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Scrittori stranieri in lingua italiana, dal Cinquecento ad oggi

Atti del Convegno Internazionale di Studi, Padova 20-21 marzo 2009,


a cura di Furio Brugnolo Padova: Unipress, 2009
215
Dan Octavian Cepraga
Eteroglossia e imitazione sperimentale:
la poesia italiana di Gheorghe Asachi
1. Tra le diverse esperienze delleteroglossia letteraria europea, un posto di sicu-
ro rilievo andrebbe assegnato allitalianismo romeno ottocentesco, capitolo
marginale, ma non privo di interesse e di aspetti originali, della diffusione
dellitaliano in Europa quale lingua della poesia e della cultura. Legato in larga
misura alliniziativa e alla produzione individuale di due grandi e influenti scrit-
tori come Gheorghe Asachi (1788-1869) e Ion Heliade Rdulescu (1802-1872),
litalianismo romeno parte di un pi ampio movimento di scoperta dellOc-
cidente, che nellarco di poco pi di cinquantanni, tra la fine del XVIII e la met
del XIX secolo, ha determinato uno straordinario e vorticoso processo di
modernizzazione e occidentalizzazione della cultura e della societ romena nel
suo insieme. Le esperienze linguistiche e letterarie di Asachi ed Heliade vanno,
dunque, inquadrate sullo sfondo di mutamenti pi profondi, che hanno
investito le strutture civili, politiche ed economiche della Valacchia e della
Moldavia, in decenni cruciali che hanno segnato il passaggio della cultura
romena da forme ancora feudali e tradizionali, in gran parte dominate dal
mondo bizantino e slavo, allimitazione e allassunzione dei modelli provenienti
da Occidente.
1

Sono questi gli anni in cui la lingua romena muta profondamente il suo
volto, allineandosi per quanto riguarda il suo patrimonio lessicale alle altre

1
Cfr. ora lacuta sintesi di A. NICULESCU, Loccidentalizzazione culturale del romeno moderno, in ID.,
Laltra latinit. Storia linguistica del romeno tra Oriente e Occidente, Verona 2007, pp. 173-86. Ma si potr
ricorrere con profitto anche alle pagine classiche di S. PUCARIU, Limba romn I. Privire general,
Bucureti 1940, pp. 364-415, dove si trova il termine di re-romanizzazione (re-romanizare). Ov-
viamente, desumiamo il termine e la categoria di eteroglossia dagli studi fondamentali raccolti
in G. FOLENA, Litaliano in Europa. Esperienze linguistiche del Settecento, Torino 1983.
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lingue romanze moderne, sotto la spinta di un processo di re-romanizzazione
o meglio, secondo la formula di Alexandru Niculescu, di occidentalizzazione
romanza, che ha visto la penetrazione massiccia in romeno di prestiti e neolo-
gismi provenienti dalle lingue romanze occidentali (in primo luogo francese e
italiano).
2
Allinterno di queste dinamiche si collocano anche i progetti di rifor-
ma ortografica del romeno secondo le norme italiane promossi da Heliade
Rdulescu, nonch i suoi bizzarri ed effimeri esperimenti di una lingua poetica
romena radicalmente italianeggiante, messa alla prova in alcune traduzioni dalla
Divina Commedia, dallOrlando furioso o dalla Gerusalemme liberata, tutte intessute di
crudi neologismi di base italiana (bell capellur, ochi langhizi, dilect, amoros, radios,
baciu, travaliu, appendut, ecc).
Parallelamente alle trasformazioni linguistiche, nei primi cinquantanni del-
lOttocento anche la letteratura romena emerge, dapprima lentamente, dalla sua
lunga fase medievale, poi con intensit e rapidit crescenti si apre agli influssi e
alle assimilazioni culturali provenienti da Occidente, recuperando nellarco di
due generazioni il divario che la separava dalla cultura europea. Nata con note-
vole ritardo rispetto alle altre esperienze occidentali, allinterno di una civilt let-
teraria a cui mancato un movimento ideologico paragonabile al Rinascimento
europeo e, di conseguenza, una rielaborazione attiva della eredit classica, anche
la poesia lirica romena ha bruciato di necessit le tappe, consumando in fretta
un breve periodo petrarchista e classicista, scorrendo in fretta attraverso
lilluminismo e il sentimentalismo rococ, fino a giungere in poco tempo ad e-
sperienze di natura gi compiutamente romantica, con frequenti sovrapposizio-
ni e compresenze dei diversi momenti, addirittura allinterno della produzione
di uno stesso autore.
Su questo sfondo bisogner valutare anche litalianismo e le esperienze ete-
roglotte del moldavo Gheorghe Asachi, il primo e forse unico autore romeno
che abbia avuto una conoscenza profonda della tradizione letteraria italiana, ac-
quisita mediante una lettura diretta, e non mediata, dei suoi classici e attraverso
la consuetudine con una lingua poetica, che ha praticato con destrezza e preci-
sione, adottando litaliano come unideale lingua seconda.

2
Cfr. anche S. STATI, Gli italianismi nella lingua romena, in Italiano: lingua di cultura europea, Atti del
simposio internazionale in memoria di Gianfranco Folena, a cura di H. Stammerjohann e H.-I.
Radatz, Tbingen 1997, pp. 307-12. La penetrazione degli italianismi in romeno , del resto, un
fenomeno tuttora in corso, per cui cfr. F. DIMITRESCU, A propos des lments italiens rcents en rou-
main, Revue roumaine de linguistique, XLII, 5-6 (1997), pp. 379-94.
Eteroglossia e imitazione sperimentale: la poesia italiana di Gheorghe Asachi
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2. Litalianismo di Asachi risale agli anni trascorsi in Italia, dove il giovane mol-
davo approda tra il 1808 e il 1812, dopo aver studiato a Leopoli (o Lemberg in
Galizia, ora Lww nellattuale Ucraina) e allUniversit di Vienna. I quattro anni
trascorsi nella Roma napoleonica, ancora capitale europea del neoclassicismo,
sono intensissimi Lehrjahren, decisivi per la sua formazione intellettuale e per il
sorgere della vocazione poetica e umanistica. A venticinque anni, al suo ritorno
in Moldavia, sicuramente una figura anomala nellambiente culturale dellul-
timo periodo fanariota, distinguendosi non solo per la preparazione tutta di
stampo occidentale, ma anche per la solida erudizione e la vastit delle letture,
per la conoscenza diretta dei grandi autori della letteratura italiana, per la fami-
liarit, incomparabile allepoca, con la tradizione latina.
3
A Roma, Asachi fre-
quenta latelier di Canova e del danese Thorvaldsen, conosce di persona Vincen-
zo Monti, pubblica sul Giornale del Campidoglio il sonetto In occasione del volo aero-
statico dellillustre Donna la Signora Blanchard, diventa socio straordinario della Socie-
t letteraria romana, con il nome arcadico di Alviro Corintio Dacico. Sono anche
anni di grandi letture, veicolo di una vivace e profonda assimilazione culturale.
Oltre al Petrarca volgare, al quale si dedica con particolare assiduit e attenzio-
ne, Asachi legge sicuramente Dante, Ariosto, Sannazzaro, dimostra di conosce-
re perfettamente Tasso, di cui tradurr in romeno il canto VII della Gerusalemme
Liberata, e Metastasio, di cui rifar La partenza. Fra i contemporanei conosce a
fondo Monti, della cui lettura restano numerose ed evidenti tracce nei versi ita-
liani e in quelli romeni, legge inoltre, e trascrive nei suoi quaderni, qualche poe-
sia di Alfieri. In questo settore, le simpatie del giovane Asachi vanno tuttavia al
versante pi facile delle rime degli Arcadi o alla galanteria neoclassica di un
Ludovico Savioli.
Sulla scia di queste esperienze, che dovevano avere il gusto inebriante della
novit intellettuale e della scoperta di un mondo culturale da tempo vagheggia-
to, ma ignoto, allepoca, alla maggior parte degli intellettuali romeni, Asachi, gi
durante il suo soggiorno a Roma, inizia a scrivere versi in italiano. Date le pre-
messe, non sorprende che la sua prima produzione poetica sia tutta eteroglotta

3
Riprendo qui con qualche modifica quanto gi scritto nel mio Petrarchismo e tradizione lirica romena,
in In forma di parole XXIV, 4, Petrarca in Europa, II 1 (2004), pp. 257-92. Su Asachi e sulla lette-
ratura romena della sua epoca resta fondamentale P. CORNEA, Originile romantismului romnesc,
Bucureti 1972, in particolare alle pp. 304-64. Un saggio interessante sugli influssi italiani di
Asachi quello di L. BEIU-PALADI, Gh. Asachi: o motenire de optsprezece secoli perdut, in ID.,
Romantismul italian i literatura romn a sec. al XIX-lea, Bucureti 1982, pp. 23-50. Molte notizie utili
e una scelta delle poesie italiane si trovano inoltre nel vecchio lavoro di C. ISOPESCU, Il poeta
Giorgio Asachi in Italia, Livorno 1930.
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e solo in un secondo momento Asachi abbia intrapreso la composizione di liri-
che in romeno, dapprima auto-traducendo i propri testi italiani.
4

Si noti, innanzi tutto, che luso eteroglotto dellitaliano da parte di Asachi
non ha un carattere estemporaneo od occasionale, ma anzi si configura quale
esperienza organica e sistematica, che per ampiezza e qualit di risultati ha po-
chi termini di paragone allinterno del pur ampio corpus della letteratura in lingua
italiana prodotta da scrittori stranieri.
5

La poesia italiana di Asachi , inoltre, il punto dal quale si dipartono altri e-
sercizi emulativi, che interessano gran parte della sua produzione lirica successi-
va, dalle auto-traduzioni dei propri testi italiani alle traduzioni e imitazioni ro-
mene da Petrarca e Tasso o dai pi recenti Metastasio e Ludovico Savioli. A ci
si aggiunga che le liriche composte in italiano, nonch lapprendistato ideologi-
co e formale che esse rappresentano, sono il fondamento e il modello di molte
delle poesie originali in romeno, in particolare delle liriche di argomento amo-
roso, erotico-galante o semplicemente introspettivo, che si trovano interamente
sotto il dominio dei grandi modelli italiani del petrarchismo, dellArcadia, del
neoclassicismo montiano.
Il secondo punto dirimente delleteroglossia asachiana sta, infatti, nel suo
valore normativo e modellizzante. Mentre in altre parti dEuropa gi da tempo
era declinato il prestigio letterario e poetico dellitaliano,
6
per Asachi, alle soglie
dellOttocento, la lingua italiana era ancora la lingua per eccellenza della poesia
lirica, la lingua della grande tradizione del petrarchismo, che poteva essere
esplicitamemente assunta come modello principale sul quale fondare la moder-
na lirica romena, che proprio in quegli anni stava muovendo i suoi primi, incerti
passi.

4
La data di composizione dei primi versi romeni di Asachi una questione controversa e assai
dibattuta dalla critica. Con ogni probabilit, ha ragione P. CORNEA, Originile, cit., pp. 321-24,
quando sostiene che linizio della produzione in romeno non pu essere collocato molto oltre la
composizione dei primi versi in italiano e che sicuramente gi prima del 1821 e negli anni imme-
diatamente successivi Asachi aveva gi composto numerosi testi poetici romeni.
5
Cfr. F. BRUGNOLO, Questa lingua di cui si vanta Amore. Per una storia degli usi letterari eteroglotti
dellitaliano, in Italiano: lingua di cultura europea, cit, pp.313-36, e in particolare a p. 314 dove si distin-
gue tra un uso organico dellitaliano come lingua seconda che si sostituisca temporaneamente alla
lingua prima e un suo uso disorganico.
6
Ibid., pp. 321-22, dove appunto si nota che fra Sette e Novecento gli esempi pi cospicui e ri-
sentiti di eteroglossia europea vanno cercati, per quanto riguarda litaliano, fuori del recinto della
lingua poetica e persino della letteratura in senso stretto.
Eteroglossia e imitazione sperimentale: la poesia italiana di Gheorghe Asachi
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Nella Prefazione alla seconda edizione della sua Culegere de poezii (Raccolta di po-
esie) del 1854, lormai maturo Asachi, riguardando indietro, rivendicher con
trattenuto orgoglio le innovazioni introdotte nella poesia romena, dichiarando
esplicitamente la funzione modellizzante della lingua e della poesia italiana:
lo studio dei classici italiani mi ha convinto che nessunaltra lingua pi di
quella italiana potrebbe meglio contribuire allo sviluppo della letteratura e in
particolare della poesia romena. Per questo, fin dai miei primi componimenti, ho
preso come modello il verso italiano e le sue diverse costruzioni, di modo che
sono stato il primo ad utilizzare nella poesia romena il sonetto, lode, lana-
creontica, i versi chiamati sdruccioli (scivolosi), e molti altri.
7

3. La storia editoriale delle poesie italiane di Asachi appare piuttosto intricata e
molte delle questioni ancora aperte, dalla cronologia interna allaccertamento
testuale delle diverse fasi redazionali, potranno trovare una soluzione soddisfa-
cente solo quando si avr a disposizione unedizione critica dellintero materiale
italiano.
Asachi ha sicuramente progettato pi volte di raccogliere e ordinare in un
volume tutte le poesie italiane, che nel tempo avevano raggiunto un numero co-
spicuo, assumendo i contorni di una raccolta lirica organica, il cui nucleo centra-
le era costituito dai componimenti di ispirazione erotico-amorosa. Di questo pro-
getto ci restano due importanti testimoni manoscritti. Il primo il quaderno inti-
tolato La Leucaide dAlviro Corintio-Dacico e sia [sic] Laga Georgio Asaky, Roma, il d 8
aprile, 1812: si tratta, a quanto pare, di una copia tarda, non autografa, di un pre-
cedente manoscritto non conservato, che contiene 51 componimenti (per lo pi
sonetti, ma anche canzoni, canzonette e una sestina lirica). Assieme a composi-
zioni pi tarde, il manoscritto tramanda quelle che sembrano essere le prime,
interessantissime prove poetiche dellAsachi italiano, risalenti in parte gi al pe-
riodo romano e radunate in un piccolo canzoniere dedicato a Bianca Milesi,

7
Gh. ASACHI, Opere. I: Versuri i Teatru, ediie critic i prefa de N. A. Ursu, Bucureti 1973, p.
6: studiul clasicilor italieni m-au convins c nici o limb mai mult dect acea italian ar putea
nlesni i dizvolta mai cu sam literatura i n particular poezia romn. Drept aceea, de la cele
nti a mele compuneri, am luat de model versul italian i a sale felurite construcii, nct sonetul,
oda, anacreontica, versurile numite sdruciole [sic] (lunectoare) i alte de mine cea ntia dat s-au
ntrebuit n poezia romn.
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lombarda, di ricca famiglia borghese trapiantata a Roma, destinataria con il no-
me arcadico di Leuca (o Lefca) di tutte le poesie damore di Asachi.
8

Pi tardi, nel 1853, Asachi allestir un nuovo quaderno di poesie italiane in
vista di una loro possibile pubblicazione, intitolato Raccolta delle poesie di G. A-
saky, Alviro-Dacico, scelte tra molte altre per essere stampate. Il manoscritto autografo
conservato a Bucarest (Biblioteca Academiei Romne, ms. 3743) e contiene una
nuova serie di testi italiani accanto ad alcuni dei sonetti gi presenti nel quader-
no della Leucaide. Il progettato volume interamente italiano, tuttavia, non verr
pubblicato. Asachi preferir integrare la produzione italiana allinterno di un di-
verso progetto editoriale, che comprendesse anche le proprie poesie romene.
Impegnato in una poliedrica attivit politica e culturale ( stato riformatore della
scuola pubblica in Moldavia, si occupato di teatro, di musica, di divulgazione
artistica, ha scritto manuali di matematica e architettura, si interessato di ar-
cheologia e di antichit nazionali, ha fondato e diretto uno dei pi importanti
giornali del suo tempo, Albina romneasc ), Asachi ha pubblicato piuttosto tardi
la sua produzione lirica. La prima raccolta di poesie viene data alle stampe nel
1836 e contiene soltanto testi romeni. Nella seconda edizione, rivista e ampliata,
pubblicata nel 1854, Asachi includer allinterno di una apposita sezione la
maggior parte dei testi italiani presenti nel ms. 3743, accompagnandoli con le
rispettive auto-traduzioni romene.
9

Il percorso ideale che dai modelli italiani aveva portato, di fatto, allin-
venzione di una moderna lirica damore romena, trovava in questo modo la sua
consacrazione editoriale, esplicitamente dichiarata nellintroduzione, dove Asa-
chi ribadisce lesistenza di un filo ininterrotto che collega la lettura dei classici
italiani, la pratica della scrittura eteroglotta e la produzione poetica in romeno.
Il modo in cui Asachi integra la scrittura in italiano allinterno del proprio libro
di poesie romene ripercorre, in fondo, dinamiche gi note, riportandoci alla
prima grande diffusione europea, cinque e seicentesca, dellitaliano quale lingua
della poesia, quando, come ha osservato Furio Brugnolo, la scelta della lingua

8
Il manoscritto, ritrovato solo di recente, stato pubblicato parzialmente per la prima volta nel
1974 da G. SORESCU, che ne ha fornito una nuova edizione nel 1991: Leucaida lui Alviro Corintio-
Dacico (G. Asachi), traducere, note, ediie revzut i completat, prefa i studiu de G. Sorescu,
Bucureti 1991. Purtroppo, entrambe le edizioni di Sorescu, che attualmente in possesso del
manoscritto, sono scarsamente attendibili dal punto di vista filologico, fornendo descrizioni
sommarie e non di rado imprecise.
9
Per le vicende editoriali delle poesie di Asachi si pu ricorrere alle esaurienti note delledizione
critica di N. A. Ursu: ASACHI, Opere. I: Versuri, cit., pp. XLI-LIV.
Eteroglossia e imitazione sperimentale: la poesia italiana di Gheorghe Asachi
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italiana aveva spesso, al di l dellobbedienza ad una moda letteraria, una fun-
zione propedeutica e inaugurale alla pratica stessa della poesia, e della poesia
amorosa in ispecie.
10

4. Litaliano in cui scrive Asachi , dunque, litaliano della poesia, la lingua gi
ampiamente codificata della grande tradizione del petrarchismo, che Asachi ha
assimilato compiutamente e che maneggia con estrema perizia. Lo studio inten-
so e applicato dei classici italiani, le letture vastissime, condotte con lansia
dellimitazione e la devozione del neofita durante i quattro anni trascorsi a Ro-
ma, corroborate dalla pratica diretta dellitaliano quale lingua viva, hanno dato,
infatti, risultati a dir poco sorprendenti. Gi nei primissimi sonetti, composti
con ogni probabilit negli anni trascorsi a Roma, risulta evidente il dominio sal-
do e quasi senza sbavature dello stile poetico italiano. Si legga, ad esempio, un
sonetto come Quest il colle, e le mura pur son queste, che dimostra non solo la fa-
miliarit con il lessico, la sintassi, le strutture formali del petrarchismo, ma an-
che una giusta scansione dei tempi e dei toni, una equilibrata precisione delle
parole e delle immagini:
11

Quest il colle, e le mura pur son queste,
ove spesso guidarmi Amor solea,
e mentre il sen fuor di misura ardea,
4 qui sparsi rime allaura e voci meste.
Qui intorno vidi folgorar celeste
lume di Lei ch di belt sol rea,
e allor che il sonno a vagheggiar scendea
8 qui lei bramavan le mie luci deste.
Ecco il cipresso albergo dombre amiche,
che riparar non pu il mio grave ardore,
11 ed esca nuova porge a fiamme antiche.
Qui sempre innanzi al bel nascente albore
del sasso al pi lusate mie fatiche
14 dolente piango, e meco piange Amore.

10
BRUGNOLO, Questa lingua di cui si vanta Amore, cit., pp. 318-19.
11
Cfr. Leucaida lui Alviro Corintio-Dacico, cit., p. 38.
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O ancora, si considerino le ben studiate ripetizioni e lelegante naturalezza
prosodica di un incipit come:
12

Sciogli la nave, sciogli, Alviro fido,
Ora ch notte e il vento posa e tace,
Non v per noi, non v nel bosco pace,
Men bel cerchiamo, e men spietato nido.
Oppure unaltra riuscita quartina iniziale come:
13

Su quellantico, duro e freddo sasso
Giacea piangendo e meco pianse Amore,
Chun mal pianeta ad ambi affrena il passo
Per gire a Lei ch di virt lonore.
con un attacco che, nella serie aggettivale a tre elementi, riproduce una delle
pi classiche figure sintattiche e prosodiche di matrice petrarchista. Similmente,
la maggior parte dei versi italiani raccolti nel quaderno della Leucaide potrebbero
essere citati per accuratezza e felicit di risultati, frutto di un apprendistato poe-
tico fecondo, condotto con un entusiasmo pari allimpegno e alla concentrazione.
La straordinaria qualit raggiunta dalla poesia italiana di Asachi dovuta in
primo luogo, come si detto, allassimilazione profonda di un codice e di una
lingua poetica, di cui si riconosce integralmente il prestigio e il valore esemplare
in quanto strumento ancora valido di scrittura poetica originale. Non c dub-
bio, inoltre, che allapprendimento della lingua poetica italiana abbiano contri-
buito, in una certa misura, le frequentazioni letterarie pi recenti: il neoclassici-
smo di Vincenzo Monti, lanacreontismo di Ludovico Savioli o di Iacopo Vitto-
relli, e ancora Metastasio e lArcadia tutta, di cui Asachi stato un attento e ap-
passionato lettore.
Si ha limpressione, tuttavia, che il fondamento e il movente principale della
scrittura italiana di Asachi sia stata la lettura diretta di Petrarca e dei grandi au-
tori del petrarchismo cinquecentesco, una lettura attenta, fabbrile, sommamente
empatica, finalizzata allesercizio poetico personale, che andr ad alimentare,
non solo i versi italiani, ma anche, in seguito, la produzione lirica in romeno. Il
primo auctor certamente Petrarca, che Asachi conosce alla perfezione e che

12
Ibid., p. 90.
13
Ibid., p. 40.
Eteroglossia e imitazione sperimentale: la poesia italiana di Gheorghe Asachi
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rimarr, anche in seguito, al centro dei suoi esperimenti imitativi in romeno.
14

Nonostante letture e conoscenze poetiche ben pi vaste, i Rerum vulgarium frag-
menta sono stati, pi di ogni altra opera italiana, il primo e pi importante banco
di prova del tirocinio metrico e formale di Asachi. Sugli endecasillabi dei Frag-
menta e sulla loro imitazione, si giocata cio, in gran parte, lacquisizione degli
strumenti stilistici e formali necessari per scrivere, concretamente, poesia in ita-
liano.
15
Accanto a Petrarca, laltra presenza costante Tasso, che rappresenta,
forse, lo snodo principale del petrarchismo asachiano, il filtro che il pi delle
volte permette il passaggio dalle reminiscenze dirette del dettato dei Fragmenta
alle pratiche imitative della maniera petrarchesca. Numerosi indizi, inoltre, ci
parlano di una conoscenza approfondita, non banale, della lirica cinquecentesca,
di cui rimangono consistenti riflessi nei versi asachiani. Infine, non si dovranno
trascurare le traduzioni italiane dei classici latini e greci, presenti in gran quantit
nella biblioteca di Asachi e da lui ampiamente utilizzate anche come intermedia-
ri per le imitazioni romene delle odi oraziane e degli anacreontici greci.
16

Lungi dallessere un piatto e pedissequo esercizio derivativo, la poesia italia-
na di Asachi , dunque, il risultato di un lavoro complesso e intensivo di riela-
borazione dei propri modelli, unimitazione attiva e di ampio respiro sperimen-
tale, che attraversa liberamente una parte consistente della tradizione poetica
italiana.
Si riesamini, a questo proposito, il quadro mosso e vario di riecheggiamenti
nel gi citato sonetto Quest il colle, e le mura pur son queste. Una delle spinte inizia-

14
Petrarca fra i primi poeti italiani di cui Asachi trascriva nei suoi quaderni una serie di testi: i
sonetti Stiamo, Amor, a veder la gloria nostra (con accanto una traduzione in tedesco), Pi di me lieta
non si vede a terra, Quanto pi mavicino al giorno estremo, la ballata Occhi miei lassi, il madrigale Or vedi,
Amor, che giovenetta donna, la sestina Giovene donna sotto un verde lauro (cfr. ISOPESCU, Il poeta, cit., p.
30). Nella Raccolta di poesie pubblicata nel 1854 si trovano due sonetti romeni in endecasillabi
intitolati Laura e Pentru Laura, entrambi con la dicitura Imitaie dupre Petrarca (Imitazione da Pe-
trarca), traduzioni libere rispettivamente di Rvf 192, Stiamo, Amor, a veder la gloria nostra e Rvf 162,
Lieti fiori et felici, et ben nate herbe. In un manoscritto si conserva ancora il sonetto n adnci gnduri
versione alquanto fedele di Rvf 35 Solo et pensoso i pi deserti campi.
15
Mi sono occupato della metrica di Asachi e delle sue sperimentazioni prosodiche di derivazione
italiana in I sonetti in endecasillabi di Gheorghe Asachi, Analele Universitii Bucureti. Limba i
Literatura romn, 2009, pp. 73-91.
16
BEIU-PALADI, Gh. Asachi: o motenire, cit., pp. 31-33, ha sostenuto, infatti, con buone ragioni, la
presenza di un intermediario italiano per la maggior parte delle imitazioni romene di origine gre-
co-latina. Probabilmente Asachi ha conosciuto non solo le traduzioni, allepoca notissime e ap-
prezzate, di L. A. Pagnini (come segnalato dalla BEIU-PALADI), ma anche testi pi antichi, come
ad esempio la traduzione in ottave delle Metamorfosi di Giovanni Andrea dellAnguillara e altri ancora.
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li qui sar stata impressa da Rvf 90 (Erano i capei doro a laura sparsi/ che n mille
dolci nodi gli avolgea,/ e l vago lume oltre misura ardea/ di quei begli occhi chor ne son s
scarsi), da cui proviene nella medesima posizione prosodica 2 fuor di misura ardea
(in Petrarca oltre misura ardea) nonch la rima in iato EA delle quartine. Cos co-
me larci-petrarchesco 4 qui sparsi rime allaura incrocia le eponime rime sparse con
Rvf 90, 1 a laura sparsi.
Il resto, tuttavia, rimanda quasi sempre al linguaggio lirico cinquecentesco,
con riscontri precisi nella composizione dei sintagmi e negli stessi giri sintattici:
- 11 fiamme antiche si trova nelle Rime di Luigi Alamanni (vedi il sonetto Valle
chiusa, alti colli, vv. 5-8: Fronde, erbe e fior, cui l'alte sue fatiche/ Cont pi volte in s
pietoso affetto;/ Antri, ombre e sassi, ch'ogni chiaro detto/ Servate ancor delle sue fiamme
antiche) dove pure 7 l'alte sue fatiche sembra richiamato dal sintagma asachiano
13 usate mie fatiche sempre in rima, oppure in Giraldi Cinzio (Le fiamme 112, 1-3:
Sento destare in me le fiamme antiche/ da novo fuoco, e per pi raro obietto/ ardermi dol-
cemente il cor nel petto), dove la correlazione novo fuoco fiamme antiche ripresa in-
teramente in Asachi 11 esca nuova porge a fiamme antiche (ma esca ancora una volta
in Rvf 90, 7 i che lsca amorosa al petto avea)
- 4 voci meste sempre di tradizione cinquecentesca: Giraldi Cinzio, Benedet-
to Varchi, Bernardo Tasso, di cui fra le diverse occorrenze si veda soprattutto:
Allor che l Sol da mezzo l cielo ardea/ con mille raggi il bel nostro orizzonte,/ rimirando
dEnaria il chiaro monte/ Nereo con voci meste alto dicea (Rime II, 64, 1-4), in un
contesto che condivide inoltre con il sonetto asachiano anche una rima (EA) ed
un rimante (ardea).
- 10 grave ardore ancora una volta nelle Fiamme del Cinzio (143, 12 E se ci fu,
perch in me l grave ardore/ non rest spento? Anzi perch di esangue/ divenni io fiamma
viva e vivo fuoco?); mentre 13 lusate mie fatiche si trova nei sonetti del Sannazzaro
(34, 9 Udrai tu, mar, le usate mie fatiche)
- un rimante prezioso come 12 albore, gi in Guinizzelli ma assente nei Frag-
menta, arrivava invece ad Asachi attraverso le Rime degli Arcadi, e prima ancora
attraverso il Tasso delle Rime e della Liberata, e forse anche grazie al Rimario di
Girolamo Ruscelli, di cui possedeva un esemplare nella sua biblioteca.
17

- per trovare, infine, la fonte di un sintagma ricercato come 8 luci deste biso-
gner forse risalire alla famosa traduzione in ottave delle Metamorfosi di Ovidio
realizzata da Giovanni Andrea DellAnguillara e ben nota ad Asachi (I 84, 1-6:
Lasciata lalta region celeste/ Ne la parte pi bassa se ne venne,/ Dove giunto mut sem-

17
Cfr. lexcursus di N. A. Ursu sulla biblioteca asachiana in ASACHI, Opere, cit., p. XIV.
Eteroglossia e imitazione sperimentale: la poesia italiana di Gheorghe Asachi
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biante, e veste,/ E lasci il suo cappel, lasci le penne;/ Per far dormir le tante luci deste,/
Sol la potente sua verga ritenne), dove pure presente la rima asachiana celeste : deste.
Un altro esempio dei modi in cui Asachi scompone e ri-usa le tessere del pe-
trarchismo, filtrandole attraverso la tradizione cinquecentesca e coagulandole, in
particolare, attorno a precise reminiscenze tassiane, lo troviamo nella canzone
A Leuca, composta anchessa durante il periodo di permanenza in Italia e inclu-
sa, pi tardi, nella raccolta del 1854 accanto alla versione romena. Ne riportia-
mo le prime tre stanze:
18

A Leuca
Lieti e felici fiori
onde singemma e indora
lerba pei campi e per le apriche valli
di vari bei colori;
5 figli dellalma Flora,
fregio gentil de liquidi cristalli,
o fior vermigli e gialli
e voi violette belle,
se non v ignoto Amore,
10 spandete grato odore,
n perch dal terren la man vi svelle,
vi paia sorte dura,
che niun fiore ebbe a questa egual ventura.
Voi sul suolo latino,
15 serbati a questo giorno,
che la memoria in noi desta di quella
chin velo pellegrino,
sul nostro umil soggiorno
pura discese, e oltra le belle bella,
20 la ve il destin vappella
in dono gite, e fia

18
Cfr. ISOPESCU, Il poeta Giorgio Asachi, cit., pp. 67-69. Nel titolo la canzone datata 1812 ed
probabile che sia questo lanno della prima stesura. Il testo assente dal quaderno della Leucaide e
compare soltanto nel ms. 3743 (c. 12r-13v). Verr stampata nella Culegere de poezii del 1854 con a
fronte la traduzione romena La Leuca. Mndre flori i fericite, che si pu leggere nelledizione Ursu in
ASACHI, Opere. I: Versuri, cit., pp. 225-27.
Dan Octavian Cepraga
226
il vostro primo vanto
fiorir di quella a canto
che fa dubbiar se Amor o leggiadria
25 o del saper la Diva,
con alto senno in lei sannidi e viva.
Quel fausto d membrando,
come adorna sorgea
del canuto Titon la vaga sposa,
30 e i rosei rai vibrando
dal suo grembo scendea
lieta dambrosia piova rugiadosa,
e unauretta amorosa
coverse vostre cime,
35 quando in le rive bionde
al roco suon dellonde,
vi colsi con Amor, tessendo in rime
s flebile concento,
chad ascoltar si tacque laria e il vento.
[]
A Leuca innanzi tutto un grande esperimento formale, essendo lunica im-
portante incursione di Asachi nel genere della canzone petrarchesca. Dal punto
di vista metrico un contrafactum della famosissima Rvf 126 Chiare fresche et dolci
acque, riprendendone compiutamente lo schema su cinque stanze singulars:
19

a b C, a b C; c d e e D f F
Dal punto di vista testuale vi si riconoscono numerosi, e comunissimi, luo-
ghi comuni del petrarchismo, di cui pullula ovviamente tutta la tradizione, come
ad esempio i sintagmi della topografia campestre, le apriche valli, i liquidi cristalli, i
fior vermigli e gialli, e ancora 19 oltra le belle bella e luso di 17 velo nel senso di cor-

19
La critica romena, poco attenta ai fatti di versificazione, non ha riconosciuto il contrafactum me-
trico e ha sempre considerato la versione romena La Leuca un poema in improbabili versi liberi!
Lequivoco risale alla monografia di E. LOVINESCU, Gheorghe Asachi. Viaa i opera lui, Bucureti
1921, p. 113, che ne parla come di un primo tentativo romeno di verso libero. Laffermazione
errata di Lovinescu sembra ripercuotersi anche in BEIU-PALADI, Gh. Asachi: o motenire, cit., p. 48,
che a proposito di La Leuca parla di verso libero, a imitazione del verso sciolto italiano.
Eteroglossia e imitazione sperimentale: la poesia italiana di Gheorghe Asachi
227
po, che rimanda al corporeo velo di Rvf 24, 114, poi adottato da gran parte della
lirica successiva. Sulla stessa linea si collocano lincipit Lieti e felici fiori, che ri-
prende il verso iniziale di Rvf 162, Lieti fiori et felici, et ben nate herbe, sonetto che
sar poi tradotto da Asachi in romeno, nonch 36 al roco suon dellonde che ripro-
duce il roco mormorar di lucide onde di Rvf 279, 3, anchesso sintagma di varia for-
tuna in tutto il Cinquecento.
Sono molto interessanti, inoltre, i metodi di elaborazione imitativa di parti
pi ampie, in cui il movente petrarchesco si salda a precise e abili derivazioni
dal Tasso. Si prenda, ad esempio, la ben riuscita terza stanza (vv. 27-39):
liniziale perifrasi mitologica (Quel fausto d membrando/ come adorna sorgea/ del ca-
nuto Titon la vaga sposa/) trova probabilmente il suo punto davvio nel-
limmagine iniziale di Rvf 291 Quandoio veggio dal ciel scender lAurora, sviluppan-
dosi in maniera originale sullonda di sottili richiami a una canzone del Tasso,
che contiene la medesima rappresentazione dellAurora nel talamo dello sposo
Titone: N tra le brine in cielo/ cos l'alba fiammeggia;/ e lei Titone, ella voi sol vagheg-
gia;/ e sovra il caro velo/ vi sparge a mille a mille/ minute perle e rugiadose stille;/ e pare un
lieto maggio/ fiorir di vaghi gigli/ a' vostri piedi e di bei fior vermigli (Rime doccasione o
dencomio, libro III, 1013, v. 19-27).
Similmente, la fine della stanza (quando in le rive bionde/ al roco suon
dellonde,/ vi colsi con Amor, tessendo in rime/ s flebile concento,/ chad ascoltar si tacque
laria e il vento) sembra compendiare le terzine di Rvf 156 (Amor, senno, valor, pieta-
te e doglia/ facean piangendo un pi dolce concento/ dogni altro, che nel mondo udir si so-
glia:/ ed era il cielo allarmonia s intento,/ che non se vedea in ramo mover foglia:/ tanta
dolcezza avea pien laere e il vento!), dove lintertestualit tematica corroborata dal-
la ripresa dei rimanti concento vento, nonch dalla dittologia finale laria e il vento.
Come spesso accade, i versi asachiani sembrano tuttavia intessuti anche di varie
e libere reminiscenze tassiane. Innanzi tutto flebile concento deriver dalla Gerusa-
lemme liberata XIII, 40: fremere intanto udia continuo il vento/ tra le frondi del bosco e tra
i virgulti,/ e trarne un suon che flebile concento/par d'umani sospiri e di singulti. Cos
come, sempre la Liberata V, 28 (D'incerte voci e di confusi accenti/ un suon per laria si
raggira e freme,/ qual s'ode in riva al mare, ove confonda/il vento i suoi co' mormorii de
l'onda) avr innescato il ricordo del petrarchesco 36 roco suon de londe.
5. Il vivace sperimentalismo imitativo della scrittura italiana di Asachi si esercita
non solo sul versante tematico e lessicale, ma anche sulle forme metriche della
tradizione italiana, come dimostrato dallingegnoso contrafactum di A Leuca, non
a caso tradotta in romeno mantenendo lo schema metrico-rimico delloriginale.
significativo che Asachi, anche nel caso della riscrittura metrica, non si lasci
Dan Octavian Cepraga
228
condizionare da letture recenti, ma si cimenti anche con forme poetiche cadute
gi da molto tempo in disgrazia come, ad esempio, la sestina lirica, sulla quale
pesava la lunga serie di giudizi negativi dei trattati settecenteschi, e che di fatto
era assente dalla produzione lirica contemporanea.
20

Tra le prove giovanili della Leucaide, si trova infatti anche la sestina Lunga sta-
gione dAniene in riva, un testo di gusto arcadico e di classica ambientazione pa-
storale, in alcuni punti ancora incerto, ma indicativo della volont di sperimen-
tazione che domina il laboratorio poetico italiano del giovane Asachi. Si leggano
qui, a titolo di esempio, le prime due stanze:
21

Lunga stagione dAniene in riva
per i fioriti campi io vissi in pace,
intento al suon di pastorali accenti,
errando spesso di bei faggi allombra
5 o fra lerbette, grate alla mia greggia,
intrecciando fiscelle e dolci rime.
Allor chun giorno cantar volli in rime
mio stato lieto, fra i bei fiori, in riva,
vidi Madonna, a rimirar mia greggia
10 intenta, e invidiando la mia pace;
tinse dun bel chiaror il bosco e lombra,
ondio lasciai quei boscarecci accenti.
[]
A riprova del solito tenace lavoro di attraversamento e ricombinazione della
tradizione poetica italiana, si noter che, per quanto riguarda i rimanti, essi sono
gi tutti presenti, in rima, nel Canzoniere di Petrarca, e due di essi, riva e rime, so-
no utilizzati in due differenti sestine (rispettivamente Rvf 30 e la sestina doppia
Rvf 323). Ben tre rimanti di Lunga stagione dAniene in riva (rime, ombra, pace) sono
inoltre presenti in tre differenti sestine inserite nellArcadia di Sannazaro. Per
quanto riguarda la rappresentazione linguistica del dcor pastorale, ancora una

20
Cfr. G. FRASCA, La furia della sintassi, Napoli, 1992, p. 351.
21
Leucaida lui Alviro Corintio-Dacico, cit., pp. 60-62. Il testo comprende sei stanze e un congedo,
riproducendo correttamente la struttura della sestina, compresa la retrogradazione incrociata dei
rimanti. Leditore moderno del quaderno della Leucaide (G. SORESCU) tuttavia non riconosce la
forma metrica della sestina e pubblica le prime tre stanze separate dalle ultime tre e dal congedo,
considerandole due componimenti differenti, anche se affini (Ibid., p. 29).
Eteroglossia e imitazione sperimentale: la poesia italiana di Gheorghe Asachi
229
volta Tasso lautore al quale sembrano risalire il maggior numero di riferimen-
ti testuali. Si veda, ad esempio, come le due prime stanze della sestina asachiana
sfruttino sistematicamente una sola ottava dellepisodio di Erminia tra i pastori
nella Liberata (VII, 6), riprendendone in modo puntuale rimanti, sintagmi, im-
magini: Ma son, mentrella piange, i suoi lamenti/ rotti da un chiaro suon cha lei ne vie-
ne,/ che sembra ed di pastorali accenti/ misto e di boscareccie inculte avene./ Risorge, e l
sindrizza a passi lenti,/ e vede un uom canuto a lombre amene/ tesser fiscelle a la sua greg-
gia a canto/ed ascoltar di tre fanciulli il canto.
Oltre al sonetto, alla canzone e alla sestina, tutte di tradizione petrarchesca, il
gusto per limitazione delle forme metriche si estende anche al repertorio italia-
no pi recente. Particolarmente interessanti sono le riprese asachiane della quar-
tina savioliana di settenari, con i versi dispari sdruccioli e non rimati, e i versi
pari piani e rimati fra loro, come ad esempio nellanacreontica Alviro a Cinzia,
ispirata alle canzonette dei fortunatissimi Amori di Ludovico Savioli:
22

Nel mar Tirreno ascondesi
Letereo carro doro,
E il ciel ricuopre tremulo
Dastri leggiadri il coro.
Gi scintillando splendono
In sullAusonia terra,
Chal sonno pigro e torpido
Il grembo suo disserra
Gi lerme valli ingombrano
Lo stuol di lievi spirti
E allaura i crin sussurrano
Deglamorosi mirti.
Entro ai secreti talami
Cupo silenzio regna,
E i vari sogni aggiransi
Per laria dombre pregna.
[]

22
ISOPESCU, Il poeta Giorgio Asachi, cit., p. 66.
Dan Octavian Cepraga
230
O ancora si consideri con quanta mimetica disinvoltura Asachi rifaccia la ti-
pica canzonetta metastasiana, in un componimento in strofe di ottonari piani,
risalente ormai al periodo successivo al suo ritorno in Moldavia:
23

Gi rifulse lalma aurora
Coi crin biondi e rosea fronte,
Che di varia luce indora
Il mar glauco e il fosco monte,
E per laure scorron snelli
Angeletti e venticelli.
[]
Quando il divo pargoletto,
Chil ciel scorre, il suol e i mari,
E poi torna pel diletto
Della Nice aglocchi chiari,
Visto chiuso il lor bel lume,
Verso il sol spiega le piume.
Stanco poi di far la guerra
A noi miseri mortali,
Nice obblia e instabil erra.
Pur alfin sul prato lali
E il pi cauto abbassa e posa
Fra le spine duna rosa.
[]
Limitazione metrica implica, come si pu notare, anche la riscrittura stilisti-
ca, la mimesi dei timbri e delle inflessioni. Dimostrando versatilit e orecchio a
volte finissimo, Asachi riesce a trascorrere con facilit dalla sostenuta gravitas dei
sonetti petrarcheggianti alla svagata eleganza rococ del Savioli o al fluido canta-
to metastasiano, con le sue perspicue corrispondenze ritmiche e sintattiche.
In tutte le sue manifestazioni, la poesia italiana di Asachi sembra, dunque,
guidata da uno slancio sperimentale e innovativo, che non si ferma alla superfi-
cie e alla maniera, ma tenta il pi possibile di interiorizzare i propri modelli, di
riprodurli con fedelt e naturalezza fin nei loro elementi pi specifici e riposti.

23
Ibid., pp. 74-5. Si tratta di una canzone dedicata Alla principessa Rallo Callimachi, trascritta nel ms.
3743, che non confluir poi nella Raccolta a stampa del 1854.
Eteroglossia e imitazione sperimentale: la poesia italiana di Gheorghe Asachi
231
Questo strenuo impegno stilistico e formale, che Asachi ha profuso nella
sua poesia italiana, ha avuto, del resto, ricadute dirette sulla sua produzione ro-
mena. Anzi, si potrebbe dire che la poesia italiana di Asachi, il suo stesso pe-
trarchismo off limits, trovi la sua ragion dessere pi profonda se guardata a ritro-
so, a partire dal ruolo che ha giocato nella nascita e nel consolidamento di una
scrittura lirica romena. Quando, intorno al 1812, Asachi inizia a scrivere le pri-
me poesie romene, auto-traducendo i propri testi italiani, il suo intento era ap-
punto quello di fondare una lingua poetica romena, che ancora non cera. I suoi
tentativi, come quelli di tutti gli autori romeni di primo Ottocento, avvenivano
in assenza di una tradizione precedente sulla quale fondarsi, nellassoluta irrepe-
ribilit di modelli autoctoni autorevoli. Ci lasciava una grande libert di movi-
mento e di invenzione, permetteva un vertiginoso e spesso sconcertante speri-
mentalismo linguistico e poetico, in una situazione in cui sembrava davvero
possibile gettare, con un solo gesto, i dadi e le regole del gioco.
In questo modo prendevano corpo, ad esempio, i primi sonetti romeni in
endecasillabi, composti da Asachi in un regime di imitazione programmatica
dellendecasillabo petrarchesco, trapiantato in romeno con tutta la sua libert
ritmico-accentuativa e la variet delle implicazioni sintattiche e intonative. Dal
lungo e fruttuoso apprendistato poetico condotto sui versi italiani, nascevano i
primi esperimenti di una lingua poetica romena aulica e illustre, di classica e so-
lenne compostezza, ispirata alla gravitas e alleleganza della grande tradizione pe-
trarchista. Sono versi, che, come stato notato, segnavano lirruzione di un
suono puro, di nobile e chiara sonorit sulla scena della poesia romena degli
inizi del XIX secolo.
24

In modo speculare, la libert sperimentale della poesia in romeno si riflette
sulla pratica eteroglotta dei versi in italiano, frutto non dello stanco conformi-
smo dellepigono, bens della spavalda urgenza di chi sta cercando nuove strade
da percorrere.

24
Cfr. CORNEA, Originile, cit., p. 320.

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