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INTRODUZIONE.

UNA STRAORDINARIA VARIETA'


Il nostro paese formato da oltre OTTOMILA COMUNI, di cui la stragrande maggioranza piccoli;
ognuno di questi centri abitati rappresenta l'insostituibile tassello di un prezioso mosaico:
IL PAESE EUROPEO PIU' RICCO E DIFFERENZIATO DAL PUNTO DI VISTA DELLE
VARIETA' DI LINGUA, e per ritrovare una situazione cos lussureggiante bisogna spingersi fino
al CAUCASO o al SUBCONTINENTE INDIANO.
La peculiarit per che non solamente una questione quantitativa, ma anche e soprattutto
QUALITATIVA: LE NOSTRE PARLATE NON SOLO SONO TANTE, MA NON POTREBBERO
ESSERE PIU' DIVERSE TRA LORO, E SPESSO LA DISTANZA STRUTTURALE NON E' PER
NULLA IN RAPPORTO CON QUELLA GEOGRAFICA (es. Roma Tivoli; Firenze Bologna;
Taranto Pulsano ), e Giovan Battista Pellegrini ha dimostrato come la distanza linguistica che
intercorre tra L'ITALIANO e alcune VARIETA' DIALETTALI LUCANE addirittura
MAGGIORE di quella che passa tra l'ITALIANO e il FRANCESE o il PORTOGHESE.
A tutto ci possiamo aggiungere che il dialetto HA ESPRESSO per un lunghissimo arco di tempo (e
in parte continua a farlo ancora oggi) IL PATRIMONIO CULTURALE DELLE COMUNITA' CHE
LO PARLANO cio quel vasto e stratificato insieme di conoscenze, esperienze e competenze che
va sotto il nome di TRADIZIONE o CULTURA POPOLARE.
LA LINGUA E' ANZI IL PRIMO E PIU' EVIDENTE SEGNO DELLA DIVERSITA' E QUINDI
DELLA IDENTITA'.
opinione comune che i dialetti siano in via di estinzione, lasciando posto all'italiano, ma come
osservava gi nel 1985 Giorgio Raimondo Cardona: basta farsi un giro in un tram in una qualsiasi
citt italiana per capire che una persona pu distribuire l'uso del dialetto e della lingua a seconda
della situazione, ed una cosa del tutto naturale.
Si parla da cos tanto tempo della morte dei dialetti che alla fine ci si convinti che questa sia,
sempre e comunque, l'unica verit: vero che esistono zone come ad esempio l'area milanese o
alcune zone dell'Italia centrale dove i dialetti hanno subito un notevole regresso; sono molte le
attivit tradizionali scomparse e con esse tutto il loro bagaglio di terminologie e conoscenze, ma
NELLA MAGGIOR PARTE DELLE REGIONI E DEI COMUNI LA TENUTA DELLE PARLATE
LOCALI E' BUONA PERFINO TRA I GIOVANI.
A Roma ci si lamenta del fatto che il romanesco si sia imbarbarito nel tempo (chiamato per questo
romanaccio), che i giovani non conoscano termini come bbicca ( chioccia ) oppure palltta
( gassosa ), ma cos facendo ci si dimentica che Roma ancora tra le citt pi dialettofone d'Italia, e
che il dialetto, a livello fonetico e morfologico, mantiene tutte le caratteristiche essenziali del
romanesco del Belli, malgrado il tempo trascorso, le immigrazioni e le trasformazioni economiche e
anche urbanistiche.
Anche regioni come il Veneto passate nel giro di qualche decennio da povere regione
d'emigrazione a ricche regioni d'immigrazione non hanno perso molto del loro forte attaccamento
alle parlate locali.
LA VITALITA' DEI DIALETTI OVVIAMENTE NON COINCIDE CON UNA LORO
IMMOBILITA', IN QUANTO QUESTO CI METTEREBBE DI FRONTE A DELLE LINGUE
MORTE, E NON E' NEPPURE DA RICOLLEGARSI SEMPRE E SOLO A SITUAZIONI
SOCIO ECONOMICAMENTE STAGNANTI O SOTTOSVILUPPATE.
Bisogna prendere coscienza invece del fatto che le tradizioni linguistiche sono parte integrante dei
nostri BENI CULTURALI, e anzi rientrano a pieno titolo nella categoria dei BENI IMMATERIALI
- meglio BENI INOGGETTUALI o VOLATILI perch, malgrado la loro evidente fisicit, hanno
solo breve durata, e dunque non si possono documentare se non riproducendoli; a differenza di
quanto avviene per i BENI OGGETTUALI o DUREVOLI ai quali appartiene anche la parola
scritta che hanno la peculiarit di durare nel tempo.

L'Italia fa parte della ROMNIA, cio dell'insieme dei territori in cui si parlano le LINGUE
NEOLATINE o ROMANZE, le quali altro non sono se non la diretta continuazione, senza alcuna
interruzione o cesura, del latino parlato nelle diverse province dell'Impero Romano.
Tradizionalmente, le grandi ripartizioni interne alla Romnia sono 4:
a) IBERO ROMANZO: nella penisola iberica, cio in Spagna (dove si parlano lo spagnolo e il
catalano) e in Portogallo (dove si parla il portoghese )
b) GALLO ROMANZO: in Francia, nel Belgio vallone ( francofono ), in Italia e nella Svizzera
romanda ( occidentale ), dove si parlano il francese ( Francia centro settentrionale, Belgio
vallone ), il franco provenzale ( tra Francia, Svizzera romanda, Valle D'Aosta e alcune vallate
alpine delle provincia di Torino ), il provenzale o occitano (nella Francia sud orientale, in regioni
come la Lingua D'Oca o la Provenza, e in alcuni valli piemontesi della provincia di Torino e
Cuneo ), e il guascone (nella Francia sud occidentale )
c) ITALO ROMANZO: comprende i dialetti d'Italia, quelli del Canton Ticino e di alcune valli
grigionesi in Svizzera di tipo lombardo e quelli delle superstiti comunit italofone stanziate in
Croazia e in Slovenia (di tipo istro veneto e istro romanzo )
d) DACO ROMANZO ( rumeno ): parlato oltre che in Romania, nella Repubblica ex sovietica di
Moldavia, nell'Istria croata ( istrorumeno ), nei Balcani ( arumeno ) e in alcuni villaggi tra Grecia e
Macedonia ( meglenorumeno )
La diversit presente all'interno dell'italoromanzo non potrebbe essere pi grande, e queste arre
sono cos chiamate non tanto per particolari affinit tra esse, quanto per il fatto che hanno scelto
tutte, e da tempo, l'italiano di base toscano fiorentina come LINGUA TETTO (lingua di
riferimento ).
A seguito di ci si possono trarre delle prime conclusioni:
1) I nostri dialetti non DERIVANO dall'italiano, ma DAL LATINO.
(non sono figli dell'italiano ma suoi fratelli)
E' improprio quindi parlare di dialetti italiani, sarebbe pi corretta la dicitura
dialetti d'Italia oppure dialetti italoromanzi
In sintesi, la lingua italiana fa parte del gruppo italoromanzo, ma non si identifica con esso.
2) I dialetti sono variet linguistiche neolatine allo stesso titolo di lingue come il francese o il
portoghese; la differenza tra una lingua e un dialetto non va ricercata in fattori strutturali
della lingua, ma in altri ordini di fatto
3) La diversit linguistica interna all'italoromanzo tale da costituire una Romnia nella
Romnia e anzi, se si prescindesse dalla presenza dell'italiano, l'Italia linguistica sarebbe in
realt composta da una maggioranza di minoranze

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