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Libri e Biblioteche

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Libri e Biblioteche
Collana dellIstituto storico del libro antico (ISLA)

Direttore
Cesare Scalon
Comitato scientifico
Luigi Balsamo
Edoardo Barbieri
Paolo Chiesa
Mino Gabriele
Claudio Griggio
Neil Harris
Ugo Rozzo

Lettere come simboli : aspetti ideologici della scrittura tra passato e presente / a cura di Paola Degni.
- Udine : Forum, 2012.
(Libri e biblioteche ; 29)
Atti del convegno tenuto a Ravenna nel 2010.
ISBN 978-88-8420-681-7
1. Scritture Simbolismo Atti di congressi
I. Degni, Paola
411 (ed. 22) SISTEMI DI SCRITTURA
Scheda catalografica a cura del Gruppo sulla gestione del catalogo del Sistema bibliotecario dellUniversit degli studi di Udine

Lettere come simboli


Aspetti ideologici della scrittura
tra passato e presente

a cura di
PAOLA DEGNI

FORUM
Udine 2012

NICOLETTA GIOV MARCHIOLI

RISPETTARE, MODIFICARE, IGNORARE.


SULLUSO DEI NOMINA SACRA NEL DOCUMENTO
ITALIANO ALTOMEDIEVALE

Ogni compendio , essenzialmente, costituito da due parti: la scrittura alfabetica di una parte del vocabolo abbreviato (elemento semantico del compendio) e
lartificio destinato a segnalare il carattere compendiario della scrittura (elemento simbolico del compendio): e poich tanto luna quanto laltra sono state
elaborate in diversi modi [], necessario considerarle separatamente e classificare lintero corpo delle abbreviazioni medievali tanto in base agli elementi semantici quanto in base a quelli simbolici. Le due classificazioni, naturalmente,
non si escludono ma si combinano, essendo di regola ambedue gli elementi presenti nel medesimo compendio []. Dobbiamo peraltro tener presente che, talora, i due elementi possono compenetrarsi, con lassunzione di valore simbolico da parte di un elemento semantico o, viceversa, con lattribuzione di uno speciale significato semantico a un elemento simbolico1.

Cfr. G. CENCETTI, Lineamenti di storia della scrittura latina, Bologna, Ptron, 1954, p. 441.
Si tratta di un brano contenuto allinterno del lungo capitolo, quasi un vero e proprio saggio a se stante Le abbreviazioni nella scrittura latina, pp. 353-475 , che Cencetti dedica
alla accurata disamina della storia delle abbreviature latine, a partire da quelle impiegate in
ambito epigrafico per giungere a quelle usate nella produzione libraria universitaria tardo
medievale, e che rimane una lettura coinvolgente e obbligatoria per chiunque voglia dedicarsi allargomento. Un argomento, peraltro, quello dello studio del sistema abbreviativo latino e delle sue evoluzioni e articolazioni nel corso del tempo, che, fatta salva qualche eccezione, ha forse sempre spaventato gli studiosi i quali spesso non si sono trovati concordi neppure sulla nomenclatura da utilizzare per indicare le diverse tipologie abbreviative ,
tanto da non avere mai trovato troppi appassionati e coraggiosi ricercatori che a questo tema si sono dedicati. Uneccezione, in particolare, costituita dai Quattro contributi per la
storia del sistema abbreviativo, titolo sotto il quale si raccolgono appunto quattro importanti saggi sulla fisionomia del sistema abbreviativo allinterno delle testimonianze grafiche sia
librarie che documentarie fra et classica, tardo antico e alto medioevo e al cui interno si
trovano, nellordine, gli interventi di T. DE ROBERTIS, Questioni preliminari e generali, Medioevo e Rinascimento, n.s., 4 (1993), pp. 161-194; I. PESCINI, Il sistema abbreviativo latino nei documenti dellet romana e tardo antica (I secolo a.C.-VII secolo), ivi, pp. 195-252; E.
CALIGIANI, Il sistema abbreviativo nei codici latini da I al VII secolo, ivi, pp. 253-290; infine

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Sono queste le limpide parole con le quali Giorgio Cencetti bene sottolinea
la componente simbolica io vorrei dire pi latamente laspetto simbolico
delle abbreviature, che costituiscono un elemento di grande importanza e di altrettanta originalit nellambito della storia della scrittura latina.
Nelle vicende della scrittura latina alla viva mano, infatti, un ruolo importante lo hanno sempre avuto le abbreviature, dunque quelle parole in cui stato eliminato un certo numero di lettere che le compongono e che di fatto sono,
metaforicamente, dei simboli. Non solo. Ad accompagnare le parole abbreviate troviamo assai spesso, se non con assoluta regolarit, dei segni cosiddetti abbreviativi, che non danno solo una segnalazione generica della presenza di un
compendio, ma riassumono in s un valore evocativo della parola e dunque
hanno un valore simbolico. davvero il caso di dire che le abbreviature sono
nella loro costruzione concettuale esse stesse un simbolo, se ritorniamo alletimologia del termine simbolo, in greco suvmbolon, che viene dal verbo sumbavllein e che designa specificamente dunque un oggetto diviso in due parti distinte ma coerenti nella loro relazione reciproca, le quali devono essere messe
insieme per assumere valore e significato, e dunque indica, per traslato, un segno di riconoscimento o un segno allegorico.
Il principio che sottende alla creazione delle abbreviature in qualche modo quello di passare dal concreto del nome allastratto del compendio e viceversa, in un processo continuo di creazione e decifrazione di simboli. Simboli
che sono composti (ed lossimoro di fondo del titolo e del tema del nostro convegno) anche da lettere e che devono evocare, rappresentare, sostituire altre lettere.

G. PARIGINO, Il sistema abbreviativo latino nelle carte dei secoli VIII e IX. Continuit arricchimento, mutamento, ivi, pp. 291-348; le pur sintetiche riflessioni su presenza e caratteristiche dei nomina sacra offerte da questultimo intervento possono costituire un termine di
confronto rispetto alle conclusioni cui si perverr nella nostra ricerca, sebbene la fisionomia
oltremodo composita del materiale esaminato in quella sede non consenta di mettere in rilievo comportamenti propri di specifiche realt geografiche. Per tornare invece alla questione pi generale degli studi sulle abbreviature latine, va osservato che forse, erroneamente, sempre sembrato pi interessante e soprattutto pi utile fornire degli strumenti
che aiutassero nello scioglimento delle abbreviature, anzich riflettere sulle loro origini, sulle loro modalit costruttive, sulla loro funzionalit, sul loro sviluppo: circostanza questa che
spiega iniziative discutibili come quella rappresentata da Abbreviationes on line, un data base di abbreviature latine, che appare una sorta di versione aggiornata in rete del volenteroso ma anche incompleto repertorio raccolto da A. CAPPELLI, Lexicon abbreviaturarum. Dizionario di abbreviature latine ed italiane, Milano, Hoepli, 20117, che possibile consultare
anche in rete sul sito http://www.hist.msu.ru/Departments/Medieval/Cappelli.

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E proprio perch simboli, dunque rappresentazioni in qualche modo non


solo grafiche ma quasi ideografiche, alle abbreviature stato spesso attribuito
nel tempo un valore particolare. Penso ad esempio, nellambito dellonomastica romana, alle abbreviature per sigla dei praenomina: le lettere si trasformano
quasi in segni evocativi degli individui, di cui, secondo qualcuno, per un motivo di superstizione, assai tipica delle popolazioni italiche e anche dei Romani,
non si voleva dichiarare, e dunque scrivere il nome per esteso, sottraendolo cos al malocchio2.
Non solo. Molto spesso a sostituire in toto una parola abbreviata impiegato un vero e proprio simbolo. Talora si ha a che fare con quello che si pu definire come un segno speciale, magari di origine non alfabetica, bens tachigrafica, come nel caso della nota come viene propriamente indicata labbreviatura in latino a forma di 7, per esprimere la congiunzione et oppure della nota ), per cum / con. Talora invece sono le stesse lettere che perdono progressivamente la loro identit alfabetica e diventano simboli. Nel sistema abbreviativo di et romana non mancano gli esempi, come il caso del cosiddetto theta
nigrum, per usare una calzante locuzione adottata anche da Theodor Mommsen nel CIL (Corpus Inscriptionum Latinarum): si tratta di unabbreviatura che
spesseggia tanto in ambito epigrafico che allinterno dei papiri, ad esempio nei
ruoli militari fra I e II secolo d.C., e di cui si persa la connessione colla sua
antica origine alfabetica, come dimostrano le contrastanti opinioni sul suo corretto scioglimento3. Come ci ricorda Isidoro di Siviglia (Etymologiae, I, III, 8),
esso mortem significat, dunque un mortis signum, e lo stesso Isidoro chiama a
conferma della sua asserzione una considerazione attribuita al poeta Ennio, che
a sua volta proclama: O multum ante alias infelix littera theta. Il theta nigrum,
che si presenta in forma di O tagliata da un tratto mediano, dunque apparentemente del tutto simile alla lettera greca Q, veniva infatti collocato in particolare accanto ai nomi dei soldati morti. Per questo stato variamente interpretato: in greco, come la sigla q per qhvtate", oppure anche per qanatwtevon (termine che indica, propriamente, una tavoletta latrice di una sentenza di condanna a morte), oppure invece, in latino, come la sigla o per obiit oppure obitus. Il passaggio continuo (o la confusione continua) fra le due lingue genera fra
2

Insiste convinto sulla funzione in qualche modo apotropaica dei pi antichi compendi usati nella scrittura latina A. R. NATALE, Note paleografiche. Singula littera: Le origini sacrali dellabbreviazioni per sigla, Aevum, 24 (1950), pp. 1-9.
3
Intervengono sulla questione G. R. WATSON, Theta Nigrum, The Journal of Roman Studies, 42 (1952), pp. 56-62 e, pi recentemente, I. MEDNIKAROVA, The Use of Q in Latin Funerary Inscriptions, Zeitschrift fr Papyrologie und Epigraphik, 136 (2001), pp. 267-276,
che mette tuttavia in discussione le tradizionali interpretazioni del simbolo, in particolare
proprio quelle che lo sciolgono come obiit od obitus.

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laltro interessanti parole per cos dire ibride, come nel caso della commistione
fra greco e latino evidente nella forma, censita nei papiri, qetati, pastiche grafico e linguistico assai eloquente.
Faccio solo velocemente altri due esempi, peraltro assai noti. Il primo
quello della sigla per il praenomen Manius, che, per differenziarla dal compendio per un altro praenomen, Marcus, espressa dalla m nella sua forma arcaica
a cinque tratti: in alcune occorrenze, persa del tutto la consapevolezza di avere
a che fare con una variante grafica oramai quasi completamente in disuso, la sigla resa con la m capitale nella canonizzata forma a quattro tratti, ma accompagnata da un titulus obliquo o verticale tracciato accanto alla lettera, visto che
come tale, cio come un segno abbreviativo, viene oramai inteso loriginario
quinto tratto della m. Altri segni speciali, che fanno vedere in trasparenza la loro origine alfabetica, definitivamente caduta nelloblio, sono quelli usati per le
unit monetarie, come per denarii oppure H per sestertii. Si tratta in realt
per lappunto di forme di origine alfabetica: la prima deriva dallabbreviatura
del numerale per decem, dunque dalla lettera X tagliata da un titulus, a indicare nello specifico che nel denario vi sono dieci assi. Analogamente H deriva
dallaccostamento del numerale II per duo alla sigla s per semis, tagliati anche
in questo caso da un titulus, a significare che un sesterzio vale, come dice peraltro il suo stesso nome, due assi e mezzo.
Insomma, si pu concordare con quanto ribadisce nella sua opera intitolata
Adbreviatio artis gramatice, composta intorno all833, il vescovo di Benevento
Orso, che fu anche grammatico e che osserva come per notas [cio in virt
delle abbreviature, dunque di una parte della parola] intellegitur integra pars
[dunque la parola intera]4.
Fra le parole compendiate vanno sicuramente collocate delle particolari forme
indicate come nomina sacra, secondo una definizione elaborata da Ludwig Traube nel suo omonimo saggio5, rifacendosi a unespressione usata da un monaco di
Corbie del IX secolo, Cristiano di Stavelot. Questultimo, in un commento allevangelista Matteo, menzion e descrisse le forme compendiate dei nomi divini indicandole come nomina Dei, aggiungendo esplicitamente che tali appellativi comprehensive debent scribi, quia nomen Dei non potest litteris explicari. [Mentre]
quando purum hominem significa[n]t, per omnes litteras scribuntur6.
4

Dellopera esiste un solo testimone, il ms. Roma, Biblioteca Casanatense 1086 e il passo citato al f. 2rA. Per ledizione del testo rimandiamo ad A. REALE, LAdbreviatio artis grammatice ex diversis doctoribus composita, Tesi di dottorato, Universit degli Studi di Cassino,
2010, pp. 6-7.
5
Cfr. L. TRAUBE, Nomina sacra. Versuch einer Geschichte der christlichen Krzung, Mnchen, Beck, 1907.
6
Cfr. PL, CVI, 1278.

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Si tratta di una serie di forme, che morfologicamente appaiono come delle


contrazioni, usate sin dalle loro prime attestazioni, nel IV secolo, per compendiare le tre persone della Trinit, dunque per i nomi di Dio e Ges Cristo, cos come per Spiritus: questi compendi pi antichi costituiscono quella che Traube definisce die alte sakrale Reihe. In un momento immediatamente successivo compaiono anche le forme compendiate per gli attributi e gli appellativi riferiti alla divinit, come dominus e noster, ma anche sanctus. La variet dei nomina sacra diventa progressivamente assai notevole, perch nel corso del tempo, sostanzialmente fra V e VI secolo, passa per cos dire dal divino allumano,
dal sacro al profano, allargandosi a comprendere cariche ecclesiastiche oppure
nomi che hanno a che fare col mondo del sacro, quelli che Traube indica come
kirchliche Worte oppure christlich gefrbte Worte, quali episcopus, presbiter, clericus, diaconus, ecclesia, oppure anche aggettivi come noster, che vengono compendiati sempre secondo lo stesso principio, che , come avremo modo di vedere meglio, appunto quello delle abbreviature per contrazione.
Sullorigine dei nomina sacra Traube propone una ricostruzione che conviene riassumere brevemente e che parte dalla tradizione ebraica di considerare il
nome di Dio ineffabile e dalluso di renderlo graficamente attraverso il tetragramma. Nella scrittura infatti il nome di Dio, Yahweh, data la struttura consonantica della lingua semitica ebraica, si celava dietro il tetragramma yhwh,
composto dalle quattro lettere yod, he, waw, he. Per spiegare le motivazioni di
questa scelta, uso le parole di un altro studioso, citando un passo del glottologo ed etnolinguista Giorgio Raimondo Cardona, che precisa come:
Il nome di Dio in ebraico [era] impronunciabile a voce nella sua vera sequenza
fonetica []. Per poter poi in qualche modo pronunciare lossatura consonantica (il tetragramma) <jhwh>, [] si cominci a leggerla interpolandovi le vocali di un appellativo generico, adonay, mio signore, ottenendo /jehowa(h)/.
Anche se era formalmente proibito alterare anche una sola lettera del nome divino nello scritto, lessenziale era che esso non comparisse mai nella sua integrit
[]: modificare o togliere qualcosa della parola scritta equivale a non lasciarla
agire nella sua interezza; come nelleufemismo verbale, non la cosa in s ad essere evitata, ma levocazione dellesatta sequenza che ne il nome, che , in definitiva, la cosa stessa7.

Se allontanandoci dal livello dellorale rimaniamo su quello dello scritto e


dallebraico passiamo al greco, capiamo come e perch allinterno delle traduzioni della Bibbia in greco si volle rispettare lineffabilit del nome divino, so-

Cfr. G. R. CARDONA, Antropologia della scrittura, Torino, UTET, 2009, p. 123.

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stituendo il tetragramma con una parola greca, che tuttavia non rivelasse completamente il suo significato e fosse costruita secondo le medesime modalit.
Fu partendo da questa intenzione che ci si avvi alla creazione di una forma
compendiata particolare, quella appunto dei nomina sacra. Le prime due parole usate per rendere il nome di Dio furono qeov" e uvio", che per non vennero scritte per esteso bens nelle forme QC e KC. Su questo modello, passando
dallambiente giudaico a quello cristiano, si forgiarono ben presto i compendi
di molti altri nomi sacri, tutti costruiti accostando lettera iniziale e lettera finale della parola. Ad accompagnare queste forme, che sono s alfabetiche ma dal
valore simbolico fortissimo, un titulus orizzontale, cio un tratto collocato sopra le parole, che non un segno abbreviativo, bens distintivo e onorifico, secondo una prassi diffusa per la quale sopralineare una parola equivale alluso
moderno di sottolinearla e per la quale si evidenziano in questo modo termini
stranieri o dal valore particolare, su cui si voleva richiamare o si doveva appuntare lattenzione. Non deve peraltro sorprendere, dato che appare congruente con questo uso, loccorrenza, sia in greco che in latino, di nomina sacra
scritti per esteso ma comunque accompagnati dal titulus, a riprova ulteriore
della consapevolezza di avere a che fare con delle forme di presentazione dei
nomi divini che andavano posti in risalto.
Le prime traduzioni latine dei testi sia vetero- che neo-testamentari dunque le versioni della Vetus Latina sulla base del testo dei Settanta adottarono
a loro volta i nomina sacra, ma, soprattutto, adottarono il principio alla base
della loro elaborazione, esemplando la forma latina su quella greca e avviando
talora un vero e proprio calco, mediante un processo, totale o parziale, di traslitterazione. Questo il caso di ihs per Iesus, dal greco ihc, e di xps per Christus, dal greco xpc, in cui si mantengono le lettere greche eta e rho, corrispondenti, ma solo morfologicamente e non foneticamente, a quelle latine h e p, che
nulla hanno a che fare evidentemente con lo scioglimento dei nomina sacra. A
fronte di queste forme mescidate, che sono le pi diffuse, in epoche alte si trovano anche attestazioni di inserzione nel tessuto latino di nomina sacra tutti in
lettere greche. Inserzioni o del tutto inconsapevoli o assai colte, visto che stiamo parlando delle forme ihc e xpc, in cui il sigma greco in forma lunata evidentemente del tutto assimilato alla morfologia della lettera latina c.
Le prime forme di nomina sacra latini, riferite alle persone della Trinit, sono dunque, oltre a quelle gi menzionate, ds, per Deus, e sps, per spiritus. A esse, nel V secolo, fecero seguito dms / dns, per dominus, e scs, per sanctus; per
analogia si crearono poi nei secoli successivi ulteriori forme: secondo la ricostruzione di Traube, infatti, la prima fase di elaborazione e diffusione dei nomina sacra nellambito grafico latino si pu collocare entro la met del IV secolo, ed lItalia il centro motore di questo fenomeno. Non solo. Col tempo i

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copisti andarono aumentando il numero dei nomina sacra, abbreviando sempre


secondo il principio della contrazione numerosi termini collegati con la sfera
del sacro e col mondo religioso, attinenti in particolare allordinamento delle
gerarchie ecclesiastiche: abbiamo dunque a che fare con parole organizzate in
due ambiti semantici connessi ma ben distinti, evidentemente dallaltrettanto
ben diverso valore simbolico e che forse, come vedremo testimoniato dallevidenza delle fonti, sono stati impropriamente accostati e assimilati.
Faccio una breve digressione, solo per osservare che non tutti hanno concordato sulla ricostruzione proposta da Traube, che vede dunque lingresso dei
nomina sacra nel mondo latino semplicemente in virt di un processo imitativo
rispetto alle analoghe forme greche. Ad esempio, nel caso della forma xps, forse alla base se non della sua origine certo della sua veloce assimilazione e della
sua persistenza in una forma per cos dire ibrida, potrebbe esservi stata la contemporanea e notevole diffusione del cristogramma xp, il cosiddetto Chi Rho
appunto, che tipologicamente un troncamento composto da x e p, lettere iniziali del nome di Cristo in greco, che, tuttavia, perde assai presto la sua connotazione alfabetica per raggiungerne una tutta astratta e dunque simbolica, come avviene allinterno degli evangeliari insulari, espressione visionaria di una
totale destrutturazione dei segni alfabetici e di una loro trasformazione in elementi simbolici8. Si pensi alle celeberrime pagine iniziali del Vangelo di Matteo, ove compare appunto il Chi Rho, di due fra i pi importanti evangeliari di
produzione insulare come il Book of Lindisfarne (ms. London, British Library,
Cotton Nero D IV) e il Book of Kells (ms. Dublin, Trinity College Library 58),
al cui interno le lettere sono scomposte nei loro tratti costitutivi e immerse in
un oceano di segni e colori che occupano inesorabilmente ogni spazio possibile del foglio e in cui la carica simbolica delle lettere stesse potenziata ulteriormente. Il libro sacro insulare, infatti, racchiude un sorprendente e talora

Sulle origini del cristogramma, e sulle sue analogie con lo staurogramma composto dalle lettere tau e rho, ad abbreviare, in una forma peraltro insolita, quasi che la si volesse rappresentare simbolicamente, come fosse un pittogramma, la parola greca stauov", parola
che indica la croce , staurogramma al quale il cristogramma viene spesso accostato e col
quale viene anche talora confuso, si guardino, anche per ulteriori indicazioni bibliografiche, M.
BLACK, The Chi-Rho Sign - Christogram and/or Staurogram?, in Apostolic History and the
Gospel. Biblical and Historical Essays presented to F. F. Bruce on his 60th Birthday, ed. by W.
WARD GASQUE - R. P. MARTIN, Exeter, The Paternoster Press, 1970, pp. 319-327, oltre a G. H.
R. HORSLEY - E. R. WATERHOUSE, The greek Nomen sacrum XP- in some Latin and Old English
manuscripts, Scriptorium, 38 (1984), pp. 211-230. Sullo staurogramma pu essere utile anche lintervento di L. W. HURTADO, The staurogram in early christian manuscripts: the earliest
visual reference to the crucified Jesus?, in New Testament Manuscripts: Their Text and Their
World, ed. by T. J. KRAUS - T. NICKLAS, Leiden, Brill, 2006, pp. 207-226.

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impenetrabile messaggio simbolico: nei pi eclatanti e magnifici libri sacri prodotti in Irlanda e Inghilterra fra VII e VIII secolo le pagine si trasformano in
foreste di simboli, in cui locchio e la mente procedono a fatica sino a perdersi, come nelle cosiddette carpet-pages, meglio ancora nelle carpet-cross-pages,
cio nelle pagine iniziali dei Vangeli, che introducono, separandoli e distinguendoli, i testi dei quattro evangelisti. Nei libri sacri insulari le lettere, come
si appena evocato con lesempio del Chi Rho, si trasformano in segni magici,
divenendo espressioni visive, dunque materiali, e nel contempo simboliche della sacralit della parola divina, ma in qualche modo mutandosi anche in segni
ornamentali, che dunque non sono fatti per la lettura, in un bipolarismo testoimmagine, in una doppia valenza lettera-immagine, scrittura-figura9.
Per continuare e concludere, in questo gioco di rimandi, dalle parole che diventano dei simboli e come tali vengono intese, possiamo giungere a un simbolo figurativo che si pu comprendere solo scomponendo la corrispondente
parola nella serie di lettere che la compongono e che costituiscono ciascuna
unabbreviatura per sigla: com noto, il pesce, tanto raffigurato ad esempio
sulle pareti delle catacombe, un simbolo di Cristo, perch la parola che lo indica, ijcquv", anche un acronimo composto dalliniziale delle parole greche che
significano Ges Cristo, figlio di Dio, Salvatore.
Torniamo per alla questione dei nomina sacra. In una grandissima parte, se
non nella quasi totalit della produzione grafica in alfabeto latino, dopo un pe-

La mole di studi che stata prodotta sugli evangeliari insulari, a partire dai pi famosi, fra
i quali si devono collocare anche il Book of Echternach (ms. Paris, Bibliothque Nationale
de France, Lat. 9389) e il Book of Durrow (ms. Dublin, Trinity College Library 57), e che
sono stati riprodotti anche integralmente in facsimile, frustra qualunque velleit di dare dei
riferimenti bibliografici minimamente esaustivi. Tanto pi difficile risulta poi orientarsi nel
dedalo degli studi sulla miniatura insulare. Facendo pertanto riferimento esclusivo alla lettura in chiave simbolico-figurale della scrittura, e allintegrarsi dellelemento grafico con
quello decorativo, anzi al trasformarsi delluno nellaltro, mi sembrano sufficienti i richiami, oltre che alle ricostruzioni di G. HENDERSON, From Durrow to Kells: the Insular Gospelbooks, 650-800. New York, Thames and Hudson, 1987, e ai saggi di S. CASARTELLI NOVELLI, Scritture e immagine nellambito insulare, in Testo e immagine nellalto medioevo, XLI
Settimana di studi (15-21 aprile 1993), Spoleto Centro Italiano di Studi sullAlto Medioevo, 1994 (Settimane di studio del CISAM, 41), I, pp. 463-504, e Segni e codici della figurazione altomedievale, Spoleto, Centro Italiano di Studi sullAlto Medioevo, 1996 (Testi,
studi, strumenti, 11), anche agli interventi molto pi specifici di S. LEWIS, Sacred
Calligraphy: the Chi Rho Page in the Book of Kells, Traditio, 36 (1980), pp. 139-159, di
M. KRASNODEBSKA-DAUGHTON, Decoration of the In principio initials in early Insular manuscripts: Christ as a visible image of the invisible God, Word & Image, 18 (2002), pp. 105-122
e infine di H. PULLIAM, Word and image in the Book of Kells, Dublin, Four Courts Press, 2006.

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riodo di assestamento, fra IV e V secolo, il rispetto per queste particolari forme di presentazione dei nomi di Dio, raccolti in un sistema definito e chiuso di
carattere sacrale e simbolico, diventa sempre pi consueto e imperativo. Manifestazione ulteriore della coscienza di avere a che fare con i simboli della divinit, cos come ulteriore accentuazione di questo aspetto, data dal fatto che
spesso i nomina sacra sono scritti in inchiostro argenteo o dorato: largirografia
e la crisografia contribuiscono a sottolineare ulteriormente leccezionalit e la
sacralit di queste forme.
Va peraltro precisato come lo stesso Traube raccolga, per ciascun nomen sacrum, una lunga serie di forme diverse attestate in fonti tanto librarie, che epigrafiche e documentarie, a testimonianza di oscillazioni e messe a punto del sistema, per cos dire, che, come si gi sottolineato, sono durate a lungo e che
si sono stabilizzate solo dopo del tempo. Ricordo, inoltre, a proposito del nomen
sacrum per dominus, che la consapevolezza di avere a che fare con unespressione grafica del sacro, dunque con un simbolo del sacro, dimostrata dalla circostanza per cui, quando la parola viene usata in contesti non religiosi, privata dunque del suo valore sacrale e riferita a una persona (al purus homo, secondo quanto gi osservato da Cristiano di Stavelot), ad esempio a un sovrano come suo appellativo, non si usa normalmente mai appunto la forma dns quanto piuttosto
il troncamento dom o domin, oppure anche il pi raro troncamento sillabico
dn, accanto alla sigla, assai antica, d e alla forma estesa domnus.
Daltra parte, anche e soprattutto nelle testimonianze pi antiche, eccentriche rispetto allambiente italiano, come nel caso del cosiddetto Codice K dei
Vangeli, il ms. Torino, Biblioteca Nazionale Universitaria, G. VII. 1510, prodotto probabilmente in Africa fra IV e V secolo e contenente i testi di Marco e
Matteo, troviamo per i nomina sacra compendi originali, strutturati anchessi
come delle contrazioni, che poi scompariranno ma che non hanno nulla a che
fare con le forme sopra ricordate. Si prenda il caso di alcune forme che presentano la lettera finale soprascritta, come his, per Iesus, oppure doms, per Dominus (per il quale si usa anche il pi semplice troncamento dom), sempre accompagnati da un titulus. Compare inoltre la forma per cos dire regolare ds,
per Deus, che si trova anche scritto per esteso ma sempre segnalato dal titulus.
La straordinaria forza coercitiva dei nomina sacra, sublimazione assoluta del
simbolo, da un punto di vista sia grafico che concettuale, certo indiscutibile,
tanto che Traube ritenne che essi fornirono il modello su cui si esempl la ti10

Cfr. CLA, IV, nr. 465. Sul codice e sulle forme anomale di nomina sacra attestate al suo interno, fra le quali si trova anche il cosiddetto Chi Rho per abbreviare Christus, interviene
lungamente anche Ludwig Traube, che sostanzialmente spiega le forti oscillazioni del sistema con la cronologia molto alta della fonte.

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pologia abbreviativa pi perfetta e diffusa della storia della scrittura latina. Sto
parlando della contrazione, che della parola abbreviata conserva appunto almeno la prima e lultima lettera, quando non anche una o pi lettere intermedie, seguendo la struttura di base appunto dei nomina sacra. Unipotesi, quella
di Traube, certamente suggestiva, ma che, come si detto, stata nel corso del
tempo da pi parti messa in discussione, a partire da Luigi Schiaparelli11.
Ma non questo il punto su cui intendo soffermarmi. Il punto lipotesi,
che per ora solo una valutazione impressionistica della peculiarit di alcune
testimonianze, secondo cui, in determinati momenti e ambiti della storia della
scrittura latina, in particolare in quelli in cui il rigore della lingua latina, dei linguaggi formulari e delle realizzazioni grafiche ha perso di vigore e di impeccabilit, in quei momenti dunque anche la vischiosit della struttura dei nomina

11

Cfr. L. SCHIAPARELLI, Avviamento allo studio delle abbreviature latine nel Medioevo, Firenze, Olschki, 19251, il quale, peraltro, in particolare alle pp. 22-23, pone una distinzione
fra i primi nomi sacri, quelli pi antichi, che ritiene non siano da considerarsi vere abbreviature, ma forme particolari con significato sacrale e gli altri nomi e titoli sacri, elaborati
successivamente, che a detta sua sono piuttosto da considerare semplici abbreviature per
contrazione. Anche chi scrive ha espresso forti dubbi sulla legittimit di vedere un rapporto genetico fra nomina sacra e contrazioni: cfr. N. GIOV MARCHIOLI, Alle origini delle
abbreviature latine. Una prima ricognizione (I secolo a.C.-IV secolo d.C.), Messina, Sicania,
1993, pp. 133-138. Sebbene non sia questa la sede ove dar conto delle ipotesi che, nel corso del tempo, partendo dalle suggestioni di Traube hanno ripreso la questione della nascita
e dello sviluppo dei nomina sacra, va almeno ricordato che alcuni degli interventi relativamente pi recenti sul tema si registrano nellambito della papirologia e della paleografia greche: mi riferisco a A. H. R. E. PAAP, Nomina Sacra in the Greek Papyri of the First Five Centuries A. D.: the Sources and Some Deductions, Leiden, Brill, 1959, a J. OCALLAGHAN, Nomina sacra in papyris graecis saeculi III neotestamentariis, Roma, Pontificio Istituto Biblico,
1970 e a S. BROWN, Concerning the Origin of the Nomina Sacra, Studia Papyrologica, 9
(1970), pp. 7-19. Utile pu essere anche il classico contributo, anchesso purtroppo piuttosto datato, di C. H. ROBERTS, Manuscript, Society and Belief in Early Christian Egypt, London, British Academy, 1979, alle pp. 26-48, mentre pi recenti sono le ipotesi formulate da
L. W. HURTADO, The Origin of the Nomina Sacra: A Proposal, Journal of Biblical Literature, 117 (1998), pp. 655-673, riprese da ultimo nella sua monografia The Earliest Christian
Artifacts: Manuscripts and Christian Origins, Grand Rapids, Eerdmans, 2006, cui rimandiamo anche per ulteriore bibliografia. Hurtado, ripercorrendo le ipotesi di Roberts, insiste sul
fatto che i nomina sacra sono uninnovazione, anzi, meglio, uninvenzione tutta cristiana e
fortemente connotata dal punto di vista della devozione religiosa in particolare verso Cristo, avendo in tal senso recepito il rispetto proprio del mondo ebraico verso il nome di Dio.
Particolarmente interessante, proprio ai fini del mio discorso, quanto scrive, a chiusa del
primo saggio citato, alle pp. 672-673: the nomina sacra can be thought of as hybrid phenomena that combine textual and iconographic features and functions, with particular sacred words presented in a special written form that was intended to mark them off from the
surrounding text and express special reverence for them as visual signs.

RISPETTARE, MODIFICARE, IGNORARE

105

sacra viene a perdersi e con essa la loro persistenza e la loro immutabilit, nel
mentre per esprimere i nomina Dei sono attestate, anche sincronicamente, anche nelle stesse fonti, forme anomale, irregolari, talora veri e propri hapax.
Lintenzione della ricerca che presento in questa sede dunque quella di verificare, in un primo sondaggio del tutto indicativo ma spero non inutile, se allinterno del documento altomedievale italiano i nomina sacra nel loro complesso siano stati sempre scritti rispettando quelle strutture compendiate come
si sono venute definendo e imponendo nel corso dei secoli e quali abbiamo descritto, oppure, invece, se per essi almeno per alcuni di essi si siano scelte
forme alternative, magari del tutto arbitrarie, ignorando quelle norme grafiche
che sono state sempre intese, o almeno descritte, come rigide e cogenti, e modificando queste stesse norme secondo una vasta gamma di possibilit, tanto da
creare strutture compendiate nuove e diverse. Unidea questa che ha preso corpo nel corso di una ricerca sulle abbreviature usate nella documentazione cavense del IX secolo, i cui esiti hanno suscitato un certo stupore, e che ho ritenuto valesse la pena sottoporre a unindagine pi ampia12.
Ho selezionato per questa verifica corpora di documenti, tutti datati al IX
secolo, che fossero da un lato quantitativamente apprezzabili e dallaltro sufficientemente rappresentativi delle specificit locali che connotano la documentazione altomedievale italiana; documenti di forte coerenza ed omogeneit interne, date in particolare dal luogo della loro redazione, cos da poterli attribuire ad ambiti di produzione in cui si seguivano usi grafici comuni, intesi potenzialmente come vincolanti e comprendenti anche luso di un sistema abbreviativo articolato in tipologie definite e usate secondo criteri coerenti e unitari.
Per farlo ho sfruttato quello straordinario e inesauribile bacino di raccolta costituito dalle ChLA (Chartae Latinae Antiquiores), che offrono ledizione di tutti i testi documentari in scrittura latina anteriori al IX secolo, usando in particolare la seconda serie delle ChLA, che invece dedicata, perlomeno nei suoi
volumi iniziali, alla realt italiana del IX secolo. Ho dunque visitato idealmente regioni molto diverse e lontane, esaminando documentazione piemontese,
veneta, toscana e campana: pi precisamente ho lavorato sulle carte conservate nellArchivio Capitolare di Asti, sul fondo S. Maria in Organo dellArchivio
di Stato di Verona, su una parte dello straordinariamente cospicuo numero di

12

Una prima verifica del funzionamento del sistema abbreviativo nel suo complesso allinterno delle carthae cavensi del IX secolo stata infatti proposta da D. BREGOLI, Il sistema
abbeviativo nel documento italiano altomedievale. Il caso delle chartae di Cava dei Tirreni,
Tesi di laurea, Universit degli Studi di Padova, Facolt di Lettere e Filosofia, a.a. 20072008.

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NICOLETTA GIOV MARCHIOLI

pergamene prodotte a Lucca nel IX secolo e infine sulle chartae conservate nellArchivio della Badia della Santissima Trinit di Cava dei Tirreni.
Il tentativo stato quello di costruire un campione selezionando solo originali ed escludendo dunque le copie che potesse riflettere al suo interno abitudini ed educazione grafiche proprie di un ambito locale e di un gruppo di
scriventi, per individuare linee di comportamento omogenee. Un campione
certo quantitativamente non troppo esteso, con una decisa prevalenza di documenti privati, anche quando il protagonista dellazione giuridica un personaggio pubblico come ad esempio un vescovo, e al cui interno non stato possibile fare ulteriori distinzioni fra atti pubblici e chartae notarili. Distinzioni,
che, inevitabilmente si sovrapporrebbero a quelle possibili fra gli estensori dei
documenti cos come fra gli intervenientes, e che potrebbero forse incidere, e
riflettersi, in maniera significativa sulle scelte operate dai singoli, nella nostra ristrettissima prospettiva: notai e cancellieri, testimoni laici oppure sottoscrittori
religiosi possono avere avuto educazioni grafiche assai diverse, che portano appunto a impiegare per i nomina sacra le forme pi canonizzate oppure, allopposto, quelle pi aberranti.
La limitatezza, tanto in termini temporali quanto tipologici, dei documenti
usati certo pu inficiare la rappresentativit del materiale raccolto e delle osservazioni che si proporranno, e che sar opportuno e auspicabile poter sottoporre a una verifica ulteriore ampliando per quanto possibile le fonti esaminate e uscendo dai confini, e dunque dalle esperienze, della Penisola per osservare gli usi e dunque le specificit di altre aree geografiche, aree che siano coerenti dal punto di vista grafico, cos come da quello della prassi documentaria.
Mi sembra invece ma si tratta di unaffermazione tutta da verificare che dal
confronto col mondo greco che in generale, per lo studio del sistema abbreviativo si rivela ineludibile e foriero di spunti e di conferme non arrivino elementi determinanti, dato che su quel ct troviamo una situazione fortemente
statica e cristallizzata.
Va anche riconosciuto che, contrariamente a quanto sarebbe probabile riscontrare allinterno della coeva produzione libraria, in cui peraltro il rispetto
dei vincoli strutturali sopra evocati potrebbe o dovrebbe certamente risultare
assoluto, nella documentazione del IX secolo le attestazioni dei nomina sacra
sono oggettivamente limitate, sia nella loro quantit sia nei loro contesti duso.
Nonostante lestrema variet di strutture formali e contenutistiche del documento altomedievale, indubbio che la presenza dei nomina sacra sia prevalentemente concentrata in particolare nelle parti formulari, e dunque estremamente rigide, del protocollo e dellescatocollo, oltre che nelle sottoscrizioni testimoniali, sebbene naturalmente le loro occorrenze allinterno del testo possano essere possibili, per quanto pi occasionali. Eppure, proprio per i motivi
che ho sopra esposto, certo che si ha a che fare con un materiale pi mosso,

RISPETTARE, MODIFICARE, IGNORARE

107

per cos dire, ed probabile che la libert di azione dei rogatari, e degli scriventi in genere, sia stata maggiore, entrando in gioco a influenzare il quadro
dinsieme un fattore non indifferente come quello rappresentato dal livello di
alfabetismo e di competenza grafica dei singoli, che dunque possono derogare,
anzi, come si potuto verificare, derogano frequentemente al rispetto rigoroso
delle forme rigorose dei nomina sacra.
Si tratta, com comprensibile, di un carotaggio in un terreno assai accidentato, dal quale arriveranno credo ulteriori sorprese, nel prosieguo auspicabile
della verifica. Come dicevo, i risultati di queste prime e sommarie indagini mi
hanno gi stupito non poco, ponendo degli interrogativi di fondo ai quali difficile dare una risposta certa e univoca, e per risolvere i quali occorre innanzitutto osservare la qualit complessiva del prodotto grafico. Bisognerebbe certamente anche approfondire la cultura grafica degli estensori e dei sottoscrittori delle testimonianze esaminate, verificarne il ruolo e dunque la professionalit e la competenza, valutarne appunto il grado di alfabetizzazione oltre a
considerare il grado di novit, o, allopposto, di conservatorismo, delle scritture impiegate. Tutte indagini collaterali e incrociate per le quali sempre opportuno partire dalle introduzioni e dalle presentazioni dei singoli documenti
proposte dagli editori dei diversi volumi delle ChLA prese in esame. Indagini
che, invece, per ovvi limiti di tempo, non ho avviato n avrei potuto presentare in questa sede, dove mi limito a raccogliere ordinatamente e a osservare attentamente i risultati del mio modesto censimento, nella speranza che ho gi
espresso di poter riprendere il percorso avviato e arrivare pi lontano.
I documenti del IX secolo conservati nellArchivio Capitolare di Asti sono purtroppo in numero piuttosto ridotto, solo ventisei (a fronte, ad esempio, dei novantaquattro del secolo successivo e alle molte centinaia e migliaia dei secoli
successivi)13, ma spero comunque siano sufficientemente esemplificativi sempre nella nostra assai specifica e assai limitata prospettiva , degli usi grafici degli scriventi di unarea locale dallidentit definita. Si tratta di testimonianze comunque spalmate lungo lintero secolo, che non concernono tutte direttamente lattivit della cancelleria vescovile o coinvolgono lepiscopato cittadino, visto che abbiamo a che fare con chartae notarili che riguardano prevalentemente, se non esclusivamente, compravendite di terre ed edifici, eccezion fatta per
un placito in cui sentenzia per il rappresentante del conte di Asti. Dal punto

13

I documenti esaminati sono pubblicati nel volume Chartae Latinae Antiquiores, facsimile
edition of the Latin charters, 2nd series, Ninth century, ed. by G. CAVALLO - G. NICOLAJ, LVI
(Italien XXVIII), Piemonte I, Asti, Archivio Capitolare, publ. by G. G. FISSORE, Dietikon,
Urs Graf Verlag, 2000.

108

NICOLETTA GIOV MARCHIOLI

di vista grafico nelle carte astigiane convivono due esperienze assai diversificate anche se non inattese: da un lato la corsiva nuova anche di buon livello e di
mano certamente professionale, dallaltra una serie di scritture pi posate, che
si allontanano in generale dalla corsivit e che invece sentono molto linfluenza dellincombente e inesorabile minuscola carolina14.
Nei documenti astigiani iniziamo a rilevare le deviazioni dal rispetto dei nomina sacra secondo una tendenza che troveremo sempre pi accentuata man
mano che andiamo avanti a esaminare le nostre testimonianze, ma che in questo primo nucleo documentario ci appare meno vincolante. Dominus, Deus, Iesus e Christus sono espressi sempre nelle consolidate forme compendiate, accompagnate sempre da un titulus soprascritto, cos come sanctus ed episcopus,
sebbene in questultimo caso troviamo anche il troncamento ep oltre che la parola scritta per intero. Tutte le altre parole, invece, si presentano in una grande
variet di varianti, fra cui spicca, per presbiter, accanto alla forma corretta pbr
anche nel connesso compendio archipbr (o arhipbr), per archipresbiter , il
troncamento sillabico prb, o quello ancora pi particolare pbrt, anche in arhipbrt
oppure nella pi singolare attestazione harhpbrt per archipresbiter, parola questultima che si trova peraltro talora scritta per esteso o anche nellhapax
archipbt. Una forma, quella del troncamento sillabico pbrt, che, come osserva
proprio lo stesso Fissore, dato spesso rilevare in molte sottoscrizioni autografe coeve del clero astigiano.
Un caso assai interessante riguarda la parola ecclesia, per la quale le occorrenze vanno dallusuale contrazione eccla (anche nelloccorrenza ecla) a una serie di troncamenti, dal pi semplice ecl- agli ipercorrettismi delle forme aecl15
ed aeccl, sino alla forma estesa ma lenita eglesia.
Vediamo infine due termini molto usati, diaconus e clericus. Per diaconus
passiamo, in un ampliamento progressivo dellestensione del compendio, dal
troncamento diac al troncamento sillabico diacn alla contrazione diacs alla parola resa per intero, mentre la parola composta archidiaconus scritta per este14

Sulla fisionomia delle esperienze grafiche dellarea astigiana quali si riflettono nei documenti esaminati rimandiamo agli interventi di G. G. FISSORE, Cultura grafica e scuola in Asti
nei secoli IX e X, Bullettino dellIstituto Storico Italiano per il Medioevo, 85 (1974-1975),
pp. 17-51 e, limitatamente ad alcuni aspetti assai specifici, Stilizzazioni grafiche e modelli culturali del notariato nei secoli IX e X: lesempio dei notai astigiani, Bollettino Storico-Bibliografico Subalpino, 77 (1979), pp. 261-276.
15
In queste ultime tre forme che ritroveremo, almeno in parte, anche nella documentazione cavense plausibile che il mancato raddoppiamento della c sia non solo la mancata
resa ortografica della geminazione della consonante quanto piuttosto il riflesso dellabbandono della pronuncia di [k] geminata, cio una semplificazione grafica che in primis fonologica.

RISPETTARE, MODIFICARE, IGNORARE

109

so oppure abbreviata anche colla contrazione archidiacs. Poche infine le attestazioni per clericus, abbreviato col troncamento cl, in cui il titulus abbreviativo taglia, secondo una prassi che troveremo attestata anche altrove, il tratto di
base della lettera l.
Passiamo alla documentazione veronese. Il fondo S. Maria in Organo, com
ovvio, concentra al suo interno prevalentemente documenti che riguardano
quasi esclusivamente lantica e importante fondazione benedettina cittadina, di
origine longobarda, situata su un ramo secondario dellAdige16. Si tratta dunque di carte tanto prodotte dal monastero che per il monastero, che sono state
redatte assai spesso proprio a S. Maria in Organo, se non pi genericamente in
citt o in localit limitrofe minori, che occupano distesamente tutta la durata
del IX secolo e nelle quali possibile osservare la presenza di una scrittura che,
pur partendo dalla corsiva nuova, col tempo assumer un andamento pi posato, mutandosi in quella che, con una formula di compromesso terminologico
che cerca di contemperarne i diversi aspetti connotanti, stata indicata come
una precarolina documentaria. Una scrittura che, nel corso del tempo, modificher la sua fisionomia virando nuovamente verso la corsivit, mentre, secondo una linea di tendenza opposta, in particolare nelle sottoscrizioni autografe,
comincia ad affermarsi, in realizzazioni talora inevitabilmente incerte, la minuscola carolina17. Nel contenuto delle chartae, che sono quarantatre in tutto, si
16

I documenti esaminati sono pubblicati nei seguenti volumi delle ChLA: Chartae Latinae
Antiquiores, facsimile edition of the Latin charters, 2nd series, Ninth century, ed. by G. CAVALLO - G. NICOLAJ, LIX (Italien XXXI), Verona I, Archivio di Stato, publ. by F. SANTONI,
Dietikon, Urs Graf Verlag, 2001 e Chartae Latinae Antiquiores, facsimile edition of the Latin charters, 2nd series, Ninth century, ed. by G. CAVALLO - G. NICOLAJ, LX (Italien XXXII),
Verona II, Archivio di Stato, Archivio Capitolare, publ. by F. SANTONI, Dietikon, Urs Graf
Verlag, 2002.
17
Ho cercato di riassumere, per quanto sommariamente, il dettagliato quadro sulle specificit grafiche dei documenti veronesi altomedievali tracciato da F. SANTONI, Scrivere documenti e scrivere libri a Verona, in Le Alpi porta dEuropa. Scritture, uomini, idee da Giustiniano al Barbarossa, Atti del Convegno internazionale dellAssociazione italiana dei Paleografi e Diplomatisti (Cividale del Friuli, 5-7 ottobre 2006), a cura di L. PANI - C. SCALON,
Spoleto, Fondazione Centro Italiano di Studi sullAlto Medioevo, 2009, pp. 173-211. Nellindagine, dedicata alle scritture tanto documentarie quanto librarie di et carolingia a Verona, si sottolinea limportanza della posizione strategica in cui si trova la citt veneta, allincrocio di fondamentali transiti e scambi, anche di ordine grafico. Non solo: importanti
vescovi di etna alamanna, come Egino e Ratoldo, hanno svolto un indubbio e determinante ruolo di mediazione fra la cultura grafica retico-alamanna e la tradizione locale. Si spiega cos perch la scrittura documentaria veronese nella sua versione pi matura e originale
sia lesito, cui si giunge attraverso una fase di gradazioni e passaggi, della combinazione fra
la consolidata corsiva nuova e i modelli transalpini. Un fenomeno di commistione grafica
che si ritrova specularmente anche nellambito delle esperienze librarie.

110

NICOLETTA GIOV MARCHIOLI

rispecchiano in particolare attivit, vicende e interessi che coinvolgono il monastero e in primis labate, ma anche, fra gli altri soggetti, il vescovo di Verona:
gli atti pi attestati riguardano compravendite, donazioni pro anima, concessioni e permute di terreni, ma non mancano ad esempio notitiae brevis e notitiae iudicati.
Il quadro degli usi propri di Verona si definisce gi nei documenti pi antichi, e di fatto si mantiene inalterato, in un rispetto delle forme per cos dire tradizionali dei nomina sacra ritenuto evidentemente un obbligo cogente da parte
sia dei rogatari, molto spesso ecclesiastici, sia dei sottoscrittori, anchessi in prevalenza dei religiosi, e pertanto solo talora messo timidamente in discussione.
Accanto alle consuete forme standardizzate per Deus, Dominus, Iesus Christus
(con loccorrenza xpianissimus per christianissimus), sanctus, episcopus e presbiter questultimo anche nel composto archipresbiter, con loccorrenza di archipbr , troviamo quelle che potremmo cominciare a definire anchesse consuete forme compendiate ma in una sorta di nuovo e piccolo sottosistema, rappresentate prevalentemente da termini che indicano ruoli ecclesiastici, come clericus e diaconus, per esprimere i quali troviamo prevalentemente troncamenti, come cl per clericus (abbreviato peraltro anche per contrazione, nella forma cls), e
diac per diaconus, anche nella forma composta archidiac, talora scorciata sino a
giungere ad archidia oppure archid, mentre per subdiaconus troviamo il pi severo esito subd. Una parola infine per ecclesia: per esprimerla si alternano la forma
di contrazione per cos dire pi canonica eccla e laltrettanto consolidato troncamento eccl.
Come si evince dagli esempi proposti, si tratta comunque di un numero
piuttosto ridotto di varianti, oltre che di attestazioni, ma che prefigurano una
situazione che vedremo affermarsi anche a Lucca e a Cava dei Tirreni.
Arrivo appunto a Lucca. Non mette neppure conto sottolineare ulteriormente la straordinaria ricchezza del fondo documentario conservato presso
lArchivio Arcivescovile della citt toscana. Una ricchezza dimostrata dalleccezionalit della continuit della serie documentaria, per cui abbiamo sostanzialmente uno o anche pi documenti a coprire ogni anno a partire appunto
dall801 in poi. Motivo questo per cui ho scelto di censire una serie di atti che
occupano i primissimi anni del IX secolo, dall801 all807, per poi passare a
quelli collocati negli anni 842-845, che rappresentano peraltro gli ultimi per i
quali si approntata una recente edizione18: nonostante in ambedue i casi il las18

Per raccogliere il corpus delle chartae lucchesi si sono censiti i seguenti volumi delle ChLA:
Chartae Latinae Antiquiores, facsimile edition of the Latin charters, 2nd series, Ninth century, ed. by G. CAVALLO - G. NICOLAJ, LXXII (Italien XLIV), Lucca I, Archivio Arcivescovile, Diplomatico, publ. by C. GATTAGRISI, Dietikon, Urs Graf Verlag, 2002 e Chartae Latinae

RISPETTARE, MODIFICARE, IGNORARE

111

so di tempo sia davvero assai breve, le testimonianze utili sono assai fitte, venticinque per il primo scorcio del secolo e trenta per la seconda spanna temporale.
Si tratta di documenti accomunati, dal punto di vista grafico, dalluso esclusivo della corsiva nuova, sino anche alla met del secolo, in una gradazione di
realizzazioni fortemente connotate e riconoscibili, che vanno da quelle pi accurate e mescidate con elementi cancellereschi piuttosto spiccati a quelle invece fortemente irregolari (mentre la minuscola carolina compare episodicamente solo allinterno di qualche sottoscrizione). Esperienze grafiche, quelle dei documenti lucchesi, che si devono in moltissimi casi a rogatari che si sottoscrivono qualificandosi come notarius ma anche aggiungendo, di volta in volta, delle
specificazioni del proprio ruolo di religiosi come subdiaconus, clericus o presbiter,
i quali producono in prevalenza cartulae e solo in pochi casi notitiae brevis o notitiae iudicati. Lanalisi della natura contrattuale di queste chartae, rogate in una
percentuale assai alta a Lucca, rivela una singolare quantit di donazioni o di offertiones pro anima, accanto a numerose concessioni di beni immobili e a un minor numero di compravendite o di altri negozi: protagonista assoluta di tutte queste azioni giuridiche, che riguardano prevalentemente le sue attivit economiche,
la Chiesa cittadina, in particolare nella persona dei suoi vescovi, che furono Iacopo agli inizi del secolo e successivamente Berengario e Ambrogio19.
Anche nelle carte lucchesi, a partire dalle testimonianze pi antiche, mi sembra si possano osservare dei comportamenti omogenei e coerenti con quanto
siamo andati ricostruendo per altre realt locali: di norma i nomina sacra le cui
forme non subiscono modifica alcuna sono quelli della consolidata alte sakrale Reihe, per usare le parole di Traube, accompagnati da un titulus che pu talora assumere forme estrose e anomale, mutandosi talvolta in un trattino verticale ondulato. Discorso solo in parte diverso va fatto per episcopus, per il quale, accanto alla consueta forma eps, si trova anche linaspettato troncamento
epis, per episcopo, che troviamo nella sottoscrizione autografa del presbiter RaAntiquiores, facsimile edition of the Latin charters, 2nd series, Ninth century, ed. by G. CAVALLO - G. NICOLAJ, LXXVIII (Italien L), Lucca VII, Archivio Arcivescovile, Diplomatico,
publ. by M. PALMA, Dietikon, Urs Graf Verlag, 2009.
19
Una disamina, in chiave diplomatistica, del ricchissimo patrimonio documentario altomedievale dellArchivio Arcivescovile lucchese offerta da F. MAGISTRALE, Le pergamene
dellArchivio Arcivescovile di Lucca (secoli VIII-IX): lesperienza delle Chartae Latinae Antiquiores, in Il patrimonio documentario della chiesa di Lucca. Prospettive di ricerca, Atti del Convegno internazionale di Studi (Lucca, 14-15 novembre 2008) a cura di S. PAGANO - P. PIATTI,
Firenze, Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2010, pp. 73-92. Alle pp. 285-311, va segnalato anche
lintervento, in parte distante rispetto al tema in oggetto di discussione in questa sede, di M.
BASSETTI - A. CIARALLI, Sui rapporti tra nazionalit e scrittura.

112

NICOLETTA GIOV MARCHIOLI

spertus, testimone a Lucca, nel luglio 801, dellordinazione a sacerdote da parte


del vescovo Iacopo del chierico Marino20. Per il genitivo plurale, accanto alla forma corretta epor, con lomissione della desinenza -um, si utilizzano talora anche
il ben pi lungo troncamento episcopor, oltre alla parola scritta per esteso.
Va sottolineato che anche in altri casi i modi per rendere graficamente i termini utilizzati in particolare per indicare il ruolo di un individuo, in prevalenza quello dei sottoscrittori, variano a seconda delle scelte, anche assai mutevoli, dei singoli scriventi: il caso di presbiter (anche nel nome composto archipresbiter), per il quale troviamo, oltre a pbr, anche prb / prbr / pbro (usato ripetutamente e impropriamente per il nominativo), sino a giungere alla forma
estrema rappresentata dalla sigla p, attestata in compresenza con abbreviature
invece pi estese21. Un discorso analogo si pu fare per diaconus, scritto talora
per esteso, per il quale troviamo i troncamenti di e diac, anche come suffisso
nelle parole composte arcidiaconus e subdiaconus, sebbene per quella compaia
anche la forma archid e per questa sia attestato anche il parallelo compendio
subd (con una doppia attestazione di subdc, per subdiaconum), oltre allinsidioso e pi severo sub. Segnalo ancora i troncamenti, attestati con assoluta regolarit, eccl per ecclesia (altrimenti, ma assai raramente, scritta per intero) in cui,
come gi si potuto rilevare per altri compendi, il segno abbreviativo taglia il
trattino orizzontale sul rigo, trattino piuttosto spiccato, della l, di cui in realt
la prosecuzione e cl per clericus.
Questa situazione in qualche modo perfettamente bipartita mantiene la sua
fissit nel tempo: osservando le testimonianze successive troviamo le medesime
scelte, con una peraltro evidente riduzione nellelaborazione di forme che potremmo definire arbitrarie ed estreme. Se infatti facciamo un balzo in avanti di
quasi mezzo secolo e consideriamo la documentazione lucchese del primo
quinquennio degli anni Quaranta, notiamo come si confermi una situazione
che andava emergendo con una qualche evidenza gi nei primi anni del secolo;
in questo caso, tuttavia, abbiamo pi che mai a che fare con una produzione
che si deve a un numero ristretto di rogatari, che nella sua introduzione alledizione dei documenti Marco Palma definisce veri e propri professionisti della penna, appartenenti alla ristretta cerchia di esperti ai quali la Chiesa lucchese affidava la registrazione delle proprie azioni giuridiche e lattestazione dei
suoi titoli di propriet22, e anche gli intervenientes che in gran numero pro20

Il documento conservato con segnatura Lucca, Archivio Arcivescovile, Diplomatico, nr.


307 (cfr. ChLA2, LXXII, nr. 6).
21
Cos accade, ad esempio, nella notitia brevis redatta a Lucca e datata ante 801 settembre
11, con segnatura Lucca, Archivio Arcivescovile, Diplomatico, nr. 308 (cfr. ChLA2, LXXII,
nr. 7a).
22
Cfr. ChLA2, LXXVIII, p. 5.

RISPETTARE, MODIFICARE, IGNORARE

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ducono sottoscrizioni autografe sono membri delle gerarchie ecclesiastiche, in


particolare esponenti del clero legato alla cattedrale cittadina.
Le scelte di fondo, rispetto alla questione di cui ci stiamo occupando, rimangono in qualche modo le medesime. Osservando la sequenza dei nomina
sacra colpisce la sensazione, che diventa man mano sempre pi una certezza, di
avere a che fare con un sistema che, nel suo complesso, a parte qualche sussulto, si sta sempre pi normalizzando o nuovamente normalizzando , tendendo via via a escludere, almeno per alcune delle attestazioni pi ricorrenti, forme per cos dire aberranti. Il consolidato gruppo costituito delle consuete forme compendiate per Dominus, Deus, Iesus Christus, ma anche sanctus, rimane
lontano da possibili modifiche, mentre per quanto concerne gli altri nomina sacra ricorrenti, quelli per cos dire lato sensu, troviamo oscillazioni ed elaborazioni originali per termini che pure sono spesso usati ma che certo risultano
meno significativi e pregnanti. Cos, mentre il troncamento eccl la forma pi
usata per ecclesia (quando poi il termine non viene scritto per esteso) e mentre
troviamo le occorrenze subd / subdiac ed archidiac accanto alla forma esplicita
diaconus, per episcopus si usa di norma il regolare nomen sacrum eps, anche se
per il genitivo episcoporum troviamo il lungo troncamento episcopor, con omissione della desinenza -um, accanto alla forma estesa, e per clericus accanto al
diffuso troncamento cl compare quello un po pi ampio cle.
Non stupisca il fatto che il termine per il quale si registrano le varianti pi
numerose e ardite sia presbiter: una circostanza questa che deriva ovviamente dal fatto che si tratta di una qualifica con cui si firmano molti sottoscrittori,
ignari evidentemente degli usi pi consolidati per compendiare questo nomen
sacrum, oltre che ignari in qualche caso dellortodossia della grammatica latina.
Ecco allora che troviamo la consueta gradazione di esiti pbr / prb / prbr, ma anche prbro, ancora una volta per uno scorretto presbitero inteso come nominativo, sino a giungere a prespit23 e a prbs, contrazione improbabile per un altrettanto improbabile e scorretto scioglimento presbiterus24.
23

Compendio unico e davvero eccentrico, in cui il titulus orizzontale collocato sulla t, che
serve a esprimere il titolo con cui si sottoscrive, peraltro con grandi incertezze, Uuitaldus,
autore della concessione di un livello prodotta a Lucca in data 843 gennaio 9 e trdita dal
documento segnato Lucca, Archivio Arcivescovile, Diplomatico, nr. 604 (cfr. ChLA2,
LXXVIII, nr. 5).
24
Cos arditamente si sottoscrive Tassimannu, nel documento con segnatura Lucca, Archivio Arcivescovile, Diplomatico, nr. 646 (cfr. ChLA2, LXXVIII, nr. 47), redatto a Lucca e datato 845 maggio 28, in cui si impegna a svolgere le sue funzioni di rettore della chiesa di S.
Martino a Montuolo, piccola frazione di Lucca. La correttezza, anche ortografica, dei nomina sacra, oppure, allinverso, luso di forme eccentriche, pu, anzi deve essere un indicatore del pi complessivo grado delle competenze grafiche dei testimoni, quale attestano ad

114

NICOLETTA GIOV MARCHIOLI

Consideriamo infine il corpus cavense del IX secolo, costituito da ben centodue


chartae, dunque un numero piuttosto significativo di attestazioni, che, per un
altro caso fortunato, sono collocate con cadenza regolare lungo tutto larco
temporale di interesse: il documento pi antico dell816, mentre lultimo esaminato datato 899; si tratta dei pi antichi documenti non solo dellArchivio
della Badia, ma in assoluto dellItalia meridionale25. Ricordo che la Badia di Cava dei Tirreni fu fondata in realt nel 1011, dunque in epoca posteriore rispetto al periodo di cui ci stiamo occupando, ma custodisce documentazione ben
pi antica e comunque prodotta nellambito territoriale dellattuale provincia
di Salerno, che conflu al suo interno attraverso una serie di accessioni successive. Le chartae, che si devono a estensori sia laici che ecclesiastici, i quali operano tanto nel campo della documentazione privata come in quello della documentazione pubblica, sono relative a una vasta zona della Campania e sono state prodotte allinterno di unarea microregionale ben definita, spartita politicamente fra i principati di Salerno e Benevento; fra i centri pi attestati troviamo
soprattutto la citt di Salerno accanto a localit minori come S. Agata dei Goti, Sarno e Nocera e anche Benevento26.

esempio proprio le sottoscrizioni autografe ai documenti lucchesi; una verifica in tal senso, per
lVIII secolo, stata avviata da P. SUPINO MARTINI, Le sottoscrizioni testimoniali al documento
italiano del secolo VIII: le carte di Lucca, Bullettino dellIstituto storico italiano per il Medio
evo e Archivio muratoriano, 98 (1992), pp. 87-108 e Alfabetismo e sottoscrizioni testimoniali
al documento privato nellItalia centrale (sec. VIII), in Escribir y leer en Occidente, a cura di A.
PETRUCCI - F. M. GIMENO BLAY, Valencia, Universitat de Valencia, 1995, pp. 47-61.
25
I documenti esaminati sono pubblicati nei seguenti volumi delle ChLA: Chartae Latinae
Antiquiores, facsimile edition of the Latin charters, 2nd series, Ninth century, ed. by G. CAVALLO - G. NICOLAJ, L (Italien XXII), Cava dei Tirreni I, Archivio della Badia S.ma Trinit,
publ. by M. GALANTE, Dietikon, Urs Graf Verlag, 1997; Chartae Latinae Antiquiores, facsimile edition of the Latin charters, 2nd series, Ninth century, ed. by G. CAVALLO - G. NICOLAJ, LI (Italien XXIII), Cava dei Tirreni II, Archivio della Badia S.ma Trinit, publ. by F. MAGISTRALE, Dietikon, Urs Graf Verlag, 1998; Chartae Latinae Antiquiores, facsimile edition of
the Latin charters, 2nd series, Ninth century, ed. by G. CAVALLO - G. NICOLAJ, LII (Italien
XXIV), Cava dei Tirreni III, Archivio della Badia S.ma Trinit, publ. by M. GALANTE, Dietikon, Urs Graf Verlag, 1998.
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Per ulteriori informazioni sulla fisionomia, anche grafica, della documentazione cavense
si guardi al volume Scrittura e produzione documentaria nel Mezzogiorno longobardo, Atti del
Convegno internazionale di studio (Badia di Cava, 3-5 ottobre 1990), a cura di G. VITOLO F. MOTTOLA, Badia di Cava, Edizioni 10/17, 1991, oltre che allintervento pi specifico di
M. GALANTE, La scrittura dei codici e dei documenti latini, in La Badia di Cava nella storia e
nella civilt del Mezzogiorno medievale, Catalogo della mostra di codici, pergamene, sigilli,
mappe e carte geografiche in occasione del IX centenario della consacrazione della basilica
abbaziale (1092-1992), a cura di G. VITOLO - F. MOTTOLA, Salerno, Edizioni 10/17, 1991,
pp. 95-124.

RISPETTARE, MODIFICARE, IGNORARE

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Abbiamo a che fare con una prevalenza di documenti privati, in maggioranza atti di compravendita di beni immobili, ma anche permute, donazioni, talora pro anima, e assegnazioni di morgengab, accanto a pochi memoratoria; non
mancano neppure documenti pubblici, come giudicati o arbitrati, in cui intervengono i massimi esponenti locali del potere civile e religioso, come Radelchi
I, principe di Benevento dall839, oppure Pietro III, arcivescovo di Salerno
probabilmente dall874, o Guaimario I principe di Salerno dall880.
Oltre a questi forti vincoli dati dal fatto di provenire da centri di produzione comuni e vicini, le chartae cavensi sono contraddistinte dalluso, che coinvolge rogatari e intervenientes, di una medesima scrittura, e precisamente una
corsiva nuova che andr trasformandosi in una beneventana corsiva, in una certa variet esecutiva, che vira anche verso esiti cancellereschi e che contempla
anche scritture definibili come miste, essendosi di fatto avviato un suo irreversibile processo di beneventanizzazione che si realizzer compiutamente
nellultimo quarto del secolo27.
Lo spettro dei nomina sacra come emerge dalla lettura dei documenti cavensi si rivela ampio e assai diversificato, soprattutto rispetto ad altre realt che
abbiamo sopra evocato, ma in questo specifico contesto la variet delle forme
tocca, seppur marginalmente, anche quei nomina sacra che di norma sono quelli pi presenti e che nel contempo potremmo considerare intangibili. Mi riferisco ad esempio al fatto che troviamo, sempre nellinvocatio di alcuni documenti, Dei scritto per esteso (e talora con la legatura ei) al posto del tradizionale nomen sacrum di: davvero degli hapax assoluti, come altrettanto eccezionale ci appare la forma scu per sanctu.
In molti casi, fra laltro, come nellultimo esempio prodotto, dalla irregolarit di alcuni compendi traspare una scrittura fonetica che rende conto di un
processo di semplificazione linguistica, in cui spiccano una corruzione, anche
sintattica, del latino (spesso reso secondo una grafia scorretta perch appunto
semplificata, che ne trascrive la resa fonologica) e una sua contaminazione con
termini germanici.
Questa semplificazione linguistica emerge ad esempio dalla forma estesa
27

Su scritture e scriventi dellarea salernitana nellalto medioevo rimane imprescindibile lo


studio di A. PETRUCCI - C. ROMEO, Scriptores in urbibus. Alfabetismo e cultura scritta nellItalia altomedievale, Bologna, Il Mulino, 1992, che dedicano le pp. 143-194 proprio a un
capitolo intitolato Scrittura e alfabetismo nella Salerno del IX secolo, in cui si analizzano appunto le fonti rappresentate dai documenti cavensi presi in esame anche in questa sede.
Non va dimenticato che, nello stesso volume, alle pp. 77-108, si trova un lungo intervento
intitolato Il codice e i documenti: scrivere a Lucca fra VIII e IX secolo, ricco evidentemente
di spunti utili per ricostruire la situazione grafica a Lucca nel IX secolo che abbiamo sopra
evocato, anche se solo per brevi cenni.

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NICOLETTA GIOV MARCHIOLI

ecglesie, peraltro con la variante ecglesias (da intendersi in entrambi i casi allablativo), accanto al quale compare lomologo troncamento ecgle28. Sempre per
il termine ecclesia, oltre alla contrazione altrettanto scorretta ecla (accanto alla
quale attestata la forma per cos dire normale eccla), troviamo assai frequentemente il troncamento eccl, semplificato talora in ecl, oltre al troncamento sillabico eccls. Il numero delle possibilit diventa ancora pi ampio se andiamo su
termini come diaconus, per il quale passiamo dai troncamenti dia / diac ai pi
inaspettati troncamenti sillabici (se poi legittimo classificarli in questo modo)
dca (che costringe allimprobabile scioglimento diacanus) / dcas e alla forma
estesa diacunu, per non parlare della contrazione dics (o diacni, per diaconi), e
del sibillino troncamento sub (oltre a subd), per subdiaconus, per il quale compare anche la pi consolidata forma subdiac accanto alla contrazione subs. Altro caso significativo quello della parola clericus, per la quale la gamma delle
attestazioni, oltre alla parola resa per intero, contempla una selva di troncamenti, troncamenti sillabici e contrazioni come cl / clr / cle / cler / cleri / cles /
clco / clri (in realt per clerico), sino ad arrivare alla forma grammaticalmente
scorretta clerico, scritta per esteso e da intendersi al nominativo. Analoga ricchezza di esiti rilevabile per la parola presbiter, per la quale, oltre al troncamento pres, si creano troncamenti sillabici, talora originali, come pbr / prb /
preb / prib29 / psbit30 e per la quale attestata anche la contrazione pbru, per
presbiteru, usato come accusativo, accanto al pi corretto pbrum per laccusativo presbiterum. Tutti compendi piuttosto severi dallo scioglimento evidentemente non facile, che spesseggiano nelle sottoscrizioni autografe e che evidentemente fissano sulla pergamena incertezze, originalit e ignoranza degli scriventi. Alcune di queste forme, le pi criptiche e le pi anomale, sono compresenti (nel testo ma anche nelle sottoscrizioni autografe) in un documento del

28
Tutte queste singolari forme sono impiegate nel documento con segnatura Cava dei Tirreni, Archivio della Badia della Santissima Trinit, I n. 86 (cfr. ChLA2, LII, nr. 14), una offertio pro anima fatta a Salerno nel marzo dell882 a favore della chiesa cittadina di S. Massimo da Grisepert.
29
Si tratta di una abbreviatura per la quale c da attendersi un inevitabile e scorretto scioglimento prisbiteri e accanto alla quale oltre alle contrazioni pbri e prbri attestato anche il pi corto compendio pri, che va inteso, a mio parere, anchesso come una contrazione e deve essere sciolto come presbiteri, dunque correttamente al genitivo.
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Interessante abbreviatura che prevede, per la sillaba iniziale pre, luso del corrispondente
compendio del p con titulus soprascritto, cui seguono le lettere sbit, con un altro titulus abbreviativo che taglia lasta della b. Il compendio usato nella sua sottoscrizione autografa
dal prete Ucpertu, che in una stentata minuscola di base interviene nella vendita di un terreno. Si tratta di un documento redatto a Salerno nellottobre 816, con segnatura Cava dei
Tirreni, Archivio della Badia della Santissima Trinit, I n. 6 (cfr. ChLA2, L, nr. 4).

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marzo 882, prodotto a Salerno dalla cancelleria vescovile31, e in cui lattore dellazione giuridica proprio lo stesso arcivescovo Pietro III, che libera dalla propria giurisdizione la gi citata chiesa cittadina di S. Massimo.
Per riassumere quanto emerso sinora, credo sia opportuno sottolineare come
si possa rilevare una distinzione di massima fra quelli che potremmo definire
nomina sacra in senso stretto e proprio, dunque i termini per Dominus, Deus,
Iesus, Christus, sanctus, e quelli che invece indicano diverse funzioni degli appartenenti al mondo ecclesiastico, come episcopus, clericus, presbiter, diaconus
o anche la stessa istituzione della Chiesa, dunque Ecclesia, che gi Schiaparelli
valutava con cautela, considerandoli a questo punto verrebbe di dire a ragione semplici compendi, privi di un carattere sacrale. A questa bipartizione corrisponde una grande ed evidente bipartizione di comportamenti e di esiti. Per
esprimere nomi e attributi della divinit si tende comunque a rimanere nellalveo di una tradizione consolidata, evitando le modifiche e rispettando quelli
che vengono evidentemente ritenuti come i simboli grafici riconoscibili del sacro. Sono in particolare i termini Deus, Dominus e Iesus Christus, dunque i veri e propri nomi della divinit, quelli a essere presenti nelle loro forme pressoch sempre immutate e sempre accompagnate da un titulus orizzontale distintivo salvo qualche rarissima eccezione eclatante, e proprio per questo poco significativa e rappresentativa , anche quando sono una traslitterazione totale o
parziale di lettere greche.
probabile invece, allopposto, che altri termini, quelli utilizzati ad esempio per indicare le gerarchie ecclesiastiche i kirchliche Worte di Traube
siano stati percepiti come meno legati al sacro e dunque meno simbolici; gli
scriventi pertanto si sono ritenuti liberi di trattarli come qualsiasi altra parola,
da abbreviare o meno, in relazione al contesto, agli spazi, ai destinatari del prodotto scritto, infine anche alle proprie scelte e abitudini individuali.
Una questione di fondo, che ho affrontato solo rapsodicamente e che lascio
di fatto dunque insoluta, riguarda le motivazioni delle deviazioni dalla norma.
Ribadisco il fatto che uno degli elementi di cui si deve tener conto costituito
dalleducazione grafica degli scriventi, che nel contempo anche espressione di
una formazione culturale tout court e che potrebbe avere recepito o meno modelli pure forti come quelli rappresentati appunto dai nomina sacra. Uneducazione che in un momento in cui funzione sociale e diffusione sociale della scrittura vedono assai ridotti i propri ambiti assume connotazioni certamente diverse a seconda se abbiamo a che fare con professionisti della penna come no31
La cui segnatura Cava dei Tirreni, Archivio della Badia della Santissima Trinit, A n. 2
(cfr. ChLA2, LII, nr. 12).

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tarii o cancellarii (che molto spesso, per la verit, dichiarano esplicitamente la


loro condizione di religiosi), o, pi generalmente, con scriventi laici oppure ecclesiastici, a seconda dunque del ruolo di rogatari e intervenientes32. Sempre
che, naturalmente, si possa avere la possibilit di stabilire con certezza lo status
di coloro che scrivono e soprattutto si sottoscrivono, status che molto spesso
non dichiarato esplicitamente ed dunque difficile, quando non impossibile,
determinare.
Chiudo con unultima osservazione, solo apparentemente paradossale, ma
che in realt mi pare come la diretta e direi incontrovertibile conseguenza che
si pu trarre da quanto sinora detto. La circostanza, oramai assodata, per cui
mentre alcuni nomina sacra rimangono sostanzialmente forme chiuse e intangibili, e dunque sempre rispettate, altri nomi del sacro, per cos dire, sono modificati, rielaborati, ignorati, potrebbe rappresentare la appunto paradossale,
ma nel contempo migliore conferma del fatto che i primi, vere espressioni del
divino, che toccano, richiamano, rappresentano la sfera del sacro, sono davvero e senza incertezze interpretati come forme dal valore simbolico, fortemente
evocativo della divinit, e dunque come tali sono intesi e rispettati, mentre verso il gruppo di termini attinenti al mondo religioso, e dunque relativi allumano, consentita evidentemente una maggiore libert di azione, non apparendo
le loro strutture precettive e immutabili.

32

Proprio nelle sottoscrizioni autografe la variet e la singolarit dei compendi usati per indicare in particolare il proprio status, quando non sono la conseguenza di banali errori, possono attribuirsi allimperizia grafica e nel contempo alla fantasia creativa degli scriventi.

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