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In copertina: Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia (particolare), 1818.
Amburgo, Kunsthalle.
Si ringraziano le Fondazioni letterarie e artistiche, i Musei e gli archivi delle riviste storiche e i
fotografi che hanno gentilmente fornito il materiale iconografico.
L’editore dichiara la propria disponibilità a regolarizzare errori di attribuzione o eventuali omis-
sioni sui detentori di diritto di copyright non potuti reperire.
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MATERIALI A STAMPA
Autori e opere della letteratura presenta la storia della letteratura secondo uno sviluppo cronologico in tre
volumi base, di cui l’ultimo diviso in due tomi:
1. Dalle origini al Cinquecento
2. Dal Seicento all’Età del Romanticismo
3A. Dall’Unità d’Italia al primo Novecento
3B. Dal primo Novecento ad oggi.
Al primo volume è allegato il tomo Strumenti di analisi e di scrittura, un prezioso vademecum didattico per
lo studente. Presenta, innanzitutto, le varie tipologie testuali (il testo letterario – narrativo, poetico, teatrale –,
il testo non letterario: il testo espositivo e, in particolare, argomentativo, cioè il saggio scientifico, storico, ar-
tistico, letterario e l’articolo di opinione). Poi propone, con esempi e precise indicazioni operative, le abilità di
base (il riassunto e la sintesi, la parafrasi e la trascrizione, la relazione) e le tipologie della Prima prova dell’Esa-
me di Stato (l’analisi testuale, il saggio breve, l’articolo di giornale, il tema).
Sempre in abbinamento al primo volume è possibile, per il Docente, adottare anche l’Antologia della Divi-
na Commedia, un volume che propone 19 canti commentati e il riassunto di tutti gli altri canti dell’opera.
È disponibile, inoltre, un volume autonomo di Verifiche in preparazione delle Prove INVALSI: dieci eserci-
tazioni ognuna con tre testi di carattere argomentativo (continuo o misto), narrativo, poetico o teatrale; in alcu-
ni casi sono presenti anche esercitazioni di carattere grammaticale.
MATERIALI ON LINE
I materiali a stampa si integrano e si completano con una grande ricchezza e varietà di materiali on line in for-
mato pdf, disponibili per studenti e Docenti sulla Libreria web, accessibile tramite un collegamento diretto al-
la home page del sito dell’Atlas: www.edatlas.it. Si tratta di:
• un ricco repertorio di altri testi d’autore e di percorsi tematici letterari e pluridisciplinari indicati nell’indi-
ce a stampa di ogni volume;
• 20 canti della Divina Commedia, in versione integrale, con parafrasi, note e analisi testuale;
• materiali e documenti per il saggio breve e l’articolo di giornale;
• verifiche e autoverifiche interattive.
Interpretazione critica
T6 La vïoletta
T Parla Maddalena alla croce da Canzonette amorose
da La Lira di Gabriello Chiabrera 74
T L’autodifesa e l’abiura
T3 Sfascia il mio cuore da Atti del processo per eresia
di John Donne 92
PERCORSO TEMATICO
Il cammino della scienza T La morte di Romeo e Giulietta
A. Origini e sviluppi della scienza da Romeo e Giulietta, V
nel mondo classico:
T Scienza è conoscenza
dell’universale – di Aristotele F Shakespeare e la cultura italiana 159
T Alle origini della medicina T3 La follia di Amleto – da Amleto, II 159
scientifica – di Ippocrate
T4 Il monologo di Amleto
B. Dal Medioevo alla scienza da Amleto, III 162
moderna:
T5 Macbeth assassina il sonno
T La “scienza” nel Medioevo da Macbeth, II 164
di Nicola Oresme
T6 Il duca mago si congeda
T La dinamica dell’universo
dal pubblico
di Niccolò Copernico
da La tempesta, IV 168
T Natura e metodo
Shakespeare in love 170
di Francesco Bacone
Concetti chiave 171
C. Oltre Galileo:
Esercizi di sintesi e per l’Esame
T Scienza e “lumi” di Stato 172
di Jean-Baptiste Le Rond d’Alembert
T Evoluzionismo e scienza
di Charles Darwin
T Scienza e morale oggi: la bioetica Capitolo 7
di Maurizio Mori
Il secolo del teatro
La grande stagione del teatro
I pregi della prosa galileiana europeo 172
di Raffaele Spongano 142 Il teatro spagnolo del siglo de oro 173
Concetti chiave 143 Lope de Vega 174
Esercizi di sintesi e per l’Esame Tirso de Molina 174
di Stato 144 Pedro Calderón de la Barca 175
T La confessione di Fedra
da Fedra – di Jean Racine
T La definizione di genio
da Enciclopedia Capitolo 9
di Jean-François Saint-Lambert
e Denis Diderot L’Arcadia e Metastasio
T Un nuovo atteggiamento mentale L’Arcadia e il superamento
da Enciclopedia del Barocco 235
di Denis Diderot
L’Accademia dell’Arcadia 236
Il programma dell’Arcadia 236
I tentativi di riforma 214 F Il dibattito critico sull’Arcadia 237
L’origine della disuguaglianza La poesia arcadica 238
tra gli uomini Gli autori 238
di Jean-Jacques Rousseau 215
F La voce tolleranza 217
L’Illuminismo in Italia 217 T Sognai sul far dell’alba
Milano e “Il Caffè” 217 e mi parea
di Giambattista Felice Zappi
T I buoni principi del commercio
da “Il Caffè”
T1 Solitario bosco ombroso
di Pietro Verri
di Paolo Rolli 239
Pietro Metastasio 241
F L’Illuminismo napoletano 218 La vita e le opere 241
T Mirandolina servita,
T Manifesto settecentesco vagheggiata, adorata
per la pace da La locandiera, III, 6 e 13-14
da Dizionario filosofico
T5 Mirandolina si sposa
Il Candido e gli altri romanzi
da La locandiera, III, 18-20 295
filosofici 255
L’egoismo di Mirandolina
T1 La conclusione del Candido
di Guido Davico Bonino 299
da Candido, XXX 256 F La trama de I rusteghi 300
Jonathan Swift 259
T6 Interno veneziano con rusteghi
I viaggi di Gulliver 259
da I rusteghi, III, 1 300
T2 A Lilliput
T7 Una commedia corale
da I viaggi di Gulliver, I 260
da Le baruffe chiozzotte, I, 1 304
Daniel Defoe 263
Robinson Crusoe 263
T3 Operosità e intraprendenza I Mémoires
da Robinson Crusoe 264 T I capricci di Teodora
Samuel Richardson 267 Medebach, il successo di Corallina
Pamela 267 da Mémoires
T4 La virtù di Pamela
da Pamela, XV 268 Concetti chiave 307
Concetti chiave 272 Esercizi di sintesi e per l’Esame
Esercizi di sintesi 273 di Stato 308
T4 La vergine cuccia
da Il Mezzogiorno 328 T David al cospetto di Saul
da Saul, II, 3
T5 La sfilata degli oziosi
T La spada di Golia, l’ira di Saul,
da La Notte 331 il canto di David
L’ironia come limite da Saul, III, 4
della poesia del Giorno
di Domenico Petrini 335
Concetti chiave 337 T6 Saul contro Achimelec
Esercizi di sintesi e per l’Esame da Saul, IV, 4 364
di Stato 338 T7 Il suicidio – da Saul, V, 4-5 369
La Mirra 372
T8 Il dramma di un sentimento T La fuga di Isabella
inconfessabile da Il castello di Otranto
da Mirra, V, 2 372 di Horace Walpole
Il Grand Tour 377 T Ritratto del monaco “nero”
Concetti chiave 379 Schedoni – da L’italiano
Esercizi di sintesi e per l’Esame di Ann Radcliffe
di Stato 380
P Sublime 398
T3 Elegia scritta in un cimitero
di campagna – di Thomas Gray 398
Capitolo 14 Il Preromanticismo in Italia 400
Fra Neoclassicismo T4 L’amore per Evirallina
e Preromanticismo da Poesie di Ossian, Fingal
di Melchiorre Cesarotti 402
Il Neoclassicismo 382
Concetti chiave 406
L’opera di Winckelmann 383
Esercizi di sintesi 407
Il secondo teorico:
Giovanni Battista Piranesi 384
La concezione neoclassica e l’Italia 384
F Gli scavi archeologici Capitolo 15
e la passione per le rovine 384
Il Neoclassicismo e le poetiche Ugo Foscolo,
letterarie 385 un poeta tra due epoche
Vincenzo Monti 385 Tra Neoclassicismo e Romanticismo 408
La vita e le opere 385 La vita e le opere 409
Il trasferimento a Venezia
e l’impegno politico 410
T Prosopopea di Pericle La disillusione politica 410
T Alta è la notte Le peregrinazioni in Europa 410
da Pensieri d’amore Il rientro in Italia 411
L’esilio e gli ultimi anni di vita 411
Il pensiero 412
T1 Al signor di Montgolfier 387 La poetica 413
F La traduzione dell’Iliade 392 Le Ultime lettere di Jacopo Ortis 415
T1 La dedica – da Ultime lettere
di Jacopo Ortis 416
T L’incontro di Ettore T2 La delusione politica:
e Andromaca Napoleone cede Venezia
da Iliade, VI all’Austria – da Ultime lettere
di Jacopo Ortis 418
Il Preromanticismo 393
T La consolazione dell’amore
Il Preromanticismo tedesco 393
da Ultime lettere
di Jacopo Ortis
T L’equazione tra amore e arte T Sentimento e ragione
da I dolori da Ultime lettere di Jacopo Ortis
del giovane Werther T Visita alla casa di Petrarca
di Johann Wolfgang Goethe da Ultime lettere di Jacopo Ortis
T Notte – da Psiche
di Giovanni Prati T3 La Pisana si rifugia da Carlino
da Le confessioni di un italiano
di Ippolito Nievo 568
F La questione della lingua
Il romanzo realista 573
nella prima metà dell’Ottocento 548
La pittura realista francese 574
F La poesia dialettale di Porta
Stendhal e La Certosa di Parma 575
e Belli 549
TAVOLA SINOTTICA
1601 Giunge a Pechino 1600 Giordano Bruno è arso vivo 1605 Cervantes pubblica
il missionario gesuita in Campo dei Fiori a Roma. la prima parte
Matteo Ricci. 1601 Keplero è nominato astrono- del Don Chisciotte.
1601 Viene fondata mo dell’imperatore Rodolfo II. 1606 Giulio Cesare Croce scrive
la Compagnia olandese 1602 Campanella compone Le sottilissime astuzie
delle Indie orientali. La Città del Sole. di Bertoldo.
1603 Giacomo I Stuart succede 1603 Federico Cesi fonda 1609 Pubblicazione dei Sonetti
a Elisabetta I sul trono inglese. l’Accademia dei Lincei. di Shakespeare.
1606 Papa Paolo V lancia 1609 Fondazione della Moschea 1611 Shakespeare rappresenta
l’interdetto contro Venezia. Blu a Istanbul. la sua ultima opera, La tempesta.
1609 Federigo Borromeo fonda a 1610 Caravaggio muore 1612 Prima edizione
Milano la Biblioteca Ambrosiana. sulla spiaggia di Porto Ercole. del Vocabolario della Crusca.
1612 In Giappone iniziano 1616 Viene messo all’indice 1615 Cervantes pubblica
le persecuzioni contro i cattolici. il De revolutionibus orbium la seconda parte
1618 Inizia la guerra dei coelestium di Copernico. del Don Chisciotte.
Trent’anni. 1620 Francis Bacon pubblica 1619 Sarpi pubblica a Londra
1620 I Padri pellegrini sbarcano il Novum Organum. l’Istoria del Concilio tridentino.
in Nordamerica. 1622-1625 Bernini scolpisce 1623 Marino pubblica l’Adone.
1624 Gli olandesi fondano Apollo e Dafne. 1628 Federico Della Valle
sull’isola di Manhattan la colonia 1624-1635 Bernini realizza compone La Reina di Scozia.
1600- di Nuova Amsterdam. il baldacchino al centro della Basili- 1630 Tassoni pubblica
1650 1624 In Francia il cardinale ca di San Pietro. La secchia rapita.
Richelieu diventa primo ministro. 1625 Grozio pubblica il De iure belli 1630 Tirso de Molina compone
1630 La peste dilaga nell’Italia ac pacis, le cui tesi sono all’origine L’ingannatore di Siviglia
settentrionale, colpendo del giusnaturalismo moderno. e Convitato di pietra.
in particolare Milano. 1630-1631 Longhena realizza 1635 Calderón de la Barca
1642 In Inghilterra scoppia la Chiesa di Santa Maria della compone La vita è sogno.
la guerra civile. Salute a Venezia. 1636 Pubblicazione
1647 A Napoli scoppia 1632 Galileo pubblica il Dialogo so- de Lo cunto de li cunti
una rivolta popolare guidata da pra i due massimi sistemi del mondo. di Giambattisa Basile.
Masaniello contro il malgoverno 1632-1654 In India sorge il Taj Mahal.
spagnolo.
1633 Galileo è processato
1648 La pace di Westfalia dal Tribunale dell’Inquisizione.
conclude la guerra
dei Trent’anni. 1635 Cartesio pubblica il Discorso
sul metodo.
1637-1641 Borromini realizza
la Chiesa di San Carlo alle Quattro
Fontane a Roma.
1642 Rembrandt dipinge
La ronda di notte.
1642-1644 Borromini realizza
la Chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza
a Roma.
Riunione all’Accademia del Cimento, dedita alla ricerca scientifica (cfr. pag. 30).
STORIA
Prussia orientale, dando nuovo impulso sia intenso sviluppo grazie all’azione del ministro
alla potenza militare sia a quella economica. Jean-Baptiste Colbert, che, pur attuando una
Nell’arco di pochi decenni, la Prussia si trasfor- strategia economica fondata sul mercantilismo
ma in uno Stato unitario forte e potente e nel (privilegiando le esportazioni rispetto alle impor-
1701 viene riconosciuta come regno indipen- tazioni per accrescere la ricchezza interna dello
dente dall’Impero germanico. Stato), non riesce a strappare all’Inghilterra il mo-
Anche nell’estrema parte orientale dell’Euro- nopolio dei commerci con le colonie americane.
pa si costituisce nel corso del secolo un nuovo
Stato forte e accentrato: la Russia. Con l’ascesa L’Inghilterra verso la monarchia
al trono della dinastia dei Romanov (1613) il po- costituzionale
tere degli zar si va via via rafforzando. Per de- Anche in Inghilterra, nel corso del Seicento, l’i-
cenni la Russia rimane un paese economica- stituto monarchico trova una propria particolare
mente assai arretrato e chiuso agli scambi identità, ben diversa da quella francese. Soprat-
commerciali e culturali con il resto d’Europa. tutto nella seconda metà del secolo, infatti, si va
Una svolta decisiva è possibile solo verso la fine definendo il carattere costituzionale e parla-
del secolo, con l’ascesa al trono di Pietro I il mentare della monarchia britannica, che affer-
Grande (1682-1725), che si propone di trasfor- ma il proprio prestigio anche in ambito interna-
mare il proprio regno in un Paese moderno, al zionale, sotto il profilo sia politico, sia economi-
passo con gli altri Stati europei. co, con la conquista del predominio nei com-
merci oceanici.
Tutto questo, però, avviene non senza con-
DUE MODELLI DI MONARCHIA: flitti talvolta drammatici. Il momento di mag-
FRANCIA E INGHILTERRA giore crisi nel processo di evoluzione che por-
ta alla definizione della monarchia parlamen-
Il consolidamento tare inglese viene toccato durante il regno di
della monarchia francese Carlo I Stuart (1625-1649), il quale tenta di in-
Il rafforzamento politico della Francia nel con- staurare un regime di stampo assolutista, arri-
testo delle potenze europee si accompagna, al- vando addirittura a decretare lo scioglimento
l’interno, al consolidamento del potere mo- del parlamento.
narchico. Il rafforzamento della monarchia fran- Il conflitto tra il sovrano e il parlamento sfocia
cese è da ricondurre soprattutto all’opera del in una guerra civile che oppone le truppe fede-
cardinale Richelieu, nominato primo ministro li al re all’esercito (New Model Army) guidato
dal 1624, durante la minore età del re Luigi XIII. da Oliver Cromwell (1599-1656), un rappre-
Richelieu limita fortemente il ruolo politico sentante della piccola nobiltà rurale. La guerra
dell’aristocrazia (alla quale vengono però con- si conclude con la vittoria del parlamento. Car-
fermati i privilegi di natura economica), concen- lo I viene processato, riconosciuto colpevole di
trando tutti i poteri nella persona del sovra- tradimento nei confronti della patria e decapi-
no. Lo Stato viene riorganizzato anche sotto il tato nel 1649. L’esecuzione del re inglese assu-
profilo amministrativo, con un forte accentra- me una straordinaria risonanza in tutta Europa,
mento di tutte le funzioni attraverso la creazio- perché per la prima volta un sovrano viene giu-
ne di un efficiente apparato burocratico, com- dicato dai propri sudditi e condannato a mor-
posto da funzionari scelti soprattutto tra i com- te: un atto fino a quel momento inaudito, che
ponenti del ceto borghese. Sempre a Richelieu pone in discussione la sacralità della persona
si deve la scelta di entrare nella guerra dei del re, sulla quale in parte si era fondata la le-
Trent’anni a fianco delle potenze protestanti e gittimazione del potere monarchico.
la scelta di intraprendere l’espansione colonia- Dopo la morte di Carlo I, Cromwell governa
le in Africa (Senegal) e in America (Canada). l’Inghilterra instaurando un regime repubblica-
Una svolta decisiva nell’instaurazione dell’as- no. Alla sua morte, nel 1656, segue un periodo
solutismo monarchico in Francia si ha con l’a- di incertezza politica che si conclude con la re-
scesa al trono di Luigi XIV che, a partire dal staurazione della monarchia e l’ascesa al trono
1661, assunto personalmente il potere, governa di Carlo II Stuart (1660-1685). Dopo i conflitti
in modo del tutto autonomo e indipendente, ri- religiosi che sconvolgono il regno del succes-
servandosi qualsiasi decisione di tipo politico, sore Giacomo II (1685-1689), portando anche
economico e amministrativo. Il sovrano, sciolto alla breve rivoluzione incruenta nota come
da qualsiasi vincolo di legge (da cui il termine “Gloriosa rivoluzione” (1689), l’ascesa al trono
“assoluto”, da ab-solutus, “sciolto da”), diventa del principe olandese Guglielmo d’Orange
il padrone incontrastato dello Stato, signore porta al Paese una nuova stabilità. Il re giura di
indiscusso del regno e dei sudditi. rispettare la Dichiarazione dei diritti (il Bill of
CULTURA
IL SECOLO DEL BAROCCO protestante e Controriforma cattolica, per le
scoperte geografiche che allargano l’orizzon-
Il secolo XVII è, per quasi tutta l’Europa, l’età te del mondo e per la rivoluzione copernica-
del Barocco. Movimento artistico centrale del no-galileiana, che sostiene l’eliocentrismo in
Seicento, il Barocco supera la ripetitività del campo cosmologico e sostituisce così la con-
classicismo tardo-rinascimentale con un nuovo cezione aristotelico-tolemaica della Terra inte-
gusto e una diversa sensibilità: all’equilibrio e al- sa come centro dell’universo (geocentrismo),
le armoniose geometrie regolari, care al classici- generando la consapevolezza del fatto che il
smo, contrappone la ricerca del prezioso, del ra- pur grande pianeta su cui abita l’uomo è un
ro, del bizzarro, al fine di suscitare meraviglia. granello di polvere sperduto nell’immensità
Il Seicento che lo ha generato è in effetti un del cosmo. La rottura con il passato e la caotica
secolo ricco di contrasti. In esso appaiono fe- situazione sociale e morale dell’epoca produ-
nomeni di segno opposto, come la caccia alle cono insicurezza e angoscia (grande spazio,
streghe e il primo grande sviluppo della scien- nell’arte, hanno i temi del trascorrere del tem-
za moderna, l’intolleranza religiosa e la nascita po e dell’incombere della morte), cui si accom-
del moderno pensiero razionalistico, il gusto pagna spesso la crescente esigenza di autorità,
spettacolare ed edonistico appunto tipico del punti di riferimento e regole salde, di carattere
Barocco e la razionalità della trattatistica, il religioso ma non solo e che porta all’intolleran-
culto dell’irregolarità e l’esaltazione delle nor- za verso il libero pensiero.
me fino alla più violenta intolleranza. Tali con-
traddizioni alimentano e caratterizzano le ten-
denze filosofiche e artistiche del secolo. Nasce la fiducia nella ragione
Pochi intellettuali, invece, accentuano la fi-
La crisi della cultura ducia nella ragione e nei suoi mezzi di indagi-
rinascimentale ne, soprattutto in campo scientifico, dove stu-
La cultura rinascimentale entra in crisi soprat- diosi come Galilei e Keplero mettono in di-
tutto per effetto dello scontro fra Riforma scussione l’autorità di Aristotele e gettano le
Non è ancora definitivamente chiuso il dibattito sulle origini del termine barocco. Nel dizionario del-
l’Académie, edito nel 1694 in Francia, il vocabolo, che deriva, attraverso lo spagnolo, dal portoghese
barroco, sta a indicare una perla di forma bizzarramente irregolare, scabra, non sferica. Quasi un se-
colo più tardi, nel Dictionnaire de Trévoux (1771), l’aggettivo francese baroque viene presentato come
sinonimo di “bizzarro, diseguale, irregolare”; inoltre, per estensione, un dipinto è detto barocco quan-
do le regole delle proporzioni non sono rispettate e ogni cosa è rappresentata secondo il capriccio del-
P
l’artista. Tale origine del termine, che è oggi la più accreditata, evidenzia il profondo distacco fra il gu-
sto eccentrico e bizzarro del Barocco e la ricerca dell’equilibrio e dell’armonia tipica delle arti figu-
rative e dell’architettura rinascimentali.
Sussistono, tuttavia, altre ipotesi circa l’origine del termine: la principale fa riferimento al fatto che, nel-
la lingua italiana, il vocabolo barocco indica una forma di sillogismo usato nella filosofia Scolastica e
caratterizzato da un apparente rigore formale e da una sostanziale debolezza di contenuto. Riferito alle
arti figurative, comunque, il termine appare nella lingua italiana solo nel Settecento, usato da Francesco
Milizia e palesemente ripreso dal Dictionnaire de Trévoux. In ogni caso, l’attributo barocco è sempre
contrapposto a classico, equilibrato, armonioso ed è usato inizialmente con significato spregiativo.
Solo alla fine del XIX secolo, sviluppando un’intuizione di Jacob Burckhardt (1818-1897), lo storico
dell’arte svizzero Heinrich Wölfflin (1882-1954), nel saggio Rinascimento e Barocco, riconoscerà un
valore positivo a questo stile, pur senza rinunciare a contrapporlo, come di consueto, all’arte classica.
Nella sua scia, Ernst Robert Curtius (1886-1956), Eugenio D’Ors (1882-1954) e altri, rifiutando la sva-
lutazione del Barocco tipica di molti studiosi soprattutto italiani (come Benedetto Croce nella Storia
dell’età barocca, 1929), giungeranno a considerare lo stile barocco una universale concezione del
mondo e delle arti opposta a quella classica e razionalistica. Tale concezione si ritroverebbe, in alter-
nativa al classicismo, in tutte le epoche e civiltà: dallo stile alessandrino al gotico, al romantico, fino al-
le diramazioni del Simbolismo e allo sperimentalismo delle Avanguardie nel XX secolo.
sviluppo delle scienze – in particolare astrono- sità, per i sovrani, di compiere talora, per il be-
mia, fisica e matematica – si avvale del contri- ne comune, anche atti contrari alla pietà cri-
buto di studiosi come l’inglese Francesco Ba- stiana.
cone (1561-1626), il danese Tycho Brahe Altre visioni politiche, distanti dall’assoluti-
(1546-1601), l’italiano Galileo Galilei (1564- smo e cariche di premesse per il suo supera-
1642), il tedesco Giovanni Keplero (1571- mento anche laddove esso sia in vigore, parto-
1630), i francesi René Descartes (1596-1650), no dall’Olanda e dall’Inghilterra e affondano le
meglio noto come Cartesio, e Blaise Pascal loro radici nel pensiero di Ugo Grozio (1583-
(1623-1662), l’inglese Isaac Newton (1642- 1645), che teorizza l’esistenza di diritti naturali
1727). La nascita delle accademie scientifiche dell’uomo. Thomas Hobbes (1588-1679), che
– fra le prime l’Accademia dei Lincei (1603) a fa discendere il potere statale non da Dio, ma
Roma – testimonia l’inizio del distacco delle dalla necessità di stabilire una sorta di patto –
scienze fisiche, che dispongono ormai di me- o contratto – che gli uomini stipulano fra loro
todologie proprie e autonome, dal sapere per superare la loro naturale aggressività reci-
umanistico. proca, e John Locke (1632-1704), che esalta la
libertà dell’uomo, gettano le fondamenta della
La filosofia si separa teoria del liberalismo, destinata a svilupparsi
dalla teologia nel corso dei secoli successivi.
D’altra parte la filosofia, nel corso del secolo,
si separa dalla teologia e dall’aristotelismo or- Il Barocco nelle arti
todosso per accostarsi alla nascente scienza Nel campo delle arti, nel Seicento trionfa il
moderna; molti filosofi sono anche scienziati: il Barocco. Pittura, scultura e architettura vanno
problema della conoscenza è l’argomento alla ricerca dello stupefacente e del meravi-
principale di cui si occupano, e la maggior par- glioso, con scenografie d’effetto, suggestio-
te di loro – in primo luogo Cartesio, poi l’olan- ni visive che aprano prospettive illusionistiche
dese Baruch Spinoza (1632-1677) e il tedesco su pareti e soffitti (il trompe-l’oeil, o “inganno
Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716) – co- ottico”), con la cura esasperata per il detta-
struiscono sistemi di pensiero razionalistici, glio e il particolare minuzioso e l’interesse pre-
che esaltano cioè la ragione umana quale mi- valente per tutto ciò che è bizzarro e straordi-
rabile mezzo, di origine divina, in grado di in- nario, o anche mostruoso e orrido.
dagare ogni aspetto della realtà. Non manca- Fra i maggiori pittori europei del secolo si
no però anche grandi filosofi, come Pascal, collocano i fiamminghi Rubens, Rembrandt e
che, pervasi da un intenso senso religioso, pur Vermeer, lo spagnolo Velazquez e, soprattut-
riconoscendo la grandezza del pensiero uma- to, l’italiano Michelangelo Merisi detto il Cara-
no, mettono in luce la fragilità della condizio- vaggio (1571 ca. – 1610), la cui pittura è carat-
ne dell’individuo, invitandolo a scommettere terizzata dal luminismo e dall’introduzione di
sull’esistenza del Dio cristiano come unica via personaggi e situazioni della vita quotidiana
di pace e di salvezza. nei soggetti sacri. Italiani sono anche i mag-
giori architetti del Barocco: Gian Lorenzo
La riflessione politica Bernini (1598-1680) e Francesco Borromini
La riflessione politica segue, per breve tem- (1599-1667). A Roma vengono realizzate le più
po, il filone utopistico di matrice umanistico- tipiche scenografie urbanistiche barocche, dal
rinascimentale, con filosofi come Tommaso colonnato di San Pietro a Piazza Navona.
Campanella (1568-1639); parallelamente, si La musica nel Barocco conosce una stagione
assiste alla nascita di comunità religiose orga- esaltante: fra i suoi principali esponenti si ri-
nizzate su basi radicalmente evangeliche o cordano il cremonese Claudio Monteverdi
fondate su nuovi princìpi, diffuse soprattutto (1567-1643) – insuperato compositore di me-
nel Nuovo Mondo in seguito all’emigrazione lodrammi, che musica anche testi di poeti co-
dei membri di correnti perseguitate, come i me Petrarca, Tasso e dei lirici barocchi – e il te-
Quaccheri. desco Johann Sebastian Bach (1685-1750),
Prevale poi, gradualmente, la giustificazio- uno dei massimi compositori di ogni tempo,
ne teorica dell’assolutismo, che trova la sua che porta a un livello altissimo il linguaggio
espressione nelle riflessioni sulla sovranità del musicale, sfruttando al massimo le potenzialità
francese Jean Bodin (1530-1596) e si articola del contrappunto nei valori armonici, melodici
nell’opera di Giovanni Botero (1544-1617), e formali e spalancando la via agli sviluppi dei
teorico italiano della ragion di Stato, che mira secoli successivi.
Focus LE ACCADEMIE
La parola accademia deriva dal greco e il suo etimo trae origine da un luogo vicino ad Atene dove si riuni-
vano Platone e altri filosofi. Le accademie si sviluppano poi nell’Italia quattrocentesca e rinascimentale.
Data la flessibilità del concetto di accademia – in quanto libera associazione di uomini di cultura – esse si
diffondono in tutta Europa particolarmente nel Seicento, come circoli di intellettuali, letterati e studiosi che
confrontano idee e programmi culturali in ambiti diversi. In particolare assumono grande rilevanza le accade-
mie a carattere scientifico: l’Accademia dei Lincei – di cui fa parte Galileo Galilei – viene fondata a Roma
nel 1603 ed esiste ancora oggi; l’Accademia del Cimento viene fondata a Firenze nel 1657, è operativa per
un decennio e raccoglie scienziati, matematici e medici come Marcello Malpighi (1627-1694) e Francesco
Redi (1626-1698).
Numerose sono anche le accademie letterarie. A Roma nel 1690 viene fondata l’Accademia dell’Arcadia,
che darà un contributo al sorgere di quel movimento letterario che, aprendo nuovi orizzonti, supererà il Ba-
rocco; a Firenze nasce l’Accademia della Crusca, nel 1583, con l’obiettivo di realizzare un dizionario della
lingua italiana per diffondere a livello nazionale il fiorentino; a Napoli viene fondata nel 1611 l’Accademia
degli Oziosi che sostiene la poetica del marinismo barocco. Altre importanti accademie sorgono a Venezia
(Accademia degli Incogniti, 1630-1660), a Genova (Accademia degli Addormentati, 1587) e a Lecce (Acca-
demia dei Trasformati,1559).
CULTURA
no del quale devono operare intellettuali, arti- viene inoltre instaurata una severa vigilanza sul-
sti e scrittori del Seicento. le nuove pubblicazioni, in collaborazione con
Il ruolo della Chiesa in campo culturale è l’Inquisizione. Molti libri giudicati eretici sono
quello di contrastare l’affermarsi del libero bruciati, e nell’elenco, progressivamente am-
pensiero al proprio interno, di opporsi alle idee pliato, vengono a fine secolo inclusi anche scrit-
condannate dal Concilio di Trento e, soprattut- ti di autori precedentemente ammirati nel mon-
to, alla tendenza, tipica di molti intellettuali e do cattolico, come il filosofo Bernardino Tele-
scrittori rinascimentali, a intraprendere la carrie- sio. Tipico esempio della nuova realtà in cui si
ra ecclesiastica principalmente per ricavarne apre il Seicento, e che durerà per decenni, è la
benefici, in assenza di una vera vocazione. vicenda che interessa la teoria copernicana,
In quest’epoca, dure sono le misure di carat- apertamente perseguitata in occasione della
tere repressivo in ambito cattolico, rispecchiate sua ripresa da parte di Galileo Galilei: in un di-
da analoghe misure prese nei Paesi protestanti: verso contesto, il polacco Copernico aveva in-
in particolare, già dal 1542, viene riorganizzato vece potuto esporla in un suo scritto – il Com-
e rinforzato dal papa Paolo III, sotto il controllo mentariolus – inviato al papa, intorno al 1500,
della Congregazione cardinalizia del Santo Uffi- ottenendo lusinghieri apprezzamenti da alte
zio, il sistema medievale dei Tribunali dell’In- autorità ecclesiastiche e non incontrando co-
quisizione; tale sistema ha l’incarico di indaga- munque, a quel tempo, violente opposizioni.
re e processare non credenti, protestanti, so- La svolta post-tridentina verso la rigida affer-
spetti eretici e, in assenza di abiura, di procede- mazione della necessità dell’obbedienza al-
re contro di loro consegnandoli al braccio seco- l’autorità della Chiesa cattolica incontra co-
lare, che infligge le pene corporali. Vittime del- munque importanti resistenze in ambito cul-
l’Inquisizione sono soprattutto intellettuali, filo- turale e perfino ecclesiastico: l’esempio più
sofi, scrittori, scienziati. Viene inoltre istituito, rilevante è quello del frate servita veneziano
nel 1559, l’Indice dei libri proibiti, elenco di Paolo Sarpi, che in ambito storiografico ana-
opere ritenute incompatibili con i princìpi reli- lizza in modo tutt’altro che favorevole lo stes-
giosi e morali cattolici e che non risparmia an- so Concilio di Trento.
Il proponimento mio è di scrivere l’istoria del concilio tridentino, imperò che1, quantonque molti
celebri istorici del secol nostro nelli loro scritti abbiano toccato qualche particolar successo in quel-
lo2, e Gioanni Sleidano3 diligentissimo auttore abbia con esquisita diligenzia narrato le cause ante-
cedenti4, nondimeno, quando bene5 fossero tutti6 raccolti insieme, non si componerebbe un’intiera
narrazione7.
Io immediate che8 ebbi gusto delle cose umane, fui preso da gran curiosità di saperne l’intiero9, et
oltre l’aver letto con diligenzia quello che trovai scritto, e li publici documenti usciti in stampa o di-
1. imperò che: poiché. 4. le cause antecedenti: gli avvenimenti che portarono al-
2. toccato… in quello: accennato a qualche avvenimento la convocazione del Concilio.
particolare di esso (successo in quello). 5. quando bene: quand’anche, anche se.
3. Gioanni Sleidano: Johann Philippson (detto Sleidano 6. tutti: tutti gli scritti dei suddetti autori.
dalla città di Sleiden, presso Colonia, dove nacque nel 7. intiera narrazione: lo scopo di Sarpi è dunque quello
1506), ambasciatore protestante a Trento, scrisse un’opera di scrivere una storia complessiva del Concilio, che superi
fondamentale sulle vicende dell’Impero e della Riforma fra le storie parziali fin qui realizzate.
il 1515 e il 1555 (Commentarii de statu religionis et rei pu- 8. immediate che: non appena.
blicae, in 26 libri), con ampi riferimenti anche al Concilio di 9. saperne l’intiero: conoscerle a fondo, nella loro inte-
Trento. rezza.
vulgati a penna10, mi diedi a ricercare nelle reliquie de’ scritti11 delli prelati et altri in concilio inter-
venuti, le memorie da loro lasciate, e li voti, cioè pareri detti in publico, conservati dalli auttori pro-
pri o da altri, e le lettere d’avisi12 da quella città scritte, non tralasciando fatica o diligenzia, onde ho
avuto grazia di veder sino qualche registri intieri di note e lettere di persone che ebbero gran parte
in quei maneggi. Ora avendo tante cose raccolte, che mi possono somministrar assai abbondante
materia per narrazione del progresso13, vengo in risoluzione di ordinarla14.
Raccontarò le cause e li maneggi d’una convocazione ecclesiastica, nel corso di 22 anni15, per diver-
si fini e con vari mezi, da chi procaciata e sollecitata, da chi impedita e differrita, e per altri anni 1816
ora adunata, ora disciolta, sempre celebrata con vari fini, e che ha sortito forma e compimento17 tut-
to contrario al dissegno di chi l’ha procurata et al timore di chi con ogni studio l’ha disturbata: chia-
ro documento per18 rasignare li pensieri in Dio19, e non fidarsi della prudenza umana.
Imperò che questo concilio, desiderato e procurato dagl’uomini pii per riunire la Chiesa, che prin-
cipiava a dividersi, per contrario ha così stabilito lo scisma20 et ostinate le parti21, che ha fatto le di-
scordie irreconciliabili; e maneggiato dai principi22 per riforma dell’ordine ecclesiastico ha causato
la maggior disformazione23 che sia mai stata doppo che il nome cristiano si ode, e dalli vescovi ado-
perato per racquistar l’auttorità episcopale, passata in gran parte nel solo pontefice romano, gliel’ha
fatta perder tutta intiera mente, et interessati loro stessi nella propria servitù24; ma temuto e sfugito
dalla corte di Roma come efficace mezo per moderare l’essorbitante potenza da piccioli principii
pervenuta con vari progressi ad un eccesso illimitato, gliel’ha talmente stabilita e confermata sopra
la parte restatagli soggietta, che mai fu tanta né così ben radicata25.
Sì che non sarà inconveniente26 chiamarlo la Illiade del secol nostro27, nella esplicazione28 della
quale seguirò drittamente la verità non essendo posseduto da passione che mi possi far deviare: e
chi mi osserverà in alcuni tempi abbondare, in altri andar ristretto29, si raccordi30 che non i campi
tutti sono di ugual fertilità, né tutti li grani meritano d’esser conservati, e di quelli che il mietitore
vorrebbe tenir conto, qualche spica anco sfugge la presa della mano o il filo della falce, così com-
portando la condizione d’ogni mietitura, che resti anco parte per rispigolare31.
da Opere, a cura di G. e L. Cozzi, Ricciardi, Milano-Napoli, 1969
10. divulgati a penna: manoscritti. 21. ostinate le parti: rese più ostili le due parti (cattolici e
11. reliquie de’ scritti: quello che restava degli scritti dei protestanti), l’una all’altra.
prelati. 22. maneggiato dai principi: strumentalizzato dai sovra-
12. lettere d’avisi: lettere ufficiali, resoconti degli osserva- ni, ossia dal potere civile, che volle ingerirsi nelle questioni
tori del Concilio. religiose.
13. narrazione del progresso: la narrazione dello svol- 23. disformazione: deformazione, disordine.
gersi degli eventi. 24. et interessati… servitù: riducendo cioè i vescovi a
14. vengo… ordinarla: mi accingo a esporla con ordine. maggior servitù nei riguardi del papa.
15. nel corso di 22 anni: dal 1523 al 1545, anno dell’effet- 25. ma temuto… ben radicata: il senso complessivo di
tiva convocazione del Concilio. In questi anni il problema questo periodo è che il Concilio, temuto a Roma per le sue
della divisione della Chiesa imponeva la convocazione di intenzioni di limitare il potere papale, in realtà lo ha ulte-
un concilio; altri eminenti prelati erano invece di parere riormente rafforzato, naturalmente nelle aree di influenza
contrario e la differivano indefinitamente (come si dice su- cattolica (la parte restatagli soggietta).
bito dopo: da chi impedita e differita). 26. inconveniente: sconveniente, inopportuno.
16. per altri anni 18: sono gli anni in cui si svolge il Con- 27. Illiade del secol nostro: per la sua lunghezza, l’impre-
cilio, dal 1545 al 1563. Nel passo si allude alla scarsa conti- vedibilità del suo esito, la violenza dei contrasti.
nuità nel tempo che ebbe il Concilio, sospeso e ripreso più 28. esplicazione: esposizione.
volte. 29. in alcuni… ristretto: in alcuni momenti abbondare
17. ha sortito… compimento: ha avuto natura e risultato. nell’esposizione, in altri essere più sintetico.
18. documento per: testimonianza, esempio che insegna. 30. raccordi: ricordi.
19. rasignare… in Dio: rimettersi con rassegnazione alla 31. spica… rispigolare: la metafora si basa sulla mietitura:
volontà di Dio. anche in un campo già mietuto restano spighe da racco-
20. stabilito lo scisma: reso insanabile lo scisma fra catto- gliere; perciò, anche in una materia già trattata restano ar-
lici e protestanti. gomenti da approfondire.
Comprensione
1. Quale obiettivo enuncia Paolo Sarpi nell’introduzione della sua opera?
2. Quali sono le fonti che l’autore dice di avere usato per scrivere la sua opera?
3. Per quali aspetti Sarpi definisce il Concilio di Trento l’Iliade del suo tempo?
CULTURA
o mediante l’elaborazione teorica di princìpi
Il Seicento è chiamato il secolo della rivolu- primi della realtà da cui dedurre la spiegazione
zione scientifica: in questo periodo, infatti, dei fenomeni naturali, oppure mediante la de-
viene superata la concezione creazionistica o scrizione puntuale di un settore specifico della
magica della natura, sopravvissuta fino all’e- natura per ricavarne delle regole pratiche di
poca rinascimentale, e si approfondisce, inve- azione. Nel primo caso la preminenza era data
ce, l’interesse verso la vita naturale e i mecca- al ragionamento e alla riflessione; nel secondo
nismi che regolano il mondo fisico. all’intuizione, all’ingegno e alla creatività. La
Se a livello teorico questo cambiamento era nuova scienza nasce per la scoperta di un
stato preparato da Copernico con la teoria metodo conoscitivo che integra l’elaborazio-
eliocentrica dell’universo, da Francesco Baco- ne teorica con l’osservazione dei fatti: è que-
ne con il rifiuto del metodo deduttivo, da Car- sta la caratteristica del nuovo metodo galileia-
tesio con il razionalismo e la geometria analiti- no. I risultati dell’indagine sono nello stesso
ca, a livello pratico appaiono in questo secolo tempo teorie razionali, in quanto basate sul lin-
numerose innovazioni tecnologiche che gli guaggio della matematica, ma sono anche le-
danno un notevole impulso, tra cui l’invenzio- gate strettamente all’esperienza concreta, in
ne del microscopio (alla fine del Cinquecento) quanto si afferma che esse devono risultare ve-
e del cannocchiale (perfezionato da Galileo rificabili con l’esperimento.
Galilei), la scoperta dei batteri (Antoni van La nuova conoscenza scientifica, la cui og-
Leeuwenhoek), della circolazione del sangue gettività è garantita dalla logica e dall’accordo
(Marcello Malpighi), l’introduzione del calcolo con l’osservazione, risulta anche estremamen-
logaritmico (John Napier). te dinamica, poiché cerca sempre nuovi con-
I fattori principali che determinano la nascita fronti con i fatti e nuove estensioni in settori
della scienza moderna sono dunque l’interes- prima non esaminati: la scienza è intesa come
se preminente riservato dai filosofi al proble- un processo di continue interrogazioni sulla
ma della natura, la collaborazione instauratasi natura poste dalla ragione e di continui tenta-
tra tecnici e scienziati, i successi conseguiti nei tivi di interpretare il senso delle risposte otte-
vari campi specifici della scienza, l’esame dei nute con l’esperimento.
risultati dell’osservazione e della pratica sle- Al di là dei dibattiti, ancora in corso, sull’im-
gato da ogni preclusione ideologica. portanza e sui limiti della scienza, questo nuo-
Ma la nascita vera e propria della scienza vo metodo di conoscenza apparso nel Seicen-
moderna è dovuta soprattutto alla convinzione to rimane indiscutibilmente uno dei patrimoni
che si afferma fra gli scienziati, a partire dal più preziosi raggiunti dalla civiltà moderna. Il
Seicento, di aver trovato l’unico modo corretto punto di partenza di tale metodo è la defini-
di studiare la natura attraverso un nuovo me- zione che ne dà, nelle sue opere, Galileo Gali-
todo conoscitivo. L’indagine e la conoscenza lei: la scienza è infatti ancora oggi definita
della natura prima del Seicento erano sempre “galileiana”.
Parmi, oltre a ciò, di scorgere nel Sarsi1 ferma credenza, che nel filosofare2 sia necessario appog-
giarsi all’opinioni di qualche celebre autore, sì che la mente nostra, quando non si maritasse col di-
scorso d’un altro, ne dovesse in tutto rimanere sterile ed infeconda3; e forse stima che la filosofia sia
un libro e una fantasia d’un uomo, come l’Iliade e l’Orlando furioso, libri ne’ quali la meno impor-
tante cosa è che quello che vi è scritto sia vero. Signor Sarsi, la cosa non istà così. La filosofia è scrit-
ta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’univer-
so), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’
quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure
geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola4; senza questi è un
aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.
da Opere, a cura di F. Flora, Ricciardi, Milano-Napoli, 1953
1. Sarsi: pseudonimo del padre gesuita Orazio Grassi 3. maritasse... sterile ed infeconda: attraverso la metafo-
(1590-1654), autore della Libra astronomica ac philosophica ra dell’accoppiamento e del parto, Galilei espone l’idea di
(“Bilancia astronomica e filosofica”), in polemica con il Di- Sarsi, secondo cui lo sviluppo di ogni ragionamento è su-
scorso delle comete di Mario Guiducci, discepolo di Galilei. bordinato alla sua “unione” con una celebre autorità.
2. filosofare: ragionare. 4. parola: significato.
Comprensione
1. Quali sono le opinioni che Galilei attribuisce al gesuita Orazio Grassi?
2. Che cosa intende Galilei per filosofia?
3. Quale definizione dà Galilei della matematica?
IL SEICENTO
LETTERATURA
ICARATTERI DEL BAROCCO precarietà dell’esistenza umana che – come
LETTERARIO la rappresentazione teatrale e la metafora, por-
tata a sviluppi vertiginosi – consiste e si traduce
Lo scrittore neoclassico Francesco Milizia in inganni, finzioni, parvenze che invano l’intel-
(1725-1798) e molti suoi contemporanei ritengo- letto cerca di definire e di controllare.
no il Barocco nettamente contrapposto al classi- Come tutta l’arte del secolo, la letteratura e la
cismo e lo definiscono degenere in quanto esso poesia barocca interpretano insomma, nel bene
implica l’abbandono dell’idea rinascimentale del- e nel male, le caratteristiche dell’età, contraddi-
l’arte come rappresentazione armoniosa della stinta dalla crisi della visione rinascimentale
realtà basata sull’imitazione dei classici. Il Barocco del mondo e dalla pur confusa consapevolezza
infatti si oppone, in nome della novità, a un con- della fine di un’epoca. Sul piano dei temi e dei
solidato sistema di rapporti di proporzione e di contenuti, a differenza di quanto accade per il
equilibrio e afferma un rapporto con il pubblico classicismo, la letteratura barocca si apre agli
mirante soprattutto a suscitare emozioni, a libe- oggetti più eterogenei: dall’immenso al minu-
rare l’immaginazione al punto da deformare la scolo, dal bello, inteso soprattutto come spetta-
realtà nella direzione del bizzarro, dello spetta- colare, grandioso o affascinante, all’irregolare e
colare, del sorprendente, facendo uso fino all’e- al mostruoso, dal sensuale al mistico o al lugu-
sagerazione del virtuosismo dell’abilità tecnica. bre, con potenti chiaroscuri e contraddizioni
Importanti studiosi e critici letterari del No- che riflettono un periodo insieme edonistico e
vecento – da Luciano Anceschi a Carlo Calca- angosciato, in cui un mondo è tramontato ma
terra e a Giovanni Getto –, dopo secoli di giu- ancora non si è affermata una nuova visione
dizi negativi e condanne, rivalutano decisa- della realtà. La principale novità è rappresenta-
mente l’arte barocca, cogliendo in essa il se- ta dall’abbandono dell’imitazione dei classici
gno dello stupore e dell’inquietudine dell’uo- e dalla ricerca, soprattutto a livello formale, di
mo che perde le proprie certezze e scopre di nuovi modi di espressione che trovano nella
non abitare al centro dell’universo, ma su un centralità della metafora il loro strumento privi-
minuscolo pianeta sperduto nell’infinito. Alle legiato. L’importanza determinante della me-
radici del Barocco starebbe perciò la presa di tafora viene ribadita, oltre che dai letterati, dai
coscienza dell’instabilità del reale e dell’incer- trattatisti dell’epoca, fra i quali si distingue il ge-
tezza di tutte le cose e la consapevolezza della suita torinese Emanuele Tesauro.
Pietro da Cortona, Trionfo della Divina Provvidenza, 1633-1639. Roma, Palazzo Barberini.
Ed eccoci alla fin pervenuti grado per grado al più alto colmo delle figure ingegnose, a paragon del-
le quali tutte le altre figure fin qui recitate perdono il pregio, essendo la metafora il più ingegnoso e
acuto, il più pellegrino e mirabile, il più gioviale e giovevole, il più facondo e fecondo parto dell’u-
mano intelletto1. Ingegnosissimo veramente, però che, se l’ingegno consiste (come dicemmo) nel li-
gare insieme le remote e separate nozioni degli propositi obietti, questo appunto è l’officio della
metafora, e non di alcun’altra figura: perciò che, traendo la mente, non men che la parola, da un ge-
nere all’altro, esprime un concetto per mezzo di un altro molto diverso, trovando in cose dissimi-
glianti la simiglianza2. Onde conchiude il nostro autore che il fabricar metafore sia fatica di un per-
spicace e agilissimo ingegno3. E per consequente ch’è fra le figure la più acuta: però che l’altre qua-
si grammaticalmente si formano e si fermano nella superficie del vocabulo, ma questa riflessiva-
mente penetra e investiga le più astruse nozioni per accoppiarle; e dove quelle vestono i concetti di
parole, questa veste le parole medesime di concetti4.
Quinci ell’è di tutte l’altre la più pellegrina per la novità dell’ingegnoso accoppiamento: senza la
qual novità l’ingegno perde la sua gloria e la metafora la sua forza5. Onde ci avisa il nostro autore
che la sola metafora vuol essere da noi partorita, e non altronde, quasi supposito parto, cercata in
prestito6. E di qui nasce la maraviglia, mentre che l’animo dell’uditore, dalla novità soprafatto, con-
sidera l’acutezza dell’ingegno rappresentante e la inaspettata imagine dell’obietto rappresentato7.
Che s’ella è tanto ammirabile, altretanto gioviale e dilettevole convien che sia: però che dalla mara-
viglia nasce il diletto, come da’ repentini cambiamenti delle scene e da’ mai più veduti spettacoli tu
sperimenti8. Che se il diletto recatoci dalle retoriche figure procede (come ci ’nsegna il nostro auto-
re) da quella cupidità delle menti umane d’imparar cose nuove senza fatica e molte cose in piccol
volume, certamente più dilettevole di tutte l’altre ingegnose figure sarà la metafora che, portando a
1. eccoci... intelletto: eccoci infine giunti, passo dopo altre si formano quasi meccanicamente e si fermano alla
passo, al punto più alto delle figure d’abilità letteraria (in- superficie delle parole, mentre essa penetra di riflesso e
gegnose), in confronto alle quali tutte le altre fin qui espo- cerca le più lontane idee per accostarle tra di loro, e, come
ste (recitate) sono inferiori, poiché la metafora è la creazio- le idee rivestono i pensieri di parole, così la metafora rive-
ne (il parto) più ingegnosa, acuta, nuova (dal latino pere- ste le parole stesse di immagini mentali.
grinum), meravigliosa, amabile e utile, eloquente e creati- 5. ell’è... forza: essa è la più preziosa figura per l’origina-
va dell’intelletto umano. lità dell’accostamento; senza questa qualità, l’ingegno per-
2. Ingegnosissimo... simiglianza: la metafora è figura di de il suo pregio e la metafora la sua forza poetica.
abilità in quanto (però che) il suo ruolo (officio) è quello, 6. sola metafora... prestito: ancora Aristotele afferma
proprio dell’abilità letteraria (ingegno), di unire idee o rap- che la metafora deve essere creata da noi e non essere
presentazioni mentali (nozioni) lontane tra loro (separate) presa a prestito altrove, come un parto frutto dell’ingegno
di oggetti che abbiamo dinanzi a noi (propositi), per il fatto altrui.
che (perciò che), portando la mente e anche (non men che) 7. di qui nasce... rappresentato: lo stupore nasce dal fat-
la parola da un piano all’altro del significato (da un genere to che chi ascolta viene sorpreso dall’originalità e com-
all’altro), essa esprime un concetto per mezzo di un altro prende l’acutezza dell’ingegno metaforico nell’immagine
molto diverso, trovando una somiglianza tra cose diverse. inaspettata evocata dall’accostamento descritto (obietto ra-
3. Onde... ingegno: per cui Aristotele (il nostro autore), presentato).
che parla di metafora nelle pagine della Retorica, conclude 8. s’ella... sperimenti: così com’è sorprendente, occorre
che l’inventare metafore è il lavoro di un’abilità penetrante che la metafora sia anche bella e gradevole, poiché il pia-
e rapidissima. cere nasce dalla meraviglia, come si sperimenta quando le
4. per consequente... concetti: ne consegue che la me- immagini cambiano improvvisamente, e negli spettacoli
tafora è la più importante delle figure, poiché (però che) le mai visti prima.
9. Che se... obietto: se il piacere derivatoci dalle figure umano le immagini dei prati, e tutte le similitudini che ci
retoriche proviene, come dice Aristotele, dal desiderio sono tra i prati e i volti che non avevo mai visto prima.
(cupidità) della mente umana di imparare nuove cose fa- 13. questo... meraviglie: questo è appunto quel modo ra-
cilmente e molte cose concentrate (in piccol volume), cer- pido e facile di imparare da cui nasce il piacere, poiché al-
tamente la metafora, che ci fa immaginare con una sola la mente dell’ascoltatore sembra di scorgere in una sola pa-
parola tante cose facendo volare la nostra mente da un rola un teatro pieno di meraviglie.
oggetto all’altro, sarà la più piacevole di tutte le figure del- 14. Né men... metafora: la metafora è d’aiuto a chi rac-
l’abilità retorica. conta come è piacevole a chi ascolta.
10. Prata... lieto: per cui, se si dice “i prati sono belli” 15. perch’ella... sapresti: poiché la metafora, spesso, soc-
(prata amoena sunt, in latino), non si immagina altro che il corre alla povertà della lingua e, dove manca una parola
verde dei prati; ma se si dice “i prati ridono” (prata rident, precisa, supplisce con una provvidenziale sostituzione: co-
in latino), immaginiamo la terra come un essere umano in me se tu volessi tradurre in termini esatti “le viti gemmano”
cui il prato è il viso e la bellezza il ridere contento. o “il sole sparge la luce” (vites gemmant e sol lucem spargit
11. Talché... letizia: perciò, da una sola espressione, sono espressioni latine) e non sapessi come fare.
emergono tutte queste rappresentazioni di diverso genere: 16. ben... ornamento: per cui Cicerone (I sec. a.C.) os-
terra, prato, gradevolezza, uomo, anima, riso, allegria. servò correttamente che le metafore assomigliano a quegli
12. reciprocamente... osservate: e d’altra parte, con pas- abiti che, messi per necessità, servono anche come elegan-
saggio mentale veloce, mi rendo conto di vedere nel viso te ornamento.
Comprensione
1. Qual è, secondo Tesauro, il ruolo dell’ingegno nella costruzione della metafora e nell’estetica barocca?
2. Come l’autore definisce la metafora?
3. Perché, a giudizio dello scrittore, la metafora genera meraviglia e diletto?
dei poemi dell’autore, ma più ancora delle rac- stante britannica dell’epoca attraverso il melo-
colte di liriche – fra le quali emergono le Soleda- dioso e duttile blank verse, un decasillabo non
des (“Solitudini”) e i Sonetti – la trasformazione rimato che diverrà il verso della poesia epica
della visione del mondo attraverso la metafora, anglosassone.
la ricerca di una raffinata manipolazione della
lingua attraverso il frequente ricorso a elementi
mitologici e latineggianti e un sapiente uso del- LA GRANDE STAGIONE DEL TEATRO
le parole e dei suoni per ottenere effetti ritmi- EUROPEO
co-musicali prevalenti sul contenuto informati-
vo, che spesso rappresenta solo un esile filo Straordinario interesse suscita, nell’Europa
conduttore. La poesia di Góngora, a lungo av- del Seicento, il teatro.
versata nei secoli successivi, è stata rivalutata da William Shakespeare (1564-1616), autore di
alcuni importanti poeti simbolisti ed ermetici tra valore universale, intriso anche di spirito baroc-
Ottocento e Novecento, da Paul Verlaine a co, è senza dubbio il gigante dell’epoca che
Rubén Darío fino a Giuseppe Ungaretti, appas- domina ancora oggi il genere teatrale. In Inghil-
sionato traduttore del poeta seicentesco. terra si sviluppa la grande stagione del teatro
In Francia la lirica barocca si manifesta soprat- elisabettiano che, oltre a Shakespeare, esprime
tutto nei circoli letterari dei salotti aristocratici – altri grandi autori come Christopher Marlowe
in particolare, della marchesa di Rambouillet – (1564-1595). In Francia fioriscono i tragedio-
con poeti come Vincent Voiture (1597-1648); in grafi Pierre Corneille (1606-1684) e Jean Raci-
Inghilterra con l’Eufuismo, maniera adottata ne (1639-1699), che hanno tuttavia un’impronta
dai continuatori dello scrittore John Lyly (1554- decisamente classicista, e il commediografo
1606), autore del romanzo Euphues, scritto in Jean-Baptiste Poquelin detto Molière (1622-
stile ricercato e artificioso. Non priva di influssi 1673). Per la Spagna il Seicento è detto siglo
barocchi è anche la poesia inglese detta meta- de oro (“secolo d’oro”), grazie a drammaturghi
fisica, il cui caposcuola è il poeta e teologo come Pedro Calderón de la Barca (1600-
John Donne (1572-1631), nei cui testi si tratta 1681), Félix Lope de Vega Carpio (1562-1635)
soprattutto del conflitto fra sensualità e spiritua- e Tirso de Molina (1584-1648).
lità religiosa; anche nei sonetti di William
Shakespeare si rinvengono elementi barocchi. Tragedia, commedia dell’arte
La contraddittorietà del Seicento europeo si e melodramma in Italia
riflette inoltre nei suoi capolavori letterari: du- In Italia la produzione tragica prosegue, in-
rante il secolo, infatti, compaiono opere assai vece, sulla via tracciata dal secondo Cinque-
lontane dallo stile barocco. Fra esse va ricor- cento, che rispetta rigidamente le regole ari-
dato, in particolare, il Paradiso perduto, poe- stoteliche e considera principale punto di rife-
ma dell’inglese John Milton (1608-1674), nel rimento il modello del latino Seneca, incon-
LETTERATURA
opere di contenuto religioso e morale. Altra tutto il XVII secolo, si parlerà di Marinismo per
tematica assai frequente (in particolare nelle indicare una concezione poetica che, come ha
grandi tragedie di Shakespeare) è il dramma scritto l’autore stesso, ha come fine la maravi-
determinato dalla ragione di Stato, ossia il glia: si propone cioè – analogamente al Gon-
conflitto suscitato, in sovrani e principi, fra le gorismo spagnolo – di stupire il lettore con
umane passioni e il senso del dovere. raffinate arguzie e con un ricco gioco di figu-
Anche la commedia sopravvive, nel corso re retoriche, in cui dominano le metafore, e di
del secolo, in forme ripetitive. L’autore che più ritorni sonori ottenuti attraverso rime, allitte-
merita di essere ricordato è Michelangelo razioni, assonanze e altre tecniche.
Buonarroti il Giovane, nipote del grande arti- Già alla fine del Cinquecento in Italia si affer-
sta; più interessanti e riuscite sono le opere in ma il concetto secondo cui fine della poesia è
dialetto milanese di Carlo Maria Maggi. procurare diletto, cioè piacere, mentre i com-
Il culmine del teatro comico italiano del tem- piti di insegnamento religioso e morale sono
po è però rappresentato dalla commedia del- attribuiti ad altri generi letterari. Nel Seicento,
l’arte, recitata da compagnie di attori di me- dunque, si afferma una visione edonistica del-
stiere. Basata su un canovaccio predisposto dal la poesia: nei suoi Commentarii alla Poetica di
capocomico, sulla cristallizzazione dei tipi in Aristotele, il trattatista Paolo Beni (1562-1625)
maschere fisse – da Arlecchino a Pantalone – e ribadisce che lo scopo della poesia è suscitare
sull’improvvisazione, dalla penisola essa si piacere e aggiunge che compito del poeta è
diffonderà in tutta Europa. creare meraviglia, stupire per mezzo di tecni-
Un’altra grande innovazione è rappresentata che raffinate, sovrabbondanza di figure retori-
dalla nascita del melodramma, i cui principali che, immagini e trovate ingegnose e sorpren-
autori, di livello europeo, sono Ottavio Rinuc- denti. Sulla scia della concezione di Beni, già
cini per quanto riguarda i testi e Claudio Mon- pienamente ascrivibile alla poetica barocca, e
teverdi per la musica. degli approfondimenti anche tecnici e stilistici
di Emanuele Tesauro (1592-1675), il Seicento
italiano e i suoi poeti si allontanano dal classi-
LA NASCITA DEL ROMANZO MODERNO cismo rinascimentale, contrapponendo alla
Il Seicento in Europa è un secolo di grande precettistica cinquecentesca la ricerca del
importanza per lo sviluppo dei generi narrativi. nuovo e l’esaltazione della libertà creativa del-
Nel 1554 esce in Spagna il Lazarillo de Tormes, l’autore.
di autore ignoto, capostipite del romanzo pi- Il Marinismo italiano – come il Gongorismo e
caresco (che narra le avventure del picaro, ter- le sue varianti – è caratterizzato da una serie di
mine spagnolo che indica il vagabondo astuto tratti distintivi come il concettismo, consisten-
e furfantesco). La diffusione del genere contri- te in un gioco di combinazioni ed estensioni
buisce alla nascita dell’opera che molti ritengo- del significato delle parole per ottenere effetti
no il primo vero romanzo moderno, il Don Chi- sorprendenti e bizzarri; il virtuosismo espres-
sciotte di Miguel de Cervantes Saavedra sivo, che si manifesta nell’uso sovrabbondan-
(1547-1616), pubblicato nei primi anni del Sei- te delle figure retoriche e, in particolare, delle
cento, che influenzerà lo sviluppo della narrati- metafore; la accurata descrizione dei dettagli,
va delle altre letterature europee. che ricorda il gusto delle arti figurative e del-
In Francia, Pierre-Daniel Huet scrive il Trattato l’architettura del secolo; l’abilità nell’uso di ri-
sull’origine dei romanzi (1670), contribuendo a petizioni, rime, allitterazioni e consonanze
far evolvere il genere in una direzione realisti- per ottenere dal testo effetti prosodici e melo-
ca, avventurosa e sentimentale. Huet definisce dici. Il Marinismo è caratterizzato dall’atten-
i romanzi storie fittizie di avventure amorose, zione per i più disparati temi e fenomeni, spe-
scritte con arte in prosa, per il piacere e l’istru- cialmente se bizzarri e sorprendenti; da una
zione dei lettori. Il gusto romanzesco si lega, se- vena sensuale ed edonistica, che ama am-
condo l’autore, alla natura della mente umana, bientare i componimenti in scenari quasi “tea-
che ama la finzione e la novità e ha desiderio e trali” di natura in fiore, giardini fiabeschi,
curiosità di apprendere. Il più importante ro- splendidi palazzi, con la presenza di gioielli,
manzo francese del tempo è La principessa di pietre preziose, donne affascinanti; dall’indif-
Clèves (1678) di Madame de La Fayette. ferenza verso ogni problematica ideale e mo-
rale e, più in generale, dalla subordinazione
del contenuto informativo dei componimenti
IL MARINISMO agli esiti formali.
In Italia, il caposcuola della poesia barocca è I meriti principali dei poeti marinisti consisto-
il napoletano Giambattista Marino (1569- no nell’ampliamento dei temi (spesso tratti
per la prima volta, di oggetti della scienza e moderni sono superiori agli antichi. Un’altra
della tecnica); nella dilatazione del lessico; grande polemica si sviluppa intorno all’Adone
nelle innovazioni metriche (ampio è l’uso, ac- di Marino: fra il 1627 e il 1629 vengono pub-
canto al sonetto, del madrigale e della canzo- blicati i trattati Dell’occhiale di Tommaso Sti-
ne, spesso variati rispetto ai canoni tradiziona- gliani (1573-1651) e Difesa dell’Adone di Giro-
li); nella proposta di un’ampia gamma di mo- lamo Aleandro (1574-1629). L’opera di Stiglia-
delli femminili che rompe con la tradizione ni accusa il poema di Marino di dispersività e
dello stereotipo di donna che si ripete nelle liri- di mancato rispetto delle regole aristoteliche;
che petrarchiste, e nell’abilità con cui il poeta la difesa di Aleandro lo esalta in quanto capa-
evoca immagini e sonorità attraverso le paro- ce di suscitare diletto fino ad inebriare il letto-
le. Tipicamente marinista è inoltre la curiosità – re. Intermedia la posizione di Nicola Villani,
propria di tutto il secolo – nei confronti della che, soprattutto nelle Considerazioni, apprez-
realtà fisica e materiale e, infine, l’insistenza su za le innovazioni contenute nell’Adone, ma cri-
temi tipicamente seicenteschi: la realtà come tica gli eccessi del Marinismo.
illusione (il teatro, lo specchio, il sogno), il rapi-
do trascorrere del tempo e l’incombere della La trattatistica storica e politica
morte (le rovine, le catastrofi, i teschi, i fiori ap- Il trattato storico è il genere in cui primeg-
passiti, gli orologi), l’inafferrabile e indefinibile gia Paolo Sarpi (1552-1623): in tale ambito,
mutevolezza della realtà (il vento, l’acqua, le merita tuttavia di essere citato anche il gesuita
ombre, le metamorfosi). Tuttavia nei versi del- Pietro Sforza Pallavicino (1607-1667), autore
l’ampia schiera dei poeti marinisti – soprattutto della Istoria del Concilio di Trento, scritta in
fra i minori – si manifestano anche gli aspetti contrapposizione all’opera di Sarpi che tratta il
deteriori del nuovo stile: in particolare, l’artifi- medesimo argomento, ed autore di pregevoli
ciosità dei giochi di parole e la mancanza di scritti morali. Interessanti sono anche le opere
spessore psicologico e morale dei testi. di Guido Bentivoglio, nunzio apostolico nelle
Fiandre e a Parigi e, successivamente, cardina-
le: il suo capolavoro, Della guerra di Fiandra, è
LA TRATTATISTICA scritto con accuratezza ed eleganza e rispec-
Il Seicento conosce un grande sviluppo della chia l’esperienza diplomatica dell’autore.
trattatistica che si articola in numerosi campi: Nel Seicento un ruolo dominante va attribui-
linguistico, letterario, morale, politico, storico to alla trattatistica politica. L’affermazione
e scientifico. dell’assolutismo e le trasformazioni che ne de-
LETTERATURA
cono la necessità di una riflessione sul rappor- dominanti del secolo: tra di loro primeggia il
to fra l’individuo e lo Stato e fra lo Stato e la gesuita Giovanni Botero (1544-1617), che in
Chiesa da parte degli intellettuali sia italiani sia Della ragion di Stato, criticando Ma-
europei: anche per il più importante storio- chiavelli, ripropone una concezione
grafo italiano, Paolo Sarpi, l’interesse politico è cristiana della politica.
tratto fondamentale delle sue opere.
La trattatistica di denuncia del potere si La trattatistica scientifica
esprime soprattutto nel Tacitismo. Cornelio Ta- Notevole è lo sviluppo del trattato scientifi-
cito (54-120 ca.), storico romano ostile agli im- co, che assume a modello i testi di Galileo Ga-
peratori, aveva descritto nelle proprie opere le lilei. Oltre che per il contenuto, tali opere
atrocità da essi commesse: nel Seicento, i suoi scientifiche sono innovative anche per lo stile,
scritti sostituiscono come modello quelli di Tito che, rifiutando le tortuosità barocche, anticipa
Livio. Trattando delle crudeltà degli imperatori la lineare prosa settecentesca per la chiarez-
romani e dei meccanismi del potere assoluto, za razionale, non disgiunta da vivacità esposi-
molti scrittori denunciano così, indirettamente, tiva. Secondo l’usanza della comunità scientifi-
l’oppressione esercitata dalle autorità del XVII ca, tali trattati sono composti talora in italiano,
secolo. Nel contempo però, il Tacitismo di al- talora in latino.
cuni autori – sostenendo le più spregiudicate Fra gli autori della “nuova scienza”, dopo Ga-
analisi di Machiavelli, ma fingendo di ricavarle lileo, va ricordato anzitutto Federico Cesi
dagli scritti di Tacito – contribuisce anche alla (1585-1630), suo amico nonché fondatore del-
formazione e al consolidamento dell’assoluti- l’Accademia dei Lincei, il cui capolavoro è La di-
smo. All’interno della tendenza, si distingue gnità e i progressi delle scienze, nel quale egli
Traiano Boccalini (1556-1613), che nei Rag- illustra lo scopo dell’attività dell’Accademia,
guagli di Parnaso usa la finzione del processo volta alla ricerca sperimentale e alla diffusione
giudiziario per emettere assoluzioni e condan- delle conoscenze acquisite. Cesi attribuisce
ne, con gustosa vena satirica, e per esprimere il grande importanza allo scambio di informazioni
proprio pensiero su svariati personaggi e temi fra scienziati e mette in comunicazione – fra lo-
politici, morali, letterari e di costume, antici- ro e con Galileo – personaggi come il fisico Be-
pando inoltre alcuni caratteri della prosa nedetto Castelli, cui si deve lo studio Della mi-
giornalistica. sura dell’acque correnti, che sta alla base dell’i-
La condanna delle tesi di Machiavelli e del draulica moderna, il matematico Bonaventura
Tacitismo emerge invece negli scrittori che Cavalieri, autore della Geometria indivisibilium
matico Evangelista Torricelli, inventore del ba- trattati scientifici Del suono de’ tremori armo-
rometro e autore dell’Opera geometrica. nici e dell’udito e Del ghiaccio e della coagu-
Forse il primo esempio di una collaborazione lazione, che accoppiano metodo sperimentale
fra scienziati di varie discipline e nazionalità è la e ricorso alle “autorità”. La Ricreazione del sa-
pubblicazione da parte dell’Accademia dei Lin- vio in discorso con la natura e con Dio – opera
cei, nel 1651, del cosiddetto Tesoro messicano, sospesa fra morale e scienza – è spesso prote-
volume di carattere enciclopedico sulla medici- sa alla descrizione delle meraviglie del creato,
na e la storia delle piante, degli animali e dei presentate con un gusto letterario che sovente
minerali del Messico. sconfina nella prosa barocca.
Nella seconda metà del Seicento, scienziati e
scrittori detti “della seconda generazione”, ac- Le prose eccentriche:
quistano fama europea, come Lorenzo Bellini, Torquato Accetto
autore dei Discorsi di anatomia, e Marcello Mal- Non mancano, in un secolo in cui la ricerca
pighi, studioso di anatomia ed embriologia. della novità è apertamente sottolineata come
Un cenno a parte meritano l’aretino France- contrappeso al ritorno all’ordine, opere ec-
sco Redi (1626-1698), scienziato e letterato, centriche e difficilmente classificabili in un
membro anche dell’ Accademia dell’Arcadia – preciso genere. Fra esse primeggia La dissi-
che inaugurerà il ritorno al classicismo – e il ro- mulazione onesta di Torquato Accetto – auto-
mano Lorenzo Magalotti (1637-1712), natura- re sulla cui vita si hanno ben poche notizie –
lista e fantasioso prosatore. che, interpretando la condizione in cui molti
Dopo la condanna di Galileo, fedeli al voto intellettuali si trovarono di fronte al potere,
di obbedienza al papa che sta a fondamento esalta, con ampie argomentazioni, la neces-
della loro regola, i Gesuiti prendono le distan- sità di dissimulare il proprio pensiero: non
ze dalle tesi condannate dalla Chiesa ma non per ingannare gli altri, ma per una motivazione
cessano di pubblicare opere di alto valore, che egli definisce onesta.
cercando di conciliare le nuove teorie con il si- Ingegno e virtù, infatti, secondo Accetto susci-
stema aristotelico-tomistico. Fra questi, si di- tano invidia, in particolare presso i potenti, che
stinguono Athanasius Kircher (1601-1680), temono ogni mente ove abita la sapienzia: da
erudito tedesco trasferitosi a Roma, e soprat- qui le loro minacce. Dura è perciò la condizione
tutto il ferrarese Daniello Bartoli (1608-1685), del libero pensatore, che talora deve dissimula-
autore dottissimo e ammiratore della scienza re perfino con se stesso per dimenticare la triste
nuova, dalla quale però espunge le teorie condizione in cui vive e per procurarsi quella
condannate come eretiche. A questo geniale moderata oblivione che serve agli infelici.
Lettera del 19 novembre 1683 in cui Francesco Redi parla Lorenzo Magalotti, Frontespizio della prima edizione
di una pubblicazione scientifica di carattere anatomico. dei Saggi di naturali esperienze. Firenze, 1667.
LETTERATURA
A lungo ignorata, l’opera di Torquato Accetto (1590 ca. – ?), riscoperta nel 1928 da Benedetto Croce, è og-
gi ritenuta un gioiello della prosa seicentesca. Il testo, tratto da Della dissimulazione onesta, vuole descri-
vere e insegnare la difficile arte della dissimulazione, definita onesta per contraddistinguerla dalla simula-
zione, che si propone invece come scopo l’inganno, e verte sulla necessità di dissimulare e nel contempo
sull’amore per la verità. L’opera si accompagna allo sviluppo di una sottintesa polemica contro il potere,
espressa con uno stile volutamente conciso.
La frode è proprio mal dell’uomo, essendo la ragione il suo1 bene, di che quella è abuso2; onde na-
sce ch’è impossibile di trovar arte alcuna3, che la riduca a segno4 di poter meritar lode5: pur si con-
cede talor6 il mutar manto7, per vestir conforme alla stagion della fortuna, non con intenzion di fare,
ma di non patir danno, ch’è quel solo interesse col quale si può tollerar chi si vuol valere della dissi-
mulazione8, che però9 non è frode; ed anche in senso tanto moderato10, non vi si dee poner mano
se non per grave rispetto11, in modo che si elegga per minor male, anzi con oggetto di bene12. So-
no13 alcuni che si trasformano, con mala piega14 di non lasciarsi mai intendere; e spendendo questa
moneta con prodiga mano in ogni picciola occorrenza, se ne trovano scarsi dove piú bisogna15, per-
ché scoperti ed additati per fallaci, non è chi loro creda. Questo è per avventura il piú difficile in tal
industria16; perché, se in ogni altra cosa giova l’uso continuo, nella dissimulazione si esperimenta il
contrario, poiché il dissimular sempre mi par che non si possa metter in pratica di buona riuscita. È
dunque dura impresa il far con arte perfetta quello che non si può essercitar in ogni occasione, e
però non è da dir che Tiberio17 fosse molto accorto in questo mestiero, ancorché da molti si affermi;
e ciò considero, perché, dicendo Cornelio Tacito18: Tiberioque etiam in rebus quas non occuleret,
seu natura seu adsuetudine, suspensa semper et obscura verba19; non solo disse prima plus in oratio-
ne tali dignitatis quam fidei erat20, ma conchiude At patres, quibus unus metus, si intelligere vide-
rentur21, ecc.; ecco che si accorgeano chiaramente della sua intenzion in quelli continui artifici. In
sostanza il dissimular è una professione, della qual non si può far professione, se non nella scola del
proprio pensiero. Se alcuno portasse la maschera ogni giorno, sarebbe piú noto di ogni altro, per la
curiosità di tutti; ma degli eccellenti dissimulatori, che sono stati e sono, non si ha notizia alcuna.
da Della dissimulazione onesta, a cura di S. S. Nigro, Einaudi, Torino, 1997
Comprensione
1. Come viene definita da Torquato Accetto la dissimulazione?
2. Perché, secondo l’autore, si dovrebbe dissimulare davanti ai potenti?
3. Quale differenza esiste per Accetto tra la dissimulazione e la frode?
LETTERATURA
in Italia, pur ispirandosi al gusto fantastico ba- Gatto con gli stivali, Cappuccetto rosso, La bel-
rocco, presenta rilevanti particolarità nel tono la addormentata nel bosco, Cenerentola. Il re-
fiabesco, plebeo e, talora, nel linguaggio cupero del Cunto avverrà pienamente nell’Ot-
dialettale. Al suo interno, emergono infatti tocento romantico tedesco, per merito di auto-
due figure preminenti: Giambattista Basile ri di fiabe come Cristoph Wieland (1733-1813)
(1575 ca. – 1632), che scrive in dialetto napo- e come i celebri fratelli Jacob (1785-1863) e
letano, e Giulio Cesare Croce (1550-1609), in- Wilhelm (1786-1859) Grimm. Nel 1925 Bene-
ventore del celebre personaggio di Bertoldo. detto Croce pubblicherà una traduzione in lin-
Basile, membro dell’Accademia degli Oziosi gua italiana dell’intera opera, indicando in Basi-
a Napoli, oltre a odi e madrigali, scrive in ver- le il miglior narratore dell’età barocca.
nacolo le Muse Napolitane e il suo capolavoro L’emiliano Giulio Cesare Croce (1550-1609),
Lo cunto de li cunti overo Lo trattenemiento di umili origini e dalla vita trasgressiva, poeta di
de’ piccerille, una raccolta di fiabe nella cor- piazza a Bologna, cantastorie, autore di operet-
nice di cinque giornate in cui dieci anziane te per feste popolari, fiere e per il carnevale,
donne raccontano cinquanta storie, delle qua- deve la sua fama alla creazione del personag-
li la più nota è La gatta Cennerentola. La ma- gio di Bertoldo, protagonista delle opere Le
teria dei cunti è ricavata in parte dalla tradi- sottilissime astuzie di Bertoldo (1606) e Le pia-
zione popolare, in parte da fiabe orientali, cevoli e ridicolose simplicità di Bertoldino
ma i motivi ai quali Basile attinge sono arric- (1608), quest’ultima dedicata allo sciocco fi-
chiti e personalizzati dalla sua sfrenata fanta- gliuolo del furbo Bertoldo.
sia; l’esuberante stile dell’autore è sempre Croce trae ispirazione da un testo medievale
pronto a creare meraviglia narrando ciò che è del XII secolo (“Dialogo di Salomone e Mar-
inconsueto, bizzarro e stupefacente: fate, or- colfo”), ma al saggio Salomone sostituisce il re
chi, oggetti magici, incantesimi, metamorfosi. longobardo Alboino e a Marcolfo l’astuto ple-
I racconti sono popolati da figure femminili beo Bertoldo, che incarna il buon senso popo-
che generano piante e da piante che fanno lare. Bertoldo diventa consigliere del re, che
nascere fate, da frutti da cui escono fanciulle e gli permette di prendersi gioco di lui; la vita di
da giovani che si trasformano in uccelli. corte però non gli si addice, tant’è vero che in-
Il Cunto eserciterà una notevole influenza sul- fine egli muore perché costretto a cibarsi di
la narrativa italiana successiva, ad esempio sul- pietanze troppo raffinate anziché di rape e fa-
l’Amore delle tre melarance (1761) e sulle altre gioli. Bertoldino è l’opposto del padre: chia-
fiabe teatrali del veneziano Carlo Gozzi (1720- mato alla corte, con la madre Marcolfa, dopo
1806). E non è escluso che abbia anche inco- la morte di Bertoldo, diventa oggetto
raggiato la tendenza francese di produrre fia- di ridicolo poiché, sciocco com’è, pren-
be, il principale esponente della quale è Char- de ciò che gli si dice alla lettera, caden-
les Perrault (1628-1703), autore dei Racconti di do vittima di mille equivoci verbali.
L’inizio delle novelle Il gatto e Il mercante. Dall’edizione napoletana del Pentamerone del 1754,
prima della traduzione in italiano del Cunto de li cunti di Giambattista Basile.
Seicento in Italia
La vita
La giovinezza a Nato a Napoli nel 1569, Giambattista Marino viene ostacolato dal padre nella
Napoli vocazione letteraria e avviato agli studi giuridici. Il giovane frequenta letterati e
nobili, fra cui Giambattista Manso, biografo di Torquato Tasso, presso il quale for-
se incontra lo stesso Tasso e il poeta Guarini, autore del Pastor fido: entrambi re-
Le opere
Le principali opere di Marino sono da un lato le raccolte di liriche, dall’altro il
poema l’Adone. In entrambi i casi, la sua pur variamente giudicata poesia si con-
trappone alla poetica e alle tendenze prevalenti nei secoli precedenti, accostan-
dosi soprattutto al modello dello spagnolo Góngora, iniziatore del barocco let-
terario europeo, e, per alcuni aspetti, a quello di Torquato Tasso.
Focus IL CONCETTISMO
Il concettismo è un procedimento stilistico e un atteggiamento poetico proprio del Barocco letterario nelle
sue diverse varianti europee, caratterizzato da un gusto esasperato per le sottigliezze linguistiche e per la raf-
finata elaborazione formale e concettuale della creazione poetica.
Antecedenti del concettismo possono trovarsi in scrittori dell’antichità e nell’area del petrarchismo, tendenza
poetica che riprende in forme più marcate i motivi già presenti in Petrarca (cura scrupolosa della forma, pro-
pensione alle simmetrie e alle antitesi, raffinati procedimenti poetici tratti dal trobar clus dei trovatori).
Il concettismo, tuttavia, si afferma in modo pieno e maturo nel Seicento, nella misura in cui il gusto baroc-
co propone una ricerca espressiva capace di suscitare meraviglia e rintracciare analogie inusuali e sorprenden-
ti tra piani diversi della realtà. Inseparabile dalla metafora, il concetto, da questo punto di vista, è un collega-
mento audace e imprevedibile di diversi elementi, a volte contraddittori (morte/vita, buio/luce, anima/cor-
po) a volte distanti ed eterogenei ma collegati fra loro mediante inaspettate associazioni visive o sonore. C’è un
concettismo artisticamente mirabile (lo ritroviamo spesso in Marino) e c’è un concettismo deteriore, basato su
giochi di parole di cattivo gusto (frequente nei marinisti minori e non raro neppure nel poeta napoletano).
I princìpi retorici del concettismo sono la propensione all’intuitività, il contrasto di contenuto e forma, la ri-
cerca della teatralità e dell’artificio retorico, la sopravvalutazione degli aspetti stilistici e formali che si tradu-
ce spesso in un disinteresse per i contenuti morali, spirituali e filosofici. La capacità di produrre “concetti” in
questo senso è definita come acutezza d’ingegno o in termini di analogo significato nelle diverse lingue del
Barocco europeo (agudezas in spagnolo).
Nella letteratura spagnola del Seicento, il massimo poeta concettista è Francisco de Quevedo (1580-1645),
mentre il teorico del concettismo è Baltasar Gracián y Morales (1601-1658) con il suo trattato Agudeza y
Arte de Ingenio. In Italia, il testo teorico più importante e famoso sull’argomento è Il cannocchiale aristote-
lico di Emanuele Tesauro (1592-1675).
Il sonetto Onde dorate è dedicato all’amore sensuale. L’amante, vedendo la donna che si pettina, se ne inna-
mora perdutamente. L’emozione e il contenuto sono posti in secondo piano, com’è tipico del gusto barocco,
rispetto al fuoco d’artificio delle figure poetiche dell’immagine evocata, che affascina la fantasia del letto-
re. Nel sonetto è possibile cogliere le caratteristiche del Marinismo, destinato a rappresentare una parte con-
sistente della poesia seicentesca.
Schema metrico: sonetto, con rime ABBA, ABBA, CDC, DCD.
PISTE DI LETTURA
• Variazione sul tema, tipicamente barocco, del naufragio d’amore
• Abile arguzia e raffinatezza, scarsa partecipazione emotiva
• Tono di esercizio retorico
Onde dorate, e l’onde eran capelli, Onde dorate – e le onde eran capelli –
navicella d’avorio un dì fendea1; solcava un giorno il pettine come una na-
una man pur d’avorio2 la reggea3 vicella d’avorio; una mano, anch’essa
bianca come l’avorio, la guidava qua e là
per questi errori preziosi e quelli4; in percorsi attraverso l’oro prezioso; e
5 e, mentre i flutti5 tremolanti e belli mentre divideva le onde luccicanti e belle
con una scriminatura drittissima, Amore
con drittissimo solco dividea6, raccoglieva l’oro dei fili spezzati per for-
l’or de le rotte fila Amor cogliea, marne catene per chi gli si ribella.
per formarne catene a’ suoi rubelli7.
Per l’aureo mar, che rincrespando apria In quel mare dorato, che increspandosi
10 il procelloso suo biondo tesoro8 apriva il suo biondo tesoro in tempesta, il
agitato il mio core a morte gia9. mio cuore agitato andava verso la morte.
Naufragio prezioso, questo in cui som-
Ricco10 naufragio, in cui sommerso io moro11, merso io muoio, poiché almeno, nella
mia tempesta, lo scoglio fu diamante e il
poich’almen fur, ne la tempesta mia, golfo d’oro!
di diamante lo scoglio e ’l golfo d’oro!12
da Opere, a cura di A. Asor Rosa, Rizzoli, Milano, 1967
Analisi e interpretazione
3. Chiarisci il contenuto letterale e metaforico delle espressioni sotto riportate:
a. navicella d’avorio un dì fendea
b. i flutti tremolanti e belli / con drittissimo solco dividea
c. Ricco naufragio, in cui sommerso io moro
d. di diamante lo scoglio e ’l golfo d’oro
4. Quale figura retorica prevale nel testo?
5. Quali altre figure retoriche hanno rilievo nel testo?
6. Attraverso quali artifici Marino mira a suscitare maraviglia nel testo?
Approfondimenti
7. La rete di analogie tra i capelli dell’amata, le onde del mare e altri elementi naturali, il naufragio ed altri ri-
ferimenti giungono a Marino dalla tradizione poetica e dunque da testi lirici precedenti. Analizza l’argo-
mento e confronta i diversi approcci a tali temi, mettendo in luce somiglianze e innovazioni.
8. Riflettendo attentamente sul sonetto, indica nelle varie sfumature il tipo di sensazione che il poeta vuole
evocare nel lettore attraverso le analogie.
9. Riassumi i testi di una o più canzoni a te note in cui compaiono le metafore contenute nel sonetto; con-
fronta poi tali testi con quello di Marino per evidenziarne i principali punti di contatto.
Questo celebre sonetto è tratto dalla prima parte de La Lira, in cui Marino inserisce rime ispirate al mare. Il
tema del mare in ambientazione notturna, che vanta illustri cantori tra i classici greci, latini e italiani, offre
al poeta lo spunto per dare prova della sua arte pittorica e, soprattutto, del magistrale uso della metafora.
Schema metrico: sonetto, con rime ABBA, ABBA, CDC, DCD.
PISTE DI LETTURA
• Il tema del mare di notte
• L’uso delle allitterazioni e delle figure retoriche per creare “musica verbale”
• Tono elegiaco
Analisi e interpretazione
3. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Quale figura retorica principale regge la costruzione del testo e in che cosa essa consiste?
b. Su quali elementi metaforici si fonda l’identificazione di cielo e mare?
c. Qual è la sequenza di metafore che compone il testo?
d. Quali figure retoriche presenti nel testo suscitano immagini e quali, invece, percezioni sonore?
e. Quali sono le principali consonanze e allitterazioni che conferiscono intensa valenza musicale al sonetto?
4. Riflettendo sul testo del sonetto, analizzalo dal punto di vista stilistico-formale: prendi in esame dapprima
il livello retorico, segnalando in particolare allitterazioni, anafore, metafore, iperboli, similitudini; poi quel-
lo sintattico, indicando se sono presenti inversioni nella costruzione del periodo; infine quello lessicale,
sottolineando tutti i termini appartenenti all’area semantica del mare.
Approfondimenti
5. Scrivi un’intervista immaginaria a Marino in merito alla genesi, alle finalità e alla poetica del sonetto Pon
mente al mar, Cratone e, in generale, alla poetica che informa di sé l’opera del caposcuola della lirica ba-
rocca. Non superare le tre colonne di metà foglio protocollo. Intitola l’intervista secondo le regole del lin-
guaggio giornalistico.
6. Tratta sinteticamente il seguente argomento, motivando la tua risposta con opportuni riferimenti al testo
(max 20 righe): L’uso della metafora e delle allitterazioni nella lirica di Marino.
L’ADONE
Nei primi canti dell’Adone, Venere, trovandosi a Cipro, si imbatte in un bel giovane addormentato, Adone,
un mortale appena giunto sull’isola. Istigata dal figlio Cupido, la dea se ne innamora. Quando il giovane si
sveglia, Venere lo trattiene pregandolo di curarle un piede, ferito dalle spine di una rosa. Non appena la toc-
ca, Adone si innamora di lei. Nel brano qui presentato, tratto dal III canto, Venere elogia la rosa che, sia pu-
re involontariamente, è stata la causa dell’innamoramento di Adone.
Schema metrico: ottave di endecasillabi, con rime ABABABCC.
PISTE DI LETTURA
• La rosa, oggetto chiave della tradizione poetica fin dai tempi più remoti
• L’intreccio delle metafore
• Tono edonistico e idillico
1. le luci... partisse: Venere, volgendo gli occhi al colle tolo), ancora gocciolante (stillante) e bagnato (molle) del
vicino, dove c’era il cespuglio che le ferì il piede; si fermò suo sangue, diventare rosso (da bianco che era).
ad ammirarlo e volle salutare il suo fiore (cioè a lei sacro, 3. Salviti... affanni: ti salvi il cielo da ogni offesa e danno,
in quanto simbolo della passione amorosa) prima di an- o causa voluta dal destino delle mie ansie di felicità. Felici
darsene. affanni è un ossimoro: gli affanni sono felici in quanto
2. stillante... porporeggiar: visto il fiore della rosa (vedu- provocati dall’amore.
4. Rosa... sublime: rosa, sorriso d’amore (Rosa riso d’a- hai gli stami (corona) color dell’oro e i petali (manto) color
mor: paronomasia e metafora), opera del cielo (chiasmo), della porpora (ostro).
diventata rossa per il mio sangue (la ferita di Venere spiega 8. Porpora... monile: rosso dei giardini, onore (pompa,
l’origine del colore rosso della rosa, che prima era bianca), dal greco pompé) dei prati, gemma della primavera, sei lo
preziosità del mondo e ornamento della natura (paralleli- splendore (occhio) dell’aprile; le Grazie e gli Amoretti alati
smo), pura figlia della terra e del sole, preoccupazione e con te formano una ghirlanda per i capelli o un gioiello
delizia (ossimoro) delle ninfe e dei pastori, onore della (monile) per il petto.
specie (famiglia) dei fiori, tu detieni il primato (la palma è 9. Tu... cristallini: quando la bella ape o il gentile vento
simbolo di vittoria) di ogni bellezza, sei la regina (donna Zefiro cercano i loro cibi consueti (cioè il nettare), offri lo-
sublime) del popolo (vulgo) dei fiori. Da notare l’antitesi ro da bere limpidi liquori di rugiada come in una tazza di
fra il termine dispregiativo vulgo (“popolo”) e il termine rubino (gemma di colore rosso).
donna, dal latino domina, “signora”. 10. Non superbisca... belle: il sole ambizioso non insu-
5. Quasi... sponda: come su un bel trono, superba impe- perbisca nel trionfare sulle stelle che sono più piccole di
ratrice, tu siedi là sul crinale dove sei nata. lui, perché anche tu riveli (scopri) tra le piante dei ligustri e
6. Turba... circonda: una schiera aggraziata e galante di le viole il tuo superbo onore.
brezze ti fa la corte e ti accarezza (seconda) e una schiera 11. Tu sei... cielo: tu sei, con le tue bellezze uniche, lo
armata (le spine) ti difende formando un cerchio protettivo splendore di questi luoghi terrestri, il sole di quelli celesti;
dappertutto. esso nel suo cerchio celeste, tu sul tuo gambo; tu sei il sole
7. fastosa... manto: tu, orgogliosa della tua regale dignità, della terra ed esso la rosa del cielo.
Analisi e interpretazione
4. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Quali sono le figure retoriche che ricorrono nel testo?
b. Su quali figure retoriche si reggono gli elogi rivolti alla rosa?
c. Qual è la metafora principale che regge il testo?
d. Quali elementi naturali vengono personificati?
e. Quali sono le principali consonanze e allitterazioni che si rilevano nel testo?
Approfondimenti
5. Tratta sinteticamente il seguente argomento, motivando la tua risposta con opportuni riferimenti al testo
(max 20 righe): Amore e meraviglia nell’elogio della rosa di Marino.
Il grande critico ottocentesco Francesco De Sanctis parla in questo brano dei rapporti tra Marino e il suo
tempo. A suo giudizio, il poeta napoletano è figlio del suo tempo: a causa del periodo storico in cui vive, è
necessariamente concentrato sul come (la tecnica poetica) piuttosto che sui contenuti. Giudizio piuttosto
severo – dovuto all’appartenenza di De Sanctis al movimento romantico –, appena mitigato dal riconosci-
mento di alcune caratteristiche positive come l’orecchio musicale e la feconda immaginazione.
Il re del secolo, il gran maestro della parola, fu il cavalier Marino, onorato, festeggiato: pensionato,
tenuto principe de’ poeti antichi e moderni, e non da plebe, ma da’ più chiari uomini di quel tem-
po. Dicesi che fu il corruttore del suo secolo. Piuttosto è lecito di dire che il secolo corruppe lui o,
per dire con più esattezza, non ci fu corrotti né corruttori. Il secolo era quello, e non potea esser al-
tro: era una conseguenza necessaria di non meno necessarie premesse. E Marino fu l’ingegno del
secolo, il secolo stesso nella maggior forza e chiarezza della sua espressione. Aveva immaginazione
copiosa e veloce, molta facilità di concezione, orecchio musicale, ricchezza inesauribile di modi e
di forme, nessuna profondità e serietà di concetto e di sentimento, nessuna fede in un contenuto
qualsiasi. Il problema per lui, come pe’ contemporanei, non era il che, ma il come. Trovava un re-
pertorio esausto1, già lisciato e profumato dal Tasso e dal Guarini2, i due grandi poeti della sua gio-
vinezza. Ed egli lisciò e profumò ancora più, adoperandovi la fecondità della sua immaginazione e
la facilità della sua vena.
La novità e la meraviglia non è nel repertorio, che è vecchissimo: un rimpasto di elementi e motivi
per lungo uso divenuti ottusi. Ciò che è ripulito e messo a nuovo è lo scenario, o lo spettacolo, vec-
chio anch’esso, ma lustrato e inverniciato. Il qual lustro gli viene non dalla sua intima personalità
più profondamente esplorata o sentita, ma da combinazioni puramente soggettive, ispirate da simi-
1. esausto: estenuato, esaurito. fido, capolavoro del genere bucolico composto nel tardo
2. Guarini: Battista Guarini (1538-1612), autore del Pastor Rinascimento (1580-1583).
3. l’Orfeo, la Proserpina: De Sanctis fa qui probabilmente gruppo scultoreo di un altro grande artista barocco, Lorenzo
riferimento a due opere simbolo del Barocco; Orfeo è un Bernini (1598-1680). Secondo altri, l’Orfeo cui qui si allude è
melodramma di Claudio Monteverdi (1567-1643), musicista l’opera per musica Il pianto d’Orfeo di Gabriello Chiabrera
barocco, il cui libretto, di Alessandro Striggio, è tratto dalla (1552-1638), rappresentata nel 1608.
Fabula di Orfeo di Poliziano; il Ratto di Proserpina è un
Adone subisce una sorta di iniziazione, in cui il compito finale è lasciato a Mercurio: nel giardino del piace-
re, apprende i segreti dei cinque sensi e le delizie dell’intelletto e delle arti. Dopo aver attraversato i giardini
della vista, dell’odorato, dell’udito e del gusto, Adone entra infine nel giardino del tatto, al centro del palazzo
di Venere. Qui la sua guida, Mercurio, lo congeda e lo lascia alle amorevoli attenzioni della dea. Il tatto è po-
sto per ultimo perché considerato il senso principale, superiore a tutti gli altri in quanto solo grazie ad esso se-
condo il poeta si può avere la conoscenza suprema della realtà esterna e sperimentarne i piaceri maggiori.
Schema metrico: ottave di endecasillabi, con rime ABABABCC.
PISTE DI LETTURA
• L’educazione di Adone al sapere applicato e finalizzato al piacere
• La natura come ambiente barocco, artificiale e stupefacente
• Tono retorico, edonistico e idillico
[...]
18 Ride la terra qui, cantan gli augelli, Ride la terra qui, cantano gli uccelli, i fio-
danzano i fiori e suonano le fronde, ri danzano e le fronde fanno musica, i
sospiran l’aure13 e piangono i ruscelli, venti sembrano sospirare e i ruscelli pian-
gere; ai pianti, ai canti, ai suoni, Eco ri-
ai pianti, ai canti, ai suoni Eco14 risponde. sponde. Anche gli animali selvatici ama-
Aman le fere ancor tra gli arboscelli, no tra i cespugli, i pesci amano nelle fre-
amano i pesci entro le gelid’onde, sche onde, e le pietre stesse e le ombre di
le pietre istesse e l’ombre di quel loco quel luogo sembrano emettere sospiri di
spirano spirti15 d’amoroso foco. passione amorosa.
19 – A dio, ti lascio; omai fin qui (di Giove – Addio, infine io ti lascio qui; – disse Mer-
disse là giunto il messaggier sagace) curio, l’arguto messaggero di Giove – mi ac-
per ignote contrade ed a te nove contento, bell’Adone, di averti scortato at-
traverso luoghi ignoti e per te sorprendenti.
averti scorto, o bell’Adon, mi piace. Siamo giunti infine presso il confine dove
Eccoci alfine insu ’l confin, là dove termina, con la pace, ogni guerra d’amore.
ogni guerra d’amor termina in pace. Questa è la sede del nobile senso del tatto,
Di quel senso gentil16 questa è la sede, che vince ogni altro senso, in quanto è l’u-
a cui sol di certezza ogni altro cede. nico a dare la certezza della conoscenza.
20 Ogni altro senso può ben di leggiero Ogni altro senso può essere senza dub-
deluso esser talor da’ falsi oggetti; bio facilmente ingannato, talvolta, da falsi
questo sol no loqual sempr’è del vero oggetti; solo il tatto non lo può essere, fe-
dele servitore del vero e padre dei piace-
fido ministro, e padre de’ diletti. ri. Gli altri sensi, non essendo estesi a tut-
Gli altri, non possedendo il corpo intero, to il corpo, ma avendo sede solo in alcu-
ma qualche parte sol, non son perfetti; ne parti di esso, non sono perfetti; que-
questo, con atto universal, distende sto, con la sua azione universale, estende
le sue forze pertutto e tutto il prende17. le sue attività dappertutto nel corpo e tut-
to lo controlla.
Analisi e interpretazione
3. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Quali sono le principali figure retoriche presenti nella descrizione del giardino?
b. Quali sono le più rilevanti personificazioni?
c. Quali sono le più incisive consonanze e allitterazioni?
Approfondimenti
4. L’atteggiamento nei confronti dell’amore presente nell’Adone è prevalentemente simile o diverso da quel-
lo della Commedia di Dante? Perché?
5. Le concezioni prevalenti nei ragazzi di oggi in materia amorosa ti sembrano vicine o lontane rispetto a
quelle espresse da Marino nell’Adone? Motiva la tua risposta, facendo riferimento anche a opere d’arte –
romanzi, racconti, film – attuali.
6. Secondo alcuni versi del brano proposto, l’educazione di Adone avviene attraverso i sensi, i quali sono vei-
colo di conoscenza e al tempo stesso strumento di piacere. Prendendo spunto da questi versi, rifletti sui
cinque sensi e su come i giovani d’oggi vengono educati a utilizzarli. In particolare, ritieni che nella cultu-
ra della nostra società alcuni sensi siano ritenuti più importanti di altri? Quali? Perché?
La Murtoleide
Gli scambi di sonetti burleschi e sarcastici – noti come Fischiate – nati dalla dispu-
ta con Gaspare Murtola sono raccolti nella Murtoleide (1619), contrapposta alla Ma-
rineide del suo rivale. Marino si rivela qui maestro nella rielaborazione in chiave ba-
rocca dello stile “basso” e burlesco in cui si erano in passato distinti poeti quali
Cecco Angiolieri e Dante (nella tenzone con Forese Donati) e poi Burchiello e Berni.
Sonetti I sonetti sono occasione di un brillante e innovativo esercizio di rime aspre e chioc-
barocchi in ce – per dirla come Dante – cui si ispireranno, di fatto, anche alcuni detrattori del poe-
stile burlesco ta napoletano. Ancora una volta Marino anticipa per la prima volta tendenze apparse
nella lirica novecentesca, in particolare l’ardito uso delle onomatopee (La pecora be-
lando fa be bu, / il cavallo annitrendo fa hi hi, / il grillo grifolando fa gri gri, / ed il por-
co grugnendo fa gru gru…). Come ne La Lira, anche nella Murtoleide la tradizione cin-
quecentesca è definitivamente superata: i versi burleschi, infatti, sono per Marino oc-
casione di innovative sperimentazioni sul tessuto fonetico, sulla base di sonorità fon-
date sui fonemi dentali e gutturali: l’unico paragone possibile è con il Burchiello.
Il sonetto, noto anche per la polemica e ironica citazione manzoniana ne I promessi sposi (capitolo XXVII),
è rappresentativo del concettismo estremo che caratterizza la poesia dei poeti marinisti. Achillini, esperto
nel gioco di parole più estremo ed esasperato, lo dedica alla gloria militare di Luigi XIII di Francia.
Schema metrico: sonetto con rime ABBA, ABBA, CDC, DCD.
PISTE DI LETTURA
• L’elogio, attraverso l’iperbole, delle imprese militari del re di Francia
• L’uso di citazioni mitologiche e di storia romana per illustrare un contemporaneo
• Tono encomiastico
1. il gran Luigi re di Francia: Luigi XIII, re di Francia dal 9. vassalli: sudditi; gli ugonotti.
1610 al 1643. 10. a le rubelle fronti: delle fronti ribelli.
2. conquista della Roccella: la conquista della fortezza 11. machinando… in valli: La Rochelle cadde dopo un
de La Rochelle, ultimo baluardo degli ugonotti, il 28 otto- lungo assedio, che poté avere effetto solo mediante la co-
bre 1628 (cfr. vv. 5-8 e note 8-11). struzione, voluta dal Richelieu, di una diga (gli inusitati
3. venne… Casale: l’esercito francese, sotto la guida di ponti) che, partendo dalle due estremità del braccio di ma-
Luigi XIII e del cardinale Richelieu, nella primavera del re sul quale sorgeva la città, riuscì a bloccarla dalla parte
1629 vinse la resistenza piemontese a Susa; Luigi XIII trattò del mare da cui giungevano i rifornimenti della flotta in-
quindi con Carlo Emanuele I di Savoia la liberazione di Ca- glese […]; mediante la diga il mare venne così fugato (diè
sale dalle truppe spagnole (cfr. vv. 9-11 e note 12-15). fuga ai mari), allontanato dalla città, trasformato in una
4. Sudate… metalli: il poeta si rivolge ai fuochi delle fuci- chiusa insenatura, in una valle (G. Getto); gli converse in
ne perché s’affrettino a preparare gli strumenti metallici ne- valli: li trasformò (i mari) in valli.
cessari a costruire monumenti al re di Francia (per inalzar 12. Volò… strinse: si precipitò quindi sulle Alpi e impu-
colossi al re de’ Galli, v. 4). gnò le armi.
5. ferri vitali: sono gli stessi strumenti metallici del verso 1 13. con mano d’Astrea: con mano di giustizia; Astrea è la
(scalpelli ecc.), definiti vitali in quanto, come afferma G. dea della giustizia.
Getto, lavorati, non grezzi, e tali da servire al lavoro, al- 14. alti litigi: profondi contrasti (tra Francesi e Spagnoli).
l’attività e alla vita dell’uomo. 15. temuto… veduto: cioè, senza che il re fosse presente:
6. itene pronti: andatevene veloci (dalle fucine in cui sa- estinse i litigi solo col timore procurato dalla sua autorità.
rete preparati). 16. le palme: le insegne della vittoria.
7. di Paro… i monti: a scavare i monti di Paro. L’isola di 17. venne, vinse e non vide: gioco di parole concettista
Paro, nel mar Egeo, era celebre per il suo marmo bianco. basata sul celebre motto di Cesare: veni, vidi, vici (“venni,
8. Vinse l’invitta rocca: Luigi XIII vinse la resistenza del- vidi e vinsi”).
l’invitta roccaforte de La Rochelle.
Analisi e interpretazione
3. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe).
a. Che cosa sono i ferri vitali? Perché sono un esempio di concettismo estremo?
b. Quali sono le personificazioni presenti nel testo?
c. Da quale frase del condottiero romano nasce il paragone tra Cesare e Luigi XIII?
Approfondimenti
4. Scrivi (destinandola al giornalino d’Istituto) una recensione del sonetto, illustrandone sinteticamente i ca-
ratteri contenutistici e stilistici. Devi convincere i lettori, con valide motivazioni, che esso merita di essere
letto (o viceversa). Non superare le tre colonne di metà foglio protocollo.
I POETI ANTIMARINISTI
Il classicismo Le tendenze poetiche di opposizione alla dominante lirica barocca – che si ma-
barocco degli nifestano sia nel dibattito teorico sia nella produzione poetica – hanno come trat-
antimarinisti to comune la fedeltà al classicismo e la ricerca della moderazione stilistica e te-
matica. In genere, tuttavia, anche i poeti che si proclamano antimarinisti rivelano
nei propri versi la presenza di più o meno marcati influssi del Marinismo e, in ge-
nerale, del Barocco, tanto che, nel loro caso, con formula solo in apparenza con-
traddittoria, si può parlare di classicismo barocco.
Un manierismo Caratteristica comune alla maggioranza dei poeti antimarinisti è un sostanziale
meno manierismo, consistente nella ripresa di temi, stilemi e modalità espressive dei
indifferente classici nell’ambito di una imitazione prevalentemente formale.
ai contenuti
La lirica classicista del Seicento, così come il Marinismo, persegue la novità e la
sperimentazione, ma soprattutto sul piano metrico, e con modalità meno accen-
La vita
Una gioventù Gabriello Chiabrera nasce a Savona, da famiglia nobile, nel 1552. Dalla sua au-
violenta tobiografia, stesa in terza persona dopo il 1625, emerge il ritratto stilizzato di un
gentiluomo e letterato di corte, equilibrato e colto. Eppure la gioventù di Chia-
brera è costellata di episodi violenti, risse e ferimenti. Si reca a Roma con lo zio
dopo la morte del padre ed entra nella corte del cardinale Luigi Cornaro, ma nel
1576 deve lasciare la città pontificia, a causa di una vendetta compiuta contro un
gentiluomo. Ritorna allora a Savona ma, in seguito alla partecipazione a violente
risse, nel 1581 viene bandito per quattro anni dalla città.
L’equilibrio Dopo aver trascorso alcuni anni nella Torino dei Savoia e nella Firenze dei
e la stagione granduchi Ferdinando I e Cosimo II de’ Medici, il poeta trova un proprio equili-
poetica brio e collabora alla grande stagione poetica, letteraria e teatrale che fiorisce in
fiorentina
occasione delle nozze del re di Francia Enrico IV con Maria de’ Medici. Fa anche
parte della Camerata de’ Bardi e frequenta i musicisti fiorentini, per i quali com-
pone numerosi testi che gli offrono spunti di riflessione sul legame fra la poesia
e la musica.
Le opere
Nel complesso delle sue opere, che secondo alcuni critici rappresentano la più
omogenea espressione poetica della Controriforma, si distinguono Il rapimento
di Cefalo, rappresentato a Firenze nel 1600, opera per musica ispirata a una vi-
cenda tratta dalle Metamorfosi di Ovidio e comprendente anche un’ode del poe-
ta francese Pierre de Ronsard, e soprattutto il Pianto d’Orfeo, rappresentato a
Mantova nel 1608. Numerose sono le raccolte di liriche, fra cui emergono le Can-
zoni – divise in Eroiche, Lugubri, Morali e Sacre –, le Canzonette, gli Scherzi e
canzonette morali, le Rime. Tutte sono ricche di sperimentazioni metriche, ele-
mento che è considerato il suo pregio maggiore.
In endecasillabi sciolti – e ciò rappresenta un’ulteriore, notevole innovazione
metrica – compone i trenta Sermoni, scritti fra il 1623 e il 1632 e pubblicati postu-
mi nel 1718: sul modello del poeta latino Orazio, l’autore espone la propria visio-
ne della vita, che sostanzialmente aderisce, seppure in modo personale ed equili-
brato, alle concezioni prevalenti nell’età post-tridentina.
L’antima- Fra le prose vanno ricordate, oltre alle pagine autobiografiche della Vita scritta
rinismo da lui medesimo, i cinque notevoli Dialoghi dell’arte poetica, nei quali Chiabrera
dei Dialoghi critica gli eccessi del Marinismo e difende inoltre le proprie innovazioni metriche e
dell’arte
poetica stilistiche nei confronti della tradizione petrarchista codificata nelle opere di Pietro
Bembo.
La canzonetta qui proposta è basata sul tema della fugacità della bellezza e della giovinezza. Il poeta rivol-
ge alla donna amata l’appello a meditare sulla brevita della gioventù e la caducità della sua bellezza. In pri-
mo piano sta la ricerca della costruzione metrica e musicale del verso.
Schema metrico: canzonetta anacreontica in 6 strofe di 6 versi (4 quinari, 2 settenari), con rime aaBccB. La liri-
ca è detta anacreontica perché imita le odi erroneamente attribuite al poeta greco Anacreonte (VI secolo a.C.).
PISTE DI LETTURA
• Il tema della fugacità della giovinezza e della bellezza simboleggiato dalla viola
• L’abilità nell’uso del metro e degli elementi melodici
• Tono cantabile
La vïoletta,
che in sull’erbetta
s’apre1 al mattin novella,
di’2, non è cosa
5 tutta odorosa,
tutta leggiadra e bella?
Sì, certamente,
ché dolcemente
ella ne spira odori,
10 e n’empie il petto3
di bel diletto
col bel de’ suoi colori.
Vaga rosseggia,
vaga biancheggia,
15 tra l’aure4 mattutine;
pregio d’aprile
via più5 gentile:
ma che diviene al fine?
1. s’apre: apre i suo petali (in quanto sboccia). 4. aure: brezze (è un petrarchismo).
2. di’: dimmi. Il poeta si rivolge alla donna amata, come si 5. via più: vieppiù, sempre di più.
capirà meglio a partire dal verso 25. 6. cui: che (complemento oggetto).
3. n’empie il petto: riempie il cuore di chi la odora e la 7. di mia prigione acerba: è il luogo poetico della prigio-
ammira. nia d’amore.
8. con quel fiore… fresca etate: con l’esempio della viola il tuo cuore riguardo alla (breve durata della) tua giovinezza.
(quel fiore) consiglia il tuo cuore ad amare finché dura il 9. tanto: tanto quanto la vita della viola.
tempo della tua giovinezza (fresca etate); oppure: consiglia 10. l’alta ventura: il destino, il privilegio, la fortuna.
Alessandro Tassoni
Protagonista della dissacrazione del poema epico-cavalleresco e nel contempo
della creazione di un genere nuovo – il poema eroicomico – è il modenese Alessan-
dro Tassoni, che, con La secchia rapita, innova la materia e lo stile producendo un
vero capolavoro, che sancisce il successo della parodia, attraverso la quale tutto un
ambiente di intellettuali soggetti a un rigido controllo ideologico esprime la propria
insofferenza in forme espressive che si sottraggono alla censura del potere.
La vita e le opere
La giovinezza e Alessandro Tassoni nasce da nobile famiglia a Modena nel 1565. Fin dalla gio-
le prime opere ventù, mostra un carattere inquieto e insofferente nei confronti della rigida orga-
nizzazione gerarchica della società controriformista e, in particolare, del dominio
spagnolo. Frequenta le università di Bologna, Ferrara e Pisa e, a diciotto anni,
scrive la tragedia Errico; nel 1597 intraprende la carriera di cortigiano, a Roma e
in Spagna, in qualità di segretario del cardinale Ascanio Colonna.
Fra il 1603 e il 1608 esordisce in ambito letterario con una raccolta di riflessioni
e aforismi in nove libri, intitolata Varietà di pensieri di Alessandro Tassoni, pubbli-
cata a Modena nel 1612, cui aggiungerà un decimo libro, Ingegni antichi e mo-
derni, edito nel 1620. Nell’opera egli affronta molteplici temi e argomenti e so-
stiene con decisione la superiorità dei moderni sugli antichi, avviata, a suo giudi-
zio, con il rifiuto del classicismo e dell’aristotelismo. Nel complesso, però, gli scrit-
ti si collocano nell’alveo del bizzarro enciclopedismo seicentesco, come dimostra
il fatto che vengono poste sullo stesso piano ardue questioni metafisiche e pro-
blemi curiosi quali l’assenza della barba nelle donne.
Le Rime: Nel frattempo, lo scrittore stende, e continuerà ad ampliare per tutta la vita, le
fra Marinismo Rime, testi poetici in parte di impronta barocca marinista, ma più spesso caratte-
e sarcasmo
rizzati da uno stile basso e un tono sarcastico – che ricordano la Murtoleide di
Marino – come nei numerosi sonetti indirizzati contro la Spagna, di cui la prima
quartina di Le bellezze di Valladolid è un tipico esempio: Stronzi odorati e monti
di pitali / versati e sparsi e lucidi torrenti / d’orine e brodi fetidi e fetenti / che non
si pòn passar senza stivali.
La polemica Nel 1609, Tassoni pubblica le Considerazioni sopra le “Rime” del Petrarca, in
contro cui polemizza vivacemente con i petrarchisti, definiti zucche secche e bollati come
i petrarchisti imitatori privi di originalità; e neppure risparmia il loro modello, l’autore del Can-
zoniere, bersaglio di spunti critici che saranno valorizzati da Marino per sostenere
la necessità della propria poesia. Al poeta trecentesco, Tassoni rimprovera soprat-
tutto la concezione dell’amore cortese e platonico, ritenuta inconcepibile in una
realtà come quella seicentesca, e irride, con toni che anticipano quelli del poema
eroicomico, la gabbata speranza del poeta di dovere in vecchiaia sedersi con Lau-
ra a cuocer le castagne nel fuoco. Ben più aspra e derisoria è però la satira di Tas-
soni nei confronti dei petrarchisti, maestri della stitichezza, i quali, come gli ari-
stotelici, sono considerati schiavi dell’imitazione come se gli umani ingegni, in
cambio [invece] di andar perfezionando e loro stessi e le cose trovate […], si an-
nebbiassero. In ultima analisi, se Tassoni polemizza coi seguaci del cantore di Lau-
ra, lo fa soprattutto per dimostrare l’errore di chi crede che fra tante sue rime, al-
cuna ve n’abbia che si possa dir meglio (“fra tanti versi di Petrarca, non ve ne sia
uno che si possa scrivere meglio”).
Attratto dalla politica indipendente della corte sabauda, nel 1618 lo scrittore si
trasferisce a Torino, al servizio del cardinale Maurizio di Savoia e diventa quindi
gentiluomo del duca Carlo Emanuele I, ma ne viene allontanato a causa di due Fi-
La secchia rapita
Il capolavoro di Tassoni – il poema eroicomico La secchia rapita – è costituito da
dodici canti in ottave.
La poetica Nella Prefazione, Tassoni presenta la propria opera come di nuova spezie, in
innovativa quanto narra di un’impresa mezza eroica e mezza civile ed è scritta in due stili,
dell’opera grave e burlesco, mescolati fra loro. La poetica esposta è coerente con i princìpi
dell’estetica letteraria barocca: il rispetto della verità storica non esclude la pre-
senza del meraviglioso; lo scopo è il diletto, il cui raggiungimento non contempla
l’osservanza delle regole classiciste.
La trama La trama è ambientata negli ultimi anni dell’Impero di Federico II (1194-1250),
nel corso di una guerra fra modenesi e bolognesi.
I modenesi, detti anche Gemignani dal nome del loro santo patrono (san Gemi-
niano), al termine di una rissa, derubano i bolognesi, o Petroniani (da san Petro-
nio), di una malconcia secchia che giace in fondo a un pozzo. Fra le due città, per
il possesso della secchia, scoppia una terribile guerra, alla quale prendono parte
anche gli dèi dell’Olimpo. Enzo, figlio dell’imperatore Federico II, combatte al
fianco dei modenesi, ma i bolognesi e i loro alleati lo fanno prigioniero nella bat-
taglia di Fossalta. La guerra si trascina fra intricate vicende, finché, durante una
tregua, viene indetto un torneo: la guerriera modenese Renoppia sarà il premio
per il vincitore. Un misterioso cavaliere bolognese, Melindo, vince tutti gli sfidan-
ti, ma viene infine sconfitto dal pavido Conte di Culagna; si scoprirà poi infatti
che, per un incantesimo, il prode Melindo poteva essere battuto solo dall’uomo
più vile del mondo. Poiché Renoppia re-
spinge il Conte di Culagna in quanto già
sposato, questi decide di uccidere la
moglie; venutolo a sapere, la consorte
cerca a sua volta di sbarazzarsi del mari-
to con il veleno a lei destinato; complice
della donna è Titta, fanfarone e dongio-
vanni romano. La pozione bevuta dal
Conte si rivela però essere un potentissi-
mo purgante. I combattimenti riprendo-
no e proseguono finché il legato pontifi-
cio non impone un accordo di pace: ai
bolognesi resterà re Enzo e ai modenesi
la secchia, causa del conflitto.
PARODIA E IRONIA
arole chiave
Il termine parodia deriva dal sostantivo greco paroidía (“imitazione di un canto”). Il genere parodistico,
infatti, si contraddistingue come imitazione a scopo derisorio: come la satira, comporta la creazione di un
“eroe alla rovescia” e, insieme alla commedia, sembra rimandare al mondo carnevalesco, nel quale le ge-
rarchie di potere sono rovesciate e capovolte attraverso lo scherzo e il riso. Secondo il critico russo Michail
Bachtin (1895-1975), la parodia implica la creazione di una sorta di sosia dell’eroe e del potente che, imi-
tandolo in modo buffo, gli toglie la corona, ribaltando i ruoli.
P
La notizia della guerra scoppiata fra modenesi e bolognesi giunge alla corte di Giove, che convoca imme-
diatamente il concilio degli dèi. Nelle ottave qui proposte l’autore presenta le varie divinità che, in comica
sfilata, rispondono (o non rispondono) alla convocazione.
Schema metrico: ottave di endecasillabi, con rime ABABABCC.
PISTE DI LETTURA
• La parodia dei concili degli dèi dell’epica classica
• La sottintesa satira dei costumi delle corti del tempo
• Tono comico e umoristico
28 La fama in tanto al ciel battendo l’ali Intanto la fama, battendo le ali nel cielo,
con gli avisi d’Italia arrivò in corte1, giunse alla corte con le notizie dall’Italia e
ed al re Giove fé sapere i mali informò il re Giove delle disgrazie che,
da una secchia, il destino stava per susci-
che d’una secchia2 era per trar3 la sorte. tare. Giove, che era molto amico dei mor-
Giove, che molto amico era ai mortali tali e si addolorava fortemente di ogni lo-
e d’ogni danno lor si dolea forte, ro sventura, fece suonare le campane del
fé sonar le campane del suo impero suo regno e chiamare a consiglio gli dèi
e a consiglio chiamar gli dèi d’Omero4. di cui narra Omero.
29 Da le stalle del ciel subito fuori Dalle scuderie del cielo uscirono subito i
i cocchi uscir sovra rotanti stelle, cocchi che correvano su ruote fatte di
stelle e i muli da portantina e i cavalli da
e i muli da lettiga e i corridori corsa con ricche briglie e selle ricamate:
con ricche briglie e ricamate selle5: si videro comparire più di cento servi dal-
più di cento livree6 di servidori la bella livrea decorata, i quali, con belle
si videro apparir pompose e belle, maniere e con onore, accompagnavano i
che con leggiadra mostra e con decoro loro padroni al concilio.
seguivano i padroni a concistoro7.
1. La fama... in corte: la fama (personificata, come nel- 8. il prencipe di Delo: il principe di Delo è Apollo, il dio
la poesia epica) porta agli dèi le notizie (gli avisi) dell’I- della bellezza, che guida il cocchio alato.
talia. 9. con sei ginetti... castagna: razza di cavalli spagnoli dal
2. secchia: è la secchia rapita dai modenesi, causa della manto marrone (dallo spagnolo jinete).
guerra. 10. terziopelo: velluto fitto a pelo lungo; è un altro termi-
3. era per trar: stava per suscitare (francesismo). ne spagnolo.
4. d’Omero: cantati da Omero; il riferimento è, in partico- 11. toson: il tosone è l’emblema del più importante ordine
lare, al canto IV dell’Iliade. cavalleresco spagnolo; l’uso di vocaboli di origine spagno-
5. selle: si noti il bisticcio, tipicamente barocco, che crea la, riferiti agli dèi classici, ha funzione satirica.
allitterazioni fra i termini stalle, stelle, selle. 12. ventiquattro... donzellette: rappresentazione umori-
6. livree: divise. stica delle ore.
7. a concistoro: in assemblea; propriamente il concistoro 13. tenean… scarpette: lo seguivano a piedi (espressione
è la solenne riunione della curia dinanzi al papa. popolaresca).
[Nelle ottave 32-34 si descrivono gli arrivi di Venere – accompagnata dalle Grazie e da Cupido – Saturno,
Marte e Nettuno.]
Non comparve la vergine Diana, Non giunse la vergine dea Diana, che, al-
35 che levata per tempo era ita al bosco zatasi presto, era andata al bosco a lavare
a lavare il bucato a una fontana il bucato a una fonte della Maremma to-
scana; e non era ancora tornata quando
ne le maremme del paese Tosco16; la tramontana girava il suo carro per l’aria
e non tornò, che già la tramontana ormai scura; venne sua madre Latona a
girava il carro suo per l’aer fosco; scusarsi frettolosamente, lavorando una
venne sua madre17 a far la scusa in fretta, calza con gli aghi.
lavorando su i ferri una calzetta.
Non intervenne men Giunon Lucina18, Non intervenne nemmeno la dea Giuno-
36 che ’l capo allora si volea lavare; ne Lucina, perché in quel momento si vo-
Menippo19, sovrastante la cucina leva lavare i capelli; Menippo, che so-
printendeva alla cucina di Giove, andò a
di Giove, andò le Parche ad iscusare20, chiedere scusa anche per le Parche, che
che facevano il pan quella mattina, quella mattina stavano facendo il pane e
indi avean molta stoppa da filare; poi dovevano filare molta stoppa; Sileno,
Sileno21 cantinier restò di fuori, il cantiniere, restò fuori per annacquare il
per inacquare il vin de’ servidori. vino dei servi.
De la reggia del ciel s’apron le porte, Si aprono le porte della reggia del cielo,
37 stridon le spranghe e i chiavistelli d’oro; stridono i cardini e i chiavistelli d’oro; gli
passan gli dèi da la superba corte dei passano dal superbo cortile alla sala
reale del concilio: qui, protette dai fulmi-
ne la sala real del concistoro: ni mortali di Giove, splendono d’oro le
quivi sottratte ai fulmini di morte22 ricche pareti e i loro decori: davanti a es-
splendon le ricche mura e i fregi loro: se qualsiasi lucentissima e preziosissima
vi23 perde il vanto suo qual più lucente gemma orientale perderebbe ogni vanto.
e più pregiata gemma ha l’Oriente.
14. una chinea di Bisignano: una cavalla di Bisignano cinico vissuto nel IV-III secolo a.C. Probabilmente è qui ci-
(presso Cosenza); chinea deriva dal francese trecentesco tato perché deve la sua fama alla creazione di un genere
haquenée, derivante a sua volta dal sobborgo londinese di tra il serio e il faceto, chiamato, in seguito, satira menip-
Hackney, a quel tempo famoso per il commercio di cavalli pea, che argutamente canzonava le stoltezze umane e le
di razza. Nella contrapposizione tra Bisignano e Hackney presunzioni dei filosofi. Secondo altri, Menippo è qui citato
si intuisce una comica contrapposizione ormai perduta al in quanto protagonista dei Dialoghi dei morti di Luciano di
giorno d’oggi. Samosata (II secolo d.C.), come dimostrerebbe il riferimen-
15. a la bizzarra: in modo eccentrico, in singolare acconcia- to alle Parche (vedi nota successiva).
tura. Il termine bizza, capriccio, da cui deriva bizzarro, è un 20. le Parche ad iscusare: a portare le scuse delle Parche.
termine popolaresco meridionale onomatopeico (come stiz- Nella mitologia greca, le Parche o Moire, filando, tessendo
za) entrato nella lingua letteraria con i poemi eroicomici. e tagliando il filo della vita, stabilivano il destino degli es-
16. ne le maremme… Tosco: nella Maremma toscana. Nel seri umani; qui, comicamente, si occupano del pane e lo
commento alla prima edizione del poema l’autore stesso adulterano riempiendolo di stoppa (propriamente: cascame
precisa di volersi qui riferire in particolare a Siena, i cui abi- della tessitura del lino o della canapa).
tanti erano considerati particolarmente “lunatici” e quindi vi- 21. Sileno: il precettore di Bacco, uso a maneggiare il li-
cini alla dea Diana. L’immagine del carro della dea – trasfor- quore sacro a Dioniso, il vino (che qui, furbescamente, an-
mata in lavandaia – in preda alla bufera di vento, è comica. nacqua).
17. sua madre: Latona. 22. sottratte... di morte: sottratte ai fulmini mortali (sca-
18. Lucina: Lucina (dall’aggettivo latino lucinus, “della na- gliati da Giove), cioè immortali.
scita”) è epiteto di Giunone, dea della luce e dei parti. 23. vi: in questa sala, a confronto con le sue sfarzose pa-
19. Menippo: Menippo di Gadara, poeta greco e filosofo reti.
39 e come quel ch’ancor de la pazzia e poiché questi non era ancora del tutto
non era ben guarito intieramente, guarito della pazzia, per sgomberare la
per allargare innanzi al re la via, strada davanti al re roteava quella mazza
fra la gente, tanto che sembrava una guar-
menava quella mazza fra la gente, dia svizzera ubriaca di quelle che in modo
ch’un imbriaco svizzero28 parìa, rozzo e insolente sono solite, precedendo
di quei che con villan modo insolente il papa nei giorni di festa solenne a Roma,
sogliono innanzi ’l papa il dì di festa rompere braccia e testa alla gente.
romper a chi le braccia, a chi la testa.
40 Col cappello di Giove e con gli occhiali Con il copricapo e gli occhiali di Giove
seguiva indi Mercurio, e in man tenea veniva poi il dio Mercurio, e teneva in
mano una borsaccia, dove raccoglieva le
una borsaccia, dove de’ mortali suppliche e le richieste dei mortali; le di-
le suppliche e l’inchieste ei raccogliea; videva poi in due vasi, che il padre tene-
dispensavale poscia a due pitali29 va nei suoi stanzini, in cui con molta at-
che ne’ suoi gabinetti30 il padre avea, tenzione e cura due volte al giorno lascia-
dove con molta attenzion e cura va la firma.
tenea due volte il giorno segnatura31.
41 Venne alfin Giove in abito reale Giunse infine Giove in abiti regali, con in
con quelle stelle, c’han trovate, in testa32, capo quelle stelle che gli astronomi han-
e su le spalle un manto imperiale no scoperto e sulle spalle il manto impe-
riale che era solito portare nei giorni di
che soleva portar quand’era festa; festa; aveva lo scettro a forma di pastora-
lo scettro in forma avea di pastorale, le, sotto il manto un abito molto elegante
e sotto il manto una pomposa vesta che gli era stato regalato dai cinesi, e Ga-
donatagli dal popol sericano33, nimede gli reggeva lo strascico.
e Ganimede avea la coda in mano34.
da La secchia rapita. Rime e prose scelte, a cura di G. Ziccardi, UTET, Torino, 1952
24. oricalchi: trombe in bronzo. Il termine, militare, deri- i consiglieri intimi e locale dei bisogni corporali.
va dal greco (oreikhalkos, letteralmente “rame di monte”). 31. tenea... segnatura: due volte al giorno firmava gli atti,
Il contrasto fra termini bassi, come camerieri, e alti, come oppure mingeva (fare segnatura, segnare era espressione
oricalchi, suscita un effetto comico. popolaresca analoga alla minzione animale per segnare il
25. scalchi: sono propriamente i funzionari della corte che territorio); doppio è quindi il significato di segnatura, co-
curavano la mensa (dal longobardo skalk, “servo”). me per gabinetti e pitali.
26. proceri: notabili; dal latino procerus, “alto”. 32. con quelle stelle... in testa: l’autore si riferisce ai pri-
27. Alcide: Ercole, ancora in preda alla pazzia, causatagli mi quattro satelliti del pianeta Giove scoperti da Galileo
dall’aver indossato la camicia intrisa di sangue del centauro Galilei nel 1620 e detti pianeti medicei. Giove con lo scet-
Nesso. tro… in forma di pastorale rappresenta, con ogni proba-
28. imbriaco svizzero: alle guardie svizzere del papa vie- bilità, il papa ritratto in forma satirica. Comico è anche il
ne qui attribuita la passione per il vino. fatto che Mercurio indossi copricapo e occhiali di Giove.
29. pitali: dal greco pithàrion, “recipiente”; nel linguaggio 33. popol sericano: dal greco serikós, “dei Seri”, antico
popolare, il termine passò a significare il vaso da notte: iro- nome dei cinesi, in quanto produttori di seta (di qui l’ag-
nia oggi perduta, poiché non usiamo più il vaso per le due gettivo serico, ossia “fatto di seta”). Forse è un’allusione ai
incombenze indicate da Tassoni. doni fatti dai giapponesi a papa Paolo V.
30. gabinetti: l’autore gioca col duplice significato della 34. Ganimede... in mano: Ganimede, il coppiere di Gio-
parola gabinetto, stanza riservata in cui il sovrano convoca ve, tiene in mano lo strascico (la coda) del manto.
Analisi e interpretazione
3. Rispondi alle seguenti domande (max 5 righe per ogni risposta).
a. Qual è lo schema metrico dei versi sopra proposti?
b. Quali similitudini sono presenti?
c. Quali principali figure retoriche ottengono effetti comici?
d. Quale registro utilizza il poeta e quali passi lo dimostrano chiaramente?
e. Quali caratteristiche di ciascun dio vengono tradotte in parodia da Tassoni?
Approfondimenti
4. Riflettendo sul testo, analizzalo dal punto di vista stilistico-formale. Prendi in esame dapprima il livello re-
torico, segnalando in particolare similitudini, metafore, iperboli; poi quello lessicale, sottolineando tutti i
termini appartenenti all’area semantica del mito contrapposti, in modo parodistico, a quella della vita quo-
tidiana.
5. Riassumi il contenuto di un romanzo, di un fumetto o di un film a te noto in cui sia presente una parodia
degli dei dell’Olimpo greco e poi confrontalo con le ottave di Tassoni per evidenziare i principali punti di
contatto o le differenze.