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ARMANDO PETRUCCI
2.12
formulazione di un programma di imitazione grafica, o meglio di una pratica imitativa; che peraltro si limita
a riprodurre il disegno delle lettere, e non il tratteggio, e che utilizza gesti, prassi, strumenti e tecniche
esecutive che sono assai diversi da quelli propri dei modelli di et carolingia o carolina.
Questo processo di imitazione formale e differenziato di modelli grafici anteriori qualche secolo condusse
entro la prima met del Quattrocento alla formulazione di una estetica della nuova scrittura basata
essenzialmente su ideali assai generali, che lumanista senese Mariano Sozzini esprimeva in un testo del
1440:
- Il disegno delle lettere va tracciato seguendo un modello legittimo;
- necessaria una spaziatura fra lettera e lettera come fra parole e parole;
- Deve esserci uguaglianza delle aste discendenti e ascendenti;
- Necessit di una generale armonia ed equilibrio grafico
Tuttavia linfluenza di questi principi ideali sulla pratica quotidiana della scrittura e della fattura dei
manoscritti doveva essere assai modesta.
Per quanto riguarda i testi degli autori classici evidente che lintroduzione dellantiqua ha praticamente
condotto alla scomparsa del modello del manoscritto cortese in gotica. Ma i manoscritti umanistici miniati
della prima met del secolo, e quelli fiorentini anche dopo, mostrano un fenomeno particolare: la
persistenza nellillustrazione dei testi classici delliconografia modernizzante tradizionale. Con ogni
probabilit limmagine stessa del mondo classico rimasta legata a questi modelli gotici nella cultura e
nella mentalit dei pittori e del pubblico (si conosce una sola eccezione dovuta alla preferenza personale
del committente, il cardinale Giovanni dAragona).
A Padova, dai primi anni Cinquanta del XV secolo, Mantegna e Donatello avevano riprodotto la capitale
delle iscrizioni romane e Felice Feliciano aveva ricostruito, per la prima volta, un Alphabetum Romanum
disegnato secondo lusanza anticha. In quellambiente e in quella zone per la prima volta le capitali
anticheggianti erano state introdotte direttamente nei manoscritti in funzione di scrittura dapparato e di
iniziali, probabilmente grazie ad una ardita trasposizione proposta dal calligrafo Bartolomeo Sanvito;
iniziava cos pure in campo grafico il pellegrinaggio umanistico ai santuari dellantichit (Carlo Dionisotti).
Assistiamo per la prima volta nella storia della scrittura latina alla contaminatio programmatica e pi tardi
allaccordo stilistico, cristallizzato nei tipi della stampa, di due forme distinte.
Nellambito di questa renovatio antiquaria della scrittura capitale antica si colloca anche il fenomeno degli
incipit, o dei veri e propri frontespizi, miniati in modo da raffigurare, meglio da fingere, vere e proprie
iscrizioni incise su lastre variamente inserite in una scena figurata (tipico dei codici di lusso di Roma,
Ferrara, Urbino e del Veneto).
Allintroduzione delle capitali epigrafiche romane nel libro manoscritto si fa corrispondere una radicale
modificazione dellimmagine del mondo classico, dei suoi dei, dei suoi personaggi, dei suoi luoghi, dei suoi
monumenti e costumi.
Questa introduzione pare aver comportato una rottura con il passato e un globale rinnovamento del libro
come prodotto, sia sotto laspetto propriamente grafico che sotto laspetto della struttura,
dellimpaginazione, del formato, del rapporto fra testo e illustrazioni, delle decorazioni.
In effetti, proprio durante questo processo nacque, grazie a Bartolomeo Sanvito, il libretto portatile di Aldo
Manuzio; e ancora il carattere corsivo che chiamiamo italico pass dal manoscritto alla tipografia; inoltre
venne fissata la gerarchia delle scritture destinata a dominare la produzione del libro sino ad oggi:
maiuscole epigrafiche, minuscole rotonde romane, corsive italiche; infine, proprio allora una
interpretazione iconografica nuova, storica e archeologica del mondo classico, si afferm definitivamente.