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Raoul Zamponi
1 Questo lavoro si avvale delle ricerche in corso in un progetto curato da chi scri-
ve, sostenuto dal Comitato Promotore Celebrazioni Padre Matteo Ricci e dall’Istituto
Matteo Ricci per le Relazioni con l’Oriente di Macerata e dal Pio Sodalizio dei Piceni di
Roma, finalizzato ad un’edizione diplomatica dell’opera con corredo di note e commenti.
2 Fa ciò presente, sin dal titolo, un breve ma importante articolo dedicato al
DPC: D. Messner, O primero dicionário bilingue português que utilizza uma língua
estrangeira moderna, «Verba Hispanica», 5, 1995, pp. 57-65.
3 Si osservi anche che le forme yué (cantonesi), hakka e mǐn (fukienesi) conte-
nute nel dizionario (vd. § 2) sono i primi vocaboli delle rispettive lingue trascritti in
caratteri latini giunti a noi.
4 Il dizionario fu per molto tempo ritenuto smarrito. Vedi J. A. Levi, O dicionário
1. Il titolo dell’opera
2. Gli autori
del cinese, in Atti del XIX Congresso Internazionale degli Orientalisti: Roma, 23–29
settembre 1935, Tipografia del Senato, G. Bardi, Roma 1938, pp. 172-178.
6 P. M. D’Elia, Fonti ricciane: documenti originali concernenti Matteo Ricci e la sto-
ria delle prime relazioni tra l’Europa e la Cina (1579-1615), vol. II, pte. II, libri IV-V: Da
Nanciam a Pechino (1597-1610-1611), La Libreria dello Stato, Roma 1949, p. 32, n. 1.
7 M. Ruggieri, M. Ricci, Dicionário português-chinês = 葡漢辭典 = Portuguese-
Dicionário português-chinês (attributed in this edition to) Michele Ruggiero [sic] and
Matteo Ricci, «Bulletin of Portuguese/Japanese Studies», 5, 2002, pp. 124-125) del
suggestivo titolo «Vocabulary of the language of China with the equivalents in Por-
tuguese, done by some priests and catechists from the Company of Jesus as well as by
other scholarly and working Chinese and Portuguese» per un’opera da considerarsi
sì collettiva, ma non in questi termini (vd. oltre § 4).
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(attributed in this edition to) Michele Ruggiero [sic] and Matteo Ricci, cit., p. 120.
14 Sono coloro che guidano una nave lungo rotte stabilite.
15 P. F.-M. Yáng, Dicionário português-chinês de Michele Ruggieri e Matteo Ric-
siddetto “cantonese standard”. Quelle hakka appartengono invece a diversi dialetti (non
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digerire’
C, H, F
C, H, F
C, H, F
C, H
C, H
C, H
H, F
H, F
C, F
essere in vita’
‘duro, rigido,
fermo, infles-
‘essere, stare,
‘stele, lapide’
‘battere, pic-
‘dentro, in-
‘immorale,
‘medicina,
dissoluto’
‘accordo,
farmaco’
chiare’
‘mare’
patto’
terno’
sibile’
[pʰa7]
[tsai⁶]
[lue⁶]
[hai3]
[ŋiz⁶]
[iɔk7]
[iɔk8]
[tɔŋ7]
[pi1]
[ŋaŋ5], [ŋaŋ6]
[jok8], [zok8]
[lui3], [nui5],
[tsʰai1] etc.
[je¹], [jo¹],
[jɘʔ⁷] etc.
[tsʰoi1],
[pok7]
[tʰoŋ3]
[hoi3]
[nui6]
[pi1]
etc.
[pʰaːk2]
[jœːk6]
[ŋaːŋ6]
[tɔːŋ6]
[tsɔi6]
[jœː3]
[pei1]
[hɔi2]
[nɔi6]
118r, 119r,
131r, 133r
128v, 149v
88v, 109v,
109r, 110v,
111v, 117r,
140r, 140v
35r–155r
56r, 57v,
43v, 53r,
60v, 83r
passim
104v
125r
118r
72v
<io, yo>
<nghen,
<tum>
nghẽ>
<zoi>
<lui>
hoy>
<pa>
<yo>
<hoi
<pi>
海
meglio precisati) mentre quelle fukienesi sono state tratte tutte dalla varietà di Xiàmén.
Si tenga presente che, con il termine cantonese, ci si riferisce ad un gruppo di dialetti
della lingua yué parlati nelle provincie del Guǎndōng e del Guǎngxī ed oggi diffusi anche
presso la gran parte delle comunità cinesi stanziate nei paesi occidentali. I dialetti hakka
(o kèjiā) sono invece parlati nel Guǎndōng centro-settentrionale e nell’area più meridio-
nale del Jiāngxī, oltreché presso numerose comunità sparse dal Shìchuān fino a Taiwan.
Con fukienese (o hokkienese) si intende un gruppo di dialetti, del complesso linguistico
mǐn (ramo meridionale), diffusi nel Fújiàn meridionale e nel Guǎndōng orientale. Yué
(oltre 55 milioni di parlanti), hakka (circa 30 milioni di parlanti) e mǐn (circa 70 milioni
di parlanti) sono generalmente classificati come membri del gruppo meridionale (o non
mandarino) delle lingue sinitiche assieme a wú, gàn e xiāng.
per una nuova immagine del dizionario portoghese-cinese 73
zione
活 — — [xʷoː2] ‘vivere’
换 — — [xʷæn4] ‘scambiare,
cambiare’
痕 — — [xən2] ‘impronta,
traccia’
a
zazione>
Citrus reticulata.
敢 <con> 90r [kɐm2] [kam3] [kam³] ‘osare’
NB: Non si esclude che <siu> e <tin> possano rappresentare errori aplografici,
raoul zamponi
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zione
費 <cuei, quei> 77v, 131v [hui⁵] [fui5], [pui5] [fɐi3] ‘sprecare, spende-
[fi5] [pi5] re; spesa’
蝠 — — [fʷuː2] ‘pipistrello’
proprio voler segnalare che il traducente in caratteri cinesi non è stato trascritto in
caratteri latini.
per una nuova immagine del dizionario portoghese-cinese 81
3. Datazione e localizzazione
(attributed in this edition to) Michele Ruggiero [sic] and Matteo Ricci, cit., p. 118.
24 L. F. Barreto, A fronteira cultural, cit.; Id., Review essay: John W. Witek, SJ
(ed.), Dicionário português-chinês (attributed in this edition to) Michele Ruggiero [sic]
and Matteo Ricci, cit.; Id., Macao: an intercultural frontier in the Ming period, in L.
Saraiva (a cura di), History of mathematical sciences in Portugal and East Asia II:
Scientific practices and the Portuguese expansion in Asia (1498-1579), World Scien-
tific Publishing Co., Singapore 2004, pp. 1-22.
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è già da un anno che iniziammo una casa e una cappella, che presto
finiremo; in questo lasso di tempo ci siamo poco adoperati insegnare la
dottrina a questa gente, perché tutto il nostro tempo se ne andava in lavo-
ro e nell’apprendere le lettere cinesi, nelle quali, per grazia di Dio, siamo
talmente a buon punto che potremmo predicare e confessare, qualora
se ne presentasse l’occasione… Abbiamo scritto pure nella loro lingua il
Pater noster e l’Ave Maria e i comandamenti31
Nella lingua siamo molto avanti e già mi par che posso e confessare
e predicare32
28 lichia.
29 da armada.
30 da lua.
31 «… a ya un año que començamos una casa y capilla que acavaremos presto y
en este inter emos entendido poco en [en]señar esta gente, por la ocupación de la la-
bor y de aprender las letras en lengua china; en lo qual, por la gracia de Dios estamos
tan adelante que ya podríamos predicar y confesar quando ubiese oportunidad...
Tenemos impreso en su letra el Pater noster y el ave Maria, los mandamientos...».
Lettera inviata da Zhàoqìng a Giambattista Román il 13 settembre 1584, in L, p. 86.
32 Lettera inviata da Canton al p. Claudio Acquaviva, S.J, il 30 novembre 1584,
in L, p. 93.
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Come huomo, che qua mi pare che ho da finire quei puochi giorni che
Iddio mi concederà di vita, mi vo accomodando et affetionando alla terra
quanto posso, et ogni giorno vo potendo più, perché già parlo correntemen-
te la lingua e comenzai a predicare ai christiani nella nostra chiesa, e di qui
avanti habbiamo d’aprire la porta anco ad alcuni gentili che lo desiderano.
Il simil feci nel leggere e scrivere le loro lettere, che pur sono alcune miglia-
ia; ché vo intendendo molti libri solo, et tutti con qualsivolgia agiuto33.
1585; L, p. 109.
34 A supporto della datazione e localizazione del manoscritto qui proposte è op-
portuno far presente che non è assolutamente certo che Ricci e Ruggieri disponessero
a Zhàoqìng di una copia di quel dizionario latino di Cardoso a cui è fatto cenno e che,
come vedremo (§ 5), fu fondamentale per la compilazione del “lato europeo” dell’o-
pera. Per quanto ne sappiamo, attraverso una lettera inviata da Ricci nel novembre
1585 a padre Giulio Fuligatti, gli unici libri occidentali (non religiosi) che i due gesuiti
avevano a disposizione nella residenza di Zhàoqìng erano due opere di cosmografia
matematica: In Sphaeram Ioannis de Sacro Bosco commentarius di Cristoforo Clavio
(Roma 1570) e De la sfera del mondo di Alessandro Piccolomini (Venezia 1540).
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4. Il manoscritto
«Feci un orologio nel frontespicio della casa et adesso ando con un globo celeste;
non so come mi riuscirà perché non ho libri; se non la opera del p. Clavio et il Pic-
colomini» (L, p. 116).
35 P. F.-M. Yáng, The Portuguese-Chinese Dictionary of Matteo Ricci: a histo-
alla fine di marzo o ai primi di aprile dell’anno successivo fuori Macao (a Zhàoqìng
per l’esattezza), il DPC sarebbe stato compilato durante le 19 settimane comprese tra
il 7 agosto ed il 18 dicembre del 1582 e le circa 11 settimane che intercorrono tra la
fine di marzo o i primi di aprile ed il 19 giugno del 1583. L’opera sarebbe insomma,
presumibilmente, il frutto di circa sette mesi di paziente lavoro.
38 I fogli (viz. le carte) appaiono oggi numerati progressivamente da 1 a 189 e
comprendono un foglio 40a (vd. nota 42). Alcuni di essi furono lasciati in bianco:
67, 68, 69, 70, 86. Altri tre furono scritti da un lato solo: 66v, 71r, 85v.
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3r–7r Brossura dal titolo Pin ciù ven tà si gni (verosi- Ruggieri.
milmente 賓主問答辭意 ‘il significato di ciò che
viene detto (lett. del parlare) nelle domande e ri-
sposte tra un invitato ed un anfitrione’) in cinese
romanizzato. Riporta il dialogo immaginario tra
uno studioso cinese ed un missionario sulla fami-
glia e su aspetti della vita quotidiana.
189r– Brevi liste di parole: una dal titolo 人門 (‘classe Le due preghiere
189v umana’) ed un’altra dal titolo 地門 (‘classe terre- furono scritte da
stre’). Sulla carta 189v vi sono due preghiere in Ruggieri.
latino ed annotazioni varie.
5. Struttura e contenuto
e Revirar a ‘rivoltare’.
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Reuoluer seu 搜
Reuer zui cã 再看
Reuelar chiã min 讲明
Reuirar fan zuon 翻转
discriminatore di significato.
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Vela ciuõ põ 船篷
Vela vigia scieu ti 守的
Toccar mu. 摸
Toccar as trõbetas zui hau teu 吹號令
Tronquo cau zu 高祖
Tronquo d’aruore* mu teu 木頭
Tronquo chiã 監
* Tronco de aruore.
5.510 delle 6.474 voci del DPC presentano una glossa. 964
voci, concentrate nella prima parte dell’opera, pur non essendo
rinvii ad altra voce, appaiono non tradotte. In termini generali
sono sprovvisti di glossa quei lemmi che consistono in:
– parole per le quali non esistono in cinese traducenti mono-
lessematici (e che richiederebbero quindi perifrasi o spiegazioni)
soprattutto per il fatto di denotare referenti estranei all’univer-
so culturale cinese dell’epoca; ad es. Bamquero46 ‘banchiere’ (c.
50v), Biscoito47 ‘biscotto’ (c. 52r), Bonança ‘bonaccia’ (c. 52v),
Bramido ‘bramito’ (c. 53v), cama ‘letto’ (c. 56r), colchaõ48 ‘ma-
terasso’ (c. 59r) e vmildade ‘umiltà’ (c. 155v);
45 toccar e tronquo stanno, ovviamente, per tocar e tronco.
46 Banqueiro.
47 Biscouto.
48 colchão.
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49 anjo.
50 Christão.
51 Christandade.
52 Praguejar.
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53 caualo.
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a cisco.
b Traduce anche Çuzidade (viz. Çugidade) ‘sporcizia’ (c. 65v).
c Mata ratos.
d Porçolana.
e Queijo.
* boca.
Fig. 4 – P. 28r del Dictionarium Latino lusitanicum & vice versa Lusitanico
latinũ di Jerónimo Cardoso, Coimbra 1570.
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Il fatto che i lemmi portoghesi del DPC siano stati attinti, pres-
soché tutti, dal DLLS di Cardoso, come si è detto (§ 3), smonta
l’ipotesi di Barreto circa le origini del testo. Le voci “di strada”,
legate alla vita quotidiana, ed i più numerosi vocaboli propri di
settori speciali del lessico (marinaresco, commerciale e militare)
che egli coglie nel testo ed attribuisce alla collaborazione di mari-
nai e mercanti portoghesi di Macao sono, in realtà, segni di note-
vole salienza cognitiva e culturale nel contesto sociale portoghese
dell’epoca che neppure un dizionario di latino può far a meno di
registrare. Sono anche parole, possiamo pensare, divenute familiari
a Ricci e Ruggieri data la loro pluriennale esposizione alla lingua
portoghese (dal 1577 al 1583, a Coimbra, Goa, Macao ed anche
sulle navi che, da Lisbona, li hanno portati sino a Macao).
Dal DLLS sono stati quindi tratti anche quei lemmi che con-
sistono in parole legate al cristianesimo, come Criador, Demo-
nio, Diabo, Igresia, Inferno, Peccato58 ed i vocaboli non tradotti
summenzionati la cui presenza, accanto a voci prettamente seco-
lari, riproduce nel testo quella commistione di sacro e profano
e di alto e basso che è poi tipica di un dizionario che punta a
rappresentare la lingua di un’intera società.
Sarebbe ora particolarmente interessante analizzare il signi-
ficato dei traducenti che il DPC fornisce, in particolare, per quei
termini prettamente teologici, nell’ottica, magari, di una tradu-
zione non soltanto di vocaboli ma anche di “orizzonti di senso”,
dal contesto culturale europeo-cristiano a quello “altro” cinese
a cui, come si sa, è del tutto estraneo persino il concetto di Dio
Ruggieri: Desboccado per Desbocado (78r), Edificar per Edeficar (87r), Espe-
rienza per Esperiencia (96v), Fritto per Frito (105r), Gallinha per Galinha (105v),
Lepre per Lebre (111v), Limatura per Limadura (112v), Maccanico per Macanico
(115r), masticar per mastigar (117v), Nauetta per Naueta (122r), Ordinar per Orde-
nar (124v), Pelle per Pele (128v), Pinhorar per Penhorar (129r), Rodella per Rodela
(140v), Sacco per Saco (142r), Settẽbre per Septembro (144v), Toccar per Tocar
(149v), Virtude per Vertude (154r), Vicairo per Vigairo (154v) etc.
Comuni nel PDC sono anche errori di regole, ad es.: <ç> per <c> davanti a <e> e
<i> (Çeo per Ceo ‘cielo’, c. 64v; Çinza per Cinza ‘cenere’, c. 65r), <gu> per <g> da-
vanti a <a> e <o> (adagua per adaga ‘daga’, c. 35r; aguora per agora ‘ora, adesso’, cc.
37v, 38r, 108r e 132r), <qu> per <c> davanti a <o> (poquo per poco ‘poco’; c. 132v)
e <s> per <ç> (cabesa per cabeça ‘testa’, c. 55r). Non mancano inoltre casi di elisio-
ne, fusione e separazione illegali (d’ouo per de ouo ‘d’uovo’, c. 106v; Desdaqui per
Desde aqui ‘da qui’, c. 78v; Guarda nappo per Guardanapo ‘tovagliolo’, c. 106r).
58 Peccado [sic].
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a Dal 1704 天主 ‘signore del cielo’ è il solo termine cinese per ‘Dio’ ammesso
dalle autorità ecclesiastiche cattoliche (B. Vermander, Christianity in the Far East,
in K. Brown (a cura di), Encyclopedia of Language and Linguistics, vol. 2, Elsevier,
Oxford 2005, p. 406). Di esso si occupa D’Elia (Fonti ricciane: documenti originali
concernenti Matteo Ricci e la storia delle prime relazioni tra l’Europa e la Cina
(1579-1615), vol. I, pte. I, libri I-III: Da Macao a Nanciam (1582-1597), La Libreria
dello Stato, Roma 1942, p. 186, n. 1).
b Traduce anche Diabo ‘diavolo’ (c. 83r).
c Propriamente il termine designa la quinta o la sesta delle vie o destinazioni nel
59 Fu però scritta, sia in caratteri latini che cinesi, da una mano diversa da quella
di Ricci o di Ruggieri.
per una nuova immagine del dizionario portoghese-cinese 99
60 cuõ cua nel DPC stesso (c. 99v), cuonhoa in E, pp. 27-28, che ne indica uno speci-
fico contesto d’uso e, al contempo, l’ampia diffusione in Cina. «In ogni Provincia vi è una
lingua propria, e molte volte più di una, non intesa dalle altre, e con tutto con lettere e libri
tutto è una medesima cosa. Con tutta questa varietà di lingue ve ne è una che chiamano
Cuonhoa, che vuol dire lingua forense, di che si usa nelle audentie e tribunali, la quale si
impara molto facilmente in ogni provincia con il suo uso, e così sino alli putti e le donne
sanno tanto di questa che possono trattare con ogni persona di altra provincia».
61 Nel DPC cuõ cua 官話 traduce, in particolare, il lemma falla mãdarin (‘parlata
mandarina’) assieme a cin yin 正音 ‘pronuncia corretta’. Varie ipotesi sono state
avanzate sull’origine della parola “mandarino”. Verosimilmente il vocabolo deriva
dal portoghese mandar, termine con cui venivano indicati quei funzionari che aveva-
no il “mandato” di trattare con gli stanieri.
62 Un tentativo di ricostruzione del sistema fonetico del cinese del DPC è offerto
Nankingese or any other dialect. The koine phonology... remained in this respect “dialec-
tally abstract”. This is not to say that it was in any sense “unnatural” but rather that it
combined various current phonological features in ways that were probably not found in
any single dialect of the time... the phonology of a traditional Chinese koine need not have
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Riferimenti bibliografici
been identical with the sound system of particular spoken dialect. And in fact, evidence
suggests that local dialects as such were often not the normal media of polite conversation
among the educated in traditional China... Instead a koine phonology was more often
an amalgam of phonological features» (W. S. Coblin, Reflections on the study of Post-
Medieval Chinese historical phonology, in D. Ho (a cura di), Dialect Variations in Chi-
nese — Papers from the Third International Conference on Sinology, Linguistics Section,
Institute of Linguistics, Preparatory Office, Academia Sinica, Taipei, 2002, pp. 31-32).
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