LOUVAIN-LA-NEUVE
2005
FÉDÉRATION INTERNATIONALE DES INSTITUTS
D'ÉTUDES MÉDIÉVALES
Présidents honoraires:
L. E. BOYLE (t) (Biblioteca Apostolica Vaticana e Commissio Leo-
nina, 1987-1999)
L. HoLTz (Institut de Recherche et d'Histoire des Textes, Paris,
1999-2003)
Président:
J. HAMESSE (Université Catholique de Louvain, Louvain-la-
Neuve)
Vice-Président:
O. MERISALO (University of Jyvaskyla)
Membres du Comité:
P. BouRGAIN (Ecole Nationale des Chartes, Paris)
Ch. BuRNETT (The Warburg Institute, London)
M. C. PACHECO (Universidade do Porto, Gabinete de Filosofla
Medieval)
O. PECERE (Università degli Studi di Cassino)
N. VAN DEUSEN (Claremont College, CA/ Medieval Academy of"
America)
Sécretaire:
J. MEIRINHOS (Universidade do Porto)
Trésorier:
O. WEIJERS (Constantijn Huygens Instituut, Den Haag)
Fédération Internationale des Instituts d'Études Médiévales
TEXTES ET ÉTUDES DU MOYEN ÂGE, 33
a cura di
DAGMAR GoTTSCHALL
LOUVAIN-LA-NEUVE
2005
Publié avec le concours de
F.I.D.E.M. sede dell'Università di Lecce
Centro per l' edizione di testi filosoflci medievali e rinascimentali
Directeur: Loris Sturlese
ISBN 2-503-52271-8
Indici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 261
Indice dei manoscritti citati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 263
Indice degli autori e dei personaggi storici . . . . . . . . . . . . . . . 264
Indice degli studiosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 270
FABR1z10 D. RAscHELLÀ*
PREFAZIONE
2
Cf. F. CHIUSAROLI, Storia, memoria e conoscenza nell1nghilterra medioevale.
Dalla verità della parola all'autorità del testo scritto. Roma, Il Calamo, 1995, anche
per la bibliografia relativa.
3 Il processo di standardizzazione dell'inglese nelle forme linguistiche note con-
venzionalmente con l'etichetta di "sassone occidentale" si sintetizza, corne è noto,
nelle analisi di C.L. WRENN, «'Standard' Old English», in Transactions ofthe Philologi-
cal Society, Oxford, Blackwell, 1933, pp. 65-88, rist. in Io., Word and symbol. Studies
in English language, London, 1967, pp. 57-77, H. GNEUSS, «The origin of standard
Old English and !Ethelwold's school at Winchester», in Anglo-Saxon England, 1
(1972), pp. 63-83 e W. HoFSTETTER, «Winchester and the standardization of Old
English vocabulary», in Anglo-Saxon England, l 7 (1988), pp. 139-161.
4 Si veda l' analisi delle prefazioni di !Elfric in F. CHIUSAROLI, «Utraque lingua.
14 Ed. Parrologia
latina, a cura di ]. P. MIGNE, CXXXVII, Paris, 1844-1864,
pp. 21-48.
15
Rabani Mauri Martyrokgium, De computo, a cura di J. McCuLLOH (Corpus
Christianorum. Continuatio Mediaevalis, 44). Turnhout, Brepols, 1978, pp. 165-323.
16
Sulla tradizione medioevale del computo, in riferimento aile fonti di Byrht-
ferth, oltre all'introduzione all'edizione dell'Enchiridion, cf. P. S. BAKER, «The Old
English canon of Byrhrferrh of Ramsey», in Speculum, 55 (1980), pp. 22-37 e Io.,
«Byrhtferth's Enchiridion and the Computus in Oxford, St. John's College 17», in
Anglo-Saxon England, 10 (1981), pp. 123-142; C. HART, «The Ramsey ComputuS>>,
in The English Historical Review, 85 (1970), pp. 29-44; P. McGuRK, «Computus Hel-
perici: its transmission in England in the eleventh and twelfth centuries», in Medium
/Evum, 43 (1974), pp. 1-5.
17
Si veda l'elenco fornito in Enchiridion, «Introduction», pp. lxxiv-lxxxvi, dove
si citano la grammatica di Donato, Prisciano e Sergio, l' opera metrica e retorica
di Beda, l' enciclopedia isidoriana, la poesia cristiana di Aldelmo, e, naturalmente,
Boezio, Marziano Capella, il commentario di Macrobio al Somnium Scipionis. Sulla
confluenza, nell'Enchiridion, della tradizione retorica medioevale cf. J. ]. MuRPHY,
«The rhetorical !ore of the boceras in Byrhtferth Manual», in Phi/,ological essays. Studies
in Old and Middle English language and literature in honour of Herbert Dean Meritt,
ed. by J. L. ROSIER. The Hague-Paris, Mouton, 1970, pp. 111-124. Sul curriculum e
sugli auctores dello studente medioevale cf. E. R. CuRTIUS, Europdische Literatur und
lateinisches Mittelalter. Bern, Francke, 1948, trad. it. Letteratura europea e Medio Evo
latino. Firenze, La Nuova Italia, 1992, pp. 45-71. Per l'Inghilrerra cf. H. GNEUSS,
«A preliminary list of manuscripts written or owned in England up to 1100», in
Anglo-Saxon England, 9 (1981), pp. 1-60 e M. LAPIDGE, «Surviving booklists from
Anglo-Saxon England», in Learning and literature in Anglo-Saxon England. Studies
presented to Peter Clemoes on the occasion ofhis sixty-fifth birthday, ed. by M. LAPIDGE,
H. GNEUSS. Cambridge, Cambridge University Press, 1985, pp. 33-89.
18 Aeifric's de temporibus anni,
ed. liy H. HENEL. London-New York-Toronto,
Oxford University Press, 1942.
6 FRANCESCA CHIUSAROLI
19 Cf. Enchiridion,
«Introduction», pp. xc-xci, ma anche l'introduzione di H.
HENEL all'edizione dell'opera, cit., pp. ix-lviii.
20
Sull'apparato byrhtferthiano delle glosse cf C. W JONES, «The Byrhtferth
glosses», in Medium /Evum, 7 (1938), pp. 81-97. Sul ruolo intellettuale della pratica
glossataria nel medioevo, con particolare riferimento al mondo germanico, si veda la
riflessione di R. GusMANI, «I glossari medievali corne veicoli d'irradiazione linguistica
e culturale», in lncontri linguistici, 21 (1998), pp. 57-66; sulle tipologie dei repertori
lessicali latinofinglese antico cf. L. MuccrANTE, «Struttura e funzione dei glossari
bilingui ne! periodo anglosassone>>, in Studi in memoria di Ernesto Giammarco. Pisa,
Giardini, 1990, pp. 219-241 e, ancora con riferimento all'interno ambita germanico,
l' excursus di P. LENDINARA, «Teoria e prassi dell' attività glossatoria ne! monda germa-
nico medievale», in Antichità germaniche, Il parte, a cura di V DoLCETTI CORAZZA,
R. GENDRE. Torino, Edizioni dell'Orso, 2002, pp. 3-29
21
Sul valore del testa glossata - in latino e ne! vernacolo - in quanta strumen-
ta glottodidattico cf M. LAPIDGE, «The study of Latin texts in late Anglo-Saxon
England. 1. The evidence of Latin glosses» e R. I. PAGE, «The study of Latin texts
in late Anglo-Saxon England. 1. The evidence of English glosses>>, in Latin and the
vernacular languages in early medieval Britain, ed. by N. BROOKS. Leicester, Leicester
University Press, 1982, rispettivamente pp. 99-140 e 141-165 (il solo contributo di
Lapidge è ora rist. in ID., Anglo-Latin literature, 600-899. London-Rio Grande, The
Hambledon Press, 1996, pp. 455-498). Sul testa glossato, fra pedagogia e letteratura,
cf. G. L. WIELAND, «The glossed manuscript: dassbook or literary book? >>, in Anglo-
Saxon England, 14 (1985), pp. 153-173.
0 0
L ASTRONOMIA NELL «ENCHIRIDION» DI BYRHTFERTH 7
22
Sulla struttura e la funzione dei colloquia medioevali si parte, naturalmente,
dall'imprescindibile R. HIRZEL, Der Dialog. Ein literarhistorischer Versuch. Leipzig,
Hirzel, 1895. Sulla penetrazione del genere nell' area insulare cf. W. M. LINDSAY,
«lntroduzione», in W. H. STEVENSON, Ear!y scholastic colloquies. Oxford, Clarendon,
1929, e S. GwARA, Latin colloquies ftom pre-conquest Britain. Toronto, The Cen-
tre for Mediaeval Studies by the Pontifical lnstitute of Mediaeval Studies, 1996 e
l'«lntroduzione» di D. W. PORTER, Anglo-Saxon conversations. The colloquies of/E?fric
Bata, ed. by S. GwARA. Suffolk, Boydell Press, 1997, pp. 1-76.
8 FRANCESCA CHIUSAROLI
25 Yale, anche
per questo, il paragone con /E/fric, su cui cf ora W M. LINDSAY,
«lntroduzione» e P. LENDINARA, «Il colloquio di lElfric e il colloquio di JElfric Bata»,
in Feor ond neah. Scritti di filologia germanica in memoria di Augusto Scaffidi Abbate,
a cura di P. LENDINARA, L. MELAZZO. Palermo, Università degli Studi, Facoltà di
Lettere e Filosofla, 1983, pp. 173-249.
26 Immediata
l'individuazione delle corrispondenze con il "popolare" glossario
aelfriciano, corne si evince da! confronto con il testo nell'edizione di J. ZuPITZA,
/E/frics Grammatik und Glossar. Berlin-Zürich-Dublin, Weidmann, 1966 (riprod.
12 FRANCESCA CHIUSAROLI
facs. I ed. Berlin 1880), e con la connessa tradizione dei glossari bilingui di epoca
anglosassone, su cui cf., per tutti, L. LAzzARI, L. MuccrANTE, Il glossario di .IE/fric.
Studio suife concordanze. Roma, Edizioni dell'Ateneo, 1984.
L'ASTRONOMIA NELL'«ENCHIRIDION» Dl. BYRHTFERTH 13
27
Sulla fonte popolare nota corne De ratione embolismorum, mediata da! De tem-
porum ratione di Beda, per la trattazione degli embolismi, cf. Enchiridion, Commen-
tary, pp. 298-304 (qui, corne altrove, aJI' occasione della citazione delle moite fonti
dirette e ricostruite di Byrhtferth, appare sufficieme ed efficace il rinvio ail' agile com-
mentario, che utilmente predispone i passi dei testi nelle edizioni più accreditate).
14 FRANCESCA CHJUSAROLI
voce originale:
pxt ys pxt ytemyste on pam circule pe ys genemned decennovenalis
(1. 2. 340-341)
(«ovvero !'ultimo (anno) del cido che è chiamato 'decennovenalis'»)
on pam circule pe is decennovenalis gehaten (3. 1. 160)
(«ne! cido che è chiamato decennovenalis'»)
o sinonimica di pascalis:
on pam circule pe ys decennovenalis oooe pascalis gehaten (2. 1.
304-305)
(«ne! cido che è chiamato 'decennovenalis' o 'paschalis'>>)
Ymbe pxne circul pe ys genemned Paschalis oooe on Grecisc
enneakedekerida oooe on Lyden decennovenalis, we beotedon ymbe
to sprecanne (3. 1. 191-193)
(«Avevamo anticipato che avremmo parlato del ciclo che è chia-
mato 'Paschalis' o in greco 'enneakedekeridà o 'decennovenalis' in
latino»)
28
Cf. il passo corrispondente in Elperico (De computo ecclesiastico, 6), corne in
Enchiridion, Commentary, p. 263.
16 FRANCESCA CHIUSAROLI
(«Poni quello che è rimasto sopra all'inizio del ciclo che è chiamato
dei concurrentium. Si possono trovare i concurrentes per ogni anno
dalla data del 24 marzo. Qualunque sia il giorno, ci saranno tanti
concurrentes»)
°
3 Cf. Isrooru HrsPALENSIS
EPrscoPr Etymologiarum sive Originum libri XX, ed.
by W M. LINDSAY, I-II. Oxford, Universiry Press, 1911 (6, 17, 27-28), su cui cf.
Enchiridion, Commentary, pp. 283-284.
L'ASTRONOMIA NELL'«ENCHIRIDION» DI BYRHTFERTH 21
popolo rustico ben sa. [... ] Se un regno viene diviso, allora la quarta
parte è detta 'quadras' »)
Accogliendo la lezione isidoriana già assimilatata da JElfric, i
nomi dei mesi (Januarius, Februarius, Martius, Aprelis, Maius, Iunius,
Julius, Augustus, September, October, November, December) 33 , non di
rado accompa gnati dalla specificazione mono, e le relative partizion i
cronologiche (nonas, kalendas, idus) appaiono conservati nella forma
latina e nella veste di lemmi indeclinabili, cià che rinvia a un impiego
degli stessi in quanto tecnicismi, per i quali la sporadica resa verna-
colare ha l'unico scopo di fornire l'illustrazione del senso (<œfter pam
forman da::ge, pa::t ys a::fter kalendas»; 1. 2. 218-219 ), e mai di proporsi
all'impiego («kalendas, pa::t ys se forma da::g»; 1. 2. 33-34).
La coincidenza terminologica risulta accentua ta dal carattere
didascalico del testa, che spiega la compresenza in successione dei due
codici, per cui, ad esempio, nella prima elencazione dei nomina men-
sium, fornita nel prologo, appare presto ridondan te la ripetizione, nel
testo inglese, dei lemmi già riportati in latino, mentre è sufficiente il
riferimen to ad essi tramite il rinvio alla fonte appena prima citata:
Ianuarius, Augustus et Decembe r .iiii. nonas habent, nona .x. kalen-
das post idus et dies .XXX. unum. Das pry monoas, Ianuarius and
Augustus and December, xfter pam forman dxge hig habbao .iiii.
nonas and xfter idus nonadecim a kalendas and .xxxi. daga.
Martius, Maius, Iulius et October .vi. nonas habent ... Pas feower
habbao .vi. nonas ...
Aprelis, Iunius, September et Novembe r .iiii. nonas habent ... Das
feower habbaà .iiii. nonas ...
Februarius vero .iiii. nonas habet ... Des hxfcl .iiii. nonas ... (1. 2.
6-23)
(«Ianuarius, Augustus et December .iiii. nonas habent, nona .x.
kalendas post idus et dies .xxx. unum. Questi tre mesi, Ianuarius e
Augustus e December, dopo il primo giorno hanno quattro nonas, e
dopo le idus nonadecim a kalendas e trentuno giorni.
Martius, Maius, Iulius et October .vi. nonas habent ... Questi quattro
hanno sei nonas ...
Aprelis, Iunius, Septembe r et Novembe r .iiii. nonas habent ... Questi
quattro hanno quattro nonas ...
33 Cf. Enchiridio
n, Commentary, pp. 260-262.
L'ASTRONOMIA NELL'«ENCHIRIDION» DI BYRHTFERTH 23
36La fonte classica della terminologia delle divisiones temporis è ancora rappre-
sentata da Rabano Mauro (De Computo, 10-36), su cui cE Enchiridion, Commentary,
pp. 304-307.
L'ASTRONOMIA NELL'«ENCHIRIDION» Dl BYRHTFERTH 25
pam lytlan fa:ce» 'a motivo del piccolo tempo' (2. 3. 31) e il momen-
tum, glossato corne (<<p:rt ys styrung») ('ovvero movimento') (2. 3.
60-61 ), e spiegato secondo l' etimo «for pa:ra tungla hw::etnysse ... and
on Lyden a motu siderum» (2. 3. 60-61), ma anche sulla base della
concreta valenza numerica:
Gif pu wille witan hu mycel beo momentum, wite pu pa::t to soèle pa::t
feowertig momenta wyrceaèl ane tid (2. 1. 51-53)
(«Se tu vuoi sapere quanto grande sia il momentum, sappi in verità
che quaranta momenta fanno un'ora»)
3 7 Alla fonte rabaniana, già citata, vanno aggiunte, nella rappresentazione del-
l'"aromo", ispirazioni da Beda, ma anche dall'Ars Maior di Donato e dalle Etymologiae
isidoriane, per la cui elencazione cf. Enchiridion, Commentary, p. 306.
26 FRANCESCA CHIUSAROLI
(«La più piccola divisione nella sillaba è la littera. Quando noi divi-
diamo una certa parte ne! discorso o nella preghiera, allora prima
dividiamo le sillabe ... e poi dividiamo la sillaba in lettere. La lettera
non puo essere suddivisa»)
e del quadrivium:
Eac pœs atomos byo on pam getele, swylce ic cweoe pam preoste pas
ping to bisne: pœt ilce getœl hyt mœg becuman to pam pusende, and
gifhyt byo todœled hyt mœg cuman to pœre annysse, pœt hyt ne mœg
nan man tod;pJan (2. 3. 81-83)
(«Atomos è anche in aritmetica, corne se io dovessi darvi questo
esempio: Io stesso numero puo arrivare a un migliaio, e se è divisa
puo arrivare all'unità, cosi da non pater essere divisa»)
Le tre canoniche todtRlednyssa dtRg del giorno sono riferite nel testo
secondo la terminologia delle partitiones dies in manes, meridies, suppre-
mum derivata da Rabano Mauro 39 , redatte sulla base del rilevamento
della posizione del sole rispetto alla terra. Signiflcativa appare la resa
vernacolare di solo due, su tre, delle voci latine:
Seo forme hatte mane (pœt ys œrnemerigen), and seo oôer ys gecwe-
den meridies, and seo pridde ys geciged suppremum, pœt ys on œfen
oôôe seo ytemeste tid (2.3.127-130)
(«La prima si chiama 'mane' [ovvero 'œrnemerigen'], e l'altra è chia-
mata 'meridies', e la terza è chiamata 'supremum', ovvero 'œfen' o
'!' ultima ora'»)
40
De temporum ratione, 3, 18-25, su cui cf Enchiridion, Commentary, p. 308.
41
Perle fonti, in questo caso, preminemememe, liturgiche del brano cf. Enchi-
ridion, Commentary, p. 309.
0 0
L ASTRONOMIA NELL «ENCHIRIDION» Dl BYRHTFERTH 29
44
Per la derivazione da Beda (De temporum ratione, 35, 64-65) dell'etimo di
autumnus, cf. Enchiridion, Commentary, p. 294.
45
Si veda la discussione della tradizione manoscritta dell' opera in Enchiridion,
Introduction, pp. cx:v-cxxiv.
46
Impossibile individuare una fonte specifica per la trattazione della teoria dei
quattro elementi, piuttosto un luogo comune nella culrura medioevale; bastino qui
0 0
L ASTRONOMIA NELL «ENCHIRIDION» Dl BYRHTFERTH 31
(4. 1. 51-54)
Sunt quattuor elementa (gesceaft): aer, ignis, aqua terra (lyft, fyr,
wœter, eorôe) (4. 1. 54-55)
Sunt quattuor climata cosmi, id est ariens, occidens, aquilo, meridies
(eastdœl, west, norô, suô) (4. 1. 55-57)
della traduzione anglosassone pti!s monan hlyp (2. 1. 155), jes monan
oferhlyp (2. 1. 163) - per altro non univoca - nella sola funzione di
glossa, singolarmente mantenuta anche nel caso della definizione del-
1' etimo:
us )?ingô wel beheflic pœt we on pisre stowe ymbe pœne saltus lune
(pœt ys ymbe )?œs monan hlyp) wurdliun (2. 1. 153-155)
(«ai sembra assai opportuno dire qui del saltus lunae [ovvero )?œs
monan hlyp]»)
Des saltus (pœt ys )?es monan oferhlyp), he wyxst wundorlice (2. 1.
163)
(«Questo saltus [ovvero )?es monan oferhlyp] cresce in modo mera-
viglioso»)
and se dœg ys gehaten saltus lune (pœt ys pœs monan hlyp) forpan he
oferhlypô anne dœg (2. 1. 207-209)
(«e il giorno è chiamato 'saltus lunae' [ovvero ')?œs monan hlyp']
perché esso salta un giorno»)
and se saltus lune (pœt ys )?œs monan hlyp) byô betwyx pridie kalen-
das Septembris and betwyx kalendas (2. 1. 336-338)
(«e il saltus lunae [ovvero pœs monan hlyp] cade frai 31 Agosta e l'l
Settem bre»)
On kalendas Septembris na quarta œfter )?am gerime, ac quinta for
pœs monan oferhlype, id est propter salrum (2. 2. 138-140)
(«!..: 1 Settembre la luna non è quarta, ma quinta, a causa del )?œs
monan oferhlype, id est propter saltum»)
(«Sol [ovvero sunne] è cosl chiamato perché brilla da solo più lumi-
nosamente di tutte le stelle, e mana è detta in latino 'luna o lucinà,
corne disse il sapiente Virgilio: Casta fave Lucina»)
ma il ricorso alla lingua del volgo cessa non appena l' ambito delle
deflnizioni interessi conc~tti più specialistici:
Pa steorran pe man hœt planete on Lyden and on Grecisc apo tes
planes (hoc est ab errore) (2. 3. 198-199)
(«Lestelle che si chiamano 'planete' in latino e in greco 'apo tes pla-
nes' [hoc est ab errore] »)
An steorra ys genemned cornera, panne he œtywo, panne getacnao
he hungor oooe gefeoht oooe tostencednyss pœs eardes oooe egeslice
windas (2. 3. 234-236)
(«Una stella è chiamata 'cornera', quando compare preconizza care-
stia, pestilenza, guerra, la distruzione della terra o venti terriflcanti»)
(«le stelle chiamate Veneris e Mercurius ... a proposito della stella che si
chiama Martis e di quella che si chiama Iouis ... Saturnus è la più lon-
tana ... E l'altra è chiamata Foeton o Iouis ... Ela terza si chiama Vesper
o Martis ... Lucifer sorge, che alcuni dotti chiamano Candidum ... Essa
è chiamata Veneris ... Mercurius completa il suo corso in venti anni. ..
Luna [ovvero mona} completa il suo corso in diciannove anni»)
5 4 Di circul Zodiacum, con annessa elencazione dei signa zodiacali (tacna) parla
già JElfric (De temporum ratione, 4, 1-14).
36 FRANCESCA CHIUSAROLI
T uttavia, risulta fedele alla tradizione l' elenco dei nomina signo-
rum, per un'unica occorrenza tradotti nel testo («Aries, pa::t ys Ram»;
56 Cf. Enchiridion,
Introduction, pp. xcv-cxv.
38 FRANCESCA CHIUSAROLI
1 «Neque
quisquam est huius Germaniae, qui se aut adisse ad initium eius silvae
dicat, cum dierum iter LX processerit, aut, quo ex loco oriatur, acceperit, multaque
in ea genera ferarum nasci constat, quae reliquis in locis visa non sint»; cf. De bello
gallico, VI, xxv.
2 «Nam Germania multis
postea annis nec tota percognita est»; cf. Naturalis Hi-
storia, IV, 28.
42 CARLA DEL ZOTTO
disintegrazione dell' impero romano; egli stesso era stato costretto a fuggire per salvarsi
la vita (Historiae, III, xx. 6-7).
14 C( Historiae, I, 1, 14-17.
EST!, SCANDINAVI E SASSONI 45
23 Il traduttore accenna all'invasione di Giulio Cesare ma tace del tutto sulla spe-
dizione di Caligola, sulla conquista dell'isola da parte di Claudio e sulla ribellione dei
Britanni descritte da Orosio in Historiae, VII, v. 5, vi. 9-10, vii, 11, xxv, 3-7. I tagli
del!' originale sono particolarmente rilevanti ne! libri 5 e 6.
24 Cf. ]. BATELY, The Old English Orosius, pp. lxiii-lxvii. La possibilità che il tra-
duttore abbia avuto a disposizione una mappa mundi pare alquanto remota; è invece
più verosimile l'utilizzazione di un codice latino glossato o di un commentario ad
Orosio.
ESTI, SCANDINAV1 E SASSONI 47
29
Egli menziona oltre a Lapponi e Permiani anche Terfinni, Svedesi e Finni,
cf.]. BATELY, The Old English Orosius, pp. 13-16. Sulla descrizione dei Finni corne
exemplum diferitas si veda Tacito, Germania, 46.
°
3 Cf. K. MALONE, «King
Alfred's North: A Study in Mediaeval Geography», in
Speculum, 5 (1930), pp. 139-167.
3I Cf.]. BATELY, The Old English Orosius, p. 14.
32 È probabilmente il centro commerciale
di Kaupang situato all'imboccatura del
fiordo di Oslo.
33 Si tratta verosimilmente
della città di Old Schleswig nella Germania settentrio-
nale, poi distrutta nel 1050; era situata tra le popolazioni dei Vendi (gli Slavi tra il
Meclemburgo e la Pomerania), dei Sassoni e degli Angli e apparteneva ai Danesi.
34 «Pa teo hie brohton sume p<em cyninge»; cf.
J. BATELY, The Old English Orosius,
pp. 14-15. Si veda inoltre Two voyagers at the court of King A!fred, ed. by N. LUND.
York, Ebor Press, 1984.
35 Haithabu, alla foce della Schlei, era il principale centra commerciale per gli
navigando sul Baltico verso est. Il suo racconto descrive infatti la prima
parte della grande rotta commerciale vichinga che dapprima via mare,
poi per fiume e per terra arrivava fino a Bisanzio. Egli afferma di aver
compiuto il viaggio da Hedeby a Truso in sette giorni, poiché la nave
era stata sottovela per tutto il tempo; racconta di aver avuto alla sua
destra la terra dei Vendi e alla sua sinistra Langeland, Laaland, Falster e
Scania che appartengono alla Danimarca; poi il paese dei Burgundi36 ,
quindi Blekinge, More, Ôland e Gotland che appartengono agli Sve-
desi e infine la terra dei Vendi, situata alla sua destra per tutto il viaggio
fino alla foce della Vistola, la quale separa Witland37 , che appartiene
agli Esti38 , dalla terra dei Vendi:
Seo Wisle is swyoe mycel ea 7 hio tolio Witland 7 Weonodland, 7
pœt Witland belimpeo to Estum, 7 seo Wisle lio ut of Weonodlande
7 lio in Estmere, 7 se Estmere is huru flftene mila brad; ponne cymeo
Ilflng eastan in Estmere of oœm mere oe Truso standeo in staoe, 7
cumao ut samod in Estmere, Ilflng eastan of Esdande 7 Wisle suoan
of Winodlande; 7 ponne benimo Wisle Ilflng hire naman 7 ligeo
of pœm mere west 7 noro on sœ: for oy hit man hœt Wislemuoa.
Pœt Esdand is swyoe mycel, 7 pœr bio swyoe manig burh, 7 on
œlcere byrig bio cyningc, 7 pœr bio swyoe mycel hunig 7 flscao, 7 se
cyning 7 pa ricostan men drincao myran meolc, 7 pa unspedigan 7
pa peowan drincao medo. Pœr bio swyoe mycel gewinn betweonan
him. 7 ne bio oœr nœnig ealo gebrowen mid Estum, ac pœr bio medo
genoh 39 («La Vistola è un flume molto grande e separa Witland e la
ga è datato verso la fine del regno di Carlo Magno ed è in relazione con la distruzione
dei centri commerciali degli obodriti nei territori delle odierne Amburgo e Lubecca
da parte del re danese Godfred. Nella marcia contro il re danese Carlo porto con sé
l'elefante donatogli da Harun al-Rashid che pero morl nell'attraversamento del Reno.
Haithabu subentro agli insediamenti commerciali degli obodriti e divenne la porta
del commercio orientale con il regno carolingio.
36 Sei!. l'isola di Bornholm dalla quale i Burgundi erano migrati ne! III secolo per
province orientali della Pomerania, fa riferimento anche il monaco Alberico, cf. Scrip-
tores rerum Prussicarum, hg. von T. HmscH. Leipzig 1861, I. 241 e II. 404.
38 Si tratta di una popolazione baltica, gli Aestii già noti a Tacito e a Jordanes che
li localizza alla foce della Vistola; è noto che l'ingresso dei Balti nella storia avviene
solo dopo la conversione al cristianesimo e non prima del XII-XIII secolo, cf. F. VIL-
LAR, Gli indoeuropei e le origini dell'Europa. Bologna, Il Mulino, 1997 (trad. it. di Los
indoeuropeos y los origenes de Europa. Languaje e historia), pp. 401-404. Il nome Aestii
è poi passato ad indicare un popolo di stirpe ugro-flnnica, gli atruali Estoni.
3 9 Cf. ]. BATELY, The Old English Orosius, pp. 16-17. Sui tre rami del delta della
Vistola si veda Jordanes, Getica, V, 36: «ad litus autem oceani, ubi tribus faucibus flu-
50 CARLA DEL ZOTTO
terra dei Vendi; Witland appartiene agli Esti; la Vistola scorre fuori
da! territorio dei Vendi e sfocia nella Laguna della Vistola40 che è
larga almeno quindici miglia. Poi l'Elbing da est entra nella Laguna
della Vistola da! lago 41 sulla cui riva sorge Truso 42 e confluiscono
nella Laguna della Vistola l'Elbing dalla terra degli Esti da est e la
Vistola dalla terra dei Vendi da sud. E allora la Vistola dà il suo nome
all'Elbing e sfocia da! lago a ovest e a nord nel mare; percio è chiama-
to l'estuario della Vistola. La terra degli Esti è molto grande e ci sono
moite città e ciascuna ha un re; c' è parecchio miele e pescato. Il re e
gli uomini più ricchi bevono latte di giumenta; i poveri e gli schiavi
bevono idromele. Fra loro c'è un conflitto molto grande. Presso gli
Esti non si prepara birra ma c'è idromele a sufficienza»).
3. LE FONTI ARABE
tanto verosimile che nella risposta positiva del califfo nei confronti di
Almüsh abbiano avuto un ruolo importante anche varie considerazio-
ni politiche. I Khazari erano infatti alleati dei Bizantini, nemici storici
degli Abbasidi, e la costruzione di una fortezza nel regno bulgaro
avrebbe potuto arginare anche le sanguinose incursioni scandinave
dei Rus, che attraverso il territorio khazaro si spingevano flno al Mar
Caspio 51 , nonché difendere da un'invasione nemica sempre possibile.
La delegazione partl da Baghdâd il 21 giugno del 921, guidata
dall'inviato del califfo, Süsân ar-Rassï, e accompagnata da un inter-
prete slavo, Bâris, e uno turco, di nome Takïn. Attraverso la Persia e
il Khorasàn l' ambasceria si diresse dapprima verso la città di Bukhârâ,
capitale dei Samanidi; poi per via fluviale lungo l'Amu Darya rag-
giunse Kath, antica capitale del Khuwarlzm; quindi, riattraversato il
flume, inizià da Giurgianiyya il viaggio per terra nel paese dei Turchi,
percorrendo i territori degli Oghuz, dei Peceneghi, e dei Bulgari per
arrivare al loro accampamento, a Bulghâr, presso la confluenza della
Kama col Volga, il 12 maggio del 922, settanta giorni dopo h partenza
da Giurgianiyya5 2 •
In tale ambasceria Ibn Fadlân aveva il ruolo di segretario con il
compito di leggere al re dei Bulgari lo scritto del califfo, consegnare i
doni e soprintendere all'insegnamento della disciplina islamica. Tutta-
via, in seguito alla mancata corresponsione della somma di denaro pro-
messa per la fortezza, la missione si risolse in un fallimento e non ci fu
la conversione dei Bulgari all'Islam 53 ; Ibn Fadlân guadagnà comunque
la flducia di Almüsh, divenendone quasi un interlocutore privilegiato
durante la permanenza della delegazione a Bulghâr.
Il testo della risdla a noi pervenuto non presenta perà le caratte-
ristiche di un rapporto ufflciale sulla missione ma appare un semplice
resoconto, forse incompleto, poiché si interrompe bruscamente e
manca la descrizione sul viaggio di ritorno da Bulghâr a Baghdâd. In
un primo momento tale relazione era nota in Europa solo per tradi-
zione indiretta, grazie alla pubblicazione nel 1823 da parte di C.M.
Fraehn 54 degli estratti riportati dal geografo Yâqut 55 nel suo Dizionario
geografico per le voci Itil Baghghird, Bulghdr, Khazdr, Khuwdrizm, Rus.
Soltanto molto più tardi, in seguito alla scoperta di un manoscritto
a Mashhad in Persia nel 1923, tale resoconto, chiamato nel codice
kitdb 56 , divenne oggetto di numerose edizioni, traduzioni e studi 57 • È
emerso comunque con sufficiente evidenza che il codice di Mashhad,
pur offrendo una versione più organica della relazione, sebbene in
alcuni punti abbreviata, non rappresenti il testa originale di Ibn
Fadlân ma una rielaborazione, adattata al gusto del pubblico e opera
forse di un visir samanide di Bukhârâ.58 • Tale complessità nella tradizio-
ne manoscritta della risdla, accanto alla mancanza di altre informazioni
sulla figura di Ibn Fadlân, non sembra tuttavia aver compromesso
l' attendibilità del resoconto sull' ambasceria né aver tolto valore alle
notizie in esso contenute sugli usi e le credenze di genti turche (Oghuz,
Peceneghi, Bulgari, Khazari), nordiche (Rus) e slave (Sakaliba):
«Ceci est le livre d'Ahmed b. Fadlân b. al-'Abbâs b. Râchid b. Ham-
mâd, client de Mohammed b. Sulaimân, envoyé de Muqtadir auprès
du roi des Saqâliba, dans lequel il rapporte ce dont il a été témoin
54 Cf. C. M.
FRAEHN, Ibn Foszlan's und anderer Araber Berichte über die Russen
iilterer Zeit. St. Petersburg 1823, Nachdr., Hamburg, Buske, 1976.
55 Su Yaqüt, il bio-bibliografo di origine bizantina, cf. L. CAPEZZONE,
«Cultura
di corte e umanesimo nella città islamica», in Lo spazio letterario del medioevo. 3. Le
culture circostanti, vol. II: La cultura arabo-islamica, a cura di B. SCARCIA AMoRETTI.
Roma, Salerno Editrice, 2003, pp. 199-229, 202-205. Si vedano anche F. GABRIELI,
V. VACCA, Antologia del/,a letteratura araba. Milano, Sansoni Accademia, 1976, pp.
246-253. Lo Yaqüt introduce le citazioni della risâla con le seguenti parole: «Ho
letto un breve scritto composto da Ahmed ben ('figlio di') Foszlan, ben Abbas, ben
Raschid, ben Hammad, protetto di Muhammed ben Suleiman e ambasciatore (del
califfo) Muktadir al re degli Slavi, ne! quale narra quanto osservato ne! suo viaggio da
Baghdad e ritorno. Quel che egli racconta dei Rus' Io riporto qui non senza stupore»;
cf. C. M. FRAEHN, Ibn Foszlan's und anderer Araber Berichte, pp. 2-3.
56 Il termine, chevale 'scritto', per estensione 'libro', compare ne! ms. di Mashhad,
dans le pays des Turcs, des Khazars, des Rûs, des Saqâliba, des Bach-
kirs et autres, en ce qui concerne la diversité de leurs croyances reli-
gieuses, les informations sur leurs rois et les situations dans lesquelles
ils se trouvent dans beaucoup de leurs affaires» 59 .
65
Cf. P. CHARLES-DOMINIQUE, Voyageurs arabes, pp. 61-63. Tale elemento mi
sembra sia stato poco considerato da J. E. MONTGOMERY, «Ibn Fadlan and the
Rûsiyyah», in journal ofArabie and Islamic Studies, 3 (2000), pp. 1-25, nelle sue valu-
tazioni conclusive sull'utilizzazione della Risiila di Ibn Fadlan per datare il processo
di slavizzazione dei Rûs.
66 Nella Risiila Ibn
Fadlan attesta di aver visto a Khwârizm dirham falsi, adulrerati
con piombo e rame, cf. M. CANARD, Ibn Fadlân, Voyage chez les Bulgares, pp. 32-33.
67 Cf. A. Z. VALIDI
ToGAN, «Die Schwerter der Germanen, nach arabischen
Berichten des 9.-11. Jahrhunderts», in Zeitschrift der deutschen morgen/,dndischen
Gesellschaft, 90 (1936), pp. 19-38.
68 Il geografo arabo
del X secolo, Ibn Khurdadhbih, aurore del Libro delle strade
e delle province, menziona esplicitamente corne merci vendute <lai Rûs pellicce di
castoro e di volpe nera, oltre a spade di fattura franca, cf. S. ZAIMECHE, A Review of
Muslim Geography, p. 7.
69 P. B. GOLDEN,
Encyclopaedia ofIslam, VIII. s. v. Rus, p. 623.
58 CARLA DEL ZOTTO
basceria inviata al Rhos Chacanus negli Annales Bertiniani per l' anno
838-9, o la menzione di Yngvi «re dei Turchi» nell'fslendingab6k70 ,
accanto a richiami all' «imperatore dei Rüs» (khakdn rüs) nei geografi
islamici Ibn Rusta e Gardïzi, hanno fatto pensare che alcuni elementi
scandinavi avessero raggiunto una posizione di preminenza, forse
anche attraverso alleanze matrimoniali con qualche dinastia domi-
nante delle steppe71 • I.:ubicazione di un eventuale khanato dei Rüs è
perà argomento assai controverso; alcuni hanno ipotizzato una sua
localizzazione nella regione superiore del Volga, altri lo hanno ritenuto
una realtà effimera, distrutta intorno all'830 dalla migrazione di tribù
ugro-turche, stabilitesi poi corne Ungari nell'Europa danubiana72 •
Tuttavia, il 're dei Rüs' descritto da Ibn Fadlan nella Risdla presenta
indubbiamente alcuni tratti della regalità sacra e attributi caratteristici
di un khan turco 73 :
«Üne des habitudes du roi des Rûs est d'avoir avec lui, dans son
palais, quatre cents hommes qui sont les plus braves de ses compa-
gnons et des hommes sur lesquels il peut compter. Ce sont des gens
qui meurent avec lui et se font tuer pour lui. Avec chacun d'eux est
une fille-esclave qui le sert, lui lave la tête et lui prépare tout ce qu'il
mange et boit, et une autre fille-esclave avec laquelle il cohabite. Ces
quatre cents hommes siègent au-dessous du trône du roi, trône qui
est immense, et incrusté des plus fines pierres précieuses. S'asseyent
avec lui sur le trône quarante filles-esclaves destinées à son lit. Et il
arrive qu'il cohabite avec l'une d'elles en présence de ses compagnons
dont nous avons parlé, sans qu'il descende de son trône. Quand il
veut faire ses besoins naturels, il les fait dans une cuvette. S'il veut
monter à cheval, on lui amène son cheval jusqu'à son trône, et il le
70 Yngvi
Tyrkjakonungr è menzionato nella genealogia (.IEttarta/,a) dell' fslen-
dingabôk, cE ]. BENEDIKTSSON, fslendingabôk, Landndmabôk (Ïslenzk fornrit, 1).
Reykjavik, Hio Ïslenzka Fornritafélag, 1986, p. 27. Per il nome Yngvi, correlato alla
dinastia reale svedese degli Ynglingar, c( R. S!MEK, Dictionary ofNorthern Mythology.
Cambridge, Brewer, 1993, (trad. inglese del Lexikon der germanischen Mythologie,
Stuttgart 1984), s.v.
71
P. B. GOLDEN, Encyclopaedia of Js/,am,VIII. s. v. Rus, pp. 621-622.
72 Cf. P. B. GOLDEN, «The
Question of rhe Rus' Qaganate», in Archivium Eura-
siae Medii Aevi, 2 (1982), pp. 77-97.
73 Tali prerogarive
si potrebbero tuttavia spiegare anche per attrazione con la
descrizione immediatamente seguente del Khâqân dei Khazari. Nella relazione di Ibn
Fadlan si osserYa infatti non di rado l'iterazione di uno sresso motivo nella descri-
zione di genti diverse; ad esempio il paragone con gli asini erranti è utilizzato sia per
gli Oghuz sia per i Rüs per enfatizzare la scarsa igiene di entrambi i popoli, cf. M.
CANARD, Ibn Fadlân, Voyage chez les Bulgares, pp. 37, 73.
EST!, SCANDINAVI E SASSONI 59
74 Cf. M. CANARD, Ibn Fadlân, Voyage chez les Bulgares, pp. 83-84. Ne! testo
riporrato da Amîn Râzî il palazzo del re dei Rüs è descritto corne un casrello molto
alto e viene data ulteriore enfasi alla sregolatezza sessuale e all'indulgere smodato nei
diverrimenti e nel bere corne unica occupazione del re, cf. M. CANARD, ibid., pp.
125-126.
75 Cuso di isolare l'ammalato
confinandolo in una tenda è registrato da Ibn Fadlan
sia pressa gli Oghuz sia pressai Rüs (M. CANARD, Ibn Fadlân, Voyage chez les Bulgares,
pp. 43, 75). Sull'uso di uccidere i malati pressa gli Eruli si veda già PROCOPIO, La
guerra gotica, II, 14, a cura di D. CoMPARETTI, II. Roma, Forzani, 1896, p. 88.
60 CARLA DEL ZOTTO
for the dogs and the birds. If they catch a thief or a bandit, they bring
him to a large tree and tie a strong rope around his neck. They tie it
to the tree and leave him hanging there until the rope breaks, rotted
away by exposure to the rain and the wind. I was told that when
their chieftains die, the least they do is to cremate them. I was very
keen to verify this, when I learned of the death of one of their great
men. They placed him in his grave and erected a canopy over it for
ten days, until they had flnished making and sewing his funeral gar-
ments. In the case of a poor man they build a small boat, place him
inside and burn it. In the case of a rich man, they gather together his
possessions and divide them into three, one third for his family, one
third to use for his funeral garments and one third with which they
purchase alcohol which they drink on the day when his slave-girl kills
herself and is cremated together with her master. They are addicted
to alcohol, which they drink night and day. Sometimes one of them
dies with the cup still in his hand» 76 •
Gli usi funebri dei Rüs descritti da Ibn Fadlan richiamano in parte
il racconto di Wulfstan nell' Orosio anglosassone sui costumi funerari
degli Esti, di cui condividono la preparazione degli abiti per il defunto,
la divisione delle ricchezze, il rogo finale. Ma il più ampio resoconto
di Ibn Fadlan menziona numerosi elementi aggiuntivi: la figura dell'
"angelo della morte", ovvero la donna incaricata di cucire gli abiti
funebri e poi di pugnalare ripetutamente la schiava stordita dall' alcol,
destinata ad essere cremata con il suo signore; il rituale dei rapporti
sessuali consumati dai compagni del defunto con la medesima schiava
prima che venga pugnalata e uccisa per strangolamento con una corda;
l' accensione della pira da parte del parente più prossimo, il quale
cammina completamente nudo a ritroso verso la nave, tenendo in una
mano il tizzone ardente mentre con l'altra si copre l'ano.
Sebbene non si possano esdudere influssi derivati da altri popo-
li, alcuni particolari della cerimonia funebre descritta da Ibn Fadlan
trovano comunque un parallelo nella tradizione nordica. Per l"angelo
della morte' si puà richiamare la figura della sacerdotessa di Freyr77 ;
78
La t0nura consisteva nell' estrarre i polmoni dal t0race dopo aver tolto le costo-
le; i ripetuti colpi di pugnale dell' angelo della morte sulla schiava sembrano dunque
rappresentare un rito più che un tentative di uccidere la fanciulla, che - corne è detto
esplicitamente -viene strangolata con una corda, cf. E. O. G. TuRVILLE-PETRE, Myth
and Religion, pp. 254-255.
79
Cf. il canto eddico Siguroarqvioa in scamma, in Edda. Die Lieder des Codex
Regius nebst verwandten Denkmalern, 5. Aufl., hg. von G. NECKEL, H. KuHN. Hei-
delberg, Winter, 1983, 1, pp. 207-218.
°
8
Cf. ERODOTO, Historiae, IV, 71-72.
81 ,J\lla morte perà di un Erulo, la moglie che volesse distinguersi per virtù e
lasciare un bel nome, doveva poco dopo morire appendendosi presso la tomba del
marito», cf. La guerra gotica di Procopio di Cesarea, a cura di D. CoMPARETTI, IL
Roma, Forzani, 1896, p. 88; per elementi di satî presso i variaghi si veda inoltre C.
DEL ZoTTO, «Gli anelli da caviglia in area nordica: mito e testimonianze archeologi-
che», in L'Uomo, IO (1986), pp. 325-336.
82
Cf. P. CHARLES-DOMINIQUE, Voyageurs arabes, p. 1088.
83 Cf. Relation de la Chine et de l'Inde, éd. et trad. par ]. SAUVAGET. Paris, Belles
Lettres, 1948, p. 22; Io stesso costume è citato anche da Marco Polo, cf. G. CALAsso,
«Esperienze e scritture di viaggio nell'Islam medievale: il mondo degli altri e il mondo
dell'Islam», in Lo spazio letterario del medioevo. 3. Le culture circostanti, II: La cultura
arabo-islamica, pp. 379-408, 382-383.
84 Si vedano ad esempio gli usi funebri degli Oghuz e l'impiccagione rituale pres-
Natizie sulle regioni del Volga e sui popoli della Russia settentrio-
nale si rinvengana nel perioda successive anche nei Mirabilia dell'Oc-
cidente dell' andalusa Abü Hâmid al-GharnâtI, che viaggià per tre anni
nel monda islamico e in terre euroasiatiche. Nel 1130 egli percorse
quelle stesse regiani già visitate in precedenza dall'ambasceria di Ibn
Fadlân; quindi nel 1150 si recà lunga l'Oka ('il flume degli Slavi') flna
al principata di Kiev e poi in Ungheria ('il paese dei Bashghird'), prima
di tarnare a Baghdâd89 •
85 Cf. Racconto dei tempi passati. Cronaca russa del secolo XII,a cura di I. P. SBRI-
ZIOLO. Torino, Einaudi, 1971, p. 49.
86 Sul geografo
palestinese al-Muqaddasï , della fine del X secolo, aurore del Libro
della migliore divisione perla conoscenza delle regioni, si vedano G. CALASSO, Esperienze
e scritture di viaggio, pp. 387-388, e F. GABRIELI, V. VACCA, Antologi,a della letterqtura
araba, pp. 229-234.
87 Secondo C. M. FRAEHN (Ibn Foszlan's
und anderer Araber Berichte, p. 48) il
nome Wàbia sarebbe da emendare in Dania.
88 Cf. ibid.,
pp. 2-3.
89 Cf. M. MAruN, "Storiografia
e letteratura in al-Andalus», in Lo spazio letterario
del medioevo. 3. Le culture circostanti, II: La cultura arabo-islamica, pp. 349-377,
372.
64 CARLA DEL ZOTTO
92
G. CALAsso, Esperienze e scritture di viaggio, pp. 392-393.
93 Epiteto convenzionale che nell'uso musulmano classico indica tutti i territori
non sottomessi all'autorità musulmana, cf. G. CALASSO, Esperienze e scritture di viag-
gio, p. 393.
9 4 Cf. H. TouATI, Islam et voyage au
Moyen Âge. Paris, Éditions du Seuil, 2000,
pp. 272-279; si vedano anche G. CALAsso, Esperienze e scritture di viaggio, p. 389; M.
MARÎN, Storiografia e letteratura in al-Andalus, pp. 370-371.
66 CARLA DEL ZOTTO
Magno, a cura di A. IsoLA. Milano, Jaca Book, 1987. Tale esrensione dell'autorità di
Carlo su Gerusalemme, menzionata anche da Eginardo (Vita Karoli, 16), riguarda in
realtà l'invio a Carlo delle chiavi del Santo Sepolcro da parte del patriarca di Gerusa-
lemme ne! novembre dell'800, c( EGINARDO, Vita di Carlo Magno, a cura di G. BIAN-
CHI, Introduzione di C. LEONARD!. Roma, Salerno Editrice, 1988, p. 61. Si noti che
Aquisgrana, nelle intenzioni di Carlo, avrebbe dovuto essere la nuova Gerusalemme
dell'Occidente e infatti la Marienkirke fatta da lui ediflcare ad Aquisgrana riproduce
la Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme.
97 F. CARDIN!, «Introduzione:
nemici fraterni», in Lo spazio letterario del medioevo.
3. Le culture circostanti, II, La cultura arabo-islamica, pp. 15-63, 18.
98 Einhardi Vita
Karoli Magni, c. 7, in Monumenta Germaniae historica, Scriptores,
(Hannoverae 1911), 6. ed., hg. von O. HoLDER-EGGER. Hannover, Hahnsche Buch-
handlung, 1965.
68 CARLA DEL ZOTTO
incolunt nationes; inter quos vel praecipui sunt, quibus tune a rege
bellum inferebatur, Welatabi 99 .
99
Ibid., c. 12.
100 Ibid., c. 15.
101 «Quo nullum neque prolixius neque atrocius Francorumque populo laborio-
sius susceptum est», Vita Karoli, c. 7.
102 «Saxonum natura ferox et pectora dura I Ferre iugum Christi necdum dignata
suave /Demonico nimium fuerant errore subacta»; cf. Poetae Saxonis Annalium de
gestis Caroli Magni imperatoris liber!, anno DCCLXXII. Indictione VIII!, pp. 7-8.
EST!, SCANDINAVI E SASSONI 69
Se per Eginardo Carlo aveva esteso i confini del regno dei Fran-
chi quasi raddoppiand olo, per il Poeta Sassone egli sottomise in breve
tempo un gran numero di popoli, sconosciuti agli stessi Romani, e
fece risplendere chiese e sorgere monasteri là dove gli antichi avevano
adorato templi pagani. Carlo è quindi celebrato corne fonte di una
perpetua letizia per la 'torma gioiosa' dei Sassoni, divenuti ora cristiani,
poiché egli ha assicurato loro la vita eterna:
Is gentem nostram fldei cognoscere lucem / Fecerat abiectis perfldiae
tenebris, / Quam bellando diu, quam multa pericula passus, / Quam
sudore gravi, quam studio vigili ! I Poene recordantur populi hoc
hactenus omnes / Europae, tanti participes operis. / Nempe sui vires
regni collegerat omnes, / Ut nos demonicis cultibus abstraheret. /
Denique barbariem quisnam mollire ferocem / Posset adhortantis
dogmatis alloquio? I Ob hoc per Carolum clemens deus est operatus
I Id, quod tune aliter non potuit fleri. / Usus enim gemina Saxonum
saxea corda I Arte suadebat subdere se domino, I Nunc terrens bello,
nunc donis alliciendo,/ Illic magnanimus, hic quoque muniflcus. /
Nec prius abstiterat, Saxonia quam simul omnis / Idola proiciens
facta fldelis erat. I Quas igitur grates illi modo possumus omnes /Ve!
quas quisque suo solvere pro modulo? [... ] Nostri non solum fldei
documenta parentes,/ Sed penitus cunctos nescierant apices; / Per
Carolum nuper nobis est huius honestas I Ac pariter vitae spes data
perpetuae 104 .
l03 Poetae Saxonis Annalium de gestis Caroli Magni imperatoris liber l anno
DCCLXXII. Indictione VIII!, pp. 8-9.
104 Poetae Saxonis
Annalium de gestis Caroli Magni imperatoris liber V, anno
DCCCXIIIJ. Jndictione VI, p. 56.
70 CARLA DEL ZOTTO
tutti i popoli della terra, Andrea con i Greci, Giovanni con le genti
dell'Asia, Matteo con gli Etiopi, Tommaso con gli Indi. E in quello
stesso giorno anche Carlo sarà presente vicino agli apostoli, seguito
dalla gaudens Saxonum turma, illi perpetuae gloria laeticiae 105 •
Alla dimensione provvidenziale della storia trasmessa da Orosio
si unisce quindi nella storiografla carolingia anche una marcata com-
ponente agiograflca 106 insieme all' esaltazione del val ore missionario
della guerra nell' opera di evangelizzazione. Pertanto, negli auto ri latini
medievali risulta particolarmente accentuato il carattere barbaro e
selvaggio delle popolazioni pagane. Tali genti sono infatti considerate
quasi razze non umane in base a un'ideale coincidenza di cristianesimo
e civiltà propria dell'ideologia religiosa, sullo sfondo di una conoscenza
geo-etnograflca ancora approssimativa e imprecisa, ferma per lo più ai
dati della tradizione antica.
105
Ibid., p. 71.
106Sull'elemento agiografi.co nella storiografi.a medievale latina e volgare c( C.
DEL ZoTTO, <.Nom rex iustus zum Martyrer. Das Heldenparadigma der christlichen
Konige zwischen Hagiographie und Geschichte in den mittelalterlichen Quellen über
die Bekehrung Skandinaviens», in: Scandinavia and Christian Europe in The Middle
Ages, Papers of The 12th International Saga Conference, Bonn / Germany, 23th july-
2nd August 2003, ed. by R. SrMEK, ]. MEURER. Bonn, Universirat Bonn, 2003, pp.
115-128. Si veda anche S. BAGGE, Kings, Politics, and the Right Order of the World in
German Historiography c. 95 0-1150. Leiden, Boston, Brill, 2002.
CARMELA GIORDANO
1
Per tutto quel che riguarda la biografla di questa figura avvolta ancora ne! buio,
risulta utile l'approfondimento e l'indagine di D. GoTTSCHALL, Das Elucidarium des
Honorius Augustodunensis. Untersuchungen zu seiner Überlieferungs- und Rezeptionsge-
schichte im deutschsprachigen Raum mit Ausgabe der niederdeutschen Übersetzung (Texte
und Textgeschichte, 32). Tübingen, Niemeyer, 1992, pp. 8-12 (cf anche mia recen-
sione in Annali dell1stituto Universitario Orienta/,e di Napoli, Sedone germanica, n.s.,
4 (1994), pp. 309-316). Il testo di Onorio fu pubblicato perla prima volta ne! 1625
da G. GERBERON, ma l'editore Io annovero fra le opere di Anselmo di Canterbury
(Sancti Anselmi Cantuariensis ... Opera, Paris 1625, pp. 457-487). Nell' edizione di J.
A. GrLES, !' Elucidarium fu attribuito a Lanfranco (cf J. A. GrLEs, Beati Lanfranci ...
72 CARMELA GIORDANO
Opera. Oxford 1844, Bd. Il, 200-298). Su queste due edizioni si basa quella di J.-P.
MIGNE nel Patrologiae Cursus Completus. Series Latina, Tomus 172. Paris 1895, coll.
1109-1176. La prima edizione critica del!' Elucidarium fu pubblicata da Y LEFÈVRE,
L'Elucidarium et les Lucidaires. Contribution, par l'histoire d'un texte, à l'histoire des
croyances religieuses en France au Moyen Age. Paris, de Boccard, 1954. Cf. anche
L. STURLESE, Storia della filosofia tedesca ne! Medioevo. Dagli inizi alla fine del XII
secolo. Firenze, Olschki, 1990, p. 94 e H. MENHARDT, «Der NachlaE des Honorius
Augustodunensis», in Zeitschrift for deutsches Altertum und deutsche Literatur, 69
(1958/59), pp. 23-69.
2
Il 1125 è da considerare un terminus post quem visto che l'Elucidarium risu!ta
essere stato tradotto in anglosassone già intorno a quella data, cf. M. Fë>RSTER, «Two
Notes on Old English Dialogue Literature», in An English Miscellany presented to Dr.
Furnivall. Oxford, Kegan Paul, 1901, pp. 86-101, e R. D.-N. WARNER, Ear!y English
Homilies from the twe/jih Century Ms. Vésp. D. XIV. London, Trench, Trübner, 1917,
pp. 140-145. Vedi anche il mio articolo, «Appunti per un' omelia in volgare. f,Eluci-
darium anglosassone», in Annali dell'Istituto Universitario Orientale di Napoli, Sezione
germanica, n.s., 7 (1997), pp. 7-31.
3 Cf. D. GoTTSCHALL, Das Elucidarium des Honorius Augustodunensis, p. 1.
4
Se ne contano circa 330 testimonianze manoscritte, in particolare nella Germa-
nia sudorientale, cf. D. GoTTSCHALL, ibid., pp. 297-306.
COSMOGRAFIA E GEOGRAFIA NEL «LUCIDARIUS» 73
11 Cf. nota 10. Esiste un'unica edizione del testo inglese medio degli inizi del
secolo scorso, cfr. E. SCHMITT, Die mittelenglische Version des Elucidariums des Hono-
rius Augustodunensis. Burghausen 1909.
12 C[ C. GIORDANO, «La tradizione manoscritta dell'Elucidarius norreno», in
18
Der deutsche Lucidarius. Band 1: Kritischer Text nach den Handschriften, hg.
von D. GoTTSCHALL, G. STEER (Texte und Textgeschichte, 35). Tübingen, Niemeyer,
1994. Cf. anche mia recensione in Studi Medievali, s. 3, 38 (1997), pp. 278-291. Le
citazioni da! Lucidarius verranno fatte seguendo la numerazione data alle unità dia-
logiche (domanda e risposta) in questa edizione, indicando con il numc:ro romano il
libro e con quello arabo l'unità dialogica interessata.
19
Cfr. K. RuH, Bonaventura deutsch.
20
Sulle fonti urilizzate nel Lucidarius redesco si veda in particolare il recente
lavoro di M. HAMM, Der deutsche Lucidarius. Band 3: Kommentar (Texte und Text-
geschichte, 37). Tübingen, Niemeyer, 2002.
21 Lucidarius,
II, 101: «Der meister sprach: Diz buch ist in drû geteilt. Jn dem
ersten buche seite ich dir, wie di welr geteilet ist. Die rede hart an den uarer. An
dem anderen buche habe ich dir geseit, wie er die welr hat erlideget vnde wie er die
78 CARMELA GIORDANO
cristenheit hat geordinet. Die rede gat an den sun. An dem triten teile sol ich dir
sagin, welch reht vnde welch e er der cristenheite gesezzet hat, vnde wie sie gerihtet
sol werden mit der krefte dez heiligen geistes. Die rede gat an den heiligen geist, da
uon suln wir dez dritten œiles beginnen».
22
Una esaustiva descrizione delle principali caratteristiche e della storia di questo
testo si puà leggere nell'articolo di G. STEER, «Lucidarius», in Die deutsche Literatur
des MitteMlters. Verfasserlexikon, 2., vollig neu bearb. Aufl., hg. von K. RuH et al. V.
Berlin-New York, de Gruyter, 1985, coll. 939-947. Cf. inoltre C. GIORDANO, «Die
Elucidarium-Rezeption», pp. 186-187.
23 Cf Der deutsche Lucidarius,
p. 27*. Del Lucidarius non esiste, dunque, un
originale che ci testimoni quale fosse l' estensione del testo al momento della sua
composizione, ma, secondo quando emerge da un confronto fra i manoscritti a noi
pervenuti, esistono due versioni di diversa lunghezza, alla più breve essendo state
aggiunte successivamente - e quasi certamente dallo stesso aurore - intere sezioni:
COSMOGRAFIA E GEOGRAFIA NEL «LUCIDARIUS» 79
«Hatte ein anderer ais der Autor selbst diese Passagen inseriert, hatte er zum einen um
die hauptsachlichen Quellen des Lucidarius, die dieser im Text nicht nennt, wissen
müssen, und sie hatten ihm auch in der gleiche Auswahl wie dem Autor zur Verfü-
gung gestanden haben müssen».
24
La nuova edizione del Lucidarius tedesco (v. nota 18) offre ora al lettore e allo
studioso finalmente un testo ricostruito sulla base di fondamenti critici e pone anche
importanti basi per ulteriori indagini sui testo tedesco, cosa che con l'unica edizione
finora disponibile di F. HEIDLAUF (Lucidarius. Aus der Berliner Handschrift [Deutsche
Texte des Mittelalters, 28)]. Berlin 1915, Nachdruck Dublin-Zürich. Weidmann,
1970), basata solo su quattro manoscritti principali, non era stato possibile.
25 Per esempio, la tamo discussa
questione degli Antipodi ritorna in una predica
di Berthold von Regensburg nella stessa formulazione che ne dà il Lucidarius (Luc. I,
75) (cf. BERTHOLD voN REcENSBURG, Predigten, XXV, in Vollstandige Ausgabe seiner
Predigten mit Anmerkungen und einem Wiirterbuch, hg. von F. PFEIFFER, Bd. 1-2, 2.
Aufl., Berlin, de Gruyter, 1965, qui Bd. 1, p. 393). Anche un evangeliario di Brema
del XIV-XV secolo cita da! Lucidarius II, 10 und II, 31 alcuni passi sull'Apocalisse di
Giovanni e sulla simonia (cf W. LüoTKE, Evangelientexte, besonders aus Harmonien,
Hamburg, Wittig, 1965).
80 CARMELA GIORDANO
argomento, poi, l'au tore sviluppa la sua presentazione dell' ordine del
mondo.
Il discorso parte dalla domanda del discepolo su cosa ci fosse
nell'universo prima che fosse creato il mondo. Il maestro risponde
che c'erano le tenebre («visterin»), il caos, e in questo erano raccolti i
quattro elementi. Viene dunque presentata la teoria dei quattro tem-
peramenti che l'aurore sviluppa secondo le due coppie di elementi
(«daz for vnde daz wasser vnde der lufth vnde die erde»), corne nella
letteratura in altotedesco media era in uso già da Notker 27 •
Lucidarius, I, 8: Der iunger sprach: Wie stünt ez, e die welt wurdc?
Do sprach der meister: Do waz nuwen ein visterin, die hiez kaoz.
Wan do waren die uier elemente sament.
I, 9: Der iunger sprach: Wele warent die uier elementa?
Do sprach der meister: Daz waz daz for vnde daz wasser vnde der
lufth vnde die erde.
Lucidarius, I, 44: Da sprach der iunger: Wir sulen diese rede !an bli-
ben eine wile vnde soit du mir sagen von der ordenunge dirre welte.
Der meister sprach: Dise welt ist sinewel unde ist vnbeslozen mit
dem wendelmer. Da inne suebet die erde aise der duter in dem wisem
des eiges.
27
Cf. ibid., pp. 72-73.
82 CARMELA GIORDANO
Der meister sprach: Du welt ist in dru geteilet. Daz eine heizet asia,
daz ander heizet europa, daz drite heizet affrica.
28 O.
DoBERENTZ, «Die Erd- und Viilkerkunde in der Weltchronik des Rudolf
von Hohen-Ems», in Zeitschrift far deutsche Philologie, 12 (1881), pp. 257-301 e pp.
387-454, qui p. 400.
29
La carta zonale o climarica è quella che divide il mondo perpendicolarmente
in cinque fasce: le due estreme, zona fagida septentrionalis e zona frigida australis, non
sono abitate, cosl corne la fascia centrale, cioè dell'equatore, detta zona torrida e le
due zone temperate, zona temperata nostra e zone temperata antipodum. Cf. C. GroR-
DANO, «Ruolo e funzione delle immagini nei testi scienrifici del medioevo tedesco.
Considerazioni su due Hausbüchen>, in Testo e immagine nef medioevo germanico. Atti
del XXVI Convegno dell' Associazione Italiana di Filologia Germanica (Venezia, 26-
28 maggio 1999), a cura di M. G. SAIBENE, M. BuzzoNI. Milano, Cisalpino, 2001,
pp. 255-280.
30 La carta è presente in soli quattro manoscritti che tramandano il testo tedesco
e nella maggior parte di essi non è presente che in modo assai incomplero, ovvero in
qualche linea o in spazi lasciati appositamente perché venisse inserito un grafico, che
pero manca, cf. C. GIORDANO, «Ruolo e funzione», pp. 260-262. Sul libro di Michael
de Leone cf. Das Hausbuch des Michael de Leone (Würzburger Liederhandschrift E) der
Universitiitsbibliothek München (2° Cod. Ms. 731), hg. von H. BRUNNER (Litterae,
100). Géippingen, Kümmerle, 1983. Si vedano anche P. KEYSER, Michael de Leone
und seine literarische Sammlung. Diss. Marburg 1964 e G. KORNRUMPF, «Michael de
Leone», in Die deutsche Literatur des Mittelalters. Verfasserlexikon, 2., viillig neu bearb.
Aufl., hg. von K. RuH et al., VI. Berlin-New York, de Gruyter, 1987, coll. 491-503.
COSMOGRAFIA E GEOGRAFIA NEL «LUCIDARIUS» 83
passare al seconda libro, dimostra corne «die welt gescafen ist vnde wie si
zerteilet ist vnde wie si ende nemen sol» (Lucidarius, II, l; p. 69, 2s.).
Nella descrizione del mondo, un grande spazio è riservato all'In-
dia corne terra famastica popolata da animali e uomini meravigliosi:
Lucidarius, I, 53: ... Der lande, die da heizent india, sint dru. Jn der
andern india lit ein gegene. Da inne sint lute, die heizent Macrobii.
Die sint zwelf den lanc. Die uethint wider die grifen. Die selben lute
sint vor geschafen nach den louwen vnde hant vederin vnde nagele
aise die am.
Da bi in einer anderen gegene sint lute inne, die heizent agrocte vnde
bragmanni. Die hant so groze fürwize, daz si comen in ein ander
welt, daz si sich selben verbrennent.
Dabi sint lute, die slehent ir eigene uorderen, so sie ait werdent, vnde
siedent sie vnde machent groz wirtschafi:, so si ezzent ir uater vnde ir
muter. Swer dez da nith endethe, der duthe sie ein ubel man.
Dabi sint lute, die ezzent rowe vische vnde drinkent daz gesalzene
mer. Jn dem selben lant ist einerhande lut, daz sint tuter. Die celent
similiche buch zii menschen. Den ist die uersine fur gekeret, die
zehin hinder....
Da bi sint lute, die heizent armaspi vnde monoculi. Die hant nuwen
ein ouge uor an der stirnen.
Da bi sint lute heizen ciclopes. Die hant nuwen einen fuoz. Die
liifent balder den der uogel fleige. Swen sie aber sizcent, so schetuwen
su in selber mit dem fiize.
Da bi sint lute, die hant nith houbetes, wen die ogen stant in an der
ahseln. Vnde für den munt vnde für die nase hant sie zwei locher uor
an der bruste ...
I, 56: ... Jn dem selben lande ist ein tier, daz heizet manticora. Dem
ist daz houbet geschafen nach eines menschen houbet, vnde sint ime
die cene vnde der ander lip geschafen nach eime leuwen, vnde ist ime
der zagil nach eime scorpen, vnde ist reht blut uar. Sin stime ist gelich
der natheren, so si wispelt. Daz selbe tier ist sneller mit sime loufe
dan dehein vogel mit sime fluge. Daz selbe tier isset nith wen men-
schen fleisch. J n dem sel ben lande sint ochsen, die hant drû hom.
senza esitare, contro il suo modello latino, l'aurore ipotizza l' esistenza
della popolazione degli Antipodi 31 :
Lucidarius, I, 75: Der iunger sprach: Waz sprichest du von den luten,
die da heizent antipedes?
Der meister sprach: Die erde ist rehte enbor, so sint die antipedes
vnder vns vnde hant die füze engegen uns gekeret.
Lucidarius, I, 76: Der iunger sprach: Waz habet si denne uf, daz si
nith enuallent?
Der meister sprach: Die gotis craft, die die erde uf hebet enbor, daz
si nirh uellet, die hebet ouch die lute uf, daz si von der erde nith
enrwichent.
31 La questione,
tralasciata da Onorio che si attiene alla tradizione dei Padri della
Chiesa, viene ripresa ne! Lucidarius tedesco solo nei testimoni del ramo Y della rra-
dizione testuale, probabilmente sulla base della Philosophia Mundi di Guglielmo di
Conches, cf. M. HAMM, Der deutsche Lucidarius. Kommentar, pp.180-181.
3Z Luc. II, 1: «Der iunger sprach: Nu hestu mich wol vnderwiset uon der orde-
nunge der welte, wie sie gescafen ist vnde wie si zerteilet ist vnde wie si ende nemen
sol ... ».
33 Cf. L. STURLESE,
Storia della filosofia tedesca, pp. 94-95.
COSMOGRAFIA E GEOGRAFIA NEL «LUCIDARIUS» 85
quel che si è detto sopra sulla composizione del testa tedesco, non
corrisponde a verità. Questo è uno dei primi casi, fra l' altro, nel corso
della sua tradizione e, dunque, del suo viaggio, in cui il nostro testa si
trova a 'viaggiare' insieme ad altri compagni. Poi il viaggio del Lucida-
rius continua anche in altro modo e per altre strade.
Se nel libro di Michael de Leone, il testa del Lucidarius, insieme
al suo modello latino principale, è preso di sana pianta e trascritto
cosl corn' è, pur nella versione ridotta che è propria di tutto un ramo
della sua tradizione manoscritta, in altri testi scientiflci del medioevo
tedesco, corne è stato già detto, il Lucidarius viene utilizzato solo par-
zialmente, per la spiegazione di alcuni fenomeni naturali o l' esemplifl-
cazione di argomenti cosmo-geograflci.
Possiamo menzionare, in questa breve panoramica, almeno un
altro Hausbuch, nota corne Iatromathematisches Hausbuch, che ha
attinto, in minor misura, al Lucidarius tedesco, raggiungendo la sua
massima espressione e compiutezza nel testimone più famoso, il
cosiddetto Codex Schürstab (Ms. C 54 della Biblioteca Centrale di
Zurigo), dal nome del suo committente, Erasmus Schürstab, redatto a
Norimberga nella seconda metà del XV36 •
Si tratta di un compendio astronomico-matematico-medico in
prosa e in versi, contenente una compilazione di testi, una sorta di
manuale d'uso quotidiano illustrato 37 • Il testa è suddivisibile in quat-
tro grandi blocchi: inizia con un calendario con dei versi per agni
mese, regole per la salure e tabelle computistiche che risalgono ad un
36
Sullo Iatromathematisches Hausbuch c( la voce corrispondente da F. LENARDT,
G. KEIL in Die deutsche Literatur des Mittelalters. Veifasserlexikon, 2., vollig neu bearb.
Aufl., hg. von K. RuH et al. IV. Berlin-New York, de Gruyter, 1983, coll. 347-351.
Sul suo testimone più famoso, il Codex Schürstab, si veda l'edizione approntata da
G. KE1L, F. LENARDT, C. WEISSER, Vom EinflujS der Gestirne auf die Gesundheit und
den Charakter der Menschen. Faksimile-Ausgabe des Manuskriptes C 54 der Zentralbi-
bliothek Zürich (Nürnberger Kodex Schürstab) und Kommentar. Luzern, Faks.-Verlag,
1983. Le citazioni dei passi attinti da! Lucidarius tedesco dallo Iatromathematisches
Hausbuch sono tratte da questa edizione.
37 Sul Codex Schürstab, il suo contenuto e le possibili deflnizioni utilizzate per
Dauon sprechen dy pucher, das an milte vnde ere girich vnde minnet uil
dem sterne, den wir haissen Mars, das wibe vnde ist doch stete vnde lieb an
der urleuchs pfleg, wann er ist haisser der minne ....
und kalter natur und truckner. .. Lucidarius, I, 95: D. Waz sprichestu
Cometa ist ain steren. Der selb steren von der Cometa?
erscheint nymmer, wenn so sich das M. Cornera ist ein sterne. Der selbe
reiche verwandelen will. Dem steren sterne irschinet niemer, wan so sich
sol man kisen oder an sehen, das er daz riche wandelen sol. Den sternen
an dem schein der von jm scheint ais sol man kiesen, daz er den sein von
der Mon. Der steren lauffet nit unter ime sendet aise der mane. Der sterne
anderen steren. Di pucher wollen, das loufer niht vnder anderme gestirne.
es ein licht sey, das got mit seiner Die büch wellen aber, daz ez ein lieht
gewalt entczunt hat umb den luefften si, daz got mit sime gewalte het enzun-
pp. 76-77: det in dem lufte.
Jtem der himel ist sinbel an jm selbs. Lucidarius, I, 78-80: D. Wie cumet,
Und lauffet dy Sunn jn das gestir- daz die sunne so twerherz lOfet an dem
ne und lauffent sunst kein gestirne himel?
di stras, di di anderen lauffet. So di M. Der himel ist sinewel. An ime lou-
Sünne lauffet entczwergs, so lauffet das fer die sunne vnde daz gestirne, vnde
gestiren dy anderen stras. Wann luffen lofet ir dewederes die straze, die daz
si ain strasse, so irten si an ein ander, ander loufer. So die sunne !Ofet die
das si aile zerbrechen. Ais verre ist von twerhin, so lüfet daz gestirne die rihte.
der erden untz an den Mon, ais ver ist Wen liefen sie eine straze, so irreten sie
drei stund von der Sünnen untz an das einander, daz sie aller zerbrechent.
gestiren. Da von so hat das gestiren ... Also verre so uon der erden ist vnz
allermeist krafft, wann es dem himel an den manen, drusrum aise verre ist
aller negst ist. Was di Sunne crafft hat, uon der sunnen vnz an daz gestirne.
das hatz si von dem gestiren. Da uon hat daz gestirne aller meist
Der strassen sind czwelff an dem craft, wen ez dem himel aller nahest
himel, da di Sünn in lauffet uber jar. ist. Swaz di sunne crefte hat, die wan-
Di strassen haysent uns di pucher di delt sich nach dem gestirne.
czwelff zaichen, das jn den strassen Der strasen sint zwelfe an dem hime-
lauffet. Das hat got durch das geschaf- le, da die sunne inne loufer uber iar.
fen, wenn luff di Sunn teglichen jn Die strazent heisent die büch zuuelf
aynen czaichen, es verwandelt sich der zeichen, daz sint die zuelf manode. Jn
jar nümmer. So hetten wir auch nym- ieglich manode wandelt sich die sunne
mer weder tag noch nacht noch sümer nach den zeichen, daz in der strase
noch winter, so Jang di Sünne nymer laufet. Daz hat got durch daz gescaf-
kommet auB den czwelff czaichen. Wi fen, wan liefe die sunne steticliche in
kompt es denn, das dy monet in dem einem zeichen, so uerwandelet sich daz
jar nit gleich sind an ir natur? Das iar niemer. So hette wir iemer summer
ist dar umb: jn welchen planeten di oder winter.
COSMOGRAFIA E GEOGRAFIA NEL «LUCIDARIUS» 89
Sünn lauffet, nach dem selben pla- D. . .. wie kumet es, daz die manode
neten wandelt sich daz zaichen, das alle iar nith gelich sint?
zugelegt ist dem selben planeten. Dar M. Die zwelf zeichen sumelic sint
nach, welcher natur das gestiren ist, hohe, sumeliche nidere. So sint die
das dem planeten aller negst geet und planeten da obe. Der nach wandelent
auch jn dem czaichen lauffet, dar nach sich die zeichen. Sweler nature daz
taylet sich der mon. gestirne ist, daz aller nahest dem zei-
chen !Ofet, darnach wandolot sich der
manoth.
Per limiti di spazio, non possiamo fare altro, a questo punto, che
avviarci verso la conclusione del viaggio del Lucidarius - ma anche nel
Lucidarius - approdando nell'incerto terreno dei Volksbücher. La storia
moderna del Lucidarius tedesco, infatti, comincia con la sua edizione
nella serie Die deutschen Volksbücher curata da Karl Simrock il quale,
pur annunciando di voler riportare il testo alla sua «ursprüngliche
Gestalt», in realtà utilizza una versione a stampa del 148339 •
Non è questa la sede adatta per la descrizione di questo fenomeno
letterario che sembra ancora ben lungi dall'essere deflnito e circoscrit-
to40. Va detto tuttavia che sin dai primi studi e dalle prime monografle
sul Lucidarius tedesco il nostro testo viene deflnito "das [erste] deut-
sche Volksbuch" 41 • In effetti, in base agli studi fatti su alcuni testi del
medioevo tedesco che possono aspirare a tale titolo, si sono potute
individuare delle afflnità che, in qualche modo, fanno pensare all'esi-
stenza di un genere letterario.
39
K. SIMROCK, Die deutschen Volksbücher. Gesammelt und in ihrer ursprünglichen
Echtheit wiederhergestellt. Bd. 13, Base! 1866; rist. Hildesheim-New York 1974,
pp. 377-442. Qui il Lucidarius compare con il titolo Meister Lucidarius ... Von den
wunderbaren Dingen der We!t, seconda la stampa di Hans Schonsperger del 1483 (p.
376).
40 Per un primo approccio all'argomento si puo leggere W-E. SPENGLER, «Volks-
buch», in Reallexikon der deutschen Literaturgeschichte, hg. von W KOHLSCHMIDT
u.a., 4. IV. Berlin-New York, de Gruyter, 1989, pp. 734-742. Per il lettore italiano,
F. DEL BONO, «Volksbuch», in Dizionario critico della letteratura tedesca, a cura di S.
Luri, II. Torino, UTET, 1976, pp.1217-1221 e F. DEL BoNo, I/Volksbuch tedesco.
Ricerche ed interpretazioni. Brescia, Paideia, 1961.
41 K. SCHORBACH, Studien über das deutsche Volksbuch Lucidarius und seine
42 In questa
sede ci limitiamo a rinviare allo studio di E DEL BoNo, /lVolksbuch
tedesco, particolarmeme pp. 60-64.
43 Cf W-E.
SPENGLER, «Volksbuch», pp. 734-735.
COSMOGRAFIA E GEOGRAFIA NEL «LUCIDARIUS» 91
44
Der deutsche Lucidarius, p. 1. Del prologo si conoscono due versioni, entrambe
in rima, note corne Prologo A e Prologo B, che hanno da sempre suscitato l'interesse
e la curiosità degli studiosi. Il Prologo A si caratterizza per una maggiore quantità di
informazioni sui committente del lavoro (Enrico il Leone, duca di Sassonia), e sugli
autori dello stesso (i suoi cappellani) e percià è indicativo anche sulla data di composi-
zione (1190-1195, anno della morte del duca) e, quindi, sui luogo. Fornisce, inoltre,
informazioni sulle fonti latine, la forma desiderata da! duca per quest' opera (prosa)
e il titolo del libro. Il prologo B, che condivide con A la forma metrica e ]'incipit sui
titolo del buch, sembra voler evitare di proposito informazioni relative a personaggi
storici e menziona la Bibbia e i padri della Chiesa corne importanti autorità utilizzate
ne! libro. Da qualche anno, sulla base delle recenti acquisizioni sui!' argomento, in
particolare in occasione dei lavori per l'edizione del testo tedesco di G. Steer e D.
Gottschall, si è arrivati alla conclusione che il Prologo B è quello originale, al quale, in
un periodo successivo, sarebbero stati aggiunti dei versi con delle notizie sui presunto
committente, probabilmente per conferire attraverso l'autorità del duca guelfo un
nuovo peso ad un testo ormai di ridotte dimensioni. Il Prologo A, infatti, si colloca
sui rami più bassi della tradizione manoscritta (a partire da y15), in un punto, dun-
que, in cui il testo, con soli due libri (v. sopra) è molto ridotto rispetto all'archetipo. Il
Prologo B, dunque, potrebbe essere stato 'ritoccato' dall'autore del prologo A proprio
perché, con il suo riferimento alla Bibbia e aitre fonti sacre, non corrispondeva più
al contenuto del libro che si trovava di fronte. Sul problema dei due prologhi, cf. G.
STEER, «Der deutsche Lucidarius - ein Auftragswerk Heinrichs des Li:iwen?», in Deut-
sche Vierte/jahresschrift, 64 (1990), pp. 1-25, ma anche l'introduzione all'edizione (v.
nota 18) del testo, particolarmente le pp. *98-*108.
92 CARMELA GIORDANO
48
Qui di seguito si citano solo alcune delle stampe del Lucidarius flno al 1806.
1479 Dies buoch heysset Lucidarius, das spricht zuo teutsch also vil als erleuchter
[... ] Getruckt und vollendt zuo Auspurg von Anthoni Sorgen.... In dem .lxxix. jare.
1506 Ein liepliche history von dem hochgelerten Meyster Elucidario und yo
syner wysen lere. Straffüurg: Mathias Hupfuff 1506 (4°)
1519 Maister Elucidarius. Von den wunderbaren sachen der welt. Augsburg:
Hans Froschauer 1519 (4°)
1535 Eyn newer M. Elucidarius. Von allerhandt geschoepffen Gottes den Engeln
den himeln gestirns Planeten und wie alle creaturen geschaffen seind auff erden. Auch
wie die Erdin drey teyl geteilt und dero laender sampt der vëlcker darinn eygentschaff-
ten und wunderbarlichen thieren ... SrrafSburg: Jakob Cammerlander 1535 (4°)
1549 M. Elucidarius. von allerhand geschoepffen Gottes den Engeln den Himeln
Gestirns Planeten ... Franckfurdi am Mayn: Hermann Gülfferich 1549 (8°)
1655 Kleine Cosmographia, ODER Summarische Beschreibung der ganzen
Welt. Von vier Theilen der Erdn, Asia, Europa, Affrica und America. Wie auch von
den vier Elementen was darinnen geschicht, woher die Wind kommen von Erdbi-
dem, Finsternussen von Sonn und Mann, von allen Geschopffen Gattes, den Engeln,
den Himmel, Gestirn, Planeten und wie alle Kreaturen erschaffen und wider ein End
nehmen. Nürnberg (?) 1655: M. Casparus Maurer.
1806 Kleine Cosmographia, oder Summarische Beschreibung der ganzen Welt.
Von vier Theilen der Erden Asia, Europa, Affrica und Amerika. Wie auch von den
vier Elementen was darinnen geschieht, woher die Winde kommen, von Erdbeben,
Finsternissen, Sonn und Mond, von allen Geschopfen Gottes, den Engeln, des Him-
mels Gestirn, Planeten, wie alle Kreaturen erschaffen und wieder ein Ende nehmen.
94 CARMELA GIORDANO
131.
50 Cf. S. SZAMATOLSKI, «Zu den Quellen des alresten Faustbuchs. Kosmographi-
sches aus dem Elucidarius», in Vierteljahrsschrift far Literaturgeschichte, 1 (1898),
(rist. Nendeln/Liechrenstein 1974), pp. 161-183. Cf. anche G. STEER, «Lucidarius»,
col. 946.
MARIA CRISTINA LOMBARD!
«HEIMLYSING»: UN TRATTATO
GEOGRAFICO DEL MEDIOEV O ISLANDESE.
I.: OPERA ELA SUA TRADIZI ONE MANOSC RITTA
1
J. PORKELSSON, Nokkur blod ur Hauksbôk. Reykjavik 1865.
2 Hauksbôk, udg. av F. J6NSSON og E. J6NSSON efter de Arnamagnœanske Hand-
skrifter 371, 544 og 675 4°. K0benhavn 1892-1896.
3 Ibid.,
pp. xii-xiii.
4 Per quanto
riguarda l'ortografia, secondo J6n Porkelsson, queste pagine non
96 MARIA CRISTINA LOMBARDI
sembrano seguire l' ortografla di Haukr e dei suoi due segretari che collaborarono alla
stesura del codice. In particolare, cio appare evideme se si confromano con la mano
che si riscontra nelle parte della Hauksbok occupata da alcune fslendinga spgur. Il
frammemo non è scritto con quella grafla: ad es. il copista scrive œy per ey, e distingue
quasi sempre tra u e v, e non scrive v per u e v indifferemememe, corne solitameme
nella Hauksbok. Molte ipotesi sono state avanzate sulla provenienza del copista, dato
che l' ortografla parrebbe da considerarsi norvegese. Se si tratti di un copista norvegese
o di un islandese abituatosi all' ortografla rtorvegese, la questione non è di grande
importanza poiché, seconda l' opinione più accreditata, l'originale da cui è copiato era
con tutta probabilità islandese (F. J6NSSON, Hauksbok, pp. xxx-xxxi, J. PORKELSSON,
Nokkur blolf, p. xviii). In realtà, la sroria di Haukr, islandese vissuto per gran parte
della sua vita in Norvegia, dove ricoprl alte cariche giuridiche (fu logmalfr del Gula-
thing, corne è chiamato, ad esempio, in una lettera del 12 gennaio 1311 [Dipl. Norv.,
86, J. PORKELSSON, Nokkur blolf, p. ix]), potrebbe giustificare questa commistione di
elementi ortograflci islandesi e norvegesi.
5 Emrambi i fogli sono stati riscritti con un inchiostro più scuro, coma fa notare
con l'esempio di Ôlafr Hvitaskald, autore del cosiddetto III Trattato grammaticale
islandese, che non solo fa riferimento agli scritti di Donato e di Prisciano, ma addirit-
tura, in alcuni brani, ne cita e ne parafrasa il contenuto. Vedi F. J6NSSON, Den oldnor-
ske og oldislandske litteraturs historie, II. K0benhavn, Gad, 1920-24, pp. 928-29.
°
1
Come afferma anche B. RrnÉMONT, Les encyclopédies médiévales. Paris, Cham-
pion, 2001, pp. 315-319, i rapporti intertestuali, in questo ambito, erano caratte-
rizzati da un uso massiccio di imerpolazioni con cui ci si richiamava ai messaggi
degli auctores classici o tardo antichi, corne Plinio, Solino, Marziano Capella, ecc.,
dei quali gli scrittori del mondo cristiano medievale avevano pienamente accettato e
ripreso l'impostazione enciclopedica.
11
La sintesi di notizie cosl corne la riduzione dei luoghi memorabili erano fra le
strategie più comuni appartenenti alla tradizione del genere enciclopedico: già Mar-
ziano Capella, ne! suo De nuptiis Mercurii et Philologiae, aveva ridotto le sue fonti, in
particolare Plinio, omettendo per l'Italia la città di Scilleo o il fiume Crateis, luoghi
con una lunga tradizione letteraria e poetica che poteva risalire ad Omero. Cosl erano
frequenti le imprecisioni e i fraintendimenti di notizie: ad esempio Marziano, par-
lando di Taprobane (l'isola di Ceylon) riporta imprecisamente la notizia relativa agli
ambasciatori provenienti da quell'isola che, giunti a Roma, constatarono che il sole
nelle latitudini settentrionali sorgeva da sinisera (guardando il sud). Vedi MARZIANO
CAPELLA, Le nozze di Filologia e Mercurio, a cura di I. R.AMELLI. Milano, Bompiani,
2001, p. 473. Marziano sintetizza affermando che il sole sorge a sinisera nella loro
terra, tralasciando fondamentali informazioni dell' enunciato pliniano (PLINIO, Natu-
ralis Historia, VI, 84-88).
12
Seconde B. RrnÉMONT, Les encyclopédies, p. 320, una prima evoluzione si ha da
Isidoro a Beda, modellata su uno schema di riletture/ opposizioni. Beda riscrive il De
natura rerum di Isidoro, ma ne rifiuta la moralizzazione e l'incompletezza scientifica.
Ecco perché rilegge Isidoro alla luce di Plinio. La rilettura di Beda si riallaccia a un'al-
tra concezione della cultura cristiana, modellata sulla nozione di «cicli ecclesiastici
del sapere».
«HEIMLYSING» 99
13 Ibid., p. 319.
100 MARIA CRISTINA LOMBARD!
A. EsEMPI 01 RIDUZIONI:
notizie - corne !'animale chiamato Mantikœra, menzionato ne! capitolo sulle razze
favolose - non compaiono in Isidoro, ma in Plinio, che ne cita la fonte (Ctesia, che ·
a sua volta Io riprende da Aristotele), alcre - corne alcuni dati relativi alle dimensioni
della Pardia - non sono riconducibili ad alcuna fonte nota.
17 Questa, cosî corne tune le altre citazioni da Isidoro, è tratta da IsrooRr Hispa-
lensis Episcopi Etymologiarum sive Originum Libri XX, ed. by W. M. LINDSAY, I-II.
Oxford, UP, 1911.
«HEIMLYSING» 103
Ne sono esempi:
1. il caso della fonte Cizici, alla quale si conferiscono proprietà
che in Isidoro sono attribuite ad un lago della Beozia che qui è omes-
so:
par er brunnr er Cineus heitir. Hann rekr av lostasemi ef man
dreckr af hvart sem er kali eèla kona (p. 3) («C'è una fonte che si
chiama Cineus. Si viene presi da libidine se vi si beve, sia uomo che
donna»).
cosl fredda ogni giorno che non si beve. E di notte è cosl calda che
non è bevuta»).
Isid., Etymologiae, XIII, 10, 9: Apud Garamantes fontem esse ita
algentem die, ut non bibatur, ita ardentem nocte, ut non tangatur.
18
Da no tare che, nella stessa pagina, la Puglia viene detta prima Apulea e subito
«HEIMLYSING» 105
B. EsEMPI 01 AMPLIAMENTI:
dopo Pui. Sembrerebbe che, ne! primo caso, si seguisse fedelmente la fonte latina;
mentre ne! seconda caso, trattandosi di una parte in cui si introducono rielaborazioni
nordiche di toponimi corne !tafia e Milano, si usa il termine corrente in norreno.
19 In questa
sezione si parla dell' Egitto, dell'India, del Quenland, situato a Nord
dell'India, forse da ravvisare nella terra delle Amazzoni (Pomponio Mela, III, 5, ne
parla corne di una terra situata sulle rive del Mar Caspio; Isid., Etymologiae, IX, 2, 65:
«Albani aurem vicini Amazonum fuerunt»). Vi si menziona poi l'Albania.
106 MARIA CRISTINA LOMBARD!
22
Sempre seconda PETERSEN, Haandbog, p. XVI.
23 «Maroara habbao be westan him J:>yringas
(«Maroara abbiamo a ovest di essi i
Thyringas») ... be estan him Sermende & be norrhan him ofer J:>a westenne is Cwen-
land & be norJ:>an him sindon Scrideflnne & be westan NorJ:>menm> («A est di essi
«HEIMLYSING» 107
[gli Svedesi] il Sermende e al loro nord, al di là della terra abitata, c'è il Cwenland. A
nordovest di essi gli Scridefinne [i Lapponi] e a ovest i Norvegesi»). (Two voyagers at
the court of king Alfred, ed. by N. LUND. York, Ebor Press, 1984, p. 18).
24 Egilssaga, udg. av S. NORDAL,
(fslenzk Fornrit, 2). Reykjavîk, Hîd fslenzka
Fornritafélag, 1933, p. 35.
25 Plinio aveva probabilmente ripreso la notizia da Ctesia di Cnido,
Asia Mino-
re, IV sec. a.c., che visse a lungo alla corte del re di Persia; scrisse dopo il 399 una
storia della Persia con una descrizione dell'India; in questo libro, di cui resta solo un
frammento, si trova la descrizione di questo animale. Lo descrive anche Aristotele, in
HistoriaAnimalium, II, 3, 10).
108 MARIA CRISTINA LOMBARD!
Per quanto riguarda gli aspetti linguistici, tra le rese lessicali che
si discostano dal latino, sono da menzionare nella prima sezione del
testo, alcuni lesserhi, in corrispondenza dei termini designanti elemen-
ti idrici, in cui si nota una minore precisione rispetto agli idronimi
latini, sempre più differenziati.
Ad esempio, in molti casi, il generico vatn 'acquà puà corrispon-
dere sia al latino Jons:
Marsidia heitir vatn par vaxar steinar i (pp. 3-4) («Marsidia si chiama
un'acqua dove crescono pietre»).
lsid., Etymologiae, XIII, 13, 7: Marsidiae fons in Phrygia saxa gene-
rat.
Par ero tveim megin votn pau er annat heitir lor en annat Dan. (p. 9)
(«Là sono due grandi acque, una si chiama lor e l'altra Dan»).
lsid., Etymologiae, XIII, 21, 18: lordanis Iudaeae fluvius, a duobus
fontibus nominatus, quorum alter vocatur lor, alter Dan.
Pat vatn er enn er log brennande slœkna ef j vatn ero laten. Enn pegar
kemr loget a kertin er or vatne kemr upp. («ln quell' acqua le flamme
accese si spengono se si mettono nell'acqua. Ma quando la fiamma si
tira su dall'acqua, toma sulla candela»).
lsid., Etymologiae, XIII, 13, 10: ln Epiro esse fontem, in quo faces
extinguuntur accensae, et accenduntur exinctae.
26
Anche Plinio allude a questo genere di fenomeni: Naturalis Historia, XXXI,
18: «Et in Cantabria fontes Tamarici in auguriis habentur. Tres sunt ... Siccantur
duodecim diebus ... ».
«HEIMLYSING » 109
riportiamo :
Vatn er parer prysvar er ramt a tveim dœgrum en gott pess a milli
jafnan (p. 4) («C'è un'acqua che per tre volte in due giorni è amara,
ma è buona sempre negli altri in mezzo»).
Isid., Etymologiae, XIII, 13, 9: In Troglodytis 28 lacus est; ter in die fit
amarus et deinde totiens dulcis.
Il lessema sjor puà corrispond ere non solo al latino a. mare e lacus,
ma anche a b. stagnum:
Dauoasjor heiter a Gyoingalande (p. 2) («Mar Morto si chiama nella
terra dei Giudei ... »).
27 Da notare la fusione, ne! testa in volgare, dei portenti di due laghi, Lucrinus
e Avernus, della fonte latina: Isid., Etymologiae, XIII, 19, 8: «Lucrinus et Avernus
lacus Campaniae sunt. Lucrinus ... Avernus autem dictus quia olim propter copiam
piscium vectigalia magna praestabat ... ».
28 Da notare
anche la mancanza di localizzazione geografica rispetto alla fonte
che la colloca tra i Trogloditi - che qui tuttavia vengono menzionati in seguito, ne!
capitolo sulle razze favolose.
110 MARIA CRISTINA LOMBARD!
29 Lo stesso si verifica nel capitolo sulle regioni della terra, a proposito dell'isola
di Tile: «Taphana (erroena scrittura per Taprobanan) heitir œy par ero ii sumar oc ii
vetr a tolf monaôum» (p. 6) («Taphana si chiama uriisola. Là vi sono due estati e due
inverni in dodici mesi»). Isid., Etymologiae, XIV, 6, 12: «Taprobana insula Indiae
subiacens ad eurum ... In hac insula dicunt in uno anno duas esse aestates et duas
hiemes».
«HEIMLYSING» 111
Ora, tale lessema compare anche nella Saga di Eirikr il rosso, tradita
dallo stesso codice del nostro trattato, AM 544 4°, nel celebre episodio
dell'unipede, essere che presenta le stesse caratteristiche degli sciapodi,
avvistato nel Vînland, che si pensava, da quanto afferma la Eirikssaga
rauoa, confinasse con l'Africa. Il lemma einfœtingr che, vediamo, non
ha corrispondenti nelle fonti, né in latino né in greco - semmai le
fonti riportano, oltre all' etnomino di 'sciapodi', ad es. in Ctesia e in
Gellio, anche l' altro loro appellativo di monoculi, apparentement e 'con
un occhio solo', in realtà dal greco µov6KwÀoç 'con un solo fusto, con
una sola coscia' - parrebbe dunque essere un adattamento esplicativo
di un elemento lessicale dotto, tramandato dagli auctores, allo scopo di
112 MARIA CRISTINA LOMBARD!
30
Anche ne! Merigarto si descrivono elementi geograflci meravigliosi, in partico-
lare riguardanti le acque, e anche qui la fonte è Isidoro, recipito con moita probabibi-
lità attraverso Rabano Mauro. Similmente a quanto avviene ne! nostro testo, l'aurore
del poemetto tedesco seleziona quei fenomeni che sono vicini a luoghi conosciuti e
omette altri luoghi mena noti. Ad esempio, ne! Merigarto non si parla di Giudea, ma
si parla di Gerusalemme: Giudea viene rimpiazzato da! nome di una città più nota,
corne avviene nella Heim/jsing per l'Italia. Si menziona la Beozia, ma si elimina la
Tessaglia (ne! testo nordico sono entrambe eliminate in favore di Girkland 'Grecià).
Anche la terra dei Trogloditi, corne nella Heimljsing, viene eliminata; ma, ne! trattato
islandese, i Trogloditi compaiono nella parte dedicata aile varie razze del monda.
Le stesse fonti cui attingono i due testi in volgare conducono a somiglianze conte-
nutistiche: anche qui si parla di acque che scompaiono e riappaiono, soprattutto nella
parte centrale del poema tedesco. Oltre aile grandi differenze formali (prosa-poesia),
ne! nostro testo non compare l'Islanda, corne terra collocata ai limiti del monda,
nell'estremo nord, favolosa quasi quanta l'India, all'estremità orientale della terra: è
ovvio che ne! testa nordico non aveva ragione di essere meravigliosa.
114 MARIA CRISTINA LOMBARD!
Si puo notare corne spesso l' ordine degli effetti venga invertira
rispetto al latino: si presenta prima l' effetto positiva, poi quello nega-
tivo che, venendo per ultimo, rimane più impresso nella memoria,
sottolineando cosl ancora una volta la negatività dei fenomeni.
Imeressante, tra gli aspetti prodigiosi che vengono riportati - vedi
l'esempio qui menzionato a p. 113 - è il comportamento di alcuni
corsi d' acqua, ascritto alla sfera del meraviglioso, ma identiflcabile
chiaramente con le "risorgenze", fenomeni spiegati dalla scienza in
epoca moderna corne carsici, diffusi un po' ovunque. (Di flumi sotter-
ranei si parla anche nel mondo dassico, ad esempio dei flumi infernali;
ma non di flumi che spariscono per un tratto e poi risorgono.)
Questo farebbe pensare che l'importanza dell'aspetto meraviglio-
so di tali fenomeni fosse accentuato dalla loro immaginata corrispon-
denza con il comportamento attribuito ai quattro flumi del Paradiso,
corne indicherebbe una versione svedese dell'Elucidarius 32 •
Lo stesso puo dirsi circa la parte seguente, sulla varietà delle acque
portentose, dove si notano costruzioni con una principale e addirittura
quattro subordinate, due causali introdotte da pvi at, e due temporali
«HEIMLYSING» 117
33
E. O. G. TuRVILLE-PETRE, Origins of Icelandic Literature. Oxford, Clarendon,
1953, p. 118.
34 RA.BANI MAuru De rerum naturis, éd. par ].-P. MIGNE, Patrologiae cursus com-
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«HEIMLYSING» 121
1
c. c. MFN, Forna!dar sogur Nordrlanda, vol!. 1-3. Kaupmannahofn, H. F.
Popp, 1829-1830.
2 V. AsMUNDARSON, Fornaldarsogur Nordrlanda, vol!. 1-3. Reykjavîk, Siguràur
Kristjânsson, 1886-1891.
3 G. J6NsSON, B. VrLHJÂLMSSON, Forna!darsogur Nordurlanda, vol!. 1-3. Reykja-
vîk, Forni, 1943-1944; G. J6NSSON, Forna!dar sogur Nordurlanda, vol!. 1-4. Reykjavîk,
fslendingasagnautgafan, 1950. Per motivi di uniformità, ho sempre preso in esame i
testi in quest'ultima versione (eventualmente affiancati da edizioni più recenti).
4 L. L6NNROTH, «Tesen om de tva kulturena. Kritiska
studier i den islandska
sagaskrivningens sociala forutsattningar», in Scripta Islandica, 15 (1964), pp. 1-97
(in particolare pp. 9-32).
124 LORENZO LOZZI GALLO
8 Perla storia
della suddivisione dellefornaldarsogurcf. E. 6. SVEINSSON, «Fornal-
darsogur», in Kulturhistorisk Leksikon for Nordisk Middelalder. K0benhavn, Rosenkil-
de og Bagger, 1956-1975, vol. 4, coll. 500-507; K. ScHIER, Sagaliteratur. Stuttgart,
Metzler, 1970, pp. 72-91; H. P. NAUMANN, «Die Abenreuersaga. Zu einer Spatform
altislandischer Erzahlkunst», in Skandinavistisk, 8 (1978), pp. 41-55. La semplice
distinzione bipartita si ritrova ancora in T. H. TuuNius, La Matière du Nord. Sagas
légendaires et fiction dans la littérature islandaise en prose du XllF siècle. Paris, Presses
de l'Université de Paris-Sorbonne, 1995, p. 20.
9 S. A. MITCHELL,
Heroic Sagas and Ba/lads. Ithaca, Cornell University Press,
1991, p. 31. Per il canone delle fornaldarsogur che ne risulta cf. ibid., pp. 183-184.
Cf. anche ID., «Fornaldarsogur» in Medieval Scandinavia: an Encyclopedia (Garland
Reference Library of the Humanities 934, Garland Encydopedias of the Middle Ages
1), ed. by PH. PuLSIANO. New York, Garland, 1993, pp. 206-208.
10
Ibid., p. 27.
11 Per esempio, non è recepito in T. H. TuuNius, La Matière du Nord, pp.
17-18.
126 LORENZO LOZZI GALLO
12
L. LôNNROTH, «Fornaldarsagans genremassiga metamorfoser: mellan Edda-
myt och riddarroman», in Fornald4rsagornas struktur och ideologi. Handlingar frdn
ett Symposium i Uppsala 31.8-2.9 2001, ed. by A. ]AKOBSSON, A. LASSEN, A. NEY.
Uppsala, Swedish Science Press, 2003, pp. 37-45 (in particolare p. 44).
13 R.
S1MEK, Altnordische Kosmographie (Erganzungsbande zum Reallexikon der
Germanischen Altertumskunde, 4). Berlin-New York, de Gruyter, 1990, pp. 365-
366, 359. Simili conclusioni sono annunciate, sia pure in forma meno sistematica, in
H. PkssoN, Legendary Fiction in Medieval Iceland (Studia Islandica, 30). Reykjavik,
Heimspekideild Hâskôla Islands og Bôkaûtgâfa menningarsjôàs, 1971, pp. 26-35.
14 Linflusso dello stile cortese
- proprio del romanzo cavalleresco - anche nelle
fornaldarsogur è stato messo in luce anche dal punto di vista lessicale in P. HALLBERG,
«Sorne Aspects of the Fornaldarsogur as a Corpus», in Arkiv fo"r nordisk filologi, 97
(1982), pp. 1-35, in particolare pp. 18-32, 34-35.
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSÔGUR» 127
15 Cf. M. LüTHI, La fiaba popolare europea. Forma e natura. Mursia 1982, trad.
M. CoMETTA, in particolare le pp. 23-35, dedicate alla mancanza di prospettiva (spa-
ziale, temporale, spiriruale, psichica).
16 F. FERRARI, «Il motivo del viaggio nelle Fornaldarsrgur e nelle Riddaraspgur.ori-
ginali», in Viaggi e viaggiatori nelle letterature scandinave medievali e moderne, a cura
di F. FERRARI (Labirinti, 14). Trento, Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche,
1995, pp. 169-192.
17 Nel presente
articolo, toponimi ed etnonimi sono tradotti con gli equivalenti
moderni laddove cià sia possibile, sono invece indicati in forma norrena laddove
sussistano delle ambiguità.
18 Per la
datazione delle saghe, di norma ho preso corne punto di partenza le
128 LORENZO LOZZI GALLO
2. HETJUSÔGUR
21
Volsunga saga, cap. 1, ed. by R. G. FrNCH, p. 1.
22
Ibid., cap. 29, pp. 48, 50.
23
Per questo e altri toponimi ed etnonimi è particolarmente utile, anche se tal-
volta datato, lo studio di W]. PAFF, The Geographical and Ethnie Hames in the Nifriks
saga. 'S-Gravenhage, Mouton, 1959 (per Huna/and, cf. pp. 91-107).
24
Volsunga saga, cap. 34: «sjau daga â hestum, en aèlra sjau â skipum ok ina prièlju
sjau enn landveg», ed. by R. G. FrNCH, p. 64.
25 Ibid.,
cap. 26, p. 44.
26 Ibid.,
cap. 5, p. 6.
27
Ibid., cap. 21, p. 35. Gnitaheiifur è citato corne il luogo «dove Sigurèlr uccise
Fafnir» («er sigurdr va ath fabni») e localizzato rra Paderborn e Magonza, vicino a
Kilianstadten, nell' Itinerario di Nikulas di Munkapverâ, ed. in R. SrMEK, Altnordische
Kosmographie, p. 479.
28 Volsunga
saga, cap. 18, ed. by R. G. FrNcH, p. 30.
130 LORENZO LOZZI GALLO
a cavallo, in nave solo per lunghe distanze. Del tutto astratta, invece,
è la rappresentazione dei regni di Jônakr e di Jormunrekr, per i quali
non sono forniti dettagli 29 •
Un gran numero di toponimi si trova nella descrizione della guer-
ra tra Helgi Hundingsbani e il principe Hoddbroddr, perla quale l'au-
tore della saga si è basato principalmente sul poema eddico Helgakvilfa
Hundingsbana !3°. Alcuni dei toponimi citati in questo racconto con
ogni probabilità sono inventati e alludono alla funzione del luogo nel
racconto: per esempio, Frekasteinn 'Roccia del lupo' è il nome ideale
per un campo di battaglia31 . Anche quei toponimi per i quali si è
proposta un'interpretazione in qualche modo fondata, corne Helfinsey
e Norvasund (identiflcati rispettivamente con l'isola di Hiddensee32 e
lo Stretta di Gibilterra) 33 potreobero tuttavia assolvere una funzione
astratta: in particolare, questi due toponimi potrebbero rappresentare
simbolicamente l'oriente e l'accidente, dato che Helfinsey ricompare
nella Gongu-Hr6lfs saga posta tra Garlfariki (le colonie scandinave
nell'odierno territorio russo e ucraino) 34 e il favoloso regno dei Tarta-
direzione nord-sud ne! Mar Baltico, di fronte alla costa dell' odierna Pomerania
anteriore.
33 VO!sunga saga, cap. 9, ed. by R. G. FmcH, p. 15, note 2-3. Cf. R. CLEASBY,
G. ]oNEs, A History of the Vikings. Oxford, Oxford University Press, 1968, pp. 246-
248, nota 3.
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSOGUR» 131
35 Cf. Gongu-Hrô!fi saga, cap. 17, ed. G. ]ÔNSSON, Fornaldar sogur, vol. 3, pp.
207-208.
36
Volsunga saga, cap. 13: «Hann kendi honum [ ... ] tungur margar at m:ela sem
pâ var tftt konungasonum» («egli [scil. Reginn] insegno a lui [scil. Sigurôr] a parlare
moite lingue, corne allora era costume per i figli dire»); ed. R. G. FrNCH, p. 23.
37 Ibid., cap. 23,
p. 41; cf. anche nota 1.
38 Ibid., cap.
34, p. 61: «hans nafn mun aldri fyrnask î pyoverskri tungu ok a
Nororlçmdum [ ... ]».
3 9 Cf. la rrattazione dedicata alla rradizione manoscritta nell'edizione di M. A.
CrroLLA, Il racconto di Nornagestr: edizione critica, traduzione e commenta. Verona,
Fiorini, 1996, pp. 97-103; cf. anche S. WüRTH, «Nornagests pattr», in Medieval
Scandinavia, pp. 435-436. Per una rapida presenrazione della Flateyjarbôk e i
necessari rimandi bibliografici, si veda R. SrMEK, H. PA.LSSON, Lexikon der altnordi-
schen Literatur, s. v. e K. HARALDSDÔTTIR, «Flareyjarb6k», in Medieval Scandinavia,
pp. 197-198.
132 LORENZO LOZZI GALLO
nazioni di Gestr vanna dalla natia Danimarca alla terra dei Franchi,
dove incontra Siguror, alla Frisia orientale, al Holstein, dove insieme
combattono contra gli Svedesi; inflne Gestr segue i flgli di Ragnarr
nelle loro scorrerie nell'Europa meridionale (in particolare nell' attacco
a Wiflisburg, tanto famoso da essere ricordato anche da Nicola di
Munkapverâ) 40 .
La presentazione della spazio è solo in parte coerente: la più
vistosa incongruenza si rinviene laddove Gestr sostiene che dalla terra
dei Franchi (che qui appare identiflcata grosso modo con l' odierna
Germania nord-occidentale) 41 sia partita con Siguror per la Frisia
orientale navigando verso sud42 : tale incongruenza è più comprensibi-
le se consideriamo che la Volsunga saga riferisce che Siguror fu allevato
alla carte dei re danesi e che, in genere, il luogo di origine dell' eroe è
uno degli elementi più oscillanti nella tradizione.
Più tardi, si cita una località del Holstein di nome jdrnamôJa,
associabile (sia pure per paretimologia) con l'inglese Yarmouth 43 :
potrebbe trattarsi di un errore, ma anche di una lacuna nella conoscen-
za della toponomastica medievale dell'area in questione4 4 .
Per il resta, anche un dettaglio potenzialmente realistico corne
l'inimicizia tra gli Svedesi e i popoli dei Kurir e dei Kvenir è trattato in
modo eccentrico, in quanta si afferma che questi ultimi devastavano
il regno degli Svedesi45 , anche se le fonti scandinave (e le stesse fornal-
darsogur) ci informano di scorrerie compiute di norma dai vichinghi
ai danni di queste popolazioni e non viceversa46 . Gestr racconta di
essere stato insieme a Siguror in Danimarca; non è chiaro casa facesse
4
°Cf. ed. SrMEK, Altnordische Kosmographie, p. 480.
41
Cf. ed. M. A. CrPOLLA, p. 178, nota 87.
42
Ibid., cap. 3, p. 135 (S p. 231, A p. 277).
43 In realtà, il toponimo Yarmouth deriva dal nome del fiume Yare composto
con ags. muif 'bocca, foce', cf. E. EKWALL, The concise Oxford dictionary of English
place-names. Oxford, Clarendon, 4. ed. 1985, s.v. "Yarmouth. Cf. anche A. H. SMITH,
English place-name elements (English place-name society, 25-26). Cambridge, Cam-
bridge University Press, 1970, vol. 2, s.v. muifa.
44 Norna-Gests pdttr, cap. 6, ed. M. A. CrPOLLA, pp. 149 (S p. 237, A p. 283).
45 Ibid., cap. 6, p. 150 (S p. 237, A p. 283). Sulle due popolazioni cf. ed. M. A.
CrPOLLA, p. 190, note 243-244. Cf. inoltre R. SrMEK, «Elusive Elysia», p. 254.
46 Cf. G. ]ONES, A History of the Vikings, pp. 24-25 (Kvenir), 242 (Kurland').
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSÔGUR» 133
47
Norna-Gest jdttr, cap. 6, ed. M. A. CrPOLLA, p. 148 (S pp. 236-237, A p.
283).
48
Ibid., cap. 4, p. 141 (S p. 233, A p.279).
49
Cf. G. ]ONES, A History of the Vikings, pp. 204-240. Sul ruolo degli Ottoni
corne argine aile invasioni vichinghe, cf. ibid., pp. 126-127.
50
Ne! prologo al!' edizione del tesro tramandato dalla Hauksbok pubblicata in ed.
F. J6NssoN, Hauksbok, K0benhavn, Thieles, 1892-1896, pp. XCIII-XCVII, si distin-
guono solo due versioni, mentre nell'ed. C. ToLKIEN, The Saga of King Heidrek the
Wise. London, Nelson, 1960 pp. xxix-xxxi se ne distinguono almeno tre. Cf. anche
ed. M. MELr, La saga di Hervor. Padova, Unipress, 1995, pp. 96-97. Per una presen-
tazione dettagliata della Hauksbok, trascritta all'inizio del sec. XIV, cf. R. SrMEK, H.
PÂLssoN, Lexikon der altnordischen Literatur, s.v. e G. HARALDSSON, S. KARLSSON,
«Hauksb6k», in Medieval Scandinavia, pp. 271-272.
51 C. TOLKIEN, The
Saga ofKing Heidrek, p. xxx; cf. anche O. PRITSAK, «Hervarar
saga ok Heioreks konungs», in Medieval Scandinavia, p. 283, che pone la composi-
zione della saga intorno al 1250.
52 Cf. A. HEUSLER, W
RANrSCH, Eddica minora. Dortmund, Ruhfus, 1903, pp.
1-12 (Hfr/Jskvi/Ja) e 13-20 (Hervprlied}; il primo si ritrova in appendice anche nell'ed.
G. NECKEL, H. KuHN, Edda, pp. 302-312.
134 LORENZO LOZZI GALLO
53 Isola a nord di Fyn. Per una disamina di questo episodio nella tradizione
letteraria, cf. S. A. MITCHELL, «The fornaldarsw;ur and Nordic Balladry: the Sâmsey
Episode across Genres», in Fornaldarsagornas struktur och ideologi. Handlingar frdn
ett Symposium i Uppsala 31.8-2.9 2001, ed. by Â. ]AKOBSSON, A. LAssEN, A. NEY.
Uppsala, Swedish Science Press, 2003, pp. 245-256.
54 Su Glxsisvellir cf. R. S1MEK, «Elusive Elysia, or: Which Way to Glxsisvellir»,
59 Ibid., cap. 10, p. 45; cf. anche commento all'ed. M. MEL!, La saga di Hervô'r,
p. 122.
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSOGUR» 135
64 Cf. ed. D. SLAY, Hr6!fi saga kraka (Editiones Arnamagn:ean:e B 1). Copenha-
gen, Munksgaard, 1960, pp. x-xiv (da no tare che si tratta di un' edizione diploma-
tica, il testo non è normalizzato). Per la tradizione manoscritta di questa saga, cf.
anche D. SLAY, The manuscripts of Hr6!fi saga kraka (Bibliotheca Arnamagn:eana,
24). Copenhagen, Munksgaard, 1960, dove i trentotto manoscritti sono esaminati
uno per uno, distinti in «primary» (a loro volta suddivisi rra quelli che l'aurore ha
utilizzato per l'edizione, ibid.,pp. 5-15, e gli altri, pp. 16-59) e «secondary» (che poi
sarebbero i codices descripti, ibid., pp. 60-131). Cf. anche]. D. M. EVANS, «Hrôlfs
saga kraka», in Medieval Scandinavia, pp. 304-305.
6 5 I.:amichità della Hr6!fi saga kraka nella sua forma originale è teorizzata in H.
SCHNEIDER, «Halfssaga und Hrolfssaga» in Festschrift Theodor Siebs zum 70. Gebur-
tstag, 26. August 1932, hg. von W. SrnLLER. Breslau, M. & H. Marcus, 1933, pp.
179-198.
66 R. CLEASBY, G. VrGFUSSON, An Icelandic-English Dictionary, s.v. Saxar, cf.
69
Hr6/fi saga kraka, cap. 16, ed. D. SLAY, p. 50.
70
Ibid., cap. 27, p. 90.
71
Cf. DE VRIES, Altnordisches etymologisches WOrterbuch, s.v. turne A. BLôNDAL
MAGNUSSON, Îslensk Orlfsijjabdk, s.v. turn.
72
«[ ... ] hinn mesti blotmadur og fullr af fjQlkyngie» (Hr6/fi saga kraka, cap. 136,
ed. D. SLAY, p. 37).
73
Ibid., cap. 28, p. 1OO, re Aoils aizza un cinghiale stregato (tr<?ll j galltar lijkie)
contra Hr6lfr, e il suo tesoro più prezioso è detto essere un anello chiamato Sviagriss
'Maiale degli Svedesi' (ibid., capp. 29, 30, pp. 103, 106-107) peraltro citato anche
altrove corne bene ancestrale della scirpe degli Ynglingar; tale dettaglio chiaramente
rispecchia il culto dedicato al mitico progenitore degli Ynglingar, il dio Freyr, di cui
il suino è animale-totem; in proposito si veda G. CHIESA IsNARDI, I miti nordici.
Milano, Longanesi, 1991, p. 565.
74
Nell'attuale contea del Trnndelag meridionale, a nord della contea di Hed-
mark.
75 Ibid., cap. 17, pp.
52-53. Il Finnmark nel Medio Evo si esrende ben oltre i
conflni della regione norvegese che oggi porta questo nome, e indica la parte setten-
trionale della Scandinavia abitata dai Lapponi; cf. G. AuTHÉN BLOM, «Finnmark», in
Kufturhistorisk Leksikonfor nordisk Middelalder, vol. 4, coll. 281-287. Sul signiflcato
del!' etnonimo finnr, cf. R. CLEASBY, G. VrGFUSSON, An Icelandic-English Dictionary;
]. FRITZNER, Ordbog over det gamle norske Sprog. Oslo-Bergen-Troms0, Universitets-
forlaget, 4. ed. 1973 ; J. DE VRIES, Aftnordisches etymologisches Wdrterbuch, s. v. finnr,
E. lTKONEN, «Finnar», in Kulturhistorisk Leksikon for Nordisk Middelalder, vol. 4,
138 LORENZO LOZZI GALLO
lappone, Hvît, che si rivelerà perà una perfida matrigna per il principe
Bjorn. Tale racconto evidenzia bene la tradizionale visione dei Lapponi
corne stregoni e delle loro donne corne streghe affascinanti ma perico-
lose76.
Occorre notare che l' autore della saga talvolta sembra voler
giustificare con l' assenza di notizie l' omissione di ogni informazione
sugli spostamenti dei personaggi 77 ; il fatto, perà, che di norma si limiti
a comunicare che i personaggi che si mettono in viaggio e subito dopo
a descrivere il loro arrivo, omettendo ogni riferimento al percorso,
tradisce un atteggiamento prevalentemente astratto nei confronti del
viaggio 78 ; dunque, il pretesto dell'assenza di fonti non èche un espe-
diente retorico stereotipato, e infatti vedremo che esso ricorre in quasi
tutti gli altri testi.
D) SôRLA l>ATTR
interpreted by Old Norse Myth», in Old Norse myths, literature and sociery: proceedings
of the 11 th International Saga Conference, 2-7 jufy, 2000, Universiry of Sydney, ed. by
G. BARNES, M. CwmEs Ross. Sydney, Centre for Medieval Studies - University of
Sydney, 2000, pp. 346-355.
77 Hr6/fs saga kraka, capp. 23, 26, 46, ed. D. SLAY, pp. 68-69, 72, 87, 109.
e dei suoi uomini di ritorno da Uppsala si interrompe dopo aver cavalcato «quasi
tutto il giorno», arrivando presso il contadino che il aveva ospitati ail' andata (ibid.,
cap. 30, pp. 107-108).
79 H. DAMICO, «S9rla pâttr», in Medieval Scandinavia, p. 638.
80 Laccostamento con il testo della Ynglinga saga è ancora più netto, dato che al
cap. 1 si dice che Vanakvisl o Tanakvisl sarebbe stato l' amico nome del Tanai ( Ynglinga
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSÜGUR» 139
3. ViKINGASÔGUR
87 Ed. H. SEELOW, Ha!fi saga ok ha!firekka (Rit, 20). Reykjavik, Stofnun Arna
Magnûssonar a fslandi, 1981, rispettivamente pp. 105-106 e 80-82. Cf. anche ID.,
«Hilfs saga ok Hilfsrekka», in Medieval Scandinavia, p. 262.
88 Cf. J. FruTZNER, Ordbog, s.v. Bjarmar. Per una panoramica della presenza
89
Hd!fiaga ok hd!firekka, cap. 2, ed. H. SEELOW, p. 172. Il viaggio in Bjarmaland
flno alla Dvina settentrionale è un Leitmotiv nelle vikingasogur e nelle &vintfrasogur.
90
Ibid., capp. 5-7, pp. 178-183.
91
Ibid., cap. 2, p. 170, nell'isola di Karm0y.
92
Ibid., cap. 2, p. 171.
93 Ibid., cap.
l, p. 169.
94
Hards&r è citato due volte nella saga (ibid., cap p. l, 2, pp. 169 e 171) e in
entrambi i casi chiaramente puà essere identiflcato con il tratto di mare davanti al
flordo di Hardanger.
95 Ibid.,
cap. 2, p. 170.
96 Ibid., capp. 2-3,
pp. 170-171. Isola di fronte all'imboccarura del Hardanger-
fjord, ne! Hordaland.
97 Ibid., cap. 2, p. 171.
Sui Kvenir e l'interpretazione del Kven!and 'terra dei kve-
nir' corne Kvenna!and 'terra di donne' cf. R. SrMEK, «Elusive Elysia», p. 254.
98 Ibid., cap.
2, p. 170, sulla storia di Finnr, colono di Akranes; ibid., cap. 4, p.
142 LORENZO LOZZI GALLO
17 6, sulla discendenza regale della stirpe del Reykjanes; ibid., cap. 11, p. 198, sulla
discendenza regale della stirpe di Espih611 e di Meôalfellsstrond ne! Breiôal)orôr.
99
T6ka pdttr T6kasonar, ed. G. ]ôNssoN, Fornaldar sogur, vol. 2, p. 137.
100
Ibid., rispettivamente cap. 1, pp. 138-139 e cap. 2, pp. 139-140.
101
Cf. P. VERMEYDEN, «Gautreks saga», in Medieval Scandinavia, pp. 224-225.
Cf. anche M. BAMPI, Saga di Gautrek. Milano, Iperborea, 2004, pp. 69-101 (in par-
ticolare pp. 86-87).
102
Gautreks saga, cap. 1: «Pat [Vestra-Gautland] liggr milli Noregs ok Svîpj6ôar
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSOGUR» 143
fyrir austan Kjolu alla, ok skilr Gautelfr milli Upplanda ok Gautlands. Par eru st6rar
merkr ok illt yflrfer5ar, pâ er pelalaust en> (ed. G. ]6NSSON, Fornaldar sogur, vol. 4,
p. 1).
103In Heimskringla, cap. 48, ed. B. ADALBJARNARSON, Heimskringla, vol. 1, p. 79,
con Â/fheimr si intende la regione tra i fiumi Glomme (Raumelfr) e Gi:ita ( Gautelfr),
corrispondente grosso modo alla zona costiera a nord di Gi:iteborg (odierna regione
di Bohus).
104Gautreks saga, cap. 7, ed. G. ]ôNSSON, Fornaldar sogur, vol. 4, p. 31-34.
105
Ibid., cap. 8, p. 35.
106 Cf. W].
PAFF, The Geographical and Ethnie Names, pp. 220-221.
107 H.-P. NAUMANN,
«Hr6lfs saga Gautrekssonar», in Medieval Scandinavia, pp.
303-304.
144 LORENZO LOZZI GALLO
108 Hr6/fs saga Gautrekssonar, cap. 8, ed. G. J6NSSON, Fornaldar sogur, vol. 4, pp.
75-76.
109 «Er [... ]illt at s.ekja friand meo her ûtlendum. Parer fjolbyggt, en grunn mikil
fyrir landinu, sva at par vio kemst ekki nema meo smaskipum [... ]»; Ibid., cap. 21,
p. 132.
110 Il dominio vichingo in Irlanda dura oltre due secoli (IX-XI ca.), cf. G. JoNES,
fatt at segja [... ]»; ed. G. J6NssoN, Fornaldarsogur, vol. 4, pp. 173.
112 Ibid., cap. 37, p. 176.
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSÔGUR» 145
113
R McTuRK, «Ragnarssaga loobrôkar», in Medieval Scandinavia, pp. 519-520.
114
Ragnars saga lolfbrokar, cap. 1, ed. G. ]ôNSSON, Fornaldar sdgur, vol. l, p. 221.
115
Cf. ed. F. J6NSSON, Hauksbok. Kobenhavn, Thieles, 1892-1896, p. XCII
(testo alle pp. 458-467) e R. McTuRK, «Ragnarssaga».
116
Ragnars saga lolfbrokar, cap. 9, ed. G. ]ôNSSON, Fornaldar sdgur, vol. 1, p. 243.
117
Ibid., cap.15, p. 265.
118 Ibid, cap.15, p. 265. Per una rapida presentazione delle forme della navi
120
Ibid., cap. 5, p. 467; sulla problematica delle fonti in particolare, cf. ibid.,
pp. xcii-xciii.
121 Ragnars saga lolfbr6kar, cap. 10, ed. G. JôNSSON, Fornaldar siigur, vol. 1,
p. 256.
122
Ibid., cap. 15, p. 270: «of land».
12 3Ibid., capp. 13-14, pp. 260-263.
124
Sia Val/and sia Frakkland possono essere interpretati in modi diversi: il primo
si riferisce genericamente a qualunque area abitata da popolazioni non germaniche,
ma in particolare alla Francia (cf. R. CLEASBY, G. VrGFUSSON, An Icelandic-English
Dictionary, s.vv. Val/and, valskr); il secondo si riferisce grosso modo al nucleo dell'im-
pero carolingio (ibid., s.v. Frakkland}; abbiamo già visro corne anche ne! Norna-Gests
jdttr il termine indichi non tanto la Francia, quanto alcune regioni del!' odierna
Germania nordoccidentale (cf. supra).
125 «Loobrokar synir forv vm morg lond meo hernaoi England ok Valland ok
Frackland ok vt vm Lvmbaroi. En sva er sagt at par hafi peir framazt komio er peir
vnnv pa borg er Lvna heitir ok vm eina stvnd a::tlvov peir at fara til Romaborgar ok
vinna hana ok hefir peira hernaor fra::gstr verio vm oll norèlr kon>d af danskri tvngv».
Ragnarssona pdttr, cap. 3, ed. F. JôNSSON, Hauksb6k, p. 464.
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSOGUR» 147
126
Ragnars saga loifbr6kar capp. 16-17, ed. G. J6NssoN, Fornalda.r sogur, vol. l,
p. 274-276; Ragnarssona jdttr, cap. 3, ed. F. JoNSSON, Hauksb6k, p. 463.
127
Ragnars saga loifbrokar, cap. 18, ed. G. JôNSSON, Fornaldar sogur, vol. 1, p.
280; Ragnarssona jdttr, cap. 4, ed. F. JoNSSON, Hauksb6k, p. 465.
128
Ragnars saga loifbr6kar, cap. 10 (sure Eysteinn) e 11 (sulla vacca prodigiosa),
ed. G. JoNSSON, Fornaldar sogur, vol. 1, rispettivamei:ite pp. 242, 254. Lepisodio
della vacca prodigiosa è duplicato: infatti anche al cap p. 7-8 si parla di una città,
Hvitab;er (etimologicamente corrispondente a Whitby), difesa da due potenti vitelle
magiche (ibid., pp. 240-241).
129
Ragnarssona jdttr capp. 1-2, ed. F. JoNSSON, Hauksb6k, pp. 458-459.
l30 R. POWER, «Helga pattr l>ôrissonar», in Medieval Scandinavia, p. 280.
l3I Helga pdttr P6rissonar, cap. 1, ed. G. JoNSSON, Fornalda.r sogur, vol. 4,
p. 347.
148 LORENZO LOZZI GALLO
13 2
Ibid., cap. l, pp. 347-348.
133Cf. M. ÜLSEN, /Ettegdrd og helligdom. Norske stedsnavn sosialt og religionshisto-
risk be/yst. Bergen-Oslo-Troms0, Universitetsforlaget, 2. ed. 1978, p. 11.
134 Helga
jdttr P6rissonar, cap. 2, ed. G. ]ôNSSON, Fornaldar sogur, vol. 4, p.
351.
135
Cf. P. KRoESEN, «Qrvar-Odds saga», in Medieval Scandinavia, p. 744; cf.
anche F. FERRARI, Saga di Oddr l'arciere. Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2003,
pp. 32-44.
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSÔGUR» 149
136
Sul rapporta dei Lapponi e dei Bjarmar con questo tipo di magia c[ ].
GRANLUND, «Vindmagi», in Kulturhistorisk Leksikon for Nordisk Middela!der, vol. 20,
coll. 98-1 OO.
137 Ôrvar-Odds
saga, cap. 6, ed. R. C. BOER, «Qrvar-odds Saga». Leiden, Brill,
1888, pp. 26, 28 (versione S pp. 27, 29).
138
Ibid., cap. 7, ed. R. C. BOER, p. 34 (S p. 35). Sulla figura del "morto viveme"
cf. R. S1MEK, Dictionary ofNorthern Mythology. Cambridge, D. S. Brewer, 1993, s.v.
draugr.
139 Ôrvar-Oddssaga,
capp. 9-11, ed. R. C. BOER, pp. 36-48 (S pp. 37-51).
140
Ibid., capp. 13-32, pp. 52-112 (S pp. 53-113).
141 Queste avventure
(ibid., capp. 33-34, pp. 113-118) differiscono lievemente
nelle due redazioni M (su cui si basa l'ed. R. C. BoER) e S; nella prima infatti Ôrvar-
Oddr incontra la fede in Aquitania, nella seconda in Sicilia.
150 LORENZO LOZZI GALLO
152
Ketils saga hœngs, cap. 3, ed. G. ]ôNssoN, Forna!dar sogur, vol. 2, pp. 158-
159.
153
Verosimilmeme; isola in Halogaland (attuale Nordland).
154
Il termine indica due omofoni: angr 'dolore, dispiacere' e -angr 'baià, ricor-
rente nei toponimi norvegesi e nel composto kaupangr 'porto mercantile; città'; cf. M.
ÜLSEN, «Norge», in Stedsnavn, pp. 5-52 (in particolare pp. 36-37) e G. HoLM, De
nordiska anger-namnen (Det Norske videnskapsakademi. Skrifter. Historisk-filosofisk
Klasse, 18). Lund, Lund University Press, 1991.
155 Località nella valle di
Gudbrandsdal, a sud di Trondheim.
156
Isola davami al golfo di Stavanger.
157
Regione costiera a sud di Stavanger.
158
Oggi nell'isola di Klosrerny presso la costa del Rogaland.
159 Il termine significa genericamente
'fiume'; di norma indica - per antonoma-
sia - il fiume Gota (Gaute!fr), ma puo anche indicare il Glomme (Raume!fr); cf. J.
FruTZNER, Ordbog, s.v. e!fr.
160
«Gang h6f ek upp i Angri. / Eigraèlak pâ til Steigar. / Skâlm glamrandi skrapti.
/ Skarmtak pâ til Karmtar. / Elda munk â Jaèlri I ok at Utsteini blâsa. ! l>â munk austr
vièl Elfi, / âèlr dagr â mik skini, / ok meèl brûèlkonum beigla / ok brâtt gefin jarli».
Ketils saga hœngs, cap. 5, ed. G. JôNSSON, Fornaldar sogur, vol. 2, p. 171.
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSÔGUR» 153
161
Ibid., cap. 5, pp. 173-174.
162
Grims saga lolfinkinna, cap. l, ed. G. ]oNssoN, Fornaldar sogur, vol. 2,
p. 185.
!63 Ibid., cap. 1, p. 186.
16 4 Ibid., cap. 4, pp. 197-198.
165 K. WOLF, «Yngvars saga viof9rla», in Medieval Scandinavia, p. 740, dove si
rimanda anche per una disamina dell'ampia letteratura scientifica che tratta il testo
presente.
166 C(
H. PALSSON, P. EDWARDS, Vikings in Russia: Yngvar's saga and Eymund's
saga. Edinburgh, Edinburgh University Press, 1989, pp. 2-7.
154 LORENZO LOZZI GALLO
167
Yngvars saga viJforla, cap. 5, ed. G. JôNSSON, Fornaldar sôgur, vol. 2, p. 434.
168
Ibid., cap. 5, p. 436.
169 Ibid.,
cap. 5, p. 439.
170 Il termine girskr indica qui evidentememe la lingua di Garoariki, ma è
attestata
una interferenza con grikkskr 'greco' (cf.]. FruTZNER, Ordbog, s.vv. girzkr, grikkskr).
171 Ibid.,
cap. 5, p. 437.
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSÔGUR» 155
re Jôlfr di Eliopoli, questi gli parla in molte lingue senza riuscire a farsi
intendere, fino ache pronuncia alcune parole in girska 172.
172
Ibid., cap. 5, p. 438.
173 C. CAMPBELL, «Âns saga bogsveigis», in Medieval Scandinavia, pp. 16-17.
174 Ans saga bogsveigis
cap. 5, pp. 386-388.
l75 Ans saga bogsveigis, cap. 7, p. 402.
156 LORENZO LOZZI GALLO
4- lEVINTYRASÔGUR
dalla vicenda di Ildebrando, la saga mutua stile e toni delle saghe fia-
besche. Infatti il motore della vicenda è l' amore di Asmundr per lEsa
"la bellà', e il lieto fine naturalmente prevede il matrimonio e l'inizio
di una vita felice.
La vicenda si svolge tra Svezia, Danimarca, Germania (Saxland)
e Hunaland, ma l'unica traccia di realismo nella descrizione dei luoghi
è la citazione del «lago presso Agnaflt» 178 , cioè il Malaren 179 • Qui
Asmundr si reca a recuperare l'unica spada che puô uccidere Hildi-
brandr, e l' episodio ha un tono realistico: Asmundr si tuffa nel lago tre
volte, e ogni volta toma super riscaldarsi 180 •
Vi compare una volta anche lo stilema dell' assenza di fonti, in
quanto si omette ogni descrizione del viaggio di Voggr da Hunaland
flno al Saxland, corne inviato di Hildibrandr e del suo amico, il re
Lazinus 181 •
178
«Logurinn hjaAgnafit» (ibid., cap. l, p. 388; cap. 5, p. 394).
179
Il Malaren, che si stende a ovest di Stoccolma, è chiamato semplicemente «il
lago» (Logrinn) anche nella Ôldfs saga helga, cap. 7, ed. B. ADALBJARNARSON, Heims-
kringla, vol. II (Ïslenzk Fornrit, 27). Reykjavîk, Hio îslenzka fornritafélag, 1979, p.
8. Su questa denominazione, cf. G. FRANZÉN, «Sverige», in Stedsnavn, pp. 124-171,
in particolare p. 158.
180 Àsmundar saga kappabana, cap. 5, ed. G. ]6NSSON, Fornaldar sogur, vol. l,
pp. 383-408, p. 395.
1 81 Ibid., cap. 7, p. 397.
182 P. A. ]oRGENSEN,
«Hilfdanar saga Brgnufôstra», in Medieval Scandinavia,
pp. 260-261.
18 3 Identiflcabile - di norma - con !'Isola
di Baffin, nel nord del Canada: cf. R
SrMEK, «Elusive Elysia», p. 258.
18 4 Sul motiva flabesco della nutrice/madrina
gigantessa e le sue radici nella lette-
158 LORENZO LOZZI GALLO
reca poi in Inghilterra, passando per le isole Hlalfeyjar (non ben iden-
tificabili con un luogo storico, forse connesse con la località norvegese
di Lade, vicino a Trondheim) 185 •
Il re d'Inghilterra ha corne sua vicino (e, si suppone, sottoposto)
il re di Scarborough 186 , città importante nel periodo vichingo; dopo
aver ottenuto la mana della principessa d'Inghilterra, Halfdan toma
in Danimarca (di nuovo passando per le Hlalfeyjar) e riconquista il
proprio regno.
Nella condusione ogni residua verosimiglianza è fugata dal lieto
fine, espresso da ben tre matrimoni regali; in uno di essi figura corne
sposo felice anche Eirekr, del tutto improbabile corne re di Miklagarlfr,
cioè Costantinopoli 187 •
ratura, cf. L. LozzI GALLO: «The Giantess as Foster-mother in Old Narse Literature»,
in Scandinavian Studies (prossima pubblicazione).
185
Hd!fdanar saga Briinufastra, cap. 9, ed. G. ]ôNSSON, Fornaldar siigur, vol. 4,
p. 306.
186
Cf. E. EKWALL, The concise Oxford dictionary of English pktce-names, s.v.; cf.
anche A. H. SMITH, English pktce-name elements, vol. l, s.v. borg.
187
Ibid., cap. 17, pp. 317-318.
188
Cf. H.-P. NAUMANN, «Hilfdanar saga Eysteinssonar», in Medieval Scandina-
via, pp. 261-262.
189 Hd/fdanar
saga Eysteinssonar, cap. 11, ed. G. ]ôNSSON, Fornaldar siigur, vol.
4,p.261
190
Ibid., cap. 26, p. 283.
191
Ibid., cap. 12, p. 262. La saga, al cap. 16, pp. 269-270, descrive tre itinerari
dal Kfyfandanes alla Carelia: o per mare «corne i vichinghi» (ed è il viaggio più lungo),
o attraverso boschi e monti, o solo attraverso boschi; ma in realtà si tratta di una
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSÔGUR» 159
Questa saga (databile ca. 1300) 195 si svolge in gran parte del
nord Europa. Comincia ponendo l' azione nel Halogaland norvegese,
e tratta dell' eziologia dei nomi Halogaland e Â!jheimr. Oggetto della
narrazione sono dapprima i viaggi di Vikingr, il padre di J:>orsteinn,
per difendere il regno di Svezia aggredito da invasori provenienti da
un'India flabesca. Segue il resoconto delle avventure vichinghe nel Bal-
tico, flno a che l' eroe si stabilisce nella regione norvegese di Oppland,
da cui suo flglio J:>orsteinn sarà costretto a scappare per sfuggire ad
una faida, prima rifugiandosi nel lago Vanern, poi dandosi a sua volta
alle scorrerie vichinghe tra Mar Baltico e Mare del Nord; in seguito si
stabilisce nel distretto norvegese di Sogn.
Sono citate numerose località, più o meno identiflcabili sto-
ricamente, in Norvegia (Halogaland, Fiordi, Sogn con Framness e
Syrstrond1 96 , l'isola di Trom0y sulle coste dell'Agder occidentale) 197 ,
in Svezia (Â!jheimr, lago Vanern, Vifilsey 198, Svafi e verosimilmente
descrizione assai poco rigorosa, in cui si inserisce anche il massiccio Kj0len, che si
trova nella Norvegia centro-meridionale.
192
Ibid., cap. l, p. 247.
19
3 Ibid., cap. 2, p. 248.
194
Ibid., cap. 27, p. 285.
19 5 R. S1MEK, «Porsteins saga Vikingssonar», in Medieval Scandinavia, p. 675.
196 Porsteins saga Vikingssonar, cap. 20, ed. G. ]6NssoN, Fornaldar sogur, vol. 3,
p. 55.
197 Citata correttamente
nella Gautreks saga, cap. 3, ed. G. ]6NSSON, ibid., vol.
4, p. 12; nella descrizione della Porsteins saga Vikingssonar, cap. 8, ed. G. J6NSSON,
ibid., vol. 3, p. 20, Vikingr e i suoi uomini vi giungono da! Mar Baltico, navigando
verso nord.
198 Di quest'ultima si dice che
è più ad est di Bornholm (cap. 1), e che giace fuori
(probabilmente da intendersi corne «Sulla costa di fronte») Ullarakr (cap. 2); questa
160 LORENZO LOZZI GALLO
località è ci tata anche nella Hrôlfs saga Gautrekssonar, corne residenza della principessa
di Svezia (ed. G. J6NSSON, ibid., vol. 4, cap. 4, p. 63). Inoltre, i toponimi in -akr (al
singolare) sono considerati propri della Svezia centro-settenrrionale da G. FRANZÉN,
«Sverige» in Stedsnavn, pp. 124-171, in particolare pp. 144-145.
199
Ibid., cap. 22, p. 60. Infatti I>orsteinn e i suoi compagni vi arrivano durante
una scorreria in Svezia, e vi inconrrano Brennir, figlio di Vifill di Vifilsey e fratello di
Vikingr.
200
Tra le isole danesi di Falster e M0n, a sud dell'isola di Sja:lland.
201
Cf. Gia.fi saga helga, cap. 9, ed. B. ADALBJARNARSON, Heimskringla, vol. 2, pp.
10-11, dove si cita con questo nome la costa dell'odierna Finlandia sud-occidentale.
202
Porsteins saga Vikingssonar, cap. 24, ed. G. J6NSSON, Fornaldar siigur, vol. 3,
p. 68. Cf. http://www.orkneyjar.com/placenam es/pl-isle.htm (ultimo accesso: 19
novembre 2004).
203
Ibid., cap. 23, p. 64.
204
Ibid., cap. 3, rispettivamente pp. 6 e 8.
20 5 Ibid.,
cap. 18, p. 48.
206 O.
]. ZITZELSBERGER, «Sturlaugs saga starfsama», in Medieval Scandinavia,
pp. 614-615.
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSÔGUR>> 161
207
Forse corrispondenre a Lokk0y in Nordland.
208
Forse l'odierna Ure in Nordland.
209 Sulla frequenza
del nome vé, che rende difficoltosa un'idenriflcazione con
questa località peraltro rappresentata in modo decisamente astratto, cf. M. ÜLSEN,
/Ettegard og helligdom, p. 261.
210 Ibid., capp. 6,
11; pp. 113, 125. Il secondo avversario, Framarr, che poi diver-
rà suo amico, ha al seguito un nero (bldmaiJr), un lappone e uno svedese (ibid., cap.
12, pp. 126-128).
211 Sturlaugs saga
staifsama, cap. 17, ed. G. JôNSSON, Fornaldar sogur, vol. 3,
p. 138.
162 LORENZO LOZZI GALLO
212
Ibid., cap. 18, p. 140.
213
Ibid., cap. 19, p. 144.
214 Sull'incertezza nella collocazione di alcune regioni svedesi, e in parricolare del
216
Ibid., capp. 24-28, pp. 153-160.
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSOGUR» 163
attestato anche dalla Gongu-Hr6/fs saga, dove - nel passo che qui si cita
- si riferiscono dettagli della vita dell' eroe che non hanno riscontro nel
nostro testo: «[ ... ] Sturlaugr starfsami regnava su Ringerike in Norve-
gia. Aveva sposato Asa la bella, flglia dello jarl Eirekr. Ebbero molti
flgli [... ] il quarto si chiamava Hrôlfr. Era stato chiamato corne Hrôlfr
nejja, fratello di sangue di Sturlaugr; questi morl nel tempio in Irlan-
da, quando Sturlaugr vi ando a cercare il corno Ürarhorn» 217 • Come
si puo constatare, rispetto alla Sturlaugs saga starfsama, sono diversi
il nome del padre di Asa, il numero e i nomi dei flgli di Sturlaugr, e
inoltre la missione di Sturlaugr è ambientata in Irlanda, invece che in
Bjarmaland. La discrepanza riguardo all'ubicazione del regno di Stur-
laugr, che secondo la Sturlaugs saga si trova in Svezia, pur signiflcativa,
potrebbe essere giustiflcabile se si considera che la regione di Ringerike
si trova comunque nella Norvegia sud-orientale (a nord-ovest di Oslo),
non molto lontano dalla Svezia.
Dal punto di vista stilistico, i capp. 19-22 della Sturlaugs saga
presentano una curiosa particolarità: in questi quattro capitoli trovia-
mo ben cinque esempi dello stilema dell'assenza di fomi 218 , che non
si rinviene altrove nella saga.
F) GôNGU-HROLFS SAGA
221
Ibid., cap. 1, p. 165. l'.autore dimostra di preferire una forma di citazione più
vicina a quella "etnicà' anche per il nome degli lnglesi, deflniti englismenn anziché
englar (ibid., cap. 36, pp. 270, 271, 273, 274).
222
Il regno di Danimarca è descritto nella sua forma precedente all'unione di
Kalmar: nella penisola dello Jutland, sono citate le città di Ribe, Hedeby, Aarhus,
Viborg, Hj0rring (ne! Vendsyssel, la parte settentrionale dello Jutland), il Limfjord e
il Vendsyssel; sull'isola di Fyn, Odense, e Roskilde in Sjœ:lland; in Scania, la capitale
Lund. lnoltre si ricordano gli stretti (Lillebelt, Storbelt, 0resund) e numerose isole
tra cui Bornholm (ibid., cap. 37, p. 277-278).
223
«England er kallat gagnauoigast land afVestrlondum, pvi at par er blasinn allr
malmr, ok par fellr hveiti ok vin, ok alls konar sœ:oi ma par hafa. Eru par ok klœ:oi
gero ok marghattaoir veflr meir en i oorum stooum. Lundunaborg er par hofuostaor
ok Kantaraborg. !>ar er Skaroaborg ok Helsingjaborg, Vincestr ok margir aorir staoir
ok borgir, er hér eru eigi nefndir» («l'.inghilterra è detta la più produttiva terra d'Oc-
cidente, perché ogni metallo vi è lavorato, e vi crescono vite e avena, e ogni genere di
semente. Là vengono fatti anche vestiti e tessuti d'ogni genere più che in ogni altro
paese. La città più importante è Londra, poi Canterbury, Scarborough e Hastings,
Winchester e moite altre città e fortezze che qui non sono nominate», ibid.).
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSOGUR» 165
224
Cf. R. PowER, «Porsteins pâttr bœjarmagns», in Medieval Scandinavia, pp.
675-676.
225 Porsteins
pdttr btR.jarmagns, cap. 2, ed. G. J6NSSON, Fornaldar sogur, vol. 4, p.
322-324.
226
Ibid., cap. 3, pp. 324-325.
227 Ibid., capp. 4-11, pp. 326-341.
228 Ibid., cap. 13, ed. G. J6NssoN, Fornaldar
sogur, vol. 4, p. 343. Gnipalundr si
trova citata anche nella Volsunga saga, cap. 9, ed. G. J6NSSON, ibid., vol. 1, p. 130.
166 LORENZO LOZZI GALLO
Datata alla fine del sec. XIV (la tradizione manoscritta parte
dall'inizio del XV) 229 , la saga è quasi interamente composta da motivi
fantastici. Il testa comincia in Russia «una terra vasta e densamente
popolata che si trova tra Hunaland e Garlfariki» 230 , da dove Asmundr
ed Egill partono verso nord, per ]otunheimr, dove si imbattono nella
gigantessa Arinnefja231 .
I.:episodio dell'incontro ha una struttura a comice, in cui i tre
personaggi si raccontano le loro starie passate: la storia di Asmundr lo
porta dal natio Halogaland in Tartarid, che difende dall'invasione di
due berserkir del Blokkumannaland (Etiopia) 232 . Egill parte dal regno
di Smaland, connesso con il Gotland (un data storicamente plausibile,
infatti la regione della Smaland si estende a sud delle odierne contee
del Vastergotland e dell'Ôstergotland); combatte con i vichinghi sugli
isolotti detti Sviaskerr (sull' odierna costa svedese, tra le province di
Sodermanland e Uppland), per poi proseguire verso est, dove incontra
un nana che gli sana il moncherino che si era procurato in combatti-
mento233. La storia della gigantessa, infine, comprende un viaggio nel
regno sotterraneo di Undirheimr23 4 •
Segue un capitolo in cui si racconta corne Egill e il suo arnica Her-
rauôr diventino re di Tartarid, ed essi <mon tornarono più a nord», cioè
in Scandinavia235 . Asmundr, per conta suo, toma a regnare in Halo-
galand; dopa aver chiesto in sposa la figlia di Soddân, re di Serkland,
l' eroe muore nei pressi dell'isola danese di L~s0, nel Kattegat 236 .
229
R. SrMEK, «Egils saga einhenda ok Asmundar saga berserkjabana», in Medicva!
Scandinavia, pp. 154-155.
230 Egils saga einhenda ok Âsmundar
berserkjabana, cap. 1, ed. G. JÔNSSON,
Forna!dar sogur, vol. 3, p. 325. Sulla concezione del regno di Rûssia, cf. R. SrMEK,
«Elusive Elysia», pp. 255.
231 Egils saga einhenda ok Âsmundar
berserkjabana, cap. 5, ed. G. JôNSSON, For-
naldar sogur, vol. 3, pp. 331-332.
2 3 2 Ibid.,
capp. 6-8, pp. 334-341.
233 Ibid., capp. 9-11,
pp. 342-349.
234
Ibid., cap. 13, p. 3 51.
23 5 Ibid., cap. 18, p. 364.
236
Ibid., cap. 18, pp. 364-365.
RACCONTI DI VIAGGJO NELLE «FORNALDARSOGUR» 167
2 7
3 Ibid., capp. 7, 18; pp. 336-337, 363.
238 Ed. S. T6MASSON, B6sa saga og Herrauos. Reykjavîk, Mâl og menning, 1996,
p. 48; cf. anche ed. O. ]IRICZEK, Die B6sa-saga in zwei Fassungen. Strassburg, Trübner,
1893, pp. LV-LVI. Cf. anche H.-P. NAUMANN, «B6sa saga ok Herrauos», in Medieval
Scandinavia, p. 54.
239
Bôsa saga ok Herrauos, cap. 1, ed. G. ]6NSSON, Fornaldar sogur, vol. 3, p. 283.
24
° Cf. la menzione di N6atûn, il luogo da cui viene la madre di B6si, che è la
residenza mitica di Nji:iror e, più importante di tutti, l'episodio della maledizione di
Busla, per il quale cf. L. Lozzi GALLO, «Persistent Motifs of Cursing from Old Norse
Literature in Buslubœn», in Linguistica e Filologia, 18 (2004), pp. 119-146.
241
B6sa saga ok Herrauos, cap. 3, ed. G. J6NssoN, Fornaldar sogur, vol. 3, pp.
286-287.
242
Ibid., cap. 6, p. 296.
168 LORENZO LOZZI GALLO
637-638.
247 Soria saga sterka, capp. 2-5, ed. G. ]ôNSSON, Fornaldar siigur, vol. 3, pp. 371-
376. Cunico daro moderatamente realistico è il colore della pelle, su cui l'aurore ha
immaginato figure mostruose.
248 Sull'identifîcazione di «Svîpjôo in kalda» con Gardariki cf. Ynglinga saga, cap.
1: «[ ... ] noroan at Svartahafî gengr Svîpjôo in mikla eoa in kalda» ed. B. ADALBJAR-
NARSON, Heimskringla, p. 9.
RACCONT! DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSOGU R» 169
249
Famosa per la "Legge di Moster", uno degli episodi culminanti della cristia-
nizzazione della Norvegia.
250
Soria saga sterka, cap. 16, ed. G. ]oNSSON, Fornaldar siigu,r, vol. 3, p. 394.
2 5 1 Ibid.,
cap. 8, pp. 381-382.
252 Ibid.,
capp. 16, 18; pp. 395, 398. Da notare che, ne! primo dei due brani, il
personaggio proveniente dal Finnmark, di nome fvarr, si identifica addirittura corne
norvegese (norskr).
2 53 Ibid., cap.
4, p. 376.
254 Ibid.,
cap. 6, p. 379.
2 5 5 CE].
]ESH, «llluga saga Grîôarf6stra», in Medieval Scandinavia, pp. 322-323.
256
Illuga saga GriiJarfôstra, cap. 3, ed. G. JoNSSON, Fornaldar sô'gur, vol. 3, pp.
416-417.
170 LORENZO LOZZI GALLO
CONCLUSIONI
Tabella
sull' occorrenza di toponimi fantastici nei viaggi delle fornaldarsogu-?- 57
·- 1
~
;::,
<U Orvar-Odds saga
Ketils saga h&mgs
X
X
X
~
Grims saga Loôinkinna
Yngvars saga vi/Jjoria X X
Ans saga bogsveigis
Asmundar saga kappabana X
Hdifdanar saga Bronujôstra
Hdifdanar saga Eysteinssonar X
v Porsteins saga Vikingssonar
"
;::!
...c1
u X
:~ "'<U Sturlaugs saga starftama X
~
..D
'0
:;::
41'" Gongu-Hrôifs saga
·;:;
<U Porsteins pdttr bœjarmagns X
Ill -Sn Egils saga einhenda ok Asmundar ber- X
~ '" serkiabana
Bôsa saga ok Herrauôs X
Sorla saga sterka X
Illuga saga Grioarjôstra X
i nomi dei paesi scandinavi), dunque una simile colonna sarebbe stata inutile; per
toponimi fantastici presunti si definiscono quelli, corne Hûnaland o (H)reidgotaland,
che non è possibile localizzare con certezza, ma che hanno - o, almeno, potrebbero
avere - una base storica; per toponimi famastici sicuri, invece, quelli per i quali si puà
escludere con certezza una collocazione realistica, corne }iitunheimr o Glasisvellir.
RACCONTI DI VIAGGIO NELLE «FORNALDARSÔGU R» 173
lappa Mar
di Norvegia
toponimi di riferimento
alizzabili all'interno
racconti di viaggio nelle
l aldarsogur
(;
~.a.c·.di
r- $'
....~ ~ S :borough
{ York•
Lincoln• 1........,.
'"' ~
~ V__...,,-<1 ''\
.f'
J ~Parigi
\,
\
dall'arabo al greco, dal latino al cinese, dal francese all'inglese, solo per
citarne alcune. 1 testi in media inglese sono raramente di grande pregio
e in genere di argomento religioso corne ad esempio le otto copie del
Nuovo Testamento di Wycliffe e le tre copie del salterio di Rolle 2 •
Il manoscritto Laud Mise. 622, in cui è contenuto The Pilgrima-
f{es to the Holy Land, è stato descritto da Coxe 3 e da Gud1at-Figge4.
E di 72 pagine, in pergamena e risale al tarda XIV secolo. E nota che
nel 1638 faceva parte della collezione dell'Arcivescovo Laude che fu
donato alla Bodleian Library di Oxford il 28 giugno 1639. Contiene
complessivamente otto testi, in genere di carattere religioso. Si riporta
qui di seguito l'elenco delle opere contenute nel manoscritto cosl corne
presentato da Coxe:
The siege of Jerusalem
The vision of S. Alexius
Visions, most complimentary to Edward II.
The life of Alexander
A note of remarkable things and places seen in the pilgrimage of the
Holy Land
Scripture Histories
Fifteen rokens before the Day of Judgment, from the prophet Jere-
miah
Lamenracio Animarum
2
Cf. ibid., p. xiii.
3 Cf. H. O. Crnœ, Bodlâan Library Quarto Catalogues, II: Laudian Manuscripts,
reprinred with corrections and additions by R. W. HuNT. Oxford, Bodleian Library,
1973, p. 574.
4 Cf. G. GuDDAT-FIGGE,
Catalogue of Manuscripts Containing Middle English
Romances (Texte und Untersuchungen zur Englischen Philologie, 4). München, Fink,
1976, pp. 285-286.
UNA GUIDA DI PELLEGRINAGGIO IN MEDIO INGLESE 177
prima frase della prima pagina del manoscritto: una sorta di rimando
all'inizio del codice, in cui di fatto ora si trova la continuazione del
poema. Da cià si puà dedurre che la nuova rilegatura ha con ogni
probabilità mutato l' ordine originale dei testi e l'ipotesi più probabile è
che The Pi/grimages fosse in realtà l'ultima delle opere del manoscritto
e non la quinta e questo per almeno tre ragioni.
La prima è che la presenza di questo testa all'interno del codice
622 difficilmente puà essere dovuta a motivi contenutistici: si tratta
dell'unico testa in prosa dell'intero manoscritto e mancano signiflcati-
vi collegamenti tematici con le altre opere se si esdude forse The Siege
of ]erusalem («Lassedio di Gerusalemme»). Se invece si considerasse
l'ipotesi che questo testa fosse stato in origine !'ultimo del codice il suo
inserimento potrebbe essere interpretato corne un' aggiunta dovuta ad
una ruera questione di spazio eccedente.
La seconda è che la diversa posizione di The Pi/grimages aiute-
rebbe a rendere ragione del cattivo stato di conservazione del verso
del folio 64, altrimenti non facilmente spiegabile: si sarebbe trattato
originariamente dell'ultima pagina del manoscritto e percià di quella
che maggiormente avrebbe risentito dell'usura.
Inflne si spiegherebbe il diverso tipo di scrittura con cui è stato
vergato The Pi/grimages, più compatta e compressa rispetto a quella
di tutti gli altri testi presenti nel manoscritto: forse, il copista, conscio
di avere poco meno di un folio a disposizione, ha cercato in qualche
modo di comprimere il racconto di pellegrinaggio, salvo poi avanzare
della spazio, insufficiente, perà, per poter aggiungere ancora un nuovo
testa.
7 Cf. F. MossÉ, Manuel de !'Anglais du Moyen Âge, II. Paris, Éditions Montaigne,
1962, p. 44-45.
8 Questo passaggio, che in un primo momento caratterizzava solamente il dialetto
°
1
Cf. ibid., pp. 46-47.
11 Cf. N. FRANCOVICH ÜNESTI, L'inglese dalle origini ad oggi. Roma, NIS, 1988,
p. 94.
12 Cf. F. MossÉ, Manuel de !'Anglais du Moyen Âge, p. 112-114.
180 SIMONETTA MENGATO
mento di antico inglese /SI, corne si vede nell'ausiliare schal alla riga 36
o nella parola schyp 'nave' alla riga 149 13 .
Alle righe 54-55 si trova la frase « ... pei wente to byryin it ... »
(« ... andarono a seppellirlo ... »)da cui si puà dedurre che il pronome
di terza persona plurale soggetto è pei, tipico di tutti i dialetti Midlands
e del Nord; invece, Io stesso pronome nella funzione di complemento
ricorre corne hem, proprio del dialetto dell' area più a Sud dell'East
Midlands oltre che del dialetto meridionale 14 corne si puà notare alle
righe 80-81: «pe angel aperyd to the schepherds schewende hem ... »
(«:Cangelo apparve ai pastori, mostrando loro ... »).Il pronome di terza
persona singolare femminile ricorre sia corne sche, tipico dell'East Mid-
lands, « ... sche stey to heuene» («lei ascese al cielo»)(righe 40-41), che
corne he del West Midlands e del Sud, corne alla riga 92: «... and per
he made magnificat» («... e Il ella fece il magnificat»).
Propri dei dialetti delle Midlands sono anche l'utilizzo della
forma arn per l'indicativo presente plurale del verbo essere (alla prima
riga: «pese am pe pylgrimags of pe holy lond») e la forma wente corne
preterito del verbo go 'andare' (corne si legge nelle già citate righe 54-
55: «pei wente to byryin it»).
Da un punto di vista sintattico il testo è principalmente basato
su coordinazione introdotta da and ma soprattutto giustapposizione,
tipica delle guide di pellegrinaggio: il ritmo cosl creato da questa
peculiare struttura sintattica ricorda proprio le stazioni di ogni singolo
luogo santo:
Also in pe sepulcre of ure lord also per he aperyd to marye mandelyn
in pe lychenesse of a gardnir in pe day of hys up rysyng also in pe
chape! of ure lady per is a pyller ... (righe 8-11)
(«anche ne! sepolcro di nostro Signore, anche Il egli apparve a Maria
Maddalena nelle sembianze di un giardiniere ne! giorno della Sua
resurrezione, anche nella cappella di nostra Signora c'è una colonna
... »).
Also per seyn jon pe wangeliyst song a masse before ure lady also per
ure lady dyed (righe 58-60)
(«anche in quel luogo san Giovanni Evangelista disse messa di fronte
a nostra Signora, anche Il nostra Signora morl»).
18
Cf. ibid., pp. 2235-6.
184 SIMONETTA MENGATO
19
J. BREFELD, «An Account of a Pilgrimage to Jerusalem», in Zeitschrift des Deut-
schen Palastina-Vereins, 101 (1985), pp. 134-155.
UNA GUIDA DI PELLEGRINAGGIO IN MEDIO INGLESE 185
2
° Cf. ibid., p. 135.
ANDREA MEREGALLI
1
Sull' opera in generale e le questioni legate alla sua composizione si vedano
R. Rë>HRICHT, H. MEISNER, «Ein niederrheinischer Bericht über den Orient», in
Zeitschrift for deutsche Philologie, 19 (1887), pp. 1-86; A. D. VON DEN BRINCKEN,
«Niederrheinischer Orientbc:richt», in Die deutsche Literatur des Mittelalters. Verfas-
sc:rlexikon, 2. vollig neu bearb. Aufl., hg. von K. RuH et al. VI. Berlin-New York, de
Gruyter, 1987, coll. 998-1000; Europaische Reiseberichte des spaten Mittelalters. Eine
analytische Bibliographie, hg. von W PARAVICINI, I: Deutsche Reiseberichte, bearb.
von Chr. HALM. 2. Aufl. Frankfort a.M. u.a., Lang, 2001, pp. 44-45, con ulteriore
bibliografia.
2
K. MENNE, Deutsche und niederlandische Handschriften (Mitteilungen aus dem
Stadtarchiv von Ko ln. Sonderreihe: Die Handschriften des Archivs, 10, 1). Ko ln,
Neubner, 1937, pp. 383-384.
3 H. A. H1LGERS, «Das Kolner Fragment von Konrads Trojanerkrieg>>, in Amster-
4 R.
RôHRJCHT, H. MEISNER, «Ein niederrheinischer Bericht»; il testa è aile pp.
8-86. Una precedente edizione, anch'essa basata sui solo codice A e non priva di
errori, era comparsa nel 1862: L. ENNEN, «Der Orient. Ein Bericht vom Niederrhein
aus dem Ende des 14. Jahrh.», in Orient und Occident, 1 (1862), pp. 449-480 e 627-
646. Qui, pero, il testa si interrompe al f 58v, r. 13 del codice, tralasciando proprio
la sezione conclusiva, oggetto principale del presente lavoro.
5 H. A. HrLGERS, «Das Kolner
Fragment», p. 134 e p. 178 n. 37, il quale, pero,
cita fra gli esempi di lezioni sbagliate in A il termine vesten, che in realtà è un errore di
trascrizione commesso da Rohricht e Meisner, mentre il manoscritto in questo punto
presenta correttamente oesten (f. 22r, r. 14) e non necessita di emendamenti.
6
Peri codici i riferimenti sono al foglio, seguito, dopo la virgola, da! numero dei
righi; per l'edizione alla pagina e al numero dei righi. Nella trascrizione ci si è attenuti
il più possibile alla lettera dei manoscritti, aggiungendo una punteggiatura essenziale
per favorire la comprensione, normalizzando l'uso delle maiuscole e sciogliendo le
abbreviature. Fra parentesi quadre sono poste le rare integrazioni.
GU ANIMAL! NEL «NIEDERRHEINISCHER ORIENTBERICHT» 189
7 Le altre
due occorrenze della formula di apertura delle sezioni si trovano a B
146v,28-147r,3, A 58v, 14-18 = RM 64,21-24 e B 150v, 22-24, A 62v,25-63r, 1
= RM 70, 23-25 (quest'ultima è citata più avanti). Ne! codice B si legge una frase
simile anche al f. 155r, 6-7, ne! passaggio dall'elenco dei quadrupedi al paragrafo
sulla caccia, ma in questo caso non c' è accorda fra i due codici, per cui è preferibile
non tenerne conto.
8
La suddivisione del testo qui proposta concorda con quella di R. ]ANDESEK, Das
fremde China. Berichte europaischer Reisender des spaten Mittelalters und der frühen
Neuzeit. Pfaffenweiler, Centaurus, 1992, pp. 94-96. La formula qui citata sembra
riassumere il contenuto di una sezione precedente prima di introdurre la successiva
e questo ha fatto supporre ai primi editori che !'opera presentasse originariamente
una parte iniziale specificamente dedicata alla Terra Santa (R. RoHRICHT, H. Mms-
NER, «Ein niederrheinischer Bericht», p. 1), un'ipotesi non ripresa, perô, da studiosi
successivi. Jandesek intende !'incipit tramandato dai codici corne "lm folgenden sind
beschrieben ... ", osservando che la Terra Santa preannunciata manca poi, di fatto,
nella narrazione. Questa interpretazione sembra, perô, smentita dalle aitre occorrenze
della formula, in cui il riferimento alla parte precedente è certo; pertanto, in mancan-
za di ulteriori elementi e più approfondite indagini, non pare di poter esdudere del
tutto l'ipotesi dei primi editori.
9 Umportanza
dell'opera quale documenta storico proprio sotto quest'ultimo
punto di vista è sottolineata in A. D. VON DEN BRINCKEN, Die Nationes christiano-
rum orientalium im Verstandnis der lateinischen Historiographie von der Mitte des 12.
bis in die zweite Hii(fte des 14. jahrhunderts. Koln-Wien, Bohlau, 1973, passim.
10
Si segue la distinzione in «Pilgerführer», «ltinerare» e «literarische Reiseberi-
chte» formulata da G. WoLF, «Die deurschsprachigen Reiseberichte des Spatmittelal-
ters», in Der Reisebericht. Die Entwicklung einer Gattung in der deutschen Literatur, hg.
von P.]. BRENNER. Frankfort, Suhrkamp, 1989, pp. 81-116, qui pp. 87-89.
190 ANDREA MEREGALLI
11 Chr. HrPPLER, Die Râse nach Jerusalem. Untersuchungen zu den Quellen, zum
Inhalt und zur literarischen Struktur der Pi/gerberichte des Spatmittelalters. Frankfort a.
M. u. a., Lang, 1987, pp. 115-117; G. WoLF, «Die deutschsprachigen Reiseberichte»,
pp. 86-87.
12 R. RôHRICHT, H. MEISNER, «Ein niederrheinischer Bericht», p. 4; A. D. VON
sebeschreibungen der Zeit von 1285-1500. Frankfort a. M. u. a., Lang, 1982, pp.
GLI ANIMAL! NEL «NIEDERRHEIN!SCHER ORIENTBERICHT» 191
Per questi animali, evidentemen te, all' autore non interessa ripe-
tere caratteristiche che considera ben note. L'unica notizia che ritiene
opportuno fornire a proposito dell' aquila riguarda una sfera non stret-
tamente legata alle sue nature, bensl a un dato sociale o di costume.
Gli elementi finora rilevati evidenziano corne questa porzione di
testo meriti un esame più approfondit o, per individuare la principale
sfera di interesse su cui l' anonimo autore si concentra nella composi-
zione dell' opera e il possibile intento che egli si propone di perseguire.
A tal fine è opportuno osservare con maggior attenzione la struttura
dei singoli paragrafi. A titolo esemplificativo si consideri quello sul
pappagallo, piuttosto ricco di dettagli:
19 R. RéiHRICHT,
H. MErSNER, «Ein niederrheinischer Bericht», pp. 3-4 e 5-6 n.
8, parlano di "naturgeschichte des orients".
194 ANDREA MEREGALLI
Eyn papagay is eyn clein vogel vnd hait groen vederen vnd en hait
geynnen langen vloch. De leret wal alle sprachen bynnen eyme iair,
ee eme wasse eyn rait rinck vmb den haltz, vnd ais eme der rinck
west, so en kan hie neit geleren sprechen. V nd is eyn cranck vogel vp
den beynnen also dat it neit en kan geklymmen myt den voissen it
en behelpe eme myt dem snauel. Vnd de zeint de lude zam in eren
husen vnd vercouffent de myt groissen houffen; wan sy iunck [sint],
so geuent sy eynnen vur zwein venedier. Vnd wanne sy wilde sint, so
zeint sy iungen by dem wasser, des en konnen sy nochtan neit wal
gelyden. V nd ouch en konnen sy neit wal verre gevlegen. (B 156v,
12-21; A 68v, 4-10 = RM 79, 22-28)
vi scorge un certo gusto estetico da parte dell' aurore nell' osservazione del mondo
animale e vegetale.
21
La frase in questione è tramandata solo in B.
GLI ANIMAL! NEL «NIEDERRHEINISCHER ORIENTBERICHT» 195
22
In generale cf. A. EscH, «Anschauung und Begriff. Die Bewaltigung fremder
Wirklichkeit durch den Vergleich in Reiseberichten des spaten Mittelalters», in
Historische Zeitschrift, 253 (1991), pp. 281-312. Luso di questo procedimento ne!
Niederrheinischer Orientbericht perla presentazione delle religioni d'Oriente è sotto-
lineato da R. ]ANDESEK, Dasfremde China, p. 105.
23 Giraffa.
196 ANDREA MEREGALLI
Antilope X X X
Tigre X X
Salamandra X X X
Onagro X X X
Ariete selvatico X X X
Belech X X X
Giratta X X X
Butalo X X X
Elefante X X X X
Drago X X X
Cammello X X X X
Dromedario X X X
Gatto selvatico X X X
Coccodrillo X X X X
Cavalli X X X X
Ovini X X
Caniz4 X X X X
Aquila X X X
Struzzo X X X X
Pellicano X X
Fenicottero X X
Coturnice X X X X
Francolino X X X X
Pappagallo X X X X
Fenice X X
Caradrio X X
Uccelli domestici X
Uccelli europei X
Martin pescatore X X X
Uccelli rapaci X X X
Totale su 34 30 18 23 29
Come era facilmente intuibile, l' area più frequenteme nte presente
è quella dell' aspetto flsico, seguita, a breve distanza, dall' osservazione
dei rapporti con il monda umano sotto diverse forme. Limportanz a
di quest'ultima sfera tematica trova conferma anche a livello "quanti-
tativo" nella percentuale, pur approssimativa, ricavata dal computa dei
vari riferimenti in altri passi, in particolare quando si tratta della caccia; si è pertanto
ritenuto opportuno considerarlo separatamente.
GLI ANIMALI NEL «NIEDERRHEINISCHER ORIENTBERICHT» 197
righi dei codici dedicati a questo tema all'interno della sezione presa in
esame: 45,7% in B, 46,5% in A. I pochi animali esclusi sono il leone,
di cui di fatto si menziona solo la nobiltà, l'unicorno, il pellicano e il
fenicottero; per quanto riguarda, invece, ovini e uccelli domestici, il
loro uso da parte dell'uomo, benché non esplicitamente sottolineato,
si puo ritenere ben noto a qualsiasi lettore. Non mancano, invece,
animali fantastici, corne la fenice, di cui si è già citata la notizia sulle
penne, o il caradrio, con le note proprietà terapeutiche, e il drago, di
cui si <lice che è velenoso e che le sue tracce sono visibili sulla sabbia
nei deserti. Una distinzione fra creature reali e fantastiche, del resto,
puo essere operata solo dal lettore moderno e non è pertinente allo
studio dell'immagine dell'Oriente che il resoconto poteva trasmettere
ai contemporanei25.
Dati l'interesse e Io spazio tributati alla sfera dei rapporti fra
mondo umano e mondo animale, essa merita un' osservazione più
approfondita, al flne di evidenziare gli aspetti di volta in volta rilevati.
Nel complesso, le notizie si possono riassumere nella tabella seguente,
ordinata in base al numero di occorrenze. Naturalmente le informa-
zioni prese in considerazione per ogni animale possono trovarsi, oltre
che nel paragrafo ad esso speciflcamente dedicato, anche in altri brani
in cui vi si faccia riferimento; per esempio !' elefante è menzionato
corne animale impiegato per la caccia durante la descrizione del gatto
selvatico 26 •
25 Fra
i moiti studiosi di letteratura odeporica medievale che sottolineano questo
aspetto, si veda, ad esempio, F. HASSAUER, «Volkssprachliche Reiseliteratur: Faszina-
tion des Reisens und raumlicher ordo», in Grundrif5 der romanischen Literaturen des
Mittelalters, hg. von H. R. ]Auss, E. KôHLER, Bd. 11,l La littérature historiographique
des origines à 1500. Partie historique, directeurs H. U. GuMBRECHT, U. LINK-HEER,
P. M. SPANGENBERG. Heidelberg, Winrer, 1986, pp. 259-283, qui pp. 263-270.
In particolare sui mondo animale cf. anche K. GRUBMÜLLER, «Ûberlegungen zum
Wahrheitsanspruc h des Physiologus im Mittelalter», in Frühmittelalterliche Studien,
12 (1978), pp. 160-177.
26 Sigle utilizzate
nella tabella: An antilope - Aq aquila - Ar ariete selvatico - Be
belech - Bu bufalo - Ca cani - Cm cammello - Co coccodrillo - Cr caradrio - Ct
coturnice - Cv cavalli - Dm dromedario - Dr drago - El elefante - Fe fenice - Fr
francolino - Ga gatto selvatico - Ci giraffa - Lp leopardo - Mp martin pescatore
- On onagro - Pg pappagallo - Pn pantera - Sa salamandra - St struzzo - Tg tigre
- Ue uccelli europei - Un unicorno - Ur uccelli rapaci. La sigla B in apice indica che
la notizia in questione è riportata solo ne! codice B.
198 ANDREA MEREGALLI
Come si puo osservare, 1' ambito più spesso toccata riguarda una
dimensione per certi versi conflittuale: in ben 14 casi si parla della
cattura o dell'uccisione dell'animale. Una delle ragioni èche esso puà
costituire una fonte di pericolo. Vengono infatti definiti pericolosi la
pantera, la tigre, il drago, il gatto selvatico, il coccodrillo e perfino il
cammello quando non è domestico. Questo dato è confermato dal
confronta fra la prima e la quinta riga della tabella: per quasi tutti gli
animali che sono fonte di pericolo o danno si indicano tecniche di
cattura o uccisione. Talvolta essi sono, invece, allontanati attraverso
particolari stratagemmi, corne si legge nel tradizionale racconto sulla
cattura dei cuccioli di tigre e sulla loro sostituzione con specchi per
ingannare i genitori e indurli cosl a lasciare una regione. Del drago
si dice solo che, q uando lo si trova morto, viene decapitato e il suo
corpo è seppellito senza testa, anche se i due testimoni divergono nel
riportare i dettagli:
Mer in der woistenien da spurt man sy wale da sy myt dem zale durch
den sant hant getzogen. Vnd it snyt vssermaissen vergiftich, vnd wan
man erer eynnen doit vint, deym sleit man dat houft aue vnd greft
den rumpt. (B 153v, 7-10)
Sij sint vergiftich, ind wan eynre wirt geuancgen, deme sleit man sijn
houft af ind greyft den rump. (A 65v, 14-16 = RJvl 75, 1-2)
fatto, cui già si è accennato, che alla flne della descrizione del primo
gruppo di animali, i quadrupedi, segue un intero passa dedicato a
questo tema. Lattenzione si sofferma su due fasi caratterizzate dall'im-
piego di due diversi animali: nella prima i cani, nella seconda i leopar-
di, in realtà ghepardi, di cui si ricorda, fra l' altro, la consucta notizia
che rinunciano a catturare una preda se non riescono ad afferrarla
in tre salti. Per la caccia al gatto selvatico si illustra l'impiego di cani
ed elefanti unitamente alle reti. Altri animali che sono catturati con
trappole sono le antilopi, ma pure, fra gli uccelli, il francolino. Anche
il paragrafo conclusivo della sezione sui volatili, dedicato ai rapaci,
offre soprattutto dettagli sul loro uso nell'uccellagione, sorvolando
sull' aspetto flsico, mentre ci si sofferma sull' allevamento.
Data il ruolo della caccia a livello sociale, non mancano riferi-
menti ad essa in passi precedenti del resoconto, in cui l' attenzione è
concentrata sulla popolazione e sui suai usi e costumi. In tal modo la
sezione conclusiva, che per certi versi potrebbe apparire autonoma,
viene a riallacciarsi al resta dell' opera. Tale nesso è tanto rilevante nel-
1' economia del testa da essere esplicitamente sottolineato nel paragrafo
sui rapaci, in una frase conservata solo in B, poiché A tramanda una
versione fortemente abbreviata di queste righe:
V nd neman en mach vp ail en steden noch reueren beissen want de
aren en laissent de valcken neit wal in der lucht vlegen, yrre en sy
alze vil zo samen ais hie vur geschreuen steit van dem Soldane. (B
157v, 1-3) 27
Il riferimento è a un ampio passa dedicato all'attività venatoria
del sultano, in cui vengono descritte le tecniche di cattura di differenti
specie animali. In particolare si rinvia al brano sull'uccellagione con
l'impiego di una grande quantità di falconi:
Vnd wanne der Soldain wolde sein vlegen de valcken da de bouen
waessent, dat dede hie des morgens vroy; so reit der Soldain vp eyn
ende myt synen besten valcken vnd de andere vursten, heren reden
myt eren valcken war sy wolden. Wan man dan de valcken vlegen
leis, so en kunde neman gehoren vur schreien der velckener. (B 135v,
7-12; A 45v, 2-7 = RM 44, 19-24)
Vari sono gli echi che si possono rinvenire in altri passi. Poco
27 In A si legge
solo: «lnd nyeman en kan mit valken gebeyssen vur den aeren vp
deme wasser, der valken en were dan zu male veb (69r, 16-18 = RM 80, 26-27).
200 ANDREA MEREGALLI
dopo, sempre a proposito della caccia del sultano, si trova una scena
dedicata all' onagro o asino selvatico:
Vnd wan dat dan was gedain, so iagede der Soldain wilde esel. De
bleuen stain vur den hunden ais eyn swin vnd sprungen ouer de
hunde vnd ouer de pande, vnd was altze lustlich. (B 136r, 1-4; A 46r,
1-4 = RM 45, 10-12)
28
G. ÜRTALLI, ,,GJi animali nella vita quotidiana dell'alto medioevo: termini di
un rapporta», in L'uomo di fronte al mondo animale nell'alto medioevo. 7-13 aprile
1983 (Settimane di studio del Centro italiano di studi sull'alto Medioe\"o, XXXI).
Spoleto, presso la sede del Centro, 1985, pp. 1389-1443, qui p. 1396.
GLI ANIMAL! NEL «NIEDERRHEINISCHER ORIENTBERICHT» 201
Fra gli svaghi offerti alla stessa corte, vi sono anche le esibizioni
di animali ammaestrati, che danno prova delle loro abilità per intrat-
tenere gli spettatori:
Ind dar neist quamen dan Jude myt aile den wonderlichen seltzen
deren de vp der erden sint, vnd de daden ouch dan ere kunst ais sy
ere meistere hadden geleirt. (B 133r, 6-9; A 42r, 12-15 = RM 39,
35-40,2)
Il brano sull' elefante contiene un passo che puo essere addotto
proprio a illustrazione di queste abilità, venendo cosl a precisare il
riferimento generico ora citato:
Ind it wirt also zam; wanne eme sin meister pyft, so dantzet it, vnd so
wanne hei spricht dat it de Jude heisch wilkome sin, so nyget it den
luden myt dem houfde, vnd wan sin meister spricht dat it sterne, so
velt it dar neder, vnd wanne hie spricht dat it weder vp ste van dem
dode, so steit it vp. (B 153r, 1-6; A 65r, 7-12 = RM 73, 26 - 74, 4)
Vort pert in dem lande van ouer mer, de en sint neit graisser dan ais
van xij gulden off van seiszenen, de sint alze starck vnd vrame ind
snel, mer de graisse ras koment vss Hyspanien vnd van Venedien,
vort koment dar ander pert, de en sint ouch neit graisser dan van
seiszein gulden, de kumment van Indien vnd sint alze dure vnd sint
alze snel. (B 154v, 18-23; A 66v, 14-18 = RM 76, 22-25)
derrheinischer Bericht», p. 86 n. 6.
GLI ANIMAL! NEL «NIEDERRHE!NISCHER ORIENTBER!CHT» 205
letti italiani sono intensi. Nel 1230, in seguito all' apertura della strada
del Gottardo, i viaggi tra la Germania centro-meridionale e la pianura
Padana diventano più frequenti. Il passa del Brennero risulta frequen-
tato soprattutto da mercanti e da pellegrini provenienti in gran parte
dalla Germania e dalla Svizzera, che si recano a Venezia e da qui spesso
partono verso altri paesi. ln seguito la via del Brennero viene utilizzata
anche da viaggiatori provenienti da Milano e diretti in Germania: dal
Brennero si dirama infatti la via di comunicazione che porta ai paesi
del Reno centrale e da 11 alle Fiandre 1 •
2. 1 testi analizzati a livello di confronta sono la Beschreibung
einer Seereise von Venedig nach Beirut im jahre 1434 (= Seereise) e Ein
Pilgerbüchlein. Reise nach ]erusalem von 1444 (=PB), entrambi scritti
in Frühneuhochdeutsch, in particolare in Oberdeutsch, con caratteri di
bavarese la Seereise e di svevo orientale - alemanno il PB.
La Seereise è un diario di viaggio di mercanti. Il testa è conservato
nel ms. Arundel 6, British Library, Londra, cartaceo in folio, dovuto
a una sala mano e scritto nel XV sec. a due colonne. Il ms. è stato
donato al British Museum da Henry Howard di Norfolk. L'ultima
frase del testa, scritta in latino, permette di datare la redazione scritta
della Seereise: «Finitum et completum per me Johannem schumann de
lutzenburg anno domini millesimo quadrigentesimo sexagesimo feria
seconda post exaltationis sancte crucis». Seconda D. Huschenbett, J.
Schumann ne sarebbe stato l' autore.
L'opera è stata pubblicata nel 1881 da Ernst Henrici in «Zeitschrift
für deutsches Alterthum und deutsche Literatur», 25, pp. 59-70, col
titolo Beschreibung einer Seereise von Venedig nach Beirut im ]ahre 1434
con un breve commenta di K. E. H. Krause (ibid., 182-188)2.
1
C. MILAN!, «Contatti di lingue: Frühneuhochdeutsch e italiano. Integrazione
di sintagmi verbali», in Annali dell'Istituto di Lingue e Letterature gerrnaniche, 1975,
Università di Parma, pp. 237-252; EAD., «lntegrazione di sintagmi italiani in itinerari
di viaggi tradotti in Frühneuhochdeutsch», in Atti del Sodalizio Glottologico Milanese,
32 (1990-1991), pp. 169-177; EAD., «Da Venezia al Vicino Oriente: veneziano e
lingua franca in diari di viaggio in Frühneuhochdeutsch», in Processi di convergenza
e differenziazione nelle lingue dell'Europa medievale e moderna, a cura di F. Fusco, V.
ÜRIOLES, A. PARMEGGIANI. Udine, Forum, 2000, pp. 353-374; C. MILAN!, I. BRAND-
MAIR, «Viaggi di pellegrini e di mercanti in cronache del Frühneuhochdeutsch», in
Tipologia dei testi e tecniche espressive, a cura di G. GoBBER, C. MILAN!. Milano, Vita
e Pensiero, 2002, pp. 77-93.
2 Cf. C. MILAN!, «l dialetti e il mare in un testo del 1434», in l dialetti e il mare.
LA «P!LGERREISE» 209
6 Cf.
C. M1LANI, «Da Venezia al Vicino Oriente», pp. 353-374; EAD., «Un viaggio
di mercanti tedeschi del 1434», in Tipologia dei testi e tecniche esprcssive, a cura di G.
GoBBER, C. MILAN!. Milano, Vitae Pensiero, 2002, pp. 77-84; I. BRANDMAIR, «Un
viaggio di pellegrini del 1444», ibid., pp. 85-93; C. MILAN!, «Incontri di lingue: il
Pilgerbüchlein del 1444», in Atti del Sodalizio Glottologico Milanese, 41-42 (2000-
2001), pp. 81-96.
LA «PILGERREISE» 211
mit gots hulf ober mere zcu faren» ha inizio a Darmstait (= Darm-
stadt)7.
Strutturalmente il testo puà essere suddiviso in quattro parti: a)
percorso da Darmstadt a Venezia; b) percorso da Venezia ai Luoghi
Santi; c) visita dei Luoghi Santi; d) ritorno. Le modalità enunciative e
descrittive sono diverse nelle quattro parti, corne si osserverà progres-
sivamente.
Il viaggio di andata ha luogo nel 1433, il ritorno si svolge nel
14348 • In questi anni, corne dice il testa, Darmstadt fa parte della
contea di Katzenelnbogen. Essa nel 1479 passerà ai langravi di Assia9 •
Il percorso si svolge attraverso il Württemberg, la Baviera, il Tiro-
lo, il Südtirol, la Repubblica di Venezia. Alcune città sono Reichsstadte,
cioè città imperiali (RS). Giunta al Brennero, il gruppo prende la
strada del Brennero, proseguendo poi per la strada d'Alemagna (ora
strada statale 51). Questa si diparte dalla Sella di Dobbiaco (Toblach)
e, attraverso la Val di Landro, l'Ampezzano (Heyden) e la Valle del
Piave, va a sboccare nella pianura veneta a Conegliano (Konglonn o
Congelon). Tale strada fln dal Medioevo ebbe notevole importanza nei
trafflci tra Venezia e la Germania 10 •
7
C. MILAN!, «li percorso dalla Germania a Venezia in diari di viaggio del Früh-
neuhochdeursch», in Studi in memoria di G. C. Mastrelli Anzilotti. Firenze, Istituto
di Studi per !'Alto Adige, 2001, pp. 307-315.
8
Per gli aspetti di Frühneuhochdeutsch del testo si rimanda a H. MosER, H.
STOPP, Grammatik des Frühneuhochdeutschen, 3 vol!. Heidelberg, Winter, 1970,
1973, 1978; R. BENTZINGER, R. BocK, H. LANGNER, Frühneuhochdeutsch, in
Geschichte der deutschen Sprache, erarbeitet unter der Leitung rnn W SCHMIDT.
Berlin, Volk und Wissen, 1970, pp. 281 ss.; H. EGGERS, Deutsche Sprachgeschichte,
II. Reinbek bei Hamburg, Rowohlt, 1992, pp. 7 ss.; v. anche Frühneuhochdeutsche
Grammatik, hg. von O. RErCHMANN, K. P. WEGERA. Tübingen, Niemeyer, 1993.
Per gli aspetti di francone-renano cf H. MosER , H. STOPP, Grammatik, passim; G.
DoLFINI, Grammatica del medio alto tedesco. Milano, Mursia, 1967, pp. 107 ss.; H.
PAUL, Mittelhochdeutsche Grammatik, 20. Auflage von H. MOSER, I. ScHROBLER.
Tübingen, Niemeyer, 1969, passim; H. DE BooR, R. WrsNIEWSKI, Mittelhochdeutsche
Grammatik. Berlin-New York, de Gruyrer, 1978, pp. 138 ss. e Frühneuhochdeutsche
Grammatik, passim.
9 Cf. W
GLASSING, R. MÜLLER, Darmstadt. Oldenburg, Stalling, 1913. Si vedano
anche Enciclopedia ltaliana (=El), V. Roma 1949, p. 3 (a cura di E. LOEVINSON) ed
El, XII. Roma 1950, p. 388.
10 G. Koss, Namenfarschung.
Eine Einführung in die Onomastik. Tübingen, Nie-
meyer, 1990, pp. 89 ss.; C. BoccA, M. CENTINI, Le vie della fede attraverso le Alpi.
212 CELEST!NA MILAN!
Ivrea, Priuli Verlucca, 1994, passim; G. CONTA, «Vie di pellegrinaggio ne! medioevo
in area alpina», in Die Erschliejlung des A/penraums for den Verkehr - L'apertura dell'area
alpina al traffico. Historikertagung in Irsee - Convegno storico a Irsee 13-15/IX//1993.
Bozen, Athesia, 1996, p. 168; ID., «Rethicae Alpes. Elementi di cartografia storica»,
in Prospettive di geografia culturale, a cura di G. ANDREOTTI. Trento, La Grafica, 1997,
p. 103. Sul problema delle comunicazioni tra Germania e Trentino-Veneto cf. G. M.
VARANINI, «Itinerari commerciali secondari nel Trentino basso medievale», in Die
Erschliefung cit., pp. 101 ss.; F. H. VON HYE, «Mittelalrerliche Sekundarverbindun-
gen und Gebirgsübergange in Tiro!», ibid., pp. 129 ss.; ID., «Das Verhalmis Stade und
Scrille in Tiro! von dem Anfangen bis in die frühe Neuzeit», ibid., pp. 197 ss.
11
-stait per -stat (=-stadt) puà essere un fatto grafico o un aspetto dialettale. Ne!
mat. è comune la forma stat, cf. M. LEXER, A1ittelhochdeutsches Handwiirterbuch, II.
Leipzig, Hirzel, 1876, col. 1144. Sulle formazioni in -stadt cf. A. BACH, Deutsche
Namenkunde, II. Heidelberg, Winter, 1954, pp. 344 ss.
12
LAmpezzano segue le vicende del Cadore che ne! 1420 col patriarcato friulano
entra a far parte della Repubblica di Venezia, conservando un' esteriore autonomia,
privilegi e diritti di lunga data, causa di lirigi interni. La comunità di Ampezzo fu
conquistata dall' esercito degli imperiali nel 1509 e ne! 1515 si dichiarà per Massimi-
liano che la incorporà nel Tirolo (Cf. V MAJONI, Cortina d'Ampezzo nella sua parlata,
Forll, Tip. Valbonesi, 1929). C. Battisti rileva che Heiden, denominazione tedesca
di Ampezzo, era già usato dalla Cancelleria di Val Badia nel 1410 e 1433, cf. heide
'brughierà + -n del dativo/locativo. Cf. C. BATTISTI, I nomi locali della comunità di
Cortina d'Ampezzo. Firenze, Rinascimento del libro, 1947, p. 118.
13 Nel 1866 Ceneda
e Serravalle costituiscono il comune di Vittorio Veneto, cf.
Guida d'Italia del T.C.I. Le tre Venezie, III. Milano, TCI, 1925, Com'è noto, Serra-
valle, di fondazione romana ( Castrum Cenetense), passa dalla famiglia Da Camino a
Venezia ne! 1337.
LA «PILGERREISE» 213
14 Cf. C. BATTISTI, Popoli e lingue nell'Alto Adige. Firenze, Bemporad, 1931; Io.,
Storia linguistica e nazionale delle valli dolomitiche atesine. Firenze, Rinascimento del
libro, 1941, passim; Io., «La penetrazione tedesca nell'Alto Adige», in Archivio per
!'Alto Adige, 50 (1956), pp. 4 ss.; A. STELLA, Politica ed economia ne! territorio trcntino-
tirolese dal XIII al XVII secolo. Padova, Antenore, 1958, passim.
214 CELESTINA MILANI
15
Cf. C. MILAN!, dl percorso dalla Germania», pp. 307 ss.
16
Cf. D. S1LVESTRI, «Testualità e testi arcaici», in Del testo. Seminario interdisci-
plinare sulla costituzione del testo. Napoli, Istituto Univ. Orientale, 1979, pp. 1-17;
R. A. DE BEAUGRANDE, W. DRESSLER, Introduzione alla linguistica testuale. Bologna,
Il Mulino, 1994, passim; C. MILAN!, «Tipologie testuali e scelte lessicali», in Atti del
Convegno della SIG Lessicologia e lessicografia (Chieti-Pescara 12-14 ottobre 1995).
Roma, Il Calamo, 1997, pp. 53-112; H. VATER, Einführung in die Textlinguistik. 2.
Aufl., München, Fink, 1994, passim.
LA «PILGERREISE» 215
Tuttavia non tutti questi elementi sono presenti nei vari diari.
In essi talvolta si riscontrano cenni a personaggi storici, a cariche
amministrative e politiche; si rilevano menzioni di luoghi legati alla
storia passata, ancora viva nella tradizione presente. Ho cercato di
cogliere questi elementi per chiarire il rapporto fra viaggiatori/pellegri-
ni e la realtà socio-politica del luogo visitato e del momento vissuto.
Di questo tipo sono la PGK e il PB.
Il diatesto dei diari di mercanti è un po' diverso. Le parti sono:
il viaggio e le soste
i momenti commerciali
le visite: località e paesaggi, edifici, monumenti.
Item sahen wir in dem selben cloister die heilge stait, ais der engel zu
Moyses sprach: ,Thu dyn schuwe uB, du sait gene uf den berg, got wil
mit dir ridden', da erscheyne eme der engel durch eyn hecke.
369. 4 ss. Item foren wir uff montag nach Reminiscere [22 Jebr.J
uB in der porten Fischardo vnd qwamen uff mittwochen nehist [24
febr.J zu abent in eyn porte vnder eym sloB vnder eym stetgyn, die
heiBent Bargen.
Item foren wir uff den selben mittwochen, sant Mathias tag, zu nacht
zu Bargen ufs noch Reminiscere vnd qwamen uff dornstag [25 febr.]
nehist darnach tzitlich ghene Koruoe.
La terza tipologia è evidente nello spazio attorno al Sant Katheri-
nen cloister (354.19 ss.- 356.20), nel percorso da Betlemme a Bethpha-
ghe (358.15-365.14), da Kan Demort (Khan Murad) presso Beirut ad
Abruthi (Beirut), cf. 366.29-367.20.
Questa tipologia è caratterizzata da assenza di date. Le frasi in
genere sono introdotte da Item qwamen wir / Item sahen wir (molto
frequente), a cui segue una descrizione dei luoghi osservati con rapido
scorcio o con vari particolari. Qualche esempio:
357. 13 ss. Item ais wir gaiBen, da sahen wir die heilge staet, da Vnser
lieber herr geboren wart.
Item sahen wir die heilg staet, da vnser herr in der krippen lagt (sic).
Item sahen wir die heilge staet, da die heilgen dry konige yre konig-
liche cleider anthaden, da sie verwar sahen, das vnser lieber herr da
geborn was, ais sie eme daz opper brengen wolten.
Item sahen wyr die staet, da die heilgen dry konige vunser lieben
herren das opper brachten.
Item sahen wir die helg staet, da sant Jeronimus die biblien schreipff.
(5a) Item sahen wir die heilge staet, da konig Herodes die Kynder
hyn deth legen, die er hatt laiBen doden. Die selben heilgen stede
ligen zu Bethleem in eyner kirchen.
359. 1 ss. Item sahen wir uff dem berge Caluarie die heilge staet, da
vnser lieber herr gecrucziget wart.
Item sahen wir die staet, da got hyn gelegt wart vnd gesalbet vnd in
das tuch gewunden vnd in das Heilge grab gelegt.
Item sahen wir die staet, da vnser lieber herr sant Maria Magdalenen
erschyn in eyns gerteners wyse.
Item sahen wir eyn capell in dem selben tempe!, da Cristus siner
LA «PILGERREISE» 217
lieben muter an dem ersten erscheyn, ais er von dem tode erstanden
was.
Item in der selben capellen sahen wir eyn suie, da vnser lieber herr
angebunden, gegeisselt vnd verspiet wart, die selbe suie was gestan-
den in Pylatus huB.
Item yn der selben capellen sahen wyr die heilge stait mitten in der
capellen, da das heilg crucz bewert wart mit eyner toiden frauwen,
die da widder lebendig wart.
«eine Vart über mer» (cf Lexer, s.v.); sinonimo di seereise è auszyhen
221 (lett. 'viaggiare'), v. anche «th ut gute wart in dem probe» 123.
I.:elemento 'acquà è menzionato in pochi passi: das wasser 10-
11, 57, 222; an dass wasser 198; ein suess wasser 70. Anche la sabbia,
der sandt, è poco menzionata (13, 159); il suo colore è esaminato dal
pedotta 'pilotà, cf 10 ss.
vnd ein pedotta, der das wasser mist myt eynem pley an eyner lan-
genn snur, <las er weys alweg, wie tiff <las wasser ist, oder wo er in
dem mer ist; das vindt er do pey, vnd smirt das pley vnd lest hinab,
so klepp der sandt vnten an dem pley. Do sicht er, ob es gryssig oder
rotvar ist. Do pey er denn weys, Inn was gegent er denn ist 17 •
351. 12 ss. Item uff sontag nehist vor des heilgen Crutz tag exaltaci-
onis [13 sept.] rieden wir zu Alexandrien uff eselen dry mile, by!S wyr
uff das wasser qwamen.
353. 22 ss. Item uff fritag nach sant Michels tag [2 oct.] qwamen wir
widder czu Dericammesa, da lagen wir yn bi!S uff sampstag zu nacht
nest darnach [3 oct.], foren wir an uff der Nyele vnd qwamen uff
sontag darnoch [4 oct.] widder zu mittage gene Alkeyer.
355. 6 ss. Item vff den sampstag vorgenant, mit namen uff sampstag
nehest vor sant Symon vnd Jude [24 oct.] in der vorgeschreben Moi-
seskirchen [.. )
359. 36 ss. Item gingen wir dry stt'mde in den tempe!, das (sic) belge
grab in stehit, da gab iglicher zcum ersten mal dry grossen, zcu dem
andern iglicher vier grossen vnd zcum dritten mal gab iglicher funf
groBen.
19
G. B. BRONZINI, «La leggenda di S. Caterina d'Alessandria. Passioni greche
e latine», in Memorie Ace. Lincei. Classe Scienze Morali, serie VIII-IX (1960), pp.
257-416; D. BALBONI, «Caterina d'Alessandria», in Bibliotheca Sanctorum (=BSJ, III.
Roma 1963, coll. 954-963.
20
A. N!ERO, «Marco evangelista, culto», in BS, VIII. Roma 1966, coll. 724-
738.
21
H. GELZER, Leontios von Neapolis. Le ben des heiligen Johannes des Barmherzigen
Erzbischofi von Alexandria (Krüger's Sammlung ausgewahlter kirchen- und dogmen-
geschichdicher Quellenschriften, 5). Freiburg i. Br. - Leipzig 1893, passim.
22
]. M. SAUGET, «Pietro I, vescovo di Alessandria», in BS, X. Roma 1968, coll.
762-770.
LA «PILGERREISE» 221
Nella notte del giorno della s. Croce [14 sept.] il gruppo dei
pellegrini si dirige a Foan (Fuah) sul Nilo e da qui a Bolagk (Bulak),
dove i viaggiatori giungono il venerd1 precedente al giorno di s. Mat-
teo [18 sept.], cf. 351. 21 ss. Tra Fuah e Bulak si trova la dogana nella
località di Setheuae (Saidieh), cf. 351. 28 ss. Meta successiva è Alkeyer
(Il Cairo); alla sera del giorno dis. Matteo [19 sept.] il gruppo giunge
nei pressi della città
351. 32 s. Da qwamen wyr uff sampstag nehst vor sant Matheus tag
[19 sept.] ghene Alkeyer.
Si tratta di s. Onofrio3°.
Non lontano si trova la pietra a cui era giunto Mosè, sulla quale
scendono dodici ruscelli (cf. 356. 6 ss.). Prima del giorno dis. Simone
e Giuda [26 oct.] vengono ammirate e venerate le reliquie di s. Cate-
rina. Viene osservato anche il luogo dove l'angelo disse a Mosè «Thu
dyn schuwe ufs, du salt gene uf den berg, got wil mit dir ridden» (cf.
356. 18 s.)
Il martedl prima di s. Simone e Giuda [27 oct.] il gruppo si avvia
verso Gerusalemme, cavalcando per 11 giorni attraverso il deserto e
bevendo solo acqua piovana. I viaggiatori giungono a Dyron elgafsye (
= Darum, a sud di Gaza) 31 ; arrivano a Gasfsera I Gafsera (= Gaza) di
2
3 Cf. PGK, nota 28.
33B. UBACH, «Hebron», in Enciclopedia della Bibbia (=EB), IV. Torino 1970,
coll. 96-98.
34 A. PENNA, S. Gerolamo. Torino, Marietti, 1949; Io., «S. Gerolamo», in EB, III.
Torino 1970, coll. 797 ss.; Io., ,,Girolamo», in ES, VI. Roma 1964, coll. 109 ss; ].
STEINMANN, Saint Jerôme. Paris, Les Editions du Cerf, 1958, passim.
LA «PILGERREISE» 225
p. 123; C. KoPP, I luoghi santi degli Evangeli (trad. it.). Milano, Massimo, 1966, pp.
554-569; V CoRBo, Il Santo Sepolcro di Gerusalemme, I. Jerusalem, Franciscan Prin-
ting Press, 1982, pp. 93-94; B. BAGATTI, E. TESTA, Il Golgotha e la Croce. Jerusalem,
Franciscan Printing Press, 1984, p. 48; J. GONZALEZ ECHEGARAY, «Calvario», in EB,
II, coll. 44-48; M. MrNGUEZ, «Golgota», in EB, III, col. 1325.
LA «PILGERREISE» 227
363. 8 s. Item sahen wir den acker, der gekaufft wart vmb die 30
pennynge.
luogo <love s. Paolo incontro il Signore che gli disse «Saule, Saule quid
me persequeris?» e si convertl, v. Atti 9. 3 ss. (cf. 367. 5 ss.). I pellegrini
si fermano poi pressa l'Arca di Noè e la sua tomba (v. Gen. 70. 1 ss.)
nonché pressa la pietra <love s. Giorgio lotto con il drago (cf. 367. 11
ss.). Si tratta di una leggenda sorta al tempo dei crociati, nata dall'in-
terpretazione di un'immagine di Costantino descritta da Eusebio, Vita
Constantini 3. 3, PG 20, col. 1058 43 •
Poi il gruppo va ad Abruthi di domenica prima di s. Cristage [20
die.]. Lespressione corrisponde a am heiligen Cristag (= Crist-tag),
denominazione documentata a Francoforte il 21 dicembre 1385, a
Würzburg il 25 dicembre 1384 44 •
Poi il ritorno ad Akre / Akri e quindi alle galee. I viaggiatori par-
tono per Rody/ (Rodi) navigando per otto giorni. Dopa una sosta di
tre giorni il sabato [16 gen.] il gruppo toma sulla nave dirigendosi al
porto di Policastro nell'isola di Candia, luogo ricco di sacre memorie:
un pezzo della s. Croce, la ciotola di Gesù, una delle sue corone, un
braccio di s. Giovanni Battista, ecc. (cf. 368. 3 ss.).
La sera della purifîcacio [2 febr.] di nostro Signore (v. Luc. 2. 25
ss.) il gruppo raggiunge Melo, quindi Madûne (= Modon) e Cron (=
Koron). Erano i giorni del carnevale (Vastnacht, cf. 368. 17 ss.). Le
tappe successive sono Porto Fischgardo <love giungono dopa il Remi-
niscere [22 febr.] 45 , Bargen (= Parga), Sullian (Slano) non lontano da
Ragusa, quindi Gurtzula (=Kurzola), poi Leesena (Lesina), Demorther
(= Mortera), Sarai (= Zara), Rafer (= Rovigno). Qui il conte scende a
terra per visitare la tomba dis. Eufemia46 (cf. 369. 19 ss.). È difficile
stabilire di quale Eufemia si tratti. Non è improbabile che si tratti dis.
Eufemia di Calcedonia, venerata anche ad Aquileia e a Trieste.
43 D. BALBONI, «Giorgio», in BS, VI. Roma, 1965, coll. 512 ss; M. C. CELLETTI,
47
I'.1ntroitus della Dominica 1111 in Quadragesima inizia con Letare, ]erusalem. Cf.
Vetus Missale Romanum, p. 135.
48 M. Wrs,
Ricerche sopra gli italianismi nella lingua tedesca. Helsinki, Società
Neofilologica, 1955, pp. 121-122.
49
P. MOLMENTI, La storia di Vt:·nezia nella vita privata, I. Bergamo, Ist. Arti
Grafiche, 1905, p. 162.
50
Newe unbekanthe landte Und ein newe weldte, tradotto da Jobst Ruchamer,
Nürnberg, 1508, K 6 v.
51 Cf. P. MoLMENTI, La storia,
I, p. 162; M. W1s, Ricerche sopra gli italianismi,
pp. 136-137.
52
Cf. Gernand von Schwalbach apud R. Ri:iHRICHT, H. MEISNER, Deutsche Pil-
gerreisen nach dem Heiligen Lande. Berlin 1880, rist. anast. Aalen, Scientia Verlag,
1967, p. 98.
53 Cf. Hie hebt sich an das puch des edelen Ritters und landtfarers
Marcho Polo.
Nürnberg 1477.
54 F. KLUGE, Etymologisches Wiirterbuch der deutschen
Sprache. 21. Aufl., Berlin-
New York, de Gruyter, 1975; F. KLuGE, E. SEEBOLD, Etymologisches Worterbuch der
deutschen Sprache. 22. Aufl., Berlin-New York, de Gruyter, 1989.
232 CELESTINA MILAN!
Un altro prestito molto comune nei testi del FNHD è galea di cui
sono documentate forme diverse (cf. Wis, s.v.): PGK 367. 29-30 «da
gingen wir zu Akre usg vnd gingen uf die galleen»; PB 302 «die gallei»;
302 «mit der gallia»; 322 «die galleian»; 322 «gallean», ecc. Il termine
di origine bizantina pare essersi diffusa a Venezia (cf. DEI, s.v. galea) 55 ;
nel latino di Venezia si trova dal 1097 (cf. DELI, s.v.) 56 ; passato nel
veneziano si è poi diffusa nel monda occidentale. Letimologia è stata
oggetto di approfonditi studi (cf. DELI, s.v.).
È interessante riscontrare anche porte 'porto'. Nella PGK si tratta
di vari parti citati sulla via del ritorno; viene menzionato un porto
dell'isola di Cefalonia:
368. 31 Item foren wir zu Madüne an uff mittwoch nehist nach
(369) Inuocauit [17 febr.] vnd qwamen in porte Fischgardo uff
sampstag darnach [20 Jebr.], die porte ligt zweyhondert milen von
Madüne vnd hondert von Korüoe.
Item foren wir uff montag nach Reminiscere [22 febr.] uf5 in der por-
ten Fischardo vnd qwamen uff mittwochen nehist [24febr.] zu abent
in eyn porte vnder eym slof5 vnder eym stetgyn, die heifSent Bargen.
'200 dal lat. portus tramite l'ant. francese port (cf. mat. porte, v. Kluge
e Kluge-Seebold s.v. Port) o è prestito diretto dall'italiano o meglio dal
veneziano? Non è improbabile quest'ultima possibile origine.
Anche seraphen è un prestito dall'it./venez. zirafa o girafa, cf.
PGK 352. 3-4 «Item uff den selben tag sahen wir tzwene seraphen
auch czu Alkeier».
Nei diari di viaggio del FNHD la giraffa è spesso nominata anche
col nome arabo, cf. Schiltperger 61 suruafa 58 (cf. arabo zardfa), ma la
forma che si riscontra in testi tedeschi di questo periodo rivela l'influs-
so dell'italiano che presenta il termine dal XIII secolo in poi (cf. DEI
e DELI s.v.). Peri testi tedeschi cf. Egen 917 «ein wunderlich tier, das
heist man seraffe» 59 ; Polo 53r «do seynn auch vil Giraffe» (ed. ital. 199:
«giraffe molto belle»); 54v «Vil Giraffi»; Newe Landte c lv «in dysen
landen sein Zyraffen».
11. Il latino assume un ruolo molto importante nello sviluppo
delle lingue germaniche, soprattutto per quanta riguarda il lessico. Si
considerino sempre citati Kluge e Kluge-Seebold.
11. 1 L'ambito religioso è ampiamente documentato. Nella PGK
cloister è frequente, cf. lat. popolare clostrum < claustrum; v. anche cloi-
sterlyn 354. 29, cf. aat. klostar, mat. kloster, ned. cloister, am. fr. cloistre
(cf. Kluge, s.v. Kloster).
Frequente anche tempel dal lat. templum, cf. aat. tempal, mat.
tempel, o dall' am. fr. temple.
Capell 360. 9, 12, 13 proviene dal lat. med. capella, cf. aat. kapel-
la, mat. kap(p)elle, kappel.
Kirche freq., kirchlyn 354. 30, 355. 25, cf. aat. kirihha, mat. kir-
che, ant. franc. kerke, dal greco volgare Kup1Kq, cf. KuptaKf}. Il femmi-
nile è condizionato da basilica sottinteso60 . Nella PGK cf. «die kirche
rarischen Vereins, 86). Stuttgart 1866, p. 15; Das Reisebuch der Familie Rieter, hg.
von R. Rë>HRICHT, H. MEISNER (Bibl. des Litterarischen Vereins in Stuttgart, 168).
Tübingen 1884, p. 146.
58 Cf. Hans Schiltbergers Reisebuch, hg. von V. LA.NGMANTEL
(Bibl. des Litterari-
schen Vereins in Stuttgart, 172). Tübingen 1885, p. 61.
59 «Pilgerfahrt eines Augsburgers nach dem heiligen Lande i. J. 1385 von ihm
selbst beschrieben (LORENZ EGEN)», in Das Ausumd, 38 (1865), pp. 917-919.
60 A. MASSER, Die Bezeichnungen far das christliche Gotteshaus
in der deutschen
234 CELESTINA MILAN!
sancti Mard» 362. 29; «die kirche sancti Salvatoris» 364. 14.
Sono documentati inoltre:
monster 364. 29, 34 'monastero', cf. gr. µovaoi:qpwv >lat. monis-
terium, aat. monasteri, munastiri, mat. munster, mnl. monster;
altare 363. 14, altar 363. 17 dal lat. altare, aat. altari, altar(e),
aitre, mat. alter, altare, altaere;
crutze 360. 15, 20, 25, 37 dal lat. crux, crucis, aat. kruzi, mat.
kriuz(e), ant. franc. krioze, kriose;
crane 359. 32 dal lat. corona, cf. aat. corona, mat. krone;
kerker 364. 17 'carcere' dal lat. carcere(m), aat. karkari, mat.
kerkaere > kerker.
11. 2 Christus 362. 13 è prestito intatto, v. gr. xp10T6ç > Christus,
got. Christus, aat. e mat. Krist, prestito intatto è anche patriarcha 351.
8, dal lat. patriarcha, mat. patriarch. Nella PGK è riferito a «Sant Peter
von Alexander».
Sono frequenti engel, cf. gr. ayyeli.oç > lat. angelus, got. aggilus,
aat. engil, mat. engel, e samt / sant maschile e femminile, cf. sant Stef
fan 361. 21, sant Elisabeth 358. 29; si trovano anche sanct, sancta, cf.
«sanct Peter Malchio» 362. 5, «sancta Bellasia» 362. 27, «sancta Eufe-
mia» 369. 29; si tratta di prestiti dal lat. sanctus, sancta.
Aposteln 362. 8 è ace. plur. di aposte!, cf. gr. èm6owÀoç > lat.
apostolus, mat. aposte!.
Manche, monchen (plur.), frequente, deriva dal lat. medievale
monicus < monachus < gr. µovaxoç; cf. aat. munih, mat. mune(e)ch,
mun(i)ch, cf. E. A. Judge, jahrbuch far Antike und Christentum, 20
(1977), pp. 72-89.
Pilgrim 369. 24 è dal lat. peregrinus, pelerinus, aat. (VIII sec.)
pilgrim, mat. pilgerin, pilger (XV sec.).
Almoiser 351. 6, riferito a sanct ]ahans, indica l' elemosiniere; cf.
ant. franc. almosneor, almosnere, dal lat. medievale eleemosynarius, cf.
gr. ÈÀeqµoouvq, lat. eleemosyna, aat. alamuosa, mat. almuose, Lutero
Sprache des Mittelalters (Philo!. Studien und Quellen, 33). Berlin 1966, pp. 17-42; K.
ScHAFERDIECK, in BGDSL, 106 (1984), pp. 46-50.
LA «PILGERREISE» 235
almosen, ted. Almosen con le/> /a/ per influsso del lat. tardo *alimosi-
na, alimonia, alimenta.
Di particolare interesse sono i sintagmi cristenglaube 362. 30 e
cristenmensch 362. 23, il primo derivato da christiana fides, il secondo
da christianus o christianus virl homo; per il primo elemento cf. aat.
kristani, mat. kristen.
Da notare anche le forme prediate 363. 35 'prediche' e prediget
363. 36 '(egli) predica' dal verbo predigen 'predicare'. Il sostantivo
prediate plur. è correlato al lat. praedicata (homilia); praediat(e) deriva
da praedicata / praedigata con il dileguo di /g/ intervocalico . .Laat. bre-
diga, prediga, mat. bredige, predige derivano dal lat. medievale praedica
(femm.). Il verbo predigen documentato nella PGK è correlato al lat.
praedicere, cf. aat. bredi(g)on, predi(g)on, mbt. prediken, mnl. prediken,
preken.
11. 3 Nella PGK si trovano vari sintagmi latini: Vincula Petri 350.
25; in Sancta Trinitate 350. 25; sant Laurencii tag 350. 27; sant Bartho-
lomeus tag 350. 30; obent (=abend) natiuitatis 350. 31; vor Exaltacionis
sancte crucis 350. 34; sanctus Marcus 351. 3; vor des heilgen Crutz tag
exaltacionis 351. 12; sant Matheus tag 351. 26, 33; sant Matheus abent
351. 37; nach sant Matheus tag 352. 1O; sant Anthonius 352. 27, 353.
1 (pero czu sant Anthonienn 3 5 3. 5), zu / zcu Sant Anthonius 3 5 3. 6-7;
19, 21 e zu Sant Antonius 353. 11; in sant Paulus cloister 353. 9; sant
Paulus 353. 13; zu sant Paulus 353. 14, 15, etc.
Si vedano anche sontag Oculi 369. 12 e sontag judica 370. 4, 7;
nacht purificacionis 368. 18; si ritrova anche das Paternoster 362. 33.
Di particolare interesse sono i primi due sintagmi. Sontag Oculi figura
nella già ricordata frase «qwamen uff sontag Oculi [28 febr.] czitlich in
eyn porte, die heifset Sullian vnd ligt 20 milen von Ragusta». Si tratta
della dominica tertia in quadragesima, il cui Introitus inizia cosl: «Üculi
mei semper ad Dominum, quia ipse evellet de laqueo pedes meos» (cf.
Ps. 24. 15-16) 61 •
Sontag ]udica si trova nelle frasi «Item reit myn gnediger herre
uff sontag Judica [14 marzo] u!S Padawe in einen hoiffe» e «Item
foren wir uff montag zu morgen nach Judica [15 marzo] zu Padawe
u!S». Si tratta della dominica de Passione, il cui lntroitus inizia cosl:
«ludica me Deus et discerne causam meam de gente non sancta»
62 Ibid., p. 145.
J. PoKORNY, lndogermanisches etymologisches WOrterbuch, I. Bern-München,
63
caratteri continuano.
Un problema graflco-fonetico è rappresentato dalla dittongazio-
ne, forse apparente. Qualche esempio: loch 350. 35, loich 353. 3 'buca,
cavità'; sluch 355. 11, sloich 355. 8 'incontrè>'; cloister, frequente, 'chio-
stro'; doden 357. 24 (ace. plur.) e toiden 359. 14 (dat. sing.) 'morto';
gedoit 351. 7, 361. 21, getoidt 351. 9, getoidet 361. 25 'morto'; doide
360. 28 (dat.), toide 360. 32 'morte'; broits 360. 18 (gen.) 'pane'; czoich
353. 2 'turbava'; woischen 356. 6 'cercavano'; hait(= hat) 'hà (freq.).
Oltre al già menzionato Darmstait 349. 8 si ha stait 356. 4, 33, 357.
5, cf. staet 357. 12, 14, 16 etc., plur. steede 359. 27, stede 357. 25,
358. 1 'città' (sing. e plur.); gaijSen 353. 14, 354. 19, 357. 12 = gajfen
351. 4 'salivamo, andavamo'; saifSen 352. 13, 357. 1 = sajfen 353. 17
'salivamo'; aijSen 355. 30, aijSe 356. 7 'mangiavamo, mangiava'; laijSen
357. 24 'lasciato'.
Ci si chiede se si tratti di un fatto graflco o fonetico. È verosimile
che sia un fatto graflco: probabilmente la -i- contrassegna le vocali
lunghe o per natura (cf stait) o per posizione (cf. loich) 64 • Il problema
è stato trattato con grande ricchezza di esempi da numerosi studiosi a
cui si rimanda6s.
Questa ed altre questioni fonetiche concernenti la PGK verranno
64
Si rimanda a V MICHELS, Mittelhochdeutsche Grammatik, 5. Aufl., hg. von
H. STOPP. Heidelberg, Wimer, 1979, pp. 43 ss., 52 ss., 77 ss., 90 ss.; F. SrMMLER,
«Phonetik und Phonologie, Graphetik und Graphemik des Mittelhochdeutsch en»,
in Sprachgeschichte, hg. von W BESCH, H. BETTEN et al. II. Berlin-New York, de
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65
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238 CELESTINA MILAN!
LA «CARTULA» DI ALCUINO
VIAGGIO VIRTUALE ATTRAVERSO LA FRISIA
E LAUSTRASIA
* Ringrazio Giorgio Maselli per le preziose indicazioni relative al genere del!' epi-
stola poetica nella letteratura latina della classicità.
1
Vedi N. LozovsKY, «Carolingian Geographical Tradition: Was it Geography?» in
Early Medieval Europe, 5 (1996), pp. 25-43; EAn., "The Earth is our Book". Geographi-
cal Knowledge in the Latin Wést ca. 400-1000, Ann Arbor, Univ. of Michigan, 2000.
2 Si veda, oltre all' edizione di J. BATELY, The Old English Orosius (Earl y English
Text Society, s.s. 6). London, Oxford University Press, 1980 e Two voyagers at the
240 LUCIA SINISI
court of King Alfred: the ventures of Ohthere and Wulfitan, ed. by N. LUND. York,
Ebor Press, 1984 e alla innumerevole letteratura secondaria, il comributo di Carla
DEL ZoTTO in questo volume.
3 Cf. Episto!a 280 nell'edizione ALcUINI sive ALBIN! Episto!ae hg. von E. DüMM-
LER (Monumenta Germaniae Historica. Epistolae Karolini Aevi, II). Berlin 1895, p.
437, 30.
4 Vedi B. BiscHOFF, «Wer ist die Nonne von Heidenheim?», in Studien und Mit-
ALCUINO, Carmi dalla corte e da! convento, a cura di C. CARENA. Firenze, Le Letrere,
1985, p. 9).
8 Il rrasferimento da Limoges a Parigi avvenne nell' anno 1730 per consentire
al!' abate Lebeuf di procedere alla prima edizione delle epistole e dei carmina inediti
in esso contenuti.
9 Cf D. NEBBIAI DALLA GuARDA, La bibliothèque de l'abbaye de Saint-Denis en
13 «Scriptum
esse suspicamur (hoc carmen) post Alcuini Roma reditum in Britan-
nicam anno 780, in quo itinere cum viribus illustribus, quos hic nominat, familiarita-
tem contraxerit» (citazione da! Frobenius in E. DüMMLER, nota 1, p. 220).
14 Sulla
tradizione del modulo dell'apostrofe al libro e contatto del destinatario
si veda M. CITRON!, «Le raccomandazioni del poeta» in Maia n.s., 2 (1986), pp.
111-146.
15 Angilberto puà aver ripreso
il modulo dallo sresso Alcuino, essendo stato di
questo allievo e amico alla corte di Carlo Magno (cf. Angilberti carmen de Karolo
}vfagno, hg. von H. PERTZ [Monumenta Germaniae Historica. Scriptores in Folio,
II]. Stuttgart 1829, pp. 391-403).
16 Vedi E. DüMMLER,
Poetae Latini, p. 399.
244 LUCIA SINISI
17 Cf.
W LEYISON, England and the Continent in the Eighth Century. Oxford,
Oxford University Press, 1946, p. 51.
18
Risale alla primavera del 2003, la scoperta di una nave da carico romana fatta
da! Dutch Institute for Maritime Archeology, nell' ambito del progetto Leidsche Rijn.
L:imbarcazione giace sui fonda di quello che un tempo era l'Heldammer Stroom, un
ramo del Reno e, nonostante siano trascorsi circa duemila anni dall'affondamento si
conserva in buono stato con tutto il suo carico.
LA «CARTULA» Dl ALCUINO 245
19
D. ELLMERS, «The Frisisan monopoly of coastal transport in the 6th-8th
centuries AD», in Maritime Celts, Frisians and Saxons, ed. by S. McGRAlL (Research
Reports, 71). London, Council for British Archaeology, 1990, p. 91.
20
Riportato da D. ELLMERS, ibid., p. 92.
21 Convengo
con Lebecq quando afferma che la fama di questi mercanti marinai
si conservo a lungo se nel Book ofExeter il marinaio frisone diviene l' archetipo lctte-
rario del navigante lontano (cf S. LEBECQ, Marchands et navigateurs frisons du Haute
Moyen Age. 2 vol!., Lille, Presses univ., 1983, II, p. 422).
22 R. McKrTTERICK,
«The diffusion of insular culture in Neustria between 650
and 850: the implications of the manuscript evidence», in La Neustrie: les pays au
nord de la Loire de 650 à 850, éd. par H. ATSMA. Sigmaringen, Thorbecke, 1989,
pp. 395-432.
23 Anche se,
a dar credito a Beda, l'epopea evangelizzatrice della Frisia avviata
dagli anglo-sassoni non risulrerebbe essere la conseguenza di una precisa volontà
politica della chiesa d' oltremanica, bensl determinata da un fortuito incidente di viag-
gio: quando Wilfrid nel 678 decide di partire per perorare la propria causa davanti
246 LUCIA SINISI
ad addentrarsi nel delta del pescoso Reno, 11 dove il fiume si getta con
una corrente impetuosa nel mare:
Canula, perge cito pelagi trans aequora cursu
Ostia piscosi flabris pete fortia Rheni
Ingrediens rapidis pontum qua volvitur undis 24
(vv. 1-3)
Puntando con la prora in direzione della bocca del Reno l'imbar-
cazione avanza a fatica contra corrente. Per impedire che sia risospinta
verso il mare aperto, alla prua si lega una robusta fune governata da
terra, probabilmen te da un traino di animali da tiro, seconda una pra-
tica già descritta da Orazio nel famoso iter brundusinum, il quale puo
aver offerto un modello per il carme alcuiniano, almeno relativamente
alla parte descrittiva del viaggio 25 :
Tum tua prelongo ducatur prora remulco,
Ne cito retrorsum rapiatur flumine puppis.
(vv. 4-5)
Lungo il basso corso del Reno potrebbe accadere che sulla riva si
stagli la figura dell' amico Albrico 26 , ni pote e successore di Gregorio,
a sua volta successore del grande missionario Willibrord alla diocesi
di Utrecht (l' antica Trajectum) dal 780 al 784. Questi, appresa la
notizia dell' arrivo dell' os pite, potrebbe muovergli incontro sollecitato
dall'ansia di rivedere l'arnica; a lui Alcuino suggerisce di porgere la
formula di saluto «Vaccipotens praesul ... salve»! con la quale sem-
brerebbe si possa essere sicuri di guadagnarsi un pasto presso l' abate
priore Hadda:
'Vaccipotens praesul!', properans tu dicito, 'salve',
Nam tibi Hadda prior nocte non amplius una
In Traiect me! cumpultimqu e buturque ministrat:
(vv. 7-9)
Utrecht dista dal luogo dello sbarco non più di una notte di cam-
mino e ll gli verrà approntato un buon desinare a base di miele, burro
24 In questo
verso Dümmler ravvisa un' eco ovidiana: Ovrnro, Metamorfosi, I,
570: «spumosis volvitur undis» (cf. E. DüMMLER, Poetae Latini, p. 220).
25 ÜRAZIO, Sermones,
1. 5, pp. 11-23, in Q. Horati Flacci Opera, ed. by D. R.
SHACKLETON BAILEY. Stuttgart, Teubner, 3. ed. 1995.
26 Di origine frisona
era stato allievo di Alcuino alla scuola di York ed era legato
da grande amicizia a S. Liudgero, primo vescovo di Munster.
248 LUCIA SINISI
27 Sul nome di Hrotberct si veda S. LEBECQ, «Ün the use of the word 'Frisian'
in the 6th - lOth centuries written sources: some interpretations», in }Yfaritime Celts, ·
frisians and Saxons, p. 87.
LA «CARTULA» DI ALCUINO 249
28
Cf. VIRGILIO, Eneide, I, 172: «potiuntur Troes harena·'·
29 Sens era stata sede arcivescovile di S. Wulfram nel 682 che, tuttavia, aveva
lasciata nel 685 per andare a conYertire i Frisoni.
30 Abate di
Echternach e vescovo di Sens dal 776 al 798.
31 Questo aspetto della
personalità di Alcuino è stato studiato esaminato esausti-
vamente da M. GARRISON nel saggio «The social world of Alcuin. Nicknames at York
and at the Carolingian Court» in Proceedings ofthe Third Germania Latina Conferenœ
250 LUCIA SINISI
bus et sanctis Ecclesiae Eboracensis, The Bishops, Kings, and Saints of York. English and
Latin. Oxford, Clarendon Press, 1982.
33 I versi confermano un atteggiamento che è rivelato non solo dalla presunta,
e ancora per certi aspetti misteriosa, sorte del Codex Amiatinus, il mirabile dono
che Ceolfrith avrebbe voluto dare al vicario di Cristo, ma che non fu. in grado di
consegnarli per l'improvvisa morte che lo colse durante il viaggio, ma anche dalle
innumerevoli lettere inviate dai missionari anglosassoni impegnati sui Continente,
che ci sono pervenute. Si veda a questo proposito la Jettera di s. Bonifacio indirizzata
alla badessa Eadburga per ringraziarla dei li.bri inviati, e la richiesta rivolta al!' allievo
Duddo affinché gli invii copia delle Sacre Scritture e dei testi dei Padri della Chiesa,
e ancora l'altra missiva destinata alla badessa Eadburga scritta per sollecitarla a con-
tinuare il lavoro di copiatura della Jettera di s. Pietro, redatta con caratteri in oro,
che ella gli aveva promesse (cf. C. H. TALBOT, The Anglo-Saxon Afissionaries in Ger-
many. Being the Lives of SS. Willibrord, Boniface, Leoba and Lebuin together with the
Hodoepericon of St. Willibald and a selection from the correspondence of St. Boniface.
London-New York, Sheed and Ward, 1954, pp. 735- 7 36).
LA «CARTULA» DI ALCUINO 251
Dopa una sosta di una decina di versi in cui il poeta indugia nei
saluti, mostrando tutta la sua abilità di diplomatico che gli ha consen-
tito di giungere alle vette più alte, se non della carriera ecclesiastica,
senz' altro corne consigliere culturale alla carte carolingia, quando tutti
i convenevoli di carte si sono esauriti, il viaggio puà continuare verso
le sedi vescovili che si ergono sulle sponde della Mosella.
La tappa successiva è l'illustre città di Magonza, sede vescovile
di Lullo, anch' egli protagonista dell' epopea dell' evangelizzazione della
Frisia, dell'Assia e della Turingia, in primo luogo perché successore di
Bonifacio a Mainz, ma anche perché impegnato in prima persona nella
translatio delle spoglie del santo da Dokkurn, luogo dove era avvenuto
l' eccidio, al glorioso rnonastero di Fulda, fondato, corne si ricorderà,
per volontà di Bonifacio, su un luogo che il discepolo Sturmi aveva a
lungo cercato vagando 37 :
Egregiam forsan venies Maggensis ad urbem
Perpetuumque vale doctori dicito Lullo,
Ecclesiae specimen, sophiae qui splendor habetur,
Moribus et vita tanto condignus honore.
(vv. 52-55)
l'uomo più influente dell'Occidente cristiano, rinviano ai più noti passi - rammentati
da Citroni - del proemio dei Tristia di Ovidio in cui il poeta latino si sofferma sui
comportamento che il suo libro deve adottare in presenza di Augusto, un' eco «di passi
orazioni [... ] in particolare dell'epistola I 13 in cui Orazio si rivolge a Vinnio Asina,
incaricato di portare ad Augusto i libri delle Odi - ed è proprio a seguito delle riela-
borazioni che ne fa Ovidio qui e altrove che questi passi ci si vengono a configurare
corne i prototipi di una certa maniera cortigiana di approccio del poeta ai grandi» .
(Cf. M. CITRON!, «Le raccomandazioni», p. 129).
37 Cf. Vita Bonifatii auctore Willibaldo, hg. von W. LEVISON (Monumenta Ger-
nel 782 Fraido 38 - tuttavia dobbiam o presumere che fosse una perso-
nalità ben nota al suo tempo, se Alcuino lo saluta dicendo:
0 Bassine bone, Spirensis gloria plebis,
Me, rogo, commend a Paulo, pater aime, patrono,
cuius et alma domus fratres nos fecerat ambos.
(vv. 56-58)
Il viaggio termina, o meglio in condusio ne il pensiero è rivolto
al monaste ro di S. Dionigi di Parigi, sede dell' abate Fulerado sino al
784, anno della sua morte 39 . Per lui Alcuino intesse lodi per la sua
grande abilità nella composi zione di carmina e con gesto virgiliano gli
contorna le tempie con una ghirland a di edera:
Quis, Fulerade pius, lyrico te tangere plectro
audebit? Meritis Musarum carmina vincis.
Nunc tamen hanc ederam circum sine timpora sacra
serpere, summe pater, tibimet bonitate sueta,
vel demitte semel memet tibi dicere salve.
(vv. 59-63)
È qui, a S. Denis, che idealmen te il viaggio dovrebbe condude rsi,
ed è qui, in un manoscr itto provenie nte da S. Denis, che il carme è
stato conservato, probabil mente - si ritiene - lo stcsso Fulerado è il
destinatario dell' opera 40 •
Dopo aver esposto il percorso che il foglietto dovrebbe compiere,
dopo essersi perso dietro la memoria di un viaggio già compiuto, Alcui-
no sollecita, corne nell' incipit, la cartula a mettersi in moto, questa volta,
perà, sulla via del ritorno; la sollecitazione a tornare costituisce, in un
certo senso, una trasgressione ris petto al canone tradizionale dell' epistola
poetica, in cui solitamente il poeta esorta la lettera a rompere gli indugi
per intraprendere influe il viaggio, corne nella chiusa del proemio dei Tri-
stia di Ovidio, in Marziale X 104 (e in molte altre epistole poetiche dello
stesso autore) e nel Propempticon ad libellum di Sidonio Apollinare:
Heia age, carta, cito navem conscende paratam
Oceanum Rhenum sub te natet unca carena.
(vv. 64-65)
41Sulla 'chiglia arcuatà, ritengo opportuno spendere qualche parola: puà non
trattarsi che di una citazione poetica, ma potrebbe descrivere un particolare tipo di
imbarcazione in uso, secondo uno studio di Lebecq, presso la marineria frisona della
fine dell'VIII secolo, quella che egli definisce proto- hulc, un batte!lo che in quell' epo-
ca solcava il Mare del Nord e che si distingueva, proprio per Io scafo arcuato, dai cog,
che invece avevano il fondo piano e venivano usati dagli antenati degli olandesi per il
commercio diretto ai porti scandinavi, perché più adatti ad attraversare fondali bassi
e sabbiosi. (Vedi S. LEBECQ, «Ün the use of the word 'Frisian»>, p. 88).
42 Non è chiaro a quali miniere d'oro si riferisca Alcuino in questi versi; se il
viaggio di ritorno, corne sembra di capire, si svolge, corne all'andata, lungo il fiume
Reno, sarebbe ovvio pensare all'oro del Reno, che insieme ai giacimenti di Tauern,
costituisce uno dei più antichi filoni auriferi d'Europa. Sfruttato già dai Celti e dai
Romani, ancor oggi si conservano monete auree di epoca romana con l'incisione «sic
fulgent littoria rheni». Incidentalmente voglio ricordare che una delle più importanti
zecche dell'impero carolingio era presente a Dorestad.
LA «C\RTULA» DI ALCUINO 255
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Symposium (Kalamazoo, 4-7 May 1995), edited by B. M. KIENZLE, E.
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6. Écrit et pouvoir dans les chancelleries médiévales: espace français,
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Actes du Colloque international de Rome (23-25 mai 1996), édités par J.
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9. Medieval Sermons and Society: Cloisters, City, University. Proceedings of
International Symposia at Kalamazoo and New York, edited by J. HAMESSE,
B. M. KIENZLE, O. L. STOUDT, A.T. THAYER, Louvain-la-Neuve, 1998, vm-
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12. J. L. jANSSENS, An annotated Bibliography of Ibn Sîna. First Supplement
(1990-1994), uitgegeven met steun van de Universitaire Stichting van België
en het Francqui-Fonds, Louvain-la-Neuve, 1999, xxr-218 p. 1.050 FB