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LINGUISTICA GENERALE
Alessio Genovese
Lingua e linguaggio
Il linguaggio verbale umano equivale alla facoltà cognitiva innata della specie umana di poter sviluppare
una o più lingue, ovvero la capacità di associare contenuti o espressioni allo scopo di manifestarli. La facoltà
di linguaggio è individuale, mentale e fa parte del nostro DNA.
La lingua è un codice, vale a dire un sistema di segni, che viene trasmesso culturalmente: un insieme di
convenzioni adottate da una comunità di parlanti. Le lingue sono dette anche sistemi simbolici.
Le lingue storico-naturali sono lingue sviluppatesi in natura e in un contesto storico ben preciso (in
contrasto, quindi, con quelle ‘’artificiali’’). Le lingue storico-naturali sono una delle possibili realizzazioni del
linguaggio, sono un prodotto sociale (culturale-ambientale) del linguaggio: le lingue non esistono come
oggetti indipendenti dalle comunità che le usano.
Tutti noi possediamo quindi fin dalla nascita una ‘grammatica mentale’, ovvero una competenza basata su
una conoscenza prevalentemente inconsapevole della nostra lingua natia che si sviluppa attraverso un
processo di rielaborazione linguistica (ovvero imitazione attiva di suoni e sillabe esterne). Esistono poi:
Il segno è l’unità fondamentale che compone la comunicazione, aliquid pro aliquo, qualcosa che sta per
qualcos’altro. Distinguiamo vari tipi di segni:
Indici: motivati naturalmente (basati sul rapporto causa-effetto) /non intenzionale (un’orma
lasciata nel bosco, una nuvola che indica l’arrivo di un temporale)
Segnali: motivati naturalmente/usati intenzionalmente (sbadiglio)
Icone: motivati analogicamente/intenzionale (icone di un telefono); riproducono proprietà
dell’oggetto designato
Simboli: motivati culturalmente/intenzionali (es. il ramoscello d’ulivo simboleggia la pace)
Segni (in senso stretto): arbitrari (basati su convenzione) /intenzionali (un segnale stradale)
Nella comunicazione in senso stretto, i segni in senso stretto sono interpretabili dal ricevente grazie al
codice di cui fanno parte, ovvero un insieme di conoscenze e di corrispondenze fissate per convenzione fra
qualcosa (manifestante) e qualcos’altro (manifestato) che fornisce le regole di interpretazione del segno.
Bi-planarità
I segni linguistici sono composti da due piani compresenti:
Arbitrarietà
Una delle caratteristiche principali del segno linguistico è la motivazione relativa ovvero l’arbitrarietà: il
rapporto tra significato e significante è arbitrario, non è connesso alla natura o alla essenza selle cose, non
è derivabile da un ragionamento empirico, ma dettato da convenzioni.
(Es: nessuno ci dice che il tavolo si debba chiamare tavolo, non ha nulla in sé che ce lo suggerisca, è una
parola scelta arbitrariamente per rappresentare questo oggetto e che due parlanti riconducono allo stesso
oggetto solo perché utilizzano la stessa convenzione linguistica)
Quattro tipi o livelli diversi di arbitrarietà presentati sotto forma grafica del triangolo semiotico:
Doppia articolazione
La doppia articolazione (da non confondere con la biplanarità) consiste nel fatto che il significante di un
segno linguistico è articolato a due livelli nettamente diversi.
Le unità minime di prima e seconda articolazione possono coincidere nella loro forma (es. la ‘’o’’ di libro è
contemporaneamente morfema e fonema).
Questa proprietà del segno linguistico rende la lingua COMBINATORIA: elementi finiti privi di significato si
sommano per formare un numero illimitato di elementi dotati di significato.
Ogni messaggio parlato è trasponibile in un equivalente messaggio scritto e viceversa. Il canale fonico-
acustico però è il canale primario poiché una delle proprietà del linguaggio verbale-umano è la fonicità.
La langue è sociale, trascende l’individuo. La competenza è individuale, esiste nella mente del parlante
Stratificazione linguistica
Ci sono diversi tipi di studio linguistico:
Diacronia: considerazione delle lingue lungo lo sviluppo temporale nella loro evoluzione storica. La
linguistica diacronica spiega perché le forme di una determinata lingua sono fatte così.
Sincronia: considerazione delle lingue in un determinato periodo sull’asse del tempo, prescindendo
da quella che è stata la loro evoluzione sul piano temporale. La linguistica sincronica spiega come è
fatta e come funziona la lingua.
L’italiano standard è una lingua STATUTARIA, decisa per statuto; diventa lingua ufficiale nel 1999 (Legge
482/1999 DELL’ART. 6). Varietà di riferimento per la società, sovraregionale, codificata da grammatiche e
dizionari, utilizzabile in tutti gli usi, scritti e parlati.
Italiani regionali, varietà coerenti di italiano, molto influenzati dal dialetto, quindi distinte dall’italiano
standard per la presenza di elementi locali.
Con dialetto intendiamo un sistema linguistico usato in zone geograficamente, socialmente e culturalmente
ristrette, divenuto secondario rispetto a un altro sistema dominante, non usato più in ambito ufficiale. Dal
punto di vista strutturale il dialetto è una lingua (come l’italiano, lingua italo-romanza); le differenze sono
esclusivamente di tipo sociale e storico-culturale. Definiti in complementarietà al concetto di lingua: varietà
diatopicamente distinte, sviluppatesi dal latino, ma prive di uno standard codificato e di usi ufficiali.
Con minoranze linguistiche intendiamo comunità che parlano varietà linguistiche non provenienti da quelle
italo-romanze.
Con comunità alloglotte intendiamo quelle che impiegano una lingua di minoranza (comprendono dialetti e
minoranze linguistiche)
Con repertorio linguistico intendiamo il complesso dei sistemi linguistici che l’individuo o la comunità
impiega.; si parla di repertorio linguistico non solo a livello di comunità, ma anche a livello di individuo. Il
repertorio è composto anche di varietà del repertorio, che dipende dal contesto dell’atto comunicativo: gli
individui appartenenti a una comunità linguistica condividono il repertorio, ma anche le varietà del
repertorio (regole di utilizzazione del repertorio). Es. quale lingua usare, quando, dove e con chi…
Fonetica e fonologia
Si occupano dei suoni del linguaggio, quei e quali suoni vengono usati nelle lingue naturali (non rutti suoni
dell’apparato umano sono usate nell’apparato linguistico):
Fonologia: studiare i fonemi e i meccanismi sistematici dei suoni dell'italiano (ovvero quale dei
suoni sono capaci di distinguere da soli un significante da un altro). Il fonema non è un elemento
fisico ma un elemento mentale distintivo di significato rintracciabile per opposizione (se al variare
di un suono avviene anche un cambiamento di significato)
Fonetica: La fonetica studia la dimensione fisica del suono (fono) nelle sue caratteristiche materiali.
Si suddivide in:
1. fonetica articolatoria: la produzione del suono, come viene articolato il suono attraverso il
metodo della trascrizione fonetica: ci si concentra sul segnale acustico e lo si rappresenta
scientificamente
2. fonetica acustica: caratteristiche fisiche del suono e del modo di propagazione
3. fonetica uditivo-percettiva: come arriva al ricevente
Trascrizione fonetica
Mentre nella trascrizione fonematica non si occupa dei casi particolari e
reali ma al modo ideale in cui un suono viene pronunciato, la trascrizione
fonetica cerca avvicinarsi al modo reale in cui un suono viene pronunciato.
Apparato fonatorio
L'apparto fonatorio comincia con la glottide in su.
I suoni che vengono prodotto attraverso l'emissione dell'aria immessa nel corpo durante il processo di
inspirazione vengono detti egressivi (in altre lingue esistono suoni ingressivi, mediante aspirazione, e
avulsivi, che non prevedono l’ingresso dell’aria)
Una delle cose che ha contribuito alla evoluzione degli uomini fu la divisione evolutiva tra la trachea e
l'esofago. Nella trachea è posizionata la glottide (nella zona della laringe) che contiene le corde vocali, dette
anche pliche vocali (la glottide è il primo luogo in cui viene modificato il suono).
• Vocali: nella loro produzione, l’aria non incontra ostacoli, fuoriesce liberamente. Le vocali sono
normalmente sempre sonore
• Consonanti: l’aria viene momentaneamente bloccata (es. [b]) o deve attraversare una fessura
molto stretta (es. [f]).
• Semiconsonanti: condividono proprietà sia con le vocali (sono articolate come delle vocali) sia con
le consonanti (non possono costituire il nucleo di una sillaba).
• Nelle occlusive abbiamo una occlusione momentanea dell'aria che poi causa un "esplosione".
• Le fricative avvicinano gli organi senza occludere totalmente creando una frizione.
• Le affricate sono tra occlusive e fricative: occludono totalmente ma il rilascio non è istantaneo ma.
• Le nasali, il velo palatino si abbassa facendo passare l'aria dal canale nasale.
• Nelle laterali la lingua si posiziona contro i denti e l'aria passa lateralmente.
• Le vibranti (r) portano una vibrazione dell'apice (o dell'ugola in altre lingue).
• Nelle approssimanti gli organi vengono avvicinati ma non si toccano, dette anche semi consonanti
o semivocali (perché le consonanti prevedono una costrizione)
Luogo di articolazione: in base all'organo che viene impiegato nel suono= labiali, dentali, labiodentali,
palatali, velari.
Sonorità: Quando le pliche (pieghe di tessuto membranoso nella glottide) sono congiunte l'aria le fa
vibrare, se sono aperte l'aria entra e non vibrano.
OSTRUENTI: formate da occlusive e fricative, possono essere sia sorde che sonore
SONORANTI: formate da vibranti, laterali (insieme liquide) e nasali, sono sempre sorde
Il trapezio vocalico è lo spazio in cui si articolano le corde vocali per produrre suono. Ai vertici del trapezio
sono poste le vocali.
Fatti soprasegmentali:
Sono fenomeni che riguardano non solo un suono ma un gruppo di suoni
Lunghezza: riguarda la durata temporale con cui vengono realizzati i suoni. La lunghezza dipende
dalla posizione del suono nella sillaba
Accento (riguarda la sillaba)
Intonazione (riguarda la curva prosodica e quindi l'intera frase, domande o affermazioni)
Tono (riguarda la sillaba)
La lunghezza
Distinguiamo tra lunghezza delle vocali e delle sillabe.
In certe lingue la lunghezza vocalica è distintiva (es. latino, tedesco): in italiano sono lunghe le vocali
toniche in sillaba aperta non finale e la loro lunghezza non ha valore distintivo. In certe lingue la lunghezza
delle vocali è distintiva.
Per le consonanti la lunghezza può essere distintiva E’ possibile analizzare ogni consonante doppia che
abbia una corrispondente semplice come la ripetizione in contiguità dello stesso fonema, o invece come
fonema a se (soluzione da molti autori preferita). In tal caso le consonati doppie sono considerate lunghe,o
geminate, e quelle semplici sono dette brevi. In questa prospettiva la differenza tra consonanti brevi e
lunghe andrebbe a costituire coppie minime (kane-kan:e)
Nell'alfabeto fonetico internazionale per esprimere la lunghezza sia di vocali che consonanti usiamo il
diacritico (:) (per le affricate [d:z]). Solo per le consonanti si può anche usare il raddoppiamento del simbolo
del suono (per le affricate [ddz o dzdz]).
La sillaba
La sillaba è una raccolta di suoni intorno ad un picco di Sonorità, quindi un fatto sovrasegmentale. E uno
delle competenze inconscie degli esseri umani che possediamo fin da bambini perché la sillaba. Gli esseri
umani organizzano i suoni seguendo una scala di Sonorità che ha un centro in una suono massimamente
sonoro che è la vocale (sillabica), più aperto e con una frequenza maggiore. Questo è detto nucleo (punto in
cui si inserisce la vocale).
In alcune situazioni:
L' accento
Dal punto di vista fonologico il punto della parola in cui vi è la massima intensità, lunghezza e altezza
tonale. Dal punto di vista fonetico In Italiano l'accento è mobile (in alcune lingue, l’ungherese, è fisso), ha
un valore distintivo perché permette di creare coppie minime di significato (non in tutte le lingue) ed è
detto per questo contrastivo
Sillabe toniche: accentate, maggiore lunghezza, si distinguono per sonorità e forza di articolazione
Sillabe atone: non accentate
Le sillabe possono essere classificate in base alla cadenza dell’accento. Per una ragione fonologica si conta
dall'ultima sillaba:
Il tono
L'altezza dei suoni nelle frasi non è uniforme, ci sono dei picchi e degli avvallamenti che producono un
effetto sonoro detto intonazione. L’intonazione è chiamata anche melodia, curva melodica o contorno
intonativo. È fondamentale tra le frasi dichiarative (finale discendente) e interrogative (finale ascendente)
Anche le sillabe non hanno un'altezza tonale uniforme, ma in Italiano questo non comporta un
cambiamento di significato. Le lingue in cui questo accade sono dette lingue tonali
Morfologia
La morfologia è l’area della linguistica che studia la struttura e la formazione delle parole che vengono
tipicamente analizzate come sequenze di uno o più morfemi.
Lessema: entità astratta del nostro lessico mentale, connessa con un concetto (quindi con un’entità
non strettamente linguistica)
Parola / forma: realizzazione concreta del lessema; uno stesso lessema può avere diverse
realizzazioni concrete.
Forma di citazione: forma concreta che viene indicata arbitrariamente come esemplare e inserita
nei dizionari.
Confini di parola: Può esserci una POTENZIALE pausa (non ci sono necessariamente, esistono
teoricamente e ortograficamente)
Enunciabilità in isolamento: un elemento può essere pronunciato in modo assestante
Coesione interna: Ordine specifico nella struttura della parola
criterio fonologico: unità prosodica con un unico accento primario
Le parole si organizzano in famiglie di parole. Si può distinguere un nucleo, una stessa base da cui si
formano parole lessemi diversi. La formazione di una nuova parola può avvenire mediante tre
procedimenti:
Flessione: Attualizzazione dello stesso lessema nel contesto strutturale aggiungendo una
componente morfemica flessionale che specifica ma non cambia il significato della parola (genere,
numero, tempo…). La flessione è obbligatoria per le basi lessicali che la prevedono, ovvero le parti
variabili del discorso (da libr- a libro, libri)
- Flessione concatenativa: i morfemi flessionali occorrono in sequenza e sono segmentabili
rispetto la radice (con caten zion e)
- La flessione non concatenativa: le categorie grammaticali sono espresse all'interno della
radice e non sono segmentabili rispetto ad essa (foot - feet, f ee/oo t)
Derivazione: formazione di un nuovo lessema aggiungendo una componente morfemica
derivazionale che cambi il significato e/o la categoria lessicale della parola (da libr a libreria,
libraio).
- Conversione: è presente un morfema derivazionale invisibile che indica la categoria del
morfema (Crescendo (gerundio) si impara; Il crescendo (sostantivo) dell'allarme)
- Derivazione a suffisso 0: assenza di un morfema di derivazione, ma aggiunta diretta alla
base di un morfema flessivo che è sintomo di un cambio di categoria ( zitto – zittire;
ricovero – ricoverare)
- Parasintesi: costruzione di un lessema verbale a partire da un aggettivo o un nome,
facendolo precedere simultaneamente da un prefisso introduttivo e seguire da una
flessione verbale (are,ire). I due infissi sono inseparabili per il significato del lessema come
se costituissero un circonfisso (ingrassare: in + grass + are, non esisite grassare)
Lessicali Grammaticali
descrittivi, referenziali, Non rimandano ad un referente, permettono di esprimere
rimandano ad un referente una categoria grammaticale (es. libr-aio)
(es. libr-aio) Non sempre dipendono da una base lessicale (ma, ieri)
Derivazionali Flessivi
formano parole complesse non modificano la categoria
nuove, cambiando la grammaticale della base a cui
categoria della base da cui vengono aggiunti, e non ne
derivano e/o aggiungendo cambiano il significato. Si
un significato nuovo alla limitano ad aggiungere una
parola informazione di tempo, modo,
(es. libr-ai-o) numero, genere
(es. libr-ai-o)
Transfisso Circonfisso
Si applicano all’interno Si applicano prima e dopo
Prefissoa della radice la radice Suffiesso
(es. Arabo: KTB scrivere (es. Tedesco: ge-seh-en
KATABA scrisse MAKTABA ‘visto’, ge-mach-t ‘fatto’)
biblioteca)
Allomorfo: ciascuna delle forme diverse in cui si può mostrare un morfema mantenendo lo stesso
significato
Allomorfia alla radice: modifica della radice a causa della flessione (es: ven-/ venn-/veng-/vien-/
ver-; dev-/dov-/dobb-/debb-)
Allomorfia fonetica: a causa di un processo di assimilazione fonetica lo stesso morfema assume
forme differenti (es. Italiano: In-utile/ I-logico/Ir-razionale/Im-probabile; Inglese: plurale in [-s] in
[kæts] cats, in [-z] in [ho:sz] horses, oppure in [-z] in [dogz])
Supplentivismo: Sostituzione della radice con un'altra quando riesce ad indicare lo stesso
significato. Non c'è modo di ricondurre queste parole ad una radice comune poiché hanno una
derivazione linguistica diversa, sono due parole diverse (es. acqua/idrico, gatto/felino,
fegato/epatico, andiamo/ vado)
Metafonia: nei dialetti, forma di assimilazione a distanza, ovvero modificazione di una vocale
interna per effetto della vocale finale (es. Napoletano: [ˡnirə] dal lat. NĬGRUM, [ˡnera] dal lat.
NĬGRAM)
Le parole si combinano in frasi seguendo leggi strutturali che sono l’oggetto dello studio della sintassi.
Configurazionale
Sintattica
Semantica
Pragmatica informativa
Sintassi configurazionale
La prospettiva configurazionale studia le concatenazioni e le dipendenze fra gli elementi della frase,
scomponendola in pezzi più piccoli: si effettuano dei “tagli” che individuano i costituenti di ogni sottolivello.
Il più importante dei sottolivelli è il livello dei sintagmi. Un sintagma è la minima combinazione di parole
che funziona come un’unità della struttura frasale (della sintassi). I sintagmi(S) sono costituiti attorno una
testa in base alla quale vengono classificati. La testa (T) è la classe di parole, minimo elemento che può
costituire un sintagma (nella frase “la copertina blu”, ’’copertina’’ è la testa. In generale possiamo dire che
tutte le categorie lessicali di parole piene possono essere T di un S. I sotto-costituenti dei vari S, ovvero
elementi che si possono attaccare alla T, possono dare vita a S anche complessi. I ranghi di complessità di
un S vengono individuati dalla ‘’teoria X-barra’’: secondo tale teoria ogni S è composto da una T e da un
modificatore della testa (Spec). Ogni T può a sua volta coincidere con un altro S (composto a sua volta da T
e Spec). Ogni apice indica un sottolivello di crescente complessità.
Il metodo di rappresentazione più diffuso è quello degli alberi etichettati, in cui ogni nodo rappresenta un
sottolivello. Gli elementi che stanno al termine di ogni singola diramazione, collegati allo stesso nodo, sono
costituenti fratelli. Possono comparire i determinanti, ossia tutti gli elementi che occorrono davanti un
nome e svolgono la funzione di determinare il referente da esso indicato (gli articoli sono una sottoclasse
dei determinanti).
Funzioni sintattiche
Ruoli che i sinragmi assimo nella struttura sintattica della frase: soggetto, oggetto, complementi.
La reggenza esprime tutti i processi in cui la teste ne sceglie un altra, un verbo sceglie la forma e il valore
semantico del suo complemento. Il verbo essendo la testa del suo sintagma può decidere il ruolo.
La valenza linguistica
Le funzioni sintattiche vengono assegnate a partire da schemi valenziali che configurano il quadro minimale
della frase. Ogni verbo stabilisce il numero e la natura logica degli argomenti minimi ad esso implicati in
base al proprio significato. Gli argomenti possono anche non essere esplicitamente presenti all’interno
della frase. La maggior parte dei verbi sono:
Anche se ci sono casi in cui verbi bivalenti (es. lavare) possono comportarsi come uno zerovalente (es.
l’inserviente lava, stira e dorme), come già detto la valenza si riferisce al significante logico e generico del
sintagma (quindi l’inserviente laverà sempre qualcosa anche se nella frase è omesso per rendere la frase
generale). In questi casi parliamo di valenza omessa. Una valenza effettivamente realizzata invece esprime
tutti gli argomenti effettivamente legati al verbo.
Ad eccezione dei verbi metereologici che sono sempre zerovalenti (piovere), tutti i verbi hanno almeno una
valenza che coincide con il primo argomento, ovvero il soggetto (unico argomento per i monovalenti). In
lingue come l'italiano l'omissione del soggetto è sistematica quando il riferimento del soggetto è
rintracciabile comunque nel contesto. Anche se omesso il soggetto continua ad influenzare gli argomenti di
cui è testa. Le lingue in cui il S può essere omesso si chiamano pro-prodop
Nei verbi transitivi la seconda valenza coincide con il complemento oggetto. I Monovalenti non sono verbi
transitivi ma possono diventare bivalenti in alcune situazioni particolari (es. Ha dormito un sonno profondo;
Gianni corre la maratona). In questo caso è presente un complemento detto oggetto interno, espande il
significato del verbo ed è interno allo stesso. È un particolare caso effettivo e non modifica la valenza.
Il sistema valenziale organizza i sintagmi in base a come riempiono le valenze, non come ma quali
argomenti si uniscono al verbo.
Mentre gli argomenti sono costituenti frasali obbligatori dal punto di vista semantico (perché legati al
significato del verbo), i circostanziali sono opzionali a livello logico, non sono necessari al significato del
verbo.
Bivalente intransitivo (ha due valenze ma la seconda viene realizzata in modo indiretto, con lausilio di una
preposizione )
I ruoli semantici
I ruoli semantici determinano il modo in cui il referente di ogni sintagma contribuisce e partecipa all’evento
rappresentato dalla frase intesa come rappresentazione di una scena in cui i diversi elementi interpretano
dei ruoli in termini di ciò che accade. Questi ruoli vengono dette funzioni semantiche.
La tipologia linguistica
Metodi di classificazione delle lingue:
Cronologica: riconosce la continuità di una lingua in vari stadi nella storia di una lingua
Genealogica: famiglie linguistiche, studio delle lingue in base alla loro etimologia, confronto tra più
lingue per ricavarne l'"apparentamento" (famiglie: indio-europee, caucasica, afro-asiatica... Rami:
germanico, romanzo, slavo...)
Geografica: dove una lingua è parlata (lingue europee, anatoliche) ATTENZIONE:diverso da lingue
indo-europee. (es. Nelle lingue europee sono comprese le lingue uraliche che non sono indio-
europee)
Tipologica: studio della struttura. Lingue molto diverse e lontane possono avere strutture
La tipologia linguistica studia gli schemi strutturali che ci permettono di distinguere le lingue in tipi. 6.000
lingue ma solo 4 tipi principali dal punto di vista della formazione delle parole. È un modo per studiare la
variazione linguistica, la lingua è un prodotto del linguaggio che è a sua volta un prodotto biologico, uguale
per tutta la specie. Si occupa di individuare che cosa c’è di uguale e che cosa c’è di differente nel modo in
cui, a partire dai princìpi generali che governano le ‘lingue possibili’, le diverse lingue storico-naturali sono
organizzate e strutturate, attuando scelte tra loro compatibili nella realizzazione di fatti o fenomeni
universali che ammettono più soluzioni. La tipologia è dunque strettamente connessa con lo studio degli
‘universali linguistici’, proprietà ricorrenti nella struttura delle lingue.
Gli universali linguistici sono proprietà ricorrenti nella struttura delle lingue (es. tutte le lingue
hanno le vocali). Un universale può essere:
- assoluto: la presenza o l’assenza di una proprietà è enunciata senza fare riferimento a
connessioni con altre proprietà della lingua
- implicazionale: hanno la forma: ‘se x, allora y’ (implicazione logica): pongono in relazione
due o più proprietà, subordinandone una all’altra
Caratteristiche variabili, che definiscono la somiglianza tra lingue classificata dalla vicinanza
tipologica
Caratteristiche morfologiche: le lingue hanno modi diverse di fare le parole. In unico suono
possiamo riconoscere più segmenti, il numero di segmenti che compongono un suono e le loro
funzioni distinguono le lingue.
Tipologia morfologica
Dal punto di vista morfologico le lingue differiscono in 4 famiglie o tipi:
4. Agglutinanti: Ogni parola contiene tanti affissi quante sono le relazioni grammaticali che devono
essere indicate. (es. turco)
Tipologia sintattica
Da un punto di vista sintattico le lingue del mondo si distinguono in base :
SVO (testa-complemento)
SOV (complemento-testa)
VSO
tipi di marcature
marcature sintattiche
nominativo-accusativo
ergativo-assolutivo
Pragmatica informativa
Il piano della pragmatica informativa si occupa della funzione comunicativa della frase. Ci possono essere
vari modi di collocare i costituenti della frase per esprimere un informazione(frase dichiarativa,
interrogativa, esclamativa e imperativa). L'intento comunicativo viene influenzato dalla partizione della
frase in fattori pragmatici informativi. Distinguiamo tre diverse opposizioni:
tema e rema. Il Tema è ciò di cui si parla, mentre il rema è ciò che si dice su ciò di cui si parla, la
predicazione che viene fatta attorno al tema. Tutta la comunicazione mette generalmente prima il
tema e poi rsema. Ogni frase è rematica ma esistono frasi atematiche (Prendi la valigia)
Dato e nuovo. dato è ciò che nella frase è noto, già precedentemente espresso nella frase o facente
parte di una conoscenza comune. Il nuovo è l’informazione non nota.
In rilievo e in sottofondo. In rilievo è ciò che nella frase viene evidenziato rispetto a ciò che
costituisce un informazione di meno valore che viene posta invece in sottofondo. La rilevanza viene
posta grazie al focus, l’elemento che nella frase ha maggiore carico informativo. Il focus può essere
informativo quando introduce una nuova informazione oppure contrastivo, quando corregge o si
oppone ad un’affermazione precedente
Spesso questi tre fattori coincidono tra loro e con i ruoli sintattici. Infatti la maggior parte delle lingue del
mondo tende a inserire il tema nella parte iniziale della frase e il rema nella parte successiva. Altrettanto
diffusa è la tendenza a far coincidere il tema con il soggetto, seguito poi dalla parte rematica composta dal
verbo e dall’oggetto: in “Gianni mangia la mela”, Gianni è S, tema, dato e quindi in sottofondo.
Una lingua dispone anche dei meccanismi strutturali che consentono di mutare l’ordinenon marcato dei
costituenti per otte nere determinati effetti informativi.
Dislocazione a sinistra: si manda a tema un costituente rematico disponendolo nella parte sinistra
della frase, mentre accantio al verbo viene posta una particella clitica anaforica (pronome che
rimanda che si riferisce ad un costituente precedentemente espresso) “il televisore lo spegne
elena”
Dislocazione a destra: si rende tema un costituente rematico spostandolo nella parte destra della
frase, accanto al verbo si pone un clitico cataforico (pronome che fa riferimento ad un costutuente
successivamente espresso nella frase “Elena lo spegne, il televisore”
Rematizzazione a sinistra: Maria volevo salutare. Mettere in rilievo un elemento mettendelo
all'inizio. Tipica struttura meridionale (MONTALBANO SONO)
Tema sospeso: viene messo in rilievo il tema della frase spostandolo a sinistra e dividendolo dal
resto della frase. Non è mai presente la marca sintattica(Elena, le avevamo chiesto un favore) e
spesso neanche il clitico (elena, avevamo chiesto un favore)
Frasi scissa è la frase in cui c'è la formazione e x che x. È la mela che mangia gianni non la pera.
Usare la frase scissa mette in risalto il focus, la mela. In questo caso la frase è contrastiva, corregge
e contrasta l'informazione precedente. La frase originale è: Gianni magia la mela.
Enunciati: non dividono tra tema e rema. Arriva il treno