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PRIMA LEZIONE DI SOCIOLINGUISTICA

Le persone in ogni circostanza sono produttrici o riceventi di messaggi linguistici che sono la parte costitutiva molto
importante della vita sociale.
All'inizio del libro vengono subito presentato una serie di fatti linguistici eterogenei in cui ciascuno può imbattersi.
Vengono presentati otto fatti presi da frasi di un tema, manifesto pubblicitario, un brandello di interazione allo
sportello della stazione, un messaggino, battute da un film. Sembrano qualcosa di molto eterogeneo ma in tutti casi
la lingua si presenta sotto aspetti in forme grammaticalmente scorretti. Che sociali, sui tipi di azioni che si compiono,
sulla situazione in cui essi sono e agiscono.
Tutti costituiscono manifestazione di variazione linguistica a cui è connesso significato sociale.

1. a) Venne un bimbo povero che la sua mamma era malata. → che è usato come complemento di
specificazione al posto di la cui.
b) la penna che io scrivo è nera. → che è usato come complemento di mezzo al posto di con cui.

Sono frasi prese da un tema delle elementari in cui il pronome relativo che, che in grammatica occupa funzioni di
soggetto o complemento oggetto, viene impiegato come congiunzione subordinante tuttofare.
In questo modo la costruzione della preposizione relativa diventa più semplice ma dall'altro lato si perdono
distinzioni e marcature di funzione, di numero e di genere. Questa variazione è dotata di significato sociale in quanto
ci rimanda immediatamente alla maniera di costruire le frasi relative delle varietà substandard dell'italiano, che
vengono usate da parlanti incolti che spesso come lingua primaria hanno il dialetto.

2. Pure te te sei messa a vvende, eh? [...] È annato a ppijà 'na bira. → Forma italiano standard: anche tu ti sei
messa a vendere, eh? [...] È andato a prendere una birra.

È un dialogo cinematografico che riproduce la realtà linguistica del contesto che in questo caso è subito identificabile
come quello di ambiente di borgata perché si riconosce immediatamente il dialetto romanesco.

3. È uno scambio di battute allo sportello della


biglietteria della stazione fra un immigrato
extracomunitario, che vuole fare il biglietto ferroviario, e
l'impiegato allo sportello.
Il carattere maiuscolo indica un tono alto della voce.
Il passaggio dall'italiano all'inglese avviene per assicurare
il passaggio di informazioni tra parlanti di lingue diverse.
Si capisce che l'italiano imperfetto dell'immigrato è una
varietà di apprendimento spontaneo Per esposizione
diretta alla lingua e non per insegnamento scolastico.
Fenomeno del code-switching= cambiare lingua per farsi
capire meglio.

4. In questo brano la situazione è quella del dialogo a più voci


su un pullman pieno di ragazzi che vanno a scuola. Qui viene
fuori l'uso più irriflesso e meno sorvegliato della lingua,
tipico delle situazioni molto informali, spontanee e
improvvisate.
Il contesto è ben noto agli interlocutori ma chi legge non
riesce a comprendere bene tutta la situazione perché
vengono usati molti pronomi personali senza citare i nomi
prima.
Tipico del linguaggio giovanile Italiano è utilizzare il sintagma
verbale gli fa al posto di gli dice. Viene poi ampiamente usato il gergo giovanile contenente elementi lessicali
volgari.
5. minkia! ma quanto sei pg per sta cosa? portati da studiare ;) ciao cibe
pg= preso giallo, termine del gergo giovanile torinese che significa infastidito
cibe= ci becchiamo, sta per vedersi

Si tratta di un SMS mandato col telefono cellulare, notiamo infatti caratteristiche tipiche dello stile dei messaggi,
come le abbreviazioni e l'emoticon.
Questo fatto linguistico ci rimanda alla collocazione sociale, ovvero il mondo dei giovani, e ad un modo comunicativo
particolare, quello dei messaggi scritti al telefono.

6. a) poi io non è che mi posso mettere a fare le telefonate per niente, ogni minuto. U telèfunu u pavu iù. →
dialetto siciliano= il telefono lo pago io. Qui troviamo ancora una volta il fenomeno del code-switching.
b) però ha detto che col mangiare l’è mia ul massim → dialetto lombardo= non è il massimo. Si tratta di un
code-mixng, ovvero mescola due lingue e le loro grammatiche.
c) che ben du pist gros da du machan l’assaggiatore di polpette → un dialetto tedesco (in tedesco
l’enunciato corrisponde a wenn du bist gross dann du machen= quando tu sei grande allora tu fai. È un code-
mixing.

7. Questo è un messaggio pubblicitario del 2003, e l'aspetto più


«Nòstr làit a parla piemontèis» appariscente è naturalmente l'impiego del dialetto piemontese. Fino
(il nostro latte parla piemontese) a non molti anni fa questo sarebbe stato poco frequente ma
Abit evidentemente la collocazione del diretto nelle valutazioni della
COOPERATIVA PRODUTTORI LATTE comunità parlante è cambiata. Infatti negli anni ‘90 si ha una vera e
Il latte di casa mia propria esplosione quantitativa della presenza di dialetto nella
(Ël làit ëd mia ca) pubblicità. Gli slogan pubblicitari sono in dialetto e hanno la funzione
di sottolineare la genuinità locale del prodotto, assumendo il
significato sociale di garante di identità e coesione socioculturale piemontese. Il dialetto viene ideologizzato.

8. CH-Cinese, 43/169, sincero, onesto e educato ha tante voglia conoscere e inammorarsi in una italiana fra
25-35 anni. Aspetto con ansia massima attenzione, con o senza foto. Poi scrive me in italiano, tedesco o
pure in inglese. Chriffre XYZW, Tages Anzeiger, 8021 Zürich.

Si tratta di un annuncio in una rubrica di contatti su un diffuso quotidiano della Svizzera tedesca; il parlante è un
cittadino svizzero di origini cinesi che scrive in un tipico italiano da stranieri, un Interlingua con evidenti fonemi di
semplificazione e generalizzazione:

agg. In forma plurale= tante voglia potrebbe stare per “puoi scrivermi”
ellissi della preposizione di= voglia conoscere pronome tonico proposto al verbo= scrive me
errore ortografico= inammorarsi ipercorrettismo: o pure, che sta per oppure
scambio di preposizioni= in al posto di di tedeschismo: Chiffre, che sta per casella postale
coniugazione verbale scorretta= poi scrive me

LE LINGUE E I PARLANTI
Solo o Solo o
prevalentemente prevalentemente Sia italiano sia Altra lingua
italiano dialetto dialetto
Piemonte 58,6 11,4 27,3 2,3
Valle d’Aosta 55,5 12,6 24,4 7,1
Lombardia 58,3 10,7 27,9 2,0
Trentino Alto Adige 24,3 23,1 15,3 36,4
Veneto 22,6 42,6 23,7 3,9
Lazio 58,9 8,1 29,8 1,8
Campania 21,5 30,5 46,7 0,5
Puglia 31,6 17,7 49,8 0,4
Sicilia 23,8 32,8 42,5 0,2
Italia 44,1 19,1 32,9 3,0
I dati statistici nella tabella sono tratti dall'inchiesta condotta nel 2000 su un campione di circa 20.000 famiglie e
mostrano la diversità interna dell'Italia quanto all'uso dichiarato dell'italiano e del dialetto rispettivamente.
Dati di questo genere, richiedono di essere interpretati con una certa cautela, in quanto riguardano autodichiarazioni
di comportamento e non osservazioni dirette della realtà. In ogni caso, essi ci forniscono certamente i lineamenti
generali dei comportamenti linguistici nella comunità. Dall'altra parte, rilevamenti basati su autodichiarazioni di
comportamento sono la sola maniera per ottenere questo tipo di fotografia della realtà.
La sociologia delle lingue si occupa di indagare su quali siano le lingue e varietà di lingua parlate in una data
comunità, basandosi sui comportamenti linguistici dichiarati e affermazioni sulle lingue (come la tabella sopra).
Invece la sociolinguistica studia produzioni linguistiche mettendole in correlazione con fatti sociali e i suoi dati
empirici sono messaggi linguistici concreti (come gli 8 brani di prima).

Lettura dati tabella:


- Forte diversità da regione a regione: il dialetto è meno vitale nell’Italia del Nord-Ovest e più vitale al Nord-
Est ed in meridione. Nel Lazio il dialetto sembra essere meo usato, ma questo è dovuto al atto che il
romanesco e l’italiano siano più vicini nella forma e nella struttura.
- La bilinguità della popolazione italiana: la dialettofonia è sensibile alla variazione di età, i genitori parlano in
dialetto con i nonni e in italiano con i figli. In Campania, Puglia e Sicilia, la differenza fra l’italiano e il dialetto
è poco netta.
- L’alta percentuale di altra lingua: quella del Trentino Alto Adige è dovuta alla presenza del tedesco, che vi è
lingua ufficiale esattamente come l’italiano; e quella della Valle d’Aosta è dovuta al francese, che fino alla
seconda metà dell’Ottocento era la lingua della comunità locale.

LE LINGUE DEL MONDO (abitanti in milioni)

Numero stimato di Numero stimato di Differenza Numero di paesi


parlanti nativi parlanti percentuale
1 Cinese mandarino 800 1000 +25% 16
2 Hindi/urdu 550 900 +64% 23
3 Inglese 400 1000 +150% 105
4 Spagnolo 400 450 +12,5 44
5 Arabo 200 250 +25% 30
6 Bengali 190 250 +32% 9
7 Portoghese 180 250 +39% 34
8 Russo 170 320 +88% 31
[…]
19 Italiano 70 75-80 +7-14% 30

Osservazioni:

In questa tabella vediamo dati che riguardano sempre il rapporto fra le lingue e i parlanti ma a livello mondiale; si
tratta di stime sulla consistenza demografica e sulla diffusione internazionale delle lingue; è basata sul numero
presumibile di parlanti nativi di ogni lingua compresi gruppi di immigrati che, pur non compresi nella popolazione
residente, hanno conservato la lingua d'origine. Infatti gli italofoni sono 70 milioni.
Nella tabella i primi due posti sono occupati dalle due lingue principali dei due paesi più popolosi del mondo: la Cina
e l’India.

La prima colonna indica il numero di parlanti nativi; la seconda, invece, indica il numero di parlanti fluenti che
apprendono quella determinata lingua come seconda lingua; la terza colonna indica di quanto aumenta il numero
totale dei parlanti e l’ultima colonna indica il numero dei paesi in cui la lingua viene parlata.
La tabella raggruppa solo le lingue più importanti rispetto alle circa 7000 esistenti.
L’inglese rappresenta la vera superlingua ad amplissima diffusione plurinazionale. Nella tabella appaiono tutte le
principali lingue europee, insieme a lingue del subcontinente indiano: il hindi e l’urdu, ha il doppio nome perché sii
tratta di varietà molto simili e non classificabili come lingue distinte. Il hindi viene scritto in alfabeto devanagari,
mentre l’urdu in alfabeto di derivazione arabo-persiana.
LA SOCIOLINGUISTICA
La sociolinguistica è una linguistica che presuppone che si conoscano già le strutture interne del linguaggio; infatti
essa interviene ad analizzare spiegare che cosa succede a queste strutture quando le vediamo calate nella società e
nelle concrete situazioni comunicative.
La lingua e sì un sistema costruito secondo i propri principi, ma risente anche delle caratteristiche degli utenti e delle
situazioni d'uso.
La sociolinguistica si presenta dunque da un lato come una linguistica socialmente realistica; dall'altro lato, certi
aspetti della variazione linguistica sono essi stessi fattori in grado di creare o modificare una situazione sociale,
ovvero l'interazione fra linguaggio e società non è unicamente unidirezionale.
Per esempio, la scelta di una certa varietà di lingua nell'interazione è anche un modo per creare una situazione
sociale comunicativa particolare o per modificarla.
La sociolinguistica, in quanto linguistica realistica, è incentrata sui concreti parlanti. Risulta evidente come essa sia
propensa sia propensa ad intervenire sui problemi sociali.
La disciplina nasce negli anni ‘60, ‘70 del secolo scorso dalla scoperta del Basil Bernstein sul fatto che molti dei
problemi educativi di bambini provenienti dalle classi sociali svantaggiate e il loro stesso insuccesso scolastico
dipendessero da problemi inerenti al linguaggio. → i bambini delle classi operaie avevano a disposizione soltanto un
codice ristretto caratterizzato da un uso della lingua fortemente legato al contesto situazionale specifico; che
confliggeva con il codice elaborato tipico della cultura ufficiale e dell'istituzione scolastica e impediva loro di
impadronirsi dei contenuti con questo veicolati.
Allora si scatenarono dibattiti, che contribuirono a porre in primo piano sulla scena scientifica problemi che
coinvolgevano intimamente il linguaggio e la società.

Nel formarsi della sociolinguistica, nella seconda metà degli anni Sessanta, sono confluite inoltre le ricerche
americane di:
- William Labov: scoprì l’eterogeneità dei comportamenti linguistici e ne studiò i dettagli più minuti
- Jhon Gumperz: le sue ricerche erano ancora incentrate sul l'interazione verbale e sull'analisi degli eventi
comunicativi
- Joshua Fishman: studiò i problemi dei rapporti fra le lingue nei paesi plurilingue; questo studio recentemente è
stata definito come sociologia delle lingue.

In Europa la sociolinguistica negli anni 60/70 trovò un fertile terreno. Oggi infatti è un’area di studio e ricerca
ampiamente praticata in tutto il mondo. Si suddivide in due filoni distinti:
- Quella che segue Labov: sociolinguistica variazionista o correlazionale; mette a fuoco i rapporti fra i fattori
sociali, visti come variabile indipendente, e comportamenti linguistici, visti come variabile dipendente. ↔ va
dai fatti sociali a quelli linguistici.
- Quella che continua il percorso di Gumperz: sociolinguistica interpretativa; cerca di interpretare le strategie
e le scelte linguistiche dei parlanti come un modo per strutturare la società. ↔ va dai fatti linguistici a quelli
sociali.

COME SI CONDUCE UNA RICERCA SOCIOLINGUISTICA: questioni, concetti e metodi


Il primo passo da fare è quello della scelta del tema della ricerca; tutto ciò che riguarda il modo in cui la società
influisce sulla lingua rientra nei temi della sociolinguistica. → per esempio, potremmo scegliere di approfondire il
tema dell'utilizzo di italiano e dialetto nella conversazione quotidiana.
Come secondo punto, ci si pone una scelta basilare: ovvero determinare la profondità dell'analisi che si vuole
condurre.
Come mezzo è consigliabile un'inchiesta con questionari che richiedano autodichiarazione di comportamento
linguistico.
Dato che i lineamenti generali in Italia, del tema scelto (l'utilizzo di italiano e dialetto nella conversazione
quotidiana), si possono considerare acquisiti sarà più interessante la ricerca una ricerca sociolinguistica stretta.
Le nozioni cardine della nostra ricerca sono la lingua e il dialetto, quest’ultimo nella concezione comune è visto come
termine dispregiativo.

Siccome tra lingua e dialetto non esistono differenze riconducibili meramente alla struttura e alla forma linguistica
interna non vi è alcuna differenza di natura linguistica fra i due. La differenza è di natura sociale o meglio di
carattere sociolinguistico.
Ciò che differenzia il concetto di lingua del concerto di dialetto sono le caratteristiche del loro uso presso la comunità
parlante e la loro evoluzione storica. Potremmo dire che una lingua è un dialetto che ha fatto carriera.
Ad esempio durante il Medioevo con la frammentazione e la progressiva differenziazione delle varietà parlate del
latino sì sono venuti a formare tanti idiomi, che ad un certo punto sono iniziati a comparire anche nello scritto (i
volgari romanzi). Uno di questi, il volgare di Firenze, nel ‘400 è diventato lingua per eccellenza della produzione
letteraria, e nel ‘500 è stato riconosciuto come una lingua standard, diventando così la lingua italiana. Quindi
all'origine della storia linguistica dell'italiano, la lingua italiana e gli attuali dialetti italiani erano varietà linguistiche
poste sullo stesso piano sociolinguistico.
Promosso uno di questi a lingua standard, le altre varietà sono rimaste dialetti. Tra lingua e dialetto ci sono quindi
differenze di natura prettamente sociale, culturale e sociolinguistica.

TEMA
Analizziamo ora la posizione e manifestazione nel parlare di tutti i giorni dei due poli linguistici diversi: la lingua
formale, scritta, di prestigio, e l'idioma informale, perlopiù di uso solo orale ma fortemente connesso dal punto di
vista simbolico con i sentimenti di identità socio culturale locale.

Bisogna tener conto del fatto che la conversazione quotidiana si distribuisce su tutti i tipi ricorrenti di situazioni
comunicative, formali e informali, casuali e transazionali; è affare di tutti i parlanti, qualunque sia la loro posizione
sociale e quindi potranno emergere le differenze fra i parlanti circa l'uso di lingua e dialetto, in relazione sia alle
intenzioni comunicative dei parlanti stessi sia ai fattori sociali e demografici che li distinguono.

Qual è distribuzione della lingua e del dialetto nella popolazione di una località? Due implicazioni:
→ se la lingua e il dialetto sono compresenti, questo non vuol dire che tutti i membri della comunità padroneggino
entrambe le varietà;
→ se almeno un certo numero di parlanti possiedono sia la lingua che il dialetto, significa che c'è una sorta di
bilinguismo.
Si parla di bilinguismo quando fra due varietà di lingua usate presso una comunità parlante esista una differenza
strutturale piuttosto evidente ed entrambi abbiano una loro storia autonoma.
Nella maggioranza delle situazioni Italiane la distanza fra la lingua italiana e il dialetto locale è sufficiente per poter
consentire di parlare di bilinguismo.
Quindi dobbiamo sapere che la nostra indagine verrà condotta in una comunità in cui è diffuso il bilinguismo, con
una parte di parlanti monolingue (lingua italiano standard).

L'obiettivo generale della ricerca impone che i dati primari debbano essere interazioni verbali autentiche,
conversazioni in diversi domini situazionali e fra diversi parlanti. Occorre quindi scegliere dei tipi di situazione e dei
tipi di parlanti, da considerare specialmente rappresentativi per il genere di problema che ci interessa.
La tecnica materiale di raccolta dei dati e naturalmente la registrazione, in modo da avere materiale il più autentico
possibile sul parlato spontaneo, magari anche con microfono nascosto.
William Labov, nella sua ricerca sulle variazioni di pronuncia a New York City, per raccogliere il materiale per lo
studio del comportamento del fonema /r/, andava in giro per i grandi magazzini chiedendo informazioni su un
reparto che si trovava al quarto piano (fourth floor). Ed essendo concentrato su un solo singolo fenomeno fonetico si
annotava semplicemente per iscritto la risposta ottenuta circa la /r/.
Poniamo di avere in archivio una quarantina di ore di registrazione di conversazioni di vario genere con diversi tipi di
parlanti. Per rendere utilizzabile questo materiale, bisogna procedere con una trascrizione delle registrazioni, parte
molto importante della ricerca. Il tempo richiesto dalla trascrizione scientifica di parlato spontaneo può andare da 10
volte circa il tempo della registrazione stessa ad anche 20 volte.
Per un'indagine con finalità fonetiche specifiche occorrerà impiegare la grafia dell'alfabeto fonetico internazionale
(IPA).
La trascrizione conversazionale tende a rappresentare anche i principali aspetti non linguistici, come sovrapposizioni,
di parlanti, interruzioni, esitazioni, pause, riso e tono della voce.
Esaminando le trascrizioni si possono individuare eventuali caldi di commutazione di codice; bisogna però
domandarsi se la commutazione ha un valore o significato pragmatico con delle funzioni specifiche.
una funzione potrebbe essere quella di garantire una migliore articolazione del discorso, riempiendo lacune lessicali
per poter parlare nella lingua che rende l'argomento più fluente per un dato parlante.

La commutazione linguistica può avvenire in qualunque punto del discorso, ma preferibilmente avviene al confine
tra una frase e l'altra; e l'articolazione sintattica sembra dunque un confine importante per l'alternanza di codice. Il
passaggio tuttavia può avvenire in concomitanza con una frase che inizia in un codice ma subito si interrompe e
viene formulata diversamente nell'altro codice.
La sociolinguista americana Carol Myers-Scotton ha elaborato un importante modello teorico, basato sull' esistenza
in ogni caso di comportamento blingue di una lingua principale o prevalente, la matrix language (lingua matrice),
che fornirebbe il quadro morfosintattico globale entro cui possono fare la loro comparsa elementi dell'altra lingua,
che viene chiamata embedded language (lingua incassata).
Ma non sempre esiste una lingua matrice ed è più plausibile che entrambe le lingue contribuiscano alla pari nel
costruire il discorso applicando il fenomeno del code-mixing.

LE DIMENSIONI DELLA VARRIAZIONE SOCIOLINGUISTICA


Vengono comunemente riconosciute tre dimensioni fondamentali di variazione + la variazione diamesica e la
variazione diacronica:

1. variazione diastratica (dia+strato= attraverso lo strato): la lingua varia attraverso la stratificazione sociale.
Secondo questa variazione i modi di manifestazione della lingua risentono della gerarchizzazione della società in
classi sociali, sulla base di molteplici fattori che hanno maggiore o minore rilevanza a seconda delle comunità che
prendiamo in considerazione.
Fra tutti i fattori ha acquistato sempre più rilevanza la rete sociale (Social Network). Le varianti che hanno
analoga distribuzione lungo la dimensione diastratica essendo tra loro linguisticamente congruenti costituiscono
le varietà diastratiche di lingua.
Esempio: italiano popolare → la penna che io scrivo è nera.
La dimensione diastratica di variazione può essere concepita come un asse verticale che va dalle varianti e dagli
insiemi di varianti più in alto nella scala sociale, usato dai parlanti colti a quelle più in basso, ricorrenti presso i
parlanti incolti (che possono talvolta essere socialmente discriminati).
2. Variazione diatopica (dia+topos= attraverso il luogo): la lingua varia attraverso lo spazio. A seconda della
provenienza, e distribuzione geografica della popolazione che parla una certa lingua si hanno insiemi di varianti
connesse alla localizzazione areale. Questo è evidente nelle grandi lingue parlate come lingue standard e ufficiali
in più paesi con pronuncia e lessico tipici e diversi da paese a paese. Sono chiamate lingue policentriche, come
per esempio il tedesco che ha tre varianti (quello della Germania, dell’Austria e della Svizzera).
La differenziazione geografica è di solito specialmente evidente nel lessico e nella fonetica. ESEMPI:

- British English ≠ American General.


British English elevator Luggage Underground Cell Chips Crisps
American General lift Baggage Subway Mobile French fries Chips

- Italiano Svizzero ≠ Italiano d’Italia


Italiano Svizzero Bucalettere Cassa malati Gipponcino Direttore Nota Cantina

Italiano d’Italia Cassetta Mutua Maglietta Preside Voto Mensa


della posta

- Italiani regionali (l'italiano è una lingua ricca di geosinonimi, cioè di parole diverse nelle diverse parti d'Italia
per designare lo stesso oggetto lo stesso concetto).
Nord Papà Anguria Avere figli
Centro Babbo Cocomero Avere figli
Sud Babbo Melone d’acqua Tenere figli
Sono altrettanto diffusi i regionalismi semantici, cioè parole che in diverse regioni d'Italia hanno diverso
significato. (vetrina nel Friuli= armadio di cucina; dispensa in Sicilia= cantina; villa al Sud= giardino pubblico).

3. Variazione diafasica (dia+faris= attraverso il parlato): la lingua varia attraverso le situazioni comunicative. A
seconda del tipo di situazione in cui avviene la comunicazione verbale assistiamo, presso lo stesso parlante, a
realizzazioni linguistiche anche molto diverse che riflettono il modo in cui i fattori esterni influiscono sul
comportamento linguistico di un parlante.
Esiste infatti la lingua di tutti i giorni, contrapposta ad altre lingue con un linguaggio più specifico, tecnico o
raffinato. Esempio:
- comprare= acquistare= acquisire.
- Tibrare/ bucare= convalidare/obliterare.
Nella dimensione della diafasia si distinguono due sottocategorie:
- variazione di registro, ovvero il passaggio da formale a informale
- variazione di sottocodice, ovvero il passaggio dal linguaggio di tutti i giorni ad un linguaggio tecnico-
specialistico

4. Variazione diamesica (dia+mesos= attraverso il mezzo): riguarda il mezzo o il canale fisico attraverso cui
passa la comunicazione verbale, ovvero la differenziazione fra uso parlato e uso scritto della lingua.

La diastratia, diatopia, diafasia, e diamesia sono tutte dimensioni sincroniche, che si situano lungo un unico taglio
orizzontale nel latte del tempo. Esiste un'altra variazione, la variazione diacronica (dia+kronos= variazione attraverso
il tempo) che però fuori esce dall'ambito di azione della sociolinguistica.

IL RAGGIO E I CAMPI DI AZIONE DELLA SOCIOLINGUISTICA

L’ARCHITETTURA DELLA LINGUA


L'architettura della lingua è lo studio dell'articolazione di una lingua in varietà secondo le dimensioni fondamentali di
variazione. Per l'italiano è stato proposto un modello di architettura che prescinde dalla variazione diatopica perché
per secoli c'è stata un'estrema frammentazione regionale, e le altre dimensioni di variazione si manifestano a partire
da quest'ultima. L'architettura della lingua italiana è un continuum tridimensionale, articolato sulle tre assi:
diastratica, diafasica e diamesica.

Il concetto di continuum implica che i confini fra le


categorie che lo formano non siano netti e drastici, ma
graduali e sfumati, con punti focali ben distinti ma
margini in sovrapposizione.

Lettura grafico:
Lungo l’asse diastratico si collocano varietà
corrispondenti agli usi dei parlanti in relazione a fattori
che identificano differenti appartenenze sociali: ai due
estremi dell’asse si trovano dunque l’italiano colto e
l’italiano incolto.
Lungo l’asse diafasico si collocano varietà dipendenti
dalla situazione comunicativa, che vanno dall’estremo
alto dell’italiano, scritto formale, all’estremo basso dell’italiano, parlato informale.
Fra le varietà dell’italiano contemporaneo che sono state riconosciute come oggetto di attenzione si possono
ricordare:
- l’italiano aulico, varietà diafasica tipicamente scritta, caratterizzata da alta elaborazione lessicale e sintattica
e dall’impiego di costrutti e termini letterari, formali e poco comuni;
- l’italiano parlato formale, varietà diafasica impiegata nelle situazioni di maggiore impegno sociale e in
ambiti come le occasioni pubbliche e l’insegnamento scolastico;
- l’italiano burocratico, varietà diafasica di uso per lo più scritto, ma anche parlato, tipica dei domini della
burocrazia e dell’amministrazione;
- l’italiano tecnico-scientifico, che rappresenta in effetti più che una singola varietà un insieme diafasico di
varietà, di uso per lo più scritto, ma anche parlato, impiegato nei vari rami e discipline della scienza, della
ricerca, della tecnologia;
- «l’italiano dell’uso medio», a volte definito anche «italiano neo-standard»: varietà parlata e scritta,
primariamente diastratica, impiegata dalla generalità delle persone almeno mediamente colte, dai giornali e
dai mass media in genere;
- l’italiano popolare, varietà diastratica propria degli incolti e semicolti e di chi parla prevalentemente
dialetto, e che quindi si manifesta tipicamente nel parlato (ma può emergere anche nello scritto);
- l’italiano colloquiale, varietà primariamente diafasica e parlata, tipica della conversazione quotidiana non
impegnata;
- l’italiano parlato informale, varietà diafasica tipica delle occasioni comunicative meno sorvegliate ed
espressivamente connotate;
- l’italiano gergale, gamma di varietà diafasiche e allo stesso tempo diastratiche tipiche dell’uso parlato in
determinate situazioni di gruppi sociali con forte identificazione interna.

LINGUAGGI SETTORIALI
I linguaggi settoriali sono microcosmi linguistici facenti parte di ogni lingua, vengono utilizzati nei vari settori
professionali spesso sconosciuti al parlante medio; diventano perciò delle vere e proprie lingue speciali anche perché
utilizzano un lessico specifico.
La lingua comune, i linguaggi settoriali non sono comparti isolati ma convivono come varietà di una lingua usate da
uno stesso parlante in contesti comunicativi diversi; rimangono perciò sempre in stretto contatto e con continui
scambi di lessico.
Dal punto di vista della sociolinguistica, ci si può domandare la ragione dell'esistenza dei linguaggi settoriali dato che
questi sono così complicati per la maggior parte dei parlanti. È evidente che i linguaggi settoriali creano delle
barriere linguistiche se usati per comunicare con le persone comuni, però considerando i linguaggi settoriali per lo
scopo per il quale sono nati (risorse che la lingua fornisce per comunicare in modo chiaro ed efficace tra addetti ai
lavori- fra medici, ingegneri ecc.-). L'uso del lessico specifico e settoriale è uno strumento indispensabile per un
passaggio di informazioni che descriva in modo preciso, univoco e appropriato la realtà.

SOCIOLINGUISTICA E COMUNICAZIONE MEDIATA DAL COMPUTER


Un settore che ha acquisito recentemente notevole importanza anche dal punto di vista sociolinguistico è quello
dell'uso della lingua nei nuovi tipi di comunicazione verbale, introdotti dalla diffusione del personal computer.
Le email, le chat e gli SMS sono per molti un modo di comunicare che sostituisce in parte la comunicazione orale, con
il trasferimento nello scritto di modi d'uso della lingua tipici del parlato.
Ci sono una vasta gamma di tipi di testo che vanno dall'estrema formalità all'estrema informalità.
La tradizionale divisione tra scritto e parlato viene superata nella scrittura mediata dal computer e dagli
smartphones. Si tratta di una comunicazione fortemente interattiva nella quale vengono usati diversi espedienti per
rendere nello scritto caratteristiche che appartengono alla sfera emotiva dei parlanti/ scriventi, come:
- fenomeni di abbreviazione e contrazione del lessico
- l'uso del maiuscolo per segnalare l'enfasi
- terminare la frase con eh...
- puntini di sospensione
- molti punti interrogativi
- commutazione di codice
- uso delle emoticon
Questo nuovo modo di comunicazione ha come conseguenza una nuova varietà di lingua che mescola il parlato e lo
scritto, in quanto essendo messaggi scritti, anche se vengono utilizzati tratti paralinguistici per riprodurre le
caratteristiche tipiche del parlato, si mantiene comunque una lingua molto sorvegliata.

La chat è caratterizzata dalla simultaneità della comunicazione, gli argomenti sono quelli di vita quotidiana con un
registro molto informale; essa implica la rapidità della digitazione del testo che spiega i frequenti errori di battitura
non corretti e caratterizzati da una forte intenzione di interattività. La chat è un tipo di interazione simile a quella
della comunicazione faccia a faccia, ho anche a quella telefonica.

LINGUA DEI GIOVANI E LINGUA DELLE DONNE


L'età e il sesso sono due fattori socio demografici che correlano con il comportamento linguistico dei parlanti,
costituendo una categorizzazione dei componenti di una società ricca di implicazioni socio-culturali.
Per quanto riguarda la variabile età se dovessimo trovare un parlante tipicamente dialettofono lo cercheremmo
sicuramente fra le persone più anziane, e viceversa. Questo perché in tutti i repertori con dislivelli di prestigio
notevoli fra una varietà di lingua alta e quella bassa, i giovani saranno più orientati verso la varietà di lingua alta.
Esiste un linguaggio giovanile?
Le ricerche hanno condotto ad un certo numero di tratti molto ricorrenti nel comportamento linguistico giovanile,
portando al riconoscimento dell'esistenza di un lessico giovanile (un insieme di lessemi espressivi, metaforici
disfemistici, e a volte neologismi cognati all'occasione).
Qualche esempio:
cuccare - cucador sballo muzzo
farsi una pera raga balle
schizzato beccare sfigato
fuso figo
gnocco/ gnocca truzzo

Questa varietà è sociolinguisticamente definibile come una sorta di gergo, marcata sia in diafasia, in quanto è
impiegata solo in determinate situazioni, che in diastratia, in quanto si forma all'interno di un certo gruppo sociale. È
il linguaggio dei giovani, caratterizzato da un lessico proprio difficilmente decodificabile da non appartenenti al
gruppo; non ha strutture grammaticali sue proprie, ma è sempre ospitata all'interno del italiano. → è un embedded
language i cui elementi lessicali fanno comparsa nella Matrix language.

La variabile “sesso del parlante” fa riferimento alle differenze nel comportamento linguistico fra uomini e donne in
termini di variazione di genere, dove per genere si intende la codificazione sociale e l'insieme dei ruoli connessi al
sesso. i caratteri sociolinguisticamente interessanti dell'essere uomo o donna dipendono dalla definizione sociale
assegnata ai ruoli reciproci.
Sociolinguistic gender pattern è lo stereotipo sociolinguistico del genere secondo cui le donne tenderebbero ad
utilizzare le varianti di lingua più alte. E spesso queste differenze sono interrelate con differenze di classe sociale.
Ad esempio, Labov nella sua analisi della variazione ha trovato che è solo nella classe sociale più alta della
stratificazione da lui adottata che gli uomini presentano significativamente più varianti non standard delle donne; ha
anzi osservato che per quanto riguarda la variabilità sociolinguistica le donne si sono dimostrate o più alte o più
basse di tutti gli uomini. → Senza dubbio le donne sono parlanti accurate quando non ci sono cambiamenti in atto
ma se ci sono mutamenti in corso le donne possono anche essere parlanti meno curate, vale a dire che sono
all'avanguardia nella realizzazione delle forme innovative.
La lingua delle donne:
le donne utilizzano più diminutivi, aggettivi valutativi, forme varie di attenuazione. si tratta di scelte e sfere lessicali
preferenziali e non consentono generalizzazioni predittive.
Molte espressioni tradizionali di imprecazione e insulto sono frequentemente usate o addirittura esclusive delle
donne appartenenti ai ceti sociali meno abbienti → questa è un'affermazione particolarmente significativa perché
coglie il fatto che l'appartenenza di genere sia spesso in sovrapposizione con quella di classe sociale.
Le donne sono linguisticamente più cortesi: questo significa che mostrano maggiormente dispositivi di cortesia
verbale, come forme di ringraziamento, di complimento, scusa, riconoscimento e rispetto dell'interlocutore.
Non si può parlare di una varietà di lingua prettamente maschile o prettamente femminile: si tratta di semplici
preferenze lessicali, fra l'altro molto soggette a stereotipi.
È stato dimostrato che le donne prediligono un rapporto comunicativo fondato in primo luogo sul mantenimento
della cooperazione e sull' espressione delle emozioni e degli affetti, mentre gli uomini sono molto più orientati ad
uno stile di comunicazione verbale incentrato sugli aspetti referenziali e direttivi.
Il sessismo nella lingua è una tematica, legata alla discriminazione di genere che può venire veicolata dalle lingue e
attraverso le lingue, sfociata negli anni 60, con la rivendicazione della parità dei sessi nella lingua, dove si chiedeva di
evitare che nella lingua venisse veicolata la codificazione della posizione inferiore della donna nella società.
Ad esempio in molte lingue opposizioni grammaticali privilegiano il maschile (studenti indica studenti e studentesse;
i diritti dell'uomo indica i diritti della persona).
Sono stati attuati dei tentativi per migliorare attraverso la pianificazione linguistica il linguaggio rivolto ai cittadini.
Comunque non è questo il modo migliore di affrontare il problema della disparità dei sessi perché la lingua non crea
discriminazioni ma semplicemente le riflette.

ANALISI DEI REPERTORI LINGUISTICI


L'insieme di varietà di lingua presenti una comunità parlante costituisce il repertorio linguistico all'interno del quale
le diverse varietà di lingua si collocano occupando ciascuna una posizione particolare.
Tipi significativi di repertorio linguistico sono:
- bilinguismo sociale
- la diglossia: una situazione in cui in una comunità linguistica sono presenti due fondamentali varietà di
lingua ben distinte strutturalmente fra loro; una è la varietà alta impiegata per le funzioni alte scritte e
formali; l'altra è la varietà bassa. usata nella conversazione ordinaria. fra le due varianti si ha una scarsissima
sovrapposizione di ambiti.
Esempi:
 nella Svizzera tedesca: Hochdeutch (tedesco standard) ≠ Schwyzertüütsch (dialetto svizzero tedesco)
 in Grecia: Katharévusa (greco bizantino) ≠ Dhimotikí (grec moderno popolare)
 nel mondo arabo: ‘al-fushā (arabo coranico) ≠ āmmīyat (lingua bassa)
La diglossia è sensibile alla diversità strutturale fra il sistema della varietà alta e della varietà bassa, in quanto
esiste autonomia strutturale fra i due sistemi; usa la varietà alta solo per le funzioni alte, ufficiali e questioni
burocratiche, mentre la varietà bassa è utilizzata per la conversazione ordinaria. Si parla di bilinguismo, in
quanto vi è una spiccata differenziazione funzionale fra le due lingue.

- dilalia: sia la varietà alta che la varietà bassa vengono usate nel parlato quotidiano (esempio italiano e
dialetto); la lingua della socializzazione primaria è la varietà alta; c'è una netta differenziazione funzionale fra
le due lingue: sono entrambe usate nella conversazione quotidiana, ma il raggio di azione del dialetto rimane
vincolato solo a certi impieghi e domini → il dialetto, o la varietà bassa, viene quindi escluso da alcuni ambiti
che sono esclusivamente riservati alla varietà alta, che nel nostro caso è l’italiano. Si parla di bilinguismo, in
quanto gli ambiti di azione delle due lingue sono solo parzialmente in sovrapposizione.

- Bidialettismo: non c'è una diversità strutturale fai due sistemi perché il bidialettismo implica che si tratti di
varietà socio geografiche imparentate e strutturalmente molto vicine → in questo caso quindi non si
potrebbe parlare di bilinguismo.

In Italia fino alla seconda metà dell'Ottocento c'era una situazione di diglossia fra la lingua standard e dialetto;
l'italiano era riservato agli impieghi scritti e ufficiali → la progressiva diffusione dell'italiano ha condotto ad una
situazione di dilalia. L'evoluzione da diglossia dilalia eh in effetti uno dei modelli evolutivi facilmente possibili.
Un'altra evoluzione possibile ancora eh quella dalla diglossia al bidialettismo, per avvicinamento o convergenza delle
varietà e sovrapposizione delle funzioni.

PLURILINGUISMO E CONTATTO LNGUISTICO


Il plurilinguismo è una situazione di fatto molto diffuso al mondo, sono anzi da ritenere le più normali nella moderna
società post industriale e della comunicazione.
Nelle comunità urbane è dato sempre più di frequente entrare in contatto con le multiformi lingue dell'immigrazione
straniera (inglese, francese, spagnolo, portoghese, romeno, polacco, serbo-croato, arabo, hindi, bengali, cinese, wù,
curdo, farsi, tamil, ecc.).
Inoltre la diffusione della comunicazione mediata dal computer porta a contatto almeno scritto con l'inglese, la
lingua della globalizzazione e di Internet.
Per la sociolinguistica il plurilinguismo corre la decisamente con fattori sociali anche le funzioni che le diverse lingue
svolgono e il loro impiego, sotto forma di scelta di codice o di alternanza di codice.
Il contatto fra sistemi linguistici e naturalmente coessenziale col plurilinguismo, e può condurre alla formazione di
vere e proprie lingue miste.
Contesti estremamente plurilingui sono anche ideali per la formazione di lingue di contatto e di lingue miste: varietà
semplificate o interlingue approssimative di una delle lingue materne dei gruppi che sono in contatto sono situazioni
sociolinguistiche speciali in cui un contatto particolarmente intensivo porta a una vera e propria fusione delle
grammatiche di due lingue in contatto, con la necessità di uno strumento comunicativo di emergenza per la
comunicazione elementare.

Esempio:
Fremdarbeiteritalienisch (italiano dei lavoratori stranieri) → è una versione di italiano rintracciato negli anni ottanta
del Novecento nei centri urbani della Svizzera germanofona; si tratta di un italiano con fenomeni di semplificazione
utilizzato in diversi ambienti lavorativi come lingua veicolare l'occasione tra lavoratori stranieri immigrati di diversa
provenienza e i loro colleghi di origine italiana.
questa versione prevede:
- l'uso dell'infinito sovraesteso
- l'uso incerto delle Marche flessionali e di accordo del sintagma nominale
- la cancellazione di preposizioni e articoli
- la presenza del prestito lessicale dal tedesco

Varietà di questo genere funzionano anche da fattore di identità di gruppo.


La lingua veicolare planetaria per eccellenza e l'inglese che ha la funzione di collegamento in contesti speciali di
plurilinguismo dove possono nascere produzioni linguistiche altamente devianti, persino ai limiti della
comprensibilità.
"Lingua mista" è un termine tecnico che designa una lingua, nuova, formatasi sulla base della funzione grammaticale
e lessicale di due lingue preesistenti.

I PIDGIN
In situazioni di contatto fra parlanti di parecchie lingue diverse e molto lontane fra loro, e con occasioni di
comunicazione ridotte e limitate a questioni pratiche e di sopravvivenza, si possono formare i cosiddetti Pidgin:
vengono collocati all'interno del gruppo delle lingue miste. Ma in realtà, si tratta di nuove lingue, valide per la
comunicazione essenziale; esse prendono materiali vari dalle lingue che sono venute in contatto, li rielaborano e
ristrutturano attraverso processi e fenomeni di grammaticalizzazione, dando luogo a grammatiche proprie.
Un pidgin presuppone ibridazione terziaria, cioè che la lingua venga trasmessa da parlanti non-nativi a parlanti nativi
(due persone aventi come madrelingua due lingue diverse, che imparano questa varietà per comunicare fra di loro e
la trasmettono agli immigrati nuovi). il pidgin non ha parlanti nativi.
Un'ampia parte del materiale lessicale dei pidgin nella maggior parte dei casi proviene da una lingua coloniale
europea, detta lingua lessicalizzazione. (esistono perciò pidgin a base inglese, portoghese, francese, olandese ecc.)

I pidgin non si possono tuttavia considerare, varianti della loro lingua lessicali teatri CE in quanto non sono
reciprocamente comprensibili (parlanti inglesi non comprendono il pidgin a base inglese, e viceversa).

Quando un pidgin si stabilizza, fino a diventare lingua della socializzazione primaria, acquisendo quindi parlanti
nativi, si sviluppa in creolo (diventando lingue scritte, scolastiche, ufficiali e nazionali).
Le lingue pidgin e creolo in ambiente naturale è spontaneo, al di fuori di ogni pianificazione e codificazione esterna;
proprio per questo motivo permettono al linguista di osservare e teorizzare come avvenga in natura il processo che
porta a una nuova lingua, alla creazione di una grammatica. Infatti alcuni linguisti li assumono come caso modello
per vedere e scoprire quali siano i principi universali secondo cui le capacità cognitive e l'eredità biologica dell'uomo
elaborino la struttura di un sistema linguistico, in un contesto privo di qualunque restrizione e codificazione
normativa.

I problemi dal punto di vista sociolinguistico posti dalle situazioni di plurilinguismo sono tre:
1. conflitti tra lingue nei paesi bilingui e multilingui: è frequente che la compresenza di lingua a livello statale
dia luogo a conflitti e lotte culturali, politici, terrorismo e guerre.

2. il bilinguismo da emarginazione: le emarginazioni sono il più pervasivo dei fenomeni sociali e demografici
che creano plurilinguismo. il bilinguismo da emarginazione implica un reciproco aggiungersi l'una all'altra di
due lingue; per gli emigrati l'esposizione alla lingua del paese della Comunità ospite provoca
l'apprendimento e l'adozione della lingua della comunità che li accoglie, dallo stesso luogo ai casi di
bilinguismo isolato.
Gli effetti linguistici dell'emarginazione di massa, in sociolinguistica, sono studiati sia dal punto di vista delle
varietà di italiano tipiche dell'emigrazione (del repertorio linguistico della prima e della seconda generazione
di emigrati e dell'uso alternato delle lingue), sia dal punto di vista delle varietà della lingua della comunità
ospite.
Le questioni linguistiche connesse al l'immigrazione straniera in Italia sono un campo tra i più frequentati
dalla linguistica italiana; negli ultimi anni si è persino formata una branca della linguistica chiamata
linguistica acquisizionale, dedicata allo studio delle strategie di apprendimento dell'italiano come seconda
lingua in contesto naturale e delle varietà di interlingua sviluppate dei parlanti non nativi.

3. i problemi delle minoranze linguistiche: le minoranze linguistiche sono le comunità storiche, di antico
insediamento, in uno Stato, nelle quali si ha tradizionalmente parla una lingua diversa da quella che la lingua
ufficiale prevalente dello Stato.
Queste minoranze linguistiche danno luogo a conflitti e problemi socio-politici con lessico il plurilinguismo. la
lingua parlato da una minoranza linguistica è detta lingua minoritaria. I principali problemi sociolinguistici
delle lingue di minoranza sono il mantenimento, la tutela e la promozione della lingua contro la decadenza
linguistica e la morte delle lingue.
Esempi di lingue minoritarie in Italia:
- in Alto Adige c'è un bilinguismo bicomunitario; italiano e tedesco sono entrambe lingue ufficiali a pieno
titolo
- lo sloveno nelle province di Trieste e Gorizia
- l'albanese diffuso in Abruzzo e Sicilia
- il serbo croato nel Molise
- dialetti neogreci nel Salento e in Reggio Calabria
- parlate zingare, Sinti e Rom, I vari insediamenti seminomadi
- il francoprovenzale in Valle d'Aosta e a Torino
- il ladino a Bolzano
- il catalano ad Alghero, in Sardegna
Le lingue minoritarie sono lingue minacciate, in via di regresso e decadenza sotto la duplice pressione
dell'italiano e dei dialetti Italo-romanzi circostanti.
Questo problema e di rilievo mondiale, in quanto si tratta di beni e ricchezze sia biologiche che Culturali.
Morte di una lingua: una lingua si considera morta quando non ha più parlanti nativi, cioè che apprendono e
parlano la lingua in questione dalla prima infanzia e la utilizzano come lingua della socializzazione primaria.
questo è un fenomeno catastrofico perché una lingua cessa di vivere quando i genitori non la usano più con i
bambini piccoli
La lingua in decadenza: questo fenomeno è legato alla progressiva riduzione delle funzioni e degli ambiti
d'uso della lingua; alla scomparsa della lingua dagli usi quotidiani corrisponde una riduzione e
semplificazione strutturale di essa → è possibile quindi diagnosticare lo stato di salute di una lingua in base
alle condizioni della sua grammatica.

SOCIOLINGUISTICA ED EDUCAZIONE
La sociolinguistica si interessa molto ai campi dell'educazione linguistica e dell'insegnamento delle lingue.
L'approccio sociolinguistica problemi educativi ha trovato in Italia terreno molto fertile. di fronte a produzioni scritte
elaborati scolastici ci si aspetta un impiego il più accurato è corretto possibile della lingua; La sociolinguistica va ad
analizzare che cosa siano gli errori di lingua e quali ne siano le cause; successivamente si chiede quale dev'essere
l'intervento della scuola, in base a quali finalità generali e obiettivi particolari debba agire e che cosa possa
realisticamente fare.
Di fronte ha una situazione di plurilinguismo, l'importanza della norma standard deve essere relativizzata, perché
ogni varietà di lingua è corretta in sè, ma non ogni produzione in qualunque varietà è corretta → ogni varietà di
lingua ha la sua funzione è anche la sua spendibilità sociale; viene sottoposta a una valutazione da parte dei parlanti;
da questo punto di vista occorre che tutti possiedono linee fondamentali della norma standard per quanto riguarda
la grafia, la morfologia e la sintassi.
Questo perché solo un adeguato possesso dello standard consente a tutti di realizzare pienamente i propri diritti e
doveri di cittadini. Quindi bisogna stare attenti a come ci si espone perché le forme non ben accette dalla società
comportano una sorta di discriminazione, da parte della società, nei confronti di chi parla o scrive.

SOCIOLINGUISTICA E ATTI LINGUISTICI


Per atti linguistici si intendono enunciati pronunciati da un parlante che non solo servono a dire qualcosa, ma che, in
vari sensi, servono anche a fare qualcosa. Atti linguistici possono essere definiti anche atti direttivi (intesi come veri e
propri ordini, semplici richieste, o richieste più forti).
Esitono 4 tipi di atti linguistici:
- rappresentativi (giuro, affermo, asserisco)
- commissivi (prometto, mi impegno)
- espressivi (mi congratulo, chiedo scusa, ringrazio)
- dichiarativi (ti dichiaro, ti nomino)

Il linguaggio può essere visto in chiave sociolinguistica come uno degli strumenti attraverso i quali possono essere
letti il mondo in cui viviamo e le relazioni che instauriamo con i nostri simili.
Esistono, perciò, delle regole di conversazione alle quali è opportuno attenersi se si desidera che la conversazione
abbia la valenza sociale di instaurare e mantenere un rapporto tra due o più persone. Sottostante a tutte le regole
conversazionali è il principio di cooperazione e di cortesia, per il quale i parlanti accettano tacitamente di collaborare
affinché la conversazione sia efficace dal punto di vista informativo, ma sia anche piacevole, non disturbante, è in
grado di instaurare una relazione positiva, collaborativa sul piano dell'informazione trasmessa e cortese sul piano del
rapporto umano.
Le regole conversazionali riguardano
- la quantità: dare un contributo tanto informativo quanto richiesto;
- la qualità: si intende la natura dell'informazione, che può essere vera o falsa;
- la relazione: significa essere pertinente;
- il modo: riguarda l'essere chiaro breve e ordinato, evitando oscurità e ambiguità.

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