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Bonomi Masini Morgana Piotti

Elementi di linguistica italiana


[ATTENZIONE_ riassunto SOLO del capitolo 2!]

II

Le strutture dell'italiano
2.1

Fonologia

Fono: minima entit fonico-acustica della lingua;


Fonema: minima entit linguistica con valore distintivo, non dotata di signifcato in s
ma capace di distinguere due parole dal punto di vista semantico (pane \ cane, btte \
btte);
);
Coppie minime: coppie di parole che si oppongono per il fonema. (
Sistema fonologico: insieme dei fenomeni che compongono una lingua;
Fonologia (fonematica): settore di studio che tratta dei fonemi;
Fonetica: settore di studio riguardante i foni.

Dalla linguistica strutturalista di Andr Martinet:


Doppia articolazione della parola:
1. Morfemi, elementi dotati di significato
2. Fonemi, non dotati di significato
Es. andavamo > and- (composto dai fonemi a + n + d) morfema di movimento, -av (a + v)
morfema di tempo, -amo (a + m + o)morfema personale
Saussure: segni linguistici = significante + significato (+ referente anche, ma non per i
concetti astratti che non hanno corrispettivi sensibili)
Vocale: fono pronunciato senza che l'aria incontri alcun ostacolo nel canale orale (le vocali
sono tutte sonore)

a
C

e
anteriori >>>

<<< palatali

Consonante: fono prodotto dal passaggio non libero dell'aria attraverso il canale orale; l'aria
incontra un ostacolo o nella chiusura totale temporanea del canale, o nel suo forte
restringimento, in modo che si senta il rumore del passaggio forzato dell'aria. Distinte secondo
modo e luogo di articolazione e secondo la opposizione sordita\sonorit.
Modo di articolazione:

Occlusive (esplosive, momentanee): consonati nella cui articolazione il canale orale


in una prima fase completamente chiuso, aprendosi successivamente per lasciare uscire
l'aria (che suona quindi come una piccola 'esplosione'); [c] di cane, [b] di bacio, [t] di
topo.;
Continue (costrittive): consonati articolate in modo continuo, con la fuoriuscita dell'aria
attraverso il canale orale parzialmente ostruito; [l] di lato, [r] di mare, [s] di sole, [f] di
fatto, [n] di cane.
o Laterali: l'aria esce lateralmente alla lingua protesa verso il palato; [l], []
o Vibranti: c. articolate facendo vibrare la lingua sul palato; [r]

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o
o

Fricative (spiranti): l'aria passa attraverso uno stretto canale, producendo un


fruscio; [s], [f]
Nasali: l'aria viene emessa dalle fosse nasali; [n], [m]

Affricate (semiocclusive): consonati la cui pronuncia inizia con un suono occlusivo, per
poi lasciare posto ad un suono continuo, articolato nello stesso punto del precedente,
[t] di cena, [ts] di zio;

Luogo di articolazione:

Bilabiali: pronunciate unendo le due labbra e poi aprendole, [p], [b];


Labiodentali: pronunciate coinvolgendo il labbro inferiore e l'arcata dentale superiore;
[v];
Dentali: pronunciate con la lingua a contatto con la parte interna dell'arc. dent. sup.;
[t], [d];
Velari: pronunciate con chiusura del velo palatino; [k], [g];
Palatali: pronunciate con la lingua che tocca il palato; [],[];

Rispetto alla loro forza articolatoria, le consonanti possono poi essere brevi (anche tenui, o
scempie) e lunghe (anche intense, o doppie9. in posizione intervocalica, sono sempre lunghe:
[] in lasciare, [] in impegnato, [] in tagliare, [ts] in azione, [dz] in azoto.
Semiconsonanti [j] e [w] : foni vicini alle due vocali corrispondenti, [i] e [u], di durata pi
breve rispetto ad esse. Le semiconsonanti non possono mai essere accentate e si trovano nei
dittonghi ascendenti composti da semiconsonante + vocale: ieri, uomo.
Semivocali: se [i] e [u] seguono una vocale sono considerate semivocali. Il dittongo
formato da vocale + semivocale discendente: laico, feudo.
Ad alcuni grafemi dell'alfabeto normale corrispondono due foni, anche molto diversi fra loro:

E
O
C
G
S
Z

>
>
>
>
>
>

[ ] di bello e [e] di verde;


[ ] di cosa e [o] di torre;
[k] di casa e [t] di cena;
[g] di ago e [d] di gente;
[s] di sole e [z] di uso;
[ts] di azione e [dz] di zona.

Vi sono poi grafemi a cui non corrisponde alcun fonema specifico: /h/ e /q/ in italiano non
hanno alcun valore fonetico, ma solo diacritico, servono cio a distinguere suoni diversi.
/h/ dopo c e g e prima di e ed i, distingue la pronuncia della occlusiva velare rispetto aquella
dell'affricata palatale: chiaro/ci, ghiro/gelo.
(Qualche annotazione sulla e in italiano standard):
Suono aperto [ ] (molto diffuso in Lombardia, anche pi del corretto):

Nel dittongo ie;


Nei gerundi in -endo e nei participi in -ente (sapendo, sapiente);
Nelle forme di 1 e 3 pers. del condizionale e del passato remoto (dovrei,
dovrebbe, dovrebbero stetti, stettero);

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Nelle parole terminanti in -ello/-ella (cartella, cartello), -enza (partenza), -eria/erio (drogheria, putiferio), -estra/-estre/-estro (maestra, maestre, maestro).

Suono chiuso [e]:

Negli infiniti in -ere (vedere);


Nelle forme del futuro semplice (vedremo, vedrete), dell' imperfetto indicativo e
congiuntivo (vedevo, vedessi);
Nell terminazione avverbiale -mente (chiaramente);
Nei suffissi, -eccio (cicaleccio), -eggio (maneggio), -ese (cinese), -ezza (carezza), mento (lamento);
Nei diminutivi -etta/-etto (bambinetta, giretto).
Esistono poi coppie di parole che si differenziano solo per la pronuncia [ ] o [e]: psca
frutto e
psca sport, acctta forma del v. accettare e acctta sostantivo.

(Qualche annotazione sulla s in italiano standard):


Suono sordo [s] (maggior parte delle parole, molto diffuso al Sud):

Passato remoto e participio passato in -si, -so, -so, -si (compresi, roso);
Aggettivi in -se e -so (inglese, curioso) con alcune eccezioni che hanno la sonora
(francese, palese, cortese, paese);
Numerose parole (casa, cosa, cos, naso, riposo, riso).

Suono sonoro [z]:

Passato remoto e participio passato in -usi, -uso, -isi, -iso (chiusi, illuso);
Parole inizianti in -es seguita da vocale (esatto, esaltato)
Numerali in -esimo (ventesimo);
Nelle voci dotte battesimo, cresia, crisi, genesi, crasi, apoteosi e nelle pi comuni caso,
base, mese, musica, rosa, uso.
Esistono anche in questo caso coppie di parole distinte semanticamente dal suono della
s: [ki se] voce del verbo chiedere e [ki ze] plurale di chiese.

Fenomeni di fonetica sintattica:

Rafforzamento o raddoppiamento fonosintattico: consiste nella pronuncia


rafforzata della consonante iniziale di parola quando questa sia preceduta da
determinate parole, terminanti in vocale, che hanno la propriet di provocare il
rafforzamento. Le parole che hanno propriet rafforzativa sono:
Tutti i monosillabi accentati e numerosi monosillabi non accentati (a, e, che,
fra, ma, no, va) ;
Tutti i polisillabi tronchi (perch, and);
Alcune parole piane (come, dove, qualche, sopra, ogni);
I nomi delle lettere dellalfabeto e delle note musicali.
Il fenomeno presente nellitaliano standard e nella pronuncia di tutta lItalia centrale e
meridionale, completamente assente nellItalia settentrionale. Il fenomeno si riflette
anche nello scritto, per due parole scritte unite: accanto, daccapo, davvero, ognissanti,
soprattutto.

Elisione: caduta di vocale finale davanti a parola iniziante per vocale, rappresentata
graficamente con lapostrofo (sulluscio, damore);

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Troncamento o apocope: caduta della parte finale di una parola, pi spesso di una
vocale, sia davanti a vocale sia davanti a consonante (purch non s preconsonantica, z,
gn, x, ps). Pu essere vocalico, come andar bene, vuol fare, oppure sillabico, come quel
cane, fra Cristoforo. Il troncamento vocalico riguarda solo le vocali atone precedute da
l, r, n, e, meno frequentemente, m.

> accorgimento pratico: controllare se la parola pu essere elisa anche davanti a consonante:
sulluscio con lapostrofo perche sull non pu ricorrere davanti a consonante (*sull tavolo );
un uomo senza apostrofo perch un si usa davanti a consonante (un cane); qual era perch si
pu scrivere qual buon vento.
La sillaba costituita da un fonema vocalico o da un insieme di fonemi tra i quali deve
necessariamente esservene uno vocalico, pronunciati con ununica emissione di voce.
Distinguiamo tra sillaba aperta, che finisce con una vocale (ca-sa) e sillaba chiusa, che
finisce con una consonante (cas-sa).
Principali norme per la divisione e in sillabe:
Una vocale iniziale seguita da una sola consonante fa sillaba a s: e-de-ra.
Una consonante semplice fa sillaba con la vocale che segue: ca-sa.
Le consonanti doppie si dividono tra due sillabe: sot-to.
Gruppi di due o tre consonanti diverse fanno sillaba con la vocale seguente se
possono trovarsi allinizio di parola: ca-pra, ma-gro (infatti prato, grosso).
Altrimenti, sono divisi tra due sillabe: cal-ma, tor-ta (infatti *lm o *rl );
Dittonghi e trittonghi sono indivisibili (ie-ri, suoi, a-iuo-la). Possono essere divise
due vocali in iato (pa-u-ra, pi-o-lo) .
Digrammi e trigrammi non si dividono (ca-gna, a-glio)
Laccento in italiano di tipo intensivo, cio conferisce alla sillaba accentata una maggiore
intensit o forza articolatoria.
Sillabe accentate
toniche
Sillabe non accentate

atone

Sillabe accentate sull ultima sillaba


per);
Sillabe accentate sulla penultima sillaba
Sillabe accentate sulla terzultima sillaba

tronche (o ossitone) (virt,

piane (o parossitone) (casa, volere);


sdrucciole (o proparossitone) (tnebra);

pi raramente,
Sillabe accentate sulla quartultima sillaba
Sillabe accentate sulla quintultima sillaba*
*forme verbali composte con pronomi atoni

bisdrucciole (scvolano, cpitano);


trisdrucciole (vncolameli).

Le parole prive di accento sono chiamate clitiche:


Enclitiche, se si appoggiano alla parola precedente, unendosi anche graficamente ad
essa (vistala, dirvi);
Proclitiche, se si appoggiano alla parola che segue, restandone graficamente separate
(mi vede, lo chiamo).
Alcune parole possono avere una doppia accentazione, soprattutto parole che hanno una
origine greco-latina (dile\edle, dema\edma, mmesi\mimsi, sclrosi\sclersi etc.) .
Accento e intonazione = tratti soprasegmentali (perch riguardano sequenze di foni, al di
sopra dei singoli segmenti fonici).

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L intonazione riguarda le modalit di pronuncia di insiemi di parole, detti gruppi tonali: si


pu definire gruppo tonale un segmento di discorso orale tra due pause e caratterizzato da un
particolare andamento. Gli elementi che caratterizzano un gruppo tonale sono il tono, cio la
frequenza delle vibrazioni delle corde vocali, la distribuzione e lintensit degli accenti.
Landamento intonativo di un enunciato, percepibile soprattutto nella sua parte finale, viene
chiamato tona.
Tona conclusiva andamento discendente (tutto sommato, credo che tu abbia
ragione);
Tona interrogativa andamento ascendente (vuoi sempre avere ragione tu?);
Tona sospensiva (per essere sinceri, con un picco seguito da discendenza in
sinceri).

2.2

Morfologia e morfosintassi

Con il termine morfologia, voce dotta di terminazione greca, si indica il settore relativo alla
forma delle parole.
Ambiti disciplinari:

Morfosintassi: relazioni tra forma e funzioni, tra la forma e il suo uso in unione con
altre parole (ad es., esaminando luso di lui come soggetto al posto di egli si fa della
morfosintassi.);
Morfologia flessionale: studia e descrive la flessione delle parole, la loro
modificazione formale in relazione alle diverse funzioni grammaticali (marca di genere e
numero nel nome, declinazioni dei tempi verbali etc.);
Morfologia derivativa: analisi dei meccanismi che fondano la derivazione di parole da
termini-base (suffissi, prefissi etc., vedi cap. 2.6);

morfemi flessionali \ morfemi derivativi


La lingua italiana pu essere definita parzialmente flessionale, o flessiva, in quanto affida
alla flessione lespressione di alcune funzioni, come la persona, il modo e il tempo del verbo,
mentre per altre ricorre a elementi diversi.
La grammaticografia italiana si fondamentalmente basata sullo schema seguito dai latini
[nome, verbo, participio, articolo, pronome, avverbio, preposizione, congiunzione], con i
seguenti cambiamenti: reintroduzione dellarticolo, che si era formato nel passaggio dal latino
alle lingue romanze, separazione dellaggettivo dal sostantivo, ed eliminazione del participio
come classe autonoma. Cos, le parti del discorso individuate dalla grammatica italiana sono
nove.
Tre criteri di classificazione:
1. criterio logico-contenutistico: si basa sul contenuto di ci che le stesse categorie
indicano (il nome per persone, animali, cose; il verbo per azioni, stati di cose etc. ) <
parole piene\vuote
2. criterio funzionale: si basa sulla funzione esercitata dalla parola (collegare per la
congiunzione, es.);
3. criterio distribuzionale: si basa sulla posizione che la parola occupa rispetto ad altre
parole della frase (laverbio che tale perch sta vicino al verbo e lo definisce neglio,
etc.).

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Articolo
Determinativo
con aferesi.
Indeterminativo

> designa una classe o una categoria, deriva dal dimostrativo latino ille
> designa il membro di una classe, un oggetto o una persona generica.

In italiano standard i nomi geografici di citt e di isola piccola non vogliono il determinativo,
mentre lo richiedono quelli di continente, di nazione, di regione e di isola grande, di
monti, di laghi, di fiumi.
(e poi tutto il discorso del determinativo di fronte a nome proprio al Nord, e le varie
oscillazioni duso tipo lo\il pneumatico, lo\il xilofono, i\gli gnocchi etc.)

Nome

Classificazione in base al significato:

Nomi propri: designano un particolare individuo di una specie o categoria;


Nomi comuni: designano ogni possibile individuo di unma specie o categoria (tavolo,
uomo);
Nomi collettivi: designano un gruppo di individui (mandria);
Nomi concreti: designano oggetti percepibili sensibilmente (ciliegia, luce);
Nomi astratti: designano concetti (bont)

Nomi numerabili > oggetti o entit delimitabili, che possono esistere in una pluralit (casa,
scarpa)
Nomi non numerabili
> sostanze amorfe o materiali generici (acqua, latte, sale,
legno)

Aggettivo
Laggettivo pu essere definito come quella parte del discorso, variabile per genere e numero,
che serve a modificare il nome a cui si riferisce, dal punto di vista della qualit (agg.
qualificativo) o della determinazione (agg. determinativo).
Aggettivo qualificativo:

Funzione attributiva
Funzione predicativa
Funzione avverbiale

> si collega direttamente a un nome (un ragazzo allegro);


> si collega ad un verbo (quel ragazzo allegro);
> usato al posto di un avverbio (gli piace guidare veloce).

Distinzione in gradi (comparativo di uguaglianza, maggioranza e minoranza \ superlativo


relativo e assoluto)
Aggettivo relazionale: derivato da un nome, esprime una relazione stabile con il nome
da cui deriva. Suffissi tra i pi comuni di derivazione dei r. sono ad esempio -ale (finale), ano (italiano), -are (solare),
-ario (finanziario), -ico (filosofico). Gli aggettivi r. non
possono avere il comparativo e il superlativo (*finanziarissimo, *pi finale).
Aggettivo determinativo:

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Possessivi (il mio cane, - n.b.: proprio va usato solo solo in riferimento al soggetto
della frase);
Dimostrativi (questo cane);
Indefiniti (alcuni cani);
Interrogativi (quale cane?);
Esclamativi (che cane!);
Numerali ordinali (due cani).

I dimostrativi si possono distinguere in un microsistema tripartito:


questo
> indica oggetto o persona vicina allemittente;
codesto
> indica oggetto o persona lontano dallemittente e vicino al
ricevente;
quello > indica oggetto o persona lontano da entrambi.

Pronome
Il termine pronome (pronomen) indica una parola che sta al posto del nome []: esso pu
anche sostituire unaltra parola diversa dal nome o addirittura unintera frase, e pu avere
anche funzioni diverse da quella sostitutiva come evitare ripetizioni (f. stilistica), indicare
qualcosa (f. deittica), o congiungere due proposizioni (f. sintattica del relativo).

Pronomi personali: non indispensabili come soggetto al verbo ( sufficiente la


flessione verbale).
Al posto di io e tu si devono usare me e te:
o Dopo come e quanto (sono stanco quanto te, sei scemo come lui)
o Nelle esclamazioni (povero me!)
o Dopo la congiunzione e: io e te andremo daccordo.
Il pronome soggetto di 3 persona pu avere, oltre alla normale funzione deittica, anche
una funzione anaforica, quando riprende un soggetto precedentemente espresso.
In generale, lui-lei-loro sono pi tipici del parlato e dellespressione (anche scritta)
informale.
Queste forme si usano:
o Dopo come e quanto;
o Nelle esclamazioni;
o Quando si vuole mettere in rilievo il soggetto, e in questo caso il pr. posto
dopo il verbo (lha detto lui);
o Nelle contrapposizioni (lei suona il piano, lui la tromba);
o Dopo la congiunzione e: io e lui non ci conosciamo;
o Preferite anche dopo anche, neanche, nemmeno, pure, neppure.
Luso scritto mostra ua sempre maggiore tendenza allellissi del pronome personale
soggetto (giornalismo).

Pronomi tonici
Pronomi clitici
(proclitici \ enclitici).

> dotati di accento fonico proprio;


> privi di accento proprio, appoggiati alla parola che li precede

Pronomi allocutivi: pronomi usati per rivolgersi a qualcuno; tu, lei (ormai poco voi e
loro)

Pronomi dimostrativi: questo\i, quello\i.

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Pronomi interrogativi: che cosa, cosa e che, equivalenti sullasse funzionale ma


differenziati secondo un criterio diatopico. A che cosa i settentrionali
prefersicono cosa, i meridionali invece prediligono che.

Pronomi relativi: consentono di collegare due proposizione tra loro. Il pi comune


che, che pu fungere da soggetto, complemento oggetto; come soggetto e come
complemento indiretto si usa anche il\la quale, opportuno quando che pu essere
ambiguo perch riferibile a pi di un antecedente (non abbiamo potuto vedere la
cappella del Duomo, la quale era in restauro pi preciso di non abbiamo potuto
vedere la cappella del Duomo, che era in restauro). La forma invariabile dativale cui
normalmente preceduta dalle proposizioni nelle forme a cui, di cui, per cui etc. in
alternanza a al quale, dal quale, per il quale e cos via.
I vari

usi del che polivalente:


Causale: copriti che fa freddo;
Consecutivo: corri che riesci a prendere il treno;
Esclamativo pleonastico e reduplicato: che bella che sei, che caos che
c;
Uso pleonastico in coppia con unaltra congiunzione di per s sufficiente:
mentre che, come che.

Verbo
Il verbo, che a partire dagli antichi Greci stato riconosciuto come il centro della frase, con il
quale gli altri elementi entrano in relazione, pu indicare unazione svolta da soggetto, uno
stato del soggetto, oppure una relazione tra il soggetto e il nome del predicato.
Categorie morfologiche:

Modo

Indica latteggiamento che il parlante assume verso la propria comunicazione e il tipo


di comunicazione che egli instaura con il suo interlocutore (certezza, dubbio, comando
etc.).
o Modi finiti
la persona determina la flessione (ind., cong., cond.,
imper.);
o Modi indefiniti infinito, participio, gerundio (forme nominali del verbo)

Tempo

Indica il rapporto cronologico tra lazione espressa dal verbo e il momento in cui viene
proferito lenunciato, o tra unazione e laltra, con rapporto di relativit tra due azioni.
Tempo fisico vs. tempo linguistico (presente storico)

Persona

Determina la flessione morfematica delle forme verbali.


Diatesi
Detta anche voce, esprime il rapporto logico del verbo con il soggetto e loggetto.

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1. attiva
il soggetto grammaticale coincide con
dellazione;
2. passiva il soggetto grammaticale subisce lazione;
3. riflessiva il soggetto e loggetto coincidono.

lagente

Aspetto

Poco studiata per litaliano, pu essere definito la categoria grammaticale che esprime i
diversi modi di osservare la dimensione temporale interna alla situazione descritta dal
verbo stesso.
Si distinguono:
remoto)

Perfettivo

eventi

conclusi

(passato

prossimo

a. Perfetto aoristico: lazione non ha riflessi nel presente (p.


rem.)
b. Perfetto compiuto: gle effetti perdurano nel presente (p.
pross.)
Imperfettivo

eventi visti nel loro svolgersi (imperfetto)

Aspetto progressivo (mentre mangiavo, stare + gerundio)


Aspetto continuo (da giovane andavo, used to)

Sulla classificazione dei verbi, una classificazione funzionale:

Verbi predicativi: indicano unazione svolta dal soggetto o uno stato di esso.
Verbi copulativi: collegano il soggetto (anche sott.) con un aggettivo o uno nome.
(essere, sembrare, apparire, diventare et similia).

Oltre a queste funzioni, i verbi, nelle forme indefinite possono avere altre funzioni:
attributiva, analogamente allaggettivo (le case abbandonate fanno tristezza), avverbiale,
modificando un verbo o una frase (vive sognando), referenziale, come un nome (dormire
necessario).
Sempre sulla funzione sintattica:
Verbi transitivi
Verbi intransitivi

hanno un complemento oggetto (mangio la mela)


non hanno un complemento oggetto (dormo poco)

Verbi ausiliari
(avere, essere)
Verbi modali (servili)
avere, anche se la

si uniscono ad altri verbi per dare luogo alle forme composte


in composizione con linfinito, prendono in genere lausiliare

norma indica luso dellausilare proprio dellinfinito retto dal verbo


modale.
Verbi fraseologici preposizione+infinito, o infinito+gerundio. Con questi v. si formano le
perifrasi
verbali , che indicano un particolare modo di essere dellazione di un
verbo:
Imminenza: stare per, essere sul punto di;
Inizio: cominciare a;
Durata: stare + gerundio;
Continuit: continuare a;
Conclusione: finire di, smettere di.

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Dal punto di vista morfologico:

Verbi regolari: la flessione segue la regolarit delle forme per le tre coniiugazioni;
Verbi irregolari: presentano irregolarit di flessione (varie, tipo andare al p. rem);
Verbi difettivi:
hanno solo alcune forme (esimere, competere difettivi di passato
remoto e participio);
Verbi sovrabbondanti: appartengono a due coniugazioni (are + ire o ere + ire :
arrossire\arrossare, compire\compiere).
Verbi impersonali: non hanno un soggetto determinato, si usano nella forma della
terza persona singolare (tempi meteorlogici, sembrare, occorrere, bisognare). Qualsiasi
verbo pu essere usato in forma impersonale con la particella si: si dice, si fa. Stessa
funzione hanno le costruzioni con qualcuno, uno, un tale.
Verbi riflessivi: oggetto e soggetto coincidono. I riflessivi reciproci esprimono un
rapporto scambievole (il gatto e il cane si odiano).
Verbi intransitivi pronominali: intransitivi (non riflessivi) preceduti dai pronomio
atoni mi, ti, si, ci, vi (mi vergogno).

Sulluso dei tempi in diamesa:

Presente
Oltre al normale impiego per indicare unazione contemporanea al momento
dellenunciazione, viene molto usato, soprattutto nella lingua scritta, come
presente storico. Tipico invece del parlato il presente al posto del futuro, pe
azioni collocate in un futuro prossimo (domani parto).

Passato prossimo e passato remoto


Il passato prossimo tende a diffondersi a spese del passato remoto, tendenza
penetrata nellitaliano neo-standard su influenza dellitaliano settentrionale, dove
manca il passato remoto. NellItalia meridionale, invece, eclusivo il passato
remoto.

Imperfetto
Limperfetto presenta soprattutto nel parlato molti usi che ne trascendono la valenza
temporale, assumendo piuttosto funzioni modali:
o Imperfetto ipotetico: al posto del condizionale (facevi meglio a stare
zitto);
o Imperfetto irreale: tipico dei sogni e situazioni immaginarie (ho sognato
che facevo);
o Imperfetto ludico: usato dai bambini nei loro giochi (facciamo che io
ero);
o Imperfetto di cortesia: comune negli acquisti (volevo un etto di
prosciutto);
o Imperfetto di pianificazione: per unazione programmata ma non ancora
verificatasi (cosa fai domani? domani andavo in biblioteca).

Quanto ai modi:

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Indicativo: modo della realt e della certezza;


Congiuntivo: modo del dubbio, dellincertezza e della speranza;
Condizionale: modo delleventualit, subordinata a una condizionale;
Imperativo: modo del comando.

Infinito: valore verbale (proposizioni infinitive) o valore nominale (infinito


sostantivato);
Participio: valore verbale o valore nominale o aggettivale (lamante, la porta
chiusa);
Gerundio: divesi valori logici (causale, temporale, modale).

Lestensione dellindicativo a spese del congiuntivo un fenomeno che investe la lingua


italiana, molto presente nella lingua parlata (per proposizini oggettive, soggettive, relative,
consecutive p.115), propria soprattutto delle regioni centro-meridionali.

Parti invariabili
hanno la funzione di congiungere tra loro elementi o proposizioni
Congiunzioni
allinterno del periodo. Se congiungono proposizioni possono essere coordinative o
subordinative. Sia se sia ma sono oggi usate nella lingua scritta anche allinizio di un periodo,
assumendo cos una funzione di collegamento non tra proposizioni ma tra parti di un testo
(congiunzioni testuali).
Preposizioni sono preposte ai nomi di cui determiano la funzione (specificazione, luogo,
tempo). Possono, come le congiunzioni, introdurre delle proposizioni, ma solo le subordinate
implicite (mi preparo per uscire, vado a fare la spesa).
pu aggiungere significato o modificare il verbo (legge molto), laggettivo (
Avverbio
molto bella), o anche la frase intera (sinceramente non ti capisco). Possono anche esserci
aggettivi usati come avverbi (parla chiaro, corre veloce).
ha principalmente una funzione espressiva, ed caratteristica
Interiezione
soprattutto della lingua parlata (ah, eh, boh, mah, ehi)
Di recente la linguistica testuale e pragmatica ha individuato, in riferimento principalmente alla
lingua parlata, i segnali discorsivi. Sono elementi che, in parte svuotandosi del loro
significato e della loro funzione originaria, assumono valori aggiuntivi a hanno certe funzioni
allinterno del teso: sottolinearne la strtturazione, fungere da riempitivi, evidenziare il rapporto
con linterlocutore etc. Si distinguono i connettivi, che segnano collegamenti e rapporti logici
(e, ma, perch, dunque), e i demarcativi, che hanno la funzione di marcare lapertura (cera
una volta) o la chiusura del testo (in conclusione, per finire), o possono ricorrere in posizione
mediana (insomma, guarda, in sostanza, sai, diciamo).

2.3

Sintassi della frase e del periodo

unit di massima estensione della grammatica, prima del testo, composta di


Frase
unit inferiori (parole, sintagmi), dotata di senso compiuto e costruita secondo regole
sintattiche. La frase semplice costituita da una singola proposizione indipendente, mentre
la frase complessa (periodo) costituita da due o pi proposizioni.
Proposizione
frase, quindi).

unit di base della sintassi, allinterno di un periodo (non sinonimo di

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Enunciato
unit di testo, il segmento distinto dal resto del testo da pause-silenzio, nel
parlato, e da segni di interpunzione forte (punto fermo) nello scritto. Pu essere costituito da
una singola parola, da una frase semplice, o da una frase complessa.

Secondo lanalisi logica tradizionale:

Soggetto
Il primo elemento che completa il significato del verbo, e concorda con esso dal punto di
vista grammaticale. Pu essere espresso o inespresso (sottinteso).
o
o

Soggetto grammaticale: chi compie lazione e chi concorda con il verbo


Soggetto logico: chi compie lazione ma pu non coincidere con il soggetto
grammaticale (es. la pietra stata scagliata da Giovanni; G. compie lazione, ma
il sogg. gram. la pietra)

Oltre che da nomi, pronomi, verbi, infiniti sostantivati e proposizioni (non mi sembra
che tu sia), il soggetto pu essere anche costituito dalle altre parti del discorso, in
frasi con contenuto metalinguistico (per una preposizione) .

Predicato
Ci che si dice, si predica, del soggetto, indica lo stato o lazione attribuiti ad esso. Pu
essere distinto in predicato verbale, costituito dai verbi predicativi, che hanno
significato compiuto, e in predicato nominale, costituito dai verbi essere, sembrare,
apparire, riuscire, diventare et similia. Questi verbi sono detti copulativi perch legano
il soggetto a un nome o a un aggettivo (copula=legame).

Complemento oggetto o complemento diretto


Ci su cui ricade lazione compiuta dal soggetto ed espressa dal predicato.

Complemento indiretto
Elementi che completano ulteriormente il significato del verbo, e sono introdotti dalle
preposizioni. La grammatica tradizionale ne individua molti: di specificazione, di luogo,
di tempo, di modo, di fine, di compagnia, di agente e casua efficiente, partitivi.

Attributo e apposizione
Lattributo un aggettivo che qualifica o determina un sostantivo con cui concorda dal
punto di vista morfologico; lapposizione un sostantivo che si aggiunge ad un altro
con la funzione di specificarlo e caratterizzarlo meglio (la mia vicina, una pediatra
giovane e simpatica, molto gentile).

Distinzione della linguistica strutturalista di Tesnire:

Nucleo: verbo + elementi necessari al completamento della frase, gli argomenti;


Valenza: principio secondo il quale il verbo si accompagna agli argomenti;
o Zerovalenza (o avalenza): il verbo (impersonale, per esempio) non ha n
soggetto n oggetti diretti;
o Monovalenza: il verbo si combina solo con il soggetto;
o Bivalenza (e seguenti): il verbo si combina con il soggetto e loggetto diretto (e
gli altri complementi, se ci sono).

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Circostanti del nucleo (circostanziali): elementi extranucleari, aggiuntivi, che


specificano uno o pi costituenti del nucleo (la collana di Maria si rotta):
Espansioni: elementi aggiuntivi che fanno riferimento allintera frase (vado a casa di
corsa)
Sul piano dellinformativit:

Rema (o nuovo): elemento che dice qualcosa di nuovo sullargomento della discussione
(quando compri i giornali?) i giornali li compro la domenica; (ha telefonato qualcuno?) ha
telefonato Luigi.
Tema (o dato): ci a cui si riferisce il rema (negli es. sopra, i giornali, ha telefonato)
Sintagma: gruppo di parole che costituiscono una unit nella frase. In metti sul tavolo della
sala la tovaglia ricamata possiamo individuare i due sintagmi sul tavolo della sala e la
tovaglia ricamata (unione sintattica, unica emissione di voce, tendenza ad essere unite in un
eventuale spostamento allinterno della frase (es. sul tavolo della sala metti la tovaglia
ricamata)). Allinterno del sintagma si distingue la parola principale, la testa, dalla quale il
sintagma prende il nome; abbiamo infatti sintagmi nominali, verbali, preposizionali (il cappotto
per linverno), aggettivali ( molto intelligente)

La frase
Frasi semplici:
Frase verbale
se contiene un verbo in funzione di predicato (mio padre lavora
allestero);
Frase nominale
priva di verbo in funzione di predicato (pensa ai titoli di giornale);
Frase ellittica
verbo sottinteso in quanto precedentemente presente (io
mangio carne, lui pesce).
Dal punto di vista logico:

Frasi enunciative\dichiarative: contengono una dichiarazione, affermativa o


negativa (negativa totale o parziale);
Frasi volitive: possono esprimere comandi (imperative), esortazioni (esortative),
desideri (desiderative), concessioni (concessive);
Frasi interrogative: nel parlato, caratterizzate da una intonazione ascendente, nello
scritto dalla presenza di un punto interrogativo; si possono distinguere in totali
(linterrogazione riguarda lintera frase: hai finito il libro?), parziali (linterrogazione
riguarda uno degli elementi che compongono la frase: chi arrivato stamattina?, la
risposta riguarder lelemento su cui ci si aspetta la precisazione (chi)). Distinguiamo
inoltre le interrogative disgiuntive, se la domanda prevede lalternativa tra due
elementi (vuoi questo o quello?) e le interrogative retoriche, in cui la richiesta
fittizia, spesso implica pragmaticamente un secondo fine comunicativo (potrei forse
crederti?);
Frasi esclamative: nel parlato caratterizzate da una intonazione discendente, nello
scritto dalla presenza del punto esclamativo, esprimono stupore ed entusiasmo.
Possono essere verbali o nominali.

Il periodo, relativamente al numero di proposizioni che lo compongono, pu essere


monoproposizionale (in questo caso coincide con la frase semplice), biproposizionale,
forse il pi comune nelluso palrato ma molto presente anche nello scritto, triproposizionale
etc.
Distinzione delle proposizioni in base al ruolo:
Principali (o reggenti o sovraordinate); esco per fare la spesa

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Secondarie (o dipendenti o subordinate); esco per fare la spesa

Coordinazione (o paratassi)
Due o pi proposizioni si susseguono sullo stesso piano, senza che si stabilisca una
dipendenza: vi pu essere coordinazione fra subordinate e fra principali.
o Coordinazione sindetica con congiunzione
senza congiunzione (con segni di
o Coordinazione asindetica
interpunzione)
con pi congiunzioni a separare diverse
o Coordinazione polisindetica
coordinate
(La c. asindetica viene chiamata anche giustapposizione)
La coordinazione sindetica pu essere classificata in diversi tipi:

Copulativa: indica un semplice affiancamento, viene realizzata


principalmente con e e n;
Avversativa o sostitutiva: stabilisce una contrapposizione tra due
azioni, che pu essere, propriamente, avversativa se il contrasto
parziale (ma, per, tuttavia: Giovanni giovane, ma molto esperto) e
sostitutiva se il contrasto totale (invece, anzi, ma, bens: Giovanni non
giovane, ma anziano);
Disgiuntiva: pone unalternativa tra due azioni (o, oppure, ovvero(?));
Conclusiva: introduce una proposizione che completa e chiude la
precedente (pertanto, quindi, dunque, perci);
Esplicativa o dichiarativa: introduce una proposizione che chiarisce e
conferma la precedente (infatti, cio, ovvero);
Correlativa: avvicinamento di due proposizioni mediante congiunzioni o
locuzioni congiuntive correlative, cio ripetute, come ee, nn,
siasia, siache (meno corretta).

Coordinazione testuale: detta anche falsa coordinazione, consiste nella separazione


con il punto fermo della coordinata rispetto alla principale (e e ma in inizio periodo, etc.,
molto frequente nel linguaggio giornalistico).

Subordinazione (o ipotassi)
Il periodo ipotattico si compone di un insieme di proposizioni principali e subordinate, da
un minmo di una principale + una subordinata, fino ad un massimo di n principali + n
subordinate.
Subordinate prive di principale:
1. nel caso di risposte a domande (perch non vieni? - perch non posso)
2. nel caso di dipendenze da sintagmi ellittici del verbo essere (peccato che non
sia bel tempo)

Subordinate esplicite: il predicato verbale di modo finito (ho deciso


che far)
Subordinate implicite: il verbo indefinito (ho deciso di fare)

Classificazione delle subordinate secondo la funzione logica:

Soggettive: svolgono la funzione di soggetto della reggente, possono


dipendere da impersonali (bisogna, sembra), verbi usati impersonalmente (si
dice, si vede, si spera) o da sintagmi composti dal verbo essere alla 3 unito
ad un aggettivo o un sostantivo ( vero).
Oggettive

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o
o

Dirette corrispodono ad un complemento oggetto (vedo che sei


cresciuto = vedo la tua crescita)
Oblique corrispondono a un complemento preposizionale (mi
accorgo che sei cresciuto = mi accorgo della tua crescita)

Interrogative indirette
Esprimono una domanda o un dubbio
Totali: la richiesta riguarda la totalit della frase (risposta
s\no)
Parziali: la richiesta riguarda un elemento della frase (vuoi
o ?)

Relative
Modalit di collegamento proposizionale pi semplice, sono introdotte da un
pronome relativo o da un avverbio relativo (che, dove, come), che richiama
un elemento della reggente, detto antecedente o testa (hai un amico \ che
un tesoro).
o

Determinative: determinanti per il significato della


reggente, incompleto senza di esse (scrivi con la penna che
ti ho regalato);
Appositive: aggiunta di cui la reggente potrebbe fare a
meno (ho incontrato Giovanni con sua sorella, che era
appena tornata da Parigi)

La relativa pu assumere diverse funzioni logiche: causale (preferisco


questa, che pi bella), consecutiva (desidero unappartamento che sia
luminoso), finale (avviso lui, che avvisi te (?)), concessiva ( venuto proprio
lui che era indisposto), temporale ( un mese che aspetto).

Causali
Esprimono la causa di cui la principale leffetto, in forma esplicita possono
essere introdotte da perch, e in questo caso sono collocate dopo la
principale, oppure da poich, o dalle locuzioni interrogative dato che, dal
momento che, visto che etc.; il modo della causale esplicita lindicativo,
mentre il congiuntivo limitato alle cause irreali (ti avverto non perch sia
importante ma perch). In forma implicita , pi facilmente con identit di
soggetto, allinfinito introdotto da per o a, al gerundio (avendo fatto) o la
participio, con valore per lo pi causale-temporale (preso lo stipendio, pot
comprare)

Finali
Esprimono lobiettivo verso il quale tende lazione espressa nella reggente.
Sono pi comuni in forma implicita (introdotte da per, a, al fine di, allo
scopo di). Il forma esplicita sono introdotte da affinch, perch, acciocch,
seguite dal congiuntivo, o, specie nel parlato, che + indicativo.

Consecutive
Esprimono una conseguenza rispetto al contenuto della principale, la quale
rappresenta quindi la causa dellazione espressa nella dipendente. In forma
esplicita vengono inrtrodotte da che, prceduto nella reggente da avverbi
come tanto, cos, talmente o aggettivi come tale, simile o locuzioni come a
tal punto, in modo. Il modo delle c. esplicite generalmente lindicativo. Le

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c. implicite sono allinfinito introdotto da da o per, o da sintagmi come atto
a, degno di et similia.

Ipotetiche o condizionali
Esprimono la condizione necessaria per lavverarsi del contenuto della
principale, insieme alla quale costituiscono il periodo ipotetico. La
subordinata causale viene anche chiamata protasi (dal gr. prtasis,
premessa) e la principale apodosi (dal gr. apodosis conseguenza). Il
periodo ipotetico (introdotto queasi sempre da se) di tre tipi (realt,
possibilit, irrealt). Nel parlato si va diffondendo luso sostituitivo
dellindicativo al posto del congiuntivo nel 2 e 3 tipo.

Comparative
Stabiliscono una comparazione con la principale con la quale sono in
correlazione.
Uguaglianza: cos come, tale quale et similia;
Minoranza: meno di quanto, meno di come et similia;
Maggioranza: pi di come, pi di quanto et similia,
Nella forma implicita, la correlazione costruita con pi che, piuttosto che,
piuttosto di.

Temporali
Indicano un evento che in rapporto cronologico con quello della reggente.
indicativo, congiuntivo (se ipotetiche)
Contemporaneit
indicativo, congiuntivo (se ipotetiche)
Posteriorit
congiuntivo o indicativo futuro se riferite al
Anteriorit
presente o al futuro
indicativo per quelle riferite al passato
Altre dipendenti sono le modali (fai come vuoi), le eccettuative ( a meno
che ), le esclusive ( senza che ), le limitative ( per quanto ne so, ).
Non rientrano nelle subordinate le parentetiche (o incidentali, o incisi), le
proposizioni non introdotte da congiunzioni o preposizioni (domani andremo -
previsto bel tempo - a fare una gita).

2.4

Interpunzione

Luso della punteggiatura risponde a numerose necessit espressive,sia dello scritto che del
parlato.Funzioni:

Funzione segmentatrice-sintattica: consiste nel segmentare un testo distanziando i


suoi componenti (apertura e chiusura di un discorso diretto, ad esempio), e nel
segnalare le divisioni e i rapporti sintattici allinterno della frase complessa. Rientrano in

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questa funzione il punto fermo (che separa), la virgola (che collega), il punto e virgola,
dei due punti
Funzione enunciativa: legata a fattori espressivi come il riflesso del parlato, e a
fattori informativi. Rientra in questa funzione, ad esempio, la separaione del tema di
una frase, pi debole perch gi noto, rispetto al rema: tutto meno che eversivo, il
progetto su cui stiamo ragionando. Si evidenzia la tendenza a riflettere le pause
intonative del parlato.
Funzione emotivo-intonativa: alcuni segni danno alla frase una particolare linea
intonativa; punbto interrogativo, punto esclamativo, puntini di sospensione.
Funzione metalinguistica: consiste nelluso di determinati segni interpuntori per
inserire elementi di spiegazione relativi a parti dellenunciato; parentesi, lineette o
virgole nel caso racchiudano commenti esplicativi.

Uso della punteggiatura a seconda dei tesi:


1. testi argomentativi: la p. deve rispondere esclusivamente alla funzione
segmentatrice-sintattica e metalinguistica, in misura minore a quella emotivointonativa, per nulla a quella enunciativa.
2. testi letterari: oltre alle funzioni citate per il testo a., presente anche la funzione
enunciativa (dipende poi dal tipo e dal tono del romanzo, da quanto voglia distanziarsi
dal parlato): il fornaio, gli intim di entrare; senza aspettar risposta, Fra Cristoforo,
and verso la sagrestia (entrambi del Manzoni).
3. scrittura giornalistica: sono presenti sia la funzione denotativa, comunicativa, sia
quella connotativa, che determina la ricorrenza di usi interpuntori di tipo espressivo.
Usi e abusi degli interpuntori:
Virgola
La virgola ha impiego obbligatorio o facoltativo nei seguenti casi:

obb. a separare gli elementi di una lista priva di congiunzioni;


fac. a separare dagli altri elementi un complemento esteso (durante la scorsa
caldissima estate, sono stato in montagna);
obb. tra due o pi proposizioni coordinate per asindeto;
fac. tra una subordinata che precede la principale e la principale stessa;
obb. a separare una subordinata posposta che abbia forte autonomia rispetto alla
reggente (verr a trovarti, nonstante tu dica di non desiderarlo);
fac. (quasi obbligatoria) con incisi e in presenza di connettivi dal particolare valore
oppositivo o testuale; per, infatti, tuttavia.

Non deve essere messa:

tra soggetto e predicato (un centro urbano, gode di maggiore prestigio). Si tende a
farlo per enfasi espressiva;
tra predicato e complemenmto oggetto: abbiamo trascritto, il risultato degli esami;
prima di proposizioni oggettive: ho detto, che sarei venuto;
subito dopo il che introduttore di proposizione: va ricordato che, sono tratti importanti.
Punto e virgola

Il punto e virgola rappresenta uno stacco maggiore della virgola. Si usa prevalentemente:

per separare termini di un elenco se lunghi o complessi o se contengono al loro interno


altra punteggiatura : ho visto molti oggetti: ; ; ; ; ;
per separare proposizioni: sono andato; ho fatto; sono tornato .;

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Due punti
Uso dei due punti:

introdure il discorso diretto: disse: . ;


introdurre elementi informativi o esplicativi in aggiunta o precisazione;
nelle enumerazioni;
spesso, stanno al posto di una congiunzione coordinante o subordinante: non mi sento
di fare il viaggio: andra da solo (al posto di quindi).
Punto fermo

Rappresenta linterruzione massima allinterno del periodo. Si nota nellitaliano odierno la


tendenza ad abusarne (Ho fatto . Ho visto ... . Poi sono andato .).

2.5

Ordine delle parole e la sintassi marcata

Lordine basico, non marcato, delle parole, in italiano del tipo SVO e SVOOI (OI loggetto
indiretto). Lordine marcato (sintassi marcata), invece, una modificazione dellordine basico
per ragioni espressive o comunicative.
Costruzioni delordine marcato:

Soggetto posposto: il s. posposto al verbo in determinate situazioni per


espressivit, marcatezza, enfatizzazione, contrasto: venuto Giovanni, non Mario; in
esortative, esclamative, con verba dicendi: ha detto Paolo di andare subito.
Dislocazione a sinistra: anticipazione, rispetto alla normale posizione postverbale, del
complemento oggetto: (Quando leggi il giornale?) Il giornale, io, lo leggo alla sera.
(ripresa anaforica). Serve a sottolineare enfaticamente un costituente, a tematizzare un
elemento che generalmente non lo . Si ha anche con altri complementi:
o Complemento indiretto: a tuo padre gli ho gi parlato;
o Partitivo: di amici non ne ho;
o Predicativo del soggetto: avvocato non lo divent mai.
Nel caso del complemento oggetto, se manca la ripresa, il costrutto diventa una
semplice inversione o anteposizione: tua madre ho visto ieri, in funzione contrastiva
(topicalizzazione contrastiva).
A volte, ridondanza pronominale (colloquiale): a tuo padre gli ho parlato ieri.

Tema libero o sospeso: costrutto formato da un costituente, con apparente funzione


di soggetto, collocato a inizio frase, seguito da una costruzione non congruente e senza
collegamento pronominale: io la mia gamba mi fa male; gli asparagi adesso non
stagione.
Dislocazione a destra: speculare rispetto alla dislocazione a sinistra. (qui si parla di
ripresa cataforica, il resto uguale.)
Frase scissa o pseudoscissa: costituita da una prima unit frasale contenente il
verbo essere e lelemento focalizzato (rema), e una seconda proposizione,
pseudorelativa, in cui si richiama uninformazione in parte presupposta (tema):
Giovanni che mi ha detto di te.; e non con un pedaggio che si pu ; cos che ti
comporti? .
Nelle frasi pseudoscisse viene collocato prima il tema e poi il rema: ci che vediamo
che lagricoltura sta scomparendo, che mi fa paura la nebbia. (corrispettivo marcato
di la nebbia mi fa paura).

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Particolare frase pseudoscissa : c presentativo, c + che; c mio fratello che crede
che , c Giovanni che t vuole parlare.

2.6

Lessico

Alcuni termini fondamentali:


Lessico: insieme delle parole di una lingua;
Vocabolario: insieme delle parole di una lingua o parte di esso;
Dizionario: opera che raccoglie il lessico;
Lessicologia: disciplina che studia il lessico;
Lessicografia: tecnica di composizione dei dizionari;
Semantica: settore del lessico relativo al significato;
Parola: vocabolo, voce in senso generale;
Termine: parola appartenente a un linguaggio settoriale;
Lessema: unit di base del lessico;
Lemma: unit lessicale registrata dal dizionario;
Lemmario: insieme dei lemmi di un dizionario.
Il lessico un sistema aperto, passibile di accogliere sempre nuovi elementi.
Rapporto lessico\grammatica:
Piano sincronico: il lessico organizzato in classi di parole secondo la grammatica; non pu
essere studiato indipendentemente dalla sua struttura grammaticale; vi uno stretto legame
tra lessiuco e grammatica nella formazione delle parole.
Piano diacronico
grammaticalizzazione: passaggio da lessico a grammatica
(mente + forte = fortemente)
lessicalizzazione: passaggio da grammatica a lessico (cantante,
vaglia dal latino valeat forma verbale)
Composizione del lessico italiano:
Bagaglio latino:
Il lessico italiano composto da un numero molto elevato di parole che provengono dal latino
volgare o parlato in epoca imperiale. (se ne occupa la grammatica storica dellitaliano).
Neologismi:
I neologismi sono parole nuove, si distinguono in base a diverse modalit di formazione:

Neologismi combinatori
o Derivazione: formati derivando da parole preesistenti parole nuove con
elementi aggiunti a inizio parola (prefissi) o a fine parola (suffissi). Prefissi e
suffissi costituiscono gli affissi.
La derivazione con prefissi non comporta cambiamento di categoria della
parola (variato > invariato). I prefissi possono provenire da preposizioni o
avverbi (postoperatorio), ossono essere intensivi (strabello), negativi
(inattivo). Tra i pi produttivi in italiano: anti-, de-, co-, mini-, super-,
mega-.
La derivazione con suffissi distingue le parole in suffissati denominali
(scafo + ista: scafista), deaggettivali (stabile + izzare: stabilizzare),
deverbali (confezionare + mento: confezionamento). Tra i pi diffusi, mento, -tore, -ino, -ismo\-ista, -aro (reg.), -it, -ese, -ano.
Prefissoidi e suffissoidi: entrano nella formazione di termini tecnoscientifici, hanno un valore semantico pi denso dei normali prefissi e
suffissi: auto-, bio-, eco-, tele-, euro-, -crazia, -logia\-logo, -poli, -metro.

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Parasintetici: due affissi in contemporanea: de-contestual-izzare.
o

Composizione: unione di due o pi parole per formare una parola nuova.


Litaliano preferisce la successione DETERMINATO + DETERMINANTE.: cartamoneta,
asciugamani, cassapanca, terraferma.

Neologismi semantici: voci preesistenti che possono acquisire nuovi significati:


calcolatore.

Unit lessicali superiori o polirematiche: accostamento di due o pi parole a


formare una unit semantica: ferro da stiro, permesso di soggiorno. Sono rigide e
compatte, infatti *ferro costoso da stiro o *permesso difficile da ottenere di soggiorno.
Molto diffuse nel lessico politico: politicamente corretto, larghe intese.

Arcaismi
Parole ormai invecchiate, talvolta usate con intenti ironici (snbbiati il cerebro), son diffuse per
lo pi in poesia. Si possono distinguere in arcaismi grafici (gennajo), fonetici (dimanda),
morfologici (io aveva), sintattici (vedevala) e lessicali (poscia, egro, prece, suora sorella).
Prestiti o imprestiti
Voci provenienti dalle lingue straniere, si distinguono in:

Prestiti di necessit: parole importate insieme ad un oggetto (caff, computer);


Prestiti di lusso: voci superflue, motivate dal prestigio (leader, weekend, macho);

Prestiti integratia: adattati al sistema fono-morfologico della lingua ricevente


(bistecca da beef-steak, treno da train);
Prestiti non integrati: lasciati intatti (champagne, hardware; in passato si
italianizzavano (sciampagna), oggi non pi);

Calco: particolare tipo di prestito:


o Calco semantico: una parola della lingua accogliente acquisice il significato di
una parola straniera (realizzare rendersi conto dallingl. to realize);
o Calco traduzione o strutturale: si forma con elementi indigeni una parola
composta copiando una parola straniera (luna di miele da honey-moon,
grattacielo da skycraper)

Nei primi secoli della storia dellitaliano: gallicismi, arabismi, germanismi (schiena, dardo,
tregua, guadagnare, guercio), ispanismi (etichetta, posata, lazzarone).
Molto forte linflusso francese nel Settecente e nellOttocento: taffet, com, champagne,
belle arti, cittadino, analisi.

Dialettalismi: a partie dal XIX secolo, molti prestiti in ambito tecnico-agricolo (filanda
e marcita dal lombardo, mezzadro e mezzadria dallemiliano)
Geosinonimi: voci con lo stesso significato ma con significati diversi a seconda delle
aree: anguria al Nord, cocomero al Centro, mellone al Sud; formaggio al Nord, cacio al
Centro.
Onomatopea: voce formata imitando suoni e rumori (toc-toc, bip), talvolta con
inserimento nella struttura fono-morfologica delitaliano: miagolare, abbaiare, tuffarsi,
ronzio, tiritera.
Nome comune da un nome proprio: antonomasie (nome di un personaggio assunto
a simbolo: casanova, adone, narciso, lolita, perpetua), parole derivate dal nome
dellinventore delloggetto (biro da Laszlo Bir, bignami da Ernesto Adami Bignami,
sandwich da lord Montague conte di Sandwich); o, nellambito tecnico-scientifico, le
unit di misure ampre, watt, faraday, ohm etc.

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Sigle e derivati: FMI, FAO, CGIL e ciellino, missino, piduista etc.

I diversi rapporti tra parole in relazione al significato:


Sinonimia
rapporto che lega due parole con significante diverso e significato uguale
(casa, abitazione). sostanzialmente estranea al lessico tecnico-scientifico.
Polisemia

pluralit di significati per un solo significante (credenza).


Polisemia sincronica unica etimoligia, pi di un significato (canna, lat. canna)

Omonimia
diligence)

psca\psca

stessa parola con due etimologie diverse (diligenza, lat. diligentia e fr.

Omonimia

grammaticale

appartenenti

alla

stessa

cat.

grammaticale:

Omografia parole scritte uguali ma con pronuncia diversa: btte\btte, psca\psca,


ancra\ancra
Poisemia diacronica: estensione (canna), traslato e metafora (gamba del tavolo),
metonimia (parte per il tutto: bere un bicchiere, bere un Bordeaux).
(bipolare,
maschio\femmina;
graduale,
Antonimia
opposizione
tra
significati
caldo\freddo). Non vera antonimia laccostamento di parole come comprare\vendere,
servo\padrone, che sono piuttosto simmetriche, senza polarit neg.\pos.
Iperonimia rapporto tra un termine dal significato pi ampio rispetto a uno con sigificato
pi ristretto: albero \ abete, albero iperonimo di abete, e abete iponimo di albero.
Iponimia
rapporto tra un termine dal significato pi ristretto rispetto a uno con sigificato
pi ampio:
vedi es. sopra
Antonomasia
uso di un epiteto o di una perifrasi al posto di un nome proprio, che
esprimono una qualit caratterizzante del soggetto: lAvvocato, il Cavaliere. Vale anche il
processo da nome proprio o nome comune: un otello.
Eufemismo uso di un significante che non denonimi direttamente il significato (per pudore
o tabuizzazione): passare a miglior vita, di colore, passeggiatrice, una di quelle; alterazioni
fonetiche come cribbio per cristo.

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