansione colonia- Dopo la morte di Carlo I, Cromwell governa
le in Africa (Senegal) e in America (Canada). l’Inghilterra instaurando un regime repubblica-
Una svolta decisiva nell’instaurazione dell’as- no. Alla sua morte, nel 1656, segue un periodo
solutismo monarchico in Francia si ha con l’a- di incertezza politica che si conclude con la re-
scesa al trono di Luigi XIV che, a partire dal staurazione della monarchia e l’ascesa al trono
1661, assunto personalmente il potere, governa di Carlo II Stuart (1660-1685). Dopo i conflitti
in modo del tutto autonomo e indipendente, ri- religiosi che sconvolgono il regno del succes-
servandosi qualsiasi decisione di tipo politico, sore Giacomo II (1685-1689), portando anche
economico e amministrativo. Il sovrano, sciolto alla breve rivoluzione incruenta nota come
da qualsiasi vincolo di legge (da cui il termine “Gloriosa rivoluzione” (1689), l’ascesa al trono
“assoluto”, da ab-solutus, “sciolto da”), diventa del principe olandese Guglielmo d’Orange
il padrone incontrastato dello Stato, signore porta al Paese una nuova stabilità. Il re giura di
indiscusso del regno e dei sudditi. rispettare la Dichiarazione dei diritti (il Bill of

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO – STORIA 25


Rights) formulata dal parlamento, che sancisce
STORIA

da Roma una larga parte dell’Europa.


in maniera precisa le prerogative del sovrano e L’unico vero successo ottenuto dai pontefici
quelle del parlamento stesso e impone al re il nel corso del XVII secolo è quello di Innocen-
rispetto dei diritti civili fondamentali. zo XI (1676-1689) che, unendo i maggiori Sta-
A partire da questo momento, la monarchia ti europei, riesce a respingere l’avanzata dei
inglese diventa ufficialmente una monarchia Turchi che, giunti nel 1683 fin sotto le mura di
parlamentare e costituzionale. Vienna, vengono costretti a ritirarsi, abbando-
nando il progetto di conquista del continente.
Roma diventa capitale del Barocco, ma lo
ILDECLINO POLITICO ED ECONOMICO Stato pontificio è economicamente arretrato
DELL’ITALIA e anch’esso risente negativamente della domi-
nazione spagnola sulla penisola. D’altra parte,
La divisione politica dell’Italia essendo la Spagna considerata un baluardo
e la crisi economica del Cattolicesimo in Europa, i pontefici asse-
Il Seicento è per l’Italia il secolo della deca- condano il governo di Madrid, anche raffor-
denza politica e della crisi economica. Ormai zando il ruolo dell’Inquisizione, che proprio
divisa in tanti piccoli Stati sottoposti al domi- nel Seicento conosce, in Spagna come in Ita-
nio di dinastie straniere, la penisola occupa or- lia, un nuovo vigore.
mai una posizione del tutto marginale rispet-
to alle potenze europee, che vedono in essa
Venezia e il Ducato di Savoia:
solo un territorio da spartire nella riformulazio-
gli unici Stati indipendenti
ne degli equilibri all’interno del continente. La Repubblica di Venezia riesce a mantenere
Lo spostamento delle rotte commerciali dal la propria indipendenza politica. Tuttavia, per-
Mediterraneo all’Oceano Atlantico, in seguito al- so il dominio dei commerci marittimi e spoglia-
le scoperte geografiche del XVI secolo, si è or- ta dai Turchi di importanti possedimenti come
mai compiuto e di conseguenza le città commer- Cipro (1573) e Creta (1669), è costretta a ripie-
ciali italiane perdono il proprio primato, a van- gare sullo sfruttamento agricolo dei possedi-
taggio dei porti collocati lungo le coste atlanti- menti dell’entroterra veneto e friulano.
che o sul Mar Baltico. Anche le divisioni di natura Un altro Stato italiano che riesce a sottrarsi
religiosa avevano contribuito a limitare i com- all’influenza spagnola è il Ducato di Savoia,
merci tra l’Italia cattolica e le regioni centro-set- che si adopera per mantenere l’indipendenza
tentrionali dell’Europa, entrate quasi completa- anche dalla Francia e che infine si rafforza gra-
mente nell’area d’influenza protestante. La situa- zie all’azione di Vittorio Amedeo II (1684-
zione economica risulta ulteriormente aggravata 1730).
anche dalle continue carestie e pestilenze che,
a ondate successive, percorrono la penisola, pri-
ma nel Nord (come quelle del 1630-1631) e poi
nel Sud (tra il 1656 e il 1657).
La decadenza economica italiana è anche
strettamente legata alla dominazione spagno-
la, estesa direttamente ai Regni di Napoli, di
Sicilia, di Sardegna, e al Ducato di Milano e,
indirettamente, a vaste aree dell’Italia centro-
settentrionale. La Spagna adotta nei confronti
dell’Italia una politica economica basata sullo
sfruttamento delle risorse che ha le ripercus-
sioni più pesanti nelle regioni meridionali, dove
la nobiltà terriera locale (i baroni) si adeguano al
comportamento parassitario degli Spagnoli.
Salvo rare eccezioni, la dominazione spagnola
provoca quindi un generale impoverimento,
che è causa di violente sommosse popolari.
Il declino del Papato
All’inizio del Seicento il Papato appare ormai
in crisi. La spaccatura prodotta in Europa dalla
Riforma protestante e la successiva Riforma
cattolica avevano rafforzato il ruolo dei papi al-
l’interno del mondo cattolico, ma allontanato

26 CAP. 1 - IL SEICENTO – STORIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


CULTURA

CULTURA
IL SECOLO DEL BAROCCO protestante e Controriforma cattolica, per le
scoperte geografiche che allargano l’orizzon-
Il secolo XVII è, per quasi tutta l’Europa, l’età te del mondo e per la rivoluzione copernica-
del Barocco. Movimento artistico centrale del no-galileiana, che sostiene l’eliocentrismo in
Seicento, il Barocco supera la ripetitività del campo cosmologico e sostituisce così la con-
classicismo tardo-rinascimentale con un nuovo cezione aristotelico-tolemaica della Terra inte-
gusto e una diversa sensibilità: all’equilibrio e al- sa come centro dell’universo (geocentrismo),
le armoniose geometrie regolari, care al classici- generando la consapevolezza del fatto che il
smo, contrappone la ricerca del prezioso, del ra- pur grande pianeta su cui abita l’uomo è un
ro, del bizzarro, al fine di suscitare meraviglia. granello di polvere sperduto nell’immensità
Il Seicento che lo ha generato è in effetti un del cosmo. La rottura con il passato e la caotica
secolo ricco di contrasti. In esso appaiono fe- situazione sociale e morale dell’epoca produ-
nomeni di segno opposto, come la caccia alle cono insicurezza e angoscia (grande spazio,
streghe e il primo grande sviluppo della scien- nell’arte, hanno i temi del trascorrere del tem-
za moderna, l’intolleranza religiosa e la nascita po e dell’incombere della morte), cui si accom-
del moderno pensiero razionalistico, il gusto pagna spesso la crescente esigenza di autorità,
spettacolare ed edonistico appunto tipico del punti di riferimento e regole salde, di carattere
Barocco e la razionalità della trattatistica, il religioso ma non solo e che porta all’intolleran-
culto dell’irregolarità e l’esaltazione delle nor- za verso il libero pensiero.
me fino alla più violenta intolleranza. Tali con-
traddizioni alimentano e caratterizzano le ten-
denze filosofiche e artistiche del secolo. Nasce la fiducia nella ragione
Pochi intellettuali, invece, accentuano la fi-
La crisi della cultura ducia nella ragione e nei suoi mezzi di indagi-
rinascimentale ne, soprattutto in campo scientifico, dove stu-
La cultura rinascimentale entra in crisi soprat- diosi come Galilei e Keplero mettono in di-
tutto per effetto dello scontro fra Riforma scussione l’autorità di Aristotele e gettano le

ORIGINE E SIGNIFICATO DEL TERMINE BAROCCO


arole chiave

Non è ancora definitivamente chiuso il dibattito sulle origini del termine barocco. Nel dizionario del-
l’Académie, edito nel 1694 in Francia, il vocabolo, che deriva, attraverso lo spagnolo, dal portoghese
barroco, sta a indicare una perla di forma bizzarramente irregolare, scabra, non sferica. Quasi un se-
colo più tardi, nel Dictionnaire de Trévoux (1771), l’aggettivo francese baroque viene presentato come
sinonimo di “bizzarro, diseguale, irregolare”; inoltre, per estensione, un dipinto è detto barocco quan-
do le regole delle proporzioni non sono rispettate e ogni cosa è rappresentata secondo il capriccio del-
P

l’artista. Tale origine del termine, che è oggi la più accreditata, evidenzia il profondo distacco fra il gu-
sto eccentrico e bizzarro del Barocco e la ricerca dell’equilibrio e dell’armonia tipica delle arti figu-
rative e dell’architettura rinascimentali.
Sussistono, tuttavia, altre ipotesi circa l’origine del termine: la principale fa riferimento al fatto che, nel-
la lingua italiana, il vocabolo barocco indica una forma di sillogismo usato nella filosofia Scolastica e
caratterizzato da un apparente rigore formale e da una sostanziale debolezza di contenuto. Riferito alle
arti figurative, comunque, il termine appare nella lingua italiana solo nel Settecento, usato da Francesco
Milizia e palesemente ripreso dal Dictionnaire de Trévoux. In ogni caso, l’attributo barocco è sempre
contrapposto a classico, equilibrato, armonioso ed è usato inizialmente con significato spregiativo.
Solo alla fine del XIX secolo, sviluppando un’intuizione di Jacob Burckhardt (1818-1897), lo storico
dell’arte svizzero Heinrich Wölfflin (1882-1954), nel saggio Rinascimento e Barocco, riconoscerà un
valore positivo a questo stile, pur senza rinunciare a contrapporlo, come di consueto, all’arte classica.
Nella sua scia, Ernst Robert Curtius (1886-1956), Eugenio D’Ors (1882-1954) e altri, rifiutando la sva-
lutazione del Barocco tipica di molti studiosi soprattutto italiani (come Benedetto Croce nella Storia
dell’età barocca, 1929), giungeranno a considerare lo stile barocco una universale concezione del
mondo e delle arti opposta a quella classica e razionalistica. Tale concezione si ritroverebbe, in alter-
nativa al classicismo, in tutte le epoche e civiltà: dallo stile alessandrino al gotico, al romantico, fino al-
le diramazioni del Simbolismo e allo sperimentalismo delle Avanguardie nel XX secolo.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO – CULTURA 27


basi della scienza moderna. Lo straordinario a conciliare il principio teocratico con la neces-
CULTURA

sviluppo delle scienze – in particolare astrono- sità, per i sovrani, di compiere talora, per il be-
mia, fisica e matematica – si avvale del contri- ne comune, anche atti contrari alla pietà cri-
buto di studiosi come l’inglese Francesco Ba- stiana.
cone (1561-1626), il danese Tycho Brahe Altre visioni politiche, distanti dall’assoluti-
(1546-1601), l’italiano Galileo Galilei (1564- smo e cariche di premesse per il suo supera-
1642), il tedesco Giovanni Keplero (1571- mento anche laddove esso sia in vigore, parto-
1630), i francesi René Descartes (1596-1650), no dall’Olanda e dall’Inghilterra e affondano le
meglio noto come Cartesio, e Blaise Pascal loro radici nel pensiero di Ugo Grozio (1583-
(1623-1662), l’inglese Isaac Newton (1642- 1645), che teorizza l’esistenza di diritti naturali
1727). La nascita delle accademie scientifiche dell’uomo. Thomas Hobbes (1588-1679), che
– fra le prime l’Accademia dei Lincei (1603) a fa discendere il potere statale non da Dio, ma
Roma – testimonia l’inizio del distacco delle dalla necessità di stabilire una sorta di patto –
scienze fisiche, che dispongono ormai di me- o contratto – che gli uomini stipulano fra loro
todologie proprie e autonome, dal sapere per superare la loro naturale aggressività reci-
umanistico. proca, e John Locke (1632-1704), che esalta la
libertà dell’uomo, gettano le fondamenta della
La filosofia si separa teoria del liberalismo, destinata a svilupparsi
dalla teologia nel corso dei secoli successivi.
D’altra parte la filosofia, nel corso del secolo,
si separa dalla teologia e dall’aristotelismo or- Il Barocco nelle arti
todosso per accostarsi alla nascente scienza Nel campo delle arti, nel Seicento trionfa il
moderna; molti filosofi sono anche scienziati: il Barocco. Pittura, scultura e architettura vanno
problema della conoscenza è l’argomento alla ricerca dello stupefacente e del meravi-
principale di cui si occupano, e la maggior par- glioso, con scenografie d’effetto, suggestio-
te di loro – in primo luogo Cartesio, poi l’olan- ni visive che aprano prospettive illusionistiche
dese Baruch Spinoza (1632-1677) e il tedesco su pareti e soffitti (il trompe-l’oeil, o “inganno
Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716) – co- ottico”), con la cura esasperata per il detta-
struiscono sistemi di pensiero razionalistici, glio e il particolare minuzioso e l’interesse pre-
che esaltano cioè la ragione umana quale mi- valente per tutto ciò che è bizzarro e straordi-
rabile mezzo, di origine divina, in grado di in- nario, o anche mostruoso e orrido.
dagare ogni aspetto della realtà. Non manca- Fra i maggiori pittori europei del secolo si
no però anche grandi filosofi, come Pascal, collocano i fiamminghi Rubens, Rembrandt e
che, pervasi da un intenso senso religioso, pur Vermeer, lo spagnolo Velazquez e, soprattut-
riconoscendo la grandezza del pensiero uma- to, l’italiano Michelangelo Merisi detto il Cara-
no, mettono in luce la fragilità della condizio- vaggio (1571 ca. – 1610), la cui pittura è carat-
ne dell’individuo, invitandolo a scommettere terizzata dal luminismo e dall’introduzione di
sull’esistenza del Dio cristiano come unica via personaggi e situazioni della vita quotidiana
di pace e di salvezza. nei soggetti sacri. Italiani sono anche i mag-
giori architetti del Barocco: Gian Lorenzo
La riflessione politica Bernini (1598-1680) e Francesco Borromini
La riflessione politica segue, per breve tem- (1599-1667). A Roma vengono realizzate le più
po, il filone utopistico di matrice umanistico- tipiche scenografie urbanistiche barocche, dal
rinascimentale, con filosofi come Tommaso colonnato di San Pietro a Piazza Navona.
Campanella (1568-1639); parallelamente, si La musica nel Barocco conosce una stagione
assiste alla nascita di comunità religiose orga- esaltante: fra i suoi principali esponenti si ri-
nizzate su basi radicalmente evangeliche o cordano il cremonese Claudio Monteverdi
fondate su nuovi princìpi, diffuse soprattutto (1567-1643) – insuperato compositore di me-
nel Nuovo Mondo in seguito all’emigrazione lodrammi, che musica anche testi di poeti co-
dei membri di correnti perseguitate, come i me Petrarca, Tasso e dei lirici barocchi – e il te-
Quaccheri. desco Johann Sebastian Bach (1685-1750),
Prevale poi, gradualmente, la giustificazio- uno dei massimi compositori di ogni tempo,
ne teorica dell’assolutismo, che trova la sua che porta a un livello altissimo il linguaggio
espressione nelle riflessioni sulla sovranità del musicale, sfruttando al massimo le potenzialità
francese Jean Bodin (1530-1596) e si articola del contrappunto nei valori armonici, melodici
nell’opera di Giovanni Botero (1544-1617), e formali e spalancando la via agli sviluppi dei
teorico italiano della ragion di Stato, che mira secoli successivi.

28 CAP. 1 - IL SEICENTO – CULTURA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


Letteratura Letteratura
e arte e Arte
L’ARCHITETTURA BAROCCA
Artisti letterati
Nel Seicento i legami tra arte e letteratura sono intensi. Ci sono figure di artisti che si dedicano
alla poesia con importanti risultati: ricordiamo Gian Lorenzo Bernini (autore di teatro con la comme-
dia Fontana di Trevi del 1643-1644), Salvator Rosa (poeta per gioco di sette fortunate Satire pubbli-
cate nel 1695), Lorenzo Lippi (è suo il poema eroicomico Il Malmantile racquistato, edito postumo
nel 1676), Marco Boschini (autore di un originale poema in dialetto veneziano sulla pittura veneta
tardo-rinascimentale e manierista, La carta del navegar pitoresco del 1660). Ci sono anche poeti
cultori di arti figurative e collezionisti, come Cesare Rinaldi o Giambattista Marino, oppure pittori in
stretti e fecondi contatti con gli ambienti letterari, come il Guercino e Guido Reni a Bologna.

La concezione dello spazio


Ma a parte queste incursioni di artisti versatili in altre discipline, il rapporto tra arte e letteratu-
ra si rivela molto profondo nella poetica barocca, nel quadro di una cultura che assegna alla “vi-
sione” il ruolo di mezzo privilegiato di conoscenza della realtà.
In ossequio a questo principio, le opere architettoniche del periodo sono caratterizzate da una
concezione estremamente dinamica e teatrale dello spazio, dall’uso di effetti illusionistici e dal-
la grandiosità delle forme. La compresenza di pittura, scultura ed architettura moltiplica inoltre
l’effetto scenografico del risultato.
Questo tipo di produzione artistica diventa lo strumento prediletto dalla Chiesa, che a Roma
rende così tangibile la propria grandiosità e potenza. Il mecenatismo dei papi, in particolare di
Urbano VIII (1623-1644), promuove quest’arte che illude i sensi, al fine di persuadere i fedeli del-
la costante presenza del divino.
Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) è l’artista che più di tutti impersona tali istanze artistiche
della Chiesa: architetto, pittore, scultore e scenografo, egli fonde le sue esperienze e la sua at-
tenzione ai differenti materiali per creare una sapiente combinazione fra le diverse arti e interpre-
tare il messaggio trionfalistico della Chiesa post-tridentina: un’arte per stupire ed educare, di
grande impatto emotivo, come dimostra il Colonnato di Piazza San Pietro. Così scrive Bernini a
tal proposito:
Essendo San Pietro quasi matrice di tutte le chiese doveva haver un portico che dimostrasse di rice-
vere a braccia aperte maternamente i Cattolici per confermarli nella credenza, gl’Heretici per riunirli
alla chiesa, e gl’infedeli per illuminarli alla vera fede.
Egli organizza un enorme colonnato disposto in due emicicli, costituiti da due file di colonne di-
vergenti fra loro. In questo modo, ribaltando verso l’osservatore il punto di fuga dei due portici,
crea la sensazione di una maggiore vicinanza alla Basilica. La forma ellittica, inoltre, tipica dell’ar-
te barocca, è utilizzata perché avendo due fuochi impone un continuo movimento all’occhio, fa-
cendo percepire la dinamicità dello spazio.

Gian Lorenzo Bernini, Colonnato di Piazza San Pietro, 1656-1667. Roma.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO – CULTURA 29


I La Firenze di Cosimo II de’ Medici si caratte-
CULTURA

CENTRI DELLA NUOVA CULTURA


IN ITALIA rizza invece come un centro in cui assume
maggiore rilevanza lo sviluppo della cultura
Il principale fra i centri della nuova cultura in scientifica, in ragione dell’influenza del pisano
Italia è Roma, la città dei papi, che assume il Galileo Galilei, che nel 1610 qui pubblica il Si-
ruolo di capitale del Barocco europeo non so- dereus Nuncius.
lamente per i capolavori dell’arte e dell’archi- Nella Napoli spagnola, in ambito aristocrati-
tettura che i maggiori artisti dell’epoca lascia- co si coltiva un gusto letterario vicino al gon-
no nel tessuto cittadino, ma anche perché è il gorismo iberico e al barocco di Giambattista
cuore della Riforma cattolica lanciata dal con- Marino, mentre convive con esso negli am-
cilio tridentino. Motore della controriforma bienti colti il gusto per la letteratura popolare
antiluterana è la Compagnia di Gesù fondata e sperimentale che si esprime arditamente in
da Ignazio Loyola e riconosciuta da Paolo III vernacolo, come in Giovan Battista Basile
nel 1540. Loyola esorta i confratelli a creare (1575-1632), con le sue novelle, e Giulio Cesa-
scuole, collegi e seminari cattolici in Italia e in re Cortese (1575 ca. – 1625), con i suoi versi.
tutta Europa, mettendo così la cultura al pri- Autonoma rispetto alle linee politico-cultura-
mo posto nell’evangelizzazione e nella nuova li della Roma della controriforma e dell’influen-
catechizzazione cristiana. Inoltre i ricchi e col- za spagnola predominante è la Repubblica di
ti Gesuiti divengono fautori di un’arte che Venezia, che per questo diviene un punto di
serva agli scopi di edificazione e della diffu- riferimento per la cultura del dissenso. Non a
sione della parola divina, contribuendo così, caso Padova offre infatti lavoro e protezione a
come committenti, alla diffusione dell’arte Galileo (1564-1642) nella propria Università e
barocca anche nei dipinti e nell’architettura le autorità della Serenissima, sostenute da
ecclesiastica. Paolo Sarpi (1552-1623), aprono il contrasto
Esempio tipico di tale politica culturale è an- giurisdizionale con il papa sul processo agli ec-
che la Milano dei Borromeo: Carlo, nipote di clesiastici. Non bisogna poi dimenticare che
papa Pio IV, lascia la corte di Roma per realizza- Venezia, con le sue tipografie, produce la metà
re gli ideali del concilio di Trento nella sua dio- delle opere edite in Italia e che in essa fioriran-
cesi di Milano e vi promuove il rinnovamento no, verso la metà del Seicento, due nuove e
artistico, la fondazione di Brera, la costruzione importanti forme d’arte come il melodramma
di nuove numerose chiese barocche; il nipote e la commedia dell’arte.
Federico (1564-1631), successogli sulla catte-
dra milanese, oltre a fondare la Biblioteca Am-
brosiana – con la pinacoteca e l’Accademia –, è IL RUOLO DELLA CHIESA
letterato e storiografo. A Torino, il cattolico
Carlo Emanuele I di Savoia diventa mecenate Negli ultimi anni del XVI secolo e nella prima
dei poeti Alessandro Tassoni (1565-1635) e parte del XVII, la Chiesa post-tridentina (ossia
Giambattista Marino (1569-1625). del periodo che segue il Concilio di Trento)

Focus LE ACCADEMIE
La parola accademia deriva dal greco e il suo etimo trae origine da un luogo vicino ad Atene dove si riuni-
vano Platone e altri filosofi. Le accademie si sviluppano poi nell’Italia quattrocentesca e rinascimentale.
Data la flessibilità del concetto di accademia – in quanto libera associazione di uomini di cultura – esse si
diffondono in tutta Europa particolarmente nel Seicento, come circoli di intellettuali, letterati e studiosi che
confrontano idee e programmi culturali in ambiti diversi. In particolare assumono grande rilevanza le accade-
mie a carattere scientifico: l’Accademia dei Lincei – di cui fa parte Galileo Galilei – viene fondata a Roma
nel 1603 ed esiste ancora oggi; l’Accademia del Cimento viene fondata a Firenze nel 1657, è operativa per
un decennio e raccoglie scienziati, matematici e medici come Marcello Malpighi (1627-1694) e Francesco
Redi (1626-1698).
Numerose sono anche le accademie letterarie. A Roma nel 1690 viene fondata l’Accademia dell’Arcadia,
che darà un contributo al sorgere di quel movimento letterario che, aprendo nuovi orizzonti, supererà il Ba-
rocco; a Firenze nasce l’Accademia della Crusca, nel 1583, con l’obiettivo di realizzare un dizionario della
lingua italiana per diffondere a livello nazionale il fiorentino; a Napoli viene fondata nel 1611 l’Accademia
degli Oziosi che sostiene la poetica del marinismo barocco. Altre importanti accademie sorgono a Venezia
(Accademia degli Incogniti, 1630-1660), a Genova (Accademia degli Addormentati, 1587) e a Lecce (Acca-
demia dei Trasformati,1559).

30 CAP. 1 - IL SEICENTO – CULTURA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


elabora un nuovo impianto dottrinale all’inter- che scritti di grandi autori come Machiavelli;

CULTURA
no del quale devono operare intellettuali, arti- viene inoltre instaurata una severa vigilanza sul-
sti e scrittori del Seicento. le nuove pubblicazioni, in collaborazione con
Il ruolo della Chiesa in campo culturale è l’Inquisizione. Molti libri giudicati eretici sono
quello di contrastare l’affermarsi del libero bruciati, e nell’elenco, progressivamente am-
pensiero al proprio interno, di opporsi alle idee pliato, vengono a fine secolo inclusi anche scrit-
condannate dal Concilio di Trento e, soprattut- ti di autori precedentemente ammirati nel mon-
to, alla tendenza, tipica di molti intellettuali e do cattolico, come il filosofo Bernardino Tele-
scrittori rinascimentali, a intraprendere la carrie- sio. Tipico esempio della nuova realtà in cui si
ra ecclesiastica principalmente per ricavarne apre il Seicento, e che durerà per decenni, è la
benefici, in assenza di una vera vocazione. vicenda che interessa la teoria copernicana,
In quest’epoca, dure sono le misure di carat- apertamente perseguitata in occasione della
tere repressivo in ambito cattolico, rispecchiate sua ripresa da parte di Galileo Galilei: in un di-
da analoghe misure prese nei Paesi protestanti: verso contesto, il polacco Copernico aveva in-
in particolare, già dal 1542, viene riorganizzato vece potuto esporla in un suo scritto – il Com-
e rinforzato dal papa Paolo III, sotto il controllo mentariolus – inviato al papa, intorno al 1500,
della Congregazione cardinalizia del Santo Uffi- ottenendo lusinghieri apprezzamenti da alte
zio, il sistema medievale dei Tribunali dell’In- autorità ecclesiastiche e non incontrando co-
quisizione; tale sistema ha l’incarico di indaga- munque, a quel tempo, violente opposizioni.
re e processare non credenti, protestanti, so- La svolta post-tridentina verso la rigida affer-
spetti eretici e, in assenza di abiura, di procede- mazione della necessità dell’obbedienza al-
re contro di loro consegnandoli al braccio seco- l’autorità della Chiesa cattolica incontra co-
lare, che infligge le pene corporali. Vittime del- munque importanti resistenze in ambito cul-
l’Inquisizione sono soprattutto intellettuali, filo- turale e perfino ecclesiastico: l’esempio più
sofi, scrittori, scienziati. Viene inoltre istituito, rilevante è quello del frate servita veneziano
nel 1559, l’Indice dei libri proibiti, elenco di Paolo Sarpi, che in ambito storiografico ana-
opere ritenute incompatibili con i princìpi reli- lizza in modo tutt’altro che favorevole lo stes-
giosi e morali cattolici e che non risparmia an- so Concilio di Trento.

La Illiade del secol nostro Paolo Sarpi


Presentiamo qui di seguito la pagina introduttiva del libro I della Istoria del Concilio tridentino, in cui l’auto-
re dichiara le motivazioni, i propositi e alcuni presupposti di metodo della propria opera. In particolare, il ser-
vita veneziano Paolo Sarpi (1552-1623) spiega le ragioni che lo hanno spinto a scrivere una monografia sul
Concilio di Trento e anticipa un giudizio complessivo, apertamente critico, sui risultati del Concilio stesso, del
tutto contrari alle aspettative. Esso, a suo avviso, ha prodotto la divisione della cristianità e non ha rinnovato
la Chiesa, ma ulteriormente potenziato la sua struttura gerarchica e centralizzata. Sarpi, che conobbe Giorda-
no Bruno e Galileo Galilei, nel 1607 subì un attentato e fu scomunicato per le idee e le posizioni sostenute.

Il proponimento mio è di scrivere l’istoria del concilio tridentino, imperò che1, quantonque molti
celebri istorici del secol nostro nelli loro scritti abbiano toccato qualche particolar successo in quel-
lo2, e Gioanni Sleidano3 diligentissimo auttore abbia con esquisita diligenzia narrato le cause ante-
cedenti4, nondimeno, quando bene5 fossero tutti6 raccolti insieme, non si componerebbe un’intiera
narrazione7.
Io immediate che8 ebbi gusto delle cose umane, fui preso da gran curiosità di saperne l’intiero9, et
oltre l’aver letto con diligenzia quello che trovai scritto, e li publici documenti usciti in stampa o di-

1. imperò che: poiché. 4. le cause antecedenti: gli avvenimenti che portarono al-
2. toccato… in quello: accennato a qualche avvenimento la convocazione del Concilio.
particolare di esso (successo in quello). 5. quando bene: quand’anche, anche se.
3. Gioanni Sleidano: Johann Philippson (detto Sleidano 6. tutti: tutti gli scritti dei suddetti autori.
dalla città di Sleiden, presso Colonia, dove nacque nel 7. intiera narrazione: lo scopo di Sarpi è dunque quello
1506), ambasciatore protestante a Trento, scrisse un’opera di scrivere una storia complessiva del Concilio, che superi
fondamentale sulle vicende dell’Impero e della Riforma fra le storie parziali fin qui realizzate.
il 1515 e il 1555 (Commentarii de statu religionis et rei pu- 8. immediate che: non appena.
blicae, in 26 libri), con ampi riferimenti anche al Concilio di 9. saperne l’intiero: conoscerle a fondo, nella loro inte-
Trento. rezza.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO – CULTURA 31


CULTURA

vulgati a penna10, mi diedi a ricercare nelle reliquie de’ scritti11 delli prelati et altri in concilio inter-
venuti, le memorie da loro lasciate, e li voti, cioè pareri detti in publico, conservati dalli auttori pro-
pri o da altri, e le lettere d’avisi12 da quella città scritte, non tralasciando fatica o diligenzia, onde ho
avuto grazia di veder sino qualche registri intieri di note e lettere di persone che ebbero gran parte
in quei maneggi. Ora avendo tante cose raccolte, che mi possono somministrar assai abbondante
materia per narrazione del progresso13, vengo in risoluzione di ordinarla14.
Raccontarò le cause e li maneggi d’una convocazione ecclesiastica, nel corso di 22 anni15, per diver-
si fini e con vari mezi, da chi procaciata e sollecitata, da chi impedita e differrita, e per altri anni 1816
ora adunata, ora disciolta, sempre celebrata con vari fini, e che ha sortito forma e compimento17 tut-
to contrario al dissegno di chi l’ha procurata et al timore di chi con ogni studio l’ha disturbata: chia-
ro documento per18 rasignare li pensieri in Dio19, e non fidarsi della prudenza umana.
Imperò che questo concilio, desiderato e procurato dagl’uomini pii per riunire la Chiesa, che prin-
cipiava a dividersi, per contrario ha così stabilito lo scisma20 et ostinate le parti21, che ha fatto le di-
scordie irreconciliabili; e maneggiato dai principi22 per riforma dell’ordine ecclesiastico ha causato
la maggior disformazione23 che sia mai stata doppo che il nome cristiano si ode, e dalli vescovi ado-
perato per racquistar l’auttorità episcopale, passata in gran parte nel solo pontefice romano, gliel’ha
fatta perder tutta intiera mente, et interessati loro stessi nella propria servitù24; ma temuto e sfugito
dalla corte di Roma come efficace mezo per moderare l’essorbitante potenza da piccioli principii
pervenuta con vari progressi ad un eccesso illimitato, gliel’ha talmente stabilita e confermata sopra
la parte restatagli soggietta, che mai fu tanta né così ben radicata25.
Sì che non sarà inconveniente26 chiamarlo la Illiade del secol nostro27, nella esplicazione28 della
quale seguirò drittamente la verità non essendo posseduto da passione che mi possi far deviare: e
chi mi osserverà in alcuni tempi abbondare, in altri andar ristretto29, si raccordi30 che non i campi
tutti sono di ugual fertilità, né tutti li grani meritano d’esser conservati, e di quelli che il mietitore
vorrebbe tenir conto, qualche spica anco sfugge la presa della mano o il filo della falce, così com-
portando la condizione d’ogni mietitura, che resti anco parte per rispigolare31.
da Opere, a cura di G. e L. Cozzi, Ricciardi, Milano-Napoli, 1969

10. divulgati a penna: manoscritti. 21. ostinate le parti: rese più ostili le due parti (cattolici e
11. reliquie de’ scritti: quello che restava degli scritti dei protestanti), l’una all’altra.
prelati. 22. maneggiato dai principi: strumentalizzato dai sovra-
12. lettere d’avisi: lettere ufficiali, resoconti degli osserva- ni, ossia dal potere civile, che volle ingerirsi nelle questioni
tori del Concilio. religiose.
13. narrazione del progresso: la narrazione dello svol- 23. disformazione: deformazione, disordine.
gersi degli eventi. 24. et interessati… servitù: riducendo cioè i vescovi a
14. vengo… ordinarla: mi accingo a esporla con ordine. maggior servitù nei riguardi del papa.
15. nel corso di 22 anni: dal 1523 al 1545, anno dell’effet- 25. ma temuto… ben radicata: il senso complessivo di
tiva convocazione del Concilio. In questi anni il problema questo periodo è che il Concilio, temuto a Roma per le sue
della divisione della Chiesa imponeva la convocazione di intenzioni di limitare il potere papale, in realtà lo ha ulte-
un concilio; altri eminenti prelati erano invece di parere riormente rafforzato, naturalmente nelle aree di influenza
contrario e la differivano indefinitamente (come si dice su- cattolica (la parte restatagli soggietta).
bito dopo: da chi impedita e differita). 26. inconveniente: sconveniente, inopportuno.
16. per altri anni 18: sono gli anni in cui si svolge il Con- 27. Illiade del secol nostro: per la sua lunghezza, l’impre-
cilio, dal 1545 al 1563. Nel passo si allude alla scarsa conti- vedibilità del suo esito, la violenza dei contrasti.
nuità nel tempo che ebbe il Concilio, sospeso e ripreso più 28. esplicazione: esposizione.
volte. 29. in alcuni… ristretto: in alcuni momenti abbondare
17. ha sortito… compimento: ha avuto natura e risultato. nell’esposizione, in altri essere più sintetico.
18. documento per: testimonianza, esempio che insegna. 30. raccordi: ricordi.
19. rasignare… in Dio: rimettersi con rassegnazione alla 31. spica… rispigolare: la metafora si basa sulla mietitura:
volontà di Dio. anche in un campo già mietuto restano spighe da racco-
20. stabilito lo scisma: reso insanabile lo scisma fra catto- gliere; perciò, anche in una materia già trattata restano ar-
lici e protestanti. gomenti da approfondire.

Comprensione
1. Quale obiettivo enuncia Paolo Sarpi nell’introduzione della sua opera?
2. Quali sono le fonti che l’autore dice di avere usato per scrivere la sua opera?
3. Per quali aspetti Sarpi definisce il Concilio di Trento l’Iliade del suo tempo?

32 CAP. 1 - IL SEICENTO – CULTURA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA state praticate e descritte in due modi diversi:

CULTURA
o mediante l’elaborazione teorica di princìpi
Il Seicento è chiamato il secolo della rivolu- primi della realtà da cui dedurre la spiegazione
zione scientifica: in questo periodo, infatti, dei fenomeni naturali, oppure mediante la de-
viene superata la concezione creazionistica o scrizione puntuale di un settore specifico della
magica della natura, sopravvissuta fino all’e- natura per ricavarne delle regole pratiche di
poca rinascimentale, e si approfondisce, inve- azione. Nel primo caso la preminenza era data
ce, l’interesse verso la vita naturale e i mecca- al ragionamento e alla riflessione; nel secondo
nismi che regolano il mondo fisico. all’intuizione, all’ingegno e alla creatività. La
Se a livello teorico questo cambiamento era nuova scienza nasce per la scoperta di un
stato preparato da Copernico con la teoria metodo conoscitivo che integra l’elaborazio-
eliocentrica dell’universo, da Francesco Baco- ne teorica con l’osservazione dei fatti: è que-
ne con il rifiuto del metodo deduttivo, da Car- sta la caratteristica del nuovo metodo galileia-
tesio con il razionalismo e la geometria analiti- no. I risultati dell’indagine sono nello stesso
ca, a livello pratico appaiono in questo secolo tempo teorie razionali, in quanto basate sul lin-
numerose innovazioni tecnologiche che gli guaggio della matematica, ma sono anche le-
danno un notevole impulso, tra cui l’invenzio- gate strettamente all’esperienza concreta, in
ne del microscopio (alla fine del Cinquecento) quanto si afferma che esse devono risultare ve-
e del cannocchiale (perfezionato da Galileo rificabili con l’esperimento.
Galilei), la scoperta dei batteri (Antoni van La nuova conoscenza scientifica, la cui og-
Leeuwenhoek), della circolazione del sangue gettività è garantita dalla logica e dall’accordo
(Marcello Malpighi), l’introduzione del calcolo con l’osservazione, risulta anche estremamen-
logaritmico (John Napier). te dinamica, poiché cerca sempre nuovi con-
I fattori principali che determinano la nascita fronti con i fatti e nuove estensioni in settori
della scienza moderna sono dunque l’interes- prima non esaminati: la scienza è intesa come
se preminente riservato dai filosofi al proble- un processo di continue interrogazioni sulla
ma della natura, la collaborazione instauratasi natura poste dalla ragione e di continui tenta-
tra tecnici e scienziati, i successi conseguiti nei tivi di interpretare il senso delle risposte otte-
vari campi specifici della scienza, l’esame dei nute con l’esperimento.
risultati dell’osservazione e della pratica sle- Al di là dei dibattiti, ancora in corso, sull’im-
gato da ogni preclusione ideologica. portanza e sui limiti della scienza, questo nuo-
Ma la nascita vera e propria della scienza vo metodo di conoscenza apparso nel Seicen-
moderna è dovuta soprattutto alla convinzione to rimane indiscutibilmente uno dei patrimoni
che si afferma fra gli scienziati, a partire dal più preziosi raggiunti dalla civiltà moderna. Il
Seicento, di aver trovato l’unico modo corretto punto di partenza di tale metodo è la defini-
di studiare la natura attraverso un nuovo me- zione che ne dà, nelle sue opere, Galileo Gali-
todo conoscitivo. L’indagine e la conoscenza lei: la scienza è infatti ancora oggi definita
della natura prima del Seicento erano sempre “galileiana”.

I due cannocchiali con cui Galileo scoprì


Microscopio di tipo galileiano. i quattro satelliti maggiori di Giove.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO – CULTURA 33


CULTURA

Il libro dell’universo e la sua lingua Galileo Galilei


In questo breve ma celebre passo del Saggiatore Galilei, polemizzando con il gesuita Orazio Grassi – il cui
pseudonimo è Sarsi – condensa tre punti essenziali del proprio pensiero che saranno alla base della nasci-
ta della scienza moderna nel Seicento: il rifiuto del principio di autorità, la distinzione tra opere di scienza
e opere di immaginazione, l’affermazione che la matematica è il linguaggio dell’universo.

Parmi, oltre a ciò, di scorgere nel Sarsi1 ferma credenza, che nel filosofare2 sia necessario appog-
giarsi all’opinioni di qualche celebre autore, sì che la mente nostra, quando non si maritasse col di-
scorso d’un altro, ne dovesse in tutto rimanere sterile ed infeconda3; e forse stima che la filosofia sia
un libro e una fantasia d’un uomo, come l’Iliade e l’Orlando furioso, libri ne’ quali la meno impor-
tante cosa è che quello che vi è scritto sia vero. Signor Sarsi, la cosa non istà così. La filosofia è scrit-
ta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’univer-
so), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’
quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure
geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola4; senza questi è un
aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.
da Opere, a cura di F. Flora, Ricciardi, Milano-Napoli, 1953

1. Sarsi: pseudonimo del padre gesuita Orazio Grassi 3. maritasse... sterile ed infeconda: attraverso la metafo-
(1590-1654), autore della Libra astronomica ac philosophica ra dell’accoppiamento e del parto, Galilei espone l’idea di
(“Bilancia astronomica e filosofica”), in polemica con il Di- Sarsi, secondo cui lo sviluppo di ogni ragionamento è su-
scorso delle comete di Mario Guiducci, discepolo di Galilei. bordinato alla sua “unione” con una celebre autorità.
2. filosofare: ragionare. 4. parola: significato.

Comprensione
1. Quali sono le opinioni che Galilei attribuisce al gesuita Orazio Grassi?
2. Che cosa intende Galilei per filosofia?
3. Quale definizione dà Galilei della matematica?

IL SEICENTO

• Forte crisi, che provoca carestie e pestilenze.


ECONOMIA • Sviluppo dell’area atlantica (Olanda, Inghilterra e Francia) e decadenza di
quella mediterranea (Spagna e Italia).

• Prevalenza della monarchia assoluta.


POLITICA
• Nascita della monarchia costituzionale in Inghilterra.

• Conflitti causati dall’intolleranza religiosa.


RELIGIONE
• Azione repressiva della Chiesa cattolica post-tridentina.

• Nascita della scienza moderna grazie alle teorie di Keplero e Galileo.


SCIENZA

• Riflessioni sul problema della conoscenza, da cui deriva un rigoroso ra-


FILOSOFIA
zionalismo.

34 CAP. 1 - IL SEICENTO – CULTURA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


LETTERATURA

LETTERATURA
ICARATTERI DEL BAROCCO precarietà dell’esistenza umana che – come
LETTERARIO la rappresentazione teatrale e la metafora, por-
tata a sviluppi vertiginosi – consiste e si traduce
Lo scrittore neoclassico Francesco Milizia in inganni, finzioni, parvenze che invano l’intel-
(1725-1798) e molti suoi contemporanei ritengo- letto cerca di definire e di controllare.
no il Barocco nettamente contrapposto al classi- Come tutta l’arte del secolo, la letteratura e la
cismo e lo definiscono degenere in quanto esso poesia barocca interpretano insomma, nel bene
implica l’abbandono dell’idea rinascimentale del- e nel male, le caratteristiche dell’età, contraddi-
l’arte come rappresentazione armoniosa della stinta dalla crisi della visione rinascimentale
realtà basata sull’imitazione dei classici. Il Barocco del mondo e dalla pur confusa consapevolezza
infatti si oppone, in nome della novità, a un con- della fine di un’epoca. Sul piano dei temi e dei
solidato sistema di rapporti di proporzione e di contenuti, a differenza di quanto accade per il
equilibrio e afferma un rapporto con il pubblico classicismo, la letteratura barocca si apre agli
mirante soprattutto a suscitare emozioni, a libe- oggetti più eterogenei: dall’immenso al minu-
rare l’immaginazione al punto da deformare la scolo, dal bello, inteso soprattutto come spetta-
realtà nella direzione del bizzarro, dello spetta- colare, grandioso o affascinante, all’irregolare e
colare, del sorprendente, facendo uso fino all’e- al mostruoso, dal sensuale al mistico o al lugu-
sagerazione del virtuosismo dell’abilità tecnica. bre, con potenti chiaroscuri e contraddizioni
Importanti studiosi e critici letterari del No- che riflettono un periodo insieme edonistico e
vecento – da Luciano Anceschi a Carlo Calca- angosciato, in cui un mondo è tramontato ma
terra e a Giovanni Getto –, dopo secoli di giu- ancora non si è affermata una nuova visione
dizi negativi e condanne, rivalutano decisa- della realtà. La principale novità è rappresenta-
mente l’arte barocca, cogliendo in essa il se- ta dall’abbandono dell’imitazione dei classici
gno dello stupore e dell’inquietudine dell’uo- e dalla ricerca, soprattutto a livello formale, di
mo che perde le proprie certezze e scopre di nuovi modi di espressione che trovano nella
non abitare al centro dell’universo, ma su un centralità della metafora il loro strumento privi-
minuscolo pianeta sperduto nell’infinito. Alle legiato. L’importanza determinante della me-
radici del Barocco starebbe perciò la presa di tafora viene ribadita, oltre che dai letterati, dai
coscienza dell’instabilità del reale e dell’incer- trattatisti dell’epoca, fra i quali si distingue il ge-
tezza di tutte le cose e la consapevolezza della suita torinese Emanuele Tesauro.

Pietro da Cortona, Trionfo della Divina Provvidenza, 1633-1639. Roma, Palazzo Barberini.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA 35


LETTERATURA

La metafora nell’arte barocca Emanuele Tesauro


Parlando della metafora come massima manifestazione dell’ingegno e dell’effetto di meraviglia e di diletto
che essa è in grado di produrre, il gesuita torinese Emanuele Tesauro (1592-1675), massimo teorico della
letteratura barocca in Italia, fissa, in questo brano tratto da Il canocchiale aristotelico, i princìpi fondamen-
tali dell’estetica barocca e delinea i caratteri salienti della letteratura seicentesca.
Già posta da Aristotele al vertice delle figure retoriche, la metafora è per Tesauro lo strumento di conoscen-
za per antonomasia, grazie al quale si possono rivelare i molteplici e misteriosi aspetti del reale; ma è an-
che una suprema forma del linguaggio, capace di creare mirabili espressioni artistiche, nella poesia come
nella pittura, nella scultura, nell’architettura, in un quadro di perfetta integrazione fra le arti.

Ed eccoci alla fin pervenuti grado per grado al più alto colmo delle figure ingegnose, a paragon del-
le quali tutte le altre figure fin qui recitate perdono il pregio, essendo la metafora il più ingegnoso e
acuto, il più pellegrino e mirabile, il più gioviale e giovevole, il più facondo e fecondo parto dell’u-
mano intelletto1. Ingegnosissimo veramente, però che, se l’ingegno consiste (come dicemmo) nel li-
gare insieme le remote e separate nozioni degli propositi obietti, questo appunto è l’officio della
metafora, e non di alcun’altra figura: perciò che, traendo la mente, non men che la parola, da un ge-
nere all’altro, esprime un concetto per mezzo di un altro molto diverso, trovando in cose dissimi-
glianti la simiglianza2. Onde conchiude il nostro autore che il fabricar metafore sia fatica di un per-
spicace e agilissimo ingegno3. E per consequente ch’è fra le figure la più acuta: però che l’altre qua-
si grammaticalmente si formano e si fermano nella superficie del vocabulo, ma questa riflessiva-
mente penetra e investiga le più astruse nozioni per accoppiarle; e dove quelle vestono i concetti di
parole, questa veste le parole medesime di concetti4.
Quinci ell’è di tutte l’altre la più pellegrina per la novità dell’ingegnoso accoppiamento: senza la
qual novità l’ingegno perde la sua gloria e la metafora la sua forza5. Onde ci avisa il nostro autore
che la sola metafora vuol essere da noi partorita, e non altronde, quasi supposito parto, cercata in
prestito6. E di qui nasce la maraviglia, mentre che l’animo dell’uditore, dalla novità soprafatto, con-
sidera l’acutezza dell’ingegno rappresentante e la inaspettata imagine dell’obietto rappresentato7.
Che s’ella è tanto ammirabile, altretanto gioviale e dilettevole convien che sia: però che dalla mara-
viglia nasce il diletto, come da’ repentini cambiamenti delle scene e da’ mai più veduti spettacoli tu
sperimenti8. Che se il diletto recatoci dalle retoriche figure procede (come ci ’nsegna il nostro auto-
re) da quella cupidità delle menti umane d’imparar cose nuove senza fatica e molte cose in piccol
volume, certamente più dilettevole di tutte l’altre ingegnose figure sarà la metafora che, portando a

1. eccoci... intelletto: eccoci infine giunti, passo dopo altre si formano quasi meccanicamente e si fermano alla
passo, al punto più alto delle figure d’abilità letteraria (in- superficie delle parole, mentre essa penetra di riflesso e
gegnose), in confronto alle quali tutte le altre fin qui espo- cerca le più lontane idee per accostarle tra di loro, e, come
ste (recitate) sono inferiori, poiché la metafora è la creazio- le idee rivestono i pensieri di parole, così la metafora rive-
ne (il parto) più ingegnosa, acuta, nuova (dal latino pere- ste le parole stesse di immagini mentali.
grinum), meravigliosa, amabile e utile, eloquente e creati- 5. ell’è... forza: essa è la più preziosa figura per l’origina-
va dell’intelletto umano. lità dell’accostamento; senza questa qualità, l’ingegno per-
2. Ingegnosissimo... simiglianza: la metafora è figura di de il suo pregio e la metafora la sua forza poetica.
abilità in quanto (però che) il suo ruolo (officio) è quello, 6. sola metafora... prestito: ancora Aristotele afferma
proprio dell’abilità letteraria (ingegno), di unire idee o rap- che la metafora deve essere creata da noi e non essere
presentazioni mentali (nozioni) lontane tra loro (separate) presa a prestito altrove, come un parto frutto dell’ingegno
di oggetti che abbiamo dinanzi a noi (propositi), per il fatto altrui.
che (perciò che), portando la mente e anche (non men che) 7. di qui nasce... rappresentato: lo stupore nasce dal fat-
la parola da un piano all’altro del significato (da un genere to che chi ascolta viene sorpreso dall’originalità e com-
all’altro), essa esprime un concetto per mezzo di un altro prende l’acutezza dell’ingegno metaforico nell’immagine
molto diverso, trovando una somiglianza tra cose diverse. inaspettata evocata dall’accostamento descritto (obietto ra-
3. Onde... ingegno: per cui Aristotele (il nostro autore), presentato).
che parla di metafora nelle pagine della Retorica, conclude 8. s’ella... sperimenti: così com’è sorprendente, occorre
che l’inventare metafore è il lavoro di un’abilità penetrante che la metafora sia anche bella e gradevole, poiché il pia-
e rapidissima. cere nasce dalla meraviglia, come si sperimenta quando le
4. per consequente... concetti: ne consegue che la me- immagini cambiano improvvisamente, e negli spettacoli
tafora è la più importante delle figure, poiché (però che) le mai visti prima.

36 CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


LETTERATURA
volo la nostra mente da un genere all’altro, ci fa travedere in una sola parola più di un obietto9. Per-
ciò che se tu di’: Prata amoena sunt altro non mi rappresenti che il verdeggiar de’ prati; ma se tu di-
rai: Prata rident tu mi farai (come dissi) veder la terra essere un uomo animato, il prato esser la fac-
cia, l’amenità il riso lieto10. Talché in una paroletta transpaiono tutte queste nozioni di generi diffe-
renti: terra, prato, amenità, uomo, anima, riso, letizia11. E reciprocamente con veloce tragitto osser-
vo nella faccia umana le nozioni de’ prati e tutte le proporzioni che passano fra queste e quelle, da
me altra volta non osservate12. E questo è quel veloce e facile insegnamento da cui ci nasce il dilet-
to, parendo alla mente di chi ode vedere in un vocabulo solo un pien teatro di meraviglie13.
Né men giovevole a’ dicitori che dilettevole agli uditori è la metafora14. Sì, perch’ella spesse fiate,
providamente sovviene alla mendicità della lingua e, ove manchi vocabulo proprio, supplisce ne-
cessariamente il translato: come se tu volessi dir co’ vocabuli propri vites gemmant e sol lucem spar-
git, tu non sapresti15. Onde ben avvisò Cicerone, le metafore simigliare alle vesti, che, ritrovate di
necessità, servono ancor di gala e di ornamento16.
da Trattatisti e narratori del Seicento, a cura di E. Raimondi, Einaudi, Torino, 1978

9. Che se... obietto: se il piacere derivatoci dalle figure umano le immagini dei prati, e tutte le similitudini che ci
retoriche proviene, come dice Aristotele, dal desiderio sono tra i prati e i volti che non avevo mai visto prima.
(cupidità) della mente umana di imparare nuove cose fa- 13. questo... meraviglie: questo è appunto quel modo ra-
cilmente e molte cose concentrate (in piccol volume), cer- pido e facile di imparare da cui nasce il piacere, poiché al-
tamente la metafora, che ci fa immaginare con una sola la mente dell’ascoltatore sembra di scorgere in una sola pa-
parola tante cose facendo volare la nostra mente da un rola un teatro pieno di meraviglie.
oggetto all’altro, sarà la più piacevole di tutte le figure del- 14. Né men... metafora: la metafora è d’aiuto a chi rac-
l’abilità retorica. conta come è piacevole a chi ascolta.
10. Prata... lieto: per cui, se si dice “i prati sono belli” 15. perch’ella... sapresti: poiché la metafora, spesso, soc-
(prata amoena sunt, in latino), non si immagina altro che il corre alla povertà della lingua e, dove manca una parola
verde dei prati; ma se si dice “i prati ridono” (prata rident, precisa, supplisce con una provvidenziale sostituzione: co-
in latino), immaginiamo la terra come un essere umano in me se tu volessi tradurre in termini esatti “le viti gemmano”
cui il prato è il viso e la bellezza il ridere contento. o “il sole sparge la luce” (vites gemmant e sol lucem spargit
11. Talché... letizia: perciò, da una sola espressione, sono espressioni latine) e non sapessi come fare.
emergono tutte queste rappresentazioni di diverso genere: 16. ben... ornamento: per cui Cicerone (I sec. a.C.) os-
terra, prato, gradevolezza, uomo, anima, riso, allegria. servò correttamente che le metafore assomigliano a quegli
12. reciprocamente... osservate: e d’altra parte, con pas- abiti che, messi per necessità, servono anche come elegan-
saggio mentale veloce, mi rendo conto di vedere nel viso te ornamento.

Comprensione
1. Qual è, secondo Tesauro, il ruolo dell’ingegno nella costruzione della metafora e nell’estetica barocca?
2. Come l’autore definisce la metafora?
3. Perché, a giudizio dello scrittore, la metafora genera meraviglia e diletto?

La lirica in Europa musicale e dalle agudezas (“arguzie”), ingegno-


si giochi di parole che rivelano uno spiccato in-
In Spagna il gusto barocco si ritrova nel cosid- teresse per il livello linguistico e formale del te-
detto Gongorismo, tendenza che deriva dal no- sto e che si possono paragonare all’amore per il
me del poeta spagnolo Luis de Góngora y Ar- dettaglio prezioso che contraddistingue l’archi-
gote (1561-1627), i cui versi sono caratterizzati tettura e l’arte figurativa del tempo. In Góngora
da una sovrabbondanza di metafore e di figu- si intravede una vera e propria rifondazione del-
re retoriche, da un sapiente senso ritmico e la poesia, che rompe i legami con la tradizione

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA 37


classicista tardo-rinascimentale e pone alla base quale trova espressione la religiosità prote-
LETTERATURA

dei poemi dell’autore, ma più ancora delle rac- stante britannica dell’epoca attraverso il melo-
colte di liriche – fra le quali emergono le Soleda- dioso e duttile blank verse, un decasillabo non
des (“Solitudini”) e i Sonetti – la trasformazione rimato che diverrà il verso della poesia epica
della visione del mondo attraverso la metafora, anglosassone.
la ricerca di una raffinata manipolazione della
lingua attraverso il frequente ricorso a elementi
mitologici e latineggianti e un sapiente uso del- LA GRANDE STAGIONE DEL TEATRO
le parole e dei suoni per ottenere effetti ritmi- EUROPEO
co-musicali prevalenti sul contenuto informati-
vo, che spesso rappresenta solo un esile filo Straordinario interesse suscita, nell’Europa
conduttore. La poesia di Góngora, a lungo av- del Seicento, il teatro.
versata nei secoli successivi, è stata rivalutata da William Shakespeare (1564-1616), autore di
alcuni importanti poeti simbolisti ed ermetici tra valore universale, intriso anche di spirito baroc-
Ottocento e Novecento, da Paul Verlaine a co, è senza dubbio il gigante dell’epoca che
Rubén Darío fino a Giuseppe Ungaretti, appas- domina ancora oggi il genere teatrale. In Inghil-
sionato traduttore del poeta seicentesco. terra si sviluppa la grande stagione del teatro
In Francia la lirica barocca si manifesta soprat- elisabettiano che, oltre a Shakespeare, esprime
tutto nei circoli letterari dei salotti aristocratici – altri grandi autori come Christopher Marlowe
in particolare, della marchesa di Rambouillet – (1564-1595). In Francia fioriscono i tragedio-
con poeti come Vincent Voiture (1597-1648); in grafi Pierre Corneille (1606-1684) e Jean Raci-
Inghilterra con l’Eufuismo, maniera adottata ne (1639-1699), che hanno tuttavia un’impronta
dai continuatori dello scrittore John Lyly (1554- decisamente classicista, e il commediografo
1606), autore del romanzo Euphues, scritto in Jean-Baptiste Poquelin detto Molière (1622-
stile ricercato e artificioso. Non priva di influssi 1673). Per la Spagna il Seicento è detto siglo
barocchi è anche la poesia inglese detta meta- de oro (“secolo d’oro”), grazie a drammaturghi
fisica, il cui caposcuola è il poeta e teologo come Pedro Calderón de la Barca (1600-
John Donne (1572-1631), nei cui testi si tratta 1681), Félix Lope de Vega Carpio (1562-1635)
soprattutto del conflitto fra sensualità e spiritua- e Tirso de Molina (1584-1648).
lità religiosa; anche nei sonetti di William
Shakespeare si rinvengono elementi barocchi. Tragedia, commedia dell’arte
La contraddittorietà del Seicento europeo si e melodramma in Italia
riflette inoltre nei suoi capolavori letterari: du- In Italia la produzione tragica prosegue, in-
rante il secolo, infatti, compaiono opere assai vece, sulla via tracciata dal secondo Cinque-
lontane dallo stile barocco. Fra esse va ricor- cento, che rispetta rigidamente le regole ari-
dato, in particolare, il Paradiso perduto, poe- stoteliche e considera principale punto di rife-
ma dell’inglese John Milton (1608-1674), nel rimento il modello del latino Seneca, incon-

Caravaggio, I bari, 1594-1595. Fort Worth (Texas), Kimbell Art Museum.

38 CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


trandosi con l’estetica della Controriforma in 1625), il cui stile sarà tanto imitato che, per

LETTERATURA
opere di contenuto religioso e morale. Altra tutto il XVII secolo, si parlerà di Marinismo per
tematica assai frequente (in particolare nelle indicare una concezione poetica che, come ha
grandi tragedie di Shakespeare) è il dramma scritto l’autore stesso, ha come fine la maravi-
determinato dalla ragione di Stato, ossia il glia: si propone cioè – analogamente al Gon-
conflitto suscitato, in sovrani e principi, fra le gorismo spagnolo – di stupire il lettore con
umane passioni e il senso del dovere. raffinate arguzie e con un ricco gioco di figu-
Anche la commedia sopravvive, nel corso re retoriche, in cui dominano le metafore, e di
del secolo, in forme ripetitive. L’autore che più ritorni sonori ottenuti attraverso rime, allitte-
merita di essere ricordato è Michelangelo razioni, assonanze e altre tecniche.
Buonarroti il Giovane, nipote del grande arti- Già alla fine del Cinquecento in Italia si affer-
sta; più interessanti e riuscite sono le opere in ma il concetto secondo cui fine della poesia è
dialetto milanese di Carlo Maria Maggi. procurare diletto, cioè piacere, mentre i com-
Il culmine del teatro comico italiano del tem- piti di insegnamento religioso e morale sono
po è però rappresentato dalla commedia del- attribuiti ad altri generi letterari. Nel Seicento,
l’arte, recitata da compagnie di attori di me- dunque, si afferma una visione edonistica del-
stiere. Basata su un canovaccio predisposto dal la poesia: nei suoi Commentarii alla Poetica di
capocomico, sulla cristallizzazione dei tipi in Aristotele, il trattatista Paolo Beni (1562-1625)
maschere fisse – da Arlecchino a Pantalone – e ribadisce che lo scopo della poesia è suscitare
sull’improvvisazione, dalla penisola essa si piacere e aggiunge che compito del poeta è
diffonderà in tutta Europa. creare meraviglia, stupire per mezzo di tecni-
Un’altra grande innovazione è rappresentata che raffinate, sovrabbondanza di figure retori-
dalla nascita del melodramma, i cui principali che, immagini e trovate ingegnose e sorpren-
autori, di livello europeo, sono Ottavio Rinuc- denti. Sulla scia della concezione di Beni, già
cini per quanto riguarda i testi e Claudio Mon- pienamente ascrivibile alla poetica barocca, e
teverdi per la musica. degli approfondimenti anche tecnici e stilistici
di Emanuele Tesauro (1592-1675), il Seicento
italiano e i suoi poeti si allontanano dal classi-
LA NASCITA DEL ROMANZO MODERNO cismo rinascimentale, contrapponendo alla
Il Seicento in Europa è un secolo di grande precettistica cinquecentesca la ricerca del
importanza per lo sviluppo dei generi narrativi. nuovo e l’esaltazione della libertà creativa del-
Nel 1554 esce in Spagna il Lazarillo de Tormes, l’autore.
di autore ignoto, capostipite del romanzo pi- Il Marinismo italiano – come il Gongorismo e
caresco (che narra le avventure del picaro, ter- le sue varianti – è caratterizzato da una serie di
mine spagnolo che indica il vagabondo astuto tratti distintivi come il concettismo, consisten-
e furfantesco). La diffusione del genere contri- te in un gioco di combinazioni ed estensioni
buisce alla nascita dell’opera che molti ritengo- del significato delle parole per ottenere effetti
no il primo vero romanzo moderno, il Don Chi- sorprendenti e bizzarri; il virtuosismo espres-
sciotte di Miguel de Cervantes Saavedra sivo, che si manifesta nell’uso sovrabbondan-
(1547-1616), pubblicato nei primi anni del Sei- te delle figure retoriche e, in particolare, delle
cento, che influenzerà lo sviluppo della narrati- metafore; la accurata descrizione dei dettagli,
va delle altre letterature europee. che ricorda il gusto delle arti figurative e del-
In Francia, Pierre-Daniel Huet scrive il Trattato l’architettura del secolo; l’abilità nell’uso di ri-
sull’origine dei romanzi (1670), contribuendo a petizioni, rime, allitterazioni e consonanze
far evolvere il genere in una direzione realisti- per ottenere dal testo effetti prosodici e melo-
ca, avventurosa e sentimentale. Huet definisce dici. Il Marinismo è caratterizzato dall’atten-
i romanzi storie fittizie di avventure amorose, zione per i più disparati temi e fenomeni, spe-
scritte con arte in prosa, per il piacere e l’istru- cialmente se bizzarri e sorprendenti; da una
zione dei lettori. Il gusto romanzesco si lega, se- vena sensuale ed edonistica, che ama am-
condo l’autore, alla natura della mente umana, bientare i componimenti in scenari quasi “tea-
che ama la finzione e la novità e ha desiderio e trali” di natura in fiore, giardini fiabeschi,
curiosità di apprendere. Il più importante ro- splendidi palazzi, con la presenza di gioielli,
manzo francese del tempo è La principessa di pietre preziose, donne affascinanti; dall’indif-
Clèves (1678) di Madame de La Fayette. ferenza verso ogni problematica ideale e mo-
rale e, più in generale, dalla subordinazione
del contenuto informativo dei componimenti
IL MARINISMO agli esiti formali.
In Italia, il caposcuola della poesia barocca è I meriti principali dei poeti marinisti consisto-
il napoletano Giambattista Marino (1569- no nell’ampliamento dei temi (spesso tratti

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA 39


dalla vita quotidiana, con presenza nei versi, ma che, essendovi un progresso delle arti, i
LETTERATURA

per la prima volta, di oggetti della scienza e moderni sono superiori agli antichi. Un’altra
della tecnica); nella dilatazione del lessico; grande polemica si sviluppa intorno all’Adone
nelle innovazioni metriche (ampio è l’uso, ac- di Marino: fra il 1627 e il 1629 vengono pub-
canto al sonetto, del madrigale e della canzo- blicati i trattati Dell’occhiale di Tommaso Sti-
ne, spesso variati rispetto ai canoni tradiziona- gliani (1573-1651) e Difesa dell’Adone di Giro-
li); nella proposta di un’ampia gamma di mo- lamo Aleandro (1574-1629). L’opera di Stiglia-
delli femminili che rompe con la tradizione ni accusa il poema di Marino di dispersività e
dello stereotipo di donna che si ripete nelle liri- di mancato rispetto delle regole aristoteliche;
che petrarchiste, e nell’abilità con cui il poeta la difesa di Aleandro lo esalta in quanto capa-
evoca immagini e sonorità attraverso le paro- ce di suscitare diletto fino ad inebriare il letto-
le. Tipicamente marinista è inoltre la curiosità – re. Intermedia la posizione di Nicola Villani,
propria di tutto il secolo – nei confronti della che, soprattutto nelle Considerazioni, apprez-
realtà fisica e materiale e, infine, l’insistenza su za le innovazioni contenute nell’Adone, ma cri-
temi tipicamente seicenteschi: la realtà come tica gli eccessi del Marinismo.
illusione (il teatro, lo specchio, il sogno), il rapi-
do trascorrere del tempo e l’incombere della La trattatistica storica e politica
morte (le rovine, le catastrofi, i teschi, i fiori ap- Il trattato storico è il genere in cui primeg-
passiti, gli orologi), l’inafferrabile e indefinibile gia Paolo Sarpi (1552-1623): in tale ambito,
mutevolezza della realtà (il vento, l’acqua, le merita tuttavia di essere citato anche il gesuita
ombre, le metamorfosi). Tuttavia nei versi del- Pietro Sforza Pallavicino (1607-1667), autore
l’ampia schiera dei poeti marinisti – soprattutto della Istoria del Concilio di Trento, scritta in
fra i minori – si manifestano anche gli aspetti contrapposizione all’opera di Sarpi che tratta il
deteriori del nuovo stile: in particolare, l’artifi- medesimo argomento, ed autore di pregevoli
ciosità dei giochi di parole e la mancanza di scritti morali. Interessanti sono anche le opere
spessore psicologico e morale dei testi. di Guido Bentivoglio, nunzio apostolico nelle
Fiandre e a Parigi e, successivamente, cardina-
le: il suo capolavoro, Della guerra di Fiandra, è
LA TRATTATISTICA scritto con accuratezza ed eleganza e rispec-
Il Seicento conosce un grande sviluppo della chia l’esperienza diplomatica dell’autore.
trattatistica che si articola in numerosi campi: Nel Seicento un ruolo dominante va attribui-
linguistico, letterario, morale, politico, storico to alla trattatistica politica. L’affermazione
e scientifico. dell’assolutismo e le trasformazioni che ne de-

L’ambito linguistico e letterario


In ambito linguistico, le tre edizioni del Vo-
cabolario degli Accademici della Crusca
(1612, 1623, 1691), pur di grande importanza
per la formazione della lingua nazionale italia-
na, provocano un acceso dibattito in cui inter-
vengono molti fra i principali scrittori del seco-
lo. Contro la codificazione di una norma gram-
maticale uniforme scendono in campo Ema-
nuele Tesauro (1592-1675), il gesuita Daniello
Bartoli (1608-1685), che nell’opera Il torto e il
diritto del non si può, deride gli eccessi di tre-
centismo dei compilatori del Vocabolario, e
Traiano Boccalini, che si schiera a favore di una
lingua libera, che accolga gli apporti dei mo-
derni. I limiti evidenziati dai detrattori sono in
parte rettificati nell’edizione del 1691 del Vo-
cabolario, che accoglie non pochi termini usati
da grandi scrittori moderni.
Sul piano letterario, la trattatistica del Sei-
cento è impegnata soprattutto nel dibattito
polemico sul valore delle opere di Petrarca e
dell’imitazione petrarchista, acceso dalle Con-
siderazioni sopra le Rime del Petrarca (1609) di Pieter Paul Rubens, I quattro filosofi, 1612 ca.
Alessandro Tassoni. In tale opera l’autore affer- Firenze, Palazzo Pitti.

40 CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


rivano in ogni ambito della vita sociale produ- meglio rappresentano le correnti di pensiero

LETTERATURA
cono la necessità di una riflessione sul rappor- dominanti del secolo: tra di loro primeggia il
to fra l’individuo e lo Stato e fra lo Stato e la gesuita Giovanni Botero (1544-1617), che in
Chiesa da parte degli intellettuali sia italiani sia Della ragion di Stato, criticando Ma-
europei: anche per il più importante storio- chiavelli, ripropone una concezione
grafo italiano, Paolo Sarpi, l’interesse politico è cristiana della politica.
tratto fondamentale delle sue opere.
La trattatistica di denuncia del potere si La trattatistica scientifica
esprime soprattutto nel Tacitismo. Cornelio Ta- Notevole è lo sviluppo del trattato scientifi-
cito (54-120 ca.), storico romano ostile agli im- co, che assume a modello i testi di Galileo Ga-
peratori, aveva descritto nelle proprie opere le lilei. Oltre che per il contenuto, tali opere
atrocità da essi commesse: nel Seicento, i suoi scientifiche sono innovative anche per lo stile,
scritti sostituiscono come modello quelli di Tito che, rifiutando le tortuosità barocche, anticipa
Livio. Trattando delle crudeltà degli imperatori la lineare prosa settecentesca per la chiarez-
romani e dei meccanismi del potere assoluto, za razionale, non disgiunta da vivacità esposi-
molti scrittori denunciano così, indirettamente, tiva. Secondo l’usanza della comunità scientifi-
l’oppressione esercitata dalle autorità del XVII ca, tali trattati sono composti talora in italiano,
secolo. Nel contempo però, il Tacitismo di al- talora in latino.
cuni autori – sostenendo le più spregiudicate Fra gli autori della “nuova scienza”, dopo Ga-
analisi di Machiavelli, ma fingendo di ricavarle lileo, va ricordato anzitutto Federico Cesi
dagli scritti di Tacito – contribuisce anche alla (1585-1630), suo amico nonché fondatore del-
formazione e al consolidamento dell’assoluti- l’Accademia dei Lincei, il cui capolavoro è La di-
smo. All’interno della tendenza, si distingue gnità e i progressi delle scienze, nel quale egli
Traiano Boccalini (1556-1613), che nei Rag- illustra lo scopo dell’attività dell’Accademia,
guagli di Parnaso usa la finzione del processo volta alla ricerca sperimentale e alla diffusione
giudiziario per emettere assoluzioni e condan- delle conoscenze acquisite. Cesi attribuisce
ne, con gustosa vena satirica, e per esprimere il grande importanza allo scambio di informazioni
proprio pensiero su svariati personaggi e temi fra scienziati e mette in comunicazione – fra lo-
politici, morali, letterari e di costume, antici- ro e con Galileo – personaggi come il fisico Be-
pando inoltre alcuni caratteri della prosa nedetto Castelli, cui si deve lo studio Della mi-
giornalistica. sura dell’acque correnti, che sta alla base dell’i-
La condanna delle tesi di Machiavelli e del draulica moderna, il matematico Bonaventura
Tacitismo emerge invece negli scrittori che Cavalieri, autore della Geometria indivisibilium

Focus I RAGGUAGLI DI PARNASO


E LA NASCITA DEL GIORNALISMO MODERNO
I Ragguagli di Parnaso di Traiano Boccalini rappresentano forse la prima rilevante opera letteraria struttu-
rata secondo i canoni del nascente giornalismo moderno e sono composti da una serie di resoconti che descri-
vono ai lettori le vicende dell’immaginario regno di Parnaso, dietro le quali si nascondono gli eventi politici
del tempo.
Già sul finire nel XVI secolo, proprio nella città di Venezia in cui appare l’opera di Boccalini, si era diffusa
l’abitudine di affiggere in bacheche gli avisi (“avvisi”), fogli contenenti succinti resoconti dei più recenti av-
venimenti cittadini. Veneziana è pure la gazzetta (così detta dalla denominazione della moneta necessaria per
acquistarla), che nasce alle soglie del Seicento e ben presto assume un’impaginazione in quattro fogli. Gesti-
ta dal governo ducale, essa diventa un importante strumento per influenzare l’opinione pubblica.
A imitazione di tali primi modelli, nel corso del secolo, si diffondono, in tutta Europa, periodici di più ampio re-
spiro e di maggiore importanza. Nella penisola, Venezia e Firenze possiedono le stamperie più attrezzate e pro-
ducono i migliori periodici italiani. È però in Inghilterra che, agli inizi del Settecento, si affermerà il moderno
giornalismo, che diventerà poi, grazie alla cultura illuminista, un importante strumento di divulgazione delle
conoscenze e di formazione dell’opinione pubblica. Fino alla metà dell’Ottocento, i giornali, distaccandosi dal
modello originario degli avisi, basati su notizie essenziali e del tutto privi di commenti iconografici, a parte
qualche rara incisione, somiglieranno comunque più alle moderne riviste di cultura che agli attuali quotidiani.
Va infine notato, nei Ragguagli di Boccalini, l’innovativo stile – tipico in seguito del cosiddetto corsivo gior-
nalistico – che consiste nel satireggiare in tono bonario e scherzoso, consentendo all’autore di non essere di-
rettamente imputato per le proprie affermazioni. Fra gli scrittori che lo apprezzeranno maggiormente si di-
stinguerà l’inglese Jonathan Swift (1667-1745), autore del celebre I viaggi di Gulliver.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA 41


(“Geometria degli indivisibili”), il fisico e mate- poligrafo gesuita appartengono fra l’altro i
LETTERATURA

matico Evangelista Torricelli, inventore del ba- trattati scientifici Del suono de’ tremori armo-
rometro e autore dell’Opera geometrica. nici e dell’udito e Del ghiaccio e della coagu-
Forse il primo esempio di una collaborazione lazione, che accoppiano metodo sperimentale
fra scienziati di varie discipline e nazionalità è la e ricorso alle “autorità”. La Ricreazione del sa-
pubblicazione da parte dell’Accademia dei Lin- vio in discorso con la natura e con Dio – opera
cei, nel 1651, del cosiddetto Tesoro messicano, sospesa fra morale e scienza – è spesso prote-
volume di carattere enciclopedico sulla medici- sa alla descrizione delle meraviglie del creato,
na e la storia delle piante, degli animali e dei presentate con un gusto letterario che sovente
minerali del Messico. sconfina nella prosa barocca.
Nella seconda metà del Seicento, scienziati e
scrittori detti “della seconda generazione”, ac- Le prose eccentriche:
quistano fama europea, come Lorenzo Bellini, Torquato Accetto
autore dei Discorsi di anatomia, e Marcello Mal- Non mancano, in un secolo in cui la ricerca
pighi, studioso di anatomia ed embriologia. della novità è apertamente sottolineata come
Un cenno a parte meritano l’aretino France- contrappeso al ritorno all’ordine, opere ec-
sco Redi (1626-1698), scienziato e letterato, centriche e difficilmente classificabili in un
membro anche dell’ Accademia dell’Arcadia – preciso genere. Fra esse primeggia La dissi-
che inaugurerà il ritorno al classicismo – e il ro- mulazione onesta di Torquato Accetto – auto-
mano Lorenzo Magalotti (1637-1712), natura- re sulla cui vita si hanno ben poche notizie –
lista e fantasioso prosatore. che, interpretando la condizione in cui molti
Dopo la condanna di Galileo, fedeli al voto intellettuali si trovarono di fronte al potere,
di obbedienza al papa che sta a fondamento esalta, con ampie argomentazioni, la neces-
della loro regola, i Gesuiti prendono le distan- sità di dissimulare il proprio pensiero: non
ze dalle tesi condannate dalla Chiesa ma non per ingannare gli altri, ma per una motivazione
cessano di pubblicare opere di alto valore, che egli definisce onesta.
cercando di conciliare le nuove teorie con il si- Ingegno e virtù, infatti, secondo Accetto susci-
stema aristotelico-tomistico. Fra questi, si di- tano invidia, in particolare presso i potenti, che
stinguono Athanasius Kircher (1601-1680), temono ogni mente ove abita la sapienzia: da
erudito tedesco trasferitosi a Roma, e soprat- qui le loro minacce. Dura è perciò la condizione
tutto il ferrarese Daniello Bartoli (1608-1685), del libero pensatore, che talora deve dissimula-
autore dottissimo e ammiratore della scienza re perfino con se stesso per dimenticare la triste
nuova, dalla quale però espunge le teorie condizione in cui vive e per procurarsi quella
condannate come eretiche. A questo geniale moderata oblivione che serve agli infelici.

Lettera del 19 novembre 1683 in cui Francesco Redi parla Lorenzo Magalotti, Frontespizio della prima edizione
di una pubblicazione scientifica di carattere anatomico. dei Saggi di naturali esperienze. Firenze, 1667.

42 CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


La necessità di dissimulare davanti ai potenti Torquato Accetto

LETTERATURA
A lungo ignorata, l’opera di Torquato Accetto (1590 ca. – ?), riscoperta nel 1928 da Benedetto Croce, è og-
gi ritenuta un gioiello della prosa seicentesca. Il testo, tratto da Della dissimulazione onesta, vuole descri-
vere e insegnare la difficile arte della dissimulazione, definita onesta per contraddistinguerla dalla simula-
zione, che si propone invece come scopo l’inganno, e verte sulla necessità di dissimulare e nel contempo
sull’amore per la verità. L’opera si accompagna allo sviluppo di una sottintesa polemica contro il potere,
espressa con uno stile volutamente conciso.

La frode è proprio mal dell’uomo, essendo la ragione il suo1 bene, di che quella è abuso2; onde na-
sce ch’è impossibile di trovar arte alcuna3, che la riduca a segno4 di poter meritar lode5: pur si con-
cede talor6 il mutar manto7, per vestir conforme alla stagion della fortuna, non con intenzion di fare,
ma di non patir danno, ch’è quel solo interesse col quale si può tollerar chi si vuol valere della dissi-
mulazione8, che però9 non è frode; ed anche in senso tanto moderato10, non vi si dee poner mano
se non per grave rispetto11, in modo che si elegga per minor male, anzi con oggetto di bene12. So-
no13 alcuni che si trasformano, con mala piega14 di non lasciarsi mai intendere; e spendendo questa
moneta con prodiga mano in ogni picciola occorrenza, se ne trovano scarsi dove piú bisogna15, per-
ché scoperti ed additati per fallaci, non è chi loro creda. Questo è per avventura il piú difficile in tal
industria16; perché, se in ogni altra cosa giova l’uso continuo, nella dissimulazione si esperimenta il
contrario, poiché il dissimular sempre mi par che non si possa metter in pratica di buona riuscita. È
dunque dura impresa il far con arte perfetta quello che non si può essercitar in ogni occasione, e
però non è da dir che Tiberio17 fosse molto accorto in questo mestiero, ancorché da molti si affermi;
e ciò considero, perché, dicendo Cornelio Tacito18: Tiberioque etiam in rebus quas non occuleret,
seu natura seu adsuetudine, suspensa semper et obscura verba19; non solo disse prima plus in oratio-
ne tali dignitatis quam fidei erat20, ma conchiude At patres, quibus unus metus, si intelligere vide-
rentur21, ecc.; ecco che si accorgeano chiaramente della sua intenzion in quelli continui artifici. In
sostanza il dissimular è una professione, della qual non si può far professione, se non nella scola del
proprio pensiero. Se alcuno portasse la maschera ogni giorno, sarebbe piú noto di ogni altro, per la
curiosità di tutti; ma degli eccellenti dissimulatori, che sono stati e sono, non si ha notizia alcuna.
da Della dissimulazione onesta, a cura di S. S. Nigro, Einaudi, Torino, 1997

1. suo: dell’uomo. (oggetto) di bene.


2. quella è abuso: la frode è un uso perverso (abuso) della 13. Sono: ci sono.
ragione in quanto si avvale di procedimenti razionali e di 14. con mala piega: con la cattiva abitudine.
abilità intellettuale per carpire la buona fede del prossimo. 15. dove piú bisogna: quando più ne avrebbero bisogno,
3. arte alcuna: un modo qualunque. cioè: non possono più far ricorso alla dissimulazione per-
4. la riduca a segno: la giustifichi e la renda degna. ché ne hanno abusato quando non ce n’era bisogno.
5. meritar lode: la frode dunque non è dissimulazione e 16. in tal industria: nell’arte del dissimulare.
non può essere mai giustificata né, tanto meno, lodata. 17. Tiberio: imperatore romano del I secolo d.C., succes-
6. si concede talor: è qualche volta ammesso (dalla legge sore di Augusto.
morale). 18. Cornelio Tacito: le citazioni che seguono sono tratte
7. mutar manto: cambiare l’abito. dagli Annales di Tacito (I, 11).
8. ch’è… della dissimulazione: il non patir danno è il so- 19. Tiberioque... verba: Tiberio usava, anche nelle occa-
lo motivo che rende tollerabile chi usa la dissimulazione. sioni in cui non c’era bisogno di dissimulare, sia per indo-
9. però: perciò. le sia per consuetudine, sempre parole ambigue ed oscure.
10. moderato: ristretto. 20. plus... erat: in tale discorso c’era più dignità di forma
11. per grave rispetto: costretti da gravi circostanze. che sincerità.
12. si elegga… oggetto di bene: la dissimulazione ven- 21. At patres... viderentur: ma i padri (i senatori), che
ga scelta (eletta) come un male minore, ed anzi a scopo avevano il solo timore di farsi accorgere che lo capivano.

Comprensione
1. Come viene definita da Torquato Accetto la dissimulazione?
2. Perché, secondo l’autore, si dovrebbe dissimulare davanti ai potenti?
3. Quale differenza esiste per Accetto tra la dissimulazione e la frode?

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA 43


LETTERATURA

I GENERI DELLA TRATTATISTICA

Emanuele Tesauro, Il cannocchiale aristotelico.


LETTERARIA
Un catalogo di figure retoriche, prima fra tutte la metafora.

Giovanni Botero, Della ragion di Stato.


POLITICA L’autore getta le basi della rinnovata concezione cristiana del-
la politica, opponendosi alle tesi di Machiavelli.

Paolo Sarpi, Istoria del Concilio tridentino.


Un’opera in cui l’autore dimostra il fallimento del Concilio di
STORICA
Trento, che giunge a negare ogni proposito di riforma all’in-
terno della Chiesa cattolica.
TRATTATISTICA

SUL Torquato Accetto, Della dissimulazione onesta.


COMPORTAMENTO Un trattato che verte sul rapporto fra la necessità di dissimula-
re e l’amore per la verità.

Traiano Boccalini, Ragguagli di Parnaso.


POLEMISTICA
Una critica mascherata alla società del tempo, espressa con
MORALE
vena satirica, che anticipa lo stile giornalistico.

Daniello Bartoli, Istoria della Compagnia di Gesù.


RELIGIOSA Sei volumi che descrivono l’operato dei Gesuiti nelle diverse
parti del mondo.

Tommaso Campanella, La Città del Sole.


FILOSOFICA Ricollegandosi alla tradizione dell’utopia, il filosofo illustra le
proprie idee circa la forma migliore di governo.

LA NARRATIVA Le particolarità della narrativa


La fortuna del romanzo nel Seicento in Ita- seicentesca in Italia
lia inizia con il 1624 – anno di pubblicazione Il romanzo seicentesco deve la sua fortuna
dell’Eromena, primo volume di una trilogia di editoriale alla capacità di soddisfare i gusti di
Giovan Francesco Biondi (1572-1644) – e si un ampio pubblico, meno colto e più vasto ri-
conclude con il 1673, con la pubblicazione spetto ai lettori dei secoli precedenti. È un ge-
dell’Eroina intrepida del genovese Francesco nere destinato all’intrattenimento, con trame
Fulvio Frugoni. Molti romanzieri seicenteschi ricche di peripezie, ambientate in luoghi esoti-
conducono un’esistenza avventurosa, parteci- ci o nel lontano passato, e con sovrabbondan-
pando a guerre e intrighi di corte, al servizio za di elementi bizzarri e giochi verbali e con-
dei potenti. Esemplare il caso del piacentino cettuali. Caratteristiche comuni di tali romanzi
Ferrante Pallavicino (1616-1644): avvicinatosi sono la presenza di un ampio numero di perso-
al Calvinismo, dopo aver pubblicato opere an- naggi, le cui vicende sono spesso storie paralle-
tipapali viene catturato e giustiziato come ere- le che poi si intrecciano e le continue digressio-
tico ad Avignone. La sua vita offrirà lo spunto, ni, che costituiscono “storie nelle storie”. I per-
nell’Ottocento, al francese Stendhal (1783- sonaggi non hanno spessore psicologico, ma
1842) per la creazione del personaggio di Fer- contano solo per ciò che fanno: sono, cioè, co-
rante Palla nel romanzo La Certosa di Parma. struiti in funzione dell’azione e dell’intreccio.

44 CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


La narrativa seicentesca oggi più apprezzata mamma Oca, che racchiudono gioielli come Il

LETTERATURA
in Italia, pur ispirandosi al gusto fantastico ba- Gatto con gli stivali, Cappuccetto rosso, La bel-
rocco, presenta rilevanti particolarità nel tono la addormentata nel bosco, Cenerentola. Il re-
fiabesco, plebeo e, talora, nel linguaggio cupero del Cunto avverrà pienamente nell’Ot-
dialettale. Al suo interno, emergono infatti tocento romantico tedesco, per merito di auto-
due figure preminenti: Giambattista Basile ri di fiabe come Cristoph Wieland (1733-1813)
(1575 ca. – 1632), che scrive in dialetto napo- e come i celebri fratelli Jacob (1785-1863) e
letano, e Giulio Cesare Croce (1550-1609), in- Wilhelm (1786-1859) Grimm. Nel 1925 Bene-
ventore del celebre personaggio di Bertoldo. detto Croce pubblicherà una traduzione in lin-
Basile, membro dell’Accademia degli Oziosi gua italiana dell’intera opera, indicando in Basi-
a Napoli, oltre a odi e madrigali, scrive in ver- le il miglior narratore dell’età barocca.
nacolo le Muse Napolitane e il suo capolavoro L’emiliano Giulio Cesare Croce (1550-1609),
Lo cunto de li cunti overo Lo trattenemiento di umili origini e dalla vita trasgressiva, poeta di
de’ piccerille, una raccolta di fiabe nella cor- piazza a Bologna, cantastorie, autore di operet-
nice di cinque giornate in cui dieci anziane te per feste popolari, fiere e per il carnevale,
donne raccontano cinquanta storie, delle qua- deve la sua fama alla creazione del personag-
li la più nota è La gatta Cennerentola. La ma- gio di Bertoldo, protagonista delle opere Le
teria dei cunti è ricavata in parte dalla tradi- sottilissime astuzie di Bertoldo (1606) e Le pia-
zione popolare, in parte da fiabe orientali, cevoli e ridicolose simplicità di Bertoldino
ma i motivi ai quali Basile attinge sono arric- (1608), quest’ultima dedicata allo sciocco fi-
chiti e personalizzati dalla sua sfrenata fanta- gliuolo del furbo Bertoldo.
sia; l’esuberante stile dell’autore è sempre Croce trae ispirazione da un testo medievale
pronto a creare meraviglia narrando ciò che è del XII secolo (“Dialogo di Salomone e Mar-
inconsueto, bizzarro e stupefacente: fate, or- colfo”), ma al saggio Salomone sostituisce il re
chi, oggetti magici, incantesimi, metamorfosi. longobardo Alboino e a Marcolfo l’astuto ple-
I racconti sono popolati da figure femminili beo Bertoldo, che incarna il buon senso popo-
che generano piante e da piante che fanno lare. Bertoldo diventa consigliere del re, che
nascere fate, da frutti da cui escono fanciulle e gli permette di prendersi gioco di lui; la vita di
da giovani che si trasformano in uccelli. corte però non gli si addice, tant’è vero che in-
Il Cunto eserciterà una notevole influenza sul- fine egli muore perché costretto a cibarsi di
la narrativa italiana successiva, ad esempio sul- pietanze troppo raffinate anziché di rape e fa-
l’Amore delle tre melarance (1761) e sulle altre gioli. Bertoldino è l’opposto del padre: chia-
fiabe teatrali del veneziano Carlo Gozzi (1720- mato alla corte, con la madre Marcolfa, dopo
1806). E non è escluso che abbia anche inco- la morte di Bertoldo, diventa oggetto
raggiato la tendenza francese di produrre fia- di ridicolo poiché, sciocco com’è, pren-
be, il principale esponente della quale è Char- de ciò che gli si dice alla lettera, caden-
les Perrault (1628-1703), autore dei Racconti di do vittima di mille equivoci verbali.

L’inizio delle novelle Il gatto e Il mercante. Dall’edizione napoletana del Pentamerone del 1754,
prima della traduzione in italiano del Cunto de li cunti di Giambattista Basile.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA 45


Tipologie e generi letterari
La poesia lirica
La poesia lirica seicentesca si sviluppa lungo due filoni paralleli: quello caratterizzato dal concetti-
smo barocco e quello ancora legato alle poetiche classiciste cinquecentesche.
Il capofila della poesia barocca è Giambattista Marino, che si propone come modello sia in ambito
lirico con La Lira (1614) e La Galeria (1619), sia in ambito bucolico con La Sampogna (1620). A lui si ri-
fanno i tanti poeti minori di stampo barocco, da Claudio Achillini a Giuseppe Artale, da Ciro di Pers a
Giacomo Lubrano, caratterizzati da uno sperimentalismo concettistico.
Nell’ambito del classicismo, o in ogni caso di un barocco moderato (o di un classicismo barocco), si
muovono invece autori come Gabriello Chiabrera – le cui poesie tendono spesso ad un’alta solennità
o ad una raffinata misura di grazia e leggerezza – e Fulvio Testi.
Di tutt’altro genere sono le Poesie filosofiche (1622) di Tommaso Campanella, lontane sia dal con-
temporaneo gusto barocco sia dal classicismo chiabreresco, tese a un ideale di poesia eticamente e
religiosamente sostenuta, di stampo dantesco.
Il poema
Accanto a numerosi poemi epici che nel primo Seicento si rifanno al modello della Gerusalemme libe-
rata, spicca il poema in ottave Adone (1623) di Giambattista Marino, che rompe i canoni del genere epi-
co, riprendendo il materiale delle favole mitologiche classiche nei termini della nuova poetica barocca.
Dello stesso Marino è il poema sacro in ottave La strage degli innocenti (1638). Anche Alessandro
Tassoni prende esplicitamente le distanze dall’epica tassiana, deformandone le convenzioni in modi
comici: la sua Secchia rapita (1622) inaugura il nuovo genere, assai fortunato fra Seicento e Settecento,
del poema eroicomico. Da ricordare come ulteriore esempio è L’asino (1652) di Carlo de’ Dottori.
Il romanzo
Il romanzo in prosa conosce una discreta fortuna nel Seicento, soppiantando a poco a poco le opere
narrative in versi. I centri principali di tale produzione in Italia sono Venezia, Bologna e Genova. Per lo
più i romanzi seicenteschi raccontano vicende avventurose, dall’intreccio spesso estremamente com-
plicato e tortuoso.
Un posto a sé occupa Il cane di Diogene (1687), una sorta di romanzo grottesco e frammentario, as-
sai vicino al gusto barocco, di Francesco Fulvio Frugoni.
La novellistica
Mentre sono di scarso valore le raccolte seicentesche di novelle in lingua, è invece di assoluto rilie-
vo Lo cunto de li cunti (1634-1636), una raccolta di fiabe in dialetto napoletano, nota anche come il
Pentamerone, di Giambattista Basile.
Di carattere popolare, oscillante fra il romanzo e la novellistica, sono Le sottilissime astuzie di Bertol-
do (1606) del bolognese Giulio Cesare Croce.
La trattatistica
Alcuni trattati discutono aspetti fondamentali della vita seicentesca – come ad esempio Della dissi-
mulazione onesta (1641) di Torquato Accetto, che verte sul rapporto fra la necessità di dissimulare e
l’amore per la verità – o cercano di definire i princìpi della poetica concettista – come Il cannocchiale
aristotelico (1655) di Emanuele Tesauro, che con il suo stile ricco e ricercato offre un esempio estremo
ed emblematico di scrittura barocca.
Di tutt’altra specie è la trattatistica scientifica, aliena da qualunque sfoggio concettistico e caratterizza-
ta in genere da nitida chiarezza e da rigore razionale. Decisivo sul piano stilistico è il modello della prosa
di Galileo Galilei: al Saggiatore (1623) e al Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632) fanno
seguito nel Seicento numerose altre opere di scienziati – da Evangelista Torricelli a Francesco Redi, da
Lorenzo Magalotti a Marcello Malpighi –, che si allontanano dagli esempi della prosa barocca.
All’inizio del Seicento continua anche il filone della trattatistica politica sulla ragion di Stato: basta ri-
cordare due opere dal medesimo titolo, Della ragion di Stato, pubblicate nel 1621 da Ludovico Zuc-
colo e nel 1627 da Ludovico Settala.
Non un trattato organico e sistematico, ma una raccolta di riflessioni frammentarie sono i Dieci libri
di pensieri diversi (1608) di Alessandro Tassoni.

46 CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


Un posto a sé occupa La Città del Sole (1602) del filosofo Tommaso Campanella, descrizione utopi-
stica di una società ideale basata sulla giustizia e sull’uguaglianza.
La critica letteraria
Significative sono le Considerazioni sopra le Rime del Petrarca (1609) di Alessandro Tassoni, docu-
mento del nuovo gusto post-petrarchesco e post-rinascimentale di inizio Seicento.
Un esempio di critica letteraria spregiudicata ed originale è dato dai Ragguagli di Parnaso (1612-
1613) di Traiano Boccalini.
Importante per l’identità della poetica barocca è il dibattito che nasce dopo la pubblicazione, nel
1623, dell’Adone di Marino. Tommaso Stigliani con Dell’occhiale (1627) critica il nuovo poema, men-
tre Girolamo Leandro si esprime a favore con la Difesa dell’Adone (1629-1630).
Daniello Bartoli con L’uomo di lettere difeso ed emendato (1645) propone invece una ridefinizione
del compito del letterato in termini etico-religiosi.
La storiografia
Non lontano dal gusto barocco è il gesuita Daniello Bartoli, autore della monumentale Istoria della
Compagnia di Gesù (1650-1673).
Lontana dalla cultura barocca ed ecclesiastica del tempo, sorretta da un forte impegno morale e ac-
cesa da una vibrante polemica contro il Papato controriformista è l’Istoria del Concilio tridentino di
Paolo Sarpi, stampata a Londra nel 1619. Per controbattere le tesi di Sarpi in nome della concezione
ufficiale della Chiesa, il gesuita Pietro Sforza Pallavicino pubblicherà anni dopo una Istoria del Conci-
lio di Trento (1656-1657).
Di minore importanza sono altre opere storiografiche, come ad esempio l’Istoria veneziana (1605) di
Paolo Paruta.
L’oratoria sacra
Anche nell’ambito dell’oratoria sacra si afferma il gusto barocco: basti pensare che lo stesso Giovan
Battista Marino scrive tre orazioni religiose – le Dicerie sacre (1614) – ricche di metafore esasperate e
di concetti. Lo imita il padre cappuccino Emanuele Orchi nel suo Quaresimale (1650). Ispirato ad uno
stile barocco più moderato è invece il Quaresimale (1679) del gesuita Paolo Segneri. D’altra parte so-
no sempre più numerose, dalla metà del secolo in poi, le voci che si levano contro l’eccessivo adegua-
mento dell’oratoria religiosa al concettismo barocco.
La tragedia
Il più significativo tragediografo del Seicento è Federico Della Valle, nel cui capolavoro, La Reina di
Scozia (1628), viene messo in scena, con un páthos intensamente cristiano, un dramma legato alla ra-
gion di Stato. Le altre due importanti tragedie di Della Valle, entrambe di argomento biblico, sono la
Ester e la Iudit, pubblicate nel 1627.
Notevole anche l’Aristodemo (1657) di Carlo de’ Dottori, centrato sulla nobile ed eroica figura della
giovane Merope, vittima del tiranno Aristodemo.
La commedia
Mentre la commedia di derivazione classica va tramontando, si affaccia la commedia popolare, so-
prattutto a Firenze, dove opera Michelangelo Buonarroti il Giovane, nipote del sommo artista e auto-
re della Fiera (1619). A fine secolo a Milano opera invece Carlo Maria Maggi, inventore del popolare
personaggio di Meneghino.
Ma per tutto il Seicento domina incontrastata, diffondendosi anche in Europa, la commedia dell’ar-
te, legata all’improvvisazione degli attori e alla tipicità dei personaggi, che si trasformano presto in ve-
re e proprie maschere.
Il melodramma
Verso la fine del Cinquecento un gruppo di letterati e musicisti fiorentini – la cosiddetta Camerata
de’ Bardi – discute la possibilità di affiancare la musica all’azione drammatica: nasce così un nuovo ge-
nere letterario, l’opera in musica o melodramma. Il primo esempio è la Dafne (1598) di Ottavio Rinuc-
cini, cui seguono, nel Seicento, altri melodrammi, rappresentati dapprima a Firenze e poi a poco a po-
co in altri centri italiani – Mantova, Venezia, Roma – ed europei. Il valore di queste opere è legato, più
che ai testi o libretti, soprattutto alle musiche, di cui sono autori personaggi come Iacopo Peri, Giulio
Caccini o Claudio Monteverdi.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO – LETTERATURA 47


Concetti chiave
STORIA 1596), mentre Giovanni Botero (1544-1617),
teorico della ragion di Stato, mira a concilia-
Il Seicento si presenta come il secolo d’oro re il principio religioso e la morale con le ne-
per la cultura e lo sviluppo delle potenze cessità del potere. Ugo Grozio (1583-1645),
emergenti – Paesi Bassi, Prussia e Russia –, che sostiene l’esistenza di diritti naturali del-
ma anche come un periodo critico per guer- l’uomo, Thomas Hobbes (1588-1679), che
re – la guerra dei Trent’anni (1618-1648), fa discendere il potere statale da una sorta
che coinvolge l’Impero germanico, Danimar- di patto sociale nato per superare l’aggres-
ca, Svezia e Francia e termina con la pace di sività umana, e John Locke (1632-1704), che
Westfalia (1648) –, carestie ed epidemie, che esalta la libertà dell’uomo, gettano le fon-
decimano la popolazione europea. damenta del liberalismo.
Si rafforzano due modelli di monarchia: la
Francia assolutista di Luigi XIV, il Re Sole, e IL BAROCCO NELLE ARTI
l’Inghilterra, che vede il passaggio alla mo- Pittura, scultura e architettura vanno alla ri-
narchia costituzionale con la rivoluzione del cerca dello stupefacente e dell’effetto.
1689 e la Dichiarazione dei diritti formulata Fra i pittori sono da ricordare i fiamminghi
dal parlamento. Rubens, Rembrandt e Vermeer, lo spagnolo
In Italia si verifica un declino politico ed Velazquez e l’italiano Michelangelo Merisi
economico, caratterizzato dalla divisione in detto il Caravaggio (1571 ca. – 1610).
Stati regionali e dalla dominazione spa- Fra gli architetti Gian Lorenzo Bernini (1598-
gnola nei regni di Napoli, Sicilia e Sarde- 1680) e Francesco Borromini (1599-1667).
gna, oltre che nel Ducato di Milano. La mo- Fra i musicisti del Seicento emergono Clau-
narchia iberica influenza anche il Papato in dio Monteverdi (1567-1643) e Johann Se-
crisi. Gli unici Stati della penisola che con- bastian Bach (1685-1750).
servano una certa indipendenza sono la Re-
pubblica di Venezia e il Ducato di Savoia. I CENTRI DEL BAROCCO IN ITALIA
Roma assume il ruolo di capitale del Ba-
rocco europeo in quanto centro della Rifor-
CULTURA ma cattolica (o Controriforma). A Milano
Federico Borromeo (1564-1631) fonda la
IL SEICENTO E IL BAROCCO Biblioteca Ambrosiana con la pinacoteca e
Il secolo XVII è l’età del Barocco, movimen- l’Accademia. A Torino Carlo Emanuele I di
to artistico che supera il classicismo tardo- Savoia diventa mecenate dei poeti Alessan-
rinascimentale caratterizzandosi per la ri- dro Tassoni (1565-1635) e Giambattista Ma-
cerca del prezioso, del raro, del bizzarro rino (1569-1625). La Firenze di Cosimo II
al fine di suscitare meraviglia. de’ Medici è un centro della nuova cultura
scientifica. A Napoli operano Giovan Batti-
I CARATTERI DELLA CULTURA sta Basile (1575-1632) con le sue novelle e
DEL SEICENTO Giulio Cesare Cortese (1575 ca. – 1625) con
La cultura rinascimentale entra in crisi per le sue rime. Venezia diviene punto di riferi-
effetto della Controriforma, per le scoperte mento del dissenso per la presenza di Gali-
geografiche e per la rivoluzione copernica- leo (1564-1642) all’Università di Padova e
no-galileiana, che sancisce la nascita della del contrasto giurisdizionale con la Chiesa,
scienza moderna col sorgere delle accade- in cui la Serenissima è sostenuta dal frate e
mie scientifiche (come l’Accademia dei Lin- storiografo Paolo Sarpi (1552-1623).
cei nel 1603 a Roma).
La filosofia si separa dalla teologia con il IL RUOLO DELLA CHIESA
razionalismo di Cartesio (1596-1650), Spi- Nel primo Seicento la Chiesa post-tridenti-
noza (1632-1677) e Leibniz (1646-1716), na elabora un impianto dottrinale all’inter-
che esaltano la ragione umana come mezzo no del quale devono operare intellettuali,
per indagare la realtà. artisti e scrittori, attraverso la riorganizza-
In politica prevale la giustificazione teorica zione dell’Inquisizione (1542) e l’Indice dei
dell’assolutismo con Jean Bodin (1530- libri proibiti (1559).

48 CAP. 1 - IL SEICENTO © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA LA NASCITA DEL ROMANZO MODERNO
I fattori che determinano la nascita della Dopo il picaresco Lazarillo de Tormes (1554)
scienza moderna sono l’interesse dei filosofi di anonimo spagnolo, il primo vero romanzo
al problema della natura e la collaborazione moderno è il Don Chisciotte di Miguel de
tra tecnici e scienziati, ma soprattutto il libero Cervantes (1547-1616), pubblicato in Spa-
esame dei risultati dell’osservazione. Il noc- gna nei primi anni del Seicento, mentre
ciolo del nuovo metodo conoscitivo è l’inte- Pierre-Daniel Huet dà alle stampe in Francia
grazione fra l’elaborazione razionale e l’os- il Trattato sull’origine dei romanzi (1670).
servazione dei fatti (metodo galileiano): ne
risultano teorie basate sul linguaggio della IL MARINISMO IN ITALIA
matematica e verificabili con l’esperimento. In Italia Giambattista Marino (1569-1625)
inizia uno stile che da lui prende il nome di
Marinismo, che ha come fine la maraviglia,
LETTERATURA proponendosi, come il Gongorismo spa-
gnolo, di stupire con un ricco gioco di figu-
IL BAROCCO LETTERARIO
re retoriche – in particolare le metafore – e
Le principali caratteristiche del Barocco let-
di rime. Tipico è il concettismo, un gioco di
terario sono l’abbandono dell’imitazione
combinazioni ed estensioni del significato
dei classici e la ricerca di nuovi modi di
delle parole per ottenere effetti sorpren-
espressione basati a livello della forma sul-
denti e bizzarri, e l’insistenza su temi sei-
la centralità della metafora e, sul piano dei
centeschi (la realtà come illusione, il rapido
contenuti, sull’attenzione dedicata agli og-
trascorrere del tempo e l’incombere della
getti più stupefacenti: dall’immenso al mi-
morte, l’inafferrabile mutare delle cose).
nuscolo, dallo spettacolare all’irregolare e
al mostruoso, che riflettono un periodo di
contrasti, insieme edonistico e angosciato. LA TRATTATISTICA
In ambito letterario va ricordato soprattutto
LA PRODUZIONE POETICA IN EUROPA Emanuele Tesauro, teorico della letteratura
In Spagna nasce il Gongorismo, tendenza barocca. In ambito storico-politico, oltre a
che prende il nome da Luis de Góngora y Paolo Sarpi (che nella sua Istoria del Conci-
Argote (1561-1627), in Inghilterra l’Eufui- lio di Trento critica la Controriforma), la de-
smo, da John Lyly (1554-1606). Ricordiamo nuncia del potere si esprime nel Tacitismo.
inoltre la poesia metafisica di John Donne Si distingue inoltre Traiano Boccalini (1556-
(1572-1631). Lontano dal gusto barocco è, 1613) con i Ragguagli di Parnaso, mentre il
invece, il Paradiso perduto dell’inglese gesuita Giovanni Botero (1544-1617) in
John Milton (1608-1674). Della ragion di Stato critica Machiavelli, ri-
proponendo una concezione cristiana della
LA GRANDE STAGIONE DEL TEATRO politica ma giustificando come talora inevi-
In Inghilterra fiorisce il teatro elisabettiano tabile l’operato repressivo del potere.
con William Shakespeare (1564-1616) e con In ambito scientifico, oltre a Galileo Galilei
Christopher Marlowe (1564-1595); in Fran- (1564-1642), fondatore del metodo scienti-
cia si afferma il classicismo dei tragediogra- fico moderno, vanno ricordati Federico Ce-
fi Pierre Corneille (1606-1684) e Jean Raci- si (1585-1630), fondatore dell’Accademia
ne (1639-1699), ed emerge il genio del dei Lincei, Lorenzo Bellini, Marcello Malpi-
commediografo Jean-Baptiste Poquelin ghi, Francesco Redi (1626-1698) e Lorenzo
detto Molière (1622-1673). Per la Spagna il Magalotti (1637-1712). A sé stante è l’ope-
Seicento è il siglo de oro (“secolo d’oro”), ra, recentemente rivalutata, Della dissimu-
grazie a drammaturghi come Pedro Cal- lazione onesta, di Torquato Accetto.
derón de la Barca (1600-1681), Félix Lope
de Vega Carpio (1562-1635) e Tirso de Mo- LA NARRATIVA ITALIANA
lina (1584-1648). In Italia nascono la com- Fra gli autori del genere narrativo in Italia
media dell’arte, basata sull’improvvisazione emergono Giambattista Basile (1575 ca. –
su un canovaccio e su maschere fisse come, 1632), che scrive in dialetto napoletano una
ad esempio, Arlecchino, e il melodramma – raccolta di fiabe (Lo cunto de li cunti) e Giu-
che fonde teatro e musica – con Ottavio Ri- lio Cesare Croce (1550-1609), inventore del
nuccini e Claudio Monteverdi. personaggio di Bertoldo, astuto contadino.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO 49


E sercizi di sintesi

STORIA 10. Gli unici Stati che conservano un’indipen-


denza in Italia sono
1 Indica con una x la risposta corretta. a. Napoli e Milano.
1. Il Seicento europeo è caratterizzato, fra l’al- b. i regni di Sicilia e Sardegna.
tro, da c. Venezia e il Ducato di Savoia.
a. grandi scoperte geografiche. d. il Papato e Firenze.
b. numerose rivoluzioni politiche.
c. frequenti carestie ed epidemie.
d. assenza di progresso scientifico. CULTURA
2. L’Unione protestante nasce 2 Indica con una x la risposta corretta.
a. in Germania. 1. Il movimento artistico che caratterizza la
b. in Italia. cultura del Seicento è
c. in Spagna. a. il Classicismo.
d. nei Paesi Bassi. b. il Manierismo.
3. La guerra dei Trent’anni scoppia per motivi c. il Barocco.
a. dinastici. d. il Neoclassicismo.
b. esclusivamente politici. 2. I caratteri del Barocco sono
c. religiosi e politici. a. il culto della razionalità, delle propor-
d. esclusivamente economici. zioni e del nuovo.
4. Nel Seicento le Province Unite d’Olanda b. la ricerca dell’armonia e dell’equili-
a. diventano provincia spagnola. brio.
b. scompaiono dall’Europa. c. il culto dello stupefacente, dell’antico
c. raggiungono l’indipendenza. e del classico.
d. diventano una monarchia. d. la ricerca del meraviglioso, del raro e
del bizzarro.
5. Prussia e Russia nel Seicento diventano
a. gli Stati dominatori del continente. 3. Gli esponenti più importanti della pittura
b. gli aghi della bilancia in Europa. barocca sono
c. Stati in declino politico. a. Bernini e Borromini.
d. Stati forti e accentrati. b. Rubens, Rembrandt, Velázquez, Cara-
vaggio.
6. Re Sole è c. Monteverdi e Bach.
a. il soprannome di Pietro il Grande. d. Marino, Basile, Croce e Tassoni.
b. il soprannome di tutti i monarchi fran-
cesi. 4. I fattori che determinano la nascita della
c. il sovrano delle nuove Province Unite. scienza moderna sono
d. il modo in cui è chiamato Luigi XIV. a. l’avvento della Controriforma cattolica.
b. la rivoluzione copernicana.
7. Nel Seicento l’Inghilterra diventa c. l’interesse per la natura e le scoperte
a. la maggior potenza coloniale. scientifiche.
b. una provincia dell’Impero. d. il recupero del razionalismo e del prin-
c. la prima potenza economica mondiale. cipio di autorità.
d. una monarchia costituzionale.
5. Il principale esponente della nuova scienza
8. In Italia nel Seicento sono dominati dalla è
Spagna a. Giambattista Marino.
a. Venezia e Milano. b. Galileo Galilei.
b. Napoli, Milano, la Sicilia e la Sardegna. c. Renato Cartesio.
c. lo Stato pontificio e la Sicilia. d. Giovan Battista Basile.
d. i ducati di Savoia e di Milano.
6. Gli autori con cui inizia il liberalismo sono
9. Nel Seicento il Papato è a. William Shakespeare e Christopher
a. in grave declino. Marlowe.
b. in pieno sviluppo economico. b. Grozio, Hobbes e Locke.
c. in conflitto con l’Impero. c. Jean Bodin e Giovanni Botero.
d. sotto l’influenza francese. d. Lope de Vega, Molière e Cervantes.

50 CAP. 1 - IL SEICENTO © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


8. Quali sono i principali trattatisti italiani del
3 Spiega il ruolo della Chiesa in Italia nel Sei- Seicento in ambito letterario e quali le loro
cento. tematiche di dibattito?
9. Che cosa si intende per commedia dell’arte?
4 Quali sono i nomi più importanti della filo- 10. Quali sono le caratteristiche del melo-
sofia razionalista del Seicento? dramma del Seicento e chi ne sono i princi-
pali autori?
5 Scrivi e intitola opportunamente una intervi-
sta immaginaria a Paolo Sarpi sulle principa- 8 Indica con una x la risposta corretta.
li differenze fra il suo pensiero e quello pre-
valente nella Chiesa cattolica seicentesca e 1. Il Barocco letterario è caratterizzato
fra il pensiero diffuso nel suo tempo e quel- a. dal classicismo.
lo dei nostri giorni (max 3 colonne di metà b. dall’abbandono del classicismo.
foglio protocollo). Specificane inoltre la de- c. dall’ossequio alle regole.
stinazione editoriale. d. dall’imitazione degli antichi.
2. Non è un poeta con caratteristiche baroc-
che
LETTERATURA a. Luis de Góngora.
b. Giambattista Marino.
6 Rispondi alle seguenti domande (max 5 ri- c. John Milton.
ghe per ogni risposta). d. John Donne.
1. Quali sono le principali differenze nella for- 3. Marino ritiene scopo del poeta
ma e nei contenuti tra il Classicismo e il Ba- a. imitare i classici.
rocco in letteratura? b. educare i lettori.
2. Che cosa si intende per Marinismo? c. suscitare meraviglia.
3. Quali sono i nomi più importanti della gran- d. trattare temi religiosi.
de stagione teatrale in Europa?
4. Che cosa si intende per Gongorismo? 4. Testi per melodramma sono scritti soprattut-
5. Che cosa si intende per concettismo? to da
6. Che cos’è l’Eufuismo? a. Monteverdi.
7. Dove vive, per quali eventi è noto e che co- b. Marlowe.
sa scrive Paolo Sarpi? c. Lope de Vega.
8. In che lingua dovevano scrivere i letterati se- d. Rinuccini.
condo il Vocabolario degli Accademici della 5. Il Barocco si contrappone
Crusca e chi e per quali ragioni si oppone a a. al petrarchismo.
tale tesi? b. alle innovazioni.
9. Quali sono i nomi più importanti della tratta- c. al classicismo.
tistica storico-politica del Seicento e per qua- d. al gongorismo.
li opere, e di che genere, devono essere ricor-
dati? 6. Un importante trattato di poetica barocca è
10. Quali sono gli scrittori più eminenti della scritto da
narrativa italiana del Seicento e quali sono a. Emanuele Tesauro.
le loro opere e la loro particolarità? b. Torquato Accetto.
c. Paolo Sarpi.
7 Rispondi alle seguenti domande (max 10 ri- d. Traiano Boccalini.
ghe per ogni risposta). 7. L’opera principale di Paolo Sarpi tratta
1. Quali sono i centri del Barocco in Italia? a. della poetica barocca.
2. Quali sono i contenuti e i temi principali b. di argomenti linguistici.
delle opere letterarie barocche? c. della ragion di Stato.
3. Che cosa si intende per siglo de oro? d. del Concilio di Trento.
4. Che cos’è l’Indice dei libri proibiti?
8. Della dissimulazione onesta è un’opera di
5. Di che tratta Lo cunto de li cunti?
a. Torquato Accetto.
6. Qual è il principale personaggio creato da
b. Giulio Cesare Croce.
Giulio Cesare Croce e per quali caratteristi-
c. Giambattista Basile.
che si distingue?
d. Giovanni Botero.
7. Qual è il primo romanzo moderno, dove e da
chi è scritto e da quale altra opera narrativa
pubblicata nella stessa nazione è preceduto?

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 1 - IL SEICENTO 51


2 La poesia del
CAPITOLO

Seicento in Italia

Francesco Furini, La poesia e la pittura, 1626.


Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina.

GIAMBATTISTA MARINO E IL MARINISMO


Giambattista Marino è considerato il caposcuola della nuova tendenza poetica
seicentesca che da lui prende il nome di Marinismo, caratterizzata da una serie di
aspetti che la distinguono non solo dalla poesia classicista rinascimentale, ma an-
che dallo stile di autori come Torquato Tasso che pure ne anticipano alcuni tratti.
Egli si ispira ai maestri del Barocco spagnolo, e in primo luogo a Luis de Góngora.
Il poeta La poesia di Marino incarna nel modo più emblematico in Italia la concezione ba-
della maraviglia rocca della poesia: suoi sono i versi citati come sintesi della poetica prevalente nel
barocca secolo: è del poeta il fin la maraviglia […] chi non sa far stupir vada alla striglia.

La vita
La giovinezza a Nato a Napoli nel 1569, Giambattista Marino viene ostacolato dal padre nella
Napoli vocazione letteraria e avviato agli studi giuridici. Il giovane frequenta letterati e
nobili, fra cui Giambattista Manso, biografo di Torquato Tasso, presso il quale for-
se incontra lo stesso Tasso e il poeta Guarini, autore del Pastor fido: entrambi re-

52 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


steranno per lui un punto di riferimento
letterario. Dal 1596 è segretario di
don Matteo di Capua, grande am-
miraglio e principe di Conca. Do-
po due anni, la fama del poeta,
non ancora trentenne, è già tale
che il letterato Camillo Pellegri-
no lo rende protagonista del
dialogo Del concetto poetico
e gli attribuisce la dimostrazio-
ne della necessità del copioso
ricorso alle metafore nei testi
poetici e soprattutto nel so-
netto, indicato come la forma
metrica più completa e ricca.
Roma: il primo Nel 1600, però, l’inquieto scrit-
nucleo della Lira tore è costretto a fuggire da Na-
poli, dopo aver già subito il carcere
per la sua vita dissoluta e sregolata.
Recatosi a Roma, dal 1602 al 1606 Ma- Giambattista
Marino.
rino è al servizio del cardinale Aldobrandi-
ni, nipote di papa Clemente VIII e frequenta ar-
tisti, compone versi, ammira edifici, statue e quadri del nascente gusto barocco.
Nel 1602 pubblica, con il titolo Rime, il primo nucleo della raccolta di liriche La
Lira (1614).
Torino e il Trasferitosi il cardinale a Ravenna, Marino cerca fortuna alla corte torinese di
contrasto Carlo Emanuele I di Savoia, dove l’avventuroso scrittore mira a diventare segreta-
con Murtola rio del duca ed entra in contrasto con il poeta genovese Gaspare Murtola, che già
riveste l’incarico. I due si scambiano versi aspramente satirici.
Le Fischiate di Marino saranno successivamente raccolte nella Murtoleide. In se-
guito a questa accesa polemica, Murtola gli tende un agguato e viene arrestato,
tuttavia la pena viene commutata in esilio per intercessione della stessa vittima.
La propensione del poeta napoletano alla beffa insospettisce, infine, lo stesso du-
ca, che lo fa imprigionare per un anno.
Deluso, Marino cerca altrove protezione e, nel 1615, come tanti altri intellettua-
li italiani, accetta l’invito di Maria de’ Medici, vedova di Enrico IV, e si trasferisce
a Parigi.
Il successo Nella capitale francese è ben retribuito, onorato e stimato, e sopravvive persino
e la produzione alla caduta in disgrazia dei suoi protettori italiani e della stessa regina madre.
parigina
A Parigi, Marino raccoglie, ordina e pubblica tutta la sua produzione poetica.
Vedono così la luce La Galeria (1619), descrizione, divisa in pitture e sculture, del-
le opere d’arte raccolte nella galleria di un principe; La Sampogna (1620), raccol-
ta di idilli pastorali; e soprattutto il poema l’Adone (1623), che egli considera la
propria opera maggiore.
Il ritorno Nel 1623, ammalatosi e preso dalla nostalgia per l’Italia, Marino lascia la ca-
in Italia pitale francese in preda ai disordini e raggiunge dapprima Roma e poi Napoli,
e la morte
dove viene onorato dalle accademie ma deve però subire la censura ecclesia-
stica per i versi dell’Adone nei quali, per inciso, tesse anche l’elogio di Galileo
Galilei (Del telescopio a questa etate ignoto / per te fia, Galileo, l’opra compo-
sta: X, 43).
La sua morte, avvenuta nel 1625 a Napoli, segna per i contemporanei la scom-
parsa di un grande poeta.

Le opere
Le principali opere di Marino sono da un lato le raccolte di liriche, dall’altro il
poema l’Adone. In entrambi i casi, la sua pur variamente giudicata poesia si con-
trappone alla poetica e alle tendenze prevalenti nei secoli precedenti, accostan-
dosi soprattutto al modello dello spagnolo Góngora, iniziatore del barocco let-
terario europeo, e, per alcuni aspetti, a quello di Torquato Tasso.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 53


La Lira
Con il titolo di Rime, nel 1602 Marino pubblica una raccolta di poesie, distinte in
sonetti (448), madrigali (207) e canzoni (18): già la scelta di suddividere la silloge
in base al metro è indicativa dell’attenzione predominante, tipica del gusto baroc-
co, all’aspetto formale dei componimenti. L’edizione definitiva (1614), dopo una
prima e seconda parte pubblicate nel 1608, intitolata La Lira, comprende buona
parte delle Rime ed è ulteriormente suddivisa nei vari generi e temi della poe-
sia lirica, alla maniera di Tasso: Marittime, Eroiche, Morali, Sacre, Amori, Lodi, La-
grime, Divozioni, Capricci.
La Lira è oggi considerata da molti una delle più significative opere poetiche del
Barocco europeo. Notevoli sono i madrigali – componimenti destinati ad essere
musicati e dunque congeniali alla vena melodica marinista – e ancor di più i sonetti.
Veri e propri gioielli lirici sono quasi tutti i componimenti della sezione delle Maritti-
me, che hanno per tema l’amore del pescatore Fileno per la ninfa Lilla.
Il contenuto Qui il concettismo, sebbene abbia un ruolo non trascurabile, passa spesso in se-
si dissolve condo piano a favore dell’emergere di preziosi e innovativi intarsi di metafore e
in suoni di un’abilissima orchestrazione di variazioni foniche fondata su ripetizioni, rime
e immagini
raffinate, consonanze e allitterazioni.
Con la maestria verbale di Marino, il Barocco getta le basi di una poesia rinno-
vata, in cui il contenuto tematico si dissolve in suoni e immagini: solo quei poeti
del Novecento che si pongono un analogo obiettivo potranno però comprende-
re e rivalutare appieno, a distanza di secoli, la lungamente contestata grandezza
de La Lira.

Focus IL CONCETTISMO
Il concettismo è un procedimento stilistico e un atteggiamento poetico proprio del Barocco letterario nelle
sue diverse varianti europee, caratterizzato da un gusto esasperato per le sottigliezze linguistiche e per la raf-
finata elaborazione formale e concettuale della creazione poetica.
Antecedenti del concettismo possono trovarsi in scrittori dell’antichità e nell’area del petrarchismo, tendenza
poetica che riprende in forme più marcate i motivi già presenti in Petrarca (cura scrupolosa della forma, pro-
pensione alle simmetrie e alle antitesi, raffinati procedimenti poetici tratti dal trobar clus dei trovatori).
Il concettismo, tuttavia, si afferma in modo pieno e maturo nel Seicento, nella misura in cui il gusto baroc-
co propone una ricerca espressiva capace di suscitare meraviglia e rintracciare analogie inusuali e sorprenden-
ti tra piani diversi della realtà. Inseparabile dalla metafora, il concetto, da questo punto di vista, è un collega-
mento audace e imprevedibile di diversi elementi, a volte contraddittori (morte/vita, buio/luce, anima/cor-
po) a volte distanti ed eterogenei ma collegati fra loro mediante inaspettate associazioni visive o sonore. C’è un
concettismo artisticamente mirabile (lo ritroviamo spesso in Marino) e c’è un concettismo deteriore, basato su
giochi di parole di cattivo gusto (frequente nei marinisti minori e non raro neppure nel poeta napoletano).
I princìpi retorici del concettismo sono la propensione all’intuitività, il contrasto di contenuto e forma, la ri-
cerca della teatralità e dell’artificio retorico, la sopravvalutazione degli aspetti stilistici e formali che si tradu-
ce spesso in un disinteresse per i contenuti morali, spirituali e filosofici. La capacità di produrre “concetti” in
questo senso è definita come acutezza d’ingegno o in termini di analogo significato nelle diverse lingue del
Barocco europeo (agudezas in spagnolo).
Nella letteratura spagnola del Seicento, il massimo poeta concettista è Francisco de Quevedo (1580-1645),
mentre il teorico del concettismo è Baltasar Gracián y Morales (1601-1658) con il suo trattato Agudeza y
Arte de Ingenio. In Italia, il testo teorico più importante e famoso sull’argomento è Il cannocchiale aristote-
lico di Emanuele Tesauro (1592-1675).

54 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


T1 Onde dorate
da La Lira, VII Giambattista Marino

Il sonetto Onde dorate è dedicato all’amore sensuale. L’amante, vedendo la donna che si pettina, se ne inna-
mora perdutamente. L’emozione e il contenuto sono posti in secondo piano, com’è tipico del gusto barocco,
rispetto al fuoco d’artificio delle figure poetiche dell’immagine evocata, che affascina la fantasia del letto-
re. Nel sonetto è possibile cogliere le caratteristiche del Marinismo, destinato a rappresentare una parte con-
sistente della poesia seicentesca.
Schema metrico: sonetto, con rime ABBA, ABBA, CDC, DCD.

PISTE DI LETTURA
• Variazione sul tema, tipicamente barocco, del naufragio d’amore
• Abile arguzia e raffinatezza, scarsa partecipazione emotiva
• Tono di esercizio retorico

Onde dorate, e l’onde eran capelli, Onde dorate – e le onde eran capelli –
navicella d’avorio un dì fendea1; solcava un giorno il pettine come una na-
una man pur d’avorio2 la reggea3 vicella d’avorio; una mano, anch’essa
bianca come l’avorio, la guidava qua e là
per questi errori preziosi e quelli4; in percorsi attraverso l’oro prezioso; e
5 e, mentre i flutti5 tremolanti e belli mentre divideva le onde luccicanti e belle
con una scriminatura drittissima, Amore
con drittissimo solco dividea6, raccoglieva l’oro dei fili spezzati per for-
l’or de le rotte fila Amor cogliea, marne catene per chi gli si ribella.
per formarne catene a’ suoi rubelli7.
Per l’aureo mar, che rincrespando apria In quel mare dorato, che increspandosi
10 il procelloso suo biondo tesoro8 apriva il suo biondo tesoro in tempesta, il
agitato il mio core a morte gia9. mio cuore agitato andava verso la morte.
Naufragio prezioso, questo in cui som-
Ricco10 naufragio, in cui sommerso io moro11, merso io muoio, poiché almeno, nella
mia tempesta, lo scoglio fu diamante e il
poich’almen fur, ne la tempesta mia, golfo d’oro!
di diamante lo scoglio e ’l golfo d’oro!12
da Opere, a cura di A. Asor Rosa, Rizzoli, Milano, 1967

1. navicella... fendea: è il pettine che solca le onde dei capelli. In passa-


to i pettini erano d’osso o d’avorio.
2. pur d’avorio: anch’essa color dell’avorio. Il pallore, un tempo, era
considerato elemento di bellezza.
3. reggea: conduceva, guidava.
4. per questi... quelli: in questi e quei viaggi (errori) fra le onde dorate
dei capelli (preziosi); gli aggettivi dimostrativi questi e quelli indicano la
distanza – minore o maggiore – dell’osservatore dall’oggetto osservato.
5. flutti: onde.
6. con drittissimo... dividea: il pettine divideva i capelli con una perfet-
ta scriminatura (drittissimo solco).
7. l’or... rubelli: Amore raccoglieva l’oro dei capelli spezzati dal pettine
per formarne catene con cui imprigionare chi si ribellava alla sua potenza
(a’ suoi rubelli).
8. che rincrespando... tesoro: che, increspandosi (per il passaggio del
pettine), apriva la sua preziosa e bionda chioma, causa di tempeste (amo-
rose); l’aggettivo procelloso è un latinismo e significa “tempestoso”.
9. gia: andava. Il verbo gire, “andare”, in italiano antico (rimasto in uso
nei vocaboli giro e gita) deriva dal latino ire.
10. Ricco: il poeta naufraga fra oro e diamanti.
11. moro: muoio, annego.
12. poich’almen... d’oro!: poiché almeno, nella mia tempesta, lo sco-
glio è di diamante e il golfo è d’oro; lo scoglio è forse metafora per “fer-
maglio” o per un gioiello, che dà l’ultimo tocco alla bionda capigliatura Edgar Degas, Dopo il bagno, 1884.
(golfo) della donna. San Pietroburgo, Museo dell’Hermitage.

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L inee di analisi testuale
Gli antecedenti
Il sonetto qui presentato vanta una serie di illustri antenati. Nella lirica amorosa il tema del naufragio è un
luogo letterario frequente, in particolare abbinato a quello dei capelli dorati (basti pensare al Canzoniere di
Petrarca: Erano i capei d’oro a l’aura sparsi). L’argomento viene molto sfruttato dai poeti del Seicento, an-
che perché il naufragio fra le chiome è incentrato su un tipico procedimento metaforico (le immagini del
naufragio e dei capelli legate all’idea di “onde dei capelli” e, dunque, di “mare”). La metafora onde-capel-
li, sviluppata in tutte le possibili sfaccettature, regge mirabilmente l’intero sonetto. La particolarità di Mari-
no è l’attenzione concentrata sui dettagli dei capelli, del pettine, delle onde: ad esempio la navicella d’a-
vorio (che può essere un’imbarcazione o un pettine) o i flutti tremolanti (onde o capelli).
La maraviglia ottenuta attraverso un arazzo di metafore
Come un sontuoso arazzo, il sonetto è interamente intessuto di fili d’oro. L’immagine principale infatti è l’o-
ro, richiamato in ogni verso da una moltitudine di riferimenti coloristici e musicali. D’oro sono le onde e i ca-
pelli; l’oro compare direttamente nel verso l’òr de le rotte, il mare è aureo, d’oro infine è il golfo. Sui suoni
o e r il poeta costruisce inoltre un efficace sistema di allitterazioni (avorio, errori, rotte, formarne, aureo) che
si richiamano attraverso tutto il testo creando una sorta di scatola dorata contenente suoni e immagini di ti-
pico preziosismo barocco.
Man mano che il componimento procede, tutto prende sempre più movimento, dall’andamento oscillato-
rio delle onde, dei capelli e della navicella, al mare procelloso, al core agitato, per tornare nella terzina fina-
le alla calma del naufragio, dello scoglio e del golfo: l’acconciatura è finalmente terminata.

L avoro sul testo


Comprensione
1. Riassumi il contenuto del sonetto di Marino.
2. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Quali elementi naturali assumono, per così dire, sembianze femminili?
b. Da quali elementi si deduce il tono di ammirazione per la bellezza femminile?
c. Qual è la causa del perdersi nella bellezza del poeta e quali versi la rivelano?

Analisi e interpretazione
3. Chiarisci il contenuto letterale e metaforico delle espressioni sotto riportate:
a. navicella d’avorio un dì fendea
b. i flutti tremolanti e belli / con drittissimo solco dividea
c. Ricco naufragio, in cui sommerso io moro
d. di diamante lo scoglio e ’l golfo d’oro
4. Quale figura retorica prevale nel testo?
5. Quali altre figure retoriche hanno rilievo nel testo?
6. Attraverso quali artifici Marino mira a suscitare maraviglia nel testo?

Approfondimenti
7. La rete di analogie tra i capelli dell’amata, le onde del mare e altri elementi naturali, il naufragio ed altri ri-
ferimenti giungono a Marino dalla tradizione poetica e dunque da testi lirici precedenti. Analizza l’argo-
mento e confronta i diversi approcci a tali temi, mettendo in luce somiglianze e innovazioni.
8. Riflettendo attentamente sul sonetto, indica nelle varie sfumature il tipo di sensazione che il poeta vuole
evocare nel lettore attraverso le analogie.
9. Riassumi i testi di una o più canzoni a te note in cui compaiono le metafore contenute nel sonetto; con-
fronta poi tali testi con quello di Marino per evidenziarne i principali punti di contatto.

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T2 Pon mente al mar, Cratone
da La Lira, VIII Giambattista Marino

Questo celebre sonetto è tratto dalla prima parte de La Lira, in cui Marino inserisce rime ispirate al mare. Il
tema del mare in ambientazione notturna, che vanta illustri cantori tra i classici greci, latini e italiani, offre
al poeta lo spunto per dare prova della sua arte pittorica e, soprattutto, del magistrale uso della metafora.
Schema metrico: sonetto, con rime ABBA, ABBA, CDC, DCD.

PISTE DI LETTURA
• Il tema del mare di notte
• L’uso delle allitterazioni e delle figure retoriche per creare “musica verbale”
• Tono elegiaco

Pon mente1 al mar, Cratone, or che ’n ciascuna


riva2 sua dorme l’onda e tace il vento3,
e Notte in ciel di cento gemme e cento
ricca spiega la vesta azzurra e bruna4.

5 Rimira ignuda e senza nube alcuna,


nuotando per lo mobile elemento,
misto e confuso l’un con l’altro argento,
tra le ninfe del ciel danzar la Luna5.

Ve’6 come van per queste piagge e quelle7


10 con scintille scherzando8 ardenti e chiare,
volte in pesci le stelle, i pesci in stelle9.

Sì puro il vago fondo10 a noi traspare,


che fra tanti dirai lampi e facelle:
“Ecco in ciel cristallin cangiato il mare”11.
da Opere, a cura di A. Asor Rosa, Rizzoli, Milano, 1967

1. Pon mente: guarda attentamente. Il poeta si rivolge al- 6. Ve’: vedi.


l’interlocutore, Cratone. 7. queste... quelle: i tratti di cielo e di mare. Cratone viene
2. riva: punto. In ogni tratto del mare l’onda è quieta e non invitato a osservare come nelle distese del mare e del cielo
c’è vento. sembrino guizzare i pesci e le stelle, ugualmente scintillan-
3. dorme... vento: la metafora è ripresa da esempi petrar- ti. L’elemento barocco presente nel sonetto di Marino si ac-
cheschi (Or che ’l ciel et la terra e ’l vento tace… et nel suo centua soprattutto attraverso l’uso ripetuto delle allittera-
letto il mar senz’onda giace) ma rielaborata con gusto ba- zioni (in particolare, della doppia l).
rocco. 8. scherzando: la metafora, da collegare sintatticamente al
4. e Notte... bruna: e la Notte distende nel cielo la sua ve- van del verso precedente, può essere assunta come parola
ste color azzurro cupo, tempestata di infinite stelle (cento chiave, in quanto rievoca l’atmosfera di bellezza e di gioco
gemme e cento). L’immagine della notte (personificata) è che caratterizza l’intero sonetto.
presente in Petrarca, Notte il carro stellato in giro mena 9. volte... stelle: le stelle trasformate in pesci e i pesci in
(Canzoniere, CLXIV, 3) e nella Gerusalemme liberata di stelle; da notare il chiasmo, il parallelismo e, soprattutto, le
Torquato Tasso, Era la notte, e il suo stellato velo / chiaro insistite allitterazioni.
spiegava e senza nube alcuna (VI, CIII, 1-2). Si noti però 10. Sì... fondo: così limpido il bel fondo trasparente del
come in Marino il tessuto metaforico sia più esasperato ri- mare appare ai nostri occhi.
spetto agli illustri antecedenti. 11. che... mare: cosicché tu penserai che fra tanti lampi e
5. Rimira... la Luna: osserva con attenzione la Luna nuda e scintillii (facelle) il mare si sia trasformato (cangiato) in cie-
senza nubi (che la coprono) danzare tra le stelle (ninfe del lo limpido (cristallin). La seconda parte del sonetto si fon-
ciel), nuotando nel mare (mobile elemento), mentre si me- da su una duplice coppia di metafore: il mare è cielo, i pe-
scolano e si confondono i colori argentei del mare e del cie- sci sono stelle, e viceversa. L’effetto di maraviglia non è
lo; l’espressione senza nube alcuna riprende esattamente però raggiunto solo con la padronanza di tali elementi visi-
quella di Tasso (cfr. nota precedente); misto... argento è lo- vi: essi, infatti, si intrecciano a un iperbolico sovraccarico
cuzione che ricalca la struttura dell’ablativo assoluto latino. di ripetizioni di suoni.

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L inee di analisi testuale
La metamorfosi
Nel corso del sonetto si assiste a una progressiva metamorfosi: sullo sfondo di un mare tranquillo, mentre
la Notte abita il cielo con la ricca veste di stelle, dapprima la Luna si muove come fosse nell’acqua (nuotan-
do nel mare in cui si specchia), poi le stelle e i pesci sembrano mescolarsi, come se ambedue vagassero sia
per il cielo sia per il mare, in un continuo specchiarsi di cielo e acque; infine, la trasparenza dell’acqua si
fa cielo e gli elementi – attraverso le metafore – si confondono in una metamorfosi compiuta.
La meraviglia tradotta in immagini e suoni
Il sonetto è strutturato all’insegna della percezione visiva, del gusto pittorico, come segnalano Rimira, Ve’ ,
traspare. Man mano che il testo si sviluppa, però, acquista crescente importanza l’elemento melodico e so-
noro, con l’uso musicale delle consonanze e delle allitterazioni che si inseguono lungo tutto il componi-
mento (ignuda, nube, nuotando, Luna; quelle, scintille, stelle, facelle, cristallin), vertendo intorno a suoni
dolci di consonanti labiali e liquide.
La ricchezza delle figure retoriche
Sul piano del contenuto, il sonetto sembra poca cosa: si riduce, infatti, a un doppio incrocio di metafore (il
mare diventa cielo e viceversa, i pesci diventano stelle e viceversa). Ricchissimo è invece il gioco delle me-
tafore a intarsio, in qualche caso modernamente polisemiche (più di un’interpretazione, ad esempio, può
essere attribuita all’espressione l’altro argento). Affascinante è anche lo scenario fiabesco creato dalle per-
sonificazioni (l’onda, il vento, la Notte, la Luna).

L avoro sul testo


Comprensione
1. Parafrasa, aiutandoti con le note, il sonetto di Marino.
2. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. A chi si rivolge il poeta e per quale motivo?
b. Qual è l’analogia di elementi naturali verso cui il poeta vuol condurre il lettore?
c. Quali elementi naturali sono personificati?
d. Quali esseri viventi vengono assimilati a fenomeni naturali?

Analisi e interpretazione
3. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Quale figura retorica principale regge la costruzione del testo e in che cosa essa consiste?
b. Su quali elementi metaforici si fonda l’identificazione di cielo e mare?
c. Qual è la sequenza di metafore che compone il testo?
d. Quali figure retoriche presenti nel testo suscitano immagini e quali, invece, percezioni sonore?
e. Quali sono le principali consonanze e allitterazioni che conferiscono intensa valenza musicale al sonetto?
4. Riflettendo sul testo del sonetto, analizzalo dal punto di vista stilistico-formale: prendi in esame dapprima
il livello retorico, segnalando in particolare allitterazioni, anafore, metafore, iperboli, similitudini; poi quel-
lo sintattico, indicando se sono presenti inversioni nella costruzione del periodo; infine quello lessicale,
sottolineando tutti i termini appartenenti all’area semantica del mare.

Approfondimenti
5. Scrivi un’intervista immaginaria a Marino in merito alla genesi, alle finalità e alla poetica del sonetto Pon
mente al mar, Cratone e, in generale, alla poetica che informa di sé l’opera del caposcuola della lirica ba-
rocca. Non superare le tre colonne di metà foglio protocollo. Intitola l’intervista secondo le regole del lin-
guaggio giornalistico.
6. Tratta sinteticamente il seguente argomento, motivando la tua risposta con opportuni riferimenti al testo
(max 20 righe): L’uso della metafora e delle allitterazioni nella lirica di Marino.

58 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


L’Adone
L’Adone è un poema mitologico di oltre quarantamila versi, distribuiti in venti
canti, pubblicato nel 1623.
Un poema Marino vi lavora fin dagli ultimi anni del Cinquecento, riponendo in esso le sue
mitologico ambizioni di gloria poetica.
a tema amoroso La trama è incentrata sugli amori di Venere e Adone. A causa di un dispetto di
suo figlio Amore, Venere si innamora del bellissimo Adone che, in seguito a una
tempesta, è approdato a Cipro, l’isola della dea. Venere accompagna Adone a vi-
sitare il Palazzo di Amore, il proprio giardino, dove tra i fiori brilla la rosa – cui so-
no dedicati celebri versi esemplarmente barocchi come Rosa riso d’amor, del ciel
fattura / rosa del sangue mio fatta vermiglia, / pregio del mondo e fregio di natu-
ra – ed altri luoghi meravigliosi, finché i due amanti sono costretti a separarsi a
causa della gelosia e dell’ostilità del dio Marte e di una maga. Quando si ricon-
giungono, dopo innumerevoli peripezie, Adone muore durante una battuta di
caccia, ucciso da un cinghiale per volontà di Marte.
La vicenda trae spunto dal mito classico ma, secondo il gusto barocco, separa
decisamente l’intreccio dalla fabula mediante innumerevoli digressioni, soprattut-
to narrative, inseguendo vicende secondarie (ad esempio, la favola di Amore e
Psiche) inserite nel racconto principale.
L’intreccio Centrale è il tema amoroso, sviluppato in atmosfere languide; gli scenari rinvia-
innovativo no al genere idillico, ma le parti meglio riuscite del poema sono singoli episodi o
dei temi frammenti lirici in cui, abbandonando gli eccessi di concettismo, l’autore rivela le
sue migliori qualità di poeta, già espresse nei componimenti raccolti ne La Lira.

L’ADONE

• Il primo progetto risale al 1596 e tra il 1600 e il 1605 Marino


COMPOSIZIONE compone un poemetto-base.
• La pubblicazione avviene a Parigi nel 1623.

GENERE • Poema mitologico in ottave.

• 20 canti per un totale di oltre 40.000 versi.


• L’intreccio è molto complesso: all’azione principale si aggiun-
STRUTTURA
gono linee narrative secondarie, a loro volta variate da infinite
digressioni.

• L’amore di Venere per Adone, a cui segue la formazione del


giovane basata su una conoscenza sensoriale e intellettuale,
ARGOMENTO
la gelosia di Marte e l’uccisione di Adone da parte di un cin-
ghiale.

• La tradizione volgare di Dante, Petrarca, Ariosto, Tasso.


FONTI • Gli autori classici latini e greci, ma anche il romanzo ellenistico
e i poemi bizantini.

• Per la poetica di Marino sono fondamentali i gusti del pubblico:


scopo della poesia è infatti il diletto del lettore.
STILE • I versi hanno caratteristiche fortemente musicali.
• Tra le raffinate e numerose figure retoriche, spiccano soprattut-
to la metafora e l’antitesi.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 59


Nella prefazione del prestigioso letterato francese Jean Chapelain (1595-1674),
uomo di corte vicino a Richelieu – l’opera viene stampata a Parigi a spese di Luigi
XIII –, l’Adone viene presentato come un poema di nuova specie, in cui si trovano
per la prima volta mescolati i temi della guerra e della pace.
Anche la critica più recente ritiene che l’Adone nasconda un disegno allegorico
che vede l’isola di Cipro come un luogo ideale di pace e amore in cui regnano va-
lori opposti a quelli della società del tempo.
La figura del Il protagonista, a sua volta, può essere considerato come l’incarnazione simbo-
protagonista lica di un ideale amoroso concepito nelle sue forme più sensuali e anche, nel con-
tempo, come ispiratore dell’arte intesa come fondamento della civiltà.
Ciò ben si comprende, ad esempio, dall’episodio in cui Adone è condotto in
cielo (canto X) e gli vengono mostrate le forze irrazionali nella grotta della Natura
e i prodigi della tecnica (fra cui il cannocchiale di Galileo) nella casa dell’Arte. La
sconfitta e la morte di Adone potrebbero dunque esprimere, nella forma ambi-
gua tipica del gusto barocco, il pessimismo dell’autore circa il possibile successo
di tale modello nella realtà sociale del tempo.

T3 Poi le luci girando al vicin colle


da Adone, III, 155-159 Giambattista Marino

Nei primi canti dell’Adone, Venere, trovandosi a Cipro, si imbatte in un bel giovane addormentato, Adone,
un mortale appena giunto sull’isola. Istigata dal figlio Cupido, la dea se ne innamora. Quando il giovane si
sveglia, Venere lo trattiene pregandolo di curarle un piede, ferito dalle spine di una rosa. Non appena la toc-
ca, Adone si innamora di lei. Nel brano qui presentato, tratto dal III canto, Venere elogia la rosa che, sia pu-
re involontariamente, è stata la causa dell’innamoramento di Adone.
Schema metrico: ottave di endecasillabi, con rime ABABABCC.

PISTE DI LETTURA
• La rosa, oggetto chiave della tradizione poetica fin dai tempi più remoti
• L’intreccio delle metafore
• Tono edonistico e idillico

155 Poi le luci girando al vicin colle,


dov’era il cespo, che ’l bel piè trafisse,
fermossi alquanto a rimirarlo e volle
il suo fior salutar pria che partisse1;
e vedutolo ancor stillante e molle
quivi porporeggiar2, così gli disse:
− Salviti il ciel da tutti oltraggi e danni,
fatal cagion de’ miei felici affanni3.

1. le luci... partisse: Venere, volgendo gli occhi al colle tolo), ancora gocciolante (stillante) e bagnato (molle) del
vicino, dove c’era il cespuglio che le ferì il piede; si fermò suo sangue, diventare rosso (da bianco che era).
ad ammirarlo e volle salutare il suo fiore (cioè a lei sacro, 3. Salviti... affanni: ti salvi il cielo da ogni offesa e danno,
in quanto simbolo della passione amorosa) prima di an- o causa voluta dal destino delle mie ansie di felicità. Felici
darsene. affanni è un ossimoro: gli affanni sono felici in quanto
2. stillante... porporeggiar: visto il fiore della rosa (vedu- provocati dall’amore.

60 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


156 Rosa riso d’amor, del ciel fattura,
rosa del sangue mio fatta vermiglia,
pregio del mondo e fregio di natura,
dela terra e del sol vergine figlia,
d’ogni ninfa e pastor delizia e cura,
onor dell’odorifera famiglia,
tu tien d’ogni beltà le palme prime,
sovra il vulgo de’ fior donna sublime4.

157 Quasi in bel trono imperadrice altera


siedi colà su la nativa sponda5.
Turba d’aure vezzosa e lusinghiera
ti corteggia dintorno e ti seconda
e di guardie pungenti armata schiera
ti difende per tutto e ti circonda6.
E tu fastosa del tuo regio vanto
porti d’or la corona e d’ostro il manto7.

158 Porpora de’ giardin, pompa de’ prati,


gemma di primavera, occhio d’aprile,
di te le Grazie e gli Amoretti alati
fan ghirlanda ala chioma, al sen monile8.
Tu qualor torna agli alimenti usati
ape leggiadra o zefiro gentile,
dai lor da bere in tazza di rubini
rugiadosi licori e cristallini9.

159 Non superbisca ambizioso il sole


di trionfar fra le minori stelle,
ch’ancor tu fra i ligustri e le viole
scopri le pompe tue superbe e belle10.
Tu sei con tue bellezze uniche e sole
splendor di queste piagge, egli di quelle,
egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo,
tu sole in terra, ed egli rosa in cielo11.
da L’Adone, a cura di G. Pozzi, Mondadori, Milano, 1976

4. Rosa... sublime: rosa, sorriso d’amore (Rosa riso d’a- hai gli stami (corona) color dell’oro e i petali (manto) color
mor: paronomasia e metafora), opera del cielo (chiasmo), della porpora (ostro).
diventata rossa per il mio sangue (la ferita di Venere spiega 8. Porpora... monile: rosso dei giardini, onore (pompa,
l’origine del colore rosso della rosa, che prima era bianca), dal greco pompé) dei prati, gemma della primavera, sei lo
preziosità del mondo e ornamento della natura (paralleli- splendore (occhio) dell’aprile; le Grazie e gli Amoretti alati
smo), pura figlia della terra e del sole, preoccupazione e con te formano una ghirlanda per i capelli o un gioiello
delizia (ossimoro) delle ninfe e dei pastori, onore della (monile) per il petto.
specie (famiglia) dei fiori, tu detieni il primato (la palma è 9. Tu... cristallini: quando la bella ape o il gentile vento
simbolo di vittoria) di ogni bellezza, sei la regina (donna Zefiro cercano i loro cibi consueti (cioè il nettare), offri lo-
sublime) del popolo (vulgo) dei fiori. Da notare l’antitesi ro da bere limpidi liquori di rugiada come in una tazza di
fra il termine dispregiativo vulgo (“popolo”) e il termine rubino (gemma di colore rosso).
donna, dal latino domina, “signora”. 10. Non superbisca... belle: il sole ambizioso non insu-
5. Quasi... sponda: come su un bel trono, superba impe- perbisca nel trionfare sulle stelle che sono più piccole di
ratrice, tu siedi là sul crinale dove sei nata. lui, perché anche tu riveli (scopri) tra le piante dei ligustri e
6. Turba... circonda: una schiera aggraziata e galante di le viole il tuo superbo onore.
brezze ti fa la corte e ti accarezza (seconda) e una schiera 11. Tu sei... cielo: tu sei, con le tue bellezze uniche, lo
armata (le spine) ti difende formando un cerchio protettivo splendore di questi luoghi terrestri, il sole di quelli celesti;
dappertutto. esso nel suo cerchio celeste, tu sul tuo gambo; tu sei il sole
7. fastosa... manto: tu, orgogliosa della tua regale dignità, della terra ed esso la rosa del cielo.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 61


L inee di analisi testuale
Sfoggio di abilità poetica
Marino sembra qui voler dimostrare la sua abilità con tutti gli strumenti retorici a sua disposizione. Il suo
sforzo è teso a destare nel lettore non tanto commozione, quanto meraviglia e ammirazione. Nell’ottava
156, ad esempio, la rosa è definita in ben nove modi diversi, tutti elogiativi: riso, fattura, pregio, fregio, fi-
glia, delizia e cura, onor, donna. Appare evidente la volontà di Marino di competere con la tradizione.
La metafora continuata
Nell’ottava 157, il poeta riprende una metafora abusata – la rosa regina dei fiori – e la rinnova attraverso il
gioco della metafora continuata, con un autentico sfoggio di bravura: se la
rosa è l’imperatrice dei fiori, le spine diventano le guardie, i venti il
corteggio, gli stami la corona, i petali il mantello di porpora. Il pas-
so rappresenta anche un omaggio al gusto seicentesco per lo
spettacolo e la magnificenza cortigiana: la rosa-regina, donna
(signora) del vulgo, e le altre metafore richiamano la vita di cor-
te e il suo sfarzo (imperadrice altera… guardie pungenti armata
schiera… regio vanto… corona… manto).
Attraverso le metafore si crea un’interscambiabilità fra i diversi
elementi della natura (rosa/sole, terra/cielo…) che dà vita a un
processo di metamorfosi (elemento caro alla poesia baroc-
ca). L’ottava 159 è interamente fondata sul rapporto analo-
gico sole-rosa, con tipico concettismo: il sole tra le altre
stelle è come la rosa tra gli altri fiori. Raffinata è anche la
costruzione dei due versi finali, nel momento culminante
della metamorfosi: la disposizione dei pronomi nell’ultimo
verso è chiastica (egli… tu; tu… egli) e ciascuno dei due
versi è caratterizzato al proprio interno dal parallelismo
(egli nel cerchio suo, tu nel tuo stelo; tu sole in terra, ed egli
rosa in cielo).

Antonio Canova, Venere e Adone (particolare).


Ginevra, Villa La Grange.

L avoro sul testo


Comprensione
1. Riassumi in forma corretta il contenuto delle ottave proposte.
2. Svolgi la parafrasi delle ottave sull’elogio della rosa, aiutandoti con le note.
3. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Come viene presentato il fiore protagonista delle ottave?
b. A quale astro il fiore viene paragonato e in quale contesto?
c. Quanti e quali sono gli elogi rivolti alla rosa?

Analisi e interpretazione
4. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Quali sono le figure retoriche che ricorrono nel testo?
b. Su quali figure retoriche si reggono gli elogi rivolti alla rosa?
c. Qual è la metafora principale che regge il testo?
d. Quali elementi naturali vengono personificati?
e. Quali sono le principali consonanze e allitterazioni che si rilevano nel testo?

Approfondimenti
5. Tratta sinteticamente il seguente argomento, motivando la tua risposta con opportuni riferimenti al testo
(max 20 righe): Amore e meraviglia nell’elogio della rosa di Marino.

62 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


Focus L’INTERESSE NOVECENTESCO PER LA POESIA BAROCCA
La poesia barocca, sottovalutata o disprezzata per almeno due secoli, ha risvegliato l’interesse e l’ammira-
zione di molti poeti e intellettuali del Novecento.
Chi si interroga sulle cause del fenomeno, ne individua alcune motivazioni fondamentali. In primo luogo, fra
il Seicento e il Novecento sussiste un’analogia di ordine filosofico: in entrambi i secoli, rispetto alla civiltà
immediatamente precedente, viene meno una concezione organica della realtà che lascia il posto all’ansia e
all’inquieta ricerca, che si affiancano a un esasperato edonismo.
I sistemi di pensiero più diffusi, invece di rappresentare solide convinzioni interiori, si affermano come verità
imposte dall’esterno, spesso con la forza dell’autorità e la repressione: tale caratteristica contraddistingue il
Cattolicesimo controriformista (ma anche le fedi riformate) come i grandi sistemi totalitari del XX secolo.
L’arte non si ricollega a Dio (come nel Medioevo) né alla natura armonicamente ordinata e all’imitazione dei
classici (come nel Rinascimento), ma rappresenta solo lo sforzo soggettivo, conoscitivo ed espressivo, del-
l’autore, talvolta oltre la maschera di una devozione religiosa spesso formale.
Sul piano estetico, sia l’arte barocca sia quella del Novecento non sono classiciste: esse non esprimono l’ar-
monia, il bello, il vero, ma la convinzione della frammentazione e della caducità dei valori e della vita. Lo
sfarzo esteriore del Barocco rivela, dietro le sue apparenze, il medesimo senso di angoscia e di vuoto che con-
traddistingue molta arte novecentesca (come scrive il poeta contemporaneo Eugenio Montale, codesto solo
oggi possiamo dirti, / ciò che non siamo, ciò che non vogliamo).
Infine, una fonte di ammirazione del Novecento per il Barocco è il ricorso dei lirici del Seicento a una poeti-
ca fondata, fra l’altro, sulla ricerca a oltranza del nuovo e sulla prevalenza della forma. L’espressione arti-
stica di questi due secoli apparentemente tanto diversi è fondata su presupposti e tecniche analoghe: l’esteti-
smo, l’ambiguità, la distorsione delle forme, la rottura degli equilibri e, in poesia, la dissoluzione dei messag-
gi in immagini e suoni, attraverso il sovraccarico delle metafore e le preziose e talora ossessive figure di ripe-
tizione, quali anafore, consonanze, parallelismi, chiasmi, paronomasie e allitterazioni: insomma, appunto, at-
traverso l’esaltazione della forma, rispetto al contenuto.

Marino: ricchezza di modi e di forme, nessuna profondità


Francesco De Sanctis
L’INTERPRETAZIONE CRITICA

Il grande critico ottocentesco Francesco De Sanctis parla in questo brano dei rapporti tra Marino e il suo
tempo. A suo giudizio, il poeta napoletano è figlio del suo tempo: a causa del periodo storico in cui vive, è
necessariamente concentrato sul come (la tecnica poetica) piuttosto che sui contenuti. Giudizio piuttosto
severo – dovuto all’appartenenza di De Sanctis al movimento romantico –, appena mitigato dal riconosci-
mento di alcune caratteristiche positive come l’orecchio musicale e la feconda immaginazione.

Il re del secolo, il gran maestro della parola, fu il cavalier Marino, onorato, festeggiato: pensionato,
tenuto principe de’ poeti antichi e moderni, e non da plebe, ma da’ più chiari uomini di quel tem-
po. Dicesi che fu il corruttore del suo secolo. Piuttosto è lecito di dire che il secolo corruppe lui o,
per dire con più esattezza, non ci fu corrotti né corruttori. Il secolo era quello, e non potea esser al-
tro: era una conseguenza necessaria di non meno necessarie premesse. E Marino fu l’ingegno del
secolo, il secolo stesso nella maggior forza e chiarezza della sua espressione. Aveva immaginazione
copiosa e veloce, molta facilità di concezione, orecchio musicale, ricchezza inesauribile di modi e
di forme, nessuna profondità e serietà di concetto e di sentimento, nessuna fede in un contenuto
qualsiasi. Il problema per lui, come pe’ contemporanei, non era il che, ma il come. Trovava un re-
pertorio esausto1, già lisciato e profumato dal Tasso e dal Guarini2, i due grandi poeti della sua gio-
vinezza. Ed egli lisciò e profumò ancora più, adoperandovi la fecondità della sua immaginazione e
la facilità della sua vena.
La novità e la meraviglia non è nel repertorio, che è vecchissimo: un rimpasto di elementi e motivi
per lungo uso divenuti ottusi. Ciò che è ripulito e messo a nuovo è lo scenario, o lo spettacolo, vec-
chio anch’esso, ma lustrato e inverniciato. Il qual lustro gli viene non dalla sua intima personalità
più profondamente esplorata o sentita, ma da combinazioni puramente soggettive, ispirate da simi-

1. esausto: estenuato, esaurito. fido, capolavoro del genere bucolico composto nel tardo
2. Guarini: Battista Guarini (1538-1612), autore del Pastor Rinascimento (1580-1583).

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 63


glianze o dissonanze accidentali, e perciò tendenti al paradosso e all’assurdo: di che nasce quello
stupore in che il Marino pone il principale effetto della poesia […].
La poesia italiana in quest’ultimo momento della sua vita non è azione, e neppure narrazione: è
spettacolo vocalizzato, descrizione a tendenze liriche, tra lo scoppiettio de’ concetti, il lustro delle
immagini, e la sonorità delle frasi e delle cadenze, e i vezzi delle variazioni. Il suo ideale è l’idillio,
una vita convenzionale, mitologica, amorosa, allegrata dal riso del cielo e della terra. L’Adone è es-
so medesimo un idillio inviluppato in un macchinismo mitologico, come l’Orfeo, la Proserpina3.
da Storia della letteratura italiana, II, a cura di B. Croce, Laterza, Bari, 1954

3. l’Orfeo, la Proserpina: De Sanctis fa qui probabilmente gruppo scultoreo di un altro grande artista barocco, Lorenzo
riferimento a due opere simbolo del Barocco; Orfeo è un Bernini (1598-1680). Secondo altri, l’Orfeo cui qui si allude è
melodramma di Claudio Monteverdi (1567-1643), musicista l’opera per musica Il pianto d’Orfeo di Gabriello Chiabrera
barocco, il cui libretto, di Alessandro Striggio, è tratto dalla (1552-1638), rappresentata nel 1608.
Fabula di Orfeo di Poliziano; il Ratto di Proserpina è un

T4 Chiuso nel’ampio e ben capace seno


da Adone, VIII, 9-11 e 18-21 Giambattista Marino

Adone subisce una sorta di iniziazione, in cui il compito finale è lasciato a Mercurio: nel giardino del piace-
re, apprende i segreti dei cinque sensi e le delizie dell’intelletto e delle arti. Dopo aver attraversato i giardini
della vista, dell’odorato, dell’udito e del gusto, Adone entra infine nel giardino del tatto, al centro del palazzo
di Venere. Qui la sua guida, Mercurio, lo congeda e lo lascia alle amorevoli attenzioni della dea. Il tatto è po-
sto per ultimo perché considerato il senso principale, superiore a tutti gli altri in quanto solo grazie ad esso se-
condo il poeta si può avere la conoscenza suprema della realtà esterna e sperimentarne i piaceri maggiori.
Schema metrico: ottave di endecasillabi, con rime ABABABCC.

PISTE DI LETTURA
• L’educazione di Adone al sapere applicato e finalizzato al piacere
• La natura come ambiente barocco, artificiale e stupefacente
• Tono retorico, edonistico e idillico

9 Chiuso nel’ampio e ben capace seno1 Quel giardino è racchiuso nell’ampio e


è quel giardin de la maestra2 torre, ben capace cerchio delle mura turrite
maggiori, molto più spazioso degli altri e
degli altri3 assai più spazioso e pieno pieno di tutte le gioie che Amore seppe
di quante seppe Amor gioie raccorre4. raccogliere. Il largo cerchio, gradevole
Un largo cerchio5 e di bell’ombre ameno6 per le belle ombre degli alberi, compone
vien un teatro sferico7 a comporre, un teatro circolare, che, insieme alla
grande cintura delle alte mura, protegge
che, col gran cinto del’eccelse mura, la bellissima vegetazione.
protege la gratissima verdura8.

1. seno: è lo spazio interno della torre (latinismo). 5. cerchio: formato da alberi.


2. maestra: principale (termine di origine militare). 6. ameno: piacevole (latinismo).
3. degli altri: dei giardini degli altri sensi. 7. sferico: circolare.
4. di quante... raccorre: di quanti oggetti preziosi e pia- 8. col gran... verdura: insieme con la grande cinta delle altis-
ceri il dio Amore seppe raccogliere. sime mura (della torre), protegge il gradevolissimo giardino.

64 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


10 Adon va innanzi e par che novo affetto9 Adone va avanti e gli pare che una nuova
d’amorosa dolcezza il cor gli stringa. sensazione di dolcezza amorosa gli strin-
ga il cuore. Non ci fu mai scena contur-
Non fu mai d’atto molle osceno oggetto bante di atti sensuali che qui non appaia
che quivi agli occhi suoi non si dipinga10: ai suoi occhi: immagini di piacere e di di-
sembianti di lascivia e di diletto, vertimento, simboli di bellezze e di invi-
simulacri di vezzo e di lusinga, to, divertimenti, amori, sono sempre pre-
trastulli, amori, o fermi il guardo o giri, senti dovunque egli guardi, sia che fermi
gli occhi sia che li giri intorno a sé.
gli son sempre presenti, ovunque miri.

11 Sembra il felice e dilettoso loco Il luogo felice e piacevole sembra un pa-


pien d’angelica festa un paradiso. radiso pieno di angeli in festa. Qui il So-
Spira quivi il Sospiro aure di foco, spiro lancia brezze infuocate di passione,
lo Sguardo rincorre pensieri leggeri e il Ri-
vaneggia il Guardo e lussureggia il Riso. so è abbondante. Il Gioco corre a baciare
Corre a baciarsi con lo Scherzo il Gioco. lo Scherzo. Il Divertimento sta seduto in
Stassi11 il Diletto in grembo al Vezzo assiso. braccio alla Bellezza. Il Piacere caccia lon-
Scaccia lunge il Piacer con una sferza tano con una frusta le pesanti Preoccupa-
le gravi Cure12 e col Trastullo scherza. zioni e scherza col Divertimento.

[...]

18 Ride la terra qui, cantan gli augelli, Ride la terra qui, cantano gli uccelli, i fio-
danzano i fiori e suonano le fronde, ri danzano e le fronde fanno musica, i
sospiran l’aure13 e piangono i ruscelli, venti sembrano sospirare e i ruscelli pian-
gere; ai pianti, ai canti, ai suoni, Eco ri-
ai pianti, ai canti, ai suoni Eco14 risponde. sponde. Anche gli animali selvatici ama-
Aman le fere ancor tra gli arboscelli, no tra i cespugli, i pesci amano nelle fre-
amano i pesci entro le gelid’onde, sche onde, e le pietre stesse e le ombre di
le pietre istesse e l’ombre di quel loco quel luogo sembrano emettere sospiri di
spirano spirti15 d’amoroso foco. passione amorosa.

19 – A dio, ti lascio; omai fin qui (di Giove – Addio, infine io ti lascio qui; – disse Mer-
disse là giunto il messaggier sagace) curio, l’arguto messaggero di Giove – mi ac-
per ignote contrade ed a te nove contento, bell’Adone, di averti scortato at-
traverso luoghi ignoti e per te sorprendenti.
averti scorto, o bell’Adon, mi piace. Siamo giunti infine presso il confine dove
Eccoci alfine insu ’l confin, là dove termina, con la pace, ogni guerra d’amore.
ogni guerra d’amor termina in pace. Questa è la sede del nobile senso del tatto,
Di quel senso gentil16 questa è la sede, che vince ogni altro senso, in quanto è l’u-
a cui sol di certezza ogni altro cede. nico a dare la certezza della conoscenza.

20 Ogni altro senso può ben di leggiero Ogni altro senso può essere senza dub-
deluso esser talor da’ falsi oggetti; bio facilmente ingannato, talvolta, da falsi
questo sol no loqual sempr’è del vero oggetti; solo il tatto non lo può essere, fe-
dele servitore del vero e padre dei piace-
fido ministro, e padre de’ diletti. ri. Gli altri sensi, non essendo estesi a tut-
Gli altri, non possedendo il corpo intero, to il corpo, ma avendo sede solo in alcu-
ma qualche parte sol, non son perfetti; ne parti di esso, non sono perfetti; que-
questo, con atto universal, distende sto, con la sua azione universale, estende
le sue forze pertutto e tutto il prende17. le sue attività dappertutto nel corpo e tut-
to lo controlla.

9. affetto: sensazione. che genera una forte allitterazione).


10. Non fu mai... dipinga: non ci fu mai immagine (ogget- 16. senso gentil: il tatto è definito gentile, cioè “nobile”,
to) sensuale di atto sensuale che qui non appaia nitida- rispetto agli altri sensi, in quanto è l’unico che dà una co-
mente ai suoi occhi. noscenza certa della realtà.
11. Stassi: se ne sta. 17. non possedendo... prende: il concetto che Mercurio
12. Diletto... Cure: sono tutte personificazioni. spiega è che il tatto, essendo esteso a tutto il corpo, espan-
13. aure: brezze, venticelli (è un petrarchismo). de la sua percezione dappertutto e domina interamente i
14. Eco: la ninfa che secondo la mitologia greca ripete le sensi. I concetti qui espressi anticipano in qualche misura il
voci e i rumori. sensismo illuministico settecentesco, ma attribuiscono al
15. spirano spirti: emanano sospiri (figura etimologica, tatto e al piacere fisico una ben più accentuata valenza.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 65


21 Vorrei parlarne, e ti verrei solvendo Vorrei parlarne più distesamente e ti spie-
più d’un dubbio sottil dele mie scole18; gherei così molte difficili dottrine delle
ma tempo è da tacer, ch’io ben comprendo mie scuole di medicina, ma è il momento
che smetta di parlare, perché capisco be-
che la maestra tua19 non vuol parole. ne che la tua maestra [Venere] non vuol
Io qui rimango, ad Erse20 mia tessendo più parole. Io resto qui, a tessere alla mia
ghirlandetta di mirti21 e di viole. Erse una piccola ghirlanda di mirti e di
Tu vanne e godi. Io so che ’n tanta gioia viole. Tu vai e godi. Io so che in un così
qualunque compagnia ti fora a noia22. grande piacere qualunque compagnia ti
darebbe fastidio.

da L’Adone, a cura di G. Pozzi, Mondadori, Milano, 1976

18. mie scole: le scuole di medicina, disciplina di cui Mer-


curio è protettore.
19. maestra tua: Venere.
20. Erse: la figlia di Aglauro, amata da Mercurio.
21. mirti: piante tradizionalmente sacre a Venere.
22. ti fora a noia: sarebbe per te fastidiosa. Fora è un lati-
nismo.

Frontespizio de L’Adone di Giambattista Marino,


edito a Parigi nel 1623.
Milano, Biblioteca Trivulziana.

L inee di analisi testuale


Nel teatro circolare della seduzione
Il giardino è una sorta di scenario teatrale. La descrizione di ogni particolare è accurata: il giardino, costi-
tuito dalla gratissima verdura nel ben capace seno della maestra torre, contiene le immagini del piacere fi-
sico raccolte da Amore (quante seppe Amor gioie raccorre). Adone è protagonista di una sorta di opera tea-
trale in cui si susseguono visioni sensuali: una galleria di immagini di godimento che gli si presentano ovun-
que guardi (gli son sempre presenti, ovunque miri).
Il giardino è di forma circolare e Adone vi si trova al centro. La scelta non è casuale: c’è in Marino un’evi-
dente predilezione per le linee curve e il cerchio (i giardini, in particolare, sono all’interno di torri circola-
ri), in quanto non solo simboli di sensualità ma anche di totalità e perfezione.
Un Paradiso terrestre materiale
Allo sguardo di Adone si offrono molteplici scene di piacere collegate al senso del tatto, come fosse in un
Paradiso terrestre, che verrebbe a sostituirsi al Paradiso ultraterreno. L’esperienza di Adone rivela alcune
superficiali somiglianze con il viaggio di Dante descritto nella Commedia: Adone e Dante hanno una guida
(qui Mercurio, là Virgilio), sostituita, alla vigilia di conoscenze più alte, da una figura femminile (qui Vene-
re, là Beatrice). I due percorsi però sono totalmente diversi. La ricerca del piacere, nella sua dimensione
terrena, è estranea al mondo dantesco. Il senso del divino e la complessa tematica filosofico-religiosa della
Commedia, sono sostituiti, nell’opera di Marino, dall’elemento sensuale. La concezione dantesca è dun-
que capovolta e immersa in una dimensione di puro edonismo.

66 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


L avoro sul testo
Comprensione
1. Riassumi il contenuto delle ottave proposte.
2. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. In quale ambiente si ritrova Adone?
b. Per quale motivo Adone si trova lì?
c. Quale personaggio gli parla e che cosa gli dice?
d. Quali elementi naturali vengono personificati nel discorso?
e. Quale esortazione finale viene rivolta ad Adone?
f. Che cosa rappresenta il giardino e perché è circolare?
g. Perché, secondo Marino, il tatto è importante?

Analisi e interpretazione
3. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Quali sono le principali figure retoriche presenti nella descrizione del giardino?
b. Quali sono le più rilevanti personificazioni?
c. Quali sono le più incisive consonanze e allitterazioni?

Approfondimenti
4. L’atteggiamento nei confronti dell’amore presente nell’Adone è prevalentemente simile o diverso da quel-
lo della Commedia di Dante? Perché?
5. Le concezioni prevalenti nei ragazzi di oggi in materia amorosa ti sembrano vicine o lontane rispetto a
quelle espresse da Marino nell’Adone? Motiva la tua risposta, facendo riferimento anche a opere d’arte –
romanzi, racconti, film – attuali.
6. Secondo alcuni versi del brano proposto, l’educazione di Adone avviene attraverso i sensi, i quali sono vei-
colo di conoscenza e al tempo stesso strumento di piacere. Prendendo spunto da questi versi, rifletti sui
cinque sensi e su come i giovani d’oggi vengono educati a utilizzarli. In particolare, ritieni che nella cultu-
ra della nostra società alcuni sensi siano ritenuti più importanti di altri? Quali? Perché?

La Murtoleide
Gli scambi di sonetti burleschi e sarcastici – noti come Fischiate – nati dalla dispu-
ta con Gaspare Murtola sono raccolti nella Murtoleide (1619), contrapposta alla Ma-
rineide del suo rivale. Marino si rivela qui maestro nella rielaborazione in chiave ba-
rocca dello stile “basso” e burlesco in cui si erano in passato distinti poeti quali
Cecco Angiolieri e Dante (nella tenzone con Forese Donati) e poi Burchiello e Berni.
Sonetti I sonetti sono occasione di un brillante e innovativo esercizio di rime aspre e chioc-
barocchi in ce – per dirla come Dante – cui si ispireranno, di fatto, anche alcuni detrattori del poe-
stile burlesco ta napoletano. Ancora una volta Marino anticipa per la prima volta tendenze apparse
nella lirica novecentesca, in particolare l’ardito uso delle onomatopee (La pecora be-
lando fa be bu, / il cavallo annitrendo fa hi hi, / il grillo grifolando fa gri gri, / ed il por-
co grugnendo fa gru gru…). Come ne La Lira, anche nella Murtoleide la tradizione cin-
quecentesca è definitivamente superata: i versi burleschi, infatti, sono per Marino oc-
casione di innovative sperimentazioni sul tessuto fonetico, sulla base di sonorità fon-
date sui fonemi dentali e gutturali: l’unico paragone possibile è con il Burchiello.

Gli scritti minori


Marino, che ha sempre manifestato interesse per la pittura frequentando, fra gli
altri, artisti come Caravaggio e i Carracci, in un primo tempo progetta di pubbli-
care un libro illustrato, dove incisioni di sculture e dipinti affiancano i testi poetici
che le descrivono.
La Galeria Tuttavia, nell’opera pubblicata nel 1619, La Galeria, il progetto originario viene
meno: l’interesse della raccolta deriva soprattutto dall’idea compositiva, che mira ad
occuparsi di oggetti artistici e artificiali prodotti dall’uomo piuttosto che di elementi
naturali, e dalla modernità del progetto originario, che anticipa, tentando di realizza-
re un connubio fra immagini e parole, taluni sviluppi dell’arte contemporanea.
La Sampogna La Sampogna (1620) comprende otto idilli mitologici e quattro pastorali. I temi
sono spesso erotici, ma i componimenti sono astratti ed eccessivamente artificio-

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 67


si. La poetica di Tasso, che concepisce la natura come maestra d’amore, e il gene-
re dell’idillio sembrano riproposti principalmente allo scopo di rendere omaggio
al poeta cui Marino si ispira o forse, più semplicemente, per accontentare una
reale o presunta domanda del pubblico dei lettori.
Prose, Marino ci lascia anche prose e versi – non particolarmente riusciti – di argomen-
versi edificanti to religioso ed edificante, quali le Dicerie sacre e La strage degli innocenti. Note-
ed epistole voli sono invece le Epistole, stampate due anni dopo la morte dell’autore; esem-
pio tipico di prosa barocca, esse trattano vari argomenti, prevalentemente di ca-
rattere autobiografico.

I PRINCIPALI POETI MARINISTI


Fra i lirici minori considerati imitatori ed epigoni di Giambattista Marino vanno ri-
cordati soprattutto Achillini, Artale, Lubrano e Fontanella.
Il giurista bolognese Claudio Achillini (1574-1640), autore della raccolta Rime e pro-
se e bersaglio della satira manzoniana in un celebre passo dei Promessi sposi (capito-
lo XXVIII), è un abile tecnico del concettismo e della versificazione. Amico ed entusia-
sta ammiratore del poeta napoletano, ne prende più volte le difese, tessendone iper-
boliche lodi. Il marinismo di Achillini consiste in una ripresa degli aspetti meno validi
della lirica barocca, a partire dall’artificioso gioco di concetti: alcune espressioni, co-
me dalle stelle alle stalle (riferita alla nascita di Cristo), sono tuttavia rimaste tanto ce-
lebri da entrare nel linguaggio comune.
Ancora più bizzarre e cervellotiche sono le composizioni del soldato di ventura Giu-
seppe Artale (1628-1679), nato a Mazzarino di Caltanissetta e morto a Napoli: prota-
gonista di una vita avventurosa e violenta, ha raccolto le sue rime nell’Enciclopedia
poetica. Un esempio del barocchismo di Artale è il verso, riferito alla Maddalena in la-
crime, bagnar coi Soli (gli occhi luminosi) e asciugar co’ fiumi (i capelli fluenti). Artale è
autore anche di un romanzo e di una tragedia.
Il napoletano Giacomo Lubrano (1619-1693), predicatore gesuita e autore delle Scin-
tille poetiche o poesie sacre e morali, si spinge all’estremo nell’utilizzo del concettismo,
ma la sincera ispirazione religiosa riscatta non pochi fra i suoi testi. Napoletano è anche
Girolamo Fontanella (1612-1644), autore delle raccolte Ode, Nove cieli ed Elegie, nei
cui versi Benedetto Croce riconosce a tratti una fresca vena meritoria di attenzione.
A sé stante è la produzione di Tommaso Stigliani (1573-1651), nato a Matera, il qua-
le, dopo un inizio come esponente del Marinismo, ne abbandona la poetica e, trasfe-
ritosi a Roma, diventa un intellettuale di vasta cultura, curando fra l’altro un’edizione
del Saggiatore di Galilei.
Un discorso a parte merita anche il poeta Ciro di Pers (1599-1663), il più importante
rimatore dopo Marino. Nel suo canzoniere prevalgono i temi della morte e del tempo,
ispirati a una concezione tragica della vita, il cui simbolo è l’orologio. L’orologio da
ruote, a cui è dedicato il sonetto sotto presentato, è l’orologio meccanico, uno degli
strumenti su cui la tecnica dell’epoca più si esercita: sempre si more è il suo orribile
monito, conforme alla cupa visione che interpreta l’esistenza umana come un impla-
cabile rovinare verso la tomba.
Orologio da ruote
Mobile ordigno di dentate rote
lacera il giorno e lo divide in ore,
ed ha scritto di fuor con fosche note
a chi legger le sa: SEMPRE SI MORE.
Mentre il metallo concavo percuote,
voce funesta mi risuona al core;
né del fato spiegar meglio si puote
che con voce di bronzo il rio tenore.
Perch’io non speri mai riposo o pace,
questo che sembra in un timpano e tromba,
mi sfida ogn’or contro a l’età vorace.
E con que’ colpi onde ’l metal rimbomba,
affretta il corso al secolo fugace
e, perché s’apra, ogn’or picchia a la tomba.
da G. Getto, I marinisti, Utet, Torino, 1954

68 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


T5 Sudate, o fochi, a preparar metalli
da Poesie Claudio Achillini

Il sonetto, noto anche per la polemica e ironica citazione manzoniana ne I promessi sposi (capitolo XXVII),
è rappresentativo del concettismo estremo che caratterizza la poesia dei poeti marinisti. Achillini, esperto
nel gioco di parole più estremo ed esasperato, lo dedica alla gloria militare di Luigi XIII di Francia.
Schema metrico: sonetto con rime ABBA, ABBA, CDC, DCD.

PISTE DI LETTURA
• L’elogio, attraverso l’iperbole, delle imprese militari del re di Francia
• L’uso di citazioni mitologiche e di storia romana per illustrare un contemporaneo
• Tono encomiastico

Loda il gran Luigi re di Francia1 che dopo la famosa


conquista della Roccella2 venne a Susa e liberò Casale3.
Sudate, o fochi, a preparar metalli4,
e voi, ferri vitali5, itene pronti6,
ite di Paro a sviscerare i monti7
per inalzar colossi al re de’ Galli.
5 Vinse l’invitta rocca8 e de’ vassalli9
spezzò gli orgogli a le rubelle fronti10,
e machinando inusitati ponti
diè fuga ai mari e gli converse in valli11.
Volò quindi su l’Alpi e il ferro strinse12,
10 e con mano d’Astrea13 gli alti litigi14,
temuto solo e non veduto15, estinse.
Ceda le palme16 pur Roma a Parigi:
ché se Cesare venne e vide e vinse,
venne, vinse e non vide17 il gran Luigi.
da Lirici marinisti, a cura di G. Getto, Tea, Milano, 1990

1. il gran Luigi re di Francia: Luigi XIII, re di Francia dal 9. vassalli: sudditi; gli ugonotti.
1610 al 1643. 10. a le rubelle fronti: delle fronti ribelli.
2. conquista della Roccella: la conquista della fortezza 11. machinando… in valli: La Rochelle cadde dopo un
de La Rochelle, ultimo baluardo degli ugonotti, il 28 otto- lungo assedio, che poté avere effetto solo mediante la co-
bre 1628 (cfr. vv. 5-8 e note 8-11). struzione, voluta dal Richelieu, di una diga (gli inusitati
3. venne… Casale: l’esercito francese, sotto la guida di ponti) che, partendo dalle due estremità del braccio di ma-
Luigi XIII e del cardinale Richelieu, nella primavera del re sul quale sorgeva la città, riuscì a bloccarla dalla parte
1629 vinse la resistenza piemontese a Susa; Luigi XIII trattò del mare da cui giungevano i rifornimenti della flotta in-
quindi con Carlo Emanuele I di Savoia la liberazione di Ca- glese […]; mediante la diga il mare venne così fugato (diè
sale dalle truppe spagnole (cfr. vv. 9-11 e note 12-15). fuga ai mari), allontanato dalla città, trasformato in una
4. Sudate… metalli: il poeta si rivolge ai fuochi delle fuci- chiusa insenatura, in una valle (G. Getto); gli converse in
ne perché s’affrettino a preparare gli strumenti metallici ne- valli: li trasformò (i mari) in valli.
cessari a costruire monumenti al re di Francia (per inalzar 12. Volò… strinse: si precipitò quindi sulle Alpi e impu-
colossi al re de’ Galli, v. 4). gnò le armi.
5. ferri vitali: sono gli stessi strumenti metallici del verso 1 13. con mano d’Astrea: con mano di giustizia; Astrea è la
(scalpelli ecc.), definiti vitali in quanto, come afferma G. dea della giustizia.
Getto, lavorati, non grezzi, e tali da servire al lavoro, al- 14. alti litigi: profondi contrasti (tra Francesi e Spagnoli).
l’attività e alla vita dell’uomo. 15. temuto… veduto: cioè, senza che il re fosse presente:
6. itene pronti: andatevene veloci (dalle fucine in cui sa- estinse i litigi solo col timore procurato dalla sua autorità.
rete preparati). 16. le palme: le insegne della vittoria.
7. di Paro… i monti: a scavare i monti di Paro. L’isola di 17. venne, vinse e non vide: gioco di parole concettista
Paro, nel mar Egeo, era celebre per il suo marmo bianco. basata sul celebre motto di Cesare: veni, vidi, vici (“venni,
8. Vinse l’invitta rocca: Luigi XIII vinse la resistenza del- vidi e vinsi”).
l’invitta roccaforte de La Rochelle.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 69


L inee di analisi testuale
Un sonetto esemplare del gusto dei marinisti minori
I giochi di parole, le citazioni mitologiche e storiche erudite, l’enfasi e le iperboli nella descrizione dei fatti
e dei personaggi, i concetti astrusi ma superficiali, la ricerca delle metafore più sorprendenti per il lettore,
l’artificiosità estrema sono gli elementi fondamentali della lirica dei seguaci minori di Marino e del concet-
tismo che la pervade. Tali elementi sono perfettamente esemplificati in questo sonetto di Achillini, che non
a caso diventerà bersaglio del sarcasmo di Alessandro Manzoni.
Alcuni esempi di concettismo estremo
I ferri che indicano gli scalpelli e che devono dare vita alla statue (per questo definiti vitali), mentre di soli-
to indicano le spade che uccidono, sono un esempio del concettismo estremo di Achillini. La personifica-
zione dei fochi che sudano per forgiare metalli sembra involontariamente umoristica, più che sorprendere
in quanto figura retorica. L’ossimoro vita-morte è esplicito nell’opposizione sviscerare i monti / inalzar co-
lossi. Altri esempi di concettismo sono presenti nelle espressioni Vinse l’invitta rocca, diè fuga ai mari e gli
converse in valli e nel confronto finale tra Cesare e Luigi XIII (il primo venne e vide e vinse, il secondo ven-
ne, vinse e non vide). Oltre l’idea della superiorità dei moderni sugli antichi – Luigi XIII vince Cesare: Ceda
le palme pur Roma a Parigi –, qui c’è un ossequio esagerato spinto al limite del servilismo (se non nascon-
de una velata battuta di spirito nei confronti del re francese).

L avoro sul testo


Comprensione
1. Riassumi il sonetto di Achillini in non più di 6 righe.
2. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Perché i fochi devono sudare?
b. Chi e quando vinse l’invitta rocca e Volò […] su l’Alpi?
c. Perché Roma deve cedere le palme a Parigi?

Analisi e interpretazione
3. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe).
a. Che cosa sono i ferri vitali? Perché sono un esempio di concettismo estremo?
b. Quali sono le personificazioni presenti nel testo?
c. Da quale frase del condottiero romano nasce il paragone tra Cesare e Luigi XIII?

Approfondimenti
4. Scrivi (destinandola al giornalino d’Istituto) una recensione del sonetto, illustrandone sinteticamente i ca-
ratteri contenutistici e stilistici. Devi convincere i lettori, con valide motivazioni, che esso merita di essere
letto (o viceversa). Non superare le tre colonne di metà foglio protocollo.

I POETI ANTIMARINISTI
Il classicismo Le tendenze poetiche di opposizione alla dominante lirica barocca – che si ma-
barocco degli nifestano sia nel dibattito teorico sia nella produzione poetica – hanno come trat-
antimarinisti to comune la fedeltà al classicismo e la ricerca della moderazione stilistica e te-
matica. In genere, tuttavia, anche i poeti che si proclamano antimarinisti rivelano
nei propri versi la presenza di più o meno marcati influssi del Marinismo e, in ge-
nerale, del Barocco, tanto che, nel loro caso, con formula solo in apparenza con-
traddittoria, si può parlare di classicismo barocco.
Un manierismo Caratteristica comune alla maggioranza dei poeti antimarinisti è un sostanziale
meno manierismo, consistente nella ripresa di temi, stilemi e modalità espressive dei
indifferente classici nell’ambito di una imitazione prevalentemente formale.
ai contenuti
La lirica classicista del Seicento, così come il Marinismo, persegue la novità e la
sperimentazione, ma soprattutto sul piano metrico, e con modalità meno accen-

70 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


tuate rispetto a Giambattista Marino e ai suoi epigoni; è anch’essa, generalmen-
te, ispirata a una concezione edonistica della poesia, il cui fine è il diletto, ma si
distacca dal Marinismo per una maggiore attenzione al contenuto dei testi, per la
presenza di esili ma organici fili conduttori razionalistici, per il rifiuto del concetti-
smo fine a se stesso.
Per tali motivi, la lirica di poeti del classicismo barocco, come Gabriello Chiabre-
ra e Fulvio Testi, sarà molto apprezzata nel Settecento, quando, prima con gli au-
tori dell’Accademia dell’Arcadia e in seguito con il Neoclassicismo, l’imitazione
dei classici e una nuova forma di razionalismo si contrapporranno al gusto seicen-
tesco. La critica più recente tende invece a considerare conservatrice la lirica clas-
sicista seicentesca, in quanto ciò che maggiormente la contraddistingue è la ne-
gazione di quegli elementi di innovazione che, soprattutto sul piano formale, il
Barocco di Marino sviluppa, nel tentativo di interpretare in modo originale lo spiri-
to del tempo.

Gabriello Chiabrera: tra classicismo e Barocco


Pur facendo propria una poetica che lo allontana dalla tendenza marinista per il
recupero di elementi classicisti, Gabriello Chiabrera può essere accostato a Ma-
rino per due aspetti: l’importanza attribuita all’innovazione formale – nel suo
caso, soprattutto metrica – e il sostanziale disinteresse per il contenuto dei te-
sti, salvo per il loro generico riferimento alla visione del mondo post-tridentina.
Anche lo stile del poeta, inoltre, è talvolta influenzato da alcuni elementi tipici del
gusto barocco.

La vita
Una gioventù Gabriello Chiabrera nasce a Savona, da famiglia nobile, nel 1552. Dalla sua au-
violenta tobiografia, stesa in terza persona dopo il 1625, emerge il ritratto stilizzato di un
gentiluomo e letterato di corte, equilibrato e colto. Eppure la gioventù di Chia-
brera è costellata di episodi violenti, risse e ferimenti. Si reca a Roma con lo zio
dopo la morte del padre ed entra nella corte del cardinale Luigi Cornaro, ma nel
1576 deve lasciare la città pontificia, a causa di una vendetta compiuta contro un
gentiluomo. Ritorna allora a Savona ma, in seguito alla partecipazione a violente
risse, nel 1581 viene bandito per quattro anni dalla città.
L’equilibrio Dopo aver trascorso alcuni anni nella Torino dei Savoia e nella Firenze dei
e la stagione granduchi Ferdinando I e Cosimo II de’ Medici, il poeta trova un proprio equili-
poetica brio e collabora alla grande stagione poetica, letteraria e teatrale che fiorisce in
fiorentina
occasione delle nozze del re di Francia Enrico IV con Maria de’ Medici. Fa anche
parte della Camerata de’ Bardi e frequenta i musicisti fiorentini, per i quali com-
pone numerosi testi che gli offrono spunti di riflessione sul legame fra la poesia
e la musica.

L’Italia in una carta del XVI secolo.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 71


La vecchiaia Nel 1602, in seguito a una crisi spirituale, ormai cinquantenne, decide di tor-
a Savona nare alla città natale di Savona, dove ricopre cariche pubbliche, conduce una
vita serena e si dedica alla stesura di opere letterarie, allontanandosi solo in
occasione di viaggi, nel corso dei quali viene ospitato da famiglie nobili e me-
cenati della cultura: si reca a Torino, Mantova, Firenze e Roma, sempre ben ac-
cetto e onorevolmente accolto nelle corti. A Savona muore, quasi novantenne,
nel 1638.

Le opere
Nel complesso delle sue opere, che secondo alcuni critici rappresentano la più
omogenea espressione poetica della Controriforma, si distinguono Il rapimento
di Cefalo, rappresentato a Firenze nel 1600, opera per musica ispirata a una vi-
cenda tratta dalle Metamorfosi di Ovidio e comprendente anche un’ode del poe-
ta francese Pierre de Ronsard, e soprattutto il Pianto d’Orfeo, rappresentato a
Mantova nel 1608. Numerose sono le raccolte di liriche, fra cui emergono le Can-
zoni – divise in Eroiche, Lugubri, Morali e Sacre –, le Canzonette, gli Scherzi e
canzonette morali, le Rime. Tutte sono ricche di sperimentazioni metriche, ele-
mento che è considerato il suo pregio maggiore.
In endecasillabi sciolti – e ciò rappresenta un’ulteriore, notevole innovazione
metrica – compone i trenta Sermoni, scritti fra il 1623 e il 1632 e pubblicati postu-
mi nel 1718: sul modello del poeta latino Orazio, l’autore espone la propria visio-
ne della vita, che sostanzialmente aderisce, seppure in modo personale ed equili-
brato, alle concezioni prevalenti nell’età post-tridentina.
L’antima- Fra le prose vanno ricordate, oltre alle pagine autobiografiche della Vita scritta
rinismo da lui medesimo, i cinque notevoli Dialoghi dell’arte poetica, nei quali Chiabrera
dei Dialoghi critica gli eccessi del Marinismo e difende inoltre le proprie innovazioni metriche e
dell’arte
poetica stilistiche nei confronti della tradizione petrarchista codificata nelle opere di Pietro
Bembo.

Focus FULVIO TESTI: CLASSICISMO E POESIA CIVILE


Fulvio Testi (Ferrara 1593 – Modena 1646) è, dopo Gabriello Chiabrera, il secondo nome per importanza del
classicismo barocco. Scrive dapprima liriche giovanili di impronta marinista, ma accostandosi poi alla lezio-
ne di Chiabrera, si orienta verso il classicismo.
Funzionario per conto dei duchi d’Este, viene incaricato di compiere missioni diplomatiche a Torino, a Vien-
na, a Roma, a Madrid. Nominato conte e tornato in patria, riceve l’incarico di governare la Garfagnana
(1639-1642), ma non viene mai abbandonato dall’insoddisfazione. Mentre pubblica le proprie rime, sempre
più marcatamente classiciste, col titolo di Poesie liriche (1627, 1644 e, postume, 1648), tenta a più riprese di
assumere incarichi di prestigio, suscitando ostilità e antagonismi. Infine viene incarcerato a Modena con
un’accusa di tradimento e muore in prigione.
Fulvio Testi aderisce al classicismo spinto da sincere esigenze morali e politiche e non da una poetica di
impronta edonistica. A differenza di Marino e di Chiabrera, al quale pure può essere accostato sul piano
stilistico, ha piena consapevolezza della condizione dell’Italia contemporanea e sostiene che si deve can-
tare il presente.
La poesia ritenuta migliore di Testi è infatti rivolta al suo tempo, come nella descrizione della calata dei lan-
zichenecchi (Ampio torrente / giù da l’Alpi nevose / precipitò d’uomini, e d’armi…) o nella solenne elegia per
l’Italia e l’Europa sconvolte dalla peste del 1630 (Di sconosciuta fiamma acceso il petto / stan languendo le
turbe. Al cor tremante / d’insolite paure / mandan vapor mortali / le vene putrefatte; così presta / è l’empia
qualità, che si diffonde / per le membra infelici / che pria si muor, che di morir si senta). La critica recente at-
tribuisce a Testi anche il poemetto in ottave Il pianto d’Italia, dedicato al principe Carlo Emanuele I di Sa-
voia: un atto d’accusa contro il malgoverno spagnolo, che si rivolge ai duchi torinesi come ai possibili libera-
tori dell’Italia oppressa dalle potenze straniere. Protagonista dell’opera, composta in età giovanile (1617), è
l’Italia stessa, raffigurata allegoricamente come una donna incatenata. Per le sue caratteristiche di poesia ci-
vile e patriottica, l’opera di Fulvio Testi sarà ammirata da tutti coloro che si dedicheranno a tali tematiche e,
in particolare, da Giosue Carducci.

72 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


Gabriello Chiabrera, infatti, pur non apprezzando certe esuberanze mariniste,
condivide la poetica della meraviglia e della ricerca del nuovo: di se stesso scrive
che, come Cristoforo Colombo, vuole trovar nuovo mondo, o affogare. Per que-
sto motivo la critica del Novecento, e in particolare Giovanni Getto, tende a con-
siderarlo poeta barocco, complementare e non antitetico a Giambattista Marino.
Le novità Le novità introdotte nella lirica italiana da Chiabrera riguardano principalmente
di Chiabrera l’ambito metrico; infatti molte fra le sue liriche compariranno fino alla prima metà
del Novecento in vari trattati e manuali di retorica e versificazione per la varietà e
l’esemplarità dei loro metri.
Il recupero della Le nuove forme metriche elaborate da Chiabrera hanno una matrice classicista,
metrica greca in quanto si basano sul recupero e sul riadattamento di strutture della tradizio-
ne greca e latina; fra queste: l’ode pindarica, di tono solenne, attraverso la quale
il poeta savonese tratta argomenti di carattere religioso, morale e politico; le ana-
creontiche, di contenuto amoroso e conviviale, fra cui si annoverano alcuni suoi
capolavori, e i sermoni, che ricalcano lo stile e il ritmo del poeta latino Orazio, in-
troducendo l’endecasillabo sciolto, destinato a grande fortuna.
Anche nell’adottare le più tradizionali forme metriche della lirica italiana – come
il sonetto, il madrigale, la ballata, la canzone – il poeta non rinuncia a sperimenta-
re varianti e innovazioni. Esemplare è, a tal proposito, il rinnovamento della can-
zonetta, variata e mossa grazie all’inserimento di versi di quattro, cinque, sei, otto
o nove sillabe, sia piani che sdruccioli: l’effetto va incontro alle richieste dei musi-
cisti per i quali spesso Chiabrera compone i suoi testi.
Il modello Tale indirizzo ripropone il modello della sperimentazione già avviata in Francia
melodico da Pierre de Ronsard e dai poeti della Pléiade, sperimentazione melodica che mi-
di Pierre ra a riaccostare la poesia alla modalità in cui si esprimeva al tempo delle sue anti-
de Ronsard
che origini, quando era strettamente legata alla musica e alla danza.
Un’anticipa- Sul piano stilistico, i componimenti di Chiabrera sono spesso caratterizzati da
zione toni semplici, cantabili e dolcemente melodiosi che anticipano il gusto arcadico.
dell’Arcadia Altri componimenti, invece, hanno toni e contenuti più solenni e legati ai temi
morali e religiosi costantemente proposti dai predicatori della Chiesa post-triden-
tina: i critici tendono a ritenere questa parte della produzione di Chiabrera la me-
no riuscita e valida sul piano artistico.

Claude Lorrain, Paesaggio con danza di contadini, 1639.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 73


T6 La vïoletta
da Canzonette amorose Gabriello Chiabrera

La canzonetta qui proposta è basata sul tema della fugacità della bellezza e della giovinezza. Il poeta rivol-
ge alla donna amata l’appello a meditare sulla brevita della gioventù e la caducità della sua bellezza. In pri-
mo piano sta la ricerca della costruzione metrica e musicale del verso.
Schema metrico: canzonetta anacreontica in 6 strofe di 6 versi (4 quinari, 2 settenari), con rime aaBccB. La liri-
ca è detta anacreontica perché imita le odi erroneamente attribuite al poeta greco Anacreonte (VI secolo a.C.).

PISTE DI LETTURA
• Il tema della fugacità della giovinezza e della bellezza simboleggiato dalla viola
• L’abilità nell’uso del metro e degli elementi melodici
• Tono cantabile

La vïoletta,
che in sull’erbetta
s’apre1 al mattin novella,
di’2, non è cosa
5 tutta odorosa,
tutta leggiadra e bella?

Sì, certamente,
ché dolcemente
ella ne spira odori,
10 e n’empie il petto3
di bel diletto
col bel de’ suoi colori.

Vaga rosseggia,
vaga biancheggia,
15 tra l’aure4 mattutine;
pregio d’aprile
via più5 gentile:
ma che diviene al fine?

Ahi, che in brev’ora,


20 come l’aurora
lunge da noi sen vola;
ecco languire,
ecco perire
la misera viola.

25 Tu, cui6 bellezza


e giovinezza
oggi fan sí superba,
soave pena,
dolce catena
30 di mia prigione acerba7;

1. s’apre: apre i suo petali (in quanto sboccia). 4. aure: brezze (è un petrarchismo).
2. di’: dimmi. Il poeta si rivolge alla donna amata, come si 5. via più: vieppiù, sempre di più.
capirà meglio a partire dal verso 25. 6. cui: che (complemento oggetto).
3. n’empie il petto: riempie il cuore di chi la odora e la 7. di mia prigione acerba: è il luogo poetico della prigio-
ammira. nia d’amore.

74 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


deh! con quel fiore
consiglia il core
sulla tua fresca etate8;
ché tanto9 dura
35 l’alta ventura10
di questa tua beltate.
da Opere di Gabriello Chiabrera e lirici del classicismo barocco,
a cura di M. Turchi, UTET, Torino, 1974

8. con quel fiore… fresca etate: con l’esempio della viola il tuo cuore riguardo alla (breve durata della) tua giovinezza.
(quel fiore) consiglia il tuo cuore ad amare finché dura il 9. tanto: tanto quanto la vita della viola.
tempo della tua giovinezza (fresca etate); oppure: consiglia 10. l’alta ventura: il destino, il privilegio, la fortuna.

L inee di analisi testuale


La rosa e la viola
La canzonetta riprende il luogo poetico della fuga e della brevità della giovinezza e della bellezza, caro alla
sensibilità umanistico-rinascimentale (basti ricordare la Canzona di Bacco di Lorenzo de’ Medici). Il tema è
classico, ma Chiabrera lo tratta con una sensibilità diversa, nell’ambito della nuova mentalità introdotta dal-
la Controriforma. Infatti il fiore che il poeta assume ad emblema della caducità della bellezza non è la rosa
– simbolo di passione e di amore sensuale, come in Marino – ma la viola, segno di fragilità, delicatezza e pu-
dore. Sotto questo segno la donna amata deve meditare sulla breve stagione caratterizzata dal privilegio del-
la bellezza. Il tema sottinteso dell’inesorabile trascorrere del tempo è centrale nei poeti dell’epoca.
Metrica e musica
La sperimentazione formale attraverso il recupero e la variazione dei modelli classici che caratterizza tutta la
lirica di Chiabrera è ben illustrata da questa canzonetta, particolarmente significativa sotto il profilo metrico-
musicale, che si può cogliere nella forte cadenza ritmica prodotta dalla ripetizione di un modulo fisso di tre
versi (due quinari e un settenario), sottolineato dallo schema delle rime. Notevole la cantabilità dei quinari a
rima baciata (violetta-erbetta, cosa-odorosa). La musicalità si coglie anche nell’effetto di contrappunto prodot-
to, nelle prime quattro strofe (dedicate alla descrizione della viola), dall’alternanza di domande e risposte.
Le numerose anafore (tutta / tutta; di bel / col bel; vaga / vaga) e ripetizioni (ecco languire, ecco perire), le fi-
gure di suono come le allitterazioni (pregio d’aprile, sì superba, consiglia il core), i vezzeggiativi e i diminutivi
(violetta, erbetta, novella) conferiscono alla lirica un’impressione di prezioso e leggero fraseggio canoro.

L avoro sul testo


Comprensione
1. Svolgi la parafrasi della canzonetta di Chiabrera.
2. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Qual è il parallelismo che regge tutto il componimento poetico?
b. Quali elementi della natura vi assumono sembianze femminili?
c. Chi è il destinatario della poesia? Quale esortazione gli viene rivolta?
Analisi e interpretazione
3. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Quali sono il genere e lo schema metrico del componimento?
b. Quale figura retorica predomina nella prima parte del testo?
c. Quale figura retorica prevale nella parte finale del testo?
d. Attraverso quali artifici metrici, fonici e lessicali il poeta conferisce musicalità al testo?
Approfondimenti
4. Riflettendo attentamente sul testo, indica quali sono le sensazioni che il poeta vuole evocare nel lettore at-
traverso le figure retoriche.
5. Riassumi il testo di una o più canzoni per musica leggera dei nostri giorni in cui è citata – o è protagonista –
la metafora fiore-giovinezza; confronta quindi tale testo (o tali testi) con la canzonetta di Chiabrera ed evi-
denziane i principali punti di contatto; infine, metti in luce l’influenza della poesia sugli odierni autori di
testi per canzoni di musica leggera.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 75


IL POEMA EROICOMICO
Nel Seicento viene prodotta una grande quantità di poemi eroici, ma nessuno
di essi ha importanza significativa. Forse, come osserva un letterato del tempo,
Nicola Villani (1590-1636), la loro sovrabbondanza è essa stessa un indizio di tra-
scuratezza.
La crisi del In realtà il poema eroico (o epico o, anche, epico-cavalleresco) è già in crisi nel-
poema eroico la seconda metà del XVI secolo, quando, con il vicentino Gian Giorgio Trissino
(1478-1550) si afferma una concezione del genere rigidamente regolata dalla pre-
cettistica e passivamente improntata all’imitazione dei classici.
L’imitazione Proprio in quei decenni, tuttavia, viene alla luce un capolavoro del genere, la
di Tasso Gerusalemme liberata (1575) di Torquato Tasso. Pur nel fuoco delle polemiche,
che indurranno l’autore a produrre il mediocre rifacimento della Gerusalemme
conquistata, i contemporanei si rendono conto della grandezza dell’opera: nasce
così una serie di poemi eroici che riprendono temi o personaggi del modello tas-
siano, senza però più riuscire a riprodurne lo spirito e il valore.
La moda dell’imitazione si risolve quindi in una ripresa di personaggi e situazio-
ni del capolavoro di Tasso (ad esempio il Boemondo di Giovan Leone Sempronio,
il Tancredi di Ascanio Grandi o l’Erminia di Gabriello Chiabrera e l’Italia liberata
dai Goti di Trissino, considerato massimo esempio di poema eroico rispettoso
delle regole del genere), caratterizzata da una monotonia cui invano gli autori cer-
cano di ovviare introducendo il patetico, il romanzesco, il novellistico.
Il Mondo L’unica opera che forse merita di essere ricordata, per alcune belle pagine e per
Nuovo la capacità dell’autore di presentare il meraviglioso e l’esotico, è Il Mondo Nuovo
di Tommaso Stigliani (1573-1661), pubblicato nel 1628. Fin dalla protasi, il poe-
ma si dimostra coerente con l’ideologia post-tridentina: lo scopritore dell’Ameri-
ca (il trovator del Nuovo Mondo) viene esaltato anzitutto per l’opera di conversio-
ne delle popolazioni native, strappate ai loro riti.
Il modenese Alessandro Tassoni (1565-1635), nella Lettera scritta a un amico a pro-
posito del Mondo Nuovo, polemizza con Stigliani e nega il carattere eroico di un’im-
presa condotta contro indigeni disarmati, nudi e paurosi e vorrebbe invece raffigurare
Colombo come un moderno Ulisse, desideroso di conoscere. Anche il suo incompiu-
to poema Oceano, però, non si sottrae ai difetti del poema eroico seicentesco.
In questo contesto, si afferma e rapidamente si diffonde il genere eroicomico,
che trae origine da spinte di carattere poetico e storico-culturale: talora infatti ne-
gli stessi poemi eroici compaiono apprezzati passi comici o satirici, talora i mede-

Focus GENESI E SVILUPPI DEL POEMA EROICOMICO


Benché l’invenzione del poema eroicomico moderno sia esplicitamente rivendicata da Alessandro Tassoni
nella Prefazione a La secchia rapita, il genere, inteso come narrazione in versi che tratta una materia bassa in
stile alto o, viceversa, una materia alta in tono plebeo, parodistico e derisorio, ha origini antiche.
Il prototipo del genere è la Batracomiomachìa (“Battaglia fra le rane e i topi”) di autore greco anonimo vis-
suto fra il VI e il IV secolo a.C. L’opera, a lungo attribuita a Omero e ripresa da poeti come Giacomo Leopar-
di e Giovanni Pascoli, presenta il contrasto, tipico del poema eroicomico, fra forma e contenuto, contrasto
che costituisce una delle radici della comicità. Alle soglie dell’età moderna, si può considerare diretto antici-
patore del poema eroicomico il Morgante di Luigi Pulci, che sancisce anche l’uso dell’ottava già affermato-
si nel poema epico-cavalleresco; più anomalo, soprattutto per le scelte linguistiche basate sul latino macche-
ronico, è il Baldus di Teofilo Folengo. Dopo l’ampia diffusione di poemi eroicomici in ottave nel Seicento, il
genere viene coltivato anche nel secolo successivo, sia in Italia che in Europa: fra le opere più significative si
ricordano la Marfisa bizzarra del veneziano Carlo Gozzi (1720-1806) che, secondo la poetica del secolo,
piega la vicenda narrata a scopi didascalici e polemici nei confronti dell’Illuminismo, e The rape of the lock
(“Il ricciolo rapito”) del poeta inglese Alexander Pope (1688-1744).
Dopodiché, salvo rare eccezioni, il genere, parallelamente a quanto accade al poema epico, pur conservando
lo spirito che lo anima, perde le caratteristiche strutturali originarie (divisione in canti, uso dell’ottava, riferi-
mento al modello eroico) e si mescola con le altre forme della produzione comica e umoristica in versi e, so-
prattutto, in prosa.

76 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


simi autori – a cominciare da Alessandro Tassoni – tentano di produrre opere sia
eroiche sia eroicomiche, verificando i migliori risultati e il maggior successo delle
seconde, basate sulla parodia delle prime; talora il nuovo genere nasce da una
sottintesa polemica contro l’esaltazione della guerra tipica del secolo.
Il successo Il successo di questo tipo di poemi nel Seicento affonda le proprie radici nel gu-
della parodia sto della sperimentazione, dell’innovazione, della mescolanza di stili, temi e lin-
e del poema guaggi e, soprattutto, nella funzione di sfogo della parodia in un’epoca caratteriz-
eroicomico
zata da un rigido e talora ossessivo controllo della vita culturale e letteraria.

Alessandro Tassoni
Protagonista della dissacrazione del poema epico-cavalleresco e nel contempo
della creazione di un genere nuovo – il poema eroicomico – è il modenese Alessan-
dro Tassoni, che, con La secchia rapita, innova la materia e lo stile producendo un
vero capolavoro, che sancisce il successo della parodia, attraverso la quale tutto un
ambiente di intellettuali soggetti a un rigido controllo ideologico esprime la propria
insofferenza in forme espressive che si sottraggono alla censura del potere.

La vita e le opere
La giovinezza e Alessandro Tassoni nasce da nobile famiglia a Modena nel 1565. Fin dalla gio-
le prime opere ventù, mostra un carattere inquieto e insofferente nei confronti della rigida orga-
nizzazione gerarchica della società controriformista e, in particolare, del dominio
spagnolo. Frequenta le università di Bologna, Ferrara e Pisa e, a diciotto anni,
scrive la tragedia Errico; nel 1597 intraprende la carriera di cortigiano, a Roma e
in Spagna, in qualità di segretario del cardinale Ascanio Colonna.
Fra il 1603 e il 1608 esordisce in ambito letterario con una raccolta di riflessioni
e aforismi in nove libri, intitolata Varietà di pensieri di Alessandro Tassoni, pubbli-
cata a Modena nel 1612, cui aggiungerà un decimo libro, Ingegni antichi e mo-
derni, edito nel 1620. Nell’opera egli affronta molteplici temi e argomenti e so-
stiene con decisione la superiorità dei moderni sugli antichi, avviata, a suo giudi-
zio, con il rifiuto del classicismo e dell’aristotelismo. Nel complesso, però, gli scrit-
ti si collocano nell’alveo del bizzarro enciclopedismo seicentesco, come dimostra
il fatto che vengono poste sullo stesso piano ardue questioni metafisiche e pro-
blemi curiosi quali l’assenza della barba nelle donne.
Le Rime: Nel frattempo, lo scrittore stende, e continuerà ad ampliare per tutta la vita, le
fra Marinismo Rime, testi poetici in parte di impronta barocca marinista, ma più spesso caratte-
e sarcasmo
rizzati da uno stile basso e un tono sarcastico – che ricordano la Murtoleide di
Marino – come nei numerosi sonetti indirizzati contro la Spagna, di cui la prima
quartina di Le bellezze di Valladolid è un tipico esempio: Stronzi odorati e monti
di pitali / versati e sparsi e lucidi torrenti / d’orine e brodi fetidi e fetenti / che non
si pòn passar senza stivali.
La polemica Nel 1609, Tassoni pubblica le Considerazioni sopra le “Rime” del Petrarca, in
contro cui polemizza vivacemente con i petrarchisti, definiti zucche secche e bollati come
i petrarchisti imitatori privi di originalità; e neppure risparmia il loro modello, l’autore del Can-
zoniere, bersaglio di spunti critici che saranno valorizzati da Marino per sostenere
la necessità della propria poesia. Al poeta trecentesco, Tassoni rimprovera soprat-
tutto la concezione dell’amore cortese e platonico, ritenuta inconcepibile in una
realtà come quella seicentesca, e irride, con toni che anticipano quelli del poema
eroicomico, la gabbata speranza del poeta di dovere in vecchiaia sedersi con Lau-
ra a cuocer le castagne nel fuoco. Ben più aspra e derisoria è però la satira di Tas-
soni nei confronti dei petrarchisti, maestri della stitichezza, i quali, come gli ari-
stotelici, sono considerati schiavi dell’imitazione come se gli umani ingegni, in
cambio [invece] di andar perfezionando e loro stessi e le cose trovate […], si an-
nebbiassero. In ultima analisi, se Tassoni polemizza coi seguaci del cantore di Lau-
ra, lo fa soprattutto per dimostrare l’errore di chi crede che fra tante sue rime, al-
cuna ve n’abbia che si possa dir meglio (“fra tanti versi di Petrarca, non ve ne sia
uno che si possa scrivere meglio”).
Attratto dalla politica indipendente della corte sabauda, nel 1618 lo scrittore si
trasferisce a Torino, al servizio del cardinale Maurizio di Savoia e diventa quindi
gentiluomo del duca Carlo Emanuele I, ma ne viene allontanato a causa di due Fi-

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 77


lippiche, circolanti anonime dal 1615 contro lo spagnolo Filippo III, quando il Sa-
voia è costretto a riavvicinarsi alla Spagna.
Il capolavoro: A Parigi, nel 1622, viene intanto pubblicata La secchia, parodia dei mediocri poe-
La secchia mi eroici del tempo; riveduta su richiesta del Santo Uffizio, l’opera viene data di
rapita nuovo alle stampe col titolo definitivo di La secchia rapita (1624), con alcune mo-
difiche apportate in seguito alle richieste avanzate dalle autorità ecclesiastiche.
Il capolavoro di Tassoni costituisce, a detta dell’autore stesso, la prima opera di
un genere che il poeta modenese definisce eroicomico, per sottolinearne l’aspet-
to parodistico (vale a dire, di contraffazione con intento satirico e derisorio) del
poema eroico – o epico – e cavalleresco.
Il poeta vive nel frattempo a Roma; poi, a partire dal 1632, nella natia Modena,
dove rimane al servizio del conte Francesco I d’Este, fino alla morte, avvenuta nel
1635, lasciando incompiuto il poema eroico, lontano da ogni spunto eroicomico,
intitolato Oceano e di cui è protagonista Cristoforo Colombo.

La secchia rapita
Il capolavoro di Tassoni – il poema eroicomico La secchia rapita – è costituito da
dodici canti in ottave.
La poetica Nella Prefazione, Tassoni presenta la propria opera come di nuova spezie, in
innovativa quanto narra di un’impresa mezza eroica e mezza civile ed è scritta in due stili,
dell’opera grave e burlesco, mescolati fra loro. La poetica esposta è coerente con i princìpi
dell’estetica letteraria barocca: il rispetto della verità storica non esclude la pre-
senza del meraviglioso; lo scopo è il diletto, il cui raggiungimento non contempla
l’osservanza delle regole classiciste.
La trama La trama è ambientata negli ultimi anni dell’Impero di Federico II (1194-1250),
nel corso di una guerra fra modenesi e bolognesi.
I modenesi, detti anche Gemignani dal nome del loro santo patrono (san Gemi-
niano), al termine di una rissa, derubano i bolognesi, o Petroniani (da san Petro-
nio), di una malconcia secchia che giace in fondo a un pozzo. Fra le due città, per
il possesso della secchia, scoppia una terribile guerra, alla quale prendono parte
anche gli dèi dell’Olimpo. Enzo, figlio dell’imperatore Federico II, combatte al
fianco dei modenesi, ma i bolognesi e i loro alleati lo fanno prigioniero nella bat-
taglia di Fossalta. La guerra si trascina fra intricate vicende, finché, durante una
tregua, viene indetto un torneo: la guerriera modenese Renoppia sarà il premio
per il vincitore. Un misterioso cavaliere bolognese, Melindo, vince tutti gli sfidan-
ti, ma viene infine sconfitto dal pavido Conte di Culagna; si scoprirà poi infatti
che, per un incantesimo, il prode Melindo poteva essere battuto solo dall’uomo
più vile del mondo. Poiché Renoppia re-
spinge il Conte di Culagna in quanto già
sposato, questi decide di uccidere la
moglie; venutolo a sapere, la consorte
cerca a sua volta di sbarazzarsi del mari-
to con il veleno a lei destinato; complice
della donna è Titta, fanfarone e dongio-
vanni romano. La pozione bevuta dal
Conte si rivela però essere un potentissi-
mo purgante. I combattimenti riprendo-
no e proseguono finché il legato pontifi-
cio non impone un accordo di pace: ai
bolognesi resterà re Enzo e ai modenesi
la secchia, causa del conflitto.

Sotto il nome di Bisquadro Accademico


humorista, ovvero Andronico Melisone,
ci è giunto un manoscritto
della Secchia rapita, che in molti passi
offre la lezione autentica del testo.
Il manoscritto, anche se non autografato,
fu senz’altro sotto gli occhi di Tassoni.

78 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


Le caratteristi- Le caratteristiche rilevanti dell’opera di Tassoni sono molte.
che rilevanti Nella Secchia rapita, nonostante le dichiarazioni dell’autore, la verità storica
non è rispettata, in quanto Tassoni colloca sullo stesso piano cronologico avveni-
menti accaduti in età diverse, come la battaglia di Fossalta del 1249, la presa di
Castelfranco da parte dei modenesi del 1323, l’aiuto loro fornito da Ezzelino da
Romano nel 1247 e, infine, la battaglia di Zappolino del 1325, quando effettiva-
mente, secondo i cronisti del tempo, i modenesi vincitori portarono in trionfo una
secchia sottratta a un pozzo bolognese.
La parodia Pur presentando una struttura esteriore da poema epico, La secchia rapita ne
degli eroi costituisce una beffarda parodia, perché sostituisce ai personaggi eroici il loro
e degli dèi opposto. Protagoniste non sono figure femminili idealizzate come la Clorinda del-
la Gerusalemme liberata, ma Renoppia, sorda da un orecchio; ai paladini come
Orlando e Rinaldo si sostituisce il Conte di Culagna, ridicolo, spaccone e vile. Co-
mici sono anche personaggi minori come Titta – donnaiolo e spasimante della
moglie del Conte – che esprime in romanesco le proprie fanfaronate.
Particolarmente ben riuscita appare, nella Secchia rapita, la parodia degli dèi
cari ai classicisti, come nell’esemplare passo che ha per protagonista Alcìde (ov-
vero Ercole) sull’Olimpo, in cui il semidio che agita la mazza viene paragonato a
una guardia svizzera ubriaca, abituata a rompere braccia e teste nei giorni di festa
solenne, precedendo il papa nelle vie di Roma.
Il protagonista: Tutti i personaggi del poema sono comunque ben disegnati: efficacissimo, in
il Conte particolare, è il ritratto del protagonista, il buffonesco antieroe Conte di Cula-
di Culagna
gna, cavalier bravo e galante, / filosofo, poeta e bacchettone; / ch’era fuor de’
perigli un Sacripante [un gran combattente], / ma ne’ perigli un pezzo di polmo-
ne. / Spesso ammazzato avea qualche gigante, / e si scopriva poi ch’era un cap-
pone. Le vicende che lo riguardano suscitano sempre il riso o il sorriso e attingo-
no agli intrecci e allo stile della novellistica boccaccesca e post-boccaccesca; né è
escluso che Tassoni, che ha trascorso alcuni anni in Spagna, conosca – e in qual-
che caso prenda a modello – il Don Chisciotte di Cervantes.
Plurilinguismo Il plurilinguismo, che mescola un lessico basso a termini ed espressioni alte ma
in chiave collocate in un contesto tale da diventare ridicole o grottesche, è una chiave del-
grottesca la comicità e della satira di Tassoni, rivolta non solo contro singoli individui – il
Conte di Culagna rappresenterebbe il conte modenese Alessandro Brusantini,
realmente esistito e detestato dal poeta – ma anche contro vizi e difetti ritenuti
dall’autore tipici degli Italiani del tempo, come la codardia e la vanagloria.
La critica Sullo sfondo del poema, seppure in modo prudente, sono evidenziati i mali
alla società dell’Italia: il predominio spagnolo, la mancanza di ideali e di valori etici, il campa-
del tempo nilismo e la mania delle guerre fratricide; tuttavia Tassoni tocca solo di sfuggita ta-
e il diletto
li temi e preferisce dilettare il lettore con il vivace stile, il tratteggio delle caricatu-
re, l’uso delle iperboli, la scelta dissacrante e spassosa dei termini, senza esclude-
re il ricorso a metafore di impronta marinista, anch’esse usate in chiave umoristica.

PARODIA E IRONIA
arole chiave

Il termine parodia deriva dal sostantivo greco paroidía (“imitazione di un canto”). Il genere parodistico,
infatti, si contraddistingue come imitazione a scopo derisorio: come la satira, comporta la creazione di un
“eroe alla rovescia” e, insieme alla commedia, sembra rimandare al mondo carnevalesco, nel quale le ge-
rarchie di potere sono rovesciate e capovolte attraverso lo scherzo e il riso. Secondo il critico russo Michail
Bachtin (1895-1975), la parodia implica la creazione di una sorta di sosia dell’eroe e del potente che, imi-
tandolo in modo buffo, gli toglie la corona, ribaltando i ruoli.
P

In ambito più specificamente letterario, si ha parodia di un genere, di un’opera o di un personaggio quan-


do un testo si serve della contraffazione e dell’ironia (dal greco eironéia, “dissimulazione”: affermazione
di qualcosa mediante l’espressione dell’opposto) allo scopo di deridere.
Come la satira, la parodia è spesso uno strumento usato da chi non detiene il potere e si propone di deride-
re chi lo esercita, soprattutto in una società rigida ed oppressiva, anche sul piano letterario, come quella del
Seicento.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 79


T7 Gli dèi a concilio
da La secchia rapita, II, 28-31; 35-41 Alessandro Tassoni

La notizia della guerra scoppiata fra modenesi e bolognesi giunge alla corte di Giove, che convoca imme-
diatamente il concilio degli dèi. Nelle ottave qui proposte l’autore presenta le varie divinità che, in comica
sfilata, rispondono (o non rispondono) alla convocazione.
Schema metrico: ottave di endecasillabi, con rime ABABABCC.

PISTE DI LETTURA
• La parodia dei concili degli dèi dell’epica classica
• La sottintesa satira dei costumi delle corti del tempo
• Tono comico e umoristico

28 La fama in tanto al ciel battendo l’ali Intanto la fama, battendo le ali nel cielo,
con gli avisi d’Italia arrivò in corte1, giunse alla corte con le notizie dall’Italia e
ed al re Giove fé sapere i mali informò il re Giove delle disgrazie che,
da una secchia, il destino stava per susci-
che d’una secchia2 era per trar3 la sorte. tare. Giove, che era molto amico dei mor-
Giove, che molto amico era ai mortali tali e si addolorava fortemente di ogni lo-
e d’ogni danno lor si dolea forte, ro sventura, fece suonare le campane del
fé sonar le campane del suo impero suo regno e chiamare a consiglio gli dèi
e a consiglio chiamar gli dèi d’Omero4. di cui narra Omero.

29 Da le stalle del ciel subito fuori Dalle scuderie del cielo uscirono subito i
i cocchi uscir sovra rotanti stelle, cocchi che correvano su ruote fatte di
stelle e i muli da portantina e i cavalli da
e i muli da lettiga e i corridori corsa con ricche briglie e selle ricamate:
con ricche briglie e ricamate selle5: si videro comparire più di cento servi dal-
più di cento livree6 di servidori la bella livrea decorata, i quali, con belle
si videro apparir pompose e belle, maniere e con onore, accompagnavano i
che con leggiadra mostra e con decoro loro padroni al concilio.
seguivano i padroni a concistoro7.

30 Ma innanzi a tutti il prencipe di Delo8 Ma davanti a tutti giungeva di corsa, ga-


sopra d’una carrozza da campagna loppando nel cielo, Apollo, il principe di
venìa correndo e calpestando il cielo Delo, su una carrozza da campagna tirata
da sei cavalli dal manto marrone: indossa-
con sei ginetti a scorza di castagna9: va un manto rosso e un cappello di vellu-
rosso il manto, e ’l cappel di terziopelo10, to, e al collo il tosone d’oro del re di Spa-
e al collo avea il toson11 del re di Spagna; gna, e ventiquattro belle fanciulle mante-
e ventiquattro vaghe donzellette12 nevano il suo passo correndo.
correndo gli tenean dietro in scarpette13.

1. La fama... in corte: la fama (personificata, come nel- 8. il prencipe di Delo: il principe di Delo è Apollo, il dio
la poesia epica) porta agli dèi le notizie (gli avisi) dell’I- della bellezza, che guida il cocchio alato.
talia. 9. con sei ginetti... castagna: razza di cavalli spagnoli dal
2. secchia: è la secchia rapita dai modenesi, causa della manto marrone (dallo spagnolo jinete).
guerra. 10. terziopelo: velluto fitto a pelo lungo; è un altro termi-
3. era per trar: stava per suscitare (francesismo). ne spagnolo.
4. d’Omero: cantati da Omero; il riferimento è, in partico- 11. toson: il tosone è l’emblema del più importante ordine
lare, al canto IV dell’Iliade. cavalleresco spagnolo; l’uso di vocaboli di origine spagno-
5. selle: si noti il bisticcio, tipicamente barocco, che crea la, riferiti agli dèi classici, ha funzione satirica.
allitterazioni fra i termini stalle, stelle, selle. 12. ventiquattro... donzellette: rappresentazione umori-
6. livree: divise. stica delle ore.
7. a concistoro: in assemblea; propriamente il concistoro 13. tenean… scarpette: lo seguivano a piedi (espressione
è la solenne riunione della curia dinanzi al papa. popolaresca).

80 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


31 Pallade sdegnosetta e fiera in volto La dea Pallade, piuttosto stizzosa e truce
venìa su una chinea di Bisignano14, in volto, veniva su una mula di Bisigna-
succinta a mezza gamba, in un raccolto no, con la gonna al ginocchio, un vestito
rialzato mezzo greco e mezzo spagnolo,
abito mezzo greco e mezzo ispano: portava la chioma in parte intrecciata e in
parte il crine annodato e parte sciolto parte sciolta, e nella treccia a destra por-
portava, e ne la treccia a destra mano tava un mazzo di piume d’airone accon-
un mazzo d’aironi a la bizzarra15, ciato in modo eccentrico, e legata alla sel-
e legata a l’arcion la scimitarra. la una scimitarra araba.

[Nelle ottave 32-34 si descrivono gli arrivi di Venere – accompagnata dalle Grazie e da Cupido – Saturno,
Marte e Nettuno.]

Non comparve la vergine Diana, Non giunse la vergine dea Diana, che, al-
35 che levata per tempo era ita al bosco zatasi presto, era andata al bosco a lavare
a lavare il bucato a una fontana il bucato a una fonte della Maremma to-
scana; e non era ancora tornata quando
ne le maremme del paese Tosco16; la tramontana girava il suo carro per l’aria
e non tornò, che già la tramontana ormai scura; venne sua madre Latona a
girava il carro suo per l’aer fosco; scusarsi frettolosamente, lavorando una
venne sua madre17 a far la scusa in fretta, calza con gli aghi.
lavorando su i ferri una calzetta.

Non intervenne men Giunon Lucina18, Non intervenne nemmeno la dea Giuno-
36 che ’l capo allora si volea lavare; ne Lucina, perché in quel momento si vo-
Menippo19, sovrastante la cucina leva lavare i capelli; Menippo, che so-
printendeva alla cucina di Giove, andò a
di Giove, andò le Parche ad iscusare20, chiedere scusa anche per le Parche, che
che facevano il pan quella mattina, quella mattina stavano facendo il pane e
indi avean molta stoppa da filare; poi dovevano filare molta stoppa; Sileno,
Sileno21 cantinier restò di fuori, il cantiniere, restò fuori per annacquare il
per inacquare il vin de’ servidori. vino dei servi.

De la reggia del ciel s’apron le porte, Si aprono le porte della reggia del cielo,
37 stridon le spranghe e i chiavistelli d’oro; stridono i cardini e i chiavistelli d’oro; gli
passan gli dèi da la superba corte dei passano dal superbo cortile alla sala
reale del concilio: qui, protette dai fulmi-
ne la sala real del concistoro: ni mortali di Giove, splendono d’oro le
quivi sottratte ai fulmini di morte22 ricche pareti e i loro decori: davanti a es-
splendon le ricche mura e i fregi loro: se qualsiasi lucentissima e preziosissima
vi23 perde il vanto suo qual più lucente gemma orientale perderebbe ogni vanto.
e più pregiata gemma ha l’Oriente.

14. una chinea di Bisignano: una cavalla di Bisignano cinico vissuto nel IV-III secolo a.C. Probabilmente è qui ci-
(presso Cosenza); chinea deriva dal francese trecentesco tato perché deve la sua fama alla creazione di un genere
haquenée, derivante a sua volta dal sobborgo londinese di tra il serio e il faceto, chiamato, in seguito, satira menip-
Hackney, a quel tempo famoso per il commercio di cavalli pea, che argutamente canzonava le stoltezze umane e le
di razza. Nella contrapposizione tra Bisignano e Hackney presunzioni dei filosofi. Secondo altri, Menippo è qui citato
si intuisce una comica contrapposizione ormai perduta al in quanto protagonista dei Dialoghi dei morti di Luciano di
giorno d’oggi. Samosata (II secolo d.C.), come dimostrerebbe il riferimen-
15. a la bizzarra: in modo eccentrico, in singolare acconcia- to alle Parche (vedi nota successiva).
tura. Il termine bizza, capriccio, da cui deriva bizzarro, è un 20. le Parche ad iscusare: a portare le scuse delle Parche.
termine popolaresco meridionale onomatopeico (come stiz- Nella mitologia greca, le Parche o Moire, filando, tessendo
za) entrato nella lingua letteraria con i poemi eroicomici. e tagliando il filo della vita, stabilivano il destino degli es-
16. ne le maremme… Tosco: nella Maremma toscana. Nel seri umani; qui, comicamente, si occupano del pane e lo
commento alla prima edizione del poema l’autore stesso adulterano riempiendolo di stoppa (propriamente: cascame
precisa di volersi qui riferire in particolare a Siena, i cui abi- della tessitura del lino o della canapa).
tanti erano considerati particolarmente “lunatici” e quindi vi- 21. Sileno: il precettore di Bacco, uso a maneggiare il li-
cini alla dea Diana. L’immagine del carro della dea – trasfor- quore sacro a Dioniso, il vino (che qui, furbescamente, an-
mata in lavandaia – in preda alla bufera di vento, è comica. nacqua).
17. sua madre: Latona. 22. sottratte... di morte: sottratte ai fulmini mortali (sca-
18. Lucina: Lucina (dall’aggettivo latino lucinus, “della na- gliati da Giove), cioè immortali.
scita”) è epiteto di Giunone, dea della luce e dei parti. 23. vi: in questa sala, a confronto con le sue sfarzose pa-
19. Menippo: Menippo di Gadara, poeta greco e filosofo reti.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 81


38 Posti a seder ne’ bei stellati palchi Postisi a sedere nei bei palchi di stelle i
i sommi eroi de’ fortunati regni, più grandi eroi dei regni del destino, ecco
ecco i tamburi a un tempo e gli oricalchi24 che i tamburi insieme alle trombe diedero
il segno dell’apparire del re. Stavano arri-
de l’apparir del re diedero segni. vando cento fra paggi, camerieri e mag-
Cento fra paggi e camerieri e scalchi25 giordomi, e poi i dignitari più onorati; e
venìeno, e poscia i proceri26 più degni; dopo di loro, con la mazza, il figlio di Al-
e dopo questi Alcide27 con la mazza, ceo, Ercole, capitano della guardia del
capitan de la guardia de la piazza: palazzo:

39 e come quel ch’ancor de la pazzia e poiché questi non era ancora del tutto
non era ben guarito intieramente, guarito della pazzia, per sgomberare la
per allargare innanzi al re la via, strada davanti al re roteava quella mazza
fra la gente, tanto che sembrava una guar-
menava quella mazza fra la gente, dia svizzera ubriaca di quelle che in modo
ch’un imbriaco svizzero28 parìa, rozzo e insolente sono solite, precedendo
di quei che con villan modo insolente il papa nei giorni di festa solenne a Roma,
sogliono innanzi ’l papa il dì di festa rompere braccia e testa alla gente.
romper a chi le braccia, a chi la testa.

40 Col cappello di Giove e con gli occhiali Con il copricapo e gli occhiali di Giove
seguiva indi Mercurio, e in man tenea veniva poi il dio Mercurio, e teneva in
mano una borsaccia, dove raccoglieva le
una borsaccia, dove de’ mortali suppliche e le richieste dei mortali; le di-
le suppliche e l’inchieste ei raccogliea; videva poi in due vasi, che il padre tene-
dispensavale poscia a due pitali29 va nei suoi stanzini, in cui con molta at-
che ne’ suoi gabinetti30 il padre avea, tenzione e cura due volte al giorno lascia-
dove con molta attenzion e cura va la firma.
tenea due volte il giorno segnatura31.

41 Venne alfin Giove in abito reale Giunse infine Giove in abiti regali, con in
con quelle stelle, c’han trovate, in testa32, capo quelle stelle che gli astronomi han-
e su le spalle un manto imperiale no scoperto e sulle spalle il manto impe-
riale che era solito portare nei giorni di
che soleva portar quand’era festa; festa; aveva lo scettro a forma di pastora-
lo scettro in forma avea di pastorale, le, sotto il manto un abito molto elegante
e sotto il manto una pomposa vesta che gli era stato regalato dai cinesi, e Ga-
donatagli dal popol sericano33, nimede gli reggeva lo strascico.
e Ganimede avea la coda in mano34.
da La secchia rapita. Rime e prose scelte, a cura di G. Ziccardi, UTET, Torino, 1952

24. oricalchi: trombe in bronzo. Il termine, militare, deri- i consiglieri intimi e locale dei bisogni corporali.
va dal greco (oreikhalkos, letteralmente “rame di monte”). 31. tenea... segnatura: due volte al giorno firmava gli atti,
Il contrasto fra termini bassi, come camerieri, e alti, come oppure mingeva (fare segnatura, segnare era espressione
oricalchi, suscita un effetto comico. popolaresca analoga alla minzione animale per segnare il
25. scalchi: sono propriamente i funzionari della corte che territorio); doppio è quindi il significato di segnatura, co-
curavano la mensa (dal longobardo skalk, “servo”). me per gabinetti e pitali.
26. proceri: notabili; dal latino procerus, “alto”. 32. con quelle stelle... in testa: l’autore si riferisce ai pri-
27. Alcide: Ercole, ancora in preda alla pazzia, causatagli mi quattro satelliti del pianeta Giove scoperti da Galileo
dall’aver indossato la camicia intrisa di sangue del centauro Galilei nel 1620 e detti pianeti medicei. Giove con lo scet-
Nesso. tro… in forma di pastorale rappresenta, con ogni proba-
28. imbriaco svizzero: alle guardie svizzere del papa vie- bilità, il papa ritratto in forma satirica. Comico è anche il
ne qui attribuita la passione per il vino. fatto che Mercurio indossi copricapo e occhiali di Giove.
29. pitali: dal greco pithàrion, “recipiente”; nel linguaggio 33. popol sericano: dal greco serikós, “dei Seri”, antico
popolare, il termine passò a significare il vaso da notte: iro- nome dei cinesi, in quanto produttori di seta (di qui l’ag-
nia oggi perduta, poiché non usiamo più il vaso per le due gettivo serico, ossia “fatto di seta”). Forse è un’allusione ai
incombenze indicate da Tassoni. doni fatti dai giapponesi a papa Paolo V.
30. gabinetti: l’autore gioca col duplice significato della 34. Ganimede... in mano: Ganimede, il coppiere di Gio-
parola gabinetto, stanza riservata in cui il sovrano convoca ve, tiene in mano lo strascico (la coda) del manto.

82 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


L inee di analisi testuale
Una duplice parodia
Le immagini di Giove che chiama a consiglio gli dèi d’Omero e si pre-
senta con uno scettro in forma di pastorale e l’abito mezzo greco e
mezzo ispano di Pallade sono quelle che più esplicitamente dichiara-
no i bersagli della parodia di questo passo: anzitutto l’epica classica,
di cui Tassoni ribalta in chiave comica il luogo letterario del concilio
degli dèi (riprendendolo in particolare dal canto IV dell’Iliade); poi –
ma in forma non esplicita – la Curia romana, con i suoi riti e i suoi co-
stumi modellati su quelli del potere spagnolo. Entrambi i temi, attra-
verso la parodia, sono ridotti a una dimensione quotidiana meno edi-
ficante: gli dèi fanno il bucato, la calzetta, oppure sono impegnati a
truffare preparando pane fatto di stoppa o vino annacquato.
La figura di Menippo
Il personaggio di Menippo è la controfigura dell’autore stesso: è capo
cuciniere di Giove, come Tassoni è al servizio del cardinale Ascanio
Colonna e poi del cardinale Maurizio di Savoia; ed è portavoce delle
Parche, che qui si occupano di fare il pane anziché di stabilire il desti-
no degli uomini. Inoltre, come Tassoni, Menippo si dedica a una poe-
sia minore – satirica, che mescola serio e faceto, grave e burlesco – di
cui finge di doversi scusare.

Diego Velázquez, Menippo, 1639-1642.


Madrid, Museo del Prado.

L avoro sul testo


Comprensione
1. Riassumi il contenuto delle ottave proposte (max 30 righe).
2. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Per quale motivo viene convocata l’assemblea divina?
b. Che cosa intende parodiare Tassoni in queste ottave?
c. Chi è Menippo e che cosa rappresenta?

Analisi e interpretazione
3. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Qual è lo schema metrico dei versi sopra proposti?
b. Quali similitudini sono presenti?
c. Quali principali figure retoriche ottengono effetti comici?
d. Quale registro utilizza il poeta e quali passi lo dimostrano chiaramente?
e. Quali caratteristiche di ciascun dio vengono tradotte in parodia da Tassoni?

Approfondimenti
4. Riflettendo sul testo, analizzalo dal punto di vista stilistico-formale. Prendi in esame dapprima il livello re-
torico, segnalando in particolare similitudini, metafore, iperboli; poi quello lessicale, sottolineando tutti i
termini appartenenti all’area semantica del mito contrapposti, in modo parodistico, a quella della vita quo-
tidiana.
5. Riassumi il contenuto di un romanzo, di un fumetto o di un film a te noto in cui sia presente una parodia
degli dei dell’Olimpo greco e poi confrontalo con le ottave di Tassoni per evidenziare i principali punti di
contatto o le differenze.

© ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA 83


Concetti chiave
GIAMBATTISTA MARINO E IL MARINISMO anche il tema – che essi considerano sottin-
In conseguenza del successo dell’opera di teso all’opera – del contrasto fra la guerra e
Giambattista Marino, all’inizio del Seicento la pace.
si sviluppa in Italia una lirica in cui – sulla Temi e stile di Marino vengono ripetuti e
scia di Tasso ma anche e soprattutto del Ba- accentuati – con effetti spesso infelici – dai
rocco spagnolo – prevalgono il frequentissi- molti seguaci del poeta.
mo uso di metafore, di richiami fonico-mu-
sicali e i giochi e le analogie bizzarre fra i
I POETI ANTIMARINISTI
concetti (concettismo).
E IL CLASSICISMO BAROCCO
Giambattista Marino nasce a Napoli nel
A causa della persistenza di valori legati al
1569, frequenta la corte napoletana, ma
classicismo cinquecentesco, nel Seicento si
ben presto si reca a Roma e da lì a Torino, al
sviluppa una lirica che si serve con una cer-
servizio del duca Carlo Emanuele I, di cui
ta moderazione degli strumenti retorici (a
diviene poeta ufficiale. Nonostante il suc-
partire dalla metafora) abusati dal Barocco
cesso letterario e mondano, Marino è accu-
e che prende esplicitamente le distanze dal
sato e imprigionato per aver scritto versi in-
Marinismo. Nonostante i poeti non rinunci-
giuriosi: uscito dal carcere, si reca a Parigi;
no del tutto al gusto concettista, i loro testi
nel 1623, dopo aver pubblicato il poema
sono caratterizzati dall’imitazione – per
Adone, torna in Italia e muore a Napoli due
quanto esteriore – delle modalità stilistiche
anni dopo. Le opere di Marino sono carat-
dei classici greci e latini. La novità è data
terizzate da un intenso sperimentalismo sia
dalla sperimentazione di soluzioni metri-
nell’uso degli strumenti retorici sia nella
che inedite in Gabriello Chiabrera (1552-
pratica dei generi poetici.
1638). Fulvio Testi (1593-1646) affronta in-
La Lira (1614) è una raccolta di liriche di-
vece soprattutto temi civili, politici e pa-
sposte secondo criteri tematici e metrici e
triottici. Per le caratteristiche dei loro versi,
può essere considerata una delle opere più
la poesia dei due poeti è indicata con l’ap-
significative del Barocco: in essa il contenu-
parentemente contraddittoria definizione
to si dissolve in suoni e in immagini.
di classicismo barocco.
La Sampogna (1620) si rifà invece al genere
bucolico ed è una raccolta di dodici idilli,
che trattano per lo più di episodi desunti IL POEMA EROICOMICO: ALESSANDRO
dalla mitologia dove l’amore è concepito in TASSONI E LA SECCHIA RAPITA
chiave sensuale. Nella Galeria (1619) Mari- Nel Seicento si assiste a un’abbondante
no compete invece con pittura e scultura: le produzione di poemi eroici che imitano in
poesie di questa raccolta, infatti, traggono modo freddo e pedissequo la Gerusalem-
ispirazione da opere d’arte. me liberata di Torquato Tasso. Nel contem-
La Murtoleide è la raccolta di sonetti bur- po, si afferma il nuovo genere del poema
leschi rivolti da Marino al suo rivale, in poe- eroicomico, che si caratterizza per la ripre-
sia e nel lavoro di corte a Torino, Gaspare sa, in termini satirici e parodistici, di per-
Murtola, in cui si rivela la rielaborazione in sonaggi e temi propri dell’epica: si tratta
chiave barocca dello stile basso di poeti co- infatti di narrazioni in versi che, con una me-
me il Burchiello, Cecco Angiolieri e delle ri- scolanza di stili e linguaggi, affrontano una
me chiocce di Dante. materia “alta” in stile “basso” o viceversa.
L’opera più nota di Marino è l’Adone (1623), Prototipo del poema eroicomico è La sec-
un poema mitologico che narra l’amore di chia rapita, capolavoro del modenese
Venere per il bellissimo pastore Adone. Alessandro Tassoni (1565-1635). L’opera,
Centrale è il tema amoroso, sviluppato in at- di tono satirico, comico e umoristico, narra
mosfere languide; gli scenari rinviano al ge- la guerra – alla quale partecipano anche gli
nere idillico, ma le parti meglio riuscite del dèi dell’Olimpo – fra modenesi e bolognesi
poema sono singoli episodi o frammenti liri- a causa di una malconcia secchia; il suo pro-
ci in cui vengono abbandonati gli eccessi di tagonista, il vile Conte di Culagna, è una ri-
concettismo. Per alcuni critici è importante dicola figura di antieroe.

84 CAP. 2 - LA POESIA DEL SEICENTO IN ITALIA © ISTITUTO ITALIANO EDIZIONI ATLAS


E sercizi di sintesi
8. Nel Seicento il poema eroico-cavalleresco
1 Indica con una x la risposta corretta. a. acquista importanza.
1. Nel Seicento, in Italia b. nonostante l’espansione quantitativa,
a. tutti i poeti di rilievo si possono defini- entra in crisi.
re marinisti. c. vive un profondo rinnovamento.
b. molti poeti – ma non tutti – si rifanno d. è un genere letterario ormai in disuso.
direttamente a Marino.
c. Marino viene criticato da molti poeti. 9. Nel capolavoro di Tassoni, una secchia è
d. Marino viene ironicamente imitato da causa
molti poeti. a. di una burla.
b. di un litigio.
2. Per lirica concettista si intende c. di una guerra.
a. una poesia che dà importanza soprat- d. della fine di un amore.
tutto al contenuto.
b. un modo di fare poesia in assenza di 10. Il poema incompiuto Oceano è
concetti. a. un’opera di Tassoni che tratta dell’im-
c. una poesia che abusa di bizzarri giochi presa di Colombo.
di concetti. b. un’opera eroicomica di Tassoni.
d. un abuso di concetti e luoghi comuni c. un’opera di Chiabrera che critica la
della poesia antica. Spagna.
d. un’opera eroicomica di Chiabrera.
3. I poeti del classicismo barocco, in generale
a. amano la metafora. 2 Rispondi alle seguenti domande (max 8 ri-
b. usano moderatamente le figure retori- ghe per ogni risposta).
che e amano i classici. 1. In estrema sintesi, quali sono la poetica e le
c. imitano i grandi autori antichi. caratteristiche stilistiche principali della lirica
d. non sono italiani. di Marino?
4. Fulvio Testi appartiene a una tendenza che 2. Che cosa si intende con il termine concetti-
può essere definita smo, riferito alla poesia marinista del Sei-
a. barocco esasperato. cento?
b. anti-barocco. 3. Nel noto sonetto di Marino che inizia con le
c. classicismo anti-concettista. parole Pon mente al mar, Cratone, con che
d. classicismo barocco. cosa sono metaforicamente identificati, ri-
spettivamente, mare e pesci e con che cosa
5. La lirica di Gabriello Chiabrera cielo e stelle?
a. ricerca la novità soprattutto sul piano 4. Quale poeta è bersaglio principale delle sati-
concettuale. re di Marino, in quale opera e quali caratte-
b. ricerca la novità soprattutto sul piano ristiche vi presenta lo stile dell’autore napo-
metrico. letano?
c. ricerca la novità per poi tornare alle so- 5. Con quali caratteristiche salienti si manife-
luzioni antiche. stano nel Seicento le tendenze di opposizio-
d. non ricerca la novità, in quanto ama i ne alla lirica marinista?
classici. 6. Su quale piano principalmente la lirica del
6. Chiabrera condivide di Marino cosiddetto classicismo barocco del Seicento
a. la poetica della ricerca del nuovo. ricerca la novità e soprattutto con quale au-
b. gli artifici retorici. tore e in quale ambito?
c. l’uso frequentissimo della metafora. 7. Quale lirico del Seicento si dedica anche al-
d. le tematiche. la poesia civile e quali sono le caratteristiche
del suo stile?
7. Ne La vïoletta, Chiabrera 8. Quali principali differenze distinguono la liri-
a. imita nei contenuti e nello stile un so- ca di Gabriello Chiabrera da quella di Fulvio
netto di Lorenzo de’ Medici. Testi?
b. riprende il tema della fugacità della 9. Qual è il tema del componimento Il pianto
giovinezza e invita a riflettere sull’a- d’Italia attribuito a Testi e per quale aspetto
more. esso risulta anomalo rispetto alla produzione
c. riprende i temi cari alla sensibilità me- poetica del secolo?
dievale. 10. Quali sono le principali caratteristiche del
d. si accosta alla poetica e allo stile mari- poema eroicomico e qual è il titolo dell’opera
nista. di Tassoni che ne rappresenta il capolavoro?

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