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Introduzione
Studi di analisi del discorso di Schiffrin (1994)
1. Logica e pragmatica filosofica (teoria degli atti linguistici e approccio pragmatico
griceano);
2. Sociolinguistica (analisi variazionista);
3. Sociologia (linguistica interazionale e analisi della conversazione);
4. Antropologia (etnografia della comunicazione).
Funzioni della lingua
Ideativa, per esprimere il contenuto, il mondo interiore della propria coscienza;
Interpersonale, per stabilire e mantenere rapporti sociali;
Testuale, per stabilire legami con la lingua stessa e con le caratteristiche della
situazione in cui è usata.
Coesione
Riguarda la presenza fra le parti del testo di relazioni semantiche e tematiche.
Connessità
Riguarda la presenza fra le parti del testo di relazioni formali di rinvio e connessione.
Discorso
Riguarda il linguaggio in uso, si riferisce sia la processo comunicativo, sia al suo
prodotto (oggetto dinamico e processuale).
Testo
Si riferisce al prodotto linguistico (oggetto statico).
Linguistica testuale
Nasce come grammatica transfrastica, ovvero come grammatica della coesione e della
connessità, che descrive le relazioni tematiche e formali interfrasali.
Rel. tematiche
Linguistica Grammatica Coesione
testuale transfrastica Rel. formali
Connessità
interfrasali
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Senso globale
Ricerca nel testo delle macrofunzioni attraverso cui esprimere la struttura di senso;
Relazioni fra testo e utenti.
Referenti testuali
Referente testuale
Ogni entità o evento che entra a far parte del discorso in atto e che quindi diventa un
“oggetto” del discorso.
I nomi hanno precipuamente funzione referenziale, ovvero funzione di riferimento a
referenti extratestuali e, quindi, funzione di instaurare referenti testuali.
Elementi modificatori del SN → contribuiscono alla delimitazione della classe id
referenti designata da un’espressione nominale (aggettivi, SPrep. Con valore
attributivo, sub.Rel,..).
Specificatori del SN → segnalano in che modo vada inteso il riferimento del sintagma
stesso (articolo, dimostrativi, indefiniti, numerali,…).
Riferimento e quantificazione
Riferimento generico (quantificazione universale, alla classe, es. La barca a vela è
silenziosa);
Riferimento singolare (quantificazione esistenziale)
Non specifico (ad un individuo qualsiasi della classe, es. Comprerei volentieri una
barca);
Specifico (ad un individuo preciso della classe, Quella barca a vela è silenziosa).
Identificabilità
Capacità degli interlocutori di individuare il referente testuale a cui un’espressione
singolare si riferisce (referente unico nella realtà, es. Il sole, o nella situazione data, es.
La prof di matematica).
La scelta del parlante di segnalare l’identificabilità di un referente è obbligata, non è
sempre obbligata la segnalazione della sua non identificabilità (posso marcare con un
segnale di identificabilità un nuovo referente sconosciuto all’interlocutore, es.
Comprerò il maglione che ho visto in centro).
Attivazione
Status di un referente testuale rispetto all’attenzione degli interlocutori in un
determinato punto del discorso.
Un referente può essere indirettamente attivato dal riferimento ad una situazione, un
frame che lo richiami (es. Appena entrati al ristorante, il caposala ci venne incontro
con fare cerimonioso; il referente “caposala” viene indirettamente attivato dal frame
“entrare al ristorante”, all’interno del quale ci si aspetta che accadano alcune cose ed
esistano oggetti ed individui come il caposala).
Dato
Referente già presente nell’universo di discorso al momento considerato.
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Nuovo
Referente che viene introdotto per la prima volta nel discorso.
Sono collegati da alcuni fenomeni morfosintattici.
Definitezza
Gamma di opzioni che una lingua mette a disposizione del parlante perché questi
scelga come strutturare ed esprimere lo spazio complesso di relazioni fra i valori di
quantificazione, identificabilità e attivazione propri di ogni referente testuale in ogni
momento del discorso (specificatori dei SN, che indicano opposizioni tra riferimento
generico/singolare, es. Gli/Degli insetti hanno 6 zampe, tra identificabile e non, es. Ho
conosciuto la/una ballerina, ecc…).
Articolo zero
Inglese → Riferimento generico/specifico → I don’t like (the) ginger biscuits
Italiano → Numerabili plurali/non numerabile singolare → Non compro mai biscotti/tè
Anafora
Relazione fra due elementi linguistici in cui interpretazione di uno, detto anaforico,
richiede in qualche modo l’interpretazione dell’altro, detto antecedente (es. Carla i lo
amava. Leii era completamente scema).
Un legame anaforico si manifesta anche attraverso l’ellissi, ovvero l’omissione di un
costituente già menzionato (es. Carla prende i la margherita, Sandra Øi la napoletana).
Incapsulatori anaforici
Nomi che fungono da parafrasi riassuntive di intere porzioni di testo (es. Missirì e
l’uomo snocciolano il tradizionale saluto: come va? Bene, e la casa? Bene, e la
famiglia? Bene..).
Relazioni fra antecedente e anafora
Le anafore sono anche considerate come segnali lasciati all’interprete sul fatto che il
riferimento a uno degli elementi del testo corrente va cercato nel co-testo precedente.
Marcatori
Morfemi dal valore “proximate” → segnalano un referente centrale nel discorso
Morfemi dal valore “obviative” → segnalano un referente periferico nel discorso
Alcuni sistemi marcano sul co-testo il mantenimento o meno del ruolo sintattico o
semantico rispetto alla o alle espressioni coreferenti (stesso/diverso soggetto).
Lazy pronoun (karttunen) → Tra anafora e antecedente c’è identità non di significato
ma di senso; c’è un rapporto di co-significanza (es. L’uomo i che ha dato la busta-pagaii
alla moglie è stato più saggio di quelloi che l’ii ha data all’amante).
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L’anafora rinvia al significante e non al significato (es. alla sua natura di accrescitivo,
Giorgione era chiamato così per la sua mole).
Deissi
Fenomeno linguistico per cui determinate espressioni richiedono, per essere
interpretate, la conoscenza di particolari condizioni contestuali che sono l’identità dei
partecipanti all’atto comunicativo e la loro collocazione spazio-temporale.
Anche la deissi rinvia al significante e non al significato, assumendo anche le marche
morfologiche di genere e numero.
Campo indicale
Insieme delle conoscenze contestuali (identità dei parlanti, coordinate spazio-
temporali) necessarie per l’interpretazione dei riferimenti deittici di un determinato
discorso.
Origo del campo indicale → parlante
Rinvio anaforico
Qualunque atto di interpretazione che richieda il ricorso ad un elemento interno al
testo.
I campi indicali relativi alle due diverse origo restano indipendenti (ricorso a segni di
interpunzione, fenomeni prosodici e strategie paralinguistiche; es. “Spero che non
vengano” disse Jeanne, le origo sono il narratore e Jeanne, che diventerebbero
un’unica origo se il discorso fosse indiretto).
Allofrasi
Varianti della stessa frase (dal punto di vista semantico, avente identico contenuto
proposizionale) richieste da diversi contesti discorsivi.
Topic
Costituente topicale che ha un legame sintattico con la frase.
Tema
Costituente topicale che non è connesso sintatticamente alla frase di cui fa parte.
Secondo Lambrecht, un costituente deve essere in qualche misura accessibile per
poter costituire il topic di un enunciato; quanto più è accessibile, tanto meno sforzo
cognitivo richiederà il fatto di costruire la nuova informazione a partire da esso.
Focus
Unità informativa, che spesso coincide col picco accentuale degli enunciati, e che
porta l’informazione più rilevante dell’enunciato. Realizza il massimo grado di
dinamismo comunicativo (fornisce maggior mole di informazione).
Ciò che non è focus viene detto background.
Test per individuare il focus
Costituisce focus la porzione attorno a cui verte l’interrogativo immaginario cui
l’enunciato risponde.
Un enunciato è una proposizione aperta P(x) in cui il focus è l’elemento che colma la
variabile (nuova relazione che il focus intrattiene con la predicazione).
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Topic: elemento dato, collocato in prima posizione e marcato come oggetto sintattico.
Non è individuabile senza una conoscenza del contesto discorsivo;
Tende a correlare proprietà pragmatiche e semantiche, pertanto assurge più
facilmente al ruolo di topic un elemento saliente, accessibile e dato;
Non può essere un referente del tutto indeterminato;
È esterno alla portata della negazione;
Tende a correlare con proprietà formali specifiche, come la prima posizione di frase
o il costituirsi come soggetto sintattico, anche se non esiste una coincidenza fra
queste proprietà.
Dislocazione a sinistra
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Asserzioni
Atti linguistici attraverso i quali il parlante si impegna sulla verità del contenuto
proposizionale che enuncia.
Regole che permettono l’esistenza stessa dell’atto linguistico, il quale senza di esse
non potrebbe esistere.
Enunciato
Atto linguistico nella sua completezza e nelle sue specifiche circostanze di occorrenza
ed uso.
Frase
Espressione linguistica.
Ipotesi performativa
Ogni enunciato ha nella propria struttura profonda una marca di forza illocutiva,
rappresentabile con un verbo, di cui l’enunciato sarebbe l’argomento (es. Vi prometto
che non ripeterò la proposta → prometto (io, tu (io non ripeterò la tua proposta))).
Verbo potere
Accezione deontica (es. non si può fumare);
Accezione dinamica (es. puoi/riesci a farlo?).
Inferenze
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Presupposizioni
Inferenze che non vengono intaccate dalla negazione di un enunciato, cioè che si
producono sia a partire da un’asserzione sia dalla sua negazione (es. il Torino
giocherà/non giocherà in serie A l’anno prossimo non elimina le inferenze Il Torino è
una squadra e Il Torino giocherà l’anno prossimo).
A differenza delle inferenze:
le presupposizioni non sono cancellate da una smentita o da un’asserzione negativa
(es. *Il Torino giocherà in serie B l’anno prossimo e non esiste nessuna squadra che si
chiami così);
le presupposizioni sono cancellabili dall’insieme di inferenze qualora il contesto lo
suggerisca (es. Il Torino non giocherà in serie B l’anno prossimo e anzi, non esiste
nessuna squadra che si chiami così).
Verbi implicativi
Verbi che implicano la verità (o non verità) della proposizione complemento (es.
permettersi positivo, dimenticarsi negativo).
Verbi fattivi
Verbi che presuppongono la verità dell’evento espresso dalla proposizione
complemento (es. sapere).
Verbi controfattivi
Verbi che presuppongono la non verità del fatto subordinato (es. ereditare).
Verbi non fattivi
Verbi che non attivano alcun tipo di interferenza sulla verità della proposizione
complemento (es. credere, verbi di opinione).
La conversazione
Teoria griceana della logica della conversazione
Fondamenti dell’analisi della conversazione di Sacks e Schlegoff
Questi filoni di studio mirano a ricostruire aspetti della competenza comunicativa dei
parlanti, ovvero descrivere la capacità dei parlanti di usare il linguaggio in modo
appropriato alla situazione comunicativa.
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Implicature conversazionali
Inferenze cancellabili che scaturiscono dal supposto rispetto da parte dei parlanti delle
massime conversazionali di Grice.
Turno
Porzione di discorso pronunciata da un parlante compresa fra le parole di un parlante
precedente ed uno successivo.
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Mossa conversazionale
Procedure rituali confrontabili con altre forme di comportamento non verbale. Una
mossa conversazionale non coincide con un turno (es. Marco? Riconoscimento Sono
Paola identificazione, ciao! saluto).
Una determinata mossa comunicativa può avere un insieme di potenziali repliche
attese.
Sequenze complementari
Mosse comunicative che si susseguono in modo preferenziale.
Esistono mosse preferenziali non marcate e mosse non preferenziali, evidenziate da
strategie di segnalazione (es. esitazione, Vieni? Eh sì non so ancora…).
È possibile che una sequenza sia incassata in un’altra o che sia assorbita in un unico
turno, generando un ordine non canonico.
Dominanza interazionale
Possibilità di compiere mosse interazionalmente forti, cioè mosse che vincolano una o
più mosse successive.
Dominanza semantica
Riguarda la selezione degli argomenti e l’imposizione di un punto di vista.
Dominanza
Fenomeno di disparità nel comportamento interazionale che può ricorrere all’interno di
singole sequenze interazionali o permeare interi scambi comunicativi ed è solitamente
una manifestazione dell’asimmetria di potere interazionale.
Faccia
Rispetto della propria e altrui identità sociale.
Gestione della faccia
1. I partecipanti ad un’interazione intendono salvare la propria faccia;
2. L’attenzione alla faccia dell’altro dipende dal potere relativo;
3. L’attenzione alla faccia altrui può danneggiare la propria.
Procedure:
Rituali di evitamento, mirano a preservare una distanza dall’interlocutore;
Rituali di presentazione, attraverso cui i parlanti attestano le proprie posizioni.
Cortesia (politeness)
Insieme di strategie e procedure che mirano alla salvaguardia della propria e dell’altrui
faccia soprattutto attraverso il rispetto della distanza dall’interlocutore, ovvero
l’attenzione ad evitare di porre l’interlocutore in una situazione costrittiva e per questo
intrinsecamente aggressiva.
Massima di cortesia di Lakoff: “sii cortese”.
Sequenze di riparazione
Sequenze che intervengono nel momento in cui un particolare evento rischia di
compromettere la faccia di uno dei partecipanti allo scambio comunicativo.
Possono essere rituali di richiesta e soddisfacimento della stessa (es. Scusi, passo.
Prego!);
gli scambi riparatori possono essere innescati anche dall’offeso (Es. Mi scusi! Non si
preoccupi).
Manifestazioni di dissenso sono non preferenziali, e sono segnalate da esitazioni e
giustificazioni.
Frase
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Connettivo pragmatico
Funzione i cui argomenti sono unità di discorso e il cui valore è un’unità di discorso.
Le particelle discorsive si caratterizzano per non contribuire al valore di verità della
proposizione; in senso positivo, qualificano e connotano i livelli dell’enunciato e
dell’enunciazione. Sono polifunzionali, assolvono a diverse funzioni comunicative.
Modificatori di enunciato
Modificatori di forza illocutiva, detti particelle modali, attenuano la forza di un atto
linguistico direttivo o di un’asserzione (es. Diciamo, magari, pure, un po’);
Connettivi o avverbi testuali che danno istruzioni sullo statuto testuale di ciò che
segue (es. voglio dire, in altre parole, cioè di riformulazione, ad esempio, poniamo,
facciamo di esemplificazione).
Segnali di presa e cessione di turno (senti, allora, ecc..) e di controllo della ricezione,
comprensione e accordo (eh?, no? Sì, già, ecc..), fatismi (segnalano la coesione
sociale) e riempitivi (mantengono la parola in caso di difficoltà di pianificazione del
turno) svolgono la funzione di scansione del testo.
I modificatori di un atto linguistico segnalano l’atteggiamento del parlante verso
l’enunciazione e svolgono funzione metacomunicativa.(es. detto in confidenza,
francamente → detto in modo franco, ecc…).
Le particelle con funzione pragmatica hanno spesso anche una funzione di modificatori
frasali di tipo semantico.