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CAPITOLO 1.
LESSICO E DIZIONARIO.
queste collegate, immagazzinato nella nostra mente. La struttura del lessico non corrisponde a quella del
Vocabolario = Da un lato è l’insieme dei vocaboli che costituisce una lingua, dall’altro è l’opera che
Lessicologia = Studia il lessico di una lingua allo scopo di individuare le proprietà intrinseche delle parole e
illustrare il modo in cui queste sono in relazione tra loro e possono combinarsi. Si avvale di semantica e
sintassi.
(Dictionary writing systems). Questi strumenti prendono il nome di corpora. Si occupa anche dei lessici
LESSICO E SEMANTICA.
Concetti e codifica lessicale = Le parole hanno un contenuto (significato). Possiamo quindi isolare da un
Lessicalizzazione = Diretta associazione di un concetto con una forma lessicale (associazione tra un
Interpretazione dinamica = Il termine lessicalizzazione è utilizzato per indicare un qualsiasi processo che
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lessicali che solitamente si presentano adiacenti in un testo, acquistano progressivamente un significato
autonomo e quindi lo status di parola (Es. per lo più -› perlopiù ). Le sequenze che si formano
Interpretazione statica = Considera la lessicalizzazione non dal punto di vista del processo, ma da quello del
risultato, cioè della parola risultante. ( Ad esempio in italiano abbiamo tre lessicalizzazioni legno, legna,
bosco, per esprimere ciò che ad es. in francese si esprime con la sola parola bois.
TIPI DI LESSICALIZZAZIONI.
Tra concetti è parole non vi è mai una corrispondenza 1:1. Abbiamo per questo vari tipi di lessicalizzazione.
compressione di più elementi di contenuto in uno stesso elemento lessicale. (Es. CORRERE esprime il moto
distribuzione del contenuto su più forme lessicali. (Es. DARE UN PUGNO, PRENDERE IL VOLO).
Lessicalizzazioni descrittive = Il designato è associato alla parola tramite una descrizione. Ad Es.
LAVORATORE è un nome descrittivo poiché contiene il morfema –TOR che chiarisce si tratta di qualcuno
Lessicalizzazioni etichettanti = Il designato è associato alla parola tramite l’utilizzo di un’etichetta. MEDICO
è un nome etichettante, poiché non c’è nessun morfema che ne specifichi lo svolgimento di un’attività.
Molte lingue non lessicalizzano determinati concetti, cioè non li associano a nessuna parola, molte volte per
questioni di mancanze di quei determinati oggetti in una data cultura o, ancora, lessicalizzano uno stesso
concetto in maniere differenti. Un Es. è tra l’italiano OROLOGIO e l’inglese che distingue tramite due forme
Il significato è distribuito su tutti gli elementi che compongono una lingua. Ciò che contraddistingue le
parole è che hanno un significato più immediatamente percepibile e descrivibile. Distinguiamo vari tipi di
parole.
Parole contenuto = Fanno parte di questa classe le categorie lessicali maggiori ovvero: verbi, nomi aggettivi
e avverbi. Il significato di queste parole è chiamato significato lessicale. Queste hanno significato da sole,
sono cioè semanticamente autonome. Le parole contenuto costituiscono un insieme aperto, cioè entrano
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ciclicamente a farne parte sempre elementi nuovi.
Parole funzione = Fanno parte di questa categoria articoli, pronomi, congiunzioni e preposizioni. Il
significato di queste parole è chiamato significato grammaticale e acquisiscono senso in relazione alle
parole contenuto alle quali si riferiscono. Quella delle parole funzione è una classe chiusa
Non solo le parole funzione esprimono significati grammaticali. Adempiono a questo compito anche le
strutture sintattiche (come il passivo) e i morfemi non lessicali (quindi i morfemi grammaticali).
Passivo = E’ una struttura sintattica che il significato grammaticale di presentare un evento dal punto di
Morfemi non lessicali = Essi non esprimono il significato lessicale di una parola, bensì lo specifcano.
Prendiamo in analisi il morfema –a della parola italiana “ragazza”. Questo morfema contiene l’informazione
Altre lingue a struttura Gessiva come l’italiano, hanno altri modi per lessicalizzare genere e numero
Prendiamo in esame il tedesco che u lizza un mezzo lessicale e non un morfema, per esprimere genere e
Possiamo chiamare il significato lessicale e quello grammaticale come categorie. Ne esistono diverse.
Numero = Consente di distinguere tra “uno” da un lato e “più di uno” dall’altro. La categoria del numero
può essere espressa con raddoppiamenti del morfema lessicale (reduplicazione), con modifica del morfema
Genere = Nelle lingue naturali il genere è applicato non solo a parole che designano persone o esseri
animati, ma anche ad oggetti concreti e astratti. È necessario quindi distinguere tra genere naturale e
genere grammaticale.
Genere grammaticale = E’ una categoria linguistica che può coincidere con il genere naturale, oppure può
basarsi su elementi del tutto discordanti da quelli di genere naturale. È solitamente espresso con mezzi
sistemi temporali che descrivono un determinato momento dell’enunciazione e possono essere diversi. A
volte iene espresso dalla morfologia verbale, altre da morfemi lessicali lega al verbo. (Ad esempio il futuro
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Aspetto = Fa riferimento al modo in cui un evento è presentato. La categoria dell’aspetto distingue tra
tempi IMPERFETTIVI e PERFETTIVI, momento INGRESSIVO (sta per piovere) e PROGRESSIVO (sta piovendo).
Diatesi = E’ legata alla prospettiva dalla quale è presentato un determinato evento. Se il partecipante che
attiva l’evento è attivo, allora la diatesi è attiva. Al contrario se il soggetto indica il partecipante che subisce
LA NOZIONE DI PAROLA.
Nella nozione comune, costituisce una parola ciò che esprime un significato unitario, ciò che è compreso
graficamente tra spazi bianchi e può essere pronunciato in isolamento. Ma nella linguistica la nozione di
Il calcolo non è semplice, per questo sono state istituite delle forme di riferimento (infinito del verbo,
Lessema= Indica l’unità del lessico assunta come forma base alla quale sono ricondotte tutte le altre forme
Gesse.
Lemma= Corrisponde alla singola voce di un dizionario e in ambito lessicografico costituisce la controparte
del lessema.
Cos0tuente seman0co = Sequenze di parole che dal punto di vista grafico sono formate da più elementi.
Esprimono un concetto saliente nella sua globalità e quindi unitario. (vuotare il sacco, chiedere scusa…)
Le espressioni linguistiche costituite da più parole prendono diversi nomi: unità lessicali superiori, unità
Quando queste sequenze hanno un significato che non è composizionale, si parla di locuzioni, espressioni
idioma0che, fraseologie. Per molti linguisti lo status delle espressioni multiparola è assimilabile a quello
delle costruzioni.
Costruzione= Unità intermedia tra sintassi e lessico, dotata di significato proprio, non totalmente
Lessemi omonimi= Due forme che hanno in comune il suono e la grafica, ma che non condividono il
significato. Solitamente gli omonimi, si escludono a vicenda in determinati contesti. Non possono, quindi,
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Lessema polisemico = Unica forma in cui sono cumulati più significati. Unico significante, significati multipli.
La parola, per essere considerata tale, deve esibire due proprietà principali, ovvero: la COESIONE TRA LE
Test di separabilità= Consiste nel separare le par che si suppone siano i costituenti di una parola e vedere
se il risultato è comunque accettabile. Gli elementi inseriti per separare sono generalmente elementi che
Test dell’ordine dei costituenti = Consiste nello scambiare l’ordine dei costituenti utilizzando speciali
UNA PAROLA E’ PER DEFINIZIONE UN’UNITA’ LE CUI PARTI COSTITUENTI HANNO UN ORDINEFISSO CHE
Sostituibilità paradigmatica = Questo test consiste nel sostituire uno dei costituenti con un sinonimo o
quasi sinonimo. Se la sequenza ha uno status di parola, allora il sinonimo andrà a rompere la coesione
TIPI DI PAROLE.
semantici e sintattici tra due o più parole semplici che generalmente cooccorrono.
Parole semplici= Costituite da un unico morfema lessicale libero (ieri) o da un morfema lessicale legato ad
Parole sintagmatiche = Parole che si presentano come dei sintagmi, ma che si distinguono da questi ultimi
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in quanto hanno una coesione interna che non è pica dei sintagmi. (sala da pranzo).
Composti giustapposti = Sono costituiti da più elementi lessicali accostati in sequenza lungo la catena
sintagmatica, allo scopo di esprimere un concetto saliente per una determinata comunità. I rapporti interni
Abbiamo:
Questi rapporti sono offuscati dall’assenza di un elemento che espliciti la relazione interna agli elementi del
composto.
Sintagmi fissi= Sequenze di parole che presentano una coesione interna decisamente maggiore a quella
La tipologia della parola va ricercata nel tipo linguistico. I principali sono isolante, polisintetico, agglutinante
e fusivo-Gessivo.
Parole isolanti= Tendenzialmente format da un unico morfema lessicale libero, il quale ha generalmente la
Parole polisintetiche = Formate dall’unione di più morfemi, sia lessicali che grammaticali. La parola
polisintetica somiglia ad una frase ed è fatta di tanti pezzi, ognuno dei quali racconta qualcosa sul
Parole agglutinanti= Formate da un morfema lessicale e da uno o più morfemi Gessivi e derivazionali in un
ordine rigido. In qualsiasi contesto hanno sempre lo stesso significato (turco e ungherese).
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CAPITOLO 2.
L’INFORMAZIONE LESSICALE.
Abbiamo visto che le parole possono avere sia un significato lessicale che uno grammaticale. Ma i significati
Significato denotativo= La proprietà di una parola di poter indicare o di potersi riferire non solo ad un
oggetto, ma all’intera classe degli elementi che condividono le caratteristiche di quell’oggetto. È una
proprietà tipica di nomi comuni e NON propri. Il significato denotativo costituisce il significato oggettivo di
una parola.
Significato connotativo= Riguarda quegli aspetti del significato che hanno carattere di attributo. Sono le
proprietà che possono sommarsi al significato di base. Il significato connotativo può esprimere:
• L’attitudine dei parlanti nei confronti del referente della parola (significato emotivo o espressivo, ad
• Riconoscimento del parlante della situazione comunicativa (significato stilistico, ad es. fanciullo per
bambino).
Significato collocazionale= Significato che una parola assume soltanto in combinazione con un’altra
parola specifica.
un’accentazione.
Proprietà grafiche= Costituite dall’insieme di caratteri attraverso i quali il suono della parola è reso
Per quanto riguarda il comportamento morfologico le parole possono appartenere ad una specifica
classe Gessiva che condiziona il loro comportamento (ad es. la classe degli aggettivi invariabili).
Classe lessicale = Per quanto riguarda il comportamento morfologico, in base alla classe lessicale di
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appartenenza, una parola si presta a certi tipi di modificazione piuttosto che ad altri. Le parole possono
appartenere a più classi lessicali contemporaneamente (ad es. l’inglese con scarsa morfologia. Book
Predicato = Parole che nel discorso hanno la funzione di predicare, di dire cioè qualcosa a proposito dei
referenti indicati dalle altre parole. Un elemento linguistico è un predicato se esprime le proprietà di
Argomenti = Parole rispetto alle quali i predicati dicono qualcosa. Una parola è un argomento se
identifica una delle entità rispetto alla quale il predicato dice qualcosa.
informazione lessicale. È l’informazione che specifica lo schema minimo di argomenti necessari per
Aktionsart= I predicati possiedono un ulteriore tipo di informazione rispetto alle parole. Questa
informazione riguarda il modo in cui si presenta l’evento in relazione alle fasi temporali che lo
costituiscono.
Struttura eventiva = E’ uno schema che mette in luce la composizione interna dell’evento espresso da
un verbo. È basata sull’idea che un evento sia scomponibile in unità più piccole dette sottoeventi.
Informazione lessicale= Riguarda la quantità di informazioni associate ad una parola che si ritiene
debba entrare nella sua definizione. Deve essere esclusa la conoscenza enciclopedica.
parlante e che egli associa al concetto espresso da una parola e che gli derivano dalla sua conoscenza
del mondo
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CAPITOLO 3.
Semantica lessicale = Ha il compito di chiarire quale sia il significato delle parole. Il significato delle
• Perché la maggior parte delle parole acquistano un diverso significato in base al contesto in cui
• Dal significato delle parole partiamo per costruire il significato delle frasi, ma quest’ultimo non
Semantica frasale= Si occupa di chiarire come si forma il significato delle frasi a partire dalle parole che le
compongono. Il contesto in cui una parola si trova influenza fortemente il suo significato.
Contesto = E’ l’insieme di elementi linguistici adiacenti ad una parola, quindi gli elementi che la precedono
e la seguono.
- Contesto sintattico= Insieme degli elementi linguistici adiacenti ad una parola vis dal punto di vista
delle loro proprietà sintattiche. Il contesto sintattico può essere di tipo nominale, verbale…
- Contesto semantico= Insieme degli elementi adiacenti ad una parola visti dal punto di vista
semantico. Quando le parole si combinano il significato dell’una influenza quello dell’altra.
- Contesto linguistico= contesto sintattico + contesto semantico
- Contesto situazionale (pragmatico, extralinguis0co)= Quando il significato di una parola non è
disambiguato dal contesto linguistico, lo è dal contesto situazionale, ovvero dalla situazione
comunicativa in cui l’enunciato che contiene una determinata parola è utilizzato.
Ambiguità contrastiva= Omonimia. Due parole che hanno la stessa forma, ma significati diversi. Questa
ambiguità è detta contrastiva perché gli omonimi sono contraddittori per natura, quindi i loro significati
non possono essere attivati nello stesso momento.
Ambiguità complementare = Polisemia. Una forma lessicale che ha diversi significati in diversi contesti.
Anche nel caso dell’ambiguità contrastiva i significati correlati a quest’unica forma non possono essere
Quasi tutte le parole di una lingua sono polisemiche proprio per la caratteristica delle lingue di tendere
all’economia linguistica. Proprio per questo motivo la lingua utilizza dei sistemi in grado di estendere il
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Metonimia = Attraverso la metonimia il significato di una parola si estende per contiguità concettuale a
partire dall’oggetto indicato a ciò che entra in contatto con oggetti di quel tipo. La metonimia, così come la
Metafora= Quando si applica una metafora il significato di una parola è reinterpretato grazie ad una
similitudine che utilizza la parola in un contesto inusuale, nel quale acquista un nuovo significato figurato.
Vaghezza= Parole che non hanno un significato definito. Ad es. i nomi che indicano le fasce d’età
(adolescente).
Sulla natura del significato sono state postulate diverse teorie, tutte con punti di forza e punti deboli.
Teoria referenziale del significato = Le parole sono lo strumento attraverso il quale noi facciamo
riferimento a ciò che esiste e accade nel mondo. Il significato delle parole consiste principalmente nella loro
capacità di stabilire una relazione con la realtà extralinguistica. La capacità di fare riferimento.
Atto del riferimento = Segue due procedimenti distinti. Quello della denotazione e quello della
designazione. Tramite il primo noi denotiamo gli elementi di una classe come un insieme. Tramite il
secondo noi designiamo un elemento in particolare della classe. (Ad es. “Questa sera si mangia pesce” (1)
Teoria mentalista o concettuale = Asserisce che il riferimento che le parole instaurano con il mondo
esterno non sia diretto, ma frutto di un’immagine mentale di queste entità. Tale teoria afferma, quindi, che
le parole sono associate a dei concetti. Nel linguaggio entrano in gioco tre entità:
• Le cose
• Le parole foniche
La teoria mentalista sostiene che il pensiero abbia un ruolo fondamentale nel costruire la realtà, anziché
semplicemente fotografarla. Questo succede perché con le parole possiamo parlare non solo di conce
esistenti, ma anche id concetti astratti. Le parole, quindi, acquistano significato perché sono associate ad un
dell’individuo.
• Stabilisce una sorta di identità tra il significato di una parola e il concetto al quale si riferisce.
Il concetto è una interpretazione della realtà, l’individuo concettualizza in base alla sua esperienza del
mondo e tutto ciò che associamo alle parole fa parte del loro significato. Quest’ultima affermazione è poco
• Concetti cognitivi: Entità instabili, hanno confini labili. Possono essere condivisi individualmente e
• Concetti lessicalizzati: Formano il significato lessicale di una parola. Sono ancora ad una forma
lessicale, più stabili nell’uso e sono condivisi sia individualmente che culturalmente. Appartengono
Teoria strutturale = Il significato ha in primo luogo una natura relazionale. Il significato di una parola non
consiste esclusivamente nella sua capacità di riferirsi a qualcosa, ma nel valore che la parola assume in base
al significato delle altre parole. Ciò che ha importanza, quindi, non è l’oggetto in sé, ma la gamma di parole
di cui la lingua dispone per riferirsi a quella classe di oggetti. In questo approccio non è tanto importante la
Valore semantico= E’ il contenuto informativo di una parola. Una parola significa ciò che non significano le
Teoria del prototipo= La nozione di prototipo come elemento esemplare di una categoria è stata indagata
in primo luogo dalla psicologia e dalle scienze cognitive. In ogni categoria riuniamo oggetti o eventi che
condividono delle somiglianze. Tali somiglianze scaturiscono dalla condivisione di caratteri che riteniamo
Categoria= Nella visione tradizionale è categoria un insieme di elementi che hanno eguale status.
Secondo la teoria dei prototipi la categoria è diversa. È un insieme di elementi che ne vede al centro uno
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SIGNIFICATO= CONCETTO CON AL CENTRO UN PROTOTIPO.
Teoria distribuzionale = Afferma che l’insieme dei contesti in cui una parola occorre, quindi la sua
distribuzione, svelino il suo significato. L’ipotesi, quindi, afferma che è possibile caratterizzare il significato
delle parole in modo relazionale. Questa ipotesi oggi è avvalorata dal grande utilizzo di corpora. La nozione
Vettore= L’insieme dei contesti di una parola viene codificato matematicamente con un vettore a n
dimensioni. Ciascuna dimensione registra il numero di volte in cui una parla compare in un certo contesto.
La somiglianza tra le parole viene poi analizzata in termini di stanza tra i vettori che le rappresentano. Il
Calcolo del significato= Spiega come si forma il significato delle frasi a partire dal significato delle parole
che le compongono.
Principio di composizione= E’ utilizzato per spiegare come a partire dalle parole si formi il significato delle
frasi. Il significato si un enunciato dipende dai singoli elementi lessicali che lo compongono a condizione che
Questo principio, però, non è efficace da solo per la polisemia delle lingue.
Enumerazione dei sensi = Sostiene che i diversi significati di una parola polisemica siano tu elenca nella
parola e quindi nella sua semantica lessicale. La selezione del significato pertinente ha luogo a livello
sintagmatico
Concezione dinamica del significato lessicale= un lessico così organizzato è anteconomico. È necessario
concepire le parole come entità permeabili che si influenzano a vicenda. Il risultato di questa interazione
Ci sono vari principi che consentono di illustrare l’interazione semantica tra gli elementi lessicali di un
enunciato:
• Principio di co-composizione: Il significato di un verbo è definito da quello dei suoi argomenti. Ogni
argomenti del verbo che non vanno a sommarsi a quest’ultimo, bensì ne specificano il significato.
• Forzatura di tipo: Nei casi in cui questo principio si applica vi è un verbo che, in combinazione con
un nome, lo spinge a significare ciò che è richiesto dalla semantica verbale. Questi verbi forzano
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l’oggetto ad assumere una interpretazione eventiva. (ad es. “Ho comperato un nuovo libro” (no
• Legamento selettivo: Avviene tra l’aggettivo e il nome. Tra questi ultimi si crea un legame per cui
l’aggettivo seleziona una specifica porzione del significato del nome e modifica soltanto quella
porzione. Si tratta quindi di una modifica selettiva della semantica nominale che ha conseguenze
Per rappresentare il significato delle parole gli studiosi si servono di svariati formalismi.
• Tratti semantici = Il significato delle parole può essere concepito e descritto come un insieme di
componenti, ognuno dei quali corrisponde ad un pezzo di questo significato. Questi tratti sono
individuati tramite le opposizioni esistenti tra le parole di un lessico. I tratti sono delle categorie
binarie, o sono presenti o sono assenti. Questo tipo di analisi permette di elaborare delle
• Primitivo semantico = Il significato delle parole è concepito come una entità costruita attorno a
uno o più elementi basici detti primitivi. Questi vanno concepito come dei conce che
• Decomposizione lessicale: Abbinata ai primitivi. Questo metodo è basato sulla decomposizione del
significato nella sua globalità fino all’identificazione del suo nucleo. (ad es. arrossire= diventa
• Postulato del significato: E’ una corrispondenza che viene stipulata tra elementi lessicali di una
lingua sulla base del loro significato. L’idea è quella di definire il significato di una parola non
tramite decomposizione, ma tramite corrispondenza parziale o totale con un’altra parola. Possiamo
analizzare, ad es., il rapporto tra i verbi FRANTUMARE e ROMPERE. Tra i due non può esserci un
rapporto di completa equivalenza perché, se è vero che frantumare significa rompere, è anche vero
Nozione di Quale= Termine preso in prestito dalla filosofia per indicare un singolo aspetto
del significato di una parola, definito in base a una relazione tra un concetto che la parola denota e un
concetto ad esso associato. Si suppone che il significato di una parola possa essere espresso tramite
• Il Formale: Codifica le informazioni che contraddistinguono l’entità denotata dalla parola. Tra
• Il Costitutivo: Codifica la relazione tra l’entità denotata dalla parola e le sue par . Tra queste
informazioni troviamo ad es. il materiale di cui un’entità è fatto. (“x ha come parte y” “x è fatto
di y”)
• Il Telico: Codifica lo scopo per cui è fatta l’entità denotata dalla parola o la funzione che può
avere. È caratteristico degli oggetti creati dall’uomo (“Qual è lo scopo di x?” “A cosa serve x?”)
• L’Agentivo: Codifica i fattori riguardanti l’origine dell’entità denotata dalla parola. Tra queste
informazioni troviamo l’azione che porta in essere queste entità e la persona che attiva tale
CAPITOLO 4.
LE CLASSI DI PAROLE.
Classe di parole: insieme delle parole di un lessico i cui membri condividono una o più
almeno un insieme. Le parole si organizzano in insiemi omogenei in base alle proprietà che
In italiano, ad es., il nome è Gesso per genere e numero (p. morf.), è preceduto da articoli
• Nelle lingue del mondo alcune classi non mancano mai (nome, verbo).
• L’appartenenza di parole è più classi è frequente in lingue con scarsa morfologia (ad es.
• In una singola classe si possono individuare sottoclassi e sottoinsiemi. I verbi, ad es., hanno
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CLASSI MORFOLOGICHE, SINTATTICHE E SEMANTICHE.
Secondo gli studiosi la dimensione sintattica è più produttiva di quella morfologica, in quanto
esistono lingue con morfologia scarsa se non nulla, ma tutte le lingue utilizzano la sintassi. La
• Analisi che una parola consente sul piano sintagmatico. (Alcune parole richiedono
• Analisi della modificazione sintattica a cui una parola si presta. (Soltanto alcune parole
Esistono delle convergenze tra le proprietà formali delle parole e il loro significato. Lyons ha individuato
• Entità di primo ordine: Persone, luoghi e cose. Entità che esistono nel tempo. (Nomi)
• Entità di secondo ordine: Azioni, eventi, processi. Sono cose che accadono o hanno luogo nel
tempo. (Verbi).
• Entità di terzo ordine: Fatti possibili. Questi sono al di fuori del tempo e dello spazio.
Rango: Si intende la proprietà di una parte del discorso di poter modificare un’altra parte o esserne
modificata.
È sbagliato affermare che le entità di primo ordine siano sempre designate da nomi, questo però è vero
per gli oggetti concreti. Le categorie di nome e verbo sottolineano l’esistenza di un’opposizione tra la
Predicazione: Quando compiamo un atto di predicazione asseriamo il verificarsi di un evento in cui tale
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SOTTOCLASSI DI PAROLE.
È possibile distinguere sottoclassi di parole in base alle loro proprietà formali o in base al significato.
• Significato denota0vo: Basato sull’analisi del tipo di evento che il verbo esprime dal punto di
• Aktionsart: Basato sull’analisi del tipo di evento che il verbo esprime dal punto di vista
• Transitività
Significato denotativo e Aktionsart sono criteri semantici, mentre Valenza e Transitività sono sintattici.
• Sottocategorizzazione degli argomenti: Il modo in cui gli argomenti sono espressi dal punto di vista
sintattico.
• Restrizioni sulla selezione degli argomenti: Le condizioni semantiche imposte dal verbo agli
argomenti.
• Ruoli tematici: Le funzioni che gli argomenti svolgono negli eventi espressi dal verbo.
Verbo intransitivo: Quando non può essere accompagnato da un complemento oggetto o diretto.
I verbi transitivi possono generalmente essere resi passivi, mentre gli intransitivi no.
• Verbi inergativi: Sono quelli che in italiano utilizzano l’ausiliare avere per i tempi composti.
• Verbi inaccusativi: Sono quelli che selezionano l’ausiliare essere per i tempi composti. Fanno parte
di questa categoria anche i verbi pronominali (o riflessivi). I verbi inaccusativi sono degli intransitivi
particolari, poiché possiedono caratteristiche dei verbi transitivi, come la possibilità di essere
sostituiti con il pronome “ne”. Questo tipo di verbi tende ad indicare dei cambiamenti di stato.
È possibile trovare coppie di verbi sinonimici dove uno è transitivo e l’altro no (chiamare – telefonare).
Il modello della valenza prevede: principio di selezione, principio di proiezione, struttura argomentale e
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struttura attanziale.
In una data frase si costituiscono degli elementi intorno al verbo che lo specificano e ne completano il
significato. Questi sono gli argomenti (o attanti) che devono essere necessariamente espressi, altrimenti
Circostanti o circostanziali: La teoria della valenza distingue tra complementi che sono retti dal verbo e altri
che non lo sono. Ma non è sempre facile applicare il principio della valenza per due motivi principali:
1. Distinzione tra argomenti ed elementi accessori. Lo stesso complemento può essere argomento in
2. Alcuni verbi consentono di non esprimere alcuni dei loro argomenti, che però sono deducibili dalla
Argomento ombra: Diverso da quello di default, in quanto può essere espresso soltanto se
ulteriormente specificato.
• Valenza sintattica: Corrispondente all’insieme degli argomenti di un verbo che devono essere
obbligatoriamente espressi.
• Valenza semantica: Corrispondente all’insieme degli elementi implicati dal verbo a livello
logico-semantico.
Frame semantico: E’ la struttura concettuale evocata da un verbo, della quale fanno parte un insieme di
Pattern verbale: E’ inteso come una struttura argomentale con la specificazione del tipo semantico atteso
• Verbi copulativi: Che non coincidono con il predicato, ma fungono da copula. Può essere costituito
Sottocategorizzazione: Permette di classificare i verbi in base al modo in cui gli argomenti sono espressi
Restrizioni sulla selezione: I verbi pongono delle restrizioni semantiche di argomenti con cui possono
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combinarsi.
Ruolo tematico: Il ruolo che gli argomenti svolgono nell’evento che il verbo descrive. Il ruolo tematico può
Un altro criterio di classificazione del verbo è l’Aktionsart (o aspetto lessicale) che ha diverse
caratteristiche:
• Dinamismo.
• Durata.
Verbi stativi: Hanno una durata, ma nell’arco del tempo in cui hanno luogo non introducono cambiamenti,
Verbi di processo indefinito: Hanno una durata e sono dinamici, in quanto nel tempo in cui hanno luogo
introducono cambiamenti.
Verbi di processo definito: Hanno una durata e sono dinamici. Sono caratterizzati da una progressione
• Ingressività o egressività: ciò che c’è prima o dopo l’evento descritto dal verbo.
• Iterattività: Presente in verbi che nella maggior parte dei loro usi esprimono ripetizione.
• Incrementalità: Presente in verbi che descrivono un vento costituito da una successione di stadi.
I verbi possono essere infine classificati in base al significato dell’evento che descrivono. Ma i verbi sono
polisemici, per cui il criterio migliore da applicare è quello fondato sull’esame del loro comportamento
sintattico.
Nomi di primo ordine: Possono essere classificati in base al tipo di entità che denotano, in base al modo in
cui la presentano.
Per parlare dei nomi è necessario classificare i tipi di entità denotate dai nomi.
• Oggetto fisico vs. astratto: E’ una dimensione univoca in quanto ciò che è fisico esiste nello spazio,
mentre ciò che è astratto no. Ci sono però delle entità problematiche come gli oggetti mentali.
Da un punto di vista strettamente linguistico è utile valutare se ci sono delle correlazioni tra il tipo di entità
Nomi massa: Non ammettono generalmente il plurale, ma dei classificatori. Ammettono solo quantificatori
Nomi numerabili: Si distinguono in NOMI PROPRI (che si riferiscono ad un singolo individuo) e NOMI
NUMERABILI DI CLASSI DI INDIVIDUI (che hanno la capacità di riferirsi ad una classe di individui). Non
ammettono di norma l’articolo (nomi propri), mentre quelli del secondo tipo lo ammettono, anzi lo
richiedono per specificare a cosa si riferiscono. Ammettono la forma plurale e i quantificatori plurali.
Nomi d’azione: Sono quelli che esprimono un evento. Sono deriva morfologicamente da verbi. (La
costruzione, la camminata).
Nominalizzazione: Fenomeno che consiste nell’utilizzare in un contesto nominale materiale linguistico che
non lo è. La nominalizzazione porta all’effettiva creazione di a. un nome con una marca morfologica di
nominalizzazione b. una conversione c. nome composto. Un caso interessante è quello degli infiniti
nominali che hanno una sintassi mista tra il nome e il verbo (Il bere).
Nomi di evento: Agiscono secondo due criteri, quello della valenza e quello dell’Aktionsart. Secondo il
criterio della valenza anche il nome di evento possiede un certo numero di argomenti. Il nome proietta gli
monoargomentali…).
È opportuno interpretare la valenza come un concetto primariamente sintattico, cioè come l’insieme dei
partecipanti all’evento denotato dal nome e presenti a livello di interpretazione semantica della frase in cui
il nome compare.
Nome passivo: Nome la cui semantica è intrinsecamente orientata verso il partecipante che subisce. In
italiano l’argomento agente di un nome passivo può essere espresso a delle condizioni:
dell’amministratore)
• Nomi di stato: Indicano situazioni che si protraggono nel tempo, ma che non comportano
cambiamenti (no dinamici) e non prevedono un culmine (no telici). Designano stati psicologici o
fisici.
• Nomi di processo indefinito: Indicano situazioni dinamiche, definite da fasi temporali che si
susseguono (durativi), non proiettate verso un punto finale (no telici). Infinito verbale
• Nomi di processo definito: Possono essere distinti in due categorie. Il primo tipo denota eventi
costituiti da fasi identiche l’una all’altra (Camminata). Il secondo tipo denota eventi costituiti da fasi
• Nomi istantanei: Denotano gli eventi che finiscono nel momento in cui hanno inizio (Partenza).
Tra un verbo e un nome ad esso correlato non sempre l’Aktionsart coincide, anzi dipende dal tipo di
nome.
Il criterio che più si presta a costituire il termine di paragone per identifcare i sistemi di classi lessicali
delle singole lingue è quello sintattico, poiché tutte le lingue hanno una minima organizzazione
sintattica.
• La funzione che la parola svolge nell’unità sintattica in cui è collocata, cioè se è la testa
dell’unità o se ne è il modificatore.
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La distinzione più importante è quella tra:
• Sistemi flessibili: Tipici di lingue che non hanno tutte e quattro le classi lessicali. Le parole di queste
• Sistemi rigidi: Tipici anch’essi di lingue che non possiedono tutte le classi lessicali. Sono, cioè, lingue
non specializzate. A differenza delle lingue flessibili, le parole dei sistemi rigidi non coprono le
• Sistemi differenziati: Lingue che possiedono tutte e quattro le classi lessicali (Inglese).
Esiste una gerarchia nelle lingue che individua elementi più universali e altri meno universali:
Se una lingua rigida manca di aggettivi mancherà anche di avverbi. Le classi del nome e del verbo sono le
CAPITOLO 5.
Si dice che Saussure fu il primo ad utilizzare il termine paradigmatico, ma in realtà utilizzava il termine
relazione associativa.
Relazione associativa: Rapporto che si stabilisce tra due o più elementi di una lingua sulla base di
un’associazione.
associazioni possono essere basate sulla forma delle parole (significante) oppure sul contenuto delle parole
(significato).
Relazione sintagma0ca: E’ quella che intercorre tra due o più elementi linguistici (parole), quando sono
combinate per formare unità linguistiche più complesse come i sintagmi, le frasi e i testi.
Relazione paradigmatica: Rapporto esistente tra due o più parole che possono essere sostituite una
all’altra in una stessa posizione sintagmatica. (Ad es. “Ho letto un libro bellissimo”. Libro può essere
Paradigma lessicale: Insieme delle parole che possono stare in uno stesso contesto sintagmatco (libro,
volume, romanzo).
Dimensione paradigma0tica (verticale): Insieme dei rapporti paradigmatici esistenti tra le parole di una data
lingua. Questa viene definita una relazione “in absentia” in quanto riguarda parole che sono in alternativa
Dimensione sintagmatica (orizzontale): Insieme dei rapporti sintagmatici esistenti tra le parole di una
lingua. È detta anche relazione “in praesentia” oppure “both-and” in quanto le parole di questa dimensione
Relazioni verticali (gerarchiche, inclusione): Uno dei termini è sovraordinato (veicolo) e l’altro è
sottordinato (macchina).
Relazioni orizzontali: Possono essere di due tipi, di EQUIVALENZA o di OPPOSIZIONE. In questo tipo di
relazioni gli elementi non sono uno subordinato all’altro, ma si trovano sullo stesso piano.
• Si occupano primariamente del significato e solo secondariamente delle relazioni tra le parole.
• Le associazioni dovrebbero essere interpretate tra elementi di una stessa classe, ma spesso
Iperonimia/Iponimia: Lega due parole delle quali una (iponimo) ha un significato più specifico dell’altra
rispetto all’iperonimo.
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• La relazione è orientata e asimmetrica, quindi unilaterale (La macchina è un veicolo, ma un veicolo
• Esistono più livelli di iperonimia/iponimia. Un iponimo può essere a sua volta iperonimo di un altro
elemento.
livelli (Possiamo dire che utilitaria è una macchina, ma anche che è un veicolo).
• Uno stesso iperonimo può avere più iponimi. Questi sono chiamati co-iponimi che sono tu sullo
Meronimia/olonimia: Lega due termini dei quali uno (meronimo) indica la parte e l’altro (olonimo) indica il
• Relazione tra un intero e le sue parti costituenti (mano olonimo di dito, dito meronimo di mano)
• Relazione tra un oggetto e la sostanza di cui è fatto (muro olonimo di cemento, cemento meronimo
di muro).
• Relazione tra un insieme e i suoi membri (parlamento olonimo di deputato, deputato meronimo di
parlamento)
• Relazione tra un intero e gli elementi di cui è composto (sabbia-> granello, granello-> sabbia)
• Relazione tra un luogo e un altro in esso contenuto (deserto-> oasi, oasi-> deserto).
Anche la meronimia è una relazione di inclusione, ma mentre gli iponimi sono un TIPO di qualcosa, i
La meronimia è alla base dell’anafora associativa, ovvero la menzione di un’entità in qualche modo
Sinonimi: sono generalmente parole che hanno lo stesso significato. La sinonimia è la relazione di perfetta
equivalenza semantica tra due parole che possono essere sostituite l’una all’altra senza che questo cambi il
significato dell’enunciato.
La perfetta equivalenza tra sinonimi è rarissima per la natura polisemica delle lingue. Esiste un’altra
Sinonimo (2): relazione esistente tra due parole che in un dato contesto possono essere sostituite l’una
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Sinonimi contestuali: Sono intercambiabili in un determinato contesto. No rapporto 1:1.
Quasi sinonimi: Coppie di termini che rispondono al test: qualcosa/qualcuno x, quindi qualcosa/qualcuno y.
• Grado: Uno dei due termini esprime lo stesso concetto dell’altro, ma in modo più forte (pieno ->
colmo)
• Modo: due verbi quasi sinonimici denotano lo stesso tipo di evento, però secondo modalità diverse
(sorridere->sghignazzare).
Oppos0: Tutte le coppie o serie di termini che si oppongono in relazione ad uno o più aspetti del loro
Antonimi: coppie di parole che designano una proprietà o un evento, i quali hanno caratteristica di essere
graduali, scalari. I due antonimi, quindi, si oppongono l’uno all’altro in relazione ad una scala di valori della
Opposizione polare: La negazione di uno dei due termini non equivale al suo opposto (non facile non
Complementari: due termini che si oppongono rispetto ad una relazione binaria. I termini complementari si
Conversi: termini il cui significato esprime una relazione necessaria tra almeno due elementi (padre/figlio).
Relazione di causa: Lega tra loro coppie di parole, ad es. UCCIDERE/MORIRE. Uccidere CAUSA morire.
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• Fattiva: Applicarsi necessariamente (uccidere causa necessariamente morire)
• Non fattiva: L’evento causato da verbo può anche non compiersi. (mirare PUO’ CAUSARE colpire.
Relazione di implicazione temporale: Questa relazione riguarda i verbi ed è simile a ciò che per i nomi è la
meronimia. Una singola parte temporale costituisce per il verbo una parte dell’intero evento. (russare
IMPLICA dormire).
Relazione di ruolo: Lega un verbo a un nome quando il verbo include l’informazione del nome o viceversa.
Relazione di modo: collega un verbo e un avverbio quando quest’ultimo indica il modo in cui l’evento
CONFIGURAZIONI LESSICALI.
Configurazione lessicale: profilo relazionale di una parola dal punto di vista del suo significato, cioè
l’insieme e il tipo di relazioni semantiche che attiva in ciascuna delle sue accezioni. Nel caso di parole
CAPITOLO 6.
Quando le parole si combinano tra di loro all’interno del sintagma creano delle relazioni sintagmatiche. Non
tutte le combinazioni sono però possibili. Il motivo non ha a che fare con l’ordine delle parole, ma con il
Solidarietà lessicale: implicazione sintagmatica di contenuto, codificata linguisticamente, tale per cui uno
Principio di selezione: in base al quale il predicato seleziona i propri argomenti. Abbiamo vari tipi di
• Restrizioni concettuali o ontologiche: derivano dalle proprietà intrinseche del referente della
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parola, dei quali siamo consapevoli a seguito della nostra esperienza del mondo. La violazione di
lessicale. Questo conflitto ha a che fare con il modo in cui una lingua lessicalizza un concetto (it.
Crescere in francese ha due modi-> grandir per le persone e pousser per le piante).
• Restrizioni lessicali basate sulla solidarietà consolidata dall’uso: sembrano trovare una ragione
nella tendenza delle lingue a esprimere determinati concetti con abbinamenti preferenziali di
parole.
proprietà per cui il significato è desumibile dalla somma dei significati dei membri.
• Sostituibilità paradigmatica e autonomia sintattica dei membri della combinazione. Bisogna tener
presente due aspetti ovvero, la possibilità di sostituire uno dei membri della combinazione e la
possibilità di modificare la combinazione dal punto di vista sintattico. Le modifiche sintattiche più
salienti sono:
COMBINAZIONI LIBERE.
Combinazione libera: Combinazione di due o più parole non sottoposta a restrizione. Decisamente rara in
quanto qualsiasi combinazione è sottoposta ad almeno un minimo di restrizione. Una combinazione può
I suoi membri possono essere combinati con altre parole mantenendo lo stesso significato
I referenti denotati dalle parole sono disponibili nel discorso e per questo ci si può riferire ad essi
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tramite pronomi.
COMBINAZIONI RISTRETTE.
Tutte le combinazioni rispondono ad almeno una restrizione. Possiamo definirle tali quando:
Le restrizioni si distinguono in quanto sono più circoscritte di altre. Il verbo può ammettere più
classi di oggetti ad esso collegati o un’unica classe, tendendo in questo caso alla monosemia. Anche
COLLOCAZIONI.
Collocazione: E’ una frequente co-occorrenza di due parole in una lingua soggetta a restrizione o meglio,
una collocazione è una combinazione di parole soggetta ad una restrizione lessicale, per cui la scelta di una
specifica parola (collocato) è influenzata da una seconda parola (base) alla quale questo significato è
Nome + verbo che esprime un’azione caratteristica del nome (l’allarme scatta)
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Presenza di una restrizione lessicale attivata dal nome.
Le costruzioni a verbo supporto possono essere definite come delle collocazioni in cui il significato è
espresso quasi interamente dal nome. Inoltre, il nome è sempre eventivo. Il predicato è costituito dal
nome, il verbo funge da supporto per costruire la frase.
Criterio di referenzialità del nome: Le costruzioni i cui membri non sono totalmente autonomi sono quelle
LOCUZIONI.
Distanza sintagmatica e vicinanza sintagmatica: riguarda sia il piano semantico, in quanto è il piano in cui
ha origine l’attrazione delle parole, sia il piano sintattico, dove si manifestano le ripercussioni di questo
fenomeno.
Il concetto di lessicalizzazione è solitamente associato alla perdita da parte della sequenza di parole, della
rianalisi dei confini di una parola. Inoltre, la perdita dell’articolo da parte del nome, denota anche la perdita
della sua natura referenziale, ovvero quella di riferirsi in modo specifico a qualcosa.
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