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SCRITTORI ITALIANI COMMENTATI

a cura di
Saverio Bellomo, Giuseppe Frasso, Aldo Menichetti,
Gianni A. Papini, Antonia Tissoni Benvenuti

16
PASSIONE VERONESE
a cura di
PAOLO PELLEGRINI

presentazione di
GIAN PAOLO MARCHI

EDITRICE ANTENORE
ROMA-PADOVA . MMXII
Il volume è pubblicato con il contributo del Dipartimento di Filologia,
Letteratura e Linguistica dell’Università degli Studi di Verona, e della
Fondazione Cariverona (progetto “ Testi francescani del sec. XIV
nel ms. 753 della Biblioteca Civica di Verona.
Edizione e Commento” 2008-2011)

ISBN 978-88-8455-663-9
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SOMMARIO

PRESENTAZIONE ix

INTRODUZIONE xiii

NOTA AL TESTO xlvii

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE lix

PASSIONE VERONESE 1

COMMENTO LINGUISTICO 59

GLOSSARIO E INDICI 153

vii
PRESENTAZIONE

La monografia sui Monumenti antichi di dialetti italiani di Adol-


fo Mussafia venne pubblicata a Vienna nel 1862, a ridosso
quindi di una tappa fondamentale del processo di unificazio-
ne nazionale italiana. Editi con rigorose « osservazioni rispet-
to ai suoni ed alle forme », i testi – a cominciare dal poema di
Giacomino da Verona – documentavano l’esistenza nell’Italia
settentrionale di « una specie d’idioma letterario », destinato a
diventare, se le condizioni letterarie e politiche fossero state
propizie, « un nuovo idioma romanzo », distinto dall’italiano
ancor piú che il catalano dal provenzale. « Per buona ventura
dell’Italia tali condizioni mancarono »; « quest’ombra di lin-
gua letteraria, speciale al settentrione, sparí », e quando in se-
guito si cominciarono a formare le letterature vernacole, « l’u-
nità della lingua era omai sí fermamente stabilita da non aver-
ne a temere alcun nocumento ». E tuttavia, se si doveva pren-
dere atto con soddisfazione che « questo rampollo della vigo-
rosa pianta della lingua italiana » non era attecchito, non si po-
teva negare che fosse « del piú grande interesse studiare atten-
tamente le ragioni di questa lingua e le fasi di questa letteratu-
ra, ch’ebber vita sí breve e sí modesta » (p. 119).
Questi concetti elaborati dal Mussafia – spalatino di fami-
glia sefardita e professore all’università di Vienna, ma, come
molti della sua stirpe, animato da un forte sentimento di ita-
lianità, privo per altro di venature irredentistiche – trovano ri-
scontro nelle idee linguistiche di un patrizio veronese forte-
mente radicato nel tessuto culturale della sua città e vigoroso
sostenitore dell’unificazione italiana, il canonico Giambattista
Carlo Giuliari. Indirizzando nel 1872 a Francesco Zambrini la
sua Proposta di una Bibliografia de’ dialetti italiani, il Giuliari rico-
nosceva bensí la necessità che l’Italia, dopo aver raccolto « le
sparse membra in unità di Nazione », procedesse all’afferma-
zione di « un culto eloquio comune »; e tuttavia, riprendendo
un pensiero di Vito Fornari, ravvisava nel dialetto, ancor piú
ix
PRESENTAZIONE

nel 1775 da Bartolomeo Perazzini, parroco di Soave), può regi-


strare i decorosi contributi dell’abate Paolo Zanotti (Torbe
1772-1842), nonché dei due oratoriani Antonio Cesari e Barto-
lomeo Sorio, quest’ultimo amico e partecipe dei progetti let-
terari di Pietro Fanfani. A lui, che non nascondeva le proprie
simpatie nei confronti di chi combatteva per la libertà d’Italia,
si rivolse come a persona fidata il letterato pistoiese, caduto
prigioniero degli Austriaci nel corso della battaglia di Monta-
nara e detenuto nella città di Verona. In una drammatica lette-
ra del 7 giugno 1848 scritta dal carcere di San Tomaso, chiede-
va di rassicurare i familiari in Toscana e di poter avere un
esemplare della Commedia.
All’anno accademico 1972-1973 si riferiscono le tesi di Mara
Battistini (Le laude volgari del codice G. 2, 8, 17 della Biblioteca Ber-
toliana di Vicenza), e di Franca Pinzetta (Studi preparatori per un’e-
dizione critica del volgarizzamento delle Meditazioni sulla vita di
Gesú. Il manoscritto 643 della Biblioteca Comunale di Verona), men-
tre nell’anno accademico 1973-1974 furono presentate le tesi di
Giacomina Gavioli (Il codice 374 della Biblioteca Civica di Verona),
di Anna Lia Berro (Studi preparatori per un’edizione del Trattato
dei vizi attribuito a sant’Antonino: il codice 530 della Biblioteca Co-
munale di Verona), di Erika Biasin (Le laude sacre del codice 913 del-
la Biblioteca Trivulziana di Milano), nonché appunto di Maria
Pia Gasabelli (Le scritture volgari del manoscritto 753 della Biblioteca
Civica di Verona).
Pubblicando la sua nuova edizione della Passione, Paolo Pel-
legrini dichiara con encomiabile puntualità i debiti contratti
con gli studiosi che l’hanno preceduto. D’altra parte, il lettore
è in grado di rendersi conto sia della robustezza dell’impianto
complessivo del lavoro, sia delle cospicue novità in ambito te-
stuale, come anche dell’esaustività delle annotazioni linguisti-
che. Di particolare rilevanza appare lo studio delle fonti della
Passione, la cui struttura risente del diffuso exemplar costituito
dal Diatessaron: stringenti i paralleli con le Meditationes de Vita
Christi di Giovanni di Cauli e con la Glossa ordinaria.
Al di là dalle nuove acquisizioni cui abbiamo accennato, va
xi
PRESENTAZIONE

riconosciuto a Pellegrini il merito di aver lanciato un ponte tra


filologia e storia della lingua, l’una concentrata talora esclusi-
vamente sulla dinamica del testo, l’altra su aspetti meramente
linguistici. Dal punto di vista metodologico, questa è forse la
novità piú rilevante riscontrabile nell’edizione della Passione,
un testo fortemente rappresentativo del veronese trecentesco,
segnato da tratti di originalità nell’effusione del sentimento e
che, nel vigore e nel crudo realismo delle immagini, richiama
le forme della grande scultura di epoca scaligera.

Gian Paolo Marchi

xii
INTRODUZIONE

1. Gli studi sull’antico volgare veronese


La pubblicazione dei Monumenti antichi di dialetti italiani
(1864) di Adolfo Mussafia può essere considerata senza alcun
dubbio l’atto fondativo per gli studi sull’antico volgare vero-
nese. La lezione di metodo, la chiarezza dell’esposizione lin-
guistica, la sobrietà delle note e il misurato glossario conse-
gnarono un saggio che ancora oggi viene additato come mo-
dello di edizione. Non finisce di stupire la sicurezza con cui il
Mussafia, per rapide pennellate, delinea nell’Introduzione i
tratti salienti dell’antico volgare veronese. Esemplare è l’es-
senzialità con cui, alieno da qualsiasi digressione non funzio-
nale, procede dritto alla constitutio textus, limitandosi a discute-
re a piè pagina le poche cruces e illustrando parcamente, ma
brillantemente, i punti che potessero risultare di piú difficile
comprensione. Com’è noto, quella del Mussafia costituiva
una scelta di testi tratti dal ms. Marciano it. Zanetti 13 (4744).
Un manipolo di poemetti didattico-religiosi fra i quali spicca-
vano il De Babilonia civitate infernali e il De Ierusalem celesti attri-
buiti nel codice a un tale « Iacomino da Verona de l’ordeno di
Minori ». La compattezza della testura linguistica e le affinità
tematiche rinviavano all’ambiente francescano della Verona
tardo duecentesca. Di piú, alcune precise corrispondenze te-
stuali spinsero il Mussafia a ipotizzare che i poemetti editi po-
tessero provenire tutti dalla medesima penna, quella di frate
Giacomino.
Non è un caso, dunque, se a poca distanza dall’uscita dei
Monumenti si dovette registrare un deciso incremento di inte-
ressi nei riguardi dell’antico volgare veronese. Ne fu protago-
nista soprattutto il canonico Giovan Battista Carlo Giuliari
che nel 1870, in un sol colpo, diede alle stampe per la Com-
missione dei testi di lingua il Trattato dei ritmi volgari di Gidino
da Sommacampagna e Il libro di Theodolo o vero la visione di Tan-
xiii
INTRODUZIONE

tolo. Si trattava di due edizioni importanti ma complesse, che


rivelavano – come segnalò lo stesso Mussafia in due garbate
ma puntuali recensioni – tutti i limiti nella preparazione lin-
guistica e filologica del pur generoso curatore.1 La collabora-
zione del Giuliari con la Commissione proseguí negli anni
successivi concretizzandosi, fra l’altro, nella Proposta di una bi-
bliografia de’ dialetti italiani uscita nel 1872 su « Il Propugnatore »:
in coda alle Illustrazioni istoriche filologiche relative agli antichi te-
sti veronesi, il Giuliari dava alle stampe una trecentesca Passio-
ne (d’ora in poi Ps) in prosa tratta dal ms. 753 della Biblioteca
Civica di Verona, particolarmente interessante per il suo mar-
cato colorito linguistico. In questo stesso periodo, a suggellare
un rapporto ormai consolidato, giungeva la nomina a socio
della Commissione su proposta di Francesco Zambrini. Negli
anni seguenti l’impegno del Giuliari sul versante linguistico
non venne meno e produsse una serie di interessanti Docu-
menti dell’antico dialetto veronese (dal 1326 al 1499), pubblicati tra
il 1878 e il 1879 nella collana « Nuova serie di aneddoti » (nn.
xxii-xxvi), cui seguí, nel 1880, la raccolta de Le epigrafi veronesi
in volgare (n. xxviii).2 Nel frattempo, a un decennio dall’uscita
dei Monumenti, anche il Mussafia tornava sull’argomento dan-
do alle stampe, dal medesimo codice Marciano, la Leggenda di
S. Caterina.3
Al di là degli esiti, l’attività editoriale del Giuliari dovette
fungere da stimolo per l’ambiente erudito veronese. Nel 1881
Carlo Cipolla scovò nell’attuale ms. 1853 della Civica di Vero-

1. Lettera del marzo 1871 per cui vd. lombari, 1879; Id., Documenti dell’antico
Marchi, La vocazione, pp. 260-61, e Va- dialetto veronese (1480-1495), Verona, F.
ranini, L’ultimo, pp. 147-48. Colombari, 1879; Id., Documenti dell’an-
2. Vd. G.B.C. Giuliari, Documenti tico dialetto veronese (1496-1499), Verona,
dell’antico dialetto veronese nel secolo XIV F. Colombari, 1879; Id., Le epigrafi vero-
(1326-1388), Verona, Stereo-Tip. Vesco- nesi in volgare raccolta cominciata da Scipio-
vile in Seminario, [1878]; Id., Documen- ne Maffei dal 1239 al 1542, continuata ed ac-
ti dell’antico dialetto veronese nel secolo XV cresciuta per m.r Gio. Batt. Carlo Giuliari,
(1411-1472), Verona, Tipografia di F. A- Verona, F. Colombari, 1880.
pollonio, 1878; Id., Documenti dell’antico 3. Mussafia, Zur Katharinenlegend.
dialettoveronese(1331-1475),Verona,F.Co-

xiv
INTRODUZIONE

na la celebre Lauda veronese (o Serventese a Maria).4 Nel 1884, dal


ms. 827 della stessa biblioteca, Giuseppe Biadego pubblicò un
Pater noster del secolo XIV. Nel 1885 Leandro Biadene trasse an-
cora dal Marciano il poemetto sulla Passione e sulla Resurrezio-
ne di Gesú, già segnalato dal Mussafia. Nel 1891 Gustav Oeh-
lert tornò sul ms. 753 della Civica già usato dal Giuliari, e die-
de alle stampe un Pianto di Maria.5 Nel 1893 Flaminio Pellegri-
ni forní una nuova edizione della Lauda veronese e nove anni
dopo, in collaborazione col Cipolla, pubblicò la corposa rac-
colta di Poesie minori riguardanti gli scaligeri.6 L’anno precedente,
a confermare questo nuovo fervore di studi, lo stesso Giusep-
pe Biadego aveva finalmente concluso il benemerito catalogo
dei manoscritti della Civica. Erano lavori di qualità diversa
che, come già accaduto per le prime prove del Giuliari, sfiora-
vano in alcuni casi l’ingenuità (si rilegga solo il contributo del
Biadego sul Pater noster) e finivano per mettere in luce quei pe-
santi ritardi accumulati dalla scuola italiana su cui si avrà mo-
do di tornare subito. Tuttavia anche questa sommaria rasse-
gna bibliografica testimonia bene quale risveglio di interesse
fosse venuto manifestandosi a partire dagli anni Sessanta, co-
me conseguenza soprattutto del processo di unificazione del-
la penisola.
Da questo momento in avanti, pur con lodevoli eccezioni
che riguardano in particolare i testi di Giacomino, l’attenzio-
ne per il volgare veronese venne gradatamente scemando.
Occorre attendere gli anni cinquanta del Novecento e la co-
spicua serie di interventi di Franco Riva, per registrare una de-
cisa e piú sistematica ripresa di interesse.7 Si tratta, beninteso,

4. Cipolla, Lauda. pp. 95-96. Andrà rimarcato che le Poesie


5. Vd. rispettivamente Biadego, Un minori uscirono in una sede editoriale di
‘PaterNoster’;Biadene,LaPassione;Oeh- assoluto prestigio e rilievo nazionale
lert, Alt-Veroneser Passion. Sulla figura come il « Bullettino dell’Istituto Stori-
dell’Oehlert si tornerà subito. co Italiano ».
6. G.P. Marchi, Temi veronesi di lette- 7. Si tratta di un consistente manipo-
ratura e filologia nella corrispondenza di Fla- lo di articoli o di recensioni in forma di
minio Pellegrini con Carlo e Francesco Ci- articolo, concentrati sui testi in versi,
polla, in Flaminio Pellegrini, pp. 83-98, alle ma con qualche puntata anche sulla

xv

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