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IL LESSICO
DIALETTALE VITERBESE
NELLE TESTIMONIANZE
DI EMILIO MAGGINI
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
NELLE TESTIMONIANZE DI EMILIO MAGGINI
FRANCESCO PETROSELLI
REFERENZE FOTOGRAFICHE:
Archivio Banca di Viterbo: foto, p. 6
Archivio Famiglia Emilio Maggini: foto, pp. 97 - 179 - 273 - 305 - 347 - 409 - 529 - 625
Archivio Mauro Galeotti: foto, prima di copertina, pp.147 - 219 561
Archivio Francesco Petroselli: foto, pp. 447
Archivio Francesco Galli: foto, p. 595
Archivio Martin Harrebek: foto autore (1° risvolto di copertina).
Le foto si riferiscono alla vita di Emilio Maggini e ad alcuni aspetti del Quartiere di Pianosca-
rano del secolo ventesimo.
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 11
Abbreviazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 95
PREMESSA
z’altro dovuto ad uno dei suoi soci, autentico scrittore viterbese, viene a col-
mare almeno in parte una riprovevole lacuna delle conoscenze dialettologi-
che e offre materiale utile per successivi studi e ricerche anche per le altre
discipline, quali ad esempio la storia della lingua italiana.
Voglio terminare rivolgendomi alla memoria di Emilio Maggini, il quale
rimane nei nostri più vivi ricordi, per un sincero sentimento di gratitudine,
perché, a mo’ di aedo, con grande umiltà contadina ha riferito di giorno in
giorno all’autore i propri sentimenti più veri, le usanze più arcaiche, le con-
suetudini, i fatti e le circostanze della propria vita quotidiana attraverso il
filtro della sua poetica ineguagliabile ispirazione.
Grazie, grazie, indimenticato poeta della nostra Viterbo e della nostra
Banca!
LUIGI MANGANIELLO
9
PRESENTAZIONE
CORRADO GRASSI
Professore Ordinario Emerito di Lingue Romanze
nella Wirtschaftsuniversität di Vienna
Introduzione
11
INTRODUZIONE
Come è avvenuto in tante altre città italiane, anche Viterbo vanta nel sec. XX una
ricca tradizione locale di poeti in dialetto, dei quali Enrico Canevari (Viterbo 1861-
1947) è da considerarsi il più noto rappresentante. Appartenente ad una famiglia di
estrazione borghese, dopo aver frequentato l’Accademia delle Belle Arti di Roma, nel
1891 fu nominato insegnante nella Scuola professionale, diventandone direttore allor-
ché questa fu trasformata in Scuola di Arti e mestieri fino al 1929, anno del suo pen-
sionamento. Fu animatore della vita artistica e culturale dell’epoca, alternando
all’insegnamento, un’attività varia e multiforme: fu artista, scrittore teatrale, direttore
della filodrammatica S. Rosa, attore egli stesso e scenografo, poeta in vernacolo, in-
terprete della società viterbese, tradizionalista e conservatrice.
I suoi componimenti più riusciti prendono ad argomento leggende “storiche” lo-
cali, episodi biblici, personaggi tipici della sua città. Non a caso la sua raccolta, com-
posta negli anni Trenta del secolo scorso, trae il titolo dalla giovane gentildonna
Galiana, che incarna il mito di una municipalità consapevole e sdegnosa1. Non poteva
mancare l’omaggio alla santa patrona, anch’essa viterbese, cioè alla giovane eroina
santa Rosa, figura caratterizzata da una ferma volontà e da una religiosità intensa, fatta
di dedizione e di rinunce. Ben impiantati risultano anche alcuni bozzetti teatrali, che
furono portati sulla scena con buon successo di pubblico. In sintesi si può dire che la
sua esperienza poetica rappresenti l’esempio più evidente di quel tipo di letteratura
dialettale che il Croce definì “riflessa”, cioè derivante dall’ottica borghese, che porta
l’autore a scegliere a portavoce dei suoi componimenti umoristici la figura arguta e ti-
pizzata del “villano”, Meco Torso, dialettofono seminalfabeta, nel solco di un genere
letterario di ascendenza medievale2.
1
La bella Galiana ed altre poesie in dialetto viterbese, Viterbo 1961, Quatrini (II ediz., Viterbo, di-
cembre 1971, Tip. S. Leonardo; ristampa a c. di F. Turchetti, Viterbo 1980, Tip. Agnesotti).
Sulla leggenda di Galiana, vd. M.L. Polidori - A. Tiburli, La bella Galiana fra mito e leggenda, a
Viterbo e a Toledo, in “Biblioteca e Società”, VI, 1-4, 1984, pp. 48-54.
2
Vd. Le confidenze di Meco Torso (in: La bella Galiana, cit., pp. 159-164); e dello stesso contenuto,
Il lamento del villano e Ancora il lamento del villano (ibid., pp. 122-124). Tuttavia, nelle sue opere
(bozzetti, monologhi, favole, aneddoti storici, satire politiche) è scoperto il riecheggiamento dei mo-
delli romaneschi, come opportunamente rileva P. D’Achille: “A Viterbo all’inizio del Novecento
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
12
l’influsso della poesia romanesca (soprattutto di Pascarella e di Trilussa) è evidentissima nella pro-
duzione di Enrico Canevari” (“Il Lazio”, in: Dialetti italiani. Storia struttura uso, a c. di M. Corte-
lazzo, C. Marcato, N. De Blasi, G. P. Clivio, Torino 2002, UTET, pp. 547-548).
3
Non sono molti i riferimenti autobiografici che si possono desumere dalle opere di Maggini (vd.
Tanto pi cumincià, in Viterbo cu le scarpe grosse, Viterbo 1972, Quatrini, pp. 11-13). La sua esistenza
non è segnata da eventi “eccezionali” e, se si esclude il servizio di leva (che espletò a 18 anni nel
1918 a Volterra), si svolse interamente nella sua città natale. Se ne allontanò raramente per parteci-
pare o a pellegrinaggi presso vari santuari o, da pensionato, a viaggi con il sodalizio Tuscia dialet-
tale per incontri con associazioni omologhe di altre regioni. Dal matrimonio con Rosa Agostini (20
settembre 1924) gli nacquero cinque figli: Bartolomeo, Giovanni, Marcello, Gemma e Giacomo,
che divenne sacerdote giuseppino. La piccola proprietà (circa 4 ettari), nella quale per decenni im-
pegnò fatica ed energie, si trova in località San Nicolao: dapprima vi coltivò cereali, misti ad olivi
e viti poi, a partire dagli anni ‛50, passò all’orticoltura. Gestì nel secondo dopoguerra una rivendita
di vino al minuto di produzione propria (‘L campanone di Viterbo aricconta. Storia dil passato di
gojaria vitorbese, Viterbo 1973, Quatrini, p. 83; La cuccagna, Viterbo 1977, Quatrini, p. 12). Come
agricoltore gli fu assegnato nel 1954 il primo premio provinciale (con medaglia d’oro) per il pro-
gresso economico e sociale (agricoltura innovativa con la bonifica del terreno e l’irrigazione a piog-
gia) e nel 1973 un premio speciale per fedeltà alla terra.
Pur essendo iscritto ai Coltivatori Diretti e alla Democrazia Cristiana nella sezione di Pianoscarano,
limitata fu la sua partecipazione alle iniziative politiche. Al contrario intensa fu la vita religiosa: ter-
ziario francescano, presidente dell’Unione uomini d’Azione Cattolica nella parrocchia S. Andrea di
Pianoscarano; fu membro della Confraternita del Sacramento nella stessa parrocchia ed ultimo se-
gretario della confraternita del Gonfalone; infine prese parte assiduamente all’Opera dei ritiri con riu-
nioni mensili nella chiesa di S. Ignazio.
La sua formazione culturale, se così si può dire, si basò essenzialmente sulla lettura del quotidiano
“L’Avvenire”, di riviste quali “Famiglia Cristiana”, “Il coltivatore”, “Vita Giuseppina”, fogli e no-
tiziari di poesia, periodici di carattere religioso. Tra gli autori preferiti che rileggeva vanno annove-
rati I miserabili, Guerra e pace, i romanzi di Alexandre Dumas, I Promessi Sposi, raccolte di poesie.
Era anche musicista dilettante: per accompagnare le canzoni in occasione di festicciole e di serenate,
suonava il mandolino o la mandola (‘L Campanone, cit., p. 44). Per le notizie biografiche riportate
in questa nota siamo debitori alla cortesia del figlio di Emilio Maggini, Giovanni, e del nipote An-
gelo. Per i riconoscimenti ottenuti ed i giudizi espressi dalla stampa, vd. le pp. 5-6 della raccolta La
Cuccagna, cit.
4
Vd. ‘L capagno. Antologia di poesie in dialetto viterbese, Viterbo 1983, Edizioni Cultura (le poe-
sie di Maggini sono a pp. 81-93). La brevissima scheda di presentazione, sebbene ampollosa, coglie
comunque l’essenza della sua ispirazione: “voce di popolo, poesia con mitria e porpora; agreste,
Introduzione
13
una scarpetta di Cenerentola, non scarpa grossa. Liutaio e fabbro nella fucina del dialetto viterbese”
(ibid., p. 81).
Sulla semplicità e sul realismo insiste invece il giudizio espresso da Mario Menghini: “Come in
ogni poeta in lui la natura si umanizza, prende cioè i dolori, gli sforzi dell’uomo [...] a volte secca,
incisiva questa poesia di Maggini mira dritto al segno per la via più breve, con mezzi espressivi di
edificante semplicità. Non arzigogoli né frasi ad effetto, ma toni lirico-realistici sostanziano questi
componimenti dialettali del buon Maggini che colora di note nuove la vita viterbese, che egli passa
sottilmente in rassegna verberata nei suoi aspetti più caratteristici con tono semplice e penetrante”
(‘Gni mese ‛n canto: verse viterbese. Collana “Tuscia dialettale”, n° 1, Viterbo, s.a., Tipolitografia
A. Quatrini & figli, p. 7).
5
Si potrebbero sollevare dubbi al riguardo e riconoscere un preciso imput “colto” o letterario nella
composizione della raccolta ‘Gni mese ‘n canto. Infatti Maggini potrebbe aver tratto ispirazione dai
cicli scultorei che adornano i portali delle chiese medievali o dal topos letterario delle “corone dei
mesi” in versione lirico-didascalica o parodistica della poesia medievale (si pensi a Folgóre da San
Gemignano e alla replica per contrari di Cenne della Chitarra). Pur non potendola escludere, tale ipo-
tesi appare remota e, comunque, l’analogia è soltanto apparente, perché l’argomento è svolto dal vi-
terbese in tutt’altra maniera. Maggini, infatti, può aver rielaborato in maniera personale, mediante
amplificazione, gli spunti dei piccoli componimenti sui mesi che compaiono nei libri di lettura delle
scuole elementari. A commento dei componimenti sui singoli mesi l’autore riporta a piè di pagina
alcuni proverbi popolari.
6
S. Graziotti – V. Luciani, La regione invisibile. Poesia e dialetto nel Lazio. Tuscia meridionale e
Campagna romana nord-occidentale. Presentazione di U. Vignuzzi, Roma 2005, Edizioni Cofine.
Su Maggini, vd. la breve scheda critica a p. 23, la scheda biografica a p. 47 e le poesie (due com-
ponimenti), pp. 48-49.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
14
forme più mature7. Non bisogna dimenticare, accanto alla sua attività di poeta, l’im-
pegno nel “sociale”: per ventitre anni fu ininterrottamente membro del consiglio di
amministrazione della Cassa rurale ed artigiana di Viterbo, subentrando nel 1958 in-
sieme con un gruppo dirigente rinnovato, per fronteggiare un momento critico che
l’Istituto di credito stava attraversando, e vi rimase fino al 1982, stimato per l’attac-
camento, lo scrupolo, l’equilibrio e la rettitudine morale, quando decise, per motivi di
salute, di dimettersi per cedere ad altri il posto di amministratore8.
Procedendo in maniera sommaria all’esame contenutistico, cioè alla individua-
zione dei principali temi ispiratori, possiamo rintracciare un primo filone nelle poesie
di occasione, composte per festeggiare anniversari nell’ambito familiare o nella cerchia
di amici, oppure per celebrare ricorrenze pubbliche. Esempi indicativi di questa se-
zione sono dati dal componimento “Per il Cinquantesimo della Cassa rurale e arti-
giana”, che egli declamò durante la cerimonia di celebrazione dell’evento9; o anche
dalla dedica “A sua maestà Gustavo VI Adolfo di Svezia”, con la quale apre una rac-
colta e che ebbe il plauso del monarca, archeologo e cittadino onorario di Viterbo10. Per
Maggini, che non amava perdersi in parole inutili, la poesia assumeva anche una fun-
zione strumentale: ad essa egli assegnava il compito di comunicare con efficacia una
riflessione o un sentimento, di esprimere i suoi pensieri in circostanze particolari, come
quelle anzidette.
Non mancano, anzi sono numerosi, i componimenti nei quali sono rievocati con
delicatezza e liricità, sul filo della memoria, episodi autobiografici che si rifanno alla
prima infanzia, con i suoi giochi e il suo repertorio di filastrocche, e ripercorrono via
via momenti salienti delle esperienze individuali, dalla spensieratezza degli anni gio-
vanili, con l’innamoramento e le serenate, a quelli della maturità responsabile, segnati
dalla fatica del lavoro assiduo della terra, nel trascorrere ciclico delle stagioni. Oltre che
provetto agricoltore, era un attento osservatore dei fenomeni naturali: grazie alla sua
7
È autore di varie raccolte, tra le quali, limitandoci a segnalare soltanto quelle in dialetto, si anno-
verano: Viterbo al segno della Rosa. Poesie viterbesi, Viterbo 1970, Quatrini; ‘Gni mese ‘n canto:
verse viterbese, Collana “Tuscia dialettale”, n° 1, Viterbo, s.a., Tipolitografia A. Quatrini & figli; ‘Gni
tempo ha la su ‛mpronta, in edizione postuma, Viterbo 1988, Quatrini; e tre libri di prose: Viterbo
cu le scarpe grosse. Gojaria vitorbese. Con un ricordo e appunti del sac. don Pietro Schiena, Vi-
terbo 1972, Quatrini; ‘L campanone di Viterbo aricconta. Storia dil passato di gojaria vitorbese, Vi-
terbo 1973, Quatrini; La cuccagna, Viterbo 1977, Quatrini. Le sue poesie sono presenti anche in
raccolte antologiche: Cinque poeti viterbesi (Viterbo 1975, Tip. Quatrini, pp. 13-28); ‘L Capagno,
cit., con 12 poesie; La fuscella. Antologia di poesie dialettali viterbesi, Viterbo 1999, Associazione
Tuscia dialettale, pp. 305-318.
8
L. A. Calandrelli, Una banca, una storia (da quarantacinque lire a settemiliardi 218.218.165 lire),
Edizioni Cassa rurale ed artigiana di Viterbo, Viterbo 1986, Tip. Grazini e Mecarini, pp. 58, 69, 73,
82, 86, 92, 96, 100.
9
In L. A. Calandrelli, Una banca, una storia, cit., pp. 67-68; il componimento è ripubblicato in ‛Gni
tempo ha la su ‘mpronta, cit., pp. 56-57, con data: 9 aprile 1961.
10
‘L campanone di Viterbo aricconta, cit., pp. 9-11.
Introduzione
15
11
F. Petroselli, La vite. Il lessico del vignaiolo nelle parlate della Tuscia viterbese, I, Romanica Go-
thoburgensia XV, Göteborg 1974; II, Il ciclo colturale, Romanica Gothoburgensia XXI, Göteborg
1983.
12
Per una sommaria informazione sui ripetuti bombardamenti cui Viterbo fu sottoposta e sulle di-
struzioni apportate si possono consultare, ad integrazione della testimonianza di Maggini, S. Vi-
smara, “Cara Viterbo” Aspetti, avvenimenti e personaggi della Tuscia dal 1945 al 1985, Viterbo
1985, Union Printing, pp. 11-18 (Ricordi degli anni terribili) e B. Barbini - A. Carosi, Viterbo e la
Tuscia dall’istituzione della provincia al decentramento regionale (1927-1970), Viterbo 1988, Stab.
Litotipografico Agnesotti, pp. 98 sgg.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
16
resche, di burle sapide, di giochi di destrezza, di sfide ed epiche gare potatorie, di epi-
sodi fissati nella memoria collettiva fino ad assumere una valenza quasi di emblema13.
Così, accanto ad umili operai, dediti ai mestieri tradizionali più svariati - come
funai, canapicoltori, conciatori di pelli - fanno la loro apparizione raccoglitori di erbe
spontanee, venditori ambulanti e rigattieri, osti e muratori, ciabattini e sarti, guaritrici
e mendicanti, negozianti e sensali, frati questuanti e ladruncoli, guardie comunali e
nobili decaduti. In questa esistenza intessuta di lunghe giornate di lavoro, interrotta
soltanto dalla pausa domenicale, risaltano le grandi festività religiose celebrate spesso
con processioni, fiere di merci e bestiame, merende in campagna. Notevole spazio è
fatto alla descrizione puntuale di usanze trascorse: l’albero della cuccagna, la scam-
panata, le infiorate, le serenate, la festa di mezza estate; cui viene ad aggiungersi il
carnevale d’un tempo, con maschere spontanee, satire e balli in piazza, manifestazione
collettiva non ancora commercializzata14. Né mancano, all’interno dei componimenti,
interessanti allusioni a credenze, fino a tempi recenti diffuse tra la popolazione, con-
cernenti esseri fantastici, anime dei trapassati, licantropi, streghe, malocchio15.
Un posto di rilievo è riservato allo spettacolare trasporto della macchina di santa
Rosa, momento corale della vita cittadina, di cui viene enfatizzato il ruolo di simbolo
13
Nel presentare la raccolta La cuccagna (p. 7), Maggini scriveva: “A differenza di questi più illu-
stri, i nostri personaggi hanno infatti vissuto e lavorato con umiltà silenziosa; ma nella loro ingenuità
furono anch’essi protagonisti della loro epoca e si può dire che il loro nome corse sulla bocca di tutti
all’interno della comunità paesana, allora racchiusa nella cerchia delle mura castellane. Erano que-
sti gli interpreti estrosi di quell’inconfondibile inoffensiva “gojaria”, non disonorevole o cattiva ma
bonaria ed arguta, fonte di riso schietto, a volte – occorre riconoscerlo – inventrice pure di satire pun-
genti e scherzi “pesanti”, oppure espressione prudente di proteste rassegnate”. Numerosi episodi
sono rimasti famosi, divenuti proverbiali, il cui ricordo è tramandato per mezzo di aneddoti all’in-
terno della comunità: invidia e vendette, nozze, funerali, malattie, ubriacature solenni, scorpacciate,
satire e scherzi memorabili. Questi personaggi tipici compaiono in quasi tutte le raccolte: una car-
rellata è presentata vivacemente nella sezione “Discrizione di gente arinomata” di ‘L campanone di
Viterbo aricconta, cit., pp. 64-96 e in Viterbo cu le scarpe grosse, cit., pp. 19-20 e 23-24.
14
Nelle raccolte sono descritti: la cuccagna (La cuccagna, cit., pp. 10-11); la scampanata (ibid., pp.
25-27), le paure (ibid., p. 63), la festa di mezza estate (ibid., p. 22); le serenate (‘L Campanone, cit.,
pp. 44-45; Viterbo cu le scarpe grosse, cit., pp. 46-47); la festa di S. Antonio (‘L Campanone, cit.,
pp. 61-62), il carnevale (Viterbo cu le scarpe grosse, cit., pp. 49-50), la Pasqua (Viterbo cu le scarpe
grosse, cit., p. 32); i giochi tradizionali (ibid., pp. 27-28); le confraternite (‘L Campanone, cit., pp.
51-54; i mestieri tradizionali: es. i molini (‘L Campanone, cit., pp. 77-78); i matrimoni (La cucca-
gna, cit., pp. 35-37); i rapporti con i genitori (Viterbo al segno della rosa, cit., pp. 83-86). Non man-
cano cenni ad antiche leggende come quella dei Sette Dormienti (La cuccagna, cit., pp. 72-74),
nota anche in altri centri della provincia (ad es. Orte, Capranica) e già presente nel Corano e nella
Historia Langobardorum di Paolo Diacono.
15
Vd. cenni sul licantropo (Viterbo cu le scarpe grosse, cit., pp. 51-52); sulle fatture e i malefici
(ibid., pp. 54-55); sulle espressioni protettive o apotropaiche (‘L campanone, cit., pp. 55-56). Per un
primo approccio di carattere storico con il fenomeno delle streghe nella nostra provincia, vd. il vo-
lumetto curato da G. Breccola e M. Lozzi, Il paese delle streghe. Con un inedito processo per stre-
goneria nella Tuscia viterbese, Latera 2006, Annulli editore.
Introduzione
17
identitario16, mentre, sul ritmo della ballata, utilizzando l’immagine della campana
maggiore del palazzo comunale, sono sintetizzati momenti drammatici della vita cit-
tadina nel corso del secolo XX17.
Senza voler approfondire ancora, mettiamo in evidenza lo scoperto intento dida-
scalico e sociale manifestato con il proposito di trasmettere il patrimonio ereditario di
valori e operare da trait d’union ideale con le giovani generazioni in una continuità sto-
rica e culturale, senza soluzioni di continuità. Altro dato non secondario appare la con-
sapevolezza di salvaguardare il dialetto stesso in un periodo di veloci trasformazioni.
Così nella “premessa” a una sua raccolta18, Maggini ribadisce in maniera esplicita que-
sta sua opzione programmatica di scongiurare una perdita irreparabile:
“Avrei voluto riprodurre i suoni della parlata tradizionale viterbese, senza frammi-
schiarvi elementi del romanesco sempre più invadente (troppo spesso composizioni con-
trabbandate per viterbesi non sono altro che un ridicolo guazzabuglio di forme ibride).
Ho tenuto soprattutto a riprodurre le forme grammaticali in uso a Viterbo quando ancora
la città non aveva perduto la sua fisionomia dialettale per effetto degli sconvolgimenti
sociali e culturali derivati dalle traversie belliche e civili della prima metà del secolo. Mi
sono sforzato di rispettare una certa coerenza nell’uso delle forme, quindi.”
16
Vd. la prosa La machena de S. Rosa, pp. 58-62, in La Cuccagna (ristampato in: ‘Gni tempo ha la
su’ ‘mpronta, cit., pp. 56-60) e la poesia con lo stesso titolo (Viterbo al segno della rosa, cit., p.13).
Sul culto della patrona ci limitiamo a rinviare al lavoro più recente: S. Cappelli (a c. di), Santa Rosa:
tradizione e culto. Atti della giornata di studio 25 settembre 1998, Dipartimento di storia e culture
del testo e del documento, Università degli studi della Tuscia, Viterbo 1999, Serie prima “Studi e
testi”, numero 10, Manziana, Vecchiarelli ed.
17
Ne La ballata dil campanone (‘L Campanone di Viterbo aricconta, cit., pp. 111-116) sono rievo-
cate, assumendo a voce della città e della sua aspirazione alla libertà il campanone del Comune, le
vicende più drammatiche della storia viterbese del XX secolo, a cominciare dalla resistenza popo-
lare opposta all’assalto delle squadre fasciste per giungere al secondo dopoguerra, quando i Viter-
besi, al posto del vecchio campanone con il bronzo del quale erano stati colati cannoni, decisero di
farne fondere un altro nuovo. Sull’uccisione di alcuni antifascisti succinte risultano le notizie rife-
rite in “Quaderni della resistenza laziale” n° 3 (a c. di B. Di Porto, Roma 1977, Regione Lazio, p.
13, nota 13): Tra i caduti antifascisti si ricordano “ [...] Antonio Tavani, fratello di Luigi, colpito da
tre sicari la sera del 9 luglio 1922. In una sparatoria cadde anche un viaggiatore inglese, che passava
per Viterbo in automobile: era il conte Jaromir Czernin”.
In effetti Maggini non solo era consapevole dell’importanza delle campane come manufatti artistici,
ma ne intuiva anche l’importanza religiosa e civile nell’ambito della comunità. Infatti, nella rac-
colta ‘L Campanone di Viterbo aricconta (cit., pp.15-35), provò ad abbozzare un piccolo corpus di
campane della sua città, con le relative iscrizioni e favolette onomatopeiche (ibid., pp. 21, 25).
18
Viterbo al segno della rosa, cit., p. 7.
19
Ibid., p. 8.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
18
questa nostra parlata sembra poco adatta per raffigurazioni gentili, per astrazioni e ra-
gionamenti elevati; ma basta per dire l’essenziale della nostra esperienza umana. Mo-
dificarla e violentarla non è leale e preferisco rispettarla come ce l’hanno tramandata i
padri”.
Dunque, la scelta linguistica operata non mira a conferire alle composizioni una
superficiale patina paesana e ad esprimere una compiaciuta scelta formale, dettata da
motivi campanilistici. Più seriamente, il dialetto viene considerato dall’autore veicolo
privilegiato insostituibile per trasmettere con efficacia ai membri della comunità, in
un’ottica moderatamente conservatrice ma non retriva, i princìpi portanti di un’esi-
stenza dedita al lavoro, alimentata da un profondo senso religioso e morale, in cui i rap-
porti sociali sono ispirati a sentimenti di rispetto reciproco, solidarietà e tolleranza,
corroborati dal senso della dignità e dell’onore.
Scrivendo del dialetto usato in opere letterarie contemporanee, Nicola De Blasi
afferma che “si può insomma trattare un testo come una fonte di informazioni utili,
che il dialettologo o lo storico dei dialetti saprà mettere a frutto”20. Non esitiamo ad af-
fermare che, in questo senso, Maggini rappresenta una fonte insostituibile per la co-
noscenza e lo studio della varietà linguistica, utilizzata dai ceti popolari almeno fino
alla metà del XX secolo, nella forma che appare ancora sostanzialmente immune da vi-
stosi influssi a distanza del romanesco moderno.
Occorre precisare che preziosi apporti in tal senso ci vengono non solo dagli
scritti, ma anche dalle registrazioni magnetofoniche effettuate su vari argomenti. Per
questo motivo ci è parso opportuno dare spazio nel volume, in larga parte dedicato al
lessico dialettale21, anche ad una serie di documenti etnolinguistici e foklorici inediti,
sempre comunicatici da Maggini, notevoli per la loro significatività, a cominciare da
quattro testi narrativi composti intorno agli anni Ottanta del secolo scorso. Il primo è
la traduzione in dialetto di una novella del Boccaccio, la nona della prima giornata del
Decamerone. Il testo che riproduciamo costituisce inoltre un utile termine di confronto
con una precedente traduzione viterbese22, effettuata per corrispondenza un secolo
20
N. De Blasi, “L’analisi dei testi nella storia linguistica”, in Dialetti italiani, cit., pp. 83-96.
21
Per uno studio lessicale, disponiamo soltanto di due pubblicazioni precedenti alla nostra, per le
quali si può parlare piuttosto di dizionarietti o glossari amatoriali, approssimativi (specie il secondo)
e spesso limitati alla registrazione della voce dialettale con accanto la corrispondente forma in lin-
gua: E. Urbani, Il vernacolo viterbese. Glossario viterbese-italiano, italiano-viterbese con note di
grammatica e accenni di fonetica, morfologia e sintassi, Viterbo 1999, Sette Città; V. Galeotti- F.
Nappo, Dizionario italiano-viterbese, viterbese-italiano, Viterbo 2005, Sette Città.
22
Nella seconda metà dell’Ottocento, gli studiosi italiani cominciarono a rivolgere la loro attenzione
alla lingua parlata, per il cui studio era indispensabile avere a disposizione campioni di base auten-
tici dell’uso orale. Decisero quindi di sollecitare, con la collaborazione di intellettuali o cultori lo-
cali, la traduzione di brani letterari nei rispettivi dialetti che ne permettessero la comparazione. Nel
1875 Giovanni Papanti (1830-1893) si dedicò alla prima raccolta sistematica in tutta Italia di oltre
700 campioni di differenti dialetti (651 di dialetti italiani e 52 di dialetti alloglotti), utilizzando come
Introduzione
19
prima, che assieme a quelle di altri quattro centri della nostra provincia, compare nella
raccolta pubblicata da Giovanni Papanti, allo scopo di riunire campioni autentici del-
l’uso orale, in base ai quali procedere ad una prima analisi comparativa dei dialetti ita-
liani, anche se per la sua brevità e per lo stile la novelletta boccaccesca non era certo
il testo più adatto23.
Seguono altri due testi, più estesi ed articolati questi: innanzi tutto la versione in
dialetto della Parabola del figliol prodigo (dove, per aggiungere maggior drammaticità
alla narrazione, egli arricchisce di toni realistici il dialogo del padre con il figlio mag-
testo di base la “Novella del re di Cipri” del Decamerone, la nona della prima giornata (I parlari ita-
liani in Certaldo alla festa del V centenario di messer Giovanni Boccacci, Livorno 1875). Malgrado
limiti e difetti, la raccolta offre tuttora un utile quadro complessivo della situazione linguistica del-
l’epoca. Per la provincia di Viterbo, oltre a quella del capoluogo, furono raccolte le versioni di altri
quattro centri, precisamente: Acquapendente, Grotte di Castro, San Lorenzo Nuovo, Ronciglione. Sui
limiti della raccolta di testi dialettali per corrispondenza, vd. le osservazioni di V. Matranga, “Come
si fa un’indagine dialettologica sul campo”, in Dialetti italiani, cit., p. 64: “Oggi, un’inchiesta fatta
per corrispondenza, attraverso la quale si possono raccogliere soltanto informazioni su un dialetto
scritto da chi è in grado di attivare quel complesso di operazioni che permettano di adattare alle
norme proprie della scrittura un codice tipicamente orale, e per di più calcato su forme linguistiche
statiche e/o prestigiose - come nel caso della lingua evangelica o delle novelle boccaccesche -, non
è più praticabile per gli interessi della dialettologia moderna, orientati a perseguire le caratteristiche
proprie del parlato e le dinamiche tipiche della comunicazione orale”.
23
Altre due versioni meno note della novella, rispettivamente nel dialetto di Soriano nel Cimino e
in quello canepinese risalenti all’inizio del Novecento, si devono all’iniziativa di un altro eminente
studioso, Ernesto Monaci (1839 – 1918), che fu ordinario all’Università di Roma, autore di autore-
voli studi in vari campi della filologia romanza, soprattutto dell’italianistica, cofondatore nel 1901
della Società Filologica Romana. Dapprima prese l’iniziativa di pubblicare una serie di manualetti
destinati alla scuola, per facilitare l’apprendimento della lingua nazionale a partire dal dialetto. Nel
1903, con una lettera circolare invitò “tutti i maestri della provincia di Roma” a collaborare inviando
la versione in dialetto locale della novella del Decamerone, in modo da poter completare la raccolta
Papanti almeno per la regione laziale. Per Soriano nel Cimino sappiamo che il segretario comunale
e storico locale Achille Ferruzzi (1842-1918) accolse l’invito, pubblicando poi la traduzione assieme
al testo della lettera di Monaci in un raro opuscolo: Dischi fonografici, Viterbo, Tip. Cionfi, 1907.
Copia della traduzione nel dialetto di Canepina, redatta presumibilmente nello stesso periodo, è stata
da noi edita in L. Cimarra - F. Petroselli, Contributo alla conoscenza del dialetto di Canepina con
un saggio introduttivo sulle parlate della Tuscia, Civita Castellana 2008, Tip. Punto Stampa, pp.
180-184. I dati relativi alla raccolta, nonostante alcune deprecabili (e forse irrimediabili) sottrazioni
o perdite, sono ora consultabili nell’Archivio della Società Filologica Romana, attualmente conser-
vato presso la Biblioteca Angelo Monteverdi (Centro Interdipartimentale di Servizi per gli studi fi-
lologici, linguistici e letterari dell’Università “La Sapienza” di Roma) [vd. Monica Carzolari, a c.
di, Il fondo archivistico Ernesto Monaci (1839-1918) e l’archivio storico della S.F.R. (1901-1959),
Roma 2005, Società Filologica Romana, supplemento a Studj Romanzi, I, n.s.: Fondo archivistico
E. Monaci, p. 107, n. 492, Ferruzzi Achille (“due lettere, 16 mar. 1907; 15 gen. 1909. Allegati: alla
lettera n. 2, “versione della nov. I, 9 del Boccaccio nel dialetto di Soriano al Cimino”); Archivio
della Società Filologica Romana, p. 319 (busta 7 - 198. Pubblicazioni) - s.fasc. I “Novella I, 9 del
Decameron di Giovanni Boccaccio tradotta nei parlari del Lazio”: corrispondenza e manoscritti,
1903-1904)].
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
20
giore) e inoltre quella dell’episodio della samaritana24. Tuttavia, nel nostro caso, Emi-
lio Maggini, non si limita a tradurre, come troppo spesso avviene in occasioni analo-
ghe, i testi evangelici pedissequamente alla lettera, quasi in meccanica traslitterazione,
ma si sforza di riesprimere in veste idiomatica lo spirito della vicenda, adottando senza
forzature il tono popolare, dando prova di notevole sensibilità metalinguistica. Libe-
randosi dalla suggestione esercitata dal modello prestigioso, conferisce alla narrazione
un andamento naturale tramite il ricorso a particolari realistici, arricchendo il dialogo
di espressioni tipiche, interiezioni, cliché, locuzioni fisse25. L’ultimo testo della se-
zione, composto sullo schema della tenzone medievale, di cui rimane eco nelle gare dei
poeti improvvisatori26, l’acqua e il vino personificati si esprimono con la voce bona-
ria e saggia di due popolani che, argomentando in contrasto, ne esaltano le rispettive
virtù.
A seguire, presentiamo poi una serie di brevi documenti orali, forniti in maniera
spontanea da Maggini nel corso delle conversazioni. Pur avendo inserito le voci in essi
contenute nel vocabolario sotto i rispettivi lemmi, abbiamo ritenuto opportuno presen-
tarli in una sezione a sé per blocchi omogenei, in quanto utilizzabili per altri tipi di ri-
cerche (demoiatria, farmacopea, etnobotanica, e così via). Questi etnotesti liberi27, spesso
24
Più ampio ed articolato di quello boccaccesco risulta il testo evangelico della Parabola del figliol
prodigo (Luca 15:11-32), che era già stato adottato nel 1853 da Bernardino Biondelli (1804-1886).
La sua opera fu proseguita da Ugo Pellis (1882-1943), che, nelle sue inchieste sul campo per la rac-
colta di materiali per l’Atlante Linguistico Italiano, ne sollecitò dagli informatori la traduzione nel
loro dialetto. E, ancora negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, la Discoteca di Stato ne pro-
mosse un’ampia raccolta di versioni in tutta l’Italia, anche se sono intuibili i rischi e limiti del pro-
cedimento adottato di traduzione dall’italiano letterario in dialetto.
25
Qualche citazione esemplificativa: ricorrono il pron. valtre, i sost. cióco, bbòcche, zzucca che de-
signa l’ortaggio svuotato e secco usato come recipiente, ordégne e palazzétto; l’agg. gójjo e il deri-
vato ngojjisse; i verbi assomijjà “rassomigliare”, tralassatà e guernà; il tecnicismo: toccà e gguernà
li bbèstie; l’inter. guardarònne; le espressioni: annà ffurestièro; annarae a ccattanno; lo lassòrno
cóme ddòn Farcuccio; ntanto lo stómmeco li carujjava; è aridutto a li peluce; sto scialacquóne gójjo
sènza capòccia; magnòrno a ccrepapanza; carestìa da cane, terribile.
26
Con il termine di tenzone si intende “una serie (due o più) di componimenti che si scambiavano
due o più rimatori su un medesimo oggetto del contendere” (Dizionario di linguistica, Torino, Ei-
naudi, 1994, s.v.). Sul fenomeno della poesia all’improvviso in generale, vd. G. Kezich, I poeti con-
tadini con saggio Cantar l’ottava di M. Agamennone, Roma 1986, Bulzoni editore; per la situazione
nella provincia, vd. D. Alessandrini, Le ottave della prigionia, introduz. di A. Ricci, bibliografia di
G. De Giovanni, Viterbo 1985, Consorzio delle biblioteche di Viterbo; G. De Giovanni- A. Ricci (a
c. di), Ottava rima e improvvisazione popolare, Viterbo 1988, Tip. Quatrini. Per la Tuscia, poesie in
ottava rima di argomento agropastorale si possono leggere in: P. Trapè detto Magone, Un fonte in
mezzo a un prato. Poesie di un pastore, a c. di R. Cordovani e R. Vincenzoni, Montefiascone 1982,
Centro Iniziative Culturali [Grotte di Castro, Tipolit. C. Ceccarelli] (alle pp. 163-169, Contrasto tra
padrone e garzone, a. 1882). Più attuali nei contenuti e con spunti di protesta sociale sono le ottave
di N. Baldini (poeta contadino), Quando la libertà è troppa, Viterbo 1979, Union Printing.
27
Con il termine tecnico di “etnotesto” si indicano quei “testi orali che rappresentano un’espres-
sione autonoma della cultura di una comunità linguistica”, cioè consistenti, come nel caso di Mag-
gini, in “ricordi autobiografici, testimonianze di usi e di tradizioni, descrizioni di oggetti e di teniche
Introduzione
21
di tono autobiografico, in genere di limitata estensione, sono stati da noi suddivisi, per
comodità del lettore, in tre sottogruppi secondo l’argomento. Lungi dal rappresentare
mere curiosità, forniscono preziose informazioni sul modo di vivere e di pensare: in altri
termini, esprimono aspetti significativi della cultura (in senso antropologogico) indivi-
duale di Maggini e, per suo tramite, di quella della comunità di appartenenza.
Nella società preindustriale di matrice agropastorale, nella quale vigeva, oltre alla
mancanza di servizi, un atteggiamento di diffidenza verso la scienza medica ufficiale,
assumeva notevole valore la medicina popolare. Erano le mammane ad assistere le ge-
stanti durante il parto; le guaritrici o i santoni, in possesso di un patrimonio di rimedi,
praticavano semplici interventi, usavano preparati naturali (pozioni, polveri, decotti,
eluttuari, sciroppi). Si trattava di una conoscenza empirica, intrisa di magia, che deve
essere messa in rapporto alla situazione, oltre che socio-economica, sanitaria del quar-
tiere e dei ceti popolari in genere28. I tipi di intervento riguardavano innanzi tutto ma-
lori, affezioni leggere e temporanee, ma potevano essere applicati anche a forme
morbose più gravi come infiammazioni, otite, porri, lussazioni, odontalgia, infezioni,
ferite, itterizia, reumatismo, polmonite, dolor di ventre, raffreddore, rachitismo, orec-
chioni, bronchite, ecc. Oltre alle erbe medicinali, compaiono utilizzate anche altre so-
stanze come ragnatele, orina, pidocchi29.
ergologiche” (Dizionario di linguistica, cit., pp. 291-292, s.v.). Quindi esso può essere più general-
mente inteso con Sabina Canobbio come “produzione spontanea ed autonoma del parlante, espres-
sione della sua cultura e quindi della cultura della comunità a cui appartiene”. Nel nostro caso noi
utilizziamo “etnotesto” nel senso di “testimonianza sul modo di essere, di vivere, di lavorare”, men-
tre consideriamo a parte altri etnotesti costituiti da formalizzati o semi-formalizzati elencati a sé (nel
raggruppamento dei documenti folclorici) o immessi nel vocabolario (proverbi, modi di dire, espres-
sioni fisse, ecc.). Il concetto è stato approfondito in varie occasioni da Sabina Canobbio (vd. “Al di
là della raccolta dialettale: etnotesti e documentazione ergologica nell’ALEPO” in: Atlanti regionali:
aspetti metodologici, linguistici e etnografici, Atti del XV convegno del CSDI 19, Pisa, Pacini
1989:83-111).
28
La situazione igienico-sanitaria dei quartieri popolari di Viterbo, alla fine del XIX secolo ed agli
inizi del successivo, non doveva differire da quella degli altri centri minori della Tuscia. Maggini ce
la tratteggia brevemente, senza remore o autocensure, in Li guardie del piscio (‘L campanone di Vi-
terbo aricconta, cit., pp. 39-41): “A la fine dil secolo vecchio e sul principio del nostro, nun c’erano
li commidità chi ci sò adesso. L’acqua a casa ‘n ci ll’iva gnuno, solo quanno pioviva; lu sciacqua-
toro pi buttà l’acqua sporca ci nn’ereno pòche; ‘l lococòmmido pure adèra ‘na cosa rara: quarcuno
c’iva ‘l butto difòra a la finestra da ‘na parte, attappato a la mejo cu ‘n guperchio di legno, e pi con-
fonna quell’odoraccio pi quanno s’affacciavono da la finestra, ci tiniveno ‘l vase di giragne, e tutte
l’artre buttaveno giù ‘nvece da la finestra su’ la strada”. Il quadro non è esagerato. A conferma e ad
integrazione si può vedere il cap. “I servizi igienici all’inizio del secolo”, in Zibaldone viterbese.
Folklore e vecchie cronache curiosità storiche e arte (a c. di E. Corsi, A. Giannotti, Matus Alemme),
Viterbo s.a. [1974?], Quatrini A. & figli, pp. 75-77.
Con informazioni desunte da atti conservati all’Archivio di Stato di Viterbo è lo studio di A. Porretti,
Magia, alchimia ed erboristeria in protocolli notarili del XVI secolo, Quaderno n° 5 allegato a “Bi-
blioteca e Società”, III, 4, 1981, pp. 20.
29
In mancanza di un’opera specifica sulla medicina popolare viterbese, dati parziali e circoscritti ad
alcune località della provincia si possono desumere da: AA.VV., I semplici. Rimedi popolari aque-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
22
siani, ricerca coordinata da L. Amici, Comune di Acquapendente, Viterbo 1991, AEMME Grafica;
Ead., Medicina popolare della Teverina, ASSINTEC, Collana di storia, tradizioni, folclore 2, Viterbo
1992, Union Printing; P. M. Guarrera, Il patrimonio etnobotanico del Lazio, Censimento del patri-
monio vegetale del Lazio, n° 1, Roma 1994; P. M. Guarrera, G. Forti, S. Marignoli, G. Gelsomini,
Piante e tradizione popolare ad Acquapendente, Quaderni del Museo del fiore n° 2, Acquapendente
2004; M. Casaccia - C. Pozzi, Sui nomi dialettali delle specie floristiche spontanee e coltivate. Loro
ambiente di diffusione sul territorio comunale di Bolsena e utilizzazioni tradizionali, in “Bollettino
di Studi e ricerche”, Bolsena, Biblioteca Comunale di Bolsena, VI, 1991, pp. 123-152; S. Magrini,
Infusi, tisane, acqua di rose: tradizione popolare e scienza, in “I riti del fuoco e dell’acqua nel fol-
clore religioso, nel lavoro e nella tradizione orale”, (a c. di A. Achilli e D. Bertolini), Roma 2004,
EDUP, pp. 257-272 (lavoro incentrato su Bomarzo). Per una subarea umbra, vd. G. M. Nardelli,
Cultura e tradizione. Demomedicina nell’Alta Umbria, Provincia di Perugia, Perugia 1987. Come
utile termine di confronto rimandiamo al vecchio, ma per certi versi ancora valido, lavoro di Z.
Zanetti, La medicina della nostre donne. Studio folk-lorico premiato dalla Soc. Ital. di Antropolo-
gia. La psicologia delle superstizione, lettera del sen. P. Mantegazza, Città di Castello 1892, S. Lapi
Tip.-editore (ora disponibile in ristampa a c. di Il Formichiere sas, Sant’Eraclio di Foligno 2007).
Introduzione
23
vori agricoli, di cui Maggini aveva esperienza diretta perché coltivatore (vd. ad es. il
riferimento alla fertilizzazione del terreno con il letame prezioso che si raccoglieva),
come pure i mestieri artigianali: si pensi al prestigio di cui godeva la figura dell’arti-
giano, dal momento che svolgeva un ruolo fondamentale in una economia di sussi-
stenza e all’interno della comunità (il fabbro produceva o riparava aratri ed altri attrezzi
di lavoro; il maniscalco ferrava le bestie, correggendo difetti e malformazioni della
zampa o curando lesioni e malattie)30.
Segue una sezione dedicata a diversi prodotti riconducibili a forme del folklore
orale. Purtroppo manca per il capoluogo di provincia una raccolta folklorica comples-
siva, anche se sono disponibili i risultati di indagini parziali effettuate in un certo nu-
mero di centri minori31. Ad aggravare la situazione, si aggiunga la difficoltà di reperire
articoli (di qualità variabile) dispersi in quotidiani, bollettini e riviste locali, numeri
unici effimeri, manifesti, calendari, pieghevoli stampati in occasione di sagre e feste,
ecc.32. I testi folklorici, che Maggini ci ha fornito, fissati dalla tradizione e facenti parte
del patrimonio spirituale collettivo, sono stati da noi suddivisi in due sottogruppi, ri-
spettivamente afferenti al mondo degli adulti e a quello dell’infanzia. Occorre preci-
sare che essi non sono stati da noi raccolti in maniera sistematica, cioè nel corso di
una ricerca tematica appositamente strutturata, ma durante libere conversazioni in ma-
niera spontanea, sul filo del discorso. Si tratta, dunque, di materiali parziali; tra l’altro
c’è da segnalare che sono assenti citazioni di ottave, che si componevano in maniera
estemporanea nelle gare di poesia a braccio, tradizione che nella Tuscia, soprattutto
nella subarea maremmana, è rimasta vitale fino a tempi recenti.
Stornelli e strambotti costituiscono una categoria di formalizzati relativamente
numerosa (97 testi), che Maggini ben ricordava, poiché, essendo suonatore di mando-
lino e mandola, aveva fatto parte da giovane di piccoli complessi musicali, che si esi-
bivano in occasione di festicciole, serenate, veglioni di carnevale. Questi formalizzati,
sicuramente tra i più diffusi e numerosi nella nostra area, un tempo venivano intonati
30
Precise testimonianze sull’utilizzazione del letame come fertilizzante, si possono leggere in F. Pe-
troselli, La vite, cit., vol. II, parr. 336-341, pp. 267-277. Per rapidi bozzetti sui vecchi mestieri, vd.
A. Apolito, Viterbo nei suoi mestieri, Viterbo 1997, Banca di Credito Cooperativo.
31
Con l’intento di offrire un primo orientamento bibliografico, indichiamo alcune monografie etno-
folkloriche che riguardano centri della provincia: C. Nanni, Ischia di Castro: Terra uomini case, Vi-
terbo 1979, Edizioni Cultura; S. Cecilioni, Contributo allo studio delle tradizioni popolari di
Tuscania, Biblioteca comunale di Tuscania, Comune di Tuscania, Quaderni della Biblioteca comu-
nale, num. primo, [Grotte di Castro 1998, Tip. Ceccarelli] (rielaborazione della tesi di laurea). Una
ricca raccolta commentata è costituita da: M. Arduini, M. D. Leuzzi, M. G. Palmisciano, Tradizioni
orali a Bomarzo. Alcuni repertori di ricerca, Viterbo 1983, Union Printing. (comprende: proverbi,
blasoni, wellerismi, chiapparelli); M. Cangani, Vox populi. vox Dei, Centro Ricerche e Studi, Ron-
ciglione 1998, Tip. Grafica 2000 (raccolta eterogenea di testi folklorici: proverbi, modi di dire, stor-
nelli e canti, filastrocche, aneddoti, cantilene per accompagnare i giochi, ecc.).
32
Q. Galli, Bibliografia della cultura popolare dell’Alto Lazio 1945-2000, Consorzio per la gestione
delle biblioteche, Biblioteca di Studi Viterbesi VII, Viterbo 2001 [Tipolit. Quatrini].
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
24
in varie situazioni: accanto agli stornelli, con i quali si esprimevano i sentimenti deli-
cati nei confronti della donna, c’erano quelli a dispetto di contenuto ingiurioso e
osceno, con i quali si dava sfogo al rancore, quando si subiva un rifiuto o un tradi-
mento o quando un rapporto si interrompeva; quelli di lavoro che accompagnavano la
dura fatica dei campi (per es. l’olivatura, le mietitura, la vendemmia, la raccolta delle
nocciole e delle castagne) oppure l’operazione del bucato nel lavatoio pubblico o sulle
rive dei ruscelli, la spannocchiatura durante la veglia nei cascinali, oppure le bevute al-
legre all’osteria con sfide tra vari cantori, ed infine più in generale nei momenti di
festa33. Insieme ai canti, elenchiamo battute e tiritere contenenti allusioni maliziose, un
tempo d’uso piuttosto frequente nella comunicazione quotidiana. Seguono le fila-
strocche, con espressioni e testi legati a funzioni fisiologiche, dove spesso non si ri-
fugge dalle espressioni drastiche e scatologiche, che all’interno delle classi subalterne
non erano ritenute sconvenienti, immorali, come invece avveniva secondo l’ottica pru-
riginosa nel ceto della borghesia bempensante. Alcune battute e canzoncine lasciano
trasparire più evidenti contenuti socio-politici di tono contestatario o di sommesso
scontento34. Potrebbero apparire trascurabili i brevi formalizzati costituiti dai gridi di
venditori ambulanti o da testi pubblicitari legati al commercio: essi tuttavia forniscono
utili informazioni di tipo socio-antropologico sul rapporto esistente tra categorie al-
l’interno della comunità.
Una categoria molto ricca ricorrente nella comunicazione orale all’interno di ogni
centro è quella degli indovinelli, che vengono citati con intento didattico e ludico, qui
rappresentata da una ventina di esempi. Un tempo erano spesso argomento di vere e
proprie gare di acume e di intelligenza anche tra adulti, per es. durante la veglia, se-
condo una tradizione millenaria che rimanda alla soluzione di enigmi rituali e, in se-
guito, ai raffinati giochi delle corti. Anche in questo caso la formulazione ambigua,
33
A parte le raccolte ottocentesche di F. Nannarelli (Studio comparativo sui canti popolari di Arlena,
Roma 1871, Tip. E. Sinimberghi) e di A. Marsiliani (Canti popolari dei dintorni del Lago di Bol-
sena, di Orvieto e della campagne del Lazio, ristampa anastatica dell’ediz. di Orvieto 1886, Bolo-
gna, Libreria Editrice Forni, 1968), ricordiamo quella di G. Zanazzo, pubblicata nel 1910, nella
quale compaiono stornelli di Bomarzo, Capodimonte e Latera (opera ora disponibile nell’ediz. cu-
rata da G. Vettori: G. Zanazzo, Canti popolari di Roma e del Lazio, Roma 1977, Newton Compton
edd.). Nella seconda metà del secolo scorso sono state edite per varie località della provincia pic-
coli corpora di stornelli, strambotti ed ottave. Per Montefiascone: Circolo Arci di Montefiascone (a
c. di), Aspetti della poesia popolare a Montefiascone, Viterbo 1979, Union Printing; per Ronci-
glione: A. Anzellotti, Lisandrina. Stornelli e rime popolari, Ronciglione, fasc. I s.a. [1991], fasc. II
s.a., Tip. Spada; per Valentano: R. Luzi, “Le Valentanese”. Stornelli popolari raccolti a Valentano,
Comune di Valentano, 1986 [Empoli, La Toscografica]. Molti stornelli sono presenti nel lavoro di
Cecilioni (Contributo, cit., pp. 119-151).
34
Una messe di canti politici e di protesta sociale è stata raccolta da chi scrive, in collaborazione di
Luigi Cimarra, in una indagine svolta intorno agli anni ‘80 del secolo scorso, soprattutto nel basso
viterbese. Tuttavia tra i materiali, rimasti fino ad oggi inediti, figurano anche testi registrati nel ca-
poluogo di provincia e risalenti agli anni 1920-22.
Introduzione
25
35
Giusto quanto asserisce G. R. Cardona (Introduzione, cit., p. 97; vd. anche pp. 200-203): “buona
parte dell’insegnamento anche linguistico avviene non in forma diretta (per es. con la ripetizione a
memoria, di cui si è detto) ma in forme indirette: un mezzo usato in molte culture è l’indovinello,
che è al tempo stesso un esercizio di memoria e un concentrato di conoscenze simboliche e lingui-
stiche”. Il ricco repertorio è giocato di solito sull’equivoco verbale, su una voluta ambiguità, su sot-
tili accorgimenti linguistici: prevale il doppio senso allusivamente osceno mediante associazioni
verbali e simboliche, che hanno attinenza alla sfera fisiologica o sessuale. Per un esempio di prove
per enigmi, si legga il celebre capitolo “Astuzia di Bertoldo nel tornare innanzi al re nel modo ch’ei
gli aveva detto” (G. C. Croce, Le sottilissime astuzie di Bertoldo. Le piacevoli ridicolose semplicità
di Bertoldino. Col Dialogus Salomonis et Marcolphi e il suo primo volgarizzamento a stampa, in-
troduzione, commento e restauro testuale di P. Camporesi, Torino 1978, G. Einaudi ed., pp. 33-36).
Da parte degli storici delle religioni e degli antropologi è stato ripetutamente sottolineato il valore
sacrale e rituale rivestito dagli enigmi nel mondo antico (come anche nelle culture arcaiche attuali):
“Le oscure metafore e gli enigmi di cui erano colmi i vaticini era tutt’altro che un gioco, essi dove-
vano venir intesi e risolti per la salvezza degli uomini e degli stati. Nel proporli e risolverli, nell’in-
dovinarli, stava tutta la scienza della divinazione” (A. Seppilli, Poesia e magia, Torino 1962, G.
Einaudi ed., p. 302).
36
M. Brizi, A fulgure et tempestate. Ricerca sulle feste, i riti e le tradizioni della cultura popolare
tra Lazio, Umbria e Toscana, Proceno 1990, Edizioni Pro loco [Grotte di Castro, Tip. C. Cecca-
relli]. Una ricca raccolta, ancora inedita, di orazioni popolari e canti religiosi paraliturgici, che copre
una buona parte della provincia, è stata da chi scrive, insieme a Luigi Cimarra, realizzata negli anni
1975-1995 con recuperi e ricontrolli in periodi successivi.
37
Il wellerismo è un sottogenere del proverbio, che trae nome da Samuel Weller “un personaggio dei
Papers of the Pickwick Club di Dickens, che amava appunto esprimersi in questa forma: il prover-
bio è messo in bocca ad un personaggio, uomo o animale o anche oggetto personificato” (G. R. Car-
dona, Introduzione all’etnolinguistica, Bologna, 1976, Il Mulino, p. 195). E ancora “espressione
attribuita a un personaggio più o meno noto con la formula come diceva, come disse” (B. Miglio-
rini, Dal nome proprio al nome comune. Ristampa fotostatica dell’edizione del 1927 con un sup-
plemento, Firenze 1968, Leo S. Olschki Ed., Suppl. p. LXXVIII, s.v. Weller). Per l’analisi formale,
vd. A. M. Cirese, Wellerismi e micro-récits, in “Lingua e Stile” 5, 1970, pp. 283-292. Possiamo di-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
26
stinguere tra “wellerismo scherzoso in cui l’autorità invocata è puramente pretestuosa, e quello in
cui c’è un nesso non arbitrario tra il protagonista del wellerismo e le sue parole”; quest’ultima com-
prende i wellerismi che “hanno effettivamente le caratteristiche di microracconto” (Cardona, Intro-
duzione, cit., p. 196).
38
Segnaliamo di seguito le principali pubblicazioni sul folclore infantile: B. Blasi, Detti e giochi del
passato sui ritmi della canzone popolare, Bolletino dell’anno 1987 della STAS, Suppl. n° 16 alle
“Fonti di storia cornetana”, pp. 191-224 (proverbi calendariali, filastrocche, conte, tiritere, raccolta
di stornelli); L. Cimarra (a c. di), Pizzo pizzo ragno. Documenti di folclore infantile, Comune di Ca-
nepina, Quaderni di ricerca e documentazione n° 1, s.l. [Viterbo] 1985, Union Printing; Q. Galli, Tra-
dizioni orali della Teverina: ninne-nanne, filastrocche, racconti ed altro, Collana di storia, tradizioni,
folclore 1, ASSINTEC, Viterbo 1992, Union Printing; M. R. Mechelli, I giochi, Viterbo 1994, Agne-
sotti; Gruppo Archeologico Verentum (G.A.V.), Ghiringhiringola. Valentano: antichi giochi, conte
e filastrocche dentro le mura, “L’ambiente locale” 3, Collana di studi editi a c. del Comune di Va-
lentano – Biblioteca – Servizi culturali, Valentano 1994, [Grotte di Castro, Tip. C. Ceccarelli]; L. Ci-
marra, Mazzabbubbù. Repertorio del folclore infantile civitonico, Biblioteca Comunale di Civita
Castellana, Ninfeo Rosa 4, Civita Castellana, 1997; G. Norcia (a c. di), Fiabe e filastrocche vetral-
lesi, Vetralla 2005, Davide Ghaleb Ed., Guide 5; S. Giorni, La vicitaria del ciocco tinto. Tradizioni
popolari caninesi, Montefiascone 2006, Tip. S. Pellico.
Per cenni e descrizioni di carattere storico sulle attività ludiche attraverso i secoli, vd. F. Rossi (a c.
di), Musei per giocare. Atti del ciclo di conferenze, Sistema museale del Lago di Bolsena-Museo
della Preistoria della Tuscia e della Rocca Farnese Valentano 2006 [Grotte di Castro, Tip. Ceccarelli].
Introduzione
27
espressivi usati dal bambino nella fase di sviluppo del linguaggio. Elemento funzionale
indispensabile del gioco è la conta, che assume un andamento sillabato, o ritmato, per
assegnare specifici i ruoli ai partecipanti, spesso intessuta di onomatopee, di nonsense
o di parole prive di significato proprio, qui rappresentata da alcuni esempi. Seguono i
girotondi, soprattutto riservati alle bambine, come lo sono le filastrocche enunciate
nell’esecuzione del gioco della pallamuro. Spesso inventate tra bambini, le tiritere ri-
mate dileggiative sui nomi di persona si trasmettevano poi agli adulti; parimenti, gli
scioglilingua con valenza ludica svolgevano in primo luogo funzione didattica per i
bambini, ma potevano ricorrere anche in autentiche sfide di abilità tra adulti. Come
avviene sopra per le conte, anche le formulette ricorrenti in molti giochi svolgevano
la stessa funzione dinamica.
Seguono sottocategorie meno numerose come le formule dileggiative, le favo-
lette, le formule incantorie di pertinenza al settore magico; sono riportati anche alcuni
testi sul tempo meteorologico, argomento di primaria importanza per i coltivatori; chiu-
dono la raccolta alcune formulette mnemoniche di uso prevalentemente scolastico.
Facciamo infine presente che proverbi e detti proverbiali39, blasoni popolari40 e altri
testi formalizzati di minore estensione, compaiono nel vocabolario inseriti a lemma, in
genere sotto la prima parola piena. Tra questi, un notevole numero di paragoni liberi,
del tipo agg. + come + comparante: róscio cóme m billo, che meriterebbero di essere
raccolti sistematicamente, data la loro prolificità in ogni centro.
Non sfugge l’importanza storica dei documenti etno-antropologici esibiti: anche
se costituiscono un dato parziale, essendo in numero esiguo rispetto ad un patrimonio
complessivo che doveva essere sicuramente più ricco e vario, essi forniscono elementi
utili per una prima caratterizzazione della cultura locale e pongono una minima base
di partenza per l’avvio di future raccolte ad opera di specialisti.
Passando a presentare il lessico utilizzato da Maggini, sarà opportuno premettere
alcune sintetiche considerazioni di carattere generale. Da un punto di vista linguistico,
la provincia di Viterbo rientra nella vasta fascia dell’Italia cosiddetta mediana, insieme
al resto del Lazio, alle Marche e all’Umbria. La Tuscia viterbese non costituisce una
realtà linguistica uniforme, dal momento che, al suo interno, sono chiaramente indivi-
39
Dedicato ad Ischia di Castro è il lavoro di G. Baffioni, Il dialetto ischiano. Raccolta di detti e pro-
verbi, estratto da “Giornale Italiano di Filologia”, XXI (1968), Napoli, Armanni. Contiene, oltre ad
un glossarietto, trecentosessanta proverbi e modi dire, un elenco di nomi e soprannomi, ed un altro
elenco di toponimi, in buona parte non raccolti direttamente dall’autore.
Per l’intera area, vd. L. Cimarra - F. Petroselli, Proverbi e detti proverbiali della Tuscia viterbese,
Viterbo 2001, Quatrini (con informazioni su altre raccolte precedenti, pp. 68-69). Tralasciando le rac-
colte minori, meritevole di menzione ci sembra il maneggevole contributo di G. Braconcini, dedi-
cato al mondo contadino, alle colture ed ai lavori agricoli e alla meteorologia: Si ‘l cuntadino fusse
‘nduìno… La meteorologia e la campagna nei proverbi viterbesi, Viterbo 2003, Stampa Agnesotti.
40
F. Petroselli, Blasoni popolari della provincia di Viterbo, I-II, Viterbo 1978-1986, Tipolit. Qua-
trini A. & figli.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
28
duabili numerose subaree dalle caratteristiche proprie, in cui si notano variazioni si-
gnificative anche a distanza ravvicinata. In assenza di una trattazione descrittiva d’in-
sieme della complessa situazione, ci permettiamo di rinviare, per un primo
orientamento, al provvisorio profilo descrittivo con schematica esemplificazione che
abbiamo tentato recentemente di delineare41.
Ricordiamo che alcuni centri della Provincia furono scelti, nella prima metà del
sec. XX, come punti di inchiesta ove raccogliere dati per l’Atlante linguistico ed et-
nografico italo-svizzero (AIS): Acquapendente, Montefiascone, Ronciglione, Tarqui-
nia; successivamente, i rilievi per l’Atlante linguistico italiano (ALI, in corso di
pubblicazione) sono stati effettuati, oltre che a Montefiascone, anche a Bagnaia (poi
divenuta fraz. del capoluogo provinciale), Cellere, Montalto di Castro, Monteromano
e Vetralla. Negli anni Cinquanta, Michele Melillo raccolse al magnetofono documenti
linguistici, poi depositati nell’archivio della Discoteca di stato, in otto località della
provincia: Proceno, Acquapendente, Bagnoregio, Lubriano, Montefiascone, Chia (fraz.
di Soriano nel Cimino), La Quercia (fraz. di VT) e Caprarola42.
La prima opera lessicografica di ampio respiro realizzata nella nostra provincia
con intenti scientifici è quella dedicata dal compianto Paolo Monfeli al dialetto natio
di Fabrica di Roma43. Per il resto la lessicografia disponibile, per lo più di tipo amato-
riale, tradisce, come avviene sovente in questi casi, l’assenza di adeguati criteri meto-
dologici che ne rende insicura la consultazione a fini scientifici. Appare di valore
disuguale per le modalità con cui è stata condotta la raccolta dei materiali, che in ge-
nere non sono esplicitate o sono vagamente accennate, ugualmente incerti sono i cri-
teri adottati per la lemmatizzazione; altrettanto gravi risultano le carenze circa la
41
A parte i ripetuti interventi di Ugo Vignuzzi (di cui vd. almeno “Marche, Umbrien, Lazio”, in Le-
xikon der Romanistischen Linguistik, IV, Tübingen, Niemeyer, pp. 606-642), rinviamo all’esauriente
presentazione di T. De Mauro – L. Lorenzetti, “Dialetti e lingue del Lazio”, in Il Lazio, Storia d’Ita-
lia, Le regioni dall’Unità a oggi, Torino, Einaudi, 1991:309-364; a P. Trifone, Roma e il Lazio, To-
rino, UTET libreria, 1992:540-593; e soprattutto alla trattazione di P. D’Achille, “Il Lazio”, in:
Dialetti italiani, cit., pp. 515-567 (in particolare pp. 520-524, dove sono illustrate le “principali ca-
ratteristiche dei dialetti laziali”). Per alcuni tratti linguistici della Tuscia viterbese, oltre agli utili
cenni schematici di E. Mattesini (in: M. Casaccia, Pesci del lago di Bolsena, Quaderni ALLI CLA,
La casa Usher, Firenze, 1986:18-19), vd. L. Cimarra – F. Petroselli Proverbi, cit., pp. 47-53; ad in-
tegrazione, un primo e, sinora, unico profilo sui dialetti della provincia si trova in L. Cimarra - F. Pe-
troselli, Contributo, cit., in particolare pp. 28-34.
42
M. Melillo, “Confini linguistici tra l’Alto Lazio e l’Umbria”, in I dialetti dell’Italia mediana con
particolare riguardo alla regione umbra – Atti del V Convegno di studi umbri – Gubbio – 28 mag-
gio-1 giugno 1967”, Perugia, 1970, pp. 491-542; M. Cortelazzo, Avviamento critico allo studio della
dialettologia italiana, I. Problemi e metodi, Pisa 1976, Pacini ed., pp. 59-60.
43
P. Monfeli, Cento gusti non si possono avere di essere bella e di saper cantare. Vocabolario del
dialetto di Fabrica di Roma, Roma 1993, Abete Grafica (rielaborazione della tesi di laurea, discussa
nell’Università “La Sapienza” di Roma con il prof. U. Vignuzzi). Due centri (Acquapendente e Mon-
tefiascone) sono compresi nel Vocabolario del dialetto del territorio orvietano (a c. di E. Mattesini-
N. Ugoccioni), Opera del vocabolario umbro 8, Perugia 1992.
Introduzione
29
trascrizione delle voci dialettali, l’uso degli accenti, l’esatta definizione delle entrate44.
Nostro oggetto di studio è la varietà linguistica utilizzata all’interno del capo-
luogo provinciale, in particolare nel quartiere di Pianoscarano, socialmente omogeneo
in quanto abitato fino ad epoca recente in prevalenza da agricoltori, artigiani, operai.
Rimasto fisicamente appartato per secoli, ha conservato a lungo una precisa identità
culturale e una propria fisionomia linguistica nei confronti di altri quartieri, sia quello
contiguo di San Pellegrino, sia quelli del centro, abitati dalla classe media e più espo-
sti ai modelli dell’italiano regionale e del romanesco.
La raccolta sistematica di dati, che ebbe inizio nel 1960, proseguì negli anni suc-
cessivi, praticamente fino alla morte di Emilio Maggini avvenuta nel 1986. Le con-
versazioni (ovviamente libere, non strutturate in un questionario) si svolsero in
massima parte all’interno dell’abitazione, facilitate dal rapporto affettivo di stretta pa-
rentela che legava il raccoglitore con il depositario in un’atmosfera distesa e tranquilla,
criterio metodologico indispensabile per garantire l’autenticità dei materiali.
Il materiale linguistico che presentiamo, risultato dallo spoglio dei testi scritti e
da parte delle registrazioni magnetofoniche disponibili da noi effettuate, è stato orga-
nizzato lessicograficamente in diverse migliaia di entrate (cui si aggiungono le varianti
formali) presentate in ordine alfabetico. Il repertorio che ne risulta costituisce un do-
44
Tra le raccolte lessicali amatoriali di varia entità e valore ricordiamo: G. Gianlorenzo, Scialimata
de parole stente (Dizionarietto dialettale montefiasconese), in L campo de le rose, Montefiascone
1980, Centro di Iniziative Culturali [Tip. G. Graffietti], pp. 177-208; B. Blasi, Il dialetto cornetano,
Bollettino dell’anno 1983 della STAS, suppl. n. 12 alle “Fonti di storia cornetana”, pp. 21-69 (con
appendice ed aggiunte nei bollettini degli anni successivi); AA.VV., Capranica. Invito a conoscerla,
Capranica 1984, Centro Maria Loreta [Roma, Tip. Giorgetti] (proverbi e modi di dire, filastrocche,
soprannomi, glossario); L. Porri, Decchì chiacchiaramo accossì. Vocabolarietto bassanellese- ita-
liano secondo L.P., ciclostilato 1989 (con elenco di soprannomi e toponimi); id., Supplemento al vo-
cabolarietto bassanellese-italiano Decchì chiacchiaramo accossì, ciclostilato 1990; F. Rigucci, Voci
e forme del dialetto gallesino, Museo di Gallese – Centro Culturale Marco Scacchi, Gallese 2002,
Stampa in proprio; L. Fanti-A. L. Clementi (a c. di), Elenco di soprannomi sorianesi e raccolta di
vocaboli del dialetto, Roma 2003, II ediz., Grafica San Giovanni; G. Nasetti, Il richiamo della me-
moria. Collana di studi e ricerche del dialetto ortano. I. Caratteristiche dialettali – Glossario - Modi
di dire, Orte, Dopolavoro ferroviario 2003 [Civita Castellana, Tip. Punto Stampa]; P. Stefanelli, Vo-
cabolario cellerese-italiano, cap. 10 Appendice, in Cellere, i percorsi della memoria. Ambiente, sto-
ria, personaggi e cultura di un paese della Maremma, Cellere 2003 [Grotte di Castro, Tip.
Ceccarelli], pp. 325-345; D. Calvaresi, Così se dice all’Uriolo. Vocabolario illustrato oriolese-ita-
liano, Roma 2004, Grafica Giorgetti (su Oriolo Romano); Cesare Corradini (a c. di), Così parlavano
a Castiglione. Vocabolario ragionato di una lingua che scompare, Comune di Castiglione in Teve-
rina, Collana di studi e ricerche n. 9, Acquapendente 2004, Tipolit. Ambrosini; M. Casaccia – P.
Tamburini, Il vernacolo di Bolsena, Sistema Museale del Lago di Bolsena, Quaderni 3, Acquapen-
dente 2005, Tipolit. Ambrosini; F. Frediani, Glossario di parole andate. Bassano Romano già Bas-
sano di Sutri, Isola Liri 2007, Grafiche del Liri; F. Ranucci, Cronaca e storia a Valentano (VT) tra
le due guerre mondiali (1920-1950), vol. IV, s.l., s.a., s.e. (tra l’altro: la toponomastica, pp. 142-
143; il vocabolario, pp. 144-159; i proverbi, pp. 161-170; le frasi scherzose, pp. 171-173; le fila-
strocche, pp. 188-199) .
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
30
cumento affidabile dell’uso idiolettale di Maggini, attento osservatore, oltre che de-
positario, della parlata della comunità dall’inizio del sec. XX e riconosciuto sensibile
interprete-portavoce, nelle sue opere, della cultura tradizionale45. In proposito va sot-
tolineata l’importanza dei chiarimenti da lui forniti con insolita sensibilità linguistica
sulle sfumature semantiche di molti lemmi, sul valore dei sinonimi, sulle marche d’uso,
datazione e vitalità delle voci, ecc. Non esitiamo a giudicare il lessico utilizzato da
Maggini rappresentativo dell’uso collettivo delle generazioni anziane nel quartiere
contadino ed operaio di Pianoscarano46.
Dal corpus di cui disponevamo ci è stato possibile estrarre una grande quantità di
voci còlte nell’uso concreto e presentate all’interno di minicontesti di frase autentici,
che ne chiarivano il significato. Nei limiti di spazio consentiti, abbiamo inoltre curato
la ricchezza fraseologica, con la citazione di modi di dire tipici, costruzioni fisse, pa-
ragoni liberi, cliché, battute, intercalari.
Riconosciamo che la definizione proposta, corrispondente al termine dialettale
ad esponente, può risultare talora poco trasparente per il lettore medio odierno; d’al-
tro lato, per il taglio semidivulgativo del volume, data la sede di pubblicazione, oltre
che per motivi di spazio, la descrizione fornita di alcuni referenti (operazioni tecniche
o attrezzi per esempio) si presenta necessariamente contenuta e sommaria:
arato, s.m., aratro di legno a due ali con vomere di ferro, a trazione animale: ~ a
cchjòdo co le bbèstie vaccine || dim. aratèllo.
bbaròzza, bbarròzza, s.m., barroccio.
macèlla, s.f., 1. gramola. 2. pezzo di tavola inchiodata, per sorreggere il tavolato di una
cassaforma orizzontale.
perticara, s.f., aratro di legno a tavola fissa con due manici || dim. perticarétta | accr.
perticaróne.
Lamentiamo altresì la mancanza di annotazioni etnografiche ed antropologiche
esaurienti, che pure sarebbero indispensabili in molti casi per la giusta comprensione
dei valori semantici delle voci47.
45
Ricorda Nicola De Blasi: “quanto sarebbero utili, anche per le opere dialettali contemporanee,
glossari che non siano concepiti solo come puntuale ausilio per lettori ignari di dialetto, ma anche
come documentazione certa, ad uso degli studiosi, di un lessico non sempre presente nei dizionari
dialettali.” (“L’analisi”, in Dialetti italiani, cit., p. 92).
46
In proposito si sottolinea che “le opere dialettali contemporanee (o antiche) sono infine da consi-
derare non solo come mezzo per l’acquisizione di dati, ma anche come fine di un’indagine lingui-
stica, per esempio indirizzata alla descrizione della lingua usata da un autore dialettale di riconosciuto
valore, sulle cui scelte di stile e di lingua c’è ancora molto da studiare” (De Blasi, “L’analisi”, cit.,
pp. 92-93).
47
Si prenda ad esempio il termine curiato, col quale si indica il correggiato; da noi definito “un at-
trezzo costituito da due bastoni uniti a snodo da un legaccio, di corda o di cuoio, che veniva usato
un tempo per battere cereali ed oggi i legumi”. A chi non ha mai visto questo strumento di lavoro,
oggi conosciuto da pochi anziani, sarebbe necessario, oltre ad una definizione congrua, un com-
Introduzione
31
mento etnografico adeguato che ne mettesse la morfologia in relazione con le modalità d’utilizza-
zione e che ne evidenziasse inoltre il valore di documento facente parte del sistema comunicativo
della comunità (M. Luisa Meoni, “Lo studio antropologico della cultura materiale: funzioni, simboli,
comunicazione”, in A Falassi, Tradizioni italiane: codici, percorsi e linguaggi, Univ. per stranieri di
Siena, Siena 1992, pp. 244-257).
48
Per limitarci ad un solo esempio, si pensi alle colture del lino e della canapa, per la cui produzione
Viterbo era nota fin dal Medioevo. Della canapa, in particolare, Maggini tratta in ‘L Campanone, pp.
78-83. Sull’argomento si veda inoltre, F. Petroselli, Canapicoltura viterbese. Documenti di storia
orale, Viterbo 1981, ciclostile; B. Barbini, Coltivatore e scotolatore: la canapa dal seme al tessuto,
in “Lunario Romano”, Roma 1995, Newton Compton, pp. 85-97; “Gli scotolatori”, in Zibaldone
viterbese cit., pp. 66-67; G. Sorrentino, Canapicoltura e tessitura, Museo delle Tradizioni popolari
di Canepina, Viterbo 2006, Tipolit. Quatrini. Per altri centri della provincia: R. Chiovelli-R. Peppa-
rulli, La lavorazione della canapa ad Acquapendente, Grotte di Castro 1987, Comune di Acqua-
pendente; Il lino e le “pettinatrici” di Bagnaia, in “Bagnaia. Un “nucleo” della comunità montana
dei Cimini”, Viterbo 1990, Amici di Bagnaia, pp. 32-35.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
32
come sono individuabili la denominazione dei prodotti della cultura materiale, le tec-
niche di costruzione e di trasporto, gli usi commerciali, le costumanze religiose e so-
ciali.
Appare evidente alla lettura la scelta consapevole operata da Maggini, nel for-
nire testimonianze esatte dell’uso linguistico risalente fino ai primi decenni del sec.
XX, anche col rischio di essere imputato di privilegiare scelte arcaizzanti. D’altro
canto, a fronte del patrimonio lessicale tràdito, risalta netta l’attenzione posta nella co-
municazione quotidiana all’emergere di nuove realtà, specialmente in epoca recente,
per denominare le quali si rende necessario utilizzare, con accezioni nuove, voci dia-
lettali esistenti; in altri casi si ricorre alle risorse dell’italiano regionale, oppure si adot-
tano voci italianeggianti, che entrano così a far parte del sistema linguistico tra-
dizionale. È questo ovviamente il caso dei moderni ritrovati della tecnica, della medi-
cina, della scienza, dei mezzi di trasporto, dell’informazione, dei nuovi prodotti com-
merciali; come pure delle nuove maniere di vivere e comportarsi, di abbigliarsi, di
alimentarsi, di abitare, veicolate dai mass-media. Non di rado bandite in raccolte ana-
loghe, per una sorta di purismo misoneista, che intende privilegiare la forma arcaica
come sola legittima del “vero” dialetto49, queste espressioni costituiscono altrettante
preziose spie della dinamica con cui il dialetto, adattandosi a pratiche esigenze sotto
la spinta di fattori esterni, si configura in nuove sembianze.
Nella provincia di Viterbo, come nel resto del Paese, la situazione complessiva ri-
sulta essersi radicalmente mutata a partire dal secondo dopoguerra, per cause struttu-
rali: migrazioni interne, passaggio dal primario al terziario, mobilità nel territorio (nel
nostro caso il pendolarismo verso la capitale), accresciuto livello di istruzione, benes-
sere (boom economico degli anni Sessanta), meccanizzazione generalizzata e poi au-
tomazione della produzione, miglioramento delle infrastrutture (rete stradale ed
autostradale, trasporti), grandi catene di distribuzione dei prodotti (supermercati, cen-
tri commerciali), ecc. Come conseguenza, sono scomparse alcune coltivazioni tradi-
zionali (ad es. canapa, lino), la manodopera agricola ha subito una drastica riduzione,
sono via via cessate attività tradizionali come la panificazione a legna, l’attività dei
mulini ad acqua, la tessitura al telaio, i mestieri di calderaio, carradore, sediaio, fu-
naio, bottaio. In un’analisi più approfondita, sarebbe utile poter precisare cronologi-
camente con maggiore esattezza il processo di rarefazione crescente o la scomparsa di
una data attività o indicarne il grado attuale di sopravvivenza, mettendola in relazione
con il grado di vitalità attuale delle corrispondenti espressioni dialettali che la desi-
gnano.
Valga un esempio. Oggi molti ignorano il significato del termine mónnolo con il
49
De Blasi (“L’analisi”, cit., p. 89) parla del persistere di un ingenuo “mito del dialetto puro e inva-
riante, possibilmente arcaico, identificabile come l’unica parlata dialettale e tradizionale di un
certo luogo”, mentre la linguistica contemporanea intende affrontare lo “studio del dialetto in una
prospettiva di variazione linguistica, che tiene conto del contatto e dell’interferenza tra varietà di-
verse”.
Introduzione
33
50
Vd. R. Sornicola, “Dialettologia sociologica”, in particolare per quanto riguarda la metodologia
da applicare, in Dialetti, cit., pp. 42-63.
35
Testi narrativi
- G. Boccaccio, Decameron, Novella 1.9
- Parabola del Figliuol prodigo (Luca XV, 11-32)
- Episodio evangelico della Samaritana (Giovanni, IV, 1-30)
- Dialogo dell’acqua e del vino
Etnotesti brevi
- Medicina popolare e farmacopea
- Credenze e superstizioni
- Usanze e consuetudini, fatti di vita quotidiana
Testi folklorici
Mondo degli adulti
- Stornelli e strambotti
- Canzoni
- Canzoncine e battute di contenuto socio-politico
- Canti, tiritere e battute contenenti allusioni maliziose
- Tiritere e battute legate a funzioni fisiologiche
- Gridi di artigiani e di venditori ambulanti, avvisi commerciali
- Indovinelli ed enigmi
- Wellerismi
- Chiapparelli e scambi di battute
- Orazioni, invocazioni, giaculatorie
- Formule magiche
Mondo dell’infanzia
- Ninnenanne
- Filastrocche e battute legate a movimenti del corpo
- Formule per la conta
- Formule di gioco
- Filastrocche per il girotondo
- Filastrocche per il gioco della pallamuro
- Tiritere dileggiative su persone e situazioni particolari
- Tiritere dileggiative sui nomi di persona
- Filastrocche legate al tempo meteorologico e ai corpi celesti
- Filastrocche legate al tempo cronologico e al ciclo dell’anno
- Orazioni
- Inizi e chiuse di favole, favole senza fine
- Formule incantatorie
- Scioglilingua
- Formulette mnemoniche
Documenti etnolinguistici e folklorici
37
TESTI NARRATIVI
G. Boccaccio, Decameron, Novella 1.9 (Il re di Cipri, da una donna di Guascogna
trafitto, da cattivo, valoroso diviene)
Dónqua, dice chi mmal tèmp’antiche quann’a Ccipro c’èra l primo ré, dóppo
chi Ggufrèdo di Bbujjóne éva pijjato la Tèrra Santa, succèsse chi na signóra fu-
ristièra anniède m pilligrinàggio a vvisità l zepórcro. Ntraménte che rridav’ad-
diètro p’annà ccasa, quanno chi ffu rrivat’a Ccipro, ll’agguantònno cèrt’òmmene
scellarate.
Nun trovanno cunzulazzióne da gnuno, a la fine pinzò d’annà llamentasse dal
ré. Quanto quarcuno li disse chi ssarèbbe stato fiato spregato, pirchè qquéllo èra
tròppo cojjóne e nu li fregava pròpio pi gnènte dil tòrte che ffacìvono mall’altre.
Anze, passava sópre pure man cèrte bbirbonate chi li facìvono ma ésso, tant’è
vvéro che quanno quarcuno c’iva no mbròjjo ll’annav’a sfocà sópra a ésso e ccusì
lo svergognava.
La dònna quanno sapì la còsa, smagnósa com’adèra de vennicasse, p’aricon-
zolasse di quéllo ch’éva passo, pinzò bbène di stuzzicà la cojjonàggene dil ré. Al-
lóra che ffa? Anniède da ésso a ppiagne e li disse accusì: “Io n’adè cchi mmi
prisènto miqquì davant’a ttì a cchjèdete d’ajjutamme, pirchè ttanto me sò bbèlla
ch’arissegnata di quéllo ch’hò ppatito. Nvéce sarèbbe curiósa di sapé ssólo na
còsa. M’ha da dì ccóme fae tu abbozzà bbòno bbòno le còse de tutte li culóre che
tte fanno questòro. Che Ddio sólo sa che ss’io potévo fà llistésso lu farébbe bbèlla
sudisfatta, arméno mpararèbbe da tì a ssopportà l trìbbole mie cu la stéssa pa-
cènza cóme lo sa fà ttu”.
L ré chi ffinant’a qquel muménto èr’arimasto mèżż’arimpriorito, a ssentì la
bbojjata ch’éveno fatta man quélla pòra cristiana, détte no stórzo chi pparéva
guase che sse svejjava dal zònno. Man quélla fémmena li féce ggiustìzzia e dda
quél giórno n avante ncuminciò a ttrattà l dilinguènte a bbrutto muso e nun sop-
portava ppiù quanno li ggènte volévon’offènna ll’onóre di la coróna sua.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
38
N òmo c’éva du fijje e l più cciuco n giórno annò llà e li féce: “Èh, tà! Dàteme la
parte di la ròbba chi mm’aspètta!” A sti paròle l patre si sentí tralassatà. “E ppirchè
mi vèngh’a cchjèda la parte di la ròbba chi ddiche ch’adè la tua?” “Perchè io me sò
ppròpio stufato de stà miqquì cun valtre a ffà sta vita, a ttoccà li bbòve e gguernà li
bbèstie. Io vòjj’annà vvia de qquì a ggodémme la vita”. “Ma fijjo mio, si pò ssapé ndu
vae? E mmèjjo di qué ddi vita, chi nun ti manca gnènte?” “Io vòjjo annà vvia a ddi-
vertimme. Dàteme la parte mia!”
“E mmi lu sa dì ccóme fae a ddivertitte cu la parte chi tti tòcca? Cóme sarèbb’a
ddì: la tèrra, li bbèstie, ll’ordégne dil lavóro”.
“Vennarò gnicòsa e ppijjarò l quatrine!” “Nun annà vvia, ncontrarae li péne”.
“Vò vvia lustésso, a stà mmiqquì sò stufo, vòjjo annà ndu si gòde la vita”.
“Mi farae morì schjattato”. “Num mi fréga gnènte! Vòjjo annà vvia, éte capito?”
“Pènzece bbène!” “C’hò ppenzato”.
“Annarae a rrovina, annarae a ccattanno” “Num m’empòrta”.
“Guàrdeme! Ggià mmi sò nvecchjato” “Mèjjo! Accusì mmoréte prima”.
“Ammàzzete che ffijjo sciagurato!” “M’ammazzarò quanno chi ssarà óra”.
E ccusì quél pòro patre li toccò ffà stimà la ròbba dal pirito pi ddà la parte mal
fijjo, chi ttutto cuntènto montò sul mèjjo cavallo, sènza dà n zaluto, cu na bbórza
pièna di bbòcche, e ppartì. Anniède mar un antro paése luntano e ssi mise a scia-
lacquà cun quést’e qquéllo. Li si mìsero ntórno cèrte scroccóne, maschje e ffém-
mene, chi n quattr’e qquattr’òtto ll’aripulinno ll’ùrteme sòrde, e ppò lo lassòrno sólo
cóme ddòn Farcùccio. Manco a ffallo appòsta, de quélle tèmpe vinne pròpio na ca-
restia da cane. Allóra ésso, aridutto a li peluce, nun avènnoce ppiù gnènte da magnà,
provò annà cchjèda lavóro n giro, ma cu qquélla carestia gràzzi’a Ddio chi a la fine
trovò n vellano chi lu prése pi ccumpassióne a gguardà l majjale. E ntanto éva
sèmpre fame, e qquarche vvòrta li toccava magnà ppure la jjanna nvéce de
dalla mal cióco. Allóra ancuminciò a ppinzà ma la su casa ch’éva lassato e mmal zu
patre.
“Porétt’a mmì! Ma guarda m pò ch’hò ffatto! Hò llasso la casa chi num man-
cava gnènte e mmiqquì n giórno o ll’antro morarò dde fame. Ma cóme fò a rripre-
sentamme dal mi pà, dal mi fratèlle? Co cche ffàccia? Dóppo quéllo ch’hò ffatto,
c’hò vvergògna”.
E ntanto lu stòmmeco li caraujjava e li dicéva: “C’hae fame…”. E ésso facia:
“Sù, annamo! Sò stato pròpio nfame, num mèreto cumpassióne”.
E vvia, ariseguetò quarch’antro ggiórno, ma na séra, ntraménte chi gguardava
ma li stélle, s’intése scòta cóme da na vóce: li paréva l zu pà chi lu chjamava.
“Embè, sìne! Annarò llà, li dicarò mal mi patre si mme guèrna, dda métteme pi
ssèrvo, arméno millì adè ssicuro chi sse magna”.
E ffu ccusì chi na mattin’abbonóra empì la zzucca dill’acqua dil pózzo e ppijjò la
strada p’annà vèrzo casa. Gnitanto si sintiva avvampasse su ppil viso da la vergògna
Documenti etnolinguistici e folklorici
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e ffacéva: “Mó aridò arrèto”. Ma pòe aridicéva: “Ma nòne, avante! Nun zarò ppiù l
zu fijjo, farò l garżone”.
E ntanto manco si n’accorgéva ppiù dd’avécce n vistitàccio lógro, la bbarba lónga
chi pparéva n vècchjo e gnuno ll’avrèbbe assomijjato. E stu viaggio travajjato durò pi
qquarche ggiórno e adèra pròpio finito. Dice: “Mó, mi córco e mmòro”. Quanno che
arzanno ll’òcchje cusì a ccaso vidde davante a llue nfra la nèbbia la casa sua, ancóra
m pò lluntano, cusì chi ll’arivénne m pò ddi fòrza, e ariprése via co ppiù ccòre. Ntanto
l zu patre tutte li mattine stava mellì sul palazzétto di casa sua a spettallo, e vvidde n
òmo mèżżo stróppio venì vvèrzo casa. Quanto ll’ariconóbbe: “Qué adè l mi fijjo!”
Sibbenché vvècchjo cum’adèra, curze ggiù ppi li scale cóme n giovenòtto, e l
zèrve dìcheno: “Rigà, qué adè ngojjito!” “Ma che ngojjito! Nu lo vedéte? È l mi fijjo
ch’è rrivato, è rrivenuto!” E li va ncóntro a bbràcci’apèrte.
Bbenché gnissun’antro ll’ariconoscésse, lue adèra sicuro chi ddrénto a qquélle
stracce e qquel barbóne c’adèra l zu fijjo. Va llà, ll’abbràccica e li fa: “Fijjo mio,
adèro sicuro ch’ariverrae!”.
E l fijjo dice: “Ah tà, sò no sciagurato, num mèreto ppiù dd’èssa vòstro fijjo, ma
l pèggio de li sèrve!” “Àrzete, nì, sè sèmpre l fijjo mio suspirato! Sapésse quanto t’hò
spettato! Ma mó sò ccontènto ch’a la fine sè rivenuto a ccasa: adère mòrto e ssè ari-
suscetato!” E mmal zèrve li fa: “Valtre sbrigàteve! Annat’a ppijja l mèjjo vistito, fa-
cétele la bbarba e llavàtelo, nfilàtele mal déto ll’anèllo d’òro ppiù ggròsso,
ammazzate l vitèllo più ppatóllo che cc’émo, annat’a cchjama l parènte e tutte
ll’amice! S’ha dda magnà e bbéva e ffà ffèsta e bballà ttutto l vicinato!”
Ècchete che ssul più bbèllo di la magnata, l fijjo più ggranne chi vvène da la fòra
stracco mòrto. Sentènno tutto quel baccano chi manco si sa, domanna ma n zèrvo
ch’adè succèsso.
“Adè ssuccèsso chi l tu fratèllo, quéllo ch’èra partito cu la ròbba, adè rivenuto
spòrco e ppovarétto che n ce se créde, e l tu patre jj’ha vvorzuto fajje la fèsta”.
“Pòrca madòro! Guardarònne! Sintite m pò chi rròbba! S’ha dda fà ffèsta ma no
sciagurato, n vagabbónno pèggio di li latre? Sto scialacquóne gójjo sènza capòc-
cia?” E nun voléva jjentrà drént’al festino. Chjamònno l vècchjo e allóra l fijjo
granne jje féce: “Ah sì? Io t’hò sservito sèmpre, hò ffatto ll’interèsse di la casa, hò
llavorato ll’anne e ll’anne cóme m bòvo a ccapòccia bbassa, e ttu manco m’hae dato
mae n crapétto picchè mi lu potésse magnà cull’amice mie, e nvéce pi sto scioparato
che tt’ha mmagnato l quatrine e sse ll’è ggiocate cu le tròjje fae na fèsta chi n z’è
vvista mae, e ddae da bbéva ma ttutto l vicinato!”
L patre carmo carmo jj’arispóse accusì: “E ppure tu hae raggióne, fijjo! Èssa
bbòno! È ssèmpre l tu fratèllo. Però ha da penzà chi l tu fratèllo, povarétto, s’èra
pèrzo, èra ito furestièro, quase chi mmoriva de fame a gguardà li bbèstie pill’antre
e io stavo pe mmoricce da la péna. Nvéce adèsso ch’adè rrivenuto, c’arïémo la ppace
drénto casa e ddrénto l còre. E ppòe lu sae bbène: quéllo ch’adè mmio è ttuo e gnuno
te lo tòcca! Ma adèra ggiusto chi ssi facésse fèsta, n te pare?”.
E magnònno tutte quante felic’e ccuntènte a ccrepapanza e ss’embriacònno spèg-
gio chi pe ssanta Ròsa.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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ETNOTESTI BREVI
La sanguenèlla è n’èrba cóme la gramégna, che ffa n fióre cóme na stélla, con
tre quattro rame che ssò rraspóse. Allóra, se pijja, se fa m mazzétto de ste file
raspóse, e sse métte su ppel naso e sse fa m pò de vòrte sù e ggiù fino ch’èsce l
zangue. Ce se ggiocava.
Usanza di ambito infant.
Le pónte del rógo, còrte per agósto, se mettévono déntro n fiasco, na cèrta quan-
tetà, pò se tèngono ar zeréno a la nòtte e al giórn’ar zóle, fina che ssò, hanno
scolato ggiù l zugo, che vvène cóme n unguentino dènzo. E qquéllo se métte ne
le crétte del pètto di le dònne. Pure pe le morròede.
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L fumestèrno è m medecenale, maprò nun zò perchè ffa bbène. Sò cche ffa mmale
se la màgnono l cunijje. Cce mòrono.
Panechino, lue le conoscéva tutte ll’èrbe, che ll’annava ffà ppe le frate, che ffa-
cìvono le medicine. Sarà mmòrto, n ze véde ppiù.
Se uno si fa na firita, quann’è dde sti tèmpe, pijja n ramétto de òrmo, lèva la còc-
cia, co na striscétta, e cce se fàscia la firita. Com pòche ggiórne s’arimàrgena.
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• CREDENZE E SUPERSTIZIONI
A le creature n z’ha dda métte l nóme de ggènte vive, perchè li s’accórcia la vita.
Era cóme n zégno di bbòn agùrio pe ttutto ll’anno, a mmagnà ll’ua a ccapo-
danno. Magnàvono ll’ua acciocché ttutto ll’anno gna bbène.
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La dònna gràveda m potéva fà ssù l cotóne, sinnò l fijjo nasciva col budèllo nel
còllo. E non dovéva passà ssótto le filagne de le vite.
L fijjo bbatte ll’ógne del ditóne pi n fà ppiòve, ccusì l patre rèsta n campagna a
llavorà.
L primo dell’anno, se ssògne l frate ségno che tte vène a pportà vvia, se campa
pòco. Se incóntre n vècchjo, se campa parécchjo.
Se la dònna ncinta le vène vòjja de magnà quarche ccòsa, ha dda stà ttènt’a
ttoccasse, sennò lo fa ssegnato.
Sulle voglie insoddisfatte delle gestanti. Se la madre tocca con la mano una parte del corpo,
alla vista di un frutto, di un cibo appetibile o di una bevanda, che non può gustare, di un ani-
male o cosa ripugnante, in quel punto il figlio recherà fin dalla nascita una macchia della
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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stessa forma e colore. Onde occultare la voglia, le gestanti si toccano alla bisogna nelle parti
meno in vista (glutei, cuoio capelluto dietro la nuca, sotto l’ascella).
Se lèva cul dènte lo stizzo mal gatto, diètro la códa, pe ffallo èssa più ttaccato a
ccasa.
Se ppiòve ne la ggiornata, vèrzo séra, quann’è la mattina ggià sse pò nnà lla-
vorà uguale. Perché qquanno canta l cucco, la séra è mmòllo e la mattina è
sciutto.
Si uno nasce dóppo l primo venardì, se dice ch’è ggójjo pirché li manca n ve-
nardì.
A Cència! Ll’éte ntéso dònn Arcèste? Quanno véde n frìcciolo de tèmpo cattivo
ncomìncia a sduendelà le campane.
Al Bojjicame sèmpre che mme toccava de nòtte, na vòrta me succèsse che vvédde
che mme se seccò ll’acqua, e mme toccò annà ssù a vvéde che ssuccedéva, che
èra e cche non èra. E ddefatto arrevae sù ne le piscine, e la trovae che ll’évono
mannata déntro la piscina pe ffà l bagno. C’èrono du òmmene che ddéntro, che
stàvon’a ffà l bagno. Du carabbignère! Col zappóne che cc’avévo, arivortae
ll’acqua pe rremannalla ggiù ppe ll’àrvio. Nzómma me féce sentì che ll’acqua
ll’addopravo io, che nun èra bbenfatto che llòro ll’ésseno ggirata. Ma se io n
quér moménto, sènza dille gnènte, ésse préso le vestite ce ll’ésse portate via,
cóm’annav’a ffinì? Si èro n antro, ll’avrèbbe pure fatto.
All’època de la potatura veniva n ucellétto che ccol fischjo dicéva: potì potì potì!
Pò, dòppo quarche ggiórno dicéva: put’impala, put’impala, put’impala!
Il verso dell’uccello viene reinterpretato come esortazione a potare e palizzare le viti.
Co le códe de vitàbbia quann’è pprimavèra che ccàcciono, che ssò cco le punte
tènere, se còciono, se léssono, e ppò se connìsciono òglio sal’e acéto o llimóne,
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È n zomaro ch’ha ppotato pe pprimo. Che pprima dice ll’uva no lla potàvono, l
zumaro nvéce éva magnato nvéce n qualche ppòsto ch’éva spuntato le cape, e
llì ll’uva ce vénne mèjjo, e ccosì mparòrno a ppotalla.
Vedi infra: La potatura...
Èra quéllo che sse pèrze la mammana pi la strada. Stava de casa n campagna
co la mójje ch’éva da partorì. Attaccò l carrétto e annò a ppijja la mammana a
Vvetèrbo. Salinno: “Tenévete èh, commà!”. A ccianche ritte è ccascata a parte
ddiètro, tutta na vòrta. Lue n ze n’è ccòrto. Quann’è rrivato ggiù ch’è scéso:
“Commà, sémo rivate!”. Va llà e la mammana n c’èra ppiù. Aripijja a ccapézza
la bbèstia, aridà ddiètro, a ccercà la mammana, e anze che ll’ancontrò non tanto
distante. “Commà, ve séte fatta male?” “Èh, stavo mèjjo prima!” “Là, metté-
tev’a sséda déntr’a la cassa nvéce de stà ddiètro su la tàala!”
È ttradizzióne che Nnoè ha scopèrto per caso sto frutto che n’éva visto mae.
N’ha ffatto na bbèlla magnata, ha ntéso ch’èra bbòno, e le vinne penzato da
métt’a pparte l zugo, ll’ha ffatto fermentà, e n’ha ffatto na bbèlla bbevuta e cci
s’è imbrïacato.
La pianta è ccóme la vita d’un òmo. C’è ppòco da fà. La linfa, quel zugo che nnó
chjamamo linfa, è ccóme l zàngue, che ccìrcola nel còrp’umano, nò.
Sulla vite.
La potatura ll’ha nventata l zomaro. Che pprima dice ll’uva no lla potàvono, l
zumaro nvéce éva magnato n qualche ppòsto ch’éva spuntato le cape, e llì ll’ua
vénne mèjjo, e ccosì mparòrno a ppotalla.
La vita sta mmèjjo copèrta. Quanno la tèrra è llavorata, che ccomìncia vvenì
ll’estate, ha dda èssa copèrta. Pe mmantené la frescura pe ttutta la staggióne.
E ppòe bbesognerébbe a scarapalla spésso, im mòdo che la tèrra fósse sèmpre
sòffice. Perché sse cci piòve, la bbattuta dall’acqua, pare che, dice, ha ppiovuto
e mmantène. Envéce nò! Dòppo m pò de ggiórne, s’asciutta de ppiù. Nvéce,
quanno che la tèrra è llavorata, n z’asciutta la tèrra, se mantène frésca.
Sulla coltivazione della vite.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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Ll’èrba mòra, speciarménte quanno che cc’èra l zéme che ffa ttutte palline, se
pésta bbène bbène fina fina, che vvène chjamata còccola, e sse bbutta
déntr’all’acqua ndo c’è l pésce, e lo fa mmorì.
Sulla pesca di frodo.
Nvéce im princìpio lo facévono col cardo sécco, ch’ancó cc’éva li picchi, e scar-
dàvono la lana co qquéllo, co la pianta del cardo.
Pi ssam Biàcio l prète ognéva la góla co na cannelétta ónta d’òjjo pil mal de
góla e spèce le spine de pésce. Pò se compràvono a la fièra le fich’a ppalla nfi-
late ma la vitàbbia.
Pò qqui c’èra n’osanza che pprima, quanno che sse zzappava la vigna col fèrro,
che ssi sfonnellava, se ppassava l venticinque del mése d’aprile, allóra ce met-
tévono la bbiffa. Pijjàvono na canna, ce mettévono n giornale da capo, e ll’ab-
biffàvono. La bbiffa vorrébbe dì, la mettévono su m prato, dovéva èsse
riguardata che n ce dovéva pascolà nnessuno.
Quanno s’ariccòjjono le vite, se méttono, se stènnono davante uno che sta bbas-
sato, e man’a mmano se raccòjjono fin’a che cce se cava rrèggene na bbrac-
ciata, o se légono sùbboto lì ppe llì. Oppuraménte dòppo, se passa n zéguoto,
s’accòppiono magare le manciate, secóndo le fasce quanto sò ggròsse. Ebbè, le
vite tanto, cóme le métte è ssèmpre n vèrzo sólo. Si mettévono tutte da na parte,
che ppò dòppo servìvono pell’invèrno pe ffà l fòco.
Sant’Antògno pi la su fèsta nvita ma ssa Llurènzo a ccasa sua ch’è ffrédda, e ssa
Llurènzo pi la su fèsta nvita ma ssant’Antògno ma la su casa ch’è ccalla.
Sunto di favoletta, riferita alle date in cui si celebrano le feste dei due santi: quella di san Lo-
renzo cade nel cuore dell’estate (10 agosto), invece l’altra di sant’Antonio abate in pieno in-
verno (17 gennaio).
Se potava tarde, perchè sse dicéva che la vigna cacciava più ttardi, im mòdo da
potélla sarvà ddal gèlo, da le bbrinate. Cóme pprovèrbio non ze dicéva, ma ssi
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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Tante vòrte, quanno qqui cc’èra un ragazzòtto ch’ancóra a sfonnellà no èra àb-
bele, li facéva bbatte l fónno avante. Ccosì qquéllo che vvenév’apprèsso fatecava
de méno. E ste ragazzòtte c’avévono um bedènte, che ssarèbbe l fèrro, che sse
chjamava cardinale. Perch’èra n ferrétto m pò ppiù lleggèro. E ccon quéllo ce
bbattéva l fónno avant’al patre, e ll’ajjutava.
TESTI FOLKLORICI
Bbèlla di qqua ddi llà, bbèlla pir tutto / e nni la legatura dil zinale, / quanno chi
ppisce mi pare n condutto, / mi pare la cascata chi vva l mare.
Bbèlla mia, / si vvò vinì cu mmì, ti pòrto fòra, / si tti piace da tribbolà, sè na si-
gnóra.
Bbèlla, non ti vantà si mm’hae lassato, / che io mi vanterò di altre còse: / t’hò
mmésso la man’al pètto e tt’hò bbaciato, / nel giardinétto tuo hò ccòrto na ròsa.
Bbellina, ll’altra nòtte vénni al tu lètto, / pe vvéde se ddormivi o sse vvegliavi, /
una mano la tenévi al pètto, / un àngelo del cèlo me sembravi.
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Bbùtteme ggiù la ggiacca cul curtèllo, / vòjjo annà bbéve all’osteria del gallo /
e vvò ddà na lezzióne al tu fratèllo.
C’avéte le riccétte fatt’a mmòlla, / sótto c’è l pidocchjétto che cce bballa, / la
pùrcia ce la fa la sintinèlla.
C’è n impiegato a ccènto lire al mése, / la mójje màrcia n àbbito de raso / e cce
le fa pportà le pénne tése.
Che ssèrve chi vvinite piano piano, / tanto la camminata la capimo / e la ca-
pimo um mijjo di lontano.
Colór anchènne / cóme la fijja de Cinòtte la ppiù ggranne, / quélla che dda na
parte sèmpre pènne.
Vd. infra: Fiore d’acchènne...
Curre, vorpétta mia, curre, vorpétta, / non zèmpre trovarae la strada piana, / ma
quarche vvòrta pure ll’aristrétta, / curre, vorpétta mia, curre, vorpétta.
Déntro la casa mia ce sta na cunna, / vène, Ninétta mia, a ffà la ninna, / che tti
la canterò la ninna nanna (var.: che io ti canterò).
Déntro Reggina Cèli c’è na bbranda, / vène, Ninétta mia, a ffà la ninna, / che tti
la canterò la ninna nanna.
E cchi mm’impòrt’a mmé si nun zò bbèlla, / tanto c’è lo mi amóre che ffa l pit-
tóre, / e mmi dipingerà cóme na stélla, / e cche m’impòrt’a mmé si nun zò bbèlla
/ larà llalà, larà llalà.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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E ll’è ggià nnòtte e lo patró ssuspira, / dice ch’è stata curta la ggiurnata; / ari-
spónne l rigazzo de bbottéga: / “È stata curta n cazzo che tte fréga!” (var.: È
nnòtte è nnòtte e lo patrón sospira / u!, cóm’è stata curta sta jjurnata!).
Finèstra ti sèi fatta ggiardinièra, / ti sèi copèrta di ménta romana, / vorrèi chi
ss’affacciasse la patróna, / mi la bbuttasse ggiù na ggentil ròsa.
Fiór d’amaranto / l bène che mmi volévi èra finto, / e qquéllo che tti vòjjo è
ffarzo tanto.
Fiór d’èrba bbèlla, / levàtela levàtela ch’è óra, / bbuttàtela dal lètto ll’Emma-
rèlla.
Vd. infra: Fiór di gaggìa…
Fiór dd’èrba bbèlla, / l nòstro vitturale è na carògna, / n’è bbòno manco a ffà
na mostarèlla.
Fiór di gaggìa, / levàtela levàtela ch’è óra, / bbuttátela dal lètto la Lucia.
Fiór d’ua spina, / levàtela levàtela ch’è óra, / bbuttàtela dal lètto ll’Esterina.
Vd. infra: Fiorétte rare…
Fióre d’anéto, / quanno si farà stu parentato, / quanno Bbagnajja divènta Cor-
néto.
Fióre di ménta, / chi cc’ha la mójje bbèlla sèmpre canta, / chi cc’ha ppòche qua-
trine sèmpre cónta.
Fióre di ménta, / chi ddice chi la ménta nun zi pianta, / la ménta si pianta e ssi
seménta.
Fiorétte rare, / levàtela levàtela ch’è óra, / bbuttàtela dal lètto la cummare.
Ggiù ppi stu vicinato c’è na bbèlla, / che ppe ttenélla ci vòle la bbrìglia: / sém-
bra na cavallùccia sfacciatèlla.
Im mèżż’al mare c’è na vita d’ua, / l marinare chi scénne e cchi ppiana, / cusì
ffanno ll’amanti a ccasa tua.
Im mèżż’al mare ci sta na culònna, / quattòrdici pittóri a ppitturalla, / ci fanno
a ggar’a cchi la fa ppiù bbèlla.
Im mèżżo al pètto mio c’è n zerpénte, / chi mmi lavóra a ppunta di diamante, /
chi num pròva ll’amór nom pròva gnènte.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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L turista chi vvèn’a ssam Pilligrino, / si scòrda pure da èssa rumano / sótt’al
merlétto di stu peparino.
Li végghe quélla sér’a la sfilata / a Strada nòva su ppi la salita: / vann’a ppijjà
la Máchena fatata.
Sui facchini della macchina di santa Rosa.
Lo mi amóre che ssi chjama Pèppe, / è l mèjjo ggiocatóre di li carte, / pijja stu
còre e ggiòchel’a ttressètte.
Lo tèngo n cortellino a ssètte lame, / nom mi tradì sinnò lu pèrdo ll’ume, / pe ffe-
ritte l còre se mm’abbandóne.
Madònna dell’archétto, / fate che l mi marito vène matto, / così mme spòso
Pèppe [---]
Testo incompleto.
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Mi chjamo Pisellino di Livórno, / sò ddi Livórno li pòrti del mare, / lèvete, ri-
gazzino, da qqui da tórno, / sennò da mièi fratèlli ti fò ppicchjare.
“Quanno passi di qqui, scòppie la frusta” / “Nu la scòppio pe vvói, bbèlla ri-
gazza, / la scòppio pel mi cavallo che vva di córza”.
Quanno t’amavo io, t’amava l zóle, / la luna si fermò dda camminare, / li stélle
si cambiònno di colóre.
Quélle di casa tua male mi vònno, / che ffórze non zò n òmo cóme ll’altre; / ri-
dàmmelo l mio còre che ll’arivòjjo, / sta mèjjo im pètto mio che m pètto d’altri.
Se dice chi Vvitèrbo è ccittà bbèlla, / cóme n amóre di fijja ni la culla, / ppiù la
varde e ppiù divènta bbèlla.
Sò nnato a la marina a pprènde l zale, / me ll’hanno détto cun chi ffae ll’amóre,
/ io ll’amóre lo fò con chi mme pare.
Statte zzitto chi nun zae cantare, / li stornèlli nu li spièghi bbène, / e ssi nnu li
sae mó, mai ppiù ll’impare.
Vi dò la bbòna séra e ppiù non canto, / vi vòjjo ariverì, stélla d’argènto, / che
ffra le bbèlle lo portate l vanto.
Vitèrbo c’ha na còsa assae carina, / di vedélla tutte hanno la bbrama, / un cam-
panile accéso chi ccammina.
Vitèrbo chi ssi vanta di na cósa, / ci ll’hanno data la più bbèlla casa, / tutte van-
n’a ttrovalla santa Ròsa.
Vitèrbo è llastricato a ppeparino / e pp’aggustallo ci vae piano piano, / ti fèr-
m’all’arche de sam Pilligrino.
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Vòjja de lavorà sàrteme addòsso, / famme trovà la casa bbèm pulita, / la véde
spòrca e nu la vòe scopà, / se ttu dduri accusì, fae na gran vita (var.: Vòjja de
lavorà sàrtem’addòsso, malinconìa nom m’abbandonare).
• CANZONI
Amóre amóre amóre un còrno: / l giórno nom magno e la nòtte non dòrmo, / l
giórno nom magno, perchè non ce ll’hò; / la nòtte non dòrmo da la fame che
cc’hò.
È na sorchétta ntrèpida, / che ddal cammino entrò, / tutta la nòtte rósica / l cas-
sétto del comò.
Testo riutilizzato scherzosamente, rivolgendosi a una bambina.
Fòr di Pòrta Fiorintina c’hanno mésso li lampióne, / pi ffà llum’a sti bbucóne,
/ chi cci vanno a ffà ll’amó.
Ggira la ròta fra ppéne e ddòjje, / me sènto chjamà bbabbo e nun c’hò mmójje.
L pòvero sordato nun ha vuto mae bbè: / è nnato su la pajja e mmorarà sul fiè.
Id. c.s.
Sapéte ch’è ssuccèsso a Vvalle cupa, / ggiù mmal molino a Vvalle de la tròjja?
/ È scappato Trucchetrucche da na bbuca, / tutta la ggènte è ddiventata gójja. /
D’accòrdo l tabbaccaro cu Llarióne / che Trucchetrucche c’ha le scarpe de
bbandóne.
Frammento di poesia sulla vita di quartiere.
Żżico żżico żżaco / tu mm’ha rótto ll’aco, / m’hae ferito l còre, / me farae morì.
Id. c.s.
Signóre mio, t’aringràzzio / che, ppe ppiscià, n ze paga l dàzzio, / e ppe falla na
bbèlla cacata, / nun ce vòle la carta bbollata.
“Mi ll’hae proméssa e ddàmmela, / dàmmela sul comò”. / “Nò nò nò, / nun te la
négo e nun ti la dò”.
Te pòssa pijjà quér che pprése a Rròsa: / dièc’anne de cacarèlla e ppò fu spòsa.
Tiritalla tiritalla / l prète sòna e la sèrva bballa; / pi nun fasse minchjonà, / pure
l prète si mis’a bballà.
Càvele còtte cantàveno l frate (var.: cazzo santo, cantàveno l frate), / chi nun
c’éveno gnènte a ccéna / e cc’avéveno le patate / càvele còtte cantàveno l frate.
Fijje mie, magnate magnate, / l pane rótto nu lu toccate, / quéllo sano nu lu rop-
péte, / fijje mie magnat’e bbevéte.
Péro e mmélo / dimme l véro; / dimme la santa verità: / chi ha ccacato, se pòssa
sbudellà.
Imprec. rivolta a ciascun membro di un gruppo per sapere chi ha spetezzato.
Se sse pranza, nun ze céna; / si sse céna, nun ze pranza; / nun è vvita da durà.
Vóe che sséte dottóre de la légge, / che ppùzzano di ppiù le lòffe o le scorrégge?
Dilemma scherzoso.
Alto là, / qui ccredènza non zi fà, / ma ssi paga a pprónta cassa / cóme l guèrno
vò la tassa.
Scritta in locale pubblico.
Chi li vò, chi li vò / vada ggiù dda Paternò / li dà ssìghere ssigarétte / ci li vòta
li saccoccétte.
Sulla borsanera di sigarette nel primo dopoguerra.
• INDOVINELLI ED ENIGMI
Bbentornato, Piètro, / pijja la sèdia e sséde, / sta qqui n antro pòco, / pò an-
namo a ddurmì assième.
Il sonno.
Ggiù ppel fòsso del Risière / ci sò qquattro cavaglière / col cappèllo rivoltato, /
a cchi ndovina jje dò m bàcio.
(?)
Non è mmia sorèlla, / non è mmio fratèllo, / però è ffìglia di mia madre e ddi mio
padre.
(?)
Quéll’òmo sópra la cassa / pare che ffila e ppare che nnaspa, / pare chi ffa na
gran fatica: / nfila ll’ucèllo déntro la fica.
Sull’atto di infilare fichi in una serta.
Tónno bbistónno, / bbicchjère sènza fónno, / fónno non è, / ndovina che ccos’è.
Il rubinetto della botte.
• WELLERISMI
“Ècchece vé!, è sségno bbrutto”, disse l ròspo, quanno vidde appinzutà la canna.
“Èccoce qquà”, disse Cicòria, “una cóme qquésta m m’èra mae capetata!” (var.:
“num m’èra capetata mae na frégna uguale”).
Id. c.s.
“Mó cc’è ppure la pavura ma sta casa”, disse a n’antra dònna la mójje, quanno
Montamósche s’appiccò.
Documenti etnolinguistici e folklorici
67
“C’è l zóle e ppiòve, / chi mmàgneno li bbòve?” / “Ll’èrba!” / “La bbócca tua
pièna di mmèrda”.
“Che è?” / “Ll’òrgeno che tti viè!”. Se dicéva quanno s’annava a bbussà pi le
case.
Disse la mentùccia al zarapóllo: / “Chi ssi le godarà ste bbèlle solate?” / Are-
spóse la férce ggiù ddar fónno: / “Chi ssi potrà ssarvà da ste ggelate?”
Testo con struttura di strambotto.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
68
“Mà, cc’hò ffame” “Tira la cód’al cane, / che tte dà ppan’e ssalame!” “Mà,
cc’hò sséte” “Pìsci’e bbéve!”
“Mà, che cc’è a ccéna?” / “L capofòco e la caténa”.
“Mbè” / “La mamma nun c’è! / È ita a la vigna, / quanno vène, te dà la zzinna”.
“Pigrìzzia, lu vòe l bròdo?” “Sé!” “Pijja la tazza!” “Nò, allóra nu lo vòjjo ppiù”.
“Perché qquanno passo io, sèmpre ridéte?” “Perché qquanno io rido, sèmpre
passate?”
“Quattro e qquattr’òtto, / vòjjo la vòstra fijja” “Òtto e òtto sédece, / nun ve la
vòjjo dà” “Sédece e ssédece trentadue, / morite d’accedènte tutt’e ddue!”
Acquarèlla, nun vinì, / san Giuvanne sta ddurmì / su li bbràccia dil Zignóre, /
allènta ll’acqua e vvène l zóle. Pi ffà smétta de piòve.
Scongiuro nembifugo.
Prima èro io cóme si tu, / tu verrae cóme sò io, / pènza bbène e sta ccon Dio.
Monito del defunto ai vivi.
“Signóre, facéte piòva / sènza lampe e ssènza tròne” “E ssènza gránena nane-
nanà!”
Invocazione nembifuga delle ragazze, cui rispondevano i vecchi cantilenando il finale
(epoca: inizi sec. XX).
• FORMULE MAGICHE
Fèrmate veléno, cóme Ddio fermò l fiume Ggiordano, matre Maria àmmene.
Formula magica contro gli effetti di un veleno.
Mondo dell’infanzia
• NINNENANNE
È stato l vènto ch’ha bbutto ggiù la canna, / fate la ninna nanna, / che l babbo
sta ddormì.
Fate la nanna che la cunna è nnòva, / e l mastro che ll’ha ffatta nun ze tròva; /
fate la ninna che la cunna è vvècchja, / e l mastro che ll’ha ffatta è a Ccitavèc-
chja.
Fate la ninna ch’è ppassato ll’upo, / tutte le fijjarèlle s’è mmagnato, / e Ttota-
rèllo mio nu ll’ha vvoluto.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
70
Fate la ninna ch’è ppassato Pèppe, / l mèjjo ggiocatóre di li carte, / pijja stu còre
e ggiòchelo a ttressètte.
Fate la ninna pupa di pèzza, / ll’ha bbadeżżata la cummare pazza, / quélla chi
ccuce nil giórno di fèsta.
Ninna nanna cantava la mamma, / quanno l pupo nun vòle durmì, / ma se vvène
cóme la mamma, / o che ggalla che vvòle vinì!
Ninna òh, ninna òh / chi ppacènza chi cci vò: / cu li fijje nun c’è ppace, / la pap-
pétta nu li piace, / l pancòtto nu lo vò, / ninna òh, ninna òh.
Ninna òh, ninna òh, / sta fijja a cchi la dò? / La darémo all’òmo néro, / chi la
tène n anno ntèro; / la darémo all’òmo bbianco, / chi la tène n ze sa qquanto.
Dindolò di la caténa, / chjama l babbo chi vvènga ccéna; / e ssi nun vò vvinì, /
chjude la pòrta ch’annam’a ddurmì (var.: e ssi nun vò vvenì / annam’a ddurmì).
Dindolò dindolò / la campana de san Zimó.
Tenendo il bambino sulle ginocchia.
Documenti etnolinguistici e folklorici
71
Fico fico sécco, / bbùttolo su ppel tétto, / l tétto e la ficuna, / zzómpa ggiù n’avé
ppaura!
Recitato mentre si fa saltare il bambino dal tavolo tenendolo per le mani.
Ròcca roccàccia (var.: Séta setàccia) / chi ffila e cchi nnaspa, / chi ffa li mac-
caróne, / la fijjétta bbèlla se li magna tutte n um bboccóne.
Vd. infra: Seta setaccia...
Rosina ndóve vae? / A Rróma nun ci sta, / al rómbo dil cannó / pappa cìccia e
mmaccaró.
Séga séga la mójje del rìccio, / bbanch’e ttàvele e ppajjerìccio, / ògge è la fèsta
del gàmbero còtto, / a cchi bbéve na fojjétta, c’ha na fétta de capocòllo.
Séta monéta / le dònne de Gaéta, / che ffìlono la séta, / la séta e la bbambace, /
me piace Ggiovanni, / che ffa ccantà li galli, / li galli e le galline / co ttutti li pul-
cini. / Guarda in quél pózzo, / che cc’è n gallétto rósso; / guarda n quéll’altro,
/ che cc’è n gallétto bbianco; / guarda llassù, / che cc’è n gallo che ffa ccuccu-
rucù, / quésto fijjo bbùttalo ggiù!
Sètte quattòrdece ventuno ventòtto, / m’è ccascata la mójje dal lètto, / mi s’è
ffatta um maritòzzo, / sètte quattòrdece ventuno ventòtto.
Tira llà ch’è mmòrto n frate, / all’infèrno nun ce cape, / im paradiso n ce lo vo-
lémo, / pòvero frate, che ne farémo? / Lo porterémo a la màcchja, / lo carcarémo
de légna, / se non vò ccamminà, / bbastonate in quantità. // Tira llà ch’è mmòrta
na mònica, / è nnata all’infèrno con tutta la tònica, / co la vèste de bbambacina,
/ pòvera mònica cappuccina.
Tiritì le tre fformiche. / Tiritì ndu sòno ite? / Tiritì sò ite al bagno. / Tiritì che
ccòsa fanno? / Tiritì fanno la téla. / Tiritì perché la fanno? / Tiritì pe Mmadda-
lèna. / Tiritì chi cc’émo a ppranzo? / Tiritì ce sò l faciòle. / Tiritì quanto sò bbòne.
/ Tiritì chi cc’émo a ccéna? / Tiritì c’è ll’inzalata. / Tiritì nun è llavata. / Tiritì
mmàgnela tu!
Trucce cavalle, / pil piano e ppi la valle, / cu la cavalleria, / pijja Pèppe e bbùt-
telo via.
Tenendo il bambino sulle ginocchia.
Uno due ttré / l papa nun è rré, / il ré nun è ppapa, / la còccia n’è llumaca, / la
lumaca nun è ccòccia, / Taddèo nun è Ttardòtta, / Tardòtta n’è Ttaddèo, / cri-
stiano n’è ggiudèo, / ggiudèo n’è ccristiano [- - -]
Testo incompleto.
Ambarabbà cciccì ccoccò, / tre ggalline e ttre ccappò, / che ffacéveno ll’amóre
/ co la fijja del dottóre, / l dottóre nu le vò, / ambarabbà cciccì ccoccò.
Anghingò / tre ggalline e ttre ccappò, / per annare a la cappèlla, / c’èra na re-
gazza bbèlla, / che ssonava l ventitré, / uno ddue e ttré.
Mi lavo le mane / per fare l pane / per uno pe ddue pe ttré pe qquattro pe ccin-
que pe ssètte pe òtto / bbiscòtto!
Pariggi Pariggi la bbèlla città, / dóve si màngia e ll’amóre si fa. // Hai veduto
mio marito? / Sì! / Che ccolóre èra vestito? / Vérde. / Hai tu qquésto colóre? /
Sì! / Vuòi uscire per favóre? / Magari! / Quanti sòldi avévi in tasca? / Diècimila.
Piso pisèllo / cull’òro e ccur zibbèllo, / cul zanto Martino, / la bbèlla mulinara,
/ chi ffila su la scala, / la scala dil pavóne, / la pénna dil piccióne, / la bbèlla zzi-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
74
tèlla, / chi ggiòca ppiastrèlla / cul fijjo dil ré, / tira su l piède chi ttòcca a tté.
Piso pisèllo / ll’amóre così bbèllo, / l zanto Martino, / la bbèlla molinara, / che
ffila su la scala, / la scala del pavóne, / la pénna del piccióne, / la bbèlla zzitèlla,
/ che ggiòca a ppiastrèlla / col fijjo del ré, / tira su l piède che ttòcca a tté.
Pónte ponènte pónte ppì / tappe ta Pperùggia; / pónte ponènte pónte ppì / tappe
ta pperì.
Sòr dottó di li ciavatte, / qui mmi dòle, qui mmi sbatte, / qui mmi sènto na gram
péna, / sòr dottóre sènza céna.
Sótto l pónte di Milacca / c’è Ggigge che ffa la cacca, / la fa ddura dura, / il dot-
tóre ci la misura, / la misura trentatré, / uno due e ttré.
Sótto la cappa dil cammino / c’èra n vècchjo cuntadino, / chi ssonava la gui-
darra, / uno due tré, sbarra!
Sótto la pèrgola ci fa ll’uva, / prima nasc’e ppò matura, / tira l vènto la fa cca-
scà, / l vignaròlo nun za ccóme fà.
Sótto la pèrgola ci sta ll’ua, / prima nasce e ppò matura, / quanno l vènto la fa
ccascà, / pésce fritto e bbaccalà.
Uno ddue tré quattro cinque sèe sètte òtto, / vène ggiù che cc’hò lo schjòppo, /
p’ammazzà la puzzolana, / tré ddi stóppa e ttré ddi lana, / òre peccatòre, / chi è
ddrénto e cchi ffòre.
Unze, dunze, trènze, quale qualinze, mèle melinze, riffe, raffe e ddièce.
Documenti etnolinguistici e folklorici
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• FORMULE DI GIOCO
C’è na bbèlla piazza / cu na bbèlla rigazza / cun tutte purcinèlle, / chi ffanno pio
pio pio.
Facendo il solletico sulla mano aperta del bambino.
Quésta è na bbèlla piazza, / c’è na bbèlla rigazza, / e cc’è na bbiòcca cun tutte
purcinèlle, / chi ffanno pio pio pio.
Id. c.s.
Ciribbillì (var.: Dindolì), signór maé, pareggiate (var.: appareggiate) tutte qué!
Gioco infant. che consiste nell’indovinare ad occhi chiusi il numero delle dita: si tira l’orec-
chio di un compagno mentre si pronuncia la frase, finché l’altro indovina il numero delle dita.
Ggira ggira ròta (var.: Ròta ròta / ~), qual’è ppièna e qqual’è vvòta?
Gioco in cui si deve indovinare quale delle mani chiuse contenga qualcosa.
tanti colpi inferti con la mano aperta quante sono le sillabe della filastrocca che viene can-
tilenata durante lo svolgimento del gioco. Se indovina, si invertono i ruoli.
Quésto (var.: Quésto dice) c’hò ffame, / nun c’è ppane, / cóme farémo, / lo rub-
berémo (var.: lo rubbarémo), / nicco nicco / si ttu rròbbe (var.: si tte tròvo), t’ap-
picco (var.: t’ampicco).
Sulle dita della mano.
Papi armi!
Grido usato nel gioco.
Ggiro ggiro tóndo, / cavallo a ppéra tóndo, / cavallo d’argènto, / che ccòsta cin-
quecènto, / cinquecènto cinquanta, / la Margherita canta, / làsciala cantare, / la
vòjjo maritare, / le vòjjo dà ccepólla, / cipólla è ttròppo fòrte, / le vòjjo dà la
mòrte, / la mòrte è ttròppo scura, / le vòjjo dà la luna, / la luna è ttròppo bbèlla,
/ ci sta ddéntro la mi sorèlla, / che ffa le ciammelline, / pe rregalalle a ste re-
gazzine.
Ggiro ggiro tóndo, / quant’è bbèllo l móndo, / quant’è bbèlla la tèrra, / tutte
ggiù pe ttèrra!
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
78
La bbèlla che ddòrme sul lètto di fióre, / um bàcio d’amòre a la cara bbambina,
/ e llèi poverina dóve sarà? / Sarà sarà in càmmera, sicur’a ppettinasse, / o rric-
cettina, affàccete, / ti vò la tua mammà.
Maria Maria Ggiùglia, / dóve sèe venuta? / Alza ll’òcchj’al cèlo, / fa la rive-
rènza, / dalle un zalto, / dalle un antro, / la cara bbambina, / o ppoverina / dóve
sarà? // Sarà sarà in càmmera, / sedut’a ppettinasse, / o ricciolina, affàcciate, /
te vò la tua mammà. // Ónde su, / ónde ggiù, / dae m bàcio a cchi vvòe tu.
O qquante bbèlle fijje, madama Dorè, / o qquante bbèlle fijje. // Sò bbèlle e mme
le tèngo, madama Dorè, / sò bbèlle e mme le tèngo. // Me ne daréste una, ma-
dama Dorè? / me ne daréste una? // Che ne voléte fare, madama Dorè? / che ne
voléte fare? // La débbo maritare, madama Dorè, / la débbo maritare. // Scejjé-
teve la ppiù bbèlla, madama Dorè / scejjéteve la ppiù bbèlla.
O qquante bbèlle fijje, madama Dorè, / o qquante bbèlle fijje! // Sò bbèlle e mme
le tèngo, madama Dorè / sò bbèlle e mme le tèngo. // L ré la comanna una, ma-
dama Dorè / l ré la comanna una // Che ccòsa ne déve fare, madama Dorè? / che
ccòsa ne déve fare? // La déve maritare, madama Dorè. / La déve maritare //
Entrate nel mio castèllo, madama Dorè / Entrate nel mio castèllo. // Nel vòstro
castèllo ci sòn’entrata, madama Dorè. / Nel vòstro castèllo ci sòn’entrata. //
Scejjéteve la ppiù bbèlla, madama Dorè / Scejjéteve la ppiù bbèlla. // Scéjjo io,
scejjerò, / la ppiù bbèlla me caperò. // Dóppo avé ttanto ggirato, / la più bbèlla
me sò ccapato.
Quésto è l generale dil gran valóre, / si vòlta l fòjjo, se véde l fióre. / Quésto è l
fióre che vvièn da la Turchia, / se vòlta l fòjjo, si véde Lucia. / Quésta è la Lucia
Documenti etnolinguistici e folklorici
79
che ffila l lino, / se vòlta l fòjjo, si véde sam Martino. / San Martino che gguida
li cavalle, / vòlta l fòjjo, si védono li galle. / Quésti li galle che ccàntono la mat-
tina, / vòlta l fòjjo, si véde la gallina. / Quèst’è la gallina che ffa le òva, / se
vòlta l fòjjo, si véde Nicòla. / Quésto è Nnicòla che ssòna l violino, / vòlta l fòjjo,
si véde l cammino. / Quèst’è l cammino che èsce l fume, / vòlta l fòjjo, si véde l
lume. / Quésto è l lume arischjara la séra, / vòlta l fòjjo, si véde primavèra. /Pri-
mavèra è la ppiù bbèlla, / vòlta l fòjjo, si véde la stélla. / Quést’è la stélla che
bbrilla la nòtte, / vòlta l fòjjo, si véde la bbótte. / Quést’è la bbótte che cc’è l vino
bbòno, / vòlta l fòjjo, si véde quell’òmo. / Quést’è ll’òmo che ssòna la campana,
/ vòlta l fòjjo, védi la tramontana. / Quésta è la tramontana che ggèla l viso, /
vòlta l fòjjo, védi l zorriso. / Quést’è l zorriso ch’allièta la tèrra, / vòlta l fòjjo,
si véde la sèrra. / Quést’è la sèrra pièna di fióri, / vòlta l fòjjo, quést’è ll’amóre.
/ Quést’è ll’amóre ch’allièta la tèrra, / vòlta l fòjjo, véde la guèrra. / Quést’è la
guèrra ch’ammazza li ggènte, / vòlta l fòjjo, n zi véde ppiù gnènte.
Rinnocerónte, / la palla sótto l pónte, / chi ssalta, chi bballa, / chi ggiòca cu la
palla, / chi sta sull’attènti, / i mièi compliménti, / vi dico bbongiórno, / ggiràn-
domi attórno, / ggira che tti riggira, / la tèsta mi ggira, / no ne pòsso ppiù, / mia
cara pallina, / cadi quaggiù.
Palla dorata, / dóve sè stata? / Da la nonnina. / Còsa t’ha ddato? / Una pallina.
/ Dóve ll’hae méssa? / Falla vedére. / Èccola qqua!
Amóre, spìcchjo d’ajjo, / quanno ti védo, tutto mi squajjo; / quanno pòe n ti védo
ppiù, / tutto m’arifò ssù.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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Carzolaro, / ógni punto ne cuce m paro, / quanno vène l giuviddì, / tìrete llà,
che vvòjjo cucì.
Cristòforo Colómbo, / cul naso di piómmo, / cul pètto di rame, /strilla ch’ha
ffame.
Damme l pàolo e la candéla: / se vva ll’infèrno, chi sse ne fréga; / damme la can-
déla e l pàolo: / chi sse ne fréga, se tte pòrta via l diàvolo.
Detto dal sagrestano nel corso del funerale.
La signóra Bbucodité, / apre la màjjine e l pane nun c’è; / apre l cassétto, ce nn’è
n tozzétto / e lo dà mmal cagnolétto; / l cagnolétto nu lo vò, / la signóra se lo
magnò.
Piagne piagne, moccolóne, / ché la mamma t’ha ffatto l chécche, / te ll’ha ffatte
col zapóne, / piagne piagne, moccolóne (var.: Piagne piagne, moccolóne, / la tu
mà ti fà li chécche cul zapóne).
Sul bambino che piagnucola.
Sòr Cèsere, sòr Cèsere, sòr Cèsere l trombó; / tre ttéole, tre ttéole, tre ttéole e m
mattó; / um pìzzeco, um mózzeco, un càrcio su le cujjó; / sòr Cèsere, sòr Cèsere,
sòr Cèsere l trombó.
Tira sù cche la còlla è ccara: / tre bbajjòcche a la cucchjara. (si dice) Man chi
ttira su ccul naso.
Armìnio, Armìnio mio adorato, / viènci viènci di mattina, / ll’àcqua ti dón’a bbé-
vere, / l zapór de la marina.
Cazzo Bbétta (var.: Ciao bbèlla), famme lume, / c’hò na purce (var.: pùrcia) mal
gricile, / mi ci sènto n tenerume, / cazzo Bbétta, famme lume.
Luca Luca (var.: Ruca Ruca) / métte l pane ma la bbuca, / riva l cane e cci lo
magna, / l pòro Luca si métt’a ppiagna.
Madalèna famme lume, / c’hò na purce mall’urécchjo, / che mme róseca l tene-
rume.
Piètro Pàolo cappuccino, / che mmagnava le pére còtte, / che ssapévono d’aci-
tino.
Zinfaròsa vièn da mé, / che tte pago m bèl caffè, / te ce métto ll’acquavita, /
Zzinfaròsa e Mmargherita.
Véggo la luna, / véggo le stélle, / véggo Caino che ffa le frittèlle, / véggo na tà-
vola apparecchiata, / èjjo Caino che ffa la frittata.
Quanno sòna meżżoggiórno, / tutte le vècchje vann’al fórno; / quanno sòna l’em-
marìa, / tutte l vècchje vanno via; / quanno sòna la Ternità, / tutte l vècchje van-
n’a ccacà.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
84
Ggira ggira, scardaóne, / che ddoman’è lla Scenzióne; / e sse ttu nun girerae, l
bùcio del culo t’abbrucerae.
Nella sera della vigilia dell’Ascensione, con valenza magica, si ficca un fuscelletto nella
parte terminale del corpo di un coleottero (in genere rinoceronte o cervo volante) e gli si dà
fuoco; mentre l’insetto si leva in volo, si ripete ad alta voce la tiritera.
L cinque, san Nicolò che vva per via, s’incóntra cu la Vérgene Maria; l dièce,
la Madònna de Loréto, l trédece adè ssanta Lucia; pò a li vintuno san Tomasso
strilla, al ventiquattro se magna ll’anguilla; l vintuno san Tomasso canta, l ven-
ticinque la náscita santa.
Documenti etnolinguistici e folklorici
85
L zèe sa Nnicolò chi vva pper via, / ll’òtto la cuncezzióne di Maria, / l nòve è ssan
Chéto Chéto, / l dièce la Madònna di Loréto, / l trédece santa Lucia, al vintuno
san Tumasso strilla, / l ventiquattro si magna ll’anguilla, / al vintuno san Tu-
masso canta, / l vinticinque è la nàscita santa.
Maria lavava, / Ggiusèppe stennéva, / e l bimbo piangéva. // Sta zzitto, mio fi-
glio, / ch’adèsso ti pìglio, / ti pòrto n giardino, / te còglio l fiorino, / ddoman’è
la fèsta der zanto bbambino.
Poesiola che i bambini recitano a Natale.
• ORAZIONI
C’èra na vòrta Piccino Piccino, / cu la bbarba scopava la casa, / e gni mattóne tro-
vava n quatrino. / Piccino Piccino anniéde all’òrto, / ébbe paura di la gran lumaca,
/ e anniéde a ccasa mèżżo mòrto.
C’èra n gattino rósso e bblù, / ch’avéva na pallina che ffacéva su e ggiù. / Riva l
cane nferocito / e jje fa bbù bbù, / e l gattino nun c’è ppiù.
“Chi cc’émo, chi cc’émo?” “Faciòle cu la pasta, faciòle cu la pasta” “Nu li vòjjo,
màgnele tu! Nu li vòjjo, màgnele tu!”
Scambio di battute in una favoletta onomat. sul suono delle campane.
“Orate fiche!” “Tre ppall’al zòrdo!” “Famo li cónte n zagrestia” “Dàteme la paga
e ppò vò vvia”
Scambio di battute tra prete e sacrestano, che chiede la paga durante la messa del 3 febbraio,
giorno in cui si celebra la festa di san Biagio.
“Tira su, chi mmóstre l bicco!” / “Ha fatto bbène che mme l’ha ditto!”
Scambio di battute tra due compari in processione, uno dei quali aveva rubato un’oca, che
portava nascosta sotto la tonaca.
• FORMULE INCANTATORIE
Lumaca lumachèlla, / tira fòre le cornicèlla; / lumaca lumacóne, / tira fòri le cor-
nicióne.
Formula fascinatoria per verificare se la chiocciola è viva.
Singhjózzo, mio singhjózzo, / pijja n campo, pijja m pózzo, / pijja m pózzo, pijja
n campo, / va dda quéllo che mmi st’accanto.
Scongiuro contro il singhiozzo.
• SCIOGLILINGUA
Una pica sta ssul tétto / cu la spiga legata nel bécco, / casca la spiga scégne la
pica / riccòjje la spiga / rivà ssul tétto / cu la spiga legata nel bécco.
• FORMULETTE MNEMONICHE
Omonimi e sinonimi.
Gli omonimi, in quanto riconducibili ad etimi diversi, sono trattati come voci au-
tonome e sono distinti da un numero progressivo posto ad esponente.
Per motivi pratici di composizione, i sinonimi o quasi-sinonimi, di cui è però in
ogni caso indicato il significato, non sono provvisti di rinvio ad un esponente princi-
pale.
In fondo alla trattazione del lemma, dopo la fraseologia (e separate da doppia bar-
retta verticale), si registrano le forme alterate più caratteristiche di sostantivi, aggettivi
ed avverbi, facendole precedere dalle relative abbreviazioni (dim., accr., vezz., ecc.).
In alcuni casi, compaiono ad esponente, senza qualifica grammaticale, alcune voci
italiane seguite da due punti, per introdurre significativi esempi dell’uso, proverbi,
modi di dire o altri formalizzati.
Varianti.
Alla voce in esponente fanno seguito in ordine alfabetico tra loro le varianti di
forma, in corsivo, separate da virgole. La variante è pure registrata alfabeticamente in
neretto sotto esponente a sé, seguita dal rinvio al lemma principale mediante due punti
Avvertenza
91
seguiti da una freccetta (: ➝ ). Per venire incontro alle esigenze di consultazione degli
studiosi, i rimandi sono effettuati anche nel caso in cui la variante segua o preceda im-
mediatamente la voce principale.
Qualifica grammaticale.
Viene espressa in tondo con abbreviazioni. Una doppia barretta distingue i casi in
cui ad una funzione grammaticale diversa corrisponde una variazione semantica, es.:
fòrte, s.m., sapore acido del vino: pijjà dde ~, inacidirsi || agg., 1. di ter-
reno ricco di sostanze nutrienti. 2. rigoglioso. 3. di elevata gradazione al-
colica: ma ésso li vène sèmpre ~ l vino | acéto ~, piccante || avv., molto:
ci ll’ha ffòrte cu mmì, è molto irritato nei miei riguardi || ~!, inter., espr.
con cui si incita qualcuno a picchiare rudemente oppure si invita il com-
pagno di gioco a superare la carta dell’avversario.
Sezione semantica.
Questo livello contiene la completa indicazione dei significati di ogni entrata dia-
lettale.
La definizione può essere costituita da una sola parola, da una parola seguita da si-
nonimi, da una parola seguita da glossa oppure da una perifrasi descrittiva.
Abbiamo cercato di curare la chiara formulazione dei traducenti italiani, indi-
spensabili per lettori non nativi di altre zone (spesso anche per quelli di subaree spa-
zialmente vicine), ma che risultano spesso di innegabile utilità per molte persone del
luogo, specialmente appartenenti alle generazioni più giovani.
L’accezione propria più comune di una voce precede in genere gli usi traslati, in-
dicati con l’abbreviazione: (fig.). Ogni variazione semantica del lemma è introdotta
da un numero cardinale progressivo e separata dalla successiva da un punto fermo. Ta-
lora si chiarisce l’ambito semantico con maggiore precisione (rif. a), es.:
àbbese, àbbise, àpese, àpisse, làbbise, làpisse, s.m., 1. lapis: damme qqua
n àbbese! | fà la pónta all’àpisse, aguzzare il lapis || dim. abbisétto. 2.
(fig.) pène: uno c’ha ll’~, ll’artra la riga (rif. ad uomo e donna con allu-
sione sessuale).
Per motivi di spazio, non abbiamo potuto sistematicamente addurre esempi di con-
testi d’uso per ogni accezione. D’altra parte, in molti casi seguono brevi etnotesti che
chiariscono il significato della voce, fornendo informazioni circostanziali e di inte-
resse etnografico o antropologico.
Di molti lemmi forniamo indicazioni pragmatiche o marche d’uso mediante ab-
breviazioni, che permettono di distinguere:
- (gerg.) voci appartenenti al lessico marginale;
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
92
- (infant.) voci appartenenti al linguaggio dei bambini o voci usate con loro;
- (citt.), voce attribuita ad ambienti borghesi, testimonianza delle sottovarietà all’in-
terno dell’abitato;
- (rust.), voce in uso nel contado;
- (lett.) cultismi usati in opere scritte, spec. poesie.
Fraseologia
La fraseologia esemplificativa – scritta in carattere corsivo e accompagnata dalla
spiegazione in lingua ove necessario alla comprensione – mira a chiarire le accezioni
del vocabolo a lemma.
Può esser costituita da frasi tipiche, modi di dire, proverbi (citati in genere sotto la
prima voce piena), wellerismi, blasoni popolari, chiapparelli.
Il segno tipografico del lineato [ ~ ] sostituisce nella fraseologia la parola a lemma
di cui si esemplificano gli usi. Ogni vocabolo che ricorre nella fraseologia (ad ecce-
zione delle voci di lingua) compare anche a lemma.
Il discorso diretto e i dialoghi di botta e risposta sono introdotti da due punti e rac-
chiusi tra virgolette.
All’interno dei lemmi compaiono un gran numero di locuzioni di vario tipo, i cui
significati sono distinti da lettere minuscole in ordine alfabetico.
Sezione morfologica
Dopo la fraseologia, separata da doppia barra e introdotta dall’indicazione Forme,
compare materiale morfologico relativo al lemma: forme verbali, forme notevoli dei
sostantivi femminili, plurali anomali.
A differenza di molti vocabolari dialettali, abbiamo ritenuto opportuno curare in
modo particolare la tipologia delle parole grammaticali, settore degno di attenzione,
corredandole di esempi dell’uso delle varie funzioni. In un sistema linguistico, infatti,
gli elementi grammaticali e morfologici (paradigmi verbali, articoli, preposizioni, pro-
nomi, avverbi, ecc.), costituiscono un repertorio chiuso portante e più resistente ai
cambiamenti innovativi a differenza del lessico più esposto alle ripercussioni degli
eventi storici.
Altre categorie ben rappresentate nel vocabolario risultano: interiezioni di vario
tipo, onomatopee (voce umana, suoni di campane, strumenti musicali, versi di animali,
ecc.), ideofoni (imitazione di rumori), insulti, imprecazioni, maledizioni, bestemmie
(per lo più in forma eufemistica), richiami, voci di richiamo per animali.
Avvertenza
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ABBREVIAZIONI
a1, prep., 1. a (usata nei compl. di luogo, cato a ppeparino | ~ mmutannine lavo-
di tempo e nelle loc. e modi avverbiali): rava.
2
ggiocam’~ nguattavito | ~ ffòrza de nzi- a , inter., voce con cui si incita una bestia
ste | duman’~ òtto, tra otto giorni | sàb- a camminare.
bat’~ mmattina | se vedém’~ ssanta abbabbato, agg., molto affezionato al
Ròsa, il 3 settembre | ~ ddillo n ce se padre.
créde, è cosa da non credere | sta ~ abbacchjasse, v. rifl., 1. accasciarsi. 2.
ggarżóne, lavora come garzone | annà abbattersi, deprimersi.
~ òpra, lavorare come bracciante gior- abbacchjatura, s.f., 1. macellazione di
naliero in campagna | annà ~ ffónghe, agnelli di latte. 2. (fig.) abbattimento
andare a raccogliere funghi | porétt’~ morale.
nnue!, poveri noi! | ~ vvent’anne se abbaccinà, v. tr., abbacinare.
spòsa, quando compierà venti anni | lo abbacià, bbacià, v. tr., baciare: abbàcela!
vénne ~ ppòco, a buon mercato | è | (iron.) te bbàcia ndó è ppiù spòrco | li
mmèjjo ~ stasse zzitte, meglio tacere | dava la pace al fratèlle, bbacianno
bbév’~ ssólo, beve da solo | ha cchja- quélla ffigge (rif. ai confratelli) || v. intr.,
mato ~ Ppèppe || ar (al), a la, a lo, all’ aderire, combaciare, di due oggetti || ab-
(m. e f. sing. e pl. davanti a voc.); pl. al, baciasse, bbaciasse, v. rifl. recipr., ba-
a le, a li: dallo al tuo de fijjo! | arissu- ciarsi.
mijja tutto ar zu nònno | s’è mmésso ~ la àbbaco, s.m., (ant.) abbecedario.
solina | lo va ccomprà ~ la bbottéga, in abbadà, bbadà, v. tr., sorvegliare: ~ le
negozio | annà all’àlbere pezzute, mo- bbèstie || v. intr., badare: va ~ sti còse? |
rire | sta ddurmì sótt’all’arbro, sotto abbada sà! nun ci provà! | “sta ttènte,
l’albero | sta dde casa ggiù ~ le case po- abbada, còso ha dditto che tte sde-
polare | è rrivat’~ le quattro sonate, mógne!” “e vvardà. e ssarà pròpio
dopo le quattro | ~ la doménica mmat- cóme dice lue!” | nun ce se bbada nóe.
tina dòrme | ~ la mattin’a ggiórno, al- abbadeżżà: ➝ bbadeżżà.
l’alba | all’invèrno, durante l’inverno | abbafato, agg., 1. sazio. 2. nauseato di un
all’istate | al giórno lavóra, ~ la nòtte cibo.
róbba | ~ la doméneca nun gira | al abbaggiolato, agg., (raro) di lastre di
giórno de lavóro va ffòra, nei giorni fe- marmo ritte in piedi, accostate l’una
riali | tutt’ar più, al massimo | sta llì all’altra, appoggiate ad un muro o altro
ddavante al quatre, ai quadri | piàciono sostegno.
pure al vècchje, anche ai vecchi | man- abbaggiù, bbaggiù, s.f., (rec.) abât-jour:
nàggi’a li pescétte! 2. in: stracco ~ accènne n’~.
qquél mòdo | féce ~ ttèmpo ~ ttèmpo, abbagnà, bbagnà, v. tr., 1. bagnare: l tes-
appena in tempo | parte cul fèrro ~ sitóre bbàgnono l panno mal bigónzo.
spalla, con il bidente in spalla | lastri- 2. intingere.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
100
nottare: s’abbujja l cèlo, l zóle s’inguatta. si ssò ggajjarde, famo tutta na cap-
2. coprirsi di nuvole (rif. alla luna). panna.
abbulì, abbolì, v. tr., abolire. accapponà, v. tr., castrare un galletto || ac-
abburtì: ➝ abbortì. capponasse, v. intr. pron., (fig.) divenire
abbusà, v. intr., abusare: abbusa del déb- impotente (di un uomo).
bole cóme n vijjacco. accartocciasse, v. intr. pron., accartoc-
abbuscà, bbuscà, v. tr., 1. buscare: l zo- ciarsi: se cc’è n inzètto, s’accartòccia sì
mare pònno ~ ppure quarche dolór di la fòjja (rif. al pampino).
panza | fra Ggìllio abbuscava bbène accasasse, v. rifl., metter su famiglia, spo-
(rif. alla cerca) || prov.: chi ccérca, ab- sarsi.
busca. 2. buscarne: st’attènte che cce accastellato, agg., di frutta che cresce
bbusche! unita in un mazzetto: le nòcchje crescé-
abbuschjasse, v. intr. pron., adirarsi. vono tutt’accastellate.
abbuso, s.m., abuso. accatrastà, accratrastà, v. tr., accatastare,
abbuttà: ➝ bbuttà. iscrivere al catasto.
abbuttonà: ➝ abbottonà. accattà, v. tr., prendere a prestito.
accàda, v. intr., (citt.) accadere || Forme: accatto: li toccava annà all’~ pi li case.
Ind. fut. 3 accadarà. accausióne (raro): ➝ uccasióne.
accalamarato, agg., cerchiato, di occhio. accavallà, v. tr., rincalzare una pianta:
accalasse, v. intr. pron., assopirsi || v. intr. s’accavalla e sse fa la tazza da capo
impers., tramontare, del sole. all’órdine e dda piède la spallièra || ac-
accalatèlla, accalatura, s.f., 1. breve dor- cavallasse, v. intr. pron., irrigidirsi,
mita. 2. pisolino pomeridiano da seduto avere una mialgia (di parte del corpo
|| dim. accalaturétta. umano): c’hò m mùscolo accavallato
accalatura: ➝ accalatèlla. chi mme dòle.
accallafreddasse, v. intr. pron., esser col- accavallatura, s.f., rincalzatura di una
pito da arrabbiaticcio, alterarsi di un ter- pianta.
reno coltivato, per cui la pianta accavallonà, v. tr., formare sul campo il
inaridisce prima di fiorire. cavallone del fieno falciato: s’accaval-
accallasse, v. intr. pron., accaldarsi. lóna annà e vvenì.
accallato, agg., accaldato, sudato: num accecciasse, v. intr. pron., (infant.) met-
bévo che ssò accallato. tersi a sedere: accéccete!
accampasse, v. rifl., accamparsi: dó s’ac- acceciasse, v. intr. pron., fare un pisolino,
càmpono st’anno l zordate? sonnecchiare.
accanisse, v. intr. pron., accanirsi. accedènte: ➝ accidènte2.
accantallaccanto, s.m., terzultimo. accellarà: ➝ accellerà.
accantallùrtemo, s.m., penultimo. accellarato, agg., celere: se fa n lavóro ~,
accanterà, v. intr., mandare fetore. a la svérta.
accapijjasse, v. rifl. recipr., 1. accapi- accellerà, accellarà, v. tr., accelerare.
gliarsi. 2. (fig.) litigare concitatamente. accendià, ncendià, v. tr., incendiare.
accappannà, v. tr., 1. disporre a capanna. accènna, accènne, ccènna, v. tr., accen-
2. piegare e legare sul filare i tralci dere: ~ l fòco | ~ na cannéla | ~ ll’arà-
troppo lunghi: s’accappànnono le cape dio | ~ la luce lèttreca | ~ l ciaro, (ant.)
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
104
(imprec.) morite d’~ vue e cchi sséte! || accodasse, v. rifl., accodarsi: si tti s’ac-
inter., accidenti!: accidènt’a llue e cchi códa, nun te sarve.
cce ll’ha mmannato! || pegg. acciden- accòjje, v. tr., accogliere || accòjjese, v.
tàccio. intr. pron., infettarsi (di una ferita), sup-
accidèrba, inter., (euf.) accidenti! purare: le firite s’accòjjono fàcile si nu
accifrà, v. tr., 1. annotare. 2. memorizzare st’attènte | na firita accòrta toccava
un torto ricevuto per vendicarsene. ccuralla sùbboto || Forme: P. pass. ac-
accigócce, accigóccia, inter., (euf.) acci- còrto.
denti! accojjènte, agg., accogliente.
accigóccia: ➝ accigócce. accojjènza, accujjènza, s.f., accoglienza:
accigómme, inter., (euf.) accidenti! li féce bbòn’~.
accijjà, v. tr., tracciare i solchi per irrigare accolerà, v. tr., soffocare: se sènte na
l’orto. puzza ch’accolèra || v. intr., emanare
accijjato1, agg., dalle lunghe e folte so- gran puzzo.
pracciglia. accollasse, v. intr. pron., 1. porsi in spalla,
accijjato2, agg., 1. di solco sufficiente- trasportare un peso sulle spalle. 2. for-
mente profondo per impedire che l’ac- marsi di un edema sul collo del bovino.
qua straripi. 2. rincalzato: vò véda n 3. (fig.) assumersi, prendere a carico.
órdine bbèn accijjato? co la tèrra bbèn accollata, s.f., sovrappeso scaricato dalla
ricalzata, accostata. macchina di santa Rosa sulle spalle dei
accimà, v. tr., rifinire a punta: ~ l pajjaro facchini ad ogni sua oscillazione: nu la
|| v. intr., 1. salire in cima. 2. mettere le toccate, ché le fate pijjà ll’accollate!
foglie, di un albero. (raccomandazione gridata agli spettatori
àccio1, s.m., pezzo di filo, quanto s’infila in finestra, che tentano di toccare la
in un ago. macchina al suo passaggio nelle stret-
àccio2, agg., cattivo: ma quanto sèe ~! | sò toie).
acce de razza. accolmito, agg., riempito fino all’orlo: nu
accipólla, inter., (euf.) accidenti! lo fà ~ che ppésa tròpp’a pportallo.
accipollato, agg., cipollato, incipollito (di accoltura, accortura, s.f., suppurazione.
legno che tende a sfaldarsi). accomedà, accomidà, accomodà, accom-
acciprèsse, acciprèsso2, inter., (euf.) ac- medà, accumedà, v. tr., 1. mettere in or-
cidenti! dine. 2. riparare. 3. aggiungere liquore
acciprèsso1, s.m., cipresso (Cupressus nel caffè, correggere. 4. (antifr.) pic-
sempervirens L.). chiare: t’accòmodo ll’òssa io || accome-
acciprèsso2: ➝ acciprèsse. dasse, accomidasse, accomodasse, v.
acciprète, inter., (euf., scherz.) accidenti! rifl., accomodarsi: sòr maé, s’accò-
accittà, s.f., città: sò ttutte ~ gròsse. mede! | accomedàteve m moménto! | e
acciuccasse, v. rifl., ubriacarsi. llà, accomidàteve m pélo!, un attimo |
acciuittà, v. tr., catturare. s’accomidònno | s’accomedàvemo ||
acclamà, accramà, v. tr., far crescere ri- prov.: pi la strada s’accòmida la sòma |
goglioso (di terreno adatto ad una col- strada facènno, s’accòmeda la sòma ||
tura): sta tèrra la vita ll’acclama, ce fa Forme: Ind. pres. 3 accòmeda, accò-
ppròpio ch’è n amóre. mida | impf. 4 accomedàvemo | perf. 6
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
106
affaccià2, v. tr., squadrare con l’ascia: n affierà, v. tr., portare alla fiera le bestie da
travo s’affàccia coll’accétta de qqua vendere.
dde llà || affacciasse, v. rifl., affacciarsi: affietà: ➝ fièta.
affàccete, Nunzià! t’hò dda parlà | af- affijjà, v. tr., adottare: nun è l zu fijjo, ll’ha
fàcciàteve! | l pónte Trème èra profónno affijjato | (iron.) che tte lo sè affijjato?
na massa, chi affacciàccese faciva (rif. a chi è seguito sempre da qualcuno)
ggirà l capo. | si ll’èreno affijjato da ciuco.
affacciatura, s.f., squadratura di tronchi. affilà, v. tr., disporre in fila, allineare || v.
affadigato, agg., affaticato. intr., iniziare e continuare senza sosta:
affare: fatte ll’~ tue! si affila a ppiòva, nu smétte ppiù || affi-
affascettà, v. tr., (raro) legare in piccoli lasse1, v. rifl., attaccarsi: li s’è affilato
fasci. derèto.
affatà, v. tr., (raro) incantare con arti ma- affilasse2, v. intr. pron., smagrire, spec.
giche, stregare con filtro amoroso. nel volto.
affatturà, v. tr., fare un maleficio: li féce affinà, v. tr., 1. sminuzzare le zolle. 2. as-
magnà la pizzarèlla affatturata. sottigliare.
affebbrasse, v. intr. pron., ammalarsi con affinata, s.f., azione di assottigliare: le
la febbre. damo n’~ ch’è mmèjjo.
affemminato, agg., effeminato: ll’òm- affittà, v. tr., affittare: capace ppure che
mene me pàrono tutt’affemminate di- vve ll’affitta la casa || v. intr., allacciare
ventate. una relazione amorosa: si num mettémo
àffeta, s.f., afta epizootica di ovini e bo- m móstra, n’affittamo (detto da donne, a
vini, stomatite con vescicole e ulcere: proposito della maniera di vestirsi).
ll’~ veniva a le bbèstie, qúelle coll’ógna affizzionato, agg., affezionato.
spaccate. affocà, v. tr., incendiare: dòppo metuto,
affettà, v. tr., tagliare a fette: toccarà ~ m nnam’~ lo stóppio.
pò de presciutto pe ccéna || affettasse, v. affogà, affugà, ffogà, v. tr., 1. affogare:
rifl., (scherz.) tagliarsi radendosi. ffòghele! | (antifr.) ll’ha affogato la bàl-
affètto: ➝ iffètto (raro). lia (di persona molto vecchia). 2. soffo-
affezzionasse, v. intr. pron., affezionarsi. care || v. intr., affogare: (d.) o bbéve o
affiacchisse: ➝ nfiacchisse. affuga! || affogasse, affugasse, v. rifl., 1.
affiarà, v. tr., 1. incendiare. 2. abbruciac- morire annegato: murì affugate | si n za
chiare in superficie la punta di un palo nnutà, s’affòga | ce s’affùgheno gni anno
di legno, per indurirla || affiarasse, fia- quarcuno. 2. soffocare || affòghete!,
rasse, v. rifl., (fig.) avventarsi con pa- inter., (triv.) detto a chi tossisce a lungo
role o atti minacciosi su q.no. | affòghete, cóme magne! (a persona vo-
afficasse, v. intr. pron., (triv.) eccitarsi ses- race).
sualmente (rif. all’uomo): è afficato pe affogato, agg., (rec.) del gelato in cui sia
qquélla rigazza, chi nun ze para. stato aggiunto liquore.
affidaménto: n ce se pò ffà ~ co qquéllo, affonnà, v. tr., 1. affondare. 2. premere,
n ce se tira n zórco dritto. follare le vinacce, mescolandole col
affienà, v. tr., 1. effettuare la fienagione. mosto: ~ la vinàccia pi ddà ària a li fer-
2. foraggiare. ménti. 3. approfondire. 4. abbassare di
Vocabolario
113
bere direttamente dal recipiente, senza céva così | stave male, ~ nun t’hò vvisto
bicchiere. n giro | mdd. ~ la carròzza trenicava,
appizzata, s.f., sorsata di vino: famo n’~ per questo motivo non andavano bene
pir òmo, quanno magnamo nzième. le cose.
appizzato, agg., fisso, di sguardo. appòsto, agg., per bene: na regazza ~.
appizzutà: ➝ appinzutà. appovènta, s.f., luogo riparato dal vento
applàveso, appràveso, pràviso, s.m., ap- || ~ (all’), loc. avv., al riparo del vento,
plauso: éssete ntéso ll’appràvese! a solatio: nue stamo bbène all’appo-
appoccionata, agg., colpita da mastite vènta.
(detto di una vacca). appozzà, v. tr., 1. immergere: ~ la sòla
appoggià, v. tr., appoggiare: appòggiolo (rif. al lavoro del calzolaio) | ll’appóz-
m pò da quarche pparte! || appoggiasse, zono ma la callara e lo péleno (rif. al
v. rifl., appoggiarsi: s’appòggia cu le maiale ucciso) | padèlla e ttijja venìvono
bbracce sul tavolino, da quant’è stracco appozzate ne la callara che bbolliva | ~
| appòggete cu li mano! la vinàccia ma la tina, follare le vinacce
appoggiamano, poggiamano, s.m., corri- nel tino. 2. inzuppare: ~ l pane mal
mano della scala. piatto | tenévono m pignattèllo, c’ap-
appoggiapiède, poggiapiède, s.m., tavola pozzávono le déta (le filatrici) || v. intr.,
del carro agricolo, su cui poggiare i attingere denaro: annava sèmpre ~ mal
piedi. cassettino | appózza appózza, s’è rri-
appoggiatóro, s.m., corrimano della dótto sènza na lira.
scala. appozzata, s.f., 1. atto di immergere la
appòggio, s.m., 1. mannello di canapa, canapa nella vasca: se facévono tre
che si taglia con un colpo di falce mes- quattro appozzate. 2. follatura della vi-
soria. 2. (fig.) permesso di edificare, ad- naccia. 3. quantità di canapa messa a
dossando la fabbrica ad un’altra macerare in una volta.
contigua; diritto di appoggio: jj’ha appozzatura, s.f., 1. operazione con cui
ddato ll’~. si immergeva la canapa nella vasca. 2.
appollacchjato, agg., appollaiato. macerazione della canapa.
appollasse, v. rifl., appollaiarsi || Forme: appradasse, appratasse, v. rifl., 1. ada-
Ind. pres. 6 s’appóllono. giarsi sul prato. 2. (fig.) sistemarsi co-
appóllo, s.m., 1. bastoni del pollaio. 2. modamente in un luogo.
luogo dove gli uccelli passano la notte: appratasse: ➝ appradasse.
li cacciatóre annàveno de séra aspettà appràveso: ➝ applàveso.
ll’ucèlle all’~. apprènne, v. tr., (citt.) apprendere.
appontà: ➝ appuntà. appresciolà, v. tr., affrettare, metter fretta.
appontellà: ➝ appuntellà. appresciolato, agg., eseguito in fretta e
apportà, v. tr., sostenere come candidato: alla meglio: n lavóro appresciolato n
ha vvénto, perché adèra apportato dal vène mae bbène.
partito del villane. appresentà, prisentà, prisintà, v. tr., pre-
apposetaménte, positaménte, avv., appo- sentare || appresentasse, presentasse,
sitamente. prisintasse, v. rifl., 1. presentarsi: mi
appòsta, avv., per questo motivo: ~ di- prisènto. 2. comparire: s’è ppresentato
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
132
rinnate || Forme: Ind. pres. 1 arivò, rivò; gliare: sto filo s’è ttutto arintorcinato |
3 arivà; 4 arïannamo, arinnamo | impf. arintorcìnelo, sà!, (antifr.) bada di non
6 arinnàveno | perf. 3 arïanniède; 4 aggrovigliarlo! 2. attorcigliare: rintorcì-
arinnàssemo; 6 arinnièdono | Cong. nelo sù!
pres. 1 arivada | Cond. pres. 1 rïanna- arintorcinata, s.f., azione di aggrovi-
rébbe | P. pass. rinnato. gliare.
arinnegà, rinnegà, v. tr., rinnegare || v. arintorzasse, rintorzasse, v. intr. pron.,
intr., recalcitrare: sta bbèstia nun rin- rimporsi di cibo o vino, rimanere nella
nèga. strozza: jje s’arintorzò ma la góla,
arinnomato: ➝ arinomato. mmoménte se stròzza.
arinnovà, rinnovà, v. tr., 1. ringiovanire arintronà: ➝ arentronà.
una pianta potandola: pe rrinnovalla, la arintronato, agg., rimbambito.
vita vècchja tòcca tajjalla tra le du arinunzià: ➝ rinunzià.
tèrre, riva tròppo sù sennò, sfugge. 2. arinvecchjà, rinvecchjà, v. tr., stagionare,
sostituire una vite mancante sul filare. invecchiare (rif. a vino): passato
3. imporre al proprio figlio il n. di un ll’anno, l vino arinvecchjato divènta più
genitore: adèsso n ze rinnòvono ppiù le bbòno.
nòme cóme na vòrta || arinnovasse, v. arinvenì, rinvenì, rinvinì, v. intr., 1. rin-
rifl., rinnovarsi. venire: arinvinne tutt’um bòtto. 2. am-
arinò, inter., no una volta ancora!: ma che morbidirsi, riprendere freschezza: l
n ce sènte? te dico ~! pane sòdo, se lo riscalle m moménto,
arinomato, arinnomato, agg., rinomato, rinvène | le spighe de grano rinvèn-
famoso. gheno la mattina dóppo | l carzolaro
arintanasse, arentanasse, rintanasse, v. métt’a mmòllo la pèlle e rrinvène | a la
intr. pron., chiudersi in casa, isolarsi: mattina l grano èra m pò rrinvenuto. 3.
nun èsce mae da casa, sta ssèmpr’arin- dilatarsi (rif. al legno di vasi vinari im-
tanato cóme n romito. mersi in acqua). 4. riprendere forza ||
arinterzà, rinterzà, v. tr., 1. seminare il Forme: Ind. pres. 3 rinvène; 6 rinvèn-
grano ogni tre anni. 2. ripetere un’ope- gheno | perf. 3 arinvinne | P. pass. rin-
razione: s’arintèrza ll’adacquatura dó venuto.
c’è ll’acqua de sopravanzo, si effettua arinverdì, v. intr., rinverdire.
un’irrigazione supplementare dell’orto. arinvèrzo (all’), loc. avv., alla rovescia:
3. effettuare l’aratura primaverile. la staggióne va ttutta ~ (sulle cattive
arinterzata, rinterzata, s.f., 1. operazione condizioni atmosferiche).
di semina del grano ogni tre anni. 2. ir- arinvigorisse, v. intr. pron., rinvigorirsi.
rigazione supplementare: se dà na ~, si arinzecchisse: ➝ rinzecchisse.
cce sèrve. arinzerrà, v. tr., rinchiudere.
arintonacà, v. tr., intonacare di nuovo: arïocà, arivocà, rïocà, v. intr., ripetere, ri-
sarébbe óra d’arintonacallo l tinèllo. cominciare || arïocacce, rïocàcce, v.
arintonacata, s.f., operazione di intona- intr. pron., ripetere un’azione, rifarci: e
care di nuovo. mmó c’arïòche, ci rifai.
arintoppolà, v. intr., rintoccare. arioplano: ➝ areoplano.
arintorcinà, rintorcinà, v. tr., 1. aggrovi- arïoprì: ➝ ariaprì.
Vocabolario
149
masse, v. rifl., armarsi: (mdd. iron.) ar- arrabbiato, agg., all’eccesso: l prisciutto
màmes’e ppartite! còsta caro ~, costosissimo | salato ~.
armanacco, s.m., almanacco. arrabbino, rabbino, s.m., persona irasci-
armaròlo, s.m., armaiolo. bile || agg., bizzoso: è ppròpio ~ sto fijjo
armatura, s.f., intelaiatura del filare o ~.
della pergola. arradecasse, vd. radecà.
arme, s.f., croce, lato della moneta: arm’o arradicato, agg., radicato.
ssanto? (espr. usata nel gioco di testa o arraffóne, s.m., 1. chi arraffa cose. 2. per-
croce). sona disordinata.
armellino, s.m., 1. ermellino (Mustela er- arragagnato, agg., velato di nuvole, del
minea L.). 2. (fig.) persona distinta. cielo.
arméno, cong., almeno: quélle che n arragnato, agg., velato di nuvole, del
c’avévono da fà gnènte, bbisògna cielo.
ch’annàssero n campagna, ~ se ma- arrajjà: ➝ rajjà.
gnava ppure (rif. agli artigiani che par- arrajjata, s.f., ragliata.
tecipavano ai grandi lavori agricoli). arrampazzato, agg., a grappolo (di frutta,
armognóso, agg., armonioso. olive, pomodori, che crescono in
armònico, s.m., solfato ammonico. gruppo).
aròlo, s.m., stalletto del maiale. arrampecasse, arrampicasse, v. intr.
aromàteco, s.m., agarico nebbioso, neb- pron., 1. arrampicarsi. 2. crescere in al-
biolo, varietà di fungo edule (Clitocybe tezza (di piante rampicanti): s’arràm-
nebularis L.). pecono su ppe le canne l faciòle. 3.
aronàtica: ➝ areonàtica. (euf.) esser colpito dalla rabbia: (im-
aroplano: ➝ areoplano. prec.) che tt’arràmpichi!
arovèscio (all’), loc. avv., alla rovescia. arrampicasse: ➝ arrampecasse.
arpìo, s.m., avaro. arrancà, v. intr. pron., 1. arrancare. 2. ar-
arquanto, avv., (citt.) alquanto. rampicarsi.
arrabbattasse, v. intr. pron., arrabattarsi, arranciasse, v. intr. pron., 1. arrangiarsi:
darsi da fare. com’ha da fà? tòcca ~, a ffà la mèjjo |
arrabbiasse, rrabbiasse, v. intr. pron., 1. arranciàteve sù cóme mèjjo potéte! | ar-
adirarsi, infuriarsi: s’èra rrabbiato ràncete! 2. (euf.) esser colpito dalla rab-
cóme m pìcchjo | t’arràbbie sùbbeto, bia: te pòssa arranciatte! || Forme: P.
che ddiàmmine! 2. esser colpito dalla pass. arranciato.
rabbia: arràbbiete le sè àccio!, acci- arranciata, s.f., lavoro fatto in fretta e
denti, quanto sei cattivo! | arrabbiàteve! alla meglio: dalle llà n’~ e ttira via!
| che tt’arràbbie! (espr. di dispetto o di arrancicasse, v. intr. pron., (euf.) esser
meraviglia) | (imprec.) pòss’arrab- colpito dalla rabbia: te pòssin’arranci-
biatte! 3. infuriare del vento. 4. seccarsi catte!
a causa del sole cocente prima della ma- arranfà, v. tr., arraffare.
turazione (detto del grano o fieno): l arrapaménto, s.m., eccitazione sessuale.
grano pijja la strétta, s’è arrabbiato. arrapasse, v. intr. pron., eccitarsi sessual-
nvéce de seccasse co na settimana, se mente; venire in fregola.
sécca con du ggiórne. arrapito, agg., insoddisfatto: toccarà
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
156
scarpe arte | fà le scòle arte, frequen- come no! (anche antifr., per rispondere
tare le scuole secondarie | me piace l negativamente a proposta sgradita).
pane ~ a mmé, ben lievitato | c’è ll’ac- artròse, s.f., (rec.) artrosi: coll’~ dice che
qua arta, n c’annà!, l’acqua è profonda, ffa ppèggio r zóle.
non ti ci avventurare! | c’èra ncóra l artura, s.f., altura.
zole ~, era pieno giorno | artarèllo, arumoróso, agg., (raro) rumoroso.
piuttosto alto. 2. spesso: la frittata èra aruvinà: ➝ ruvinà.
arta m par de déta. 3. (fig.) sdegnato: àrvio, àlvio, s.m., diramazione del canale
adè ~ ~ || avv., in alto: arrìvono m pò d’irrigazione in un orto: mall’òrto ce sò
ppiù ~ | n ~, loc. avv., in alto. ttutte àrvie.
artolà, s.m., ultimatum: jje dà ll’~ || inter., arzà, v. tr., 1. sollevare: mó ffinisce, tòcca
1. alt!, alto là!, chi va la? 2. (scherz.) arzalla la bbótte (rif. al vino) | ll’óra
espr. usata per ordinare di arrestarsi: ~, pricisa che ss’arza la màchena (rif. alla
fèrmo llì, ndu vae tanto de prèscia? partenza della macchina di santa Rosa).
artolocato: ➝ artologato. 2. far levare in volo uccelli. 3. alzare: ~
artologato, artolocato, s.m., (citt.) altolo- la cóva | ~ le carte (da gioco) | nun arza
cato. na lira, non guadagna nulla | nun arzo
artopiano, s.m., (raro) altopiano. lécco, non intendo far nulla | ~ la crè-
artrère, altrèri, s.m., altro ieri. sta, pretendere pagamento migliore | ~
artrettanto, agg. e pron. indef. correla- la vóce, gridare, divenire aggressivo |
tivo, altrettanto, la stessa cosa: ~ ma nun arza pajja, è inattivo | ammàzzelo
vvantre v’è ssuccèsso || avv., altrettanto. quanta pórvere arza!, quante arie si dà!
artriménte, avv., altrimenti. | arzamo le stanghe, regà!, andiamo-
artro, antro, pron. e agg. indef., 1. altro, cene! | ~ dde culo, a) recalcitrare, di
differente: quarch’antra còsa ce sarà | equini; b) (fig.) reagire || prov.: chi arza
annamo mó da na parte, mó da n’antra culo, pèrde pòsto || v. intr., 1. fermen-
| ésso vòrze fà n ~ mòdo | dàmmene tare: quanno che arza, dà ddi fòra (rif.
n’antr’e mmèżżo!, un’altra metà | n al mosto nel tino) | l lèvito arza bbène
antro pò me pijjava sótto co la màchena (del gonfiarsi della pasta). 2. entrare in
ggiù ppe le fàbbriche, in Via delle fab- ebollizione: quanno arza l bollóre, lo
briche | ll’antro jjère | sto bbuciardo che spégno l gasse || arzasse, v. rifl., 1. le-
n zè ~!, sei proprio un gran bugiardo. 2. varsi: àrzete! àrzete su, lèsto, sbrìghete!
prossimo: c’annarémo n antr’anno, | arzàteve ch’è óra! | s’àrzeno m piède |
l’anno prossimo | st’artra settimana lo l fornaro s’éva d’arzà vèrzo li due, a la
crompamo. 3. successivo: quanno fu mattina a bbonóra | s’arzàveno a
quell’altr’anno || s.m., m pènza antro ppunta di ggiórno | s’è arzato col buco
ch’a ffà l quatrine | ch’artro c’è? | se pir l’inzù, di pessimo umore. 2. cre-
nnon artro, almeno || antre, artri, s.m. scere, svilupparsi in altezza: s’è arzato
pl., 1. gente. 2. estranei: n tòcca fallo tanto l fijjo, fa ttutta na vòrta || Forme:
sapé mall’~. 3. altri: tutte ll’~ ce vanno Ind. pres. 4 arzamo; 6 àrzeno | perf. 4
| le tèrre d’artri, altrui || artro, inter. al- arzàssemo; 6 arzòrno | P. pass. arzato |
troché!: e ~ che cc’è! Ger. arzanno.
artroché, inter., altroché!, certamente, arzabbannièra, s.f., alzabandiera.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
160
arzata, s.f., 1. atto di alzarsi. 2. parte su- menopausa: pure la su zzia è sciutta. 4.
periore della cristalliera, specchiera. di vacca vicina al figliare, che non dà
arzato, agg., ben lievitato: sto pane n’è ~, più latte. 5. di donna che cura i bambini
nu lo vòjjo. altrui senza allattarli: bbàllia sciutta.
arzatura, alzatura, s.f., 1. atto di solle- asciuttà, sciuttà, v. tr., 1. asciugare: sciùt-
vare la botte, per spillare l’ultimo vino: tatele le mano! | se sciuttammo sù a la
sémo rive all’~ | a la fine bbévono l vino mèjjo ntórn’al fòco. 2. seccare: la
d’~. 2. ultimo avanzo di vino tendente bbrina ll’oliva le sciutta || asciuttasse,
all’acido, rimasto sul fondo della botte: sciuttasse, v. intr. pron., 1. asciugarsi:
ll’~ sarèbbe l fónno tórbedo, che sse là- fanno prèsto a sciuttass’all’ària. 2. ap-
scia pe cconzèrva de la bbótte. passire: co sto callo s’asciutta de ppiù
arzèneco, s.m., arsenico. la verdura. 3. venir a mancare il latte
arzènte, s.m., (ant.) brandy, cognac. per agalassia: la vacca se sciutta,
arzicà, v. intr., 1. calciare, di equino. 2. quanno sta ppe ffijjà. 4. inaridirsi, della
impennarsi sulle zampe posteriori. terra.
arżijjòlo: ➝ arżilla1. asciuttamano, sciuttamano, s.m., asciu-
arżillà, v. intr., scalciare, di animali tor- gamano.
mentati dall’assillo: le bbèstie arżìlleno. asciuttata, s.f., asciugatura, atto di asciu-
arżilla1, s.f., arżijjòlo, s.m., assillo, insetto gare.
dittero che tormenta con la puntura le asciutto, sciutto, agg., 1. arido, di terreno:
vacche (Tabanus bovinus L.): li si pijja tèrra sciutta | màggio ~, senza pioggia.
ll’arżilla. 2. privo di umidità (di legna): n ramo
arżilla2, s.f., razza chiodata (Raja clavata sciutto cóme na lésca. 3. (fig.) scusso,
L.). senza companatico: tòcca mmagnà l
arzo, s.m., 1. applicazione di cuoio rigido, pane ~. 4. senza grasso: c’ha le mùscole
fatta dal calzolaio per meglio modellare sciutte. 5. (fig.) solo (nel gioco del tres-
la scarpa. 2. congegno che consente di sette, detto di napoletana, asso, due o tre
alzare o abbassare il taglio di una tosa- da soli). 6. di mammella di animale che
trice: te li tajja a ~ bbattuto l capélle | non dà più latte. 7. (fig.) vuoto: c’ha li
carosasse a ~ bbattuto. saccòcce sèmpre sciutte quéllo, non ha
arzura, s.f., arsura. mai una lira in tasca.
ascenziato, s.m., 1. scienziato. 2. intellet- ascortà, scortà2, v. tr., (citt.) ascoltare:
tuale. 3. (iron.) saccente. ascórtela!
ascenzióne: ➝ scenzióne. àsema: ➝ àsima.
asciutta, sciutta, s.f., siccità: ha ppatito la àsena, s.f., (raro) asina || dim. asenèlla.
sciutta sta pianta | me sa ch’hanno pa- àseno, àsino, s.m., (raro) asino: (prov.) ~
tito ll’~ (fig. scherz., di persone di bassa mio num pirì, chi mmàggio ha dda vinì
statura) || prov.: sótto la ~ c’è l pane, e | ll’~ pòrta la pajja e ll’~ se la magna.
ssótto la mòlla c’è la fame || agg., 1. àsima, àsema, s.f., asma.
priva di latte (rif. a femmina di ani- asimblèa: ➝ assembrèa.
male): sta staggióne le pècore sò asinina, agg., di una varietà di prugna.
sciutte. 2. sterile (detto di femmina di àsino: ➝ àseno.
animale o donna). 3. che ha raggiunto la àsola, s.f., (gerg.) ferita da arma da taglio.
Vocabolario
161
avòjja, inter., altroché!: ~ se cc’è! avvezzà, v. tr., abituare || (d.) a sto mónno
avvallo, s.m., avallo. s’avvézza e sse sdivézza (rif. spec. ai
avvampà, v. tr., 1. illuminare. 2. bruciare bambini) || prov.: chi avvézza e cchi sdi-
(della siccità, che danneggia le colture) vézza || avvezzasse, v. rifl., abituarsi.
|| avvampasse, v. rifl., avvampare, ar- avvézzo, s.m., (raro) abitudine: bbinan-
rossire. che c’èra ll’~.
avvantaggiasse: ➝ avantaggiasse. avvicenasse: ➝ avvecinasse.
avvecinasse, avvicenasse, avvicinasse, v. avvicennasse, v. rifl. recipr., avvicendarsi.
rifl., avvicinarsi. avvicinasse: ➝ avvecinasse.
avvedésse, v. intr. pron., accorgersi: te avvilisse: ➝ avvelisse.
n’avvedarae ppure tu, n’avé ppaura! avvilito, avvelito, agg., 1. abbattuto, de-
avveliménto, s.m., avvilimento, scorag- presso. 2. stanco: ch’adà? lo védo tutto
giamento. ~. 3. indebolito (di una pianta aggredita
avvelisse, avvilisse, v. rifl., 1. abbattersi, da malattia).
deprimersi: nun t’avvilì ccosì! 2. (fig.) avvinà, v. tr., 1. avvinare, lavare le botti
indebolirsi, di pianta: se le se dà spago, con vino per eliminarne il sentore di
la vita s’avvilisce. legno. 2. agitare un po’ di vino in un re-
avvelito: ➝ avvilito. cipiente, per togliere ogni traccia d’ac-
avveneménto, s.m., (citt.) avvenimento. qua: qua, ch’avvinamo l bicchjère e
avvenì, v. intr., avvenire || Forme: Ind. bbevémo!
perf. 3 avvinne. avvinata, s.f., atto di sciacquare il bic-
avventasse, v. rifl., 1. avventarsi: me chiere con vino: li damo sèmpre n’~ n
jj’avvènto cóntra lue. 2. gonfiarsi del cantina.
ventre di animali per meteorismo acuto. avvinato, agg., 1. di vaso vinario impre-
avventato, agg., 1. sofferente di meteori- gnato di vino. 2. sciacquato con vino (di
smo acuto (detto di persona o animale). bicchiere in cui mescere).
2. andato a male perché sbattuto dal avvisà, v. tr., avvertire: ll’avvisò de nun
vento (detto di frutto). 3. di una tavola annacce || prov.: òmo avvisato, mèżżo
che presenta fessure. 4. piegato dal sarvato.
vento (detto della canapa). avvizzià, vizzià, v. tr., viziare.
avvermato, nverminito, nvermito, agg., avvocato: (mdd. dispr.) è ll’~ de le càvese
aggredito dai vermi (rif. al frutto o alla pèrze.
canapa). avvorgìbbile, s.m., (rec.) serranda.
avvermatura, s.f., malattia della canapa, ażżardasse, nżardasse, żżardasse, v. rifl.,
causata dai vermi. azzardarsi: num m’ażżardò a ddìjjolo,
avverzà, v. tr., piegare nella stessa dire- non osai dirglielo | n te c’ażżardà pi
zione: per ddà àri’a la vigna, l cape ccarità!
s’avvèrzono su la spaglièra. ażżarétto, s.m., lazzaretto.
avverzato, agg., 1. in ordine. 2. abile, chi azzeccà, anzeccà, inzeccà, nzeccà,
sa fare le cose nel modo più opportuno. zzeccà, v. tr., 1. colpire giusto, centrare:
3. posto nella stessa direzione: méttele tìrono tìrono e n c’azzéccono mae. 2. in-
bbène, avverzate le tòrte. dovinare: chi cc’azzécca, è bbravo ||
avvettà, v. tr., aggiogare buoi. prov.: azzécca chi ccòjje || v. intr., capi-
Vocabolario
167
tare: ste tre ffèste hanno azzeccato nnà ~ l fijjo | le matre azzinnàvono l fijjo
nzième. pure pi strada. 2. poppare. 3. (scherz.)
azzecchino, s.m., chi indovina facil- bere vino.
mente. azzinnata, zzinnata, s.f., 1. poppata: lo
azzeppà, nzeppà, zzeppà, v. tr., 1. inzep- sènte quanto piagne? dalle na zzinnata
pare, premere: pe ffàccela entrà, tòcca a qquélla pòra cratura! 2. (scherz.) be-
zzeppà | anzeppàvono ggiù l magnà col vuta di vino.
lanzagnòlo (rif. a persone ingorde) | azzittà, zzittà, v. tr., zittire, far tacere || az-
s’azzeppava llà co na pèrteca (rif. al fa- zittasse, zzittasse, v. intr. pron., tacere:
scio della canapa spinto in avanti nella gna che vv’azzittate n fricciolétto, sennò
vasca) | azzeppà la pallina a la gażżósa, ma mmì me fat’ampatassà | s’azzittà-
premere la sfera di vetro della bottiglia veno tutte | parle sèmpre tu, n t’azzitte
di gassosa. 2. spingere: tòcca ~ la mà- mae | a ssintì n quér mòdo, s’azzittàs-
china n zalita. 3. interrare il magliolo: semo.
s’azzeppava ggiù col tanavèllo. 4. (triv.) azzo, inter., (euf.) cazzo!
fottere. azzoppasse, v. intr. pron., divenire zoppo.
azzeppata: ➝ anzeppata. azzuccà, inzuccà, zzuccà, v. intr., cozzare
ażżerà, v. tr., (rec.) portare a zero: se con le corna, di due animali.
scòrda sèmpre d’~ l contachilòmetre. azzuppà, nzuppà, v. tr., inzuppare || az-
ażżiènna, żżiènna, s.f., azienda agricola. zuppasse, zzuppasse, v. intr. pron., in-
azzinnà, zzinnà, v. tr., 1. allattare: hò dda zupparsi: me s’azzùppeno l vistite.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
168
bbacilata, s.f., quantità contenuta in un bbagajjo, s.m., bagaglio: pijjà arm’e bba-
bacile. gajje e ppartì.
bbacilétto, s.m. dim., piccolo bacile. bbagarétto, s.m., baghero, tipo di car-
bbacinétta: ➝ bbaccinétta. rozza a quattro ruote, con le ruote ante-
bbàcio: (prov.) ~ nun fa bbùcio || dim. riori più piccole.
bbacétto | (infant.) tirà le bbacétte | bbagarino, bbacarino, s.m., rivenditore
damme m bacétto! di merci.
bbaciòccola, s.f., 1. blocco di fango che si bbagaróne: ➝ bbacaróne.
attacca sotto la suola della scarpa. 2. in- bbagattellasse, v. intr. pron., trastullarsi:
grossatura provocata sul tronco dal ta- sta ttutto l giórno a ~, nun conclude
glio cicatrizzato di un ramo. 3. gnènte.
massiccia forma sferica di materiale bbaggianèllo, sopr.
duro. 4. bernoccolo. bbaggianòtto, s.m., 1. varietà di fagiolo
bbaciòccolo, s.m., pomo d’Adamo. che si consuma fresco. 2. (fig.) paz-
bbaciofréddo, s.m., 1. (fig., gerg.) coltel- zoide.
lata. 2. (fig., gerg.) fucilata: se dice ~, e bbàggiolo, s.m., rialzo provvisorio di
nvéce scòtta. legno, che il muratore usa per appog-
bbacóne, sopr. giarvi materiale.
bbacucco, s.m., costruzione in muratura bbaggiù: ➝ abbaggiù.
a forma di capanna circolare, con tetto a bbagnà: ➝ abbagnà.
volta senza tegole, usata come ricovero bbagnajja, top., Bagnaia, fraz. di Viterbo.
in campagna. bbagnajjòlo, s.m., abit. di Bagnaia, fraz.
bbadà: ➝ abbadà. di Viterbo || agg., bagnaiolo || bbagnaj-
bbadeżżà, abbadeżżà, bbateżżà, bbatiżżà, jòla (a la), loc. avv., secondo la tecnica
v. tr., 1. battezzare. 2. (fig.) imporre il n. usata a Bagnaia per allevare le viti:
di battesimo. 3. (fig.) soprannominare. quarcuno métte le pèrtiche ~.
4. (fig.) mescolare acqua nel vino da bbagnapiède, s.m., lavapiedi.
vendere. 5. (fig.) colpire la testa altrui || bbagnaròla, s.f., 1. recipiente oblungo di
Forme: Ind. perf. 6 bbadeżżònno | P. ferro zincato con due manici, usato per
pass. bbadeżżato, bbatiżżato. lavare panni o per pediluvio. 2. vasca da
bbadéżżo, bbatéżżo, s.m., sacramento del bagno. 3. (fig., scherz.) automobile in
battesimo. cattivo stato || dim. bbagnarolétta.
bbadòcchjo, bbatòcchjo, s.m., 1. batta- bbagne, s.m. pl., stazione termale || ~ (li),
glio || dim. bbadocchjétto || bbadoc- microtop.
chjétto (a), loc. avv., a rintocchi veloci: bbagnèra, bbannièra, s.f., bandiera |
pe le fèste la campana ciuca se sonava bbannièra róscia, (scherz.) emorragia
~, fitto fitto. 2. (fig., triv.) pène. anale || dim. bannierétta.
bbafasse, v. rifl., 1. saziarsi. 2. stancarsi bbailònne, cogn., Baylon: sam Pasquale
di mangiare. ~.
bbaffo, s.m., guanciale seccato e salato di bbajjà: ➝ abbajjà1.
maiale | pl. bbaffe, barba del granturco | bbajjòcco, bbaòcco, bbòcco, bboècco,
accr. bbaffóne, uomo con grossi baffi. bbüècco, bbuècco, s.m., 1. baiocco. 2.
bbagajjajjo, s.m., bagagliaio. soldo (in genere): vann’avante co
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
170
bbarbarétta, sopr. (in formuletta di gioco ranno state quattro cìnque bbarda-
infant.). sciòtte.
bbarbaro, s.m., (ant.) barbiere. bbardèlla1, s.f., 1. sella larga, imbottita,
bbarbataro, s.m., superficie della vigna con alto arcione. 2. (fig.) sfacchinata. 3.
dove sono allevate le barbatelle. (fig.) sudata: m’éva fatta pijjà na ~ chi
bbarbazzale, s.m., 1. pappagorgia, di una n vi dico, da non dire. 4. macchia di su-
persona. 2. (raro) radice superficiale fi- dore sulla schiena: ma mmì pi sta fadiga
liforme, capillare di vite. 3. giogaia del mi si prése na ~ di sudóre. 5. peso note-
bue || pl. bbarbazzale, bargigli di galli- vole. 6. (fig.) grande spavento.
nacei. bbardèlla2, cogn., Bartella.
bbarbétta, s.m., (scherz.) uomo con la bbardòria, s.f., baldoria: facévemo m pò
barba a punta. di ~.
bbarbétte, s.f. pl., radici superficiali fili- bbardòtto (a), loc. avv., in disordine,
formi della vite: se ppìjjano l zoprav- dove capita: bbuttà llà n ordégno ~.
vènto le bbarbétte, la vite pèrde de bbarèlla, s.f., attrezzo per il trasporto a
fónno, si indeboliscono le radici princi- mano delle bigonce, composto da due
pali | sópra sópra vèngono tutte bbar- stanghe laterali cilindriche e due assi
bétte gióvene. poste in senso trasversale.
bbarbière: dim. bbarbierétto. bbarellóne, s.m., lunga cesta di vimini
bbarbierìa, s.f., (ant.) negozio da bar- poco profonda, con quattro lunghi ma-
biere. nici alle estremità, usata per trasportare
bbarbinara, s.f. coll., insieme delle radici pesi.
capillari della vite. bbarièra, s.f., barriera.
bbarca, s.f., 1. barca: (d.) dó va la ~, va bbarilata, s.f., liquido contenuto in un ba-
Bbacìccia (sugli opportunisti) || dim. rile.
bbarchétta: l fàscio facéva la ~, nnava bbarile, s.f., mozzo della ruota del carro
llà (della canapa che galleggiava sul agricolo.
maceratoio). 2. (fig.) scarpa enorme: bbariòzzo, sopr.
varda che bbarche! 3. (fig., dispr.) bbarlamme, s.m., 1. Balaam, personag-
donna grossa e sfatta. 4. grande quan- gio biblico: me pare la mula de ~, di
tità: c’ha na ~ de sòrde. animale che recalcitra. 2. persona tra-
bbarcara, s.f., grande mucchio di fieno. sandata. 3. persona dappoco.
bbarcaròlo, s.m., barcaiolo. bbarlétta, s.f., bariletto della capienza di
bbarco, s.f., bica quadrangolare di covoni alcuni litri.
|| ~ (l), microtop. bbarlòzza, s.f., barilotto di legno, della
bbardà, v. tr., bardare || bbardasse, v. rifl., capacità di circa 30 litri, per il trasporto
1. equipaggiarsi. 2. agghindarsi. a soma di vino || dim. bbarlozzétta.
bbardacchino, s.m., 1. baldacchino. 2. bbarlozzaro, s.m., artigiano costruttore di
(dispr.) costruzione instabile. barili.
bbardasciata, s.f., ragazzata. bbarlòzzo, s.m., 1. bariletto (della capa-
bbardàscio, s.m., ragazzino (di 10-14 cità di 3-5 litri). 2. (fig.) bambino ro-
anni) || dim. bbardascétto. tondetto || dim. bbarlozzétto.
bbardasciòtto, s.m., adolescente: sa- bbaronfottuto, s.m., individuo falso.
Vocabolario
173
bbònise (m), loc. avv., di buon accordo: bbonòmo, s.m., buon uomo.
émo spartito ~. bbonóra (a), avv., di buon’ora: ~ hanno
bbonnante: ➝ abbonnante. da èsse a ccasa, di ritorno | parte a la
bbonnànzia: ➝ abbonnanza. mattina ~ | rivèngo ~, rincaso presto | la
bbòno, agg., 1. capace: n’è ~ manco a mattina ~ passàvono col cémbolo, a
ccòcese n òvo, drénto casa nun za ffà svejjà la ggènte p’annà ffòra, in cam-
gnènte. 2. buono: tròpp’è ~!, è buonis- pagna | (antifr.) ~ te presènte!, così tardi.
simo | ~, sé! arròsto! (antifr.) | ~ cóme n bbonórdine (m), loc. avv., in buon or-
angiolétto | na cristiana bbòna cóme la dine: se n’annamo ~.
mullica | èsse ~!, sii buono! | quanto me bbonumóre, s.m., buonumore.
sa bbòna!, quanto mi piace! (di ragazza bbonuscita, s.f., buonuscita: ha ppréso na
procace) | (inter.) bbòn’e ssanto! (ai bbèlla ~.
bambini che starnutiscono) | è dde bbonviàggio, inter., buon viaggio! (anche
bbòna abboccatura, di facile contenta- utilizzata per troncare un discorso, che
tura | num me sa ~, non mi piace | ll’ha comincia a suscitare fastidio o per cui
ccómprato pe ~ | e ll’éva tròve bbòne!, non si ha interesse).
(iron.) aveva trovato le persone migliori bbonzaraco: ➝ porzarago.
| pìjjalo cu le bbòne!, usa con lui le bbonzènzo, s.m., buonsenso: ce vò ppure
buone maniere! | vénne a bbòm mer- m pò de ~ ne li còse.
cato, a buon mercato | quant’è ~, l ge- bbonzervito, s.m., benservito: jj’ha ddato
lato de Pionòno! (grido pubblicitario di l ~.
venditore) | bbòn Natale! | bbòne fèste! bbonzignóre, s.m., (raro) monsignore.
|| bbòna (a la), loc. avv., alla buona: n bboràccia, bburàccia, bburràccia, s.f.,
cristiano ~ | tòcca fà ~ tra nnue || a Vve- borraccia.
tralla n’è bbòno manco l vènto (blas. bborbottà: ➝ sborbottà.
pop.) || prov.: ne la bbótte ciuca, c’è l bbordèllo, s.m., confusione.
vino ~ | tutte bbòne le mi castagne: chi bbòreco, agg., borico.
ffrace, chi sbucate e cchi ccoll’òcchjo | bbórgo longo, odon.
chi è ttròppo ~, passa pe cojjóne. 3. ab- bborgonżó, sopr. || well.: abbòzza e èssa
bondante: è m mése ~ ormae. 4. propi- bbòno, dicéva Bborgonżó.
zio: ce vò la luna bbòna, pe ttajjà bbòrra, s.f., bórra; miscuglio di crini e
llegname e le canne | sta ttènte quann’è peli animali, con cui si fanno imbotti-
bbòna la luna! 5. riscaldato al punto ture.
giusto (rif. al forno a legna): l fórno bborràggene, bborràggine, bburràg-
ncóra n’è ~. 6. potabile: sarà bbòna gene, s.f., borragine (Borrago officina-
st’acqua? 7. bonario || s.m., cosa buona: lis L.).
sul più ~, partì | adè m pòco de ~ | mó bborràggine: ➝ bborràggene.
vène l ~! || avv., bene: jje facéva ~, gli bborripòso, inter., buon riposo! (augurio
giovava | la pace dil paése è mmèjjo e fatto prima di andare a coricarsi).
ffa ppiù ~ || ~ (di), loc. avv., per fortuna: bbórza, s.f., 1. borsa. 2. (fig.) scroto ||
~ chi l mulinare èreno tutte vècchje | ~ dim. bborzétta || pl. bbórze, occhiaie
chi ll’otomòbbele nun c’èreno | c’è ~ nere.
che m piòve, sennò addio grano. bborzàggene, s.f., 1. bolsaggine. 2. do-
Vocabolario
187
lore alla milza. 3. debolezza, spossa- cciància e lo lassa qquél mò (di vigna
tezza. trascurata) | mdd. na ~ e na tòrta, émo
bborzaròlo néro, s.m., borsanerista. finito (di cosa fatta in fretta) | dà na ~ a
bborzaròlo, s.m., borsaiolo. lo sinale, fare cose in fretta e male | re-
bborzèa, s.f., bolsaggine. mané ppréna a la prima ~, ingravidarsi
bborzèdine, s.f., bolsaggine. al primo rapporto sessuale || prov.: na ~
bborzellino, s.m., borsellino. al cérchjo e n’antra ma la dóga (consi-
bborzèllo, s.m., 1. borsellino. 2. sacchet- glio di giudicare in maniera equilibrata).
tino di stoffa che i bambini, durante il 2. detonazione: hò ntéso du bbòtte lun-
periodo delle feste natalizie, portano ap- tano. 3. volta: sta ~ nun ce vène | quélla
peso al collo per riporvi le mance. séra fu la ~ bbòna || ~ (tutta na), loc.
bborzéna, top., Bolsena | sè rivato a ~, avv., a) improvvisamente; b) allo stesso
detto a chi tossisce, con gioco di parole tempo || bbòtte, s.f. pl., busse: annò a
con bborzàggene (3). ffinì a ~ | si lo chjappa, lo fa nnéro de ~
bborzenése, bbolzenése, s.m., abit. di la su mà || dim. bbottarèlla, frecciata al-
Bolsena || agg., bolsenese. lusiva, ironia pungente.
bborzétta, s.f., (fig., infant.) scroto. bbottàccia, s.f., lavoro eseguito alla me-
bbórzica, s.f., gozzo di uccello. glio: fòrza, dajje m pò na ~!
bborzica: ➝ bburzica. bbottàccio1, s.m., vecchia botte utilizzata
bborzico, s.m., galla dell’olmo. per mettervi a bagno le pelli da con-
bbórzo, agg., 1. malato di enfisema pol- ciare.
monare cronico (di cavallo). 2. asma- bbottàccio1, s.m., 1. caduta rumorosa. 2.
tico, che respira affannosamente. 3. ostruzione che si forma in un tubo. 3. ri-
debole. 4. (fig.) ottuso, privo di taglio gonfiamento della pelle. 4. purulenza,
(detto di coltello o altro arnese da ta- formazione di pus in una piaga: ha
glio). 5. (fig.) arrotondato, convesso ffatto ~.
(nel taglio): la scótola dév’èsse bbórza, bbottagóne, s.m., tonfano, punto pro-
ch’allóra non ze spacca, c’ha ppiù fondo nel letto del fosso.
nnèrbo. bbottalàccio, s.m., primo getto impetuoso
bboscajja, s.f., boscaglia. di vino dalla botte.
bboscaròlo, s.m., (raro) boscaiolo. bbottalóne, bbuttalóne, s.m., 1. getto
bbòssolo, bbùsselo, bbùssolo, s.m., bbùs- d’acqua. 2. n. di un fontanile nel centro
sela (raro), s.f., bosso (Buxus sempervi- abitato.
rens L.). bbottarèlla, s.f., paralisi leggera.
bbòstone, s.m., boston, valzer lento. bbottaro, s.m., bottaio.
bbòtala, s.f., botola. bbottatrippe, s.m., operaio pulitore di
bbòtta, s.f., 1. colpo: (d.) gni ~ na tàcchja trippe che lavora al mattatoio: Dichi-
(di azione decisa) | na ~ maéstra, colpo dóne facéva l ~ all’ammazzatóro.
sicuro | ha avuto na bbèlla ~ (di chi è bbótte (a), loc. avv., a mo’ di botte: ruz-
stato colpito da malattia) | annà a ~ si- zolà n àrbero ~.
cura, a colpo sicuro | fà na còsa a ~ bbottéga, bbuttéga, s.f., 1. negozio (spec.
calla, senza por tempo in mezzo | dajje di generi alimentari). 2. laboratorio arti-
na ~ a la mèjjo | jje dà na ~ a ppórpa e gianale: la ~ da carzolaro || prov.: a la ~
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
188
volta si afferra nel pugno mietendo. gemme della vite) | adèra cóme n ucèllo
bbravo: sù ssù, fate le bbrave! | chi cce préso mal ~.
capisce è ~ | (d.) a cchjacchjarà sémo bbrìbbeco, agg., (lett.) biblico.
tutte bbrave || bravo (l), sopr. || prov.: bbricòcola, bbiricòcola, s.f., albicocca.
gnuno è ~ a ccasa sua (sui presuntuosi). bbricòcolo, bbiricòcolo, s.m., 1. albi-
bbravóne, s.m., gradasso: facìa tanto l ~ cocco (Prunus armeniaca L.). 2. (raro)
e nvéce cascò ggiù. albicocca. 3. (fig.) stupidone.
bbrécce, s.f. pl., sassi, ciottoli: tòsto cóme bbrifàcchjo, s.m., 1. ignorantone. 2. scre-
le ~. anzato.
bbrécchjo, s.m., 1. cafone, zotico. 2. vil- bbrifàcola: ➝ bbrefàcola.
lanzone. bbriga: ➝ bbréga.
bbrecciolino, s.m., ghiaia minuta. bbrigata: (prov.) pòca ~, vita bbïata.
bbrefàcola, bbrefàgola, bbrefàquela, bbrigattière, s.m., brigadiere.
bbrifàcola, profàcola, s.f., 1. favola: bbrijja, s.f., briglia: curre via a ~ sciòrta.
s’ariccontàveno li bbrifàcole a vvéjja | bbrillantino, agg., limpido, senza impu-
la sae la bbrefàquela del Besténto? 2. rità (rif. a vino).
fandonia || Forme: pl. bbrefàquele, bbri- bbrillarèllo, agg., 1. tremolante: se ve-
fàcole, profàcole. déva la luce bbrillarèlla. 2. limpido,
bbrefàgola: ➝ bbrefàcola. senza impurità (rif. a vino).
bbrefàquela: ➝ bbrefàcola. bbrillòcco, bberlòcco, s.m., ciondolo
bbréga, bbriga, s.m., personaggio d’oro, portato dalla donna appeso alla
immag.: chi cce va co sto tèmpo? collana.
Bbriga? | e cchi ll’ha vvisto? ~!, nes- bbrilluccicà: ➝ sbrelluccecà.
suno | ce pènza ~! bbrìnnese, s.m., brindisi: li ~ pòe n ze
bbregnamino, antrop., Beniamino || li contàvono.
bbregnamine, sopr. coll. bbrinzéccola: ➝ bbrenzéccola.
bbrénna, s.f., 1. (gerg.) cibo. 2. (dispr.) bbrïòscia, bbròscia, s.f., (rec.) brioche.
roba: pijja sù qquélla pò de ~ che cc’è | bbrìscola: ➝ bbrìsquela.
varda, la gram ~ che cc’è! bbrìsquela, bbrìscola, s.f., colpo vio-
bbrenzéccola, bbrinzéccola, sbrinzéc- lento, percossa.
cola, s.f., 1. colpo. 2. buffetto inferto bbritòzzolo: ➝ bbrotòzzolo.
con il dito medio, fatto schioccare con- bbritozzolóso: ➝ bbitorzolóso.
tro il pollice: mó le dò na ~. bbrìvedo, s.m., (lett.) brivido.
bbrescatèlle, s.m. pl., panie: vicin’al bbrizzècolo: ➝ bbirzècolo.
fòsso ce mbrescàvono frustine de vìn- bbròcca: (prov.) na bbròcca ntronata, va
chjo, pe cchjappà ll’ucèlle, le ~. ccent’anne pi la casa (sulla salute delle
bbrésco, s.m., 1. vischio quercino (Lo- persone malaticce) || dim. bbrocchétta:
ranthus europaeus Jacq.). 2. pania mdd. bbatte le bbrocchétte, battere i
estratta dai frutti gialli del vischio quer- denti per il freddo || bbròcche (a), loc.
cino: se uno non corréva a mméttece l avv., a catinelle, in abbondanza (di piog-
~, le ruche passàveno e mmagnàveno gia).
tutte ll’òcchje. bbucàveno e ll’uva par- bbrocchétto, s.m., brocca smaltata da ca-
tiva (rif. ai bruchi che aggrediscono le mera.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
190
c’ha l difètto de bbéva tròppa ~ e jje fa tale | più ~ ddel débbeto | bbrutta la
mmale. Maria de Méco! (imprec.) || ~ (de), loc.
bbrunchite, s.f., (rec.) bronchite. avv., sonoramente, con forza: se menà-
bbruncopormonite, s.f., broncopolmo- veno ~ || ~ grugno (a), ~ muso (a), loc.
nite. avv., a) a muso duro, con durezza; b)
bbrungiòlo, bbrunżòlo, agg., brogiotto, con impegno ed energia: s’è méss’a lla-
varietà di grosso fico: adè ggentile cóme vorà ~; c) con aspetto severo e torvo ||
l fico ~. dim. bbruttarèllo, malaticcio || l ~, sopr.
bbrunżòlo: ➝ bbrungiòlo. bbruttomale, s.m., (euf.) malcaduco, epi-
bbrusa, s.f., blusa || dim. bbrusétta | accr. lessia.
bbrusòtto. bbruttonculo, s.m., 1. individuo scortese.
bbrusca, s.f., carbonella leggera per scal- 2. individuo odioso.
dini. bbu, inter., bum!
bbruscà: ➝ abbruscà. bbua, s.f., 1. (infant.) malattia: pòro ciuco
bbruschétta, s.f., fetta di pane tostato, su de la su mà, c’ha la ~!, è ammalato. 2.
cui è stato strofinato aglio, condita con (infant.) dolore.
sale e olio di oliva. bbüatta, s.f., fandonia: ariccónta sèmpre
bruschino: ➝ abbruschino. cèrte bbüatte gròsse cóme le case.
bbruscolina, s.f., brezza, venticello fre- bbüattaro, s.m., fandoniere.
sco: stamane pìzzicono le mano da la ~. bbubbolà, bbobbolà, bbubbulà, v. intr., 1.
bbruscolinaro, s.m., venditore di brusco- tremare per il freddo. 2. brontolare: sta
lini. ssèmpre a ~, chissà chi vvòle, cosa
bbruscolino1, bbrusculino, s.m., 1. seme cerca.
di zucca abbrustolito e salato. 2. (fig.) bbùbbola, bbubbolina, bbubbulina, s.f.,
bussa, percossa: sentarae le bbrusco- (scherz.) freddo intenso: che ~ staséra!
line! || Forme: pl. bbruscoline, bbruscu- bbubbolina: ➝ bbùbbola.
line. bbubbolóne, bbubbulóne, s.m., borbot-
bbruscolino2, s.m., (scherz.) mitra vesco- tone.
vile. bbubbù, onom., voce che imita l’abbaiare
bbrusculino: ➝ bbruscolino1. del cane.
bbrutògnola, s.f., 1. bitorzolo, gonfiore bbùbbula, s.f., fandonia: mica areccónta
da contusione. 2. ammaccatura. bbùbbule | n ce créde!, sò ttutte bbùb-
bbrutòzzolo: ➝ bbrotòzzolo. bule, non crederci!
bbruttabbòna, bbruttebbòna, agg., di va- bbubbulà: ➝ bbubbolà.
rietà di pera. bbubbulina: ➝ bbùbbola.
bbruttale, agg., brutale: la strufinò m bbubbulóne: ➝ bbubbolóne.
mòdo ~. bbuca, s.f., 1. buca || bbuche (a), loc. avv.,
bbruttebbòna: ➝ bbruttabbòna. a catinelle: piòve ~. 2. insieme di patate
bbruttì (raro): ➝ abbortì. prodotte da una singola pianta: se cava
bbrutto: lo véggo ~ na massa, in cattivo na ~ pe ccéna. 3. incavo nel mezzo del
stato, malato | stà ~, fare effetto sgrade- mucchietto di farina da intridere: co la
vole, dispiacere | paré ~, rincrescere | ~ farina se fa pprima na spèce de ~. 4.
cóme la fame | ~ cóme l peccato mor- ammasso di nuvole: c’è na ~ néra, me
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
192
vino amabile da dessert ricavato dal vi- l’altro, che s’infilava nell’anulare e nel
tigno omonimo. mignolo della mano sinistra, per pro-
cannalìndia: ➝ cannadìndia. teggerli durante la mietitura con la falce.
cannara, s.f., attrezzo per la pesca flu- 3. zampillo d’acqua. 4. portapenne, asta
viale delle anguille, costituito da un gra- su cui s’infila il pennino. 5. segmento di
ticcio di canne. canna, che s’innesta nell’apertura di un
cannaròzzo, s.m., esofago. recipiente, per bere senza avvicinarlo
cannaùccia, cannavùccia, s.f., 1. fusto di alla bocca: ce sa bbéve a ~? 6. bobina
canna. 2. cannello della pipa || pl. can- rudimentale per incannare il filo e tra-
naùcce, canapule, parte legnosa della mare la tela. 7. corto pezzo di tubo da
pianta di canapa; rifiuti della canapa cui sgorga l’acqua: la bbròcca la met-
usati come combustibile: venìveno a téve sótt’al ~. 8. stelo del frumento.
ppijjà l ~, ll’addopràveno pel fòco, che cannellòtto, s.m., ghiacciolo, cannello di
mmica c’èra l gasse cóm’adèsso | ~ ghiaccio, che si produce negli stillicidi
ntrugulate mal zòrfo sfatto ggiù mar um delle fontane.
barràttolo sul fòco. cannelòra, candelòra, s.f., candelora,
cannavùccia: ➝ cannaùccia. festa della purificazione della Madonna
cànnedo: ➝ cànnido. (2 febbraio) || prov.: pi la ~, dell’invèrno
cannéla, s.f., 1. candela: vène a smorzà le sémo fòra; che ffàccia o cchi non fàc-
cannéle, gne se fa mmae ggiórno (di chi cia, c’è ll’invèrno fino a Ppasqua | pe
arriva con enorme ritardo). 2. (fig.) la candelòra, dall’invèrno sémo fòra;
moccio che cola dalle narici: c’hae la ~, ma se ppiòve o ttira vènto, dell’invèrno
ti cola il moccio | dim. cannelétta. sémo déntro | si nom piòve pi la cande-
cannelière: ➝ candeglière. lòra, dall’invèrno sémo fòra; ma si
cannelìndia: ➝ cannadìnnia. ppiòv’e ttira vènto, dall’invèrno sémo
cannèlla, s.f., 1. rubinetto: bbév’a ~, dréntro | al due la cannelòra, al tré sam
senza utilizzare un bicchiere. 2. corto Biàcio dil fiche, al quattro ll’òcchje di
tubo di legno tornito con rubinetto, che fòra (il 3/2 vigeva l’usanza di comprare
s’infila nella botte per attingere vino: le serte di fichi secchi vendute sulle
métta ~, a) infilare nella botte il tubo di bancarelle; il giorno successivo comin-
legno; b) iniziare la vendita al minuto cia il Carnevale e compaiono in giro le
del vino dei propri fondi | da la ~ scari- prime maschere).
catóra l vino veniva a ttutto rażżo | ògge cannelòtto, s.m., moccio che cola dalle
~ nòva! (si inaugura la rivendita) | narici: la su mà lo manna n giro co le
bbutta a ttutta ~, sgorga con impeto. 3. cannelòtte. n ze vergògna?
(fig., triv.) pène: attàcchet’a sta ~! cannìbbele, s.m., cannibale.
cannellétta, s.f., 1. rubinetto dell’acqua. cànnido, cànnedo, agg., candido: tira fòri
2. rivendita privata di vino. m panno ~ de bbucata.
cannellina, agg., di una varietà di pera. cannocchjale, s.m., canocchiale.
cannellino, agg., 1. di gusto gradevole cannolè, s.m., bordo a coste, di lavoro a
(rif. a vino). 2. di una varietà di fagiolo. maglia.
cannèllo, s.m., 1. meritallo della canna. 2. cannolìcchje, s.m. pl., tipo di pasta ali-
pezzetto di canna, tagliato tra un nodo e mentare corta per minestroni.
Vocabolario
205
scarso intendimento, non capisce pro- capìtulo, s.m., ordinamento della confra-
prio nulla | mica tutte pònno ~ a sto ternita.
mónno | ha capito, ha ca? | va ccapì!, capo, s.m., 1. testa: (prov.) dal ~ vène la
chissà! || mdd. chi cce capisce è bbravo tigna. 2. tralcio: allargamo le cape pi
| (d.) bbeato chi n capisce gnènte! || ca- ddà àri’a la vita. 3. (all.) modo di chia-
pirae!, inter., (iron.) capirai! || capisse, mare un uomo di cui si ignora il n.: a ~!
v. intr. recipr., intendersi: se sémo ca- sèntete m pò! 4. estremità: da ~ a ppiède,
pite? | mica sèmpre se capìscheno, se- da cima a fondo. 5. cosa singola, unità:
cóndo cóme pàrleno | fam’a ccapisse!, ~ di ròbba, capo di vestiario. 6. bandolo:
intendiamoci bene! | si capimo pi li car- n ze tròva l ~ de la matassa.
cagne, c’intendiamo facilmente | tanto capobbanna, s.m., caporione.
pe ccapisse || capìmese!, inter., inten- capobbracca, s.m., capo dei battitori di
diamoci bene! || prov.: chi ccapisce caccia.
tanto, n capisce gnènte | n c’è ppèggio capobbrigata, s.m., caporione.
còsa che pparlà con chi n capisce || capoccèlla, s.f., capolino: fà ccapoccèlla,
Forme: Ind. pres. 1 capìscio; 4 capimo; rif. al comparire del primo germoglio.
6 capìscheno, capìsciono | impf. 4 ca- capòcchja: fà le còse a ccapòcchja, senza
pìvemo; 6 capìveno | perf. 6 capinno, riflettere.
capiscéttero | fut. 2 capisciarae; 3 capi- capòccia, s.m., 1. capo d’una famiglia di
sciarà; 5 capisciaréte | P. pass. capéto, contadini. 2. sorvegliante degli operai:
capito. l ~ che jje toccava p’annà a mmógna e
capicòllo, s.m., capocollo, salume fatto ssonava l zécchjo || s.f., 1. testa umana:
con la carne del collo del maiale. te métto la ~ fra ll’orécchja! (minaccia
capifòco, capefòco, capofòco, s.m., alare scherzosa ad un bambino) | ~ mónna,
|| Forme: pl. capefòche. (dispr.) persona calva | co na sassata te
capijjatura, s.f., capigliatura. spacco la ~ | te róppo la ~ | jje dòle la ~
capiscènza, s.f., 1. (scherz.) comprendo- | me ggira la ~, ho un capogiro | è
nio. 2. istruzione. ssènza ~, è inavveduto | crescènno, met-
capiscióne, s.m., saccente. tarà la ~ a ppòsto pur’ésso, metterà giu-
capistórno: ➝ capostórno. dizio | n ce sta ppiù co la ~ l zu nònno,
capità, capetà, v. intr., 1. capitare: m’hae è demente | è na ~ calla | è na bbòna ~,
da ~ a vvólo, tra le mano! | me capetò intelligente | c’ha la ~ vòta | è na ~ tòsta,
uno che n’èra tanto capace. 2. acca- capisce eccóme | è na ~ quadra | c’ha
dere: cèrte vòrte capita de sbajjà | tutt’a na bbòna ~, buona memoria | m’ha fatto
ésso càpitono! || Forme: Ind. pres. 2 cà- la ~ cóme n żiro, mi hai frastornato | s’è
pete; 6 càpitono | impf. 6 capitàveno | mmontato la ~ | fa le còse sènza ~, av-
perf. 1 capitae; 3 capetò; 6 capetòrno | ventatamente | lavorà a ccapòccia
P. part. capetato | Ger. capitanno. bbassa, con energia | sbatte la ~ llà ppil
capitéllo, s.m., capezzolo di vacca. muro, cercare invano una soluzione, di-
capitómmolo, s.m., capitombolo. sperarsi | nun za dó bbatte la ~, co ttutto
capitóne: ➝ capetóne. l lavóro che cc’ha, non sa come fare |
capitozzà, v. tr., potare un albero a capi- chi lo sa che tte sarae mésso ma la ~ ||
tozza. prov.: chi nun ha bbòna ~, c’àbbia
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
208
bbòne zzampe | ~ chi num parla, se ciante esoso, che vende a prezzi esorbi-
chjama cucuzza. 2. testa di animale. 3. tanti.
(fig.) parte superiore della trottolina, capolèva, nell’espr.: fà ccapolèva, solle-
alla quale si attacca la funicella. 4. (fig.) vare con una leva.
borchia || dim. capoccétta | pegg. ca- capomagnà, s.m., cibo prelibato, prefe-
pocciàccia. rito.
capocciata, s.f., colpo dato con la testa: capomazze, s.m. pl., budellini di agnello
ha ddato na ~ al bujjo | fann’a ccapoc- da latte.
ciate, scornano (di montoni). capomilla, s.f., 1. camomilla (Matricaria
capoccióne, s.m., 1. personaggio impor- chamomilla L.). 2. infuso ricavato dai
tante. 2. persona stupida || agg., ostinato. fiori di camomilla.
capocéciara, s.f., cincia (Parus coeruleus capóne, s.m., girino.
L.). caponéra, s.f., capinera (Sylvia atrica-
capocóa, s.m., ultimo operaio della squa- pilla L.).
dra dei mietitori. caporala, s.f., sorvegliante delle brac-
capocòco, s.m., capocuoco. cianti.
capocollòcchi, s.m., orco. caporale, s.m., capo di un gruppo di brac-
capodajjo, s.m., capo d’aglio. cianti.
capodefitto (a), capodifitto (a), loc. avv., caporoscétto, s.m., (vezz.) individuo dai
a) a capofitto; b) a testa in giù: è cca- capelli rossi.
scato ggiù ~; c) in rovina: de sto passo capostórno, capistórno, s.m., 1. coene-
nnam’a ffinì ~. vrosi cerebrale degli ovini, causata da
capodicasa (l), sopr. tenia, che produce un difetto motorio. 2.
capodifitto (a): ➝ capodefitto (a). capogiro, stordimento: fèrmete, che
capodòpra, s.m., allegrone. mme fa venì l ~ (a bambino vivace).
capofacchine: ➝ capofacchino. capotènnico, s.m., (rec.) capotecnico.
capofacchino, capofacchine, s.m., chi di- capotèsta, s.m., 1. parallelepipedo di pe-
rige i facchini nel trasporto della mac- perino, messo a caposaldo del filare. 2.
china di santa Rosa. traversina di legno usata della ferrovia,
capofamijja, s.m., capofamiglia. posta a caposaldo del filare.
capofarce, capofarcétta, capofàrcia, s.m., capotiro, s.m., traversina di legno usata
agricoltore che guidava la squadra dei della ferrovia, posta a caposaldo del fi-
mietitori. lare.
capofarcétta: ➝ capofarce. capovènara, s.f., beccafico (Sylvia borin
capofàrcia: ➝ capofarce. Boddaert).
capofficina, s.m., capoofficina. capovènere, s.m., capelvenere (Adiantum
capoficco (a), loc. avv., ad arco (rif. alla capillus veneris L.).
piegatura dei tralci): lo piègo a ssécco capovortasse, v. intr. pron., capovolgersi:
ggiù ~. li bbigónze si capovortónno.
capofòco: ➝ capifòco. cappanna, s.f., capanna || dim. cappan-
capogatto (a), loc. avv., ad arco (rif. alla nèlla: la ~ pe ddormicce al pecoraro co
piegatura dei tralci). la stóppia, se portava apprèsso, leg-
capolatro, s.m., 1. ladrone. 2. commer- gèra, sul basto || ~ (a), loc. avv., a pira-
Vocabolario
209
caratèllo, s.m., vaso vinario oblungo pi nun fallo dà ddi vòrta. 2. randello per
della capacità di 100 litri. attorcigliare la fune, che tiene salda la
caraùjja, s.f., borborigmo. soma sul basto.
caraujjà, v. intr., borbogliare: me ca- carcatóre, s.m., 1. operaio che traspor-
raùjja la panza. tava i barili d’olio dal frantoio al domi-
caravana, s.f., 1. carovana. 2. (fig.) fati- cilio del cliente: l ~ caricava li
cata. bbarlòzze. jj’aspettava na lantèrna
caravina, garavina, s.f., gravina, attrezzo d’òjjo gni ggiornata de lavóro. 2. ope-
da scavo a due tagli, a zappa e a punta. raio che trasportava i fasci di canapa,
carbegnère: ➝ carabbignère. quattro per soma, a dorso d’asino.
carbignère: ➝ carabbignère. carcatùccia: ➝ caricatùccia.
carbonara, s.f., 1. carbonaia, catasta di carce, càrcia, s.f., calce, malta: ~ spénta,
legna da trasformare in carbone. 2. calcina | ~ bbianca, pura | ~ viva | ~
(arc.) vallo difensivo: la chjèsa de la ~. néra, mista a pozzolana | dà na mano de
3. venditrice al minuto di carbone. 4. ~ a la cucina, imbiancare le pareti della
pietanza di pasta || agg., (scherz.) detto cucina | quattro piètre mésse sù sènza ~.
della terza classe elementare. carcià, v. intr., scalciare.
carbonaro, s.m., carbonaio: sè spòrco càrcia: ➝ càrce.
cóme n ~ . carciaròlo, s.m., calcinaio, operaio che
carbonchjasse, v. intr. pron., annerire a prepara la calcina.
causa del carbonchio (detto di olivi) || carcina, s.f., calcina, calce spenta.
Forme: P. pass. carbonchjato, carbun- carcinàccio, s.m., calcinaccio.
chjato. carcinaro, s.m., vasca in cui viene spenta
carbonèlla: żżèro ~, inter., niente affatto! la calce viva.
carburà, v. intr., 1. carburare. 2. (fig.) star càrcio1, s.m., 1. calcio sferrato da un qua-
bene in salute: ògge carbura pòco, non drupede con le zampe posteriori. 2. pe-
è molto in forma | sto discórzo mica li data.
carbura, non gli va a genio. càrcio2, s.m., calcio, parte inferiore della
carcamanina: ➝ calcamanina. cassa del fucile.
carcà1, v. tr., premere: ~ la mano, esage- carciocinàmide, s.f., calciocianamide,
rare. fertilizzante chimico.
carcà2: ➝ caricà. carcioféto: ➝ scarcioféto.
carcagno, cargagno, s.m., calcagno: sto carciòfolo: ➝ scarciòfelo.
càcio puzza de ~ de frate. carco, càreco, s.m., 1. peso. 2. carico: li
carcalamula: ➝ calcalamula. spése a ~ suo. 3. asso o tre fuori briscola
carcarèlle (le), microtop. (nel gioco omonimo) || agg., 1. aggra-
carcàrio, agg., calcareo: na tèrra carcà- vato da un peso: vanno via carche de
ria. frutte | passàvono li carre càreche di
carcatóra, s.f., 1. puntello provvisorio, fièno. 2. di albero ricco di frutti. 3. di
asta messa a sostegno del basto, quando vino intorbidito a causa di movimento.
si carica in due: la ~ è na spèce de fur- carcolata, s.f., misura approssimativa.
cina de légno p’appuntellà la sòma da càrcolo1, càlcolo, s.m., assegnamento:
na parte, ntraménte che sse carecava, non ce se pò ffà ccàlcolo co ésso, non si
Vocabolario
211
può far affidamento su di lui. destinata alla marcia dei veicoli: è an-
càrcolo2, s.m., calcolo al rene. nato fòri ~. 3. (fig.) via retta, giusto per-
cardà, v. tr., scardassare. corso: s’è rrimésso n ~ a la scòla.
cardàccio, s.m., varietà di cardo selva- carejjà: ➝ careggià.
tico, utilizzato per governare maiali. carestóso, agg., 1. costoso. 2. esoso (di
cardalana, s.m., scardassatore. negoziante).
cardarèllo, s.m., 1. screpolatura della caretà, s.f., 1. carità: fà n’òpra di ~. 2.
pelle: l zasso magna la pèlle, venìvono elemosina: annà ppe la ~, andare ele-
li cardarèlle nde le dita. 2. varietà di mosinando. 3. cortesia: facéteme la ~ de
fungo edule, grumato (Pleurotus eryn- dìjjolo vue!
gii Gillet e P. ostreatus Kummer). carézze: (infant.) fajje le ~ al pupo!, ac-
cardaùccio, s.m., 1. cardellino (Carduelis carezzalo! | ~ canine, graffi || ~!, inter.
carduelis L.). 2. (fig.) individuo min- per incoraggiare un bambino ad acca-
gherlino. rezzarne un altro.
cardèllo, s.m., tappo del catenaccio; pic- carfagna: ➝ scarfagna.
colo ferro piatto, dentro il quale passa cargagno: ➝ carcagno.
la spranga della serratura, che serve a caricà, carcà2, carecà, v. tr., 1. caricare:
fermare il catenaccio. ~ l carrétto | càrcono l bigónze piène sul
cardenale, cardinale, s.m., 1. cardinale. carrétto || prov.: carca pòco e vva ccan-
2. (fig.) bidente consumato e leggero, tanno | n uno se carca, due casca, e ttré
per giovani operai principianti: ste ra- va pper tèrra. 2. dare la carica: ~ ll’ur-
gazzòtte c’éveno l ~, èra n ferrétto m pò lòggio. 3. (fig., euf.) picchiare: te pòssa
più lleggèro. l fijjo ce bbattéva l fónno caricatte! || v. intr., tirare l’asso o il tre
avante al patre. fuori briscola (nel gioco omonimo) ||
cardinale: ➝ cardenale. Forme: Ind. pres. 2 càreche; 4 carcamo;
cardino, cardùccio, s.m., 1. germoglio 6 càrcono | perf. 3 carcò; 6 caricòrno |
del carciofo. 2. pollone edule della fut. 4 carcarémo | P. pass. carco, càreco
pianta di cardo selvatico. | Ger. carcanno.
cardo1, s.m., scardasso: s’addòpra l ~ caricatóre, s.m., (raro) operaio che tra-
fatto de fèrre, de chjòde piegate. sportava a dorso d’asino i fasci di ca-
cardo2: ➝ callo. napa.
cardùccio: ➝ cardino. caricatùccia, carcatùccia, s.f., (infant.)
carecà: ➝ caricà. cartuccia per arma giocattolo.
càreco: ➝ carco. caridde, sopr.
careggià, carejjà, carijjà (raro), v. tr., 1. carièra, s.f., 1. carriera: lassaste la tu ~. 2.
carreggiare: se careggiava l grano tut- veloce andatura, corsa: l zomaro attac-
t’assième l giórn’apprèsso. a la mat- cava la ~ | co na ~ rïarrìveno quéllo
tina, pe n fallo svagà, ch’èra m pò avante, raggiungono | n cavallo a la ~,
rinvenuto. 2. trasportare: l cavallare ca- in piena corsa | scappò vvia di ~ cóme
rejjàveno la ròbba a bbasto. la pòrvere, ch’ancóra curre | n ~, di
careggiàbbele, s.f., strada carreggiabile. corsa || dim. carierétta.
careggiata, s.f., 1. solco impresso sul ter- carijjà (raro): ➝ careggià.
reno dalle ruote. 2. parte della strada carino: (antifr.) te fò ccarino, si tte
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
212
nun c’ha, ògge qquà domane llà | ~ tua, di aver sbagliato) || prov.: l zumaro dov’è
pace tua | ~ tua ripòso tuo, magni e ccascato na vòrta, n ci casca ppiù ||
bbévi a mmòdo tuo | ~ tua ripòso Forme: Ind. pres. 2 casche, caschi; 4 ca-
tuo, cachi e ppisci a mmòdo tuo | chi la scamo; 6 càscheno, càscono | impf. 6
~ d’altri nutrica, la sua divènta pòvera cascàveno | perf. 6 cascònno | fut. 2 ca-
e nnimica | gnuno fa qquéllo che li pare scarae | P. pass. cascato.
a ccasa sua | a ccasa nòva, chi nom cascamòrto, s.m., 1. tonchio, insetto no-
pòrta manco tròva. 2. (fig.) guscio di civo ai legumi, come fave (Bruchus ru-
chiocciola. 3. (fig.) guscio della tarta- fimanus Boh.), fagioli (Acanthoscelidus
ruga. obsoletus Say), piselli (Bruchus piso-
casalante, s.m., coltivatore diretto che rum L.). 2. (fig.) persona indolente.
abita in casa rustica isolata. cascatóro, s.m., crivello di grandi dimen-
casale, s.m., casa rustica isolata. sioni, dal fondo metallico forato, mon-
casalétto, s.m., piccola costruzione cam- tato su treppiedi di legno, usato per
pestre, usata come ricovero durante la vagliare granaglie e legumi: l ~ è ppiù
giornata o per conservarvi gli attrezzi. rrado del corvèllo.
casamìcciola, s.f., 1. (fig.) grande disor- caschemaddòsso, s.m., individuo mala-
dine, caos: me pare ~ llì ddéntro. 2. ticcio.
(fig.) luogo disordinato. cascherino, s.m., garzone di fornaio che
casaréccio, agg., di produzione propria, consegna il pane a domicilio.
casalinga || casaréccia (a la), loc. avv., cascina, s.f., cascino, cerchio di legno di
alla maniera casalinga. faggio, dove si preme il latte rappreso
casato, s.m., 1. cognome. 2. sopr. di fa- per dare la forma al formaggio.
miglia: faciva di ~Tortorate. casco, s.m., cascola precoce, frutta caduta
cascà, v. intr., cadere: ~ a ppèzze, in pezzi prematuramente: pijjà l ~, ottenere il di-
| c’è ccascato cóme n zalame, è caduto ritto di raccolta della cascola.
nel tranello | casca e ppènne (di oggetto caséngo, s.m., uomo di fiducia del pro-
in equilibrio instabile) | te pòssa ~ dda n prietario, tuttofare in un’azienda || agg.,
cécio! (imprec. scherz.) | ~ dda le nùvole che preferisce vivere schivo in casa.
| mdd. ~ dda la padèlla ne la bbrace, in- casèrta (a), loc. avv., (scherz., rec.) a
cappare in una situazione peggiore della casa: io vò ~, rigà!
precedente | ~ ddal zònno | ~ sótto la casifìcio, s.m., (rec.) caseificio.
cappèlla de uno, trovarsi a dover dipen- casinaro, s.m., 1. pasticcione. 2. persona
dere da una persona autoritaria o prepo- rumorosa.
tente | casca e nun casca, sta in bilico | è casino, s.m., 1. (fig.) problema, difficoltà:
ccascato bbène, è stato fortunato | cóme èra n gran ~ a ffàccela. 2. (fig.) grande
casche, casche male, ogni scelta è scon- quantità: n ~ d’ordégne bbuttate llà. 3.
veniente | mdd. è ccascato cóme l càcio (fig.) confusione. 4. (fig.) frastuono.
su le maccaróne, è venuto a proposito | caso: fà ccaso, provocare sensazione, sor-
sto vistito casca bbène || (d.) mè ~ ddal prendere | facce ~, far attenzione, osser-
pedecóne che dda la cima, meglio ca- vare | ~ (pi), per caso | ~ penzato (a),
dere dal fusto che dalla cima di un al- loc. avv., con premeditazione.
bero (detto di chi si è avveduto in tempo casomae, cong., caso mai, eventualmente,
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
216
col bedènte se facéva l ~, e ppòe quanno ziaria: fà ccàvosa, intentare causa con-
s’aricarzava, se bbuttava de qquà e dde tro qualcuno.
llà. cavìcchja, s.f., chiavarda dell’aratro.
cavallòcchje, cavaòcchi, cavaòcchje, ca- cavìcchjo, gavìcchjo, s.m., chiovolo del
vòcchi, s.m., libellula azzurra (Calopte- giogo.
ryx splendens Harris). cavignale, s.m., erba infestante estiva non
cavallóne, s.m., 1. (fig.) ragazzo sfrenato. identificata, alta anche 50 cm., robusta,
2. (fig.) cordone di terra fatto a dorso con grappolo di semi in cima.
d’asino addosso alle viti. 3. (fig.) muc- cavòcchi: ➝ cavallòcchje.
chio finale di fieno, ottenuto riunendo càvola, s.f., rubinetto di legno infilato in
la passate. 4. (fig.) grande mucchio: n ~ basso nella parte anteriore della botte:
de nève, ll’ha rradunato l vènto, s’am- ha mmésto la ~ nòva, ha avviato la
montina. botte.
cavallùccio, s.m., 1. puledro. 2. (infant.) cavolàccio, s.m., gran di serpe, gicaro
cavallo di legno, giocattolo || Forme: pl. chiaro (Arum italicum Miller): l ~
cavallucce. ch’annàvon’a ccercà ggiù ppe le can-
cavanìdolo, s.m., (vezz.) figlio ultimoge- néte ma le pròde, ntórn’a Vvitèrbo, e lo
nito. facévono bbollì. e n zò se cc’avranno
cavaòcchi: ➝ cavallòcchje. mésso ppure la sémmala. le cavolacce
cavaòcchje: ➝ cavallòcchje. se fanno pel pòrco, si raccolgono per
cavarcà, v. tr., cavalcare. governare il maiale.
cavarcata, s.f., corteo a cavallo: pi ssan- cavolina, s.f. coll., piantine di cavoli col-
t’Antògno se fa la ~ al dòmo co le bbe- tivate nel semenzaio da trapiantare.
stie nfioccate. càvolo, càvelo, s.m., 1. cavolo (Brassica
cavarcatura, s.f., cavalcatura. oleracea L.): bbòne, le càvele col pépe!
cavarcavia, s.m., cavalcavia. (di cibo squisito) | ~ rìccio, verzotto |
cavarcò, s.m., giaccone di stoffa pesante, mdd. qué cc’éntra cóme le càvel’a
che arriva fino al ginocchio. mmerènna, non riguarda l’argomento.
cavarèlla (la), n. di un’antica strada sca- 2. (euf.) cazzo: cul ~ ch’annava llà |
vata nella roccia. bbrutto tèsta de ~!, brutto imbecille! |
cavarèllo, s.m., operaio che estrae la ca- saranno càvele!, queste sono storie!
napa macerata dalla vasca: l ~, èra uno (espr. per negare recisamente) || càvelo
che llavava e bbuttava la cànepe su la còtto!, càvele!, inter., (euf.) cazzo!
pròda. sciojjéva l fàscio, bbuttava sù le cavóne1, s.m., grande quantità || avv.,
stréghe llà ssu la pròda. molto: è llontano n ~ | adè llónga n ~.
cavatura, s.f., operazione con cui si cavóne2, s.m., individuo molto abile:
estrae la canapa macerata dalla vasca. sarae n ~ se ttu ce la fae.
càvelo: ➝ càvolo. càvosa: ➝ càvesa.
cavénero, s.m., cavedano (Leuciscus ce- cavusióne, s.f., (raro) eventualità: pe
phalus L.). gni ~.
càvesa, càvosa, s.f., 1. causa: pi ccàvesa cazzabbicchjère, s.m., (iron.) carabiniere.
vòstra è ccapitato | nun zi fa ppiù pir ~ cazzabbùbbolo, s.m., 1. persona piccola
di ll’otomòbbele. 2. controversia giudi- e goffa. 2. persona dappoco.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
220
ce3, ci2, pron. pers. m. f. sing. pl., gli, le, (scherz.) morire | mdd. nun zapé tené
loro: ce ll’hò ddétto man quelòro | ci li ccécio, non mantenere un segreto. 2.
fò vvéda. (fig.) punto grossolano di cucito: varda
cèca, s.f., anguilla di piccole dimensioni. che ccéce ch’ha fatto! 3. (fig.) sonnel-
cecà, v. tr., 1. accecare: Ddio me cèche, si lino: me sa che vvò a ffà n ~, che ssò
n’è vvéro! (formula di giuramento) | stracco.
ll’ha ccecato. 2. (fig.) ostruire in parte il cécio2, agg., 1. dappoco, inetto: è ccécio
foro d’uscita di un recipiente: ~ l bar- pròpio quel cristiano. 2. noioso.
lòzzo prima de bbéva | quanno che ssi cèco, agg., 1. cieco: ~ da n òcchjo, orbo.
mettéva la cannèlla nel vino, che sser- 2. (fig.) parzialmente ostruito: se métte
viva pi ccasa o cóme sia, pe non fà cèca la cannèlla, pe nun fa vvenì l bot-
vvvenì la cannèlla a ttutto bbuco, si ce- talàccio (rif. al rubinetto della botte av-
cava da la parte déntro, ce si mettéva la volto nella stoppa).
cànepe. 3. (fig.) asportare le gemme su- cecolino: ➝ cicolino.
perflue (rif. al tralcio di vite) || cecasse, cèda, v. intr., 1. cedere: quann’ha vvisto
v. intr. pron., perdere la vista. la malparata, li toccò ccèda pur’a ésso.
cecagna, s.f., fiacca. 2. indebolirsi, di pianta: ste piante van-
cecala, cicala, s.f., 1. cicala (Lyristes ple- n’a ccèda || Forme: Ind. perf. 3 cedì.
beius Scop.): se capimo pil culo cóme cèdo, s.m., (citt.) ceto: quélle de bbasso
le cicale, ci intendiamo a volo. 2. (fig.) ~, dimo.
fiacca. cèfolo, s.m., cefalo (Mugil cephalus L.).
cecalino, agg., miope. cégna, cigna, s.f., correggia del basto.
cecalóne, s.m., fannullone. cegnale: ➝ cignale.
cécca1, s.f., cilecca: ha fatto ~. celebbrà: ➝ cilebbrà.
cécca2, s.f., gazza (Pica pica L.). celebbrale, agg., cerebrale.
cécce (a): ➝ ccéccia (a), (vd. céccia). cèllofa, cellofàne, s.m., (rec.) cellofan.
céccia, s.m., sedile: su n quélla ~ de cellofàne: ➝ cèllofa.
quélle frasche || ~ (a), cécce (a), loc. cèlo, s.m., 1. cielo || cèr zeréno (ar), loc.
avv., (infant.) a sedere: vène qqua, mét- avv., a) a ciel sereno: n fùrmene ~; b)
tet’ ~! sotto le stelle, all’aperto: se dormiva ~ ||
cecciatóro, s.m., (infant.) sedile. prov.: ~ a ppecorèlle, acqua a ffonta-
ceccóne: ➝ cercóne1. nèlle. 2. volta di una stanza: l ~ de la
céce: ➝ cécio1. stufa (volta del forno, sulla quale si met-
cecérchja, s.f., cicerchia (Lathyrus sati- teva la pasta a lievitare per ultima). 3.
vus L.). (fig.) velo inacidito galleggiante sul
cécia, s.f., 1. donna trasandata. 2. donna vino contenuto nella botte.
volubile. cémbolo: ➝ cémpano.
cécio1, céce, s.m., 1. cece (Cicer arieti- cempanaro, s.m., suonatore di cémpano.
num L.): staséra magnamo past’e cempanèlla, s.f., ragazza frivola.
ccéce, una zuppa di ceci | capitate prò- cempanèlle (n), nell’espr. annà n ~, far-
pio a ccécio, giungete al momento op- neticare, vaneggiare: la capòccia li va ~
portuno | na còsa che li va a ccécio, a | dà ~, annà ~, fare sciocchezze | sto
genio || annà ffà la térra pil céce, vino manna ~, ubriaca.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
222
rògna? io te la gratto, sa! | mdd. cérca cèrne, cèrna, v. tr., setacciare: la cernéva
l zumaro e cce sta a ccavallo | li va ma la màjjine la farina.
ccercà ppròpio cul lanternino le bbòtte ceròto, s.m., 1. cerotto. 2. (fig.) persona
| ~ l pélo mall’òvo, fare il pedante | ~ malaticcia: è ddiventato n ~, n’èsce mae
Mmaria pe Rróma | d. cérca lavóro e mae.
pprèga ddio de nun trovallo || prov.: chi cèrqua, s.f., quercia comune (Quercus pe-
ccérca, tròva; e cchi ccammina, nciàm- duncolata Ehrh.), rovere (Quercus
pica || v. intr., tentare: cércheno de robur L.), quercia da sughero (Quercus
squajjàssela || Forme: Ind. pres. 2 cér- suber L.), farnetto (Quercus frainetto
che; 4 cercamo; 6 cércheno, cércono | Ten.) | de qué ce sò na ~, in quantità ||
impf. 6 cercàveno | perf. 1 cercò; 6 cer- dim. cerquétta || ~ (la), top., La Quer-
cònno | Part. pass. cérco | Ger. cercanno. cia, fraz. di Viterbo.
cérca: annà a la ~, fare la questua | anná cerquaròlo, s.m., ab. di La Quercia, fraz.
n cérca de damagnà, andare alla ricerca di Viterbo.
di cibo. cerquéto, s.m., querceto.
cerchjatèlla, s.f., giradito; infiammazione cerquóne: ➝ cercóne1.
intorno all’unghia delle dita: se ss’am- cerrastro, s.m., pianta giovane di cerro
malava ll’ógna, li veniva la ~. li casca (Quercus cerris L.).
ll’ógna. cerrata, s.f., 1. pungolo del bifolco, co-
cérchjo, s.m., 1. alone della luna || prov.: stituito da un lungo bastone con punta
~ lontano, acqua vecino; ~ vecino, metallica. 2. ralla, raschiatoio per pulire
acqua lontano (pronostico di pioggia l’aratro. 3. lungo bastone ad uncino dei
tratto dall’aspetto dell’alone). 2. emi- mandriani.
crania: me sènto n ~ || pl. cérchje, cerchi cerròse, s.f., cirrosi epatica.
di ferro della botte: l bbottaro nfila l certefecato, cirtificato, s.m., certificato:
cérchje ma la bbótte. ce voléva l ~ di bbòne custume fatto dal
cerchjóne, 1. (arc.) cerchio di legno della curato.
crinolina. 2. fetta spessa di patata non certificato: ➝ certefecato.
sbucciata (da friggere per una pietanza). cèrto: a na cert’óra nóe annam’a llètto,
cercóne1, ceccóne, cerquóne, circóne, non troppo tardi || cèrte, agg. e pron.
s.m., vino guasto, difetto del vino: pijjà indef. m. e f. pl., alcuni, certi, certuni:
dde ~, guastarsi, inacidirsi (rif. al vino) émo ncontrato ~ cristiane che vve cer-
| sto vino ha ppréso de ~ | sa dde ~, n ze càvono | ~ villane la piantàveno | vidde
pò bbéva, ha sapore di aceto, è imbevi- arrivà ~ sordate | ~ ve lo sanno dì de si-
bile. curo.
cercóne2, avv., in cerca: vanno ~ de nzoc- cerùsico, s.m., (arc.) chirurgo, medico.
ché. cervellétto, s.m., polpastrello.
cerifìschjo: ➝ cirifìschjo. cervèllo, s.m., girello, fondo tenero di car-
cerigna, s.f., (rust.) grossa cesta di vimini. ciofo.
cerimògna: ➝ cirimògna. cèrvio, cèrvo, agg., acerbo: le mélle cèrve
cèrle, s.f. pl., 1. gambe storte: vardà che te fanno fà le vèrze.
ccèrle! 2. piedi piatti. cervióne, s.m., cervone (Elaphe quator-
cèrna: ➝ cèrne. lineata Lacépède).
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
224
~, magrissimo | ~ solare, insolazione | ~ ci2, s.m., terza lettera dell’alfabeto: che tte
de garòfono, gemma florale del garo- pijji n ~ e un lécca! (gioco di parole sul-
fano, usata come droga: l ~ lo mettémo l’iniziale di córpo2) | te pijjasse n ~ e n
nel bròdo | adè rròbba da chjòde, cosa acca, n accidènte che tte spacca.
incredibile | mdd. l véscovo li pianta l ~ ci : ➝ ce3.
3
ciuchiticcì, ideof., imitazione del suono ciuffolòtto, s.m., 1. grosso rigatone, tipo
del tamburello. di pasta per minestre asciutte. 2. (fig.)
ciuco, agg., 1. piccolo: ~ di statura | ha individuo grasso e goffo. 3. (fig.) cre-
ffatto ll’òcchje ciuche cóme qquanno se dulone. 4. (fig.) schiaffo.
mbrïaca | (iron.) pòra ciuca, nun za ciuìtta: ➝ ciovétta.
mmanco ndó se métte l pane! (a falsa in- ciumaca, s.f., ragazza leggera || dim. ciu-
genua) | quel cristianóne c’ha na mano machèlla.
ciuca, de dònna | ciuca cóme la véccia ciurcinato: ➝ ciorcinato.
(rif. alle dimensioni dell’acino) | (iron.) ciurla, s.f., sbornia.
pòro ~, ce ll’éte la nònna? (a falso in- ciurlo, agg., ubriaco.
genuo) | n ométto ~ ~, piccolissimo | ciuvétta: ➝ ciovétta.
ll’ère ~!, quanto eri piccolo! | mdd. man ciuvile: ➝ ciovile.
quéllo ppiù cciuco!, detto per contro- ciuvittà, v. intr., civettare.
battere minacce (rif. al pène). 2. gio- ciuvitta: ➝ ciovétta.
vane: quann’èromo ciuche, èra cìveco, agg., (citt.) civico: la tórre cìveca
diferènte | te ce sa métte co ésso, per- cu ll’orlòggio.
ch’è cciuco | ce ggiocavamo da ciuche a civirtà, s.f., (citt.) civiltà.
bbùzzico | la surèlla più cciuca, minore clàvusola, s.f., (rec.) clausola.
|| vezz. ciucarèllo, ciuchétto. clavusura: ➝ cravusura.
ciucóne: ➝ ciocóne. clistière: ➝ cristère.
ciucoslavo: ➝ jjuguslavo. co, cu, cun, prep., con: dó vae ~ stu tèmpo?
ciufèca, ciofèca, s.f., 1. bevanda scadente | sémo sètte ~ ésso, lui compreso | fanno
(spec. vino), cerboneca. 2. (fig., dispr.) nòve ~ qquésta | ~ m pò de ggiórne fi-
persona incapace. nimo, entro alcuni giorni || cor, col, cul,
ciuffe ciuffe, s.m., (infant.) treno a va- coll’, cull’ (m. e f. sing. davanti a voc.),
pore. co la, cu la, co le, co li, cul, prep. art.,
ciuffè: ➝ scioffèrre. con il, con l’, con la, con i, con le, con
ciuffo, s.m., 1. copricapo di cuoio, termi- gli: cor càvolo! | col zu pà | sòrte cul vi-
nante con un cuscinetto imbottito a pro- stito bbèllo | cu la scala, ce riva | parte
tezione delle spalle, che i facchini coll’aroplano | la pijja co le mano | co
indossano quando trasportano la mac- le sasse | co li strónze | cul quatrine se fa
china di santa Rosa: sótto col ~ e ttutto | co n, co no, co na, cur una, cor
ffèrme! 2. (fig.) ciascun facchino che so- un, con un, con uno, con una: co n antro
stiene con ambedue le spalle la mac- | co n zómpo | co no strillo | co na bbòtta
china di santa Rosa: a cciuffo c’è l mi | cor un zarto | cur una curtellata.
fijjo, sta a ~ da anno. cóa, cóva (arc.), s.f., coda: (scherz.) pìj-
ciuffolà, v. tr., riferire || v. intr., 1. suonare jolo pi la cóa! | tira llà sta ~!, scostati! |
lo zufolo. 2. ronzare: me ciùffolono c’ha la ~ de pajja | c’ha la ~ nfarinata |
ll’orécchja, sènto ll’usso. (iron.) tu sta sèmpr’avante a ttutte cóme
ciùffolo, s.m., 1. piffero. 2. zufolo || dim. la ~ del zomaro | tir. scherz.: c’hae
ciuffolétto. 3. (fig.) pène: (triv.) co sto fame? tira la ~ al cane, che tte dà pan’e
~! (espr. di diniego) | (triv.) ~ a m buco, ssalame! c’hae séte? pisc’e bbéve! ||
pène. prov.: la cóva è la pèggio a scortecà.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
234
ffrésco, l cocómmere vònno pòca acqua. 2. quantità di calcina contenuta nel gior-
cocómmoro: ➝ cocómmero. nello. 3. (fig.) ammaccatura. 4. (fig.)
cocózza: ➝ cucuzza. ceffone.
códa de tòpo, s.f., 1. lima a corpo di se- cofanà, v. tr., dare un ceffone.
zione rotonda, usata per allargare buchi. còfena: ➝ còfana.
2. coda di topo o fleolo (Phleum pra- còfeno, s.m., piccolo recipiente di legno.
tense L.), varietà di erba spontanea a fo- cògnacche, cugnacche, s.m., cognac.
glie allungate, dura, non edule. cognacchino, s.m., bicchierino di cognac.
códa, s.f., 1. germoglio: le códe de vitàb- còjja, còjje, v. tr., 1. cogliere: ~ ll’ulive cu
bia ce se fa la frittata. 2. (fig.) codazzo la scala, ~ le cerase, le bbrùgnele |
di persone. c’èra na scala di quélle chi ssi còjjeno
codàcchjo, cudàcchjo, s.m., sottocoda di ll’ulive | ll’uva è bbòna còrta e mma-
cuoio, finimento che passa sotto la coda gnata sul moménto | se la passa in còjje
dell’asino. le ròse, non ha voglia di lavorare | te la
codàccio, s.m. coll., (dispr.) insieme delle dae n ~ le ròse || ti la pijje n ~ li ròse, a)
piante basse di canapa: l ~ se scotolava (euf.) in culo; b) alla leggera. 2. colpire
a pparte. nel segno: mica c’ha ccòrto pi gnènte ||
codarizzo, s.m., codrione, parte inferiore mdd. nun tira, si nun còjje (di persona
della colonna vertebrale di uccelli e abile che mira a fare il proprio interesse)
polli. | ~ n castagna, cogliere sul fatto, sor-
codaróne, coderóne, s.m., 1. coccige, ul- prendere | se tte ce còjje l patróne ma la
tima falsa vertebra della spina dorsale vigna, te fa bbèllo, ti picchia di santa ra-
(di uomo e di animale): è ccascato ch’a gione. 3. afferrare: mdd. ~ la pall’al
mmoménte se spaccava l ~. 2. codrione, barzo, sfruttare un’occasione propizia ||
parte inferiore della colonna vertebrale còjjesela, v. intr. pron., andarsene: ve la
di uccelli e polli. cojjéte? | cojjétevela, bbèlle! | me la sò
codata, s.f., colpo dato con la coda. ccòrta, sò ito via || Forme: Ind. pres. 1
códeca: ➝ cótica. còjjo; 4 cojjémo; 6 còjjono | impf. 1 coj-
codechino, s.m., cotechino. jévo; 6 cojjévono, cujjéveno| perf. 1 coj-
coderóne: ➝ codaróne. jétte; 3 còrze | fut. 1 cojjarò | Cong.
codétta1, coétta, s.f., 1. cutrettola (Mota- impf. 3 cojjésse | Cond. pres. 1 cojje-
cilla alba L.). 2. (fig.) ragazza civet- rébbe | P. pass. còrto.
tuola. cojjame, s.m., cuoiame.
codétta2, s.f., mensola situata nella parte còjje: ➝ còjja.
posteriore del carro a due ruote trainato cojjino, s.m., chi coglie sempre nel segno.
da vacche. cojjitura, s.f., azione di spiccare un frutto
códica: ➝ cótica. dal ramo.
codicòzzo, s.m., codirosso (Phoenicurus cojjómbele, cojjómmele, cojjómmere,
phoenicurus L.). s.m. pl., (euf.) coglioni.
codino, s.m., coda del suino. cojjómmele: ➝ cojjómbele.
coétta : ➝ codétta1. cojjommerà, cujjommolà, v. tr., (euf.)
còfana, còfena, s.f., 1. giornello, truogolo minchionare: mi cujjommolate? | mi
con due manici, per portare la calcina. cojjómmere!, mi minchioni!
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
236
colònna, culònna, s.f., 1. colonna. 2. pa- combattuto, cummattuto, agg., che ri-
rallelepipedo di peperino, messo a ca- chiede molto lavoro: la cànepe è ccom-
posaldo del filare. 3. palo di castagno battuta.
verticale della pergola: a ppiantà la ~ combenà: ➝ combinà.
co na caravina, bbisògna fà pprima la combinà, combenà, cumbinà, cumminà,
guida co la furcina || dim. culunnétta. v. tr., 1. combinare: ~ l pangrattato, il
colonnétta, s.f., 1. tavolino da notte. 2. fidanzamento dei figli. 2. convenire il
ciascuno dei pezzi perpendicolari posti prezzo: ~ la ròbba | cumminònno na
a intervalli nelle sponde del carro || pl. cèrta sómma || v. intr., 1. darsi il caso. 2.
colonnétte, elementi verticali in rilievo, accordarsi: volémo ~? || cumbinasse, v.
che decorano la superficie esterna del intr. pron., combinarsi: te sè cumbinato
bicchiere nella parte inferiore: a li fijje l pròpio male || Forme: Ind. perf. 4 cum-
vino se mettéva fino a le ~ del bicchjère minàssemo; 6 cumminònno || Ger. cum-
|| le colonnétte, top. interno. binanno.
colorà, culorà, culurà, v. tr., colorare. combinazzióne, cumbinazzióne, s.f., 1.
colóre: ➝ culóre. indumento intimo femminile, sottove-
colorì, culorì, v. tr., colorire || v. intr., in- ste. 2. coincidenza, circostanza fortuita:
vaiare: l grano colorisce, pijja colóre, lu vedéte li ~? | pe ~, per caso.
pijja colór d’òro. combrìcquela, cumbrìcquela, s.f., com-
coltrina, cortrina, cultrina, s.f., aratro briccola.
leggero di ferro ad un’ala: coltrina a na cóme, cume, cong., 1. come: ~ qquanno
tàvala | quélle coltrinucce che llavórono che n ce fusse, come se non ci fosse |
da na parte sóla, se ggirava ntòrno, na quélla bbucata cóm’è cch’è ggialla?,
vòrt’a ddèstra, na vòrt’a ssinistra || dim. come mai | cum’è?, cóme mmae?, come
coltrinèlla, coltrinùccia. mai? | ~ chi ssia, come sia. 2. appena:
colubbrina (a), columbrina (a), loc. avv., cóm’arriva, ce lo dico, appena giunge
in posizione prona, bocconi (rif. al glielo dico.
coito). còmeca, s.f., scena comica.
columbrina (a): ➝ colubbrina (a). còmeco, agg., comico.
comannà: ➝ commannà. comencià: ➝ incomincià.
comannante, commannante, cumman- comèra: ➝ gomèra.
nante, s.m., comandante. còmido: ➝ còmmedo.
comanno, commanno, cummanno, s.m., comincià: ➝ incomincià.
1. comando. 2. incarico. 3. avviso mat- comìncio, cumìncio, incomìncio, s.m.,
tiniero, gridato lungo le strade dall’aiu- principio, inizio: è al ~ di sta via | lo lèg-
tante della fornaia, per invitare le donne gio mèjjo dal comìncio | sul ~ me pa-
a preparare il pane per la cottura nel réva mèjjo, all’inizio.
forno a legna. commacià: ➝ combacià.
combacià, commacià, cumbacià, v. intr., commannà, comannà, cumannà, cum-
aderire, combaciare, di due oggetti: la mannà, v. tr., 1. comandare: n ze sa cchi
pèlle déve ~ coll’antra pèlle (dell’inne- ccomanna, è ttutta n’anarchia | e cche
sto) | la tavolétta se métte a ~. ssèe la portatóra, che ccommanne?
combattiménto: ➝ commatteménto. (con bisticcio con commannà, 2) | (d.)
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
238
pagna che tte córco! | co n cazzòtto ne coriato, curiato, curriato, s.m., correg-
córca cènto || prov.: grano córco rizza l giato; attrezzo costituito da due bastoni
patróne. 2. rovesciare: ~ na sèdia || cor- uniti a snodo da un legaccio, che veniva
casse, colcasse, v. rifl., 1. adagiarsi: ci si usato un tempo per battere cereali ed
corcò ssópra. 2. accasciarsi. 3. coricarsi, oggi i legumi: l ~ s’addòpra pe bbatta
andare a riposare: me córco prèsto | la ròbba sécca, pure l grano na vòrta.
vatte a ~! | éssa nun vuliva annàllese a corièra, s.f., corriera.
~ vvicino || Forme: Ind. perf. 3 corcò || P. corière: ➝ curière.
pass. cólco, corcato, córco. coriòla, s.f., correggiola (Atriplex patula
cordalènta, s.m., indolente, chi fa le cose L.).
con estrema lentezza. coriòlo, curiòlo, s.m., stringa di cuoio per
cordéllo, s.m., bica, lunga fila di covoni scarponi da lavoro.
disposta nel campo: pe ffà l ~, se metté- cormà, v. tr., colmare.
vono du grégne pe bbanco o pure tré cormaréccio, s.m., comignolo, parte più
anche mèjjo, e ssópra n’antre ddue alta del tetto.
cóme ccopèrta, una pe n vèrzo una pe n cormatura, s.f., colmatura, quanto sopra-
antro || Forme: pl. cordélle. vanza da un recipiente colmo.
cordicélla, s.f., spago. córmo, s.m., colmo: e qqué adè l ~! || agg.
cordòjjo, s.m., assillo, tormento: li dà l ~ cornacchjétta, s.f., (gerg.) seminarista.
al zu marito. cornetano, curnetano, s.m., ab. di Cor-
còrdolo, s.m., fascia in cemento che lega neto (odierna Tarquinia) || agg., corne-
il perimetro di una costruzione. tano.
cordóne, s.m., 1. parte della trippa di bo- cornéto, top., Tarquinia.
vino. 2. (euf.) coglione: nu mme róppe corniciaro, s.m., corniciaio.
li ~! còrno, s.m., 1. corno: attènt’a le córna!
còre, s.m., 1. cuore: piagne a ~ rótto, a (a battere la testa) | métta le còrna, tra-
calde lacrime | è n cristiano de ~, gene- dire la fedeltà coniugale | (iperb.) c’ha
roso | pijjàssela a ~, prendersene cura | ppiù ccòrna lue che n capagno de lu-
li piagniva l ~ a vvédelo a qquér mò | mache || dim. cornicèllo | accr. corni-
magnà dde ~, con soddisfazione || prov.: cióne || tir. infant.: lumaca lumachèlla,
mal ~ n ze commanna. 2. (fig.) corag- tira fòra li cornicèlla; lumaca luma-
gio: nun c’hae ~ a ddìjjolo, non hai co- cóne, tira fòra li cornicióne || avv.,
raggio | con che ccòre lo fae? | ména, si niente: bbravo n ~! (escl. con cui si nega
cc’hae ~! | dava ~ al pòpelo, incuteva recisamente). 2. bernoccolo. 3. rebbio
coraggio. della cocca della gruccia con cui si
corecato, agg., adagiato. piantano i maglioli. 4. custodia conica,
coregóne, s.m., corègono (Coregonus la- ricavata da un corno di vacca dalla
varetus L.). punta mozza, contenente acqua in cui si
corfù: ma va a ~!, al diavolo! conserva la cote per affilare; bossolo per
coriànnolo, curiàndolo, s.m., coriandolo, la cote. 5. contenitore, ricavato da un
minuscolo dischetto di carta colorata, corno di vacca dalla punta mozza, prov-
che si getta per carnevale: bbùttono l cu- visto di tappo, usato dal pastore per
riàndele pi ccarnevale. mettervi l’olio d’oliva da portare in
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
246
rietà di susina oblunga gialla || ~ (sótto), cótica, códeca, códica, cóteca, s.f., co-
loc. avv., alla leggera: pijja tutto ~. 2. tenna del maiale: se famo na magnata
branca della vite. 3. branca dell’albero de faciòle co le cótiche | jj’ha détto ~,
tutore || pl. còsce, stanghe del carro. (iron.) l’hai insultato | mica t’hò ddétto
cosciale, s.m., 1. ciascuna delle pelli con- ~, non intendevo offenderti | me dice ~,
ciate di capra o pecora, che i pastori por- ti pare poco | ~ (a), loc. avv., di capelli
tano davanti ai pantaloni, per difendersi tagliati cortissimi: s’e ffatto tajjà l ca-
dalle spine. 2. armatura laterale del pélle ~ || (fig.) cóteche e ppèzze de bbu-
carro. dellóne, carte da scartare in alcuni
còscio, s.m., 1. coscia di animale. 2. (fig.) giochi di carte.
crociaia, biforcazione dell’albero. coticaro, s.m., (dispr.) capooperaio, che
còse, s.f. pl., (euf.) mestruazione: ògge fa gli interessi del proprietario.
c’hò le mi ~. cotidiano, cutidiano, agg., (citt.) quoti-
còso, s.m., 1. n. sostitutivo di un altro, che diano.
si ignora o non si ricorda: ll’ha visto cotògnela: ➝ cotògnola.
gnènte ~ n giro? 2. aggeggio, affare || cotògnola, cotògnela, cutògnela, cutò-
dim. cosétto, a) piccolo oggetto non me- gnola1, s.f., 1. bernoccolo: pò, le cotó-
glio identificato; b) individuo di bassa gnele sul capo n ze contàvono da fijje.
statura || cosettino. 2. (fig.) ceffone.
cosòmo, s.m., omuncolo, individuo dap- cotognolato, agg., ammaccato, di og-
poco. getto.
cossì: ➝ accosì. cotóne: ➝ cutóne.
costà, v. intr., costare: còsta quanto la cotózzo, s.m., 1. vertebra cervicale, col-
santolina | ~ n òcchjo | mi còste ppiù di lottola: perché gni tanto n te lave l ~ co
na fijja fémmena | costàvono m prò- le mano? | ha fatto n ~ de gnènte!, detto
spero!, moltissimo | caro te còsta! | cò- a chi si è molto ingrassato | ll’ha cchjap-
stono salat’arrabbiato. pato pel ~. 2. (fig.) voracità: ammàzzete,
còsta: ~ (n), loc. avv., sul declivio, in pen- che ccotózzo!
dio || còsta còsta, loc. avv., molto vi- còtta, s.f., 1. infornata di pane. 2. pietanza
cino, rasente. cotta in una volta (spec. legumi): na ~
costarèlle, s.f. pl., parti residue del costato de céce c’abbasta || dim. cottarèlla,
del maiale. quantità di vivanda sufficiente per un
costerécce, s.f. pl., particolare del basto. pasto: mettémo sù na ~ de faciòle.
costipato, agg., infiammato, gonfio: c’ha còttemo, s.m., cottimo: lavorà a ~, a) la-
le ghjàndole costipate. vorare a cottimo; b) lavorare con grande
costrégna, custrégne, v. tr., costringere: lena.
ce ll’ha ccustrétto l zu pà. còtto, s.m., 1. uva nera pigiata e cotta, che
costudì: ➝ custodì. viene aggiunta nel tino come dolcifi-
costumà, custumà, v. intr., costumare: cante: l ~ se facéva. na callara s’empiva
mecchì n custuma qué. de mósto, se facéva bbullì, conzumà. ce
cóta, cóte, s.f., còte per affilare la lama. condìssemo l vino. 2. (fig.) beffa: dajje
cóte: ➝ cóta. l ~ sul bollito, aggiungere al danno la
cóteca: ➝ cótica. beffa || agg., 1. cotto: scólala, ch’è
Vocabolario
249
ciglielo bene! || Forme: Ind. pres. 4 stirpe) | l pane bbòno ce ll’ha Rraga-
cucimo | perf. 1 cucì. nétto, ch’adè n fornaro de ~. 2. (raro)
cucina, s.f., 1. mobilio della cucina. 2. ali- vulva. 3. (fig., volg.) noia: che ccujja! |
mentazione || prov.: grassa ~, magro pa- si pròpio na ~!
trimògno. cujjommolà: ➝ cojjommerà.
cucino, cocino, s.m., cuscino: dòrme cu cujjonà: ➝ cojjonà.
la capòccia su ddu cucine, è tranquillo. cujjóne: ➝ cojjóne.
cucinóne, cocinóne, cuscinóne, s.m., co- cujjonèlla: ➝ cojjonèlla.
pripiedi; coltroncino imbottito da tenere culata, s.f., (fig.) colpo di fortuna.
nel letto sui piedi. culèra: ➝ colèra.
cucióso: ➝ cocióso. cullana: ➝ collana1.
cuculèstro: ➝ gurgolèstro. cullazzióne: ➝ collazzióne.
cucuzza, cocózza, s.f., 1. zucca (Cucur- cullèga, s.m., collega: l cullèghe sue ce lo
bita pepo). 2. (fig.) testa || prov.: capòc- sanno.
cia chi num parla, se chjama ~. 3. uno cullegà, v. tr., collegare.
dei partecipanti nel gioco del cucuzzaro. cullèggio: ➝ collèggio.
cucuzzaro, s.m., 1. venditore di zucche. cullettivo, agg., collettivo.
2. tipo di gioco infant. 3. chi dirige il cullétto, s.m., colletto || dim. cullettino.
gioco omonimo. cullezzionà, v. tr., collezionare.
cudàcchjo: ➝ codàcchjo. cullezzióne, s.f., collezione.
cue, pron., cui: con cue. cullina, s.f., collina || dim. cullinétta.
cuggina, s.f., cugina || dim. cugginétta. cullocaménto, s.m., collocamento: ll’uf-
cugginanza, s.f., rapporto di parentela tra ficio de ~.
cugini. cullòchjo: ➝ collòchjo.
cugginèllo, s.m., cugino di secondo o cullóre: ➝ culóre.
terzo grado: ~ pe pparte de dònna. culo pàllido, s.m., (scherz.) individuo for-
cuggino, s.m., cugino: ~ carnale, cuggin tunato.
carnale, cugino nato da fratello ger- culo, s.m., 1. deretano: c’ha n ~ cóme na
mano || li mi cuggine, i miei cugini, le mèżża, enorme | le chjappe del ~, le na-
mie cugine. tiche | c’ha l pépe al ~, c’ha l fòco sótto
cugnacche: ➝ cognacche. l ~ sta fijja, l’argento vivo addosso |
cugnata, s.f., cognata: c’èra pure na ~ c’ha la fàccia cóme l ~, è sfrontato |
sua. pijjà ppel ~, canzonare | ha ddormito a
cugnato, s.m., cognato: l tu cognato || le cculo scopèrto, si è svegliato di pessimo
su cugnate, i suoi cognati, le sue co- umore | mdd. quelòro due sò ccul’e cca-
gnate. mìcia, molto legati || cul’arrèto (a), loc.
cugno, s.m., gherone della camicia, sot- avv., in senso inverso, retrocedendo:
toascella a rombo. camminà ~ || ~ bborzóne (a), loc. avv.,
cugnòme, s.m., cognome: cóme fa ddi ~?, in posizione prona: ll’ha mmésso ~ ||
qual è il suo cognome? prov.: ~ chi nun vidde mae camìcia,
cujja, s.f., 1. scroto: si nu la pianta, va quanno la vidde gran fèsta li féce | ~ chi
ffenì che cce pijja na zzampata ma la ~ nun vidde mae camìcia, quanno la
| costòro sò dde ~ (di discendenza, di vidde si n’innamorò. 2. fondo: l ~ dil
Vocabolario
255
da, prep, da: annò ~ quelue, da colui | tornarono indietro | ~ ddi mano, aiutare
vène ~ fòra, viene dalla campagna | rì- | ~ na còfena a uno, dare un colpo | uno
vono ~ luntano | ~ capo a ppiède | ~ se dava vóce: só! (si spingeva insieme
quanto sò stracco, me sa che mmanco gridando) | mèjjo dàccese pace, mettersi
céno | ~ sì cch’è ppartita, n’ha scritto, il cuore in pace | ~ nu strillo, gridare |
da quando | ~ che r mónno è mmónno | “voléte magnà co nnue?” “secónno ndó
lo dice ~ ésso, da sé | n ce se vedéva dal dà”, secondo dove cade (l’invitato alla
fume, a causa del fumo | ~ mó ch’è donna che faceva la lasagna con la goc-
ppartito!, da tanto tempo | ce ll’hae ~ dì, cia al naso) | dajje sótto a na còsa, af-
devi dirglierlo | ~ qqui a Nnatale || dar, frontarla con energia | sènte cóme jje dà
dal, da lo, da la, dall’, da li, da le, ggiù? (rivolto a chi parla il dialetto ar-
prep.art.: morì ~ le risate | dal mi fra- caico) | dàmojje na mano | dà ggiù!,
tèlle | schjattava ~ la ràbbia | scottato mesci! | dà dde fòra l caffè, trabocca |
dar zóle || con valore “a”: n zè bbòno ~ tòcca dàccelo, darglielo | danno l via a
fallo lavorà || con valore “di”: nu la fi- le córze | li dà dde vòlta l cervèllo man
niva ppiù ~ martrattallo | ggiurò ~ ven- quelue | nu li dà spago, lo trascura | ~ la
nicasse | fanno finta ~ còjja l finòcchjo pórvere, superare | li sorgènte danno
| c’évono le ggiacchétte che jje cascà- rìggene ma n córzo d’acqua | ~ ttèmp’al
vono da dòsso. tèmpo | se dava pòca tèrra, si affondava
dà, v. tr., dare: dàjjolo! | dàmojjolo!, dia- poco l’aratro | ~ ll’acqua a li faciolétte,
moglielo! | dajje na vóce!, chiamali! | e irrigare | nu mme dà ll’ànima, non ho
mmó dàtecene n antro! | dàteme la parte coraggio | “nu jj’avarèe dato manco
mia! | toccava dàcciala, dargliela | dà- quarant’anne” “sé, pe zzampa!” (rif. al-
mese na smòssa, rigà!, muoviamoci!, l’età di una persona) | ~ a dd’intènna |
diamoci da fare! | damme la fica! | n ze dàmole na bbòtta! | dàmojje na bbòtta e
sa ddà ppace, non sa rassegnarsi | jje le vvia | se ~ dda fà | li ~ dde pìccio, dis-
dae tutte vinte a sta fijja | dàteme rètta! sipa, scialacqua il capitale | ~ ffòco, in-
| dàmojje fòco! | dalli m bacétto mal cendiare | ~ a vvettura, affidare il
pupo! | ~ na pulita a la mèjjo | ~ m móz- trasporto di merci | ggià ddà ll’ua sta
zico, mordere | la casa ll’ha ddata via, vita, produce uva | dajje e ddajje, ce
l’ha venduta | va ddà vvia l culo!, va al- sbatte l grugno | ~ ppil fónno mal bròc-
l’inferno! | appéna rivava, dava la cole, zapparli | n zi dàveno pace | li case
zzinna a la cratura, appena arrivava a chi ddàveno su lo strapiómmo | ~ ar-
casa, dava la poppata al bimbo | n du rèto, tornare indietro | ~ dde vòrta, detto
mése ha ddato ggiù parécchjo l tu della luna vecchia | détte no scivolóne,
nònno, si è molto invecchiato | dàtejje scivolai | bbisògna dàccelo l vino mal
fòrte! | ~ dde vòrta, rovesciarsi | damo frate | quélla gajjarda se pò ddà ppure
arrèto, indietreggiamo | déttono arrèto, quarche òcchjo de ppiù (rif. alla pota-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
262
tura di una vite) | ésso man chi ddà e avido | passàveno pure l ~ | c’éva l ~
mman chi pprométte, ne ha poche bbòno tutte le ggiórne.
spicce || dasse, v. rifl., darsi: dàmose da daméno, agg., dammeno.
fà! | dasse a la bbèlla vita || Forme: Ind. damiggiana, s.f., 1. damigiana: na ~
pres. 2 dae; 4 damo | impf. 2 dave; 4 spòrta, senza rivestimento vegetale. 2.
dammo; 5 dàvete; 6 dàveno, dàvono | contenuto di una damigiana: se sò sco-
perf. 1 détte, diède; 2 daste, dèsti; 4 dàs- late na ~ n quattro || dim. damiggia-
semo, dàssimo, déssimo; 5 daste; 6 dét- nétta.
tono, diédeno, dièdeno | Cong. impf. 1 damo, antrop., Adamo.
dasse; 2 dasse; 3 dasse; 4 dàssimo; 5 danièlle, antrop., Daniele.
dàssete; 6 dàsseno | Cond. pres. 1 da- dannà: ➝ addannà.
rèbbe; 2 daréste; 3 darèbbe; 4 darés- dannasse: ➝ addannasse (vd. dannà).
semo; 5 daréssete; 6 darèbbeno | Ger. danno: la bbótte fa ddanno, stilla, non
danno. trattiene il liquido | d’annarae a ffà
dabbéva, dabbéve, s.m., 1. bevanda. 2. ddanno?, a combinare guai?
vino: n goccétto di ~. dapertutto, dapirtutto, pertutto, pirtutto,
dabbéve: ➝ dabbéva. avv., dappertutto.
dacapo, avv., 1. daccapo, di nuovo: ari- dapiède, avv., dappiedi || prep., in fondo:
cominciamo ~ | aricomìncia ~ la sinfo- ~ al lètto | ~ a le scale | t’aspètto ~ al
nìa || prep., in cima: t’aspètta ~ a la portóne | stavamo ggiù ddapiède ma la
scalinata | arisémo ~ a ddódece, ci ri- scénta | dormivamo uno dacapo, uno ~
siamo | ~ capo al lètto | ll’aspètto sù mal lètto | dormì ddapiède, non immi-
ddacapo ma la salita. 2. a capo del letto: schiarsi.
dormimo uno ~ e uno dapiède. dapirtutto: ➝ dapertutto.
dafà, s.m., daffare: l ~ num manca mae dapòco, agg. inv., dappoco: sò rròbba ~ ||
déntro casa | dàmese ~! avv., da poco tempo: è rrivato ~ qqui
daggiacché, cong., poiché, dal momento dda nóe.
che. daquantà, avv., da molto tempo, ormai
dajje, dajji, dalle, dalli, inter., dagli!: ~ zzi da molto.
Pè, ch’è ddi Bbagnàjja!, grido per aiz- dartrónne, avv., d’altronde.
zare contro i forestieri | ~ che ssè primo! dasse: ➝ addasse.
| dalle a mmagnà rròcchje! | e ddalle a dato, s.m., quadrello della vite.
ffalla sonà | dalle chi tt’aridalle, a forza datórno, dentórno, detórno, dintórno,
di | dajje che tte ridajje | e ddajje! avv., dattorno: lèvete ~! | lèvete da din-
quanto la fae lónga, insisti | dajje ògge tórno! | n ce se cava a llevàsselo ~.
e ddajje domane, a forza di insistere || dàttaro, s.m., dattero.
d. dalle e ddajje, da cipólle divènteno davante, avv., 1. davanti: le sì passato ~
ajje. senza vedéllo. 2. apertamente: parlà
dajji: ➝ dajje. ddavante || prov.: chi pparla ~, n’è ttra-
dalle: ➝ dajje. ditóre || prep., davanti: lo tène ~ al lètto
dalli: ➝ dajje. | sta dde casa ~ a llòro, è loro dirimpet-
damagnà, s.m., cibo: pòrtete l ~ dil tuo! | taio || agg. invar., anteriore: le dènte ~,
(iron.) pare sèmpre chi li manca l ~, è gli incisivi | le zzampe ~, le zampe ante-
Vocabolario
263
dequé, avv., così: fa ddequé la màchena, sito | a ccéna bbévo n ~ de vino | nun
un movimento del genere. arza mae n ~, è inerte | è n ~ ne n òcchjo
derajjà: ➝ sdirajjà. | se ll’è llegat’al ~ | (d.) li dae n ~, te
derénto: ➝ drénto. pijja tutta la mano | fam’a ddéto di fèrro
derèto, derètro, drèto, avv., dietro, ap- || dim. detarèllo.
presso: li va ssèmpre derèto || prep., detóne, ditóne, s.m., 1. pollice: le vite
dietro: si lu prése ~ al groppóne | drèto pònno venì ppure cóme n ~, raggiun-
la fenèstra | ~ ma la fratta || agg. invar., gere lo spessore di un pollice. 2. alluce.
posteriore: la zzampa derèto. detórno: ➝ datórno.
deretotèrra, s.m., (rec.) retroterra. dettajjo, s.m., dettaglio: vénnita al ~.
derètro: ➝ derèto. detteffatto, avv., immediatamente.
deriggerì: ➝ diggerì. détto: va ppe ddétto, si cita per sentenza
derupato, agg., dirupato. tramandata.
descórzo, descurzo, discurzo, s.m., di- deventà, diventà, v. intr., diventare: ~
scorso: senté che ddescórze! | sò ddi- rrósso, arrossire | ~ de tutte li colóre ||
scurze da fasse qué? Forme: Ind. pres. 2 divènte; 4 diven-
descrive: ➝ discriva. tamo; 6 divènteno, divèntono | impf. 3
descurzo: ➝ descórzo. deventava | perf. 1 deventae, diventò |
desipra: ➝ resìpola. fut. 3 deventarà, diventarà; 4 deventa-
desópra, avv., sopra || s.m., piano supe- rémo | P. pass. devénto, divènto | Ger. di-
riore: le détte la chjave de ~, dell’ap- ventanno.
partamento situato al piano superiore. devozzióne: ➝ divozzióne.
desórdene, s.m., disordine. dì, v. intr., dire: dìjjolo!, diglielo!, dillo
desótto: ➝ disótto. loro! | dimme m pò, dì un po’! | dìc-
destratto, agg., distratto. ciolo!, diccelo! | dicémojjolo!, dicia-
destrugge, destrùggia, distrugge, di- moglielo! | dìtejjelo!, diteglielo! |
strùggia, v. tr., distruggere. dicitécelo vue! | dìmmolo!, dimmelo! |
destrùggia: ➝ destrugge. te lo stò a ddì | diciva de sì | quante
desturbà, v. tr., disturbare. vòrte te ll’hò dda ~? | si accusì si pò ddì,
desubbediènza, s.f., disubbidienza. per così dire | tu la dicéste la veretà? | jje
detale, ditale, s.m., 1. ditale: sènza ~ n ce n’ha ddétte quattro, l’ha rimproverato |
sò ccucì. 2. astuccio di pelle usato dal sènza ~ ne ddue ne qquattro, senza esi-
calzolaio per proteggere le dita: n ~ de tazione | dicételo mal patróne! | dicé-
pèlle pe le déta. 3. (fig.) cupolino della teme m pò! | divve, dirvi | dille, dir loro
ghianda. | dite davéro o mme minchjonate? | va
detata, ditata, s.f., 1. colpo inferto con un llà, dìccelo tu! | “ma própio diche da-
dito. 2. quantità presa con un dito: na ~ véro?” “sì cche ddico davéro!” | dice
de mèle | na ~ de cioccolata. che nnévica domane, si dice che nevi-
detino, s.m., mignolo: (iron.) e ssì ppòro cherà | chi cce ll’ésse détto!, chi l’a-
ciuco, lo vò l ~? vrebbe immaginato? | n vò ddì, ciò non
déto, s.m., dito: le déta de la mano | ~ significa nulla | m’ha détto cótica! | me
ciuco, mignolo | ~ gròsso, pollice; al- diche m pròspero!, mi dici una cosa da
luce || ròbba da leccasse le déta, è squi- nulla! | sènza ~ vvèrbo | li dice bbòno, è
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
266
dicèmmere (ant.), decèmbre, s.m., di- difendere: toccava difènnelo | che vvòe
cembre. difènna? (impossibile difenderti, devi
dicènna, decènna, s.f., 1. porzione di ter- considerarti sconfitto) || difènnese, v.
reno: c’è rrimasta sta ~ da mèta. 2. la- rifl., difendersi.
voro limitato. 3. periodo di lavoro di sei difènne: ➝ difènna.
ore dell’operaio agricolo. diferènte, agg., differente, diverso: ògge
dichidóne, sopr. è ttutto ~ || avv., in maniera differente: la
dicida: ➝ decida. ggioventù raggiónono ~.
dicide: ➝ decida. diferènza, s.f., differenza: c’è na ~ cóme
dicìdese: ➝ decìdese (vd. decida). l giórn’e la nòtte.
dicidòtto (arc.): ➝ dieciòtto. diffetterite, difittirite, s.f., difterite.
dicisióne, s.f., decisione. diffìcele: ➝ indifìcile.
diciso, agg., deciso. dificà, v. tr., (lett.) edificare.
dicissètte: ➝ dieciassètte. difìcile: ➝ indifìcile.
dicòro, s.m., (citt.) decoro. difinì, v. tr., definire.
dicòrpo: ➝ decòrpo. difittirite: ➝ diffetterite.
dicórre: ➝ decórre. difìzzio: ➝ defìzzio.
dicrinà, v. intr., (citt.) declinare, tramon- difòri, defòra, s.m., esterno: s’attappa dal
tare. ~ co n tappo de légno, guarnito.
diddittì, s.m., D.D.T., diclorodifeniltrico- diformato, agg., deforme.
loroetano, pesticida clorurato (più usato difunto: ➝ defónto.
negli anni ‘40 e ‘50 del ‘900). diggerì, deliggerì, deriggerì, diliggerì, di-
didéntro: dal ~, loc. avv., dall’interno. riggerì, v. tr., digerire: n ce la cava a di-
dièce, dèce, num. card., dieci: se vedémo liggerilli | deliggerisce puro l zasse.
a le ~ | sò ddièc’anne bbòne ch’è diggistióne, s.f., 1. digestione. 2. (raro) in-
mmòrto, da oltre dieci anni | nfino a llà digestione: ha ffatto ~.
ppil ~ di stu sèquelo || prov.: chi n’ha diggiunè, s.m., (scherz.) digiuno: fà a
ddièce, ll’allòca; chi nn’ha una, ll’af- ddiggiunè, digiunare.
fòga (rif. al numero delle figlie da mari- diggiuno, deggiuno, s.m., digiuno: róppe
tare). l ~ | s’nnava a llavorà a ddeggiuno, a
diecemila, num. card., diecimila. stomaco vuoto | bbév’a ddiggiuno, bere
dieciannòve, num. card., diciannove. vino senza mangiare prima || agg., di-
dieciassètte, dicissètte, num. card., dici- giuno: sò ddiggiune da jjère | sò ddig-
assette. giuno de paternòstri, non sono
diecicènto, num. card., (arc.) mille. credente.
dieciòtto, decedòtto (arc.), dicidòtto dilevasse, v. intr. pron., estraniarsi: s’è
(arc.), num. card., diciotto. ddilevato da la socetà.
diènza: ➝ odiènza. dilibbarà: ➝ delebberà.
dietrocàrica, s.f., retrocarica: n fucil’a ~. dilibberà: ➝ delebberà.
difatte, defatte, defatto, cong., difatti, in- dilibberì: ➝ delebberà.
fatti. dilibbiatrice: ➝ delibberatrice.
difènde: ➝ difènna. dilicatézza, s.f., delicatezza.
difènna, defènna, difènde, difènne, v. tr., dilicato, agg., 1. delicato. 2. gracile.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
268
dipènne2, inter., può darsi!: “che ddiche, tetto da un canale posto sotto la gron-
ce vènghe?” “~!”. daia.
dipennènte, s.m., dipendente. discénta: ➝ scésa.
dipénto, s.m., dipinto. discèrna, v. tr., 1. scorgere. 2. distinguere.
dipigne, depégna, v. tr., dipingere: stanno dischérzo (pe), loc. avv., per scherzo.
de casa llì ddavant’a ssanta Ròsa de- discindènza, s.f., discendenza: vanno pi
pénta || prov.: nun è bbrutto l diàvolo ddiscindènza cèrte male, per via eredi-
cóme se dipigne || Forme: P. pass. di- taria.
pénto, depénto. discórra, discurra, v. intr., 1. parlare:
dipirì, v. intr., deperire: più sta e ppiù ddi- quann’avarémo cantato, se ne discur-
pirisce. rarà | e vvia discurrènno. 2. amoreg-
dipiriménto, s.m., deperimento. giare: na rigazza discurre cu n
dipóne, depóne, v. tr., deporre: diponéva giuvenòtto, ce fa ll’amóre.
ll’òva (del baco da seta). discriva, descrive, v. tr., descrivere: n ve
dippiù: ➝ deppiù. la sò ddescrìvevvela.
dipròma, s.m., diploma: sènza n ~, ògge discrizzióne, s.f., descrizione.
num batte chjòdo, non trovi impiego. discurra: ➝ discórra.
dipromasse, v. intr. pron., conseguire un discurzo: ➝ descórzo.
diploma scolastico. discusióne, s.f., discussione: e ffinìmola
diradata: ➝ sdiradata. cu ste discusióne!
dirajjà: ➝ sdirajjà. discuta: ➝ discute.
direzzióne, dirizzióne, s.f., 1. direzione. discute, discuta, v. intr., discutere: c’ha
2. (raro) indirizzo. rraggióne ésso, c’è ppòco da ~ | stàvono
dirigge, v. tr., dirigere || Forme: Ind. pres. discutènno.
6 dirìggiono. disdétta (n), loc. avv., nei guai.
diriggerì: ➝ diggerì. disdòssa (a la), loc. avv., a bisdosso,
dirìllio, dilìrio, s.m., delirio: li ggènte an- senza sella: è ppartito ~ col zomaro a
nàvono n ~ a ssentillo. ppélo.
dirizzióne: ➝ direzzióne. disellà, v. tr., dissellare.
dirótta, s.f., rottura, disaccordo: ha sdi- disèrto, agg., deserto.
miciato, sta n ~ cu ttutte. disestato, sdisestato, agg., 1. disordinato.
disamorasse, v. intr. pron., 1. perdere in- 2. trasandato: la su mà lo manna n giro
teresse per q.cosa o q.no. 2. scorag- tutto ~. n ze vergògna?
giarsi. disfatto, agg., diluito: l zòrfo ~ ce se met-
disanguato, agg., dissanguato: è mmòrta téva.
disanguata, porétta. disgraìdo, agg., (euf., rec.) disgraziato.
disarmà: ➝ sdisarmà. disgràzzia: mdd. le disgràzzie nun vèn-
disbocciato: ➝ debbosciato. gono mae sóle; e sse vvéngono due, ci
disboscà, v. tr., diboscare. ne sarà una tèrza | na bbottijja d’òjjo
discènne, v. intr., discendere: discennémo che ccasca pòrta ~ (cred. pop.).
tutte d’Adam’e Èva. disgustévele, agg., disgustoso.
discennènte, s.m., 1. discendente. 2. tubo disidarà, disidirà, v. tr., desiderare: lo di-
verticale, che scarica a terra le acque del sidaravo cu ttutto l còre | na còsa assae
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
270
e, cong., e: tu ~ llòro | bbéll’~ ffatto | tutt’~ èjjo, adèjjo, avv., ecco là!: ~ fatto! | ~ la
ddue, entrambi | ~ stàteve zzitto! | màchina tua || èjjete, èjjolo, adèjjjolo,
quattro ~ qquattr’òtto. èjjelo, èllo, èjjala, èjjela, eccolo, eccola
eantro: ➝ eartro. lì | èjjele, eccoli là, eccole là.
eartro, eantro, inter., ma certo! elèggia, v. tr., (citt.) eleggere.
ebbè: ➝ embè. elèttreco: ➝ lèttrico.
ebbrèo: ➝ abbrèo. ellà, inter., 1. via!, suvvia!: ~, vennéte-
ecalitto, s.m., eucaliptus (Eucaliptus glo- melo! 2. davvero!: ~, m pò èsse. 3. ca-
bosus Labill.). spita!
eccèntroco, agg., (raro) eccentrico. èllera, ènera, s.f., edera (Hedera helix L.):
ecceòmo: ➝ acceòmo. co le palline dell’~ ce se ggiocava.
eccètra, eccetera. ellerara, s.f., pianta di edera.
ècchese, particella lat., ex: ll’~ sìndeco. embè, bbè, ebbè, mbè, inter., ebbene!:
ecciccìchete bbum, onom., voce che mbè, se pò ssapé che vvòe? | ebbè, vo-
imita il suono del tamburello. lémo partì?
eccinque, inter., eccì! (pronunciato star- embrïacasse: ➝ imbrïacasse (vd. im-
nutando): “~!”, “caramèlle n zòrdo!” | brïacà).
“~!”, ”bbastonate!” “ma mmì ma la sac- embrojjasse: ➝ imbrojjasse (vd. im-
còccia, ma ttì su la capòccia!” brojjà).
ècco, adècco, avv., ecco: ~ fatto l bécco emmàggene: ➝ immàggine.
all’òca! | ècchelo, ècquelo, adècquelo | emmarèlla, ipoc., Emma.
ècchete, ècchite, adècquete, eccoti | emmarìa: ➝ avemmaria.
ntanto ècchete chi arrìveno m branco èmme, s.m., 1. n. della lettera m dell’al-
de pècore | ècchime, èccheme | ècchece, fabeto. 2. segno formato dalle pieghe
èccoce, eccoci | èccheve, adèccheve | èc- nel palmo della mano: ll’~ de la mano.
quela, eccola | ècquele, eccoli, eccole | emorraggìa, moraggìa, s.f., emorragia.
quann’ècchete che n’adècquete, im- empalatìccio: ➝ impalatìccio.
provvisamente. empì, arïempì, arijjempì, impì, jjempì,
ecrisse, s.f., eclissi. rïempì, rijjempì, v. tr., riempire: m pò
edìquela, idìquela, s.f., (citt.) edicola qqui m pò llà si jjémpe l zacco | ~ la
sacra: : ll’~ dil zantìssimo Sarvatóre dil panza, saziarsi | arïempìtemelo! || em-
Rïèllo. pisse, arijjempisse, v. intr. pron., riem-
eggisto, antrop., Egisto. pirsi: s’empì di débbete || Forme: Ind.
eguajjanza, s.f., eguaglianza. pres. 3 émpe, arïémpe, arijjémpe; 6 ém-
egualito, agg., uniforme. pono | impf. 3 arijjempiva, jjempiva; 6
egüismo, s.m., (citt.) egoismo. empìvono | perf. 6 arijjempinno | P. pass.
egüista, s.m., (citt.) egoista. arïempito, arijjempito, jjempito.
egüìstico, agg., (citt.) egoistico. empiastro, s.m., 1. impiastro, medica-
Vocabolario
277
érce, ércio, s.m., leccio (Quercus ilex L.) eséste, esiste, v. intr., esistere: manco
|| pónte dell’~, odon. esestéva de quélle tèmpe.
ércio: ➝ érce. esijjo, s.m., esilio.
ergàstelo, s.m., ergastolo: l giùdice ll’ha esiste: ➝ eséste.
ddato ll’~. espóne, v tr., esporre.
èrgna, s.f., ernia scrotale appariscente. esprima: ➝ esprime.
erisìa: ➝ resìa. esprime, esprima, v. tr., esprimere || espri-
èrpece, érpece, s.m., érpice | ~ a mmajja mésse, v. rifl., esprimersi.
| ~ a ddènte | ~ a ffrasche. éssa, pron. pers., lei: cummanna ~, mia
erpicà, erpicià, v. tr., erpicare, lavorare la moglie.
terra con l’erpice. èssa: ➝ èsse1.
erpicià: ➝ erpicà. èsse1, adèsse, èssa, v. intr., essere: ci nn’è
erpiciata, s.f., lavoro effettuato con l’er- na massa de qué, di questo tipo | ci
pice. nn’èreno | pi tti nun ci nn’è gnuna? | cu-
érto, agg., 1. spesso, grosso: n tajjà le minciàveno a èssece n giro, a diffon-
fétte érte cusì! 2. grossolano: n òmo ~ m dersi | èssa de Chia, essere stupido |
parmo | ~ cóme l zzappóne || avv., in sémo o nun zémo? | nu èssa cattivo! |
maniera grossolana: parlà ~. èssa bbòna!, sii buona! | a regazzì, nun
esaggerà, v. intr., esagerare. zéte cattive!, non siate cattivi! | vóe che
esaggeróso, agg., (scherz.) esagerato. èrete de cavalleria? | e qqué cch’adè? |
esariménto, s.m., (rec.) esaurimento. èssa mancino, non restituire il prestato |
ésca, s.f., lisca, residui legnosi della fibra (d.) tutto pò èssa a sto mónno | le sèe!,
della canapa: ll’~ va dda sé e la fibbra quanto sei cattivo! | lo vé le sèe!, vedi
rimanéva. come sei fatto? | n zia mae! | fusse
escì, jjescì, uscì, v. intr., uscire: io gna che gnènte l patróne ch’adè rrivato? | prima
èsce de casa prèsto, vèrzo le cinqu’e da èsselo, prima di esserlo | ch’è stato
mmèżża | ~ dde fianco, all’improvviso | che n’è stato, improvvisamente | ch’adè
èr’uscito l zu nòme, era stato sorteggiato che nun adè, in un batter d’occhio | l
| è uscito l trènta?, è stato estratto il nu- fatto si cch’adè, fatto si è | ma de du
mero 30? (alla tombola) | quann’èsce la sèe? || Forme: Ind. pres. 1 sò; 2 sè, sé,
séra? || Forme: Ind. pres. 1 èscio; 2 èsce, sèe, si; 3 adè, adène, edè; 4 sémo; 5
jjèsci; 3 èsce, jjèsce; 4 jjescimo, uscimo; séte; 6 sò | impf. 1 adèro; 2 adère, ère;
5 jjescite; 6 èsceno, èsciono, jjèsciono | 3 adèra; 4 adèremo, èramo, èremo,
impf. 3 jjesciva; 6 escìveno, jjescìveno, èrimo, èromo; 5 adèrete, èrete; 6 adè-
uscìvono | perf. 3 jjescì; 4 jjescìssemo; 6 reno, adèrno, èreno | perf. 1 fu, fune; 2
jjescinno, jjescìsseno, uscirno | fut. 3 fóste, fuste; 4 fùssemo, fùssimo; 5 fùs-
jjesciarà | Cong. pres. 1 èsce | Imper. 2 sete, fuste; 6 funno, furno | Cong. pres.
jjèsci | P. pass. escito, jjescito | Ger. jje- 3 sie; 6 sìeno, sìono | Cong. impf. 1
scènno. fósse, fusse; 2 fusse, fùssete; 3 fusse; 4
escramà, v. intr., esclamare. fóssemo, fùssemo; 5 fùssete, 6 fósseno,
escrude, v. tr., (citt.) escludere. fùsseno, fùssino, fùssono | Cond. pres. 1
esèchje, s.f. pl., (citt.) esequie. sarèbbe; 2 saréste; 3 sarèbbe; 4 saréb-
esèrceto, s.m., esercito. bomo, saréssemo, saréssomo; 5 saréb-
Vocabolario
279
fà, v. tr., fare: nun zapéva ppiù chi ffàs- n ci nn’èra uno chi mmi facésse, che mi
sene | fàssela véda dal dottóre | arméno garbasse | fam’a sbrigasse, regà!, sbri-
facétemela véda! | ll’ha fatta tónna a ghiamoci! | farémo a ffàssela | e Ttòto
ddìjjolo, l’hai combinata bella | facìa che tt’ha ffatto?, non è da meno | nun
péna a vvedéllo | facémelo cuntènto!, zanno própio chi ffàssene | l frùngolo è
accontentiamolo! | che ffanno fanno, ffatto, maturo | ce ll’ha ffatta, si è deciso
facciano ciò che vogliono | sapécce ~, finalmente | che cce vae a ffà?, perché ci
esser abile | sto bbigónzo fa ddanno, ne vai? | che jje fa?, che importa? | qué nun
trapela il contenuto | ha ffatto féde ma c’ha cche ffà, n c’ha cche vvéda | sta
la su fijja, le ha fatto da padrino | fámese chjave n ce fa, non funziona | è cascato,
m penzierino! | fáccele tu!, fagliele tu! | ma n z’è ffatto gnènte | mdd. c’éva tanto
fasse na pippa, masturbarsi | fáccelo, da ~ e anniède a la prèdica | ll’ha ffatto
farcelo, farglielo | famme trovà! | fàteme fàccia, gli ha fatto la grinta senza inti-
trovà m marito! | pe n fàccele annà le morirsi | ~ ffàccia, osare | lo fa, accade,
mósche, per non farglici andare | facéte cose del genere succedono | l grano fa l
piòva! | facétece l piacére! | facétele la quìndece (rif. alla resa) | sé, mmó ffava!
bbarba!, tagliategli la barba! | facémene (scherz.), non è più tempo | fàmmice
m pò pir òmo! | farém’a mmèżżo, metà penzà! | fàtece la carità! | facéteme
ciascuno | ~ l decòrpo, defecare | ~ la pianà m pezzétto di strada! | facéteme
téla, tessere | mdd. ~ dd’ógn’èrba n fà- stu piacére! | facéteve cónto, supponete
scio | annav’a ffà ll’èrbe pe le frate, a | facéteve jjempì la frasca | falla lunga,
raccogliere erbe | ~ sséga a scòla, mari- durare a lungo nel fare q.cosa | fa dde
nare la scuola | ~ ttarde, ritardare | famo qué (per mostrare con un gesto il movi-
a ccapisse!, intendiamoci! | ~ la car- mento di un oggetto) | n ci lu stimavo, n
zétta, lavorare a maglia | cóme fa de ci ll’avrèe fatto, non lo avrei mai cre-
cognòme?, qual è il suo cognome? | lu duto capace di ciò | n ti ci facévo ppiù
facìvem’appizzà, gli davamo un sorso di che ttu venisse | quanno na còsa è ffatta,
vino | vò ~ che cce vène pure ésso?, vuoi è ffatta | magare la féce pe ttutta la
scommettere? | ~ ssu, scommettere: ggiornata, la feci | cóme fae, fae male |
quanto ce vò fà ssu? | che lo dice a ffà?, fà ssu, avvolgere: se fa ssù || prov.: artro
perché lo dice? | a mmé non me fa è a ddì, artro è a ffà | le còse se fa
gnènte, n c’arimétto e n ce guadagno | pprima a ffalle ch’a ddille | ~ e ddisfà è
ché m pò ppiù spésso ce farèbbe male? ttutto u llavorà | ~ e ddisfà è ssèmpre la-
| (d.) ha fatto trènta, fa ttrentuno!, fa’ un vorà | chi ccomanna e ffa dda sé, è sser-
ultimo sforzo! | (d.) ha ffatto la frusta vito cóme n ré | chi ffa, fa per zé | chi ffa
pil zu culo, detto di evento negativo o dda sé, fa ppe ttré | nun ~ mall’altre
decisione controproducente, che si ri- quéllo che nun vurréste fusse fatto ma
torce su chi l’ha fatta | ~ ffinta, fingere | ttì | quéllo che sse fa vène rifatto | còsa
Vocabolario
281
l’àseno | quélla pòra bbèstia a lléngua grande ritardo: rivò ~ || (fig., antifr.) l
de fòri èr’arimasta sènza ~, era sfinita | mèjjo ~ del bigónzo, un bel tòmo. 2. chi
mdd. c’hanno sètte fiate cóme l gatte, si ritiene superiore agli altri. 3. (fig.)
sono pieni di vitalità || a ttutto ~, loc. rammendo fatto alla meglio: facce n ~
avv., a distesa: li facìveno sguillà a e vvia. 4. (fig.) sterco di equino: annat’a
ttutto ~ li campane. ffiche!, andate a raccogliere sterco! (per
fiatóne, s.m., respiro faticoso, asmatico: concimare campi) | l zumare lassàveno
li vène l ~ | arrivò da cap’a la salita col l fiche pi li strade | ~ de sumaro, deie-
~. zione di asino || agg., (rec.) elegante.
fibbiara, s.f., stegola, asta di legno verti- fico d’ìndia de cent’anne, s.m., agave
cale con cui si guidava l’aratro di legno (Agave americana L.).
arcaico. ficóna, ficuna, figuna, s.f., pianta di fico,
fibbra, s.f., fibra. ficaia (Ficus carica L., var. domestica).
fica, s.f., 1. (triv.) vulva: mica è la ~ de la ficòzza, s.f., ficòzzo, s.m., bernoccolo.
sèrva! (detto quando qualcuno tocca ficòzzo: ➝ ficòzza.
con insistenza qualcosa). 2. (triv.) bella ficuna: ➝ ficóna.
ragazza: na gram bèlla ~ èra || accr. fi- ficunàccia, s.f., albero di fico selvatico
cóna, donna bellissima | vezz. fichétta || (Ficus carica L., var. caprificus).
fà le fiche ar mèdoco, non curarsi del ficura: ➝ figura.
parere medico. ficurato, agg., figurato.
ficaréllo, sopr. fidasse, v. intr. pron., fidarsi: fam’a ffi-
ficaròla, s.f., guaina di pelle, con apertura dasse, basta la parola | de quéllo c’è dda
in mezzo, usata dal calzolaio per pro- ~ pòco | nun te fidà de quelòro! | vatte a
teggere la tomaia dallo sfregamento ffidà dil fijje! || prov.: ~ è bbène, non ~
dello spago, quando cuce la scarpa. è mmèjjo | chi è mmarfidato, nun ze fida
ficcanasà, sficcanasà, v. intr., immi- | n te fidà del pòvero arricchito, né ddel
schiarsi nelle faccende altrui. ricco mpoverito.
ficchino, s.m., 1. importuno. 2. (infant.) fidèle, agg. e s.m., (lett.) fedele.
chi si immischia. fidirico, fedarigo, fidirigo, antrop., Fede-
fichétto, n. di personaggio immag.: l rico.
nònno ~ traùzzola le bbótte (detto fidirigo: ➝ fidirico.
quando tuona) || le zzampe me fanno ~, fido (a), loc. avv., in prestito: li dà ~ na
mi si piegano per la stanchezza. bbèstia, ll’addòpra e la mantène.
fico, s.f., 1. fico (frutto): ~ de sampiètro, fienara, s.f., fienile.
varietà molto precoce | ~ de sangio- fienatura, s.f., fienagione.
vanne, varietà di fico | ~ bbrungiòlo, fieniléssa, s.f., cumulo di fieno di forma
fico brogiotto | sam Biàcio del fiche, ri- conica.
correnza del santo (rif. ai fichi secchi fièra, s.f., 1. fiera di merci: la ~ dil fallite
venduti alla fiera) | fiche sécche | ~ do- (fiera di merci e commestibili, che
tato, fico dottato, qualità di fico dal aveva luogo nel periodo pasquale a
frutto grosso e dolce | ~ fioróne, ~ de Porta Faul; detta così perché era l’ul-
sampiètro | fiche servàteche, fichi sel- tima di una serie, quando il denaro era
vatici || fiche sfrante (a), loc. avv., in finito) | pi la ~ de la zzi Ròsa se pagava
Vocabolario
289
vamo fijje noe | pòro ~, s’è ffatto male | filéllo, s.m., frenulo, legamento della lin-
(d.) mal fijje ll’aggiuta santa Pupa || gua: sótto la léngua c’émo l ~ | mó jje le
dim. fijjétto, fijjarèllo: qua ffijjarèlle dico quattro. mica c’hò l ~ io! che
mie, còcche dil babbo!, figlioli miei! | mm’ampedisce de parlà.
all. a fijjarè! || accr. fijjóne, bambino ben filésa, s.f., attrezzo del fabbro.
sviluppato || pegg. fijjàccio. filibbustièro, s.m., individuo equivoco.
fijjolame, s.m. coll., germogli di pianta, filice, agg., felice: annétte via ~ e ccun-
spec. del pomodoro: l ~ se scacchja. tènto || antrop., Felice.
fijjolanza, s.f., figliolanza. filicéllo, felicèllo, s.m., fettuccia di co-
fijjòtto, s.m., 1. adolescente. 2. (fig.) uc- tone.
cellino: ha ccavato l nido col fijjòtte | filicità, s.f., felicità.
c’èreno l fijjòtte cul cacchjóne, guase filippa, s.f., 1. (gerg.) fame. 2. (gerg.)
da vólo. vento gelido.
filà, felà, v. tr., filare: la ròbba da ~, o cà- filippèlla, sopr. m.
nepe o stóppa che ssia, la facévono sù fillandése, agg., finlandese.
ne la rócca || mdd. a la vècchja che ffi- filo, s.m., 1. fila dei fasci di canapa messa
lava, dalli la fava, dalli la fava! (da suc- nel maceratoio. 2. superficie formata dai
chiare in bocca per favorire la fasci di canapa messi a macerare. 3. ri-
salivazione) || filàssela, v. intr. pron., fi- volo sottile di liquido: vène ggiusto n ~
larsela: se la filàvemo || Forme: Ind. (rif. a vino che esce dal rubinetto della
pres. 6 fìlono | impf. 4 filàvemo; 6 filà- botte). 4. (raro) filare || ~ (a), loc. avv.,
vono. in linea retta | ~ di bbarba (a), loc. avv.,
fila: fà la ~ de Bbagnajja, si dice di un con filo molto tagliente (rif. all’affila-
gruppo di persone che passeggiano af- tura di una lama) || dim. filétto.
fiancate, occupando la strada in tutta la filobbusse, s.m., filobus.
sua larghezza || ~ (a), loc. avv., a) in fila: filoncino, s.m., pagnotta di pane di forma
li fijje uno ~ all’altro | ll’aridicév’a ffil’a bislunga, affusolata, del peso di mezzo
ffila, le ripeteva nello stesso ordine; b) kg.
di seguito: hò ddormito nòv’óre ~, sènza filóne1, s.m., filetto, gioco infant.
svejjamme mae; c) in successione: filóne2, s.m., pagnotta di forma allungata
dòppo tre nnèbbie ~, piòve sèmpre. del peso di 1 kg.: pe ppiacére, dàteme
filagna, felagna, s.f., 1. palo longitudinale m pò n ~ de pane bbianco bbèllo còtto!
del filare. 2. palo longitudinale o tra- filòsefe, s.m. pl., (raro, lett.) filosofi.
sversale della pergola. 3. filare di viti || filosomìa, fisonomìa, s.f., fisionomia: lu
accr. filagnóne. riconóscio da la ~ ch’è l zu cuggino.
filancicóso, agg., filamentoso, di carne. filosomista, s.m., fisionomista.
filato (de), loc. avv., direttamente: dóppo filumèna, antrop., Filomena.
la scòla, curre ~ a ccasa. filusufia, fisolofìa, s.f., (citt.) filosofia.
filatóra, s.f., filatrice. fimminùccia: ➝ femminùccia.
filatóro, s.m., locale dove si facevano le fina (raro): ➝ nfino.
funi: l patróne del ~ provedéva a ccom- finammó, cong., finora.
prà sta cànepe, la facéva pettinà, le fu- finanta, finante, finènte, infinènte, prep.,
nare ce facévono le còrde. fino a: finént’a la salita || avv., persino.
Vocabolario
291
mento: (d. scherz.) l ~ è llìbbero!, fitta, s.f., 1. colpo con cui si conficca nel
ciascuno è libero di lamentarsi | (d.) alza terreno la parte di ferro larga e piatta
l pìcchjo e ffà lu ~, vène l patróne cul della vanga. 2. taglio del terreno effet-
barlòzzo (attribuito al bracciante). 3. tuato in profondità con un colpo di
mugolio di piacere. vanga. 3. quantità di terra che può con-
fiottóne, s.m., chi si lamenta sempre. tenere una vanga piantata fino al van-
firita, s.f., ferita: s’è ffatto na ~ fónna su gile: na ~ de vanga | la ~ mòrta, ultima
la mano. terra scavata e lasciata sul fondo della
firito, agg., ferito. fossa per piantarvi i maglioli: ll’ùrtima
firmajjo, fermajjo, s.m., fermaglio. ~, la ~ mòrta rimanéva sótto.
firme, s.m., film || dim. firmétto | accr. fir- fitteffonnato, avv., velocemente, rapida-
móne | dispr. firmàccio. mente.
firmino, s.m., (rec.) ripresa cinematogra- fitto, agg., 1. folto: m’è vvenuto ~ l grano
fica: mal pranzo di la spòsa hanno fatto st’anno | c’ha le capélle bbèlle fitte. 2.
n ~ co la cineprésa. denso: sta minèstra adè ffitta na massa,
fischjà, fistià, v. intr., 1. fischiare: te fì- raggrumata || avv., 1. fittamente: sémena
schjono ll’orécchje, pàrlono male de tì ~! | nel còllo a la cànepe toccava dalle
(cred. pop.). 2. chiamare con un fischio. ggiù ppiù ffitto (rif. alla scotolatura) | le
fìschjo, fìstio, s.m., fischio: fìschjo a la campane sòneno ~ ~ ch’è ffèsta. 2. ve-
pecorara, fischio prolungato emesso in- locemente: parla ~ ~, in maniera in-
filando indice e medio delle mani ai lati tensa, senza sosta | aricuminciò a
della bocca tra i denti | falli n ~!, chia- bbiastimà ~ ~.
malo! | abbasta che mme fae n ~ e fitto (a), loc. avv., in affitto: pijjà ll’òrto ~
vvèngo sù | se capimo a ffìschjo nóe, | ll’hò ddato ~ pi ddu anne.
c’intendiamo | (d.) pijjà ffischi pe ffia- fittùccia, fettùccia, s.f., 1. fettuccia di
schi, fraintendere. stoffa. 2. rotella metrica da geometra. 3.
fischjòtto, s.m., adolescente. nastro del cappello.
fiscolaro, s.m., fabbricante di fiscoli. fittume, s.m., 1. calca di persone: co ttutto
fìscolo: ógni ~ se mettéva na mèżża caz- quél ~ de cristiane, n ze passava. 2. ve-
zòla d’acqua, pò se rimboccava co la getazione folta.
ciància nel mastellóne, dó ll’òjjo se ca- fiurintina, fiorintina, agg., fiorentina:
pava a mmano co la fòjja. pòrta ~ (porta civica che immette sulla
fìseco, s.m., fisico: c’ha n ~ de fèrro l Cassia in direzione di Firenze).
compare. flitte, s.m., flit, liquido insetticida: dòppo
fisolofìa: ➝ filusufìa. la guèrra se dava l ~.
fisonomìa: ➝ filosomìa. flussióne, s.f., congiuntivite.
fissà, v. tr., fissare: lu fissònno. focà, v. tr., 1. incendiare. 2. abbruciac-
fisso: ésso aremané ffisso cóme nalòcco a chiare in superficie: se focàvon’e
ssentì. bbasta. pur’a mméttel’a bbagno
fistià: ➝ fischjà. nell’acqua ramata dice che jje facéva
fistino, s.m., festino. bbòno (rif. alla punta dei pali principali
fìstio: ➝ fischjo. del vigneto, prima di ficcarli in terra).
fisura: ➝ fesura. focaróne: ➝ focóne.
Vocabolario
293
annà a ffónghe, andare in cerca di fun- caffè. 5. parte più riposta: finì ne n ~ de
ghi | ~ bbòno, commestibile | fongàccio, galèra || agg., profondo: mittiva paura
fungo velenoso | mdd. fa le nòzze co le da quant’èra ~ | m pózzo ~ dièce mètre
fónghe, si dice di chi vuole avere molto | èra nòtte fónna ancóra || ~ (a), loc.
senza spendere troppo || prov.: le fónghe avv., a fondo: dà ~, esaurire | da cim’a
sò le scurrégge de la tèrra. 2. escre- ~, loc. avv., a) per intero; b) completa-
scenza sulla corteccia del tronco di ca- mente | n fonn’in ~, loc. avv., alla fin
stagno. fine, tutto sommato.
fóngole, sopr. m. fonnovalle, s.m., fondovalle.
fonnà, v. tr., fondare: éva fonnato n gior- fontanaro, funtanaro, s.m., fontaniere:
nale. faciva l ~ pil commune.
fonnaccétto, s.m., avanzo di pietanza: sù fontanèlla, funtanèlla, s.f., 1. rubinetto:
rregà, chi lu fa stu ~?, chi vuole man- cull’acqua di la ~ lu spignì ssùbbeto, lo
giarlo? | tutte l fonnaccétte mésse as- spensi (rif. ad incendio). 2. colonnina
sième se magnàvono. stradale a pulsante distributrice di acqua
fonnàccio, s.m., feccia. potabile. 3. fonte in campagna.
fonnaménto, s.m., fondamento: stann’a fontanile, funtanile, s.m., abbeveratoio ||
ffà le fonnaménte || Forme: pl. le fonna- dim. fontanilétto | dispr. funtanilàccio.
ménta, le fonnaménte. fonzióne: ➝ funzióne.
fonnarijja, s.f., fondiglio di liquido denso fòra1, fòre, fòri, avv., fuori: èra tutta
e torbido: c’è rrimasta la ~. ggènte venuta da fòra, immigrata | dà
fonnatóre, s.m., fondatore. ffòra ll’òcchje (di albero che mette le
fónne, v. tr., fondere. gemme) | èra coll’òcchje de fòra, spor-
fonnèlle, funnèlle, s.m. pl., fondelli: l ~ genti | te chjudo de fòra de casa, se rrive
mal carzóne | pijjà uno pe li ~, beffarsi tarde | stàvono llì dde ~ a ccontà li
di qualcuno. ggènte che ppassàvono (all’esterno del
fonnerìa: ➝ fondarìa. negozio) | l fòsso dà ddi fòra, straripa |
fonnézza, s.f., profondità. sò ppòste fòr di mano, luoghi isolati |
fónno, s.m., 1. fondo: ~ de la tina | l ~ del magnà n frutto fòri staggióne | tirà
fòsso, il letto | li ràdiche di ~, le più pro- ffòra, estrarre | dà ddi fòra, dà dde stòm-
fonde | e cchi ssèe sènza ~?, insaziabile mico, vomitare | fòr de cojjó!, fuori dai
| n ~ al mare | se n zae nutà, vae a ffónno piedi! | fòr de pòrta sam Piètro | fòr di la
| quanno che cc’èra n ragazzòtto ch’an- finèstra | de fianco a li scaline fòr di
córa a sfonnellà no èra àbbele, li se fa- casa | al di fòra, all’esterno | bbutta n
céva bbatte r ~ avante, col cardinale, fòra, strapiomba | n carrétto fòra d’uso,
così qquéllo che vveniv’appresso fate- disusato | fu aridótto fòra d’uso, inser-
cava de méno (rif. al lavoro di scavo su- vibile | è dde fòri, è forestiero | chja-
perficiale effettuato da un principiante). masse fòri, dichiararsi vincitore,
2. avvallamento, depressione nel ter- assieme al proprio compagno, gettando
reno. 3. appezzamento agricolo: ésso le carte sul tavolo prima ancora della
adè ppatróne del ~. 4. fondiglio di li- fine del gioco del tressette: fòri me
quido: c’è rrimasto ggiusto n ~ de bbot- chjamo! | ~ me chjamo, se io fò ddanno
tijja | sto vino lassa m pò de ~ | fónne de (giocando a bocce, prima di tirare, te-
Vocabolario
295
“méttela n ~!” | (triv.) n ~!, al diavolo. 2. fresà, v. tr., lavorare il terreno con la zap-
cosa: na ~ che n ce se créde | num m’èra patrice meccanica.
mae succèssa na ~ sìmmele | avécce più fresata, s.f., lavoro fatto con la zappatrice
ffrégne che qquatrine, grilli per la testa meccanica.
| quante frégne cérca!, quante pretese ha frésca, s.f., 1. (euf.) vulva. 2. (euf.) cosa:
| tra ffrégne e ffragne émo fatto nòtte, na ~ sìmmele || ~!, inter., (euf.) caspita!:
tra una cosa e l’altra | làssolo stà, óh ffrésca Bbétta! | ~ nònna! | la ~ nza-
ch’ògge c’ha le frégne, ha i nervi tesi. latina! || frésche, s.f. pl., (euf.) nervosi-
3. (fig.) storia: mica ve raccónto frégne smo: avé le ~ | me fanno cèrte frésche
| mica frégne! || saranno frégne! (per ne- ògge, oggi sono nervoso || le frésche!,
gare) | ~!, inter., caspita! | ~, nònna! inter., (euf.) caspita!
fregnàccia, s.f., 1. sciocchezza, stupidag- frescàccia, s.f., (euf.) sciocchezza, stupi-
gine, frottola: raccontàvono m pò de daggine, frottola.
fregnacce || dim. fregnaccétta. 2. mac- freschino, s.m., puzzo di carne non ben
chia || fregnacce, s.f. pl., frittelle salata, che assume consistenza floscia e
all’uovo, condite con formaggio peco- comincia a putrefare: sto prosciutto ha
rino, confezionate durante il carnevale ppréso de ~.
|| fregnacce!, inter., sciocchezze! frésco1, s.m., (euf.) tizio.
fregnacciaro, s.m., fandoniere. frésco2: stà ffrésco, esser capitato male.
fregnacciata, s.f., sciocchezza, stupidag- frescucèllo, s.m., (scherz.) temperatura
gine, frottola. piuttosto fresca.
fregnétto, s.m., (dispr.) individuo di bassa frescume, s.m., erba fresca da foraggio.
statura. frèva: ➝ frèbbe.
frégno, s.m., tizio: lu conósce quél ~? | n frève: ➝ frèbbe.
~ bbuffo, un tipo strano. frézza: ➝ frézzia.
fregnóne, s.m., minchione. frezzata, s.f., colpo di freccia o di lancia-
frégo (n), fréga (na), loc. avv., in grande sassi: ll’ha cchjappato co na ~ sul capo,
misura, in gran quantità: è rricco ~ || jj’ha ffatto m mèrco.
accr. n fregàccio. frézzia, frézza, s.f., 1. freccia. 2. fionda,
frégole, s.f. pl., nervosismo. lanciasassi.
fregónto, p. pass. di fregà, (euf.) fregato, fricandò: ➝ frecantò.
solo in: sia ~ cull’ónto! frìccelo1, frìcciolo1, sfrìzzolo, s.m., cic-
frélleca, inter., (euf.) caspita!: óh la ~! ciolo, residuo dello strutto: la pizza col
frélleche: ➝ frélliche. frìccele.
frélliche, frélleche, s.m. pl., 1. fronzoli. 2. frìccelo2, frécciolo, frìcciolo2, s.m., mi-
(euf.) nervosismo: avécce le ~. 3. pre- nima quantità, pochino: ce méttìa n ~
tese. 4. capricci. d’òjjo || dim. fricciolétto.
fréngia, inter., (euf.) caspita! frìcciolo1: ➝ frìccelo1.
frenguéllo1: ➝ franguéllo. frìcciolo2: ➝ frìccelo2.
frenguéllo2, s.m., ragazzino. friciarèllo, s.m., (infant.) gioco fatto con
frésa, s.f., erpice a disco o a denti trainato le noci.
da trattore; zappatrice meccanica a frigantò: ➝ frecantò.
zappe rotanti. frigge, v. tr., friggere || mdd. frigge l pé-
Vocabolario
301
(fig., gerg.) fortuna: t’aretròve pròpio m ggiallóne, s.m., 1. rigogolo (Oriolus orio-
bèl ~! (detto al giocatore fortunato). lus L.). 2. varietà di fagiolo fresco da les-
ghétto, s.m., (fig.) confusione, caos: e sare: famo le ggiallóne pe ppranzo.
cche è n ~ qqui ddéntro! ggiallóso, s.m., persona che ha cattiva
ghjaccià, ggiaccià, v. tr. e intr., ghiacciare. cera: sto ~ fa ppéna || agg., pallido: è ~
ghjacciara, s.f., ghiacciaia da macelleria. che ppare tìseco.
ghidarra, ghitarra, guidarra, guitarra, ggiallume, s.m., anemia.
s.f., chitarra: al zòn di guidarra || è ggiannétta, s.f., freddo intenso.
ccóme na ~: dóve la tòcche, sòna | ~ ggiardinétto, s.m., (iron.) pezzo di terreno
scordata, faccenda dove manchi l’ac- lasciato per dimenticanza incolto zap-
cordo. pando: quarche vvòrta dice: che cce
ghiga, s.f., sfumatura bassa dei capelli sul lasce le ggiardinétte? se cc’èra m pez-
collo. zétto, che nun èra toccato da la zzappa,
ghigno (col), loc. avv., niente affatto: ~ ce remanéva ll’èrba, e qquéllo nóe se di-
ch’è vvenuto accomedà la pòrta! céva l ~ || ggiardinétte, s.m. pl., aiuole
ghigo, s.m., bellimbusto. pubbliche.
ghijjottina, s.f., ghigliottina. ggiazze, s.m., jazz.
ghilì ghilì, inter. pronunciata quando si fa ggibbèrna, s.f., giberna.
il solletico ai bambini. ggìbbese: ➝ ggippe.
ghìnghere, s.m. pl., ghingheri, fronzoli: ggibbrìzzio, sopr.
s’è mmésso tutto n ~. ggicóndo, ggicónno, ggiocónno, agg., gio-
ghitarra: ➝ ghidarra. condo: se presentò ffilic’e ~.
ggià, inter., infatti! ggicónno: ➝ ggicóndo.
ggiacamantònia, s.f., donna noiosa: nun ggigge, ggiggi, ipoc., Luigi || ~ còllo, sopr.
fà la ~! || dim. ggiggétto.
ggiacché, nel mdd. scherz.: ~ ttu cce sèe ggiggi: ➝ ggigge.
ggiacchettucce, ~ ttu cce sèe, te tòcca ggìggia, ipoc., Luigia.
stacce. ggigónda, antrop., Gioconda.
ggiacchétta, s.f., (rec.) giacca. ggigondino, sopr.
ggiacchétto, s.m., giubbetto || dim. ggiac- ggijjo1, ggìllio1, s.m., 1. giglio (Lilium
chettino. candidum L.). 2. narciso (Narcissus poe-
ggiaccià: ➝ ghjaccià. ticus L.).
ggiàccio, s.m., ghiaccio || agg., gelido: ggijjo2, antrop., Egidio.
c’hae le mano ggiàcce. ggilataro: ➝ ggelataro.
ggiàccolo, jjàccolo, s.m., fune del basto, ggilato, s.m., gelato: quant’è bbòno l ~ de
corda con cappio || pl. ggiàccole: li ~ cu Pio nòno! | l ~ di Pizzeccàcio, chi lu
le càppie | jjàccoli, cianfrusaglie. pijja, mi dà m bàcio! (richiami di due
ggiacìjjo, s.m., (lett.) giaciglio. gelatai).
ggiacintùccia, ipoc., Giacinta. ggille, s.f., GIL (acr. di Gioventù Italiana
ggiallo, agg., 1. giallo || prov.: l ~ è l ruf- del Littorio).
fiano de le dònne | ~, amóre in fallo | più ggìllio1: ➝ ggijjo1.
~ è, più amóre c’è. 2. pallido: ~ cóme m ggìllio2, 1. antrop., Gilio. 2. top., contrada
mòrto. di Montefiascone.
Vocabolario
311
gràndola, s.f., 1. ghiandola. 2. tonsilla: sano, con allusione sessuale: gli uccelli
ll’ha llevate le gràndele | pe le gràndole beccano il grano) || prov.: ~ córco rizza l
fa bbòno ll’òjjo ferrato, per curare la patróne | ~ cólmo rizza l patróne (la
tonsillite. spiga carica di chicchi porta ricchezza).
grandòmo, s.m., uomo eccezionale. granòcchja, ranòcchja, s.f., rana verde
grane, s.m. pl., granaglie. (Rana esculenta L.): annà a rranòcchje,
granèllo, s.m., 1. vinacciolo. 2. testicolo andare in cerca di rane | annav’a
di agnello || granèlle, pl., deiezioni di cchjappà co le mano le ranòcchje ma la
topo. léga, pescare le rane con le mani nel va-
grànena: ➝ gràndene. scone | zzuppétta de ranòcchje | nòta a
grànene: ➝ gràndene. rranòcchja, nuota a rana || dim. ra-
granì, v. intr., granire. nocchjétta.
granizzióne, s.f., svilupparsi dei chicchi granóso, agg., (gerg.) ricco.
del grano. granturchéto, s.m., campo di granturco.
granne, agg., 1. grande: è n òmo grann’e granturchétto, s.m., granturchino, varietà
ggròsso, pare m barlòzzo | grann’e di mais da foraggio.
ggròsso e ttontolóne | ~, gròsso e ffre- gràscia, s.f., 1. companatico: magnà
gnóne | le fèste li ppiù ggranne chi cci ppane e ggràscia. 2. derrata alimentare.
sia | li carte da cènto ~ cóme l fazzolétte 3. abbondanza di cibo.
| o mà, vòjjo dormì ma llètto ~!, nel letto graspo, s.m., raspo, grappolo d’uva privo
matrimoniale dei genitori | vénne pure degli acini.
artra ròbba n ~ | fa ttanto l ~, si dà arie grasséto, s.m., luogo del campo ricco di
da ricco | ha ffatto n gran guadagno, humus, spec. vicino all’aia.
(iron.) un misero guadagno | r fijjo ppiù grassìccio, s.m., parti grasse di un ani-
ggranne, il maggiore | sta cìccia me pare male: l ~ è n fittume de grasso.
gram bòna, ottima | c’ha dd’avé n gram grasso, s.m., 1. (coll., arc.) piante da so-
male, male grave | è nnata n gram male, vescio: sementàvono l ~, che cconzistéva
è andata molto male | li vòle n gram bène lopine, favucce opure radicióne da ~,
al nipóte, lo ama moltissimo | na gram che, qquanno èreno a na cèrt’artézza, se
bèlla còsa, bellissima | è n gra strónzo | tajjàvono. si èra mésso a ssórco, se ron-
dal gra llavóro è mmòrto, per il troppo cava, se mettéva ner fónno der zórco e
lavoro. 2. adulto, anziano: èra bbèllo ~, ppò s’interrava. 2. operazione di sove-
molto anziano | sémo tutte ~ mó, an- scio. 3. (fig.) abbondanza: (antifr.) se tti
namo m penzióne || vezz. grannicèllo, dà ttanto cusì, sarà ggrasso chi ccóla!
grannétto. 4. (fig.) punto più profondo del macera-
grannézza, s.f., grandezza: c’ha la mania toio || agg., 1. ricco di calce bianca (rif.
de ~ | grannézze de Ddio! l béva da mec- a calcina). 2. (fig.) abbondante: fà la mi-
chì va mmeccajjù e dda meccajjù va sura grassa. 3. (fig.) scurrile: parlà
mmeccassù. ggrasso, fare discorsi grassocci. 4. (fig.)
grànnina: ➝ gràndene. solenne: l funerale adèra ~ che ccolava
grànnine: ➝ gràndene. chi ppotìvino spènna. 5. (fig.) fortunato:
grano: (gerg.) gruppo di ragazze: n véde l e ppòe ll’ébbono grassa che ll’éva tajjà
~! varda l ~! (espr. rif. a ragazze che pas- l capo ma qquarcuno, ebbero fortuna.
Vocabolario
321
ppasso ~. 2. difficile a digerire: è rròbba grïùm, onom., (infant.) voce ripetuta per
~ de séra, se dòrme male dóppo. 3. (fig.) far ragliare l’asino.
grossolano, goffo. gròglia: ➝ gròlia.
grevézza, s.f., pesantezza: sta ròbba fa gròlia, gròglia, gròllia, s.f., gloria: le cam-
ggrevézza de stòmeco. pane sóneno a ~ | (d.) tutte le salme finì-
grèżżo, s.m., nuovo edificio fornito di scono n ~ | lo faciva l pòro nònno, che
strutture (muri, solai, tramezzi, tetto), Ddio ll’àbbie n ~! | pure lue mica lavóra
ma ancora privo di intonaci e servizi (in- pi la glòria.
fissi, elettricità, gas, riscaldamento) || groliapatre: ➝ gloriapatre.
agg., 1. grézzo, non lavorato. 2. (fig.) groliasse, v. intr. pron., gloriarsi: se gro-
ineducato, zotico: ~ cóme n zappóne. liamo, ci gloriamo.
griccióre, s.m., brivido di freddo: sentì li grolióso, agg., glorioso.
~, rabbrividire | sènte n ~ pe la vita. gròllia: ➝ gròlia.
gricétto, s.m., cricèto (Mesocricetus au- grondària, s.f., (arc.) scolo di acqua pio-
ratus L.). vana.
gricile: ➝ grecile. gróndina, s.f., 1. (raro) rondine comune
grìcolo: ➝ agrìquelo (raro). (Hirundo rustica L.). 2. (raro) balestruc-
grifà, crifà, v. intr., cascare, fare una brutta cio (Dolichon urbicum L.).
caduta. grónna, gronnara, gronnaréccia, s.f.,
grifàccio, s.m., grosso uncino, provvisto grondaia.
di manico tondo snodato, con cui si af- gronnà, v. intr., grondare: co sta bbardèlla
ferra il porco sotto la gola. ch’ha ffatto, grónna di sudóre.
grifo: ➝ crifo. gronnara: ➝ grónna.
grìggia, s.f., (gerg.) brutta figura: fà na ~. gronnaréccia: ➝ grónna.
grìggio, agg., grigio: n vistito ~ fèrro, gri- gròpe: ➝ coprì.
gio scuro. gròpese: ➝ coprisse (vd. coprì).
grigortóre, s.m., (cont.) agricoltore. gropì: ➝ coprì.
grijja, s.f., griglia. gròppa, s.f., 1. dorso di animale || ~ (n),
grilla, s.f., farfalla appena uscita di larva. loc. avv., sulla groppa. 2. dorso di per-
grillanda, grillanna, s.f., 1. ghirlanda. 2. sona || accr. groppóne: c’hò ccinquantòt-
(raro) ghirlanda funebre. t’anne sul ~ | li lìscio l ~, quanno lo
grillanna: ➝ grillanda. chjappo, lo picchio.
grillétto, s.m., 1. (fig., infant.) pène. 2. groppièra, s.f., sottocoda per equino; stri-
(fig.) clitoride. 3. n. di un asino. scia di cuoio, fissata alla parte posteriore
grimardèllo: ➝ crimardèllo. della bardella, che passa sulla groppa e
grimbiale, grimbiule, s.m. (citt.) grem- sotto l’attaccatura della coda.
biule. gròprese: ➝ coprisse (vd. coprì).
grimbiule: ➝ grimbiale. groprì: ➝ coprì.
gringallétto, s.m., saccente: nu sta ffà gròssa, agg. f., incinta: (prov.) dònna
ttanto l ~! gròssa, um piède in fòssa.
grisantèmo, s.m., crisantemo. grossézza, s.f., avversione, inimicizia.
grispigno: ➝ crispigno. gròsso1, s.m., (arc.) antica moneta d’ar-
grista: ➝ crèsta1. gento dello Stato Pontificio, pari a 10
Vocabolario
323
scudi ovvero 25 lire || prov.: chi sse spu- guadambià, guadagnà, guadammià, v. tr.,
t’addòsso, nun vale mèżżo ~. guadagnare: guadàmbieno parécchjo e
gròsso2, agg., 1. di dimensioni notevoli: le llavóreno pòco, ll’impiegate | cu sta vita
piastre gròsse cóme n culo de bbicchjère guadammiava più ppòco || guadam-
| scànzete! passa na màchena gròssa || biasse, guadagnasse, v. intr. pron., gua-
èsse gròssa, essere in stato avanzato di dagnarsi: s’è gguadammiato l pane la-
gravidanza || prov.: l péscio ~ magna voranno | ~ l paradiso.
quéllo ciuco. 2. pesante, da lavoro: li guadàmbio, guadàmmio, s.m., guadagno:
scarpe gròsse di vacca mbullettate. 3. (antifr.) fà l ~ del diàvolo, a ccarosà le
(fig.) solenne: na fèsta gròssa || dim. tròjje, nessun guadagno | fà l ~ de frat-
grossétto, che ha raggiunto discreto svi- titta | ha ffatto l ~ de fraccazzo | n ce fa
luppo: adè bbèlla grossétta st’ua. n zòrdo de ~ || prov.: dó nun c’è ggua-
grótta: ➝ grótte. dagno, la rimissión’è ccèrta.
grottano, s.m., ab. di Grotte S. Stefano, guadammià: ➝ guadambià.
fraz. di Viterbo. guadàmmio: ➝ guadàmbio.
grótte, grótta, s.f., grotta: sta grótte chi guadèrno, s.m., quaderno: ~ de scòla | ~
ppiù ttrusca di qué n ci pò èssa | ~ dil de la tèrza | n ~ a qquadrétte | ~ de
catalètto (microtop.) | ~ di la paura bbèlla || dim. guadernétto.
(microtop.) || grotticèlla (la) ~ (top. in- guado, s.m., passaggio obbligato nel-
terno). l’ovile, dove le pecore vengono munte:
grottino, s.m., piccola caverna scavata al- l ~ è l recinto pe mmógne chjuso co la
l’interno di altra più ampia. réte.
grovijjo, s.m., (raro) groviglio. guae, inter., guai!: ~, se tte rubba la mano
grufo1, agg., ispido: capélle grufe. la bbèstia!
grufo2, s.m., orecchio di agnello. guainèlla (a), loc. avv., detto di abito ade-
grugnì, v. intr., grugnire del maiale: l rente.
pòrco grugne. guajjo, s.m., guaio: se va vante a ffòrza di
grugno, s.m., 1. muso del maiale. 2. (triv.) guae | stà ne m mar de guae | ha ddato
volto, faccia: sbàttece l ~ | li róppe l ~ | guae man tutte | li guae se le va ccercà
è ggrugno de purgavve, è una persona dda sólo | si adèra ita male, li sarèbbe
capace di picchiarvi || vezz. grugnétto, toccato da passacce guae | èssa tra le
visino. 3. (fig.) broncio, espressione guae || prov.: le guae, ognuno sa le sue.
crucciata: métteva l ~ man tutte | stà guale, agg. inv., uguale: ll’òmmene sèm-
ccol ~. pre ~.
grùgola: ➝ cròcala. guantamano, guardamano, s.m., manale
gruòsso, agg., (arc.) grosso. del calzolaio; mezzo guanto di pelle,
gruppe: ➝ cruppe. senza dita, per proteggersi la mano nel
guada, s.f., piccola rete a strascico, utiliz- tirare lo spago.
zata per la cattura dei gamberetti sul lago guanto, s.m., (gerg.) profilattico.
di Bolsena. guardà, vardà, v. tr., 1. guardare: guàr-
guadagnà: ➝ guadambià. deme! | guàrdelo! | a gguardallo da la
guadagnasse: ➝ guadambiasse (vd. gua- fàccia, pare n òmo che ccapisce | guàr-
dambià). deme! | guardàmele! | vardàmele! | vàr-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
324
delo!, vàrdolo! | vàrdala ll’è bbèlla! | var- Ind. pres. 1 guarìscio; 4 guarimo; 5 gua-
dàteme! | vardate! | varda caso! | te riscéte; 6 guarìsciono | fut. 6 guariscia-
guarda bbrutto, con espr. ostile | vardà ranno | Ger. guarènno.
qquelue! | varda m pò chi rròbba! | ma guarisci, s.f., (infant.) medicina.
varda m pò che ss’ha dda véda! | varda guaritóra, s.f., guaritrice.
chi sse véde! | varda chi pparla! | va, guarnàccia: ➝ guernàccia.
quante màchene pàssono! | vardà, che guarnèlle, s.m. pl., vesti femminili: li ~
cce vò? | vardà si cche rròbba! | n ze fà arrivàveno nfino a ggiù ppir tèrra.
gguardà derèto, non si espone a critiche. guarżóne, s.m., garzone di azienda agri-
2. badare, far attenzione: guarda che sse cola.
róppe! | sta gguardà l capéllo!, non ba- guase, guasi, guaso, quase, avv., quasi: stu
diamo alle inezie! | le vècchje ce guardà- pezzétto de tèrra ch’adè gguase m paése
vono su la luna, osservavano | guase guase lo crómpo | c’èrono quase
l’andamento delle fasi lunari | a sta tutte | è ito quase a ccattanno, anze
gguardà, n ze smetterébbe mae de lavorà, sènza quase, completamente in rovina.
se si dovesse tener conto della necessità || guasi: ➝ guase.
prov.: guarda té, pòi di mé ddirai. 3. vi- guaso: ➝ guase.
gilare: guàrdeme sto fijjo, pe ppiacére! 4. guastà, v. tr., 1. non rispettare: ~ la vig-
pascolare: sta gguardà le bbèstie | ~ l gìglia de Natale. 2. disfare, riordinare:
majjale. 5. proteggere: Ddio ne guarde! | hò dda ~ l lètto. 3. scucire: sta gguastà l
na sbòrgna che Ddio guarde!, da non dire vestito del fijjo. 4. rovinare: se mmagne
|| prov.: Ddio te guarde dall’acqua e ddal a st’óra, guaste la céna, se mangi fuori
vènto, e ddal frate fòr del convènto || pasto, perdi l’appetito per il pasto prin-
Forme: Ind. pres. 1 vardo; 2 varde; 3 cipale.
varda; 4 guardamo; 5 vardate; 6 guàr- guastamestière, s.m., 1. buono a nulla. 2.
deno, vàrdeno | impf. 5 guardàvete; 6 chi fa più mestieri, ma in modo appros-
guardàvono | perf. 1 guardò; 6 guar- simativo. 3. guastafeste.
dòrno, vardòrno | fut. 1 guardarò | Cong. guasto, s.m., disonestà: li forestièri hanno
pres. 1 guarde | Imper. 2 va, varda; 5 var- pòrto l ~ dapertutto || agg., idrofobo.
date | Ger. guardanno, vardanno. guazza1, guàzzera, s.f., 1. rugiada. 2.
guardamano: ➝ guantamano. brina: è ccascata la ~, te mòlle tutto.
guardaròbba, inter., guarda un po’! guazza2, s.f., burla, beffa, presa in giro: li
guardarònne: ➝ vardarònne. sta ssèmpre a ddà la ~.
guardatàccia, s.f., occhiata severa di rim- guazzabbujjo, s.m., 1. guazzabuglio,
provero: li dà na ~. mescolanza confusa. 2. (fig.) cibo sgra-
guardéngo, agg., guardingo. devole. 3. (fig.) confusione, caos. 4.
guàrdia, s.f., vigile urbano: le guàrdie del (fig.) pasticcio.
pìscio (che controllavano i vespasiani e guazzaróne, s.m., (arc.) sottogonna lunga
multavano chi orinava in strada). e pesante di canapa, per riparare le
guardiacàrcere, s.m., agente di custodia. gambe dalla rugiada.
guardianìa, s.f., guardianato. guazzaróso, agg., bagnato dalla rugiada.
guarì, v. tr. e intr., guarire: l fijjo è gguarito guazzata, s.f., caduta della rugiada.
|| guarisse, v. intr. pron., guarire || Forme: guàzzera: ➝ guazza1.
Vocabolario
325
cchi ll’incórpa | ha visto mae chi mm’és- sodomizzazione. 2. (fig., triv.) fregatura
seno ncorpato di quarche bbojjata. solenne: jj’hanno dato n’~ de prim’ór-
incòtta, s.f., azione di bruciacchiare la dene.
punta del palo per indurirla: se da n ~ inculatura, nculatura, s.f., (fig., triv.) fre-
mal passóne. gatura solenne.
incrapettà, v. tr., accaprettare; legare un inculprènda, v. tr., (rec., scherz.) com-
animale per le quattro zampe. prendere (bisticcio).
incrapicciasse: ➝ incapricciasse. incumincià: ➝ incomincià.
incravattà, ngravattà, v. tr., 1. incravat- incuntrà: ➝ ancontrà.
tare. 2. (fig.) fissare: quanto se métte la incurnicià, ncornicià, ncurnicià, v. tr., 1.
corvatta, pe ngravattà no stìpito || in- incorniciare. 2. (fig., scherz.) mettere le
cravattasse, v. intr. pron., vestirsi in corna, tradire il coniuge.
modo elegante: ggirava sèmpr’incra- incùtene: ➝ ancùdine.
vattato, pure de ggiórno de lavóro. indebbitasse, v. rifl., indebitarsi, contrarre
incròcca, ancròcca, s.f., 1. biforcazione di debiti.
forcina. 2. incavo (praticato sulla som- indennità, s.f., identità: la carta d’~.
mità del caposaldo della pergola, su cui ìndia pastinaca, s.f., regalo prezioso:
poggia il lungo palo orizzontale): nel (iron.) che jj’hae portato, ll’~?
passóne ce se facéva ll’~ | piantato l indiavolato, ndiavolato, agg., sfrenato, di
pòsto, se passava a ffà ll’~ col róncio, bambino.
co n antro pòsto diètro p’acconzentì. indiferènte, ndifferènte, agg., indifferente.
sull’~ ce se mettéva la pèrteca. indifìcile, diffìcele, difìcile, ndeffìcele,
incrudolisse, ncrudolisse, v. intr. pron., 1. ndefìcile, ndifìcele, ndifìcile, agg., 1. dif-
incrudire, rimanere semicrudo alla cot- ficile: li sie diffìcele!, quanto sei diffi-
tura o indurirsi (detto di legumi o carne): cile! | parla ~, a) in modo affettato; b) in
le fettine te s’incrudolìsciono. 2. (fig.) italiano corrretto | è n gran ~ che cce la
danneggiarsi per eccessivo calore (rif. fa, molto improbabile. 2. che costa fa-
alla canapa immersa nella vasca di tica: guadagnasse quél pèzzo di pane
acqua sulfurea): sinnò se ncrudoliva, diffìcele.
nun veniva bbène, venívono le callaròste indiggestióne, s.f., (raro, rust.), digestione.
|| Forme: Ind. pres. 6 incrudolìsciono | indiricchjato, agg., 1. raggrinzito. 2. rat-
impf. 3 ncrudoliva | P. pass. ncrudolito, trappito.
ncrudelito, ncrudulito. indirizzà1, v. tr., indirizzare.
inculà, anculà, nculà, v. tr., 1. (triv.) sodo- indirizzà2: ➝ addirizzà.
mizzare: mannàggia quéll’anculata! indó: ➝ dó2.
(imprec.). 2. (fig., triv.) ingannare: a indolito, ndolito, agg., 1. intorpidito. 2. le-
mmé ttu num m’inculi. 3. (fig., triv.) ru- gato nei movimenti. 3. reumatico.
bare: se féce ~ quélle quattro bbòcche. indolitura, s.f., indolenzimento.
4. (fig., triv.) interessare, riguardare: indosìa, avv., ovunque.
dimme m pò, che tt’incula? || incùlete, indóve: ➝ dó2.
ncùlete, inter., (triv.) vattene a quel indovenósa, s.f. e agg., endovenosa.
paese!, vaffanculo! indovinà, andovinà, anduvinà, induvinà,
inculata, anculata, nculata, s.f., 1. (triv.) ndovenà, ndovinà, nduvenà, nduvinà, v.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
336
rifugiarsi, prender riparo dalle intempe- intacca, antacca, ntacca, s.f., 1. tacca,
rie. segno: ll’~ de la bbilància. 2. ammacca-
inguattavito, nguattavito, s.m., (infant.) tura sulla lama dei ferri da taglio: n cor-
gioco del nascondino | l zóle fa nguatta- tèllo pièno de ntacche.
vito, appare a tratti tra le nuvole. intaccà, ntaccà, v. tr., 1. tagliuzzare. 2.
inguattóne (d’), enguattóne (d’), nguat- tracciare un segno. 3. ammaccare una
tóne (de), loc. avv., di nascosto: avòjja a lama. 4. succidere.
sposà ~ (rif. a vedovi che si risposano) | intajjà, v. tr., intagliare.
fa le còse ~ de la su mójje. intajjo, s.m., intaglio.
inguènto: ➝ onguènto. intartajjà: ➝ antartajjà.
inguilla, s.f., anguilla (Anguilla anguilla) intartarito, ntartarito, agg., 1. coperto di
|| dim. nguillétta. tartaro: l nònno c’éva la pippa ntartarita
inguinaménto, nquinaménto, s.m., (rec.) de nicolina. 2. coperto di incrostazioni
inquinamento. calcaree: èra ntartarita cóme na piscina
inguìne, s.m., (lett.) inguine. del Bullicame.
inimico (raro): ➝ nimico. intàrzio, s.m., intarsio.
innacetì, v. intr., inacetire || Forme: P. pass. intasà, ntasà, v. tr., ostruire: co sta rob-
innacetito. bàccia finisce che llo ntasamo.
innagurà: ➝ inagurà. intégna, entégna1, intigne2, ntégna, nté-
innagurazzióne: ➝ inagurazióne. gne, ntigne2, v. tr., 1. intingere: nel zugo
innamidato, nnamidato, agg., inamidato: me piace a ntégnece l pane. 2. immer-
portàvono l còllo pizzo ~. gere: prima ll’intignémo nel zòrfo.
innamorà, v. tr., innamorare. inteliggènte, intilliggènte, nteliggènte,
innimicasse, v. intr. pron., inimicarsi. agg., intelligente || prov.: ~ ce se nasce.
innimico (raro): ➝ nimico. inteliggènza, s.f., intelligenza.
innocellito, innucillito, inocellito, inucel- inténgolo, s.m., intingolo.
lito, agg., 1. sospettoso (come l’uccello intènna, antènne, dintènna, ntènna, ntèn-
pronto a involarsi). 2. confuso, stordito. ne, v. tr., 1. intendere: dà ddintènna, far
3. sorpreso. 4. abbagliato. credere: che me vò dà ddintènna che
innucillito: ➝ innocellito. Ccristo è mmòrto dal fréddo? | vall’a ddà
innummidì, numidì, v. tr., inumidire: ddintènna ma cchi tte pare! | io me ll’in-
prima innummidiva l panne, pe stiralle. tènno sta còsa | ma cchi lo vò dà ddin-
inocellito: ➝ innocellito. tènna? | ma vall’a ddà ddintènna al
inorgojjisse, v. intr. pron., inorgoglirsi: càcio!, a qualcun altro || prov.: a tte
s’inorgojjìsciono parécchjo. pparlo, e ttu, sòcera, m’intènne. 2. sen-
inossà, v. intr., inossare, gonfiarsi delle tire, ascoltare: ll’hò ntéso dì ppur’io | num
gengive prima che spuntino i denti (rif. me sò ntéso bbène jjère | me sò ntéso n
ai lattanti): quanno spùntono l dènte, dolorétto | n’éva ntéso da luntano | n’an-
inòssa. se sènte l duro. tènne légge, fa ccóme li pare, pèggio d’un
inquartasse, nquartasse, v. intr. pron., 1. mulo | si ll’éssete ntéso ll’èra bbòno!,
irrobustirsi. 2. ingrassarsi. quanto era buono! 3. capire: nun vò
inquenàbbele, agg., (rec., raro) inquina- ntènna? mica parlo tedésco! | s’intènne!,
bile. ben inteso! || inténnese, antènnese, an-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
340
gniva ggiù lo spóso cul quartaróne dil ìppiso fatto, espr. lat., (raro) ipso facto.
vino || prep.: nzenènt’a qquarche ttèmpo iquilibbriste, s.m. pl., equilibristi.
arrèto, fino a poco tempo fa | ~ a mmé | irlannése, agg., irlandese.
~ a la mattina. irre òrre e arre: ➝ irre òrre.
inzino, inzine, nzino, prep., fino. irre òrre, irre òrre e arre, irri òrri, loc.
inzinuvazzióne, s.f., insinuazione. avv., tergiversando, tirandola per le lun-
inziste, anziste, inzistì, nziste, v. intr., insi- ghe: ~ n te decide mae | irre òrre e arre,
stere: a ffòrza d’anziste, ci la féce || a la fine se decise || fà ~, traccheggiare:
Forme: Ind. pres. 4 nzistémo | impf. 6 num me comincià a ffà ~ pure tu, sinnò
nzistéveno | perf. 1 inzistì | Ger. nzi- m’arrabbio.
stènno. irri òrri: ➝ irre òrre.
inzistì: ➝ inziste. irunia, s.f., ironia.
inzolazzióne, nzolazzióne, s.f., colpo di isa, inter., issa!, suvvia!: e ffòrza, isa,
sole. dalle! | fòrza, ~, soó!
inzolfà: ➝ inzorfà. isdraèle, top., Israele.
inzómma, nzómma, cong., insomma: ~, ce isdraelliti, s.m. pl., israeliti.
volém’annà sì o nnò? ìsela, s.f., 1. isola. 2. radura.
inzorfà, inzolfà, nzorfà, sorfà, v. tr., 1. sol- isèrceto, s.m., esercito: l zordate dill’~ to-
forare: ~ le vite. 2. bruciare il solfanello désco.
nella botte per disinfettarla: se sorfava isistènza, s.f., (raro) esistenza.
pure prima de méttece l vino, la bbótte. ispiriménto, s.m., esperimento.
3. (fig.) subornare, istigare: ll’hanno ispòste, s.m. pl., esposti, trovatelli.
nzolfato ll’amice, ll’hanno mésso sù. istantivo: ➝ stantile.
inzorfata, s.f., 1. azione di solforare. 2. istate, s.f., estate.
(fig.) atto di accendere il solfanello nella istetuto, s.m., (raro) istituto.
botte, per disinfettarla. 3. (fig.) discorso itàglia, n. geogr., Italia.
che mira a subornare. 4. (fig., triv.) coito. itagliano: ➝ talliano.
inzuccà: ➝ azzuccà. itèrno, tèrno, agg., eterno: la tèrna can-
inzugà, nzugà, v. tr., 1. intingere. 2. (fig.) zóna.
aizzare. ito, agg., spacciato: è bbèllo che ito |
ipòtese, s.f., ipotesi: si ppi n’~ lu vèn’a (scherz.) sò ppiù ~ ch’addannato.
ssapé, sò gguae. itrùria, s.f., coron., (lett.) Etruria.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
344
làuro, làvoro, s.m., alloro (Laurus nobilis | lavóra, vècchjo, ch’hae la pèlle dura |
L.). ~ se chjama cavavòjje. 2. essere in atti-
lavà, v. tr., lavare: ~ per tèrra, lavare il pa- vità, funzionare || v. tr., 1. arare: la vigna
vimento | ~ le piatte, lavare le stoviglie, c’è dda lavoralla co la coltrinèlla col
rigovernare | ~ li panne al lavatóro || la- mulo | quélle che llavórono da na parte
vasse, v. rifl., lavarsi: làvete! | se lava r sóla, se ggirava ntórno, na vòrta a ddè-
muso cóme la gatta | fa ppròprio cóme stra na vòrta a ssinistra. se lavóra
Ppilato: se lava sùbboto le mano || prov.: sèmpre da na parte (rif. al lavoro con
na mano lava ll’artra, e ttutt’e ddue là- aratro nel vi-gneto). 2. coltivare: la tèrra
veno l viso | le panne spòrche se làveno ll’hanno sméssa da ~ || Forme: Ind. pres.
a ccasa sua || Forme: Ind. pres. 4 la- 4 lavoramo; 6 lavóreno, lavórono | impf.
vamo; 6 làveno, làvono | perf. 1 lavae, 4 lavorammo; 6 lavoràveno | Ger. lavo-
lavò | fut. 3 lavarà | Ger. lavanno. ranno.
lavacìcia, s.f., minestra insipida. lavoratóra, agg., operosa: tutta ggènte la-
lavagro, s.m., (lett.) lavacro. voratóra adèra.
lavanna, s.f., lavanda: ~ gàstrica. lavorétto, s.m., 1. lavoro di breve durata.
lavannara, s.f., 1. lavandaia. 2. (fig.) 2. lavoro leggero. 3. incombenza.
donna pettegola. 3. (fig.) donna volgare làvoro: ➝ làuro.
e sguaiata. lavóro: mdd. accidènte a cchi ha nventato
lavapiède, s.m., lavapiedi. l ~! | se ncóntro chi ha nventato l ~,
lavata: dà na ~ de capo, rimproverare ll’ammazzo || prov.: l pòco ~ è la salute
aspramente || prov.: gni ~, na strappata. dell’òmo | l ~ nobbìleta ll’òmo e lo rènne
lavatìccio, agg., acqua della rigovernatura sìmele a la bbèstia.
delle stoviglie. lazza, s.f., fango.
lavatóro, s.m., 1. lavatoio pubblico. 2. lażżaróne, s.m., 1. ragazzo vivace, di-
(fig.) raduno di persone rumorose: e scolo. 2. mascalzone.
cch’adè sto ~? lé, léne, inter., 1. voce per trattenere una
lavatura: (prov.) gni ~, n’addomatura. bestia. 2. fermati!: ~, famme scénne
làvora, antrop., (ant.) Laura || (tir. dil.) ~, qqui! 3. basta! || magna pan’e llé, basta,
pòrta la pizz’a ttàvala! soltanto.
lavorà, v. intr., 1. lavorare: si no stùdie, te le1, li1, l3, art. m. e f. pl. (davanti a cons.),
manno a llavorà | lavóra cóme m mulo | i, gli, le: le fratèlle, le sòcere, i suoceri,
~ sótto padróne, alle dipendenze di altri le suocere, le fióre, le quatrine, le mà-
| lavóra m polizzìa | la su mà llavóra, n chene, le gnàcchere, le żżùnżole, le sciò-
c’è mmae a ccasa, effettua lavoro di- pere, li trattóre, li sassate, li zzie, gli zii,
pendente all’esterno || prov.: chi llavóra, li stérpe, gli sterpi | le nònne, i nonni, le
magna; chi nun lavóra, magn’e bbéve | nonne | a li stésse manière | e pò le
chi llavóra, c’ha na camìcia; chi n la- bbòtte!, quante botte! | ésse ntéso le
vóra, ce n’ha ddue | si lavóra e ssi fa- piante!, avessi sentito quanti pianti! | ha
tica, pe la panza e ppe la fica; tutto ppèrzo tutte l quatrine | l fianche | l qua-
quéllo che cc’avanza, prima pe la fica e tre dil zante e mmadònne | l tétte, i tetti
ppò pe la panza | fòrza coràggio e vvita || ll’ (davanti a voc.): ll’otomòbbele,
lèsta, ògge se lavóra, dumane si fa ffèsta ll’ucèlla, ll’antre | ll’americane, gli ame-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
350
Forme: Ind. pres. 2 lève; 6 lèveno, lè- vèsta cóme ~ volimo dì, come vogliamo
vono | impf. 4 levémmo; 6 livàveno | chiamarlo || ll’, davanti a voc.: ll’aric-
Perf. 1 levò; 6 levònno, livònno | fut. 4 contava tutte li sfitte, raccontava loro.
levaréte | Cond. pres. 5 levaréste | P. lïanza, s.f., alleanza.
pass. levato, lèvo | Ger. levanno. libbarà, libberà, v. tr., liberare: Dio ce
levantino, s.m., persona collerica, impul- scamp’e llìbbere! | lìbbera me dòmmine
siva. de mòrte tèrna!, espr. liturgica lat.
levata, s.f., 1. alba: se lavorava da la ~ a libbecciato, agg., scemo.
la calata. 2. est: sta a ~ de sóle l casale, libberà: ➝ libbarà.
esposto ad est. 3. operazione di estrarre libberanosdòmmene, inter., invocazione
la canapa dal macero. 4. (fig.) scenata. liturgica lat., Dio ne liberi!
levatóro, agg., levatoio: pónte ~. lìbbero, lìbboro, libbro2, agg., 1. libero: pi
levetà: ➝ levità. ffortuna hò ttròvo no spàzzio libbro | diè-
lèveto, èveto, lèvito, lèvoto, s.m., lievito: deno mano lìbbara ma li guàrdie | l fijje
la séra se métte l ~ | li manca l ~ a sto cùrrono lìbbere pi la strada. 2. (fig.)
pane | si mittiva ll’èveto pi ffà l pane | ~ sano: ha ffatto n fijjo libbro e schjétto.
de pane, lievito naturale | ~ de bbirra, libbertà, libbirtà, s.f., libertà || prov.: la ~
lievito artificiale. nun ze finisce mae de pagà.
levità, levetà, v. intr., lievitare: se làscia ~ lìbbia, top., Libia: ha ffatto la guèrra de ~
tutta la nòtte, se cròpe, ce se métte na to- | sarà mmòrto n ~, (scherz..) di persona
vajja bbianca e ppòe na copèrta de lana che non si è più vista.
sópra | stavòrta l pane ha llevitato male. libbiratrice, agg., liberatrice: la Madònna
lèvito: ➝ lèveto. ~.
lèvoto: ➝ lèveto. libbirtà: ➝ libbertà.
lezzionato, agg., suddiviso in quote misu- lìbboro: ➝ lìbbero.
rate a tempo (detto dell’acqua per irri- libbraro, s.m., libraio.
gare nell’orto). libbrata, s.f., colpo inferto gettando un
lezzióne, lizzióne, s.f., 1. lezione. 2. por- libro.
zione fissa di acqua assegnata ogni otto libbro1, ibbro, s.m., libro: le libbre de
giorni per irrigare gli orti. 3. periodo di scòla, libri scolastici | qué ll’hò llètto
tempo in cui si può usufruire dell’acqua mal ~ | parla cóme n ~ stampato | l ~ del
di irrigazione. commanno, raccolta di formule magiche
lì, llì, avv., lì: ha dda stà llì dde casa, abita | ~ dill’orazzióne, libro di preghiere |
sicuramente lì | dòrme mellì | dellì, di lì c’ha la bbibbriotèca cull’ibbre vècchje
| dellì a ppòco, dillì m pò, poco dopo | || dim. libbrétto, libbrettino | accr. lib-
èsse lì llì pe ppartì, sul punto di partire | bróne | pegg. libbràccio || libbrétto (a),
llà ddillì, all’incirca | llì ppellì, sul mo- loc. avv., per diritto: na piètra méssa ~.
mento | dellì qqualche ggiórno, dopo al- libbro2: ➝ lìbbero.
cuni giorni || llì stésso, loc. avv., licce, s.m. pl., licci del telaio.
direttamente, subito. licenzià, v. tr., distaccare: l fréddo li licèn-
li1: ➝ lé1. zia (di infissi, cornicioni) || licenziasse, v.
li2, pron. pers. obl., gli, le, loro: ~ vuliva intr., 1. cadere: sò le frédde, le ggèle che
bbène a la su nònna | vistite cul zacco o le fanno staccà le fòjje, se licènziono. 2.
Vocabolario
355
(arc.) cesso, latrina. 2. fondo rurale, pic- lòla, s.f., n. di una bambola.
colo podere. lòlla, s.f., lólla, residuo vegetale sottile,
locrà: ➝ logrà. pula.
lòdala, lòdela, lòdola, s.f., allodola lollobbrìcida, cogn., Lollobrigida.
(Alauda arvensis L.) || dim. lodolétta, lombardo, sopr.
(fig.) freddo mattutino: è na ~ stamane, lombrichélle: ➝ ombrichèlle.
lu sènte? || Forme: pl. lòdele. lóme: ➝ lume.
lodasse, v. intr. pron., lodarsi || prov.: chi lommétto, s.m., lombatina; filetto magro,
sse lòda, se sbròda. interno, del maiale.
lòdela: ➝ lòdala. lóndra, s.f., lontra (Lutra lutra L.).
lòdene: ➝ lòtene. londrino, s.m., soprabito elegante e leg-
lodola: ➝ lòdala. gero.
lòffa, s.f., 1. flatulenza intestinale poco ru- loneddì: ➝ luneddì.
morosa e di odore molto sgradevole: ha longàggene, lungàggene, s.f., lungaggine.
ffatto na ~ ch’appèsta. 2. vescia gem- lóngo, agg., 1. lungo: pòrta l capélle
mata (spec. Vascellum pratense Kreisel, lónghe | ma nu la fà ttanto lónga! | la fae
Lycoperdon perlatum, Lycoperdon bovi- lónga quanto la camìcia de Mèo, la
sta Sowerby), tipo di fungo che, quando mandi troppo per le lunghe | più llóngo
è secco, contiene una polvere impalpa- del brodétto, lunghissimo | ~ quanto na
bile: le lòffe schjòppeno. 3. (fig.) bolla litanìa | lónga chi n finiva mae | n vistito
d’aria formata sulla superficie della po- ~ cóme m parteònne, lungo come un so-
lenta che, vicina alla cottura, emette prabito | c’ha la léngua lónga | te stènno
sbuffi e rumore: la polènta fa le lòffe. 4. ~, ti ammazzo | mdd. la sae lónga, ma
(fig.) bestemmia. nu la sae ariccontà, sei scaltro, ma non
loffà, v. tr., emettere peti fetidi e silenziosi. mi inganni || lóngo (a), loc. avv., a) di
loffiàggene, s.f., 1. stupidità. 2. debolezza tipo di potatura, charge: è ppotata
di carattere. tròpp’~; b) a lungo, per molto tempo |
loffiardóne, s.m., 1. individuo bolso, de- lóngo annà (a), loc. avv., a lungo andare,
bole. 2. buono a nulla. 3. individuo in- seguitando molto tempo | lóngo (pe),
fido. loc. avv., in senso longitudinale | lónga
lòffio, agg., 1. male in arnese. 2. abulico. (a la), lunga (a la), loc. avv., alle lunghe:
3. scadente, brutto. 4. infido. 5. goffo. la manna ~ | va ~ cóme li bbròccole de
loffóna, s.f., (dispr.) donna panciuta. Natale | na còsa che vva ~ na massa. 2.
lògge, s.m. pl., (citt.) elogi. abbondante, propizio: na vennémmia
lòggeca, s.f., logica. lónga. 3. alto: sie stùpeto pi qquanto sèe
lòggeco, agg., logico. ~ | ~ e ffregnóne. 4. lento: è llóngo che n
loggétta, s.f., balconcino. ze sa qquanto ce métte || prep., lungo, ra-
logrà, locrà, v. tr., logorare, consumare: l sente.
tu prònchise è bbèllo lógro, nu lo lontananza: ➝ luntananza.
végghe? | ll’hanno lograto || lograsse, v. lónza, s.f., lombata di suino.
intr. pron., consumarsi: la cannéla se lopino, lupino, opino, upino, s.m., 1. lu-
lógra prèsto | mi si lógra || Forme: P. pino (Lupinus albus L.): ~ servàteco
pass. locrato, lograto, lógro. (Onobrychis sativa Lam.) || lupine, lo-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
358
pine, s.m. pl., semi commestibili del lu- luccichènte, agg., splendente.
pino: piantà ll’upine | le lopine, se met- luccichétto, s.m., lucciola appena nata.
tévono pe la fusajja. 2. (fig.) callo delle lùcciola: ➝ ùlciora.
dita del piede: me sa che ccàmbia lucco, agg., stanco.
tèmpo, me fanno male le lupine | pésto li luce, s.f., 1. (fig.) pupilla.
ggènte sull’opine. lucemìa, s.f., leucemia.
lópo: ➝ lupo1. luceràrio, lucernaro, s.m., lucernario.
lòppio, òppio, s.m., pioppo bianco (Popu- lucernaro: ➝ luceràrio.
lus alba L.). luciarda, luciàrdola, s.f., lucertola (Po-
lórdo, s.m., puttaniere || agg., sporcac- darcis sicula Raf., P. muralis Laur.): (in-
cione. fant.) a la ~ se dicéva: bbestémmia
loretana, agg., lauretana: Madònna ~. bbestémmia pell’ànima tua! (scongiuro
lòro, pron. pers. di III pers. pl., sogg. e che si ripeteva quando si vedeva agitarsi
compl., essi, loro: lo dìssono ~ | èra una la coda tagliata) || Forme: luciarde, lu-
de ~ | ma llòro li fréga póco | nun ze la ciàrdole.
fà co llòro, non è loro amico. luciardino, s.m., (dispr.) buono a nulla.
lostésso: ➝ listésso. luciàrdola: ➝ luciarda.
lòtene, lòdene, s.m., lòden, cappotto ab- luciaro, s.m., 1. elettricista. 2. esattore
bottonato con mantellina. dell’energia elettrica.
lóto, s.m., strato di sporcizia || ~ pagano, lucifro, s.m., diavolo.
s.m., grassume, croste sulla testa del lue, luve, pron. di III pers. sing. m. sogg. e
neonato: l ~ guae chi cce lo toccava! (la compl., egli, lui: c’annarà llue | ma llue
madre non lo permetteva). nu jje piace | vèrzo lue | se sènte tutto ~
lottonata, lettonata, s.f., frecciata allusiva, | tra llue e llèe ce la faranno, loro due
ironia pungente: e ddajje tu co ste lotto- insieme | da ~ n c’èra || pron. rifl., sé
nate! | gni tanto bbutta llà na ~. (raro).
lu1 (raro): ➝ lo1. luffo: ➝ uffo.
lu2 (raro): ➝ lo2. lujja, lùjjola, agg., luglienga: ua ~, qualità
luca: quanno si lavóra nzième, pò famo sa precoce di uva.
Lluca: chi ffa pprima, s’ajjuta! lujjo, s.m., luglio.
lucalità, s.f., località. lùjjola: ➝ lujja.
lùcceca (arc.), lùccica1 (arc.), s.f., 1. river- lumaca, s.f., 1. chiocciola (Helix ad-
bero. 2. favilla. spersa, H. pomatia): stanòtt’ha ppio-
luccecà: ➝ luccicà. vuto, annam’a llumache! | tir. infant.:
lucchisina, rucchesina, s.f., lucchesina, lumaca lumachèlla, tira fòre le corni-
coperta leggera da letto. cèlla! | ~ spòrta, limaccia, grossa lumaca
luccicà, luccecà, v. intr., brillare, luccicare senza guscio (Limax agrestis L.). 2.
|| Forme: Ind. pres. 3 lùcceca; 6 lùcci- (fig.) bolla di sapone: l fijjo fa le luma-
cono, lùccicheno | perf. 6 luccicòrno. che su la finèstra. 3. (fig.) bolla d’aria
lùccica1 (arc): ➝ lùcceca (arc.). provocata dalla pioggia che cade nelle
lùccica2, s.f., lucciola (Lampiris noctiluca pozzanghere.
L.) || mdd. pijjà llùcciche pe llantèrne || lumacaro, s.m., 1. raccoglitore di luma-
dim. luccichétta. che. 2. gran mangiatore di lumache.
Vocabolario
359
ma, prep., 1. a: ~ llòro, a loro | ~ ttì, a te | maccaronaro, s.m., chi ama mangiare
~ éssa, a lei | io vòjjo bbène man tutte | maccheroni.
man quésto | man quelòro, a coloro | maccaronata, s.f., mangiata di mac-
man quélle dònne, a quelle donne | man cheroni.
tutte li ggènte, a tutte le persone | man maccaróne, s.m. inv., 1. maccherone ||
chi vvònno, a chi vogliono | man prov.: chi ddisse maccaró, disse col-
questève, a costei | di sti du fratèlle mar l’òva; chi ddisse lavorà, diss’a li bbòva
uno li vinne ll’idèa de fallo, ad uno | tu | ~ e pparentato, va ffatto e mmagnato.
ppijja man quélla!, tu prendi quella! || 2. (fig.) difetto della canapa che aveva
mal, ma lo, ma la, mall’ (m. e f. sing. e superato il grado di macerazione giusta.
pl. davanti a voc.), ma le, mal (m. e f.), 3. (fig.) individuo stupido.
prep. art.: dillo mal curato | mall’òm- macce, s.m., (rec.) match.
mine ciuche | ce tòcca tanto ~ mmì che macchè, inter., (serve ad esprimere una
mma la mi mójje, sia a me… sia… | mal forte negazione od opposizione, oppure
villane | ma le maéstre. 2. in: si ad affermare ironicamente) altro che!, al
travasava ~ altre bbótte | le facimmo sù contrario, anzi veramente: no ll’ha ffatto
mma m bbràccio m pèzzo | ma m paése, nò, ~! ha vòjja se ll’ha ffatto!
in un paese | mar un lòco | mar um pòsto macchétta, s.f., sterpàzzola (Sylvia cine-
sicuro | mar una còrda | mal, ma lo, ma rea Bianchet).
la, mall’ (m. e f. sing. e pl. davanti a màcchja, s.f., fitta boscaglia con bassa ve-
voc.), ma le, mal (m. e f.), prep. art., nel, getazione: s’è ddat’a la ~ || dim. mac-
nella, nei, nelle, dentro: ll’acéto lo tèngo chjétta, macchjarèlla.
mal disótto | dajje mal bóco! | sto bboc- macchjaròlo, s.m., boscaiolo.
cóne ma la bbócca lo métto | fà ll’órlo macchjasse, v. intr. pron., 1. macchiarsi.
mal fazzolétte | mall’òrto ll’hò ppiantato 2. invaiare, di uva.
uno | dormìvomo ma le cantine || cong., macchjavèllo, marchjavèllo, s.m., in-
ma: ~ che hae?, cosa vuoi? ganno: ha ffatto l ~ e ll’ha ffregato.
macagnà, magagnà, v. tr., rodere, di in- macchjonara, s.f., 1. folto cespuglio di
setti: tutte mélle macagnate m’ha vven- rovi. 2. zona coperta di rovi: èra diven-
nuto quell’imbrojjóne. tata na ~.
macagna, s.f., magagna, difetto: tutte le macchjoncèllo, macchjoncéllo, s.m., pic-
cristiane c’hanno le su macagne. colo cespuglio.
macarèlla: ➝ maraghèlla. macchjóne1, s.m., 1. cespuglio grosso e
maccabbèo, s.m., stupido. folto, in genere spinoso. 2. siepe folta e
maccadamme, s.m., macadam. giovane, incolta || dim. macchjoncèllo.
maccamme, sopr. macchjóne2: ➝ marchjóne.
maccaramèo, s.m., (infant.) essere pau- màccoro, s.m., (infant.) essere pauroso
roso immag.: ècco l ~! immag.: chjamo ~ si nu sta bbòno!
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
362
macedògna, s.f., sigaretta di marca Ma- màcero, s.m., maceratoio per lo stallatico
cedonia. || agg., fermentato, di letame.
macèlla, s.f., 1. gramola. 2. pezzo di ta- màchena: ➝ màchina.
vola inchiodata, per sorreggere il tavo- machenétta: ➝ machinétta.
lato di una cassaforma orizzontale. màchina, màchena, s.f., 1. macchina: ~ da
macellà, v. tr., 1. macellare. 2. (fig.) pic- cucì, macchina per cucire | ~ da scrive,
chiare con forza. 3. (fig.) danneggiare le macchina per scrivere | la ~ fottogràfica
colture (rif. a condizioni atmosferiche): | vann’a vvéde la ~ de santa Ròsa, vanno
la gragnòla la macèlla la vigna. ad assistere al trasporto della macchina
macellaro, s.m., 1. macellaio: l macellare di santa Rosa | quanno passa la ~? 2.
de prima si potévono contà su le déta || trebbiatrice. 3. automobile: le gram
dim. macellarétto, garzone del macel- màchene che cce sò n ce se créde (sul-
laio. 2. (fig., dispr.) chirurgo inesperto: l’intensità della circolazione) || dim.
è m ~ quéllo. va llà che tte fa bbèllo. machinétta | accr. machinóne | pegg.
macellerìa, s.f., macellazione: vénne a machinàccia.
bbassa ~, a prezzo ridotto (di animali machinà, v. tr., trebbiare con la mietitreb-
morti per incidente o che si sono dovuti biatrice: ògge machinamo.
uccidere). machinàrio, s.m., macchinario || Forme:
macèllo, s.m., 1. (raro) mattatoio. 2. ma- pl. machinari.
celleria. 3. (fig.) lavoro scadente: m ~ de machinata, s.f., contenuto di un’automo-
muro ha ttirato sù. 4. (fig.) confusione: bile.
le fijje llà ppe ccasa fanno n zacco de ~. machinétta, machenétta, s.f., 1. auto di
5. (fig.) disastro: che mmacèllo! piccola cilindrata. 2. (rec.) obliteratrice.
macellóne, s.m., individuo grossolano. 3. pigiatrice: la ~ pe ppistà ll’ua. 4.
màcena, màcene, màcina, s.f., 1. mola, tosatrice. 5. caffettiera napoletana: famo
macina del mulino. 2. macchina per l caffè co la ~. 6. accendisigari. 7. rasoio
spremere le olive. di sicurezza. 8. pompa a zaino per irro-
macenà, macinà, v. tr., 1. macinare: tòcca rare le viti. 9. (fig., iron.) persona lo-
nnà mmacinà, sennò ddomane n famo l quace.
pane || prov.: chi pprim’arriva, màcina | machinista, s.m., 1. conduttore di treno o
acqua passata num màcina ppiù. 2. pi- di tram. 2. addetto alla guida della treb-
giare le olive con la mola || v. intr., es- biatrice.
sere moribondo: ha mmacinato e ffatto maciarà, v. intr., macerare || maciarasse,
la bbollétta, quann’uno mòre || Forme: v. intr. pron., fermentare: coll’acqua e l
Ind. pres. 1 macino; 2 macine; 3 macina, zóle se màciara lo stàbbio | métt’a mma-
màcina; 4 macinamo; 5 macinate; 6 ma- ciarà la cànape.
cìnono | P. pass. macinato. macignino, macinino, s.m., pietra lavica
màcene: ➝ màcena. di Bagnaia.
macenino, s.m., 1. macinino da caffè. 2. macinà: ➝ macenà.
(fig.) veicolo in cattive condizioni. màcina: ➝ màcena.
macèra, s.f., mucchio di pietrame che macinatura, s.f., molenda, parte del grano
viene composto in seguito alla ripulitura presa in compenso del lavoro.
del terreno || macère, s.f. pl., macerie. macinèllo, s.m., macinino: l ~ pil caffè.
Vocabolario
363
| ~ chi a bballà nun c’èreno state || inter.: mmagnà! | magna tu che mmagno io |
“lu vòe l gilato?” “magara!” stròzzete quanto magne! | magna quanto
magara2, santo immag. ll’aquilano, moltissimo | se magna pure
magaraddìo, inter., magari volesse Iddio! l cibbòrio, è vorace | pare che n’hae
magare: ➝ magara1. magnato mae | ~ l caccavèllo quattro a
màggeco, agg., magico. qquattro | famo a cchi mmagna de ppiù |
maggìa, s.f., magia. magne cazze si nun lavóre | mdd. le ma-
magginà: ➝ immagginà. gnarèbbe sul capo d’un tignóso (di un
magginàbbele: ➝ immagginàbbele. cibo squisito) | (scherz.) ch’ha magnato
màggio, s.m., 1. maggio, quinto mese del- la ricòtta? (a bambino senza denti) | va
l’anno: (iron.) ll’acqua de ~ guarisce li mmagnà l zapóne! | te ll’ha mmagnato l
ggelóne | a mmàggio se sposàvono le su- gatto | ti fanno ~ li mélle mal bigónzo, ti
mare | mdd. ~ è l mese del zumare, nun conciano per le feste | se fa mmagnà l
ce se spòsa | se vedém’a mmàggio che cazzo da le mósche, si trova in imbarazzo
vvène, chissà quando || prov.: vène prima | e cch’ha magnato l zale che bbéve
~ chi ggennaro (sul maltempo) | bbèllo tanto? | num magna pi nun cacà, è avaro
~, quann’è ffrésco | ~ sciutto, ma non | ha magnato le puntine del grammòfono,
tutto | ~ ortolano, tutta pajja e ppòco è un chiacchierone | ~ la fòjja, intendersi
grano | ~ vacce adàcio, ggiugno lèvete al volo | se lo magna cull’òcchje | li fa
la pèlle dal grugno. 2. ginestra dei car- mmagnà l fritto a la su mà | te magno co
bonai, ginestra da scope (Cytisus scopa- ttutte le panne | me lo magno quanno lo
rius Link). 3. maggiociondolo (Cytisus védo, lo rimprovero aspramente | s’è
laburnum L.). 4. ramo fiorito di ginestra mmagnato gnecòsa, ha sperperato tutto |
che si coglie: annam’a ffà r ~ pel Cor- se magna le mano, si pente | la spósa ha
pusdòmmene | annà a ppiantà r ~, mmagnato mal pignatto (detto quando
(scherz.) amoreggiare in campagna il piove il giorno delle nozze) | le débbite
primo maggio. se lo màgnono vivo | quann’hò mma-
maggiorménte, avv., 1. in particolare: ~, gnato io, hanno magnato tutte | magna e
le piacéva la ròbba ne la padèlla, sta zzitto! | (imprec.) te pòssa magnà le
preferiva le pietanze fritte. 2. special- ruche! || magnasse, v. recipr., mangiarsi:
mente. se màgnono ll’un coll’altro || prov.: chi
maggistrale, s.m., Istituto magistrale: ha mmagna da solo, se stròzza | la bbócca
ppréso l ~ la su fijja, frequenta l’Istituto magna e l culo rènne, accidènte a le me-
magistrale. dicine e cchi le vénne | chi è llènto a
magna, coron., (arc.) Germania (solo in mmagnà, è llènto a llavorà | magna che
un prov., vd. regnà). ddel tuo magne | chi mmagna pòco,
magnà1, v. tr., 1. mangiare: màgnece l magna sèmpre | magna e bbéve e n ci
companàtoco! | màgnela! | màgnele tu! penzà | magna castagne, bbéve acqua-
| magna quanto n grillo, è inappetente | tèllo, e spara castèllo | magnà chi mma-
~ cóme n lupo, è vorace | ~ m piède gna magna, le bbevute hanno da èssa
cóme n ebbrèo, in fretta | ~ ppan’e cci- pare | chi mmagna dólce, caca amaro |
pólle, ~ ppan’e sputo, ~ ppan’e ccor- magna, bbéve e ffatte gròsso, pijja mójje
tèllo, vivere poveramente | dalle a e ssàrtajje addòsso | chi mmagna e nnun
Vocabolario
365
invita, si stròzza gni mollica | o magne magnarèlla, agg., che mette appetito:
sta minèstra, o salte sta finèstra | chi (iron.) c’ha la fèbbre ~, malattia immag.,
mmagna ppiù ccìccia, magna ppiù inesistente, di chi sta bene (detto di chi
ppénne (sugli uccellini) | chi mmagna dimostra buon appetito).
ll’ua pe Nnatale, tutto ll’anno manéggia magnarèllo, s.m., caccia agli uccelli con
denare. 2. guadagnare illecitamente || rete e mangime.
Forme: Ind. pres. 3 magne; 4 magnamo; magnaricòtta, s.m., epit. che designa il
5 magnate; 6 màgneno, màgnono | impf. garzone del pastore.
2 magnave; 4 magnàmmio, magnammo; magnata, s.f., 1. pasto: famo tutta na ~
6 magnàveno, magnàvono | perf. 1 ma- ògge, un unico pasto | pèrde la ~, saltare
gnétte, magnètte, magnò; 4 magnàssimo; il pasto. 2. scorpacciata: d’arròsto n’ha
6 magnàssero, magnènno; 6 magnònno, ffatto na bbèlla ~ | émo fatto na ~ ricor-
magnòrno | fut. 1 magnarò, magnerò; 2 datóra, memorabile || dim. magnatèlla.
magnerae | Cong. pres. 3 mange | impf. magnato, agg., 1. roso: sto tavolino è
6 magnàssero, magnàssono | Cond. pres. ttutto ~ da le tarle. 2. infestato: na vita
1 magnarèbba, magnarèbbe; 2 ma- magnata da le ruche.
gnaréste; 3 magnarébbe; 6 magnarèb- magnatóra, s.m., 1. mangiatoia, greppia:
boro, magnarébboro | Ger. magnanno. quelue c’ha la ~ arta, soffre la fame | sèe
magnà2, s.m., cibo. de ~ arta | avé la ~ bbassa, a) avere vita
magnacaccavèlle, s.m. pl., mangiatori di troppo facile e crescere viziato (detto di
coccole di rosa selvatica; nomignolo dil., giovani); b) consumare le risorse fami-
con cui vengono designati gli ab. di Vi- liari, sprecare. 2. (fig., scherz.) tavola su
terbo. cui si mangia. 3. (fig.) luogo del fran-
magnàccia, s.m., 1. profittatore, parassita. toio, dove si teneva la pasta macinata
2. (fig.) funzionario pubblico corrotto. delle olive prima di metterla nei fiscoli.
magnàcolo, s.m., (scherz.) luogo dove si magnatòria, s.f., (scherz.) cibarie.
mangia. magnauffo, s.m., profittatore, parassita.
magnafaciòle, s.m., gran mangiatore di magnebbéve, s.m., 1. tipo di dolce. 2.
fagioli: bbrutto vellano ~! (insulto). (scherz.) cocomero.
magnamagna, s.m., mangeria, profitto il- magneddòrme, s.m., 1. individuo tardo,
lecito, concussione. poco perspicace. 2. scansafatiche.
magnapane, s.m., 1. mangiapane, paras- magnèra, s.f., maniera: raggionava a
sita: quéllo è m ~ a ttradiménto | ~ auffo. n’antra ~ | l mónno ògge ggira n’antra
2. bacherozzo da cucina, blatta (Peri- ~, il modo di vivere è diverso oggi.
planeta orientalis L.). magneréccio: ➝ magnaréccio.
magnapidòcchje, sopr. magnerìa, s.f., profitto illecito, concus-
magnaprète, s.m., mangiapreti. sione.
magnaprisciutte, s.m. pl., nomignolo dil., magnèsa, s.f., magnesia effervescente.
con cui vengono designati gli ab. di magnicchjà, v. tr., mangiucchiare.
Roma. magnìfica, s.f., (scherz.) cibo: lue bbasta
magnardo, agg., vorace (di pollo). che ppènza sólo a la ~.
magnaréccio, magneréccio, agg., 1. man- magnime, s.m., 1. mangime. 2. (scherz.)
gereccio, edule. 2. pronto da mangiare. cibo.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
366
il flusso del latte || ~ ssù, a) eleggere; b) prendilo per mano! | si tte pijja la ~, nu
infilare: (triv.) te lo manno sù mmóscio lo pare, se prende confidenza | métte le
cóme n chjòdo (rif. al pène); c) lasciar ~ avante, pe nun cascà addiètro, preve-
sviluppare una pianta in altezza || ~ vvia, nire un evento negativo | c’ha le ~ d’òro
a) scacciare: più la manno via e ppiù | métte le ~ d’òro, mettere incinta | métte
vvène; b) togliere il mandato elettorale, le ~ sul fòco, fidarsi ciecamente | c’ha le
sconfiggere || well.: Dio ce la manne ~ bbucate, è prodigo | te le métte su le ~,
bbòna!, dicéva quéllo ch’aspettava la in mano | c’ha le ~ de ricòtta, gli sfug-
sèrva || Forme: Ind. pres. 1 manno; 2 gono gli oggetti dalle mani | lo pòrtono
manne; 6 mànneno, mànnono | impf. 3 m parmo de ~, lo tengono in grande con-
mannaa; 6 mannàveno, mannàvono | siderazione | pregà a mmano ggiónte | fà
perf. 3 mannò; 5 mannaste; 6 man- cco le sòrde su le ~, pagare a contanti |
nènno, mannònno, mannòrno | fut. 1 tené n rigazzino pi li ~, per la mano | a
mannarò, 5 mannaréte | Cond. pres. 1 mmano manca, a sinistra | è na ~ santa,
mannerébbe | Ger. mannanno. è un rimedio efficace, un toccasana | ri-
mannàggia, mannàggio, mannajja, inter., mané co na ~ davante e una de diètro,
mannaggia!: ~ la misèria! | ~ a la mise- privo di ogni risorsa || ~ (a la), loc. avv.,
riàccia! | ~ li pescétti! | ~ l frisiggèllo! | a) alla buona: sò ttutte ggènte ~; b) alla
~ li fijji ciuchi, accidenti ai ragazzi! | ~ a leggera | a mman’a mmano, loc. avv.,
mmé e qquanno ce sò nnato a ddìjjolo | man mano || dim. manarèlla | accr. ma-
~ sambuco co la commare! | ~ sam nóna || prov.: ~ frédde, còre callo | na ~
Pistèrno abbate! | ~ Frusiù co la lava ll’artra, e ttutt’e ddue làveno l viso
calamita! | ~ san Selasié! | ~ san Frusiù! || Forme: pl. mano, mane.
| ~ santa Galla! | ~ cristallo e vvétro! | ~ manodòpra, s.f., manodopera.
fil’e ccuce! | ~ la Bbilónna! | ~ l pa- manomanca: ➝ mammanca.
triarca! | ~ l presèpio! | ~ l patre manométta, manométte, v. tr., manomet-
guardiano! | ~ quell’anculata! | ~ l pec- tere.
cato! manométte: ➝ manométta.
mannàggio: ➝ mannàggia. manòpra, s.f., manovra: facéva ~ l trèno.
mannajja: ➝ mannàggia. manoprà, v. tr., manovrare.
mànnala: ➝ màndola. manritta: ➝ mandritta.
mannara, s.f., 1. mannaia: de quélle mantène: ➝ mantené.
tèmpe, cu la ~ ci lu tajjàveno l capo. 2. mantené, mantène, mantiné, mantinì, v.
grosso ferro trapezoidale tagliente del tr., 1. mantenere: ~ mmójje e ffijje. 2.
macellaio || dim. mannarétta || (euf.) conservare. 3. tener fede: ~ le promésse.
pòrca ~ ! (bestemmia). 4. far crescere || v. intr., conservarsi: ha
mannata, s.f., mandata; scatto del paletto ppiovuto, la tèrra mantène (si conserva
della serratura. umida) | ll’invèrno l pane mantenéva de
mannèlla, s.f., manipolo di canapa da fi- ppiù || mantenésse, v. rifl., 1. conser-
lare messo sulla rocca || dim. mannel- varsi: te mantène pròpio bbène, Dio te
létta. bbenedica! | se mantène frésco sto pane
mano, s.f., mano: dà na ~, aiutare | avécce | s’è mmantinuta sèmpre tal’e qquale la
la ~ | pijjacce la ~ | dajje la ~ al fijjo!, tu zzia. 2. guadagnarsi da vivere ||
Vocabolario
371
màrdola, màrdela, s.f., martora (Martes marito || (prov.) chi ccol ~ vò rregnà, più
martes). bbucìe che vverità | chi ppijja ~, gni
maréjjo, mirìggio (raro), s.m., meréjja, bbène è ffinito || marite, s.m. pl., spighe
s.f., 1. meriggio. 2. meriggiare del be- dell’avena selvatica che si attaccano al
stiame all’ombra: le pècore vanno a ~ vestito.
dòpo le òtto | pure l cristiane vann’a maritòzzo, s.m., (fig., scherz.) bernoc-
mmeréjja, riposano all’ombra estiva. colo.
marenà, v. tr., marinare: ll’ha da ~ mariùccia, ipoc., Maria.
coll’acéto m par de ggiórne. marlétto, s.m., merletto.
marènna, merènna, mirènna, s.f., me- marmajja, s.f., marmaglia.
renda || dim. merennétta, mirennùccia. marmétta, marmitta, s.f., 1. grossa pen-
marfatto, agg., 1. malvagio. 2. scontroso. tola, pignatta: s’addopràveno le mar-
3. imperfetto. métte de còccio, pe ffà r damagnà || accr.
marfidato, agg., malfidato. marmettóne. 2. marmitta dell’automo-
marfonésco, s.m., qualità friabile di ter- bile: me s’è sfonnata la ~. 3. tipo di la-
reno vulcanico. terizio (cm. 20 x 25).
margarita: ➝ marghirita. marmillata, s.f., marmellata.
marghirina, s.f., margarina. marmitta: ➝ marmétta.
marghirita, margarita, s.f., margherita || marràccio, s.m., pesante roncola che nella
antrop. parte posteriore ha un’ascia (usata spec.
margólla1 (arc.): ➝ meróllo. dai boscaioli).
margólla2, s.f., 1. bambola di pezza. 2. marrétte, nella chiusa rimata di una fila-
(fig.) donna brutta e trascurata. strocca: frulla frulla castagne ~.
marianna: (euf.) pòrca ~! (bestemmia). marriddótto, agg., 1. deperito. 2. in pes-
marignana: ➝ melegnana. sime condizioni.
marina: mdd. bborbòtta la ~, il tuono ru- marrocchino, s.m., marocchino.
moreggia sordo in lontananza, in dire- marrossino: ➝ malrossino.
zione del mare. marrovèscio, s.m., manrovescio.
marinaro, s.m., marinaio || dim. marina- marrùbbio, s.m., marrubio (Marrubium
rétto || Forme: pl. marinare. vulgare L.).
marino, s.m., vento estivo, che spira da marruchéto, s.m., roveto.
sud-ovest (tra ponente e favonio). martano, s.m., vento che spira da nord-
mariolétta, s.f., 1. marionetta. 2. gesto est, dalla direzione in cui, rispetto a Vi-
stupido, azione leggera: chi ffae le ma- terbo, si trova Marta sul lago di Bolsena.
riolétte?, cambi idea? martavèllo, s.m., bertovello, tipo di rete a
marità, v. tr., 1. dare marito: c’ha ddu fijje forma conica, simile alla nassa.
da ~. 2. maritare la vite all’albero tutore: marteddì, martidì, s.m., martedì: ~
la vigna èra tutta maritata na vòrta || ggrasso, ultimo martedì di carnevale.
maritasse, v. intr. pron., prendere ma- martellétto (a), loc. avv., con rintocchi ve-
rito: stava di casa cu la fijja maritata. loci: le campane sòneno ~.
marito: sò mmarit’e mmójje, sono sposati martellinà, smartellinà, v. tr., martel-
| na regazza da ~, in età per sposarsi | l zu linare, battere con la martellina.
~, suo marito | pijjà mmarito, prendere martèllo: ~ da fòco, martello del mani-
Vocabolario
373
scalco per lavorare sulla forgia. piana scanalata con listelli laterali.
martempè, s.m., maltempo: tèmpo nùgolo marzista, s.m., marxista.
e l ~ (espr. rif. a bambino vivace). marzo: me sa ch’è nnato de ~, è un tipo
màrtere, s.m. inv., martire. strano || prov.: pi mmarzo, di gn’èrba
martidì: ➝ marteddì. fanne n fàscio | ~ asciutto, ma nun tutto
martinìcchja, s.f., martinicca, freno del | ~ pazzo | ~ mazzòcchja, aprile sco-
carro agricolo. nòcchja (si formano le gemme che si
martrattà, v. tr., 1. maltrattare. 2. rimpro- schiudono rapidamente) | sóle de ~, o te
verare energicamente. tégno o t’ammazzo.
martufajja, s.f., 1. confusione. 2. solfa: marzucca, mazzurca, s.f., mazurca.
arisòna la ~!, ridagli, che noia! masca, s.f., (raro) strega.
marturiato, agg., martoriato. mascagna (a la ), loc. avv., detto di capelli
maruvano, s.m., zotico. pettinati all’indietro, senza scriminatura
marva, s.f., malva (Malva rotundifolia L., (foggia di pettinatura per uomo): por-
M. silvestris L.): ll’acqua de ~ fa bbène tavo le capélle ~.
pil mal di dènte (infuso a base di malva). mascarà, mascherà, v. tr., 1. mascherare.
marvacìa, s.f., malvasia, varietà di vitigno 2. parlare in modo velato. 3. (fig.) esco-
e di uva: la ~ ce ll’ha llunghe le passine, riare, graffiare il volto: cu ddu ràffichi
gli internodi | ~ de càndia. ll’ha mmascarato. 4. (fig.) deturpare il
marvàggio, agg., malvagio: sto vino n’è volto || mascarasse, v. rifl., 1. masche-
mmarvàggio, è discreto. rarsi. 2. (fig.) invaiare dell’uva. 3. (fig.)
marvolé, malvolé, s.m., malvolere || v. tr., escoriarsi sul volto.
nutrire antipatia: ll’ha ppres’a mmar- màscara, s.f., 1. maschera. 2. persona
volé. travestita.
marvolènza, malvolènza, s.f., male- mascarata, s.f., 1. mascherata carne-
volenza. valesca. 2. buffonata.
marvoluto, agg., malvoluto. mascaróne, s.m., 1. mascherone. 2. (fig.)
marvóne, s.m., malvone (Althea rosea persona escoriata, graffiata o deturpata
Cav., Alcea rosea L.). sul volto: è ccascato, s’è rridótto m ~.
marzalino: ➝ marzallino. mascarzonata, s.f., azione da mascalzone.
marzalla, s.m., marsala. mascarzóne, s.m., mascalzone.
marzallino, marzalino, s.m., bicchierino mascèlla, s.f., pezzo di tavola corto e
di marsala. spesso 10 cm., usato in lavori di carpen-
marzano, agg., malsano. teria, messo di traverso per reggere le
marzaròlo, agg., 1. marzaiólo, nato in sponde nelle impalcature; oppure in-
marzo. 2. bislacco. chiodato per fermare ai lati la base della
marzeggià, smarzeggià, v. intr., 1. gettata di cemento.
marzeggiare, presentare improvvisi mascherà: ➝ mascarà.
cambiamenti delle condizioni meteoro- maschjàccio, s.m., ragazzina vivace: la su
logiche (detto spec. del mese di marzo): nipóte è ppròpio m ~.
sto tèmpo marzéggia, è mpatassato. 2. maschjétto, s.m., 1. neonato di sesso
(fig.) comportarsi in maniera strana. maschile. 2. ragazzino | maschjé!, vocat.,
marzijjése, s.f., marsigliese, tipo di tegola con cui rivolgersi a ragazzino, del quale
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
374
~ la govèrna. 4. (fig.) massa gelatinosa, tuita dagli acetobatteri, che si forma nel
costituita dagli acetobatteri, che si forma vino.
nel vino: ha ffatto la ~ sto vino. 5. (fig., matrigna: ➝ matrégna.
infant.) chi dirige un gioco. 6. (fig.) ma- matrimògno: ➝ matremògno.
trice, parte di bolletta destinata a essere matrìquela, s.f., matricola: n futtutonzac-
conservata. 7. (fig.) utero della vacca. 8. còccia di quélle cu la ~, patentato.
(fig.) uccello femmina: ce pijjamo la ~ matróna, s.f., donna grassa.
qqui ne sto nido | ritórn’a bbujjo, mattana: quanno jje pijjava la ~, n ze pa-
ce chjappa la ~ (frase scherz. rivolta a rava.
contadino che torna a tarda sera dal mattata, s.f., azione folle.
campo). 8. terreno molto fertile di un matteggià, v. intr., far pazzie.
prodotto: adè la ~ de le fónghe || ~ mia!, mattéllo, s.m., manipolo di canapa ||
inter. Forme: pl. mattélle.
matrebbadéssa, madrebbadéssa, s.f., 1. mattemàteco, agg., 1. scienziato. 2. biz-
superiora di un monastero di monache. zarro.
2. (gerg.) tenutaria di casa di tolleranza. mattina: a la ~ prèsto | tutte li mattine |
matreggià, v. intr., assomigliare alla pro- mattin’e sséra || m prima ~, loc. avv., di
pria madre. buon mattino || (euf.) pòrca ~!, (bestem-
matrégna, matrigna, s.f., matrigna: la mia mia).
n’èra cattiva de ~ || prov.: matrigna, ma- mattinatèlla, s.f., mezza giornata do-
lanno e ttigna. menicale di lavoro in campagna: hò
matremògno, matrimògno, s.m., matri- ffatto na ~.
monio: (prov.) l ~ n’è ffatto pe ttutte: chi matto: ròbba da matte | ma che ssè ~?,
ffa bbèlle e cchi ffa bbrutte | l ~ sènza che dici, sei matto? | è mmatto da legà |
fijje è ccóme n àrbero sènza frutte. co tutte ste domanne me fae diventà
matrepèrla, s.f., madreperla: pe la mmatto || prov.: pel matte n c’è mmedi-
crésema l compare jj’ha ccómpro n or- cina | co li matte n ce se raggióna | ne sa
loggétto de ~. ppiù l ~ a ccasa sua che l zàvio a ccasa
matrevita1, s.f., 1. vite centrale fissata alla d’altre.
piastra del torchio idraulico. 2. madre- mattonara (la), microtop.
vite, elemento cavo filettato. mattonaro, s.m., mattonaio || ~ (l), micro-
matrevita2, s.f., 1. portainnesto della vite. top.
2. pianta di vite, che alimenta una pro- mattóne, agg., di una varietà di pere in-
paggine. vernali.
matricala, s.f., 1. amarella, matricale mattonellaro, s.m., venditore di matto-
(Chrysanthemum parthenium Bernh.): nelle.
la ~ ll’odoràvono le partoriènte. 2. ca- maturà, matorà, v. intr., 1. maturare. 2.
momilla (Matricaria chamomilla L.). macerare, fermentare (rif. al letame). 3.
matricina, madrecina, s.f., 1. pianta di stagionarsi, del formaggio. 4. suppurare
vite, che alimenta una propaggine. 2. || maturasse, v. intr. pron., 1. maturare:
ceppaia di albero. 3. bestia che ha fi- se matùrono tarde ste pére | l grano se
gliato, spec. coniglia. maturava sul cordéllo (dopo mietuto). 2.
matrìcola, s.f., massa gelatinosa, costi- macerare, della canapa immersa in
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
376
méntre: nel ~, loc. avv., nel frattempo. cuno, provocando lividi o cicatrici. 3.
mentùccia, mintùccia, s.f., nepitella sfregiare: lo mercònno || mercasse, v.
(Mentha pulegium L.) || rima scherz.: se intr. pron., ferirsi, escoriarsi.
cc’ésse la ~ ll’òjjo e l zale, farèbbe ll’ac- mercante1, s.m., 1. commerciante: ~ de
qua còtta, c’ésse l pane (rif. al brac- campagna, commerciante di bestiame ||
ciante). prov.: ~ de vino, è stato sèmpre
menuto, s.m., minuto: co ddu menute lo poverino. 2. grande proprietario terriero.
famo | me pìjjono li cìnque menute, mi 3. merciaio.
innervosisco | sta a mmenute, tarda qual- mercante2, s.m. pl., cintura di Orione: le ~
che minuto | c’ha le menute contate. lévono prima, sò ttre stélle gròsse.
mènza, s.f., mensa. mercantile, s.m., grande cancello di legno
menzionà, minzionà, v. tr., nominare, a due ante con aste trasversali.
menzionare. mercantina, s.f., venditrice di tessuti.
mènzola, s.f., mensola || dim. menzolétta. mercantòzzo, s.m., 1. proprietario agri-
mèo, ipoc., Bartolomeo: la fa ppiù llónga colo di terreni fino all’estensione di 10
de la camìcia de ~, la tira per le lunghe. H. 2. medio proprietario di bestiame.
meqquà: ➝ meqquì. mercanzia, s.f., merceria: bbottéga de ~.
meqquì, meccà, mecchì, mecchine, meq- mercato, p. pass. di mercà || agg., 1. mar-
quà, miqquì, avv., qui, qua (vicino a chi cato. 2. pieno di lividure. 3. deturpato da
parla): vène miqquì! | meqquaggiù, una cicatrice.
quaggiù (vicino a chi parla) | meccassù, mèrco, s.m., 1. ferro, con le iniziali del
meqquassù, quassù (vicino a chi parla). proprietario, che si arroventa per con-
meràngolo, melàngolo, merànguelo, s.m., trassegnare utensili di legno o il be-
1. melarancio (Citrus aurantium L.). 2. stiame: l ~ de fèrro se mettév’a nfocà. 2.
arancio (Citrus sinensis Osbeck) || vìcolo marchio impresso a fuoco su bestiame
del ~, odon. 3. frutto del melarancio: l ~ od oggetti. 3. stampino: s’addòpra l ~ de
è na spèce d’aràncio agro. 4. arancia: te sòla pe stampà l nùmmero sul càcio. 4.
fò ddu òcchje cóme ddu meràngole!, ti livido, cicatrice. 5. sfregio.
gonfio gli occhi a forza di pugni | c’ha n mercordì, s.m., mercoledì: l ~ di li cén-
culo cóme m ~, è molto fortunato al nere, mercoledì delle Ceneri, primo
gioco. 5. (fig.) ano || Forme: pl. meràn- giorno della quaresima.
gole, merànguele. mèrda: muso de mmèrda!, insulto || prov.:
meranguelata, s.f., colpo sferrato lan- la ~ più la manégge e ppiù ppuzza | la ~
ciando un’arancia. è ppruvidènza (sull’interpretazione dei
merànguelo: ➝ meràngolo. sogni) || inter., escl. di rabbia.
meravijja: ➝ maravijja. merdino, s.m., sapore acidulo del vino
meravijjasse: ➝ maravijjasse. avariato: sto vino sa dde ~ | puzza de ~ |
meravijjóso, agg., meraviglioso. ha ppreso de ~, si è alterato.
mèrca, s.f., marchiatura a fuoco del be- merecano: ➝ amerecano.
stiame: fanno la ~ a ffòco. meréjja: ➝ maréjjo.
mercà, v. tr., 1. marcare bestiame od merènna: ➝ marènna.
oggetti col ferro rovente: le pècore us’a merennino, s.m., pasto serale leggero dei
mmercalle sull’orécchja. 2. ferire qual- braccianti.
Vocabolario
381
napa | se metév’a pparte ddiètro, vicino mettéte l lèvoto ch’è óra! | le mettìvono
tèrra (rif. alla canapa) | (d.) ha mmésso l giógo, l’aggiogavano | mettéte la tovaj-
Cristo a mmèta e ll’àngele a rriccòjja le ja!, stendete la tovaglia! | ll’ha mmésto a
grégne, è un profittatore. 2. guadagnare sstecchétto l marito | c’ha mmésto r cà-
molto con facilità || Forme: Ind. pres. 1 rico da dódece, ha aggravato la critica |
mèto; 4 metémo; 6 mètono | impf. 3 me- ~ sótto sale | ~ n galèra, imprigionare |
téva, metiva; 4 metimmo; 6 metévono | ~ n cróce, assillare | ~ a pparte, da parte,
fut. 2 meterae | Imper. 2 mète | P. pass. in serbo | ~ a nnòvo, restaurare | ~ ll’av-
metuto | Ger. metènno. vocato, ricorrere al patrocinio di un av-
mèta2, s.f., bica rotonda di covoni sull’aia vocato | ~ bbécco, intromettersi | ~
|| dim. metarèlla. żżiżżagna, istigare, aizzare | ~ n riga, re-
metaste, s.f. pl., (rec.) metàstasi: c’ha le darguire | ~ m bèrta, intascare | ~ m buj-
~, è rrivato, è in fin di vita. jósa, (gerg.) incarcerare | la dònna métte
mète: ➝ mèta1. l pélo, diventa pubere | ~ le nùmmere al
meterològgeco, agg., (rec.) meteorolo- lòtto, giocare al lotto | ~ la svéjja, cari-
gico. care la suoneria | tòcca méttejje l zale su
meterologgìa, metrologgìa, s.f., (rec.) me- la cóva, mica lo tròve mae, (scherz.) di
teorologia. persona introvabile | mettìono a mmòllo
metetrìbbia, metitrébbia, s.f., macchina le panne ne la lessìa | se fa mmétta sótto
mietitrebbiatrice. da la mòjje, si fa dominare | n ce vòjjo
metetrice, metitrice, s.f., macchina mie- métta bbócca pe gnènte, non interloqui-
titrice a traino animale. sco, non interferisco | méttece tèmpo,
metetura: ➝ metitura. impiegare tempo | tròppo ce méttono,
metitóre, s.m., mietitore: le ~ de la impiegano molto tempo | ~ r barzo, ta-
gavétta || na metitóra, una mietitrice | no gliare un primo fascio di spighe, che il
stornèllo a la ~. mietitore depone in terra per farne un le-
metitrébbia: ➝ metetrìbbia. gaccio | vò a mmétta la cannèlla a la
metitrice: ➝ metetrice. bbótte, infilare il rubinetto nella botte e
metitura, metetura, s.f., mietitura: adèsso spillare il vino nuovo | ~ sótto, investire
la ~ se fa a mmàchena || ~ (de), loc. avv., con un automezzo | métte pe nnòme
nel periodo della mietitura: ~ se stava Pèppe, imporre il nome | ~ la purce nel-
fòra le mése. l’orécchjo a uno, istigare | métte sù
metrata, s.f., 1. lunghezza di circa un ccasa, trasferirsi in abitazione propria | si
metro. 2. un metro cubo all’incirca di èra tèmpo bbòno, mettéva piacére | mét-
legname. tecelo su la mano! | cercàveno di mét-
metrologgìa: ➝ meterologgìa. tela mar um pòsto sicuro | métte l cane a
métta: ➝ métte. la salita, spinge altri a fare q.cosa men-
métte, métta, v. tr., 1. mettere, disporre, tre lui si tira indietro | (triv.) méttela sul
porre: métteme! | mettéjje le manétte! | cazzo!, risposta a chi chiede dove met-
méttece, metterci | méttet´a sséde! | mét- tere q.cosa | ll’olivo ha mmésto la trama,
tala!, méttelo!, méttolo!, méttociolo! | ha mignolato | ll’éte mésso l telèfono a
méttecene n tanto e nom più | che cc’ha ccasa?, avete installato il telefono? | a
mmésto? | n ce ll’ha mméste | commà, qquanto me le métte le pèrziche?, a
Vocabolario
383
mó, avv., ora, adesso: e mmó che ffamo? | || Forme: Ind. pres. 3 mujje; 6 mùjono,
~ te fò vvéda io | da ~ ch’aspètto, da smùgnono.
tanto tempo | da ~ che ssi sfiata quél mognaròla, s.f., secchio in cui si munge.
fijjo! | ~ è ccòtto!, (antifr.) tarda molto | mógne: ➝ mógna1.
~ ffava!, è troppo tardi | sta mmó mmó, mognitóre, s.m., mungitore.
viene tra un attimo | ~ è n anno, è quasi mognitura, s.f., mungitura.
trascorso un anno | da ~ cch’è mmòrto!, mójje, s.f., moglie: sò mmarit’e mmójje,
da molto tempo | ~ na còsa, ~ n’antra, n sono sposati | pijjà mmójje | ècco la mi ~,
c’ha mmae tèmpo | lavóra ~ qqui, ~ llà. mia moglie ||(d.) l padróne de casa sò io,
mò, s.m., modo, maniera: pésa a qquél ~ | ma chi ccomanna è la mi ~ | l capo sò
dice a qquér ~, in quel modo | la fa vvenì io, ma chi ccommanna è la mi ~ |
quél ~ | sèmpre quér ~ facevamo | mica “quanno pijji ~?” “dòppo le patate!” (a
se fa quér ~! raccolto avvenuto) || vezz. mojjettina ||
mòbbele, s.m., mobile. prov.: chi ppijja ~ e nun za ll’uso, al-
mobbìglio, s.m., mobilia. lunga le zzampe e appunta l muso | la
mòca, s.f., varietà di legume || Forme: pl. bbòna ~ fa l bòm marito | chi mmójje
mòche. non ha, ~ govèrna | chi mmójje nun ha,
mócceco, s.m., moccio: pulìscete l ~ ~ mantiène | fra mmojje mmarito nom
prima, sè piéno de ~. méttece dito | cunzìjjete cu la ~ e ppòe
moccicóso, agg., moccioso. fa ccóme te pare | chi cc’ha la ~ bbèlla,
móccolo, s.m., 1. (fig.) bestemmia: tira sèmpre canta; chi cc’ha ppòche qua-
cèrte móccole che Ddio ce sarve. 2. trine, sèmpre cónta | la ~ è mmèżżo pane
(fig.) imprecazione. | chi ppijja ~, se métte la cróce su le
moccolóne, s.m., (dispr.) ragazzo moc- spalle | la ~ l fucile e la bbiciglétta nun
cioso. z’imprèstano mae | ~ fucil’e ccane n
moccolòtto, s.m., candela corta e grossa, z’emprèsteno ma gnuno | la ~ del vicino
infilata in un contenitore, che si accende è ssèmpre la ppiù bbèlla.
davanti ad immagini sacre o al ritratto di mojjèra, s.f., (scherz.) moglie.
defunti. mojjica (arc.): ➝ mullica.
mòco, agg., 1. sornione: e llue ~ ~ fréga mòla, s.f., frantoio: l tata è ito a la ~.
man tutte. 2. tranquillo: stàveno mòche molata, s.f., quantità massima di olive
mòche ma na casétta || ~ ~, loc. avv., poste sotto il torchio in una volta.
mestamente. moleasse, v. intr. pron., diventare fragile,
mòdo: ➝ mòto (raro). di un tralcio.
mogassino, s.m., mocassino. molinara: ➝ mulinara.
mógna1, mógne, v. tr., mungere: annam’a molinaro: ➝ mulinaro.
mmógne la vacca ne la stalla, col zéc- molinèlla, s.f., mulinello, vortice: l vènto
chjo || Forme: Ind. pres. 1 mógno; 3 fa mmolinèlla, vortica.
mógne, mugne; 4 mognémo; 6 mógnono molino: molin’a òjjo, frantoio.
| impf. 1 mugnévo | Imper. 2 mógne | P. mòlla, s.f., 1. umidità eccessiva. 2. ac-
pass. mónto. quitrino: pe la vita sò bbòne tutte le ter-
mógna2, mugna, mujje, smugna, smugne, réne, purché nnum patìsciono la ~.
v. intr., muggire: mùjjono ch’hanno fame mollàccia, s.f., 1. sudore: me sènto ad-
Vocabolario
389
n1, no, nu1, un1, art. indet. m. sing., uno: n || nel, nil, ndel, nder, ndell’ (m. e f. da-
zumaro | n àrbero | n òsso | n òcchjo | n vanti a voc.), ne la, nde le, ne le, ne li
ucellétto | no stràccio | sènto u rrumóre (m. e f. s. e pl.), nell’ (m. e f. davanti a
| n giórno o due | m par de scarpe | m voc.), prep.art.: nel tèmpo de la guèrra,
mózzico | m piro | m pochétto | m bòn’a durante la guerra | nell’istate del qua-
gnènte | m meràngolo | n zio mio | no rantacinque | ne la bbéttala | se la pijja
strónzo | no scémo | no gnómmoro | no nder culo || nel méntre, loc. avv., nel frat-
ncòmodo | me sènto n frédd’addòsso, tempo | ndell’ùltimo, loc. avv., in ultimo,
sento gran freddo | c’hò n zònno ògge, alla fine. 2. a: lassà l cummanno n quéllo
ho un gran sonno | n antro pò cascava, apprèsso | attaccasse n quélla campana.
per poco non cadeva | n artre ttré, altri n3: ➝ nun.
tre || num. card., du misure e n tajjo | n n4: ➝ na1.
anno o ddue | c’èra n òmo sólo | n fijjo e na1, n4, art. indet. f. sing., una: détte n’oc-
na fijja || agg. e pron. indef., uno: un de chjata | è n’amica sua | n’antra vòrta lo
lòro è stato | un de li due | no strónzo è famo | ha dditto na bbucìa gròssa cóme
stat’a ffallo. na casa | è na pòra dònna | càpeta na
n2, gni1, ne, ni1, prep., 1. in: èrono n zètte vòrta gni tanto | na lapa | n’animèlla |
a zzappà | n zalita | stava m mèżż’a la n’antra còsa | na zzòccola | c’ìa na
strada | rèsta m piède pi na scomméssa fame!, una fame straordinaria | ce vò na
| tené m bràccio, in grembo | magnamo meżżorétta, circa mezz’ora | còsta na
n cucina | méttese n ginòcchjo | finì n mijjonata | pe na vòrta lo pòzzo ppure fà
galèra | annà de mal’im pèggio | a st’óra | è n’ór’e mmèżżo che ccamminamo.
ci lo tròve m piazza | cu le mano n zac- na2, agg. num., una: fanno quattro e ~
còccia | portà m parma de mano, tenere cìnque!
in grande considerazione | stà m péna | na3: ➝ gna.
stà n zurosèra, in agitazione | m pèzzo n nàbbele, agg., inabile.
discésa | ròbba ni scàtola | va ttutto n nabbeletà, s.f., inabilità.
fume | n giornata lo famo, entro oggi | lo nacidisse, innacidisse, v. intr. pron., di-
finisce n tré ggiórne | va vvia m punta de ventare acido.
piède | viaggià n trèno | restà m màneche nacqualito, inacqualito, agg., 1. che ha
de camìcia | sò m parécchje | giocà n perso gradazione, diventato acquoso (rif.
quattro | ni m pòsto piricolóso, in un a vino). 2. (fig.) indebolito (detto di
luogo pericoloso | ni sto mòdo | ni n senno): c’ha l ciarvèllo ~.
quarche ccantina | ni na strada | sò nae nae, onom., 1. verso dell’anatra. 2.
nnato ne m pòsto, manco c’èro stato richiamo per anatre e oche.
mae | n àbbito de raso | n um moménto nàffata, nàffeta, s.f., nafta: m motór’a
finimo | ll’infilò n dito ne n òcchjo | gni nnàffata.
um mòdo o nell’antro, in qualche modo nàffeta: ➝ nàffata.
Vocabolario
399
| c’ha ll’ógna lónghe, è un ladruncolo || nel lume, ha ppreso via ch’è na bbel-
ógne, s.f. pl., (fig.) scarpe: frégna, ha lézza, di rimedio efficace | ll’~ de góm-
fatto ll’~ nòve! 2. unghia della vacca, moto ce vò, occorre lavoro e fatica | ~
zoccolo di equino: le bbèstie coll’ógna de rìcine, olio di ricino | ~ de lino | ~ fer-
spaccata, con l’unghia fessa | ógna rato, unguento ottenuto con olio, in cui
vetriòla, unghia dura che si rompe della si immerge un ferro rovente, usato per
vacca. 3. (fig.) minima quantità: c’è curare varie malattie | ~ de fétoco de
mmancato n’ógna, pochissimo | dàm- merluzzo | ~ de san Giuanne, liquido vi-
mene ggiusto n’ógna! 4. (fig.) malattia scoso contenuto nelle galle dell’olmo,
di legumi: la pianta de fave éva fatto usato per le sue proprietà cicatrizzanti |
ll’ógna nére || Forme: pl. ógna, ógne, è ito all’~, è andato in fallimento; ha
ógneche (raro). perduto tutto al gioco | pijjà na còsa pe
ognatura, s.f., augnatura, taglio obliquo: ~ colato, credere ciecamente in q.cosa |
ll’~ se fa ne le felagne pe mméttela nel- òjjo santo, s.m., estrema unzione | oj-
l’ancròcca. jàccio, a) olio di frittura; b) olio di
ógne1:→ ógna1. scarto di autoveicolo.
ógne2:→ gni2. olivara, s.f., olivaio, spazio del frantoio,
ógneca:→ ógna2. dove si ammontano le olive.
óh:→ ó. olivedórce, inter., (rec., scherz.) arrive-
oilà, inter., olà, voce di richiamo o di derci!
saluto. olivèlla, s.f., olivo selvatico (Olea olea-
ojjaròla, olliaròla, s.f., recipiente per at- ster Heff. et Link).
tingere olio dall’orcio: ll’~ pe ttirà ssù olivo: (prov.) ll’~ bbenedétto va ffòco
ll’òjjo da la vittina. vérd’e ssécco.
ojjaròlo, s.m., venditore di olio. ollià, v. tr., condire insalata o vivande con
ojjato, ogliato, agg., 1. condito con olio | olio.
(d.) ll’anzalata ha dd’èssa bbèn’ojjata. olliara, s.f., locale di deposito dell’olio.
2. oleato: cart’ojjata, carta imperme- olliaròla:→ ojjaròla.
abile, oleata. olliata, s.f., atto di condire con olio: li
ojjatóre, s.m., oliatore. damo na bbèlla ~.
òjjo, òglio, s.m., olio: io ll’~ ce ll’hò ddel òlmo:→ òrmo.
mio, di mia produzione | ~ bbòno de ómbra: pijja sùbbeto ~, si offende, è
casa, olio extra-vergine di oliva di pro- molto suscettibile.
duzione propria | ~ vérgene | ll’~ fòrte ombrasse, v. intr. pron., 1. offendersi (di
no lo stròzze, è troppo acido, non si può persona suscettibile): n t’ombrà ssùb-
deglutire | ~ de ciància, olio di sansa | ~ boto, che ddiàmmene! 2. adombrarsi,
sorciato, olio di oliva in cui è annegato detto di animali e persone.
un topo | ~ bbollito, olio bollente | ~ ombrato, agg., offeso, di persona.
gròsso, olio di scarto | ~ bbruciato, olio ombrèlla, umbrèlla, s.f., umbrèllo, s.m.,
di scarto, usato per disinfettare gli zoc- ombrello || prov.: quanno la Paranzana
coli di equini | e ndo vae a ffà ll’~ a métte l cappèllo, curréte vitorbése a
st’óra?, a chi si incontra in ora antelu- ppijjà ll’umbrèllo (l’annuvolamento
cana | sta medicina jj’ha ffatto cóme ll’~ della cima del monte preannuncia piog-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
418
omodònna, inter., (euf.) mannàggia ll’~! ontà, untà, v. tr., ungere: ògge è ssam Bià-
(bestemmia). cio: se ónta la góla (con rif. al rito reli-
omomòrto, s.m., attaccapanni. gioso) || ontasse, v. rifl., ungersi:
omonéro, s.m., 1. asso di bastoni. 2. gioco (sciogl.) attènt’Antò, n t’ontà!, atten-
alle carte all’oscuro (con punizione per zione, Antonio, non ungerti!
il giocatore cui rimane in mano l’asso ontata, s.f., azione di ungere: li se dà n’~
di bastoni). 3. essere pauroso immag., || dim. ontatèlla.
babau. ónto, s.m., lardo: (iron.) cómpra ll’~ dal
omosòdo (l’), sopr. gatte (di persona ingenua) | te pésto
ompiccióne, umicióne, umpiccióne, s.m., cóme ll’~, ti picchio di santa ragione ||
1. ombelico: le rigazze de na vòrta mica agg., 1. unto, untuoso: c’hae le capélle
ci facìvono véda ll’umpiccióne | ògge le ónte: méttece la mmèrda del gatto! ||
regazze vanno tutte coll’~ de fòra | prov.: bbócca ónta nun disse mae di nò.
quant’èra mèjjo si tt’éva sciòrto ll’~! 2. sporco di grasso: se pò ssapé ndo vae
(imprec.) rif. alla levatrice, sarebbe stato co l vistito tutto ~ n quér mòdo?
meglio fossi subito morto. 2. (fig.) parte ontrechettutto, avv., inoltre.
interna della palla di gomma. onzióne, nzióne, s.f., unzione: la sagra ~,
omuto:→ immuto. l’Estrema unzione.
óncica, ùncica, s.f. inv., uncino per suini oó, onom., verso dell’allocco.
| jj’ha mmésso ll’~ addòsso, le grinfie. òpara:→ òpra.
oncinara, uncinara, s.f., asta di ferro con òpera:→ òpra.
una serie di ganci, cui si appende la operà, oprà, v. tr., operare, sottoporre a
carne macellata. intervento chirurgico: èra stat’oprato
oncino, s.m., 1. uncino di ferro per affer- d’èrgna || oprasse, v. intr. pron., sotto-
rare balle di fieno e di paglia. 2. gancio porsi a intervento chirurgíco.
di legno, da applicare dietro la schiena operajjo:→ oprajjo.
alla cinghia dei pantaloni, cui appendere opèrto:→ apèrto.
la roncola: ll’~ pe ttené l róncio attac- opiato, agg., addormentato profonda-
cato diètr’al culo || dim. oncinèllo. mente.
ónco, agg., 1. con la lama concava, ad an- opignóne:→ oppinióne.
golo acuto: l zappóne ~, serviva pe opino:→ lopino.
adacquà, pe ffà le pare mall’òrto. 2. ri- òpio, s.m., (raro) oppio.
curvo, adunco. óppe1, inter., uno! (comando per caden-
onéto:→ annéto. zare la marcia).
onguènto, inguènto, s.m., 1. unguento. 2. óppe2:→ óppela.
pomata. óppela, óppe2, inter., op là!, voce rivolta a
ónna, s.f., onda. bambino, di incoraggiamento a saltare
ònne patònne, incipit di conta. o, se caduto in terra, a rialzarsi.
onnibbusse, s.m., (arc.) omnibus: ll’~ co oppignóne:→ oppinióne.
le cavalle c’èra. oppinióne, appunióne, opignóne, op-
onóre: (prov.) ll’~ è ccóme l vétro: gni pignóne, upinióne, s.f., opinione.
fiato ll’appanna | vale ppiù ll’~ chi òppio:→ lòppio.
ttutte li ricchézze dil mónno. oppiòlo, s.m., varietà di fungo edule che
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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cresce ai piedi del loppio (Pholiota ae- ore sono? | a ttutte ll’óre è opèrto | sò
gerita Quél.). ll’ór’e ll’óre ch’aspètto | te pare ~ d’ar-
oppóne, v. tr., opporre. rivà? | sarèbbe ~ de falla finita | nun
oppuraménte, cong., oppure. véggo ll’~ che vvò vvia | nun vidivo ~
oprà:→ operà. fusse còtta | n’~ d’orlòggio, un’ora
òpra, òpara, òpera, s.f., 1. opera: quanto esatta | n’~ e mmèżża | ch’ór’è? | è ór de
lo métte n ~, il tempo di metterlo in céna | èra ór de pranzo, mezzodì | a st’~
opera | fà n’òpra di caretà, atto di mi- sarà rrivato, che ddiche? | a ttutte ll’~,
sericordia | fà n’òpera bbòna, azione in qualsiasi momento | ll’~ dil pastóre,
buona, beneficio. 2. bracciante agricolo, breve schiarita pomeridiana nella gior-
oprante: hò mmésto n’~, ho ingaggiato nata piovosa, che consente di mungere
un operaio || coll., braccianti: métta le pecore o governare le bestie || dim.
ll’òpra, ingaggiare braccianti agricoli | orétta: m par d’orétta, un paio scarso di
annà a ~, andare a lavorare come brac- ore || d’or’innanze, d’ór’in avante, loc.
ciante. 3. opera, unità di misura di la- avv., da questo momento in poi ||
voro agricolo, giornata di lavoro Forme: pl. óre, óra.
prodotta da un bracciante: ha ffatto n’~ orabbronòbbi:→ orapronòbbe.
de perticara, ha lavorato una giornata oràcolo, s.m., (fig.) cosa preziosa: l fijjo
arando con i buoi | ~ n natura, lavoro lo tène cóme ll’~ déntro ll’urna, con la
effettuato gratuitamente. 4. misura a- massima cura.
gricola di lunghezza, pari a un filare di oradenòtte, ordenòtte, ordinòtte, s.f., 1.
900 piante di vite: n’~ sò ddièce fèrre un’ora dopo l’Ave Maria: a n’~ le pòrte
de vigna. venìvono chiuse (rif. alle porte civiche)
oprajjo, operajjo, s.m., operaio: ha || mdd. (scherz.) c’ha n culo cóme n’or-
mmésso ll’oprajje | sò n zédece d’ope- denòtte, enorme. 2. suono serale delle
rajje. campane: è ssonata ll’~?
opratòrio, agg., operatorio: sala opra- oramae, ormae, avv., ormai.
tòria. orapronòbbe, orabbronòbbi, inter., gia-
oprazzióne, s.f., 1. operazione chirurgica. culatoria lat., ora pro nobis.
2. lavoro, attività: annavo pi pprepa- oratefrate, inter., 1. orate frates (espr. dal-
ramme a ffà st’~ dill’adacquatura. l’officio della messa in latino). 2.
oprì:→ aprì. (scherz.) intendiamoci!
opure, cong., oppure. orazzióne, s.f., preghiera: dico sèmpre
opùsquelo, s.m., opuscolo. ll’~ prima d’annà ddormì, recito le
óra: quann’è na cèrt’~, tra qualche ora | preghiere.
ancóra n te sa ~? (a chi tarda ad arri- òrca, inter, (euf.) porca: ~ ll’òca! | ~ mi-
vare) | chiapp.: “ch’óre sò?” “ll’ora de sèria!
jjère a qquest’~, ne ppiù ttarde ne ppiù orcà, v. tr., (raro) trasportare pesi in i-
a bbonóra!” | a cche bbèll’~ si vène! (a spalla.
chi giunge in ritardo) | ~ vècchja, solare ordégno, s.m., 1. carro agricolo: sò
| su li quattr’~, circa quattro ore | vent’~ vvenute co qquattro ordégne. 2. car-
| m par d’~ | du óre bbòne, abbondanti | rozza: miqquì ci vòle n antro ~. 3. at-
a cch’~ vènghe? | ch’~ émo fatto?, che trezzo, utensile: c’hò gni sòrta d’ordé-
Vocabolario
421
mia, fatte cappanna! (escl. di soddisfa- panzasótto (a), loc. avv., bocconi.
zione alla vista di cibi abbondanti, ap- panzata, s.f., 1. colpo dato con il ventre.
petitosi, ben preparati) || prov.: ~ pinzuta 2. scorpacciata: s’è ffatto na ~ de
nom pòrta cappèllo (se la donna incinta cerase.
presenta il ventre appuntito, partorirà panzè, s.f., viola del pensiero (Viola tri-
una femmina) | ~ pièna vò rripòso | ~ color L.).
pièna num pènza a qquélla vòta | ~ vòta panzóne, s.m., chi ha una grossa pancia.
nu sta rritta | ~ vòta vò mmagnà | ~ vòta panzuto, agg., panciuto.
nun raggióna. 2. ventre: ~ de vèrme | pàolo:→ pàvolo.
mal de ~ | staséra a llètto scarzo e a paoneggiasse, v. intr. pron., pavoneggiar-
ppanza tirata! (falsa minaccia a bam- si: se paonéggeno pi la piazza.
bini di andare a dormire senza cenare) | papa, s.m., 1. pontefice: stò ccóme m ~,
jje tèngheno più ll’òcchje che la ~ (rif. sono sazio || prov.: mòrto m ~, se ne fa
a persona ingorda) || dim. panzétta, accr. n antro, nessuna persona è tanto indi-
panzóna || panzétta (a), loc. avv., a) a spensabile da non poter essere sostituita
gambe in aria, alla rovescia, in po- (sovente assume significato autoconso-
sizione supina: dormì ~; b) in panciolle: latorio su un evento negativo). 2. (ant.)
sta bbèllo ~; c) in fin di vita: tutto l pé- testa della moneta.
scio veniva sù ~. 3. parte più rigonfia papagna, s.f., ceffone: c’arimediò quattro
del fiasco. 4. parte centrale del fuso. 5. papagne.
rigonfiamento di muro provocato da papala:→ papara.
umidità: r muro ha ffatto la ~. 6. costato papale, avv., in modo chiaro: ll’ha rri-
panciuto della trottolina di legno. 7. spòsto ~ ~, pròpio cóme si la sintiva.
parte rigonfia della botte. papalino, agg., dell’epoca dello Stato
panzallària (a), panzapeària (a), loc. pontificio: l govèrno ~.
avv., a) a gambe in aria, alla rovescia, in papalóne, s.m., fiore del papavero.
posizione supina; b) in fallimento: papara, papala, s.f., rosolaccio, papavero
ann’a ffinì a ppanzallària; c) sottoso- selvatico (Papaver rhoeas L.).
pra, in completo disordine: ha bbuttato pàpara, s.f., papera, oca giovane: cam-
la casa ~. mina cóme na ~, adagio.
panzanaro, s.m., chi racconta fandonie, paparino (raro):→ peparino.
millantatore. papávoro, s.m., varietà di papavero usata
panzanèlla, s.f., pane casalingo raffermo, a scopo ornamentale (Papaver som-
bagnato in acqua e condito con po- nifer): ch’ha magnato l ~?, detto a chi è
modoro, basilico, sale, olio d’oliva || ~ tardo di riflessi.
(a), loc. avv., in nulla: va a ffinì ttutto ~, papearme, s.m., (infant.) gioco con soldi,
in una bolla di sapone. testa o croce || ~ (a), loc. avv., supino:
panzanto, s.m., pane tostato, talora méttese ~, con gran comodo || ~!, (in-
agliato, quindi immerso nell’olio fant.) grido lanciato nel corso del gioco
nuovo, che si consuma al frantoio in oc- di guardie e ladri.
casione della molitura delle olive. papétto, s.m., (arc.) moneta d’argento
panzanzù (a):→ passanzù (a). dello Stato pontificio, del valore di due
panzapeària (a):→ panzallària (a). paoli o 20 baiocchi.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
432
vòrt’al giórno | n’ha ccómpre m paro ciò che vuole | avécce ~, agire con tatto ||
jjère. (d.) le vò véda le ~ bbèlle? Tubbia, Tub-
paròcchje:→ paraòcchje. biòlo e le Carcarèlle (tre borgate nel ter-
paròla: fà ddu paròle co uno, scambiare ritorio di Viterbo) || partaddiètro (a),
quattro chiacchiere con una persona | parteddiètro (a), loc. avv., a) all’indietro:
méttece na bbòna ~, intervenire per pe- è ccascato ~; b) alle spalle.
rorare la causa di q.no; interporre i pro- pàrtene, pàltene, palteònne, paltò, parte-
pri buoni offici | rimagnasse la ~, ònne, partò, pàrtone, s.m., cappotto:
contraddire quanto in precedenza soste- méttete l ~! || dim. partoncino.
nuto o promesso | pijjà m ~, dare credito parteònne:→ pàrtene.
a quanto affermato | è n òmo de ~, man- partì, v. intr., 1. partire: la mattina prèsto
tiene quanto promette || dim. parolétta se partiva co la mìccia | le fijje pàrtono
|| prov.: na ~ è ppòco e ddue sò ttròppo. coll’àngele (di neonati, quando girano
parpagnàccola, s.f., ceffone. gli occhi). 2. (fig.) seccarsi di una
pàrpebbra, s.f., (raro) palpebra. pianta: è bbèll’e ppartito st’olivo. 3.
parpetà, parpità, v. intr., (lett.) palpitare. (fig.) morire: stava llì llì pe ppartì |
pàrpeto, pàrpito, s.m., (lett.) palpito. regá, quann’arriva la cartolina, tòcca
parpità:→ parpetà. ppartì, arrivato il momento, si muore. 4.
parpitazzióne, s.f. pl., tachicardia. (fig.) uscir di senno: ormae è ppartito
pàrpito:→ pàrpeto. pròpio, n ce se raggióna ppiù | mèżżo
partàccia, s.f., brutta azione: jj’ha ffatto partito, pazzoide || Forme: Ind. pres. 2
na ~ che n ze ll’aspettava pròpio. parte; 4 partémo, partimo; 5 partéte; 6
parte: passate ggiù dda na ~!, camminate pàrteno | impf. 3 partéva, partìa; 4 par-
su un lato della strada! | da n’antra ~, in timmo; 6 partévono, partìono | perf. 4
un’altra direzione | da quarche pparte se partémmo; 6 partinno | fut. 2 parterae |
trovarà, in qualche luogo | ma li ~ nòstre, Imper. 4 partémo! | Ger. partènno.
nelle nostre zone | da n anno a sta ~, da partitèlla, s.f., breve partita a carte.
un anno in qua | tirasse da na ~, farsi da partò:→ pàrtene.
parte | sta da na ~ cóme m purcino pizzi- parto: na pèquara de primo ~, primipara.
cato, in disparte | da na ~ me fate rida, pàrtone:→ pàrtene.
da un lato, per certi aspetti | da du ~, su partorènte, s.f., partoriente.
due lati | tre ppe pparte, per lato | pe partorì, parturì, v. intr., partorire: m’è
pparte mia, per conto mio | da na ~ e ppartorita la nòra | si un òmo ésse par-
ll’antra, a vicenda | a pparte che ssò turito, ll’avarébbeno dato um mijjóne ||
stracco, a prescindere dal fatto | métt’a partorisse, v. intr. pron., partorire: s’è
pparte l zugo, conservare il sugo per riu- ppartorita de n fijjo màschjo || Forme:
tilizzarlo | da tutte le ~, d’ogni lato, ovun- Ind. pres. 3 parturisce; 6 partorìsciono,
que | da tutte li ~ e vvèrze | pijjàvono la parturìsceno, parturìsciono | impf. 6
ròbba da più pparte, di varia proveni- partoriscévono | P. pass. partorito, par-
enza | la mi ~ de mónno ll’hò ggirata | la turito | Ger. partorènno.
sa ffà la ~, è m politicóne, sa destreggi- parturì:→ partorì.
arsi con abilità e furbizia nelle proprie parurte, s.m., paraurti.
faccende private, riuscendo ad ottenere pasa, s.f., unità di misura di distanza, pari
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
436
datamente || prov.: pe ssanta Caterina, (a), loc. avv., legato per le zampe: lassà
m ~ de gallina; pe Nnatale, m ~ de cane le bbèsti’~, impastoiate.
(sul variare della luce diurna). 2. di- pastóso, agg., glabro: la pàmpana sópra è
mensione: n’è de lo stésso ~ sto bbot- ppastósa.
tóne. 3. misura lineare: tre ppasse n zò. pastura: portà na bbèstia a ppastura, al
passo2, s.m., 1. passaggio: r giallóne adè pascolo.
n ucèllo da ~, migratore. 2. guado. 3. patacca, s.f., 1. (fig., gerg.) vulva. 2. (fig.,
varco lasciato per passare nella siepe gerg.) bella donna. 3. (fig.) colpo.
viva di confine del campo || p. pass. e patalòcco, s.m., 1. bambino paffuto. 2.
agg., scorso: la settimana passa. (fig.) pène. 3. (dispr.) individuo tonto.
passonata, s.f., colpo inferto con un palo. 4. epit. dil. con cui si indica un ab. di
passóne, s.m., grosso palo di recinzione, Vallerano.
in genere di castagno: l ~ se nfocava, se patapùnfete, ideof., (imita il tonfo di una
facéva la guida co la furcina, pò se met- caduta) patapum.
téva l ~ déntro co n’ancarcata || dim. patata, s.f., 1. callosità della pianta del
passoncèllo. piede, osteoma. 2. (fig., dispr.) orologio
pàssoro, s.m., passero. da tasca || ~ (a), loc. avv., di forma
pasta, s.f., 1. pasta: ~ crómpa, pasta con- schiacciata: naso ~ || dim. patatina,
fezionata di produzione industriale | fa (fig., infant.) vulva.
la ~ de casa | ~ sfòjja, pasta sfoglia | ~ patataro, s.m., 1. coltivatore di patate. 2.
grattata, impasto duro grattugiato di fa- venditore di patate. 3. gran mangiatore
rina e uova, per minestre | ~ all’òvo. 2. di patate || sopr.
massa delle olive spremute. patatina (la), sopr.
pastarèlla, s.f., pasticcino. patatracche, ideof., patatrac.
pastasciuttaro, s.m., gran mangiatore di patatucco, s.m., (dispr.) stupido.
pastasciutta. pate:→ patre.
pastèco, inter., (lat. eccl.) Pax tecum. patènte, s.f., 1. deiezione umana. 2. ba-
pasteggià, v. tr., 1. manipolare. 2. sorseg- gnatura di orina sulla patta dei panta-
giare, centellinare. loni.
pàstene, s.m., 1. pianta di vite fino a tre patentino, s.m., 1. autorizzazione tempo-
anni: prima èra ~, pò diventava vita. 2. ranea, concessa dal Comune, per la ven-
vigneto fino a tre anni. dita del vino dei propri fondi. 2. spaccio
pastìcceche, vd. ricécchece. di vino dei propri fondi nella cantina
pastina, s.m., pastiglia, medicina in pil- stessa del produttore.
lola. paternò, sopr.
pastinache, s.f., pastinaca (Pastinaca sa- patì, v. intr., 1. soffrire: de quélle tèmpe
tiva L.). c’èreno le famijje che ppatìvono la fame
pastòcchja, s.f., pastrocchio, pasticcio, davéro | la tèrra patiscéva ll’asciutta,
imbroglio. era inaridita | ~ la mòlla, soffrire per ec-
pastóra, s.f., 1. gombina, laccio di cuoio cessiva umidità (di terreno non drenato)
o corda che unisce i due bastoni del cor- | dó patisce la mòlla toccava facce le
reggiato, usato per battere un tempo ce- scóle. se facéva n rigaréllo da na parte,
reali e oggi legumi secchi. 2. pastoia || ~ pe mmannà vvia ll’acqua | patisce l zùc-
Vocabolario
439
scésa | pell’artre | sù ppe le mónte || pe pecoróne, avv., carponi || ~ (a), loc. avv.,
ll’ingiù, pe ll’inzù, per l’inzù, pir l’inzù, a) carponi, prono, piegato in avanti; b)
loc. avv., all’ingiù, all’insù | pir lo méno con umiltà, con sottomissione.
| pe ggiónta, inoltre | ~ ccaso | ~ ffinta, pecurèlla:→ pecorèlla.
per gioco, per finta | ~ ccarità la vita! | pedagna (a), loc. avv., (scherz.) a piedi.
~ Ccristo! pedagna, s.f., 1. pianta giovane di quercia
pecaréccio:→ picaréccio. fino a 12 anni. 2. pedale di albero
peccato: bbrutto cóme l ~ mortale | adè tagliato a fior di terra || dim. pedagnòla,
ppròpio m ~ || prov.: se dice l ~, ma nnò pedagnòlo.
l peccatóre. pedalà, v. intr., 1. pedalare. 2. (fig.) cam-
peccatóra, s.f., peccatrice. minare: pedala!, vattene! 3. (fig.) im-
péce, s.f., (gerg.) innamoramento: s’è pegnarsi, faticare: hae vòjja ppedalà!
ppréso na bbèlla ~. pedalino, s.m., calzino: ll’ha rridótto m
pecétta, picétta, s.f., 1. impacco. 2. toppa. ~, lo ha mortificato rimproverandolo.
3. (fig.) rimedio: méttece m pò na ~, si pedata, s.f., parte inferiore della pianta di
ssè bbravo! 4. cerotto: va n giro cu na ~ canapa.
sul muso. peddamé, avv., (infant.) incominciando
pechino, pichino, s.m., 1. persona da me (detto quando si fa la conta per
puntigliosa. 2. chiacchierone. un gioco).
pecionata, s.f., lavoro fatto in maniera ab- peddappòsta, avv., (arc.) appositamente.
borracciata. peddeqquà, avv., in qua.
pecióne, s.m., abborraccione, pasticcione: pedecóne:→ pedicóne.
sie l zòlito ~ tu. pedicino, petecino, s.m., pellicino, cia-
pècora:→ pèquara (ant.). scuna delle estremità angolari ricucite a
pecoraréccia, s.f., ovile. punta di un sacco, che servono per po-
pecorarétto, s.m., garzone del pastore. terlo prendere meglio: pijjà l zacco pe
pecoraro, s.m., pastore di pecore | fischjo li pedicini, li du cantóni del zacco.
da ~, fischio prolungato, ottenuto inse- pedicóne, pedecóne, peticóne, pidicóne,
rendo l’indice e il medio di ciascuna piticóne, s.m., 1. tronco di piante le-
mano ai lati delle labbra tra i denti infe- gnose, sotto la biforcazione dei rami:
riori e superiori | cane da ~ || pecorara (d.) adè mmèjjo a ccascà dal ~ che
(a la), loc. avv., da pastore: n te sènte: dalla cima, meglio avvedersi in tempo
falli m pò n fischjo ~! || prov.: chi ffa l ~ di uno sbaglio. 2. parte basale del
e cchi ffa l lupo. tronco: per tèrra ce rèsta piantato l ~.
pecorèlla, pecurèlla, s.f., cirro-cumulo || 3. bastone grosso e nodoso. 4. (fig.,
prov.: cèlo a ppecorèlle, acqua a cca- scherz.) asso di bastoni.
tinèlle. pedòcchjo, pidòcchjo, s.m., 1. pidocchio
pecorina (a la), loc. avv., posizione di (Pediculus humanus corporis, P. h. ca-
coito, in cui l’uomo possiede la donna pitis De Geer): ammazzà l pidòcchje. 2.
da tergo: scopà ~, a cculo ritto | la pidocchio dei polli (Menopon gallinae
métt’~. L.): pedòcchje polline, pidòcchje pul-
pecorino: ~ co la làcrema, con la goccia line. 3. afide, insetto parassita di piante:
di grasso. l ~ vène sul faciòlo. 4. (fig.) persona
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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gretta: pedòcchjo arefatto | (d.) sàrvete pelame, s.m., sorta: bbianchirìa de tutte
dar ~ rifatto!, dalla persona arricchita, le ~.
che ostenta ricchezza || dim. pidoc- pelaquale, loc. avv. (con valore di agg.),
chjétto. per la quale, per bene: quélla dònna
pèggio, avv.: aristà ppèggio | ~ che ppèg- n’adèra ~ | l tèmpo n’è ttanto ~, non è
gio!, peggio che mai | ~ de ccosí m pò propizio.
nnà | ~ pe ésso! | ~ me sènto! | ~ ch’annà pelato, agg., 1. calvo: è ppelato cóme n
dde nòtte | (antifr.) ~ de la zzuppa òvo | zzucca pelata, testa calva. 2. (fig.)
ngrése, ottimo || agg., peggiore: l ~ squattrinato, senza soldi.
amico | gni anno è ppèggio | sò le ~ cri- pelatóra, s.f., malattia delle galline, che
stiane | l ~ patróne || prov.: l ~ cane, la provoca la perdita delle penne.
mèjjo cùccia || s.m., la cosa peggiore || pelatóre, s.m., coltello a mezzaluna, dal
prov.: l ~ vène sèmpre derèto | l ~ n’è manico corto oppure senza manico,
mmae mòrto. usato per togliere i peli dalla pelle del
peggió, s.f., automobile della marca Peu- maiale ucciso, dopo averlo immerso in
geot. acqua bollente per ammorbidirla.
peggiorà, v. intr., peggiorare: peggiorò pelatura, s.f., operazione con cui si estir-
ll’ammalato!, (scherz.) peggio che mai! pano con le mani le erbacce dal campo
pegnarèllo: dim. di pégno. di canapa.
pegnènte, avv., a buon mercato, a prezzo pellàccia, s.m., (scherz.) bel tipo, cattivo
irrisorio: lo cómpre ~. soggetto.
pelà, v. tr., 1. togliere il pelo: ~ l pòrco, pellamordeddio, inter., per amor di Dio!
levare le setole a un maiale ucciso | s’è pellànceca:→ pellàncica.
ppréso na gatt’a ppelà, si è assunto un pellàncica, pellànceca, s.f., 1. filamento
compito ingrato. 2. sbucciare: ~ le pa- della carne. 2. parte di carne tigliosa,
tate lésse. 3. bruciare: tira na tramon- formata di tessuti cartilaginei e fibrosi,
tana che ppéla. 4. spennare: ~ na difficile da masticare: sta cìccia è ttutta
gallina. 5. sfrondare un albero. 6. to- ~: nu la vòjjo. 3. pelle del corpo floscia
gliere le erbacce: s’annav’a ppelà, pe e cascante. 4. (fig., dispr.) pène flaccido.
llevà ll’èrba che cc’èra remasta, estir- pellancicóso, agg., 1. filamentoso, fi-
pare con le mani le erbacce dal campo broso. 2. flaccido: pellancicósa cóme la
di canapa. 7. (fig.) privare di tutto il de- pèlle de le cojjóne.
naro: (iron.) va dda quéllo de macel- pellappunto, cong., perciò, precisamente.
laro, che tte pela bbène. 8. (fig.) vincere pellària (da), loc. avv., dall’alto: tutta na
al gioco || v. intr., scottare, bruciare: vòrta piovòrno ~.
st’acqua péla ncóra tròppo | n fréddo pellaro, s.m., 1. conciapelli. 2. acquirente
che ppéla | péla, cavaliè?, intercalare di pelli di animale: passava l ~ a ccom-
che trae origine da un episodio burlesco, pralle.
giocato ad un personaggio viterbese pèlle, s.f., 1. epidermide: è rridótto pèll’e
dell’800-900 || pelasse, v. intr. pron., òssa | me fa venì la ~ de gallina, la pelle
scottarsi. d’oca, rabbrividire || ~ d’òvo, tessuto
pelamattina, inter., (euf.) per la Ma- sottile trasparente per camicia da notte |
donna! (bestemmia). ~ de diàvolo, tipo di velluto robusto
Vocabolario
443
pesà, pisà, v. tr., pesare: quélle che la ven- pesfosfato, s.m., perfosfato, fertilizzante
névono ll’ua, la pesàvono sì || v. intr., chimico artificiale.
avere un peso: ha vòjja se ppésa sto pesicchjà, v. intr., raggiungere un peso
fijjo, è molto pesante. notevole.
pesafèrro, s.m., 1. foggia di baffi. 2. péso, s.m., romano della stadera.
cervo volante (Lucanus cervus L.). pestà, pistà, v. tr., 1. pestare. 2. pigiare
pesante, agg., grossolano: sè ~ cóme n l’uva con i piedi: la péstono quél mòdo
zappóne || dim. pesantùccio. | ll’ua se pistava ma la tina. 3. (fig.) pic-
pescatóra, s.f., pescatrice || ~ (a la), loc. chiare di santa ragione, sonoramente:
avv., al modo dei pescatori: risòtto ~. quant’è vvéro Ddio, ògge te pésto | ll’hò
pescatrice, s.f., pescatore, ordigno per ppistato cóme ll’ónto, gliene ho date di
ripescare un oggetto caduto nel pozzo. santa ragione || pestasse, v. rifl. recipr.,
pésce:→ péscio. picchiarsi: si pestónno bbène bbène ||
pescecapóne, s.m., (raro) girino. Forme: Ind. pres. 1 pésto, pisto; 6 pé-
pesciaròla, s.f., (fig.) donna pettegola. stono | impf. 3 pistava | perf. 6 pestònno
pesciaròlo, s.m., pescivendolo. | P. pass. pésto, pistato, pisto.
pescina, piscina, s.f., 1. maceratoio, pèsta, s.f., 1. peste: dice pèst’e ccòrna de
grande vasca, in cui si immergeva la ca- tutte, dirne tutto il male possibile | n’ha
napa: le piscine del Bujjicame || dim. ddétto pèst’e ccòrna n giro | dice pèst’e
pescinétta. 2. acquitrino. vvitupèrio. 2. malattia venerea. 3. odore
pescinaro, piscinaro, s.m., affittuario e nauseabondo. 4. (fig.) ragazzo insop-
guardiano dei maceratoi comunali per portabile.
la canapa: l ~ èra pagato da quélle che pestaréccia, pesteréccia, s.f., pestaréccio,
pportàveno la cànepe appozzà. s.m., 1. azione ed effetto del pesticciare
péscio, pésce, s.m., 1. pesce: chjappà l ~, coi piedi. 2. terreno calpestato: hanno
pescare | ~ de mare, pesce marino | ~ fatto na ~ mall’òrto.
d’àcqua dórce | na spina de pésce, una pestaréccio:→ pestaréccia.
lisca | damme du pésce! (richiesta al pestarino, s.m., operaio che pigiava l’uva
pescivendolo) | mdd. fà r ~ m barile, il nel tino con i piedi.
finto tonto | n’adè ne ccarne ne ppésce pestaròzza, s.f., mortaio di legno da
(di qualità indefinibile) | ògge pòco ~!, cucina.
(di un risultato magro) | nòta cóme m ~ pestaròzzo:→ pistaròzzo.
| se sènte cóme m ~ fòr d’acqua, si trova pesteréccia:→ pestaréccia.
a disagio | (iron.) sto vino è bbòno p’am- pesticcià, v. intr., calpestare.
mazzà l péscio, pessimo (letter.: è come pesticcìo, s.m., calpestio su terreno ba-
una sostanza ittiotossica) || dim. pe- gnato.
scétto, pesciarèllo: mannàggia le pe- pesto:→ pisto.
scétte! (inter.) || prov.: l ~ comìncia petazzà:→ spetazzà.
ppuzzà da la capòccia | l ~ gròsso petécchja, s.f., 1. piccolo foruncolo. 2.
magna quéllo ciuco. 2. (fig.) pène: li (fig.) inezia.
métte l ~ su le mano. petecino:→ pedicino.
pesconóce, s.m., nocepesco (Prunus per- petéllo, s.m., 1. persona petulante, in-
sica levis). vadente. 2. persona svelta.
Vocabolario
449
pinzuto, pezzuto, pizzuto, agg., 1. appun- sògna Dio pregà | quanno piòv’e ttira
tito, aguzzo: sò ppinzuti cóme n aco | vènto, l cacciatóre nun è ccontènto |
mdd. annà all’àrbere pinzute, morire. 2. quanno piòv’e ttira vènto, cacciatóre
convesso (di gemma di vite). 3. (fig.) af- statti drénto | si nom piòve pi la Canne-
fettato, ricercato: parlà ~. lòra, dall’invèrno sémo fòra; ma si
pio pio1, avv., appena, a malapena: io te ppiòve tira l vènto, dall’invèrno sémo
sènto ~. drénto | quanno piòve, chi sta bbène
pio pio2, onom., voce che imita il pigolio nun ze mòve | piòve e cc’è l zóle, la cam-
del pulcino: fanno ~ || voce per chia- pagna va in amóre | se ppiòve su la
mare i pulcini || inter., voce con cui si parma, c’è l zóle su la grégna | se
gioca con un bambino. ppiòve ggiovedì ssanto, piòve màggio
pio, in: n’ha ffatto n tèmpo manco a ddì tutto quanto || Forme: Ind. pres. 6 piò-
ppio, è successo in un baleno. veno | impf. 3 piovìa | perf. 3 piòbbe,
pïolà:→ spïolà. piovétte; 5 piovéssoto (rur.); 6 piovòrno
piómmo, s.m., 1. piombo. 2. piombino, | fut. 3 piovarà | Cong. pres. 3 piòvi |
filo a piombo del muratore || ~ (a), loc. Cond. pres. 3 piovarébbe | P. pass. piu-
avv., a piombo, a perpendicolo. 3. ro- vuto | Ger. piovènno.
mano della stadera. piòve:→ piòva.
pionòno, sopr. pioviccicà, v. intr. impers., piovigginare.
piotàggine, s.f., lentezza. pioviccicatèlla, s.f., pioggerellina.
piòto, agg., lento. pioviccicóso, agg., piovigginoso.
piòtta, s.f., 1. zolla sollevata con una van- piovuta, s.f., piovasco.
gata, piota || ~ coll’èrba, zolla erbosa || pipa, s.f., gallina (in tono vezz.): ste pòre
èssa sèmpre m ~, vegeto ed energico. 2. pipe c’hanno séte.
(gerg.) moneta da cento lire. piparino:→ peparino.
piottà, v. tr., cavare le zolle. piperino:→ peparino.
piòva, piòve, v. intr. impers., piovere: pipì pipì, pipine, inter., voce per chiamare
piòve tutta la luna, per tutta la durata i polli.
della lunazione | dille che ppiòve!, me pipì, s.m., (acr.) Partito Popolare: (iron.)
ne infischio | ll’anno passato ha ppio- sè del ~? magna!, sè del tignòlo? bbéve!
vuto na massa | allentà de ~, spiovere | (battute pronunciate dai fascisti negli
sta zzitto chi ffa ~ | piòv’a bbuche, a di- anni Venti del secolo scorso, quando
rotto | nn’è ppe ppiòva sto tèmpo | mdd. costringevano gli antagonisti cattolici a
penzavo che ppiovìa, ma nò cche ddi- bere olio di ricino).
lujjava, temevo l’avverarsi di qualcosa pipinara, s.f., 1. vocio. 2. folla di gente
di negativo, ma non in tali proporzioni | rumorosa.
domane ha dda ~ | ~ pulito, senza gran- pipine:→ pipì pipì.
dinare | (d.) tanto tronò che ppiòbbe, pipo, s.m., 1. (infant.) pidocchio: c’ha l
detto di cosa accaduta dopo lunga attesa pipe sto fijjo. 2. (infant., euf.) pène.
o insistenza | “piovarà?” “sé! cótiche e pippa, s.f., 1. pipa: cu la ~ ma la bbócca
llanzagne” (niente affatto) | piovéssoto | muso de ~!, insulto a persona antipa-
jjù cóme ffarche, (rur.) piombaste || tica || ~ (a), ad angolo retto, della punta
prov.: pi ffa ppiòva e ppi ccacà, nom bi- del maglio | le còse vanno a ~ de còccio,
Vocabolario
459
bini) | ce se pìscia (rif. a costruzione ap- piscióna, s.f., 1. bambina neonata (in tono
pena iniziata) || pisciasse, v. intr. pron., vezz.). 2. (dispr.) monaca.
pisciarsi: ~ addòsso dal rida, scompi- piscióne, s.m., ululone (Bombina varie-
sciarsi dalle risa | se pìscia sótto, c’ha gata).
ppòco scólo (di tegola messa troppo pisèlla, s.f., 1. ragazza. 2. vulva || dim.
piana) || prov.: chi num pìscia n com- pisellétta, pisellina.
pagnìa, o è n latro o na spia | pìscia pisélle, s.m. pl., piselli: capo l ~, mondo i
chjaro e vva n culo al mèdico | chi ppì- piselli.
scia e nnom petazza, non è ffijo de pisellina, pisillina, s.f., 1. scilinguagnolo.
bbòna razza; chi ppìscia e nnon fa l 2. (dispr.) lingua maligna: c’ha na ~!
péto, adè ccornuto e nun è ccréso. 2. ndo tòcca tégne. 3. rubiglio, pianta di
zampillare, sgorgare, di vino: sta can- piselli selvatici (Pisum arvense L.).
nèlla pìscia piano || Forme: Ind. pres. 2 pisellino, s.m., 1. ragazzo (in tono vezz.).
pisce; 6 pìscéno, pìsciono. 2. sopr.
pisciacane, s.m., dente di leone (Tara- pisèllo, piséllo, s.m., (fig.) pène.
xacum officinale L.). pisillina:→ pisellina.
pisciallètto, s.m., bambino affetto da enu- piso pisèllo, incipit di conta.
resi notturna. pisolònne, s.m., ipsilon.
pisciarèlla, s.f., stimolo ad orinare spesso: pispàine, s.m., pitch-pine; legno rossa-
avécce la ~. stro durissimo di pino dell’America set-
pisciarèllo, s.m., 1. rivolo di liquido. 2. tentrionale.
(fig.) chi orina spesso. 3. idron. pispèllo, s.m., 1. ragazzo di bassa statura.
pisciaròla, s.f., (fig., triv., raro) vulva. 2. adolescente.
pisciasàngue, s.m., emioflobinuria della pispisèllo, incipit di filastrocca per gioco.
vacca. pissichjatra, s.m., (rec.) psichiatra.
pisciasótto, s.m., 1. moccioso, di ragazzo. pissicològgeco, agg., (rec.) psicologico.
2. vigliacco, pusillanime. pissicologgìa, s.f., (rec.) psicologia.
pisciastrato, agg., (scherz.) chi orina pistà:→ pestà.
molto. pistàcchjo, s.m., (fig., gerg.) pène.
pisciata: c’hò na ~ m punta m punta, ho pistaròla, s.f., cassa di legno con il fondo
estrema urgenza di orinare. forato, che si metteva sul tino, per pi-
pisciatèlla, s.f., (fig.) pioggerella breve. giarvi l’uva con i piedi nudi.
pisciatóro, s.m., 1. orinatoio pubblico pistaròzzo, pestaròzzo, s.m., 1. (raro)
maschile. 2. (fig., triv., raro) vulva. mortaio di legno da cucina. 2. pestello.
piscina:→ pescina. 3. (fig., scherz.) bambino panciuto.
piscinà, v. intr. impers., piovigginare pistasale, s.m., mortaio di legno da
(solo in prov.). cucina.
piscinaro:→ pescinaro. pistata, s.f., 1. azione di pestare, pigiare,
piscinata, s.f., quantità di canapa im- frantumare. 2. quantità di uva pigiata in
mersa in una volta nel maceratoio. una volta.
pìscio, s.m., 1. colaticcio delle bestie. 2. pistatrice, s.f., (rec.) pigiatrice, macchina
orina: è ccallo quanto l ~ sto vino, troppo per pigiare a mano l’uva.
caldo | ~ d’àngele, vino prelibato. pistatura, s.f., 1. pestata. 2. pestatura
Vocabolario
461
pónte ponènte, incipit di conta. mina tèrra tèrra cóme la ~ (di persona
pontellà:→ appuntellà. povera).
ponteròlo:→ puntaròlo. porcamarémma, inter., (euf.) bestemmia.
ponticéllo (l), microtop. porcamarianna, inter., (euf.) bestemmia.
pontificalétto, s.m., messa semisolenne. porcaréccia, s.f., 1. porcile costruito in
pontina, s.f., 1. punta fonografica: ~ de muratura. 2. (fig., dispr.) luogo sporco.
grammòfono. 2. bulletta da calzolaio. porcarìa, purchirìa, s.f., 1. porcheria. 2.
pónto, punto, s.m., 1. punto: métta m ~ a cerume delle orecchia.
n vistito, riparare con ago e filo | métta porcaro, s.m., porcaio || dim. porcarétto.
du pónte su na scarpa | ha ffatto m ~, pò porcastro, s.m., maiale giovane (fino ad
ccantà dda poèta (al gioco della scopa) un anno) || dim. porcastrèllo (di 4-5
| règge l ~, star sulla sua || prov.: chi nun mesi di età).
ce métte l ~, métte la pèzza | per um porchétta, s.f., maialino macellato, riem-
punto Martìn pèrze la cappa. 2. grappa pito di finocchio selvatico e varie
di ferro utilizzata dallo sprangaio, per droghe, cotto intero al forno: venardì
riparare oggetti di terracotta: pe ppia- évo cómpro la ~ ar mercato || ~ (a), loc.
cére, damme m pò ddu pónte ma sto avv., cucinato come la porchétta: le
bbacile! 3. punteggio, resa: l ~ no lo fa- patat’~.
céva, fruttava poco | la seménta st’anno porchettaro, s.m., venditore di porchetta.
ha ffatto m bèl ~, il raccolto di grano è porchétte, s.m. pl., rigurgito di vomito:
stato abbondante || ~ (m), loc. avv., in ha ffatto li ~, sto mbrïacóne, ha vomi-
punto: a mmeżżoggiórno ~ || dim. pon- tato.
tino, puntarèllo. porchétto de sant’antògno, s.m., porcel-
pontüale, pontuvale, agg., puntuale. lino di terra, aselluccio (Oniscus asellus
pontuvale:→ pontüale. L.), isopodo che si trova in luoghi
pòpa (la). sopr. umidi: l ~ se fa ssù, vène no gnomme-
pòpelo, s.m., popolo: ce lo sanno ~ e rétto.
ccommune, è a conoscenza di tutti | porcina, agg. e s.f., castagna selvatica,
abbenedice a ttutte l pòpele dil mónno l prodotta dal castagno da legname.
papa | gòde ~!, inter., (iron.) compor- porcinèlla, purcinèlla, s.f., erba spon-
tiamoci da generosi! tanea, invernale, infestante, non identi-
popò1, s.f., 1. (infant.) deiezione: è ficata.
bbravo, fa la ~ sul vasétto. 2. (infant.) porcino, purcino2, s.m., 1. castagno sel-
automobile. vatico. 2. qualità di terreno argilloso,
popò2:→ pò2. pesante da lavorare || agg., 1. di carne
popò3, inter. di ninna nanna. dal sapore di maiale: tàscio ~. 2.
popolì, s.m., popelin: l ~, n cotóne fino argilloso: tèrra porcina.
fino. pòrco: ~ grasso, maiale ingrassato,
pòrca, s.f., polca. pronto per la macellazione | ~ cinto, ma-
porcàcchja, procàcchja, s.f., porcellana iale con striscia bianca sulla groppa | ~
(Portulaca oleracea L.): la ~ vène sù a sanato (castrato) | ~ maschjo, verro |
ffòjje cóme l trifòjjo. se spanne, vène nue c’émo l ~ appiccato (la carne salata
gròssa, cammina lontano || mdd. cam- di maiale appesa ad asciugare) || agg.,
Vocabolario
467
| c’hò na fame che mme pòrta via, ho pòrta: ~ bbòve, n. di una porta della cinta
una fame terribile | ~ a ggrade, in muraria di Viterbo | ~ fàulle, porta Faul,
carcere, a S. Maria in Gradi| ~ ccarce- n. di una porta della cinta muraria di
rato, imprigionare | ~ la vacca al tòro, Viterbo: annam’a ~ a mmagnà l cac-
alla monta | ~ l fijjo n còllo, in grembo | cavèlle a qquattr’a qquattro (blas. pop.)
~ n fijjo a ccava-ciulla, un bambino a || dim. porticélla.
cavalcioni | ~ bbène ll’anne, apparire portaache, s.m., agoraio.
più giovane della propria reale età | portabbagajje, s.m., portabagagli.
pòrta llutto pe la sorèlla, veste di nero | portabbottijje, s.m., portabottiglie.
~ ddisgràzzia, portare sfortuna | ~ la portabbòzze, s.m., manovale edile: sò
sòma, (fig.) faticare, lavorare duro | ~ a annato a ffà l ~ a ùndec’anne.
ccapézza, tenere per la cavezza; (fig.) portacannéle, s,m., candeliere.
guidare qualcuno | pòrta vante ll’òrto pe portacénnere, s.m., posacenere.
ccasa, coltiva | la pòrta vante ll’ua, la portaciche, s.m., posacenere.
porta a maturazione (rif. al tralcio con- portafojjata, s.f., contenuto di un
tuso) | n’ha ppiovuto, l fiume pòrta portafogli: tirò ffòre na ~ de sòrde.
pòc’acqua | ògge pòrta via sto vènto | portafòjjo, s.m., portafoglio: jj’hanno
ll’acqua pòrta via, la pioggia erode il fregato l ~ sul tranve || dim. portafoj-
terreno | ~ pe mmano, guidare | le pòrta jétto.
m pianta de mano, le tiene in grande portaìnferi, s.m., (scherz.) cimitero.
considerazione | mi toccò portàccele, portamonnézze, s.m., pattumiera.
dovetti portarglieli | pòrteme rispètto! | portaòvo, s.m., (raro) portauovo.
pòrta ggiù l beveróne al cióco! sènte portasarviétta, s.m., portatovagliolo.
cóme strilla?, porta il beverone al maia- portaspése, s.m., operaio dell’azienda a-
le, non senti come grugnisce? | che jj’ha gricola, che trasportava i viveri in cam-
portato, ll’ìndia pastinaca? (cosa rara) | pagna per i braccianti.
~ a spasso l fijjo | la sa pportà la mà- portastanche, s.m., portastanghe della
chena, sa condurre l’automobile | ~ la bestia da tiro.
màchena de santa Ròsa, trasportarla portatóra, s.f., donna che ritirava a do-
sulle spalle | quanno sposàvono, la micilio il pane da cuocere al forno: la ~
dònna portava la cucina e la sala, annava pi li case a ppijjà la tàvela dil
ll’òmo nvéce la càmmara | l mi nònno pane e lu portava al fórno a ccòcia | la
ll’ha ppòrte le camice de cànepe, ha in- ~ pass’a ccommannà.
dossato le camicie di canapa tessuta a pòrtece, sm. pl., portici.
mano. 2. riferire: lu portava l giurnale || portijja, s.f., poltiglia.
portasse, v. rifl., 1. portarsi. 2. compor- portinaro, s.m., (arc.) portinaio della
tarsi: s’è ppòrto bbè || Forme: Ind. pres. porta civica.
2 pòrte; 4 portamo, portémo; 6 pòrteno, portinnèsto, s.m., soggetto dell’innesto.
pòrtono | impf. 6 portàveno, portàvono, portodarme, s.m., porto d’armi per fucile
purtàveno | perf. 1 portètte, portò; 3 da caccia.
portétte; 4 portémmo; 6 portònno, portogallaro, s.m., venditore di arance.
portòrno | fut. 1 portarò; 3 portarà | P. portogallo, portugallo, purtugallo, s.m.,
pass. pòrto | Ger. portanno. 1. arancia (Citrus sinensis Osbeck): dà-
Vocabolario
469
teme m pò ddu chile de portugalle toc- trasportato: l vino tòcca fallo posà |
catèlle! 2. melarancio (Citrus auran- quanno se pòsa, arïè ccóme pprima. 4.
tium L.) || dim. portogallétto. sostare.
portombrèlle, s.m., portaombrelli. posata: la secónna ~, la seconda sosta du-
portóne, s.m., androne, andito, ingresso. rante il trasporto della macchina di santa
portorlòggio, s.m., attrezzo in legno Rosa.
dell’orologiaio. posatura:→ pòsa.
portróna, s.f., poltrona || mdd. chi vva posèsso, s.m., possesso.
Rróma, pèrde la ~ || dim. portroncina. positaménte:→ apposetaménte.
portróne, agg., poltrone. possède, pussède, v. tr., possedere: possè-
portugallo:→ portogallo. dono na massa de tèrra | pussiède gran
pórvare:→ pórvere. tèrra.
porvarétta, s.f., sostanza medicinale in possedènte, pussidènte, s.m., grande pro-
polvere. prietario terriero || accr. possedentóne.
porvaróne, polvaróne, s.m., 1. polverone: possìbbele, pussìbbele, agg., possibile:
arzà m ~, creare confusione. 2. farinello cun tutte ll’agùrie pussìbbel’e mmag-
comune (Chenopodium album L.), erba ginàbbele.
infestante. pòsta, s.f., 1. strato di canapa scotolata in
porvaróso, agg., polveroso. una volta, pari a quattro fasci. 2. cliente
pórvere, pórvare, s.f., 1. polvere: smòve abituale: sta bbottéga c’ha pparécchje
la ~ | n’arzà ttanta ~!, non essere bo- pòste | hanno pèrzo na ~ bbòna. 3. una
rioso! 2. polvere da sparo || dim. porve- delle cinque serie di dieci elementi, che
rétta, polline || prov. chi ha ppiù compongono la corona del rosario. 4.
ppórvere, spara. luogo di sosta: te fò la ~, ti aspetto al
porverièra, s.f., polveriera. varco | le pòste dell’are èreno fisse, i
porzarago, bbonzaraco, s.m., bagolaro luoghi ove situare la trebbiatrice erano
(Celtis australis L.). determinati, sempre gli stessi || ~ (a la),
porzétto (a), loc. avv., a braccia tese: va loc. avv., in agguato: stava ~. 5. chiazza
ssù ppi la còrda ~. di calcina sottile, messa per iniziare l’in-
porzino, s.m., polsino inamidato di ca- tonacatura: fae le pòste a mmisura de
micia. règolo. 6. amministrazione postale
pórzo, s.m., 1. polso, battito ritmico: sentì (usato spec. al pl.): sta a Rróma ne le
l ~, tastare il polso. 2. parte in cui la pòste, lavora come impiegato postale.
mano si congiunge con l’avambraccio. postèma, s.f., 1. apostema, malattia che
pòsa, posatura, s.f., fondiglio di vino o di colpisce cuore e fegato. 2. (fig.) preoc-
caffè. cupazione.
posà, v. tr. e intr., posare, appoggiare, de- postìccio (a), loc. avv., in maniera disor-
positare: pòsolo m pò llì! | pòsa ll’òsso!, dinata.
fermo, non toccarlo! || posasse, v. intr. pòsto, s.m., 1. luogo: tròva sèmpre li
pron., 1. posarsi, di uccelli. 2. deposi- mèjjo pòste | sapé li pòste bbòne, cono-
tarsi: quanno l vino s’è pposato, se tra- scere i punti adatti (dove crescono per
vasa, se lèva la fèccia, se pò ppure es. funghi) | ésso m ~ de verità e io de
attappà la bbótte. 3. riposare, del vino bbucìa, lui è in paradiso ed io in questo
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
470
mondo || (scherz., infant.) lo sae l pa- Cong. pres. 1 pòsse; 2 pòssi; 3 pòzza; 6
ternòstro? va vvia dar mi ~! || ~ (a), loc. pòsseno, pòssino, pòssono, pòzzino |
avv., a) in ordine: hò mmést’~ casa | lo impf. 6 putéssero | Cond. pres. 3 pota-
métt’~, lo sistema ben bene; b) per bene, rébbe, potarèbbe | P. pass. pututo | Ger.
a modo: na dònna ~ || prov.: chi arza potènno.
culo, pèrde ~. 2. caposaldo del filare: le potèca, s.f., 1. ipoteca: ce sò li potèche. 2.
pòste appinzutate. 4. loculo cimiteriale: debito: scassà la ~.
li pòste del commune || dim. postarèllo potecà, v. tr., ipotecare.
|| dispr. postàccio. potestà, pudestà, s.m., podestà, capo del-
postrofà, v. tr., apostrofare. l’amministrazione comunale durante il
potà, v. tr., potare: ~ a ccórto, potatura po- periodo del Fascismo.
vera di gemme | ~ a llóngo, potatura potì potì, onom., verso di un uccellino,
ricca di gemme | la vita fiacca toccava che ricordava al contadino di potare la
da potall’a ccórto | (d.) se ttu vò ll’uva vite.
bbòna, pót’a ccórto | (iron.) pure le so- pòvero, pòro, pòvoro, agg., povero: m ~
mare pótano! (sulla supposta difficoltà cèco | pòro ciuco!, poverino | pòre qua-
di potare) | è n zomaro ch’ha ppotato pe trine del mi zzi Pèppe! (sul denaro spre-
pprimo. cato) | pòra ròbba nòstra! | ~ fijjo de
potata, s.f., potatura veloce: damo na ~ a matre! | m ~ cristo, un individuo sfortu-
la vigna. nato | pòre nóe! | pòro còcco! | è na pòra
potatura, s.f., (coll.) sarmenti: la ~ s’ad- dònna | pòvere vóe! | le pòre nònne, i
doprava pe ffà l fòco pe la cucina, pe miei nonni defunti | l mi pòro pa | l ~
ccasa. Checco sia bbenedétto, Dio ll’àbbia m
poté, v. intr., potere: a ppotéccela fà!, ad pace | l mi pòro fratèllo | èreno tutte pò-
avere la forza di farlo! | pòsse cecamme, vere n canna || dim. poarétto, porétto,
si n’è vvéro! | che tte pòzzino! | m potéva povarétto, poverétto, purétto: porétt’a
fà mméno de curra | tu ce pò nnà?, puoi nnue!, poveri noi! | porétt’a mmé, che
andarci? | no ne potéveno ppiù | se pòle, ssò de le scordate! | porétt’a nnóe, che
permesso? | pol’èssa ppure!, può anche ll’artre ggià cce sò! | porétte all’antre,
darsi! | n ze ne pò ppiù! | strillà a ppiù che nnóe ggià cce sémo! | porett’a mmì,
num pòzzo | no ne pònno fa mméno | nun che bbrutta pianéta che mm’è ttòcca!,
puòzzo fà dde méno di penzà | pò stà?, povero me, che brutta sorte mi è toccata!
possibile? | pò èssa, può darsi | potéc- | èromo tutte povarétte | è mmòrto po-
cela (a), loc. avv., magari || Forme: Ind. varétto | mdd. povarétte sì, ma ffrégne
pres. 1 pòzzo, puòzzo (ant.); 2 pò, pòe; 3 tante || dispr. poràccio: èremo tutte po-
pò, pòle, pòte; 4 potémo; 6 pònno | racce a qquélle tèmpe || s.m., chi non ha
impf. 2 potive; 3 potìa, potiva, putiva; 4 mezzi per vivere: qui cc’émo sèmpre n
potévemo; 5 potévete; 6 potéveno, poté- tòzzo de pane pe m povarétto | le pòvere
vono, potìono, potìveno, potìvono, putì- tante c’èreno | r baccalà èra l magnà del
veno | perf. 1 poté, potée, potì; 2 potéste; porétte | tòcca ajjutalla, è na porétta ||
3 potì; 4 potéssemo; 6 pòddero (raro), prov.: l povarétto c’ha ssèmpre tòrto.
potinno | fut. 1 potarò; 2 potarae; 3 po- poveròmo:→ poròmo.
tarà, putrà; 4 potarémo; 5 potaréte | povesia, puesia, puisia, s.f., poesia.
Vocabolario
471
povèta, puèta, puvèta, s.m., 1. poeta: pràteca, s.f., 1. pratica || prov.: vale ppiù
cantà dda ~, comporre canti all’im- la ~ che la grammàteca. 2. frequen-
provviso || dispr. povetastro. 2. (fig.) tazione: nu ll’hò m ~. 3. relazione
sognatore, che vive tra le nuvole. amorosa.
pòvoro:→ pòvero. pràteco, pràtoco, agg., pratico, che ha e-
pozzàngara, s.f., pozzanghera. sperienza e competenza in qualcosa:
pozzaròlo, s.m., 1. scavatore di pozzi. 2. nun zémo pràteche nue.
rabdomante: chjamarémo l ~ pi ttrovà praticà:→ pratecà.
ll’acqua. praticóna, s.f., guaritrice.
pozzétto, s.m., buca davanti al torchio nel pràtoco:→ pràteco.
mulino a olio. proviso:→ applàveso.
pózzo: ~ néro, fossa biologica | ~ cupo, precavozzióne, precavuzzióne, prica-
persona infida e taciturna | ~ de smòrzo, vuzzióne, s.f., precauzione.
buca in cui si spegne la calce | ~ (a), loc. precavuzzióne:→ precavozzióne.
avv., a bagno nel maceratoio. precisino, pricisino, agg., 1. curato: è
pozzofojjato, s.m., (arc.) trappola costi- ttutto ~. 2. pignolo.
tuita da un profondo buco coperto di precisióne (a), loc. avv., in orario, pun-
foglie. tualmente.
ppallottato, agg., sgualcito (di tessuto). precurà:→ prucurà.
ppannasse:→ appannasse. prèdaca:→ prèdeca.
pracca, s.f., placca. prèdeca, prèdaca, s.f., 1. predica: ògge l
pràcia, s.f., porca, striscia rilevata di terra prète ha ffatto na prèdaca lónga, che n
tra un solco e l’altro. finiva mae || dim. pridichétta. 2. (fig.)
pranzà, v. intr., pranzare: mdd. si sse discorso noioso: te métte a ffà la ~ nel-
pranza, nun ze céna, sulle difficoltà l’osterie, pure tu. 3. (fig.) paternale,
economiche. predicozzo: sènte m pò da che ppùrpito
pranzicarita, s.f., pane inzuppato nel vène la ~!
vino. predecà, pridicà, v. intr., 1. predicare:
pranzo, s.m., pranzo: ~ de copertura, predecòrno tutta la quarésema. 2. (fig.)
pranzo offerto ai muratori, una volta dilungarsi, sermonare: se métt’a ppri-
completato il tetto di una costruzione | dicà llà ppe ll’osterie.
bbòm ~! | rìvono all’ór di ~ || dim. pran- predecatóre, predicatóre, s.m., predica-
zétto | accr. pranzóne, pranzo sontuoso. tore || prov.: ~, che pprèdiche al vènto,
prata, s.m. pl., (arc.) prati. num predicà pir mì, chi bbutte l tèmpo |
pratajjòlo, s.m., prataiolo (spec. Agari- predicató, che pprèdeche ll’avvènto, m
cus campester L.). predecà pe mmé, che ppèrde tèmpo.
pratèa, sf., (citt.) platea. predecòzzo, s.m., predicozzo.
pratecà, praticà, v. tr., 1. praticare: n’arte predicatóre:→ predecatóre.
pratecata da tante pirzóne. 2. fre- preferì, v. tr., preferire || Forme: Ind. pres.
quentare: num pratecamo, ce ne stiamo 1 preferìscio; 6 preferìscheno, preferì-
appartati, riservati | nun ce praticavo | sciono.
tutta ggènte che ppràteca la campagna, pregà, v. tr., pregare: n te fà ppregà! |
tutte persone dedite all’agricoltura. pregamo Ddio de fàccela || prov.: chi
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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prèscia, s.f., fretta: c’émo aùto ~ | li métte zi tròveno mae satólle. 2. (fig.) trabic-
~ | ma quant’hae ~! | mdd. tre ppe la ~ colo; telaio di legno, da frapporre tra
e qquattro pe la paura, niente da fare | letto e coltri, nel quale si poneva un
(d.) annamo piano, che cc’hò pprèscia braciere: mettévomo l ~ mal lètto ll’in-
|| ~ (all’im), ~ (de), ~ (di), ~ (d’im), ~ vèrno. 3. (fig.) crampo al piede.
(m), loc. avv., in fretta: annà di ~, aver pretènna, pretènne, pritènne, v. intr., pre-
fretta | ndo córre tanto de ~?, così in tendere.
fretta? | l vino lo fanno all’im ~ | passà pretènne:→ pretènna.
dd’im ~ | ll’hò ffatto m ~ || prov.: chi ha pretennènte, s.m., pretendente.
pprèscia, vada piano. pretenzióne, s.f., pretensione, pretesa.
presciolata, spresciolata, s.f., cosa fatta pretina, s.f., recipiente di terracotta con-
in fretta e male. tenente il fuoco, che si metteva nel prète
presciólo, presciolóso, agg., frettoloso || per riscaldare il letto.
prov.: la gatta presciolósa fa l fijje pretino, s.m., filoclericale || agg., 1. cleri-
cèche. cale. 2. proprio del governo pontificio:
presciolóso:→ presciólo. c’èra la légge pretina.
presciutto, prisciutto, s.m., prosciutto || ti prevéde:→ prevedé.
fò llevà la séte cull’òsso dil ~!, te la fac- prevedé, prevéde, v. tr., prevedere || prov.:
cio scontare. chi nom prevéde, provvéde.
presémpio, prisémpio, avv., ad esempio. prevelèggio, privilèggio, s.m., 1. privile-
presentadarme, inter., presentatarm! gio. 2. diritto di riscuotere un com-
presentasse:→ appresentasse (vd. appre- penso.
sentà). pricavuzzióne:→ precavozzióne.
presétta, s.f., presa, cuscinetto di stoffa pricisà, v. intr., precisare.
che in cucina permette di afferrare reci- pricisaménte, avv., precisamente (in una
pienti caldi. filastr.).
presièda, v. intr., (citt.) presiedere. pricisino:→ precisino.
pressappòco, avv., all’incirca. pricisióne, s.f., precisione.
prestanza, s.f., prestito: pijjà a ~, pren- priciso, agg., preciso, esatto: si ~ cóme
dere in prestito | a qqualcuno che cc’éva n’orlòggio || ~ (de), loc. avv., con esat-
l vìzzio de chjède m ~, se dicia: mprèsta tezza: ma ~ no lo sò | si vv’ésse da dì,
mprestarèlla, se na fa na manciatèlla. mica lu sò ~.
prestaréccio, agg., che si dà in prestito. pricissióne:→ prucessióne.
prèsto, avv., 1. speditamente || prov.: fà pricurà:→ prucurà.
pprèsto e bbène, nun conviène. 2. in pricura, s.f., (arc.) procura.
giovane età: è mmòrto ~ de m malàccio pridicà:→ predecà.
|| dim. prestarèllo, piuttosto presto. prïè, s.m., (gerg.) quattrino.
pretarèllo, s.m., seminarista. prifètto, s.m., prefetto.
prète, s.m., 1. sacerdote: stà ccóme m ~, priggiato, agg., pregiato.
benissimo || dim. pretarèllo, pretino | priggiognèro, priggionièro, s.m., pri-
accr. pretóne | dispr. pretàccio || prov.: gioniero: ~ de guèrra | (infant.) ggiocà
fà qquéllo che l ~ dice e nnò qquéllo chi a ppalla priggiognèra.
ésso fa | ~, frate, mòneche e ppólle, nun priggióne, s.f., (citt.) prigione.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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pum pà, loc. avv., a) velocemente, im- rame | ce vorrà m ~ sótt’al carrétto.
mediatamente; b) senza esitazione, con punteròlo:→ puntaròlo.
risolutezza: rigà, si ss’ha dda fà, è puntijjo, s.m., puntiglio.
mmèjjo a ffallo ~, e n ze ne parla ppiù | puntijjóso, agg., puntiglioso.
a ésso li piace de fà le còse ~. puntinato, agg., punteggiato.
pummedòro:→ pommidòro. punto:→ pónto.
pummidorata, s.f., 1. colpo inferto lan- puntombianco (de), loc. avv., improvvi-
ciando un pomodoro. 2. mangiata di po- samente.
modori. puntóne, s.m., 1. porzione di campo. 2.
pumidoréto, s.m., pomodoraio, campo sporgenza della roccia || dim. punton-
coltivato a pomodori. cèllo, puntuncéllo, piccola porzione di
pummidòro:→ pommidòro. orto: m ~, na strìscia mellaggiù man
pumpière, s.m., pompiere. quél cantóne, na pròda do ce sò ppòche
pumpurumpara, pumpurumpare, incipit piante.
e chiusa rimata di filastr. infant. puntura, s.f., dolore pleurico, polmonare
pumpurumpare:→ pumpurumpara. che si presenta come fitta.
puncétto, s.m., attrezzo rotondo di ferro, puolmóne, s.m., (arc.) persona inetta,
a punta quadra, per il lavoro di cavatore pusillanime.
di pietra. pupa1, s.f., 1. bambina, ragazza: (iron.)
puncicà, v. tr., 1. pungolare. 2. accoltel- pare la ~ sul cémpano (di donna ag-
lare. 3. (fig.) punzecchiare con motti ghindata, che si dà delle arie) | me pare
pungenti || puncicasse, v. rifl., pungersi. l bicchjère di la ~ (di piccole dimen-
puncicata:→ poncicata. sioni). 2. (fig.) marza. 3. (fig.) bambola,
pùnfete:→ pìnfete. pupattola (di stoffa) || dim. pupétta |
punta:→ pónta. accr. pupóna.
puntarèlle, s.f. pl., germogli di una varie- pupa2, santa immag., protettrice dei bam-
tà di cicoria chiamata catalogna spigata. bini.
puntaròlo, ponteròlo, punteròlo, s.m., 1. pupazza, s.f., bambola, pupattola (di
punta del voltorecchio. 2. utensile del stoffa) || dim. pupazzétta || mannàggia
falegname per praticare fori. 3. punte- la ~! (imprec.).
ruolo del calzolaio e del maniscalco. 4. pupétto, s.m., germoglio dell’olivo.
(fig.) mosca olearia, insetto parassita pupo: dim. puparèllo, pupétto.
dell’olivo (Bactrocera oleae Gmelin). pùppela:→ pùppeta.
puntata, s.f., 1. fitta intercostale: hò ntéso pùppeta, pùppela, pùppita, s.f., 1. upupa
na ~ meqquì. 2. impuntatura, dell’asino (Upupa epops L.). 2. (fig.) donna affet-
che pianta le zampe anteriori rifiutan- tata.
dosi di proseguire. pùppita:→ pùppeta.
punteggià, v. tr., impuntire una coperta puppurrì, s.m., pot-pourri.
imbottita. pupù, s.f., (infant.) cacca, deiezione.
puntellétto, sopr. pupulazzióne, s.f., popolazione.
puntéllo, s.m., 1. appoggio che sostiene pura, cong., pure, anche: ~ mèjjo!
una mensola. 2. sostegno accessorio: le purce:→ pùrcia.
puntélle se méttono, se ssò bbasse le purchirìa:→ porcarìa.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
480
pùrcia, purce, s.f., pulce (Pulex irritans sènte da che ppùrpeto vène la prèdaca!
L.): le purce pò n ze ne parla quante ce purpétta:→ porpétta.
nn’èreno! | métte na ~ nell’orécchjo | na pùrpito:→ pùrpeto.
pùrcia che cc’ha la tósse, chi dice scioc- purtà:→ portà.
chezze | métte li purc’a mmòllo, purtière, s.m., portiere.
provvede a se stesso, cura il proprio in- purtóne, s.m., portone || dim. purtoncino.
teresse | va mmétta le purce a mmòllo!, purtugallo:→ portogallo.
vattene! || prov.: tutte le purce c’hanno purzèlla, s.f., (lett.) pulsella.
la tóssa. pussa via, passa via, inter., 1. voce per
purcinara, s.f., pulcinaio, luogo dove si scacciare un cane. 2. (dispr.) espr. di fa-
allevano pulcini. stidio, rif. a cosa o persona: chi? annà
purcinèlla:→ porcinèlla. co qquéllo? ~! | ll’acquacòtta num me
purcino1, s.m., 1. pulcino || dim. purci- piace pe gnènte, ~! | l palazzo scarco e
nèllo. 2. (fig.) macchietta, primo indizio ppussa via | ~, cane rognóso!
di imputridimento di un frutto: sta péra pusse, s.m., pus.
c’ha l ~ | la castagna, la mélla, la patata pussède:→ possède.
c’hanno l ~. 3. (fig.) baco della frutta || pussedènza, pussidènza, s.f., bene che
agg., di una varietà di pera. costituisce l’oggetto del possesso.
purcino2:→ porcino. pussìbbele:→ possìbbele.
purcióne, s.m., 1. tripide dell’olivo (Lio- pussibbeletà, s.f., possibilità.
thrips oleae), insetto parassita degli pussidènte:→ possedènte.
olivi. 2. afide o pidocchio delle piante, pussidènza:→ pussedènza.
che aggredisce i germogli di piante e or- putènte, agg., potente.
taggi. putènza, s.f., potenza.
purcióso, agg., pulcioso, pieno di pulci. putimpala, onom., verso dell’uccellino,
purga, s.f., bastonatura. che annuncia l’inizio dei lavori di pota-
purgà, v. tr., 1. purgare. 2. (fig.) picchiare. tura e palizzamento delle viti.
3. (fig.) punire: che Ddio te purghe! puttàfia, s.f., (euf.) puttana: bbrutte fijje
purìcchjo (a):→ purìccio (a). di pputtàfie! | mannàggia la ~! (im-
purìccio (a), purìcchjo (a), loc. avv., a) di prec.).
traverso: pòrta l cappèllo ~; b) penzo- puttanàggene, s.f., comportamento da
loni, della maniera di fumare il sigaro. meretrice.
purìfica (la), sopr. puttanata, s.f., 1. azione disonesta. 2.
purma:→ pulma. cosa senza valore, ridicola.
purmino:→ pormino. puttanicìzzia, s.f., comportamento da
purmòne:→ pormóne. meretrice.
purmonite:→ pormonita. puttano, agg., (dispr.) eccessivo, terribile:
purmunita:→ pormonita. adè n fréddo ~.
purnélla:→ pornélla. puvèta:→ povèta.
purnéllo:→ pornéllo. puzza: sènte na ~ che la cìccia va mmale
purnellùccia:→ pornellùccia. | da la ~ se cascava | che ppuzza de
purnografia, s.f., (raro) pornografia. bbruciatìccio! | na ~ che tte fa bbuttà
pùrpeto, pórpeto, pùrpito, s.m., pulpito: ffòra | manco la ~, nemmeno per sogno;
Vocabolario
481
qua, ca, quae (raro), avv., qua: ~ pper vì- quajjo, s.m., caglio, presame: se métte l
colo, in questo vicolo | qua ddrénto, qua ~ d’abbàcchjo sfatto ggiù pe ffà l càcio.
dentro | qua mmèżżo, qui in mezzo | ~ quajjòtto, s.m., piccolo della quaglia.
ntórno | n qua e llà, qua e là | qua dde qualèra, quarèla, s.f., querela giudiziaria:
qqui, in questi paraggi | vène ~! | pòrta e nun vulìa damme ~, stu strónzo?
ccà la céna! | diqquà, deccà, di qua: sta qualetà, s.f., qualità.
ppiù ddillà che ddiqquà, in fin di vita | qualo, pron. e agg., quale: dimme quala
diqquaggiù, quaggiù: àbbita ~ | diq- vòe de ste du mélle.
quassù, quassù. qualùnqua, quelùnqua, agg. indef. f.
quacquà, onom., verso dell’oca. sing., qualunque: ~ casa | qualunqu’an-
quadrèllo, s.m., 1. attrezzo del funaio. 2. tra fijja.
attrezzo dell’orologiaio. 3. varietà di qualùnque, pron. indef., chiunque.
salce, erba palustre. quanno, avv., quando: se tornava quan-
quadrìcio, inter., voce per dire che si n’èra nòtte la séra | ~ ve pare, potéte
hanno ancora quattro carte dello stesso venì | n ze sa qquanno | ~ c’annate al-
seme in mano (al gioco di tressette). lóra? | chissà qquanno | da ~ n qua se fa
quadrifòjjo, s.m., quadrifoglio. ccosì? | quann’è stato quéll’artra mat-
quadrijja:→ quatriglia. tina, émo dovuto annà a llavorà | ~ ch’è
quadrucce, s.m. pl., quadrucci, tipo di stato l giórno de Natale | ~ mae!,
pasta casalinga per minestra in brodo. quando mai! | pòe pijjallo quann’è, in
quae (raro):→ qua. qualunque occasione, al momento op-
quajjà, v. intr., 1. cagliare, fare grumoli: l portuno | ~ pure lo facésse, n fa gnènte,
latte co m moménto quajja. 2. (fig.) con- seppure || de quann’in ~, n ~ n ~, loc.
cludere: a la fine ha qquajjato | allóra avv., talvolta.
quann’è che sse quajja? 3. (fig.) met- quantetà, s.f., quantità.
tersi d’accordo. 4. (fig.) garbare: mica quanto, pron., quanto: ~ te ce vòle mae?
me quajja tanto, sapé || quajjasse, v. | ~ stae?, quanto tempo impieghi? | a
intr. pron., 1. coagularsi per effetto del qquanto stanno?, quale punteggio
caglio. 2. accagliarsi del latte inacidito. hanno raggiunto? | ~ vòe?, che prezzo
quajja1, s.f., quaglia (Coturnix coturnix chiedi? | ce sò mmòrte pure co la
L.): sentarae la ~ cantà, la pagherai. malària, e qquante! || agg.: n ze sà
quajja2, s.f., 1. deiezione semiliquida di quante grégne, moltissimi covoni | la
vacca: hò cciaccato na ~. 2. deiezione ròbba c’è qquanta tu ne vòe | quante
umana: chjappe le quajje a ffèrmo | ha ggiórne sò ch’è ppartito? || avv., 1.
ppijjato na ~ a ffèrmo, ha calpestato una come: gnorante quant’e tté! | lo véde ~
deiezione. sèe?, come sei cattivo? | sarà ~ de qqui
quajjato, agg., impazzato: l latte ~ pòe a llì | è rrovinato quant’e pprima. 2.
devènta cròsta. quando ad un tratto: ~ cascò pe ttèrra
Vocabolario
483
quelladò, inter., per chiamare una donna, questèe, questève (arc.), questéve (arc.),
di cui si ignora il nome. pron. dimostr., costei: questève si nu la
quellò, inter., per chiamare un uomo, di smétte, me vòta la màjjene.
cui si ignora il nome. questève (arc.):→ questèe.
quéllo, quél, quér, pron. dimostr., quello: questionà, v. intr., 1. discutere. 2. litigare:
ste piante tròppo sò mmèjjo de quélle | ha qquestionato co ttutte.
suppergiù sèmpre quélla, la stessa | quér questióne, s.f., lite: stava n ~ co la mójje.
che ffanno fanno | fa ccóme qquéllo, quésto:→ qué1.
prima lo vòle pòe no lo pijja | nun fà questóra (a), cong., dal momento che: ~
cóme qquéllo, che pparte sènza salutà | che sdivigna, se véde ch’ha ffatto.
ce sò dde quélle che lo màgnono l tà- questòro, pron. dimostr., costoro: ~ de
scio, alcuni consumano anche la carne Mecotórzo.
di tasso | quélle de casa tua, i tuoi fa- quèstre, agg., equestre.
miliari | quéll’antre, quegli altri | pe questue, questuve (arc.), pron. dimostr.,
qquéllo èra fòrte, per quel motivo || agg. costui.
dimostr.: quél, quér, quéllo: quéle questuve (arc.):→ questue.
ggènte de fòre | a qquél mò, n quér quèto, chjèto (raro), agg., quieto: li piace
mòdo, in quella maniera | quér zumaro | l ~ vive.
quéllo strónzo è stato | la guèrra quélla qui, chi2, avv., qui: ~ dda nóe, ~ dda nue
| a qquélle tèmpe, quélle tèmpe, a | parte de cchì | quéste cchi ssótto, le
qquéle tèmpe, de quéle tèmpe, a quei mie vicine | quésta cchine | arivène de
tempi | su qquélle pògge | co qquéll’òc- qqui a m mése, tra un mese || ddeqquì,
chje bbèlle | quélle sordate | pure quél- ddecchì, diqquì, di qui: è ~, è un nostro
l’anemalétte facìveno còmmedo | n compaesano | laddeqquì, laddecchì, da
quélle moménte una nu la tròva la queste parti, nelle vicinanze || quippe-
ròbba, éte capito | tutte quél pallóne | qquì, quipperquì, in questo istante | de
c’évo quel du libbrétte || Forme: f. sing. qqui m pò, tra poco.
quélla, (arc.) quilla, quéla; pl. m. e f. quìjjo:→ guìjjo.
quélle, quéle, quéll’, qué, quél. quilìbbrio, s.m., equilibrio.
quelòro, pron. dimostr., coloro: ll’ha quìndece, quìnnece, num. card., quindici.
viste ~? quìnnece:→ quìndece.
quelue, queluve (arc.), pron. dimostr., quinnicina, s.f., quindicina.
colui: chi lo vorrà ssentì ~ quanno lo quintalata, s.f., circa un quintale.
sa! quintijjo, s.m., quintiglio, gioco di carte
quelùnqua:→ qualùnqua. in cinque.
queluve (arc.)→ quelue. quinto, s.m., (arc.) misura di vino, quinta
quentale, s.m., quintale. parte di un litro || dim. quintino.
quér:→ quéllo. quintùrtemo, agg., quintultimo.
querciòla, s.f., camedrio o erba querciòla quipaggiato, agg., equipaggiato.
(Teucrium chamaedrys L.). Colta in quizze, s.m., (rec.) quiz.
luglio, viene mangiata per stimolare quómpeto (arc.):→ còmpeto.
l’appetito.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
486
gono tagliando il prosciutto e che si uti- bambino (fig., in tono scherz.) || Forme:
lizzano per condire minestroni. pl. rapónzele, rapónzole.
rancichitto, s.m., bambino gracile. rappacificasse, v. rifl.recipr., rappacifi-
ràncico, rancichito, agg., rancido: ha carsi.
ppijjato de ~. rappecettà, rimpecettà, v. tr., incollare.
ràncio, s.m., sapore rancido di un cibo: sa rapprisentà:→ arippresentà.
dde ~ | prènne de ~, irrancidire || agg., rasà, v. tr., rasierare, levare allo staio il
rancido | ua rància, ribes. colmo che sopravanza: lo staro se
rancióso, agg., 1. mingherlino. 2. (fig.) rasava co la rasièra.
noioso. ràsala:→ ràsola.
rancisse, v. intr. pron., irrancidire. raschino, raschjétto, s.m., radimadia.
rànfie, s.f. pl., grinfie. raschjà, v. tr., 1. raschiare con uno stru-
rangutano, s.m., orangutano (Pongo pyg- mento: ~ la bbótte, togliere la gromma
maeus): me parghe no ~. dalla botte | ~ la trippa. 2. togliere stro-
rannugulasse:→ annugolasse. finando: ~ la scòrza de le vite vècchje
ranòcchja:→ granòcchja. co le mano.
ranocchjaro, s.m., chi cattura rane per raschjamàjjene, s.f., radimadia, arnese di
mestiere. ferro a foggia di piccola zappa, per ra-
ranùcolo, s.m., (raro) ranuncolo. schiare dalla spianatoia e dalla madia i
ranùschja, s.f., grandine sottile mista a residui di pasta o farina.
pioggia. raschjapippe, s.m., 1. ragazzo gracile. 2.
rapa: pò ffà ssàngue na ~?, si può pre- individuo mingherlino.
tendere l’impossibile? (rif. a persona in- raschjata, s.f., 1. azione di raschiare. 2.
capace) | tèsta de ~, stupido || prov.: se rasatura superficiale senza contrappelo.
vvò na bbèlla ~, per agósto ha dd’èssa 3. atto di togliere strofinando.
nata (consiglio per la semina). raschjatìccio, s.m., materiale raschiato.
rapasse, v. rifl., farsi tosare i capelli a raschjatóra, s.f., attrezzo da imbianchino
zero. per raschiare la parete.
rapastrèlla, s.f., rapa selvatica (Synapis raschjèlla, s.m., 1. ragazzo gracile. 2. ra-
arvensis L.). gazzo fastidioso, impertinente.
rapazzòla, s.f., giaciglio sollevato da raschjétto:→ raschino.
terra, posto a ridosso della parete nella raso, avv., rasente.
capanna, formato da due pali paralleli e ràsola, ràsala, s.f., 1. sezione di orto de-
congiunto da bastoni trasversali, usato limitata da due solchi longitudinali. 2.
da contadini, pastori, boscaioli per ripo- piccola porzione del vigneto || ràsele
sare: drent’a la cappanna c’èreno tutte (a), loc. avv., a filari ravvicinati, di
rapazzòle ntórno ntórno, dormìvono su vigna arcaica. 3. rasiera con cui si leva
la ~ || dim. rapazzolétta. il colmo della misura di capacità per
rapétta, s.f., barbabietola rossa (Beta vul- aridi: la ~ se passa su lo staro.
garis rubra). rasorata, s.f., colpo di rasoio.
rapillo, s.m., lapillo, pietra piroclastica. rasóre, s.m., rasoio: te la fae cul ~ la
rapónzolo, s.m., 1. raperonzolo (Campa- bbarba?
nula rapunculus L.). 2. (fig.) stupido. 3. raspà, v. tr., irritare provocando sensa-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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ribbusso, aribbusso, inter., voce usata nel uno è rricco, più ttène da cónto.
gioco del tressette, per avvertire il com- riccòjja:→ ariccòjja.
pagno che si ha il due del seme giocato riccòjje:→ ariccòjja.
e si chiama di nuovo una carta. riccojjemonnézze:→ ariccojjamunnézze.
ribbusto:→ aribbusto. riccomannasse:→ ariccomannasse (vd.
ribbuttante, agg., ributtante, repellente. ariccomannà).
ricaccià, arecaccià, aricaccià, v. intr., riccontà:→ raccontà.
germogliare: n àrbero che rricàccia dal riccónto, ariccónto, s.m., racconto.
piède | sta pianta è ttutta aricacciata, riccòrta:→ ariccòrta.
con parecchi germogli alla base. riccudinà:→ ariccudinà.
ricacciatìccio, s.m., 1. pollone, virgulto riccummannà:→ ariccomannà.
che spunta dalla ceppaia di un albero riccutinà:→ ariccudinà.
vecchio. 2. getto alla base della vite: le ricéccheche, nell’espr. ant.: né ~ né
ricacciaticce vèngono tra le du tèrre. pastìcceche! (rif. a chi non sa espri-
ricàccio, s.m., pollone. mersi).
ricalzà:→ aricarzà. ricercà:→ aricercà.
ricammenà:→ aricamminà. ricercatìccio:→ aricercatìccio.
ricapità:→ aricapità. ricéva:→ ricéve.
ricarzà:→ aricarzà. ricéve, arecéve, aricéva, aricéve, ricéva,
ricasco (al), loc. avv., a carico, in balia: v. tr., ricevere: adò aricivuto la tu léttra
num me piac’a sta ~ dell’artre. | aricevévono ll’agùrie di li ggènte ||
ricavà:→ aricavà. Forme: Ind. pres. 4 aricevémo | impf. 6
ricavo, s.m., imposizione al neonato del aricevévono | perf. 6 aricivinno | fut. 3
nome del nonno. ricevarà | P. pass. aricivuto | Ger.
riccamà:→ ariccamà. aricevènno.
riccamatrice, s.f., ricamatrice. richjamà:→ arichjamà.
riccamo:→ ariccamo. richjastro, s.m., spazio chiuso, cortile o
riccapezzasse:→ aricapezzasse (vd. ari- giardino interno, tra le case.
capezzà). richjède:→ arichjède.
riccétta, s.f., ricciolina, varietà di indivia richjude:→ arichjude.
con foglie crespate. riciccià:→ ariciccià.
riccettina, s.f., (vezz.) ragazza con capelli ricidivo, arecidivo, agg., recidivo.
a riccioli. ricìmolo:→ recìmolo.
riccétto, s.m. e agg., ricciolino || Forme: rìcine1, s.m., glicine (Wisteria sinensis
pl. riccétte. Sims - Sweet).
rìcchja, s.f., recchia, pecora di un anno, rìcine2:→ rìggine.
che non ha ancora figliato. ricintà:→ recintà.
rìccio, s.m., alterata permeabilità dei vasi ricinto, s.m., recinto.
distali degli arti della vacca || agg., di ricipiènte, s.m., recipiente.
una qualità di vitigno: roscétto ~. ricìpreco, agg., (citt.) reciproco.
ricciolóna, agg., riccioluta (vezz. di una ricità:→ aricità.
donna). ricivuta, s.f., ricevuta: portò ssù la ~ di la
ricco: ~ sfonnato, ricchissimo | (d.) più ggiocata.
Vocabolario
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rendere giovane, far riprendere vigore: rinvïolisse, v. intr. pron., riprendere forze,
na vita se ringiovenisce co la propàg- rinfrancarsi.
gine, quanno se ricórca || v. intr., ritor- rinzecchisse, arinzecchisse, v. rifl., rin-
nare giovane. secchire || P. pass. arinzecchito.
ringiovenì:→ ringiovanì. rinzéga, s.f., segno lasciato sulla pelle da
ringommà:→ aringommà. una legatura molto stretta.
ringranà, aringranà, v. intr., seminare di rinzèsto, s.m., carrucola del muratore.
nuovo il grano sulla stessa superficie. rinzolito, rinzulito, agg., risentito: me se
ringrazzià:→ aringrazzià. rivòrta tutta rinzulita.
ringricchjato:→ rincricchjato. rinzulito:→ rinzolito.
rinnà:→ arinnà. rïocà:→ arïocà.
rinnaccià:→ rinaccià. rïocàcce:→ arïocacce (vd. arïocà).
rinnacciata, rinnacciatura, s.f., atto di rïoplano:→ areoplano.
rammendare. ripa, s.f., 1. dirupo: bbùttolo ggiù ppe la
rinnacciatura:→ rinnacciata. ~! 2. rupe.
rinnàccio, s.m., rammendo. riparbasse, v. intr. pron., provare sogge-
rinnacquà, v. tr., irrigare di nuovo. zione.
rinnàssene, vd. arinnà. ripassà:→ aripassà.
rinnebbiasse, v. intr. pron., annebbiarsi di ripassata:→ aripassata.
nuovo. ripassatura:→ aripassatura.
rinnegà:→ arinnegà. rìpedo, rìpito, agg., (citt.) ripido.
rinnocerònte, s.m., rinoceronte (Diceros ripèrde:→ arepèrde.
bicornis L., Ceratotherium simum Bur- rìpese:→ rìbbise.
chell). ripezzà:→ aripezzà.
rinnovà:→ arinnovà. ripianà:→ aripianà.
rinquartasse, v. intr. pron., divenire at- ripijjà:→ aripijjà.
ticciato. rìpito:→ rìpedo.
rintanasse:→ arintanasse. ripóne:→ aripóne.
rinterzà:→ arinterzà. ripónese, vd. aripóne.
rinterzata:→ arinterzata. riportà:→ ariportà.
rintorcinà:→ arintorcinà. riposasse:→ ariposasse.
rintorzasse:→ arintorzasse. riposata:→ ariposata.
rintrappito, agg., rattrappito. rippizzà, v. intr., bere nuovamente vino
rintropì, v. tr., scalzare una pianta. da un fiasco: rippizzàssemo n’antra
rinùnzie, s.m. pl., annuncio ufficiale, vòrta.
pubblicazione di matrimonio: s’annà- rippresentà:→ arippresentà.
ven’a ffà le ~. rippresentazzióne:→ arippresentazióne.
rinvecchjà:→ arinvecchjà. riprènna:→ ariprènne.
rinvenà, v. intr., 1. aumentare di portata, riprènne:→ ariprènne.
di corso d’acqua. 2. ricolmarsi della riprenzióne, s.f., forma influenzale
falda idrica per effetto delle piogge. reumatica di una vacca.
rinvenì:→ arinvenì. riprésa, s.f., cambiamento che presenta la
rinvinì:→ arinvenì. struttura in mattoni o pietra di un muro.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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sàbbato, sàbbeto, sàbboto, s.m., sabato: frugati! | c’ha le saccòcce sfonnate, è uno
~ che vvène, sabato prossimo | ~ pas- spendaccione | va cco le saccòcce fòra
sato, scorso | ~ a òtto ce vedémo | fà l de li carzóne, ha ppagato man tutte (ha le
zàbboto fascista, non lavorare di sabato tasche vuote) | (euf.) vàttel’a ppijjà n za-
|| ògge è ssàbboto a ccasa mia! (scon- ccòccia!, vai a quel paese! | ll’ha ppréso
giuro pronunciato per tenere lontane le n zaccòccia e no lo pò ppiù vvéde, è stato
streghe, che escono il venerdì) || prov.: ingannato | saccòcc’im pètto, tasca ladra.
nun c’è ssàbboto sènza sóle, nun c’è 2. (arc.) borsa di stoffa, che le donne por-
ddònna sènz’amóre || Forme: pl. sàb- tavano sotto la veste per riporvi denaro ||
bete. dim. saccoccétta.
sàbbeto:→ sàbbato. saccoccino, sacconcino (raro), s.m.,
sàbboto:→ sàbbato. taschino della giacca e del panciotto:
sacchétta, s.f., sacco di iuta: l piède fa- portava ll’orlòggio mal ~ del corpétto.
sciate co la ~ | le sacchétte pel grano | saccoccióne, s.m., tasca ladra.
méttese n zacchétt’a ccappùccio, un sacconcino (raro):→ saccoccino.
sacco, piegato agli angoli per proteg- saccóne, s.m., membro di confraternita: li
gere la testa e le spalle, quando si tra- ~ c’éveno n cappùccio co li bbuche pel-
sportano balle di paglia | dispr. l’òcchi.
sacchettàccia. saccorótto, inter., caspita!
sacchettata, s.f., contenuto di un sacco. sacirdòte, s.m., (citt.) sacerdote.
sacchétto, s.m., 1. sacco di iuta. 2. fodera sacramentà, sagramentà, v. intr., bestem-
interna del cuscino. 3. (ant.) blusa da miare.
donna. sacraménto, sagraménto, s.m., 1. sacra-
sacchiggià, v. tr., saccheggiare. mento: mòrze sènza pijjà l zagraménte.
sacco, s.m., 1. sacco di iuta || prov.: ~ vòto 2. ostia consacrata. 3. (fig.) bestemmia.
n ze règge m piède | nun ze dice quattro, 4. (fig.) uomo alto e grosso: n ~ de cri-
finché nnun è nnel zacco. 2. (fig.) unità stiano || accr. sacramentóne.
di misura di capacità per aridi pari a 120 sacratà, sagratà, v. intr., bestemmiare.
kg.: quattro sacche de farina. 3. (fig.) sacrificasse:→ sagrificasse (vd. sagri-
unità di misura agraria di superficie, ficà).
pari a m2 9.000. 4. (fig.) cappa, tunica saettóne, s.m., (dispr.) contadino: bbòjja
del confratello. 5. (fig.) suppurazione de n zaettóne! (insulto).
con empiema: sta firita fa ssacco, viene saggerato, agg., esagerato: ma quanto
a suppurazione || n zacco, loc. avv., sè ~!
molto: li vò bbene n zacco | ce ll’hò saggerazzióne, s.f., esagerazione: è na ~
ddétte n zacco e na spòrta, l’ho rim- qué.
proverato aspramente. saggina: le scopine se fanno la scópa de
saccòccia, s.f., 1. tasca: attàstete ma la ~!, ~ de la sua.
Vocabolario
509
case vècchje sbracònno | l montino de sbrigativa (a la), loc. avv., in maniera de-
fièno sbraca || sbracasse, v. rifl., 1. per- cisa e rapida.
dere i calzoni: se sbraca dal rida. 2. sbrijjà, v. tr., sbrigliare || sbrijjasse, v.
(fig.) cedere, arrendersi. rifl., sbrigliarsi, sfrenarsi.
sbracato, agg., 1. disfatto, sciolto (rif. ad sbrillentato, agg., di tessuto che ha per-
un pacco). 2. cascante: na dònna sbra- duto saldezza.
cata, dal corpo flaccido. 3. trasandato: sbrilluccecà:→ sbrelluccecà.
va n giro tutto ~, sto sciamanna. sbrilluccicà:→ sbrelluccecà.
sbracciasse, v. rifl., 1. sbracciarsi, indos- sbrinzéccola:→ bbrenzéccola.
sare abiti senza maniche. 2. gesticolare. sbroccolà, v. tr., 1. confessare, denun-
sbraccicasse, v. rifl., gesticolare. ciare. 2. riportare fatti altrui, pettegolare
sbracià, v. tr., togliere la brace: sbràcio l || v. intr., 1. tremare: d’invèrno si sbròc-
fòco, chi le manca l tiràggio. cola pil fréddo. 2. (fig.) morire: è sbroc-
sbraciacaròte, s.m., smargiasso, vana- colato, porétto.
glorioso. sbròdala, s.f., minestra disgustosa.
sbraciata, sbracionata, s.f., vanteria. sbrodettato, sbrollettato, agg., brodet-
sbracionata:→ sbraciata. tato: agnèllo ~.
sbraco, s.m., 1. grande quantità. 2. cosa sbrodolà, v. tr., sbrodolare, di liquido ||
ridicola. sbrodolasse, v. rifl., sbrodolarsi: quanno
sbracóne, s.m., smargiasso, vanaglorioso. magne, te ce sbròdele.
sbracujjasse, v. rifl., allentare i calzoni: sbrojjà, v. tr., sbrogliare: chi la sbròjja sta
dòppo quélla magnata, s’è ttutto matassa? || sbrojjasse, v. rifl., sbro-
sbracujjato. gliarsi.
sbracujjato, agg., 1. coi calzoni aperti e sbrojjata, s.f., atto di sbrogliare.
cascanti. 2. trasandato: va n giro ~. sbrollettato:→ sbrodettato.
sbramà, v. tr., sbranare (rif. al lupo). sbronconà, v. tr., tagliare bronconi di
sbrancà, v. intr., 1. uscire dal branco. 2. piante.
(fig.) gironzolare da solo (rif. a bam- sbrontolà, v. intr., mugolare.
bino). sbronzasse, v. rifl., sbronzarsi.
sbrattolà, v. tr., pulire. sbruciacchjà, v. tr., bruciacchiare.
sbrelluccecà, bbrilluccicà, sbrilluccecà, sbruffo, s.m., primo strato di calcina
sbrilluccicà, v. intr., 1. brillare: te sbrel- grassa applicata sul muro grezzo: le mu-
lùccicano ll’òcchje. 2. vedere: ma che n ratóre dàvono lo ~, p’attappà ttutte le
ce sbrillùcciche?, sei forse miope? bbuchétte, tutti i piccoli buchi.
sbrelluccecante:→ sbrelluccechènte. sbucà, v. intr., sbucare: da dó sbuche fòri
sbrelluccechènte, sbrelluccecante, agg., tu?
brillante, splendente: na stélla ~. sbucato, agg., bucato.
sbrendolóna, s.f., (dispr.) donna trasan- sbucherellà, v. tr., bucherellare.
data. sbuciardà, v. tr., sbugiardare.
sbrigasse, v. rifl., sbrigarsi: e sbrìghete na sbudellà, v. tr., 1. sbudellare. 2. rovinare:
bbòna vòrta! | sbrigàmese, regà! | sbri- ggià ll’ha sbudellate sti scarpe || sbu-
gàteve! | fam’a sbrigasse, regà! | damo dellasse, v. intr. pron., 1. sbudellarsi, sfi-
sù na bbòtta a sbrigasse ch’annamo. nirsi: me sò sbudellato a ccareggià le
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
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bbèstie, e sse pijja pure pe ppurga. scriva, scrive, v. tr., scrivere: sapé llègg’e
scottadito (a), loc. avv., modo di cucinare scrive | io n zò ~, sono analfabeta |
l’agnello sulla graticola: ll’abbacchjo è (gerg.) ~ na léttera al papa, defecare ||
bbòno ~. Forme: Ind. pres. 4 scrivémo | impf. 3
scottasse, v. rifl., scottarsi: (d.) hò ffatto scriviva | perf. 3 scrivétte, scrivì; 6
li mòlle, pi nun scottamme (rif. ai figli scrìssono | fut. 1 scrivarò; 6
che l’aiutano nel lavoro) || prov.: chi ss’è scrivaranno | Cond. pres. 3 scrivarébbe
scottato na vòrta, pòi ci sta ttènte | cane | Ger. scrivènno.
scottato dall’acqua calla, ha ppaura de scrive:→ scriva.
quélla frédda | chi è stato scottato dal- scrizzióne, s.f., iscrizione.
l’acqua calla, tème la frédda. scrocchjà1, v. tr., scoccare: ~ le déta de le
scòtto, agg., di pietanza che ha superato mano.
il punto di cottura. scrocchjà2, v. intr., 1. crocchiare del pane
scovà, v. tr., snidare la selvaggina. sotto i denti. 2. trottare di un cavallo sul
scozzonà, scozzonì, v. tr., 1. insegnare i selciato.
primi rudimenti del mestiere ad un prin- scrocchjazzéppe, s.m., (iron.) individuo
cipiante, dirozzare. 2. sbozzare. 3. do- molto magro.
mare bestie. scrociolà, v. tr., 1. togliere la crosta della
scozzonì:→ scozzonà. terra con il rastrello. 2. digrignare: la
scrapicciasse, v. rifl., scapricciarsi. vacca scròciola le dènte (per indige-
scrapiolà, scapriolà, v. intr., 1. capriolare: stione) || v. intr., crocchiare sotto i denti:
ndóve li fijje pònno ~ cóme li pare. 2. st’inzalata scròciola, la sènte?
rotolarsi in terra, di puledri. 3. (fig.) sus- scrociolarèllo, agg., croccante: la cótica
sultare: l còre me scrapiòla. de la porchétta è bbòna scrociolarèlla.
screanza, s.f., malacreanza, scortesia. scrognolasse, v. intr. pron., di artico-
screato, agg., 1. poco fruttifero: sti piante lazione che cambia di posto: me se sò
sò screate. 2. (fig.) gracile, di persona. scrognolate le mano.
screpante, s.m., giovane elegante || dim. scrognolato, agg., scorticato.
screpantèllo. scrùpelo, s.m., scrupolo: lu féce sènza
scricchjà, v. intr., 1. scricchiolare. 2. stri- gnuno ~ || prov.: ~ e mmalinconìa, lon-
dere. tane da casa mia.
scrìcchjo, s.m., scrocchio: le scarpe nòve scrusivo, agg., esclusivo.
co lo ~. scuccà, v. tr., guardare in tralice || scuc-
scrìcchjolo, s.m., scricchiolio. casse, v. rifl. recipr., osservarsi in tra-
scrìccia, scrìcciola, s.f., scricciolo (Tro- lice.
glodytes troglodytes L.). scùcchja, s.f., bazza, mento prominente.
scrìcciola:→ scrìccia. scucchjóne, s.m., persona dal mento
scrifignóso, agg., schifiltoso: quanno sporgente.
magnava, faciva tutto lo ~. scuccolà:→ scucculà.
scrima, scrimatura, s.m., scriminatura. scucculà, scoccolà, scuccolà, v. tr., 1.
scrimatura:→ scrima. smallare le noci: se scùccola, se lèva la
scritto, agg., di una varietà di fagiolo: còccia de fòri. 2. sbucciare una castagna
faciòle scritte. immatura. 3. bacchiare noci.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
538
sdiggelato. naro.
sdiggiunasse, v. intr. pron., 1. rompere il sdimeżżata, s.f., atto di dimezzare.
digiuno. 2. ingozzarsi: ammàzzelo, s’è sdimicià, v. intr., 1. litigare. 2. rompere
sdiggiunato! un’amicizia.
sdiggiuntà, v. tr., separare. sdimógna:→ sdimógne.
sdilabbrà, v. tr., slabbrare. sdimógne, sdemógne, sdimógna, sdi-
sdilabbrato, agg., sbocconcellato (di re- mugne, sdimunge (citt.), v. tr., 1. lique-
cipiente di terracotta). fare. 2. sfinire. 3. (fig.) picchiare con
sdilaccià, v. tr., slacciare || sdilacciasse, v. forza: còso ha dditto che tte sdemógne ||
intr. pron., slacciarsi: me se sò sdilac- v. intr., fondere, dimoiare || sdemógnese,
ciate le scarpe. v. rifl., 1. dimoiare: quanno la nève se
sdilamà1, v. intr., smottare: co ttutta st’ac- sdemógne, vène m pantano || prov.: la
qua, fàcile che sdilama l gréppo. nève se sdemógne sótt’ar zóle, a
sdilamà2, v. tr., togliere l’amo. bbòn’intennitó ppòche paròle (con il
sdilargà:→ sdelargà. tempo si scoprono le malefatte). 2. (fig.)
sdilargata, s.f., atto di allargare. smagrirsi || Forme: P. pass. sdemónto.
sdilavà:→ sdelavà. sdimugne:→ sdimógne.
sdilentato, agg., allentato. sdimunge (citt.):→ sdimógne.
sdilitta, s.f., slitta. sdindolà:→ dondelà.
sdilittà, v. intr., 1. slittare. 2. scivolare. sdinerbà, v. tr., snervare, fiaccare || sdi-
sdilocaménto, s.m., slogamento. nerbasse, v. intr. pron., perdere forza.
sdilocasse, sdilogasse, v. intr. pron., slo- sdinerbatura, s.f., perdita di vigore: nói
garsi: me sò sdilocato m piède. coll’acqua tépida, sótto la ~ dell’acqua
sdilogasse:→ sdilocasse. non ci stava (rif. alla canapa).
sdiloggià:→ sloggià. sdinoccolato, agg., dinoccolato.
sdilongà, sdilungà, v. tr., allungare || sdi- sdinosàvero, s.m., (raro) dinosauro.
longasse, v. rifl., 1. allungarsi: se sarà sdïossà, v. tr., 1. disossare. 2. (fig.) pic-
sdilongato mal lètto. 2. dilungarsi: te chiare con forza.
ll’ariccónto cóm’è stato sènza sdilon- sdiradà, v. tr., 1. diradare: ll’ua da tàvola
gamme tanto. la sdiràdono. 2. tagliare i rami, la-
sdilontanà:→ sdelontanà. sciando il tronco con pochi rampolli.
sdiluffà, v. tr., rompere le ossa: te sdiluffo sdiradata, diradata, s.f., diradamento
|| sdiluffasse, v. intr. pron., 1. lussarsi (rif. ad albero): na bbèlla ~ li damo.
l’articolazione coxofemorale. 2. subire sdiradicà:→ sderadecà.
la paraplegia del treno posteriore, a se- sdirajjà, derajjà, dirajjà, v. intr., dera-
guito di una caduta (detto della vacca). gliare: l trèno ha ddirajjato su la curva.
sdilungà:→ sdilongà. sdiramà, v. tr., diramare; sfoltire una
sdiluntanasse:→ sdelontanasse (vd. sde- pianta.
lontanà). sdirazzà, v. tr., 1. estirpare le piante in-
sdilupà:→ slupà. festanti. 2. (fig.) sterminare: l cacciatóre
sdimenticà:→ sdementecà. fann’a sdirazzà || v. intr., tralignare: l zu
sdimeżżà, v. tr., 1. dimezzare. 2. falci- nipóte n’ha ppijjato del zu pà, ha
diare: la vórpe ll’ha sdimeżżato l galli- sdirazzato.
Vocabolario
541
cattiva qualità del legno della botte: ha sèchje, s.f. pl., (raro) esequie.
ppréso de ~ l vino | l vino sa dde ~. 2. secondà:→ seconnà.
inaridimento di piante; seccaggine: la ~ secondaménto, s.m., estrazione manuale
vène col fréddo. 3. tempo arido, siccità. della placenta di un animale.
seccardino, agg., magrolino. secónna, s.f., placenta: se magna ppure le
seccardóne, agg., (scherz.) alto e magro. secónne de mìccia (di persona ingorda).
seccaréccia, s.f., siccità. seconnà, secondà, v. intr., 1. emettere la
seccaróne, s.m., ramo secco da ardere: va placenta dopo il parto: ha sseconnato.
ffà du ~ p’accènne l fòco! 2. spingere il feto (di partoriente nel-
seccasse, v. intr. pron., 1. prosciugarsi: me l’ultima fase del parto).
se seccò ll’acqua, finì di scorrere. 2. non secónno, sicóndo, sicónno, s.m., seconda
attecchire del magliolo. 3. smettere di portata || num. ord., secondo: è rrivato ~
funzionare: (imprec.) te se potésse | la sicónna guèrra | ha ffatto la
seccà la léngua!, potessi perdere la fa- secónna, ha frequentato la seconda
vella! 4. seccarsi (di pianta). classe elementare || avv., a seconda: ~
seccatóro, s.m., 1. essiccatoio per le cóm’annava l tèmpo | ~ ll’uso.
castagne. 2. (fig.) terreno arido. sèculo:→ sèquelo.
seccavigne, seccavigno, s.m., ragazzo securo, sicuro, agg., sicuro: lo dà ppe sse-
gracile: varda sto ~, smirzo e ssécco che curo | ~ cóme la méssa, sicurissimo |
nun ze ngrassa mae. qué è ppòco, ma ssicuro, è proprio così
seccavigno:→ seccavigne. | ha fatto bbène l cónto? ma sè securo
secchjétto, s.m., 1. secchiello dell’acqua che ppèrdo io? || ~ (de), loc. avv., con
santa. 2. alto secchio di legno con unico certezza: io nu lo sò ~.
manico per vinificazione. séda, séde, sedé, v. intr., sedere: nom pò
sécchjo: al zécchjo! dicéva l capòccia, stà sséda, c’ha le moròene cóme le nòc-
quann’èra pièno (rif. al lavoro nel fran- chja | méttet’a sséda!, siediti! | n ce ca-
toio) | ce vònno l zécchje, occorrono i pam’a ssédece, sedervi | vatt’a mmétt’a
secchi. sséda mellì! | sedémese!, sediamoci! |
sécco, s.m., difetto del vino causato dalla sedéteve!, mettétev’a sséda m moménto!
cattiva qualità della botte: ha ppréso de || Forme: Imper. 2 séde!
~, il vino si è alterato nella botte || agg., seddiovòle, siddiovòle, inter., a Dio pia-
1. magro: ~ cóme n chjòdo | ~ cóme na cendo!: “ce vedémo ~” “e le guàrdie!”
sùbbia | ~ cóme n ùscio || dim. sec- sedé:→ séda.
chétto. 2. maturo, del grano || fà ssécco, séde:→ séda.
colpire co na bbòtta ll’hanno fatto ~ sédece, num. card., sedici: sò ssédece co
cóme no stràccio || ~ (a), loc. avv., a qqué.
secco: tirà ssù um mur’~ | potà ~, pie- sèdia del papa, s.f., (infant.) gioco delle
gando i tralci quasi verticalmente sul fi- predellucce: portà su la ~ || tir. che ac-
lare | muram’~, senza calcina | magnà compagna il gioco: la ~, chi cce pìscia
~, senza bere. 3. non fecondato: è rri- e cchi cce caca.
masta sécca la vacca. sediaro, s.m., sediaio.
secènto, 1. num. card., seicento. 2. s.f., sediatóro, s.m., 1. sedile. 2. sedile di
automobile Fiat 600. legno al lato del camino.
Vocabolario
543
sedime, s.m., calastra, trave su cui poggia gnava; 6 segnávono | P. pass. sénto, se-
la botte. gnato.
sediòla, sediùccia, s.f., seggiolino per segnato, agg., 1. fisicamente menomato.
bambini. 2. con una macchia cutanea di voglia: la
sedióne, s.m., 1. sedia alta per bambini, matre quann’èra ncinta, jje se facéva na
seggiolone. 2. sedia più ampia per an- fantasìa, ndó se toccava, veniva segnato
ziani. l fijjo | se na dònna ncinta le vène vòjja
sediùccia:→ sediòla. de magnà quarche ccòsa, ha dda stà
sèe, sè, num. card., sei: sémo n zèe a ttènta a ttoccasse, sennò lo fa ssegnato.
ggiocà | sè sòrde | èreno sè sètte cri- 3. marcato: sèe pècora sénta | tu sè pè-
stiane, sei o sette persone. cora segnata, sta ttènto!
séga, s.f., 1. sega: ~ a sciàbbola. 2. (fig.) segnifecà, significà, v. tr., 1. significare.
fischio bronchiale. 3. (fig.) masturba- 2. aver importanza: qué n zignìfica
zione maschile: fasse le séghe, mastur- gnènte.
barsi. 4. (fig.) niente: me fréga na ~!, ségno, s.m., 1. cicatrice: te ce lasso l
me ne infischio! | n capisce pròprio na zégno! (espr. di minaccia). 2. suono
~ || fà sséga, marinare la scuola. della campana a mezzogiorno. 3. suono
séga séga, incipit di tir. della campana, che annuncia la morte di
segàrio, s.m., 1. sicario. 2. (fig.) aguzzino. qualcuno || ~ santo de cróce, formula di
segaròlo, s.m., 1. scolaro che marina giuramento.
spesso la scuola. 2. masturbatore abi- ségola, s.f., segale (Secale cereal L.).
tuale. segoncino, s.m., sega ad arco corta e sot-
segatóre, s.m., segantino. tile con manico ricurvo.
seghétta spaccavite, s.f., attrezzo segóne, s.m., lunga sega a lama libera,
dell’orologiaio. con due impugnature alle estremità,
seghétta, s.f., particolare della cavezza manovrata da due uomini, usata per
per frenare la bestia. segare grossi tronchi d’albero: ~ stron-
segnà, v. tr., 1. annotare: ~ le punte a catóro.
ccarte | quanno crompava l pane, lo segréto, agg., 1. riservato. 2. taciturno.
segnava mal libbrétto. 2. intestare: ~ la seguestrà, siquestrà, v. tr., sequestrare.
ròbba a le fijje. 3. contrassegnare: se seguèstro, siquèstro, s.m., sequestro: jje
segnava la filagna da scavà. 4. prescri- ll’hanno méssa sótto ~ la ròbba.
vere: l dottóre m’ha ssegnato le pun- seguetà, seguità, siguetà, v. tr., 1. conti-
ture. 5. recitare un esorcismo; tracciare nuare: seguitàtelo valtre! 2. seguire || v.
segni magici: la disipra la ségna quélla intr., seguitare: seguetò a èssa bbòn’e
ch’è la sèttima fijja | segnava le stòrte. bbravo | seguitònno a llavorà || Forme:
6. registrare la nascita: prima segnà- Ind. pres. 6 ségueteno | impf. 3 segue-
vono sólo n chjèsa. 7. iscrivere: ll’hae tava; 6 seguitàveno | perf. 1 seguitò; 3
segnata la fijja a scòla? || v. intr., esser seguetò, siguetò; 4 seguetàssemo; 6 se-
destinato: ggià è ssegnata la fine che guitònno, seguitòrno | Cong. impf. 1
ddovéva fà || segnasse, v. intr. pron., seguetasse; 3 seguetasse | Ger. segui-
iscriversi: ~ a scòla || Forme: Ind. pres. tanno.
4 segnamo; 6 ségneno | impf. 3 se- ségueto (n), séguoto (n), loc. avv., suc-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
544
sèneco, sènoco, s.m., 1. avaro: adè n zè- tendere, credere: n ce volémo ~ le cri-
noco, num magna pi nun cacà. 2. indi- stiane, non vogliamo intenderla || sen-
viduo bieco. tisse, sintisse, v. rifl., sentirsi: se sentarà
sènepa, s.f., senape (Sinapis arvensis L.). mmale | nun zi la sentéva da staccasse |
seneparo, s.m., campo di senape. dòppo si sarà ssintito l rimòrzo || prov.:
senistra, s.f., sinistra. ll’òmo che nun zènte a pprima vóce, è
sènnero:→ sèndelo. sségno che r discurzo nu le piace | tristo
sennò:→ sinnò. chi ssènte na campana sóla || senté,
sènoco:→ sèneco. sinté, inter., 1. ascolta! 2. ma certo!,
senté:→ sentì. ovviamente: “ce ll’éte l cannòle?”
sènte, agg., esente dal servizio militare. “senté!” | senté ové! || Forme: Ind. pres.
senteménto, sintiménto, s.m., sentimento: 4 sentémo, sintémo; 5 sentéte, sintite; 6
mannàggia l zenteménto! | séte tutte de sènteno | impf. 1 sintévo; 2 sentéve, sin-
n zintiménto? vviva santa Ròsa! (espr. tive; 3 sentéa, sentéva, sintéva, sintiva;
con cui il capo dei facchini dà inizio al 4 sentévemo; 6 sentéveno, sentévano,
trasporto della macchina di santa Rosa). sintéveno | perf. 3 senté, sentétte | fut. 2
sentènza, s.f., assistenza: la prùbbeca ~. sentarae; 3 sentarà | Cong. impf. 5 sen-
sentì, senté, sentine, sintì, sintine, v. tr., 1. tìssete | Imper. 2 sènte | P. pass. sintito |
sentire: le sentéte ll’è bbravo?, quanto Ger. sentènno.
è bravo | senté che sgupèrta! | ma n ce sentine:→ sentì.
sènte?, sei forse sordo?, non capisci? | senzale, s.m., sensale, mediatore.
ma lu sentéte chi rròbba? | chi lo vorrà senzarìa, s.f., 1. senseria. 2. parte per-
ssentì, quann’arriva! | n zènte manco le centuale spettante al sensale: n te scordà
cannonate, è sordo | nun zènte raggióne, che cc’ha da pagà la ~.
fa ccóme li pare | lo sè?, lo senti? | a senziale, agg., (raro) essenziale.
ssentì ésso, n ze farébbe mae gnènte | a sènzo, s.m., 1. impressione. 2. ribrezzo,
sta ssentì a llue, tutte mòrono, secondo schifo: che tt’hò dda dì? me fa ssènzo r
lui | te fò ssentì l gallo cantà (espr. di zórce a mmì.
minaccia) | stàteme a ssintí bbène, a- sepórcro, sipórcro, s.m., 1. sepolcro. 2.
scoltatemi bene | sentirae la quajja repositorio: annà vvisità l zepórcre, ren-
cantà, te ne accorgerai a tue spese | de dere omaggio al repositorio il giovedì e
tutte ste modernità n ce sènto gnènte, il venerdì santo in più chiese | quante
non mi interessano || senti ddì (pe), loc. sepórcre ha fatto?, hai visitato?
avv., per sentito dire: lo sò ~ || mdd. nun sèppia1, s.f., donna cattiva ed avara.
zentì né ccristi né mmadònne, non sen- sèppia2, s.f., seppia.
tire ragioni | (d.) tòcca senté tutt’e ddue sepportura, seppurtura, siportura, sip-
le campane. 2. assaggiare: sènte m pò la purtura, s.f., sepoltura: s’arza da la ~ |
pasta cóme sta dde sale! | sentimo sto accumpagnà m mòrto a ~, al cimitero.
vino, tòcca sentillo. 3. controllare: le seppurtura:→ sepportura.
passóne se sèntono sì, se rrèggiono. 4. sèquelo, sèculo, s.m., secolo: sò ccam-
domandare: chi ssentéte sentéte, a pane vècchje de sèquele | sècul’e ssè-
chiunque domandiate || v. intr., 1. ub- cule de stòria.
bidire: n ce sèntono tanto le fijje. 2. in- séra: la ~ avante, la vigilia | doman’a
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
546
sséra | la doménic’a sséra, la sera di do- servì, sirvì, v. tr., servire || v. intr., occor-
menica | c’èra la scòla mattin’e sséra, rere: ma mmì m me sèrve gnènte | n ci
m. e pomeriggio | m prima ~, nelle servéva de squajjallo || sirvisse, v. rifl.,
prime ore serali || ~ (a la), loc. avv., di servirsi: sirvìteve da vue! || Forme: Ind.
sera: è mmèjjo annacce ~. impf. 3 servéva, sirviva; 6 servéveno |
sérce:→ sélcio. fut. 3 servarà | P. pass. sirvito | Ger.
serciaròlo, s.m., selciaio. servènno.
serciato, agg., selciato. serviette:→ sarviétto.
sércio:→ sélcio. servìzzio, sirvìzzio, s.m., 1. incombenza:
seréna1, s.f., sirena, allarme aereo. quarche ~ ce ll’avranno commannato
seréna2, s.f., (lett.) sirena. quarcuno | fa n viàggio e ddu servizzi,
seréno, s.m., freddo notturno: l zeréno de sbriga due incombenze contemporanea-
la nòtte fa mmale a la bbiancherìa de li mente | qué ffa li sirvìzzie a ppuntino |
fijje, se sse làsceno de fòri. pirch’ha famme sto ~, pe ppiacére! 2. prestazione
ppréso l zeréno! | arimétte quélle panne di lavoro: va sservìzzio a Rróma, a la-
de li fijje, sennò l zeréno li fa mmale! vorare come domestica.
(cred. pop.) | a ccèrte decòtte se méttono sèrvo: mica sò l zèrvo, che mme dà ddel
de fòri, pe ppijjà l zeréno | se tèngono vóe! (sulla scelta dell’all.) | vò ppe
ar zeréno a la nòtte. ssèrvo, al servizio di altri | ~ suo!, inter.,
serpara, s.f., serpaio. ai suoi ordini!
serparo, s.m., cacciatore di serpi. sèrze, s.m., selz: acqua de ~.
sèrpe, s.m., 1. serpe: ~ sorciaro, grossa sèsto: fèrro ~, arnese del carraio || ~ (a), ~
serpe innocua, che si nutre di topi | ~ (n), loc. avv., in ordine, in sesto:
d’acqua, biscia d’acqua (Natrix natrix arimétte ~.
L.). 2. serpente: quanno l zèrpe règolo séta, s.f., setaccio molto fitto per farina:
chjama, le vipre s’ariddùciono. la ~ s’addòpra pe ccapà l fióre, pe
serpènte, s.m., (dispr.) contadino inca- ccèrna || annà n zéta, a) andare in sol-
pace. lucchero; b) di trottolina che gira tanto
sèrra sèrra, s.m., pigia pigia. velocemente da parere ferma; c) stupire
sèrra, s.f., ammasso: se facéva la ~, na || dim. setarèlla | dispr. setàccia || ~
massa ccosì, l giórno (rif. alla canapa monéta | ~ setàccia, | ~ setòla: incipit
posta ad asciugare al sole). di tir.
serrà, v. tr., chiudere. settantène:→ sittantè.
sèrta, s.f., 1. treccia: na ~ di fiche, di fichi sètte: na pròda frésca, è le ~ bbellézze, ot-
secchi | na ~ d’ajjo. 2. coppia di buoi tima | nu mme stà ffà l zètt’e ll’òtto!, non
aggiogati. essere ambiguo, parla chiaro! | fà le ~
sertà:→ assertà. chjèse, passare da un’osteria all’altra | ~
sèrva, s.f., treppiedi della padella || dim. bbau!, inter. usata per giocare con bam-
servétta. bini.
servàggio, s.m., selvaggio. settemana:→ sittimana.
servàteco:→ sarvàteco. settèmbre: (prov.) pi ssettèmbre, ll’ua è
servàtico:→ sarvàteco. ffatta e l fico pènne.
servaticume:→ sarvaticume. settemmèżżo, s.m., sette e mezzo, gioco
Vocabolario
547
smòve, v. tr., smuovere || smòvese, v. intr. socché, pron. indef., non so che, q.cosa:
pron., 1. agitarsi: lo stòmmoco me s’è fa n cèrto ~ | me sènto n zocché | c’ha
smòsso, sento stimolo a defecare. 2. mmésto n zocché ner zugo.
(fig.) slogarsi: uno se smòve na mano. sòccia, s.f., 1. soccida || prov.: mòrta la
smozzecà, smozzicà, v. tr., 1. sbocconcel- vacca, spartita la ~. 2. società.
lare. 2. (fig.) pronunciare male. sòccio, s.m., 1. colono, chi lavora terra in
smozzecato, agg., mozzo: l mèrle tutte affitto: l patróne dovéva comprà l
smozzecate (rif. ai merli delle mura zorfato de rame e l zòccio pompava l
castellane). ramato su la vigna. 2. cliente che porta
smozzicà:→ smozzecà. il proprio pane a cuocere al forno a
smucchjà, v. tr., smucchiare. legna pubblico. 3. proprietario delle
smucinà, v. tr., rovistare. olive portate al frantoio.
smucinaménto, smucinìo, s.m., azione di soccórre, v. tr., soccorrere.
rovistare. sòcera, s.f., 1. suocera: la su ~ ce lo sa ||
smucinìo:→ smucinaménto. prov.: ~ e nnòra nun vanno m pace n’óra
smugna:→ mógna2. | tra ssòcera e nnòra, vènto e ggragnòla.
smugne:→ mógna2. 2. (fig.) donna autoritaria e severa. 3.
smujjo, s.m., atto con cui il toro solleva la (fig.) persona che controlla e rimprovera:
terra con un colpo di zoccolo: gnitanto quel cristiano adè na ~ pròpio!
fa no ~. sòcero, sòcioro, s.m., suocero: al mi ~ ce
smusà, v. intr., di asino che fruga con il la tajjàrono pure co la farcétta la vigna
muso: stava a ~ déntr’a la mastèlla, || Forme: pl. sòcere, sòceri.
sènza magnà || smusasse, v. intr. pron., socetà, s.f., 1. società: stanno n zocetà, di-
battere il muso o il viso. videndo guadagni e perdite. 2. asso-
smusata, s.f., colpo dato con il muso o il ciazione, sodalizio: la ~ de la ròsa ||
viso. prov.: la ~ è bbèlla n due, però qquanno
smusóne, s.m., pugno sferrato in viso. che uno se lèva | la ~ è bbèlla dìspara:
smutannasse, v. intr. pron., denudarsi. uno è ppòco e ttré sò ttròppe | la ~ sta
sna, inter., in correlazione con sni. bbène sólo mal piatto, si vvanno via tutte.
sni, inter., forse! || ~ o sna, (scherz.) o sì o socévele, agg., socievole.
no: t’hae da decide, ~ | o ~ o sna, o la va sòcioro:→ sòcero.
o la spacca. sòda, agg., sterile, di animale e donna.
snòbbe, s.m., snob. sodaróne, s.m., (dispr.) celibe anziano.
só1:→ sù. soddesfatto:→ sodisfatto.
só2, inter., suvvia! soddesfazzióne:→ sodisfazzióne.
soatto, s.m., strato di sporcizia. sodisfà, sudisfà, v. tr., soddisfare: si n te
sobbapparto, s.m., (rec.) subappalto. sodisfa, s’aricàmbia.
sobbillà, v. tr., sobillare. sodisfatto, soddesfatto, sudisfatto, agg.,
sobbollì, v. intr., 1. rifermentare (detto del soddisfatto: èra rimasto contènt’e ssu-
vino). 2. ribollire della terra riarsa disfatto.
d’estate. sodisfazzióne, soddesfazzióne, sudisfaz-
sobbonnà, subbonnà, v. tr., sovrabbon- zióne, s.f., soddisfazione: sta ~ nu jje la
dare. vòjjo dà.
Vocabolario
559
ze. 2. (triv.) luogo con molte ragazze. cui presenza ci si vuol liberare per qual-
sorchétta, s.f., 1. gioco a carte. 2. il quat- che tempo | (d.) l zòrde sò ffatte pe èssa
tro di denari nel gioco omonimo. 3. spése.
(fig.) oliatore di piccole dimensioni. sórdo: (prov.) l zórdo dil cumpare, ci
sorciara, s.f., topaia, tana del topo. sènte si li pare | nun c’è ppèggio ~ di chi
sorciaro, agg., di serpente che si nutre di nun vò ssentì.
topi. sorèlla:→ surèlla.
sorciato:→ assorciato. sorfà:→ inzorfà.
sorcinato:→ ciorcinato. sorfanèllo, s.m., zolfanello; stoppino per
sorcino, s.m., difetto di olio o vino su cui solforare le botti.
sono passati i topi: sa dde ~, ha sapore sorfaròlo, solfaròlo, s.m., cannuccia di
di topo || agg., 1. semichiuso: c’ha ll’òc- canapa, inzuppata nello zolfo liquido,
chje sorcine. 2. grigio: culóre ~. 3. da usare come fiammifero: li solfaròle
avariato (di vino od olio in cui è an- pe ffa ppijjà l fòco s’addopràvono.
negato un topo). sorfato, s.m., solfato: ~ armònico, l
sórco, s.m., solco || ~ (a), loc. avv., lungo cuncime de òssa.
il solco || dim. sorchétto, canale di scolo. sòrfo, s.m., zólfo: l zòrfo se dà, ppe
sorcóna, s.f., (triv.) donna procace. mmantené quann’è vvòta (rif. alla botte)
sordato, surdato, s.m., 1. soldato || tir.: li | r vino pijja de ~.
sordati del papa nun zò bbòni a ccavà sorfùrea, sulfùria, surfùrea, agg., sul-
na rapa, li sordati del ré cu la mancina furea: ll’acque sulfùrie.
ne càvano tré || dim. sordatino. 2. sorianése (la), s.f., n. di una vasca per la
servizio militare obbligatorio di leva: macerazione della canapa.
annà a ffà r zordato, andare soldato, sornacà, surnacà, v. tr., russare.
prestare il servizio militare | venì da sornacata, s.f., russamento.
fà r zordato, andare in congedo || sor- sornaco, s.m., russo: appéna al primo ~.
datina (a la), loc. avv., secondo la fog- sorprènne, v. tr., sorprendere.
gia militare (dei capelli tagliati molto sortì, surtì, v. intr., uscire: manco u
corti). rrondóne ncó è ssurtito.
sòrdo, s.m., soldo: n c’ha n zòrdo pi sòrva:→ sòrba.
ffanne due | quélle sò ggènte che sorvejjà, survejjà, v. tr., sorvegliare.
cc’hanno le sòrde, sono ricchi | nvéce sorvejjante, s.m., sorvegliante.
ll’operajje, l zòrde le pijjava la famijja sorvejjanza, s.f., sorveglianza.
| ~ de càcio, bambino di statura ridottis- sòrvo, s.m., sorbo (Sorbus domestica L.).
sima | m’ha détto n zòrdo!, ti sembra sorzà, v. tr., sorsare, sorbire vino.
poco? || dim. sordarèllo || pl. sòrde, sorzata, s.f., sorso di vino.
soldi, denaro: pi qquattro ~ lo crómpe | sospènne, v. tr., sospendere.
pòre ~ del mi zzi Pèppe! | pòre ~ bbut- sostacchina, sustacchina, s.f., 1. lunga
tate!, sprecati | cu le sòrde dil tenènte te trave portante trasversale di impalca-
sè fatta la pirmanènte (frammento di ture. 2. travetto perpendicolare messo
canzone) | quattro ~ de tratteniménto, per sostegno.
cosa immaginaria, che si manda a pren- sotterrà:→ assotterrà.
dere presso qualcuno da bambini, della sotterragno, s.m., sotterraneo.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
564
varco agli altri mietitori e alla mietitrice. spajjà1, v. tr., separare due cose normal-
spaccatura, s.f., prima fase dell’aratura. mente accoppiate; spaiare.
spaccétto, s.m., 1. spuntino. 2. avanzo di spajjà2, v. tr., togliere l’impagliatura di
cibo. 3. lavoro breve. 4. incombenza, una sedia.
piccolo incarico da sbrigare. spajjato, agg., privo di impagliatura: n
spaccià, v. tr., vendere. fiasco ~.
spàccio, s.m., rivendita di sali e tabacchi. spajjèra:→ spallièra.
spacco, s.m., 1. fenditura dell’innesto || ~ spajjo (a), loc. avv., a spaglio, alla volata:
(a), loc. avv.: annèsto ~ nglése, tipo di se sémena ~, a ggètto.
innesto a spacco. 2. apertura laterale del spalà, v. tr., togliere i paletti o le canne del
pagliericcio, in cui introdurre le mani, filare: finita la staggióne, se spalava.
per allargare le brattee. spalancà, spalangà, v. tr., spalancare: re-
spacià, v. intr., 1. condonare. 2. conclu- mase a bbócca spalangata.
dere una partita alla pari. 3. estinguere spalangà:→ spalancà.
un debito, saldare un conto: l cónto adè spalanghétta, s.f., asse dello schienale
spaciato. della sedia, spranga.
spadavècchja, inter., (rec., scherz.) pro- spalla, s.f., 1. spalla: me fa ~, mi aiuta |
nunciata quando il seme di briscola è abbassà la ~, sottomettersi || ~ (a), loc.
spade (gioco di parole sul nome di un avv., in spalla: pijjava via cu la ghirba
giocatore di calcio). ~. 2. prosciutto di spalla: (scherz.) te
spade, inter. pronunciata al gioco del tres- róppo la ~, avvio il prosciutto di spalla,
sette: (chiapp.) “~!” “spill’e spècchi!” per offrirtelo.
spadellà, v. intr., fallire il colpo di fucile. spallasse, v. intr. pron., rompersi: me
spadéngo, s.m., coltello da macellaio con s’èra spallata na ròta del carrétto.
lama quadrangolare. spallata, s.f., aiuto: na ~ a n amico a
spadóna, agg., di una varietà di pera. bbombisògno li si dava.
spadronà:→ spatronà. spallato, agg., di cavallo o bovino con
spaghettato, agg., forato, mangiato da un lussazione omeroscapolare.
insetto: patate spaghettate. spallétta, s.f., 1. zona scoscesa. 2. fac-
spaghétte, s.m. pl., spaghetti: ~ ajjo, òjjo chino pósto ad uno dei due lati della
e ppeperoncino. macchina di santa Rosa, sopportandone
spaglièra:→ spallièra. il peso su una delle spalle.
spagnòlo, s.m., 1. ultima striscia di grano spallièra, spaglièra, spajjèra, s.f., 1. spal-
restata da mietere. 2. striscia di sodaglia, liera. 2. filare con pali longitudinali:
lasciata al margine del campo come usávono le spallière co le pèrtiche a la
segnale di confine: lo ~ è n cordóne de bbagnajjòla | vigna a ~. 3. filare di con-
tèrra sòda ntórno. fine. 4. filare normale agli altri. 5. inte-
spago, s.m., 1. cordicella. 2. (fig.) confi- laiatura del filare.
denza || dà ~, a) accondiscendere: tutt’è spallinà, v. intr., formare, parlando, bolli-
a ddalli ~, sa quanto dura a chjac- cine di saliva; sputicchiare.
chjerà!; b) lasciar libero: si le se dà ~, la spampà, v. intr., vincere sempre al gioco.
vita s’avvilisce; se non si tiene a freno spampanà, v. tr., asportare i pampini ||
potandola. spampanasse, v. intr. pron., 1. perdere
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
566
comodo! | ~ a li sètte cèle | nun è vvéro, staccà, v. tr., 1. spiccare: staccò n rici-
num pò ~ | quanto sta la verdura ògge?, piènte dal muro. 2. cogliere: stàccono n
quanto costa? | stacce, esser lucido di rampazzo le ragazzine, pò dóppo,
mente | ce state a ppartì ddomane?, quanno ll’hann’assaggiata m pò, le
siete d’accordo? | ce sta cóme ll’erbétta tòcca bbuttalla via, perch’è ccattiva | u
ma le porpétte, benissimo || prov.: più rrocimolétto staccàtelo piano piano, ma
ssémo e mmèjjo stamo | vò ~ bbène n sennò no spizzicate, che sta bbrutto a
giórno? pijja mójje! vò ~ bbène n anno? vvéda le rampazze spizzicate. 3. com-
ammazza l pòrco! vò ~ bbène sèmpre? prare il tessuto: sò stato dal mercante a
fatte prète! | chi sse ne sta dde pòco, ~ l vestito pe sposà. 4. togliere i fini-
vive bbène in ógni lòco || Forme: Ind. menti: ~ l zumaro || v. intr., smettere di
pres. 1 stò; 2 stae; 4 stamo | impf. 4 lavorare: quanno stacche la séra? |
stàvemo; 5 stàvete; 6 stàveno, stàvono | volémo ~ ch’è óra? || Forme: Ind. pres.
perf. 1 stétte, stiède, stièdi; 2 stèsti; 3 2 stacche; 6 stàccheno, stàccono | perf.
stétte, stiède; 4 stéssimo; 5 staste; 6 stét- 1 staccò; 6 staccònno | fut. 3 staccarà.
tono, stièdeno | fut. 2 starae | Cong. staccato, s.m., inizio della muratura ||
impf. 1 stasse; 2 stésse; 3 stasse | Cond. agg., cadenzato (di passo).
pres. 3 starèbbe; 4 staréssemo; 6 sta- stacchjà, v. tr., scheggiare || stacchjasse,
rébbeno | Ger. stanno. v. rifl., 1. scheggiarsi. 2. spezzarsi.
stabbaccà, v. intr., (gerg.) fottere. staccionataro, s.m., operaio costruttore di
stabbaccata, s.f., (gerg.) coito. stecconati.
stabbeleménto, stabboliménto, s.m., sta- stacco, s.m., acquisto del tessuto per un
bilimento. vestito (spec. per le nozze): fà lo ~ dal
stabbià, v. tr., letamare: ll’òrto gni anno mercante.
lo stabbiave, si cc’èra (se avevi il staccolà:→ scaccolà.
letame). staccolino, s.m., (infant., scherz.) chi si
stabbiaréccia, s.f., letamaio. toglie le caccole dal naso con le dita.
stabbiata, s.f., letamazione. staccóne, s.m., secondo operaio del
stabbilitura, s.f., secondo strato di in- gruppo di mietitori.
tonaco. staffa: pèrda le staffe, perdere il controllo
stàbbio, s.m., letame, concime organico: di sé | mó mmi védo che le staffe ll’évo
annav’a spanne lo ~ là ppell’òrto | ~ pèrze cóme Mmèo (frammento di stro-
pullino | careggià lo ~. fetta) | llà, prima d’annà ccasa famo l
stabbolì:→ stabbulì. bicchjère di la ~!
stabboliménto:→ stabbeleménto. staffasse, v. intr. pron., urtare le zampe
stabbulì, stabbolì, v. tr., 1. stabilire, fis- anteriori con le posteriori (del cavallo).
sare: rivà pprima dill’óra stabbolita. 2. staffo, s.m., 1. presacchio della vanga. 2.
fare il secondo strato di intonaco || stab- scaletta anteriore del carro agricolo.
bulisse, v. intr. pron., prendere resi- staffóne, s.m., persona disordinata: èjjela,
denza. va! éssa abbasta che bbutta la ròbba a
stacca, s.f., 1. puledra, femmina del ca- ttummellà, sta staffóna.
vallo. 2. (fig., scherz.) ragazza slanciata: staggionato, agg., stagionato: na formétta
na bbèlla ~. de càcio ~ de sè mése.
Vocabolario
577
staggióne, s.f., stagione: ròbba fòri ~ | n manga! (formula da gioco) || ~ (a), loc.
ce se capisce ppiù gnènte cu ste stag- avv., al minuto: vennévo l vino ~, ciovè
gióne | (dispr.) staggionàccia, stagione ddil mio || pl. stanche, stanghe: le ~ del
avversa per le coltivazioni || prov.: ~ carrétto, del tòrchjo, de le scale de
d’èrba, ~ de mmèrda (la pioggia ecces- légno.
siva favorisce la crescita del foraggio, stanchétta, s.f., braccio della stadera.
non del grano). stancóne, s.m., cattivo pagatore.
stagnà, v. tr., 1. rivestire di stagno: ~ la stangà, v. tr., 1. (fig.) punire. 2. (fig.) in-
callara. 2. ristagnare le commessure di fliggere un danno economico.
un recipiente: toccà portà la bbótte a ~ stanghétta, s.f., 1. traversa della sedia. 2.
ma la funtana || stagnasse, v. intr. pron., una delle quattro travi che sporgono sul
diventare stagno. lato anteriore e posteriore della base
stagnaro, s.m., 1. stagnaio. 2. idraulico. della macchina di santa Rosa. 3. (fig.)
stagnaròla, s.f., oliera, ampolla di latta facchino assegnato ad una stanghétta
dal becco lungo e sottile. della macchina di santa Rosa.
stagnata1, s.f., recipiente di latta rivestito stantile, istantivo, agg., stantio: nu lo
di stagno. sènte che ffiéta de ~?
stagnata2, s.f., sommaria stagnatura. stantilisse, v. intr. pron., diventar stantio:
stamane, avv., stamani. sta farina se stantilisce.
stampa, s.f., 1. matrice: se n’è ppèrza la stantilizzo, s.m., odore di muffa.
~, non esiste più. 2. impronta: si nu la stànzia, s.f., 1. camera. 2. magazzino a
piante, te dò no schjaffóne, te ce lasso la pianterremo: la ròbba da magnà pi
~. 3. zecca, officina in cui si coniano le ccasa se tenìa ma la ~ || dim. stanziétta.
monete: che tte créde?, mica c’hò la ~ starlà, v. tr., togliere il tanno: ògge stò a
de le quatrine io, che sta sèmpr’a ~ ll’ajjo mal disótto.
cchjède. starnutà, v. intr., starnutire: me vène
stampellóna, s.f., (iron.) donna dalle da ~.
gambe lunghe. starnutarèlla, s.f., starnutamento, serie
stampétta, s.f., attrezzo del calzolaio. prolungata di starnuti.
stampo, s.m., 1. matrice: na còppia de starnutèlla, s.f., vitalba fiammella (Cle-
fratèlle fatta cu lo stésso ~, identici di matis flammula L.), pianta spontanea
fisionomia. 2. arnese del maniscalco. velenosa, simile alla vitalba.
stanà, v. tr., 1. spegnere: bbevémo n goc- staro, s.m., 1. staio, misura di legno per
cétto pe ~ la séte, dissetarci. 2. arrestare aridi pari a kg. 32: l grano se misurava
lo scorrere di un liquido: ~ l zangue. 3. co lo ~. 2. misura di superficie agricola
ristagnare le commessure di un reci- pari a m2 1156.
piente: ~ la bbotte | vedéve li vase stasiato, agg., estasiato: ce remase ~ a
stanate ntórno le funtane (rif. ai vasi vvedélla passà.
vinari di legno pronti per la vendem- stàteva:→ stàtuva.
mia). stàtuva, stàteva, s.f., statua || dim. statu-
stanca, s.f., stanga: la nòtte usava a vétta.
mmétta la ~ a la pòrta, na ~ a ppuntéllo statuvine, s.f. pl., statuine: (infant.)
| (infant.) ~ ~, chi cc’è ssótto, c’ari- ggiocà a le bbèlle ~.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
578
sterrà, v. tr., 1. sterrare. 2. pulire gli at- stira, nell’espr.: fà la ~, scherzo violento
trezzi agricoli dalla terra. in cui si strizza il membro virile di q.no.
sterratóra, s.f., ralla, sterratore. stirà1, v. tr., 1. stirare. 2. distendere le
stèrta, stérta, s.f., 1. (arc.) strato circolare membra || stirasse, v. intr. pron.,
di covoni disteso sull’aia per essere pe- sgranchirsi.
stato dai cavalli. 2. grossa quantità, stirà2, nell’espr.: ~ le cianche, ~ l calzino,
sciorinamento. ~ le zzampe, morire | stira le zzampe
sterzà, v. tr., spostare, togliere: bbeso- cóme n cardellino, muore.
gnava sterzalle, méttele m mòdo che sse stirafèrro, s.m., ferro da stiro.
mpicciàvono, se tiràvono ndiètro (rif. ai stirarèlla, s.f., 1. languore: c’hò la ~ de
sassi nel maceratoio). stòmmoco. 2. stiramento delle membra.
stésa, s.f., grossa quantità, sciorinamento. stirata, s.f., atto di sgranchirsi: se dà na ~,
stià, inter., grido per scacciare o incitare quanno s’arza.
bestie. stirmìnio, s.m., sterminio.
stia, s.f., 1. rispostiglio. 2. porcile. 3. (fig., stirpa, s.f., stirpe: difatte adèra pròpio
dispr.) abitazione sporca. di ~.
sticchenigge, s.m., (dispr.) individuo stìtico, s.m., avaro.
molto magro. stituzzióne, s.f., istituzione.
stièna, s.f., schiena, dorso: me sènto la ~ stivale, s.m. pl., (fig., euf.) testicoli: nu
ndolita. mme róppe le ~!, non seccarmi! || m par
stienale, s.m., schienale. de ~!, niente affatto!
stiepidì:→ stepidì. stivalóne, s.m., stivale alto di gomma da
stiepidito, agg., tiepido. lavoro.
stignà, v. tr., 1. togliere una cattiva abitu- stizzà, v. tr., battere un tizzo, per provo-
dine. 2. costringere all’obbedienza. care la fiamma: ~ l fòco cu lo spito.
stigne, v. tr., stingere: sta tènna r zóle la stizzarèllo, s.m., 1. litigioso. 2. persona
stigne tutta || stìgnese, v. intr. pron., suscettibile.
scolorire. stizzasse, v. intr. pron., 1. offendersi. 2.
stillà, v. tr., stillare. rompere i rapporti di amicizia: se
stillo, s.m., pugnale || dim. stillétto. stìzzeno pe na stronzata e n ze pàrlono
stilóso, agg., elegantone. ppiù ll’ann’e ll’anne.
stimà, v. tr., stimare: n ce lu stimavo prò- stizzo, s.m., segmento terminale delle ver-
pio. tebre della coda del gatto: levà lo ~.
stimmolà, v. tr., stimolare. stizzonà, v. tr., battere un tizzo per pro-
stìmmolo, s.m., stimolo || prov.: lu ~ di la vocare la fiamma.
mattina fa ccòmodo pi la séra. stó, stu, agg.dim., questo: ~ strónzo che n
stinco, s.m., attrezzo di calzolaio. zè antro! | ma guarda tu ~ scémo! | co ~
stinnardo:→ stennardo. cazzo lu fò! | st’àrbero | ~ fusto te lo
stiòppo, s.m., (arc.), fucile. dice, il sottoscritto | sta vècchja | ste re-
stìpeto, stìpito, s.m., stipite: ha ntruppato gazze | sti fijje, questi bambini | sti còse
lo ~ quanno ggirava. | st’avvocate | cu sti chjare de luna che
stipici, inter., (triv.) che importa? ccómpre? | a st’óra, a quest’ora | pe sta
stìpito:→ stìpeto. vòrta lassamo pèrda | stu pèzzo de
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
580
cazzo! || Forme: f. sta, m. e f. pl., sté, sti. stoppolàssene, v. intr. pron., non curarsi,
stolino, stulino, s.m., stoino, stuoia avvol- infischiarsi: me ne stóppolo, me ne in-
gibile da finestra: tira ggiù lo ~ che cc’è fischio.
l zóle. stoppolóne, s.m., stoppione (Cirsium ar-
stòlo, s.m., (citt.) stuolo. vense Miller).
stolzà:→ storzà. stoppóne, sopr.
stomacóso, stomicante, stommacóso, stòrce, v. tr., storcere: ~ l naso, a) esitare;
agg., stomachevole, nauseante. b) agire di malavoglia | ~ la bbócca, far
stòmeco:→ stómmico. boccacce || v. intr., avere il restio (detto
stomicante:→ stomacóso. di cavallo) || stòrcese, v. rifl., contorcersi
stommacà:→ stommicà. || v. intr. pron., slogarsi: me sò stòrto na
stòmmaco:→ stómmico. zzampa, mi sono slogato un piede.
stommacóso:→ stomacóso. storcignà, storcinà, sturcinà, v. tr., rad-
stómmeco:→ stómmico. drizzare.
stommicà, stommacà, v. tr., disgustare: storcinà:→ storcignà.
me stómmica | c’è rrimasto stommicato. store:→ stório.
stómmico, stòmeco, stòmmaco, stóm- stòria, s.f., foglio volante con il testo di
meco, stòmmeco, stòmmoco, stòmoco, un racconto in ottave: ggirava ll’osterie
s.m., 1. stomaco, epigastrio: la bbócca pi vvénna le stòrie.
de lo stòmmico, l’apofisi xifoide, car- stório, stóre, s.m., storno (Sturnus vulga-
dias | magna tutta ròbba pesante, che tte ris L.).
se métte su lo ~, difficile da digerire | me stornavèllo, s.m., trottolina di legno con
sta su lo ~ quél cristiano, lo detesto | punta di metallo, che si fa girare svol-
num bévo mae a ~ vòto, a digiuno | na gendo rapidamente uno spago avvolto
puzza che ffà rrivortà lo ~ | te fa vvenì le intorno ad essa.
fòrze de ~. 2. (fig.) vigore: llì bbiso- stórno (a), loc. avv., a stormo: sonà le
gnava èssa òmmene de stòmmoco campane ~.
bbòno, sennò mettéva soggezzióne, in- stortignàccolo, s.m., (dispr.) uomo dalle
timoriva (rif. allo sforzo per sollevare gambe storte.
un sasso enorme). stòrto: ~ cóme la vitàbbia.
stòmmoco:→ stómmico. stortura, s.f., atto contrario a giustizia.
stòmoco:→ stómmico. storzà, stolzà, v. intr., 1. sussultare. 2.
stoppaccià, v. tr., 1. scoprire un tranello. schizzare via: le castagne storzònno via
2. scoprire le intenzioni altrui. 3. sco- da la tièlla. 3. scartare, spostarsi bru-
prire il compagno (al gioco del na- scamente di lato: r cavallo co gnènte
scondino): ll’ha stoppacciato | è stop- stórza.
pacciato Ntògno! storzata, s.f., sobbalzo.
stopparèlla, s.f., qualità scadente di stórzo, 1. sobbalzo. 2. scarto, movimento
stoppa: la ~ ll’addopràvono pe ffà cco- brusco e improvviso di un animale: l
cin’e mmatarazze. zomaro dava cèrte stórze! || accr.
stòppe, s.m., stop. storzóne.
stóppio, s.m., stoppie del frumento: fo- stotarà, stoterà, stotorà, v. tr., sgranare la
cave lo ~, dòppo fatta la ròsta. pannocchia: domane stotaramo l
Vocabolario
581
appena | pe alliscià e ffallo scajjà e annà stroncata, s.f., atto dello spezzare.
vvia, se menava ~ a ffianco del caval- stroncatóro, agg., detto di una lunga sega
létto (rif. al fusto della canapa) || inter., a lama libera, con due impugnature alle
dichiarazione al gioco del tressette: trì- estremità, manovrata da due uomini,
scio e bbusso! usata per segare grossi tronchi d’albero:
striscióne, avv., strasciconi. segóne ~.
stròfa, s.f., breve componimento in versi, stronchézza, s.f., (raro) stanchezza.
usato sovente in tenzoni poetiche || dim. stroncicóne, struncicóne, s.m., 1. persona
strofétta. che inciampa spesso. 2. chi trascina i
strofinasse, v. rifl., 1. strofinarsi. 2. (fig.) piedi. 3. persona dalle gambe storte.
comportarsi con servilismo, adulare. strónco, agg., 1. sciancato, storpio. 2.
strogòto, strugòto, agg., ostrogoto || parlà malridotto. 3. sfinito. 4. mozzo, di torre.
~, una lingua incomprensibile: ma che stroncóne, s.m., 1. attrezzo da taglio. 2.
pparlo ~ che num me capisce? (dispr.) individuo goffo.
stroito:→ strovito. stronomìa, s.f., astronomia.
stròlaca, stròleca, s.f., 1. indovina, fat- stronzàggene, s.f., stupidità.
tucchiera. 2. (fig.) megera. stronzata, s.f., sciocchezza.
stròleca:→ stròlaca. strónzo, s.m., 1. deiezione (spec. di per-
strolecà, strolegà, strolicà, v. tr., 1. in- sona, maiale, cane). 2. (fig.) cretino:
dovinare. 2. presagire. 3. escogitare: bbrutto ~ cacato pe ffòrza! (insulto) ||
nun zò che ~ pe ppranzo, cosa cucinare dim. stronzétto: fa lo ~, si comporta in
| ggià nn’éva strolecata n’antra nòva | modo odioso.
(d.) una ni pènza e n’antra ni stròlica. 4. stroppià, struppià, v. tr., 1. storpiare: lo
inventare: hanno strolicato na massa de stroppiamo ll’itagliano nóe. 2. azzop-
màchine || strolicasse, v. intr. pron., pare. 3. (fig.) rovinare || stroppiasse,
scervellarsi. struppiasse, v. intr. pron., diventare stor-
stròleco, stròlego, stròlico, stròligo, s.m., pio.
1. indovino. 2. (fig.) guaritore. stroppiato, struppiato, agg., 1. storpiato,
strolegà:→ strolecà. deformato nelle membra. 2. (fig.) pro-
stròlego:→ stróleco. nunciato in modo errato. 3. (fig.) goffo:
strolicà:→ strolecà. va n giro co n vistito ~.
stròlico:→ stróleco. stróppio, strùppio, s.m. e agg., storpio.
stròligo:→ stróleco. strovì, struì, v. tr., istruire || strovisse, stru-
strómbolo, agg., (euf.) stupido. isse, v. rifl., istruirsi.
stroménto, sturménto, s.m., strumento: io strovito, stroito, struito, strutto (scherz.),
pi stroménto sonavo la mandòla | le struvito, agg., 1. istruito, cólto: è na
stroménte ll’artiste se le pòrton’ap- perzóna struvita. 2. chi ha frequentato
prèsso. le scuole superiori.
stroncà, struncà, v. tr., 1. spezzare: se strozzà, v. tr., 1. legare molto fortemente.
strónca co le mano a ppèzze granne e 2. strozzare. 3. (fig.) ingoiare, inghiot-
ppìccole, secónno cóm’uno le vò. 2. tire: ll’òjjo fòrte no lo stròzze (dell’olio
(fig.) fiaccare, sfinire || stróncasse, v. troppo acido). 4. (fig.) soffocare: ll’èl-
rifl., spezzarsi: s’èra strónca la còrda. lara le stròzza le piante || strozzasse, v.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
586
magnato, appena che ebbe mangiato. succórzo, s.m., soccorso: mica chi ddava
sùbbia, s.f., lesina. ~ mal pròssemo chi li dava l quatrine!
subbicchjèra, s.f., sorbettiera per gelato. sucidasse, v. rifl., suicidarsi.
subbissà, v. tr., subissare: la subbissàvono sudà, v. intr., sudare: sudava cóme m
dall’appràvese. pòrco | te fa ssudà le sètte camìce.
subbisso: n zubbisso e mmèżżo, una quan- sudarèlla, s.f., sudore freddo.
tità enorme. suddàfrica, n. geogr., Sud Africa.
sùbbito:→ sùbbeto. suddamèrica, n. geogr., Sud America.
subbolliménto, s.m., sobbollimento. sudde, s.m., sud.
subbonnà:→ sobbonnà. sudisfà:→ sodisfà.
sùbboto:→ sùbbeto. sudisfatto:→ sodisfatto.
subbùjjo, s.m., subbuglio. sudisfazzióne:→ sodisfazzióne.
succecà, succicà, v. tr., solleticare. sudorà, v. tr., guadagnare con fatica: ti fi-
sùcceco, sùccico, ciùccico, s.m., 1. a- nisce tutte quel pò di bbuècche, ch’émo
scella: lo pòrta sótt’al zùcceco. 2. sol- sudorato e mmésse da parte | qué ssò
letico: patisce l ~ | fà l ~, solleticare | fà qquatrine sudorate.
l zuccicarèllo. sufajja, s.m. coll., 1. lupini bolliti salati.
succèda, succède, v. intr., succedere: sò 2. (fig.) sciocchezze, quisquilie: adè
ccòse chi ssuccèdeno qué | chi ssuc- ttutta ~.
cède?, che cosa succede? | pò ssuccèda sufferènza:→ suffirènza.
man tutte | qué ssuccède gni mòrte de suffirènte, agg., sofferente.
papa (di cosa rarissima) | (d.) tutto pò suffirènza, sufferènza, s.f., sofferenza.
ssuccèda || prov.: quéllo chi n zuccède n suffitta, s.f., soffitta.
cent’anne, succède n un’ora (la sven- suffitto, s.m., soffitto.
tura può piombarci addosso repentina) suffrì, soffrì, v. intr., 1. soffrire: quanto
|| Forme: Ind. pres. 6 succèdeno | impf. sòffre l vòstro patre! | soffriva de còre,
3 succidiva; 6 succedéveno | fut. 3 suc- era cardiopatico | sta tèrra sòffre de
cedarà. mòlla, questo terreno è acquitrinoso. 2.
succede:→ succèda. sopportare: a sto mónno quante péne
succhjà, v. tr., 1. succhiare. 2. sorbire. 3. tòcc’a ssuffrì || Forme: P: pass. suffèrto.
sfruttare (detto di polloni). suffugà:→ assoffugà.
succhjadéto, s.m., personaggio immag. suffugato, agg., soffocato.
succhjasàngue:→ sugasàngue. sugà, v. tr., 1. succhiare. 2. assorbire: l
succhjétto, s.m., fossetta: c’ha le suc- mattóne la sùgheno ll’acqua.
chjétte ma le guance. sugabbótte, s.m., ubriacone.
succhjo: ll’àrbere vanno n zucchjo de pri- sugamèle, s.m., 1. succiamele, dolcimela,
mavèra || ~ (a), loc. avv., aspirando con milzadella (Lamium maculatum L.). 2.
forza: bbéva ~. fiore di buglossa (Anchusa officinalis L.).
succhjóne, s.m., 1. succhiata. 2. bacio la- sùgara, sùghera, s.f., quercia da sughero
scivo. 3. segno rosso lasciato sulla pelle (Quercus suber L.): la ~ c’éva la scòrza
da un bacio. érta.
succicà:→ succecà. sugarà, v. tr., tappare con un tappo di su-
sùccico:→ sùcceco. ghero.
Vocabolario
589
svagagrano, s.m., particolare della treb- svéjjo, agg., 1. desto. 2. pronto e vivace.
biatrice. sveluppà:→ sgoluppà.
svagasse:→ sdivagasse (vd. sdivagà). svenasse, v. intr. pron., 1. tagliarsi le vene.
svagata, svacata, s.f., 1. atto di sgranare. 2. (fig.) far grandi sacrifici economici.
2. (coll.) insieme di acini caduti in terra: svenì, v. intr., 1. svenire: svènghe da la
pe ccòjja n rampazzo, ha ffatto la ~ pir puzza. 2. allentarsi delle fibre (detto di
tèrra. un tessuto). 3. ammorbidirsi di cuoio
svampà, v. intr., 1. scolorarsi: l zóle messo in molle.
svampa a la marina. 2. svampire, per- svènia, s.f., donna procace.
dere gradazione e sapore (del vino). 3. svénne, v. tr., svendere.
svampare. svennita, s.f., svendita.
svampata, s.f., 1. vampata. 2. svani- sventajja, s.f., ventola da fuoco.
mento. 3. fuoriuscita di gas da un reci- svèntola, s.f., 1. cosa enorme. 2. (fig.)
piente chiuso. bella donna. 3. (fig.) coito.
svànzeche, s.f. pl., (gerg.) denaro. sventolà, v. tr., far vento: svèntela l for-
svaporà, v. intr., evaporare. nèllo | ~ l fòco mal cammino || v. intr., 1.
svecchjà, v. tr., 1. ringiovanire: la vita soffiare del vento. 2. garrire, agitarsi al
s’ha dda svecchjà. 2. eliminare animali vento || sventolasse, v. rifl., farsi vento.
vecchi. 3. (scherz.) provocare la morte sventolata, s.f., 1. raffica di vento. 2.
di persone vecchie (rif. a malattie): colpo di freddo.
mdd. ll’invèrno svècchja. sventolóne, s.m., sberla: ha ppréso cèrte
sveccià, v. tr., togliere la veccia dal campo sventolóne, arméno mpara.
di grano. sventrà, v. tr., sventrare || pòrca sventrata!
svéjja, s.f., 1. sveglia: dà la ~ a li sèe. 2. (imprec. triv.).
orologio munito di suoneria: ll’ha svenzajjo, svinzajjo, s.m., (ant.) guinza-
méssa la ~?, hai caricato la suoneria? 3. glio.
cosa grossa, notevole: portava cèrte svergà, v. tr., togliere alcune gocce di latte
svéjje de carzóne che n ze sa. con mungitura parziale (di donna o ani-
svejjà, v. tr., svegliare: li svéjja l caporale male): ~ la zzinna de la vacca.
ll’oprajje, ce pènza ésso || svejjasse, v. sverginà, v. tr., 1. deflorare. 2. (fig.) usare
rifl., 1. destarsi: svéjjete, ch’è ggiórno! | q.cosa per la prima volta || sverginasse,
la mattina se svejjònno cul buco pir v. intr. pron., perdere la verginità.
l’inzù, di malumore | me sò svérta che svergognafamijje, s.m., figlio dal com-
ssudavo | vurrébbe svejjàmmece mellì, portamento immorale.
vorrei svegliarmici. 2. sveltirsi: è óra da svergognapatre, s.m., figlio dal compor-
svejjasse, la vò capì? | cérca de svejjatte tamento immorale.
m pò! 3. manifestarsi (di un dolore) || svermà, v. tr., liberare dai vermi: ~ le bbè-
Forme: Ind. pres. 1 svéjjo; 2 svéjje, svéjji; stie.
3 svéjja; 6 svéjjono | perf. 1 svérze; 2 svernà, v. intr., 1. trascorrere l’inverno:
svejjaste; 3 svejjò, svérze; 6 svejjònno, portàvono le bbèstie a ~ a mmarémma,
svérzero | P. pass. svejjato, svérto. ll’invèrno. 2. superare l’inverno: ora-
svejjarino, s.m., svegliarino, rimprovero mae hò svernato! me sènto mèjjo.
|| agg., di individuo mattiniero. svernicià, v. tr., togliere la vernice.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
592
ta ttà, loc. avv., a) velocemente, imme- taccolino, s.m., 1. (arc.) fazzoletto grande
diatamente; b) senza esitazione, con di seta, color rosa pallido, ricamato, por-
risolutezza. tato un tempo dalla sposa il giorno del
tà, ideof., voce che imita un rumore matrimonio. 2. (arc.) velo con cui le
secco. donne coprivano il capo in chiesa.
tàala:→ tàvala. taccolóso, agg., con caccole (rif. a pe-
tabbaccaro, s.m., tabaccaio. cora).
tabbaccherìa, s.f., tabaccheria. taccóne, s.m., 1. (arc.) antica moneta di
tabbacchina, s.f., operaia che raccoglie il rame da due soldi. 2. tipo di pasta casa-
tabacco. linga, larga due dita.
tabbacchino, s.m., (gerg.) donnaiolo: èra taccuvino, s.m., (raro) taccuino.
n ~, annava stabbaccà. tafanale:→ tàfano.
tabbacco, s.m., 1. tabacco. 2. tritume che tafanàrio:→ tàfano.
si forma nel tronco di castagno o di tàfano, tafanale, tafanàrio, s.m., 1. buco
quercia. causato lanciando con forza la propria
tabbellina, s.f., tavola pitagorica: mparà trottolina su quella dell’avversario. 2.
la ~ a mménte. (fig.) deretano. 3. (fig.) fortuna: c’hae m
tabbellóne, s.m., tabellone: vall’a llèggia bèl
mal ~! | l ~ de la tómmola m piazza. taffettà, s.m., taffetà.
tabbernàquelo, s.m., tabernacolo. tagliano:→ talliano.
tàbbola rasa, s.f., tabula rasa: hanno fatto tajja, s.f., taglia.
~ n um moménto. tajjà, v. tr., tagliare: tàjjejje la capòccia!,
tacca tacca, loc. avv., a) a stento, appena; tagliagli la testa! | (imprec.) pòssa taj-
b) all’ultimo momento: arriva ~. jatte l capo! | tàjjele!, tagliali!, tagliale!
tacche, s.f., (rec.) tac, acr. di tomografia | tàjjolo! | tàjjeme na fétta de pane! | ~ la
assiale computerizzata: ha dda fà la ~. vigna, sradicare il vigneto | ~ na pianta,
tàcchete, ideof., tac. abbattere | l cannéto se tajjava da
tàcchja, s.f., scaglia, scheggia di legno: dicèmbr’a ffebbraro | la fame se tajjava
mdd. gni bbòtta na ~ (di chi coglie sem- col curtèllo, si pativa molta fame | l
pre nel segno) || dim. tacchjétta. capélle li tajjàven’a ccódeca, i capelli li
tacco: méttese a le tacche de uno, mettersi rasavano a zero | sto pane pare tajjato
alle calcagna || dim. tacchétto, tacco alto col róncio, tròppo érto | tajjava cóme u
da donna. rrasóre, era affilatissimo | sto cortèllo n
tàccola, s.f., 1. caccola del naso, di per- tajja manco l zarapóllo, non è affatto af-
sona: levasse le tàccole. 2. resto di filato | se sentéva cascà ggiù le làgreme
sterco nel deretano. 3. sterco attaccato cóme na vita tajjata, piangeva a dirotto
alla lana delle pecore. 4. pallottolina che | ~ li panni addòss’a la ggènte, spette-
si forma nella polenta non ben mestata. golare | n vinàccio tajjato, che n ze pò
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
594
bbéva, imbevibile | tajja córto! | tajja minato a grano | che bbèl ~ de cànepe!
ch’è rróscio! (grido del venditore di co- 6. augnatura; punto dell’innesto. 7. ta-
comeri) | adèra n òmo tajjato all’antica, glio di stoffa per confezionare un abito.
era un uomo burbero | mdd. sta ttènte, è 8. guaime: venìa r ~ frésco, quanno la
uno che ttajja e ccuce (di un pettegolo) magnàvono le bbèstie ll’èrba || dim. taj-
|| prov.: vò stà bbène cóme n ré? tajj’e jétto, a) graffio; b) incisione.
ccuce e ffà dda té || tajjasse, v. rifl., tajjòla, s.f., tagliola.
ferirsi || Forme: Ind. pres. 1 tajjo; 2 tajji; tajjoline, tajjuline, s.m. pl., tagliolini,
3 tajja; 6 tàjjeno | impf. 3 tajjava; 6 varietà di pasta casalinga all’uovo, ta-
tajjàveno, tajjàvono | perf. 6 tajjòrno | gliata in strisce sottili, da mangiarsi in
P. pass. tajjato | Ger. tajjanno. brodo.
tajjacannéto, s.f., attrezzo per tagliare le tajjòlo, s.m., tagliolo, attrezzo del mani-
canne. scalco e del carradore.
tajjacarte, s.m., tagliacarte. tajjuline:→ tajjoline.
tajjafièno, s.f., falcione per tagliare il tajjuzzà, v. tr., tagliuzzare.
fieno secco nei pagliai, con lama trian- tale: l tal di ~, il tal dei tali.
golare di ferro e manico in legno. talecquale, agg. inv., identico: ~ l zu pá |
tajjalégna, s.m., taglialegna. l zòno èra ~ a pprima || avv., in modo
tajjarino, s.m., operaio addetto a tagliare identico: ll’hanno fatte ~ le fèste.
il legaccio dei covoni da gettare nella talliano, itagliano, tagliano, agg., ita-
trebbiatrice. liano.
tajjata, s.f., 1. atto di tagliare. 2. fianco di tamanto, agg., (raro, ant.) così grosso,
collina. 3. (fig.) conto approssimativo: grande.
li damo llà na ~. tamarinde, s.m., tamarindo.
tajjatèlle, s.f. pl., tagliatelle. tamburlano, s.m., 1. recipiente rotondo a
tajjatìccio, s.m., residui vegetali derivanti due manici per liquidi. 2. armadio. 3.
dal taglio: c’è rrimasto l ~ pir tèrra. (fig., dispr.) uomo massiccio.
tajjatóre, s.m., (raro) taglialegna. tamme tamme, s.m., tam tam.
tajjatura, s.f., 1. tagliatura. 2. punto in cui tammurèllo, s.m., tamburello.
un ramo è stato tagliato alla potatura. tammurino, s.m., tamburino.
tajjère, s.m., tailleur || dim. tajjerino. tammuro, s.m., tamburo.
tajjerina, s.f., (rec.) taglierina. tanajje, s.f. pl., tanajja, s.f., tenaglie:
tajjo, s.m., 1. atto del tagliare: l ~ dil fièno damme qqua m par de ~! | tanajja da
| mdd. tòcca fà ccènto misure e n ~ sólo chjòdo, ~ da ùnghja, ~ fémmina (at-
(della difficoltà di tagliare la pelle per trezzi del maniscalco) | tanajje a ffòco,
confezionare stivali). 2. ferita: se fa ~ da fòco, tenaglie del fabbroferraio | ~
pprèst’a ffasse n ~. 3. parte tagliente di da tiro, la tanajja pe ttirà la sòla (del
attrezzo, lama: li dà da la parte dil ~ | ri- calzolaio).
famo l ~ de la farce, ch’ha ppèrzo l filo. tanavèllo, s.m., 1. gruccia per piantare
4. varco nel campo di grano: apriva l ~, maglioli. 2. trapano a mano per legno, a
pe ffà ppassà la metitrice (rif. al primo forma di croce decussata. 3. succhiello
della squadra dei mietitori). 5. superfi- per legno || dim. tanavellétto.
cie di terreno: n ~ de grano, terreno se- tanìa, s.f., 1. litania. 2. (fig.) sfilza.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
596
teccunuluggìa, s.f., (rec.) tecnologia. temperino (a), loc. avv., mescolato con
tèdene:→ tènene. acqua: li dà bbéve vino ~.
tégna, tigne, v. tr., tingere: émo portato la tempestino, agg., irrequieto, vivace (di
lana nòstra a ttégne de néro, tingere in bambino).
nero | mdd. ndó tòcca, tégne | dó s’ac- tèmpo: sta ppe finì l ~ (rif. allo scadere
còsta, tégne, fa danni ovunque || Forme: del periodo di gestazione) | ha ppassato
Ind. pres. 3 tégne | P. pass. ténto. l ~, ha ffatto l ~ (rif. alla gravidanza) | la
tegnòla, s.f., 1. tignola dell’olivo (Prays tu nònna, che ttèmpo c’ha?, quanti anni
oleae Bernard). 2. tignola del grano (Si- ha? | quanto ~ c’ha l fijjo? | c’avarà
totroga cerealella Ol.). avuto l ~ vòstro, la vostra età | sémo
téjja:→ tijja. tutto n ~ nóe due, abbiamo la stessa età
tejjata, s.f., quantità di cibo contenuta in | al ~ mio, ai miei tempi | stu ~ n za che
una teglia: se ne magnarèbbe na ~ pi ffà (il tempo è variabile) | secóndo có-
qquanto li piàciono. m’annava l ~, se metéva prima (a se-
téla, s.f., ragnatela: l ràgnolo c’ha ffatto conda delle condizioni atmosferiche) |
la ~ | adè ppièna de téle de ràgnolo casa vinn’a ~, fece in tempo | fam’a ttèmpo |
sua | la ~ dil ràgnelo. al tèmp’Inèa, al ~ de Checchennina, an-
telaro, s.m., 1. telaio: ne n disótto quanto ticamente | dà ttèmpo che vveggarae
ce capéva l ~, quélla dònna lavorava. 2. che tt’arriva (espr. di minaccia) || de ste
telaio della finestra. tèmpe, oggidì | de quélle tèmpe, a quei
telefrecà, v. intr., (raro) telegrafare. tempi | tèmp’addiètro, qualche tempo fa
teléfreco, s.m., (raro) telegrafo. | ~ de prima, loc. avv., un tempo: ~,
telegramma: (scherz.) segnale premoni- quanno l concime pòco se conoscéva |
tore di morte prossima: è rrivato l ~, a ttèmp’a ttèmpo, loc. avv., appena in
tòcca ppartì. tempo, all’ultimo momento: rivò ~ | a
télo, s.m., panno con cui si copre il pane ttèmpo còmodo, loc. avv., in altra occa-
posto a lievitare. sione: se vedémo ~ | a ttèmp’e llòco, a
telògno (al), loc. avv., a freno: lo tène ~ l ttèmp’a llòco, loc. avv., al momento op-
fijjo. portuno: ~, n’avé pprèscia! || (d.) è ffi-
temóne, s.m., timone del carro. nito l ~ che Bbèrta filava!, ormai siamo
temparà, temperà, v. intr., 1. piovere a tutti emancipati, non è più come un
lungo e fitto. 2. penetrare in profondità tempo || prov.: l ~ passa e la mòrte s’av-
(rif. alla pioggia): co sta bbèll’acqua ha vicina | l ~ pèrzo nun z’acquista ppiù | l
ttemparato. ~ è ggalantòmo | col ~ e cco la pajja, se
temparato, agg., 1. misto ad acqua (rif. a matùrono le sòrbe e la canajja | l ~
vino). 2. aduso: ~ a la fadiga. bbòno s’aspètta n campagna | ~ rifatto
témpera, s.f., 1. pioggia abbondante. 2. di nòtte nun dura | chi cc’ha ttèmpo,
lama affilata dell’aratro. n’aspètte ~.
temperà:→ temparà. temporalata, s.f., temporale improvviso e
temperalàpisse, s.m., temperalapis. breve: lo chjappò na ~ pi strada.
temperatóra, s.f., temperatóre, s.m., re- tenàcia, s.f., resistenza (rif. alla fibra della
gistro dell’aratro. canapa).
temperatóre:→ temperatóra. ténca, s.f., tinca (Tinca tinca L.) || dim.
Vocabolario
599
żiro, m’hai annoiato con le tue chiac- ti ti ti, inter., voce per chiamare il cagno-
chiere | ~ quadra, individuo caparbio || lino.
prov.: ~ frédda e ppiède calle (consiglio tïatrale, agg., teatrale.
sull’abbigliamento) | chi nun ha ttèsta, tïatro:→ treatro.
abbi gambe | chi ffa de ~ d’antre, la sua ticchetacche, ideof., tic tac.
che sse la tajje || ~ da mòrto, teschio | ~ ticchétta, s.f., etichetta, galateo.
di sótto, (euf., scherz.) pène || ~ de ticchettato, agg., punteggiato.
cazzo, imbecille: ~ fatt’a rrampazzo! 2. ticchjarèllo, sopr.: avécce ll’anne de ~,
estremità: na ~ de macchja | ~ de spilla, essere vecchissimo | campa cent’anne
capocchia di spillo. cóme ~.
testaménto: (prov.) ~ fatto e mmòrte vi- tìcchjo, s.m., 1. tic nervoso: c’ha l ~
cina. nell’òcchje. 2. voglia: tutto m bòtto jje
testardo: ~ cóme n todésco. se pijja l ~.
testaréccio, s.m., 1. caposaldo del filare. tiè:→ tè.
2. pilastro del cancello rurale. tièlla, s.f., 1. teglia rettangolare di lamiera,
testicciòla, s.f., (rec.) testa di agnello o per cuocere pietanze al forno. 2. padella
vitello cotta al forno. forata per caldarroste.
testimognanza, distimognanza, s.f., te- tiellata, s.f., contenuto di una teglia.
stimonianza. tigna, s.f., 1. tigna, affezione contagiosa
testimògno:→ tistimògno. || prov.: dal capo ne vène la ~ (censura
tèsto, s.m., teglia rotonda di rame, da dello scandaloso comportamento di
forno: li tèste de ramo s’addopràvono politici e amministratori). 2. calandra
pi ccòcia li pizze de Pasqua. del grano (Calandra granaria L.). 3. ti-
tétta, s.f., particolare della zampa della gnola dei panni; tarma (Trichophaga ta-
vacca. petzella L.). 4. (fig.) ostinazione, capar-
tettarèllo, s.m., poppatoio. bietà: c’ha la ~ del gòbbe, propria delle
tettaròlo, s.m., operaio specializzato nella persone gobbe | ll’hò ffatto pe ttigna ||
costruzione di tetti. prov.: la vigna è ttigna (richiede lavoro
tètte1, s.m., (infant.) cane. assiduo) | nun ze scórtaca la ~, finchè
tètte2, inter., (scherz.) voce rivolta ai bam- nun ze marita la fijja. 5. (fig.) capriccio,
bini per causare sorpresa, scoprendosi il bizza di bambini: c’ha na ~ sto fijjo che
volto, e trastullarli. n ze sa.
tétto, s.f., 1. tetto: anná ppe le tétte, non tignasse, v. intr. pron., esser colpito da ti-
aver scampo: n d’ha d’annà, pi l tétte?, gnola (di legumi o di canapa).
non mi sfuggirai || dim. tettarèllo. 2. tigne:→ tégna.
(fig.) famiglia || prov.: bbeato quél ~ che tigno, s.m., 1. pochissimo. 2. (antifr.)
cc’ha na vècchja e n vècchjo. molto: còsta n ~.
tettójja:→ tettóra. tignòla, s.f., male che viene ai cavalli.
tettóra, tettójja, s.f., tettoia || dim. tet- tignòlo, cogn., Toniolo: (ant.) è ddel ~, è
torétta. un cattolico (simpatizzante dell’unione
tévela, téola, s.f., tegola in piano: ~ mari- promossa dal sociologo Giuseppe To-
tata, tegola piana con sopra il coppo. niolo, 1845 - 1918).
ti:→ té1. tignóso, agg., ostinato, caparbio: le sèe ~!
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
602
zasso e nguatta la mano || v. intr., 1. fare tirarèllo, s.m., operaio che estraeva la ca-
presa: l ciménto ha ttirato oramae. 2. napa dal maceratoio: l ~, quanno veniva
assorbire forza dal terreno: sta vita tira sù a ppijjà na manciata, éva l còmpeto
de ppiù, è ppiù ggajjarda. 3. scorrere: l de strigà ppure quélle tòrte e ffacce de
fòsso tira bbène || tirasse, v. intr. pron., le manciatèlle a pparte | l ~ la trasce-
tirarsi: ~ ndiètro, rinunciare a qualcosa nava fòri, ll’addrizzava m piède, pe
| ~ llà, togliersi di mezzo: sènza manco ffalla scolà.
dille tìrete llà!, fatti da parte! | m’ha tirasù, s.m., (arc.) inserviente di osterie,
détto tìrete llà, ti sembra poco? | ~ ssù, il cui compito era di trasportare, dalla
farsi coraggio || prov.: tira tira, la còrda cantina al locale di vendita, i recipienti
se strónca | tira ppiù m pélo di frégna pieni di vino.
chi m paro di bbòva | tira ppiù m pélo de tirata, s.f., sorsata: fa ttutta na ~, tracan-
fémmena che ccènto para de bbòva | nare d’un fiato.
tira ppiù m pélo de frégna n zalita che tiratira, s.m., 1. persona amata: c’ha l ~
ccènto para de bbòva pe la scénta || llassù. 2. (fig.) infatuazione amorosa.
Forme: Ind. pres. 2 tire; 4 tiramo; 6 tirato: te manno scarzo a llètto e a
tìrono | impf. 2. tirave; 6 tiràvono | perf. ppanza tirata (rimprovero scherz. ri-
1 tirò; 3 tirètte; 6 tiròrno | Cong. pres. 3 volto ad un bambino, ma la minaccia è
tire | Ger. tiranno. inconsistente, in quanto ovviamente a
tirabbace, s.m., tirabaci; ricciolo appiat- letto si va scalzi e la pelle del ventre è
tito a semicerchio sulla guancia di una tesa, se si è sazi).
donna. tirèlla, s.f., cordone laterale del gonfalone
tirabbrace:→ tirabbràcia. portato in processione.
tirabbràcia, tirabbrace, s.f., tirabrace. tirina:→ terina.
tirabbusiù, s.m., cavatappi. tirinquarto, s.m., attrezzo del muratore
tiraculo (a), loc. avv., di linea attillata: per sollevare pesi.
vàttel’a ppijjà mmuro muro co la vè- tirinquinto, s.m., insieme di carrucole,
ste ~! per sollevare pesi sull’impalcatura dei
tirafilo, s.m., tendifilo del filare. muratori.
tirafónno, s.m., 1. attrezzo usato per fis- tirintuno (arc.), trentauno (raro), trin-
sare i telai di porte e finestre. 2. stru- tuno, num card., trentuno.
mento del bottaio. tiritalla tiritalla, incipit di tir.
tirafórma, s.m., tiraforme, arnese del cal- tiritì, incipit di tir.
zolaio, per togliere la forma in legno tiritìppete, tiritómmela, tiritóppela, tiri-
dalla scarpa. tóppete, tiritùppete, inter., dagli e dagli:
tiràggio, s.m., il vegetare di una pianta: le tiritìppete e ttiritóppete (rivolto a chi
punte de ~ se làssano quanno se póta. parla spedito, ma prolisso) | tiritómmela
tirante, s.m., sostegno di rinforzo esterno llallerallà.
al filare. tiritómmela:→ tiritìppete.
tirapiède, s.m., 1. tirasuole; laccio di fu- tiritóppela:→ tiritìppete.
nicella, che serve al calzolaio per tener tiritóppete:→ tiritìppete.
ferma sulla gamba la scarpa da lavorare. tiritùppete:→ tiritìppete.
2. (fig.) tirapiedi, persona servile. tirìzzia:→ terìzzia.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
604
tiro, s.m., 1. atto del succhiare di un ani- sto livello. 2. palpare una donna. 3.
male. 2. singolo lancio al gioco della spingere avanti a sé un animale: ~ li
ruzzola. 3. getto di vino: tòcca regolasse bbòve | toccavo la perticara co le vac-
l ~, quanno bbév’a ccannèllo. 4. tirante. che || v. intr., spettare: n ve tòcca gnènte
5. verricello. 6. glandola anale del cane: ma vvue | mi toccava la lizzióne, era il
mal cane li si lèva l ~. 7. presa, di ce- mio turno di irrigazione | a cchi ttòcca
mento. tòcca, regà! | sótt’a cchi ttòcca! || prov.:
tirrazzo, s.m., terrazzo. man chi ttòcca, nun ze ngrugna || v. intr.
tirritòrio, s.m., territorio. impers., bisognare: me toccò ffacce pe
tirróre, s.m., terrore. ffòrza | tòcca sta ttènte | mi tòcca pa-
tìseco, agg.,1. tisico. 2. debole. galla io | toccarà d’annà a vvéda a
tisìa, s.f., tisi: co la ~, se divènta tìseche. ccasa sua | quante tòcca ffanne a sto
tisòro, tresòro, s.m., tesoro. mónno! || Forme: Ind. pres. 4 toccamo;
tistimògno, distimògno, testimògno, s.m., 6 tòccheno | fut. 3 toccarà | Cond. pres.
1. testimone. 2. mattone che viene mu- 1 toccarébbe, toccarèbbe; 3 toccarèbbe.
rato ai lati del termine lapideo di con- toccatèllo, s.m., frutto mézzo, venduto a
fine tra due proprietà. basso prezzo: dàteme m pò ddu chile di
titale, s.m., 1. bambino (in tono vezz.). 2. portugalle toccatèlle.
fratello nato dallo stesso padre e da altra toccatina, s.f., leggero colpo apoplettico,
madre. ictus.
titta, ipoc., Battista. tocchétte (a), loc. avv., a pezzetti: me pià-
tittarèlla, sopr. m. ciono le patat’~.
tittino, sopr. toccià, v. intr., beccare: l purcino ha ttoc-
tittolino, s.m. bambino (in tono vezz.) || ciato (all’interno del guscio).
agg., piccolino. tòccio, s.m., imboccatura della bottiglia.
tizzo, s.m., 1. carboncino che si forma tòcco, s.m., suono delle campane al mat-
sullo stoppino della candela accesa e tino || dim. tocchétto, a) rintocco delle
che ne diminuisce la luminosità. 2. tiz- frazioni di ora; b) ultimo suono delle
zone: èsse rósso cóme n ~, di chi è rosso campane prima della messa: sbrigà-
in viso, alterato. mese, ha ddato l ~.
tizzo tòzzo maritòzzo, incipit di tir. todésco, totésco, s.m., tedesco: mica par-
tòcca, inter., basta!: li dava m pèzzo de lo ~! (a chi non capisce).
pane e ttòcca | na bbèlla bbevuta e tofara, s.f., terreno tufaceo.
ttòcca la viòla! tófo, s.m., tufo.
toccà, v. tr., 1. toccare: n toccallo!, non tògna, nell’espr.: fà la ~, insistere, osti-
toccarlo! | tòccheme l naso!, toccami il narsi | n fà la ~!, a) non atteggiarti a per-
naso, se osi | toccà la mano, richiedere sona gentile per adulare; b) non fare lo
una donna in matrimonio | mdd. ndó gnorri.
tòcca, tégne, fa danni dovunque | la mà- tògo, agg., 1. (vezz.) bello. 2. ben riuscito.
chena pare che ttòcca, sembra che sfiori tòi tòi, inter., voce di richiamo per i
le pareti della case (rif. alla macchina di colombi.
santa Rosa) | sto fiasco tòcca e nun tolétta, s.f., specchiera.
tòcca, il contenuto sfiora appena il giu- tomajja:→ tomara.
Vocabolario
605
tomara, tomajja, tomarra, s.f., tomaia. ll’ha fatta tónna, l’hai fatta bella, hai
tomarra:→ tomara. commesso un grosso errore | n vino ~,
tomasso, tumasso, antrop., Tommaso, di sapore armonico | ~ cóme na mélla,
custode del cimitero: annà ttrovà Tto- grassoccio || ll’olivo ~, varietà di olivo.
masso, morire | mdd. ~ spedisce, ~ ri- 2. preciso: du settimane tónne. 4. senza
céve (muore gente tutto il tempo). contare le unità di ordine minore: famo
tombaròlo, s.m., scavatore clandestino di r cónto ~ | dim. tonnarèllo.
tombe antiche, spec. etrusche. tonòbbele (arc.):→ automòbbele.
tómbela, tómmela, tómmola, s.f., tonòbbile (arc.):→ automòbbele.
tombola: émo fatto ~!, abbiamo totaliz- tontilóne→ tontolóne.
zato tutti i numeri per poter vincere la tontolomèo, s.m., persona tonta, stupida.
tombola! || fà ttómmela, a) cadere rovi- tontolóne, tontilóne, s.m., 1. persona
nosamente; b) fallire; c) rompere q.cosa tonta, stupida. 2. maschera carnevalesca
|| tómmola!, inter., (scherz.) di com- muta || dim. tontoloncèllo.
mento ad altrui caduta. tonżilla:→ donżilla.
tombolata, tombolétta1, s.f., partita a tonżillite:→ donżillite.
tombola in famiglia. tòpa, s.f., 1. glandola gonfia del collo:
tombolétta1:→ tombolata. c’ha le tòpe. 2. (fig., raro) organo ses-
tombolétta2:→ tombolina. suale femminile.
tombolina, tombolétta2, s.f., donnina tòpo (l), sopr.
grassottella. topara, s.f., topaia.
tombolino, s.m., secondo premio nel topocèco, s.m., talpa (Talpa romana Ber-
gioco della tombola. nard, T. europaea L.).
tòmeca, agg., atomica: la bbómba ~. topóso, agg., che ha le glandole del collo
tómmela:→ tómbela. gonfie.
tómmola:→ tómbela. toppà, v. intr., cadere.
tomóre, s.m., tumore. torazzo, s.m., giovenco.
tóndo, s.m., (ipercorrettismo) tonno tórbalo:→ tórbero.
(Thunnus ssp.). torbarina, s.f., vortice.
tòneca:→ tònica. tórbaro:→ tórbero.
tonfà, v. tr., picchiare di santa ragione || v. torbaróne, s.m., (dispr.) vino torbido.
intr., cadere. tórbedo:→ tórbero.
tónfo (a): bbév’~, bere a garganella, di- tórbero, tórbalo, tórbaro, tórbedo, tór-
rettamente dalla bottiglia. boro, agg., 1. torbido: pìscio ~ | n vino ~
tòni, sopr. cóme la liscìa | tramuntana tórbara (che
tònica, tòneca, s.f., veste talare. trascina nuvoloni neri). 2. (fig.) di malu-
tónna (a la), loc. avv., in cerchio. more; scuro in volto: ògge è ttórbolo,
tonnèllo, s.m., sezione segata di tronco làssolo fà ch’adè mmèjjo.
della lunghezza di mt. 1. tórboro:→ tórbero.
tonnina: te pésto cóme la ~ | te fò a ppez- tòrce, antòrce, ntòrce, tòrcia1, v. tr., 1.
zétte cóme la ~ (espr. di minaccia). torcere: attacca sù, che ttorcémo! | li
tónno, s.m., ano || agg., 1. rotondo: parlà dava filo da tòrcia. 2. piegare l’estremi-
cchjaro e ttónno, in modo esplicito | tà ad angolo retto: le majjòle se tor-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
606
cìono. 3. strizzare il bucato: torcémole venire: nun tórna a llavorà cu ste tasse
bbène sti panne! || tòrcese, v. rifl., con- arte | tornerà a ccomprallo | dice che jje
torcersi: se tòrce cóme n zèrpe dar tornava mèjjo a ffà vvenì qquélla da
dolóre. fòri, jje costava de méno (rif. alla
torcecòllo, s.m., torcicollo. canapa importata).
torcétto, s.m., laccio per suini. tornaro, s.m., tornitore: vò ddal ~ a
torchjà, v. tr., torchiare, spremere l’uva ffamme bbucà le rùzzole.
con il torchio. tórno (da), loc. avv., di torno: lèvete ~,
torchjata, s.f., 1. azione di torchiare. 2. ch’impicce!
quantità di vinaccia necessaria per riem- tòro: portà mmal ~, portare alla monta
pire un torchio. (rif. alla vacca).
torchjatura, 1. azione di torchiare. 2. torore:→ tortóro.
vinello ricavato dalla spremitura delle torrino, s.m., colombo torraiolo (Co-
vinacce: toccava bbéva la ~. lumba livia Gmelin).
tòrcia1:→ tòrce. tòrta, s.f., 1. ritorta, virgulto di pianta
tòrcia2, s.f., (gerg.) pène. usato per legare fasci di legna. 2. le-
torcibbudèlla:→ torcibbudèllo. game di steli: se facéveno le tòrte, co la
torcibbudèllo, torcibbudèlla, s.m., 1. cànepe stéssa méss’a bbagno, che rreg-
volvolo, violenta colica intestinale: si géva | quanno che sse legava li fasci,
sse n’accòrge l ~! (scherz., a bambini). s’accoppiàvono, tre ppéle pe pparte,
2. appendicite. p’aggiuntalle, che sse chjamàveno
torcijjóne (a), loc. avv., a torciglione. tòrte, sèmpre abbagnate che vvenévono
torciorécchjo, s.m., mezzo di conteni- cóme le còrde, reggévono.
mento del cavallo. tortijjóne, s.m., (lett.) tortiglione.
torcitura, s.f., 1. vinaccia torchiata: si uno tòrto: ~ a mmé e bbastonate a tté! (detto
c’éva la vennémmia lunga, la ~ la ri- nelle liti) | nun c’éva tutte l tòrte.
passava coll’uva vérgene, diventava tortorata, s.f., randellata: ndo vae, sò
ppiù bbòna. 2. vinello ricavato dalla ttortorate! (espr. rivolta a chi a briscola
spremitura delle vinacce: mal zi frate prende con l’asso di bastoni).
quarche ssecchjétto di ~ ci lu dàveno tortorate, sopr.
tutte. 3. legno di due anni, parte piegata tortóre:→ tortóro.
del magliolo. tortorèlla, s.f., tortora (Streptopelia tur-
tórdice, s.f., tordo gaggiaio (Turdus visci- tur L.).
vorus L.). tortóro, tortóre, s.m., 1. bastone lungo e
tordino, s.m., pispola (Anthus pratensis nodoso || ~ (a), loc. avv., a) con movi-
L.). mento avvolgente; b) in disordine, alla
tórdo: chjappà l tórde a vvólo, essere rinfusa: ggiocà ~ (al gioco della scopa)
abile | (d.) l ~ passa na vòrta sóla, me- | bbuttà na còsa ~. 2. bastone nocchie-
glio cogliere l’occasione propizia. ruto, con cui si torcono le funi del basto
tório:→ tórlo. o del carro: se dava l ~, ossìa s’infilava
tórlo, tório, s.m., tuorlo. ma la còrda de la susta un légno ari-
tormentina, s.f., trementina. curvo, che ssi chjamava bbilla, e ssi
tornà, v. intr., tornare || v. impers., con- ggirava a ~ inzinènte ch’adèra bbèllo
Vocabolario
607
tèmpo. 2. indugiare, portare a lungo. 3. trafòjjo, trifòjjo, s.m., trifoglio dei prati
tergiversare. (Trifolium pratense L. e affini), usato
traccaggènia, s.f., 1. indugio. 2. lungag- per sovescio: m prato pièno de ~ || tra-
gine. fòjjo sarvàteco, vulneraria, trifoglio sel-
traccheggià, v. intr., indugiare, portare a vatico (Anthyllis vulneraria L.).
lungo: nun ze stamo tanto a ttraccheg- traforóne, agg., guardingo || ~ (de), loc.
già! avv., di nascosto.
tracchenannae, avv., ancheggiando: la trafugóne, s.m., persona sfuggente || ~
véde che vva vvia ~. (de), loc. avv., in maniera evasiva.
tràccia, s.f., 1. linea di abbozzo. 2. solco traguardà, v. tr., determinare empirica-
segnato in terra dalle ruote di un carro. mente la verticale in un dato punto.
3. solco fatto dal cavatore, per estrarre trajjale, s.m., canale scavato dall’acqua
una pietra: prima fa le tracce cul pìc- piovana.
chjo. tralaccà:→ intralaccà.
tracìda, tracìde, v. tr., sopportare: gna che tralaccóne:→ ntralaccóne.
tte lo dico: nu lo pòzzo ~ coll’òcchje. tralassasse, tralassatasse, v. intr. pron., 1.
tracide:→ tracida. sfinirsi. 2. venir meno: si sintì ttralas-
tracimà, v. tr., diminuire, togliere il su- satà.
perfluo. tralassatasse:→ tralassasse.
tracòlla, s.f., catenina, collana d’oro tralasso, s.m., 1. stanchezza. 2. sveni-
(spec. della sposa). mento: li pijjò n ~ all’improviso.
tracollà, v. intr., cadere, di un peso. tralussata, agg., indebolita (di vacca che
tracòllo (a), loc. avv., a tracolla: parte cu non mangia).
la catana ~. trama, s.f., infiorescenza dell’olivo, mi-
tradì, v. tr., tradire. gnola: appunta la ~, comincia a migno-
traditóra, s.f., 1. traditrice: ~ (a la), loc. lare.
avv., servendosi della mano sinistra: nu tramà1, v. tr., inserire con la spola la
mmétta l vino ~, che ss’offènne!, non trama nell’ordito.
mescere con la sinistra, altrimenti si of- tramà2, v. intr., mignolare dell’olivo.
fende! 2. (fig.) piccola finestra circolare tramajjo, s.m., tramaglio, rete verticale
al di sopra della porta d’ingresso, nelle da pesca composta da tre teli sovrap-
case di campagna: spia da la ~, pe posti l’uno all’altro.
vvéde chi arriva. tramannà, v. tr., tramandare: lo traman-
tradizzióne, s.f., tradizione. nàvono ll’antiche.
traduce, v. tr., tradurre: ce lo pòe ~ tu a trambucióne, s.m., (dispr.) individuo
llòro. grosso, ingombrante.
trafatto, agg., mézzo, di frutto che ha su- traménte:→ ntraménte.
perato la maturazione. tramme, tranve, s.m., 1. tram: tranve lèt-
traffichino, trafichino, s.m., piccolo com- treco | (euf.) attàcchet’al tramme!, peg-
merciante: s’èra mésso a ffà l ~ de gio per te! 2. (arc.) autobus: l tranve su
mèrce campagnòla. la strada rivava fin’a Bbagnajja.
trafichino:→ traffichino. tràmpele, tràmpene, s.m. pl., 1. trampoli.
trafila, s.f., attrezzo da falegname. 2. (fig., scherz.) scarpe ortopediche.
Vocabolario
609
và, inter., suvvia!: cantamo tutt’assième, ll’ha fatto l ~? 3. cicatrice lasciata sulla
và! pelle dalla vaccinazione antivaiolosa.
vacca, s.f., femmina del toro, allevata per valé, v. intr., valere: nun vàlono gnènte |
la carne: ~ da còrpo, prónta pel frutto nun vale n zòrdo farzo | nun vale na cica
(da riproduzione) | ~ mungana, vacca da | n vale na séga | mó n ci vale ppiù! |
latte || mdd. li va la ~ pill’ara, le cose ògge n vajjerébbe gnènte || prov.: vàj-
gli vanno bene || vacche, s.f. pl., (fig.) jono ppiù qquattr’òcchje che ddue | vale
eritema a macchie rosso-violacee ppiù na còsa fatta che ccènto da fà ||
causate da circolazione sanguigna anor- Forme: Ind. pres. 1 vajjo, vargo; 4 va-
male, che si formavano sulle cosce di lémo; 6 vàjjono, vàlono, vàrgono | impf.
bambini e donne d’inverno, per ecces- 3 valiva | perf. 3 varze; 6 vàrzero, vàr-
siva esposizione al calore del fuoco: li zoro | fut. 1 valarò, valerò, valgarò; 2
venìvono le ~ ne le zzampe. valarae, valgarae; 3 valarà, valerà, val-
vaccaro, s.m., bovaro. garà | Cond. pres. 3 vajjarébbe, vale-
vaco, vago, s.m., 1. acino: n ~ d’ua | fa rébbe | P. pass. valuto.
ccèrti vaghétti ciuchi cóme la passe- valèrio, nell’espr. ecolalica: va llà, ~!
rina, sènza granèllo. 2. chicco, bacca, valìcia (raro):→ valìggia.
seme: l lino fa le vacarèlle | vaca de valìggia, bbaligge (arc.), bbalìggia (arc.),
grano | n ~ de gràndine. 3. granello: valìcia (raro), s.f., valigia: fà le valigge,
pép’a vvache || dim. vacarèllo, vachétto, andarsene | c’ha li valigge prónte || dim.
vagarèllo || pl. vagarèlle, mangime per valiggétta | accr. valiggióne.
i polli. valiggiata, s.f., contenuto di una valigia.
vaffanciulla:→ vaffanculla. valintino gójjo, sopr.
vaffanculla, vaffanciulla, inter., (euf.) valintinùccio, sopr.
vaffanculo! vallaro, s.m., parte più bassa del solco: la
vaffanzièna, inter., (euf.) vaffanculo! vacca più ggròssa annav’a vvallaro.
vagabbonnàggio, s.m., vagabondaggio. valle: ~ cupa, odon. | ~ de la tròjja, top.
vagabbónno, s.m., vagabondo || blas. int.
pop.: vagabbónne de Bbagnajja, propo- vàllia:→ vajja.
tènte de Vitèrbo, latre de Sam Martino. vallonèa, s.f., corteccia di una sorta di
vaganza, s.f., vacanza: domane famo ~ | quercia (Quercus aegilops), che si ma-
le vaganze de Natale, le vacanze nata- cinava per estrarne tannino.
lizie | quanno ve le danno le vaganze? valtre:→ vantre.
vago:→ vaco. vàlzere:→ vàrzere.
vajjà, v. tr., (citt.) vagliare, esaminare. vampata, s.f., 1. vampa, caldana dovuta a
vajja, vàllia, s.m., vaglia postale. menopausa. 2. zaffata. 3. (fig.) attacco
vajjòlo, s.m., 1. vaiolo: ~ pazzo, vaiolo d’ira. 4. (fig.) esplosione di gioia.
benigno. 2. vaccinazione antivaiolosa: vampóre, s.m., afrore del mosto in fer-
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
620
tico, quasi un tremolio trasparente del- ce sémo viste!, addio! | éte visto gnènte
l’aria, che evapora d’estate da una su- Méco? | véde da lontano, è presbite | sta
perficie surriscaldata. vvéde che ccasca | véde l lume, aver il
vecchjàjjene, s.f., (scherz.) vecchiaia. dono della vista | fa vvéde, mostrare |
vecchjaro, s.m., gerontocomio. mdd. tòcca vedénne de tutte le colóre! |
vècchjo, agg., vecchio: ~ cóme l cucco, ha da véda la ggènte!, vedessi la gente
vecchissimo | l govèrno ~, della passata che c’è! | vedéssela bbrutta, avere un
legislatura | patate vècchje, dell’anno cattivo presentimento | n ze véde n’en-
scorso | vitame ~, qualità di vitigno an- tégna, manco de qqui a llà, non si vede
teriore alla epidemia della filossera || nulla, nemmeno a un palmo dal naso |
dim. vecchjarèllo || s.m., 1. parte le- s’éssete visto tutto quel pappié!, una do-
gnosa di una pianta. 2. cattivo odore del cumentazione enorme | n c’ha cche
tessuto dovuto al trascorrere del tempo: vvéde | che vvò véda!, espr. di meravi-
l panno prènne de ~ || pl. le vècchje, glia | chi ss’è vvisto, s’è vvisto | visto che
gerontocomio: stà a le ~. cce sèe, damme na mano! | se pònno ~
veccióne: ll’ua è ccóme l ~ (rif. alle di- cóme l diàvol’e ll’acqua santa || prov.: si
mensioni dell’acino). nun ze véde, nun ze pò ddì | òcchjo nun
vecciuta, s.f., tipo di vite selvatica. véde, còre num pènza. 2. considerare:
vecinato, s.m., vicinato: sta ggiù ppi toccarà vvéda cóme stanno le còse ||
qquel ~ | dumane lu va rraccontà ma Forme: Ind. pres. 1 véggo; 2 véde, vég-
ttutto l ~. ghe; 4 vedémo; 6 védeno, véggono |
vecino, vicino, s.m., vicino: sémo vecine impf. 1 vedivo; 2 vedéve; 3 vidiva; 4
de casa || prov.: pòzza durà la mala vi- vedévemo; 5 vedévete; 6 vedéveno,
cina quanto dura la nève marzolina | pe vedévono, vidìveno | perf. 1 védde,
non fà rrida la vecina, métte pòch’òva vidde, viddi; 2 vedéste; 3 vidde; 4
sótto la gallina || avv., vicino: sta dde vedéssemo; 6 vìddeno, vìddono | fut. 1
casa ~ al dòmo. veggarò; 2 vedarae, veggarae; 3
véda:→ véde. vedarà, veggarà, veggherà; 4 veg-
védava:→ védeva. garémo; 5 vedaréte, veggaréte; 6 veg-
vedé:→ véde. garanno | Cong. impf. 4 vedéssemo; 5
véde, véda, vedé, v. tr., 1. vedere: ha visto vedéssete | Cond. pres. 3 veggarèbbe; 4
mae pòe vène | éte visto mae lo riva da- veggaréssemo | Imper. 2 véde | Ger.
véro? | a vvédelo, manco pare, a vederlo vedènno.
| dallo a vvéda | santa Lucìa, nu la vég- védeva, védava, s.f., vedova || agg., infra-
ghe? (a chi non vede un oggetto che ha settimanale: si èra na fèsta ~, m pij-
sotto gli occhi) | vu véda che cce la fae? jàvono pagàccio || védeve, s.m. e f. pl.,
| lo vé ch’ha fatto?, non vedi il danno vedovi: la scampanata èr’ariservata
che hai provocato? | te fò vvéda io | véde mal ~ chi ss’arisposàveno.
m pò!, ma certamente | nu lo pòsso veggetà, v. intr., vegetare (di piante).
véda, non lo sopporto | e ppó a vvéda veggetale, agg., vegetale.
cóme s’incollava quélle sacchétte! | nun veggetazzióne, s.f., 1. vegetazione. 2.
c’ha cchi vvéda gnènte cu ésso | n ce se crescita, sviluppo (di piante): la vita è n
véde manco a bbiastimà, è buio pesto | ~, inizia il ciclo vegetativo primaverile.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
622
in mente | acquarèlla nun vinì!, piog- neno, vénnono | impf. 1 vennévo, ven-
gerella, non cadere! || prov.: quéllo nivo; 2 vennéve; 3 vennéva, venniva; 4
ch’ha dda ~ nessun vècchjo lo ricòrda | vendévomo; 6 vennévano, vennévono |
quéllo che vvène tòcca pijjà. 2. risultare: fut. 1 vennarò; 3 vennarà, vennerà |
venéva m baccano chi n zi sa. 3. cre- perf. 1 vinnì; 2 vennéste; 3 vinnì; 4 ven-
scere, svilupparsi: vengarà ggranne sto néssimo; 6 vendénno, vennénno, ven-
fijjo? | venéva bbèlla arta la ròbba, néttono | Cond. pres. 1 vennarèbbe; 3
cresceva bene | le pretése di questòro vennarèbbe | Imper. 2 vénne; 5 vennéte
che vvèngheno su adèsso, dei giovani di | P. pass. vennuto, vinnuto | Ger. ven-
oggi. 4. costare: quanto vène sta cìc- nènno.
cia?, quanta costa questa carne? 5. suc- vénne:→ vénna.
cedere, accadere: vinne l finimónno | e vennecà, v. tr., vendicare || vennecasse,
ppèggio avarà da ~! 6. eiaculare. 7. di- vennicasse, v. intr. pron., vendicarsi: se
ventare || a vvenì, loc. avv., al ritorno: vennecòrno.
ll’aripijjamo ~ qquà || Forme: Ind. pres. vennémmia, s.f., vendemmia.
1 vièngo; 2 vènghe; 3 vène; 4 venémo, vennemmià, vinnemmià, v. tr., vendem-
venimo; 5 venéte, vinite; 6 vèngheno | miare.
impf. 1 venévo; 3 venéva, vinéva; 4 vennemmiatóre, s.m., (raro) vendem-
venévemo, venévomo; 5 venévete; 6 miatore.
venéveno, venévono, venìveno, vennétta, s.f., (raro) vendetta.
venìvono, vinéveno, vinìveno | perf. 1 vennicasse:→ vennecasse (vd. vennecà).
vinne; 2 venéste; 3 vinne; 4 venéssemo; vénnita, s.f., vendita: ll’ha mmésto n ~ l
6 veninno, vìnneno (arc.) | fut. 1 ven- garace.
garò; 2 vengarae, verrae; 3 vengarà, 4 vennitóre, s.m., venditore.
vengarémo; 5 vengaréte; 6 vengaranno ventajja, s.f., ventola da fuoco.
| Cong. pres. 1 viènga, 3 viènga | impf. ventajjo, s.m., ventaglio per farsi vento.
3 venésse, 6 venésseno, vinìsseno | ventale, agg., detto del dente del giudizio
Cond. pres. 3 vengarèbbe | Imper. 2 (che si sviluppa a vent’anni).
vène, vènghe; 5 venéte, vinite | P. pass. ventata, s.f., infreddatura: ha ppréso
vinuto | Ger. venènno. na ~.
venirdì:→ venardì. vénte, num. card., venti.
vénna, vénde, vénne, v. tr., vendere: ven- ventecinque, vinticinque, num. card.,
nétele! | vennétemelo! | dille si cc’ha venticinque.
quarch’artra còsa da vénnete | a ventedue, vintidue, num. card., ventidue.
qquanto ll’ha vennuto? | me ll’ha vven- ventelatóro, s.m., ventilatore, particolare
nute care le galline | lo vò vénna?, vuoi della trebbiatrice.
venderlo? | òjjo da ~, olio in vendita | ventetré, num. card., ventitré || ~ óra, s.f.
adèsso n ce sò ppiù a vvénna, in vendita pl., 1. pomeriggio molto avanzato. 2.
| le portàvon’im piazza a vvénna | nun è suono della campana prima dell’Ave
ppe vvénne, non ha intenzione di Maria.
vendere | nu la tròv’a vvénne, non riesce ventisèe, vintisèe, num. card., ventisei.
a venderla || Forme: Ind. pres. 1 vénno; vènto: ~ dell’acqua, scirocco, foriero di
3 vénne; 4 vennémo; 5 vennéte; 6 vén- pioggia | annà a vvènto, camminare
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
624
vétrica, s.f., vetrice, vinco (Salix vimina- vicolétto, viculétto, viquelétto (ant.), s.m.,
lis L.). 1. vicolo stretto: sta ggiocà cu li com-
vetrinàrio, vetrinaro, s.m., veterinario. pagne nel ~ | métte ne n ~, mettere in
vetrinaro:→ vetrinàrio. gravi difficoltà economiche: ll’ha
vetriòla, s.f., varietà di chiocciola di pic- mmésso ne n ~ a vvénne la tèrra | stò m
cole dimensioni dal guscio fragile mèżżo a n ~, mi trovo in grave diffi-
(Helix pomatia L.). coltà. 2. viottola di comunicazione fra
vetriòlo:→ vitriòlo2. singoli campi.
vétta, s.f., coppia di buoi aggiogati: m par vìcolo: è ppassato pel ~ Bbusse, le ha bu-
de bbòve nzième sò na ~. scate (gioco di parole su bbussà e sul-
vettina, bbittina, vittina, s.f., 1. orcio di l’odon. Via Bussi).
terracotta per contenere l’olio per uso viculétto:→ vicolétto.
domestico. 2. recipiente cilindrico di vìggele, s.m., (raro) vigile urbano | le ~
metallo da 50-60 kg. per olio. der fòco || agg., c’ha ll’òcchjo ~.
vi:→ ve. viggìglia:→ vergìllia.
via: ll’ha mésso ~ bbène?, lo hai riposto viggijja:→ vergìllia.
con cura? | rivava a mmèżża ~, giun- viggilà:→ viggiolà.
geva a metà altezza | a mmèżża ~, a viggìllia:→ vergìllia.
metà cammino | n discurzo restat’a viggiolà, viggilà, v. intr., vigilare.
mméżża ~, interrotto | pijjà vvia, av- vigna: ~ strétta, a filari ravvicinati | bbèlla
viarsi || ~ (pe), prep., a) a causa: cèrte ~ e ppòca uva! (detto di uomo di bel-
vècchje non ze spòseno ~ de la penzióne l’aspetto, ma sessualmente impotente, o
| ~ sua n féciono gnènte; b) tramite: di donna bella, ma infeconda) | mdd. e
s’èra spicializzato ~ dil mistière || ~ ~, cch’adè la ~ del zio? che qquanno n c’è
loc. avv., un po’ alla volta, a poco a poco ésso ce sò io (detto di chi approfitta
|| inter., basta!: na bbevuta e vvia | famo della proprietà altrui) | mdd. me pare la
prèsto, na bbòtta e vvia. ~ del cojjóne (di cosa di cui tutti appro-
viacrùcise, viacrùcisse, s.f., 1. via crucis. fittano) || dim. vignarèlla, 1. vigna di
2. (fig.) sofferenza, traversia: sapésse le modesta estensione. 2. vigneto di
viacrùcisse llà pill’uspedale! impianto recente || prov.: la ~ è ttigna
viacrùcisse:→ viacrùcise. (richiede lavoro assiduo) | ~ vècchja fa
viaggià, v. intr., viaggiare. l vino bbòno.
viàggio, s.m., 1. tragitto: fà n ~ a vvòto, vignaròla, s.f., calessino leggero trainato
senza esito positivo | quante viagge éte da un cavallo, per trasportare persone, e
fatto fin’adèsso? | mdd. fà n ~ e ddu con ripiano per caricare merce.
servizzi, prendere due piccioni con una vignaròlo, s.m., 1. vignaiolo, contadino
fava. 2. carico: ha pportato du viagge che coltiva le viti. 2. (raro) sorvegliante
de légna jjère. della vigna.
viannante, s.m., viandante. vignato, agg., di terreno coltivato a viti.
vïarèlle, vïarélle, s.m. pl., budellini con- vignòlo, s.m., piccolo vigneto di uso fa-
diti e seccati del maiale. miliare, con pergola, orto e giardino.
vicènna, s.f., vicenda. vijjaccata, s.f., vigliaccata.
vicino:→ vecino. vijjaccheria, s.f., vigliaccheria.
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
628
ce ne sono a iosa | vòle tutto lue cóme P. pass. vorzuto, vuluto, vurzuto | Ger.
la ciovitta (dall’interpretazione del volènno.
verso dell’uccello: tuttomìo, vd. s.v.) | volentière, vuluntière, avv., volentieri: ci
che cce vorrà mmae a ffallo? | e cci faciva spésso e vvolentière.
volésseno le pastarèlle! | ~ la pappa volésse ddio, inter., Dio lo voglia!
fatta, volere tutto bell’e pronto | nun vò vólo, s.m., 1. capacità di librarsi in aria ||
ne mmèta e nne llegà, non vuole col- ~ (da), loc. avv., in età da levarsi in
laborare | éssa nun vuliva annàllese a volo: ll’ucèlle si ne vanno quanno sò
ccorcà vvicino, lei non voleva coricar- dda ~. 2. (fig.) cascatone: ha ffatto n ~
glisi vicino | nun volènno, lo roppé, in- de quarche mmètro || inter., con cui si
volontariamente | gna ubbidillo e dichiara a tressette di giocare l’ultima
vvulélle bbène | ce volésse tanto?, pos- carta di un seme.
sibile che occorra tanto tempo? | e nun volpara, s.f., terreno boscoso.
vulia damme qualèra? | sè matto che cce voltorécchjo:→ vortorècchjo.
vòle!, cosa ci vorrà mai? | vòjja o nun vòmeto, s.m., vomito.
vòjja, s’ha dda fà | vò fà che nu lo rive?, vommità, gomità (arc.), gumità (arc.), v.
vuoi scommettere? | e qqui tti ci vòjjo! | tr., vomitare: ha ggomitato.
che vvurrèbbe dì?, che significa? | ce vò vorcàneco, agg., vulcanico.
ffin che l babbo vèn da mèta (è neces- vorcano, s.m., vulcano.
sario moltissimo tempo) | (d.) quanno vórga, s.f., vascone per irrigazione dei
ce vò, cce vò (a giustificazione di campi.
un’azione drastica) | chi la vò ccòtta e vòrgia, s.f., variazione musicale fatta a
cchi la vò ccruda (sulla disparità di pa- fine verso dai poeti improvvisatori.
reri) || prov.: chi vvòle vada, e cchi nnun vorpacchjòtto, s.m., volpacchiotto.
vòle manne | chi ttròppo vòle, gnènte vórpe, gólpe (rust.), górbe (rust.), górpe
strégne | chi ttutto vòle, gnènte ac- (rust.), s.f., volpe (Vulpes vulpes L.) ||
chjappa | chi ttutto vòle, tutto pèrde | vo- dim. vorpétta | pegg. vorpàccia.
lènno, tutto se pò ffà | léga l zomaro ndu vorpóne, golpóne (rust.), s.m., volpone.
vò l patróne | guida l zomaro ndu vò l vorrappiòva, sopr.
patróne: se ssi scórtica, è ddanno suo || vòrta, s.f., 1. volta: li dà dde ~ l cervèllo
volésse, v. intr. pron., volersi: si vulì- man quelue, vaneggia. 2. inizio di fase
veno bbène nfra di lòro || Forme: Ind. lunare, rif. alla luna crescente: dà dde ~
pres. 1 vòjjo; 2 vò, vòe, vòi; 3 vò, vòle; la luna. 3. tempo, momento di tempo,
4 volémo; 5 vuléte; 6 vònno | impf. 1 circostanza: ce stava na ~ n falegname
vulivo; 2 vuléve; 3 volia, voliva, vulia, | qué è ll’ùrtima ~ che tte lu dico | pe sta
vuliva; 6 volìveno, volìvono, vulìveno | ~ lassamo pèrde | n’antre ddu vòrte | na
perf. 1 vòrze, vòrzi 2 voléste; 3 vòlze, ~, un tempo | quélle de na ~, gli uomini
vòrze; 4 voléssemo; 6 vòrzeno, vòrzero di un tempo | quarche vvòrta c’annavo
| fut. 2 vorrae; 3 vojjarà; 5 vojjaréte; 6 | uno a la ~ | m pò pe vvòrta, m pò a la
vorranno | Cong. pres. 3 vòjja | impf. 3 ~, un po’ alla volta | na ~ metuto, se car-
vulésse; 6 volésseno | Cond. pres. 1 vur- rucolava, dopo mietuto, il grano si tra-
rèbbe, vurrébbe; 2 vurréste; 3 vorrèbbe, sportava a soma | s’accéseno tutte ni na
vurrèbbe; 4 vorréssimo; 6 vurrébbero | ~, si accesero tutti contemporaneamente
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
632
| tutta na ~ pijjò ffòco, prese fuoco im- vorzìnia, s.f., (ant.) Società elettrica
provvisamente | dà dde ~ al carrétto pe Volsinia.
scaricà, alzare le stanghe || tante vòrte, vòstre, agg. e pron. poss, pl. m. e f.,
loc. avv., talora || vòrte (a le), vòrte (da vostri, vostre.
le), vòrte (de le), loc. avv., a) talora: ~ votà1, v. tr., vuotare: s’annav’a vvotà l
ce va ppure da sólo | ~ ce potésse venì, pitale | ~ l zacco, svelare segreti || v.
ce lo dicésse | si a le vòrte t’abbiso- intr., evacuare, defecare.
gnasse quarche ccòsa, dìmmolo! b) per votà2, v. tr., votare.
caso, qualora: guarda ~ sta n cantina, vòto, p. pass. di votà1 || s.m., (rec.) con-
guarda se per caso fosse in cantina | ~ tenitore vuoto || agg., vuoto: n àrbero ~,
lo védo, jje lo dico || prov.: na ~ per uno, un albero incavato, marcio all’interno |
n fa mmale a nnessuno. annà a ddormì a ppanza vòta, senza
vortà, v. tr., 1. volgere: vortò ll’òcchjo | ~ aver cenato || sonà a vvòto (di botte
l culo | ~ la frittata, cambiare opinione, semivuota) || ~ (a), loc. avv., inutil-
contraddirsi. 2. deviare. ~ ll’acqua, far mente: ha ffatto la strada ~ || prov.:
entrare l’acqua nella vasca del macera- sacco ~ n ze règge m piède.
toio: toccava vvortalla im mòdo che rri- vóto: portà l ~ ma ssant’Antògno, essere
vasse ggiù m pò ntepedita, n dév’èsse profondamente grato.
bbollènte, sinnò nun veniva bbène || v. vüalle, s.m., voile, tessuto leggero.
intr. pron., voltarsi, girarsi: me vòrt’ad- vue:→ vantre.
diètro | me sò vvòrto llà | vòrtete de vulontàrio, agg., volontario.
qqua! | si vortònno sènza parlasse || vulticà:→ vurticà.
Forme: Ind. pres. 1 vòrto | impf. 3 vor- vulùbbele, agg., impulsivo: lu dicivo
tave | perf. 1 vortò; 6 vortònno | P. pass. ch’èra tròppo ~!
vòrto | Ger. vortanno. vuluntà, s.f., volontà: éva da dimostrà la
vortabbandièra, s.m., voltagabbana. su bbòna ~ | c’èra ggènte di bbòna ~.
vortastòmmeco, vortastòmoco, s.m., vol- vuluntière:→ volentière.
tastomaco, nausea: sólo ll’odóre me fa vurtecà:→ vurticà.
vvenì l ~. vurticà, vulticà, vurtecà, v. tr., 1. rotolare:
vortastòmoco:→ vortastòmmeco. le scòjje se vurticàvono a mmano. 2.
vortato, agg., castrato: n tòro ~. versare il contenuto: ~ la bbacinétta dda
vorténgo, agg., 1. distorto a spirale, di la finèstra. 3. minestrare: mà, bbutta
legno di albero che si avvolge, con fibre ggiù la pasta! vùrteca! | aó, vùrtica che
intrecciate, assumendo andamento ellit- mmó ècchece! | a Ròsa, è mmeżżog-
tico, e nel taglio si scheggia. 2. di albero giórno, vùltica! || vurticasse, v. intr.,
che col vento si torce. 3. (fig.) dal pes- voltolarsi nel sonno.
simo carattere: n òmo ~. vvantaggiasse:→ avantaggiasse.
vórto, s.m., volto. vviva marìa, inter., inneggiamento gri-
vortorécchjo, voltorécchjo, s.m., aratro dato a conclusione dei lavori di
in ferro a due ali, usato per arare pendii. mietitura.
Vocabolario
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żża żżà, ideof., (rif. ad un taglio secco) zzampata, s.f., 1. pedata: pròvete a ddà
velocemente, immediatamente: si ll’ha na ~, che tte fò bbèllo! | li dà na ~ ma la
da fà, fallo ~! cujja | fà a zzampate, giocare al calcio
żża, żżàcchete, ideof., zac! (rif. ad un con la palla. 2. raccomandazione: è
taglio secco). nnat’avante a ffòrza de zzampate.
żżabbajjóne, s.m., 1. zabaione. 2. (fig.) zzampettóne, s.m., individuo dalle gam-
cosa spregevole. be lunghe.
żżàccara, s.f., zacchera. zzampugnaro, s.m., zampognaro.
żżaccaróso, agg., 1. inzaccherato: c’ha li żżanna, s.f., 1. zanna del porco. 2. inci-
scarpe żżaccaróse. 2. miserabile. sivo superiore particolarmente svilup-
żżàcchete:→ żża. pato.
żżagajjà, nżagajjà, v. tr., balbettare. żżannóne, s.m., (infant.) ragazzo con gli
żżagajjóne, nżagajjóne, s.m., 1. bal- incisivi sporgenti.
buziente. 2. ubriaco che parla indistinto. żżanżanièra, s.f., zanzariera.
żżagajjóso, s.m., balbuziente. zzappà, v. tr., 1. zappare: mdd. stò ccul
żżaganèlla, s.f., masturbazione maschile. frate e zzappo ll’òrto, magno l càvolo
żżàgara, s.f., varietà di castagna piccola, quann’è ccòtto. 2. sarchiare || prov.: chi
da scarto, usata come mangime. zzappa la vigna d’agósto, émpe la tina
żżagaròlo: annà a ~, (gerg.) masturbarsi. de mósto.
żżaghino, sopr. zzappa: (prov.) male la ~, pèggio la séga,
żżagra, s.f., (lett.) zagara. male chi mmète, pèggio chi lléga.
zzambano: → zzampana. zzappastro, s.m., zappa pesante dalla
zzampa, s.f., 1. gamba: me fanno male le lama stretta: l ~ èra largo pòco ppiù de
zzampe, mi dolgono le gambe | c’ha na tre ddéta.
zzampa tutto m pèzzo, irrigidita | stirà le zzappata, s.f., operazione di zappatura di
zzampe, morire | camminà a qquattro breve durata || dim. zappatèlla.
zzampe, carponi. 2. zampa: le zzampe zzappatura: (prov.) na bbòna ~ vale pi
davante, le zampe anteriori | zzampe de n’adacquatura.
gallina, scrittura indecifrabile | ~ de zzappettà, v. tr., lavorare con la zappa
pòrco, piè di porco: pijja la ~ pe ddi- dalla lama stretta.
sarmà || a zzampe per ària, loc. avv., a) zzappetèllo:→ zzappitèllo.
a gambe in aria: annà ~, fallire; b) sos- zzappétto:→ zzappitèllo.
sopra: ha bbuttato la casa ~ || dim. zzappitèllo, zzappitéllo, zzappetèllo,
zzampétta. zzappetéllo, zzappétto, s.m., piccola
zzampaleggèra, s.m., persona veloce nel zappa a lama stretta.
camminare. zzapponaro, s.m., artigiano che fabbrica
zzampana, s.f., zzambano, s.m., (arc.) zappe.
zanzara (spec. Culex pipiens L.). zzapponata, s.f., 1. colpo inferto con una
IL LESSICO DIALETTALE VITERBESE
634
zappa pesante. 2. lavorazione del ter- (ad una persona molto magra).
reno eseguito con la zappa pesante. żżèro: ~ carbonèlla, nulla | aristamo da
zzappóne, s.m., 1. grossa zappa pesante. capo a ~ | le chjàcchjere stanno a ~.
2. marra da muratore || dim. zappon- zzïana, s.f., (arc.) zia.
cèllo. zzibbèllo, s.m., zimbello.
żżaravajje, s.f. pl., carabattole. zzibbibbo, s.m., zibibbo: la pizza col ~.
żżardasse:→ ażżardasse. żżibbidèe, żżebbedèe, s.m. pl., zebedei,
żżażżà, v. intr., 1. ruzzare: nun ~ ttanto, a testicoli: num me róppe li ~!, non mi
bbèllo! 2. scherzare. 3. prendere le cose seccare!
alla leggera. zzicchinèno, sopr.
żżavajja, sopr. zzicchino, s.m., zecchino.
żżavarése, sopr. żżico żżico żżago, incipit di canzone.
żżebbedèe:→ żżibbidèe. zzico, agg., carino: ~ lue! || ~ (a), loc. avv.,
zzeccà:→ azzeccà. con parsimonia: se facéva sèmpr’~ co
zzélla, s.m., 1. sudiciume sulla pelle. 2. la cìccia, si mangiava poca carne |
(fig.) sfortuna: pòrte pròprio ~ tu. m’ariccomanno, fà ~!, mangiaci molto
zzellóso, agg., 1. sporco. 2. (fig.) sfortu- pane! || a ~ a ~, loc. avv., un poco alla
nato. volta, a poco a poco.
zzénga, agg., cavalla, pecora o vacca che żżicożżaco, żżigożżago, s.m., 1. zig-zag.
ha perso un capezzolo per mastite. 2. greca, gradi portati al braccio || ~ (a),
żżénże, s.m. pl., (scherz.) soldi. loc. avv., a zig-zag.
żżèo, s.m., ubriacone. żżiènna:→ ażżiènna.
zzeppà:→ azzeppà. żżigheggià, v. intr., frinire della cicala.
zzéppa, s.f., 1. cuneo per spaccare pietre żżighirinato, agg., zigrinato.
o legname. 2. chiodino di legno, che żżigolétta, s.f., continuo e rapido muta-
s’infila nel tacco della scarpa. 3. (fig.) mento di direzione: quanno córre fa
raccomandazione. 4. particolare del- ttutte żżigolétte.
l’aratro. 5. (fig.) riparo, rimedio: mét- żżigożżago:→ żżicożżaco.
tece na ~, si ssè bbòno! 6. legno legato zzii, onom., imitazione del verso della
alla funicella con cui si avvolge la ruz- rondine.
zola per lanciarla. zzin zzan, ideof., imitazione del rumore
zzepparèlla, s.f., pigia pigia: na ~, n fit- di un’arma da taglio vibrata in aria.
tume de ggènte pe ssanta Ròsa, ésse zzinfaròsa:→ sinfaròsa.
visto! żżingato, agg., zincato: m pèzzo de filo ~.
zzeppata:→ anzeppata. żżìnghete, inter., voce con cui si gioca
zzéppo, agg., 1. pigiato di acini (di grap- con un bambino.
polo). 2. granito: na spiga zzéppa. 3. żżingo, s.m., zinco.
gremito: è ppièno ~ de cristiane, gremi- żżìngoro, s.m., 1. zingaro: sò rrivate le
tissimo. żżìnghere, gli zingari. 2. (dispr.)
zzéppo, s.m., 1. bastoncino: n ~ de furmi- girovago.
nante. 2. fiammifero di legno: p’ac- zzinnà:→ azzinnà.
cènne l fòco sò mmèjjo li zzéppe. 3. zzinna, s.f., 1. mammella: c’ha le zzinne
fuscello | mdd. e cché magne l zéppe? mósce | stà a zzinne de fòra, con le
Vocabolario
635
tevole dimensione, dalla forma tondeg- zzucco, agg., del grano senza resta.
giante, schiacciata ai poli, dalla polpa zzùccoro, s.m., 1. zucchero. 2. glucosio.
giallo-aranciata, Cucurbita maxima Du- zzucutuzzù, incipit di filastrocca.
chesne) | ~ a ffiascóne | ~ a ssalame | ~ a zzùfolo, s.m., fischietto provvisto di stan-
ffiaschétta || empì la ~ dill’acqua dil tuffo, confezionato con la corteccia di
pózzo (rif. ad una zucca svuotata e secca, legno.
usata come recipiente) || dim. zzucca- żżulù, żżurù, s.m., zoticone.
rèlla, zzucchétta || n c’ha ssal’in ~, in te- zzunna zzunna, onom., imitazione del
sta, è stupido || pl., zzucche, (fig., scherz.) suono della banda musicale.
mammelle: va che bbèlle ~, ste fijje! zzunna, s.f., 1. musica malamente ese-
zzuccamónna, s.m. 1. persona calva. 2. guita. 2. concerto bandistico. 3. (fig.)
persona dai capelli rasati cortissimi. 3. noiosa cantilena.
(fig., gerg.) pène. zzuppa, s.f., 1. zuppa, tipo di vivanda | ~
zzuccapelata, s.m., calvo. ngrése, zzupp’ingrése, zuppa inglese,
zzuccarino, s.m., 1. zuccherino. 2. (fig., dolce liquoroso || dim. zzuppétta || prov.:
antifr.) fatica pesante || agg., 1. zucche- la ~, cava la fame e la séte tutta | tanto
roso: na bbivanda zzuccarina | ma st’ua la ~ che l pam mòllo | si non è ~, è ppam
li manca la parte zzuccarina, è povera bbagnato. 2. (fig.) bagnatura di pioggia:
di glucosio. 2. di una varietà di fico. (iron.) t’è ttoccato l péscio? ha préso
zzuccaronata, s.f., azione grossolana. na ~.
zzuccaronato, agg., roso dal grillotalpa: zzuppasse:→ azzuppasse (vd. azzuppà).
patate zzuccaronate. zzuppo: piòv’a ddirótto, sò ~ fràcio.
zzuccaróne, s.m., 1. grillotalpa (Gryl- żżurro, s.m. e agg., azzurro: l ~ del cèlo.
lotalpa gryllotalpa L.). 2. (fig., dispr.) żżurù:→ żżulù.
contadino. 3. (fig.) persona rozza. 4. zzuzzomajja:→ zzuzzumajja.
(fig.) zuccone || dim. zuccaroncèllo | zzuzzumajja, zzuzzomajja, s.f., 1. (dispr.)
pegg. zzuccaronàccio. cose di nessun conto. 2. prima classe
zzùcchero d’òrżo, s.m., caramello. elementare: la prima ~, la secónda pe-
zzucchétta, s.f., zucchina, frutto della paròla, la tèrza carbonara. 3. minuzza-
zucca (Cocurbita pepo), che si coglie glia. 4. porcheria. 5. frutta di scarto. 6.
immaturo. confusione. 7. gentaglia.
FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI SETTEMBRE 2009
PRESSO LA TIPOLITOGRAFIA QUATRINI, SNC - VITERBO