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linguistica” di Giorgio
Graffi
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Prof. Giorgio Graffi, Lei è autore del
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libro Breve storia della linguistica edito
da Carocci: quando e come si sviluppano le
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prime riflessioni sul linguaggio?
Anzitutto, una precisazione terminologica:
la “linguistica” come disciplina autonoma
e
(cioè dotata di cattedre universitarie,
riviste specialistiche, ecc.) nasce solo
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nei primi decenni del XIX secolo. Tuttavia,
le diverse culture hanno cominciato a
riflettere sul linguaggio, la sua struttura
e il suo rapporto con la realtà, almeno fin
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altre lingue, avvenuta con le conquiste di Alessandro Magno, e
che quindi avevano bisogno di conoscere le forme del greco
“corretto”. A quest’epoca (cioè, all’incirca, gli ultimi
secoli prima e i primi dopo la nascita di Cristo) risale
l’inventario delle parti del discorso che è in buona parte
conservato anche oggi: i grammatici greci antichi elencano
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come tali parti il nome, il verbo, il participio, l’articolo,
il pronome, l’avverbio, la preposizione e la congiunzione.
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Come si vede, rispetto a quello ancora in uso nelle nostre
scuole mancano solo due parti e ce n’è una sola in più: quelle
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mancanti sono l’interiezione (che sarà aggiunta dai grammatici
latini) e l’aggettivo (che comincerà ad essere distinto dal
nome solo a partire dal Medioevo, e definitivamente solo nel
Settecento); quella in più è il participio, oggi classificato
e
come un modo del verbo.
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Parallelamente a questa tradizione che io chiamo “bassa”, cioè
sostanzialmente determinata da scopi pratici, si sviluppa,
nella Grecia antica, anche una tradizione “alta” di studio del
linguaggio, ad opera dei filosofi. In questa tradizione, il
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che si occuparono del linguaggio furono gli Stoici e gli
Epicurei, dedicandosi tra l’altro al problema della sua
origine e del rapporto tra il linguaggio umano e i sistemi di
comunicazione animale.
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linguistica medievale e rinascimentale?
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Potremmo dire che sotto molti aspetti la linguistica del
Medioevo e quella del Rinascimento vanno in direzioni opposte,
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a causa delle situazioni storiche profondamente diverse tra le
due epoche (anche in questo caso mi limito alla situazione
dell’Europa occidentale). Il Medioevo, infatti, è
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caratterizzato da una situazione di uniformità culturale e
linguistica: l’unica lingua di cultura è il latino, in cui
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vengono impartiti gli insegnamenti in tutte le Università
d’Europa. Inoltre, nel Medioevo (soprattutto nel cosiddetto
“basso Medioevo”, cioè all’incirca dopo il 1000) si realizza
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lingue fino ad allora sconosciute o quasi: cinese, giapponese,
lingue degli Indiani d’America, ecc. Il Rinascimento è quindi
l’epoca della diversità linguistica, contrapposta
all’uniformità che caratterizzava il Medioevo. C’è poi
un’altra differenza fondamentale tra le due epoche: le
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preoccupazioni filosofiche dei grammatici medievali di cui
parlavo prima sono estranee ai dotti del Rinascimento, che
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anzi le considerano con molto distacco, per non dire
disprezzo. Questo avviene però soprattutto nel Quattrocento;
secolo successivo.
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già nel Cinquecento, si nota una rinascita della riflessione
filosofica sul linguaggio, che si svilupperà soprattutto nel
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grande influenza sulle grammatiche successive. La disputa tra
empiristi e razionalisti si riproduce, nel Settecento,
relativamente al problema dell’origine del linguaggio ed al
rapporto tra linguaggio umano e linguaggi animali: in
generale, gli studiosi di impostazione empirista tendono a
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vedere una continuità tra i sistemi di comunicazione delle
varie specie, mentre quelli di tendenza razionalista negano
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una tale continuità, sostenendo che il linguaggio umano è
essenzialmente diverso dai sistemi di comunicazione animale.
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Come si sviluppa la linguistica storico-comparativa?
La linguistica storico-comparativa nasce tra la fine del
Settecento e i primi decenni del secolo seguente, durante il
quale conosce uno progresso enorme, tanto che si può dire che
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i suoi metodi, sostanzialmente, sono tuttora quelli definiti
alla fine dell’Ottocento. All’origine di questo campo di
ricerca sta la cosiddetta “scoperta del sanscrito”, cioè della
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grandi studiosi (ad es., Leibniz), ma non erano sostenute da
argomenti solidi: ci si basava su vaghe somiglianze tra
parole, senza la formulazione di criteri precisi. Tali criteri
furono invece elaborati dalla linguistica storico-comparativa:
due o più lingue sono apparentate tra loro se mostrano delle
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corrispondenze sistematiche tra i loro sistemi di suoni e i
loro sistemi grammaticali. “Corrispondenza sistematica” non
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significa “identità”, ma il fatto che al suono (o all’elemento
grammaticale) x della lingua A corrisponda, nella maggior
della lingua B.
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parte dei casi almeno, il suono (o l’elemento grammaticale) y
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Saussure intende il codice comune a tutti i componenti di una
data comunità linguistica, con parole (che in francese ha il
valore dell’italiano “parola” in espressioni come “prendere la
parola”, “il dono della parola”, ecc.), l’uso di questo codice
da parte di ciascun individuo. Sincronia vs. diacronia
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indicano due prospettive diverse nello studio della lingua: la
prima considera una lingua in un dato periodo della sua
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storia, la seconda il cambiamento di tale lingua attraverso il
tempo. La linguistica storico-comparativa, di fatto,
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considerava solo la prospettiva diacronica: Saussure mostra
invece che è la prospettiva sincronica è ineludibile, e
concettualmente prioritaria rispetto a quella diacronica (che
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egli comunque non trascura). Significante e significato sono
le due “facce” del segno linguistico, inseparabili l’una
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distinguere un livello astratto da un livello concreto; quella
tra sincronia e diacronia l’impossibilità di limitare la
linguistica alla sola descrizione della storia delle lingue;
la definizione di significante e significato come “due lati di
un foglio di carta” mostra la banalità della concezione della
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lingua come semplice “etichettatura” della realtà.
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Quali sono i principali temi di dibattito nella linguistica
contemporanea?
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A mio parere, il tema fondamentale del dibattito linguistico
contemporaneo è quello tra l’impostazione “formalista” e
l’impostazione “funzionalista”. Semplificando all’estremo,
e
potremmo dire che la prima considera il linguaggio come un
sistema la cui struttura è indipendente dal suo uso come mezzo
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di comunicazione, mentre la seconda sostiene la posizione
opposta. Il principale esponente dell’impostazione formalista
è Noam Chomsky, mentre nella corrente funzionalista si
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di comunicazione animali e linguaggio umano. Usando i termini
introdotti in precedenza, parlando delle dispute
settecentesche sull’argomento, diremo che i formalisti sono
vicini ai razionalisti, i funzionalisti agli empiristi: per
questi ultimi, infatti, al contrario dei primi, c’è continuità
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tra linguaggi animali e linguaggio umano.
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Giorgio Graffi (Bologna 1949) è professore emerito
dell’Università di Verona, dove è stato ordinario di
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Glottologia e Linguistica dal 1997 al 2015, dopo aver
insegnato a vario titolo presso l’Università di Pavia e
l’Università di Udine e, inoltre, presso l’Università IULM di
e
Milano e l’Università “Vita e Salute S. Raffaele” della stessa
città. Si è occupato in particolare di teoria e metodologia
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della linguistica, di sintassi generale e di sintassi
italiana, di storia del pensiero linguistico, in numerosi
articoli e nei seguenti volumi: Struttura, forma e sostanza in
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