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SEZIONE SECONDA: TRADIZIONI

AMEDEO QUONDAM
Note sulla tradizione
della poesia spirituale e religiosa
(parte prima)*
Un riconoscimento mi sembra necessario, anzi doveroso: i musicologi sono
molto pi bravi di noi italianisti. Da molto tempo, infatti, i loro studi sulla mul-
tiforme esperienza della poesia in musica, sacra e profana, del Cinquecento e
del Seicento hanno prodotto ricognizioni analitiche e quadri dinsieme, anche
bibliografici, che sono certamente di assoluto rilievo, ma soprattutto hanno
assunto come territorio loro proprio, in senso persino giurisdizionale, i libri di
poesia (a stampa e manoscritti) dei poeti italiani del Cinquecento, essenziali per
qualsiasi approccio alla gloriosa storia del madrigale, e non solo: i nostri libri, i
nostri poeti, tanto per intenderci (di noi italianisti). Una vera e propria supplen-
za musicologica, dunque: mentre intanto persisteva la distratta debolezza, tal-
volta ancora infastidita, delle nostre ricerche sulla poesia lirica tra Bembo e
Marino, cio sul Petrarchismo e dintorni
1
.
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*
Ritengo utile pubblicare, nei dintorni delle celebrazioni petrarchesche del 2004 e dei
tanti seminari sul Petrarchismo promossi dal nostro Dipartimento, questa prima parte di un
saggio che riscrive e sviluppa il contributo portato al convegno di studi Pietosi affetti. Il
madrigale spirituale nellItalia del Cinque-Seicento, che si svolse a Venezia presso la
Fondazione Giorgio Cini nellottobre 2000 (di cui non sono stati ancora pubblicati gli atti).
1
Questo giudizio limitativo sa bene di dover fare i conti con un profondo mutamento di
quadro interpretativo (nonch di edizioni agguerrite, filologicamente e nel commento), in
corso gi da qualche anno, che si proficuamente accentuato nel corso dellanno petrarche-
sco: mi limito a rinviare a Petrarca in Barocco. Cantieri petrarchistici. Due seminari romani,
a cura di Amedeo Quondam, Bulzoni, Roma 2004; nonch allinnovativa antologia Lirici
europei del Cinquecento, a cura di Gian Mario Anselmi, Keir Elam, Giorgio Forni, Davide
Monda, BUR Rizzoli, Milano 2004. Per uno sguardo complessivo sugli studi dedicati negli
ultimi trenta anni alla lirica petrarchistica, soccorre ora Petrarkismus-Bibliographie 1972-
Questa asimmetria potrebbe sembrare solo curiosa, ma riguarda in realt
qualcosa daltro, tanto pi significativo. Se infatti ovvio pensare che consegua
dalle diverse storie delle due discipline, pi appropriato riconoscere che que-
sta asimmetria e questa diversit consistano soprattutto nel modo in cui gli ita-
lianisti e i musicologi hanno saputo (e voluto) costruire e praticare il rapporto
diretto con gli oggetti (e i soggetti) dei loro studi, mappandone e perimetrando-
ne i rispettivi territori propriamente in termini di canone e di forme-funzioni.
Rispetto a tutto ci, ritengo che ci sia ben poco da fare o da dire: se noi addetti
ai lavori sul testo letterario fossimo in grado di percepire, e magari emulare, le
ragioni che da tempo animano (alla lettera) gli studi musicologici dedicati a
quanto sulla frontiera con la poesia (dal madrigale, appunto, allopera),
avremmo da tempo (forse) dismesso le nostre (e solo nostre) radicate consuetu-
dini svalutative di qualcosa che non pu non imporsi, invece, per la sua straordi-
naria importanza e per il suo eccelso valore estetico: la poesia in/per musica
nelle pratiche culturali dellItalia e dellEuropa nellet moderna, in quanto
forma comunicativa biunivocamente integrata (testo e note).
Certo, il panorama degli studi sulla poesia tra Bembo e Marino, il suo stesso
clima, sono da tempo mutati, anche profondamente, e siamo ormai orgogliosi,
anche noi italianisti, di poter esibire i profili, non pi rarissimi, di studiosi di testo
poetico competenti di musica o consapevoli del biunivoco intreccio tra musica e
poesia. Eppure c qualcosa che resiste passivamente e per inerzia, un osso duro
che non si pone domande, ma neppure si emoziona, di fronte al vistosissimo dato
che irrompe dal convergente, ora, sguardo degli studiosi di poesia e dei musicolo-
gi: e cio, il fatto che nella cultura classicistica di Antico regime sia proprio linsie-
me delle pratiche comunicative ordinarie, e delle competenze attive e passive che
regolano la loro economia di produzione e di scambio, a conferire senso a ogni
singolo atto ed evento comunicativo, sia di scrittura (in quanto creazione/composi-
zione: di testo e di musica), sia di esecuzione performativa (leggere poesia e fare
musica). E proprio su questo aspetto bisogner indagare e ragionare pi a fondo:
perch le funzioni e gli usi della poesia nelle colte societ aristocratiche (ed eccle-
siastiche) di Antico regime non si limitano certo alla lettura privata in silenzio, ma
definiscono un sistema di pratiche che per pi aspetti omologo e contiguo al
saper fare musica e al saper cantare. Insieme: a pi voci, concertando.
Di quanto sto dicendo immediato riscontro la straordinaria storia del
madrigale italiano. Se stata coltivata dai soli, per troppo tempo, musicologi
(ripeto: nel totale disinteresse di noi italianisti, talvolta, purtroppo, persuasi che
il madrigale sia stata solo una forma metrica, un bel giorno, chiss perch,
diventata di moda), ha sempre dimostrato la consapevole esigenza di conoscere
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Amedo Quondam
2000, herausgegeben von Klaus W. Hempfer, Gerhard Regn, Sunita Scheffel, Franz Steiner
Verlag, Stuttgart 2005.
e descrivere non solo le complessive proporzioni e le dinamiche del madrigale,
ma anche la trama delle sue correlazioni culturali e sociali.
Compresa la tipologia spirituale.
Ritengo opportuna ancora una riflessione preliminare: tanto breve, quanto
indispensabile per dare senso a questo mio contributo. Ed questa: linerziale
resistenza (prima evocata) a ragionare in termini non frammentari sul senso
delle pratiche comunicative della poesia in/per musica nella tradizione classici-
stica di Antico regime, ha avuto un alleato davvero potente. stato il pregiudi-
zio, tutto ideologico, che ha escluso (e continua a escludere, anche se in termini
sempre pi opachi) dal campo della letteratura le tantissime e tanto diverse
esperienze di poesia religiosa (devota spirituale sacra eccetera), nelle svariate
forme primarie costitutive e proprie di questa imponente tipologia culturale
(liriche: canzoni sonetti madrigali; narrative: poemi in terza e in ottava rima),
oltre che nella lunga durata di forme archetipiche (la lauda)
2
.
Una rimozione (anzi, una progettata cancellazione: per produrre un deserto) di
qualcosa che invece vistoso e certamente tuttaltro che nascosto negli annali tipo-
grafici e culturali tra Quattrocento e Cinquecento, se invade antiche bibliografie e
cronache editoriali. Su tutto ci converr un giorno ragionare finalmente senza
astratti furori, anche perch prospetta alcune caratteristiche davvero singolari, se
correlano la pi generale invenzione di quel deserto a un chirurgico ritaglio di
qualcosa di eccezionale e raro che deve, invece, essere predicato come valore (con
funzioni contrastive): perch espressione di una religiosit popolare e pertanto
autentica, o perch esperienza di una religiosit che corre sul filo di rasoio dellere-
sia, quando non diventa consapevolmente eretica. Su tutto il resto solo loblio.
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Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
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In positiva controtendenza segnalo il fondamentale saggio di Edoardo Barbieri, Fra tradi-
zione e cambiamento: note sul libro italiano del XVI secolo, in Libri, biblioteche e cultura
nellItalia del Cinque e Seicento, a cura di Edoardo Barbieri e Danilo Zardin, Vita e Pensiero,
Milano 2002, pp. 3-61; i due volumi miscellanei di studi, a cura di Maria Luisa Doglio e Carlo
Delcorno, Scrittura religiosa. Forme letterarie dal Trecento al Cinquecento, Il Mulino, Bologna
2003; Rime sacre dal Petrarca al Tasso, Il Mulino, Bologna 2005; nonch i saggi di Salvatore
Ussia, Le Muse sacre. Poesia religiosa dei secoli XVI e XVII, con schede di Eleonora Bellini,
antiche riproduzioni dalla Biblioteca Molli, Borgomanero, Fondazione Achille Marazza, 1999;
Laspro sentiero. Poesia quaresimale di Pietro Cresci e Giulio Cesare Croce, Edizioni
Mercurio, Vercelli 2003. Il quadro generale di riferimento di questi studi profondamente con-
notato dalle fondative ricerche di Giovanni Pozzi raccolte, a esempio, in Sullorlo del visibile
parlare, Adelphi, Milano 1993. Di particolare interesse poi larchivio del poema sacro in
costruzione, sotto la direzione di Mario Chiesa, nel sito www.sursum.unito.it/archivi. Da con-
sultare proficuamente la recente bibliografia degli studi sul Petrarchismo, prima citata. Il qua-
dro di riferimento complessivo tracciato da Ugo Rozzo, Linee per una storia delleditoria
religiosa in Italia (1465-1600), Arti grafiche friulane, Udine 1993.
La prima funzione che la bibliografia qui allegata intende assolvere , dun-
que, quella di restituire una mappa generale, per quanto ancora solo approssima-
ta: anche per la difficolt di conservazione proprie della tipologia materiale di
queste stampe e di questi libri, geneticamente destinati al consumo e non a scaf-
fali di biblioteca e pertanto per lo pi rari e rarissimi (cio, in esemplare unico).
Pur nella consapevolezza di questi limiti (cio, degli errori e delle omissioni),
ritengo che la mappa bibliografica sia laccertamento preliminare e indispensa-
bile per poter giungere a una ricognizione analitica delle pratiche di scrittura e
di lettura che concorrono a definire, ciascuna per la sua parte, il campo generale
della poesia religiosa nel Cinquecento, nella sua articolazione, tipologica e dia-
cronica (attraverso un secolo tanto lungo), di forme-funzioni: una ricognizione
analitica che non si accontenti di pregiudiziali compromessi o di scontati para-
digmi. In particolare, la mappa generale indispensabile per poter riconoscere,
nel contesto che suo proprio, le dinamiche di quella poesia che si autoconnota
come spirituale.
Per concludere queste note preliminari, torno allasimmetria di comporta-
menti tra il musicologo e litalianista: sostanziata da radicate consuetudini di
metodo e da strumenti di lavoro del tutto ordinari. Tanto per dare pudicamente
conto di quanto ovvio, lasimmetria risulta subito monumentale se consideria-
mo cosa abbia significato e continui a significare il fatto che, per laccesso al
madrigale italiano, generazioni di musicologi abbiano potuto utilizzare la fonda-
tiva monografia di Alfred Einstein
3
, con quanto ne poi derivato nella filologia
critica e nella storiografia, in termini fortemente innovativi
4
, e abbiano potuto
orientarsi nella selva madrigalistica grazie allaiuto del repertorio di Emil
Vogel
5
. E se sono stati cos bene allevati, si comprende perch i musicologi
siano incontentabili e continuino a progettare sempre nuovi strumenti dinfor-
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3
Alfred Einstein, The Italian madrigal, Princeton University Press, Princeton 1971 (la
prima edizione risale al 1949): in tre volumi.
4
Nellimpossibilit di dare una bibliografia che possa avere senso, mi limito a citare:
Giulio Cattin, Il madrigale italiano del Cinquecento, Cleup, Bologna 1986; Iain Fenlon e
James Haar, Linvenzione del madrigale italiano, Einaudi, Torino 1992 (edizione originale:
Cambridge University Press 1988); Harry B. Lincoln, The Italian Madrigal and related
repertories. Indexes to printed collections (1500-1600), Yale University Press 1989; Anthony
M. Cummings, The Maecenas and the Madrigalist. Patrons, Patronage and the origins of the
italian madrigal, Amer Philosophical Society, 2004.
5
La sua Bibliothek der gedruckten weltlichen Vocalmusik Italiens aus den Jahren 1500-
1700 (in prima edizione nel 1892) stata pi volte ripubblicata, corretta e ampliata, fino al
suo nuovo assetto comunemente chiamato nuovo Vogel edito nel 1977 in Italia (Emil
Vogel, Bibliografia della musica italiana vocale profana pubblicata dal 1500 al 1700, con le
integrazioni di Alfred Einstein, Franois Lesure e Claudio Sartori).
mazione bibliografica: a fare anche il lavoro di noi italianisti, lavorando sui testi
e sui libri dei nostri poeti che hanno avuto il destino ulteriore di essere in musi-
ca
6
. E si comprende perch siano spesso, se non sempre, in largo anticipo rispet-
to alle nostre esasperanti inerziali lentezze: anche quando studiano il madrigale
spirituale
7
.
Lasimmetria, infine, non pu non risultare tanto pi singolare, se si conside-
ra che il madrigale si alimenta (il pi delle volte) metamorficamente di un testo
poetico autonomo oltre che preesistente, e che non solo il madrigale a essere
titolare di questa metamorfosi, dal momento che riguarda le dinamiche permuta-
tive che il testo poetico subisce ogni volta che incontra la musica, fino a diven-
tare radicalmente altro, quando diventa canto polifonico od opera. Ebbene, se
negli ultimi anni si sviluppata tra noi italianisti una crescente attenzione nei
confronti del libretto dopera (sia antica che moderna: ma pi per rivendicarne
lautonomia letteraria originaria, che per analizzarne gli esiti del suo diventare
voce cantante simbiotica alla musica che sua propria)
8
, non mi sembra che sia
emersa, invece, una qualche curiosit a ragionare sugli statuti e sulle dinamiche
delle trasformazioni che il testo poetico produce e subisce quando diventa
madrigale: neppure quando tra gli studiosi di testo stata intensa la passione
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Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
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Mi riferisco al Repertorio della poesia italiana in musica (1500-1700), in acronimo
RePIM che da alcuni decenni persegue lobiettivo di rifare il nuovo Vogel: dopo essere
stato progettato da Lorenzo Bianconi e realizzato su supporto cartaceo da Angelo Pompilio e
Antonio Vassalli, ora disponibile in rete, ancorch in fase sperimentale, per le cure di
Angelo Pompilio: http://repim.muspe.unibo.it/repim. Ricordare questi progetti, i loro curatori
e i loro sostenitori, mi riporta indietro negli anni, ai fervidi cantieri dellArchivio del madri-
gale che anim negli anni Ottanta lattivit scientifica dellIstituto di studi rinascimentali di
Ferrara, grazie al generoso e lungimirante lavoro di Thomas Walker. Il curioso italianista che
transitasse allora in quei paraggi poteva restare coinvolto (perplesso prima che ammirato) in
serrati confronti su tante edizioni di rime cinquecentesche e rendersi, quindi, conto come fos-
sero ben pi note e amate altrove, nei percorsi della musicologia internazionale,
dallInghilterra alla California; e persino poteva, per invida emulazione, progettare, sognan-
do, repertori strumenti edizioni (gi digitali) che potessero essere finalmente competitivi con i
Vogel vecchi e nuovi che costantemente erano esibiti.
7
Nel ribadire che queste note conseguono dalla citata esperienza del convegno venezia-
no sul madrigale spirituale promosso nel 2000 da un gruppo di musicologi, ricordo lo studio
di riferimento in questo specifico campo: Katherine Susan Powers, The Spiritual Madrigal in
Counter-Reformation Italy. Definition, use and style, UMI, Ann Arbor 1997.
8
Dobbligo il rinvio allautorevole silloge dei Libretti dopera italiani dal Seicento al
Novecento, a cura di Giovanna Gronda e Paolo Fabbri, Mondadori, Milano 1997; per un
significativo riscontro delle pi innovative (anche perch pluridisciplinari) modalit dap-
proccio a questa esperienza, rinvio al volume miscellaneo a cura di Mariasilvia Tatti, con
introduzione di Giulio Ferroni, Dal libro al libretto. La letteratura per musica dal Settecento
al Novecento, Bulzoni, Roma 2005.
teorica intorno alla letteratura e alle sue migrazioni intertestuali, interdiscorsive,
intersemiotiche, eccetera.
Per cercare di comprendere le ragioni di questa inerziale disattenzione, credo
che sia necessario mettere in gioco, con la conveniente sobriet, fondamentali
questioni generalissime: a esempio, lantico fastidio (se non pi orrore) per lo
sconfinato territorio della poesia lirica moderna chiamata Petrarchismo (in
quanto tipologia primaria, costitutiva e propria, della comunicazione poetica
classicistica). Un fastidio dinamicamente attivo, se continua a sostenere quel
paradigma che ha forgiato il disvalore della poesia lirica: una landa pi o meno
desolata, anzi il deserto padre di tutti i deserti della letteratura classicistica (con
qualche rara oasi e molti miraggi: peraltro non propriamente letterari). Quel
paradigma che stato per gli italianisti della mia generazione (non pi tra i gio-
vani?) la causa primaria dellasimmetria con i musicologi. Per non parlare poi
della conventio ad excludendum subito prodotta, nellimpianto e nel senso di
quel paradigma, da ogni eventuale riferimento alle esperienze di poesia religiosa
o spirituale.
Per restare nei confini del discorso proprio della critica e della storiografia
letteraria, e riconoscendo che non pu certo essere questa la sede per aprire (o
riaprire) lindispensabile analisi delle ragioni che hanno portato alla diffusione e
al radicamento di un paradigma tanto negativo e persino brutale (nel suo incro-
cio tra ragioni estetiche e ragioni etiche: contro una poesia di sole forme, vuote
e frivole), mi limito a rilevare che se il Petrarchismo resta nella nostra basic per-
cezione una malattia endemica, solo perch tutta la cultura di cui parte
continua a essere considerata una catastrofe ambientale, una pestilenza struttura-
le, una modificazione genetica, un handicap definitivo. Per non parlare poi di
ogni forma comunicativa propriamente religiosa: fatte salve per le ragioni
prima indicate quelle popolari o eretiche.
Il Petrarchismo come sindrome primaria del Classicismo: la connotazione
negativa di questa tipologia culturale che riguarda almeno tre secoli della storia
italiana ed europea (lintera lunga durata dellAntico regime) stata fondata e
costruita come a tutti ben noto dal paradigma storiografico elaborato in
Italia nel corso dellOttocento, e definitivamente fissata ne varietur dal capola-
voro di Francesco De Sanctis, la Storia della letteratura italiana, che ha predi-
cato, e continua a predicare, il disvalore in primo luogo etico, e quindi estetico,
di tutta quella lunga stagione della cultura italiana ed europea, ma per ragioni
strettamente ideologiche. La decadenza politica e morale degli stati italiani di
Antico regime, il loro asservimento alle potenze straniere, il predominio della
Spagna e della Chiesa della Inquisizione e della Controriforma (dei gesuiti,
insomma), eccetera, hanno il loro diretto correlato nella decadenza delle arti e
delle lettere, nel predominio di forme vuote, nei servi encomi e nelle servili imi-
tazioni, eccetera. Se tutti i generi della comunicazione letteraria del Rinasci-
mento (per non parlare del Barocco e del Settecento non riformatore) sono
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cos segnati dal radicale interdetto promulgato da questa favola triste e paranoi-
ca, tra tutti proprio la poesia lirica a risultare particolarmente colpita, e quella
religiosa e spirituale a essere affondata (se non con le due speculari eccezioni
di cui ho parlato): il bersaglio grosso resta, insomma, il Petrarchismo, la prima
grande grammatica della letteratura europea, nelle pratiche comunicative attive
e passive del gentiluomo di Antico regime
9
.
Ma non vorrei divagare, non fossaltro perch questi problemi non riguarda-
no, e neppure sfiorano, la musicologia: forse proprio per il suo radicamento
internazionale, in paesi e culture privi dei nostri astratti furori ideologici, non ha
avuto siffatti scrupoli e ha potuto, a esempio, riconoscere da tempo il primato
del madrigale come forma archetipica della cultura letteraria e musicale del
Cinquecento e del Seicento in tutta lEuropa delle Corti (per non parlare della
straordinaria valutazione del Barocco in musica). A fronte di questa eccezionale
esperienza di studi, la marginalit delle sempre pi stanche ripetizioni del glo-
rioso paradigma ottocentesco risalta immediatamente: tanto pi quando si consi-
deri che la ricerca musicologica internazionale non si limita a restituirci il senso
della poesia in/per musica (e non solo del madrigale) nellAntico regime, ma
concorre alla sua fruibilit (per quanto passiva), in particolare sostenendo il
recupero di quel repertorio nella prassi esecutiva delle nostre sale di concerto e
nei nostri studi di registrazione. I maestri del madrigale sono di nuovo famosi,
anche se in una nicchia dove per non si affollano solo devoti melomani o bel-
cantisti. Ma dove sono, invece, le edizioni di quei testi poetici che generazioni
di musicisti, a gara, hanno messo in musica?
Chiudo questi flash preliminari e i loro sincopati squilli di battaglia, non
senza, per, aver ribadito quanto sia ormai insopportabile lasimmetria tra le arti
sorelle: non solo tra poesia e musica, ma pi ancora tra pictura e poesis. Persino
clamorosa, lasimmetria, in questo caso: le arti figurative del Classicismo sono,
oggi, un patrimonio condiviso dellumanit, studiate e rivalutate dalla ricerca
internazionale senza troppi patemi (la decadenza?!? il formalismo artificioso e
vuoto?!? le stucchevoli pastorellerie?!?), e non soltanto quelle dellet doro di
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Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
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Ho svolto queste considerazioni in Lidentit (rin)negata, lidentit vicaria. LItalia e
gli Italiani nel paradigma culturale dellet moderna, in Lidentit nazionale nella cultura
letteraria italiana. Atti del 3 Congresso nazionale dellADI, a cura di Gino Rizzo, Congedo,
Lecce, pp. 127-149; Per unarcheologia del Canone e della Biblioteca del Classicismo di
Antico regime, in Il Canone e la Biblioteca, in Il Canone e la Biblioteca. Costruzioni e deco-
struzioni della tradizione letteraria italiana, a cura di Amedeo Quondam, Bulzoni, Roma
2002, pp. 39-63; Il Barocco e la Letteratura. Genealogie del mito della decadenza italiana, in
I capricci di Proteo. Percorsi e linguaggi del Barocco. Atti del Convegno di Lecce 23-26
ottobre 2000, Salerno Editrice, Roma 2002, pp. 111-175.
Raffaello, Michelangelo, Tiziano, ma anche quelle del Barocco e persino quelle
del Settecento. E per di pi senza discriminare tra arti sacre e arti profane: o
meglio, senza troppo discriminare, anche se talvolta il sacro finisce per essere
desacralizzato (per sciatta incompetenza dei suoi codici) e addirittura profanato.
Purtuttavia, la presenza delle immagini sacre (per non dire delle fabbriche) nella
discorsivit intorno alle arti, come pure nei consumi culturali del turismo di
massa, certamente altissima rispetto a quanto accade nella discorsivit intorno
alle letterature e nei consumi letterari: qui la presenza del sacro rarefatta, fan-
tasmatica.
Insomma, anche questa mi sembra una questione non irrilevante: perch non
abbiamo problemi a ragionare di pale daltare e non degniamo neppure di uno
sguardo le scritture dedicate agli stessi santi?
1. La parte del libro spirituale.
Pubblicando nel 1991 un primo abbozzo di bibliografia della poesia spiri-
tuale dal 1485 al 1600, folta di oltre duecento unit, proponevo un grappolo di
rilievi generali che mi sembrano ancora oggi, se non immediatamente attuali,
certamente da riprendere e da riconsiderare: sulla base intanto delle informazio-
ni tanto pi ricche e articolate (e non solo in termini quantitativi) che la nuova
bibliografia (pubblicata in appendice) rende disponibili
10
.
Linsieme prospettato da quella prima approssimazione bibliografica (peral-
tro finalizzata a cogliere le tracce visibili di una tradizione di poesia specifica-
mente spirituale) mi sembrava infatti di per s cospicuo, e gi nelle sue
dimensioni materiali: di testi, di libri, di autori. Distribuito poi nella sequenza
cronologica imponeva il rilievo di alcuni macrodati, da analizzare e interpretare
con ogni cura: in primo luogo una curva produttiva (di stampe: e quindi di prati-
che di scrittura e di lettura) in fortissima crescita nella seconda parte del
Cinquecento (precisamente quella che nel paradigma della nostra storiografia
chiamata et della Controriforma), in singolare sincronia con la stagione distrut-
tiva degli interdetti e delle espurgazioni con gli indici (e con i fal) dei libri
proibiti. E quindi, complessivamente, segnalava lemergere di un continente
inesplorato: la poesia spirituale, appunto; ma in proporzioni e in termini ben
diversi rispetto a quanto risultava tradizionalmente riconoscibile: le rarissime e
singolari emergenze da tempo note si disperdevano in terrae tanto vaste quanto
incognitae.
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Amedo Quondam
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Il saggio di bibliografia era pubblicato in appendice alla parte quarta del libro: Il naso
di Laura. Lingua e poesia lirica nella tradizione del Classicismo, Panini, Modena 1991, pp.
283-289.
Un continente e i suoi testi: vecchi e nuovi. Antichi e moderni? Nuovi testi
moderni per rimpiazzare definitivamente quelle sopravvivenze o seconde vite
(tipografiche) di testi che vengono da troppo lontano (a esempio, il Fiore di
virt o i Miracoli della vergine Maria o le laudi)? E se questi gloriosi testi risul-
tano ormai obsoleti, e quindi illeggibili, persino grotteschi e indecenti allocchio
e allorecchio di lettori esperti e scaltriti, educati alla lingua e alle forme di
Petrarca e di Boccaccio, impresentabili in libreria e in biblioteca, tuttal pi
destinati a qualche residuale e marginale sopravvivenza, come si correlano, i
nuovi testi, alle strategie della nuova industria tipografica e allesplosione della
sua rete commerciale? E perch scriverli? Per integrare la tradizione testuale
religiosa (per lungo tempo una tradizione separata: per statuto dautore e per
funzione comunicativa) nel moderno sistema letterario e culturale del
Classicismo?
A suscitare la mia curiosit, allora, era limpressione che queste prime risul-
tanze finissero per riguardare qualcosa che non era stato ancora messo a fuoco
dagli studi sulla letteratura religiosa, che pure da qualche tempo stavano cre-
scendo, anche in termini autonomi rispetto ai vincoli del tradizionale approccio
bipolare Riforma/Controriforma: cio, che fosse stata anche la sperimentazione
di nuove forme della testualit religiosa (devozionale come apologetica, in
prosa come in poesia) a marcare profondamente il processo di costruzione della
nuova letteratura dei moderni, da parte, poi, di alcuni dei suoi pi autorevoli
protagonisti. Con un sospetto allora vago: che concentrarsi solo sugli effetti
distruttivi prodotti o indotti dai tanti nuovi e occhiuti dispositivi di controllo del
libro finiva per mettere in ombra quanto di dinamicamente produttivo li accom-
pagnava, per consapevole progetto o per autonoma coincidenza.
Riconosco quanto allora i miei interessi fossero in netta prevalenza letterari:
nella pi complessiva analisi del processo di costituzione della moderna lettera-
tura volgare (che gi allora attirava le mie curiosit) avrei voluto ricostruire la
trama delle relazioni e degli intrecci che quel processo istituiva con la tradizione
della letteratura religiosa, pi o meno da sempre, malgrado gli esemplari moniti
di Carlo Dionisotti
11
, considerata sostanzialmente e tendenzialmente autonoma,
separata, anzi irrelata, nelle sue forme testuali e nei suoi circuiti comunicativi (e
purtroppo praticata con modalit per lo pi separate, quasi fosse enclave riser-
vata agli studiosi cattolici).
Soprattutto, allora, mi interessava ragionare sulla parte avuta dagli scrittori
laici (da Pietro Aretino a Giovan Battista Marino: attraverso lessenzialissimo
snodo rappresentato da Torquato Tasso) nella sperimentazione di una scrittura
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Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
11
Mi riferisco ovviamente ai fondamentali capitoli del suo libro che sconvolse tanti tra
noi giovani alle prime armi, il famoso Geografia e storia della letteratura italiana, Einaudi,
Torino 1967: Chierici e laici, La letteratura italiana nellet del Concilio di Trento.
religiosa moderna (cio, disposta, per impronta genetica e per progetto, a con-
frontarsi con gli statuti classicistici). La modernit di questa nuova letteratura
religiosa mi sembrava consistere, fondamentalmente, nella sua annessione e
omologazione alla letteratura laica, anche per ibridazione e contaminazione,
comunque mediante interferenze di codici e di tradizioni. In particolare mi inte-
ressava, allora, comprendere come e perch questi scrittori laici (e tanti altri con
loro) fossero cos attivamente impegnati nella inventio (in senso propriamente
retorico e classicistico) e nella scrittura (per conveniente dispositio ed elocutio)
non pi di insiemi pi o meno cospicui di testi sparsi dedicati a materie religiose
e spirituali (canoniche, a esempio, nella tradizione lirica, sul modello del Padre
Petrarca), bens di autonome e organiche opere religiose e spirituali per statuto
proprio: questi scrittori laici perseguivano lallineamento dello standard
comunicativo (per lingua forma funzioni) della letteratura religiosa a quello
della moderna letteratura laica? Miravano a soddisfare le nuove, e tanto pi
distintive, esigenze di decoro di un lettore nuovo, non solo classicista, ma anche
(e forse: soprattutto) cristiano (e tutto questo, ben prima di Trento)?
Insomma, guardavo allora a queste esperienze di scrittura poetica religiosa
da un punto di vista che restava (e voleva restare) saldamente ancorato alla cen-
tralit dominante di una visione integralmente (e forse integralisticamente)
laica delle pratiche letterarie, in grado di percepire (se e quando si poneva il
problema di percepirle: con magnanimit anche un po snob) queste esperienze
religiose tuttal pi come periferiche e marginali, prima ancora che come curio-
se e suggestive, comunque privilegiando le esperienze poetiche dellinquietudi-
ne e del tormento religioso (anzi, quelle border line), in termini del tutto omolo-
ghi si badi bene alle canoniche modalit di approccio alla poesia lirica
petrarchistica. Se era impensabile, allora, mettere in discussione quella centra-
lit, per tanti aspetti ontologica, il solo margine per districarsi dalla ragnatela
inerziale dei suoi paradigmi storiografici e critici consisteva, per i pi irrequieti,
in qualche velleitario strappo o inconcludente azione di guerriglia, mentre i pi
prudenti progettavano lunghe marce attraverso il deserto alla ricerca di chiss
quali civilt sepolte.
Facendo tesoro, per quanto possibile, di quelle esperienze, ma soprattutto
delle tante altre che hanno profondamente modificato, nel tempo, le modalit di
approccio alla letteratura e alla cultura cinquecentesca, vorrei tornare a discutere
il problema della poesia religiosa del Cinquecento: in primo luogo nella cultura
letteraria che stata sua propria. Dico subito che questa opzione consegue dalla
consapevolezza di quanto profonde, e insopportabili ormai, siano le distorsioni
inevitabilmente prodotte sulla testualit letteraria quando viene letta dal punto
di vista di una storia religiosa del Cinquecento ancora tanto segnata da antichi
paradigmi storiografici (linvidia della Riforma, a esempio) da esigere ancora
oggi scelte di schieramento.
136
Amedo Quondam
Se non posso non scusarmi per quanto potr risultare eccessivamente allusi-
vo in queste battute certo troppo scorciate (solo perch limpianto e gli obiettivi
di queste mie note sono altri: assumo purtuttavia limpegno a discuterne altrove
con lattenzione e il riguardo dovuti a tanti studi eccellenti di ieri e di oggi), non
posso altres non riconoscere che la scelta di un metodo archeologico per ria-
prire il dossier sulla poesia religiosa e spirituale del Cinquecento motivata
anche dallesigenza tattica di raffreddare quanto caldo, troppo caldo, incande-
scente. Predisporre ed eseguire, intanto, i rilievi necessari per poter definire una
prima mappa generale di quella poesia, significa rendere prioritario e pregiudi-
ziale il riconoscimento delle sue proporzioni, prima ancora che avventurarsi
nella ripetizione di stanche formule interpretative (e ideologiche), comunque
geneticamente aprioristiche.
Una mappa in forma di bibliografia: non per evasive istanze di neutralit, ma
perch solo il grado zero costitutivo e proprio di una ricognizione documentaria
degli oggetti e dei soggetti, sul campo delle loro specifiche (e autonome) tipolo-
gie comunicative, pu far diradare, forse, la fitta nebbia di furore o di zelo che
ancora grava sulla storia religiosa del Cinquecento italiano (delle sue istituzioni
e delle sue pratiche) e ne coinvolge le scritture di poesia. Con una prima conse-
guenza subito rilevantissima: la mappa bibliografica popola, infatti, immediata-
mente quello che per troppo tempo stato un presunto deserto, con una fittissi-
ma trama di oggetti e di soggetti. E pi ancora ne proietta il senso in una ancora
pi fitta rete di relazioni con altri oggetti e con altri soggetti: fuori di metafora,
la poesia religiosa e spirituale, con tutti suoi autori e con tutti suoi testi, per-
tiene alleconomia complessiva della poesia del Cinquecento, di tutti i suoi
autori e di tutti i suoi testi. Prima ancora di riscontrare e descrivere la gamma
infinita delle differenziazioni diacroniche e diatopiche, prima ancora di dare a
ciascun soggetto e a ciascun oggetto quanto suo proprio (unicuique suum), la
mappa bibliografica profila un vastissimo insieme che pertiene, a pieno diritto,
in quanto insieme, alla storia generale della letteratura contemporanea.
Intendo dire che se la bibliografia necessariamente settoriale, non lo certo
per separare: al contrario, intende dinamicamente, e biunivocamente, correlare
la sua necessaria specificit a tutte le altre del comune sistema culturale. Non ,
insomma, lanagrafe di una riserva indiana. Tuttaltro: e non solo perch questa
anagrafe prospetterebbe subito troppi casi di autori impegnati in utroque, ma
soprattutto perch nella tipologia culturale classicistica nessuna esperienza di
scrittura pu costituirsi, per comunicare, come separata e altra, sia in s che
rispetto alla fenomenologia complessiva
12
.
137
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
12
A questo punto, vorrei formulare un auspicio, con discrezione, in nota: che questa
separazione necessaria per mettere in evidenza quanto stato svalutato e rimosso (desertifica-
to), non concorra a perimetrare autonome enclaves per affinit culturali o confessionali, come
Anche perch la poesia religiosa non la sola terra incognita dellesperienza
testuale del Classicismo trasformata in deserto dai paradigmi che sono ancora
nostri: e non solo perch resta poco nitido come ho detto il quadro della
stessa poesia lirica petrarchistica, ma soprattutto perch permane la difficolt a
recuperare il senso di un sistema comunicativo che continua, tra laltro, per
secoli a usare il latino per scrivere poesia.
La poesia latina come la poesia religiosa come la poesia petrarchistica: a
prima vista potrebbe sembrare un confronto (ben poco agonistico) tra derelitti,
seppure in diversa misura, eppure qui il banco di prova per entrare nel sistema
letterario classicistico. Assumendo la consapevolezza di quanto sia genetica-
mente profondo il mutuo intrecciarsi di queste diverse esperienze comunicative
(gi negli stessi curricula di tanti scrittori); e soprattutto assumendo la consape-
volezza che si compiono tutte, comunicando (ovviamente, allora) senso e valori,
in un ambiente che fa sistema, secondo quanto inscritto nel proprio progetto.
Certo, con storie profondamente differenziate: a esempio, la poesia latina, dopo
la sua gloriosa rifondazione umanistica emula degli Antichi e delle loro forme,
si trasforma in una pratica di scrittura prevalentemente religiosa affidata, per lo
pi, a sacerdoti, anzi a gesuiti
13
. Ma anche con storie dalle rilevanti affinit: di
fenomenologia e di destino.
Per la poesia latina pu valere infatti quanto ho prima suggerito per la poesia
religiosa (e in prospettiva per tutta la lirica petrarchistica): la ragione principale
della sua scomparsa dai nostri orizzonti storiografici e critici pressoch tutta
qui, nel suo diventare pratica di sacerdoti, anzi di gesuiti, per quanto occorra
mettere in conto che il suo declino inevitabile nellet di nascita (o invenzio-
ne) delle identit nazionali, tali anche (se non soprattutto) sulla base della discri-
minante linguistica. NellEuropa delle nazioni, questa poesia scritta in latino
non appartiene pi a nessuno, non pu entrare nel canone di nessuna tradizione
nazionale: quando la poesia religiosa confinata in un cono dombra, quando la
lirica petrarchistica trasformata in malattia endemica.
138
Amedo Quondam
se la letteratura religiosa fosse solo un affare riservato dei cattolici di oggi. Sarebbe infatti
paradossale che per riparare gli effetti delle pregiudiziali ottocentesche, nelle loro innervature
anche anticlericali e massoniche, qualcuno preferisca rinchiudersi in gratificanti orticelli con-
clusi, appagato di aver trasformato i cumuli di macerie o di sabbia in riservati giardini odoro-
si: solo suoi.
13
Dobbligo il rinvio alla fondamentale antologia curata da Pierre Laurens e Claudie
Balavoine, Musae reduces. Anthologie de la posie latine de la Renaissance, Brill, Leiden
1975; ora rifatta dal solo Pierre Laurens, con il titolo Anthologie de la posie lyrique latine de
la Renaissance, Gallimard, Paris 2004.
1.1. La poesia spirituale, dunque.
Per poterne cogliere in modo dinamico la trama di referenze e di pertinenze
con la cultura contemporanea, credo opportuno partire dalla ricognizione del-
linsieme dei libri che si autoconnotano come spirituali nella posizione semio-
ticamente forte del titolo (preciso: solo di quelli pubblicati in Italia nel corso del
Cinquecento). Anche perch si tratta di unimpresa non particolarmente onero-
sa: rispetto agli strumenti disponibili solo quindici anni fa, infatti, linformazio-
ne bibliografica si presenta oggi nettamente migliorata e di tanto pi facile
accesso. Mi riferisco in primo luogo al benemerito catalogo delle edizioni italia-
ne (o stampate allestero in lingua italiana) del Cinquecento attualmente conser-
vate in biblioteche italiane, reso disponibile on line per opera dellIstituto cen-
trale per il catalogo unico (http://edit16.iccu.sbn.it: dora in poi siglato come
Edit16).
Per avviare questa ricognizione preliminare, ho dunque effettuato la ricerca
nella banca di dati bibliografici di Edit16, utilizzando come filtro la sola stringa
di caratteri spiritual* nel campo del titolo
14
. La risposta stata di per s note-
vole, anche perch imprevista in tali dimensioni quantitative: sono infatti 910 le
unit bibliografiche di quel repertorio che comunque presentino nel loro sistema
di intitolazione la parola spiritual* (da riferire, pur sempre, al totale di 55620
unit presenti nel censimento)
15
.
Per quanto questo risultato, come tutti i risultati di analoghe inchieste, sia
sporco e richieda, quindi, accurati filtraggi
16
, e per quanto sia, al tempo stesso,
parziale (non tutti i libri di argomento o funzione spirituale assumono, ovvia-
mente, questo termine connotativo nel proprio titolo), propone purtuttavia una
significativa approssimazione dellinsieme dei libri che nel corso del
Cinquecento sono stati (presentandosi, a vario titolo, come spirituali) a dispo-
sizione del lettore devoto, sia chierico che laico, per le sue pratiche ordinarie.
139
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
14
Sempre che ce ne fosse bisogno, preciso che luso dellasterisco come carattere di
troncamento jolly consente di avere la gamma intera delle forme connesse o derivate.
15
La richiesta stata riproposta on line in data 14 giugno 2005 (analoga richiesta in data
13 settembre 2001 aveva prodotto lindicazione di 711 unit bibliografiche, mentre in data 20
dicembre 2005 sono diventate 945: un segno di come linformazione bibliografica in rete sia
dinamicamente in crescita, per quantit e qualit di dati). Ricordo che la bibliografia di riferi-
mento, anche se copre una diversa porzione cronologica, resta quella di Anne Jacobson
Schutte, Printed italian vernacular religious-books (1465-1550). A finding list, Droz, Ginevra
1983.
16
Nellinsieme sono comprese, a esempio, alcune edizioni di atti istituzionali della
Chiesa, ma anche documenti di confraternite e ordini religiosi, e libri che usano spirituale
nel loro titolo in termini molto ellittici o in situazioni di bassa intensit connotativa. Ho rile-
vato anche qualche incongruenza nelle intestazioni di autore e nelle date, che non posso n
discutere n eventualmente correggere nei limiti di questo intervento.
Comprese ovviamente le rime spirituali, con alcune delle altre forme letterarie
canoniche a met Cinquecento: con una quota gi ragguardevole, pari al 18%
delle 910 unit bibliografiche con spiritual* nel titolo.
Questo grezzo dato conferma soprattutto, e subito, quanto questa connota-
zione sia propriamente peculiare dellesperienza culturale, in senso ampio,
nellItalia cinquecentesca, in termini che vanno ben oltre lintensit connotativa
che pure assume quando diventa il vessillo identitario dei protagonisti di quel-
lesperienza di autoriforma della Chiesa che la fuga di Bernardino Ochino, nel-
lestate del 1542, mette definitivamente in crisi
17
. Questo evento capitale nella
storia religiosa cinquecentesca non sembra avere, insomma, ripercussioni sugli
impieghi di spirituale nel sistema dei titoli di tantissimi libri pubblicati nella
seconda met del Cinquecento: anzi, sembrerebbe profilarsi una sorta di sua
risemantizzazione denotativa, funzionale non solo a marcare per lo pi generi-
camente, ora, le pratiche devozionali, ma anche a perimetrare quanto proprio
della Chiesa e dei suoi sacerdoti. In questo modo, spirituale recupera una
delle sue antiche e originarie funzioni semantiche: tendenzialmente sinonimica
di religioso, negli usi sia dellaggettivo che del sostantivo (come soggetto e
come istituzione). Pertanto, in diversi casi, assume le proporzioni, progettuali e
consapevoli, di connotazione cattolica: cio, di bandiera tridentina.
Prima di procedere oltre, per, indispensabile produrre una precisazione
certamente obbligata per tutte le tipologie librarie antiche, ma che vale in parti-
colare per questa, per le ragioni che subito dir: linsieme delle 910 unit biblio-
grafiche, di per s gi cospicuo in dati assoluti, riguarda infatti i soli libri che
sono attualmente conservati nelle biblioteche italiane, antiche e moderne, cio
quelli che sono sopravvissuti alle ingiurie del tempo e degli uomini.
Il rilievo vorrebbe essere tuttaltro che lapalissiano: non tanto, e non solo,
perch consapevole che uno sguardo allargato alle biblioteche di tutto il
mondo consentirebbe di incrementare notevolmente le proporzioni quantitative
dellinsieme, come ben sa chi ha esperienza nel campo della ricerca bibliografi-
ca sul libro antico, quanto, e soprattutto, perch consegue dallimmediata perce-
zione di come il dato pi importante prodotto dalla lista delle 910 unit biblio-
grafiche sia in realt un altro. Lo descrivo cos: questa particolarissima tipologia
libraria geneticamente debole rispetto ad altre tipologie proprio per quanto
concerne lindice di sopravvivenza inscritto nel proprio corpo fisico. Sia i libri
di devozione, sia i libri di lettura nelle ore del tempo libero, sia i libri per fare
140
Amedo Quondam
17
Dobbligo il rinvio al saggio di Gigliola Fragnito, Gli spirituali e la fuga di
Bernardino Ochino, in Rivista storica italiana, 84 (1972), pp. 778-811, nonch al gi citato
Barbieri, Fra tradizione e cambiamento, per le dinamiche complessive (entro le polarit,
appunto, della tradizione e del cambiamento) della tipologia discorsiva spirituale.
musica (gli spartiti, insomma) scontano tutti un doppio effetto negativo (ai fini
della loro conservazione): se, da una parte, sono destinati alluso pratico quoti-
diano personale (per pregare, anche cantando, e meditare; per leggere da solo o
con altri ad alta voce), e quindi al logoramento e al consumo fisico, dallaltra,
per, sono estranei, sempre geneticamente, al progetto ormai (nel corso del
Cinquecento) paradigmatico e standardizzato della biblioteca classicistica. Sono
destinati, cio, a non entrare in biblioteca, almeno per lungo tempo: e infatti,
basta un rapido riscontro sui dati relativi alle copie localizzate dalle bibliografie
per prendere atto di quanto estrema sia la rarit degli esemplari conservati.
Anche se meno grave rispetto a quella dei libri per fare musica, questa rarit
coinvolge anche lo statuto materiale di questi libri, anzi libretti, anzi stampine:
il loro essere prevalentemente di piccolo formato e di poche carte, senza dorso e
senza legatura alcuna. Almeno fin tanto che non soccorra la pietas del bibliofilo:
uno strano bibliofilo.
Con un dato in pi, propriamente distintivo: questi libri/stampe sono coin-
volti nei processi attivati dal Concilio di Trento e dellInquisizione, cio sono
sottoposti a severe procedure di filtraggio e di censura, dirette e capillari, che
coinvolgono (almeno per un certo periodo: quaranta-cinquanta anni?) lintero
circuito della loro produzione, dalla scrittura alla stampa, dalla distribuzione
alla conservazione nelle biblioteche di privati e di istituzioni religiose. Da que-
sto punto di vista, che definirei di storia dinamica delle biblioteche e della loro
conservazione/distruzione, e che in quanto tale si proietta fino ai dati odierni del
Censimento delle edizioni italiane del Cinquecento, stata certamente decisiva
la puntigliosa ricognizione nelle biblioteche religiose e monastiche avviata in
applicazione dellIndice clementino del 1596 (quello che interviene anche sulle
tipologie poetiche dei volgarizzamenti biblici e della tradizione spirituale): gli
effetti prodotti dai sequestri e distruzioni di copie dei libri proibiti sono, per noi,
oggi, incalcolabili, anche se occorre pur sempre tenere conto del fatto che le
biblioteche religiose e monastiche non esauriscono certo, n allora n in seguito,
la tanto pi articolata e ricca, nella diatopia e nella diacronia, fenomenologia
della biblioteca classicistica di Antico regime
18
.
141
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
18
La redazione e limpatto degli Indici dei libri proibiti sono stati descritti e analizzati da
Gigliola Fragnito, La Bibbia al rogo. La censura ecclesiastica e i volgarizzamenti della Scrittura
(1471-1605), Il Mulino, Bologna 1997. La consultazione dei documenti dellinchiesta nelle
biblioteche degli ordini religiosi e delle loro biblioteche, conservati ora nella Biblioteca
Vaticana, fornirebbe certamente utili riscontri ai dati della bibliografia. Per questa inchiesta sulle
biblioteche degli ordini religiosi, rinvio a Roberto Rusconi, Le biblioteche degli ordini religiosi
in Italia intorno allanno 1660 attraverso linchiesta della Congregazione dellIndice, nel citato
Libri, biblioteche e cultura, pp. 63-84. Per un primo approccio alla complessit della biblioteca
moderna, rinvio ai saggi raccolti in La Biblioteca Ambrosiana tra Roma, Milano e lEuropa, a
cura di Franco Buzzi e Roberta Ferro, in Studia Borromaica, 19, Bulzoni, Roma 2005.
Tutto ci premesso, linsieme bibliografico mi sembra tuttaltro che disprez-
zabile, gi in termini assoluti, oltre che di informazioni: gi una sua consultazio-
ne randomizzata pu fornire indicazioni utili per confermare lampiezza degli
impieghi di spirituale negli usi linguistici cinquecenteschi. Come ho gi detto,
risulta essere un attributo molto flessibile e dalle applicazioni pressoch univer-
sali: connota infatti quasi tutti i generi della discorsivit classicistica, compresi
quelli propriamente letterari, e ipercodificati. E questo soprattutto nella seconda
met del secolo, quando diventa davvero una sorta di etichetta automatica, un
jolly connotativo.
Un pur rapido spoglio dei soli titoli dellinsieme bibliografico che presenta-
no il termine spiritual* consente, infatti, e agevolmente, di riconoscere la
generica pertinenza semantica di questa connotazione, che qui riguarda: rime
(anche nelle loro diverse forme metriche: sonetti, canzoni, capitoli, ottave; e
quindi: laudi e salmi, di autonoma provenienza religiosa), dialoghi, epigrammi,
commedie e tragedie (e la variabile classicistica della tragicommedia), lettere,
ricordi (nel senso di consigli e ammonizioni: da Francesco Guicciardini a
Saba da Castiglione), pronostici, nonch discorsi, orazioni e sermoni; e quindi
connota la gamma delle tipologie discorsive e testuali specificamente destinate
alla pratica religiosa: esercizio, meditazione, alfabeto, eccetera; cio, quanto
occorre per la vita spirituale del buon cristiano: non solo laico, ma anche, e in
modo specifico, chierico, in quanto primo destinatario dei dispositivi messi in
atto dalle riforme tridentine del clero (dunque, con lequivalenza semantica che
da sempre nella storia di questa parola nella storia della Chiesa e della cristia-
nit, seppure variamente e metamorficamente risemantizzata nel corso dei seco-
li).
Rispetto a questo decisivo scenario che assume come centrale la figura del
lettore, nei suoi usi ordinari del libro (e non solo di quello spirituale), vorrei
segnalare un primo dato che emerge, e in termini certamente singolari rispetto
alle pigre consuetudini del nostro occhio che spesso cerca solo tranquillizzanti
conferme: nellinsieme dei 910 libri si riconosce subito la presenza di diversi
libri per musica, anchessi autoconnotati come spirituali nel sistema dei loro
titoli. Libri particolarissimi: a esempio, quello del maestro di cappella siciliano
Pietro Vinci, che mette in musica Quattordici sonetti spirituali della illustrissi-
ma ed eccellentissima divina Vittoria Colonna dAvalos de Aquino marchesa di
Pescara. Nel 1580: quando da tempo si rarefatta (ci dicono le cronache del
libro) la presenza editoriale del testo che ha, se non fondato, certamente iper-
connotato quanto nellesperienza di primo Cinquecento spirituale, nei suoi
termini fortemente distintivi rispetto alle posizioni in drammatico travaglio e
confronto in quegli anni; un testo non pi alla moda (tanto per usare perifrasi
neutre), quando il Concilio chiude i propri lavori decretando. Cosicch se le-
sploratore di forme letterarie si sorprende, ingenuo, nel riconoscere quanto com-
plesse possano essere nellaltra met del cielo librario (quello religioso e spiri-
142
Amedo Quondam
tuale) le storie di testi a lui ben noti, al tempo stesso non pu che prendere atto
di quanto permeabili siano i confini giurisdizionali nelle pratiche culturali cin-
quecentesche: sempre che questi confini esistano e non siano indebite proiezioni
delle nostre istanze di certezza e di sicurezza, delle nostre identit territoriali,
dei nostri domini.
Tanto pi forte poi la sorpresa, se si tiene nel debito conto il fatto che la
parte di questi libri per fare musica insieme (altrimenti gi da tempo attestata,
ovviamente, nei repertori internazionali della musicologia) non solo quantita-
tivamente cospicua (con circa settanta unit: da correlare allestrema rarit dei
libri musicali che sono stati conservati, a causa del loro essere spartiti per la
prassi esecutiva, non certo per la biblioteca
19
), ma soprattutto in grado di confer-
mare, con la sola sequenza dei suoi titoli, quanto ampia sia la gamma della
polifonia religiosa cinquecentesca, funzionale a ben diversificate occasioni
performative: canzoni spirituali a tre quattro cinque sei voci, canzonette spiri-
tuali a tre quattro voci, laudi spirituali a tre quattro voci, laudi e canzoni spiri-
tuali, stanze spirituali a sei voci, madrigali spirituali a tre quattro cinque sei sette
voci, mottetti spirituali a cinque voci, napoletane spirituali a tre voci, villanelle
spirituali; nonch, genericamente: musica spirituale a cinque voci, melodie spi-
rituali a tre voci.
Gi da questo nudo elenco di indicatori nellarea del titolo risulta limmedia-
ta correlazione, anzi la piena simmetria, di queste esperienze con la polifonia
laica o profana: cio, con la straordinaria storia del madrigale, e quindi con lal-
trettanto straordinaria storia della lirica petrarchistica. Se queste storie ribadi-
scono, gi cos, quanto siano profondamente e biunivocamente intrecciate le
proprie economie comunicative (con il vessillo dei tanti autori in utroque, sia
per i testi che per le musiche), la storia della polifonia profana e sacra impone
un dato di rilievo eccezionale per lanalisi delle pratiche culturali nelle societ
classicistiche di Antico regime, che non sempre noi operatori sul testo letterario
consideriamo in modo adeguato: lassoluta normalit del fare musica insieme.
Anzi, queste storie biunivocamente intrecciate (poesia e musica: sacre e profa-
ne) dovrebbero sollecitare le nostre curiosit a ragionare sulla forma produttiva
di queste societ della conversazione, che si distende nel governo di una gamma
integrata di competenze che non sono mai spendibili singolarmente, in solitaria
performance: saper fare musica, saper cantare, saper danzare (come gi attesta il
143
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
19
Come criterio di classificazione tra questi libri musicali, oltre ovviamente ai dati che
nel titolo esplicitamente rinviano alle forme della polifonia cinquecentesca, ho utilizzato
anche quello, per quanto troppo generico e da sottoporre a dirette ricognizioni, che richiama
destinazioni di canto collettivo in pratiche devozionali, in particolare nelle scuole della dottri-
na cristiana.
Libro del Cortegiano) sono tutte competenze che concorrono a dare forma com-
piuta, polita e perfetta, al moderno gentiluomo e alla moderna gentildonna, cia-
scuno per la sua parte. E che i contenuti di queste pratiche polifoniche siano
sacri o profani una variabile che riguarda solo il rispetto della regola unica e
condivisa della convenienza: secondo le diverse circostanze dello stare insieme,
per ricreazione e per preghiera.
Ma non solo per questa ragione rilevante linsieme dei libri per musica
connotati nei loro titoli come spirituali: una pi ravvicinata, per quanto sobria,
loro analisi consente di prospettarne la funzione rappresentativa delle pi gene-
rali dinamiche della bibliografia spirituale cinquecentesca
20
. A esempio, con il
rilievo delle opere prodotte da musicisti di professione, a cominciare dai massi-
mi esponenti della polifonia del tempo (da Luca Marenzio a Giovanni Pierluigi
da Palestrina, a Claudio Monteverdi)
21
e da diversi altri insigni musicisti
22
: com-
144
Amedo Quondam
20
Per un quadro complessivo, rinvio al gi citato studio di Katherine Powers, The
Spiritual Madrigal; in particolare alla ricostruzione delle fasi di avvio di questa tradizione
ben presto esplosa, ibidem, pp. 1-55: con Le Vergini a quattro voci con la gionta di alcuni
madrigali di Alessandro Romano (nel 1554; poi: 1562, 1587, 1589) e con la Musica spiritua-
le. Libro primo di canzoni e madrigali a cinque voci composte da diversi, raccolta da
Giovanni Del Bene (nel 1563; un titolo analogo: Musica spirituale composta da diversi eccel-
lentissimi musici a cinque voci con due dialoghi a dieci, nel 1586), un nobile chierico verone-
se formato alla scuola del grande vescovo Gian Matteo Giberti.
21
Luca Marenzio (1553-1599): Madrigali spirituali a cinque voci (1584, 1588); Claudio
Monteverdi (1567-1643): Madrigali spirituali a quattro voci (1583); Giovanni Pierluigi da
Palestrina (1525-1594), Delli madrigali spirituali a cinque voci libro secondo, Roma,
Francesco Coattino 1594. Ma cfr. inoltre: Cyprien de Rore, Musica sopra le stanze del
Petrarca in laude della Madonna, Venezia, Antonimo Gardane 1548; Adrian Willaert, I sacri
e santi salmi che si cantano a vespro e compieta con li suoi himni, responsorii e Benedicamus
a uno coro e quattro voci con la gionta di dui Magnificat a quattro voci, Venezia, Francesco
Rampazetto, 1565.
22
Come Giovanni Animuccia (1500-1571), maestro di cappella della Basilica Vaticana e
amico di Filippo Neri (per il suo Oratorio compose Il primo libro delle laudi, composte per
consolazione e a requisizione di molte persone spirituali e devote, tanto religiosi quanto
secolari, nel 1563, e Il secondo libro delle laudi, dove si contengono mottetti, salmi e altre
diverse cose spirituali vulgari e latine, nel 1570; autore anche di un Primo libro di madri-
gali a tre voci con alcuni mottetti e madrigali spirituali, nel 1565); Alessandro Marino, cano-
nico lateranense e animatore a Roma della Confraternita di Santa Cecilia: Il primo libro de
madrigali spirituali a sei voci con una canzone a dodici nel fine (1597); il siciliano Pietro
Vinci (1535-1584), maestro di cappella a Bergamo e a Nicosia, autore della musica dei citati
Quattordici sonetti spirituali di Vittoria Colonna (1580); il bresciano Giulio Zenaro (1550
circa-1590 circa): Madrigali spirituali a tre voci (1590).
La schiera dei fiamminghi: Filippo De Monte (1521-1603), maestro di cappella della
sacra cesarea maest dellimperatore Rodolfo II: Il primo libro de madrigali spirituali a
cinque voci (1581), Il primo libro de madrigali spirituali a sei voci (1583), Il secondo libro
de madrigali spirituali a sei e sette voci (1589); Il terzo libro de madrigali spirituali a sei
presi alcuni maestri di cappella
23
e altri professionisti in servizio presso istitu-
zioni ecclesiastiche o altrimenti impegnati. Ma sono presenti anche musicisti
appartenenti a ordini religiosi, seppure in proporzioni che sembrerebbero quan-
titativamente, e non solo, minori: a testimoniare il diverso grado di professiona-
lit che la musica richiede, certamente ben pi alto rispetto alla competenza atti-
va richiesta per laccesso alla scrittura letteraria
24
. N mancano le raccolte
miscellanee di polifonia spirituale, dove peraltro piuttosto rara lindicazione
del curatore
25
.
In particolare, da questo segmento della bibliografia spirituale, emerge la
progressiva centralit di Roma, a fine secolo: e non tanto per lattivit di alcuni
tra i musicisti fin qui citati, ma soprattutto per le iniziative radicalmente innova-
tive, nelle pratiche devote in musica, perseguite dalle Congregazione dellOra-
145
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
voci (1590); Jakob Peetrin (1553-1591): Il primo libro delle melodie spirituali a tre voci:
1586; Il primo libro del iubilo di san Bernardo con alcune canzonette spirituali (1588, 1589);
Giovanni Pellio, attivo a Venezia: Il primo libro delle canzoni spirituali a cinque voci (1578),
Il primo libro de canzoni spirituali a sei voci (1584), Il secondo libro delle canzoni spirituali
a sei voci (1597). Il francese Alexandre de Milleville (1521-1589) attivo a Ferrara: Le vergini,
con dieci altre stanze spirituali, a quattro voci (1584).
23
Madrigali spirituali di Felice Anerio maestro di cappella del Collegio degli Inglesi in
Roma a cinque voci, libro primo (1585), Canzoni spirituali di Georgio Borgia maestro di
cappella del Duomo di Turino, il primo libro delle canzoni spirituali a tre quattro e cinque
voci (1580), Penitenza. Primo libro de madrigali spirituali a cinque voci di Leon Leoni mae-
stro di cappella nel Duomo di Vicenza (1596). Si distingue in modo particolare ledizione dei
Ricercari a quattro voci cantabili per liuti cimbali e viole darco, quattro o sei opere con
parole spirituali in canoni ad eco, ad otto e dodici voci (1596), dello spagnolo Sebastian
Raval (1550-1604), maestro di cappella alla corte del Duca di Urbino (e poi a Roma e a
Palermo).
24
Tra i religiosi: il domenicano Alessandro Aglione (Canzonette spirituali a tre voci:
1599); il gi citato oratoriano Giovanni Giovenale Ancina (Tempio armonico della beatissima
Vergine a tre voci: 1599); lagostiniano Giovanni Maria Benassai (Il primo libro delle napoli-
tane spirituali a tre voci: 1577); il francescano Arcangelo Borsaro (Pietosi affetti. Il primo
libro delle canzonette spirituali a quattro voci: 1597).
25
Come la gi ricordata raccolta di Musica spirituale. Libro primo di canzon e madrigali
a cinque voci composte da diversi, composta da diversi, a cura di Giovanni Dal Bene, nobile
veronese (1563); e poi: Nuove laudi spirituali raccolte da diversi autori moderni e pi eccel-
lenti musici del nostro secolo a tre, a quattro e cinque voci, a cura di Iacopo Belletti
(Francesco Antonio detto lAbbate romano), nel 1594; il Diletto spirituale. Canzonette a tre e
a quattro voci, raccolte dal fiammingo, musicista incisore editore, Simone Verovio (tre edi-
zioni tra 1586 e 1592); Canzonette spirituali de diversi a tre voci libro primo (Roma,
Alessandro Gardane 1585 e 1588); Musica spirituale composta da diversi eccellentissimi
musici a cinque voci con due dialoghi a dieci, Venezia, Angelo Gardane 1586; Canzonette
spirituali a tre voci composte da diversi eccellenti musici (Roma, Simone Verovio 1591 e
1599).
torio (e dai gesuiti) e pi in generale dalle scuole della dottrina cristiana, con la
riformulazione funzionale dellantico, e mai tramontato, genere della lauda, e
del suo canone moderno, sulla scia dellinnovativa raccolta di Laudi spirituali
da diversi eccellenti e divoti autori antichi e moderni composte, curata dal
domenicano del convento di San Marco, Serafino Razzi (1531-1611), e pubbli-
cata nel 1563
26
. Nello stesso anno, Giovanni Animuccia (1514-1571), musicista
fiorentino attivissimo nellOratorio filippino, pubblica a Roma Il primo libro
delle laudi composte per consolazione e a requisizione di molte persone spiri-
tuali e devote, tanto religiosi quanto secolari.
La successiva straordinaria storia di questo antico genere poetico-musicale
che trova nuova vita nellItalia tridentina stata non solo narrata con ogni cura,
ma anche descritta nei dettagli della sua bibliografia di riferimento
27
. In questa
sede, e consapevole dei limiti delle mie competenze, posso solo evidenziare il
dato costante nel sistema dei titoli di questi libri di servizio, funzionali, cio,
alle nuove pratiche devote del cristiano senza distinzione di stato (religioso e
146
Amedo Quondam
26
Il frontespizio cos continua: Le quali si usano di cantare in Firenze nelle chiese
doppo il Vespro o la compieta a consolazione e trattenimento de divoti servi di Dio. Con la
propria musica e modo di cantare ciascuna laude come si usato dagli antichi e si usa in
Firenze [] a contemplazione delle monache e altre devote persone.
27
Rinvio ai fondamentali studi di Giancarlo Rostirolla, Danilo Zardin e Oscar Mischiati,
La lauda spirituale tra Cinque e Seicento. Poesie e canti devozionali nellItalia della
Controriforma, Ibimus, Roma 2001: il testo di riferimento obbligato per tutti i libri che cito
in questa sezione, a cominciare dalla raccolta di Serafino Razzi e dalle opere di Giovanni
Animuccia.
28
A istanza delli reverendi padri della Congregazione dello Oratorio e delle loro scuo-
le di dottrina cristiana sono pubblicate a Roma diverse edizioni antologiche: Il primo libro
delle laude spirituali a tre voci (1583 e 1585); Il secondo libro delle laude spirituali a tre e
quattro voci (1583 e 1585); Il terzo libro delle laude spirituali a tre e quattro voci (1577 e
1588); Il quarto libro delle laudi spirituali a tre e quattro voci (1591); il Libro delle laudi spi-
rituali dove in uno sono compresi i tre libri gi stampati (1589).
Il nuovo modello di canto devoto si espande ben presto nelle scuole della dottrina cristia-
na, cio di prima alfabetizzazione e di catechismo (cfr. Paul F. Grendler, La scuola nel
Rinascimento italiano, Laterza, Roma-Bari 1991, pp. 357-387; edizione originale: 1989): rin-
vio alla Bibliografia della lauda post-tridentina di Oscar Mischiati, nel citato La lauda spiri-
tuale tra Cinque e Seicento, pp. 741-782 (arriva al 1794).
Mi limito a dare ragguaglio dei soli titoli con spirituale in Edit16: Lodi spirituali e
devotissime per la dottrina cristiana (Modena 1572); Lodi e canzoni spirituali per cantar
insieme con la dottrina cristiana (Milano 1576); Il primo/secondo/terzo libro delle laudi spi-
rituali stampate ad instanzia delli reverendi padri della Congregazione dellOratorio (Roma
1577, 1583, 1588), Dottrina cristiana e sua dichiarazione da insegnarsi alli putti e putte
della citt e diocese di Bologna divisa in tre parti. Nuovamente stampata colla gionta dalcu-
ne laudi spirituali (Bologna 1576 e 1577; Vicenza 1579; Loreto 1580; Parma 1596); Li canti
secolare): consiste, pur sempre, nella connotazione di spirituale
28
. Dinami-
camente, peraltro, da correlare ad altre scelte che emergono nellinventio dei
titoli, e proprio quando rinunciano al suo diretto impiego: testimone esemplare
di questa economia generale della nuova spiritualit il titolo dellimponente
raccolta (un bilancio di diversi decenni di questa antica forma poetico-musicale
risemantizzata modernamente) curata da un altro oratoriano Giovanni
Giovenale Ancina (1545-1604)
29
: Tempio armonico della beatissima Vergine
nostra signora fabbricatoli per opra del reverendo padre Giovenale Ancina
della Congregazione dellOratorio. Prima parte a tre voci (1599). Un tempio:
omologo nel nome a quelli fabbricati dalla lirica petrarchistica, ma profonda-
mente diverso per strategie comunicative
30
.
147
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
o arie conforme alle lodi spirituali stampate per cantar insieme con la dottrina cristiana
(Milano 1578; Torino 1579 e 1580); Lodi spirituali nuovamente composte e date in luce ad
instanzia della venerabile Congregazione dellUmilt per comune utilit delle scole della
dottrina cristiana (Venezia 1580); Lodi spirituali poste in musica da diversi eccellenti com-
positori cantate nel Duomo di Brescia per tramezo nella disputa generale della dottrina cri-
stiana fatta lanno 1583 (Brescia 1583); Laudi spirituali che si cantano in Roma nella Chiesa
Nuova a Pozzo bianco dalli fanciulli che recitano la dottrina cristiana (Perugia 1584); Lode e
canzoni spirituali accomodate a tutte le feste e domeniche de lanno per cantare insieme con
la dottrina cristiana (Torino 1580, Verona 1585, Roma 1590); Libro delle laudi spirituali
dove in uno sono compresi i tre libri gi stampati (Roma 1589); Laudi spirituali a tre e quat-
tro voci stampate a instanzia delli reverendi padri della Congregazione dellOratorio (Roma
1591); Il quarto libro delle laudi a tre e quattro voci stampate a instanzia delli reverendi
padri della Congregazione dellOratorio (Roma 1591); Lodi spirituali da cantarsi nelle com-
pagnie della dottrina cristiana (Mondov 1593 e 1595); Lodi e canzoni spirituali da cantarsi
per eccitare il cristiano a lodar Dio e li suoi santi, stampate per ordine dellillustrissimo e
reverendissimo monsignor Carlo Conti vescovo di Ancona (Macerata 1585 e 1596; per ordi-
ne di monsignor reverendissimo Vescovo di Camerino: Macerata 1589); Federico Abirelli,
Delle laudi spirituali che si sogliono cantare dopo i ragionamenti delli reverendi padri della
Congregazione dellOratorio (Fermo 1595). Afine secolo pubblicata la nuova, e fortunatis-
sima, sistemazione della dottrina cristiana del gesuita Diego de Ledesma: in diverse edizioni
vi sono aggiunte moltaltre lodi spirituali che nellaltre non erano, divise in tre parti, con la-
ria che si cantano (Napoli 1585, 1596, 1598). Ma per tutti questi titoli, dobbligo il rinvio
al citato volume di studi sulla Lauda spirituale tra Cinque e Seicento, dove sono in gran parte
minutamente descritti e analizzati.
29
Cfr. Rostirolla, La lauda spirituale tra Cinque e Seicento cit., pp. 67-74, e passim.
30
A proposito di titoli, rilevo che in questo insieme di polifonia spirituale mi sembra
molto modesta la parte delle titolazioni metaforiche: oltre al gi citato Diletto spirituale, can-
zonette a tre e a quattro voci composte da diversi eccellentissimi musici, a cura di Simone
Verovio (1586-1592), ci sono solo i Pietosi affetti, il primo libro delle canzonette spirituali a
quattro voci del francescano Arcangelo Borsaro (pubblicati nel 1597: diretta derivazione
dalla raccolta di rime, con lo stesso titolo, di Angelo Grillo).
Levocazione di questa convergenza introduce a una delle questioni da sem-
pre centrali nelle ricerche musicologiche sulla tradizione del madrigale (e prima
ancora sui rapporti tra parola e musica nella tradizione occidentale): da dove
prelevano i musicisti i testi che mettono in musica, a quale trattamento li sotto-
pongono?
31
Anche il pi sprovveduto tra i cultori della testualit letteraria dovrebbe
immediatamente rendersi conto che qui si profila qualcosa di ben pi comples-
so che una modalit, per quanto importante, della ricezione: qualcosa che ha a
che fare con le dinamiche degli scambi interdiscorsivi e intersemiotici e coin-
volge le pratiche ordinarie degli usi della poesia da parte di una cultura che si
dimostra, anche per questo, particolarmente disposta ai consumi culturali con
alto valore estetico, performativamente attivi. Se lo straordinario dispiegarsi di
questa competenza, il suo diffuso saper fare musica insieme (profana e spiri-
tuale: ma come e quanto distinta?), cantando a pi voci, ribadisce la centralit
della parola poetica, nel suo stesso valore fonico e ritmico, dimostra anche
quanto la parola poetica sia sottoposta a processi metamorfici profondissimi
nel suo diventare madrigale: centellinata in ogni sua sillaba e in ogni fonema,
amplificata, valorizzata, ma anche manipolata e stravolta fino a diventare altro,
in termini di piena autonomia comunicativa. Come sempre, quando la poesia
cantata
32
.
1.2. Qualche spigolatura, ora, in questo vasto campo di dati. Cominciando
dalla sua distribuzione cronologica.
Opportunamente sottoposto a una prima filtratura
33
, linsieme delle 910 unit
bibliografiche prodotte interrogando il censimento delle edizioni italiane del
Cinquecento con la stringa spiritual*, definisce in termini pi appropriati il
148
Amedo Quondam
31
Per un primo orientamento, rinvio ai saggi raccolti nella sezione Parole e musica del
sesto volume della Letteratura italiana: Teatro, musica, tradizione dei classici, Einaudi,
Torino 1986, pp. 225-437 (con saggi di Pierluigi Petrobelli, F. Alberto Gallo, Giulio Cattin,
Lorenzo Bianconi, Renato Di Benedetto, Sergio Sablich). Per unaggiornata discussione di
questi problemi (anche in riferimento alleditoria musicale), rinvio ai saggi raccolti nel volu-
me miscellaneo Venezia 1501: Petrucci e la stampa musicale, a cura di Giulio Cattin e
Patrizia Dalla Vecchia, Edizioni Fondazione Levi, Venezia 2005.
32
Per quanto riguarda la poesia spirituale, rinvio a Powers, The Spiritual Madrigal cit.,
pp. 214-262; cfr. anche la sezione in appendice (Listing of Spiritual Madrigals, ca. 1526-
1599), pp. 520-558.
33
Eliminando in primo luogo le edizioni in latino e quelle che riguardano istituzioni
ecclesiastiche (confraternite, ordini religiosi, diocesi, Chiesa, eccetera), ma anche i confessio-
nali e altre tipologie non devozionali.
campo complessivo (in prosa e in poesia) del libro che si autoconnota come
spirituale nel sistema del titolo. Sono 768 unit
34
:
1501-1510 11 551-1560 38
1511-1520 21 1561-1570 106
1521-1530 20 1571-1580 147
1531-1540 29 1581-1590 197
1541-1550 32 1591-1600 167
La distribuzione cronologica di questo insieme conferma subito il macrodato
della bibliografia dei libri di rime spirituali pubblicata nel 1991, anzi vistosa-
mente lo rafforza, proprio perch tanto pi esteso e rappresentativo il suo
campo di riferimento. A esempio, ribadisce la ben diversa parte del libro spiri-
tuale nella prima e nella seconda met del Cinquecento: pari, rispettivamente,
al 15% e all85% del totale (esattamente la stessa distribuzione delle sole rime
spirituali gi rilevata nel 1991)
35
.
Nelle sue macrodinamiche, insomma, il quadro cronologico mi sembra solleci-
tare una appropriata riflessione sul senso di questa esplosione del libro comunque
spirituale nella seconda met del secolo (cio, nellet del rinnovamento cattoli-
co, e proprio a partire dal decennio che vede chiudersi il Concilio di Trento: 1561-
1570), ben oltre quella fase che da sempre al centro delle attenzioni degli studi e
in termini che complicano la classica polarizzazione tra spirituali e zelanti.
149
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
34
Undici edizioni sono prive di data; dopo la ricerca con la stringa spiritual*, ho ese-
guito quella con altre forme omologhe: spiritoal* (due sole occorrenze) e spirital* (sette
occorrenze).
35
Il pacchetto dei poeti spirituali definito dalla prima ricognizione su Edit16 compren-
de, oltre a Vittoria Colonna e a Girolamo Malipiero, questi autori: Giulio Agresta, Caio
Baldassarre Olimpo Alessandri, Gaspare Ancarano, Angelo Michele da Bologna, Girolamo
Araolla, Lauro Badoer, Giulio Bonnunzio, Giovanni Agostino Caccia, Ferrante Carafa,
Giovanni Paolo Castaldini, Cristoforo Castelletti, Cherubino Veneto, Paolo Cresci, Cristoforo
Cieco da Milano, Agostino De Cupiti, Francesco Del Pozzo, Giuseppe Fedeli, Gabriele
Fiamma, Pietro Franchino, Giovanni Domenico Gamberini, Giovanni Battista da Pesaro,
Giovanni Giustiniani, Adriano Grandi, Alessandro Lami, Orazio Lupi, Celio Magno,
Gregorio Morello, Antonio Pagani, Girolamo Pensa, Mariano Perrone, Fulvio Rorario,
Giovambattista Scarlino. Anche testi anonimi: La pazzia del cristiano e altre rime spirituali
in lode della Vergine; e le raccolte: il Collettanio de cose nove spirituale, le Rime spirituali di
diversi autori, i tre libri delle Rime spirituali, Rime spirituali e funerali, Rime spirituali di
diversi eccellenti poeti toscani; spiritualizzazioni in versi: Goro da Coccellalto, Primo canto
del Furioso traslatato in spirituale. Edit16 fornisce inoltre le indicazioni sulla presenza (nelle
intestazioni secondarie) di sonetti spirituali (o canzoni o madrigali) in alcune edizioni con
diverso titolo di questi autori: Silvio Cagnani, Marco Filippi, Michele Garzoni, Annibale
Guasco, Notturno Napoletano, Attilio Opizinga, Vincenzo da SantAngelo.
1.2.1. Ancor pi interessante sarebbe, ovviamente, una ricognizione del qua-
dro degli autori di questo insieme, anche per potervi convenientemente conte-
stualizzare, poi, la parte della poesia. Posso solo limitarmi a qualche sommario
rilievo, che conferma immediatamente la condizione complessiva di queste pra-
tiche di scrittura (e di lettura) fra tradizione e cambiamento
36
.
Uno dei best seller, anzi dei long seller, certamente san Girolamo: il volga-
rizzamento delle Vite dei santi padri con il Prato spirituale, gi dal 1474 in
tipografia con la stessa coppia di testi (le Vite di Girolamo nel volgarizzamento
di Domenico Cavalca; il Prato spirituale di Giovanni Mosco nel volgarizza-
mento di Feo Belcari), presente ben 26 volte nel censimento delle cinquecenti-
ne, tra il 1529 e il 1599, anche in nuove traduzioni (ma era gi stato stampato 21
volte nellet degli incunaboli
37
). Un altro testo che viene da lontano e che resta
presente lungo tutto il Cinquecento, precisamente tra il 1503 e il 1583,
lOpera devotissima della vita spirituale del francescano Cherubino da Spoleto
(1414-1484), con 17 edizioni; allo stesso modo perdurano le opere del domeni-
cano Domenico Cavalca (1270-1342): Disciplina degli spirituali e Battaglie
spirituali, con 9 edizioni tra il 1503 e il 1569; e non solo
38
.
150
Amedo Quondam
36
Mi riferisco al gi citato studio di Barbieri, Fra tradizione e cambiamento.
37
Desumo il dato dal cd-rom dellISTC. La secolare presenza di questi testi richiede
ovviamente, profondi interventi di revisione linguistica, a met Cinquecento: come informa-
no subito i frontespizi, che segnalano le nuove edizioni come del tutto riformate, corrette ed
emendate, come, a esempio, nelledizione del 1595 a cura di Giovanni Mario Verdizzotti.
38
Per completare le indicazioni relative ad autori del passato, segnalo anche le due edi-
zioni in volgare (1589, 1592) degli Spirituali di Hero Alexandrinus (nel 1575 e 1579 in tradu-
zione latina); quella, nel 1556, del Vero e santo rimedio spirituale contro la peste di san
Cipriano; nonch la traduzione del Libro devoto e spirituale della riparazione del peccatore
di san Giovanni Crisostomo, nel 1523; le tre edizioni in latino del De perfectione spirituali di
san Diadoco (vissuto nel quinto secolo), tra 1570 e 1573; il Paradiso dellanima, opera spiri-
tuale, volgarizzata, attribuita a santAlberto Magno (1193-1280), nel 1556 e 1586; quella del
Breve compendio della perfezione della vita spirituale di san Bonaventura (1221-1274), nel
1573; quella dellOpera nova spirituale di Egidio Romano (1243-1316), nel 1520; quella
degli Esercizi spirituali di santa Gertrude (1256-1302), nel 1564; le due edizioni del Libellus
spiritualis di Angela da Foligno (1248-1301): volgarizzato con il titolo di Libro (Opera) utile
e devoto, con due edizioni nel 1536 e 1542; ledizione volgarizzata dellOpera spirituale di
Thomas a Kempis (1380-1471), nel 1568; quella degli Esercizi devotissimi del domenicano
tedesco Johannes Tauler (1300-1361), nel 1574: un volume della giolitina ghirlanda spiri-
tuale); quella delle Rose odorifere spirituali di Denis le Chartreux (1401-1471), tradotte dal
latino nel 1568 e 1592. E poi: ledizione dellAdiutorio opera spirituale, dellagostiniano
Girolamo da Siena (1335-1420), nel 1532; e quella, nel 1535, dellOpera spirituale del fran-
cescano Ugo Panziera (morto nel 1330); le due edizioni del De iudicio universali ac de bello
spirituali di san Giovanni da Capistrano (1386-1456), nel 1573 e 1578; le due edizioni del
gesuato Giovanni da Tossignano, vescovo di Ferrara (1386-1446; Della perfezione della vita
spirituale nel 1580, Scala dei religiosi nel 1591); lExpositione sopra la cantica di Salomone,
A fronte di queste persistenze di testi e di libri che vengono da lontano e
dimostrano di essere autentici long seller nellarco di oltre un secolo (per quan-
to subiscano modificazioni rilevanti nel proprio corpo materiale di libro, perlo-
pi estremamente povero: indizio evidente della loro marginalit residuale),
spiccano, e dominano ampiamente, gli autori moderni, anzi contemporanei, e in
primo luogo i chierici che producono, da professionisti, le opere (in prosa) per
la moderna devozione. Lo evidenzia subito un altro macrodato: la letteratura
spirituale che si fa libro nel corso del Cinquecento, nei suoi diversi generi
forme funzioni, per circa l88% opera di scrittori contemporanei, per lo pi
con status ecclesiastico.
Su tutti prevale il domenicano spagnolo Lus de Granada (1504-1588), con il dato com-
plessivo di 79 edizioni di opere tradotte che, tra il 1564 e il 1591, nel titolo in frontespizio
propongono la connotazione di spirituale (anche perch sono i titoli pi rappresentativi
della collana editoriale che i Giolito inventano: Ghirlanda spirituale
39
): cio, il Manuale di
orazione e spirituali esercizi, i Fiori preziosi raccolti dalle opere spirituali, la Vita spirituale
e passione del Nostro Signore, eccetera (ma con le altre sue opere complessivamente pre-
sente in libreria con 264 edizioni nel corso del Cinquecento). E poi, il benedettino francese
Louis de Blois (Lodovico Blosio: 1506-1566) con 15 edizioni di opere connotate come spi-
rituali tradotte dal latino tra il 1562 e il 1597: Breve regola di un novizio spirituale e
Instituzione spirituale; il certosino tedesco Johann Landsperger (Giovanni Lanspergio: 1489-
1539) con 14 stampe spirituali in traduzione dal latino tra il 1548 e il 1598: Trattato spiri-
tuale, Libro spirituale, Esercizi spirituali, eccetera; senza ovviamente dimenticare le 6 edizio-
ni (di cui solo una volgarizzata) degli Exercitia spiritualia di Ignazio di Loyola (1491-1556)
tra il 1548 e il 1599: fondamentali anche perch danno vita al nuovo, floridissimo, sottogene-
re dei libri, o delle scritture, di esercizi spirituali
40
.
Dopo tanti autori contemporanei in traduzione, si profila nitidamente la presenza di scrit-
tori italiani impegnati nella realizzazione di opere originali di devozione o di argomento
variamente religioso (ma sempre in prosa) con un discreto successo editoriale: il gesuita mar-
chigiano-ferrarese Fulvio Androzzi (1523-1575) con le 13 edizioni delle sue Opere spirituali,
151
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
nel 1504, del canonico regolare lateranense Isaia dEste (attivo nel secolo XV); l Operetta
nova spirituale, nel 1515, del cattolico dottore maestro Girolamo da Bologna (vissuto tra
XV e XVI secolo).
E poi le raccolte di devozione con le Devote meditazioni di san Bernardo, con le
Meditazioni di santAnselmo e un trattato di san Vincenzo della vita spirituale (sette edizioni
tra 1549 e 1588); quella con le traduzioni di scritti di san Basilio e santAgostino, nonch con
Alcuni spiritoalissimi essercizi di santa Gertrude (1566); e quindi le Meditazioni di diversi
dottori della Chiesa, di nuovo tradotte dal carmelitano senese Niccol Buonfigli (1582 e
1583).
39
Sulle collane giolitine rinvio ad Angela Nuovo e Christian Coppens, I Giolito e la
stampa nellItalia del XVI secolo, Droz, Genve 2005.
40
Da registrare anche le cinque edizioni, tra il 1582 e il 1589, dellArte di servire a Dio e
specchio delle persone illustri del francescano spagnolo Alonso de Madrid (1480-1542).
tra il 1579 e il 1600; il senese Bonsignore Cacciaguerra (1495-1566) con 12 edizioni di opere
spirituali tra il 1563 e il 1584: Lettere spirituali e Dialogo spirituale; il canonico regolare
Pietro da Lucca (morto nel 1522), con 12 edizioni di titoli spirituali tra il 1507 e il 1592; il
teatino Lorenzo Scupoli (1529-1610) con 10 edizioni del Combattimento spirituale tra il
1589 e il 1599
41
; il barnabita milanese Giovanni Pietro Besozzi (1503-1584) con 13 edizioni
tra il 1576 e il 1598: Pratica spirituale di una serva di Dio e Lettere spirituali; il francescano
Antonio da Atri (1440-1522) con 7 edizioni dellEsercizio spirituale tra il 1514 e il 1568; il
barnabita, presto ex, Lorenzo Davidico (1513-1574) con 9 edizioni: Steccato spirituale,
Giostra spirituale; il gesuita milanese Paolo Morigia (1525-1604) con 9 edizioni tra il 1559 e
il 1600: Stato religioso e vita spirituale, Prato spirituale, Orto spirituale; il canonico regolare
lateranense Gabriele Fiamma (1531-1585), vescovo di Chioggia, con otto edizioni, tra 1566 e
1590, delle Prediche [] nelle quali si contengono molti ricordi utili e necessari per far pro-
fitto nella vita spirituale.
Gi da questo primo scorciatissimo insieme di dati, che non pu soffermarsi
sulle profonde differenze tra autore e autore e tra testo e testo, risultano comun-
que evidenti le omologie e le diversit di questo canone spirituale prodotto in
grandissima parte da chierici rispetto al canone della coeva letteratura dei laici
nellet del Classicismo: omologie e diversit in termini dionisottiani.
Lomologia pi nitida riconoscibile nel fatto che entrambi i canoni registrano un
notevole incremento del numero degli autori che varcano laccesso alla scrittura e
soprattutto alla tipografia; e soprattutto nel fatto che le dinamiche costitutive e
proprie di questo processo che comporta lesplosione dello statuto dellautore,
la sua stessa competenza comunicativa, in termini di lingua e di forme, sono tutte
interne al sistema classicistico in formazione. Le differenze, ovviamente, non
riguardano soltanto la materia e le modalit della ricezione di questi testi (dal
momento che il loro target molto articolato: dal cristiano devoto al religioso di
professione), ma soprattutto il rapporto con la tradizione: se il canone spirituale
non prospetta filtri selettivi (di carattere formale, ovviamente
42
), risulta anche
152
Amedo Quondam
41
Il Combattimento spirituale il best seller di fine Cinquecento destinato a una lunghis-
sima presenza editoriale: oltre alle edizioni registrate nel repertorio dellICCU, fino al 1775
furono complessivamente 257.
42
Ovviamente queste prime, superficiali, rilevazioni dovrebbero essere riscontrate con le
vicende di ogni singolo testo nella tormentata e contraddittoria storia degli indici dei libri
proibiti: nuovi ingressi, lunghe durate e scomparse sono anche il risultato dei divieti e delle
condanne. Per il quadro complessivo dellimpatto degli indici dei libri proibiti sulla tradizio-
ne dei volgarizzamenti biblici (anche in versi) rinvio al gi citato libro di Gigliola Fragnito.
Ne riassumo i dati essenziali: tra il 1471 e il 1567 la Bibbia tradotta pi volte e ha un note-
vole successo librario (11 edizioni tra 1471 e 1500; 5 edizioni tra 1501 e 1530; 31 edizioni
complessive tra 1531 e 1558), stroncato dal divieto di ogni tipo di volgarizzamento promul-
gato nel 1558, e ribadito dallIndice paolino del 1559; lIndice tridentino del 1564 sembra ria-
prire le possibilit dei volgarizzamenti, ma la questione, dopo venticinque anni di polemiche
e contraddittorie soluzioni, definitivamente chiusa nel 1596 dallIndice clementino.
privo di qualsiasi istanza a marcare la discontinuit con il suo passato prossimo e
remoto e non ha esitazioni a convalidare, nel tempo (per quanto in posizioni pre-
sto marginali) autori e testi che vengono anche da molto lontano (in questo com-
portamento non si pu non riconoscere, ancora una volta, la funzione autonoma
del tempo della Chiesa). La letteratura classicistica dei laici, invece, connotata
dallistanza a definire un canone cortissimo e iperselettivo del proprio passato:
anche intollerante, questo canone, se provvede con cura a eliminare quanto viene
sia da troppo lontano che da troppo vicino, per restringersi ai soli padri fondatori
(cio, a Petrarca e a Boccaccio) e ai nuovi classici moderni che li imitano
(Ariosto, Bembo, Sannazzaro; e poi Tasso) .
La scrittura spirituale che entra in tipografia profila, dunque, una pratica
comunicativa universalmente diffusa, che spesso la sola mediazione possibile
tra il fedele analfabeta o semianalfabeta e i testi sacri (presto interdetti a ogni
accesso diretto), ma anche tra il nuovo clero e le sue gerarchie: in questo senso
sembra condensare un nucleo diffuso e stabile della religiosit contemporanea,
prima e dopo il Concilio di Trento
43
. Per le proporzioni stesse dellinsieme
bibliografico, pertanto, lanalisi non pu risolversi nella sola citazione di alcuni
grandi autori o di alcuni grandi testi: proprio linsieme a prospettare la struttu-
rale pervasivit dinamica di queste tipologie di scrittura e di libro.
Il dato che subito emerge, nettissimo, nello scorrere la sequenza di questo
insieme bibliografico folto di 768 unit infatti il profilo del protagonista asso-
luto, almeno per le scritture in prosa: sono gli ordini religiosi (antichi e moder-
ni) del rinnovamento cattolico cinquecentesco ad assumersi il compito di
costruire e diffondere la nuova devozione moderna (in prosa, intanto). E lo
fanno accettando la sfida del mercato del libro tipografico e della comunicazio-
ne letteraria moderna, producendo oggetti e merci (libri e stampe, appunto)
destinati alla sua economia globale, ma con target differenziati.
Per avere un riscontro subito impressionante della pervasiva diffusione di
questo impegno militante alla scrittura e stampa di libri spirituali da parte di
membri degli ordini religiosi, baster scorrere questo elenco in ordine alfabetico
degli autori di testi spirituali in prosa, folto di unottantina di nomi. Se purtroppo
la sequenza alfabetica schiaccia la prospettiva del loro distribuirsi nellarco del
secolo, pur sempre segnala, nel ravvicinato rincorrersi dei loro titoli, quanto sia
153
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
43
Rinvio ancora alle osservazioni di Gigliola Fragnito, p. 49: Questa predominanza dei
testi di devozione dai contenuti biblici rispetto alle traduzioni della Scrittura pu trovare una
spiegazione sia nella circostanza che, in unarea tra le pi alfabetizzate della penisola e
dellEuropa dallora [cio Firenze: ma il rilievo generalizzabile], accostarsi ai libri sacri era
ancora alla portata intellettuale di pochi, sia nel fatto che i costi di un esemplare manoscritto
o a stampa erano accessibili a pochi.
estesa la gamma degli impieghi di spirituale in queste tipologie discorsive, e in
particolare ne evidenzia le funzioni comunicative, orientate a soddisfare (e gover-
nare) la domanda di un folto pubblico di lettori, popolato di chierici e laici:
il marchigiano canonico regolare lateranense Serafino Aceti de Porti (1496-1540) con sei
edizioni di diverse opere tra il 1538 e il 1596; il ferrarese protonotario apostolico Ludovico
Agostini (1534-1590; Sermoni spirituali: due edizioni nel 1589); lolivetano milanese Giulio
Cesare Albicante (1545-1619; Esercizi spirituali: 1580); il servita Ambrogio da Brescia
(Pronostico spirituale: sei edizioni tra 1580 e 1588); il teologo piceno Antonio da Rocca
Contrada (Libro de pace e armonia cristiana: 1536); il bolognese minore dellosservanza
Giovanni Luigi Barbieri (Dialoghi spirituali: 1589, 1593); il parroco bolognese Leone
Bartolini (morto nel 1577; Esercizio spirituale: tre edizioni tra 1564 e 1578); il francescano
umbro Bartolomeo da Castello (1471-1535; Dialogo dellunione spirituale di Dio con lani-
ma: tre edizioni tra 1539 e 1593); il prete di Cortona Giovanni Battista Basili (Esercizio spiri-
tuale: 1581); il domenicano Antonio Beccari, vescovo di Scutari (morto nel 1543; Scala di
profitto spirituale: 1514); il francescano veronese Cornelio Bellanda (Viaggio spirituale: tre
edizioni tra 1578 e 1592); il barnabita bresciano Giovanni Bellarino (1552-1630; Istruzione
spirituale: 1591); il francescano veneziano Andrea Berna (Meditazione spirituale: 1600); lo-
blato milanese Ottaviano Besozzi (Esercizi spirituali: 1595); il francescano siciliano
Leonardo Bonaventura (Rifugio spirituale: 1583); il carmelitano senese Niccol Bonfigli
(1529-1601; Ricordi spirituali: 1581, Specchio monacale: 1591); il francescano romano
Girolamo Bordoni (Il vero spiritual cristiano: 1556); il girolamino bresciano Ottaviano Buoni
(Breve ritratto per acquistare la perfezione della vita spirituale: 1590); il canonico veneziano
Angelico Buonriccio (Le pie e cristiane parafrasi sopra lEvangelio: quattro edizioni tra
1565 e 1570; fa parte della giolitina Ghirlanda spirituale); il vescovo mantovano Ippolito
Capilupi (1511-1580; Devote meditazioni: 1598); lagostiniano ligure Agostino Cassinotto
(Rappresentazioni spirituali tratte dal Vecchio e Nuovo Testamento: 1567); il sacerdote sici-
liano Giovanni Pietro Castelli (1556-1639; Guida spirituale degli afflitti condannati a morte:
1595); il francescano maceratese Orazio Civalli (morto nel 1617; Discorso spirituale: 1589);
il sacerdote imolese Tiberio Codronchi (Viaggi spirituali: 1589); il sacerdote veneziano
Giacomo Conti (Giardino spirituale: 1594); il canonico reatino Tullio Crispolti (1510-1573;
Considerazioni e avertimenti spirituali: 1559; Discorsi spirituali: 1568; Avvertimenti spiri-
tuali: 1570); il cappuccino imolese Cristoforo da Verrucchio (1555-1630; Esercizio
spirituale: 1591, 1597; Compendio di cento meditazioni sacre: 1591); il canonico milanese
Girolamo dArabia (Esercizi spirituali: 1588, 1590); lagostiniano reatino Brunetto De Iudici
(Sollazzo de combattenti ne la vita spirituale: 1548); lecclesiastico di Fano, Francesco
Dionigi (Il Decamerone spirituale: 1594); il lateranense siciliano Ascanio Donguidi (morto
nel 1601; Pratica spirituale duna serra di Dio: 1599; Guida dei pellegrini: 1600); il france-
scano milanese Angelo Elli (1557-1617; Specchio spirituale: 1598, 1599); il vescovo di
Perugia, Vincenzo Ercolani (1517-1586; Dieci ricordi spirituali: 1588); il canonico regolare
veneziano Gaudenzio Fagienci (Una nuova e breve sfera, parte spirituale e parte universale:
1576); il domenicano fiorentino, penitenziere della basilica di Santa Maria Maggiore, Teofilo
Fedini (morto nel 1581; Discorsi spirituali: 1567); lecclesiastico calabrese Giulio Folco
(Effetti mirabili de la limosina: compendio dal Prato spirituale di san Girolamo, senza data);
il cappuccino ravennate Francesco da Fognano (Discorsi e orazioni dellanima spirituali,
utili e necessari al vivere cristiano: 1568); il canonico di Macerata, Angelo Gaucci (Discorsi
spirituali: 1598); leremitano bolognese Cherubino Ghirardacci (1524-1598; Nuovo e spiri-
154
Amedo Quondam
tuale nascimento delluomo cristiano: 1572); il cappuccino Giovanni da Fano (1469-1539;
Operetta devotissima: 1536, 1548); il predicatore francescano Giovanni da LAquila (Lettere
spirituali: 1590); il francescano Francesco Gonzaga, vescovo di Mantova (morto nel 1620;
Considerazioni spirituali: 1599); lagostiniano senese Giovanni Battista Gori (morto nel
1612; Memoriale degli esercizi spirituali: 1592); il frate Guido da Castiglione (Trionfo della
vita spirituale e contemplativa: 1571); il benedettino cassinese Ilarione da Genova (Prediche
di vari soggetti spirituali: 1565; Trattato di spirituale agricoltura: 1591; altro titolo spirituale
nel 1582); il canonico della cattedrale di Lodi, Francesco Isella (Istruzzione per consolar i
poveri afflitti condannati a morte: 1586); il domenicano senese Gregorio Lombardelli (morto
nel 1613; Della perseveranza cristiana: 1578); il canonico regolare lateranense, originario di
Piacenza ma attivo a Napoli, Niccol Malnipote (Le ricchezze spirituali del cristiano: 1580,
1589); il francescano Trebazio Mareotti (morto nel 1599; Oratorio spirituale: 1585; Discorsi
spirituali: 1590); il napoletano Giuseppe Mazzagrugno, canonico regolare del Salvatore
(Predica del trionfo spirituale: 1592); il francescano mantovano Girolamo Menghi (1529-
1610; Giardino delizioso dei frati minori: 1592); lagostiniano di Offida, Agostino Merli (La
stupenda e meravigliosa istoria [] con alcuni discorsi spirituali: 1583); il servita fiorentino
Angelo Maria Montorsoli (morto nel 1600; Lettera spirituale: 1597); il francescano Antonio
Pagani, veneziano (1526-1589; Il tesoro dellumana salute e perfezione: 1579; Pratica degli
uomini spirituali: 1585, 1587; Tromba della milizia cristiana: 1585); il cardinale di Bologna,
Alfonso Paleotti (1531-1610; lEsplicatione del sacro lenzuolo ove fu involto il Signore
pubblicata ad utilit spirituale del suo popolo: 1599); il benedettino Francesco Patricelli
(Cronica della misteriosa e devota chiesa e badia di santo Stefano in Bologna [] con tutto
il spirituale tesoro quale in essa si riserva: 1584); il francescano bolognese Federico
Pellegrini (Discorso spirituale: 1579; Conversione del peccatore: 1591); il domenicano
comasco Felice Piaci (morto dopo il 1579; Rosario [] con altri segnalatissimi doni spiri-
tuali: 1578); il gesuita, originario di Melfi, Luca Pinelli (1542-1607; Libretto di immagini e di
brevi meditazioni [] per aiuto di quei che si vogliono dare alla vita spirituale: 1594); il
domenicano umbro Antonino Polti (Opere spirituali e morali: 1575, 1590); il piovano di San
Giovanni in Petroio, Giovanni Ponzalli (Le contemplazioni spirituali dei sette d della setti-
mana: 1593); il sacerdote Francesco Rappi (1480-1546; Lima spirituale: quattro edizioni tra
1514 e 1543); il camaldolese fiorentino Silvano Razzi (1527-1613; Trattato dellopere di
misericordia, e corporali e spirituali: 1576); il sacerdote romagnolo Bonaventura Reggedori
(Introduzione alla vita spirituale: 1597); il napoletano Paolo Regio, vescovo di Vico Equense
(1545-1607; Opere spirituali: 1592; Sermoni [] ove si discorre di quel che appartiene
alluomo catolico [] per lo suo spirituale esercizio: 1595); il domenicano bresciano Paolo
Rovato (Convito dellanima nel quale si trovano celesti vivande di spirituali e devotissime
orazioni: 1576 e 1584; ledizione in latino del 1575); il teologo ternano Annibale Samanio
(Esercizio delle cinque virt e del divino amore per ben meditare [] con una pratica spiri-
tuale per ben udire messa: 1596); il canonico regolare lateranense Serafino da Bologna
(Giardino spirituale: 1555; Nuovo paradiso di delizie spirituale: 1562, 1563); il carmelitano
veronese Cristoforo Silvestrani Brenzone (morto nel 1608; Ritratto spirituale: 1584); il cap-
puccino Silvestro da Rossano (1538-1596; Modo come la persona spirituale si abbia a
disporre nella orazione: 1574); il sacerdote Francesco Sirena (Giardinetto spirituale: 1584);
il domenicano pisano Bartolomeo Spina (1474-1546; Breve regola della vita spirituale delle
persone religiose: 1553); il sacerdote siciliano Pietro Vincenzo Tedeschi (Meditazioni sopra
alcuni misteri: 1594); il francescano marchigiano Paolo Tranquillo (Rimedi spirituali contro i
peccati mortali: 1584); linquisitore generale di Vercelli e Ivrea, Cipriano Uberti (morto nel
1607; Brevi discorsi [] con i spirituali e veri rimedii curativi e preservativi: 1598); il gesui-
155
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
ta Giovanni Battista Velati (1528-1602; Introduzione alla vita spirituale: 1593, 1596); il ser-
vita bresciano Cipriano Verardi (morto nel 1591; Testamento spirituale: 1587; Specchio delle
vergini spose di Cristo: 1597); il francescano ferrarese Francesco Visdomini (1516-1573;
Nascimento spirituale di nostro signor Gies: 1553).
Due sole sono, in questo agguerrito esercito militante, le religiose: la milanese Paola
Antonia de Negri (1508-1555), delle Angeliche di San Paolo, con le sue Lettere spirituali
edite due volte (1563, 1576); la monaca dellordine dei canonici regolari Battista Vernazza
(1497-1587), con le sue Opere spirituali (1588).
A fronte di questo agguerrito squadrone di libri dautore, tutti appartenenti agli ordini
religiosi della nuova Chiesa tridentina (che da solo prospetta un completo panopticon degli
impieghi di spirituale nelle forme della prosa, ma non solo, del Cinquecento), occorre rico-
noscere la persistenza dellantica tipologia del libretto di devozione anonimo, esemplato cio
sul modello (esplicitamente rinnovato) del Prato spirituale e del Fiore di virt, di cui conser-
va il codice metaforico nella titolazione: Alfabeto spirituale (1586); Catena doro del modo
di far bene orazione mentale (1592); Catena spirituale nella quale si contiene tutto il vivere
cristiano (1575); Fiori del giardinetto detto il sole (1577); Giardinetto di cose spirituali
(1557, 1567, 1585); Giardino spirituale florido e fruttuoso per ogni persona che brama di
saper ben vivere al mondo, con un nuovo Fior di virt raccolto da diversi autori (1585),
Giardino spirituale utile a ogni fedel cristiano (1579), Giardino spirituale per li elevati e
nobili spiriti (senza data), Giardino spirituale (1597); pur sempre ricordando il successo dei
Fiori preziosi raccolti da tutte le opere spirituali di Luigi di Granata (1588)
44
.
Rispetto allimponente schiera di autori appartenenti agli ordini religiosi
antichi e moderni diventa difficile riconoscere la parte dei laici nella produ-
156
Amedo Quondam
44
Sono peraltro presenti opere anonime con titolo non metaforico: Conferenze spirituali
sopra la povert evangelica (1510); Discorsi spirituali raccolti da diversi autori utilissimi al
viver cristiano (1595 e 1597); Discorso spirituale dove si tratta della carit e dello innamo-
rarsi in Cristo Gies (1568); Discorso spirituale nella gloriosa Assonzione di Maria Vergine
(1586 e 1588); Esercizio de la vita spirituale (1557); Essercizi spirituali per chi desidera per-
venire alla vera perfezione (sd); In questa opera se contengano dui libri devotissimi e neces-
sari a ciascuno vero converso spirituale (1510, 1521); Incomenza el libro de contemplazione
(1517); Letanie del nome di Gies, di Maria Vergine e degli angeli, e alquante cosette spiri-
tuali (1575); eccetera.
Ma lofferta editoriale di libri e libretti devozionali, sempre anonimi, non si esaurisce qui.
Si possono aggiungere ancora questi titoli (li elenco in ordine cronologico): Proficto spiritua-
le e via del paradiso (1510 e 1521), Opera nova de laude sancte composte da pi persone
spirituali (1512), Dottrina da vivere spirituale e temporale lezite apuntadamente che l de
utilit (1540), Catena spirituale nella quale si contiene tutto il vivere cristiano (1575),
Pratica spirituale duna serva di Dio (1586), Discorso spirituale (1586 e 1588); eccetera.
Unaltra tipologia libraria quella della raccolta, come i Discorsi spirituali raccolti da diver-
si autori utilissimi al vivere cristiano, a cura del napoletano Angelo di Rinaldo (con tre edi-
zioni tra il 1595 e il 1597). Nellet di Ignazio di Loyola forte anche lofferta di strumenti
per gli esercizi spirituali: Esercizio (spirituale) della vita cristiana (1562), Esercizi spirituali
per la mattina e sera allorazione (1595), Esercizi spirituali per chi desidera pervenire alla
vera perfezione (senza data).
zione del libro spirituale in prosa, non solo perch risulterebbe appena profi-
lata da una manciata di titoli, ma anche per la difficolt di avere informazioni
sicure sullo stato civile di molti di questi autori sconosciuti o quasi, oppure dal
travagliato curriculum di servizio, oscillante tra chiesa e corte, come nellem-
blematico caso del mantovano Lodovico Arrivabene (1530-1597; Dialogo spiri-
tuale: 1588), o tra impegno religioso e insegnamento, come nel caso altrettanto
emblematico del fiorentino Castellano Castellani (1461-1519; Opera nuova
devotissima spirituale: 1515 e 1525); anche i fortunati Dialoghi piacevoli di
Stefano Guazzo (1530-1593) sono proposti come testi per raccogliere diversi
frutti morali e spirituali (nelle edizioni del 1586 e 1587). Comunque, questa
lista dei laici presto fatta:
Iacopo Ansaldi, dottor di legge (Discorsi spirituali e civili secondo il catechismo:
1583, due edizioni); il cremonese Romano Borgo (Alcune spirituali meditazioni: 1581, 1592);
il bresciano Bernardino Bornato (Dialogo della povert e ricchezza: 1592, 1596); il trevigia-
no Domenico Capigliara (Il santissimo specchio spirituale: 1592); il toscano-pavese Luca
Contile (1505-1574; Dialoghi spirituali divisi in banchetti: 1543); il recanatese cavalier
Bernardino Percivalli (1530-1590; Discorsi spirituali: 1564); il marchigiano Gregorio Picca
(Orologio spirituale: 1588); Alfonso Ruspaggiari (1521-1576), traduttore giolitino di Lus de
Granada (compila lEssercizio e ammaestramento del buon cristiano per la collana della
ghirlanda spirituale: 1568, 1569); il poeta aversano Pietro Vincenzo Sagliano (Esposizione
spirituale sopra il Petrarca: 1591); il giurista amerino Labieno Vulpio (Ragionamenti spiri-
tuali: 1577); limolese Giovanni Battista Zappi (Prato della filosofia spirituale, dove si con-
tiene la somma del viver cristiano: 1577 e 1585)
45
.
Limitata a un solo nome la parte delle donne: la gentildonna lucchese Chiara Matraini
(1514-1595), Meditazioni spirituali (1581).
Da questi elenchi, purtroppo ripeto solo alfabetici, dovrebbero risultare
con evidenza i margini di approssimazione al quadro generale della produzione
cinquecentesca di scritture (sia in prosa che in versi) di argomento e di uso reli-
gioso e devozionale. Certo, potr essere ulteriormente implementato e descritto
nelle sue scansioni tipologiche e diacroniche (prima e dopo Trento, prima e
157
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
45
Non presentano informazioni utili sullo status degli autori i frontespizi di poche altre
edizioni con spiritual*: Federico Abirelli, marchigiano (Esempi di castit, avvisi o ricordi
per le persone spirituali: 1597); Benedetto Bucella, veneto (Lesperienza cristiana, dialogo
spirituale: 1599); Giovanni Magagni (Compendio de la sanit corporale e spirituale: 1527);
Damiano Marcaffi (Specchio spirituale delle monache: 1528); Giovanni Battista Marini
(Dialogo della limosina: 1595); Camillo Massari (Dialogo spirituale nel quale si scopre la
condizione delluomo: 1597); Stefano Moresino (Visione spirituale utilissima e dilettevole:
1559); Angelo Muttoni (Pronostico e discorsi spirituali sopra lanno 1586: 1586);
Bartolomeo Navarretti (Avvertimenti spirituali intorno alludire della messa: 1589).
durante lIndice: tanto per usare uno spartiacque canonico)
46
, eppure questo
primo sondaggio tramite la stringa spiritual* dimostra di essere tanto pi rap-
presentativo quanto pi forte diffusa stabile la funzione connotativa di spiri-
tuale, nelle sue metamorfosi. A esempio: se nellarco lunghissimo dei suoi
impieghi risulta di essere uno dei descrittori primari della religiosit, nelle dina-
miche costitutive e proprie della storia religiosa del Cinquecento, sembrerebbe
riguardare in termini pressoch assoluti lufficio del sacerdote, la sua nuova o
rinnovata deontologia pastorale di mediatore esclusivo tra luomo e la parola di
Dio.
Ma non solo per queste ragioni i primi risultati del sondaggio sono significa-
tivi, anche se come ho gi accennato non basta certo la connotazione spiri-
tuale (o eventualmente di quelle affini
47
) per esaurire la gamma delle scritture
che il Cinquecento produce in materia di devozione. Sono significativi anche
perch evidenziano larbitrariet di ogni segmentazione di un territorio discorsi-
vo che , invece, nei modelli e nelle pratiche comunicative di allora struttural-
mente permeabile se non immediatamente continuo. Le nostre esigenze tattiche,
nellapproccio a questa vastissima fenomenologia testuale e libraria, devono
dunque fare i conti con un generale dubbio metodico: monitorio della necessit
di tenere sempre conto del fatto che non sempre il titolo esibisce lidentit
discorsiva (o lappartenenza di genere), come dimostra il solo riscontro con gli
Avertimenti nella vita monacale, utili e necessari a ciascheduna vergine di
Cristo, del francescano emiliano Bonaventura Gonzaga (morto nel 1586; sono
editi da Giolito a Venezia nel 1568), che fanno parte di una diffusissima tipolo-
gia discorsiva dedicata allinstitutio delle monache (e della donna in generale),
in gran parte estranea al filtro utilizzato per la ricerca nella banca-dati di
Edit16
48
.
158
Amedo Quondam
46
Come sempre in ogni esperienza di bibliografia del libro antico, linformazione dispo-
nibile tramite Edit16 destinata a ulteriori rilevanti acquisizioni: non solo quando il censi-
mento delle cinquecentine (ancora in corso) del patrimonio librario antico sar completato e
raffinato, ma pi ancora quando si espandesse la ricerca alle biblioteche internazionali, indi-
spensabile per tipologie librarie cos rare. Lo dimostra proprio il forte incremento dei titoli di
rime spirituali, nel passaggio dalla fonte di Edit16 ad altre fonti bibliografiche, di cui dar
tra poco conto.
47
Sarebbe, infatti, necessario, pi che opportuno, estendere la ricognizione bibliografica
alle occorrenze, sempre nel sistema dei titoli del Censimento delle cinquecentine, di altre
connotazioni (come devoto: con circa 70 attestazioni; o come religioso: con oltre 250
attestazioni; o come cristiano: con pi di 1600 attestazioni), oppure ricostruire la trama di
scritti agiografici, o delle edizioni di prediche confessionali catechismi.
48
Rinvio a Donna, disciplina, creanza cristiana dal XV al XVII secolo. Studi e testi a stam-
pa, a cura di Gabriella Zarri, Edizioni di storia e letteratura, Roma 1996; anche per lampio
Sono, insomma, consapevole che solo una bibliografia generale del libro reli-
gioso nella produzione editoriale cinquecentesca (stimabile a circa la met del
totale) potr dare la corretta prospettiva di riferimento per ogni specifica sua seg-
mentazione, consentendo di definire e quindi misurare con parametri omogenei e
non arbitrari le diverse sue tipologie discorsive e propriamente librarie. Ma un
compito che esula certamente dagli obiettivi di queste note. Comunque, gi a
prima vista, dalla ricognizione sullinsieme dei dati di Edit16 risultano con ogni
evidenza, e in proporzioni assolute quantitativamente notevolissime, la frequenza
e lintensit connotative di spirituale nel sistema dei titoli: sembra essere proprio
questa la forma nuova che si impone nella zona semioticamente forte del libro
tipografico (il frontespizio, appunto), e in termini molto fluidi e dinamici, in grado,
cio, di caratterizzare la moderna scrittura religiosa cinquecentesca nelle sue pi
diverse tipologie (anche di genere) e funzioni, oltre che nei suoi diversi destinatari.
1.2.2. Alcune considerazioni, ora, per cercare di dare un senso alle tante, e
tanto protratte, elencazioni di autori e di titoli.
La prima considerazione riguarda un radicale mutamento nei rapporti tra i
chierici e il libro: nel perseguimento delle nuove strategie de propaganda fide il
libro diventa un alleato prezioso; pur sempre da controllare attentamente (perse-
guendo ogni deviazione: con modi che si differenziano nel tempo), ma non pi
159
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
Repertorio bibliografico delle opere riconducibili a questa specifica tradizione discorsiva, ma
non solo: per il suo impianto a larghissimo raggio si sovrappone anche allarea spirituale.
Per avere un quadro pi completo, basterebbe, in realt, estendere sullintera durata del
secolo la bibliografia, prima citata, che Anne Jacobson Schutte ha allestito per il periodo
1465-1550 (limitatamente ai libri in volgare); oppure analizzare con cura il repertorio dei
catechismi in Miriam Turrini, Riformare il mondo a vera vita christiana: le scuole di cate-
chismo nellItalia del Cinquecento, in Annali dellIstituto storico italo-germanico, 8
(1982), pp. 407-489; o per i confessionali: Miriam Turrini, La coscienza e le leggi. Morale e
diritto nei testi per la confessione della prima et moderna, Il Mulino, Bologna 1991. Senza
trascurare il grande rilievo della tradizione meditazioni, con una tradizione antica e autore-
volissima, come attesta (oltre ai numerosi titoli gi prodotti) la raccolta, in tre volumi, di
Meditazioni di diversi dottori di santa Chiesa, a cura del carmelitano Nicol Aurifico de
Bonfigli (1582: raccoglie testi di santAgostino, san Bernardo, Ugo di San Vittore, san
Bonaventura, Beda il Venerabile, san Vincenzo, Pier Damiani); senza peraltro trascurare il
fatto che sono numerose, nel corso del secolo, le edizioni latine di singoli testi (san Bernardo
in particolare, anche con numerose edizioni in volgare) e la silloge delle Devotissime medita-
zioni (con 6 edizioni tra il 1549 e il 1588: con testi di san Bernardo, santAnselmo, san
Vincenzo). Nellallestimento della bibliografia ho utilizzato il repertorio della Poesia religio-
sa. I cantori agiografici e le rime di argomento sacro, a cura di Alfredo Cioni, Sansoni
Antiquariato, Firenze 1963.
pregiudizialmente soltanto un nemico, da guardare con sospetto. Pu essere o
diventare un alleato pratico flessibile docile. Come ai tempi di Savonarola.
La seconda considerazione riguarda la strategia referenziale di questo cospi-
cuo insieme di testi: comunque finalizzati a dare forma perfetta (secondo
Classicismo) alle pratiche devote del moderno cristiano e del moderno sacerdo-
te (con la variante di genere, ovviamente: la moderna monaca), tutti moderni
perch tridentini. Con un inconsapevole gioco di squadra, linsieme tende infatti
a coprire lintera gamma delle differenze di stato di questa societ strutturata in
ordini, ceti e stati, appunto: talvolta assumendo consapevolmente queste diffe-
renze, come bene indica il titolo del libro del gesuita Giovanni Battista Velati,
Introduzione alla vita spirituale e perfezione cristiana per ciascun stato in par-
ticolare, cio de maritati, continenti, vedove, vergini e religiosi, con la pratica
spirituale comune a tutti (1593, 1596).
La terza considerazione riguarda il sistema dei titoli. Da tutte le informazioni
che ho sin qui prodotto dovrebbe risultare la netta prevalenza di una titolazione
connotativa (con spirituale che accompagna e orienta tante diverse specifiche
forme comunicative tradizionali, cosicch diventa come ho detto lattributo
jolly di discorsi dialoghi orazioni rime eccetera). Ma esiste anche una modalit
dinvenzione del titolo intensamente metaforica: se ancora presente come ho
detto lantica metafora botanica (giardino, prato, orto, eccetera), affiora anche
una metafora guerriera che esorta alla necessaria milizia del cristiano nellet
della riscossa cattolica.
Da questo punto di vista non c dubbio che siano le diverse ristampe della
famosa opera di Domenico Cavalca (Battaglie spirituali) a inaugurare e ad auto-
rizzare questa specifica tipologia, seguita e sviluppata, nel corso del secolo, da
diversi altri libri, tutti caratterizzati, nel sistema dei loro titoli, dal gioco dellin-
venzione metaforica intorno al macrosegno della battaglia. Una tipologia che
sembra costituirsi in una sorta di territorio parallelo alla grande tradizione dei
libri di battaglie (cio, di argomento cavalleresco: da sempre fortemente avver-
sate da religiosi di ogni tipo), dove si esaltano, per, le virt eroiche del moderno
miles Christi. Quanto poi questo miles sia diverso dal miles christianus che
Erasmo da Rotterdam aveva profilato nel manuale (enchiridion) del 1503,
questione che se da una parte documenta le dinamiche alternative e conflittuali
proprie della res publica christiana prima dei definitivi assetti delle nuove
Chiese separate, dallaltra richiederebbe, ovviamente, analisi pi ravvicinate.
Intanto si potrebbe riconoscere come e quanto questo territorio del miles
christianus durante e dopo Trento sia geneticamente segnato dal pervasivo
imprinting che consegue dal magistero di Ignazio di Lodola e dalla straordinaria
diffusione della sua Compagnia di Ges. Per cogliere queste nuove dinamiche,
pu bastare il riferimento al fortunatissimo Combattimento spirituale del teatino
160
Amedo Quondam
Lorenzo Scupoli (1529-1610)
49
; o alle opere dellipercreativo, almeno nei titoli,
Lorenzo Davidico (Steccato spirituale, Giostra spirituale, Rocca franca, Fatto
darme interiore)
50
; e poi ancora: la Tromba della milizia cristiana del france-
scano Antonio Pagani (1585), la Milizia spirituale di Domenico Baravalle
(1596), lArmeria religiosa. Dialogo spirituale per armare i servi di Dio del
frate spagnolo Jeronimo Lemos (1597).
Lultima considerazione certamente quella pi rilevante, ma posso qui solo
accennarla: riguarda la necessit di riconoscere la parte degli editori nelle dina-
miche di un mercato editoriale in grande espansione e che sollecita la valorizza-
zione delle competenze e la messa a punto di efficaci strategie imprenditoriali
per loperatore che voglia, e sappia, differenziarsi e imporsi.
Comunque certamente significativo rilevare subito come e quanto siano
protagonisti del libro spirituale, o in vario modo coinvolti nella costruzione di
questo nuovo mercato, tutti i maggiori editori del Cinquecento, da Nicol
dAristotele detto lo Zoppino a Francesco Marcolini, dai Giolito ai Giunti, ecce-
tera. Con dinamiche per fortemente differenziate nella diacronia di un secolo:
nella prima met del secolo sono allopera gli editori pi attenti alle novit cul-
turali e pi impegnati a fiancheggiare la fondazione di una moderna letteratura
(anche religiosa) e della sua nuova lingua volgare.
Tra i pi attivi si distingue subito lo Zoppino, ferrarese di origine e venezia-
no di attivit: con il fortunato Colletanio de cose nove spirituale zo sonetti
laude capitoli e stantie, gi nel 1509; e poi con la novit di Castellano
Castellani, di nuovo nel titolo connotata come Opera nova devotissima nel
1515; e soprattutto con Vittoria Colonna: nel 1539 fonda la tipologia moderna
delle rime spirituali. E quindi spicca il forlivese di origine e veneziano di atti-
vit, Francesco Marcolini, che rende possibile una delle svolte fondamentali:
con la prima edizione del Petrarca spirituale di Girolamo Malipiero (nel 1536;
e poi nel 1538 e 1545), da correlare alle coeve opere religiose di Pietro Aretino.
Tutti insieme, questi editori concorrono a definire, ciascuno per la sua parte, un
progetto editoriale di modernizzazione della scrittura religiosa, che sar presto
interrotto da quanto irrompe nella seconda met del secolo (quando il settore
spirituale sar dominato, nei termini prima indicati, dai chierici, con libri desti-
nati in gran parte alledificazione dei loro fratelli e delle loro sorelle), ma che
161
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
49
Cfr. Barbieri, Fra tradizione e cambiamento cit., p. 17.
50
Cfr. Massimo Firpo e Dario Marcato, Lorenzo Davidico (1513-1574) e il suo processo
editoriale, I: Massimo Firpo, Nel labirinto del mondo. Lorenzo Davidico tra santi, eretici,
inquisitori, II: Dario Mercato, Il processo inquisitoriale di Lorenzo Davidico (1555-1560),
Olschki, Firenze 1992.
intanto segnala quanto fluida sia lesperienza letteraria religiosa (non di soli
chierici) fino agli anni trenta del secolo
51
. Ma tra gli editori non sono da dimen-
ticare i compagni veneziani Francesco Bindoni e Matteo Pasini (peraltro
grandi protagonisti del mercato del libro di cavalleria), con 17 edizioni fino al
1542; la famiglia dei Sabbio (15 edizioni tra 1521 e 1587), la dinastia dei Sessa
(13 edizioni tra 1503 e 1592); eccetera
52
.
Lesplosione del nuovo libro spirituale nellet del rinnovamento cattolico
pu essere, per, emblematicamente (e produttivamente) rappresentata dallim-
presa editoriale dei Giolito, sempre a Venezia: per iniziativa del grande
Gabriele, a partire dal 1556, lazienda pubblica da sola, nel corso della seconda
met del secolo, un centinaio di edizioni che recano la connotazione di spiri-
tuale nel frontespizio. Sono i famosissimi suoi libriti spirituali
53
.
Quello che pi conta, per, al di l di ogni pur necessario riscontro quantitati-
vo, che questi libriti dimostrano una del tutto nuova capacit di essere parte di
un organico progetto di collana editoriale: la Ghirlanda spirituale (articolata in
diversi fiori), appunto. Inaugurata nel 1568 dalla Guida del peccatore del
domenicano spagnolo Lus de Granada, si prospetta subito come dedicata preva-
162
Amedo Quondam
51
Rinvio ad alcuni miei studi: Mercanzia donore/Mercanzia dutile. Produzione
libraria e lavoro intellettuale a Venezia nel Cinquecento, in Libri, editori e pubblico
nellEuropa moderna, a cura di Armando Petrucci, Laterza, Bari 1977, pp. 51-104; Nel giar-
dino del Marcolini. Un editore veneziano tra Aretino e Doni, in Giornale storico della lette-
ratura italiana, 1980, pp. 75-116; La letteratura in tipografia, in Letteratura italiana, volu-
me II Produzione e consumo, Einaudi, Torino, pp. 555-696; Riscrittura/citazione/parodia del
codice. Il Petrarca spirituale di Girolamo Malipiero, in Studi e problemi di critica testua-
le, n. 17 (1978), pp. 77-125 (poi in Il naso di Laura cit.).
52
Per fornire qualche ulteriore, ma sempre rapidissimo, ragguaglio sul ruolo degli edito-
ri, mi limito a segnalare: Girolamo Bartoli, attivo tra Pavia e Genova (8 edizioni tra 1567 e
1598), i Blado a Roma (12 edizioni tra 1535 e 1584), Guglielmo Facciotti sempre a Roma (4
edizioni tra 1592 e 1596), Luca Bonetti a Siena (6 edizioni tra 1571 e 1599), i Da Ponte a
Milano (16 edizioni tra 1573 e 1600), i Giunta a Firenze e Venezia (25 edizioni tra 1562 e
1599), Giorgio Marescotti a Firenze (15 edizioni tra 1576 e 1599), i Sermartelli sempre a
Firenze (9 edizioni tra 1569 e 1599), Francesco Osanna a Mantova (3 edizioni tra 1579 e
1599), Giacomo Ruffinelli sempre a Mantova (3 edizioni tra 1595 e 1590), Orazio Salviani a
Napoli (18 edizioni tra 1558 e 1596), Alessandro Benacci a Bologna (12 edizioni tra 1564 e
1591). Per quel che riguarda Venezia, infine, sono da ricordare: Comin da Trino (6 edizioni
tra 1540 e 1556), Domenico Farri (10 edizioni tra 1575 e 1597), i De Franceschi (21 edizioni
tra 1557 e 1596), gli Scoto (12 edizioni tra 1542 e 1563), Francesco Ziletti (9 edizioni tra
1579 e 1588), nonch gli eredi del grande Aldo Manuzio (2 edizioni tra 1578 e 1592).
Gi da queste sommarie indicazioni emerge, insomma, la diffusione di questa letteratura
spirituale sul territorio nazionale: per quanto resti molto forte la centralit veneziana, questa
tipologia libraria si dissemina ovunque, anche in piccoli centri, in particolare negli ultimi
decenni del Cinquecento, cio nella fase di esplosione del libro spirituale.
53
Cfr. Angela Nuovo e Christian Coppens, I Giolito cit., p. 106.
lentemente a raccogliere le opere di questo solo autore: rimpiazzando cos, e non
solo nel catalogo giolitino, linvecchiato, ma fortunatissimo per tanti anni,
Antonio de Guevara (1481-1545), francescano vescovo di Mondoedo, predica-
tore e storico imperiale. Il progetto si presenta subito molto ampio, editorialmen-
te forte: nello stesso anno Giolito presenta in libreria altri cinque volumi della
stessa collana, con una numerazione che presto arriva al dodicesimo fiore
54
.
1.2.3. Un riscontro, ora, o meglio un primo accenno di riscontro, perch ne
tratter pi ampiamente in conclusione.
Nel 1592 Orazio Lombardelli pubblica una parte prima (ma rimasta unica)
del Ragguaglio degli scrittori spirituali: il bilancio, quasi a fine secolo, di una
lunga stagione editoriale, subito percepita come rilevantissima sia per le sue pro-
porzioni quantitative (di autori e di testi), sia per lintensit delle sue motivazioni e
funzioni. Libri dal cuore della tempesta religiosa che ha connotato tutto il secolo:
prima durante dopo la Riforma, prima durante dopo il Concilio. Il Ragguaglio
rivendica, di fatto, la riconoscibilit di una tipologia, sia discorsiva che editoriale,
nel suo proprio corpo e statuto testuale/librario e nel suo proprio canone di autori.
Sono questi gli scrittori spirituali: tali, ancora una volta, perch trattano delle pi
varie materie riconducibili alla pertinenza semantica (molto ampia e diversificata)
di quanto spirituale (come ho detto: una connotazione jolly) nel corso del
Cinquecento ha significato, ma anche perch sono in gran parte scrittori apparte-
nenti a ordini religiosi. Il Ragguaglio descrive una libraria: certamente microset-
toriale, ma orgogliosa di raccogliere una famiglia discorsiva ormai tanto larga da
rendere indispensabile unanagrafe; progettando cos il suo costituirsi in tradizione.
1.3. Per quanto troppo rapide, le considerazioni prima proposte, sulla parte
degli editori nella storia cinquecentesca del libro spirituale, lasciano per emer-
gere una nitida scansione della sua lunga durata secolare in tre momenti: nel primo
(che dura fino alla met del secolo) si rileva la compresenza dei testi di autori che
vengono da lontano e si affiancano alle soluzioni sperimentali che vedono impe-
gnati scrittori laici alla ricerca di un nuovo assetto formale della scrittura devota;
nel secondo momento (che riguarda il ventennio successivo) evidente la massic-
cia esplosione delle scritture spirituali di autori degli ordini religiosi nuovi o rinno-
vati; il terzo momento (nella fase finale del secolo) dominato dagli spagnoli
55
.
163
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
54
Questa strategia sar poi confermata dalla creazione di nuove collane per aggiornare
lormai stanca ghirlanda, ma senza successo: lAlbero spirituale (diviso in frutti: ma un
solo titolo nel 1574); la Scala spirituale (divisa in gradi: un solo titolo nel 1583).
55
A questo proposito sar opportuno dare qualche ulteriore ragguaglio, anche se potrebbe
bastare, di nuovo, la citazione del domenicano Lus de Granata, che da solo presente in libre-
Parlare di editori prospetta immediatamente anche la distribuzione territoriale
di questa tipologia libraria (come di ogni altra). Una altrettanto veloce ricogni-
zione dellinsieme dei libri connotati come spirituali nel loro titolo fornisce
risultati coerenti con il quadro complessivo delleditoria cinquecentesca nelle sue
grandi capitali, come documenta questa tabella con i dati relativi alle citt in cui
sono pubblicate pi di 15 edizioni di libri spirituali, scanditi per decennio:
1501 1511 1521 1531 1541 1551 1561 1571 1581 1591 totale
1510 1520 1530 1540 1550 1560 1570 1580 1590 600
Venezia 6 10 13 22 23 21 71 80 88 55 389
Roma - - - - 3 6 3 4 21 22 59
Firenze - 1 2 1 1 1 6 11 15 16 54
Milano 1 2 2 2 - 2 4 10 7 2 32
Bologna 1 6 1 - - 1 7 5 5 3 29
Brescia 1 - - 1 1 - 4 2 7 7 23
Napoli - - - - - - 4 6 2 8 20
Perugia - 1 2 - - 2 - 4 7 - 16
Altre 2 1 - 3 4 5 7 25 45 54 146
Totale 11 21 20 29 32 38 106 147 197 167 768
La tabella conferma, in primo luogo, lassoluta predominanza di Venezia
(sede dellimpresa giolitina), che da sola pubblica complessivamente il 50% dei
164
Amedo Quondam
ria ben 264 volte nel corso della seconda met del secolo con linsieme delle sue opere. Ma non
il solo spagnolo a dominare il campo delle prose spirituali nellet di Carlo V e Filippo II;
ecco il catalogo degli autori iberici prodotto dal repertorio delle cinquecentine italiane: il gesuita
Francisco Arias (Profitto spirituale: tre edizioni tra 1596 e 1600); il predicatore Juan de Avila
(Trattato spirituale, Lettere spirituali: quattro edizioni tra 1581 e 1593); il domenicano, Juan
Bru de la Magdalena (Obras spirituales de diversos: 1591); il gesuita Andrs Capilla (Manuale
desercizi spirituali: quattro edizioni tra 1587 e 1599); il frate Garcia de Cisneros (Esercitatorio
de la vita spirituale: 1595); il cistercense Lus de Estrada (Lordine e modo di dire il rosario:
1584); il gesuita, e santo, Francisco de Borja (Tutte le opere spirituali: 1561); il francescano
Francisco de Osua (Abecedario spirituale: 1583); il carmelitano scalzo Jernimo Gracin de la
Madre de Dios (Assedio e predicazione spirituale: 1598; anche in lingua originale: Cerco spiri-
tual, 1596); il gesuita Diego de Ledesma (Dottrina cristiana, alla quale vi sono aggiunte
moltaltre lodi spirituali: 1596, 1598); il frate Jeronimo Lemos (Armeria religiosa: 1597); il
gesuita Gaspar de Loarte (quattro edizioni di sue opere tra 1557 e 1577); il frate ospedaliero
Gabriel Molina (Discorsi overo ragionamenti spirituali nei quali si insegna a uscire facilmente
dai peccati: 1590); lagostiniano Alonso de Orozco (Opere spirituali: 1581, 1591, 1596;
Essercitatorio spirituale: 1586); il padre Diego Perez de Valdivia (Avvertimenti spirituali: 1590,
1592); il domenicano Tomas de Valencia (Fiori di consolazione a ogni fedel cristiano
necessari: 1562). NellItalia spagnola non mancano le edizioni in castigliano: oltre a quelle gi
indicate (anche di opere anonime), si pu aggiungere che a Napoli stampato il Consuelo y
oratorio y exercicio spiritual de obras devotas y contemplativas, provechosas a todo christiano
(1588); a Cagliari la Practica y esercitio spiritual de una serva de Dios (1579).
libri spirituali, distanziando notevolmente le altre capitali del libro cinquecen-
tesco. Se questo dato pi o meno in linea con quello relativo alla quota del
libro veneziano cinquecentesco sul totale del libro italiano
56
, lo ancora di pi
se consideriamo la sua scansione nel corso del secolo: anche per il libro spiri-
tuale, infatti, Venezia assediata, a fine secolo, dallirrompere della concorren-
za di uneditoria ormai disseminata sul territorio degli stati regionali italiani
(anche se in termini tuttaltro che omogenei), tanto che la sua quota precipita
nellultimo decennio a un terzo del totale. La scansione decennale consente,
inoltre, di riconoscere agevolmente nel picco del 1561-1570 (Venezia supera da
sola i due terzi del totale) il suo protagonista: lazienda dei Giolito.
Unanalisi pi ravvicinata dei dati in tabella relativi alle altre citt consente di riconoscere
la parte delle altre citt con pi di 15 edizioni, in diretta correlazione con i dati veneziani. In
queste citt, infatti, il libro spirituale esplode nella seconda met del secolo: il 72% dei libri
romani si condensa nei soli ultimi due decenni, mentre quelli fiorentini dellultimo trentennio
sono il 77% del totale stampato in questa citt.
Ma come ho detto, il fattore pi rilevante delleconomia del libro spirituale da ricono-
scere nella sua capillare disseminazione geografica: se fino al 1570 la partecipazione delle
altre citt italiane alla produzione di questa tipologia libraria molto limitata (solo 22 edizio-
ni sul totale delle 257 pubblicate a Venezia, Roma, Firenze, Milano, Bologna, Brescia,
Napoli, Perugia: cio, una quota dell8,5%), nei trentanni successivi la loro parte aumenta
improvvisamente e progressivamente, con ben 124 edizioni (pari al 25%: il 17% nel tratto
1571-1580, il 22% nel 1581-1590, il 32% nel 1591-1600).
Le citt protagoniste di questa disseminazione del libro spirituale sono molto diverse
tra loro, in senso sia politico istituzionale (ci sono capitali di stati regionali e piccoli centri
rurali) che propriamente tipografico (ci sono sedi ordinarie, anche gloriose, di torchi tipogra-
fici, ma anche occasionali luoghi di stampa effimera): Genova, Verona con 11 edizioni; Siena
10; Macerata 9; Bergamo, Torino 8; Ferrara 7; Palermo 6; Cremona, Fermo, Padova 5;
Mantova, Mondov 4; Carmagnola, Lucca, Messina, Modena, Parma, Treviso 3; Cagliari,
Como, Pavia, Pesaro, Piacenza, Urbino, Vercelli 2; Alessandria, Ancona, Asti, Copertino,
Foligno, Ivrea, Loreto, Novara, Orvieto, Ravenna, Teramo, Vicenza, Vico Equense 1. Una
sola edizione risulta stampata fuori dItalia: a Parigi
57
.
Con queste dinamiche che sono sue proprie, il libro spirituale cerca di
approssimarsi allo spazio in cui vive il moderno cristiano: a ulteriore riscontro
di quanto la missione tridentina sia proiettata alla nuova evangelizzazione (le
nostre Indie di quaggi), e di come sia in grado di progettare e realizzare stru-
menti opportuni, e sempre nuovi, per le pratiche devote del cristiano contempo-
raneo, e in particolare questi libri spirituali, che per lo pi presentano peculia-
ri caratteristiche materiali. Sono infatti piccole stampe di basso costo, che non
165
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
56
Cfr. Quondam, La letteratura in tipografia cit.
57
Sono sette le edizioni non localizzate.
richiedono cospicui investimenti per la loro produzione tipografica (di macchine
e uomini, oltre che di carta) e che possono essere smerciate direttamente nel ter-
ritorio circostante al luogo di produzione, anche perch talvolta sono scritte da
religiosi attivi e ben noti nel territorio circostante.
2. La poesia spirituale.
stato troppo ampio questo preliminare inquadramento della poesia spiri-
tuale nellinsieme delle tipologie discorsive e librarie che attraversano il
Cinquecento adottando nel loro titolo la stessa connotazione di spirituale. Ma
credo che sia stato davvero necessario per poter tenere ben presenti tutte le sfu-
mature degli impieghi di allora, sia semantiche che tipologiche: indispensabile,
quando si vuole ragionare su una connotazione tanto impegnativa nella storia
religiosa e culturale italiana ed europea, per di pi in quella lunghissima con-
giuntura che prima lacera la cristianit (anche sul senso da dare a questa catego-
ria, nonch sulle sue pratiche performative ordinarie, in quanto devozione) e poi
la riorganizza in chiese separate, forti e orgogliose, ciascuna, della sua autono-
ma (e simmetrica) riforma, della sua dottrina, dei suoi inquisitori, dei suoi libri
proibiti. Della sua letteratura (e poesia) religiosa devota spirituale.
tempo, ormai, di passare a descrivere le dinamiche editoriali delle forme e
dei generi di queste pratiche comunicative in versi, a partire da quelle che si
autoattribuiscono nel campo forte del frontespizio la connotazione di spiritua-
le. Per cogliere le dinamiche che sono proprie di questa specifica tipologia,
ritengo che sia necessario misurare e descrivere, per, le proporzioni complessi-
ve della poesia religiosa in senso ampio: per poter adeguatamente contestua-
lizzare quanto invece decide di autoconnotarsi come spirituale; per distinzio-
ne rispetto agli altri (diversi) e per fedelt rispetto ai suoi (conformi).
Prospetto subito un esempio: non c dubbio, e ne descriver le proporzioni,
che la nascita e la diffusione del titolo di rime spirituali (a partire da Vittoria
Colonna) documenti la radicale mutazione di forme e di lingua (cio, di assetto e
sistema comunicativo) della poesia religiosa, la sua annessione (ma per sviluppo
di fattori costitutivi endogeni) alla pi generale economia del Petrarchismo clas-
sicistico. Ma, per cogliere quanto innovativo sia questo processo, essenziale
riferirne i testi fondativi (e gli altri che seguono) ai testi che erano, prima del loro
apparire, di maggiore successo nello stesso mercato della comunicazione devota:
per distinzione rispetto agli altri (i testi diversi: per forme e tradizioni) e per
fedelt rispetto ai suoi (i testi conformi: propriamente le rime spirituali).
Ne cito rapidamente due.
Il primo un testo dautore: il Libro novo di cose spirituali chiamato
Partenia del celebratissimo, negli anni Venti-Quaranta, Caio Baldassarre Olim-
166
Amedo Quondam
po Alessandri da Sassoferrato (Biblia repertoria circa 150 edizioni di questo
autore), con almeno undici edizioni tra 1525 e 1555. Un Libro che smette di
sembrare novo, quando lordine nuovo (classicistico) delle rime spirituali pi
non consente questo caos polimetrico (e linguistico): stanze devotissime alla
Vergene; sonetti di molti subiteti; sonetti della Vergene; confessione spirituale;
serenata; madrigali a Cristo; frottole a Dio; frottole alla Vergine; Credo dispo-
sto; Pater noster disposto; Ave Maria disposta; Confiteor disposto ( questo
lindice della princeps). Un libro che non pu pi essere utile e notabile a chi
brama de saper vivere al mondo: perch ormai richiesta una nuova forma del
vivere e del comunicare: anche scrivendo rime spirituali.
Il secondo un testo anonimo: le Devotissime composizioni rytmice e parla-
menti a Ies Cristo nostro redemptore de una religiosa de lordine de sancta
Clara de observanzia (o Tesauro de la sapienzia). Un testo nato allombra del
chiostro (nel monastero bolognese del Corpus Domini: di clarisse osservanti) e
che si rivolge, in primo luogo, alle religiose che condividevano lesistenza del-
lanonima autrice (e pertanto ha un indirizzo calorosamente esortativo), ma
che va ben oltre il monastero e il chiostro, se sono almeno undici le edizioni
sopravvissute (e faticosamente reperibili nei loro sparuti testimoni)
58
. Un testo
che attraversa lintero Cinquecento, con una significativa storia di riprese e di
rilanci tra Bologna Venezia Milano Napoli, che consegue proprio dal suo
impianto formale e funzionale: infatti una raccolta di canzonette inni laudi che
se ben presto incompatibile con gli statuti della lirica petrarchistica (e delle
sue stese rime spirituali), trova invece nuova vita nella seconda met del
Cinquecento, quando la tradizione delle laudi torna a occupare le pratiche ordi-
narie del canto devoto, ridefinite e promosse dalle riforme tridentine.
Ebbene, rispetto al Libro novo di cose spirituali chiamato Partenia, da una
parte, e alle Devotissime composizioni rytmice, dallaltra, che si compie lespe-
rienza delle rime spirituali; o ancora: solo rispetto alla straordinaria fenome-
nologia dei poemetti anonimi in ottava rima dedicati a narrare improbabili storie
di santi (come se fossero cavalieri) che trova senso la strenua ricerca del poema
eroico e lesperienza della nuova agiografia in versi.
167
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
58
Rinvio al fondamentale saggio di Danilo Zardin, Larte dellapprendere soave. Poesie e
canti religiosi nellItalia del Cinque-Seicento, nel citato volume La lauda spirituale tra Cinque e
Seicento, pp. 695-739 (la citazione a pp. 699-700), per tutte le informazioni sulla complessa sto-
ria delle sue edizioni che migrano da Bologna a Venezia a Milano a Napoli; nonch per la biblio-
grafia di riferimento su questo testo ormai famoso tra gli studiosi. Dalle ricognizioni sugli elenchi
dei libri in possesso di monasteri alla fine del Cinquecento, Zardin ricava i dati di almeno altre
sette edizioni, tra 1558 e 1583, di cui non sono sopravvissuti esemplari: ancora un monito sul mo-
do di usare i dati della nostra bibliografia, per la eccezionale fragilit della sua tipologia libraria.
tempo, ormai, di passare a descrivere le dinamiche delle tipologie editoria-
li che riguardano la poesia spirituale: a partire di quelle che si autoattribuiscono
nel campo forte del frontespizio, la connotazione di rime spirituali, contestua-
lizzandole come ho detto alla descrizione e misurazione della poesia reli-
giosa in senso complessivo e ampio. Anche sulla base di questa considerazione
generale: la tradizione delle rime spirituali, nel suo stesso prospettarsi come
lesperienza pi caratterizzata e subito innovativa della tradizione complessiva
della poesia religiosa, non pu risolversi tutta nella risemantizzazione, fortissi-
ma e orientata (il gruppo dellevangelismo spirituale), di Vittoria Colonna, n
tanto meno nelloltranza del gesto di fra Malipiero. Perch ritengo che, in quan-
to tale, il libro di rime spirituali sia geneticamente integrato alle forme-fun-
zioni della moderna poesia lirica inaugurata dai modelli petrarchistici elaborati
da Pietro Bembo: si sviluppa infatti come autonoma specializzazione di quanto
gi nei Rerum vulgarium fragmenta era esemplarmente presente come poesia
del conflitto interiore, sua confessione e introspezione (nel monologo lirico:
soliloquio, meditazione, esame di coscienza), e come storia poetica di una con-
versione. Di questo imprinting genetico la poesia spirituale non smarrisce mai
del tutto la traccia.
Ancora un rilievo preliminare: in questo stesso arco di tempo la poesia non il
solo genere letterario che assuma forme e funzioni spirituali. A questa esperienza
complessiva concorrono, infatti, anche la gloriosa e diffusissima tradizione rap-
presentativa e drammaturgica delle sacre rappresentazioni, e, cronologicamente
pi avanti, i nuovi generi del teatro: entrambi esclusi dalle mie ricognizioni.
Mi limito a segnalare lemergere, in termini quantitativamente peraltro esigui (sono una
ventina le unit bibliografiche proposte da Edit16) delle connotazioni di spirituale in opere
che mescidano le antiche tipologie della sacra rappresentazione con lassetto classicistico
della nuova drammaturgia: la Commedia spirituale dellanima (1571, 1575, 1592), la
Commedia spirituale di Cleofas e Luca (sette edizioni tra 1525 e 1581), Il Malatesta, rappre-
sentazione spirituale del miracolo della sacra vergine santa Caterina da Siena, nuovamente
ridotta in ottava rima (1569, 1575, 1584, 1590), tutte anonime; nonch Il mortorio di Cristo,
tragedia spirituale del francescano Bonaventura Morone (1557-1621), edita nel 1600; e la
Taide convertita, rappresentazione spirituale del medico napoletano Ambrogio Leone crocife-
ro (1549-1525), edita nel 1599 e 1600; la raccolta di Feste e rappresentazioni e comedie spiri-
tuali di diversi santi e sante del Testamento vecchio e nuovo, composte da diversi autori (1578).
Sembrano tutte rilanciare le antiche tipologie della tradizione drammaturgica medievale: ma
quando il francescano osservante Pier Giovanni Brunetti pubblica David sconsolato, tragedia
spirituale (1586) e Alessandro Donzellini da Bolsena pubblica Tiria, tragedia spirituale (1583),
entrambi fanno i conti con gli standard del sistema dei generi classicistico, anche nelle sue pi
recenti contaminazioni sperimentali, come sembrerebbe documentare la Conversione del pecca-
tore a Dio, tragicommedia spirituale del veneziano Giovanni Battista Leoni (1591, 1592).
Il resto solo poesia: spirituale, ma nellarticolatissima trama di quanto
concorre a definire e connotare il territorio costitutivo e proprio della poesia, di
168
Amedo Quondam
tutta la poesia, del Cinquecento. E dunque non solo di quella religiosa, peraltro
difficilmente riconoscibile, nella lunga durata della tradizione letteraria dal
Medioevo latino e volgare allet moderna classicistica, in quanto tipologia
comunicativa autonoma o addirittura separata, per forme e per funzioni, per
autore e per lettore. A meno che non si voglia continuare a proiettare sulle dina-
miche di una storia e cultura tanto diversa e tanto remota dalla nostra le distin-
zioni (anche conflittuali, specularmente: laici vs chierici) che appartengono in
modo esclusivo e distintivo alla storia e cultura dellOttocento e del Novecento,
e che sembrano oggi riemergere con sussulti integralistici.
2.1. Come ho accennato, i dati prodotti dalla ricognizione su Edit16 profila-
no in termini gi rilevanti la parte del libro intitolato rime spirituali. questa
la tipologia pi rappresentativa di tutto linsieme ed quella di pi immediato
riconoscimento, perch subito percepita come contigua, se non omologa, alla
tipologia primaria del libro di rime petrarchistico, cio al sistema della sua pi
comune titolazione (rime, appunto: con quanto poi consegue nelle scelte metri-
che, dominate da sonetti e canzoni)
59
.
La percezione, per quanto metta in gioco uno sguardo allenato soprattutto
(per non dire: solo) agli oggetti letterari, certamente corretta, perch consente
di cogliere una delle esperienze pi dinamiche della poesia cinquecentesca, cio
della lirica geneticamente e funzionalmente petrarchistica: nel suo riorganizzare
e risemantizzare, fino a renderle autonome, le componenti spirituali che strut-
turano larchetipo dei Rerum vulgarium fragmenta (ripeto: come colloquio inte-
riore, autoanalisi del segreto conflitto dei propri affanni, racconto di una conver-
sione, preghiera: compatibile con la nuova tipologia degli esercizi spirituali).
E non solo facendo classicisticamente lavorare la memoria della poesia, ma
anche provvedendo a diretti prelievi citazionali: come, a esempio, nellopusco-
letto di centoni intitolato Pianto al crocefisso da i versi del Petrarca del marchi-
giano Panfilo Ganimede, edito nel 1543 (in 4: 6 carte)
60
; o nel pi cospicuo
tomo di Giovanni Giacomo Salvatorino: Tesoro di sacra scrittura sopra le rime
del Petrarca, edito nel 1540 (in 8: 128 carte).
Purch il nostro sguardo sia in grado di vedere quanto allora stava insieme con
le rime spirituali: quanto le circondava assediava contaminava, nellesercizio
169
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
59
Rinvio ai saggi raccolti nel volume Il libro di poesia dal copista al tipografo, a cura di
Amedeo Quondam e Marco Santagata, Panini, Modena 1989.
60
autore anche di una versificazione biblica (ancora tollerata nel 1543): Trascorsi e
descrizione breve sopra le cose del Testamento Nuovo in terza rima, colligatici a tutti i terzet-
ti versi di Virgilio (in 8: 18 carte); nonch di un altro volume di centoni: Gli centonici e isto-
rici capitoli e alcuni pieni di sdruccioli e bisticci e altri versi di varie sorti, nel 1579.
ordinario della memoria della poesia, e soprattutto nel respiro del suo verso pri-
mario, lendecasillabo variamente correlato in strofa. Mi riferisco alle diverse tra-
dizioni poetiche, antiche e moderne, dautore e di cantastorie, comunque pertinen-
ti alla discorsivit volgare, a tutta la discorsivit pi o meno letterariamente for-
malizzata (nelle dinamiche di costituzione del sistema della moderna letteratura e
della sua conveniente lingua). A tutta la discorsivit, non solo a quella che a noi
sembra essere, o dover essere, sacra (o profana): perch solo cos, solo rispet-
to allinsieme, potranno essere riconosciute le diverse traiettorie (nelle loro diver-
se dinamiche) di ciascuna tipologia discorsiva, piccola o grande che sia, profilata
o meno come tradizione o come genere; e quindi potranno essere analizzati i loro
intrecci interdiscorsivi e intertestuali, a partire dal condiviso impiego delle stesse
forme metriche primarie, sia liriche che narrative.
Con questa metodologia di approccio ho provveduto ad allestire il saggio di
bibliografia: le sue finalit non sono per propriamente bibliografiche (per ragioni di
competenza oltre che per linstabilit documentaria delle informazioni), bens stori-
che e interpretative. Riconoscere e descrivere linsieme mi sembra infatti preliminare
e pregiudiziale per ogni ricognizione ravvicinata su singoli segmenti di tradizioni, per
poterne cogliere le relazioni con le altre e al tempo stesso le specificit proprie. A
esempio, se le tradizioni dei salmi penitenziali e delle laudi certamente prospettano
un forte indice di autonomia formale e funzionale, la tradizione delle rime spirituali
e pi ancora quella (in fittissima selva) dei poemetti in ottava e terza rima (anonimi e
dautore: dai romanzetti dei cantastorie al poema eroico) che narrano storie di santi o
quantaltro di sacro, nei termini fluidi propri di queste pratiche comunicative prima
del Classicismo e prima del Concilio di Trento, hanno senso soltanto in rapporto con
le altre rime (damore e dencomio, o di quantaltro) e con gli altri romanzi, prima, e
poemi, poi. E non solo: perch non dare conto del nitido profilarsi (soprattutto a fine
Cinquecento) di pratiche di scrittura poetica doccasione, persino effimera? Come
segno cospicuo dei tempi: di quanto diventi ordinariamente pervasiva la co-
municazione socializzando testo poetico (e per di pi mediante forme liriche regolari:
il sonetto dordinanza) anche in ambito ecclesiastico, tra persone spirituali.
Il saggio di bibliografia della poesia religiosa (dora in poi siglata come BPR)
prodotto in appendice stato dunque allestito con questi criteri di ampliamento e
di integrazione della pertinenza propriamente lirica delle rime spirituali
(facendo opportunamente ricorso ad altri strumenti specializzati dinformazione
bibliografica). Ho pertanto provveduto a riscontrare e arricchire le risultanze di
Edit16 in primo luogo con il repertorio dedicato ai libri della tradizione lirica:
cio, con la fondamentale bibliografia dei Libri di poesia allestita da Italo
Pantani (nellarco cronologico 1470-1600 raccoglie e descrive 5270 unit)
61
.
170
Amedo Quondam
61
Italo Pantani, Libri di poesia, Editrice Bibliografica, Milano 1996 (dora in poi siglata
con Biblia). Gli incunaboli sono stati riscontrati con ISTC (sigla del cd-rom: Incunable short
Il metodo mi sembra produttivo, se anche nel tanto pi ampio contesto delle
diverse tradizioni di poesia religiosa raccolto in BPR (complessivamente 1393
record), la connotazione spirituale si conferma nel suo nitido rilievo: ricorre
infatti 239 volte nel sistema largo dei titoli di BPR (cio, corrisponde al suo
17%)
62
. Il dato, di per s significativo, assume proporzioni cospicue se disag-
gregato e rapportato alle sezioni di BPR che esibiscono questa modalit di tito-
lazione
63
, cio Ia e Ic: nella prima sezione producono la connotazione di spiri-
tuale il 32% delle unit bibliografiche (cio, 63 su 195); nella seconda il 25%
(cio, 167 su 670)
64
.
2.1.1. Il catalogo degli autori di libri intitolati precisamente rime spirituali (il
sintagma ricorre 80 volte in BPR), come ovvio, inaugurato da Vittoria
Colonna (1490-1547), nel 1546 (un volume in 4: 50 carte; ma la prima edizio-
ne delle sue rime che nel titolo evoca la presenza dei sonetti spirituali risale al
1539): a conferma, dunque, di un primato subito consolidato dalla fitta serie
delle ristampe (complessivamente quindici)
65
.
Dopo la Colonna sono 34 gli autori di un libro che esibisce in frontespizio il
preciso cartiglio di: rime spirituali
66
(rispetto ai 250 autori della sezione 1c di
171
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
title catalogue, Primary Source Media, in association with the British Library, 1998
2
: un
metacatalogo dei tanti cataloghi specializzati).
62
Il dato richiede, come sempre, opportuni filtraggi: in primo luogo segnalando gli
impieghi del sintagma persone spirituali (cio, chierici: in quanto autori di laudi; ma anche
come loro lettori) in Ia 680, 7264, 7365, 7466, 7668, 780, 791.
63
Dobbligo lesclusione dal computo della sezione Ib, relativa ai poemetti anonimi in
ottava e terza rima: con autonoma formazione di titolo (e infatti la connotazione spirituale
non vi mai attestata).
64
Nelle sezioni di rime doccasione ricorre solo altre 9 volte (ma qui il sistema dei titoli
si riferisce in termini obbligati alla circostanza comunicativa): IIa 11, IIb 57, 62, 145, 149,
153, 154, 170, 171.
65
Tra gli autori di rime spirituali attestati da Edit16 ho rinunciato al solo Giovanni
Giustiniano: per la precariet delle informazioni che la scheda produce; e soprattutto perch
lindicazione del titolo (Libro primo delle rime spirituali, Venezia, 1550) autorizza il sospetto
che si tratti di un esemplare della raccolta pubblicata sempre a Venezia e in quello stesso
anno, schedato sotto il nome dautore di Giovanni Giustiniano. Tra laltro lattribuzione di
Edit16 non trova riscontro in Biblia.
66
Ovviamente diversi sarebbero i dati, se potessi in questa sede dare riscontro della pre-
senza delle rime spirituali tra i libri manoscritti di rime (nel loro complesso), che sono lal-
tra faccia dellesplosione della lirica nel Cinquecento: basti, come simbolico emblema, il rin-
vio alle Rime cristiane di Luca Contile, cui dedicai uno studio (con edizione) negli Atti e
memorie dellAccademia dellArcadia, 1974, pp. 169-316 (il solo studio riedito nel citato
Il naso di Laura, pp. 263-282).
BPR). Dico subito che questo dato del tutto parziale, se solo si considera las-
setto del libro di rime propriamente petrarchistico: il suo proporre, pi o meno
sempre, un gruppo di testi di rime che sono di fatto anche spirituali: perch
sanno trattare, oltre ai canonici temi damore o di relazione, anche gli altrettanto
canonici temi di introspezione religiosa, di esame di coscienza dei propri errori
o peccati, di ansia di conversione, con relativa preghiera a Dio, Cristo, Vergine,
santi, eccetera. Ancorch questi temi di rado risultano profilati, nel corpo del
libro di rime (o canzoniere?), come sezione autonoma, con specifica intestazio-
ne.
Dopo il fondativo libro della Colonna e dopo il grande, e ambiguo per molti
anni, successo del Petrarca spirituale di Girolamo Malipiero (ricordo: in prima
edizione nel 1536, e poi ristampato altre sei volte fino al 1587; in 4: 158 carte),
conquista insomma autonomia editoriale quanto c sempre stato nella tradizio-
ne della lirica petrarchesca e petrarchistica, gi nei suoi padri fondatori, Pietro
Bembo e Giovanni Della Casa. E se per questi due autorevolissimi chierici, car-
dinali per status acquisito o solo per desiderio inappagato, la riflessione devota
e religiosa, e la preghiera, fanno parte dellesperienza introspettiva costitutiva e
propria della comunicazione, e non solo di quella lirica, il distintivo architesto
petrarchesco, opportunamente aggiornato e risemantizzato (tramite i tanti com-
menti e il lavoro della memoria del lettore, prima ancora che mediante le spiri-
tualizzazioni), funziona come ipermodello dinamico per tutte le pratiche di
scrittura, in tutti i temi possibili, realizzate da tantissimi laici, di diversa condi-
zione sociale e culturale. Sono loro le new entries nello spazio letterario moder-
no: come soggetti attivi di scrittura.
il caso del veronese Giulio Bonnunzio (attivo a met Cinquecento), che pubblica nel
1551 e nel 1558 il volume (in 8: 48 carte) delle sue Rime spirituali: la sua stretta osservanza
bembiana altres testimoniata dal Lamento sopra la morte del reverendissimo cardinale
Bembo instauratore e lima de la lingua volgare, edito nel 1547 (risulta autore anche di un
Modus orandi secundus Paulum apostolum, nel 1547). il caso del gentiluomo novarese, e
guerriero imperiale, Giovanni Agostino Caccia (morto dopo il 1564), che pubblica nel 1552 il
volume delle sue Rime spirituali (in 8: 116 carte), e nellanno successivo il volume dei
Capitoli spirituali (in 8: 56 carte), dopo aver militato nelle schiere sia dei petrarchisti dordi-
nanza (con il volume delle Rime, nel 1546), sia dei poeti satirici (con il volume delle Satire e
172
Amedo Quondam
Che questo insieme di autori di rime spirituali risulti titolare di edizioni di libri veri e
propri (in senso propriamente materiale), e non di gracili stampine, segnalato dalla media
delle loro dimensioni per numero di carte (pari a 60), sensibilmente pi ragguardevole rispet-
to a quella delle altre sezioni di BPR (come documenter tra poco). Per quanto riguarda i for-
mati, perfettamente bipartita tra i formati in 8 e quelli in 4 (con la stessa, allincirca,
media di carte: di poco superiore per i formati in 4): in modo del tutto omologo, insomma,
con il coevo libro di rime.
capitoli piacevoli, nel 1549)
67
. il caso di Ferrante Carafa (1509-1587), marchese di San
Lucido e generale di Carlo V, che pubblica nel 1559 Le rime spirituali della vera gloria
umana (in 4: 156 carte; ristampate nel 1575): un protagonista della scena culturale nellItalia
spagnola, dedicatario della raccolta giolitina delle Rime di diversi illustri signori napoletani e
daltri nobilissimi intelletti (edita nel 1552)
68
, e ipertrofico autore di singolari libri di poesia
69
.
Poi il libro di rime spirituali diventa affare di chierici. Dopo Trento.
Consapevoli, motivati, competenti: del senso e dellimpatto di una tradizione
lirica che stata poesia delle passioni dellanima e soprattutto dellamore del
poeta lirico che in quanto tale archetipicamente poeta innamorato, impegnato
a comunicare tramite la sua poesia la forza delleros e del desiderio infinito di
bellezza (dei corpi e delle anime). Una tradizione da riformare e rifunzionalizza-
re, come progettano e predicano insigni letterati monsignori (per tutti: Antonio
Minturno): perch questo poeta sia finalmente e compiutamente cristiano, poeta
dellanima e non del senso. Ma con la stessa lingua e con le stesse forme.
il caso, soprattutto, del canonico regolare lateranense Gabriele Fiamma (1533-1585),
vescovo di Chioggia, che nel 1570 pubblica la prima edizione delle Rime spirituali con le-
sposizione di lui medesimo (in 8: 290 carte; ristampate nel 1573 e 1575): famoso predicatore
(con quindici edizioni di discorsi e prediche) e curatore della Raccolta di varii poemi latini,
greci e volgari fatti da diversi bellissimi ingegni nella felice vittoria riportata da cristiani
contra turchi alli 7 dottobre del 1571 (cio, per Lepanto: edita nel 1572)
70
. il caso del fran-
cescano veneziano Antonio Pagani (1526-1589), fondatore della Compagnia della santissima
Croce e delle Dimesse della Madonna figlie di Maria immacolata, che nel 1570 pubblica Le
rime spirituali nelle quali si contengono quattro trionfi che tutti i profondi misteri di Cristo e
le degne lodi de beati narrano (in 4: 190 carte)
71
. il caso del crocifero veneziano Lauro
173
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
67
Rinvio a Luisella Giachino, Le Rime spirituali di Giovanni Agostino Caccia, in
Rime sacre dal Petrarca al Tasso cit., pp. 125-156.
68
Come noto, si tratta del terzo volume della serie editoriale veneziana di Giolito, ma
il quinto, se si tiene conto delle raccolte pubblicate dagli editori concorrenti.
69
LAustria, nel 1573; I sei libri della Caraf, nel 1580; Il nono e decimo libro
dellOdissea dOmero dato in parafrasi alle toscane Muse, nel 1578.
70
Per limportanza della sua proposta modellizzante, rinvio a Francesco Ferretti,
Fuggendo Saturno. Note sulla canzone Alma inferma e dolente di Torquato Tasso, nel cita-
to Rime sacre dal Petrarca al Tasso, pp. 157-204.
71
inoltre autore di diverse altre opere di moderna institutio tridentina, per la riforma
del cristiano e per la sua perfezione di combattente in milizia spirituale: Specchio di fideli, nel
qual si rappresentano tutte quelle cose che ad ogni condizione duomini sono necessarie di
saper per la salute e perfezione loro, nel 1579; Il tesoro dellumana salute e perfezione, nel
quale si contiene la somma dellessercizii spirituali tolti da santi autori per la riformazione e
santificazione del peccatore, nel 1579; La pratica degli uomini spirituali, nella quale di con-
tiene la somma de pi profittevoli essercizio esperimentati per tosto arrivare alla perfetta
vita cristiana, nel 1585; La tromba della milizia cristiana e la somma delle osservazioni per
conseguir le pi onorate corone del combattimento spirituale, da santi dottori ecclesiastici
Badoer (1546-1593), teologo del Duca di Mantova e vescovo di Alba, che nel 1571 pubblica
un mannello di Rime spirituali (in 4: 16 carte): autore anche di una riduzione in rime italia-
ne dei Sette salmi penitenziali, nel 1594
72
.
Intanto, tra gli anni Sessanta/Ottanta, il drappello dei poeti spirituali laici si
spopola. Restano solo i cantastorie, con le loro esili stampine.
il caso dellartigiano poeta marchigiano Baldantonio Solingo (1530-1600), che pubbli-
ca non prima del 1564 un opuscolo di Rime spirituali (in 8: 8 carte; ristampate nel 1568 e
nel 1581) e nel 1572 un altro opuscolo contenente Alcune rime spirituali. Ai generosi e cato-
lici cristiani (in 8: 8 carte); non solo: se ben pi consistente La nativit di nostro signore
Gies Cristo descritta in ottava rima, pubblicata nel 1591 (in 8: 203 carte), particolarmente
ricca la sua produzione di testi doccasione, che nel titolo trovano modo di impiegare anco-
ra la connotazione di spirituale, come i Sonetti spirituali in morte del Duca di Urbino, nel
1575, come le Stanze spirituali ad esaltazione dellanno santo, nel 1600, e come la Canzone
nella venuta di sua santit a Pesaro. Al beatissimo padre Clemente VIII (in 8: 8 carte)
73
. il
caso del cantastorie forlivese Cristoforo Scanello (morto dopo il 1593), detto il Cieco di
Forl, che nel 1577 pubblica un opuscolo di Rime spirituali (in ottava rima), nelle quali si
contiene le pietose lagrime che fece san Pietro doppo laver negato il suo Signore (in 8: 8
carte; ristampato nel 1579 e nel 1595), seguito da unancor pi esigua stampina di Nuove
rime spirituali, nel 1580 (in 8: 4 carte)
74
.
A fine secolo, nella complessiva esplosione di libri e stampe (anche effime-
re) di pertinenza ecclesiastica, per status degli autori e per materie trattate, la
presenza di libri/stampe di rime spirituali scritti da chierici si stabilizza in ter-
mini davvero cospicui. Non solo per quantit, ma soprattutto per lormai defini-
tiva metamorfosi semantica della connotazione di spirituale: dallambito del-
lintrospezione (petrarchesca e ignaziana) in interiore homine a quello della
descrizione e celebrazione di materie religiose e liturgiche.
Di questa dinamica, tuttaltro che rettilinea, per, esempio il libro del servita trevigiano
Giuseppe Policreti (morto nel 1623), accademico cospirante e musicista, che rende ancora
174
Amedo Quondam
raccolta, nel 1585; La breve somma dei trionfi de combattenti per la perfetta riforma del-
luomo interiore, nel 1587.
72
Nonch di una canzone in onore di papa Sisto V e di una dissertazione De operibus
septem dierum Moysis theoremata pubblico disputando congressu in comitiis generalibus
fratrum crucigerorum, nel 1574.
73
Un poeta facondo, titolare di diverse altre stampine: Rime, nel 1558, Stanze in narra-
zione delli gran fatti della guerra di Malta, nel 1565; Stanze sopra le pazzie de luomo. E
altre rime, nel 1566; Stanze sopra le miserie e infelicit de tempi nostri, nel 1569; Sonetti
diversi, nel 1582; eccetera.
74
autore anche di alcune cronache e di una spiritualizzazione del Furioso (Il primo
canto dellAriosto tradotto in rime spirituali, nel 1593), nonch di una raccoltina, pi volte
stampata, di Rime amorose e piacevoli.
riconoscibile, nel sistema del suo titolo (originalmente, tra laltro, metaforico
75
), limpiego di
spirituale in riferimento allinteriorit: nel 1587 pubblica, infatti, I vivi interni affetti del
cuore. Rime spirituali (in 8: 56 carte)
76
; inoltre autore di un Capitolo a Giesu Cristo (in 4:
4 carte) e di stanze intitolate Sette allegrezze del pio e divoto cristiano e sette miserie dellin-
felice peccatore (in 4 8 carte), entrambi nel 1590. In modo analogo sembrerebbe collocarsi il
volume delle Rime spirituali (in 4: 178 carte) edito nel 1590 dal nobile messinese Francesco
Del Pozzo (morto nel 1593), vescovo di Girgenti. E sempre in periferia pubblicato nel 1597
il cospicuo volume di Rimas diversas spirituales (in 8: 61 carte) del canonico di Bosa (in
Sardegna) Girolamo Araolla: in spagnolo, nellet e nei domini di Filippo II.
Il caso del sacerdote bassanese Gaspare Ancarano (attivo a fine Cinquecento) sembra,
invece, ben diverso: nel 1588 stampa un opuscoletto di Rime spirituali alla signora Camilla
Peretti (in 4: 9 carte), ma sempre nello stesso anno pubblica il Novo rosario della gloriosis-
sima vergine Maria; e se nel 1588 pubblica anche i Sette salmi penitenziali latini e volgari in
ottava rima (in 8: 32 carte), nellanno precedente aveva prodotto un libro di Capitoli e can-
zoni spirituali sopra il Pater noster (in 4: 60 carte)
77
.
E ancora, sempre con questa oscillazione della pertinenza di spirituale: se Maurizio
Moro (vissuto tra Cinquecento e Seicento), canonico secolare trevigiano e accademico cospi-
rante (con il nome di Costante), della veneziana Congregazione di San Giorgio dAlega, nel
1590 pubblica un opuscolo di Rime spirituali e funerali (in 4: 16 carte)
78
, il sacerdote teolo-
go messinese Mariano Perrone pubblica, nel 1590, Le rime spirituali della vita e gesti di
Cristo, dalcuni santi, feste principali e domeniche dellanno (in 8: 90 carte)
79
. E quindi: il
francescano Giovanni Battista da Pesaro (vissuto nella seconda met del Cinquecento) pub-
blica, nel 1591, un volumetto di Rime spirituali divise in due parti. La prima sopra lAve
Maria e l Pater noster. La seconda sopra la vita e morte di nostro signore Ges Cristo (in
175
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
75
Lemergere degli affetti nei titoli di fine Cinquecento di per s significativo delle
tensioni che attraversano lesperienza comunicativa, tra poesia e musica, nella ricerca agoni-
stica del primato dei moderni: emblematica, in questo senso, la funzione dei Pietosi affetti di
Angelo Grillo (1581), presto posti in musica. E poi: Dolci affetti. Madrigali a cinque voci di
diversi eccellenti musici di Roma (1582), Affetti amorosi. Favola boschereccia di Tranquillo
Ambrosiani (1591), Pietosi affetti. Il primo libro delle canzonette spirituali a quattro voci di
Arcangelo Corsaro (1597). Nella seconda met del Cinquecento sono pubblicate anche diver-
se opere in prosa dedicate allanalisi degli affetti, cio delle umane passioni.
76
Questo scrittore presente nei repertori bibliografici con una ventina di edizioni in
generi diversi (sonetti e canzoni, anche boscherecce, dialoghi, discorsi, orazioni, eccetera).
77
altres autore di composizioni e canzoni dedicate a laici, e di una Corona de sonetti e
altre composizioni latine e volgari.
78
altres autore di una Rappresentazione del figliuolo prodigo in ottava rima (in 4: 36
carte) e di alcune poesie occasionali di materia ecclesiastica: Corona in lode del molto reve-
rendo padre don Isidoro Ermi (in 4: 4 carte); Applauso de fideli nella benedizione fatta da
nostro signore Clemente VIII (in 4: 4 carte). Risulta autore anche una piccola stampa di
Fiori amorosi in lode di alcune bellissime giovani e di diverse altre raccoltine poetiche.
79
autore anche di unOrazion funebre recitata nelloratorio di san Basilio in Messina
per la morte del re cattolico Filippo II in presenza delleccellenza del signor duca di
Macheda vicer di Sicilia, edita nel 1598.
8: 64 carte); lagostiniano milanese Paolo Emilio Barbarossa (morto nel 1614), pubblica nel
1592 un libretto di Rime spirituali e morali (4: 24 carte) e due anni dopo un opuscolo di
Canzoni spirituali (in 4: 24 carte), mentre il sacerdote ferrarese Filippo Nicoletti (1555-
1620), maestro di cappella a Roma in San Lorenzo in Damaso, pubblica nel 1592 un opusco-
letto di Rime spirituali sovra la sollennit del Natale di nostro Signore (in 4: 5 carte)
80
, e il
canonico lateranense Angelo Michele da Bologna pubblica nel 1596 un altro opuscoletto di
Rime spirituali sopra la passione e morte del nostro signor Giesu Cristo (in 4: 6 carte).
Se rispetto a questo quadro di poeti chierici spicca nitidamente il profilo del regnicolo
Agostino De Cupiti (1550-1618), francescano dei minori osservanti, non soltanto per il suo
volume di Rime spirituali, del 1592 (in 4: 90 carte), ma soprattutto per i suoi poemi sacri
(Caterina martirizzata, nel 1593, con due ristampe: in 8 304 carte; Il poeta illuminato, nel
1598: in 12: 156 carte), la parte dei poeti laici non si dissolve, nel tratto finale del secolo.
Tuttaltro, anche se le modalit della loro scrittura risultano funzionalmente omologhe, in
diversi casi, a quelle dei chierici: sempre che si dia credito alla rappresentativit del calabrese
Marco Filippi (1520-1579), vissuto a lungo a Palermo, dove fu membro dellAccademia dei
Solitari con il nome de il Funesto, che non solo pubblica nel 1578 un volumetto di Rime
spirituali e alcune stanze della Maddalena a Cristo (in 8: 40 carte), poi raccolto nelle edi-
zioni della fortunata Vita di santa Caterina vergine e martire composta in ottava rima e
appresso unoperetta di sonetti e canzoni spirituali, con alcune stanze della Maddalena a
Cristo (in prima edizione nel 1570 e quindi ristampata altre undici volte: in 8, 206 carte)
81
. E
sempre che si dia credito alla rappresentativit del romano Cristoforo Castelletti (morto nel
1596), pi noto come scrittore di commedie, che nel 1582 pubblica un volumetto di Rime spi-
rituali (in 8: 32 carte).
Sulla base delle informazioni collocate nella zona semioticamente forte del titolo, in
realt, sembrerebbe persistere, tra i laici, lintestazione secca: rime spirituali. il caso di
alcuni volumi, cospicui per mole: come quello (in 8: 160 carte) edito nel 1589 dal giurecon-
sulto marchigiano, lettore di diritto canonico a Ferrara, Bernardino Percivalli (1530-1590)
82
;
come quello (in 4: 80 carte) edito nel 1596 dal piemontese cavaliere di Malta, commendato-
re e signore di Morello, Girolamo Pensa (attivo nella seconda met del Cinquecento). Ma
anche il caso di alcuni pi sobri libretti: come quello (in 4: 40 carte) edito nel 1581 dal vene-
to Fulvio Rorario; o quello (in 4: 24 carte), edito nello stesso anno, dal medico romagnolo
Girolamo Sorboli
83
; o quello edito nel 1584 (in 4: 40 carte) dal cortonese Marcantonio
Laparelli; o quello (in 4 44: carte) edito nel 1598 dal gentiluomo cremonese Alessandro
176
Amedo Quondam
80
autore anche di rime doccasione dargomento ecclesiastico: per papa Gregorio XIV
e per il Vescovo di Trento; nonch de I finti amori. Musica a cinque voci, 1585; Madrigali a
due voci, 1588.
81
Le Lagrime di santa Maria Maddalena di nuovo corrette e ampliate da messer
Giovanni Verdizzotti sono poi ristampate nel 1589: quando il genere delle lagrime sar la
novit poetica, sulla scia di Luigi Tansillo. Filippi altres autore di Lettere sopra il Furioso
dellAriosto in ottava rima, edite nel 1584.
82
autore anche di Discorsi spirituali, del 1564; di una favola boschereccia (LOrsilia,
del 1589); di un volume di Rime e imprese, del 1588; di unorazione funebre in latino per il
cardinale Ercole Gonzaga, del 1563.
83
autore anche di quattro canzoni pubblicate per specifiche occasioni ecclesiastiche tra
il 1585 e il 1586.
Lami; o quello edito da Andrea Tristani nel 1592 (in 8: 16 carte); o quello edito nel 1598 da
Teodoro Corpi (in 4).
Diverso si presenta, per, lassetto del titolo nel non effimero opuscoletto di Rime spiri-
tuali sopra il santissimo rosario della gloriosa Vergine (in 8: 8 carte) del fiorentino
Giovanni Domenico Gamberini, detto il Poetino o il poetino Pastore, in prima edizione
nel 1581 (con tre ristampe: a sua istanza era stata pubblicata nel 1572 la microraccolta di
Rime spirituali di diversi autori, in 8 di sole 6 carte). E ancora di pi nelle tante opere del
drammaturgo marchigiano Pietro Cresci, infiammato accademico veneziano: autore nel
1588 di un librettino di Sonetti quadragesimali (in 4: 25 carte), nel 1589 di una raccoltina di
cinquanta sonetti intitolata Le vergini e sante descritte in forma delogii. Alla santit di
nostro signore Sisto V (in 16: 16 carte; ristampata nel 1599), nel 1593 di un opuscoletto di
Sonetti sopra tutti gli Evangelii che si leggono la Quaresima, secondo la disposizione de
sacri dottori di santa Chiesa (in 12: 12 carte), nel 1596 di una Divota canzone sopra il san-
tissimo sepolcro di Cristo nostro signore (in 4: 6 carte), nel 1597 di unaltra raccoltina intito-
lata Delle rime spirituali overo elogio di santi parte prima (in 4: 22 carte); nonch di diverse
rime doccasione
84
e di altre opere, tra cui un volumetto di Rime. Parte prima, edito nel 1593
(in 4: 36 carte)
85
. Analogamente funziona il titolo nel libretto di Ortensio Tartaglia, edito nel
1598 (Rime spirituali sopra il rosario della gloriosa Vergine; in 8: 24 carte) e nel pi rileva-
to volume della sola donna che si affacci sulla scena della poesia religiosa, a fine secolo,
quando ormai la fondatrice della tipologia del libro di rime spirituali, Vittoria Colonna,
dimenticata: Francesca Turini Bufalini (1554-1641), con le sue Rime spirituali sopra i misteri
del santissimo rosario, del 1595 (in 4: 90 carte).
Il dominatore della scena poetica di fine Cinquecento, anche di quella reli-
giosa, per Torquato Tasso: emblema straordinario e drammatico di quanto
intrecciata, e geneticamente, sia la correlazione tra profano e sacro nella ricerca
letteraria, nel suo stesso assetto testuale, in groviglio che non sembra trovare
soluzione
86
. Poema eroico e o poema sacro, Liberata e o Conquistata e o Mondo
creato. Non solo rime.
177
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
84
Di argomento ecclesiastico: Canzone nella venuta di nostro signore Clemente VIII a
Ferrara, nel 1598 (in 4: 6 carte); e profano: Canzone funebre nella morte della serenissima
madama Eleonora arciduchessa dAustria e due canzoni sopra i felici eventi della famosa guer-
ra dUngaria (in 4: 6 e 8 carte) nel 1594 e 1595. Per le notizie su questo autore e la riedizione
dei Sonetti quadragesimali, rinvio al gi citato libro di Salvatore Ussia, Laspro sentiero.
85
Di un certo rilievo i suoi interventi su Petrarca, che prospettano la ridefinizione della
sua funzione modellizzante a fine Cinquecento: Il Petrarca nuovamente ridotto alla vera
lezione, con un discorso sopra la qualit del suo amore, nel 1588 (in 12 205 carte; ristampa-
to nel 1592) e Il discorso overo lezione sopra un sonetto in lode del celenbre luogo di
Valchiusa, nel 1599. autore anche di una favola pastorale (La Tirrenia: 1584; poi ristampata
tre volte) e di una tragedia (Tullia, 1591).
86
Per un quadro dinsieme dei problemi relativi allinterpretazione dellesperienza tas-
siana, nonch per un aggiornamento bibliografico, rinvio al gi citato saggio di Ferretti,
Fuggendo Saturno.
Quanto sia dinamica la congiuntura di fine Cinquecento lo attesta il fatto
che, solo pochi anni dopo la morte di Tasso, le Rime di Giovan Battista Marino
(che poi confluiranno nella Lira) sembrano avere risolto tutti i problemi, se le
varie tipologie poetiche praticate nella comunicazione letteraria dei Moderni
sono qui ordinate e retoricamente disposte in sequenza, con ingegnosa architet-
tura: amorose, marittime, boscherecce, eroiche, lugubri, morali e sacre, varie,
nella prima parte; madrigali e canzoni, nella seconda: amori, lodi, lagrime,
devozioni, capricci, nella terza. E poi, nel 1623, lAdone risolver anche la terri-
bile crux tassiana del poema eroico (e o sacro): aggirandola con beffarda legge-
rezza. Eppure sempre e comunque attraversando fino in fondo e facendo rigoro-
samente i conti con lesperienza di Tasso, lirica e narrativa.
Nella selva delle edizioni tassiane che fanno ressa contendendosi il suo presti-
gioso nome dautore spicca il volumetto delle Rime spirituali (in 8: 48 carte), in
prima edizione nel 1597 (poi ristampato per tre volte), tra tante altre pubblicazio-
ni che propongono al lettore lacerti della intensa esperienza spirituale tassiana
(che culmina con la stampa postuma dei Due primi giorni del mondo creato.
Poesia sacra, nel 1600): Canzoni spirituali in laude della vergine di Loretto e
della passione di Nostro Signore, nel 1581 (in 8: 4 carte); i Concetti spirituali
divisi in quattro considerazioni, nel 1590 (in 12: 8 carte); i Dialoghi e sonetti
spirituali di Torquato Tasso e daltri nobilissimi auttori. Con un sermone di mon-
signor Panigarola vescovo dAsti, nel 1594 (in 12: 12 carte); la Canzone in
meditazzione della passione del nostro signore Giesu Cristo, fatta il venerd
santo al Monte Oliveto di Firenze, nel 1597 (in 4: 4 carte); e soprattutto le fortu-
natissime Stanze per le lagrime di Maria Vergine santissima e di Giesu Cristo
nostro signore (in 8: 38 carte), con sei edizioni nel 1593 e altre due negli anni
successivi. E Tasso si impegna anche nella poesia doccasione dargomento
ecclesiastico: partecipa, infatti, con due sonetti alluniversale cordoglio per la
morte del cardinale Farnese, nel 1589 (in folio: una carta) e celebra, nel 1591,
con una canzone la Creazione del santissimo papa Gregorio XIV (in 4: 8 carte).
Per avere il quadro completo delle occorrenze del sintagma rime spirituali
in BPR occorre fare, infine, riferimento alla sua presenza in diversi casi di siste-
ma esteso del titolo (in Ic ricorre altre otto volte; in IIb, una: gli autori di rime
spirituali, sono dunque complessivamente 44). Come in questi due esempi del
tutto omologhi, relativi a due libri del 1568: quello del medico letterato brescia-
no Bartolomeo Arnigio (1523-1577), I sette salmi della penitenzia del gran pro-
feta David spiegati in canzoni secondo i sensi, e appresso la prima parte delle
sue spirituali e sacre rime (in 8: 56 carte)
87
; e quello del canonico regolare
178
Amedo Quondam
87
autore fecondo: un impegnativo volume di Rime, nel 1555; di diverse prose, anche di
medicina, tra cui: il Dialogo della medicina dAmore, nel 1566; Le diece veglie de gli
bolognese Cornelio Cattaneo (morto nel 1573), I sette salmi penitenziali tradotti
insieme con alcune sue rime spirituali (in 8: 60 carte)
88
. E ancora un esempio,
quello del messinese attivo a Ginevra (dove si era rifugiato per ragioni religio-
se) Giulio Cesare Pascali (1527-1601), traduttore nel 1557 dellInstituzione
della religione cristiana di Giovanni Calvino: De sacri salmi di Davidde, dal-
lebreo tradotti, poetica e religiosissima parafrase. Rime spirituali (in 16: 242
carte). E ancora, a conferma di questa sorta di automatismo nella titolazione di
testi, comunque di argomento o funzione religiosa, che accompagnano o arric-
chiscono il testo principale pubblicato, soccorrono i libri, di varie dimensioni,
del sacerdote poi arcivescovo di Ragusa, Raffaele Bonello; del nobile palermita-
no Attilio Opizinga; del letterato bergamasco Orazio Lupi; del fiorentino vesco-
vo di Nmes Bernardo Del Bene; del gentiluomo lucchese Michele Garzoni, e in
particolare Le lagrime di san Pietro di Luigi Tansillo, che in diverse loro edizio-
ni funzionano come contenitore ricettivo di altri testi
89
.
Per completare il quadro dei libri di rime spirituali resta da riferire sugli
impieghi di altri connotatori: come sacro
90
. A esempio, oltre alle spirituali e
179
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
ammendati costumi dellumana vita, nel 1586; oltre che di singole canzoni (doccasione ed
encomiastiche) a stampa; eccetera.
88
Nel 1565 aveva pubblicato le Rime di diversi nobilissimi ed eccellentissimi autori in
lode dellillustrissima signora Lucrezia Gonzaga marchesana: un cospicuo volume in 4 di
148 carte.
89
Nellordine: Raffaele Bonello, I quindici misteri del santissimo rosario in tre canzoni
con altre rime spirituali, del 1583 (in 4: 26 carte; autore di diversi sermoni, discorsi, medi-
tazioni); Attilio Opizinga, Della vita di san Giosafat convertito da san Barlaam eremita, canti
cinque. Con alcune rime spirituali in fine de lopera, Palermo, Giovan Francesco Carrara, del
1584 e 1588 (in 8: 100 carte); Orazio Lupi, Delle rime parte prima, fra le quali vi ne sono
alcune funebri e spirituali, del 1587 (in 4: 77 carte; nel 1592 pubblica una Nuova scielta di
rime); Bernardo Del Bene, Alcuni salmi di David tradotti in versi e altre rime spirituali, del
1588 (in 4: 24 carte); Michele Garzoni, Successo dellimmagine de la beatissima Madonna
dei miracoli di Lucca. E altre rime spirituali, del 1594 (in 8: 44 carte). Luigi Tansillo, Le
lagrime di san Pietro. Di nuovo ristampate, con una nuova gionta delle Lagrime della
Maddalena del signor Erasmo Valvasone, e altre rime spirituali del molto reverendo Angelo
Grillo non pi vedute e ora novamente date in luce, del 1587 e 1588 (in 8: 194 carte).
Purtroppo, i repertori bibliografici disponibili non danno sempre il titolo completo delle
edizioni descritte: quando sar possibile avere uninformazione organica e coerente, certa-
mente queste rilevazioni saranno ben pi ricche.
90
Anche morale ricorre nel sistema dei titoli: sonetti morali (Ia 49, 87; Ic 177), Opera
moralissima de diversi auctori (Ia 82-85), confessione moralissima (Ic 130), ternali con-
templativi e morali (Ia 159); Rime spirituali e morali di Paolo Emilio Barbarossa; Le cose
vulgare morale e spirituale di Colantonio Carmignano; Cento sonetti spirituali e morali di
Giovanni Paolo Castaldini; Scherzi e canzonette morali di Gabriello Chiabrera; Rime morali
di Angelo Grillo e di Giovan Battista Rossi; Stanze morali di Orazio Guarguanti; Rime morali
e Sonetti morali di Pietro Massolo; Odi sacre e morali di Marco Petruccini.
sacre rime di Arnigio e i sacri salmi di Pascali, di cui ho gi detto: lInno
sacro a la beatissima Vergine (in 4: 5 carte), nel 1591, del poeta di Udine,
Giacomo Bratteolo, accademico sventato
91
; le Odi sacri e morali di Marco
Petruccini; le Sacre rime del teologo urbinate Cesare Rocca, edite nel 1590, e
quelle del poeta di Monopoli, Muzio Sforza (1541-1597), edite nel 1590: peral-
tro con due egloghe sacre
92
. E se la pubblicazione postuma dei Due primi
giorni del Mondo creato di Torquato Tasso, nel 1600, lo propone come poesia
sacra, perch da tempo, e per opera dello stesso Tasso, la questione del
poema sacro di assoluta attualit nella ricerca letteraria di fine Cinquecento.
2.1.2. Particolarmente emblematico delle dinamiche proprie della poesia
religiosa e spirituale nellintera lunga durata del tratto cronologico 1470-1600
il segmento delle raccolte di rime: ancora una diretta corrispondenza di tipolo-
gie librarie con la coeva fondazione (tipologica e funzionale) dei volumi di
rime di diversi, peraltro anchessi saturi di poesie (soprattutto sonetti) spiri-
tuali, sia perch imitative, queste rime, del modello petrarchesco, sia perch
ricettive delle tante e tanto diverse esperienze religiose contemporanee (quando
gli spirituali erano e volevano essere qualcosa di distintivo nel panorama della
cristianit impegnata a confrontarsi con le ragioni profonde della Riforma).
Si tratta di uno dei settori del libro di rime cinquecentesche pi studiato negli
ultimi tempi
93
: ne conosciamo pertanto i protagonisti e i loro libri. Gabriele
Giolito a inaugurare nel 1545 una serie presto impetuosa (in un solo decennio
raggiunger la quota di nove volumi: per non dire delle tante altre raccolte che
fanno contorno, in petrarchistica competizione, ma non solo): con le Rime
diverse di molti eccellentissimi auttori nuovamente raccolte, a cura di Ludovico
Domenichi
94
. Le intitola Libro primo, perch evidentemente ha gi progettato
una collana, a disposizione dei tantissimi petrarchisti, per professione e per
diletto: nel 1547 pubblica il Libro secondo, a cura di Ludovico Dolce, e nel
1552 il Libro terzo, per quanto i concorrenti avessero gi edito nel 1550 un
libro terzo (a Venezia: Al segno del Pozzo) e nel 1551 addirittura un libro
180
Amedo Quondam
91
Cura anche ledizione delle Rime di diversi elevati ingegni de la citt di Udine, nel
1597.
92
Un poeta che ha al suo attivo 24 record in Edit16, comprese le Rime in tre parti.
93
Mi limito a rinviare a I pi vaghi e i pi soavi fiori. Studi sulle antologie di lirica
del Cinquecento, a cura di Monica Bianco ed Elena Strada, Edizioni dellOrso, Alessandria
2001; nonch al sito web curato da Simone Albonico: http://rasta.unipv.it/ (Antologie della
Lirica Italiana. Raccolte a stampa).
94
Cfr. la preziosa edizione curata Franco Tomasi e Paolo Zaja, Edizioni RES, Torino
2001.
quarto (a Bologna: Anselmo Giaccarello). In questo frenetico contesto, nel
1550, a Venezia, sono pubblicati il Libro primo e il Libro secondo di una raccol-
ta di Rime spirituali; e nel 1552 pubblicato il Libro terzo (tutti e tre in 8:
rispettivamente, di carte 213, 239, 193)
95
.
Si tratta di un evento editoriale molto importante, proprio per il diverso
assetto dei tre volumi, segnalato gi nei frontespizi dei tre tomi, cos variamente
modulati: parte nuovamente raccolte da pi auttori, parte non pi date in luce
(il primo: solo sonetti), parte non pi stampate, parte novamente da diversi
autori raccolte (il secondo: solo canzoni); parte non pi stampate, parte nuo-
vamente da diversi autori raccolti (il terzo: laudi e altri metri non classicisti). A
met secolo, nella fase pi espansiva della lirica petrarchistica, i tre volumi pro-
pongono, nel loro organico insieme, un bilancio complessivo della tradizione
spirituale: a ritroso, dai contemporanei agli antichi fondatori
96
.
Nel primo volume, infatti sono raccolti i sonetti di 49 autori, tutti contemporanei (oltre
alle solite rime adespote: di incerto autore): attorno al nucleo forte costituito da Vittoria
Colonna e da Girolamo Malipiero spiccano i nomi dei padri fondatori della lirica moderna
(Sannazaro e Bembo), in un gruppo di famiglia che rappresenta adeguatamente la situazione
della poesia a met Cinquecento. Che ci siano pi o meno tutti (e che siano, in nettissima
maggioranza, scrittori laici) un riscontro immediato di quanto pi volte ho rilevato, e cio
che la pratica di scritture spirituali coinvolge tutti i pi autorevoli poeti (e i loro libri di rime a
stampa) di osservanza petrarchistica, per diretto effetto del modello: Luigi Alamanni, Pietro
Aretino, Giovanni Agostino Caccia, Lelio Capilupi, Colantonio Carmignano, Tommaso
Castellani, Anton Giacomo Corso, Bernardino Daniello, Ludovico Dolce, Ludovico
Domenichi, Veronica Gambara, Giovanni Battista Giraldi Cinzio, Giovanni Giustiniano,
Giovanni Guidiccioni, Vincenzo Martelli, Antonio Mezzabarba, Francesco Maria Molza,
Remigio Nannini, Girolamo Parabosco, Lodovico Pascale, Alessandro Piccolomini, Antonio
Francesco Rinieri, Bernardo Tasso, Laura Terracina, Claudio Tolomei, Bernardino Tomitano,
Tullia dAragona, Luca Valenziano, Benedetto Varchi, oltre allautore coperto dallo pseudoni-
mo di Amomo. Che poi solo sette di questi scrittori (Aretino, Caccia, Carmignano, Dolce,
Nannini, Bernardo Tasso, Varchi) risultino titolari in BPR di un autonomo libro di rime spi-
rituali (edito prima o dopo il 1550) un dato che segnala come lesplosione di questa tipolo-
gia libraria, per effetto di una mutazione o ridefinizione degli assetti comunicativi del genere
lirico, avvenga nella seconda met del Cinquecento.
comunque rilevante osservare la presenza, nel primo volume, di diversi altri poeti non
sempre riconoscibili come professionisti delle lettere, non fossaltro perch non risultano tito-
lari di schede bibliografiche nei repertori di riferimento: il volume delle Rime spirituali ne
acquisisce per lo pi i testi dalle precedenti raccolte di rime di diversi autori
97
. Ma se Nicol
181
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
95
Cfr. Ginetta Auzzas, Notizie su una miscellanea veneta di rime spirituali, in Rime
sacre dal Petrarca al Tasso cit., pp. 205-220; opportunamente osserva (a p. 207) come las-
senza di ogni paratesto renda impossibile (al momento) lidentificazione del curatore.
96
In questo senso le acute osservazioni del saggio di Auzzas, Notizie cit., pp. 215-216.
97
In particolare dalla giolitina del 1547, come segnala Auzzas, Notizie cit., p. 211.
Amanio ha comunque un profilo riconoscibile di poeta, ancorch senza libro di rime tipogra-
fico, per gli altri la competenza attiva della scrittura poetica corrisponde al pi ordinario saper
fare classicistico: Petronio Barbati, Camillo Besalio, Astemio Bevilacqua, Alessandro
Campesano, Paolo Crivelli, Giovanni Giacomo Del Pero, Bartolomeo Ferrini, Antonio
Girardi (pubblicher nel 1558 lOrazione alla pace del cardinal Reginald Pole), Francesco
Maria Guglia, Fortunio Spira, Baldassarre Stampa (solo Antonio Agostino Torti non attesta-
to nelle raccolte di rime di diversi).
Si prospettano come differenti, invece, i casi di due autori raccolti nel primo volume del
1550: quello del senese Felice Figliucci (1518-1595), non ancora domenicano di San Marco a
Firenze: alla data del 1550 per noto solo come traduttore di Platone, Aristotele, Demostene
e Marsilio Ficino ( presente come poeta nella giolitina del 1547); e quello del veronese
Giovanni Del Bene, che il solo autore di questo gruppo di non professionisti presente in
BPR: perch aveva pubblicato, nel 1544, La resurrezione e ascensione del nostro signor Iesu
Cristo. Trattata piamente in sei canti. Con altre rime devote de diverse sorti e di tutte le
solennit de lanno (in 8: 152c). Rime devote in un volume di rime spirituali: ancora un
segno delle dinamiche in corso a met Cinquecento, nel processo di ristrutturazione della
comunicazione religiosa (in rime e in prosa).
Se il secondo volume, progettato e pubblicato insieme al primo, poco aggiunge a questo
ricco quadro dinsieme, se non la necessaria articolazione delle forme metriche primarie del
sistema petrarchistico (dopo i sonetti, le canzoni: a cominciare da Malipiero; ma affiora
anche lottava narrativa)
98
, il terzo volume, edito due anni dopo, a compiere una scelta
importante, riconoscendo autorevolezza ed esemplarit allantica tradizione della lauda (a
cominciare da Leonardo Giustinian; ma non solo la lauda: sono ripubblicate quasi per intero
le ormai famose canzonette spirituali comprese nelle Devotissime composizioni uscite dal
monastero bolognese delle clarisse osservanti del Corpus Domini). Lo sguardo retrospettivo
che guida la selezione del terzo volume risulta tanto pi necessario, se solo si considera il
prepotente ritorno delle pratiche poetico-musicali della lauda (per molti aspetti, in parallelo
allesplosione del madrigale) e quindi il profilarsi di quella che sar una caratteristica propria
di questa nicchia editoriale: la lunga durata, evergreen, di molti suoi testi, anche con il sup-
porto di funzionali raccolte di laudi.
I tre tomi veneziani, anche se non con la competitiva tempestivit incontrata dalle gioliti-
ne di rime di diversi, sono poi pi volte imitati, ma non a Venezia (e anche questo un micro-
dato significativo della pervasivit di questa tipologia libraria): dal volumetto delle Rime spi-
rituali di sette poeti illustri, edito nel 1569 a Napoli (in 12: 54 carte); dalla gi ricordata
microsilloge pubblicata a istanza di Giovanni Domenico Gamberini (Rime spirituali di diver-
si autori, nel 1572: in 8, 6 carte); dalla tanto pi ragguardevole raccolta di Rime spirituali di
diversi eccellenti poeti toscani curata dal poeta foggiano Giovambattista Vitale, edita ancora
a Napoli nel 1574 (in 8: 91 carte); dalle Rime spirituali di diversi autori raccolte dal cavalier
Ippolito Colocci da Iesi, edite a Perugia nel 1576 (in 4: 68 carte); e infine: dalle Rime spiri-
tuali e funerali edite a Treviso nel 1590 e dalle Rime spirituali di diversi, nuovamente date in
182
Amedo Quondam
98
Utilizzando ancora le notizie di Auzzas, pp. 208-209, la novit costituita dalla forte
presenza del Cariteo, tra gli autori di un passato prossimo, mentre tra i contemporanei anco-
ra Antonio Agostino Torti a primeggiare; sono presenti con traduzioni e adattamenti dai
salmi: Girolamo Benivieni (anche con altri testi in ottave) e Luigi Alamanni; con poesie in
versi: Tullio Crispoldi.
luce per Angelo da Contiliano, a Roma e Orvieto nel 1600. Certamente diversa si prospetta la
condizione dellopuscoletto di Rime spirituali raccolte dalla Sacra Scrittura, edito due volte
tra Bologna Siena Firenze nel 1575 (in 4: 2 carte; in 8: 8 carte): non fossaltro perch pub-
blica testi in ottava rima.
In realt, il quadro di riferimento di queste raccolte di diversi autori molto pi ampio in
BPR. E rinvia in primo luogo a pratiche ordinarie di allestimento di prodotti tipografici per
assemblaggio di testi di pi auctoritates variamente manipolate, oltre che di raccolte in senso
proprio, particolarmente frequenti nei primi anni della tipografia e dei suoi libretti devoti,
spesso adespoti e senza note tipografiche: come nel caso dellopuscoletto Armonia con soavi
accenti del novo fior di virt. Racolto da diversi autori con molti amaestramenti (in 12: 11
carte, senza data) o come i Sonetti spirituali da diversi autori composti (in 12: 11 carte,
senza data); ma presente anche in casi editorialmente pi ragguardevoli, se vi provvede
Nicol Zoppino: come la fortunata Opera moralissima de diversi auctori (in 8: 40 carte; con
quattro edizioni tra 1516 e 1525); come i Triomphi sonetti canzone stanzie e laude de Dio e
de la gloriosa Vergine Maria composta da diversi autori (in 8: 40 carte; due edizioni: 1517,
1524); come il Tesauro spirituale vulgare in rima e istoriato (in 8: 40 carte; stampato quattro
volte tra 1517 e 1525)
99
.
Il quadro di riferimento delle raccolte di diversi autori riguarda anche altri generi archetipici
della tradizione poetica spirituale. La lauda, in primo luogo: gi nel 1485 con le Laude facte e
composte da pi persone spirituali a onore dello omnipotente Idio (in 4: 146 carte; ristampate
nel 1495 e 1500); e poi con i Fioreti de laudi da diversi doctori compilati ad consolazion e
refrigerio de ogni persona spirituale (in 8: 64 carte; stampati nel 1506) e con lOpera nova de
laude sancte composte da diverse persone spirituali (in 4: 126 carte; ancora da Zoppino nel
1512). E quindi, nellet del rilancio laudistico: Cento laudi spirituali di diversi stampate dor-
dine dellillustrissimo cardinal Tarugi arcivescovo di Siena (in 12: 60 carte; nel 1599).
E in termini del tutto omologhi con le raccolte di rime di diversi autori (nonch di rime
spirituali) anche per la tradizione laudistica sono prodotte appropriate antologie: Il primo
libro delle laudi spirituali da diversi eccellenti e divoti autori antichi e moderni composte,
raccolte dal domenicano Serafino Razzi (in 4: 158 carte; nel 1563); e poi altre senza il nome
di curatore: Scelta di devotissime laudi al Signore, alla Vergine e ai santi (nel 1572); Scelta di
laudi spirituali di diversi eccellentissimi e divoti autori antichi e moderni nuovamente ricor-
rette e messe insieme (in 4: 42 carte; nel 1578); Scelta di laudi devote e spirituali divote de
diversi autori (nel 1585).
Con le rime spirituali e le laudi, nella ricca e variegata fenomenologia della poesia reli-
giosa del Cinquecento ha grande rilievo la tradizione dei salmi penitenziali. Sar opportuno
analizzarla poi con attenzione, ma intanto dobbligo ricordare che ha anchessa la sua rac-
colta/antologia di diversi eccellenti autori: la giolitina curata nel 1568 dal carmelitano
Francesco Turchi, che pubblica anche alcune rime spirituali di diversi cardinali, vescovi e
altre persone ecclesiastiche (in 12: 114 carte; ristampata nel 1569 e nel 1572). Un canone di
questa tradizione settoriale a uso dei moderni (ma in quanto persone ecclesiastiche: almeno
come autori): integrato alle rime spirituali, per omologia di funzioni, se non di forme.
183
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
99
Daltro tipo il caso della della Descrizione della santa e antica citt di Gierusalem
raccolta dalla Sacra Scrittura e da diversi autori, con alcune ottave spirituali (in 16: 16
carte; del 1591)
Il riferimento alle diverse raccolte miscellanee pone con evidenza, sempre
nel sistema dei titoli, un segno di riscontro del processo di annessione delle pra-
tiche della comunicazione devota e spirituale al codice formale e linguistico del
classicismo petrarchistico. Se la scelta del titolo secco (rime spirituali, anche
nei libri in forma di raccolta) spazza via, infatti, la selva dei titoli metaforici
(come quelli prima citati)
100
, sostituisce anche tutti gli altri titoli denotativi: con
cose (come il fortunatissimo Colletanio de cose nove spirituale zoe sonetti
laude capituli e stanzie composte da diversi e preclarissimi poeti, con dieci edi-
zioni tra 1509 e 1557, Ia 12-21; la prima in 8: 48 carte; ancora una zoppinia-
na), e le tante stampe intitolate opera: enfatizzata come nova o novamente com-
posta; pur sempre moralissima e devotissima
101
.
2.1.3. Nella ricognizione attraverso le raccolte di diversi sono emersi molti
impieghi diversi di spirituale nel sistema esteso del titolo, ben oltre il sintag-
ma forte rime spirituali. Per completare il quadro delleconomia connotativa
prodotta da questo primario aggettivo, resta da analizzarne le altre occorrenze in
BPR come fattore multifunzionale, jolly.
Aparte le presenze di persona/e spirituale/i riferite come ho gi osservato
a soggetti di vario status ecclesiastico, il repertorio dei testi anonimi ( la prima
sezione di BPR: Ia) comprende ancora una volta la connotazione di forme metri-
che: cantici spirituali, canzonette spirituali, laudi spirituali, laudi devote e spiri-
tuali, lodi e canzoni spirituali, ottave spirituali, sonetti spirituali, alcune stanze
spirituali, stanze spirituali; e connota ancora una volta alcune metafore topiche:
catena spirituale, giardino spirituale (ma anche giardino fruttuoso), tesauro spiri-
tuale. Di particolare rilievo luso, circoscritto come ho detto alla primissima
fase del Cinquecento, dei sintagmi cosa/opera spirituale, ulteriormente connotata
da nova: le zoppiniane cose nove spirituali, cose spirituali, opera nova spirituale.
Nella sezione dei libri dautore, senza ovviamente tenere conto di quelli di
cui ho gi dato notizia, il quadro degli altri impieghi di spirituale nel sistema dei
184
Amedo Quondam
100
Che peraltro sembrano riaffiorare a fine secolo, nella nuova economia metaforica dei
moderni; cfr. le titolazioni con ghirlanda, giardino, gioiello: ovviamente, si tratta di un
giardino spirituale (o di cose spirituali), di ghirlanda e gioiello di canzonette spirituali, cose
spirituali. Ma anche una catena spirituale, nonch una sorprendente pazzia del cristiano (ma
con rime spirituali).
101
Nei titoli delle edizioni anonime molto spesso presente lindicazione della forma
metrica del testo pubblicato, per lo pi seguito dalla connotazione di spirituale: ballata,
canzone, canzonetta, capitolo, inno, lauda, sonetto, stanze/ottava rima, terza rima; o generica-
mente rime o composizioni ritmiche; o polimetri. spesso indicato, con o senza lindica-
zione del metro, anche il genere devozionale di riferimento: confessione, contemplazione,
lamento, orazione, preghiera, salmi, supplicazione; ma anche profezia.
titoli si prospetta come molto ampio, ma pur sempre sostanzialmente articolato
nelle modalit prima descritte. E cio, di nuovo, e soprattutto, come fattore di
connotazione delle forme metriche: sia nel caso di stampe monometriche o poli-
metriche, per lo pi opuscoletti di poche carte
102
, ma anche cospicui volumi,
come nel rilevante caso dei Sonetti spirituali di Benedetto Varchi (1503-1565),
editi del 1573 (in 4: 68 carte
103
); sia nel caso di testi aggiunti ad altre opere (per
185
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
102
Come la Canzone spirituale dellecclesiastico udinese Giulio Agresta (nato nel 1550),
del 1592 (in 4: 5 carte), o la Canzone spirituale Scudo dogni travaglio composta sopra il
salmo In te Domine speravi del veneziano Giorgio Colonna (1530-1579), del 1577 (in 4: 4
carte; autore di unaltra canzone doccasione, nel 1577); o i Sonetti e madrigali a diversi
principi, con due sonetti spirituali e una canzone in lode della santissima casa della beata
Vergine di Loreto del toscano Pietro Bertini, senza data (in 4: 8 carte; titolare anche di un
volume di Rime, nel 1583, di Quattro sorelle, canzoni, nel 1586, e di una Lezione accademi-
ca, nel 1588); o il Dialogo tra la beatissima Vergine e il peccatore. Con due bellissimi sonetti
spirituali del cieco Silvio Cagnani, del 1600 (in 8: 4 carte; autore di una Cronica di tutta
la guerra fra cristiani e l turco, nel 1571), o lopuscoletto purtuttavia polimetrico che racco-
glie le Stanze in laude della croce. Salutazione della croce. Capitolo in laude del crocifisso; o
i Sonetti spirituali del fiorentino (1461-1519) Castellano Castellani, del 1520 (in 4: 4 carte);
e ancora: il musicista veneziano Giovanni Gabrielli (1554-1612), Villanelle spirituali, senza
data (in 8: 4 carte); lebreo convertito veneziano Giuseppe da Gerusalemme, Ottave spiri-
tuali de mesi de lanno, con sei stampe tra 1551 e 1597 (in 8: 4 carte); il veronese Adriano
Grandi, Canzone spirituale, del 1598 (in 4: 4 carte; autore di diverse poesie doccasione:
elegie canzoni epitalami imenei satire, oltre a rime sonetti satire stanze); il poeta pittore
Giovanni Battista Maganza (detto Magagn: 1509-1589), Sonetti spirituali nel giorno di
natale di nostro signore Ges Cristo, del 1573 (in 4: 8 carte; autore, tra le tante altre cose, di
rime in lingua rustica padovana); leminente veneziano Celio Magno (1536-1602),
Canzone spirituale intitolata Deus, del 1576 e del 1597 (in 4 8 carte; autore di diverse can-
zoni doccasione e di una raccolta di rime con Orsatto Giustinian, nel 1600); Bartolomeo
Milvio, Sonnetti e capituli divoti e spirituali e cantilene del dispregio del mondo e del sancto
Monte de la Piet, ed elegia de la coronazione del presente Sommo Pontefice, del 1504 (in
8); il giureconsulto aretino Girolamo Rasi, La tristezza di Metanio. Egloga spirituale, del
1584 (in 4: 12 carte); Notturno Napoletano, Una Ave Maria e alcuni epigrammi spirituali,
senza data (in 8: 4 carte); Rinaldo Rinaldi, Capitoli e sonetti spirituali, del 1585 e 1586 (in
8: 8 carte); Giacomo Sella, Capitolo spirituale e sentenzioso parlare, del 1582 (in 4: 2
carte).
103
E ancora: il benedettino palermitano Gregorio Morello, Inni spirituali per diversi
santi confessori, con due edizioni nel 1600 (in 4: 55 carte); limolese Illuminato Perazzoli,
Madrigali spirituali, del (in 4: 48 carte); Giovambattista Scarlino, Sonetti spirituali a Iesu
Cristo, alla Madonna e a diversi santi, del 1558 (in 8: 32 carte); il bolognese Giovanni
Paolo Castaldini, Cento sonetti spirituali e morali, del 1585 (in 8: 68 carte; autore del Breve
poema sopra il senso, nel 1585, e delle Pietose lagrime di penitenza in ottava rima, nel
1595); il francescano Cherubino Veneto, Sonetti spirituali in laude e onore del nostro signore
Iesu Cristo e della sua gloriosa Madre, del 1537 (in 8: 28 carte).
lo pi sonetti spirituali)
104
. Oltre a essere spesso come ho detto correlato a
rime (ma anche a componimenti) emergenti nel titolo esteso (a esempio, nel gi
ricordato caso delle Lagrime di san Pietro di Luigi Tansillo
105
), spirituale fun-
ziona pur sempre come connotazione di topiche metafore (le stesse gi descrit-
te
106
) o di cose o di opera
107
; oppure riguarda i prodotti di un trattamento di spi-
ritualizzazione di testi canonici (Malipiero e non solo)
108
. Rari sono gli impieghi
186
Amedo Quondam
104
Come quelli contenuti nelle edizioni del Libello de proemii vulgari limatissimi predi-
cabili a qualunque materia e sonetti spirituali de la sustanzia de la predica, Perugia di Caio
Baldassarre Olimpo Alessandri, del 1522 1527 1536 (in 8: 24 e 32 carte); e ancora: lurbina-
te e poi fiorentina Laura Battiferri Ammannati (1523-1589; titolare di un Primo libro delle
opere toscane, nel 1560), Sette salmi penitenziali del santissimo profeta Davit tradotti in lin-
gua toscana con alcuni sonetti spirituali, del 1564 1566 1570 (in 4: 26 carte); il salernitano
Giulio Cesare Grillo, Misteri del santissimo rosario in ottava rima con alcuni sonetti e capi-
toli spirituali, del 1588 (in 4: 28 carte; autore di versi doccasione per la morte del cardinale
Farnese e di una raccoltina di Varii sonetti e ottave, nel 1589).
105
Laltrimenti noto scrittore alessandrino Annibale Guasco (1540-1619) pubblica
lOpera in ottava rima per la nativit del Signore; con altri componimenti spirituali; con
cento madrigali a due sue figliuole, nel 1599 e 1600 (in 8: 188 carte); fecondo autore di
poemetti in ottava rima (La Ghismonda, nel 1583), di rime doccasione e dencomio, orazioni
e ragionamenti; nel 1575 pubblica un volume di Rime (ristampato poi nel 1581).
106
il caso, nel 1494, del cospicuo volume con il Tesauro spirituale integro con la Corona
de la beatissima Vergene Maria (in 8: 284 carte) del predicatore francescano Bernardino Busti
(1450-1513), che ripubblica la fortunata Corona edita cinque volte tra il 1489 e il 1492); ed il
caso del pugliese Giovambattista Di Fideli, Specchio di divina contemplazione in ottava rima.
Gaudio spirituale e letizia dellanima per inalzarsi a Dio e in esso rallegrarsi e riposarsi.
Dove si spiegano assaissimi divini misteri del 1598 (in 8: 68 carte); o ancora del Giardino spi-
rituale di Caio Baldassarre Olimpo Alessandri, del 1551 (in 8: 8 carte).
107
Sempre nei primi decenni del Cinquecento: il caso, nel 1516, delle Cose vulgare
morale e spirituale (in 8: 71 carte) del cavaliere napoletano Colantonio Carmignano (morto
nel 1544); e della zoppiniana Opera nova divotissima spirituale di Castellano Castellani e
Alessandro Brunetto, del 1515 (in 4: 48 carte; o pi dettagliatamente, nel 1521: Opera spiri-
tuale. Sonetti, stanzie, capituli, laude e la traslazione de santa Maria da Loreto in octava
rima; ancora edita nel 1525); e ancora: il lucchese Giuseppe Fedeli, Opera spirituale in versi
intitolata Fonte del Messia, del 1531 (in 8: 152 carte; autore anche del Giardino di piet rit-
mico, nel 1533); del poeta di Piove di Sacco, Marco Bandarini, Opera nova spirituale, edita
tre volte tra il 1547 e il 1552 (in 8: 32 carte; autore di romanzi di cavalleria, stanze e sonet-
ti); Gaspare Pessina, Opera nova spirituale, del 1509 (in 4: 16 carte); ma soprattutto:
Notturno Napoletano, Iudicio universale. Opera spirituale e nova, con quattro edizioni tra
1518 e 1520 (in 8: 12 carte); e Caio Baldassarre Olimpo Alessandri, Opera nuova di cose
spirituali chiamato Partenia, nel 152 (in 8: 72 carte), ristampato almeno otto volte, e raccol-
to in volumi miscellanei di opere di questo autore, nel 1555.
108
Oltre al Petrarca spirituale, con sette edizioni tra 1536 e 1587 (in 8: 180 carte): Goro
da Colcellalto, Primo canto del Furioso traslatato in spirituale, del 1589 (in 8: 12 carte);
Cristoforo Scanello, Il primo canto dellAriosto tradotto in rime spirituali, del 1593 (in 12).
diversi da questi: a esempio quelli correlati a concetti o ad alfabeto
109
.
Eccezionali risultano, infine, i titoli di due letterati di Urbino: Marco Montano
(1520-1586) pubblica nel 1575 un opuscolo che raccoglie, in mescidanza ormai
impropria, le sue Rime amorose e spirituali (in 4: 16c)
110
; Federico Ricciuoli
il solo, in tutta la bibliografia, a utilizzare nel titolo il termine poesia: Poesie
spirituali, del 1598 (in 4: 97 carte)
111
.
Un ultimo, rapidissimo, riscontro sugli impieghi di spirituale nel sistema dei
titoli. Se, come ho gi osservato, nella sezione di BPR dedicata ai poemetti
narrativi anonimi (Ib) non mai utilizzato, nelle sezioni dedicate alla poesia
doccasione dargomento religioso o ecclesiastico (IIa e IIb) ricorre raramente
(come ho detto: una sola volta nella sezione delle edizioni anonime; otto volte
in quella delle edizioni dautore), e se ne comprende con facilit il perch: il
sistema dei titoli di questa rimeria occasionale ed encomiastica , infatti, gover-
nato da una sua propria autonomia di senso, funzionale a mettere subito in evi-
denza levento occasionale o la persona celebrata
112
.
Per concludere la ricognizione sugli impieghi di spirituale nel sistema dei
titoli di BPR, propongo nella sua integrale estensione il titolo di unopera del
gi ricordato sacerdote bassanese Gasparo Ancarano, come esemplare della
nuova devozione tridentina: Novo rosario della gloriosissima Vergine Maria,
187
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
109
Il benedettino Agostino Cesari, Li sette salmi penitenziali di David in verso eroico,
con spirituali concetti ridotti, del 1590 (in 4: 34 carte); il cantastorie Cristoforo Cieco da
Milano, Alfabeto spirituale, del 1586 (in 8: 4 carte; con due ristampe nel 1590 e 1598).
110
autore anche di un volume di Ragionamenti religiosi fatti nella divota compagnia di
san Gioseffo di Urbino, nel 1588; e di un dialogo De veri corporis et sanguinis domini nostri
Iesu Christi sacrificio, nel 1588.
111
Nel 1594 pubblica un volumetto di Egloghe e rime. Colgo loccasione per segnalare
che nei titoli delle schede di Edit16 poesie ricorre solo 30 volte: di contro alle 866 di rime. Di
per s un segno significativo delle opzioni costitutive e proprie della lirica cinquecentesca.
112
Alcuni di questi titoli li ho gi ricordati. Per completezza li ripropongo tutti insieme:
Madrigali spirituali nel tempo della peste nella citt di Vicenza, del 1578 (in 4: 8 carte);
Pietro Franchino, domenicano di Treviso, Lettera spirituale in verso sdrucciolo scritta a gli
illustri signori suoi Trivigiani discordi, del 1599 (in 4: 16 carte); Michele Garzoni, lucchese,
Successo dellimmagine de la beatissima Madonna dei miracoli di Lucca. E altre rime spiri-
tuali, del 1594 (in 4: 44 carte); Vincenzo da Santangelo, francescano siciliano, Visione trion-
fale nella morte dellillustrissimo e reverendissimo cardinal Scipione Gonzaga, con molti
sonetti spirituali e stanze intorno al Veni creator Spiritus, con altri sonetti a diversi perso-
naggi, del 1599 (in 8); Pietro Serena, nobile friulano, medico e filosofo, Nuovo capitolo spi-
rituale molto utile ad ognuno che desidera essere liberato da questo contagioso male, del
1576 (in 8); Baldantonio Solingo, Sonetti spirituali in morte del Duca dUrbino, del 1574, e
Stanze spirituali ad esaltazione dellanno santo, del 1600; Maffeo Venier, sacerdote venezia-
no poi arcivescovo di Corf, Canzone spirituale sopra il monte dellAvernia ove san
Francesco ebbe le stimmate, con questo titolo nel 1585 e 1596 (in 4: 4 carte).
con quindici sonetti in esposizion delli quindici Pater nostri e 150 ottave rime
per le 150 Ave Marie, per le pie contemplazioni delli quindici misterii, e un orti-
cello spirituale ripieno di fiori e frutti celesti in lode del Signore e della beata
Vergine con le devote meditazioni per tutti li giorni della settimana (in 4: 100
carte; del 1588).
2.2. Dopo avere descritto analiticamente la parte del libro di rime spirituali
nelle diverse dinamiche che ne connotano la fenomenologia comunicativa, tra
imitazione del modello petrarchesco (il soggetto lirico come soggetto spirituale)
e suoi adattamenti funzionali (spirituale ci che riguarda le persone spiritua-
li: riti, pratiche, eventi, oggetti), e dopo averne riconosciuto la sostanziale
fedelt allassetto formale (metrico e linguistico) e materiale del moderno libro
di rime di osservanza petrarchistica, opportuno provvedere a contestualizzare
questa parte, per tanti aspetti la pi consapevole di s, nellinsieme testuale rac-
colto in BPR.
Un insieme florido e fruttuoso, tanto per usare il lessico di alcuni suoi
record: segnato da una pluralit di esperienze comunicative (per forme e per tra-
dizioni discorsive) che sembra persino pi articolata e riconoscibile di quella
che topicamente riguarda la coeva poesia profana (nel suo secco spartiacque:
prima/dopo Bembo, prima/dopo il Petrarchismo). A esempio, nella pi volte
evocata ripresa imponente della tradizione laudistica (laltra faccia dei rapporti
tra poesia e musica, oltre al madrigale), con i suoi autori antichi che trovano
nuova vita (da Iacopone a Giustinian
113
) e con una centralit sostanzialmente
fiorentina fino a met Cinquecento
114
, per poi trasformarsi radicalmente con le-
splodere dei moderni e con la loro scelta strategica delle raccolte: in quella
variegata gamma di libri e libretti di lodi che a fine Cinquecento diverranno
strumento di base nelle scuole della dottrina cristiana
115
. E pi ancora nella tra-
188
Amedo Quondam
113
In BPR sono sei le edizioni di Iacopone da Todi, tra il 1490 (in 4: 142 carte) e il
1558; cinque le edizioni delle Laude di Leonardo Giustinian, tra il 1474 (in 4: 106 carte) e il
1517 (nel 1505 pubblicato anche il Pianto devotissimo de la Madonna). Il rilancio di
Iacopone a met Cinquecento suscita imitazioni: Giovanni Giovenale Ancina, Cantico ad
imitazione di quelli del beato Iacopone da Todi composto nellanno 1598 (in 4: 4 carte).
114
Cfr.: Feo Belcari, Laude, nel 1490 (in 4: 68 carte); Antonio di Guido, Laude devote
del dispregio del mondo (in 4: 4 carte), nel 1520; Castellano Castellani e Alessandro
Brunetto, Opera spirituale. Sonetti, stanzie, capituli, laude e la traslazione de santa Maria da
Loreto in octava rima (in 8: 48c), nel 1521; Cristoforo Cieco da Milano, Alfabeto spirituale,
qual narra la vita che ha da tenere ogni fidel cristiano. Aggiuntovi alcune laude della
Madonna (in 8: 4 carte), nel 1598.
115
Rinviando alle notizie bibliografiche date nella nota 28 di 1.1 sulla diffusione della
tipologia del libretto di lodi da cantarsi nelle scuole della dottrina cristiana, fornisco il quadro
dizione dei salmi penitenziali, particolarmente sensibile, per quanto non sia la
sola, alle tempestose variabili prodotte e indotte dal lavoro della Congregazione
dellIndice, con una grande cura nel controllo/divieto dei volgarizzamenti e
degli adattamenti biblici, anche in versi
116
.
Una tradizione ragguardevole nellintero arco cronologico di BPR, da riferi-
re ovviamente alla tanto pi rilevata presenza in tipografia dei salmi latini (ma
non di quelli di Francesco Petrarca, peraltro con vasta diffusione manoscritta: la
sua devotiuncula), almeno in edizioni autonome
117
: dagli anonimi incunaboli
(anche con testi attribuiti a Dante Alighieri) in terza e ottava rima
118
e dallano-
nima parafrasi poetica cinquecentesca, fino alla raccolta ginevrina dei
Sessanta salmi con quattro edizioni tra 1560 e 1585, e quindi alla raccolta dob-
bligo, gi ricordata: ancora una giolitina, curata dal carmelitano Francesco
Turchi da Treviso, in prima edizione nel 1568 e ristampata nel 1572
119
.
189
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
complessivo degli impieghi di lauda (nelle sue varie forme, ma non in quelle del tipo a/in/per
laude) in BPR: Ia 10, 12-21, 28-32, 34, 60-84, 86, 100, 192-193; Ib 303; Ic 47, 80, 96, 129,
141, 145-146, 180, 259, 367-368, 384-389, 425-429, 551-552. Complessivamente una settanti-
na di record, dunque: pari al 5% di BPR, ma all8% delle pi appropriate sue sezioni (Ia e Ic).
I dati raccolti in BPR non esauriscono certo la presenza della tradizione laudistica nel
corso del Cinquecento, e non solo per limpetuosa sua ripresa nelle pratiche devozionali e
liturgiche di cui ho gi detto: ma anche perch laudi sono contenute in tante altre edizioni di
testi devoti e religiosi (anche di confraternite), in modo particolare in quelli stampati a
Firenze. A esempio: con la Istoria di san Zanobi di Bernardo Giambullari (1576 e 1595), con
la Meditazione della morte e con i Versi di Santa Maria di Castellano Castellani, eccetera; e
ancora: con il Trattato dellamore di Ges di Girolamo Savonarola del 1505, o nel volume
delle sue Opere del 1510 e 1512; in coda a sacre rappresentazioni: La rappresentazione di
santa Eufrosina vergine, del 1554, e pi volte ristampata; La rappresentazione duno miraco-
lo di tre pellegrini, del 1555; Il terzo libro di feste e rappresentazioni e comedie spirituali di
diversi santi e sante del Testamento vecchio e nuovo composte da diversi autori. Nuovamente
poste insieme e non pi stampate. Aggiuntovi nel fine una scelta di laude spirituali, del 1578;
in stampine devote: Utilissimi ricordi e avvertimenti per ogni pellegrino che devotamente
desidera visitar la Madonna santissima del Pilone del Mondov, del 1595; Proverbi del
Schiavo de Bari, senza data.
116
Rinvio ancora al citato libro di Fragnito, La Bibbia al rogo, pp. 302-308.
117
Le occorrenze in Edit16 di psalm* risultano 335: edizioni, esposizioni, commenti,
riscritture, eccetera; comprese le versioni in musica. Per la singolare assenza di Petrarca, cfr.
intanto la presenza dei Psalmi penitentiales et confessionales elegantes et devoti dominio
Francisci Petrarche poete laureati, nel volume in folio del mistico domenicano trecentesco
Ludolph von Sachsen, Super psalmos, Venezia, Eredi di Ottaviano Scoto, 1521; e Francesco
Petrarca, Salmi penitenziali, a cura di Roberto Gigliucci, Salerno Editrice, Roma 1997.
118
Cfr., in ottava rima: Era David profeta in gran dolore, Io chiamo e prego el mio eter-
no Dio; in terza rima: Signor non mi reprender con furore.
119
La raccolta (in 12: 114 carte; Edit16 d riscontro anche di unemissione con la data
del 1569) presenta una ricca articolazione editoriale: sei traduzioni di contemporanei (di cui
Una tradizione folta di libri dautore (BPR ne prospetta ventotto)
120
. Inizia ben presto, in
rapporto con la selva delle stampe di salmi nellet degli incunaboli: con i Psalmi penitenziali
di David tradocti in lingua fiorentina e commentati (in 8: 72 carte; in terza rima) del fioren-
tino Girolamo Benivieni (1453-1542), nel 1505; ma fino alledizione di Minturno risultano
pubblicati soltanto la Parafrasi nel quinquagesimo psalmo (in 4: 32 carte) del napoletano
Giovanni Bernardino Fuscano, nel 1532; e Il psaltero di Davide in ottava rima tradotto del
bolognese Innocenzio Ringhieri, nel 1555 (in 8: 240 carte). La svolta si ha, per, solo nel
1560: con i Salmi di Bernardo Tasso (1493-1569), una sezione delle Rime che ha anche auto-
noma circolazione (in 12: 36 carte); e con il volume delle Canzoni sopra i salmi (in 4: 56
carte) del napoletano Antonio Sebastiano Minturno (1500-1574), vescovo di Ugento, prima, e
di Crotone, poi, che nello stesso anno pubblica anche i Sonetti tolti dalla Scrittura e da detti
de santi (in 4: 32 carte). Come potrebbe attestare anche il singolare e voluminoso libro
metatestuale (in 8: 170 carte) di uno sconosciuto Vitale di Giacomo Vitali, che espone in
ottava rima Il vero sugetto delle prediche del reverendo padre fra Franceschino Visdomini da
Ferrara sopra li sette salmi penetenziali di David e di alcune altre divote esposizioni udite
dalla sua viva voce, nello stesso 1561.
Immediatamente a ridosso della chiusura del Concilio di Trento la pratica di volgarizzare
o sottoporre a riscrittura i salmi si fa cospicua tradizione: con i famosi Sette salmi penitenziali
del santissimo profeta Davit tradotti in lingua toscana con alcuni sonetti spirituali (in 4: 26
carte) della gentildonna, urbinate di nascita e fiorentina per matrimonio, Laura Battiferri
Ammannati (1523-1589), editi nel 1564 e ristampati nel 1566 e 1570; con i Ragionamenti
sopra i sette peccati mortali e di sopra i sette salmi penitenziali del re David ridotti in sette
canzoni e parafrasticati dal medesimo (in 4: 79 carte) del francescano di Reggio Emilia
Bonaventura Gonzaga (morto nel 1586), nel 1566, e con i Salmi di David ridotti in varie can-
zoni con largomento per ciascun salmo (in 16: 62 carte), editi nellanno successivo
121
. E poi
salmi con altre rime spirituali: come nei casi di Bartolomeo Arnigio, I sette salmi della peni-
tenzia del gran profeta David spiegati in canzoni secondo i sensi, e appresso la prima parte
delle sue spirituali e sacre rime, nel 1568 (in 8: 56 carte); e di Cornelio Cattaneo, I sette
190
Amedo Quondam
tre tratte da autonome edizioni precedenti: in canzoni: Battiferri Ammannati, Gonzaga,
Minturno; per quella in terzine di Orsilago per attestata solo una tarda edizione del 1595; e
poi: la traduzione di Luigi Alamanni, autore anche di Elegie sacre, e quella dello stesso cura-
tore, in versi sciolti); preghiere in volgare e un altro salmo volgarizzato da Turchi; il testo
latino dei salmi; la sezione di rime spirituali, con testi di prelati contemporanei (nei termini,
cio, enfatizzati dal frontespizio del volume) che fanno corteo alla Vergine bella di Francesco
Petrarca: dal cardinale Pietro Bembo al monaco cassinese Benedetto Guidi, dal vescovo
Claudio Tolomei al cardinale Egidio da Viterbo, dal cardinale Federico Fregoso al vescovo
Giovanni Guidiccioni, dal vescovo Antonio Minturno al vescovo Giovanni Della Casa, dal
cardinale De Pucci allo stesso curatore; anche Annibal Caro proposto come reverendo
monsignore. Uno specimen della poesia spirituale nelle sue forme e funzioni prima di
Trento: attorno a Petrarca, come introspezione e preghiera.
120
Dobbligo il rinvio alle osservazioni di Gigliola Fragnito: Minori problemi crearono
agli esecutori delle prescrizioni censorie le traduzioni parziali o integrali dei salmi, in prosa o
in versi, accompagnate o meno da commenti, per quanto non fossero, queste traduzioni,
prive di insidie (La Bibbia al rogo cit., p. 302).
121
Nel 1572 lo stesso autore pubblica una raccolta di Lagrime di diversi.
salmi penitenziali tradotti insieme con alcune sue rime spirituali, nel 1568 (in 8); il frate
Domenico da Rimini, Alcuni salmi e canzoni di Davide profeta tradotti dallebreo in lingua
volgare e parafresati con largomento e somma che contengono, nel 1569 (in 8: 55 carte).
I salmi sembrano diventare un luogo particolarmente consueto nelle pratiche di fine
Cinquecento, e disponibile a esperienze comunicative di vario tipo, malgrado i divieti della
Congregazione dellIndice
122
: volgarizzamenti e riscritture singole, come quelle del notaio
veneziano Rocco Benedetti, Al serenissimo signor don Giovanni dAustria salmo tradotto in
rime sciolte, nel 1571 (in 4: 4 carte)
123
, e di Giorgio Colonna, Canzone spirituale Scudo do-
gni travaglio composta sopra il salmo In te Domine speravi, del 1577 (in 4: 4 carte); adatta-
menti per imitazione: nel caso del benedettino friulano Germano Vecchi, Lagrime penitenzia-
li composte in sette canzoni a imitazione de sette salmi penitenziali di David profeta, nel
1574 (in 4: 20 carte); metascritture bibliche: Giovanni Antonio Rojani, Rime sopra alcuni
Evangeli e salmi, nel 1582.
Negli ultimi anni del secolo le edizioni diventano particolarmente fitte, per opera soprat-
tutto di chierici: il sacerdote Gaspare Ancarano, Sette salmi penitenziali latini e volgari in
ottava rima, nel 1588 (in 8: 32 carte); il benedettino Agostino Cesari, Li sette salmi peniten-
ziali di David in verso eroico, con spirituali concetti ridotti, nel 1590 (in 4: 34 carte); il
vescovo Lauro Badoer, I sette salmi penitenziali ridotti in rime italiane, nel 1594 (in 8: 14
carte); il carmelitano Zaccaria Bergomelli, Lagrime del peccatore nei sette salmi della peni-
tenza di Davidde, nel 1597 (in 8: 70 carte); e in termini di assoluto rilievo per esemplarit, il
benedettino Angelo Grillo, Lagrime del penitente ad imitazione de sette salmi penitenziali di
Davide, nel 1593 e 1594 (in 8: 40 carte). La parte dei laici si riduce ad Agostino Agostini, I
sette salmi penitenziali imitati in rime, con tre edizioni nel 1595 (in 16: 200 carte), e alla tar-
diva stampa del pisano Pietro Orsilago, I sette salmi penitenziali tradotti in volgare, nel 1595
(in 16: 6 carte). Ma non solo chierici: il friulano Scipione di Manzano (1560-1596) pubblica
Le lagrime della penitenza di David (in 4: 26 carte), nel 1592, e Le sette lacrime della peni-
tenza (in 12: 18 carte), nel 1593
124
; il bolognese Giovanni Paolo Castaldini pubblica Le pie-
tose lagrime di penitenza, nel 1595 (in 8: 36 carte); il patrizio veneziano Francesco Bembo
pubblica I sette sonetti penitenziali, nel 1596 (in 4: 4 carte).
In questo stesso scorcio conclusivo del Cinquecento si registrano alcune edizioni alleste-
ro: se quella parigina, nel 1588, del volumetto di Alcuni salmi di David tradotti in versi e
altre rime spirituali di Bernardo Del Bene provocata dal fatto che lautore vescovo di
Nmes, le due edizioni ginevrine conseguono, invece, dalla situazione religiosa di fine
Cinquecento: i Settantacinque salmi di David tradotti in lingua volgare italiana e accommo-
dati al canto dei francesi (in 8: 95c), nel 1581, di Franois Pierrot (Francesco Perrotti), sono
opera di un autore bilingue per avere a lungo soggiornato a Padova e Venezia, ma di un calvi-
191
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
122
Fondamentali sono le informazioni raccolte nel citato libro di Gigliola Fragnito, pp.
131-132 (il 22 maggio 1574 il Maestro del Sacro Palazzo Paolo Costabili emana un avviso
per i librai in cui vieta la vendita di opere in versi, cos latine, come volgare di sacra scrittu-
ra), 204-205 (per le articolate posizioni che la Congregazione dellIndice esprime a proposi-
to delle traduzioni parziali della Scrittura: ma il divieto di versioni poetiche dei salmi defi-
nitivo).
123
autore di diverse opere: in Edit16 sono 24 le schede che lo riguardano come autore.
124
Raccoglie Le lagrime nelle esequie fatte in Cividale del Friuli per la mote del patriar-
ca Giovanni Grimani dAquileia, nel 1594; e pubblica un poema eroico, nel 1594: Il
Dandolo; e una favola marina: lAci, nel 1600.
nista che ovviamente si rifugia a Ginevra
125
; per analoghe ragioni, prima indicate, il volume
De sacri salmi di Davidde, dallebreo tradotti, poetica e religiosissima parafrase (in 16:
242 carte; contiene, come ho detto, anche le Rime spirituali) di Giulio Cesare Pascali pub-
blicato, nel 1592, nella citt di Calvino.
Per avere il quadro completo della fortissima presenza della tradizione dei
salmi penitenziali nella cultura letteraria e religiosa del Cinquecento, sarebbe
per necessario tenere conto anche delle loro parafrasi in prosa. Mi limito a ci-
tarne soltanto una, intensamente rappresentativa della ricerca, negli anni Trenta,
di una nuova forma per la comunicazione religiosa compatibile, anzi omogenea,
con lassetto del moderno classicismo volgare: I sette salmi della penitenza di
David (in 4: 48 carte) di Pietro Aretino, in prima edizione nel 1534 (e poi
ristampati almeno altre nove volte, tra il 1536 e il 1551).
2.2.1. La tradizione dei salmi penitenziali in versi molto espansiva e tende
a costituirsi in un piccolo ma dinamico sottosistema nella poesia religiosa del
Cinquecento (in particolare a fine secolo), con effetti vistosi e di lunga meta-
morfica durata. Il punto di svolta strutturale certamente da riconoscere nella
profonda riorganizzazione, da parte della nuova Chiesa tridentina, delle pratiche
da sempre costitutive dellesperienza religiosa del devoto cristiano (la medita-
zione e la preghiera, il peccato e la colpa, il pentimento e la conversione), in
particolare con la centralit della confessione auricolare
126
, ma nelle dinamiche
che fanno dellantica tradizione dei salmi penitenziali un diffuso paradigma
comunicativo, una moda letteraria, occorre tenere conto anche delle autonome
topiche universalmente distribuite come grammatica elementare (di lingua e di
forme) dal Petrarchismo classicistico.
Non fossaltro perch nella memoria della poesia del Cinquecento larchite-
sto di Petrarca funziona come fattore genetico di gran parte (se non di tutte) le
esperienze comunicative del conflitto interiore: il poeta, in quanto soggetto del-
lenunciazione ma anche dellenunciato (colui che scrive/dice io: la poesia
lirica a fondare la consapevolezza del soggetto che parla di s), non solo, e
non soltanto, innamorato, ma soprattutto dolente e in lagrime. In tutti i casi
ed questo il fattore fondamentale il lessico resta invariato: innamorato o pec-
catore che sia, il poeta piange e versa lagrime (mi limito a ricordare che larea
semantica delle lagrime ricorre nel testo dei Rerum vulgarium fragmenta per pi
192
Amedo Quondam
125
Cfr. Jean Balsamo, Dante, lAviso piacevole et Henri de Navarre, in Italique, I
(1998), pp. 79-91.
126
Dobbligo il rinvio al fondamentale libro di Adriano Prosperi, Tribunali della
coscienza: inquisitori, confessori, missionari, Einaudi, Torino 1996.
di 70 volte, mentre quella del pianto ha pi di 150 occorrenze), e spesso, consa-
pevole delle sue colpe e dei suoi peccati, racconta la storia della sua conversio-
ne. Seguendo pur sempre Petrarca.
Pianto e lagrime, dunque: anzi, unalluvione di lagrime.
Il cortocircuito tra la tradizione lirica e quella dei salmi penitenziali , dunque, necessa-
rio, quasi obbligato, e prospetta una fluidit interdiscorsiva che riguarda anche le forme (nar-
rative e liriche). A esempio: le sette lunghe preghiere in ottava rima del fisico toscano
Niccol Lorenzini, Il peccator contrito (in 12: 152 carte), con due edizioni nel 1591; la
Prima parte del rimario doloroso (in 8: 24 carte) del gesuato ferrarese Desiderio Piacentini;
la canzone di Ludovico Puinthner, Conversione del peccatore, nel 1599.
La connessione tematica della poesia delle lagrime con la tradizione dei salmi penitenzia-
li , del resto, immediatamente dichiarata, gi in alcuni titoli prima citati: come quello del
benedettino Germano Vecchi, Lagrime penitenziali composte in sette canzoni a imitazione
de sette salmi penitenziali di David profeta; come quello del carmelitano Zaccaria
Bergomelli: Lagrime del peccatore nei sette salmi della penitenza di Davidde; come quello
del tanto pi famoso Angelo Grillo: Lagrime del penitente ad imitazione de sette salmi peni-
tenziali di Davide. Ma anche, in forma tanto pi generica ma significativa della pervasiva dif-
fusione di questo tema, nella stampina (in 4: 4 carte) che propone El lamento del peccatore,
nel 1515.
La tradizione penitenziale dei salmi e quella delle lagrime del poeta peccatore si innesta-
no anche su altre tradizioni, tanto pi antiche: su altri pianti e su altre lagrime, certamente
non solo di poeti innamorati e peccatori. Soprattutto sulla tradizione del lamento e pianto di
Maria ai piedi della croce, e quindi sul racconto della passione di Cristo: in una serie di stam-
pine con testi anonimi in ottava rima dedicati al Lamento della vergine Maria (editi ripetuta-
mente nellet degli incunaboli e significativamente ripresi nel 1567); e quindi nel testo di
riferimento, Il devotissimo pianto de la gloriosa Vergine Maria delleremitano Enselmino da
Treviso (morto verso il 1440), in terza rima: con almeno quindici edizioni tra il 1477 e il
1540 (la princeps: in 4: 26 carte). Ma non solo: Leonardo Giustinian evidenzia la correlazio-
ne, di causa ed effetto, tra la passione di Cristo e il pianto di Maria, con il Pianto devotissimo
de la Madonna istoriado in terza rima, nel qual tracta la passione del nostro signor Iesu
Cristo (nel 1505: in 4: 32 carte).
pur sempre a questa tradizione, riconnotata nel suo senso spirituale (ora distintivo di
un gruppo impegnato nel travaglio di una Chiesa che cerca la propria riforma), che si connet-
te il Pianto sopra la passione di Cristo di Vittoria Colonna (edito autonomamente nel 1556, e
pi volte in seguito): un testo fondamentale nella storia dellevangelismo italiano, per la cen-
tralit del Crocefisso, solo tramite di salvezza
127
. Ma se la posizione degli evangelici entra in
rotta di collisione con altri poteri della Chiesa di Roma, risultando sconfitta e dispersa, non
193
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
127
Rinvio alla scheda di Antonio Corsaro nel volume Vittoria Colonna e Michelangelo,
Mandragora, Firenze 2005, p. 140, nonch ai saggi, raccolti in questo stesso volume, di
Gigliola Fragnito, Monica Bianco e Vittoria Romani (questultimo analizza i disegni di
Michelangelo, tra cui il famoso Crocefisso con due angeli dolenti). A questo proposito, ricor-
do che qualche anno prima, nel 1543, Panfilo Ganimede aveva composto il Pianto al croce-
fisso da i versi del Petrarca.
per questo si esaurisce lesperienza di una poesia che versa lagrime di penitenza sulla passio-
ne e sulla sua croce: e non solo perch da tempo vulgata dal facile racconto in ottava rima
del senese Niccol Cicerchia (1335-1376), La passione di Cristo (in 4: 48 carte), appunto,
con almeno sedici edizioni tra il 1483 e il 1600
128
.
La croce e la passione di Cristo restano la scena primaria: e se non possono pi esserci
testi che scandiscano in versi il lamento di Cristo (veicolato da alcune stampine di testi in
ottave, ma solo a fine Quattrocento), quel momento topico riguarda i suoi protagonisti, Maria
e suo figlio, e la Maddalena. Come nelle Stanze per le lagrime di Maria Vergine santissima e
di Giesu Cristo nostro signore di Torquato Tasso, che esplodono nel 1593 (con sei ristampe,
pi una lanno successivo), dopo che il francescano Giacomo da Porto, aveva pubblicato nel
1588 un opuscoletto con le Lacrime della Madonna (in 8: 4 carte: in quartine di settenari)
129
.
I grandi protagonisti della poesia delle lagrime sono due: la Maddalena e Pie-
tro. La prima una delle figure pi famigliari alla sensibilit moderna (e tanto
pi in pittura), anche per la sua ambigua fascinazione di peccatrice convertita.
protagonista di storie molto popolari, in cantari anonimi e in rappresentazioni, nonch
in testi dautore: un rapido spoglio dei dati di Edit16 consente di rilevare la presenza del
nome della Maddalena in oltre 100 titoli. Per stare ai dati di BPR, tra i testi di autore, spicca
la storia narrata in ottava rima dal maestro folignate Marco Rosiglia, La conversione di
santa Maria Maddalena, e la vita di Lazzaro e di Marta (8 44 carte), con almeno otto edi-
zioni tra 1513 e 1518
130
. La funzione della sua figura (anche propriamente iconica) sembra
mutare profondamente nel secondo Cinquecento, quando diventa immagine simbolica del
pentimento (in quanto approdo della conversione) colto nel momento in cui si scioglie in
lagrime: se infatti la Maddalena soggetto titolare del suo proprio pianto gi con il fiorentino
Bernardo Pulci (1438-1488: Il pianto della Maddalena pubblicato per, e significativamen-
te, solo in alcune tarde stampe della Passione di Niccol Cicerchia, cio nel 1551 1591 1600;
una trouvaille dantiquariato ora funzionale), a fine secolo, nellalluvione di lagrime che con-
nota la poesia profana e sacra, la Maddalena che piange trova la sua consacrazione in testi
dautori eccellenti. Nei poemetti in ottava rima intitolati Le lagrime di santa Maria
Maddalena, di Camillo Camilli (in 4: 6 carte; con tre edizioni tra il 1582 e il 1597)
131
e di
Marco Filippi (in 8: 8 carte; in edizione autonoma nel 1589, ma dal 1562 con la Vita di santa
Caterina vergine e martire, stampata altre sei volte fino al 1585; e nel 1578 con le gi ricor-
date Rime spirituali); e in quelli intitolati Lagrime della Maddalena, del cremonese
194
Amedo Quondam
128
Ma significativo che dopo laddensarsi di 13 ristampe fino al 1515, questo testo sia
ripubblicato ancora nel 1551, 1591, 1600: e non come un residuo archeologico di remote
preistorie.
129
autore dei poemetti in terzine Filomena di san Bonaventura (nel 1585 e 1586; in 4:
10 carte) e Il serafico san Francesco, nel 1595 (in 8: 242 carte).
130
autore anche di una Miscellanea nova, con rime anche di altri auctori, contenente
sonetti, capituli, egloghe e strambotti, edita nel 1543 da Zoppino.
131
Nato forse a Siena lavor a lungo a Ragusa, dove mor nel 1615: apprezzato traduttore
dallo spagnolo (la gran parte delle 62 schede di Edit16), poeta (continuatore di Tasso: Cinque
canti aggiunti alla Liberata), studioso di imprese.
Bartolomeo Malombra (in 4: 4 carte; nel 1582) e del friulano Erasmo da Valvasone (1523-
1593), con due edizioni nel 1586 (in 12: 12 carte) e poi ristampato almeno altre sette volte,
tra il 1587 e il 1599, con Le lagrime di san Pietro di Luigi Tansillo
132
. Anche La conversione
di Maddalena (in 4: 10 carte), un poemetto in ottava rima del gi ricordato servita trevigiano
Giuseppe Policreti, correla esplicitamente lequivalenza tra conversione e lagrime.
Anche Pietro piange: pietose lagrime, le sue, doppo laver negato il suo
Signore, come recita il titolo esteso delle gi citate Rime spirituali di Cristo-
foro Scanello, un opuscoletto del 1579. E se il testo del cremonese Giovanni
Maria Paroli, Pianto di san Pietro, ha una presenza marginale ( pubblicato con
le Stanze sopra i quindici misteri del santissimo rosario di un altro cremonese,
Cesare Della Porta, nel 1595), lopera destinata a segnare la breve stazione delle
pietose lagrime quella di Luigi Tansillo: con una complessa storia testuale
postuma, che vede al lavoro, in successione, ben tre diversi curatori (Giovanni
Mario Verdizzotti, Giovanni Battista Attendolo e Tomaso Costo)
133
. Solo restan-
do ai dati dei repertori impiegati per costituire BPR, Le lagrime di san Pietro, in
autonoma edizione, dopo la princeps del testo completo curata da Giovan
Battista Attendolo nel 1586 (in 4: 146 carte), hanno un successo straordinario:
con almeno dieci edizioni fino al 1599 (e altre sei fino al 1618).
Per completare la ricognizione tra i dati di BPR, restano da segnalare: il
francescano Bonaventura Gonzaga, Lagrime di diversi, nel 1572; laretino Luca
Guadagnoli, Le lagrime di se stesso (in 4: 12 carte), nel 1587; laquilano
Bartolomeo Giovannini, Il pianto e le lacrime di se stesso, nel 1589 (in 8: 8
carte); il canonico ferrarese Giovanni Paolo Braccini, Pianto e lagrimose rime a
diversi signori (in 8: 54 carte), nel 1595; e il cassinese Felice Passero,
Lacrimose rime nella passione e morte del signore Ges Cristo (in 8: 96 carte),
nel 1597.
E infine, anche questo segmento tematico della tradizione poetica cinque-
centesca (un microgenere tra narrazione e introspezione, che si brucia effimero
in un breve arco di tempo), trova la sua raccolta, tipologicamente diversa, per la
forma dei testi: nel momento culminante della sua esplosione, nel 1593, con la
Raccolta di lagrime (con i testi di Angelo Grillo e di Erasmo da Valvasone),
195
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
132
Segnalo anche le Lagrime di santa Maria Maddalena, del francescano Antonio da
CastellArquato, stampate nel 1599; e lIndegno pianto e mala morte di Giuda, del siciliano
Ottaviano Sardo, nel 1581; non sono comprese in Biblia. La fortuna della Maddalena, in poe-
sia e in pittura si espande per tutto il Seicento: La Maddalena penitente di Paolo Silvio nel
1602; La Maddalena. Poema di Giovan Battista Andreini nel 1610; La Maddalena penitente.
Poemetto eroico di Felice da Maida nel 1616. Per non dire della diffusiva sua presenza tra i
lirici barocchi o marinisti.
133
Cfr. Gian Piero Maragoni, La devozione e la letteratura. Sulla poesia sacra di Luigi
Tansillo, Unitor, Roma 1991, pp. 7-8.
subito dopo, nello stesso anno, replicata dallo stesso editore con lintegrazione
del testo di Torquato Tasso (le Stanze per le lagrime di Maria vergine santissi-
ma e di Giesu Cristo nostro signore), che proprio nel 1593 tutti vogliono legge-
re.
Ma non di queste sole lagrime bagnata leditoria cinquecentesca: un rapido spoglio dei
dati di Edit16 consente di riconoscere la pervasivit di questo tema, che riguarda le congiun-
ture politico-militari delle guerre dItalia (con il pianto di Genova e Roma, e soprattutto
dellItalia stessa sopra le citt saccheggiate) o delle guerre con i Turchi (il lagrimoso
lamento del gran Maestro di Rodi conquistata, e, di converso, il pianto di Solimano dopo
Lepanto) o quelle legate alle devastanti pestilenze degli anni Settanta (il pianto della sconso-
lata citt di Vicenza, e di Milano e di Palermo); ma si ritrova anche il pianto estatico del
duca di Savoia, Carlo Emanuele.
Le lagrime affiorano nel sistema dei titoli soprattutto in quella particolare tipologia della
raccolta di rime di diversi autori che si afferma nel secondo Cinquecento, in una societ
ormai tanto classicisticamente petrarchizzata da scandire nelle forme canoniche delle rime
ogni suo evento, anche di cordoglio e di lutto per la morte di personaggi pi o meno illustri,
spesso di piccoli ambienti di provincia (amici, fratelli, mogli). Rime funebri, in lagrime e
pianti, dunque: per Antonio dAragona (1543), Giovanni Paolo Baglione (1547), Andal
Bentivogli (1590), Giovan Battista Burchelati Amiconi (1599), Marcantonio Colonna, Maria
Colonna dAragona (1553), Eliseo Del Bene (1586), Eleonora dEste (1585), Giovanni
Grimani patriarca dAquileia (1594), Margherita Paleologa duchessa di Mantova (1567),
Fabio Pepoli (1580), Elena Ravignani (1594), Lucina Savorgnan Marchesi (1599),
Bartolomeo Tomasi (1552).
Lagrime e pianto, dalla storia e dalle cronache locali e famigliari, ai personaggi della cul-
tura e della poesia: se topico il pianto di Eraclito di contro al riso di Democrito, versa lagri-
me Angelica, piange Ruggero, e si scioglie in amoroso lamento Olimpia abbandonata da
Bireno nellisola del Pianto.
2.3. Lanalisi del sistema dei titoli nei dati di BPR consente di riconoscere la
presenza di riferimenti diretti alla Sacra Scrittura. Una questione cruciale nel-
let della riforma tridentina: che lobiettivo strategico perseguito dagli inter-
venti ecclesiastici, dopo il Concilio, fosse rivolto ad assicurarsi il controllo (tra-
mite divieti e condanne: e sequestri di libri) di ogni pratica di volgarizzamento
(anche in versi) della Bibbia, stato molto bene illustrato da Gigliola
Fragnito
134
, che ha peraltro anche descritto analiticamente le profonde contrad-
196
Amedo Quondam
134
In particolare rinvio a questa sua precisazione: le traduzioni metriche della Bibbia,
sia in latino che in volgare, erano state [] vietate fin dagli anni settanta in alcune liste
aggiuntive inviate da Roma, ma non erano state oggetto di unesplicita condanna nellindice
del 1596. Questa lacuna normativa costrinse [] la Congregazione dellIndice ad un chiari-
mento: nellagosto del 1596 decret che le versificazioni integrali o parziali della Bibbia
apparse dopo il 1515 erano proibite (Fragnito, La Bibbia al rogo cit., p. 302).
dizioni e le insormontabili difficolt esecutive di questa strategia. Per quanto
riguarda, in particolare, i rapporti dei poeti (o aspiranti tali) con la Scrittura, il
quadro normativo si defin solo nel 1605, quando ricorda ancora la Fragnito
il divieto fu limitato alle versificazioni del nudo testo della Scrittura e non
alle sue parafrasi
135
: cio, oltre la soglia cronologica di BPR.
Quale possa essere stato limpatto delle lunghe e tuttaltro che univoche ela-
borazioni censorie degli apparati romani sulle pratiche di scrittura (o riscrittura:
secondo Classicismo) di testi in vario modo ispirati dalla Bibbia , in una certa
misura (che non pu tenere conto delle dispersioni e degli oltraggi sul materiale
librario di volta in volta condannato), documentato dalla sequenza dei record di
BPR. Ne risulta un quadro sicuramente rappresentativo, seppure nei limiti di
sempre dellinformazione bibliografica sui materiali antichi, rafforzati dal fatto
che si tratta pur sempre di edizioni particolarmente sensibili ai fattori esterni
(Indice, inquisitori, e quantaltro), e proprio nella turbolenta caldissima con-
giuntura post-tridentina.
Tutto ci necessariamente premesso, lanalisi dei dati di BPR consente di
riconoscere che, per quanto il fattore strutturale del riuso della Scrittura sia
immediatamente riconoscibile nella rilevantissima centralit del tema cristologi-
co e, pi ancora, del culto mariano, non per questo lAntico Testamento risulta
marginalizzato, anche se, pur sempre, finisce per collocarsi in secondo piano
nelle opzioni dei poeti, professionisti o dilettanti che siano, ma non solo per
effetto delle deliberazioni romane.
Certamente esile la trama di riferimenti biblici che sostiene alcune tipologie di scrittura
(e di stampa) di alcuni opuscoletti che trattano materie sia del Vecchio che del Nuovo
Testamento: come gli Evangelii della quadragesima composti in versi (in 4: 26 carte) di
Castellano Castellani (editi pi volte tra il 1514 e il 1534) e, a fine secolo, nel 1593, i Sonetti
sopra tutti gli Evangelii che si leggono la Quaresima, secondo la disposizione de sacri dotto-
ri di santa Chiesa (in 12: 12 carte) di Pietro Cresci; o come le Rime sopra alcuni evangeli e
salmi di Giovanni Antonio Rojani; o come lanonima Canzone sopra il monte Carmelo nel
quale abitarono gi Elia ed Eliseo profeti, nel 1585 (in 4: 8 carte). E poi: il poemetto in otta-
va rima, Istoria nova cavata della Bibbia, la quale tratta in che modo nacque Sansone e li
gran fatti e mirabil prove che lui fece contra li Filistei e in che modo moritte (in 8: 8 carte)
del veronese Francesco degli Allegri, nel 1525
136
; i Trascorsi e descrizione breve sopra le
cose del Testamento Nuovo in terza rima, colligatici a tutti i terzetti versi di Virgilio (in 8: 18
carte), nel 1543, del centonatore marchigiano Ganimede Panfilo, sempre in terzine
137
; le Rime
197
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
135
Ibidem, p. 303.
136
autore anche della Fede de misser Iesu Cristo, la qual invoca soccorso da tutti i
gran re della Cristianit (in 4: 6 carte), nel 1501: una invocazione alla crociata contro i
Turchi, in terza rima; e di alcune altre opere.
137
autore anche del gi ricordato centone Pianto al crocefisso dai versi del Petrarca,
nel 1543 (in 4: 6 carte).
spirituali raccolte dalla Sacra Scrittura (in 4: 2 carte; in 8: 8 carte; in ottava rima), stampa-
to due volte nel 1575
138
.
Hanno un corpo pi consistente i Sonetti tolti dalla Scrittura e da detti de santi (in 4:
32 carte) dellautorevole Antonio Sebastiano Minturno, pubblicati nel 1561
139
; e soprattutto
Le sacre istorie de lAntico Testamento dal principio di Giosu insin al fin del quarto libro
de Re; con discorsi molto utili a instruzzion dogni fedele, in ottava rima (in 4: 200 carte)
del domenicano Sisto Poncelli, edite nel 1568
140
; o La servit di Giuseppe tolta dal Genesi e
tradotta in ottava rima (in 8 122 carte) dellabate aquilano Amico Agnifilo.
Se questi due ultimi titoli mettono in gioco lesperienza contemporanea del poema sacro,
del tutto diversa risulta, proprio rispetto ai titoli sin qui citati, la situazione delle diffuse
Figure del Vecchio/Nuovo Testamento illustrate da versi vulgari italiani del letterato fiorenti-
no Gabriele Simeoni (1509-1576), ristampate non meno di dieci volte tra il 1554 e il 1577 (a
Lione e a Venezia): due libri di figure, appunto, cio raccolte di immagini (incisioni di qualit
ben diversa dalle tradizionali immaginette silografiche di tantissime stampine) di significativi
episodi scritturali accompagnate da stanze esplicative
141
. Pittura e poesia, pur sempre correla-
te: arti sorelle.
Il rapporto con la Bibbia fatto soprattutto di narrazioni in ottava rima: nella selva dei
poemetti agiografici che tra Quattrocento e Cinquecento divulgano, con pratiche di scrittura
mediobasse e per lo pi anonime, le avventure eroiche di santi e di sante (in termini struttu-
ralmente omologhi a quelle dei cavalieri e delle loro dame), si evidenzia la continuit di que-
sta tradizione di racconto in versi.
Per stare ai dati della sezione Ib di BPR, la pi esposta a irreparabili perdite di documen-
tazione bibliografiche, per la natura stessa delle sue esili stampe destinate al consumo dei let-
tori, la presenza dellAntico Testamento attestata soltanto dallanonima Storia di Susanna e
Daniello (in 4: 4 carte), con almeno sei edizioni tra 1495 e 1521, e con due riprese nel 1543
e nel 1600. Mentre nella sezione dei testi dautore (Ic di BPR) risulta ben pi profilata: con la
Istoria di santo Iob profeta (in 4: 6 carte) del fiorentino, poi membro della romana
Confraternita del Gonfalone, Giuliano Dati (1445-1523), con almeno tre edizioni tra 1495 e
1505; e soprattutto con due impegnative riscritture della storia, ancora, di Giuseppe: quella
del marchese di Savona, Galeotto Del Carretto (1455-1530; Listoria di Gioseppe da fratelli
venduto, da la Bibia di parola in parola e in ottava rima tradotta, nel 1542; in 4: 22 carte) e
quella dellinfaticabile letterato veneziano Lodovico Dolce (1508-1568; La vita di Giuseppe
discritta in ottava rima, nel 1561; in 4: 44 carte).
198
Amedo Quondam
138
Non risultano disponibili notizie sul libro di Giovanni Antonio Rojani, Rime sopra
alcuni Evangeli e salmi, LAquila, snt, 1582 (Biblia 4065). La Descrizione della santa e anti-
ca citta di Gierusalem nel modo che ella era inanzi la distruzzione e nel tempo di Giesu
Cristo salvatore nostro raccolta dalla Sacra Scrittura e da diversi auttori, del 1591, in BPR
per alcune ottave spirituali sopra li mesi dellanno con le feste loro.
139
Ricordo le gi citate sue Canzoni sopra i Salmi, dello stesso anno.
140
autore anche di Canti devotissimi nella sacra istoria della passione, sepoltura,
resurrezione e ascensione del salvator nostro Giesu Cristo. E delleccellenza della beatitudi-
ne, nel 1566 (in 8: 140 carte).
141
Simeoni autore di diverse altre opere diconografia delle imprese e di antiquaria,
nonch di traduzioni dal latino (le Metamorfosi di Ovidio) e di satire. Per la condanna delle
Figure, cfr. Fragnito, La Bibbia al rogo cit., p. 308.
A fine secolo la materia biblica risulta affare di chierici: nel 1589 il teologo pescarese
Francesco Piccolomini Fedeli, compila un Compendio di quanto sia successo dopo il peccare
del nostro primo padre Adamo per la salute dellumana generazione fino alla fine de secoli e
delleterna gloria in versi sciolti (in 4: 98 carte); nel 1590 e 1591 il mantovano canonico
regolare lateranense Gregorio Comanini pubblica unopera significativa gi nel suo stesso
titolo di queste modalit di riuso del testo biblico: De gli affetti della mistica teologia tratti
dalla cantica di Salomone e sparsi di varie guise di poesie, ne quali favellandosi continua-
mente con Dio e ispiegandosi i desiderii dunanima innamorata della divina bellezza, secci-
ta meravigliosamente lo spirito alla devozione (in 4: 132 carte).
Anche se la tipologia delle riscritture bibliche continuer a incrociarsi con le forme metri-
che della tradizione lirica (e quindi con le rime spirituali
142
), il segmento pi significativo
delle versificazioni bibliche che emerge da questi primi dati certamente quello narrativo (in
ottava e terza rima): geneticamente omologo come ho gi detto e ripeto: ma davvero
essenziale questa contestualizzazione alla ricchissima fenomenologia dei coevi romanzi di
cavalleria (e daltro). Il rapporto di questa poesia religiosa (tale non solo perch fa i conti con
la materia della Bibbia) con lesperienza della poesia che a noi sembra autonomamente
profana diventa tanto complesso (e biunivoco) quando entrambe incrociano il problema dello
statuto classicistico del poema eroico: quando, cio, iniziano a pensare e a progettare se stes-
se, ma solidalmente insieme, come poema sacro. insomma, quanto esemplarmente
Torquato Tasso rappresenta al pi alto livello di consapevolezza letteraria (e religiosa), nel
tormentatissimo suo labirintico (e malinconico) percorso sperimentale dalla Liberata alla
Conquistata, fino al Mondo creato (ricordo che i due primi libri di questa opera, avviata nel
1592, sono editi postumi nel 1600: come poesia sacra).
Il poema sacro, dunque, e in primo luogo la tradizione esameronica (cio il libro della
Genesi): nei suoi fondamenti patristici: da san Basilio di Cesarea a san Gregorio di Nissa, a
santo Ambrogio; e nei suoi sviluppi medievali, fino a Egidio Romano
143
. Il punto di svolta per
la sua ripresa in et moderna nel volgarizzamento dellEssamerone di santAmbrogio pub-
blicato da Francesco Cattani da Diacceto (1531-1595), vescovo di Fiesole, raddoppiato, tre
anni dopo, con un suo Essamerone. Quando poi, nel 1592, Ferrante Guisone (1530-1597),
ambasciatore a Parigi del duca di Mantova, Guglielmo Gonzaga, pubblica la sua traduzione
in versi della Sepmaine ou cration du monde dellugonotto Guillaume Du Bartas (1544-
1590)
144
, la tradizione del poema esameronico diventa una moda letteraria universale, indi-
pendente anche dallappartenenza degli autori alle ormai radicate, differenti e in reciproco
199
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
142
A esempio, con rime spicciolate: nel caso del francescano Faustino Tasso, che stampa
un suo Sonetto nella morte del Figliuol di Dio (senza data: in 4: 1 carta); o in quello del
senese Nicol Acquisti, che stampa nel 1591 una canzone La stella alla sacra capanna (in 4:
4 carte).
143
Nel 1515 era stata pubblicata la traduzione latina di Giovanni Argiropulo
dellHexameron di Basilio Magno; nel 1553 appare il Doctissimus in Hexameron [di san
Basilio] commentarius di Gregorio di Nissa.
144
Lopera di Guillaume Du Bartas era stata edita a Parigi nel 1578: subito un evento edi-
toriale europeo: in pochi anni pi di trenta edizioni e traduzioni in latino italiano inglese tede-
sco. Dopo la prima edizione del 1592, la traduzione di Guisone ha un immediato successo,
con quattro ristampe tra il 1593 e il 1603.
conflitto, confessioni cristiane: in Italia, attraverso Tasso, giunge al benedettino Felice
Passero (Lessamerone, overo lopra de sei giorni: 1608) e a Gasparo Murtola (Della crea-
zione del mondo, poema sacro, giorni sette, canti sedici: 1608); e quindi, nel corso del
Seicento, al sacerdote Benedetto Menzini (Del terrestre paradiso libri tre: nel secondo volu-
me delle sue Opere toscane, pi volte stampate) e al somasco Giuseppe Girolamo Semenzi (Il
mondo creato diviso nelle sette giornate, poesie mistiche: 1686).
Se queste sono, a grandi linee, le tendenze del riuso poetico di materiali del Vecchio
Testamento, per il Nuovo il loro quadro si prospetta, ovviamente, molto pi articolato e ricco,
in grado di accogliere il rifacimento anche di testi apocrifi come lanonimo Libro chiamato
Infantia Salvatoris nel quale si contiene la vita, miracoli e passione di Gies Cristo e la crea-
zione di Adamo e molte cose come legendo intenderai (nel 1513 e 1515 con Il pianto de la
Virgine Maria di Enselmino da Treviso, nel 1541 in autonoma edizione: in 8: 120 carte):
lassetto del titolo di per s significativo, nel suo essere omologo ai tanti libri di cavalleria
intestati agli eroi che ne sono protagonisti (Libro chiamato Aspramonte, Libro chiamato
Persiano figliolo de Altobello, Libro chiamato Buovo de Antona, eccetera).
Per quanto riguarda le rielaborazioni narrative di personaggi e situazioni del Nuovo
Testamento, BPR fornisce questi dati tra i poemetti anonimi: La istoria e orazione di santo
Stefano protomartire quale fu eletto diacono dalli apostoli e come fu lapidato da giudei (in
4: 2 carte) di cui sembra sopravvivere solo la ristampa (dichiarata in frontespizio) del 1576;
La devotissima istoria de li beatissimi sancto Pietro e sancto Paulo apostoli de Cristo con el
loro martirio e morte e come furno miracolosamente trovati li loro corpi in un pozzo (in 4: 4
carte), con cinque edizioni tra 1530 e 1580; la Istoria di sancta Elena quando ritrov la croce
di Iesu Cristo (in 4: 2 carte), con almeno tre edizioni tra 1497 e 1515, e con due riprese nel
1550 e 1590; La vita e morte di santo Ioanne Baptista (in 4: 4 carte), con tre edizioni tra il
1491 e il 1501, e una ripresa nel 1560. Il poemetto anonimo pi diffuso per la Storia di
santa Maria Maddalena, Lazzaro e Marta (in 4: 4 carte), con almeno dodici edizioni quasi
regolarmente distribuite tra il 1490 e il 1588; che raddoppia il successo della Conversione di
santa Maria Maddalena (in 8: 8 carte), con almeno quattro edizioni tra 1475 e 1516 e con
due riprese nel 1570 e nel 1600; e si affianca alla gi citata Conversione di santa Maria
Maddalena, e la vita di Lazzaro e di Marta (8 44 carte) di Marco Rosiglia, con almeno otto
edizioni tra 1513 e 1518.
Tra i testi dautore due sole schede: La vita dil sanctissimo Ioanni Baptista (in 4: 1494)
dellumanista marchigiano Francesco Filelfo (1398-1481); e soprattutto Gli atti degli
Apostoli secondo san Luca tradotti in lingua volgare in rima volgare (in 4: 75 carte) del
nobile fiorentino, fattosi cappuccino, Lodovico Filicaia, editi nel 1548 e 1549.
Come ho gi osservato a proposito della tradizione dei salmi penitenziali,
anche per la presenza di personaggi e situazioni dellAntico Testamento sarebbe
necessario il riscontro con le coeve opere in prosa, impegnate nella ricerca di
una forma per la scrittura religiosa. Anche in questo caso mi limito a un solo
esempio: Il Genesi con la visione di No (in 8: 120 carte) di Pietro Aretino, in
prima edizione nel 1538 (e con altre sette ristampe tra il 1539 e il 1551).
2.4. Il rapporto con il Nuovo Testamento dominato dalla centralit di
Cristo. Soprattutto dalla sua passione, narrata da alcuni dei best sellers di primo
200
Amedo Quondam
Cinquecento: testi dautore che vengono da lontano, come La passione di Ges
Cristo del senese Niccol Cicerchia (1335-1376), in ottava rima, con almeno
tredici edizioni tra il 1483 e il 1515, e altre tre ristampe sparse tra il 1551 e il
1600; come La vita et passione de Cristo, in terza rima, del piacentino Antonio
Cornazzano (1429-1484), con almeno sei edizioni tra il 1472 e il 1519, e una
ripresa nel 1531; come La passione del nostro signor Ges Cristo, in terza rima,
del fiorentino Bernardo Pulci (1438-1488), con almeno tre edizioni tra il 1489 e
il 1490, e una ripresa nel 1600.
Se questi testi che vengono da lontano e continuano a sopravvivere tipograficamente ancora
a fine Cinquecento sono opera di scrittori laici, i nuovi testi che narrano la passione di Cristo
sono opera soprattutto di chierici: il francescano mantovano Pietro Arrivabene (Opera devotissi-
ma continente le piissime meditazione de la passion de Cristo, cum alquanti capituli in verso
vulgare de la dita passion e alcuni altri capituli devotissimi novamente composti, nel 1511; in
4: 118 carte); lagostiniano Valerio da Bologna (Prologo della amarissima e lagrimevole pas-
sione del nostro redentore Gesu Cristo ad imitazione del primo capitolo del Triompho dAmore
di Francesco Petrarca servando le medesime rime, in terza rima, con tre edizioni tra 1529 e una
ripresa nel 1562; in 8: 60 carte); il domenicano Sisto Poncelli (Canti devotissimi nella sacra
istoria della passione, sepoltura, resurrezione e ascensione del salvator nostro Giesu Cristo. E
delleccellenza della beatitudine, in ottava rima, nel 1566; in 8: 140 carte); il lateranense
Angelo Michele da Bologna (Rime spirituali sopra la passione e morte del nostro signor Giesu
Cristo, nel 1596; in 4: 6 carte); e ancora il cassinese Felice Passero (Lacrimose rime nella pas-
sione e morte del signore Ges Cristo, nel 1597; in 8: 96 carte).
Non per questo, per, si assottiglia il drappello dei poeti laici. Tuttaltro: meditare e scri-
vere sulla vita e sulla passione di Cristo un esercizio (in senso proprio: letterario e spiritua-
le) che coinvolge molti. Con testi impegnativi: il veneziano Antonio Maria Contarini pubbli-
ca nel 1551 Il trattato della vita, passione e resurrezione di Cristo, in ottava rima (in 8: 63
carte); laquilano Giovanni Battista Filauro pubblica nel 1578 (e 1580) Della passione, morte
e resurrezione di Ges Cristo (in 12: 118 carte); e dopo tanto tempo, rispetto agli anni di
Vittoria Colonna, in una poesia (e in una letteratura) dominata dagli uomini (chierici e laici),
di nuovo una scrittrice, la veneziana Modesta Dal Pozzo Zorzi (1555-1592; si firma Moderata
Fonte) con due poemetti in ottava rima: La passione di Cristo descritta, nel 1582 (in 12: 27
carte); e La resurrezione di Giesu Cristo nostro signore che segue alla santissima passione,
nel 1592 (in 4: 30 carte). Ma il tema della passione di Cristo comunque pervasivo, anche
in stampine di singoli componimenti: laltrimenti famoso bolognese Giulio Cesare Croce
pubblica nel 1576 un opuscoletto di Rime compassionevoli, pietose e divote sopra la passio-
ne, morte e resurrezione del nostro signore Giesu Cristo. Composte con bellartifizio ad imi-
tazione del primo canto dellAriosto (in 4: 4 carte); e ancora: nel 1597 autonomamente
pubblicata (in opuscoletto in 4: 4 carte) la Canzone in meditazzione della passione del
nostro signore Giesu Cristo, fatta il venerd santo al Monte Oliveto di Firenze di Torquato
Tasso
145
.
201
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
145
IN BPR sono registrati anche alcuni testi anonimi: Primo trionfo di messer Francesco
Petrarca trasmutato nella passione del salvator nostro Gies Cristo. Con un sonetto alla
beata Vergine (in 8: 4 carte; senza data); Passione del nostro signore Ges Cristo, con alcu-
Per contestualizzare queste scritture dautore (e le altre di cui dar poi ragguaglio)
comunque indispensabile tenere conto della fittissima trama costituita dai tanti racconti ano-
nimi in ottava rima della storia di Cristo: tutti insieme, nel continuo loro essere replicati a
mezzo stampa, ne costituiscono infatti la basic narrazione, il suo vulgatissimo paradigma pri-
mario. Ed rispetto a questa grammatica narrativa che si definiranno, lungo il Cinquecento,
gli esperimenti di un poema eroico (e sacro) che abbia come protagonista Cristo.
Nella tradizione dei poemetti anonimi in ottava rima (in BPR la sezione Ib) sembra
avviarsi tardi il racconto autonomo della nativit: Opera nova sopra la nativit di Iesu Cristo
con un bellissimo capitolo (in 4: 4 carte), nel 1550; Come i pastori andorono a offerire e de
la crudelt del re Erode (in 4: 4 carte), nel 1553; La legenda della nativit del nostro signor
Iesu Cristo, secondo che gli pastori lo andorno adorare (4: 4 carte), nel 1580; Opera nova
sopra la nativit di Giesu Cristo con un bellissimo capitolo, aggiuntovi di nuovo gli misterii
della Messa (in 8: 8 carte), nel 1586. Su questo tema BPR registra anche, a fine secolo, alcu-
ni poemetti dautore: Il viaggio dei pastori al santissimo presepio di Cristo (in 4: 12 carte)
dellaretino Luca Guadagnoli, nel 1587; il gi citato Baldantonio Solingo con La nativit di
nostro signore Giesu Cristo descritta in ottava rima (in 8: 20 carte), nel 1591; lOpera in
ottava rima per la nativit del Signore dellalessandrino Annibale Guasco, nel 1599 e 1600
(in 8: 188 carte: con altri componimenti spirituali; con cento madrigali a due sue figliuo-
le); e una canzone dautore: il Panegirico nel gran natal di Cristo (in 4: 8 carte) del carme-
litano Pietro Tommaso Saraceni, nel 1594.
Ma subito, sempre tra i poemetti anonimi in ottava rima, domina il tema della resurrezio-
ne di Cristo: la Resurrezione del Nostro Signore (in 4: 32 carte), con almeno cinque edizioni
tra 1483 e 1503. Questo tema attiva altri testi correlati, come la Leggenda della santa croce di
Lucca (in 4: 6 carte), con almeno tre edizioni tra 1495 e 1515 e con una ripresa nel 1548; e
soprattutto la Vendetta di Cristo, che nelle sue tre redazioni (O dagli eterni lumi o chiara
lampa in 4: 24 carte; O eterno Dio chel mondo sostiene in 4: 4 carte; O glorioso in ciel
padre e signore in 4: 6 carte) ha, rispettivamente, sei edizioni tra 1483 e 1491; sette edizioni
tra 1481 e 1525, con una ripresa nel 1550; una edizione nel 1494 e tre riprese tra il 1550 e il
1569.
La rilevanza del tema della croce e del crocefisso, di cui ho gi detto a proposito di
Vittoria Colonna e dellesperienza degli spirituali, si profila anche, tra i testi dautore, con
lOrazione di santo Ieronimo al Crocifisso (in 8: 4 carte) del domenicano Nicola da
Bracciano, con almeno due edizioni tra il 1491 e il 1497, e con due riprese nel 1544 e 1561; e
quindi con i Ritmi vulgares, seu vernaculo sermone, in laudem Crucis (in 8) del benedettino
messinese Francesco Maurolico, nel 1561; e con il Sonetto della croce (in 8: 4 carte) di un
non meglio noto Anastasio Turriona da Samarino, senza data. Tra i testi dautore prevale,
per, il racconto della vita di Cristo: dal poemetto in ottava rima del bidello nello Studio di
Pisa, Pacino da Pistoia (Vita del nostro signore Ges Cristo: O grande Iddio della citt super-
na; in 4: 12 carte, del 1495), alla canzone di Girolamo Casio de Medici (1464-1533; Vita e
morte de miser Iesu Cristo; in 8: 16 carte; con due edizioni nel 1525).
202
Amedo Quondam
ne rime in lode della croce (in 4; nel 1515); Capitoli composti novamente per la passione
del nostro Signore Iesu Cristo (in 8: 4 carte; nel 1529); e una Canzone nella passione di
Gies Cristo signore nostro che si sviluppa come lamento di tutte le creature contra gli
archibugi a ruota (in 8: 8 carte; nel 1578).
proprio questa radicata e pervasiva centralit di Cristo (e di Maria) a impegnare ben
presto la ricerca classicistica: per dare al racconto in versi della sua vita e passione (e al rac-
conto della vita di Maria) una forma finalmente compatibile con lo statuto del poema. I risul-
tati di questa ricerca sono rilevantissimi, nelle opere e negli autori: in primo luogo nei poemi
in latino di alcuni umanisti. Nel volgere di pochi anni sono infatti pubblicati: nel 1524
Parthenias, liber in divae Mariae historia (in 8: 122 carte), del sulmonese e accademico
romano Marco Probo de Marianis (1455-1494); nel 1526 i tre libri del De partu Virginis (in
folio: 52 carte), del grande Iacopo Sannazzaro (1458-1530); nel 1535 i Christiados libri sex
(in 4: 156 carte) di Marco Girolamo Vida (1470-1566), vescovo di Alba. Opere, queste ulti-
me due, subito famose e pi volte ristampate, in particolare il De partu Virginis, che sar
anche tradotto in volgare: da Francesco Monosini nel 1552 (in 12: 62 carte; con il lamento
a gli uomini de la morte di Cristo nostro signore); da Cesare Della Porta nel 1578 (in 8: 20
carte; solo il primo libro); da Giovanni Giolito nel 1588 (in 4: 74c). Entrambe con riprese da
parte di altri autori: Vida, dal napoletano Francesco Sovaro, La Cristiade, cinquantatre canti
in terza rima (in folio: 126 carte), nel 1539; Sannazzaro, dal bolognese Girolamo Zoppio, nel
1555, con i tre libri Del nascimento di Cristo (in 4: 56 carte).
Il poema di Cristo eroe, dunque: dai Christiados libri di Vida alla Cristiade del cortonese
Marco Antonio Laparelli (morto nel 1591), intitolata esplicitamente come poema eroico,
edita postuma nel 1618 (in 4: 148 carte).
In campo volgare, la ricerca di un nuovo assetto narrativo (e formale) porta a opere rile-
vanti: anche e soprattutto con il poema in ottava rima del benedettino mantovano Teofilo
Folengo, La umanit del Figliuolo di Dio (in 4: 200 carte), in prima edizione nel 1533 e
ristampato nel 1567 e 1578. E poi: con lopera in terza rima del ferrarese Cherubino Tolomei
degli Assassini, Opera intitolata il Fascicolo della mirrata, redentrice e salutifera, umanit
di Cristo (in 4: 168 carte), nel 1538; con quella dellarciprete veronese Giovanni Del Bene,
La resurrezione e ascensione del nostro signor Iesu Cristo. Trattata piamente in sei canti.
Con altre rime devote de diverse sorti e di tutte le solennit de lanno (in 8: 152 carte), nel
1544; con quella del nobile fiorentino, poi frate cappuccino, Lodovico Filicaia, La vita del
nostro salvatore Iesu Cristo, overo sacra storia evangelica tradotta non solo di latino in vol-
gare, ma etiam in verso per dare materia al lettore di pi suavemente corre el frutto necessa-
rio alla vita di ciascun fedel cristiano (in 4: 76 carte), nel 1548.
Come sempre, le opere pi impegnative sono accompagnate da un ampio corteo di opu-
scoletti di poche carte: come quello del milanese Giovanni Ambrogio Lampugnani, Nella
partenza che fece Giesu dalla matre per andare alla morte. Con dieceotto sonetti sopra ci
chegli di giorno in giorno oper negli ultimi suoi d santi e pi meravigliosi (in 4: 20 carte),
nel 1546; e ancora: il cremonese Bartolomeo Malombra, Utili e divote meditazioni sopra la
vita e morte di Nostro Signore (in 4: 8 carte), nel 1574; il servita trevigiano Giuseppe
Policreti, Capitolo a Giesu Cristo (in 4: 4 carte), nel 1590; il sacerdote ferrarese, Filippo
Nicoletti, Rime spirituali sovra la sollennit del Natale di nostro Signore (in 4: 5 carte), nel
1593. Anche opere pi strutturate come poemetti in ottava rima: lempolese Enea Galletti,
Narrazione della vita di nostro signore Giesu Cristo (in 8: 40 carte), nel 1596.
Anche per le scritture dedicate a Cristo sarebbe necessario il riscontro con le
coeve edizioni di testi in prosa impegnati nella sperimentazioni di una nuova
forma della scrittura religiosa. Come per i salmi penitenziali e per il riuso di
materiali veterotestamentari, mi limito a un solo riscontro: con La passione di
Gies (in 4: 41 carte) di Pietro Aretino, in prima edizione nel 1534 (e poi con
203
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
almeno altre cinque ristampe, tra il 1535 e il 1545); confluita nei tre/quattro libri
dellUmanit di Cristo (in 4: 120 carte), sempre di Pietro Aretino, in prima edi-
zione nel 1535 (e poi con almeno altre nove ristampe, tra il 1536 e il 1551).
2.5. Con la passione di Cristo, il culto di Maria: tradizioni discorsive (e figu-
rative) antiche, costitutive e proprie della tradizione cristiana occidentale, alme-
no fino alla Riforma, che pervadono stabilmente e diffusivamente le tipografie
sin dallet degli incunaboli. Con profonde trasformazioni, nella diacronia: dove
ancora una volta sono da cogliere non solo le pertinenze ecclesiastiche (le scel-
te, con divieti e proposte, della Chiesa di Roma: anche rispetto alle scelte delle
chiese riformate), ma soprattutto il senso di una ricerca di forme/funzioni che
riguarda geneticamente leconomia della nuova letteratura classicistica, per dare
al racconto in versi della vita e passione di Cristo e al racconto in versi della
vita di Maria una forma finalmente compatibile con gli statuti della poesia
moderna, e in particolare del poema.
Come ho avuto occasione di rilevare a proposito della testualit che assume
Cristo come materia della poesia, anche per quella che riguarda Maria i risultati
di questa ricerca formale sono rilevantissimi, nelle opere e negli autori: in primo
luogo nelle gi ricordate opere in latino di umanisti, tanto pi che il tema della
Madre e quello del Figlio sono geneticamente intrecciati sia nella tradizione
antica che nella moderna
146
(ricordo: nel 1524, Parthenias, liber in divae
Mariae istoria di Marco Probo de Marianis, nel 1526, De partu Virginis di
Iacopo Sannazzaro, nel 1535 Christiados libri sex di Marco Girolamo Vida)
147
.
204
Amedo Quondam
146
A esempio, nel diffuso testo in prosa convenzionalmente intitolato, nei repertori
bibliografici, Vita di Ges Cristo e della vergine Maria, con almeno tredici edizioni tra gli
incunaboli; o ancora, per i testi in versi: Leonardo Giustinian, Pianto devotissimo de la
Madonna istoriado in terza rima, nel qual tracta la passione del nostro signor Iesu Cristo
cosa nova (in 4: 32 carte), nel 1505. O per i moderni testi in versi: La pazzia del cristiano. E
altre rime spirituali in lode della beata Vergine. Con alcune stanze sopra la passione di
Nostro Signore, nel 1585. Per la tradizione del culto mariano (iconografico e discorsivo) sono
fondamentali gli studi di Giovanni Pozzi, nel citato Sullorlo del visibile parlare.
147
Solo il padre (putativo) Giuseppe resta ai margini: affiora soltanto nellopuscoletto del
giurista pistoiese Niccol Pilli, che volgarizza la Vita e miracoli del glorioso san Ioseph sposo
de la vergine Maria madre de Iesu la qual orazion fu composta dal frate Colombano dellordi-
ne di santo Francesco di osservanzia nel mille cinquecento e nove (in 8: 4 carte), nel 1553.
Ricordo che una Legenda del glorioso patriarca e confessore sancto Joseph, in prosa, pub-
blicata in diverse edizioni della Bibbia volgarizzata da Nicol Malerbi, a partire da quella del
1481: cfr. Edoardo Barbieri, Le Bibbie italiane del Quattrocento e del Cinquecento, Editrice
Bibliografica, Milano 1992, I: Storia e bibliografia ragionata delle edizioni in lingua italiana
dal 1471 al 1600, p. 213. Risulta edita anche autonomamente a Venezia, tra il 1500 e il 1502:
come Vita del virginissimo e sanctissimo Joseph (in 4: 8 carte; cfr. ISTC).
Prima di questa svolta, il culto mariano dilaga in una folta selva di poemetti
anonimi in ottava rima, che scandiscono i momenti topici della vita di Maria,
dallAnnunciazione (e nascita di Cristo)
148
al Transito
149
e Assunzione
150
, a cor-
relate storie di suoi miracoli
151
. Ma con le almeno ventiquattro edizioni (di cui
ventitr tra il 1471 e il 1531, e con una tardiva ripresa nel 1591) della Vita della
gloriosissima Vergine Maria (in 4: 42 carte; in terza rima) del poeta cortigiano,
nato a Piacenza e morto a Ferrara, Antonio Cornazzano (1429-1484), che questa
tradizione mariana trova il suo nuovo testo di riferimento narrativo in versi. Un
best seller, ma solo prima delle scritture dei moderni, come quella del benedetti-
no bresciano Lucillo Martinengo, che si autodefinisce poema sacro, confer-
mando le dinamiche di queste tipologie narrative (profane e sacre) a fine
Cinquecento: Della vita di nostra santissima Signora, la vergine Maria (in 4:
138 carte), nel 1595; e come quella del terziario francescano siciliano Giovanni
Antonio Brandi: ancora un poema sacro, dedicato al Rosario di Maria Vergine
santissima (in 8: 240 carte), nel 1595; mentre poema eroico si autodefinisce
Il rosario della Madonna (in 4: 196 carte) di Capoleone Ghelfucci, edito postu-
mo nel 1600.
Altri poemetti in ottava rima trattano sia temi particolari, come la devozione verso alcune
reliquie mariane: a esempio, il testo che viene dal lontano Trecento, del frate minorita
Gherardo da Prato, Istoria della preziosa cintola della gloriosissima vergine Maria la quale
oggi si trova in Prato (in 4: 8 carte), con almeno quattro edizioni distribuite lungo il secolo
(1510 1550 1580); un tema rilanciato, sempre in ottava rima, dal marchigiano Menicuzio
Rubeo, con La nova e bellissima istoria della preziosa cintula della gloriosa Vergine quale
ora a Prato in ottava rima composta (in 4: 4 carte), nel 1552 (ma gi altrimenti presente
nelle laudi di Lorenzo Oppizi, Miracoli della Vergine delle Carcere di Prato; in 4: 22 carte;
nel 1476). Oppure il poemetto del sacerdote messinese Nicola Giacomo Alibrando, Il spasi-
mo di Maria Vergine (in 4: 19 carte), nel 1534; o quello, tanto pi fortunato in libreria, del
medico cremonese Orazio Guarguanti (1554-1611), Eccellenze di Maria Vergine (in 4: 14
carte), con complessive nove edizioni, tra autonome o con altri testi (Le lagrime di san Pietro
di Luigi Tansillo), dal 1586 al 1599.
Particolarmente diffuse sono le rime spicciolate o in raccoltine (o in corona: forma specifi-
ca del culto mariano in rime), a ulteriore riscontro di quanto progressivamente diffusa sia la com-
205
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
148
Un testo tardivo: Opera nova sopra la nunziazione de la Madonna e nativit di Cristo
(in 4: 4 carte), con cinque edizioni complessive tra 1545 e 1600.
149
El transito de la gloriosa vergine Maria (in 4: 4 carte), con sei edizioni tra 1520 e
1580.
150
Assumptio beate Marie virginis (in 4: 4 carte), nel 1515.
151
Miracolo della vergine Maria che liber un suo devoto (in 4: 4 carte), nel 1510; pres-
soch nulla rispetto alla diffusione del testo in prosa, convenzionalmente intitolato Miracoli
della vergine Maria: un vero e proprio best seller, con almeno trentatr edizioni tra gli incu-
naboli.
petenza attiva della scrittura poetica nel corso del Cinquecento. Lespansione di queste pratiche
subito evidente, tanto pi perch riguarda poeti professionisti e dilettanti di poesia, in grado di
impiegare un ampio repertorio di forme metriche (capitoli, stanze/ottave, laudi, odi, versi sciolti,
ma soprattutto canzoni e sonetti, cio quanto concorre a definire lo statuto classicistico delle
rime). Dopo le terze rime di Brizio Trombetto, Terzina nobilissima della Ave Maria. Con due
altre bellissime terzine di altri auctori a laude della Vergine Maria (in 8: 8 carte), nel 1511; e di
Bernardo Accolti, Ternale in laude della gloriosa Vergine Maria (in 4: 2 carte), nel 1520; le pra-
tiche comunicative, attraverso la poesia, del culto mariano si infittiscono: con il gi pi volte
ricordato carmelitano Francesco Turchi, Ore della gloriosa Vergine Maria tradotte in versi sciolti
(in 12: 255 carte), nel 1570; con le Stanze alla gloriosa Vergine (in 4: 12 carte) di Girolamo
Troiano, nel 1574; con il domenicano fiorentino Remigio Nannini (1521-1581, Canzone alla
gloriosissima Vergine (in 4: 6 carte), con quattro edizioni tra 1576 e 1577; con il domenicano
padovano Valerio Moschetta, Canzoni alla beatissima Vergine (in 4), nel 1582; con Gabriele
Perotti dOffida, Salutazione allalma Reina del cielo (in 4: 13 carte), nel 1584; con il pi volte
ricordato Giulio Cesare Croce, Laude alla regina del cielo madre di grazia e di devozione (in 8:
4 carte), nel 1585; con leremitano catanese Eusebio Faraonio, LAve Maria e la sequenza de
morti con una devota dichiarazione volgare in ottava rima, gi da incerto autore composta e ora
di nuovo riformata, con una pia essortazione al ben vivere cristiano (in 8: 8 carte), nel 1589;
con laccademico cospirante Bonifacio Zanetti, Capitolo alla beata Vergine, nel 1590; con il
sacerdote sarnese Vincenzo Albarella, Corona della Madonna nuovamente composta in rime (in
8: 15 carte), nel 1592; con il giurista e letterato lucchese Nicola Tucci, Alcune ottave in onore
della beatissima Vergine, edite con Alcune ottave in lode del santissimo sagramento di Bruto
Guarini, nel 1592; con il canonico ascolano Antonio Migliori, Priego alla beata Vergine Maria
in ottava rima (in 8: 7 carte), nel 1593; con laccademico marchigiano Nicola Angeli, Canto
alla santissima Vergine di Loreto (in 4: 8 carte), nel 1594; con il mantovano Fortunato Cardi,
Canzone in lode della beata Vergine (in 4: 6 carte), nel 1596; con il famoso poeta Guido Casoni
(1561-1642), Ode alla beatissima Vergine (in 4: 4 carte), nel 1598; con laretino Giulio Nuti,
sonetti Nella assonzione di Nostra Signora (in 4: 4 carte), nel 1598; con il prete pugliese
Giovanni Battista Fedeli, Corona de la beata Vergine alma madre di Dio con otto cantici miste-
riosi in ottava rima (in 8), nel 1599; con Silvio Cagnani, ancora un cieco poeta: Dialogo tra la
beatissima Vergine e il peccatore. Con due bellissimi sonetti spirituali (in 8: 4 carte), nel 1600.
In questa tipologia libraria presente anche una poetessa: la monaca bolognese Eugenia
Calcina, che risulta autrice soltanto di un Priego alla Vergine beatissima (in 4: 4 carte), in
terza rima, nel 1576.
Ben pi rilevate, tipograficamente, sono le seguenti opere (tutte di chierici): del france-
scano milanese Bernardino Busti (1450-1513), La corona de la beatissima Vergene Maria: e
questa devozione se distingue in sexanta trei capituli, secondo li anni che vivete essa imma-
colata matre de Dio in questo mondo (in 8: 42 carte), con almeno sette edizioni tra il 1488 e
il 1494; del frate servita veneziano Gasparino Borro, Triumphi sonetti canzon e laude de la
gloriosa madre de Dio Vergine Maria (in 4: 102 carte), nel 1498; del cistercense bolognese,
priore di Santa Maria Maddalena della Cava a Cremona, Gabriello Benedetti, Opera devotis-
sima e leggiadra decta via del Paradiso composta in laude della gloriosa Vergine Maria (in
4: 56 carte), nel 1515 e 1517; del francescano minorita romano Girolamo Bordoni, Il devoto
libro chiamato Recitoria Virginis (in 4: 150 carte), nel 1529 1554 1558; dellagostiniano, e
accademico intento, Aurelio Corbellini (1562-1648), Ghirlanda in lode della santissima
Vergine madre di Dio per esposizione dellAve Maria (in 8: 176 carte) nel 1598 (peraltro
autore nello stesso anno di opuscolo di Componimenti poetici in lode della gloriosa Vergine
Maria: in 8: 12 carte).
206
Amedo Quondam
Emblematica della nuova temperie religiosa di secondo Cinquecento, della nuova consa-
pevolezza nelle pratiche devote del miles cristiano raccolto in essercito (mentre si reca in pel-
legrinaggio alla Vergine del Pilone di Vico presso Mondov) contrapposto a quello eretico, mi
sembra la gi ricordata opera di Domenico Baravalle, in ottava rima: Milizia spirituale, nella
quale narrando le cose occorse alla Madonna santissima di Mondov a Vico nellanno 1595
si spiega la differenza che tra lessercito eretico e quello di essa Vergine, con altre cose utili
e dilettevoli (in 8: 55 carte), nel 1596. Un ampio poema che per si autodefinisce breve
trattato; anzi, opera spirituale
152
.
2.5.1. Uno sviluppo particolare nel corso del Cinquecento ha la devozione
mariana del rosario: basti considerare come Edit16 produca oltre 130 unit
bibliografiche che hanno nel sistema dei loro titoli questa parola. Una pubblici-
stica notevole: trattatelli e trattati di chierici italiani e stranieri (soprattutto
domenicani), che forniscono istruzioni e avvertimenti per il buon uso di que-
sta devozione, indicandone lordine e il modo di dire; libri e libretti con fun-
zionali figure devote, oppure con la registrazione delle indulgenze acquisibili, o
dei miracoli conseguiti. Il tutto per edificare un mistico tempio, che dichiari
la monarchia della Vergine nellItalia cattolica post-tridentina
153
. Tra questi
libri e libretti primeggia visibilmente, come best seller (anzi, ever green), il
Rosario de la gloriosa vergine Maria del domenicano, del convento veneziano
dei Santi Giovanni e Paolo, Alberto da Castello (1460-1522), con 29 edizioni
regolarmente distribuite tra il 1522 e il 1599.
Tanta, e tanto diversa, letteratura il segno di quanto profondo e diffuso sia
il radicamento di questa pratica devota nella res publica christiana (pur sempre
prima della Riforma): da sempre legata allattivit dellordine domenicano
(anzi, introdotta da san Domenico) e sostenuta dalle confraternite del rosario
distribuite in tutta Europa, trova la sua svolta decisiva con la battaglia di
Lepanto. Per celebrare questa vittoria, sostenuta anche dallimpegno di quelle
confraternite, papa Gregorio XIII decreta, nel 1573, su richiesta ovviamente dei
domenicani, che la giornata del 7 ottobre diventi la festa di santa Maria della
Vittoria, cio di santa Maria del Rosario.
207
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
152
Rinvio alla scheda nel citato archivio del poema sacro disponibile in rete nel sito
www.sursum.unito.it.
153
Cfr. La monarchia della Vergine e della sua corona di dodici stelle, per via delle quali
si contemplano tutti i misteri del santissimo e divinissimo rosario del sacerdote fiorentino
Giovanni Maria Tarsia, edito nel 1582. Il titolo riprende, adattandolo, il titolo di un libro tanto
pi famoso: Monarchia del nostro signor Iesu Cristo del canonico parentino Giovanni
Antonio Pantera, in prima edizione nel 1545 (dedicata al cristianissimo re di Francia
Francesco I) e poi ristampato almeno altre undici volte. Ancora una storia di Cristo come sto-
ria dellumanit: fino al giudizio universale.
Se limpatto di questi eventi sulle dinamiche della poesia religiosa imme-
diatamente riconoscibile in BPR (con una dozzina di testi: tutti successivi al
1573), conta soprattutto, ancora una volta, rilevare limmediata (e dichiarata)
pertinenza di queste scritture alle forme regolari del sistema poetico classicisti-
co di secondo Cinquecento, sia lirico (canzoni, sonetti, stanze, capitoli: anche in
quanto, propriamente, rime spirituali), sia narrativo (lottava rima del poemet-
to e soprattutto del poema progettualmente eroico).
Questo microsegmento tematico comprende, come tutti gli altri, opuscoli di poche carte:
il fiorentino Giovanni Domenico Gamberini, Rime spirituali sopra il santissimo rosario della
gloriosa Vergine (in 8: 8 carte), con quattro edizioni tra il 1581 e il 1590; larcivescovo di
Ragusa Raffaele Bonello, I quindici misteri del santissimo rosario in tre canzoni con altre
rime spirituali (in 4: 26 carte), nel 1583; il gi ricordato cremonese Cesare Della Porta,
Stanze sopra i quindici misteri del santissimo rosario (in 8: 8 carte), nel 1584 e 1595; il
messinese Giovanni Leonardo Amodio, La nova istoria de la gloriosa Vergine Maria del
rosario sopra li quindici misteri (in 4: 4 carte), nel 1587 e 1596; Ortensio Tartaglia, Rime
spirituali sopra il rosario della gloriosa Vergine, con altre appresso (in 8: 24 carte), nel
1598.
Ma comprende anche opere pi complesse e strutturale: le ottave (con commenti in
prosa) del domenicano, del fiorentino convento di San Marco, Serafino Razzi, Rosario della
gloriosissima vergine Maria madre di Dio, avvocata di tutti i peccatori penitenti. Composto
nuovamente in ottava rima, con alcune annotazioni in prosa (in 8: 100 carte), nel 1583; i
sonetti (con commenti in prosa) del camaldolese Sebastiano da Fabriano, Rosario della glo-
riosa Vergine Maria (in 8: 55 carte), nel 1584. E ho gi citato il poema sacro del terziario
francescano messinese Giovanni Antonio Brandi, Rosario di Maria Vergine santissima (in 8:
240 carte), nel 1595; e il poema eroico di Capoleone Ghelfucci, Il rosario della Madonna
(in 4: 196 carte), nel 1600.
La funzione devozionale e lassetto comunicativo di questi libri sono chiaramente indicati
dal titolo, gi citato, dellopera del sacerdote bassanese, Gaspare Ancarano: Novo rosario della
gloriosissima Vergine Maria, con quindici sonetti in esposizion delli quindici Pater nostri e
150 ottave rime per le 150 Ave Marie, per le pie contemplazioni delli quindici misterii, e un
orticello spirituale ripieno di fiori e frutti celesti in lode del Signore e della beata Vergine con
le devote meditazioni per tutti li giorni della settimana (in 4: 100 carte), nel 1588.
Se questa particolare tipologia poetica risulta prevalentemente riservata a poeti chierici,
non esclude la presenza di laici: non solo il gi ricordato Capoleone Ghelfucci, ma anche il
gentiluomo salernitano Giulio Cesare Grillo, autore dei Misteri del santissimo rosario in otta-
va rima con alcuni sonetti e capitoli spirituali (in 4: 28 carte), nel 1588; il napoletano
Giovan Domenico Montefuscoli, Grandezze del verbo ristrette nei misteri del rosario (in 4:
142 carte), nel 1593.
E ancora una presenza femminile: Francesca Turini Bufalini, di Citt di Castello, Rime
spirituali sopra i misteri del santissimo rosario (in 4: 90 carte), nel 1595.
2.6. Poche battute, per concludere (provvisoriamente) questa prima parte.
La domanda che affiora immediata dopo questa sin troppo minuziosa e arida
ricognizione attraverso i quasi 1400 record di BPR pu essere cos condensata:
208
Amedo Quondam
perch tutti questi libri libretti, perch tutte queste stampe stampine? Cio, per
quale necessit comunicativa, per quale ragione poetica? E poi: per quale letto-
re, per quali sue pratiche di lettura?
Se debbo necessariamente rinviare le risposte a questa serie di problemi,
posso intanto limitarmi a riconoscere che un fatto certo, confermato scheda
dopo scheda, nel groviglio che si fa sempre pi fitto. nella diacronia, verso la
parte finale del Cinquecento: saper scrivere corrisponde progressivamente sem-
pre di pi a una competenza del tutto ordinaria, indipendente dagli status che a
noi sembrano divaricati se non in contrapposizioni (chierici e laici, pur sempre);
una competenza che soprattutto dimostra di sapersi esercitare pubblicamente
nella gamma completa delle forme e dei generi della poesia contemporanea:
anche perch il medium tipografico trova solidariet e alleanze nella fitta trama
di istituzioni della socialit cinquecentesca (dalle accademie alle confraternite)
aperte e funzionali proprio allo scambio (e censura reciproca) di testo formaliz-
zato in scrittura, per occasioni ordinarie e straordinarie. I dati di BPR conferma-
no, insomma, quanto e come questa competenza ordinaria sia una condizione
universale, a partire dalla met del Cinquecento: e come e quanto riguardi tutti,
chierici e laici. Perch ormai parte costitutiva e propria, necessariamente
distintiva, dellhabitus virtuoso della forma del vivere secondo grammatica e
secondo convenienza: dominando gli strumenti dellarte, e non solo quelli della
poesia.
Per di pi senza alcuna distinzione di materie: perch i testi spirituali (o
sacri) sono prodotti e comunicano secondo la stessa economia (linguistica, in
primo luogo, e poi retorica e poetica) di tutti gli altri testi profani, almeno a par-
tire da quando lintero sistema della comunicazione letteraria stato colonizzato
e reso stabile e omogeneo (conforme) dalla cultura classicistica, dallordine
della sua lingua, delle sue forme e dei suoi generi: anche conquistando e annet-
tendo i territori prima ampiamente autonomi della poesia religiosa. Cio, nor-
malizzandoli, naturalizzandoli: letterarizzandoli, per dirlo con una parola nuova.
Lo dimostra immediatamente e vistosamente il fatto che sono proprio gli
editori protagonisti della nascita della moderna letteratura volgare ad assumere
il ruolo di promotori anche della moderna poesia religiosa e spirituale: da
Zoppino a Marcolini a Giolito; con gli scrittori profani e sacri delle rispettive
loro scuderie, tutti pi o meno impegnati a confrontarsi con il problema del
nuovo statuto della scritture devozionali; per stare ai profani: da Aretino a
Tansillo a Tasso. E i loro lettori: almeno fino a quando (ma per quanto tempo?)
lIndice non cercher di conquistarsi credibilit e operativit, non distinguono
certo, schematicamente, tra libri di lettura amena e libri di lettura devota, n
tanto meno si pu congetturare che i lettori delle 1393 schede di BPR siano stati
soltanto persone spirituali, cio chierici. Utilizzando un qualsiasi moltiplica-
tore convenzionale per il numero di copie (a esempio, 100) si possono approssi-
209
Note sulla tradizione della poesia spirituale e religiosa (parte prima)
mare le proporzioni di un pubblico della poesia fatto, nel corso del secolo, da
molte decine di migliaia di lettori onnivori e curiosi soprattutto di testi scritti
bene, classicisticamente impostati e originali; lettori competenti e in grado di
giudicare, anche perch spesso sono loro stessi autori per diletto.
Gli autori, gli editori e il pubblico della poesia, di tutta la poesia.
Due rapidi riscontri, infine, a proposito della parte degli autori nella ricerca
delle nuove forme della scrittura religiosa, in prosa e in poesia.
Il primo lho gi pi volte evocato. Pietro Aretino, che nel 1551 raccoglie
in due poderosi volumi tutte le sue opere religiose, che hanno avuto un grandis-
simo successo nei due decenni precedenti, e li dedica a papa Giulio III: Il
Genesi, Lumanit di Cristo, I salmi; La vita di Maria vergine, La vita di
Caterina santa, La vita di Tomaso Aquinate beato. Un intervento a tutto campo,
su tutte le pi antiche tradizioni della discorsivit religiosa: la Scrittura, la cen-
tralit di Cristo e del culto mariano, i salmi penitenziali, lagiografia. Per ren-
derle modernamente antiche e anticamente moderne.
Il secondo: a fine secolo, nel 1598 (con immediata ristampa nellanno
seguente) Gabriello Chiabrera pubblica il volume dei suoi Poemetti: La disfida
di Golia, La liberazione di san Pietro, Il leone di David, Il diluvio, La conver-
sione di santa Maddalena. Loperazione del tutto analoga a quella che Aretino
ha realizzato sessanta anni prima, solo che ora i Moderni hanno una consapevo-
lezza molto pi agguerrita delle proprie risorse, dopo tante riflessioni teorico-
critiche e dopo tante contese.
E su questa stessa scia, Giovan Battista Marino potr agonisticamente impe-
gnarsi nella riscrittura delle Dicerie sacre (nel 1614) e della Strage degli inno-
centi (edito postumo nel 1638): per oltranza militante.
Produco infine una tabella complessiva dei dati di BPR distribuiti cronologi-
camente per decennio, distinguendo le singole sue sezioni (allinterno di ciascu-
na di esse, distinguo anche tra prime edizioni e ristampe: rispettivamente prima
e seconda colonnina), mentre sullultima colonna ritengo utile disporre, per
orientativo riscontro, i dati di Biblia.
210
Amedo Quondam
2
1
1
decennio totale Ia Ib Ic IIa IIb Biblia
1471-1480 30 16 14 6 4 2 7 5 2 17 7 10 - - - - - - 92
1481-1490 61 23 38 5 4 1 22 11 11 34 8 26 - - - - - - 107
1491-1500 104 43 61 23 8 15 38 20 18 42 14 28 - - - 1 1 - 207
1501-1510 50 22 28 7 5 2 21 5 16 19 10 9 3 2 1 - - - 240
1511-1520 107 44 63 20 12 8 29 8 21 51 17 34 2 2 - 5 5 - 457
1521-1530 62 26 36 17 6 11 21 4 17 19 11 8 - - - 5 5 - 340
1531-1540 41 19 22 3 - 3 5 1 4 31 16 15 - - - 2 2 - 338
1541-1550 72 24 48 6 4 2 36 5 31 28 13 15 1 1 - 1 1 - 391
1551-1560 80 37 43 9 5 4 22 3 19 47 27 20 - - - 2 2 - 406
1561-1570 78 46 32 7 4 3 18 2 16 37 24 13 3 3 - 13 13 - 349
1571-1580 114 57 57 27 17 10 22 1 21 50 24 26 3 3 - 12 12 - 550
1581-1590 242 166 76 20 9 11 25 2 23 115 80 35 13 13 - 69 62 7 799
1591-1600 249 163 86 6 5 1 16 - 16 157 93 64 8 8 - 62 57 5 680
senza data 103 41 62 39 28 11 35 1 34 23 6 17 2 2 - 4 4 - 314
totale 1393 727 666 195 111 84 317 68 249 670 350 320 35 34 1 176 164 12 5270

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