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10/12/2019 Falstaff e le allegre comari di Windsor - Copioni

( The merry wives of Windsor)

diWILLIAM SHAKESPEARE

traduzione e rielaborazione di

GIACOMO ROMANO DAVARE

OPERA TUTELATA S.I.A.E.

Personaggi

Tommaso Percy, conte di Worcester

Falstaff, cavaliere

Franco Ford, possidente

Don Ugo Evans, precettore, tutore di Anna

Mingherlino, giovane contadino

Alice Ford, moglie di mastro Ford

Martina Page, vedova di mastro Page

Anna Page, sua giovane figlia

Giannina - Fa presto, servetta

Dora, locandiera

Caio, dottore

Simplicio, servo della signora Alice

Mohamed, servo arabo

Michelino, ragazzo, figlio della signora Page

Fate

Elfi

Folletti

PREFAZIONE

Questa traduzione, riduzione, ha trascurato alcune scene dell’originale per dare maggior spazio allo scherzo subito da Falstaff e
a quello finale che coinvolge gli spasimanti di Anna. Si sono del tutto trascurate le figure di contorno e l’oste è divenuta una
locandiera anche per riprendere la diatriba tra Falstaff e l’ostessa, presente nelle due parti di Enrico IV°. In quelle due
commedie l’ostessa è presentata come monna Wickly (all’istante o, come in alcune traduzioni, Fa- presto). Ma questo
soprannome Shakespeare lo adopera in Merry Wives per la serva del dottor Caio. Abbiamo deciso, pertanto, di chiamare Dora
la locandiera e Giannina la Wickly, facendone due personaggi vagamente goldoniani (soprattutto per la Giannina cui si è dato
un ruolo di generica donna tuttofare). Si è poi introdotta la figura di Tommaso, nipote di re Enrico IV, al posto dell’innamorato
Fenton, per riprendere talune situazioni delle due parti dell’Enrico IV che precedono e danno origine a questo Merry wives of
Windors, dove Falstaff è al centro di avventure che lo accomunano addirittura con il principe ereditario Enrico che lui chiama
Rigo.

Naturalmente, è sembrato sconveniente cambiare la storia d’Inghilterra facendo sposare il futuro Re con una anonima ragazza
di Windsor.

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Ho, pertanto, sostituito Enrico con il cugino Tommaso che compare brevemente nell’Enrico V.

Come in tutti i soggetti di Shakespeare, anche in Merry wives, i personaggi principali recitano lunghi monologhi che abbiamo
ritenuto di dover sfoltire.

E, a parte la scena finale del bosco dove le comparse possono essere numerose quanto si vuole, abbiamo ridotto anche il
numero dei personaggi eliminando, tra gli altri, il marito di Martina, mister Page il cui ruolo non è molto significativo.
Dovendo, però, portare avanti il doppio tentativo di matrimonio della figlia dei Page, Anna, abbiamo fatto diventare sir Ugo
Evans cognato di Martina e tutore della ragazza. Com’è noto Shakespeare non si poneva il problema dei cambi di scena.

Merry wives ne presenta:

ØTre nel 1° atto,

Ødue nel secondo atto,

ØTre nel terzo atto, nel quarto atto e nel quinto atto.

Se si considera che nessuna scena finale d’atto è la stessa della prima dell’atto successivo, i cambi di scena sono
complessivamente 18.

Abbiamo pertanto portato dei ritocchi allo svolgimento della trama facendo si che l’azione si svolga in soli tre luoghi:

-La locanda (I° e III° atto);

-Il cortile di casa Ford (II° atto);

-Il parco di Windsor (III° atto);

La scena finale presenta ballate in versi, recitate dai folletti e delle fate, retaggi delle commedie pastorali. Visto che l’obiettivo
scenico è quello dello scherzo da perpetrare ai danni di Falstaff, si è pensato di rendere i versi in un linguaggio più
comprensibile, con un latino maccheronico, in rima baciata, per facilitarne la recitazione e la musicalità.

ATTO PRIMO

QUADRO PRIMO

La locanda < Garter Inn >

Ø Sul fondo: a destra una porta che introduce alla cucina, a sinistra una porta che introduce alle stanze dei piani superiori: la
porta è sormontata da un balconcino.

ØAl proscenio: a sinistra la porta d’ingresso esterna, a destra un arco che introduce nel cortile interno;

Øal centro della stanza un tavolo con un calamaio ed una penna d’oca, con attorno alcune panche;

Øappesi ai muri: un attaccapanni , trofei di caccia ed un arazzo di stile fiammingo.

SCENA PRIMA

(Tommaso, poi Anna e Martina)

TOMMASO Sono dunque in combutta con questa banda di masnadieri del cavaliere Falstaff, prendendo in questa turpe
brigata, il posto di mio cugino Enrico, che oggi vive nel più assoluto rigore morale in attesa di divenire re ?

Sono per questo anch’io diventato un volgarissimo ladro ? Di denari e di cuori ? Sia ! Imiterò il sole che permette alla nubi
basse e malefiche di velare la sua bellezza al mondo affinché, quando gli piacerà di tornare a splendere, essendosi fatto
desiderare, possa essere ammirato ancora di più. Se l’anno prevedesse una serie di festività interrotte da qualche giorno di
lavoro, gli uomini finirebbero per non trovare più alcun piacere al far festa. Esse sono così desiderate perché vengono di rado.
Così quando abbandonerò questa vita di scapestrato e pagherò il mio debito e manterrò più di quanto avevo promesso; supererò
le aspettative della gente e la mia conversione attirerà su di me unanimi consensi. Quindi trasgrediamo, facciamo della
trasgressione un arte e quando nessuno se lo aspetterà, riparerà il tempo perduto. Ma trasgredire in che modo ? In questo posto
sperduto vi sarà mai una ragazza capace di accendere la mia fantasia ?

ANNA (con un moto di sorpresa, nel vedere Tommaso) Ah! Scusate cavaliere, pensavo di trovare monna Dora, la locandiera.

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TOMMASO La sto aspettando anch’io.

ANNA Devo dirle qualcosa da parte di mia madre. Verrò un'altra volta. (farà come per andare)

TOMMASO Se la mia presenza non vi terrorizza, potete aspettarla insieme a me. Mi piacerebbe conoscere qualcosa di
Windsor, visto che è la prima volta che vengo da queste parti.

ANNA Non credo sia la persona più indicata per raccontarvi le nostre usanze..

TOMMASO Da quel che posso vedere, mi sembra che rappresentiate voi stessa una bellezza del luogo..

ANNA Credo debba proprio andare. Quando un uomo comincia a fare un complimento, è già sulla via della seduzione.

MARTINA (entrando) Ben detto!, figlia mia. Gli stranieri, specie se vengono dalla città, si fanno strane idee su noi donne di
paese. Ci giudicano sempliciotte e allegre. Ma, caro signore, guardatevi bene dallo stuzzicare le allegre comari di Windsor.

TOMMASO Volevo soltanto essere gentile con vostra figlia. E dicendo che è bella, ho solo detto ciò che ognuno può vedere. Credete che il
contadino voglia corrompere la rosa, quando la guarda estasiato ? O il poeta attenti alle virtù della luna, cantandole un madrigale ?

ANNA E voi, credete che le ragazze di Windsor non abbiano mai letto poesie o visto commedie e che non conoscano i bei modi e le belle parole
?

MARTINA Brava Anna. Se volete suscitare l’interesse delle donne di Windsor, sarà bene che mostriate meriti più nobili e
concreti, mio caro.

TOMMASO Per esempio ?

MARTINA Il mio povero marito veniva dalla lontana Germania. Ma era un maniscalco di prim’ordine ed arrivò qui con una
borsa piena di soldi che aveva guadagnato con il suo lavoro. Ed aveva parenti nobili ed anche istruiti, come don Ugo, suo
fratello, che da alcuni anni è il nostro curato e fa da maestro ai nostri ragazzi. Ecco, queste sono le virtù che suscitano
l’interesse delle comari di Windsor.Vieni Anna. (escono, a sjnistra, dalla porta esterna)

SCENA SECONDA

(Tommaso, Dora, Falstaff )

DORA Se tu fossi un uomo onesto, mi dovresti il tuo denaro ed anche te stesso. Mi giurasti su di una coppa mezzo smaltata, al
tavolo rotondo, presso il camino, il mercoledì della settimana di Pentecoste, - quando il principe Enrico ti ruppe la testa per
aver paragonato suo padre il Re, Dio lo abbia in gloria, ad un cantore di Londra, - quella sera tu mi giurasti allora, mentre ti
lavavo la ferita, di sposarmi e farmi tua moglie. Puoi negarlo ?

FALSTAFF (a Tommaso) Non datele retta, mio signore. Questa è solo una povera anima folle. Va dicendo su e giù per la contea che il figlio che
gli morì in guerra, somigliava a me!

DORA Come due gocce d’acqua. E questo ammasso di lardo, senza onore e senza religione, non fece mai niente per aiutare
quel ragazzo. Tanto che il mio povero figliolo, per poter vivere dovette arruolarsi.. e trovò la morte.

FALSTAFF Menzogne, Tom. Se ci fosse tuo cugino Rigo, il principe reale, te lo confermerebbe..

TOMMASO (minaccioso) Non tirare più in ballo mio cugino Rigo davanti ad estranei.

DORA Per questo, non abbiate timore. Io, eccellenza, sapevo già chi siete. Vi vidi assieme a vostro cugino Enrico quando
veniste alla taverna La testa del cinghiale, di Eastcheap. Fu lì che costui abusò della mia ingenuità.

TOMMASO Se sai chi sono, capisci che posso risolvere i tuoi problemi, oppure farti precipitare nel buio di una cella o peggio.

DORA Pietà, mio principe. (si prostra in ginocchio)

TOMMASO Alzati donna. Io sono più propenso a credere a te che a questo sbruffone che pure mi è amico. Ti chiedo però, di
essere paziente. Dammi una settimana di tempo. Entro sette giorni ti sarà saldato ogni debito. Ma fino allora dovrai far finta di
non sapere chi sono e tollerare il cavaliere Falstaff.

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DORA Farò come voi dite, mio signore.

TOMMASO Ed ora vai a prepararci un buon pasto !

DORA Sarà fatto signore. (esce)


TOMMASO Ed ora a noi due. Dimmi, Giovanni Falstaff, puoi dire in tutta coscienza che non ci fu mai niente tra te e questa
donna ?

FALSTAFF Ma perché ti arrabbi con il tuo amico, mio signore. Qualcosa c’è stato, come con tante altre donne. E’ colpa mia
se mi corrono dietro. Non ho mica fatto voto di castità, io !

TOMMASO Tu sostieni che le donne impazziscono per te ? Io non credo che ci possa essere una sola donna sotto i
sessant’anni, piacente e con un pizzico d’onestà, che vedendoti, non rida di te.

FALSTAFF Tu stuzzichi il mio amor proprio, Tom. Se non fossi il mio benamato principino ti rintuzzerei questa tua
affermazione con la punta della mia spada che ne infilò ben venti in un’ora, sul campo di Shrewsbury. Ma per te, farò
un’eccezione.

TOMMASO Se ti senti così ferito nell’onore, dimostrami con i fatti cosa sai fare. Seduci una donna di Windsor, che non sia
una serva e non abbia più di cinquant’anni.

FALSTAFF Ci sto, per Giove.

TOMMASO D’accordo. Tempo una settimana. Se non riuscirai a sedurre una delle nostre comari di Windsor, tra dieci giorni
darai soddisfazione alla nostra locandiera. E se lei lo pretenderà, la sposerai.

FALSTAFF Non mi piace questa penitenza. Sono un uomo libero io, Tom..

TOMMASO Adesso mi infastidisci. Così ho detto e così sia fatto !

FALSTAFF Al tempo, al tempo. Parli come un turco. Accetto la scommessa ma ho diritto a dire la mia. Si farà come dici solo
se tu, a tua volta, riuscirai a sedurre una giovane di Windsor, che non sia oltre i trent’anni ! Se no, dovrai cambiarmi la
penitenza.

TOMMASO Va bene, accetto la sfida.

SCENA TERZA

(Alice; Martina, Anna, poi Dora e detti )

ALICE Ti dico che prima, Dora era qui.

MARTINA Prova a chiamarla !

FALSTAFF Ecco due pollastrelle che fanno al caso nostro. Non facciamoci vedere. (Falstaff e Tommaso si nascondono dietro
un arazzo)

ALICE (gridando) Dora, signora Dora !

DORA (entrerà asciugandosi le mani nel grembiule) Cosa c’è mie dolci signore ?

MARTINA Eravamo venuti a chiederti un favore.

DORA Se posso..

ALICE Martina ha bisogno di un servo, almeno per questa settimana.

MARTINA Ci sono sempre giovanotti e cavalieri che gironzolano attorno alla mia casa, per avanzare richieste di matrimonio
per mia figlia Anna. Sono vedova, sola, e tutto questo è imbarazzante. Insomma averi proprio bisogno di qualcuno che mi
sbrighi le commissioni in giro o sia di protezione alla mia bambina quando io devo assentarmi.

Un servitore fidato, meglio se già maturo. Da potergli essere padre, per età.

DORA Al momento, non saprei proprio cosa rispondervi; ma m’informerò. Se non occorre altro, avrei fretta di tornare in
cucina. Sono alle prese con il desinare per quei due cavalieri.

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ALICE Che cavalieri ?

MARTINA Niente d’interessante. Uno è il cavaliere Giovanni Falstaff, l’altro un suo giovane amico. Uno studente,
all’apparenza. Ma non saprei dirvi né dove, né cosa studia.

ALICE (A Dora) Sai almeno chi sia?

DORA Si fa chiamare Tom.

ALICE E la provenienza ?

DORA Non si sa. Non me lo ha detto. Sembra che studi a Cambridge. Ma fatemi tornare in cucina, prima che bruci il mio
arrosto. Voi fate pure con comodo, mie brave comari. (esce)

MARTINA (ad Alice) L’unica cosa sicura è che si da un sacco di arie. L’ho conosciuto proprio questa mattina. Pensa che
aveva iniziato a fare il filo a mia figlia. Nelle mie condizioni, mi manca solo di dover mantenere anche uno studente senz’arte
né parte. (esce con Alice)

FALSTAFF (uscendo dal nascondiglio) Forza mio Tom, cantami una canzone sporcacciona alla moda dei tuoi collegoni di
Cambridge ! (ride) Non prendertela - studentello senza arte né parte! - Ah, Ah ! Io vado in cucina da monna Dora
Straccialenzuola ! (esce dal fondo)

S C E N A Q UAR T A

(Simplicio e Tommaso )

SIMPLICIO Scusate signore, avete visto per caso due donne.. ?

TOMMASO (ch’era rimasto assorto nei suoi pensieri) Intendete la madre della signorina Anna e .. ?

SIMPLICIO Si, la signora Alice e la signora Martina. Le conoscete ?

TOMMASO Si, ho appena avuto questo onore.

SIMPLICIO A dirla tutta io sono il servo della signora Alice. Ma mi tocca fare i mestieri anche per la signora Martina.
Sapete com’è, sono più di sorelle: due comari ! Per fortuna, però, la signora Martina si è decisa a cercare un servitore
personale. Spero proprio possa trovarlo al più presto. Così non mi toccherà più dover correre per tutte e due le comari dalla
mattina alla sera. A proposito, voi sembrate un signore!; e si vede subito che venite dalla città.

Mi hanno detto che in città, i signori non usano avere meno di due servitori. Ora, vedete, nel nostro borgo un servitore è già di
troppo. Soprattutto se uno è giovane e magari istruito come voi ! (con fare confidenziale) Voglio dire, non potreste prestare
uno dei vostri due servitori, per qualche giorno, alla signora Page ? Voglio dire alla comare Martina ?

TOMMASO Avete strane opinioni sui cittadini, signore.

SIMPLICIO Oh, al tempo, non chiamatemi signore! Sono pieno di debiti. E posso evitare di pagarli solo con il mio stato di
servitore. Se si spargesse in giro la voce che sono un signore, mi farebbero tagliare la gola. Per chiamarmi avete l’imbarazzo
della scelta: “ehi tu !” , “lazzarone !”, “scomunicato!”, “mangiapane a tradimento”, “escrescenza terrena”, “razza ladra e
perfida”, ed altri simili epiteti con cui si compiacciono di chiamarmi i padroni. Oppure potete chiamarmi più semplicemente
con il mio nome: - Simplicio -! (fa una riverenza)

TOMMASO Simplicio ? Tu non hai affatto l’aria del sempliciotto. Ti chiamerò - sacco di sterco ammuffito -.

SIMPLICIO Ottimo, signore, ottimo. - Sacco di letame -mi avrebbe dato fastidio. Fa pensare al concime. Ed il concime rende
produttiva la terra. La terra dà il raccolto, il raccolto porta danari, mi penserebbero ricco e verrebbero subito a chiedermi la
restituzione dei miei debiti. -Sterco ammuffito-, è il soprannome che mi si addice. Ti fa pensare ad uno che non ha un becco
d’un quattrino. Si vede proprio che siete colto, signore. Sicuramente avete studiato il latino, come don Ugo, che è il nostro
curato, maestro, notaio, capo pompiere. Anche lui non è nato da queste parti. E si capisce, da come parla.

TOMMASO (interrompendolo) Ma non dicevi che hai sempre mille cose da fare ?

SIMPLICIO Oh!, quasi mi dimenticavo. E bene che vada. Mi raccomando il servitore. (fa per andare)

TOMMASO Credo di poterti favorire.

SIMPLICIO (fermandosi e girandosi verso Tommaso) Cosa dite?


TOMMASO Io ho uno solo servitore. Ma, per parlarti francamente cercavo un occasione per sbarazzarmene. In confidenza, a
me piace essere libero nei miei movimenti. Un servitore va bene alle persone anziane.
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SIMPLICIO Sante parole. Anche io penso che finche sarò giovane non avrò servitori. E nemmeno quando sarò anziano, a
pensarci bene. E quando sarebbe disponibile il vostro servitore?

TOMMASO Da domani.

SIMPLICIO Davvero? E com’è questo vostro servitore ? Non sarà troppo vecchio e acciaccato?

TOMMASO Per niente. E’ giovane, più o meno della mia età.

SIMPLICIO Oh!, se ha la vostra età, non se ne farà niente. La signora Martina non accetterà un servitore giovane, avendo in
casa una ragazza da maritare.

TOMMASO Perché, la ragazza non è virtuosa?

SIMPLICIO Figuriamoci. Sull’onestà della signorina mi giocherei la testa. Ma capirete le chiacchiere che farebbe la gente: un
servitore giovane e maschio in casa di una vedova che ha una figlia femmina in età da marito..

TOMMASO Non credo che la gente potrà avanzare il minimo pettegolezzo, in questo caso.

SIMPLICIO E perché non dovrebbe ?

TOMMASO Il mio servitore lavorava nell’harem di Astracan Pascià, e come tutti i sorveglianti degli harem è -eunuco -.

SIMPLICIO Cioè a dire ?


TOMMASO Non sai cosa significa eunuco ?

SIMPLICIO Lo confesso, non lo so !


TOMMASO Essere eunuco significa che non si è più maschi al cento per cento. Cerco di spiegarti. Supponi che tu sei un
guerriero e vogliano impedirti di andare a combattere. Cosa ti tolgono ?

SIMPLICIO Il cavallo !
TOMMASO (spazientito) No! (sottolinenando) La spada. La spada o la balestra, insomma l’- arma -. Affinché tu non possa
più - offendere - il nemico. Intendi? Ora quando il sultano manda un guardiano maschio nel suo harem, non può permettere
che lui approfitti della situazione e, per così dire, - offenda - le donne dell’harem. Quindi..

SIMPLICIO Gli taglia la lingua !


TOMMASO (spazientito) No! Non intendevo - offendere - con le parole .. ma dal punto di vista sessuale..

SIMPLICIO (con espressione da ebete) Ho capito ! Gli tagliano, lì . (sottolineando con il gesto )

TOMMASO No è che proprio lo taglino. Il fodero rimane..

SIMPLICIO Tolgono solo la spada !

TOMMASO Più o meno !

SIMPLICIO Così, questo vostro servitore è… ( scoppierà a ridere; poi,


facendosi serio) Un momento, visto che dovrò spesso stare con lui, non è che ha
tendenze particolari ?

TOMMASO Ho detto che è eunuco. Il che significa che non ha alcun richiamo sessuale. Mangia, dorme e obbedisce. Ed è
molto discreto.

SIMPLICIO Ottimo, ottimo. Voi siete l’Arcangelo Gabriele! Vado subito a dirlo alla signora Martina. ( fa per avviarsi, poi si
ferma) Anzi no !, prima presentatemelo. Non ho mai visto un emognucco!

TOMMASO (tradendo un iniziale imbarazzo) Eunuco! Non è ancora arrivato alla locanda. Quando sono partito da Londra,
l’ho inviato a Cambridge per procurarmi certi libri che devo studiare. Arriverà domani. Gli dirò di venirti a cercare. E, tu, lo

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condurrai dalla signora Martina. Mi raccomando non fare mai accenno alla sua condizione.

E soprattutto non dirlo a nessuno.

SIMPLICIO Sarò muto come un pesce.

TOMMASO Bene. Adesso devo andare in camera a cambiarmi; per il pranzo. (dopo aver fatto alcuni passi, rivolto al
pubblico) Carpe diem ! E tutto quello che so di latino, ma so farlo fruttare bene!

SIMPLICIO (salutando con un inchino) Fate liberamente. Io vado subito ad


avvertire la signora Martina.(escono: Simplicio dalla porta esterna, Tommaso
dalla porta che da accesso ai piani superiori. )
SCENA QUINTA

(Caio, Dora, poi Falstaff)

CAIO (entrerà dall’esterno, incrociando Simplicio che esce) C’è nessuno ? Oste ! (dopo aver fatto qualche passo) Oste della
malora !

DORA (entrando) E che modi ! Calma, calma signore. Se siete un qualunque capitan Fracassa, questo albergo non fa per voi.

CAIO E, voi, chi siete ?

DORA L’ostessa. Ma voi potete chiamarmi semplicemente, signora Dora.

CAIO Onorato. Dottor Caio!

FALSTAFF (entrando anche lui dalla cucina) E l’avvocato Sempronio dove l’avete lasciato ?

CAIO (con un gesto di stizza) E, questo chi è?

FALSTAFF Il cavaliere Falstaff, al servizio di sua maestà Enrico quarto, per servirvi. E voi siete proprio un medico di
medicina? Calli, clisteri, salassi e collassi ?

CAIO Sono un medico signore, non un ciarlatano. Mi occupo della circolazione del sangue, della pressione vascolare, della
secrezione biliosa..

FALSTAFF E dell’incontinenza merdosa !

CAIO (sempre più irato, a Dora) Ma fatelo tacere !

DORA Il cavaliere vuol avere la cortesia di lasciarci parlare un momento.

FALSTAFF I vostri desideri sono comandi, monna Dora. Ben arrivato dottor Tizio.. scusate, Caio !(divertito si apparta
cercando di ascoltare quello che dicono i due)

CAIO Ma quel tizio è a pensione da voi ?

DORA Non fateci caso è un cavaliere matto. Ditemi piuttosto di voi. Vi serve una camera, dovete pranzare ?

CAIO Mi serve una camera più il vitto, per qualche giorno.

DORA Cercate clienti dalle nostre parti ? Qui si lavora dalla mattina alla sera. Perciò la gente o è sana o muore. Non ha tempo
di ammalarsi.

CAIO No, sono in vacanza. Esercito la mia professione a Londra, e non per vantarmi, ma la professione mi frutta parecchio.
(fa tintinnare la borsa che tiene legata alla cinta)

DORA (soddisfatta) Ho proprio la camera che fa per voi. E’ oltre il ballatoio, dalla parte opposta a quella dove alloggia il
cavaliere. Così non avrete l’incomodo d’incontrarlo sul piano.

CAIO I miei bagagli sono sul calesse.

DORA Portateli pure nella vostra stanza.

CAIO Come sarebbe, non c’è servitù in questa locanda?

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DORA Non per il facchinaggio. Qui ci sono solo: cuoca, donna delle pulizie e addetta alla biancheria. Che sono sempre io.

CAIO Quand’è così mi adeguerò. Vado a prendere il bagaglio. (farà per avviarsi, poi si ferma e rivolto a Dora) A proposito,
voi conoscete una certa signora Martina, una vedova ?

DORA Certo che la conosco. E’ appena venuta a trovarmi con la sua inseparabile comare, la signora Alice.

CAIO Ed ha una figlia molto bella, dicono..

DORA Ah!, ora capisco. Sono le sue belle comari, ciò che vi spinge a Windsor.

CAIO Non propriamente..

DORA Dico, non vi sarete messo in testa di sposare la figlia della signora Martina ! A giudicare dall’aspetto avete un’età che
vi andrebbe meglio la madre. E, non ci perdereste proprio a sposarla. E’ una donna vera ! Lei e la sua comare, Alice Ford,
sono donne da far girare la testa anche al principe di Galles in persona.

CAIO (risentito) Sono più giovane di quanto pensiate. E se permettete le faccende di cuore sono personali.

DORA In questi casi più che il cuore vale la borsa. Se guadagnate bene, come dite, avete già un buon vantaggio. Però, ci
vorrebbe qualcuno che v’introduca alla signora Martina..

CAIO Mi hanno indirizzato ad un certa monna Fa-presto.

DORA Ah, Giannina ! E’ la tuttofare del paese. Spesso aiuta anche me. Si, Giannina può aiutarvi. A quest’ora potete trovarla
al lavatoio. E’ appena duecento metri a destra oltre il cortile.

CAIO Grazie. Mi siete stata utile. (fa per andare, ma prima d’uscire si fermerà ancora) Ancora una cosa, a che ora si pranza in
questa locanda ?

DORA (che si era avviata anche lei dalla parte della cucina, si fermerà, girandosi dalla parte di Caio) A vostra discrezione,
signore, quando volete. Se avete la pazienza di aspettare. In caso contrario, quando suona la campana della chiesetta del nostro
don Ugo, presentatevi a tavola e troverete pronto.

CAIO Bene, a dopo. (tra sé) Che strana locanda ! (si guarderà circospetto attorno, poi esce all’esterno)

SCENA SESTA

(Dora , Falstaff, poi Tommaso )

FALSTAFF (uscendo dal nascondiglio, tra sé) < Lei e la sua comare, Alice Ford, sono donne da far girare la testa anche al
principe di Galles in persona. > Questa è proprio una selvaggina che fa per me.

DORA (che si dirigeva verso la cucina, si ferma ancora una volta e, rivolta al cavaliere) Dicevate qualcosa, cavaliere ?

FALSTAFF Dora, Dora del mio cuore, ora che ci siamo rappacificati, ti prego di farmi una confidenza. Dimmi qualcosa delle
signore che erano qua poco fa. Non è per me che lo chiedo. E’ per appagare la curiosità del principino.

DORA Quella con l’aria più timida e distinta, è la signora Alice. E’ sposata con mastro Ford. A dispetto della sua figura
delicata, dicono che sia una donna energica. Corre voce che comandi anche sui quattrini del marito. E il signor Ford in quanto a
riserve auree è pari ad una banca.

FALSTAFF Eccitante, molto eccitante. Devo avere quelle lettere d’amore già preparate. (fruga nella borsa e ne estrae due
fogli) Ecco ! (va al tavolino, prende una penna d’oca, la intinge nell’inchiostro e scrive). Scriviamo qui nell’intestazione, che
lascio sempre in bianco: <alla delicata, incantevole Alice>. Fammi una cortesia, strega del mio cuore, consegna da parte mia
questa lettera alla - delicata signora Alice -.

DORA Io? Voi siete pazzo.

FALSTAFF Hai promesso al principe che per una settimana non mi sarai di ostacolo in niente ! Tra una settimana accetterò quanto deciso da
Tom, e se lui lo pretenderà, ti darò soddisfazione.

DORA Perché voi siete sicuro che io abbia ancora voglia di sposarvi ? Sulla forca vi voglio ..

(dopo una breve riflessione) A pensarci bene.. (decisa) Datemi pure la vostra lettera, la porto volentieri alla signora Alice. ci
metterò anche una buona parola. Però state ben attento cavaliere. Il marito è di una gelosia folle.

FALSTAFF Il marito non lo saprà. Più i mariti sono gelosi e meno sanno dalle mogli quello che fanno in loro assenza. Ed ora, dimmi dell’altra.

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DORA Si chiama Martina ed è la vedova del povero signor Page. E’ morto che non è un anno.

FALSTAFF (che non si è mosso dal tavolo, scrive con la penna d’oca su un’altra lettera e dice, con enfasi) <Alla deliziosa,
vedovosa signora Martina>.

(a Dora) Portate quest’altra alla vedova Martina. (con fare confidenziale, prendendo Dora per un braccio) Però non dite che ne
ho inviato una uguale alla signora Alice.

DORA (Prendendo l’altra lettera) Non ce ne sarà bisogno. Se le conosco bene, se lo confideranno tra loro. Vado subito a
portare le lettere alle signore. (mette su uno scialle che è appeso ad un gancio alla parete ed esce dalla che dà all esterno)

FALSTAFF Eh, ammaliatrice! Che sciocco sono, a disperdere le mie energie


con queste bigotte. E a te che dovrei dedicarmi a tempo pieno.. (le si farà
addoso abbracciandola da dietro, Dora si divincolerà e, dopo aver lanciato uno
sguardo corrucciato a Falstaff, uscirà verso l’esterno) Ed ora cavaliere Falstaff
vai a prepararti per le epiche battaglie che ti aspettano. (si slancia, inciampa,
cade, rotola, poi esce dalla porta cui si accede ai piani delle camere)
TOMMASO (sbucando da dietro l’arazzo) Bene, bene! Il prode cavaliere non perde tempo ! Dovrò fare qualcosa per
prevenirlo. (esce, verso gli appartamenti superiori)

SCENA SETTIMA

( Giannina, Michelino e Caio )

GIANNINA (entrerà da sinistra, dall’esterno, con Caio e Michelino) Michelino stai alla porta e guarda se arriva il signor
Ford. (A Caio) Scusate, ma mi seccherebbe che mi trovi qui a parlare con un forestiero .. (Michelino esce) Michelino è un
bravissimo ragazzino. Proprio a modo. Servizievole, intelligente e posso giurarvi che non è pettegolo. Se un difetto gli si può
trovare e la sua mania di pregare. In questo è fissato. Quando gli chiedi di studiare ecco che non può perché deve dire ancora
delle altre preghiere.

Allora cosa c’è di così importante da condurmi qui ? Vi confesso che mi sento un po’ imbarazzata. Questa è pur sempre una
locanda signore. Vi ho seguito solo perché avete fatto il nome del conte Shelton.

CAIO Non abbiate alcun timore, sono il dottor Caio. Dottore di medicina. Ho appena trentatré anni, anche se ne dimostro
qualcuno di più..

Cosa volete. A causa dei miei continui impegni di lavoro mi curo poco della mia estetica. Ma veniamo al dunque. Mesi fa ho
incontrato dal conte Shelton il signor Page, suo vecchio amico che mi parlò della figlia.

GIANNINA La signorina Anna !

CAIO Infatti. Mi ero impegnato a venirlo a trovare questa estate per frequentare la sua casa e vedere di combinare un buon
matrimonio con la figlia. Ma nel frattempo, il povero Page è morto..

GIANNINA La signora Martina sa degli accordi che avevate preso con il marito, buonanima ?

CAIO Purtroppo no. Mi disse che era meglio tenere le due donne, madre e figlia, all’oscuro di tutto. Così che la mia venuta
qui sembrasse casuale.

GIANNINA Comunque, voi vorreste lo stesso sposare la ragazza..

CAIO Si. Ho avuto la fortuna di vederla durante i funerali del signor Page ai quali ho partecipato con il conte. E, vi sarò
sincero, tornato a Londra non ho fatto che pensare a lei.

GIANNINA Ed io cosa dovrei fare ?

CAIO So che siete amica della signora. Potete spendere una parolina buona. Parlare di me. Fissarmi un appuntamento con la
madre..

GIANNINA Potrei.. (indecisa)

CAIO Non prendetela a male.. (tira fuori dal sacchetto allacciato alla cintura un anello d’oro) ma, intanto che riflettete, abbiate
la bontà di accettare questo piccolo dono..

GIANNINA (Sbalordita guarda l’anello) Voi avete dei modi di fare veramente cittadini. Si, parlerò di voi alla signora Martina.
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10/12/2019 Falstaff e le allegre comari di Windsor - Copioni

CAIO Ve ne sono grato. Adesso perdonatemi ma devo andare a sistemare i miei bagagli su in camera. Passo dal cortile. Mi è
più comodo. Arrivederci. (esce a destra, nel cortile)

GIANNINA Onoratissimo signore (continuerà a guardare l’anello )

SCENA OTTAVA

(Giannina e Simplicio, poi Dora )

SIMPLICIO (entrando) Ehilà !, bella farfallina, cosa fai di bello ?

GIANNINA E tu, pendaglio di forca ? Sempre a perdere tempo ?

SIMPLICIO Lo lascio agli altri perché lo trovino, pollastrella saporita ! Ma chi era quel tipo che è uscito adesso ?

GIANNINA Il dottor Caio, un signorone che viene da Londra. A proposito, mi faresti un favore ?

SIMPLICIO (avvicinandosi e cingendo Giannina per la vita) Per te, mi butterei anche nel mare !

GIANNINA Già, d’estate e dove l’acqua è bassa. Ascoltami bene. Voglio che parli di questo dottor Caio alla signora Alice, la
tua padrona. Dì di lui tutto il bene possibile. Che è amico del conte Shelton e guadagna un sacco di soldi. Ma soprattutto, che
sarebbe il partito ideale per la signorina Anna.

SIMPLICIO Mi dispiace Giannina, ma questo non posso proprio farlo. Io devo tenere la parte al signor Mingherlino che è il
candidato di don Ugo. E’ don Ugo in fin dei conti è il tutore della ragazza. E, poi, qui a Windsor è anche notaio e curato. Se
non l’assecondo è capace di farmi passare un brutto guaio. Parlane tu alla signora Martina.

GIANNINA Il guaio è che anch’io mi sono impegnato con don Ugo per convincere la signorina Anna a sposare Mingherlino.
E la stessa cosa ho promesso poco fa al dottore. Dai, fai un sforzo per me..

SIMPLICIO Non posso proprio. E, poi, alla mia padrona non piace che i servitori s’impiccino degli affari dei padroni.

Rivolgiti al nuovo servitore che avrà da domani la signora Martina.

DORA (rientrando dalla porta esterna, di fretta e con l’aria pensosa)

Ciao Giannina, avrei proprio bisogno del tuo aiuto. Appena puoi raggiungimi in cucina.

(a Simplicio, togliendosi lo scialle e riponendolo su di un gancio alla parete) Ciao mangiapane a tradimento. Sbrigati con
Giannina che abbiamo da fare. (esce dalla parte della cucina)

GIANNINA La signora Martina da domani avrà un servitore ?

SIMPLICIO Si. (farà segno a Giannina di avvicinarsi). E, ti confido un segreto. Ma non spifferarlo in giro: è un segreto! .. Si
tratta di un servitore arabo, che proviene da un harem. Afferri ?

GIANNINA Cosa ?

SIMPLICIO E’ un eunuco !

GIANNINA Com’è, questo servitore arabo ?

SIMPLICIO Eunuco ! Non sai cosa significa ? (Giannina fa un cenno col capo per indicare che non lo sa) Bene te lo spiego
io. Ascolta: cosa fa un guerriero quando deve andare a combattere ? Mette l’armatura. Quindi, se io volessi impedirgli di
combattere cosa gli levo ?

GIANNINA L’armatura !

SIMPLICIO No. L’armatura posso lasciargliela. Gli levo la spada, l’arma che offende. Afferri ?

GIANNINA (dubbiosa) Cosa ?

SIMPLICIO Coll’armatura ma senza l’arma !

GIANNINA (divertita) Cosa, cosa ?

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SIMPLICIO Capisci? Quando mandano i guardiani nell’harem, per evitare che possano causare guai alle donne, li
alleggeriscono dell’arma.. maschile..

GIANNINA Ah!, come fanno i contadini con i maiali e i capponi! (ridendo) Sul serio ? Sono proprio curiosa di vederlo.. Ma
adesso vai, esci dal retro della locanda. Arrivano le comari di Windsor..

SIMPLICIO (uscendo a destra, dall’arco che da in cortile) Mi raccomando:


acqua in bocca.
SCENA NONA

(Giannina, Alice e Martina )

ALICE (entrando, seguita da Martina) Dov’è la comare locandiera ?

GIANNINA Sarà in cucina per accudire al pranzo.

ALICE Chiamala, presto. (Giannina esce dalla porta cui si accede alla cucina)

MARTINA Ma cos’è che ti fa andare su tutte le furie. A me puoi dirlo.

ALICE Succede che se fossi spiritosa potrei togliermi lo sfizio di diventare cavallerizza e finire all’inferno in quattro e quattro
otto.

MARTINA Non ti vedo come cavallerizza. Suvvia, non fare la misteriosa. Proprio non riesco a capire cosa ti prende.

ALICE Cosa mi prende ? (tirando fuori dalla borsa la lettera inviatagli da Falstaff) Leggi questa lettera che mi ha portato poco
fa la signora Dora, la nostra Locandiera. (passeggia nervosamente per la scena, mentre Martina legge) Ora capirai come potrei
diventare cavallerizza.. andando con un cavaliere. (al colmo della stizza) Diffiderò di questi brutti pancioni finché campo. Non
sembrava, a sentirlo, che fosse capace di dire parolacce o di dire cose sconvenienti. Ma mi vendicherò, giuro che saprò
vendicarmi. (si fermerà un attimo a meditare) Ma no! Nutrirlo di speranze !, ecco quello che debbo fare. Dovrò cuocerlo a
fuoco lento nel suo lardo! E non gli manca proprio, il lardo a quel maiale! Ora capisco perché la signora Dora è scappata
subito,

dopo avermi consegnato la lettera. Aveva paura che gliela facessi mangiare !

(a Martina che sarà scoppiata a ridere) Tu, ridi ?

MARTINA (Ancora ridendo, estrarrà dalla sua borsa la lettera inviatagli da


Falstaff) E che altro vuoi che faccia. Sai da chi correva Dora ? Da me ! Leggi
questa lettera che ho ricevuto io. Copia conforme alla tua. S’è limitato a
cambiare il nome.
ALICE Come, come.. (avvicinandosi e guardando i due fogli che sono in mano a Martina) Ne ha mandata una anche a te?
Che bifolco!

MARTINA Probabilmente le tiene in serie con lo spazio bianco per il nome. L’ho sempre sostenuto, io: è più facile
trasformare una tortora in allodola che trovare un uomo, un solo uomo onesto !

ALICE Sante parole. (riprendendosi la propria lettera e conservandola nella borsa) Ma per chi ci prende ?

MARTINA Mi verrebbe da dubitare sulla mia onestà ! Capisco che uno si possa fare delle illusioni su di una vedova ! Ma un
essere simile com’è che può nutrire speranze su di me ? E su di te poi, che se venisse a saperlo tuo marito lo spaccherebbe in
due come si fa con i maiali !

ALICE Non riesco a capacitarmi ! Tu credi che noi si sia potute mancare di prudenza?

MARTINA Ma scherzi ? Quando e in che occasione ha potuto notare qualcosa in me, o in te, che possa averlo invogliato ad
abbordarci in modo così spudorato ?

ALICE Comunque, da me a bordo non sale di sicuro..

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MARTINA E neanche la mia navicella avrà verso d’abbordare. Se facesse solo la mossa, giuro che saprei io come
tranciargliele di netto! Il mestiere lo conosco bene. Ho fatto esperienza con i capponi ! (una breve pausa. Alice si siede al
tavolo e Martina passeggia nervosamente avanti a lei. Poi si ferma, come avesse avuta un’ispirazione) Sai che ti dico: diamogli
ad intendere di stare al suo gioco. Ma il giuoco lo condurremo noi. Gli daremo una tale lezione che finché campa, non oserà
molestare nessun’altra donna.

ALICE Hai ragione. Anch’io credo sia la cosa migliore. Una donna, da sola, sa far girare la testa e menare per il naso il più
furbo degli uomini. Se si mettono insieme due donne.. c’è da stendere un battaglione. (facendosi pensierosa) Eppure ho
qualche timore. Sai com’è geloso e diffidente mio marito. Se solo vedesse queste lettere..

MARTINA Farò in modo che mio cognato lo tenga impegnato.

GIANNINA (rientrando) Signore, la signora Dora dice che se volete parlarle dovete venire in cucina. E’ alle prese con lo
stufato e ne avrà ancora per un po’.

MARTINA Si, sarà meglio andare in cucina.. mi sembra che arrivi gente.

(esce verso la cucina)

SCENA DECIMA

(Ford e Michelino, poi Tommaso )

FORD (entra dalla porta che da verso l’esterno, spingendo Michelino) C’è
nessuno? Ostessa dove siete ! E tu cosa facevi davanti la porta, la spia? Cos’è
venuta a fare qui mia moglie con tua madre?
MICHELINO Non lo so signor Ford. Io ero venuto qui con Giannina. Mi stava accompagnando da mio zio don Ugo Evans: rosa, rose,
spinarum !

TOMMASO (entra dalla porta che dà alle stanze superiori e visto Ford si ferma ad osservare e dice tra sé) Ha l’aspetto di un signorotto locale,
può venirmi utile allo scopo. (avvicinandosi)Buon giorno signore, posso esserle utile?

FORD Non credo, signore. Aspetto mia moglie. (a Michelino) Va a vedere se è in cucina. (Michelino esce verso la cucina)

TOMMASO Poco fa c’erano due signore, qua. Credo la signora Martina e la signora Alice, voi siete un loro amico?

FORD Sono il marito della signora Alice, per servirvi.

TOMMASO Che fortunata circostanza. (con tono confidenziale) Sentite signore, posso dirvi una cosa in confidenza?

FORD Prego.

TOMMASO Monsignore, vostra moglie è in grave pericolo.

FORD Cosa dite ?

TOMMASO Avete saputo chi è venuto ad alloggiare in questa locanda ?

FORD No, chi ?

TOMMASO Il cavaliere Falstaff. Un uomo non tanto alto, ma abbastanza in carne.

FORD Se è quello che ho intravisto io direi piuttosto abbastanza in lardo ! E con la testa che sembra una zucca, con rispetto
parlando.

TOMMASO Parlo proprio dell’uomo che avete intravisto.

FORD E perché ne parlate in modo così circospetto ?

TOMMASO (guardandosi attorno con maggior circospezione) Ebbene, monsignore, questa palla di lardo, con la testa di
zucca, si è incapricciato di vostra moglie e giura che non andrà via da Windsor prima di averla sedotta.

FORD Che facezia!, mia moglie non è certo una ragazzetta. E, poi, il vostro amico cavaliere non ha certo l’aspetto di un uomo
che faccia innamorare le donne!

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10/12/2019 Falstaff e le allegre comari di Windsor - Copioni

TOMMASO Voi non lo conoscete, monsignore. E non conoscete le donne. L’ho visto cingere d’assedio decine donne reputate
delle fortezze di virtù inattaccabili. E ho dovuto sempre costatare la loro capitolazione. Sa adularle, sedurle .. e sembra abbia
virtù nascoste.

FORD Stento a credervi. Ma vi ringrazio lo stesso per la confidenza che mi avete fatto.

TOMMASO Era mio dovere mettervi sull’avviso. Siete un uomo rispettabile. E ciò che orna le alci e i tori, stonerebbe sul
vostro capo. Riverisco, monsignore.

(dopo un inchino si avvierà verso la porta interna; poi, girandosi, dirà sottovoce, al pubblico) Questa è fatta: la prima rete è
gettata. Andiamo a predisporre l’altra ! (esce)

FORD (dopo aver rivolto un cenno di saluto a Tommaso, fa con la mano destra il gesto delle corna e, lentamente, pone la
mano sulla fronte)

Non posso crederci ! Un tal ribaldo metterà il mio capo come trofeo nella sua stanza?

SCENA UNDICESIMA

(Don Ugo e Ford )

DON UGO Guarda, Guarda. Andtiamo in giro, facciamo ore e ore di cammino nei boschi.. ed invece l’alce possiamo trovarlo
agevfolmente nelle locande !

FORD (togliendo la mano dal capo) Non cercare di essere spiritoso. Non è il momento opportuno. Qui si trama per attentare
alle virtù delle mogli.

DON UGO Cosa, cosa? Questa è bella davvfero! Ora capisco le corna! E chi tramerebbe ?

FORD Il cavaliere Falstaff, che Dio lo maledica.

DON UGO Quel cavfaliere giunto ieri alla locanda, rasato di chioma e tutto ciccia? E tu lo credi possibile?

FORD Me lo ha confidato quel giovane che è qui a pensione. Perché dovrebbe mentirmi? Dicono che sia uno studente di
Cambridge.

DON UGO E come studente, grazie all’editto di Federico Barbarossa, che Enrico ha introdotto anche in Inghilterra, non può
essere consegnato alla giustizia o picchiato. Come vfedi non rischia nulla a farsi giuoco di te. Vieni con me, piuttosto, e
vfediamo di concludere questo matrimonio tra mia nipote Anna ed il figlio del mio amico, il timido Mingherlino. Sono riuscito
ad ottenere una dote di 50 buoi e 35 maiali.

Come tutore devfo fare le vfeci del mio povero fratello. E credto che lui approvferebbe. Noi Evans siamo di discendtenza
teutonica, badtiamo al sodo, cioè alle economie che sono la base di ogni buon matrimonio.

FORD Mi sembra di sentire il passo di mia moglie. Non voglio mi trovi qua. Sarà meglio che vada. (esce all’esterno)

SCENA DODICESIMA

(Don Ugo, Alice, Martina, Michelino, Giannina )

ALICE (entrerà con Martina e Michelino) Dov’è mio marito, Michelino ?

MICHELINO Non lo so, poco fa era qui e mi aveva detto di chiamarvi.

DON UGO Eccoti qui birbante ! Oggi non sei venuto alla leztione !

MARTINA Cosa, cosa? Allora non avrai nemmeno studiato. Don Ugo, interrogatelo !

Don UGO Qui in locanda ?

MARTINA Preferite che usciamo in strada ?

Don UGO No, di certo. Dimmi Mino, quanti casi ha il nome ?

MICHELINO Due !

DORA E, già!, nome e cognome !

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Don UGO Ma che dite, buona dtonna! Zitta, per favfore. Come si dtice : bella, Mino ?

MICHELINO Pulcera !

DORA Che strani questi romani latini: ti davano della pulce, per dirti bella !

Don UGO Tacete, vfi prego ! Pulchra, Michelino! E, cosa vuol dtire : lapis ?

MICHELINO Pietra.

Don UGO Quindti pietra si dice..

MICHELINO Sasso!

Don UGO No, lapis. Stai attento Mino ! E da dtovfe vfengono gli articoli ?

DORA Questa la so: dal codice ! Articolo cinque: le pigioni delle locande vanno pagate, pena l’arresto.

DON UGO Fate silenzio !

MICHELINO Gli articoli vengono dai pronomi e si coniugano così: nominativo singolare: hic, haec hoc.

Don UGO Bene: nominativo: hic, haec, hoc, e al genitivus: cuius. Com’è il caso accusativo ?

MICHELINO Accusativo: hunc !

Don UGO Più preciso, Mino, più preciso. Accusativo: hunc, hanc, hoc !

GIANNINA Tale e quale il mio asino: (facendo i versi dell’asino) hunc, hanc, honc !

DON UGO Smettetela di offendere la lingua di Vfirgilio! E adesso dtimmi, qual è il vfocativo?

MICHELINO Il vocativo fa: (mettendo le mani ai lati della bocca per far meglio risuonare la voce) : oh !

DON UGO No! Michelino. E qual è il caso genitivfo plurale ?

MARTINA Basta, basta, mi gira la testa con questo latino !

MICHELINO Caso genitivo plurale : cacarum, cacorum !

DORA Santi del paradiso cosa insegnano ai bambini ! il caso delle gengiviti, il caca cacorum !

Don UGO Tacete, buona dtonna, tacete ! Non capite niente di casi e dteclinaztioni.

MARTINA (ridendo) Taci Dora, noi non abbiano studiato. C’intendiamo solo di cucina.

DORA (come ricordandosene all’improvviso) Mi brucia lo stufato ! (esce di corsa verso la cucina)

Don UGO Ed ora Mino, fammi esempi della declinazione dei pronomi.

MICHELINO Non me ne ricordo più.

Don UGO Male, male. Qui, quae, quod. Non scordarli Mino o sarò costretto a sculacciarti.

MICHELINO (andando via di corsa, prima si uscire in strada) Caso scocciativo: merda, merde, merdis !

DON UGO Dove corri, torna at letionem! (seguirà Michelino; esce )

ALICE Sarà meglio che andiamo via anche noi dobbiamo scrivere il biglietto per il cavaliere.

GIANNINA Ma non potreste scriverlo qui il biglietto da dare al cavaliere Falstaff

MARTINA Ma taci, disgraziata. Vedi che qui non si può con tutte le persone che vanno e vengono. Muoviti e vieni con noi.
(escono dalla porta che dà all’esterno)

SCENA TREDICESIMA

( Dora, Tommaso, poi Anna )

DORA (da fuori) Signora Martina, signora Martina. (entrando in scena)Sono andate via. (vedendo arrivare Tommaso) Posso
esserle utile, mio principe ?
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TOMMASO (con tono di rimprovero) Come siamo rimasti d’accordo ?

DORA Ma non c’era nessuno.

TOMMASO Ciò che si fa in privato, prima o poi si rifà in pubblico. Da ora in poi chiamatemi: signor studente !

DORA Sarà fatto.

TOMMASO (indicando la porta d’ingresso) Guardate: sta arrivando la signorina Anna. Fatemi un favore. Ditele che le voglio
parlare. Se acconsente, chiamatemi. Resterò nascosto dietro la porta. E ricordatevi che sono il signor studente.

DORA Scusatemi, signor studente.. non è che volete approfittare della vostra posizione per..

TOMMASO (andando a nascondersi dietro la porta) La mia nobiltà, se mai, mi sarà di freno. Non preoccupatevi, non avrete
guai a causa mia, avete la mia parola.

DORA Non posso mettere in dubbio la vostra parola. Farò come dite.

ANNA (che intanto è entrata dalla porta che dà all’esterno) Mamma, mamma !

(a Dora ) Avete visto mia mamma ?

DORA E’ appena andata via..

ANNA (tornando indietro verso la porta) Grazie, la raggiungerò.

DORA Scusate, signorina Anna ..

ANNA (fermandosi e girandosi verso Dora) Si ?

DORA Ho un’ambasciata per voi. Quel giovane studente arrivato stamane alla locanda, vorrebbe parlarvi.

ANNA Vuol parlare con me? Non lo conosco..

DORA A me sembra un bravo figliolo, signorina Anna. E, poi, per qualunque evenienza io sono in cucina. Se avete qualche
problema non dovete far altro che chiamarmi.

ANNA (avvicinandosi a Dora) Un po’ di curiosità di sentire questi giovani di città mi viene. A dire il vero, stamane ho
scambiato con lui due parole ed ha subito iniziato a poetare. (Dopo una breve pausa) Va bene. Dite che gli permetto di
parlarmi.

DORA Ve lo chiamo subito. Signor studente, venite! (si avvia verso la cucina, ed esce)

TOMMASO (facendosi vedere e andando incontro ad Anna) Vi ringrazio di aver accettato di vedermi.

ANNA Immagino vi sia un motivo..

TOMMASO Volevo rivedere i vostri occhi. Così questa sera potrò collocarli nel firmamento, nel posto che sia addice al loro
splendore.

ANNA Forse, ho fatto male ad accettare il vostro invito. Infondo, non so nemmeno chi siete.

TOMMASO (con enfasi romantica) Con un nome io non so come dirti chi sono. Chiamami solo amore..

ANNA Ricominciate ? Mi piacerebbe sapere chi è quel diavolo che vi ha mandato fin qui.

TOMMASO Non il diavolo, ma amore guidò i miei passi. Mi consigliò ed io lo ascoltai. Ed ora che come rugiada la tua dolce
bellezza si è posata sui miei pensieri, vederti è gioia. < Se tu fossi lontana da me , quanto la deserta spiaggia che è bagnata dal
più lontano mare, io mi avventurerei sopra una nave, sfidando l’oceano per giungere fino a te > [1].

ANNA Smettela di fare la parte di Romeo. Le recitano anche qui a Windsor le commedie di questo Shakespeare di Londra.
Ma io non sono un’ochetta veronese, come Giulietta. A me dovete rispondere concretamente non romanticamente. Perciò,
fatela finita e ditemi da dove venite e a che famiglia appartenete..

TOMMASO Ve lo dirò tra due giorni all’alba..

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10/12/2019 Falstaff e le allegre comari di Windsor - Copioni

ANNA E voi credete che io accetterò un vostro appuntamento all’alba, soltanto dopo tre giorni che vi ho visto.

TOMMASO Lo accetterete. Non sarete veronese, ma siete pur donna. La curiosità sarà più forte di qualunque riserva morale.
E anche se adesso fate la superba non vi dispiacerà quando al far dell’alba potrò sussurrarvi : < ascolta l’allodola, messaggero
del mattino ! E, guarda, come quelle strisce di luce, invidiose della nostra gioia, cingono di una frangia luminosa le nubi che si
disperdono laggiù nell’oriente..>[2]

(cingendo con le braccia Anna alla vita) Non siate crudele dolce Anna.. Restate e vivrò, partite e morrò.. (farà per baciarla).

ANNA (divincolandosi, furibonda) Pensavo foste un giovane delicato ed ingenuo. Vedo bene che la frequenza del cavaliere
Falstaff vi ha reso cinico. Non credo proprio che vorrò più vedervi.

TOMMASO Perché fate così ? E’ l’amore che mi soggioga e mi rende audace, non l’amicizia con il cavaliere che è molto più
casuale di quanto non immaginate. Se voi sapeste chi sono mi trovereste audace a farvi queste proposte ma per ben altri motivi
di cui non a voi dovrei rendere conto.

ANNA E a chi dovreste rendere conto, al re d’Inghilterra ?

TOMMASO Potrebbe darsi.

ANNA Bravo lo studentello. Adesso mi prendete anche in giro. A non più vedervi cavaliere. (esce dalla porta esterna)

TOMMASO (andandole dietro) Aspettate..

SCENA QUATTORDICESIMA

( Falstaff, Tommaso, poi Giannina )

FALSTAFF Ehilà, Tom !, piantato in tronco ! La somma scommessa è saldamente nelle mie mani. Tranne che non accetti di
farti bastonare come uno studente sul fondo schiena. Ah, Ah, Ah.. !

TOMMASO Non precipitare le cose. Dove sono i cuori che hai promesso di conquistare. In caso che nessuno dei due riesca
nell’impresa sarai tu ad avere il massaggio dei miei stivali nel fondo schiena, ricordatelo.

FALSTAFF Io sono sicuro del fatto mio, ragazzo. Ci metti troppa poesia, troppi bla, bla.. Le donne vanno afferrate e sbattute
sin dal primo incontro.. Presto te ne darò una prova tangibile.

GIANNINA Cavaliere Falstaff, posso parlare con voi..

FALSATAFF (a Tommaso) Lupetta in fabula ! (a Giannina) Giungete a proposito ! Vi concederò anche di più. (l’afferra e la
bacia)

GIANNINA (divincolandosi e sputando) Ma che fate.. schifoso !

FALSTAFF (ridendo) Visto ? Ah, Ah, Ah.. Io so come prendere le donne ! Ed ora parlate pure.

GIANNINA Sarebbe meglio essere soli..

FALSTAFF Abbiate la compiacenza di allontanarvi. La gallinella è pudica !, Ah, Ah.. (Tommaso esce)

GIANNINA Non mettetemi ancora le mani addosso, se no mi metto a gridare e dirò alla signora Dora di cacciarvi da questa
locanda.

FALSTAFF Non turbatevi troppo ragazzina, non siete il mio tipo. Piuttosto, cos’è che volete da me ?

GIANNINA Mi manda la signora Ford. (assumendo un’aria tra il civettuolo e il cerimonioso) Mio Dio, cosa le avete fatto.
Quando parla di voi trema tutta.

FALSTAFF I miei sguardi fanno questo effetto. Ma venite al dunque..

GIANNINA Per venire al quindi.. l’avete disagitata[3] tutta.. Parola mia che vi sono stati fior di cavalieri che avrebbero dato
tutto ciò che possedevano per un solo suo sguardo. Ma lei niente: Ma cos’è che avete di così speciale ?

FALSTAFF Volete dirmi, una buona volta, cosa manda a dirmi ?

GIANNINA Oh, scusate. Dunque: La signora Alice Ford ha ricevuto la vostra lettera e mi ha detto di riferirvi che la custodirà
come cosa cara. Ed anche che suo marito questa sera starà fuori di casa tra le dieci e le undici.

FALSTAFF Tra le dieci e le undici?

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10/12/2019 Falstaff e le allegre comari di Windsor - Copioni

GIANNINA Esattamente. Dice la signora che se verrete per quell’ora potrete vedere quel quadro che sapete. Povera signora.
Sapeste che vita grama le fa fare il marito. E’ un uomo selvatico e geloso anche della sua ombra.

FALSTAFF Bene. Tornate da lei e riferitele che ci sarò. Pronto a dare qualche ritoccatina al quadro.

GIANNINA Non abbiate fretta. Le mie ambasciate non sono finite. Ho un messaggio anche da parte della signora Page. Mi ha
detto di riferirvi che, purtroppo, c’è suo cognato, don Ugo, sempre in giro per casa. Senza contare la figlia che è quasi sempre
con lei. E se non c’è la figlia, c’è il ragazzo, Michelino. Ma mi prega di dirvi che spera si presenti una qualche occasione. Non
pensate a male. E’ donna educata e timorata di Dio. Sta ore ed ore, a dire le preghiere. Come abbia fatto ad invaghirsi di voi..
(squadrandolo) Ma!, dovete proprio avere dei filtri magici!

FALSTAFF Niente magia, tutte dote naturali.. palpabili. D’altra parte, sapete com’è, certe notizie, specie nel settore
femmineo, si diffondono all’istante.

GIANNINA Buon per voi. I miei omaggi.

FALSTAFF Calma, calma. Cos’è, avete paura di non sapere resistere al mio fascino ? Ancora una cosa: le due donne si sono
parlate tra di loro ? Sanno l’una dell’altra rispetto al mio invito ed alle loro infatuazioni ?

GIANNINA Non vi allargate troppo sul mio conto. In quanto alle affabulazioni delle signore, credete siano delle oche giulive
? Ognuna di loro manterrà segreta questa infettazione che gli avete procurato. Piuttosto la signora Page vi chiede un favore. Al
cognato piacerebbe entrare in amicizia con il vostro giovane amico. Ma dite la verità, cos’è un nobile ? Un personaggio
importante ?

FALSTAFF Sono obbligato a mantenere il segreto. Ma al lume di candela, sotto le lenzuola, nell’intimità, avviluppatati l’un
l’altra.. potrebbe essere che ve lo confidi.. che ne dite ?

Io credo che ci farete un pensierino.. (la prende per la vita)

GIANNINA Per favore sviluppate queste braccia da me (gli da una ginocchiata al basso ventre. Falstaff accusa il colpo) Scusate ! Come mi
dispiace!, ma, sapete, ho il riflesso condizionato. Allora, cosa dovrò riferire alla signora Page ? Povera donna merita altro che questo di
favore. Se c’è una donna simpatica in tutta Windsor è lei. E poi è una donna alla schietta. Fa quello che gli grilla in testa. Va a letto quando vuole
e si alza con il suo comodo..

FALSTAFF Rimane scoperto solo il momento notturno. E in questo lasso di tempo la poverina ha bisogno di copertura.. Ah,
Ah, Ah.. Ditele che convincerò il mio giovane amico a frequentare suo cognato. Assieme potranno dedicarsi alla caccia. E,
mentre loro due vanno a caccia, io mi dedicherò alla pesca.. Ah, Ah, Ah!

GIANNINA Vado subito a riferire. (al pubblico) Non è vero che la signora vorrà far diventare amici il cognato e quel
giovanotto scapestrato del suo amico. Però ci giurerei che la signorina Anna lo vorrebbe volentieri come amico, ed altro. Così
cercheremo di sistemare anche lei. (indicando Falstaff che le sta facendo cerimoniosi saluti) Che sacco di lardo lercio dentro e
fuori! (esce)

FALSATAFF E portate i miei omaggi alle due signore ! (al pubblico) Visto? Mi gira la testa. Avrò la proprietà e l’usufrutto.
Quel ribaldo di un Tommaso pagherà, eh, se pagherà! (Toccandosi il corpo) Che ne dici vecchio mio ? Le donne non si
stancano mai di guardarti, di indovinare ciò che nascondi, di bramare di scoprirti e seviziarti. Dicono che sei enorme! Ma le
enormità piacciono assai. Ma guarda!, ciò che non mi è riuscito da giovane, lo raccoglierò ora ! O dulcinee peccaminose, vado
ad abluzionarmi per voi! (Esce a sinistra, sul fondo per tornare in camera)

SCENA QUINDICESIMA

( Dora e Ford )

DORA Ho sentivo, poso fa,la voce di Giannina. Però, non la vedo. Del resto quando mi potrebbe essere utile non c’è mai.
Sempre in giro a fare commissioni alle signore del paese. (vede entrare Ford) Buon giorno signor Ford, posso esservi utile ?

FORD (dopo essersi guardato attorno) Ecco signora.. vorrei chiedervi un favore. C’è qui alloggiato un cavaliere, un certo
Falstaff..

DORA Non avrà mica fatto qualcosa di male ?

FORD No, non preoccupatevi, è solo che vorrei fargli uno scherzo. Nulla che possa compromettervi.

DORA Se è solo per uno scherzo. Del resto voi siete un uomo serio e sincero. Ma sta all’erta! Quel Falstaff è un demonio
scatenato. Specie con le donne. Non può vederne una senza saltarle addosso.

FORD (tossendo) Nel mio caso le donne non c’entrano.. è una burla tra cavalieri..

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10/12/2019 Falstaff e le allegre comari di Windsor - Copioni

DORA Figuriamoci!, voi siete al sicuro. Con quella donna virtuosa che vi ritrovate come moglie! (Ford tossirà ancora) Così a
modo. Giusto questa mattina è stata qui a chiedermi una ricetta..

FORD (trasalendo) E c’era il cavaliere..

DORA Naturalmente. Era seduto li al suo solito tavolo. Io, poi, sono andata in cucina..

FORD (agitato) E mia moglie è rimasta da sola qui, con il cavaliere lì..

DORA Oh, se è per questo, non era da sola: c’era la signora Martina.

FORD (sempre più agitato) Ah, già !, la fidata comare Martina. Ma perché parliamo di queste cose? Vi stavo chiedendo il
favore di presentarmi al cavaliere Falstaff. Ma non come Franco Ford. Direte che sono Brook, duca di Cardiff. Gli direte che
urgente bisogno di parlare con lui.

DORA Tutto qui ?

FORD Si, con l’aggiunta di un piccolo pensierino per voi, per il segreto che manterrete su questo mio incontro con Falstaff. (le
da due monete d’oro)

DORA Troppo buono signore.. Ma ecco che arriva il signor Falstaff. ( Ford si defila in un angolo).

SCENA DICIASSETTESIMA

( Falstaff e detti )

FALSTAFF (cercando d’abbracciarla) Ehilà, Dora del mio cuore !

DORA (divincolandosi) Cosa avete cavaliere, siete in smanie, avete il fuoco di sant’Antonio ?

FALSTAFF No; ho il fuco d’amore !

FORD (sporgendo dal nascondiglio) E’ proprio assatanato con le donne.

DORA Adesso però calmatevi. C’è qui monsignor Brook, duca di cardiff, arrivato dalla città che vuole parlarvi.

FALSTAFF Avevo giusto bisogno di un passatempo per ingannare l’attesa. Fatelo passare..

DORA (indicherà Ford che esce dal suo nascondiglio per mostrarsi)
Eccolo: è questo signore. Io torno in cucina. Per qualunque cosa chiamatemi. Marchese, i miei omaggi.. (esce)

FALSTAFF Così signore desiderate parlarmi.. Prego accomodatevi. Se vi serve un combattente, sappiate che sotto un
apparente strato di lardo batte un vero cuore d’eroe; e se vi serve un ambasciatore conosco il mondo e le sue cure in tutte le
salse e, soprattutto, in tutti i suoi arcani prosaici e di vini. Come vedete il giuoco di parole mi si compone automaticamente
nella mente.. (ride compiaciuto)

FORD Mi hanno detto che avete altre qualità.. che nessuno come voi sa rubare..

FALSTAFF No!, per tutti i dannati pistacchi e i malnati pennacchi. Non permetto che si dica questo di un cavaliere onorato
come Giovanni Falstaff..

FORD Non precipitate. Intendevo dire che siete un ladro di cuori femminili..

FALFAST (pavoneggiandosi) Quello si! Ma non è che li rubi: me li regalano.

Non riseco mai a dormire solo nel mio appartamento. Nel mio letto trovo sempre qualche donna.E se la caccio, ecco che da
sotto il paglierizzo ne sbuca una pronta a rimpiazzarla. Sono un perseguitato. Ma, prego, (accostandogli una sedia)
accosciatevi su questa sedia!, cosa posso fare per voi ?

FORD (sedendosi, alquanto nervoso e impacciato) Ecco qui, cavaliere Falstaff, del denaro che mi pesa. (pone sul tavolo un
sacchettino di monete). Prendetelo, è vostro; ma aiutatemi!

FALSTAFF Signore voi mi mettete in soggezione, mi obbligate a essere vostro servitore. (prenderà il sacchetto, facendo
tintinnare le monete).

FORD So che siete una persona a modo e la vostra fama vi precede in ogni dove. Da tempo ardivo dal desiderio di esservi
presentato..

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10/12/2019 Falstaff e le allegre comari di Windsor - Copioni

FALSTAFF (al pubblico) Sembra un innamorato.(a Brook) Parlate signore; svelatemi l’arcano..

FORD Parlerò. Vi confesserò i miei errori e spero che se voi terrete presente i vostri potrete perdonare ed anzi approvare i
miei.

FALSTAFF (al pubblico) Qui si mette male ! Sento odore di promiscuo ! Meglio darsi un contegno sofistico - clericale. (a
Brook) Ebbene confessate pure signore. Ego asculto peccata vobis.

FORD In questa città c’è una nobildonna, dalla bellezza pari ad una dea, dalle virtù degne di una regina cui la sorte ha dato in
marito un certo .. Ford, uomo che non le sta alla pari.

FLASTAFF Dite pure che è un brocco , un ronzino scalcinato, un animale da cortile.. un pennuto cornuto!

FORD (dominandosi a stento) Mi fa piacere che quel marito sia antipatico anche a voi. Sono anni che amo quella donna. Per
lei ho fatto di tutto. L’ho seguita con una assiduità degna del più ardente degli innamorati, ho cercato ogni occasione per
incontrarla, vederla, anche di sfuggita, l’ho subissata di regali, ho compensato chiunque mi desse la possibilità di avvicinarla,
stanarla dalla fortezza in cui la tiene quell’individuo..

FALSTAFF Dite pure: quel becco !

FORD (trattenendosi sempre più a stento dall’esplodere) L’ho assediata in ogni modo. Ora, almeno per la mia prodigalità
qualche ricompensa me l’ero meritata, no ? Ed invece nulla. Non né ho mai ricavato neanche lo straccio di un sorriso. Non mi
rimane che l’amara esperienza di aver confermato il proverbio: - l’amor sostanza fugge, se amor sostanza insegue; insegue quel
che fugge e fugge quel che insegue. -

FALSTAFF Insomma, ci avete fatto la figura del pirlone. Ma perché lo venite a raccontare proprio a me ?

FORD Questo è il punto. Ho potuto appurare che mentre con me si mostrava fredda e distaccata, altri godevano delle sue
virtù..

FALSTAFF Pirlone e minchione !

FORD (tradirà l’intima rabbia e lo sforzo nel sostenere il ruolo impostosi)


Al dunque: voi siete un fior di brigante.. in amore. Avete dalla vostra una natura imponente; e tutti vi ricercano per le vostre
benemerenze di guerriero e uomo di corte..

FALSTAFF Voi mi adulate troppo, signore. Comunque proseguite, ditemi cosa volete che io faccia.

FORD I soldi che vi ho dato spendeteli fino all’ultimo centesimo.. ma vincete per me la resistenza della signora Ford !,
conquistatela, fatela vostra, metteteci tutto voi stesso!

FALSTAFF (inebetito, al pubblico) Ma questo che cos’è, un guardone ?

(a Brook) Calmateti, monsignor ducone, lasciate che sia io a mettere la passione. E, non preoccupatevi ce la metterò tutta. Non
chiamatemi più Giovanni Falstaff se quel Ford non porterà sul capo un paio di corna che non ce l’ha nemmeno l’alce più
imperioso nella stagione della fioritura cornifera. Quello però che non capisco è cosa gioveranno a voi, i miei piaceri d’amore
e le dolorose ramificazioni del marito ?

FORD (sempre più a mal partito nei panni di Brook) Cercate di capire la mia strategia. Lei si fa scudo della sua presunta virtù.
Ma se potessi presentarmi a lei con qualche prova della sua frivolezza, ecco che si arrenderebbe alle mie voglie.

FALSTAFF E trovereste il sentiero già levigato. E, già!, con le corna del marito in mano, la cosa per voi si semplificherebbe. E
il marito ramificherebbe un altro po’!

FORD (sempre più nervoso) Allora che ve ne pare ?

FALSTAFF (tenedendo la mano a Ford, che però non gliela stringerà)

Eccovi la mia mano e la parola di un gentiluomo. Accetto i vostri soldi che trasformerò in corna con tanto d’interessi.
Consideratelo affare fatto. Datemi un paio di giorni per sollazzarmi con la signora, poi l’avrete voi.

FORD (tradendo una certa stizza) Cosa vi rende così sicuro, signor cavaliere ?

FALSTAFF Non avete esordito dicendo che le donne vanno pazze di me ?

Ebbene sappiate che un minuto fa, da quella porta, usciva una giovane faccendiera che è sempre con le allegre comari. E’
venuta a portarmi un’ambasciata della signora Alice che mi supplica di concederle una visitina.

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10/12/2019 Falstaff e le allegre comari di Windsor - Copioni

Mi manda a dire di trovarmi a casa sua tra le dieci e le undici. Durante quell’ora quel cornutaccio del marito non ci sarà. Ah,
Ah ! Che ve ne pare, signor Cuc ?

FORD (alquanto nervoso) Brook, non Cuc! (cercando di mostrarsi calmo) Ma voi questo signor Ford lo conoscete?

FALSTAFF Al diavolo questo cervo acefalo ! Non so proprio che aspetto abbia, a parte le corna. Ma so che ha tanti soldi ed io
svaligerò il suo forziere con la complicità della moglie.

FORD Forse sarebbe stato più prudente che conosceste questo Ford, almeno per evitarlo..

FALSTAFF Cosa volete che m’importi di lui. Io ne tengo a bada trenta, la mia spada trentacinque. Contro di me cento
avversari si sentono sempre in minoranza. Quel beccaccione, se mai lo incontrassi, tremerà come foglia secca. Non
preoccupatevi avrete la signora Ford. Ve la servirò in piatto d’argento: coscia e petto ! (alzandosi e dirigendosi verso la scala)
Fatevi vedere domani, dopo le undici, vi racconterò ogni cosa. Ed ora lasciate che mi congedi da voi. Statemi bene monsignor
ducone. (esce)

FORD (sfogando finalmente la sua ira) Maledetto cialtrone di un grassone. Chi l’avrebbe creduto? Mia moglie lo ha appena
intravisto e già ne sollecita.. Oh!, mio Dio, in che mondo viviamo! Chi oserà più giurare sull’onesta di una donna ? Tutte come
la prima, capaci di perdere la testa per il primo lurido serpente di passaggio. E per la concupiscenza di una miserabile mela!
Come sopravviverò a questa sciagura? La moglie disonesta, il mio letto insozzato, il mio onore calpestato, la mia reputazione
fallita, il mio riverito nome cambiato in quello di: cornuto ! Becco e cornuto ! E quel don Evans che spergiura sull’onore della
cognata ! Ma io starò ben in guardia. Ringrazio il cielo della mia gelosia. Dalle dieci alle undici, eh? Io vi preparerò una
trappola !, svergognerò mia moglie e mi vendicherò di quella palla di lardo concimata. Svelto, all’opera!, che la primavera è in
anticipo e le corna spuntano prima ! (esce)

SIPARIO

AT T O S E C O N D O

QUADRO S E C O N D O
“cortile” di casa Ford (a sinistra) e “strada” (a destra)
ØA sinistra:
·sul fondo ingresso alla casa (nel cui prospetto si intravede un balcone) e, alla
sua destra, ingresso nel giardino.
·Sul lato quinta scorre un muricciolo
ØA destra,
·Sul fondo: un cancello di accesso al cortile.
·al proscenio : una strada che accede al cortile
Durante lo svolgimento dei dialoghi, le luci metteranno in risalto
alternativamente i due ambienti che la didascalia indicherà come :spazio
“cortile” (I°) e “strada”(II°).
QUADRO SECONDO ( I°) : SPAZIO CORTILE

SCENA PRIMA
-Ford e signora Martina –

FORD Qual buon vento vi porta, signora Martina? Andate a trovare mia moglie?

MARTINA (alquanto impacciata) Si.. con vostra licenza.

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FORD (con marcata ironia) Le portate le ultime nuove, immagino..

MARTINA Le nuove.. e le vecchie! Sapete bene come siamo fatte, noi donne. Amiamo parlare.. di cucina, di bucato..

FORD Di frasche e di tresche.. volevo dire .. di frasche fresche. Accomodatevi pure. Le farete compagnia. (con voce
intenzionalmente sostenuta, di modo che lo si possa sentire anche dalla casa) Io mancherò almeno un ora.

MARTINA Fate pure con comodo.. (entra in casa)

FORD (imitando la voce di Martina) Fate pure con comodo ! (con voce tornata normale) Che donna impertinente e che
trafficona di prim’ordine ! Ed ora che si è messo in casa quel servitore arabo del giovane studente, avrà un corriere sempre
pronto per portare informazioni dalla locanda da parte di quel dannato di cavalier Falstaff. D’altra parte è vedova, ha diritto ai
suoi svaghi. Ma mia moglie, no !, che non può permetterseli. Ma calmati Ford. Bisogna vigilare. La vendetta è un piatto da
servirsi freddo. (dopo una breve pausa) Almeno potessi contare sull'appoggio del cognato dell'allegra comare Martina ! Ma
quel pretonzolo, con una dizione che sembra un cornovagliese, e che si da arie da dottore d'eloquenza con il suo latino, è
nient’altro che un inetto, un asino credulone ! Lui ha cieca fiducia in sua cognata e sua nipote !

Stai fresco. Avrei più vantaggio ad affidare il mio formaggio al vaccaro, il mio vino ad un oste, il mio diadema ad un ladro,
piuttosto che lasciare mia moglie in balia di se stessa.

(riflettendo) Dalle dieci alle undici. Vedrete di cosa sarò capace.. ma ecco che arrivano Mingherlino e don Ugo.

SCENA SECONDA
-Ford, Don UGO, Mingherlino –

DON UGO Eccoci signor Ford. Stavamo andtanto a casa della signora Page per via della figliola. Il nostro giovfane
Mingherlino né sta facendo una malattia.

MINGHERLINO Ah, la signorina Anna Page.. (sviene, don UGO lo rimette in piedi)

FORD Vi aiuterò io. Metterò una buona parola con mia moglie. Sapete bene che è molto amica della signora Martina. Ma, in
compenso dovete farmi la cortesia di tornare tutte e due qui, in mia compagnia, tra un ora. Voglio farvi partecipare ad una
festa. Una specie di caccia. Anche se l’animale con le corna.. non fa parte della cacciagione.

MINGHERLINO Oh signore.. (bacerà la mano al signor Page) lasciate che baci la mano che stringerà quella della signora
Page: l’unica mano che abbia il diritto di sculacciare la signorina Anna..

DON UGO Ma che dite? Sculacciare una signorina ! Scusatelo signore. E’ talmente innamorato di quella filliola !

FORD Vedo, lo vedo. E, se proprio vuol scavarsi la fossa da solo, può stare tranquillo in quanto all’esito. In men che non si
dica si ritroverà sposato con la signorina Page. E, dal giorno dopo, caro ragazzo, la tua tranquillità sarà perduta per sempre.

MINGERLINO Cosa intendete dire signor Ford ?

FORD Nulla, nulla. (a Mingherlino) Ma se io fossi giovane quanto voi, userei il mio tempo in modo più utile, piuttosto che
correre dietro alle donne !

In ogni modo, se proprio ci tenete, vi garantisco il mio appoggio in cambio del vostro.

MINGHERLINO (a don Ugo) Presto, quinditer, come dite voi, don Ugo, potrò baciare la mano di vostra nipote. Ah!, la
signorina Anna.. (sviene)

DON UGO Su, su, Mingherlino.. Rinvfenite..

FORD Pensate voi a farlo rinvenire, io vado avanti a controllare una cosa alla locanda.

(fa per andare, poi si ferma) Un momento !; voglio prima vedere se mia moglie è in casa.

(gridando) Alice sei in casa ? Io vado con don Ugo, e prima di un ora non torno. Hai sentito bene: prima di un ora, non torno.
(rivolto a don Ugo) Sbrigatevi, vi aspetto tra mezz’ora al ponte vecchio. (esce)

DON UGO Mingherlino, rinvenimus, corpo di Baccus !

MINGHERLINO Dove sono ? Che è stato ?

DON UGO Siete un po’ strano signorino. Andiamo, il signor Ford ci sta aspettandto. (escono)
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SCENA TERZA
- Giannina, Alice, Martina, Simplicio e Mohamed –

GIANNINA (entrano dalla strada con Simplico e Mohamed) Mettete la cesta del bucato in fondo, dinanzi l’uscio. Aspettate
che chiamo la padrona.

(gridando) Signora Alice !

ALICE (uscendo con Martina) Sono qua, sono qua. Voi Martina, date le istruzioni a questi due giovani. Io vado a prepararmi
con l’aiuto di Giannina. (entra in casa)

MARTINA (si rivolgerà a Simplico e Mohamed) Voi due dovete stare pronti dietro l’angolo della casa. Quando vi
chiameremo, correte subito e senza perdere un attimo di tempo prendete quel cesto di bucato, mettetelo in spalla e portatelo
fuori di qui. Vi dirigerete al ruscello delle lavandaie. Quando vi giungerete, getterete in acqua - tutto - quello che c’è nel cesto.

Poi, riportate il cesto qui. Avete capito tutto, possiamo fidarci ?

SIMPLICIO Vedrete che non falliremo. Vieni Mohamed. (escono)

MARTINA (guardando con insistenza Mohamed, mentre esce, tra sé) Questo servitore mi piace. Mi ha detto che andrà a
mangiare e dormire alla locanda. Per lui, paga il suo padrone studente. Così non mi costa niente. E, poi, posso stare tranquilla.
Voglie mascoline non ne ha: poverino, nelle sue condizioni. Cosa vuoi farci, gli arabi fanno così: un colpo di durlindana, taglio
netto e via! Quel giovane studente mi ha fatto proprio un bel regalo. Peccato sia un compare di quel grassone. Se fosse un vero
cavaliere, ci farei un pensierino per mia figlia. (dopo una breve pausa, sempre tra sé ) Ma !, Giannina mi ha parlato tanto di
quel dottor Caio. Sembra che fosse molto amico del mio povero marito. E, a quanto pare, i soldi non gli mancano. E questo è
un elemento fondamentale per mettere su casa.

ALICE (uscendo con Giannina) Grazie Giannina. Puoi andare.

GIANNINA Posso anche restare.

MARTINA No, che non puoi.. impicciona !

(Giannina esce, dopo aver fatto, non vista, una boccaccia alle due donne)

ALICE I servitori, hanno capito bene quello che devono fare ?

MARTINA Non dubitare. Guarda, arriva Michelino.

SCENA QUARTA
-Michelino e detti –

MICHELINO Il cavaliere sta arrivando.

ALICE Bene. Vagli incontro e digli che sono qui, da sola, che l’aspetto. Poi mettiti di guardia sul terrazzino del cortile ed
avvertici se arriva qualcuno.

MICHELINO Sarà fatto. (esce)

ALICE Ecco giunto il momento. Devo confessarti che ho un po’ di paura..

MARTINA Non ti può succedere niente. Io sto qui dietro il cancello, nascosta nel giardino, pronta ad intervenire. Coraggio:
fagliela vedere a quel grassone!

ALICE Con vero piacere. Imparerà a distinguere i cigni dalle tortorelle! (Martina esce)

SCENA QUINTA
-Falstaff e Alice –

FALSTAFF (andando incontro ad Alice) Oh radiosa visione. Giungo finalmente, stinco di Bacco, alla terra promessa. Che io
possa avervi qua tra le mie braccia, e dopo accoglierò anche la morte: sarà sopraggiunta nel momento più radioso della mia vita
(dietro la schiena fa gli scongiuri con la mano)

ALICE (con voce flemma e senza muoversi) Sono vostra, cavaliere.

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FALSTAFF (dopo aver abbracciato in modo focoso e scomposto Alice, con voce che tradisce l’eccitazione) Signora, io non
so mentire. Vorrei che tuo marito fosse morto ed io potessi dargli il cambio nel tuo letto sotto le lenzuola che vedo già pronte
nel cesto!

ALICE Avete notato il cesto?

FALSTAFF Si, ho scrutato tutto quanto è attorno a voi, vedendo come tutto si confà alla vostra beltà. Ma, rispondetemi: se ci
liberassimo dell’uomo che vi tiene segregata in questa modesta dimora, mi giurereste amore eterno?

ALICE Oh, che dite cavaliere? Io diventare cavalieressa? Non credo di essere alla vostra altezza..

FALSTAFF (abbrancando Alice e baciandola) Oh, mia dulcinea, anima del purgatorio pura come mai non si vide in paradiso !
Non c’è uguale di te alla corte di Francia. E te lo dice uno che la conosce la corte di Francia da cui fuggì per non sposare la
bella principessa Costanza che mi pressava come fa il tornio con le olive ! I tuoi occhi sono rubini che tenterebbero anche
Alibabà e suoi quaranta ladroni. La tua fronte darebbe splendore alla più bella corona di perle che mai fu rubata dallo scrigno
di Cleopatra.

ALICE Credo che sulla mia fronte starebbe meglio una semplice corona di fiori di campo..

FALSTAFF Cosa dici mai, mia adorata. Si vede che non conosci le mode di corte. Io me ne intendo. Non essere gelosa.. ma la
duchessa Anna mi volle spesso nei suoi appartamenti.. privati!

ALICE Oh, triste destino ! Ecco che già mi parlate d'altre donne! E in verità credo che voi mi amiate per burla ! Ho motivi per
credere che vi piaccia la signora Page.

FALSTAFF La signora Page? Preferirei un anno di prigione ad una notte con lei!

ALICE Non so davvero se posso credervi ed il dubbio frena la grande passione per voi che c'è in me!

FALSTAFF Toglietelo il freno e lasciatevi trasportare dalle onde della focosa passione. Con me, traboccar d’amor vi lice, bella
Alice! (torna ad abbracciare Alice)

SCENA SESTA
-Martina e detti –

MARTINA (da fuori) Alice, Alice Ford !

ALICE Ecco che arriva quell’impicciona !

FALSTAFF Sarà meglio che mi nasconda. (Dopo essersi guardato intorno) Entro in casa. E, quando te ne sarai sbarazzata,
vieni anche tu .. (esce di scena dal portone a sinistra)

MARTINA (entra dal cancello, quando Falstaff ha lasciato la scena e parlerà simulando una voce rotta dalla fatica di una
corsa) Signora Ford, cos’avete fatto ! Siete svergognata per sempre !

ALICE (rispondendo a voce alta per farsi sentire da Falstaff) Ma cosa andate dicendo ?

MARTINA Con quel galantuomo di marito che avete, dargli di questi sospetti !

ALICE Ma di che sospetti state parlando ?

MARTINA Via, via, che non siamo nate ieri ! Vostro marito sta venendo qui con uomini, gendarmi ed il giudice di Windsor
per stanare l’uomo che tenete nascosto in casa approfittando della sua assenza !

ALICE (simulando contrizione) Sono nata sotto una cattiva stella !

MARTINA Non c’è tempo da perdere. Sono corsa con quanto fiato avevo nei polmoni per venirvi ad avvertire. Se c’è davvero
quest’uomo fatelo sparire. Se lo trovano, temo per la vostra reputazione, ma anche per la sua incolumità.

(alzando ancor più il tono della voce) Tutti quegli uomini hanno giurato di darlo al giudice solo dopo averlo ridotto in fin di
vita a forza di bastonate ed avergli cambiato i connotati del viso con la punta delle loro spade.

FALSTAFF (rientrando in scena) Un momento: ai miei connotati ci sono affezionato !

MARTINA Oh, mio Dio! Il cavaliere Falstaff ! Non avrei mai creduto ! Siete proprio un bel cavaliere onorato ! Venire ad
insidiare le signore..
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FALSTAFF Non tergiversiamo signore mie, indicatemi la via di fuga.

MARTINA Ogni via di fuga vi è preclusa. Dalla strada non potete fuggire, vi vedrebbero. E, passando dal giardino finireste
proprio in bocca al lupo !

ALICE (simulando un improvvisa illuminazione) La cesta, l’unica possibilità è che vi nascondiate nella cesta.

MARTINA (fingendo di non intendere) La cesta, cosa dici?

FALSTAFF (indicando la cesta vicino all’ingresso, riprendendo il suo buon umore) Già in quella cesta, sotto le lenzuola! Non
era certo in questa circostanza che intendevo andarci sotto, ma lo farò ugualmente. (corre verso la cesta)

ALICE (scambiandosi un cenno d’intesa con Martina) Io tengo d’occhio la strada tu aiuta il cavaliere.

MARTINA (aiuta Falstaff ad entrare nella cesta) E bravo il cavaliere! Mandate a me una lettera con cui chiedete credito
d’amore e poi passate ad incassare dalla signora Ford!

D’altra parte non sono che una povera vedova. E ciò, vi fa pensare di poter fare con me il comodo vostro quando vi pare! Ma
vi sbagliate!

FALSTAFF V’è stato un contrattempo. Venivo da voi, ma questa pazza mi ha imposto di fermarmi con lei; minacciandomi che
se non l’avessi assecondata, avrebbe causato non so che scandalo..

MARTINA Lo scandalo, ve lo siete procurato lo stesso. Ed anche le botte!

FALSTAFF Oh, no!, vi prego signora. Per l’amore immenso che nutro per voi, e che vi dimostrerò al più presto,
nascondetemi, copritemi, proteggetemi!, vi prego..

ALICE Sbrigatevi signora Page, cosa state confabulando..

FALSTAFF Vedete, com’è gelosa?

MARTINA (gli darà una pacca sulla testa, poi lo coprirà con le lenzuola e la biancheria sporca) State giù!

ALICE (gridando) Simplicio, Mohamed, venite !

SCENA SETTIMA
-Simplicio, Mohamed e detti –

SIMPLICIO Eccoci, eccoci. (avranno con loro un’asta con la quale solleveranno la cesta)

SCENA OTTAVA
-Michelino, poi Ford, Mingherlino, don Ugo, contadini e detti –

MICHELINO (irrompendo in scena, gridando) Signora Ford, signora Ford, arrivano!

ALICE (sorpresa) Chi arriva?

MICHELINO Vostro marito e tutti gli altri.

MARTINA (scambiando uno sguardo d'incredulità e di smarrimento con Alice) Cosa ?

(Mohamed e Simplicio non hanno ancora finito di sistemare l’asta sulle spalle che irrompe da destra, in scena, Ford seguito da
don Ugo e Mingherlino. I contadini si terranno pronti all'evenienza. Le due donne indietreggeranno verso il portone d’ingresso.
Michelino si rifugerà nel giardino).

FORD Bene signori !, se i miei sospetti sono privi di fondamento, sarò il vostro zimbello, l’avrò meritato. Prima, però,
aiutatemi a cercare in tutti gli angoli della casa.

(ai servitori che stanno per uscire dalla scena passandogli davanti) Ehi, voi due: dove portate questo cesto?

SIMPLICIO Al lavatoio, signore; dalle lavandaie.

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ALICE (preoccupata, assumerà un’espressione di risentimento) Ma cosa t’importa dove la portano? Cos’è, ora non sono più
padrona di organizzarmi senza il tuo permesso nemmeno nel fare il bucato?

FORD Non m’interessa del vostro bucato. Anche se, credetemi, avrei urgente bisogno di portare il mio onore al lavatoio per
farlo tornare pulito. Ma ho paura che l’acqua del fiume non basterebbe a mondarlo. (Mohamed e Simplicio, approfittando del
dialogo tra i coniugi, escono con la cesta, passando davanti Ford) Ecco le chiavi dei miei appartamenti (le consegna a
Mingherlino e don UGO) cercate in ogni dove. Seguitemi. (sale in casa, seguito dai contadini)

ALICE (appena il marito e gli altri sono entrati in casa, scoppia a ridere) L’abbiamo scampata bella!

MARTINA Dì piuttosto che c’è andata doppiamente bene: abbiamo burlato sia quel grassone che vostro marito.

ALICE A pensarci bene, hai ragione. Ma ho avuto un attimo di terrore quando mio marito ha fermato i nostri servi con il
cesto.

MARTINA Pensa anche alla paura che avrà avuta il grassone a sentire il respiro di tuo marito così vicino !

ALICE Non capisco come mai gli siano venuti questi sospetti. Non gliene ho mai dato motivo !

MARTINA Cercherò di saperlo. Però, ora, bisognerà mandare Giannina a chiedere scusa al cavaliere Falstaff, per il bagno
fuori programma che tra poco farà.

E gli proporremo di tornare domattina alle otto, a prendere la meritata ricompensa.

ALICE Una ricompensa che sarà una ri-sofferenza !

(Alice e Martina rideranno divertite poi, al sopraggiungere di Ford, assumeranno un’espressione afflitta)

FORD (Arrivando dal portone, rivolto a don UGO che lo segue) Nessuna traccia.

Chissà !, forse è solo un vanaglorioso. Eppure quell’altro giovane cavaliere mi aveva detto di stare in guardia..

MARTINA (che avrà sentito le ultime parole di Ford, ad Alice sottovoce) Senti, senti, il giovane Tommaso, quello che fa il
cascamorto con mia figlia ha tramato alle nostre spalle. Venga a farsi vedere in giro che avrà anche lui il ben servito.

ALICE Ed allora, signor marito? L’unica ad aver perso la reputazione sono io, per colpa della vostra infondata gelosia!

DON UGO Sia fulminato ad probatfionem se, pro domo sua, abet homo nasconduto in aurea stanzorum, in vani armadiorum,
in cassapancam o cassetta cassetorum !

MARTINA Amen ! (rivolto a Ford) Con tutto il rispetto, signor Ford, credo sia la primavera precoce a soffiarvi questi venti
che vi agitano la mente. Ora non potrete impedire che vi si burli. Ma ci porremo rimedio. Quando tornerà mio fratello dal
Sussex, lo pregherò di portarvi con lui ad uccellare, insieme a questi signori, se vorranno. E speriamo che almeno nei boschi
la caccia vi sia più fruttuosa.

UGO Su me potete contare.

MINGHERLINO Io non posso rifiutare questo onore, se me lo chiedete voi, signora Martina, madre della signorina Anna
Page! Oh, la signorina Anna.

(Sviene, Don Ugo lo rimette in piedi)

FORD Vi chiedo di perdonarmi moglie cara..

ALICE (Facendo l’offesa) Adesso, mi chiamate moglie cara? (con un moto di stizza) Martina ho bisogno di stare fuori di casa
almeno per un paio d’ore..

MARTINA Ti ospiterò io. E nessuno di voi, cacciatori di fantasmi osi presentarsi a casa mia prima di cena! Andiamo Alice.
(mentre lasciano la scena, dirà piano ad Alice) Andremo da Giannina ed organizzeremo la nuova ambasciata.

DON UGO Le dtonne sono giustamente in collera con noi, per colpa fvostra, mastro Ford. Non fvi resta che invitarci tutti alla
locanda a fare una bella befvuta.

FORD E sia, tutti alla locanda ! (tra se a bassa voce) Voglio proprio vedere come si giustificherà quel cavaliere. (escono
Ford, Page, Mingherlino, don Ugo e i contadini)

(breve momento di pausa; si sentono le note di una musica barocca)

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QUADRO SECONDO (II°): SPAZIO STRADA

SCENA NONA
-Tommaso e Anna –

TOMMASO (entrerà in scena contemporaneamente ad Anna, ma dalla parte opposta della ragazza cui andrà incontro
bloccandola) Aspettate, dolce Anna..

ANNA Con voi non voglio parlare..

TOMMASO Non siete troppo crudele?

ANNA Anche se volessi ascoltarvi, mio madre mi sconsiglia di parlare con voi.

Dice che visto che siete giunto qui con il cavaliere Falstaff, bisogna considerarvi come lui: un avventuriero.

TOMMASO E se vi dicessi che non lo sono e che la mia è una famiglia titolata?

ANNA Non è a me che dovete dire questo..

TOMMASO (prendendole la mano) Avete ragione. A voi dirò solo che siete accorta quanto crudele. Che ricambiate il mio
sincero amore con altero sdegno. E pur sapete che senza un barlume d’illusione il mio cuore non sopporterebbe oltre questa
vita. Troppo freddo è il sole del giorno, troppo buio e sciatto il firmamento la notte, quando voi non ci siete a scaldare l’aria
con la vostra bellezza e ad illuminare il cielo con lo splendore dei vostri occhi.

ANNA E’ inutile che continuate a sciogliervi in versi, cercando di adularmi, cavaliere. L’amore che fa per me, è fatto di cose
semplici.

TOMMASO (La bacia) Come questo?

ANNA (il suo viso è avvampato di rossore) Ah !, siete proprio un avventuriero, e come tale vi comportate. Io non vorrò più
vedervi. (corre via)

SCENA DECIMA
-Falstaff e Tommaso –

TOMMASO (vedendo entrare in scena, dalla parte opposta cui esce Anna, Falstaff con i panni bagnati e scomposti) Cavaliere
Falstaff, ma come siete conciato ? Venivo da queste parti per vedere le tue gesta amorose ed ecco che vi trovo con le penne
bagnate !

FALSTAFF Se le mie penne sono bagnate, le vostre non vi fanno di certo volare. Ho appena visto, mi pare, la vostra
pollastrella fuggirvi via.

TOMMASO Non dubitare che tornerà. Ma ditemi piuttosto di voi, cavaliere ..

FALSTAFF Quel cornutaccio del marito è arrivato sul luogo dell’appuntamento con dieci uomini armati. Il mio primo impulso
è stato quello di farli tutti fuori. Ma la dolce Alice, cominciò ad implorarmi: ti prego !, fallo per me, otterrai tutto ed anche di
più. Ma ora fuggi, non farti trovare.

TOMMASO (guardando prima la casa e poi Falstaff inzuppato d’acqua) Da dove sei fuggito, dallo scarico della fontana ?

FALSTAFF (con tono confidenziale) Concepii lo stratagemma di nascondermi tra alcune lavandaie che passavano per caso.
Ma passo dopo passo una di loro cominciò a farmi l’occhietto. Io risposi con un pizzicotto, poi passai alle palpatine, poi ai
bacini. Insomma quando arrivammo al fiume una di quelle fanciulle era ormai completamente aggrovigliata a me.
All’improvviso la ragazza – una splendida ventenne ! – si accorge del sopraggiungere dei fratelli e del padre. < Sparite o mi
uccideranno >, mi supplica. Ed allora per non comprometterla, mi sono gettato nel fiume e, nuotando sott’acqua, ho raggiunto
la riva due miglia più a nord.

TOMMASO Le spari sempre più grosse, cavaliere Falstaff. Ad ogni modo le nuotate in apnea ti valgono poco e ancor meno
gli adescamenti delle lavandaie. Ti sei impegnato a sedurre una delle comari. Quanto alle lavandaie puoi fartene quanto vuoi,
ma non ti servirà a vincere la scommessa.

FALSTAFF La conquista di quelle comari, consideratela cosa fatta. E’ solo questione di giorni. Ma ora lasciatemi andare
all’osteria a cambiarmi di biancheria. (esce )

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TOMMASO Andate pure. Credo che l’aver messo sull’avviso il marito gli impedirà di avvicinare la signora Ford. (tra se)
Quanto a me, converrà ricorrere all’aiuto di Mohamed, per seguire meglio la mia Anna. (esce)

SCENA UNDICESIMA
-Mingherlino, Giannina, poi Anna –
GIANNINA Possibile che non siate capace ad affrontare la signorina Anna, di dirle qualcosa di carino ?

MINGHERLINO Certo che sono capace. Non sono mica timido, io. Ho solo paura delle sue risposte.

GIANNINA Guardate, eccola che arriva !

MINGHERLINO Oh, dolce Anna Page ! (sviene)

GIANNINA Ma che rammollito. Rinvenite ! (gli dà dei buffetti sul viso, Mingherlino rinviene e si rialza)

ANNA Cosa vi succede signor Mingherlino ?

GIANNINA Forza dite qualcosa !

MINGHERLINO Niente, signorina Page. Mi sembrava di aver visto una moneta a terra..

ANNA E voi, vi chinate per raccogliere una moneta che altri hanno gettato o persa ?

MINGHERLINO Che c’è di male ? Mio nonno dice che ogni lasciata è perduta..

GIANNINA (ridendo) L’arzillo vecchietto non si riferisce alle monete, santo ragazzo!

ANNA Sembra che lo zio Ugo ti abbia in simpatia..

MINGHERLINO Spero che così, sarà anche per voi.

ANNA Ne dubito.

MINGHERLINO Alle corte, madamigella! Io posso fare di voi una signora che vive meglio della moglie di un qualsiasi
mastro di bottega. Da parte di mia madre, posso garantirvi una cucina grande e buone pietanze. Da parte di mio padre, soldi
suonanti, sufficienti per andare al mercato tre volte alla settimana.

SCENA DODICESIMA
-Mohamed e detti –
MOHAMED (entrando in scena alle spalle di Anna) Sono argomenti su cui voi molto riflettere signorina Anna. Con buona
cusina e tanti soldi, voi diventare brava cuoca e vostro marito da Mingherlino passare a mingherlone !

ANNA (ride) Io non ci tengo a diventare una brava cuoca.

(a Mingherlino) Fareste meglio adirmi cosa potete offrire voi e quello che – voi -, volete da me..

GIANNINA Forza, dite le vostra volontà..

MINGHERLINO Oh, no. Non ho ancora l’età per fare testamento. E, non sono nemmeno malato. Anzi direi che sono proprio
sano !

GIANNINA Ma non le volontà di testamento, ma d’innamorato. Insomma, cos’è che chiedete alla signorina ..

MINGHERLINO In verità da parte mia non voglio niente, o quasi niente. E’ mio zio che vuol chiedere la vostra mano a
vostra madre.

ANNA Senti, senti, mi fate la corte per conto di vostro zio ?

MINGHERLINO No, che avete capito ? E’ mio zio che deve fare la corte a vostra madre per conto mio.

MOHAMED Queste porcherie non succedere negli harem !

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MINGHERLINO Mi avete frainteso ! Io non volevo dire.. Insomma domandate a vostro zio, don UGO. Lui vi dirà cosa
dovete fare. Io, per me, aspetto. O la va, o la spacca. Sono un tipo alla semplice io. Signorina, i miei omaggi. (esce)

ANNA (ridendo) Che tipo buffo.

GIANNINA Idiota vorrete dire ! Ed io che ci perdo il mio tempo.

ANNA Non datevi pena Giannina. Continuate a propormi mariti. E’ gentile da parte vostra. Ma io non credo che abbia voglia
di sposarmi. Ora, però, è bene che vada. A casa mi stanno aspettando. Mohamed, accompagnami.

MOHAMED Prego, andare pure avanti. Io vi raggiungere in un minuto, signorina. Devo dire cosa urgente a Giannina per
conto vostra madre. (Anna, esce a sinistra. Mohamed si rivolge in tono confidenziale a Giannina) Giannina, il mio padrone
Tommaso vi prega parlare bene di lui alla signorina Anna. Lui temperamento rude, da cavaliere. Ma suo cuore essere tenero,
molto tenero. Ed amare, amare molto, su sua vita, Anna. Ma Anna non capire. Voi spiegare.

GIANNINA Hai detto queste frasi con certi occhi.. Ma lo sai che mi piaci proprio arabino mio. Se non ti avessero fatto il
servizietto, ci farei un pensieretto. Torniamo ad Anna. Tu dici: spiegare. Una parola. Le ragazze hanno cento grilli per la testa.
L’hai sentito tu stesso che a sposarsi non ci pensa. E, poi, c’è la madre !, che ha in testa di farla sposare ad uno che abbia
quattrini, come quel dottore Caio.

E poi c’è da fare i conto con lo zio, che è anche il suo tutore. E lui è fermamente deciso a fargli sposare questo Mingherlino !

MOHAMED E voi da che parte stare, aiutare Mingherlino ?

GIANNINA Un po’ per il signor Mingherlino ed un po’ il dottor Caio. Mi sento obbligata. Il dottor Caio mi ha dato un anello
d’oro, Mingherlino alcune monete, sempre d’oro. Sono una povera ragazza senza marito e senza genitori, che per vivere deve
sgobbare tutta la santa giornata. Nella mia condizioni come faccio a rifiutare..

MOHAMED Il mio padrone non vuole obbligarti. Ma dice tu essere gentile e accettare da lui questo diamante. (gli consegna
un grosso diamante)

GIANNINA Mamma, mamma! Ma questo diamante vale una fortuna. Di al tuo padrone che io mi
obbligo da sola a fargli avere la signorina Anna e a portale da parte mia anche un bacio.
MOHAMED Che bacio ?

GIANNINA Un bacio violento, così! (abbraccia con forza Mohamed e lo bacia. Mohamed contraccambia, poi corre via)

(Giannina rimane per un istante senza fiato e come basita, per la stretta che ha avuta) Io non sono molto esperta di eunuchi.
Ma questo mentre lo baciavo, stringendo, stringendo.. Chissà ! Magari qualcosa dopo l’alleggerimento rimane. Eh, già!,
bisogna poi vedere quant’era il materiale all’origine. E, poi, non si può mai sapere. I contadini dicono che, a volte, gli alberi
tagliati ricrescono. Sia come sia, a me quel morettino mi fa impazzire! Ma basta, andiamo dalle nostre comari a portare la
risposta del cavaliere Falstaff. (si avvia verso la casa dei Ford, poi, tornando indietro, rivolta agli spettatori) A quel babbeo del
cavaliere, dopo tutto quello che ha passato, è bastato leggere il bigliettino della signora Ford, e si è subito acceso di passione.
E domani mattina tornerà a casa della signora Alice, accettando il suo invito, convinto di concludere. Ma se conosco bene le
allegre comari ho paura che concluderà questa nuova avventura peggio della prima volta. (esce)

SCENA TREDICESIMA
-Ford e Don UGO –
FORD Vedi, vedi che non mi sbagliavo !

DON UGO Ma siate serio, mastro Ford. Abbiamo cercato in lungo in largo e lui non c’era !

FORD Nel cesto!

DON UGO Cosa, un incesto ?

FORD (spazientito e arrabbiato) Nel cesto, era nel cesto: nel cesto che ci è passato davanti.. sotto il naso. Se almeno avessi
abbassato la testa per guardare, almeno le mie corna si sarebbero impigliate nella biancheria ed l’avrei scoperto !

DON UGO (ridendo) Incredibile! Lui, così grasso nel cesto ?

FORD Eppure c’era. La locandiera mi ha confermato che è tornato alla locanda bagnato fradicio.

DON UGO Ma nel cesto c’erano panni asciutti, ancora da lavare.

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FORD Simplicio e quel servo arabo, che portavano il cesto, lo hanno buttato nel fiume con tutti i panni da lavare.

DON UGO (ridendo con gusto) Senti, senti !

FORD E pensare che lo avevo tra le mani. Lo avrei sorpreso sul fatto, se non fosse andata quella buona lana di vedova ad
avvertirla !

DON UGO La signora Martina ? Mia cognata ? Anche lei complice della tresca ? . (pensoso) Ad memoriam : quell’arabo era
prima alle dtipendenze del giovane amico di Falstaff..

FORD Svegliati amico mio, svegliati. Sotto il viso d’angelo le donne nascondano un anima demoniaca. Nessuno ha mai
saputo resistere alle donne nemmeno il diavolo!

DON UGO Un momento qui vfi sbagliate. Fu il diavfolo a indurre la donna in tentazionem. Scipture docent.

FORD Errato, amico mio, fu Eva a far perdere la testa al serpente e lui per averla le offrì la mela della scienza. Ecco come
andarono le cose.

DON UGO (segnandosi) Smettela compare Ford di dire queste cose. Io non ci credto e non credto che le donne possano
arrivare a tanto.

Si le nostre comari saranno allegre. Ma non sono capace di tradtirci.

E’ vero che si ha notizia di molte streghe e dtonne lussuriose nella nostra Inghilterra, ma mai qui a Windsor. Tranne monna
Spavfenta passeri. Ma quella basta bastonarla il primo martedì del mese per farle perdtere tutti i suoi poteri. (dopo una breve
sosta, rasserenandosi) Comunque, ormai il pericolo è scampato.

FORD Scampato un corno ! Come sei ingenuo. Credi che le donne si fermino dinanzi agli ostacoli ? Lo hanno invitato ancora.
Andrà a trovare mia moglie, domani mattina.

DON UGO Ma vfoi, come fate a saperlo ?

FORD (con tono confidenziale) Me l’ha confidato il cavaliere Falstaff.

DON UGO Fvoi mi prendete in giro!

FORD Per niente ! (fa segno a Don Ugo di avvicinarsi per parlargli in modo riservato) Mi sono fatto ricevere da Falstaff sotto
falso nome, professandomi suo amico. E lui mi confida in anticipo gli appuntamenti che gli propongono le donne.

DON UGO Senti, senti ! E cos’altro vfi ha raccontato ?

FORD Mi ha detto di aver ricevuto, tramite quella sciagurata di Giannina, un biglietto con le scuse da parte di mia moglie che
gli fissa un nuovo appuntamento per domani mattina alle otto ! Ho detto a mia moglie che stanotte dormirò da voi perché
domattina all’alba abbiamo deciso di andare a caccia. Così potremo preparare la trappola a quel grassone, senza dare sospetti.

DON UGO E’ una storia che sa dell’incredibile. Ma vfoglio darvfi credito ancora una volta. Vfenite, andiamo a dirlo agli altri
e faremo un piano per coglierli sul fatto domattina. Povfero fratello mio, se fosse vivo. Lo dicevo sempre, io, che dovevfa
sposare una donna del suo paese, una pura bavfarese ! Se avfete ragione prenderemo i giusti provvedimenti. Meglio
disinfettare l’albero, che essere costretti a tagliarlo alla radice, dice il provferbio. D’accordo, questa notte dormirete a casa mia
e domattina andremo a caccia di bracconieri ! (escono)

(La scena si farà buia per qualche minuto. Si sentirà, in lontananza, il suono di un flauto.)

QUADRO SECONDO(II) : SPAZIO CORTILE

SCENA QUATTORDICESIMA
E già mattino; il cesto con i panni sporchi è tornato al suo posto come nella scena prima. Alice scende dai suoi appartamenti
nel cortile. Dalla parte del giardino sopraggiunge Martina. Poco dopo dalla strada, entrerà in scena Falstaff.

-Alice, Martina, poi Falstaff –


ALICE Siete sicura che mio marito e don Ugo siano già partiti per la caccia ?

MARTINA Da oltre mezz’ora. Me lo ha riferito il mio servo Mohamed.

Ormai avranno raggiunto il bosco e saranno intenti alla caccia.

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ALICE Guardate, arriva il cavaliere.

MARTINA Io, mi nascondo in giardino.

FALSTAFF (entrando, con la solita enfasi, avvicinandosi ad Alice per abbracciarla) Ecco che mi si fa innanzi l’aurora,
nonostante il sole si sia già alzato da sull’orizzonte.

ALICE Come siete galante, questa mattina, cavaliere. Vi facevo di cattivo umore dopo l’involontario equivoco di ieri..

FALSTAFF (Cingendo per la vita Alice) Il vostro sincero rammarico ha cancellato ogni traccia del mio disappunto. Voi mi
amate e tanto basta. Il mio unico desiderio è di dimostrarvi che io non vi sono inferiore in quanto a passione, che vi voglio stare
sopra in tutto (fa per baciarla, ma Alice si ritrae)

ALICE Non qui cavaliere, dovete avere prudenza.

FALSTAFF A proposito di prudenza vostro marito è abbastanza lontano ?

ALICE E’ andato a caccia nel bosco.

FALSTAFF Dicono che ci siano molti animali con le corna nel bosco, ah, ah!

MARTINA (da fuori) Comare Ford, comare Ford !

ALICE Oddio!, ancora quella pettegola della signora Page.

FALSTAFF Mi nascondo in casa. Voi sbrigatevi presto, e poi raggiungetemi.

Mi troverete pronto in tutto e per tutto.. (esce, facendo inchini esagerati e spropositate espressioni mimiche con il viso che
vorrebbero simulare smaniosi sospiri amorosi)

MARTINA (entra dal giardino, non appena vede scomparire dietro il portone Falstaff e apostrofa a voce alta Alice) Signora,
siate sincera: chi c’è in casa con voi?

ALICE (a voce alta perché Falstaff, in casa, senta) Nessuno!

MARTINA (come sopra) Siete sicura?

ALICE (come sopra) Assolutamente.

MARTINA (come sopra) Meglio così!

ALICE (come sopra) Perché?

MARTINA (come sopra) Sta arrivando vostro marito. E’ stato preso di nuovo dalle sue fisime. Sale per la via con mio
cognato, il giudice di pace, e quattro energumeni, imprecando al cielo con parole irrepetibili per una donna per bene. E incita
tutti a prenderlo e a fargli.. non posso ripeterlo..

ALICE (come sopra) Prendere chi?

MARTINA (come sopra) Ma il cavaliere Falstaff.

ALICE (come sopra) Oh, misericordia!

MARTINA (come sopra) Ma voi, che problema avete? Non c’è nessuno in casa vostra ! Certo se fosse qui non avrebbe
scampo e quello che gli vogliono fare..

ALICE (come sopra) Dite: quanto sono lontano ?

MARTINA (come sopra) Faccio prima a dirvi quanto sono vicini..

FALSTAFF (entrando tutto trafelato) Io vado..

MARTINA (ad Alice) Mi avete mentito un altra volta, signora Ford.

(fermando il cavaliere ) E voi, bel cavaliere !, avete perso le buone abitudini ? Non salutate più le signore.

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FALSTAFF (a Martina) Vi chiedo perdono signora. Ma l’avete detto anche voi che è questione di vita o di morte. Per l’amore
che vi porto lasciatemi andare.

ALICE Allora , è vero che amate anche lei, cavaliere malnato.

(dà uno schiaffo a Falstaff)

MARTINA Dite di amare solo me, ma venite a trovare sempre lei.

(anche lei, dà uno schiaffo a Falstaff)

FALSTAFF Vi prego dulcinee del mio regno incantato, lasciate che fugga.

MARTINA Ma dove volete fuggire ? Se appena uscite per strada vi vedranno e per voi sarà la fine.

SCENA QUINDICESIMA
-Giannina e detti –
GIANNINA Signore, signore, siete sorprese, rovinate! Il signor Ford, don Ugo, il giudice di Pace e tutti gli altri, sono già
all’angolo della strada e armati di bastoni si dirigono con molti uomini qui, per cercare il cavaliere.

ALICE (scambiando uno sguardo di sorpresa con Martina) Dove lo nascondiamo.

FALSTAFF Mi rimetto nel cesto.

MARTINA Se, come credo vostro marito ha un informatore, è il primo posto che guarderanno.

FALSTAFF In un armadio, in una cassa...

ALICE Rovisteranno ogni angolo !

GIANNINA Potremmo travestirlo !

MARTINA E’ un’idea. Ma come ?

ALICE Sento già le voci degli uomini..

FALSTAFF Fatemi nascondere sotto le vostre gonne..

MARTINA Cavaliere, vi facevo più coraggioso !

FALSTAFF Per me potrei affrontarli e spazzarli come dei moscerini. Ma non voglio compromettere le due signore.

GIANNINA Signora, avete ancora in casa i vestiti di monna Spaventapasseri ?

ALICE Si, li ha lasciati qua il mese scorso quando era scappata in sottoveste per non farsi riconoscere. Povera vecchia, s’era
fatto un drappello di paesani che voleva portarla dal giudice: dicevano che è una strega. Ma credete che i suoi panni possano
andar bene al cavaliere?

GIANNINA Come grassezza siamo più o meno lì.

FALSTAFF Non preoccupatevi. Se voglio posso entrare anche nelle vesti di un esile damerina ..

GIANNINA Quando c’è da darvele a gambe questo ed altro, vero cavaliere?

MARTINA Dove sono quei vestiti?

ALICE Nel baule, nella stanza dei vestiti.

MARTINA Vieni Giannina, andiamo a travestire il cavaliere. (Martina, Giannina e Falstaff entrano in casa)

ALICE Si, andate e fate presto. Stavolta poco c’è mancato che lo scherzo finisse
male. Speriamo che il travestimento riesca bene.
(dopo aver pensato un istante, scoppierà a ridere) Mio marito non può vederla quella vecchia. Ha minacciato che se l’avesse
trovata ancora qui l’avrebbe bastonata. Per questo l’avevo fatta cambiar d’abito. Poverina, mi aveva fatto pena. Con la rabbia

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che avrà addosso, per non aver scoperto il cavaliere, credendola la Spaventapasseri chissà che botte gli darà, ah, ah, ah !
Contegno: arrivano. Sarà bene chiamare i servi e far portare via la cesta. Se, come penso, qualcuno informa mio marito di
quello che succede qui, si fermerà ad ispezionarla e Martina guadagnerà tempo per ultimare il travestimento.

(gridando) Simplicio, Mohamed correte !

SCENA SEDICESIMA
-Simplicio, Mohamed, Alice –
SIMPLICIO Eccoci signora.

ALICE Prendete il cesto e portatelo al fiume.

SIMPLICIO Scusi se mi permetto signora : c’è dentro ancora il cavaliere ?

ALICE No. Ma voi fate finta che ci sia. Voglio dire: nel portarlo fate finta di sostenere un gran peso, come la volta scorsa.

(Simplicio e Mohamed prendono l’asta, la passano sotto il manico della cesta, e la sollevano sulle loro spalle simulando di
compiere uno sforzo)

SCENA DICIASSETTESIMA
-Ford, Dora, Don Ugo, contadini armati di bastoni, Mingherlino, e detti –
FORD Adesso dovrete rimangiarvi le vostre canzonature don Ugo, perché vi darò la dimostrazione tangibile del disonore in
cui è caduta mia moglie.

ALICE Ancora voi, marito mio? Non era sufficientemente colma la misura della vostra malsana gelosia? (ai servitori) E voi
sbrigatevi, portate il cesto al fiume.

FORD Calma signora moglie. Voi due: posate questo cesto qui ai miei piedi e restate in fondo ad aspettare la vostra parte di
bastonate, servi infingardi ! (prende la spada e con la punta tira su i vari pezzi di biancheria) Vieni fuori, cavaliere dei miei
stivali !

ALICE (si avvicinerà alla cesta, la solleverà e ne rovescerà il contenuto per terra) Così fate prima !

DORA (sorridendo) Non c’è nessun cavaliere, signore. Lo dicevo io che vi sbagliavate. Cerca ben altro tipo di donne quel
Falstaff ! Io lo conosco bene.

FORD (imbestialito) Sarà su di sopra. Andate voi tre. Io do un’occhiata nel giardino, poi resterò qui a sorvegliare l’uscita. Non
la scamperà. (Don Ugo e due contadini saliranno in casa. Ford entra dal cancello del giardino, poi ne riesce subito dopo) Qui
non c’è.

(cupo e tormentato, rifletterà sul da farsi sotto gli occhi della moglie che ostenta sdegno nei confronti del marito, ma tradisce
una certa ansia per l’evolversi della situazione) Resterò qui in attesa. Chiunque uscirà da quella casa, sarà un uomo morto.
(lancerà uno sguardo carico di rabbia alla moglie)

ALICE (ostentando estrema calma, griderà verso l’interno della casa)

Martina!, lasciate che gli uomini guardino bene ogni angolo della casa. In quanto alla vecchia, portatela pure giù. Ormai è
inutile nasconderla.

FORD Quale vecchia ?

ALICE Monna Spaventapasseri. (entra in casa, seguita da Dora)

FORD (adirato) Cosa ci fa qui quella vecchia ? Avevo ordinato di non farla più entrare in casa mia, quella strega !

DON UGO (uscendo dalla casa) Niente da fare ! Guardato ogni angolo, niente cavfaliere. Solo strega Spavfentapasseri !

MARTINA (a Falstaff, travestito, che viene avanti titubante) Venite monna Rosa, non abbiate timore, vi proteggerò io.

FORD (a Martina) Cosa proteggete voi ? (al colmo della rabbia, rivolto a Falstaff che crede Spaventapasseri) Vi avevo
ammonita di non mettere più piede in casa mia. Visto che le parole non le ricordate, spero nel futuro ricorderete queste !
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(prende un bastone e comincia a picchiare Falstaff che cercando di sfuggire ai colpi finisce per trovarsi dinanzi don Ugo)

DON UGO (prendendo a sua volta a picchiare con il suo bastone Falstaff) Confessate i vfostri turpi traffici, strega malorum,
coneunda at diavolorum. (ai servitori) E voi due, aiutate i vfostri padtroni.

(Mohamed e Simplicio si uniranno a lui per picchiare Falstaff che urlerà di dolore cercando di imitare le tonalità femminili.)

MINGHERLINO (sopraggiungendo) Anch’io, anch’io voglio aiutarvi! Quando c’è da darle non mi tiro mai indietro anche se
fossero cento contro uno !, io sarei il centunesimo. (si avventa contro Falstaff che, ormai, a mal partito, non sa più come
fuggire)

MARTINA Dovreste vergognarvi tanti uomini contro una vecchia donna ! (si girerà a guardare Alice; le due donne
scoppieranno a ridere.)

DORA (uscirà dalla casa trionfante) L’ho trovato!

(Ford si fermerà dal bastonare Falstaff, e, imitato dagli altri, si precipiterà verso Dora. Falstaff ne approfitterà per fuggire)

FORD Dov’è?

DORA (rendendosi conto dell’equivoco) Scusatemi, signori. Intendevo dire che ho trovato il mio ventaglio (lo mostrerà ). Era
da giorni che lo cercavo. Non ricordavo di averlo lasciato qui a casa vostra.

FORD E l’intruso?

DORA Con tutto il rispetto, gli intrusi sono nel vostro cervello, caro Ford. Chiedete scusa a vostra moglie, piuttosto, e a tutte
le comari di Windsor che offendete con la vostra gelosia.

MARTINA Sarà meglio per voi, signor Ford. E quando tornerà mio fratello dovrete dargli ragione di questo vostro
comportamento che mi offende in prima persona. Comunque, voglio essere generosa e, per rappacificare questi due coniugi,
propongo che si vada tutti a casa mia. Venite Alice. Ed anche voi Mohamed e Simplicio, ci aiuterete a preparare.

SIMPLICIO (seguirà Martina, seguito a sua volta da Mohamed) Subito signora.

MARTINA (avviandosi, quando sarà sul limitare delle scena, prossima ad uscire, sottovoce ad Alice) A questo punto sarà
meglio dire la verità a tuo marito.

ALICE Hai ragione, ci leveremo un peso dalla coscienza. Mio marito sembra burbero, ma vedrete che capirà e ci si farà una
risata.

(scoppiando a ridere) Del resto neanche io riesco a trattenermi dal ridere pensando alle bastonate che ha prese il cavaliere..

MARTINA E non saranno le ultime. Mi è venuto in mente uno scherzo che potremmo fargli per svergognarlo dinanzi a tutti..

( Martina e Akice lasciano la scena)

DON UGO Allora, amico Ford, volete ammettere che le vostre sono fisime ?

FORD Lo ammetto. Eppure..

DON UGO Non più discorsi, signori. Tuffo è bene quel che finisce bene! E tutti i salmi finiscono in gloria!

DORA E la morte del Cervo è in salmì, con polenta e cicoria! Tutti alla locanda che ve lo servo con vera gioia! (ridono tutti ed
escono di scena)

Si sentirà il suono di un flauto

SIPARIO

ATTO T E R Z O

QUADRO TERZO

La locanda < Garter Inn >; stesso ambiente del primo quadro

SCENA PRIMA

- Dora, Martina e Michelino -

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DORA Venite pure dentro, signora, il nostro cavaliere è andato a spasso con il dottor Caio. Ha dovuto ricorrere alle sue cure
dopo le legnate.

MARTINA Non mi piace che quel Caio tratti il cavaliere. So che è qui perché vuole mia figlia in moglie. E, a dirvi il vero non
mi dispiacerebbe dargliela. Ma con tutti santi crismi e con una dote adeguata. Non vorrei che quel sacco di lardo lo porti a
cattiva strada.

DORA Se noterò qualcosa di strano verrò subito a dirvelo. Ma torniamo allo scherzo di ieri, avete, poi, detto tutto, al signor
Ford ed a don Ugo ?

MARTINA Giunti a questo punto, non era più il caso di tirare ancora la corda con i nostri uomini. Mio cognato è facile tenerlo
a bada, ma il signor Ford credo fosse molto arrabbiato.

MICHELINO Se non vi avvertivo io che stavo di guardia, l’ultima volata credo che le legnate oltre a Falstaff le prendavate
pure voi donne !

MARTINA Tu taci, birbante.

DORA Vi devo confidare una cosa. E’ stato qui due volte a parlare con il cavaliere. E gli si è presentato con un altro nome.

MARTINA Si, ce lo ha confessato, anche lui aveva qualcosa da farsi perdonare.

DORA (scoppia a ridere) Se solo penso alla faccia di Falstaff truccato da Spaventapasseri, viene da ridere !

MARTINA Toh!, ecco mio cognato, con tutti gli altri. Dove andate così di fretta, don Ugo ?

SCENA SECONDA

- Giannina, Don Hugo, Ford, Alice e detti –

GIANNINA Bene, ci siete anche voi, Martina ? Sto cercando di convincere il


signor Ford a fare quest’ultimo scherzo al nostro cavaliere.
FORD Giannina vorrebbe fissare per la terza volta un appuntamento al grassone, dicendogli che voi comari lo aspettate a
mezzanotte qui nel parco. Io non credo che abboccherà. Non si può essere cosi stupidi.

Don UGO Io invece penso che abboccherà anche questa vfolta. E’ un cialtrone vfanaglorioso.

ALICE Non preoccupatevi, voi stabilite cosa gli si deve fare, che a convincerlo a venire nel bosco ci pensiamo noi.

DORA Bisognerà pensare a qualcosa di originale dopo la bagantura e la bastonatura. Se nò, sarebbe troppo ripetitiva !

Don UGO Repetita Juvant !

GIANNINA Ascoltate, credo di avere io la soluzione buona. Ascoltate:

Øvuole un’antica leggenda che il cacciatore Herne, che fu guardiacaccia della selva di Windsor, si aggiri a mezzanotte sotto
quella quercia con due enorme corna sulla testa, trascinandosi dietro un enorme catena che stride sul terreno emettendo un
suono orrendo. La sua apparizione fa seccare le piante, fa diventare pazze le mucche.

I nostri vecchi, ingenui com’erano, hanno sempre creduto a questa storia.

Don UGO Anche oggi c’è chi ci cretde. Ma non colgo <nessum in casus>.

GIANNINA E voi, Don Ugo, se non tirate fuori il casus !

MARTINA Stai zitta. Voi uomini mancate proprio di fantasia. Diremo a Falstaff di farsi trovare qui, sotto la quercia a
mezzanotte, con un bel paio di corna in testa in modo da sembrare Herne, così gli faremo credere nessuno oserà disturbarlo.

GIANNINA Che poi, era quello che avevo pensato io.

FORD Potrebbe funzionare. Ma è tutto qui, lo scherzo ?

MARTINA No, di certo. Non appena noi due (indicherà lei ed Alice) saremo giunte all’appuntamento, Anna, Michelino, con
altri due o tre giovinetti, vestiti di bianco, di rosso, di verde, chi da folletto, chi da fata, chi da diavoletto, con corone in testa e
sonagli in mano, sbucheranno all’improvviso . Noi faremo finta di essere impaurite e fuggiremo. Lui invece sarà circondato e
gli chiederanno perché e come si trovi in quel posto all’ora del convegno di fate e folletti.

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GIANNINA E, così come vuole la leggenda, finché non dirà la verità sarà punzecchiato con gli aghi e bruciacchiato con le
torce dei folletti. Mi pare già di vederlo ! Ma adesso è bene che torni alla locanda, devo parlare con quel giovane studente. I
miei omaggi, signori. (esce)

Don UGO E oltre ai punztecchiamenti, verrà bastonato con i randelli degli Elfi! Io voglio essere un Elfo!

ALICE E, quando avrà confessato le sue colpe, ci faremo riconoscere e lo accompagneremo fino alla locanda canzonandolo.

MARTINA Bisognerà istruire bene i ragazzi.

Don UGO Li istruirò io. Stavo già preparando con i miei scolaretti la recita di una commedia che ha scritto un mio amico,
Gullielmo Shekispirre. E parla di folletti. Il tutto è ambientato in una notte d’estate.

MARTINA Intanto io, Alice e Giannina andremo al negozio a comprare le stoffe e a scrivere la lettera per il grassone.
Naturalmente non potrò lasciare mia figlia sola a casa. Non vorrei che a qualcuno venissero strane fantasie. La porteremo con
noi e si vestirà da fata. Ho a casa un vestito di fata rosso che indossai qualche anno fa in una recita per la pasqua.

GIANNINA Sarà bene avere con noi anche Simplicio. Di quel vostro servitore arabo, non mi fido molto.

Ho a casa un vestito di folletto che fa per lui. Vado a prenderlo. Voi signora Alice dite a Simplicio di venirlo a prendere. (esce)

FORD Fate pure. Tu, cara moglie accompagna le donne a casa nostra. Faremo le prove nel mio giardino. Adesso è meglio che
vada. Non vorrei che il grassone mi veda in vostra compagnia. Venite don Hugo (esce )

DON HUGO Andtate avanti signor Ford, vi raggiungo subito.

DORA Se mi permette, signora, un vestito bianco le starebbe meglio. Ne ho uno io che pensavo di mettere..

MARTINA A pensarci meglio, il mio vestito rosso andrebbe bene a te Dora.

DORA Bene. Allora voi fatemi avere il vostro rosso ed io preparo quello bianco per vostra figlia.

MARTINA Sicuro. Naturalmente vorrei provarglielo e al bisogno aggiustarglielo. Mando Mohamed a prenderlo. Poi io ti
porterò personalmente quello rosso.

DORA D’accordo Martina. Vado subito a cercare il vestito. (esce dalla verso la cucina)

MARTINA Adesso, però, sarà meglio affrettarsi.

ALICE Si, andiamo. (le donne si dirigono verso l’uscita )

DON UGO (a Martina che sta uscendo) Per fvortuna sfiete ancora qui. Un minuto solo, cognata, vforrei parlarvi.

ALICE (a Martina) Fai pure con comodo. Io e Giannina, intanto, andremo a scegliere le stoffe e preparare il biglietto da
scrivere per mandare l’ambasciata al grassone. (esce con Giannina)

MARTINA (ad Alice) Andate pure, vi raggiungo subito. (a don Ugo) Ebbene, cosa c’è cognato ?

DON UGO Vfoi sapete che io sono il tutore di vfostra figlia. Pertanto credo che mi tocchi dire l’ultima parola riguardo il suo
futuro sposo.

MARTINA Don Ugo, se voi siete il tutore io sono la madre. E in questioni di cuore una ragazza non può avere altri confessori
e consiglieri se non la madre. Voi, se proprio volete esserci d’aiuto, procurate una buona dote a vostra nipote.

DON UGO Ma, signora, io..

MARTINA Ne parleremo un'altra volta, adesso devo andare la mia cara comare mi aspetta. (esce di fretta)

Don UGO Non c’è niente da fare. Queste dtonne sono furbe come il diavfolo. Ma io escogiterò un marchingegno. Sfrutterò
questo scherzo a Falstaff per far rapire la bella Anna dal buon Mingherlino. Mia cognata la porterà alla festa. E la vfestirà con
un vestito di fata bianca. Bene procurerò che tutte le altre fate abbiano il vestito azzurro o vferde. Così, anche se mascherata
Mingherlino potrà riconoscerla. La rapirà e la porterà in Chiesa dove il mio amico frate li sposerà. Una vfolta che saranno
sposati la madre non potrà più metterci il becco. Sei grande Cartesio: penso quindi esisto ! Ecco la fvorza di noi intellettuali.
Noi pensiamo ! (esce)

SCENA QUARTA

ØAnna Page, Tommaso, poi Dora –


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ANNA (si guarderà attorno con circospensione) Ed allora, volete rivelarmi questo caso di vita o di morte per il quale mi avete
strappato questo appuntamento ?

TOMMASO E’ il vostro amore, Anna cara.

ANNA Lo sapevo: mi avete ingannata. Pensavo ci fosse un motivo più importante. Se non sarei venuta.

TOMMASO Io, non vi ho affatto ingannato. E se non lo è per voi, sappiate che il vostro amore è per me la cosa più
importante. E può darmi la vita : se voi lo accettate, la morte: se mi respingete.

ANNA Come siete tragico e romantico. Vi ho già detto che si vi preme tanto il mio amore non avete che parlarne con mia
madre e con il mio tutore. Io mi rimetterò alle loro decisioni.

TOMMASO Quindi sposerete Mingherlino ?

ANNA E perché dovrei ?

TOMMASO Perché il vostro tutore ha deciso così. Ed io non avrò la forza di vivere se vi vedrò sposa a quel.. Mingherlino!

ANNA Come siete superbo. Chi dice che non sia un ottimo giovane, magari migliore di voi.

TOMMASO Quindi lo amate.

ANNA No, che non lo amo. Lo conosco troppo bene per poterlo amare.

TOMMASO Vedete che anche voi non lo giudicate bene ?

ANNA Si, ma non per questo si può dire di voi che siate migliore di lui. Sembrate un gentiluomo, con un’anima romantica. Mi
avete promesso amore eterno. Ma chi siete ? Io non vi conosco, nessuno qui a Windsor sa nulla di voi. Per la verità l’unica cosa
che si sospetta e che siate amico del cavaliere Falstaff. E basterebbe questo per far di voi un mentitore incallito.

TOMMASO Si, ho frequento Falstaff da parecchio tempo. Mi divertono le sue smargiassate e ancor più mi diverte assistere
alle punizioni che raccoglie. Ma non sono certo della sua risma.

ANNA E di quale, di grazia? Chi siete?

TOMMASO Un giovane che via ama.

ANNA Signor giovane, questa vostra dichiarazione non è sufficiente a che io possa accordarvi il mio amore. Presentatevi solo
quando potrete dirmi chi siete. (si avvia frettolosamente)

TOMMASO Ancora un minuto.

ANNA (uscendo precipitosamente di scena) Non posso, sta arrivando qualcuno è meglio che vada.

TOMMASO Aspettate (le va dietro)


DORA (entrando con al braccio il vestito bianco da fata) M’era sembrato ci fosse qualcuno. (si guarderà attorno) Non importa.
Il vestito sarà meglio lasciarlo qui, così quando viene Moamed lo trova già pronto. (lo adagia sul mobile, poi dopo essersi
guardata attorno, esce)

SCENA QUINTA

ØDon Ugo, Mingherlino –

Don UGO Caro ragazzo è il momento di dimostrare che hai fegcato ! Le dtonne hanno preparato un festino notturno che
avverrà qui a mezzanotte. Mia nipote vi verrà mascherata con un vestito verde alla modta delle fate. Il vestito sarà bianco, lo
avrà dalla locandiera. Tu mascherati da folletto. Quando sarà il tuo turno per entrare in azione, sarò io ad indicartelo: allora
prenderai per una mano Anna e la condurrai alla Chiesa del Perdono. Troverai un frate pronto a sposarti. La parola d’ordine è:
don Ugo mi manda, il signore comanda. Hai capito bene tutto?

MINGHERLINO Si, signore. Ma dove lo trovo il mio vestito da Folletto ?

DON HUGO Ci penserà mastro Luca. Va da lui, è lui che prepara e vfeste i folletti. Io devo tornare a casa ad organizzare. Non
deludermi, ragazzo. (vedendo il vestito sulla poltrona) Guarda, eccolo il vestito che indosserà la signorina Anna: Fissalo bene
nella tua mente.

MINGHERLINO Vedrete che riuscirò a spuntarla questa volta. Starò sempre vicino a chi indosserà questo vestito e al
momento buono (farà il gesto di tirarla via) Oh, signore!; mi date una grande felicità. Arrivederci.(continua a fare inchini a
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Don Ugo che esce)

DON HUGO Che notte sarà questa, che notte ! (esce dalla porta che da all’esterno dalla quale è uscito Mingherlino)

SCENA SESTA

ØFalstaff, Caio, poi Giannina –

CAIO Onorato delle vostre confidenze.

FALSATAFF Onore tutto mio. Adesso mi ritiro nella mia stanza. Ho avuto una giornata movientata. Ma cosa volete, ad ogni
amore la sua pena. Io ne prendo due alla volta ! (esce dalla porta che da ai piani superiori sghignazzando)

CAIO Che pallone gonfiato. E’ mai possibile che queste comari siano così leggere di costumi ? Se così fosse dovrei tenere per
la figlia della signora Martina. Come dicono gli antichi, tale mater tale filia.

GIANNINA (entrando con al braccio un vestito da folletto) Salve dottor Caio, devo parlarvi.

CAIO Si tratta della signorina Anna ?

GIANNINA Si !

CAIO Bene, raggiungetemi nella mia camera su al primo piano. Girate dall’esterno non vorrei incontrare quel cavaliere che
abita nell’altra ala.

GIANNINA Come volete. Di voi ci si può fidare, siete un dottore, un uomo di scienza.

CAIO Credo apprezziate di più il mio oro, ma venite pure. (esce dalla parte esterna)

GIANNINA (a voce alta) Dora !

Voce di DORA (dall’interno) Siete voi Fa-presto ?

GIANNINA Si. Ho portato il vestito per Simplicio.

Voce di DORA (dall’interno) Mettetelo sul divano e prendete quello bianco che vi ho preparato.

SCENA SESTA

ØGiannina e Falstaf, poi Simplicio –

FALSTAFF (rivolto a Giannina, con rabbia) Voi! Adesso mi dovrete dare ogni spiegazione !

GIANNINA (che si stava dirigendo verso la poltrona si girerà verso Falstaff tenendo sempre al braccio il vestito) Non gridate
cavaliere ! Non vi sembra di aver già messo abbastanza in difficoltà noi povere donne?

FALSTAFF Bella questa: io prendo le botte e le difficoltà sono vostre!

GIANNINA Ma che colpa hanno quelle sventurate se i nostri uomini, mariti e cognati sono così gelosi e sospettosi.

FALSTAFF Comunque ne ho abbastanza, tante grazie, saluti e baci. (fa per andare)

GIANNINA Non volete proprio leggere il biglietto che vi hanno scritto? Io l’ho letto di nascosto. Vi confesso che mi venivano
giù le lacrime nel leggerlo. (sospirando) Come vi amano quelle due comari ! E voi, ingrato: tante grazie. Non le meritate
proprio.

FALSTAFF E va bene, venite su nella mia stanza. Leggerò il biglietto.

GIANNINA Cavaliere, non vi sembra una proposta un po’ audace ?

FALSTAFF Sentite: in questo momento avere in camera una donna o un cinghiale mi farebbe lo stesso effetto. Oddio!, il
cinghiale, nonostante tutto mi farebbe venire il languorino in bocca.. (ride) Venite pure su, senza paura.

GIANNINA (seguendolo sempre con il costume al braccio, rivolta al pubblico) Che animale volgare !

SIMPLICIO (entra e si guarda attorno) Mi sembrava di aver sentito la voce di Giannina. (poi, a voce alta) Signora Dora !

Voce di DORA (dall’interno) Che c’è ? Siete voi Simplicio ? Se siete venuto per il vestito lo trovate sul divano. Lo ha portato
appena adesso Giannina.

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Ho capito, grazie. (si avvicina alla poltrona e prende il vestito da fata)

Un vestito da fata ? Ma che scherzo è questo ? Forse è qualche idea per combinarla a quel grassone. Ma perché non lo facevano
indossare a Maomed questo vestito ?

Che fare, la padrona vuole così ! ( esce all’esterno portandosi via il vestito)

GIANNINA (rientrando con Falstaff)

DORA
Questo è il terzo appuntamento, vedrete che il numero dispari vi porterà bene.

FALSTAFF

(dando una pacca sul sedere a Giannina) Ma si, evviva il dispari. L’amore porta di queste sorprese: si passa di disperato a
disparato !. (da un’alta pacca sul sedere a Giannina)

GIANNINA

Scusate, ma con tutto rispetto, il mio sedere non è propriamente un tamburo.

FALSTAFF

(scoppia a ridere) Mi siete simpatica Giannina. Andate pure a dire alle comari che ci sarò e con il più bel paio di corna che si
possano trovare. Le ruberò a quel becco del signor Ford che mentre io mi sollazzerò con la sua mogliettina sarà a cucinare per
la festa ! L’avete pensata proprio bene. E’ in mezzo ad una festa dove tutti sono convinti di vederti che puoi nasconderti e fare i
tuoi comodi. Ed io li farò e se li farò. Adesso vado subito a cominciare i preparativi. (esce dalla porta interna ridendo)

GIANNINA

E’ proprio un pazzo scatenato. Adesso andiamo a parlare con quel dottor Caio e vediamo se posso guadagnarci un altro anello
d’oro. (farà per andare, poi ripensandoci)

Lasciamo il vestito da folletto qui sulla poltrona. Così se arriva Semplicio lo può prendere.

(esce)

SCENA SETTIMA
ØMaomed, poi Giannina e Caio –

MAOMED

(Entrerà dall’esterno, ha al braccio un vestito di fata rosso) Signora Dora, essere in cucina ?

DORA

Sei tu Maomed ?

MAOMED

Si signora Dora. Io venuto a prendere vestito signorina Anna e portato il suo.

DORA

Mi brucia lo stufato. Fai da solo. Il vestito per la signorina lo trovi sul divano. Al suo posto, lascia il mio.

MAOMED

Farò come dice.

(si avvicina al divano, prende il vestito da folletto e depone quello rosso. Guarda più volte, perplesso il vestito che ha preso, poi
esce all’esterno)

CAIO

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Quindi era uno scherzo delle comari a quel grassone. Grazie Giannina. Mi sento più sollevato. E questa sera vi sarà un nuovo
scherzo con una recita organizzata dove ci saranno fate e folletti. E la signorina Anna sarà vestita da fata. Però saranno tutti in
maschera e non si potranno vedere i visi. (si fermerà a pensare) Di che colore sarà il suo vestito ?

GIANNINA

Non so se posso dirvelo..

CAIO

(mostrando un anello d’oro) Prendi questo mio piccolo omaggio. Vedrai che non ti pentirai di quanto hai fatto per me.

GIANNINA

(vedendo il vestito rosso sul divano) Eccolo, sarà vestita con un vestito rosso. Deve essere quello. La signora Martina lo avrà
portato per farselo aggiustare da Dora.

(prenderà l’anello) ma adesso fatemi andare ! Forse non avrei dovuto dirvelo. (esce)

CAIO

Io ti avrò Anna dei miei desideri. Finalmente potrò vendicarmi del tuo genitore che sedusse la donna che avevo scelto perché
fosse mia moglie, infrangendo i miei sogni. (si avvicinerà al vestito che accarezzerà dolcemente)

Sento già nel tessuto il tuo morbido giovane corpo.. Quando tutti saranno intenti a gabbare quel grassone io arriverò come un
falco sulla fata rossa e lo condurrò via ! (esce)

DORA

(entrando) C’è qualcuno ? (si guarderà attorno) Sento sempre voci, poi quando arrivo non c’è mai nessuno.

(vedrà il vestito rosso) Ecco qua il mio vestito. Credo che mi starà bene. E chissà che il rosso non attiri qualche cacciatore di
prede femminili.. Non sono poi da buttar via !

Bene, andiamoci a preparare, stanotte ce la godremo un mondo. (esce)

Sipario

QUADRO QUARTO

- Il parco di Windsor. Sullo sfondo alberi con in primo piano una quercia; ai lati panchine, statue ed aiuole don fiori -

(Per breve tratto la scena sarà buia e si sentiranno le note di una musica barocca)

SCENA PRIMA

-Caio –

(apparirà vestito da diavolo) Questo mi sembra l’abito giusto per questa carnevalata e per i miei propositi. Mi nasconderò per
capire quello che succede poi entrerò in azione. Nessuno mi riconoscerà. E al momento giusto, quando vedrò la mia fata rossa
poco discosta dagli altri, piomberò come un falco e come è vero che sono l’esimio dottor Caio, rapirò la figlia di Page.

(si nasconde)

SCENA SECONDA

-Mingherlino e don Hugo, Simplicio, Moamed, Giannina e Dora –

MINGHERLINO

Fa un certo effetto pauroso questo giardino di notte. Prima mi è sembrato che un diavolo si nascondesse dietro i cespugli.

DON HUGO

Già tremi, Mingherlino ?

MINGHERLINO

Oh, no, don Hugo. Sono fermo e deciso. Con questo vestito di folletto nessuno mi riconoscerà. E quando la mia dolce Anna di
bianco vestita apparirà..

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(entra in scena Dora vestita da fata rossa) Oh! La signorina Page (sviene)

DON HUGO

Benedetto ragvazzo, rinvfetinite, rinvfenite ! (lo schiaffeggia, lo tira su e si nasconde assieme a lui dietro una statua)

SIMPLICIO

Ma guarda se dovevo vestirmi da fata ! Ed Anche con il rossetto alle labbra. Che schifo che mi faccio. Mi vedesse qualcuno di
certi forcaioli che conosco, a quest’ora di notte..

MAOMED

(arrivando, nascosto da un mantello e da un cappuccio) Che splendida fatina io vedere !

SIMPLICIO

Stai a sentire Maomed io..

GIANNINA

(entrando dalla parte opposta con un vestito di fata azzurro, fa un cenno a Simplicio, che crede Anna) Oh, Oh!

SIMPLICO

(cercando di imitare la voce di donna) Pussi, pussi !

GIANNINA

Noi fatine dobbiamo stare da questa parte dietro gli alberi, signorina Anna.

(si nasconde dietro gli alberi)

SIMPLICIO

Ehi, Maomed, mi ha scambiato per la signorina Anna. Non sarà..

MAOMED

Stare zitto.

SIMPLICIO

Io non sto zitto un bel niente !

MAOMED

Il mio padrone dice: se tu stare zitto e fare voce da donna e quando arrivare qualcuno a prenderti per portarti via tu assecondi..
tu avere questo brillante. (mostra un brillante)

SIMPLICIO

Cos’è questa storia ? Chi dovrebbe venirmi a prendere ?

MAOMED

Mio padrone crede Mingherlino vorrà rapire fata vestita di bianco.

SIMPLICIO

Mingherlino.. ?? Se è come dici tu c’è da divertirsi ! Dammi questo brillante e starò muto come un pesce e andrò via con
Mingherlino.

(facendo la voce di donna) Mi lascerò rapire da quel brutaccio ! (ride)

VOCE DI GIANNINA

Venite Anna !

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SIMPLICIO

(imitando la voce di Anna) Subito, arrivo con Moamed. Vieni fustone ! (gli da un pizzicotto)

MOAMED

Stare fermo con mani o io riprendere brillante.. (va con Simplicio a nascondersi dietro gli alberi)

DORA

(entrerà in scena e vedrà i due che vanno dietro gli alberi) Aspettate ci sono anch’io. (li segue)

SCENA TERZA

ØFalstaff, poi Alice e Martina –

FALSTAFF

(entra travestito da cacciatore con un gran paio di corna in testa)

L’orologio ha battuto la mezza. Eccoti qui Falstaff-caprone nel tuo ambiente naturale. Come Giove anch’io per avere la mia
amante mi sono travestito da Toro. Potenza dell’amore che trasformi gli uomini in bestie. Giove per amore si trasformò anche
in cigno. Ma io starei male come cigno.

Voce di FORD

(da fuori) Staresti meglio come maiale !

FALSTAFF

Chi ha parlato ? Dicono che a quest’ora della notte si aggirano i folletti. Non vorrei che mi scambiassero davvero per il
fantasma del cacciatore Hern.

Ma che serenità, che solitudine. (più personaggi dai loro nascondigli emettono uno sternuto)

Eppure mi sembra come di sentire qualcuno.

ALICE

Sei qui, mio cervo maschio ?

FALSTAFF

Oh, la mia cerbiattina. Ecco che mi porti il solluzzero della notte. Piovano pure mandorle secche e amare o rospi rinsecchiti,
con sterchi e letame, tu Alice darai sazietà alle mie vogliose brame. (l’abbraccia con forza, in modo scomposto, causa la
voluminosa pancia e le corna che ostacolano i movimenti del viso).

ALICE

Perdonami gran cervo del mio cuore, ma ho voluto dividere questo momento con la signora Page. Vieni, pure Martina.

FALSTAFF

Ma si, dividetemi tra di voi ! Scegliete pure: a chi il petto e a chi la coscia ?

Oppure (abbrancandole tutte e due) prendetevi una coscia per una.

(Lasciando la presa delle due donne) Un minuto, via queste corna (le toglie dal capo e le deposita a terra) che lascio in eredità a
tutti i mariti traditi.

(tornando ad abbrancare le due donne) ed ora sono tutto vostro. Seppellitemi, tormentatemi, seviziatemi.

(si sentirà un suono di corni)

MARTINA

(scostandosi, contemporaneamente ad Alice, lasciando crollare per terra Falstaff) Misericordia cos’è questo suono ?

ALICE

Che il cielo perdoni i nostri peccati.


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MARTINA e ALICE

Fuggiamo, fuggiamo ! (vanno via di corsa)

FALSTAFF

Oh, che maledizione! Sembra che il diavolo non vaglia farmi peccare.

(imprecando a voce alta) Cos’è Belzebù, hai paura che il mio lardo colando t’impesti l’inferno !

SCENA QUARTA

ØFalstaff, poi fate e satiro –

ØIl satiro, mascherato, è don Ugo. Cinque sono le fate: la regina è vestita di bianco, una è vestita di verde, una di giallo, una
d’azzurro e due di rosso.-

Regina delle fate

O fate verdi, azzurre e bianche, radunate qui a frotte

per danzare al chiaror di luna, all’ombra della notte

ecco che giunge il momento solenne

per cui lasciammo la dimora perenne

SATIRO

Tfremate umani, zobbalsate cuori dissoluti.

Per chi non è onesto vita e beni szaranno perduti.

Nell’oscurità noi puniamo le oscenità.

E, se decretiamo calamità, sarà per l’eternità.

FATE

Dicci Satiro cosa dobbiamo fare.

SATIRO

Recitziamo il madtrigale originale.

SATIRO E FATE

Nobis:

Sumus creature boscorum,

Fate bonorum

cum satiro latinorum

se umane creature incontrotum

daremo loro una passata di legnatorum !

SATIRO

Et ora facimus folletti accomparire:

Folletti, blasetti, micetti e merletti,

venite fora de boscorum,

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come fopste sorciorum !

FALSTAFF

(che se ne sarà rimasto in ginocchio e con le mani sul volto) Ohi, Ohi, arrivano pure i folletti, ora si che sconterò i miei peccati.

SCENA QUINTA

ØFolletti e detti –

FOLLETTI
(sono Mingherlino, Anna, Michelino)

Eccoci qui, eccoci qui!


Nel bosco trovammo una breccia.

Che si fa ? andiamo tosto alla quercia

Oh nostro satiro eccelso,

o cerchiamo un bel gelso ?

SATIRO

Megliorum è la quercia sita là

per nostrum rito con baccalà !

FALSTAFF

Non vorrei che scambiassero me per il baccalà..

FOLLETTI

Eccolo la, eccolo là

Abbiamo avvistato un gran baccalà.

SATIRO

Fermi folletti, quel baccalà respira !


FATE

Cosa ?

Un umano sfida noi, creature del bosco ?

Si scopra all’istante se ha del buono o se è losco !

SATIRO

Provatelo fate con li ferri: pungete, pungete.

Se lui ridte è gentile,

se lui cgridta è meschino,

ed allora voi ancora pungcete.

Voi folletti, con fuoco di torce,

accarezzatagli li polpastrelli,

se sente dolore ed emette ululati

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è evidente che contro i fratelli commise peccati !

E voi ancora bruciacchiate !


FOLLETTI

Alla gogna i turpi ardori,

salsicciotti e pomodori,

alla gogna la lussuria,

bruciacchiamo la grassuria.

(con le torce toccano Falstaff nelle parti del corpo scoperte dai vestiti)

FATE
Pinziamo, punzoniamo, punzecchiamo,

le membra del peccator, purifichiamo,

Ed or di vermi e cavallete fia richiamo,

la tua carcassa che l’hai nutrita invano.

(mentre le fate punzecchiano Falstaff, un primo folletto tira da una parte la fata vestita di verde un altro tira via la fata vestita
d’azzurro. Le due coppie lasceranno la scena, Falstaff rimarrà sempre inginocchiato coprendosi il viso con le mani )

FALSTAFF

(vorrebbe fuggire ma la paura lo tiene bloccato, le fate e i folletti lo punzecchiano e lo attizzano con il fuoco delle torce.)

No, pietà aiuto. Non ho nemmeno la forza di fuggire.

SATIRO

Avanzi il fantasma del guardiacaccia.

SCENA SESTA

ØCaio, Guardiacaccia e detti –

GUARDIACACCIA

(è Ford avvolto in un lungo mantello, con ampio berretto da cacciatore, che brandisce un enorme bastone)

Chi ci sfidò travestendosi da Herne,

gran bastonate soltanto può averne.

(colpisce ripetutamente Falstaff)

DON HUGO

E’ il momento che i romani raptiscono le sabine..

MINGHERLINO

(si avventerà sulla fata bianca e la tirerà verso l’esterno della scena) Perdonatemi fatina, ma me ne obbliga la mia matrina !

SIMPLICIO

(con la voce contraffatta a imitazione di Anna) Oh, violentaccio, giù le mani.

(lo asseconda ma lo tempesta di botte. Esce di scena con Mingherlino.

FALSTAFF

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Pietà, pietà, mi pento dei miei peccati.

SATIRO

(cantando)

Confessa in latinorum e ti risparmieremus.

FALSTAFF

(cantando) Ho insidiatum comarem Windsorum.

SATIRO

(cantando) Dategli quattro legnatorum ! (Ford esegue)

CAIO

(si mette a saltellare, avvicinandosi alla fata rossa)

Ecco il momento tanto atteso. E adesso sarai mia. (tira via la fata rossa)

DORA

Ma cosa fate. Santi numi, non avrei mai creduto che venisse a rapirmi il diavolo in persona !

(esce trascinata da Caio)

DON HUGO
(a Falstaff) E come erant este comarem ?
FALSTAFF
(cantando) Allegrorum !

SATIRO

Falsorum ! Dare Legnatorum ! (Ford esegue)

FALSTAFF
(cantando) Onestorum !

SATIRO

(cantando) Fermate bastonatorum ! (Ford esegue)

E come te responderunt ?
FALSTAFF
(cantando) Me amabant !

SATIRO

(cantando)Falsorum ! Dare Legnatorum ! (Ford esegue)

FALSTAFF
(cantando) Me canzonarum !

SATIRO

(cantando) Fermate legnatorum ! (Ford esegue)


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Raccontaci comem !

FALSTAFF
(cantando) In primis me gettarunt at fiume et in secundis me fecerunt bastonare de santa ragionem!

SCENA QUINTA

ØMaohmed, Alice, Martina e detti –

MARTINA
Bene. Vedo che adesso avete capito il nostro spirito. Signor cognato, signor Ford, penso che possiamo concludere qui il nostro
scherzo.

FALSTAFF

(aprendo gli occhi e componendosi) Lo avevo capito che era uno scherzo. Ma siccome sono un gentiluomo ho perso e accetto
la sconfitta.

ALICE

Se è così, ciò vi fa onore, cavaliere.

MARTINA

Ed infondo avete detto bene che siamo delle - allegri comari -. Perché cari mariti l’onesta non va d’accordo con la tristezza e la
musoneria.

ALICE

(a Ford) Avete sentito, caro marito ? Non siate dunque più musone o geloso.

FLSTAFF

Ma voi siete Brook !

FORD

Sentito moglie ? Sarò costretto proprio a provare la gelosia. Perché questa notte dormirete con il signor Brook cui vi consegna
il lauto cavaliere Falstaff !

DON UGO

(togliendosi la maschera di satiro)

In ogni caso da ogni punto di vista le corna toccano a vfoi cavaliere. Pertanto rimettetele.

(tutti ridono, Falstaff si rimette le corna)

SCENA SESTA

ØMingherlino, Simplicio, e detti –

MINGHERLINO

(entrando di corsa, inseguito da Simplicio) Aiuto, aiuto ! Salvatemi da questo bruto.

SIMPLICIO

Vieni qui cuoricino mio, ora che siamo sposati mi tocca il bacio !

DON UGO

Cos’è mai questa burla ? Mingherlino avfete fallito anche questa volta ! Dov’è mia nipote ?

MINGHERLINO

Non lo so, don Ugo. Io ho fatto quello che mi avete detto. Ho preso per mano la fata vestita di verde come avete detto voi e
l’ho portata dal prete. Ma quando disse di scambiarci gli anelli toccai delle mani pelose, le tolsi il cappuccio e mi accorsi che
era questo omone schifoso !
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10/12/2019 Falstaff e le allegre comari di Windsor - Copioni

SIMPLICIO

Schifoso sarete voi !

FALSTAFF

Vedo che uno scherzo le fate lo hanno fatto anche a voi don Ugo.

MARTINA

Vergognatevi cognato, voi diacono ! Bell’esempio date. Per fortuna le cose non sono andate come volevate voi. Mia figlia ha
indossato un vestito rosso.. Ma dov’è ? Non c’è nessuna fata con il vestito rosso qui !

SCENA SESTA

ØDora e detti –

MICHELINO

Guarda mamma, ne arriva una !

DORA

L’ho indossato io il vestito rosso, per mia sfortuna.

E ci ho guadagnato che il signor Caio ad un certo punto mi si avvicina e mi fa <Pizzi, pizzi, ciccia bella >. Io mi giro sorpresa
dalla sua parte: ed ecco che mi afferra con violenza e mi trascina via. Mi ha portato alla locanda, nella sua stanza. Sulle prime
facevo resistenza e lui scalpitava come un torello. Poi ho detto, ma si, ho avuto così poco nella mia vita. In fondo è un dottore.
E mi sono abbandonata a lui.

Ma quando, ormai soli, dopo avermi alleggerito un po’, mi ha tolto anche il cappuccio e il velo ha gettato un urlo che mi ha
fatto diventare sorda.

< Diteglielo alla signora Page che non la credevo capace di uno scherzo simile. Addio. Via da questa Windsor e dalle sue
spiritose donne ! >, mi ha gridato in faccia. Poi prese il suo cavallo ed andò via. Anche lui senza pagare il conto. Come fa
usualmente il cavaliere Falstaff: questo bell’imbusto che non più tardi di cinque anni fa mi aveva promesso di sposarmi.

MARTINA

Lo conosco bene quella specie di dottore. Il mio povero marito me l’aveva detto che era un uomo infido. Ma i suoi soldi mi
tentavano.. L’hai scampata bella anche in questo caso figlia

mia ! Ma, un minuto!, Anna !, insomma dov’è mia figlia ?

ANNA

(facendosi avanti e togliendosi il cappuccio) Non temere, sono qui mamma !

MARTINA
(tirerà un sospiro di sollievo, assieme ad Alice) Dio sia lodato ! Ma cosa significa questo abito da folletto ? Io ti avevo
preparato quel vestito bianco che indossa Simplicio ! Vatti a fidare dei servitori.

SIMPLICIO

Un momento signora ! Io non c’entro niente. Ho preso il vestito per errore. Arrivo alla locanda e chiedo: dov’è il mio vestito ?
E Dora mi risponde: sul divano. Guardo e ci trovo questo vestito da donna, bianco !

DORA

Dalla cucina avevo sentito Giannina che mi diceva di aver portato il vestito per Simplicio..

GIANNINA

Si, io ero entrata in Locanda, ma mi sono portata dietro il vestito, ma quel grassone mi ha trascinato nella sua stanza ed il
vestito mi è rimasto in mano..

FALSTAFF

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Adesso finisce che la colpa è sempre mia. Io ho solo il torto di essere sentimentale, ma di queste pagliacciate proprio non so
niente..

MAOHMED

(Toglie il mantello ed il berretto da folletto) Posso spiegarvi tutto io.

DON UGO

Sarà bene che ti spieghi, musulmano. Da quando sei in casa di mia cognata succedono cose strane. Bada bene a ciò che dici
perché, per la tua posizione rischi la forca.

TOMMASO

Allora, prima di parlare, sarà bene cambiarmi grado e condizione. Io non sono musulmano e non sono servitore. (toglie trucco
e veste)

GIANNINA

Il giovane amico di Falstaff ! Lo dicevo io che non era tanto eunuco..

TOMMASO

Simplicio aveva capito di aver preso il vestito sbagliato. Ma io ero venuto a conoscenza del progetto di Mingherlino di rapire la
signorina Anna e approfittando del mio ruolo di Maomed ho convinto Simplicio..

GIANNINA

Magari con qualche brillante..

TOMMASO

Magari.. ha indossare lui la veste bianca.

ANNA

Quindi in tutto questo tempo vi siete finto il mio servitore e mi avete sorvegliata anche in casa mia !

SIMPLICIO

E, Già!, con la scusa che gli avevano fatto il servizietto, non lo controllava nessuno.

ANNA

Siete semplicemente….!

MARTINA

Ed io che stupidamente vi affidavo la mia bambina !

TOMMASO

Come voi stessa dite, signora, avrei potuto portarla via, visto che come Moahmed godevo la fiducia della ragazza.

Ma io l’amo. Con il cavaliere Falstaff avevamo, per burla, fatto una scommessa. L’avrebbe vinta chi dei due sarebbe riuscito a
sedurre una dama di Windsor. Con questi propostiti mi ero avvicinato ad Anna.

Ma presto sono subentrati in me prima il rispetto, poi l’ammirazione ed infine l’amore. E questi sentimenti non mi hanno
permesso di far nulla che nuocesse al suo onore.

Ed ora, se la signorina Anna acconsente, visto che le ho mandato all’aria ben due matrimoni, io

Ho l’ardire di chiederla in moglie !

ANNA

Mai !

FORD

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Un minuto, non precipitiamo. Voi chiedete la mano della signorina Anna. Ma come fa la signora Martina a darvi una risposta?
Noi non sappiamo nulla di voi. Tranne che siete arrivato qui con questo brutto ceffo del cavaliere !

FALSTAFF

Ma perché mi si tira sempre in ballo ! Sono diventato il rifugio peccatorum !

ANNA

Si diteci chi siete, così potremo denunciarvi !

TOMMASO

Bene, nonostante questa strana amicizia con il cavalier Falstaff, io sono Tommaso, principe di Kent, nipote di sua altezza reale,
Enrivo IV, vi chiedo, signore Page, la mano di vostra figlia. Questo anello, signor Ford (lo mostra a Ford) con il sigillo della
casata dei Kent vi testimonierà del mio grado e del mio casato.

MARTINA

Rimango senza parole, mio signore. Cosa vi devo rispondere ? Se mia figlia non ha nulla in contrario..

TOMMASO

(inginocchiandosi) Madamigella Anna, lascerete ancora soffrire a lungo il mio cuore.

MARTINA

Allora, figlia mia ?

GIANNINA

E sbrigatevi..

ANNA

Io..(una pausa) lo voglio !

Don UGO

Evvfifa, Evvfifa. Faremo le gran nozze !

MINGHERLINO

Ed io sarò il cerimoniere. Corpo di mille balle nessuno è più capace di me a dirigere le cerimonie. Quando pensate di farle
celebrare ?

TOMMASO

(dopo aver abbracciato Anna) Domani: e voi siete tutti invitati.

TUTTI

Evviva !

GIANNINA

E dire che quando era Maohmed l’avevo a tiro.. che stupida che sono stata. Comunque sarebbe finita.. sarei stata con un
Tommaso di Kent !

FALSTAFF

Lo sapevo ch’eravate bigherellone come vostro cugino Rigo. Qua la mano Tommaso: amici come prima.

TOMMASO

No, Falstaff. Le vostre smargiassate mi hanno stancato. E siccome avete un debito nei confronti della locandiera io ordino che
per i prossimi dieci anni restiate al suo servizio come cuoco. E darò ordine che se abbandonate la sua locanda, verrete arrestato
e giustiziato.

FALSTAFF

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Ma se è solo questo.. io la sposo pure la mia Menergilda. Andiamo cuore mio. I desideri del mio Tommaso per me sono ordini.
Tanto più che un tempo voi mi amaste..

DORA

Ora non più. Mi servite come cuoco. Pertanto tenete le mani a posto.

FORD

Un minuto, egregio principe Tommaso. Tra qualche giorno saremo tutti alla vostra festa, ma non consente vossignoria che
stanotte si finisca la nostra ?

TOMMASO

Certamente nobili gentiluomini. Voi Falstaff indossate le corna che ben vi si addicono. Voi Folletti e voi Fate tornate a cantare e
punzecchiarlo e avviamoci tutti alla locanda. E così finiremo in allegria questa commedia, come si addice alle allegre comari di
Windsor !

FINE

[1] Romeo e Giulietta, atto II°, scena II°

[2]Romeo e Giulietta, atto III°, scena V°

[3] parola volutamente errata da parte di Giannina che vuol farsi credere ingenua e ignorante da Falstaff.

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