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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA: A PROPOSITO DELLE "RECHERCHES" DI

FRANÇOIS ZUFFEREY
Author(s): Lino Leonardi
Source: Romania, Vol. 108, No. 430/431 (2/3) (1987), pp. 354-386
Published by: Librairie Droz
Stable URL: https://www.jstor.org/stable/45040146
Accessed: 22-05-2022 13:06 UTC

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DISCUSSION

PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA.


A PROPOSITO DELLE RECHERCHES
DI FRANÇOIS ZUFFEREY

Nella Postilla 1985 alla voce « Filologia », redatta per l'Enciclope-


dia del Novecento ed ora in apertura del suo Breviaro di Ecdotica ,
Gianfranco Contini segnala la novità metodologica dell'edizione
critica di Arnaut Daniel a cura di Maurizio Perugi, rilevando in
particolare come nel volume dei Prolegomeni , che affronta il
complesso della tradizione trobadorica, « la variazione della forma è
presentata come radicalmente omogenea a quella delle lezioni,
infrangendo per la prima volta lo steccato alzato da Gaston
Paris » 1.
Questa attenzione per la restituzione formale, che Contini rico-
nosce come il punto oggi più problematico della prassi ecdotica in
generale, è per la filologia occitanica un fatto relativamente recente.
Una radicata tradizione editoriale prevede infatti la presentazione di
corpus limitati ad un autore, e assimilati per la forma linguistica alla
'norma' di un manoscritto determinato di volta in volta variable.
Ciò ha comportato scarso interesse sia per grafìa e lingua dei singoli
manoscritti, in genere visitati dagli editori solo nella sezione relativa
al loro autore, sia per un confronto delle soluzioni linguistiche
discordi, non essendo il variare delle forme ritenuto pertinente alla
ricostruzione del testo. Della gravità di questa carenza avvertiva
Avalle, che nell'unico lavoro complessivo sulla tradizione manoscrit-

1. G. Contini, Breviario di Ecdotica , Milano-Napoli, 1986, p. 64.

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ta in lingua d'oc dopo i fondamenti del Gröber raccomandava


l'analisi sistematica, sia paleografica che linguistica, dei singoli
canzonieri2; ribadita dallo stesso Avalle nel primo volume del
nuovo Grundriss come esigenza non della sola provenzalistica e co
il sostegno metodologico di posizioni bédierane3, la necessità dell
studio grafico-linguistico delle principali raccolte è comunque essen-
ziale anche alle operazioni della recensio stemmatica : in questo
senso essa è ricordata ad esempio da Nicolò Pasero nella sua
edizione di Guglielmo IX4. Ma fino ad oggi l'unico lavoro disponi-
bile in questo campo, dopo le introduzioni alle edizioni diplomatiche
dell'Ottocento, è lo studio di Jacques Monfrin su C : ed è
significativo che nella nota finale di quell'isolata analisi Monfrin
accennasse all'esistenza di « traditions critiques locales », rilevando
l'omogeneità linguistica dei principali raggruppamenti stemmatici
dei manoscritti trobadorici5 : « phénomène ... general » di quella
che ora si direbbe, dopo la decisiva impostazione continiana del
problema, congruenza tra il variare delle forme e il variare delle
lezioni 6 .
Proprio su queste delicate questioni intervengono ora massiccia-
mente le Recherches di François Zufferey7. Preceduto da un esame
relativo al solo A apparso nel 1973 8, il volume presenta i risultati

2. D'A. S. Avalle, La letteratura medievale in lingua d'oc nella sua


tradizione manoscritta , Torino, 1961, in part., p. 92-93.
3. D'A. S. Avalle, La critica testuale , in Grundriss der romanischen
Literaturen des Mittelalters , I, Généralités , Heidelberg, 1968, p. 547-548.
4. Guglielmo IX, Poesie , ed. critica a cura di N. Pasero, Modena, 1973,
p. 320-322; altro esempio in M. Pfister, La langue de Guilhem IX, in CCM,
t. XIX (1976), p. 91-113, p. 92.
5. J. Monfrin, Notes sur le chansonnier provençal C (Bibliothèque Natio-
nale, fr. 856), in Recueil de travaux offert à M. Clovis Brunei, Paris, 1955,
vol. II, p. 292-311.
6. I saggi fondamentali di Contini sono ora raccolti nel Breviario di
Ecdotica, cit. ; se ne può consultare l'utilissimo indice « dei concetti e degli
statuti ».
7. F. Zufferey, Recherches linguistiques sur les chansonniers provençaux,
Genève, 1987 [Pukl rom. et fr., CLXXVI].
8. F. Zufferey, Autour du chansonnier provençal A, in Cultura neolatina,
t. XXXIII (1973), p. 147-160.

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dello spoglio grafico-linguistic


occitanici, privilegiando nella
meridionale ; a ciascun manoscri
« questionnaire linguistique » a
caratteri, in larga maggioranza g
una radiografia completa del
l'amanuense fa riferimento. Il
notevolmente alla conoscenza
variabili e nelle sue costanti graf
particolarità fonetiche e morfol
sistematica dei manoscritti. Ma l
ricerca dello Zufferey non si
ricostruzione dei sistemi grafici
una valutazione geografica, ad
insieme fa trasparire gli strati s
percorso precedente della racc
Il fatto grafico assume dunqu
diverse « tradizioni » geograf
confermare vicinanze diciamo
due capitoli prendono in esam
rispettivamente la « tradition au
cienne », la prima a sua volta
(manoscritti A e B e frammen
Pillet-Cartens - , più il framm
non unifiée » (canzoniere di Be
di 0), la seconda in occidentale (manoscritti R e C, più il
frammento e9) ed orientale (canzoniere di Miquel de la Tor più E e
J, oltre al frammento p). Come si vede, criteri linguistico-geografìci
conducono a coppie note alla stemmatica provenzale ; e nonostante
gli altri capitoli siano dedicati a individui isolati (/*, unico rappresen-
tante della « Provence proprement dite », e le poche carte di T10) o
a vicinanze solo topografiche, senza che si possa parlare di
tradizione testuale (così per V e Sg - ribattezzato Z - , i due

9. Questa sigla è attribuita dallo Zufferey (p. 10) alla copia contenuta nel
ms. Vat. Lat. 7182.
10. Così è ribattezzato il ms. Thott 1087 della Biblioteca Reale di
Copenhagen, silato Kp da Piliet.

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canzonieri catalani), traspare evidentemente in tutto il volume


problematica sottolineata da Contini, diciamo genericamente d
contributo che l'analisi delle forme può offrire alle operazioni
recensio.

Certo, la posizione da cui muove Zufferey è in qualche modo


precedente alla valutazione delle varianti o a scelte editoriali : è una
posizione per cui sussiste semmai « la nécessité d'entreprendre
l'édition diplomatique de tous les chansionniers provençaux »
(p. 13), e per parte sua lo Zufferey fornisce in appendice la
trascrizione diplomatica appunto di alcuni tra i principali frammenti
di canzonieri pervenutici11. Ma questa attenzione massima alla
realtà del testimone presa di per sé non si richiama a presupposti
metodologici di tipo bédieriano, ed è presentata anzi come funziona-
le alla valutazione della varia lectio , come necessaria « avant
d'appliquer des principes d'ecdotique » (p. 2). Un esempio dell'ap-
porto della documentazione linguistica alla costituzione di uno
stemma è del resto offerto in chiusura dallo stesso Zufferey,
nell'unico capitolo dedicato ad un corpus d'autore, Peire Cardenal. E
per altro verso, tra i risultati della sua ricerca Zufferey segnala
l'individuazione di sistemi grafici coerenti, che egli raccomanda agli
editori come punto di riferimento per la scelta della forma dei loro
testi ricostruiti.
Un libro di rilievo dunque, che affronta con solidi strumenti
documentari uno dei problemi più delicati della filologia non solo
occitanica, rinnovando fra l'altro due campi d'indagine in genere
trascurati dopo le origini degli studi romanzi, quali la costituzione
dei canzonieri 12 e la fisionomia linguistica della poesia trobadorica ;

11. Le appendici (p. 321-348) presentano l'edizione diplomatica dei


frammenti Paris, Bibl. Nat., fr. 12474 + Ravenna, B. Classense, 165 (A' =
Aa + Ab Piliet), Udine, B. Arcivescovile, I. 265 ( Ky Ka dell'editore Suttina),
Paris, Bibl. Nat., n.a.f. 23789 (X", ý dell'editore Barroux), Perpignan, B.
Mun., 128 (p ), Vat. Lat. 7182 (battezzato e), Madrid, B. de la Real Academia
de Historia, 9-24-6/4579. L'elenco andrebbe ora integrato con L. Allegri,
Frammento di antico florilegio provenzale , in Studi medievali , t. XXVII (1986),
p. 319-351, che manca alla bibliografìa di Zufferey, come anche G. Gasea
Queirazza, Un nouveau fragment de chansonnier provençal , in Marche romane ,
t. XXXIII (1983), p. 93-99 (senza edizione).
12. Il problema è stato recentemente posto all'attenzione da DA.S.

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un libro che con la concretezz


potrebbe veramente segnare un
ogni futuro editore. Soprattuto
documentazione per lo più ined
manoscritto, anche perché spes
elenco di forme, ma fornisce u
fenomeni che presuppone una sc
ci, sia documentari sia letterari
una banca dati notevolissima, tut
agilità attraverso i continui ri
interessanti, attraverso l'utile in
po altri indici, forse non inutili,
degli autori, medievali e modern
geografico sacrebbe stato ausp
Ma come si è detto l'interesse
nella ricchezza e novità della d
dei dati raccolti la ricerca dello
evidente ma altrettanto fondame
modo non più rimovibile proprio
due questioni metodologicamen
blema ' formale ' della lirica trob
di distinguere i vari strati sov
dall'altra la difficoltà, una volta individuate le successioni, di
attribuire a ciascuna una localizzazione precisa, una identità geo-
grafica (e quindi possibilmente stemmatica) accertata.
Qui il merito dello Zufferey, si diceva, è meno evidente, perché la
problematicità metodologica rimane come implicita, non essendo
affrontato direttamente il nodo teorico, pur così evidentemente e
continuamente evocato dall'eterogeneità dei dati. Non che Zufferey
trascuri il problema; vi fa riferimento alla fine dell'introduzione
(p. 29-31), denunciando la duplice « incertitude » che presiede al suo
lavoro : sia stratigrafica, nella distinzione dei vari livelli, aggirata
con la proposta di puntare l'attenzione più sulla « scripta de la
tradition » cui il codice si avvicina che sulla lingua del singolo

Avalle, / canzonieri : definizione di genere e problemi di edizione , in La critica


del testo. Problemi di metodo e esperienze di lavoro. Atti del convegno di Lecce ,
Roma, 1985, p. 363-382.

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 359

copista : senza tuttavia rinunciare, ove possibile, a distinguere tra


caratteri propri della tradizione (comuni a più manoscritti), del
copista (presenti in tutto il manoscritto), delle fonti parziali confluite
nel canzoniere (limitati ad una o più sezioni del manoscritto); sia
geografica, per cui il carattere composito della tradizione e d'altra
parte lo stato di arretratezza della dialettologia occitanica, ferma in
sostanza al regesto del Brunei e alle analisi del Grafström13, non
consentono localizzazioni indiscutibili, rendendo necessario il ricor-
so a « des critères extra-linguistiques ».
Come si vede anche dall'impostazione data loro dallo Zufferey, si
tratta di due aspetti dello stesso problema, il problema storico per la
filologia romanza della valutazione delle forme contraddittorie
occorrenti in uno stesso testo, cui in questo dopoguerra si è trovata
una soluzione, partendo dalla lingua d'ofi, attraverso il concetto di
scripta 14 ; ed è questo appunto il termine usato dallo Zufferey. Va
però rilevato come il concetto di scripta si opponga per definizione
ad una localizzazione precisa, venendo a collimare in ambito
letterario con quello di koiné o della ' lingua illustre ' dantesca, tanto
che le applicazioni operate su testi occitanici hanno individuato
regioni di provenienza abbastanza vaste15. Inoltre, la 4 scriptologia '
ha come oggetto primario e tendenzialmente esclusivo i documenti,
privilegiando addirittura gli originali 16 : la presenza di una stratifi-

13. Si tratta di C. Brunei, Les plus anciennes chartes en langue provençale ,


Paris, 1926 (più il Supplément , Paris, 1952); Â. Grafström, Étude sur la
graphie des plus anciennes chartes languedociennes , Uppsala, 1958, e Id.,
Étude sur la morphologie des plus anciennes chartes languedociennes , Stock-
holm, 1968. Vi si è poi aggiunto A. Kaiman, Étude sur la graphie des plus
anciennes chartes rouergates, Zürich, 1974.
14. Il concetto, creato da L. Remacle, Le problème de l'ancien wallon ,
Liège, 1948, è stato poi applicato diffusamente da C. Th. Gossen, Französis-
che Scriptastudien , Wien, 1967.
15. Si vedano i lavori di M. Pfister, La localisation d'une scripta littéraire
en ancien occitan , in TraLiLi , t. X (1972), p. 253-291, e di L. Borghi Cedrini,
Appunti per la localizzazione linguistica di un testo letterario medievale : la
cosiddetta « Traduzione di Beda » in lingua d'oc , Torino, 1978. Sulla stessa
linea ora le osservazioni metodologiche di P. Wunderli sulla localizzazione
proposta da M. R. Harris per il rituale cataro (in Heresis , t. X, 1988, p. 103-
106).
16. Cfr. H. Goebl, Qu'est-ce que la sc rip to logie ?, in Medioevo romanzo ,

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cazione così complessa come quella trobadorica fa sì che le


eterogeneità grafiche possano essere attribuite non solo a diverse
realtà geografiche, sul piano sincronico, ma anche a diversi stadi
della trasmissione, sul piano diacronico. Tale incrocio rischia di
rendere impossibile qualsiasi lettura non probabilistica dei dati, ed
avrebbe forse richiesto una sistemazione teorica più approfondita e
rigorosa ; in sua mancanza, sulla prudenza espressa qui nell'introdu-
zione possono prevalere nel corso dell'analisi di Zufferey le esigenze
classificatorie e descrittive, per cui la localizzazione si fonda
sull'incrocio delle supposte isoglosse (o meglio isografe17), e alla
distinzione dei substrati è sufficiente qualche contraddizione, qual-
che anomalia rispetto all'insieme, secondo procedimenti che perdono
di vista il concetto di scripta e presuppongono l'esistenza di sistemi
in qualche modo puri.
È su questi punti delicati, decisivi per lo studio del variare della
forma accennato in apertura, che si vorrebbe porre l'attenzione; il
seguente resoconto delle Recherches dello Zufferey si soffermerà
quindi soprattutto non sulle pagine analitiche degli spogli, ma su
quelle adiacenti, spesso determinanti, che presentano per ogni
manoscritto una descrizione generale del contenuto e della composi-
zione, e poi un tentativo di interpretazione geografica dei dati
raccolti.

Il primo ad essere preso in esame dallo Zufferey è il ramo della


« tradition auvergnate » che è detto « unifié », in quanto tende a
uniformare secondo un suo preciso sistema le grafie dei suoi
modelli ; esso è costituito fondamentalmente dalla coppia AB (p. 35-
66). Nella presentazione dei due manoscritti, Zufferey individua in B
uno stadio più antico della tradizione : oltre alla poziorità delle sue
varianti (ma è sicuro il ricorso ad una fonte complementare di
controllo), lo proverebbe la successione dei generi, canzoni sirventesi
tenzoni (queste ultime cadute), ordine che pare « le plus naturel et le

t. II (1975), p. 3-43, p. 4. Sulla relatività dell'opposizione originale/copia si


veda comunque J. Monfrin, Le mode de tradition des actes écrits et les études
de dialectologie , in Revue de linguistique romane , t. XXXII (1968), p. 17-47, in
particolare p. 40-42.
17. J. Monfrin, Le mode de tradition, art. cit., p. 41.

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 361

plus ancien » (p. 36) rispetto a quello di A , canzoni tenzo


sirventesi : salvo che è lo stesso Zufferey a ricordare che in A
quaderno delle tenzoni è stato spostato in un secondo tempo,
doveva in origine seguire i sirventesi 18 ; non si capisce più dove si
differenza, anzi si ha semmai un indizio che lo stadio della tradizi
cui attingono A e B è per quanto riguarda la disposizione dei gener
esattamente lo stesso. Come non si capisce perché, iniziando A
Peire d'Alvernha (come D + Da e IK) e B con Guiraut de Born
(come a e 02), si debba pensare ad una modifica apportata da
all'ordine del modello comune, e non viceversa.
Si ha come l'impressione che pesi su queste conclusioni poc
prudenti la necessità di verificare un'ipotesi di localizzazione diver
sificata per A e B; il primo sicuramente confezionato in Italia
secondo da restituire alla Francia meridionale, come voleva Brunei
diversamente da Avalle 19 . In questo contesto si giustifica l'accusa
falsità alla concezione di e come editio variorum allestita in uno
scriptorium veneto20 : essa sarebbe confutata dal fatto che il
frammento di Ravenna (A'), che appartiene alla stessa tradizione di
AB , presenta però alcune lezioni caratteristiche di altri rami, lezioni
che non ricorrono in nessun caso né in A né in B ; non essendo
possibile (conclude Zufferey) una tale rigorosa diversità nella scelta
delle varianti se esse fossero state tutte compresenti nel modello, si
deve pensare a diversi stati di accrescimento di una medesima fonte,
ampliata via via da nuove varianti21. La controipotesi in realtà si
basa su indizi deboli (A' potrebbe benissimo aver contaminato per
conto suo; e non è poi detto che le varianti di un 'editio variorum
venissero scelte una per una, soggettivamente, e non sistematicamen-

18. La dimostrazione è dello stesso Zufferey , Autour du chansonnier


provençal A, cit., p. 151-152.
19. Cfr. C. Brunei, Bibliographie des manuscrits littéraires en ancien
provençal , Paris, 1935, n° 152 (« écrit au xme siècle en Provence »; D'A.S.
Avalle, op. cit., p. 104 (« esemplato ... da questa parte delle Alpi ... da un
amanuense provenzale (?) operante in Italia») e p. 106 («più delicato il
problema di B ... : non è detto che le sue caratteristiche paleografiche stiano
ad indicare proprio un amanuense ďoltralpe e non piuttosto un italiano
abituato a ricopiare testi occitanici »).
20. Cfr. Avalle, op. cit., p. 102-109.
21. Cosi alle p. 39-40.

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te, ad es. tutte quelle marginal


comunque dal punto di vista s
differenza22 : ha però il vantagg
tradizione che « a pu ... se dépl
che a lui preme.
Tale leggera forzatura dei dati s
che seguono la spoglio linguisti
dei critici precedenti 23 , Zuffer
e B siano italiani in base al fatto che i due manoscritti « sont les seuls
dont les scribes ont soigneusement effacé les italianismes des vidas »
(p. 59) ; ma l'assenza di italianismi, assoluta e comune solo a questi
due canzonieri, è evidentemente da attribuire al loro modello, e non
si potrà parlare di 4 correzione ' da parte dei due copisti, indipenden-
temente l'uno dall'altro. È del resto lo stesso Zufferey ad ipotizzare
poco oltre che questo modello sia da indentificare con una raccolta
messa insieme a Treviso da Uc de Saint-Circ, che non sarà certo
stata spolverata di italianismi24.
Siamo così arrivati al nodo dell'argomentazione dello Zufferey,
dove cioè si ricostruisce il percorso della tradizione cui fanno capo A
e B dalla Haute Auvergne al Veneto. L'origine alverniate della
scripta rappresentata da AB si fonda su dati abbastanza significativi,
anche se la specificazione all'interno della regione centro-settentrio-
nale può parere eccessiva 25 ; suggestiva poi l'ipotesi che individua in
Uc de Saint-Circ il tramite di questa tradizione nel Veneto
duecentesco : la provata permanenza di Uc alla corte del Delfino
d'Alvernia, personaggio citato come fonte di informazioni nella vida

22. Del resto una raccolta che nel tempo si accresce di varianti provenienti
da altre fonti non è altro, appunto, che un 'editio variorum come la immagina
anche Avalle (cfr. p. 100, dove si parla di « processo di sviluppo di e »).
23. Ma significativamente si attribuisce ad Avalle la convinzione che i due
copisti fossero « des Italiens habitués, par mimétisme graphique, à reproduire
fidèlement des textes provençaux » (p. 58-59), mentre almeno per B Avalle
ammette due possibilità, copista provenzale che lavora in Italia o esperto
copista italiano (cfr. qui nota 19).
24. Per una tale interpretazione si veda già J. Boutière-A.-H. Schutz,
Biographies des troubadours , Paris, 1964, p. xli-xliv.
25. Uno dei due fenomeni che sarebbero decisivi, il passaggio fido > fiut
nīdu > niu, non ha che due isolate occorrenze.

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 363

di Peire d'Alvernha, e il fatto che nella stessa vida e poi anch


quella di Bernart de Ventadora l'autore sia indicato in AB co
semplice pronome di prima persona (« segon qe -m dis lo Dalf
d'Alvernge » ; « so q'ieu ai escrit de lui ») 26 , unito alla riconosciu
attività di Uc come autore di vidas , portano alla già accenna
identificazione del modello ài AB con una raccolta « rassemblée
le troubadour lui-même » (p. 61), vero intermediario tra Alvernia
Trevigiano.
In realtà anche qui la dimostrazione non è fino in fondo
stringente : nella vida di Peire la lezione que m dis è condivisa da E,
senza che si possa ipotizzare una plausible derivazione comune ; in
quella di Bernart gli altri testimoni portano anch'essi la prima
persona, ma esplicitata con il nome del trovatore (ad es. IK : « Et
ieu n'Ucs de Saint Circ... »), con una formula che sa di glossa
interpolata; e può benissimo darsi che la glossa fosse anche nel
modello di AB (che quindi potrebbe non essere l'esemplare confezio-
nato da Uc), che la avrebbero ignorata. La raccolta di Uc, insomma,
non si dimostra per questa via come la fonte dei soli AB , ma come
un punto di riferimento per molti dei manoscritti forniti di vidas 27 .
Non si può infine non notare come Saint-Circ si trovi più o meno
nella zona linguistica individuata come originaria della tradizione
cui fanno capo AB ; se si pensa che il nome di Uc è stato fatto fino
dal Gröber a proposito del liber Alberici , cioè di una tra le fonti di
un altro manoscritto della stessa tradizione importante come D 28 , la
sua figura rischia di avvicinarsi notevolmente allo stadio della
trasmissione rappresentato dal capostipite e.
Tanto più stupisce che al momento di assegnare una collocazione
ai canzonieri lungo il percorso ricostruito dall' Alvernia al Veneto,
Zufferey ponga al primo posto i modelli di £>, di cui finora non si era
fatto cenno e che non è compreso fra i canzonieri spogliati 29 , e che

26. I testi sono riportati da Zufferey alle p. 60 e 61 ; nell'edizione Boutière-


Schutz (cfr. nota 24) essi sono in apparato, rispettivamente alle p. 264 e 22.
27. Cfr. ancora Boutière-Schutz, op. cit., p. xli-xliv.
28. Cfr. Avalle, op. cit., p. 102, e già G. Gröber, Die Liedersammlungen der
Troubadours, in Romanische Studien, t. II (1877), p. 337-670, in part. p. 485-
486 e 495-496.

29. La raccolta sarà presa in considerazione solo nel capitolo finale


dedicato al corpus di Peire Cardenal, p. 298-302.

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364 DISCUSSION

poi lo faccia seguire da B (la cu


dimostrata), che egli, non essend
in Francia meridionale (ma se dipende da una raccolta messa
insieme da Uc a Treviso, bisognerà ipotizzare un improbabile
ritorno del materiale di Uc oltre le Alpi, e quindi comunque la sua
posteriorità rispetto ad A ); infine A , che sarebbe sì allestito in
Veneto, ma da copista provenzale : lo proverebbero le famose
didascalie per il miniatore 30 , che sono redatte in veneto, ma secondo
Zufferey da un provenzale, visto che nel caso di Peirol il copista
aveva cominciato a scrivere « .j. paubre », poi biffato e 'tradotto'
« .j. povero cavalier... ». Ma l'argomento è anche qui nullo, dato che
le didascalie sono riprese pari pari dalle vidas (la miniatura orna
l'incipit della prima canzone di ciascun trovatore, subito dopo la
vida ; lo stesso fenomeno si verifica per le didascalie di E, come rileva
lo stesso Zufferey, p. 169), rientrano cioè nella 'fenomenologia della
copia ' : la vida di Peirol comincia per l'appunto con l'affermazione
che « Peirol si fo us paubres cavailliers... », da cui anche un italiano
meccanicamente trascrive alla lettera, prima di riflettere che non sta
scrivendo per sé, ma per un miniatore presumibilmente non
provenzalofono.

Alla tradizione rappresentata da AB si avvicina la coppia IK


(anch'essi iniziano la loro raccolta con Peire d'Alvernha), i poco
studiati ' gemelli ' di origine italiana. Zufferey vi accenna nel secondo
paragrafo intitolato alla « tradition unifiée » (p. 67-78), sottolinean-
done le differenze circa il numero delle composizioni, e ipotizzando
su questa base una fonte complementare conosciuta al solo /.
Quanto al fatto linguistico, Zufferey accenna all' « extrême inconsis-
tance de ces copistes » (p. 71), già rilevata dai sondaggi di Antoine
Tavera31, e rinuncia pertanto a fornire una descrizione del loro
sistema di riferimento.
La sua attenzione si concentra piuttosto sul frammento n.a.f.

30. Il testo ne è pubblicato nella Appendice 2 di Avalle, op. cit., p. 179-


181.

31. Cfr. A. Tavera, Graphies normatives et graphies casuelles de l'ancien


provençal, in Mélanges d'histoire littéraire, de linguistique et de philologie
romanes offerts à Charles Rostaing, Liège, 1974, vol. II, p. 1075-1094, in
particolare p. 1090.

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 365

23789 della Nazionale di Parigi (come quello di Udine rapprese


un canzoniere apparentato a IK ), ribattezzato K" in quanto «
variantes graphiques rapprochent notre fragment de K » (p. 70). I
realtà Zufferey individua nelle due carte di K" altrettante m
ipotizzando convincentemente che la prima fosse la principale
manoscritto, la seconda avesse aggiunto alcune composizioni
fine di un quaderno rimasto incompiuto, traendole da un'altra fon
La grafìa della mano principale (assieme a quella del framment
Udine) è considerata preziosa dallo Zufferey in quanto permet
« apprécier la part de liberté prise par le copiste de / et de K
rapport à l'exemplaire commun » ; dell'indagine non è qui da
conto, ma Zufferey informa che « c'est incontestablement le copi
de / qui manifeste le plus d'indépendance » (p. 71), senza forse ten
conto della possibilità di un ulteriore intermediario che spiegh
maggior vicinanza dei due frammenti alla grafia di K.
L'interesse di Zufferey è rivolto piuttosto alla grafia della secon
mano, che sottoposta alla griglia definitoria si rivela « pratiqueme
identique à celle des chansonniers BAA' » (p. 78); anziché attrib
l'abitudine grafica di tipo « alverniate » al secondo copista, Zuffer
ne ritiene responsabile il modello, inducendone « l'existence d
source auvergnate complémentaire », senza poter spiegare quei tra
che si distinguono nettamente dal sistema 'settentrionale' (com
dittongo ue o la grafia <sz>) e che in casi analoghi vengono in
senz'altro come indizi di substrato.

Ma se qui la descrizione di IK è rimandata a future ricerche (cfr.


p. 311) e l'importanza del frammento K" è in fondo secondaria, il
problema della distinzione fra i vari strati sovrapposti è particolar-
mente avvertibile a proposito del canzoniere di Bernart Amoros, che
rappresenta la variante « non unifiée » della « tradition auvergna-
te » (p. 79-101). Come è noto, la raccolta del chierico di Saint-Flour
non ci è pervenuta, ed è ricostruibile solo attraverso le copie parziali
tardocinquecentesche eseguite da Jacques Teissier e da Pietro di
Simon del Nero con l'aiuto di un altro non identificato copista. Per
cogliere il sistema di Bernart occorre quindi scavalcare l'eventuale
patina sovrapposta dalle copie che ci sono giunte, ed è quanto
Zufferey esegue per il testo del prologo, dove non bisogna tenere
conto di substrati, essendo il testo scritto in prima persona da
Bernart; in caso di divergenza grafica tra le due copie, Zufferey

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366 DISCUSSION

scarta quelle grafìe che sembran


Anche se si tratta di variazioni
contribuisce forse un po' artifici
della lingua così ricostruita (p.
Essa è poi sottoposta alla consuet
alla « scripta de la région de Sain
dei tratti caratteristici, la pa
Zufferey deve ipotizzare una si
odierna, visto che Saint-Flour s
(p. 82). Il risultato permette al
possibilità, che tuttavia non è im
avessero tra le mani l'autografo d
qualche modo 'patinata'32.
Comunque, la coerenza della li
presenta il prologo non si risco
poetici della raccolta : lo Zuffe
l'affermazione di Bernart nello st
ai ren volgut mudar, per paor q
spiegato come si possa conciliar
« si ai mout emendat d'aqo q'ieu t
e bon e dreig segon lo dreig leng
Bernart avrebbe dunque lasciat
estranee, segni di substrati ete
Zufferey, l'eterogeneità dei dat
parte attribuita ai copisti cin

32. La possibilità è invece correttam


smentita, per il canzoniere di Miq
33. Quest'ultima sembra di effetto
va è limitata ai luoghi che risultav
esplicitamente collegata all'aspetto
lengatge », con un richiamo evident
antica ; si vedano i passi in The «
associated texts , ed. J. H. Marshall,
1. 2 e 5 « dreicha maniera de trobar
del nostre lingage »), p. 29 e 45 (Ter
quals est aycella parladura... », v. 526
parlar »), p. 64 (Jofre de Foixà, 1.

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 367

quindi), come risulta dalle differenze rilevate fra le trascrizio


dell'unico testo giuntoci in tutte e tre le copie, la vida di Folchetto
Marsiglia (p. 85-86). Posto dunque il ricostruito sistema di Bernar
sorge il problema di distinguere, in ciò che se ne discosta, fra
substrato e superstrato; problema metodologico non indifferent
che stranamente è trascurato come tale dallo Zufferey. Egli sol
suggerisce, per dipanare le varie stratificazioni precedenti, di
considerare i singoli corpus dei diversi trovatori, operazione che in
realtà è prevista come ulteriore rispetto ai fini descrittivi che
Zufferey si prefigge, ma di cui egli fornisce l'esempio relativo a
breve sezione di Blacasset.
Zufferey prende in esame il testo della vida , e dal confronto fra la
copia Teissier e la seconda sezione del Riccardiano 2814 ricava « les
leçons que devait offrir l'original » (p. 96) di Bernart Amoros :
l'immagine grafica del pezzo cosi ottenuto « apparaît bien conforme
à celle qui peut s'observer dans la notice préliminaire de Bernart
Amoros ». Ma anche qui l'uniformità è almeno in parte dovuta al
fatto che le scelte dello Zufferey in caso di differenza tra le due copie
non possono avere altro criterio che il sistema appunto ricostruito
per il prologo.
Passando alle cinque liriche di Blacasset che seguivano la vida nel
canzoniere di Bernart, Zufferey osserva che le ultime due sono degli
unica , introdotti da una rubrica autonoma : la differenza di fonte
che se ne può inferire sarebbe confermata dalla grafia <ilh>/<lh> che
si trova due volte nell'ultima canzone e che è contraddittoria rispetto
a <///> del sistema di Bernart Amoros. Si vede qui come l'indagine
della stratigrafia linguistico-grafica possa essere significativa per le
vicende della trasmissione testuale. Ma l'indagine è delicatissima, e
richiede forse prudenze e comunque sondaggi molto più approfon-
diti di quelli abbozzati dallo Zufferey. Nel caso presente ad esempio
l'individuazione di una « source complémentaire » in base alla grafia
<lh> stona decisamente con quanto risulta poi da un supplemento di
indagine circa il sistema di Bernart Amoros : lo spoglio linguistico
dei testi comuni alla copia Teissier e alla seconda parte di O (che
Zufferey forse troppo sbrigativamente conferma come copia e non
parente del canzoniere di Bernart) 34 ribadisce i risultati dell'analisi

34. L'argomentazione è a p. 93.

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368 DISCUSSION

condotta sul prologo, ma rilev


Zufferey attribuisce dXYissem
copiato : tra queste figura anche
essere assimilata <lh> della canzone di Blacasset, venendo cosi a
cadere l'ipotesi di una fonte complementare.
E anche qui il problema ha una dimensione geografica, in quanto i
dati attribuibili dXYissemple coincidono con altrettanti elementi della
seconda grande tradizione grafica analizzata dallo Zufferey, che
copre la fascia meridionale dell'occitania.

È la cosiddetta « tradition languedocienne », cui è dedicato il


secondo capitolo ; ad essa fanno capo ad occidente la coppia RC , ad
oriente il canzoniere di Miquel de la Tor con i suoi affini E e Ję, sono
questi i principali manoscritti presi in esame dallo Zufferey, che
accenna però anche al « prolongement » cisalpino, più precisamente
lombardo, rispettivamente nei canzonieri M G-Q e35 e L N.
L'esame della « tradition occidentale » si apre con il canzoniere
d'Urfé, siglato R (p. 105-133); l'analisi grafico-linguistica non offre
in questo caso alcun indizio di substrati, rivelando un'abitudine
scrittoria coerente e « plus ou moins uniforme d'un bout à l'autre du
chansonnier » (p. 107-108). La localizzazione del Brunei (« en
Languedoc » : n. 194) è specificata dallo Zufferey nella regione di
Tolosa in base all'incrocio di alcune 'isoglosse' : le forme laugier e
ayzel < aucellu come le grafie <dh>'<dz> nei derivati di ad- e ad
individuano un triangolo Tolosa-Carcassonne-Foix, di cui solo il
primo vertice partecipa alla più estesa riduzione di iz < -S|- a yod
(non è però dato sapere la frequenza del fenomeno in R).
È questo uno dei casi in cui l'analisi linguistica meglio permette
una caratterizzazione anche geografica puntuale, dimostrando tutta
la sua potenziale efficacia; e certo qui si vorrebbe essere meglio
informati, statisticamente, sulla frequenza e l'univocità e il contesto
dei fenomeni decisivi. Più incerta sembra la denuncia di una « légère
composante gasconne » (p. 130), basata su due fenomeni che
vantano rispettivamente due e una sola occorrenza 36 ; come decidere

35. Per cui cfr. Avalle, op. cit., p. 115.


36. Uno di essi inoltre, la prostesi di a - davanti a r- nelle forme arretener e

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 369

se si tratta di « influence exercée par la scripta gasconne » o


piuttosto, come spesso in casi analoghi conclude Zufferey, di
fatto da addebitare a un substrato? Come anche qualche dub
lasciano gli argomenti extra-linguistici apportati da Zufferey,
con molta discrezione : in particolare se l'ipotesi assai cauta
Avalle della provenienza di R dalla stessa regione di C, di cui
condivide le composizioni dei trovatori di Narbona e Béziers, è certo
generica37, il fatto che per uno di essi, Guiraut Riquier, R offra un
corpus lacunoso rispetto a quello di C non implica necessariamente
una sua diversa localizzazione38.

Ma il paragrafo più significativo del capitolo dedicato alla


« tradition occidentale » è quello su C (p. 134-152), essendo questo
il manoscritto privilegiato nelle edizioni trobadoriche per la determi-
nazione del fatto formale ; esso è stato inoltre l'oggetto dell'analisi di
Monfrin, antesignano delle ricerche dello Zufferey, che ne aveva
spogliato la prima tavola, come il luogo in cui meno il copista è
condizionato dalla lingua dei suoi modelli (lo stesso procedimento
applicato ora dallo Zufferey per il canzoniere di Bernart Amoros,
dove il rilevamento parte dal prologo).
Zufferey rileva per C la maggiore eterogeneità riscontrabile nel
corpo del canzoniere 39, e il suo spoglio, che tiene sempre presenti i
risultati di Monfrin, giunge a confermare in pieno la provenienza

aretengut , è attestato nella sezione d'apertura che contiene le biografie (« où


subsistent quelques traits dialectaux », p. 108), e non è insospettabile :
l'ipotesi del Grafström {op. cit., p. 88) discussa dallo Zufferey ap. 112, che
arretenguda di una carta albigese possa risultare da una « mécoupure de la
retenguda », singolarmente è applicabile a entrambi gli esempi di R {tota
arretener, l'avia aretengut).
37. Cfr. Avalle, op. cit., p. 114.
38. La pluralità delle fonti di R e il suo carattere di « Gelegenheitsamm-
lung » sono stati messi in evidenza già dal Gröber, op. cit., p. 368-401, e in
seguito presi in esame anche da A. Tavera, Le chansonnier d'Urfé et les
problèmes qu'il pose, in Cultura neolatina, t. XXXVIII (1978), p. 233-249.
39. Essa era prevista del resto da Monfrin, Notes sur le chansonnier
provençal C, cit., p. 298, nota 1 (« il nous est même apparu que la graphie
était plus rigoureusement constante dans la première table que partout
ailleurs »).

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370 DISCUSSION

narbonese del copista, ma ind


ritrovano nei manoscritti V e
catalana40. La conclusione che ne
manuscrit C s'inscrit visiblement dans une zone d'influence catala-
ne » (p. 152). Pare di capire che Zufferey dia valore geografico alla
« composante catalane » riscontrata in C; è da notare innanzitutto
che per uno dei fenomeni caratteristici, la palatalizzazione di -ll-
(« le trait le plus typique du chansonnier C »), Zufferey discute
l'opinione di Monfrin e poi di Pfister41, che esso si estendesse in
epoca medievale fino al narbonese (p. 148-149), mentre lo stesso
fenomeno (limitato alle finali) rilevato in R, dove però è giudicato
avere « moins d'importance que dans le chansonnier C » (p. 121), è
considerato fra i tratti caratteristici « du Languedoc occidental »
(p. 130). Comunque sia, il fatto che gli elementi considerati catalani
non si riscontrino nelle tavole li giudica estranei al sistema grafico
del copista, attribuendoli semmai al suo modello; la rischiosa
sovrapposizione dei concetti di scripta (intesa come realtà grafica
individuale, « la scripta du chansonnier C ») e di sistema grafico è
subito smentita dallo Zufferey, che ammonisce in chiusura a non
dimenticare che « le copiste de C avait une vision linguistique
relativement cohérente, mais qu'il ne l'a pas imposée avec la même
régularité que dans les tables » (p. 152).
Zufferey non si sofferma però sulla deduzione che parrebbe
inevitabile, che cioè la componente catalana di C costituisce un
substrato, e tradisce la provenienza del suo modello. Si sente qui la
mancanza di un criterio utile a valutare uniformemente la compre-
senza di diversi indizi 4 regionali ' : come distinguere fra interazione
copista-modello (substrato) e convivenza di più « composantes »
nella prassi scrittoria dell'ultimo copista?
La deroga alla procedura adottata per tutti gli altri canzonieri è
forse spiegabile con la difficoltà ad accreditare una fonte così

40. Già A. Jeanroy, Notes sur l'histoire d'un chansonnier provençal , in


Mélanges offerts à M. Emile Picot , Paris, 1913, vol. I, p. 525-533, aveva
ipotizzato per C addirittura un copista catalano; cfr. Zufferey, p. 152.
41. Cfr. Monfrin op. cit. alla nota 38, p. 307-309 (si noterà che è questo
uno dei due fenomeni decisivi per la localizzazione narbonese) e Pfister, op.
cit. alla nota 15, p. 270-271.

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 371

occidentale per il testimone principale dei trovatori di origine


narbonese (sarebbe interessante sapere se le forme catalane si
registrano anche proprio in questi testi42); ma certo quello che
soprattutto preme allo Zufferey e che va assunto come uno dei
risultati importanti del volume, è di scardinare il mito della « pureté
du système graphique de C » 43 , mettendo così in guardia verso la
« faveur injustifiée » che gli è attribuita per tradizione dalla prassi
editoriale, abituata a rispettare la forma quanto a diffidare della
sostanza di questo abilissimo rimaneggiatore di testi.

Di eccezionale coerenza ed omogeneità risulta invece dalle


Recherches la « tradition languedocienne orientale », che comprende
il perduto canzoniere di Miquel de la Tor (è) e i manoscritti E e J
(p. 157-205). È insomma quel nucleo in cui, secondo il canone di
Avalle, confluiscono dati delle due tradizioni e (l' editio variorum
allestita in Veneto, su cui si sono viste le riserve dello Zufferey) e y
(rappresentata principalmente da RC )44 : la duplicità della fonte,
affermata dallo Zufferey a proposito di E in base a una non meglio
precisata « analyse interne d'un bon nombre de pièces » (p. 171),
non trova riscontro nell'aspetto linguistico dei tre canzonieri, le cui
grafìe sono sorprendentemente simili e coerenti, non lasciando
intravedere la presenza di substrati.
Viene fatto allora di chiedersi se non si possa considerare
significativo il dato offerto dal frammento p (analizzato dallo

42. Una scorsa veloce e parziale alle carte in questione permette di fare
previsioni in negativo, salvo che per il tipo folhor (quello appunto la cui
esclusività catalana è dubbia).
43. Si coglie qui uno dei passaggi terminológicamente (e metodologica-
mente) ambigui, cui si accennava all'inizio; le anomalie registrate dallo
Zufferey nel corpo del canzoniere non intaccano la purezza del sistema
grafico cui fa riferimento il copista di C, ma quella della scripta risultata dalla
sovrapposizione di più strati.
44. Cfr. Avalle, op. cit., p. 101-102 e 107-108. Si ricorda che un'origine
veneta per le miniature di E è stata proposta da G. Folena, Tradizione e
cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete , in Storia della cultura
veneta , Vicenza, 1976, vol. I, p. 453-562, p. 460, e messa poi in dubbio da
M. L. Meneghetti, Il pubblico dei trovatori. Ricezione e riuso dei testi lirici
cortesi fino al XIV secolo , Modena, 1984, p. 334, n. 25.

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372 DISCUSSION

Zufferey in fondo al capitolo, p


elementi in tutto analoghi al s
base di origine verosimilment
documentazione e la difficile d
delle varianti (illustrata dallo Zu
ipotesi, ma la presenza di un s
grafica rappresentata da bEJ pot
della provenienza veneta di una
come tradizione 4 di ritono ' dal
ne veneta (Avalle) o settentrio
L'assenza di substrati percepibil
questo capitolo l'indagine strat
Miquel de la Tor è ricostruibi
Maria Barbieri (e poi di Gioacc
per Bernart Amoros, la perfetta
trabile nel testo del Barbieri con
Zufferey dalle difficili distinz
dedica a b (dopo aver segnalato
chi, e quindi la necessità di ricor
Libro dell'arte del rimare) un
canzoniere, da cui risulterebbe che Barbieri aveva tra le mani
l'originale di Miquel e non una copia successiva : il confronto fra i
testi del Libro e l'altra copia del Barbieri, nel Vat. Lat. 4087, rivela in
quest'ultima un tentativo di sistemazione critica del materiale
giustapposto nel Libro , ottenuta in particolare collazionando il
canzoniere di Miquel de la Tor con una copia del canzoniere M
(p. 166-167).
Quanto alla localizzazione, anche qui hanno un peso determinante
gli argomenti extra-linguistici. In effetti b è dichiarato dallo stesso
Miquel composto a Montpellier45, ma l'esame grafico-linguistico
condotto su b ed E non riesce ad individuare tracce geograficamente
significative al di sotto del sistema ; così per E i dati comprendono
una zona abbastanza vasta del meridione, e la scelta di Béziers
(prima « la zone Béziers-Montpellier », poi senz'altro « la région de

45. « Maistre Miquel de la Tor de Ciermon d'Alvernhe [si dovrà forse


tenere in qualche considerazione anche questo dato] si escrius aquest libre
estant en Monpeslier... ».

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 373

Béziers », p. 187) si appoggia in sostanza, vista la somiglianza con


sistema di ò, sul criterio della maggior vicinanza a Montpellier
Così anche per /, che all'interno del « Languedoc oriental » cui lo
assegna la congruenza alla grafìa di bE è assegnato più precisamente
alla regione di Nîmes in base all'esame del corpus di Peire Carden
che apre il manoscritto, e che risulta vicino alla raccolta di Peir
messa insieme da Miquel de la Tor appunto a Nîmes; a quest
argomento Zufferey dedica il capitolo finale del volume, come
vedrà poco oltre.

Il problema dell'individuazione dei substrati è assente anche per /,


il canzoniere in senso stretto provenzale con cui Zufferey continua
l'esposizione delle sue Recherches dopo aver descritto le du
maggiori « tradizioni », settentrionale e meridionale. Nonostant
infatti la composizione di / abbia suggerito già al Gröber46 la
giustapposizione di due sezioni distinte (la seconda a sua volta
divisibile in tre serie) che devono far pensare a fonti diverse,
carattere « assez flottant » della sua grafìa « ne permet pas de
confirmer ces divisions » (p. 208). Ciò non toglie che una serie d
indizi fonetici e morfologici conduce qui convincentemente lo
Zufferey a fissare l'allestimento di / nella regione di Aries, com
conferma la presenza in esclusiva di trovatori della zona fra Arles e
Tarascón (coesistono comunque anche elementi « propres à d'autr
régions de la Provence », p. 225).

La compresenza di più fonti è invece caratteristica determinante


degli ultimi manoscritti esaminati, i due canzonieri catalani e
piccola silloge aggiunta in fondo alla Mort le roi Artu nel
manoscritto di Copenhagen (ribattezzato Y dallo Zufferey). E se per
V si tratta di varie mani intervenute a più riprese sul testo del
manoscritto, dalla Catalogna all'Italia, e non è quindi difficile
individuare lo strato originario, la cui analisi rileva le generiche ma
sicure « traces des catalanismes ... tout au long du manuscrit »
(p. 247), viceversa per Z (= Sg) il problema è assai complesso.
Zufferey vi dedica uno dei capitoli più dettagliati e articolati, allo
scopo di discernere gli apporti delle varie fonti attraverso la

46. Cfr. Gröber, op. cit., p. 359-362.

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374 DISCUSSION

molteplice stratificazione. La tra


infatti tutťaltro che omogenea,
a « laisser subsister les différen
déjà dans son exemplaire, tout
discrètement » (p. 249). Ma anc
l'incerta consistenza, o meglio la
Innanzitutto non è così chiara l
di Z : la tendenza a non interven
infatti solo a partire dalla s
presentando il corpus iniziale
liriche di Raimbaut un sistema g
(p. 249) : Zufferey ipotizza qui
redatto da due copisti, il primo
re. Con ciò si sottintende un'att
modello da parte dell'effettivo
valutazione si debba riferire al s
del sistema Zufferey cita quas
sezione del manoscritto, « pui
s'affirme particulièrement » (p.
le che il sistema così identific
modello, e che sia fuorviante con
elementi che nella seconda par
quel sistema.
I dati così raccolti sono comunque riassunti in due grandi tavole,
una per ciascuna sezione del manoscritto, con l'indicazione delle
grafìe attribuite ai substrati lirica per lirica. Queste tavole sono in
effetti utilissime a dare un'idea della realtà grafica del codice, e
sarebbero auspicabili per ogni canzoniere. L'insieme che ne risulta
qui è però difficilmente districabile47, e Zufferey riconosce gli
ostacoli metodologici, avvertendo prima che « si la présence d'une
graphie particulière autorise quelque conjecture, on ne peut rien
inférer de l'absence de cette même graphie » (p. 268), e poi che anche
« la présence Ininterrompue d'une graphie n'est pas forcément due à
l'influence unificatrice d'un même copiste, mais peut résulter de
plusieurs interventions séparées » (p. 270).

47. Secondo lo stesso Zufferey, « l'interprétation de ces deux tableaux


n'est pas chose aisée » (p. 268).

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 375

È comunque certa la compresenza di più fonti « lors de l


constitution du chansonnier Z » (ma si dovrà parlare del suo
modello), anche all'interno dei singoli autori. Anche qui infatti,
come già per Bernart Amoros, Zufferey offre un'analisi condotta
trovatore per trovatore, senza però riuscire a delimitare convincente-
mente le diverse tradizioni.
Il corpus di Guiraut de Borneil è diviso in due sezioni (1-24 e 35-
73) in base soprattutto all'opposizione <ihn>/<ign> , ma in realtà la
grafia <ihn>, bene attestata fino alla composizione n. 9, si ritrova poi
solo una volta al n. 22, cosicché la divisione al n. 25 si appoggia solo
sulla prima comparsa in questa composizione di <gn> , lasciando da
parte le riserve circa l'interpretazione di assenze e presenze. Per
Arnaut Daniel ( vida e quattro canzoni), Zufferey giunge a isolare
l'utima composizione, che però sicuramente non è di Arnaut48, e per
cui quindi la provenienza da una fonte diversa può essere scontata ;
quanto all'interpretazione della singola grafìa <hn> ( rehnava ) riscon-
trata in questa canzone come un adattamento di un precedente
regnava (per l'appunto la grafìa italianizzante presente negli altri
manoscritti che ci conservano il pezzo), non si vede come possa
essere giustificata, essendo <hn> grafia altrove presente in Z ed
essendo prevista a buon titolo tra le varianti grafiche della lingua
d'oc49. Par Guilhem de Saint-Didier, Zufferey individua sotto la
patina del copista altri due strati distinti, una « couche intermédiai-
re » e ben tre diverse « couches anciennes » : il tutto su un corpus di
quattro liriche oltre la vida, e naturalmente solo in base alla
presenza-assenza di alcune grafie ; certo l'interpretazione è possibile,
ma ci si chiede se possa vantare sufficienti garanzie probabilistiche.

L'ultimo capitolo del libro, come si è annunciato, offre un


esempio di analisi comparata relativa al corpus di Peire Cardenal
(p. 293-309), allo scopo di mostrare, in questa anticipazione di uno
dei possibili sviluppi del lavoro, « l'intérêt que présentent les

48. Cfr. A. Pillet-H. Carstens, Bibliographie der Troubadours , Halle, 1933,


nel corpus di Cadenet, n° 106, 14 (Eu sui tan corteza gaita ); l'attribuzione a
Arnaut Daniel è solo in Z.
49. Si trova registrata da Grafström, op. cit., p. 213, da un documento del
1197 proveniente da Agen, dove pare impiegata sistematicamente.

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376 DISCUSSION

recherches linguistiques dans l'ét


L'esempio è condotto per la veri
Zufferey), visto che attraverso u
conoscenza delle circostanze in cu
da Miquel de la Tor; esso anzi c
Gröber (dopo il libre di Guir
dell'esistenza dei Liederbücher
Zufferey prende in esame i pr
principali manoscritti che ce
conclusione preliminare che t
raccolta di Miquel : lo provere
non può certo essere considerato
l'ordine dei componimenti, ric
l'eccezione di T) alcune coppie s
può al massimo dimostrare la c
un solo archetipo, ma non ci dice
con la raccolta di Miquel; anch
parla di scrittura e non di costit
rigore Miquel (che si definisce
copiare un modello. La riaccol
esempio essere più semplicemente
cui veramente l'ordine di success
la notizia con il nome di Miquel è solo in IK).
Passando all'analisi delle grafìe, Zufferey si propone di identificare
il sistema della raccolta di Miquel de la Tor, cioè del supposto
archetipo, individuando quei tratti che ricorrano in tutti i canzonieri
trasparendo sotto le singole sistemazioni grafiche. I primi ad essere
esaminati sono IK , da cui si ricavano quattro grafie « en contra-
diction avec les principes habituellement suivis » (<nh>, <ilh> , <sz>,
<-cjc>; p. 296-297) : questi dati, estratti da una « scripta » che non
viene presa direttamente in esame nel corso del volume per
1' « extrême inconsistance » dei copisti di IK e per la sua conseguen-

50. Cfr. Gröber, op. cit., p. 346-350.


51. Si veda la tavola a p. 295. La dimostrazione, qui abbreviata, è ancora
del Gröber, op. cit., p. 347-348.
52. Così si conclude la presentazione di Miquel : « Et ieu, sobredig
Miquel, ai aquestz sirventes escritz en la ciutat de Nemze » (cfr. Zufferey ,
p. 293).

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 377

te « faible cohérence » (p. 71), sono presi senz'altro come caratteri


zanti l'originale di Miquel de la Tor.
È infatti impossibile un confronto con molti fra gli altri testim
ni : sia A sia RC sia J sia M (quest'ultimo non compreso negli spog
dello ZufTerey)53, seppur diversamente fra loro, presentano
grafia coerente e quindi impenetrabile, che niente lascia intravede
sull'identità delle loro fonti ; una sola traccia Zufferey ne individ
in C, in un'unica grafìa <sz> (ma si noterà che questa è la me
significativa delle quattro, se pure lo è, in quanto in IK « se retro
dans d'autes corpus » : p. 297 n. 13).
Nessun significato inoltre parrebbe avere la ricorrenza di qu
fenomeni in uno di questi conzonieri, quando essi siano previsti d
suo sistema; invece ZufTerey riconosce i tratti individuati c
« tout à fait conformes au système du chansonnier J » (p. 297
proprio su questa corrispondenza egli fonda la localizzazione d
nei pressi di Nîmes. Il procedimento non pare accettabile, tanto p
che esso dovrebbe scattare anche per R e C (il cui sistema man
solo di <sz> , e varia <ilh> con <lh>). Ma c'è anche un altro fatt
sistema identificato come quello di Miquel de la Tor dovrebb
ricevere la definitiva conferma dall'altro documento, sia pur
anch'esso indiretto, che abbiamo della sua scrittura nelle cop
Barbieri ; ora ZufTerey è costretto a registrare il fatto che almeno
dei quattro caratteri non rientrano nel sistema di b : ma non p
rendersi conto della gravità sul piano metodologico di questa
constatazione, che comporta un'oscillazione di abitudine graf
notevole da parte del medesimo copista, e dovrebbe far dubit
dell'esistenza di sistemi grafici perfettamente coerenti.
Quanto a Db e a T, la loro testimonianza purtroppo non
particolarmente illuminante. Essi non rientrano fra i manoscr
presi in esame nel volume, e ZufTerey dà qui un breve resoco
della loro situazione grafico-compositiva ; ne risulta che Db è rico
per le sue prime 29 liriche ad una fonte complementare, vicin
gruppo A IK J, mentre la fonte principale è quella comune a M e
l'analisi grafica relativa ai quattro fenomeni rivela che, mentr

53. Su M si può vedere ora la tesi di dottorato all'Ecole des chartes di


C. Lamur-Baudreu (cfr. École nationale des chartes : positions des thè
1986, p. 125-137).

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378 DISCUSSION

seconda sezione offre esempi


presenta neanche un caso : m
superposition d'une couche ap
estompé l'empreinte présum
quantomeno singolare, visto che
quanto alla grafia « la plus direc
Del resto, la sezione dedicata a
resto del manoscritto, opera
manca quindi l'essenziale confron
fuori del corpus esaminato. Lo s
per esso Zufferey illustra tre se
Provenza, del Languedoc e di e
complesso della tradizione che è poi confluita nel canzoniere
italiano : ma la presenza dei quattro fenomeni definitori in questo
contesto pare difficilmente valutabile.
Concludendo, Zufferey avvicina i risultati della sua analisi
linguistica « aux connaissances relatives à l'histoire de la tradition »
(p. 308), e più precisamente ad uno « stemma general » ottenuto
attraverso l'esame delle « variantes sémantiques ». Della costituzio-
ne dello stemma (che è a tre rami, AIKJ, RC, DbT*, con M a metà
fra i due ultimi gruppi e un contatto di Db con il primo) non è
fornita una giustificazione, e si rinvia allo studio d'insieme del
Gröber e all'edizione Lavaud 54 ; ma sembra che le deduzioni a base
linguistica abbiano condizionato eccessivamente la conformazione
dell'albero.
Intanto va detto che lo stemma del Gröber (« ne diffère que
légèrement du nôtre ») è bifido, e nella struttura (AIK -
JRCMDbT) decisamente diverso da quello dello Zufferey (bisogna
ricordare che Gröber assegna una posizione provvisoria a Db e a T,
« deren Texte nicht bekannt sind » : p. 349). Quanto a Lavaud, egli
non disegna stemmi, ed è molto sbrigativo nella discussione dei
raggruppamenti. Tuttavia, sfogliando il suo apparato per le liriche in
questione, si riscontrano alcune congiunzioni che discordano con lo
stemma Zufferey ; ad esempio in Clergue si fan pastor (n. XXIX) al
v. 12 i due gruppi AIKJ (più la seconda redazione di Db) e RC

54. Gröber, op. cit., p. 346-350; Poésies complètes du Troubadour Peire


Cardenal , publiées par R. Lavaud, Toulouse, 1957.

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 379

rimandano a un comune subarchetipo 55 , che traspare anche n


por non unanime caduta del v. 36 ; e in Anc non vi Breton ni Baiv
(n. XLIV) al v. 13 IKJ presentano un testo ipermetro ( Com hom s
podor de fermorier IK' Aissi com etc. J) che presuppone la lez
accolta da Lavaud sulla base di M (Aissi com hom sent femor
diversamente vicini TDhYj ), mentre A partecipa al rifaciment
RC (Si quon hom sent flor de rozier secondo la grafia di C)
accorcia l'ipermetria di IKJ mantenendone il sintagma specifi
vo 5Ó.

Siamo così arrivati alle conclusioni del libro dello Zufferey


(p. 311-319), dove egli indica i futuri compiti che si impongono alla
continuazione del suo lavoro, e infine ne trae brevemente le fila.
Come conseguenza dei rilevamenti operati, Zufferey sottolinea
l'inesistenza di una supposta « koinè originelle », per cui la lingua
dei trovatori sarebbe già costituita come fatto interregionale a
partire da Guglielmo IX 57 . L'impressione di una lingua relativamen-
te unificata, in cui coesistono elementi diversi ma non così determi-
nanti, è ricavata (prosegue Zufferey) sia dai canzonieri che ci sono
pervenuti, per cui il termine di koiné « se justifie pleinement »
(p. 312), ma che sono ben distanti nel tempo dal fiorire della lirica
d'oc; sia dalle caratteristiche stesse della lingua occitanica, meno
evoluta e quindi meno diversificata dialettalmente rispetto alla
lingua d'oïl, e contraddistinta da un esteso polimorfismo. Ma questa
unità eterogenea, conclude lo Zufferey , è solo apparente : la lingua

55. Pare individuabile infatti una trafila derivativa che presuppone il testo
adottato dal Lavaud (Tot so que li abelic , secondo M7), e in cui il testo di
IKJ (las cals que labellic) A (la cai qeil abellic) Db (laqal mais labellic)
presuppone uno stadio precedente rappresentato appunto da R (<tot> sela
que la bellic) e da C (selhas quel abellic).
56. L'ulteriore contatto fra A et RC ricavabile dall'apparato Lavaud al
v. 27 (vint lo jorn e cinc cent lo mes , con calcolo manifestamente errato) è
invece smentito dal controllo sui codici (A : xx. lo iorn e .de. lo mes).
57. Zufferey cita qui l'opinione in tal senso di M. Delbouille, Les plus
anciens textes et la formation des langues littéraires , in Grundriss , op. cit.,
vol. I, p. 578. Si notera comunque una qualche contraddizione con quanto
Zufferey affermava nell'introduzione, accingendosi a descrivere « le système
phonologique de la koiné littéraire » (p. 18).

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380 DISCUSSION

dei canzonieri non può essere con


trovatori, dove è presumibile una car
marcata 58 , e d'altra parte la scripta
mente come singola realizzazione g
renza e regolarità 59 , non deve e
graphique propre à un copiste» (p
autoctoni ', depurati dalle « irrégu
conditonnement spatial des textes
trats » (p. 318), mostrano appieno
grafiche : Zufferey li propone dunqu
libérer des contingences graphiq
« systèmes décantés » (p. 319).
L'invito andrà forse considerato con
si potrebbe osservare che i sistemi pr
quelli degli ultimi copisti, la cui di
sottolineata dallo Zufferey. Ma sop
presentare dei testi perfettamente o
che ne alterino la coerenza : testi come non è dato incontrare in
alcuna realizzazione concreta, di una purezza sistematica che è
probabilmente frutto solo di astrazione. Il rischio insomma di
aderire ad una visione un po' astratta della realtà linguistico-grafica,
se è vero che il primo sistema ' d'autore ' di cui siamo a conoscenza
attraverso gli autografi, quello di Petrarca (e pur con tutte le
differenze del caso, è presumibile che l'attenzione formale sia qui
certo non minore a quella dei trovatori), ammette perfino nella copia
definitiva alternanze e contraddizioni60.
In realtà, come si era accennato all'inizio e si è riscontrato qua e
là, vi è nel lavoro dello Zufferey la propensione a considerare i
sistemi come tendenzialmente puri. Essa è dichiarata ora nella

58. Zufferey cita naturalmente lo studio di M. Pfister, La langue de


Guilhem IX, comte de Poitiers , in CCM , t. XIX (1976), p. 91-113. Si vedano
anche le annotazioni linguistiche nel classico Bernart de Ventadorn, Seine
Lieder , herausgegeben von C. Appel, Halle, 1915, alle p. cxxxix-cxl.
59. A p. 317 Zufferey stabilisce in una tabella l'ordine decrescente di
coerenza dei canzonieri esaminati.
60. Indicazioni riassuntive in proposito si vedano nella Nota di G. Contini
in Francesco Petrarca, Canzoniere , Torino, 1964, p. xxxvi-xxxviii.

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 381

conclusione, ma in qualche modo precede l'analisi dei dati, e


guida il procedimento : solo così sussiste infatti un criterio
dipanare le eterogeneità presenti nei canzonieri, e per distingu
strati successivi e regioni precise, riuscendo a interpretare differ
zialmente l'incrocio diacronico e sincronico che ne costituisce la
realtà grafica. Per questa via Zufferey giunge spesso a risultati
notevoli, ma si è visto non al di sopra di ogni sospetto.
Non si vuole dire che nella situazione da cui lo Zufferey è partito,
in mancanza di una sicura e ben articolata descrizione dialettale
basata sulle fonti documentarie e dovendo rimandare a una fase
ulteriore della ricerca l'esame a confronto delle varie testimonianze
manoscritte, si potesse arrivare a risultati di indiscutibile certezza ; e
del resto siamo ben lontani dall'aver dato resoconto esauriente di
queste ricchissime Recherches (si pensi solo ad esempio alla rivaluta-
zione dei frammenti, quei frammenti che provengono da altrettanti
canzonieri). È anzi auspicabile che questo tipo di indagine venga
esteso e proseguito, soprattutto per i manoscritti di origine italiana
(la cui importanza, nonostante l'ipotesi di localizzazione transalpina
di e, rispunta in più pagine del volume dello Zufferey)61. Si vuole
solo osservare come sia necessario, per continuare con maggiore
sicurezza nella strada aperta dallo Zufferey, un decisivo passo avanti
sul piano metodologico.

Lo richiede la natura particolare dell'oggetto della ricerca, che si


presenta inevitabilmente come l'incrocio di due diasistemi di diversa
specie : uno sull'asse orizzontale geografico, l'altro sull'asse verticale
stratigrafico. È forse da una definizione di questo tipo che si
potrebbe partire, volendo indicare solo qualche spunto di riflessione.
Il concetto weinrichiano di diasistema è infatti legittimamente
applicabile alla realtà grafico-linguistica in questione nella sua
dimensione 4 orizzontale ', per cui essa risulta dalla compresenza di
catatteristiche regionalmente eterogenee; in questo senso esso è
naturalmente connesso al concetto di scripta , e in quanto tale è

61. Si tratta di uno degli sviluppi della ricerca indicato da Zufferey


(p. 311); per H si può già vedere A. Careri, Sul canzoniere provenzale H, in
Actes du XVIIIe congrès international de linguistique et philologie romanes ,
vol. VI, Tübingen, 1988, p. 100-106; per M il lavoro di A.-C. Lamur-
Baudreu citato alla nota 53.

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382 DISCUSSION

assunto ad esempio da Hans Go


un approccio diasistematico è anc
esso è stato applicato ai meccan
anni recenti da Cesare Segre s
relativo alla Chanson de Rolan
ZufTerey, e a rigore non del tut
sistemi cui Segre fa riferimento
co-stilistico 64 più che fonetic
della metodologia diasistemati
linguistiche è senz'altro operab
maggiore oggettività nell'indiv
poste.
In questa prospettiva si rendono comunque necessarie alcune
indagini preliminari. L'operatività del concetto di diasistema è infatti
generalmente condizionata alla conoscenza dei sistemi che vengono
a interferire. Ora, sul piano geografico-dialettale la situazione degli
studi occitanici è ancora manchevole; necessaria soprattutto pare
una analisi del materiale documentario, per cui si attendono i volumi
provenzali dei Documents linguistiques de la France. Ma anche sui
documenti già disponibili manca uno spoglio come quello offerto

62. Cfr. Goebl, op. cit. alla nota 16, p. 4 e passim. Dell'applicazione del
concetto di diasistema allo studio delle lingue letterarie, come anche
dell'interazione fra « geovarianti » e « cronovarianti », discorreva già
G. Folena nel 1968 (cfr. Actele celui de-al XIII-lea Congres international de
linguistica si filologie romanica , vol. II, Bucuresti, 1971, p. 419-420).
63. Cfr. C. Segre, Critica testuale, teoria degli insiemi e diasistema (1976),
in Semiotica filologica , Torino, 1979, p. 53-70, e più recentemente Id., La
natura del testo e la prassi ecdotica, in La critica del testo, cit. alla nota 12,
p. 25-44. La prospettiva metodologica è già delineata nell'intervento di Segre
dal titolo La critica testuale , in XIV Congresso internazionale di linguistica e
filologia romanza. Atti , vol. I, Napoli, 1978, p. 493-499, ripreso a distanza da
J. Monfrin, Problèmes d'éditions de textes , in Actes du XV IP Congrès
international de linguistique et philologie romanes , vol. 9, Aix-en-Provence,
1986, p. 353-364.
64. « Quello su cui voglio ora soffermarmi un poco è il diasistema
stilistico » {op. cit., p. 58). Ma si legga poco sopra : « Mi pare che il mélange
linguistico rappresentato dalle trascrizioni medievali costituisca un tipo
particolarmente sviluppato e interessante di diasistema ».

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 383

recentemente per la lingua d'oïl dal Dees 65 ; Zufferey non vi


accenna, ma forse gli avrebbe giovato prenderne in considerazione i
pur discutibili procedimenti e risultati 66 , dalla critica del concetto
scripta all'esigenza di un quadro dialettale fondato sui documenti, al
tentativo di stabilire statisticamente (con percentuale di probabilità
la localizzazione e la stratigrafia di un testo. La problematica, com
si vede, è analoga a quella affrontata dal libro dello Zufferey, tanto
più adesso che è uscito anche il volume relativo ai testi letterari, do
è descritto e applicato un programma informatico di localizzazio
basato sul confronto con i dati offerti dai documenti67. Un quadro
totale della lingua documentaria e una analisi statistica delle
frequenze 68 , magari resa interpretabile attraverso tavole come quella
offerta da Zufferey per Z, paiono a questo punto indispensabili.
Sul piano verticale della trasmissione non si può invece pretendere
di conoscere in precedenza i sistemi che sono sovrapposti nel testo
che ci offrono i canzonieri, essendo la realtà dei punti alti dello
stemma proprio il fine della ricerca. Né pare che l'applicazione del
concetto di diasistema possa qui seguire tout court i procedimenti
indicati da Segre, che sono pur sempre applicati a fatti di ' sostanza ',
anche se in un'ottica che tende a sostuire al concetto di errore quello
più generale di innovazione69. Quello che è certo è comunque che

65. Cfr. A. Dees, Atlas des formes et des constructions des chartes
françaises du 13e siècle, Tübingen, 1980; si veda poi Id., Dialectes et scriptae
à l'époque de l'ancien français, in Revue de linguistique romane, t. XLIX
(1985), p. 87-117. Della carenza dialettologica segnala la gravita naturalmen-
te anche Zufferey (in particolare nell'introduzione, p. 31); come ostacolo
all'efficacia delle Recherches essa è ora indicata anche da A. Stussi, in
Medioevo romanzo, t. XIII (1988), p. 117.
66. Si veda tra l'altro la recensione di C.-Th. Gossen, in Vox romanica,
t. XLI (1982), p. 273-276.
67. Cfr. A. Dees, Atlas des formes linguistiques des textes littéraires de
l'ancien français, Tübingen, 1987.
68. Per un trattamento statistico si veda anche Goebl. op. cit. Necessario
appare anche il sussidio di indagini propriamente grafematiche, per cui si può
vedere ora W. Meliga, L'analisi grafematica dei testi antichi. Il caso del
« Boeci », in AA.W., Studi testuali I, Alessandria, 1988, p. 36-52.
69. Le premesse metodologiche sono contenute nell opera di Contini ; si
veda a titolo di esempio La critica testuale come studio di strutture (1967), ora
in Breviario di Ecdotica, cit., p. 146 : « La fenomenologia dell'errore deve

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384 DISCUSSION

per avere un'idea dei processi di tr


sovrapposizione di più strati è in
vari testimoni, autore per autore
che Zufferey considera successivo
come in più casi egli ricorra ad
come l'unico in grado di confer
rigorosa critica delle varianti sosta
ca ricavabile dai dati di ogni sin
Ma su questo punto esiste già un'i
che si muove in una prospettiva
Segre, nel lavoro di Maurizio Pe
Daniel e in generale della tradizio
ritorna al rapporto fra linguistica
e variare delle lezioni, da cui si era
Il lavoro del Perugi, pur così sti
realtà assai poco discusso ; Zuffer
zione (p. 14), ma solo per rilevar
legato alla grafìa, anzi all'incolon
quella che definisce « orgueilleu
scorrere l'introduzione al volum
ricordato da Contini) per rilevare
to precedente metodologico di q
rivalutazione dell'opera dei copis
passaggio in diacronia da un sistem
della fenomenologia della copia c
risponde a leggi di « diacronia st
di quei « fattori dinamici » il cui r
dei Prolegomeni) 72 , della critica

dunque dilatarsi in fenomenologia del


La tradition manuscrite du « Lai de l'Om
anciens textes , in Rom., t. LIV (1928
70. Le canzoni di Arnaut Daniel , a
1978. La vicinanza dei lavori di Segr
rilevata da A. D'Agostino, Paralipome
testi latini medievali e umanistici , R
71. Se ne è trovata un'altra citazione
alle pagine dedicate ai grafemi (ved
72. L'assimilazione dei « fattori din

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PROBLEMI DI STRATIGRAFIA OCCITANICA 385

della linguistica generale, per cui al concetto di errore si sostituis


quello di « ri-scrittura », e le costellazioni di manoscritti (più o m
le « traditions » dello Zufferey) sono assimilate ad « atteggiam
di tipo linguistico-culturale »73.
Se poi le prime conseguenze di queste premesse scavalcano
l'ambito dello Zufferey, investendo direttamente la ricostruzione del
testo in casi di diffrazione, e quindi indipendentemente dall'eventua-
le stemma, nel secondo volume, che accoglie propriamente l'edizione
di Arnaut, il capitolo riassuntivo dei dati emersi sul ramificarsi della
tradizione è intitolato ai « grafemi », cui « è affidata in prima
istanza la costituzione dei singoli stemmi » 74 . Differisce l'oggetto,
che qui è la varia lectio dei testi di Arnaut invece dei singoli
manoscritti esaminati nelle Recherches , ma il procedimento per cui si
rileva la resa grafica di una certa griglia di fonemi e su questa base si
individuano diversi sistemi grafici cui fanno riferimento i gruppi di
manoscritti, è in tutto analogo a quello adottato ora dallo Zufferey.
Vi è di più a supporto il confronto fra i testimoni, e la discussione
della dinamica 'sostanziale', che offrono un quadro di interpreta-
zione più controllabile.
Certo la diversità del punto di partenza rende difficile paragonare
i risultati, anche perche Perugi individua una opposizione fondamen-
tale tra due poli a e ß, identificabili più o meno quest'ultimo (anzi il
più rappresentativo ß2) con la tradizione di RC , ma il primo con i
manoscritti italiani non compresi negli spogli delle Recherches15 .
Avvicinando le opposizioni principali indicate dal Perugi alla tavola
riassuntiva dei « systèmes graphiques autochtones » dello Zufferey
(p. 318) si può forse riscontrare una maggior rispondenza degli esiti
attribuiti ad a con la « tradition auvergnate » (ma si noti che il
canzoniere di Bernart Amoros è posto dal Perugi nell'area di ß), e di

debole » di Segre, e di entrambi con l' « oggettivo ostacolo » di Contini è in


D'Agostino, op. cit., p. 21.
73. In questa stessa prospettiva si colloca ora anche, sul piano lessicale, la
recensione di M. Perugi al D.A.O. (Supplément, fase. 2), in Studi medievali,
t. XXVII (1986), p. 747-762.
74. La canzoni di Arnaut Daniel, cit., vol. II, p. 675.
75. Si tratta dei manoscritti PS, U c, G Q; si veda la stemma riassuntivo
ibid., p. 679.

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386 DISCUSSION

quelli attribuiti a ß con la « trad


ma i dati non sono di fatto commensurabili.
Ciononostante è indubbio che un lavoro come quello del Perugi
può essere ora più facile e sicuro, dopo i dati raccolti per ciascun
canzoniere dallo Zufferey. Ma lo stesso Zufferey avrebbe potuto
trarre qualche vantaggio dalla considerazione della prospettiva
comparatista del Perugi ; perché se è vero che alla valutazione della
varia lectio è essenziale la conoscenza dei sistemi dei vari canzonieri,
è vero anche che la stratigrafia sottostante ad una scripta è spesso
decifrabile solo attraverso il confronto con i diversi esiti dei
medesimi testi nelle altre attestazioni.
Quanto si è accennato non è certo che un'indicazione generica
sulla possibile via da praticare, e molti punti rimangono oscuri. Uno
spoglio come quello del Dees può offrire per la lingua d'oc esiti non
altrettanto soddisfacenti, e d'altra parte l'esperimento del Perugi su
Arnaut Daniel « merita controllo ... in base a rigorosi criteri di
economia mentale » 76 ; pare comunque che un auspicabile prosegui-
mento delle indagini sulla lingua dei canzonieri provenzali non possa
prescindere da un chiarimento metodologico su questi nodi proble-
matici. Qui basti aver cercato di mostrare come le Recherches dello
Zufferey, più che fornire sicurezze incontrovertibili, suscitano con
tutta evidenza problemi decisivi quanto complessi, come si richiede-
rebbe ad ogni studio che tenda a razionalizzare una realtà spesso di
per sé irriducibile.

Lino Leonardi.

76. Contini, Breviario di Ecdotica , cit., p. 64.

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